Anche se non ci fossimo conosciuti

di Guardian_Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 ***
Capitolo 2: *** Cap.2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***



Capitolo 1
*** Cap.1 ***


  CAP.1
(22 giugno 2004)


Sam entrò in casa sua dopo mesi che non ci faceva un passo, per colpa dei programmi scolastici molto duri. 
Il primo anno presso l'Università di Stanford era passato benissimo e lui si era meritato i voti migliori di tutto il corso.
Pur avendo voluto tornare a Natale a casa per le vacanze di Natale, lo studio glielo aveva impedito e lui si era visto costretto a non vedere i suoi genitori e suo fratello per ben nove mesi, nonostante Dean non studiasse e potesse andarlo a trovare.
- Sammy!- Sentì subito l'urlo di sua madre e la vide in un secondo momento, prima di essere travolto dalla donna ed essere abbracciato.  - Ci sei mancato tantissimo, è bello riaverti a casa.-
Sam sorrise e abbracciò sua madre, poi sentì una voce che lui conosceva bene parlare.
-Mary, so che ti è mancato, ma è anche mio figlio! Lasciami almenoun pezzetto da salutare!-
Il giovane Winchester sorrise e si stacco da sua madre, andanso verso il padre ed abbracciandolo. Rimasero così per un minuto, finchè non si sentì una persona ridere.
- Ah che scena romantica, mi metto a piangere!- 
- Dean!- Sam corse verso le scale dove si trovava suo fratello.
Dio, quanto mi è mancato, pensò mentre l'abbracciava. 
Ovviamente, Sam era mancato anche a Dean. Non poteva non mancargli, era il suo fratellino e ogni volta che i suoi genitori partivano per lavoro o altro, passavano le giornate insieme.
Almeno, fino a quando il suo Sammy non aveva deciso di iscriversi all'Università, a più di 8000 chilometeri di distanza, senza tornare a Lawrence per le vacanze di Natale o quelle di Pasqua. 
Dean ci era rimasto male, voleva vederlo, abbracciarlo e prenderlo in giro sui programmi universitari che aveva scelto; quando Sam gli disse che non sarebbe tornato a casa però decise che non avrebbe fatto il bambino e non avrebbe provato a costringerlo a farlo venire. Non era andato a trovarlo perchè non voleva portare guai all'università, magari distraendo Sammy dallo studio. 
Infatti, ora era in Kansas con i migliori voti del corso e lui era fiero del suo fratellino, soprattutto perchè lui non aveva avuto la possibilità di studiare come Sam per le difficoltà finanziarie della sua famiglia e i suoi scarsi voti a scuola. Quindi sperava che almeno il minore avesse saputo come tenere alto il nome dei Winchester.
Che Dean non fosse andato a trovarlo a scuola, che l'avesse chiamato poche volte, mentre Sam abbracciava suo fratello, importava ben poco. In quel momento, a lui interessavano soltanto i primi minuti in casa sua dopo nove mesi, finalmente con la sua famiglia.
-Piccolo Bigfoot, siamo abbracciati da qualcosa come tre secoli, che ne dici di staccarci e parlare di roba seria?-
Sam rise e fece ciò che suo fratello gli aveva detto.
-Roba seria? Come un qualche nuovo tipo di torta che hai trovato in un bar?-
Mary guardò Sam terribilmente seria e disse: - Oh Samuel, non sai quante ne ha trovate. Una ogni settimana. Mi sono sentita esclusa, le mie torte le mangiava solo John.- 
John guardò la donna fintamente offeso e si allontanò da lei con fare teatrale.
- Il mio giudizio in questa casa non vale più niente! Cosa mi tocca sopportare...- 
Dean alzò gli occhi al cielo e afferrò Sam per un braccio.  
- Noi andiamo di sopra, parlo di quel fatto. Voi...Voi niente; papà puoi preparare l'Impala?- 
Sam guardò John annuire e sorridere, poi spostò lo sguardo verso Dean, che cominciò a tirarlo per le scale e quando entrarono in camera loro si liberò dalla sua stretta.
- Che stai combinando, Dean? Quale fatto?-
L'interessato sorrise e prese da sotto il letto vicino alla finestra, da anni il suo per diritto, perchè "Al maggiore spettano le cose all'aperto", una valigia. 
- Quest'anno ho lavorato un po' in giro e ho guadagnato un po'... Pensavo... Che ne dici di farci un giro per tutta l'America? Io, te e Baby. Ci fermiamo in qualche città, ci facciamo qualche amico... Sai, cose così. Che ne pensi?- 
 
(14 gennaio 2014)

Jessica Moore, all'età di 29 anni poteva affermare di essere felicissima. 
Davvero, aveva dei genitori spettacolari, una casa a Baltimora che condivideva con  il suo fidanzato Sam Winchester, con cui era insieme da più di cinque anni. 
Il loro appartamento non era uno di quelli perfetti, grandi e luminosi, ma era pieno di ricordi brutti e belli. 
Loro due avevano fatto il tutto molto precipitosamente: solo dopo due uscite si erano messi insieme, dopo un mese entrambi conoscevano la famiglia dell'altro, tre mesi dopo l'incontro andarono ad abitare insieme e, dopo due anni di convivenza, Sam decise di farle la proposta di matrimonio. 
Jessica non era mai stata una tipa precipitosa, anzi, lei amava fare tutto con calma e la fretta del suo fidanzato non le aveva lasciato pochi dubbi. All'inizio credeva che i suoi genitori lo spingessero a fare tutto ciò, poi però si rese conto che non era così. Cominciò a pensare, dopo un po', che magari era una relazione destinata a durare poco, quindi Sam preferiva fare tutto e in fretta.
Poi, quando le chiese di sposarlo, pensò che la sua vita non sarebbe potuta andare meglio e che quel ragazzo l'amava, e non per i suoi genitori o per fare tutto subito, ma perchè lei era la ragazza che voleva accanto per tutta la vita.
Erano passati due anni da quel giorno e non si era svolto nessun matrimonio, per problemi economici e perchè lei voleva, almeno per una volta, aspettare e prendersi il suo tempo, cosa che Sam accettò con rispetto.
Mentre era seduta sul divano di casa Moore-Winchester, davanti alla finestra, mentre guardava il fiume Patapsco, pensava ai cinque anni precedenti aspettando Sam. 
Passati dieci minuti, nei quali aveva osservato l'ennessimo tramonto nel giro di tutti quegli anni, decise di andare in camera da letto e mettere un po' in ordine.
Una volta entrata, si guardò intorno sospirando: non era mai stata una maniaca dell'ordine e per quanto Sam cercasse di aiutarla, il lavoro gli impediva di passare tanto tempo in casa. 
Cominciò col togliere i vestiti dalla sedia della scrivania all'angolo della camera e, una volta tolte tutte le camicie, le maglie e i pantaloni, trovò sulla scrivania un libro, con la copertina marrone e rovinata. Non l'aveva mai visto e pensò che doveva essere un nuovo libro comprato dall'uomo alle bancarelle di libri usati che lui tanto amava.
Sorridendo, lo prese in mano per metterlo nello scaffale e vide qualcosa cadere dal suo interno. 
Si abbassò per prenderlo e vide che era una fotografia. Era ingiallita e rovinata sui bordi e quando la girò per vedere cosa rapresentasse, vide subito Sam, che doveva avere una decina di anni in meno il giorno dello scatto. Si trovava su una spiaggia seduto su un asciugamano, con accanto un ragazzo che doveva essere Dean. Sam rideva abbracciato a Dean che però guardava la telecamera, o la persona che stava scattando la foto, con aria disperata. Accanto a Sam, dal lato opposto a Dean, si trovava un ragazzo biondo, che guardava Sam sorridendo, i  capelli portati dietro le orecchie a causa della lunghezza.
"Forse Sam ha preso da lui..." pensò Jessica continuando a guardare la foto. Non l'aveva mai vista e quando aprì il libro per rimettere la foto dentro, vide che non era un libro come aveva pensato, ma un album di fotografie. 
Si sedette sul letto curiosa, aprendo la prima pagina e trovando scritto "Estate 2004 ", con sotto la foto di Dean, a quanto pare nel 2004, quindi dieci anni prima, mentre guidava l'Impala. Sfogliò le pagine e vide foto di Sam e Dean per le autostrade, su spiagge, campi, tutte con sotto il nome di una città diversa. 
Sempre più curiosa, continuò a guardare le foto, finchè non tornò quel ragazzo, il biondo che aveva visto prima. 
Era una foto con un suo primo piano mentre sorrideva, gli occhi dorati furono la cosa che più colpirono Jessica: anche se solo in foto, riuscivano a farle capire la felicità che stava vivendo. Sfogliò la pagina e trovò lo stesso ragazzo con un un altro accanto. Questo era molto più alto del primo, con i capelli neri e gli occhi di un blu intenso che ipnotizavano anche in foto. 
Il resto erano solo foto dei due ragazzi con Sam e Dean, in spiaggia, in una casa, in un ristorante, al cinema, per strada la sera e la mattina.
 Sembrava fossero molto amici, quindi Jess cominciò a chiedersi come mai Sam non le avesse mai parlato di questi due ragazzi. 
Alla fine dell'album una frase in una scrittura diversa da quella che lei era abituata edere, quindi pensò che l'avesse scritta qualcun'altro. 
 
“Mi mancheresti anche se non ci fossimo conosciuti.” 
-Gabe





 
Okay, non so bene cosa io stia combinando con questa roba, ma spero sia almeno decente. 
Spero. 
E niente, dato che è la mia prima long, gli aggiornamenti non saranno regolari, anche se ho già pronto il secondo capitolo e sto per iniziare il terzo. Però il tempo per prendere i capitoli e aggiornare non c'è, quindi... 
Spero davvero sia piaciuto a qualcuno, al prossimo capitolo <3

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Capitolo 2
*** Cap.2 ***


  CAP.2
(26 giugno 2004)

Erano partiti il 22 giugno stesso e avevano viaggiato per il Missouri e il Kentucky. 
Quella mattina, mentre stavano salendo sull'Impala dopo una notte passata in un motel scadente, Dean si stava lamentando sul fatto che Sam non era abbastanza presente nell'avventura, perchè passava molto tempo leggendo libri per la scuola, anche se aveva trovato un libro chiamato Il Trono di Spade che credeva c'entrasse poco e niente con lo studio di legge. 
-Ma dai, Dean. Sono presente almeno quanto te. E' solo che quando mi annoio leggo.- 
Dean non lo fece neanche finire e lo guardò male.  -Ah perchè ti stai annoiando? Ho risparmiato per nove mesi per questo viaggio e tu?! Tu dici che ti stai annoiando e leggi libri!-
Sam sospirò e lo guardò mettere in moto l'Impala per andare in Virginia. 
- No, dico soltanto che quando siamo sull'auto e tu stai guidando, con quelle urla di sottofondo, io voglio leggere.- 
Il maggiore dei due non rispose più e si concentrò solo sulla guida. Sam sospirò per la seconda volta e prese la macchina fotografica facendo una foto a Dean di nascosto, perchè sapeva che a lui non piaceva essere rappresentato in foto, anche se Sam diceva di voler sempre un ricordo per il college.
Viaggiarono senza sosta per otto ore, per poi fermarsi ad una stazione di servizio per rifornire l'automobile di benzina. 

-Io riempio qui, tu vai a comprare qualcosa.- Disse Dean porgendo a suo fratello 20 dollari. -Tra quattro ore saremo a Baltimora e non intendo fare soste aggiuntive. Quindi fai rifornimento e compra roba sostanziosa, mi hai capito?- 
Sam annuì e prese i soldi, per poi entrare nel negozietto della stazione. 
Si guardò un po' intorno, poi si avvicinò ad uno scaffale e prese dei pacchetti di patatine, delle barrette di cioccolata e dopo si avvicinò al frigorifero per prendere un paio di bibite. Ovviamente, sapeva che Dean avrebbe voluto una birra, ma da studente di legge e futuro avvocato, decise che la scelta migliore era prendere bevande analcoliche e vendibili a minorenni, anche se questo voleva dire ascoltare Dean lamentarsi per ore.
Andò alla cassa e vide un ragazzo e una ragazza che stavano parlando, si schiarì la gola sperando di non disturbare e il ragazzo si girò. 

- Buongiorno! Appoggia qui la tua roba, prendo una busta e puoi pagare.-
Sam fece ciò che gli era stato detto, appoggiando le tre buste di patatine, quattro barrette di cioccolato, tre aranciate e prendendo velocemente una torta all'albicocca confezionata, che non erano buone come quelle di Mary, ma si potevano accettare.
Sorrise al ragazzo che aveva una busta di plastica in mano e porse la banconota da venti dollari. 
Mentre stava per prendere il resto, sentì la porta del negozietto aprirsi e suo fratello urlare.
-Non è normale! Baby andava benissimo e ora è andata! Non parte più! Non so che fare!- 
Sam guardò Dean esasperato. Stava facendo pessima figura davanti a due persone, non che gli interessasse molto del giudizio di due sconosciuti, ma urlare in pubblico non è mai positivo. 
-Dean, calmati. L'Impala fa spesso così, dobbiamo solo aggiustarla una volta per tutte e andrà liscia come l'olio.- Guardò il cassiere esasperato, prese il resto e si girò verso suo fratello. -Davvero, calmati. Possiamo arrivare a Baltimora anche più tardi, non abbiamo nessuno ad aspettarci.- 
Dean lo guardò male, per la seconda volta nel giro di poco e fece per rispondere, ma sentì una voce dietro Sam. 

- Dovete andare a Baltimora? Io ho l'auto qui fuori, potete agganciare la vostra e vi ci porto. Non è un problema per te, vero Jo?- Il ragazzo si girò verso la ragazza che Sam aveva visto in precedenza. La ragazza annuì e disse: - No Gabe, vai pure. Oggi non c'è praticamente nessuno, posso farcela da sola.-
Dean guardò il ragazzo e porse la mano. -Io sono Dean, lui è Sam, ma credo che fin qua tu ci sia arrivato. Tu invece sei...?-
-Gabriel, molto piacere.- Sorrise e strinse la mano di Dean, poi spostò lo sguardo verso Sam. -E raggio di sole, non ti preoccupare per le birre. Le vendo a chiunque. Soprattutto ai ragazzi carini come te.-
 
 
(18 gennaio 2014)


Alla fine, Jessica aveva spostato l'album sul tavolo della cucina e il giorno dopo non c'era più.

Se non si era fatta qualche domanda? Ovviamente, ma non aveva voluto chiedere a Sam chi fosse quel "Gabe", cosa significasse quella scritta e soprattutto perchè non ne sapeva niente.
Era questo il dubbio che più le ronzava in testa. 
Dalle foto che aveva visto, dovevano essere molto amici e quindi non faceva altro che chiedersi perchè, se questo ragazzo era davvero così tanto amico del suo fidanzato, non era mai stato menzionato in cinque anni di relazione. 
Aveva sempre creduto che Sam le avesse sempre detto tutto e che non le nascondesse niente. 
Alla fine, però,  era solo un amico. 
Un amico sia di Dean che di Sam, del 2004, con cui avevano stretto un legame molto forte. 
E non poteva dimenticare, sopra ogni cosa, chel'album era stato tolto dal tavolo senza una spiegazione e ora non riusciva più a trovarlo. 
Così, decise che quel giorno gli avrebbe finalmente chiesto di quell'estate del 2004. 
Si sedette sulla poltrona davanti al televisore e aspetto che Sam tornasse dal lavoro.

Quando tornò, con la cravatta allargata e i bottoni della camicia sbottonati, lei sorrise e gli fece segno di sedersi davanti a lei. 
- Hey tesoro... So che sei stanco e io non voglio oppressiva, ma mi chiedevo una cosa...-
Sam sorrise di rimandoa Jessica e si tolse la cravatta guardandola. -Tutto ciò che vuoi, lo sai.-
Jessica esitò un po', pensando di star dubitando inutilmente, poi però si fece forza e fece un respiro profondo e cominciò a parlare. 

- Qualche giorno fa, stavo mettendo in ordine la nostra camera da letto e ho visto un libro. O almeno, credevo lo fosse, ma non volevo sbirciare o fare nulla del genere! Sai che mi fido di te, però è caduta una foto e ho visto che era un album di fotografie... Più precisamente l'album delle foto dell'estate del 2004. Ho visto, uhm, che hai fatto il giro degli Stati Uniti, dev'essere stato molto bello! Però, mi chiedevo... Ad un certo punto vi siete fermati in una città in particolare e sono iniziate le foto con solo voi e altri due ragazzi. Eravatemolto, ehm, uniti, no? Mi chiedevo perchè non me ne hai mai parlato, ecco...- 

Jessica vide Sam irrigidirsi per qualche istante, poi sospirò e si appoggiò allo schienale della poltrona. 
 - Erano Castiel e Gabriel, due fratelli. Ci hanno aiutati quando dovevamo andare  Baltimora e sì, eravamo molto, uhm, amici. Siamo rimasti qui per un po', ma dopo abbiamo perso i contatti per vari motivi.-

-Baltimora? Dove viviamo ora? Perchè non li chiami, magari sono ancora qui! Eravate molto amici, no?- 

Sam guardò Jessica e annuì leggermente. -Eravamo molto amici, sì. Ma sono passati dieci anni. Credo che Dean sia ancora in contatto con Castiel, ma non sento notizie di Gabriel da quell'estate.-
-Come mai?-  Ormai Jessica voleva sapere la storia fino in fondo, troppo curiosa per accontentarsi di quelle misere informazioni.
-Credo se ne sia andato da Baltimora, cinque anni fa sono tornato qui per vederlo e tutto il resto lo conosci già, ho conosciuto te.- 

Jessica fece cadere il discorso lì, anche se in realtà voleva sapere molto di più su questi due ragazzi. Credeva di star esagerando, ma la curiosità le ribolliva dentro. 
Cenarono velocemente e dopo Sam andò a letto con il computer, dicendo che avrebbe dovuto un lavoro in fretta, poi si sarebbe dedicato solo a lei. 
La ragazza annuì a queste parole e lo lasciò andare, si sedette al tavolo della cucina con il telefono e chiamò Dean. 
"Salve, è la segreteria telefonica di Dean. Richiamate fra un po', oppure mai più, non credo cambi qualcosa. Se sei Sam, ho capito, niente più hamburger, sorellina!"
Jessica sbuffò e spende la chiamata e gli mandò un messaggio. 

"Ho bisogno di parlarti. Subito. So che sei da qualche parte in Colorado, ma mi servono delle informazioni riguardo all'estate del 2004. ORA. -Jess" 


 
Hey! I'm back! 
E niente, pattufole pigmee, spero sia decente, o almeno si avvicini alla decenza.
In realtà questo capitolo era pronto da un pezzo, ma non volevo pubblicarlo subito e poi far passare due settimane per il terzo (su cui ci sto già lavorando, eh).
Questo è sempre l'inizio, quindi magari è tutto un po' monotono.
E Jess è così dubbiosa perchè io personalmente ODIO non sapere, quindi...
Al prossimo capitolo, che speriamo arrivi presto <3

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Capitolo 3
*** Cap.3 ***


    CAP.3
 
(27 giugno 2004)
 
"Perchè tutte a me?"
 
Questa era la frase che più tormentava Sam da quando avevano accettato il passaggio da quel tipo, Gabriel. 
Li aveva portati a Baltimora e li aveva invitati, il giorno dopo, a cenare con lui e suo fratello, perchè "Due ragazzi come voi hanno bisogno di amici in una città, anche se solo per pochi giorni!
Alla fine scoprirono che il problema dell'Impala non era molto grave, quindi Dean pensò che per aggiustarla sarebbero dovuti rimanere a Baltimora per una settimana circa. 
Questa cosa, a Sam, fece molto piacere.
Si era sempre lamentato che, quando viaggiavano, rimanevano nelle città per poco tempo; invece questa era la volta buona che poteva fare un giro per la città per bene.
 
Alle 20.40 del 27 di giugno, però, non pensava a tutti gli splendidi posti di cui aveva la possibilità di visitare, ma era in piedi davanti alla valigia pensando a cosa mettere.
- Ma dai Sammy, è solo un' uscita con persone che tra una settimana non sentiremo più! Calmati e metti, uhm, questa camicia!- 
Dean non era molto d'aiuto, uscendosene con frasi del genere da più di mezz'ora, chiamandolo "Sorellina" o "Samantha" troppo spesso per i suoi gusti e pescando qualche camicia stropicciata dalla valigia. 
In realtà, a Sam non importava il fattore tempo delle amicizie, ma almeno il fare la bella figura all'inizio, cosa che Dean non riusciva a capire. 
- Dean, è la quarta camicia che mi fai vedere. Non l'hai ancora capito che non voglio mettermi una cosa che metto ogni giorno? Ci tengo a non sembrare un barbone!-
Dean lo guardò male e stette in silenzio finchè Sam non scelse una camicia, andando contro alle cose che aveva detto qualche minuto prima. 
Ovviamente, Dean non tardò a farglielo notare.
 
-...e tu non fai altro che dirmi che ho torto, poi segui ciò che ti dico. Non voglio dirti che devi darmi ragione,ma... Be' no, è proprio così.- 
Stavano scendendo dall'Impala davanti ad un ristorante e il maggiore continuava a lamentarsi.
Lui era perfetto, come sempre. Una maglietta degli AC/DC vecchia di qualche anno, una giacca di pelle e dei jeans strappati sulle ginoccchia. E, come sempre, non si era sforzato neanche un po' per apparire così bene.
 
-E grazie a te, Samantha, siamo qui con 10 minuti di ritardo.-
Sam alzò gli occhi al cielo e cercò di non ribattere per non rovinarsi la serata. 
Si guardarono intorno e Sam sorrise. -Be', a quanto pare i veri ritardatari non siamo noi. Quindi, pretendo le tue scuse.-
Dean, ancora una volta, lo guardò male e Sam pensò che in quei giorni aveva avuto occhiate omicida per una vita intera. 
Dopo qualche secondo videro un'auto arrivare e fermarsi vicino all'Impala e scendere Gabriele con un ragazzo, molto probabilmente suo fratello.
Sam si fermò un attimo ad osservare il secondo ragazzo. Era più alto di Gabriel, anche se probabilmente più giovane per via dello sguardo pieno di innocenza che lanciava a suo fratello e mentre si guardava intorn. Aveva dei capelli scurissimi, tanto che Sam si chiese se fossero tinti. E, nonostante fosse lontano dei metri da lui, potè vedere chiaramente che quegli occhi non potevano essere reali. Erano di un blu intenso, di quelli che quando li guardi non vuoi più smettere, come una droga.
 
Si girò per guardare suo fratello e lo vide rapito dagli stessi occhi che avevano rapito lui. Non poteva biasimarlo, però si rese conto che fare la figura degli idioti fissando due occhi in continuazione a metri di distanza non era il modo migliore per ainiziare la serata, così si avvicinò ai due fratelli sorridendo.
Gabriel lo notò subito e prese suo fratello per il polso avvicinandolo a Sam, che era seguito da Dean.
- Raggio di sole, è un piacere vederti!- Sam alzò gli occhi al cielo al nomignolo, ma sorrise. 
- Che dobbiamo fare?- 
- Be', Samshine, direi di presentarvi il mio fratellino prima di tutto, no?-
 
Sam annuì e lo guardò. Il fratello di Gabriel aveva gli occhi fissi su di lui e la testa inclinata verso destra. 
 
-Questo tipetto dagli occhi color droga, si chiama Castiel ed è il mio fratellino preferito.- Disse Gabriel continuando a sorridere. -Ma non guardatelo troppo, altrimenti si consuma.-
- Come l'angelo del giovedì e l'arcangelo?- Sentì Sam dire a Dean, accanto a lui. -E' una coincidenza che i vostri nomi siano entrambi di angeli o sono io che  vedo la Bibbia ovunque?- 
Castiel spostò il suo sguardo verso Dean e cominciò a parlare.
- La mia famiglia è religiosa, un bel po'. Il mio nome è quello dell'angelo del giovedì, anche se in effetti il nome è basato su quello dell'arcangelo Cassiel. Lui- mosse la testa verso Gabriel per indicarlo -in realtà è Gabriele, l'arcangelo sovrintendente della totalità del regno fisico e l'Angelo della Rivelazione. Però ha deciso di togliere la 'e' a fine nome, diceva che era stanco di essere scambiato per italiano.-
 
Gabriel alzò le spalle. -Colpevole.- 
 
- E scommetto che avete una sorella di nome Anael, un fratello di nome Michael, un cugino di nome Bartolomeo e vostro zio si chiama Uriel.- 
Sam guardò male Dean, ma subito dopo sentì Gabriel ridere.
-Be' amico, non ci sei andato molto lontano. Michael è nostro fratello, Uriel e Anael sono i nostri cugini, Bartolomeo è un nostro cugino di qualche grado e abbiamo anche uno zio di nome Zaccaria.- 
- E un nostro cugino si chiama Balthazar. Solo che a Gabe non va proprio a genio, quindi spesso si "dimentica di lui".- Continuò Castiel. 
 
Dean scosse la testa e sospirando disse:- Be', posso dire di aver visto e incontrato angeli camuffati da persone ordinarie che vivono vite ordinarie.-
-Tracy Chapman, grande donna! Quindi andiamo?- Gabriel vide lo sguardo confuso dei due fratelli Winchester e alzò gli occhi al cielo. -Questo era solo un punto d'incontro. Non siamo tipi da ristoranti, ma più da locali per strada. O almeno, io lo sono. Cassie un po' meno.- 
-Dici di odiare Balth, e poi anche tu mi chiami Cassie!-
-Zitto Occhi Blu, solo perchè sei mio fratello non vuol dire che non possa farti del male.-
 
Quella sarebbe stata una lunga, lunghissima serata, pensò Sam mentre vedeva Gabriel prendere suo fratello nuovamente per il braccio e cominciare ad attraversare la strada.
 
 
 
(19 gennaio 2014)
 
Dean scese dall'Impala, che era diventata definitivamente sua un paio di anni prima.
Erano le 19.40 e si trovava davanti al ristorante italiano La Scala.
Appena aveva letto il messaggio inviato da Jessica si era messo in moto e aveva guidato per 17 ore con qualche sosta.
Si erano messi d'accordo e avevano deciso che il La Scala era il risotrante perfetto per incontrarsi, perchè Jess non voleva che Sam sapesse ciò che stava facendo.
 
In realtà, Dean lo capiva. Il messaggio diceva che la ragazza voleva informazioni sull'estate del 2004, ben dieci ani prima. 
 
"L'unica informazione che posso darti è l'orribile taglio di capelli di Sammy."
"Non fare lo spiritoso. Alle 19.30 al La Scala, okay?"
 
Certo, non era stato proprio puntuale, ma come gli piaceva sempre ripetere, lui non arriva in ritardo, si fa desiderare. 
E comunque, se lei voleva informazioni, doveva aspettare, no?
 
Alle 19.43, fece il suo ingresso nel ristorante italiano e vide la ragazza seduta ad un tavolo con il telefono in mano. Si avvicinò e le si accomodò davanti. Vide che alzò la testa e non era quella che si poteva definire, una ragazzacalma. 
 
- Dieci minuti, Dean! Dieci! E' di tuo fratello che stiamo parlando!-
Dean alzò gli occhi al cielo. -E io ho guidato per 17 ore spendendo 180 dollari. Ora ordiniamo...- prese il menù che si trovava sulla tavola e sfogliò delle pagine -una carbonara con pollo, crema e uova? Dicono sia buonissima.- 
Alzò lo sguardo e guardò Jessica, che ancora non si era calmata. 
-Senti, sono stanco, gli hamburger nelle stazioni di servizio non sono fantastici, quindi ho fame. E mio fratello in questo momento pensa che tu sia uscita con la tua migliore amica Rachel, mentre sei con me in un ristorante italiano perchè hai bisogno di sapere qualcosa che lui non ti vuole dire. Posso mangiare ora?-
 
Dopo questo, Jessica aveva addolcito un po' lo sguardo. Prese anche lei il menù e scelse gli scampi con qualche salsa di cui non sapeva l'esistenza e quando arrivarono i piatti, cominciarono a mangiare in silenzio. 
- Comunque stai bene. Se Sam non ti sposa, vuol dire che lo farò io.- 
-Dean, siamo qui per parlare di Sam e dell'estate del 2004, non riuscirai a distrarmi.-
- Oh ma io sto solo dicendo che sei magnifica. In questi tempi non si possono fare i complimenti? E poi le donne si lamentano che noi uominimanchiamo di galanteria.-
 
Jessica sbuffò e prese dalla borsa l'album che aveva visto giorni prima. Come pensato, Sam l'aveva nascosto, e anche bene; aveva passato una mattinata intera a cercarlo. 
Alla fine, l'aveva trovato tra i moduli e le cartelle del lavoro di Sam, dove non aveva mai guardato.
 
-Questo è l'album. E queste- lo aprì e sfogliò velocemente le pagine -sono le foto di Gabriel e Charlie? Non ricordo, sono nomi strani. Voglio sapere tutto, non so se hai capito. Tutto.- Scandì l'ultima parola e appoggiò l'album davanti a Dean, che la guardò e sospirò. 
Le avrebbe dato ciò che voleva, trascurando alcuni dettagli, ovviamente.
 
- Si chiama Castiel, comunque. E non c'è molto da sapere, erano nostri amici.- 
-E perchè Sam non mi vuole dire niente?- 
 
-Fattelo dire, Jess,, stai esagerando. Sono solo delle foto di ben dieci anni fa! Non siamo un un film, dove si scopre che è un nostro fratello segreto o non so cosa.- cominciò a dire Dean, che voleva solo che Mary non scoprisse tutto da lui: Sam doveva dirglielo, non certamente lui. -Ci hanno aiutati perchè Baby ha avuto un problema e siamo usciti a cena. E abbiamo continuato finchè l'Impala non è stata aggiustata.- 
 
Mary guardò sospettosa il ragazzo seduto davanti a lei, poi sospirò e annuì. 
 
-Sam ha detto che forse tu sei in contatto con Castiel. E' così? Che ne dici di incontrarvi? Sai, qualcosa come l'incontro dieci anni dopo per vedere i cambiamenti e sicuramente a Sam farà molto piacere.-
 
Dean non la fece neanche finir di parlare, che si alzò velocemente. -Sì, con Cass mi sento ancora. Ma di sicuro non gli chiederò di venire solo perchè una ragazza sospettosa non si fida delle cose che diciamo. E' perchè Sammy è troppo occupato e non avete una vita sessuale? Gli dovrò dire un paio di cose a riguardo.-
- Voglio solo che Sam incontri dei suoi vecchi amici!-
 
Dean scosse la testa e mise dei soldi sul tavolo. -Lascia la mancia ai camerieri. E non voglio più sentir parlare di questo argomento, okay?- e se ne andò uscendo dal ristorante salendo sull'auto. Non partì subito, ma prese il suo cellulare e cercò il numero del suo vecchio amico.
 
Dopo quattro squilli, quando Dean voleva chiudere la chiamata , sentì la voce che non udiva da tempo. 
 
-Dean? Come mai mi chiami?-
-Dov'è Gabe, Castiel?- 
 
Castiel stette in silenzio per qualche secondo, forse deluso perchè dopo settimane che non lo chiamava, Dean non l'aveva neanche salutato.
 
-Non lo so.-
-Non dire cazzate, Cass. Lo so che sai benissimo dove si trova.  Io... so che non ti chiamo da tanto, ma...-
-Non mi chiami da tanto?!- non lo fece finire Castiel. -Non mi chiami da settimane! E' passato sicuramente un mese, giusto per arrotondare per difetto, poi tu mi chiami e di cosa vuoi parlare? Di Gabriel! Quanti anni sono passati dall'ultima volta che me l'hai chiesto, Dean? Sette, otto? E proprio ora, dopo un mese, tu mi chiami e chiedi di lui! Che è successo? A Sam è tornata la voglia di farsi un ragazzo e non riesce a trovarne uno?!- 
 
Nella testa di Dean passarono mille pensieri, tra cui molte, moltissime offese. Castiel aveva offeso suo fratello, quindi doveva difendersi, dirgli tutto ciò che pensava. 
Ma sapeva di essere nel torto e che il ragazzo che aveva chiamato aveva ragione. 
 
- Uhm...Cass, lo so che non merito di sapere dove si trova Gabriel, me ne rendo conto e sono più che d'accordo con te. Però è urgente. Sam... Sam ha trovato il vecchio album e 
l'ha trovato anche Jessica, la sua fidanzata e sai com'è...-
- No Dean, non lo so. Riprova fra un mese, magari salutandomi.-





Si, sono viva. 
E' stato una specie di parto, questo capitolo. E davvero, grazie per le recensioni che mi lasciate, è solo grazie a voi che riesco ad aprire la pagina e continuare a scrivere.
Alla fine, il distacco fra il secondo e il terzo capitolo c'è stato lo stesso. Cercherò di non farlo più, promesso. 
Il ristorante esiste davvero, ho passato giorni interi ad informarmi bene su di esso, compreso il menù.
E niente, spero vi sia piaciuto e ci vediamo al quarto!

 



Aggiornamento del 16 novembre 2017

Questa storia è da definire ufficialmente incompleta.
​Un po' mi dispiace, ma a più di un anno dall'ultima pubblicazione ho capito che non sono incapace di scrivere anche solo un paio di parole in più su questa storia.
​Avevo anche in mente di cancellarla, ma poi ho pensato che alla fin fine è pur sempre un pezzo della mia storia sul sito.
​Quindi ho solo deciso di lasciarla così com'è.



 

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