L'oscurità cercherà sempre la luce

di graziiia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 CAPITOLO ***
Capitolo 2: *** 2 CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** 3 CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** 4 CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** 5 CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** 6 CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** 7 CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 8 CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** 9 CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** 10 CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** 11 CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** 12 capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** 14 CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** 15 CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** Finale ***
Capitolo 17: *** Wattpad ***



Capitolo 1
*** 1 CAPITOLO ***


Maledetti Eretici, hanno distrutto la città trasformandola in un campo di battaglia, facendo scorrere il sangue a fiumi, senza alcuna tregua ne è coscienza, senza neanche nascondere quello che in realtà sono. In tutto questo dobbiamo aggiungere il fatto che Damon e Alaric hanno iniziato ad attaccarsi alla bottiglia, Bonnie si sente in colpa per quello che è successo ad Elena, Stefan è sempre Stefan che pensando di fare la cosa giusta ha concesso la nostra città alla famiglia surrogata di sua madre, Enzo è da un po’ che non lo vedo non so come se la sta passando, ma sinceramente è l’ultimo dei miei problemi, Tyler si è unito a qualche branco. Possiamo dire che l’unico di noi che se la passa bene è Matt. È diventato sceriffo. Sono molto contenta per lui ma non so quanto vivrà.
Io? Io mi trovo qui seduta sul mio letto a mantenere la mia promessa fatta ad Elena: tenere un diario in cui scriverò tutto quello che mi accadrà finche lei non potrà ritornare da noi. Mi manca? Sinceramente non lo so. Quando ero umana volevo essere lei, volevo che i ragazzi mi guardassero come guardavano lei, volevo avere dei genitori amorevoli come i suoi, volevo avere un ragazzo amorevole come il suo, ma soprattutto volevo avere quella forza di volontà che aveva lei. Quando sono diventata un vampiro tutto è cambiato, mi sono sentita più forte, mi sono vista più bella, mi sono sentita libera da ogni condizione umana, ma la pura verità è che mi sono sentita così solo dopo che ho incontrato Klaus, solo dopo che lui mi ha salvato la vita, solo dopo che lui si è offerto di essere quello di cui avevo bisogno, un amico.
Un amico molto speciale direi, perché lontano da ogni possibilità mi sono innamorata della sua oscurità per un semplice motivo, perché alla fine dell’oscurità vedevo una luce, una luce che si presentava solo in mia presenza, una luce che diventava più forte quando ci urlavamo contro e più pura quando ci guardavamo negli occhi e parlavamo senza muovere le labbra.
Ma torniamo ai problemi della mia amata città, gli Eretici.
Dopo aver compreso il suo errore Stefan voleva sistemare tutto uccidendoli, ma come ogni volta, il destino non ci è favorevole, quindi non è possibile fare nulla! Abbiamo provato tutti gli incantesimi contenuti nel grimorio di Bonnie ma nulla. Proprio per questo oggi Damon mi ha convocato a casa Lockwood, dove ora vive dopo aver concesso casa sua a sua madre, per una riunione.

-Devi darci una mano bionda.-
Sono queste le parole con cui Damon mi accoglie non appena varco la soglia
-Ciao anche a te Damon.-
Lo saluto, per poi andare a sedermi al fianco di Stefan
-Dico sul serio Caroline, abbiamo tutti riflettuto sul da farsi e abbiamo optato per un incantesimo molto vecchio.-
-Ok e a cosa servo io?-
-Semplice tu andrai a prendere questo incantesimo molto vecchio, di circa mille anni.-
guardo Damon con uno sguardo da assassina, mentre nel salone cala il silenzio, tutti hanno il volto abbassato, non riuscendo a guardarmi in faccia.
-State scherzando vero?-
Chiedo mentre mi alzo dalla poltrona indignata, non posso credere che i miei amici mi stiano mandando da lui, perché io?
-Vedi per caso che stiamo ridendo? Qui la situazione è grave, Caroline.-
Mi risponde Damon, fissandomi.
-Lo so che è grave, ma devo andarci per forza io?-
Mi guardano come se avessi fatto la domanda più stupida del mondo, ma non posso fare altro che dargli ragione, dopotutto io sono l'unica persona a cui Klaus non torcerebbe un capello.
-Dov’è il biglietto?- chiedo
-Proprio qui.-
Mi risponde Damon con il suo sorriso smagliante.
Ed eccomi ora a preparare la borsa per partire verso New Orleans, dove dovrò chiedere aiuto all’uomo che ha ucciso la metà degli abitanti della citta, l’uomo di cui, incosciamente, mi sono innamorata.
TOC-TOC
-Avanti.-
Urlo dal bagno mentre sono intenta a prendere i trucchi e le creme per il viso.
Non appena rientro in camera, ritrovo seduto sul mio letto Stefan. Non appena sente la mia presenza alle sue spalle si alza e si volta verso di me.
-Cosa ci fai qui Stefan?-
-Sono venuto solo per vedere se ti serve qualcosa.-
-Sono a posto.-
Gli rispondo mentre chiudo la valigia e la metto a terra pronta a prendere il biglietto aereo e la borsa.
-Caroline c’è un'altra cosa.-
Mi volto e lo guardo, so già cosa vuole dirmi.
-Lui non lo saprà è il nostro segreto.-
Mi guarda annuisce e mi lascia andare non prima di avermi detto:
-Caroline se lui dovesse saperlo lo sai cosa accadrà vero.-
-Lo so ma non succederà, lo conosco bene, mi fido di lui.-
E dopo la mia ultima risposta chiamo un taxi e mi faccio portare all’aeroporto, New Orleans mi aspetta.
 
Angolo Autrice
Ed ecco una storia nuova tutta Klaroline, ci lavoro da un bel pò di tempo, e non vedevo l'ora di farvela leggere per sapere cosa ne pensata. Questa e solo una storia (estiva) spero di ritornare a settembre con la continuazione di Che cosa sono? Sempre se voi la vogliate naturalmente.
Nel prossimo capitolo penso che riuscirò a mettere la copertina che ho richiesto per questa storia.
Ditemi cosa ne pensate
un bacio 
graziiia

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Capitolo 2
*** 2 CAPITOLO ***


New Orleans è esattamente come la descrisse Klaus nel messaggio che mi aveva lasciato in segreteria qualche mese fa. Piena d'arte, musica, cultura e oserei dire anche di cibo, ma rimarrò fedele alla mia dieta a base di buste di plasma.
Non faccio altro che camminare da un’ora cosi non appena vedo il Rousseau’s mi fermo per bere un buon bourbon.
Il posto è carino ed è poco illuminato ma non mi posso lamentare.
-Ciao cosa posso offrirti?
Mi chiede la barista difronte a me, è bionda con una acconciatura simile alla mia, sul cartellino leggo Camille, il classico nome della nonna.
-Un bourbon con ghiaccio grazie.
E dopo avermi sorriso si affretta a prendere un bicchiere pulito e riempirlo con il liquido ambrato.
Lo butto giù in una sola volta, per poi fargli segno di riempirlo di nuovo.
Se devo incontrare l’uomo che mi ha dato tanto e che allo stesso tempo mi ha tolto molto devo fare il pieno di alcool.
-Giornata dura?
-Non immagini quanto, sono appena arrivata e non so dove iniziare per trovare una persona.
Infatti quando sono partita i miei cari amici si sono dimenticati di darmi l’indirizzo dell’originale più temuto da tutti, tutti tranne me visto che mi trovo qui pronta a presentarmi davanti alla sua porta.
-Se mi dici il nome di chi stai cercando forse posso aiutarti, sai facendo la barista conosco tanta gente.
Sembra simpatica, ma non so ha quel qualcosa che mi fa dubitare un po’ di lei.
-Si chiama Klaus Mikaelson, si e trasferito qui da un’ anno ormai.
Il suo viso muta da simpatico a freddo.
-Sei un vampiro?
La sua domanda mi lascia di sasso.
-Si, ma non ti farò del male sono solo qui per parlare con Klaus.
-Vuoi ucciderlo?
Qualcuno mi spieghi perché ad una umana importa tanto di Klaus.
-Certo che no, sono una sua amica, sono venuta qui per chiedergli una cosa. Mi dai l’indirizzo oppure devo andare a cercarlo da sola?
Questa Camille inizia a irritarmi.
-Vengo con te almeno non ti ammazza non appena ti vede.
Non mi ammazza non appena mi vede, oh tesoro tu non sai con chi stai parlando.
Senza replicare gli faccio segno di farmi strada, non ho tempo da perdere.
La villa che si erge maestosa di fronte a me è stupenda, rappresenta in tutto e per tutto Klaus. Questo mi porta a chiedermi come sarebbe viverci e non dico da sola ma con lui, come sarebbe lasciarmi ai miei sentimenti per il lupo cattivo e accettare finalmente la sua proposta di stare con lui, di vivere in questa città e diventare la sua donna.
-KLAUS.
Urla il suo nome come se stesse a casa sua, come se ne avesse tutto il diritto.
Nessuno risponde cosi Camille mi fa segno di seguirla al piano superiore dove a passo svelto ci dirigiamo verso una piccola camera con una culla e uno scaffale pieno di giocattoli.
-Vieni qui Hope.
Camille prende in braccio la bambina come se fosse sua e la avvicina a me.
-È tua figlia?
-Oh no, è di Klaus.
Di Klaus, Klaus ha una figlia, Klaus è padre.
-Vuoi prenderla in braccio?
Camille mi risveglia dai miei pensieri. Mi chiedo perché in tutto questo tempo Klaus non mi ha detto di essere diventato padre.
Mi avvicino alla bambina che mi guarda come alla scoperta di qualcosa di nuovo, tanto da allungarmi le sue piccole braccia come richiesta di essere presa in braccio, ma quando sto per accogliere il suo abbraccio un grande fracasso arriva dal piano inferiore.
Uso il mio udito da vampira per ascoltare quello che sta accadendo di sotto
-Ricordate la bambina deve essere catturata viva.
Essere la figlia di Klaus significa essere in costante pericolo soprattutto quando lui non è in casa per difendere la sua amata figlia.
-Dobbiamo portare via Hope da qui.
Informo Camille mentre con in braccio la piccola Mikaelson mi segue fuori il corridoio stando sempre dietro le mie spalle.
Senza rendermene conto qualcuno mi arriva addosso e mi ancora al muro. Il vampiro di fronte a me ha la pelle scura e dei denti bianchi come il latte, cerca di conficcarmi la sua mano destra nel petto per estrarre il mio cuore, ma Camille glielo impedisce, richiamandolo.
-No Marcel lei è con noi, è una amica di Klaus.
Lo informa in modo da lasciarmi libera.
-Klaus non ha amici.
-Se dici cosi allora vuol dire che non lo conosci bene.
Mi affretto a rispondere.
-Volete smetterla di parlare la casa è stata circondata dai lupi.
-Caroline?
Dal nulla compare una donna di carnagione scura che mi guarda stupita di trovami li, ma quello veramente stupita dovrei essere io visto che conosce il mio nome. La osservo, il suo modo di vestire il suo modo di parlare il suo modo di muoversi e di guardarmi.
-Rebekah?
-Come hai fatto ha riconoscermi?
-Fidati puoi cambiare corpo anche tutti i giorni ma ti riconoscerei sempre.
Gli rispondo dopo averla abbracciata, non siamo andate mai veramente d’accordo ma dopo che mi ha aiutata con Silas i nostri rapporti si sono ammorbiditi un po’.
-Hai detto che la casa è circondata da Lupi?
Chiedo e io che pensavo che Klaus con le sue mani di grandezza fosse già riuscito a mettere in regola questa città.
-Dobbiamo farvi uscire prima che vi ammazzino.
Prende la parola colui che ho capito chiamarsi Marcel.
-Facciamo in questo modo due dei tuoi vampiri faranno uscire Camille, Rebekah e la bambina fuori dal palazzo mentre io, te e gli altri terremo occupati i lupi finchè voi non avrete avvisato Klaus.
Prendo il comando come faccio sempre, non posso farci nulla sono fatta cosi.
Il gruppetto difronte a me mi guarda a bocca aperta.
-Fate come ho detto, su andate.
Gli incito mentre Marcel chiama due dei vampiri poco lontano da noi per mettere in atto il mio piano.
Dopo essermi assicurata che Rebekah, sua nipote e l’amica fossero al sicuro. Mi dirigo insieme a Marcel al piano inferiore dove i lupi e i vampiri combattevano senza sosta.
-Ci buttiamo nella mischia piccola vampira?
-Dopo di te.
Gli rispondo dopo avergli sorriso e aver iniziato ad uccidere qualche lupo.
Un calcio, un braccio spezzato, una mano nel cuore, e poi si ricomincia, una gamba rotta, un collo spezzato e ancora e ancora, coprendoci l’una le spalle dell’altro.
Lo scontro è stato duro, ma devo dire che i vampiri di Klaus sanno combattere bene, sono riusciti ad uccidere i lupi in poco tempo, ammetto che non amo uccidere, ma non avrei mai permesso che fosse successo qualcosa alla piccola Hope.
-Sei brava.
-Anche tu.
Dopo essermi presentata  agli altri vampiri dall’entrata della villa vedo entrare Rebekah con Hope e Camille, che si dirigono verso Marcel per abbracciarlo e controllare che nessun lupo lo abbia morso.
-Tranquille sto bene. È tutto merito di Caroline
Il mio sguardo si concentra sulla piccola Hope che allunga le braccia nella mia direzione per essere presa in braccio.
-Sembra proprio che voglia essere presa in braccio da te.
Si avvicina a me Camille con la bambina in braccio.
Non ho preso la bambina in braccio, perché ero piena di sangue di lupo. Così dopo essermi lavata ed essermi fatta prestare qualcosa da Rebecka, visto che le mie valige hanno fatto una brutta fine durante lo scontro.
Vado nella camera della piccola Hope. È cosi piccola che tra le mie braccia sembra ancora più piccola e delicata. Appena ho iniziato a cullarla si è addormentata. Mentre sono intenta a metterla nella sua culla, una strana sensazione alle mie spalle mi costringe a voltarmi e concentra il mio sguardo sull’uomo difronte a me.
-Caroline.
-Klaus.

Angolo autrice.
Ed ecco il secondo capitolo di questa nuova storia, spero che vi piaccia. spero che mi lascerete qualche commento in più, giusto per sapere cosa ne pensate.
Ora mi tocca tornare a studiare visto che tra tre giorni ho gli esami orali, buona notte a tutti.
un bacio graziiia

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Capitolo 3
*** 3 CAPITOLO ***


KLAUS
(un’ora prima)
Non è servito a nulla uccidere mia madre e mia zia per mettere al sicuro la mia città adesso degli stupidi vampiri si presentano alla mia porta volendo uccidere me e la mia famiglia, sicuri che morendo noi loro non verranno nella tomba insieme a noi.
Il cellulare suona incessantemente costringendomi a rispondere, nonostante ora sia impegnato con Elijah ad occuparmi delle streghe.
- Spero che sia importante Rebekah
- E molto più che importante fratello, i lupi ci hanno attaccato a casa, volevano Hope.
Il solo sentire che quei stupidi lupi abbiano cercato di attaccare la mia famiglia per mia figlia mi fa salire la rabbia fino alla punta dei capelli.
- Ora dove siete?
- Siamo al sicuro, grazie all’aiuto di Marcel e …..
- Sto tornando, restate al sicuro vi richiamo io.
Non gli do il tempo di continuare che mi ritrovo con la piccola strega Davina davanti agli occhi.
- Hai mandato tu i lupi a casa mia?
La rabbia si impossessa di me, cerco di saltargli addosso, ma quella maledetta usa il suo potere contro di me.
- No, non ho mandato i lupi a casa tua e comunque quello che si semina si raccoglie, pensi che dopo aver  maledetto di nuovo la mezza luna, loro non avrebbero cercato di vendicarsi?
E dopo le sue parole la strega scompare nel nulla lasciando me e mio fratello a guardarci smarriti prima di correre verso casa.
Appena arrivati ci ritrovammo davanti qualcosa che non ci saremmo mai aspettati di vedere, i vampiri che coprivano i corpi dei lupi morti, pronti per essere portati nel bosco e seppelliti.
- Klaus.
Mi chiama Camille, venendomi incontro abbracciandomi come se fossi la sua ancora di salvezza in mare aperto.
- Cos’è successo Cami?
- I lupi sono arrivati all’improvviso e Mikael e la tua amica li hanno uccisi.
- La mia amica?
Quale amica?
- Ora è con Hope, ha detto che siete amici, Rebekah l'ha anche riconosciuta.
Non mi fermo a riflettere alle sue parole e  molto velocemente mi dirigo verso la camera di mia figlia, pronto ad uccidere chiunque si ritiene essere mio amico.
Non appena varco la soglia della stanza la mia corsa si ferma, la figura che ha tormentato i miei sogni si trova seduta difronte a me con i suoi splendidi capelli color oro che tiene in braccio mia figlia. Ho sempre sognato questo momento ma avevo smesso di sperarci.
- Caroline.
- Ciao Klaus.
 
CAROLINE
Si trova difronte a me, visibilmente confuso, senza svegliare la bambina che dorme beata tra le mie braccia, mi alzo, la rimetto nella culla e gli faccio segno di uscire per non svegliarla.
Mi guarda come se non vedesse il sole da mesi, come se lo avessero preso a schiaffi.
- Non guardarmi cosi, non sono un fantasma.
Richiamo la sua attenzione, mentre mi avvicino per abbracciarlo. Non è una cosa normale tra noi, l'abbracciarci come vecchi amici, ma chissà potremmo diventarlo, amici, si intende.
Inaspettatamente mi stringe a sè senza la minima intensione di lasciarmi andare.
- Vengo a trovarti e tu mi accogli con un branco di lupi?
Mi allontano da lui, per quadrare il suo splendido viso.
- Chiedo scusa per il modo in cui ti hanno accolta, ma posso dire da quello che vedo che te la sei cavata.
Osserva il mio corpo centimetro per centimetro, so cosa cerca.
- Non sono stata morsa, ho imparato la lezione.
Gli rispondo mentre mi accompagna nella stanza accanto che si rivela essere un salone.
- Come mai sei qui Caroline?
- Ho bisogno del tuo aiuto per una cosa poi andrò via.
Mi guarda perso, come se si aspettasse questa risposta ma sperava che non accadesse.
- Di cosa hai bisogno?
- Di un antico incantesimo che è contenuto nel grimorio di tua madre.
Gli rispondo fissandolo negli occhi.
- Che cosa avrò in cambio?
- Fai sul serio? Ho appena salvato la vita di tua figlia.
Non posso credere che mi stia veramente chiedendo qualcosa in cambio.
Mi guarda irremovibile.
- Che cosa vuoi?
- Io ti permetterò di consultare i tre grimori di mia madre solo se tu lo farai qui a New Orleans sotto la mia sotto visione.
La cosa non mi stupisce molto, visto che mi sarei aspettata che Klaus non avrebbe mai permesso di portare via i grimori di sua madre.
- Ok, ad una condizione.
Mi guarda scettico.
- Voglio una stanza tutta mia.
- Peccato ci saremmo divertiti insieme.
Mi risponde mentre allunga la mano e proprio in quell’ istante si presenta nel salone Camille che guarda Klaus con possesso. Klaus mi ha dato pane per i miei denti, che i giochi abbiano inizio.

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Capitolo 4
*** 4 CAPITOLO ***


CAMILLE.
C’è qualcosa tra di loro, non so dire esattamente che cosa, ma so che quei due non sono solo vecchi amici, sono qualcosa di più e questo non dovrebbe preoccuparmi considerato il modo in cui in passato Klaus si comportava con Genevieve, ma lo vedo dal modo in cui la osserva che Caroline è diversa per lui, è qualcosa di più profondo, di più vero, più forte.
- Caroline ti presento Camille, anche se già vi conoscete immagino.
Mi fa segno di entrare e di porgermi al suo fianco, eppure lo vedo nei suoi immensi occhi che al suo fianco non è me che vuole ma la donna che ho difronte.
- Già ci siamo conosciute, anche se in circostanze non molto belle.
Mi sorride, posso capire di cosa si sia innamorato principalmente Klaus, dal suo sorriso e dalla luce, che anche io posso notare. Emana così tanta luce da poter illuminare tutta New Orleans ed oltre, e questo mi fa paura perché finalmente potevo avere una possibilità con Klaus potevo stargli accanto ma con lei qui tutto si complica.
KLAUS.
Sono cosi simili, gli stessi capelli lo stesso spirito combattivo, anche se Caroline ha qualcosa che pensavo di poter affidare a Camille prima del suo arrivo qui, il mio cuore.
Pensavo di esserne tornato in possesso, pensavo di poterlo affidare ad un’altra donna forte come lei che se ne potesse prendere cura, tutto questo prima dell’arrivo della padrona del mio cuore, della fonte dei miei pensieri, della mia musa, di Caroline.
CAROLINE
Entrambi mi fissano, mi piacerebbe molto sapere a cosa stanno pensando, mi piacerebbe intrufolarmi nei loro pensieri ma non mi è possibile, anche se la cosa sarebbe veramente molto divertente.
- Ok, mi sento molto stanca e vorrei andare a dormire.
È inutile restare in una stanza in cui improvvisamente mi sento la terza incomodo, forse è meglio andare a dormire e riposarmi un po’ prima di domani.
- Ti indico la tua stanza.
- Non preoccuparti Klaus ci penso io a Caroline.
Una forte voce arriva dalle mie spalle, Marcel.
- Non vorrei fare il cattivo padrone di casa.
Cerca di recuperare terreno Klaus.
- Non preoccuparti, penso che tu e Camille vorrete restare un po’ da soli.
Mi guarda come se non mi capisse, come se lo stessi abbandonando, ma non posso restare nella stessa stanza insieme a loro, non posso restare li immobile fingendo di non sentire un pizzico di invidia per la donna che si trova al suo fianco.
Mi dirigo verso Marcel che mi sorride mentre mi avvicino a lui. Non so che faccia ha Klaus ma sicuramente non un viso sereno e contento.
- Penso di essere nei guai.
Attira la mia attenzione Marcel mentre ci avviciniamo ad una delle immense stanze della casa.
- Perché? Che hai combinato?
- Ti ho portata via da Klaus.
Mi fissa e comincia a ridere... Portata via a Klaus, se solo fossi mai stata veramente sua o meglio se io glielo avrei permesso.
- Non mi hai portata via da nessuno Marcel.
- Non ne sono cosi sicuro avresti dovuto vedere la sua faccia.
Già avrei voluto.
- Cosa farai adesso che ti rintanerai nella tua camera?
Mi chiede mentre mi trovo davanti la stanza che per qualche settimana sarà mia.
- Indosserò la veste che mi ha prestato Rebekah e andrò a dormire, poi mi sveglierò presto domani mattina e andrò a fare compere.
Al sentire il mio piano per domani mattina mi fissa.
- Hai per caso dimenticato i lupi che hanno distrutto la mia valigia e di conseguenza tutti i miei vestiti?
Gli chiedo in modo scherzoso.
- Scusa lo avevo dimenticato.
- Non ti preoccupare, anche io vorrei dimenticare questa giornata.
Sono intenta ad aprire la porta della mia stanza quando mi ritrovo la sua mano sulla mia.
- Spero che tu trovi il modo di aiutare i tuoi amici e che vada via il primo possibile. New Orleans è una città in continua lotta e non vorrei che ti accadesse qualcosa, sebbene ti conosca da poco mi stai simpatica.
Gli sorrido, stranamente mi sta simpatico anche lui.
- Vedrò cosa posso fare.
E dopo avergli sorriso mi intrufolo nella stanza e chiudo la porta alle mie spalle.
Come tutta la casa, la stanza è arredata in modo elegante e antico, infinitamente antico, ogni cosa esprime antichità da ogni punto da cui lo si osserva.
Mi avvicino al, grande, letto su cui Rebekah ha steso la vestaglia che indosserò per la notte.
Mi affretto a togliermi gli abiti che indosso e a mettermi la vestaglia leggera colore avorio che si modella al mio corpo come una seconda pelle.
Ad un tratto qualcuno bussa alla mia porta e annoiata mi dirigo per aprire.
Dietro la porta mi ritrovo Marcel con il suo sorriso a trenta due denti che si spegne non appena nota la mia sottoveste.
- Scusami se ti disturbo, Rebekah mi ha chiesto di portarti i vestiti per domani.
- Non ti preoccupare.
Allungo le mani per prendere i vestiti dalle sue mani, e non appena li prendo mi volto e li lascio sul comò proprio accanto alla porta.
Non appena riappoggio il mio sguardo su di lui, noto una figura alle sue palle, Klaus.
- Sei ancora sveglia?
Mi chiede avvicinandosi, fingendo di non vedere Marcel, di fronte a me.
- È colpa mia, sono venuto a portargli il cambio per domani.
- Bene ora puoi andare.
Lo mette sugli attenti come è solito fare e senza ribattere Marcel mi sorride e va via senza farselo ripetere due volte.
- Non avresti dovuto trattarlo in questo modo .
Lo rimprovero.
- E tu non avresti dovuto aprire la porta vestita in questo modo .
Mi risponde indicandomi.
- Stai scherzando?
Il suo volto tutto esprime tranne il divertimento.
- Sono stanca Klaus voglio dormire.
Cerco di chiudergli la porta in faccia ma me lo impedisce.
- Devi smetterla, smettila di allontanarti da me, smettila di provarci con il mio braccio destro.
Apro la porta così velocemente da farla sbattere con il muro.
- Cosa? Che dovrei smetterla di fare? io non ci sto provando con nessuno e sicuramente non ho nessun motivo per scappare da te, ma si può sapere che cosa….
Ad un tratto un fortissimo dolore all’addome mi porta a piegarmi in due.
- Caroline.
Mi richiama mentre mi tiene stretta tra le sue braccia.
Mi conduce al letto facendomi sedere per stare più comoda, ma il dolore lancinante non mi lascia.
- Che ti succede Caroline, dimmelo.
Mi impone anche se la sua voce esprime preoccupazione più che un ordine.
- Sto bene.
Cerco di allontanarlo da me, ma non ci riesco.
- Tu non stai bene, la tua pelle sta diventando grigia, ti sei nutrita oggi?
Mi chiede preoccupato.
- Si
Improvvisamente lo vedo mordersi il polso.
Le forze mi mancano sempre di più tanto da non riuscire ad impedire al suo polso ferito di posarsi sulle mie labbra.
- No, Klaus non puoi, fermo non farlo.
Cerco di impedirgli di nutrirmi con il suo sangue ma è tutto inutile, lui e mille volte più forte di me.
Il suo sangue mi scorre dolce in gola, e un po’ alla volta la mia pelle torna del suo colore naturale.
Non appena sento di avere abbastanza forza, mi allontano da lui il più possibile.
- Cosa hai fatto?
Gli chiedo piangendo, lui non po’ averlo fatto, non può avermi nutrita con il suo sangue, non può.
- Cosa sta succedendo Caroline? Cosa mi stai nascondendo?
Mi fissa indagando.
- Esci dalla mia stanza, SUBITO.
Gli urlo e senza farselo ripetere va via, senza riposare più il suo sguardo su di me.
Piango inginocchiata sul pavimento freddo, non può averlo fatto, non può.

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Capitolo 5
*** 5 CAPITOLO ***


CAPITOLO5
Quando un vampiro ,chiunque esso sia, ti darà il suo sangue allora tutto prenderà vita, un nuovo essere crescerà nel tuo ventre, un essere che verrà ripudiato da tutte le razze e che verrà isolato e minacciato al punto di desiderare di togliersi la vita.
Una parte della profezia di Valerie mi riporta alla realtà, mentre stringo ancora di più le coperte intorno al mio corpo.                                        
Colui che ti darà il suo sangue dividerà il destino del figlio che porterai in grembo.
Stringo il braccio intorno alla mia pancia come se volessi tenerlo al sicuro, io e Klaus, no! Non può essere, non posso dire tutto a Klaus non posso dirgli tutto questo, devo riuscire a tradurre il grimorio di sua madre il prima possibile e poi andare via da qui, se avrò un figlio non lo farò mai crescere  in una città in guerra, mai.
Con questa convinzione mi do la forza di alzarmi dal letto per lavarmi e vestirmi, prima inizio prima andrò via da qui e avrò maggiori possibilità di non restare incinta.
KLAUS
Non riesco ha capire il suo comportamento, é cosi strana, non sembra quasi più lei. Perché non voleva che la nutrissi con il mio sangue? Perché?
Mille domande mi affollano la mente e ad un tratto una chioma bionda entra nel mio campo visivo.
  • Camille.
  • Ciao ti disturbo.
  • No dimmi.
È cosi carina ma non è lei. Eppure ci penso ogni volta che incrocio i suoi occhi, provo a dimenticare Caroline e a dedicarmi a lei. Di dargli quella possibilità che a me con Caroline non è stata data .
-        Volevo parlarti di Caroline.
Il nominare il suo nome mi riporta alla realtà.
-        Che succede con Caroline?
Gli chiedo sorpreso.
-        Nulla, è solo che è appena arrivata ma già sento che ti stai allontanando da me.
La sua voce esprime dispiacere, ma è vero, prima passavamo molto tempo insieme ora da quando è arrivata Caroline non faccio che pensare a lei, al fatto di averla a pochi passi da me e non poterla avere.
-        Mi dispiace, hai ragione. prometto che mi farò perdonare.
Mi avvicino e la bacio con un casto e tenero bacio sulle labbra, un bacio dolce ma che come le altre volte non mi fa provare nulla.
-        Ora perdonami Camille, ma anche se può sembrare strano, sono stanco. Vorrei riposarmi un po', ti dispiace?
-        Certo che no, ci vediamo domani per la colazione?
Mi chiede, dolcemente, non le rispondo, annuisco e la lascio uscire dalle mie stanze, nel frattempo i miei pensieri tornano alla vampira nella stanza accanto.
CAMILLE
Lei non me lo porterà via, lei non mi porterà via l’uomo che amo, per quanto lui possa essere visto come il mostro io provo qualcosa per lui.
CAROLINE.
La mattina arriva troppo velocemente costringendomi ad aprire gli occhi e iniziare un’altra giornata in una città che non mi appartiene ma che mi assomiglia nonostante tutto.
Molto velocemente mi alzo mi lavo e mi vesto, prendo la borsa con il portafoglio che per fortuna porto sempre con me.
-        Buongiorno
Una voce mi arriva alle spalle non appena finisco di fare le scale che mi portano dell’atrio in cui mi ritrovo difronte una tavola imbandita di caffe, te e molte varietà di dolci.
Mi volto e gli sorrido.
-        Buon giorno Marcel, per cos’è tutto questo?
Gli chiedo indicandogli con la mano l’immensa tavolata.
-        E' la colazione, sai siamo tanti..
Mi risponde mentre mi scosta la sedia per farmi sedere al suo fianco.
-        Scusa e gli altri?
-        Sono dei dormiglioni.
Una voce con un accento inconfondibile arriva dalla mia sinistra con al suo fianco Camille.
-        Buongiorno.
Saluto Camille senza calcolare Klaus che dal suo solito si siede come capo tavola.
-        Buongiorno a te, dormito bene?
Mi chiede, con molta gentilezza.
-        Si grazie.
Camille si sedie alla sua destra e a me spetta mettermi alla sua sinistra con Marcel che ci separa, grazie dio.
Mentre sono impegnata a gustarmi un cornetto al cioccolato, la voce di Marcel mi arriva forte e chiara.
-        Che cosa fai stamattina?
  • Te l’ho detto già ieri sera, ricordi? Pensavo di andare a fare compere, non posso indossare gli abiti di Rebekah per sempre.
Mi gusto il mio caffe caldo quando la mano di Marcel scivola sulla mia gamba attirando la mia attenzione.
-        Se ti va posso accompagnarti.
Dal nulla un bicchiere infrangersi attira l’attenzione di tutti.
Cosa aveva detto Klaus ieri sera? Che ci provo con il suo braccio destro? Beh quello non era provarci, questo è provarci.
-        Certo serve sempre un consiglio maschile.
Gli sorrido mentre con la coda dell’occhio noto Klaus non togliermi gli occhi da dosso, compreso Camille.
Dopo aver girato per i negozi più lussuosi di New Orleans e aver comprato tutto quello che mi piaceva, non spendendo neanche un centesimo a causa di Marcel, ci ritroviamo a passeggiare tranquillamente.
-        Non immaginavo che potessi essere cosi divertente.
-        E io non pensavo che esistessero degli uomini che potessero avere la malsana idea di fare shopping con una donna, molti la temono più della peste.
Si mette a ridere facendo riecheggiare la sua risata cristallina nel aria, e si ha veramente una bella risata.
-        Sono pieno di sorprese, mia cara.
Passiamo accanto ad un bar dove vedo seduti Klaus e Camille che parlano serenamente. Sembra così contento e sereno, cosi tranquillo. Mi ritornano in mente i momenti che abbiamo passato da soli io e lui, in cui abbia parlato, litigato, riso, e tentato di ucciderci a vicenda, ma sempre guardandoci negli occhi, sempre sapendo che l’una per l’altro siamo molto di più di quanto vorrei.
-        Marcel.
Sento urlare il nome del mio accompagnatore.
Mi volto e lo vedo, mi sta fissando impassibile mentre il mio compagno di shopping mi fa segno di seguirlo, verso di loro.
-        Hey unitevi a noi.
Ci accoglie la bionda che si mette più vicina a Klaus per lasciarci il posto.
-        Com’è andata la giornata di Shopping?
Mi chiede non smettendo di guardare Marcel come l’erbaccia da estirpare. Klaus, sempre il solito.
-        Bene grazie.
Lo ringrazio mentre ordino un caffe macchiato.
-        Hai comprato un abito per la festa di stasera?
Mi chiede Camille mentre prende la mano di Klaus con fare dolce, ma nonostante il delicato gesto Klaus diventa di pietra.
-        Una festa?
-        Cavolo scusa tesoro me ne ero dimenticato.
Interviene Marcel.
- Quindi non hai un abito per stasera?
Mi chiede Camille, se prima pensavo che era una ragazza dolce ora mi ricredo.
-  Ho comprato molti vestiti, vedrò.
Mi sorride, quasi minacciosa, se vuole Klaus può tenerselo anche se so che mi bastano dire due semplici paroline e Klaus tornerebbe da me.
Fissa la sua mano unica a quella di Camille, con distacco prima di fissare i suoi occhi nei miei.
Ed ad un tratto una mano si appoggia sulla mia spalla, attirando la mia attenzione.
-  Ciao Caroline.
Non posso credere che sia lei, che sia qui.
- Bonnie?

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Capitolo 6
*** 6 CAPITOLO ***


I miei occhi sono fissi su di lei, mentre gli occhi di tutti gli altri su entrambe.
-        Ho mio dio Bonni, cosa di fai qui?
Mi alzo dal tavolino rischiando di buttare per terra la sedia pur di abbracciare la mia migliore amica.
-        Non abbiamo più ricevuto tue telefonate, cosi sono venuta a controllare che non ti sia successo nulla.
Mi risponde mentre ci abbracciamo forte. E da poco tempo che mi sono allontanata dai miei amici eppure già mi mancano come se fossero passati anni.
-        Non ci presenti?
Interviene Marcel che si pone al mio fianco per fare la conoscenza dalla mia migliore amica.
-        Bonni, lui è Marcel, Marcel lei e Bonni non che mia migliore amica.
-        E una delle streghe più forti e furbe che io abbia mai conosciuto.
Interviene Klaus mentre sorride in direzione mia e di Bonni che lo saluta con un cenno di testa.
-        Scusatemi ma devo parlare con Caroline.
Mi prende per il braccio e ci allontaniamo il giusto necessario per poter parlare tranquillamente.
  • Cosa fai adesso organizzi delle feste invece di occuparti del vero motivo  per cui ti abbiamo mandata qui?
Mi chiede furibonda, ha ragione avrei dovuto dedicarmi alla ricerca di un modo per uccidere gli eretici invece di perdermi nei miei sentimenti per qualcuno che non mi ama più ( forse).
  • Credimi mi sto occupando delle ricerche ma appena arrivata hanno già cercato di uccidermi quindi perdonami se mi sono presa un attimo per salvarmi la vita.
  • Ok, ok ma ora devi parlare con Klaus e permetterci di consultare i grimori di sua madre.
Annuisco e nel momento esatto in cui mi volto per dirigermi verso l’unico che può aiutarmi, mi ritrovo a scontrarmi con un petto che riconoscere tra un milione.
-        Vi permetterò di utilizzare tutti i libri che vorrete, lo promesso a Caroline e io mantengo sempre le mie promesse.
Fissa i suoi occhi nei mie, facendomi sentire nuda, sotto il suo sguardo, nuda ma completa.
-        Dovremmo iniziare da ora, non abbiamo più tempo.
Interviene Bonni, e lui annuisce alla sue parole prima di farci segno di seguirlo a casa.
Sono contenta che Bonni sia qui, che mi possa aiutare, mi dispiace di essermi distratta da Klaus invece di pensare hai miei amici che si devono occupare di un nemico molto forte per noi.
-        Questi sono i grimori di mia madre, potete stare in questa stanza quanto volete ma ricordate che tra circa sette ore ci sarà una festa e voglio che ci siate, entrambe.
Ci rivela Klaus mentre passa il suo sguardo da Bonni a me, e mi fissa in un modo cosi intenso da farmi mancare l’aria.
I grimori sono grandi e per me incomprensibili sono scritti in latino, lingua che solo Bonni riesce ha tradurre senza difficoltà.
-        Hai trovato niente?
Gli chiedo mentre la vedo intenta ha sfogliare il secondo grimorio mentre io mi trovo ad affrontare ancora il primo.
-        Niente.
Mi risponde distrattamente mentre è ancora intenta ha leggere il grimorio senza sosta. Ho bisogno d’aria per questo prendo il mio grimorio ed esco dalla stanza, vado alla ricerca di una stanza che abbia una grande finestra e se sono fortunata anche una sedia su cui sedermi.
Dopo essere entrata in una stanza dopo l’altra riesco a trovare una, diversa dalle altre, lussuosa ma non troppo con infiniti dipinti attaccati al muro, e una finestra che si affaccia sulle vie di New Orelans  con tutta la sua bellezza.
Mi sedio sulla sdraio e riprovo a tradurre almeno una pagina di quell’enorme libro che potrebbe aiutare i miei amici.
E mentre sono concentrata a leggere una strana presenza si presenta alle mie spalle.
-        Non dovresti seguirmi.
Non mi volto per fronteggiarlo, so che è lui.
-        Non dovresti entrare in camera mia.
Avrei dovuto immaginarlo. Mi volto e poso i miei occhi nei suoi.
-        Perdonami stavo cercando un posto tranquillo in cui prendere un po’ d’aria.
Gli rispondo mentre lo vedo sedersi accanto a me.
-        Non importa, puoi entrare quando vuoi.
Mi risponde mentre, mi sorride e io ritorno alla mia lettura.
-        Di la verità non stai capendo nulla di quello che c’è scritto.
Attira la mia attenzione.
-        Non sono una strega e non ho mille anni per conoscere tutte le lingue del mondo quindi no, non so cosa diamine dice questo grimorio.
Con molta delicatezza mi toglie il libro dalle mani per leggerlo al posto mio.
-        Stai cercando qualcosa contro gli eretici vero?
Mi chiede mentre sfoglia il grimorio come se fosse un libro di favole.
-        Già qualcosa che li possa distruggere e mandare via da mistik fall.
Lo ammiro mentre legge interessato il contenuto di quelle pagine ingiallite dal tempo, legge interessato ad aiutarmi.
-        Ho trovato qualcosa, qui mia madre parla della pietra della Fenice.
Mi passa il grande libro indicandomi il punto in cui avrebbe trovato la salvezza dei miei migliori amici.
-        Dice che chi ha la pietra può usare questo incantesimo e ucciderli.
Guardo il libro e poi lo pongo su di lui mi sembra di essere tornata indietro di quattro anni quando insieme collaborammo ha fermare Siles dall’uccidere 12 streghe.
-        Io ho quella pietra.
Interviene Bonni che compare dal nulla, mentre mi porge una piccola pietra rossa.
-        Quindi se usi questa pietra e l’incantesimo che c’è scritto qui, potremmo uccidere  gli Eretici?
Gli chiedo contenta che nonostante la mia distrazione iniziale a tutta questa storia siamo riusciti ha trovare la fine, una possibilità per distruggerli.
-        Già dobbiamo tornare subito a casa Caroline.
Mi informa Bonni contenta mentre il mio sguardo si alterna da lei a Klaus.
-        Non potete partire stasera.
Ci informa.
  • Tutti gli esseri più influenti di questa città si trovano qui e se vi vedono partire cosi dal nulla in piena notte penseranno che sto tramando qualcosa dovrete aspettare domani mattina.
Ci informa.
-        Che cosi sia.
Rispondo semplicemente mentre alterno il mio sguardo da lui a Bonni e poi alla pietra la soluzione hai nostri problemi..
 
KLAUS.
Domani mattina partirà, lascerà New Orleans, lascerà me per tornare nella sua cittadina dimenticata da dio, mi lascerà e sicuramente non tornerà mai più da me.
Da me che ho deciso di dare una possibilità a me e Camille ma che non riesco a sopportare l’idea che lei stia per lasciarmi, che stia per andarsene, e qui da meno di un giorno e già mi manca l’aria senza di lei.
Lo so di essermi promesso di dimenticarla di lasciarla andare che Camille e la scelta giusta, che mi sfida, che mi fa riflettere, ma lo fa anche Caroline e lo fa in un modo che non saprei descrivere, lo fa con vigore, con forza, lo fa in un modo che non mi permette di cambiare idea. Più volte la mia mante mi dice di dimenticarla, che quello che provo per lei e infatuazione, ma non è cosi, io so che non è cosi, perché chiedermi di smettere di provare qualcosa per lei e come chiedere a un vampiro di smettere di bere sangue, è impossibile.
Ma dovrei farlo, Camille non si merita un uomo che pensa ad un’altra quando sta con lei, ma la mia oscurità ha bisogno della luce travolgente di Caroline, quella di Camille e troppo futile e delicata, per un’anima distrutta come la mia.
 
BONNI.
Finalmente abbiamo trovato il modo di risolvere tutti i nostri problemi, ora resta solo cercare di capire che cosa sta succedendo a Caroline che si trova difronte allo specchio ad ammirare l’abito che Klaus ci ha portato per la festa che avverrà tra meno di due ore.
-        A cosa pensi?
Gli chiedo attirando la sua attenzione su di me.
-        Devo dirti una cosa Bonni.
La sua voce e allertata, ferita dispiaciuta ma forte come lei.
-        Valerie mi ha maledetta.
Non posso credere a quello che le mie orecchi hanno udito.
-        Cosa vuol dire che ti ha maledetta?
Ci sediamo entrambe sul morbido letto e mi tiene le mani come se mi stesse per confessare un segreto oscuro e malvagio.
-        Io e Valerie abbiamo litigato prima di venire qui e per punirmi mi ha maledetto, non posso bere il sangue di nessuna creatura che non sia umana, altrimenti…..
-        Altrimenti cosa Caroline?
-        Altrimenti scatenerò la prima fase della maledizione, per farmi restare incinta.
Non posso credere alle sue parole, ma non ha senso.
-        E per rendere la cosa più veloce il mio corpo avvolte ha degli spasmi come se stessi per morire, e durante uno di questi spasmi si e trovato Klaus.
-        Dimmi che non ti ha dato il suo sangue.
Mi guarda perduta mente silenziose lacrime scendono dalle mie guance.
-        Qual è il secondo punto?
-        Dovrei andare a letto con lui.
 
La cosa non sembra tanto difficile da fare, non andare a letto con Klaus qual è il problema? La guardo non campendo il suo malessere.
-        Se non andrò a letto con Klaus e quindi permettere che ci sia una riproduzione il suo sangue diventerà veleno e morirò.
Questo si che è un problema. Delle lacrime amare scendono dai suoi bellissimi occhi celesti.
La abbraccio forte a me, come un pulcino ferito.
-        Troverò un modo per annullare l’incantesimo di Valerie.
  • Non puoi Bonni, io devo farlo. Devo andare a letto con Klaus e poi scappare con il bambino.

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Capitolo 7
*** 7 CAPITOLO ***


KLAUS
Tutto è perfetto, in perfetto stile Mikaelson, ci solo tutte le persone più importanti e influenti di New Orelans. Camille si trova al mio fianco con in dosso uno stupendo abito color panna, e veramente bella, ma non riesco a provare quella sensazione di beatitudine che provo quando guardo………
La mia mente si svuota quando una figura davanti a me cattura tutta la mia attenzione.
E fasciata in uno splendido abito bianco, che io stesso gli ho donato meno di due ore fa, e credetemi se vi dico che è un abito molto bello ma che addosso a lei diventa splendido.
Scende le scale proprio come una regina, a suo agio, nel suo regno, e quando i nostri occhi si incrociano tutto perde d’importanza e restiamo solo io e lei. Lo so che è sbagliato verso Camille ma smettere di provare qualcosa per Caroline e come chiedermi di staccarmi il cuore dal petto, chiedermi di dimenticarmi di lei e come chiedermi di pugnalarmi con un paletto di quercia bianca.
I nostri occhi si incontrano come richiamati gli uni dagli altri.
 
CAROLINE
Si trova difronte a me, bello come mai ha concentrare tutta la sua attenzione su di me invece che sulla sua compagna.
Camille non fa altro che guardarmi smarrita come se si sentisse di più, e la verità? E così perché ogni volta che incrocio i miei occhi con quelli di Klaus mi sento a casa, sento di trovarmi al posto giusto, ma non si può avere sempre tutto nella vita.
-        Sera Caroline.
Mi saluta Marcel che si trova accanto a loro e che non fa altro che tenere fissi i suoi occhi su di me.
-        Sei veramente bellissima.
Mi si avvicina ammiccante. E la mia risposta non è altro che un cenno con il capo prima di vedere che la sua attenzione e rivolta altrove.
Mi volto e la vedo Bonni, con in dosso l’abito color avorio che Klaus gli ha concesso di indossare per il ballo.
-        Dovresti andare da lei, non conosce nessuno.
Lo incito prima di vederlo dirigersi verso la mia migliore amica.
Subito dopo riconcentro la mia attenzione su Klaus e Camille, quest’ultima mi guarda come se mi volesse fulminare con gli occhi, completamente normale se teniamo conto che il ballo sta per iniziare, mi guardo intorno per cercare qualcuno che ballerebbe con me, e lo trovo.
-        Sta per iniziare il ballo dovreste dirigervi in pista.
Mi rivolgo a Klaus che mi guarda non capendo.
-        Non amo ballare.
Si giustifica, non capendo dove voglio andare a parare.
-        Be io si, e se non vi dispiace vado a cercarmi un compagno.
Gli faccio un inchino molto elegante ringraziando qualsiasi santo per non avermi fatto cadere dai tacchi come un sacco di patate per poi dirigermi verso la mia preda.
-        Ti va di ballare.
L’uomo difronte a me mi guarda non capendo finche non concentra il suo sguardo alle mie spalle.
-        Signorina Forbes non so se è una buona idea.
-        Dai Elia, solo un ballo questa e la mia ultima serata qui.
Mi guarda, poi concentra nuovamente lo sguardo alle mie spalle prima di concedermi un ballo.
La musica e dolce e delicata
-        Perché non ballate con mio fratello invece che con me?
Mi chiede ad un tratto.
-        Ha detto che non ama ballare.
Gli rispondo semplicemente fissando i miei occhi nei suoi, non so perché ballare con lui non mi da nessuna delle molteplici sensazioni che provo ogni volta che ballo con Klaus.
-        E vero, lui non ama ballare con nessuna, se non con voi.
L’ultima parte della sua risposta mi porta a fissare i miei occhi per scorgerci la verità, ma mi è impossibile dalla brusca giravolta che mi costringe ha fare prima di riprendermi, ma questa volta la presa è più salda e quelle sensazioni che provo solo in presenza di Klaus sono comparse, alzo il volto e lo vedo, fisso su di me.
-        Di la verità ti piace farmi ingelosire?
La sua voce fa nascere tanti piccoli brividi dietro la schiena.
-        Io non voglio fare ingelosire nessuno.
Sono le mie sole parole, mentre noto gli occhi di Camille fissi su di noi.
-        Bugiarda, vuoi farmi diventare matto, lo sai quanto mi disturba vederti tra le braccia di un altro eppure, eccoti qua a ballare con mio fratello.
I nostri corpi sono cosi vicini da sembrare attaccati e i nostri occhi non si concedono neanche un battito di ciglio per paura di perderci.
-        Anche tu stavi ballando con un’altra.
-        Lei non è te, per quando lo vorrei non lo è.
C’è sincerità nella sua voce.
-        Sembri cosi preso da lei.
-        Non è vero e lo sai.
La musica e finita e tutti hanno lasciato la pista da ballo per mettersi hai lati e concentrare la loro attenzione su di noi, compreso Marcel con Bonni e Elaja con Camille.
-        Tutti ci guardano forse dovremmo fermarci.
Lo informo, ma la sua attenzione non va a chi ci circonda e ancora concentrata su di me.
-        Non mi interessa, voglio che tutti sappiano che sei mia.
-        E Camille?
-        Capirà.
Mi risponde prima di  baciarmi davanti a tutti, senza pensare che potrebbe far soffrire Camille ma concentrandosi solo su di noi, un noi che si è ritrovato dopo tanta fatica.
Dopo essersi staccato da me mi prende per mano e a velocità vampiresca ci confondiamo tra gli ospiti fino ad arrivare in camera sua.
I baci sono sempre più rudi, pieni di possesso, desiderio ma anche amore e lussuria, tra i nostri corpi sento la necessità di toccarsi essere attaccati e di non staccarsi più.
Vorrei veramente farlo, dedicarmi a lui ma ad un tarlo si fa spazio nella mia mente che mi costringe ha separarmi da lui, lasciandolo senza parole per il mio gesto improvviso.
-        Se dobbiamo andare avanti, devo dirti una cosa.
Il suo volto diventa di marmo.
-        Questo qualcosa non può aspettare?
-        No.
E la mia sola risposta prima di alzarmi e pormi difronte a me.
-        Voglio spiegarti perché pochi giorni fa ho avuto quei dolori e perché mi sono arrabbiata quando mi hai guarita con il tuo sangue.
E confuso, non capisce, ma ben presto tutto sarà più chiaro.
-        A mistik Fall sono arrivati gli Eretici, creature metà vampire e metà streghe.
-        Love, vorrei toglierti quel bellissimo abito da dosso, potresti andare più veloce?
Mi chiede sarcastico, ma in tutto questo di sarcastico non c’è proprio nulla.
-        Una di loro Valerie, mi ha maledetta.
Non ha più un volto scherzoso, ora e serio come una statua.
-        Cosa significa che ti ha maledetta?
Mi chiede mentre si alza per fronteggiarmi.
-        Ha fatto in modo che il mio corpo una volta ogni sette giorni abbia uno spasmo mortale, che guarisce molto lentamente, come quello che ho avuto quando mi hai curato, e ha fatto in modo che chiunque mi curi, venga vincolato a me.
Il suo volto e confuso.
-        Non voglio dire che se io muoio, muori anche tu, no! In senso che il mio corpo e il proprietario del sangue possono creare altra vita, nonostante il mio corpo e tecnicamente morto.
Il suo volto e incomprensibile, alterna il suo sguardo dai miei occhi al mio ventre.
-        Tu sei….?
-        No, non ancora, per esserlo dovrei adempiere al secondo punto della maledizione.
Gli rispondo imbarazzata, non posso credere di averglielo detto.
-        Qual è il secondo punto?
Lo guardo, poi guardo il letto alle sue spalle e lo vedo voltare il volto abbastanza per dirigerlo verso precedentemente c’era il mio.
-        Quindi se io è te stasera, facessimo l’amore, tu rimanesti incinta?
Mi chiede, quasi indifferente e io annuisco.
-        C’è qualcosa che non torna, questa non è una vera maledizione cosa non mi stai dicendo?
-        Il bambino che nascerebbe verrebbe ripudiato da tutte le razze della terra, allontanato al punto di desiderare la sua stessa morte.
Gli rispondo prima di avvicinarmi al letto e sedermi sfinita e con il volto basso.
-        E se non lo fai?
-        Il sangue che mi ha curata mi ucciderà un po’ alla volta.
Queste mie ultime parole lo mettono in allerta, ma non dice nulla.
Rimaniamo in silenzio per un tempo a me infinito prima di decidermi di alzarmi in piedi.
-        Perdonami, so a che cosa stai pensando, ed è giusto che io me ne vada, sono ripiombata nella tua vita, con i miei problemi e ti ho trascinato con me, ti chiedo perdono.
Sono intenzionata ad andarmene, prima di sentire la sua presa ferma sul mio polso e voltami verso di lei.
-        Io non voglio che tu te ne vada.
-        Ma Klaus hai sentito quello che ho appena detto?
Mi sorride e si avvicina e accarezza una guancia.
-        Certo, mi hai appena detto che ho la possibilità di avere un figlio dalla donna che amo più di me stesso.
-        Hai già una figlia.
-        E amerò per l’eternità Hope, ma l’idea di poter avere un figlio mio è tuo e una cosa a cuoi ho pensato molte volte e ora che possiamo averne la possibilità non me la lascerò scappare.
Mi bacia senza lasciami un secondo per rispondergli.
-        Ma hai sentito che cosa accadrà a questo bambino?
-        Non accadrà, noi lo ameremo, e gli insegneremo ad accettarsi, nessuno attenterà mai alla sua vita, noi lo proteggeremo.
Mi bacia fino ha condurmi sul letto e farmici stendere per poi vederlo stendersi su di me.
-        Concedimi di diventare padre per la seconda volta Caroline, concedimi di avere un figlio dall'unica donna che amerò nella mia vita.
Annuisco, lo bacio e mi perdo in lui, forse e sbagliato ma so che se stiamo uniti potremo farcela.

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Capitolo 8
*** 8 CAPITOLO ***


CAPITOLO8
 
Il modo in cui mi guarda negli occhi, il modo in cui mi tocca, tutto mi fa sentire bene, come se fosse la cosa più giusta è vera del mondo, come se fosse parte di me.
Avere un figlio con Klaus, non ci avevo minimamente pensato, quando sono venuta qui, volevo solo il suo aiuto per mandare via gli eretici, volevo solo il permesso di consultare i suoi grimori e invece mi trovo nel suo letto con la possibilità di procreare una nuova vita con lui, lui che ha ucciso zia Jenna e Carol, lui che ha ucciso in nome della sua protezione, ma è anche colui che mi ha salvato la vita più di due volte, che mi ha aperto gli occhi, che mi ha dimostrato che il mondo aspetta di essere visto da me, lui e colui che amo e per quanto possa essere sbagliato non riesco a pentirmene, non riesco a rimpiangere questa notte passata con lui. Non riesco ha pentirmi delle sue mani sul mio corpo che lo marchiano come fuoco, non riesco ha pentirmi dei suoi occhi nei miei nel momento esatto in cui il culmine del piacere e arrivato, ma soprattutto non mi pentirò mai di avergli detto ti amo, potrei pensare che sarà stato il piacere ma nel mio profondo so che non è cosi, so di amarlo e che è ora di dirlo a tutto il mondo. Che ne sarà di Camille? Sinceramente non mi importa molto, non gli permetterò di portarmi via l’uomo che amo e per cui ho lottato con me stessa.
I suoi occhi si aprono nel momento esatto in cui decido di guardare ogni lineamento del suo viso.
  • Pensavo che te ne fossi andata.
Le sue parole mi feriscono.
  • Vuoi che me ne vada?
Mi fissa, senza trapelare nulla, prima di prendermi per i fianchi e mettermi sotto di lui.
  • No, voglio che resti qui, per sempre.
Le sue parole mi rincuorano, mi rendono felice.
  • Secondo te la magia ha già fatto effetto?
Mi chiede mentre si abbassa fino ad arrivare al mio ventre in cui appoggia l’orecchio.
  • Sei un ibrido non devi per forza metterci l’orecchio.
Mi guarda imbronciato, in un modo che mi fa ridere.
  • Ei voglio sentire il mio piccolo scalciare, senza trucchi da ibrido.
  • Klaus ma che dici? Non sappiamo neanche se sono già incinta.
Gli accarezzo i capelli come una madre con il proprio bambino.
  • Fidati c’è qualcosa nel tuo ventre, ed è il mio piccolo che cresce.
Sorrido alle cose stupide che dice.
  • Lo desideri veramente cosi tanto? Nonostante quello che ti ho detto?
Rialza il viso fino ad arrivare a me.
  • Amo Hope, ma sarebbe stato tutto più speciale se tu fossi la madre, da quando ho posato gli occhi su di te, ho iniziato a pensare come sarebbe l’eternità al tuo fianco, e ora potremmo avere entrambe le cosa. Un figlio nostro e passare tutti e quattro insieme un’eternità felice.
Il suo piano non fa una piega se non teniamo conto di un piccolo particolare.
  • Il bambino sarà maledetto Klaus, tutte le razze di questo mondo lo odieranno e cercheranno di portarcelo via e di ucciderlo.
Mi fissa, mi bacia e poi ricomincia a fissarmi.
  • Ne abbiamo già parlato Caroline, noi lo ameremo e lo faremo amare anche agli altri, nessun bambino può essere maledetto se ha te come madre.
Le sue parole mi fanno sperare, di poter avere una famiglia, tutta mia, una famiglia con lui.
Passiamo a letto molto tempo, baciandoci e ricordando i bei momenti passati prima di convincerci ad alzarci.
Tutto in casa e tranquillo, sembra quasi che ci viviamo solo io e lui, e nessun’altro. Scendo di sotto sedendomi alla sua destra dell’enorme tavola mi verso una tazza di caffe e prendo un cornetto, e mentre faccio tutto ciò mi sento osservata, ma non da uno qualunque ma da lui, che ammira ogni mio movimento, come se fosse soggiogato.
  • Buongiorno a tutti.
Ci saluta Camille che con il suo solito sorriso entra in casa saluta Klaus cercando di baciarlo ma lui la liquida con un semplice bacio sulla guancia.
Noto la delusione sul suo volto, ma sto zitta.
  • Buongiorno.
Sento la voce della mia migliore amica avvicinarsi a me per poi vederla sedersi al mio fianco.
  • Buongiorno a te strega.
La saluta Klaus, come il suo solito sorrisetto sulla faccia, prima o poi gliene dirò quattro, ma non ora, non davanti a una Camille che non fa altro che spostare il suo sguardo indagatore da me a Klaus.
  • Oggi stesso tornerò a Mistick Fall, per mettere in atto l’incantesimo che ho trovato nei grimorio di Ester, in modo da allontanare dalla nostra vita, gli Eretici.
Mi informa entusiasta Bonni, dopo essersi gustata il suo caffe.
  • Chissà forse dopo quest’ultima avventura Mistik Fall diventerà finalmente una cittadina normale.
Fisso i miei occhi in quelli di Bonni prima di scoppiare a ridere, Mistik Fall una cittadina tranquilla? Ma che cosa mi sono bevuto.
  • Quindi ora che il tuo compito e finito qui, te ne andrai?
Le nostre risate vengono interrotte dalla voce stridula di Camille. Non so come rispondergli, cosa dirgli, ma per fortuna Klaus mi salva.
  • No, Caroline resterà qui, per molto altro tempo ancora.
Beve la sua tazza di sangue senza dire niente altro e Camille stranamente sta zitta senza fare domande.
Improvvisamente nella stanza cala il silenzio, finche non sento uno strano calore provenire dal mio ventre, come se si stesse surriscaldando al punto di dar vita ad un dolore che mi porta a piegarmi su me stessa.
Klaus arriva al mio fianco così velocemente da non vederlo.
  • Che succede Caroline?
  • Non lo so.
Sono le sole parole che riesco a proferire prima di vedere una figura dai capelli rossicci comparire dall’entrata, con la mano stesa verso di me.
  • Valerie !
Esclamo, mentre i dolori vanno ad intensificarsi, ogni qual volta che lei si avvicina.
  • Tu chi sei.
La voce di Klaus, e tesa e pronto ad attaccarla.
  • Colei che farà del male alla tua donna.
Proferisce prima di allungare l’altra mano, e schiccare le dita portando tutti i presenti nella stanza a svenire come birilli sotto i miei occhi, tutti tranne Bonni che cerca di difendermi con la sua magia.
  • Tu non ti avvicinerai alla mia migliore amica.
Non voglio che gli faccia del male.
  • Bonni, va via.
Cerco di metterla all’erta mentre i dolori continuano a consumarmi dall’interno.
  • NO!
Esclama sul punto di attaccarla ma Valerie e più veloce, schiccando di nuovo le dita la fa svenire sotto i miei occhi.
  • NOOO!
Urlo con il poco fiato che ho nei polmoni.
  • Ora siamo solo io e te.
Si avvicina a me, allentando la presa sull’incantesimo che mi fa provare dolori lancinanti.
  • Perché te la prendi con me? Non ti ho fatto nulla.
  • Non è vero e tu lo sai.
Il suo viso è arrabbiato.
  • I tuoi amici e tu avete cercato di uccidere me e la mia famiglia e io mi sono vendicata.
  • Hai avuto quello che volevi, sono incinta di Klaus, un bambino maledetto da te nascerà dal mio ventre, sei contenta? Ora va via.
Mi sorride prima di mettersi a ridere come se gli avessi appena detto una splendida barzelletta.
  • Pensi veramente che la mia maledizione sia cosi semplice? Ho no, c’è molto di più sotto. Tu si avrai un bambino da Klaus, e si lui sarà maledetto perché ripudiato da tutte le razze esistenti su questa terra, ma lui crescerà lontano da Kluas, e da questa città.
Non può farmi questo, Klaus mi odierebbe se facessi una cosa di questo tipo.
  • E questo fino al compimento del suo sedicesimo compleanno, quando lui potrà rivedere suo padre, ma orami sarà troppo tardi.
Si avvicina a me e si inginocchia alla mia altezza, considerando l’intenso dolore sono costretta ha sedermi per terra.
  • Sarà troppo tardi perché lui ti odierà cosi tanto che cercherà di portarti via tuo figlio, e lui deciderà di andare con lui.
Le sue parole mi feriscono mi fanno impazzire.
  • Mi spiace Caroline ma te lo meriti.
Sono le su ultime parole prima di vederla schiccare le dite, e sentire le forse mancarmi.
L’odore metalli del sangue mi costringe ad aprire gli occhi, i raggi del sole accarezzano i miei occhi, ma ciò che mi infiamma e lo sguardo spaventato di Klaus.
  • Sei qui.
E come se avesse avuto il terrore che non sarei più tornata, mi bacia, e non importa della presenza di Camille difronte a noi, che cerca di mascherare una lacrima posarsi sulla sua guancia.
  • State tutti bene? Dov’è Bonni?
Chiedo allertata nel non vedere la mia migliore amica al mio fianco.
  • Appena sveglia si è occupata di risvegliarci tutti e poi e partita per mettere fine alla vita degli Eretici.
Mi aggiorna Klaus mentre mi passa una tazza di sangue, e gustoso e rigenerante
  • Sarei dovuta andare con lei.
  • No! Tu resti qui.
Mi impone Kluas, mentre fa segno agli altri di uscire dalla stanza.
Mentre i miei occhi sono fissi nei suoi, penso alle dure parole di Valerie e al destino che ha inflitto a me e al mio povero bambino.
  • Sta bene tranquilla, ho controllato i battito cardiaco sia tuo che del bambino.
Sorrido, ma e un sorrido amaro. Come può sentire il suo battito cardiaco, e ancora quasi inesistente. Anche se Valerie potrebbe aver accelerato un po’ di cose.
  • Che succede Love?
Mi chiede sedendosi al mio fianco, mentre lacrime amare escono dai miei occhi.
  • Valerie ha amplificato la maledizione.
Le lacrime aumentano.
  • Maledetta giuro che se non la uccide Bonni, lo farò io.
C’è odio nella sua voce.
  • Mi dispiace Klaus, ma non posso farlo.
Il suo volto e confuso, e le mie lacrime aumentano per quello che sto per fare.
Appoggio le mie mani a coppa sul suo viso e mi avvicino a lui.
  • Mi dispiace, e l’unico modo che ho per dirtelo, e non essere fermata da te.
Lo bacio lo guardo un ultima volta negli occhi e poi gli stacco l’osso del collo.
Scendo dal letto in fretta e furia, prendo carta e penna e scrivo la lettera più dura di tutta la mai vita.
 

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Capitolo 9
*** 9 CAPITOLO ***


CAROLINE
Mi avvicino alla sua casa, con un nodo allo stomaco, non posso credere che sto per farlo.
La vedo, è intenta ha spazzolare i suoi capelli cosi identici ai miei, chissà forse è uno dei motivi per cui lui ha provato qualcosa per lei già da subito.
Fissa lo specchio difronte a me finché non nota la mia figura rispecchiata, si alza dalla sedia con paura.
  • Caroline, mi hai fatto prendere un colpo.
La fisso, senza dire nulla.
  • Posso entrare Cami?
  • Certo.
Varco la soglia senza nessuna barriera che mi fermi.
  • Perché sei qui?
  • Perché devo dirti una cosa.
Il suo volto e confuso, mi indica il divano e cerca di allontanarsi per offrirmi qualcosa ma la fermo.
  • Sono venuta qui solo ha parlarti poi andrò via.
  • Di cosa si tratta?
  • Di Klaus.
Al pronunciare il suo nome, si mette in allerta.
  • Sono incinta e il bambino e di Klaus.
Ha un volto come se improvvisamente gli fosse caduto il mondo addosso.
  • Ma com’è possibile? Tu sei un vampiro.
  • Non importa come sia possibile, l’importante e che tu ti prenda cura di lui.
Lui sa che sono incinta ma non posso crescere questo bambino con lui, per questo stanotte stesso devo andare via da New Orleans.
Si avvicina a me come se fosse una mia amica.
  • Tu non puoi fargli questo, lo ferirai.
  • Lo so ma non posso fare altrimenti, lo faccio per lui.
I suoi occhi sono fissi nei miei.
  • Quello che voglio da te, e che tu ti prenda cura di lui, non ti chiedo di convincerlo ha perdonarmi per il mio gesto, ti chiedo solo di stargli accanto e di amarlo come già fai.
Le lacrime escono dai miei occhi senza controllo, non voglio perderlo ma devo fare la cosa giusta per il nostro bambino.
  • Ti prometto che mi prenderò cura di lui.
Cerca di darmi sostegno senza sapendo che le sue parole in realtà mi feriscono più di quanto possa immaginare.
 
CAMILLE.
Va via, con le lacrime agli occhi esce dalla mia casa, ma anche dalla mia vita, dandomi quello che ho sempre voluto Klaus. Ma a quale prezzo? Lei porta in grembo il loro bambino, quanto mi potrebbe mai amare Klaus consapevole di poter avere un bambino con la donna che ama, perché si, alla fine lo capito, per quanto lui possa mai amare me, il suo amore sarà sempre più forte per Caroline, lei e stata la sua redenzione, prima di Hope, e creare una famiglia con lei lo avrebbe portato alla totale redenzione quella che suo fratello Elia attende da più di mille anni.
Ma chissà, il fatto che Caroline sia lontana potrebbe far diventare me la redenzione di Klaus, perché io non lo lascerò mai, lo amerò più di me stessa, sperando che con il tempo il ricordo di Caroline possa sbiadire dalla sua mente.
 
KLAUS.
Il collo mi fa male, ma la mia preoccupazione e trovare quella stupida donna, donna che io amo più della mia vita, ma che a volte vorrei veramente dargli una lezione.
Tutto quello che trovo è una lettera sul comò difronte al letto, con su scritto il mio nome.
 
Ti chiedo scusa Klaus, non voglio il tuo perdono ma ti chiedo scusa. Lo so avremmo potuto crescere questo bambino insieme, come la famiglia che ne io ne tu abbiamo mai avuto, avremmo fatto di tutto per far in modo che la maledizione non si scatenasse, ma non posso farlo, non posso coinvolgerti in un problema mio, e solo mio.
Sei un padre perfetto per Hope e lo saresti stato anche per questo bambino, ma non posso, ci sono forze più forti che mi costringono ad andare via, che mi costringono a rinunciare a questo bellissimo sogno di te e me con in braccio il frutto del nostro amore, ma il destino va contro di noi, lo ha sempre fatto. Crescerò questo bambino da sola, ma gli parlerò tutti i giorni del suo magnifico padre, di come lui amasse dipingere, girare il mondo, di quanto lui lo abbia amato anche se non ancora nato, gli parlerò di te con onore, e gli mostrerò delle tue foto, per dirgli: ( questo e tuo padre e ti ama anche se non ti conosce).
Lo so che ora mi odi, che vorresti trovarmi solo per farmela pagare, ma fidati di me, fidati se ti dico che non possiamo, non possiamo stare insieme.
Non pensare che non ti ami, perché è il contrario, il mio amore per te è così profondo e intenso è totalitario ma anche travolgente, manipolatore. Si manipolatore perché mi porta a fare cose che non avrei mai pensato di fare, ma di cui non mi pentirò mai.
Di tutte le decisioni che ho preso nella mia vita non mi pento di averti amato Niklaus, non mi pento di amare l’ibrido millenario, non mi pento di amare l’uomo che ha ucciso molte persone, tra cui quelle a cui volevo bene, non posso perché pentirmene vorrebbe dire rinnegare me stessa e non ho la minima intenzione di farlo. Mai, non rinnegherò mai quello che provo per te. Forse un giorno tra un anno ho un secolo mi presenterò alla porta con al mio fianco nostro figlio, e allora tu mi urlerai contro, mi odierai ma alla fine finiremo ad amarci più di prima perché noi siamo come il giorno e la notte, diversi ma con la consapevolezza che dove finisce l’una inizia l’altro. Ti amo Klaus non pensare mai il contrario, perché ti amo più della mia stessa vita.
Con amore Caroline.
 
Non so quante volte ho riletto questa lettera seduto per terra in questa stanza vuota, e andata via da un ora e già si sente la sua mancanza in questa casa, si sente la sua mancanza nel mio cuore. Non capisco cosa, la costretta ad andare via da qui, cosa la costretta ha infrangere il nostro sogno di famiglia, non capisco, perché è andata via invece di parlarne con me.
Non ho bisogno di una stupida lettera per sapere che mi ama, no bisogno di lei in questa città, in questa casa, con me, ho bisogno della donna che amo, per poter essere una persona migliore.
Mi chiede di non odiarla e per quanto io ci provi è cosi non riesco ad odiarla, ma avrei preferito che mi facesse questo discorso a voce invece di spezzarmi l’osso del collo.
Mi avvicino alla scrivania in mogano e mi metto seduto sulla poltrona di pelle.
L’amo e la odio allo stesso tempo, avremmo dovuto crescere questo bambino insieme, saremmo dovuti diventare una famiglia.
Mi rialzo dalla poltrona, mi dirigo verso la cassaforte e l’apro, tirando fuori una grande scatola.
Al suo interno ci sono le cose più importanti della mia vita, Il braccialetto di diamanti che gli regalai il giorno del suo compleanno, l’abito che gli donai per la festa organizzata da mia madre, una copia del ritratto che gli avevo fatto dopo la nostra prima furente litigata, momento in cui ho capito che nel mondo esisteva qualcuno che avrebbe potuto cambiarmi, ricordo quel giorno, la forza nei suoi occhi, e la paura nei miei di aver trovato dopo mille anni la mia più grande debolezza, e in fine l’abito che gli donai per sentirsi una principessa, termine più sbagliato, perché lei è una regina, la mia regina.
Al suo interno metto la lettera ricevuta, la chiudo e la rimetto al sicuro.
La odio? Si. L’amo? Assolutamente si. La perdonerò? Non lo so, ma quello che so è che non la lascerò andare via senza lottare, non gli permetterò di portarsi via tutto e non parlo solo del nostro bambino ma anche della mia redenzione, perché si lei è la mia redenzione, lei, Hope e il bambino che porta in grembo solo la mia redenzione, le cose più importanti della mia vita.

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Capitolo 10
*** 10 CAPITOLO ***


10 CAPITOLO
 
9ANNI DOPO
  • Zio, zio gioca con me.
Sento gridare da una vocina felice in direzione di Elia. Guardo ammirata quel piccolo bambino che adesso gioca con suo zio, lo guardo e mi ricorda lui sempre di più. Ha preso tutto da Klaus , le sue fossette, gli occhi, quell’accento indistinguibile, mentre da me ha preso solo il colore dei capelli e le labbra.
  • E la fotocopia di Klaus.
Una voce alle mie spalle mi riporta con la mia più totale concentrazione verso Nick, si è così che lo chiamato come suo padre, Nick.
  • Già, diventa uguale a lui ogni giorno che passa.
Rispondo a Rebekah seduta al mio fianco.
  • Sono passati otto anni Caroline, non pensi che sia ora che Nickaus conosca suo figlio? Lo sai che lo sta cercando ancora, non si fermerà mai.
  • Lo so Rebekah ma, conosci la storia sai come mi ha minacciata Valerie, non posso. Per quanto vorrei far conoscere a Nick suo padre e la sua sorellina, non posso, non ancora.
So che Elia sta ascoltando la nostra conversazione, posso capirlo da come mi guarda mentre gioca con suo nipote.
  • E quando allora? Quando Nick avrà 18 anni? E Klaus si sarà perso tutti i momenti più belli con suo figlio?
Rebekah ha ragione, ma io devo proteggere mio figlio da un mondo che da un momento all’altro potrebbe schierarsi contro di lui.
  • Valerie mi ha detto che avrei potuto presentargli suo padre solo al compimento dei 16 anni.
Lo guardo, il mio bellissimo bambino, l’amore della mia vita. Vorrei tanto partire per Nola, andare da Klaus e presentargli suo figlio, ma non posso, non posso e basta.
  • 16 anni o 18 non importa, sempre che Klaus si perderà tutta la vita di suo figlio, non immagini quanto soffra ancora oggi.
Guardo Rebekah, e una lacrima riga al mia guancia.
  • Valerie è morta Caroline, e arrivato il momento di permettere a Nick di conoscere il padre.
La voce di Elia mi arriva forte e chiara, mentre vedo sua sorella allontanarsi dal mio fianco e dirigersi dal nipote.
  • Ho paura.
Ho paura che nonostante quella stronza sia morta abbia realizzato qualche incantesimo che mi impedisca ugualmente di essere felice.
  • Lo sai che alla morte di una strega, i suoi incantesimi si annullano.
Elia mi e stato accanto molto più di quanto io stessa possa ammettere, mi ha nascosta per tutti questi anni da suo fratello, rischiando la sua ira se mai lo fosse venuto a scoprire.
  • E se Klaus non lo accetterà
  • Lo sai che non è cosi. Ha incorniciato tutte le foto che gli hai inviato del bambino durante questi anni, lui ama questo bambino.
Durante questi lunghissimi otto anni e nonostante la maledizione di Valerie sono riuscita a recapitare a Klaus delle foto del figlio, cercando in tutti i  modi di non far scoprire la mia posizione. Klaus sa che sono i fratelli hanno la possibilità di vedere il bambino, e da quello che mi racconta Rebekah, ogni volta che tornano a casa li tartassa di domande sul bambino, solo sul bambino. Come promesso Camille si è presa cura di lui, fino a diventare un vampiro meno di cinque anni fa. Elia dice l’ama, Rebekah non fa altro che dirmi che finge solo per mascherare la mia mancanza, ebbene si può sembrare strano ma Rebekah tifa per me e Klaus, vede Camille troppo debole per essere regina. Io non so che cosa credere.
Quando Nick ha compiuto tre anni, avevo deciso che volevo andare a New Orleans e vedere Klaus, chissà avere la possibilità di parlargli, Valerie ha sempre detto che non potevamo crescere il bambino insieme, no che non potevo incontrarlo. Ma non appena l’ho visto seduto in un bar con la piccola Hope e Camille, ho capito che sarei stata di troppo, che lui finalmente aveva trovato un equilibrio e che sarebbe stato sbagliato da parte mia rovinarglielo. Cosi sono andata via e ho continuato a vivere da sola, anche se nessuno mi toglierà mai dalla mente che sapeva che ero lì, lo capivo da come si guardava a destra e sinistra come se mi percepisse.
  • Nick festeggerà il suo nono compleanno tra tre giorni.
Mi rivolgo a Elia, mentre lontano da noi Rebecca gioca a calcio con il nipote.
  • E voglio che lo passi, nella sua città, in casa sua, ma soprattutto con suo padre.
Mi volto verso Elia e posso notare ammirazione nei suoi occhi.
  • Vi farò preparare una camera, quando vuoi partire?
Guardo prima il mio bambino, per accertarmi di aver preso la decisione giusta e poi mi volto verso Elia.
  • Stasera.
 
KLAUS
Camille dorme al mio fianco, serena, e beata , con il volto rivolto verso la finestra. Dalla mia posizione posso notare soltanto i suoi capelli biondi come il miele, sparsi sul cuscino, sono cosi belli e simili a quelli di…….
Non devo pensare a lei, non devo pensare alla donna che mi ha ferito di più nella mia vita. Ora sto con Camille, una vera donna, una donna che non mi lascerebbe mai. Una donna che si è presa cura di me per quasi nove anni. Nove anni, il mio bambino farà nove anni tra pochi giorni e io non potrò stare con lui.
Scendo dal letto, molto lentamente per non far svegliare Camille e mi dirigo nel mio ufficio. Prendo la chiave che nascondo in un cassetto segreto della scrivania e apro la porta dietro il grande specchio. E una stanza segreta, che ho fatto costruire dopo la partenza di Caroline, di cui nessuno sa l’esistenza se non i miei fratelli.
Non appena apro la porta e mi richiudo nella stanza, mi sento stranamente a casa, la mia vera casa. Il suo profumo echeggia della stanza come se lei ci fosse entrata da poco, ma so benissimo che non è cosi. Dopo che Caroline e andata via avevo bisogno di un posto che rappresentasse la sua essenza, perché si, in questi nove anni. Ho odiato Caroline ma non posso smettere al mio cuore di amarla, anche se ora sto definitivamente con Camille, anche se molto spesso cerco di pensare che lei è quella giusta per me, in realtà sto mentendo, mento spudoratamente con me stesso.
Su dei manichini ci sono i vestiti che prima tenevo nascosti nella cassaforte, e su due ripiani c’è il braccialetto che gli avevo regalato con la lettera che mi ha lasciato prima di andare via. E così consumata che ho dovuto metterla sotto una teca per paura che si potesse strappare, sui muri ci sono i suoi ritratti, e le foto che mi ha inviato di nostro figlio. E incredibile come quello sia la perfezione, sia la giusta unione di noi due. Hope mi ha sempre chiesto di poter andare con i suoi zii per conoscere il fratello, ma ho sempre rifiutato, un po’ per invidia, un po’ per paura.
Non dovrei avere questa stanza, non dovrei sentirmi cosi bene tra queste cose, dovrei stare nella mia camera da letto con Camille, cullarla tra le mie braccia e amarla come e molto di più di quanto abbia mai amato Caroline, ma nonostante ci provi, nonostante io tenti con tutto me stesso di lasciare andare il ricordo di Caroline, quest’ultimo ritorna e devo dire che questa stanza non aiuta affatto. Ho reso Camille un vampiro perché volevo che passasse l’eternità con me, perché una regina non può essere debole. Peccato che non sia mai riuscito a vederla come una regina. Forse perché questo paese ha già una regina che per nove anni ha lasciato il suo regno. E per il mio cuore e ancora la regina del mio cuore?
Mi rispondo di no, ma poi guardo questa stanza e non so più cosa rispondere.
Esco dalla stanza sereno come sempre ogni volta che trovo in contatto con tutto quello che Caroline ha anche solo toccato.
Mi dirigo al piano di sotto per fare colazione, ma nel corridoio vedo un gran baccano con in mezzo Marcel che da delle indicazioni alla servitù.
  • Ma cosa succede qui?
Odio il chiasso soprattutto di prima mattina.
  • Come non lo sai? La regina torna a casa.
Mi risponde con un sorriso a trentadue denti.
  • Come?
  • Caroline e tuo figlio stanno tornando a New Orleans.

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Capitolo 11
*** 11 CAPITOLO ***


11 CAPITOLO
Elia ha insistito nel farci viaggiare in prima classe come se fossimo delle persone ricche. Devo ammettere che in questi nove anni non ci hanno fatto mancare nulla abbiamo vissuto in una bellissima villa circondati dalla vegetazione e dalla servitù. Grazie ai suoi zii a Nick non è mancato nulla, se non la cosa più importante, suo padre. Più guardo il mio bellissimo ometto più mi rendo conto di quanto assomigli a suo padre. Ho così tanta paura, paura di come reagirà non appena mi vedrà apparire davanti la sua porta, ho una paura matta di come potrà accogliere il bambino, se lo riconoscerà oppure se fingerà di non conoscerlo.
Dopo aver atterrato a New Orleans ad accoglierci c’è Marcel che non appena mi vede mi sorride e mi stringe a se tanto forte da sentire alcune costole inclinarsi e rompersi.
  • Marcel mi stai facendo male, per quanto possa sembrare strano.
  • Perdonami e così tanto che non ti vedo.
Mi sorride ma già da subito la sua attenzione e del tutto dedicata al piccolo bambino al mio fianco che cerca di nascondersi dietro le mie spalle.
  • Tu devi essere Nick, piacere sono Marcel.
Gli porge la mano, ma il mio piccolo ometto guarda prima me, gli annuisco affinché la stringa.
  • Piacere Marcel.
Gli sorride e dagli occhi di Marcel posso vedere la meraviglia e la gioia. In un certo senso è un fratello per lui.
Dopo aver preso le mie valige ed esserci diretti vero l’auto, ci conduce alla villa. Ho il batticuore non so che cosa devo fare, come comportarmi con lui appena lo vedrò, non so neanche se mi vorrà in casa sua.
Appena arrivo ci sono tutti che mi attendono. Elia, Rebekah Hayli e tutti i vampiri che ho conosciuto nel periodo in cui mi trovavo qui. C’è anche la piccola Hope che riluttante si avvicina a noi e abbraccia il fratellino. Non si sono mai visti ma hanno già percepito di far parte della stessa famiglia.
  • Bentornata a casa Caroline.
Mi accoglie Rebekah, prima di prendersi in braccio il suo nipotino.
  • Cos’è tutto questo fracasso?
Come una vera regina dittatoriale, Camille si affaccia dalla balaustra e mi guarda con un senso di superiorità.
  • Sei tornata.
La guardo. Sapevo che era diventata un vampiro. Ma non mi aspettavo che sarebbe diventata più stronza di quanto già non lo era.
  • Si sono tornata.
  • Per quanto?
Mi guarda. Guarda solo me.
  • Caroline è la benvenuta in casa nostra. E la madre del figlio di Klaus e può restare tutto il tempo che desidera.
Gli risponde Elia.
Ha quell’aria di prima donna che mi viene voglia di staccargli tutti i capelli uno alla volta.
  • Questa casa ha già tanti ospiti. Sai e solo per sapere quanto resti tu e…
Guarda Nick come se lo schifasse.
  • Io è…
Voglio che continui la frase solo per vedere cosa dice.
Si butta dalla balaustra con agilità, come per dimostrarmi che cosa ha imparato a fare in questi nove anni dalla mai assenza. Patetica.
  • Tu e il tuo moccioso.
Tutto puoi toccarmi, ma non mio figlio. Come si permette a chiamarlo moccioso.
La prendo per la gola, la vedo la sorpresa nel suo volto, poi vedo il divertimento nel momento in cui pensa di essere più forte di me e di potersi liberare facilmente. So che in questi anni si è allenata con Marcel, ma per sua sfortuna io mi sono allenata con Elia che è un originale. E vedo la paura che io la possa uccidere. Più lei si muove più io stringo fino a privarla dell’aria e nonostante cerchi aiuto nessuno si avvicina.
  • Permettiti di chiamare in questo modo mio figlio o di avvicinarti a lui ed io…
Stringo ancora di più, ma una forte presa sulla mia mano, cerca di impormi di lasciare la presa.
E bello ancora più di come me lo ricordavo. Sento la sua forza superiore alla mia che vuole allontanare la mia mano dalla gola di Camille, ma senza farmi male.
  • Lasciala andare Caroline.
  • Come vuoi.
Prima di lasciarla andare con la sola forza del polso gli spezzo il collo. E una lezione per aversi solo permessa a guardare mio figlio.
Lui mi guarda ma non fa nulla. Chiama due guardie e gli chiede di portarla in camera sua.
  • Sei tornata per uccidere la mia fidanzata?
La sua fidanzata. Il fatto che l’abbia chiamata in questo modo mi prova che non l’ama come ha amato me. E il fatto che non mi abbia toccata ne è come sempre la prova.
  • No. Sono venuta a presentare a mio figlio suo padre.
Solo dopo aver udito le mie parole guarda dietro le mie spalle dove Rebecca ha ancora in braccio Nick.
Ora dopo nove anni ho veramente paura. Paura di come possa reagire.
  • Andate via tutti e lasciatemi solo con il bambino e Caroline.
Nessuno fiata e non appena Rebekah lascia a terra il bambino quest’ultimo corre da me, sotto lo sguardo di Klaus. Siamo soli, solo noi tre. E arrivato il momento.
  • Nick.
Entrambi si voltano e mi guardano.
Il bambino mi prende per mano e mi segue mentre lo conduco da Klaus.
  • Lui è Klaus.
Sembra che qualcuno abbia dato una botta in testa a Klaus. E immobile e lo fissa prima di abbassarsi alla sua altezza.
  • Tu sei il mio papa vero?
Si guardano e io ho voglia di piangere.
  • Si sono io.
Sembra che qualcuno abbia tagliato la lingua a Klaus non dice niente. Resta lì a guardare prima lui è poi me. Prima che Nick senza preavviso lo abbracci così forte da farlo cadere per terra. Ridono tutti e due. Hanno la stessa risata, e una piccola lacrima mi riga la guancia.
  • Mamma aiutaci a rialzarci.
Gli prendo la mano per tirarlo su ma sento che cerca di spingere anche me per terra con loro. Non posso deludere il mio bambino, cosi fingo che sia riuscito a buttarmi atterra e finisco quasi sopra a Klaus.
  • Anche mamma a terra.
Garda felice il mio ometto sbattendo le mani felice. Nel frattempo Klaus ha smesso di ridere e mi guarda, come ho sperato che mi guardasse dal primo istante in cui ho messo piede in questa casa.
  • Perché lo hai tenuto lontano da me.
  • Perché era giusto così.
Mi accarezza la guancia, ma io vorrei qualcosa, qualcosa che però non ho più. Gli accarezzo la guancia a mia volta come se fosse normale, come se fossimo tornati in dietro nel tempo quando tutto era normale.
  • Mamma mamma.
Il mio ometto che si è alzato in piedi mi chiama e rompe quella piccola magia che era ricaduta nuovamente su me e Klaus.
  • Cosa c’è Nick?
Si guarda in torno e poi riguarda me e Klaus ancora per terra.
  • E qui che festeggeremo il mio compleanno.
Mi ero quasi dimenticata di chiedere il permesso a Klaus.
  • Solo se papà vuole.
Entrambi guardiamo Klaus e lui guarda noi.
  • Certo questa e casa nostra.
Mi stringe la mano e dopo avermi aiutato a rialzarmi la stringe ancora di più. Siamo così vicini che potrei baciarlo e perdermi nel suo bacio, ma non posso. Sono stata io a buttare Klaus tra le braccia di Camille, ora non posso fare come se nulla fosse successo.

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Capitolo 12
*** 12 capitolo ***


Mentre Nick si trova con Klaus io mi ritrovo in una delle stanze che Marcel ha sistemato per me e per il bambino. Metto tutti i vestiti nell’armadio, e mi cambio. Voglio far fare un giro della città a Nick e chissà far partecipare anche Hope, in modo che possano conoscersi e iniziare a stare insieme.
Indosso un corto vestitino azzurro ed esco dalla stanza in cerca di Rebekah. La trovo che parla con dei vampiri.
  • Ei Rebekah?
Non appena mi vede si avvicina.
  • Volevo chiederti se posso portare Hope con me, Nick e Klaus a fare un giro in paese, sai voglio mostrare la città a Nick.
Ci siamo unite così tanto da quando tutto questo è iniziato.
  • Sarebbe un ottima idea se non fosse per il fatto che la presa Elia, per fargli un giro.
  • Non ti preoccupare significa che sarà una tranquilla passeggiata in tre.
Gli rispondo mentre noto di sotto Klaus parlare con Nick.
  • Andrà bene tranquilla.
  • Lo spero.
Scendo le scale lentamente, non appena il mio bambino mi vede si ferma a fissarmi, e lo stesso fa Klaus, entrambi non mi tolgono gli occhi da dosso.
  • Sei bellissima mamma.
Il mio ometto mi viene in contro e lo prendo in braccio senza alcuna difficoltà.
  • Grazie piccolo mio.
Klaus e ancora lì difronte a noi che ci fissa, quasi smarrito.
  • Ei papà non fissare così la mamma. Sono geloso.
Il mio piccolo ometto mi fa ridere. Da quando era piccolo ha sempre avuto una certa ossessione per me. Ossessione che so esattamente da chi ha ereditato.
  • Anche io piccolo mio. Anche io.
Gli risponde Klaus serio prima che mi prenda il bambino dalle braccia e si diriga verso l’uscita. Sarà una dura passeggiata.
Nel momento in cui stiamo per superare la soglia sento qualcuno chiamarci.
  • Ei aspettatemi vengo con voi.
La stridula voce di Camille mi colpisce come la voglia che ho di colpire da quando l’ho rivista.
  • Che cosa vuoi.
Non ho la forza o la volontà di essere gentile con lei.
  • Vengo con voi.
Klaus ci guarda ma non sembra intenzionato a dire nulla.
  • Fa come vuoi ma stai lontano da mio figlio.
Non aggiungo altro prendo il bambino dalle braccia del padre e lo metto atterra.
  • Allora andiamo a vedere la città?
Non ho neanche bisogno di una risposta mi basta vederlo saltare felice, prenderlo per mano e dirigerci in strada.
Per le vie la gente balle e suola il jazz. E tutto esattamente come lo ricordo
Klaus sembra quasi non badare a Camille è così preso da Nick che lo conduce vicino ad ogni pittore. Mi stupisco ogni volta di più di quanto siano due gocce d’acqua.
  • Mi dispiace per come mi sono comportata quando sei arrivata.
Non l’ascolto continuo a camminare e a guardare il mio bambino. Ma lei mi prende per un polso e mi costringe a voltarmi verso di lei.
  • Non ti dimenticare che abbiamo un patto.
La guardo e guardo anche Klaus sperando che non abbia sentito nulla.
  • Camille perché non vai con Nick a prendere un gelato.
Klaus si avvicina a noi e porge la mano del bambino a Camille. Sono in tenta ha mettermi in mezzo ma lui mi fulmina.
  • Non mi fido di lei. Klaus.
  • Io sì.
E dura la sua voce ma nonostante ciò non perdo di vista Nick e Camille.
Continuiamo a camminare, cerco di alzare il passo per non perdere di vista Nick, ma ogni volta che Klaus vede che vado più veloce mi prende per il polso e mi ritira indietro. Lo guardo, cerco di guardarlo nel modo più minaccioso che posso ma come sempre lui è l’unico a sapermi tenere testa.
  • Perché?
Sono intenta ad alzare nuovamente il passo quando questa domanda mi giunge quasi ovattata. Mi è bastata questa domanda per fermarmi nel bel mezzo del marciapiede.
  • Perché cosa.
Non voglio che si riferisca a quella cosa. Non voglio che mi chieda quella particolare cosa. Non ho ancora trovato una risposta da dargli.
  • Lo sai.
Lo guardo, quando in realtà non vorrei farlo. Non voglio guardarlo ma lui mi costringe.
  • Valerie mi ha minacciata. Mi ha imposto di andare via con il bambino. Mi ha imposto di starti alla larga. La magia non è qualcosa con la quale si può scherzare Klaus, è tu lo sai.
Mi guarda e ha quello sguardo cosi serio.
  • Valerie è morta ma tu non sei ugualmente tornata da me.
  • Avevo paura, Klaus. Anche se lei era morta nessuno mi assicurava che l’incantesimo fatto sul bambino sarebbe svanito insieme a lei. Dovevo pensare a Nick prima di ogni altra cosa.
Sta per rispondere quando sentiamo un gran fracasso arrivare da dietro l’angolo. Ci precipitiamo senza scambiarci neanche un parola.
Vorrei morire. Ora.
Camille si trova a terra con le ferite che si stanno rimarginando, ma di Nick non c’è nessuna traccia.
  • Dov’è Nick.
La guardo mentre Klaus l’aiuta a rialzarsi ma lei non mi dà nessuna risposta.
  • HO DETTO DOV’È MIO FIGILIO!
Si volta è mi guarda, sembra che voglia dire qualcosa. Mi precipito su di lei per prenderla a schiaffi per farmi dire dov’è mio figlio che fine ha fatto, ma Klaus mi ferma.
  • Non vedi che è sotto shock?
  • Voglio sapere dov’è Nick, non mi importa nulla del suo stato.
Come può non capire. Ha affidato nostro figlio a lei ed è scomparso, e lei non riesce neanche a dire niente.
  • Mi dispiace.
E l’unica cosa che dice. Fissandomi negli occhi. Che cosa vorrebbe dire con quel mi dispiace. Cosa vuole insinuare.
Mi guardo in torno più volte, prima di vedere una scarpa di Nick. Aguzzo i miei sensi per cercarlo ma non lo percepisco.
  • Lo troveremo Caroline.
Klaus cerca di darmi sostegno appoggiando la sua mano sulla mia spalla. La scaccio.
  • LO TROVEREMO? GLI HAI AFFIDATO NOSTRO FIGLIO E’ SPARITO E LEI NON RIESCE A DIRE NULLA SE NON MI DISPIACE.
Guardo Camille e sono intenta ad ucciderla di botte per quella faccia sofferente che in realtà gode di tutto questo.
  • DIMMI SUBITO DOV’E’ NICK, PERCHE’ NEANCHE KLAUS TI POTRA’ SALVARE DALLA MIA RABBIA ORA.
Mi guarda e da quando ci siamo riviste solo ora c’è paura nei suoi occhi.
  • Il bambino è qui.
Mi volto è lo vedo Elia che ha in braccio Nick. Un senso di sollievo di fa spazio nel mio cuore. Accorro ad abbracciarlo senza nessun ripensamento, senza nessun pensiero.
  • Mamma perché piangi? Sto bene. Lo zio Elia mi ha salvato.
Lo stringo a me, così forte che sento che ha difficoltà a respirare. A noi si unisce Klaus che lo abbraccia. Prima non aveva fatto notare la sua preoccupazione. Ma dal modo in cui ora sta abbracciando nostro figlio capisco che anche lui si è preoccupato.
  • Che cosa vuoi dire che ti ha salvato?
Gli chiede Klaus.
  • Camille mi ha portato in un cimitero pieno di donne che mi guardavano in modo strano. Zia Bonni mi ha insegnato a costruire un scudo intorno a me in modo da difendermi e cosi mi sono nascosto finche non mi ha trovato lo zio.
Una furia una gran furia mi scorre nelle vene, mi volto verso Elia che ci continua a guardare.
  • Elia cosa intende dire il bambino?
È impossibile che Nick sia arrivato da solo fino al cimitero. Si e vero dal punto in cui ci troviamo al cimitero non c’è molta strada ma…
  • Mi trovavo al cimitero per parlare con delle streghe, e ho visto Camille, avvicinarsi a Sophie. Parlavano di rituali e tra le braccia aveva Nick. Non appena è andata via io ho ucciso Sophie e ho ripreso Nick.
Guardo Klaus che tiene ancora stretto tra le sue braccia suo figlio, prima di voltarmi nel punto in cui prima cera Camille. Non c’è nessuno, si è liquidata nel nulla.
Klaus sa a cosa sto pensando, cerca di mettermi una mano sul braccio per tenermi buona, ma non funzionerà.
  • Caroline me ne occupo io.
Lo vedo il suo sguardo incredulo. Ma non può cavarsela in questo modo.
  • Non mi importa che è la tua ragazza. Entro stanotte sarà morta.
E sparisco tra le strade di New Orleans alla ricerca di una bionda ossigenata da uccidere.

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Capitolo 13
*** 13 CAPITOLO ***


Sapevo che l’avrei trovata in camera di Klaus a preparare i bagagli. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per scappare prima che io la potessi raggiungere. Crede tanto di essere una regina ma non riesce neanche a prendersi le sue responsabilità. Non riesce neanche a guardarmi negli occhi e a provare anche solo per un minuto a battermi. Non ha fegato, solo una lingua lunga. Entro nella stanza senza dargli la possibilità di vedermi, tranne quando la sbatto al muro con tutta la forza che posseggo, tano da crepare il muro.
  • Parti per qualche viaggio.
E a terra, con lo sguardo perso. Non parla, non si muove, sembra quasi morta, ma purtroppo ancora non lo è.
  • Io non volevo Caroline dico davvero. Io…
La prendo per il collo e la sollevo fino a non fargli toccare il pavimento.
  • Tu cosa? Su dimmi, cosa ti inventi per portarmi a risparmiarti.
Mi guarda e la vedo la paura nei suoi occhi.
  • Caroline lasciala.
Klaus e alle mie spalle che cerca di farmi mollare la presa. Non capisco perché lo faccia. Ha quasi fatto uccidere nostro figlio eppure ancora la difende.
  • Lasciarla andare? Che fine ha fatto il Klaus che era pronto ad uccidere chi metteva in pericolo la sua famiglia?
Lascio Camille senza delicatezza portandola a cadere sul pavimento come un sacco di patate. Guardo solo Klaus ma ho gli altri sensi in allerta per tenere sotto controllo Camille per non farla scappare.
  • Ci sarà un motivo per cui ha fatto quello che ha fato.
  • Si. Ed è uccidere nostro figlio perché lo ritiene una minaccia.
Più lo guardo più mi sembra di non riconoscerlo.
Lui si avvicina a Camille, la prende saldamente per un polso e la trascina fuori dalla stanza. La porta in un’altra stanza in cui prende una bacinella e gli taglia le vene.
  • Depurerò il suo sangue dalla verbena in questo modo posso soggiogarla e capire perché ha fatto quello che ha fatto.
Non dico nulla. Lui sa cosa fare, è la sua ragazza ma non capisco il suo comportamento. Perché si comporta così. Perché è così clemente con lei da lasciargliela passare franca.
Dopo avergli tagliato le vene circa dieci volte la so gioca e gli chiede il perché del suo strano comportamento. La sua risposta.
  • Sono stata manipolata dalle streghe vogliono il bambino morto, e anche la madre.
Klaus mi guarda, ma io continuo a guardare Camille che sviene tra le braccia di Klaus, patetica. Esco dalla stanza velocemente senza fermarmi neanche quando Klaus mi chiama. Vogliono morta me è il mio bambino. Ma perché, in questi anni non ha fatto del male a nessuno. Perché la maledizione di Valerie doveva durare fino ad oggi. Perché.
Entro in camera mia è chiudo la porta. Non posso restare qui. È stato un errore tornare. Ho sbagliato a credere che con la morte di Valerie tutto un po’ alla volta. si sarebbe potuto risolvere. Mi sbagliavo veramente tanto.
Prendo la valigia che ho messo sotto il letto e la metto sulla sedia poi inizio a riempirla di tutti i miei vestiti. Devo andare via da qui.
  • Dove pensi di andare.
Klaus è entrato nella stanza senza fare il minimo rumore.
  • Devo andare via. Ho sbagliato a tornare qui con il bambino. Non e ancora il momento giusto.
Continua ad accavallare i mie vestiti l’uno sopra l’altro prima di essere costretta da lui a fermarmi.
  • Tu non andrai via. E se lo fai, lascerai il bambino qui.
Come può chiedermi di lasciare mio figli qui. Con quale coraggio.
  • Stai scherzando! Non lascio Nick qui. E pericoloso.
La sua mano e fissa sulla mia schiena come se solo questo gesto lo faccia sentire bene con se stesso.
  • Resta qui Caroline. Resta qui con noi. Non portarmelo di nuovo via. Ho già perso troppo tempo.
 
KLAUS
Più la guardo più la vedo bella. Più ammiro i suoi occhi e le sue labbra, più vorrei baciarla. Cerco di convincere me stesso che la voglio qui solo perché è la madre di Nick. Cerco di convincermi che la voglio qui, perché so che nostro figlio senza di lei non resterebbe. Cerco di convincermi che la voglio qui solo per nostro figlio. Ma non è così. La voglio qui, per me. Perché solo ora che si trova davanti a me, mi rendo conto di quanto mi sia mancata, solo ora mi rendo conto che lei fa ancora parte della mia vita e che non andrà mai via.
Non tolgo la mia mano dalla sua spalla. Ho bisogno di questo piccolo contatto, ho bisogno di stare in contatto con la sua pelle. Ho bisogno di lei. Avrò sempre bisogno di lei. Non dovrebbe essere così però. Io sto con Camille. Lo trasformata perché ero certo di voler passare la mia vita con lei. Ora invece. Non so cosa voglio. Probabilmente non dovrei essere cosi bugiardo con me stesso. So cosa voglio il problema è che non posso averlo.
Ci troviamo ancora immobili l’uno difronte l’altra. Vedere quella valigia aperta e piena dei suoi vestiti mi procura un dolore atroce. Un dolore più forte di qualsiasi altro. Fa più male di una coltellata, brucia molto di più della stessa verbena.
  • Non andremo via. Ma devi aiutarmi a proteggere nostro figlio. So che non mi sono comportata bene con te. Ma devi pensare a lui.
Lo sento, lo vedo, lo percepisco il dolore nella sua voce. La conosco bene. Come lei conosce me. Nostro figlio. Ho un figlio con la donna che mi ha spezzato il cuore, con la donna che è scappata con quel bambino che ora si trova nella stanza acanto a giocare con sua sorella. Ho un figlio con l’unica donna che potranno anche passare mille anni che non la vedo, ma che riconoscerò sempre. Ho un figlio con l’unica donna che abbia mai amato. Ho un figlio con la regina di New Orleans.
SI. È così. Caroline è la regina di questa città. Non Camille. Caroline è la padrona di questa casa. Non Camille. Caroline è la madre di Nick. Non Camille. E Caroline la donna che vorrei avere al mio fianco quando al mattino mi sveglio. Non Camille. Solo una e la padrona del mio cuore, e per quanto mi possa dispiacere non è Camille.
  • Ci occuperemo di lui. Siamo una famiglia.
Mi avvicino e labbraccio. Mi basta solo questo tocco per sentirmi in pace con i miei demoni. Lei e la mia luce.
  • Dobbiamo organizzare un compleanno per domani sera. Dobbiamo metterci all’opera.
Mi allontano anche se non vorrei. Non posso stargli accanto, la bacerei e poi la farei mia su questo letto. Perché la desidero. Perché può anche avermi ferito ma farei di tutto per lei.
  • Chiederò una mano a Rebekah per i preparativi.
Mi risponde. È così bella. Riesco a pensare solo a questo quando la guardo.
Mi dà le spalle per uscire dalla stanza e andare alla ricerca di mia sorella.
  • Caroline.
La chiamo e lei si volta.
  • Sono felice che tu sia rimasta.
Mi sorride e io mi sento bene, guardando il suo sorriso raggiante.
Mentre si volta riesco solo a pensare che, sono felice che non sia andata via. Solo il pensiero che se ne vada di nuovo mi fa sentire perso. Non dovrei pensare tutto questo, c’è Camille nella mai vita, ma lei non è una regina. Lei non ha abbastanza luce per illuminare la mia oscurità. Caroline è la mia luce.
Lo è stata dal primo giorno in cui ho posato i miei occhi su di lei. L’unica cosa che ora devo fare è liberarmi di Camille, non posso perdonarla per aver messo in pericolo mio figlio.
Sapevo che l’avrei trovata in camera di Klaus a preparare i bagagli. Sapevo che avrebbe fatto di tutto per scappare prima che io la potessi raggiungere. Crede tanto di essere una regina ma non riesce neanche a prendersi le sue responsabilità. Non riesce neanche a guardarmi negli occhi e a provare anche solo per un minuto a battermi. Non ha fegato, solo una lingua lunga. Entro nella stanza senza dargli la possibilità di vedermi, tranne quando la sbatto al muro con tutta la forza che posseggo, tano da crepare il muro.
  • Parti per qualche viaggio.
E a terra, con lo sguardo perso. Non parla, non si muove, sembra quasi morta, ma purtroppo ancora non lo è.
  • Io non volevo Caroline dico davvero. Io…
La prendo per il collo e la sollevo fino a non fargli toccare il pavimento.
  • Tu cosa? Su dimmi, cosa ti inventi per portarmi a risparmiarti.
Mi guarda e la vedo la paura nei suoi occhi.
  • Caroline lasciala.
Klaus e alle mie spalle che cerca di farmi mollare la presa. Non capisco perché lo faccia. Ha quasi fatto uccidere nostro figlio eppure ancora la difende.
  • Lasciarla andare? Che fine ha fatto il Klaus che era pronto ad uccidere chi metteva in pericolo la sua famiglia?
Lascio Camille senza delicatezza portandola a cadere sul pavimento come un sacco di patate. Guardo solo Klaus ma ho gli altri sensi in allerta per tenere sotto controllo Camille per non farla scappare.
  • Ci sarà un motivo per cui ha fatto quello che ha fato.
  • Si. Ed è uccidere nostro figlio perché lo ritiene una minaccia.
Più lo guardo più mi sembra di non riconoscerlo.
Lui si avvicina a Camille, la prende saldamente per un polso e la trascina fuori dalla stanza. La porta in un’altra stanza in cui prende una bacinella e gli taglia le vene.
  • Depurerò il suo sangue dalla verbena in questo modo posso soggiogarla e capire perché ha fatto quello che ha fatto.
Non dico nulla. Lui sa cosa fare, è la sua ragazza ma non capisco il suo comportamento. Perché si comporta così. Perché è così clemente con lei da lasciargliela passare franca.
Dopo avergli tagliato le vene circa dieci volte la so gioca e gli chiede il perché del suo strano comportamento. La sua risposta.
  • Sono stata manipolata dalle streghe vogliono il bambino morto, e anche la madre.
Klaus mi guarda, ma io continuo a guardare Camille che sviene tra le braccia di Klaus, patetica. Esco dalla stanza velocemente senza fermarmi neanche quando Klaus mi chiama. Vogliono morta me è il mio bambino. Ma perché, in questi anni non ha fatto del male a nessuno. Perché la maledizione di Valerie doveva durare fino ad oggi. Perché.
Entro in camera mia è chiudo la porta. Non posso restare qui. È stato un errore tornare. Ho sbagliato a credere che con la morte di Valerie tutto un po’ alla volta. si sarebbe potuto risolvere. Mi sbagliavo veramente tanto.
Prendo la valigia che ho messo sotto il letto e la metto sulla sedia poi inizio a riempirla di tutti i miei vestiti. Devo andare via da qui.
  • Dove pensi di andare.
Klaus è entrato nella stanza senza fare il minimo rumore.
  • Devo andare via. Ho sbagliato a tornare qui con il bambino. Non e ancora il momento giusto.
Continua ad accavallare i mie vestiti l’uno sopra l’altro prima di essere costretta da lui a fermarmi.
  • Tu non andrai via. E se lo fai, lascerai il bambino qui.
Come può chiedermi di lasciare mio figli qui. Con quale coraggio.
  • Stai scherzando! Non lascio Nick qui. E pericoloso.
La sua mano e fissa sulla mia schiena come se solo questo gesto lo faccia sentire bene con se stesso.
  • Resta qui Caroline. Resta qui con noi. Non portarmelo di nuovo via. Ho già perso troppo tempo.
 
KLAUS
Più la guardo più la vedo bella. Più ammiro i suoi occhi e le sue labbra, più vorrei baciarla. Cerco di convincere me stesso che la voglio qui solo perché è la madre di Nick. Cerco di convincermi che la voglio qui, perché so che nostro figlio senza di lei non resterebbe. Cerco di convincermi che la voglio qui solo per nostro figlio. Ma non è così. La voglio qui, per me. Perché solo ora che si trova davanti a me, mi rendo conto di quanto mi sia mancata, solo ora mi rendo conto che lei fa ancora parte della mia vita e che non andrà mai via.
Non tolgo la mia mano dalla sua spalla. Ho bisogno di questo piccolo contatto, ho bisogno di stare in contatto con la sua pelle. Ho bisogno di lei. Avrò sempre bisogno di lei. Non dovrebbe essere così però. Io sto con Camille. Lo trasformata perché ero certo di voler passare la mia vita con lei. Ora invece. Non so cosa voglio. Probabilmente non dovrei essere cosi bugiardo con me stesso. So cosa voglio il problema è che non posso averlo.
Ci troviamo ancora immobili l’uno difronte l’altra. Vedere quella valigia aperta e piena dei suoi vestiti mi procura un dolore atroce. Un dolore più forte di qualsiasi altro. Fa più male di una coltellata, brucia molto di più della stessa verbena.
  • Non andremo via. Ma devi aiutarmi a proteggere nostro figlio. So che non mi sono comportata bene con te. Ma devi pensare a lui.
Lo sento, lo vedo, lo percepisco il dolore nella sua voce. La conosco bene. Come lei conosce me. Nostro figlio. Ho un figlio con la donna che mi ha spezzato il cuore, con la donna che è scappata con quel bambino che ora si trova nella stanza acanto a giocare con sua sorella. Ho un figlio con l’unica donna che potranno anche passare mille anni che non la vedo, ma che riconoscerò sempre. Ho un figlio con l’unica donna che abbia mai amato. Ho un figlio con la regina di New Orleans.
SI. È così. Caroline è la regina di questa città. Non Camille. Caroline è la padrona di questa casa. Non Camille. Caroline è la madre di Nick. Non Camille. E Caroline la donna che vorrei avere al mio fianco quando al mattino mi sveglio. Non Camille. Solo una e la padrona del mio cuore, e per quanto mi possa dispiacere non è Camille.
  • Ci occuperemo di lui. Siamo una famiglia.
Mi avvicino e labbraccio. Mi basta solo questo tocco per sentirmi in pace con i miei demoni. Lei e la mia luce.
  • Dobbiamo organizzare un compleanno per domani sera. Dobbiamo metterci all’opera.
Mi allontano anche se non vorrei. Non posso stargli accanto, la bacerei e poi la farei mia su questo letto. Perché la desidero. Perché può anche avermi ferito ma farei di tutto per lei.
  • Chiederò una mano a Rebekah per i preparativi.
Mi risponde. È così bella. Riesco a pensare solo a questo quando la guardo.
Mi dà le spalle per uscire dalla stanza e andare alla ricerca di mia sorella.
  • Caroline.
La chiamo e lei si volta.
  • Sono felice che tu sia rimasta.
Mi sorride e io mi sento bene, guardando il suo sorriso raggiante.
Mentre si volta riesco solo a pensare che, sono felice che non sia andata via. Solo il pensiero che se ne vada di nuovo mi fa sentire perso. Non dovrei pensare tutto questo, c’è Camille nella mai vita, ma lei non è una regina. Lei non ha abbastanza luce per illuminare la mia oscurità. Caroline è la mia luce.
Lo è stata dal primo giorno in cui ho posato i miei occhi su di lei. L’unica cosa che ora devo fare è liberarmi di Camille, non posso perdonarla per aver messo in pericolo mio figlio.

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Capitolo 14
*** 14 CAPITOLO ***


Dopo aver trovato Rebecka iniziamo ad operarci su come dovrà essere la festa. Vorrei qualcosa di elegante visto che per la prima volta tutti vedranno il figlio di Klaus, ma voglio anche qualcosa di divertente visto che è un compleanno di un bambino di nove anni. Riusciamo ad abbellire tutto alla perfezione, a inviare gli inviti.

Lo devo ammettere non ho sprecato molto tempo nel organizzare la festa hanno voluto occuparsi di tutto i fratelli di Klaus e ho deciso di lasciarli fare. E ora mi ritrovo nella mia stanza in cerca di un vestito adatto da indossare stasera.

Vorrei essere elegante, e sentirmi bellissima. Nonostante sia andata via da New Orleans nove anni fa, continuo a sentirmi a casa, forse perché è sempre stata casa mia. Forse perché in fondo sono veramente la regina di questo paese, forse perché sento di non aver mai lasciato il mio posto. Vorrei dire lo stesso di Klaus, vorrei dire che tutto si può risolvere, e quando lo guardo quasi mi convinco, poi mi ricordo di Camilla e la mia sicurezza vacilla. Non posso credere che l'abbia perdonata, non posso credere che non l'abbia torturata e poi uccisa per quello che ha fatto a Nick.

Ok, e stata manipolata dalle streghe ma ciò non toglie che lei ne avrebbe giovato della mia morte e quella di Nick.

- Come mai cosi pensierosa?

La voce di Klaus mi giunge cosi soave, che mi riscalda l'anima.

- Non ho nulla di decente da indossare stasera.

Lo vedo entrare nella stanza con un vestito tra le braccia.

- Allora e una fortuna che io abbia ancora la mia collezione di abiti.

Mi sorride, e gli sorrido di rimando. Mi senbra quasi di essere tornata indietro nel tempo. Quando noi ci amavamo cosi tanto da farci consumare da quell'amore.

- Penso che dovresti darlo alla tua ragazza.

Appoggia l'abito sul letto e poi si avvicina, mi accarezza la guancia e fissa i suoi bellissimi occhi nei miei.

- Gli abiti della mia collezione posso essere indossati solo da una donna, ovvero colei che ho davanti a me.

Vorrei baciarlo. Baciarlo come non faccio da nove lunghi anni, ma non posso.

- La tua donna non la prenderà bene.

- Non mi importa.

Lo sento, lo vedo, mi ama ancora come io amo lui ma e tutto così difficile.

- Preparati la festa inizierà a momenti.

Mi da le spalle ed esce dalla mia stanza lasciandomi con un gran masso sul petto. Quanto vorrei che fosse tutto diverso.

KLAUS

Tutto è pronto, tutto è perfetto. Devo dire che i miei fratelli hanno veramente fatto un bellissimo lavoro. Tra le braccia ho il mio bellissimo bambino che educatamente saluta tutti gli invitati che un po' alla volta arrivano. Dal modo in cui si muove, da come stringe la mano, da come sorride tutto mi porta a notare quanto mi assomigli, mi porta a capire quando sia perfetta l'unione tra me e Caroline.

La festa e già iniziata da un po', Camille mi sta accanto come se fosse una regina accanto al suo re, ma non lo è. La mia regina non è ancora arrivata, e nella stanza si sente la mancanza della sua luce.

Mentre mi ritrovo a parlare con mio fratello Eljah della fantastica festa mi accorgo che la maggior parte della gente sta fissando le scale come ammaliati, mi basta voltare di poco lo sguardo per capire il perché. Su per le scale bellissima come sempre, se non di più, c'è la vera regina di New Orleans, che guarda tutti coloro che la circondano come una vera regina.

- Non è più un regina dovrebbe risparmiarsi queste entrate.

La squillante voce di Camille mi arriva quasi come un ronzio fastidioso alle orecchie.

- Lei resterà sempre la regina di questo paese.

Non sono interessato alla sua risposta, ma solo alla bellissima donna che uno alla volta scende i gradini. Mi avvicino come ammaliato e la guardo quasi come se fosse la prima volta.

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Capitolo 15
*** 15 CAPITOLO ***


CAMILLE
Sta andando tutto a rotoli, da quando Caroline è tornata, Klaus si è allontanato da me. È vero, non mi ha mai guardata o toccata o desiderata come Caroline ma ora non mi guarda neanche. 
Ora che hanno scoperto la mia colpevolezza nel breve rapimento del loro stupido moccioso le cose sono anche peggiorate.
Vorrei tanto trovare un modo per risolvere con Klaus ma più lo guardo ammirare Caroline scenderà la scala da vera regina di questa città, più capisco che il mio tempo qui è terminato. 
Vorrei andare da Caroline urlargli contro che avevamo un patto, che lei aveva lasciato Klaus a me. Ma non posso, il cuore di Klaus non è mio anche se vorrei tanto che lo fosse. 
Lo vedo come la guarda, vedo come freme ogni volta che qualcuno gli si avvicina, vedo il suo desiderio di avvicinarsi a lei, freme dalla voglia di toccarla e ballare con lei.
- Va da lei. Il tuo posto è con lei-
Klaus volta il suo sguardo verso di me, mi guarda quasi come se non credesse alla mie parole.
Mi volto e vado via, vorrei tanto che mi seguisse, che mi dicesse che è me che vuole, ma so che non è così.
So che quando io mi sarò allontanata da questa festa,da questa famiglia, da questa città. Nessuno mi verrà a cercare perché in questi nove anni sono stata solo la sostituta della grande regina Caroline.
Ero consapevole, sono consapevole è lo sarò sempre, non sono mai stata la vera donna di Klaus, non sono mai stata la regina di questo paese.
Sono solo una pioggia passeggera prima che arrivino i raggi del sole.
Con la consapevolezza di non essere nessuno esco da questa casa, mentre tutti gli sguardi sono diretti verso la grande famiglia Mikaelson. È mi cade una leggera lacrima mentre vedo Eljah sorridere a Hayly con amore, Rebecka guardare Marcel con possesso, Poi guardare Davina con gioia, Freya tenere in braccio Hope felice e in fine, più di una lacrima mi riga la guancia mentre vedo Klaus baciare Caroline con profonda nostagia mentre il figlio ride felice di vedere la sua famiglia unita.
Una famiglia reale pieno di guerre sanguinose, passione, complotti, corteggiamenti, nemici, amici, falsi sguardi di assenso. Un reame in cui io non ero altro che la cortigiana del re, una cortigiana che aspirava di diventare regina, ma che invece è diventata una serva.
Cerco di smettere di piangere mentre preparo le valigie per andare via da tutta questa felicità che non solo per un po di tempo ha fatto parte della mia vita.
Hanno così tanti nemici da dover sconfiggere ed è meglio per me andarmene prima che tutto degeneri. Non sono nulla che non un'ex cortigiana che si era innamorata del suo re, quando lui era ancora follemente innamorato della sua regina di luce.
No ho bisogno di sentirmi dire se lui che è finita, mi è bastato vederli insieme. 
Con le mie valigge in mano mi diriggo verso il coridoio per poter uscire da questa casa, quando vedo quella porta. La porta che porta nella stanza in cui nessuno deve entrare, so di non doverlo fare, ma sto andando via e un'ultima curiosità me la posso anche togliere.
Apro la porta lentamente come se alle sue spalle di fosse un mostro a tre teste, ma quello che vedo e anche peggio.
Ritratti, infiniti ritratti della stessa persona sono appesi sui muri.
Caroline, ovunque mi giro trovo sempre lo stesso volto, prima felice, poi buffa, poi semplicemente sorridente e via dicendo. È nel mezzo della stanza ci sono gli abiti che lui gli ha regalato e la lettera che lei gli ha lasciato prima di andare via 
Ancora più lacrime di prima mi rigano le guancie, questa è la conferma, la prova che in questo nove anni non è stato mio nenache un momento.
Che stupida pensare di potermi sostituire alla vera regina.
Con questa consapevolezza esco da questa casa lontana da New Orleans. 
Questa non è più case mia, non lo è mai stata.

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Capitolo 16
*** Finale ***


La fine di questa storia potete trovarla sul mio profilo di wattpad mi chiamo graziaceleste. Per ora non ho il tempo di mettere i capitoli anche qui, ma vedrò cosa posso fare. Se vi va passate anche dalla mia storia Ricomincio da qui. http://my.w.tt/UiNb/fTh28fzxRE

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Capitolo 17
*** Wattpad ***


Potete trovare questa storia anche su wattpad modificata e con il seguito intitolato Chi sono! Ho appena pubblicato il mio primo libro ispirato a The vampire Daris dal titolo La Doppelganger lo specchio dell'anima potete trovarlo su Amazon. Il mio nome è Codazzo Grazia Celeste.

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