If This Was A Movie

di GreenCats
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** La vita senza di te ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***



 

Piove. 
Piove da sei mesi ormai ed Harry non sa se succede davvero oppure è la sua testa a crearla, la pioggia. Visto che lui le sue lacrime le ha versate tutte, ora lo lascia fare al cielo.
Piove e lui non riesce a dormire, non con quel vuoto nel petto. Non quando la metà del suo letto è fredda, nonostante lui si sia intestardito a dormire nel centro, a cercare di riempire gli spazi che qualcuno ha lasciato. 
Ma non ce la fa perché lui stesso si sente freddo e vuoto, come quel letto dove nessuno più ci fa l'amore, dove un tempo ha seriamente pensato di essere felice, dove nessuno lo abbraccia più. Si domanda ancora perché Louis sia andato via, cerca di capire ma non ha risposte e lui ha staccato completamente il telefono, ogni contatto, ogni legame. Harry si sente come amputato, di un braccio, di una gamba, del cuore, non lo sa. Ma sa di non essere più lo stesso da quando nel mezzo della notte ha sentito la porta sbattere e tutto farsi a pezzi. Vorrebbe alzarsi alzarsi, vorrebbe andare via ma non può, deve rimanere ed aspettarlo, perché Harry lo sa, lo sa che prima o poi tornerà e lui deve farsi trovare a casa, a casa loro. Gli viene da piangere mentre con la coperta addosso guarda fuori dalla finestra, tra il giardino ed il vialetto, scorge solo una macchina. No, Louis non è ancora tornato, non ha parcheggiato di fianco la sua Range Rover e non ha urlato di essere a casa. 
Harry vorrebbe piangere ma non ce la fa, nei suoi occhi verdi sente solo un'amara stanchezza e nel suo stomaco la bile sta facendo i capricci – "Non ora, ti prego" – spera ma è inutile, perché qualche minuto dopo si ritrova nel bagno a maledire se stesso e la cena appena rimessa. Ma non si arrabbia con la sua pancia, non potrebbe mai farlo.

È convinto che il bambino che porta in grembo possa sentirlo, quindi cerca di controllarsi e di non prendersela mai con lui o lei – non l'ha voluto sapere - alla fine non ha colpe, Harry lo sa. Vorrebbe solo vomitare meno e dormire di più o avere meno voglie di gelato al limone ed involtini primavera. Ora ha voglia di Skittles ma sa che non può chiamare la sua assistente per questo genere di cose, anche se crede fortemente che sia un'emergenza non da poco ma non vuole disturbarla nel bel mezzo della notte per delle stupide ma buonissime caramelle di cui sente di avere bisogno e dire che quelle palline colorate a lui non sono mai piaciute.
La gravidanza è strana, se lo ripete da sei mesi, dal giorno in cui l'ha scoperto ed ha iniziato a volere dannatamente delle cose che mai nella sua vita ha mangiato. Come quella volta che aveva spedito Liam in piena notte a comprare della salsa Vinegar da mettere sul gelato oppure quando ha letteralmente svuotato l'intero reparto panetteria da Tesco. Si passa una mano sulla pancia ormai grande, non sa cosa fare ma non è preoccupato, sta gestendo bene la gravidanza nonostante sia rimasto solo ed obbligato dai suoi manager a rimanere segregato in casa, non possono permettersi uno scandalo come quello, non saprebbero come gestirlo ed in verità nemmeno Harry.
Ha pensato più volte di fare qualcosa, si è chiesto spesso cosa penseranno le fan quando lo vedranno con un bambino, ha immaginato già i titoli di giornale dire - 'Harry Styles dei One Direction padre' – e domandarsi da dove diavolo sia uscito quel bambino, ma lui la verità non può dirla e preferisce tenere quella sua speciale capacità solo per se stesso, la sua famiglia e gli amici, per quelli che sono rimasti.

Anne – sua madre – non vede l'ora di diventare nonna e non la smette di comprare tutine, bavagli e quant'altro, ha persino preparato una camera per il bambino in casa sua, con tanto di culla e sedia a dondolo ed ha già ben messo in chiaro che almeno un fine settimana al mese, quell'esserino deve passarlo con lei. Gemma segue fiera le orme di sua madre, portandogli ogni giorno nuovi vestiti e con quella scusa si ferma a fare due chiacchiere col fratello, ad accertarsi che stia bene ma non glielo dice mai quanto lo vede spento, senza luce, da quando Louis è andato via. Quello è un pensiero comune a tutti ma nessuno ha il coraggio di dirglielo, non dicono neanche quel nome in presenza di Harry, l'ultima volta che è successo ha pianto ininterrottamente per ore e nessuno vuole vederlo così, non fa bene al bambino e soprattutto non fa bene ad Harry, ma quella sera è diversa. Johannah lo passa a trovare ogni tanto ma si sente in colpa per ciò che suo figlio ha fatto e da un po' di tempo quindi ha iniziato a non andare più, si limita a chiamarlo, chiedergli se tutto procede bene e dargli qualche consiglio, alla fine è un'ostetrica ma soprattutto è una mamma che ha partorito sette figli, è autorizzata. Vorrebbe farlo sentire meglio ma non sa come fare, è incazzata anche lei con Louis per ciò che ha fatto – 'Tale padre, tale figlio' ironizza – quindi opta per la strada più semplice non chiedendogli nulla, limitandosi a parlare dell'arrivo del suo primo nipotino. Quel bambino che legalmente non avrà nulla a che fare con lei - perché sarà uno Styles - perché suo figlio ha deciso completamente di lavarsene le mani, non riconoscendolo e scappando via. Ma Harry le ha promesso comunque di farglielo vedere ogni volta che vuole, dimostrando ancora una volta la sua estrema bontà.

Sente un calcio Harry e poi un altro movimento poco sopra il suo stomaco - 'Non sono l'unico che non riesce a dormire' – pensa, mentre si infila un paio di cuffie e con non poche difficoltà scende le scale di casa. È alla ventottesima settimana e si sente troppo grosso – e grasso – ora fa fatica a fare anche le cose più semplici ed odia dover chiedere alle persone aiuto per piccole cose ed odia ancora di più non poter mettere i suoi stivaletti in camoscio ma quelle orrende scarpe da ginnastica, coi piedi gonfi che si ritrova sono le uniche cose che riesce ad infilarsi. Non rimpiange però il suo fisico oppure i suoi muscoli, porterà fiero quelle smagliature e la cicatrice sotto il ventre se questo vuol dire avere finalmente suo figlio tra le braccia, non vede l'ora, spera solo di essere un bravo papà e di farcela. Si è chiesto se dovrà parlargli o parlarle di Louis, ma ci sarà tempo per raccontare di come l'unico amore della sua vita l'abbia lasciato due giorni dopo aver saputo della gravidanza, tradendolo con quello che per cinque anni aveva considerato non solo un amico, ma un fratello. Ed eccolo il famoso Harry Styles, ventiquattrenne, ex membro della boyband più titolata al mondo, incinto e solo davanti al camino mentre rimugina su ciò che una volta era la sua vita e lo fa a ritmo della playlist che Louis gli aveva creato qualche mese prima.
Vorrebbe mandarle tutte avanti o mandare indietro il tempo di sei mesi o qualcosa in più, ma si limita a stendersi sul divano con una tazza di Yorkshire Tea, che beve solo per ricordare il gusto delle labbra di Louis, e non dire nulla, perdendosi ancora nei ricordi di quando non c'era dolore, di quando si sentiva sempre a dieci centimetri da terra per la felicità.

«Non riesci a dormire?» - la voce gli arriva da dietro le spalle, non vorrebbe stoppare la canzone che sta ascoltando in quel momento, quella che lui stesso ha scritto per Louis ma lo fa e si volta verso il suo amico, che per quelle cose sembra avere sempre un sesto senso. Guarda Niall stare lì in piedi davanti a lui, col petto nudo e una vecchia tuta smessa, i capelli ora scuri, incasinati ma gli occhi sempre vispi. Harry si ferma un attimo di troppo ad osservarli meglio, sono azzurri eppure sono così differenti dai suoi, chiude un attimo gli occhi e cerca di ricordare tutte le sfumature di quell'azzurro che gli manca da morire. Le foto che trova sul Web non sono abbastanza, non rendono davvero l'intensità di quello sguardo, le sfumature che possiede quando è arrabbiato, felice, quando si è appena svegliato o è prossimo all'orgasmo. Louis ha una sfumatura di azzurro per ogni cosa nella sua vita ed Harry ha paura di dimenticarle tutte.

«Va tutto bene?» - domanda ancora Niall sedendosi accanto a lui ed Harry annuisce accompagnando quel gesto con un sorriso, peccato che non convince nessuno, né l'irlandese, né se stesso.

Niall non sa che cosa fare o dire, vorrebbe abbracciarlo e scusarsi per cose che lui non ha fatto, ma non è abbastanza, spera però che la sua sola presenza sia sufficiente, non è bravo a consolare le persone ma vedere uno dei suoi due migliori amici così lo sta letteralmente consumando, deve fare qualcosa. È preoccupato, lo sono tutti in fin dei conti, ma lui a differenza degli altri – soprattutto di Liam – non lo dice. Non vuole opprimere Harry in nessun modo, sa che sarà lui a parlare, a cercarlo, se ne avrà bisogno. Quindi lo lascia crogiolare nella sua tristezza, ma resta lì con la mano tesa, pronto a tutto.
Harry è grato di avere nella sua vita Liam e Niall, sono rimasti insieme nonostante il nome One Direction non esista più. Loro tre la promessa l'hanno mantenuta.

Zayn e Louis no.

«Ho finito il tuo Ben&Jerry's, mi dispiace» - ci prova l'altro ma non riesce a dissuadere Harry dai suoi pensieri, vede il suo sguardo perso sul telefono e vorrebbe non sapere il perché ma purtroppo non è così - «Sono uscite sue nuove foto?»

Ma scuote la testa, sono mesi che evita qualsiasi tipo di social network per non incappare nell'ennesima notizia di Louis con qualche ragazza, fuori da un locale o altro, gli viene il magone solo a pensarlo, non ce la fa a vederlo ma le notizie lo raggiungono sempre e fanno male, maledettamente tanto. Le fan, quelle che sono rimaste, sono preoccupate per Harry, ma ora ha altri problemi a cui badare. "Se solo i giornali sapessero quanto ci siamo amati" – pensa ogniqualvolta che incappa in un articolo riguardante Louis. Nonostante tutto lo difende ancora da tutte quelle calunnie che i giornalisti scrivono.

«È capitata 'If I Could Fly' nella riproduzione, quanti anni fa l'ho scritta Nì?»

«Tre o quattro anni fa. Tu e lui eravate da poco tornati insieme» - risponde Niall, dandosi dell'idiota esattamente qualche secondo dopo per aver rimesso Louis in mezzo.

«Non siamo stati insieme solo per cinque settimane, non è così tanto»

«Sì è vero, ma quelle cinque settimane sono state davvero lunghe! Io e Liam non sapevamo mai cosa dire o con chi stare, se passavamo troppo tempo con te, ci ritrovavamo lui incazzato, tu facevi lo stesso. Zayn già non c'era più ed è stato difficile trovare un equilibrio! Poi tu ti eri intestardito tanto da metterti a buttare i suoi vestiti dal tour bus!». Niall ricorda quelle cinque settimane come un vero incubo ma comunque col sorriso, era quasi divertente vederli bisticciare, non si incazzavano mai davvero con l'altro e le offese rivolte non erano niente in confronto a quelle che ricordava tra Perrie e Zayn o Sophia e Liam, quelle tra quei due non si potevano definire nemmeno vere e proprie litigate. "Ti auguro un amore come quello di Harry e Louis" aveva detto una volta a Josh e okay, non intendeva un amore omosessuale per suo cugino – no che ci fosse stato niente di male – ma con quella frase intendeva dire un amore vero, qualcosa che va contro tutto e tutti ma resiste.

Almeno così pensava fino a sei mesi prima.

«Se mi ha fatto così male perché mi manca?» - lo dice con un filo di voce - «Poteva dirmelo...Avrei abortito, avrei fatto tutto per lui, poteva dirmelo. Poteva, perché non l'ha fatto?». Niall si precipita ad abbracciarlo, non ce la fa a vedere il suo migliore amico in quelle condizioni, con gli occhi verdi coperti di lacrime e le guance rosse. Non ce la fa più a vedere Harry ridotto al peggio, senza l'ombra di un sorriso addosso. 
'Non è più lo stesso' – pensa mentre lo stringe a sé e non lo dice perché è cambiato fisicamente, per quella pancia grande o i capelli tenuti più corti degli anni precedenti. Lo vede e non sa più che fine abbia fatto quel ragazzo innamorato della vita, con la sua solita luce negli occhi e le fossette dalla felicità.

Non è vero che l'amore fa a pezzi, nel caso di Harry Styles, l'amore l'aveva completamente distrutto.

«Se n'è andato sei mesi fa senza toccare niente delle sue cose, non si è portato niente dietro. Ha preso solo il portafogli e le chiavi della macchina, lasciando sul letto l'anello che gli ho regalato. Avrei abortito se solo me lo avesse chiesto. Avrei fatto tutto per lui e lo farei ancora...»

Niall non risponde, sa che se lo facesse direbbe solo cattiverie e non vuole, perché anche lui è incazzato con Louis, soprattutto lui ma non lo dice e continua ad accarezzare i boccoli dell'amico. Spera solo che Liam legga il suo messaggio ed arrivi il prima possibile, ne ha bisogno, perché è il loro amico ad avere sempre le parole giuste in quel genere di situazione. Lui è stato messo solo vicino ad Harry come guardia, per evitargli di fare cazzate o finire ogni notte come quella. Si è trasferito in casa Stylinson – come una volta simpaticamente la chiamava – per tenere d'occhio Harry, per cercare di tirargli sempre fuori un sorriso, non importa se per qualche mese ha fermato la sua carriera da produttore o quella da golfista. Era stato Liam ad avere quell'idea, subito dopo aver saputo della gravidanza e dell'abbandono: in un primo momento avevano fatto dei turni, alternandosi tra loro due, Gemma, Anne, persino Nick aveva dato una mano a sorvegliarlo e ad aiutarlo in momenti davvero pietosi in cui il riccio mai si sarebbe voluto far trovare, poi Niall aveva deciso di restare lì fino alla nascita del bambino e tutti gli altri avevano solo acconsentito.

«Non pensi proprio a dimenticarlo? Hazza sono passati sei mesi...»

«Mi manca ogni singolo giorno Nì. Ogni mattina prima di aprire definitamente gli occhi, spero, prego per svegliarmi immerso in un suo abbraccio. Lui è stato il mio primo tutto: la mia prima cotta, il mio primo bacio dato ad un ragazzo, la mia prima volta. Come posso anche solo pensare di dimenticarlo?». Niall lo fissa a bocca aperta, a quell'ora tarda la sua mente non è reattiva come vorrebbe, ma non fa in tempo a rispondere che Harry è già con le mani sulla sua pancia, lo sguardo basso ed è tornato a parlare: «Non lo odio. Tutti voi lo fate per me ma non è giusto. L'ho odiato solo per una piccola frazione di tempo ma me ne sono pentito immediatamente. Non posso odiarlo come non posso pensare di andare avanti. Ci sono persone che non si possono rimuovere dalla vita e Louis è la mia. Mi fa male Nì, mi fa un male cane perché mi manca, mi manca tutto il tempo ed io non so più a chi appigliarmi. È devastante guardarmi attorno e non vederlo. Guardo la mia pancia e spero che questo piccolo esserino qui non esca con i suoi occhi, può assomigliargli in tutto ma non gli occhi, ti prego – dice in lacrime Harry rivolgendosi al suo bambino, a se stesso – non potrei sopportare di vedere due occhi così simili ai suoi ma non lui. Sarà un dolore eterno, so che lo sarà, perché l'ho amato più di quanto fosse possibile, ma non è bastato. Zayn evidentemente è stato più bravo di me».

Harry (02:55):
Lou, torna da me.

Harry (02:56): 
Torna da me, torna da me, torna da me, torna da me.

Harry (02:59):
È meglio di me?

Non parlano più, nessuno dei due lo fa, Niall vorrebbe ma non sa cosa rispondere. Vorrebbe vederlo felice ma non ci riesce, è ancora lunga la salita che porta a qualche tipo di contentezza. Sa che ci sarà sempre il macigno di Louis Tomlinson a gravare sulla vita di Harry, sul suo cuore. Tra i loro rispettivi pensieri e borbottii, sentono il campanello suonare e l'irlandese si precipita alla porta per aprire a Liam - «Ce ne hai messo di tempo!» - lo rimprovera subito.

«Io ed Andy eravamo dall'altra parte di Londra, questa maledetta città è trafficata anche in piena notte!»

«Tu ed Andy, eh?»

«Stai zitto folletto!» - sbuffa infastidito. Andy è il suo migliore amico da quando ne ha memoria e non ha mai pensato a lui in quel modo. Certo, si era fatto delle domande quando aveva scoperto di Harry e Louis e forse – forse – lo aveva convinto anche a scambiarsi un innocente bacio e no, non lo avrebbero fatto mai più. Niall gli dà una pacca sulla spalla e - «Dai seguimi, è davvero giù» - lo indirizza verso l'enorme salone bianco senza aggiungere nulla o accendere la luce, ormai entrambi conoscono quella casa come le loro tasche: quando erano ancora una band – o semplicemente tutti erano amici – passavano quasi tutti i fine settimana in quella residenza, tra una partita all'X-Box, un paio di birre di troppo, canzoni e chiacchiere. Erano come cinque fratelli e stupidamente pensavano di durare per sempre, in fin dei conti se lo erano promesso.

Ma non era andata così e Liam rimpiangeva i bei vecchi tempi andati, gli mancava la spensieratezza di quei giorni vissuti ma ancora di più gli mancavano Louis e Zayn, ma non l'avrebbe mai ammesso, almeno non in quella casa dove pensare una cosa del genere, equivaleva quasi a bestemmiare. 'Louis e Zayn' era un argomento che nessuno toccava più, lo aveva chiesto espressamente Harry e nessuno gli aveva dato contro. Era giusto non parlare di quella relazione segreta che aveva distrutto tutto, che aveva mandato tutto a puttane.

Era stato Zayn ad inculcare quell'idea a Louis, era stato lui a convincerlo a raggiungere Los Angeles, era stato il ragazzo di Bradford a fare tutto ed Harry impassibile non aveva fatto nulla.

«Dici che dovremmo dirglielo?» - chiede Liam mostrando il suo telefono a Niall, già a conoscenza di quelle foto, scuote la testa convinto - «No, lo farà Louis, se vuole». Liam non pensa di ribattere, sa che il suo amico ha ragione e mostrare ad Harry quelle foto non è convenevole - «Anche a te le ha inviate Preston?» - chiede, indicando la loro fidata ex guardia del corpo e Niall annuisce solo, senza aggiungere altro.

«Pensavo che sarebbe stato lui fino alla fine, me lo aveva promesso...» - i due ragazzi sentono parlare e non hanno il tempo di arrivare in salone che già capiscono cosa sta succedendo: Harry sta parlando al bambino di Louis, succede spesso e non ne sono stupiti, solo rattristati. Sanno che il loro amico sta soffrendo e loro non possono fare nulla. Avevano provato ad andare a Los Angeles – posto dove Louis si è ritirato o meglio, nascosto – prima Niall insieme a Gemma ed infine Liam, ma era stato tutto vago. Il più grande non si era fatto vivo nemmeno una volta, rifugiandosi invece da Zayn che gli aveva dato asilo politico.

Non avevano detto nulla ad Harry.

«Stai raccontando al piccolino come vi siete conosciuti tu e Lo-lui?» - chiede Payne, spogliandosi di giacca, cappello e felpa fino a restare a maniche corte, le braccia interamente tatuate in mostra, da qualche parte, all'interno dell'avambraccio, ci sono anche i nomi dei suoi amici, di tutti e quattro, voleva ricordare in quel modo l'esperienza più bella e assurda della sua vita. Lascia anche per qualche minuto il suo inseparabile telefono, posizionandolo sopra il camino. Avrebbe fatto il suo lavoro anche da lì. Non è cambiato molto nel tempo ed Harry è felice, perché sembrano tutti andare avanti, crescere – invecchiare – ma non Liam, ha solo messo un po' di massa muscolare sul petto, ha definito i muscoli delle spalle ma è rimasto uguale, non ha cambiato neanche taglio di capelli ed ha desistito dal farseli allungare nuovamente, come quando aveva sedici anni.

«Piccolino te la raccontiamo noi la vera storia» - Liam e Niall sanno che è sbagliato quello che stanno facendo, che non è giusto rivangare il passato ancora, non fa bene alle speranze di Harry ma si lasciano andare ai ricordi, vedendo il riccio sorridere - «C'erano una volta cinque ragazzi, di cui uno davvero bello, cioè io-»

«Liam!» - sbottano in coro gli altri due, Liam alza le mani in segno di scuse e poi le posiziona sopra il pancione dell'amico speranzoso di sentire il suo nipotino muoversi - «Okay dicevo, c'erano questi cinque ragazzi che volevano cantare...»

«Riempire le arene...» - suggerisce Niall seduto ai piedi del divano - «Okay, volevano riempire le arene. Nessuno di loro si conosceva ma tutti eravamo uniti dallo stesso sogno, eravamo piccoli e non sapevamo nulla, volevamo solo cantare»

«Lì mi fai piangere però!»

«Niall la vuoi smettere?»

«Non sapevamo che saremmo diventati presto famosi. Ci siamo conosciuti, abbiamo iniziato a cantare insieme e speravamo che quello che stavamo vivendo non potesse mai finire perché lo volevamo, lo volevamo con tutto noi stessi. I tuoi papà si sono conosciuti in bagno, mentre facevano la pipì. La pipì è davvero importante nella vita di loro due: Harry ha scoperto di te facendo pipì su un bastoncino rosa! Comunque, io, Zio Niall e Zayn avevamo notato che c'era qualcosa che non andava nei tuoi papà, erano sempre appiccicati uno all'altro ed Harry, beh papà guardava Louis come qualcuno che si vuole sopra ogni cosa. Non ho mai visto sguardi così e loro cercavano di nasconderci tutto, ma non ci sono riusciti perché nemmeno nel giro di un mese, li abbiamo beccati...» - Niall interrompe Liam non appena nota che sotto le loro mani c'è un Harry tremante ed in lacrime e non ce la fanno più a guardarlo in quel modo, ma con un cenno del capo di quest'ultimo, tornano a parlare ma questa volta lo fa Niall.

«Si sono amati tanto i tuoi papà e non è colpa tua se ora sono un po' lontani. Tu sarai la cosa più bella che hanno creato. Alcune volte però la gente che si ama tanto ha paura. L'altro tuo papà, non questo in cui sei dentro, ora ha paura di tante cose, ma sono sicuro che capirà cosa si sta perdendo. È come un film d'autore, lo apprezzi solo dopo averci pensato su bene»

«Se fossimo in un film Niall, ora Louis sarebbe fuori dalla porta, sotto la pioggia con un cartellone in mano con su scritto 'Mi dispiace'. Ma sai cosa sarebbe divertente? Io sarei come la protagonista stupida del film che non ci pensa neanche due minuti, lo abbraccerei e gli direi che mi, anzi, ci è mancato. Se fossimo in un film, io non vorrei nessun monologo, solo un diretto 'Mi dispiace' ed una promessa, quella di farcela insieme, mi basterebbe questo, come nei film. Ma non lo siamo e Louis è a 5640 chilometri da me, non mi risponde al telefono e forse in questo momento si starà scopando Zayn, come un film porno. Tanto è già successo, no?» - Harry non ce la fa a tenersi tutto dentro, sputa quelle parole con rammarico, forse anche un po' di odio, ma se lo può permettere, alla fine è lui quello che è stato lasciato solo ed incinto e non è giusto, per nulla - «Ecco il film che Louis sta vivendo! Il mio è solo un horror girato male che non finisce mai».

Niall e Liam vorrebbero replicare ma non lo fanno, sospirano solo e si allontanano da lui, ognuno con le proprie cose da fare, conoscono il loro amico e sanno che adesso vuole solo stare solo e così fanno, non parlano neanche tra di loro ma si capiscono ed in silenzio tornano alle loro cose, lasciando Harry ai suoi pensieri.

Guarda fuori e non piove più. 
Ma è triste lo stesso. 
Il dolore non lo lascia mai.

Se fosse per lui prenderebbe un aereo diretto per Los Angeles, solo per vivere al sole, ma non può per due semplici ragioni: è incinto di sette mesi e in quel posto, c'è casa sua. E con questa non intende un'immobile, c'è Louis lì e non è ancora pronto per condividere la sua stessa aria senza stare male. Sa che è in una delle loro casa, una delle governanti lo ha informato di questo ma quando ha provato a chiamare gli ha risposto Zayn e non ha avuto il coraggio di parlare, ha solo represso un singhiozzo o due ed ha riagganciato. Spera solo di non essere stato riconosciuto, ma sa che non è così. È come se il mondo gli fosse caduto addosso ancora.  Ma dovrebbe aspettarselo, Louis sta solo continuando la sua vita, Harry non può. Lui mantiene la promessa, resta fermo a Louis, lo farà sempre.

Si sente disperato ed ancora una volta non sa che fare, Louis non risponde ai suoi messaggi – come sempre – ma si promette di non inviarglieli più almeno per quella sera, solo un altro.

Harry (03:32):
Stiamo bene, oggi ha scalciato un paio di volte. Se sarà un maschietto sarà un bravo calciatore, lo dice Liam. Okay, dimmi se ti danno ancora fastidio questi messaggi, non lo so.
Mi manchi Lou.

Harry (03:34):
Buona vita senza di me, Louis. 
Sarai sempre nel mio cuore.
Ti amo, tuo sempre, Harry.

Sospira ancora una volta, è incerto ma manda quel messaggio e sente il cuore ancora pesante, non sa che cosa sta facendo, dove sta andando, gli manca solo Louis.  È l'unica costante che ha in questo momento la sua vita, insieme alla sua pancia. Sono due costanti unite, una reazione di un'altra.
Gli manca Louis, gli manca maledettamente tanto stare con lui e con non poche difficoltà si alza, sale le scale e con un lungo sospiro, abbassa la maniglia di una porta che teneva chiusa da settimana ed entra. Chiude inizialmente gli occhi e vorrebbe fare la stessa cosa col suo setto nasale, ma la gravidanza gli fa sentire ogni più piccolo odore ed appena entra, lo sente: il profumo di Louis.

Gira in solitudine verso la grande camera - non sa dove guardare prima - se sfiorare i tasti del pianoforte che ogni tanto suonava per lui, se fermarsi a guardare tutte le loro foto appese al muro, da quando erano due ragazzi ad X-Factor, le prime uscite, le foto dei diciott'anni di Harry e quella dei ventuno di Louis. C'erano foto delle loro vacanze, del loro cane, delle loro famiglia, c'era persino Lux che ora non è più così piccola, foto con Niall, Liam, Zayn e poi ce n'erano decine che ritraevano loro, felici ma soprattutto innamorati. Non pensava sarebbe stato così difficile dimenticarsi di Louis Tomlinson, l'amore della sua vita, suo marito.

Senza accorgersene prende una vecchia felpa dell'Adidas che lui aveva lasciato buttata sul divanetto nella stanza, vorrebbe indossarla ma è troppo piccola ed allora la stringe al petto, l'annusa e torna a piangere.

Louis (04:01):
Harry.


***
Continua...

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Harry si guarda allo specchio e si perde nei suoi stessi occhi. Manca una luce, un riflesso, una piccola punta di azzurro ma sa che non tornerà finché davanti a sé non avrà Louis. Si chiede: quando torna, ma soprattutto se torna. La cosa peggiore è non avere risposte e quel 'Harry' lui non sa come interpretarlo, se in maniera positiva, un qualcosa simile ad un 'Ciao', oppure negativamente, qualcosa che somiglia di più ad un 'Harry smettila, per favore'. La presenza di quel punto alla fine del suo nome poi, inspiegabilmente, lo fa tremare.

Stringe ancora quella felpa a sé, inspirando ancora il suo profumo. Si gira e chiude la porta dietro le sue spalle, lo fa per una ragione particolare e non è quella di farsi beccare da Niall o Liam, quello è già successo, semplicemente non vuole che quell'odore così forte di Louis abbandoni quella stanza, alla fine è l'unica cosa che gli è rimasta. Per questo ha vietato a tutti di metterci anche solo la punta del naso lì dentro, non lo fa con cattive intenzioni, non si accorge neanche di tenere così maledettamente tanto a quella stanza piena di ricordi. Sono quasi le quattro di mattina e lui è esausto, fisicamente e moralmente, non sa qual è la forza che lo tiene ancora sveglio a quell'ora ma comunque non durerà a lungo, le energie lo stanno abbandonando e lui ha bisogno di dormire ma non vuole farlo nel loro vecchio letto, ora soltanto suo. 

Non vuole dormire in nessuno dei letti presenti in quella casa, perché sopra ognuno di essi c'hanno fatto l'amore almeno una volta. 'Ah, se Niall sapesse su che letto dorme' - prova a scherzare, ma quel pensiero non lo fa sorridere, non c'è niente di felice in lui, non in quella notte, almeno.

Vorrebbe farlo, l'amore s'intende.
Gli ormoni della gravidanza lo rendono spesso eccitato ma Harry si accontenta di se stesso. Non ha mai pensato di passare del tempo con qualcun'altro. Ha vacillato soltanto una volta ma ha subito ripreso il senno e ha capito che quel bacio a stampo scambiato con Nick era totalmente sbagliato.In quell'occasione aveva scritto anche una serie di 'Mi dispiace Lou' - e si era sentito doppiamente sbagliato, come se alla fine della storia tutto quello fosse per colpa sua. Si abbandona sul divano con fatica, non riesce più a trovare una posizione giusta. Gli manca maledettamente tanto stendersi e trovare le braccia di Louis a sorreggerlo, a riempirlo e quando succedeva, tutto il mondo sembrava bloccarsi in quell'abbraccio.

Persino l'aria sembrava essere di troppo quando Harry e Louis erano insieme.

Il ragazzo non sa cosa fare, non ci sono finestre che affacciano sul giardino quindi non può vedere a che punto è ormai il sole, si ferma quindi ad osservare un punto indefinito di quella stanza, nelle braccia ancora la felpa di Louis - prova in tutti i modi a sentirlo vicino, a sentirlo e basta - vorrebbe tanto sentirsi bene, almeno meglio, ma è a conoscenza del fatto che tutto il suo meglio inizia e finisce con Louis ed è inutile, senza di lui non può che sentirsi male, peggio.

Vorrebbe davvero curare il dolore che prova, ma non sa da dove partire - 'È complicato' - si ripete ancora, mentre si afferra la testa tra le mani e la scuote, purtroppo però i pensieri non escono, Louis non esce. È sottopelle il suo dolore e sa che non andrà mai più via.

Come un tatuaggio. 
Come tutti quei segni che orgogliosi portavano sulla pelle, erano stati fatti per raccontare la loro storia, ora però gli ricordano quanto ci si può sentire soli senza l'altra metà di te stesso.

È a casa ma non ci si sente.
Guarda il veliero sul suo braccio, dovrebbe seriamente pensare di ripassarlo e si sente così: sbiadito e solo, senza una rotta, perchè la bussola che poteva indicargliela si è rotta, forse si è persa e lui con lei.

Harry sente Niall e Liam litigare per l'ultima barretta al cioccolato rimasta, se la combatteranno a 'Sasso, Carta, Forbice', li conosce bene e sa che l'irlandese perderà perchè ancora convinto che il sasso sia imbattibile e lo sa pure Liam, che astuto butterà giù la carta e si conquisterà il dolce, ma gli occhi dolci di Niall vincono su tutto e alla fine la barretta la mangerà lui. Certe cose non cambiano mai, Niall e Liam fortunatamente non lo fanno, sono gli stessi di otto anni prima e forse è stupido ma Harry è contento di vedere che alcune cose sono rimaste come i vecchi tempi, che almeno loro sono rimasti così.

Loro non sono come Zayn.
Loro non sono come Louis.

Quei due pensieri insieme gli fanno un dannato male, lo colpiscono dritto al petto e per un attimo gli manca il fiato, ma si ricompone, dovrebbe davvero smetterla di pensarci perchè quel male che sente all'altezza del petto non fa bene al bambino, come non fa bene a lui. Ma non gli importa di se stesso ed ancora per un po' si infligge quel dolce male, ripensando a vecchi momenti insieme, ripensando a quando aveva tutta la felicità al fianco e forse non l'ha apprezzata al massimo. Solo ora si rende conto che non ha vissuto in pieno tutti i loro momenti insieme e li rimpiange.

La mancanza non chiede il permesso per ferire, lo fa ed in modo brutale. 
La mancanza di Louis sembra prenderlo al centro del petto, per poi salire all'altezza della gola, impedendogli anche di gridare tutto quel dolore che poco a poco lo sta sotterrando. Vorrebbe rivivere ancora tutti i loro baci, ma si accontenterebbe anche e solo dell'ultimo: era un semplice bacio della buonanotte, un accordo, un 'Ci vediamo domani mattina, amore'. Vorrebbe averlo fatto durare più di un secondo, più di un semplice e leggero contatto di bocche. Se avesse saputo che quello sarebbe stato il loro ultimo bacio, non lo avrebbe lasciato finire.

Gli mancano i suoi baci della buonanotte, quelli che Louis gli lasciava appena addormentato sulle palpebre chiuse, le gote leggermente accaldate, sul collo ed infine sulle labbra, li sentiva tutti nonostante il sonno. Harry non gliel'ha mai detto che quelli erano i suoi preferiti, ricordandoli tutti, schedandoli come la felicità. Non si è ancora abituato a non avere nessuno da baciare, aspetta suo figlio per questo, ma non sarà lo stesso, non sarà mai lo stesso che baciare le sottili e rosee labbra di suo marito.

Harry vorrebbe tanto dire che 'Chiusa una porta, si apre un portone', ma non ha mai creduto ai detti popolari, Harry ha chiuso il suo cuore e sa che non ci sarà mai nessun altro che avrà il privilegio di farsi amare così tanto come ha fatto con Louis. Sente di non avere un futuro senza di lui ed è questa la sensazione peggiore.

Non vuole più rimanere nel buio dei ricordi, di quel dolore, ma non ce la fa a muovere neanche un passo senza di Louis e davvero, odia esser sempre stato così dipendente dall'amore della sua vita, di non aver mai davvero imparato a camminare in quel mondo senza di lui al fianco, odia se stesso per essere così tanto innamorato di una persona dopo che l'ha così talmente tanto lacerata che di Harry non sono rimasti che piccoli brandelli ed ancora, odia se stesso per non riuscire ad odiare Louis per ciò che ha fatto. Non prova neanche rancore è solo maledettamente triste per tutto ed è stanco come non lo è mai stato. La sua mente non è lucida e si sente vuoto nonostante non sia mai stato così pieno.

È stanco di ripetere che va tutto bene, quante volte l'ha ripetuto a sua sorella nelle ultime settimane? Quante volte ha detto a Niall di non preoccuparsi, di tornare a dormire perchè lui stava bene? Tante, troppe volte. Mai una volta che c'abbia davvero creduto in quei 'Sto bene'. Non riesce a trovare una soluzione a quel male, un anestetico e suo figlio, quell'esserino non è abbastanza. Non per quella notte almeno, dove i pensieri corrono veloci e le paure ancora di più. Non vuole ammetterlo ma dentro di sé sa che non ce la farà ancora a lungo, persino lui ha un limite e tutto quel dolore lo sta sfinendo, ha ancora poca autonomia.

Non si può avere una vita dopo aver amato Louis Tomlinson, pensa.

È debole e stare ancora chiuso in quella stanza lo sfinirebbe ancora di più, è masochista fino ad un certo punto, per questo si alza barcollando leggermente e spera con tutto se stesso di trovare Liam o Niall in salone, scambiare con loro altre parole, magari potrebbero parlare ancora di quella canzone che tutti e tre stanno scrivendo per l'arrivo del piccolo - o della piccola -, una ninna nanna personale, è questo uno dei privilegi di essere il futuro figlio di Harry Styles e di avere come zii Niall Horan e Liam Payne.

«Liam? Niall? - e per un momento, come d'abitudine, sta per pronunciare anche il nome di Louis, ma si riprende e non lo fa - Ci siete ancora?» - ma nessuno dei suoi due amici risponde, potrebbero essere in cucina o semplicemente essersi addormentati, sono pur sempre le cinque di mattina e non è giusto trattenerli ancora. È Harry quello ad aver la vita spezzata, non loro, i suoi due migliori amici devono continuare ad andare avanti e lui deve smettere di ostacolarli. Niall risponde dopo qualche secondo, aveva semplicemente la bocca piena e quella barretta al cioccolato doveva essere assaporata fino all'ultimo momento - «Hazza sono in cucina» - ed Harry lo raggiunge barcollando, sistemando le mani al centro della pancia, proteggendo ancora per un po' quella piccola vita al suo interno.

«Vai a dormire Nì, è l'alba!»

«Ne sei sicuro? Sai vorrei esserci quando...» - ma l'irlandese è interrotto da una gomitata di Liam, appena arrivato in cucina, dritta sul fianco - «Quello che questa testa di folletto voleva dire è che ci preoccupiamo per te, però se ci dici così...»

Harry sorride sinceramente intenerito dalle parole del suo amico, si preoccupano eccessivamente per lui, per cose assolutamente sbagliate, per errori di altre persone, ma è grato a quei due ed a tutte le persone che sono rimaste al suo fianco. Si sente più voluto e meno abbandonato. Quello strano fastidio all'altezza del petto va via, o meglio, si sente meno quando è coi suoi due migliori amici.

«Liam vai a casa e Nì tu vai a dormire, sto bene ve lo giuro» - Entrambi i ragazzi si trovano ad annuire e in pochi secondi lasciano la cucina, chi per il letto della sua stanza provvisoria, chi per raggiungere la propria casa e finalmente trovarlo.

Niall è ormai sulle scale e Liam vicino il portone dell'ingresso quando Harry li richiama entrambi - «Grazie ragazzi, per tutto».

I tre restano bloccati per qualche secondo a quelle parole, chi con una mano già sul pomello della porta, pronto per uscire ed andare a recuperare, non il sonno, ma la felicità del suo amico, chi nel bel mezzo dell'ingresso con un bicchiere di latte in mano e chi, come Niall, sulla scale ancora voltato di spalle ed è meglio così, nessuno può vedere quella piccola e singola lacrima che gli è scappata dall'occhio destro.

Harry si rifugia nella loro camera, dovrebbe imparare a considerarla solo sua. Dovrebbe imparare a chiamare le cose con il loro giusto nome: 'il mio letto, la mia casa, il mio bambino, la mia vita', non c'è più un plurale, è singolo, è solo. Deve abituarsi, ruota tutto intorno a questa, l'abitudine. È da quando ha sedici anni che considera la sua vita come qualcosa appartenente solo ed esclusivamente a Louis, ci vorrà tempo, tanto tempo, per abituarsi e forse non lo farà mai del tutto, perchè ci sarà sempre quella piccola parte di lui che apparterrà senza condizioni a suo marito.

Si chiede ancora se Louis tornerà mai.
Se si presenterà davanti la sua porta, con quel sorriso beffardo ed insolente che lo caratterizza, con quegli occhi più belli del cielo e gli chiederà scusa. Ma a pensarci Harry non vuole sentirsi dire niente, vuole solo abbracciarlo, gli mancano maledettamente tanto quelle braccia, perdersi nel suo profumo ed addormentarsi sul suo petto.

Pensarci adesso fa male.
Fa tutto male da quando è andato via e lui ormai ha raggiunto il limite di sopportazione.

È per questo che afferra il telefono e preme il dito su quel nome, quell'unico numero inserito tra i 'Preferiti'. Quel nome essenziale che dopo undici lunghi squilli, non risponde. Parte la segreteria, segno che Louis gli ha volutamente riagganciato il telefono.In passato lo faceva quando era quasi a casa, quando Harry era preoccupato perchè stava tardando ed allora lo chiamava ma Louis ormai era già vicino ed allora riagganciava semplicemente. Ma questa volta non è vicino casa loro, casa sua.

Deve imparare che non c'è più condivisione dei beni, forse da parte di Louis non c'è neanche più il bene, figuriamoci l'amore. Lo fa tremare di paura questo pensiero, sente persino una dolorosa fitta al ventre ma non ha forze per chiamare qualcuno, si accascia semplicemente sul letto della loro - sua - camera, che non sa nemmeno come ha raggiunto e cerca in tutti i modi di riposare, di spegnere il cervello ed abbandonarsi al sonno, mettendo a tacere finalmente quel dolore che lo sta facendo a pezzi.

Harry non esagera, è esasperato da tutto quello e non sa più come reagire, non sa più neanche da che parte guardare, tutto gli ricorda Louis e tutto gli fa male, un male che nessuno sembra capire, un male che nessuno potrà mai annientare. È brutto anche solo pensarlo ma Harry augura a tutti quelli che gli hanno detto - 'È solo un ragazzo, poi passa' - di perdere la cosa più cara che hanno, per farli capire anche solo come ci si sente a perdere tutto e restare senza niente, restare niente. Ed Harry si sente esattamente così, come svuotato da qualsiasi cosa, non sente più nulla.

Il dolore però, quello lo sente e sembra non finire mai. Pensava di potercela fare da solo, di essere un grand'uomo ed un bravo padre, ma non lo sarà. Pensava di poter sopportare tutto quello, che dopo sei mesi le ferite si sarebbero finalmente cicatrizzate ed avrebbero fatto sempre meno male ad ogni respiro, ma neanche qui è così. L'unica cosa certa è che lui non sarà mai più lo stesso, perchè non avrà più Louis al suo fianco. 

Harry (06:12)
Torna a casa.
 

Gli scrive un'altra volta prima di fissare il suo letto e quella sensazione di freddo e di vuoto, sia sua che del letto, è peggio dell'Inferno. Osserva la cornice sul suo comodino: la foto rappresenta lui e Louis il giorno del loro grande matrimonio. Quell'evento segreto, con pochi partecipanti, essenziali. Avrebbe voluto fare le cose diversamente, magari chiamando le due intere famiglie e non solo le madri degli sposi, sposarsi a casa loro e non in Australia ma non rimpiange quel gesto, non potrebbe mai farlo. Quel giorno ha promesso di essere suo per sempre.

Fissa ancora l'immagine tenendola nelle mani tremanti, erano così felici. Una sensazione che ora sembra così lontana e sconosciuta ad Harry. «Sei bellissimo in questa foto amore» - dice a bassa voce, sfiorando con il pollice il viso di Louis, per poi passare alle loro mani incrociate, ai loro corpi vicini ed infine ai sorrisi di entrambi. Sente il batticuore solo al ricordo di quel giorno, alle promesse che si erano scambiati in riva al mare, al tramonto. Quel 'Non ti lascerò mai Harry' - che Louis aveva pronunciato a fior di labbra ora suona così falso e rotto.

Pensa, pensa ed ancora pensa a lui, ma non vorrebbe farlo. Vorrebbe cancellare quello che sono stati ed andare avanti ma non può permettersi questo, perchè eliminarlo dalla sua vita vorrebbe dire perdere i suoi ultimi otto anni. Si chiede però se rimarrà sempre bloccato a quel punto oppure andrà avanti.

Non è pronto. 
Non vuole.
Louis è indelebile e non pensarci non serve a nulla. Si guarda intorno e lo vede ovunque, guarda se stesso ed è inutile ripeterlo, è sulla sua pelle, sotto, nel petto, negli organi vitali, nel suo bambino, Louis è ovunque e quel pensiero non lo abbandona. Quel profondo amore che prova non lo abbandona, non potrebbe mai. Non si abituerà mai a quello e forse non deve farlo. Il pensiero di finire tutto lo investe un'altra volta, ma questa è meno sbagliato di prima, fa meno male, ma per fortuna Harry scuote la testa come a ripristinare i suoi pensieri e abbandona l'idea, ancora per un po'.

La morte non lo spaventa, non quando ha conosciuto il dolore che si prova a restare senza l'amore della sua vita. Ciò che gli fa davvero paura è come andare avanti senza Louis - 'Ho basato la sua vita su di te, devo imparare a camminare da solo e non so se ce la faccio' - pensa Harry sconfortato. 

«Harry posso entrare?» - il ragazzo sente la voce di Niall al di là della porta, non bussa - come suo solito - ma aspetta una risposta senza entrare. Dopo aver beccato Harry più volte a masturbarsi, ha imparato a non fare irruzione nella camera senza almeno dire qualcosa.

«Entra Nì»

«Sei vestito?» - il riccio alza gli occhi al cielo - «Non sbuffare con me signor Styles» 

Questa volta però sorride - qualcosa che si avvicina parecchio ad un sorriso - gli si illuminano un po' gli occhi e le guance prendono per un attimo colore, sotto tutto quello strato di dolore c'è ancora una piccola traccia del solito Harry, Niall è felice di vederlo, anche se per poco, così. «Stai meglio? Non riesco a dormire pensandoti qui tutto solo» - dice Niall, allungandosi sul letto di fianco ad Harry. Ignora la cornice stretta sul petto di quest'ultimo e si avvicina a lui, sfilandogliela e sistemandosi sul suo sterno, attento a non far male al bambino.

«Io sono solo» - risponde l'amico a bassa voce alzando le spalle, ovviamente - «Pensavo che dopo sei mesi le ferite che mi ha inflitto si fossero finalmente cicatrizzate, invece no, fanno ancora male. Ed il dolore peggiore è durante notti come questa, dove vorrei che ci fosse lui a curare le mie voglie, ad abbracciarmi fino a farmi addormentare, in cui realmente percepisco la sua assenza, in cui il dolore fa più male e non finirà mai. Pensavo di avercela fatta»

Niall vorrebbe sapere cosa dire, la giusta formula per far rispuntare le fossette sulle guance scavate di Harry ma non sa cosa dire o inventarsi. Sa che Louis sta tornando ma non è solo ed è questo che lo fa più incazzare - «Potresti andare avanti» - dice solo, senza aggiungere quel 'Come lui' che tanto gli brucia sulla punta della lingua. Le foto che Preston gli ha inviato non erano complete, Louis su quell'aereo non era solo: c'era Zayn. Quelle foto avevano spento la speranza anche in Niall. Quel Zayn che aveva prima considerato un amico, un fratello e poi uno sconosciuto. Quella stessa persona che aveva convinto Louis a lasciar stare Harry ed il loro bambino, lui poteva dargli di più. Ha giocato sulle paure di Louis, sulle sue incertezze fino a farlo suo, come aveva sempre voluto, togliendo dai giochi quel riccio che aveva sempre visto come  il rivale da annientare.

Harry non si accorge dell sguardo pensieroso di Niall e parla, straparla in realtà, senza capire ciò che davvero vuole dire - «Rimarrò sempre bloccato nel posto in cui mi ha lasciato». È l'ultima ed unica cosa che Niall intuisce di quel discorso, gli fa male vedere il suo migliore amico in quelle condizioni è per questo che parla, senza nemmeno accorgersene, buttando fuori quella verità che lui stesso ha promesso a Liam di tenere per sé. Sa che gli farà male, ancora di più di ciò che sta vivendo in questo momento ma pensa anche che sia la scossa giusta per mandarlo finalmente avanti e lasciarsi alle spalle Louis Tomlinson. 

Ah, se Niall sapesse.

Prende un lungo respira e lo dice - «Louis è tornato a Londra - sente l'amico smettere di respirare per qualche secondo, poi aggiunge - è insieme a Zayn».

Quella frase è sufficiente.

Non lo guarda in viso mentre ammette la verità, ha paura di vederlo crollare sotto i suoi occhi e Niall non vuole questo. Sorprendentemente però, quando alza lo sguardo per agganciarlo a quello di Harry lo trova stranamente sereno, anzi, è addirittura Harry a rincuorarlo, rassicurandolo, ripetendogli quella solita frase - «Sto bene».

Niall non indaga oltre, si ferma all'apparenza di quelle parole. Lui non sa cosa sta realmente passando per la testa di Harry ed è meglio così, assolutamente. Lo osserva fissare un punto nel vuoto, vorrebbe dire qualcosa ma lascia stare, si stende ancora di più sul largo sterno e si lascia coccolare un po', convinto che azioni come quella siano più importanti di alcune parole. Harry gli accarezza i capelli scuri, ogni tanto sente la mancanza di quel biondo ma deve ammettere che sta meglio così, muove circolarmente le sue dita tra i capelli corti, giocando con qualche ciocca e sentendo Niall mugugnare di non fermarsi. Chiude per un istante gli occhi e ricorda tutte le volte in cui Louis gli ha toccato i capelli in quello stesso modo, solo che loro finivano per sfociare in ben altro, in amoreSi chiede se il suo piccolo bambino sia nato da una carezza o da un momento di latente passione. Se Louis fosse stato lì gli avrebbe risposto - 'Dall'amore' - perchè loro si sono amati, non importa ciò che ora sono. 

Si scosta leggermente dal corpo dell'amico per raggiungere il cellulare abbandonato sul comodino. Evita i messaggi di sua sorella e le chiamate perse di sua madre, scrive sulla chat di gruppo della sua famiglia un misero 'Vi voglio bene'. Scatta poi una foto a Niall, cercando attentamente di non prendere la pancia e la carica davvero su Instagram, senza nessun tipo di descrizione. Twitter è l'ultima applicazione che apre, lo fa con il cuore pesante e la prima cosa che vede sono le foto di Zayn e Louis all'aeroporto, camminano lontani eppure Harry riesce a percepire lo sguardo di suo marito sul corpo dell'altro e gli fa male, un male tremendo che non riesce nemmeno a definire. 

Louis non tornerà a casa e quel pensiero è ciò che lo uccide davvero per la prima volta. 

È masochista d'emozioni, conosce questo suo lato, è per questo che continua a sfogliare le foto una dopo l'altra, a fermarsi sui piccoli dettagli che una macchinetta fotografica non riesce a cogliere, ma lui sì perchè li conosce entrambi e sa che hanno passato le ultime otto ore di viaggio a coccolarsi, a fare l'amore, è questo il secondo pensiero che massacra il cuore di Harry che non ce la fa più a sopportare tutto quello. 
Quando smette di guardare quelle foto è troppo tardi, le lacrime sono già scese copiose sulle guance e corrono, perdendosi sul collo. Scorre oltre, mette tra i mi piace un video di alcuni gattini che cantano e poi scrive un Tweet, citando le parole di una canzone e sa che le fan impazziranno perchè quella è realmente una canzone di Taylor Swift, ma lui ci si rispecchia troppo. 

Harry (07:21)
Perchè non me l'hai detto? 

Harry (07:25)
Louis rispondimi, cazzo! 

Louis (07:26)
Dirti cosa? 

Harry (07:27)
Che saresti tornato. 

Louis (07:28)
Non trovavo le parole giuste.

Harry (07:30)
Tu mi conosci meglio di chiunque altro. Sai che mi sarebbero bastate anche parole sbagliate, le avrei accettate perchè erano tue! Avrebbero fatto meno male di tutto questo. 

Louis (07:41)
Harry realmente cosa vuoi?

Harry (07:45) 
Ora l'ho capito.

Lascia perdere il telefono e torna ad accarezzare Niall che ormai dorme profondamente, sorride nel ricordare tutte le volte in cui nel tour bus gli lanciavano oggetti per farlo smettere di russare. Quando smette di accarezzarlo è per dare qualche ultima attenzione alla sua pancia.  
Si alza faticosamente, cercando di non svegliare Niall e raggiunge trafelato la mansarda, quella stanza che Louis stesso aveva arredato anni prima: un grande biliardo fa da padrone al centro di questa, poco lontano una serie di flipper automatici ed una copia a grandezza naturale di Spiderman, che Harry stesso aveva regalato a Louis per i suoi ventun'anni. La televisione prende gran parte dell'unica parete non contornata da finestre e sotto di essa una serie di consolle con cui Louis si divertiva a giocare. Harry non dovrebbe pensare a tutte le volte in cui hanno fatto l'amore su quel biliardo o le volte in cui ha cavalcato Louis su quel divano ad L che riempie la stanza ma i pensieri volano veloci e lui non è in grado di reprimerli, come per il dolore che prova all'altezza del petto. 

Con un po' di accortezza di sfila la maglietta bianca con il quale è solito dormire e mette la felpa di Louis, non gli arriva a coprire neanche metà della pancia ma Harry prova una sensazione bellissima a sentire effettivamente qualcosa appartenente a Louis sulla sua pelle. Emette una risata sguaiata, se Louis fosse lì la riconoscerebbe, è quella che precede il pianto isterico, quella da paura. Ed allora non si trattiene più, tira fuori tutte le lacrime, i singhiozzi disperati, urla anche ed è grato al sonno profondo di Niall, niente in quel momento può svegliare l'ex biondo, Harry però si sente in colpa per ciò che scoprirà al suo risveglio ma non deve pensarci, non può tirarsi indietro adesso. 

Si accarezza la pancia, le lacrime ancora copiose e tra un singhiozzo e l'altro riesce a dire - «Avrei voluto chiamarti Darcy. Avrei voluto essere un buon padre».

Gira per tutta la mansarda finché, incastrata tra due cuscini, trova una vecchia penna. È sicuro di averci scritto almeno qualche canzone con quella, gli piaceva abbozzare qualcosa mentre osservava Louis giocare a FIFA. Stringe con tutte le sue forze quel piccolo tubicino di plastica, con delicatezza apre la cornice ed estrae la foto del loro matrimonio, rigirandola più e più volte tra le mani. Se deve lasciare qualcosa vuole che sia proprio lì. È difficile riassumere quello che Louis è stato per tutto quel tempo in quello spazio bianco, scrive col cuore le ultime parole che mai dirà.

"Mi hai fatto male, me ne fai da quando te ne sei andato ma non te ne accorgi. Sono rimasto solo con questo dolore lacerante a tenermi compagnia e guarda dove mi ha portato. Lo faccio perchè tu non ci sei più e non ci sarai nemmeno domani o il giorno dopo ancora ed io non mi posso permettere una vita senza di te
Ho finito i motivi per restare qui. 
Perdonami Louis, forse è giusto così, non c'è la tua voce a fermarmi, non ci sei nemmeno tu. Siamo stati felici un tempo, ma io non voglio più esserlo se non lo posso essere con te. Potrai odiarmi a tempo debito ma ti prego Lou, sii felice, portami sempre con te, ricordati di me, vivi anche un po' per me. 
Sarai sempre l'amore della mia vita, ora posso dirlo con certezza. Tocca a me dirlo questa volta: Sarai sempre nel mio cuore Louis Tomlinson. Tuo per sempre, Harry."

Rilegge più volte quelle parole, non corregge nulla, va bene così. È tutto ciò che vuole dire a Louis, aggiunge solo un piccolo 'Ti amo' sulla foto, calcandolo appena. Fa un lungo respiro, si bacia la le dita della mano per poi portarle al di sopra della pancia per salutarlo e chiedere scusa. Con le mani tramanti apre la scatola di antidepressivi che aveva nascosto nella tasca della felpa ed ingurgita tutto il contenuto della boccetta, avvicinandosi poi alla finestra e spalancandola.

Non vede più le cose a colori, solo nero che diventa sempre più profondo ed abbraccia la sua vita eppure in quell'ultimo momento vede una piccola sfumatura d'azzurro. È la fine, ora può lasciarsi andare.  

Non è un film questo, nessuno lo salva all'ultimo secondo, Louis non c'è. È un attimo, una scelta e per amore si lascia andare nel vuoto, perchè Harry Styles non la vuole una vita dove non può amare Louis Tomlinson. 

@Harry_Styles
Is that the kind of ending you wanna see now. Baby what about the ending, I thought you'd be here by now, that you'd be here by now.
28.09.2018 - 09:22



Fine.  

 

 

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Capitolo 3
*** La vita senza di te ***


È una tipica giornata che inizia con un peso sul cuore e non finisce più.
O è tutta la vita, così.

Louis è chiuso in casa da troppo tempo. 
Le tapparelle sbarrate non gli permettono di vedere fuori - non che lui voglia realmente farlo - non sa neppure che ore siano o se ci sono ancora delle persone che lo aspettano, in attesa di una dichiarazione riguardante la morte di Harry. 
Sono sette mesi che tutti attendono una sua parola ma lui è rimasto in silenzio, stretto nelle sue stesse spalle e ha lasciato correre il tempo, fin troppo. 
Più volte ha cercato di formulare un pensiero, esprimere i suoi sentimenti e come si sente al riguardo, su cosa significa davvero vivere senza Harry. Ma non ci riesce, non riesce a formulare nulla, a dire altrettanto: si sente in colpa e queste sono le uniche parole che dice, le ripete in continuazione come un automa; e ci si sente anche, un automa, perché ciò che fa è solo dettato dalla necessità di sopravvivere, la vita vera lui l'ha persa dopo quella telefonata di Niall che singhiozzante gli ripeteva di far presto, balbettando stremato il nome di Harry, urlando parole confuse, le ultime che gli ha rivolto. In quel giorno, non ha perso solo Harry.

Louis non è più in grado di cavarsela da solo, con gli altri, in mezzo alla gente. 
Sembra a suo agio solo in quella estrema solitudine che si è costruito intorno, tenendo fuori tutti. Perché tutti gli ricordano Harry e lui è combattuto sul dimenticare per sempre oppure andare avanti così, con quella non-vita. La prima opzione, in realtà, non è nemmeno contemplabile. Perché a lui basta chiudere gli occhi un momento e ritrovarsi l'immagine di Harry che gli sorride, con le fossette che gli contornano il viso e gli occhi luminosi di una persona che ama. Quegli occhi che gli mancano come aria e le foto che stringe al petto, non gli rendono giustizia, non sono abbastanza.

Gli basta solo un momento per tornare indietro e vedere Harry seduto sulla poltrona, con le gambe incrociate ed un libro dal titolo impronunciabile. Con le mani in mezzo ai capelli lunghi e Louis, d'istinto, allunga un braccio e vorrebbe toccarlo, stringerlo ancora una volta e sentire il calore della sua pelle, delle sue labbra o solo il suo profumo floreale. 
Ma tocca solo il vuoto, si sente lui stesso così. 
Chiude nuovamente gli occhi ed esprime un desiderio ma Harry non è lì.

Louis vive la sua vita passivamente. 
Ad ogni passo sente sempre di più il pavimento cedere ma si trascina con - poche - forze da una parte e l'altra della casa, ha ancora qualcuno a cui dimostrare qualcosa, o tutto. Ha delle responsabilità nonostante lui stesso, precedentemente, era fuggito da queste. E l'ha promesso ad Harry, ha promesso al corpo esanime di suo marito di prendersi cura di lui, di vivere una vita dignitosa. 
Si chiede spesso se Harry abbia realmente percepito quelle parole, quella promessa e la stretta delle loro mani. Si chiede se Harry abbia sentito la sua presenza in quell'ultimo atto di vita, in quell'ultimo momento di vita insieme.

Liam è convinto di sì ed in quelle poche volte che si sono visti, gliel'ho detto. Ha cercato in qualche modo di aggiustarlo, di farlo sentire meno solo e meno in colpa. Una notte si è anche presentato con un fascicolo di fogli ed ha iniziato a blaterare di depressione pre-parto ma Louis non ci ha creduto, perché lui sa che la colpa è solo di se stesso, per averlo abbandonato, per averlo lasciato da solo nel momento che doveva essere quello più bello e significante della loro vita, per averlo tradito con Zayn, lo stesso che saputo la notizia ha solo alzato le spalle ed è tornato a Los Angeles.

Si tortura e si tormenta Louis. 
Va avanti così da sette lunghi ed stentanti mesi. 
Se non fosse per quella promessa fatta ad Harry, lo avrebbe già raggiunto oppure sarebbe scappato nuovamente, cercando di allontanarsi dal reale pensiero di aver perso per sempre l'amore della sua vita, colui che non ha saputo gratificare nel giusto modo, amandolo nel modo sbagliato o almeno, tanto quanto Harry dava a lui. Persino quell'ultimo estremo gesto, glielo ricorda. 
Perché Harry una vita senza di lui non l'ha accettata e allora vi ha messo fine. Solo con il tempo, con le conseguenze, Louis ha capito cosa provava Harry nel sentirsi così solo, senza la metà di se stesso, senza colui che, nonostante tutto, considerava casa sua. Il tatuaggio sul suo avambraccio, quello che punta verso casa, ora non ha più un vero significato, non lo dirige verso nessuno, perché senza Harry non c'è posto, non c'è casa, non c'è nulla.

Louis cammina in quell'abitazione in cui si è rifugiato. 
Nella loro vecchia casa non c'ha mai più messo piede, nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio. Ha fatto prendere tutte le sue cose a sua madre, con l'aiuto prodigioso di Liam ed insieme a Gemma hanno sistemato tutto e quando lui è tornato dall'ospedale, settimane dopo, ha trovato tutto in ordine - al contrario della sua vita - con le felpe sistemate ordinatamente nei cassetti, i completi appesi e tra questi, qualche camicia colorata e qualche notte, le indossa anche, nonostante debba arrotolare le maniche più e più volte. Così si sente un po' meno solo ed un po' più vicino a lui. 
Il resto delle loro cose, sono chiuse in qualche scatolone buttato in garage, insieme a tutte le loro foto che non ha il coraggio di vedere, perché non ci crede nemmeno lui che un tempo è stato felice davvero. 
Ha tenuto solo la foto del loro matrimonio, quella foto che tiene sotto il cuscino, quella che stringe la notte sul suo petto, quella che legge tutte le sere e quella a cui, con un filo di voce, chiede scusa. Chiede scusa per aver sbagliato, per essere stato un codardo, per aver avuto paura; in qualche modo, nella sua testa, è come chiedere scusa ad Harry.

C'è un silenzio attonito tra quelle mure, il monitor indica solo silenzio, forse sta dormendo, ciò che non riesce a fare lui. Il suo sonno è invaso da incubi, da immagini sfocate, da un telo nero che copre il volto di colui che un tempo era stato suo marito e non gli permette di vederlo, c'è sempre quella plastica scura che li divide.

Louis è sul grande divano rosso e stringe una tazza di tè scadente ormai freddo. 
Vorrebbe bere di nuovo il suo Yorkshire ma pur di evitare il ricordo di Harry che assonnato si svegliava sempre per primo e gli preparava la bevanda, portandogliela a letto, non lo fa; è sceso a patti persino con i ricordi.

Non sa cosa fare, vorrebbe scrivere, comporre ma quando c'ha provato, è corso a casa di Liam in pigiama e senza scarpe, cercando un modo per calmarsi, una parola confortante. Invece ha trovato Niall e ha provato a parlarci, a chiarire, ma il ragazzo ha solo scosso la testa - "Chi è causa del suo mal, pianga se stesso" - ed è andato via. 
Non gli parla da quel maledetto giorno, da quando aveva trovato il corpo del suo migliore amico riversato in una pozza di sangue e tra le lacrime ed i singhiozzi strozzati, aveva avvertito autorità e parenti. Mentre stringeva al petto il corpo inerme di Harry e pregava qualsiasi Dio di non lasciarlo. È da quel giorno che non gli rivolge la parola e Louis non può non biasimarlo, lo farebbe anche lui.

Fissa il camino al centro della parete che non ha mai acceso e vorrebbe non puntare i suoi occhi rossi proprio lì, ma è più forte di lui. Alza di poco lo sguardo, ci sono le ceneri di suo marito lì sopra, o meglio, parti di esse. Anne ha insistito perché Louis accettasse, non lo incolpa di nulla, glielo ripete tutti i giorni ma non è abbastanza per lui. Ha imparato a convivere con la perenne presenza della donna, lo aiuta e con lei in casa si sente più vicino ad Harry, soprattutto quando sorride, in rare occasioni, e mostra quelle due caratteristiche fossette.

Louis si è convinto che in quel piccolo vaso, ricolmo di ceneri, ci sia finito un po' anche del cuore di Harry. Glielo diceva sempre, toccandosi il petto - "É tutto quello che hai di me e lo sarà per sempre". 
È tutto quello che resta di lui, insieme ai ricordi che non lo lasciano nemmeno per un secondo. 
Nonostante come siano andate le cose, lo ha amato, lo ha amato tanto e non ci sarà un solo momento in cui non lo amerà. 
Il sentirsi in colpa, avercela con se stesso non blocca quel sentimento, cresce ogni giorno di più e lui darebbe la sua stessa esistenza per un altro, solo bacio. Per vederlo un'altra volta sorridergli di sottecchi sul palco mentre con il busto si gira verso di lui e gli canta una canzone. Vorrebbe riaverlo lì quel poco che basta per chiedergli scusa e dirgli che con Zayn, non c'ha mai fatto l'amore. Vorrebbe riaverlo lì per dirgli che lo ama con tutte quelle forze che gli sono rimaste e che è pentito di non essergli stato accanto. Vorrebbe averlo lì per mostrare alla persone quanto si sono amati. Vorrebbe riaverlo lì solo per un momento e mostrargli gli occhi verdi di loro figlio.

Il dolore che Louis prova, non si è ridotto.
In quei mesi ha imparato a soffocare il pianto, le crisi di panico. 
Il dolore che ha provocato gli si è rivolto contro e fa male ma fa più male avere la certezza di una vita senza Harry. Si domanda come sarebbe la sua vita se non se ne fosse andato quella notte, se Harry avesse resistito. Chissà, forse lo avrebbe perdonato e magari avrebbero vissuto insieme, come una famiglia. Forse avrebbero avuto anche il coraggio di parlare apertamente del loro amore, di mostrare agli occhi della gente cosa vuol dire trovare la metà perfetta di se stessi. Si domanda tante cose Louis, né rimpiange altrettante e forse di più. Immagina come sarebbe stato vivere una vecchiaia insieme ad Harry, tra un libro, il ricordo di una canzone e due tazze di tè verde senza zucchero. 
Immagina come sarebbe stato avere una numerosa famiglia tutta loro, con zio Niall e zio Liam delegati per badarli nei fine settimana. Immagina come sarebbe stato vivere un'intera vita felice con Harry ma il dolore è troppo opprimente, lo lacera dentro, lo fa accartocciare su se stesso.

Louis voleva solo del tempo, lo stesso tempo che ora è costretto a vivere senza di Harry e non ci sono pensieri felici, non c'è nulla di felice in tutto quello e sa che la colpa è solo sua. Spera di trovare Harry in una seconda vita, lo cercherà sempre perché solo a lui può appartenere. 
In una seconda vita, magari, potranno essere felici - più di quello che lo sono stati in questa - potranno uscire tranquillamente mano nella mano, amarsi alla luce del sole. Fare le cose più comuni: pop-corn e cinema, lavare i piatti e finire per fare l'amore sul ripiano della cucina. 
Ha bisogno di essere forte Louis, non per se stesso ma per quella promessa che dorme al piano di sopra, stretto in una coperta verde e blu, quei stessi colori che tutto il mondo accumuna ai suoi genitori.

Louis è distrutto, informe, lacerato, massacrato ma non si abbandona. 
Non sa esattamente come si sente da molto tempo, vorrebbe solo dire freddo ma è un aggettivo che nessuno riesce a comprendere. 
Ha quasi imparato a stare in piedi senza cadere ad ogni passo, a camminare senza immaginassi Harry di fianco a lui che lo sorregge. Perché è egoista Louis, se non lo fosse stato, Harry sarebbe vivo ed in tutto quello è ancora lui a sentire la necessità di averlo accanto, la pretesa di sentirsi abbandonato e solo, perché non gli ha dato abbastanza tempo per riflettere su tutto e farsi carico delle responsabilità. Non saprà mai dirgli addio e questo Louis non sa se sia un bene o un male, perché continua a vivere legato ad Harry, quella corda tatuato sul polso ha preso anche quel significato ma allo stesso tempo sa che quella non è più vita, è solo uno scorrere inesorabile del tempo.

"Mamma si può avere freddo al cuore?"

Jay scuote la testa, gli fa male vedere suo figlio così - "Non lo so Lou, perché?"

"Io non sento più niente".

La donna vorrebbe dirgli che c'è bisogno di tempo, che tutto quel dolore un giorno si trasformerà solo in mancanza o una leggera sofferenza ma mentirebbe perché sa, lo vede negli occhi di suo figlio, che quel dolore lancinante non passerà mai, lo accompagnerà per tutto il percorso della sua vita, o non-vita, come piace sottolineare al ragazzo.

"Torno a letto" - mormora la donna e con un bicchiere caldo di latte torna nella stanza degli ospiti, quella che usa almeno un paio di notte a settimana quando Louis le manda un messaggio e lei corre. Dopo quello che è successo hanno tutti paura, nonostante il ragazzo abbia ripetuto più volte che non ci pensa ad andare lontano, in senso figurato e non. Che ha bisogno di restare lì per vedere suo figlio crescere, diventare. 
Louis annuisce nuovamente, tornando ad osservare il camino spento. Abbassando lo sguardo da ciò che rimane effettivamente dell'amore. Si alza con fatica e con i piedi pesanti va verso la camera da letto, sposta il piumone e si piazza al lato destro, lì dove era solito dormire Harry: in qualche modo, cerca di riempire i suoi spazi. 
Afferra la foto e con l'indice ricalca la scritta, quel 'Tuo per sempre, Harry'. Lo stesso che ha fatto incidere sul petto. Sospira e mormora un - "Sogni d'oro Harry" - lo ripete ogni sera, è la sua buonanotte. Non aggiunge 'mi manchi', quelli sono impliciti in tutti i gesti che compie.

Sta per addormentarsi, finalmente, quando sente il baby-monitor emettere dei rumori. 
Vorrebbe delegare anche quello a sua madre ma si alza e corre verso la camera alla fine del lungo corridoio, entra e vede le piccole e paffute manine di suo figlio cercare il ciuccio caduto. Louis si avvicina e lo sistema, baciandogli la fronte calda - "Buonanotte Edward" - sussurra, prima di tornare in camera da letto, afferrare il telefono e scrivere ciò che tutti, o quasi, stavano aspettando.

@Louis_Tomlinson 
Grazie per avermi amato, è stato il privilegio più grande della mia vita. 
Tuo per sempre, Louis. 
28.04.2019 - 00.24

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