God help me, please help me

di elfanika2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la preparazione al banchetto ***
Capitolo 2: *** Pronti, partenza e.... ***
Capitolo 3: *** ...invasione ***
Capitolo 4: *** God help me ***
Capitolo 5: *** Please help me ***
Capitolo 6: *** Amore o odio? ***
Capitolo 7: *** la luce in fondo al tunnel ***



Capitolo 1
*** la preparazione al banchetto ***


Capitolo 1:La preparazione al banchetto 
 

Merlino stava cercando di stare dietro a tutti gli ordini che Artù gli dava. Fa questo Merlino, prendimi questo, pulisci qui, fa attenzione....

Fu distolto dai suoi pensieri dal suddetto principe, che lo chiamò dall'altra stanza con voce adirata: “Merlino, idiota, dove sei?” a volte non riusciva a sopportare quel regale babbeo. Artù sembrava completamente insensibile alle proteste del servitore che cercava di affaccendarsi il più in fretta possibile. Corse nella stanza del suo padrone e si ritrovò faccia a faccia con una regale testa di fagiolo infuriata: “ Merlino! Finalmente pensavo ti fossi perso di nuovo! Cosa ti avevo detto di fare per primo?”
“ Sire?” merlino tratteneva a stento la rabbia e l'indignazione, mal celata sotto un finto sorriso.

“I miei abiti per la festa di stasera sono ancora sporchi! E poi hai visto in che stato verte la mia armatura? Devo presentarmi al re e ai nostri ospiti entro un'ora e tu non hai fatto nulla”

“ Se voi la smetteste di urlare ordini a destra e a manca, riuscirei a stare dietro alle cose importanti invece che curarmi dei cavalli nella stalla.” ribatté il giovane dai capelli corvini, con un tono blando,che non ingannava affatto il principe.

“ Se sapessi fare il tuo lavoro, Merlino, a quest'ora non saremmo in questa situazione.” Rispose acido Artù. Sapeva che il suo servo si sarebbe infuriato e non aveva tutti i torti, ma la cena in questione era un'occasione importante per il principe, che temeva, sentendo un brivido scendergli lungo la schiena al solo pensiero, che il padre, Uther, avesse trovato un'altra giovane avvenente principessa e fosse convinto che era assolutamente indispensabile per Artù sposarla.

Lo sguardo pensieroso di Artù non passò inosservato, e Merlino si incrociò lo sguardo con quello di Artù, con quegli occhi azzurri così simili ai propri da fargli venire i brividi.

Ogni volta che Merlino guardava Artù con quello sguardo indagatore, dei brividi scendevano lungo la schiena del giovane principe che però li ignorava con insistenza, concentrandosi sui suoi pensieri più che sulle sue emozioni. Da quando era arrivato, quel giovane dai capelli scuri non aveva fatto altro che contraddirlo, prenderlo in giro, scherzare con lui ed essere una frana totale in quasi tutto quello che faceva, ma Artù presto si era accorto di qualche qualità, che si celavano in quell'idiota. Infatti Merlino era sempre con lui al momento giusto, anche se la maggior parte del tempo la passava dicendo una sciocchezza dopo l'altra, Artù aveva notato che quando ne aveva davvero bisogno, sapeva dire la cosa giusta. Ma la cosa che lo stupiva di più era l'innegabile coraggio del suo servo.

Era risaputo che un anno prima Merlino era stato assegnato ad Artù per avergli salvato la vita e quest'ultimo aveva inizialmente pensato soltanto ad un caso fortuito, ma più il tempo passava, più notava che il giovane si metteva sempre tra lui e il pericolo, quando diventava troppo per Artù, si metteva in gioco e anche se non sapeva nemmeno come usare una spada, difendeva il suo principe con ogni stilla di energia. Era una cosa strana, per Uther poteva sembrare ovvia, ma la verità era che nessun altro uomo si sarebbe mai preso un tale rischio, un simile fardello. Ovviamente Merlino lo faceva, perché quello era il suo destino, gli era stato ripetuto mille volte, ma c'era qualcosa oltre il senso del dovere e l'amicizia che lo legava ad Artù. Due facce della stessa medaglia.... Merlino non osava dare un nome ai sentimenti che aveva rinchiuso in un recesso del suo cuore e che combattevano per venire a galla ogni volta che si avvicinava a quell'idiota reale.

Il contatto tra i loro sguardi durò meno di un secondo, ma diede la certezza a Merlino che c'era qualcosa che non andava. Si sedette in un angolo, mentre il principe se ne stava seduto sul bordo del suo sontuoso letto a baldacchino, guardando un po' perso fuori dalla finestra. Merlino puliva diligentemente la casacca rossa di cotone lavorato finemente, i pantaloni scuri e solo  gli stivali giacevano a terra inutilizzati, li aveva già lucidati con cura. Fu proprio lui a rompere il silenzio: “ Artù, c'è qualcosa che non va?”

Al principio il giovane dai capelli biondi rispose con un leggero grugnito, cosa che indicava che non aveva molta voglia di parlare, ma sapeva per esperienza che il servitore non avrebbe lasciato perdere tanto facilmente. Infatti poco dopo lo chiamò di nuovo.

Artù?” un nuovo brivido, mentre quello sguardo che conosceva così bene, venato dalla preoccupazione lo squadrava. Sembrava vedere nei recessi più nascosti della sua anima, del suo cuore come se guardasse attraverso una lastra di cristallo.

“ Non è niente Merlino, non hai nulla da fare?” la risposta era arrivata secca e tagliente, il senso di colpa si insinuò nel cuore del principe non appena vide per un istante lo sguardo ferito del servitore che si alzò e chinò la testa.

“Avete ragione, sire” e si avviò spedito verso la porta.

“Merlino è per la cena di stasera” la sua voce fu l'unica cosa che trattenne il giovane mago dal correre fuori della stanza, tuttavia rimase con le spalle girate verso Artù, in attesa. Sospirando, il giovane coi capelli color miele riprese a parlare: “ Temo che mio padre abbia scelto per me la donna che devo sposare e so già che chiunque egli abbia scelto, non avrà mai un posto nel mio cuore. Sono già innamorato di un altra persona”

la risposta scioccò Merlino che però rimase impassibile e rispose, trattenendosi dallo scappare via per non sapere altro: “ Sire, andrò a chiedere ai servitori addetti agli ospiti e verrò a sapere se è questo quello che vuole il re.”

“ Grazie Merlino”

Senza aspettare oltre il servitore aprì la porta e uscì, trattenendosi a stento dal mettersi a correre all'impazzata. 

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Capitolo 2
*** Pronti, partenza e.... ***


Capitolo 2: Pronti, partenza e...

 

Le lacrime che gli bagnavano il viso erano arrivate in fretta ma non inaspettate, sapeva che sarebbe crollato prima o poi sotto qualche colpo. Era certo di sapere di chi si fosse innamorato il giovane principe e il solo pensiero gli straziava il cuore, ma in un certo senso lo sollevava, sapendo che poteva contare su qualcuno. Di certo la serva di Morgana, Ginevra era la donna di cui Artù si era innamorato e non poteva biasimarlo, Gwen era dolce, gentile, premurosa e amava il principe, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Ma allora se era tutto a posto, perché il suo cuore batteva così dolorosamente?

Sapeva dov'era la sala dei banchetti ed entrò, anche se di corsa, senza essere notato. Si avvicinò a uno dei servi che gli erano più familiari, anche se non li conosceva bene, essendo il servitore del principe doveva spesso chiedere all'uno o all'altro per conto del suo padrone. Il ragazzo a cui si stava avvicinando era poco più basso di lui e mingherlino, sempre silenzioso e riservato con i capelli color fieno e gli occhi color cioccolato, che gli ricordavano con una fitta dolorosa quelli di Gwen: “ Marven, dimmi, sai se stasera il re ha intenzione di far conoscere qualche giovane donna ad Artù?”

Il ragazzo lo squadrò per un attimo e pensò che spifferarlo al servo del principe sarebbe stata una cosa un po' azzardata, visto quanto era bravo Artù a far saltare in aria i piani del padre e non voleva prendervi parte, sopratutto se Uther avesse scoperto che in parte era colpa sua. Tuttavia si sarebbe trovato in guai peggiori e molto più immediati, se il principe avesse saputo che non voleva collaborare, così annuì semplicemente senza dare spiegazioni. Merlino corse via davanti ai suoi occhi e lo vide sparire in un corridoio.

Si fermò davanti alla porta della sua stanza, aveva attraversato un corridoio addobbato e deserto dopo l'altro, senza pensare o riflettere e aveva ignorato le domande insistenti di Gaius, che gli chiedeva una spiegazione per il suo comportamento, mentre entrava nelle stanze del cerusico senza nemmeno rallentare il passo. si fermò solo quando ebbe chiuso la porta principale. Sotto lo sguardo del suo mentore, Merlino si sentì vulnerabile, ma finalmente al sicuro da occhi o orecchie indiscrete. Gaius sapeva che qualcosa turbava il ragazzo e sapeva benissimo che il giovane era appena uscito dalla stanza di Artù e come faceva sempre più spesso, con il suo totale disappunto, era sull'orlo delle lacrime per una qualche ragione e si appoggiava alla porta di legno della sua stanza, riflettendo o forse solo trattenendo le lacrime e i singhiozzi, questo il vecchio non lo sapeva. Merlino sentì la mano di Gaius appoggiata sulla sua spalla e si girò d'istinto ad abbracciarlo. Il cerusico lo strinse a se e poi lo fece sedere attorno al piccolo tavolino rotondo dove consumavano sempre la loro magra cena.

“ Ragazzo mio, cosa c'è che non va? C'entra Artù?”

Al solo nominare del principe gli occhi del ragazzo si erano riempiti di lacrime, l'uomo scosse la testa mentre capiva che non solo il principe era coinvolto, ma che era probabilmente lui la causa di questo malessere che colpiva sempre di più Merlino. Già da tempo sospettava che il suo amato figlio adottivo si fosse innamorato del principe, ma non pensava che fosse una cosa così importante per il giovane.

“ Artù si sposa, Gaius. E io devo andare ad avvertirlo. Io non sono in grado di reggere questa pressione, insomma sai che farei di tutto per proteggerlo, ma questo forse è... è troppo anche per me. Ho paura e sono incerto sul da fare, in più non so per quanto riuscirò a nascondergli i miei sentimenti, ormai l hai capito anche tu”

Gaius aveva annuito e aveva paura a parlare, non aveva il consiglio giusto e sperava solo che quello che stava per dire fosse quantomeno saggio, se non corretto.

“ Ragazzo mio, devi andare a parlare con lui, almeno per avvisarlo del matrimonio imminente. So che lui ci tiene a te, quindi capirà che hai bisogno di tempo, ma ora il tempo è proprio quello che non hai. Il banchetto inizia tra pochissimo e devi ancora finire di svolgere tutte le tue mansioni”

Nel frattempo Merlino si era asciugato il viso con la manica della giacca e anche se aveva gli occhi arrossati e un po' gonfi si sentiva meglio, per aver espresso i suoi dubbi ad alta voce. il cerusico trovava sempre le parole giuste per confortarlo e consigliarlo, così sfoderò uno dei suoi migliori, tremolanti sorrisi e corse di nuovo fuori.

 

 

Artù aspettava con ansia che il suo servitore tornasse, ma più il tempo passava, più temeva che non sarebbe rientrato affatto. Aveva visto le spalle del giovane incurvarsi alla notizia del suo imminente matrimonio e gli era sembrato, solo per un'istante che un grave peso gli fosse crollato sulle spalle e Artù temeva che il ragazzo non riuscisse a sostenerlo, anche se non sapeva di cosa si trattasse.

Aveva pensato a chiamare un altro servitore per farsi vestire, ma l'idea gli era sembrata quasi un insulto, anche se non ne capiva nemmeno lui la ragione. Aveva quindi optato per vestirsi da solo anche se non era abituato a fare certe cose da solo. Si era infilato i pantaloni e gli stivali e si stava infilando la casacca, quando Merlino fece irruzione nella sua stanza, senza bussare. Il principe era girato di spalle e non aveva sentito la porta aprirsi, quindi non vide gli occhi dello stregone diventare per un attimo del colore dell'oro, mentre con la sua magia faceva sparire i segni rossi attorno ai suoi occhi e i segni delle lacrime che gli avevano solcato il viso fino a qualche istante prima.

Merlino però si era accorto di Artù che si stava vestendo e dovette reprimere l'impulso di correre dal principe, così rimase a guardarlo in attesa che si girasse. A quanto pare però il biondo non aveva alcuna fretta e così il giovane dai capelli scuri ebbe il tempo di vedere i muscoli della schiena di Artù guizzare, sotto la pelle abbronzata e perfetta mentre si infilava la maglia e le braccia muscolose che infilava nelle maniche di stoffa. La sua spina dorsale era ben definita mentre si tirava su e lasciava che la maglietta lo coprisse, prima di voltarsi a vedere chi era. Questa scena era durata meno di mezzo minuto, ma per Merlino il tempo sembrava essersi fermato. Quando Artù lo aveva guardato negli occhi, aveva lasciato andare il respiro che non si era accorto di trattenere e si era schiarito la voce, per nascondere il tremore.

“ Artù, mi dispiace ma i tuoi sospetti erano fondati. Il re ha deciso per te una nuova consorte e credo che dovrai accettarlo stavolta”

l'espressione del principe era contrariata, stanca e anche sorpresa e delusa, come se avesse sperato fino all'ultimo di essersi sbagliato, ma ovviamente non era così.

I minuti successivi trascorsero in silenzio, mentre Merlino finiva di vestirlo in fretta, cercando di non lasciar indugiare le dita sul corpo di Artù più del necessario. Quando fu pronto e gli ebbe portato la spada, fece per allontanarsi, ma il principe lo prese per un polso. “ Merlino, io devo dirti una cosa molto, molto importante. Io....”

fu interrotto dalle guardie che gli annunciavano che il re e gli ospiti lo stavano attendendo e Artù gettò uno sguardo indeciso verso Merlino che annuì con il capo.

Artù sapeva che gli stava dicendo: va tutto bene, parleremo dopo, ora concentrati su questo.

Così il principe ereditario di Camelot si lasciò scortare nella sala del trono, desiderando di non essere intrappolato nella sua gabbia dorata, seguito dal suo fedele servo. 

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Capitolo 3
*** ...invasione ***


Capitolo 3:....invasione

 

 

La sala era gremita di persone, ricchi, nobili, funzionari di corte, tutti seduti attorno a diverse tavole imbandite con i cibi più deliziosi che la cucina di Camelot potesse produrre, il che era tutto dire. Il profumo del cibo e delle spezie aleggiava nel salone, accompagnato dal brusio delle persone che affollavano l'ampia sala. Lo stomaco di Artù però insolitamente si chiuse, non aveva affatto appetito e si sentiva le orecchie ovattate, come se ci avesse infilato delle pezze di cotone coperte di cera. Non sentiva nulla, tranne il ritmo forsennato del suo cuore e un formicolio alla schiena, facilmente riconducibile allo sguardo puntato su di lui di Merlino. Avanzava verso il padre, scortato da due guardie, a testa alta, una mano sull'elsa della spada mentre la corona da principe gli scintillava tra i capelli ambrati. Sentiva lo sguardo di tutti ora puntato su di se, ma non si lasciava di certo distrarre, guardava solo il re con decisione, che lo scrutava a sua volta con espressione austera, ma nei suoi occhi leggeva una scintilla d'orgoglio, che sperava fosse data dal vedere suo figlio camminare così fieramente. Artù permise a quello sguardo di scaldarlo tanto quanto bastava perché la stretta sul suo stomaco, e sul suo cuore, si allentasse un po'.

Quando sentì l'ansia finalmente abbandonarlo del tutto, fece scorrere lo sguardo sul resto della sala e la vide. Era senza dubbio una delle fanciulle più belle che avesse mai visto, era alta e snella, slanciata ma con tutte le curve al loro posto , la pelle chiara, il viso perfetto come quello di un essere fatato, labbra rosse come melograni, gli occhi verde acqua, assolutamente magici e i capelli ricci, scuri come l'ebano raccolti da una raffinata spilla. Il vestito che la copriva fino ai piedi era di un blu scuro, vibrante e intenso. Tuttavia c'era qualcosa di strano in lei, qualcosa di profondamente sbagliato, come se non dovesse essere lì, come se non potesse essere davvero così bella. Spostò lo sguardo, a disagio e vide quello che doveva essere suo padre. Era un uomo normale, banale rispetto alla figlia che sembrava risplendere di luce propria come una stella e non solo lui si era accorto della giovane,tutta la corte la osservava a bocca aperta. Giunto davanti agli ospiti si inchinò, salutò tutti i presenti, poi si inginocchiò davanti alla giovane e le prese la mano, stringendola piano con una delle sue, avvolta negli spessi guanti di pelle e la baciò:

“ My lady, io sono Artù Pendragon, figlio del re e vostro futuro sposo”

Tutti avevano trattenuto il respiro, il momento era stato spezzato da Uther che aveva battuto le mani, si era alzato dal trono e mentre suo figlio lasciava la mano della ragazza, si era avvicinato e gli aveva battuto una mano sulla spalla.

“ Mio figlio è molto intelligente e intraprendente e sono felice che abbia fatto lui la prima mossa”.

La ragazza che fino a quel momento era rimasta in assoluto silenzio parlò, la sua voce era una dolce melodia che risuonava per tutta la stanza, mentre gli altri ammutolivano per ascoltarla parlare.

“ Il mio nome, principe Artù, è Anika di Sandren e sono molto onorata di fare la vostra conoscenza e spero che voi possiate vedermi presto come una parte della vostra famiglia”

Per quanto Artù ne fosse rapito, qualcosa nella sua testa si era ribellato dicendo che non era normale e poi, qualcosa di ancora più profondo, qualcosa che veniva dal profondo del suo cuore, gli aveva ricordato che lui non apparteneva a quella donna, per quanto bella potesse essere. Come un automa, aveva seguito il padre a tavola e si era seduto, alla sua destra, la giovane Anika, alla sinistra di Uther, il padre della giovane, come scoprì poco dopo, che si chiamava Antenor.

 

 

In disparte una sola persona non si era lasciata abbindolare dalle maniere educate della ragazza e dal suo aspetto etereo, forse perché Merlino la odiava troppo, era la donna che stava per portargli via il suo principe o forse perché sentiva che la magia vibrava nell'aria, attorno ad Anika e sapeva che c'era qualcosa di profondamente sbagliato. Sapeva anche che Artù aveva notato qualcosa, ma aveva sempre avuto un debole per le belle donne e di certo lei lo era, in più il principe non poteva percepire quell'aura magica attorno a lei e di certo questo non lo aiutava. Per tutta la sera, anche se l'atmosfera era calma e rilassata, Merlino si sentiva continuamente a disagio e girava per la sala, con la scusa di versare vino nei calici o di non far mai mancare nulla a questo o all'altro nobile.

 

Dal canto suo, Artù aveva notato il ronzare di Merlino attorno agli altri dignitari della corte e non potè non provare un certo fastidio nel notare il suo servo affaccendarsi attorno agli altri. Gli offriva una distrazione,anche se affatto piacevole. Sentiva un peso nel petto e un certo fastidio crescere ogni volta che si chinava su una giovane donna per versarle il vino, ma come notò con una certa rabbia, non si avvicinò mai a lui.

Non poteva permettere che il suo servitore servisse tutti tranne che il suo padrone, quindi lo chiamò con un cenno e quando non si avvicinò, per nome. Il suo tono era imperioso e secco, quindi Merlino dovette semplicemente obbedire mentre gli chiedeva del vino per lei e per la deliziosa lady Anika. Dal tono in cui parlava, il giovane mago sapeva che il principe era turbato o infastidito da qualcosa e stava scaricando quel fastidio su di lui. Non disse niente e tirò dritto, obbedendo diligentemente all'ordine. Poi qualcosa catturò nuovamente la sua attenzione. Vide delle guardie entrare e dal loro sguardo vacuo e perso, capì che qualcuno le stava soggiogando. Stava per fare qualcosa quando un altro drappello entrò dietro alle prime e vide Anika che, ignorata da tutti, stava mormorando una formula dopo l'altra, mentre muoveva una mano sotto il tavolo e i suoi occhi diventavano dorati.

 

Le guardie circondarono il tavolo e si diressero verso Uther, che disse loro di andarsene, ma invece che ascoltarlo, sfoderarono le spade e lui si alzò in fretta. Merlino si mosse veloce e si posizionò dietro ai due, re e principe, mentre il drappello si mettevano in posizione di attacco. Le guardie puntarono le lance... verso Artù.

 

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Capitolo 4
*** God help me ***


Capitolo 4: God help me

 

Anika si era alzata e ora senza paura né tentennamenti si era sistemata accanto ai soldati.

“ Le vostre guardie vi costringeranno ad arrendervi se non lo farete voi, volontariamente. Il palazzo è mio e siete sotto assedio, rassegnatevi. Stanotte Camelot ha trovato una nuova regina”

Ovviamente, come Merlino sapeva in cuor suo e temeva, Uther le urlò contro: “ Questo palazzo è nostro e tu sei una perfida strega. Quando ti cattureremo sarai bruciata viva e la tua magia morirà con te. Non ci arrenderemo mai a te, creatura vile e perfida. Vattene ora che sei in tempo.”

In un attimo le guardie gli erano addosso, ma lei aveva sottovalutato quel ragazzo mingherlino, quel servitore a suo parere inutile, che adesso a forza di spada e di lancia, si era posto a difesa del principe e del re, portando il giovane erede al trono fuori dal salone, in una fuga precipitosa. Le guardie sotto il suo controllo si erano gettate subito all'inseguimento ma loro erano un drappello e lei era cosciente del fatto che i due uomini da soli erano più veloci e che forse sarebbero riusciti a eludere le guardie e forse a scappare. Non le importava, in fondo, non sarebbero mai riuscita a sconfiggerla. Merlino era riuscito a sgattaiolare fuori, portandosi Artù dietro che però voleva tornare dentro, perché il padre non era stato così fortunato da uscire, ma Merlino non poteva lasciare che lo catturassero, quindi continuò a tirarselo dietro, strattonandolo con tutte le sue forze, cercando di non fare rumore e trovando un corridoio secondario sconosciuto ai più, dove nascondere Artù, si era reso conto della situazione e lo aveva seguito, anche se riluttante. Merlino sapeva che era combattuto, ma non poteva lasciarlo andare via, così si mise davanti a lui, lo guardò con apprensione e gli disse: “ Resta qui, al sicuro. So che vuoi tornare indietro a salvare il castello, ma sarebbe un inutile suicidio. condurrò le guardie lontano, così potrai andare a cercare i cavalieri a te fedeli e organizzare una difesa. Non possiamo perdere l'erede al trono di Camelot, sua altezza il babbeo reale.” nonostante la situazione disperata vide un sorrisino farsi largo sul viso di Artù, poi sentì le guardie avvicinarsi e cominciò a correre.

 

Correva da diversi minuti e gli mancavano fiato e idee, le guardie erano sempre più vicine, così iniziò a usare la magia per metterne fuori gioco qualcuna e funzionò, finché non sentì un dolore straziante al fianco destro, che lo distolse completamente da quello che stava facendo e gli tolse la concentrazione per un solo, tremendo istante. Un calore intenso si stava diffondendo su quel lato del suo corpo e fu semplice capire che era stato pugnalato alle spalle da una guardia che non aveva visto. La lama affilata che gli aveva reciso la carne era finita a terra, l'impatto l'aveva strappata via persino dalla mano del suo aggressore e Merlino fu abbastanza veloce da metterlo fuori gioco con un incantesimo prima di crollare in ginocchio, premendosi le mani sulla ferita da cui aveva iniziato a sgorgare il sangue a fiotti. Le guardie continuavano ad arrivare e lui non riusciva a tenerle a bada. Sapeva, nei pochi istanti di lucidità che gli rimanevano, che il suo sguardo si stava appannando e che presto avrebbe fatto fatica a respirare. La ferita era curabile, ma rischiava di morire dissanguato lì, sul pavimento freddo.

Non riusciva a muoversi e cominciava a sentire davvero il dolore di un simile colpo.

Inspiro.

Dolore.

Espiro.

Dolore.

 

Una fitta dopo l'altra si susseguivano senza dargli tregua, confermando il suo sospetto, stava diventando debole, troppo debole anche solo per rimanere sveglio.

Merlino era pallido, sentiva di essere arrivato allo stremo delle sue forze, ma sapeva in cuor suo di dover continuare a lottare, anche se i nemici lo stavano accerchiando e la sua magia lo stava abbandonando, vinto dalla stanchezza. se solo fosse riuscito a farsi sentire da Artù...

No, era fuori discussione. Era riuscito a metterlo in salvo e aveva sempre saputo che sarebbe morto per proteggerlo, non poteva iniziare a deluderlo ora. Mentre chiudeva gli occhi, un senso di sollievo gli aveva allentanto un po' il dolore che sentiva. Sentiva però il bisogno di pregare qualcosa e si ritrovò a implorare nella sua mente: “ Dio o dei, aiutatemi, per favore, aiutatemi...”

La consapevolezza di aver compiuto il suo destino, per quanto poi l'epilogo fosse triste, non gli lasciava grossi rimpianti. Anche se avrebbe voluto dire ad Artù che ci teneva a lui, che era il centro del suo mondo.... avrebbe voluto aprire la bocca per parlare ancora, ma la stanchezza era così tanta, che si lasciò vincere, reclinando il capo all'indietro e chiudendo gli occhi.

 

Artù aveva sentito Merlino attirare su di se le guardie e trascinarle lontano da lui. I momenti che avevano seguito questa azione erano trascorsi nel più totale silenzio, momenti nei aveva atteso, con spasmodica attenzione, che i passi di tutti gli invasori si fossero allontanati.

Rischiava di perdere suo padre e la corona, il trono, il suo regno, tutto in una manciata di minuti, perchè non si era accorto di che mostro sedeva accanto a lui. Adesso capiva perchè il padre si scagliava continuamente contro la magia e i suoi accoliti, ora aveva capito i motivi che lo spingevano a tanto, ma anche ora per qualche motivo non riusciva ad odiare quella giovane come avrebbe dovuto.

 

Proprio quando si era alzato per andare a cercare gli altri cavalieri, sicuro che le guardie fossero tutte lontane, l'aveva sentita. Una fitta al petto e l'orribile sensazione che fosse successo qualcosa. Merlino non era ancora tornato e un terribile dubbio si insinuò nella sua mente.

Percorse i corridoi vuoti e arrivò fino al corridoio gremito di guardie, e capi in un istante che piega avessero preso gli eventi e cercò di formulare un piano, mentre il suo corpo ricordava da solo gli infiniti schemi di attacco e di difesa, le mosse che doveva fare in questa o nell'altra occasione, schemi imparati con anni di allenamento e una spada sempre troppo pesante. Fu ferito di striscio ma era poco più che un graffio e la guardia cadde a terra con un tonfo. Quando ebbe messo fuori gioco tutte le guardie, chi poteva senza uccidere perchè in fondo erano soldati fedeli a Camelot, si guardò intorno e vide che ai suoi piedi giaceva la figura di un giovane ragazzo dagli capelli neri, la pelle candida come la neve e una macchia scura che imbrattava il pavimento di marmo.
Si ritrovò senza nemmeno rendersi conto a stringere il corpo del suo amato, perché ora che era lontano dai suoi doveri, poteva almeno ammetterlo a se stesso.

Merlino, tra le sue braccia, teneva gli occhi chiusi e la bocca sigillata in una muta preghiera. 

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Capitolo 5
*** Please help me ***


Capitolo 5: Please help me

 

Nel salone principale l'attenzione era tutta concentrata sulla donna che stava in mezzo alla sala, che aveva rapito il re, messo in fuga il principe e tenuto in scacco tutta la stanza con la sua magia. Gli sguardi erano attoniti e pieni di incredulità. Quella che doveva essere una sera di festeggiamenti era diventata una notte di follia e di terrore, un subdolo gioco di potere.

Tutti guardavano stupiti e addolorati, il re che era costretto in ginocchio dalle sue stesse guardie e torturato davanti ai suoi sudditi. Certo, qualcuno in mezzo alla folla gioiva, perché finalmente il sovrano riceveva il giusto ringraziamento per aver portato tanto dolore sulle sue terre, scagliandosi su vittime innocenti, su figli, fratelli, mogli e genitori tanto amati e poi perduti in un mare di sangue.

In tutta quella confusione, era naturale che nessuno si preoccupasse dell'assenza al banchetto dell'anziano cerusico che non sentendosi in forma, era rimasto nelle sue camere a studiare. Quando poi aveva sentito le urla e le guardie correre da una parte all'altra del castello, si era preoccupato per Merlino e per le sorti di Camelot, ma non poteva essere d'aiuto se veniva trovato, quindi aveva deciso di nascondersi nell'armadio del giovane, dove c'era abbastanza spazio per una persona sola, tra i vestiti ammonticchiati e per una volta Gaius era felice della confusione lasciata dal suo giovane apprendista.

 

Quando sentì un rumore provenire dall'altra stanza, non si mosse temendo che fosse entrato qualche nemico, ma poi sentì una voce molto familiare che lo chiamava. Una voce che non poteva di certo confondere ed era uscito, solo per vedere Artù entrare e chiudersi la porta alle spalle, gettare a terra la spada e posare il corpo di Merlino sul tavolo.

Corpo.

Il solo pensiero mise i brividi all'uomo che non poteva, non voleva credere che il suo protetto fosse morto, non ora, non così. Il destino di Camelot era ancora tutto sulle fragili spalle di Merlino e non poteva credere che sarebbe andato tutto perso in quel momento. Nonostante il cerusico fosse abituato alla morte e a dover combattere contro di essa per salvare la maggior parte dei propri pazienti, quando si trattava dle giovane dai capelli corvini, non poteva fare a meno di avere paura, paura di non essere in grado di salvarlo.

 

Artù aveva visto osservato Gaius lasciarsi andare ai propri pensieri, quindi gli aveva stretto il braccio velocemente e il cerusico si era ripreso quel tanto che bastava per proferire, con voce sicura: “ Cos'è successo?”
“ Hanno attaccato il palazzo, la ragazza era una maga, ci ha rivoltato contro le guardie. Hanno preso mio padre ed è in ostaggio, Merlino mi ha trascinato fuori da li prima che potessero prendere anche me, ma le guardie ci hanno inseguito, mi ha portato in un posto sicuro, ma ha dovuto distrarle, per sviarle da me....” arrivato a quel punto della storia, Artù aveva scoperto di non poter continuare a parlare, la consapevolezza si faceva strada nella sua mente. Era lui che aveva messo in pericolo Merlino. Lui era il principe reggente ed era lui che avrebbe dovuto trovare una via d'uscita, un modo per mettere in salvo, invece aveva lasciato che il suo servo, che era stato sempre così disinteressato, così premuroso, si caricasse di una simile responsabilità.

Gaius lo guardava, indeciso su cosa fare, poi strinse il braccio del giovane, come lui aveva fatto qualche momento prima e il ragazzo si riprese.

“ Artù il tempo stringe, per favore dimmi cosa è successo dopo, devo saperlo se vogliamo salvare Merlino” intanto il cerusico non era rimasto con le mani in mano, ma aveva sfilato la maglietta a Merlino, che era pallidissimo ora e aveva visto la ferita sul suo fianco.

“ Non lo so Gaius, lui li ha distratti, poi quando li ho sentiti allontanarsi, sono andato a cercarlo, ma quando l ho trovato era in una pozza di sangue e non si muoveva, l ho portato qui il più velocemente possibile. Quante possibilità ha di farcela?”

“ Quanto era grande la pozza di sangue?”
“ Abbastanza”

“ Allora temo che potrò fare ben poco per aiutarlo. Dobbiamo sperare che lui riesca a salvarsi da solo, per ora posso cucire la ferita, dargli un infuso che possa calmargli il dolore e aspettare.”

Gaius fece tutto in breve tempo e si sedette ad aspettare, Artù voleva uscire, ma lui gli disse fermamente: “ Artù pensa a quel che dici, se esci, sarai contro un esercito e rischierai di farti uccidere per nulla. Aspetta che Merlino si riprenda e poi penseremo a qualcosa per salvare tuo padre e il regno, ma ora hai bisogno di riposo.”

 

La risposta di Artù fu bloccata da quel che vide, quello che non si sarebbe mai dimenticato in vita sua. Merlino stava mormorando una cantilena e si accorse che in effetti si stava curando e per farlo stava usando la magia. I suoi occhi erano spalancati nel buio e risplendevano di una luce dorata. Quando l'incantesimo finì, Merlino collassò sul tavolo, sfinito.

Gaius guardava preoccupatissimo il principe che aveva abbassato lo sguardo sul suo protetto. Aveva visto e aveva capito. Aveva scoperto il suo piu grande segreto. Merlino era uno stregone.

 

Scusate, ma questo capitolo è un po' più corto perchè non avevo il coraggio di farlo finire diversamente.

 

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Capitolo 6
*** Amore o odio? ***


Capitolo 6: Amore o odio?

 

Artù aveva sempre odiato la magia, suo padre gli aveva insegnato che la magia era odio puro e che distruggeva la vita delle persone. Che chiunque la praticasse era puro male e che avrebbe complottato per distruggere il regno. Le sue parole strisciavano dentro di lui come un serpente, come qualcosa di marcio che però ti impedisce di pensare a qualsiasi altra cosa. E così senza pensare, aveva preso la spada da terra e l'aveva puntata contro il petto del giovane dai capelli corvini.

Gaius l'aveva guardato con affetto, quasi con comprensione, aveva appoggiato una mano sulla lama e aveva richiamato la sua attenzione: “ Artù adesso devi ascoltarmi. Non ti dirò di non ucciderlo – Artù lo guardò scioccato e confuso, improvvisamente strappato ai suoi pensieri – puoi fare quel che vuoi e io non avrei comunque la forza di fermarti. Ma sappi questo. È nato con la sua magia ed era così potente, una cosa cosi rara.... avrebbe potuto mettere il mondo ai suoi piedi e non esagero.
Avrebbe potuto decidere di fregarsene di tutto e di tutti, della profezia che gli avevano dato, secondo la quale ti avrebbe reso il re migliore di tutti i tempi, avrebbe potuto farlo sai? Ignorarlo e dirsi, perché rendere re lui quando posso essere io un sovrano perfetto?
E lo sarebbe stato. Ma merlino ha scelto la via più difficile. Comandare è difficile Artù, ti obbliga a vivere per il popolo.
Ma non hai idea di cosa significhi vivere per servire, per strisciare dove vivono i ratti, piegare il proprio volere, i propri sogni per assecondare quelli di un altro, dove tu non hai scelta. Vivi nell'ansia di fallire, portare il peso del mondo, il peso della vita di tanti innocenti, senza che tu sia preparato a farlo.

Merlino ha imparato a farsi carico di tutto, senza lamentarsi. Voleva dirti della sua magia ma gli ho detto di aspettare. Sai cosa mi ha risposto?”

Artù scosse la testa. Era cosi confuso che voleva solo che Gaius continuasse a parlare, per schiarirgli quella via che sembrava così oscura e sconosciuta, eppure così familiare.

“ Mi disse: Gaius, io non ho paura della morte, da tempo ho accettato questa possibilità, no io provo terrore al pensiero che dovrebbe scegliere tra me e il regno, tra me e suo padre. Non posso chiedergli questo. Eri tu la sua prima preoccupazione. Lo sei sempre stato. Ha usato i suoi poteri, mettendoli al tuo servizio, salvandoti la vita mille e mille volte. Non credere che questa sia una strana situazione. La sua vita è sempre stata nelle sue mani, lo sapeva e nonostante spesso tu non gli abbia creduto, lui crede in te, ha fede in te. Lui sa che diventerà il più grande re che il mondo abbia mai conosciuto, presente, passato e futuro.
Quindi affonda quella lama. Strappagli la vita se credi che se lo meriti. Ma so che lo ami, che lui ama te, piu del destino e piu di tutto questo. Se credi ancora che sia la scelta migliore, non avere rimpianti. Merlino capirebbe, ti perdonerebbe tutto.”

 

Abbassò la mano e lasciò Artù che ancora puntava la lama contro il petto di Merlino. Nonostante ci fossero venti centimetri d'acciaio tra di loro, Artù sentiva il petto di merlino alzarsi e abbassarsi, lentamente. Non aveva mai pensato a quanto fosse difficile e significativo togliere una vita, finché non aveva avuto lui davanti.
Non si sarebbe nemmeno svegliato.
Ma semplicemente non poteva.

Gettò la spada a terra e si inginocchiò accanto a merlino.

“ Cosa stavo per fare Gaius?” l'uomo gli accarezzò i capelli, con affetto.

“ Avresti potuto fare qualsiasi cosa artu ma l'hai risparmiato. Ti prego prenditi cura di lui, io ho bisogno di riposo e anche voi”
Così spostarono Merlino nella sua stanza, sul letto, piccolo e scomodo. Artu rimase a guardarlo per qualche minuto, poi si stese accanto a lui e esitante , passò le braccia attorno ai suoi fianchi, stringendolo in un delicato abbraccio. Per la prima volta in tanto tempo, non ebbe paura di addormentarsi, né dei pericoli li fuori.
Per la prima volta nella sua vita, il calore che sentiva nel cuore si rispecchiava nel ragazzo accanto a se, la sua pelle era soffice, il suo corpo tiepido e rilassato tra le sue braccia.
Si addormentò con un piccolo sorriso sulle labbra, malgrado il mondo stesse cadendo a pezzi, malgrado la sua vita fosse in pericolo, lì, in quel letto, con Merlino accanto a se, sentì di poter affrontare qualsiasi cosa.

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Capitolo 7
*** la luce in fondo al tunnel ***


Capitolo 7: la luce in fondo al tunnel

 

Era l'alba e il sole stava sorgendo inondando Camelot con i suoi raggi dorati, la luce filtrava anche dalla finestra nella stanza di Merlino e fu proprio quando un raggio di sole si insinuò nell'agusta stanza che il ragazzo aprì gli occhi. Le palpebre erano pesanti e l'oblio in cui era scivolato era quasi piacevole, quindi non voleva svegliarsi.

 

“Sono morto” pensò. Regnava il silenzio più assoluto, il sole stava sorgendo e lo scaldava con i suoi raggi e.... spalancò gli occhi. Accanto a lui c'era steso Artù, il viso rilassato, gli occhi chiusi e il petto che si alzava e abbassava lentamente, segno che era ancora profondamente addormentato. Era davvero bellissimo, capelli biondo miele, un viso perfetto, sotto le palpebre chiuse due occhi azzurro mare e le labbra rosse curvate in un piccolo sorriso.

Merlino appoggiò pesantemente la testa sul cuscino, non si era nemmeno accorto di averla sollevata per poterlo guardare meglio.

“ Se questa è la morte” pensò “ allora non mi pento di nulla”.

Aveva sognato spesso una scena simile, nella quale Artù lo stringeva a se e si addormentavano insieme, stretti in un abbraccio, ma era solo un sogno... se non fosse stato per quel dolore, quella fitta al fianco destro.... di colpo i ricordi lo sommersero.

 

Era nella stanza circondato dalle guardie. Era svenuto per la perdita di sangue, ma ricordava, confusamente, due braccia che lo sollevavano dal freddo pavimento e qualcuno che lo portava via. Ricordava anche il gelo di una lama puntata contro il suo petto e aveva pensato brevemente che era pronto, ma la lama non era affondata e il dolore che aspettava non era arrivato. Invece, aveva sentito di nuovo quelle braccia sollevarlo e poi stringerlo in un abbraccio e un fiotto di calore invadergli il corpo.

 

Mentre il giovane mago era perso nei ricordi, anche Artù si era svegliato, confuso e poi aveva recuperato in fretta il filo degli eventi.

Merlino era quasi morto.

Amava Merlino.

Merlino era uno stregone.

Quando aprì gli occhi, vide che anche il giovane dai capelli corvini era sveglio e lo osservò, era perso, la sua mente era altrove e per un terribile istante pensò che non avesse fatto in tempo a salvarlo, ma poi il panico venne lavato via dal respiro caldo che sentiva contro il collo, dal calore del corpo premuto contro il suo. Una gioia indescrivibile lo invase e d'istinto posò le labbra su quelle di Merlino

 

Il giovane mago fu strappato bruscamente ai suoi pensieri dalle labbra morbide che erano premute contro le sue. Spalancò gli occhi per la seconda volta in pochi minuti e poi li chiuse, godendosi il momento. Artù lo stava baciando, quel babbeo reale lo stava davvero baciando! Senza pensare allungò un braccio verso il suo viso e appoggiò la mano sui suoi capelli facendoci scorrere le dita. Il principe lo strinse di più a se appoggiando le mani sulla sua schiena nuda, visto che per sistemare la sua ferita la sera prima gli avevano sfilato la maglia e nessuno aveva pensato di rimettergliela. Merlino fu scosso da un brivido che non sapeva definire, gli scivolava lungo la schiena assieme alle dita di Artù.

Il bacio diventò sempre più appassionato e quando Artù decise di approfondirlo, non trovò resistenza. Solo quando diventò necessario respirare i due si separarono. Merlino aveva stampata sul viso un'espressione idiota, lo sapeva, ma non poteva smettere di sorridere. La sua faccia fece ridere Artù, una vera e propria risata come il giovane mago non sentiva da tempo, cristallina e strinse in un abbraccio il suo amato.

“Artù... pensavo non ti avrei mai rivisto”

“ Anche io l'ho pensato Merlino, si può sapere che ti è preso? Sei corso via come un forsennato e hai rischiato di farti uccidere. Sei proprio un'idiota”

“ Testa di fagiolo, non è colpa mia se stavi per farti ammazzare e se dovevo trascinarti io in giro.”

“ Trascinare me? Sei proprio un ingenuo se pensi di potermi far fare qualcosa senza il mio consenso”
“Vedremo principe, vedremo” stavano per baciarsi di nuovo quando Gaius entrò nella stanza.

“ Merlino ragazzo mio, sei sveglio!” abbracciò il giovane, facendo attenzione a non fargli male. Era davvero felice di vederlo sveglio e sembrava stare molto meglio, la ferita si stava sanando in fretta.

“ Merlino, tu e Artù dovete uscire e riprendere il castello, la situazione sta sfuggendo di mano. Il popolo è terrorizzato, le guardie perse senza una guida e non offrono resistenza. Il re è in mano alla strega e di certo non vivrà per molto, se è l'unica cosa che la divide dal trono. Morgana e Ginevra sono fuori per un incontro diplomatico, grazie al cielo non torneranno a Camelot nei prossimi giorni, quindi non saranno in pericolo. ”

Artù, mentre Gaius parlava, si era alzato e lo aveva fissato con uno sguardo grave, ma sapeva qual'era il suo ruolo e poi non accettava la possibilità di perdere il padre per colpa di una futile ribellione. Merlino si era rivestito e Artù aveva preso, deciso, in mano la situazione: “ Posso occuparmi dei soldati, radunerò i cavalieri rimasti e mi assicurerò che siano in grado di seguirmi, poi sferreremo un attacco. Ma contro la strega non posso fare nulla, quindi a quello, dovrai pensare tu Merlino” e detto ciò si voltò con serietà verso il giovane mago che farfugliò per qualche istante parole senza senso. Si acquietò quando Gaius gli disse: “ Ragazzo mio, non avere paura, Artù sa già tutto di te. Ho dovuto spiegarglielo.” Merlino annuì senza proferire parola ad entrambi e Artù si concentrò sull'imminente attacco, uscendo senza farsi vedere dalla stanza, andò in cerca dei suoi uomini, senza mai abbassare la guardia. Il giovane mago invece era chino sull'enorme tomo che aveva nascosto con perizia sotto al letto e lo stava sfogliando, leggendo diverse formule che potessero tornargli utili per neutralizzare la principessa Anika. In quel momento, quando le cose sembravano essere arrivate ad un punto critico, entrambi sapevano che comunque fossero andate le cose avrebbero potuto contare l'uno sull'altro, questa era una situazione che nessuna magia avrebbe potuto modificare. 

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