The Last Hope

di thisisawar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


E' crollato il mondo
Nel momento in cui John ha risposto a quella chiamata
L'unico pensiero eri Tu
Un breve cenno con la testa
E li ho capito tutto
Pietrificata
Ho chiesto solo "Da dove è uscito il numero di Harold?"





 
 

Chiudo gli occhi per un momento per comprendere se veramente tutto questo è appena accaduto. Non mi capacito che sia successo a te, non avrei dovuto lasciarti andare via, ma in quella situazione la prima cosa che ho pensato era di farvi guadagnare tempo.
Gli uomini di Samaritan erano ovunque e sapevo che avresti messo in salvo Harold, perché ormai di te si fidava.

Mi siedo sul marciapiede, metto la mano sulla fronte e poi sulla bocca, digrigno i denti, in tutto questo sento solo rabbia.
Ognuno percepisce la morte in modo diverso, c'è chi direbbe che sono insensibile, forse è vero perché mi hanno diagnosticato di essere sociopatica, ma il più delle volte è solo presunzione di tenere dentro tutti i sentimenti che non ti fanno essere lucida.
E io in questa guerra devo rimanere lucida.

Sono rimasta paralizzata nel momento in cui John mi ha riferito la chiamata perché è passato per la memoria il giorno in cui mio padre è morto. Stessa identica scena, morte in macchina, accidentale o non accidentale, questo me lo ricorda vagamente.


NON SENTO PIU' NIENTE.  Le sirene, le persone che parlano e urlano tra di loro in questa notte sono lontane da me. Tutto il mio mondo sta andando al rallentatore da quella notizia e scende una lacrima.

John mi desta per un solo istante: dobbiamo continuare la ricerca di Harold.
Mi asciugo il viso.
Ci rimettiamo in marcia. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


"Perché sei così spaventata di parlare dei tuoi sentimenti?"
"Sentimenti? Sono sociopatica non ho sentimenti"





Sentimento che parola.
Com'è possibile parlare di qualcosa che è astratto?
Qualcosa che non si percepisce...forse più che sentimenti si dovrebbe parlare di empatia.
La capacità di mettersi nei panni degli altri, escludendo ogni attitudine affettiva personale e ogni giudizio morale che potrebbe condizionarci.
Cosa ci spinge ad intraprendere un percorso rispetto ad un altro data una certa causa.
La differenza di prospettive.
Il relazionarsi con altre persone ad un livello base.
Di questo forse bisognerebbe parlare.


E' vero me la sono diagnosticata da sola quella malattia, ma qualcosa si è risvegliato.
Una persona me l'ha fatto riscoprire, Tu.
L'unica di cui mi ha importato fin dall'inizio, anche se volevo ucciderti.




Ricordo ancora ciò che è successo alla Borsa di New York.
La mia copertura era saltata qualche giorno prima e Samaritan era alle costole, dovevamo fare del nostro meglio per stabilizzare l'economia mondiale.
Una trappola, ecco cos'era.

Nella metropolitana non è che la situazione fosse migliore: un uomo voleva farsi saltare in aria e noi con lui. Empatia eh?

Ho dovuto improvvisare un po', ma alla fine sono riuscita a persuaderlo: "la vita è una merda. Benvenuto tra la razza umana".
Tutto ciò che voleva sentirsi dire era che non era solo e che i suoi problemi non erano diversi dalle altre persone.

Sapevo che con il mio aiuto eravate riusciti a stabilizzare il mercato, ma volevo prendere parte in prima persona e starti accanto.
La chiamata non mi bastava, e in quel momento sapevo che la mia voce e la mia presenza ti sarebbero servite.
Condotto di ventilazione. 45 metri.
Il tuo sguardo. Il mio sguardo.
Entriamo in azione.
Esplosione.
"Facciamo una bella squadra io e te, un giorno o l'altro lo capirai"
L'ho compreso già.
"Root senza offesa, sei sexy e sei brava con le pistole. Due qualità che ammiro profondamente. Ma io e te insieme siamo come un incendio in una raffineria, che non si può spegnere."

I controlli dell'ascensore non funzionano.

Mi guardo attorno.

Il pulsante.

Realizzo tutto in una frazione di secondi. E poi tu.

Sono pronta a combattere i mostri, e anche di più, tutto per Te.

I nostri sguardi misti a paura e amore. La tensione che provavo in quel momento l'ho voluta sigillare in quel bacio, che mi ha dato la forza di sacrificarmi.

Nel momento in cui ho incrociato il tuo sguardo, non ero più a quel livello base all'esterno, ma dentro di te; stavo condividendo la paura e tutti i pensieri negativi con te.
Il bacio mi ha destata da questo torpore.

Non sentivo più niente, nemmeno gli spari che mi colpivano.
Pensavo a te. Al tuo grido sempre più lontano mentre l'ascensore scendeva.   


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sto ripercorrendo tutte le vicende che mi riportino a te...



 
 
Mi hanno catturata, operata, e interrogata ed io non sapevo se tu ti fossi già arresa nella ricerca; probabilmente la Macchina non ti stava aiutando in questo oppure non voleva metterti in situazioni rischiose, perché ormai sospettava che io fossi di Samaritan.
Non mi dicevano nulla su di voi, anzi continuavano a persuadermi sul fatto che non c'erano più speranze.

Non sapevo dove io fossi dato che la mole di sedativi faceva effetto.

Il mio unico intento però era quello di farti sapere, anche per un solo istante e con qualsiasi mezzo, che ero viva.
Nei momenti di insicurezza però ho sempre pensato mi avresti salvata, almeno in quei primi due o tre mesi.
Mi hanno costretta a fare quella telefonata per farvi arrivare al manicomio e uccidervi, volevo dire qualcosa di più oppure qualche cosa in codice, ma sono riuscita solo a dire che mi serviva il tuo aiuto. Non mi ero rassegnata. Questo voglio che tu lo sappia.
Alla fine ce l'hai fatta, ma io non c'ero più, mi stavano trasferendo per ciò che poi ho scoperto essere il Sudafrica.

Li le notizie su di voi non sarebbero sicuramente mai giunte, in quegl'istanti pensavo solo a cosa sarebbe stato di me o di te. Sappiamo tutti che il tempo cura le ferite, ma questa è una guerra e quando queste ferite sono profonde sono difficili da rimarginare. Io volevo tenerle ben aperte.
Non siamo macchine, anche se non vogliamo aprire gli occhi il dolore ci fa fare cose indescrivibili.

Ho pensato molto a questo durante il mio viaggio, mai avrei pensato però a ciò che sarebbe accaduto nei nove mesi successivi.

Mi aspettavo la tortura fisica, ed ero ben addestrata, ma non a quella psicologica.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Dicono che sia più semplice imprimere in un foglio ciò che pensiamo o proviamo in alcuni momenti, così ho deciso di farlo perché, se un giorno mai ritornerai, tu possa capire al meglio ciò che ho provato...a parole non sono capace, ma ritagliando momenti di solitudine, i miei pensieri si accentuano e ne do il giusto spazio. 



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Giorno 1

Anche se non l'ho mai fatto vedere, i tuoi piccoli gesti mi davano forza e mi incuriosivano sempre di più e scommetto che tu l'avevi capito molto prima di me. Le attenzioni che mi davi, i tuoi divertenti giochi di seduzione e il mio fare da stronza ti piacevano e mi piaceva stare in tua presenza. Non so se fosse attrazione o semplice affezione, ma il mio cuore, quando stavo con te, batteva molto di più che in battaglia; posso dire che avevo più paura di te che di prendere un proiettile.

I tuoi occhi in cui potevo perderci le ore.

Non sarebbe stata una storia semplice, come quelle che senti di solito con un matrimonio, dei figli e una casa; ma l'avventura che avrei avuto con te sarebbe stata splendida, forse con teaser, pistole e botte, ma ora come ora non me la figuro.

Visto che non sei qui vicino a me, l'unica cosa di cui mi pento è non averti detto ciò che veramente provavo, ma spero di avertelo fatto intuire giorno dopo giorno.






Giorno 2

Sai, non è semplice ritornare a ricordare ciò che ci ha fatto male anche se ci ha resi più forti, perché tendiamo a nascondere quei fatti in angoli segreti del nostro cervello; ma quando questo viene torturato per estrapolare informazioni, non c'è cassetto che riesca a resistere.
I metodi di tortura si basano sul controverso assunto secondo il quale il dolore fisico, oppure il terrore psicologico, dovrebbero indurre la persona sottoposta a confessare i crimini commessi o le informazioni di cui dispone.
Non si basava sulla privazione del sonno, ma su uno strumento di tortura molto più avanzato: mescolare il sogno alla realtà, una simulazione detta in parole povere.
Il subconscio da una parte: i nostri segreti; i nostri pensieri; le cose non dette; il nostro passato; il piacere sessuale, tutti accentuati.
E il conscio dall'altra: la consapevolezza di noi stessi e del nostro rapporto con l'ambiente circostante.
Il loro intento era quello di farmi rivelare, attraverso questo processo, il nascondiglio della Macchina e uccidervi tutti.

Ne ho fatte talmente tante che alla fine sono riusciti a farmi pensare, che ciò che sto vivendo in questo momento, sia tutta una simulazione, e forse in cuor mio, pur di non saperti morta, vorrei proprio fosse così.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Giorno 3

In totale sono state 7053 le simulazioni che ho dovuto subire. Mettevo tutto in discussione, pensavo aveste perso la fiducia che mi avevate riposto, ma il pensiero che Tu non avresti mai smesso la ricerca non mi faceva arrendere. Al mio inconscio bastava immaginare la tua voce dire "Non ho mai smesso di cercarti".
Mi sono immaginata tutto di te quando ero sul punto di cedere, perfino le tue carezze così dolci, che potevo sentirle anche chiudendo gli occhi.
Non ho mai ceduto. Per Te non l'ho mai fatto.
Durante l'addestramento con l'attività di supporto all'intelligence, in caso di tortura, insegnavano ad andare con la mente da un'altra parte, in un posto sicuro, ma in quegli anni non andavo da nessuna parte, non c'erano posti sicuri.
Solo durante quelle simulazioni ho capito il vero significato. Il posto sicuro non letteralmente un luogo, ma una persona o un oggetto a cui puoi aggrapparti quando le cose vanno male.
In un istante, nelle simulazioni, ho capito di essere giunta ad avere piena consapevolezza che iniziavano ad essere le mie scelte a condizionare il percorso: le scale.
Le scale nel sogno rappresentano un'ascesa di tipo spirituale, ma anche la realizzazione di noi stessi, il successo, anche se per un breve momento, dato che dopo pochi gradini, ho trovato un muro.
Il susseguirsi delle vicende ci portavano a fare il gioco di Samaritan.
La cattura di Greer.
Un attacco al cuore vederti prendere un proiettile vagante, fortunatamente sulla spalla.









Giorno 4

La situazione precipita sempre di più e ormai ho capito che tu sei stata trasformata, l'unica cosa è scegliere se ucciderti, e proseguire con la simulazione, oppure finirla qui e non rivelare niente.

Tiro fuori la pistola
"NON CE LA FACCIO PIU'. Non so chi mi stia controllando. Ho sparato a John e ora sparerò anche a te."
"Perché non l'hai fatto prima allora? Perché da qualche parte, nel tuo cuore sociopatico, lo sai che ci apparteniamo."
QUELLO SGUARDO CHE SEMBRAVA COSI' VERO...

Lì ho detto quello che avevo realizzato sul posto sicuro.
"QUANDO LE COSE ANDAVANO MALE, C'ERA UN UNICO POSTO NELLA MIA MENTE IN CUI VOLEVO ANDARE: QUI, CON TE. TU ERI IL MIO POSTO SICURO, MA NON PIU' ORAMAI. E NON RIESCO A CONTROLLARLO. QUINDI L'UNICA COSA CHE POSSO CONTROLLARE E' QUESTO."

Da quella simulazione in poi l'unico mio obiettivo era suicidarmi piuttosto che uccidere Te. Non esitavo mai. Non l'avrei mai fatto. Il tuo amore mi ha resa forte ogni giorno.






















 
Note:

Volevo intervenire non solo come voce narrante e apparentemente vicina ai sentimenti di Shaw, ma anche come, lasciatemelo dire tra virgolette, "scrittrice".
Quindi è ora di far sentire la vostra voce anche se il lutto perchè Person of Interest finisce non ci abbandonerà facilmente.
Ho voglia di leggere un po' di vostri commenti a caldo anche sui capitoli precedenti. :D

E Ve lo prometto, il capitolo più lungo arriverà, ma resistete con Shaw fino alla fine ;)

Un grazie intanto a chi mi sta seguendo in questo primo percorso.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 

Note:
Per la settimana Person of Interest, che ahimè è finito, ho deciso di regalarvi 4 capitoli quindi domani arriva il quarto e ultimo della settimana. Siamo quasi alla metà e ai punti salienti del racconto, non spoilero niente ma se queste erano solo le prime emozioni, le prossime avranno una maggiore carica.

Non vedo l'ora di leggere le vostre recensioni, scrivetele pure qui e risponderò a tutti ;)







Giorno 5

Mi sono guardata allo specchio migliaia di volte in quei mesi per provare a capire chi fossi o cosa fossi diventata...ero ancora una persona o solo una cavia da laboratorio?
I miei pensieri, i miei sforzi per riprendermi erano tutti svaniti.
Emozioni cancellate.
Avevo veramente perso tutto? O quel "tutto" significava solo me stessa?
Questa era la vera tortura psicologica: annientare la testa delle persone fino a renderle apatiche, persone vuote di tutto, ridotte a sofferenza e bisogno, condotte ad un limite valicabile solo con la morte. Lo stesso cruento gioco dei campi di concentramento.
Per  7053 simulazioni, era sempre più difficile capire se fosse un sogno indotto o la realtà. Devo ammettere che forse qualche volta ho fatto anche il gioco di quegli impostori, ma quando la forza, o meglio la lucidità, va via e non ti fidi più di niente, non riesci neppure a destarti.
Probabilmente questo era solo l'inizio della mia resa.


Scivolo con la schiena contro il muro e mi siedo.
La siringa in mano, pronta a morire.
La realizzazione di ciò che stavo per fare.
Ad un certo punto un'interferenza, un codice MORSE.
Prendo un pennarello.
Comincio a scrivere il messaggio sulla pelle.
Forse il messaggio era più lungo, ma mi sono bastate un numero e una lettera per capire.

"4A (Four alarm fire). ROOT."


Un sorriso appena accennato sulle mie labbra. Il mio Safe Place. La mia Forza. La mia Root.

Il punto d'origine della mia vendetta e il ritorno. Il calcolo di ogni minima cosa per scappare e raggiungerti. IL MIO VOLO D'AMORE.


 

Giorno 6

La fuga pianificata ad arte, in realtà non so nemmeno io come sia potuto accadere...
Sta di fatto che mi sono ritrovata a correre per una prigione con una pistola e un'ascia in mano a Johannesburg in Sudafrica.
Un po' lontano da New York, ma nessun luogo mi sarebbe parso lontano con l'unico scopo di raggiungere la persona che amavo; un punto dritto nell'orizzonte, il mio obiettivo eri tu e niente poteva o doveva distrarmi dalla luce del tuo faro.

Lambert.
Di nuovo il giochetto delle simulazioni.
"Se questa è un'altra simulazione perché non ti spari?"
"Perché dovrei farlo? Le simulazioni sono create sui tuoi ricordi...Non ricordi la missione in Sudafrica? Il terrorista che stava costruendo ordigni in una casa? E tu che lo hai ucciso attraverso un muro?"
Sì, ricordavo quella missione, ma un piccolo particolare non mi era sfuggito...aveva detto Sudafrica, ma io non sono mai stata in questo posto, la missione era in Germania.

E' vero però che la realtà si stava fondendo alla simulazione e non capivo, e devo ammettere che non capisco tuttora, niente.
"E' vero è solo un sogno. Però dovevo togliermi questa soddisfazione"
Ho sparato a Lambert in pieno petto.
Sono corsa fuori, ho preso un camioncino della polizia.


STO ARRIVANDO ROOT.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Giorno 7

Stavo veramente tornando.
Ma come mi sarei sentita alla tua vista?
Forse già pensavi alla mia morte dopo 9 mesi, ma quel messaggio mi ha dato la speranza che era ormai svanita.
In quelle due settimane mi sono sentita invincibile.
Mancava poco e poi ti avrei vista; mi sono immaginata di vederti da lontano, tu mi avresti sorriso, ti sarei corsa incontro solo per darti la prova che la tua mente non ti stava ingannando, ci saremmo abbracciate e in quel sorriso sarebbe finito tutto.
Purtroppo però era notte, e cominciavo ad essere stanca, ho sparato a qualche uomo di Samaritan forse perché ero ancora confusa o forse perché volevo attirare la vostra attenzione. Samaritan sbucava fuori con le armi solo per noi.
Volevo uccidere anche l'ultimo uomo che si stava nascondendo nel parco.
E' uscito da dietro un albero e prontamente l'ho colpito.
Ho sentito un rumore e ho atterrato quella persona.


"Root?"
"Shaw"



Non me l'aspettavo, di solito nelle simulazioni apparivi quando non ero al sicuro.
Ti ho fatta alzare.
Non sapevo cosa dire.
"Sameen, sei veramente qui!"
Nelle simulazioni non eri così vera...o così tanto felice di vedermi...e non capivo il perché.
Ti sfioravo le braccia. Tu mi hai abbracciata stretta con la tua mano sulla mia testa.
Ero al sicuro oppure no?
Forse avevo sbagliato qualcosa, ecco perché eri lì.
Dovevo andarmene prima che ti scoprissero, saresti spuntata fuori sicuramente in un'altra sequenza della simulazione.
"Ma quando sei scappata?"
Mi hai seguita per pochi passi e mi hai bloccata, volevi spiegazioni.
"E' complicato."
"Allora spiegamelo. Ti prego."

La tua testardaggine prendeva il sopravvento, ti avrei detto la verità, ma mi avresti creduta?
Mi serviva qualcuno a cui riferire tutto il male che avevo subito, e quel qualcuno sei sempre stata tu.
Ora toccava a te essere sorpresa.

"Ti prego Sameen, devi credermi. Questa non è una simulazione. Questo è tutto vero."
La mia mente vagava in cerca di una risposta, un particolare per farmi veramente credere che fosse tutto vero.
"Sei al sicuro ora, torniamo alla metropolitana..."
No, questo non era il particolare che volevo. Non potevo far scoprire il posto a Samaritan. Questa era una simulazione, ne ero sicura.
Ho ritirato fuori la pistola come facevo, mi sarei sparata di nuovo pur di farla iniziare. Non ce la potevo fare. Mi sono ricordata le parole di Lambert.
"Il modo più semplice di spezzare qualcuno, è di rubare loro la realtà, e lo hanno fatto bene"
Forse ero al sicuro. Ma so che ti avevano convertita molto più delle 7053 simulazioni fatte in precedenza.
"Non so più se sono davvero io a prendere le decisioni, e neppure tu puoi saperlo. Settemila simulazioni. Ho ucciso molte persone. Ma l'unica persona che non riuscivo ad uccidere eri tu. Quindi uccidevo me stessa."
Ho puntato l'arma contro di me, pur di non rischiare la tua vita.



Ti sei puntata la pistola contro.
"Ok Shaw, giocheremo a modo tuo. Tu non puoi vivere con me, io non posso vivere senza di te. Quindi se muori tu muoio anch'io. Non ho idea di cosa succederà quando premeremo il grilletto. Non sono mai stata una credente, però...non si sa mai."


"Maledizione Root."
Questo non me l'aspettavo, nelle simulazioni mi persuadevi, ma non in questo modo.
 
 

Una dichiarazione, niente più.
Il posto sicuro, non lo avrei mai più avuto se ti fossi sparata...avrebbero vinto loro questa volta.
Ogni volta che ti vedevo ero connessa a te, ma cosa ne sarebbe stato di me se ti avessero portato via?



Questa domanda me la sono posta quel giorno e me la pongo tuttora perché il vuoto che hai lasciato in me non si é ancora colmato...com'è possibile dimenticare e volare via da tutto ciò che mi hai insegnato?

Mi manca quella parte di me che non riesco a trovare senza di te.
Magari ci rincontreremo, ne sono sicura...



Root puoi sentirmi ancora?
Dimmi che mi senti, voglio pensare che tu ci sia ancora.
Dimmi che non siamo così distanti.
Ripercorrendo questi giorni ti vedo anche se non ci sei più, ma mi manca la tua voce.
Forse ti sto ricordando troppo e se fossi qui con me rideresti ne sono certa.
La vita so che è appesa ad un filo e può scappare, ma Dio esiste in questi momenti?

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Giorno 8

Penso ancora mi ci voglia del tempo per riprendermi.

Una settimana a casa tua non ho parlato molto, riflettevo su cosa fossi diventata.
Le tue continue domande su cosa mi avessero fatto, a cui pian piano non sapevo più cosa rispondere.
C'è stato anche un giorno in cui il silenzio ha preso il sopravvento dal momento in cui ci siamo svegliate...ma in quel silenzio c'era il rumore dei miei pensieri e credo che tu abbia percepito tutto il mio essere in quello...non era tanto la depressione quanto un dolore psicologico più grande...il riposo non mi mancava...c'era tutto quello di cui avevo bisogno per consolarmi...e il fatto che tu fossi sempre vicina mi aiutava...penso di averti un po' contagiata nella mia tristezza...
Ma per me c'era sempre un sorriso, una carezza, i tuoi gemiti, il tuo respiro mentre dormivi e il tuo continuo sostegno.
Sono stati i sette giorni più importanti della mia vita nei quali l'intimità e il nostro amore sono prevalsi e forse me ne rendo conto solo adesso. Sette giorni sono stati più che sufficienti ad alzare l'asticella delle mie emozioni per te.
 


 "Harold ha una debolezza"
é stata la prima cosa che mi è passata per la mente, non ragionando sul fatto che tu eri lì al mio fianco.
"Tutti ce l'abbiamo"
ho intuito che non avevi intenzione di farmi una predica, ma di spiegarmi che avere una debolezza era qualcosa di buono, se ti rendeva forte.
"Sarebbe bello tornare indietro, credo che nessuno di noi abbia avuto la vita che voleva."
Mi hai detto che ti nascondevi dall'età di dodici anni e che per la prima volta sentivi di far parte di qualcosa.
Ti ho guardata commossa e sorpresa del fatto che era la prima volta che me lo dicevi.
Veramente? ho pensato.
E Tu hai risposto...
Un brivido lungo la schiena quando hai cercato, sfiorato e preso la mia mano...
Sono stati secondi intensi quando ho intrecciato la mia mano con la tua...ero convinta di ciò che facevo...
I nostri cuori battevano all'unisono...
Secondi che mi sono sembrati un'eternità nei quali ho compreso che forse anch'io, per la prima volta, appartenevo a qualcuno.
I nostri sguardi penetranti...
Quel momento era così vero che non servivano altre parole perché la nostra anima parlava per noi.
Con lo sguardo fisso sul tuo avrei voluto suggellare tutto con un bacio, non come quello che mi aveva svegliata dal torpore quel giorno alla Borsa, ma solo per dirti che non ti avrei mai lasciata, che ti avrei protetta, anche se sei una donna forte.
Per dirti.....TI STO SENTENDO.





"Root non è sola" non sono più sicura che Harold si riferisse alla Macchina.









"Stavo pensando al tuo problema..."
"Quale problema?"
"Tutta la storia dell'essere pazza e che il mondo è una grossa simulazione..mi ricorda quando Harry mi ha rinchiusa: mettevo tutto in discussione."

Certo che momenti migliori per dirmelo non li avevamo?
"...l'universo non è composto da materia fisica ma solo da forme. Credevo ti potesse far sentire meglio."
Veramente, perché ho scelto di confidarmi con te?
"...Anche se noi non siamo reali rappresentiamo una dinamica..."
Sarei una forma? In che senso?
"...se siamo mera informazione, perché non scegliere di essere una sinfonia?"





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Mi stavo letteralmente innamorando di te, quella faccetta...


Arriva un Suv con mitragliatrice incorporata.
Stavo temendo il peggio...
In quella situazione la prima cosa che ho pensato era di farvi guadagnare tempo.

Una mia decisione, lasciarti andare.
Il mio posto sicuro...
Un errore. Non me lo perdonerò mai.
Non c'eravamo solo io e te, ma anche Harold.
Un particolare aggiunto.
Non ero più io quella da salvare...


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Giorno 9
 
Oh Root,
qui tutti mi chiedono come sto, se ci fossi tu capiresti al volo il mio stato d'animo...
Io rispondo che non sento niente e proprio qui sta il punto IO NON SENTO NIENTE perché non so cosa pensare...
Il mondo mi è crollato addosso quando John mi ha riferito quella notizia.
Dopo 7053 simulazioni, come ti ho raccontato, non so più distinguere il sogno dalla realtà, ma tu sei stata in grado di dirmi che la vita è tutta una simulazione e noi dobbiamo giocare con essa.
In tutta questa storia, che fin dall'inizio abbiamo visto come una guerra, mi sei stata accanto e io ho appreso da te cosa vuol dire la parola Amore: stare accanto alla persona che più ami, sacrificandoti per lei, non arrenderti mai nemmeno dopo che ti ha allontanata per salvarti, il suo ricordo sempre nitido nella mente...
Io non voglio arrendermi all'idea di averti persa ed è per questo che non ho voluto vedere il tuo corpo o la tua lapide, mi sarebbe parso tutto finito e invece non lo è per niente...e poi diciamo, non è proprio in genere di cose che amo fare: dire addio a qualcuno che per te non se n'é mai andato.
Vorrei mollare tutto e andarmene, ma dove potrei andare?
Ho bisogno di te e di credere che tu ci sia ancora anche con una piccola possibilità, ma mi aggancio con tutta la forza che ho e mi hai fatto riscoprire.
L'amore so che è una debolezza, ma in quei secondi in cui ti ho stretto forte la mano, ciò che pensavo fosse una debolezza era ed è adesso la mia forza.
Stammi ancora accanto Root, come ora so tu hai fatto per i 9 mesi in cui sono stata prigioniera.
Non mi arrenderò fino alla fine e se perderemo la guerra e ti rivedrò saprò di essere ritornata nel mio SAFE PLACE.






Giorno 10

Al tuo fianco avrei giurato guerra a tutto il mondo e scalato le montagne a mani nude.
Sono passati già dieci giorni ma la ferita non si chiude ancora...cerco di mettere una benda su una cosa che avrebbe bisogno di punti di sutura.
Vorrei poterti dire che mi dispiace.
Vorrei poterti dire che ti amavo, anzi ti amo.
Ti amo più dei brutti giorni che ci sono stati tra di noi.
Ti amo perché non ci siamo mai arrese l'un l'altra.
Ti amo più di ogni lotta che abbiamo avuto.
Ti amo più di ogni ostacolo che abbiamo incontrato e sconfitto assieme.
Ti amo mentre cerco di riuscire a non dimenticarti e non arrendermi.
Ti amo mentre ti aspetto.
Ti amo Root.
Sono una persona difficile da amare ma quando amo, amo fino all'impossibile.
Potrei ancora non comprendere del tutto il significato dell'Amore, ma non mi importa se morirò provando.



L'Amore sopra ogni cosa. Dovrebbe essere questa la regola.
Devi trovare una persona con la quale collegarti e creare, come hai detto tu, una sinfonia con lei.
Potranno esserci molti problemi di fronte a voi, ma la canzone è formata da momenti allegri, momenti tristi, momenti forti, momenti deboli...
Ci sono diversi generi musicali e ognuno può descriverti o descrivere lo stato d'animo che potrai avere durante il tuo viaggio da solo o con l'altra persona.
Ci sono assoli, ci sono duetti, ci sono più strumenti, ma tutta la musica è affascinante anche se qualche genere non ti piace.
Un'infinità di tempi e numeri che compongono la musica nell'universo.
Perché dobbiamo frenare questa magnifica armonia?


L'ho aspettata a lungo quella persona, ma non ho ancora perso il suono di quella musica.  

















 
Note:
Il viaggio con Shaw si sta pian piano avvicinando, come avrete ormai capito, al momento chiave.
Scusate i capitoletti corti ma servono anche quelli nella storia. 
E' stata dura scrivere, più che altro interpretare, i suoi sentimenti.
Dieci giorni di diario? Chi se lo sarebbe mai aspettato che Shaw scrivesse un diario e che in esso descrivesse le emozioni?
Una sociopatica come lei?


Scrivetemi le vostre sensazioni rispetto a questi 8 capitoli nelle recensioni e cosa vi aspettate dai prossimi ;)
V
i aspettate Root morta definitivamente oppure no? ecc.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Giorno 

Oh Root,
è passato...ho perso anche il conto dei giorni...non ho più scritto perché la Macchina non ci ha dato tregua con i numeri e ha condotto me e John a combattere nel palazzo dell'NSA, fino a trovare Harold.
Ci sono state altre vicende nella metropolitana.
Ho sentito la tua voce attraverso la Macchina, e mi hai fermata dall'impulso di uccidere chi ti ha freddata con un colpo.
"Shaw."
Mentre la Macchina cercava di dirmi qualcosa quell'uomo, che ora so si chiama Jeff, è fuggito accoltellando Fusco, e non sono stata in grado di fermarlo.
Ottimo tempismo come sempre.
Ho soccorso Fusco e ci siamo salvati.
Credo che la guerra sia arrivata al capolinea, che abbia vinto o abbia perso ormai non fa la differenza se non ci sei tu al mio fianco.
Non ho più voglia di rispondere a quella dannata cornetta perché lei ti ha portata via da me e ora ne sono sicura.
Di te non ho più alcuna traccia...
Arrabbiata? Credo proprio di sì; sono scocciata dal comportamento di Harold che non sopporto più... continua a dire che devo farmene una ragione, che tu sei morta. Io ancora non voglio crederci. Tu non ti sei arresa facilmente nei nove mesi che non ero con voi e...io non voglio arrendermi. So che lo fa per il mio bene, perché aggrapparsi alla speranza di qualcosa che non esiste e pensare sempre a te mi costringe a non andare avanti...ma vale la pena vivere in questi casi?
Farmi una nuova vita? E da dove dovrei o potrei ricominciare? I ricordi ci fanno crescere, ci fanno sperare, ci migliorano; e anche quando spariranno per poi ritornare a far breccia nella mia mente e nel mio cuore cosa farò?
Ti ho amata, non da subito, ma ti ho amata. Chi sarò se incontrerò una nuova persona che avrà i tuoi stessi occhi o mi sorriderà allo stesso modo?

"Quando è tutto finito, quando accade il peggio, c'è ancora una cosa che rimane nel vaso di Pandora: la Speranza".

Vorrei avere quest'ultima speranza di incontrarti di nuovo.

Vorrei vederti in carne ed ossa di nuovo perché sto perdendo la tua immagine; il ricordo della tua voce sotto le spoglie della Macchina, anche se le assomiglia, non è la stessa cosa.
Quella voce che mi diceva che non sarebbe stata pronta a perdermi di nuovo e che qualsiasi cosa fosse successa avrebbe sistemato tutto.
"Verrò a cercarti per portarti in salvo, però devi restare viva."
Sento ancora quelle parole.
Root deve essere viva.
Più mi focalizzo su quella parte di simulazione, nella quale ho sparato a John, e più credo che tutto questo sia una simulazione.
"Non ti lascerò un'altra volta, Sameen."
E' ciò che mi hai detto per l'ultima volta. Ed è simile alla simulazione!
E gli uomini di Samaritan sbucati dal nulla.
E quel dannato numero di Harold.
Da dove è uscito?
Sì lo so che è ritornato nel luogo dov'era andato con Grace.
Ma possibile sia tutto vero?
Non penso ad altro.
Come faccio a pensare ad altro?
Sono tutte dannate coincidenze?
NON CE LA FACCIO PIU'.



« Ti prego Root, se mi stai ascoltando, mandami un segno!» urlo.





« Shaw tutto bene? » mi chiede John, bussando alla porta.
Scaravento il taccuino in cui stavo scrivendo addosso alla porta.
« Sono in bagno...posso avere un minuto per me oppure devo venire fuori a salvare i numeri di quella dannata Macchina in mutande? »
« Scusa... »
« Un attimo ed esco.»



« Allora? Cosa c'è di così importante? »
« C'è un busta sul tavolo per te.»
« E quindi? »
« Non abbiamo avuto il coraggio di aprirla signorina Shaw. L'ho trovata io stesso dentro a quel cassetto.» risponde Harold indicandomelo.
Mi avvicino lentamente alla busta, che non sembra contenere molto e che reca la scritta "Sam, apri!".
E' la tua calligrafia, la riconosco.
Sento il battito accelerare.
« Bene » mi schiarisco la voce « lasciatela lì.»
Percepisco il loro giudizio mentre si guardano.



Sto tremando, non ho il coraggio di aprirla perché so che potrebbe essere il tuo ultimo lascito, un codice segreto tra le parole di un testo per confermare ciò che non voglio sapere.
« Po..potreste lasciarmi un po' da sola? » chiedo con voce flebile.
« Certo signorina Shaw.»



Mi siedo sulla sedia...non sono nel posto più adatto per piangere, ma so che arriverà da un momento all'altro il mio sfogo.
Si avvicina Bear che mi guarda come se capisse tutto.
Appoggio i gomiti sulle gambe.
Metto le mani sul volto, massaggiando più volte la fronte e gli occhi.
Oh Root.
Devo decidere cosa sia meglio per me.
Aprire o non aprire quella busta.
Scuoto la testa.
Decido di non farlo per il momento.
Voglio andare fuori a camminare un po', l'aria fresca mi farà bene.
Probabilmente farò l'ultima visita alla tua lapide.
Semplicemente non è una delle cose che mi piace fare.
Vado all'armadio per prendere una giacca.
Apro e vedo la tua.


Per un istante ti rivedo, mentre riesco a percepire il profumo emanato dalla giacca.
Il tuo profumo che ora mi manca.
Oh Root. Non riuscirò a dimenticarti.
Indosso la tua giacca ed esco con Bear.

Scendo per strada.
Metto la mano libera nella tasca del giubbotto di pelle e sento qualcosa di strano. Un foglietto? Leggo.


                 "Sapevo lo avresti fatto. Ti aspetto nel luogo in cui ci si può confidare senza essere giudicati"


Che luogo sarà mai?
Mi illumino.
La Chiesa.
A Root avevo confidato tutto pure quel particolare che non riuscivo ad interpretare.
Ora, quale chiesa?


Cammino sul marciapiede, quando all'improvviso, suona il telefono della cabina telefonica più vicina a me.
Fisso il telefono.
Poi la telecamera.
Se è un altro dannato numero io mi tiro fuori.
Decido di rispondere.
« Ehi Tesoro, ti disturbo? »
Quelle parole. L'ultima chiamata prima della mia cattura.
« Root? Sei Tu? »
Solo quattro parole con una voce metallica.
« Cattedrale di San Giovanni. »
Riaggancia.
Fisso la cornetta.
E' ancora la Macchina o è viva?
Sembra  più vera.

Sorrido.
Corro.





 
Sono di fronte alla facciata; anche se ho una forma atletica perfetta, ho un po' di fiatone e mi tremano le gambe.
E' da tanto tempo che non entro in una chiesa, non è che creda in qualcosa, ma crederei anche alla cosa più banale pur di farti ritornare vicino a me.
Non so dove mi porterà questo, forse è solo una trappola per uccidermi, l'ultimo baluardo per Samaritan, ma come ho detto, se devo vivere in questa terra senza di te, preferisco morire.
Non so cosa ci sia nell'aldilà, ma quando non hai più niente da perdere, non ti importa nemmeno della tua vita.
La scalinata. Il ricordo delle scale nella simulazione. 
Vorrei avere una monetina in questo momento, per far decidere al fato la mia sorte, ma so che in questo mondo ogni decisione presa ha un effetto e tutte le non-scelte comportano altri sviluppi sulla trama.
"Ogni possibile mossa rappresenta una partita diversa, un universo diverso nel quale fai una mossa migliore e se commetti un errore c'è una quasi infinita quantità di modi per risolverlo. Quindi devi solo rilassarti e giocare"
E ALLORA GIOCHIAMO.



Entro.
Bear sta fuori finché non uscirò.
Mentre salivo la scalinata ho tenuto la testa china, ma è difficile farlo davanti a tanta maestosità.
Una luce irradia la vetrata centrale della chiesa di fronte a me; sembra di scorgere qualcuno in lontananza, ma forse è proprio tale luce a confondere la mia vista.



Mi avvicino all'altare quasi in punta di piedi e, tenendo la guardia alta, mi guardo attorno alla ricerca di cecchini o puntini rossi che potrebbero indicarmi. Il silenzio pervade. Sento solo l'eco dei miei passi.
« Sameen non aver paura... » sento all'improvviso.
Tiro fuori la pistola.


Cammino più veloce superando ormai la metà della navata.
« Root, sei tu? »
« Sameen metti via quella pistola sei al sicuro ora... »


Strizzo gli occhi non ci posso credere.
« Sameen... »
« Root! »


Il mio sfogo è arrivato, sto liberando tutte le emozioni che avevo represso fino a quel momento.


E' questo l'aldilà?




Non so cosa dire, la mia bocca sembra paralizzata e non so come io faccia a non essere ancora svenuta.
Mi sfiori il viso e mi asciughi le lacrime.
« Credo di doverti dare delle spiegazioni... » mi dici sorridendo «...e scusami se ti ho tenuta fuori da tutto. Sarà anche il caso di finire di pensare che questa sia una simulazione.»


Prima di iniziare il tuo racconto però aggancio la mia mano destra sulla tua camicetta, ti guardo per un solo istante e ti tiro verso di me baciandoti.
Le nostre labbra si scontrano, si incontrano in quel piacere immenso; un bacio bagnato dalle nostre lacrime e da quel profumo.
Bocca dentro bocca, come una magia.
La vita sta scorrendo attorno a me, e ad occhi chiusi sto rivedendo le immagini del nostro amore.
Ti ho cercata più di ogni cosa al mondo ed ora tu sei qui.
Un abbraccio, quell'abbraccio che tanto mi mancava.
Tra le braccia che più amo.
Essere stretta, stringerti e tenersi assieme.
Respirare assieme a te.



 
 
 

Ci sediamo su una panca. La tua mano sfiora la mia e questa volta sono io a prenderla.
In silenzio ascolterò tutto ciò che mi dirai, non ho più paura, sono nel mio Safe Place.


 
 
«Vedi Sameen, la guerra, come ben sai, qualunque essa sia, richiede dei sacrifici e delle strategie. Quando pensi di aver vinto una battaglia, non è detto che tu riesca a vincere anche tutta la guerra. Quando poi il tuo nemico ne conosce i dettagli devi saper cambiare quelle strategie, e poiché Harold non aveva alcuna intenzione di comprendere che la Macchina sarebbe scomparsa, e tutto il mondo si sarebbe trasformato in qualcosa di ancora più oscuro e misterioso, da non poterlo più gestire se non con la forza, spazzando via l'umanità che si sarebbe ribellata ad esso; ho deciso di farlo io assieme a Lei. Il Dio più potente mai creato»   
« Tutto è nato dal tuo ritorno, mi dispiace un po' dire queste cose...Da quando mi hai confidato le simulazioni ho capito quale fosse il mio ruolo e credo che lo avessero ormai intuito anche gli uomini di Samaritan; portavo il fardello di chi sapeva chi, cosa e dove trovare la Macchina, o io o Harold, questo è stato il loro piano, e solo giocando nelle retrovie lo avrei convinto a fare quella mossa e avrei aiutato tutti voi: il virus all'interno dell'intelligenza artificiale. Quindi quale posto migliore di una chiesa, come una gabbia di Faraday, per mettere la Macchina al sicuro, e testare la sua vera capacità? Ho inserito qualche codice aggiuntivo nel sistema prima di andarmene, l'avevo riferito ad Harold nella Safe House, per darle la capacità di difendersi da sola. E così ha fatto. In realtà ad Harold ho detto che si sarebbe attivata solo con la sua decisione, ma era una bugia...»
« Si beh inscenare la mia morte non è stato semplice, ma basta ricorrere alle persone giuste. Non ricordi come sei morta?»

Hersh...

« Già una volta ero stata catturata perché volevano sapere di più sulla Macchina, ricordi Controllo?»

Come dimenticarlo voleva uccidermi...




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« Mi avevano ferita nello scontro a fuoco con il Suv, ma stavo bene»
« C'era un cecchino appostato sul tetto di una casa, ma ero in costante contatto con la Macchina che mi ha riferito che sarebbe entrata nel sistema del veicolo per sostituirmi alla guida. Ho visto l'uomo, ho cercato di fermarlo ma è stato difficile; ho sentito l'auto virare all'ultimo e il colpo è entrato nel vano portaoggetti tra i sedili anteriori. Arrivati al posto di blocco ho fermato la macchina iniettandomi la prima dose di medicinale; arrivata all'ospedale poi tutto è stato più semplice, conoscevo dei dottori e beh ho fatto la mia bella figura davanti a Lionel» mi strizzi l'occhio « lui ha accertato la mia morte ed è finito lì; poi ho ricominciato tutto»
« Ma la tomba?»
« Era vuota, c'era solo l'impianto cocleare che mi hanno rimosso con estrema precisione. Non potevo morire proprio così senza farla lottare.»
« Quindi...quindi monitoravi tutta la Macchina da questo posto? Ogni telecamera? Ogni nostro movimento? E anche quel blackout nella stanza al Campidoglio? E la sua voce? » ti chiedo ormai capendo tutto.
« Non ero da sola, Lei mi ha dato una mano. Seguimi.»

Raggiungiamo delle scale e scendiamo. Davanti a me una cripta molto spaziosa, simile a quella che avevo visto nella simulazione. C'è tutto il necessario: monitor con statistiche, server, cavi ovunque, telefoni criptati.
« Direi che questa è la risposta. Ma quindi ci vedevi anche nella metropolitana e nel tuo appartamento?»  sono un po' curiosa.
« So dove vuoi andare con la tua domanda Sam» risponde « è logico che i pensieri non siano facili da ascoltare, ma sì Sameen ho visto anche quello che facevi, ma non zoomato.»
« Lo sapevo.» dico no con la testa.
« Me lo farai leggere prima o poi? » inclini la testa verso di me.
« Forse un giorno.» sorrido maliziosamente.


Sono sbalordita da tutta l'apparecchiatura, ma ho un dubbio.
« Una domanda ancora. Ma se io ho sognato una chiesa come questa, e gli uomini di Samaritan hanno visto il posto, perché nessuno è venuto a cercarti qui?»

« E se avessi ancora il chip addosso? O un transponder? » mi tocco dietro l'orecchio.

















 
Note:
Come avete visto ho dovuto fare qualche modifica alla trama di Person of Interest che spero possa "reggere".

Che poi manco farlo apposta 9 capitoli = 9 mesi in cui Root ha aspettato Shaw...

Quella specie di "E" nel titolo "Giorno * " non è stato messo a caso, se avete presente un po' di scrittura insiemistica/matematica quel simbolo significa APPARTENENTE. Root appartiene a Shaw e viceversa ;)

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


« E se avessi ancora il chip addosso? O un transponder? » mi tocco dietro l'orecchio.
« Sameen ho controllato tutto il tuo corpo e non c'è alcun chip»
« Ma Lambert ha detto che le simulazioni erano create sui miei ricordi e non avrei distinto più la realtà dal sogno; e se avessero scelto loro questo posto per fare il loro ultimo gioco caduto Samaritan? La situazione non è ancora finita.»
« A cosa stai pensando?»
« Penso che, se fosse stato Samaritan a volere che tu trasferissi qui l'ultimo pezzo della Macchina e volesse proprio quel pezzo mancante per stravolgere e mettere qualcosa all'interno come un programma contenuto in una USB, così da far rinascere Samaritan all'interno della Macchina stessa? Non avrei mai sognato una chiesa, per quello non mi tornava il particolare...»
« Ma proprio dentro una chiesa dovremmo dare l'ultima battaglia?»
« Credi davvero Root che nelle guerre importino gli edifici? Soprattutto se contengono dei segreti?»



Sentiamo un boato proveniente dall'esterno.
« La porta.» diciamo all'unisono guardandoci.

« Situazione interessante. Ora mi credi?»
« Non abbiamo tempo per discutere... »
« E chi discute?... Dobbiamo uscire da questa cripta o noi moriremo come i primi martiri.»
« Fai anche la spiritosa ora?»
« Non faccio la spiritosa voglio capire che chance abbiamo.»
« L'ultima Sameen: prendi le armi dentro l'armadietto, si va in scena!»
« Un incendio che non si può estinguere?» dico cercando le armi migliori.
« Assolutamente. Insieme.»

« Prendile tutte e mettile in questo borsone, non abbiamo il tempo di sceglierle.» lanciandomelo.
Saliamo le scale e raggiungiamo l'abside.
Ho caricato sulla spalla il borsone, ma non ho paura di questo peso se ci aiuterà a sopravvivere.
In mano la mia pistola.
Root con le prime due.
Colpiamo i primi agenti che hanno raggiunto le prime file.
Scendiamo le scale e raggiungiamo la navata centrale, lasciando l'altare dietro di noi.

« Sai, mi ricordo di una cosa che ho detto ad Harold qualche anno fa...non sapevo se saremmo sopravvissuti all'evento dell'accensione online di Samaritan e così pensavo di usare lui per riferirti un messaggio...» mi urli tra i colpi di pistola, mentre cambiamo armi di volta in volta.
« Quale messaggio?»
Una raffica di colpi giunge addosso a noi mentre ci barrichiamo, scivolando, vicino ad una panca.
Mi alzo in piedi, appena sento il breve silenzio delle loro pistole, e cerco di colpire altri agenti che vedo...ore 12; ore 10; ore 2.
Anche tu spari, poco dopo di me, con due pistole.
Dio solo sa quanto sei sexy.
Gli agenti si avvicinano e continuiamo il nostro lavoro.
Altri uomini stanno entrando e noi poco dopo lanciamo delle bombe fumogene per riprendere fiato e ricaricare le munizioni.
« Quante armi abbiamo ancora?»
Guardo nel borsone.
« Solo due e piccole tra l'altro, non ce la faremo mai Root!»
Non farti vedere terrorizzata Sameen, lei è qui con te.
« Non preoccuparti Sameen ce la faremo, dobbiamo solo raggiungere il confessionale che c'è alla nostra destra.»
« Che c'è Root? Vuoi confessarti con me sul punto di morte?» dico sarcasticamente.
« No Sam ho messo altre armi lì» alzando le spalle.
« Come hai fatto?...non importa. Fammi strada, ti copro.»


La grandezza di questa chiesa amplifica tutto.
Finisco gli ultimi colpi in tempo, dietro ad una colonna; raggiungiamo il confessionale ed entriamo.
Root controlla l'entrata, tra due colonne, spostando la tendina della finestrella.
« Root hai messo un arsenale qui dentro.»
« Ho messo il necessario.»


« Shaw, dove sei ho bisogno di te!» sento John all'auricolare.
« Dove sei John?»
« Sono con Lionel fuori dalla Chiesa di San Giovanni. Harold mi ha chiamato e inviato le coordinate di questo posto, e non capivo il perché, forse è uscito il tuo numero. Ora siamo appostati dietro ad un muretto. Sono appena arrivate dieci macchine di agenti di Samaritan, non credo sarà semplice...»
 
« Ciao John.» salutiamo assieme.
« Shaw! »
« Root? » conclude Lionel.
« Teniamole per dopo le spiegazioni qui c'è da finire una guerra e credo che Root abbia portato il necessario. Non dobbiamo farli entrare o per noi sarà la fine.»

Mentre John parlava ho recuperato in fretta tutte le armi e ci siamo fiondate fuori.
Root ha aperto il portone della chiesa e io ho colpito due agenti alle gambe.
Abbiamo visto il muretto alla nostra sinistra e siamo giunti alle spalle di John e Lionel.


Non è stato semplice, come ha detto John, uscire immuni da questa ultima battaglia.
Ho combattuto fianco a fianco con Root rischiando di riperderla, ma quando in quel momento, ho incrociato il suo sguardo che palesemente sembrava terrorizzato, e ho visto l'ultimo proiettile partire dalla pistola di quell'ultimo agente biondo, che non sono riuscita a fermare alla metropolitana, non ho esitato: ho sparato all'uomo due colpi in pieno petto e l'ho spinta via. Le ho fatto scudo con il mio corpo, beccandomi quella pallottola. Forse, come nella simulazione, l'avrebbe presa nella spalla, ma chi poteva fidarsi del fato in quel momento?
In quel dannato momento ho fatto la mia scelta. Ho scelto di salvare lei al posto mio.
Il suo urlo come quel giorno alla Borsa.
Ho sentito le sue braccia cullarmi e dirmi che sarebbe andato tutto bene, che mi sarei salvata.
La pressione della sua mano sul mio addome.
« Io premo qui, ma per favore Shaw non addormentarti.»
« Root...credo sia la fine della simulazione » dico sussurrando  « ce l'ho fatta un'altra volta. Sono tra le tue braccia ormai, non ho più paura. Lasciami andare... »  
Le avrei voluto dire tutto in quel momento, ma non c'è stato il tempo.
Sarei ritornata da Samaritan.
Una luce lontana. Poi il nulla.



Ho sempre voluto avere qualcuno da salvare.
Ho sempre voluto una persona che avesse bisogno di me.
Che senza di me non potesse vivere.
Volevo essere un eroe, ma non una volta sola.
Volevo essere il salvatore di qualcuno, anche se questo significava mantenerlo invalido.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ho sempre voluto avere qualcuno da salvare.
Ho sempre voluto una persona che avesse bisogno di me.
Che senza di me non potesse vivere.
Volevo essere un eroe, ma non una volta sola.
Volevo essere il salvatore di qualcuno, anche se questo significava mantenerlo invalido.


"Non è facile sentire gli angeli: nelle nostre preghiere cerchiamo sempre di dire dove sbagliamo e che cosa vorremmo che ci accadesse. Ma il Signore sa già tutto, e a volte ci chiede solo di ascoltare quello che l'Universo ci dice. E di avere pazienza"




Spero esista un universo alternativo dove trovarti ancora. Non smetterò mai di credere ad un Noi nella prossima storia.
Mi hai dato coraggio di darmi una seconda possibilità che io stessa avevo perso; di credere nella vita e nell'Amore. E tra le tue braccia, che mi hanno accompagnata, e nella tua voce, in cui ogni secondo ho sentito vicina la tua presenza, mi hai insegnato che l'Amore va al di là della Morte se qualcuno, anche solo una persona, ha la forza di ricordarti per sempre.
Mi hai spiegato che l'universo è infinito, freddo e caotico e noi siamo solo forme in questo, ma credo di essere diventata una persona migliore avendo avuto te sempre al mio fianco. E ora che lo vedo con occhi nuovi, questo infinito universo, per me, è il più bello di tutti.
Forse adesso trascorrerò i miei giorni in pace.
 


Credo di essere morta veramente perché non sento a quante simulazioni sono arrivata. O non l'hanno detto. Ad ogni modo ho sentito qualche scossa o impulso nelle scorse ore, ma riesco a collegarle solo ai sogni che ho fatto durante la simulazione.


Sto ripercorrendo tutte le vicende che mi hanno portato a te e non le dimenticherò mai.




"Mi hai fatto vedere tutto di Noi. Ma se si potesse tornare indietro? Se avessi un'ultima occasione con Lei? Credi potrebbe essere diversa? Credi potrei farlo? Credi potrei ricominciare a riscoprirla?"
"Sameen, vedi, l'anima è già costituita nel suo essere: tu sei l'eroe della tua vita, la cambi tu la tua vita. E se tu hai visto in Lei quel qualcosa in più che ha fatto rinascere quell'anima, pensi sarebbe facile ritornare? Avresti la capacità?"
"Di solito non sei tu a scegliere se farci ritornare oppure no?"
"Il più delle volte..., altre volte invece mi chiedono di reincarnarsi in qualcosa; altre volte vogliono rimanere qui perché non vogliono più soffrire; altre volte invece è l'Amore, quello vero."
"...e come fai a distinguerlo?"
"Proprio dalle anime"
"Forse allora non sono ancora pronta per ritornare..."
"Perché ti hanno definita sociopatica? Sei sicura di essere sociopatica?"
"Non so più chi sono adesso..."
"Lei ti ha resa felice?"
"Sì"
"Ma stai vedendo o sentendo?"
"Chi?"
"Colei che chiami Root"
"Me l'hai fatta vedere tu poco fa"
"No, dico ora."
"Non riesco a vedere o sentire niente"
"Ti sta pregando di ritornare, questo secondo te non vuol dire niente? Pensa che ti perdi per sempre quel messaggio che non ha mai avuto il coraggio di dire."
 
"...."

"Ciao Sameen"










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Sento un Beep continuo...
Comincio ad inalare ossigeno sempre più convinta...
Realizzo di essere distesa su un letto...
Da ciò che sento ho fili sparsi ovunque che mi monitorano.
Strizzo gli occhi.
Sono ancora intrappolata?
Ho cambiato stanza? Perchè non vedo il vetro davanti a me?
Mi hanno tolto quella specie di occhiale?
Analizzo la stanza e vedo procedere avanti e indietro una donna vestita da infermiera con una tuta verde che si ferma accanto ad un medico; credo stiano controllando la mia cartella clinica.
Faccio finta di niente.
« Sì, ormai dovrebbe essersi stabilizzata, da come può notare il battito; è una settimana che la stiamo monitorando e sembra risponda bene alle cure farmacologiche e agli impulsi esterni. E' cosciente a livello cerebrale e non ha riportato alcun danno. Come abbiamo notato l'intervento è  andato bene e quindi credo possiamo essere soddisfatti del lavoro svolto. Credo non ci vorrà molto prima che si possa svegliare del tutto. Se non c'è altro che vuole chiedermi io la lascerei pure da sola. »
Il medico se ne va.
Hanno inserito alla perfezione il chip?
Apro e chiudo la mano destra.
Alzo il braccio che poco prima era intorpidito e con la mano vado a toccare la mascherina che mi hanno messo sul viso.
Un respiratore?
Sono stata in coma?
Cerco di toglierla, voglio recuperare alla svelta e andarmene da questo posto, quando ad un tratto sobbalzo.
« Hey Piccola ti sei svegliata. »    
Riconosco la sua voce.
Si avvicina mentre scorgo che il suo viso ha cambiato espressione: sembra più felice ora.
Tolgo la mascherina convinta di ciò che sto facendo.
« Forse converrebbe lasciarla lì ancora un po'. »
« Ro..Root, sei venuta a salvarmi? » dico piano.
Ti siedi e prendi la mia mano, cerchi di nascondere una lacrima, ma questa scende sulla guancia e la lasci scivolare su tutto il viso.
« Riprenditi con calma. Hai preso un altro proiettile al posto mio Sameen, rischiando di nuovo la tua vita! Con questo siamo a tre, solo per me! Non ti avrei mai perdonata, lo vuoi capire che non voglio perderti?! Non ti lascerò andare questa volta...»
« Sei nel reparto rianimazione di un ospedale  che conosco molto bene e non c'è alcun pericolo. »
Allora quella non era una simulazione, quella battaglia era vera.
Era tutto vero, ero veramente scappata.
Non c'era alcun chip.
Prontamente ti interrompo togliendomi di nuovo la mascherina.
Forse non sarò mai pronta, ma devo dirglielo.
 "Non è che tu non hai sentimenti, le voci sono lì dentro, devi solo starle a sentire"
"Pensa che ti perdi il messaggio che non ha mai avuto il coraggio di dire"

« Non so » riprendo fiato « Non so quale fosse il tuo messaggio. Ma ti dico il mio: TI AMO. »
Rimetto la mascherina e ti vedo riprendere il colore e il tuo sorriso si accentua sempre di più e cominci a mettere le mani sul tuo viso per asciugarti quel volto che non scorderò più da oggi in poi.
« O Sameen...»
Alzo la mano destra e con un dito ti sfioro prima le mani e poi con tutta la mano comincio ad accarezzare il tuo viso.
Comincio a sentire il dolore all'addome, ma le emozioni lo smorzano già.
Sistemi la flebo.

« Mi piace quando giochi a fare il dottore. » dico per eliminare quella troppa dolcezza, parlando attraverso la maschera.
Mi baci sulla fronte e tiri su lo schienale.
« Vado a chiamare gli altri. »
« Root, prima di andare, qualcuno ha consegnato a te i miei effetti personali?» devo avere l'ultima prova a mia disposizione.
« Sì perché? »
« Vorrei prendessi la giacca. »
Si avvicina al tavolino, di fronte c'è un armadietto. La prende.
« Suppongo che tu non sia stata indaffarata a guardare nella mia, cioè la tua, giacca quando siamo arrivati qui. »
« Devo ammettere che le preghiere che ho fatto in questa settimana mi hanno tenuta impegnata. » sorridendo.
Qualcuno lo sapeva.
« Nella tasca interna c'è un taccuino. Credo mi abbia salvata un po' visto che sono ancora qui. Vorrei tu leggessi ora, anche mentalmente, il giorno dieci. Voglio cogliere il presente come mi hai suggerito di fare troppe volte. »


« Era questo che scrivevi nel diario! »



Devo dirglielo, ce la posso fare senza questa stupida mascherina...
« Lo so avrei dovuto dirtele queste cose, magari in quella settimana prima di non rivederti più, ma come ben sai, a parole non era semplice spiegare ciò che provavo per te e preferivo i gesti, anche se più fraintendibili. Mi dispiace se a volte ti ho allontanata da me e non avrei mai creduto che tu avresti aspettato i miei tempi; tu hai fatto quello che altre persone, nella mia vita, non hanno mai avuto il coraggio di fare, loro si sono arrese con me prima ancora di cominciare. Sì lo so che è tutta colpa del mio carattere e quanto sia fredda con le persone, ma è stato difficile fidarsi »
« All'inizio non ti sopportavo, ma ho cominciato ad amarti dai tuoi modi di fare e quel sorriso contagioso non l'ho mai scordato. Con te è stato tutto diverso, almeno quando ho capito che ti potevo affidare la mia vita. Grazie per essermi stata accanto nei periodi poco felici; ho dovuto lottare contro tutti ma in primis contro me stessa e tu mi hai cambiata. Mi hai fatto scoprire cose di me che avevo da tempo rinchiuso dentro la mia corazza...non serviva una chiave, ma un fuoco per scioglierla...»


 
« Oh Sameen...tu hai sempre pensato ci fosse qualcosa di sbagliato in te vero? Magari perché, come hai detto tu, era il tuo carattere a renderti così. Ma questo è il bello di te ed è per questo che ho scelto te. Tu sceglieresti una nuova vita con me? »
« E' una nuova forma di dichiarazione di matrimonio? »
« Non penso riuscirò mai ad abituarmi alle tue battute. » ridendo.
« Comunque, credo sarebbe importante per me, non ero fatta per le relazioni, ma con te vicino, sarebbe un privilegio....» , e rubandoti un altro sorriso dei tuoi, « ...e in più vorrei rivederti con quell'abito da orso qualche volta. »


 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Root non ha ancora detto agli altri che mi sono svegliata dal coma perché sono impegnati a sistemare le ultime faccende con la Macchina e a loro serviva il massimo del tempo e tutto l'impegno possibile.

Mi hanno trasferita nel reparto di degenza e avere accanto Root durante la notte mi fa sentire molto meno sola.

Non le dirò cosa ho visto nell'aldilà, magari è solo il frutto della mia immaginazione; ma ho una consapevolezza in più.

Una notte siamo rimaste sole nella stanza, Root ha fatto rifornimento di dolci dal distributore di merendine, abbiamo diviso il piccolo letto e ci siamo confidate tutto ciò che ci passava per la testa, compreso il futuro:
"A dir la verità Root non ho mai pensato al mio futuro. Ho sempre vissuto giorno per giorno e dato che c'è sempre stato un posto vuoto al fianco, mi sono concentrata esclusivamente su me stessa. Ho sempre fatto le cose per me o per il mio lavoro, oppure salvavo le persone. Non mi sono mai lamentata di questo, mi è sempre piaciuto. Non ho mai voluto avere ricompense, perché speravo ci fosse qualcuno che lo notasse anche senza dire niente. Non ho mai avuto niente da perdere e ora fa strano considerare di avere accanto un'altra persona con la quale passare il resto dei tuoi giorni. Non vorrei avere la vita normale che hanno le altre persone, ma se tu volessi scegliere la tranquillità, per non perderti, lo farei. Oddio, magari la tranquillità non c'è nemmeno in quella vita. La cosa certa è che resterò con te per sempre. Anche perché dobbiamo recuperare il tempo perso."
"Tranquillità...chi l'ha mai avuta? Mi nascondo dall'età di dodici anni, non sono mai stata in un posto per più di una volta. Avevo sempre una valigia pronta, per fuggire senza una meta. Ho sempre sperato ci fosse qualcuno che potesse solo fermarmi e parlare con me. Puntavo sempre dritto. Mi hanno sempre dato della pazza, forse perché li capivo più di loro stessi. Però la speranza non l'ho mai persa. Quel qualcuno che, come dicono tutti, mi completasse o solo andasse bene, l'ho sempre cercato, ma non mi ha mai importato quanto fossimo distanti l'uno dall'altra, perché so che ognuno migliora stando accanto alla persona che ama. Forse rispetto a te ho messo avanti prima il cuore che la mente. Ma lo difendevo sempre anche quando sbagliava; la mente di solito sbaglia meno..."
"No non credo Root, secondo me sbagliano allo stesso modo. Devi solo saperli equilibrare e non è facile."
"Quando ci siamo incontrate, ho subito pensato ci fosse qualcosa che ci legasse. Appena ti ho vista togliere il cappotto, il mio cuore è sobbalzato. Era una cosa che non avevo mai avvertito prima di allora. Non ci ho dato molto peso, ma volevo rivederti di nuovo e scoprire se anche tu fossi incuriosita da me..."
"Oh sì Root, non da subito, ma l'avevo notato."
"Beh tutto è iniziato da lì, poi immagino di essermi innamorata prima di te, o almeno di averne avuto la consapevolezza prima di te. E poi è crollato tutto quando ti hanno catturata. Ho passato molto tempo nella metropolitana, ma mi mancavi. Non avevo paura, ma ero rimasta da sola. Harry si era imbucato ad un matrimonio come un lontano zio irlandese dello sposo, e anch'io, pur di non rimanere ancora sottoterra, forse facendomi del male da sola, sono andata. Devo ammettere di essermi divertita, ma poco dopo ho realizzato di volere il mio lieto fine con te, e forse non l'avrei più avuto."
"Hey, sono qui ora."
"Ti amo Sameen"
"Credevo non me lo avresti mai detto...Ti amo anch'io Root"
L'ho baciata come non ho fatto mai prima di allora: tutti i nostri sentimenti una per l'altra, tutte le nostre paure.
Il nostro regalo.
Ci siamo ritrovate.
Ora condividiamo.
Ci apparteniamo veramente.
Non fuggiremo più.


"Ah metti in programma comunque un viaggio in moto."
"Un sidecar?"
"No no voglio tenermi ben aggrappata a te!" e l'ho stretta nel mio più grande abbraccio, appoggiando la testa sul suo seno. Ci siamo cullate e addormentate assieme.


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Sono distesa sul letto, mentre osservo Root intenta a leggere un libro vicino alla finestra.
E' meravigliosa, se solo si vedesse quando legge, molte volte sembra così assorta che sembra viva in un altro mondo e farei di tutto pur di raggiungerla anche lì.
Puntando gli occhi al soffitto "Qualunque Essere tu sia: Grazie!"
Sentiamo la porta aprirsi delicatamente.
« Signorina Groves ci sono novità?» chiede sottovoce.
« Oh sì Harold, portami un bel pezzo di carne che ho una fame.»
Tu ridi.
Harold aggrotta la fronte meravigliato.
« Signorina Shaw da quanto tempo è sveglia?» esce fuori con la testa « Signor Reese, detective Fusco si è svegliata!»

Accorrono tutti attorno al lettino, Root avvicina la sedia.
« Che spasso ragazzi ho visto l'aldilà una settimana fa e adesso vedendovi tutti qui vorrei ritornare in quel posto.» dico ridendo.
Root accenna ad una gomitata.
« Vedo che il senso dell'umorismo all'altra svitata non è scomparso.» dice Lionel a Reese.
« Non sarebbe da Shaw.» gli risponde.

« Harold, allora la Macchina?» chiedo.
Vedo Root chinare la testa.

« Non deve preoccuparsene, la signorina Groves mi ha dato ulteriori consigli, questa volta non attraverso il canale tecnologico della Macchina, e le ho lasciato fare il suo corso; non l'ho spenta definitivamente perché credo possa comunque aiutare a sventare attacchi terroristici; l'ho lasciata libera, realizzando che le persone muoiono ogni giorno anche senza un motivo apparente. Sono stato egoista nel credere di poter salvare vite umane ed ero alla ricerca permanente, anche quando non servivano, di giustificazioni per i miei errori. Sono stato ulteriormente egoista quando, con le mie idee, volevo migliorare questo mondo. Il mondo mi ha migliorato. Probabilmente la Macchina stessa lo ha fatto intuendo quali sarebbero state le mie azioni. Nel salvare vite umane, ho rischiato di perdere tutto ciò che avevo: voi, anche se eravate pronti a tutto, ma soprattutto, in questi 16 anni, anche me stesso » si sposta verso la finestra della stanza « Ho davanti a me, questo non l'ho scordato, il peso ed i volti di coloro che sono morti per causa mia e per questa causa. Perché ho giocato con le mie regole e non volevo assolutamente cambiarle. E credo sia giusto ricordarlo sempre...» si gira verso di noi e si allenta la cravatta « tutti abbiamo sofferto. Ho reinserito i nostri nomi nella società senza problemi. Ho letto da qualche parte che il nome ci contraddistingue, ma sono le nostre azioni che ci definiscono. So che per alcuni di voi, se non per tutti, sarà difficile ritornare ad avere quella "vita normale" che desideravamo, o abbiamo desiderato negli ultimi anni, ma so che avremo la forza di farlo e dir far sì che qualcosa del passato comunque rimanga in noi. Non voglio che sia un addio definitivo. Ora ciò che veramente serve a tutti è un scopo. Un nuovo scopo.»

« No! Dopo le tue parole ci serve un drink! Harold basta con questa depressione; abbiamo rischiato tutti la vita, ma siamo ancora tutti vivi. E godiamoci un po' questi momenti come non abbiamo mai fatto. Quel che ci darà il futuro lo coglieremo.»
« Lionel sei sempre il solito, ma concordo, voglio bere anch'io.»
« Sameen non credi sia un po' troppo presto per gli alcolici? »
« Root non eri tu a dire di cogliere l'attimo? » ridendo della mia stessa battuta.

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Giorno Ɛ→∞
Siamo tornate alla normalità con i nostri nomi di sempre, naturalmente il tuo è cambiato, ma non ti è mai importato di quale nome ti dava la Macchina: questa per te sarà una delle tante coperture.
Il tuo nome, per chi ti conosce, è e sarà sempre Root.
Penso che Harold e John andranno in Italia per un lungo periodo e Lionel credo prenderà un bel periodo di ferie, dopo essere stato promosso Sergente.

Sono ritornata a vivere definitivamente nel tuo appartamento, trasferendo le poche cose che avevo nel mio.
Probabilmente non scriverò più questo diario per un bel po' di tempo...l'ho fatto solo in Tuo ricordo.

Sto scrivendo ora nel cuore della notte, con la luce della lampada accesa che ho messo a terra, dopo essermi svegliata di soprassalto.
Mi hai chiesto se fossero ancora gli incubi e io ti ho risposto sì senza aver paura di essere giudicata.
Sono rimasta ferma con lo sguardo puntato verso il soffitto, tu ti sei avvicinata prendendomi nel tuo abbraccio, ho tolto in fretta il mio braccio, non per divincolarmi da te, ma per metterlo sulla tua morbida schiena nuda che ho cominciato ad accarezzare.
Ti ho baciata sulla testa mentre sentivo il tuo respiro, sul mio petto, farsi sempre più leggero: ti stavi riaddormentando.
Ti ho guardata per tutto il tempo, ti ho adagiata nella tua parte di letto guardando il tuo corpo perfetto.



Tutto ormai cambierà nelle nostre vite: le città, la percezione delle cose, la vita in sé.
Di questo ne siamo consapevoli.
L'amore per noi sarà un prendere e un lasciare, ma ci staremo sempre accanto.
Root ormai conta più di tutto quello che ho.
In questo mondo saremo due puntini insignificanti nella vastità dell'infinito, ma forse per chi abbiamo salvato siamo stati vitali.
 


Quello che abbiamo capito tutti però è che l'Amore, si proprio con la "a" maiuscola, muove l'universo e solo la sua forza ci rende immortali.



« Ma veramente scrivi queste cose Sameen? »
« Hey! Mi stai spiando dormendo? »
« Non stavo dormendo...ci sento ancora da questo orecchio » indicandomelo « e la pressione che poni alla penna sul foglio è a dir poco fastidiosa.»
« Volevo essere come Dante dopo aver visto il Paradiso, lo sai no? "L'amor che move il sole e l'altre stelle".»
« Tu come Dante? E io sarei Beatrice? »
« A dir la verità ti avrei vista come Caronte » ridendo « Dici che l'ultimo pensiero che ho scritto non fa per me eh? »
« Assolutamente no! » guardando cosa ho scritto.
« Lo cambio? O aggiungo qualcosa? »
« Come preferisci, è tuo il diario.»
« Fammi pensare...ce l'ho.»



Quello che abbiamo capito tutti però è che l'Amore, si proprio con la "a" maiuscola, muove l'universo e solo la sua forza ci rende immortali.
Ma anche qualche proiettile sulle gambe non è male.



Ti stavi girando, ma ti ho bloccata.
« Ah Root, qualcuno mi ha detto che sono in debito di un messaggio...ti ricordi di avermi lasciato una busta? »
« Sì. »
« Ecco beh non l'ho letta e non l'ho più trovata, forse Harold l'ha gettata via, ma cosa c'era scritto? »
« Veramente non hai letto il foglio presente nella busta? »
« No non l'ho letto. »
« Cioè tu hai visto il fogliettino nella mia giacca senza guardare nella busta? »
« Esatto e basta con questa suspance. »
« Avevo scritto le indicazioni di come trovarmi, dovevi guardare nella giacca e leggere il foglietto e c'era il messaggio: "Coniunctio animi maxima est cognatio". »
« Quindi era quello il messaggio? E cosa significa? »
« E' un proverbio latino e significa: l'unione delle anime è più grande di ogni parentela.»
« Quindi le nostre anime erano destinate a trovarsi? »
« A quanto pare sì e anche senza escamotage. Sai quando ti parlavo di forme? »
« Sì certo.»
« Secondo me sei una freccia. »
« Una freccia? E tu? » sono sbalordita.
« Devi dirmi tu cosa pensi che io sia.»
« Sei un cerchio perfetto. Se sai cosa significa. » sorrido
« No ma lo scoprirò. Ora possiamo ritornare a dormire? » mi dici cercando di ritornare nella posizione iniziale.
« Veramente avevo altri programmi in mente, dato che siamo sveglie. Tanto la ferita all'addome la posso sopportare. » dico maliziosamente, cercando di strisciare giù tra le lenzuola.
« Ne sei proprio sicura? » chiudi la bocca con il labbro inferiore su quello superiore in un gesto di supplica, e dai una veloce occhiatina al mio corpo.
« Beh se me lo chiedi così...no! » mi blocco e ritorno indietro.
« E come dovrei chiedertelo? » mettendosi a cavalcioni sopra di me.
Mi bacia e scende sempre più giù.
« Direi che così è un buon inizio.» dico maliziosamente mentre il piacere inizia a prendere entrambe.


















































 
Note:
Un Grazie di cuore a chi ha seguito questa grande avventura.
Un Grazie a chi mi ha dato l'input (tu sai chi sei! :P ti scrivo in privato)
Un Grazie a me, che non è stato affatto semplice interpretare Shaw.
So che molti di voi vorranno una continuazione, se dovessi raggiungere minimo 5 recensioni nella quale c'è scritto un po' tutto della storia, ci faccio un pensierino.
Quindi rimanete con me.
Speriamo in uno spin off comunque televisiva.

Spero comunque non sia un vero addio ;) 
VIVA POI E VIVA ROOT&SHAW.
UN BACIO A TUTTI ALLA PROSSIMA FANFICTION.
 

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