Nessuno si scorda le ultime parole della propria anima gemella. Oltre che sulla pelle, sono impresse nella mente.

di dramy96123
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Nessuno si scorda delle ultime parole della tua anima gemella.
Oltre che sulla pelle, sono impresse nella mente.
 
Erano felici.
Davvero. Quei segni neri sulle loro braccia erano ignorati, la maggior parte del tempo, perché erano giovani, e felici, e avevano un’intera vita davanti da passare insieme senza dover pensare a quelle ultime parole.
Taehyung non aveva mai voluto mostrargliele. Sul suo polso c’era sempre una fascetta di cuoio, stretta. Una sua fissazione, a Jungkook sembrava andar bene, da quando avevano deciso di uscire la prima volta. La maggior parte delle persone ci rideva sopra, si mostravano il tatuaggio l’un l’altro, con un sorriso divertito, per non pensare troppo al fatto che sarebbero state le sue ultime parole, le ultime parole che ascolterò  dalla mia anima gemella, poi tutto finito, poi sarà tutto-
 
Taehyung rideva spesso. Aveva un sorriso aperto e contagioso, e anche lui scherzava con questa cosa delle gemelle. E quando lo faceva si tirava Jeon Jungkook vicino, si accoccolava a lui, abbracciandolo e annusando i suoi capelli.
Amava sinceramente Jungkook. Lui non aveva fatto mistero delle sue parole. “Avrei voluto saperlo” era scritto in modo chiaro sul polso, ma erano parole così strane che non ci aveva pensato troppo. Tae ci scherzava sopra. “Probabilmente non riuscirò a vedermi l’ultima puntata di Descendants of the Sun, e ci sarò rimasto male per quello” e rideva di nuovo.  E Jungkook rispondeva al sorriso, scuotendo la testa e dicendo che non doveva scherzare, che non doveva neanche pensarci, che erano giovani e perché preoccuparsi. E allora Tae annuiva, sorridendo, e si sporgeva per stampargli un bacio sulla guancia.
Però, quando Jungkook non c’era, Tae non sorrideva. Si toglieva la fascia di cuoio, e passava lentamente le dita sulle sue parole, con un senso di angoscia. Non voleva che Jungkook morisse. Non voleva sentire quelle parole dalla sua bocca. Voleva morire prima di lui.
Ti amavo. Ti meritavi molto di più. Per questo…
Rimaneva a guardarle. Allora, pensando al sorriso di Jungkookie si diceva che non meritava di più. Era felice. Stavano insieme. Non voleva che Jungkook guardasse quelle parole. E allora si metteva di nuovo la fascia e cercava di non pensarci.
. . .
La cena del venerdì sera è un evento speciale. Si riuniscono tutti a casa di Taehyung, anche se è quella con la cucina più piccola, e quella più disordinata. Ma non importa, perché la cena del venerdì si è sempre fatta lì e a nessuno è mai passato per la mente di cambiare  posto.
Il primo a presentarsi è sempre Yoongi. Abita al piano di sopra, quindi potrebbe prendersela comoda, ma alle sette spaccate Tae apre la porta, con il solito sorriso entusiasta, e lui è lì, che lo saluta a voce bassa e strascicata, due volte su tre con un nuovo colore di capelli. E’ sempre un momento divertente, per Taehyung. Ride sulla porta, gli chiede il perché del cambiamento, e Yoongi scrolla le spalle, accennando un sorriso. Lui porta i dolci. Quella sera ha portato la torta al cioccolato, e il sorriso di Taehyung diventa inquietante. Mai troppo inquietante per Yoongi, però, che lo fulmina con lo sguardo e mette il dolce fuori dalla portata del ragazzo.
Sono diventati amici dopo diversi mesi. Si sono conosciuti in quanto vicini di casa, e Taehyung, sempre stato bravo a fare amicizia, si era trovato una bella sfida davanti. Min Yoongi semplicemente aveva deciso di ignorarlo. Di fingere che lui non esistesse. Ci erano voluti centinaia di saluti urlati a squarciagola e suoni al campanello (Ho finito il sale, lo zucchero, l’ammorbidente, i miei pantaloni... no, scherzavo, SCHERZAVO, YOONGI HYUNG, SONO FIDANZATO IO) prima che il ragazzo lo risalutasse di rimando. E dopo un po’ era riuscito a incastrarlo a quelle cene del venerdì. Erano diventati tradizione, e Tae aveva capito che a Suga piaceva avere una routine.
Questa sera Taehyung osserva con il solito brio Yoongi Hyung, che sta scegliendo che musica mettere dalla collezione di CD. I capelli sono menta, questa volta. Vorrebbe tingerseli anche lui così, potrebbe essere divertente.
 
Quando suonano al campanello, Taehyung sa già chi è. Hoseok Hyung e Jungkookie sono alla porta, con sorrisi aperti e i borsoni da palestra. Sono di ritorno dal corso di ballo, che è dove si sono conosciuti, e sembrano non finire l’energia neanche dopo tre ore di allenamento, perché saltellano fino al salotto. Hoseok, capelli neri e voce squillante, si butta sul divano accanto al più grande, che lo saluta con un cenno. I due vanno stranamente d’accordo, per essere il completo opposto l’uno dell’altro. Sembrano trovarsi a loro agio, e senza farsi troppe domande vivono la loro amicizia così. Hoseok comincia a raccontare entusiasta la lezione di quel giorno, mentre Yoongi annuisce distrattamente.
Jungkook invece si avvicina a Tae e gli scompiglia i capelli affettuosamente, trattenendo la mano più del solito.
Taehyung e Jungkook si conoscono dal college. Dopo letteralmente secoli di scambi di bigliettini e sguardi furtivi al parco, Taehyung aveva deciso che non era sostenibile una situazione del genere, e quindi davanti a tutti gli studenti si era alzato e aveva chiesto urlando a Kookie se voleva uscire con lui.
Jungkook era scappato, ovviamente.
Era capitolato due giorni dopo, comunque, capendo che Taehyung avrebbe continuato a dichiararsi di fronte al mondo se lui non avesse accettato al più presto. Escono insieme da due anni, ormai.
 
Il tempo di posare le borse, e il campanello suona di nuovo. E’ Jungkook che apre la porta, e il sorriso di Namjoon si apre immediatamente alla vista del ragazzo. Dietro di lui compare Seokjin, con l’immancabile cappellino rosa calcato in testa e un sorriso mozzafiato. I due si tengono per mano, le dita intrecciate.
Sono sempre l’esempio da seguire, per Jungkook. La coppia perfetta.
Namjoon riesce ad inciampare sul tappeto mentre entra, e lo accoglie quindi uno scoppio di risate da parte di Hoseok  e Tae.
Jin, Namjoon e Jungkook si conoscono da anni. Sono i suoi Hyung dal liceo, e sono sempre stati insieme da quegli anni, romanticamente. Anche loro, come Tae, hanno i polsi coperti. E’ stata una decisione presa di comune accordo, per “non rovinarsi la sorpresa”, come dice scherzosamente Namjoon. Dopo quella frase Jin ride sempre. “Probabilmente dirò per l’ultima volta che sono bellissimo, cosa peraltro vera.” Esclama, buttando la testa all’indietro.
Taehyung li guarda sempre ammirato e sorridente. Sono meravigliosi, insieme.
Lo sguardo corre per un secondo ai loro polsi coperti-
Ti amavo. Ti meritavi molto di più. Per questo…
Scuote per un attimo la testa, e torna a sorridere, trascinando una sedia dalla cucina al salotto, per far sedere Jin Hyung. Non entrano tutti sul divano, col tempo sono diventati troppi.
L’ultimo ad arrivare è sempre Jiminie. Arriva sempre con l’aria di una persona che ha corso i chilometri, i capelli arancioni scompigliati sul viso e un sorriso esausto. Casa sua è dall’altra parte della città, quindi se perde l’autobus – cosa che succede piuttosto spesso, in realtà – deve correre per prendere la coincidenza.
Jiminie è il migliore amico di Tae. Sono fratelli di culla, si conoscono da sempre, e Jimin è l’unico che abbia mai letto le parole su Taehyung. Si sono scambiati le loro parole un giorno, a dodici anni, mentre tornavano a casa da scuola. Jimin prende posto accanto a Jungkook, e Hoseok è veloce a saltargli addosso facendogli il solletico. Il ragazzo ha davvero un’ossessione per il suo amico, pensa Taehyung con una risata. Non perde mai momento per infastidirlo o giocare con le sue guance, è uno spettacolo divertente a cui assistere.
Jimin, ovviamente, non perde occasione per gridargli ogni volta che è un “vile traditore”, ma Tae continua a ridere battendo le mani.
“Almeno questo venerdì” comincia Jin, guardando Taehyung con un sopracciglio inarcato “Hai provato a cucinare qualcosa?”
Tae sorride e alza la cornetta del telefono, strizzandogli l’occhio “Pizza?”
Un’ondata di lamenti si alza dal divano. La cena del venerdì dovrebbe chiamarsi la pizza del venerdì, dannato Taehyung e la sua incapacità di avvicinarsi ai fornelli. Jungkook sogghigna, scuotendo la testa, e guarda affettuosamente il ragazzo. Gli altri si limitano a guardarlo, male, poi si arrendono e lasciano il telefono a Namjoon, che ormai sa a memoria l’ordine.
Trenta minuti dopo stanno attaccando ognuno la propria pizza, circondati da lattine di coca cola e birra, che parlano l’uno sopra l’altro. Solitamente l’argomento principale è la musica. O il cibo, dipende dal mood.
Quella sera, però, il discorso cade sui tatuaggi.
Jimin non fa mistero del proprio, e neanche Jungkook e Hoseok. Jimin ha il proprio nome inciso sulla pelle, Hoseok una pick-up line francamente orrenda, e il ragazzo non manca di scuotere la testa ogni volta che gli chiedono della sua anima gemella. “Insomma, questa persona sta cercando di rimorchiarmi mentre sta morendo, io credo di essere innamorato.”
Taehyung, Jin e Namjoon non si esprimono, ma Tae tocca involontariamente la propria fascia, così stretta che gli riga la pelle.
“Non è così che funziona, lo sapete vero?” chiede Jimin dolcemente, accarezzando la testa di Taehyung. “se è un tatuaggio è perché va visto.”
“Non credo.” Interviene Yoongi, e tutti si voltano verso di lui. Ha una felpa, è a maniche lunghe. Quasi tutti hanno abbassato lo sguardo sul polso del ragazzo, come d’abitudine quando si parla della questione. “E’ solo una questione di consapevolezza, non di esibizione.” Dice soltanto. Poi si riempie la bocca di pizza.
E’ la prima volta che Taehyung esita. E’ seduto a terra, accanto a Jimin, e la testa è appoggiata alle gambe di Kookie, ma si stacca per un attimo, drizzando la schiena. E esita, perché questa delle gemelle è un argomento strano.
“Cosa dice il tuo tatuaggio?” chiede poi. Non dovrebbe chiederlo lui. E’ il primo a nasconderlo, e lo sa. Per questo, affronta lo sguardo di Yoongi con un’espressione completamente vuota, assente.
Il ragazzo rimane a guardarlo, per un po’, gli occhi socchiusi. Poi distoglie lo sguardo
“Non lo guardo da così tanto che me ne sono scordato. L’ho fasciato anche io.”
Ma tutti sanno che mente. Nessuno si scorda delle ultime parole della tua anima gemella.
Oltre che sulla tua pelle, sono impresse nella mente.
Ti amavo. Ti meritavi molto di più. Per questo…
Tae torna ad appoggiarsi a Jungkook, afferrandogli la mano senza pensarci.
 
Il primo ad andarsene quella sera è Hoseok, stranamente. La lezione lo ha distrutto, non ha neanche infastidito troppo Jimin, il che è una novità. Saluta tutti con un sorriso assonnato e poi chiude la porta dietro di sé.
Seguono Namjoon e Jin, sempre sorridenti, le spalle che si sfiorano. Namjoon batte il pugno con Jungkook, Jin scompiglia i capelli di Taehyung, entrambi salutano Yoongi e Jimin, ancora sul divano, e poi lasciano anche loro casa di Tae.
Jimin si ritira solo dopo altre due ore. Lui e l’altro ragazzo sono evidentemente presi dalla conversazione, che sembra vergere sulla nuova canzone a cui Yoongi sta lavorando. Quando se ne va è l’una del mattino, e Jungkook si offre di accompagnarlo alla fermata dell’autobus. Saluta Tae con un bacio, quindi sorride all’altro. Lui ricambia immediatamente.
Jimin e Jungkook vanno d’accordo in una maniera che gli altri non hanno ben compreso. Sono così competitivi che possono non parlarsi per giorni, dopo aver giocato a Mario Kart, e di contro sono quelli con i gusti più simili. Mangiano spesso vicini, perché i condimenti che scelgono sono sempre gli stessi. Parlano di musica con la stessa passione, e ballano con la stessa passione. Si trovano simpatici a vicenda, e a Tae semplicemente piace vederli chiacchierare. Per questo non si stupisce quando i due si sorridono, uscendo di casa.
Taehyung ne è felice. E’ felice che il suo Jungkook sia amato da tutti. Lo merita.
 
Rimangono loro due a casa, e Taehyung vuole davvero, davvero chiedergli del tatuaggio.
Vuole che lui gliene parli, vuole che Yoongi Hyung lo consideri un amico, e vuole che Yoongi Hyung stia bene. Quindi prende coraggio, e si gira verso di lui.
“Yoongi Hyung?”
“Sì?” risponde lui distrattamente. Gioca con aria assente con i capelli color menta. E guarda Taehyung, impassibile. Taehyung risponde allo sguardo, rimanendo in piedi davanti a lui.
“Tu te le ricordi le parole del tuo tatuaggio, vero?” chiede poi, a bassa voce.
Te le ricordi, vero, Yoongi?
“Perché vuoi parlare del mio tatuaggio?” la voce è tesa, ma non è arrabbiato né triste. Guarda solo la sua felpa nera a maniche lunghe.
“Perché non so perché hai mentito.”
Yoongi alza finalmente lo sguardo. E’ mortalmente serio quando parla.
“A me questa cosa delle gemelle fa schifo. Odio che il mio destino sia già scritto sul mio stupido polso. Non me ne frega niente di chi siano le parole di questa persona, ma sono parole sue, e io non le dirò in giro.”
Tae sbarra gli occhi. Yoongi sta continuando a mentire, ma perché? Non è vero che a lui non importa, se sta proteggendo la sua anima gemella… e Tae si blocca. Che razza di cose tremende dirà l’anima gemella di Yoongi, per fargli fare quello sguardo?
Non lo sta facendo anche lui, forse?
Sta proteggendo il suo Jungkookie dalle sue ultime parole, come può fare la predica a Yoongi Hyung?
 
“Hyung, io…” è pronto a dire, ma Yoongi alza la mano, insofferente.
“Lascia stare, comunque non capiresti. Tu la tua anima gemella l’hai trovata. Io non voglio neanche parlare alla mia. Mai. Non voglio incontrarla. Non se…” Non se deve dire queste parole, capisce Taehyung, anche se Yoongi non finisce la frase. “Tolgo il disturbo. Non riesco a reggere la tua presenza per più di tot ore al giorno.” Dice invece, alzandosi e stiracchiandosi. Taehyung è una persona che si distrae facilmente, e quindi eccolo, che arriccia le labbra, indispettito.
“Hyung!” esclama con tono piccato, e Yoongi si lascia sfuggire un sorriso. E poi raggiunge la porta, e senza guardarsi indietro la chiude dietro di sé. Una volta chiusa la porta Yoongi sospira e si appoggia al muro. Esita, quindi arrotola la manica sinistra fino a metà avambraccio.  Le legge, le rilegge, chiude gli occhi, poi copre di nuovo la pelle pallida, scuotendo la testa.
 
 
Sono passati quaranta minuti, e Jungkook ancora non è tornato. La fermata è a cinque minuti da casa di Taehyung, Kookie gli aveva promesso che sarebbe tornato, invece di andare dritto a casa, ma allora perché? E’ rimasto a chiacchierare con Jiminie?
E’ preoccupato, certo che è preoccupato, sono le due del mattino e Jungkook non è vicino a lui.
Tae continua a sbloccare il cellulare ogni trenta secondi, ma il quadro delle notifiche rimane vuoto.
Cinquantasette minuti dopo che Jungkook ha lasciato casa sua, squilla il telefono. Taehyung risponde così velocemente che quasi gli cade il cellulare di mano.
“Jungkookie! Lo so, lo capisco che Jiminie è incredibilmente bello, ma dato il mio fascino non credevo dovessi preoccuparmi che ti circuisse! Oh, ma Jiminie mi sente quando lo vedo! Ti sta ancora molestando? Tranquillo, Kookie, l’audace cavaliere verrà a…”
“Taehyung…”
E Tae si zittisce. Perché quella non è la voce di Jungkook a cui è abituato. E’ rotta, è spezzata. Jungkook sta facendo di tutto per non piangere. Tae sente l’angoscia in gola, come quando legge le sue parole.
“Dove sei?” la voce già bassa del ragazzo diventa ancora più profonda.
“Sotto… casa.”
E Taehyung lascia il telefono lì, e corre giù per le scale, incespicando ogni due gradini, e apre il cancelletto, con una forza tale da farlo sbattere due volte. E poi corre in mezzo alla strada, e in mezzo alla strada c’è il suo Jungkook.
Il telefono è accanto a lui, a pochi centimetri dalle sue dita. Dita sporche di sangue.
Un secondo prima Taehyung lo guarda a un paio di metri di distanza, orripilato, un secondo dopo ha sollevato la testa di Jungkook, mentre lo sguardo febbrile esamina il corpo del suo ragazzo
Tutto quel sangue…
“Erano ubriachi, ed erano quattro.”
“Jungkookie…”
E Jungkook sorride. Quel sorriso che a Taehyung piace tanto, quello arrogante, malizioso- così rovinato-Jungkook preme una mano sullo stomaco, mentre guarda Tae.
“Dovresti vedere come stanno messi gli altri” dice, e ridacchia. E anche ridere gli fa male. E Taehyung non può fare altro che stringerlo fra le braccia, e urlare, e chiede che qualcuno chiami un’ambulanza, la polizia, dio, anche i pompieri andrebbero bene, se possono far vivere il suo Jungkook.
I capelli del ragazzo sono appiccicati al viso, bagnati di sudore e sangue. Tae ci affonda il viso, incapace di dire una qualunque cosa. Non riesce a parlare, la gola gli brucia, gli occhi gli bruciano, è questo l’inferno?
“Scusami, ti avevo detto che c’era tempo, che eravamo giovani, che non… non avremmo avuto preoccupazioni…”
“Stupido Jeon Jungkook, stupido, stupido Jeon Jungkook…” mormora Tae, e sente ancora il profumo del suo shampoo, sotto l’odore metallico del sangue, e gli occhi gli bruciano ancora di più.
L’ha vista, la ferita. Non ci vuole un medico per capirlo, che è già un miracolo se Jungkook si è trascinato fino a lì. Jungkook ha fatto quel miracolo solo per vederlo un’ultima volta, davvero?
Dietro di lui sente il cancelletto aprirsi, una voce – E’ Yoongi Hyung? – chiedere qualcosa, ma lui non può rispondere. Sta stringendo il suo Jungkook.
“Avrei voluto mantenerla, quella promessa… mi perdonerai?” chiede Jungkook, ed è più che un sussurro. E Taehyung risponde No, mai, prima di abbracciare il corpo inerte del ragazzo.
E poi, lentamente, mentre abbraccia il suo Jungkook senza vita, ripensa al suo polso.
Sul polso di Jungkook non c’è scritto “No, mai”
Sul proprio polso non c’è scritto “Mi perdonerai”
“E’ impossibile.” Sussurra, gli occhi che fissano il vuoto. “Non è… ma lui lo è- lo è sempre stato… lui è la mia…”
“ATTENTO!”
Tae sta guardando il vuoto davanti a se’. Tae ha il suo ragazzo morto e pieno di sangue stretto al petto, e le parole del suo ragazzo morto non sono quelle della sua anima gemella. Quindi quando quella macchina imbocca la strada lui non se ne accorge. No, che gli importa? Può morire a questo punto.
E invece no, perché viene spinto via con una forza brutale – è Yoongi Hyung? – e rotola di lato.
E lo sente comunque l’impatto.
Il suono sordo che fa il corpo di Min Yoongi quando viene preso in pieno dalla macchina è troppo da sentire da sopportare. Taehyung si volta, e – sì, è Yoongi Hyung. – no, non perde che tre secondi, prima di alzarsi e toglierlo da sotto la macchina. Non esce nessuno dall’auto. L’uomo al volante è svenuto, ed è ricaduto di lato.
La voce si è sbloccata. Certo, si è sbloccata, ma lui non se n’è accorto, se ne accorge adesso, quando continua a chiedergli senza sosta perché, perché, perché, perché l’hai fatto, non dovevi, non dovevo vivere, il mio Jungkook è morto, il mio Jungkook non è mai stato mio, e Yoongi non risponde.
Lo guarda soltanto.
E poi gli occhi gli si riempiono di lacrime, e Taehyung non lo ha mai visto piangere. E anche quella volta non sta davvero piangendo. Ha gli occhi lucidi e il viso rosso, e il respiro spezzato e l’espressione rassegnata, e Taehyung vorrebbe solo scuoterlo e chiedergli perché PERCHE’ L’HA FATTO COME SI E’ PERMESSO-
E ancora, Yoongi non risponde, ma ora sorride.
“No. Ti prego. Ti prego. Non abbandonarmi anche tu. Non lasciarmi solo…” sussurra Taehyung, e stringe l’orlo della maglietta del suo Hyung. Con Jungkook era stato delicato, lo aveva abbracciato, e lui era morto.
Forse, adesso, se l’avesse scosso, forse…
E Yoongi sorride ancora. Ma ora è diverso.
“Ti amavo” dice la sua voce strascicata.
No.
“Ti meritavi molto di più.”
No.
“Per questo…”
…ti ho lasciato al tuo Jungkookie, che lo merita. Che ti merita.
No, non finisce la frase, perché Taehyung la sa già.
Per questo ti faceva così schifo la storia dell’anima gemella? Perché sapevi che la tua non era Taehyung, e allora si fotta tutto se non è lui, invece, guarda il caso, Tehyung è la tua anima gemella, e tu l’hai scoperto quando è tardi, troppo, troppo tardi anche solo per asciugargli le lacrime, guarda, Yoongi, lo hai fatto piangere…
L’unica cosa che fa è stringergli per un secondo la mano. Poi il corpo perde tutta la tensione, la testa ricade all’indietro, e i capelli menta di Yoongi toccano l’asfalto.
Taeyung abbassa lo sguardo. La pelle di Yoongi è bianca come lo zucchero, e le parole sul suo polso spiccano, scivolano sotto gli occhi di Tae a velocità disarmante.
No. Ti prego. Ti prego. Non abbandonarmi anche tu. Non lasciarmi solo.
E poi Taehyung urla. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
“Ciao! Tu sei Min Yoongi del quarto piano, vero? Io sono Taehyung, abito al terzo! Spero faremo amic…” Min Yoongi, capelli biondi e sguardo omicida, gli aveva semplicemente voltato le spalle, cominciando a salire le scale. E Tae aveva sbattuto le palpebre, confuso. Poi , con un ghigno “Faremo amicizia che tu lo voglia o no, Quarto Piano!” aveva urlato, e Yoongi aveva quasi fatto cadere la busta della spesa dallo spavento.
-Taetae, amico, sono qui, va tutto bene, sono qui, Taehyung. –
Jiminie?
Doveva capire, doveva capire – Che senso aveva Min Yoongi nella sua vita, che senso aveva la sua vita senza il suo Jungkookie, mi stai parlando, mi stai chiedendo qualcosa, non posso risponderti adesso, Jiminie, sono impegnato, scusa.
 
Jimin era stato chiamato da uno dei vicini di casa di Taehyung. Avevano preso il cellulare del ragazzo e cercato il primo nome in rubrica. Quando si erano accorti che il primo nome in rubrica apparteneva al ragazzo moro steso a terra - pieno di sangue, ma cosa gli hanno fatto? – avevano chiamato lui. Gli avevano detto che Kim Taehyung, il suo migliore amico, il suo stupido allegro sole sceso in terra migliore amico aveva urlato sino a rovinarsi le corde vocali, e che era rimasto a stringere  - Min Yoongi? Non Jungkook? – convulsamente sino a che non erano arrivate le luci blu. 
Non aveva opposto resistenza, quando avevano portato via i corpi. Aveva lo sguardo assente, quasi distratto, era rimasto seduto lì come una bambola di pezza, le mani che a volte stringevano l’orlo della maglietta.
Quando Jimin era arrivato, Jungkook e Yoongi non c’erano più. C’era solo Taehyung, in piedi, lo sguardo fisso verso la strada. E allora Jimin lo aveva abbracciato, e aveva sentito sangue e sudore colpirgli le narici, e la sua mano era scesa ad afferrare il polso del suo amico. La fascia di cuoio era sparita.
 
 
“Buongiorno, Yoongi Hyung!”
Yoongi gli aveva sbattuto la porta in faccia.
La risata attutita di Taehyung era comunque arrivata alle sue orecchie.
“Yoongi Hyung, per favore, apri! Ho finito lo zucchero!”
Due minuti, poi la porta si era aperta. Min Yoongi aveva i capelli rossi spettinati e uno sguardo decisamente pericoloso stampato in faccia. Gli aveva lanciato tra le braccia un pacco di zucchero e aveva richiuso la porta prima che Tae potesse dire un’altra parola.
Di nuovo la risata di Taehyung, che saltellava come un bambino e continuava a ringraziare, poi i passi attutiti del ragazzo che scendeva le scale correndo.
“Jungkookie, non indovinerai mai! Yoongi Hyung è proprio una persona meravigliosa!”  
 
Jimin non aveva perso un secondo. Mentre già si dirigeva verso casa di Tae aveva chiamato sia Namjoon che Hoseok Hyung. Ora Namjoon, Jin ed Hoseok si trovano seduti attorno a Taehyung, sul divano. Jimin gli stringe il polso del tatuaggio, tanto forte che le nocche sono diventate bianche.
- Taehyung. Taehyung, ehi, dimmi che è successo. – Hoseok parla con voce bassa, per non farla tremare. Già al telefono con Jimin aveva cominciato a piangere, ma non sembra avere intenzione di farlo davanti a Taehyung. Tae comunque non si muove di un millimetro. Lo sguardo assente non si sposta dal muro. Jin gli accarezza i capelli, aggiustandogli le ciocche spettinate. Jimin gli ha pulito il viso dal sangue rappreso, ma i capelli sono annodati, umidi, sporchi, e coprono gli occhi di Tae.
- Taetae, cosa è accaduto oggi? –
Ancora nessuna risposta. E’ Namjoon che gli prende le mani, che hanno uno scatto. Le dita si chiudono e si riaprono lentamente.  
Stai ancora accarezzando la testa del tuo Jungkookie, vero?
- Tae, cosa ci faceva Yoongi Hyung lì? – chiede sussurrando.
E allora il ragazzo incontra il suo sguardo. E a Namjoon fa quasi paura, perché non c’è niente di Kim Taehyung in quegli occhi. Quasi paura, la sensazione dura troppo poco, perché poi comincia a parlare, e le sue parole non sono i suoi occhi. Le sue parole sono tremanti, concitate, e– si è rovinato la sua bella voce – Namjoon sente l’angoscia colpirlo come un pugno.
- Non era mio. Jungkookie, lui non lo era. Le sue parole, lui mi ha chiesto se lo avrei mai perdonato, mi ha chiesto “Mi perdonerai?” e io gli ho risposto, gliel’ho detto che non posso perdonarlo perché è morto e non è mio. Non lo è mai stato. Yoongi Hyung credeva di non meritarmi e poi io avevo Jungkook e quindi lui non ha mai detto niente e odiava le anime gemelle perché non ne voleva una. E quando gli ho detto le mie parole lui sorrideva perché aveva capito, lui aveva capito che io ero suo. Yoongi Hyung sorrideva, hai visto com’erano belli i suoi capelli, ieri sera? Credo avesse capito che mi piacevano le cose colorate. Forse no, non lo so, non posso chiederglielo. – la voce bassa di Taehyung è diventata piano un borbottio indistinto. Gli occhi di Namjoon si sono fatti più grandi, la stretta di Jimin più forte. 
 
“Buongiorno, Yoongi Hyung!”
“Sono le sette fottute del mattino, Taehyung.”
Queste erano state le prime parole che Tae aveva udito da Yoongi, e, ah, aveva sentito la gloria della vittoria passargli in corpo come una scarica elettrica. Il sorriso trionfante che gli aveva rivolto avrebbe spento il sole, aveva pensato Yoongi, i capelli castani spettinati e un’espressione decisamente infastidita in volto.
“Sto andando a lezione, ma stavo pensando di darti il buongiorno! Ogni giorno! Magari così parlerai di più con me. Se dobbiamo diventare amici, la comunicazione è fondamentale, Yoongi Hyung.”
A queste parole Yoongi si era voltato, lasciando la porta aperta. Tae aveva fatto per entrare, ma era stato letteralmente congelato da un’occhiata del più grande. Era tornato dopo pochi secondi.
“Tieni.”
“Un regalo? Cos’è? Cos’è?”
“Sonniferi. Usali ogni volta che vorrai venire a salutarmi.”
E ancora una volta, Taehyung si era ritrovato la porta in faccia.
Yoongi lo aveva sentito scendere le scale due gradini alla volta, ridendo.
Taehyung era entrato in casa quasi lanciandosi dall’ultimo gradino, ed era stato accolto da un Jungkook confuso. Al vedere il suo ragazzo sorridere anche lui aveva riso, afferrandolo per fargli riprendere l’equilibrio.  
“Jungkookie, Yoongi Hyung mi ha parlato! E’ la prima volta in due mesi! Si sta arrendendo al mio fascino, ne sono convinto!” e Jungkook aveva semplicemente riso, attirandolo a se’ e baciandolo sulle labbra, le mani appoggiate mollemente sui  fianchi dell’altro. Gli aveva concesso un altro sorriso divertito, poi, mentre Taehyung gli spettinava i capelli ridendo.
 
 
Perché mi importava così tanto che mi parlasse?
Taehyung continua a guardare Namjoon, ha parlato senza capire bene cosa dire, non è neanche sicuro che Namjoon Hyung sia ancora lì, Jiminie ancora gli stringe la mano? Non lo sa.
- … era Min Yoongi? – un brivido. Tae si riscuote.
- Yoongi Hyung?  – l’hai visto, è qui? – Hai detto Yoongi Hyung? –
Hoseok annuisce lentamente. – Stai dicendo che la tua anima gemella era Min Yoongi? –ripete.
Min Yoongi era l’altra metà del mio tatuaggio, e sai il bello? Non mi amava perché eravamo anime gemelle,
mi amava tanto da odiare il suo. Perché io avevo Jungkook, e lui avrebbe avuto qualcuno che non ero io.
Taehyung  torna a guardare la parete.  
Jungkook – No, Jimin, Jimin, è Jimin – gli stringe la mano, incoraggiandolo a rispondere.
- Yoongi … - comincia, ma si blocca. Riprova – Yoongi -  riprova dire il suo nome. – Yoongi - Prova ancora. – Yoongi, Min Yoongi, Yoongi Hyung, torna qui, ti prego, devo parlarti, abbiamo avuto così poco tempo,  poi c’è stato solo asfalto e sangue e i tuoi capelli menta sul mio viso, dai, Yoongi Hyung,  non chiudermi di nuovo la porta in faccia, cinque minuti, tre minuti, trenta secondi ancora, uno solo, ti prego – non riesce a dire nulla.
Non può più parlare.
 
“Yoongi Hyung! Guarda!”  Si erano incontrati per caso sotto casa, e Taehyung senza dar retta a nessuna delle proteste di Yoongi, lo aveva trascinato alla gelateria all’angolo. Lo aveva costretto a sedersi ad un tavolino e stava tornando con due coni gelato enormi.
Mentre Yoongi era già pronto a sciorinargli una frase sarcastica abbastanza pungente da impedire a se stesso di rispondere a quel sorriso, Taehyung era inciampato. Un cono gelato gli era finito sui capelli, l’altro sui pantaloni di Yoongi.
Tae si era alzato piuttosto goffamente e aveva tossito, evitando lo sguardo del vicino. “Sai, per quella cosa degli amici per forza… guarda, Yoongi Hyung, credo di aver recepito il messaggio, non uccider… “
E poi c’era stata la risata di Yoongi.
E Taehyung si era unito a quella risata, perché era la prima volta che vedeva Yoongi Hyung sorridere.
 
 
Taehyung la sente adesso, quella risata. Vorrebbe girarsi, vedere dov’è Yoongi, ma è tanto, tanto stanco.
- Va bene, va bene così, Taetae. – dice Jin, prendendolo fra le braccia e facendolo alzare. Jimin lo lascia e  Taehyung guarda in basso.
Ti amavo. Meritavi molto di più. Per questo…
Mi perdonerai?
No. Ti prego. Ti prego. Non abbandonarmi anche tu. Non lasciarmi solo.
No, mai.
Jin e Jimin lo portano in camera da letto. Lo fanno sdraiare, gli accarezzano i capelli. Jin ha gli occhi lucidi.
Jimin singhiozza. Taehyung  ha lo sguardo fisso verso il soffitto.
Quando tornano nella sala, trovano Hoseok e Namjoon nella stessa posizione di prima. Hoseok è raggomitolato sul divano, continua a tirare su col naso, cercando di trattenersi. Namjoon ha lo sguardo rivolto a terra, gli occhi asciutti.
- Non si riprenderà mai. – dice Jin, a bassa voce, asciugandosi gli occhi. E’ l’unico, insieme a Namjoon, che sta mantenendo la compostezza. Deve farlo per Jiminie, Hoseok e Tae. E deve farlo per Jungkook e Yoongi, che non sopporterebbero mai così tante lacrime.
“Femminucce.”
“Ha ragione lo Hyung, non è la fine del mondo.”
“Siete diventati ancora più brutti.”
Lo vede ancora, Jungkookie con le gambe accavallate sul divano e i popcorn. Avevano detto così quando avevano visto quel film insieme, e tutti avevano pianto. Loro no. Loro non piangono mai.
Loro sorridono, scuotono la testa, fanno una battuta
- dovresti vedere come stanno messi gli altri –
Sono fatti così. Non piangono.
Quindi Jin fa come loro. Ritrova la calma.
Abbraccia Hoseok, guarda lui e Jimin negli occhi, e parla a voce bassa, tranquillizzante. Se ne occuperà lui, lui e Namjoon. Rimarranno loro qui, per questa notte, per Tae. Voi due dovete andare a casa, e domani parleremo meglio e capiremo cosa fare per Taehyung. E cosa fare per Jungkook e Yoongi.
Jimin annuisce, guarda Hoseok, poi lo sguardo corre verso la porta chiusa di Tae.
Jin glielo promette, ci penserà lui. E jiminie si fida. Lui e Hoseok se ne vanno insieme, salutando piano. Hoseok si ferma al pianerottolo, guardando le scale che vanno al piano di sopra.
Pensa all’appartamento vuoto di Yoongi, e si siede su un gradino, soffocando un singhiozzo. E’ Jimin che lo rialza e lo fa scendere. Andrà tutto bene, continua a sussurrargli, mentre lo guida fuori dall’edificio.
Non ci crede neanche lui, ma lo dice perché ne ha bisogno, e anche il suo Hyung ne ha bisogno.
 
 
“Taehyung ah?” era la prima volta che Yoongi si presentava alla sua porta. Il sorriso di Tae era diventato un ghigno, quando si era appoggiato allo stipite a braccia incrociate.
“Ma guarda! Finalmente lo Hyung ha bisogno di me!” aveva esclamato. Jungkook aveva cercato di soffocare le risate, premendo il cuscino contro la bocca. Yoongi si era invece limitato ad inarcare il sopracciglio.
I capelli turchesi gli erano finiti sugli occhi e lui aveva soffiato, non distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
“Cosa ti serve? Ho tutto! Sale? Lievito? Caffè, forse? Ho comprato questa nuova marca che…”
Aveva abbassato lo sguardo, per vedere cosa gli stava tendendo Yoongi.
“E’ il mio mixtape. Finito. Sentitelo, se vi va.” Aveva detto, passandosi poi una mano fra i capelli.
Tae aveva sbattuto le palpebre, Yoongi Hyung era forse nervoso?
Con un sorriso gli aveva preso il CD dalle mani, strizzandogli l’occhio, e Yoongi aveva chiuso la porta al posto suo prima che potesse dire qualcosa.
La risata soffocata di Jungkook si era liberata del cuscino per esplodere, mentre puntava il dito contro il suo ragazzo.
“Doveva essere il momento in cui IO gli avrei sbattuto la porta in faccia!” aveva continuato a borbottare Taehyung per tutta la sera.
Per settimane nella casa di Taehyung si era sentita solo la voce strascicata di Suga, attraverso le tracce del mixtape.
 
Namjoon si alza dal divano, catturando l’attenzione di Jin. Lui non ha pianto, ma sembra davvero provato. E’ pallido e ha il viso tirato e sembra sull’orlo di una crisi. Può capirlo, nel giro di quattro ore la loro intera vita è cambiata, e se davvero Taehyung non si riprenderà allora cosa…
- Vado in bagno, torno subito. -  dice Namjoon, e Jin si riscuote. Si trascina nella camera da letto degli ospiti, quella che loro usano – usavano – per vedere i film,  così che la mattina dopo c’erano popcorn ovunque e loro addormentati in posizioni improponibili.
Oggi è in ordine.
Jin sente una fitta al cuore, e vorrebbe perdere un secondo la sua compostezza per poter urlare.
 
 
 
Namjoon ha lo sguardo chino e le braccia abbandonate lungo i fianchi. Gli occhi sono serrati.
Poi, un sospiro fremente.
Sa quello che deve fare.
La mano sinistra trema quando le dita si operano per sciogliere il nodo della fascia. Anche quando ha finito, gli occhi rimangono chiusi.
Un altro sospiro.
Poi Namjoon apre gli occhi, e il suo “Mi perdonerai?” gli balla davanti agli occhi, maledetto, e Namjoon aveva pregato, aveva davvero implorato il cielo e Satana, che non fosse quella la frase.
Magari Taehyung si era sbagliato, aveva pensato. Poi aveva visto i suoi occhi, e no, occhi del genere non sbagliano. Una persona senza più un’anima non si sbaglia.
E allora Namjoon si siede sul pavimento del bagno, nasconde il viso, e avvicina il polso maledetto alle labbra. “Avrei voluto saperlo” sussurra, e solo allora si permette di piangere.
 
 
 
Devono passare quaranta minuti prima che Namjoon abbia la forza di alzarsi. Esce dal bagno, e si avvicina alla camera. E lì c’è Jin, che lo ha aspettato sveglio, seduto sul letto a fissarsi le mani. Non l’ha ancora notato, e allora Namjoon può conservare otto secondi di Jin, può tenerseli e pensarci per quando rimarrà da solo. E’ bello, bello anche dopo aver pianto, anche con i capelli spettinati, e quando si gira per incontrare i suoi occhi è così bello che fa male.
Namjoon rimane a distanza. Non fa segno di avvicinarsi.
- Jin Hyung. – disse a bassa voce, lo sguardo basso. – Non credo dovremmo più stare insieme. –
Jin si gira lentamente verso di lui. 
- Namjoon… - dice, e la voce esita.
- La cosa che è successa oggi mi ha fatto capire che non… non siamo fatti per stare insieme. Che non ti amo.-
No, Jin, ti prego, non guardarmi così, non rendermi le cose difficili…
- Namjoon ah, smettila. Capisco che sei spaventato, ma… -
- No. Non sono spaventato. Ho capito cosa voglio, e tu… tu non sei tra queste. –
Ti trema la voce, Namjoon. Non essere egoista. Jin merita la sua anima gemella, e tu non sei la sua. Se Yoongi Hyung ha sopportato la vista di Jungkook e il suo Taehyung, tu puoi rendere felice Jin.
- Namjoon ah, tu non pensi queste cose. –
- Io… - no, non le penso. Jungkook era la mia metà, ma tu sei tutto. Fammi essere utile. – avevo già dubbi prima. Non è stato solo per quello che è successo. Sono mesi che… -
- Tu menti. –
La voce di Jin non esita più. E Jin si alza dal letto, e non si preoccupa più di abbassare la voce, non pensa al fatto che potrebbe svegliare Taehyung.
 
Taehyung, con gli occhi fissi al soffitto, che vorrebbe dormire solo per tenere la mano di Jungkook in sogno e parlare con Min Yoongi, hanno così tanto da dirsi, ma no, non può chiudere gli occhi, perché vede solo sangue e capelli menta , e allora rimane ad occhi aperti.
 
Namjoon indietreggia. Lo sguardo di Jin è di fuoco. Lo raggiunge in due passi, e gli afferra il polso. Namjoon non ha pensato di fasciarselo. Non lotta neanche, quando il ragazzo lo costringe a mostrarlo.
Mi perdonerai?
E Jin sente una pugnalata, no, due, perché lui che era la sua certezza non lo è più, e perché Jungkook, oh, Jungkookie, non dovevi morire, dovevi far felice il mio Namjoon…
- Lasciami. Lasciami da solo. Trova la tua…  -
Jin non può farlo finire di parlare. Fa troppo male. E’ lui la sua anima gemella, dannazione. E quindi lo prende per la maglietta, e poi lo stringe a se’. Non si rende neanche conto di aver paura che Namjoon lo potrebbe spingere via, non fino a quando non sente le sue mani stringerlo più forte.
- Non mi importa del tatuaggio. Non mi importa. Yoongi ha ragione, ha ragione, fa schifo. Tutta questa storia fa schifo. Non c’è Jungkook, ma ci sono io. Fammi essere la tua anima gemella, Namjoon ah, fammi essere…  -
Non riesce a finire la frase. Le labbra di Namjoon sono sulle sue, disperate, e Jin può finalmente piangere. E’ suo. Namjoon è suo. Possono ancora farcela.
Ha potuto scegliere la sua anima gemella.
 
 
 
La mattina dopo Namjoon non c’è.
“Scusa.” Dice il biglietto sul comodino.
La compostezza svanisce. Jin stringe le lenzuola, urla, piange. Scivola dal letto, trascinando le coperte con se’. Il bigliettino finisce sotto il comodino, ma a Jin non importa. 
Lui sta soffocando le urla con le lenzuola, si sta graffiando il viso.
Eri mio, e te ne sei andato.
E poi, pian piano, le urla diventano parole, e le parole mormorio.
Torna da me, ti prego, torna da me.
 
 
Yoongi aveva sorriso, lanciandogli uno sguardo divertito. I capelli neri erano scompigliati a causa di Tae e Jungkook, che continuavano a fargli il solletico, poi lo avevano abbandonato per sfidarsi. Il sorriso di Yoongi era rimasto anche quando i due si erano baciati davanti ai suoi occhi dopo la lotta.
Poteva essere geloso di un Taehyung tanto felice?
 
 
Taehyung fissa il soffitto, gli occhi assenti.
Deve capire che non vedrà mai più Jungkookie, deve capire perché non ha avuto più tempo di innamorarsi di Yoongi, perché dovrebbe ancora vivere, Jin, stai urlando, stai piangendo, non posso aiutarti adesso, Jin Hyung, sono impegnato, scusa.
 
 
 
 
 
 
 
Note:
Vi ringrazio per aver letto sino a qui, davvero.
Lo apprezzo tantissimo, anche perché può essere considerata la prima storia angst che scrivo.
Ci sono alcuni dettagli che non posso (e non voglio) aggiungere alla storia, perché a me sembra vada bene così, e ho paura di rovinarla.
Se l’angst che avete letto vi basta, non leggete oltre.
 
V non si riprenderà più, le allucinazioni peggioreranno.
Jimin inizialmente si prenderà cura di lui, ma nel momento in cui si accorge che Tae non tornerà il suo vecchio amico, cade in depressione.
Hoseok fa in tempo ad entrare in casa, urlando il nome di Jimin (Park Jimin, appunto) prima di trovarlo nella vasca.
Passa del tempo. Poi Hoseok ha il coraggio di sentire l’ultimo messaggio in segreteria di Jiminie, un messaggio che gli aveva mandato da prima della cena del venerdì.  Sentire la pickup line dalla voce di Jimin gli fa cadere il telefono di mano.
 
Hoeok prenderà le pillole tre settimane dopo.
 
 
 
… Voi capite che questa storia faceva già male di suo, senza che io aggiungessi queste note.
Bene, ecco, grazie davvero per aver letto, davvero!
 Un bacio 

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