Un ruggito per Casa Lannister

di Guilmon98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tywin Lannister ***
Capitolo 2: *** Jaime Lannister ***
Capitolo 3: *** Cersei Lannister ***



Capitolo 1
*** Tywin Lannister ***


Salve a tutti ed eccomi tornato!
Okay, non mi fraintendete, rimango comunque e fieramente dalla parte degli Stark, ma adoro tutti i personaggi di GoT (più o meno) (Jeoffrey fischietta guardando in alto), compresi quelli che odio, e a proposito di personaggi che odio e amo allo stesso tempo…
 
Tywin Lannister
 
Il sorriso regnava sovrano sulla sua bocca e il leone stava ancora inseguendo la sua preda.
    Si nascose dietro un albero ma lei lo intravide con la coda dell’occhio e cominicò a correre dalla parte opposta; e subito il futuro signore di Castel Granito cominciò a correrle dietro.
Si spostò di lato accelerando la corsa, sembrava fatta quando lei cambiò di nuovo direzione, come aveva fatto a vederlo? Beh, dopotutto era una Lannister anche lei…
Tywin decise di smettere di giocare d’astuzia dato che non sarebbe servito e puntò tutto sulla velocità e la resistenza. Lei sarà stata anche una Lannister ma lui era un guerriero.
    Caddero entrambi a terra ridendo come forsennati.
«Sei un idiota!» disse Joanna Lannister, divenuta Lannister ben prima del matrimonio, tra una risata e l’altra. «E tu una falsa leoncina» «Ti ho tenuto testa per quasi venti minuti» «Solo perché ti eri nascosta!» protestò il giovane Tywin. Joanna fece una faccia imbonciata: «Io non mi sono nascosta» «Sarò il lord, farai tutto quello che io ti accusarò di aver fatto». Joanna gli fece una penracchia come quando erano bambini: «Attento, non sei ancora lord, milord, e rimango comunque una Lannister anch’io, anch’io posso essere pericolosa…».
    Tywin le serrò dolcemente i polsi a terra e cominciò a baciarla sul collo, sulle guance, sulla bocca.
«Allora proteggimi da me stesso» disse Tywin con dolcezza e un remoto senso di paura. «Non ti lascerò mai a te stesso Ty, te lo prometto…» disse piano, lievemente, prima di sorridere: «… Ti prometto che se ti comporterai come un buzzurro con i tuoi figli ti prenderò a calci su quel tuo bel culo da leone». Anche Tywin sorrise, porgendo una mano sul ventre della sua neo sposa. Tywin continuava a guardarla e non poteva fare a meno di sorridere.
 
Un’altra lacrima solitaria cadde sul viso del piccolo.
“Cosa fai?” gli sembrava di udire la voce della sua Jo, distante e pesante allo stesso momento. “Lui è nostro figlio, non lo puoi uccidere! Non puoi farlo, TY!!!”.
    Aveva già Cersei e Jaime, perché volere anche Tyrion? “È nostro figlio” “È colui che ti ha uccisa. È il tuo assassino” “Non è colpa sua…” sembrava piangere, ma nemmeno esisteva! Tywin stava tentando di ricordare una persona che ormai non c’era più. Comunque si, nessuna leonessa avrebbe mai retto all’idea di perdere il proprio cucciolo, avrebbe pianto perfino lei. “… Non puoi essere così stupido da pensare che lui c’entri qualcosa, Ty… è nostro figlio, il nostro bambino, l’ultimo che potremmo mai avere, è una parte di me… Se mi hai amata, non ucciderlo… Non gettare via al vento l’ultimo dono che ti ho fatto”.
Tywin versò l’ultima lacrima che cadde sulla fronte dell’immonda creatura e rimase ad ascoltare le onde del mare infrangersi contro i suoi stivali. Solo gli déi sanno quanto avrebbe voluto lasciarlo al mare…
Stette per poggiarlo sull’acqua quando si rese conto: Non poteva, e non per l’onore della casata, o perché Tyrion fosse un Lannister; non poteva e basta, non poteva perché quel mostro era l’ultimo dono dell’unica persona che aveva amato veramente.
    Guardò di nuovo il piccolo con un disprezzo congelato, si voltò e tornò alla sua rocca privo di ogni sentimento, lasciando di quel nome un sussurro nella sua memoria:
“Joanna”.
 
Okay, eccomi! Ed ecco come rendere uno dei personaggi più odiati un tenero agnellino… Come? Riuscirei a farlo con Jeoffrey? Ehi, mica ho detto di essere Dio!
    Ebbene, sotto consiglio di un’altra scrittrice (promessa di leggere una storia di chi indovina) ho deciso di parlare di tutte le casate che compongono Westeros (don’t worry, anche Targaryen) mentre inganno l’attesa della pubblicazione del libro (un contrattempo chiamato “babbeagine del sottoscritto” che mi farà allungare spero non oltre Aprile).
Per quanto riguarda la fic sotto ho scritto anche l’ultimo momento di vita di Tywin che non volevo inserire sopra per lasciarvi il tempo di gustarvi la sensazione di vuoto nello stomaco (sperando di averla veramente creata). Ciao a tutti, al prossimo capitolo con Jaime, o Cersei… Insomma scrivetemi voi chi volete per primo/a.
 
Non glie ne fece colpa, quando il dardo di balestra lo colpì. Non fece colpa a nessuno all’infuori di sé stesso, era lui ad aver sbagliato. Non era triste, per niente; era piuttosto impaziente di riscoprire quella felicità che chi gli aveva portato via la vita ora, gliel’aveva portata via allora, uccidendo la sua anima pezzo dopo pezzo.
    E solo nella morte riscoprì la sua felicità, ritrovando quel nome che da tempo aveva voluto tener sepolto.

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Capitolo 2
*** Jaime Lannister ***


Jaime Lannister

Gli faceva male la gola da quanto aveva urlato.
Jaime Lannister era seduto su un pezzo di tronco a guardare la sommità del polso, mentre l’odore della mano mozzata legata attorno al suo collo lo nauseava oltre ogni misura.
Lo ignorò come ignorò le risate degli uomini di Bolton e gli sguardi truci di Brienne la Bella. Ma che cavolo aveva da guardare poi? Lui non era un gattino indifeso ma un leone; ferito, ma pur sempre un leone.
“Hai avuto un assaggio… Un assaggio del mondo reale…” gli aveva detto la guerriera di Tarth poco prima: “… Un mondo dove le persone vengono private cose importanti e ti lamenti e piangi e ti abbandoni… Come una stupida femminuccia”.
“Le persone perdono cose importanti” si ripeté Jaime nel ricordare l’esito che le sue azioni avevano avuto sul piccolo Brandon Stark, che aveva perso l’utilizzo delle gambe.
Jaime guardò Locke. L’uomo che gli aveva mozzato la mano stava dormendo e fino a quel momento non era mai saltato all’occhio allo Sterminatore di Re quanto non fosse tanto diverso da com’era lui all’epoca: un mostro.
“Io l’ho fatto per amore, l’ho fatto per Cercei” cercò di dirsi. “Vallo dire a Stark” urlò dentro di sé una seconda voce. Era la voce della colpa, del rammarico, del rimpianto più totale. La voglia di voler urlare e tornare indietro nel tempo: di spiegare a Ned Stark il perché dell’omicidio del Re Folle; di essersi imposto di più in famiglia per difendere Tyrion e sposare Cercei; di aver voluto uccidere Jeoffrey, vero artefice della guerra e di tutte quelle morti, appena nato; di non spingere il figlio di Ned dalla Torre Spezzata; di seguire Rhaegar, il principe di Casa Targaryen che aveva la stoffa di un vero re, in guerra aiutandolo così a uccidere Robert… E solo i Sette sapevano quanti altri rimpianti aveva.

Si era svegliato con quel ricordo: il dolore, la mano tagliata, Brienne di Tarth e il rimpianto.
Non poteva… Era sbagliato e lo sapeva ma cos’altro avrebbe dovuto fare?
“Non volterai mai più le spalle alla tua famiglia!” aveva ordinato il grande Lord Tywin Lannister. Ma Jaime non era più il falso leone di una volta, che abbassava la testa a un qualsivoglia desiderio (che diveniva subito ordine) del Lord suo padre per fare il grande guerriero con un Jon Snow ancora ragazzino o con un Ned Stark sprovvisto di guardie. Avrebbe fatto la cosa giusta, questa volta; avrebbe fatto la cosa giusta e se fosse stato scoperto avrebbe affrontato suo padre a testa alta, ancora una volta; ancora mille, se questo fosse stato il prezzo da pagare. E quando i suoi occhi incaontrarono quelli di Tyrion questa sua convinzione divenne certezza.

«E tu come vuoi morire?» aveva chiesto Bronn. «Tra le braccia di colei che amo» rispose Jaime pentendosi di averci pensato.

Se ne pentì, di averlo aiutato.
Era seduto su una sedia a guardare il mare che affacciava verso sud quando la porta si spalancò di colpo. «Cosa ci fai ancora qui?».
Jaime sospirò: «Sei di nuovo ubriaca, Cersei?». Un po’ lo era, questo era più che evidente. Jaime si alzò per poi girarsi e guardarla in faccia e Cersei, per tutta risposta, gli piantò in faccia due occhi fiammeggianti: «Nostra figlia è ancora nelle mani di quelle serpi! Cosa ci fai ancora qui!» «Te l’ho detto, partiremo domani all’alba» «Insieme al mercenario? Quello sta dalla parte di quel mostro». Mostro. Laddove altre volte questa parola lo avrebbe ferito questa volta Jaime non poté essere più d’accordo di come era allora: Tyrion era veramente un mostro e per tutta la vita Cersei aveva ragione. Le si avvicinò con l’intenzione di abbracciarla ma quando le sue intenzioni furono chiare sua sorella si scansò con un sonoro: «No! Valla a riprendere Jaime! Valla a riprendere subito!». Jaime cercò di rendere la sua voce più conciliante: «La salverò, vedrai. Myrcella tornerà a casa» «Parole, parole. PAROLE! Tu non fai altro che parlare ma l’unica cosa che sai fare è abbandonare la tua stessa faimiglia e poi ucciderla pezzo dopo pezzo».
In qualsiasi circostanza, Jaime Lannister avrebbe capito il getto di furore. Ma l’espressione di sua sorella era congelata in un disprezzo che lo fece rabbrividire e un se pur remoto pensiero prese pian piano possesso della sua mente: “Lei non ti ama più, ti odia”.
«Tu hai ucciso nostro padre». Sembrava avere intenzione di andarsene ma, veloce, la mano sinistra di Jaime si mosse decisa contro la guancia di Cersei che cadde a terra in parte per il colpo e in parte per il vino. Cersei lo guardò dal basso, si rialzò per sistemarsi le gonn ed infine lasciò la stanza con un silenzio degno di una regina; quella fu l’ultima volce che la rivide prima della partenza.

«E lei lo vuole?». Mai una volta che tenesse la bocca chiusa.
“No che non lo vuole, non dopo il modo in cui l’ho trattata”.
Arrivò la notte e Jaime rimase sveglio; e con occhi lucidi sospirò al vento e al cielo notturno.
Non ricordava nemmeno più come il tutto era cominciato, quando aveva iniziato a prendere coscienza delle proprie azioni. “Ti salverò Myrcella” pensò, mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la guancia e la paura prendeva lo stomaco dello Sterminatore di Re e l’incertezza divorava una persone che di certezze ne aveva avute fin troppe.
“Tommen ormai è perduto, troppo debole per sottrarsi alla madre… Myrcella… Resisti…” cominciò a piangere da solo, perché solo sarebbe destinato a rimanere fino a che non avesse ritrovato sua figlia, la sua bambina che più che mai gli mancava: “… Mi rimani solo tu…”. Strinse il pugno sinistro: “Io ti salverò, devo salvarti”.
Ma lo Sterminatore di Re ne aveva commessi tanti di errori, troppi di peccati, e un Lannister deve sempre ripagare i propri debiti, sempre.


Ciao, lo so lo so… Non mi faccio sentire da un sacco e mi dispiace se questo capitolo non ha proprio il magnetismo che hanno gli altri (o almeno io penso sia così, mentre gli altri mi divertivo a scriverli questo è stato proprio pesante... Mille scuse). Jaime è stato un personaggio che ho odiato nella prima serie ed amato dalla terza in poi. La sua storia da inoltre, secondo me, un insegnamento profondo: non tutti siamo come appariamo e spesso uno stornzo o una persona che passa erroneamente per “solitaria” nasconde dietro alle proprie spalle un’angoscia incredibile. Un saluto alle mie recesitrici più “accanite” Arya Rossa e A_GleekOfHouseStark (che non penso leggerà mai questa fic sui Lannister ma fa niente). E qui vi lascio, noi ci vediamo (per modo di dire) al prossimo capitolo, quello di Cersei.

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Capitolo 3
*** Cersei Lannister ***


Cersei Lannister

«Mamma, poi andiamo dalla vecchia indovina?».
Sua madre la guardò negando con la testa e con un sorriso divertito sulle morbide labbra: «Non finché ci sarò io». «E poi…» s’intromise Jaime, che stringeva la mano destra della mamma. «… Magari ti succhia il sangue come un vampiro» «Che schifo» commentò Cersei con faccia disgustata, per poi rispondere al fratello divertita: «E poi non oserebbe, papà è Lord Tywin, nessuno oserebbe toccarci. Pensa solo ai Reyne o ai Terbek…». «Chi te ne ha parlato?» chiese sua madre con espressione accigliata. «Ho sentito dei soldati parlarne» «Beh, non voglio che facciate discorsi simili, promesso?». La piccola Lannister sapeva benissimo che sarebbe stato duro mantenere fede alla parola data; sbuffò: «Si, mamma». Jaime, da destra ridacchiò ma la madre si girò verso di lui: «Lo stesso vale anche per te, signorino» «Okay okay» disse lui con uno sguardo furbesco che ben lasciava intendere ciò che gli passava per la testa. «Mamma…» chiese Jaime con tutta l’intenzione di sviare il discorso: «È vero che avremo un fratellino?».

Dov’era?
Doveva assolutamente trovare la mamma, doveva! Aveva pregato molto i sette déi e se gli déi erano giusti lei l’avrebbe trovata di nuovo in piedi e sorridente.
Non c’era: non era né in piedi né sorridente e infine, la piccola Cersei Lannister dovette rendersi conto che suo padre aveva ragione: gli déi non erano mai giusti.
D’avanti a lei, c’era solo un pezzo di pietra con delle lettere d’oro che formavano quel nome: Joanna Lannister; e senza rendersene conto, calde lacrime cominciarono a rigarle il viso.
“Dove sei, mamma?”. Pensò buttandosi in ginocchio sulla tomba, intrecciando le dita delle mani: “Déi, vi prego, portatela indietro”. Non lo avrebbero fatto, ma tanto valeva provarci comunque. Magari, perfino quegli esseri ignobili che avevano preso sua madre si sarebbero impietositi alla visione di una bambina in lacrime.
Niente, non venne nessuna pietà, nessun angelo e nessuna madre. Lei era morta, questa era la verità. Joanna aveva lasciato per sempre il mondo dei vivi e lo aveva fatto soffrendo, urlando per il dolore causato dalla piccola bestia deforme.

«È stato magnifico» gridò eccitato Jaime, sdraiandosi a pancia in su con le mani dietro alla testa. «Zitto!» lo riprese sua sorella: «Vuoi che ci sentano?» «Eddai! Chi vuoi che ci senta qui?» «Non lo so…» continuò Cersei sempre più contrariata alla stupidità del fratello: «… Ma l’ultima volta che siamo stati scoperti» «L’unica volta in cui siamo stati scoperti» la corresse Jaime, ignorato dalla sorella. «L’ultima volta ci hanno messi in stanze separate. Dubito che nostro padre sarà tanto generoso» «E che può farci? Io sono il suo erede. Sono stato nominato Guardia Reale e tu presto sposerai il principe Raeghar. Nemmeno nostro padre può opporsi all’ordine di Re Aerys. Dai, vieni qui».
Cersei continuò a guardarlo accigliato ma poi si accoccolò sulla spalla di suo fratello. «È vero» ammise la ragazza Lannister: «Nessuno potrà separarmi dall’ultima persona che amo. Resteremo insieme per sempre, vero?» chiese alzando il volto per guardarlo. «Per sempre» rispose Jaime, baciandola.


Hei, non sono morto!
Ovviamente dovrei scusarmi per l’assenza ma non ho voglia di chiedere scusa ad ogni capitolo… Pensate a questo: ogni volta che uscirà un capitolo esso stesso sarà una scusa automatica, almeno evito di ripetermi XD Orbene, so che il capitolo potrebbe tranquillamente andare avanti ma onestamente è dalla quinta stagione che sembra non succedere niente e che tutto tenda a rimanere in una movimentata immobilità (oggi si va di ossimori, yeah!), spero comunque che possa andare bene.
Ci vediamo (chissà quando) con il prossimo capitolo: Tyrion Lannister.

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