Hunter School

di A r o h a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** _The new Generation ***
Capitolo 3: *** _First Lessons ***
Capitolo 4: *** Secrets and Fear ***
Capitolo 5: *** _Halloween ***
Capitolo 6: *** _Strange Events ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




 

Prologo

"La nuova generazione di cacciatori"
 

"You are thunder and I'm the lightning,
You're good and I'm evil 
You're the princess and I'm your prince, 
Fight until the end for our goddeness"

 

 




Il villaggio di Akuma* si trovava nella parte più antica del Giappone ed era quel tipico villaggio conosciuto solo dai suoi cittadini e i piccoli sobborghi. Non era segnato sulle cartine, ma contava una grande tradizione storica alle spalle che lo rendeva, agli occhi dei pochi turisti, molto curioso se non spaventose. Molte leggende solcavano quelle strade e avevano radici nei secoli prima, per rari e bizzarri episodi che erano avvenuti.
I cittadini si conoscevano tutti, erano gentile e ospitali e accoglievano qualsiasi forestiero come se fosse da sempre, stato loro amico. Questo modo di fare era molto apprezzato, anche se i sorrisi nelle facce di tutti inquietavano non poco.
Akuma si trovava tra le montagne, immersa in fitti e rigogliosi boschi verdi pieni di animali selvatici e pozzi e tempi abbandonati.
La famiglia più ricca e importante, il cosi detto sindaco, diremo noi, aveva radici millenarie ed era sempre stata rispettata da tutti gli abitanti. Anche la storia che sto per raccontarvi è antica e tutto comincia da un vecchio signore, discendete di questa famiglia, il suo nome era Momoro.
Era un uomo di rispettoso lignaggio, anche per quanto riguardava il carattere. Basso, cicciottello, dai capelli grigi e i baffetti impomatati.
Era un amante della gioventù, perciò adorare giocare con i bambini del villaggio nella sua grande villa sulla montagna, un luogo che agli occhi dei più piccoli era avvolto nella magia.
Adorava anche la caccia, un attività di svago molto popolare, a cui molto volentieri i turisti che passavano di lì, prendevano parte, in cui si cacciavano in gruppo piccoli facoceri o volpi.
Fu proprio questa sua grande passione, che un giorno lo spinse troppo oltre nel bosco, in una zona che ai giorni nostri diremmo “di proprietà privata”.
Tra la fitta vegetazione sorgeva un castello, costruito in mattoni marroni, ma dall'aspetto molto antico e trascurato. Aveva molteplici torri e un grande portone in legno scuro, le milioni di finestre, alcune rotte altre no, erano come tanti piccolissimi occhi.
Quell'edificio così nascosto rapì il vecchio Momoro, che subito contattò i proprietari di quella terra per negoziare il castello. Con sua grande sorpresa, quest'ultimi furono molto felici di darlo via, anzi, non si ricordavano nemmeno di averlo nelle loro terre.
Momoro tornò felice a casa, con un nuovo vecchio castello nelle mani, ancora non sapeva cosa nascondeva quell'edificio così antico.
Gli anni passarono e il vecchio Momoro si faceva sempre più vecchio, aveva però conservato quel suo sorriso e la voglia di vivere. Un giorno la moglie, una donna dall'aspetto delicato e raffinato, decise di porgergli la tanto attesa domanda che si era appuntata da quando, anni prima, gli aveva raccontato del nuovo acquisto.
-Tesoro – esordì dolcemente a cena – Cosa pensi di fare con quel castello?-
L'uomo si toccò i baffi, mentre portava alle labbra un calice di vino – Sono anni che ci penso cara...e tra le milioni di idee a cui ho pensato, nessuna sembra convincermi!-
-Perché non lo trasformi in una scuola?- propose la donna ingenuamente.
Momoro saltò sulla sedia, in effetti, quella sarebbe stata una bella cosa da fare.
Il suo villaggio era troppo piccolo, non possedeva scuole, tutti i ragazzi dovevano recarsi fuori per andare alle elementari, il che per molti richiedeva molti soldi. Sembrava un 'idea fantastica e sopratutto realizzabile! Sì, perché tra le sue idee c'era quello di un covo per gli alieni, ma aveva subito appallottolato il pezzo di carta su cui l'avevo scritto.
Cominciarono così i lavori per la ristrutturazione e la messa a nuovo del maniero.
Dopo ben tre anni di duro lavoro e riparazione, tutto era pronto e la scuola sarebbe stata inaugurata.
L'unico inconveniente che si presentò era davvero, del tutto inaspettato.
Una figura femminile viveva in quel castello, una figura forse in grado di rendersi invisibile, perché nessuno l'aveva mai notata, ma lei, aveva notato loro. Aveva seguito tutti i lavori, osservando i muratori dalla finestra, come un ombra. Era rimasta molto colpita da Momoro, tant'è che un giorno decise di fare il suo ingresso in scena.
Per fortuna, nonostante la vecchia età, Momoro non rischiò un infarto, quando la vide comparire insieme a una leggera nebbia.
-Momoro -parlò lei – Avvicinati, non voglio farti del male – la voce era candida e gentile e il solo ascoltarla rendeva una persona più felice e tranquilla.
Anche l'aspetto aiutava di sicuro, la donna era giovane, avvolta in un vestito di seta bianca, stretto in vinta da un cinturino di cuoio. Sulle spalle lattee aveva una faretra, ma non aveva l'arco, forse lo aveva lasciato a casa, pensò Momoro. I capelli erano lunghi e ramati, adornati da una corolla di foglie dorate. Sorrise e i suoi occhi verdi si illuminarono.
-Chi sei? O ho bevuto troppo vino o...- balbettò l'uomo.
-Sono Hanta, la dea che da millenni e oltre, protegge questo piccolo villaggio. Sono la dea della caccia e la natura ed ho urgente bisogno del tuo aiuto – spiegò.
Momoro fece per inchinarsi, aveva sentito tante leggende sulla dea e capiva la sua importanza.
-Sapevo che eri un uomo buono e intelligente, ti ho osservato sai, e mi è piaciuta la tua idea di trasformare il mio castello in una scuola...-
-In realtà è di mia moglie l'idea...- si scusò Momoro grattandosi la nuca.
-Comunque sia apprezzo i tuoi sforzi e ora sono qui per chiederti un favore – il suo sguardo si fece serio – Devi trasformare questa scuola...in un istituto per cacciatori -
-Ca...cacciatori? Intende forse...- ingoiò un rivolo di saliva – Assassini?-
-Non direttamente, ma le persone che studieranno qui saranno molto importanti per me...-
-Mia Signora, non posso accettare la sua proposta, cosa penserebbero le famiglie nel vedere i propri figli allevati per diventare assassini? Mi dispiace ma non...- cercò di inchinarsi, ma la dea lo fermò.
-Capisco davvero le tue parole, infatti voglio che questa sia una scuola normale, con materie normali...ma vorrei anche che insegnaste la caccia, come sopravvivere e altre materie che li facciano diventare bravi discepoli – aggiunse.
-Se posso chiedere...perché?-
Hanta sospirò – Non posso risponderti ora, sappi solo che contro di me c'è un potente nemico e che io ora sono troppo debole per lottare da sola, ho bisogno di discepoli!-
-D'accordo!- Momoro drizzò la schiena e gonfiò il petto – Sarò davvero molto vecchio...ben presto me ne andrò...quindi non credo di...-
-Questo terreno avrà la mia benedizione, sarà tuo figlio a portare avanti il lavoro, benedirò anche lui!- l'uomo impallidì pensando al piccolo figlioletto di sei anni che aveva – Haru...-
-Crescerà sano e forte, sarà lui un giorno ad inaugurare la scuola e custodirla! - disse Hanta.
Agitò la mano e la terrà fu avvolta da una luce dorata per pochi secondi.
-A questa scuola potranno prendere parte solo gli studenti di Akuma, la nuova generazione che verrà avrà il compito di proteggermi – aprì le bracci verso il cielo – Io, Hanta, consacro questa terra e tutti i suoi abitanti, che il sangue del cacciatore possa nascere nei prossimi bambini!-
Un rombo di tuono squarciò il cielo, nonostante fosse terso e privo di nuvole.
E quello fu solo uno degli avvenimenti strani che avrebbero visto tutti gli abitanti del villaggio di Akuma.



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 ~Angolo della Prima cacciatrice: 

Salve a tutti! Bhe, che dire? Benevenuti nella mia ennesima storia ad OC. Si lo so, ne ho già 3 in corso, ma mi sono detta che c'è gente che ne ha tremila, quindi perché no? Ecco qui il prologo.  Credo che ormai sia chiaro a tutti che io amo la scuola (prima di preparare i pomodori aspettate) nel senso che adoro scrivere di scuola, usare milioni di personaggi tutti in una volta e creare fitti intrecci. Chi ha già letto la mia scorsa storia Sports Academy, mi darà con rammarico ragione. ^^"
Quindi eccomi qui, cominciamo subito con le spiegazioni. 
Inanzitutto Hanta* significa in giapponese cacciatrice (secondo google traduttore, non mi prendo responsabilità se è sbagliato) e Akuma* demone.
Il vostro personaggio sarà accettato SOLO se sarà mandato via MP (messaggio privato). NO schede via recensione.
Lì come al solito, potete prenotare il ragazzo tra i personaggi della serie IE  (NO go o galaxy).
Vi prego di mandare Oc completi e dettagliati, che attirino la mia attenzione per essere scelti e per favore non i soliti Oc che si vedono sempre, cercate qualcosa di nuovo! ^^. I numeri sono indefiniti, quindi non abbiate fretta di prenotarvi nella recensione, datemi un parere sincero del prologo che ho pensato nella doccia, eh già .
Ah! Perfavore nella recensione scrivete minimo 2 ragazzi, così nel caso l'altro è già occupato predente la seconda scelta ;)
E ora senza indugi, cominciamo! 

Nome:
Cognome
:
Età: ( 13 o 14, ma accetto anche pg di 12)
Aspetto
Carattere: (siate creativi, dato che saranno cacciatori non mandatemi personaggi assassini xD #yanderetime)
Hobby/like/dislike:
Storia
: (anche qui niente di scontato o noioso, mi raccomando signori!)
Ragazzo: 
Arma: (Dunque, questo punto è importante. Chiedo solo un arma, ma che sia rudimentale. NON voglio ne pistole, o bazooka o robba del futuro. 
SI ai coltelli, ai pugnali, alle spade, agli archi e qualsiasi altra arma che riuscite ad immaginare!)

Credo di aver detto tutto, aspetto le recensioni e grazie ancora per aver letto tutto ciò.

_Elisachan

 

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Capitolo 2
*** _The new Generation ***


CAPITOLO I 

•Primo atto •

 

-The new Generation
 

 



 

 

La ragazza affrettò il passo, continuando ogni tanto a lanciare occhiate nervose all'orologio che aveva al polso. I capelli castani e boccolosi svolazzavano ribelli intorno alle spalle. Si fermò ansimando davanti a una decorosa casetta dalle pareti bianche e il tetto marrone leggermente spiovente. Con grossa disinvoltura aprì il cancelletto e entrò nel giardino curato e rigoglioso.
Mise le mani a coppa intorno alla bocca, per poi chiamare a gran voce -Suzuno! Suzuno!-
Ci furono attimi di silenzio, poi la grande finestra al primo piano fu aperta da un ragazzo dal caratteristico aspetto di chi si è appena alzato per il troppo rumore.
I capelli azzurrini era un nido, più disordinati del solito e gli occhi glaciali assonnati, con due grosse occhiaie che gli conferivano un aspetto terrificante, per chi non lo conosceva.
-Cosa vuoi Ayaka?!- sbadigliò acido – Ti sembra il modo di svegliarmi?Sono le sette e quindici!-
-Appunto! Dovevano vederci alle sette al caffé ma non sei venuto, fra un quarto d'ora dobbiamo essere a scuola!- ribatté lei incrociando le braccia e soffiandosi via dal viso una ciocca di capelli, con velato disappunto.
-Era oggi! Me ne sono dimenticato!- il viso di Suzuno sparì per alcuni secondi, giusto il tempo per controllare il calendario appeso al muro, giusto per assicurarsi che l'amica non stesse vaneggiando.
Visto il segno rosso sulla data di oggi, capì di essersi totalmente dimenticato – Accidenti!-
Le finestre si chiusero e Ayaka ridacchiò, prese a battere il tempo con il piede contando sottovoce, chissà se il suo migliore avrebbe stabilito il nuovo record di velocità.
Non si stupì di vedersi spalancare la porta, dopo che ebbe contato il decimo secondo.
Suzuno uscì di corsa – Ciao famiglia, io vado!- le arpionò il braccio e la trascinò in una folle corsa lungo la strada, mentre intanto stringeva tra i denti una fetta di pane presa al volo in cucina.
Svoltarono ad un angolo e proseguirono fin quando non fiancheggiarono il bosco.
-Eccolo!- Suzuno la strattonò più forte e imboccò una stradina in salita, il cui cartello indicava la scuola: Hunter School → (attenzione ai tassi assassini)
-Suzuno basta!- la ragazza puntò i piedi e nei suoi occhi una luce rossa dominò.
Suzuno conosceva la particolarità letale di Ayaka, i suoi occhi monocromi che lo spaventavano assai, sopratutto quando erano rossi, significava solo che era molto arrabbiata.
-Non sono mica un pupazzo!- continuò Ayaka sbuffando – Non tirarmi!Per un tuo guaio!-
-Mio?- Suzuno si accigliò – Potevi passarmi a prendere prima!-
-Prego?- Ayake strinse i pugni e sfiorò leggermente la borsetta che portava a tracolla, contando piano e intimando di calmarsi – Dovevamo fare colazione insieme al caffé alle sette...ti ho aspettato ma non vedendoti sono venuta a casa tua con questo strano presentimento...e infatti...- fece schioccare la lingua, esaminandolo dalla testa ai piedi. Di certo l'aspetto non era da primo giorno di scuola.
Suzunò incrociò le braccia, chiaramente sconfitto -E va bene, ma adesso sbrighiamoci!- la riprese, questa volta per mano e con più delicatezza, e continuarono a correre, rallentarono il passo solo quando videro l'imponente castello che si tagliava sulla cima della collina.
-Ti rendi conto!- esclamò Ayaka – Studieremo in quel castello! Non vedo l'ora di poter combattere contro di te!- di nuovo mise la mano sulla borsa arrossendo leggermente. L'amico se ne accorse e subito un brutto presentimento gli intasò la gola -A...Ayaka? Non avrai mica...la tua arma lì dentro?-
-Si...-ammise la castana, tirando fuori due ventagli gemelli dai bordi taglienti come rasoi.
Suzuno fece un passo indietro -Avevano detto che dovevamo portare le armi con le valigie!- protestò.
-Lo so...ma la mia arma è molto importante, non voglio rischiare che le accada qualcosa...- ribattè con fermezza, riponendo i ventagli nella borsa con estrema cura.
-Bah – il bianco sbadigliò – Cerca solo di non farti beccare...- e ripresero a camminare più tranquillamente verso la loro nuova casa.


 

~♦~








-Ciao papà! Io vado!- chiuse delicatamente la porta di casa, tirandosi bene sulla spalla lo zainetto.
Si girò sospirando ma non riuscì a dire altro, che subito si trovò qualcuno davanti a pochi passi da lui. Sorrise avvicinandosi – Aki, buongiorno -
-Buongiorno a te Aiden!- fece la ragazza dai capelli corti color oliva. Allungò una busta di carta marrone, da cui proveniva un dolce aroma zuccherato.
Il ragazzo capì di cosa si trattava e l'afferrò – La colazione, grazie mille!- Aki ricambiò con un sorriso, mentre congiungeva le mani dietro alla schiena e si dondolava delicatamente sui talloni, aspettando che l'amico affondasse i denti nella calda brioche che gli aveva portato.
Lo scrutò con un dolce sorriso, in confronto a lei, così piccola e minuta, lui invece era altissimo, con dei capelli neri lunghi fino alla spalle e gli occhi verdi che gli avevano sempre ricordato il colore dei boschi.
-Hai portato anche il caffé?Grazie!- Aki si riscosse dai suoi pensieri e annuì, mentre l'amico ingurgitava un lungo sorso della bevande nera, dal contenitore in cartone.
-Bene!- esclamò alla fine – Con questa bella colazione possiamo andare!- e cominciarono a camminare verso la scuola.
In quel giorno il cielo era di un bell'azzurro acceso e un debole vento spargeva nell'aria il polline dei fiori e il frizzante e fresco odore dei residui della rugiada.
-Hey Aiden...credi andrà tutto bene?- mormorò Aki ad un certo punto, mentre stringeva con forza la sua borsa nera, gli occhi bassi leggermente intimoriti.
-A cosa ti riferisci?- le domandò curioso il ragazzo – Hai paura?-
La ragazza sussultò – No...cioè, stiamo andando in una scuola per diventare cacciatori...e io non è che sono così brava con le armi, odio uccidere...-
-Aki tranquilla...guarda che anche io...-
-Non prendermi in giro!- gridò la verde, pentendosi un secondo dopo della voce troppo alta, che aveva fatto strabuzzare gli occhi al corvino – Tu sei fantastico con l'arco e anche con le altri armi, in poche parole sei perfetto...mi chiedo perché anche io devo venire in quella scuola...- spiegò.
-Ricordi la leggenda che ci raccontava sempre tua madre da piccoli?- rallentarono al passo e costeggiarono il bosco.
-Quella della benedizione dei bambini? Sì...- la ragazza arrossì, adorava fin da piccola quella vecchia leggenda. Aveva sempre creduto che fosse stato tutto vero, che lei come altri fosse stata benedetta da una dea, che immaginava come un incantevole angelo dallo sguardo dolce e puro.
Eppure, nonostante ciò, non capiva perché anche lei, non aveva nessun talento particolare, forse era l'unica in tutto il villaggio a non aver mai sfiorato un arma, a non voler uccidere nessuno.
-Io ci credo...- parlò Aiden – Per ringraziare la dea dobbiamo fare la sua volontà, e quella scuola è il primo passo...- indicò con un cenno del mento la cima della collina coperta di alberi, l'edificio ancora non si vedeva ma avvertivano la sua terrificante presenza.
-Siamo migliori amici da anni, non vado senza di te – allungò una mano e Aki fece per afferrarla, quando qualcuno la spintonò scansandola malamente di lato.
-Ehi!- ruggì Aide – Stai attento!-
-Atsuya!- gridò qualcuno da dietro – Atsuya ma che combini?!- corse verso di loro un ragazzo dalla carnagione pallida con gli occhi e i capelli grigi. Superò affannato dalla corsa i due ragazzi, trovandosi di fronte all'artefice dell'incidente.
-Ti ho detto di rallentare!- esclamò tra un sospiro e un altro.
-Sei tu che ti devi velocizzare invece, Shirou!- ribatté l'altro ragazzo, il fratello, dagli stessi occhi grigi ma con i capelli color salmone. L'albino di morse il labbro, poi si girò e si inchinò verso Aki e Aiden, con un espressione mortificata nel volto.
-Perdonate mio fratello – disse.
-No..no tranquillo, sto bene non mi sono fatta nulla!- lo rassicurò subito Aki, con gesti nervosi delle mani. Aiden invece guardava i due fratelli in modo curioso, come se cercasse di catturare un ricordo confuso nella sua mente.
-Shirou?...Atsuya e Shirou...Fubuki?- balbettò. Shirou lo riconobbe dopo un attimo di incertezza, così come il gemello.
-Aiden McCartney? Quanto tempo amico!- esclamò abbracciandolo.
-Ma che ci fate qui? - chiese subito il corvino, colto dall'allegria del momento.
-Stiamo andando a scuola, siamo stati scelti per frequentarla!- rispose Atsuya orgoglioso.
-Ma voi non siete di Akuma...o sbaglio?- si intromise Aki.
-I nostri genitori lo erano bellezza!- continuò Atsuya – Siamo nati qui ma cresciuti in Hokkaido!-
-E ti ricordi che io ho passato un estate lì, Aki?- aggiunse Aiden e la verde annuì – In quel frangente li ho conosciuti! Sono in gamba!-
-Allora piacere di conoscervi!- la ragazza si inchinò gentilmente – Sono Aki Kino!-
-Il piacere è nostro bellezza!- fece eco Atsuya con un tono che meritò un occhiata sbieca di Aiden e una risatina divertita della verde.
-Che ne dite di andare?- e ripresero a salire la collina tra qualche chiacchiera.



 

 

~♦~







Accidenti, ma perché sono qui da sola?Bhe, dopotutto sto andando a scuola, è il mio primo giorno, mi sembra piuttosto ovvio. Ma allora perché vedo tutti questi gruppi di ragazzi, odio stare da sola..
-Accidenti...- soffiò via dalle labbra una ragazza piuttosto bassina, dalla capigliatura rossa e gli occhi verdi, mentre si inerpicava a fatica sul sentiero ciottoloso, ormai era a pochi passi dalla scuola. Cercava di farsi coraggio da sola, ma sarebbe stato difficile, tutti quei ragazzi che sembravano amici tra di loro e poi lei, da sola ad affrontare il primo giorno.
Strinse gli spallacci dello zaino e le labbra, continuando il suo percorso. Poi però, improvvisamente, magari per fortuna, vide qualcuno imprecare poco distante da lei, lontano dal sentiero. Uscì subito dalla strada incuriosita, e quando fu abbastanza vicina, notò che si trattava di una ragazza con i capelli rosa e uno strano berretto azzurro.
Aveva il viso mandido di sudore e respirava a fatica, forse aveva corso o si era smarrita.
Un ramo si spezzò sotto i piedi della rossa, e la sudata si girò di scatta, bianca in volto.
-Oh...scusami, non volevo spaventarti!- si affrettò a dire la bassina.
-No...- la rosa inspirò profondamente, calmando i nervi – Scusami tu...-
-Ti sei persa?- chiesi ancora la rossa, arrivandole vicino e la ragazza annuì.
-In verità, sono stata attaccata da un tasso gigante che ha preso ad inseguirmi ed ho perso la strada del sentiero...- imprecò imbarazzata – Cavolo, non credevo che quel cartello dicesse la verità!-
-Sì ...- la rossa ridacchiò – Qui gli animali sanno essere...piuttosto violenti...-
La rosa si abbandonò ad una risata – A proposito, sono Touko!- e allungò una mano amichevolmente. La ragazza davanti a lei esitò, esaminandola con lo sguardo, cercando di capire se accettare quel gesto le conveniva o meno. Certo, un opportunità per fare amicizia non poteva lasciarsela scappare, ma comunque esitò mordendosi il labbro e riflettendo.
-Sono Irina Redfox!- annunciò infine, contraccambiando con decisione la stretta.
-Grazie per avermi salvata, altrimenti sarei rimasta qui smarrita per sempre...- sbuffò Touko.
-Allora che ne dici?- Irina si allontanò e la invitò a seguirla con un gesto della mano – Torniamo sul sentiero?-
Tempo cinque minuti e arrivarono davanti al castello. Una grande massa di studenti si concentrava davanti al portone scuro, intarsiato d'oro, che si prostrava in tutta la sua altezza, sopra tra gradini di marmo bianco. Un giovane uomo era sopra questi, che si muoveva nervoso davanti a un microfono, torturandosi la cravatta, chiaramente a disagio. Dietro di lui, una schiera di persone, tra uomini e donne, i professori, intuì Irina.
-Non so tu, ma io da qui non ci vedo!- Touko si fece largo a spintoni seguita sbadatamente dall'amica, fin quando non raggiunsero una postazione che fosse ottima alla rosa.
Da lì, Irina poté guardare meglio l'uomo nervoso. Aveva i capelli lucidi di gel, castani, un piccolo accenno di barba, decisamente giovanile e due caldi occhi color caffé, che ispiravano fiducia e fanciullezza. Dopo un breve consulto con i professori, l'uomo fece tacere gli studenti, schiarendosi la voce al microfono.
-Prova, prova...- scandì – uno...due...tre...ok, ci sono – prese un respiro gigante e cominciò a parlare- Salve a tutti, sono Haru Kinoshita, figlio di Momoro Kinoshita, il preside di questa scuola.
Mio padre costruì questa scuola vent'anni fa, quando io ero ancora bambino, con l'intento di creare un luogo didattico per tutti i futuri bambini di Akuma, così da non doverli mandare a studiare fuori. Sono perciò felice di annunciare che in questo giorno speciale – tossì sbadatamente e alcuni ridacchiarono – La scuola è ufficialmente aperta!- ci furono applausi, poi Haru proseguì.
-Qui imparerete le materie principali, quali letteratura, storia, scienze e matematica...- indicò i primi quattro professori che erano alla sua sinistra, rigidi come statue di cera.
Irina trovò divertente quel dettaglio, perché sembravano aver paura degli studenti.
-...Ma anche altre materie diverse. Prima di passare a spiegarle però, vorrei che poniate la mano sul cuore e ripetiate con me le seguenti parole – Irina ubbidì al comando meccanicamente, forse perché anche tutti gli altri lo avevano fatto.
-Ma che facciamo?Cantiamo l'inno del Giappone?!- rise qualcuno tra la folla. Con la coda dell'occhio, Irina vide n ragazzo pelato con un unico ciuffo castano che gli ricadeva sul viso, sghignazzare ma copiare il resto dei compagni.
Haru chiuse gli occhi, i professori dietro lo imitarono, in una cerimonia solenne e magica.
-Tu sei il tuono e io il fulmine, tu sei buona io cattivo, tu sei la principessa e io il tuo principe,combattiamo fino alla fine per la nostra dea – calò il silenzio per alcuni istanti, quelle parole aleggiavano nell'aria e nell'attimo in cui anche Irina ebbe finito di pronunciarle, in coro con tutti gli altri, sentì un brivido lungo la schiena.
Era una sensazione piacevole, la vita le passò davanti, ricordi felice mai vissuti le si formarono nella mente e lei sorrise, come se tutte quelle cose fossero esistite. Sentiva una presenza accanto a loro, qualcuno di caldo e confortante che si muoveva come un fantasma. Poi riaprì gli occhi e si sentì il cuore più leggero.
-Bene, grazie per la partecipazione, questo è il nostro inno...- lasciò che il mistero calasse tra gli studenti, poi continuò con la presentazione dei professori – Le altre materie a cui prenderete parte sono il tiro con l'arco e l'equitazione, la ginnastica, le alti marziali miste e la lezione di combattimento con spade. É tutto, ora passiamo a consegnare le chiavi per le stanze...- un professore gli porse una scatola che per il nervoso e il maldestro, il preside fece cadere.
Scoppiò una risata generale, mentre l'uomo si affrettava a rimettere nella scatola le centinaia di chiavi dorate, come se nulla fosse successo. Tossì di nuovo per dimenticare l'imbarazzo – Mettetevi in fila per favore, vi porgerò le chiavi delle vostre stanze -
Quella fu la mezz'ora più noiosa nella vita di Irina, aspettare di ricevere la chiave tra tutti quei ragazzi era veramente snervante. A contribuire ciò c'era il fatto che tutti quelli che varcavano il portone mandavano esclamazioni meravigliate, quindi la rossa moriva dalla voglia di vedere con i suoi occhi il castello.
L'ennesima ragazza afferrò la sua chiave e fece per entrare, Irina notò che veniva fermata da una professoressa che con sospetto indicava la borsa. La ragazza balbettò qualcosa, pallida, poi ricevuto il consenso, entrò a passo svelto. L'ordine con cui tutto si svolgeva, fu molto apprezzato.
Finalmente anche Irina Redfox ricevette la sua chiave, con passo incerto superò il portone, ritrovandosi la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite. L'ingresso era qualcosa di spettacolare.
Una rampa di scale era alla fine della stanza, il piano superiore si diramava in due direzione dove molti studenti si stavano dirigendo, i dormitori. Alla destra del portone stavano gli armadietti, di un vivo color scarlatto, messi a lucido. Mentre alla sinistra un ampia vetrata illuminava una scrivania in legno piena di scartoffie, su cui campeggiava una targhetta con su scritto: SEGRETERIA.
Dietro, stava una lunga libreria molto antica.
Irina seguì le ragazze che stavano entrando verso i dormitori, i corridoi avevano pareti bianche e informi, qua e là c'erano quadri dalle cornici dorate, ritratti di vecchi re o nobili che sembravano fissarti, di notte doveva essere un vero incubo muoversi lì dentro. Un tappeto rosso percorreva tutto il pavimento in legno, scricchiolante in certi punti. Irina si fermò davanti a una delle tante porte color cioccolato, una targhetta dorata ne citava il numero 103.
Bussò qualche colpo, ma nessuno rispose, così infilò la chiave nella toppa e entrò.
La stanza era luminosa, illuminata dalla finestra che si affacciava sulla collina. Due lenti a baldacchino erano disposti ai suoi lati, le lenzuola sembravano morbide e appena lavate, a giudicare dall'odore di lavanda. Poi c'erano due paia di armadi e due scrivanie.
Le valigie era accanto al letto, immacolate, come se nessuno le avesse toccate.
Sentì all'improvviso qualcuno picchiettarle la spalla. Si voltò compiendo un giro di 180 gradi e si inchinò rigidamente, gridando- Sono Irina Redfox! -
La ragazza davanti a lei rise, e Irina la riconobbe come la ragazza che aveva avuto problemi ad entrare – E io Ayaka Ayase, piacere coinquilina!-
Anche con la mora, Irina non ebbe troppi problemi a crederle subito. Anche questa ragazza sembrava affidabile e gentile al primo sguardo, non intuiva nulla di sbagliato in lei.
-Wooo!- Ayaka si tuffò sul letto sulla destra, sprofondando tra le coperte -Morbido!-
Irina la copiò e annuì, arrossendo leggermente – Hai ragione! Dormirò benissimo qui!-








Per Touko invece, la situazione della compagna di stanza non stava andando a genio.
Era entrata sbattendo la porta e gridando con entusiasmo -Ciao amica!Sono Touko la tua futura coinquilina per un anno!- la sua allegria non fu ricambiata.
In piedi davanti a uno dei letti, una ragazza stava disfacendo la valigia. Sembrava essersi fatta il bagno in una vasca piena di colorante viola. Capelli viola scuro, occhi lilla.
Si voltò a guardarla e un brivido percorse la schiena di Touko, aveva uno sguardo davvero raggelante.
-Lo vedi quello?- disse la viola, indicando un punto imprecisato, fuori dalla finestra.
Touko strizzò gli occhi – Non vedo nulla...- ammise confusa.
-Allora vedi che anche tu non riesci a vedere il cazzo che me ne frega!- sputò acida.
Touko sbuffò – Ok...abbiamo cominciato con il piede sbagliato, ricominciamo da capo – uscì, bussò e entrò con più tranquillità -Ciao!- sorrise – Sono Touko Zaizen, tua compagna di stanza!-
Di nuovo, la viola non sembrò interessata affatto, continuava a piegare i vestiti come se a parlare fosse stato un fantasma.
Touko decise di non darvici troppo peso e si accinse a imitarla.
-Posso almeno sapere il tuo nome? Non vorrei ritrovarti a chiamare cosa tutto l'anno...- mormorò.
-Hideko, mi chiamo Hideko, ti basta?- snocciolò la lilla e Touko annuì energica.
Era almeno un passo avanti.




 

~♦~


 






Spostandoci nel corridoio di sinistra, addetto al dormitorio maschile, era in corso una scenata.
-Shirou-chan! Non puoi lasciarmi, ci hanno separati!- Atsuya era appiccicato al fratello, in ginocchio che gli stringeva la vita, e piangeva remissivo, lamentandosi.
Il fratello era super in imbarazzo, tutti i ragazzi che passavano lo guardavano ridendo o lanciandogli occhiate strane.
-Atsuya smettila!- gridò mentre si aggrappava al muro con le unghie, nel tentativo di scollarselo via -La tua camera è di fronte alla mia!Non ci hanno mica separati!-
-Chiedi il trasferimento!- propose il salmone, facendo tremare il labbro -Ti prego!Non voglio ritrovarmi in camera un tizio strano, e sei poi mi stupra!-
Shirou inorridì – Ma che dici! E poi non voglio, sono in stanza con Aiden e lui non conosce nessuno apparte noi, gli devo un favore!- di nuovo Atsuya prese a lamentarsi, Shirou stava per mollargli un sonoro ceffone, quando qualcuno fece fermare la scena.
Una ragazza snella, dai capelli lunghi arancioni e gli occhi ambrati, camminava smarrita all'inzio del corridoio, stringendo al petto lo zaino. Atsuya scattò in piedi, lisciandosi i capelli con le mani.
La ragazza li notò e arrossendo leggermente, corse loro incontro.
-Scusatemi!- esordì con un inchino – Mi sono persa, sapete dirmi dov'è il dormitorio femminile?-
-Ma certo bambola!- esclamò Atsuya, cingendogli le spalle con un braccio. Le indicò la fine del corridoio – I dormitori delle ragazze si trovano a destra della scalinata, tu sei andata a sinistra...-spiegò in tono suadente – Se vuoi ti accompagno!-
La ramata lo spinse lontano, rabbrividendo – Non serve...- sussurrò schifata – Ci arrivo da sola...-
-L'ennesima ragazza che importuni Atsuya!- Shirou si avvicinò, apprensivo -Scusalo, è un po tonto con le ragazze, io comunque mi chiamo Shirou, Atsuya è mio fratello – di risposta il salmone gli fece una linguaccia.
-Io sono Mayumi – rispose la ragazza – Grazie dell'aiuto, ci vediamo in giro!- e si allontanò in fretta, svoltando l'angolo.



 

~♦~



 

 




 

                         


Entrò, fu invasa da un fresco venticello e fu quello la prima cosa che notò. La finestra era aperta.
Aveva adocchiato le altre stanze mentre camminava per i corridoi, e nessuna aveva la finestra aperta. Si avvicinò, dava la vista alla collina, che scendeva in un groviglio di alberi e arbusti fino a valle, dal primo piano sembravano già sospesi fra le nuvole, eppure, c'erano altre torri ben più alte, chissà com'era la vista da lassù.
Un altra cosa che notò e che la fece sbuffare, un grosso ramo pendeva davanti al davanzale ed era pieno di foglie.
In autunno sarà un grosso problema, uffa...non voglio mettermi a pulire foglie!.
I capelli lunghi e castani, quasi tendente a un nero, svolazzavano tranquilli, gli occhi neri coglievano ogni dettaglio del paesaggio, ogni foglia, ogni impercettibile movimento la faceva sussultare. Forse grazie a questa sua grande abilità, riuscì a schivare con un accenno di movimento della testa, qualcosa che sfrecciò vicino al suo orecchio e si piantò al centro della porta della camera. Si ritrasse dal davanzale con sguardo allarmato, gli occhi ridotti a due fessure.
Qualcuno era apparso sopra il ramo, una ragazza dai capelli neri corti e scompigliati, peggio di un nido, gli occhi glaciali erano fissi su quelli neri di lei. Si studiarono per qualche secondo.
La ragazza sull'albero portava in mano un arco, e sembrava pronta a scoccare un altra freccia.
-Non ci provare – sibilò la castana e subito la corvina si fermò, chiaramente colpita.
-Chi sei?- chiese brusca l'intrusa – Che ci fai nella mia stanza?-
-Ah!La tua stanza, allora piacere coinquilina, sono la tua nuova compagna!- esclamò la castana, sbaragliandola con un grosso sorriso – Mi chiamo Elissa Merlay -
-Elissa?- la corvina con un saltò entrò nella stanza – Che razza di nome è?-
-Bhe sai...- Elissa fece ciondolare le mani in avanti – I miei genitori non sapevano se chiamarmi Elisa o Alissa...quindi nel dubbio, mi hanno chiamata Elissa – spiegò ridendo -Sei veloce con le frecce -
-Grazie – borbottò la sconosciuta – Lo so -
-Sai anche come ti chiami? Perché io ancora non lo so...- la stuzzicò Elissa.
-Juliette Queen Jareau – la corvina si tolse la faretra carica di frecce e la depositò nel letto con il suo arco, Elissa rimase colpita dalla fattura delle frecce e dell'arco, che sembravano fatti a mano.
Si appuntò in seguito di chiederlo alla compagna.
-Allora...- Elissa sbadigliò e aprì la valigia sul letto per mettere ordine – Come devo chiamarti...ragazza dell'albero? Juli?- azzardò.
-No, provaci a ti infilzo con un altra freccia...- minacciò la corvina, ma la castana sorrise provocatoria - Queen? Ti va? O preferisci il nome completo?-
-Acqua...-
-Ragazza delle piante?-
-Alto mare -
-Ci sono!- Elissa si leccò le labbra – Jul! Un nome maschile e femminile, a giudicare dai tuoi abiti logori di terra, non sei una tipa molto femminile...- ribatté.
Jul incrociò le braccia alzando un sopracciglio – A giudicare invece dai tuoi, di vestiti, sei una perfettina, patita della moda? Sbaglio?-
Elissa si giustificò alzando le spalle – Mi piace la moda, è forse un crimine?-
-In questa scuola non c'è posto per le modelle...- ringhiò la corvina, ma subito qualcosa le sfrecciò
accanto e si conficcò nel muro con una precisione millimetrica e terribile.
Juliette non si era nemmeno accorta, che nel mentre Elissa aveva impugnato un arco e scoccato una freccia, usando una rapidità impressionante.
-Credi ancora che io sia incapace?- disse la castana con un sorriso malizioso e divertito.
-Niente male Merlay, niente male davvero...- così ripresero a disfare i bagagli, mentre Elissa chiacchierava allegra per conoscere la compagna, ma questa rispondeva con mugugni maschile che suscitavano le risate della castana.
Mezz'ora dopo, l'orologio a muro della camera batté le dieci.
Elissa si lasciò cadere sul letto e parlò – Non so tu, ma mancano due ore al pranzo e vorrei fare un giro della scuola? Mi accompagni, Jul?- la corvina annuì e così uscirono dalla stanza 100 e si inoltrarono nei corridoi.
Stavano per scendere la grande scalinata, quando due ragazzi si avvicinarono. Sembravano due amici molto stretti, il primo con i capelli castani e gli occhi blu e il secondo con i capelli neri e gli occhi azzurro chiaro, quasi come quelli di juliette.
-Scusate...-esordì il primo, con un forte accento italiano – Sapete dirci dov'è l'ufficio del preside?-
Elissa, all'improvviso rigida come una statua balbettò un mi dispiace -...Non ci sappiamo orientare neanche noi, scusate – ammise grattandosi la testa.
-Comunque qui sopra troverete solo i dormitori, ci vediamo, andiamo Elissa...- Jul strattonò l'amica violentemente e questa ne fu estremamente stupita.
-Elissa?Elissa Merlay?- domandò l'altro ragazzo. La chiamata si voltò con un espressione corrucciata e confusa, li studiò a lungo, cosa che fecero anche i due ragazzi e poi esclamò – Oh santo cielo! Paolo, Gianluca, siete voi!-
-Quanto tempo Eli! - si abbracciarono tutti e tre – Ma che ci fai qui?-
-Potrei farvi la stessa domanda, non sapevo foste di Akuma? Ma siete nati in Italia!-
-I nostri nonni sono entrambi di qui, per questo parliamo bene giapponese!- spiegò Gianluca.
Elissa sorrise arrossendo per la felicità – Wow! I miei migliori amici che frequenteranno la mia stessa scuola, sono troppo felice!-
Dietro a quel terzetto appena formato, Juliette si sentiva a disagio e continuava a guardarli con occhiate sbieche, fin quando non tossì per attirare l'attenzione – Ehm..Elissa, non dovevamo andare?- sembrava un tantino invidiosa, ma dal suo sguardo non si capiva.
-Oh scusami Jul!- la castana la prese per le spalle – Ragazzi, vi presento la mia nuova amica, compagna di stanza, Juliette Queen Jareau!-
-Piacere!- rispose il tale Paolo – Sono Paolo Bianchi e questo è Gianluca Zanardi!- il corvino sorrise agitando una mano – Come preferisci che ti chiamiamo?-
-Oh...Queen andrà bene...- mormorò la corvina con un sorriso sadico che fece accapponare la pelle di Elissa, sembrava aver scelto le prossime vittime da infilzare al tiro al bersaglio.



 

~♦~







-Cazzo vuoi stronzo!-
-Ehi calmati bambolina...ti ho solo chiesto l'ora?-
-Non prendermi in giro, il tuo amico lì ha l'orologio, deficiente!- continuò a sbraitare una ragazza.
Aveva i capelli a caschetto neri e gli occhi gelidi come il ghiaccio e il suo carattere anche.
-E allora? Volevo solo chiederlo a te!- rispose saccente il ragazzo, dai lunghi capelli biondi e i fermi e vividi occhi rossi.
-Dai Afuro!- protestò l'amico di questo, dai capelli castani segnati da una sottile fascia bianca e gli occhi grigi e spettrali – Smettila, hai sbagliato a disturbarla, andiamo via!-
-Credo sia meglio, se non volete finire tutti e due ammazzati!- ringhiò la corvina.
-D'accordo d'accordo...- Afuro fece per allontanarsi, ma con una rapida mossa bloccò il polso della ragazza, mentre l'amico castano recitava le ultime preghiere.
-...Ma prima dimmi come ti chiami...- la sfidò puntando i suoi occhi sanguigni sui suoi.
La ragazza non si mosse, ne ringhiò o attaccò, si limitò a rispondere con un debole ma schifato sussurro – Asterope Kareyama, ma tu non puoi chiamarmi Star -
-Io sono Afuro, questo è Hera...ci si vede in giro ragazzina...- la scacciò via e si congedò inseguito dall'amico.
Star rimase immobile, mentre intanto pensava ad un modo astuto per vendicarsi e ha più parole non educate da usare contro il suo nuovo nemico.



 

_ _ _ _ _ _ [ ♦ ] _ _ _ _ _ _ 







A mezzogiorno esatto, una folla di studenti si radunò davanti a un grosso portone di legno.
Il preside Haru era davanti a esso e cercava di trattenere tutti quei ragazzi affamati. Quando il portone si aprì da dentro con un clack, gli studenti scalpitarono e entrarono nella sala da pranzo.
E che sala! La stanza era norme, dall'ampio soffitto a volta, resa luminosa da lunghe e grandi finestre che rendevano magica l'atmosfera. Tanti piccoli tavoli rotondi era disposti in modo disordinato, ma anche quel disordine aveva la sua logica, e erano dai cinque ai sette posti.
Tutti coperti da una tovaglia di lino bianco, decorati ai bordi con del pizzo dorato.
Elissa si accomodò con Jul, Paolo, Gianluca e un altre due ragazze su un tavolo. Anche le stoviglie erano preziose. Piatti di porcellana con piccoli disegni da decoro, posate d'argento e calici di vetro finissimo, lucidati alla perfezione. Sembrava davvero di essere in un castello e subito scoppiò un mormorio dedito a commentare la stanza.
Solo dopo cinque buoni minuti, Haru fece tintinnare un cucchiaio sul suo calice per attirare l'attenzione. Era seduto su un lungo tavolo con vicini tutti i professori, sempre rigidi e perfetti, in confronto al preside che tremava come una foglia.
-Prima di cominciare con il pranzo, vorrei chiarirvi altre cose in merito l'istituto – esordì alzandosi in piedi – Per prima cosa, questa sala è dedicata alla colazione, il pranzo e la cena, che cominceranno rispettivamente alle 7:45, alle 12 e alle 20 . Le lezioni cominceranno da domani alle 8:30, troverete gli orari e il foglio delle classi, appesi sulla bacheca nella sala comune dei vostri dormitori. I libri si trovano nei cassetti delle vostre scrivanie. Grazie a tutti per essere qui, ora direi proprio che è ora di mangiare!-
Due porte si aprirono e una schiera di camerieri e cameriere in livrea cominciarono a servire le prime pietanze.



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Angolo della prima cacciatrice:

Allora, se vi dico che questo capitolo, nonostante fosse il primo, è stato un parto, credetemi, ma sono sicura che ci sarà di peggio.
La lunghezza è molta, sono 9 pagine di word credo, anche se per qualcuno qui sarà un baffo! xD.
Ma dunque, direi che possiamo partire con tutte le spiegazioni richeste. Inanzitutto vi ringrazio per tutti i bellissimi OC che mi avete mandato, ne manca solo uno perché un autrice non me lo ha ancora mandato, quindi cara se vedi il messaggio pervafore rispondi! *congiunge le mani* c'è ancora posto.
Spero non vi dispiaccia questa sorpresina delle foto, ho cercato quelle che mi sembravano più adatte e ho creato questi banner con delle frasi che mi sembravano adatte al personaggio, ovviamente sono molto generiche, perché ancora devo imparare a conscerli meglio!.
Spero di aver azzeccato la loro presentazione, posso davvero dire, che gli OC che mi avete mandato sono davvero interessanti, per non parlare poi di certe coincidenze!.Due OC sono indentici di aspetto e carattere (ovviamente con qualche variante) ma ciò mi ha reso felice perché ho già tante belle idee in mente. Voglio fare i complimenti a due autrici per la scelta delle armi, sono state molto originali davvero. Tutti avete prediletto l'arco ! xD Davvero buffa come cosa. Il prossimo capitolo sarà già qualcosa di più interessante, credo, intanto aspetto i vostri pareri su questo qua.
Ho faticato sette camice per le immagini e l'HTML, uff. 
La scuola è appena cominciata, in questo castello misterioso dove tutto può accadere!. 

xoxo Eli-chan

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Capitolo 3
*** _First Lessons ***


 


CAPITOLO II

• primo atto •
 

 
_First Lessons 




La professore di tiro con l'arco e equitazione si chiamava Katherine Heart, ed era una donna dal fisico slanciato e molto allenato, non che femminile.
Quello era il loro primo giorno e senza troppi giri di parole e presentazioni, la donna li aveva fatti uscire dalla scuola e si erano incamminata su una piccola stradina laterale al castello.
Tutti si scambiavano sguardi curiosi e preoccupati, la professoressa continuava a camminare imperterrita, non parlava, tranne per qualche monosillabo che li incitava ad accelerare il passo.
Alla fine, superata la fitta boscaglia, si ritrovarono in un spazio aperto piuttosto piccolo, al centro del quale stava una vecchia casetta in mattoni, completamente coperta d'edera marrone e verde.
La Heart si fermò dinanzi la porta e tutti i ragazzi, sempre più confusi, le si ammucchiarono davanti.
-Dunque!- esordì finalmente la donna – Benvenuti ragazzi al capanno delle armi!-
Di capanno, quella casa non aveva niente, né le dimensioni, né l'aspetto e l'atmosfera in sé.
-Un tempo era una casa di contadini che si prendevano cura del castello, poi l'abbiamo trasformato in un capanno per le armi!- siccome molti dei ragazzi mormoravano, la prof si zittì un istante, incrociando le braccia e guardandoli provocatoria.
-Strano vi chiederete? Perché portarvi in un capanno di armi se avete tutti le vostre personali...- iniziò malevola – Bhe, la riposta è che alcuni di voi non ce l'hanno...via Mayumi, vieni qui e fatti vedere, anche tu Aki, Irina...Kazemaru non ti nascondere, ciao Hideko...- i chiamati si riunirono davanti alla donna, con lo sguardo basso e arrossato, tranne per Hideko invece, che con le braccia incrociate e il mento alzato, guardava in cagnesco chiunque avesse il coraggio di ridacchiare.
-Non dovete vergognarvi di non avere un arma, è per questo che siamo qui, avrete la possibilità di trovare la vostra compagna lì dentro – e indicò con il pollice la casetta.
-Avete dieci minuti per cercare un arma, una volta usciti non potrete più rientrare, è la regola – proseguì mentre si gustava le bocche spalancate dei cinque ragazzi.
-Ma se sbagliamo arma?- domandò Mayumi alzando una mano – se cambiamo idea?-
-Non siete voi a scegliere l'arma, è lei che sceglie voi – rispose enigmatica la donna -Pronti?- i ragazzi si misero in posizione come se stessero per cominciare una gara di corsa -Via!!- scattarono verso la porta e per poco non la buttarono giù, si chiuse alle loro spalle lasciando gli altri studenti a commentare quella strana sfida.
Il magazzino puzzava di muffa, era impolverato, pieno di edera ai lati dei muri e grandi chiazze di umidità. Si vedeva che in passato era stata una piccola abitazione, perché spiccavano gli scatolini e i ninnoli antichi di una famiglia povera. Era come una caccia al tesoro, le armi si confondevano tra tutta quella roba e gli approcci per trovarle erano molti diversi.
Hideko girovagava a caso, con l'aria di chi ha una noia tremenda addosso e posava gli occhi lilla di qua e di là, senza trovare nulla che la soddisfacesse. Non voleva uscire con un arco o una banale spada che avevano tutti, voleva cercare un arma originale che si adattasse bene a lei.
Kazemaru trafficava tra degli scatoloni, concentratissimo, mentre dietro Irina e Mayumi correvano come polli impazziti. Le due ragazze si scontrarono parecchie volte nella loro frenetica ricerca, a quanto pare non avevano in mente le parole della professoressa e si erano fatte prendere dal panico dal limite di tempo. E poi c'era Aki, che ancora non si era mossa dall'angolo in cui si era rifugita, tremava come un pulcino e le parole della professoressa nella sua testa erano come un gigantesco eco. Se davvero un arma poteva scegliere qualcuno, nessuno l'avrebbe scelta?!
Nonostante Aiden prima di entrare l'avesse incoraggiata con un sorriso, lei non si sentiva affatto pronta. Posava gli occhi su ogni angolo, ma vedeva solo scatolini, vecchi quadri e orologi.
All'improvviso però, qualcosa luccicò in un angolo piccolo tra due cornici di quadri.
Si avvicinò, come attratta da una grande forza e le spostò. Allungò una mano nell'ombra e sentì qualcosa di liscio sfiorare le dita, poi qualcosa di ruvido. Tirò fuori quella che sembrava una spada, no meglio, quella era una sciabola. La lama argentata mandava riflessi dorati e sembrava essere stata appena lucidata, a differenza del manico che invece era impolverato. Non capiva il perché, ma l'oggetto l'attirava come una calamita, riusciva a vedere i suoi occhi verdi riflessi lì sopra.
Si alzò, pulendosi gli shorts neri e uscì dalla casetta.
Quando i ragazzi la videro uscirono, scoppiarono tutti in grosso applauso, era la prima e la sua arma sembrava attirare l'attenzione di tutti per la sua bellezza. Aki riuscì anche a vedere l'occhiolino del migliore amico, che era orgoglioso di lei.
-Davvero un ottimo lavoro Kino – ammise la professoressa, osservando tra le mani la sciabola – A quanto pare quest'arma ha fatto la scelta giusta, complimenti, mettiti pure lì e aspetta i tuoi compagni – Aki ubbidì ma riuscì a sgattaiolare un secondo da Aiden.
-Hai visto?- gli disse con l'adrenalina al massimo – Ce l'ho fatta!-
-Sono molto contenta per te, brava amica mia!- esclamò il corvino, poi l'abbracciò e dopo di che tornò al suo posto.
Dentro le cose si stavano mettendo male, anche Kazemaru era uscito e in mano portava una spada a doppio taglio. Ora Hideko cominciava davvero a preoccuparsi, non voleva rimanere ultima, sarebbe stato umiliante, doveva sbrigarsi.
Irina e Mayumi si scontrarono per l'ennesima volta ma questa volta si fermarono per scambiarsi dei pareri -Trovato niente?- chiese Irina.
-Niente, nulla che vada bene...non voglio uscire per ultima...- mormorò Mayumi.
-Nemmeno io...dobbiamo sbrigarci a...- vide un mucchio di scatoloni in fondo alla stanza, vicino alla finestra e lì due scatole allungate che non sembrava aver mai notato prima.
Si avvicinarono entrambe, la luce della finestra le illuminava, una erano più piccola, l'altra più grande, ma entrambe conservavano quella forma allungata.
-Credi che...?- Irina allungò una mano su quella piccola, Mayumi sulla grande e l'aprirono insieme.
-Un macete?!- esclamò Irina.
-Una...spada?No!Una katana!- aggiunse Mayumi guardando sbigottita la sua arma. Era in argento e il manico in pelle color porpora, con strane incisione dorate di una lingua che lei non riconosceva, era antica, ma non sembrava giapponese.
Il macete di Irina aveva il manico nero e le incisioni erano in argento -Credi siano...gemelle?- azzardò la rossa, ma era chiaramente evidente un brivido di euforia nella sua voce.
-Può essere...- provarono a vuote qualche affondo e parate, le armi erano perfettamente calibrate e nonostante fossero di tipi diversi, sembravano agire in perfetta sincronia.
Mayumi sorrise -Loro?- e Irina annuì – Loro!- così uscirono dal capanno soddisfatte dell'acquisto.
Quindi alla fine, era rimasta Hideko. La ragazza imprecò un sacco di volte, con parole poco adatte e di sicuro le grida coincitate dei compagni e i complimenti della prof non aiutavano il suo umore.
-Tre minuti!- annunciò la prof.
-Devo sbrigarmi!- si tuffò alla ricerca con più foga e questa volta, mentre tirava scatoloni a destra e a manca, trovò qualcosa di interessante.
-Un bolas?- conosceva quell'arma, l'aveva già vista, ma sapeva che era raro trovarla in giro, però sorrise, sfere di ferro tenute insieme da un laccio di cuoio, l'arma perfetta.
Si alzò in piedi e uscì con un sorriso trionfante, era davvero troppo felice di aver trovato qualcosa di così interessante, ora poteva far crepare gli altri di invidia.
Sghignazzò mentre la Heart si avvicinava a dare un occhiata -Complimenti anche a lei, Sakamoto!-
si rivolse alla classe con un ampio sorriso di soddisfazione – Sono davvero molto felice, ora che tutti avete le vostre armi possiamo cominciare la vera lezione!-
Qualcuno mormorò scocciato – Ma non era questa?Uffa, non mi andava di fare niente!- e Irina riconobbe che a parlare era stato lo stesso ragazzo dal ciuffo castano.
-Mi dispiace deluderti Fudou – il ragazzo deglutì, era stato scoperto – Ma io insegno tiro con l'arco e equitazione, il mio compito essendo la prima professoressa con cui interagite, era quello di fornire tutti di un arma, ma ora è il momento della mia lezione!-
Ripresero a salire, camminando a ritroso per il sentiero, ritornarono al castello e alcuni fecero per entrare, ma la donna li guidò dietro l'edificio. Si ritrovarono così in uno spazio rettangolare tra gli alberi, dall'erba perfettamente tagliata. Alcuni classici bersagli, colorati dai cerchi concentrici, erano appesi agli alberi o piantati a terra da un sostegno.
-Un buon cacciatore non deve accontentarsi solo della sua arma, deve saper anche usare le altre in caso di difficoltà o emergenza. L'arco è lo strumento più veloce che ti permette di colpire da debita distanza, ma per maneggiarlo occorre spietata precisione, conoscenza del vento e fiducia, è questa la cosa più importante!- sembrò scoccare un occhiata sbieca a Aki, che arrossì tutta.
-Vediamo allora, chi riesce a farmi un tiro da cinquanta punti?- aveva intento preso delle faretre piene di frecce e degli archi per tutti.
Aki diede una gomitata a Aiden, sapeva che era un asso con l'arco e ora aveva l'occasione per dimostrarlo, ma la titubanza di Aiden diede modo a Juliette di farsi avanti.
-IO!- annunciò solenne e si avvicinò mentre intanto da dietro, Elissa faceva partire dei cori.
La corvina era sinceramente felice della presenza di Elissa, anche se ancora non aveva capito come la ragazza riponesse così tanta fiducia in lei, se si conoscevano da nemmeno 24 ore.
Tese la corda del suo arco fatto a mano e incoccò una delle sue frecce dalla punta di pietra.
Elissa si ricordava che Jul aveva una precisione millimetrica incredibile, non poteva fallire.
-Fammeli bene questi cinquanta punti, Jareau – disse la Heart, sembrava che anche lei avesse notato l'aura di arciere della ragazza. Jul annuì e scoccò, la freccia trafisse l'aria con un sibilo e si andò a conficcare nel centro esatto del bersaglio, né un millimetro in più, né uno in meno.
-Davvero un buon lavoro! Chi vuole provare a ricevere un bonus?- Star alzò la mano e superò Jul con un sorriso vittorioso sul volto -Guarda e impara!- le sibilò.
La Heart sorrise, notando un dettaglio che sembrava divertirla, Star e Jul erano identiche, entrambe con gli occhi glaciali e i capelli neri, sono che Jul li aveva più disordinati e forse era questo il dettaglio che permetteva di riconoscerle.
-Avanti Kareyama!Fammi 50 punti più un bonus...distruggendo la freccia di Jareau -
La corvina annuì e incoccata la freccia, la lanciò. Di nuovo un sibilo del vento e la freccia di Jul cadde a terra, completamente sgretolata. Alla proprietaria non fece piacere né vedere la sua freccia a terra, né il ghigno divertito che aveva in faccia Star.
-Um...- la Heart si lisciò il mento – C'è qualcuno che sa fare di meglio?- si sparse un mormorio nervoso, Aki spintonò Aiden per farlo andare, ma il ragazzo che sembrava più convinto, fu di nuovo fermato da qualcuno -IO! -
-Merlay! Fatti avanti e tenta la fortuna!- scherzò la donna. Elissa si fece avanti con un ampio sorriso ma uno sguardo deciso, non badò ai commenti di alcuni dei suoi compagni.
-La modaiola vuole tentare?Attenta a non sporcarti la maglietta!- gridava Akio e gli altri ridevano.
Elissa alzò il mento – Professoressa!- annunciò – Voglio il massimo dei voti per quello che sto per fare!-
La donna inarcò un sopracciglio, curiosa -Pensi davvero di guadagnarti un 100 con lo stesso esercizio di Kareyama?- disse in tono basso – No...da te voglio di più, trafiggi la freccia di Kareyama e buca il bersaglio, solo una freccia rapida e potente può frantumare quella stoffa -
Elissa non sembrava intimorita – D'accordo!- gridò e mentre sfilava una freccia dalla sua faretra, alcuni dietro commentavano la follia che stava per fare.
-Ovviamente...- aggiunse la Heart – Se sbagli avrai una insufficienza!- ma lo sguardo di Elissa non vacillò, anzi si rafforzò di più e si preparò a lanciare la freccia.
Tutti ne rimasero colpiti perchè era molto singolare. Aveva la punta dipinta di rosa e sullo stesso c'erano attaccati dei petali di rosa color confetto. Ayaka ebbe uno strano presentimento.
-Che bella freccia!- rise Akio – Ci vuoi anche un un po' di strass sopra?-
Elissa si leccò le labbra e tirò. Tutti trattennero il fiato mentre la freccia volava alla velocità della luce verso l'obbiettivo. In pochi secondi la freccia di Star giaceva a terra, spaccata a metà e il bersaglio invece aveva un piccolo buco che fumava. La freccia rosa di Elissa si era incoccata in un albero.
-100 punti a Elissa Merlay!- esclamò la professoressa battendo le mani insieme ai compagni.
Elissa corse a riprendere la freccia e ritornò, era intatta come se non fosse mai stata usata.
-Bene ragazzi, dopo questa dimostrazione che ne dite di provare anche voi? Prendete un arco e cominciate ad allenarvi!- tutti ubbidirono anche se un po' impauriti e cominciarono il loro primo allenamento.
Gli arcieri provetti aiutavano quelli meno esperti, in realtà erano solo Elissa e Aiden perché le altre due non sembravano aver molto pazienza, mentre la prof annotava tutto su un taccuino.
Subito una piccola folla, composta sopratutto da ragazze, si era radunata intorno al corvino che non pazienza spiegava le varie fasi, prendendo Aki come esempio.
Un lampo di felicità passo negli occhi della Heart, a quanto pare nel suo corso c'erano quattro ragazzi dall'aria molto promettente e con talenti nascosti da coltivare bene.



 
~♦~






Con un sospiro, Mayumi chiuse il suo armadietto. Stringeva tra le braccia un volume molto pesante di “Animali selvaggi, guida a come sopravvivere”, richiesto dalla professoressa di scienze.
Anche Irina sospirò pesantemente, chiudendo l'armadietto accanto al suo.
-Sono stanchissima...e pensare che abbiamo fatto solo la prima ora!- si accasciò contro l'armadietto che ribatté con un suono metallico -Cosa abbiamo ora? Ho perso l'orario...e non ho voglia di dortare al dormitorio...- sbuffò. Mayumi la guardò ridacchiando – In che gruppo sei?- domandò.
-Mh...C...- mormorò Irina sbadigliando.
-Perfetto!Siamo insieme e ora abbiamo scienze!- la rossa lanciò un occhiata al volume che l'amica portava in mano e controllò se anche lei lo aveva nell'armadietto.
-Oh eccolo! Prendo anche questa...questa...- cominciò a trafficare cacciando fuori penne, fogli e qualche quaderno bianco -Quanto tempo abbiamo?-
Mayumi controllò l'orologio a pendolo sopra il portone d'ingresso, spalancò la bocca – Meno di cinque minuti per arrivare in classe!!- Irina sbatté l'armadietto e cominciarono a correre.
La classe di scienze era una stanza che usciva fuori dall'anta normale del castello, un insenatura, per così dire. La sua luminosità era dovuta alla grande parte in vetro con due finestre e una porta trasparenti, che lasciavano vedere le piante verdi e rigogliose della serra a cui era collegata.
La cattedra dell'insegnante era proprio lì davanti, mentre i banchi degli studenti, a due a due, erano alla sinistra della stanza, nella parte destra si potevano trovare i vari armadi e i cartelloni.
Mayumi e Irina entrarono in fretta e si posizionarono ai primi banchi, perché ovviamente quelli in fondo erano già stati occupati, e tirarono un sospiro di sollievo. La campanella suonò in quel momento e le due si accasciarono sul banco, usando i volumi come cuscino.
La classe era ancora rumorosa, gli studenti non sembravano badare a nulla e dopo circa dieci minuti, la professoressa non si era ancora fatta viva.
-Fiato sprecato...- sbuffò Irina, mentre continuava a contorcersi sul banco.
-Arriverà tra poco, ci scommetto...- accanto, Mayumi aveva la schiena dritta e sembrava pronta a scattare ed alzarsi per salutare la prof. Si sentirono dei passi veloci e poi due figure entrarono correndo e si tuffarono ridendo e imprecando, ai due banchi dietro le ragazze, gli ultimi vuoti.
-Visto Shirou?- rise uno – Te lo avevo detto che non era ancora arrivata!-
-Tutto questo solo perché ti ho aspettato in bagno!La prossima me ne vado e ti lascio lì!!-
Con la stessa velocità con cui era scattata in piedi, Mayumi si rimise seduta, afferrò il libro si scienze aprendolo a caso e si tuffò in una falsa lettura. Aveva riconosciuto le voci.
Irina la guardò curiosa, si intravedevano le orecchie rosse dell'amica, prima che potesse dire qualcosa però, Mayumi la zittì -Ssh!- sussurrò e con un cenno del capo indicò i due ragazzi dietro.
Ma Irina non capiva – Mayumi...stai bene?-
I fratelli dietro smisero di chiacchierare e guardarono curiosi Irina, che cercava di chiamare Mayumi toccandole la spalla -Prontooo terra chiama Mayumi!- e ancora più rossa, quest'ultima la ignorava.
-Ma...Mayumi?Sakamoto?- disse Shirou fissandola curioso da dietro. Ormai arresa all'evidenza che il suo fantastico nascondiglio era stato scoperto, sospirò e chiuse il libro.
-S...Sì...- ammise rossa come un papavero – Proprio io...-
-La ragazza del corridoio! Quella che non voleva il mio aiuto!- esclamò Atsuya issandosi sul banco – Sei proprio tu, è vero!-
Irina li guardava basita, cercando di ricostruire da sola tutta la storia di quei tre.
-E così...vi conoscete?- azzardò alla fine, ma era una domanda stupida fatta per rompere quel momento di imbarazzo che aveva visto in Mayumi. Infatti questa la ringraziò con gli occhi.
-Si esatto!- riprese Shirou – Si era persa nei corridoi e l'abbiamo aiutata a trovare il dormitorio -
-Già..ehm...grazie ancora per l'aiuto...- titubò imbarazzata Mayumi.
-Spero che un giorno tu possa ricambiare!- Atsuya la guardò malizioso e con uno strano sorriso.
Irina inarcò un sopracciglio mentre la compagna tremava leggermente e si girava di scatto, abbassando lo sguardo diventato cupo all'improvviso.
Fortunatamente in quel momento, si sentì una voce squillante che proveniva dal corridoio e questa volta, con ben quindici minuti di ritardo, la prof di scienze fece il suo ingresso.
-Oh mio dio, oh mio dio, scusate, scusate tesori!- strillava mentre entrò correndo in classe.
Era una donna bassa e grassottella, dai capelli grigi tenuti stretti in uno chignon e il viso rugoso, paffuto ma carino. Indossava un camice bianco e correva come un gallina, in bilico sui tacchetti.
Solo quando fu dietro la scrivania, sembrò prendere un respiro e calmarsi. Ovviamente tutta la classe non aveva smesso di guardarla basiti.
-Salve tesori, io sono la professoressa Sprouse, la vostra insegnate di scienze!- cinguettò.
-Questa è fuori...- sussurrò Atsuya al fratello.
-Vediamo, vediamo dove l'ho messo...oh, eccolo!- aprì un quaderno nero, il registro e si mise a leggere tutti i nomi, senza staccare lo sguardo dal foglio -Bene, ci siamo tutti!-
-Ma come lo sa...se non ha fatto l'appello?- sussurrò di nuovo Atsuya.
-Perché ho guardato i vostri banchi quando sono entrata, Atsuya tesoro – quel nomignolo fece ridacchiare la classe e gelare il sangue dell'interessato, ma la cosa si concluse lì.
-Dunque, che ne dite di cominciare la lezione?Abbiamo già tardato abbastanza, forza seguitemi!- trotterellò davanti alla porta della serra, smanettò con delle chiavi scintillanti e finalmente entrò.
I ragazzi la seguirono e furono subito immersi da molto calore, c'era da aspettarselo in una serra.
Il soffitto in vetro rifletteva i caldi raggi del sole che illuminavano le piccole piantine nei vasi di terracotta , i colorati fiori e l'edera che pendeva negli angoli del soffitto. Addirittura il tronco di una grande quercia, puntava dal pavimento in un angolo e le grosse fronde si inerpicavano fino al soffitto fino a sfociare fuori.
La Sprouse si mise davanti a una lavagna bianca girevole e i ragazzi si posizionarono a gruppi da quattro, davanti ai banchi. Mayumi guardò curiosa il vaso di terracotta vuoto, il sacchetto di terriccio e i rastrelli e le palette che erano stati disposti sopra.
Si era ritrovata davanti a Shirou, mentre accanto a lei, Irina sembrava felice di essere davanti ad Atsuya.
-Oggi, studieremo come prima lezione, qualcosa di piuttosto semplice, la base diciamo...- la professoressa prese a disegnare schemi con uno spesso pennarello nero e intanto parlava – Il fiore Makua, è un fiore molto importante per il nostro villaggio, fin dai tempi dell'antichità! -esordì.
Mayumi fece schizzare in alto una mano, aveva letto accidentalmente quel paragrafo cercando di nascondersi dai fratelli Fubuki.
-Era un fiore medico molto speciale!- esclamò convinta.
-Esattamente Mayumi!- rispose la donna con un sorriso, mise il pennarello sulla tasca del camicie- Esso infatti possedeva proprietà curative usato da tutto il villaggio, ma attenzione!- fece sussultare tutta la classe – Sa lui dove poter crescere, se il terreno non è di suo gradimento...-
-Diventa un fiore velenoso!Molto velenoso!- concluse sempre Mayumi, facendo di nuovo schizzare la mano. La Sprouse annuì – Se impariamo a piantarlo, impareremo anche a riconoscere se è velenoso, vi prego di seguire i passaggi scritti alla lavagna e lavorare con il vostro compagno, io passerò tra i banchi e vi aiuterò -
Tutti si misero a lavoro. Mayumi per la prima volta guardò Shirou negli occhi grigi, le sue guance si colorarono delicatamente – A...Allora, per prima cosa dobbiamo...mettere un po' d'acqua nel vaso..-
Shirou obbedì, afferrò l'innaffiatoio verde e versò qualche goccia d'acqua nel fondo del vaso di terracotta.
-Ora dobbiamo...- strizzò leggermente gli occhi per vedere meglio – Mettere il terriccio e spargerlo bene, per evitare ridossi...- afferrò il pesante pacco di terra e lo aprì, cercando di attingere alla sua forza un po' più del dovuto, infatti quando questo si aprì, una nuvoletta di terra le sporcò il viso, facendo tossire. Shirou rise, guardandole dolcemente il viso sporco di terra e Mayumi si sentì arrossire come un cocomero -A...Ah...ecco...- balbettò.
Shirou smise di ridacchiare e con la paletta cominciò a riempire il vaso, a ogni cucchiaiata la compagna ci passava sopra le mani, spingendo delicatamente per pressare bene il tutto.
La ragazza ogni tanto lanciava occhiate agli amici accanto a loro, che sembravano piuttosto sereni nel lavoro, si chiese se Irina si trovasse bene con Atsuya, perché a lei ancora non andava bene a genio, a differenza del fratello. Mayumi azzardò di nuovo a guardarlo negli occhi, e di nuovo arossì, notando però che anche il ragazzo si era sporcato il viso con la terra.
Ben presto il vaso fu pieno, Shirou aggiunse un altra manciata di terra e svelto affondò le mani per comprimere bene, Mayumi fece lo stesso e le loro dita si toccarono per un istante, ma con la stessa velocità si ritrassero, come scottati. Non dissero nulla, perché in quel momento arrivò la prof.
-Molto bene ragazzi, ora potete piantare il vostro Makua!- poggiò sul tavolo un delicato fiore posto su un pezzo di polistirolo. Aveva una corolla di petali viola scuro e il pistillo rosso come il sangue, che contrastava in maniera inquietante ma bella al tempo al stesso.
-Oh no tesori! Non in quel modo!- esclamò la donna, mentre si allontanava trotterellando verso un altra coppia meno diligente di loro.
-Ha fatto i complimenti anche a noi!- strizzò l'occhio Irina, indicando il suo vaso perfettamente pulito. Mayumi rise e le indicò la striscia di terra che aveva sulla guancia.
-Cosa?!- Irina afferrò la paletta e si specchiò su essa – Oddio!- e rise anche lei.
-Ci penso io!- Atsuya si allungò sul tavolo e allungò un dito per pulire la guancia della rossa, ma questa si ritrasse dandogli un colpetto sulla mano -Eh no, Salmone! Non ci provare!-
-Salmone?!- e anche Shirou rise davanti alla faccia del fratello, poi però ripresero il lavoro.
La campanella suonò nel momento in cui Mayumi versava un altra goccia sopra il fiore, ormai nel vaso.
-Molto bene ragazzi, non preoccupatevi se non avete finito il lavoro, ci penserò io e poi lascierò riposare i vostri Makua qui, sapete, i raggi della luna fanno bene a questo fiore!Andate, andate pure!- trillò, mentre si accingeva a ripulire la lavagna con una spugna. Una coda di studenti sciamò fuori dalla serra.
-Bhe, almeno niente compiti...- borbottò Atsuya, ma prima che potesse superare la porta, la Sprouse gridò – E tesori! Per la prossima volta fate il riassunto scritto del capitolo sul Makua!-
-Ti pareva...-





 
~♦~




Dopo cinque minuti dal suono della campanella, c'erano ancora tre ragazzi che si aggiravano preoccupati per i corridoi.
-Persi!- gridò Elissa stringendo con rabbia il libro – Ci siamo persi!- aveva la fronte sudata e il fiato corto, come i suoi amici Paolo e Gianluca. Elissa, da sopra la grande scalinata, guardò tutto l'atrio come un falco, cercando di ricollegare i fili del suo cervello per trovare la classe.
Alla fine si mise a correre giù dalla scalinata e raggiunse con il fiato corto la scrivania a sinistra del portone. Una donna vecchia aveva il naso affondato nella lettura di un vecchio giornale.
-Mi scusi!- Elissa si poggiò con impeto sul tavolo – Sapete dirmi dov'è la classe si storia?- aveva un tono frettoloso ma comunque rispettoso delle buone maniere, tuttavia la segretaria non sembrava minimamente interessata al problema dei ragazzi.
-Scalinata. Corridoio a destra. Porta – snocciolò senza guardarli negli occhi, ma ai tre bastò per riprendere in fretta la corsa. Salirono di nuovo la scalinata, con Elissa in testa che gridava agli amici di sbrigarsi e raggiunsero un piccolo corridoio parallelo a quello dei dormitori femminili.
-Qui!- si fermarono di fronte a una porta scura, la cui targa d'ottone citava: aula di storia.
-Gianluca..vai tu...- fece Paolo, guardando l'amico, ma obbiettò.
-Perché io?! Non voglio!- esclamò allagando le braccia.
Elissa si soffiò via dal viso una ciocca di capelli -Siamo già in stra ritardo!Vado io!- la mano tradì il suo tono deciso, afferrò tremante il pomello dorato e spinse. La porta però rivelò solo una scalinata che si gettava verso l'alto, nell'oscurità. I muri stretti di mattoni sembravano opprimerla.
-Io...non...entro...- la ragazza si era fatta indietro all'improvviso, stringeva il libro di storia al petto, le gambe tremavano e gli occhi erano sbarrati.
Paolo e Gianluca si scambiarono uno sguardo, annuirono e le fecero un dolce sorriso.
-Sappiamo che sei claustrofobica e odi il buio...- iniziò Paolo allungando una mano.
-...Ma la classe e in cima alle scale, dobbiamo andare, come hai detto tu, siamo già in stra ritardo- concluse Gianluca, tendendole anche lui una mano.
Elissa fece un lungo respiro, diede il suo materiale a Paolo e prese entrambe le mani degli amici.
Salirono di corsa con il cuore in gola, quella scura scala a chiocciola di mattoni. Elissa aprì con violenza la porta che c'era in cima e urlò – MI DISPIACE!NON TROVEVAMO LA CLASSE!-
Quando alzò lo sguardo, la castana si accorse di tutti i ragazzi che la stavano fissando, alcuni ridacchiavano sommessamente. Ma il dettaglio più clamoroso fu scoprire la classe in cui si trovavano, che non era di certo normale.
Si trovavano in una mansarda, illuminata da due grandi finestre, che filtravano caldi raggi del sole, nonostante ciò però, la stanza aveva una certa penombra misteriosa. Elissa si accorse che i suoi piedi non pestavano un pavimento normale, ma una moquette color prugna. I banchi poi, non erano dei veri banchi, ma tavolini circolari coperti da spesse tovaglie scarlatte con ricami d'oro.
Non c'erano sedie, ma pouf di vari colori, sgabelli di legno e cuscini su cui i ragazzi sedevano a gambe incrociate.
-Non preoccupatevi, non ho iniziato ancora la lezione – disse la voce del professore.
Elissa lo guardò e arrossì fino all'ultimo capello. Era un nuovo alto, giovane e non troppo magro, dai capelli mossi neri che gli arrivavano fino alle spalle, una barba incolta e un accenno di baffetti.
Gli occhi neri brillavano. Il suo abbigliamento era bizzarro, ma Elissa pensò che si adattasse bene a lui, delle bretelle color ebano, una camicia a maniche lunghe, color panna semi aperta sul petto, scarpe lucide nere per completare.
-Andate pure a sedervi – continuò il professore -Elissa, Gianluca e Paolo, il trio italiano no?- ma i ragazzi non risposero, corsero agli unici posti vuoti con la testa bassa e ancora scossi.
I due maschi si sedettero su un tavolino vuoto, sopra due cuscini, Elissa fece lo stesso ma accanto a una ragazza che sembrava sola.
-Bene!- fece il professore scioccando la lingua – Ora che siamo tutti direi che posso continuare. Come stavo dicendo, il mio nome è Mest Ulpin e sono il vostro professore di storia – cominciò a passeggiare tra i vari tavolini, gli studenti sembravano ipnotizzati dalla sua presenza.
-Forse alcuni di voi troveranno la storia inutile, noiosa e priva di senso...ma fidatevi, qualsiasi cosa qui è storia, ogni nostro gesto resterà nella storia e le decisioni che prendiamo – fece schioccare le dita e dalla porta entrarono tre camerieri in livrea nera e bianca con in mano vassoi d'argento pieni di tazzine di delicata porcellana, caraffe fumanti e dolcetti di ogni tipo.
-Credo che per questo che sia importante far sì che ogni nostro ricordo, ogni pezzo di storia sia qualcosa di bello, proprio come questa lezione! É mia abitudine insegnare storia davanti a una bella tazza di thé fumante, piace a tutti no?-
I ragazzi erano estasiati, i camerieri versavano la sostanza calda e fumante nelle tazzine e le davano ad ognuno, con piccole porzioni di pasticcini, biscotti e cioccolatini.
Elissa fissò il liquido rossiccio e una zaffata di limone le arrivò al naso, sembrava davvero squisito.
-Buoni!- la compagna di banco di Elissa, si era tuffata sui pasticcini e ne aveva messi in bocca circa tre, masticandoli vogliosa. Aveva i capelli rosa e un berretto blu.
Elissa la imitò prendendo un biscotto al cioccolato, poi sorseggiò in silenzio il thé.
-Hai ragione è squisito!- esclamò.
-Vishto? Shono squishiti...- masticò la rosa – Io shono Touko!- poi ingoiò.
-E io...- Elissa allungò la mano, che Touko strinse malamente, troppo concentrata dai biscotti.
-Sei Elissa! Lo ha detto prima il professor Ulpin – concluse la rosa.
Elissa non disse altro e tornò a concentrarsi sul thé, mentre i camerieri si erano congedati e il professore riprendeva la lezione.
-Sia chiaro che in cambio di questi dolcetti voglio impegno nello studio!- e anche lui si sedette sulla cattedra per godersi il thé. La stanza, nonostante i raggi del sole, era un po' fredda, quindi ci voleva proprio.
Quando la campanella annunciò la fine della terza ora, i ragazzi uscirono dalla classe salutando il professor Ulpin con un grande sorriso e ancora il sapore dell'inaspettata merenda in bocca.
Elissa guardò di nuovo il buco buio delle scale – Oh dimenticato il libro sul banco!Ragazzi voi andate io scendo da sola!- disse rivolta a Paolo e Gianluca.
-Sicura?- domandò Paolo preoccupato e Elissa annuì e tornò verso il suo banco.
In classe l'unico rumore era quello del professore che sistemava dei libri nella sua borsa. Elissa prese il volume e tornò a passi sommessi verso la porta, fermandosi di nuovo a rimirare con paura quell'oscurità.
-Qualcosa non va, Elissa? - domandò la voce di Ulpin mentre le si avvicinava.
-E...ecco...non...posso scendere...- balbettò la castana, stringendo il libro – Non...ce la faccio...-
-L'unica cosa di cui avere paura, è la paura stessa!- citò l'uomo con un sorriso.
-Sono claustrofobica – ribatté Elissa.
-E allora? Tutto si può affrontare con un po' di volontà e astuzia – con l'ultima parola, l'uomo schiacciò l'interruttore accanto alla porta e le scale si ritrassero, formando uno scivolo di pietra nera.
-Correre per le scale è pericoloso, non posso permetterlo dato che sono il tuo professore, ma...scivolare è un altra cosa – le fece l'occhiolino e Elissa sorrise piena di gratitudine.
-Potrai usare questo trucchetto ogni volta che vuoi per la lezione, ma per salire dovrai affrontare la tua paura? 50 e 50, pensi di farcela?- domandò Ulpin.
-Io...sì, grazie mille professore!- si inchinò e poi si mise seduta sul bordo della porta e con uno scatto già scivolava stringendo il libro.
Atterrò urlando sul pavimento del corridoio, con un tonfo. Gianluca e Paolo accorsero, gli unici nel raggio di pochi metri, che l'aspettavano.
-Eli che c'è?! Che è successo?!- sbraitò il primo aiutandola ad alzarsi. La castana si guardò indietro e notò che le scale era tornate normali, mentì – Sono caduta sull'ultimo gradino...-
-Sembrava invece che fossi caduta da inizio scala!- protestò Paolo, ma lei scosse la testa ridacchiando – Bhe, sapete com'è, cadi all'ultimo gradino e ti sembra di cadere da un burrone, ahah!- liquidò la storia con un gesto della mano – Cosa abbiamo ora?-
-Pausa – rispose Gianluca – E poi ultima ora, Combattimento con Spade -
-Oh perfetto! Devo andare in bagno!-
-Ti accompagniamo!- esclamarono in coro i due amici e Elissa li guardò scoppiando in una risata, lì conosceva da tanto e qui due non cambiavano mai.





 
~♦~








Gli occhi ghiaccio scrutavano l'ingresso pieno di studenti alle prese con la pausa.
Camminò qualche passo in direzione della segretaria, i capelli biondi e lunghi che si muovevano ondeggianti, conquistandosi occhiate da tutti i ragazzi nel raggio di qualche metro.
-Oh, Ayaka guarda quella!- esclamò Suzuno, mentre gli occhi vogliosi guardavano la nuova arrivata.
-Non mi interessa Suzuno!- ribatté la castana, sbattendo l'armadietto e poggiandosi su esso, prendendo a mordicchiare un muffin come spuntino. Lanciò un'occhiata e vide la nuova biondina farsi avanti verso la cattedra della segretaria, anche se in quel momento i suoi pensieri erano altrove e non le importava più di tanto dei commenti maschilisti di Suzuno.
-Credi sia nuova?- domandò di nuovo Suzuno.
-Oh non so...quelle valigie che porta potrebbero essere false, ma certo che è nuova!- sbottò Ayaka sbruffando, odiava quando i maschi facevano gli stupidi in presenza di belle ragazze.
La bionda si era appoggiata al tavolo di legno e osservava la vecchia segretaria, ancora infilata nella lettura del giornale, da sotto le lunghe ciglia bionde.
-Mh?Cosa vuoi?- chiese scorbutica la vecchia, quel giornale doveva essere molto interessante.
-Sono Daphne Lathsveiz, vorrei avere la chiave della mia stanza – disse la bionda.
La donna la squadrò da sotto le spesse lenti degli occhiali -Non credi di essere in ritardo di un giorno? La scuola è iniziata ieri?- chiarì.
Daphne sbuffò sonoramente, guadagnandosi un altra occhiata strana della vecchia – Può chiedere al preside, ho un permesso per essere qui – roteò gli occhi – Ora vorrei la chiave per posare le valigie nella mia camera -
-Come hai detto che ti chiami?- ripeté non lentezza la vecchia – Latte cosa?-
-Lathsveiz, Daphne Lathsveiz – sottolineò il cognome con una punta di rabbia.
La segretaria schizzò sulla sedia come una molla – Subito signorina!- strillò. Prese la chiave dal cassetto e gliela diede con la mano tremante e mentre Daphne si allontanava con la sua solita aria annoiata ma consapevole, la donna le gridò – Buona permanenza!-
Daphne arrivò alla porta della sua stanza, stava per aprirla quando qualcuno gridò dalla fine del corridoio con rabbia – E tu chi sei?!-
Daphne si girò con lentezza sfoderando un sorriso abbastanza tirato – Daphne, la tua compagna di stanza, scusa il ritardo. Ora posso entrare, queste valigie sono pesanti -
Star, che nel frattempo si era avvicinata con due falcate di corsa, la guardò restia.
-Non mi avevano detto che avrei avuto una compagna di stanza...- mormorò.
-Ci sono due letti lì dentro, cosa credevi, che fossero solo per bellezza?- ribatté la bionda ridendo.
Star inarcò un sopracciglio – E se fosse? Posso anche vietarti di entrare, sono arrivata prima io!-
Daphne frugò nella borsa e le porse un pezzo di carta ingiallita – Tò!Leggi tu stessa!-
Star lo aprì con rabbia, rischiando quasi di strapparlo e lesse veloce le poche righe abbozzate a mano, che credeva false, fin quando non vide in fondo la firma del preside e il timbro.
-Permesso del preside, ora lasciami sistemare i miei bagagli – inserì la chiave nella toppa e in quel momento la campanella suonò, chiarendo la fine della pausa – Non hai lezione ora? Meglio che ti sbrighi o farai tardi...- e Daphne entrò trascinandosi dietro i trolley.





 
~♦~






L'ultima lezione della giornata era Combattimento con Spade.
Tutti gli studenti si erano affollati sotto il portico esterno della scuola, che si affacciava su un giardino dal prato verde pieno di alberi, contornato da una schiera di alberi e un muretto di mattoni grigi coperto di edera. Aspettavano con impazienza il professore, alcuni con in mano le proprie armi, tra spade, pugnali e lunghi coltelli, alcuni in attesa di riceverli direttamente.
Ayaka strinse i ventagli blu, sembrava essere l'unica tra tutti ad avere un arma così particolare, ma la cosa la rendeva solo più felice. Accanto, Suzuno sembrava aver preso particolare confidenza con due ragazzi, uno dai lunghi capelli biondi e l'altro corti e castani.
Di solito Ayaka si sarebbe unita alla conversazione, ma in quel momento i pensieri presero il sopravvento e si ritrovò a fissare Elissa, che poco più avanti di lei, stava parlando con i suoi amici.
Sentiva di conoscerla da qualche parte, di averla già vista,ma più si tormentava per scoprirlo, più non si ricordava e finiva per sbuffare.
-La odio, la odio, la odio, la odio...- una ragazza le sfrecciò accanto, Star, mentre continuava a ripetere queste parole come una formula maledetta piena d'odio.
-Ehi ragazza dell'orologio, qualcosa non va?- domandò ridendo Afuro, aveva smesso di chiacchierare con Hera e Suzuno e ora sembrava concentrato sull'entrata in scena della Kareyama.
-Chiudi il becco Afrodite dei poveri – lo schernì subito lei, spintonando Hera per passare.
Si sistemò in ultima fila, seduta sul pavimento di marmo a gambe incrociate, in silenzio.
Nel mentre Elissa sembrava super contenta di raccontare a Jul, che non sembrava particolarmente interessata, del professore di storia che l'aveva colpita.
Stava per dire il nome, quando il professore di Spada entrò e tutti ammutolirono.
-Buongiorno a tutti ragazzi, sono Mest Ulpin, il vostro professore di Combattimento con Spade!-
-LEI?!- esclamarono in coro Elissa, Touko, Gianluca e Paolo .
-Ma non insegnava storia?!- aggiunse Elissa a bocca spalancata per lo stupore.
L'uomo la guardò mortificato – Mi sono dimenticato di avvertirvi, mi sono state affidate due cattedre!- ridacchiò grattandosi la nuca.
Gli altri ragazzi non sembravano valutare la cosa, ma si concentravano sull'aspetto bello ma trasandato che dava il professore. Le ragazze arrossirono, i ragazzi ridevano sotto i baffi.
-Tranquilli, posso fare entrambe le cose contemporaneamente! Che ne dite di cominciare subito con la lezione, voglio vedere dei bei combattimenti di prova!- prese dalla sua borsa di pelle marrone, un blocco e cominciò a scarabocchiare qualcosa – Ayake e...Akio, fatemi vedere di cosa siete capaci!-
I due ragazzi si ricercarono tra la folla, si guardarono, Akio sogghignò, il labbro di lei tremò.
Era la prima, doveva dimostrare per prima le sue qualità. Andò al centro del portico, davanti al compagno da sfidare.
Dal posto, Irina annuiva piano, riconoscendo il ragazzo scorbutico e dai capelli strani che più volte aveva intravisto.
-Combattimento libero, il libro che disarma l'avversario vince, ricordate che è vietato uccidere...non siamo ancora a quei livelli, questa è solo la prima lezione!- lasciò nell'aria una certa inquietudine.
-Pronti...VIA!-
Akio sfoderò la sua spada, lunga dalla lama affilata e il manico nero come la pece, attaccò subito.
Ayaka sfoderò i ventagli, parando il primo colpo con grazia, velocità innata.
-Renderò quei ventagli carta straccia!- ruggì Akio, mentre si lanciava in un affondo.
Ayaka lo parò, chiudendosi a riccio con i due ventagli incrociati, poi prese distanza con una ruota all'indietro. Si levarono mormorii colpiti.
-Accidenti!- Akio tentò una finta e puntò la spada verso il viso della ragazza – Vincerò io, non illuderti!- quei secondi gli costarono caro. Ayaka diede un calcio all'arma, che volò a mezz'aria.
Akio imprecò e cercò di riprenderla al volo, ma fu fermato, la castana lanciò i due ventagli come dei frisbee e questi avrebbero di sicuro mozzato il collo al ragazzo, se non si fosse gettato a terra appena in tempo.
-Mia!- la spada atterrò nella mano destra di Ayaka, i ventagli ritornarono indietro e di fermarono ai suoi piedi come due bravi cuccioli che hanno svolto il loro dovere.
Tutti applaudirono e Ulpin decretò la fine del combattimento – Ayaka vince! Ma complimenti a entrambi per le tecniche che avete usato, anche se avete ancora molto da migliorare!- appuntò qualcosa sul blocco.
Ayaka restituì la spada al compagno e l'aiuto ad alzarsi, in un gesto molto sportivo, che sebbene riluttante e arrabbiato per la sconfitta, Akio accettò. Ritornarono sudati ai loro posti.
-E ora continuiamo, scendano in campo...Aiden e ...-
-IO – Daphne si fece largo tra la folla, solleticando con le dita la sua amata spada appesa al fianco.
Si portò di fronte a Aiden che ora la fissava quasi con titubanza, mentre stringeva l'elsa del suo pugnale. Non era la sua arma migliore, di norma preferiva l'arco, ma anche quello andava bene.
-Daphne Lathsveiz?- domandò il professore e la bionda annuì – Benvenuta! Mettiti pure in posizione davanti al tuo compagno, ti spiego le regole...-
-Non serve!- la ragazza fece un gesto vago con la mano – Ho sentito tutto da fuori, possiamo partire!- lanciò un occhiata maliziosa a Aiden, che però reagì inarcando solo le sopracciglia.
-Pronti?- chiese il professor Ulpin – COMINCIATE!-
Daphne sfoderò il suo xiphon, una spada dalla lama lunga 50 centimetri in puro argento, e attaccò con un affondo preciso che tuttavia Aiden riuscì a respingere con l'elsa del pugnale.
Volarono piccole scintille, mentre Daphne correva ai ripari con un salto indietro. Aiden decise di cambiare arma, rifoderò il pugnale nella sua cintura e tirò fuori una spada delle stesse dimensioni dello xiphon, solo nera come la pece, di ferro.
-Credi di vincere cambiando arma?- lo stuzzicò la bionda, si strinse la coda e riprovò un attacco.
-Voglio solo testarla!- disse calmo il corvino e anche lui scattò in avanti. Le lame cozzarono di nuovo insieme, facendo tenere il fiato sospeso agli studenti.
Aki strinse le mani al petto, pregando per la riuscita dell'amico, ma non servì a molto.
Daphne si destreggiò in una finta, con un fendente laterale creò un piccolo graffio sul polso del ragazzo, facendogli perdere il controllo della spada. L'arma cadde a terra con un tonfo e Daphne in tutta tranquillità, la raccolse.
-Vince Daphne!-decretò il professore, scrivendo altri appunti. Aiden rifoderò la sua spada, tornando al posto un po' deluso, anche se non si capiva chiaramente, Aki notò la tristezza nei suoi occhi.
-Ok ragazzi...direi che possiamo passare a un altra coppia...mh, dunque..- Ulpin controllò il suo blocco con molta attenzione – Elissa...Juliette, prego fatevi avanti, tocca a voi -
Le due amiche si scambiarono uno sguardo, Elissa sorrise, ma ero un sorriso che sembrava salutarla amichevolmente prima della sua sconfitta, e Jul se ne accorse perché ricambiò calorosamente.
Si sistemarono, mentre intanto dagli studenti partivano cori poco carini, come sempre Akio ne era il capo.
-Si sfidano la modaiola e la barbona!Attenzione gente!- gridò creando risate da parte dei più stupidi.
-Ma li avete visti i suoi capelli?Sembrano un nido!-
-E volete parlare della cintura rosa di quella? Barbie style ragazzi!-
Ayaka sbruffò, spintonando i ragazzi per farsi avanti in prima fila, sentiva una strana stretta allo stomaco e non vedeva l'ora di vedere Elissa Merlay combattere. Irina individuò Akio e con molta disinvoltura gli passò accanto, rifilandogli una gomitata molto potente, con cui si giustificò dicendo – Scusa, non ti avevo visto – e un falso sorriso.
-VIA!- Elissa sfoderò due pugnali dalla cintura, entrambi con l'elsa dipinta di rosa e le lame argentate che emanavano un singolare profumo di rose fresche.
Jul prese a su volta due coltelli dal manico marrone scuro, sfilacciato e mal ridotto.
Si stavano per scontrare due ragazze molto potenti e il professor Ulpin lo intuì.
Juliette attaccò scattante, mentre Elissa chiuse gli occhi e cominciò a contare piano.
-Ma cosa fa?!- gridò qualcuno – Vuole morire?!-
La lama era a pochi centimetri da lei, quando riaprì gli occhi di scatto e schivò con una rovesciata all'indietro e a mezz'aria, ancora i pugnali serrati saldamente nelle mani. Sfuggirono esclamazioni.
-Tocca a me ora!- lanciò un pugnale, che tagliò di netto una piccola ciocca di capelli della compagna. Avrebbe potuto protestare, invece questa alzò la spalle e menò un fendente diretto alla spalla. La manica della maglietta si lacerò appena, per fortuna non uscì sangue dalla spalla.
-Non dovremmo fermarle?- chiese qualcuno – Di questo passo si uccideranno a vicenda!-
Elissa aveva ripreso il pugnale e ora attaccava con una serie di calci e fendenti l'amica, in un combattimento corpo a corpo con l'aiuto del karate.
-WOO!!- Ayaka strabuzzò gli occhi, ammirata dall'eleganza dei movimenti di Elissa e delle difese rigide di Juliette. Ero pari, nessuna delle due sembrava la migliore.
Ben presto anche la stanchezza però si fece sentire. Elissa indietreggiò asciugandosi il sudore con il braccio – Vincerò...io...- si scagliò di nuovo, Jul schivò.
-No, sarò io!- le fece lo sgambetto, la castana ruzzolò a terra con una capriola, ma prima che riuscisse ad alzarsi, Jul le era sopra, con il coltello puntato contro il suo petto.
La lotta sembrava finita, ma il professore non disse nulla, anzi incrociò le braccia in attesa di qualcosa. Elissa colse al volo quel gesto, con un calcio fece ruzzolare di lato la Jareau, afferrò i due pugnali e li lanciò contemporaneamente, questi formarono una x in aria e affondarono accanto alle mani di Juliette Queen, ancora seduta. Il coltello era caduto lontano, Jul era disarmata.
Ayaka si portò una mano alla bocca, i ragazzi ammutolirono.
-Ecco chi è...- mormorò la Ayase - ...Elissa Merlay, la pantera rosa -


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Angolo della Prima Cacciatrice:

Segnate questa data sul calendario, ho scritto un capitolo da 11 pagine ragazzi, il mio record personale ! *__* 
Tantatann, finally sono qui ^^ avevo pronto questo capitolo da un sacco di giorni, ma il bello è che non riuscivo ad accedere al sito per motivi oscuri, poi oggi...bam! Ecco che ci sono riuscita, grazie mondo! -3- 
Vorrei cominciare dicendo che questa storia mi sta prendendo molta attenzione, mi sto davvero impegnando nei capitoli e quindi spero di ricevere delle belle recensioni che mi facciano felice! ^^. Ora passiamo a delle cosine:
#1 Le lezioni in questa scuola sono diverse per studenti, mi spiego: Ho diviso i personaggi in gruppi, quindi vedrete spesso gli stessi studenti frequentare una lezione insieme, piuttosto che altri, ma ovviamente ognuno nel proprio gruppo frequenterà tutte le classi ;). Inoltre l'unico momento in cui, per ora, vedrete insieme tutti gli Oc sarà nelle lezioni delle materie più...strane ;)
#2 Per chi non conosce le mie storie ad oC è bene specificare delle cose. Io lavoro con tutti gli oc, ma in un capitolo non riesco a metterli tutti quindi ci saranno momenti bui (?) in cui magari non vedrete il vostro figliolino e altri invece in cui spiccherà particolarmente. 
Ormai siete nella mia storia, e ora attiverò il mio lato malefico! ^3^ 
#3 BROTP IRIYUMI !!! *^* MayumixIrina , ufficialmente le adoro, grazie a me stessa per aver creato la loro amicizia e alle autrici in primiss xD
#4 è arrivata la nuova OC, spero vi sia piaciuta come l'ho introdotta.
#5 Se qualcuno se lo è chiesto (nessuno ma vabbé) ho messo in italiano il nome di Fideo Ardena, Paolo Bianchi, proprio per sottolineare la sua italianezza (?) whut? xD
#6 Se qualcuno ha letto Harry Potter *^* magari ha colto qualcosa in questa storia, perché quei libri sono ispirazione per me!Vita!.
come minimo anche chi lo ha letto non ha riconosciuto niente...

Credo di aver detto tutto, grazie dell'attenzione e al prossimo capitolo!






 

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Capitolo 4
*** Secrets and Fear ***


 Capitolo 3

primo atto •


 
_Secrets and Fear  




Era passato un mese dall'inizio della scuola e la vita sembrava procedere nel migliore dei modi nel castello posto sulle montagne piene di alberi, che ormai cominciavano a perdere le foglie con l'arrivo repentino dell'inverno. La temperatura era calata bruscamente, ormai tutti sembravano usare sciarpe e maglioni come primo vestiario. Mancava solo una settimana ad Halloween ed era la festa che tutti gli studenti aspettavano di più, dal primo momento in cui avevano messo piede in quel castello. Volevano vedere le decorazioni per i corridoi, la sala da pranzo e le sale comuni dei due dormitori, si aspettavano suoni spettrali, fantasmi e ragnatele ovunque.
Mancava poco, ma anche le pietanze della mensa sembravano già avere l'aspetto per la festa.
Zuppe calde di zucca, muffin con guarnizioni di glassa, biscotti alle nocciole croccanti, succo rosso ai frutti di bosco che sembrava sangue.
-Vuole del thé signorina?- domandò un cameriera, mentre mostrava la grande teiera fumante ad Aki, seduta al tavolo, appena arrivata per la colazione.
-Si, grazie mille!- l'uomo le servì la bibita fumante e subito Aki si accinse a mettere in mezzo qualche cucchiaino di zucchero per addolcire il tutto. Guardò la delicata tazzina con il liquido rossiccio all'interno e il caldo calore che evaporava e la riscaldava.
-Che stai facendo, Aiden?- domandò afferrando un biscotto dal centro del tavolo.
L'amico accanto, sfogliò la pagina del libro che stava leggendo e la divorò con gli occhi il più in fretta possibile, mentre con una mano raccoglieva dal vassoio un muffin al cioccolato – Mh...leggo il capitolo che ci ha dato la Sprouse, me ne sono dimenticato ieri!- ingoiò un morso e girò pagina di nuovo.
Aki ridacchiò -Rilassati, tanto è un argomento che non ha spiegato, non te lo chiederà!-
Aiden alzò gli occhi dalla lettura frenetica, concedendosi un sorso di latte – E da quando agisci così?- domandò curioso – Di solito sei quella che legge il capitolo più di tre volte per capirlo!-
Aki tuffò lo sguardo verso il suo thé, che stava perdendo calore, arrossì tutta.
-Bhe...ec..ecco lo faccio solo per te, te lo dico per...non farti andare la colazione di traverso!!-
Aiden le diede una pacca affettuosa sulla spalla – Ma va, tranquilla! Tanto ho finito – chiuse il volume e sospirò.
-Scusate?Possiamo sederci?- chiese timida una voce davanti a loro.
-Oh Ayaka non c'ho voglia! Fammi andare via!- borbottò qualcuno.
-Zitto!Devi fare colazione Suzuno o non reggerai la mattina!-
-Gne gne...sei proprio pallosa a volte....- e così i due ragazzi si sedettero di fronte ad Aki e Aiden, che ancora non avevano dato il permesso, ma la questione sembrava implicita.
-Sei Ayaka Ayase?- domandò Aki dolcemente. La castana annuì – E tu sei Aki Kino, la ragazza della sciabola!Cavolo che arma formidabile che hai trovato!- morse con voracità il pane imburrato.
-Oh bhe...grazie – Aki si grattò la testa – Ma anche tu sei bravissima con quei ventagli!-
-Modestamente, me la cavo!- tirò su il naso Ayaka e si mise a sorseggiare il latte che il cameriere le aveva appena versato.
Suzuno invece guardava in cagnesco l'amica e al tempo stesso Aiden e Aki, quest'ultimi se ne accorsero e s'irrigidirono come statue. Ayaka poggiò la tazzina sul piattino e sbuffò.
-Ignorate il mio migliore amico qui, è solo arrabbiato con me perché non voleva fare colazione!- disse scoccando un occhiata furba al ragazzo.
-Quando non ho fame, non ho fame!Non puoi costringermi!- gridò il bianco.
-Ah sì?- Ayaka afferrò un biscotto fragrante e glielo sventolò sotto gli occhi, come fa un padrone con il proprio cane – Lo vuoi Suzuno?So che hai fame...prendilo coraggio!- lo stuzzicò.
Il ragazzo fece vagare gli occhi gelidi a ritmo con il biscotto, fin quando alla fine non si decise a cedere – Al diavolo!Dammi qua!- lo afferrò bruscamente e lo ingoiò in un morso.
Tutto il tavolo scoppiò a ridere e alla fine la colazione continuò con la monotona ma divertente semplicità.




-Se sicura di volerlo chiedere?-
-Sì, tanto ormai siamo fuori argomento...-
-Sta rubando materiale al professor Ulpin...va fermata ora...-
La lezione di lettere doveva essere incentrata sull'analisi di una scheda che narrava in un riassunto la storia del villaggio di Akuma, solo che la professoressa si era fatta prendere dall'entusiasmo (solo ed esclusivamente proprio) e si era messa a narrare da sola e con i dettagli tutta la storia.
-Un tempo, questo villaggio faceva parte di un grande regno che raggruppava diversi villaggi, si chiamava Haroshoo. Questa parte del regno era quella meno conosciuta e la più spaventosa secondo tutti. Le terre erano inadatte alla coltivazione e si diceva fossero abitate da fantasmi e altri esseri spaventosi. Per questo, a seguito di diverse lamentele di morti misteriose e sparizione, il villaggio fu allontanato e reso indipendente dal re di Haroshoo. -
Mayumi prendeva appunti meticolosamente, evidenziando i nomi importanti con gli evidenziatori colorati e segnandoli anche nella sua mente.
-Non sia mai che possano servire per la lezione di storia!- disse concentrata.
Nel mentre la professoressa continuava imperterrita nella spiegazione – Un giorno, accadde un fatto che segnò la storia di questa terra, un fatto terrificante, una guerra...- la penna tremò nella mano di Mayumi, che sussurrò – La prima Guerra Demoniaca...-
-La prima Guerra Demoniaca!- la donna batté con forza la mano sulla cattedra, facendo spaventare tutti gli studenti – Combattuta contro i Demoni rossi, così chiamati perché provenivano dalle terre con il caldo e la terra rossa...-
-L'attuale Australia - puntualizzò Irina, facendo schizzare in alto la mano – Ma a quel tempo non si sapeva il nome della terra, la si conosceva solo per le sue terre rosse, il colore dei demoni -
La prof annuì – Questa guerra ha causato un sacco di morti, gli invasori volevano conquistare tutto lo stato, il villaggio chiese l'aiuto del re, ma questo si rifiutò e li lasciò al loro destino...-
-Terribile!- commentò qualcuno con stizza.
-Esatto...fu un periodo orrendo, dove scomparve la scrittura e tutte le cose belle che esistevano a quel tempo, il villaggio per questa guerra fu ribattezzato Akuma, cioé demone, e soggetto a tanti pettegolezzi...- calò un fitto silenzio di pensieri, fin quando Irina alzò di nuovo la mano per chiedere una conclusione -Ma alla fine furono scacciati, vero?-
-Certamente!- assentì la professoressa – Grazie a valorosi guerrieri tutto tornò alla normalità e si decise di far passare al comando la famiglia più ricca di Akuma, i Kennoshita, che per tradizione ancora governano qui -
Mayumi tappò l'evidenziatore, fissando soddisfatta gli immacolati appunti che aveva preso, pronta a sfoggiarli di fronte alla prossima lezione di storia con il professor Ulpin. La professoressa tirò un grosso respiro, come se volesse continuare a parlare, Irina e Mayumi si scambiarono occhiate di panico.
-Bisogna fermarla – disse la prima con fermezza – O passerà alla cattedra di storia -
-Ci penso io, ciò aiuterà anche noi!- tossì rumorosamente e alzò la mano – Mi scusi, vorrei porle una domanda in merito a questa storia che ha illustrato -
La donna la guardò inarcando un sopracciglio – Dica pure Sakamoto – tutti avevano lo sguardo puntato su Mayumi.
-Ha detto che a seguito della guerra scomparve la scrittura, ma io vorrei sapere come le testimonianze di questa guerra siano state rivenute...sì, insomma...gli invasori che tipo di scrittura avevano? Ha preso il posto di quella che c'era all'epoca in Giappone?Il giapponese antico?- bombardò con le domande e la professoressa sembrò vacillare un secondo.
-Bhe...dunque, Sakamoto, le tue domande sono tutte molto interessanti...- tossicchiò malamente - ...il giapponese attuale che conosciamo, venne molto, molto dopo...dopo quello antico, perché prima in realtà esisteva un altra specie di scrittura che solo i ricchi studiavano. Con l'arrivo della guerra nessuno si preoccupò di fare la radiocronaca, ma ovviamente i barbari portarono con l'invasione la loro, di scrittura, che rimase per un po' di anni nelle terre -
-E che scrittura era?- aggiunse ancora Mayumi, gli occhi dorati che brillavano.
-Una scrittura quasi geroglifica, quasi...fatta di disegni e lettere insieme -
-Ed è mai stata tradotta?!- domandò ancora la ragazza, con l'animo alle stelle e i circuiti del suo cervello che vorticavano.
-No!- la professoressa ora sembrava seccata di parlare – Molti ci hanno provato, ma in pochi hanno saputo interpretare quei segni. Si dice che chi ci è riuscito, abbia bruciato tutte le proprie scoperte perché ciò che vi era scritto nei pochi ritrovamenti, era orribile -
-E come...- la ragazza voleva continuare con le domande, ma la prof al limite della sopportazione di una tale e irrefrenabile curiosità, chiuse la questione e la campanella che suonò in quel momento aiutò. Mayumi e Irina uscirono fuori, sciamando via insieme alla classe, la prima aveva un sorriso di soddisfazione stampato in volto, la seconda rise.
-Hai in mente qualcosa, vero Mayumi?- le disse ridendo – Anche io...-
-Che abbiamo ora?- chiese Mayumi. Irina si fermò in mezzo al corridoio, pensando rispose -Ora libera, non abbiamo nulla!- e come se si fossero lette nel pensiero, sfrecciarono verso la biblioteca.






La biblioteca era il luogo in cui alcuni studenti passavano giornate intere e leggere, fare ricerche per le lezioni o anche solo studiare e trovare un attimo di tranquillità, per altri un luogo strano di cui non sapevano nemmeno l'esistenza, per Irina e Mayumi un labirinto di volumi antichi e impolverati che racchiudevano una sfida: trovare quante più informazioni possibili in un ora.
Appena entrate si tuffarono tra gli scaffali, decise a sbrigarsi e poco dopo, un quarto d'ora circa, tornarono ad un lungo tavolo vuoto, con in mano molti volumi ingialliti.
-Storia di Akuma, Scritture mistiche nel mondo, le scoperte più importanti degli storici...- leggeva i titoli Irina, mentre riordinava tutti i libri di fronte a sé, armata di carta e penna, con i capelli legati e le maniche della camicia rimboccate per bene.
Mayumi guardò l'orologio appeso alla parete, le cui lancette sembravano muoversi a rallentatore.
-Quarantacinque minuti da ora, via!- aprì Interpreti formidabili di K. Minami e cominciò a scarabocchiare qualcosa sul foglio con una mano, mentre con l'altra sfogliava le vecchie pagine.
Il tempo però passò più in fretta del previsto e le due ragazze non sembravano aver concluso nulla.
Mayumi riprese gli appunti di quella mattina, analizzandoli con molta attenzione, ma alla fine si ritrovò a sospirare.
-Possibile che non ci sia nulla sulla scrittura del popolo dei demoni!- sbottò abbandonando la penna sul foglio – Sono davvero andati tutti bruciati, quei documenti?-
Irina non rispose, fissava lo schermo del suo cellulare che aveva riposto con cura accanto al foglio, mostrava le foto scattate alla sua arma e dell'amica. Quegli strani simboli si riflettevano nei suoi occhi e sembravano stuzzicarla.
-Perchè invece...non proviamo a cercare questi simboli in qualche libro, invece dell'intera scrittura in sé?- azzardò mentre apriva Storia di Akuma, un libro gigante dalla copertina in pelle marrone, la vecchia stampa a quanto pare.
In quel momento però, qualcuno sfrecciò dritto verso il loro tavolo e si fermò appoggiando pesantemente le mani sulla superficie di ebano, ansimando per la corsa.
-Irina! Mi serve la chiave della nostra stanza!L'ho persa accidenti e fra poco dobbiamo andare a lezione, devo prendere i miei ventagli!- piagnucolò Ayaka puntando gli occhi glaciali sulla rossa che tutta via, non accennò ad alzare lo sguardo dalla lettura del libro.
-Nella borsa, la tasca piccola – rispose con un mugugno e voltò la pagina. Ayaka sfrecciò verso la borsa alla fine del tavolo, afferrò la piccola chiave d'argento -Grazie! Ma vedete di sbrigarvi anche voi, mancano dieci minuti alla campanella!- e poi si allontanò, ma le due ragazze non sentirono nulla.
Irina si era alzata in piedi di scatto, rischiando di far rovesciare la sedia, puntando gli occhi smeraldini, attraversati da una scintilla e il dito su una pagina del libro.
-Mayumi guarda! Quella è...la tua katana!- esclamò. L'amica si sporse subito a vedere.
-Impossibile...il dipinto è...- la foto ritraeva un dipinto fatto di un guerriero con armatura completa a bordo del suo destriero. In mano aveva quella che sembrava proprio la katana di Mayumi, lunga d'argento e con il manico rosso inciso di oro. La ragazza lesse subito la didascalia in fondo alla foto e si convinse ancora di più che quella non poteva essere davvero la sua arma, la foto era datata nel periodo della prima Guerra Demoniaca.
-Sì...-convenne Irina, come leggendola nel pensiero - ...Ma ricorda che quelle armi sono un tesoro di Akuma, e questo...-indicò il giovane nella foto -...questo ragazzo combatté per difendere Akuma all'epoca, quindi chi ci dici che...-
Mayumi sfogliò il libro andando avanti e un altra foto comparve davanti a suoi occhi, questa volta fu lei a sussultare e indicare una didascalia a Irina – E questa allora!?-
Era un pezzo di biografia del guerriero nelle pagine precedenti e veniva detto che al suo fianco, aveva combattuto durante la guerra anche il fratello sedicenne, morto in un combattimento.
La piccola foto in basso che accompagnava la didascalia, mostrava un ragazzino dai capelli neri coperto da un armatura e che stringeva in mano un macete.
-...Lavorava come boscaiolo e usò il suo macete come arma per ricordare a tutti le sue umili origini...- lesse Irina.
Le due ragazze si scambiarono uno lungo sguardo pieno di pensieri – Palese...è palese, le nostre armi sono...sorelle...- disse infine Irina.
-Ma, le incisioni? Le scritte dorate e argentate sull'elsa?- titubò Mayumi – Cosa significano?-
Irina guardò l'orologio appeso alla parete della biblioteca, la campanella sarebbe suonata a breve.
-Ci penseremo un altra volta, ora sappiamo perché le armi sono simili, effettivamente sono sorelle!Quindi forse potremmo provare a combattere insieme durante la prossima lezione, chissà se...-
Mayumi annuì convinta e insieme si accinsero a recuperare le loro cose per la lezione seguente: Equitazione con la Heart.





 
~♦~






La stalla era un edificio di mattoni smessi e coperti d'edera, con un vecchio tetto di legno quasi marcio che per miracolo si reggeva ancora. Gli studenti erano radunati fuori, davanti alla professoressa, che per l'occasione aveva sfoggiato un completo da perfetta cavallerizza, con tanto di frustino. In mano reggeva una lista di nomi, che scrutava ormai con attenzione da inizio ora.
-Dunque ragazzi, stando ai nomi che mi avete dato la scorsa volta – iniziò senza staccare gli occhi dal foglio – Pochi di voi sanno andare a cavallo, quindi direi che possiamo sfruttare queste persone per far imparare agli altri – i ragazzi si scambiarono occhiate sbieche e cominciarono a rumoreggiare.
-Chiamerò due coppie, dovrete entrare nella stalla, scegliere un cavallo e avviarvi verso il percorso di equitazione...- il sole le faceva brillare gli occhi mentre indicava un punto oltre qualche albero, da cui si poteva intravedere uno steccato bianco. Scrutò un ultima volta la lista – Jareau e Kazemaru, Sakamoto...- Mayumi drizzò le orecchie rigida per poi un secondo dopo rilassare le spalle – Sakamoto Hideko, Kino -
-Ehm...prof io non...posso, ho paura dei cavalli...- mormorò Kazemaru, pallido come un cadavere.
-Suvvia, vedi di non farmi fare brutte figure!- con uno sbuffò, Jul lo tirò all'interno della stalla e al seguito vennero le altre due ragazze.
Dentro come prevedibile, c'era un terribile odore di sterco equino, Kazemaru cercò di trattenere un conato di vomito, Aki sembrava in procinto di svenire in mezzo alla paglia.
Le due cavallerizze, Hideko e Jul invece, passavano in rassegna tutti gli stalloni e le giumente presenti, cercando di scegliere quello o quella perfetta.
-No, no...no e no...- scandiva continuamente Hideko, passando davanti a ogni animale che a quel monosillabo sembrava reagire con un sbruffo infastidito.
Juliette nel mentre si era avvicinata a una giumenta alla fine della stalla, che stava tranquillamente bevendo dell'acqua da una ciotola di pietra. Era completamente nera, fatta eccezione per una strana macchia a forma di mezza luna sul muso.
-Ti chiami Luna vero?- disse la riccia guardandola amorevolmente – Come sei bella...- prese a darle delle leggere carezze sul muso e la cavalla la guardò con i vacui occhi neri, e uno scintillio simpatico in essi.
Nessuno, eccetto Kazemaru, sembrava essersi accorto della rapida trasformazione di Juliette, improvvisamente diventata più calma e dolce. Il turchese si avvicinò in silenzio e cominciò anche lui a fare delle carezze all'animale. La sua mano tremava su quel muso d'inchiostro, ma stare vicino a qualcuno che invece era tranquillo e sorrideva verso l'animale, gli dava una strana sicurezza.
-Scegliamo lei?- chiese il ragazzo ad un certo punto, puntando gli occhi color miele sull'amica.
-Sì...- rispose mestamente Jul, poi si riscosse in fretta dal suo stato di trance. Si guardò intorno e notò con rabbia che Hideko e Aki s'erano andate.
-Accidenti!- imprecò affrettandosi a far uscire Luna – Perché non mi hai detto che erano andate via!?- gridò verso Kazemaru.
-Non me ne sono accorto!- si giustificò il ragazzo, nel panico.
Jul fissò la sella e montò su Luna – Forza!- esclamò verso Kazemaru – Sali avanti!-
-Ho paura!- protestò lui e Luna nitrì infastidita.
-Ma prima la stavi accarezzando!-
-Solo perché lo facevi anche tu!!-
-Ok...- Juliette fece un lungo respiro nel tentativo di calmare i nervi e rimanere tranquilla, o anche Luna si sarebbe agitata e non poteva permetterlo – Afferrami la mano!-
I loro sguardi si incontrarono, Jul scosse la mano e il turchese l'afferrò, con un scatto si ritrovò dietro la compagna e subito le circondò imbarazzato la vita con le braccia.
Juliette tirò le redini – Al galoppo Luna!- e la spronò fuori dalla stalla, diretti verso il percorso.
Quando arrivarono notarono gli altri compagnia attaccati allo steccato che guardavano il percorso di ostacoli che dovevano affrontare e si scambiarono pareri.
Luna affiancò lo stallone color cioccolato che aveva scelto l'altra coppia. Hideko sorrise provocatoria – Pronta a perdere Jareau?- dietro di lei Aki sembrava tremare, esattamente come Kazemaru.
-Ti piacerebbe – ribatté la riccia serrando i pugni sulle briglie.
-Ricordate che non è una gara!Dovete far capire ai vostri compagni come domare il cavallo e una volta completato il percorso vi invertirete di posto!- spiegò la Heart, portò alle labbra un fischietto d'argento e soffiò. I due cavalli partirono al galoppo verso gli ostacoli. Era certo che Juliette e Hideko non avrebbero seguito le istruzioni.
Il primo ostacolo da saltare era davanti a loro, Jul serrò i denti, mentre Kazemaru le stringeva la pancia fino a farla smettere di respirare, ma lei era troppo concentrata per farci caso.
-Hideko rallentaa!!- gridava Aki dietro la lilla, ma questa si limitò a spronare di più il cavallo e saltarono l'ostacolo in contemporanea con gli avversari.
Gli altri trattenevano il fiato da dietro lo steccato.
-Strappo finale!- esclamò Jul – Kazemaru abbassa quelle mani o te le taglio!- il ragazzo non si era accorto di star stringendo non più la pancia ma altro, allora ubbidì subito rosso come un pomodoro.
Erano testa a testa, il traguardo era a pochi metri di fronte a loro.
-Sto per vomitare!- disse Aki mettendosi una mano davanti alla bocca.
-Vedi di resistere fino alla fine, dopo potrai liberarti!- l'ammonì Hideko.
Mancava poco...un ultimo impeto...tre...due...e...
La Heart fischiò, la gara era finita ma non c'era stato un vincitore, le due coppie avevano tagliato insieme il traguardo. L'evento che accadde dopo fu rapido e scatenò il panico generale.
Mentre Jul e Hideko litigavano di brutto, dando le loro più valide motivazioni sulla propria vittoria, i due cavalli si erano agitati. Luna aveva sentitola rabbia di Juliette e per la paura era impazzita.
Si impennò e la coppia cadde a terra con un tonfo. Spaventato, anche il cavallo di Hideko fece lo stesso, ma l'unica a cadere fu Aki, Hideko riuscì a rimanere in sella e tentò di ristabilire l'animale.
Gli altri studenti gridarono, Elissa e Aiden saltarono la staccionata e corsero dagli amici.
Jul si stava già rialzando, piena di tanti piccoli graffi e terra, non sembrava essersi fatta nulla.
Stavano peggio Aki e Kazemaru, entrambi svenuti, la prima aveva uno strano colorito verdastro e il secondo aveva il braccio destro piegato in una strana angolatura.
La Heart fischiò fortissimo e si avvicinò a Luna per calmarla – Buona! Stai giù!- gridava, ma Luna continuava a nitrire imperterrita.
-Luna!- esclamò Jul andandole davanti, la guardò negli occhi e con decisione le accarezzò il muso come nella stella, fortunatamente si calmò e lo stesso fece il cavallo di Hideko.
-Meraly, McCartney, portate i vostri compagni subito in infermeria!- ordinò mentre afferrava le briglie di Luna – Sakamoto, noi riporteremo i cavalli nella stalla.Voi altri, andate a prendere le vostre cose, la lezione è finita -
Tutti ubbidirono e in fretta la folla si sparpagliò, mentre i malati venivano portati subito al castello.


L'infermeria era una stanza dalle pareti di mattoni e lenti bianchi divisi da brandine.
L'infermeria, la Signora Gianessa, aveva fatto stendere i due svenuti sul letto e aveva dato loro uno sciroppo dallo strano colorito verdastro. Jul aveva insistito per rimanere seduta su uno sgabello e medicarsi i graffi da sola, ma per il resto sembrava stare bene.
-Signora, staranno bene?- chiese Elissa guardando il braccio fasciato di Kazemaru che spuntava da sotto le coperte bianche.
La donna sorrise – Si sveglieranno a breve, passeranno la notte qui e per domani saranno in forma – spiegò mentre adagiava uno strofinaccio umido sulla fronte di Aki.
Aiden prese la mano dell'amica sussurrando parole piano, come un preghiera. Vedendo quella scena, il cuore di Elissa si strinse e si alzò in piedi di scatto dalla sedia.
-Tu e Hideko avreste dovuto prestare più attenzione!- gridò arrabbiata verso Jul – Non era una gara, avete sbagliato, poteva seriamente andare peggio!-
Ma Queen non l'ascoltava, si alzò dallo sgabello riponendovi sopra il disinfettante e il cotone e si allontanò dall'infermeria imperterrita.
-Idiota!- disse Elissa stringendo la mascella, poi si rivolse a Aiden – Perdonale entrambe!-
Aiden la guardò attraverso gli occhi verdi – Certo – e i due continuarono ad assistere i compagni.








-Come stanno?-
-Bene, domani potranno tornare a lezione -
Ayaka tirò un sospiro di sollievo, aveva subito fermato Elissa quando era uscita dall'infermeria per chiederle aggiornamenti sulla situazioni dei compagni.
-Lo dirò agli altri, saranno felici di saperlo – Elissa annuì mentre apriva il suo armadietto per sistemare i libri. Poi però sentendo il silenzio della castana, si girò e vide che in mano stringeva un pezzo di carta e una penna. Il cuore di Elissa prese a battere velocemente, mentre qualcosa scattava dentro di lei.
-Sei Elissa Merlay...- parlò l'amica – Colei che chiamano, la Pantera Rosa, per le sue grandi prestazione di combattimento, il suo sangue freddo e l'innata facilità con cui maneggi tutte le armi-
Elissa strabuzzò gli occhi e si morse la lingua -...mi hai scoperta...- sussurrò.
-Sono una tua grande fan! Mi hanno raccontato tante storie su di te! Mi faresti un autografo!- le porse la penna e il foglio semi accartocciato dall'ansia.
La castana lo prese, leggermente tremante e lo firmò.
-Ayaka, non dirlo a nessuno ti prego...e non dire così, sono tutte voci...alterate, ho più punti deboli di quanto pensi...- le diede l'autografo e poi fece un mezzo sorriso.
-Grazie mille, hai la mia parola!- e detto questo l'Ayase si allontanò.
Gli occhi di Elissa si velarono di lacrime, chiuse l'armadietto con un tonfo e sospirò pesantemente.
-Hai fatto di origliare Gianluca?- domandò dopo un secondo. Scoccò un occhiata verso la fine degli armadietti, dopo l'amico fece capolino con una faccia piuttosto seria.
-Scusami...passavo e vi ho visto parlare...ti ha scoperto Eli...- rispose il castano.
Elissa alzò le spalle, cercando di trattenere le lacrime – Mi fido di Ayaka, se dice che non lo dirà a nessuno, non lo farà -
-Ma perché ti ostini a nasconderlo!- Gianluca fece un passo avanti – Sai già come tutti ti prendono in giro, se lo sapessero ti...-
-...Mi porterebbero rispetto, non lo voglio, le persone che mi vogliono bene mi rispettano, gli altri possono anche andarsene. Questa è una storia conclusa, il mio nome mi crea già abbastanza angoscia...- le cadde una lacrima – Tu e Paolo siete gli unici che potete capirmi!-
-Ti staremo accanto, non preoccuparti!- Gianluca si sporse ad abbracciare l'amica e Elissa riuscì a ricacciare indietro la tristezza.
-Vi voglio bene...- disse stringendo l'amico.
-Già...anch'io ti...voglio bene...-  

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Angolo della Prima Cacciatrice:

Per ora siamo ancora gli inizi, quindi probabilmente i capitoli vi sembreranno noiosi, ma cercherò comunque di renderli un minimo stuzzicanti.
Perdonate il ritardo, putroppo nonostante sia in vacanza non ho molto tempo per scrivere, cercherò di impegnarmi e pubblicare un capitolo al mese,
dopotutto questa sarà una storia di circa...15 capitoli più o  meno, devo ancora decidere ^^". 
Lasciate una recensione per farmi sapere i vostri pareri, vi mando un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo!.

_Elisachan

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Capitolo 5
*** _Halloween ***


Capitolo IV

• primo atto •


 
_Halloween


 




La notte risplendeva al di fuori delle grandi vetrate della sala da pranzo. Le stelle era piccoli puntini indistinti, confusi da uno stormo di nuvole grigie e vaporose, che si spostavano a ritmo di un vento gelido, che faceva battere i rami secchi e spogli sui vetri delle finestre. Fuori il silenzio regnava sovrano e contrastava in modo impressionante con l'allegria che invece si celava all'interno del castello.
Haru sapeva perfettamente che tutti gli studenti, e forse anche i professori, avevano atteso con impazienza l'arrivo di quel giorno, per vedere come tutto sarebbe stato preparato. Il giovane preside aveva fatto del suo meglio per non deludere le aspettative di tutti, e dopo secoli passati a correre dietro ai preparativi, a lavarsi le mani perennemente sudate per lo stress, alla fine c'era riuscito.
La sala da pranzo era stata decorata con tantissime piccole candele appese all'immenso soffitto.
I candelabri di cristallo erano stati lucidati alla perfezione, le zucche intagliate poste agli estremi della sala, conferivano un aria magica. Aleggiava un delicato odore di vaniglia e biscotti, che forse proveniva dalle candele.
Un lungo tavolo coperto da una delicata tovaglia lilla, scorreva rasente alle finestre ed era pieno zeppo di leccornie. Haru aveva preferito ordinare ai cuochi di cucinare un buffet, piuttosto che la solita cena preannunciata, dopo tutto, era un evento speciale.
Decine di dolci, tra tortine alla zucca, cioccolatini, biscotti ai sette cerali, alle noci; poi budini alla crema, tanta frutta candita. Ma c'erano anche pietanze salate, quali diversi tipi di carne, puré di patate, carote con una strana salsa dorata e addirittura pesce, per chi non gradiva la carne.
Gli studenti si erano tuffati sul lungo tavolo appena varcata la porta, armati di vassoio e piatto, subito dopo si erano accomodati ai vari tavoli e avevano cominciato a chiacchierare allegramente.
-Che carini!- esclamò Irina vedendo i centro tavola, piccole composizione di rami secchi e violette, legati insieme da un nastro arancione e qualche foglia rossa e gialla. Era proprio arrivato l'autunno.
Prima che gli studenti cominciassero a mangiare, anche se c'era qualcuno che aveva già finito metà piatto (Akio), il preside di alzò per un breve discorso.
Molti ridacchiarono, Haru era di certo un bell'uomo, ma si vedeva che era la prima volta che si trovava nei panni di un preside, spesso era impacciato e il sudore che gli colava dalla fronte era visibile a chilometri di distanza. Batté con un cucchiaio sul bicchiere di cristallo, anche il suono sembrò tremare per il nervosismo.
-Du... dunque, prima che cominciate a mangiare vorrei spendere due parole. È stato stabilito in comune accordo con il corpo docenti, che in occasione di questa festa, gli studenti potranno rimanere alzati e girare per il castello fino alle undici – tutti esultarono alzando le forchette.
-Chiunque – il preside sottolineò bene quella parola – Venga visto scorrazzare oltre l'orario o fuori dal castello... - scoccò occhiate a persone in particolare. Juliette grugnì - ...Verrà severamente punito. Ora però direi di cominciare a mangiare, buon appetito a tutti!- e finalmente si sedette, affondando la forchetta nella bistecca al sangue.
Il banchetto durò una mezz'ora abbondante, tra tutti quei dessert e le squisite bevande – succo di mirtilli, d'arancia, thé aromatizzato al limone – nessuno sembrava volersi alzare dalla sedia, l'atmosfera era molto piacevole.
Anche gli insegnati sembravano dello stesso avviso, la Heart discuteva animatamente con la Sprouse, il professor Ulpin con il professore di matematica e ogni tanto si concedeva qualche sorso di vino.
-Che vi va di fare dopo?- domandò Ayaka, aveva una voce esaltata e gesticolava entusiasta con la forchetta in mano. Accanto a lei, Elissa spostò discretamente la sedia, per evitare di venire infilzata.
-Che ne dite di un bel... film horror?- azzardò Daphne con un sorriso presuntuoso.
Elissa s'irrigidì di colpo, per poco l'acqua non le andò di traversò -Ecc... ecco...-
-Che idea eccellente!!- Ayaka si alzò in piedi con impeto – Alzi la... forchetta chi è d'accordo!-
Nel tavolo erano presenti Mayumi, Irina, Hideko e Juliette; le prime tre alzarono le mani molto felici, l'ultima sembrò astenersi.
-Elissa, Juliette... non volete... - Ayaka si rimise seduta e corrugò la fronte.
La riccia scoccò un'occhiata a Jul dall'altra parte del tavolo che però, continuava a mangiare impassibile, senza alzare gli occhi. I capelli disordinati le coprivano lo sguardo, perciò era davvero impossibile indovinare le sue emozioni in quel momento.
Elissa scosse la testa – No... per me va bene, vediamo questo film...Jul?- un mugugno come risposta concluse la votazione e Ayaka sembrava più esaltata che mai.
Si alzò di scatto, per la seconda volta fece spaventare tutte – Allora vado a dirlo ai ragazzi!- e corse verso un altro tavolo ancora con la forchetta in mano.
“ Sono fottuta” pensò Elissa.




Alla fine il gruppo si ritrovò nella sala comune del dormitorio femminile. Era una stanza circolare immensa, con una scala di legno che conduceva a un piccolo secondo piano, una sorta di terrazza interna che le ragazze avevano reso più intimo con cuscini, scaffali pieni dei loro libri preferiti e varie riviste di gossip. Di solito si saliva lì sopra per spettegolare o raccontarsi segreti, un cartello citava: “NO BOYS” .
Il piano di sotto invece aveva le pareti color panna, che davano un perfetto contrasto con il pavimento i legno scuro, in certi punti scricchiolante.
-YEE!!- Ayaka gettò a terra un grande mucchio di cuscini, racimolati dai vari punti della stanza.
Una grossa montagna spuntava davanti al televisore. Due poltrone di velluto rosso erano state spostate e ora la postazione era perfetta per vedere un film.
Irina e Mayumi stavano sistemando i dolcetti raccolti dalla sala pranzo in grosse ciotole colorate, mentre Daphne, seduta sulla poltrona quasi come una regina, giocherellava annoiata con il telecomando.
-Allora?Quando arrivano 'sti ragazzi... - brontolò scostandosi una ciocca di capelli.
-A momenti, tranquilla – sbuffò Ayaka, non era di certo la prima volta che la ragazza volgeva la domanda.
Elissa era davanti alla grande finestra. Filtrava un debole venticello e lei rabbrividì nel suo pigiama, nonostante fosse molto caldo.
Il cielo stellato splendeva ancora, ma le nuvole si erano diradate, rivelando una splendente Luna piena che troneggiava con i suoi raggi argentei.
La fissò per secondi interminabili, fin quando Jul non le arrivò accanto.
-Sei arrabbiata con me?- chiese subito Elissa, ma non osò guardare l'amica.
Questa rispose dopo vari secondi, con un sospiro di resa -No... per una cazzata no... hai detto solo quello che pensavi...- subito Jul si ritrovò stretta in un caldo abbraccio.
Il pigiama morbido di Elissa la riscaldava dal suo, che invece era molto leggero. Era davvero strano trovarsi in quella posizione, sopratutto per lei, che non aveva mai voluto credere in una vera amicizia. Ma Elissa sembrava capirla, condividere il suo atteggiamento e saperla fermare quando necessario, forse era la sorella che non aveva mai avuto.
Sembrò arrossire un po', ma quei secondi finirono in fretta perché furono chiamate dalla voce squillante di Ayaka, che annunciava l'arrivo degli ospiti.
-Hai paura vero?- sussurrò Jul, la riccia annuì tremante.
-Ma non volevo fare la figura della fifona...- spiegò.
-Ma la farai comunque...guarda – a quanto pare Ayaka sembrava aver invitato mezza scuola, mezza popolazione maschile di quel castello. Elissa diventò paonazza, mentre subito intercettò le occhiate confuse di Gianluca e Paolo.
-Loro lo sanno?- domandò prontamente Jul, Elissa scosse di nuovo la testa – Sanno solo che ho il vomito facile...-
-Sei in una scuola addestrata ad uccidere e hai il vomito facile?-
-Non giudicarmi!-
Quando tutti si furono sistemati tra i morbidi cuscini o sulla poltrona- c'era stato un lungo litigio tra Akio e Daphne per il suo possesso – Ayaka si alzò in piedi posizionandosi davanti al televisore a schermo piatto. Sventolò sotto il naso di tutti un DVD e ridacchiò.
Elissa strizzò gli occhi cercando di scorgere la copertina, cercando di prepararsi mentalmente alla sua morte.
-Oggi ragazzi guarderemo “Annabelle” un film su una bambola assassina, obiezioni? -
La Merlay avrebbe voluto alzare la mano e annunciare una lunga serire di motivi per cui quel film non andava bene, ma si astenne e ingoiò con molto disagio, un rivolo di saliva.
Spensero le luci e il film partì – dopo che Ayaka aveva trafficato nel tentativo di infilare la cassetta nel registratore – un lungo silenzio invase la sala.
-Noioso... - borbottò Hideko sbadigliando.
-Ma se non è neanche cominciato!- ribatté Paolo ridendo.
Hideko lo guardò per una frazione di secondo assorta, poi prese una manciata di caramelle dalla ciotola accanto a sé e cominciò a smangiucchiarle.
Cominciò a diffondersi una musica inquietante e un brivido percorse la schiena di Elissa.
Nel buio riusciva a distinguere i profili ombrosi dei mobili nella sala, voleva concentrarsi su altro e non guardare il film, ma il televisore era così grande che occupava tutto il suo campo visivo.
-Stai bene?- sussurrò qualcuno accanto a lei. Le uscì uno squittio poco dignitoso, mentre stringeva un cuscino con tutte le sue forze.
-Gia...Gianluca... sei tu?- abbozzò in un sussurro inverosimile che si perse nell'aria.
-Sì... stai bene?- ripeté di nuovo il castano. Elissa lo guardò, nel buio i suoi occhi azzurri brillavano, anche grazie alla luce artificiale del televisore, quella luce così bianca e fasulla.
-Non...ho paura...- doveva essere arrossita, perché sentì all'improvviso più caldo del previsto, con la voglia di togliersi quel pigiama peloso. Tuttavia la presenza dell'amico accanto la rassicurava, si chiese dove si fosse messo Paolo, il cuore prese a batterle forte senza sapere il motivo, non aveva prestato troppa attenzione alle postazione, tant'era impegnata a pensare al film.
Un gridò squarciò la stanza, la bambola aveva colpito, suppose Elissa perché aveva subito nascosto la faccia nel cuscino, con una mossa repentina.
Irina e Mayumi scattarono in piedi gridando all'unisono.
-Ahio!- esclamò Akio, perché la prima gli aveva pestato un piede.
-Calma ragazze... - parlò Shirou dolcemente – State tranquille... -
Con gli occhi stralunati e ansimanti, le due amiche si sedettero, questa volta stringendosi a vicenda agli altri.
Il tempo sembrava non passare mai, ma nel frattempo era scoppiato un potente temporale.
La pioggia cadeva fitta e tagliente, picchiettando rapida sul vetro dell'unica finestra della sala comune. Ogni tanto, un lampo illuminava la stanza e un tuono la faceva tremare.
Elissa era all'estremo delle forze, il suo corpo aveva espulso una grande quantità di sudore e la tremarella e il fiato corto da un certo punto in poi,non l'avevano più abbandonata.
-Gianluca... io... esco un attimo... - disse mentre si alzava, ancora il cuscino stretto al petto.
-Vengo con te – fu la risposta secca dell'amico.
I due ragazzi sfilarono silenziosamente dietro al televisore, gli altri li guardarono confusi, ma poi la loro attenzione fortunatamente tornò al film. Ci pensò Jul ad inventare una scusa per coprire vari pettegolezzi, dicendo che erano andati a fare rifornimento di dolcetti.




-Perché non hai detto che avevi paura degli horror?!-
-Era importante?-
-Certo!Ti stava per venire un collasso!- la voce di Gianluca riecheggiò per il corridoio.
Elissa prese a camminare sopra il tappetto cremisi, i piedi nudi venivano solleticati dal tessuto mentre Gialuca le andava dietro, camminava a passo svelto.
-Non esagerare!- protestò abbozzando un sorriso, gli occhi fissi sul pavimento che stava percorrendo a grandi falcate, cercando di allontanarsi il più possibile dalla stanza e, dalla vergogna.
-Ti stai perdendo il film!- canzonò l'amico – Torna indietro, io rimarrò qui fuori...- guardò l'orologio da polso e con orrore si accorse che non erano nemmeno le nove. Sinceramente? Non aveva dove andare e non aveva sonno per andare a dormire.
-Da sola? - rispose Gianluca fermandola per le spalle – Hai paura di rimanere sola al buio... di notte... dopo aver visto un horror poi... credi che non ti conosca?-
Elissa strabuzzò gli occhi castani, mentre quelli di Gianluca li fissavano intensamente, con una nota di rabbia e... imbarazzo? Era imbarazzato?.
-Sei rosso!- la ragazza spezzò quel gioco di sguardi con una risata – Sei tutto rosso!-
Il castano si mise le mani in faccia, ancora più vermiglio, scosse la testa diverse volte, come se volesse che l'imbarazzo volasse via dal suo viso -Merda...-
-Niente parolacce signor Zanardi!- rise Elissa.
Quella situazione così divertente fu interrotta da un rumore, un rapido cambiò d'aria intorno a loro, il suono ovattato di tanti passi che si muovevano in fretta, di corsa.
I due ragazzi si guardarono subito intorno, i riflessi già pronti e attivi. Elissa si alzò la maglia del pigiama e impugnò un coltello.
-Hai un coltello nel pigiama?!- esclamò Gianluca incredulo, facendo un passo indietro.
-Ovvio!- Elissa rispose guardandosi intorno con circospezione – Per ogni evenienza...-
Gli occhi saettavano su quel corridoio che sembrava vuoto, erano proprio a metà, da una parte stava la scalinata dell'ingresso, dall'altra un piccolo corridoio che si fondeva con il buio.
La ragazza sapeva che quella strada era un un vicolo cieco, se qualcuno era entrato lì non sarebbe uscito senza essere visto da loro.
Di nuovo un rumore di piccoli passi... un fruscio... qualcosa di bianco passò sotto gli occhi di Elissa. Davanti a lei stava un quadro dalla vecchia cornice dorata, mostrava una giovane donne del Medioevo e un uomo che si baciavano.
Strizzò gli occhi per vedere meglio, la superficie del quadro rifletté qualcosa che si muoveva, una figura sfuggente...dietro di loro.
Il suono di un tuono vibrò nelle orecchie della ragazza, poi il forte grido proveniente dalla sala comune. Avvenne in pochi secondi, una folata di vento irruppe dalla grande finestre del primo piano, le vecchie torce appese al muro si spensero in un secondo, cadde la luce e il castello fu avvolto nel buio. Questa volta era proprio buio, un ondata di tenebre pura.
-GIANLUCA!!- Elissa lasciò cadere in coltello e saltò addosso all'amico. Le sembrava di essere diventata cieca.
Le grida riecheggiavano per i corridoi, tutti gli studenti uniti in un urlo di spavento collettivo, molto più di qualsiasi altro rumore che lei avesse mai sentito.
Tutto vorticava intorno ad Elissa . Le parole di Juliette le penetrarono nelle orecchie.
Un assassina che ha il vomito facile...” e si mescolavano con le sue, di parole “ ...Un assassina che ha paura del buio, che odia stare da sola...
-Gian...Gian...- strinse la maglietta dell'amico che stava immobile come una statua, con le braccia che circondavano il busto della castana che cercava protezione. Le sembrò all'improvviso più fragile di quanto non lo fosse mai stata davanti ai suoi occhi.
Quando la luce si riaccese, il coltello era ancora ai piedi dei due ragazzi, lì, abbracciati in mezzo al corridoio, ma Elissa non smetteva di tremare.
-L'hai... vista anche tu... la figura... nel quadro...- disse Elissa, la voce come un sibilo incerto.
Gianluca puntò l'attenzione sul quadro e ebbe un fremito, diventò paonazzo nel vedere i due protagonisti abbracciati che si baciavano, un senso di disagio lo invase.
Non rispose e Elissa continuò, questa volta sembrava più calma – Ho visto il riflesso di un ombra...molto piccola... dietro di noi...-
-Vuoi che chiamiamo gli altri?- ora anche Gianluca sembrava essersi tranquillizzato, Elissa riusciva a sentire il suo battito costante, regola e molto calmo.
-No...forse me lo sono immaginato, non conviene allarmare gli altri...-
-Quindi...- Gianluca si grattò la punta del naso – Che facciamo?-
-Bella domanda...- il corpo le si afflosciò, le gambe cedettero e cadde in ginocchio.
-ELI!- dopo un attimo di spavento, Gianluca tirò un sospiro e ridacchio, si era solo addormentata all'improvviso per le troppe emozioni.
E in effetti, pensò il ragazzo -si morse il labbro, gli occhi ridotti a due fessure- anche le sue emozioni sembravano essere state troppe e cominciavano a vacillare nell'incertezza.








I titoli biancastri scorrevano verticalmente sullo sfondo nero, mentre una sottile musica si infilava nei loro cervelli e sembrava narrare l'eco di qualcosa di lontano e orribile che finalmente si era concluso. L'iniziativa di vedere un film horror, per molti del gruppo ora sembrava davvero una pessima idea. Nella sala comune femminile, aleggiava un silenzio terrificante e una grande varietà di emozioni diverse.
Da una parte c'era Hideko, gonfia di dolci, che a quanto pare erano per lei più interessanti del film, Irina e Mayumi, bianche come lenzuoli e con la bocca semiaperta, avvinghiate ai rispettivi bracci di Shirou e Akio. Quest'ultimo aveva uno strano tic ad un occhio, comparso da quando Irina lo aveva sfiorato e aveva cominciato a urlare e sussultare.
Ayaka e Daphne parevano le uniche entusiaste. E se la prima lo dimostrava con un sorrisone tutto denti, la seconda con due occhi cremisi leggermente illuminati e uno sguardo beffardo.
-Ancora!Ancora!- trillò la Ayase correndo a riavvolgere la cassetta – Ancora!-
-Eh no cara!- Suzuno la arpionò con una forte stretta – Basta così! Dobbiamo staccare!-
Ayaka boccheggiò qualche risposta vuota, si arrese solo quando vide gli amici mezzi traumatizzati, annoiati o – come Atsuya – profondamente addormentati sui cuscini.
-D'accordo...- con un sospiro cominciò a dare istruzioni per riordinare la sala.
Era davvero ora di chiudere i battenti e andare a dormire.






Queste ore di assoluta libertà, Aiden e Aki avevano deciso di passarle in biblioteca alla ricerca di qualche buon libro. Erano stati invitati a vedere il film, ma entrambi non sembravano grandi fan del genere e la verde poi era stata appena dimessa dall'ospedale, non voleva rischiare un altro collasso.
Era stata una serata molto piacevole, passata a commentare i libri che avevano letto, tra l'odore della polvere di tutti quei volumi e la luce giallastra che emanavano le lanterne. Si erano anche messi a giocare ad acchiapparello tra gli scaffali, tanto nessuno poteva loro dire niente.
Dal ritorno però, qualcosa li aveva spaventati o per dirlo meglio, spaventati.
Stavano camminando uno accanto all'altro, Aki stringeva in mano un libro che le era particolarmente piaciuto, quando videro una figura avanzare lentamente verso di loro.
Aki soffocò un grido, istintivamente Aiden le si parò davanti, ma si tranquillizzò quando vide che la figura era Gianluca con in braccio Elissa.
-Che le è successo?- domandò il ragazzo confuso, scostandosi.
-Si è addormentata all'improvviso...la sto portando in camera, e voi, tutto bene?- rispose Gianluca, l'amica dormiva con la testa leggermente inclinata contro il suo petto.
-Eravamo a leggere in biblioteca, tutto a posto grazie...- poi lo sguardo di Aki si contorse – Anche se in effetti...abbiamo sentito strani rumori...-
Gianluca scattò subito – Rumori? Che genere? Per caso passi...o un fruscio?- aveva un espressione molto seria e le mani si strinsero più forte sul corpo di Elissa.
Solo allora Aiden e Aki notarono il coltello che spuntava dalla tasca del pigiama di Gianluca.
-È successo qualcosa!- sentenziò Aki puntando il dito verso il coltello.
-Cosa ci fa quello lì?- aggiunse Aiden quasi arrabbiato.
Gianluca li fissò, mentre nella sua mente vorticavano milioni di frasi da poter dire per spiegare la situazione, ma la verità era che non ne aveva proprio voglia ed Elissa cominciava a pesare.
-Lo...abbiamo trovato...- dalle facce degli amici, Gianluca capì che non era la risposta migliore.
Aki perse lo sguardo davanti a sé – Prima i passi...poi il coltello...- con uno scatto afferrò il lembo della maglia di Aiden – Dobbiamo dirlo a qualcuno!La situazione è grave!-
-NO!- Gianluca non si accorse del suo tono troppo alto – Non serve...davvero, probabilmente è caduto a qualcuno, sarà sicuramente di qualcuno, magari gli è sfuggito stamattina durante le lezioni...tranquilli, andate a dormire, non sarà nulla...- li sorpassò prima che potesse protestare o anche solo formulare una risposta. Velocizzando il passo verso la stanza di Elissa.


La stanza era aperta, avvolta nel buio. Il ragazzo accese la luce e si avvicinò al letto dell'amica.
La sistemò bene, coprendole il corpo con la trapunta lilla... ma non accennò a muoversi.
Il respiro della Merlay era regolare, molto delicato e sulle labbra le campeggiava ora un sorriso appena accennato, ma molto dolce. Gianluca fece per chinarsi...
-Non la toccare – si girò la scatto verso la finestra, Juliette Queen era appollaiata sopra il davanzale, in mano reggeva il suo arco e sembrava pronta per scoccare una freccia verso il ragazzo.
Gianluca indietreggiò come un razzo, un occhio puntato su Elissa e un altro su Jul.
-Non la toccare, non la ferire...- ripeté la corvina.
-Io non...non volevo...- paonazzo, il ragazzo cominciò a gesticolare.
-Lei tiene molto a te e Paolo... non conviene che glielo fai capire ora...- esitò un attimo, scrollò le spalle e subito cambiò argomento -Avete sentito anche voi i passi?-
Gianluca rimase un attimo interdetto, gli occhi gli divennero leggermente lucidi – Allora non ti eri sbagliata...- voltò l'attenzione completamente sulla Jareau e annuì, serio.
-C'è qualcuno...dentro il castello, dobbiamo mantenere la guardia alta...- la corvina poggiò l'arco sul davanzale e scese, la sua figura in pigiama militare, illuminata dai raggi argentati della luna.
-Dobbiamo avvertire il preside?- chiese ancora il castano.
-No! Nulla di tutto ciò...al massimo ci penserò io...-
-Ma...chi sei?- Gianluca si tappò subito la bocca. Quella ragazza lo aveva messo in soggezione fin dal primo momento, quando Elissa li aveva presentati. Aveva un atteggiamento serio, freddo e voleva fare sempre tutto di testa sua. Ora anche parlare da sola con il preside? Lo aveva detto come se loro fossero amici...
-Puoi anche andare, Gianluca...- drizzò i denti quando disse il suo nome - ...Grazie per aver portato Elissa, buonanotte. Non fare parola di questo con nessuno...-
Gianluca annuì cupamente, lanciando un ultima occhiata all'addormentata, poi si allontanò.
Era stato un Halloween troppo pesante per le sue emozioni.



 
~♦~




-Dove credi di andare?-
Star era di ritorno dal bagno, quando la vide. Una figura minuta, molto scattante che si aggirava con grazia e velocità tra i corridoi, come se li conoscesse.
Non aveva esitato un secondo e subito si era lanciata all'inseguimento, sfoderando dalla tasca del pigiama una serie di piccole freccette, costruite da lei stessa.
Ne aveva scagliata una, ma subito la figura aveva svoltato l'angolo, e l'oggetto si era infranto contro la parete, crollando in un mucchietto di legno.
Star aveva accelerato il passo, il passo sinuoso e scaltro, gli occhi glaciali che brillavano come pietre preziose e incalcolabili.
La piccola figura sembrò rallentare, no inciampare, poi i passi si affrettarono ancora di più.
-Non mi sfuggirai!- gridò Star ma come risposta le sembrò di sentire una debole risatina sfiziosa.
-Ridi di me?!- con uno scatto le fu addosso, ma era troppo tardi, perché quando voltò per l'ennesima volta un angolo, non la trovò più.
Imprecò chiudendo il pugno attorno alle freccette, pestò con impeto un piede e il pavimentò scricchiolò. Era strano, doveva esserci un tappetto sotto i suoi piedi, tutti i corridoi erano percorsi da quel tappeto rosso. Si chinò e sfiorò il pavimento con il dito, era una superficie legnosa e in certi punti sembrava vecchia e scheggiata. Fortuna che aveva le ciabatte.
Fece mente locale, cercando di ricordare un luogo del castello che avesse un aspetto del genere.
Gli occhi si erano abituati all'oscurità, riusciva a distinguere sul muro chiazzato d'umidità, una serie di quadri antichi e rovinati, coperti da ragnatele.
Allungò una mano e fece un passo in avanti, la figura si era volatilizzata? Perché davanti a lei stava un muro con un unica lanterna, spenta, al centro.
Star non era così stupida, capì perfettamente la funzione di quella lanterna, d'altronde aveva fatto molta esperienza vedendo dei film, ma sentì che quello non era il momento di procedere oltre.
-Tornerò...- promise, guardando il muro con sfida.
E nell'aria aleggiò la risposta, la stessa voce, la stessa risatina divertita.
Ti aspetto.

_________________________________________________________________________________________________________

Angolo della Prima Cacciatrice:

Questo capitolo molto mlmlml ...
Ancora una volta sono stata bravissima a procedere con il mistero, dedicandoci un paragrafo... si io sono fatta così, ci metterò anni a finire u.u
Comunque spero vi sia piaciuto e tutto il resto! Lasciate una recensione con i vostri pareri e curiosità.
Perdonate se non rispondo ma in questo periodo sono molto occupata ;(
Ancora una cosa, spero stiate tutti bene per la vicenda del terremoto. Io sono del centro, abbiamo sentito (o almeno i miei, perchè io dormivo come un sasso) la scossa ma niente di grave per fortuna.
Baci al prossimo capitolo, che sarà pieno di curiosità e azione!.

_Elisachan
































 



 

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Capitolo 6
*** _Strange Events ***





 
 Capitolo V 

•primo atto •
 
_Strange Events 






Nella stanza l'atmosfera era molto tesa.
Il preside Haru era in piedi, girato di spalle verso la grande finestra del suo studio, coperta da una patina di gelo. Indossava il suo miglior completo, nero gessato, aveva i capelli disordinati ma che gli conferivano un aspetto affascinante. A giudicare da come si tormentava le mani e dal sudore che gli colava sul collo, era molto nervoso.
-Le avete parlato?- domandò la voce sommessa della professoressa Heart, ritta dietro la scrivania del suo maggiore, accanto al professor Ulpin.
-Non ancora, lo farò questa sera, quando tutti saranno nelle rispettive stanze...- fu la risposta secca del preside, la sua voce era stranamente roca e velata dalla preoccupazione.
-È davvero così imminente... la guerra, intendo – aggiunse il professor Ulpin, gli occhi neri trapassati da una luce di fatica e tristezza.
-Non lo so, solo lei potrà dirmelo...- Haru si voltò, sedendosi sulla grande poltrona nera dietro la scrivania in mogano. Incrociò le mani sotto il mento, poggiando i gomiti sulla superficie del tavolo.
Era evidente che la risposta era , forse la situazione stava degenerando e il tempo accelerando davvero troppo in fretta. I due professori si scambiarono un'occhiata allarmata.
-Non sono ancora pronti... - esalò la Heart - ...Sono appena due mesi che sono qui... -
-Ma non sono studenti normali Katherine, lo hai potuto costatare tu stessa, sono stati scelti... e Lei non ha sbagliato, non ha mia sbagliato... - gli occhi di Haru si velarono di un ricordo lontano.
-Non sanno di aver fatto il giuramento... ma sanno di essere speciali, bizzarro no?- Ulpin si grattò il mento pensieroso, con uno strano sorriso affiorato sul volto.
-Non è uno scherzo, è il momento di addestrarli sul serio...credo che saremmo arrivati alla primavera, invece no...è molto più vicino...- lo sguardo del preside si perse nel vuoto.
-Faremo il possibile signore!- esclamò la Heart drizzando la schiena – Cominceremo da oggi l'allenamento!-
-Ma...- Ulpin boccheggiò a vuoto, stringendo i pugni all'improvviso.
Haru lo guardò con un sorriso comprensivo – Ti sei affezionato alla ragazza vero?- sorrise leggermente, come se sapesse la situazione in cui Ulpin si trovava.
-L'ho cercata per tanto tempo, mi è stata affidata... non posso farci niente, Haru – l'uomo si tormentava i bottini dorati della camicia semi aperta, gli occhi petrolio scintillarono.
-Proprio per questo non voglio perderla proprio ora, sono tutti ancora impreparati...-
-Non abbiamo scelta, cambieremo strategia e io cercherò di contattare l'Ordine... - Haru annuì in silenzio, segnandosi nella mente quella cosa così importante.
-Io direi di aspettare...- sulla soglia della porta apparve un uomo slanciato, dai capelli e una barba viola, l'unico occhio visibile dai capelli era nero e freddo.
In due falcate si avvicinò ai due professori, beccandosi occhiate stizzite da parte della Heart.
-In questo momento l'Ordine sta lavorando da solo, hanno una nuova recluta, mi è stato appena riferito. É una persona molto importante, quella che cerchiamo e ci serve – disse imperterrito, con un tono di voce piatto ma deciso.
-Percival...- ringhiò la Heart – Lascia che il preside si occupi della faccenda da solo...-
-Ti ricordo Katherine, che facevo parte dell'Ordine. Con tutto il rispetto per Haru, credo di esserne un po' più informato, non credi?- terminò alzando un sopracciglio violetto.
La donna sbuffò incrociando le braccia al petto – Comunque sia signore, io provvederò per quel che è possibile ad addestrarli...molti di loro sono già bravi – sembrò lanciare uno sguardo eloquente a Ulpin, che sebbene con un sospiro molto contrario, annuì.
-Lascio la loro preparazione a voi... e quando Lei vorrà, rivelerò loro del giuramento...- fece il preside spianando i palmi delle mani sulla scrivania.
-Bene, direi che potete andare, buon lavoro a tutti! Addestrateli a non morire...-

 
~♦~


Un piccolo e sottile manto di gelo, copriva il terreno e i rami secchi e spogli degli alberi.
Il patio era gelato e la temperatura molto bassa, nonostante fossimo ancora ai primi di Novembre.
Gli studenti si scambiavano sguardi confusi, mentre avanzavano come soldati verso la loro classe esterna di Combattimento con Spade. Appena misero piede fuori dalla porta scorrevole, la pelle si gelò e il respiro quasi venne meno. Si strinsero di più per cercare di trasmettersi calore l'un l'altro.
Dopotutto l'abbigliamento che indossavano non era consono al clima esterno. Il professor Ulpin aveva detto loro di cambiarsi negli spogliatoi con i vestiti che avrebbero trovato.
Inizialmente tutti avevano pensato ad uno scherzo, molto possibile dato che si trattava del professor Ulpin, ma alla fine avevano capito che la cosa era seria e così avevano ubbidito agli ordini.
Erano stati smistati in due squadre, una gialla e una rossa, contrassegnata dal colore delle loro maglie senza maniche. Per il resto erano tutti in nero, pantaloni, stivali da montagna e scalda braccia in lana che coprivano anche i palmi delle mani. Il freddo però era davvero pungente e difficile da contrastare con un vestiario simile.
Si stupirono ancora di più quando raggiunsero il loro professore e scoprirono che al suo fianco c'era anche la Heart. La donna si era legata i lunghi capelli corvini e sorrideva loro con molta malizia.
-Vedo che vi siete preparati!- esclamò battendo le mani. Intorno a lei stavano decine di sacchi neri con delle frecce colorate di rosso e giallo.
-Che significa tutto questo?- domandò Atsuya impaziente – Una sfida a squadre?-
-Precisamente Atsuya!- rispose Ulpin – Siete stati divise in base al caso in due squadre, contrassegnate dai rispettivi colori, perché oggi giocheremo a qualcosa di molto interessante!Sarà una sfida che testerà le vostre abilità di sopravvivenza nel bosco e il lavoro di squadra -
Mayumi starnutì rumorosamente.
-Lo so che sentite freddo...- il professore rivolse un caloroso sorriso – Ma dovete imparare a combattere anche a temperature estreme e con vestiti più comodi. Dovete crearvi una corazza...comunque, direi che possiamo passare a spiegare il regolamento!- lanciò un'occhiata alla Heart, che annuì e proseguì il discorso.
-Sono stati creati manichini e bersagli e sono stati sparsi per tutto il bosco, il vostro compito è quello di colpirli con le frecce, così facendo farete guadagnare punti alla vostra squadra...-
Jul e Star alzarono contemporaneamente la mano guardandosi in cagnesco.
-No ragazze, non potete usare le vostre frecce, altrimenti le mie ore passate a colorare queste saranno state perse!- ammonì la donna in tono truce e le due abbassarono le mani borbottando.
Dallo sguardo della Heart, non provarono nemmeno e controbattere- Se vedete bersagli già colpiti non potete fare altrettanto e dovete passare avanti-
-Se incontrate qualcuno della squadra avversaria, dovete combattere contro di lui...e no Daphne, non dovete ucciderlo...- la bionda fece una linguaccia di nascosto a Ulpin – Basterà che lo disarmiate come nella prima lezione. Poi una volta fatto ciò, ridate l'arma al compagno e gli prendete dalla spalla queste...- tirò fuori dalla sua giacca nera una piccola scatolina bianca.
Dentro vi erano tante piccole striscioline adesive da attaccare sulla spalla, dei colori delle squadre.
-Ricordate ragazzi, questo è un gioco, pertanto vorrei che vi non uccideste a vicenda!- ammonì la professoressa incrociando le braccia – CHIARO?- tutti annuirono insieme con decisione.
Lo sguardo della Heart si rilassò e diede segno ai ragazzi di mettersi in fila per poter attaccare le varie striscioline.
-Io e la professoressa saremo in giro nel bosco a cavallo, se sentite uno scampanellio non preoccupatevi, siamo solo noi...- Ulpin attaccò una strisciolina sul braccio di Irina, che se ne andò trotterellando emozionata.
-E se succede qualcosa?- domandò Ayaka sistemandosi i ventagli nella cintura.
-Mi dispiace...- Ulpin scosse la testa - ...Ma come ho già detto dovete cavarvela da soli e cercare una soluzione...- e su questa nota felice, le due squadre si separarono.
-Ricordate di decidere i capitani!- gridò la Heart prima di vedere i suoi alunni sparire nella boscaglia gelata di Novembre.




Il rumore dei passi risuonava come un eco, mentre la squadra rossa marciava verso un punto indeterminato dove poter decidere una strategia.
La terra era bagnata e si appiccicava alla suola degli stivali, risuonavano rumori secchi di rametti spezzati e il canto dei pochissimi uccelli rimasti prima di emigrare.
-Oh!- Mayumi si strozzò con la saliva mentre rischiava di cadere a terra, inciampando in una radice dispettosa. Per fortuna ci fu subito Irina accanto a lei che la prese per un braccio.
-Fate attenzione!- gridò Paolo da inizio gruppo – Il terreno non è così sicuro!-
-Grazie eh...- borbottò Irina roteando gli occhi. Si stavano arrampicando su una piccola collina, coperta da un sottile strato di neve e di alberi dai lunghi rami intrecciati e le grandi radici che fluivano in superficie come tante trappole per inciampare.
Tirarono un sospiro di sollievo solo quando furono in cima, in un minuscolo spiazzo dotato di un vecchio tronco caduto e qualche masso coperto di brina.
I ragazzi si gettarono sul tronco per accaparrarsi un posto a sedere, eppure erano circa una quindicina di minuti che camminavano.
-Spostati!- esclamò Star rifilando una gomitata a Gianluca, che fu costretto a rimanere in piedi.
-Gian mettiti qui!- esclamò l'amica Elissa, battendo dolcemente sulla roccia che sembrava poter contenere un altra persona. Il ragazzo però ringraziò con un gesto della mano e preferì stare in piedi.
Elissa aveva notato un sottile rossore sulle sue guance, ma poteva essere tranquillamente il freddo, perché anche le sue erano di un bel colorito vermiglio, oltre ad avere la punta del naso congelata come tutti.
Per alcuni secondi aleggiò un lungo silenzio, interrotto solo da qualche starnuto.
-Dannati professori!- sbottò Afuro imprecando – Di questo passo la pelle mi cadrà a pezzi!-
-Zitta signorina!- ribatté di nuovo Star spingendolo a terra dal tronco, così da avere un bello spazio tutto per sé.
-Lurida...- ruggì il biondo mentre si rialzava. Sentiva che la poca neve era entrata negli stivali e gli aveva bagnato i calzini, oltre al sedere completamente gelato.
-Bhe...- Irina si schiarì la voce - ...Direi che dobbiamo decidere un capitano...che dite?- lanciò sguardi mortificati ai compagni – Io voto per...Elissa!-
La castana scattò in piedi, una piccola nuvoletta bianca le uscì dalla labbra – IO?!-
-Si tu!- Ayaka la guardò con gli occhi lucenti -Tu sei perfetta!- la compagna sapeva benissimo cosa si celava dietro quel complimenti e fu grata a Ayaka per non averlo detto.
Anche Touko e Mayumi si sentirono d'accordo e così subito anche altri cominciarono ad alzare le mani per votare. La Merlay continuava a balbettare qualcosa sul fatto che non era adatta e gesticolava impazzita in direzione dei suoi migliori amici, che invece ridacchiarono e si unirono alla votazione.
-No, davvero, io non sono adatta!- si risedette sul tronco esausta.
-Io propongo di votare per me!- gridò Star alzandosi in piedi e lo sguardo di Elissa si illuminò.
-Star ha ragione! È meglio lei di me, credetemi!-
-Voterò anch'io la manesca – ammise Afuro scoccandole un occhiata di sfida.
-Ma c'è comunque una disparità...- fece calma Mayumi – Perciò Elissa, tu sarai il nostro capitano!-
La Kareyama si risedette sul tronco grugnendo imprecazioni e parole poco educate in direzione dei suoi compagni di squadra. Ma ormai era fatta e la 'Pantera Rosa' era il capitano.
-Gra...grazie...- gracchiò la riccia imbarazzata – Beh...direi che allora possiamo cominciare con la gara, altrimenti la squadra gialla ci soffierà via tutti i bersagli!-
-Propongo di dividerci a coppie o in trii, così da non rimanere da soli in caso emergenza!- tutti risposero alla proposta con un prorompente “sì”. Fu così allora, che la squadra rossa capeggiata da Elissa Merlay, partì per vincere la sfida.








Dall'altra parte del bosco, la squadra gialla si era già divisa da un pezzo.
Era stato facile decidere il capitano, perché Daphne si era imposta come un tiranno e siccome a nessuno faceva piacere battibeccare – sebbene Akio e Jul ci avessero provato – decisero di concludere lì la questione. Esattamente come la squadra avversaria, avevano deciso di separarsi per avere più possibilità di vittoria.
Aki era capitata con Jul, inizialmente si era pensata a qualche rissa per un cambio di coppia, invece la corvina si era dimostrata molto tranquilla e aveva accetto senza problemi la compagnia della verde. Da ormai una decina di minuti, camminavano a passo spedito nel bosco.
Juliette aveva incoccato una sacco di frecce e a ogni minimo rumore del bosco sembrava essere pronta a uccidere qualcuno, tuttavia però ancora non avevano visto alcun bersaglio.
Aki era nervosa, le tremavano le mani e ogni passo che compieva era fatto a fatica e con lo sguardo basso e timoroso. Si era legata i corti capelli come poteva, quindi dalla nuca le spuntava un piccolo codino verde. La sciabola dorata al suo fianco era calda e sembrava voler essere sguainata.
In segreto Aki ci aveva provato, nella sua camera quando Mayumi era via aveva provato qualche affondo e difesa, ma ogni volta la mano le tremava e l'arma le cadeva a terra.
Durante le lezioni cercava sempre di nascondersi per non essere scelta nelle dimostrazioni, e la cosa funzionava il più delle volte, perché non era la migliore del corso.
Ma ora voleva far vincere la sua squadra e dimostrare il suo valore, ora era da sola con Jul e forse avrebbe potuto davvero provare a lottare senza imbarazzo;anto la compagna non sembrava una tipa dedita alla conversazione.
-Eccolo!- Jul come un fulmine incoccò una freccia gialla e la lanciò. Ci fu un rumore sordo e un cigolio, il bersaglio colpito si trovava a metri di distanza ma Juliette era riuscita in un centro perfetto.
-Com...come lo hai...- boccheggiò Aki ammirata.
-Un gioco da ragazzi!- alzò il naso la corvina, poi prese altre due frecce e ricominciarono a camminare. Qualche passo nel sentiero ghiacciato e altri due bersagli furono colpiti, sottraendoli alla squadra rossa.
-Devi avere più fiducia in te...- Jul si abbassò per schivare un ramo grosso e la verde le andò subito dietro, confusa -Scusa?- domandò.
-Sei troppo buona, in un vero combattimento dubito che sopravviveresti...e Aiden non sarà sempre lì a coprirti le spalle...- il viso della Kino divenne paonazzo e cominciò a balbettare parole senza senso. Jul colpì un altro bersaglio e si girò, con l'arco ancora in posizione per tirare.
-Aiden è tuo amico...- le rivolse un piccolo sorriso -...ma devi imparare a cavartela da sola, in questo mondo è dura sopravvivere...-
-La mano mi trema se tocco l'arma...- sussurrò Aki scoraggiata.
-Ma nonostante ciò lei ha scelto tu...non puoi piegare il destino, è ora che combatti...-
Si sentì un ramoscello spezzarsi, poi un fruscio in direzione di una coppia di cespugli secchi.
-Vediamo come te la cavi con lei...- Jul spinse la compagna in avanti.
Dal cespuglio era appena spuntata Touko.





-Mayumi, visto qualcosa?- gridò Irina dal basso dell'albero.
-Tre bersagli a cento passi da qui!- esclamò la ragazza, in piedi sopra uno spesso ramo.
Si scostò dei piccoli ciuffi di capelli dalla fronte, poi spiccò un balzo atterrando con grande maestria sul terreno.
-Aaah!- respirò a fondo allargando le braccia – Amo arrampicarmi!-
Irina ridacchiò e ripresero in fretta a camminare verso i bersagli. La rossa aveva l'arco e la faretra sulle spalle, ma un po' tremava al pensiero di doverli usare, non era di certa esperta.
-Adesso!- erano ormai vicini ai due bersagli, appesi con una vecchia corda a due rami di due alberi diversi, posti a grande distanza tra loro.
-100 punti se li becchi entrambi!- scherzò Mayumi spingendo in avanti l'amica.
Irina la guardò con in voltò un sorriso affilato – Mi sono allenata, non sono bravissima, ma ce la farò!- prese due frecce rosse e si posizionò, tendendo bene la corda dell'arco. Si leccò le labbra, socchiuse leggermente gli occhi e fece partire le frecce. I bersagli dondolarono violentemente quando furono colpiti.
-Bum!- Mayumi batté forte il cinque alla rossa, raggiante come non mai – Bella mossa Irina!-
La ragazza arrossì leggermente, soddisfatta di sé. Non era certo un talento come Elissa, Jul o Star, ma dopo tanti allenamenti sembrava sapere il fatto suo.
-Niente male bellezze!- le due ragazze si girarono di scatto, Mayumi impugnò subito la sua katana, Irina afferrò una freccia e la tese davanti a sé. Erano schiena contro schiena.
-Conosco questa voce...tsk, non ci credo...- sbuffò Irina abbassando leggermente l'arco- AKIO!!-
Il ragazzo comparì da dietro un albero, il ciuffo castano che gli copriva gli occhi diabolici come il suo sorriso. Accanto a lui stava invece il suo opposto, Shirou, con uno sguardo serio.
-Sembra proprio che dobbiamo combattere!- Akio alzò le spalle, osservando le fascette rosse che le due amiche portavano attaccate alla spalla.
-Se vi arrendete vi risparmierò la fatica, oltre che la reputazione!- ghignò.
-Mi dispiace, la tua proposta è allettante, ma vorrei proprio conquistare altri due punti per la mia squadra...- ribatté Irina, gettò l'arco a terra e si sfilò il macete dalle spalle, impugnandolo saldamente tra le mani.
-Quale onore, combatterò con molto piacere con te!- Akio si diresse verso la rossa a passi lenti, mentre con estrema calma prendeva la sua lunga spada nera, appesa al fianco.
-Allora io penserò a te, Shirou – disse Mayumi squadrando il grigio con un sorrisino compiaciuto -Ti va?-
-Sono pronto!- rispose il ragazzo, sfrecciò in avanti con un pugnale di ferro, dando inizio alle danze.
Le due ragazze si separarono, scoccandosi un ultima occhiata e annuendo in silenzio.
Ora sembrava il momento adatto per testare le loro armi gemelle.
Akio si muoveva velocemente, di sicuro era migliorato nel corso di un mese, ma Irina riusciva a tenergli testa perfettamente. Le due armi cozzava violentemente tra di loro, creando piccole scintille che rendevano l'aria ancora più elettrica.
Akio si gettò in un affondo, Irina parò con il macete, poi fece roteare l'arma sopra la sua testa e gli rifilò con l'elsa un potente colpo alle scapole. Akio soffocò un grido, un debole rivolo di sangue gli calò dalla bocca, ma riuscì a farsi indietro prima di ricevere un altro colpo.
Irina socchiuse gli occhi smeraldini, il respiro corto e esitante dopo aver visto il sangue cadere.
Non doveva uccidere né fare troppo male, ma quel colpo le era venuto irrazionalmente.
-Giochi...duro, ragazzina...- Akio si asciugò le labbra con il dorso della mano – Lo farò anch'io!Non mi risparmierò di certo solo perché sei una ragazza!-
L'occhiata pazza che le rivolse scacciò subito i pochi secondi di esitazione e dispiacere della Redfox. Di nuovo le spade si incontrarono a mezz'aria, questa volta fu proprio Irina a soccombere e imprecare, mentre la spada nera dell'avversario le sfiorava una guancia.
Sentì qualcosa di caldo colarle sulla pelle, ma proseguì, lanciandosi occhiate intorno nella speranze di intravedere anche il combattimento di Mayumi.
L'amica era dopo un piccolo muro di cespugli, che lottava contro Shirou molto tranquillamente, senza la minima fatica.
-Mi dispiace, ma devo vincere!- disse Shirou ad un certo punto. Mayumi lo guardò ansimando un secondo per riprendere fiato, le spalle ber dritte e la katana lunga e affilata davanti a sé.
-Fa quello che devi!- lo sfidò sorridendo tra il fiatone – Non ho paura!-
Shirou annuì e lanciò il suo pugnale. L'arma lacerò l'aria, Mayumi cercò di proteggersi con la sua katana, ma il pugnale cozzò contro il metallo. La ragazza cadde in ginocchio, il grosso coltello a terra, davanti a lei, incrostato di sangue.
-MAYUMI!!- Irina, che aveva visto la scena di sfuggita, abbandonò il suo combattimento con Akio (dopo avergli infilato una ginocchiata sullo stomaco a tradimento) e corse dall'amica.
-SHIROU COSA CAZZO HAI...- ma quando fu davanti a loro, si accorse che la scena era diversa e presentava più personaggi.
Mayumi giaceva a terra, l'orecchio coperto da sangue denso che sgorgava a fiotti da un taglio alla testa, bagnandole anche la guancia sinistra. Shirou le stava accanto con gli occhi spalancati che vagavano tra gli alberi come palline impazzite.
-Merda...- bofonchiò Mayumi, scacciò la mano di Shirou e si rialzò traballante. La testa le pulsava e aveva i pensieri e la vista confusa, tuttavia anche il suo guardo vagava allarmato tra gli alberi.
Accorse anche Akio e fu allora che scoprirono di essere accerchiati da tre uomini.
Avevano tutti e tre un corpo massiccio e la pelle cadaverica, così pallida e lacera da sembrava inesistente, indossavano una tenuta nera elegante, decisamente fuori luogo per il posto.
Gli occhi rossi li guardavano penetranti, malvagi e senza vita.
-Ditemi che fanno parte dell'addestramento – sussurrò Akio.
-Idiota, stavano per ammazzare Mayumi!- gridò Irina rifilandogli una gomitata. Si ritrovarono tutti e quattro schiena contro schiena, con le armi puntate a difesa davanti a loro.
Uno degli uomini aprì il palmo della mano e su esso comparve un altro pugnale, nero come la pece, identico a quello che ora giaceva tra l'erba tinta di rosso. Lo scagliò, questa volta verso Irina.
La ragazza cacciò un potente gridò quando vide la spada di Akio passarle davanti al viso a proteggerla. Il grosso pugnale cadde ai suoi piedi. Se non fosse stato per l'amico, di sicuro a quest'ora lei sarebbe morta, trafitta in piena fronte da quella lama.
-A quanto pare dobbiamo allearci e sconfiggere 'sti tizi per un po'...- bofonchiò il ragazzo stringendo i denti nell'ennesimo sorriso diabolico – E se muori...dopo non saprò con chi lottare...-
Irina spalancò leggermente la bocca, il taglio sulla guancia bruciava ancora, questa volta più forte e sentiva le guance andare a fuoco. Scrollò le spalle e scosse la testa, tornò a fissare i suoi tre nemici e con sua grande sorpresa, le parole che stava per urlare vennero fuori dalla bocca di Akio.
-È ORA DI UCCIDERE!!- e gli uomini si lanciarono all'attacco.






Star sbuffò continuando a lanciare occhiate malvagie verso i suoi due compagni, che camminavano al suo fianco chiacchierando come se nulla fosse. Tre tutti gli inetti del suo gruppo, le erano capitati i due peggiori con cui fare coppia.
-Bambola, ascolta...- cominciò Afuro con voce sommessa – Siamo capitati nella stessa squadra, quindi ora fattene una ragione e non tenere il broncio, non ti rende affatto attraente!-
Star accelerò il passo, sempre più rigido e arrabbiato, calpestando radici e erba come se volesse far fuori anche loro, oltre che ai suoi compagni.
-Stai zitto!- abbaiò – Se non vuoi che ti ficchi una freccia dove non batte il sole!-
-Ammirevole la tua cattiveria!Ne sei davvero capace?- la canzonò di nuovo il biondo.
-Vuoi vedere?!- Star fece una giravolta su se stessa e scoccò in un millesimo di secondo una delle frecce rosse presenti nella faretra. Dalla bocca di Afuro uscì un versetto stridulo, quando vide l'oggetto sfiorargli l'orecchio e anche Hera, l'amico, si immobilizzò.
Tuttavia la freccia non era diretta a loro, bensì a un bersaglio qualche metro più lontano, che colpito, cadde a terra dentro un cespuglio.
Star li guardò con un un grosso sorriso compiaciuto e con gli occhi gelidi che luccicavano.
-E questo non è niente!- sentenziò prima di rimettersi a camminare più in fretta di prima.
Da quel momento in poi, i due ragazzi non parlarono più, ma si limitarono a starle dietro e fare il loro dovere (come la corvina aveva imposto) segnalando bersagli da abbattere.
Ben presto, quel tratto di bosco si ritrovò stra pieno di punti per la squadra rossa, lasciando ben poco per l'avversario in giallo.
Si fermarono in un piccolo spiazzo e si sedettero a riprendere fiato su un tronco caduto.
Star continuava a sogghignare, era piuttosto soddisfatta del lavoro, ma aveva ancora la forte esigenza di conficcare qualche altra freccia da qualche parte.
-Credo abbiamo finito i bersagli...- disse Hera - ...Dovremmo spostarci altrove...-
-Hai ragione!- Star si alzò di scatto, spazzolandosi via dai pantaloni dei pezzetti di muschio -Muoviamoci, torniamo a fare piazza pulita di bersagli!-
-Non potremmo riposarci...un altro po'?- domandò Afuro sospirando, ma la corvina non lo sentì.
Star drizzò le orecchie, irrigidendo la schiena come una statua, gli occhi fissi verso un punto lontano, tra il folto degli alberi.
-Arriva qualcuno...- annunciò a voce bassa, pensante - ...qualcuno...sta arrivando...-
I due ragazzi scattarono in piedi, afferrando in contemporanea le loro armi, due grossi coltelli dalla lama seghettata e il manico color terra.
-Cosa facciamo?- soffiò Afuro dietro di lei, di nuovo Star non rispose.
La ragazza chiuse gli occhi e affidò tutto ai suoi sensi, rilassò i muscoli solo quando sentì qualcosa tintinnare in lontananza.
I due ragazzi la videro sospirare e annuire, sempre ad occhi chiusi, fin quando il suono non giunse anche alle loro orecchie. Lo scampanellio indicato dai professori, Ulpin o la Heart dovevano essere nei paraggi, nessun pericolo per fortuna.
-Sono solo...- ma i quel momento un ruggito si fece strada dietro di loro, scuotendo le fronde degli alberi e facendo volare via i pochi uccelli.






Aki stringeva l'elsa della sua sciabola dorata, le mani graffiate e il volto ferito e coperto di terra.
Touko le stava davanti, perfettamente pulita e tranquilla, con un sorriso.
-La squadra rossa deve vincere, dammi la spada Aki e lasciami prendere il punto...- parlò la rosa alzando le spalle – Così potrai smettere di combattere!-
Aki sentiva il cuore batterle furiosamente nel petto, da una parte voleva davvero gettare la spada e correre via, dopotutto combattere non era servito, provarci le aveva solo fatto male. Ora si ritrovava con tagli e chiazze di terra sui vestiti, stava facendo una pessima figura con Jul, che credeva in lei più di quanto non facesse se stessa. Si stava rendendo ridicola.
-Io...- le mani le tremavano, non riusciva più a pensare . Jul se ne stava appoggiata ad albero a braccia incrociate e non sembrava accennare a parlare o ad incoraggiarla.
-Scusa, ma no – se avesse esitato un secondo di più, di sicuro Touko si sarebbe trovata senza la testa, perché il fendente che Aki mirò con la sciabola, aveva una precisione millimetrica.
Volarono delle scintille, le lame cozzarono insieme, Jul cacciò un fischio di ammirazione.
Il sudore luccicava sulla fronte della Kino, mentre faceva leva sull'elsa e con un movimento del polso spingeva indietro Touko. Accadde in un attimo, Aki si tuffò in avanti approfittando di una distrazione della compagna, con una finta riuscì a farle cadere la spada ai piedi.
Aki rimase a bocca aperta per qualche secondo, incapace di realizzare quello che era successo.
Le braccia le bruciavano per lo sforzo, aveva il fiato mozzato e i capelli spettinati dal vento; ma almeno aveva vinto e la spada di Touko era ai suoi piedi.
Anche la rosa se ne stava ferma lì davanti, rigida e scioccata per aver perso, sul suo viso stava una smorfia seccata.
-Touko, la fascetta prego!- data la situazione di silenzio, Jul intervenne e in due falcate raggiunse la ragazza e le strappò dalla spalla la piccola strisciolina rossa.
-D'accordo...- Touko si chinò a raccogliere la spada – Sarà per la prossima volta...Aki – poi si girò e si allontanò nella boscaglia con molta tranquillità.
Jul sorrise maliziosa sventolando davanti a gli occhi di Aki il pezzetto di carta rossa.
-Sei in gamba, non sottovalutarti...congratulazioni Aki!- gliela attaccò sulla spalla sinistra, mentre un grande sorriso ora compariva sul viso affaticato della verde.




Irina scattò in avanti fiancheggiata da Mayumi.
Le due spade rotearono in aria e si andarono a scontrare contro quella di uno dei tre uomini, anche questa volta comparsa a comanda nella sua mano. Saltarono indietro per la forza di repulsione che dava quell'individuo, strinsero i denti.
Un pugnale volò dalla mano di Shirou sfrecciando nell'aria, ma il suo avversario riuscì a schivarlo con estrema e disumana velocità. Questo contrattaccò lanciando a sua volta altri due pugnali, che si incrociarono a mezz'aria formando una x. Shirou si abbassò per un soffio, senza però poter evitare il taglio di alcune ciocche grigiastre.
Anche Akio sembrava in difficoltà con il suo avversario, decisamente quei tre tizi sbucati dal nulla non sembravano umani e sicuramente non si sarebbero fermati a una sconfitta banale.
Il grido di Irina riecheggiò come un eco, screziato dal dolore e per metà rimasto nei polmoni.
Cadde a terra, stringendo ancora il suo macete, la spalla che sanguinava copiosamente, trafitta appena da un pugnale, lanciato tradimento da un altro uomo, l'avversario di Akio precisamente.
Gli occhi di Mayumi si spalancarono per la rabbia, le mani si riscaldarono intorno all'elsa della katana, come un corrente elettrica ricca di energia, la ragazza menò un fendente.
La lama attraversò il corpo dell'uomo da parte a parte, ma da esso non ne uscì sangue, anzi... scomparve dal nulla in una nuvola di fumo nero.
-BASTARDO!- Akio si girò verso il suo uomo, gli occhi furenti ridotti a due fessure e il viso furibondo. Alzò la spada nera e con un colpo secco e preciso fece fuori anche il suo avversario, dissolvendolo in una nube nera.
-Irina!!- Il castano corse verso la compagna, che cercava di rialzarsi boccheggiando piano.
Gli occhi verdi e luminosi avevano assunto una sfumatura cupa e la pelle perdeva piano piano il suo colore. La ferita non sembrava così profonda, ma era evidente che il dolore era gigante e il sangue che usciva a fiotti scorreva sul braccio della ragazza.
-Va ad aiutare Shirou! Qui ci penso io!- ordinò Akio con fermezza. Mayumi boccheggiò qualcosa per risposta e, ancora piuttosto scioccata si allontanò per soccorrere Shirou con l'ultimo avversario.
-Sto bene...lascia...lascia perdere...- disse la Redfox con estrema lentezza, le parole uscivano con grossi respiri affaticati e le labbra secche tremavano. Si reggeva il braccio, ma non aveva ancora osato guardare la ferita.
-Idiota!Lasciami fare o morirai dissanguata!- Akio strinse i denti e strappo l'orlo finali dei pantaloni con l'aiuto della spada, per poi fasciarlo con impacciata delicatezza sulla spalla della compagna.
-È stato un colpo ba...ahi- si scansò appena, sentendo la spalla pulsare più forte.
-Zitta stupida! Conserva le forze per tornare al castello!- la ammonì Akio, rifinendo la fasciatura, che seppure improvvisata, sembrava reggere.


L'ultimo nemico rimasto, sembrava quello più forte e tenace, difatti Shirou non riusciva ad ucciderlo neanche con l'aiuto di Mayumi.
Erano spalla contro spalla, la katana tesa davanti alla ragazza e i due pugnali stretti in mano del ragazzo. Gli occhi dell'uomo in nero, erano ancora più rossi e infuocati; la sua immagine tremolava con un ologramma, mentre nella sua mano appariva un altro grosso pugnale.
-Non ti permetterò di ferire ancora qualcuno!- con un gesto improvviso, Mayumi scattò in avanti, pronta a fronteggiare da sola il grosso avversario.
-Mayumi aspetta!- Shirou gridò invano perché la ragazza si era già lanciata in un combattimento corpo a corpo contro quello strano essere dall'aspetto umano, ma decisamente magico.
La ragazza sentiva la katana bruciare sotto il suo tocco, ad ogni passo, ad ogni schivata repentina, l'energia cresceva dentro di lei e il calore dell'arma si intensificava.
L'uomo, dal canto suo, cercava di ucciderla con una pioggia di affilati pugnali, lanciati con estrema precione; Mayumi però riusciva a schivarli tutti, procurandosi solo leggeri tagli sulle braccia.
-Sta attenta!- Shirou fece per intervenire, quando la situazione cambiò.
L'ultimo pugnale lanciato colpì il bersaglio e anche Mayumi cadde in ginocchio.
L'arma sfregiata dal sangue affondò nell'erba ispida del bosco, macchiata anche dal sangue che aveva cominciato a uscire dalla coscia della rossa. L'uomo si avventò contro la Sakamoto, la lama argentea in alto sopra di lei, pronta a trafiggerla e a metterla a tacere per sempre.
-Se credi di aver vinto così ti sbagli...- sussurrò la ragazza, prima che il pugnale le oscurasse la vista.
-MAYUMIII!!!-
Il grido di Irina riecheggiò per tutto il bosco, acuto, stridulo e pieno di disperazione.
Dei campanelli presero a tintinnare più forte, il rumore degli zoccoli risuonò come un eco, mentre la disperazione si disperdeva nell'aria e i respiri si dissolvevano al vento.


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Angolo della Prima Cacciatrice:

Chiedo scusa per il ritardo, ma purtroppo d'ora in poi gli aggiornamenti saranno molto lenti...colpa, come al solito, della scuola -3-
Anyway, spero davvero di non avervi deluso con questo capitolo. Come vedete le cose stanno prendendo una piega strana e le vicende saranno ancora più intricate e confuse.
Nel prossimo capitolo vedremo se le cose finiranno bene, secondo voi ? u.u 
Ringrazio tutti coloro che lasciano una recensione per farmi sapere, e state tranquilli, nel prossimo capitolo apparirranno anche gli altri OC.
Baci!

-Elisachan

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