Gioventù relative

di reby
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gioventù relativa ***
Capitolo 2: *** Persone ***
Capitolo 3: *** Senza titolo ***
Capitolo 4: *** Sono un passato ***



Capitolo 1
*** Gioventù relativa ***


Lasciva la mia anima,

lascivi i miei dubbiosi

occhi sul mondo che cade.

Lampeggianti schermi in buie realtà

illuminano visi vuoti

di anni non vissuti,

già passati.

Gioventù silenziose come inferociti leoni morti.

Lentamente scivolano giù,

nel buio sempre più giù,

da dove non si risale.

Autrice:

So che non tutto è chiaro, perciò forse è meglio spendere due parole. 
Ho inteso i lampeggianti schermi come i display dei nostri smartphone che, nel buio della notte ma anche buio della vita che non viviamo, illuminano i nostri visi. Vuoti.

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Capitolo 2
*** Persone ***



Premessa.
Questa volta scrivo all'inizio per rendervi più chiaro il senso prima di leggere. Sono quattro righe che sento molto mie perché parlano di tutte quelle persone che vediamo passare davanti a noi e che non riusciamo ad afferrare, specialmente d'adolescenti: perché bloccati dalla timidezza, dalla vergogna oppure perché pensiamo sempre "ci sarà tempo". Ma parla anche di chi è entrato nella nostra vita, l'ha cambiata, ci ha trasformati e alla fine è andato via lasciandoci solo la voglia di cancellare tutto. (Scusate, premessa lunghissima per un componimento brevissimo!)





Persone perse,

persone mai avute,

a volte è come non averle

pur avendole avute.







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Capitolo 3
*** Senza titolo ***



Senza titolo.


Come farò,
nella breve -immensa- vita,
a trattenere in mani incerte
anni feroci
e anima ardente?

Veloce passa
la gioventù;
è vento in collina,
pioggia settembrina.
Un attimo è già sparita,
incolore, sbiadita.

Raccogliere brandelli
di cuori -pietra divenuti-,
aspetti paziente la canuta Era
mascherata da sorrisi
sparuti.



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Capitolo 4
*** Sono un passato ***




Sono un passato
che veloce svanisce,
piano perisce.
Inconsistente follia
di mente sola,
senza armonia.

Sono stata quella che ero,
ero quella sono,

Eoni passano,
giorni sfioriscono.
Io immobile li lascio assetati
nei loro vasi immacolati.

Non ho voce per dichiarare:
"Sono colpevole" e poi continuare:
"Giudice, qual è la mia pena?"
Ma ugualmente rispondo,
è nel cuore,
la pena.
Ed allora tremo,
appena.





Ritorno dopo anni ad aggiornare questa raccolta con una poesia scritta qualche mese fa e che ho ritrovato per caso oggi e deciso di rimaneggiare e pubblicare. Stavolta niente spiegazione, preferisco che ognuno ci legga dentro quello di cui ha più bisogno.
Alla prossima forse,
Sabrina


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