Destiny

di Chasity22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Salve a tutti. Questa è una storia diversa, una storia che mi è venuta in mente per caso e che si sviluppa da sola, man mano che la scrivo. Ognuno di noi ha le sue ship, beh, qui non ci saranno di questi problemi. Spero vi piaccia. Ricordate di commentare, se vi va, in modo da sapere cosa ne pensate. Grazie a tutti.

 

 
Mystic Falls.

 
-Ecco, è lei…- L'uomo fissava la giovane donna mentre entrava nel Mystic Grill assieme ad altre due.
-Quale delle tre?- La ragazza seduta accanto a lui scrutava le tre con attenzione, cercando di individuare l'obiettivo. Avevano una sola occasione e sbagliare non era contemplato.
-Quella di mezzo con i lunghi capelli scuri e gli occhi chiari.- Indicò l'uomo.
-Strano, avrei giurato fosse una bionda…-
-Bonnie Bennett, la tua calma in tutta questa situazione mi sorprende. Mi aspettavo maggiore resistenza e scrupoli di coscienza e invece…-
-Sta' zitto Damon! Non credere che mi piaccia quello che stiamo per fare, ma non abbiamo scelta. Siamo stati costretti a prendere misure drastiche, è un danno collaterale.-
-Bene Bonbon, non avrei saputo esprimermi meglio. Allora, qual'è il prossimo passo?- Damon si voltò verso Bonnie con un sorrisetto che alla ragazza faceva solo venir voglia di fargli venire un'aneurisma di quelli che non si sarebbe più dimenticato.
-Mi serve una ciocca dei suoi capelli e qualche goccia del suo sangue.-
-Perfetto, vado e torno!- L'uomo aprì la portiera dell'auto senza nemmeno farla finire di parlare.
-Damon!- Bonnie lo chiamò facendolo girare con un piede già sulla strada. - Qualche goccia, niente morsi, niente roba da vampiro, fa come se fossi umano per una volta vuoi?- Gli lanciò un'occhiataccia. -Ancora una cosa, tieni questa fiala, è il “suo” sangue, fa in modo che lei la beva, mettigliela in un drink.-
-Agli ordini streghetta.- Damon prese la fiala e se la mise in tasca, incamminandosi verso il Mystic Grill.
Bonnie osservava l'uomo allontanarsi, sospirando , con lo stomaco in subbuglio per l'agitazione. Stava per condannare una ragazza innocente che non aveva nulla a che fare con tutto il caos che circondava lei e i suoi amici, l'idea non le piaceva affatto, nonostante fosse l'ultima chance di tornare alla loro vita tranquilla. Sperava con tutto il cuore che il piano funzionasse, altrimenti si sarebbero ritrovati in guai seri.

 

 
-Smettila di avere quell'aria triste, mi stai deprimendo!-
-Mi dispiace, non lo faccio di proposito, non so che mi prende ultimamente.- La ragazza sbuffò, portando i gomiti sul tavolo e mettendosi le mani fra i capelli, reggendosi il capo.
-Sigyn, ti prego, siamo qui per festeggiare non per aver il muso!- Charlotte diede una pacca sulla spalla dell'amica, sorridendole. Era vero, avevano deciso di festeggiare la laurea anticipata di Sigyn, ma la ragazza in questione non era per niente in vena di festeggiamenti. Aveva ottenuto un risultato importante per il suo futuro eppure sentiva sempre come se una parte di sé mancasse, sentiva un vuoto dentro che non riusciva a colmare in nessun modo.
-Suvvia Char, sappiamo tutte cosa manca alla nostra cara amica.- Alexis guardò l'amica con un'espressione che Sigyn conosceva bene. Stavano per tirar fuori l'argomento 's'.
-Sesso! Ecco cosa ti manca!- “Come volevasi dimostrare” pensò Sigyn sospirando.
-Alex abbiamo affrontato quest'argomento da quando avevamo sedici anni, basta! Quando troverò l'uomo giusto per me allora accadrà, fino ad allora non ho intenzione di accontentarmi di meno!- Replicò la ragazza incrociando le braccia la petto.
-Ginny, mia cara, cara amica, hai ventuno anni, ti sei appena laureata in medicina alla Tulane in tempo record, sei la persona più intelligente che conosca, sei bellissima, hai un corpo da favola, hai un carattere d'oro. Che diavolo aspetti a farti un ragazzo???- Da quando erano diventate amiche alle scuole medie, Alexis non faceva altro che spronare Sigyn ad uscire con i ragazzi, affermando che non stava vivendo pienamente la sua giovinezza.
-Alex, dai, lasciala stare. Sai come la pensa, non c'è motivo di discutere ancora ed ancora. Il giorno in cui Ginny si concederà ad un uomo, saremo le prime a cominciare a cercare abiti da damigella per il suo matrimonio.- Charlotte non riuscì a finire la frase senza scoppiare a ridere, assieme ad Alexis. Ci mancava solo che si rotolassero per terra in mezzo al locale.
-Basta, cha diavolo! Ci guardano tutti! Sarei dovuta restare a New Orleans anziché tornare qui.-
-Ah ma smettila, non ci credi nemmeno tu. Sai bene che ti saremmo mancate.- Alexis colpì l'amica amichevolmente sulla spalla.
-Sì, certo finché ne sei convint..AHI! Ma che diavolo fai!?- Sigyn si voltò di scatto, portandosi una mano fra i capelli e guardando con rabbia l'uomo dietro di sé. - Mi hai tirato i capelli, idiota!-
-Ops, mi dispiace, devono essersi incagliati nella lampo della giacca, scusami.- L'uomo la osservò con un'espressione per niente dispiaciuta, anzi.
-Beh sta' attento!- Sigyn gli sibilò contro, voltandosi di nuovo verso le sue amiche. - Che deficiente!-
-Deficiente, maleducato o chicchessia, ma ha un culo non indifferente ed è anche molto attraente.- Alexis bisbigliò ammirando il suddetto sedere che si allontanava verso il bancone.
-Non avevo dubbi che ti sarebbe piaciuto un idiota del genere.- Sospirò Sigyn.
-Piace anche a me se è per questo, ed io non sono Alex.- Rise Charlotte.
-Ehi! Mi dichiaro offesa!- Rispose Alexis fingendosi tale.

 
Le ragazze tornarono ai loro discorsi per niente consapevoli degli occhi puntati su di loro, su di una di loro in particolare.
Damon osservò Sigyn alzarsi per andare alla toilette, avendo ascoltato la loro conversazione con il suo udito da vampiro. Si materializzò senza farsi vedere davanti alla traiettoria che aveva preso la ragazza e la urtò 'per caso' , graffiandola con un ago sul dorso della mano, facendola urlare.
-Ahi, ma che! Ancora tu?!- Se avesse potuto avrebbe incenerito l'uomo davanti a lei, uomo che per due volte di fila l'aveva infastidita quella sera. Quest'uomo lo stava iniziando a detestare e nemmeno lo conosceva!
-Mi dispiace, mi dispiace davvero.- Damon si scusò nuovamente, fingendo un minimo di rimorso.
-Accidenti mi hai graffiata, sta attento a dove vai!- La ragazza osservò il taglio sul dorso della mano che sanguinava, stringendola a portandosela al petto. -Toh! Sanguino, sarai contento adesso!- Rivolse uno sguardo di odio all'uomo che la fissava.
-Tieni, pulisciti con questo, è solo un graffio, non fare tante storie.- Damon le diede un fazzoletto, apparso 'magicamente' nelle sue mani. La ragazza lo afferrò e si pulì, prima di sollevare lo sguardo in quello dell'uomo.
-Se tu facessi più attenzione, certe cose non succederebbero! La prossima volta che farai? Mi ucciderai direttamente?-
-Esagerata, dai, per farmi perdonare ti offro da bere.-
-Te lo scordi, non ho intenzione di accettare nulla da te!- Rispose lei incattivita.
Damon sfoderò la migliore espressione da cucciolo bagnato e solo che Sigyn avesse mai visto. “Che idiota” pensò.
-Va bene, ma poi preferirei mi lasciassi in pace.-
-Affare fatto, bellezza.- Sorrise lui.
-E gradirei non mi attribuissi nomignoli.- Disse lei dirigendosi al bancone.
-Come vuole lei, signorina.-

 
Damon la fece accomodare al bancone e le ordinò da bere.
-Allora, possa sapere il tuo nome, signorina?- Le chiese flirtante.
-In teoria non dovresti prima dirmi il tuo, signore?-
-Damon Salvatore, al tuo servizio.- Disse lui facendo un inchino.
-Sigyn Lancaster.-
-Sigyn, che nome interessante, non lo avevo mai sentito.- Ammise lui incuriosito.
-Questo perché è un nome norreno, la mia famiglia ha origini vichinghe.- Rispose lei come fosse la cosa più ovvia la mondo. “Idiota e ignorante” pensò.
-Oh, tu guarda il destino..- borbottò lui.
-Che?- chiese lei non avendo sentito quello che Damon aveva appena detto.
-Ho detto che è incredibile, conoscere una valchiria.- Le fece un'occhiolino.
La ragazza stava seriamente pensando di alzarsi e mandarlo a quel paese, ma l'arrivo dei loro drink la bloccò. Entrambi presero il loro bicchiere in mano e lo alzarono per un brindisi richiesto da Damon.
-Ai vichinghi allora, salute!- disse lui, facendo battere i loro bicchieri e osservando lei mentre mandava giù il suo drink tutto d'un fiato.
-Che strano sapore...sa di metallo.- Sigyn scosse il capo, confusa dal sapore del suo drink. -Bene, mi hai offerto da bere, addio!- Si alzò e tornò dalle sue amiche che li avevano osservati per tutto il tempo.
Damon si alzò, sorrise soddisfatto verso la figura della ragazza che ancheggiava involontariamente verso le sue amiche e si diresse come una saetta al di fuori del locale, comparendo in macchina accanto ad una spaventata Bonnie.
-Dio mio! Mi hai spaventata a morte!-
-Scusa streghetta, ecco a te.- Le passò il fazzoletto intriso del sangue della ragazza e i suoi capelli. -Tipetto interessante, secondo me andreste d'accordo, avete entrambe un'avversione per me.- Disse lui beffardo. Bonnie si sentiva già abbastanza in colpa, non aveva bisogno di provare simpatia per la ragazza quando stava per mandarla ' all'altro mondo'.
-Dà qua.- Bonnie prese il necessario e aprì il suo grimoire , iniziando a cantilenare sotto lo sguardo attento di Damon. O la va o la spacca.

 
Sigyn iniziò a sentire un ronzio nelle orecchie, ronzio che si faceva sempre più forte man mano che il tempo passava. Si scusò con le sue amiche dicendo di essere stanca e che sarebbe tornata a casa ed uscì dal locale. Barcollava, reggendosi al muro mentre cercava di arrivare alla sua macchina, non capendo cosa diavolo le stesse succedendo. Fece un passo avanti per attraversare il marciapiede e sentì le sue gambe venir meno, cadendo, preparandosi all'impatto. Due forti braccia la avvolsero, sollevandola come fosse una piuma e tirandola su, sentendo la sua schiena premuta al petto di qualcuno. Si voltò per vedere il suo soccorritore e ringraziarlo, incontrando due occhi azzurri quasi grigi sotto il chiarore della luna che la stavano scrutando come fosse acqua nel deserto. Sigyn abbassò lo sguardo sulle labbra piene di lui, socchiuse e rosee sul procinto di parlare quando la testa iniziò a girarle come fosse in un vortice, finché non sentì più nulla, il buio completo e la sua coscienza che veniva portata lontano

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Futura Mystic Falls, 1000 anni nel passato.

 
Aveva la testa pesante, come fosse il sintomo della peggior sbornia che avesse mai preso. Tutto il suo corpo, in effetti, era pesante ed indolenzito. Aprì gli occhi, richiudendoli immediatamente per la luce del sole che le illuminava il volto. Tutti i suoi sensi si stavano a poco a poco risvegliando: udito, sentiva il cinguettio degli uccelli e il frusciare dei rami degli alberi; olfatto, sentiva l'odore di terra e di natura che la circondava; tatto, sotto di sé era freddo e umido ed era come se avesse aghi di pino che le pungessero la pelle attraversando il vestito leggero che indossava; gusto, aveva la bocca secca con il retrogusto metallico di quel drink che le aveva offerto Damon; vista, aprì di nuovo gli occhi, adattandosi alla luce e per poco non le venne un infarto. Era nel mezzo di una foresta, una stramaledetta foresta! Si sollevò, mettendosi seduta e guardandosi meglio attorno. Non riconosceva il luogo in cui era, non aveva idea di dove fosse. Pensò al peggio e guardò per bene in che condizioni era : i suoi vestiti erano al loro posto, era già qualcosa. L'idea che qualcuno potesse aver abusato di lei era la prima a cui aveva pensato, considerato il suo passato. Si tirò su a fatica e iniziò a fare respiri profondi, cercando di evitare l'attacco di panico che avanzava prepotente dentro di lei. Era un medico, per la miseria, doveva mantenere la calma! Scrutò attorno a sé, in cerca della sua borsetta. Niente. Che fosse stata aggredita da qualche ladro? Ma perché portarla in un bosco in quel caso? Doveva fare qualcosa, l'idea di restare lì le faceva solo perdere quel poco controllo che le rimaneva.
Iniziò a camminare per il bosco, senza meta, le sembrava di girare intorno, i tacchi le facevano male, aveva sete, i suoi capelli erano pieni di aghi di pino, aveva fame e l'attacco di panico era dietro l'angolo. Si poggiò ad una roccia e si sfilò i tacchi , tenendoli in mano e camminando scalza sperando di non schiacciare del vetro. Ci mancava solo che si ferisse! L'odore di terreno bagnato e il rumore di acqua corrente che sentiva in lontananza le diede un minimo di speranza in quello che sembrava essere un incubo da cui non riusciva a svegliarsi. Sorrise e iniziò a correre verso quella direzione, arrivando senza fiato davanti alle rive di un lago. Cadde sulle sue ginocchia e iniziò a tirar su acqua con le mani, bevendo quanto poteva, fregandosene del suo buonsenso che le ricordava che l' acqua sicuramente era piena di agenti chimici e che stava per prendersi probabilmente una salmonellosi, al meglio. Finalmente sazia, quasi non bevesse da una vita, sollevò lo sguardo per guardare meglio i dintorni. Le sembrava di riconoscere il posto, come se ci fosse già stata. Somigliava al lago dove , da bambina, lei e le sue amiche andavano in campeggio, ma mancavano le strutture e tutto il resto, perciò escluse l'idea. Eppure l'isolotto al centro del lago era identico a quello che ricordava. Osservò l'acqua, era così limpida e incontaminata, tutta la natura attorno a lei sembrava essere intatta, come se non esistesse inquinamento , come se questo posto fosse immune dalla contaminazione. “Persino il cielo sembra più limpido”, pensò fra sé. Tutto ciò non aveva senso. Prese dell'acqua e se la buttò sul viso per svegliarsi. Doveva essere un incubo, stava sognando, sicuramente, non poteva star accadendo a lei tutto questo, non aveva già avuto la sua dose di orrore nella vita? Non era abbastanza quello che le era successo? Batté coi pugni chiusi sulla riva del lago, facendo schizzare l'acqua. Era stanca, troppo stanca per essere lucida e per tenere sotto controllo il marasma che provava. Iniziò a piangere, smarrita, sola, spaventata, senza sapere cosa fare. Singhiozzava disperata finché non avvertì una presenza dietro di sé. Era terrorizzata, non sapeva se girarsi o restare immobile. E se fosse la persona che l'aveva portata lì? Se fosse tornato a farle del male? Si fece coraggio, prese un respiro profondo e si voltò. Ancora una volta erano due brillanti e vivi occhi azzurri a incontrare quelli di lei. Aveva già visto quegli occhi , ne era certa.

 
Niklaus si recava al lago con suo fratello Elijah. Quella mattina Mikael aveva ordinato ai due di pescare, mentre lui, Finn, Kol ed Henrik sarebbero andati a caccia di selvaggina. Inutile dire che non aveva mancato di ricordare a Niklaus quanto lui fosse incapace perfino di provvedere da solo alla pesca, imponendo ad Elijah di seguire quell'incapace del fratello, sotto lo sguardo impassibile di Esther. Lungo la strada i due si erano separati, Elijah doveva prima provvedere alla legna e poi lo avrebbe raggiunto. Niklaus cercava di non pensare troppo alle parole meschine che Mikael gli rivolgeva ogni momento di ogni giorno della sua vita, eppure esse non facevano altro che annidarsi dentro di lui, nel profondo della sua anima. E se Mikael avesse ragione? Se lui fosse davvero indegno, come suo padre ripeteva? Con questi pensieri che gli giravano in testa, non si accorse subito della esile figura accovacciata davanti alle rive del lago. La prima cosa che notò erano dei lunghi capelli scuri, quasi neri,con il sole che dava loro dei riflessi ramati su tutta la loro lunghezza. Notò due spalle nude che sembravano sobbalzare su e giù, scendendo con lo sguardo su tutta la schiena, coperta più della metà da onde di capelli, fino a posarsi sul fondoschiena sotto cui spuntavano dei delicati piedi nudi. Si avvicinò alla figura di donna che gli stava davanti, notando dall'immobilizzarsi di lei, che la fanciulla doveva aver sentito la sua presenza. La fanciulla si voltò, tirandosi in piedi e Niklaus rimase fulminato sul posto. Era come se un fulmine lo avesse colpito, come se ogni sua terminazione nervosa fosse stata allarmata. Lei era bellissima, la luce del sole brillava sul suo vestito bianco e le dava un'aurea eterea, la sua pelle era chiarissima e i suoi occhi color cielo facevano un netto contrasto con i suoi capelli scuri. Notò che stava piangendo, aveva gli occhi rossi e leggermente gonfi, le guance rigate da lacrime e le sue labbra, le sue splendide carnose labbra a cuore stavano tremando. Era come imbambolato da quella visione che aveva davanti. Si destò dal suo stupore e fece un passo avanti, verso di lei.
-Signorina sta bene?- Le chiese dolcemente, facendo un altro passo verso di lei. La fanciulla davanti a lui non rispose, si limitava a fissarlo. -Signorina...si sente bene?- Chiese ancora una volta, accorciando le distanze, standole praticamente ad un braccio di distanza.
-Io non...non saprei…- Niklaus sentì la melodia che era la sua voce in quello che era solo un sussurro.
-Ha bisogno di aiuto?- Posò la mano sulla sua spalla, notando il calore che lo invase in quello stesso istante, che saliva dalla loro pelle a contatto , lungo la mano, il braccio e si spargeva in tutto il suo corpo. Inspirò.
Sigyn si rilassò improvvisamente, come se quel contatto avesse placato il caos dentro di lei, o per lo meno lo aveva attenuato. Guardava fisso nello sguardo del ragazzo davanti a lei, finché non lo osservò meglio. Aveva lunghi capelli dorati, annodati dietro al capo in modo che le ciocche frontali non cadessero sul viso; aveva un lieve accenno di barba, così poca che fosse stata più lontana non l'avrebbe nemmeno notata; la sua espressione era preoccupata, le sue labbra schiuse come se stesse prendendo fiato. Ciò che la colpì maggiormente fu il modo in cui quell'uomo era vestito. Sembrava uscito da un film medioevale. Sigyn si irrigidì, le mancava l'aria ancora una volta, iniziò a tremare.
-Va tutto bene, state tranquilla non voglio farvi del male, ve lo assicuro!- L'uomo cercava di tranquillizzarla , ma lei cadde sulle sue ginocchia, in preda al panico.
Niklaus non sapeva cosa fare. Si inginocchiò davanti alla fanciulla e la prese fra le braccia, dondolandola col suo corpo, passando la mano sulla schiena di lei come a confortarla ma non avendo idea di quello che faceva. Finalmente sembrò che la fanciulla si fosse calmata, le mani di lei stringevano la maglia di lui sui lati, come a volersi reggere. Sentì i respiri di lei farsi più profondi, stava certamente cercando di calmarsi.
Sigyn aveva trovato calma fra le braccia di quell'uomo sconosciuto, quell'uomo vestito in modo strano, quell'uomo con gli occhi più belli che avesse mai visto. Si rese conto della posizione imbarazzante in cui era e si allontanò da lui, guardandolo negli occhi. -Grazie…-
-Ce la fa ad alzarsi?- Chiese lui gentilmente, con la sua voce vellutata.
-Si , dovrei farcela…- Si sollevò lentamente, reggendosi a lui, che la aiutava ad alzarsi.
Niklaus notò solo in quel momento l'abbigliamento della fanciulla. Le sue spalle e le sue braccia erano scoperte. Le sue gambe, al di sotto del ginocchio, scoperte anch'esse e aveva una scollatura che mostrava accenni dei suoi seni. Si sentì il viso in fiamme e si voltò dall'altro lato, imbarazzato. Appena si accertò che la fanciulla fosse in grado di reggersi, si allontanò da lei, tenendo lo sguardo basso e lontano dalla sua figura.
-Qualcosa non va?- Chiese lei allarmata dall'atteggiamento così distante di lui.
-Non voglio offendervi, signorina, ma il vostro abbigliamento non è consono, non dovreste farvi vedere in questo stato da nessuno eccetto vostro marito...-
Sigyn era sconvolta. Quest'uomo le aveva appena dato della poco di buono ma quello che la sconvolgeva ancora di più era che stava iniziando a fare due più due. “No, non può essere...non è possibile”. Continuava a ripetere fra sé e sé , come un mantra. Eppure tutto era troppo evidente. O questo era uno stupido e ben elaborato scherzo delle sue amiche, oppure si trovava in un'altra epoca. Il suo istinto non l' aveva mai delusa, ma in questo momento non voleva credere a ciò che le stava dicendo. Questa era la sua vita, la vita reale, non una puntata di Doctor Who!
Niklaus sentì il respiro di lei farsi più affaticato. Aveva forse esagerato? Si voltò e notò la fanciulla con il capo fra le mani che scuoteva la testa a destra e sinistra.
-Mi dispiace, non volevo offendervi o mancarvi di rispetto!- Cercò di scusarsi lui, sollevando le mani come in segno di resa.
-In che anno siamo?-
Niklaus aggrottò la fronte, non capendo il senso della domanda che la fanciulla gli aveva appena rivolto, ma rispose non di meno. - Siamo nell'anno 985 , mia signora.-
Sigyn percepì la terra venirle meno da sotto i piedi. Era peggio di un incubo, era la realtà. Ma come era successo? Come era possibile che al mondo potessero succedere cose del genere?
Niklaus si avvicinò a lei, posando la sua mano sulla spalla di lei, mentre con l'altra le alzava il mento per incontrare il suo sguardo. Sapeva che non avrebbe dovuto toccarla in quel modo, non era decoroso, ma in quel momento sentì che doveva farlo. Lo sguardo di lei era spaventato, terrorizzato addirittura. Lui non riusciva a capire cosa le stesse succedendo, il perché delle sue bizzarre reazioni.
-Niklaus!- I due si voltarono verso la terza persona appena apparsa sul ciglio della foresta.
-Ayana…- L'uomo additò la donna.
Sigyn restò in silenzio ad ammirare la donna che si avvicinava a loro. Era una donna di colore, di mezz'età, vestita con una lunga veste scura, con vari ciondoli e ninnoli. C'era qualcosa in lei che Sigyn non si spiegava, emanava un'aura potente.
-Ayana, ho trovato questa fanciulla mentre piangeva sulle rive del fiume…- Cercò di spiegare lui come a giustificarsi.
-Sò già tutto Niklaus, gli spiriti hanno conferito con me, raccontandomi del suo arrivo. Và, Niklaus, lasciaci sole.-
-Ma…- Provò ad aggiungere lui.
-Và, ho detto.- Interruppe la donna, castigandolo con lo sguardo per non averle obbedito subito.
Sigyn vide l'uomo, Niklaus a quanto pare, guardarla per un ultimo momento prima di allontanarsi e lasciarla sola con questa donna sconosciuta. Che diavolo stava succedendo!?
-Sò che hai molte domande, figlia mia, ma questo non è il luogo più adatto per delle risposte…- disse la donna pragmaticamente.
-Io non capisco, che mi è successo? Dove mi trovo? E tu chi diavolo sei??- finì la fanciulla urlando.
-Sii calma, figliola. Agitarsi non cambierà la tua condizione. Seguimi e risponderò come posso a tutte le tue domande.- La donna si voltò e iniziò ad incamminarsi verso la foresta.
Sigyn la fissò interdetta, immobile. Poteva fidarsi di questa donna misteriosa? C'era qualcosa di sensato in tutto questo? “Al diavolo!” decise di seguirla, peggio di così non poteva andare comunque.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


La donna condusse Sigyn in una capanna sul limitare di quello che le sembrava un villaggio primitivo, uno di quelli che studi sui libri di scuola. Era chiaro ormai che questo era reale, ma nonostante lo avesse accettato, ciò non le rendeva le cose più semplici. Era sempre stata una persona in grado di razionalizzare, ma a tutto c'era un limite! La prima cosa che notò, all'interno della capanna, erano le varie erbe che tempestavano quasi tutte le pareti. Notò il calderone sul fuoco in quello che sembrava una specie di camino; notò il semplice tavolo in legno di fronte ad esso e notò le pelli poggiate su un letto di paglia. “Dio mio!”. La donna le fece segno di accomodarsi e la ragazza lo fece in silenzio, ancora sotto shock.
-Io sono Ayana…- iniziò la donna senza tanti giri di parole. - Puoi definirmi come una strega, nonostante io lo consideri un temine dispregiativo per la mia gente.-
La risate isterica di Sigyn interruppe la donna, che la guardava seria, quasi offesa.
-Una strega? Sì, certo! Ed io sono mago Merlino!- disse la giovane continuando a ridere. Era tutto troppo assurdo.
Ayana la fissò e con un gesto della mano fece innalzare le fiamme al di sotto del calderone, facendo terminare efficacemente le risate della fanciulla che ora la guardava sconcertata.
-Bene, ora che ho di nuovo la tua attenzione…- disse la donna soddisfatta. - Sono una strega, serva della natura. Il tuo arrivo in questo mondo ha agitato gli spiriti, nonostante non abbia influito sull'equilibrio della natura.-
-Spiriti, equilibrio...non riesco a seguirti, non capisco nulla di quello che stai dicendo.-
-La natura ha in sé stessa un equilibrio che in nessun modo deve essere alterato, poiché ciò comporterebbe la distruzione di tutto ciò che è vita. Gli spiriti guidano le serve della natura, dette anche streghe, in modo che il loro operato non sbilanci mai l'equilibrio. Gli spiriti sono i nostri antenati, coloro che dimorano nell'altro lato, il luogo in cui le creature sovrannaturali dimorano per l'eternità dopo la morte.-
Sigyn la guardava come se le fosse spuntata una seconda testa, a bocca aperta e senza parole. Cercava di seguire il suo discorso, ma era troppo assurdo e a quanto pareva non faceva che peggiorare.
-Deduco dalla tua espressione che tu non abbia idea del mondo sovrannaturale che ci circonda.- Disse la donna come dato di fatto.
-No...non ho mai creduto a tutte queste stronzate, io sono una persona di scienza, non una chiromante di strada!- Replicò sconvolta, ma pentendosi subito.- Mi dispiace, davvero, non intendevo mancarti di rispetto ma...è tutto troppo strano e non capisco dove mi trovo e tu sei qui di fronte a me a raccontarmi tutto questo e una parte di me continua a dirmi che sto sognando.- Ecco, aveva iniziato a perdere la testa ancora una volta!
-Sh, sh, sh…- la donna prese la fanciulla per le spalle. - Lo capisco, capisco quanto tutto ciò possa sembrarti strano, ma non è un sogno, è la realtà e prima riuscirai ad accettarlo, prima potrai andare avanti.-
Sigyn la guardò negli occhi e prese un respiro profondo, cercando di calmarsi. Non le serviva a nulla dare di matto.
-Bene figliola, adesso arriviamo al punto cruciale.- Si sedette di fianco alla giovane, prendendole le mani. -Qualcuno ti ha inviata indietro nel tempo, gli spiriti non hanno risposte sul perché o sul come potrai tornare al tuo tempo, ma ti aiuterò io, non temere.-
-Stai dicendo che non potrò più tornare a casa?Che dovrò restare a mille anni lontani da casa?- Urlò presa nuovamente dal panico.
-Mille anni…- Ripeté Ayana, sorpresa. - Figliola, ogni incantesimo ha un suo scopo. Sono sicura che una volta compiuto ciò per il quale sei stata mandata qui, allora tornerai a casa. Fino ad allora resterai con me, non temere.-
-Ma quale scopo? Io non ho idea di chi mi abbia fatto questo , né perché! Perché io? Cosa avrò fatto di male?-
-Queste sono domande alle quali non ho risposta temo, mi spiace.- Ayana abbassò lo sguardo dispiaciuta.
Sigyn si resse il capo fra le mani, con i gomiti sul tavolo e chiuse gli occhi, inspirando ed espirando ripetutamente. Era bloccata nel passato, con una strega, senza sapere né come , né quando e né se sarebbe mai riuscita a tornare a casa. “Ok, ce la posso fare, ce la posso fare. Sono una tosta, ce la posso fare!”.
-Quale è il tuo nome?- Ayana le chiese ridestandola dai suoi pensieri.
-Sigyn.-
-Sigyn. Devi essere una nostra discendente dunque.- Ayana notò l'espressione interrogativa sul volto della fanciulla e continuò. - Molti degli abitanti del villaggio, anzi della zona, vengono dalla Scandinavia. Siamo tutti nati lì, eccetto le nuove generazioni , ovviamente. Abbiamo sangue vichingo in noi, come te. Il tuo è il nome della dea Sigyn, moglie di Loki, dea della lealtà. Mi chiedo se questa non sia una coincidenza.- Spiegò lei, bisbigliando l'ultima frase.
-Sò da dove viene il mio nome e da dove viene la mia famiglia. Probabilmente i miei antenati sono qui…- Questa poteva essere l'unica nota positiva in tutto questo caos.
-Resterai con me, sotto al mio tetto. Ti istruirò su come comportanti in quest'epoca.- Ayana la scrutò da capo a piedi.- E ti darò degli abiti con cui coprire il tuo corpo.-
-è la seconda volta oggi che qualcuno mi addita come una poco di buono!- Esclamò Sigyn. - Vorrei far presente che, da dove vengo io, il modo in cui sono vestita viene considerato molto casto! C'è gente che mostra molto di più!- Sbuffò la fanciulla, stizzita.
-Per gli dei, il mondo deve essere andato in rovina dunque.- Rispose Ayana con il sorriso sulle labbra.- Se ti riferisci al ragazzo che era con te, egli è Niklaus, terzo figlio di Mikael ed Esther. Esther è mia discepola ed amica, ma gradirei discrezione da parte tua. La tua condizione deve rimanere conscia solo fra me e te, nessun altro, sono stata chiara?-
-Chiarissima, non voglio alterare l'equilibrio o che so io.-
-Vedo che hai capito ciò che ti ho spiegato, sei una fanciulla forbita.-
-Sono un medico laureato, non sono una sciocca qualsiasi.-
-Un medico laureato?- Chiede Ayana confusa.
-Si, un medico, quelli che curano le persone, hai presente?-
-Conosco il concetto di medico, Sigyn, è laureato che non capisco.-
-Vuol dire che ho studiato molto per diventare dottore, che vengo riconosciuta come un dottore adesso che sono laureata. Ah, lasciamo stare.-
-Di dottori donne ne abbiamo molto bisogno, in questo villaggio ne siamo sprovvisti. Da oggi sarai una levatrice, poiché dire che alla tua giovane età tu sia un dottore attirerebbe troppi sospetti. Inventeremo una storia in modo da spiegare il tuo arrivo. Diremo che i briganti ti hanno aggredita e derubata, in modo da spiegare il tuo stato nel momento in cui Niklaus ti ha conosciuta.-
Restarono a parlare fino a sera, in modo da poter iniziare la normale routine del villaggio dalla mattinata successiva. Ayana le spiegò come comportarsi nel villaggio, le spiegò il suo ruolo come donna e le sue mansioni, le promise che le avrebbe insegnato la medicina del tempo, fatta di rimedi ed erbe più che medicinali come lei conosceva. Misero a punto una storia credibile, lei sarebbe stata la figlia di una cara amica di Ayana nel vecchio mondo, mandata dalla madre per essere istruita nelle arti magiche, nonostante non fosse una strega. Avrebbe detto di essere stata istruita come levatrice nel suo vecchio villaggio ed avrebbe aiutato Ayana in caso di necessità. Ayana le diede una veste simile alla sua, il tessuto era tremendo, prudeva ed era ruvido, le copriva tutto il corpo ma a quanto pareva di questi tempi, se avesse tenuto il suo vestitino, sarebbe stata scambiata per una prostituta. E non era quello che voleva, affatto. Le fu preparato quelle che sarebbe diventato il suo letto, un giaciglio paglia e pelli dall'odore discutibile. Sigyn si stese e fissò il soffitto, lasciando uscire le lacrime e tutto lo stress che aveva tenuto dentro in quelle ore, promettendo a sé stessa che, dalla mattina successiva, sarebbe stata forte ed avrebbe affrontato tutto questo come suo solito, con raziocinio e senza dare di matto.

 
La mattina successiva Ayana la veglio dopo l'alba, decisamente troppo presto per i suoi gusti, ma qui funzionava così. Le diede un secchio e le disse di raccogliere l'acqua, in modo da poter preparare la colazione che a quanto pare era fatta di uova e una specie di brodaglia di cui preferiva non conoscere il contenuto.
La sera precedente Ayana le aveva mostrato come arrivare al fiume che scorreva poco lontano dal villaggio, fiume che finiva nel lago dove era stata trovata. Arrivata al fiume vide che non era sola, c'era una ragazza che stava riempiendo il suo di secchio e decisi di avvicinarsi. Avere un'amica non poteva poi essere male, no?
-Buongiorno…-Disse Sigyn notando di aver spaventato la ragazza. -Mi dispiace, non volevo spaventarti, scusami.-
-No, non fa nulla, buongiorno a te.- Replicò la ragazza. Era molto carina, sembrava più giovane di lei, una teenager decisamente. Era bionda con due penetranti occhi azzurri, il viso a cuore e dall'espressione dolce. -Non ti ho mai vista al villaggio…-
-Si, sono arrivata ieri. Sono Sigyn, piacere di conoscerti.- Allungò la mano verso la ragazza, sorridendole.
-Rebekah, piacere mio.- Rispose l'altra col sorriso. -Tu e la tua famiglia da dove venite?- Chiese curiosa.
-Oh, beh...da un villaggio molto più a nord, ma sono solo io. Mia madre mi ha mandata qui per perfezionare il mio apprendimento da levatrice…-Ricordare tutta la storia era già difficile, era meglio iniziare a dirla e a finirla il prima possibile.
-Sola? Una fanciulla sola in un villaggio?-Rebekah era sconvolta.
-Oh no, no, alloggia da Ayana, un'amica di mia madre, sono sotto la sua tutela.-
-Ayana? Dunque avremo occasione di vederci spesso. Mia madre è Esther, discepola di Ayana ed anche io sto apprendendo l'arte della magia.- Sembrava entusiasta di imparare “L'arte”. A quanto pareva in questo periodo storico ancora non erano iniziate le cacce alle streghe. Poverina non sa cosa l'aspetta in futuro.
-Aspetta se tu sei figlia di Esther allora sei…-
-Rebekah, Madre si chiede che fine tu abbia fatto, quanto ti ci vuole a raccogliere l'acqua?- Sentirono la voce di un uomo ed entrambe si voltarono, guardando l'intruso alle loro spalle.
-Si, Nik, ho finito, arrivo.- Rebekah prese il secchio e si tirò su, avanzando verso il fratello. -Voglio presentarti Sigyn. È nuova nel villaggio, è sotto la tutela di Ayana.- Spiegò contenta al fratello.
Niklaus e Sigyn erano fermi a guardarsi negli occhi, nessuno dei due proferiva parola.
-Nik?- Rebekah ridestò il fratello.
-Oh, si, scusa. Piacere di conoscervi, Sigyn, il mio nome è Niklaus.- Disse con un inchino lui, continuando a fissarla.
Rebekah guardava i due incuriosita dalla loro reazione. “Bene, promette veramente bene. Potremmo liberarci da quell'arpia di Tatia!

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