Unknown love.

di MartinsBieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What happened last night? ***
Capitolo 2: *** Invisible. ***
Capitolo 3: *** I don't like him. ***
Capitolo 4: *** First kiss. ***
Capitolo 5: *** Thank you. ***
Capitolo 6: *** Jealous. ***
Capitolo 7: *** The secret. ***
Capitolo 8: *** Drunk in love. ***
Capitolo 9: *** Forgive me. ***
Capitolo 10: *** The truth. ***
Capitolo 11: *** Together. ***
Capitolo 12: *** In your bed. ***
Capitolo 13: *** You're mine. ***
Capitolo 14: *** Problem. ***
Capitolo 15: *** Decisions. ***
Capitolo 16: *** It's not the end. ***
Capitolo 17: *** Birthday. ***
Capitolo 18: *** I'm a mess. ***
Capitolo 19: *** Get your attention. ***
Capitolo 20: *** Kiss me like you wanna be loved. ***
Capitolo 21: *** Finally together. ***
Capitolo 22: *** First time. ***
Capitolo 23: *** Bad blood. ***
Capitolo 24: *** Don't. ***
Capitolo 25: *** Escape. ***
Capitolo 26: *** Home is wherever I'm with you. ***
Capitolo 27: *** Trust. ***
Capitolo 28: *** Give me love. ***
Capitolo 29: *** The truth is finally out. ***
Capitolo 30: *** Struggle to resist. ***
Capitolo 31: *** Sweet lies. ***
Capitolo 32: *** Back for you. ***
Capitolo 33: *** Outside. ***
Capitolo 34: *** The last goodbye. ***
Capitolo 35: *** Be happy, without me. ***
Capitolo 36: *** Love me like you do. ***
Capitolo 37: *** Desperate. ***
Capitolo 38: *** The funeral. ***
Capitolo 39: *** Move on. ***
Capitolo 40: *** Don't wake me up from this daydream. ***
Capitolo 41: *** His best friend. ***
Capitolo 42: *** Waiting for you. ***
Capitolo 43: *** Fun. ***
Capitolo 44: *** Apologize. ***
Capitolo 45: *** I would do this for you. ***
Capitolo 46: *** Come with me. ***
Capitolo 47: *** Go and don't look back. ***
Capitolo 48: *** Never wanna leave you. ***
Capitolo 49: *** Miss you. ***
Capitolo 50: *** You'll always find your way back home. ***
Capitolo 51: *** Bad news. ***
Capitolo 52: *** The lucky one. ***
Capitolo 53: *** All you need is love. ***
Capitolo 54: *** Away. ***
Capitolo 55: *** Trip. ***
Capitolo 56: *** Don't be scared. ***
Capitolo 57: *** Remedy. ***
Capitolo 58: *** Wild. ***
Capitolo 59: *** Take care. ***
Capitolo 60: *** Touch me like you do. ***
Capitolo 61: *** Whispers. ***
Capitolo 62: *** What's past is past. ***
Capitolo 63: *** One and only. ***
Capitolo 64: *** Into you. ***
Capitolo 65: *** Side to side. ***
Capitolo 66: *** My destiny. ***
Capitolo 67: *** Not over. ***
Capitolo 68: *** Good news. ***
Capitolo 69: *** Shooting star. ***
Capitolo 70: *** How about forever? ***



Capitolo 1
*** What happened last night? ***


Primo capitolo.
                                                                    
 

 
Quella domenica mattina sembrava una come tante altre, la luce del sole penetrava dalle tende della mia camera facendomi svegliare.
Schiusi gli occhi, mi stiracchiai un po' quando sentii toccarmi qualcosa; mi girai di scatto e mi accorsi che c'era un ragazzo nel mio letto.
Saltai fuori in un secondo trattenendo un grido. Cosa diavolo significava? Chi era quel ragazzo? Aveva dormito tutta la notte affianco a me e, come se non bastasse, era a petto nudo. Uscii in fretta dalla mia stanza e corsi in quella degli ospiti, dalla mia migliore amica Amy e trovai anche lei a letto con un ragazzo. Mi avvicinai e la svegliai con forza, “che c'è?” brontolò, ancora con gli occhi mezzi chiusi. La tirai giù dal letto e la trascinai fuori dalla camera, “cos'è successo ieri sera? perchè c'è un ragazzo mezzo nudo nel mio letto?” sospirai in preda al panico, quasi urlando.
“ci avrei scommesso che non ti saresti ricordata, per quanto eri ubriaca ieri sera!” rispose Amy, grattandosi la nuca.
“rispondimi! chi è quello?” insistetti, gesticolando nervosamente con i miei capelli.
“calmati Ronnie, è solo uno dei tanti ragazzi che ieri erano alla festa a casa nostra” spiegò, per poi sbadigliare.
“non avremmo mai dovuto fare quella festa” brontolai, coprendomi il viso con le mani.
“era halloween, non si può non fare una festa ad halloween!” ridacchiò soddisfatta.
“secondo te.. io e lui.. abbiamo?” balbettai, preoccupata della sua risposta. Avevo davvero fatto sesso con uno sconosciuto?
“non lo so, ma con Liam ne varrebbe la pena” rispose ridendo.
“Liam? quindi questo è il suo nome?” brontolai, guardandomi intorno sperando che lui non si fosse svegliato.
“sì, è carino, vero?” 
“sì, è un bel nome..” alzai le spalle.
“non il nome, scema! lui!” esclamò.
“ah.. sì, è carino..” mormorai, sentendomi le guance arrossire, “ma ora come faccio a mandarlo via? probabilmente viene a scuola con noi, e non voglio che mi veda o tanto meno che sappia che sono stata a letto con lui!” gridai, in preda all'agitazione.
“tranquilla, tu nasconditi in bagno, ci penso io a mandarlo via non appena si sveglia, tanto devo mandare via anche Zayn” mi fece un occhiolino.
“e ora chi sarebbe Zayn?” chiesi, esausta.
“il figone che hai visto nel mio letto” ridacchiò tutta fiera di sé.
“oh dio Amy, sei sempre la solita! ma.. cosa dirai a Liam non appena si sveglia?”
“qualcosa mi inventerò, ora nasconditi!” insistette, spingendomi nel bagno. Avevamo sentito dei passi provenienti dalla mia camera, quindi probabilmente Liam si era svegliato.
Soltanto dopo mezzora di attesa riuscii ad uscire dal bagno. Amy mi avvertì che Zayn e Liam se n'erano appena andati, quindi ero libera; anche se ero ancora scioccata per quello che era successo.
Mi ero svegliata con un ragazzo mezzo nudo nel letto, dopo essermi ubriacata tutta la sera precedente ad una festa in casa mia.
“mi stai proprio contagiando” confessai tristemente.
“non ti ho costretto io a bere ieri sera” sbuffò Amy.
Lei era la mia migliore amica fin da quando ero piccola, i miei genitori vivevano in America ed io ero rimasta a Londra con mio fratello. Sembra strano, vero? Eppure no, i miei genitori ci avevano letteralmente abbandonati per la loro carriera.

La mattina dopo, a scuola, girovagavo per i corridoi insieme ad Amy.
“ehi, ma quello non è Liam?” mi chiese ad un tratto, dandomi una gomitata. Mi voltai di scatto e vidi quel ragazzo.
“oh mio dio! nascondimi!” lanciai un gridolino, gettandomi dietro le spalle della mia amica.
“non sono un armadio, non ce la faccio a coprirti più di tanto! e poi sta venendo verso di noi..” sussurrò a bassa voce. Iniziai a tremare per qualche strano motivo finché non sentii la sua voce a pochi centimetri di distanza. Così mi tolsi da dietro le spalle di Amy e mi misi al suo fianco, cercando di coprirmi il viso con i capelli. 
“ehi Amy, grazie ancora per ieri mattina” le disse Liam. Era davvero un bel ragazzo, non c'è che dire.
“grazie di cosa? figurati!” rispose lei.
Liam sorrise poi rivolse lo sguardo a me, “ehi, mi ricordo di te”
Il cuore stava quasi per esplodermi, “sì, anch'io! eri alla festa ieri sera?” chiesi, facendo finta di nulla.
A quanto pare anche Liam ieri aveva bevuto e non ricordava parecchio. Per mia fortuna.
“sì, quella a dire il vero è casa mia” sorrisi timidamente. 
“ah, davvero? non ti ho vista ieri quando mi sono svegliato.. Amy mi ha detto che mi avete fatto restare a dormire da voi perchè ero davvero ubriaco, quindi, beh, grazie” si inumidì le labbra, imbarazzato. 
“figurati! e beh, forse non mi hai vista perchè ho dormito sul divano” mentii.
“senz'altro.. beh, ci vediamo ragazze” rispose lui, per poi andare incontro a Zayn ed altri ragazzi.
“ci è mancato poco” sorrise soddisfatta Amy, facendo un sospiro di sollievo.
“già.. ma ancora non riesco a crederci” sospirai.
“a cosa?” chiese.
“non è da me andare a letto con uno sconosciuto” borbottai.
“può capitare, su! non farne una tragedia, dovresti divertirti più spesso” sorrise, mettendo il braccio intorno alla mia spalla, “ed è per questo che domani pomeriggio verrai con me a casa di Zayn..” 
“cosa? perchè dovrei venirci?” esclamai. Non era affatto una buona idea, tutto ciò che volevo era dimenticare quella festa.
“mi ha chiesto di andare, ha detto che ci sarà anche qualche suo amico, quindi io voglio portare te” alzò le spalle.
“no, non se ne parla” scossi la testa, decisa.
“su, fallo per me! Zayn mi piace parecchio..” fece un sorrisetto innocente.
“oh, e va bene! ma solo per un'oretta, poi ce ne andiamo” puntualizzai.

ti adoro, lo sai?” ridacchiò soddisfatta, trascinandomi in classe.
Oh, che strazio, cos'altro sarebbe successo?







                                                                                                     



 

Salve gente, che ne pensate della storia?
Beh, lasciate qualche recensione e vi giuro che continuo prestissimo! 

 

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Capitolo 2
*** Invisible. ***


Secondo capitolo.









Dopo la noiosa mattinata a scuola si prospettava un pomeriggio piuttosto stressante. Louis, mio fratello, era a lavoro, ed io e Amy eravamo già in cammino verso casa di Zayn. 

“okay, siamo arrivate” annunciò la mia amica, “adesso suono il campanello, sei pronta?” 
“non stiamo per fare una grande impresa, eh” sbuffai, premendo con insistenza il campanello.
“beh, pensavo fossi agitata” brontolò lei, guardandomi con aria piuttosto sorpresa.
“perchè dovrei esserlo?” alzai le spalle, fingendomi tranquilla. Ma ero agitata, eccome se lo ero!
La porta si aprì e mi trovai Liam di fronte. La mia bocca si spalancò senza che me ne accorsi, e i nostri sguardi si incrociarono per qualche secondo.
“per questo” mi sussurrò Amy all'orecchio, per poi salutare Liam con un abbraccio ed entrare in casa. Ancora scioccata per aver visto il ragazzo con cui ero andata a letto qualche sera prima, entrai, salutandolo con un timido sorriso.
“Zayn è di là, tra poco viene” disse ad Amy, che si accomodò sul divano come fosse a casa sua. C'erano anche altri ragazzi della nostra scuola.
“stai bene?” mi chiese Liam, scrutandomi con attenzione. Era la prima, o forse la seconda, volta che mi rivolgeva la parola.
“io? sì, perchè?” balbettai, evitando il suo sguardo puntato su di me.
“sei pallida” spiegò, sorridendomi dolcemente. 
“oh.. comunque sì, sto bene” mi limitai a rispondere, ancora guardando a terra.
“ehi” intervenne Zayn che era appena entrato in stanza, “ben arrivate” ci salutò, per poi stampare un bacio sulle labbra ad Amy.
Mi chiedevo come facessero ad essere 'amici' dopo quello che era successo tra loro la scorsa notte, insomma.. è strano.
“beh, non ci presenti le ragazze?” borbottò un tipo, seduto sul divano.
“lei è Amy, e lei è.. Ronnie, giusto?” mi chiese Zayn, in attesa di approvazione.
Annuii ed il ragazzo mi venne incontro, stringendomi la mano.
“piacere, Harry” mi sussurrò all'orecchio. Sorrisi timidamente e mi sedetti sul divano insieme agli altri. Stavano tutti chiacchierando tra loro; Zayn era con Amy, Harry chiacchierava con un biondino, che ad un tratto ruppe il silenzio:
“passata la sbornia dell'altra sera?” esclamò, riferendosi a Zayn e Liam.
Mi venne un colpo al cuore solo a sentirli parlare della scorsa notte. “fortunatamente sì, stavo a pezzi” borbottò Zayn.
“per non parlare di Liam..” intervenne Harry, prendendolo in giro con una risatina.
Mi portai una mano tra i capelli, facendo finta di nulla. Il cuore stava quasi per esplodermi dal petto.
“davvero, non è da te sbronzarti così” ridacchiò tutto fiero di sé il biondino. Mi sembra si chiamasse Niall.
Liam ricambiò la risata, poi si voltò verso me ed Amy.
“per fortuna loro mi hanno fatto restare a dormire, altrimenti non so in che condizioni sarei tornato a casa” confessò.
“ne è valsa la pena però, ti ho visto mentre eri con una bella mora” ridacchiò Harry, mentre tutti facevano versi da idioti. Un altro colpo al cuore. Amy si voltò verso di me per vedere se stessi bene, ed io annuii. Era come se io e lei comunicassimo col pensiero.
“te la sei portata a letto, eh?” ridacchiò Niall.
Tutti continuavano a schiamazzare e a fare strani versi, mentre io stavo morendo dentro. 
“non mi ricordo assolutamente niente di quella sera, ve l'ho detto” continuò a giustificarsi Liam.
“dai amico, ti abbiamo visto, ci davi dentro” ridacchiò Harry.
Tutti continuavano a ridere, anche Liam ricambiava, anche se era un po' imbarazzato. Non riuscii più a trattenermi e balzai in piedi dal divano. “scusate, torno subito” dissi, con aria turbata. Tutti rimasero in silenzio a fissarmi.
“okay” rispose Zayn. Entrai in bagno e mi lasciai scivolare sulla porta fino a terra. Cercai di trattenere le lacrime, ma era dura. Nessuno si ricordava di quello che era successo la scorsa notte, né Liam, né io, né nessun altro. Nessuno dei suoi amici mi aveva riconosciuta, eppure ero io la ragazza di cui stavano parlando poco prima. Ero davvero diventata invisibile?


“hey, stai bene?” chiese Amy, entrando in bagno.
“no, per niente” risposi con aria afflitta.
“senti, allora devi parlarne con Liam” mi consigliò, sedendosi a terra accanto a me.
“stai scherzando? non deve sapere niente” scossi la testa, coprendomi il viso con le mani.
“ma perchè no? in fondo è una cosa successa così, senza motivo! potreste conoscervi meglio” insistette, tentando di convincermi.
“non me la sento Amy, ogni volta che lo guardo ripenso a quello che è successo la notte di Halloween..” singhiozzai.
Amy stava per rispondere quando, improvvisamente, sentimmo bussare alla porta.
“va tutto bene qui dentro?” era Zayn.
“sì, grazie, adesso usciamo” risposi, e detto questo lanciai un'occhiata malinconica ad Amy e ci precipitammo fuori dal bagno, tornando in salone. Gli altri erano ancora seduti sul divano e mi osservavano in silenzio, come se volessero capire cosa mi fosse successo.
“tutto ok?” mi sussurrò Liam, quando mi sedetti vicina a lui.
Sembrava un ragazzo davvero dolce e comprensivo, così - per un attimo - considerai l'idea di raccontargli la verità.
“umh, sisi, grazie” mi limitai a rispondere, alla fine. Ero troppo codarda.









                                                      





Eccovi il secondo capitolo! 
Che ne pensate? Ronnie è davvero codarda, dovrebbe raccontare tutto a Liam?
Lasciate qualche commentino, susu. *o*






















 

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Capitolo 3
*** I don't like him. ***


Terzo capitolo.



                                                                                                                                                                                     




Gli altri ragazzi continuavano a chiacchierare del più e del meno, e dopo circa mezzora Harry e Niall se ne andarono. 
Eravamo rimasti solo noi quattro e, visto che Amy e Zayn se ne stavano abbracciati e non perdevano occasione per limonare, ero praticamente sola. Liam, che era seduto al mio fianco, era impegnato con il telefono mentre io me ne stavo immobile e in silenzio.
Credo che fu una delle situazioni più imbarazzanti di tutta la mia vita.
“torniamo subito” annunciò Zayn, afferrando la mano di Amy, per poi dirigersi in un'altra stanza. Non è il momento per una sveltina, diamine! Deglutii dall'ansia, non per il pensiero di dove fossero andati, ma per il fatto che mi avessero lasciata lì da sola con Liam. 
“dove sono andati?” mi chiese più tardi, dopo aver infilato in tasca il telefono. Adesso aveva gli occhi completamente posati sui miei.
“non so, credo in camera di Zayn” mormorai timidamente, spostando una ciocca di capelli dietro le orecchie.
“non perdono tempo, eh” commentò, lasciandosi scappare una risatina. Neanche tu perdevi tempo con me, la scorsa sera, caro Liam! 
“eh già” finsi un sorriso, cercando di sembrare amichevole.
“comunque volevo chiederti una cosa” aggiunse, mordendosi il labbro, senza staccare i suoi occhi nocciola dai miei.
“d-dimmi” balbettai in preda al panico, portando lo sguardo su di lui. Ecco, lo sapevo, mi aveva scoperta.
“volevo solo sapere se ti ricordassi qualcosa della notte di Halloween, la festa era da te, giusto?” esclamò, facendomi rabbrividire.
“purtroppo non ricordo molto, avevo bevuto un po' anch'io” confessai, imbarazzata.
“tu eri ubriaca?” sbarrò gli occhi, poi sorrise.
“sì, perchè ti sorprende tanto?” brontolai, infastidita.
“no, niente” scosse la testa, “non pensavo fossi il genere di ragazza” 
“neanch'io ci vedo me stessa, a dire il vero” alzai le spalle, “però sai com'è, quando qualcuno vuole scacciare i problemi si rifugia nell'alcool” 
“sì lo so bene, cosa c'è che non va?” chiese, e il suo tono di voce si fece improvvisamente più dolce.
“sono stanca di tutto, di tutti, non me ne va dritta una” abbassai lo sguardo, poi realizzai di essermi appena confidata con uno sconosciuto che presumibilmente mi ero portata a letto senza saperlo, e mi coprii il viso con le mani. Liam mi stava ancora guardando, e non potei fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Aveva i capelli leggermente alzati e bagnati dal gel, una maglietta aderente che risaltava il suo fisico bestiale, e la bocca semiaperta.
“ehi, se vuoi parlarne, io ci sono” la sua voce mi distrasse dai miei pensieri, e sussultai quando posò la mano sulla mia spalla per confortarmi.
Per qualche strano motivo la mia schiena fu percossa da un brivido, e alzai nuovamente lo sguardo su di lui.
“oddio no, non voglio assillarti con i miei problemi, non dovrei neanche parlartene” mormorai in fretta, gesticolando con le mani.
“e perchè no?” chiese confuso, continuando a guardarmi mentre indietreggiavo sul divano per allontanarmi da lui.
“non ci conosciamo nemmeno, insomma, non mi stupirei se tutte le mie sciocchezze non ti interessassero” replicai.
“se ti fanno star male non sono sciocchezze” ribatté, avvicinandosi di nuovo e spostandomi una ciocca di capelli che mi copriva il viso. 
Rabbrividii nuovamente, nel sentire le sue dita sfiorare la mia pelle. Mi stava letteralmente scavando dentro con gli occhi e, quando cominciò ad accarezzarmi una guancia per poi far scivolare la mano sulla mia spalla e pian piano sempre più in basso, mi alzai di scatto dal divano.
“ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese subito, ancora con la mano sospesa in aria.
Io recuperai la mia borsa dal tavolino e poi incrociai di nuovo i suoi occhi, “perché sei così carino con me?”
“se ho fatto qualcosa che non avrei dovuto fare, ti chiedo scusa” rispose, balzando in piedi e mettendo in evidenza la nostra differenza d'altezza. Liam era incredibilmente alto, ed io me ne stavo di fronte a lui incapace di dire niente.
“non devi scusarti di niente” lo rassicurai, “ma adesso devo proprio andare”
“mi piacerebbe conoscerti meglio, Ronnie” mi bloccò per un braccio, affinché non scappassi. 
I battiti del mio cuore si fecero più rapidi, “quando li vedi, saluta Amy e Zayn da parte mia” cambiare discorso mi era sembrata l'unica soluzione.
“ci vediamo domani?” mi sorrise dolcemente, ancora una volta.
“a scuola, forse” risposi, prima di regalargli un timido sorriso e poi fuggire da casa di Zayn.
Per quale motivo mi sentivo avvampare? Mentre camminavo frettolosamente per strada, tirai fuori lo specchietto dalla mia tasca e notai con orrore le mie guance dipinte di un rosso fuoco. Perché quel ragazzo mi faceva questo effetto?



                                                                                        


Quando rientrai in casa, facendo scivolare le chiavi nella serratura, trovai Louis già lì, comodamente stiracchiato sul divano.  Il solito fratello maggiore scansafatiche. 
“Lou, sei già uscito da lavoro?” chiesi, poggiando le chiavi sulla mensola.
“sì, stasera abbiamo chiuso prima, c'erano pochi clienti” spiegò, continuando a cambiare canale alla tv, “tu che hai fatto?”
“sono stata in giro con Amy” risposi disinvolta, cercando di essere credibile.
“ah, e lei dov'è ora?” si finse interessato, senza staccare gli occhi dal televisore.
“beh..” farneticai alla ricerca di una scusa plausibile, ma non ce ne fu bisogno, visto che qualcuno iniziò a bussare con insistenza alla porta. 
“Ronnie, si può sapere per quale fottuto motivo mi hai piantata in asso a casa di Zayn?!” Amy iniziò gridare quando le aprii la porta, per poi arrivare in salone e zittirsi di colpo quando vide Louis già lì.
“ehi, chi sarebbe questo Zayn?” borbottò mio fratello, lanciandomi un'occhiataccia colpevole. Opsss.
“un amico di Amy” risposi, alzando le spalle e fulminando con lo sguardo la mia migliore amica.
“sicure che sia solo un amico?” insistette lui, facendomi scappare una risatina.
“fatti gli affari tuoi” sbuffò Amy, “non sei mio padre”
“siete due ragazzine immature ed è giusto che io mi preoccupi per voi” continuò Louis.
“preoccupati per tua sorella, che ha preso una bella cotta” borbottò Amy. Mi voltai di scatto verso di lei, lanciandole uno sguardo omicida.
“cosa? e non dici niente al tuo fratellone?” esclamò immediatamente lui, spegnendo la tv.
E, quando Louis si staccava dal televisore, significava che era davvero una questione importante.
“ti uccido” sospirai, rivolgendomi ad Amy.
“come si chiama? lo conosco?” Louis continuava a insistere.
“Lou, smettila, non ho nessuna cotta” spiegai. Ed era vero, non ero cotta di nessuno, tanto meno di Liam Payne.
“nah, non ci credo, dimmi chi è” lui non si arrendeva facilmente.
“vabè, forse è meglio che io vada, vi lascio soli” ridacchiò Amy con tono innocente, per poi sgattaiolare via di casa.
Perchè diavolo aveva dovuto cacciarmi in questo casino? 
“allora? sto aspettando” continuò mio fratello, con le braccia conserte.
“si chiama Liam, contento?” sbottai, avendo ormai capito che Louis non avrebbe ceduto. Quando vuole sa essere davvero testardo, così decisi di fingere di avere una cotta per accontentarlo.
“mmh, quanti anni ha?” chiese, sempre più curioso.
“fa il quinto superiore nella mia scuola, non dirmi che lo conosci” sussurrai, pregando mentalmente che non lo conoscesse.
“nah, per il momento non mi viene in mente, devi presentarmelo! è mio diritto conoscere il ragazzo di mia sorella” ridacchiò.
“non è il mio ragazzo, abbiamo parlato un paio di volte, ok?” borbottai. Forse avevo peggiorato le cose.
“però hai detto che ti piace” replicò Louis, soddisfatto.
“no, questo l'ha detto Amy” brontolai, cercando di tornare nei miei passi. Io non avevo nessuna cotta, punto.
“ed è vero?” ridacchiò, avvicinandosi per solleticarmi la pancia e farmi confessare tutto.
Me lo scrollai di dosso poi rimasi in silenzio per qualche secondo. 
“no” risposi infine, guardando altrove.
“ok, è ovvio, ti piace” ridacchiò Louis, con tono trionfante.
Game over, Ronnie.



 
 







Eccovi il terzo capitolo! 
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate, Liam è proprio un cucciolotto, aw.
Baci.







 

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Capitolo 4
*** First kiss. ***


Quarto capitolo.



                                                                               




La mattina dopo, a scuola, successe qualcosa che non mi aspettavo minimamente. Non appena suonò la campanella della ricreazione, feci per alzarmi dal banco quando notai qualcuno alla porta.

“buongiorno” era Liam, con il suo solito sorrisetto irresistibile stampato in faccia.
Si avvicinò al mio banco, in seconda fila, mentre tutti i miei compagni ci fissavano incuriositi. 

“ehi, che ci fai qui?” gli chiesi sorpresa, continuando a sistemare i miei libri nello zaino. 
“non posso venirti a salutare durante la ricreazione?” brontolò, offeso.
“sì, certo che puoi, però..” balbettai, guardandomi intorno.
“ho capito, non qui” mi interruppe. Quel ragazzo mi capiva al volo.
“già” risposi, lanciando occhiate di fuoco ai miei compagni. Tutti stavano ancora bisbisgliando tra loro.
“vieni, andiamo fuori” disse, per poi prendermi la mano. Rabbrividii a quel tocco, ma non mi opposi, e continuai a camminare di fianco a lui fino al cortile della scuola, dove ci sedemmo su una panchina.
“allora, qui ho il permesso di parlarti?” scherzò, bagnandosi le labbra.
“sì, è che in classe non sono abituati a vedere entrare uno dell'ultimo anno” ridacchiai.
“capisco” sorrise, “ma passiamo alle cose importanti, oggi sei libera?”
“c-cosa?” balbettai, sorpresa. Mi stava forse invitando ad un appuntamento?
“sì, usciamo un po', ti va?” chiese.
“non lo so, Liam” scossi la testa, perplessa.
Continuavo a tenergli nascosta la verità sulla notte di Halloween e non riuscivo più a tenermi dentro questo peso.

“perfetto, ti passo a prendere verso le quattro” rispose soddisfatto, interrompendo le mie riflessioni.
Stavo per ribattere ma suonò la campanella della fine ricreazione, Liam mi scambiò un occhiolino per poi rientrare a scuola.
Oh Dio, quel ragazzo mi avrebbe fatto diventare matta.

Erano le quattro in punto, ovvero l'ora in cui Liam aveva detto che sarebbe passato a prendermi. Stavo morendo d'ansia, e non la smettevo di camminare avanti e indietro per casa.
“la smetti? così fai venire l'ansia anche a me” borbottò Louis, comodamente sdraiato sul divano a guardare la tv.

“guarda che io sono ansiosa, sto benissimo” mi giustificai, cercando di sembrare credibile.
“se lo dici tu” ridacchiò lui, continuando a prendermi in giro.
Proprio in quel momento suonò il campanello e, istintivamente, mi precipitai in bagno.
“apri tu!” gridai a Louis. Ma subito dopo mi resi conto che forse quella non era stata una buona idea.
Uscii di corsa dal bagno per fermarlo, ma trovai Liam e mio fratello alla porta a chiacchierare. Rimasi a bocca aperta, letteralmente.
“ehi” si interruppe Liam, voltandosi verso di me. Era bellissimo, indossava una t-shirt viola aderente che metteva in evidenza il suo fisico palestrato, dei jeans a vita bassa e i capelli erano come al solito tirati all'insù e lievemente bagnati dal gel. 
“ehi” ripetei, cercando di nascondere il fatto che lo stessi squadrando dalla testa ai piedi.
“vabbè, allora buona uscita, divertitevi e non fate tardi” ci ammonì Louis.
“quindi voi due vi conoscete?” chiesi, guardandoli esterrefatta uno alla volta.
“abbiamo giocato un paio di partite di calcetto insieme” spiegò Liam, dando una pacca sulla spalla a Louis.
“già, bei tempi quelli” concordò mio fratello.
E fu così che riniziarono a chiacchierare, mentre io li fissavo sempre più incredula. Mio fratello conosceva il ragazzo che mi piaceva, bene.
“sei pronta?” fece Liam all'improvviso, rivolgendosi a me.
“io sì, ma se voi due volete continuare a chiacchierare, fate pure” sbuffai, mettendo le braccia conserte.
Liam e Louis si guardarono con aria divertita.
“allora, a presto, Lou” gli fece Liam, salutandolo con un breve abbraccio. Lo salutai anch'io, poi uscimmo di casa.
“non sapevo conoscessi mio fratello” mormorai, poco dopo, mentre passeggiavamo per le strade di Londra.
“non sapevo neanche che fosse tuo fratello” replicò lui, alzando le spalle.
“beh, è imbarazzante” risi, coprendomi il viso con le mani.
“cosa?” chiese, voltandosi per guardarmi meglio in faccia.
“Louis, è imbarazzante” ridacchiai, arrossendo leggermente per il fatto che mi stesse fissando.
“ma zitta, è un grande” rispose, tirandomi più vicina a lui e unendosi alla mia risata.
“se vivessi con lui, non diresti così” esclamai.
“ssh” ridacchiò Liam, scompigliandomi i capelli per ripicca.
“la prossima volta esci con lui, allora” borbottai, accellerando il passo.
Liam sorrise, “vieni qui, dai” sussurrò, bloccandomi per i fianchi.
Arrossii. Mi voltai e incrociai il suo sguardo ipnotizzante. I suoi occhi marroni erano incollati ai miei, le sue mani continuavano a scendere lentamente lungo i miei fianchi per poi fermarsi sulla vita. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, sempre più vicini, tanto da riuscire a sentire il suo respiro contro la mia pelle. E alla fine, per qualche inspiegabile motivo, successe. Le sue labbra sfiorarono le mie con timidezza, fino a premersi e scontrarsi appassionatamente. Mi baciò a lungo, prima con dolcezza, poi cercò il permesso di approfondire il contatto. Io, non realizzando quello che stava succedendo, acconsentii e feci scontrare la sua lingua con la mia, portando le mani ai lati del suo viso. Gli accarezzai le guance ruvide per la barbetta tagliata da poco e continuai a baciarlo per qualche altro interminabile secondo. La sua mano scivolò dietro alla mia schiena, percorrendo con le dita la schiena dorsale e causandomi un brivido. Stava succedendo davvero? Ebbene sì, ci stavamo baciando sul serio. Quando finalmente lo realizzai, decisi di tirarmi indietro e spezzare quella strana unione. Abbassai lo sguardo, imbarazzata, e mi portai una ciocca di capelli dietro le orecchie. Il cuore mi batteva ancora all'impazzata.
Liam si inumidì le labbra, come se volesse assaporare un'ultima volta il sapore delle mie, poi posò gli occhi sui miei.
“va tutto bene?” chiese, e dal suo tono di voce capii che era sorpreso tanto quanto me per quello che era successo.
“sì, tranquillo” annuii, continuando ad evitare il suo sguardo. Perché mi sentivo strana?
“no” insistette, alzandomi il mento con un dito e costringendomi a fissare i suoi meravigliosi occhi, “non va tutto bene, voglio sapere cos'hai” 
“sto bene, davvero” risposi, mordendomi il labbro inferiore.
“perchè quando sei con me ti comporti così?”
“così come?” chiesi, ma in realtà sapevo bene a cosa si riferisse.
“sei fredda, distaccata” sussurrò Liam.

“ti sono sembrata distaccata, poco fa?” scherzai, accennando un sorriso.
“Ronnie” mi richiamò, facendomi tornare seria.
Socchiusi gli occhi per qualche secondo poi feci un respiro profondo, “ho solo paura” ammisi.
“paura? di cosa?” aggrottò la fronte.
“di soffrire Liam, di affezionarmi, e poi soffrire! è sempre così” confessai. Ecco, l'avevo detto.
“perchè mai dovresti soffrire?” 
“perchè mi è già successo in passato, e non voglio che si ripeta, non posso” scossi la testa.
“chi ti dice che io ti farei soffrire?”
“è inevitabile, succede sempre” alzai le spalle.
“dev'esserci un motivo se parli così” insistette Liam, accarezzandomi. Perché era così maledettamente dolce?
Rimasi in silenzio, e mi sedetti su una panchina che era lì in strada. Liam si sedette accanto a me, e mi strinse ancora la mano.
“ti va di parlarne?” chiese.
Lo guardai, e mi persi a guardarlo. I suoi occhi, il suo sguardo, sembrava davvero preoccupato per me.
“il mio ex ragazzo” iniziai, “è stata la mia prima storia ed è finita male, ci ho sofferto molto, e da lì non mi sono più legata ad un ragazzo, ecco tutto” 
“capisco, e perchè è finita con lui?” continuò a chiedere.
Deglutii. Non avrei voluto ripensare a quella storia.
“l-lui.. mi ha tradita” dissi tutto d'un fiato, cercando il modo meno doloroso per farlo.
Liam rimase in silenzio, e mi strinse ancora più forte la mano.
“evidentemente non era quello giusto” rispose, provando a confortarmi.
“o forse sono semplicemente io quella sbagliata” accennai un sorrisetto malinconico.
“smettila di definirti con questa parola” borbottò infastidito, “tu non hai niente di sbagliato”
Sorrisi. In quel momento, lì con lui, mi sentivo bene dopo tanto tempo. E capii di provare qualcosa per quel ragazzo, nonostante avessi cercato in tutti i modi di negarlo a me stessa e agli altri, di reprimere questo sentimento confuso.
Eppure lo conoscevo da così poco tempo, era iniziato tutto nel modo peggiore.
“voglio solo che tu sappia che io ci sono, per te” sorrise, ancora stringendomi la mano, “anche come amico” aggiunse.
Rimasi un attimo in silenzio per riflettere sulla cosa più giusta, “sarebbe meglio così” dissi, senza pensarci.
Non volevo essergli solo amica, ma forse sarebbe stata la cosa migliore: meno sofferenze, meno delusioni.
Liam abbassò lo sguardo, poi mi regalò un ennesimo sorrisetto.
Posai la testa sulla sua spalla, e restammo in silenzio per un po', lasciandoci trasportare dai nostri pensieri.

“allora, com'è andata?” chiese Louis tutto esaltato, una volta che fui rientrata in casa. 

“tutto okay” sussurrai priva di entusiasmo, lanciando la borsa sul divano.
“cosa?” esclamò lui, “okay? solo okay?” fece una smorfia.

“sì Louis, lasciami in pace, per favore” sbuffai.
“dimmi cos'è successo” insistette.
“non è successo niente, assolutamente niente, e mai succederà tra noi due” sospirai.
“vuoi parlarne?” chiese.
“no Lou, scusami.. dov'è Amy?” chiesi.
“i suoi genitori sono tornati, ha preso le valigie ed è tornata a casa.. le dispiace che non fossi a casa, ma ti saluta e ti ringrazia comunque per l'ospitalità e bla bla bla” spiegò mio fratello, stiracchiandosi ancora sul divano.
“perfetto, l'unica persona di cui ho bisogno in questo momento non c'è” borbottai, esausta.
Louis disse qualcosa ma non lo ascoltai, entrai frettolosamente in camera e mi chiusi a chiave. Passai buona parte della nottata a pensare al bacio con Liam. Non sapevo neanche perchè mi sentivo così confusa. Era tutto così strano, potevo avere quello che volevo, avrei potuto inziare a frequentarlo come una coppia normale, ma no. Non avevo fatto niente. Ero troppo codarda, e la paura di soffrire mi bloccava ogni volta.
Ma alla fine mi convinsi. Decisi che la mattina dopo avrei parlato con Liam una volta per tutte.






 






Eccovi il quarto capitolo, bella gente.
Mi piacerebbe proprio sapere cosa ne pensate, perché a me stranamente piace molto.
Aggiorno presto quindi, me la lasciate una piccola recensione?
Baci. x







 

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Capitolo 5
*** Thank you. ***


Quinto capitolo.



                                                                                                                                                           



La mattina dopo a scuola, dopo cinque ore di lezione, uscii nel cortile. Tutti gli studenti se ne stavano andando, ed io non vedevo l'ora di vedere Liam. Non era neanche venuto a trovarmi durante la ricreazione, come aveva fatto una volta. Fortunatamente quando uscii in cortile trovai un suo amico.

“ehi, Harry, hai visto Liam?” gli chiesi, continuando a guardarmi intorno.
“mmh, sì, è lì!” rispose disinvolto, indicandolo.
Mi voltai e lo vidi in compagnia di un paio di ragazze.
Rimasi pietrificata. Era lì, che rideva e scherzava con loro. Una ragazza ora le aveva messo la mano sul braccio e stava palpando i bicipiti. 
“g-grazie, Harry” balbettai, incamminandomi verso l'uscita. Mi coprii il viso con i capelli, cercando di non farmi vedere da lui.
Avevo perso tutta la voglia di parlargli.

“Ronnie!” lo sentii chiamarmi ad un tratto. Merda, merda, merda.
Mi fermai di scatto, ma senza voltarmi. Pochi secondi dopo ricominciai a camminare, sempre più velocemente, come se niente fosse.
Sentii dei passi dietro di me e senza neanche il tempo di accorgermene, mi ritrovai Liam di fronte in tutta la sua bellezza.

“ehi, non si risponde?” alzò un sopracciglio, mettendo le braccia conserte. 
“oh, emh, non ti ho sentito” mentii, mordicchiandomi nervosamente le unghie.
“ti sei anche fermata” ridacchiò.
“non ti ho visto, davvero” alzai gli occhi al cielo.
“se lo dici tu” accennò un sorrisetto divertito.
“oggi non ti ho visto a ricreazione” sussurrai, provando a cambiare argomento.
“sono stato un po' impegnato” ribatté, facendomi innervosire parecchio.
“capisco” mi limitai a dire, per poi abbassare lo sguardo a terra.
Rimase in silenzio a fissarmi per un po', “stai bene?”
“sì” annuii, cercando di sembrare credibile. 
“sicura?” insistette.
“ho detto di sì!” sbuffai.
“ookay, ci vediamo oggi pomeriggio?” chiese, ammiccando un altro dei suoi irresistibili sorrisetti.
“se non hai nessuna ochetta che ti gira intorno, va bene” alzai le spalle, guardando altrove.
Lui rise, “di quali ochette parli?” 
“senti, non fare il finto tonto con me, quando poi vai in giro a farti palpare i muscoli da qualche troietta” dissi tutto d'un fiato. Liam mi guardò esterrefatto per qualche secondo, ed io mi pentii di quello che avevo appena detto. Poi lo vidi scoppiare a ridere.
“non avevi detto di non avermi visto?” mi fece un occhiolino, costringendomi ad ammettere tutto.

Rimasi in silenzio, e mi morsi il labbro alla ricerca di qualcosa da dire.
“qualcuno qui è gelosa” aggiunse, soddisfatto.
“gelosa? io? perchè dovrei esserlo?” esclamai subito, strozzandomi da sola per la sua affermazione.
“boh, mi sembrava” sorrise di nuovo, stavolta più dolcemente. Era ancora più bello quando faceva così, dio.
“ti sembrava male allora” alzai il mento in aria di superiorità.
Liam mi si avvicinò e il suo viso era ormai a pochi centimetri dal mio.
“non” sussurrò lentamente incollando gli occhi ai miei, “provocarmi” e poi sorrise di nuovo.

“a dopo” disse, stampandomi un bacio sulla guancia, per poi andarsene. Ed io rimasi lì, immobile, con il cuore che ancora mi batteva all'impazzata.

Quel pomeriggio iniziò a diluviare. Erano circa le quattro e mezza, quando sentii suonare il campanello di casa.
Feci per chiamare Louis dicendo di aprire, ma poi mi ricordai che era a lavoro. Così corsi alla porta.

“salve” annunciò Liam, sfoderando un altro dei suoi fatali sorrisi.
“ehi, che ci fai qui?” chiesi, confusa e imbarazzata per il mio abbigliamento piuttosto disordinato.
“dovevamo uscire o sbaglio?” replicò, sfregandosi le mani e togliendosi il cappuccio della felpa da sopra la testa.
“lo so, ma con questo tempo ho pensato che..” provai a dire, ma lui mi interruppe.
“mi fai entrare?” chiese impaziente.
Alzai gli occhi al cielo, e spalancai la porta lasciandogli spazio, per poi richiuderla alle mie spalle. 
“non c'è Louis?” notò, guardandosi intorno.
“no, è andato a lavorare” risposi.
“peccato” aggiunse, togliendosi la felpa e sfoderando una canottiera che risvegliò i miei ormoni da diciassettenne.
Feci una smorfia, cercando di non distrarmi dal suo fisico.
“se non ti va di stare con me, puoi sempre ritornare quando mio fratello esce da lavoro” brontolai, infastidita.
Liam si avvicinò sempre di più, “mi diverto troppo a farti arrabbiare” soffiò contro il mio viso.
“io per niente, perciò smettila” ribattei, provando ad indietreggiare visto che lui si era fatto sempre più vicino.
“come sei acida oggi” mormorò con voce bassa, facendo scivolare le mani lungo i miei fianchi.
Restai qualche secondo imbambolata dal suo tocco delicato, poi mi tolsi con forza dalla sua presa e andai a sedermi sul divano.
“che c'è?” borbottò, sedendosi accanto a me.
“devi smetterla di trattarmi come fai con quelle ragazze che ti girano attorno, okay?” sbottai, “io non sono come loro.”
“lo so” sorrise dolcemente, “è proprio questo ciò che mi piace di te”
Rimasi un po' in silenzio, tentando di nascondere le mie guance sempre più rosse.
“e mi piace quando sei gelosa..” sussurrò tutto fiero di sé.
“non sono gelosa! come te lo devo dire?” insistetti. 
“non c'è niente di male ad essere gelosa di un amico” alzò le spalle.
Già, un amico. “ma io non lo sono, basta” ripetei, esasperata.
Sorrise e alzò le braccia in aria per arrendersi, “va bene, va bene”
Ricambiai il sorriso poi abbassai di nuovo lo sguardo a terra. Dio, stavo rovinando tutto per l'ennesima volta.
Ogni volta che ero con lui, mi comportavo così, gli rispondevo male.. ma perchè?

“mi fai vedere camera tua?” domandò, improvvisamente.
“cosa?” chiesi, risvegliandomi dai miei pensieri.
“per favore” sporse il labbro inferiore e mi supplicò con una adorabile espressione da cucciolo abbandonato.
Sorrisi, lo presi per mano e lo guidai fino alla mia camera.
“eccola, non è granchè, ma ci sto bene” sospirai, facendolo entrare.
Liam si guardò intorno e poi disse, “la adoro” 
Risposi con un sorriso, e lo guardai mentre curiosava in giro.
“arrivo subito” dissi, per poi sgattaiolare un attimo in bagno.
Quando tornai, lo trovai con in mano una vecchia fotografia incorniciata.
“quella è mia madre” mormorai, sentendo un nodo allo stomaco.
Si voltò verso di me, e rimase in silenzio ad osservare la foto.
“lì ero davvero piccola, e mia madre sembra quasi dolce” feci una smorfia. 
“cos'è successo?” chiese lui.
Rimasi un attimo in silenzio. Ripensare a lei non mi faceva bene.
“i miei genitori ci hanno lasciati quando eravamo molto piccoli, ci hanno abbandonati da nostra nonna, siamo cresciuti con lei. Non che loro fossero morti, ma si sono dovuti preferire all'estero per proseguire la loro carriera, e hanno pensato bene di sbarazzarsi dei loro figli” sussurrai, trattenendo i singhiozzi. 
“ehi, non devi parlarne se non vuoi..” mormorò, portando una mano sulla mia spalla.
Scossi la testa, “voglio farlo.. siamo amici, giusto?” 
“giusto” ripeté, sedendosi sul letto accanto a me.
“ora non ho più rapporti con loro, o meglio, fino a qualche anno fa, quando la nonna era in vita, li sentivamo, poi io e Louis ci siamo trasferiti qui grazie ai soldi messi da parte, e ora lui lavora.. non so davvero come farei se non ci fosse stato lui” confessai.
“basta così, davvero” commentò Liam, mettendo un braccio sulla mia spalla. Gli occhi cominciarono a gonfiarsi, una lacrime mi rigò il viso e mi strinsi saldamente a lui, cercando di allievare il dolore. Iniziai a piangere a dirotto contro il suo petto, premevo il viso contro la sua canottiera e le sue braccia mi avvolgevano. In quel momento, in quell'abbraccio, mi sentii per la prima volta dopo tanto tempo al sicuro.
“va tutto bene..” mi ripeteva, stringendomi ancora a sé.
Non avrei mai voluto rivelare questo lato debole di me, tanto meno a lui, ma mi era stato inevitabile.
“grazie, per tutto” balbettai, staccandomi leggermente dal suo abbraccio, e asciugandomi le lacrime con il gomito.
“ehi, io ci sono per te, lo sai” sorrise.
I suoi occhi nocciola si incollarono sui miei, i nostri visi erano sempre più vicini. Ma decisi di abbassare la testa, e la magia si ruppe.
Non ce la facevo, per quanto lo volessi, non riuscivo a baciarlo. Solo amici, niente complicazioni.
“ti voglio bene, Liam” sussurrai.
“anch'io, piccola, anch'io” rispose.

“sono tornato!” esclamò Louis qualche ora dopo, come ogni sera, quando tornava da lavoro.
Chiuse la porta di casa e mi venne incontro trovandomi in salotto, seduta sul divano.

“ehi, non si saluta?” sbuffò, sfilandosi la giacca.
“scusa, non ti ho sentito” risposi, distrattamente.

“qualcuno qui è immerso nei suoi pensieri..” mio fratello mi lanciò un'occhiata colpevole, “è successo qualcosa?”
“no, cosa dovrebbe essere successo?” replicai, con tutta la tranquillità del mondo.
“con Liam.. niente di nuovo?” chiese con sguardo curioso.
“no Lou, niente di nuovo” sospirai, “a parte il fatto che oggi pomeriggio è stato qui” 
Sbarrò gli occhi, “cosa? siete stati qui? da soli?” 
“sì, solo per un'oretta, poi se n'è andato” annuii.
“e non avete fatto.. niente, vero?” chiese, preoccupato.
Scoppiai in una risata isterica, “no, sta' tranquillo

Lui cacciò un sospiro di sollievo, pff, meno male
Lou, non sono una bambina, sono grande e vaccinata e faccio ciò che mi sento di fare, intesi?” ridacchiai.
“lo so ma.. insomma.. sono pur sempre tuo fratello maggiore, e mi preoccupo” alzò le spalle.
“ti voglio tanto bene, te l'ho mai detto?” sorrisi, stringendomi tra le sue braccia.










 
eccomi di nuovo qui, bella gente!
allora, che ne pensate di tutti questi fatti? mi piacerebbe tanto ricevere delle vostre recensioni çç
cercherò di aggiornare presto, tutta colpa della scuola, pff.
un bacio, bellezze! x










 

 

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Capitolo 6
*** Jealous. ***


Sesto capitolo.









La mattina successiva, a scuola, non vedevo l'ora di vedere Liam, come al solito.
Però, ovviamente, non sarei andata a trovarlo nella sua classe poiché non ne avevo il coraggio.

Quando suonò la campanella della ricreazione mi precipitai fuori dall'aula e nel corridoio non vidi nessuno, finché non mi sentii toccare la spalla da qualcuno. Mi voltai di scatto e trovai un ragazzo alto, con i capelli ricci, di fronte a me.
“ehi, Ronnie” era Harry.
“oh, Harry, ciao” sussurrai, un po' delusa. Mi aspettavo fosse Liam.
“tutto bene?” chiese, scrutando con attenzione il mio sguardo.
“sì, solo che mi aspettavo di trovare qualcun altro” ammisi, imbarazzata.
“Liam?” fece un sorrisetto soddisfatto.
“no, cioè sì, tu come fai a saperlo?” esclamai, perplessa.
Ridacchiò, “lo so che uscite insieme” 
“veramente siamo solo amici” lo corressi, timidamente.
“capito” si mordicchiò il labbro, sembrava quasi sollevato.
“comunque, cosa mi dici di bello?” cercai di cambiare discorso.
“niente, ho sentito dire che sei brava in matematica e.. mi servirebbe un piccolo aiuto, non è che saresti disponibile?” propose.
“oh, davvero?” chiesi, sorpresa, “vuoi farti dare ripetizioni da una che ha due anni meno di te?” 
“sì, è per un ripasso dei vecchi argomenti” spiegò.
“beh, va bene, ti aiuto volentieri” sorrisi.
“grazie davvero! cominciamo oggi? tipo verso le quattro?” sfoderò un bel sorriso, mettendo in evidenza delle fossette adorabili.
“umh, d'accordo!” risposi, ancora un po' frastornata.
“dove?” continuò, entusiasta.
“puoi venire da me, mio fratello a quell'ora lavora quindi possiamo studiare in pace” dissi.
“grazie grazie, ti devo tutto!” sorrise, mi stampò un bacio sulla guancia e poi corse via. Rimasi immobile, ancora un po' scombussolata per quello che era appena successo e così mi voltai per tornare in classe ma mi ritrovai Liam davanti.
“buongiorno” esclamò, con una mano nella tasca dei jeans e l'altra dietro la nuca.
“ehi, buongiorno” ripetei, accennando un timido sorriso. Perché il mio battito cardiaco era improvvisamente accelerato?
“tutto bene?” mi chiese, distogliendomi dai miei pensieri.
“sì dai, a te?” 
“sì.. anche se avrei voglia di passare più tempo con te” sussurrò.
Sorrisi. “ci vediamo più tardi?”
“a dopo allora” ricambiò il sorriso, facendomi un occhiolino.

Quel pomeriggio ero a casa con Harry, come promesso, per fargli qualche ripetizione di matematica.
Mi trovai benissimo con lui, era un ragazzo dolce e anche molto simpatico.

Ad un tratto, però, suonò il campanello e così corsi ad aprire, non avendo idea di chi fosse. 
“ehi” era Liam, in piedi di fronte a me con un sorrisetto adorabile stampato in faccia.
“hey, che ci fai qui?” balbettai, sorpresa.
“non avevi detto che..” disse entrando in casa, per poi bloccarsi di colpo.
“ho interrotto qualcosa?” chiese Liam rigidamente, fissando Harry seduto sul divano.
“no..” risposi, in imbarazzo per quella situazione.
“credo di sì invece” insistette, “ci vediamo” aggiunse, lanciandomi uno sguardo freddo per poi infilarsi le mani in tasca ed uscire di casa. 
“Liam!” lo chiamai ripetutamente, affinché non se ne andasse.
“scusa Harry, torno subito” gli dissi, prima di uscire di casa.
“tranquilla, vado via anch'io, è meglio” mi aveva risposto.
Uscii in strada ma Liam era già lontano.
Lo rincorsi e quando finalmente lo raggiunsi, afferrai la sua mano e lo bloccai con forza.
“si può sapere cosa ti prende?” chiesi con il fiatone, ero esausta.
“niente” rispose, senza alcun espressione nel volto.
“non è vero, dimmi cos'hai” insistetti.
“niente, cazzo! ti ho vista impegnata con Harry quindi ho tolto il disturbo” borbottò.
“non ci posso credere” sorrisi, “..sei geloso?”
Liam rimase un attimo in silenzio e strinse i pugni, “non sono geloso”
“Harry mi aveva soltanto chiesto un aiuto in matematica, niente di più” spiegai.
“ti ho già detto che non sono geloso” fece una smorfia, “puoi fare quello che cazzo ti pare”
“e adesso perchè mi tratti così? spiegamelo” sbottai, esasperata.
“così come?” chiese, guardando altrove.
“mi stai trattando come una merda, come se non ti importasse nulla di me..” abbassai lo sguardo a terra, ferita.
“certo che mi importa di te, altrimenti non reagirei così” ribatté lui, causandomi un brivido dietro la schiena.
“ma non hai motivo di reagire così..” mormorai, afferrando delicatamente la sua mano. Restò in silenzio ancora un po'.
“la verità è che forse un po' geloso lo sono..” aggiunse, bagnandosi le labbra.
Non dissi nulla, cercando di realizzare quello che aveva appena detto. Quella frase mi stava risuonando continuamente in testa. Lui era geloso di me.

“non hai motivo di esserlo” dissi, infine.
“lo so” fece un sospiro, “tu sei libera di fare quello che vuoi”

Annuii lentamente, era una situazione imbarazzante.
“allora torna da Harry, ci vediamo domani” Liam si sforzò di sorridere.
“va bene” sussurrai, incerta. Preferivo restare con lui, ma non riuscii a dirglielo.
“e scusa per la scenata..” aggiunse, dandosi un colpetto sulla fronte.
“non devi scusarti” scossi la testa, liberando la mano dalla sua.
“sei la mia piccolina, è normale che io mi preoccupi per te, no?” disse poi, curvando le labbra in un sorriso.
Arrossii e lo abbracciai istintivamente. Il cuore stava letteralmente per esplodermi dal petto a causa del nomignolo che mi aveva detto.
Mi staccai soltanto dopo un paio di minuti; stavo così bene tra le sue braccia, mi sentivo protetta.
“a domani” mormorai, a voce bassa. Sorrise, e se ne andò. Ed io rimasi lì a guardarlo allontanarsi sempre di più.

Quando rientrai in casa Harry non c'era, come mi aveva detto. Più tardi invece tornò mio fratello.
“ehi, com'è andata a lavoro?” gli chiesi, ancora immersa nello studio.
“stancante come sempre” sbuffò, “tu che hai fatto?”
“niente di che, ho fatto ripetizioni di matematica ad un amico” alzai le spalle.
“Liam?” chiese, ridacchiando e prendendomi in giro.
“no, Harry” alzai gli occhi al cielo.
“capito, e Liam lo sa?” chiese sospettoso.
“sì lo sa, e comunque non è il mio ragazzo, non deve sapere tutto quello che faccio, no?” 
“sì ma vi frequentate..” aggiunse.
“no, non ci stiamo frequentando, smettetela tutti quanti! siamo solo amici” sbottai, esasperata.
“ok, ma so che a te lui piace, Ronnie.. si vede da come lo guardi” alzò le spalle, sicuro di sé.
“non lo so Lou, non nego di provare qualcosa per lui.. ma non voglio rovinare tutto quello che si è creato fra noi, capisci?” confessai, mordicchiandomi nervosamente il labbro inferiore.
“secondo me non rovinereste niente, comunque fa' quello che ti senti” tentò di confortarmi, “ma poi non restarci male se qualcosa, o qualcuno, te lo portasse via” alzò un sopracciglio e poi se ne andò in camera sua, lasciandomi lì con mille pensieri in testa. 

Due giorni dopo, a ricreazione, uscii in cortile con Amy, la mia migliore amica, che era finalmente tornata dalle vacanze.
“mi sono mancate le ricreazioni con te” sorrisi, passeggiando al suo fianco.
“anche a me, non è stato per niente bello partire con i miei” sbuffò.
“posso immaginare” concordai, accennando una risatina.
“..comunque da quanto mi hai raccontato per messaggi, mi sembra che tu non sia stata molto sola ultimamente” fece un sorrisetto beffardo.
Sorrisi anch'io, “fortunatamente c'è stato Liam” 
“si può sapere quando hai intenzione di raccontargli la verità sulla notte di Halloween?” fece una smorfia.
“emh, mai” risposi, guardandomi intorno.
“cosa? stai scherzando? Ronnie, devi dirglielo” insistette.
“no Amy, non so come la prenderebbe..” scossi la testa.
“non lo saprai mai se non glielo dici! dai, merita di saperlo” continuò, alzando fin troppo il tono di voce.
“chi merita di sapere cosa?” chiese qualcuno alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e vidi Liam e Zayn.






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oh, oh! guai in vista?
okay, eccomi qua con il sesto capitolo! le cose si fanno interessanti per i Ronniam (?)
scusate se non aggiorno spesso ma la scuola mi uccide! comunque, volevo dirvi che mi farebbe molto piacevere ricevere delle vostre recensioni con consigli, pareri, giudizi e.. perché no, anche critiche! così sapro se migliorare e, se la storia non vi interessa, posso sempre cancellarla!
un bacio:**









 




 

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Capitolo 7
*** The secret. ***


Settimo capitolo.









“chi merita di sapere cosa?” chiese qualcuno alle mie spalle.

Mi voltai di scatto e vidi Liam e Zayn.
“nessuno” sussurrai di colpo, in preda al panico.
“stavamo parlando di mia cugina, niente di che” mentii Amy, grattandosi la testa, per poi gettarsi addosso a Zayn e cambiare immediatamente discorso. 
“ops, è suonata la campanella, noi dobbiamo scappare” dissi tutto d'un fiato, afferrando Amy per il braccio per poi sgattaiolare in classe. Dio, che figura. Chissà cosa avrà pensato Liam.

All'uscita da scuola non lo vidi, ma mentre stavo passeggiando in ritorno a casa incontrai qualcun altro.
“ehi, Ronnie” sentii una voce chiamarmi alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Zayn, “ehi, tutto bene?” gli sorrisi.
“sì, a te?” chiese, infilando una mano in tasca.
“tutto normale” alzai le spalle, pensierosa.
“senti.. volevo parlarti di una cosa” iniziò, portandosi una mano tra i capelli.
“ti ascolto” risposi, iniziando ad agitarmi.
“volevo dirti che so cos'è successo tra te e Liam..” confessò a bassa voce. Mi venne un colpo al cuore.
“cosa? di che stai parlando?” balbettai, cercando di negare l'evidenza.
“quella notte, alla festa di Halloween.. so cos'è successo” si guardò intorno.
“te l'ha detto Amy?” sbuffai.
“no, ma quella mattina quando ero a casa vostra ti ho vista uscire da camera tua per poi correre da noi.. poi la tua reazione quando a casa mia stavamo parlando di Liam e la ragazza della festa, e ora la conversazione in cortile” alzò le spalle, “insomma ho semplicemente fatto i conti e ho capito tutto” disse.
Rimasi in silenzio per circa un minuto. Zayn aveva capito tutto semplicemente osservando le mie reazioni in questo mese.
Non riuscivo più a tenermi tutto dentro, ormai.
“sono una stupida, vero?” sospirai, lasciandomi andare.
“non sei stupida, anzi, sei coraggiosa” disse, poggiando una mano sulla mia spalla.
“io? coraggiosa? ti sbagli” scossi la testa, sorpresa dal nomignolo che mi aveva dato.
“invece no, ci vuole coraggio per nascondere un segreto del genere..” proseguì.
“..pensi che dovrei dirgli la verità?” mi morsi il labbro.
“io penso di sì, Ronnie” annuì, convinto.
“e se la prendesse male?” 
“beh, meglio che lo sappia da te che non da qualcun altro” ribatté.
“ci penserò.. grazie, Zayn” accennai un sorriso, “e per favore, non raccontare a nessuno di questa storia” aggiunsi.
Zayn mi fece un'occhiolino, “tranquilla”
Gli regalai un timido sorriso, e mi incamminai verso casa.

Quel pomeriggio andai a studiare da Amy e tornai a casa intorno alle sei e mezza. Infilai le chiavi nella serratura, aprii la porta di casa e rimasi lì immobile a bocca aperta. Liam e Louis erano sul divano a ridacchiare mentre guardavano una partita di calcio.
“oh oh, è arrivata” brontolò Lou, dando una pacca sulla spalla a Liam, facendolo voltare verso di me.
“disturbo?” chiesi, sfilandomi il cappotto.
“sì, tornatene dalla tua amica” borbottò mio fratello, riportando lo sguardo sul televisore.
“oh, ma che bell'accoglienza” alzai gli occhi al cielo.
Liam sorrise. “ero venuto a trovarti, ma non c'eri..” si giustificò.
“tranquillo” risposi, “vedo che hai trovato comunque compagnia” misi le braccia conserte.
“ssh, zitta, non sto capendo niente!” mi sgridò Louis.
“emh, va bene, io vado in camera mia” sospirai, e così feci.
Misi a posto la borsa, mi sfilai la sciarpa di dosso e mi sedetti sul letto.
Era una strana sensazione tornare a casa e trovare Liam lì, a scherzare con mio fratello. Una strana ma anche bellissima sensazione.
“ehi” la porta della mia camera si aprì, era lui.
“ehi, non guardi la partita?” gli chiesi.
Liam chiuse la porta e si sedette accanto a me.
“preferisco stare con te” accennò un sorriso.
Sorrisi, “come mai sei venuto a casa?”
“beh, oggi a ricreazione eri strana..” mi ricordò, facendomi notare che effettivamente ero scappata senza dargli una spiegazione convincente.
“umh” finsi un colpetto di tosse, “scusa, ma andavamo di fretta”
“ho notato” continuò a sfoggiare quel sorrisetto che mi faceva tanto impazzire.
“mmh..” sussurrai. Era una situazione imbarazzante, non sapevo cosa dire, e in realtà avevo così tante cose da dirgli, solo che non ci riuscivo.
“tra una settimana parto, sai?” disse ad un tratto.
“cosa? dove vai?” chiesi.
“gita dell'ultimo anno” rispose, “cinque giorni a Parigi” 
“che bello, ho sempre voluto andarci” esclamai con occhi sognanti.
“magari un giorno ci andremo insieme” mormorò.
A quell'affermazione il mio cuore iniziò a battere sempre più velocemente. 
“mi mancherai, scemo” dissi, abbassando lo sguardo a terra.
“su, saranno soltanto cinque giorni” replicò, tirandomi verso di lui. Mi strinsi tra le sue braccia e Liam mi lasciò un piccolo bacio sulla fronte.
“fai il bravo, mi raccomando..” chiusi gli occhi, beandomi del suo profumo paradisiaco.
“come sempre” si inumidì le labbra.
“non mi fido tanto” feci una smorfia, sentendolo ridere.
“e perchè mai?” chiese.
“conoscendoti..” alzai le spalle, prendendolo in giro.
“ma sta' zitta” ridacchiò, alzandosi dal letto e tirandomi di nuovo contro di lui.
“no, non sto zitta” protestai, cercando di togliermi dalla sua presa.
“non riesci neanche a liberarti” continuava a sfottermi.
“non è colpa mia se sono così fragilina” sbuffai.
“povera piccola” continuava a ridere.
Provai ancora una volta a liberarmi, ma Liam mi prese in braccio e pochi secondi dopo mi scaraventò a letto.
“ti odio, te l'ho mai detto?” brontolai.
“no, perchè non è vero” sorrise soddisfatto, sdraiandosi sopra di me. Iniziai a tremare per l'estrema vicinanza che si era creata.
Il suo sguardo si fece improvvisamente serio, e così il mio.
Il suo viso si stava avvicinando sempre di più e avevo paura di quello che sarebbe potuto accadere.
“devo dirti una cosa importante, Liam..” sussurrai, presa dai sensi di colpa.
“ssh, abbiamo parlato anche troppo..” mi zittì, socchiudendo gli occhi e premendo delicatamente le labbra sulle mie.
Non riuscii neanche a realizzare quello che stava realmente accadendo. Il cuore mi batteva all'impazzata, era passato così tanto tempo dall'ultima volta che mi aveva baciata, eppure migliaia di farfalle svolazzavano nel mio stomaco come fosse la prima.
Ricambiai il bacio, mentre Liam mi teneva saldo il viso tra le sue mani. Schiusi leggermente le labbra e permisi alla sua ling
ua di scivolarmi in bocca, poi poggiai le mani sul suo collo e mi catapultai sopra di lui. Iniziai a baciargli il collo senza pensare nemmeno a quello che stavo effettivamente facendo, mentre le sue braccia erano scese sui miei fianchi e le sue mani piazzate sul mio sedere.
Vidi Liam togliersi la maglia quando ebbi un flashback. Era un ricordo di quella notte. Ad Halloween.
Mi fermai di scatto, scioccata per quello che avevo appena visionato.
“ehi, ma dove siete finiti tutti?” questa era la voce di Lou, proveniente dal salone. Probabilmente c'era la pubblicità in televisione, e si era accorto che ce ne eravamo andati in camera. Sentii anche i suoi passi.
Mi allontanai di scatto da Liam, “infilati quella maglia!” gli ordinai a bassa voce, in preda al panico.
La porta della mia camera si aprì e fortunatamente Liam si era appena rivestito.
“ehi” disse, guardandosi intorno, “che state facendo?” chiese.
In effetti eravamo molto sospetti, entrambi seduti di fronte all'altro come se sapessimo che lui sarebbe entrato da un momento all'altro.
“oh, niente” alzai le spalle, “solo chiacchierando”
“chi sta vincendo?” gli chiese Liam cambiando discorso, riferendosi alla partita.
“a proposito, vieni un attimo di là, forza” gli fece Louis, afferrandolo per un braccio e trascinandolo in sala. 
Io ero ancora seduta lì, pensando a quello che era successo pochi minuti prima. Più tardi andai da loro, e la partita era appena finita. 
“allora, com'è andata?” chiesi.
“abbiamo perso, cazzo” borbottò mio fratello, imprecando sotto voce.
“peccato” finsi interesse. Liam non la smetteva di fissarmi.
“beh, noi ci vediamo domani allora..” disse d'un tratto, rivolgendosi a me.
“sì, immagino di sì” risposi imbarazzata.
Liam si alzò, salutò Louis con una pacca sulla spalla poi mi stampò un bacio sulla guancia prima di uscire. 
“sei proprio cotta” constatò Louis, una volta che Liam se ne fosse andato.
“ma la smetti?” sbottai, alzando gli occhi al cielo.
“è vero, si vede” continuava a prendermi in giro.
“sì, certo” 
“eddai, al tuo fratellino puoi dirlo” sbuffò.
“ma non c'è niente da dire” insistetti e me rientrai in camera mia. Il letto era ancora in disordine.

“uffa, anch'io vorrei un fratello che fosse amico del ragazzo che mi piace” si lamentò Amy la mattina dopo a scuola, mentre gli raccontavo la serata precedente.
“sì beh, è un po' strano rientrare a casa e trovarmi quei due idioti che guardano la partita insieme” sorrisi senza accorgermene.
“che cosa dolce” ridacchiò la mia amica, “e poi cos'è successo ieri?” 
“umh, niente, io e Liam siamo stati un po' da soli..” abbassai lo sguardo, mordicchiandomi il labbro inferiore.
“e poi? su, cos'è successo?” era impaziente.
“ci siamo baciati” confessai, arrossendo.
“oddio finalmente!” esclamò.
“abbassa la voce, per favore” la rimproverai, guardandomi intorno.
Eravamo nel cortile della scuola e l'ultima cosa che volevo era che Liam scoprisse che andavo fuori di testa per un suo bacio.
“e poi? cos'è successo dopo?” chiese ancora.
“niente, è arrivato Louis” spiegai.
“che palle, ma non doveva lavorare quello?” borbottò.
Scoppiai a ridere, “no, ieri aveva il giorno libero” dissi, “ma.. è successa una cosa strana” aggiunsi.
“cosa?”
“mentre Liam mi baciava, credo di aver avuto un flashback di noi due, quella notte..” sussurrai.
“quindi ti sei ricordata di cosa avete fatto?” 
“più o meno, era come se stessi rivivendo la stessa situazione..” confusa.
“beh, comunque, adesso cosa farai con Liam?” domandò, curiosa.
“cosa dovrei fare, scusa?” 
“vi siete baciati, Ronnie, non puoi pensare di poter restare sua amica.. provi qualcosa per lui, non ti resta che ammetterlo” 
“non sono mica innamorata di lui” alzai le spalle, disinvolta.
“sì, invece” alzò un sopracciglio.
“ti dico di no” insistetti, non del tutto convinta.
“beh, dillo a lui allora” fece un sorrisetto, guardando dietro di me. Mi voltai e lo vidi da lontano, era insieme a Zayn e Niall.
“oddio” dissi, ghiacciandomi di colpo.
“dai andiamo” sussurrò. Senza aspettare la mia approvazione, mi prese per mano e mi trascinò dai ragazzi.
“ehilà” fece Amy.
“ehi” rispose Zayn, salutandola con un piccolo bacio. Non sapevo esattamente cosa ci fosse tra loro, sapevo soltanto che si vedevano regolarmente, vivevano spensierati anche senza stare insieme; insomma avevano un rapporto molto meno complicato di quello mio e di Liam.
“torniamo subito” disse d'un tratto Liam, per poi afferrarmi la mano e trascinarmi dietro un angolo isolato del cortile.
“non si saluta nemmeno?” brontolai, mettendo le braccia conserte.
“scusa” ammiccò un sorrisetto innocente.
“vabè, perdonato” alzai le spalle.
Sorrise di nuovo, “quanto sei bella oggi”
“grazie” arrossii, “come mai tutta questa dolcezza?”
“mm beh, dovremmo parlare di quello che è successo ieri, no?” chiese.
“non credo ci sia molto da dire” risposi.
“io credo di sì, invece” 
“beh allora parla, ti ascolto” posai le mani sui fianchi.
“mmh” il suo sguardo divenne rigido, “se pensi non ci sia nulla da dire bene, possiamo anche finirla qui per quanto mi riguarda” 
“cosa?” chiesi, confusa.
“non importa” girò lo sguardo altrove, per non incrociare il mio.
“non capisco dove vuoi arrivare” scossi la testa, perplessa.
“se davvero per te quello che è successo ieri non è contato nulla allora ok” alzò le spalle, “perfetto” 
“non era quello che intendevo, Liam..” cercai di rimediare al danno fatto.
Non mi lasciò neanche terminare la frase, che lo vidi infilarsi le mani in tasca e andarsene senza dire nulla. 
Forse aveva ragione lui, forse stavo rovinando tutto con le mie stesse mani.





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eccomi con il settimo capitolo, bella gente!
allora, visto che giorno è oggi! il 31 ottobre, halloween, un giorno importante per questa storia eheh (:
beh, finalmente sono riuscita ad aggiornare, cosa che non faccio da tempo causa - scuola.
spero di ricevere delle recensioni, perché in caso contrario non penso continuerò la ff çç
mi piacerebbe ricevere dei consigli, delle critiche, dei pareri! boh, un segno di vita :c
bacibaci.





                                                                               




 

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Capitolo 8
*** Drunk in love. ***


Ottavo capitolo.





I giorni passavano in fretta, non parlavo con Liam da quella discussione in cortile, e ora che lui sarebbe partito per la gita scolastica dell'ultimo anno non l'avrei rivisto per altri giorni ancora.

Mi mancava terribilmente; lui, la sua risata, i suoi abbracci, i suoi baci.. ero stata una stupida.
Per paura di soffrire lo avevo allontanato, e adesso? Stavo soffrendo ugualmente.

“buongiorno” esordì Louis, vedendomi uscire dalla mia camera.
Stropicciai gli occhi, ancora assonnata, “buongiorno Lou” accennai un sorriso. 
“come mai ti sei svegliata così presto? la scuola ti inizia fra un'ora” disse, sospettoso.
“stavo pensando di..” feci una pausa, “andare a salutare Liam, all'aeroporto” 
“ma partirà tra circa mezzora, non credo che tu possa fare in tempo” alzò le spalle.
Ammiccai un sorrisetto beffardo, “non se il mio fratellone mi accompagna con la sua macchina” feci una smorfia innocente.
“no, no, no, non se ne parla proprio” scosse la testa.
“dai Lou, ti prego, ho bisogno di vederlo” insistetti, supplicandolo.
“ma non facciamo in tempo, tu devi ancora vestirti” disse, posando gli occhi sul mio pigiamino.
“non preoccuparti, sono molto veloce” risposi in fretta, “ti prego” 
Louis fece un sospiro piuttosto lungo, “e va bene” disse, alla fine.
Gli saltai addosso, “grazie, grazie, grazie!” esclamai, per poi correre in camera a prepararmi.
Cinque minuti dopo ero già pronta. Salii in macchina con mio fratello e ci dirigemmo all'aeroporto, che era a circa 20 minuti da lì. Dovevo farcela.

Fortunatamente così fu. 
Lo vidi, era nel parcheggio delle auto con dei ragazzi, e sentii il cuore quasi esplodermi. Era bellissimo, come sempre, e mi era mancato da morire.
Nei giorni precedenti non lo avevo incontrato neppure a scuola, e sentivo che voleva evitarmi. Ma dovevo parlargli.
Scesi dalla macchina di Louis e mi incamminai timidamente verso di lui. Improvvisamente si voltò e mi guardò esterrefatto.
Rimase immobile per un po', poi mi venne incontro, facendo segno ai suoi amici di lasciarci soli.
“Ronnie” disse con tono rigido, “che ci fai qui?”
Deglutii, ero agitatissima, “volevo salutarti prima della partenza” dissi, schiarendomi la voce con un colpetto di tosse.
“starò via quattro giorni, non un anno” ribatté, acido.
Era davvero freddo, come non lo era mai stato con me.
“scusa, se ti da fastidio me ne vado” balbettai, delusa.
“cosa dovevi dirmi?” chiese, ignorando la mia risposta.
“volevo soltanto dirti che ho sbagliato con te, ho sbagliato ad ignorare tutto quello che è successo tra noi in questo mese, tu ci sei sempre stato ed io invece mi sono comportata malissimo” sospirai.
“mi fa piacere che tu te ne sia resa conto” annuì.
Restai in silenzio, mordicchiandomi nervosamente il labbro inferiore.
“questo però non cambia le cose” fece una pausa, “anzi, forse avevi ragione tu, su tutto”
“che vuoi dire?” chiesi, titubante.
“che non siamo fatti per stare insieme” aggiunse, “e credo neanche come amici”
“c-cosa stai dicendo, Liam?” balbettai, sconvolta. Non potevo credere alle sue parole.
“ne riparleremo, ora non è il momento..” mormorò, guardandosi intorno. Sentii il cuore spezzarsi in mille pezzi.
“no, non disturbarti tanto” ribattei, “sono stata io la stupida a venire fin qui solo per vederti, goditi la gita ” chiusi gli occhi, trattenendo le lacrime. Mi voltai e corsi in macchina da Louis. Aprii lo sportello dell'auto e lo sbattei violentemente.
“portami via di qui, ti prego” singhiozzai, respirando lentamente.
“cos'è successo?” chiese mio fratello, confuso.
“portami via di qui!” strillai, e le lacrime presero il sopravvento su di me.
Lui non rispose e, fortunatamente, premette l'acceleratore.
Arrivammo a casa dopo venti minuti di silenzio snervante, a tratti interrotto dai miei singhiozzi. Aprii la porta di casa e corsi in camera mia.
Mi gettai a letto e sprofondai la faccia in un cuscino, scoppiando in un pianto isterico, quando mio fratello aprì la porta e si sedette accanto a me.
“adesso me lo dici cos'è successo?” chiese, cercando di calmarmi.
Rimasi in silenzio per un po', poi mi alzai leggermente, asciugandomi le lacrime con il gomito, “sono stata una stupida, tutto qui” 
“qualsiasi cosa ci fosse tra voi, se ora è finita, è lui lo stupido, è lui che ci ha perso” sorrise dolcemente, accarezzandomi i capelli.
“no, è stata colpa mia fin dall'inizio” scossi la testa, “lui ha sempre provato qualcosa per me ed io non facevo altro che respingerlo, evidentemente adesso si è stancato”
“e perchè lo respingevi?” chiese.
“Lou, ci sono tante cose che non sai” abbassai lo sguardo.
“non mi interessa, qualsiasi cosa sia, non voglio che tu stia male, ok?” borbottò, premuroso.
Accennai un sorriso, “non so davvero cosa farei senza di te”
“ti voglio bene scema, lo sai che ci sono per qualsiasi cosa” mi scompigliò i capelli, poi uscì dalla stanza. 
Riaffondai la testa nel cuscino. 
Avevo perso il ragazzo di cui, per quanto mi fosse difficile ammetterlo, mi stavo innamorando.
Ora non mi restava che dimenticarlo, sarebbe stata dura, ma prima o poi ce l'avrei fatta.

Passai i seguenti quattro giorni chiusa in casa. Non uscivo più, stavo tutto il tempo a studiare, anche se ormai mi era diventato difficile concentarmi. Louis era parecchio preoccupato per me e il mio strano atteggiamento, ma non disse nulla.
Grazie a Dio avevo un fratello che capiva quello che stavo passando, e non metteva pressioni. 

“adesso basta” sbottò Amy, una mattina a scuola.
“che c'è?” brontolai, esausta.

“sono precisamente quattro giorni che ti comporti come uno zombie vivente” mi fece notare, “non esci di casa, non rispondi neanche più ai miei messaggi”
“mi dispiace, ma cerca di capirmi” mi giustificai, alzando le braccia in aria.
“ci ho provato Ronnie, ma stai esagerando, è pur sempre un ragazzo” fece una smorfia, “lascialo perdere, non merita il tuo dolore”
“non voglio parlarne” abbassai lo sguardo.
“d'accordo” alzò le spalle, “allora oggi pomeriggio usciamo insieme, andiamo a farci un giro solo io e te, ti va?” sfoderò un bel sorriso convincente.
“non mi va, scusa” sospirai.
“invece ti andrà, non accetto un no come risposta” sbuffò, “è sabato, devi uscire per forza!”
“e va bene” alzai gli occhi al cielo, arrendendomi alla sua volontà.
“grande” esclamò soddisfatta, “a dopo”

Feci bene ad accettare, perchè finalmente riuscii a divertirmi e a svagarmi un po'.
Eravamo in una specie di pub, c'era un sacco di gente, e Amy stava bevendo tantissimo.
“dai, fammi compagnia” ridacchiò, porgendomi un bicchiere.
“no grazie” feci una smorfia, “non bevo alcool”
“eddai, basta fare la santarellina” sbuffò, passandomi un cocktail. Non sapevo neanche cosa ci fosse dentro, ma iniziai a bere.
Forse aveva ragione, era davvero il caso che la smettessi di comportarmi da brava ragazza.
Volevo solo divertirmi un po'. Così ne presi un altro, e poi un altro, e un altro ancora.
“visto? che ti dicevo?” Amy non la smetteva di ridere, era visibilmente brilla.
Ed iniziai a ridere anch'io, ricordando che l'ultima volta che ero stata ubriaca fu alla notte di Halloween.
Uscimmo dal locale intorno alle nove di sera, ed era tutto buio.
Non mi reggevo neanche in piedi così presi sotto braccio Amy, e insieme non la smettevamo di ridere. Ridere senza motivo.
Non ricordo molto di quella sera, ma ad un tratto persi di vista la mia amica e mi ritrovai sola in mezzo alla strada.
Non riuscivo neanche a camminare a causa dei tacchi piuttosto alti, così mi accasciai a terra su un marciapiede.
Non mi rendevo conto di quello che stavo facendo. Finché sentii delle voci.
“ma quella non è Ronnie?” era una voce maschile, era Zayn.
“cosa?” questo invece era Liam. Avrei riconosciuto la sua voce tra mille, anche da ubriaca.
Erano passati cinque giorni, quindi erano tornati dalla gita. Li sentii venirmi incontro. 
“Ronnie!” era ancora lui, mi stava strattonando il braccio per cercare di farmi aprire gli occhi. Ero in pessimo stato.
Mi alzai leggermente da terra e li guardai esterrefatta.
“che cazzo stai facendo qui da sola?” gridò Liam. 
“calmati” gli disse Zayn.
Non risposi, non mi rendevo conto neanche di chi fossero.
“ma è ubriaca” esclamò Liam, serrando la mascella.
“dobbiamo riportarla a casa” fece Zayn.
“Ronnie, cazzo, rispondimi” Liam prese il mio viso tra le mani e continuava a chiamarmi, ma io avevo uno sguardo assente.
Non ricordo neanche cosa gli risposi.
Liam cercò di alzarmi da terra ma senza risultati, così mi prese in braccio, e con l'altra mano iniziò a comporre dei numeri al cellulare.

E poi non ricordo più nulla.



 
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 Ecco qui l'ottavo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Ebbene sì, la nostra Ronnie si è ubriacata essendo troppo depressa per il suo Liam.
Fatemi sapere che ne pensate, su su **
Un bacio,
-marty.



 

 
 

 

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Capitolo 9
*** Forgive me. ***


Nono capitolo.





La luce del sole penetrava da una tenda, svegliandomi. Socchiusi leggermente gli occhi e mi stiracchiai. Mi alzai di scatto, non ero a casa mia.
Ero in un letto che non era il mio.
 Mi guardai intorno, ero in un letto abbastanza grande, e l'altro lato era tutto in disordine: questo significava che avevo dormito con qualcuno. Indossavo ancora i vestiti della sera prima, ma ero scalza.
Balzai fuori dalle coperte in punta di piedi, ed uscii dalla camera arrivando in una specie di salotto quando vidi.. Liam.

Inciampai su me stessa facendo un rumore terribile, e lui si voltò di scatto.
Era bellissimo, e indossava soltanto un paio di pantaloncini... dio, ero a casa sua.

Ammiccò un sorrisetto divertito, “buongiorno”
Mi alzai da terra fingendo che non fosse successo niente, “c-cosa ci faccio qui?” chiesi, stordita e confusa. 
Mi sembrava di essere tornata a quel 31 Ottobre. 

“non te lo ricordi, eh?” replicò, avvicinandosi lentamente.
Lo guardai con sguardo interrogativo.
“ieri sera ti ho trovata in mezzo a una strada accasciata a terra, eri ubriachissima” mi dedicò uno sguardo accusatorio, come se volesse rimproverarmi.
“oh, adesso comincio a ricordare qualcosa” abbassai lo sguardo, per la vergogna, “e come ci sono arrivata qui?” 
“emh, volevo riportarti a casa, ma Louis era fuori e così ti ho portata qui” spiegò, imbarazzato.
“oh..” fu tutto ciò che mi uscì dalla bocca, “beh, grazie”
“figurati” rispose, bagnandosi le labbra.
“quindi.. quando sei tornato dalla gita?” balbettai, evitando il suo sguardo.
“ieri mattina” rispose.
“capisco” annuii, “beh, ora sarà meglio che vada, Lou sarà preoccupato” 
“ci ho pensato io ad avvisarlo” ribatté in fretta.
“ah, okay” ero imbarazzatissima. Ero ancora arrabbiata, delusa, ferita, per come mi aveva trattata quel giorno all'aeroporto. 
“ma almeno si può sapere cosa ti è saltanto in mente?” sbottò d'un tratto. Il suo tono di voce si fece diverso.
“cosa?” aggrottai la fronte, senza staccare gli occhi da terra.
“ieri sera, ti rendi conto di quello che sarebbe potuto succedere se per puro caso io e Zayn non fossimo passati lì?” mi sgridò. Aveva anche il coraggio di farmi la morale nonostante quello che mi aveva fatto passare.
“non ti ho chiesto io di venire lì a fare l'eroe” borbottai, infastidita.
“ma come cazzo ti viene in mente di ubriacarti fino allo sfinimento, eh? e per di più da sola?” continuava a sgridarmi come se fossi una povera ingenua.
“ma la smetti di parlarmi con questo tono? non sei mio fratello, non devi dirmi cosa posso o non posso fare! è la mia vita” protestai, per poi andare in camera sua a prendere le scarpe per potermene andare via di lì. 
Sentii Liam seguirmi, “se ti parlo così è solo perchè mi preoccupo per te” disse, alle mie spalle.
Mi voltai di scatto, “davvero? beh, la mattina che sono venuta all'aeroporto non sembrava così” misi le braccia conserte.
Rimase in silenzio a guardarmi per qualche secondo, “quello non c'entra..”
“oh invece c'entra, mi hai detto che non volevi più avere niente a che fare con me, neanche come amica, quindi a questo punto non so neanche perchè sono qui! perchè non mi hai lasciata in mezzo alla strada, eh? lo avrei preferito” sputai fuori queste parole con rabbia, infilandomi le scarpe e afferrando la mia borsa.
Mi si avvicinò di colpo, e posò una mano sul mio viso, “ti prego, non andartene..” mormorò a voce bassa, tornando calmo.
“che senso ha restare?” chiesi, cercando di evitare il suo sguardo penetrante.

“ti devo parlare” disse, togliendo la mano dal mio viso e portandosela dietro la nuca.
“ti ascolto” risposi, mordendomi nervosamente il labbro.
“mi dispiace per come mi sono comportato la scorsa mattina, e mi dispiace ancora di più averti fatto star male” sussurrò.
“però l'hai fatto, Liam..” scossi la testa.
“pensavo fosse meglio chiuderla lì, pensavo che sarei riuscito a dimenticarti ed andare avanti” alzò gli occhi al cielo, “ma non è così semplice come pensavo”
Il cuore iniziò a battermi in petto sempre più velocemente. Queste parole mi stavano uccidendo. In senso positivo, stavolta.
“pensavo che mi bastasse stare lontano un po', per chiarirmi le idee.. ma non è servito neanche questo” aggiunse.
Non risposi. Non sapevo cosa dire.
“ma c'è una cosa che dovresti sapere” continuò. Portò l'altra mano nella tasca dei pantaloncini, e iniziò a camminare per la stanza.
Sembrava davvero nervoso.
“cosa?” domandai, cercando di capire se volessi davvero conoscere la risposta.
“te lo dirò senza giri di parole” sbuffò, incamminandosi verso di me, “in gita sono stato con un'altra” disse tutto d'un fiato.
Rimasi impassibile. Non ci potevo credere
Lui.. con.. un'altra. Sentii lo stomaco contorcersi.
Abbassai lo sguardo e mi portai una mano tra i capelli.
“dì qualcosa..” mi supplicò, serrando la mascella.
“cosa vuoi che ti dica?” sbottai.
“non lo so, urla, menami, sfogati, ma dì qualcosa” ribattè.
“non ne vale la pena con te” scossi la testa delusa, “davvero, non ho più parole”
“voglio solo che tu sappia che non è significato nulla, era solo un modo per distrarmi” si giustificò, portando una mano sul mio viso.
“voi.. tu hai.. con lei?” balbettai, per poi schiarirmi la voce con un colpetto di tosse, 
“hai fatto sesso con lei?”
Aspettai una risposta, e dopo qualche secondo la sentii.
“..no, solo un bacio” mormorò, e decisi di credergli. Lo capivo dal suo tono di voce, stava dicendo la verità.
“ok” dissi fredda, immaginando la scena. Morivo di gelosia, anche se mi era dura ammetterlo. 
“cazzo, ascoltami, ero ubriaco ed ero nervoso per quello che era successo con te” tentò di spiegare, ma lo interruppi subito.
“già, si fanno molte cazzate da ubriachi, ed io ne so qualcosa” sospirai, ripensando a quel segreto che custodivo da più di un mese, ormai.
“Ronnie, mi dispiace” sospirò.
“basta, smettila di giustificarti, io e te non stiamo insieme, io non sono la tua ragazza, quindi puoi fare quello che vuoi” dissi, cercando di sembrare tranquilla. In realtà, stavo morendo dentro.
“se avessimo fatto funzionare le cose dall'inizio, tutto questo non sarebbe successo” ribatté, infilando le mani in tasca.
“cosa vuoi dire? adesso sarebbe colpa mia?” brontolai, incredula.
“non ho detto questo” fece una pausa, “ma sei sempre stata tu a respingermi finora, quindi tutto avrebbe potuto essere diverso tra noi” 
“ti ho sempre respinto perchè avevo paura che succedesse una cosa del genere, e alla fine hai visto.. è successa!” alzai le braccia in aria, e mi coprii il viso con entrambe le mani.
“merda, Ron..” farfugliò con voce roca, avvicinandosi sempre più.
“lo sapevi cosa avevo passato col mio ex, lo sapevi che mi ha tradita e che da lì ho perso completamente la fiducia in tutti, eppure tu ora hai fatto la stessa cosa.” piagnucolai, cercando di trattenere le lacrime. 
“ti prego, non fare così” scosse la testa, prendendo il mio viso tra le mani, “perdonami, amore mio” 
Alzai di colpo lo sguardo verso il suo. Come mi aveva chiamata?..






 
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Eccovi il nono capitolo, spero vi sia piaciuto.
Che ne pensate degli ultimi fatti? Susu, voglio sapere i vostri pareri!
Aggiorno presto, spero :')
Un bacio,
-marty.




 

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Capitolo 10
*** The truth. ***


Decimo capitolo.





Rimasi in silenzio a fissarlo, con quelle due paroline che mi rimbombavano in testa. Stavo quasi per cedere, poi mi controllai. 
“è meglio che torni a casa mia, adesso” sussurrai, abbassando lo sguardo.
Liam non rispose, non subito. 
Si infilò una maglia poggiata sul divano e afferrò un mazzo di chiavi sul tavolo, “ti accompagno io” disse.
“va bene” risposi. Credo ci fosse rimasto male perchè avevo ignorato le sue parole, mi aveva chiamata 'amore mio', ed era la prima volta.
Morivo dalla voglia di dargli un bacio, ma non ci riuscivo. Non sapendo che qualcun altra lo aveva fatto, qualche giorno prima.
“eccoci arrivati” mormorai, non appena Liam fermò la macchina davanti casa mia. Si voltò verso di me. 
“grazie ancora per quello che hai fatto, non so cosa sarebbe successo ieri sera se non fossi arrivato tu” sospirai.
Liam annuì, aveva uno sguardo vuoto. Era rigido come non mai, scese dalla macchina, mi aprì lo sportello e si incamminò verso la porta di casa mia.
Lo raggiunsi, infilai le chiavi nella serratura, e trovai Louis come al solito sul divano.
Si alzò di colpo, “oh dio, si può sapere cosa cazzo ti è passato per la testa?” gridò, venendomi incontro.
“ti prego, risparmiami la ramanzina” feci una smorfia.
“ci ho già pensato io” intervenne Liam, con un sorrisetto compiaciuto. Mi voltai e lo guardai con un'occhiataccia.
“a proposito, grazie ancora per avermi avvisato, ero preoccupatissimo ed ero anche a lavoro, puoi immaginare come stavo” disse, guardando prima Liam poi me.
“mi dispiace, sono stata una stupida, ok?” sbottai, lanciando la borsa sul divano.
“sì, lo sei stata, poi ne parliamo ancora” insistette mio fratello.
“beh, adesso vado, volevo solo assicurarmi che fosse tutto apposto” Liam alzò le spalle.
Lo bloccai per un braccio, “no, aspetta..” sussurrai. Mi guardò per un attimo, poi si fermò.
“mm, vado di là.. io e te dopo parliamo, eh” mi fece Louis lanciandomi un'occhiataccia, prima di uscire dalla stanza.
Abbassai lo sguardo, e poi lo posai su Liam.
“devi dirmi qualcosa?” chiese.
“sì..” mormorai, “..no” scossi la testa. Sentivo il bisogno di dirgli la verità, tutta la verità.
“sì o no?” rise.
“mm, no” mentii. Volevo dirgli così tante cose, ma non ne avevo il coraggio.
“va bene” alzò gli occhi al cielo, “allora io vado” aggiunse, un po' indeciso. Aprì la porta poi si fermò di nuovo.
Mi guardò con il suo solito sguardo penetrante, i suoi occhi erano spenti e concentrati sui miei.
D'un tratto lo vidi avvicinarsi a me, e senza dir nulla prese il mio viso tra le mani e poggiò le sue labbra sulle mie.
Non mi resi neanche conto di quello che stava succedendo, avevo il cuore che sembrava volermi esplodere dal petto, ma nonostante questo continuai a baciarlo. Perchè era quello che volevo da tanto tempo. Ci lasciammo andare per qualche minuto, poi mi staccai leggermente da lui. 
“allora ci vediamo” si bagnò le labbra, come se volesse assaporare il sapore delle mie.
Mi portai una mano tra i capelli, “umh, sì” risposi.
Infilò una mano in tasca e se ne andò, chiudendo la porta e lasciandomi lì con mille pensieri. 
Sentii dietro di me un colpetto di tosse. Mi voltai di scatto e trovai mio fratello a fissarmi con sguardo colpevole.
“Louis!” esclamai, arrossendo ancora più di quanto non lo fossi già.
“pensavo aveste finito di parlare” alzò le spalle.
“è tutto così strano tra me e lui, adesso” sospirai.
“avete chiarito la discussione dell'altra volta?” chiese.
“sì, ma adesso è spuntata fuori una nuova cosa..”
“cioé?”
“emh, è stato con un'altra, in gita” abbassai lo sguardo.
“ma che cazzo?” mi guardò esterreffatto.
“si è trattato solo di un bacio” spiegai, “era nervoso perchè avevamo litigato.”
“questo te l'ha detto lui?”
“sì” risposi.
“posso dirti quello che penso io?” chiese.
Annuii.
“penso che siete due deficienti” sbottò.
Lo guardai male, “perchè?”
“state sprecando tempo, si vede benissimo che siete innamorati l'uno dell'altro ma per qualche assurdo motivo non vi decidete a stare insieme” sbuffò.
Rimasi in silenzio. Aveva ragione.
“è complicato.” dissi.
“tu sei complicata” ridacchiò.
Sorrisi. Aveva ragione anche su questo.
“un momento signorina, noi dobbiamo ancora parlare di quello che hai combinato ieri sera!” il suo sguardo si fece serio.
“..ops” sorrisi, per poi sgattaiolare in camera mia.
La serata passò in fretta, anche se non facevo altro che pensare a quello che era appena successo. Ero così confusa.


“ma come? è stato con un'altra?” chiese Amy incredula, la mattina seguente durante la ricreazione.
Annuii in silenzio.
“tu cosa gli hai detto?” chiese ancora.
“ci sono rimasta male, gli ho detto che aveva sbagliato, ma lui..” feci una pausa, “lui mi ha chiesto scusa, mi ha spiegato che non è significato niente e che si trattava solo di un momento di rabbia nei miei confronti”
“quindi l'hai perdonato” dedusse.
“non l'ho perdonato, a dire il vero non so neanche cos'è successo dopo, mi ha riaccompagnato a casa, e prima di andarsene mi ha baciata” spiegai.
Amy mi guardò male, “quindi l'hai perdonato” disse.
“..teoricamente non avrei nulla da perdonargli, lui non è il mio ragazzo, giusto? io l'ho sempre respinto, e in fondo forse questo è ciò che mi meritavo” alzai le spalle.
“non c'entra il fatto che non stavate insieme” scosse la testa, “ti ricordo che vi state frequentando da un mese, e lui non può andare in gita e baciarsi un'altra” spiegò. 
“dette da te, queste cose non sono credibili” dissi. Forse era meglio se non l'avessi detto.
Fece una smorfia, “so bene di non essere una santa, ho fatto vari errori, ma parlo così perchè non voglio che capitino anche a te” 
Sorrisi leggermente, “grazie” feci una pausa, “vedrò cosa fare con Liam” 
“sarà meglio che ti sbrighi” disse voltandosi, “perchè è laggiù”
Mi voltai di colpo e lo trovai lì insieme a Zayn e Niall, mentre parlava con una ragazza. Rabbrividii.
“ci vediamo dopo in classe” disse Amy, prima di sgattaiolare verso Zayn e portarlo via con lei.
Io ero ancora lì immobile a spiarlo, mentre parlava con quella tipa. Niall se ne andò, ed anche la ragazza, e Liam incrociò il mio sguardo.
Girai di colpo lo sguardo altrove, fingendo di non averlo visto, ma temo che se ne fosse accorto.
“ehi” sussurrò, venendomi incontro.
Sospirai, “era lei?” chiesi.
“eh?” mi guardò con sguardo interrogativo.
“era lei? la ragazza con cui stavi parlando, era la ragazza con cui sei stato in gita?” chiesi, evitando di guardarlo negli occhi.
“sì” rispose, senza emozioni.
“ok” dissi, facendo un passo indietro.
“aspetta” disse, fermandomi, “le stavo spiegando che quello che è successo non è significato nulla per me, e che quindi non si facesse strane idee”
Rimasi in silenzio per un po', “e lei cosa ti ha detto?” chiesi.
“che per lei va bene così” fece una pausa, “adesso sei più tranquilla?” 
“ero tranquilla anche prima, per me puoi fare quello che vuoi” borbottai in mia difesa.
Si avvicinò sempre di più, “quindi non ti importerebbe se tornassi con lei?” sussurrò, a pochi centimetri dalle mie labbra.
Deglutii, con il cuore che mi batteva a mille, “n-no” risposi.
Sorrise, “non sei una brava attrice”
Mi allontanai, “ok, bravo, mi importa eccome, contento? ti diverte sapere che hai una stupida ragazzina che è innamorata di te e che quindi sta male per ogni cosa che fai?” sbottai.
Rimase in silenzio per un po', mentre io mi maledivo mentalmente per aver parlato.
“..sei innamorata di me?” balbettò.
“posso sapere cos'altro vi siete detti, tu e la ragazza misteriosa?” chiesi, di colpo.
“Ronnie” disse serio, “rispondimi.”
“rispondimi tu” misi le braccia conserte.
“abbiamo parlato solo di quello che è successo in gita” fece una smorfia, “a dire il vero.. ricordi la festa di halloween a casa tua?” 
Sentii il battito cardiaco accelerare di nuovo. Volevo che si dimenticasse di quella maledetta festa. Annuii.
“beh, ho iniziato a pensare che forse era lei la ragazza con cui sono stato, di cui tutti parlavano..” sussurrò.
Abbassai di colpo lo sguardo a terra, stavo morendo dentro, soltanto nel sentirlo parlare di quella notte. 
“cosa vuoi che ti dica?” alzai le spalle, fingendomi tranquilla.
“niente” alzò le spalle, “mi era venuto in mente, sai che voglio essere completamente sincero con te, quindi volevo parlartene”
“ok” risposi.
“stai bene? sei pallida” notò, avvicinandosi di nuovo.
“sì” annuii in fretta, “sto alla grande”
“Ronnie” mi guardò male, “tu sai con chi sono stato a quella festa?” chiese. Aveva capito che c'era qualcosa di strano in me.
Aveva capito tutto. Il cuore stava per esplodermi.
La campanella della fine ricreazione suonò, ma la ignorammo entrambi.
“rispondimi” disse, rigido.
“va bene, facciamola finita” sbottai, “sono io la ragazza con cui sei stato a quella maledetta festa e sì, sono anche innamorata di te, così ho risposto a tutte le tue domande, sei soddisfatto?”


 
 
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ebbene sì, Ronnie ha finalmente detto tutta la verità a Liam!
come reagirà il nostro Payne?
beh, sarei proprio curiosa di sapere che ne pensate voi!
aggiorno presto,
-marty.




 

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Capitolo 11
*** Together. ***


Undicesimo capitolo.



Liam rimase in silenzio. Mi fissava incredulo.
Non riuscivo a cogliere nessuna emozione nel suo sguardo.
“mm” mormorai, “è suonata la campanella, devo andare in classe, ne parliamo meglio più tardi” feci per andarmene, ma sentii il braccio di Liam trattenermi.
“no” disse rigido, “ne parliamo adesso.”
Stavo letteralmente tremando come una foglia.
“mi dispiace, avrei dovuto dirtelo fin dall'inizio, ma ero spaventata, non sapevo neanche chi tu fossi” balbettai.
“quindi io e te siamo stati insieme quella notte? io e te..?” ripeteva, incredulo, senza guardarmi negli occhi.
“sì Liam, ma non ricordo nulla.. ero completamente ubriaca, proprio come te, so solo che quella mattina mi sono svegliata con te accanto che indossavi solo un paio di boxer” spiegai.
“voi mi avevate detto che ero rimasto a dormire lì perchè ero troppo ubriaco per tornare a casa.” scosse la testa.
“non sapevo cosa inventarmi, non ti conoscevo nemmeno, e quando ti ho trovato lì, beh, sono andata in panico e sono scappata in bagno” sussurrai.
“cazzo Ron, è passato più di un mese da quella notte! quando avevi intenzione di dirmelo?” borbottò.
“stavo aspettando il momento giusto” sospirai, “non volevo rovinare le cose”
“non avresti rovinato niente, io avrei capito” disse.
“mi dispiace..” sussurrai.
“smettila di dire che ti dispiace, per favore” sbottò.
“e cosa vuoi che ti dica?” 
“voglio sapere cosa hai provato in tutto questo tempo, voglio sapere come hai fatto a tenere nascosta questa storia così a lungo” disse.
“sono stata malissimo, avevo pensato che sarebbe stato meglio non dirti niente ma non ce l'ho fatta.. non dopo che hai iniziato a pensare che quella notte fossi stato con un'altra” abbassai lo sguardo.
Rimase in silenzio.
“perchè dopotutto ringrazio Dio per essermi ubriacata, per aver fatto tutto quello che ho fatto quella notte” feci una pausa, “altrimenti adesso non ti avrei nella mia vita..”
Sorrise leggermente, “mi fa così incazzare il fatto di non ricordare nulla di quella notte..” borbottò.
Non dissi nulla.
“vorrei sapere tutto quello che è successo, vorrei ricordare il momento in cui eri mia, solo mia..” sospirò, avvicinandomisi.
Arrossii di colpo.
“ma ora che ci penso, non è da te ubriacarti così, e andare col primo che capita..” mi guardò storto.
“in quei giorni ero devastata, il giorno prima era stato il compleanno di mia madre, e.. beh, nonostante tutto quello che ci ha fatto, fa male..” sussurrai. Senza dire nulla, mi abbracciò. 
“pensavo ti saresti arrabbiato..” mormorai, contro il suo petto.
“per cosa?” sussurrò, dopo avermi stampato un bacio sulla fronte.
“per averti tenuto nascosto quello che è successo..”
“capisco perchè lo hai fatto” rispose, “probabilmente al tuo posto avrei fatto lo stesso, ma adesso niente più segreti”
“promesso” accennai un sorriso.
“hey, la ricreazione è finita, tornate nelle vostre classi!” la voce di una bidella tuonò per tutto il cortile.
Io e Liam ci voltammo di colpo per poi guardarci.
“ci vediamo dopo?” chiesi.
Annuì, “a dopo”
Sorrisi, mi voltai per tornare in classe ma ancora una volta mi sentii afferrare per il braccio.
“aspetta” disse, per poi prendere il mio viso tra le mani e poggiare le sue labbra sulle mie. Mille farfalle iniziarono a svolazzarmi nello stomaco.
Schiusi la bocca, permettendo alla sua lingua di insediarsi e approfondire quel bacio tanto desiderato.
Dopo circa un minuto, si staccò leggermente.
“comunque..” fece una pausa, “anch'io sono innamorato di te”
“non puoi dirmi queste cose proprio quando sto per andarmene, Liam..” mormorai col cuore che sembrava volermi esplodere dal 
petto.
Sorrise, “mi farò perdonare stasera”
Ricambiai il sorriso e tornai nella mia classe.
La professoressa mi dedicò dieci minuti di ramanzina per il ritardo, ma onestamente non la ascoltai neanche. Ero fuori di testa, del tutto.
Non riuscivo a smettere di pensare alle parole di Liam.
Mi sentivo così sollevata per avergli detto tutto quello che era successo, tutto quello che provavo per lui.. e lui aveva fatto lo stesso.

“hey, bentornata!” esclamò Louis, venendomi rientrare in casa dopo la scuola.
“ciao fratellone” sorrisi, andandogli incontro e stampandogli un bacio sulla guancia.
Lou mi guardò storto, “cos'è tutto questo entusiasmo?”
“perchè ti sorprende?” chiesi.
“beh” fece una pausa, “forse perchè ogni giorno torni da scuola con una faccia che mi va venir voglia di suicidarmi?” 
Scoppiai a ridere, “okay hai ragione” alzai le spalle, “non lo so, mi sento felice” 
Sorrise, “finalmente” rispose, “è successo qualcosa in particolare?”
“mh, no..” mi morsi il labbro, “okay sì” scoppiai alla fine.
“qualcosa mi dice che c'entra Liam” sorrise.
Arrossii e sorrisi come una bimba dopo la sua prima cotta, “sì, c'entra lui, contento?” feci una smorfia.
Ridacchiò, “va bene, va bene” alzò le braccia in aria, “la smetto con le domande”
“ecco, bravo” risposi. Feci per andarmene in camera mia, ma Louis mi fermò.
“aspetta” disse, “devo dirti una cosa”
“dimmi” risposi.
“questo weekend sarò fuori per lavoro, andiamo a Londra per uno stage” fece una pausa, “non è che potresti andare a dormire da qualche tua amica? è solo per una notte”
“oh, va bene” risposi, “quando parti?”
“sabato mattina, cioè domani, e torno domenica sera” disse.
“okay, va bene” alzai le spalle.
“mi dispiace lasciarti sola ma non ho potuto rifiutare..” scosse la testa.
“e perchè mai avresti dovuto? Lou, sono grande e so badare a me stessa” risposi.
“sicura che non finirai un'altra volta per strada mezza ubriaca?” borbottò.
“oh dio, non accadrà più una cosa del genere, lo sai” sospirai.
“lo spero” rispose, lanciandomi uno sguardo minaccioso al quale reagii ridendo.

Quel pomeriggio ero tranquillamente in camera mia, quando sentii il campanello suonare, e pochi secondi dopo la voce di Liam.
Sobbalzai dal letto e andai dillà.
“capito, vi lascio soli” borbottò Lou, tornando nella sua stanza. Sorrisi.
“ehi” fece Liam. 
“ehi” ripetei, quasi imbarazzata, “che fai qui?”
“secondo te?” sorrise, avvicinandomisi.
“uh, vieni a trovare me, che carino” feci una risatina.
“nah, sono venuto per Louis, ovvio” scosse la testa, ironico.
Lo guardai storto.
“ci caschi sempre, è possibile?” ridacchiò.
Ricambiai la risata, portandolo in camera mia, “scusa il disordine” sussurrai, guardandomi intorno.
“che stai facendo?” indicò una serie di magliette che avevo lanciato sul letto.
“umh, niente” sospirai, “scelgo qualcosa da portare a casa di Amy” 
“perchè? vai a stare da lei?” chiese.
“solo per questo weekend” spiegai, “Louis deve partire per lavoro, quindi..”
“capito” fece una pausa, “e se invece.. venissi a stare da me?”
“a stare da te? sei pazzo?” 
“dai, se è solo per una notte si può fare” disse, posando le mani sui miei fianchi.
“non credo che Louis ne sarebbe molto contento” ridacchiai.
“e chi dice che debba per forza saperlo?” curvò le labbra in un adorabile sorrisetto malizioso.
“umh” mi morsi il labbro inferiore, “sei proprio un cattivo ragazzo.”
Scoppiò a ridere, “dico sul serio” disse, “se vuoi venire da me mi farebbe piacere”
“lo sai che vorrei..” sussurrai, pensierosa.
“ma?” chiese.
“non lo so, Liam..” abbassai lo sguardo.
“se russo me ne vado a dormire sul divano, e tu nel mio letto, promesso” 
Scoppiai a ridere, “davvero lo faresti?”
“certo” sorrise, “questo e altro per te, signorina”
Arrossii, “come siamo dolci oggi..”
“beh sì” sospirò, “devo farmi perdonare un bel po' di cose.”
Il mio sguardo si fece serio, “non devi farti perdonare nulla, Liam”
“invece sì, e lo sai” mi prese per mano, “ho fatto un casino ultimamente, e voglio rimediare.”
Posai una mano sul suo viso e lo accarezzai.
Sorrise, “voglio stare con te, Ron” 
I miei occhi incontrarono i suoi, “anch'io, solo con te”
“e allora proviamoci..” disse, “ricordo ancora quando mi hai raccontato della tua relazione passata, mi hai detto che hai sofferto tanto, ma stavolta non sarà lo stesso, te lo prometto”
Lo guardai mentre il cuore mi batteva all'impazzata. Quelle parole le sentiva sul serio, si vedeva. Sapevo che, però, non erano del tutto vere. Qualsiasi cosa avrei scelto di fare, avrei sofferto. E' inevitabile, tutti i rapporti portano sofferenza, prima o poi. Ma anche felicità.
Ed io senza di lui non potevo stare. Non riuscivo neanche più a ricordare come fosse la mia vita prima di averlo conosciuto.
“so già che mi farai impazzire” alzai gli occhi al cielo, mentre qualche stupida lacrima sembrava non potesse fare a meno di uscire, “in senso negativo, e soprattutto in senso positivo.. ma dopotutto non so davvero cosa farei senza di te, ed è per questo che sì, voglio stare con te” mi morsi il labbro, mentre una lacrima mi attraversava la guancia.
Liam sorrise, posò le mani sul mio viso e le sue labbra poggiarono delicatamente sulle mie.
Portai le braccia dietro il suo collo e continuai a baciarlo, mentre lui, con il pollice, mi asciugò quella lacrima.
Mi staccai leggermente da lui.
“a quanto pare ce l'abbiamo fatta..” sussurrò.
“pare proprio di sì.” sorrisi.



 
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finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare,
scusate la lunga attesa!
anyway, i Ronniam sono ufficialmente una coppia!
che ne pensate?
gradirei qualche vostro commento, su :3
un bacio,
-marty.





 

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Capitolo 12
*** In your bed. ***


Dodicesimo capitolo.



Il grande giorno arrivò. Sabato pomeriggio, Louis era appena partito ed io ero pronta.
Bussai insistentemente alla sua porta. Dopo qualche secondo, finalmente Liam mi aprì. 
“uh, guarda chi c'è” sorrise fissandomi, “una barbona alla mia porta”
“finiscila” sbuffai, oltrepassandolo ed entrando in casa sua con la mini valigia che mi ero portata dietro.
“grazie per l'ospitalità Liam” borbottò, simulando la mia voce.
Scoppiai a ridere, “grazie per l'ospitalità, amore” risposi, correggendolo.
Sorrise, “sono contento che hai accettato di stare qui, alla fine” disse.
“già, peccato che la mia migliore amica si sia infuriata perchè ho deciso di stare da te e non da lei” alzai gli occhi al cielo.
“sono il tuo ragazzo, no? vengo prima di tutto.” ridacchiò, avvicinandomisi.
“prima di tutto? non esageriamo” alzai un sopracciglio, provocandolo.
“ovvio” rispose, prima di stamparmi un bacio veloce.
“ora l'importante è che Louis non lo venga a sapere” feci una smorfia.
“secondo me dovresti dirglielo, non penso si arrabbierebbe” alzò le spalle.
“non lo conosci bene quanto me” sospirai.
Sorrise, prese la mia valigia e la portò in camera sua. Lo seguii e mi guardai intorno.
La camera dove avevo dormito qualche giorno prima, dopo la mia folle sbronza.
“allora, dove dormirò?” chiesi, impaziente.
“beh, potresti dormire qui con me..” fece una pausa, “o se preferisci c'è sempre il divano” mise le braccia conserte, come se fosse certo della mia risposta.
“mh, direi che il divano va più che bene” mentii alla fine, cercando di trattenere una risatina.
“sì, perfetto” rispose fingendo un tono serio, “è comodissimo” aggiunse.
Scoppiai a ridere, non sapeva proprio fare l'offeso.
“ovviamente dormirò con te” posai le braccia intorno al suo collo, “ti toccherà sopportarmi.” 
“mh” si bagnò le labbra, “farò questo sacrificio” mormorò, per poi avvicinarsi lentamente e stamparmi un lungo bacio.

“vuoi davvero vedere un film di paura?” sbuffai, qualche ora più tardi.
“ovvio” rispose, “non c'è niente di meglio che vedere un horror di sera”
“non c'è niente di più spaventoso, vorrai dire” feci una smorfia.
Sorrise, “se hai paura, stanotte puoi sempre stringerti a me..”
Lo guardai e sorrisi, mi sedetti accanto a lui e poggiai la testa sulla sua spalla.
“non sarebbe meglio un bel film romantico? magari uno di quelli strappalacrime?” sospirai.
“no grazie” ridacchiò.
“non è giusto” sbuffai, “io sono l'ospite, dovrei essere io a decidere” 
“oddio, quasi dimenticavo” mi interruppe, alzandosi, “devo dirti una cosa”
Lo guardai con sguardo ansioso, “cosa c'è?” chiesi.
“credo di aver trovato un lavoro” annunciò, di colpo.
“cosa? davvero? dove?” esclamai.
“niente di che, un lavoretto” alzò le spalle, “come cameriere, però ne ho bisogno”
“oh che bello” mormorai, “dove?”
“nel bar vicino la scuola” 
“perfetto” dissi, “così avrò una scusa per non fare colazione a casa con Louis” 
Ridacchiò, “questo però significa che avremo anche meno tempo per stare insieme..”
“non importa, un modo lo troveremo comunque” scossi la testa, “si avvicina il periodo natalizio, e io ho un sacco da studiare” Venni interrotta, però, dal suono del mio cellulare. Un messaggino.
“chi ti scrive a quest'ora?” chiese.
“mh, sono solo le dieci, non è poi così tardi” alzai le spalle.
“chi è?” insistette.
“un attimo” sbuffai, presi il telefono dalla tasca e.. “Harry?!” esclamai.
“Harry? che vuole?” borbottò Liam.
“uh, mi ha chiesto se la prossima settimana posso continuare a dargli qualche ripetizione di matematica” sospirai.
Liam sbuffò.
“l'ultima volta non è finita proprio bene..” sorrisi.
“se non rompe le palle non è contento” borbottò.
“ehi, è mio amico, a me non da fastidio” risposi.
“a me sì però” ribatté, in tono freddo.
Lo guardai confusa, “e perchè mai dovrebbe darti fastidio?”
“pensi che lui voglia davvero farsi aiutare in matematica?” ringhiò.
“e cos'altro potrebbe volere, scusa?” chiesi. Non capivo dove volesse arrivare.
“sveglia, Ron” alzò gli occhi al cielo, “ci sta provando”
“Dio Liam, non ci sta provando” sospirai.
“sì invece” rispose, “lo conosco”
“ti dico di no, anch'io lo conosco” dissi.
“vabbè, fai quello che cazzo ti pare” sbottò, girando lo sguardo altrove.
“e adesso perchè fai così?” sospirai.
“lasciamo stare” disse, “vado a letto”
“perchè devi rovinare tutto così?” sbottai. Quando si parlava di altri ragazzi diventava immediatamente nervoso.
“vai tu in camera, io dormo qui” ignorò la mia risposta.
“mi vuoi rispondere?” insistetti, avvicinandomigli.
“non ne voglio più parlare Ron” scosse la testa, “sono stanco”
“bah, va bene” abbassai lo sguardo, me ne andai in camera sua e sbattei la porta.
Mi lanciai sul letto e affogai la testa nel cuscino, come facevo sempre quando ero nervosa.
Ero davvero contenta di stare da lui, per una notte, e invece doveva sempre trovare qualche assurdo motivo per incazzarsi.
Senza rendermene conto mi addormentai, me ne accorsi soltanto qualche ora dopo, quando mi svegliai sentendo qualche rumore.
Liam era dillà, che dormiva sul divano. Guardai il cellulare sul comodino e vidi che era l'una di notte. Non era poi così tardi.
Mi voltai e vidi la porta della camera aprirsi lentamente.
“sei sveglia?” era lui.
Lo guardai e mi rigirai subito dall'altra parte del letto.
“Ron, dai” si sedette sul letto, “non fare così”
Niente da fare. Non mi voltai neanche stavolta.
“lo so che sei sveglia” insistette.
“bene” sbottai, voltandomi verso di lui, “che c'è?”
Fece una smorfia, “scusami per prima” mormorò, “ho esagerato, sono stato un coglione”
“sì, lo sei stato” annuii.
“mi dispiace” fece una pausa, “ma mi da fastidio sapere che qualcuno ci sta provando con te”
“ancora?” sbuffai, “Harry non ci sta provando”
“va bene” alzò gli occhi al cielo, “non voglio più parlare di questo” disse, avvicinandomisi.
“però ormai è successo” scossi la testa, “era la nostra prima notte insieme, Liam..”
“scusami, amore” ripeté. Lo si capiva dal suo sguardo che si sentiva veramente in colpa.
“fa niente” finsi un sorriso, arrendendomi.
“vieni qui” sussurrò, spalancando le braccia e tirandomi a sé. Mi strinsi a lui e poggiai la testa contro il suo petto.
Amavo quando indossava le sue solite felpe morbide che mi facevano stare al caldo.
“vuoi che me ne vada?” chiese, staccandosi leggermente.
“no” risposi, “ti prego, resta qui”
Sorrise, e gli feci spazio a letto con me.
“sei stanca?” mi chiese.
“un po'” alzai le spalle, “mi sono addormentata per poco e per di più sono ancora vestita”
“ti sei portata qualcosa per dormire?” chiese.
“sì ma..” feci una pausa, “mi daresti la tua felpa?”
“questa?” chiese, confuso.
“sì, ti prego” feci gli occhioni dolci per intenerirlo, “mi piace sentire il tuo profumo addosso”
Sorrise, se la sfilò e me la passò, “è tua” disse.
“solo per stanotte” risposi, infilandomela.
“no” ribatté, “è tua, voglio che la tenga tu, sempre”
“davvero?” 
“davvero” annuì.
“grazie” esclamai saltandogli addosso, “c'è un problema però.. non penso che me la toglierò più”
Scoppiò a ridere, “c'è un altro problema, però” aggiunse.
“quale?”
“credo che potrei farci l'abitudine a vederti dormire qui”
Sorrisi, “potrei farci l'abitudine anch'io, se non fosse per Louis” 
“lo convinceremo in un modo dell'altro” alzò le spalle.
“non credo” sorrisi, “è testardo, e non si fida”
“di chi non si fida?” borbottò.
“di te” scoppiai a ridere.
“ma come? ti ho recuperata in mezzo ad una strada tutta sbronza e ancora non si fida?” brontolò.
Sorrisi, “sono sempre la sua bimba” alzai le spalle.
“ora anche un po' mia, però” aggiunse, poggiando lentamente le sue labbra sul mio collo.
Un brivido mi percosse la schiena, “Liam..”
“sì?” sussurrò, tra un bacio e l'altro.
“smettila..” balbettai, mentre continuava a farmi rabbrividire.
“devo proprio?” mormorò, mentre continuava a succhiare la pelle sul mio collo, fino a far comparire varie macchie rossastre.
“sì” sorrisi, staccandomi con forza da lui, “o le cose finirebbero male”
Scoppiò a ridere, “perchè male?”
“perchè sì” arrossii, “e ti ho mai detto che amo la tua voglia sul collo?”
“davvero?” ridacchiò, “beh, no, mai” 
“mi piace troppo, è dolcissima” sorrisi.
“tu sei dolcissima” mi corresse, con sguardo improvvisamente serio.
Arrossii nuovamente, mi avvicinai a lui e gli stampai un bacio sulle labbra.
“buonanotte” sussurrai, infilandomi dentro le coperte.
Si mise vicino a me e mi avvolse tra le sue braccia, “notte, piccola”

La luce del sole filtrava dalla tenda e mi svegliò inevitabilmente. Avevo il sonno leggero, qualsiasi cosa mi svegliava, perfino un filo di luce.
Schiusi gli occhi e dopo qualche secondo mi resi conto di avere la testa poggiata sopra il petto di Liam. Mi voltai e lo vidi dormire come un angioletto. Sorrisi, era bellissimo anche mentre dormiva. E più lo guardavo, più mi rendevo conto che lui era tutto ciò che avevo sempre desiderato.




 
***

 

eccomi qui,
come state?
beh, le cose procedono a meraviglia per Ronnie e Liam, ma chissà!
colgo l'occasione per farvi gli auguri di buon Natale,
grazie per seguire la storia e per le recensioni!
un bacio e alla prossima,
-marty.
 





 

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Capitolo 13
*** You're mine. ***


Tredicesimo capitolo.



Provai a riaddormentarmi, ma proprio non ci riuscivo. Ero imbambolata a guardarlo dormire, finché non lo vidi schiudere gli occhi.
“buongiorno” mormorai, con un sorrisone stampato in faccia.
Sorrise debolmente, “ehi, buongiorno” si stiracchiò un po', poi si avvicinò per baciarmi.
“da quanto sei sveglia?” mi chiese.
“oh, non da molto.” alzai le spalle.
“potevi svegliarmi” disse.
“non ci sono riuscita” sorrisi, “sembravi un angioletto”
Scoppiò a ridere, “davvero?”
Annuii, “assolutamente sì”
“avrei voluto vederti io mentre dormivi” sussurrò.

“meglio di no ridacchiai.
Sorrise e mi stampò un altro bacio.
“torno subito” dissi, prima di alzarmi dal letto. Andai un attimo in bagno, e notai il telefono di Liam sul tavolino che si illuminò di colpo. Probabilmente non avrei dovuto farlo, ma volevo sapere chi gli scriveva di prima mattina. Aprii il messaggio e lessi il nome di una certa Sophia. Rabbrividii, gli aveva scritto il buongiorno. Poggiai di colpo il telefono sul tavolino e mi sedetti.
Non poteva essere quello che pensavo, doveva esserci qualche altra spiegazione, per forza.
“ehi” sentii Liam chiamarmi, “dove sei finita?”
In effetti erano dieci minuti che me ne stavo lì in bagno, a pensare. 
“arrivo” mormorai, confusa.
Tornai da lui e mi sedetti sul letto, abbassando lo sguardo.
“ehi” fece, “stai bene?” mi chiese.
“sì” finsi un sorriso.
“sicura?” chiese.
“sì” annuii, “ho le mie cose”
Sorrise, “capito”
Mi alzai di colpo dal letto, “sarà meglio che torni a casa adesso” dissi, “Louis tornerà tra un paio d'ore ed io devo sistemare la mia borsa prima che se ne accorga”
“ma dai” sbuffò, “c'è tempo ancora, puoi restare un altro po'” disse, alzandosi e avvicinandomisi.
Alzai le spalle, “no, è meglio che vada” 
Liam mi fermò per un braccio, “dimmi cos'hai.”
“perchè dovrei avere qualcosa?” feci finta di niente.
“lo leggo dal tuo sguardo” disse, “sei strana”
“non ho niente, davvero” alzai le spalle.
“fino a mezzora fa eri tutta allegra e dolce, adesso a malapena mi guardi negli occhi” sospirò.
Rimasi in silenzio per un po', “chi è Sophia?” 
“cosa?” mi guardò confuso.
“dimmi chi è, per favore” abbassai lo sguardo, per non incrociare il suo.
“è..” fece una pausa, “la ragazza con cui sono stato in gita, ricordi?”
Sbarrai gli occhi e mi portai le mani tra i capelli.
“perchè ti scrive?” chiesi, ancora guardando altrove.
Lo vidi avvicinarsi ancora di più, “hai guardato i miei messaggi?”
“non volevo” scossi la testa, “ma il telefono si è illuminato proprio in quel momento, e ho pensato che non avessi niente da nascondermi” 
“infatti è così” rispose rigido, “non ti fidi di me?”
“sì che mi fido, ma..” sussurrai.
“ma?” chiese.
“ma posso sapere perchè quella tizia ti ha scritto il buongiorno?” sbottai.
“Ron, gliel'ho già detto che non mi interessa e che sono fidanzato, ma..” alzò le spalle, “niente, non mi ascolta”
“glielo ricorderò io allora” misi le braccia conserte.
Sorrise, “non serve, a me non importa nulla di lei, lo sai”
“allora non scriverle mai più, per favore” risposi.
“non sono io che le scrivo” spiegò.
“e allora non risponderle” insistetti.
“va bene” sorrise, “stai tranquilla però, ok?”
“sì” mormorai, non del tutto convinta.
Prese il mio viso tra le mani, “devi stare tranquilla” sorrise, “né abbiamo passate tante io e te, adesso pensiamo solo a stare bene”
Sorrisi, e poggiai le labbra sulle sue. Portai le braccia dietro il suo collo e mi lasciai andare per un po'.
“grazie per avermi fatto stare da te” dissi, staccandomi leggermente.
“grazie a te” sorrise.
“adesso però vado davvero” sospirai, “prima che Louis ritorni”
“devi proprio?” sbuffò.
“sì, purtroppo” sospirai, “ma ci vediamo domani.”
Sorrise, mi prese le mani e mi baciò ancora una volta.
Quando tornai a casa, con mia sorpresa, Louis era già lì.
“Che ci fai qui?” balbettai.
“che c'è? non sei contenta di rivedermi?” sbuffò, venendomi incontro.
Lo abbracciai, “sì, certo” risposi, “ma sei stato via solo un giorno”
“te la sei spassata con Amy, eh?” ridacchiò.
“umh, sì, molto” finsi un sorriso, “a te com'è andata il viaggio?”
“era un viaggio di lavoro, non una vacanza” fece una smorfia, “ma comunque bene”
“mi fa piacere” sorrisi, andando in camera mia.
Sistemai di corsa i vestiti nell'armadio e nascosi la felpa di Liam. 
“ehi, hai fame?” chiese, entrando in camera.
Mi girai di scatto e mi guardai intorno, “mh, non molta” risposi.
“Ronnie..” sussurrò, fissandomi.
“sì?” chiesi.
“cos'hai sul collo?” chiese, perplesso.
Mi guardai allo specchio, ed avevo una chiazza rossa. Merda.
“tu sei stata da Liam..” disse, “non è così?”
“no” risposi, cercando di essere il più convincente possibile.
Ma non ero una brava attrice.

“Ron, dai” sorrise, “puoi dirmelo, non mi arrabbio”
“infatti non dovresti arrabbiarti, non sei mio padre, non puoi dirmi cosa devo o non devo fare” sbottai.
“ehi, calma” alzò le braccia in aria.
Lo guardai e alzai gli occhi al cielo, “scusa.. e sì, sono stata da Liam” confessai.
Alzò un sopracciglio e mi si avvicinò, “perché non me l'hai detto?”
“non lo so” alzai le spalle, “pensavo che probabilmente non me l'avresti permesso”
“ed avresti avuto ragione, infatti” mise le braccia conserte.
“ma ho diciassette anni e sono abbastanza grande per decidere cosa è giusto per me, no?” piegai la testa da un lato e lo guardai con un sorrisetto.
“non proprio” scosse la testa.
“dai, non esagerare” sbuffai, “volevo solo passare un po' di tempo con lui”
“lo capisco” disse, “solo che.. la prossima volta dimmelo, ok?”
Annuii, e lo guardai uscire dalla stanza.
Era insopportabile quando tentava di fare il bravo fratello maggiore. Lui combinava di tutto, ma io non potevo dirgli nulla.
Per una volta che gli nascondevo qualcosa, dovevo essere sgridata come una bambina.
“come l'ha scoperto?” chiese Liam, il lunedì dopo a ricreazione.
“grazie alla mia bella macchia rossa sul collo” sbuffai, nascondendola con la sciarpa, “bel lavoro”
Liam scoppiò a ridere, “dimmi che stai scherzando”
“no, purtroppo” mi lasciai scappare un sorrisetto.
“mi odierà adesso” sospirò.
“non puoi immaginare quanto è stato imbarazzante” scossi la testa.
“sì, lo immagino” ridacchiò.
“non ridere, c'è da piangere” alzai gli occhi al cielo.
Sorrise ancora una volta.
“comunque..” fece una pausa, “stasera inizio” 
“cosa?” chiesi, confusa.
“il lavoro! te l'avevo detto, no?” brontolò.
“oh sì, è vero” annuii, “come mai così presto?”
“non so, mi hanno detto che avevano bisogno subito” alzò le spalle.
“va bene” sussurrai, “ma dovrai trovare un po' di tempo anche per me”
Sorrise, “ovviamente”
“ti posso venire a trovare stasera?” chiesi.
“non penso sia una buona idea” scosse la testa.
“dai, non ti darò fastidio” sorrisi, “potrei fingermi una cliente.”
“una cliente non potrà fare questo” mormorò, prima di avvicinarsi lentamente e poggiare le sue labbra sulle mie.
“mh, pazienza, mi terrò a distanza” risposi, “lo prometto”
Sorrise, “se mi licenziano il mio primo giorno te la farò pagare”
Scoppiai a ridere, “se succederà sarà soltanto perché non sei un bravo cameriere”
“nah, non penso” mise le braccia conserte.
Sorrisi, “ci vediamo stasera allora”
Annuii, “a stasera”
E il suono della campanella ci divise ancora una volta.

“stai bene?” mi chiese Louis, quella sera.
“sì, perché?” chiesi.
“stai camminando avanti e dietro per la stanza da dieci minuti” brontolò.
Mi fermai di colpo, “davvero?”
“sì” ridacchiò, “sei agitata per qualcosa?”
“no” scossi la testa, “cioè, stavo pensando a Liam, è il suo primo giorno di lavoro”
“davvero? dove lavora?” chiese.
“nel bar vicino la scuola” risposi.
“come sei dolce a preoccuparti per lui” disse ad un tratto.
“è normale, direi” alzai le spalle.
“non è da tutti invece” ribatté, “Liam è fortunato”
Arrossii, “io sono fortunata” mi imbarazzava un po' parlarne con mio fratello.
“ti piace tanto, eh?” chiese.
“non è una semplice cottarella Lou, è una cosa seria ormai” sospirai.
“ma sì, lo so” rispose, “a volte mi dimentico che sei cresciuta..”
Sorrisi, “non sarebbe il caso che ti trovi qualcuno anche tu?”
“no grazie” sbuffò, “sto bene così”
“cambierai idea, vedrai” ridacchiai salutandolo con un abbraccio, “ci vediamo stasera, non farò tardi!”
Entrai nel bar con la vista un po' offuscata, guardandomi intorno, alla ricerca di Liam.
Camminai per un po', stavo quasi per chiedere a qualcuno, quando lo vidi.
Era vicino al bancone, a chiacchierare con una ragazza.
“ok Ronnie, stai calma” mi ripetei mentalmente.
La pazienza venne meno quando realizzai che quella tipa era Sophia. Così, a passo deciso mi avvicinai a loro.
“ehi” dissi con un sorrisetto stampato in faccia.
Liam sbiancò di colpo, e Sophia mi guardò strana.
“ehi” ripetè lui, “sei venuta”
“sì, te l'ho detto che sarei venuta” risposi rigida, “a dire il vero pensavo che ti avrei trovato a lavorare”
“infatti sto lavorando, Ron” ribatté Liam, ancora un po' imbarazzato.
“oh, davvero?” mi voltai verso Sophia, “immagino quindi che tu sia una cliente che stava per pagare.”
“a dire il vero io me ne stavo andando” rispose, evitando il mio sguardo.
“ecco, brava” misi le braccia conserte.
Sophia lanciò un'occhiata strana a Liam, poi se ne andò silenziosamente.
“dovevi per forza fare questa scenata?” borbottò lui.
“non mi sembra di aver fatto una scenata” risposi, mettendo le mani sui fianchi.
“dovresti imparare a controllarti” disse.
“Liam, mi avevi detto che non avresti avuto più niente a che fare con quella lì” sbottai.
“non gridare” mi rimproverò, “e comunque l'ho incontrata qui per caso”
“sì, per caso” scoppiai a ridere, “lei ti sta addosso e tu neanche te ne rendi conto”
“stavamo parlando della scuola, Ronnie” alzò gli occhi al cielo, “non devi essere gelosa, te l'ho già detto”
“oh certo, parlavate di scuola, giusto” mi guardai intorno, “dopotutto voi avete la stessa età, io sono solo una stupida ragazzina”
“non ho mai detto questo” ribatté.
“ma ti ho messo in imbarazzo prima, no?”
“sì, effettivamente sì” annuì.
“va bene” abbassai lo sguardo, “allora non ho più niente da fare qui” feci un passo indietro.
“Ronnie, dai” mi fermò per un braccio.
“lasciami stare” mi scrollai violentemente dalla sua presa ed uscii dal locale, sbattendo la porta.




 
***
 

salve bellezze!
nuovi problemi per i Ronniam.
che ne pensate? lasciate qualche commento, please.
vi faccio gli auguri per l'anno nuovo e..
un bacio, alla prossima!
-marty.



 

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Capitolo 14
*** Problem. ***


Quattordicesimo capitolo.



Lasciai scivolare le chiavi nella serratura ed aprii nervosamente la porta, chiudendola con forza alle mie spalle.
Camminai a passo svelto verso la mia camera sperando che Louis dormisse già ma nel giro di pochi secondi me lo ritrovai davanti.
“ehi, sei tornata presto” disse, sbadigliando.
“sì, sono stanca, buonanotte” risposi, seccata.
Entrai in camera e iniziai ad infilarmi il pigiama.
“mh, stai bene?” chiese, entrando in camera.
“benissimo, perché?” sospirai.
“dai, cos'è successo?” insistette.
“non è successo niente, lasciami stare” sbottai, spingendolo letteralmente fuori dalla stanza e chiudendomi a chiave.
Mi pentii quasi di averlo trattato così, ma volevo solo stare sola. Avevo i nervi al massimo.
La mattina seguente rimasi a letto; non avevo voglia di scendere dal letto per andare a scuola, né tanto meno di vedere Liam.
Le ore passavano e così decisi di alzarmi e uscire dalla stanza.
“buongiorno” sussurrai, un po' imbarazzata per quello che era successo ieri sera.
“ciao” rispose Louis, afferrando la giacca dal divano.
“stai andando a lavoro?” chiesi.
“sì” annuii, senza emozioni nel tono di voce. Era visibilmente arrabbiato con me.
“sei un po' in ritardo” notai.
“sai, non sapevo se avrei dovuto accompagnare mia sorella a scuola, quindi ho perso tempo” sbottò.
“scusami..” sussurrai.
Louis continuava ad ignorare il mio sguardo.
“non mi sento molto bene, così ho preferito restare a casa” continuai.
“vabè, io vado, ci vediamo stasera” disse, per poi infilarsi la giacca ed uscire di casa. Ero sola. Di nuovo. 
E invece avrei voluto soltanto parlare con qualcuno.

Passai la mattinata cercando di non pensare a niente, tanto meno a quello che era successo la sera prima, ma qualsiasi cosa facessi mi riportava a quello.  Squillò il telefono e vidi il nome di Amy sullo schermo. Era l'una e mezza, e la scuola era finita.
“pronto?”
“Ronnie! stai bene? perché non sei venuta?” chiese a raffica.
“mh sì, sto bene, ero solo stanca” risposi.
“di Liam?” notai un cenno di ironia nella sua voce.
“cosa?” 
“senti Ron, è venuto a parlarmi oggi a ricreazione, mi ha chiesto di te e mi ha detto che avete litigato ieri” disse.
Rimasi in silenzio per un po'. Bene, adesso andava anche ad assillare le mie amiche.
“Ron, ci sei?” ripeté.
“sì, umh, non è niente di che, poi ti racconterò” dissi.
“sei sicura?” chiese.
“sicurissima, ci vediamo domani” risposi, per poi agganciare il telefono.
Stavo per tornarmene in camera mia, quando sentii suonare il campanello. Ma Louis non sarebbe tornato prima di tre ore.
Aprii la porta e mi ritrovai Liam davanti. Un brivido mi percosse la schiena, e restammo qualche secondo a fissarci.
“ehi” fu tutto ciò che disse.
“che fai qui?” chiesi, secca.
“voglio parlare con te” rispose.
“non ho molto da dirti” abbassai lo sguardo.
“adesso salti anche la scuola per non vedermi?” chiese.
“non sono venuta perché non mi sento molto bene” feci una smorfia.
“sì, ok” sospirò, superandomi ed entrando in casa.
“posso sapere che vuoi?” sbottai, chiudendo la porta alle mie spalle.
“qual è il tuo problema?” chiese.
“eh?” 
“è Sophia il tuo problema? va bene, ti ho già detto che è solo un'amica, ma se ti farà stare meglio smetterò di vederla” disse.
“a me non importa niente di lei” alzai gli occhi al cielo.
“non mi sembra” mise le braccia conserte.
“ma non lo capisci?” sospirai, “non è lei il problema, sei tu, mi avevi già detto che avresti chiuso con lei, ma non l'hai fatto.”
“Ron, ieri sera stavamo solo scambiando due chiacchiere” borbottò.
“e mi hai anche detto che ti ho messo in imbarazzo” aggiunsi.
“è vero, hai fatto una scenata inutile” disse, avvicinandomisi.
“e allora vai da lei” scossi la testa.
“ma non riesci proprio a capirlo che sei tu quella che voglio?” sbottò.
Calò il silenzio per un po', finché non venne interrotto dalla suoneria del mio cellulare. Sbuffai, lo afferrai dalla tasca e trovai un messaggio da Harry. Alzai un sopracciglio, confusa, e lo rinfilai in tasca.
“non rispondi?” chiese, sospettoso.
“lo farò più tardi” risposi.
“è Louis?” insistette.
“no” 
“e chi è?” 
“non puoi pretendere di sapere ogni cosa” sospirai.
“sono il tuo ragazzo o no?” chiese.
Rimasi in silenzio, e abbassai lo sguardo.
“Ronnie?” ripeté.
“che c'è?” 
“è finita?” chiese con voce tremolante.
“no..” mormorai, portandomi una mano tra i capelli.
Senza dire nulla lo vidi andare verso la porta.
“quando avrai almeno il coraggio di guardarmi negli occhi ne riparleremo” disse, per poi andarsene e lasciandomi lì da sola di nuovo.
Il resto della giornata trascorse molto lentamente, il tempo sembrava non passare mai.
Era tutto il giorno che me ne stavo da sola chiusa in casa, e onestamente non ne potevo più.
Ad un tratto sentii aprirsi la porta e realizzai che erano quasi le sette di sera, e Louis era tornato da lavoro.
Sentii i suoi passi farsi sempre più vicini, finché non vidi aprirsi la porta del
la mia camera.
“ehi, sono tornato” sussurrò, senza emozioni.
Io ero sdraiata sul letto con la faccia affondata nel cuscino.
“puoi anche degnarti di salutarmi, eh” borbottò.
Feci un lungo sospiro, dopodiché mi alzai e mi voltai verso di lui.
Sbarrò gli occhi, “Ronnie, hai pianto?” chiese, osservando con attenzione i segni della matita colata sul mio viso.
Rimasi in silenzio e tornai a sedermi.
“che è successo?” insistette, sedendosi sul letto accanto a me.
“secondo te?” alzai gli occhi al cielo.
“Liam” pronunciò quel nome quasi con disprezzo.
“non è colpa sua” 
“dici sempre così” sbuffò.
“perché è vero” alzai le spalle.
“e allora qual è il problema?” chiese.
“io” risposi, “io sono il problema”
“smettila” sbottò.
“è vero Lou, sto rovinando tutto” continuai, “io l'avevo detto che sarei dovuta rimanere sola”
“adesso basta Ron, tu lo ami e lui ti ama, quindi si può sapere perché in questo momento non siete insieme a divertirvi?”
“perché..” feci una pausa, “non lo so neanch'io perché”
“forse questo dovrebbe farti riflettere” alzò un sopracciglio.
Rimasi in silenzio e lo vidi uscire dalla stanza, pensando e ripensando a quello che mi aveva detto.

“bentornata” esclamò Amy la mattina seguente, davanti al cancello della scuola.
“sono stata assente un giorno, non un mese” mi sforzai di sorridere.
“beh, fa lo stesso” alzò le spalle, “come stai?”
“bene” alzai le spalle.
“sicura?” chiese.
“sì, sono sicura” sbuffai, “ho tutti i motivi per stare bene, non voglio più rovinarmi la vita da sola facendomi inutili paranoie”
“questo è quello che volevo sentirti dire!” esclamò.
Sorrisi, “bene”
“allarme in vista, arriva Liam” sussurrò di colpo, strattonandomi per il braccio.
Sentii una fitta al cuore, e feci un lungo sospiro, “non importa”
“davvero? sembri tutto meno che una a cui non importa” ridacchiò.
Lui era con dei compagni e passeggiava per il cortile, probabilmente non mi aveva ancora vista.
“andiamo in classe?” chiesi.
“no grazie, la lezione inizia tra dieci minuti” replicò.
“che bello” risposi, con finto entusiasmo.
Mi voltai ancora una volta a guardarlo e proprio in quel momento beccai il suo sguardo.
I suoi occhi incontrarono i miei per un secondo, poi mi ignorò letteralmente.
“dovresti andare da lui” sussurrò Amy.
“stavo pensando la stessa cosa” risposi.
“strano, pensavo che avresti aspettato che lui facesse la prima volta” ridacchiò.
“non stavolta” scossi la testa. Lanciai un'occhiataccia preoccupata ad Amy e poi mi incamminai verso di lui.
Vidi il suo sguardo posarsi di nuovo su di me per poi voltarsi verso i suoi amici come se niente fosse. Arrivai da loro e calò il silenzio.
“ciao, ragazzi” esclamai, cercando di farmi forza.
“ehi” fece uno di loro.
“vi lasciamo soli” disse un altro, dando una pacca sulla spalla a Liam. 
Lui abbassò lo sguardo, mentre io attesi che i suoi amici se ne fossero andati.
“ehi” mormorai.
“ciao” rispose, seccato.
“cos'è, adesso sei tu ad avercela con me?” sbuffai.
“non ce l'ho con te” rispose.
“sembra di sì” 
“beh, diciamo che ieri non mi hai trattato nel migliore dei modi” fece una smorfia.
“avevo le mie ragioni, non credi?” alzai le spalle.
“no” 
“dobbiamo continuare a parlare di quella storia?” sospirai.
“quale? quella in cui tu sei gelosa di Sophia, mi fai una scenata assurda e poi cominci a non guardarmi più in faccia?” mise le braccia conserte.
“ok, mi rendo conto di aver esagerato ieri pomeriggio” dissi.
“mi hai quasi lasciato, Ronnie” alzò gli occhi al cielo.
“ero solo nervosa, e arrabbiata” abbassai lo sguardo.
“forse dovremmo prenderci un po' di tempo..” sussurrò ad un tratto.
Alzai di colpo lo sguardo su di lui, “che vuoi dire?”
“una pausa Ron, un po' di tempo per noi stessi” continuò.
“adesso sei tu che stai per lasciarmi..” balbettai.
“sto parlando di una pausa” disse, “credo sia l'unica soluzione, finché non ti chiarisci le idee.”
“ma io non ho bisogno di chiarirmi le idee!” gridai.
“non ricominciare” sbuffò, guardandosi intorno.
“senti, va bene, fa come vuoi” sbottai, girando le spalle e tornando in fretta da Amy, ma purtroppo non c'era più.
Iniziai a correre verso la mia classe, cercando come al solito di trattenere le lacrime, quando andai a sbattere contro qualcuno.
“Ronnie!” una voce allegra mi fece sussultare.
Alzai lo sguardo, “Harry?”




 
 
***
 

salve a tutti!
commenti? 
dai, fatevi sentire, mi piacerebbe tanto sapere i vostri pareri,
o almeno se la ff vi piace, così non dovrò prendere in considerazione l'idea di interromperla.
un bacio (:
-marty.


 

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Capitolo 15
*** Decisions. ***


Quindicesimo capitolo.



Alzai lo sguardo su di lui, e mi ricomposi.
“Ronnie, quanto tempo” sussurrò, portandosi un braccio dietro la nuca.
“Harry! È vero, è un po’ che non ti vedo” mi sforzai di sorridere.
“già, non hai nemmeno risposto ai miei ultimi messaggi” continuò.
Arrossii, imbarazzata, “mi dispiace tanto, ho avuto problemi”
“sta’ tranquilla” sorrise, “mi chiedevo solo se avevi ancora un po’ di tempo per me”
“ma certo” risposi, “quando vuoi”
“continuiamo con la matematica?” ridacchiò.
Sorrisi, “se ne hai ancora bisogno, ti aiuto volentieri, lo sai”
“facciamo oggi pomeriggio?” 
“va bene” risposi, “ci vediamo da me allora”
“a dopo allora” mi fece un occhiolino per poi sparire dietro il corridoio della scuola.
E subito tornai alla normalità, ripensando al fatto che Liam mi aveva appena mollata.
“ehi, com’è andata con Liam?” la puntualità della mia migliore amica era quasi divertente.
La guardai e abbassai lo sguardo.
“cos’è successo stavolta?” Amy alzò gli occhi al cielo.
“non lo so” singhiozzai, “ma mi ha lasciata”
“cosa?” esclamò.
Annuii, asciugandomi una lacrima che mi aveva appena rigato il volto.
“è proprio un idiota” sbuffò, “non ti merita” 
“dicono tutti così quando qualcuno viene lasciato” alzai le spalle.
“ma è vero Ron, tu lo ami e lui ti ama, quindi si può sapere cosa gli è saltato in mente?” insistette.
“io non lo so, mi ha detto che è meglio prendersi una pausa” abbassai lo sguardo.
“e tu cosa hai intenzione di fare?” chiese.
“cosa vuoi che faccia? non posso fare niente” scossi la testa.
“vai a parlargli oggi pomeriggio” disse, poggiando una mano sulla mia spalla.
“oggi devo aiutare Harry.” risposi.
Il volto di Amy si illuminò di colpo e mi guardò con aria colpevole.
“che c’è?” chiesi.
“capito, stai usando Harry per farlo ingelosire” ridacchiò, “bella mossa”
“non sto usando nessuno” sospirai.
“però dovresti” sorrise, “ti fai vedere con Harry e vedrai che Liam capirà di averti persa”
“a dire il vero mi sono già pentita di aver accettato di vedere Harry” alzai gli occhi al cielo.
“fai come ti dico io” strizzò l’occhio, “è un piano perfetto”
“ti prego” sbuffai, “stanne fuori” e detto questo me ne tornai in classe.

“devi andare a lavoro anche oggi?” chiesi a Louis, quel pomeriggio.
“sì, purtroppo” brontolò, afferrando la giacca dal divano.
“posso chiederti una cosa?” chiesi, poco dopo.
“cosa?” si voltò verso di me.
“potrei invitare un amico, più tardi?” chiesi, timidamente.
“qui a casa? un amico?” ripeté. 
Annuii.
“da quando in qua chiami Liam un amico?” ridacchiò.
Rimasi in silenzio per un po’, “non stavo parlando di Liam” risposi.
“e di chi allora?” chiese.
“Harry, dovrei aiutarlo in matematica” alzai le spalle.
“matematica, eh?” ridacchiò.
“sì Lou, davvero” sbuffai.
“e Liam lo sa?” 
“ti prego, mi fai il piacere di non nominarlo più?” sbottai, infastidita.
“va bene.. ma cos’è successo?” chiese.
Ma il suono del campanello interruppe la conversazione.
“deve essere lui” dissi, andando ad aprire.
“Liam?” chiese, sorpreso.
“no, Harry” lo fulminai con lo sguardo. Louis sorrise.
Aprii la porta e me lo ritrovai davanti.
“ehi” sorrise. Aveva un sorriso bellissimo.
“ehi, entra” risposi.
“allora, io vado” fece Louis, afferrando il cappotto e lanciandomi un’occhiataccia per poi uscire di casa.
“è tuo fratello?” chiese Harry.
“sì” risposi, “è un idiota ma gli voglio bene lo stesso”
Scoppiò a ridere, “deve essere bello vivere in due” 
“non molto, a dire il vero” abbassai lo sguardo.
Harry capì di aver toccato un argomento che forse era meglio evitare, “allora, iniziamo a studiare?” fece poi, tirando fuori i libri.
Annuii. Mi divertii a studiare con lui, riuscii a distrarmi dal pensiero di Liam ed era proprio quello di cui avevo bisogno.
Probabilmente se non ci fosse stato lui, avrei passato il pomeriggio sdraiata sul letto a piangere e onestamente fui felice che le cose non andarono così.
“grazie, di tutto” dissi, alla fine.
“di cosa?” alzò lo sguardo su di me.
“sono stata bene oggi” alzai le spalle.
“grazie a te” rispose, “non so come farò con l’esame di stato quest’anno.”
“sei agitato?” chiesi.
“un po’ sì” sospirò.
“sai già cosa farai dopo?” chiesi.
“andrò al college, almeno credo” alzò le spalle.
E proprio in quel momento suonò il campanello. Non avevo idea di chi fosse, Louis era ancora a lavoro, quindi probabilmente era Amy.
O qualcun altro. 
Aprii la porta e mi ritrovai Liam davanti. Il cuore iniziò a battermi sempre più velocemente.
“ehi” fu tutto ciò che disse.
“ciao” risposi. 
“possiamo parlare?” chiese.
“non posso” abbassai lo sguardo, “sono impegnata.”
Liam rimase in silenzio per un po’, “capisco.”
Non sapevo proprio cosa dire, finché sentii dei passi raggiungermi.
“Ron, io vado” Harry comparve alle mie spalle. Vidi lo sguardo di Liam ghiacciarsi.
“oh, umh, ok” risposi, “a domani” 
“grazie ancora per oggi” come se non bastasse Harry mi stampò un bacio sulla guancia.
“ci vediamo Liam” sorrise, e poi uscì di casa.
Liam era come pietrificato, infilò le mani in tasca e abbassò lo sguardo a terra.
La situazione si fece ancora più imbarazzante, io non sapevo cosa dire.
“eri impegnata con lui?” chiese, ad un tratto.
“sì” annuii, mettendo le braccia conserte.
Liam sospirò, “ti sei data da fare in fretta.”
“posso sapere cosa vuoi?” sbottai, “sei tu che mi hai lasciata.”
“non ti ho lasciata” serrò la mascella, “ti ho chiesto una pausa.”
“te la sto dando, infatti” risposi.
“stando con un altro?” chiese.
“smettila, per favore” alzai gli occhi al cielo, “abbiamo solo studiato e lo sai”
“quindi tu puoi farmi scenate perché parlo con Sophia ma io no perché tu stai con Harry?” scosse la testa.
“per favore dimmi cosa sei venuto a fare” misi le mani sui fianchi.
“ormai non ha più importanza” rispose, per poi andarsene.
Chiusi la porta sbattendola e iniziai a lanciare per aria di tutto; cuscini, libri, qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano. L'amore faceva schifo.
Le giornate passavano sempre più lentamente, e stare lontana da lui mi stava letteralmente uccidendo.
Era difficile guardarlo da lontano, mentre se ne stava con i suoi amici, e non potermi avvicinare.
Mi mancava da impazzire, ma lui aveva preso una decisione. Mi aveva chiesto una pausa, e io avevo intenzione di rispettarlo.
“allora, come stanno andando questi pomeriggi con
Harry?” esclamò ad un tratto la mia migliore amica.
“per ora ci siamo visti solo una volta” risposi, “e poi studiamo soltanto, lo sai”
“secondo me dovresti lasciarti andare di più” alzò le spalle.
“e questo cosa vorrebbe dire?” sospirai.
“che Harry è un bravo ragazzo” disse, “è carino, dolce, simpatico ed ha ovviamente una cotta per te.”
“questo lo pensi tu” sbuffai.
“no” scosse la testa, “lo pensano tutti.”
“ma non è vero” alzai gli occhi al cielo.
“Ronnie, ascoltami” prese la mia mano, “hai intenzione di continuare a star dietro ad un ragazzo che non fa altro che farti soffrire, o finalmente aprirai gli occhi?”
“Amy, io sono innamorata di Liam” sbottai.
“lo so, tesoro” sospirò, “ma forse dovresti darti l’opportunità di essere felice con qualcun altro”
“io non riuscirò mai a dimenticarlo, lo capisci?” mi alzai di scatto dal divano, “non voglio e non posso.”
“scusa” mormorò, “cercavo soltanto di darti una mano, non voglio vederti soffrire”
Accennai un sorriso, “lo so, ma non devi preoccuparti per me.”
“posso sapere cos’ha detto Liam quando ti ha visto a casa con Harry?” chiese, poco dopo.
Alzai un sopracciglio, “tu come fai a saperlo?”
“oh, beh” si morse il labbro, “sono stata io a dire a Liam di venire da te quel pomeriggio”
“cosa?” esclamai, “perché l’hai fatto?”
“volevo che ti vedesse con Harry” replicò, “in modo che capisse che se non si da una svegliata, ti perderà.” 
“beh, a quanto pare non l’ha capito” feci un lungo sospiro, e poi mi lasciai sprofondare di nuovo sul divano.
Ma il suono del campanello mi fece sussultare di colpo.
“stavi aspettando qualcuno?” chiese Amy, guardandosi intorno.
“no..” balbettai, “Louis è ancora a lavoro”
“pensi che sia Liam?” chiese.
Mi morsi il labbro, avvicinandomi silenziosamente alla porta, “spero di no” mormorai.
“apri, forza” ribatté.
Presi un lungo respiro dopodiché aprii la porta. Harry.
“ehilà” sorrise, “disturbo?”
Gettai di colpo fuori tutta l’aria che avevo trattenuto dall’ansia.
“no, figurati” ricambiai il sorriso, “entra.”
“oh, ciao” disse, andando incontro ad Amy.
“che ci fai tu qui?” replicò lei.
“scusa se non ti ho avvisato” adesso Harry si rivolse a me, “avevo voglia di vederti.”
“me?” sbarrai gli occhi.
“ovvio” sorrise di nuovo.
“ok..” mi portai una mano tra i capelli, imbarazzata.
“va tutto bene?” mi chiese, scrutandomi attentamente.
“sì, certo” annuii, evitando il suo sguardo. 
“beh.. venite stasera?” chiese poi, guardando prima me poi Amy.
“dove?” chiesi, con aria confusa.
“c’è una specie di festa, Ronnie” intervenne lei, “ci vanno praticamente tutti quelli della nostra scuola.”
“oh, allora penso proprio che non verrò” feci un passo indietro.
“ma come?” brontolò Harry.
“dai Ron, stavo per chiedertelo io” sbuffò Amy, “dobbiamo andarci, è sabato sera!”
“no ragazzi, davvero” scossi la testa, “andate senza di me.”
Amy si alzò di colpo dal divano e mi trascinò in camera mia, “scusaci un attimo, Harry” disse, per poi chiudere la porta.
“hai paura di vedere Liam?” chiese.
“non ho paura” alzai gli occhi al cielo, “ma non mi va di vederlo”
“non sappiamo neanche se ci sarà” ribatté.
“e se ci sarà? Io non penso di riuscire a farcela” abbassai lo sguardo.
“non puoi continuare ad evitarlo Ronnie” replicò, “non esci più dalla classe a ricreazione per paura di incontrarlo, adesso non vuoi andare neanche ad una stupida festa? stai esagerando!” 
“va bene, ok!” sbottai, “adesso smettila di farmi la predica.”
“questo significa che verrai?” sorrise, compiaciuta.
“sì, adesso vattene prima che possa pentirmene” sospirai.
Amy sorrise soddisfatta, aprì la porta della mia camera e fece un occhiolino ad Harry.
“problema risolto” alzò le spalle, “ci vediamo stasera”
“verrai?” Harry rivolse lo sguardo a me.
“ma sì” alzai le spalle, “perché no”
Sorrise, mi venne incontro e mi diede un bacio sulla guancia, “vi passo a prendere verso le nove” e poi uscì di casa.
Io ero ancora impassibile, mentre con la mano mi sfiorai la guancia.



 
***
 


mh, che ne pensate di questi strani fatti?
mi piacerebbe ricevere qualche commento da parte vostra!
un bacio e alla prossima,
-marty.



 

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Capitolo 16
*** It's not the end. ***


Sedicesimo capitolo.



“come sei bella”
mormorò Louis quella sera, squadrandomi dalla testa ai piedi.
“grazie” sorrisi, “quanta dolcezza stasera.”
“ma quel vestito non sarà un po’ troppo corto?” mi lanciò un’occhiataccia colpevole.
“come non detto” sospirai. Afferrai la borsa dal divano e lo salutai con un abbraccio, “Harry ed Amy sono qui fuori, vado con loro.”
“aspetta” mi bloccò per un braccio, “so che non vuoi parlarne, ma vorrei sapere cos’è successo con Liam..”
“hai detto bene, non voglio parlarne” scossi la testa.
“preferisci che lo chieda direttamente a lui?” mise le braccia conserte.
“Lou, ti prego, stanne fuori” sospirai.
“prima o poi me lo dirai, però?” chiese.
Il rumore del clacson mi interruppe, “mi stanno aspettando, ci vediamo più tardi.”
Louis sbuffò, “non fare tardi” gridò mentre uscivo dalla porta, “e sta’ attenta.”
Quando arrivammo al locale dove c’era questa maledetta festa, mi pentii immediatamente di essere andata.
C’era gente ovunque, puzza di fumo e alcool dappertutto.
Odiavo l’alcool, le poche volte in cui mi ero ubriacata avevo combinato enormi casini, per questo avevo deciso di starne alla larga.
“oh, c’è Zayn” esclamò Amy.
“cosa?” sbarrai gli occhi, afferrandola per il braccio.
“che c’è?” sospirò.
“se c’è Zayn, significa che c’è anche Liam” mi portai una mano tra i capelli.
“ne abbiamo già parlato” alzò gli occhi al cielo, “torno subito” disse per poi sgattaiolare da Zayn.
Bene, avevo perso di vista anche Harry e adesso ero sola in mezzo alla folla. Cercai di farmi spazio tra la gente e così andai a sedermi su un divanetto.
“Ronnie?” una voce mi fece sobbalzare. Alzai lo sguardo e vidi Liam in piedi, di fronte a me. 
“ehi.” mormorai, mentre un brivido mi attraversava la schiena.
“non sapevo saresti venuta” disse. 
Mi alzai dal divanetto e mi guardai intorno, “beh, ero con Amy.. ma è sparita.”
“capisco” rispose, per poi squadrarmi dalla testa ai piedi e bagnarsi le labbra.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata.
“sei bellissima” sussurrò, ad un tratto.
Alzai lo sguardo di colpo e incontrai i suoi occhi color nocciola, “grazie.”
E proprio in quel momento arrivarono dei suoi amici che iniziarono a ridere e scherzare, e nel giro di qualche secondo lo persi di vista.
Mi guardai intorno, cercando di trovarlo, ma era praticamente impossibile.
La sala era buia e affollata e il livello della musica era assordante, così iniziai a farmi spazio tra la gente, e sgattaiolai in bagno.
Mi chiusi in una specie di cabina e senza che me ne rendessi conto stavo già piangendo.
Volevo davvero stare con lui, ma ogni cosa sembrava andare contro di noi, forse era destino che non stessimo insieme.
“Ronnie? Sei qui dentro?” la voce di Amy mi fece sussultare. Mi asciugai il viso con il gomito e uscii in fretta dalla cabina.
“ehi” sussurrai, “come hai fatto a trovarmi?”
“ti ho vista correre in bagno” alzò le spalle, “stai bene?”
“sì” finsi un sorriso, “mi stavo truccando.”
“va bene” rispose, “Harry è là fuori, ti stava cercando.”
“umh, okay.” 
“beh, allora io torno da Zayn, a dopo” sorrise e corse via dal bagno.
Feci un lungo sospiro dopodiché uscii anch’io.
“eccola” Harry sorrise.
“ehi” mi sforzai di ricambiare il sorriso.
“scusa per prima” disse, “ero andato a salutare degli amici.”
“tranquillo” risposi, guardandomi intorno, cercando Liam con lo sguardo.
“ti va di ballare un po’?” chiese, ad un tratto.
“oh, beh, non sono una gran ballerina” mi portai una mano tra i capelli.
“neanche io” ridacchiò, “ma hanno appena messo un lento, quindi bisogna ballare in coppia.”
“no, davvero..” scossi la testa, provando a divincolarmi da quella situazione alquanto imbarazzante.
Sorrise di nuovo, prese la mia mano e mi trascinò in pista. Lo sentii posare le mani sui miei fianchi e iniziammo a ballare lentamente.
Chiusi gli occhi, e onestamente pensai di essere con Liam.
Senza rendermene conto posai le braccia intorno al collo di Harry e mi lasciai andare per un po’.
Quando li riaprii lo vidi avvicinarsi sempre di più al mio viso e poco dopo le sue labbra erano già sulle mie.
Sbarrai gli occhi e mi staccai di colpo da lui, “Harry!” esclamai, frastornata.
“ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese, con sguardo confuso.
“io.. non volevo che tu fraintendessi le cose.” risposi, ancora scioccata.
“scusami, io pensavo che a te andasse bene..” mormorò.
“per me era solo un ballo” scossi la testa, “da amici!”
Mi voltai e vidi lo sguardo di Liam su di me. Uno sguardo smarrito, o forse deluso.
Cercai di mettere a fuoco la vista, ma senza che me ne accorgessi Liam era già sparito. Lo cercai con lo sguardo ma niente, non c’era più.
“scusami, torno subito” dissi in fretta ad Harry, e iniziai a camminare tra la gente.
Non sapevo neanche dove stavo andando, ma dovevo trovare Liam. Mi guardai intorno e ad un tratto vidi una porta aperta; mi ci affrettai e in un attimo
 mi ritrovai nel parcheggio del locale. Faceva un freddo terribile, ma alla fine lo vidi.
Mi avvicinai lentamente, fino a trovarlo immerso in una nuvola di fumo.
“Liam?” 
Si voltò verso di me, poi abbassò lo sguardo e fece un altro tiro dalla sigaretta che aveva in mano.
“da quando fumi?” chiesi, sorpresa.
“da adesso” borbottò, gettandola a terra e pestandola col piede.
“non sapevo avessi iniziato..” sussurrai.
“fumo quando sono incazzato” ribatté, ancora evitando i miei occhi.
Mi avvicinai ancora a lui, “Liam, ascolta..”
“non voglio ascoltare niente” sbottò.
“invece devi farlo” insistetti, “non mi sono resa conto della situazione, okay? non avrei mai pensato che Harry avesse altre intenzioni!”
“sono settimane che ti dico che Harry prova qualcosa per te” disse, “ma no, tu fai sempre di testa tua!”
“avevi ragione, scusami, avrei dovuto ascoltarti” sospirai, abbassando lo sguardo.
“e ora ti ha baciata sotto i miei occhi” scosse la testa.
“ti giuro che non ha significato niente per me..” presi la sua mano.
“non mi interessa” rispose, “ciao Ron” e detto questo mi sorpassò e rientrò nella sala.
Feci per seguirlo ma mi fermai. Non avevo neanche la forza di rincorrerlo, mi sentivo completamente debole. 
“ehi, ecco dov’eri” esclamò Amy, di colpo.
“come mi hai trovata?” chiesi, senza staccare lo sguardo da terra.
“beh, ho visto Liam uscire da qui furioso e ho fatto i conti..” fece una smorfia, “avete litigato di nuovo?”
“stavolta è diverso” singhiozzai, “Harry mi ha baciata, e lui ci ha visti.”
Amy sbarrò gli occhi, “cazzo, Ron” 
Scossi la testa, “Dio, io l’avevo detto che non volevo più un ragazzo.” 
“hai parlato con Harry?” chiese. 
“no e non mi interessa, per il momento” replicai.
“questo cosa significa?” chiese, confusa.
“che mi importa solo di Liam, ecco cosa significa” alzai gli occhi al cielo.
“cosa farai adesso?” 
“adesso voglio solo andare a casa” dissi, priva di forze.
“ti accompagno io.”

“buonasera signorina, già di ritorno?” ridacchiò Louis, dando un’occhiata all’orologio. Era soltanto mezzanotte.
“la festa non era un granché” alzai le spalle, lanciando la borsa sul divano.
“cos’è quel muso lungo?” chiese, alzandosi dal divano.
“niente, tranquillo” mi sforzai di sorridere. Non avevo voglia di coinvolgerlo. 
“dimmi la verità” insistette, “è successo qualcos’altro con Liam?”
Sbuffai. Riusciva sempre a capire tutto, “ora non mi va di parlarne, scusami.”
“dici così ogni volta” sospirò.
“prometto che te ne parlerò” dissi, “adesso voglio solo andare a letto e non pensare a niente.”
Louis rimase in silenzio e mi lasciò andare in camera. Cercai di dormire, ma fu letteralmente impossibile.
Troppi pensieri, troppe preoccupazioni, troppe ansie.
Il lunedì, a scuola, non aspettavo altro che la fine delle lezioni per parlare con Liam.
Non riuscivo a darmi pace, mi sentivo tremendamente in colpa e avevo troppa paura di perderlo.
“Ronnie, possiamo parlare?” una voce alle mie spalle mi fece sussultare. 
“Harry..” sussurrai, portandomi una mano tra i capelli. La campanella di fine lezione era appena suonata, e temevo di non fare in tempo a trovarlo.
“ti chiedo scusa per quello che è successo sabato sera” sussurrò.
“non sono io l’unica a cui dovresti chiedere scusa” misi le braccia conserte.
“ho sbagliato anche nei confronti di Liam, lo so” sospirò, “ma sai come si dice, al cuor non si comanda.”
Non dissi nulla per un po’, “perché non mi hai detto nulla?” chiesi, ad un tratto.
“di cosa?” 
“di quello che provavi per me” risposi.
“pensavo l’avessi capito” ribatté.
“oh..” abbassai lo sguardo.
“comunque sia, non mi intrometterò” continuò, “se vorrai tornare da Liam io lo accetterò.”
“sì, è così..” mormorai, “ma vorrei che restassimo amici.”
Harry annuì, ma la sua espressione non mi parve del tutto convinta.
E come se non bastasse all’uscita da scuola, trovai Liam in cortile. Ma era già lontano.
Camminai frettolosamente e lo bloccai per un braccio.
Si voltò verso di me e ci guardammo in silenzio per qualche secondo.
“Liam..” sussurrai.
“che c’è?” chiese, ancora completamente distaccato.
“sono stanca di questa situazione” sospirai, “mi dispiace davvero, per tutto, sono stata una perfetta idiota.”
Liam rimase in silenzio.
“non avrei dovuto farti tutte quelle scenate per Sophia, non avrei dovuto allontanarti come ho fatto, e non avrei dovuto avvicinarmi ad Harry..” continuai.
“ma l’hai fatto” replicò lui.
Incontrai i suoi occhi color nocciola e mi incantai per un po’, “io ti amo..” balbettai, cercando di trattenere le lacrime. Non volevo piangere, non più.
Abbassò lo sguardo, vidi le vene sul suo collo farsi sempre più gonfie. Non gli avevo mai detto quelle due fatidiche paroline.
“è finita, Ronnie” disse di colpo, per poi voltarsi e andarsene senza aggiungere nulla.
Non riuscivo a capacitarmi di quello che mi aveva appena detto. Non ci credevo, non volevo crederci.
E nonostante mi ero ripromessa di non farlo, scoppiai a piangere come una bambina.

 

***
 



ahh, che guaio!
che ne pensate del capitolo?
siete d'accordo con la scelta di Liam?
beh, alla prossima, scusate ma sono di fretta çç

un bacio,
-marty.





sì, sono in fissa con i Lirry :3

 


 

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Capitolo 17
*** Birthday. ***


Diciassettesimo capitolo.



Da quel momento in poi cominciai a chiudermi in me stessa.
Mi sentivo vuota, persa e smarrita senza di lui; la sua assenza era ovunque io guardassi.
“usciamo un po’, ti va?” chiese Louis, un pomeriggio.
“chi?” 
“io e te, ovvio” replicò lui.
“no grazie” risposi, come al solito.
“adesso basta Ronnie” sbottò, “è quasi una settimana che non esci di casa se non per andare a scuola.. non mangi, non dormi, ma che diavolo ti sta succedendo?”
“niente” sospirai, girando lo sguardo altrove.
“non mi sembra niente” ribatté, “qualsiasi cosa sia successa tra te e Liam non ti permetterò di rovinarti la vita con le tue stesse mani.”
“lasciami in pace, per favore” alzai gli occhi al cielo.
“non posso” scosse la testa, “sono tuo fratello, mi preoccupo per te.”
“beh, inizia a preoccuparti più per te stesso, allora” balzai in piedi di colpo.
Mi guardò perplesso, poi abbassò lo sguardo.
“scusami..” mormorai, sedendomi di nuovo accanto a lui.
“non ti riconosco più” alzò le spalle.
“sono sempre la stessa, Louis” dissi.
“invece no” rispose, “un tempo ti confidavi con me..”
“senti, mi dispiace” feci una pausa, “ma non riesco a parlare di Liam in questo momento, io non.. solo pronunciare il suo nome mi fa stare male!”
“vi siete lasciati?” chiese.
Non dissi nulla per un po’, “gli ho detto che lo amavo, e lui.. mi ha mollata.”
“ma che cazzo?” borbottò.
Abbassai lo sguardo, “semplicemente non era destino.”
“è lui che è un idiota” fece una smorfia.
“no” lo interruppi, “non è colpa di nessuno, o forse sì, è mia.”
“vuoi che faccia qualcosa?” chiese.
“assolutamente no” scossi la testa, “è finita, me ne farò una ragione”
“troverai un ragazzo che ti sappia amare come meriti” sorrise, poggiando un braccio sulla mia spalla, “ma fino a quel momento avrai me.”
Sorrisi e mi strinsi tra le sue braccia, “non avrò mai un ragazzo migliore di te.”

Fortunatamente la magia del Natale mi aiutò a distrarmi. La città illuminata mi metteva di buon umore e andare a comprare dei regali per Louis ed Amy riuscì a farmi svagare un po’. I giorni passavano stranamente in fretta, arrivò anche Capodanno e quando sentii quel conto alla rovescia ripensai ai momenti passati e decisi che era giunto il momento di andare avanti, di voltare finalmente pagina.
A scuola non uscivo praticamente più dalla classe, per la paura di vedere lui. O per lo meno così era all’inizio, poi mi feci coraggio e cercai di farmi forza. Lo vedevo spesso durante la ricreazione, se ne stava lì a chiacchierare con qualche amico, sembrava felice. Poi i nostri sguardi si incrociavano per qualche secondo ed io me ne andavo ogni volta. Avevo anche smesso di piangere per lui, dopo circa un mese, ma ce l’avevo pur sempre fatta. 
“devi aiutarmi a trovare il regalo perfetto per Zayn” brontolò Amy una sera, “manca poco al suo compleanno, ti prego”
Sorrisi, “va bene, va bene.”
“bene, perché avevo intenzioni di fargli una maglia, o qualcosa del genere” fece una smorfia. Scendemmo dalle scale mobili del centro commerciali e ci avviammo per negozi, in cerca di qualcosa da comprare. Lo shopping era la cura per ogni problema.
“non penso che qualcosa di colorato sia adatto a lui” scossi la testa, vedendo qualcosa che Amy aveva scelto.
“lo so” sospirò, “perché ho un ragazzo dai gusti così difficili?”
Mi sforzai di sorridere e alzai le spalle.
“ah, ovviamente sei invitata anche tu” aggiunse, continuando a rovistare tra le file di maglie del negozio.
“invitata dove?” chiesi, confusa.
“alla festa di Zayn, ovvio” rispose.
“non sapevo lo festeggiasse” mi guardai intorno.
“non lo sa neanche lui” ridacchiò, “è una festa a sorpresa.”
“che cosa dolce” sorrisi.
Amy stava per rispondermi, quando vidi la sua espressione ghiacciarsi di colpo.
Se ne stava lì in piedi di fronte a me, come pietrificata, fissando qualcosa. 
“vieni, andiamo in quest’altro negozio” sussurrò in fretta, afferrandomi per mano.
“che succede?” chiesi.
“niente, andiamo” continuò, trascinandomi fuori dal negozio.
“basta, dimmi cosa sta succedendo” mi fermai di colpo. Mi voltai per vedere cosa c’era che non andava, quando lo vidi.
Liam. Era lì, con una ragazza. Sentii lo stomaco contorcersi.
“Ronnie..” sussurrò.
Non dissi nulla. Rimasi qualche secondo a fissarlo. Era lì, che rideva e scherzava con un’altra, come se io non fossi mai esistita.
Portai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e iniziai a camminare frettolosamente verso l’uscita del centro commerciale.
“Ronnie, aspettami!” la sentii chiamarmi, correndomi dietro.
Ma non mi fermai, continuavo a camminare in fretta e una volta uscita, mi sedetti su una panchina.
“Ronnie..” sussurrò Amy poco dopo avermi raggiunta, ancora col fiatone.
“scusa” abbassai lo sguardo.
Si sedette accanto a me, “non pensare subito al peggio, ok?”
“non sto pensando a niente” scossi la testa.
“insomma, magari quella tipa era solo una sua amica” disse, “o forse sua cugina.”
Mi voltai verso di lei, “sono davvero così facile da dimenticare?”
Amy spalancò la bocca, “no, no che non lo sei.”
Abbassai lo sguardo di nuovo e chiusi gli occhi per un po’. 
“Ron, è passato un mese da quando avete rotto, ormai..” mormorò.
“con questo cosa vorresti dire?” chiesi.
“niente” alzò le spalle, “solo che forse, dopo quello che hai appena visto, capirai che Harry merita un’altra opportunità..”
“cosa c’entra Harry adesso?” alzai gli occhi al cielo.
“sei stata cattiva con lui” replicò, “è un mese che lo ignori, e tu gli piaci Ron, perciò fatti avanti.. potrebbe essere il modo giusto per dimenticare Liam”
“basta, per favore, non voglio più parlarne” mi alzai di scatto.
“sei testarda” borbottò.
“forza, torniamo a fare shopping” finsi un sorriso.
“sei sicura di stare bene?” chiese, poggiando una mano sulla mia spalla.
“sì” annuii. Ma in realtà non stavo bene per niente.

Non amavo particolarmente le feste di compleanno, soprattutto se erano a sorpresa.
Ma in questo caso mi era sembrata una cosa carina, l’aveva organizzata Amy per Zayn e non era da lei manifestare tutta questa dolcezza, perciò fui contenta di andarci. Per una volta, infatti, cercai di mettere da parte Liam e mi concentrai sulle persone a cui volevo bene.
La porta della mia c
amera si aprì di scatto, riportandomi alla realtà, “non si usa più bussare?” sbuffai, sistemandomi ancora i capelli.
“scusa” brontolò Louis, “volevo farti uno scherzetto”
“wow, molto divertente” risposi senza entusiasmo, continuando a guardarmi allo specchio.
La festa cominciava tra mezzora e io dovevo essere a casa di Zayn prima che lui arrivasse.
“dove stai andando?” continuò Lou, squadrandomi dalla testa ai piedi.
“ho una festa, te l’ho già detto” sospirai.
“ah già” si portò una mano sulla fronte, “beh, tutta questa eleganza?”
“un paio di tacchi non mi rendono elegante” alzai gli occhi al cielo.
“devi.. incontrare qualche ragazzo?” chiese, accennando un sorrisetto sul viso.
Mi voltai verso di lui e scossi la testa, “certo che no” era da parecchio che non nominava più Liam, ormai.
Si era rassegnato all’idea che ci eravamo lasciati, e mi faceva sentire sollevata non sentirlo più nominare il suo nome.
“ok, beh allora salutami Amy” fece per uscire dalla stanza, “ci vediamo”
“ehi aspetta” lo richiamai, “stai uscendo anche tu?” chiesi, sorpresa.
“sì, è così strano per te?” borbottò.
“no, no” mormorai, “è solo che di solito il sabato sera lo passi a casa a riposarti, insomma, dopo una settimana di lavoro..”
“devo vedere una persona, ok?” arrossì di colpo.
“Louis!” esclamai. Questa non me l’aspettavo.
“che c’è?” ridacchiò, “mi guardi come se avessi visto un fantasma.”
Scoppiai a ridere, “è solo che non me l’aspettavo” replicai, “sono contentissima per te.”
“è solo un’uscita Ron” sospirò, “non mi sto sposando.”
Risi di nuovo, “ok, beh.. divertiti allora.”
“anche tu” mi fece un occhiolino affettuoso per poi uscire dalla stanza.
E bravo il mio fratellino.
“finalmente sei arrivata!” strillò Amy, aprendo la porta di casa di Zayn.
“scusa il ritardo” sospirai entrando, “non sai cosa sta combinando Louis”
“beh, me lo racconterai dopo” sussurrò tutta agitata, “adesso muoviti, Zayn arriverà tra poco.”
“come fai ad avere le chiavi di casa sua?” mi guardai intorno.
C’era qualche ragazzo che conoscevo di vista, compagni di classe di Zayn probabilmente.
“gliele ho fregate stanotte, quando sono rimasta a dormire da lui” sorrise, soddisfatta.
“ottima mossa” replicai.
“lo so” alzò le spalle, “adesso aiutami con le ultime decorazioni” disse, passandomi una busta di palloncini da gonfiare.
“non dovresti fare le cose all’ultimo momento” la rimproverai.
“ti prego non fare storie” sbuffò, “vado un attimo in camera a controllare che sia tutto a posto, se suonano alla porta vai tu ad aprire.”
“va bene, va bene” sospirai, iniziando a gonfiare qualche palloncino con la pompa.
Mi guardai intorno, imbarazzata, e c’erano questi ragazzi che parlottavano ed ogni tanto mi lanciavano occhiatacce strane.
Il campanello suonò e corsi ad aprire sperando non fosse Zayn. Aprii la porta con una mano mentre con l’altra continuavo a gonfiare quei maledetti palloncini, finché non mi cadde a terra la pompa insieme a tutta la busta: Liam era praticamente di fronte a me.
“ehi..” mormorò piuttosto imbarazzato, “scusate il ritardo.”
“non importa” balbettai con un filo di voce, “entrate” girai subito lo sguardo e mi abbassai per raccogliere il disastro che avevo fatto cadere. Chiusi la porta e vidi Liam e i suoi amici sistemarsi come se niente fosse, mi era praticamente passato affianco ed io avevo fatto la solita figura di merda.
“che stai combinando?” strillò Amy, arrivando di colpo.
“ssh” la zittii.
“oh, è arrivato..” sussurrò a bassa voce, fissando Liam.
“già” abbassai lo sguardo. 
“non pensare a lui, mi raccomando” disse, prima di scomparire di nuovo.
“come se fosse facile” sussurrai mentalmente.
Suonò di nuovo il campanello e stavolta corsi ad affacciarmi alla finestra per vedere chi fosse: era Zayn, insieme a sua cugina.
Ordinai ai ragazzi di fare silenzio e di nascondersi, e nel farlo incrociai anche lo sguardo di Liam, ma poi lo evitai subito.
Corsi ad avvisare Amy e ci nascondemmo tutti quanti; chi dietro la porta, chi dietro il divano.
Amy aprì la porta e Zayn entrò furioso, “se trovo chi mi ha fottuto le chiavi giuro che..” 
“sorpresa!” saltammo fuori, tutti in coro.
Zayn ci guardò perplesso poi scoppiò a ridere.
“sorpresa, piccolo” gli sussurrò lei, mostrandogli il mazzo di chiavi. Mi sciolsi nell’assistere alla scena, erano dolcissimi e invidiavo completamente la loro relazione. Non stavano ufficialmente insieme, ma si frequentavano dalla notte di Halloween, esattamente come me e Liam.
Soltanto che loro due prendevano le cose meno seriamente, pensavano più a divertirsi, ed eccoli là. Ancora insieme, e felici.


 
 
 
***
 


ehilà bellezze!
eccomi qua,
che ne pensate del capitolo?
i nostri Ronniam si sono rincontrati dopo tanto.
lasciate qualche parere, susu.

un bacio,
-marty.


 

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Capitolo 18
*** I'm a mess. ***


Diciottesimo capitolo.



“auguri Zayn”
gli sussurrai più tardi.
“grazie Ronnie” sorrise, “ah e.. dopo mi piacerebbe parlarti.”
Feci un’espressione confusa, “mh, va bene.”
Provavo una strana sensazione nel stare lì in piedi, da sola, mentre tutti ridevano e scherzavano tra loro.
Ma soprattutto stavo male nel guardare Liam stare lì, a pochi metri da me, e non poter nemmeno andare a parlargli.
Era come un estraneo adesso, e la voglia di piangere si faceva sempre più forte.
Com’era possibile diventare sconosciuti dopo aver condiviso così tanto?
Mi voltai e, come se non bastasse, vidi Harry a due passi da me. Sussultai e feci un passo indietro senza volerlo.
“Ronnie” accennò un lieve sorriso.
“ehi..” sussurrai, “non ti ho visto prima.”
“ero nell’altra stanza” alzò le spalle.
“capito” mi morsi il labbro.
“bella festa, eh?” 
Annuii, “Amy quando vuole sa dare il massimo” mi voltai verso lei e Zayn abbracciati, “e soprattutto per le persone a cui tiene.”
“un po’ come te” rispose.
“a me non riesce molto bene, in realtà” sospirai.
“io dico di sì” ribatté.
“no” scossi la testa, “io sono brava solo ad allontanare le persone”
“non è vero..” mormorò lui.
“sì, e lo sai anche tu” sospirai, “l’ho fatto con Liam, e l’ho fatto con te..”
“è stata colpa mia.” 
“ho esagerato anch’io” insistetti, “non avrei dovuto allontanarti così solo perché mi avevi baciata..”
“ma io non avrei dovuto baciarti.”
“beh, adesso non ha senso stare qui a discutere di chi ha la colpa di tutto” alzai le spalle, “ormai è successo, dobbiamo andare avanti.”
“hai ragione” annuì, “e.. mi sei mancata, sai?”
“anche tu” sorrisi leggermente.

Il resto della festa fu tranquillo, non mi divertii molto in realtà, ma fui contenta di vedere Amy e Zayn felici.
Sembrava che tutti si stessero divertendo, finché non mi accorsi dell’assenza di Harry e Liam.
Erano come spariti, mi guardai intorno e nonostante la sala fosse buia e piena di luci qua e la, riuscivo perfettamente a vedere tutti gli altri. 
“ehi, hai visto Harry?” chiesi a Niall, d’un tratto.
“sì” rispose indicando la porta socchiusa, “è di fuori”
“grazie” risposi in fretta, per poi camminare verso l’uscita. Speravo solo che non fosse insieme a Liam.
Fuori faceva piuttosto freddo, quando sentii delle voci dietro l’angolo del parcheggio.
Mi nascosi un secondo dietro il muretto ed origliai qualcosa, “lo sai che non sarebbe successo niente se tu non ti fossi messo in mezzo fin dall’inizio” questa era la voce di Liam. Rabbrividii, stavano parlando di me.
“sei stato tu a mollarla nonostante fosse chiaro che lei amasse te” ribatté Harry.
“questi non sono affari tuoi” borbottò Liam.
“cazzo, Liam, svegliati” sbottò Harry, “ma non lo vedi quanto sta male?”
“non mi ha mai cercato dopo che abbiamo rotto, questo significherà qualcosa” rispose Liam.
In quel momento fui tentata da correre da lui e dirgliene quattro, ma mi trattenni.
“sei un fottuto idiota” sibilò Harry.
“non me ne frega un cazzo di quello che pensi tu” rispose lui.
“a questo punto sono contento che non state più insieme” insistette Harry, “non te n’è mai importato niente di lei, l’hai solo presa per il culo tutto questo tempo.”
Mi affacciai meglio per vedere cosa stava accadendo quando vidi Liam andargli contro e dargli un pugno in faccia.
Sussultai di colpo e senza pensarci corsi da loro.
“non provare più a dire una cosa del genere” gridò Liam, “tu non sai niente di me e lei.”
Harry si teneva con una mano il labbro, e poi gli andò incontro per colpirlo ma mi misi giusto in tempo tra loro, “ma si può sapere che state facendo?” strillai.
“vai dentro” ordinò Liam, senza nemmeno guardarmi in faccia.
“no” risposi, seccata.
“vai, Ronnie..” sussurrò Harry.
“non risolverete nulla con la violenza” scossi la testa.
“dillo a lui” disse Harry.
Mi voltai verso di Liam, “si può sapere cosa ti è preso?”
“adesso lo difendi?” alzò gli occhi al cielo.
“non sto difendendo nessuno” risposi.
“a me non sembra” mise le braccia conserte.
“puoi lasciarci un attimo da soli, per favore?” chiesi ad Harry. Quest’ultimo annuì in silenzio e rientrò in casa di Zayn.
Bene, praticamente a distanza di un mese ero sola con Liam, faccia a faccia.
“che ti sta succedendo?” gli chiesi, evitando i suoi occhi.
“a me niente” rispose, disinvolto.
“guardati” sospirai, “adesso fumi, prendi a pugni un amico.. non ti riconosco più.”
“non credo si possa definire amico uno che tenta di fregarmi la ragazza” si inumidì le labbra.
“beh, hai capito cosa intendevo dire” sospirai.
“cosa vuoi che ti dica Ron? sì, sarò cambiato, non posso farci niente” alzò le spalle.
“dov’è finito il ragazzo dolce e premuroso di cui mi ero innamorata?” chiesi con voce spezzata, quasi singhiozzando.
Liam non disse nulla per un po’, “eri?”
“beh, ormai direi che non ha più importanza” abbassai lo sguardo.
“per me sì” rispose, avvicinandomisi.
“ah davvero?” feci una smorfia, “è per questo che l’altro giorno eri in giro con una ragazza?”
“cosa?” si inumidì le labbra.
“ti ho visto” alzai le spalle, “ero con Amy.”
“oh..” fu tutto ciò che rispose.
“comunque non importa, non mi devi nessuna spiegazione” scossi la testa, “è finita, l’ho capito”
Lui rimase in silenzio e poi annuì, non del tutto convinto.
“credo che sia il caso di rientrare, adesso..” mormorai.
“io penso che andrò via” rispose.
“oh, ok..” balbettai. Non volevo affatto che se ne andasse.
“ci vediamo Ron” quasi mi sorrise, poi tornò dentro a salutare gli altri.
Io rimasi lì fuori ancora per un po’, mi sentivo completamente vuota. Avevo recitato la parte della dura, quando in realtà stavo morendo dentro.
Mi mancava da impazzire, ma era chiaro che lui mi aveva già dimenticata. Ora non mi restava che fare lo stesso.
Rientrai in casa dagli altri e mi lasciai sprofondare sul divano, sconsolata.
“cosa c’è che non va stavolta?” sentii una voce a fianco a me.
Mi voltai di scatto, “ehi, Zayn” sorrisi.

“stai bene?” chiese, squadrandomi.
“sì, tu? ti è piaciuta la festa?” misi le braccia conserte.
“tanto” annuì, “Amy è stata fantastica.”
“sì, beh, di solito non fa certe cose” dissi, “ma tu le piaci davvero..”
Sorrise, “anche lei mi piace.”
“e allora perché non le chiedi di stare insieme?” sospirai, “non merita un’altra delusione.”
“per il momento stiamo bene così..” rispose.
“voi ragazzi siete tutti uguali” feci una smorfia, “non si capisce mai cosa volete davvero, siete così fottutamente complicati”
Zayn sorrise, “stiamo parlando di me o di Liam, adesso?”
“oh..” abbassai il tono di voce, “di entrambi, credo”
“bene, perché era proprio di questo che volevo parlarti prima” ribatté.
“non mi va molto di parlarne, sinceramente” scossi la testa.
“Ronnie” mi interruppe, “io conosco Liam, ok? so che prova ancora qualcosa per te, ma è testardo e si rifiuta di ammetterlo”
“io credo che invece gli sia semplicemente passata” alzai le spalle, “è stato lui a lasciarmi, te lo ricordi?”
“l’ha fatto solo perché non ne poteva più dei continui litigi tra voi..” sussurrò.
“questo te l’avrebbe detto lui?” chiesi.
“no” mormorò, “ma so che è così”
“come non detto” mi alzai dal divano, ma Zayn fece lo stesso.
“siete fatti per stare insieme, perché non lo capite?” sbottò.
Sorrisi, “lui già se ne va in giro con altre ragazze, in realtà”
“Sophia?” chiese, sorpreso.
“no, un’altra ancora” abbassai lo sguardo, “l’ho visto qualche giorno fa”
“Ron, qualche giorno fa lui era con sua cugina..” sussurrò.
Rimasi in silenzio per un po’, “davvero?”
“davvero” annuì, soddisfatto.
“ah..” fu tutto ciò che risposi. Un brivido di sollievo mi percosse la schiena. Aveva avuto ragione Amy, a quanto pare.
“che significa questo ah?” ridacchiò. 
“che le cose non cambiano” alzai gli occhi al cielo.
“eccoti, ma dov’eri?” Amy ci venne incontro.
“io?” chiesi, “ero di fuori..”
“a fare cosa?” chiese lei.
“ti racconto tutto domani, tranquilla” sorrisi, “adesso vado anch’io, così forse avrete un po’ di tempo per stare da soli.”
“ricordati quello che ti ho detto” Zayn mi fece un occhiolino.
Sospirai, “anche tu” guardai prima lui poi Amy, ed uscii di casa.

Infilai le chiavi nella serratura, aprii la porta convinta di trovare Louis spaparanzato sul divano come suo solito, invece la casa era vuota e buia. Guardai l’orologio: era mezzanotte e mezza, Louis non era ancora tornato? Sospirai, andai in camera mia e mi sedetti a letto.
Non volevo ancora dormire, preferivo aspettare che lui tornasse, quando il mio occhi cadde sulla felpa di Liam. Sorrisi, mi alzai e corsi a prenderla.
La afferrai e la annusai, c’era ancora il suo profumo addosso. Me l’aveva regalata quella notte che avevo dormito da lui, e mi venne quasi un nodo nello stomaco dalla nostalgia. La poggiai di colpo a letto quando sentii la porta di casa aprirsi, “sono tornato” sentii la voce squittante di Louis.
Uscii dalla mia camera e gli andai incontro, “da quando torni a casa così tardi?”
“ehi, sei tu la piccolina di casa, devo ricordartelo?” ridacchiò, venendomi incontro.
“questo significa che tu puoi tornare quando vuoi?” sbuffai.
“è soltanto l’una” borbottò, “non è poi così tardi”
“lo so, lo so” alzai le spalle, “beh allora, com’è stata la serata con questa ragazza misteriosa?”
“bene” rispose.
“bene? tutto qui?” alzai gli occhi al cielo.
“cosa vuoi che ti dica?” fece una smorfia.
“beh, niente se non vuoi” replicai, “adesso capisci cosa provo quando mi fai gli interrogatori su Liam?”
Sorrise, “capito, capito”
“vabè, io vado” sospirai, “buonanotte”
“buonanotte” rispose. Rientrai in camera e mi fiondai a letto, confusa. Mi sentivo piuttosto sola in realtà.
Presi la felpa di Liam e senza pensarci me la infilai; in uno strano modo mi faceva sentire meglio.

Quella domenica mattina, quando mi alzai, sentii delle voci maschili provenienti dal salotto.
Mi alzai di colpo, mi sistemai un po’ i capelli e uscii dalla mia camera per vedere chi c’era.
Sussultai nel vedere Liam alla porta, parlare con Louis. Il cuore mi stava letteralmente battendo a mille.
“che ci fai qui?” chiesi di colpo.
Louis guardò prima me poi si rivolse a Liam, “visto? stava dormendo, te l’avevo detto che non era una buona idea.”
“in realtà sono sveglia da un pezzo” risposi, ancora sorpresa nel vedere lui a casa mia dopo tutto quel tempo.
“volevo soltanto chiederti se ti andava di fare due passi” Liam si inumidì le labbra.
“io.. non lo so” sussurrai, confusa da tutta questa situazione.
Louis sbuffò e ci lasciò soli. 
“avrei bisogno di parlarti..” continuò.
“di cosa?” chiesi.
“se usciamo lo saprai” accennò un sorrisetto.
Sbuffai, “vado a cambiarmi e torno subito”
Liam mi bloccò per il braccio, “la indossi ancora..” e puntò lo sguardo sulla sua felpa che portavo addosso.
Rabbrividii nel sentire il suo tocco, e andai in camera mia senza dire nulla.
Tornai da lui dopo qualche minuto, avvertii Louis ed uscimmo silenziosamente.
“è proprio una bella giornata” disse, guardandosi intorno.
Sospirai. Non sopportavo quando girava intorno al problema senza arrivarci direttamente.
“non credo che tu mi abbia chiesto di uscire per questo” misi le braccia conserte.
“no, infatti” si inumidì le labbra.
“quindi..?” chiesi.
“mi dispiace per ieri sera” mise le mani in tasca, “per aver colpito Harry e per tutto il resto..”
“dovresti dirlo a lui questo” risposi.
“lo farò” annuì, “ma sei tu quella che ho fatto soffrire..”
Non dissi nulla.
“stai bene?” chiese, scrutandomi attentamente.
“certo, benissimo” risposi, con ironia.
“Ron, che c’è che non va?” sbuffò.
“tu” sbottai, “non so cosa ti prende, ok? non so cosa vuoi da me, mi hai lasciata esattamente un mese fa, poi sei sparito, non mi hai più cercata né chiamata e adesso magicamente bussi alla mia porta come se niente fosse?”
Liam rimase in silenzio per un po’, “hai ragione.” 
“e non dirmi che..” mi fermai di colpo, “aspetta, hai detto che ho ragione?”
“sì, hai fottutamente ragione” alzò le braccia in aria, in segno di resa.
“oh..” mormorai.
“sono stato un perfetto idiota” si morse il labbro inferiore, “e mi dispiace.”
“questo cosa dovrebbe significare?” 
“che mi dispiace e basta” rispose.
“non basta un semplice mi dispiace per aggiustare le cose” scossi la testa.
“avevi ragione tu ieri sera con le tue parole” alzò le spalle, “probabilmente sono cambiato.”
Non dissi nulla ancora una volta.
“ma è stare senza di te che mi ha cambiato..” aggiunse.
“perché non mi hai più cercata? perché mi hai abbandonata senza nemmeno una spiegazione?” singhiozzai.
“quando mi hai detto quel ‘ti amo’ ho ceduto” abbassò lo sguardo, “pensavo che non saremmo mai riusciti a stare insieme e ad essere felici sul serio, non ti ho più cercata perché così sarebbe stato più facile per te dimenticarmi.”
“wow” sussurrai con disgusto, mentre una lacrima mi rigava il volto.
“mi dispiace..” sussurrò, avvicinandomisi sempre di più.
“questo l’hai già detto” girai lo sguardo altrove.
“è quello che penso.”
“pensi che basti? pensi che sia sufficiente dopo tutto quello che mi hai fatto provare in questo mese?” gridai.
“lo so bene, ed è per questo che adesso sono qui a dirti tutto questo..” si portò un braccio dietro la nuca.
“e poi si può sapere perché ieri quando ho nominato quella ragazza con cui ti avevo visto in giro, non mi hai detto che era tua cugina?” lo guardai con aria colpevole.
“beh, credo sia perché mi piace vederti gelosa” sorrise.
“congratulazioni” arrossii, “sei un vero coglione, Liam James Payne.”

 
 
***
 


ehilà!
eccomi qua,
che ne pensate del capitolo?
Ronnie e Liam si stanno riavvicinando, forse?
mi piacerebbe ricevere dei commenti..
lasciate qualche parere, susu.

un bacio,
-marty.





 

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Capitolo 19
*** Get your attention. ***


Diciannovesimo capitolo.



Liam sorrise di nuovo, “lo so, me lo dicono in tanti”
“un motivo ci sarà” feci una smorfia.
“quindi..” fece una pausa, “è tutto a posto, adesso?”
“dipende cosa intendi per a posto” risposi, confusa.
“tra noi, intendo” disse, “abbiamo chiarito?”
“non riesco a dimenticare tutto quello che è successo così di colpo” scossi la testa.
“non ti ho chiesto di dimenticarlo” alzò le spalle, “solo di.. perdonarmi.”
Non dissi nulla per un po’, vidi i suoi occhi incollati ai miei, e abbassai lo sguardo a terra.
“adesso devo tornare a casa” risposi, d’un tratto.
Liam mi lanciò un’occhiata strana, probabilmente ci era rimasto male perché avevo cambiato argomento; “va bene” ribatté, piuttosto freddo.
“ci vediamo.” mormorai, e senza nemmeno guardarlo in faccia mi rincamminai verso casa. Ero felice che era venuto a chiedermi scusa, volevo davvero che le cose tra noi si sistemassero, ma non riuscivo a non pensare a tutto quello che mi aveva fatto passare in questo mese.
Proprio non ci riuscivo.

Quando riaprii la porta di casa, venni travolta dalla valanga delle solite domande di Louis.
“voleva soltanto parlarmi” alzai gli occhi al cielo, poggiando la borsa sul tavolo.
“parlare di cosa?” borbottò.
“mi ha chiesto scusa” alzai le spalle, “per tutto quello che è successo.”
“e tu che ne pensi?” continuò Louis.
“che è un po’ tardi, no?” sbuffai.
“ma tu lo ami ancora..” sussurrò.
“questo non cambia le cose” sospirai.
“sì invece” replicò, “non vuoi perdonarlo?”
“io..” feci una pausa, “sì, voglio, ma non so se..”
“merda, sei così complicata” sbuffò.
“allora non farmi domande” misi le braccia conserte. 
“poi lui non ti ha chiesto di tornare insieme?” chiese, infine.
“no!” sbottai, “ma non lo capisci che sto male proprio per questo? Dio, lasciami in pace” e come ogni volta dopo una discussione scappai in camera mia sbattendo la porta.

“ehi, studiamo insieme oggi?” mi chiese Amy, la mattina dopo a scuola.
“ehi” risposi senza entusiasmo, “sì, va bene.”
“cos’è questa vocina debole?” sbuffò.
“niente, niente” finsi un sorriso.
“Ronnie” brontolò, “ti conosco.”
“non ho niente, ok?” sbottai, “smettetela, tutti quanti.”
Avanzai da sola per il corridoio della scuola e andai in palestra per la lezione di educazione fisica.
Questa volta avremmo dovuto condividere la palestra con un’altra classe, e con mia immensa ‘fortuna’ era quella del 5°A, ovvero la classe di Liam.
“mi rifiuto di fare ginnastica” sbuffai con Amy.
Ridacchiò, “io sono contenta, invece.”
“e perché mai?” sospirai.
“almeno Zayn vedrà quanto sono sexy con questi pantaloncini attillati” si mise in posa.
Mi scappò una risata, “almeno una di noi due è felice.”
“ehi signorina, lo stesso vale per te” mi fece un occhiolino, “Liam non riuscirà a staccare gli occhi di dosso dal tuo bel culetto.”
Scoppiai a ridere e la zittii prima che qualcuno potesse sentirci, “come farei senza di te?”
“ah, non lo so proprio” sorrise, tutta soddisfatta. Entrammo in palestra e rabbrividii nel vedere Liam e i suoi compagni già lì.
“mi vergogno” sussurrai alla mia amica.
“smettila” brontolò lei.
Iniziammo a fare lezione nella nostra metà del campo, mentre nell’altra metà c’era la classe di Liam.
Cercai di non farmi vedere troppo distratta dal prof, anche se era praticamente impossibile visto che fissavo lui ogni cinque secondi, sperando che non mi notasse. Finché all’improvviso il suo sguardo si posò sul mio.
Arrossii, e mi voltai di scatto verso Amy, continuando a fare gli esercizi di ginnastica.
“sei patetica” sbuffò lei, “smettila di fissarlo!”
“non lo sto fissando” scossi la testa.
“sì invece” continuava a sfottermi.
“da adesso non lo guarderò più” alzai le spalle, “promesso.”
“meglio così” mormorò, “perché sta parlando con una ragazza.”
“cosa?” sbottai voltandomi di colpo. Era lì a fare esercizi di coppia con, probabilmente, una sua compagna di classe.
Rideva e adesso la toccava anche.
“quel bastardo lo sta facendo apposta” sospirai.
“Ronnie, resta calma” ridacchiò Amy.
“sono calmissima” feci un lungo respiro.
Proprio in quel momento il nostro professore si assentò e decisi di approfittarne. Se Liam si divertiva così, allora lo avrei fatto anch’io. 
“dove stai andando?” mormorò Amy.
Non risposi, e continuai a camminare verso l’altra metà del campo. Con la coda dell’occhio vidi Liam guardarmi, ma lo ignorai e corsi a salutare Harry.
“ehi” gli sorrisi, consapevole che Liam mi stesse guardando.
“Ronnie..” mormorò, imbarazzato. In effetti non eravamo in buonissimi rapporti.
“come stai?” mi chiese.
“bene, grazie” risposi, “anche se odio queste lezioni di educazione fisica.”
“a chi lo dici” ridacchiò. Sembrava felice che non ce l’avessi più con lui.
“posso chiederti un favore?” chiesi, d’un tratto.
“certo, cosa?”
“mi aiuteresti con la corda?” chiesi imbarazzata, “come ben sai sono piuttosto bassa e non riesco a salire da sola.”
Harry sorrise, “vieni” mi prese per mano e mi trascinò fin sotto le corde appese al soffitto. 
“non ce la faccio” trattenni una risata.
“dai, è facile” insistette lui, “ti aiuto io” e detto questo mi prese letteralmente in braccio fino a farmi arrampicare sulla corda come una scimmietta. Bene, Liam doveva essere geloso almeno la metà di quanto lo ero io prima. 
“avevi ragione” sorrisi scendendo a terra, “non era poi così difficile.”
“visto?” mise le braccia conserte. 
“grazie” risposi, “mi devo preparare per i test, sono una frana in educazione fisica”
“tranquilla” ridacchiò, “allora ci vediamo uno di questi giorni, che ne dici?”
Girai lo sguardo verso Liam e lo vidi ancora attaccato a quella biondina, che non la smetteva di ridere e lanciarglisi addosso.
“Ron?” Harry mi richiamò dai miei pensieri.
“oh, sì certo” risposi confusa, “adesso vado, è tornato il mio professore” e detto questo, sgattaiolai tornando dai miei compagni, sotto lo sguardo incredulo di Amy.
“non dire niente” borbottai, prima che potesse fare qualche commento sarcastico.
“sei stata grande” ammise.
“dici?” replicai.
“sono fiera di te” sorrise soddisfatta, “Liam se la merita un po’ di competizione.”
“non mi pare abbia funzionato, però” feci una smorfia.
“quella biondina non vale neanche una ciocca dei tuoi capelli” Amy sbuffò.
Sorrisi, “vabè, devo smetterla con queste sciocchezze e scenate di gelosia.”
“lui lo sta facendo di proposito” borbottò lei.
“lo so” risposi, “credo sia perché ieri me ne sono andata senza dire nulla.”
“adesso basta” le grida del mio prof mi fecero sussultare, “voi due, state zitte!” 

Finalmente la mattinata di scuola finì, salutai Amy e mi incamminai verso il cortile come ogni volta.
“difficile arrampicarsi su una corda, eh?” una voce alle mie spalle mi fece sussultare.
Mi voltai, e mi ritrovai Liam di fronte con un sorrisetto sarcastico sul volto.
“abbastanza, in effetti” risposi, seriamente.
“sono sicuro che Harry ti abbia aiutato con piacere” mise le braccia conserte.
“proprio così” annuii, con una strana espressione di superiorità.
Sorrise avvicinandomisi, “non fare la dura con me.”
“come, scusa?” alzai un sopracciglio.
“lo stai facendo di nuovo” ridacchiò.
“sto facendo cosa?” sbuffai.
“la dura” rispose, “come se non ti importasse niente.”
“oh..” fu tutto ciò che mi uscì dalla bocca.
“e so per certo che non è così” si inumidì le labbra.
“ah sì?” sospirai, “e come lo sai?”
“beh..” si mordicchiò il labbro, “per esempio dalle continue occhiatacce che mi mandavi in palestra.”
“sei un tantino egocentrico, non ti pare?” alzai gli occhi al cielo.
“forse” rispose, “ma non cieco, mi hai fissato praticamente tutto il tempo.”
“ma che presuntuoso” mi lasciai scappare un sorrisetto.
“e comunque” sorrise maliziosamente, “adoro quei pantaloncini da ginnastica.”
Maledii mentalmente Amy, “la smetti?”
“di fare cosa?” brontolò, “era un innocuo complimento.”
“di fare l’idiota” continuai, “sii serio, per una volta.”
“sono serio” insistette, “immagino che anche ad Harry siano piaciuti.”
“smettila” mi guardai intorno.
Mi si avvicinò ancora di più e stavolta sentii quasi il suo respiro contro il mio.
Il cuore mi batteva a mille, erano secoli che non lo avevo così vicino, “non ti conviene farmi ingelosire ancora..” disse.
“Liam..” cercai di rimanere calma.
“sei mia, capito?” 




 
***
 


eheh,
qui qualcuno è geloso, non è vero Payne?
voi che ne pensate?

un bacio,
-marty.






 
 

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Capitolo 20
*** Kiss me like you wanna be loved. ***


Ventesimo capitolo.



Iniziai a tremare, di nuovo.
Arrossii dalle sue parole e lasciai che mi si avvicinasse ancora di più. Vidi il suo viso a pochi centimetri dal mio mentre il cuore mi batteva all’impazzata, finché il suono della campanella mi fece sussultare e la magia si ruppe.
“devo andare adesso” sussurrai ancora frastornata, “devo tornare in classe.”
Liam abbassò lo sguardo e rinfilò le mani in tasca, senza dir nulla.
Era tutto così strano quello succedeva tra noi, un minuto prima litigavamo e un minuto dopo me lo ritrovavo a due centimetri di distanza che tentava di baciarmi.
“ci vediamo dopo” mormorai, piuttosto imbarazzata.
“aspetta” mi afferrò la mano.
Rabbrividii e posai lo sguardo su di lui, “dimmi.”
“stavo pensando..” si inumidì le labbra, “sei libera stasera?”
Aggrottai le sopracciglia, “sì, perché?”
“vorrei portarti in un posto” accennò un sorrisetto, “ti va?”
“io, umh” balbettai, sorpresa e confusa da quella proposta, “sì, va bene.”
“perfetto” sorrise, “stacco da lavoro e ti passo a prendere verso le otto.”
“questo sarebbe un appuntamento?” mi portai una mano tra i capelli.
“teoricamente sì” alzò le spalle, “non ne abbiamo mai avuto uno vero e proprio, no?”
“no, infatti” risposi.
“bene” ribattè, “c’è sempre una prima volta.”

“cosa vuol dire che stasera esci con Liam?” borbottò Louis quel pomeriggio, non appena gli raccontai tutto.
“proprio così” annuii.
“non avevi detto che era finita per sempre?” sbuffò.
“e non eri tu quello che voleva farci tornare insieme a tutti i costi?” misi le braccia conserte.
“un tempo sì, forse” fece una smorfia.
“e ora cos’è cambiato?” sospirai.
“credo che meriti un ragazzo migliore” alzò le spalle.
“grazie” risposi, “ma so scegliermi da sola le persone con cui uscire.”
“era solo un consiglio” brontolò.
“e poi non eri tu quello che diceva che Liam era magnifico, che era un bravo ragazzo e bla bla bla?”
“temo di aver cambiato idea” alzò gli occhi al cielo.
“capisco” abbassai lo sguardo.
“comunque voglio soltanto che lui non ti faccia più soffrire” disse, “sono stufo di vederti depressa.”
“non sono depressa” protestai.
“lo eri” aggiunse.
“invece no” sbottai, “ora vado a prepararmi per stasera, che è meglio.”
“dove ti porta Liam?” 
“a mangiare fuori” risposi.
“però” alzò un sopracciglio, “sa come farsi perdonare.”
Sorrisi, “beh sì, in effetti si sta impegnando.”

Mentre mettevo sottosopra la camera cercando qualcosa da mettere sentii il telefono vibrare.
Lo afferrai e con mia sorpresa vidi un messaggio da Harry. Dio, sembrava di essere tornata indietro nel tempo.
Forse dopo ciò che era successo in palestra gli avevo dato false speranze, così decisi di non rispondere.
“però” ridacchiò Louis piombando in camera mia, “come sei bella.”
“lo dici ogni volta” sbuffai.
“perché è vero” insistette.
“beh, grazie” alzai gli occhi al cielo.
“come sei acida” borbottò andandosene, “spero che Liam stasera riesca ad addolcirti un po’.”
E proprio in quel momento il campanello suonò.
“oddio” dissi in preda al panico, “è lui.”
“vado ad aprire” mormorò Louis.
Annuii. Non sapevo se fosse una buona idea, ma io dovevo ancora finire di sistemarmi.
“ehi” sentii la voce di Liam nell’ingresso, e sentire la sua presenza in casa mia mi metteva sempre di buon umore, sembrava come di essere tornati ai vecchi tempi. Arrivai da loro e arrossii nel vedere Liam squadrarmi dalla testa ai piedi.
“ehi” sussurrò, “sei pronta?”
“sì” annuii, timidamente. Sembravamo quasi due estranei al primo appuntamento, invece era esattamente l’opposto.
Non sapevo nemmeno cosa fossimo in realtà, non eravamo più fidanzati, ma nemmeno amici. La cosa iniziava a confondermi parecchio.
“non fate tardi” minacciò Louis, lanciandoci un’occhiataccia severa.
Sorrisi, “tranquillo.”
“ciao Lou” gli disse Liam prima di uscire, ma Louis si limitò ad un sorrisetto piuttosto falso e poi richiuse la porta di casa.
Salii in macchina con lui, e la situazione si fece ancora più imbarazzante. Non sapevo proprio come comportarmi.
Arrivammo in questa specie di locale dopo dieci minuti e Liam addirittura mi aprì lo sportello della macchina, tendendomi una mano per scendere.
“che gentiluomo” lo presi in giro, afferrando la sua mano.
“ovviamente” accennò un sorrisetto soddisfatto.
Ci mettemmo a sedere ad un tavolo, l’uno di fronte all’altro, e lui iniziò a fissarmi.
“sei bellissima” disse tutto d’un fiato.
Sapeva davvero bene come mettermi a disagio, “grazie.”
In realtà anche lui non era affatto male. Anzi, stasera era ancora più bello del solito.
Sorrise di nuovo, “quindi..” fece una pausa, “in pratica adesso Louis mi odia.”
“ma no che non ti odia” scossi la testa.
“mi ha letteralmente fulminato con lo sguardo, prima” replicò.
“lo sai com’è fatto” alzai le spalle, “è geloso.”
“ce l’ha con me perché ti ho fatto soffrire, immagino” abbassò lo sguardo.
Non dissi nulla per un po’, “probabile, non lo so” mentii.
“ed ha tutte le ragioni” continuò.
Mi morsi il labbro, “sì, in effetti sì.” 
“ho combinato proprio un bel casino” disse.
“esattamente” annuii.
“sei molto di conforto, grazie” scherzò, cercando di sdrammatizzare.
“te lo meriti” mi lasciai scappare un sorrisetto.
“lo so” ora era di nuovo serio.
Mi mordicchiai il labbro, e abbassai lo sguardo senza dire nulla.
“beh, cambiando discorso..” fece una pausa, “cosa hai fatto di bello in questo periodo?”
Ripensai un attimo al mese scorso e l’unica cosa che vidi furono immagini di me a letto a piangere, immagini di me che parlavo di Liam con mio fratello e con la mia migliore amica, così decisi di tralasciare questi dettagli.
“niente di che” risposi infine, “tu invece?”
“solite cose, diciamo che ho lavorato sempre” disse.
“capisco.” 
“e a Capodanno che hai fatto?” mi chiese.
“sono stata con Louis e dei suoi amici” alzai le spalle, “niente di che.”
“hai fatto la brava?” chiese, con uno sguardo colpevole.
“come sempre” sorrisi, “tu invece? ti sei ubriacato?”
“non tanto” ridacchiò.
Scoppiai a ridere e scossi la testa, “sempre il solito.”
Il resto della serata fu bellissimo, ero imbarazzata perché non ero più abituata a ridere e scherzare con lui, e questa cosa mi era mancata da morire. Per una volta eravamo soltanto io e lui, senza le nostre paranoie e senza tutti i nostri problemi.
“devo proprio tornare adesso” dissi ad un tratto, “Louis mi ha già tempestato di messaggi.”
Sorrise, “va bene, ti riaccompagno.”
Uscimmo dal ristorante dopo che Liam ebbe pagato per entrambi, nonostante mi fossi cercata di opporre, e poi tornammo in auto davanti casa mia. Mi accorsi di essere arrivata soltanto dopo che Liam fermò la macchina davanti il vialetto. Lo guardai, e lo osservai in silenzio senza dire nulla.
“eccoci arrivati” 
“beh..” sussurrai impacciata, “grazie.”
“e di cosa?” posò i suoi occhi fissi sui miei.
“per tutto quanto” risposi, “sono stata benissimo stasera.”
“mi fa piacere” mormorò, “anche io.”
Sorrisi, aprii lo sportello per scendere dalla macchina ma mi fermai.
Lo richiusi di colpo, mi voltai verso Liam e senza dire nulla mi avvicinai per baciarlo.
Poggiai le labbra sulle sue e dopo circa un minuto mi staccai, girando lo sguardo altrove.
“buonanotte” sussurrai ancora con il cuore che mi batteva all’impazzata, per poi scendere dalla macchina una volta per tutte.
Non sapevo cosa mi fosse preso né tantomeno perché lo avessi fatto, ma per una volta in vita mia mi ero lasciata guidare dal cuore.



 
 
***
 


salve bella gente!
ecco il primo appuntamento per i Ronniam.
Ronnie si è lasciata andare, è lo ha baciato.
ha fatto bene? pareri?

alla prossima,
-marty.

 
 


 

 

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Capitolo 21
*** Finally together. ***


Ventunesimo capitolo.



Infilai le chiavi nella serratura di casa ancora con la testa fra le nuvole per quello che era appena successo, e quando aprii la porta mi ritrovai Louis a fissarmi con uno sguardo severo e minaccioso allo stesso tempo.
“ehi” sussurrai andandogli incontro, “va tutto bene?”
“non è un po’ tardi?” fece una smorfia.
“da quando ti importa se torno tardi a casa?” replicai.
“mh..” farfugliò.
“stai bene?” gli chiesi.
“sì” rispose subito, “tu invece? perché l’hai baciato?”
“non ci posso credere” esclamai, “adesso mi spii anche dalla finestra?” 
“ho sentito il rumore della macchina e mi sono affacciato.” 
“stanne fuori, per favore” sospirai.
“non volevo spiarti” si mordicchiò il labbro, “ma sei sicura di star facendo la cosa giusta?”
“non lo so, va bene?” sbottai, “ho fatto solo quello che mi sentivo di fare.” 
“lo dico per te, lo sai” mormorò, “non voglio vederti star male di nuovo.”
“beh, sono stufa che gli altri si preoccupino per me” alzai gli occhi al cielo e filai in camera mia chiudendomi la porta alle spalle.
Finivamo sempre per litigare io e lui, facendomi venire mille dubbi in mente. 

La mattina dopo, quando mi alzai per andare a scuola, non trovai nessuna traccia di Louis.
Probabilmente dormiva ancora o forse, ipotesi più probabile, era andato a lavoro presto per evitarmi.
Sospirai, iniziai a prepararmi ed uscii di casa per raggiungere Amy.
Entrammo insieme in classe quando lei ad un tratto mi strattonò il braccio.
“Ronnie..” sussurrò come pietrificata, con occhi sognanti.
“che c’è?” le chiesi, cercando di capire il motivo di quello sguardo.
Mi guardai intorno e vidi cosa stava fissando: il mio banco. Mi avvicinai e vidi una rosa rossa con un bigliettino a fianco.
Mi tremavano le gambe, presi il biglietto sotto gli sguardi curiosi dei miei compagni di classe e arrossii di nuovo.
“visto che ieri sera non mi hai dato modo di reagire.. questa è per te, Liam” chiusi immediatamente il bigliettino e afferrai la rosa, guardandomi intorno ancora allibita.
“Ron, respira” ridacchiò Amy.
“non posso credere che abbia fatto questo.” sussurrai con occhi sognanti. Il cuore mi batteva ancora a mille.
“vuole proprio farsi perdonare” sorrise.
“già” mi mordicchiai il labbro, confusa.
“e tu? cosa vuoi fare?”
“io..” feci una pausa, “non lo so, sono così confusa.”
“vai a parlargli” continuò lei.
“non posso adesso” scossi la testa, “tra pochi minuti inizia la lezione.”
“e allora dopo scuola” ribatté, “ma fallo.”
Suonò la ricreazione e mi catapultai letteralmente fuori dalla classe alla ricerca di Liam, finché sentii qualcuno afferrarmi per un braccio.
Alzai lo sguardo e vidi Harry guardarmi storto.
“ehi” disse, “dove vai con questa fretta?”
“oh, io..” sussurrai, “stavo andando in bagno.”
“capisco” ridacchiò.
Sorrisi.
“beh, è un po’ che non ci vediamo” disse, “non hai più risposto ai miei messaggi.”
“mi dispiace, io..” mormorai, ma lui mi interruppe.
“non devi dirmi niente, non fraintenderò un’altra volta quello che c’è tra noi” annuì.
Un brivido di sollievo mi percosse la schiena, “sono felice che tu abbia capito.”
“e quella rosa?” alzò un sopracciglio, puntando lo sguardo su ciò che tenevo in mano.
Arrossii, “prova ad indovinare.”
“oh, capito” alzò le spalle, “opera di Liam.”
“già..” risposi.
“perciò è tutto a posto tra noi?” mi chiese.
“certo che sì” annuii.
“amici?” mi tese la mano.
La afferrai e la strinsi, “amici.”
“ci vediamo Ron” sorrise, stampandomi un bacio sulla guancia per poi sparire nel corridoio.
Mi guardai intorno e non ebbi neanche il tempo di realizzare dove andare che la campanella della fine ricreazione suonò.
Maledii mentalmente Harry e tornai in classe.
Finalmente l’attesa terminò, le cinque ore di scuola erano passate e uscii in cortile per tornare a casa.
“gli parlerai oggi pomeriggio, dai..” mi disse Amy.
“volevo parlargli adesso” sbuffai, camminando verso l’uscita.
“con chi volevi parlare tu?” sentii una voce alle mie spalle. La sua voce.
Mi voltai di scatto e arrossii nel trovarmi Liam di fronte, con il suo solito sorrisetto irresistibile.
“oh dio” sospirai per lo spavento, “devi smetterla di cogliermi sempre di spalle.”
Sorrise, “mi dispiace.”
Mi voltai e vidi Amy salutarci per lasciarci un po’ da soli.
“e comunque..” tirai fuori la rosa dalla mia borsa, “sei impazzito?”
“perché dovrei esserlo?” chiese.
“come ti è venuto in mente? una rosa sul banco?” esclamai.
“non ti è piaciuto?” fece un’espressione afflitta.
“certo che è mi piaciuto..” mi lasciai scappare un sorriso.
“mi fa piacere” rispose.
“ma..” feci una piccola pausa, “non avrai pensato che fosse sufficiente portarmi a cena fuori e regalarmi una rosa per farti perdonare, vero?”
Lui si portò una mano dietro la nuca non del tutto convinto, “no, certo che no.”
Scoppiai a ridere, “Liam!”
“no, sul serio” sorrise, “non l’ho pensato, so che non sei così.”
“così come?” misi le braccia conserte.
“non sei una tipa facile, ecco.” 
“bravo” annuii.
“ma almeno ha funzionato un po’?” chiese, avvicinandosi sempre di più.
“forse..” sussurrai, con il cuore che stava quasi per esplodermi.
“forse? davvero?” mormorò, con il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Non riuscivo più nemmeno a pensare, quel ragazzo mi stava facendo impazzire.
Sorrise di nuovo e poggiò le labbra sulle mie.
Portai le braccia dietro il suo collo e mi lasciai andare ancora un po’, senza nemmeno pensare a quello che stavo facendo.
Mi staccai dopo qualche secondo e lo guardai fisso negli occhi, senza dire nulla.
“ti amo” sussurrò, “e spero che tu l’abbia capito, perché non ce la faccio più a stare senza di te.”

Tornammo insieme a casa mia dopo la scuola, e quando aprii la porta realizzai che fortunatamente non c’era nessuno. 
“mangi qualcosa?” chiesi a Liam, poggiando lo zaino sul divano.
“no grazie” rispose seguendomi, “mi è passata la fame.”

“ah davvero?” chiesi sarcastica, “anche a me.”
Sorrise, mi avvicinò di nuovo a lui e mi guardò fisso negli occhi.
“non mi hai risposto prima” sussurrò.
“quando?” 
“quando ti ho detto che ti amo..” 
“beh..” abbassai lo sguardo a terra, “tu hai fatto lo stesso quando te lo dissi io, no?”
Liam si staccò di colpo da me e girò lo sguardo altrove.
“mi dispiace” dissi immediatamente, “non volevo tirar fuori di nuovo questo argomento.”
“ce l’hai ancora con me per quello” si inumidì le labbra.
“non ce l’ho più con te, lo sai” risposi, “ma non riesco a dimenticare le cose.”
“pensavo mi avessi perdonato, Ron” mise le braccia conserte.
“l’ho fatto” alzai le spalle, “ma il dolore non svanisce da un momento all’altro.”
“già” sospirò, guardando in basso.
Mi avvicinai a lui e gli presi la mano, avvolgendola alla mia.
“ehi..” gli alzai lo sguardo con il pollice, affinché mi guardasse negli occhi.
Non disse nulla, e continuò a fissarmi con quell’aria afflitta.
“stai bene?” gli chiesi.
“non riesco a perdonarmelo” borbottò.
“che cosa?”
“averti lasciata” rispose.
“ormai è successo” scossi la testa, “non importa.”
“sì che importa” ribatté, “tu ancora ci pensi.”
“ci penso perché ho paura che potrebbe succedere un’altra volta..” 
“non succederà” rispose in fretta, “te lo prometto.”
Accennai un sorriso.
“a meno che non sarai tu a mollarmi, non ti libererai più di me” aggiunse.
“è proprio quello che voglio” sorrisi, poggiando le braccia intorno al suo collo e lasciando che si avvicinasse sempre di più al mio viso.
Le sue labbra sfiorarono le mie, mentre io con le mani gesticolavo con i suoi capelli. Stavo per lasciarmi andare ancora un po’, finché sentii la porta di casa scricchiolare e infine aprirsi. Mi staccai subito da Liam e vidi Louis guardarci con un’aria sorpresa e disgustata allo stesso tempo.
“Lou” dissi di colpo, quasi strozzandomi con un colpetto di tosse, “sei tornato presto oggi.”
“per vostra sfortuna sì” alzò un sopracciglio.
Liam sorrise, “da quanto tempo.”
“già” rispose lui, piuttosto distaccato. Posò la giacca sul tavolo e andò a rimpinzarsi di cibo come suo solito.
Liam mi guardò poi si avvicinò a Louis, ed io avevo quasi timore di quello che potesse dirgli.
“ascolta, Louis” iniziò, “so che probabilmente ce l’hai con me, e mi dispiace perché..”
Louis lo interruppe, “non ce l’ho con te.”
“ah no?” fece Liam.
“no” ribatté l’altro, “ma se provi a farla star male di nuovo giuro che io..”
Liam sorrise e lo abbracciò, “non succederà.”
Louis ricambiò l’abbraccio e poi gli diede una pacca sulla spalla, “sarà meglio.”
Scoppiai a ridere e un brivido di sollievo mi percosse la schiena nel sapere che tutta questa situazione era finalmente risolta.
Passai il resto del pomeriggio in camera mia con Liam, voleva a tutti i costi recuperare il tempo perduto e non lasciarmi sola neanche un minuto. Avrei anche dovuto studiare un po’, ma onestamente la scuola era l’ultimo dei miei pensieri.
“mi è mancato, sai?” dissi ad un tratto, girando lo sguardo verso di lui, “averti qui con me.”
“anche a me” rispose sedendosi sul letto accanto a me, “non immagini quanto.”
“e pensare che tutto questo è iniziato soltanto quattro mesi fa..” sussurrai, mentre riaffioravano in mente vecchi ricordi.
“pensa se non fossi venuto a quella festa di Halloween” ridacchiò lui.
“già” sospirai, “chissà dove saremmo adesso.”
“da nessuna parte” posò una mano sul mio viso, “il destino ha voluto così.”
Sorrisi, mi avvicinai ancora di più a lui e premetti le labbra sulle sue.
Lo spinsi leggermente in modo da farmi sedere sopra di lui e presi il suo viso tra le mani.
Continuai a baciarlo mentre mille farfalle mi invadevano lo stomaco e pregai mentalmente che Louis non venisse in camera mia.
Alzai la testa all’indietro mentre lui mi mordicchiava il labbro inferiore, scendendo poi verso il collo, e alla fine si fermò.
Il suo maledetto telefono squillava. Sbuffai e mi alzai da sopra di lui, ricomponendomi. 
“pronto?” fece lui. Lo guardai impaziente, aspettando di sapere chi fosse.
“sì certo, sto arrivando” disse infine, per poi riagganciare il telefono.
Lo guardai e alzai gli occhi al cielo, “devi andare?”
“te l’avevo detto che dovevo andare a lavoro stasera” rispose, “sono anche in ritardo.”
“okay” sospirai. Lui si alzò in fretta, afferrò il giubbino e mi stampò un veloce bacio sulle labbra.
“te ne vai così?” lo guardai male, mettendo le braccia conserte.
“scusa amore” sussurrò, “ti prometto che domani faremo qualcosa di bello insieme.”
Annuii, e prima che se ne andasse gli afferrai la mano.
“perciò..” feci una piccola pausa, “cosa siamo adesso?”
Liam mi guardò confuso.
“io e te” aggiunsi, “cosa siamo esattamente?”
Sorrise, “pensavo fosse ovvio.”
“no, emh” mi mordicchiai il labbro, “voglio sentirtelo dire.”
“dai Ron, lo sai” ridacchiò, imbarazzato.
“no, non lo so” replicai, compiaciuta. Volevo averne la certezza.
“devo mettermi in ginocchio per farti la proposta?” sbuffò.
“uh, ottima idea” misi le braccia conserte.
“sei perfida” brontolò.
“te lo meriti” sorrisi.
Fece un sospiro e poi prese le mie mani tra le sue, “ok, beh..”
“sì?” lo presi in giro.
“dai” sbuffò, “lo sai che voglio stare con te, lo sai che mi sono pentito di tutto..”
Rimasi in silenzio.
“ti chiedo ancora scusa per tutte le volte che ti ho fatto star male, e non sai quanto vorrei tornare indietro e cambiare alcune cose..” si inumidì le labbra, “ma non posso.”
Non dissi nulla, ancora.
“perciò..” fece una piccola pausa, “sarei onorato se tu volessi tornare a stare con me.”
Sorrisi, “sei proprio uno stupido.”
“lo so” brontolò.
“ma visto che io sono ancora più stupida..” feci una pausa, “la mia risposta è.”




 
***
 


salve!
eccomi qua,
allora.. i Ronniam sono ufficialmente tornati insieme.
contenti? :)

alla prossima,
-marty.




 

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Capitolo 22
*** First time. ***


Ventiduesimo capitolo.



“sono tornata con Liam” confessai a Louis, la sera dopo.
“oh, davvero?” non sembrava sorpreso.
“non mi aspetto che tu faccia i salti di gioia” dissi, “ma almeno potresti fingere un po’ di entusiasmo?”
“lo so già che siete tornati insieme” sbuffò, “non è una novità.”
“beh, sì..” mormorai, “volevo soltanto darti la conferma ufficiale.”
Ridacchiò, “la conferma ufficiale?”
Annuii in silenzio, “non hai niente da dirmi?”
“auguri” fece, ignorandomi completamente.
“ok, senti” sbottai, “non so perché tu improvvisamente ce l’abbia tanto con Liam, ma almeno potresti fare uno sforzo ed essere felice per me?”
“sono felice per te” si voltò verso di me.
“davvero?” chiesi, “non sembra proprio.”
“scusa, io..” tirò fuori un sospiro, “te l’ho detto, ho paura di vederti star male di nuovo”
“non devi essere così protettivo” mi lasciai scappare un sorriso, “non lo sei mai stato”
“lo so, è proprio per questo..” sussurrò.
“cosa?” mi stava letteralmente confondendo le idee.
“so che tu ti legherai sempre di più a lui e sempre meno a me..” alzò le spalle, evitando il mio sguardo.
Non dissi nulla, non pensavo che facesse certi pensieri su di noi. Non pensavo neanche tenesse così tanto a me.
“Lou..” mormorai sedendomi accanto a lui, “da quando hai paura di questo?”
“da quando mi sento sempre più solo” abbassò lo sguardo a terra.
Mi faceva malissimo sentirgli dire certe cose, “solo? tu non sei solo!”
“sì invece” alzò le spalle.
“e allora quella persona misteriosa con cui eri uscito l’altra sera?” chiesi di nuovo.
“è finita” fece una smorfia.
Lo guardai a bocca aperta. Non mi aveva detto nulla, e solo adesso mi ero resa conto che io lo assillavo con i miei problemi mentre lui a me non parlava mai dei suoi.
“mi dispiace tanto” esclamai, “sono stata così egoista..”
“non è vero” rispose.
“sì invece” insistetti, “ero così impegnata a fare la vittima che non mi sono accorta che anche tu stavi male”
“io sto bene, ok?” sospirò alzandosi di colpo, “adesso vado a dormire”
“no, resta..” lo supplicai.
Scosse la testa, “notte Ron” e detto questo filò in camera sua, lasciandomi lì da sola.

“ti rendi conto?” esclamai la mattina dopo a scuola, dopo aver raccontato tutto ad Amy.
“è tuo fratello Louis di cui stiamo parlando?” sbarrò gli occhi.
“già, sono rimasta anch’io scioccata” sospirai.
“e da quando lui ha dei sentimenti?” fece una smorfia.
“Amy!” la fulminai con lo sguardo.
“scusa” ridacchiò, “ma è vero, non mi è mai sembrato un tipo sensibile”
“solo perché sorride in presenza degli altri non significa che non soffra” risposi.
Mi guardò come se avessi appena detto una frase filosofica e rimase in silenzio, finché delle mani non mi coprirono il viso e vidi tutto nero.
“chi è?” sbuffai, anche se in fondo conoscevo la risposta.
“secondo te?” sentii la voce di Liam.
Sorrisi, mi tolsi le sue mani dagli occhi e mi voltai per abbracciarlo.
“buongiorno bellezza” curvò le labbra in un sorriso.
“buongiorno amore mio” risposi, poggiando le braccia intorno al suo collo.
“oh, come siete smielati” borbottò Amy, filando in classe.
Sorrisi, “è solo invidiosa”
“dovrò dire a Zayn di addolcirla un pochino” ridacchiò lui.
“sì, dovresti” annuii.
“prima ho visto Harry” disse ad un tratto.
Mi si gelò il sangue, “e che ti ha detto?”
“niente di che” alzò le spalle, “abbiamo chiarito, credo”
“sono contenta” risposi.
“tu ci hai più parlato?” mi chiese.
“sì, qualche giorno fa” annuii, “vuole soltanto essermi amico” 
“dovrei credergli?” fece una smorfia.
“sì, dovresti” replicai.
“sarà meglio” si inumidì le labbra, “perché stavolta non permetterò a nessuno di separarci”
Sorrisi e gli stampai un veloce bacio sulle labbra.
“adesso passiamo a noi due” il suo sguardo si fece serio.
“mmh” balbettai, giocherellando con i suoi capelli. 
“oggi devo lavorare, purtroppo” alzò gli occhi al cielo.
“scherzi, vero?” sbuffai, “avevi detto che avremmo fatto qualcosa di bello”
“mi farò perdonare” alzò le braccia in aria, “lo prometto”
“questa l’ho già sentita” replicai.
“lo prometto” ripeté.
Sospirai, “quanta pazienza ci vuole con te..”
“tanta” sorrise come un bimbo.

Quel pomeriggio ero di nuovo sola in casa, visto che Louis era a lavoro. 
Studiai un po’ ma avevo completamente la testa fra le nuvole. L’amore non faceva di certo bene al rendimento scolastico.
Uscii di casa e decisi di andare al bar a fare una sorpresa a Liam.
Quando arrivai, sorrisi nel vederlo dietro al bancone a servire drink e chiacchierare con la gente. 
Era un lavoretto inutile, niente di che, ma a lui serviva. 
Mi incamminai facendo finta di niente e mi sedetti su un tavolino, pregando che non mi vedesse. 
Presi il menu e mi coprii il viso, spiando ogni sua mossa. 
Mi scappava anche da ridere in realtà, finché non lo vidi venire verso di me.
“vuole ordinare qualcosa?” mi chiese.
Scoppiai a ridere e tolsi il menu dalla faccia, “è possibile avere il cameriere?”
Sbarrò gli occhi e poi scoppiò a ridere anche lui, “che diavolo ci fai qui?”
“sorpresa!” esclamai.
“sei pazza” si inumidì le labbra.
“sì” annuii, “di te”
I giorni passavano e le cose fra noi sembravano migliorare sempre di più, non mi sembrava neanche vero. Era da tempo che non stavamo così bene insieme, senza litigi, problemi e preoccupazioni varie. 
“sono stanchissimo” borbottò Liam una sera, rientrando a casa insieme dopo il lavoro.
“ci sono io per questo” sorrisi, poggiando le braccia intorno al suo collo.

Sorrise, mi stampò un bacio veloce e poi andò in camera sua. Lo seguii e mi lasciai sprofondare sul suo letto. 
“vuoi mangiare qualcosa?” chiese, poi.
“no grazie” risposi, accoccolandomi al suo cuscino.
“tu non mangi mai” sbuffò.
“non ho fame” squittii.
“va bene” alzò le spalle. 
Proprio in quel momento suonò il campanello, “torno subito” fece Liam. Annuii e mi alzai dal letto, guardandomi intorno. Amavo stare a casa sua, dove finalmente potevamo essere soli e in pace.
Sussultai nel sentire una voce femminile provenire dall’ingresso, mi avvicinai lentamente alla porta della camera di Liam per vedere chi fosse e avrei preferito non averlo visto.
C’era sua madre, dillà. Il cuore mi iniziò a battere fortissimo e corsi davanti allo specchio, cercando di darmi una sistemata. Mi ero appena rotolata sul letto ed indossavo una semplice magliettina con un paio di jeans. 
Non mi ero mai sentita a disagio con me stessa, ma volevo davvero fare una bella impressione su di lei.
Liam non mi aveva mai parlato molto della sua famiglia, e probabilmente la sua famiglia non sapeva neppure di me e lui. Mi sistemai frettolosamente i capelli, tirai fuori dalla borsa il lucidalabbra ma venni interrotta dal cigolio della porta. 
“Ron, vieni un attimo con me?” mi sorrise, come se non sapessi già chi ci fosse nell’altra stanza.
Annuii tremolante, presi la sua mano e lo seguii. Uscii dalla stanza e vidi sua madre squadrarmi letteralmente dalla testa ai piedi. O forse ero solo io che mi stavo facendo mille complessi.
“salve” balbettai, imbarazzata.
“ciao” mi sorrise lei, stringendomi la mano.
“mamma, lei è Ronnie” fece Liam.
Arrossii, “piacere”
“piacere mio” rispose lei. Sembrava molto dolce.
“in realtà il mio nome è Veronica” alzai le spalle, “ma mi faccio chiamare Ronnie”
“capisco” lei accennò un sorriso. Non le importava di certo quale fosse il mio stupidissimo soprannome.
“resti per cena?” le chiese Liam.
“no, non ti preoccupare” rispose lei, “ero passata solo a dirti quella cosa”
“mh, ok” replicò Liam.
Rimasi in silenzio, stretta a lui come se avessi paura di qualcosa.
“è stato un piacere, Veronica” fece lei, sorridendomi di nuovo.
“anche per me” ricambiai il sorriso, ancora tenendo stretta la mano di Liam.
“ciao, mamma” fece lui.
“puoi smetterla di stritolarmi la mano, adesso” ridacchiò Liam, non appena sua madre fosse uscita di casa.
“oddio, scusa” feci un lungo sospiro.
“eri così tanto in ansia?” chiese.
“abbastanza” confessai, “non sapevo sarebbe venuta”
“neanche io” alzò le spalle, “fa sempre così, quando si ricorda di me passa a trovarmi”
“ne so qualcosa di questo tipo di genitori” alzai gli occhi al cielo.
Mi accarezzò il viso, “li hai più sentiti i tuoi?”
“a volte hanno provato a contattarmi” ammisi, “ma non gli ho mai risposto”
“e perché?” chiese, sorpreso.
“perché avrei dovuto?” scossi la testa, “non so nemmeno come dovrei chiamarli, non si possono neanche definire genitori”
“mi dispiace” sussurrò, “sono sicuro che un giorno chiarirete”
Non dissi nulla, e abbassai lo sguardo.
“ehi, aspetta” dissi d’un tratto, “cosa ti aveva detto tua madre prima che arrivassi?”
“mh, niente di importante” girò lo sguardo altrove.
“Liam” lo fulminai con lo sguardo, “dimmelo”
“ma niente” sospirò, “voleva invitarci a cena, una sera”
“a cena? invitare noi? me e te?” balbettai.
“sì” annuì, “ma non siamo obbligati ad andarci, anzi sinceramente preferirei di no”
“e perché?” sbuffai.
“perché i miei sono pesanti” rispose, “è per questo che me ne sono andato di casa”
“va bene, se non vuoi non importa..” replicai.
“loro.. vorrebbero conoscerti, credo” continuò.
“davvero?” arrossii, “quindi tu gli avevi già parlato di me?”
“mia madre lo ha capito da sola” ridacchiò, portandosi un braccio dietro la nuca.
“e come lo ha capito?” chiesi.
“lo capisce quando sono innamorato” arrossì come un bimbo.
Sorrisi e presi il suo viso tra le mani, “mi piace sentirtelo dire”
“cosa?” chiese.
“che sei innamorato” risposi.
“mh” si inumidì le labbra, per poi poggiarle dolcemente sulle mie.
Portai di nuovo le braccia intorno al suo collo e continuai a baciarlo, mentre le sue mani scendevano lentamente lungo i miei fianchi.
“dovrò vestirmi elegante?” chiesi ad un tratto, staccandomi leggermente da lui.
“ma no, non credo” alzò le spalle, “da quando ti importa così tanto di queste cose?”
“da quando non voglio fare una brutta figura con i tuoi” risposi.
“oddio, sei fissata” ridacchiò, “e perché ti importa così tanto di quello che pensano loro?”
“perché voglio piacergli.”
“devi piacere a me” rispose, “non a loro”
Arrossii, presi la sua mano e gli feci segno di seguirmi. Mi sedetti sul suo letto e mi tirai indietro in modo che lui facesse lo stesso. Poggiò i pugni ai lati del letto e si sdraiò sopra di me, premendo dolcemente le labbra sulle mie. Sapevo cosa stavo facendo, e non desideravo nient’altro al mondo che lui. Alzai la testa all’indietro, mentre lui mi riempiva di baci sul collo causandomi brividi dappertutto. Gli sfilai la maglia e senza pensarci la lanciai a terra, tirandolo ancora più vicino a me. Avevo davvero troppo bisogno di lui.
“ti voglio così tanto” sussurrò.
Sentii il cuore quasi esplodermi, “anche io” risposi.
“sei sicura?” mormorò, tra un bacio e l’altro.
“sì” risposi, affannata.
Sorrisi e gli feci spazio sotto le coperte insieme a me.




 
***
 


ehilà!
dopo decisamente troppo tempo,
sono tornata :)
perdonate l'attesa,
beh, che dire del capitolo?
la prima volta volta per i Ronniam !
commenti?

alla prossima,
-marty.




 

 

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Capitolo 23
*** Bad blood. ***


Ventitreesimo capitolo.



Quando riaprii gli occhi ancora assonnata, era già giorno.
La luce del sole entrava dalla finestra e mi aveva svegliata.
Strizzai gli occhi e mi stiracchiai, mi voltai e vidi Liam dormire accanto a me come un angioletto.
Sorrisi, rimasi a fissarlo ancora un po’ finché realizzai che avevo passato la notte lì senza avvisare nessuno, e dovevo anche andare a scuola.
Mi scaraventai fuori dal letto e quando afferrai il cellulare vidi con orrore le venti chiamate perse di Louis, che non sapeva niente.
Non era programmato che rimanessi a dormire da Liam, era stata una cosa piuttosto improvvisa. Non riuscivo a realizzare cosa fosse successo durante quella notte, non riuscivo a credere che adesso io e lui fossimo realmente una cosa sola. E più ci pensavo, più sentivo farfalle nello stomaco.
Erano ancora le sei e mezza, mi rivestii in fretta cercando di non svegliare Liam, e afferrai la mia borsa.
“non si saluta?” brontolò una voce dietro di me.
Sorrisi e mi voltai, sedendomi un attimo accanto a Liam.
“buongiorno” gli stampai un bacio veloce sulle labbra.
“stai andando via?” sbuffò.
“ieri sera ci siamo addormentati..” sussurrai.
“è stato bellissimo” mi sorrise.
Arrossii, “sì, lo è stato.”
Mi accarezzò il viso, spostò la coperta del letto e mi tirò di nuovo verso di lui.
Prese il mio viso tra le mie per non farmi scappare, e poggiò le labbra sulle mie.
Sorrisi nel bacio e poco dopo mi staccai leggermente, “devo tornare a casa, Louis sarà preoccupatissimo.”
“l’avrà capito che sei stata da me” alzò le spalle.
“mi ucciderà” alzai gli occhi al cielo.
“ci vediamo a scuola?” mi chiese.
Annuii, “a dopo”
Si alzò anche lui e mi prese di nuovo per i fianchi, “non voglio che te ne vai.”
“devo” sospirai.
“per forza?” sussurrò, iniziando a lasciarmi tanti piccoli baci sul collo.
Rabbrividii, “Liam..”
“sì?” chiese, tra un bacio e l’altro.
“se fai così non riesco ad andarmene..” balbettai, mentre lui continuava a farmi impazzire.
“è proprio quello che voglio” ridacchiò, mordicchiandomi il labbro.
Poggiai con forza le braccia contro il suo petto e riuscii ad allontanarmi.
“Louis sarà furioso” insistetti, “devo andare.”
“uffa” brontolò, rinfilandosi i pantaloni.
“lo so, non è stato il massimo dei risvegli romantici” ridacchiai.
“sarà per la prossima volta” sussurrò con il solito sorrisetto malizioso stampato in volto.
Sorrisi, “ciao scemo.”

Infilai le chiavi di casa nella serratura e quando aprii la porta trovai Louis a dormire profondamente sul divano, come un barbone.
Feci un sospiro di sollievo, sperando che non si svegliasse e che non mi facesse la solita ramanzina.
Camminai in punta di piedi fino in camera mia ma la porta iniziò a cigolare.
“Veronica Tomlinson” sentii il suo tono di voce minaccioso.
“ehi, fratellino” gli sorrisi, tentando inutilmente di addolcirlo.
“dove diavolo sei stata, eh?” gridò, balzando in piedi dal divano.
“ho dormito da Liam..” ammisi, portando una mano tra i capelli.
“lo immaginavo” fece una smorfia, “era troppo difficile avvisarmi?” 
“scusa” mi morsi il labbro, “mi sono addormentata a casa sua all’improvviso”
“hai idea di quanto ero preoccupato?” sbottò.
“mi dispiace” ripetei, “ma lo sapevi che passavo la serata con Liam, quindi non avresti dovuto preoccuparti”
“non osare più sparire così” ordinò, “chiaro?”
“sì, chiaro” sospirai, “non riuscirai a rovinarmi questa giornata”
“e chi vuole rovinartela” borbottò.
“sono così felice” esclamai, canticchiando e camminando su e giù per la casa.
“lo vedo” mormorò Louis sospettoso, “cos’è successo?”
“niente” alzai le spalle, “sono felice e basta”
“mi fa piacere” alzò gli occhi al cielo e poi tornò nella sua stanza.
Sbuffai, era sempre così fastidiosamente antipatico ultimamente.

“avete fatto l’amore?” esclamò Amy più tardi a scuola, quando le raccontai tutto.
Arrossii ed annuii silenziosamente.
“e come è stato?” chiese tutta esaltata.
“bellissimo” risposi con occhi sognanti, “anzi bellissimo è poco, non so nemmeno come descriverlo.”
“beh, era ora!” sorrise, dandomi una pacca sulla spalla.
“sono innamorata persa di lui” sospirai, abbassando la faccia sul banco.
“lo so” rispose, “l’ho sempre saputo.”
“non posso credere di averlo detto ad alta voce” ammisi.
“tesoro, non è una mica una novità” ridacchiò lei.
“lo so..” mi mordicchiai il labbro, “ma è una cosa difficile da ammettere, per me.”
“non deve esserlo” alzò le spalle, “è una cosa bella.”
Rimasi in silenzio un po’, “Zayn ha tirato fuori il lato dolce che è in te.”
“non è vero” brontolò.
“sì invece” la presi in giro, “ti stai innamorando anche tu.”
“ma figurati” fece una smorfia, “non è una cosa seria tra me e Zayn.”
“se lo dici tu” replicai.
“beh, tornando alle cose importanti..” fece una piccola pausa, “Liam è bravo a letto o no?”
Scoppiai a ridere, “Amy!”
“che c’è?” borbottò, “tra amiche si dicono queste cose.”
“non è importante” sbuffai, “..e comunque sì.”
Scoppiammo a ridere entrambe e la campanella della scuola ci riportò alla realtà.
Dopo cinque snervanti ore di lezione andai a casa di Liam.
“ehi” sorrise, aprendo la porta.
“ehi” risposi, “come mai non sei venuto a scuola?”
“entra” replicò. Lo superai e mi lasciai sprofondare sul divano.
“allora?” chiesi di nuovo.
“ero stanco” alzò le spalle, “non mi andava di venire”
“ok..” mormorai. Era strano, sembrava mi nascondesse qualcosa.
“e ho avuto da fare..” continuò.
“che cosa?” chiesi, confusa.
“aspetta qui” trattenne una risatina.
“mh, ok” risposi, continuando a non capire.
Corse in camera sua e poi tornò con una busta impacchettata.
“e questo?” esclamai.
“per te” sorrise, porgendomi la scatola.
“un regalo?” chiesi sorpresa, “come mai?”
“vedrai” ridacchiò.
Sorrisi e continuai a scartare la busta, era da tempo che non ricevevo un regalo.
Aprii la scatola e vidi un vestito nero di pizzo, che amavo da tempo.
“Liam!” esclamai abbracciandolo, “non dovevi”
“ti servirà per un’occasione particolare” alzò un sopracciglio.
“cioè?” chiesi.
“la cena con i miei genitori” sbuffò, “ricordi?”
“oh dio, sì” esclamai entusiasta. Riafferrai il vestito e lo guardai attentamente.
“te ne intendi di moda, eh” ridacchiai, “sono due mesi che volevo comprare questo vestito”
Liam si portò un braccio dietro la nuca imbarazzato, “..e se ti dicessi che ho avuto un piccolo aiutino da Amy rimarresti delusa?”
“oh bravo” feci una smorfia, “quindi hai barato”
“solo per farti avere il regalo che volevi” accennò un sorrisetto innocente.
“ma quello che voglio ce l’ho già” sorrisi, “ed è di fronte a me in questo momento”
Il grande giorno arrivò in fretta, e l’ansia si faceva sentire.
“come sto?” chiesi a Louis, uscendo dalla mia stanza con addosso il vestito che mi aveva regalato Liam.
“wow” ridacchiò, squadrandomi dalla testa ai piedi mentre se ne stava sdraiato sul divano come al solito.

“wow? sul serio?” brontolai, “questo dovrebbe essere un complimento?”
“devi incontrare i suoi genitori, non sposarti” sbuffò.
“è importante per me” replicai.
“e comunque non vi sembra di affrettare troppo le cose?” fece una smorfia.
“siamo insieme da quasi quattro mesi ormai” risposi.
“e se contiamo tutti i vostri tira e molla?” alzò un sopracciglio.
“quelli non contano” sbuffai.
“fa’ come vuoi” alzò le spalle, “a me sembra un po’ presto, tutto qui”
“ci amiamo, e se lui vuole presentarmi la sua famiglia non ci vedo niente di sbagliato” insistetti.
“come vuoi” farfugliò, “comunque stai benissimo”
“no, non è vero” scossi la testa andando di fronte allo specchio, “il vestito non mi convince”
“è carino” rispose lui, continuando a fissare lo schermo del televisore.
Alzai gli occhi al cielo, “che parlo a fare con te?”
Louis sorrise e tornò a concentrarsi sulla partita in tv.
Nonostante mancasse ancora un’ora alla cena con i genitori di Liam, mi stavo già preparando da un po’. 
Suonò il campanello e corsi ad aprire sperando non fosse già Liam. Aprii la porta e sussultai nel vedere Amy in lacrime di fronte a me.
“che è successo?” chiesi subito, facendola entrare e chiudendo la porta alle mie spalle.
Lei continuava a piangere e non rispondeva. Iniziavo a preoccuparmi seriamente.
“Louis” gli lanciai un’occhiata fulminante, “spegni quel televisore”
“ma perché?” borbottò.
“non vedi?” indicai Amy che non la smetteva di singhiozzare e così, dopo avermi mandato una serie di colpi, Louis spense la tv.
“parla, dì qualcosa” sussurrai a lei, che intanto si era seduta con la testa fra le mani.
“Zayn..” balbettò.
“oh dio” chiusi gli occhi sperando che non si trattasse di quello che pensavo.
“mi ha lasciata” singhiozzò. Louis dietro di noi si fece avanti e ci raggiunse.
“perché?” chiesi, asciugandole le lacrime.
“io non lo so” scosse la testa sconvolta, “abbiamo litigato.”
“forse era soltanto arrabbiato” risposi, “gli passerà, vedrai.”
Stavolta scoppiò in un pianto ancora più isterico e mi abbracciò.
“non avevi detto che non era una cosa seria fra voi?” chiesi, anche se conoscevo già la risposta.
“per lui non lo era” abbassò lo sguardo.
“avresti dovuto spiegargli i tuoi sentimenti” risposi.
“beh, pensavo si fosse capito che ormai provavo qualcosa..” mormorò con voce spezzata.
Non l’avevo mai vista così, lei era una di quelle ragazze che finge di fregarsene di tutto e tutti, ma in realtà è molto sensibile. 
Non dissi nulla e continuai ad accarezzarle i capelli.
“questa situazione mi ricorda qualcuno” sbuffò Louis ad un tratto, lanciandomi un’occhiataccia.
“cosa vorresti dire, scusa?” alzai gli occhi al cielo.
“mi ricorda te esattamente un mese fa” continuò.
“smettila” sospirai, “non è il momento”
“poi vi lamentate se vi dico che dovete stare alla larga dai ragazzi” borbottò ancora.
“Louis, hai la delicatezza di un elefante” sbottai, “sta’ zitto”
Amy sorrise leggermente e si staccò dal mio abbraccio, “sto bene”
“vuoi che resto con te stasera?” chiesi.
“certo che no” esclamò, “devi andare alla cena con i genitori di Liam”
“non è poi così importante” alzai le spalle, “possiamo rimandare se vuoi.”
“non se ne parla nemmeno” insistette.
Accennai un sorriso, e la abbracciai di nuovo.

“come sto?” chiesi di nuovo circa un’ora dopo, uscendo dalla stanza completamente pronta.
“sei una strafiga” ridacchiò Amy.
“copriti quelle gambe” borbottò Louis.
Sorrisi e afferrai il cappotto all’ingresso, “Liam è qui fuori con la macchina.”
“dove andate a cena?” chiese lei.
“non lo so” risposi, “i suoi ci portano in un ristorantino in città”
“wow, fanno le cose in grande” commentò Louis.
“è proprio per questo che non voglio fare una brutta figura” sbuffai.
“andrà alla grande” fece Amy, “divertiti”
Sorrisi e abbracciai entrambi, “voi restate qui, insieme?”
“penso di sì” rispose lei.
“mh, ok” li guardai attentamente e sperai che Louis non facesse sciocchezze.
Uscii di casa e sentii il cuore a mille quando vidi Liam poggiato davanti alla sua macchina con le braccia conserte. 
“sei bellissima” mormorò, venendo verso di me.
“tu lo sei” risposi, posando lo sguardo sulla sua camicia. Non lo avevo mai visto tanto elegante.
Sorrise e poggiò velocemente le labbra sulle mie.
“sono agitatissima” sospirai, entrando in macchina.
“non devi esserlo” brontolò lui.
“hai ragione, ma sai come sono fatta” ridacchiai.
Sorrise di nuovo e premette l’acceleratore.

Arrivammo in questo ristorante dopo circa un quarto d’ora e i suoi genitori erano già lì. Sua madre, e suo padre. Nonostante fossero separarti, erano venuti entrambi per conoscermi. Tutta questa attenzione da un lato mi lusingava, ma dall’altro mi metteva profondamente a disagio.
“buonasera” sorrisi imbarazzata.
“ehi, Veronica, giusto?” fece suo padre, stringendomi la mano.
“ciao, cara” fece la mamma, con il solito sorrisetto stampato in faccia. 
Sorrisi e salutai entrambi, poi Liam mi prese per mano e ci sedemmo vicini a tavola.
“allora, ragazzi” fece suo padre, “come vi siete conosciuti?”
Liam mi guardò e poi sorrise, “a una festa, ad Halloween”
Sorrisi anch’io ripensando a quella a sera.
“carino” commentò sua madre, ma percepii un velo di ironia in quella frase.
Liam mi guardò di nuovo e mi strinse la mano sotto il tavolo.
“una sera dovremmo organizzare qualcosa anche con i tuoi genitori” continuò sua madre, “vorrei conoscere anche loro”
Sentii un brivido percorrermi tutta la schiena.
“mamma, i suoi genitori..” mormorò Liam, imbarazzato.
“vivo da sola” lo interruppi, “o meglio, con mio fratello maggiore”
“oh, davvero?” chiese suo padre, sorpreso.
“e come mai?” chiese sua madre, e vidi sul suo viso un’espressione piuttosto scossa.
“i miei lavorano all’estero” spiegai, “mio fratello lavora e vivo con lui”
“e quanti anni ha lui?” chiese lei, ancora.
“22” risposi, piuttosto seccata da queste continue domande sulla mia famiglia.
“non potresti trovarti anche tu un lavoretto?” chiese ad un tratto, “dovresti aiutarlo, non credi?”
La guardai perplessa e rimasi in silenzio.
Liam la fulminò con lo sguardo e poi si voltò verso di me ancora una volta.
“scusate” finsi un sorriso alzandomi da tavola, “vado un attimo in bagno”
“oh certo, fa pure” fece lei con quel fastidioso sorriso stampato in volto.
Guardai Liam e sgattaiolai in bagno. Avevo lo stomaco in subbuglio, non poteva andare peggio di così.
Mi ero sentita davvero umiliata, come mai prima d’ora. 
“Ronnie” sentii la voce di Liam dietro di me, “stai bene?”
“sì” accennai un sorriso, “torna pure a tavola, io arrivo subito.”
“non devi fingere con me” rispose, “so che ci sei rimasta male per quello che ha detto mia madre.”
“no, davvero..” balbettai, ma ero una pessima attrice.
“fa sempre così” sospirò, “quando qualcosa o qualcuno mi rende felice, cerca di rovinare tutto”
“non è successo niente” scossi la testa, “è normale che mi fa domande, vuole solo conoscermi.”
“no” ribatté, “l’ha detto per ferirti, e mi dispiace.”
“sto bene” ripetei, accarezzandogli il viso.
“è stata una pessima idea venire qui” borbottò, “avrei dovuto saperlo.”
“non è vero” gli sorrisi dolcemente, “adesso torniamo di là, dai.”
“qualsiasi cosa ti dicano, sei autorizzata ad alzarti e andartene quando vuoi” sussurrò.
Sorrisi di nuovo e buttai le braccia attorno al suo collo, “lo sai che ti amo?”
Annuì, “ti amo anch’io.”




 
***
 


salve gente!
eh sì, sono successe parecchie cose in questo capitolo!
ora sono curiosa di sentire i vostri pareri :3

alla prossima,
-marty.





 

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Capitolo 24
*** Don't. ***


Ventiquattresimo capitolo.



Tornai a tavola tenendo stretta la mano di Liam e convincendomi che la serata sarebbe finita bene, anche se il lato pessimista che era in me sapeva bene che non era così.
“eccovi” fece sua madre, con il solito sorrisetto stampato in faccia.
Annuii silenziosamente e guardai in basso, piuttosto imbarazzata.
“ho detto qualcosa di sbagliato, prima?” continuò lei.
“no” scossi la testa, “è solo che preferirei non parlare della mia famiglia”
“oh, capisco” fece lei, irrigidendosi di colpo.
Liam mi guardò e mi sorrise per rassicurarmi.
“fai qualche sport?” intervenne d’un tratto suo padre cambiando discorso, e gliene fui infinitamente grata.
“no, non sono brava negli sport” ammisi, “e non mi piacciono nemmeno”
“lei è più una tipa tranquilla da biblioteca” ridacchiò Liam.
Mi voltai verso di lui, “questo sarebbe un modo carino per darmi della secchiona?”
Liam e suo padre scoppiarono a ridere, mentre sua madre aveva ancora lo sguardo rivolto altrove.
“tu invece adori gli sport” disse lei a un certo punto, riferendosi a Liam.
“abbastanza” alzò le spalle, “giocavo a pallone con suo fratello”
“ah, davvero?” chiese suo padre, guardando prima Liam poi me.
“sì, mio fratello Louis è appassionato di calcio” accennai un sorriso.
“sai già cosa vorresti fare da grande, cara?” mi chiese sua madre.
“beh, non proprio, sono ancora piuttosto indecisa” confessai, “ma amo la fotografia”
“Liam invece non sa nemmeno accendere una macchina fotografica” ribatté lei.
“non è vero” protestò lui.
Accennai un sorrisetto. Non so perché ma ebbi l’impressione che sua madre stesse facendo di tutto per sottolineare il fatto che io e Liam fossimo diversi in vari aspetti, o forse stavo solo diventando paranoica.
La serata continuò così, e io fui tempestata continuamente dalle loro domande. Alla fine della cena, sgattaiolai di nuovo in bagno perché Amy mi stava chiamando al cellulare. Purtroppo però quando me ne accorsi era troppo tardi, lei aveva già riattaccato. E quando stavo per tornare al tavolo, i suoi genitori erano già in piedi per andar via, e sua madre stava parlando con Liam.
“dico solo che non penso sia la ragazza giusta per te” fece lei.
Sentii un tonfo al cuore e iniziai a tremare, nascondendomi dietro un angolo.
“e da cosa lo avresti capito?” sentii Liam borbottare.
“viene da un mondo completamente diverso dal tuo” rispose lei, “siete così diversi”
“gli opposti si attraggono, no?” ribatté lui. Sorrisi, mi stava difendendo.
“tesoro, lo dico per il tuo bene” continuò lei.
“so riconoscere la ragazza giusta per me, grazie” sbottò.
Mi feci coraggio e andai da loro, pronta per tornare a casa.
“grazie per la serata” dissi, facendo finta di niente.
“grazie a te” rispose suo padre, stringendomi la mano.
Feci lo stesso a sua madre, poi guardai Liam e uscimmo dal ristorante mano nella mano.
Salii in macchina con lui e dopo qualche minuto di silenzio si voltò verso di me, prima di accendere l’auto.
“stai bene?” chiese.
“sì” finsi un sorriso.
“sei più tranquilla adesso? gli piaci molto” disse, “a tutti e due”
“non devi mentirmi” sospirai.
“è vero..” insistette.
“ho sentito cosa ti ha detto tua madre, poco fa” mi mordicchiai il labbro, e girai lo sguardo fuori dal finestrino.
“oh..” fu tutto quello che uscì dalla sua bocca.
Non mi voltai e chiusi leggermente gli occhi.
“mi dispiace” sussurrò, “mi dispiace davvero”
“non devi dispiacerti” lo guardai fisso negli occhi, “tu non hai fatto niente di male”
“non devi dare importanza alle sue parole” alzò gli occhi al cielo, “davvero”
“e se avesse ragione?” abbassai lo sguardo.
“cosa vuoi dire?” sentii la sua voce spezzata.
“forse siamo davvero diversi..” mormorai.
“e allora?” fece una smorfia, “io ti amo per questo”
Sorrisi e gli accarezzai il viso, rabbrividendo al contatto con la sua barbetta.
“anch’io ti amo” balbettai.
“e allora qual è il problema?” chiese.
“non piaccio alla tua famiglia” sospirai.
“cazzi loro” alzò un sopracciglio, e non potei fare a meno di sorridere.
“sto parlando seriamente” mi trattenni dal ridere per la sua risposta.
“anche io” sorrise, prendendo il mio viso tra le mani.
“Liam..” balbettai.
“ascolta” sussurrò sempre più vicino al mio viso, “non mi importa niente di ciò che pensano loro, abbiamo combattuto tanto per stare insieme e ho promesso che non avrei più permesso a nessuno di dividerci ancora”
Sentii il cuore quasi esplodermi per le sue parole e senza dire nulla premetti le labbra sulle sue. Lo amavo da morire e di questo ero assolutamente certa.

Mi riaccompagnò a casa e soltanto quando lo salutai e scesi dalla sua macchina mi resi conto che non era poi così tardi. Non era neppure mezzanotte. Infilai le chiavi nella serratura e quando aprii la porta di casa per poco non rimasi paralizzata dalla puzza di alcool che c’era all’interno. Poggiai la borsa sul tavolo e chiusi la porta alle spalle, feci per andare in camera mia quando vidi Louis accasciato sul divano con una bottiglia di birra in mano.
“si può sapere cos’è successo qui?” esclamai, guardandomi intorno.
“ehi sorellina” fece lui, poggiando la bottiglia e correndo ad abbracciarmi.
“sei ubriaco?” alzai gli occhi al cielo.
“non tanto” ridacchiò.
“ma non c’era Amy con te?” chiesi.
“è andata via poco fa” rispose.
“e cos’avete fatto?” chiesi, di nuovo.
Louis sorrise e si mordicchiò il labbro.
“cosa significa quella faccia?” lo fissai attentamente.
“l’ho baciata” disse tutto d’un tratto.
“tu cosa?” strillai.
“non gridare” protestò, tappandosi le orecchie.
“sei completamente pazzo?” sospirai, “si è appena lasciata con Zayn”
“non è significato niente, sta’ tranquilla” brontolò, “non succederà più”
“lo spero” risposi, ancora piuttosto scioccata.
Louis sorrise di nuovo e iniziò a canticchiare qualcosa.
“adesso vai a letto” lo rimproverai, “sei completamente sbronzo”
Sbuffò e filò dritto in camera sua come un bimbo in punizione.
Amy e Louis insieme. Non ci avevo mai pensato, onestamente. E non volevo che succedesse.
Ma avevo già troppo a cui pensare, e anche se le parole di Liam mi avevano rassicurata, temevo ancora che sua madre prima o poi sarebbe riuscita a separarci.
Il rumore del campanello interruppe i miei pensieri, corsi a controllare che Louis dormisse, e così fu.
Probabilmente era Amy che aveva dimenticato qualcosa. Aprii la porta e mi ritrovai Liam davanti.
“che ci fai qui a quest’ora?” esclamai.
“volevo stare con te” sorrise, entrando in casa.
Chiusi la porta e lo guardai per un po’, “anch’io avevo bisogno di stare con te”
“Louis dov’è?” chiese, avvicinandosi.
“è in camera, a dormire” risposi, “era abbastanza ubriaco quando sono tornata”
Liam ridacchiò, “sempre il solito”
“già” feci una smorfia.
“posso restare a dormire qui o è una follia?” chiese ad un tratto.
Lo guardai sorpresa e poi riflettei per qualche secondo.
“non penso sia una buona idea” mormorai, mentre lui prese le mie mani tra le sue.
“domani è domenica, non c’è scuola” brontolò, “quindi qual è il problema?”
“cosà dirò a Louis domani mattina quando ti troverà qui?” chiesi.
“la verità” alzò le spalle, “non è una cosa così scioccante, in fondo..”
“per lui sì, credimi” ridacchiai.
“ci penseremo domani allora” sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra, “adesso ho troppo bisogno di te..”
Si avvinghiò al mio collo come al solito e iniziò a lasciare tanti piccoli baci.
Sorrisi e quasi urlai quando mi prese in braccio e mi portò in camera mia, chiudendo la porta col piede.
“sei pazzo?” sorrisi, ancora tra le sue braccia.
Annuì con il solito sorrisetto beffardo in viso e posò di nuovo le labbra sulle mie. Finalmente mi fece scendere e mi poggiò delicatamente sul letto, sdraiandosi sopra di me. Si fiondò di nuovo sul mio collo e trattenni un gemito.
“ma c’è Louis che dorme dillà” balbettai e cercai di allontanarlo con una leggerissima forza visto che in realtà non avevo molta voglia di stargli lontano.
“allora dobbiamo fare in fretta..” sorrise di nuovo e mi zittii con un altro bacio.

Quando mi svegliai, la mattina seguente, mi voltai dall’altro lato del letto ancora assonnata per stringermi a lui, ma affondai nel cuscino vuoto. Aprii gli occhi di colpo e realizzai che ero sola. Sbuffai, mi stiracchiai un po’ e alla fine mi alzai. Uscii dalla mia camera e trovai Liam e Louis a ridere e scherzare tranquillamente.
“ho seriamente bisogno di una presenza 
femminile in casa” alzai gli occhi al cielo e li raggiunsi.
“ehi, buongiorno” Liam si voltò verso di me e mi stampò un veloce bacio sulle labbra.
“avresti anche potuto svegliarmi” sospirai.
“non ce l’ho fatta” ammise, “sei troppo dolce anche mentre dormi”
Arrossii e feci una smorfia.
“che ore sono?” chiesi, poi.
“quasi mezzogiorno” rispose Louis, dando un’occhiata al cellulare.
“cavolo, devo scappare” mi portai una mano tra i capelli.
“dove?” chiese Liam.
“avevo promesso ad Amy che sarei andata da lei più tardi” dissi.
“davvero?” esclamò Louis, con aria imbarazzata.
“sì, perché?” chiesi.
“salutamela” arrossì come un bimbo.
Sorrisi e annuii. Trascinai Liam in camera e iniziai a prepararmi.
“quindi cosa ti ha detto Louis quando ti ha visto qui stamattina?” chiesi, mentre mi infilavo un paio di jeans stretti.
“niente” ridacchiò, “gli ho detto che abbiamo dormito insieme e sembrava non gliene fregasse niente”
“strano” aggrottai la fronte, “probabilmente è ancora fuori di testa dopo la sbronza di ieri sera”
“probabile” ridacchiò Liam, alzandosi dal mio letto e venendomi incontro.
“ci vediamo stasera noi?” chiesi.
“potremmo rifare un’altra serata come quella di ieri se vuoi..” mormorò maliziosamente, abbracciandomi da dietro.
Scoppiai a ridere, “non se ne parla, domani abbiamo scuola”
“e chissene frega” sbuffò, strusciando le labbra contro la mia nuca e facendomi rabbrividire.
Mi voltai verso di lui e buttai le braccia intorno al suo collo, “hai sentito tua madre?”
“certo che no” borbottò.
“mh, ok..” abbassai lo sguardo.
“pensi ancora a quello che ha detto ieri sera?” sospirò.
“no” scossi la testa, cercando di apparire convincente.
“bene, perché non devi” alzò le spalle, “te l’ho già detto”
“sta’ tranquillo” sorrisi, “adesso scappo, ci vediamo più tardi?”
Annuì, “vado anch’io”
Curvai le labbra in un sorriso e poi mi avvicinai a lui per baciarlo dolcemente.

“ehi” sussurrai, “come stai?”
“bene” rispose Amy, più tardi.
Ci sedemmo sulla panchina del parco sotto casa sua e iniziai a scrutare attentamente il suo sguardo per capire se stesse effettivamente bene. 
“Louis mi ha detto di quello che è successo ieri sera..” dissi.
“e tu cosa ne pensi?” si morse il labbro.
“cosa dovrei pensare?” chiesi, “insomma, mio fratello ha baciato la mia migliore amica che si è appena lasciata col suo ragazzo”
“situazione complicata” sospirò, e abbassò lo sguardo a terra.
“già” annuii, “hai più sentito Zayn?”
“ho provato a chiamarlo” disse con voce spezzata, “ma non risponde”
“posso sapere cosa è successo esattamente?” sbottai.
“stavamo litigando, ero stufa della sua indifferenza, volevo essere più importante per lui” balbettò, “ma ho solo peggiorato le cose e mi ha mollata”
“io pensavo che le cose stessero migliorando fra voi..” risposi, confusa.
“lo pensavo anch’io” sospirò.
“e ora cosa pensi di fare con Louis?” chiesi.
“cosa dovrei fare?” mi guardò perplessa.
“vi siete baciati, no? lui era strano stamattina quando ti ho nominata” replicai.
“io gli voglio un gran bene, davvero, lo conosco da quando ero piccola” iniziò, “ma è stato un bacio senza importanza, Ronnie.”
“Louis mi ha detto lo stesso..” 
“meglio così” rispose lei, accennando un sorriso.
“già, meglio così” ripetei, ancora un po’ confusa da tutta questa situazione.

Passai il resto della giornata con lei e cercai di distrarla un po’ da tutto questo casino.
Così, prima di tornare a casa passai un attimo da Liam. Stavo per bussare alla porta finché sentii una voce femminile all’interno.
Mi fermai di colpo e mi avvicinai di più per sentire meglio chi fosse, e con orrore sentii che era sua madre.
Stavano discutendo su qualcosa, ma non riuscivo a capire di che si trattasse.
Probabilmente di me, anche se speravo con tutto il cuore che non fosse così.
“però io non ho chiesto il tuo parere!” sbottò Liam ad un tratto e sentii la sua voce fin da fuori.
Mi appiccicai letteralmente alla porta per origliare meglio.
Sua madre rispose qualcosa che non fui in grado di capire, “vattene, adesso” sibilò Liam con tono di voce minaccioso.
Sentii dei passi farsi sempre più vicini e sgattaiolai via prima che aprissero la porta.
Mi nascosi dietro un muro e con la coda dell’occhio vidi Karen, la mamma di Liam, entrare in macchina e sparire nel buio.
Feci un sospiro di sollievo e bussai alla porta di Liam.
“ehi” disse, piuttosto frustrato. 
“ehi, tutto bene?” chiesi, entrando in casa sua e chiudendomi la porta alle spalle.
“sì” mi sorrise, scompigliandomi dolcemente i capelli.
“sicuro?” insistetti, “ho visto tua madre qui fuori”
Liam si irrigidì e fece una smorfia.
“cosa ti ha detto?” chiesi con voce tremante. Avevo davvero paura della sua risposta.
“puoi immaginarlo” sospirò, infilando le mani in tasca e camminando nervosamente nella stanza.
“non voglio che litighi con la tua famiglia a causa mia” sospirai.
“litigo con loro da quando sono nato” mi tranquillizzò.
“davvero, non capisco cosa ho fatto di male” balbettai, “ho fatto tutto il possibile per piacergli, davvero, ma a questo punto inizio a pensare che sono io il problema.”
“non dirlo nemmeno per scherzo” sospirò, avvicinandosi e afferrando le mie mani.
“e cosa dovrei pensare?” singhiozzai.
“niente” scosse la testa, “non devi pensare niente”
“sì invece” alzai gli occhi al cielo.
“no” ribatté, “è la nostra storia, non la loro, ok? voglio che capisci questo, perché ti ricordo che fino a poco tempo fa io non piacevo a Louis, eppure siamo riusciti comunque ad andare avanti”
“è diverso” lo interruppi, “Louis è mio fratello”
“e allora?”
“e allora non conta la sua opinione” sbottai, “ma tua madre mi odia”
“non ti odia” mi corresse.
“però non vuole che io stia con te” replicai.
“se ne farà una ragione” accennò un sorriso, posando le mani sui miei fianchi.
Non risposi e continuai a fissare il vuoto, perplessa.
“mi guardi?” chiese, prendendo il mio viso tra le mani.
Rimasi ancora in silenzio e dopo qualche secondo incontrai i suoi occhi.
“perché sei così pensierosa?” chiese, ancora.
“sono stanca” sospirai, “ho tante cose per la testa”
“ovvero?” alzò un sopracciglio.
“beh, tanto per cominciare questa storia di tua madre” dissi, “poi mio fratello ed Amy, la scuola, il lavoro..”
“il lavoro?” chiese, confuso.
“sì, mi sono messa alla ricerca di qualche lavoretto” confessai.
“e perché? per quello che ti ha detto mia madre ieri a cena?” fece una smorfia.
“sì, mi ha fatto pensare” risposi, “dovrei davvero iniziare ad aiutare Louis”
“tu hai già la scuola a cui pensare” ribatté Liam.
“troverò il tempo anche per qualche lavoretto” alzai le spalle.
“e quando lo troverai per me?” fece il broncio.
Sorrisi, “per te ho sempre tempo”
“sarà meglio” accennò un sorrisetto beffardo e poi si fece avanti per poggiare le labbra sulle mie.

Il giorno dopo uscii da scuola dopo le cinque snervanti ore di lezione e tra la folla di studenti riuscii a intravedere Louis fuori in cortile. Feci segno a Liam di aspettarmi e corsi da mio fratello.
“e tu non dovresti essere a lavoro?” chiesi, mettendo le braccia conserte.
“inizio tra un’ora oggi” rispose, guardandosi intorno.
“capisco” risposi, ancora un po’ sospettosa.
Non disse nulla e continuò a fissare altrove.
“è stato carino da parte tua venirmi a riprendere a scuola” dissi, “non lo fai da secoli”
Louis ridacchiò e abbassò lo sguardo a terra.
“oh mio dio” esclamai d’un tratto, guardando la sua espressione imbarazzata.
“cosa?” chiese lui, trattenendo una risatina.
“sei venuto per Amy” mi portai una mano sulla bocca spalancata.
“ma non è vero” sorrise, e capivo benissimo che stesse mentendo.
“Louis, mi avevi detto che non ti importava niente di lei..” lo guardai con aria colpevole.
“è così, davvero, ma..” si guardò intorno ancora una volta poi vidi il suo sguardo ghiacciarsi di colpo.
Mi voltai anch’io e vidi Amy uscire da scuola insieme a Zayn.
“Lou..” mormorai, osservando la delusione nel suo viso.
“sarà meglio che vada a lavorare” disse rigidamente, “ci vediamo stasera”
“aspetta dai, non fare così” lo seguii ma entrò in macchina prima che potessi fare qualcosa.
“ehi, dov’eri finita?” borbottò Liam alle mie spalle.
“eccomi” dissi, ancora con la testa fra le nuvole.
“hai visto quei due?” ridacchiò indicando Zayn ed Amy, “a quanto pare sono tornati insieme”
“potrei vomitare” dissi tutto d’un fiato.
Liam mi guardò storto.
“lascia perdere” sospirai.
“mi sono perso qualcosa?” disse.
“Zayn fa lo stronzo e lei ci casca ogni volta” scossi la testa.
Liam fece una smorfia e mi guardò come se avessi appena detto un’eresia.
“scusa, so che Zayn è tuo amico ma dovevo dirlo” sospirai.
“Ron, lui e Amy si frequentano dalla sera di Halloween proprio come e te, direi che è normale che litigano e poi fanno pace” continuò.
“sì, però a star male adesso è mio fratello” sbottai.
“Louis è forte, vedrai che domani tornerà tutto alla normalità” sorrise come se non fosse successo nulla e poggiò un braccio sulla mia spalla.
Mi staccai da lui, “certo, tanto a te non importa nulla.”
“che stai dicendo?” chiese.
“lascia stare” alzai gli occhi al cielo, e feci per incamminarmi.
“e adesso dove stai andando?” chiese di nuovo, seguendomi.
“a casa” risposi, e salii sul pullman prima che lui potesse fare lo stesso.





 
***
 


salve people!
che ne pensate del capitolo e di tutti questi strani fatti?
a voi i commenti, sono curiosa :3

alla prossima,
-marty.





 

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Capitolo 25
*** Escape. ***


Venticinquesimo capitolo.



Rientrai a casa ancora un po’ stressata da tutta questa situazione, e trovai Louis seduto con la testa fra le mani.
“ehi” sussurrai dolcemente avvicinandomi a lui, “come stai?”
“sto bene Ron, te l’ho detto” fece una smorfia.
“a me non sembra però” scossi la testa.
Alzò lo sguardo su di me e fece un sospiro, “vado a lavoro adesso.”
“ci vediamo stasera” risposi.
“a stasera” ripeté, accennando un sorriso e uscendo di casa.
Sospirai e mi lasciai sprofondare sul divano, quando sentii il telefono squillare.
Era Liam. Stavo per rispondere ma sentii il campanello di casa suonare.
Sbuffai, mi alzai e corsi alla porta convinta fosse Louis che aveva dimenticato qualcosa.
“ehi, posso entrare un attimo?” era Amy.
“che ci fai qui?” chiesi, “non dovresti essere con Zayn?”
“lo vedo più tardi” rispose superandomi ed entrando in casa.
“devi dirmi qualcosa?” misi le mani sui fianchi.
“ti ho vista strana prima, mi lanciavi occhiatacce assurde” disse.
“hai fatto pace con Zayn, quindi?” chiesi soltanto.
“sì” sorrise, “mi ha chiesto scusa e mi ha detto che non può stare senza di me.”
“sono contenta per te” risposi, senza entusiasmo.
“non sembra” mise le braccia conserte.
“scusa, ok?” sbottai, “ma non mi va di vedere mio fratello star male.”
“Louis?” alzò un sopracciglio, “perché dovrebbe stare male?”
“per te” alzai gli occhi al cielo, “non lo capisci?”
Sbarrò gli occhi e non disse nulla.
“non credo proprio che a Louis importi di me e Zayn” trattenne una risatina.
“beh, ti sbagli su questo” replicai.
“davvero?” balbettò, “io.. io credevo che a lui non importasse niente.”
“senti, non devi parlarne con me” sospirai, “ma con lui.”
“lo farò” abbassò lo sguardo a terra. Sembrava confusa.
Rimasi in silenzio senza dire niente, e lasciai che se ne andasse.
Il resto del pomeriggio lo passai a casa da sola, Liam non mi aveva più richiamato né cercato dopo che non avevo risposto alla sua telefonata.
Così, stufa di questa situazione, mi alzai di colpo e uscii.
Bussai più volte alla sua porta e alla fine me lo ritrovai davanti.
“scusami, scusami, scusami” lo supplicai, superandolo ed entrando in casa sua.
“Ronnie” mi guardò con aria severa.
Mi voltai e mi ghiacciai di colpo quando vidi sua madre in stanza.
“ciao cara” disse, sfoderando il solito sorrisetto.
“salve” risposi in fretta imbarazzata e rigida allo stesso tempo, “non l’avevo vista.”
“non preoccuparti, me ne stavo andando” continuò lei.
Non dissi nulla e neanche Liam lo fece.
Karen prese la sua borsa dal tavolo e uscì salutandoci con un altro dei suoi sorrisi inquietanti.
“perché non mi hai detto che era in casa?” chiesi subito a Liam.
“non mi hai dato nemmeno il tempo di respirare” protestò, “sei entrata come una furia.”
“ok, forse è vero” ammisi, trattenendo una risatina.
“a quanto pare ti è passata l’incazzatura di stamattina” fece una smorfia.
“è proprio per questo che sono qui” mormorai, avvicinandomi a lui.
Non rispose, e continuava ad avere un’espressione rigida in volto.
“non avrei dovuto andarmene così, ho esagerato” continuai, “ero solo nervosa per quello che avevo visto.”
“non capisco ancora perché ti importi così tanto di quello che fa tuo fratello” borbottò.
“non voglio vederlo soffrire” confessai, “lui c’è sempre stato per me, è lui che si è preso cura di me e a lui devo tutto.”
“sei dolcissima a preoccuparti così per lui” posò una mano sui miei capelli e mi accarezzò il viso, “ma devi capire che Louis è grande e sa cavarsela da solo.”
“lo so, lo so” sospirai, e abbassai lo sguardo a terra.
“perciò qualsiasi cosa sia successa con Amy, promettimi che gliela lascerai risolvere da solo” continuò.
“ci proverò” alzai le spalle, “e la verità è che non ce l’ho nemmeno con Zayn, è mio amico anche lui.”
Sorrise e prese il mio viso tra le mani, “adesso la smettiamo di pensare agli altri e ci concentriamo un po’ di più su noi due?”
“hai ragione” annuii, “la cosa più importante siamo noi.”
“esatto” sussurrò avvicinandosi ancora di più per poi poggiare le labbra sulle mie.
“aspetta un attimo” mi staccai di colpo da lui, “cosa ci faceva tua madre qui?”
“rompeva le palle” borbottò, “è quello che sa fare meglio.”
Mi lasciai scappare un sorrisetto, “ancora riguardo me?”
“no, fortunatamente oggi non ti ha nominata” alzò le spalle.
“beh, è un buon segno” sorrisi entusiasta, “magari le inizio a piacere di più.”
“Ronnie” mi lanciò un’occhiataccia.
“che c’è?” sbuffai.
“sai cosa penso sul fatto di piacere a mia madre” brontolò, “lo sai che non deve importarti ciò che pensa.”
“e tu sai che a me importa” insistetti, “quindi lasciami sperare”
“sei testarda” ridacchiò, posando le mani sui miei fianchi e tirandomi più vicina a lui.
“come te” ribattei, “ed è una qualità che serve con i bambini.”
“bambini?” spalancò la bocca, “frena amore, sono troppo giovane per fare il papà.”
“parlavo di un lavoretto come baby sitter” scoppiai a ridere, “però ti vedrei bene come padre.”
“scherzi? non saprei da dove iniziare” ridacchiò imbarazzato.
“già ti immagino cambiare pannolini” sorrisi di nuovo.
“a quello penserai tu, vero?” fece una smorfia.
“sfaticato” alzai gli occhi al cielo, “ma probabilmente se rimanessi incinta, tua madre cercherebbe di farmi sparire in tutti i modi.”
“non dirlo neanche per scherzo” Liam mi fulminò con lo sguardo.
Alzai le spalle e mi accoccolai sul suo divano.
“sul serio stai ancora cercando un lavoro?” chiese, raggiungendomi.
“sì, te l’ho detto” annuii, “pensavo di fare la baby sitter.”
Sorrise, “saresti perfetta.”
“mh, non lo so..” mormorai, facendogli spazio accanto a me.
Si sedette al mio fianco e io poggiai la testa sulla sua spalla.
“ho paura che poi non riusciremo a passare molto tempo insieme” brontolò.
“non sono io quella che sta per diplomarmi” alzai gli occhi al cielo.
“questo che c’entra?” chiese.
“cosa ne sarà di noi quando andrai al college, l’anno prossimo?” balbettai.
“non cambierà niente” rispose.
“ne sei sicuro?” chiesi, con voce tremolante.
“certo che sì” annuì. E sembrava davvero convinto.
Mi mordicchiai nervosamente il labbro inferiore e mi strinsi ancora più forte tra le sue braccia.
Quando tornai a casa, quella sera, trovai Louis ai fornelli e la tavola apparecchiata per quattro.
“stai cucinando?” chiesi, scioccata.
“sì” rispose. Aveva un’espressione strana, rigida e preoccupata allo stesso tempo.
“non sapevo avessimo ospiti” mormorai.
“beh..” si portò una mano tra i capelli, “Ronnie.”
“allora, chi hai invitato senza dirmelo?” feci una smorfia.
“promettimi che starai ad ascoltarmi senza fare scenate” disse, avvicinandosi.
“Lou, mi stai facendo preoccupare” replicai.
Lui abbassò lo sguardo a terra, poi fece un lungo sospiro.
“allora?” lo incoraggiai.
“mamma e papà sono tornati” disse, “stanno per arrivare.”
Sentii un tonfo al cuore e sperai davvero che si trattasse di uno scherzo di pessimo gusto.
Rimasi impassibile cercando di realizzare quello che Louis aveva appena detto.
“stai scherzando, vero?” balbettai, sperando che fosse realmente uno scherzo.
“no, Ron” scosse la testa, avvicinandosi.

“non possono tornare così all’improvviso!” sbottai.
“mi hanno chiamato qualche ora fa per dirmelo, ma ero a lavoro” spiegò.
“qualche ora non basta” replicai, “avevo bisogno minimo di un mese come preavviso.”
“capisco quello che stai provando..” sussurrò, poggiando una mano sulla mia spalla.
“tra quanto arriveranno?” chiesi, guardando altrove e preparandomi psicologicamente al fatto che avrei rivisto i miei genitori dopo anni.
“tra un’oretta, circa” rispose.
“scusa Lou, io non ce la faccio” scossi la testa e corsi in camera mia.
Chiusi la porta e istintivamente presi le prime cose che trovai nell’armadio e le gettai in valigia. 
“dove stai andando?” sentii Louis dietro di me.
“non lo so” risposi, continuando ad afferrare vestiti qua e là.
“non fare la stupida” borbottò lui, cercando di fermarmi.
Mi allontanai di scatto, “per favore, cerca di capire” sospirai, “non sono pronta a rivederli.”
“ma non serve a niente scappare” ribatté, “prima o poi dovrai tornare e affrontare la realtà.”
“lo so” alzai gli occhi al cielo, “ma non stasera”
Mi alzai in piedi e chiusi definitivamente la valigia.
“andrai a stare da Amy?” chiese.
“probabilmente” risposi.
“e cosa dovrei dire a mamma e papà?” fece una smorfia.
“la verità” alzai le spalle, “non mi interessa”
“ok..” sospirò, abbassando lo sguardo.
“mi dispiace lasciarti solo con loro” una lacrima mi rigò il viso, “ma non ho altra scelta”
“me la caverò” accennò un sorriso, “come sempre”
“tu eri già grande quando ci hanno lasciati” singhiozzai, “ma io no, eppure se ne sono andati lo stesso.”
“sh, basta” sussurrò tirandomi tra le sue braccia, “non piangere”
Ubbidii e lo abbracciai ancora più forte.
“buona fortuna” mormorai poco dopo, staccandomi da lui.
“torna presto” sorrise di nuovo.
Annuii silenziosamente, trascinai la valigia fino a fuori casa e vagai per le strade come una senzatetto.





 
***
 


eccomi di nuovo qui!
vado un po' di fretta,
ma spero che il capitolo vi sia piaciuto!
nuovi guai in arrivo eheh.
a voi i commenti, sono curiosa **

alla prossima,
-marty.


 

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Capitolo 26
*** Home is wherever I'm with you. ***


Ventiseiesimo capitolo.




Bussai alla porta di Liam sperando di non trovarvi ancora una volta sua madre.
“Ron?” alzò un sopracciglio, squadrandomi dalla testa ai piedi e con lo sguardo rivolto soprattutto sulla valigia che tenevo con me.
“ehi” mormorai, “so che non ci crederai, perché non volevo crederci neanch’io, ma..”
“che è successo?” la sua espressione si fece preoccupata.
“i miei genitori stanno per tornare” dissi tutto d’un fiato, “ed io non me la sento di rivederli proprio stasera, perciò avrei bisogno di un posto dove stare per due, tre, al massimo quattro giorni.”
“allora sei mia” sorrise, trascinandomi dentro e chiudendo la porta.
“se ti causa problemi, posso sempre andare da Amy” alzai le spalle, mentre lui stava già sistemando la valigia in camera sua.
“scherzi?” ribatté, “non vedo l’ora di averti tutta per me.”
Accennai un sorriso e mi sedetti accanto a lui.
“come mai i tuoi stanno tornando?” chiese, ad un tratto.
“non ne ho idea” sospirai, “e non voglio saperlo.”
“prima o poi dovrai affrontarli” continuò.
“lo so” alzai gli occhi al cielo, “ma adesso non sono pronta.”
Liam non rispose e poggiò un braccio sulla mia spalla.
“non possono tornare qui e fare i bravi genitori come se non fosse successo niente” borbottai.
“hai ragione” ribatté, “qualsiasi cosa tu decida di fare, io ti appoggerò.”
Sorrisi e mi voltai verso di lui, “grazie, per tutto.”
Ricambiò il sorriso e poggiò dolcemente le labbra sulle mie. 

La mattina dopo, mi svegliai nel suo letto e ancora una volta quando aprii leggermente gli occhi mi ritrovai sola.
Alzai lo sguardo e vidi Liam in piedi che si preparava.
“ehi, ti sei svegliata? buongiorno” mi lanciò un sorrisetto mentre si infilava una maglia.
“dove stai andando così presto?” farfugliai, ancora assonnata.
“stamattina ho il turno presto al bar” spiegò, “però ci vediamo più tardi a scuola.”
“uffa, va bene” brontolai, rigirandomi nervosamente nel letto.
“tu riposati ancora un po’ se vuoi” disse quando ebbe finito di prepararsi, “se vuoi mangiare qualcosa vai di là, fa come se fossi a casa tua.”
“grazie” mormorai, ancora con gli occhi socchiusi dal sonno.
Vidi Liam avvicinarsi e stamparmi un bacio sulla fronte per poi uscire di casa.
Quando riaprii gli occhi era già passata un’ora. Erano ormai le sette di mattina, e sebbene avrei preferito rimanere nel letto di Liam per il resto della giornata, mi alzai e iniziai a prepararmi per la scuola.
Sobbalzai quando sentii improvvisamente il campanello suonare.
Rimasi impassibile per qualche secondo pensando a chi potesse essere e, sperando che fosse già Liam, corsi ad aprire la porta.
Invece mi ritrovai sua madre di fronte che mi squadrava dalla testa ai piedi con aria quasi sconvolta.
“oh mio dio, credevo fosse Liam” mi portai una mano davanti alla bocca e mi nascosi dietro la porta.
Portavo addosso solamente la felpa di Liam e la situazione era piuttosto imbarazzante.
“non preoccuparti cara” mormorò Karen, poggiando la borsa e accomodandosi tranquillamente.
Non dissi nulla e lasciai che lei si guardasse intorno.
“quindi, hai dormito qui questa notte?” chiese, ancora un po’ spiazzata.
“sì” risposi timidamente.
“e Liam dov’è?” continuò con le domande.
“è uscito presto per andare a lavoro” spiegai, “stamattina aveva il turno presto al bar.”
“capisco” sospirò, “probabilmente lo avevo dimenticato.”
Accennai un sorriso piuttosto falso, “puoi scusarmi? vado a vestirmi e torno subito.” 
“certo, fa pure” ribatté lei.
Maledii mentalmente Liam per avermi lasciata da sola e per non avermi avvertito di sua madre e delle sue ‘visite mattutine’.
“eccomi qui” tornai da lei dopo una decina di minuti, “adesso in realtà sto andando a scuola”
“hai intenzione di trasferirti qui, per caso?” cambiò improvvisamente discorso, aggrottando la fronte.
“come, scusa?” chiesi, confusa.
“ho visto la tua valigia” curvò le labbra in un sorriso.
“oh, sì” mi portai una mano tra i capelli, “resterò da Liam per un paio di giorni, niente di che.”
“come mai?” chiese di nuovo, “hai qualche problema con tuo fratello?”
“no” scossi la testa, “ma i miei genitori sono tornati a casa e onestamente non ho molta voglia di rivederli” dissi tutto d’un fiato e solo qualche secondo dopo mi resi conto che forse era meglio se certe cose me le fossi tenute per me.
“oddio, immagino, dev’essere scioccante per te rivedere la tua famiglia dopo tanto tempo” finse di essere realmente interessata.
Stavo iniziando ad innervosirmi parecchio e pregai che se ne andasse presto.
“mi passerà presto” sorrisi, “adesso mi scusi ma devo proprio scappare a scuola.”
“fa pure” disse, “allora vado anch’io.”
Annuii e aspettai che fosse uscita per fare lo stesso. Mi incamminai verso la scuola con il costante pensiero di aver detto qualcosa di sbagliato.

“cos’è questa storia che passerai qualche giorno a casa di Liam?” sentii la voce squittante di Amy nel cortile della scuola e mi voltai di colpo.
“ehi” mormorai piuttosto distaccata, “chi te lo ha detto?”
“Zayn” rispose, “glielo ha detto Liam.”
“oh” balbettai, guardandomi intorno.
“guarda che mi sono offesa” brontolò, “volevo che venissi a stare da me.”
“ah sì, e perché?” chiesi, ancora un po’ distrattamente.
“cosa significa perché?” fece una smorfia, “sei la mia migliore amica, Ronnie, e ultimamente mi stai trascurando parecchio.”
“ah, io ti starei trascurando?” sbottai, “o sei tu che hai le idee un po’ confuse?”
“che vuoi dire?” chiese.
“lascia stare” alzai gli occhi al cielo, cercando di andarmene ma lei mi seguì.
“ce l’hai ancora con me per la storia di Louis?” sbuffò.
“no, siete abbastanza grandi per risolvere da soli le vostre faccende” sospirai, “io ho già fin troppi problemi.”
“e allora qual è il problema?” chiese.
“nessun problema” abbassai lo sguardo fermandomi di colpo, “ci vediamo più tardi.”
Amy mi lanciò un’occhiata perplessa e poi entrammo insieme in classe.

Quando le ore di lezione furono finalmente finite, uscii da sola in cortile. Liam purtroppo aveva anche il turno di pranzo al bar quindi fui costretta ad incamminarmi verso casa sua da sola. Ero immersa nei miei pensieri quando sentii frenare bruscamente un auto contro il marciapiede dietro di me. Mi voltai di scatto e vidi un auto nera e poco dopo scendervi mia madre. Sbarrai gli occhi e sentii le gambe tremarmi.
Ci mancò davvero poco che svenissi sul serio. 
“Veronica” disse come se avesse appena visto un fantasma e mi corse incontro come se volesse abbracciarmi.
Io invece ero come paralizzata, e per un attimo lasciai che mi abbracciasse.
Soltanto pochi secondi dopo riuscii a realizzare quello che stesse accadendo e mi tirai indietro.
“cosa ci fai qui?” balbettai, ancora sconvolta e con gli occhi lucidi.
“Louis ci ha spiegato che non eri ancora pronta per incontrarci” sussurrò, trattenendo le lacrime.
“a quanto pare non mi sembra che tu abbia recepito il concetto” feci una smorfia.
“non ce l’ho fatta” scosse la testa, “volevo vederti”
“beh, io no” sbottai e mi voltai verso casa di Liam.
“aspetta” mi bloccò per un braccio, “non credi che dobbiamo parlare?”
“non ora, per favore” mormorai evitando i suoi occhi, “e poi come hai fatto a trovarmi?”
“ti sei fidanzata, eh?” sorrise osservandomi attentamente, “e come sei cresciuta, sei diventata ancora più bella.”
“smettila!” esclamai, “e dimmi come hai fatto a trovarmi”
“la madre del tuo ragazzo, Liam, mi sembra” mormorò con sguardo assente, “è venuta questa mattina ad avvisarci di dove fossi.”
“stai scherzando?” chiesi, incredula.
“pensava fosse giusto che lo sapessimo” continuò lei, “ed è stato un bel gesto.”
“no, non è stato un bel gesto” replicai.
“vuoi tornare a casa così ne parliamo anche con tuo padre?” chiese lei, tendendomi la mano.
“no” scossi la testa, “non oggi, non ce la faccio.”
Lei non rispose e a malincuore annuì.
Non dissi nulla ed entrai a casa di Liam, cercando di lasciarmi tutto alle spalle.
Nelle ore successive mi sentii come se la testa stesse per esplodermi.
Questa situazione mi stava facendo impazzire, non sapevo cosa fare e come comportarmi.
Fortunatamente nel pomeriggio Liam tornò a casa e spalancò la bocca nel trovarmi seduta a terra con la testa fra le mani.
“Ron?” chiese avvicinandosi, “stai bene?”
Rimasi in silenzio e scossi la testa.

“che è successo?” chiese ancora.
Sospirai, mi alzai e senza dire nulla lo abbracciai.
Lui mi avvolse tra le sue braccia e mi stampò un bacio sulla fronte, “cos’è successo?” ripeté.
“ho incontrato mia madre” singhiozzai, allontanandomi dal suo abbraccio.
“come? quando?” 
“all’uscita da scuola” risposi, “l’ho trovata fuori casa tua.”
“e come sapeva dov’eri?” chiese, confuso.
“qui inizia la parte divertente” feci una smorfia, “glielo ha detto tua madre.”
“mia madre?” aggrottò la fronte, incredulo.
“mi ha trovata qui stamattina” sospirai, “mentre tu eri a lavoro.”
“oddio” si portò una mano sul viso e alzò gli occhi al cielo.
“perché non possiamo essere lasciati in pace?” sbottai, “perché le famiglie devono sempre mettersi in mezzo?”
“è questo quello che fanno” Liam alzò le spalle, “rompono le palle e basta”
“però io sono stanca” replicai.
“giuro che appena vedo mia madre..” ringhiò, e le sue vene sul collo si accentuarono.
“no, Liam” scossi la testa, “non fare niente”
“non può continuare ad intromettersi fra noi, Ron” insistette.
“vorrei rimanere qui per sempre” mormorai guardandomi intorno, “solo io e te.”
“anch’io” prese il mio viso tra le mani, “non immagini quanto”
“quando sono con te mi sento come se i problemi svanissero..” accennai un sorriso.
“faccio quest’effetto, lo so” ridacchiò tutto soddisfatto.
Scoppiai a ridere anch’io e gli diedi una leggera botta sul braccio.
“ti amo” sussurrai buttando le braccia attorno al suo collo, “e non sopporterei di perdere anche te.”
“non succederà mai, lo sai” rispose.
“ti ho già perso troppe volte ed io non ce la farei se..” piagnucolai, ma Liam mi interruppe.
“non mi perderai mai” disse. E sembrava ne fosse davvero convinto. 
Accennai un debole sorriso e poggiai dolcemente le labbra sulle sue.
“ti prego dimmi cosa devo fare” sospirai, poco dopo.
“riguardo cosa?” chiese.
“i miei genitori” spiegai, “dovrei andare a parlare con loro?”
“se la cosa ti farà stare meglio, allora sì” annuì.
“non sono sicura che mi farà stare meglio” alzai le spalle, “ma ho bisogno di risposte.”
“allora vai, chiarisci con loro” mi incoraggiò, “è la cosa migliore.”
“vieni con me” afferrai la sua mano, “ti prego.”
“cosa? io che c’entro?” sbuffò.
“se tu sei con me, sarò più tranquilla” lo supplicai.
“Ron, non penso che i tuoi abbiano voglia di conoscermi adesso” scosse la testa.
“non mi interessa” insistetti, “ho bisogno di te.”
Liam rimase in silenzio per un po’.
“ti prego” continuai ad implorarlo.
Lui portò lo sguardo sui miei occhi supplicanti e alla fine annuì.
“e va bene” fece un sospiro.
“grazie” sorrisi, abbracciandolo di nuovo.
“però promettimi che li ascolterai” mise le braccia conserte, “e proverai a perdonarli”
“questo non posso prometterlo” abbassai lo sguardo, “mi dispiace”
“hai ragione” si inumidì le labbra, “tu fa soltanto quello che ti senti di fare.”
Annuii silenziosamente e andai a prepararmi.
Quella sera intorno all’ora di cena, avvertii Louis per telefono che stavo per arrivare.
Suonai al campanello con una mano, mentre con l’altra tenevo stretta quella di Liam.
Non mi ero mai sentita un’estranea in casa mia.
“Ron” Louis sorrise nel vedermi lì di fronte.
“eccomi qua” feci un lungo sospiro.
“Liam?” Louis gli lanciò un’occhiataccia strana.
“gli ho chiesto io di accompagnarmi” risposi subito.
“ok” alzò le spalle, e ci fece entrare.
Rabbrividii nel vedere mamma e papà in lontananza.
“Ronnie” sussurrò lei incredula, e mio padre sbarrò gli occhi.
“ciao” dissi, priva di emozione.
“sono contenta che tu sia venuta” fece lei, avvicinandosi.
Anche mio padre si avvicinò, mentre continuava a fissare Liam.
“come sei cresciuta” fece lui, ad un tratto.
Non risposi e fissai il pavimento.
“e così tu saresti Liam? Il suo fidanzato?” mia madre sorrise a Liam e gli strinse la mano.
“proprio così” lui annuì.
“sei proprio un bel ragazzo” lei sorrise di nuovo, quasi commossa.
Mio padre invece non disse nulla e gli strinse la mano silenziosamente.
“sono qui per dirvi che sto cercando di prepararmi ad avere un rapporto con voi” balbettai.
“è quello che vorremmo” rispose lui.
“per poi andarvene di nuovo?” chiesi, sarcastica.
“Ronnie” Louis mi lanciò un’occhiataccia.
“che c’è? non mi sorprenderebbe se lo facessero” alzai le spalle.
“Ronnie, siamo venuti qui per un po’ di tempo” continuò mio madre, “non è una cosa definitiva.”
“ecco, lo sapevo” feci una smorfia, “ci abbandonerete di nuovo”
“non ti abbiamo mai abbandonata” intervenne mia madre, “dovevamo farlo, per mantenervi.”
“potevate portarci con voi” sbottai, “smettetela di inventare scuse e prendetevi le vostre responsabilità!”
Sentii i miei occhi gonfiarsi ma riuscii a trattenermi, non volevo piangere. Non davanti a loro.
“se vuoi ce ne andiamo” mormorò Liam al mio orecchio.
Scossi la testa e abbassai lo sguardo di nuovo.
“sappiamo di non essere stati dei bravi genitori” fece la mamma, “ma se vorrai perdonarci le cose potranno cambiare..”
“e come cambierebbero? spiegami” misi le braccia conserte.
“tu e Louis ormai siete grandi” disse guardando prima me poi lui, “potreste venire a trovarci ogni tanto, noi continueremmo a vivere in America e lavorare lì per qualche anno, poi ci trasferiremmo qui”
“no, scordatelo” scossi la testa, “non voglio che veniate a vivere qui”
“adesso basta Ronnie, che ti piaccia o no i tuoi genitori siamo noi” fece mio padre.
“peccato che ve ne siate ricordati un po’ tardi” una lacrima mi rigò il volto nonostante avessi cercato in tutti i modi di impedirlo.
Corsi verso la porta e uscii di casa con Liam dietro di me che continuava a chiamarmi.
“Ron” mi prese per mano, raggiungendomi in strada.
“scusa” singhiozzai, “non avrei dovuto coinvolgerti in questa storia”
“non devi scusarti di niente” rispose, “non eri ancora pronta per rivederli..”
“non sarò mai pronta” lo corressi, “preferivo quando ignoravano la mia esistenza”
“non dire così” portò una mano sul mio viso e iniziò ad asciugarmi le guance bagnate.
“perché la mia vita è così complicata?” sospirai, “perché non posso avere una famiglia normale come tutti?”
“se può farti stare meglio” poggiò un braccio sulla mia spalla “neanch’io ne ho una normale.”
Sorrisi leggermente e lo abbracciai ancora una volta.

“hai fame? ordiniamo una pizza?” mi chiese Liam quando rientrammo a casa sua.
“no grazie” sussurrai debolmente.
“Ron, non puoi non mangiare mai” mi rimproverò.
“non ho fame” replicai.
“va bene, però più tardi mangiamo qualcosa” ordinò, “e non accetto un no come risposta.”
“pf, sembri quasi Louis” feci una smorfia.
“mi preoccupo per te” disse.
“lo so” accennai un sorriso, “e sei dolcissimo”
Sorrise anche lui e mi tirò verso di sé, facendomi sedere sulle sue gambe.
“potrei abituarmi ad averti qui, tutta per me” sussurrò, poggiando delicatamente le labbra sul mio collo.
Rabbrividii, “non hai idea quanto vorrei restare qui per sempre”
“e allora fallo” rispose tra un bacio e l’altro.
“sei pazzo” sorrisi.
“sono serissimo” e il suo sguardo era effettivamente serio.
“dai, non posso venire a vivere con te” esclamai.
“e allora scappiamo” replicò, “andiamocene per un po’, solo io e te.”
“scherzi?” alzai un sopracciglio.
“io lo farei davvero” si inumidì le labbra.
“e sentiamo..” lo provocai, “dove vorresti andare?”
“non mi interessa” alzò le spalle, “con te andrei ovunque.”




 
***
 


salve gente,
scusate la lunga attesa!
parlando del capitolo, che ve ne pare?
che ne pensate di tutti questi avventimenti? eheh c:
a voi i commenti, 

un bacio e alla prossima,
-marty.

 




 

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Capitolo 27
*** Trust. ***


Ventisettesimo capitolo.



La mattina dopo mi svegliai piuttosto presto, e quando mi voltai dall’altra parte del letto realizzai che ero sola.
Sbuffai, mi stiracchiai un po’ e alla fine mi alzai, sentendo delle fastidiose voci maschili provenienti dall’altra stanza.
Aprii leggermente la porta della camera e feci una smorfia nel vedere Liam fare il cretino con i suoi amici.
Con la coda dell’occhio vidi Zayn incrociare il mio sguardo, “Ronnie!” esclamò, e tutti si voltarono a guardarmi.
“buongiorno” mormorai, piuttosto imbarazzata. Indossavo la mia camicia da notte e non ero proprio il massimo appena sveglia.
“ehi, buongiorno” Liam mi si avvicinò e poggiò le labbra sulle mie.
A questo punto i suoi amici iniziarono a fischiare e schiamazzare come cretini.
“a quanto pare qualcuno qui ha avuto una notte di fuoco” ridacchiò uno di loro.
Mi allontanai da Liam e li fulminai con lo sguardo.
Anche lui gli lanciò un’occhiataccia e alla fine Zayn fece segno agli altri ragazzi di uscire, “ci vediamo a scuola”
Liam annuì, “a dopo” salutò gli altri ragazzi e poi riportò lo sguardo su di me.
“non sapevo avessimo visite di prima mattina” mormorai a bassa voce, “sai, è abbastanza imbarazzante trovare in casa ragazzi della mia scuola mentre io sono mezza nuda.”
“scusa, dovevamo parlare di una cosa” rispose.
“alle sei e mezza del mattino?” misi le braccia conserte.
“dovevamo farlo per forza prima della scuola” continuò.
“aspetta un secondo” dissi, correndo verso Zayn prima che anche lui se ne andasse.
“Zayn” lo chiamai, fermandolo per un braccio.
“ehi, Ron” accennò un sorriso, “tutto bene?”
“sì” annuii, “volevo solo dirti che nonostante tutto sono contenta che tu ed Amy siate tornati insieme.”
“mi fa piacere sentirtelo dire” replicò.
“lo penso sul serio, ci ho messo un po’ a rendermene conto perché ero un po’ in pensiero per mio fratello, lo capisci vero?” posai una mano sulla sua spalla.
Zayn aggrottò leggermente la fronte e poi annuì distrattamente, “è tutto okay.”
“Amy ci tiene davvero a te e non vorrei vederla soffrire di nuovo” sussurrai, “il bacio con Louis non è significato niente e non succederà mai più, te lo posso assicurare.”
Lui sbarrò gli occhi, “quale bacio? Louis?”
Sentii improvvisamente cadermi il mondo addosso, mi portai una mano tra i capelli e tremai come una foglia.
“io..” balbettai, “io credevo che Amy te lo avesse detto.”
“di che cazzo stai parlando?” sbottò, sembrava davvero infuriato.
“niente, niente” scossi la testa, “dimentica quello che ti ho detto, ti prego.”
“Ronnie, non scherzare” ribatté, “Amy è stata con tuo fratello?”
“vi eravate lasciati..” mi maledii mentalmente, “comunque per favore, parlane con lei.”
“oh, questo è poco ma sicuro” borbottò, aprì la porta e uscì sbattendola violentemente.
Farfugliai qualcosa tra me e me ancora sconvolta per il danno che avevo provocato.
“io e la mia stupida boccaccia” sospirai, “perché non sto mai zitta?”
“che è successo?” Liam mi si avvicinò, “cosa gli hai detto?”
“credo di aver combinato un casino” mi mordicchiai nervosamente il labbro, “e se quei due si lasceranno, stavolta sarà per colpa mia.”
“qualsiasi cosa sia successa, la gestiranno da soli” mi prese per mano e mi tirò più vicina a lui, “sono grandi abbastanza.”
“no, non capisci” insistetti, “io pensavo che Amy gli avesse già detto tutto riguardo Louis, invece Zayn non sapeva ancora niente.”
“ma è successo quando si erano lasciati, giusto?” fece una smorfia.
“sì, ma è grave lo stesso” sbuffai.
“dai, smettila di angosciarti” prese il mio viso tra le mani e si avvicinò di nuovo per poi poggiare le labbra sul mio collo.
Rabbrividii, ma lo allontanai subito.
“non è il momento” scossi la testa, “vado a prepararmi per la scuola.”
“c’è ancora tempo per quello” protestò, cercando di trattenermi.
“no” sbottai, “e poi sono stanca di svegliarmi da sola ogni volta e non trovarti mai accanto a me! sono stanca di trovare gente in casa alle sei del mattino, prima tua madre, adesso i tuoi amici! Sono stanca e desidero solo un po’ di pace, chiedo tanto?”
Liam mi guardò a bocca aperta esterrefatto. Non dissi niente e sgattaiolai in camera mia a vestirmi, con la consapevolezza di aver esagerato. 
Mezzora dopo sentii la porta di casa sbattersi. Uscii silenziosamente dal bagno per vedere chi fosse ma non trovai nessuno.
Liam era andato a scuola senza dirmi niente; era chiaro che fosse arrabbiato con me.
Scesi alla fermata del pullman davanti la scuola, mi abbassai per raccogliere un libro caduto dallo zaino e quando mi rialzai andai a sbattere contro un ragazzo.
“ma che cazzo” borbottai. Non era proprio giornata.
Alzai lo sguardo e vidi Harry di fronte a me. 
“Ronnie” sorrise, “non ti ho vista.”
“oddio, quanto tempo” accennai un timido sorriso anch’io.
“mi sei mancata, sai?” 
“mh, anche tu” arrossii. Era una situazione piuttosto imbarazzante.
Per non parlare del fatto che ero in ritardo per le lezioni, dovevo trovare Amy prima che Zayn gli dicesse tutto, e dovevo scusarmi con Liam.
La situazione mi stava letteralmente sfuggendo di mano.
“beh, sono stato un po’ impegnato ultimamente” continuò Harry, “ma cercherò di trovare un po’ di tempo anche per te, promesso.”
Sorrisi, lui era sempre così fastidiosamente allegro.
“adesso scappo, sono in ritardo” dissi, “scusami.”
“tranquilla, ci vediamo più tardi?” chiese.
“sì, certo” risposi distrattamente. Lo superai e corsi per i corridoi della scuola ancora un po’ scossa per questo incontro inaspettato.
Quando entrai in classe, sentii un nodo allo stomaco nel vedere il banco di Amy vuoto.
Non potei fare a meno di pensare al peggio, probabilmente era a discutere con Zayn da qualche parte.

Alla fine delle lezioni uscii in cortile aspettando Liam, ma ad un tratto vidi Amy corrermi incontro.
“Ronnie” il suo tono di voce freddo come il ghiaccio mi fece spaventare.
“ehi, ti stavo cercando” dissi in fretta, “volevo chiederti scusa per aver parlato con Zayn, non so cosa mi sia preso, so che avrei dovuto stare zitta ma io credevo che tu gli avessi già raccontato di te e Louis.”
“fammi parlare” sibilò.
“sì, scusa” abbassai lo sguardo.
“vorrei soltanto sapere perché l’hai fatto” disse e riuscii a vedere i suoi occhi lucidi, “spiegami perché.”
“mi dispiace davvero, io non avevo idea che tu non gli avessi ancora raccontato tutto” scossi la testa.
“certo, non né hai idea perché sono giorni che non mi consideri minimamente” sbottò, “adesso hai Liam, no? io non ti servo più!”
“ma che stai dicendo?” sbarrai gli occhi.
“la verità” una lacrima le rigò il volto, “quando Liam ti ha lasciata sono stata con te ogni secondo, e adesso è come se non esistessi più.”
“sto passando un periodo difficile, con i miei genitori e tutto il resto..” 
“credevo fossimo amiche” ribatté.
“lo siamo!” esclamai, “a dire il vero ce l’avevo con te perché Louis stava soffrendo a causa tua e così ci siamo allontanate un po’, ma adesso l’ho superato!”
“quindi è per questo?” gridò, “è per questo che hai parlato con Zayn? Perché pensavi che sarei corsa da Louis un’altra volta?”
“certo che no” sbottai, “te l’ho già spiegato il perché, pensavo che tu..”
“sono stanca, Ronnie” mi interruppe, “non voglio più vederti.”
Rimasi impassibile e gli occhi mi si colmarono di lacrime nel vedere la mia migliore amica andarsene.
Sentii qualcuno dietro di me poggiare la mano sulla mia spalla. 
“ehi..” mormorò Liam, esattamente di fronte a me.
Le lacrime iniziarono a cadere ancora più velocemente e così mi rifugiai tra le sue braccia senza dire niente.
“scusami per prima” piagnucolai, “ero nervosa, non volevo trattarti in quel modo.”
“lo so, lo so” disse, stampandomi un bacio sulla fronte.
“sono brava solo a fare casini” balbettai.
“vedrai, le passerà e ti perdonerà anche lei” disse, ancora stringendomi a sé.
“onestamente” feci una piccola pausa, “non so davvero cosa farei senza di te.”
“ehi, ora che ci penso” sorrise, “io e te non dovevamo andarcene per un po’?”
“Liam..” sospirai.
“dai, immagina io e te da soli in qualche posto sperduto” si inumidì le labbra e chiuse gli occhi, “senza nessuno, senza problemi.”
“è bello sognare” feci una smorfia.
“e chi dice che questo deve essere solo un sogno?” alzò un sopracciglio.
“adesso voglio solo andare via di qui” cambiai discorso, “scusa.”
Liam annuì e senza dire nulla ci incamminammo verso casa. 
“allora, stavo pensando..” Liam fece una piccola pausa, “che ne diresti di un bel posto di mare?”
“ma fa troppo freddo” protestai.
“e allora in montagna?” chiese, tutto esaltato per la nostra fuga.
“Liam” sospirai, mentre cercavo di studiare un po’.
“oppure potremmo andarcene in qualche cittadina sperduta” fantasticava come un bimbo.
“torna sul nostro pianeta, grazie” alzai gli occhi al cielo.
“eddai, avevi promesso che saremmo andati via per un pò, solo io e te” si sedette dietro di me e mi avvolse tra le sue braccia.
“adesso sto cercando di studiare” lo interruppi.
“a che ti serve studiare se hai me?” sorrise e poi lo sentii baciarmi il collo facendomi rabbrividire tutta.
“sì e poi alla professoressa le parlo di te?” brontolai, staccandomi dalla sua presa.
“tra poco devo andare a lavoro” sbuffò, “e non abbiamo molto tempo per stare insieme”
“ci vediamo stasera, allora” mi alzai in piedi di colpo.
Lui mi guardò in silenzio e probabilmente capii in quel momento di essere stata un po’ troppo dura.
Il resto del pomeriggio lo passai da sola a casa di Liam, mentre lui era di turno al bar. Così, per evitare qualche visita inaspettata da sua madre o Zayn, chiamai Louis e gli dissi di incontrarci da qualche parte. Avevo voglia di vederlo ma a casa nostra non era possibile, visto che c’erano ancora i miei genitori e io non avevo alcuna intenzione di rivederli per il momento.
“ti manco, non è vero?” ridacchiò lui, quando ci incontrammo in un parco vicino casa.
“un po’ sì, in effetti” sorrisi, “come vanno le cose a casa?”
“una merda” fece una smorfia, “mamma e papà sono più insopportabili del solito.”
“immagino” alzai gli occhi al cielo, “com’è riaverli a casa dopo tutto questo tempo?”
“strano” rispose, “molto strano”
“e ti hanno chiesto qualcosa di me?” chiesi, nonostante non mi importasse della risposta.
“sì, mi chiedono continuamente di te, della tua vita” alzò le spalle, “di quello che abbiamo affrontato in questi ann.”
“d’accordo, adesso basta parlare di loro” sospirai.
“esatto” ridacchiò, “come ti trovi a casa di Liam?”
“abbastanza bene” risposi.
“abbastanza?” sbarrò gli occhi, “credevo non vedessi l’ora di andare a vivere con il tuo ragazzo.”
“era così, infatti” abbassai lo sguardo, “solo che è più difficile di quanto pensassi.”
“cioè?” mise le braccia conserte, “che è successo?”
“niente, niente” risposi, “ed è proprio questo il problema.”
“continuo a non capire” ribatté Louis.
“viviamo insieme ma non stiamo mai insieme” spiegai, “Liam è sempre impegnato con il bar, io con la scuola, e in pratica ci vediamo solo di sera.”
“e cosa fate esattamente di sera?” ebbe un colpetto di tosse e mi lanciò un’occhiataccia colpevole.
“Louis” scoppiai a ridere, “cosa significa questa domanda?”
“avete scopato?” chiese tutto d’un fiato.
“Dio quanto sei volgare” feci una smorfia.
“Ronnie” il suo sguardo era ancora serio, “non mi hai risposto.”
“non sono cose che ti riguardano” arrossii, imbarazzata.
“sono tuo fratello maggiore e ho il diritto di saperlo” mi guardò con aria minacciosa.
“smettila, altrimenti a casa non ci torno più” lo provocai.
“dai” sbuffò, “un tempo mi confidavi tutto.”
“adesso ho quasi diciotto anni però” gli scompigliai i capelli.
“non importa, sei ancora la mia piccolina” sussurrò.
Scoppiai a ridere, “e tutta questa tenerezza da dove spunta fuori?”
“ho bisogno d’affetto” si mordicchiò le labbra e mi guardò con i soliti occhioni dolci.
Lo abbracciai e mi sedetti sulle sue gambe, “ti voglio tanto bene.”
“ok, adesso basta dolcezza” borbottò, sistemandosi la maglia e guardandosi intorno.
“come non detto” scossi la testa.
“prima ho visto Zayn” cambiò improvvisamente discorso.
Spalancai la bocca, “cosa?”
“sì, è venuto a parlarmi” fece una piccola pausa, “di Amy.”
“e cosa ti ha detto?” balbettai, temendo la sua risposta.
“voleva sapere se era vero che io e lei ci siamo baciati” alzò le spalle, “e io gli ho detto di sì.”
“e lui?” replicai.
“si è infuriato, ma onestamente non me ne frega un cazzo” ridacchiò tutto fiero di sé.
“sei scemo?” sospirai, “lo sai che Amy non vuole più vedermi, vero?”
“oh” fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca, “mi dispiace, vedrai che le passerà.”
“no Lou, era davvero furiosa” abbassai lo sguardo, “non l’avevo mai vista così.”
“vuoi che provi a parlarci io?” chiese.
“oh magari” feci un sospiro.
“va bene, allora domani vado da lei” disse.
“grazie” sorrisi, “adesso torno a casa di Liam, è meglio se approfitto della sua assenza per studiare un po’.”
Salutai Louis e quando arrivai di fronte casa vidi una macchina sfrecciare via a tutta velocità. Non una macchina qualsiasi, era la macchina di Karen.
Quella sera, Liam tornò a casa verso l’ora di cena, e sembrava piuttosto distaccato.
Se ne stava lì in silenzio, si tolse la maglia per mettersi qualcosa di più comodo, e ogni tanto mi lanciava occhiatacce di ghiaccio. 
“sei stata a casa tutto il giorno?” chiese ad un tratto.
“no, prima sono uscita un po’” risposi, mentre preparavo qualcosa da mangiare.
“e dove sei stata?” chiese di nuovo.
“al parco qui di fronte, perché?” aggrottai la fronte.
“con chi eri?” domandò ancora.
“Liam, è un interrogatorio?” alzai gli occhi al cielo.
“perché non vuoi dirmi con chi sei stata?” sbottò.
“calmati” sbarrai gli occhi, “ma che ti prende?”
“niente” fece una smorfia, “mia madre dice di averti vista con un altro ragazzo oggi, lo abbracciavi e ti sei anche seduta sopra di lui?”
Spalancai la bocca, non riuscivo a credere alle mie orecchie.
“Karen ti ha detto questo?” ero senza parole.
“è la verità?” mi guardava incredulo, come se l’avessi tradito.
“non ci posso credere, adesso mi spia anche” scossi la testa, portandomi una mano tra i capelli.
“Ronnie, è vero o no?” gridò.
“quel ragazzo era Louis!” alzai la voce anch’io, “sei contento adesso?”
Rimase in silenzio a fissarmi per qualche secondo, “Louis? tuo fratello?”
“sì” sbottai, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
“e perché non me lo hai detto subito?” chiese.
“Liam, non mi hai neanche lasciato parlare” esclamai, “mi guardavi come se fossi davvero capace di farti una cosa del genere.”
“scusa, io..” balbettò, “non lo so, ho pensato subito che fosse Harry.”
“davvero pensi questo di me?” ero a bocca aperta. Mi sentii come se mi fosse crollato il mondo addosso.
“non so cosa mi sia preso” scosse la testa e chiuse gli occhi.
“dopo tutto questo tempo non mi conosci per niente” replicai.
“cazzo ti ho già chiesto scusa Ron, adesso non esagerare” fece una smorfia, “come reagiresti se qualcuno ti dicesse di avermi visto con un’altra ragazza in braccio?”
“di certo non comincerei a farti un interrogatorio come hai fatto tu” dissi, “ti avrei chiesto subito quello che volevo sapere e mi fiderei di te.”
“e comunque posso sapere perché diavolo ti siedi in braccio a tuo fratello?” borbottò, “è normale che la gente che ti vede fraintende e pensa al peggio.”
“adesso stai difendendo tua madre?” lo guardai accigliata.
“senti, ti ha vista con un altro ragazzo e mi ha chiamato” rispose, “voleva solo proteggermi.”
“non riesco a credere alle mie orecchie” mormorai.
Liam fece una smorfia, “invece faresti meglio a crederci”
Lo guardai come se non riconoscessi la persona che avevo di fronte e corsi in camera sua. Lo sentii seguirmi, “che stai facendo?” chiese.
“torno a casa mia” risposi, senza nemmeno voltarmi. Afferrai di colpo la borsa con i miei vestiti e iniziai a infilarli tutti dentro senza neanche piegarli.
“ecco, fai sempre così” alzò le braccia in aria, “quando qualcosa non ti sta bene, te ne vai.”
“e quindi?” mi voltai di colpo verso di lui.
“e quindi sono stanco delle tue stranezze e della tua acidità” sbottò.
“e io sono stanca di tutto, è possibile che tu non lo capisca?” sospirai, “ho così tanto a cui pensare, tra i miei genitori, la scuola, Amy, e tutto il resto.”
“e io” mi interruppe, “ci sono anch’io, Ronnie.”
“lo so” esclamai, “e mi dispiace di non averti dato le giuste attenzioni in questi giorni ma ho davvero tante cose per la testa.”
“sì, hai tante cose per la testa, ed io non sono una di quelle” aveva uno sguardo gelido.
“invece sì” insistetti. Era riuscito a rigirare la situazione facendo sentire me in colpa.
“sai cosa?” girò lo sguardo altrove, “forse hai ragione, è meglio se torni a casa tua, probabilmente stando lontani inizierai ad apprezzare di più la mia presenza.”
Lo guardai esterrefatta e dopo aver chiuso definitivamente la borsa, la afferrai e rimasi immobile per qualche secondo.
“grazie mille Liam” sentii gli occhi gonfiarsi ma mi trattenni dal piangere, “dopo tutto quello che mi è successo in questi giorni, ci mancava proprio sentirmi dire queste parole da te.”
Vidi la sua espressione sul viso addolcirsi e per qualche secondo pensai che mi fermasse e mi abbracciasse, invece rimase in silenzio nel guardarmi andare via da casa sua. Sbattei la porta e quando fui in strada non potei fare a meno di gettare fuori tutte le lacrime che avevo trattenuto di fronte a lui. Stavo camminando nel buio verso casa mia pensando a cosa avrei detto a Louis e ai miei genitori, quando vidi Karen scendere dalla sua auto e dirigersi verso casa di Liam. Non riuscii a controllarmi e, senza pensarci, lasciai cadere la borsa dalle mie mani e le corsi incontro.
“Karen” strillai, come una furia.
Si voltò e mi guardò sorpresa, “cara, che ci fai qui fuori tutta sola?”
“non vede le borse?” la provocai.
“stai tornando a casa tua?” chiese, “come mai?”
“oh la smetta” sbottai, “non faccia finta di non sapere cos’è successo.”
“sì, in effetti lo so eccome” mi si avvicinò con un sorrisetto spavaldo stampato sul viso, “Liam ha scoperto cosa hai fatto oggi pomeriggio e ti ha giustamente cacciata via.”
“mi dispiace deluderla” sorrisi in tono di sfida, “ma quel ragazzo con cui mi ha vista era mio fratello, quindi la prossima volta che vuole dire qualcosa a Liam per farci separare, farebbe meglio ad accertarsi prima.”
“tuo fratello?” esclamò, “e davvero pensi che io ci creda?”
“senta, a me non importa a cosa crede lei” gridai e tirai fuori un lato del mio carattere che non conoscevo, “ma Liam lo conosce e conosce me, sa benissimo che non gli farei mai una cosa del genere e questo mi basta.”
“e allora perché sei qui fuori con le tue borsette?” curvò le labbra in un sorriso.
“io davvero non capisco cosa le ho fatto di male” crollai e il mio lato debole tornò a prendere il sopravvento, “non capisco tutto questo odio nei miei confronti.”
“io non ti odio affatto” disse, “semplicemente non penso che tu sia la ragazza giusta per Liam.”
“e non crede che spetti a lui deciderlo?” sospirai, ormai pronta ad arrendermi.
“io voglio solo che mio figlio sia felice” ribatté.
“beh, non credo ci stia riuscendo allora” scossi la testa, “e se voleva rovinare la relazione fra me e lui allora congratulazioni, ci è riuscita, ha vinto.”
Karen non disse nulla e rimase per qualche secondo a fissarmi. Feci un ultimo sospiro e, ormai esausta, me ne andai.





 
***
 


oh, oh.
povera la nostra Ronnie.
a voi i commenti, 

un bacio e alla prossima,
-marty.





 


 

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Capitolo 28
*** Give me love. ***


Ventottesimo capitolo.



“che ci fai qui?” chiese Louis sorpreso di trovarmi fuori la porta di casa nostra.
“secondo te?” sospirai, indicando le borse che tenevo in mano.
“torni a casa?” spalancò la bocca, “non stai più da Liam?”
“loro sono in casa?” cambiai immediatamente discorso, riferendomi ai miei genitori.
“sì” rispose, “ma che è successo con Liam?”
“niente, Lou” alzai gli occhi al cielo. Lo superai per evitare che mi facesse altre domande ed entrai in casa.
“Ronnie” vidi lo sguardo sorpreso di mia madre nel trovarmi lì.
“ehi” mormorai, distogliendo lo sguardo.
“torni a stare qui?” curvò le labbra in un sorriso.
“sì” risposi, senza emozioni nel tono di voce.
“sono contenta” mi si avvicinò, ma io feci un passo indietro.
“Ronnie, noi domani ripartiamo” intervenne mio padre.
“come mai la cosa non mi stupisce?” feci una smorfia.
“Ron” mi rimproverò Louis.
“che c’è?” sbottai, “cosa vuoi che vi dica? buon viaggio e tanti saluti”
“abbiamo da fare con il lavoro” spiegò mia madre, “ma torneremo molto presto”
“per ‘presto’ intendi altri dieci anni?” chiesi, sarcastica.
“tra massimo un mese saremo di nuovo qui” ribatté lei.
“va bene, non mi interessa” alzai le spalle e feci per andare in camera mia.
“invece ti interesserà, e lo vedrai” fece mio padre, e a quelle parole mi fermai di colpo.
Mi voltai verso di loro in silenzio e poi andai in camera mia una volta per tutte.
Non riuscii a dormire molto quella notte, mi sentivo completamente sola. Provai anche a chiamare Liam consapevole che probabilmente stesse dormendo, e infatti aveva il telefono staccato. Volevo davvero chiarire con lui, ma le sue parole mi avevano davvero ferita.
E come se non bastasse non riuscivo a togliermi la discussione con Karen dalla mente.
Ultimamente litigavo con tutti; Liam, Amy, i miei genitori, e la cosa iniziava a stufarmi.

La mattina dopo mi svegliai presto e uscii dalla mia stanza sperando che gli altri dormissero ancora, invece trovai mia madre a preparare la colazione. Era stranissimo per me riaverla qui, a fare la brava mamma come se niente fosse.
Ero abituata a starmene sola con il mio fratellone, e onestamente preferivo le cose com’erano prima. Solo io e lui.
“buongiorno” mi sorrise, “non sapevo che fossi così mattiniera.”
“beh, ci sono tante cose che non sai di me” dissi.
Il sorriso sul suo volto sparì e stranamente sentii di essere stata troppo dura.
“hai ragione” annuì.
Non risposi e abbassai lo sguardo.
“vuoi mangiare qualcosa?” cambiò discorso, cercando di essere gentile.
“no grazie” risposi, “sto andando al bar di Liam.”
“il tuo fidanzato lavora in un bar?” chiese.
“sì” risposi, “è un lavoretto provvisorio.”
“che bello” sorrise, “mi piacerebbe conoscerlo meglio.”
“magari un giorno” mi morsi il labbro.
“certo, come vuoi” replicò.
Afferrai lo zaino e dopo averla salutata con la mano, uscii di casa.
Ebbi l’impressione che stesse facendo di tutto per cercare di farsi perdonare, e per un po’ considerai la possibilità di darle un’altra chance.
Arrivai al bar davanti la scuola, quello dove lavorava Liam, sapendo che aveva il turno di mattina prima delle lezioni.
Entrai e lo vidi al bancone, mentre preparava un caffè. Odiavo litigare con lui e volevo che le cose si sistemassero.
Mi sedetti su uno sgabello e quando lui si voltò per poco non rovesciò le tazze dal vassoio.
Accennai un timido sorriso, “ehi.”
“Ronnie” disse, e il suo tono rigido non prometteva nulla di buono.
“puoi parlare un po’?” chiesi.
“sto lavorando” rispose guardandosi intorno, “non vedi?”
“sì, ma volevo chiarire la discussione di ieri sera” balbettai, “mi dispiace essermene andata così.”
“adesso non ho tempo” sbottò. Era più freddo di un iceberg.
Rimasi in silenzio e lo vidi andare a portare gli ordini sui vari tavoli. Aspettai che tornasse da me e poi lo bloccai per un braccio, “ce l’hai ancora con me?”
“ti ho detto che ne parliamo più tardi” insistette.
“fa come ti pare” scossi la testa e me ne andai. Stavo facendo di tutto per fare pace nonostante fosse lui ad avere torto, e aveva anche il coraggio di ignorarmi in questo modo.
Uscii dal bar come una furia e, come al solito, andai a sbattere contro qualcuno.
“dovremmo smetterla di incontrarci sempre così, io e te” ridacchiò Harry.
“oddio, scusami” mi portai una mano tra i capelli, “non ti avevo visto”
“fa niente, non è la prima volta” sorrise, “dove andavi così di corsa?”
“uscivo da lì” spiegai, indicando il bar dietro di me.
“problemi con Liam?” chiese.
“non proprio” scossi la testa, “e comunque non credo che tu sia la persona più adatta con cui parlarne.”
Harry mise le braccia conserte, “puoi stare tranquilla, non ci proverò di nuovo con te se è questo che intendi.”
Sorrisi imbarazzata, “scusami, non è proprio giornata.”
“se vuoi parlare, io ci sono” continuò.
“grazie” sussurrai, “sei sempre così allegro ed è la cosa che mi piace di più di te.”
“allora c’è qualcosa che ti piace di me” ridacchiò.
Sorrisi e annuii, “adesso vado, sono in ritardo a scuola”
“va bene, ci vediamo allora” si inumidì le labbra e poi mi stampò un bacio sulla guancia.
Lo salutai con la mano e rimasi ancora un po’ imbambolata per quello che era successo.

Le lezioni furono la solita seccatura, avevo la testa fra le nuvole e non riuscivo a smettere di pensare a quanto fosse stato strano il comportamento di Liam. Uscii dalla classe e vidi Amy passarmi davanti e ignorarmi del tutto. Ero stufa di litigare con tutti, così provai a chiarire anche con lei.
“posso parlarti un attimo?” le chiesi, piombandole di fronte.
“no” rispose evitando i miei occhi, “sto andando via”
“Amy, ascolta” alzai gli occhi al cielo, “mi dispiace per il casino che ho fatto raccontando tutto a Zayn, ma si è trattato di un equivoco, te l’ho già detto”
“non voglio parlarne adesso” scosse la testa.
“vuoi davvero rovinare la nostra amicizia così? per questa cazzata?” la supplicai.
“il mio ragazzo mi ha lasciata di nuovo” disse, “non mi sembra una cazzata”
“ma non è colpa mia” sbottai, “Zayn lo avrebbe scoperto comunque, prima o poi, e saresti dovuta essere sincera con lui e dirgli che c’era stato qualcosa con Louis”
“non devi dirmi tu cosa devo o non devo fare” borbottò.
“ti ho chiesto scusa” sospirai, “ma stai esagerando, non te ne rendi conto?”
“no” ribatté, girando lo sguardo.
“e allora vaffanculo” sbottai, superandola e uscendo in cortile. Ero davvero furiosa, stava mandando all’aria anni di amicizia per un errore innocente. Io ci tenevo a lei, ma non sopportavo più questa situazione.
Come se non bastasse trovai Liam chiacchierare tranquillamente con i suoi amici e quando gli passai di fianco non fece nulla. Mi veniva da piangere per aver perso la mia migliore amica, ma stavolta non piansi. Non volevo piangere più, per nessuno. Avevo solo bisogno di sfogarmi un po’.
“ehi” alla fine Liam si decise a venire da me.
“ciao” risposi.
“che hai fatto?” chiese, osservando attentamente il mio sguardo.
“niente, perché?” 
“ti conosco” ribatté, “non puoi fingere con me.”
Feci un sospiro, “sento che sto perdendo tutti quanti, uno alla volta.”
Liam rimase in silenzio.
“non ce la faccio più, davvero” sospirai, “voglio soltanto tornare a sorridere come una volta.”
“prima sembrava che stessi sorridendo tranquillamente” borbottò lui.
“che vuoi dire?” chiesi.
“niente, lascia stare” sbuffò, guardando altrove.
“ce l’hai ancora con me per ieri sera?” misi le mani sui fianchi.
“ne parliamo più tardi” disse.
“no, basta” sbottai, “io sono stufa, e comunque quella arrabbiata dovrei essere io, non tu”
“ah sì?” fece una smorfia.
“sì!” alzai leggermente il tono di voce, “ti ricordo che ieri mi hai anche accusata di averti tradito con mio fratello, o te lo sei dimenticato?”
“mia madre si è sbagliata” alzò le spalle, “ma prima ti ho vista, con Harry”
Sbarrai gli occhi, “e quindi?”
“e quindi la prossima volta che quello prova a darti anche solo un altro bacio sulla guancia, io..” borbottò, ma lo interruppi.
“è soltanto un amico, quante volte dovrò ripetertelo?” ero esausta.
“dicevi così anche due mesi fa, poi ti ha baciata” disse.
“Harry non è un problema” feci una smorfia, “dovresti smetterla di essere così geloso di qualsiasi ragazzo o amico con cui parlo”
“come vuoi” sbottò, “allora più tardi andrò a fare un giro con la mia amica Sophia”
Detto questo, rinfilò le mani in tasca e se andò. Frenai la mia voglia di urlare e prendere a calci qualsiasi cosa mi capitasse tra i piedi e tornai a casa.

Quando aprii la porta, sussultai nel vedere mia madre, mio padre e Louis seduti in silenzio come se fosse appena successo qualcosa di tragico.
“Ronnie” il tono di voce brusco di mio padre mi fece venire ansia.
Poggiai lo zaino a terra e chiusi la porta di casa, “va tutto bene?” chiesi titubante.
“dobbiamo parlarti di una cosa” fece mia madre.
“vieni” continuò Louis. Mi fece posto accanto a lui e obbedii sedendomi.
“stasera, come già sai, noi ripartiamo” iniziò mio padre, “e torneremo fra circa un mese.”
Rimasi in silenzio, sospettosa.
“stavamo pensando che magari, forse, voi potreste raggiungerci in America” sussurrò mia madre, come se avesse paura della mia reazione.
“state scherzando?” esclamai.
“lo sapevo che avrebbe reagito così” sbuffò Louis.
“io non voglio venire in America!” protestai.
“hai tempo per pensarci” continuò mia madre, “lì potremmo finalmente essere una famiglia unita e..”
“è un po’ tardi, non credi?” scossi la testa, non credevo alle loro parole.
“ti chiedo solo di pensarci” mormorò ancora la mamma.
“non ne ho bisogno” sospirai, “non potete tornare qui e stravolgere la nostra vita così”
“veramente Louis sarebbe d’accordo a venire con noi” intervenne mio padre.
Spalancai la bocca e mi voltai verso mio fratello.
“Ron, cerca di capire” iniziò Louis, “io qui non ho niente, nessuno.. sono stanco di lavorare continuamente, voglio godermi un po’ la vita e magari l’America sarebbe un buon inizio”
Ero decisamente sconvolta, “ma la mia vita è qui..”
I miei genitori si scambiarono un’ultima occhiata perplessa e io corsi a chiudermi a chiave nella mia stanza.

Il giorno dopo non andai a scuola. Non avevo voglia né tantomeno la forza di vedere Liam, Amy, e chiunque altro. I miei genitori erano ripartiti e ora ero di nuovo sola con mio fratello, e la cosa mi faceva stare meglio nonostante fossi piuttosto arrabbiata con lui.
“ehi, sei sveglia?” sentii la sua vocina da dietro la porta della mia camera.
Non risposi, e Louis entrò 
lo stesso. Mi guardò quasi con pietà e si sedette sul letto accanto a me.
“pensavo dormissi ancora” mormorò.
Non dissi nulla ancora una volta, e girai la faccia contro il cuscino.
“Ronnie, eddai” borbottò, “sei arrabbiata con me perché voglio andare in America?”
Rimasi in silenzio e chiusi gli occhi, fingendo che non ci fosse.
“non fare la bambina” sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“come puoi farmi questo?” sbottai, ad un tratto.
“non fare l’egoista” ribatté, “sai bene che il trasferimento sarebbe una buona opportunità per me”
“ma non per me” replicai.
“come puoi esserne così sicura?” alzò gli occhi al cielo, “rifletti, hai ancora tutta la vita davanti, non immagini neanche quante cose cambieranno..”
“io qui ho tutto quello di cui ho bisogno” insistetti. Non riuscivo ad immaginare la mia vita altrove.
“davvero?” fece una smorfia, “a me sembra che la tua migliore amica non voglia più vederti, e che neanche il tuo ragazzo si preoccupi così tanto per te.”
Sbarrai gli occhi e gli diedi una spinta facendolo scendere dal mio letto, “grazie mille, queste parole mi faranno sicuramente stare meglio.”
Louis si portò una mano tra i capelli preso dal senso di colpa, “scusa, non volevo dirlo così..”
“vattene via” gridai.
Lui fece un sospiro e alla fine obbedì. Le sue parole erano state più dolorose di quanto mi aspettassi, soprattutto perché in fondo sapevo che erano la verità.

Più tardi Louis uscì per andare a lavoro e me ne accorsi soltanto quando sentii la porta sbattere. Non aveva neanche il coraggio di salutarmi.
Sbuffai, afferrai il mio cellulare poggiato sul comodino e controllai se ci fossero chiamate o messaggi, ma niente. Liam non si era neanche preoccupato di sapere dove fossi finita. Presa da uno scatto d’ira lanciai il telefono a terra e mi rifugiai sotto le coperte cercando di non pensare a nulla.
Passai il resto della giornata chiusa in casa completamente sola, cercando qualche informazione sui college americani. Chissà, forse aveva ragione mio fratello, forse l’America sarebbe stato un nuovo inizio per me, in fondo qui soffrivo e basta, nessuno si preoccupava per me. All’improvviso sentii la porta di casa aprirsi e attraverso la porta della mia camera semiaperta riuscii a sentire Louis rientrare insieme a qualcun altro.
Spensi la musica e riconobbi quella vocina femminile che proveniva dall’ingresso; era Amy. Balzai in piedi e li spiai dal buco della serratura.
Erano vicini, ridevano e scherzavano, quando ad un tratto vidi Amy tornare seria e poi avvicinarsi alla mia stanza.
Feci un passo indietro e tornai a sedermi a letto come se niente fosse.
“ehi” mormorò, aprendo leggermente la porta come se aspettasse che le dessi il permesso.
“ciao” risposi, freddamente. 
“sei ancora arrabbiata con me?” chiese, con un’espressione afflitta.
Feci una smorfia, “oh non lo so, dipende dal tuo umore”
“volevo scusarmi con te” balbettò avvicinandosi, “mi dispiace di aver esagerato così tanto, non volevo distruggere la nostra amicizia, ma ero arrabbiata per Zayn e..”
“hai idea di quanto io sia stata male in questi giorni?” sbottai, “avevo bisogno di qualcuno, di un’amica, e tu non c’eri..”
Amy abbassò lo sguardo, “non immagini quanto mi senta in colpa.”
Rimasi in silenzio, sentii gli occhi farsi sempre più gonfi e girai lo sguardo altrove.
“con Zayn è finita e l’ho accettato, ho sbagliato a non dirgli cosa era successo con Louis ed ero furiosa perché lo avevi fatto tu al mio posto..”
“ti ho già detto che si è trattato di un errore innocente” sospirai, “io pensavo che lui lo sapesse.”
“lo so, lo so” annuì, “e per questo ti chiedo scusa ancora una volta.”
Non dissi nulla.
“mettiamoci una pietra sopra, per favore” sussurrò, “ho bisogno che torniamo ad essere amiche, migliori amiche.” 
“ti ha fatto venire Louis qui da me, vero?” cambiai improvvisamente discorso.
“è venuto a parlarmi, e mi ha aperto gli occhi” accennò un sorriso, “mi ha detto tutto quello che hai passato con i tuoi genitori, con Liam, e mi dispiace di non esserci stata..”
“aspetta” sbarrai gli occhi, “ti ha detto tutto? cosa, esattamente?”
“non tutto tutto” borbottò Louis piombando in camera con il solito tempismo.
Amy ci guardò entrambi con uno sguardo confuso.
“credo sia più giusto se glielo dicessi tu” continuò Louis. Lo maledii mentalmente e gli lanciai un’occhiataccia; non volevo parlarle del trasferimento in America. Non ero ancora pronta.
“qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?” Amy fece una smorfia.
“niente, Louis è troppo timido per chiederti di uscire” mentii.
Lui spalancò la bocca e io quasi scoppiai a ridere.
“non è questo che dovevi dirgli” protestò.
“dai Lou, non negare” lo presi in giro mentre Amy sorrideva imbarazzata.
“io e te dopo facciamo i conti” borbottò lui, poi uscì dalla stanza.
Sorrisi e poi mi rivolsi ad Amy, “sono contenta che tu sia venuta a parlarmi, e che abbiamo chiarito.”
Sorrise anche lei, “giuro che niente e nessuno ci dividerà ancora.”
Mi morsi nervosamente il labbro perché sapevo che non era vero.
La distanza ci avrebbe divise, così come mi avrebbe diviso da Liam e da tutto il resto.
Fare pace con lei migliorò decisamente la mia situazione, mi sentii come se mi fossi tolta un grande peso dallo stomaco e adesso avevo solo bisogno di Liam.
“ti uccido” sussurrò Louis con tono minaccioso dopo che Amy se ne fosse andata.
Scoppiai a ridere, “eddai, so che un po’ ti piace ancora.”
“Amy?” esclamò, “non scherzare.”
“smettila di fingere” gli feci un occhiolino.
“è carina, tutto qui” balbettò con tono innocente.
“chiedile di uscire” insistetti, “sareste una bella coppia”
“che senso ha uscire con una ragazza se fra un mese mi trasferisco in America?” protestò.
Rimasi in silenzio e il sorriso sul mio viso scomparve.

Per tutto il resto della serata fui giù di morale, e a peggiorare la situazione c’era Liam che non si faceva sentire.
Controllai il telefono più volte, ma niente. Nessun messaggio. Ed io ero troppo orgogliosa per fare il primo passo.
Era piuttosto tardi, quasi le undici di sera, quando sentii il campanello suonare.
Louis dormiva già e così, dopo essermi resa presentabile, aprii la porta trovandomi Liam di fronte.
“ehi” disse, come suo solito.
“che ci fai qui a quest’ora?” chiesi, evitando i suoi occhi.
“ho appena finito il mio turno al bar” rispose.
“ti sei deciso a farti sentire, finalmente” replicai.
“dobbiamo parlare, no?” fece lui, superandomi ed entrando in casa.
“sì, dovremmo” annuii avvicinandomi a lui, “e comunque potevi chiamarmi”
“non so cosa ci stia succedendo negli ultimi giorni” scosse la testa, “non facciamo altro che litigare e..”
“stai cercando di dirmi che hai intenzione di lasciarmi?” balbettai, “perché se è così io non credo di potercela fare..”
“no” mi interruppe prendendo le mie mani tra le sue, “quando ti dissi che non ci saremmo lasciati mai più, ero serio.”
Feci un sospiro di sollievo e mi accorsi di avere già gli occhi lucidi.
“mi dispiace di aver dato retta a mia madre l’altra sera” si bagnò le labbra, “cazzo, avrei dovuto sapere che tu non mi avresti mai tradito ma non so cosa mi sia preso, ho pensato ad Harry e ho perso il controllo..”
Rimasi in silenzio immobile di fronte a lui, sempre più vicino.
“mi dispiace di essere sempre così geloso e testardo” continuò, “ma sono così soltanto perché ho troppa paura di perderti.”
Sentii il battito cardiaco accelerare e tutti quei pensieri sul trasferimento in America svanirono, “e a me dispiace di non averti dato le giuste attenzioni in questi giorni, mi dispiace di essermene andata da casa tua, di essere stata nervosa per i miei problemi e tutto quanto.”
Liam sorrise, “è che a volte vorrei che le cose fra noi tornassero com’erano all’inizio..”
Abbassai lo sguardo, ma lui prese il mio viso tra le mani costringendomi a guardarlo negli occhi.
“mi mancano le nostre prime uscite, mi manca il dolce imbarazzo che avevi quando ci baciavamo le prime volte, mi manca la mia Ronnie timida e impacciata”
Una lacrima mi rigò il viso, “quella Ronnie è ancora qui” mormorai. 
“lo so” sussurrò, “ma sono cambiate tante cose da allora..”
“io ti amo sempre allo stesso modo” buttai le braccia attorno al suo collo, “anzi ancora di più”
Lui sorrise di nuovo e mi stampò un veloce bacio sulla fronte.
“se un giorno qualcosa dovesse separarci” balbettai pensando a ciò che mi aspettava fra circa un mese, “promettimi che ti ricorderai che ti amo, che sei stato e sarai sempre il mio primo amore..”
Liam fece una smorfia, “perché mi stai dicendo questo?”
“niente, niente” scossi la testa, fingendo un sorriso. Non ero ancora pronta a dirgli che probabilmente sarei dovuta partire, avevamo appena chiarito e volevo che ci godessimo i nostri ultimi giorni in felicità.
“niente ci separerà” disse, e il suo sguardo era effettivamente serio.
Mi avvicinai al suo viso e senza dire nulla poggiai le labbra sulle sue. Lui posò le mani sui miei fianchi e mi strinse a sé, facendomi rabbrividire. Sussultai leggermente quando sentii un tuono e mi voltai giusto in tempo per accorgermi che fuori diluviava.
“romantico, no?” ridacchiò Liam.
Sorrisi e annuii, riportando le labbra sulle sue. Ripresi a baciarlo come se fosse l’ultima volta, lasciai che la sua lingua si scontrasse con la mia, mentre giocherellavo un po’ con i suoi capelli.
“resti a dormire qui con me?” chiesi con tono innocente, “ho paura dei tuoni..”
Sorrise, “non devi chiedermelo due volte”
Lanciai un gridolino quando mi accorsi che mi stava prendendo in braccio e sorrisi quando chiuse la porta della mia stanza con il piede. Mi fece distendere sul letto e feci in modo che lui si sdraiasse sopra di me, esattamente com’era successo la prima volta.
Rabbrividii di nuovo quando lo sentii lasciarmi una serie di baci sul collo.
Gli tolsi frettolosamente la maglietta e il suo respiro caldo sul mio annullava completamente il freddo che c’era all’esterno.
Facemmo l’amore e fu una delle notti più belle di tutta la mia vita. Eravamo solo io, lui e il rumore della pioggia in sottofondo.

La mattina dopo mi ritrovai completamente stretta a lui e con la testa poggiata sul suo petto.
Sorrisi per il magnifico risveglio, finché mi accorsi che Liam era già sveglio. 
“buongiorno” mormorai e gli stampai un veloce bacio sulle labbra. Ma lui aveva lo sguardo perso nel vuoto.
“ehi, amore” posai una mano sulla sua, “che cos’hai?”
Lui fece un sospiro, si voltò verso il mio comodino e afferrò una serie di volantini per poi mostrarmeli.
“mi spieghi cosa sono tutte queste ricerche su college americani?” chiese, ancora evitando i miei occhi.





 
***
 


ahi, ahi, ahi.
guai in vista?
a voi i commenti :3

un bacio e alla prossima,
-marty.





 

 

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Capitolo 29
*** The truth is finally out. ***


Ventinovesimo capitolo.



“non hai niente da dirmi?” continuò Liam, lo sguardo confuso e perso allo stesso tempo.
Deglutii in preda al panico, “cosa vuoi che ti dica?”
“cosa sono tutti questi volantini su college americani” ripeté, alzando il tono di voce.
Mi alzai dal letto con la coperta addosso e iniziai a rivestirmi, “niente, ricerche per la scuola.”
“ricerche di scuola?” ripeté, sospettoso.
“sì, Liam” alzai gli occhi al cielo, “cosa vuoi che siano?”
“non lo so, ho pensato subito al peggio” mormorò, perplesso.
“te l’ho detto, sono solo compiti” continuai, infilandomi un paio di jeans.
Liam rimase in silenzio ancora a letto, dopodiché si alzò e mi raggiunse.
“scusa, ho rovinato questo risveglio romantico” ridacchiò, abbracciandomi da dietro.
Finsi un sorriso, ma in realtà ero ancora agitata perché detestavo mentirgli e la situazione mi stava letteralmente sfuggendo di mano.
“non preoccuparti” risposi, “adesso è meglio se ci prepariamo o faremo tardi a scuola”
“va bene” sbuffò lui osservando attentamente il mio sguardo distaccato, “ma che hai? ti vedo strana.”
“niente, sto benissimo” mentii infilandomi una maglietta per poi abbracciarlo.
“mh” Liam si inumidì le labbra e iniziò a rivestirsi anche lui.
Probabilmente non insistette perché era abituato ai miei continui sbalzi d’umore, eppure io non riuscivo più a mantenere il segreto.
Avevamo passato una notte magnifica e ci era servita soprattutto per dimenticare i problemi e le discussioni degli ultimi giorni, ma adesso mi sentivo peggio di prima. Guardarlo negli occhi e dirgli che quei volantini erano solo una ricerca scolastica era stata più dura di quanto immaginassi. Volevo davvero dirgli la verità, dirgli che probabilmente sarei dovuta trasferirmi in America, ma era troppo difficile. Una parte di me ancora si rifiutava di crederci.

Liam uscì presto di casa perché aveva il turno al bar prima della scuola, e quando Louis si svegliò non esitai a raccontargli tutto.
“avresti dovuto dirgli la verità” commentò alla fine.
“non ce l’ho fatta” sospirai, “non sono ancora pronta a dirglielo.”
“come pensi che reagirà?” chiese.
“non lo so” abbassai lo sguardo, “è questo quello che mi spaventa di più.”
“secondo me dovresti dirglielo il prima possibile” continuò Louis, “potreste risolvere la cosa insieme.”
“Lou, questa cosa non si può risolvere” scossi la testa, “andrò a vivere oltreoceano, come vuoi che possiamo affrontarlo?”
Lui rimase in silenzio per qualche secondo, “mi dispiace che sia così difficile per te lasciare questo posto.”
“io non voglio andarmene” mormorai, “ma a quanto pare sembra che la mia volontà non conti nulla.”
“non dire così” replicò Louis.
“ma è la verità” sbottai, “i nostri genitori tornano qui dopo anni e pretendono che ora noi li seguiamo in America, non è giusto.”
“io non vado lì per loro” fece lui, “io voglio andare in America per vivere la mia vita, non la loro.”
“e non potresti viverla qui la tua vita? l’hai fatto per tutti questi anni” feci una smorfia.
“è proprio questo il punto, sono stato qui per anni” ribatté, “è come se avessi fatto il genitore a te, mettendo da parte la mia vita”
Feci un passo indietro, “e così adesso è colpa mia? beh, mi dispiace di averti rovinato la vita, non sapevo che pensassi questo.”
“non intendevo dire questo” Louis mi afferrò la mano, “ma è vero che essendo il fratello maggiore ho dovuto badare a te.”
“si è fatto tardi, devo prepararmi per la scuola” allontanai la mano dalla sua e tornai in camera mia, ancora leggermente scossa dalle sue parole.

Alla fine delle lezioni avevo soltanto voglia di stare un po’ con Liam, ma lui aveva il turno del pomeriggio al bar e così mi incamminai verso casa. Ero piuttosto giù di morale, probabilmente lui sarebbe stato l’unico che mi avrebbe aiutato a distrarmi un po’.
Durante il tragitto vidi Amy parlare con Zayn in un parco, e mi fermai un attimo a guardarli. Sembrava che stessero discutendo, e alla fine lei se ne andò.
Le corsi incontro e la chiamai più volte, “Amy!”
Lei si voltò e aspettò che la raggiunsi, “ehi, non ti avevo vista.”
“stavo tornando a casa” mormorai guardandomi intorno, “ma cos’è successo con Zayn?”
“niente, è un idiota” alzò gli occhi al cielo, “è finita definitivamente.”
“mi dispiace che non possiate sistemare le cose” dissi.
“a me no” ribatté, “non avrebbe funzionato comunque con lui”
Rimasi in silenzio e cercai di scacciare i miei sensi di colpa.
“oggi a scuola l’ho sorpreso mentre era già con un’altra ragazza” continuò lei.
“oh mio dio” esclamai.
“già” Amy alzò le spalle, “quindi è arrivato il momento anche per me di andare avanti.”
“ben detto” accennai un sorriso.
Lei poggiò un braccio sulla mia spalla, “e tu come stai?”
Non dissi nulla per un po’, riflettendo su quella domanda.
Come stavo? Stavo male, mi sentivo persa, smarrita e piuttosto sola.
“sto bene” dissi infine, cercando di sembrare convincente.
“beh, facciamo qualcosa oggi pomeriggio?” chiese euforica, “potremmo andare al centro commerciale, oppure in centro e..”
“non sto affatto bene Amy” sbottai di colpo, “non sto bene per niente.”
Lei sbarrò gli occhi e mi osservò con la bocca semiaperta.
“non ce la faccio più” piagnucolai, “tra un mese devo partire per raggiungere i miei genitori in America, e non so cosa ne sarà della mia vita.”
Amy era come pietrificata di fronte a me, l’avevo decisamente colta di sorpresa.
“che stai dicendo?” balbettò, incredula.
Annuii, mentre i miei occhi si facevano sempre più gonfi e colmi di lacrime.
“siediti un attimo” mi disse, e ci sedemmo su una panchina.
Respirai a pieni polmoni e feci un lungo sospiro.
“da quanto tempo lo sai?” mi chiese.
“qualche giorno” mormorai.
“e perché non me lo hai detto subito?” continuò.
“abbiamo appena fatto pace, e non volevo rovinare tutto subito” sospirai.
“l’hai detto a Liam?” chiese.
“no” abbassai lo sguardo, “lo sapete soltanto tu e Louis”
“e lui cosa pensa di questa storia?” domandò.
“lui vorrebbe andare in America” singhiozzai, asciugandomi il viso bagnato dalle lacrime.
“cosa?” esclamò lei, “è impazzito?”
“dice che qui non ha niente, non ha nessuno” spiegai, “lì potrebbe iniziare tutto da capo.”
“io non voglio perderti” balbettò lei afferrando la mia mano.
Abbassai lo sguardo e un’altra lacrima rigò il mio viso, “neanche io”
“Dio, mi sento così stupida” scosse la testa, “ho passato giorni ad avercela con te per avermi fatto lasciare con Zayn, mentre tu stavi affrontando questa cosa da sola.”
“non importa” replicai, “non avresti potuto comunque cambiare le cose.”
“troveremo un modo per impedirlo” esclamò ad un tratto. Sembrava davvero decisa.
“non c’è niente che possiamo fare, Amy” sospirai.
“invece sì, devi essere ottimista” cercò di incoraggiarmi.
“non ce la faccio proprio” balzai in piedi, “mi dispiace.”
“vuoi arrenderti così?” mise le braccia conserte.
“non mi sto arrendendo, ma non ho altra scelta” sbottai.
“potresti venire a vivere da me” alzò le spalle.
“non è così facile” scossi la testa, “non posso andare a vivere per sempre a casa della mia migliore amica, lo capisci? e poi sono ancora minorenne, devo comunque stare con dei familiari.”
“io non voglio che tu vada in America” gli occhi le si fecero più gonfi, e abbassò lo sguardo.
Mi avvicinai silenziosamente a lei e la abbracciai. Era la mia migliore amica da anni ormai, da quando ero piccola. Ci era sempre stata per me e, nonostante i numerosi litigi, era ancora qui.
“adesso torno a casa” le dissi, “però più tardi ci vediamo, va bene?”
Lei annuì ancora in lacrime, strappandomi un sorriso. La salutai e mi voltai per tornare a casa, quando vidi un auto sfrecciare all’improvviso. Sussultai nel rendermi conto che era la macchina di Karen, e che forse aveva anche ascoltato tutto quello che avevo detto.

“vado a lavoro” borbottò Louis quel pomeriggio, “ci vediamo stasera.”
“va bene” risposi senza entusiasmo. E
ro ancora piuttosto arrabbiata con lui per la discussione di prima.
“comunque, mi dispiace per prima” disse. Era come se mi leggesse nel pensiero.
“non intendevo dire che sei stata un peso per me” continuò, “sei la mia sorellina e ti voglio un bene dell’anima, lo sai vero?”
Accennai un sorriso e annuii, “ti voglio bene anch’io.”
“meno male” ridacchiò afferrando la giacca, “non aspettarmi per cena stasera.”
“perché?” chiesi, “dove vai dopo il lavoro?”
“vado in centro” disse piuttosto imbarazzato, “esco con Amy.”
Sbarrai gli occhi, “davvero?”
“sì, davvero” arrossì leggermente e non potei fare a meno di sorridere.
“beh, divertitevi” trattenni una risatina.
“non pensare cose strane” sbuffò, “usciamo da amici.”
“va bene, va bene” alzai le spalle.
Lui borbottò qualcosa di incomprensibile e poi uscì. Sorrisi tra me e me, e non potei fare a meno di sperare che succedesse qualcosa fra loro. In fondo entrambi avevano bisogno di amore e di qualcuno che si prendesse cura dell’altro. Ad un tratto però riflettei meglio sulla situazione; avevo appena raccontato tutto ad Amy riguardo il trasferimento in America e ora lei usciva con Louis? Forse stavo diventando paranoica, ma una parte di me iniziò a pensare che Amy stava tramando qualcosa.
Visto che Louis non sarebbe tornato per cena, decisi di andare a fare un salto al bar da Liam.
Quando arrivai, però, lui stava già uscendo.
“ehi” sorrisi, raggiungendolo.
“ehi, piccola” alzò un sopracciglio, “che ci fai qui?”
“volevo stare con te” risposi, abbracciandolo forte.
Sorrise e mi avvolse a sé con le braccia, “come mai questa dolcezza improvvisa?”
“ho bisogno di affetto” sospirai, staccandomi dall’abbraccio e guardandolo negli occhi.
“stavo per venire da te” disse.
“devo dirti una cosa, Liam..” balbettai, e iniziai a tremare per quello che avevo da dirgli.
“anche io” mi prese per mano.
“quello che devo dirti io è importante” dissi.
“anche quello che devo dirti io” ribatté.
Rimasi in silenzio aspettando di sentire quello che aveva da dirmi.
“è una cosa bella, quindi non prenderla a male” sussurrò, prendendo le mie mani.
“va bene, dimmi” risposi.
“mia madre” fece una piccola pausa, “vorrebbe incontrarci di nuovo, insieme.”
“e perché?” chiesi, confusa. L’avevo vista quel pomeriggio mentre parlavo con Amy e temevo che avesse sentito tutto quello che avevo detto.
“credo che voglia finalmente chiederti scusa e accettare il fatto che siamo una coppia” sorrise.
“ne sei sicuro?” balbettai, perplessa.
“certo” annuì mentre ci dirigevamo verso la sua auto nel parcheggio del bar.
“io non ne sono così sicura, però..” mormorai.
“sta tranquilla” sorrise stampandomi un bacio sulla fronte, “tu invece? che dovevi dirmi?”
“niente” risposi in fretta, “non era poi così importante.”


Il giorno dopo a scuola andai incontro ad Amy e non esitai a chiederle come fosse andata l’uscita con Louis. Volevo davvero capire dove volesse arrivare.
“ehi” mormorai, “siete tornati tardi ieri sera?”
“non tanto” ridacchiò, arrossendo.
“beh, io sono rimasta sveglia fino all’una di notte e di Louis non c’era ancora traccia” alzai le spalle, “quindi direi di sì, avete fatto tardi”
“e va bene, forse ci siamo lasciati andare e non abbiamo guardato molto l’orologio” sorrise, imbarazzata.
“posso sapere perché lo stai facendo?” chiesi, ad un tratto.
“cosa?” aggrottò la fronte.
“sei uscita con Louis” feci una pausa, “così all’improvviso, ti sei appena lasciata con Zayn e..”
“te l’ho già detto, voglio andare avanti” sorrise disinvolta.
“è successo qualcosa tra voi ieri sera?” chiesi poi.
Rimase in silenzio per un po’ mordicchiandosi il labbro, “dopo che mi ha riaccompagnato a casa, ci siamo baciati.”
Sospirai, “perché non mi sorprende?”
“beh, è successo e basta” abbassò lo sguardo, “credo di piacergli.”
“è questo il punto, Amy” sbottai, “tu gli piaci e su questo non ci sono dubbi, ma non capisco se lui a te piace sul serio.”
“sì, è carino” sussurrò, “sto bene con lui.”
“lo stai facendo soltanto per non farmi partire, vero?” scossi la testa.
“cosa?” spalancò la bocca. Sembrava sorpresa ma io sapevo bene che era la verità.
“ascoltami” poggiai la mano sulla sua spalla, “non me la prenderò con te per questo, sei molto dolce a fare tutto questo per me, ma non voglio che giochi con i sentimenti di mio fratello solo per farmi restare qui..”
Amy si coprì il viso con le mani, “sono una persona orribile?”
“no” la abbracciai, “ma se Louis dovesse scoprirlo ti odierebbe, e odierebbe anche me.”
“io ci tengo davvero a lui” insistette, “non voglio perderlo così come non voglio perdere te.”
“pensi che se si innamorasse di te deciderebbe di non partire e così resterebbe qui con me?” chiesi.
“sì, tu mi hai detto che si è sempre sentito piuttosto solo” balbettò, “e forse in questo modo sarà felice”
“non posso fargli questo” mi portai una mano tra i capelli, “quando Lou capirà tutto non vorrà più vederci, lo capisci?”
“non sto facendo niente di male, Ronnie” sbuffò, “io gli voglio bene sul serio.”
“senti, ne riparleremo” dissi, “adesso ho un compito di matematica”
“va bene, ci vediamo stasera?” chiese prima di andarsene.
“stasera devo incontrare la mamma di Liam” feci una smorfia, “lui è convinto che voglia chiedermi scusa per tutto.”
“strano, proprio dopo che l’abbiamo incontrata mentre tu mi raccontavi del trasferimento in America” replicò, sospettosa.
“spero solo che non abbia sentito tutto” alzai gli occhi al cielo, e filai via.

Quando tornai a casa, nel pomeriggio, iniziai a prepararmi per la serata da Liam.
Avrei dovuto incontrare sua madre e vista la nostra ultima discussione non né ero molto felice. Stavo scegliendo cosa indossare quanto sentii il telefono vibrare, lo afferrai convinta che fosse Liam invece trovai un messaggio di mia madre: ‘come stai? Hai già pensato a quello che ti abbiamo detto? Mi manchi.’ 
Senza pensarci due volte lanciai il telefono sul letto senza neanche risponderle. Ero furiosa con loro e non avevo voglia di mantenere alcun contatto.
Dalla mia camera sentii la porta di casa aprirsi e poi sbattere Mi affacciai nel corridoio e vidi Louis rientrare e togliersi la giacca come faceva ogni volta quando usciva da lavoro.
“ehi” mi avvicinai a lui, “sei tornato tardi stasera”
“sì, quando ho finito di lavorare ho fatto un salto da Amy” accennò un sorriso.
“oh..” balbettai. Mi sentivo a disagio a parlare di questo argomento dopo quello che lei mi aveva detto questa mattina.
“tu che stai facendo?” chiese squadrando attentamente il vestito che portavo addosso, “un occasione speciale?”
“no, vado da Liam e ci sarà anche sua madre” brontolai.
“capisco” ridacchiò, buttandosi sul divano con le braccia dietro la nuca.
“senti, Lou..” mormorai sedendomi accanto a lui, “ti piace tanto, Amy?”
Fece una smorfia e portò lo sguardo fisso sul mio, “perché questa domanda?”
“così, per sapere” alzai le spalle.
“è carina, sto bene con lei” borbottò. Sorrisi, era quello che mi aveva detto anche lei.
“ma non avevi detto che non aveva senso uscire con una ragazza?” chiesi, “insomma, tra due settimane probabilmente ci trasferiremo..”
Louis si inumidì le labbra, “forse le cose possono cambiare.”
“che vuoi dire?” esclamai, entusiasta.
“non lo so, Ronnie” borbottò, “succedono tante cose in due settimane, potrei anche cambiare idea e non voler partire più.”
“per Amy?” chiesi. Non potevo crederci, a quanto pare il suo ‘piano’ stava funzionando.
“forse” ridacchiò imbarazzato, “ma non illuderti troppo.”
“ok, è tardi, torno a prepararmi” balzai in piedi e corsi in camera mia. Quelle parole mi avevano dato un briciolo di speranza, forse Louis avrebbe cambiato idea sul serio e sarebbe rimasto a Londra con me ed Amy. Avrei dovuto essere ottimista e fiduciosa, eppure non riuscivo a liberarmi dal senso di colpa.

“quanto sei bella” sussurrò Liam squadrandomi dalla testa ai piedi fuori dalla porta di casa sua.
“oh, smettila” sorrisi e gli stampai un veloce bacio sulle labbra prima di entrare dentro.
Mi guardai intorno e con mia sorpresa eravamo soli, “Karen non viene?”
“credo che venga tra poco” alzò le spalle, “abbiamo ancora un po’ di tempo per noi”
Sorrise maliziosamente e si inumidì le labbra. Mi si avvicinò ancora di più, prese il mio viso tra le mani e spezzò quel poco di distanza che rimase fra noi. Schiusi le labbra lasciandovi scivolare la sua lingua e portai le braccia intorno al suo collo, mentre avevo lo stomaco invaso da farfalle.
Si sedette sul divano con me sopra di lui, allargai leggermente le gambe e continuai a baciarlo.
“cosa direbbe mia madre se ci vedesse così?” ridacchiò tra un bacio e l’altro.
“probabilmente mi odierebbe più di quanto non mi odi già” sospirai.
“è impossibile odiare una meraviglia come te” sussurrò.
Sorrisi e poggiai dolcemente le labbra sulle sue ancora una volta. Probabilmente avrei dovuto approfittare del fatto che fossimo soli per raccontargli la verità sull’America e il resto, ma non avevo il coraggio. Stava andando tutto così bene fra noi che non me la sentivo di rovinare tutto ancora una volta, ma era inevitabile.
Continuava a torturarmi con i suoi baci sul collo, poi portò le mani sulle mie gambe.
“dovevi proprio metterti queste fottutissime calze?” protestò.
Scoppiai a ridere e annuii, baciandolo ancora e ancora. Mi tirò su il vestito fino a farmi avvicinare ancora di più.
Iniziai a strusciarmi contro di lui e sorrisi nel vederlo chiudere gli occhi e ansimare.
“merda” sbuffò quando sentimmo il campanello suonare. Mi alzai da sopra di lui e mi sistemai in fretta mentre Liam andò ad aprire la porta. Rabbrividii nel vedere Karen entrare, dargli un bacio sulla guancia e poi posare lo sguardo su di me.
“ciao, cara” sorrise come sempre, ignorando la nostra ultima discussione.
“salve” balbettai, avvicinandomi a loro.
“non ditemi che avete già mangiato” fece lei.
“no, mamma” rispose Liam, infilando le mani in tasca. Sembrava quasi scocciato dalla sua presenza.
“bene, potremmo ordinare una pizza oppure..” farfugliò lei, ma Liam la interruppe.
“mamma, lo sai il motivo per cui sei qui” disse.
“con calma, Liam” lei si tolse il cappotto poi posò lo sguardo su di me, “bel vestito, Ronnie.”
Accennai un lieve e finto sorriso, “mmh, grazie.”
“mi dispiace se siamo partite con il piede sbagliato, cara” mormorò avvicinandosi, “spero che tu possa darmi una seconda possibilità”
Liam sorrise e poi poggiò un braccio sulla mia spalla. Ero ancora piuttosto perplessa sulla sincerità di quelle parole, ma alla fine mi limitai ad annuire.
“certo” risposi.
“oh cielo, sono così contenta” esclamò, “in fondo ormai fai parte della famiglia.”
Nonostante avrei dovuto manifestare un po’ di gioia, sentivo che non era finita così.
Lei sembrava ancora falsa come al suo solito, o forse ero io che stavo diventando paranoica.
Mi limitai a sorriderle per il resto della serata e onestamente non aspettavo altro che se ne andasse.
“io e tuo padre stavamo pensando di fare un viaggetto” disse ad un tratto riferendosi a Liam, “magari oltre oceano, una cosa carina, non credi?”
“vedremo” rispose lui.
“potrebbe venire anche Ronnie, magari” sorrise spostando lo sguardo su di me.
“spero di sì” alzai le spalle, “se non sarò impegnata con la scuola o altro.”
“potremmo andare in America, per esempio” continuò lei, “penso che a te piacerebbe, giusto Ronnie?”
Sbarrai gli occhi e mi ghiacciai all’istante. Mi cadde il mondo addosso. Karen sapeva tutto, lo capii dal suo sguardo e dal suo tono di voce. Non ci potevo credere, aveva davvero ascoltato tutto quello che avevo detto ad Amy e adesso mi stava spingendo a dirlo a Liam.
Al diavolo le scuse, non era cambiata affatto.
“in America?” sbuffò lui, “è troppo lontano”
“lo so bene, ma credo che Ronnie debba per forza fare i conti con la distanza.”
“che vuoi dire?” Liam aggrottò la fronte, confuso.
“Karen, per favore” sospirai. Mi tremavano le gambe, “non voglio dirglielo così.”
“mi dispiace Ronnie, non volevo origliare le tue conversazioni, è successo senza che lo volessi” disse, “ma è una cosa importante e Liam deve saperla.”
Portai lo sguardo su di lui e sentii i miei occhi farsi sempre più gonfi.
“cosa dovrei sapere, esattamente?” sbottò, alzando il tono di voce.
La vista mi si appannò completamente e mi portai una mano sul viso per asciugarmi gli occhi lucidi.
“Ronnie” ripeté lui, “cosa devi dirmi?”
Mi coprii il viso con entrambi le mani e feci un lungo respiro.
“Ronnie” mi richiamò.
“Ronnie deve trasferirsi in America, tra meno di un mese” disse di colpo sua madre e l’espressione persa e smarrita sul viso di Liam mi spezzò il cuore.

 



 
***
 


umh.
non dirò nulla, stavolta.
a voi tutti i commenti!
che ne pensate? come reagirà Liam?

un bacio e alla prossima,
-marty.





 
 
 
 

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Capitolo 30
*** Struggle to resist. ***


Trentesimo capitolo.


Liam rimase immobile per qualche secondo, posò lo sguardo prima su sua madre, poi su di me.
Io ero seduta lì, di fronte a lui, non sapendo cosa dire. Mi asciugai ancora qualche lacrima che non voleva smettere di cadere, poi spezzai il silenzio alzandomi dalla sedia.
“vieni un attimo con me, così parliamo da soli?” gli tesi la mano.
Karen girò lo sguardo altrove senza dire nulla.
Senza afferrare la mia mano, Liam si alzò e mi fece strada in camera sua.
Non disse una parola, aveva uno sguardo rigidissimo e le vene in risalto sul collo, non l’avevo mai visto così nervoso. Chiusi attentamente la porta della sua stanza sperando che quella vipera di sua madre non corresse ad origliare, poi mi avvicinai lui. Liam aveva ancora lo sguardo perso nel vuoto, “puoi spiegarmi cosa significa quello che ha detto?”
Mi morsi nervosamente il labbro poi annuii, “Karen ha detto la verità, devo trasferirmi in America tra circa due settimane, i miei genitori vorrebbero che io e Louis li seguissimo lì per riformare la famiglia”
“ma che cazzo, Ronnie” sbottò dando un pugno contro il muro. Rabbrividii e feci un passo indietro, era davvero furioso.
“quando avevi intenzione di dirmelo?” alzò il tono di voce.
“te lo avrei detto molto presto” balbettai cercando di prendergli la mano, “non hai idea di quanto sia stata male per questo, non ero ancora pronta per parlarne.”
“da quanto tempo lo sai?” chiese, evitando i miei occhi.
“da un po’, ormai” abbassai lo sguardo, e un’altra stupida lacrima mi rigò il volto.
“quindi è deciso? partirai senza che io possa fare niente per impedirlo?” chiese, sentii la sua voce spezzata nell’ultima frase.
“Amy sta già cercando di convincere Louis..” mormorai, ma lui mi interruppe.
“lo hai detto ad Amy?” sbraitò. 
“sì” confessai, portandomi una mano tra i capelli.
“in pratica lo sapevano tutti tranne me” fece una smorfia, “meno male che avevamo messo la sincerità al primo posto.”
“Liam, te lo avrei detto presto” sussurrai, “credi che sia stato facile per me sopportare tutto questo stress senza potermi sfogare con qualcuno? volevo provare a risolvere la cosa da sola prima di coinvolgerti”
“non puoi risolverla” sospirò alzando gli occhi al cielo, “cazzo Ronnie, non puoi partire”
“neanche io lo voglio..” balbettai, afferrando finalmente la sua mano e stringendola alla mia.
“parlerò con i tuoi genitori” disse, con tono deciso.
“non credo serva a qualcosa” risposi.
“sì invece, ci parlerò e non mi importa se poi mi odieranno” ribatté, “io non lascerò che tu te ne vada, non possono separarci in questo modo”
Sentii il cuore battermi forte nel sentirgli pronunciare queste parole, e gli accarezzai dolcemente il viso.
“vieni a vivere con me” gli si illuminarono gli occhi di colpo, “finiamo la scuola e poi scappiamo per un po’, solo io e te”
“Liam..” sospirai, “non è così facile, non posso fare pazzie del genere”
“non puoi o non vuoi?” l’espressione del suo viso si fece di nuovo rigida.
“non posso” insistetti.
“quindi, cosa pensi di fare?” alzò le braccia in aria, “ti vuoi arrendere così? te ne andrai e tra noi finirà tutto?”
“no, certo che no” sentii il cuore sciogliersi nel vedere i suoi occhi farsi più lucidi. Non lo avevo mai visto così fragile, e non potei fare a meno di abbracciarlo. Mi avvolse tra le sue braccia e io lo strinsi ancora più forte, se fosse possibile.
Presi il suo viso tra le mani e gli accarezzai dolcemente le guance con il pollice, “ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto” sussurrai.
Liam chiuse gli occhi senza dire nulla e posò la testa sopra la mia, stringendomi ancora a sé. Rimanemmo in quella posizione a lungo, inutile dire che avevo le farfalle nello stomaco per tutto il tempo. La porta della stanza che si aprì di colpo mi fece sussultare, mi staccai leggermente da lui e trovai Karen lì di fronte.
“forse è meglio se vi lascio discutere con calma” disse, “io sto andando via”
Non rispose e voltai la faccia dall’altra parte, continuando ad abbracciare Liam.
“ciao, mamma” rispose lui, distrattamente.
Avrei tanto voluto vedere la sua faccia nel vederci attaccati nonostante lei sperasse che stessimo litigando furiosamente. Liam non la calcolò minimamente e lei, alla fine, se ne andò senza aggiungere altro.
“mi dispiace tu l’abbia dovuto sapere così” sussurrai, “da tua madre.”
“in effetti, avrei preferito che me lo dicessi tu” sospirò, “subito.”
“mi dispiace” ripetei, abbassando lo sguardo.
“e lei come faceva a saperlo?” chiese.
“mi ha ascoltata mentre raccontavo tutto ad Amy” feci una smorfia, “probabilmente non avrei dovuto dirle tutto fuori casa e con tono di voce abbastanza alto, ma ero esasperata.”
Liam si inumidì le labbra, “comunque, prima hai detto che Amy sta già pensando a qualcosa per farti restare..”
Mi morsi nervosamente il labbro e non dissi nulla.
“cosa intendevi?” continuò.
“ne parliamo domani, va bene?” accennai un sorriso “adesso sono stanca e vorrei andare a casa, a dormire”
“resti a dormire con me?” chiese dolcemente, “non voglio stare solo stasera”
“sono parecchio stanca, Liam..” mormorai.
“allora niente sesso selvaggio, promesso” incrociò le dita.
Scoppiai a ridere e gli scompigliai i capelli, “ti è tornato il buonumore?”
“mi sono semplicemente reso conto che non ti perderò” disse.
“come fai ad esserne così sicuro?” balbettai.
“perché io non lo permetterò” ribatté, “a costo di venire in America con te.”
Sorrisi e poggiai gentilmente le labbra sulle sue, incrociando le braccia dietro il suo collo.
“ti amo, Liam James Payne” sussurrai, prima di stampargli un altro bacio.

Il giorno seguente uscii da scuola e, insieme a Liam, tornammo a casa mia.
Quando aprii la porta, però, ebbi una sorpresa che non mi aspettavo di certo.
“e tu che ci fai qui?” balbettai, trovando Amy accoccolata sul divano insieme a mio fratello.
Indossava una delle mie camicie da notte, mentre Louis era senza maglietta. Cercai di non pensare a quello che avessero potuto aver fatto.
“sorpresa” ridacchiò lei alzandosi, “non avevo voglia di andare a scuola”
Spalancai la bocca e li fulminai entrambi con lo sguardo.
“che c’è?” brontolò lui infilandosi una maglia che era per terra, “ieri sera ho letto il tuo messaggio dove dicevi di restare da Liam, e così ne ho approfittato”
Sbarrai ancora gli occhi, poi posai uno sguardo colpevole su Amy.
Liam mi guardò leggermente confuso, poi gli feci segno di restare con Louis per un po’.
Trascinai Amy in camera mia e dopo aver chiuso la porta, feci attenzione a bisbigliare a bassa voce.
“si può sapere che stai facendo?” sbottai, osservandola con attenzione mentre indossava la mia camicia da notte.
“che intendi?” sbuffò, trattenendo una risatina.
“hai fatto l’amore con Louis?” chiesi, cercando di nascondere l’imbarazzo.
“non proprio” sorrise, “perché tutta quest’ansia?”
“perché so il motivo per cui lo stai facendo” sospirai, “non voglio che giochi ancora con i suoi sentimenti.”
“Ronnie, te l’ho detto” alzò gli occhi al cielo, “lui mi piace sul serio, non lo sto frequentando soltanto per farti restare a Londra.”
“ma quello è il motivo per cui hai iniziato ad uscirci” sottolineai.
“beh, effettivamente sì” confessò, sfilandosi la camicia da notte e riprendendo i suoi vestiti.
“sarà meglio che lui non lo scopra” dissi, “altrimenti posso dire addio a te, a Liam, a questo posto e anche al mio rapporto con Louis.”
“sta’ tranquilla” sbuffò, “sei sempre così paranoica.”
“no, sono realista” alzai gli occhi al cielo.
“comunque, hai detto a Liam del trasferimento?” chiese.
“sì” sospirai, “beh, tecnicamente lo ha fatto sua madre”
“davvero?” esclamò, “e come l’ha presa lui? poco fa sembrava sereno come sempre”
“stiamo cercando delle soluzioni” alzai le spalle, “ma non è semplice”
“non credo serviranno” sorrise soddisfatta, “Louis non partirà, fidati di me”
Stavo per risponderle ma la porta della mia stanza si aprì all’improvviso e spuntò fuori Liam, “ehi, tutto bene qui dentro?”
“non si osa bussare?” brontolò Amy, che aveva appena finito di vestirsi.
Liam ridacchiò poi mi si avvicinò, “io e te non dovevamo fare quella cosa?”
“oh, giusto” abbassai lo sguardo.
“cosa?” chiese Amy, curiosa.
“Liam vuole telefonare ai miei genitori” dissi, “è convinto che possa a servire a qualcosa.”
“quei due sono degli ossi duri” farfugliò Louis, raggiungendoci.
“beh, fateci sapere com’è andata” esclamò lei uscendo dalla stanza con Louis.
Alzai gli occhi al cielo e posai nuovamente lo sguardo su Liam.
“questo sarebbe il suo piano per farti restare a Londra?” borbottò, sospettoso.
“Amy è convinta di riuscire a convincere Louis a non partire” scossi la testa.
“e per questo fa finta di uscire con lui?” sbarrò gli occhi.
“non so se faccia finta o meno, lei nega” sbuffai, “però sono stanca..”
“ma hai dormito come un ghiro stanotte” ridacchiò lui.
“no, Liam” sorrisi debolmente, “sono stanca di tutti questi problemi”
Portò un braccio attorno alla mia spalla e spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso.
“io sono qui per questo” disse, “per aiutarti a risolvere tutti i tuoi problemi”
“grazie, superman” sorrisi, “ma ci sono cose più forti di noi, che non possiamo risolvere da soli”
“non ti lascerò partire, questo è poco ma sicuro” replicò.
“mia madre continua a scrivermi messaggi, sai?” fissai un punto fisso nella stanza, “è convinta di poter recuperare il nostro rapporto così..”
Liam rimase in silenzio, continuando a stringermi la mano.
“ma io non dimentico facilmente” sussurrai, “e di certo non andrò a vivere con loro in un altro paese dopo tutti questi anni, se lo possono scordare”
“così ti voglio” rispose, “forte e decisa.”
“non sono forte” scossi la testa.
“sì che lo sei” prese il mio viso tra le mani, “io ti conosco, ne hai passate tante, e sei ancora qui a combattere per quello che vuoi.”
Sorrisi, “forse è vero, ed è merito tuo.”
“merito mio?” ripetè, “non credo proprio.”
“prima di conoscerti, cinque mesi fa, la mia vita era diversa” iniziai, “prima di quella stupida festa di Halloween ero ancora una ragazzina ingenua e timida con la costante paura di soffrire”
Lui continuò a non dire nulla, senza staccarmi gli occhi di dosso.
“poi sei arrivato tu” curvai le labbra in un timido sorriso, “e hai stravolto tutto, hai dato un senso alla mia vita, mi hai insegnato cos’è l’amore e credimi se ti dico che sei tutto ciò che mi trattiene in questo posto..”
“non c’è bisogno che tu dica altro” sorrise emozionato e si si avvicinò ancora di più, sfiorandomi le labbra con le sue. Ricambiai il sorriso, dopodiché gli passai il mio cellulare.
“sei sicuro di volerlo fare?” balbettai, “parlare con i miei genitori?”
Non ero affatto convinta che fosse una buona idea.
“sono sicurissimo” ribatté e prese il telefono in mano, iniziando a comporre il numero.


“ci hai provato, non importa” sospirai, togliendo il telefono dalle mani di Liam.
“non mi interessa se hanno entrambi il telefono staccato” borbottò, “domani proviamo a richiamarli”
“comunque non servirà a niente” abbassai lo sguardo.

“fidati di me” sussurrò, “servirà.”




 
 
***
 


ehilà gente!
eccomi di nuovo qui,
Liam sembra non intenzionato ad arrendersi,
e vuole fare in modo che Ronnie rimanga con lui a tutti i costi.
commenti?

un bacio e alla prossima,
-marty.





 

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Capitolo 31
*** Sweet lies. ***


Trentunesimo capitolo.



Il giorno seguente tornai a casa dopo una pesante mattinata di scuola e trovai Louis imbambolato e seduto con la testa fra le mani. Lo sguardo assente, gli occhi a forma di cuore, e la bocca semiaperta. Stava praticamente sognando ad occhi aperti.
“Lou..” balbettai avvicinandomi a lui e gettando lo zaino per terra, “ci sei?”
Lui non rispose, senza neanche sbattere le palpebre. 
“terra chiama Louis” brontolai strattonandogli il braccio, “sei vivo? ho fame.”
Lui sbarrò gli occhi di colpo e mi guardò sorpreso, “cosa hai detto? hai fame?”
“no, l’ho detto soltanto per farti svegliare” ridacchiai soddisfatta.
“mi sembrava strano” fece una smorfia, “tu non hai mai fame.”
“comunque, si può sapere che stavi facendo?” mormorai osservandolo attentamente, “sembravi una specie di zombie..”
Louis sorrise, “stavo pensando.”
“ad Amy?” alzai un sopracciglio.
“può darsi” trattenne una risatina, e arrossì. Dio, non lo avevo mai visto così.
“ah, lo sapevo, sei cotto” lo presi in giro.
“può darsi” ripeté, alzando le spalle.
“e non lo neghi nemmeno?” spalancai la bocca, “sei più che cotto.”
Louis scoppiò a ridere e mi stritolò in un – fin troppo sdolcinato – abbraccio.
“beh, comunque” balbettai cercando di staccarmi da lui, “ieri io e Liam abbiamo provato a chiamare mamma e papà”
“sì lo so, com’è andata?” chiese, tornando serio.
“avevano entrambi il telefono staccato” feci una smorfia, “come se si aspettassero già una nostra chiamata.”
Louis ridacchiò, “fa niente, non c’è bisogno che proviate a richiamarli.”
“hai ragione, sono sicura che ignorerebbero le parole di Liam..” sospirai.
“no” ribatté, “sarebbe inutile chiamarli perché io e te non partiremo, Ron.”
Rimasi immobile cercando di realizzare se quello che aveva appena detto fosse vero.
“come?” balbettai, “tu avevi detto che..”
“non voglio più partire” curvò le labbra in un sorriso, “avevi ragione, qui sto bene, ho tutto.”
Mi portai una mano davanti alla bocca per evitare di lanciare un urlo di gioia.
“ho te che sei la mia vera famiglia, ho un lavoro e.. sto bene così” continuò, alzando le spalle.
“oddio, Lou” strillai saltandogli praticamente addosso. Lo abbracciai fortissimo, “non immagini quanto sia felice di questa scelta” dissi.
“lo so, lo so” annuì, “parlerò con mamma e papà e gli spiegherò la situazione, sono sicuro che capiranno.”
“non mi interessa se capiranno” sbuffai, “ora ho te qui con me e non dovranno più costringermi ad andare in America”
“quindi da adesso in poi non ti conviene farmi arrabbiare, posso sempre cambiare idea” fece un occhiolino.
“non puoi ricattarmi così” borbottai, continuando a sorridere. Ero troppo felice.
“e comunque..” brontolai, “non fingere di restare per me, so bene che lo fai soprattutto per la tua nuova ragazza.”
Alzò gli occhi al cielo, “non è solo per quello.”
“beh, adesso sono troppo contenta per protestare” dissi per poi afferrare il telefono.
“e adesso chi chiami?” chiese.
“Liam, ovviamente” sbandierai il telefono in mano come fosse un trofeo e corsi in camera mia. Proprio mentre stavo componendo il numero, realizzai che era meglio dirglielo di persona. Volevo vedere l’espressione sul suo viso, il suo bellissimo sorriso che mi scaldava il cuore ogni volta.

Circa mezzora dopo, mi affacciai fuori dalla finestra e vidi la sua macchina parcheggiata proprio fuori il mio cancelletto. Sorrisi, salutai Lou, e uscii di corsa. Mi avvicinai e lui abbassò immediatamente il finestrino, togliendosi gli occhiali da sole e portando un braccio al di fuori.
“stai cercando di fare il figo?” scoppiai a ridere, appoggiando le braccia sulla portiera.
“non ne ho bisogno” mi corresse, “io sono figo.”
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi di nuovo, per poi montare in macchina.
“allora, cos’è questa cosa per cui mi hai detto di venire subito?” chiese.
“è una sorpresa” confessai, cercando di non dare troppi segnali di gioia.
“mh” si inumidì le labbra, “anch’io ho una sorpresa per te”
“quale?” chiesi, entusiasta.
“cambio di programma, oggi non devo lavorare” mormorò avvicinandosi al mio collo, “quindi abbiamo tutta la giornata per noi.”
“non potevi darmi notizia migliore” sussurrai, per poi poggiare dolcemente le labbra sulle sue.
Presi il suo viso tra le mani e lasciai accesso alla sua lingua, continuando a baciarlo con foga. Sentivo il cuore battermi forte in petto, ero felice. L’ansia dei giorni passati era sparita, adesso potevo finalmente essere serena, insieme a lui.
Perché in fondo lui era ciò che contava di più, per me.
“oh, non vorrete sul serio farlo in macchina” borbottò una vocina, interrompendoci.
Mi staccai da Liam e vidi Amy lì in strada, fuori casa mia.
“ehi” dissi abbassando il finestrino, “che ci fai qui?”
“sto andando da Louis” rispose lei, “ovviamente.”
Sorrisi, “allora va’ da lui, credo che debba dirti qualcosa..”
“cosa?” spalancò la bocca.
“credo che abbia una sorpresa per te” ridacchiai.
“lo dici soltanto perché così vi lascio scopare in macchina?” sbuffò.
“Amy!” esclamai tra le risate di Liam, “sul serio, deve dirti una cosa.”
“va bene, va bene” rispose, “allora ci vediamo stasera, piccioncini.”
Sorrisi e la salutai con la mano, richiudendo il finestrino dell’auto.
“cosa sono tutte queste sorprese, oggi?” chiese, sospettoso.
“sta’ calmo” replicai, “c’è tempo, no?”
“va bene” sospirò, “anche perché volevo portarti in un posto..”
“quale posto?” mi si illuminarono gli occhi.
“è una sorpresa” imitò la mia voce.
Scoppiai a ridere e mi sistemai, aspettando che mettesse in moto la macchina.
Circa quindici minuti dopo arrivammo in un posto deserto.
Scesi dall’auto e tutto ciò che vidi fu una casetta di legno vicino a una specie di ruscello. Sembrava il paradiso. Liam fece il giro e mi prese per mano, portandomi vicino alla casetta.
Portò un braccio attorno alla mia spalla e iniziò a guardarsi intorno, con un sorriso nostalgico sul volto.
“che cos’è questo posto?” chiesi.
“è di mio padre” disse, “mi portava spesso qui quando ero piccolo, giocavamo insieme.” 
Non dissi nulla e lo osservai mentre tirava fuori delle chiavi dalla tasca. Mi lasciai guidare dentro la piccola casa, notai che le pareti erano bianche e spoglie, nella stanza c’era solo un divanetto e un camino. Appoggiai la borsa sul pavimento e iniziai ad ispezionare la stanza, quando notai una felpa per terra. La indicai e guardai Liam con aria interrogativa.
“ogni tanto ci torno, qui” spiegò, “quando ho bisogno di pensare e stare solo.”
“sì, immagino” feci una smorfia, “tu e qualche ragazza..”
“se proprio vuoi saperlo, sei la prima ragazza che viene qui” confessò, avvicinandosi.
Sentii un brivido percorrermi la schiena e non potei fare a meno di sentirmi speciale per un attimo.
“o forse la seconda” si corresse, grattandosi la nuca.
Sbarrai gli occhi e lo fulminai con lo sguardo.
“beh, la prima è stata mia madre” ridacchiò imbarazzato, “non volevo mai andarmene da qui.”
Scoppiai a ridere e mi sedetti sulle sue gambe, accoccolandoci sul divanetto. 
“probabilmente ci saranno centinai di telecamere qui dentro, con Karen che ci spia” ridacchiai, e lui fece lo stesso. Ad un tratto però lo sguardo mi ricadde su un barattolo di vernice in lontananza. Mi alzai di scatto e tirai fuori il pennello, “e questo?”
“beh, in realtà è da un po’ di tempo che avrei dovuto pitturare le pareti, ma non ne avevo mai voglia” confessò, mostrando un sorrisetto beffardo.
“sfaticato” alzai gli occhi al cielo e osservai la vernice color azzurro cielo.
“magari potremmo approfittarne adesso” afferrò il rullo e dopo averlo immerso nella vernice, cominciò a passarlo sul muro.
“ma così ci sporchiamo” sbuffai, allontanandomi.
“oh scusa, dimenticavo che sei una perfettina” ridacchiò, continuando a colorare la parete.
“cosa hai detto?” borbottai.
“sei una perfettina, sofisticata e..” ripeté, ma lo interruppi prendendo il pennello e macchiandogli tutta la maglietta.
“così impari” lo presi in giro, osservando soddisfatta il disastro che avevo combinato.
“bastarda che non sei altro” si morse il labbro e, prima che potessi scappare, mi afferrò per ripagarmi il favore.
Sbuffai, guardando i miei jeans macchiati di vernice e gli diedi un colpetto sul braccio.
“così impari a provocarmi” ridacchiò avvolgendomi tra le sue braccia, facendomi sporcare ancora di più.
“oh, quanto ti odio” sospirai.
Sorrise teneramente, si tolse la maglietta sporca e poi mi lasciò un dolce bacio sulle labbra, “allora, hai intenzione di dirmi sì o no di che sorpresa si tratta?” protestò, impaziente.
Sorrisi e lo guardai intensamente negli occhi per qualche secondo, “e va bene..”
“sto aspettando” continuò, mettendo le braccia conserte.
“non partirò per l’America, è ufficiale” dissi tutto d’un fiato.
“cosa?” sbarrò gli occhi.
“hai capito bene” sorrisi, “Louis ha deciso di restare qui a Londra con me, perciò non c’è nient’altro che i miei genitori possano fare per costringermi ad andare lì con loro.”
Liam sfoderò un sorrisone e poi mi zittì con una serie di baci, uno dietro l’altro.
“cazzo, dimmi che non sto sognando” sussurrò.
Sorrisi e scossi la testa, “è tutto vero”
Non rispose e si fiondò di nuovo sulle mie labbra, facendomi stendere sul divanetto.
Gli feci spazio sopra di me, e lasciai che mi baciasse ancora una volta. 
“quindi adesso sei tutta mia” mormorò a pochi centimetri dal mio viso.
Rabbrividii, “lo sono sempre stata”
“ma adesso..” fece una piccola pausa, “ho la certezza che lo sarai per sempre.”
Curvai le labbra in un sorriso dopodiché le posai nuovamente sulle sue.
Lasciai che la sua lingua si scontrasse con la mia, in una lotta per la dominanza.
Portai le mani tra i suoi capelli leggermente sudati, e li tirai. Posò le mani sulle mie gambe e iniziò a spogliarmi delicatamente. Avevo così tanta voglia di lui, di sentirmi sua, e così facemmo l’amore. Proprio lì, in quella casetta sperduta nel bel mezzo della campagna.
Eravamo solo noi, io e lui, vicino a quel caminetto.

Dopo aver sonnecchiato un po’, circa due ore dopo, Liam mi riaccompagnò a casa.
“ti unisci a noi per cena?” gli chiesi prima di scendere dalla sua macchina.
“non posso, piccola” rispose, “devo lavorare”
“avevi detto di avere il giorno libero” sbuffai.
“proprio così” annuì, “la giornata libera, la serata no”
Borbottai tra me e me poi lo abbracciai un’ultima volta, “sono stata benissimo oggi..”
“anche io” rispose, baciandomi in fronte.
Sorrisi un’ultima volta, poi scesi definitivamente dall’auto.
Mi fermai per strada e lo guardai partire, lanciandogli un ultimo bacio con la mano.

“buonasera” annunciai rientrando in casa, trovando Louis ed Amy ai fornelli.
“qualcuno qui è di ottimo umore” ridacchiò lei, prendendomi in giro.
“sì, in effetti sì” ammisi, saltellando verso di loro per poi abbracciarli entrambi.
“quanta sdolcinatezza” borbottò Lou, staccandomi dalla mia presa.
“parla quello che stamattina sembrava volesse strozzarmi, per quanto mi abbracciava forte” replicai.
Louis sbuffò ed Amy sorrise.
“vieni un attimo in camera con me?” le chiesi, trascinandola in stanza.
Louis fece un’altra smorfia e io chiusi attentamente la porta per poi voltarmi verso di lei.
“te lo ha detto?” mormorai, abbassando il tono di voce.
“sì” esclamò, “sono contentissima che non partiate”
“anche io” risposi, “finalmente il destino sembra essere dalla mia parte..”
“il destino non c’entra niente, è tutto merito mio” ribatté.
“beh, tu hai fatto la tua parte” annuii, “grazie”
“non devi ringraziarmi, Ronnie” rispose, “chi lo avrebbe mai detto che il mio piano avrebbe funzionato”
“già, è la prima volta che si avvera qualcosa che dici” ridacchiai, “mio fratello è cotto di te.”
Ma il mio sorriso si spense in un attimo, “di che piano state parlando?” era la sua voce.
Mi voltai di scatto, trovando Louis in piedi dietro di noi. Lo sguardo era perso, e confuso.
“ehi, Lou..” balbettai, in preda al panico.
Non volevo più mentire, e ormai era chiaro che aveva ascoltato tutta la conversazione.
“e così faceva parte tutto di uno stupido piano per non farti partire?” sbarrò gli occhi guardando prima me, poi Amy.
“non era un piano Lou, non siamo mica geni del male” ridacchiò Amy andando ad abbracciarlo, ma lui fece un passo indietro.
“non prendermi per stupido, ok?” sbottò, “ho capito bene cosa sta succedendo qui”
“parliamone con calma, per favore” sussurrai, “posso spiegarti tutto”
“non c’è bisogno che mi spieghiate niente” sbottò, uscendo dalla mia stanza sbattendo la porta. 
Il cuore iniziò a battermi più velocemente dall’ansia e vidi Amy seguirlo e corrergli dietro.
Mi nascosi dietro la porta per sentire meglio e iniziai ad origliare.
“non ti ho mai preso in giro” questa era la voce di Amy.
“sei uscita con me solo per farmi restare a Londra con la tua migliore amica” ribatté Louis, “se questo non è prendere in giro..”
“la prima volta sono uscita con te per questo” lo corresse, “ma mi sono resa conto che tu mi fai stare bene come nessun altro prima d’ora, e provo davvero qualcosa per te..”
“e chi mi assicura che tu non mi stia dicendo questo solo per non farmi partire?” fece una smorfia.
“io voglio stare con te, sul serio..” balbettò Amy e riuscii quasi a vedere i due prendersi per mano.
“non riesco a fidarmi” replicò Louis, allontanandosi da lei.
Sentii un tonfo al cuore, avevo rovinato tutto quanto. Era tutta colpa mia.
“ti prego Lou, devi credermi” insistette lei, “non avrei mai voluto che ti sentissi preso in giro.”
“ma è come mi sento adesso” sbottò lui.
“andava tutto così bene fra noi, non roviniamo tutto..” balbettò.
“tu hai rovinato tutto” mio fratello alzò il tono di voce e non potei fare a meno di rabbrividire. Non l’avevo mai visto così arrabbiato. A questo punto aprii la porta della mia camera e mi feci avanti.
“Lou per favore, ascoltala” intervenni, “ti sta dicendo la verità.”
“non sto parlando con te” ribatté lui più freddo che mai, “sei mia sorella, sei tutto per me, e sapevi cosa provavo per lei..”
Sentii il cuore spezzarsi in mille pezzi e, come al solito, tentai di controllare le lacrime.
“non dire così, ti prego” balbettai, cercando di afferrare la sua mano.
Come immaginavo lui si spostò, “vado a fare un giro” disse prima di avvicinarsi alla porta di casa per poi sbatterla violentemente.
“è davvero arrabbiato..” commentò Amy, portandosi una mano tra i capelli.
“che ti aspettavi?” sbottai, “lo sapevo che sarebbe andata a finire così, abbiamo peggiorato soltanto le cose”
“Ronnie, almeno tu devi credermi” mormorò, “io provo davvero qualcosa di forte per Louis, e ora ho troppa paura di perderlo..”
Osservai attentamente il suo viso affranto e vidi una lacrima attraversarle la guancia.
Senza dire nulla la abbracciai, “gli passerà, o almeno spero.”




 
 
***
 


salve gente!
come state?
io non proprio bene,
visto che ho gli esami di maturità.
per questo motivo sarò meno presente del solito,
ma comunque ci tenevo ad aggiornare! x
che ve ne pare del capitolo?
quanti guai! :c
un bacio e alla prossima,
-marty.






 

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Capitolo 32
*** Back for you. ***


Trentaduesimo capitolo.



Decisi di non chiamare Liam e non raccontargli nulla.
Stava lavorando e l’ultima cosa che volevo era farlo preoccupare o mettergli ansia mentre era a lavoro, specialmente dopo la meravigliosa giornata che avevamo passato insieme nella casetta di suo padre. Era incredibile come la situazione era degenerata del giro di poche ore.
Passai il resto della serata a casa con Amy, cercammo di distrarci davanti alla tv, mentre di Louis nessuna traccia. Erano quasi le undici di sera e non era ancora tornato.
“sto iniziando a preoccuparmi” disse Amy, fissando l’orologio.
“conoscendolo sarà uscito con qualche amico, non preoccuparti” abbassai lo sguardo. In parte cercai di auto convincermi che fosse così, e sperai che Louis non stesse combinando stupidaggini. 
“posso restare a dormire qui?” chiese, “per favore”
Rimasi in silenzio per un po’, “sì va bene, anche se non penso sia una buona idea se Louis dovesse tornare..”
“devo chiarire con lui” rispose.
“ha bisogno di tempo” replicai, “cerca di dargli un po’ di spazio.”
Lei si morse nervosamente il labbro e alla fine annuì.
“cosa ti avevo detto?” esclamai ad un tratto, tirando fuori il telefono e mostrandogli un messaggio di Louis in cui mi avvisava che restava a dormire da un amico. 

“buongiorno meraviglia” fece Liam, appoggiato davanti al muretto della scuola.
Mi voltai di scatto non avendolo visto e mi fiondai ad abbracciarlo, “buongiorno.”
“non ti ho vista prima, e ieri sera eri strana al telefono..” sussurrò, “stai bene?”
“sì, sì” annuii cercando di sembrare convincente, “a te com’è andata a lavoro ieri?”
“stancante come sempre” sbuffò portando un braccio sulla mia spalla, “oggi inizio alle cinque, quindi abbiamo un po’ di tempo per noi.”
“va bene” risposi, accennando un sorriso.
“sei sicura di stare bene?” ripeté, scrutando attentamente il mio sguardo.
“non ho dormito molto stanotte” alzai le spalle.
“se vuoi possiamo tornarcene nella casetta al fiume” fece un sorrisetto beffardo, “potrei farti rilassare io..”
Scoppiai a ridere e gli sfiorai le labbra con un veloce bacio, “sta’ calmo, Payne.”
“voglio passare tutto il tempo che ho a disposizione insieme a te” sorrise, “siamo stati fortunati con la storia dell’America, tutto è andato per il meglio, ricordi? Eravamo ad un passo così dal separarci per sempre, per fortuna tuo fratello ha preso la decisione giusta.”
Il sorriso sul mio volto si spense in un attimo, “già, per fortuna..”
“adesso scappo, ho un compito di matematica” mi stampò un altro bacio, “ci vediamo dopo.”
Annuii e lo salutai con la mano, per poi continuare a vagabondare da sola nel cortile della scuola.
“Ronnie!” sentii una voce allegra e raggiante dietro di me.
Mi voltai e, con mia sorpresa, mi accorsi che Harry era proprio lì.
“ehi” accennai un timido sorriso, sistemandomi i capelli.
“ogni tanto sparisci, eh?” ridacchiò, “come stai?”
“me la cavo” sospirai, “e tu invece?”
“sto bene” alzò le spalle, “dovremmo organizzare un’uscita un giorno, che ne pensi?”
Mi morsi il labbro e spostai lo sguardo altrove, “sì, beh, sarebbe carino..”
“ok, ho capito, fa niente” mi interruppe, “sei impegnata, lo capisco.”
“non è questo” replicai, “è che.. questo non è un buon momento per me.”
“che succede?” chiese.
“problemi familiari” alzai gli occhi al cielo, “in realtà ora non ho molta voglia di parlarne, scusa.”
“sta’ tranquilla” sorrise dolcemente, “magari un’altra volta.”
“già, un’altra volta..” ripetei distrattamente.
“mi manchi, Ron” fece ad un tratto, “mi piacerebbe che tornassimo ad essere amici..”
“piacerebbe anche a me” risposi, non del tutto convinta.
Stava per rispondermi, ma Amy si mise in mezzo prima che potesse farlo.
“Ronnie, andiamo?” chiese, trascinandomi via per un braccio.
“ne riparliamo, scusa” dissi ad Harry, prima di ritrovarmi nel bagno delle ragazze con lei.
“si può sapere cosa ti prende?” esclamò, guardandomi con gli occhi sbarrati.
“a te cosa ti prende?” la corressi, “stavo parlando con lui e mi hai letteralmente rapita.”
“l’ho fatto per te” disse, “non penso che Liam sarebbe contento di vederti parlare con lui.”
“stavamo solo parlando, ok?” feci una smorfia.
“voglio solo risparmiarti problemi col tuo ragazzo, io ne sono piena fino al collo” abbassò lo sguardo.
“a proposito, hai sentito Louis questa mattina?” le chiesi.
“no, nessun messaggio” scosse la testa, “niente di niente”
“sarà ancora con i suoi amici” alzai le spalle, “spero gli passi presto..”

Dopo la scuola, tornai a casa insieme ad Amy e Liam, ma di Louis ancora nessuna traccia.
Provai a chiamarlo al cellulare, ma lui si rifiutava di rispondere. 
“state scherzando?” esclamò Liam, dopo che gli raccontammo tutto quello che era successo la sera prima.
“credo che lui ora si senta tradito, usato, preso in giro..” mormorai.
“è ovvio che si senta così” borbottò, “e anche se non lo avete preso in giro di proposito, lo avete comunque sfruttato per interessi vostri”
“lo so e mi sento una merda per questo” mormorai, “credi che riuscirà mai a perdonarci?”
“tu sei sua sorella, ti perdonerà per forza” sorrise poggiando una mano sulla mia spalla.
Amy abbassò lo sguardo affranta e lanciai un’occhiataccia a Liam, costringendolo a dire qualcosa per confortarla.
“se quello che provava per te era davvero forte, allora ci passerà sopra” sussurrò, ed Amy non aggiunse nulla.
“ma diamine ragazze..” continuò lui, “è pur sempre un maschio, ha un orgoglio, non sopporta il fatto di essere preso in giro da due ragazzine”
Fulminai Liam con lo sguardo ed Amy fece un altro sospiro, coprendosi il viso con la mano.
“se Louis ti vedesse in questo momento, capirebbe quanto tieni a lui..” mormorai, rassicurandola.
“forse, potrei” la porta si aprì proprio in quel momento e Louis era proprio lì, in piedi di fronte a noi.
Tutti e tre ci alzammo di scatto e io mi avvicinai leggermente a lui, “ehi, sei tornato finalmente..”
“sì” rispose, distaccato esattamente come la sera prima.
“dove sei stato?” gli chiesi.
“te l’ho detto, sono stato da alcuni amici” rispose, togliendosi il giacchetto. 
“e.. come stai?” domandò Amy, con un filo di voce.
Lui alzò le spalle, “sto bene” poi spostò lo sguardo su di me.
Rimasi in silenzio, non sapendo cosa dire.
“Ron, mamma e papà arriveranno questa sera” annunciò, “mi sembrava giusto che lo sapessi.”
“cosa?” esclamai, spalancando la bocca. Speravo di aver sentito male.
“hai capito bene” ribatté, “stanno tornando.”
Ero sconvolta, sentii Liam al mio fianco stringermi più forte la mano.



 
 
***
 


ehilà!
sono tornata.
maturità finita, finalmente. 
yaaay.
parlando del capitolo,
che ve ne pare?
e del colpo di scena finale?
un bacio e alla prossima,
-marty.



 

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Capitolo 33
*** Outside. ***


Trentatreesimo capitolo.



Convinsi Liam ed Amy ad andarsene, per farmi parlare tranquillamente con mio fratello.
Louis però era ancora distaccato e a malapena mi guardava negli occhi.
“vuoi continuare ad ignorarmi per sempre?” sbuffai, sedendomi accanto a lui.
“non mi dispiacerebbe, in effetti” fece una smorfia.
Sospirai e poggiai una mano sulla sua spalla, “dai Lou, ti ho già detto che mi dispiace..”
Rimase in silenzio e abbassò lo sguardo.
“e onestamente non capisco perché tu abbia chiamato mamma e papà” aggiunsi, “cosa pensi di risolvere?”
“sto ripensando sul trasferimento in America” disse tutto d’un fiato.
“ma avevi detto che volevi restare qui..” mormorai.
“prima che scoprissi quello che stavate facendo” puntualizzò.
“vuoi davvero trasferirti solo perché una ragazza ti ha fatto star male?” sbottai alzandomi in piedi, “sai quante volte io sarei voluta scappare da questo posto? quando Liam mi ha lasciata, te lo ricordi? ero distrutta, ma la vita va avanti e con la mia forza di volontà sono riuscita a superare la cosa! e adesso guardami, sono ancora con lui! perché se è destino che due persone debbano stare insieme, allora staranno insieme.”
“vuoi davvero dare lezioni di vita a me?” ribatté, “chiediti dove saresti senza tutto quello che io ho fatto per te in questi anni, e tu mi ripaghi prendendomi per il culo insieme alla tua amichetta”
Louis mi stava facendo saltare i nervi, “non devi rinfacciarmi tutto quello che hai fatto per me, lo so bene” replicai.
“e allora tienilo a mente, perché adesso sono stanco” borbottò, “d’ora in poi penserò solo a me stesso.”
“sei proprio un bambino” sospirai avvicinandomi a lui, “vuoi scappare solo perché una ragazzina ti ha spezzato il cuore.”
“Ron, sta’ attenta a quello che dici” chiuse gli occhi, sembrava si stesse trattenendo dall’esplodere.
“ti ho già chiesto scusa, cosa posso fare di più? Amy prova davvero quei sentimenti per te, non è colpa mia se non vuoi crederle” alzai il tono di voce, “sii uomo e affrontala, parla con lei!”
“non devi dirmi tu cosa devo fare” sbottò, “non ho bisogno di consigli da una bambina che non fa altro che piangere.”
Non riuscii a controllarmi e gli mollai uno schiaffo piuttosto forte.
Rimasi pietrificata per qualche secondo, e lui fece lo stesso.
Era immobile, aveva la testa chinata e lo sguardo rivolto verso il basso.
“scusami..” balbettai cercando di prendere la sua mano, ma lui fece subito un passo indietro. Litigavamo spesso, io e lui, ma non eravamo mai arrivati alle mani.
Non ci eravamo mai picchiati, neanche da piccoli.
“mi dispiace” ripetei, “ma te la sei cercata, continuavi a parlarmi in quel modo..”
Non mi lasciò neanche terminare la frase e filò in camera sua, sbattendo la porta come un adolescente tormentato. Alzai gli occhi al cielo, afferrai la mia borsa e uscii subito di casa. Attraversai la strada e mi sedetti in un parco, ripensando a quello che era appena successo.
Ero esausta, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria. E, nonostante fossero quasi le sette di sera, c’erano ancora tanti bambini che scorrazzavano e giocavano fra loro.
“Ronnie?” spostai leggermente lo sguardo e vidi un ragazzo in piedi accanto a me.
“ehi” mormorai, e lasciai che Harry si sedesse accanto a me.
“che ci fai qui da sola?” chiese, sembrava preoccupato.
“potrei farti la stessa domanda” accennai un sorriso.
“faccio il baby sitter a mia cugina” ridacchiò, indicando una bambina in lontananza.
“ti invidio” sospirai, “io sono qui perché se continuassi a stare in casa mia, la mia testa esploderebbe.”
“che succede?” chiese.
“la domanda esatta sarebbe ‘cosa non succede’?” scossi la testa, “ultimamente me ne capitano di tutti i colori”
“ti va di parlarne?” insistette. Rimasi in silenzio per un po’, e alla fine annuii.
“hai tempo?” chiesi.
“direi di sì” rise, indicando la cuginetta che rincorreva gli altri bambini.
Ricambiai il sorriso, e iniziai a parlare. Per qualche strano motivo gli raccontai di tutto, dei miei genitori, di Amy, di Louis, di Liam, dell’America e lui sembrava ascoltarmi sul serio.
Ero davvero disperata.
“scusami se ti ho annoiato con la mia storia” dissi circa mezzora dopo, prima di tornare a casa.
“tu non mi annoi mai” sussurrò, spostandomi una ciocca di capelli che mi copriva il viso.
Adesso iniziavo davvero a sentirmi a disagio, mi aveva fatto bene parlare con un amico, ma non volevo che Harry fraintendesse le cose.
“ci vediamo, allora” feci un passo indietro, imbarazzata.
“ci vediamo” ripeté, sfoggiando uno dei suoi soliti sorrisi.
Attraversai velocemente la strada con il cuore in gola, avevo quasi paura di rivedere Louis.
Stavo infilando le chiavi nella serratura della porta, quando sentii il rumore di un clacson dietro di me. Mi voltai di scatto e vidi una macchina nera parcheggiata esattamente davanti casa; gli sportelli si aprirono e mia madre scese dall’auto con un timido sorriso stampato in faccia.
Rabbrividii e distolsi lo sguardo dal suo, poi incrociai quello severo di mio padre e rimasi immobile lasciando che venissero a salutarmi.
“scusa se non abbiamo avvisato prima” disse mia madre avvicinandosi, “è stata una decisione improvvisa.”
“non importa” risposi. Sembrava quasi che volesse abbracciarmi, ma temeva una mia reazione.
Aprii la porta di casa e li feci entrare, quasi come se fossero degli ospiti qualsiasi. Louis si fece avanti e li salutò entrambi con un veloce abbraccio, ed io non potei fare a meno di essere sorpresa da questa loro improvvisa confidenza. Forse ero io quella strana, mio fratello li aveva perdonati ed era pronto a ricominciare una nuova vita in America insieme a loro, come una vera famiglia, perché io non ci riuscivo? 
“non vorrei mettervi fretta con questa storia” mia madre spezzò il silenzio, “ma avete già pensato a cosa volete fare? riguardo al trasferimento..”
“io penso di non avere più dubbi” ribatté Louis, evitando il mio sguardo.
Le gambe iniziarono a tremarmi, e non dissi nulla per un po’.
“neanche io penso di avere dubbi” dissi.
“davvero?” intervenne mio padre, guardandomi con stupore.
“sì, non ho dubbi sul fatto che voglio restare qui a Londra” specificai.
Lui fece una smorfia e poi puntò gli occhi su mia madre.
“cerca di venirci incontro, Ronnie..” sussurrò lei dolcemente, “stiamo cercando di riunire la famiglia e rimediare agli errori passati, ma tu devi aiutarci.”
“forse voi non avete capito che a me non interessa riunire la famiglia” sbottai. 
“modera i termini, siamo sempre i tuoi genitori e devi portarci rispetto” la voce di mio padre tuonò per tutta la stanza.
“peccato che ve ne siate ricordati un po’ tardi” scossi la testa.
“di questo ne abbiamo già parlato, Ron” mormorò mia madre, “prova a perdonarci, tuo fratello ci è riuscito..”
“io ho un carattere diverso da lui” guardai prima lei poi Louis, “non ce la faccio, non adesso, e in America non ci voglio venire!”
Sgattaiolai verso la porta, pronta per uscire, ma mio padre mi bloccò.
“dove pensi di andare adesso?” chiese.
“da Liam” risposi.
“non se ne parla” disse, “è tardi, il tuo ragazzo può aspettare fino a domani.”
“ma io no” replicai, “voglio vederlo ora.”
“Ronnie, per favore, non insistere” aggiunse mia madre. Osservai lo sguardo indispettito di mio padre e decisi di non fare niente, per risparmiare altre discussioni.
Filai in camera mia chiudendomi a chiave, e afferrai il telefono.
Solo lui riusciva a farmi sentire meglio.
“pronto?” sentire la sua voce mi faceva già stare bene.
“ehi, amore” sussurrai tenendo stretto il telefono, come per sentirlo più vicino a me.
“allora, hai parlato con Louis?” 
“lascia stare, domani ti racconto” sbuffai, “ora non posso neanche venire da te perché mio padre mi ha segregata in casa”
“sono già arrivati?” domandò.
“sì, e non vedo l’ora che se ne vadano” replicai.
Lo sentii ridere dall’altra parte del telefono, “questo non significa che..”
“no” lo interruppi, “non partirò con loro, e se Louis vorrà farlo, allora pazienza! io resterò qui anche a costo di vivere da sola.”
“questo è quello che volevo sentirti dire, piccola” sussurrò.
Arrossii come una stupida al suono dell’ultima parola, “mi piace quando mi chiami così..”
“adesso devo tornare a lavoro” mormorò a bassa voce, “ci vediamo domani a scuola.”
“va bene” risposi, “buonanotte.”
“notte, piccola.” 

Svegliarmi e trovare i miei genitori a fare colazione in casa come se fossimo la famiglia felice del Mulino Bianco mi fece venire il voltastomaco. 
“vuoi sederti a mangiare qualcosa con noi?” chiese gentilmente mia madre.
“no, grazie” risposi afferrando lo zaino, “non ho fame”
Louis fece una smorfia poi girò lo sguardo altrove.
“ci vediamo a pranzo, allora” continuò lei. Mia madre era l’unica che si sforzava di comprendermi e di creare un rapporto con me, e lo apprezzavo. Nonostante non fossi ancora pronta a perdonarla, ero felice del fatto che non fosse così invadente con me.
Quando arrivai davanti al cancello della scuola trovai Amy camminare avanti e indietro con il cellulare in mano.
“che stai facendo?” chiesi, cercando di fermarla.
“è tutto inutile” sbuffò rimettendo il telefono in tasca, “tuo fratello continua a non rispondermi”
“smettila di chiamarlo” dissi, “è testardo, e ultimamente è ancora più insopportabile”
“è arrabbiato con noi ed ha tutte le ragioni per esserlo” puntualizzò.
“d’accordo, ma questo non lo autorizza a trattarmi di merda” misi le braccia conserte.
“cosa ti ha detto?” chiese.
“ieri abbiamo litigato pesantemente” feci una pausa, “e alla fine gli ho dato uno schiaffo..”
“Ronnie!” esclamò con sguardo severo, “così non aiuti di certo a farmi perdonare da lui”
Rimasi in silenzio e non potei fare a meno di notare che Harry, nel cortile della scuola, mi stava praticamente fissando. Riportai gli occhi su Amy e alzai le spalle.
“comunque, per quanto ancora i tuoi genitori staranno qui?” domandò.
“non lo so di preciso, ma comunque per poco tempo” risposi, “sono impegnati con la loro azienda quindi non possono permettersi una pausa troppo lunga.”
“e porteranno Louis con sé..” sussurrò con voce spezzata, “devo riuscire a farmi perdonare prima che parta.”
“non credo sia possibile” scossi la testa.
“devo farcela, Ron” insistette, “e cosa succede se i tuoi genitori porteranno anche te con sé? io non voglio perdervi entrambi, ho bisogno della mia migliore amica..”
“scordatelo, io non vado da nessuna parte” dissi con tono deciso, “non mi muovo da qui.”
“come fai ad essere così sicura?” brontolò, “loro non ti lasceranno di certo qui da sola.”
“l’hanno già fatto una volta, ricordi?” feci una smorfia, “e comunque non mi interessa, qualcosa mi verrà in mente.”
Lasciai che mi abbracciasse e le feci un sorriso rassicurante. L’improvviso suono della campanella indicava l’inizio delle lezioni e così ci incamminammo insieme verso l’aula, e per farlo incrociai di nuovo Harry, il quale non la smetteva di fissarmi.
Dopo cinque interminabili ore uscii da quella classe, eppure per la prima volta in vita mia non ero felice di uscire da scuola.
Il motivo era semplice: dovevo tornare a casa, e a casa la situazione era anche peggiore che a scuola. 
“ehi, Ronnie, aspetta” esclamò una voce dietro di me.
Mi voltai e trovai Harry di fronte a me.
“ehi” mi sistemai i capelli, “dimmi tutto.”
“ti ho vista prima, e non sapevo se venirti a parlare..” sussurrò, un po’ impacciato.
“potevi farlo, se volevi” alzai le spalle.
“beh, comunque..” balbettò, “ti saluta la mia cuginetta.”
Sorrisi, e abbassai lo sguardo.
“e lei sarebbe tanto contenta se venissi anche stasera al parco con me, a guardarla giocare..” ridacchiò. Mi stava praticamente invitando ad uscire.
“la scusa della cuginetta non funziona con me” lo presi in giro.
Sorrise imbarazzato e si portò una mano dietro la nuca, “allora, sei libera stasera?”
“no, stasera è con me” Liam comparve all’improvviso e sentii il suo braccio scivolarmi attorno alla spalla, come se volesse far capire che io ero di sua proprietà.
“ehilà” mormorò Harry, lievemente in imbarazzo.
“ci vediamo un’altra volta, magari” sussurrai, anche io più imbarazzata che mai.
Harry annuì e poi filò via come un cane spaventato.
Sorrisi leggermente per la gelosia di Liam e mi avvicinai per baciarlo.
Lui però si tirò indietro e si morse il labbro.
“che hai?” chiesi, titubante.
“me lo chiedi anche?” borbottò, “arrivo nel corridoio e trovo la mia ragazza a parlare con il tipo che da sempre ci prova con lei”
“stavamo solo chiacchierando” alzai le spalle, “sta’ calmo.”
“no, non sto calmo” sbottò, “credi che io sia stupido? Ron, lo sai che sono buono e caro, ho sopportato tante cose ma prima o poi scoppio anch’io..”
“che stai dicendo?” sospirai poggiando una mano sul suo viso, “mi dispiace, capisco che possa averti dato fastidio vedermi con lui, ma ormai dovresti aver capito che siamo solo amici.”
“ti ha chiesto di uscire” fece una smorfia, “e da quanto ho sentito ieri sera eravate in un parco insieme..”
“ero uscita perché avevo litigato con Louis, e ho incontrato Harry per caso, tutto qui” spiegai.
“non credo fosse un caso che lui stesse nel parco proprio davanti casa tua” alzò gli occhi al cielo.
“non mi importa niente di Harry, ok? smettiamola di discutere” portai le braccia attorno al suo collo, “dimmi che oggi hai la giornata libera perché voglio stare con te, non ho la minima voglia di tornare a casa mia dai miei genitori.”
Rimase in silenzio per un po’ e io mi avvicinai per stampargli un bacio sulla guancia. Rabbrividii al contatto con la sua barbetta, “potremmo andarcene nella tua casetta sul fiume..” e gli diedi un altro bacio.
“magari un’altra volta” fece un passo indietro e infilò le mani in tasca.
Era arrabbiato sul serio ed io non sapevo più cosa dire o fare, “non fare così..”
“no, Ronnie” il tono di voce si fece più alto, “lo sai che mi da fastidio vederti con quello lì, e tu lo fai apposta.”
“non è vero, non lo faccio di proposito” sbuffai, “e comunque è lui che viene da me, mi fa domande ed io..”
“tu cosa?” chiese.
“mi sento costantemente sola, ho bisogno di qualcuno con cui parlare” mormorai, “e così ieri ne ho approfittato, tutto qui.”
“aspetta un attimo” fece un sospiro, “hai parlato con Harry del trasferimento?”
“sì, ieri..” balbettai, sembrava ancora più furioso.
“cazzo, Ronnie” mi rimproverò, “non sono cose che puoi raccontare a chiunque.”
“smettila di trattarmi come se fossi una stupida” alzai gli occhi al cielo, “so bene con chi parlare e chi no, Harry è solo un amico, mettitelo in testa.”
“fa come ti pare” aggiunse più freddo che mai e se ne andò prima che potessi dire qualcosa. Mi guardai intorno, ero l’unica ancora a scuola. Stavo per andarmene anch’io finché il telefono non iniziò a squillarmi, e – con orrore – trovai un messaggio da parte di mio padre:
“torna a casa il prima possibile, dobbiamo dirti una cosa.” 



 
 
***
 


salve gentee!
come state?
sicuramente meglio di Ronnie, lol.
che ve ne pare del capitolo?
lasciate qualche commentino,susu. 
un bacio e alla prossima,
-marty.


 

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Capitolo 34
*** The last goodbye. ***


Trentaquattresimo capitolo.



Arrivai a casa poco dopo, già con la consapevolezza di ricevere una brutta notizia.
L’atmosfera nella stanza era tesa, Louis era seduto con le braccia conserte, mentre mamma e papà mi guardavano come si guarda un cucciolo indifeso e abbandonato.
“allora, cos’è che dovete dirmi?” sbuffai, chiudendomi la porta alle spalle e lanciando a terra lo zaino di scuola.
“secondo te?” intervenne Louis, facendo una smorfia.
Spalancai leggermente la bocca, guardai prima lui poi i miei genitori.
“volete partire subito?” chiesi, sperando vivamente di sbagliarmi.
“tra qualche giorno” mi corresse mia madre.
Sbarrai nuovamente gli occhi, “mi prendete in giro, vero?”
“Ronnie, te l’avevamo detto che saremmo partiti presto..” continuò, avvicinandosi.
“ma non pensavo così presto” balbettai, portandomi una mano tra i capelli.
“beh, adesso lo sai” intervenne mio padre.
“ma io non voglio andare in America!” esclamai, alzando il tono di voce.
“non interessa a nessuno quello che vuoi tu, Ronnie” borbottò mio fratello.
Mi voltai di scatto e in preda all’ira mi scaraventai su di lui, ma mia madre riuscì a bloccarmi prima che gli mollassi un altro schiaffo. 
“Ronnie!” mi rimproverò mio padre.
“non lo sopporto più” dissi tutto d’un fiato, fulminando Louis con lo sguardo.
“la cosa è reciproca” ribatté lui.
“vogliamo andare in America tutti insieme proprio per riunire la famiglia” puntualizzò la mamma.
“non capisci che in questo modo la distruggerete ancora di più?” sbottai, “io voglio restare qui.”
“tesoro, ma potrai tornare qui quando vorrai” fece lei cercando di calmarmi, “durante le vacanze estive, a Natale..”
“io voglio vivere qui” insistetti, “cosa non vi è chiaro di questo concetto?”
“noi vogliamo solo garantirvi un futuro migliore, non durerete a lungo con il lavoro che ha Louis, i soldi non gli bastano per tirar avanti entrambi e la casa, cerca di capire” spiegò.
“allora potrei trovarmi un lavoro anch’io, o potreste venire voi a vivere qui a Londra” spiegai.
“noi lì abbiamo un’azienda da mandare avanti, Ronnie” brontolò mio padre, “quell’azienda che, quando sarete grandi, passerà a voi..”
“non potrebbe fregarmene di meno della vostra azienda” sbottai, infastidita.
“Ronnie!” esclamò lui.
“è vero, non me ne frega assolutamente niente” insistetti, “io voglio stare qui e se non sarà con voi, allora potrei andare a vivere da Liam, o da Amy, non mi interessa.”
“ma ti ascolti quando parli?” ribatté ancora mio padre, “non ti lasceremo andare a vivere né col tuo ragazzo né con la tua migliore amica.”
Non sapevo più cosa dire, mi sedetti a terra e affondai la testa contro il muro, ormai esausta.
Sembrava che tutto il mondo fosse contro di me, e io non avevo più le forze per lottare.
Non mi restava che arrendermi alla loro volontà.
“vogliamo solo garantirvi un futuro migliore, visto che non abbiamo potuto darvi un’infanzia felice” sussurrò mia madre sperando di calmare le acque, “e sono sicura che l’America ti piacerà tanto.”
Non risposi, e abbassai lo sguardo. Avevo un nodo allo stomaco.
“io lo so che è dura per te, sei un’adolescente e non è mai facile separarsi da ciò che ami” continuò lei, “capisco che ora hai degli amici, hai un ragazzo, e non vuoi che le cose cambino fra voi ma..”
Fece una pausa, ed ebbe un colpetto di tosse.
“ma incontrerai così tanti ragazzi nel corso della tua vita, Ronnie..” aggiunse, “sei giovane, ti innamorerai ancora e conoscerai tanti nuovi amici.”
Sentii gli occhi gonfiarsi e farsi sempre più lucidi, “non troverò mai nessuno come lui.”
“forse ne troverai uno anche migliore” intervenne mio padre.
“impossibile” risposi, scocciata dalle sue parole.
Mia madre fece segno a Louis e a papà di uscire dalla stanza e lasciarci sole.
“ti piace proprio tanto questo ragazzo, eh?” chiese.
“io lo amo” la corressi.
“l’amore alla vostra età è la cosa più bella che ci sia” sussurrò accarezzandomi i capelli, “non so molto della vostra storia, o di lui, ma se ti ha rubato il cuore deve essere proprio un ragazzo in gamba.”
Feci un sospiro e mi asciugai la lacrima che mi aveva appena rigato il volto.
Mi sentivo un po’ a disagio a piangere di fronte a lei.
“potrebbe funzionare comunque” continuò lei, “magari potremmo ospitarlo durante le vacanze, tu potresti tornare qui a trovarlo ogni tanto e..”
“non funzionerebbe mai” scossi la testa, e infondo lo sapeva anche lei.
“mi dispiace tanto, Ronnie” sussurrò, “ma voglio che tu sappia che non lo stiamo facendo di proposito, l’ultima cosa che vorremmo è renderti la vita difficile, noi lo facciamo per voi e per il vostro futuro..”
Non risposi e girai lo sguardo altrove.
“posso fare qualcosa?” chiese, ancora.
Scossi la testa, “lasciami sola, per favore.”
La mamma annuì e dopo qualche secondo sparì dalla stanza, accontentandomi.
Filai in camera mia e passai il resto della giornata a piangere, tanto per cambiare.
Ad un tratto il telefono cominciò a squillare; era Liam.
A scuola avevamo discusso per la sua gelosia per Harry e forse voleva chiedermi scusa, ma io non avevo il coraggio di sentire la sua voce. Non dopo quello che avevo scoperto.
Avrei dovuto dirgli della partenza, e non sapevo come l’avrebbe presa.
Mi telefonò più volte, quel pomeriggio, ma non gli risposi mai.

Erano circa le nove di sera, quando mi decisi finalmente ad andare da lui. Bussai alla sua porta sperando di non trovarvi sua madre, e rabbrividii quando me lo ritrovai davanti.
Era bellissimo, più del solito, o forse lo dicevo solo per la paura che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo vedevo. 
“dov’eri finita?” chiese, spalancando la porta e facendomi segno di entrare.
Feci un passo avanti ed entrai a casa sua, ancora in silenzio.
Liam chiuse la porta poi mi si avvicinò, “hai uno sguardo strano..”
“ho un aspetto tremendo, lo so” balbettai, indicando le occhiaie sul viso e gli occhi gonfi.
“sei sempre bellissima” rispose, quasi timidamente, come se si sentisse in colpa per qualcosa.
Sentii un nodo allo stomaco per le sue parole, e non sapevo come dirgli quello che dovevo dire.
“dì qualcosa” sussurrò, “so che mi sono comportato male stamattina a scuola, ero incazzato e infastidito da Harry, ho esagerato e mi dispiace..”
“non importa” scossi la testa frettolosamente, “non è importante.”
“bene, perché volevo passare la serata con te..” accennò un sorriso e mi abbracciò forte.
Sospirai e continuai ad abbracciarlo, mi strinsi tra le sue braccia e inspirai il suo meraviglioso profumo come se fosse l’ultima volta.
Si staccò leggermente dall’abbraccio per guardarmi negli occhi, mi accarezzò dolcemente il viso con la mano e poi mi baciò la fronte, “sei pallida..”
Deglutii e mi portai una mano tra i capelli, iniziando a gesticolare con una ciocca.
“Ronnie” mi richiamò sedendosi accanto a me, “che cos’hai?”
“io..” balbettai, “io devo dirti una cosa.”
Aggrottò la fronte, quasi spaventato, e poi annuì, “dimmi.”
“giuro che non so da dove iniziare” sentii il cuore battere forte in petto, “ho passato tutto il pomeriggio a pensare a quello che ti avrei detto e non ho risposto alle tue telefonate proprio perché avevo paura di sentire la tua voce..”
Lui serrò la mascella e si inumidì le labbra, come se avesse capito cosa dovevo dirgli.
“parto tra pochi giorni” dissi tutto d’un fiato, “ormai è deciso.”
Rimase in silenzio per un po’ poi mi guardò con sguardo allibito, “cosa significa che è deciso?”
“che è deciso, Liam, non posso farci niente” sospirai, mi veniva già da piangere.
“ma tu avevi detto che..” balbettò, sconvolto.
“lo so quello che avevo detto, ma non c’è niente che io possa fare” scossi la testa, “e prima che tu me lo chieda la risposta è no, non posso restare né da te né da Amy, non posso fare niente se non andare in America con loro.”
Si irrigidì e vidi i suoi muscoli contratti, “parlerò io con i tuoi genitori.”
Fece per alzarsi ma lo bloccai per un braccio, “ti prego no, non servirà a nulla.” 
“ma non puoi partire!” gridò, sembrava disperato e vederlo così mi spezzò il cuore.
“ho combattuto a lungo questa battaglia” balbettai, “le abbiamo provate tutte, è stato bello sognare per un po’, ma adesso devo affrontare la realtà.. sono stanca di combattere, specialmente se la squadra avversaria è la mia famiglia.”
Liam spalancò leggermente la bocca e poi abbassò lo sguardo, “e cosa ne sarà di noi, allora?”
Ecco, iniziai a piangere a dirotto. Presi il suo viso tra le mani e lo guardai fisso negli occhi per un po’, cercando di smettere di singhiozzare.
“non so spiegare a parole quanto ti amo..” balbettai, “e quanto ti sono debitrice per tutto quello che mi hai dato in questi mesi, mi porterò sempre dentro i nostri ricordi, sia quelli belli che quelli brutti.”
“Ronnie, no” abbassò lo sguardo per non farmi vedere la sua espressione affranta.
A quel punto il mio pianto si fece più forte, non riuscivo neanche a parlare.
Mi sentii quasi ridicola per essermi legata così tanto ad un ragazzo.
Avevo sempre pensato che le relazioni portassero solo sofferenza, ed ora eccomi qua. Inizialmente respingevo Liam proprio per non soffrire, e adesso tutte le mie paure si erano avverate.
Feci un sospiro, avevo la gola secca e ripresi a parlare solamente quando mi fui calmata.
“vorrei poterti dire che continueremo a stare insieme e che tutto sarà come prima, ma lo sai anche tu che non è così” sussurrai posando la fronte contro la sua, “tu ti meriti una ragazza che ti stia accanto, che ti faccia stare bene, e soprattutto una ragazza che non abiti oltreoceano.”
“ma cazzo, Ronnie” scosse la testa e riuscii quasi a sentire la sua voce spezzata, “io voglio te.”
“anche io, ma non sempre si ottiene ciò che si vuole” alzai le spalle, “la vita è una battaglia e io ho perso.”
“è così ingiusto” rispose, portandosi la testa fra le mani.
“sei stato il mio primo amore” mormorai, “e solo Dio sa quanto vorrei che fossi anche l’ultimo.”
“quindi mi stai lasciando?” chiese, posando gli occhi fissi sui miei.
“non penso sia possibile” replicai, “per quanto mi riguarda, nella mia testa, tu sarai sempre con me e..”
Mi interruppe e prese la mia mano, stringendola nella sua, per poi portarla sul suo petto. 
“sì Liam, lo so che hai degli addominali perfetti” ridacchiai scacciando le lacrime, cercando di sdrammatizzare.
Accennò un debole sorriso anche lui, “lo senti?”
E sì, lo sentivo. Il battito del suo cuore. Era peggio di un tamburo, batteva fortissimo e così anche il mio.
“sei stata la prima a rubarmi il cuore” confessò, “la prima che io abbia mai amato sul serio”
“smettila di dirmi queste cose” risposi, ricominciando a lacrimare.
“non ti lascerò andare via” disse. Il suo sguardo era determinato.
“dobbiamo arrenderci, Liam..” balbettai, ormai affranta.
“no, scordatelo” ribatté, “non rinuncerò a te.”
Senza aggiungere nulla, mi avvicinai e poggiai le labbra sulle sue. Portai le mani sul suo viso e lo baciai a lungo, come se volessi incidere quel bacio nella mia memoria, temendo che fosse l’ultimo.




 
***
 


ohw.
eccomi di nuovo qui.
che ve ne pare di questo capitolo non proprio allegro?
sono curiosa di sentire i vostri pareri :)
un bacio e alla prossima,
-marty.


 

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Capitolo 35
*** Be happy, without me. ***


Trentacinquesimo capitolo.



Il giorno seguente, dopo la scuola, tornai a casa insieme ad Amy e le raccontai tutto.
“te lo giuro, non lo avevo mai visto così” confessai, riferendomi alla reazione di Liam la sera prima.
“aspetta” mi fermò prima che potessi aprire la porta di casa, “mi stai dicendo che partirete sul serio tra qualche giorno?”
Annuii silenziosamente, “sto cercando di farmene una ragione”
“oh mio dio Ronnie” esclamò abbracciandomi forte, “non ci posso credere, non ti vedrò mai più.”
“non dire così, per favore” sbuffai, “per me è già dura l’idea di lasciarvi tutti.”
“come farò senza la mia migliore amica?” i suoi occhi si fecero lucidi, “come farò senza romperti le palle ogni giorno?”
Una lacrima mi rigò il viso e poi la scacciai via infilando le chiavi nella serratura, “mi avevi promesso che avremmo passato questi ultimi giorni in allegria, senza piangere o deprimerci, o sbaglio?”
“è difficile” mormorò afflitta, seguendomi dentro casa.
Chiusi la porta alle mie spalle e quando mi voltai, sussultai nel vedere Louis di fronte a noi.
Amy, al mio fianco, impallidì all’improvviso e mi parve di averla vista tremare.
Louis, al contrario, era rigido come un sasso e poi si sedette sul divano ignorando la nostra presenza.
“vieni, andiamo in camera mia” sussurrai nell’orecchio della mia amica, ma lei scosse la testa.
“voglio parlare con lui” rispose, a bassa voce.
Spalancai la bocca e cercai di fermarla, ma lei mi fece segno di aspettarla in camera.
Feci una smorfia e andai nella mia stanza, tenendo la porta leggermente aperta così che potessi spiarli e origliare.
“ehi” mormorò Amy, sedendosi accanto a lui.
Louis la ignorò del tutto, con ancora lo sguardo fisso sullo schermo del televisore.
Mi guardai velocemente intorno per vedere che ora fosse; erano quasi le due del pomeriggio.
I miei genitori erano andati fuori a pranzo, magari vedendo che splendida città fosse Londra, avrebbero deciso di trasferirsi qui. “smettila di illuderti, Ronnie” pensai tra me e me.
Riportai lo sguardo su Amy e Louis, e notai che i due si stavano fissando intensamente negli occhi. Mio fratello aveva spento addirittura la tv, e la stava guardando come se volesse mangiarla. In senso buono.
“mi dispiace per tutto” mormorò lei, asciugandosi una lacrima col braccio.
A forza di stare con me, anche Amy era diventata una sensibile piagnucolona. 
“me l’hai detto un sacco di volte che ti dispiace” ribatté Louis.
“perché è vero, e tu non vuoi credermi” sussurrò, “tutte le cose che ci siamo detti, che ti ho detto, erano vere.. non ti ho mai preso in giro come pensi.”
“resta il fatto che all’inizio volevi uscire con me solo per far restare Ronnie a Londra” replicò lui.
“perché ancora non mi ero resa conto di che ragazzo meraviglioso tu sia” mormorò avvicinandosi di più a lui, “e.. adesso che sto per perderti di nuovo, mi sono resa conto che mi sto innamorando di te.”
Sbarrai gli occhi e mi nascosi meglio dietro la porta per vedere la reazione di Louis. 
Lui sembrava perplesso, aveva le labbra contratte e lo sguardo rivolto in basso.
“e chi mi assicura che tu non me lo stia dicendo solo per farmi restare, un’altra volta?” sbuffò.
Amy non rispose e avvicinò il viso a quello di Louis, per poi spezzare quel briciolo di distanza che restava con un bacio. Mi portai le mani davanti la bocca per evitare di lanciare un urlo e continuai a guardarli, sconvolta. Onestamente mi sarei aspettata che lui si tirasse indietro, invece continuò a baciarla. Lei portò le mani sul viso di Louis e lo baciò ancora, con più trasporto.
Okay, era alquanto strano e imbarazzante per me vedere mio fratello pomiciare con la mia migliore amica. Però, per quanto mi costasse ammetterlo, erano dolcissimi.
Continuarono così a lungo e io feci una smorfia, aspettando che si staccassero e lui dicesse qualcosa di importante, del tipo: “ti amo Amy, voglio restare a Londra con te” ma poi realizzai che non sarebbe mai successo.

“santo cielo, ce l’hai fatta” esclamai quando Amy entrò in punta di piedi in camera mia, circa dieci minuti dopo. Lei fece un sorriso triste e poi annuì, sedendosi sul letto accanto a me.
“cosa ti ha detto, alla fine?” chiesi, titubante e speranzosa allo stesso tempo.
“che prova qualcosa per me” disse, “ma non riesce a fidarsi completamente e che le cose tra noi non cambieranno.”
Feci una smorfia, “l’ho sempre detto che quel ragazzo è un idiota.”
“no, ha ragione” scosse la testa, “l’ho ferito e ho tradito la sua fiducia, mentre lui c’è sempre stato per me, anche quando stavo con Zayn..”
La suoneria del mio cellulare risuonò per tutta la stanza, lo afferrai e guardai il nome sullo schermo. Ovviamente era Liam, feci un sospiro, e lo riposai in tasca.
“non rispondi?” chiese Amy, sorpresa.
“no” buttai la testa sul cuscino, sconsolata.
“perché?” domandò. 
“perché, per quanto sia doloroso, devo tenerlo lontano da me” balbettai, “lui deve abituarsi alla mia assenza e io alla sua..”
“non può finire così” scosse la testa, “è così ingiusto.”
Alzai le spalle mentre gli occhi mi si gonfiavano sempre più, “sono abituata alle ingiustizie.”
Fece un sospiro e mi abbracciò, ancora una volta. Ed era proprio quello di cui avevo bisogno, l’abbraccio di un’amica. Tutto ciò che mi circondava mi faceva stare male, comprese le persone. Perché tutto, ogni cosa, ognuno di loro, mi ricordava ciò che stavo per perdere.
Più tardi, nel pomeriggio, tornai a scuola insieme a mia madre per parlare con il preside.
Lei le spiegò del trasferimento e presero accordi affinché io potessi avere la mia pagella in anticipo, mancavano ancora circa due mesi alla fine della scuola. Ero terribilmente depressa, non avrei mai pensato che lasciare la scuola mi avrebbe potuto causare sofferenza. 
“ti va di prenderci un caffè?” chiese la mamma prima di tornare a casa, indicando il bar vicino alla scuola.
“non penso sia una buona idea” mi morsi il labbro.
“oh, capisco” lei fece segno di aver capito, “è qui che lavora il tuo ragazzo?”
Annuii silenziosamente e mi incamminai verso la macchina, pronta per tornare a casa.
Aprii lo sportello e mi sedetti, aspettando con ansia che mia madre mettesse in moto l’auto.
“andiamo?” chiesi, impaziente.
Lui era di turno quel pomeriggio, e non so come avrei reagito se lo avessi visto in quel momento.
“mi dispiace per quello che stai passando” disse, “e mi dispiace per te e Liam.”
Non risposi, continuando a guardare fuori dal finestrino.
“so che ne abbiamo già parlato, ma ero sincera quando ti dissi che incontrerai tanti altri ragazzi nella tua vita e..”
“mamma” la interruppi freddamente, “premi quel maledetto acceleratore.”
Lei fece un sospiro, poi obbedì senza aggiungere nulla.
Durante la cena mi sforzai di mangiare qualcosa, ma non riuscii a toccare cibo.
Louis, accanto a me, si ingozzava come al solito mentre i miei parlavano di affari e neanche mi sforzavo di ascoltarli.
“possiamo parlare civilmente senza litigare?” mormorai nell’orecchio di mio fratello.
“per me va bene” borbottò con la bocca piena, “a meno che tu non preferisca mollarmi un altro schiaffo.”
“mi dispiace per aver alzato le mani” sbuffai, “ma devi riconoscere che a volte sei insopportabile.”
“tu invece lo sei sempre” rispose, a bassa voce.
Feci una smorfia, “vorrei che tornassimo ad essere amici, oltre che fratelli” mormorai, “mi manca la nostra complicità ed ora che dovremo trasferirci non voglio essere più sola di quanto non mi senta già, ho bisogno di te..”
Accennò un sorriso e stava per rispondere, ma fu interrotto dal suono assillante del campanello.
Mio padre aggrottò la fronte e guardò prima Louis poi me, “abbiamo visite per caso?”
Lui alzò le spalle e io scossi la testa, non avevo idea di chi fosse. Mia madre si alzò per andare ad aprire e rabbrividii quando vidi Liam alla porta. Merda, merda, merda. Che faceva lui qui?
“Liam..” balbettai, alzandomi da tavola. Con la coda dell’occhio vidi mio padre fare una smorfia, mentre mia madre gli stringeva gentilmente la mano.
“ti ho chiamata un sacco di volte, oggi” sussurrò, avvicinandosi.
“io..” feci una pausa, “io ti ho già detto tutto quello che avevo da dirti ieri sera.”
“sei seria?” mise le braccia conserte, “vuoi davvero mollarmi così?”
“lo sai quanto sto male per questa faccenda, io voglio solo che tu non soffra..” mi portai una mano tra i capelli.
“credo sia impossibile” ribatté. Era parecchio nervoso, si vedeva.
“cosa vorresti che facessi?” esclamai, “dimmelo, perché io non so più cosa fare, non ho il minimo controllo sulla mia vita.”
“questo è per colpa loro” sbottò, rivolgendosi ai miei genitori.
Non mi aspettai questa reazione da parte sua, ma non lo fermai.
Aveva detto esattamente ciò che pensavo anch’io.
“come hai detto, scusa?” borbottò mio padre, avvicinandosi.
Adesso però stavo iniziando davvero a preoccuparmi che le cose potessero finire male.
“lascia stare, papà” sbuffai, stringendomi di più a Liam. Alzai lo sguardo su di lui, e notai gli occhi pieni di determinazione, le vene in risalto sul collo, e i pugni stretti.
“ha sentito bene” ripeté Liam, “perché non provate a rispettare di più vostra figlia e ciò che vuole lei?”
“e tu chi sei per dire a noi cosa dobbiamo o non dobbiamo fare?” lo provocò ancora mia padre.
“papà, smettila” alzai gli occhi al cielo.
Mia madre, invece, se ne stava in piedi senza dire una parola.
“sono il suo ragazzo e ci tengo davvero a lei” continuò Liam, “Ronnie ha detto chiaramente che non vuole venire in America, quindi temo che dobbiate rispettare la sua decisione.”
“e fare cosa, esattamente? lasciarla con te?” puntualizzò mio padre, con ironia nel tono di voce.
A quel punto vidi Louis filare in camera sua, visibilmente scocciato per le continue discussioni.
“io mi prenderei cura di lei, su questo non ci sono dubbi” rispose Liam.
Nonostante la situazione era seria e piena di tensione, non potei fare a meno di addolcirmi nel sentirlo pronunciare queste parole.  Il suo braccio mi scivolò attorno al braccio, come se volesse far intendere che ero di sua proprietà.
“tu vorresti questo, Ronnie?” intervenne mia madre, accennando un timido sorriso.
“onestamente sì, non vorrei altro che restare qui con lui” mormorai.
Stavo sognando o forse stava cercando di accontentarmi?
Mio padre, però, non esitò a infrangere i miei desideri.
“ma stiamo scherzando? non se ne parla proprio” ringhiò, “sei solo una ragazzina, non ti lascerò mai vivere da sola con il tuo ragazzo.”
“però lo hai fatto con mio fratello” feci una smorfia, “quando ero molto più piccola, ricordi?”
Liam mi strinse più forte a sé come per proteggermi, e a quanto pare questo non piacque molto a mio padre che gli si scaraventò addosso.
“adesso basta, stupido ragazzino” borbottò, ma Liam e la mamma riuscirono a bloccarlo prima che facesse qualche sciocchezza. Io ero letteralmente sconvolta, mi portai le mani davanti la bocca spalancata. Non riuscivo nemmeno a lanciare un urlo, né a parlare. Mio padre aveva tentato di mettere le mani addosso a Liam. Non era mai stato un uomo pacato e tranquillo, è vero, ma non avrei mai pensato potesse arrivare a tanto. Non mentivo quando dicevo che non provavo un briciolo di affetto verso di lui; triste da dire, ma vero.
“Ronnie, le pasticche” mia madre mi indicò la sua borsa e gliela passai in fretta.
Papà non stava bene, in effetti.
Lei mi fece segno di andare di fuori e io annuii, uscendo con Liam davanti casa.
“non posso ancora credere a quello che è appena successo” balbettai, portandomi il viso tra le mani.
“forse è stata colpa mia, sono stato troppo invadente e maleducato” alzò le spalle.
“lo avevo detto che parlare con loro non sarebbe servito a niente” scossi la testa, “non c’è niente da fare, ormai è andata”
“cosa significa ‘ormai è andata’?” infilò le mani in tasca e posò gli occhi su di me.
Feci un sospiro e gli accarezzai il viso, “sei stato un tesoro, questa sera..”
Lui si inumidì le labbra e girò lo sguardo, capendo cosa stavo per dirgli.
“nessuno ha mai lottato così tanto per me” mormorai con le lacrime agli occhi.
“ma non c’è niente che io possa fare per cambiare le cose, giusto?” fece una smorfia.
“giusto” ripetei, continuando a piangere.
“capisco..” scosse la testa, girando nuovamente lo sguardo altrove.
“partirò tra un paio di giorni, ti rendi conto?” chiesi, “non sono pronta a lasciare tutto questo.”
“e tutto questo non è pronto a perdere te” sussurrò, con voce spezzata alla fine.
Nonostante il buio, avrei giurato di aver visto i suoi occhi farsi più lucidi.
“odio gli addii” singhiozzai. Mi sentivo davvero ridicola.
“perché continui a dirmi addio?” sospirò.
“basta, non ce la faccio” feci per aprire la porta e rientrare in casa ma Liam mi bloccò.
“vuoi finirla così? davvero?” chiese.
Mi morsi il labbro e mi asciugai frettolosamente le lacrime sul volto, “sii felice, Liam.”
Aprii la porta ed entrai in casa, e stavolta lui non mi fermò.
Scivolai a terra e avvolsi le ginocchia con le braccia, continuando a piangere nel buio più totale.

 

***
 

ehi, gente.
eccomi di nuovo qui, con un altro capitolo.
che ve ne pare del comportamento di Liam?
e di quello di Ronnie?
sono curiosa di sentire i vostri pareri!
un bacio e alla prossima,
-marty.


 

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Capitolo 36
*** Love me like you do. ***


Trentaseiesimo capitolo.



La fase del pianto era ufficialmente finita, lo avevo promesso.
Ero stufa di piangermi addosso, volevo affrontare le difficoltà come un’adulta.
Stavo male, è vero, ma prima o poi quella sofferenza sarebbe svanita.
O almeno questo è quello che ripetevo a me stessa.
“buongiorno, Ronnie” esclamò mia madre la mattina seguente, quando uscii dalla mia stanza.
“buongiorno” farfugliai senza entusiasmo, iniziando a preparare lo zaino per la scuola.
“volevo dirti che mi dispiace tanto per quello che è successo ieri sera, con il tuo ragazzo” mormorò, come se temesse una mia cattiva reazione.
“non sei tu quella che deve scusarti” feci una smorfia, riferendomi a mio padre. Aveva davvero esagerato con Liam, la scorsa sera.
“è uscito presto questa mattina, probabilmente si sentiva in colpa” confessò mia madre.
“non mi interessa” risposi chiudendo lo zaino, “devo andare a scuola, ci vediamo dopo.”

Durante le cinque ore di scuola rimasi chiusa in classe, e durante la ricreazione scappai nel bagno delle ragazze con Amy. Era l’unico posto dove Liam non poteva trovarmi. 
“lo sai che prima o poi dovrai affrontarlo, vero?” mi rimproverò lei.
“l’ho già fatto” abbassai lo sguardo, “è stata dura dirci addio, ma l’abbiamo fatto.”
“forse non dovresti dirgli addio, Ronnie” scosse la testa, guardandomi dritta negli occhi.
“e cosa dovrei fare?” alzai le spalle, “avere una relazione a distanza? sentirci ogni giorno su skype, o al telefono, fare le videochiamate e vederci due volte all’anno? non funzionerebbe mai”
“Liam sopporterebbe questo ed altro per te, lo sai” ribatté lei.
“è proprio questo il punto” esclamai, “io non voglio questo per lui, per me.. per noi.”
“allora abbi almeno il coraggio di dirglielo in faccia” insistette.
“Amy, l’ho già fatto” sospirai, “e non credo di riuscire ancora una volta a guardarlo negli occhi senza scoppiare in lacrime, ho promesso a me stessa che non lo farò più.”
“meriti di essere felice, Ron” singhiozzò poi mi diede un abbraccio.
“ho appena detto che non devo piangere, tutto questo non mi aiuta..” balbettai, sentendo la gola seccarsi e gli occhi gonfiarsi sempre di più.
Lei sorrise asciugandosi le guance bagnate poi portò una mano sulla mia spalla, “saremo sempre migliori amiche, lo sai, vero? ti verrò spesso a trovare, non ti libererai così facilmente di me.”
Ricambiai il sorriso e la abbracciai un’altra volta, stavolta senza dire niente.

Quando uscii da scuola, non incontrai Liam neanche in cortile. Probabilmente aveva il turno di pranzo al bar ed era uscito di fretta, o forse voleva evitarmi come stavo facendo io.
Così, a malincuore, mi incamminai verso casa con l’angoscia di rivedere i miei genitori.
Quando aprii la porta però, mi accorsi che non c’era nessuno. Le stanze erano vuote, ma ad un tratto sentii dei rumori strani provenienti dalla stanza di Louis. Aprii la sua porta ed ebbi una delle visioni più scioccanti della mia vita; mio fratello era lì, a letto con una biondina.
Spalancai la bocca e lui si coprì in fretta, “ma che cazzo! non si usa bussare?”
Il mio occhio poi cadde su un preservativo usato buttato sul pavimento e chiusi in fretta la porta senza dire niente. Sgattaiolai in camera mia ancora piuttosto scioccata per quello che avevo visto e notai un messaggio di mia madre sul cellulare: “io e tuo padre siamo usciti per fare delle commissioni, torneremo per cena.. forse dovresti cominciare a preparare le valigie! un bacio.” 
Feci una smorfia e lanciai il telefono a terra, come facevo sempre quando ero arrabbiata.
Era un miracolo se funzionasse ancora. Poi mi ricomposi e cercai di comportarmi da persona matura. In fondo la vita non è sempre rosa e fiori, la vita non è sempre come vogliamo.
A volte le cose belle vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere.
Forse l’America mi avrebbe fatto bene, forse lì avrei avuto una vita.. migliore.
Poco dopo ero nel corridoio a recuperare qualche vecchio libro da portare con me, quando vidi la porta della stanza di Louis aprirsi. Una ragazza alta, magra e bionda uscì insieme a Louis – che era senza maglietta - e mi passò di fianco senza degnarmi di uno sguardo.
Lui le sussurrò qualcosa davanti la porta di casa, poi la aprì e la fece uscire.
Quando finalmente rimanemmo soli, mio fratello si avvicinò.
“ti ho traumatizzato, prima?” ridacchiò, mettendo le braccia conserte.
“abbastanza, in effetti” annuii completamente seria, “lei chi è?”
“un’amica” alzò le spalle. 
“fai sesso con tutte le tue amiche?” sbottai, alquanto infastidita.
“non proprio” fece un sorrisetto beffardo.
“Louis, sono seria” alzai gli occhi al cielo, “pensavo ti piacesse Amy.”
“e adesso lei che c’entra?” fece una smorfia.
Ogni volta che pronunciavo il suo nome, i suoi occhi si illuminavano. 
“pensi davvero che andando a letto con altre ragazze riuscirai a dimenticarla?” scossi la testa, “non ce la farai, credimi, perché per lei provi qualcosa di importante e finché non la perdonerai..”
“Ronnie, smettila” mi interruppe, “ti ricordo che partiremo tra qualche giorno, quindi anche se perdonassi Amy le cose fra noi non cambierebbero.”
“invece potrebbero se solo tu..” balbettai, ma lui mi zittì di nuovo.
“rassegnati, sorellina” sussurrò, “andremo in America, che ti piaccia o no.”

Nel pomeriggio sentii l’improvviso bisogno di parlare con Liam.
Andai fuori casa sua e bussai più volte alla porta, ma nessuno aprì. Così andai fino al bar e mi guardai intorno attentamente, ma non c’era nessuna traccia di Liam neanche lì.
Chiesi ad un suo amico barista se sapeva dove fosse, ma lui mi rispose che aveva finito il suo turno circa un’ora prima e non sapeva dov’era andato.
Provai a chiamarlo al telefono ma trovai la segreteria telefonica: era ovvio che non voleva essere trovato. A quel punto mi venne un lampo di genio, e salii sul primo pullman che trovai.
Mezzora dopo ero nel bel mezzo della campagna, a camminare nell’erba alta dove l’unico rumore era l’acqua del ruscello vicino che scorreva limpidamente. Sorrisi quando vidi la casetta di legno proprio di fronte a me. La casetta di Liam e suo padre, dove lui mi aveva portato poco tempo prima e avevamo passato uno splendido pomeriggio insieme.
Non potei fare a meno di pensare a quante cose fossero cambiate in così poco tempo. 
Bussai alla porta della casetta e il mio cuore iniziò a battere più rapidamente quando sentii dei passi provenienti all’interno. Lui era davvero lì, lo conoscevo troppo bene.
La porta finalmente si aprì e mi ritrovai Liam davanti, con uno sguardo perso e smarrito.
“che ci fai qui?” chiese, non del tutto sorpreso.
Sorrisi e lo superai entrando in casa, “mi avevi detto che questo era il posto dove ti rifugi quando hai bisogno di pensare e stare da solo”
“però, ti ricordi proprio tutto” fece una smorfia, e girò lo sguardo altrove.
“ricordo ogni singolo momento passato insieme” risposi, “e lo farò per sempre”
“ho smesso di credere nel ‘per sempre’..” disse, e a quell’affermazione mi si spezzò il cuore.
“ho anche smesso di credere nel lieto fine” aggiunse, infilando le mani in tasca.
Non risposi, mi limitai a cacciare un sospiro, sedendomi sul divanetto dove – la scorsa volta – avevamo fatto l’amore. Ogni cosa, lì, faceva riaffiorare un ricordo nella mia mente.
“quindi, cosa sei venuta a fare qui?” chiese più freddo che mai, “ieri sera mi hai detto addio”
“non voglio salutarti così, Liam” balbettai posizionandomi di fronte a lui, “voglio ricordarti con il magnifico sorriso che hai”
“è questa la differenza fra noi” sbottò facendo un passo indietro, “io non voglio che tu sia solo un ricordo.”
Sentii un nodo nello stomaco e cercai di ricordarmi la promessa che mi ero fatta: niente lacrime.
“neanch’io lo vorrei, lo sai” risposi avvicinandomi di nuovo a lui, “vorrei passare la vita con te, magari un giorno sposarti e avere tanti bambini che corrono per casa e che ti chiamano papà.”
Lui si morse il labbro e serrò la mascella, poi vidi i suoi occhi farsi più lucidi.
“no, Liam, ti prego..” singhiozzai quando vidi una lacrima scivolare sul suo viso.
Non l’avevo mai visto piangere, mai. 
Lui si asciugò velocemente quella lacrima col braccio e poi girò lo sguardo.
“chissà, forse un giorno tornerò qui, quando sarò finalmente abbastanza grande da poter decidere per me stessa e potremmo ricominciare la nostra vita insieme” balbettai, “ma non sono così egoista da costringerti ad aspettarmi, hai diritto a vivere la tua vita e a trovarti un’altra ragazza, una che ti stia accanto quando ne hai più bisogno e quando io non potrò più farlo..”
Lui prese il mio viso tra le mani e mi zittì con un lungo bacio.
“nessuna potrà mai sostituirti” sussurrò, talmente vicino da sentire il suo respiro sulla mia pelle. Gli accarezzai il viso poi poggiai di nuovo le labbra sulle sue, come se fosse l’ultima volta. 
Portai le braccia dietro il suo collo e camminai all’indietro fino a cadere sul divanetto con lui sopra di me. Liam portò le mani sui miei fianchi e sfiorò il mio collo con le labbra, lasciandomi una serie di baci. Alzai la testa per il piacere e non potei fare a meno di chiedermi cosa stavo facendo. Volevo dimenticarmi di Liam, e allora perché ero sdraiata con lui sopra di me?
“che stiamo facendo?” balbettai, mentre lui continuava a torturarmi il collo.
“lo sai che non riusciamo a respingerci..” sussurrò contro le mie labbra. Spezzò quella distanza con un altro bacio, lasciai che la sua lingua si scontrasse con la mia mentre il mio povero cuore stava quasi per cedere.
“questa è la nostra ultima volta..” mormorai con voce tremolante, dopo avergli sfilato la maglia.
“l’ultima volta che facciamo l’amore?” chiese, mordendosi il labbro.
Annuii silenziosamente e una sensazione di tristezza mi avvolse completamente.
“voglio che sia speciale” dissi, ad un tratto. 
“ogni volta è speciale, con te” rispose, sfoderando un bel sorriso. Quello che amavo tanto.

E così passammo il resto del pomeriggio lì, su quel divanetto, ad amarci e a sentirci legati per l’ultima volta. Prima che la distanza ci avrebbe divisi per sempre.
Alla fine di tutto, Liam cadde in un sonno profondo e io mi addormentai sul suo petto, ben avvolta dalle sue braccia. Sembrava il paradiso.
Ma poi mi risvegliai, e la realtà prese il sopravvento.
Mi alzai silenziosamente cercando di non svegliarlo, iniziai a rivestirmi e dopo essermi sistemata il mio sguardo cadde di nuovo su di lui. Era così bello anche mentre dormiva, sembrava un angelo. Mi avvicinai per stampargli un bacio sulla fronte e lo guardai ancora un po’, cercando di imprimere quella visione nella mia mente. Non volevo dimenticarla, e non l’avrei dimenticata.
Ne ero sicura; non avrei mai dimenticato niente di.. noi.
Così, uscii dalla casetta di legno pronta per tornare a casa, infrangendo la promessa che avevo fatto a me stessa poche ore prima. 





 
***
 

ehi.
non odiatemi.
mi piacerebbe molto sentire cosa ne pensate,
leggere dei vostri pareri. x
un bacio e alla prossima,
-marty.


 

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Capitolo 37
*** Desperate. ***


Trentasettesimo capitolo.



Quando tornai a casa, quella sera, ero completamente distrutta.
Sentivo un vuoto incolmabile dentro, e l’ultima cosa che volevo era ascoltare le lamentele di mio padre su dove avessi trascorso la giornata.
Fortunatamente dormiva già, mentre mia madre era ancora in piedi in salotto.
“sei stata con lui, vero?” chiese, accennando un sorriso comprensivo.
Annuii silenziosamente e abbassai lo sguardo, tentando di nascondere il trucco colato a causa delle lacrime. 
“stai bene?” domandò, osservando con attenzione il mio viso macchiato.
“penso che tu conosca già la risposta a questa domanda” alzai le spalle.
“sì, la conosco” annuì avvicinandosi, “e vorrei fare qualcosa per aiutarti.”
“ma non puoi” sbottai, alzando improvvisamente il tono di voce.
Un silenzio imbarazzante calò nella stanza, e lei scosse la testa.
“mi dispiace, Ronnie” piagnucolò, ma ero talmente stanca delle sue finte scuse.
“questo lo hai già detto” risposi, per poi filare in camera mia come una classica adolescente tormentata.
Continuava a dirmi che le dispiaceva, però non faceva niente per cambiare le cose.
Cercava di essere comprensiva, ma non capiva davvero.
Se davvero le importasse del mio stato d’animo, avrebbe fatto di tutto per convincere papà a farmi restare, avrebbe fatto l’impossibile per accontentarmi. 

“sei sveglia?” sentii la porta della mia stanza cigolare, circa mezzora dopo.
Rabbrividii pensando fosse mia madre, o mio padre, cioè le ultime persone con cui avevo voglia di parlare in quel momento.
Alzai leggermente la testa dal cuscino e vidi Louis entrare in stanza e chiudersi la porta alle spalle.
“ehi” mormorai, facendogli spazio a letto accanto a me.
Si sedette e mi sorrise, “com’è stata?”
“che cosa?” chiesi, confusa e assonnata.
“la serata” spiegò, “con Liam.”
“puoi immaginare” sospirai, ripensando a poche ore prima.
“mi dispiace di non esserti stato vicino in questo periodo” disse, “mi sono comportato da stronzo.”
“sì, lo sei stato” alzai gli occhi al cielo, “ma eri arrabbiato con me ed Amy, e lo capisco.”
“credo mi sia passata” si inumidì le labbra, “voglio lasciarmi tutto alle spalle.”
“quindi perdonerai Amy?” esclamai, entusiasta.
“domani le parlo” fece spallucce.
“Lou, so che posso sembrarti egoista, ma..” feci una pausa, “perché non consideri l’idea di restare qui? insomma, sei sicuro che la nuova vita in America sarà come te l’aspetti? e se poi te ne penti?”
“credi che non ci abbia già pensato?” ribatté, “sento di voler correre questo rischio, Ron.”
“ma..” balbettai. Non c’erano più speranze, ormai.
Dovevo accettare una volta per tutte il fatto che mi sarei trasferita.
“vedrai che staremo benone” mi interruppe, “adesso è meglio se dormi.”
Prima che potessi ribattere si alzò dal mio letto e si avvicinò alla porta.
“Louis, aspetta” esclamai per poi fare una pausa, “grazie.”
Lui si voltò verso di me e aggrottò la fronte, “per cosa?”
“per tutto quello che hai fatto per me in questi anni” mormorai, “ti sei preso di cura di me, mi hai cresciuta da solo e so che non deve essere stato facile.. perciò, anche se ogni tanto litighiamo, voglio che tu sappia che ti voglio bene.”
“ti voglio bene anch’io, rompipalle” sorrise poi uscì definitivamente dalla mia stanza.

La mattina dopo mi svegliai intorno alle nove e mezza, mamma e papà avevano già lasciato la casa. Non sapevo dove fossero andati e, onestamente, neanche mi interessava.
Era domenica e fortunatamente non avevo scuola, altrimenti sarei stata costretta a rivedere Liam e non so come avrei reagito. 
Passai la mattinata a preparare una delle tante valige, iniziando a sistemare i primi vestiti. Cercavo di ripetermi che sarei stata bene, che avrei iniziato una nuova vita e che dovevo esserne contenta. L’America è il sogno di tutti i ragazzi della mia età, allora perché io non ero felice di trasferirmi lì? Conoscevo bene la risposta a questa domanda, era semplice: qualcosa mi tratteneva a Londra. O meglio, qualcuno. Liam.

Un paio di ore dopo sentii qualcuno bussare alla porta di casa più volte.
Louis dormiva ancora e così, mi incamminai silenziosamente verso l’ingresso con le dita incrociate, sperando di non trovarmi di fronte il mio ragazzo. E, infatti, alla porta c’era Amy.
“ehi, entra” sussurrai con un filo di voce, facendole segno di andare in camera mia.
Lei ubbidì e dopo essere entrate nella mia stanza, chiusi la porta a chiave.
“dove sono i tuoi genitori?” chiese, sedendosi comodamente sul mio letto disordinato.
“non ne ho idea, sono usciti senza dire niente” risposi, chiudendo frettolosamente la valigia che stavo preparando. Non avevo voglia di affrontare di nuovo il discorso partenza con lei, perché sapevo che sarei finita in lacrime e non avevo la minima intenzione di piangere ancora.
Lei probabilmente se ne accorse e non mi fece nessuna domanda al riguardo.
“sei stata con Liam, ieri sera?” domandò incerta, come se temesse una mia brusca reazione nel sentir nominare quel nome.
“sì” annuii ripensando alla scorsa serata, “e ha pianto, Amy..”
Lei sbarrò gli occhi, “stai scherzando?”
“no, cioè, gli è scesa solo una lacrima e gli si sono gonfiati gli occhi” mi morsi il labbro con quell’immagine stampata in mente, “dovevi vederlo, mi si è spezzato il cuore.”
“oh Dio, Ronnie” esclamò portandosi una mano davanti alla bocca, “quel ragazzo è innamorato perso di te, lo sai vero?”
“e anch’io sono innamorata persa di lui..” risposi, facendo un lungo sospiro.
Amy mi osservò a lungo, notò che stavo per scoppiare di nuovo, così cambiò discorso.
E gliene fui infinitamente grata.
“e.. Louis dov’è?” chiese timidamente, mordicchiandosi il labbro inferiore.
“sta dormendo” risposi, indecisa se dirle o no ciò che era successo il giorno prima.
Alla fine però, pensai che fosse giusto che lei lo sapesse.
“a proposito di mio fratello” iniziai, per poi spostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, “dovrei dirti una cosa.”
“c-che cosa?” balbettò. Non l’avevo mai vista così spaventata.
Ogni volta che nominavo Louis le sue pupille si dilatavano e il suo sguardo si faceva più intenso. Lì mi resi conto che i suoi sentimenti per lui erano sempre stati sinceri.
“ieri pomeriggio, quando sono tornata a casa, l’ho sorpreso a letto con una tizia” confessai sedendomi accanto a lei.
Questo è il genere di cose che una ragazza innamorata non vorrebbe mai sentirsi dire.
“ah” fu tutto ciò che uscì dalla sua bocca. Riuscii a vedere lo sconforto sul suo viso.
“mi dispiace tanto” portai una mano sulla mia spalla, “ma sai c0m’è fatto Louis, nonostante abbia ventidue anni si comporta peggio di un ragazzino di sedici, e non mi stupirei se l’avesse fatto solo per farti ingelosire.”
“non dire stronzate” mi interruppe, “è chiaro che non gliene importa più niente di me.”
“non è vero, fidati” la rassicurai, “anzi, ieri sera mi ha detto che voleva parlarti per chiarire..”
“lascia stare” Amy si alzò dal mio letto, “me lo merito, mi sono comportata male con lui e adesso ha tutto il diritto di andare avanti, non sono la sua ragazza quindi non posso lamentarmi di niente.”
“smettila di rigettare tutte le colpe su di te” la rimproverai, “avete fatto entrambi degli sbagli”
“tesoro, non importa” mi interruppe sforzandosi di sorridere, “forse è meglio se adesso torno a casa, ma prometto che nel pomeriggio torno e ti aiuto con le valigie, okay?”
“mm, okay” risposi non del tutto convinta. Mi dispiaceva vederla così, ma al momento avevo troppi problemi per occuparmi anche del suo rapporto complicato con mio fratello.
Accompagnai Amy alla porta di casa, ma in cucina trovammo Louis già sveglio che curiosava nel frigo.
“ehi, buongiorno” esclamò lui, facendo finta di niente. Fece un sorso da un cartone di latte poi si sedette sullo sgabello, osservandoci attentamente.
“buongiorno” balbettò Amy, abbassando lo sguardo. 
“oh, mi sta squillando il telefono, devo andare a rispondere” inventai una buona scusa per lasciarli soli, ma notai il sorrisetto sghembo sul viso di Louis che aveva ben capito tutto.
Filai in camera mia e, come al solito, li spiai dal buco della serratura. 
“perciò.. come stai?” mio fratello spezzò il silenzio imbarazzante che si era creato.
Come stai? che ragazza di domanda è? forza Lou, fa’ qualcosa di buono per una volta e baciala! – pensai tra me e me.
“sto bene, e tu?” sentii rispondere Amy.
“bene, a dire il vero volevo parlarti, e chiarire tutta questa situazione..” continuò Louis.
“non c’è bisogno che tu dica niente, ciò che provo per te penso tu lo sappia già, te l’ho detto proprio qualche giorno fa..” mormorò Amy. Che diavolo le era successo? Era sempre stata una ragazza spavalda, ribelle, senza vergogna e adesso balbettava timidamente come.. me?
“sì infatti, ma non so se Ronnie ti ha raccontato qualcosa che..” replicò Louis, ma poi si interruppe.
“sì, me lo ha detto” ammise, “e mi sta bene, puoi scopare con chi ti pare, non sono nessuno per dirti di non farlo.”
“è stata una cosa senza importanza per me, cioè.. non è significato nulla” alzò le spalle, “lo sai come siamo fatti noi ragazzi, è solo divertimento.”
“io pensavo che tu fossi diverso..” confessò lei con una vocina debole.
A quel punto Louis le si avvicinò silenziosamente e abbassò lo sguardo, “io sono diverso.”
“non mi sembra” ribatté lei, “ti stai comportando come Zayn e tutti gli altri ragazzi che ho avuto”
“io ci tengo a te, e vorrei davvero che le cose si aggiustassero, ma..” farfugliò Louis.
“ma partirai per l’America tra qualche giorno, lo so” sospirò Amy, “e proprio per questo è meglio se dimentichi quello che ti ho detto l’altro giorno, anzi dimentica tutto e dimentica me.. ti auguro il meglio, Lou.”
Riuscii a vedere Amy stampargli un veloce bacio sulle labbra e poi uscire in fretta di casa. A quel punto aprii la porta della mia stanza e raggiunsi mio fratello in cucina.
“sei un coglione” lo rimproverai, scuotendo la testa.
“sono un coglione” concordò, annuendo.

Le ore passavano e dei miei genitori non c’era ancora traccia.
Mangiai qualcosa per pranzo solo perché Louis mi aveva costretta, dicendo che se non avessi ingerito qualcosa sarei svenuta da un momento all’altro. E probabilmente aveva ragione.
Non avevo fame, non avevo voglia di fare niente, qualsiasi cosa facessi non riuscivo a smettere di pensare a Liam. Ogni tanto controllavo il telefono, in attesa di qualche suo messaggio.
Ero abituata al suo ‘buongiorno amore’ ogni mattina, oppure i suoi ‘posso venire da te?’ alle tre del pomeriggio, ma era meglio così. Era meglio se non si faceva sentire, così che sarebbe stato più facile per lui dimenticarmi. E per me, dimenticarmi di lui.
Più tardi uscii, prima che si facesse buio, per fare una passeggiata e andare a casa di Amy.
Non abitavamo vicine, ma camminare non mi dispiaceva affatto. Peccato che durante il percorso lo vidi.. Liam era lì, seduto su una panchina insieme a dei compagni di scuola.
Uno di loro mi vide e gli diede una lieve gomitata per farlo accorgere della mia presenza.
Liam si voltò verso di me e il suo sguardo si fece strano. Aprì leggermente la bocca poi sussurrò qualcosa di incomprensibile ai suoi amici, probabilmente voleva che ci lasciassero soli.
Si inumidì le labbra, infilò le mani in tasca poi attraversò la strada e mi si avvicinò.
“potevi restare con i tuoi amici, se volevi” mormorai timidamente.
“perché avrei dovuto?” chiese.
“perché non penso che abbiamo molto da dirci..” risposi con voce spezzata.
Dirgli queste parole mi costò molto, perché in realtà avrei voluto dirgli così tante cose.
“ah, beh, se è questo che pensi allora..” fece una smorfia e si voltò per andarsene, ma lo bloccai per un braccio prima che potesse farlo.
“hai capito cosa intendevo dire” mi portai una mano tra i capelli.
“no, in realtà non l’ho capito, e non capisco più nemmeno te ultimamente” disse, “due giorni fa mi hai detto addio, ieri sera invece sei venuta da me, abbiamo fatto l’amore e quando mi sono svegliato eri sparita..”
“perché mi sono resa conto che è stato uno sbaglio” mormorai, non del tutto convinta.
“a me non è sembrato così” ribatté, alzando le spalle.
“perché tu non capisci Liam, non sei tu quello che dovrà partire tra pochi giorni e trasferirsi in un altro continente! sto cercando di fare la cosa giusta e non voglio dirti addio ma sembra che io non abbia altra scelta”
“ne abbiamo parlato fino allo sfinimento Ron, io sarei capace di seguirti anche in America” mi prese per mano, “per te farei questo e altro..”
“ma non è questo quello che io voglio per te” scossi la testa, “non voglio condizionare la tua vita e rovinarla, il tuo posto è qui..”
“il mio posto è dove sei tu” mi corresse, avvicinandosi. 
Lo fissai per qualche secondo, aveva gli occhi luminosi e intensi che non avevano intenzione di staccarsi dai miei. Ero così confusa, avevo bisogno che qualcuno mi dicesse cosa fare.
Una parte di me mi spingeva a lasciarlo, a chiudere con lui prima che fosse troppo tardi e che ci facessimo troppo male, ma l’altra parte, quella da ragazza innamorata quale ero, mi diceva di provarci fino alla fine.
I miei pensieri furono interrotti quando sentii le labbra di Liam sfiorare le mie.
Il mio cuore quasi cessò di battere, poi il suono del mio cellulare mi riportò alla realtà.
Mi allontanai leggermente da lui e tirai fuori il telefono dalla tasca, ancora un po’ perplessa per quello che era successo. 
“pronto?” brontolai distrattamente, sfiorandomi le labbra con le dita.
Riuscivo ancora a sentire il suo sapore addosso.
“Ronnie, dove sei?” la voce preoccupata e ansimante di Louis mi fece sussultare.
“sono in giro, con Liam..” aggrottai la fronte, “ma stai bene? che è successo?”
“Ronnie, papà..” balbettò in preda al panico, “devi venire a casa, papà ha avuto un infarto.”
Mi cadde il telefono dalle mani, e ci mancò poco che cadessi a terra anch’io.



 
 
***
 

salve gente.
ebbene sì, è tutto vero.
perdonate la lunga attesa,
ma adesso sono qui.
spero vi sia piaciuto questo capitolo,
e sarei molto curiosa di leggere i vostri pareri!
un bacio e alla prossima,
-marty.


 

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Capitolo 38
*** The funeral. ***


Trentottesimo capitolo.



Tre giorni.
Passarono tre giorni da quella telefonata, e furono i tre giorni più strani della mia vita.
Era successo tutto così in fretta, così all’improvviso.
Papà non c’era più, ed io dovevo ancora realizzare quello che era accaduto.
Non parlavamo più molto in casa, mia madre se ne stava chiusa in camera da letto, Louis affogava la tristezza nel cibo ed io cercavo di non pensare a niente. Era difficile, però.
Sentivo un enorme vuoto dentro di me, non tanto per il fatto di aver perso mio padre.
Non ero realmente triste per la sua morte, perché non avevo mai avuto un legame con lui.
Non ero riuscita ad affezionarmi a lui, non me lo aveva permesso perché non lo avevo mai conosciuto, e forse era proprio questo il motivo della mia sofferenza.
Provavo una perdita indefinita.
“Era malato di cuore” mi aveva rivelato mia madre quella sera, “in realtà siamo tornati dall’America per questo. Sapevo che sarebbe successo presto, e volevo provare a riunire la famiglia prima che accadesse.”
La storia della crisi, della mancanza di lavoro, erano solo scuse per farci trasferire in America con loro. Mia madre sapeva bene che le condizioni di papà non erano stabili, e che lui non avrebbe retto a lungo; ciò che voleva era restare con noi, garantirci un futuro migliore e affidare a me e Louis l’eredità dell’azienda. Mentre io avrei soltanto preferito sapere la verità, fin dall’inizio.

Quella mattina tirai fuori dall’armadio un abito nero e lo indossai con ribrezzo. Per qualche assurdo motivo il nero era sempre stato uno dei miei colori preferiti e amavo indossarlo, ma ora era diverso. Questa volta lo avrebbero indossato tutti, e sapere il motivo per cui l’avrebbero fatto mi faceva stare peggio.
“come stai?” mi chiese Louis, per la prima volta dopo tre giorni.
“non lo so” risposi quando fui pronta per uscire, “e tu?”
“non lo so” ripeté, infilando le mani in tasca.
Lo guardai in silenzio e poi osservammo nostra madre avanzare verso di noi.
Indossava anche lei un vestito nero e, senza dire nulla, ci fece segno di uscire di casa. 
Il funerale era alle 10.00 e quando arrivai davanti la chiesa trovai, con mia sorpresa, persone che non mi sarei aspettata di vedere lì. Liam, Amy, Harry, Zayn e altri miei compagni di scuola erano in piedi vicino all’entrata. Scesi dalla macchina e lanciai a tutti loro un sorriso riconoscente, continuando a camminare al fianco di mia madre.
Era la prima volta che mi sentivo davvero vicina a lei.
Poco prima che la messa terminasse, uscii in fretta dalla chiesa da sola.
Avevo bisogno di respirare a pieni polmoni, prendere una boccata d’aria e dimenticarmi per un secondo di tutto quel casino. Non riuscivo ancora a credere di aver perso mio padre.
Dal momento in cui ci abbandonò quando io e Louis eravamo piccoli, era come se lui non esistesse per me, ma per lo meno sapevo che fosse vivo da qualche parte.
Invece adesso non c’era più, e io non avrei mai potuto creare un rapporto con lui.
Questi pensieri mi fecero impazzire e così chiusi gli occhi per un po’.
Sussultai quando sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
Mi voltai e vidi Liam, di fronte a me.
Era incantevole, come sempre, e riuscivo a leggere un velo di pietà nel suo viso.
“so che in questo momento preferiresti restare da sola, ma se c’è qualcosa che posso fare per te..” 
“abbracciami” lo interruppi, “abbracciami e basta.”
Lui mi fissò attentamente negli occhi e poi obbedì, stringendomi forte tra le sue braccia.
Rifugiai la testa sul suo petto, talmente vicina da sentirne il profumo che tanto amavo.
Restammo così a lungo, senza parlare, lasciando che il vento leggero ci accarezzasse.
Ma quella tranquillità venne spezzata dal rumore della gente che usciva dalla chiesa.
La messa era ufficialmente finita, e io mi staccai leggermente da Liam per cercare mia madre con lo sguardo. Poi la vidi, in mezzo a tanti sconosciuti che le facevano le condoglianze.
Incrociai i suoi occhi e lessi il suo labiale; mi stava dicendo di restare lì con i miei amici, per distrarmi un po’. E, in effetti, aveva ragione.
Avevo passato gli ultimi giorni chiusa in casa e non mi faceva bene escludermi dal mondo.
“ehi tesoro, fatti abbracciare” la voce di Amy interruppe i miei pensieri, e senza pensarci due volte la abbracciai. Accanto a lei c’era Louis, che sembrava stare bene, finalmente. Tra noi, lui era certamente quello più scosso dalla morte di papà. Per lo meno Louis aveva avuto occasione di conoscerlo, aveva qualche ricordo insieme a lui, mentre io niente. Vuoto totale.
“grazie per avermi ascoltata in questi giorni” le dissi, “le nostre telefonate di due ore mi sono servite, davvero.”
Amy sorrise, “è a questo che servono le amiche.”
Ricambiai il sorriso e la abbracciai ancora una volta.
Feci lo stesso con Harry e Zayn che erano stati molto carini a saltare la scuola per me.
Era bello sapere che, in situazioni del genere, avevo ancora qualcuno su cui contare. 
“circolare gente, circolare” scherzò Louis cercando di sdrammatizzare e alleggerire la situazione, “adesso lasciamo i due piccioncini da soli.” 
Liam sorrise e gli fece un occhiolino, mentre io continuai a salutare gli altri con le mani.
“è incredibile, mi sento bene adesso” mormorai quando restammo soli, “è strano come qualche minuto con i miei amici riesca a farmi stare meglio.” 
“e il tuo ragazzo?” fece una smorfia adorabile, “per lui c’è un posto nella tua vita?”
“lui è tutta la mia vita” lo corressi, portando le mani sul suo viso.
Un enorme sorriso comparve sul suo volto e non potei fare a meno di sorridere anch’io. 
“a parte gli scherzi, io ci sono per te” disse, “e mi dispiace che tu non mi abbia chiamato in questi giorni, avrei voluto starti accanto”
“avevo bisogno di stare un po’ da sola” abbassai lo sguardo, “ho chiamato Amy solo perché non volevo che tu mi vedessi in quello stato.”
“non devi vergognarti di me” scosse la testa, accarezzandomi il viso.
“non mi vergogno di te” risposi, “ma dovevo pensare anche a noi due..”
“oh” si inumidì le labbra, “e cos’hai pensato?”
“io non so cosa mia madre abbia in mente di fare adesso, se preferirà partire per l’America adesso, o fra qualche mese, oppure mai” alzai le spalle, “e il pensiero di sparire dalla tua vita da un giorno all’altro mi spaventa terribilmente.”
“tu non potrai mai.. sparire” balbettò durante l’ultima parola.
Rimasi in silenzio senza aggiungere niente, e vidi il suo viso avvicinarsi al mio.
Rabbrividii per la vicinanza, finché Liam fece un passo indietro e spostò lo sguardo dietro di me.
“mamma?” fece lui.
Mi voltai di scatto e vidi Karen camminare verso di noi, senza guardarmi negli occhi troppo a lungo.
“ciao, Ronnie” sussurrò, posizionandosi di fronte a noi.
Spalancai leggermente la bocca e la osservai spaesata, senza dire niente.
“che ci fai qui?” insistette Liam, quasi scocciato.
“ho saputo del triste avvenimento” adesso Karen si rivolse a me, “volevo farti le condoglianze di persona, Ronnie.”
“grazie” balbettai ancora sorpresa, “lo apprezzo.”
“mi dispiace per come sono andate le cose tra noi” continuò, “mi sono resa conto di aver commesso un terribile errore con te, e mi sembra chiaro che i sentimenti di Liam sono talmente sinceri che né io né nessun altro riuscirà a cancellarli.”
Un mezzo sorriso mi comparve sul volto, ma non risposi. Non sapevo cosa dire, ero contenta che finalmente le acque si fossero calmate, e per la prima volta Karen mi sembrò sincera.
Comunque, non riuscivo ancora a dimenticare tutto quello che mi aveva fatto passare.
“mi fa piacere sentirglielo dire” mi limitai a dire, tenendo stretta la mano di Liam.
“grazie, mamma” rispose lui. Sembrava sollevato.
Karen accennò un sorriso – per la prima volta non finto – e poi mi rubò un abbraccio veloce.
Ero ancora decisamente sconvolta per questo suo improvviso cambiamento di personalità e troppo stanca per dubitare o ribellarmi, così ricambiai la sua stretta.
Dopo qualche minuto se ne andò anche lei, e io e Liam rimanemmo ancora soli.
Mi prese per mano e iniziammo a passeggiare nel giardino della Chiesa, con un leggero venticello che mi accarezzava i capelli. Lo guardai più volte, senza dire niente, e lui mi regalava sorrisi sperando di riuscire a strapparne uno anche a me. Ogni tanto sorridevo anch’io, per ripagarlo dei suoi sforzi, e in fondo non erano sorrisi falsi. Quando ero con lui mi sentivo felice, non importava cosa fosse successo in realtà. Liam era la ragione del mio sorriso.



 
 
***
 

ehi.
eccomi qui,
che ve ne pare del capitolo?
piuttosto malinconico, a dire il vero.
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima,
-marty.


 
 

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Capitolo 39
*** Move on. ***


Trentanovesimo capitolo.



I giorni passavano in fretta, e la primavera arrivò.
Il sole e le belle giornate mi mettevano di buon umore, erano passate circa due settimane dal funerale di papà e le cose sembravano essere migliorate un po’. Mia madre ogni tanto usciva per fare delle commissioni poi si rintanava subito in camera da letto, così che io e Louis non potessimo vederla piangere. Mio fratello aveva ripreso il vecchio lavoro, quindi era impegnato e non passava molto tempo in casa, mentre io cercavo di impegnarmi a scuola e di non pensare a tutto il resto.
Eppure migliaia di dubbi non smettevano di perseguitarmi; mi sarei trasferita lo stesso in America? Mia madre non parlava più di questo argomento – o meglio – non parlava più e basta. Con Liam la situazione era strana, stavamo insieme e mi bastava, ma avevo sempre la paura costante di doverlo lasciare da un giorno all’altro, e questi pensieri mi rendevano più distaccata.
“ehi, come mai non sei lavoro?” chiesi a Louis un pomeriggio, dopo essere tornata dalla scuola.
“il giovedì ho il giorno libero, ricordi?” accennò un sorrisetto, continuando a trafficare sul cellulare.
“giusto, ho completamente perso il senso del tempo” sospirai, portandomi una mano tra i capelli.
Lui non rispose, continuando a fissare lo schermo del telefono.
Iniziò a pigiare i tasti e ad un tratto comparve uno strano sorriso sul suo viso.
“Louis?” chiesi sorpresa, “con chi stai massaggiando?”
“eh?” alzò lo sguardo su di me ancora distratto, “hai detto qualcosa?”
“oh mio Dio” esclamai portandomi una mano davanti alla bocca, “stai scrivendo ad Amy?”
“Ronnie..” ridacchiò imbarazzato.
“ti prego dimmi che è così” sospirai, “perché non sopporterei di trovarti a letto con un’altra sconosciuta.”
Lui scoppiò a ridere di nuovo – una risata che non sentivo da parecchio tempo – e poi mi si avvicinò.
“sì, è lei” alzò le braccia in aria, “ho perso la testa per la tua migliore amica, che ci posso fare?”
“due mesi fa non lo avrei mai detto ma.. finalmente! sono troppo contenta” esclamai entusiasta, “e che aspetti a dirglielo?”
“non so, probabilmente non vorrà più vedermi dopo come l’ho trattata, secondo te è la cosa giusta?” chiese timidamente, “insomma, è da tempo che non frequento ufficialmente una ragazza e non sono bravo nelle relazioni, con il caratteraccio che ho”
“lei è pazza di te e tu di lei, quindi andrà tutto bene” sorrisi, “anche io e Liam siamo diversi per certi aspetti, ma in amore vale la pena rischiare.”
“grazie sorellina” mi diede una pacca sulla spalla, “ci penserò.”
Suonò il campanello di casa e gli feci un occhiolino, “ti conviene pensare in fretta, credo proprio che sia lei.”
Louis sbarrò gli occhi e si coprì il viso con le mani, era letteralmente in preda al panico.
“salve” fece lei quando le aprii la porta, “allora, perché mi hai chiesto di venire in fretta?”
Cercai di zittirla ma era troppo tardi, aveva finito di pronunciare la frase.
Ebbene sì, l’avevo chiamata io per fare in modo che Louis si facesse avanti.
“io ti uccido” lo sentii borbottare dietro di me. 
“un giorno mi ringrazierai” sorrisi soddisfatta e poi sgattaiolai in camera mia per lasciarli soli. Li spiai – come al solito – dalla serratura della porta, sperando che mio fratello non rovinasse tutto.
“perché Ronnie se n’è andata?” sentii chiedere Amy, “che succede?”
“niente, lo sai com’è fatta, è strana..” balbettò. Dio, che stupido.
“forse tu devi dirmi qualcosa?” continuò lei. Era sveglia, probabilmente aveva capito tutto.
“ascolta, lo so che ne abbiamo passate di tutti i colori in questi mesi, mi sono comportato da stronzo e ti ho respinta varie volte perché ero arrabbiato” fece una pausa, “non so come dirtelo, non sono bravo con le parole..”
Amy sorrise e prese il suo viso tra le mani, “e allora basta parlare..” sussurrò prima di baciarlo.
Sbarrai gli occhi incredula, e mi trattenni dal strillare un ‘alleluia!’. 

Più tardi uscii dalla mia stanza e sorrisi nel vederli abbracciati sul divano.
“ma che carini” sussurrai con una vocina stridula ed entusiasta.
“glielo dici tu o io?” esclamò Amy guardando Louis, sembrava non si potesse trattenere.
“fai tu” rispose lui, ridacchiando.
“okay, beh” fece una pausa ispirando profondamente, “tuo fratello ed io stiamo ufficialmente insieme, come una vera coppia.”
“era ora” sorrisi e corsi ad abbracciarli.
“è soprattutto merito tuo” continuò lei.
“è vero, sei il nostro Cupido” aggiunse Louis.
“trattamela bene, mi raccomando” minacciai mio fratello e lui annuì tutto serio.
Amy sorrise e gli stampò un altro bacio.

All’ora di cena mia madre si decise ad uscire dalla sua camera, si congratulò con Louis ed Amy e poi iniziò a preparare la cena, silenziosamente. Mi avvicinai a lei mentre i due piccioncini continuavano a riempirsi di baci e coccole sul divano.
“vuoi che ti aiuti a preparare la cena?” le chiesi.
“no, non preoccuparti” rispose, “torna pure con loro”
Mi voltai verso Louis ed Amy e alzai gli occhi al cielo quando li vidi pomiciare ancora, senza interruzioni. 
“non credo che vogliano compagnia” sorrisi voltandomi di nuovo verso la mamma, “davvero, se c’è qualcosa che posso fare per te..”
“non voglio che tu faccia niente, Ronnie” mi interruppe, “davvero, sto cercando di superare il lutto senza coinvolgere te e tuo fratello, meritate di vivere una vita felice senza tutti questi drammi.”
“è un po’ tardi, non credi? siamo già coinvolti, non siamo più dei bambini” replicai.
Lei rimase in silenzio per un po’ e alla fine cacciò un sospiro, “hai ragione, a volte dimentico che siete cresciuti.”
Non dissi nulla neanche io e la aiutai con la cena, senza che me lo chiedesse.
“Ronnie?” mi chiamò ad un tratto, “se ti dicessi che ho intenzione di tornare in America come la prenderesti?”
“come scusa?” risposi subito, pensavo di aver capito male.
“tesoro, lì c’è tutta la mia vita, quella che io e tuo padre abbiamo costruito insieme” mormorò.
“potresti tornare lì un’ultima volta per sistemare gli affari, e poi trasferirti definitivamente qui con noi” proposi, “non sei in condizioni di vivere da sola e lo sai bene.”
“non è così semplice” ribatté, “e una parte di me vorrebbe chiedervi di venire con me, ma non voglio essere così egoista, non più.”
Feci un sospiro di sollievo e poi mi portai una mano tra i capelli. Lei aveva davvero bisogno del nostro aiuto. E se fossi io l’egoista? Stavo chiedendo a mia madre di cambiare vita solo perché non ero in grado di cambiare la mia. Solo perché ero – troppo – attaccata a un ragazzo. 

Questi pensieri mi stavano facendo impazzire, così – dopo la cena – uscii di casa e mi piazzai fuori dal bar di Liam. Il suo turno terminava a quell’ora, così lo aspettai per un po’ lì fuori al buio.
Ad un tratto la porta si aprì e finalmente lui uscì, con le mani in tasca e guardando distrattamente a terra.
Sembrava così pensieroso. Gli piombai davanti e lui spalancò la bocca quando mi vide lì fuori ad aspettarlo.
“ehi, che ci fai qui?” chiese. Il mio entusiasmo si spense quando mi accorsi che non ne sembrava molto contento.
“volevo farti una sorpresa” risposi timidamente, “ultimamente per colpa della scuola e del lavoro ci vediamo sempre meno e.. mi manchi.”
Lui si morse il labbro e – con un po’ di esitazione – mi tirò a sé, avvolgendomi tra le sue braccia.
“mi manchi anche tu, da impazzire” sussurrò tenendomi stretta, “odio il fatto che ci stiamo allontanando e vorrei che tu sfogassi la tua tristezza con me..”
“non sono triste” risposi staccandomi leggermente dal suo abbraccio, “non più, almeno.”
“sei sicura?” chiese accarezzandomi dolcemente il viso, “guarda che se vuoi parlare di tuo padre o..”
“sì, sono sicura” insistetti, “e non voglio parlarne.”
“va bene” si inumidì le labbra e poi mi guardò per un po’ negli occhi senza dire nulla.
“me lo dai un bacio, almeno?” aggiunse.
Sorrisi e, dopo aver preso il suo viso tra le mani, lo baciai. Lui fece in modo di non farmi scappare e ricambiò il bacio, rendendolo più passionale. Portai le mani tra i suoi capelli e lasciai scivolare le dita sul suo viso, pizzicandogli la barbetta.
“ahi” protestò, sporgendosi per mordermi il labbro come vendetta.
Sorrisi nel bacio e incrociai le braccia attorno al suo collo, per poi fissarlo intensamente negli occhi.
Liam aveva uno sguardo ipnotico, per me.
“ti va se andiamo alla casetta sul fiume?” chiesi ad un tratto.
“a quest’ora?” commentò, sorpreso.
“sì” annuii, “ho bisogno di un po’ di tranquillità, e quel posto mi rilassa”
“ai suoi ordini, signorina” fece una specie di inchino e io scoppiai a ridere, tra gli sguardi della gente che passava.
Entrai in macchina con lui e nel giro di pochi minuti eravamo già arrivati.
Liam tirò fuori le chiavi della casetta dalla tasca, ma io lo fermai e scossi la testa.
“voglio stare un po’ qui fuori” gli dissi, indicando il cielo stellato sopra di noi.
“giusto, dimenticavo che sei un’inguaribile romantica” mi prese in giro, per poi stringere la mia mano e iniziare a passeggiare nel buio.
“amo la notte” alzai le spalle, “mi piace starmene da sola a pensare, guardando le stelle.”
“e a cosa pensi?” portò un braccio attorno alla mia spalla.
“a tante cose” risposi, “soprattutto in questo periodo, ho così tante cose per la testa..”
“lo capisco” mi stampò un bacio sulla tempia, “ma cerca di concentrarti sulle cose positive, per esempio adesso non dovrai più trasferirti in America.”
“non ne sarei molto sicura” sospirai. 
Liam si staccò leggermente da me e iniziò a fissarmi con un’espressione interrogativa.
“e questo cosa dovrebbe significare?” chiese.
“io non lo so, mia madre vorrebbe tornare lì, o almeno per un po’ di tempo” mormorai, “ha delle questioni in sospeso e non me la sento di vietarglielo, forse dovrei aspettare la fine della scuola e poi partire con lei, sta soffrendo molto..”
Liam sbarrò gli occhi e mi guardò ancora sconvolto, “stai scherzando spero.”
“non posso costringere le persone che mi circondano a fare quello che voglio io, non è così che funzionano le cose, non posso pensare solo a quello che fa star bene me!” alzai il tono di voce.
“non mi sembra che lei si sia fatta scrupoli ad abbandonarti quando eri solo una bambina, o sbaglio?” sbottò Liam, “anche lei ha pensato a sé stessa, quindi non venirmi a dire che l’ha fatto per voi e per il vostro futuro perché è una stronzata e lo sai anche tu.”
“io non voglio più pensarci, vorrei lasciarmi il passato alle spalle e sarei lieta se tu la smettessi di ricordarmelo” alzai gli occhi al cielo, continuando a camminare nel prato. Era buio e non si vedeva nulla, tranne la luna piena fissa lì in cielo.
“mi dispiace, non voglio litigare con te..” lo sentii sussurrare e raggiungermi.
“il fatto è che tu non capisci, io non sono come te, non affronto le cose con estrema facilità” feci una pausa abbassando lo sguardo, “io crollo, non sono così forte..”
“invece lo sei Ronnie, ma non puoi ricominciare con questa storia dell’America” ribatté, “sai bene che il tuo posto è qui, con me.”
“e tu sei assolutamente sicuro che resterai al mio fianco per sempre?” alzai le braccia in aria, “perché io non lo so più, non credo più al ‘per sempre’ ormai, alla fine se ne vanno tutti” 
“io ti amo e questo mi basta” si inumidì le labbra, “pensavo bastasse anche a te..”
“anche io ti amo” balbettai, “ma è una decisione importante quella che devo prendere, condizionerà la mia vita e voglio essere consapevole delle mie scelte da oggi in poi.”
Liam non disse nulla per un po’, continuava a guardare a terra calpestandosi le scarpe.
“eppure un mese fa eri assolutamente convinta di voler rimanere qui, avresti fatto qualsiasi cosa per non partire e restare con me” scosse la testa, quasi deluso, “e adesso invece sembra che non te ne importi più niente di me, di noi.”
“sono solo confusa, cerca di capirmi” mi avvicinai e presi le sue mani.
Lui si morse il labbro e poi girò lo sguardo altrove, “forse è meglio se ti riporto a casa.”
Aprii leggermente la bocca per ribattere, cercando le parole giuste da dire, ma non ne trovai nessuna. 



 
 
***
 

salve bella gente!
eccomi qua,
scusate l'attesa.
che ve ne pare del capitolo?
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima
xx
-marty.


 

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Capitolo 40
*** Don't wake me up from this daydream. ***


Quarantesimo capitolo.



La mattina dopo – come avevo previsto – Liam non si fece sentire.
Probabilmente era arrabbiato con me, o forse soltanto deluso.
Louis era uscito presto per tornare a lavoro, mia madre – per la prima volta dopo il funerale di papà – era uscita di casa, e così andai a scuola da sola.
“Ronnie, eccoti qua” esclamò Amy tutta eccitata alla soglia del cortile.
“ehi” replicai, continuando a guardare in basso.
“stai bene?” aggrottò la fronte camminando al mio fianco, “sembri uno zombie.”
“oh grazie” risposi senza entusiasmo.
“sono seria, Ron” insistette bloccandomi davanti la porta della scuola, “sei sicura di aver dormito? hai delle occhiaie assurde, sei pallida e.. non ti sei neanche truccata?”
“non me ne può fregar di meno del trucco, in questo momento” sospirai infastidita.
“sì, lo so, ma non è da te” balbettò confusa, “pensavo stessi meglio ultimamente”
“certo, sto benissimo, mio padre è morto da un paio di settimane, mia madre vuole andare in un altro continente e il mio ragazzo ce l’ha con me” sbottai, “cosa potrebbe andare storto?”
“mi dispiace, sono stata un po’ insensibile..” si portò una mano tra i capelli.
Scossi la testa, “ho lezione di biologia adesso, ci vediamo dopo.”
Lei annuì timidamente e io filai via senza aggiungere altro.
Stavo diventando piuttosto irritabile, e l’ultima cosa che volevo era trattare male le persone a cui voglio bene.

Come se non bastasse, presi quattro e mezzo all’interrogazione di biologia.
Ultimamente la scuola era l’ultimo dei miei pensieri e – nonostante cercassi di impegnarmi - la mia media stava calando in quasi tutte le materie. Alla fine delle lezioni uscii nel corridoio, ma non riuscivo neanche a far entrare tutti i libri nell’armadietto.
In preda a un attacco isterico, diedi una botta forte allo sportello ma non si risolvette nulla.
“serve una mano?” sussurrò una voce calma e dolce, proprio dietro di me. Liam incrociò il mio sguardo per qualche secondo, poi sistemò i libri dentro l’armadietto e lo chiuse con un gesto forte e pacato allo stesso tempo.
“visto?” esclamò voltandosi verso di me, “tutto si aggiusta, bisogna avere un po’ di pazienza.”
“adesso non penso che tu stia parlando dell’armadietto” misi le braccia conserte.
“sto parlando in generale” ribattè.
“ok” abbassai lo sguardo, “beh, oggi è proprio una giornata no”
“è da un po’ che hai le giornate no, o sbaglio?” replicò, poggiando la schiena contro il mio armadietto.
“non sbagli” alzai le spalle, “ma cosa posso farci?”
“potresti permettere che io ti stia accanto, per esempio” rispose.
Rimasi in silenzio per un po’, continuando a fissare intensamente i suoi occhi.
Mi stava letteralmente scavando dentro con lo sguardo, si bagnò le labbra mentre aspettava una mia risposta.
“adesso devo tornare a casa, mia madre ha bisogno di una mano” alzai le spalle.
“non cambiare sempre discorso” sbuffò.
Sospirai e mi posizionai di fronte a lui, e – in preda ad un attacco di dolcezza – gli accarezzai una guancia. 
“grazie” feci una piccola pausa, “per non essere arrabbiato con me”
Liam non disse nulla.
“sei sempre così paziente, sopporti ogni mia stranezza, ci sei sempre stato” mormorai a pochi centimetri dal suo viso, “e non hai idea di quanto io mi senta fortunata, non è facile trovare un ragazzo come te.”
Il sorrisetto che tanto amavo comparve sul suo volto, e si avvicinò ancora di più per rubarmi un bacio.
“questa sera finisco presto al bar, dimmi che vieni da me” sussurrò con un tono di voce a cui era piuttosto impossibile resistere.
“ci vediamo dopo” annuii, ancora un po’ spenta.

Nel pomeriggio Amy venne a casa per stare un po’ con Louis prima che lui tornasse a lavoro.
Mia madre era tornata alla sua ‘prigionia’ in camera, lasciandoci soli. 
“Ronnie!” strillò la mia amica piombando nella mia stanza, circa mezzora dopo.
“ehi, che succede?” chiesi ancora immersa nel mio libro di biologia.
Lei chiuse la porta e si sedette accanto a me, “Louis è appena andato a lavoro..”
“e quindi?”chiesi, confusa su dove volesse arrivare.
“e quindi già mi manca” fece una smorfia.
Alzai gli occhi al cielo, “scherzi vero?”
“oddio, sono ridicola?” si portò una mano davanti alla bocca.
“sì, abbastanza” annuii.
“merda, è proprio vero che l’amore rende stupidi” scosse la testa.
“l’amore è strano” aggiunsi.
“ma è anche bellissimo” sorrise lei con occhi sognanti, “oggi io e Lou lo abbiamo quasi fatto..”
Sbarrai gli occhi e per poco non mi strozzai da sola, “c-cosa?”
Lei scoppiò a ridere, “che ti prende?”
“che c-cosa avete quasi fatto, scusa?” ripetei. 
“l’amore Ron, abbiamo quasi fatto l’amore” sorrise di nuovo.
“e che vuol dire ‘quasi’?” domandai, cercando di non immaginare la scena.
“che ci siamo fermati prima” spiegò, “è strano, con lui voglio che sia speciale, voglio che sia una cosa importante e diversa dalle altre volte, con Zayn lo facevamo solo per divertimento”
Chiusi il libro di biologia ormai esasperata dalle sue chiacchiere e poi alzai le spalle, “ti consiglio di aspettare un po’, se ci tieni davvero”
“perché?” chiese.
“perché conosco mio fratello, non vorrei che si stufasse subito di te” feci una smorfia.
Spalancò la bocca, “pensi che potrebbe succedere? pensi che lui si stuferà di me?”
“dico solo che secondo me dovresti aspettare, vi siete appena messi insieme” insistetti.
“abbiamo aspettato tanto per stare insieme, voglio solo godermi al cento per cento questa storia” sbuffò.
“va bene, allora fa’ come ti pare” sbuffai.
“dai, non arrabbiarti” 
“non sono arrabbiata, ma non capisco per quale motivo tu venga a chiedermi consigli se poi non li accetti” balzai in piedi e mi avvicinai alla finestra, dandole le spalle.
“oh, ho capito!” esclamò raggiungendomi, “sei gelosa del tuo fratellone.”
“non è questo” sospirai, ormai scocciata. 
“so che lui è sempre stato ‘tuo’ e adesso che ha una ragazza, hai paura che io possa allontanarlo da te, ma..” la interruppi perché mi stava facendo davvero innervosire.
“non è questo” ripetei, “non ho avuto neanche il tempo di pensare a queste stronzate, con tutte le cose che mi sono successe ultimamente, quindi sarei lieta se tu non mi stressassi più con questi pensieri infantili perché ci sono persone che hanno problemi veri!”
Amy mi guardava a bocca aperta, e improvvisamente fui travolta dai sensi di colpa. Rimasi in silenzio anch’io, poi lei se ne andò.

Erano circa le sette di sera quando bussai alla porta di casa sua.
Il turno al bar terminava alle sei e mezza, quindi a quest’ora dovrebbe essere già tornato. 
La porta si aprì e trovai Karen di fronte a me. 
“Ronnie!” esclamò, quasi come se fosse contenta di vedermi.
Rimasi paralizzata per qualche secondo poi risposi, “salve”
“entra pure, Liam è sotto la doccia” mi fece segno di entrare e io avanzai dentro casa.
Chiuse la porta poi mi guardò attentamente, “allora, come stai?”
“me la cavo” alzai le spalle, mordicchiandomi nervosamente il labbro, pregando mentalmente che Liam uscisse presto dalla doccia.
“mi fa piacere che tu sia riuscita ad andare avanti” rispose, “perdere un genitore a quest’età può essere devastante.”
Annuii silenziosamente e mi sedetti sul divano, accavallando le gambe.
Era assurdo, nonostante fossero passati mesi dal nostro primo incontro, sentivo il costante bisogno di piacere a Karen.
“e tua madre come sta?” chiese, ad un tratto.
“non bene” risposi. Non avevo molta voglia di parlare di questo argomento, in realtà.
“ovviamente, perdona la domanda sciocca” fece una smorfia.
Annuii e quasi feci i salti di gioia quando vidi Liam uscire dal bagno.
Indossava solo un asciugamano attorno alla vita e i miei ormoni in subbuglio iniziavano a farsi sentire. 
“oh mio dio, voi due nella stessa stanza che parlate tranquillamente” esclamò con una mano tra i capelli, “deve essere un sogno”
“non fare il cretino Liam, adesso io e Ronnie siamo buone amiche” disse. Alla parola ‘amiche’ alzai un sopracciglio e sbattei le palpebre più volte, ma non replicai. Non avrei certo dimenticato tutto quello che mi aveva fatto, ma se Karen voleva fare la carina con me, beh, non mi sarei opposta di certo.
“adesso devo proprio scappare, vi lascio soli” continuò lei.
Liam annuì e la salutò con la mano, e io feci lo stesso.
Karen mi rivolse un ultimo sorriso, “saluta tanto tua madre da parte mia” poi uscì dalla porta.
“scusa, non sapevo che sarebbe venuta” borbottò non appena se ne fosse andata.
“tranquillo, è andata bene” alzai le spalle, “non capisco se ci sia sotto qualcosa o se voglia davvero diventare mia amica, ma pazienza.”
“credo che sia sincera” mi tranquillizzò lui, “sapere che tuo padre è morto l’ha davvero toccata, credimi. Mio nonno è morto quando lei aveva più o meno la tua età, per questo si è addolcita”
“oh..” balbettai. Non me l’aspettavo, probabilmente perché avevo sempre visto sua madre come una stronza senza cuore.
“beh, fa niente” scosse la testa, “vado a vedermi qualcosa addosso, torno subito.”
Lo bloccai per un braccio, “e chi dice che devi per forza vestirti..?”
Liam mi guardò sorpreso e io sorrisi buttando le braccia attorno al suo collo.
Poggiai le labbra sulle sue e feci scivolare le mani sul suo petto.
“sei sicura di stare bene?” ridacchiò tra un bacio e l’altro, “stamattina non dicevi una parola, e adesso sei.. diversa.”
“sono piuttosto lunatica, dovresti saperlo” sussurrai per poi incollare le labbra sul suo collo.
“cazzo..” gemette, tentando di fermarmi, “ma non voglio che tu faccia qualcosa che non ti va di fare.”
Sospirai e mi allontanai leggermente da lui per guardarlo negli occhi, “sei adorabile quando ti preoccupi per me anche quando non devi, ma voglio solo avere un po’ di intimità col mio ragazzo dopo tanto tempo, è così sbagliato?”
“no, assolutamente no” scosse la testa per poi inchiodare le labbra sulle mie.
Sentii la sua lingua scontrarsi con la mia e a questo punto feci scivolare la mano sotto il suo asciugamano.
“ah però, che ragazzaccia” mi prese in giro.
“sei tu che mi provochi, tutto bagnato” sbuffai, baciandolo ancora.
“quanto mi sei mancata..” sussurrò.
Iniziai ad agitare la mano sul suo membro più velocemente e sorrisi nel vederlo ansimare per merito mio.

“tu saresti mai geloso di tua sorella?” chiesi a Liam circa mezzora dopo, che nel frattempo si stava rivestendo.
Lui mi guardò confuso mentre si infilava un paio di boxer neri, “no, non credo, perché?”
“no, niente” scossi la testa, spostando una ciocca di capelli che mi copriva il viso.
“sei gelosa di Louis?” ridacchiò, infilandosi anche un paio di jeans.
“no, ma Amy mi ha fatto credere di esserlo” sbuffai, “e abbiamo discusso oggi pomeriggio.”
“per Louis?” continuò.
“no, non lo so, mi sentivo strana” borbottai, “sono sempre strana ultimamente.”
“spero di essere riuscito a calmarti, poco fa” curvò le labbra in un sorrisetto malizioso.
Scoppiai a ridere e mi avvicinai a lui per dargli uno schiaffetto sul braccio, “stupido.”
Sorrise di nuovo, “a parte gli scherzi, voglio vederti sorridere più spesso, sono stato chiaro?”
Annuii e sfoderai subito un bel sorriso per accontentarlo.
“così mi piaci” sussurrò per poi schioccarmi un altro dolce bacio sulle labbra.
“adesso devo tornare a casa, aiuto mamma con la cena” sbuffai, afferrando la mia borsa.
“ti accompagno” disse, per poi infilarsi una maglia a caso.

“ti amo” mormorai prima di scendere dalla sua macchina, ferma davanti casa mia.
“ti amo” rispose, per poi baciarmi la fronte. Chiusi lo sportello e lo salutai con la mano più volte, prima che mettesse in moto l’auto. Quando aprii la porta trovai Louis e la mamma già a tavola.
“ehi, ma non dovevo aiutarti con la cena?” chiesi, perplessa.
“non preoccuparti, ci ha pensato tuo fratello” rispose lei, sforzandosi di mostrarsi serena.
Louis mi fece un occhiolino e batté le forchette sul piatto come un bimbo affamato.
“bene, ora che ci siete entrambi, devo dirvi una cosa” annunciò ad un tratto la mamma.
Ecco, questa frase non prometteva mai nulla di buono. Il cuore cominciò a battermi a mille.
“mi rendo conto che il mio comportamento ultimamente è strano, e proprio per questo ho deciso che partirò questo fine settimana” disse, “ma senza di voi, non è giusto che io vi coinvolga in tutto questo”
Guardai sbalordita prima lei poi Louis, “vuoi tornare in America da sola?”
“solo per poco tempo, ho alcune faccende da risolvere con l’azienda” rispose, “poi tornerò qui definitivamente, con voi, perché sono certa che vostro padre vorrebbe questo.”
Louis sorrise e io non potei fare a meno di fare lo stesso. Lasciai cadere la borsa a terra e corsi ad abbracciarla.
Finalmente, dopo tanto tempo, sentivo che c’era speranza.



 
 
***
 

ehi!
eccomi qua,
che ve ne pare del capitolo?
Ronnie è stranamente ottimista.
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 41
*** His best friend. ***


Quarantunesimo capitolo.



Il giorno dopo, a scuola, non raccontai subito la bella notizia a Liam. Volevo aspettare e dirglielo quando eravamo soli, ero sicura che sarebbe stato felice tanto quanto lo ero io.
Finalmente l’ansia dei mesi precedenti sembrava svanita, non c’era più il pericolo ‘trasferimento’ ed ero fiera dei sacrifici di mia madre.
Per la prima volta in vita mia, percepivo un gesto materno da parte sua.
Durante la ricreazione, sgattaiolai nella sua classe e, dopo aver salutato Harry, camminai silenziosamente dietro la sedia dove Liam era seduto a chiacchierare con qualche amico.
Portai le mani davanti ai suoi occhi e aspettai che mi riconoscesse.
“mm vediamo, di chi saranno queste manine piccole piccole?” si inumidì le labbra.
Mi aveva già riconosciuta, ma sorrisi ed evitai di scoppiare a ridere. 
“forse della mia bellissima fidanzata?” spostò le mie mani dai suoi occhi e alzò lo sguardo in alto, regalandomi un sorriso.
“mi hai scoperta” mi abbassai leggermente per schioccargli un bacio e poi lui si alzò per venirmi incontro. Mi abbracciò da dietro e fece un cenno ai suoi amici, poi uscì in corridoio insieme a me.
“sei di buon umore, oggi?” gli chiesi, notando la sua estrema dolcezza.
“non molto, in realtà” alzò le spalle, “ma vederti mi ha migliorato la giornata.”
Arrossii, “ti prego dimmi che oggi pomeriggio non devi lavorare.”
“e invece sì” sbuffò, “finisco il turno alle sei e mezza e poi devo restare da solo a mettere a posto il bar.”
“perché proprio tu?” brontolai, mettendo le braccia conserte.
“facciamo una volta a testa, questa settimana tocca a me” spiegò, “poi ho la serata libera.”
“bene, magari potrei venire da te..” mormorai a voce bassa, alzando un sopracciglio.
Liam sorrise maliziosamente, “se non lo farai tu, verrò io a rapirti.”
Sorrisi di nuovo, “e forse potrei restare anche a dormire..” mi bagnai le labbra per provocarlo un po’.
Lui ridacchiò e – sfortunatamente – la campanella della fine ricreazione interruppe il divertimento.
Mi stampò un bacio a fior di labbra, “ci vediamo stasera, allora.”
Annuii e lo salutai con la mano, per poi restare ferma ed incantata a guardarlo andar via.
Quando tornai a casa per pranzo, trovai solo Louis.
Lui mi riferì che la mamma era andata a trovare alcuni vecchi parenti che non vedeva da anni e poi a cercare dei biglietti aereo - oltre oceano.
Mangiare sola con Louis non era mai particolarmente divertente, lui si ingozzava di cibo e fissava il televisore lasciandomi in silenzio per tutto il tempo. Ma stavolta la tv era spenta, mangiava lentamente e ogni tanto mi lanciava qualche sguardo strano.
“va tutto bene?” gli chiesi ad un tratto, curiosa di sapere ciò che gli passasse per la testa.
“io sì, a te invece?” replicò, aggrottando la fronte.
“direi di sì” accennai un sorriso. Ed ero veramente contenta, dopo tanto tempo.
“Amy mi ha raccontato della vostra discussione di ieri” disse improvvisamente.
Sospirai e feci una smorfia, “oh, adesso capisco perché mi guardavi in quel modo.”
“voglio solo capire cosa pensi” rispose, “insomma, mi hai praticamente spinto tu a mettermi con lei e adesso.. ti da fastidio?”
“non mi da fastidio” alzai gli occhi al cielo, “Amy ti ha detto questo?”
Lui annuì in silenzio e poi rimase a fissarmi per un po’, “puoi parlare di tutto con me, lo sai..”
“non mi da fastidio che usciate insieme, e non sono nemmeno gelosa se è questo che pensi” feci una piccola pausa, “certo, è normale che sia un po’ strano per me vedere mio fratello limonare tutto il tempo con la mia migliore amica, però sono contenta se voi lo siete.”
Louis sorrise, “allora dillo anche a lei, perché ci è rimasta davvero male..”
“vedrò cosa posso fare” sospirai e mi alzai da tavola per sparecchiare.

Più tardi Louis uscì per andare a lavoro e io rimasi a casa da sola, a studiare un po’.
Fissavo l’orologio in continuazione, aspettando con ansia le sei e mezza.
Quando finalmente arrivarono, uscii di casa un po’ in anticipo e decisi di fargli una sorpresa al bar. Feci per entrare ma incrociai un suo ‘collega’ che stava uscendo e mi disse, “mi dispiace, stiamo chiudendo, torna domani.”
Annuii e finsi di andarmene, poi quando mi assicurai che lui fosse sparito, sgattaiolai di nuovo verso il bar ed entrai in punta di piedi. Sorrisi quando vidi Liam sistemare il locale tutto solo, poi spalancò la bocca quando incrociò il mio sguardo.
“Ronnie, che fai?” esclamò, “lo sai che non puoi stare qui..”
“è stato più forte di me, volevo vederti” mormorai con tono innocente, avvicinandomi a lui.
“lo so che se ne sono andati tutti, ma se ci scoprono..” brontolò, guardandosi intorno.
“non ci beccheranno, tranquillo” mi avvicinai a lui e poi intrecciai le braccia dietro il suo collo.
Fece il broncio e scosse la testa, “non vale, riesci sempre a convincermi così facilmente”
Sorrisi soddisfatta e gli accarezzai delicatamente il viso, “perché non riesci a dirmi di no..”
“esattamente..” sussurrò per poi chiudere gli occhi, sentendo le mie labbra sfiorare le sue.
Tenni fermo il suo viso tra le mani e approfondii il bacio, facendo scontrare la sua lingua con la mia.
Dopo qualche secondo, Liam allungò il braccio per chiudere a chiave la porta del bar e mi guardò con un luccichio d’eccitazione negli occhi. 
“forse è meglio se torni alle tue pulizie” ridacchiai osservando il locale in disordine, “io ti aspetto a casa..”
“eh no, adesso non mi scappi” si mordicchiò il labbro inferiore e con un gesto forte e deciso portò le sue mani sotto le mie cosce per sollevarmi da terra.
Mi poggiò sul bancone, vicino alla cassa, per poi posizionarsi di fronte a me, tra le mie gambe. Portai di nuovo le braccia dietro il suo collo – senza staccarmi mai dalle sue labbra – e poco dopo feci scivolare una mano sotto la sua maglietta.
Rabbrividii quando sfiorai i suoi addominali tesi e poi ritirai fuori la mano per sistemargli l’adorabile grembiulino che portava addosso.
“adoro la tua uniforme da lavoro” ridacchiai, squadrandolo dalla testa ai piedi.
Liam avanzò ancora di più tra le mie gambe e fece aderire perfettamente il suo bacino al mio.
“non ti conviene prendermi in giro” iniziò a strusciarsi in modo provocante, facendomi scappare un gemito. Continuava a dare spinte con il bacino, e improvvisamente desiderai che i vestiti sparissero. Era bravo, maledettamente bravo.
“oddio, smettila..” gemetti, mentre lui continuava con la sua tortura.
Proprio in quel momento qualcuno bussò piuttosto forte alla porta.
“cazzo” esclamò lui, allontanandosi leggermente. Liam mi aiutò a scendere dal bancone e – in preda al panico – mi portò in una specie di stanzino minuscolo.
“resta qui, non fare casino” sussurrò. Annuii e lo sentii andare ad aprire la porta.
“meno male che ci sei ancora, avevo dimenticato il telefono” questa era la voce di un altro ragazzo, probabilmente lo stesso che avevo incontrato io poco prima di entrare.
“eccolo, e comunque non chiudere più a chiave la porta” continuò il tipo, che lavorava lì.
Poi si sentì di nuovo sbattere la porta e io uscii da quello stanzino soffocante. 
“che razza di idiota” borbottò scuotendo la testa, “ci è mancato poco.”
Sorrisi, “ti ho quasi fatto licenziare.”
“forse è meglio se inizio davvero a sistemare questa discarica” sbuffò infilando le mani in tasca, “quindi vedi di non distrarmi ancora..”
Mi sedetti di nuovo sul bancone con le gambe accavallate e sfoderai un sorrisetto innocente, “faccio la brava, te lo prometto.”

“pensa cosa sarebbe successo se non avessi chiuso a chiave la porta e quel tizio ci avesse visto lì, così” scoppiai a ridere circa mezzora dopo, mentre Liam apriva la porta di casa sua. 
“mi avrebbero licenziato come minimo, e magari anche denunciato per atti osceni in luogo pubblico” ridacchiò e io feci lo stesso, entrando dentro. La luce era già accesa.
“hai dimenticato di spegnere la luce, prima di uscire?” aggrottai la fronte.
Liam si guardò intorno perplesso, “boh, può darsi,”
Alzai le spalle e mi avvicinai di nuovo a lui, sfiorandogli con le dita la barbetta ruvida.
Non vedevo l’ora di raccontargli la bella di notizia che mi aveva dato mia madre, ma prima volevo che l’atmosfera si riscaldasse.
Lui sorrise e mi baciò un’altra volta, “allora.. riprendiamo da dove ci hanno interrotti?” propose a bassa voce.
“con vero piacere” concordai, incollando di nuovo le labbra sulle sue.
Liam portò le mani sui miei fianchi e nel frattempo indietreggiava verso la sua camera. Aprì la porta con un scatto veloce senza mai interrompere il bacio. Con la coda dell’occhio però.. vidi un ragazzo seduto sul suo letto. Mi staccai immediatamente da Liam e lanciai un gridolino.
Il ragazzo – moro, robusto e piuttosto alto – scoppiò in una risata fragorosa e Liam sbarrò gli occhi.
“Andy?” esclamò, sorpreso.
Il ragazzo – Andy, a quanto pare – si alzò in piedi e, ancora ridendo, corse ad abbracciarlo.
“non ci posso credere” Liam gli diede una pacca sulla spalla ancora incredulo, “ma che ci fai qui?”
“sono tornato stamattina dall’Irlanda” spiegò, “tua madre mi ha fatto venire qui per farti una sorpresa.”
“tu sei pazzo” Liam sorrise e poi si voltò di nuovo verso di me.
“scusate l’interruzione, sembravate davvero presi” ridacchiò Andy.
Io mi lasciai scappare una smorfia, poi Liam mi prese per mano, come per cercare di farmi rilassare.
“Ronnie, lui è Andy, il mio migliore amico da sempre” disse indicandolo, “è un po’ che non ci vediamo perché era in Irlanda per uno scambio culturale con la scuola, o qualcosa del genere”
“sì, amico, proprio così” il ragazzo annuì portando un braccio sulla spalla di Liam, “e lei chi è?”
“lei è Ronnie, la mia ragazza, te ne avevo parlato” rispose lui.
Io rimasi in silenzio e Andy mi tese la mano con quel fastidioso sorrisetto stampato in faccia, “però amico, finalmente ti sei sistemato” commentò, “ed è anche carina”
Strinsi la sua mano per qualche secondo poi riportai le braccia conserte, guardando altrove.
Ero ancora piuttosto sconvolta per aver trovato uno sconosciuto nella stanza del mio ragazzo, o forse era soltanto la sua invadenza a non piacermi.
“ehi, vacci piano con le parole” lo rimproverò Liam, facendomi scappare un sorriso.
“chi l’avrebbe mai detto che avresti trovato l’anima gemella” esclamò Andy accomodandosi tranquillamente sul letto, “ma te le ricordi tutte le nostre avventure da ragazzini? quante cazzate abbiamo fatto insieme, eh?”
Liam emanò un colpetto di tosse – piuttosto finto – come se volesse zittirlo.
“mm, sì” balbettò guardandomi con la coda dell’occhio.
“e quando abbiamo fatto sesso con quelle due gemelle francesi in vacanza, te lo ricordi?” Andy rise di nuovo.
Sentii un brivido percorrermi la schiena e cercai di tenere a bada la mia gelosia.
Liam probabilmente se ne accorse e lo fulminò con lo sguardo.
“che stupido, pessima esperienza da raccontare di fronte alla tua ragazza” si portò una mano davanti alla bocca e io feci finta di niente.
“e.. per quanto tempo resterai qui a Londra?” Liam cercò di sviare il discorso.
“non per molto, ma tornerò dopo la fine della scuola e poi farò il college qui” si portò le braccia dietro la nuca, “anzi ci andremo insieme, giusto?”
Mi voltai di scatto verso Liam. Il college era sempre stato un argomento delicato per noi, sapevo bene che questo era l’ultimo anno di scuola per lui e che presto avrebbe dovuto iniziare a concentrarsi sul suo futuro, eppure tutto questi cambiamenti mi spaventavano. 
“beh, è un po’ presto per parlarne” sospirò Liam, “abbiamo tempo ancora”
“amico, il tempo passa in fretta” Andy si alzò dal letto e si avvicinò a lui, “dai, ce la spasseremo da matti al college insieme”
“scusate, adesso devo proprio andare a casa” intervenni ad un tratto. Non riuscivo più a sentirli parlare di quell’argomento, e questo Andy non mi stava particolarmente simpatico.
Liam sospirò, “ti accompagno a casa?”
“no, tranquillo” scossi la testa, “vado da sola.”
Liam provò a ribattere ma lo interruppi rivolgendomi al suo amico, “è stato un piacere, Andy.”
“anche per me” lui mi strinse la mano di nuovo, “a presto, ragazza del mio migliore amico di cui non ricordo già il nome” e poi rise.
“Ronnie” ripetei tutto d’un fiato, poi mi avviai verso la porta e uscii da casa di Liam.

“perché non mangi niente?” chiese mia madre circa un’ora dopo a tavola, mentre giocherellavo con la forchetta senza toccare cibo.
“non ho molta fame” risposi senza staccare lo sguardo da terra.
“che novità” commentò Louis, continuando ad ingozzarsi.
“sei stata con Liam, oggi?” chiese lei, come se volesse scoprire la causa del mio strano umore.
“sì” annuii, abbassando di nuovo lo sguardo.
“mi piacerebbe molto conoscerlo meglio” disse, “credi che sarà possibile invitarlo a cena da noi, magari domani?”
Spalancai leggermente la bocca di fronte a questa proposta, “non lo so, ultimamente è impegnato con il bar..”
“tu prova a chiederglielo lo stesso” insistette la mamma.
Questa sua improvvisa voglia di conoscere Liam mi aveva sorpresa e non poco.
Stava davvero cercando di migliorare e costruire un rapporto con me, e lo apprezzavo.
La mattina dopo, al termine delle lezioni, raggiunsi Liam nel cortile fuori la scuola.
“ehi” mi rubò un bacio a stampo, “ieri sei scappata in fretta e non mi hai lasciato salutarti.”
“ero di fretta..” mentii.
“o forse ti infastidiva la presenza di Andy..” mi corresse.
Dio, quel ragazzo riusciva a capirmi anche attraverso un semplice sguardo.
“probabile” alzai le spalle.
“so che può sembrare un po’ invadente, ma se lo conosci bene è simpatico..” sussurrò.
“non mi avevi mai parlato molto di lui” misi le braccia conserte, “e nemmeno delle vostre belle avventure.”
“Ron, dai..” ridacchiò imbarazzato.
“oh no, sono davvero curiosa di sentirti raccontare la storia delle gemelle francesi” alzai un sopracciglio.
“te la sei presa sul serio per quella cosa?” sbuffò afferrandomi la mano, “è successa tanto tempo fa, ero solo un ragazzino”
“lasciamo perdere, è meglio” feci una pausa per poi cambiare discorso, “mia madre vorrebbe invitarti a cena da noi stasera, per conoscerti meglio, sei libero o hai il turno al bar?”
“non ho il turno stasera, ma avevo promesso ad Andy che sarei uscito con lui..” mormorò, sembrava temesse una mia brusca reazione.
“capisco” mi morsi il labbro, cercando di controllare i miei nervi.
“non lo vedo da mesi e tra non molto ripartirà, lo capisci vero?” chiese.
“oh sì, certo” feci una smorfia, “lo capisco”
Lui continuò a fissarmi in silenzio, “è solo per una sera..”
“beh, avrai tutto il tempo per stare con lui” feci una pausa, “quando andrete al college insieme.”
“io non sono ancora sicuro di andare al college” borbottò, iniziando ad alterarsi.
“non dire cazzate, hai sempre sognato di andarci” replicai.
“e allora?” alzò gli occhi al cielo, “questo non significa niente per noi due”
“sicuro? perché io invece penso che causerà non pochi problemi..” risposi.
“sei tu che crei mille problemi da sola” fece una smorfia, alzando il tono di voce.
Mi guardai intorno per evitare che nessuno ci stesse guardando. E io che stavo ancora cercando l’atmosfera adatta per dirgli che non sarei partita per l’America.
“non ho voglia di discutere adesso” sospirai esausta, “torna pure dal tuo amico, io vado a chiarire con la mia” e detto questo filai via.



 

 
***
 

ehilà gente!
eccomi di nuovo qui,
che ve ne pare di questo capitolo?
Andy è arrivato in città,
e Ronnie non sembra esserne entusiasta.
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.


 

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Capitolo 42
*** Waiting for you. ***


Quarantaduesimo capitolo.



Quando tornai a casa – come avevo previsto – Louis era insieme ad Amy.
I nostri sguardi si incrociarono per qualche secondo, poi la mia amica tornò a fissare lui.
“bentornata” esclamò mio fratello tutto esaltato, perché non vedeva l’ora che facessi pace con Amy.
“ehi” sorrisi timidamente poi mi rivolsi a lei, “parliamo un attimo?”
Amy rimase in silenzio per qualche secondo, guardò prima Louis poi me, “va bene.”
Si alzò e – come al solito – la portai in camera mia così che potessimo chiarire in pace.
“cos’è che devi dirmi?” chiese subito, incrociando le braccia.
“scusa” dissi tutto d’un fiato, “ecco cosa dovevo dirti.”
Lei accennò un sorrisetto, “bene, è già un passo avanti.”
“mi dispiace di averti trattata in quel modo, l’altro giorno” sospirai, “ero nervosa e adesso probabilmente lo sono ancora di più.”
“che succede?” mi si avvicinò. Ah, quanto mi era mancata, anche se solo per un giorno.
“è crollato tutto all’improvviso” feci una pausa, “ero felice che non dovessi più trasferirmi in America, ma adesso è spuntato un vecchio amico di Liam – Andy o come si chiama – che mi ha ricordato che tra qualche mese il mio ragazzo andrà al college chissà dove..”
“oddio Ronnie” Amy portò un braccio sulla mia spalla, “e ne hai parlato con lui?”
“sì, Liam dice sempre che non devo preoccuparmi e che resteremo insieme, ma è dura..” sospirai.
“sono fortunata che Louis non vada al college e abbia già un lavoro qui” sorrise.
“non sei d’aiuto” scossi la testa, pensierosa.
“scusa” si morse il labbro, “ma forse ha davvero ragione Liam, forse dovresti smetterla di preoccuparti inutilmente”
“ma come faccio?” brontolai, “capitano tutte a me.”
“tesoro, ascoltami” poggiò una mano sulla mia spalla, “siete riusciti a restare insieme nonostante il tuo imminente trasferimento in America e la morte di tuo padre, supererete anche questa.”
Cacciai un respiro profondo, “spero che tu abbia ragione.”
“io ho sempre ragione” ridacchiò facendo scappare un sorrisetto anche a me.
“resti ancora un po’ qui o vai già via?” le chiesi, poco dopo.
“resto un’altra mezzoretta con Louis prima che vada a lavoro” rispose, “ma è davvero stanco, poverino..”
“quando sta a casa non fa altro che guardare la tv, ingozzarsi di schifezze o parlare al telefono con te” feci una smorfia, “già, poverino.”
Lei sorrise, “tuo fratello lavora tanto Ron, forse dovrei farlo rilassare un po’.. se sai cosa intendo.”
Spalancai la bocca, “sì, penso che tu sappia bene come farlo rilassare” e poi risi.

Passai il resto del pomeriggio a casa da sola, cercando di studiare un po’ e distrarmi dai cattivi pensieri. Intorno alle sei e mezza il campanello suonò e corsi ad aprire, convinta fosse mia madre che tornava dalla solita visita ai parenti. Invece di fronte a me trovai Liam.
“ehi” mi schiarii la voce con un colpetto di tosse, “che fai qui?”
“ho appena finito il turno al bar e, visto che stasera non staremo insieme, volevo vederti” sussurrò, con le mani in tasca e lo sguardo imbarazzato fisso a terra.
Senza dire nulla gli aprii la porta per lasciarlo entrare. Liam avanzò dentro casa e poi si guardò intorno, “sei sola?”
Annuii silenziosamente e misi le braccia conserte.
“meglio, così possiamo parlare un po’..” mi prese per mano e si sedette di fronte a me.
“ti ascolto” sussurrai, leggermente intimorita da quella frase.
“mi dispiace per la discussione di questa mattina” si bagnò le labbra, “e mi dispiace che tu debba stare sempre così in ansia per causa mia, perché l’ultima cosa che vorrei è renderti infelice.”
Ecco che ci risiamo, il mio cuore non avrebbe retto ad un altro suo discorso strappalacrime.
“tu mi rendi felice più di chiunque altro” lo corressi, tenendo stretta la sua mano.
“anche tu, proprio per questo devi capire che né il college né l’America cambieranno le cose fra noi” sussurrò.
“l’America sicuramente no” accennai un sorriso, “perché non parto più, mia madre ci andrà da sola per un po’ di tempo, poi tornerà qui definitivamente.”
“sei seria?” esclamò, sorridendo come un bimbo, “e che aspettavi a dirmelo?” 
“volevo dirtelo ieri, ma poi è arrivato Andy..” mi mordicchiai il labbro inferiore.
“allora perché non la smettiamo con le discussioni e cerchiamo di aiutarci l’un l’altro?” propose.
“dimentica la scenata che ti ho fatto per Andy, la verità è che ero solo infastidita e frustrata per aver scoperto di non sapere molto del tuo passato..” abbassai lo sguardo.
“sai molte più cose di quello che pensi” disse, “e credimi quando ti dico che l’unico motivo per cui non ti ho raccontato delle mie pazze avventure con Andy, è perché me ne vergogno”
“non devi vergognarti di niente con me” strinsi di nuovo la sua mano.
“ma tu sei così piccola, così pura e innocente..” curvò le labbra in un sorriso dolce, “e non vorrei mai apparire ai tuoi occhi come uno stupido idiota.”
“non penserei mai una cosa del genere di te, Liam” lo rassicurai, “ti conosco e ti amo.”
“lo so, ma ho fatto tante cazzate in passato, di cui non vado fiero..” chiuse gli occhi per un attimo, “e quando ho rivisto Andy mi sono tornate tutte in mente.”
“tipo quella della gemelle francesi?” lo fulminai con lo sguardo, e lui si lasciò scappare una risatina.
“sì, anche” annuì, divertito per la mia tenera gelosia.
“anche? perché, significa che ce ne sono altre?” esclamai.
Lui scosse la testa e rise di nuovo, “non di quel tipo, ma ti giuro che io e quel ragazzo ne abbiamo combinate di tutti i colori.”
“ah, la mia piccola peste” sorrisi, scompigliando i suoi capelli corti.
“ti prego, dimmi che anche tu hai qualche segreto imbarazzante nel tuo passato” ridacchiò, tirandomi su di lui. Allargò le gambe per fare in modo che mi ci sedessi comodamente sopra.
“mmh, vediamo” chiusi gli occhi viaggiando nei ricordi, e nel frattempo incrociai le braccia dietro il suo collo.
“una volta, quando ero molto piccola e io e Louis vivevamo ancora dalla nonna, ho fatto la pipì sul divano e ho dato la colpa a mio fratello” scoppiai a ridere, “e quando la nonna l’ha vista, lo ha riempito di botte.”
“ma eri terribile” sbarrò gli occhi poi rise anche lui, avvolgendomi con le sue braccia.
Continuammo a ridere come due stupidi per qualche minuto, poi poggiai la testa sul suo petto e con l’altra mano lo accarezzavo, lasciandogli di tanto in tanto qualche bacio sul collo.
“Liam?” lo chiamai ad un tratto. Avevo gli occhi chiusi e ci eravamo talmente lasciati trasportare dalle nostre coccole e dall’atmosfera rilassante che iniziai a temere si fosse addormentato. 
“sì?” rispose, lisciandomi i capelli con la mano.
Rabbrividii al suo tocco e alzai la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi.
“mi parli delle tue.. storie passate?” chiesi, sapendo già che mi avrebbe fatto male sentirlo parlare delle sue ex ragazze.
“Ronnie..” sbuffò.
“ti prego” lo supplicai, “non voglio più avere sorprese se dovesse spuntare un altro dei tuoi migliori amici d’infanzia.”
“ma perché? è così importante saperlo, per te?” brontolò.
“sono solo curiosa” feci un tenero broncio per cercare di convincerlo, “in fondo tu sai già che io ho avuto solo un ragazzo prima di te..”
“sono stato con qualche ragazza, ma nulla di serio” si limitò a dire, “sei la prima, per me.”
“e perché non era nulla di serio?” insistetti, curiosa di sapere di più.
“perché erano tutte stupide, e nessuna di loro riusciva a farmi provare qualcosa al di fuori del letto” fece una smorfia, “sei contenta adesso?”
Gli diedi un leggero schiaffetto e lui spalancò la bocca per protesta, “e questo a cosa è dovuto?”
“quello era perché andavi a letto con delle troie” gli feci una linguaccia e lui scoppiò a ridere.
“sei l’unica per me, lo sei sempre stata..” disse poco dopo, tornando serio.
“se stai cercando di addolcirmi sta funzionando..” sbuffai, arrossendo. 
Liam sorrise, “lo dico perché lo penso” sussurrò prendendo il mio viso tra le mani, “quando ti ho vista la prima volta non mi sembrava vero di aver finalmente trovato una ragazza che mi piacesse sul serio, per questo insistevo così tanto per conoscerti..”
“e cosa ti aveva colpito così tanto?” chiesi, sentendomi avvampare.
“la tua timidezza, il fatto che arrossivi ogni volta che mi avvicinavo a te..” sussurrò, talmente vicino che riuscii a sentire il suo respiro sul collo.
“certe cose non sono cambiate” arrossii e lui sorrise.
“altre invece sì” spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso, “perché adesso sei mia”
“e tu sei tutto mio” sorrisi, stampandogli un bacio veloce a fior di labbra.
Lui ricambiò il sorriso e stava per rispondere, quando la porta di casa si aprì improvvisamente e mia madre spuntò fuori. 
Mi alzai in fretta dalle gambe di Liam e aspettai che la mamma dicesse qualcosa.
“ciao ragazzi” disse, sorridente dopo tanto tempo. 
Anche Liam si alzò in piedi, con una mano nella tasca e l’altra tesa a stringere quella di mia madre.
“buonasera” le disse lui, con il solito sorriso dolce che tanto amavo.
“non sapevo che foste in casa, altrimenti avrei iniziato a preparare la cena” esclamò lei.
“no, Liam non può restare a cena questa sera, facciamo un’altra volta” spiegai.
“oh, va bene” rispose la mamma, guardando prima me poi Liam, “non vedo l’ora di averti con noi.”
“anche io non vedo l’ora” rispose lui, gentilmente come sempre.
Mia madre sorrise un’ultima volta, poi filò nella sua camera, lasciandoci soli.
“devi andare adesso?” gli chiesi, guardando l’ora.
“sì, devo farmi una doccia veloce e poi uscire con quel coglione del mio migliore amico” ridacchiò.
“dove andate?” chiesi, di fronte alla porta di casa con lui.
“non lo so di preciso, un giretto in centro e poi in qualche locale” alzò le spalle, “in onore dei vecchi tempi.”
Ero un po’ nervosa perché Liam non usciva spesso con qualcuno che non fossi io, anzi, di solito le sue giornate ruotavano intorno a me o al bar.
‘Forza Ronnie, non fare l’egoista. Liam ha quasi vent’anni e deve godersi la vita.’ dissi tra me e me.
“fai il bravo, ok?” mi raccomandai. 
“come sempre” sorrise lui, poi si sporse in avanti per baciarmi e finalmente le sue labbra sfiorarono le mie. Presi il suo viso stretto fra le mani per tenerlo fermo e continuai a baciarlo con le farfalle nello stomaco.
“non fare tardi stasera, domani abbiamo scuola..” mormorai poco dopo, staccandomi leggermente da lui.
“certo, mamma” scherzò, per poi baciarmi un’altra volta.
Risi, “mi chiami appena torni a casa?” 
“va bene, se sarai ancora sveglia..” aggiunse.
Questa risposta non mi aiutava di certo a tranquillizzarmi. 
“ti amo” sussurrai fingendomi serena, ma la mia voce tremolante mi tradì.
“ti amo anch’io” rispose.
Un ultimo bacio e poi se ne andò, lasciandomi lì da sola con mille pensieri per la testa.




 
 
***
 

salve people!
eccomi qua,
che ve ne pare di questo capitolo?
la fiducia è molto importante in un rapporto, no?
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 43
*** Fun. ***


Quarantatreesimo capitolo.



“Ronnie, smettila di camminare avanti e indietro per casa, stai attaccando l’ansia anche a me” brontolò Louis quella sera, che se ne stava comodamente sdraiato – tanto per cambiare – davanti la tv.
“io non sono ansiosa” sbuffai, mordendomi nervosamente le unghie.
Mio fratello sorrise e quando gli passai di fronte, mi bloccò per un braccio facendomi sedere accanto lui.
“Ron, sul serio, devi calmarti” sussurrò.
Era facile per lui, sapeva rilassarsi meglio di chiunque altro.
“te l’ho detto, sono calmissima” continuai a mentire. Abbassai il tono di voce perché erano le dieci e mezza di sera e probabilmente la mamma dormiva già.
“no, non è vero” replicò, sicuro di sé.
“ok, hai ragione tu, non è vero” ammisi, “ma è più forte di me”
“cosa pensi che direbbe Liam se scoprisse che non ti fidi di lui?” esclamò, cercando di farmi sentire in colpa.
“io mi fido di lui” alzai gli occhi al cielo, “di Andy non molto, invece.”
“sono solo due ragazzi, lasciali divertire un po’, stammi a sentire per una volta” sbuffò.
“e cosa dovrei fare, secondo te?” chiesi, mettendo le braccia conserte.
“vai a dormire, chiudi gli occhi e non pensare a niente” Louis portò una mano sulla mia spalla.
“sembra facile” feci una smorfia, “non riesco a dormire sapendo che Liam è in qualche locale a ballare, con migliaia di ragazzine che ci proveranno con lui”
“e che diamine, Ron, sei troppo pessimista” borbottò, “per una volta prova a pensare a qualcos’altro che non sia l’amore, e vedrai che starai molto meglio.”
Sbuffai e affondai la testa sul cuscino; aveva davvero ragione mio fratello?
Questo non era un buon segno, forse stavo diventando paranoica. 
Le mie riflessioni furono interrotte dalla suoneria assordante del cellulare di Louis, che si spense subito quando lui rispose alla chiamata.
“chi ti chiama a quest’ora?” borbottai, sperando che la mamma non si fosse svegliata.
“è Amy, non va mai a dormire senza avermi dato la buonanotte” sorrise come un bimbo di cinque anni e poi portò il telefono all’orecchio. Lo guardai esterrefatta; ‘e poi sarei io che non dovrei pensare all’amore per una sera, eh?’ dissi tra me e me.
“buonanotte cucciola, sogni d’oro..” sussurrò lui a bassa voce, con il viso rivolto dall’altra parte per non farsi vedere da me. Il mio fratellone stava diventando sdolcinato, e si vergognava come un cane.
Sorrisi e alzai gli occhi al cielo, baciandogli la guancia per poi sgattaiolare nella mia stanza.
Mi sedetti a letto e iniziai a fissare il soffitto per un po’, indecisa se mandare un messaggio a Liam oppure no. Morivo dalla voglia di sentirlo, eppure non volevo disturbarlo e fare la figura della ‘fidanzatina appiccicosa’. Così spensi il telefono e chiusi gli occhi, cercando di dormire.

La mattina dopo, appena sveglia, non trovai nessun messaggio da parte di Liam. Bene, non si era neanche degnato di farsi sentire.
Le prime ore di scuola passarono – fin troppo – lentamente, e quando arrivò la campanella della ricreazione, ne approfittai per sgattaiolare nella classe di Liam. 
“Ronnie” esclamò Harry quando mi vide alla porta.
“ehi” gli sorrisi, continuando a cercare il mio ragazzo con lo sguardo.
“tutto bene?” chiese, notando forse l’ansia nei miei occhi.
“hai visto Liam? sai dov’è andato?” domandai. 
“mm no, Liam oggi non è venuto a scuola” alzò le spalle.
“cosa?” balbettai, cercando di nascondere la preoccupazione nel mio tono di voce.
“eh no, non è qui..” sospirò.
“ok, grazie” mormorai ancora confusa, feci per andarmene ma Harry mi trattenne.
“sei sicura di stare bene?” insistette, “è successo qualcosa?”
“sto benissimo, tranquillo” gli regalai un altro breve sorriso poi me ne andai una volta per tutte. 
Dove diavolo era finito quel coglione? E perché non era venuto a scuola?

Dovetti aspettare la fine delle lezioni per scoprire la risposta a queste domande. Arrivai a casa di Liam e suonai più volte, ma niente. Aspettai qualche secondo poi ripresi a bussare più forte.
“Liam?” lo chiamai, ma ancora nessun segno. Stavo per arrendermi quando Andy mi aprì la porta, con un viso distrutto e i vestiti della scorsa sera ancora addosso.
“Ronnie?” sussurrò, stropicciandosi gli occhi.
“ma che sta succedendo?” chiesi decisamente perplessa, “Liam dov’è?”
Lui mi spalancò la porta e mi lasciò entrare, “dorme ancora, ieri sera abbiamo fatto un po’ tardi”
Non risposi e mi avviai verso la camera sua, trovandolo lì a dormire ancora vestito.
“ma si può sapere cos’avete combinato?” sbottai quando Andy mi raggiunse.
“niente, ci siamo divertiti un po’ e si è fatto tardi, tutto qui” si giustificò lui.
“Andy, quanto tardi?” insistetti, infastidita.
“le quattro, le cinque di mattina, credo” si portò una mano tra i capelli, quasi come se fosse spaventato da me, “non ricordo con precisione”
Proprio in quel momento vidi Liam schiudere gli occhi e svegliarsi.
“Dio, che mal di testa..” borbottò, “vedo la stanza girare”
“quanto avete bevuto ieri?” alzai gli occhi al cielo.
“ehi, buongiorno anche a te” si lamentò Liam, chiudendo gli occhi di nuovo e sprofondando la faccia nel cuscino.
“io non mi ricordo praticamente nulla di ieri sera” brontolò Andy, dietro di me.
Mi voltai di scatto e lo fulminai con lo sguardo, “è questo il vostro modo di divertirvi?”
“Ronnie, smettila..” biascicò Liam con voce roca a causa del sonno.
“io dovrei smetterla?” esclamai, “hai idea di quanto mi sia preoccupata senza ricevere tue notizie?”
“ci lasci un attimo da soli?” chiese Liam ad Andy, e quest’ultimo annuì poi uscì dalla stanza chiudendo la porta.
Feci un respiro profondo per calmarmi, mentre Liam sbatteva gli occhi più volte per svegliarsi definitivamente.
“che ore sono?” mi chiese, ad un tratto.
“l’una e mezza di pomeriggio” risposi, “hai anche saltato la scuola”
“beh, non è una tragedia” fece una smorfia con la bocca.
“ti ricordo che tra un’ora devi anche andare al bar, e guarda in che condizioni sei..” sospirai.
“merda, è vero” si portò una mano tra i capelli e scattò in piedi, guardandosi intorno.
“non è da te comportarti così.. da irresponsabile” sussurrai.
“non te la prendere, non vedevo Andy da quasi un anno e volevamo svagarci un po’, tutto qui” tentò di giustificarsi.
“forse sono strana io, ma ubriacarmi fino allo sfinimento non rientra tra i miei svaghi preferiti” misi le braccia conserte. 
“penso che andrò a farmi una doccia” cambiò discorso.
Si sfilò la maglietta che indossava dalla sera precedente e la buttò sul letto. Io la afferrai in fretta per la puzza di alcool e fumo che emanava.
“hai fumato?” chiesi, quasi sconvolta.
Lui sbarrò gli occhi, “no.”
“non dirmi cazzate” serrai la mascella.
“non mi ricordo” confessò, scuotendo la testa.
“Liam, questa non è puzza di semplici sigarette..” balbettai, incredula.
Non era possibile, lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
“non lo so, cazzo” sbottò, “forse fumava qualcuno che era vicino a me, non ricordo niente.”
“è questo quello che pensi di fare quando andrai al college con lui?” alzai le braccia in aria, “perché ho sempre pensato che tu fossi diverso da tutti gli altri.”
“stai esagerando” borbottò, “rilassati per una volta.”
Non risposi e abbassai lo sguardo.
“ascoltami” prese la mia mano, “domani Andy tornerà in Irlanda e lo rivedrò fra mesi, quindi non prendertela se per una volta non ti ho dato le giuste attenzioni..”
“non sono arrabbiata per quello” allontanai la mano dalla sua, “ma per il tuo stupido comportamento.”
“mi dispiace, ok?” si inumidì le labbra, “sono stato stupido, ma ho vent’anni.. commetto errori e faccio cazzate, penso sia normale.”
Strinse di nuovo la mia mano alla sua, e mi si avvicinò ancora di più. Mi lasciai addolcire dalla sua vicinanza a cui non sapevo resistere, e Liam ne approfittò per poggiare le labbra sul mio collo.
Ah, conosceva bene i miei punti deboli. Buttai la testa all’indietro per il piacere e rimasi così per qualche secondo, dopodiché portai le mani contro il suo petto e lo allontanai in fretta.
Il pensiero di lui – ubriaco e chissà cos’altro – in giro per qualche locale fino alle quattro di mattina mi tormentava. Io non gli ero passata minimamente per la testa in quelle ore, e questo mi faceva più male di tutto il resto.
“non puoi risolvere tutto così” scossi la testa e uscii dalla sua camera. Liam continuò a chiamarmi ma lo ignorai e passai accanto ad Andy senza degnarlo di uno sguardo.
“Ronnie, aspetta un attimo” mi disse.
Mi voltai verso di lui con una smorfia dipinta sul volto e aspettai che dicesse qualcosa.
“non prendertela con Liam, non è giusto” sussurrò, “è stata una mia idea”
“non penso che a lui sia dispiaciuto spassarsela per tutta la notte” ribattei.
“non ho detto questo, ma all’inizio non se la sentiva e come un idiota sono stato io a passargli qualche drink, diceva che non voleva perdere il controllo ma io ho insistito” sembrava mortificato.
“beh, complimenti allora” sibilai.
Quel ragazzo era un cretino, ne avevo appena avuto la conferma.
“volevo solo riavere indietro il mio amico, lui non faceva altro che parlarmi di te” alzò le spalle, “l’hai stregato completamente, credimi..”
Mi lasciai scappare un sorriso, poi tornai subito seria e scossi la testa.
“adesso devo andare” risposi in fretta, “cercate di fare i bravi almeno per oggi”
Lui annuì e io – indecisa sul mio attuale stato d’animo – me ne andai. 

Come se non bastasse, mentre uscivo da casa di Liam e mi incamminavo verso la mia, incontrai Karen. Ci mancava solo lei!
“Ronnie” mi chiamò, mentre fingevo di non averla vista.
“ehi, salve” le rivolsi un timido sorriso che lei ricambiò subito.
“come stai?” chiese, “stavo andando a trovare Liam”
“oh no, non penso sia una buona idea” mi portai una mano davanti la bocca.
“perché no?” spalancò leggermente la bocca.
“beh, non è in condizioni adatte” mi sistemai i capelli, “è uscito con Andy ieri sera, e.. hanno fatto un po’ di casino”
“cosa intendi per un po’ di casino?” sbatté velocemente le palpebre, “si è ubriacato?”
Mi morsi il labbro e dopo qualche secondo annuii.
“oh dio, avrei dovuto immaginarlo, la sua amicizia con Andy non ha mai portato buone cose” alzò gli occhi al cielo.
Rimasi in silenzio e abbassai lo sguardo.
“adesso vado lì a dirgliene quattro” Karen scosse la testa e io la fermai subito.
“no, aspetti” mormorai, “ci ho già pensato io e Liam non l’ha presa molto bene, non vorrei che discutesse anche con lei”
A quel punto lei mi guardò con un’espressione del tutto sorpresa, “lo hai rimproverato?”
Annuii, “come si fa ad un bambino di due anni” e sorrisi.
“beh, mi fa piacere saperlo” disse, “di solito le ragazze della tua età si comportano da superficiali e tendono ad accontentarsi.”
“io non sono così” risposi, decisa.
“lo so, e mi dispiace di essermene accorta troppo tardi” il suo tono di voce si addolcì, e io notai sincerità nei suoi occhi. Si stava scusando per l’ennesima volta?
“meglio tardi che mai” mi limitai a rispondere.
Lei ricambiò il sorriso, “credo che dovremmo organizzare un’altra cena, per conoscerci meglio”
“è la stessa idea che ha avuto mia madre, per conoscere Liam” le dissi.
“davvero?” esclamò, “ma allora è perfetto, perché non ne organizziamo una tutti insieme?”
Rimasi in silenzio per un po’, cercando di realizzare quello che mi aveva appena chiesto.
Una cena con mia madre e i genitori di Liam? Non ne sarei uscita viva.
“non saprei, la mamma ultimamente non ha molta voglia di uscire e vedere gente, perciò..” balbettai.
“certo, lo capisco” rispose Karen, “proverò a parlarle io, vedrò cosa posso fare.”
“ma..” cercai di farle cambiare idea, ma lei non sembrava intenzionata ad ascoltarmi.
“vado a vedere cos’hanno combinato quei due, a presto Ronnie” sorrise un’ultima volta poi si diresse verso casa di Liam, lasciandomi lì, inerme e perplessa.



 
 
***
 

salve gente!
che ve ne pare di questo capitolo?
del comportamento di Liam e Andy?
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima
 xx
-marty.


 

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Capitolo 44
*** Apologize. ***


Quarantaquattresimo capitolo.



Il resto del pomeriggio lo passai a casa con Amy.
Per una volta era libera dai suoi impegni sentimentali – visto che Louis era a lavoro – e poteva dedicarsi anche un po’ a me.
“secondo me sei troppo dura con Liam” confessò, mettendo a dura prova la mia pazienza.
“non ti ci mettere anche tu, per favore” alzai gli occhi al cielo.
“dico solo che adesso questo Andy se ne tornerà da dove è venuto, e avrai di nuovo Liam tutto per te” alzò le spalle, tentando di rassicurarmi.
“ma Andy tornerà, e andrà al college con Liam” sospirai, “è questo il vero problema.”
“senti tesoro, posso dirti una cosa?” sbottò, “cerca di vivere la tua storia con lui giorno per giorno, se ti preoccupi sempre di cosa succederà in futuro non vivrai mai serenamente.. pensi davvero che io sia sicura di restare con Louis per tutta la vita? assolutamente no, perché non so cosa ci succederà! ma non si può vivere nella costante paura di perdere la persona che amiamo, Ronnie, altrimenti è la fine.”
La guardai a bocca aperta, “e da quando tu sei diventata così saggia?”
Ridacchiò e mostrò un sorrisetto compiaciuto, “lo sono sempre stata.”
“hai ragione, queste parole mi hanno davvero aiutata” confessai avvicinandomi a lei, “d’ora in poi cercherò di farmi meno problemi e vivere la vita un po’ più alla leggera.”
“brava ragazza” mi fece un occhiolino e io risposi con un abbraccio.
Mi sentivo così fortunata ad avere una vera amica al mio fianco che, dopo tutto questo tempo, era ancora qui con me a sopportare le mie stranezze.

Quando la mamma torno a casa, quella sera, Amy se n’era già andata.
Louis non era ancora tornato e Liam non si era degnato di farsi sentire, ma probabilmente era impegnato con il turno al bar.
“dove sei stata di bello, oggi?” le chiesi, sedendomi sullo sgabello in cucina, mentre lei sistemava la spesa.
“al supermercato” rispose, “e mentre stavo tornando ho incontrato la mamma del tuo ragazzo, Karen!”
Spalancai leggermente la bocca, “ah sì? e cosa vi siete dette?”
“a dire il vero mi ha proposto una cena tutti insieme, per conoscerci meglio” disse, “sembra simpatica.”
“sì, ne aveva parlato anche con me, ma..” feci una pausa, “capisco se non te la senti di conoscere gente, so che è un periodo molto brutto per te.”
“esatto” annuì, “e proprio per questo cerco di uscire spesso e frequentare persone, Ronnie, perché starmene in casa non farà svanire il dolore che provo per la perdita di tuo padre, capito?”
Il suo tono di voce si era fatto più alto, sembrava parecchio alterata.
“lo stavo dicendo per te” mormorai, portandomi una mano tra i capelli.
“no, lo stavi dicendo perché non sei molto entusiasta di questa cena, o sbaglio?” ribatté.
Solo in quel momento mi resi conto che aveva ragione; temevo ancora che Karen non fosse cambiata e avesse qualche strambo piano in mente. Ma mi ero promessa che da quel giorno avrei vissuto più spensieratamente, e così mi decisi a farlo sul serio.
“non sbagli” misi le braccia conserte, “ma adesso non è più un problema, anzi, ho deciso che chiamerò Karen io stessa per organizzare questa cena.”
Mia madre mi fissò perplessa per qualche secondo, dopodiché sgattaiolai in camera mia.
Dopo cena trovai due messaggi sul telefono, da parte di Liam: gli mancavo, e voleva parlarmi. 
Dieci minuti dopo ero già fuori casa sua, a bussare alla sua porta e rabbrividendo per il freddo.
Dopo pochi istanti me lo ritrovai di fronte; indossava una canottiera che metteva in risalto il suo fisico perfetto, e dei pantaloncini fino al ginocchio. I capelli leggermente in disordine e la barbetta più lunga del solito mi fecero sorridere; era bellissimo e avevo tanta voglia di lui.
Odiavo litigare con Liam, specialmente se il motivo era qualcun altro.
E in questo caso, il motivo era in piedi dietro di lui.
“ciao Andy” lo salutai, ancora un po’ accigliata. Liam mi fece entrare e poi aggrottò la fronte, “perché non hai risposto ai messaggi?”
“preferivo venire da te e parlarti di persona” risposi, guardandomi intorno.
“Ronnie, devo chiederti scusa ancora una volta” intervenne Andy, “davvero ragazzi, l’ultima cosa che vorrei è che litighiate a causa mia.”
“sta’ tranquillo, non è colpa tua” lo difese Liam. Stava forse dando la colpa a me?
“e quindi di chi sarebbe?” sbarrai gli occhi, “mia forse?”
“è di entrambi, ma tu reagisci sempre facendo scenate assurde e insensate” sospirò.
“quindi tu sparisci e ti ubriachi fino alle quattro del mattino, e la colpa sarebbe anche mia?” sbottai, incredula.
“ecco, lo vedi?” alzò le braccia in aria, “lo stai facendo di nuovo.”
“facendo che cosa?” sbuffai, esasperata.
“l’isterica” rispose, girando lo sguardo altrove. Le vene sul suo collo erano ben in vista.
“ah, io sarei isterica?” lo fulminai con lo sguardo.
Poi mi ricordai le parole di Amy, e decisi di mantenere la calma.
“che stupida, ero venuta qui per far pace con te..” mormorai, coprendomi il viso con le mani.
Liam mi si avvicinò e abbassando il tono di voce disse: “andiamo in camera a parlarne da soli, per favore?”
Annuii in silenzio e feci un respiro profondo.
“fate pure, io mi metto a dormire intanto” fece Andy cercando di alleggerire l’atmosfera, “buonanotte ragazzi”
“notte” gli disse Liam, mentre con una mano mi portava in camera sua. 
Chiuse la porta e poi portò lo sguardo su di me che nel frattempo mi ero seduta sul suo letto, aspettando che dicesse qualcosa.
“non sapevo che Andy dormisse qui” sussurrai.
“te l’avevo detto che restava per un paio di giorni, domani tornerà in Irlanda” spiegò Liam.
Rimasi in silenzio, e lui ne approfittò per sedersi accanto a me.
“mi dispiace per ieri sera, mi sono comportato da irresponsabile e lo ammetto” alzò le spalle, “cos’altro devo fare per farmi perdonare?”
“io.. io mi rendo conto di essere pesante, a volte” confessai con voce tremolante.
“non sai quanto detesto litigare con te, cazzo..” sussurrò, fissandomi intensamente negli occhi.
“anche io, quindi smettiamola, ti prego” balbettai debolmente, ormai troppo stanca per replicare.
“sei così bella, e non puoi neanche immaginare quanto mi manchi..” Liam fece scivolare una mano sul mio viso e rabbrividii per il suo tocco.
“sono qui adesso” risposi, senza staccare minimamente gli occhi dai suoi.
Continuò a scavarmi dentro con gli occhi per qualche secondo, dopodiché vidi il suo viso avvicinarsi sempre di più e il cuore quasi mi esplose dal petto quando sentii le sue labbra sfiorare finalmente le mie.
Era un bacio dolce, uno di quelli in cui si percepiva il bisogno che avevamo l’uno dell’altra. 
Schiusi la bocca lasciando scontrare la sua lingua con la mia, portai le braccia dietro il suo collo e nel frattempo lasciai giocherellare le mie dita con i suoi capelli.
“non esiste modo più bello di far pace, se non con un bacio” sorrise dolcemente.
Mi avvicinai di nuovo a lui senza rispondere, e spezzai di nuovo quella breve distanza.
Liam portò le mani dietro le mie ginocchia, per poi sollevarmi leggermente da terra e portarmi a sedere sulle sue gambe. Continuò a sfiorarmi i fianchi, facendomi avvicinare sempre di più a lui, finché non fece scontrare il mio bacino con il suo.
Gemetti leggermente per l’estrema vicinanza e continuai a baciarlo.
Liam si bagnò le labbra poi le portò sul mio collo, per farmi impazzire del tutto.
Buttai la testa all’indietro mentre lui continuava la sua tortura, facendomi scappare qualche gemito di piacere.
“ti voglio, adesso” mormorò nel mio orecchio, con un tono di voce – fin troppo – seducente. 
“Liam” balbettai, “non possiamo, tra poco devo tornare a casa.”
“non ti stavo chiedendo il permesso” sorrise maliziosamente, dopodiché sollevò il suo bacino appena più su, come se volesse penetrarmi con i vestiti addosso.
A quel punto mi scappò un gemito più forte degli altri e dovetti coprirmi la bocca con la mano, “ti ricordo che c’è Andy che dorme, di là” balbettai.
“non me ne frega niente” sorrise di nuovo e mi zittì con un altro bacio, tenendo stretto il mio viso fra le mani.
Amavo il suo modo di fare – o meglio – amavo lui e basta.
“sei proprio un cattivo ragazzo” lo presi in giro, iniziando a strusciarmi contro di lui.
“oh, porca miseria” serrò la mascella per non farsi scappare un gemito, poi chiuse gli occhi.
“pura vendetta” ridacchiai continuando il movimento estenuante, e alla fine Liam iniziò ad ansimare.
Lo aiutai a sfilarmi la maglia e poco dopo feci lo stesso con lui, schioccandogli un bacio sul pettorale destro.
Liam sorrise per il gesto dolce e si distese sul letto con me ancora sopra di lui.
Allargò ancora le gambe per fare in modo che mi ci posizionassi sopra e poi restammo fermi a guardarci per qualche secondo.
“ho bisogno di te” mi disse, mentre ci sfilavamo i vestiti restanti.
“sono tua” risposi tra un bacio e l’altro, “sempre e per sempre.”
Adesso eravamo pelle contro pelle, Liam allungò il braccio per afferrare un preservativo dal comodino e, quando me lo passò, non esitai ad infilarglielo. 
“Liam” mi aggrappai alle sue spalle quando, con un gesto veloce, affondò dentro di me.
Sentirmi una cosa sola con lui era la sensazione più bella del mondo.
Afferrò i miei fianchi e iniziò a muoverli a suo piacimento per assecondare le sue spinte sempre più profonde.
Appoggiai la fronte alla sua e gli accarezzai di nuovo il viso, senza smettere di muovermi su di lui.
“ti amo davvero troppo” balbettò, portando le mani sui miei fianchi per dettare il ritmo.
“troppo?” ripetei, confusa.
“sì, troppo, perché non puoi neanche immaginare il mio amore per te” rispose.
Un’altra spinta, ancora più forte, mandò il mio cervello in tilt.
“perché devi dirmi queste cose quando non sono abbastanza lucida per poterle imprimere nella mia mente?” accennai un sorriso.
Sentivo le mie guance andare a fuoco.

“è così fottutamente profondo cosi” mi ricordò lui, ansimando.
“bellissimo” gemetti, quando Liam alzò i fianchi per incontrare i miei, immergendosi più forte di prima. 

Lo guardai di nuovo e rimasi ad ammirare la sua bellezza per un po’; la fronte e i capelli leggermente sudati per lo sforzo, la bocca semiaperta e gli occhi incollati ai miei. Non potevo ancora credere che lui era mio, mio per sempre.
Liam era la cosa più bella mai capitata in vita mia, e non avrei permesso a niente e nessuno di portarmela via.

La prima cosa che vidi la mattina dopo, quando mi svegliai, fu il suo viso rilassato dal sonno.
E non c’era risveglio migliore. Sbattei le palpebre più volte e mi guardai intorno; avevo la testa poggiata sul suo petto, e il corpo nudo coperto dal caldo piumone che adoravo tanto.
La domenica mattina era la mia preferita: niente scuola e a letto fino a tardi.
Ma solo allora mi resi conto che mi ero addormentata a casa di Liam senza avvisare nessuno, così afferrai in fretta il cellulare poggiato sul comodino e con orrore trovai una dozzina di messaggi da parte di Louis e mia madre. 
Adesso ero troppo stanca – e felice – per richiamarli e rovinarmi il risveglio dolcissimo che avevo avuto. Così affondai di nuovo la testa sul cuscino e iniziai a solleticare la schiena nuda di Liam con le dita. Lo vidi aprire la bocca e poi richiuderla, mentre dormiva, facendomi scappare una risatina.
“se questo non è il paradiso, ci si avvicina parecchio..” biascicò ad un tratto, aprendo gli occhi.
Sorrisi e mi accoccolai di nuovo vicino a lui, “buongiorno dormiglione.”
Liam si stropicciò gli occhi dopodiché mi regalò un bel sorrisetto, “buongiorno a te.”
“ieri sera è stato stupendo” arrossii, accarezzandolo di nuovo. 
“non c’è niente che il sesso non possa guarire” scherzò, stringendomi tra le sue braccia.
“stupido” alzai gli occhi al cielo, sentendolo ridere dietro di me.
Mi tenne stretta a sé ancora per un po’, finché la porta della stanza si aprì di colpo facendomi sussultare. Andy era lì in piedi a fissarci a bocca aperta, “oh dio, scusate ragazzi.”
Lo guardai a bocca aperta e mi coprii immediatamente con il lenzuolo mentre Liam imprecava.
“ma che cazzo fai?” lo rimproverò.
“volevo dirvi che ho fatto un salto in pasticceria, ho comprato la colazione per farmi perdonare” ridacchiò tutto soddisfatto.
Io sbuffai e Liam si lasciò scappare una risata, “non potevi aspettare che uscissimo?”
“volevo farvi una sorpresa.. e visto il modo in cui discutevate ieri sera, non pensavo vi avrei trovati in una fase post-scopata” si giustificò.
Liam scosse la testa e rise di nuovo, per poi afferrare i suoi boxer dal pavimento e infilarseli. 
Questa era decisamente una – se non la peggiore – delle situazioni più imbarazzanti della mia vita.
“d’accordo, amico, puoi andare adesso” continuò Liam spingendolo fuori, “grazie per il gesto.”
Andy annuì con un sorrisone stampato in faccia e poi uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

“Ronnie, ieri sera ha chiamato tua madre, era preoccupata” mi informò Andy quando, ormai vestita, uscii dalla camera insieme a Liam.
“cosa le hai detto?” chiesi, ansiosa.
“che dormivi qui” alzò le spalle, iniziando a mangiare con soddisfazione la colazione portata da lui.
“grazie” sospirai, “come minimo adesso vorrà uccidermi perché non l’ho avvisata”
Liam ridacchiò e avvolse un braccio attorno alla mia spalla, assaggiando anche lui il regalo di Andy.
“sei ufficialmente perdonato, vero Ronnie?” borbottò con la bocca piena, e io risi.
“assolutamente sì, ti perdono” concordai, ed Andy batté le mani entusiasta come un bambino.
“ci rivedremo presto, promesso” rispose lui indicando i bagagli già pronti, “e quando tornerò dall’Irlanda e andremo al college insieme, Ronnie sarà la benvenuta nel nostro mini appartamento”
“già immagino il disordine che ci sarà” alzai gli occhi al cielo, e i due si unirono in una rumorosa risata.
Dopo un paio d’ore, accompagnammo Andy all’aeroporto e – nonostante tutto – mi dispiaceva che dovesse già ripartire. Chi l’avrebbe detto che avrei provato simpatia per lui? Avevo sbagliato a giudicarlo troppo in fretta, in fondo era soltanto un ragazzo – strano e stupido – con tanta voglia di divertirsi. Costrinsi Liam a riaccompagnarmi a casa perché avevo paura che, se fossi tornata da sola, mia madre mi avrebbe massacrata viva. Quando tornai, invece, ognuno era a farsi gli affari suoi.
La mamma stava parlando al telefono, mentre sul divano c’erano Louis ed Amy che non perdevano occasione per farsi le coccole. 
“ehi, bentornata signorinella” brontolò mio fratello, lanciandomi un’occhiataccia.
“ciao anche a voi” li salutai con la mano, ed Amy mi strizzò l’occhio.
La mamma riagganciò il telefono e poi si avvicinò a me e Liam, “buongiorno, potevi anche degnarti di chiamare ieri sera”
“mi dispiace, mi sono addormentata da Liam, non era previsto” mi giustificai.
“è vero, è tutta colpa mia” intervenne lui ridacchiando, “non volevo lasciarla andare.”
“e va bene” mia madre sorrise, “siete perdonati per questa volta.”
Era bello vederla sorridere dopo tanto tempo. 
Liam ridacchiò stampandomi un bacio sulla fronte, poi mi prese per mano e ci sedemmo entrambi vicino a Louis ed Amy. Iniziammo a chiacchierare fra noi, quando la mamma ci interruppe:
“ah, ragazzi, dimenticavo” fece una pausa, “la prossima settimana andiamo tutti a cena da Karen, ne stavamo parlando al telefono poco fa.”
Spalancai la bocca e guardai prima lei poi Liam, al mio fianco, che era sorpreso tanto quanto me.


 


 
***
 

salve a tutti!
beh, è Halloween - ed essendo un giorno importante in questa ff -
non potevo non postare un capitolo.
che ve ne pare di queste strambe vicende?
spero di sentire qualche vostro parere,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.

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Capitolo 45
*** I would do this for you. ***


Quarantacinquesimo capitolo.



Per tutto il resto della settimana mia madre non fece altro che parlare di questa cena; ripeteva continuamente che non vedeva l’ora di incontrare Liam, nonostante lo avesse già visto più volte, e la sua famiglia.
Io – onestamente – non ero molto entusiasta della cosa, ma cedetti e decisi di accontentare tutti quanti. Anche Liam non sembrava molto contento, specialmente perché temeva che sua madre riuscisse a rovinare tutto ancora una volta. Io, però, sentivo che stavolta era diverso, Karen mi sembrava sincera e amichevole, così decisi di fidarmi.
“perché lo fai?” chiese ad un tratto Louis, che se ne stava seduto in camera mia mentre finivo di prepararmi per la serata.
“cosa?” balbettai distratta, continuando a fissarmi allo specchio mentre mi sistemavo con un filo di mascara. 
“questo” rispose posizionandosi dietro di me, “lo so che non sei entusiasta di questa cena.”
“beh, a quanto pare per la mamma è importante” alzai le spalle per poi passare al lucidalabbra, “sono contenta che finalmente esca di casa e si distragga un po’, la perdita di papà l’ha distrutta.”
“tra qualche giorno tornerà in America per qualche tempo, pensi che sia una buona idea lasciarla partire da sola?” mormorò con voce tremolante.
Raramente vedevo mio fratello preoccupato o impacciato, e questa era una di quelle situazioni. 
“cosa stai cercando di dirmi?” mi voltai verso di lui, “non dirmi che vuoi partire con lei.”
“non essere egoista” borbottò, “sto cercando di fare quello che è meglio per tutti, io ci tengo a mia madre, Ronnie.”
“anche io, adesso” puntualizzai l’ultima parola, “ma fino a qualche mese fa lei ignorava la nostra esistenza, te lo ricordi?”
“non è vero” ribatté subito, “adesso sai il motivo per cui lei e papà hanno fatto tutto questo, volevano solo proteggere noi e il nostro futuro.”
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai di nuovo verso lo specchio. Portai le mani sui miei capelli lisci e poi abbassai lo sguardo, mordendomi il labbro. Louis aveva ragione, non dovevo portare rancore dopo tutto quello era successo, ma una parte di me si rifiutava di dimenticare il passato.
“e alla tua ragazza lo hai detto?” chiesi, poggiando le mani sulla scrivania dietro di me.
Louis si inumidì le labbra e capì dal suo sguardo che non lo aveva fatto, “devo ancora pensarci bene.”
“potresti farlo stasera, mentre noi siamo alla cena” alzai le spalle, “tu ed Amy avete casa libera.”
Mio fratello continuava a camminare avanti e indietro nervosamente, e alla fine annuì.
“Ronnie, sei pronta?” questa era la voce di mia madre che mi chiamava, dal corridoio.
“devo scappare, augurami buona fortuna” sussurrai in fretta a Louis, afferrando la borsa che era poggiata sul letto. Era da tanto che non mi vestivo elegante e l’avevo fatto principalmente perché sapevo che i genitori di Liam erano alquanto snob.
“in bocca al lupo” ridacchiò Louis, salutandomi con una pacca sulla spalla.
“crepi” risposi ansiosa, “e in bocca al lupo anche a te”
Lui sbuffò, “addirittura? potrebbe reagire tanto male?”

“stai una favola” mi disse la mamma, osservandomi bene prima di bussare a casa dei genitori di Liam.
“anche tu, questo vestito ti sta proprio bene” le risposi, sorridendo teneramente.
Ecco, questa fu una delle prime conversazioni ‘madre – figlia’ che ebbi con lei.
“eccole qua, siete arrivate” esclamò Karen entusiasta quando ci spalancò la porta per farci entrare.
“salve” mormorai timidamente entrando in casa, e sorrisi subito quando vidi Liam in lontananza poggiato al muro. Nel frattempo mia madre e Karen stavano già chiacchierando e facendosi complimenti a vicenda, così, dopo aver salutato anche suo padre – che si riuniva alla moglie solo in queste occasioni, dopo il divorzio – corsi da Liam.
Era bellissimo – forse più del solito – con i capelli leggermente bagnati dal gel e il solito ciuffo all’indietro, una camicia bianca sbottonata all’inizio e un paio di jeans a vita bassa.
“ripetimi ancora per quale motivo abbiamo accettato di venire qui” borbottò quando mi avvicinai. Mi voltai e i nostri genitori stavano già parlando come se si conoscessero da sempre, e – come se non bastasse – ci indicavano e ridacchiavano tra loro.
“è piuttosto imbarazzante, lo so” sospirai, “ma mia madre ci teneva molto.”
“anche la mia” sbuffò, “ma tu dimmi se dobbiamo passare il sabato sera qua dentro.”
“dai, rilassati” portai una mano sul suo viso e lo accarezzai, “non mi hai neanche salutata.”
Lui si morse il labbro, “scusami, ero impegnato a guardare quei due fingere di essere bravi genitori” fece una smorfia indicando sua madre e suo padre che per una volta sembravano andare d’accordo.
“ce la fai a concentrarti su di me, almeno per qualche minuto?” feci il broncio.
Liam sorrise, “in effetti non riesco a capire come io abbia fatto ad essere così distratto da non notare questo vestitino” si bagnò le labbra mentre mi squadrava dalla testa ai piedi, “sei bellissima.”
Arrossii, “anche tu non sei male, dopotutto” scherzai.
Lui mi guardò a bocca aperta, “tutto qui? mi sono rivestito solo per te”
Sorrisi soddisfatta, “sei bellissimo, e questa camicia mi fa impazzire..” sussurrai a voce bassa, per poi stampargli un bacio appena sotto il collo.
Lui ricambiò il sorriso e mi prese per mano, raggiungendo i nostri genitori a tavola.
A contrario di quello che immaginavo, la cena fu piacevole e Karen e mia madre sembravano già buone amiche.
Chi l’avrebbe mai detto?
Io certamente no, qualche mese fa, quando quella che probabilmente sarà la mia futura suocera non faceva altro che cercare di allontanarmi da suo figlio.
Ma, si sa, le cose cambiano col tempo.
“ma insomma, sono o non sono dolcissimi?” esclamò ad un tratto mia madre, indicando me e Liam che ci stringevamo la mano sotto il tavolo come una coppietta di bimbi innamorati.
Arrossii e la fulminai con lo sguardo.
“sono adorabili, è vero” concordò Karen, “mi dispiace solo di essermene accorta troppo tardi.”
Fortunatamente mia madre non fece caso a quest’ultima frase, perché non sapeva niente degli avvenimenti precedenti, e non volevo che sapesse.
Io mi limitai a sorriderle e mi voltai a guardare il mio ragazzo che faceva finta di niente.
“forza, non fate i timidi e raccontateci un po’ di voi” intervenne ad un tratto il papà di Liam.
Lui, al mio fianco, alzò un sopracciglio e continuò a mangiare così fui costretta a rispondere io.
“non c’è molto da raccontare” risposi con un filo di voce, piuttosto imbarazzata.
“ma non dire sciocchezze, Ronnie” mi rimproverò Karen, “state insieme da quasi un anno ormai.”
Liam sembrava sempre più scocciato e quando lo vidi fargli uno scatto gli strinsi la mano più forte per fermarlo in tempo. Mi guardò e poi rivolse un sorrisetto a tutti.
“una volta ci avevate detto di esservi conosciuti ad una festa, giusto?” continuò Karen, che non si era accorta di niente.
A quella domanda Liam si addolcì e posò di nuovo lo sguardo su di me, che ricambiai la risata ripensando a quel giorno speciale.
“sì, era una festa di Halloween” spiegai trattenendo una risatina, “ e da lì è cominciato tutto.”
Liam continuava a fissarmi imbambolato e per un attimo io tornai indietro nel tempo immergendomi in tutti i nostri ricordi.
Ne avevamo passate davvero tante, eppure eravamo ancora lì, insieme e più forti di prima.
“questo è l’ultimo anno di scuola per te, vero Liam?” chiese poco dopo mia madre, rivolgendosi a lui. Sapevo bene dove voleva arrivare con questa domanda. 
“cosa pensi di fare dopo? hai già qualche idea?” continuò lei, dopo che Liam ebbe annuito.
Mi voltai di scatto verso di lui, un po’ in ansia perché non sapevo come avrebbe risposto.
“questa è una di quelle domande a cui penso da anni” iniziò Liam, “e adesso credo di aver finalmente trovato una risposta, penso che mi iscriverò ad un college musicale qui a Londra.”
Lo guardai a bocca aperta e lui mi sorrise, “così non dovrò trasferirmi lontano e potrò dedicarmi alle mie due passioni più grandi” continuò, “la musica e questa ragazza qui accanto a me.”
Mia madre sorrise commossa e io invece.. beh, io stavo quasi per svenire.
Senza dire nulla e, dopo averlo fissato negli occhi ancora un po’, mi avvicinai per baciarlo.
Non mi importava più se eravamo a tavola, di fronte a sua madre che fino a qualche mese prima mi odiava, non mi importava più di niente. Semplicemente realizzai di amarlo più di me stessa.
Come se non bastasse, loro ebbero la splendida idea di applaudirci e schiamazzare qualche strano verso imbarazzante ricordandomi che mi trovavo di fronte a degli adulti. Mi staccai dalle labbra di Liam qualche secondo dopo e poi gli sorrisi ancora, per ripagarlo della sua immensa dolcezza.
Non potevo credere che aveva fatto tutto questo per me, avevo sempre saputo che la musica era importante per lui fin da quando era piccolo, ma mai avrei pensato che si sarebbe dedicato a questo per restarmi vicino. 
“ti amo” gli sussurrai a bassa voce, mentre i nostri genitori erano troppo impegnati a commentare l’accaduto fra di loro.
Lui mi baciò ancora una volta e poi rispose, “ti amo anch’io.”

Dopo aver cenato il padre di Liam non perse occasione per andarsene e, mentre Karen e mia madre continuavano a scambiare quattro chiacchiere, io e Liam guardavamo qualche vecchio album di fotografie.
“ma allora eri bellissimo anche da piccolo” esclamai, sfogliando le pagine.
“ti sorprende?” curvò le labbra in un sorrisetto che io ricambiai subito.
“assolutamente no” risposi, chiudendo improvvisamente l’album per poi voltarmi verso di lui.
“non posso ancora credere a quello che hai detto durante la cena” mormorai.
“non pensavo ti stupisse così tanto” rispose, portando un braccio sulla mia spalla.
“e invece sì” annuii, “lo sai cosa pensavo, che te ne saresti andato chissà dove con Andy, e invece adesso so che non te ne andrai, adesso ho la vera certezza che niente riuscirà a separarci..”
“mai” aggiunse lui, prima di poggiare le labbra sulle mie. Portai le mani sul suo viso per tenerlo fermo e continuai a baciarlo finché un colpetto di tosse mi fece sussultare e allontanare immediatamente.
“mi dispiace interrompervi, piccioncini” brontolò mia madre, “ma Ronnie, dobbiamo tornare a casa, si è fatto tardi.”
Io mi alzai dal divano con Liam di fianco e mi avvicinai a loro. Salutai Karen – per la prima volta con un abbraccio – e poi schioccai un ultimo bacio al mio ragazzo.
In quel momento ero così felice che rimpiansi tutta l’ansia che avevo provato per questa cena.
Si era rivelata una vera vittoria: mia madre aveva ripreso a sorridere e scherzare come un tempo, Karen si era mostrata realmente gentile e Liam mi aveva detto che sarebbe rimasto con me, al college. Per una volta le cose sembravano andare bene.




 
 
***
 

eheh!
Liam le ha fatto proprio una bella sorpresa.
e voi che ne pensate?
sono curiosa!
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 46
*** Come with me. ***


Quarantaseiesimo capitolo.



Quella sera, quando io e la mamma tornammo a casa, c’era uno strano e misterioso silenzio nell’aria. Pensavo di trovare sedie rovesciate, lampade rotte, cuscini per terra, visto e considerato che Louis ed Amy erano stati insieme tutta la sera e lui le doveva confessare che – probabilmente – sarebbe partito per l’America insieme a mia madre.
E invece no, Louis dormiva come un angioletto nella sua stanza, così – dopo aver dato la buonanotte a mia madre – tornai in camera mia e mi sdraiai a letto a pancia in giù.
Affondai la testa sul cuscino e mi addormentai col sorriso sulle labbra. 
Ero felice di come erano andate le cose alla cena con i genitori di Liam, e per la prima volta dopo tanto sentivo di non dovermi preoccupare più di niente.

“non ci posso credere, quindi adesso tu e Karen siete amiche?” Amy spalancò la bocca dopo che – la mattina seguente – le raccontai tutto quanto, in giro per la città. Ci eravamo fermate a fare un po’ di shopping per i negozi, dopodiché tornammo a casa mia che era – stranamente – vuota. 
“amiche non direi proprio, è una parola grossa” protestai, frenando il suo entusiasmo.
“ma mi hai appena detto che non la smetteva di farti complimenti” insistette.
“sì, è stata carina, in effetti” sorrisi ripensando alla serata precedente, “ma la parte migliore è stata quella in cui Liam mi ha detto che andrà in un college qui a Londra, quindi non dovrà trasferirsi.”
“quel ragazzo è davvero un angelo, farebbe di tutto per te” commentò lei, con occhi sognanti.
“lo so, è il mio amore più grande” risposi, sorridendo come una bambina.
Lei ricambiò il sorriso, “a proposito di amore, dovrei dirti una cosa.”
Aggrottai la fronte e la fissai perplessa, “dimmi.”
Amy si morse il labbro e arrossì leggermente, “ieri sera, mentre voi eravate alla cena, io e Louis siamo stati qui in casa, da soli..”
“oh” balbettai, “mio” mi portai una mano davanti la bocca, “Dio.”
Lei scoppiò a ridere e le sue guance si fecero ancora più rosse, “sapevo che avresti reagito così.”
“tu vuoi dirmi che ieri sera voi due..?” non riuscivo a completare la frase.
“sì Ronnie” annuì ridendo, “io e Louis abbiamo fatto l’amore per la prima volta.”
“sono contenta” balbettai ancora piuttosto sconvolta. Non ero gelosa – come si potrebbe pensare – ma arrabbiata perché mio fratello avrebbe dovuto dirle che aveva in mente di partire per l’America, e invece era finito a letto con lei come se niente fosse.
Chissà, forse aveva cambiato idea e non voleva più accompagnare nostra madre?
“non sembra” sbuffò Amy, interrompendo i miei pensieri.
“no, sul serio, sono contentissima per voi due” mostrai un sorriso più convincente, “e com’è stato?”
“bellissimo, perfetto, assolutamente fantastico” esclamò entusiasta, “è stato dolce e premuroso, non mi ha sfondata, anzi..”
“Amy!” strillai tappandomi le orecchie, “non i dettagli, ti prego, è pur sempre mio fratello!”
Lei ridacchiò e mi rubò un abbraccio, “ti voglio bene, Ronnie.”
“anche io, sei la mia pazza migliore amica, e non so come farei senza di te.” 

“buongiorno famiglia” esclamò allegramente Louis, come faceva ogni volta che rientrava a casa verso l’ora di pranzo. Amy era andata via, e la mamma era ancora nella sua camera, così colsi l’occasione per parlare da sola con lui.
“bentornato” lo fulminai con lo sguardo e lo raggiunsi all’ingresso.
“tutto bene, sorellina?” ridacchiò osservando il mio viso minaccioso, “sembri una pazza.”
“oh grazie” risposi, “meglio pazza che codarda.”
Lui fece una smorfia e capì dove volevo arrivare, “Ronnie, stavo per dirglielo, te lo giuro..”
“però? che è successo, sentiamo?” sbuffai, “ti sei ritrovato accidentalmente tra le sue gambe?”
Lui sorrise, “non era previsto che succedesse, ma è successo ed è stato bellissimo, ok?”
“Louis, ti rendi conto che se scoprisse che te ne andrai in America per qualche mese, le spezzerai il cuore?” brontolai.
Lui si tolse la felpa e iniziò a curiosare nel frigo, affamato come sempre, “non essere paranoica, glielo dirò presto e lei capirà, non preoccuparti.”
“sei proprio uno stronzo” feci una smorfia, “non ti importa di farla soffrire?”
“certo che mi importa” ribatté, “ma farò in modo che non accada, perché non sono ancora sicuro di voler partire quindi sta’ tranquilla e rilassati, sorellina.”

La Domenica mi rendeva stranamente felice; innanzitutto perché non c’era scuola, e secondo motivo – il più importante – Liam non doveva lavorare al bar e quindi aveva tutta la giornata libera da passare con me.
Quel giorno sentii che la primavera era finalmente arrivata, faceva caldo e Liam ne approfittò per portarmi alla sua casetta sul fiume, dove potevamo starcene in pace, da soli.
“stamattina ho chiamato Andy per dirgli del college” mi disse ad un tratto, tenendomi per mano mentre passeggiavamo nel bel mezzo della campagna, sotto il sole cocente. 
“e come l’ha presa?” chiesi, sedendomi a terra con i piedi immersi nel fiumiciattolo.
Liam si sedette accanto a me, “meglio di quanto pensassi.”
“per fortuna, pensavo sarebbe corso qui dall’Irlanda ancora una volta per convincerti a trasferirti con lui chissà dove” ridacchiai, buttando la testa all’indietro e chiudendo gli occhi, godendomi il sole in faccia. Non amavo particolarmente la sensazione del sole sulla pelle, essendo chiara di carnagione, ma stavolta mi rilassava.
“e invece no, mi ha detto che verrà lo stesso al college con me” alzò le spalle.
“e da quando ad Andy interessa la musica?” spalancai la bocca.
“lui lo nega, ma io so che ci viene solo per stare con me” sorrise, “da piccoli eravamo inseparabili e adesso vuole recuperare il tempo perduto.”
“quel ragazzo è tutto da scoprire” ridacchiai, poggiando la testa sulla spalla di Liam.
Lui mi stampò un bacio sulla fronte e poi mi spostò una ciocca di capelli che mi copriva il viso.
“sto così bene, qui con te” sussurrai a pochi centimetri dalle sue labbra.
Lui mi guardò negli occhi per qualche secondo e, senza rispondere, spezzò quella distanza con un bacio. Istintivamente portai braccia dietro il suo collo e – continuando a baciarlo – mi distesi sopra di lui, sull’erba. Staccai le labbra dalle sue e poi scesi più in basso, piantandole sul suo collo. Iniziai a lasciargli tanti piccoli baci e poi, proprio sul punto accanto alla sua adorabile voglia, presi a succhiare. Volevo marcare il territorio, lasciare una piccola traccia di me su di lui, per vendicarmi di tutte le volte che i suoi succhiotti mi avevano fatta beccare da Louis.
“ecco fatto” sorrisi soddisfatta, facendolo ridere. Liam rotolò sul prato, capovolgendo la situazione e stendendosi sopra di me, reggendosi semplicemente con i gomiti. 
“non è giusto” protestai, cercando di spostarlo e tornare al comando, ma Liam non si mosse di un centimetro.
Sorrise e mi baciò un’altra volta, “sei così bella quando cerchi di fare la dura” abbassò lo sguardo sulla macchia rossastra che avevo causato sul suo collo, poi ridacchiò. Io ricambiai il sorriso, perché non riuscivo a resistere al suo. Liam aveva sempre avuto un sorriso contagioso, fu una delle prime cose che notai di lui e che mi fecero innamorare. 
“non credi che dovremmo alzarci?” lo richiamai, “se qualcuno ci vedesse così..”
Liam rise di nuovo, “non credo che qualcuno venga qui, è un posto sperduto”
Senza darmi il tempo di rispondere lasciò scivolare una mano sui miei fianchi, per poi sollevarmi una gamba e facendola intrecciare dietro il suo bacino. Mi guardò a lungo e – dopo essersi bagnato le labbra – iniziò a strusciarsi in modo provocante, facendomi gemere.
“Dio, smettila..” ansimai, cercando di non chiudere gli occhi per la sensazione paradisiaca.
Lui mi ascoltò e – stranamente – ubbidì, alzandosi da sopra di me. 
Lo guardai confusa, “non volevo che smettessi realmente” ridacchiai.
“devo chiederti una cosa” si sedette sull’erba a gambe incrociate, guardandomi pensieroso.
“dimmi” risposi subito, cominciando ad agitarmi.
Quella frase non prometteva mai nulla di buono.
“questa mattina ho incontrato tuo fratello, mentre uscivo di casa” mormorò senza guardarmi in faccia, “e ci siamo fermati a parlare.”
“e?” chiesi ansiosa, spingendolo a proseguire.
“non è niente di grave, sta’ tranquilla” mi rassicurò, “abbiamo parlato a lungo e alla fine mi ha detto che, nonostante vostra madre stia meglio adesso, non se la sente di lasciarla partire da sola anche se si tratta di poco tempo e così non ho potuto fare a meno di pensare che..”
“cosa?” insistetti, avvicinandomi a lui.
“Ronnie, promettimi che non te ne andrai anche tu” sussurrò posando improvvisamente gli occhi sui miei, “non potrei sopportare il pensiero di perderti ancora una volta.”
Accennai un sorriso per la sua dolcezza e mi strinsi a lui, “io non me ne vado, non mi muovo da qui.”
“davvero?” chiese, probabilmente per sentirmelo dire un’altra volta.
Io annuii, lasciandomi stringere tra le sue braccia, “non ti liberi di me, capito?”
Liam mi baciò la fronte e si spostò dall’abbraccio per guardarmi negli occhi, “ti amo, cazzo.”
Sorrisi per la sua scarsa finezza e gli accarezzai il viso, “ti amo anch’io.”

Passammo tutto il resto del pomeriggio su quel prato, in mezzo al verde, a coccolarci e a parlare di tutto. Erano secoli che non passavo così tanto tempo con lui e, onestamente, non ne avevo mai abbastanza. I minuti con lui passavano in fretta, non pesavano, con lui non mi annoiavo mai.
Ogni volta che ero con Liam mi sentivo nel posto giusto.
Lui mi riaccompagnò a casa verso l’ora di cena e, quando trovai la mamma in cucina, mi avvicinai timidamente per sapere di più riguardo la sua partenza ormai sempre più vicina.
“sai già quando partirai?” le chiesi, dopo qualche minuto di conversazione. 
“tra qualche giorno” rispose mentre apparecchiava la tavola, “perché?”
“così, per sapere” alzai le spalle, mordicchiandomi nervosamente il labbro.
“non vedi l’ora di liberarti di me, eh?” sorrise.
“assolutamente no” la interruppi subito, “anzi, non avrei mai pensato di dirlo, ma mi mancherai tanto.”
Lei mi guardò a bocca aperta, “mi mancherai tanto anche tu, ma sarà solo per un breve periodo.”
“lo so, ma ormai mi sono abituata ad avere una mamma presente, e non è poi così brutto come pensavo” ricambiai il sorriso.
“se vuoi, puoi venire con me..” propose, avvicinandosi e guardandomi speranzosa.





 
***
 

oh-oh!
salve gente,
eccomi di nuovo qui.
che ve ne pare del capitolo?
che farà la nostra Ronnie?
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.


 

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Capitolo 47
*** Go and don't look back. ***


Quarantasettesimo capitolo.



Quando mia madre mi propose di partire con lei, non sapevo cosa dirle.
Mi limitai ad osservarla confusa e pensierosa.
Avevo sempre negato di voler andare in America, avevo fatto di tutto affinché non succedesse, eppure adesso percepivo un briciolo di curiosità. Volevo conoscere il mondo in cui i miei genitori avevano vissuto per tutto quel tempo, volevo capire di più sul loro passato.
Perché – in fondo – io, di loro, non sapevo niente.
“non venivo qui dal giorno del suo funerale” mormorai a Louis il pomeriggio seguente, di fronte alla tomba di nostro padre.
“è passato un po’ di tempo, eh?” replicò lui, sfregandosi nervosamente le mani.
Annuii in silenzio, dopodiché mi inginocchiai per poggiare dei fiori davanti la lapide.
“è strano, no?” balbettai ad un tratto, “fino a qualche mese fa non conoscevo neanche mio padre e adesso sono al cimitero, per lui.”
Mio fratello non rispose e portò un braccio attorno alla mia vita, stringendomi a lui.
Abbassai lo sguardo e poggiai la testa sulla sua spalla, “se solo fosse andato tutto in modo diverso” sospirai, “come vorrei aver avuto una famiglia normale e presente.”
“Ronnie, ormai è inutile stare qui a torturarci su come sarebbero andate le cose se i nostri genitori non ci avessero lasciati” rispose lui, “dobbiamo andare avanti.”
“ma ho questo vuoto dentro di me, che non riesco a colmare” esclamai, coprendomi il viso con le mani. Ero davvero perplessa.
“vieni, usciamo da qui” Louis mi prese per mano e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata a papà, uscimmo dal cimitero.
“hai già deciso se partire o no con la mamma?” gli chiesi, mentre tornavamo a casa a piedi.
“no, non lo so” scosse la testa, “ma probabilmente resterò qui, e tu che vuoi fare?”
“io?” mi morsi il labbro, “sono confusa.”
Nel giro di mochi minuti arrivammo a casa e, quando Louis aprì la porta, trovammo nostra madre ed Amy che erano lì a fare due chiacchiere. La mia amica si voltò verso di noi e, dal suo sguardo, capii che era successo qualcosa.
“ehi, amore” fece Louis avvicinandosi a lei, “non sapevo fossi qui.”
“ero venuta per farti una sorpresa” Amy singhiozzò e poi fece un passo indietro, “invece la sorpresa l’ho ricevuta io.”
Louis alzò gli occhi al cielo e, dopo aver incrociato lo sguardo colpevole di mamma, capì tutto quello che era successo.
“le hai detto tutto?” brontolò mio fratello.
“mi dispiace tesoro, pensavo le avessi già detto che forse volevi partire con me” si giustificò mia madre. Mi avvicinai ad Amy che stava già piangendo. 
“lasciaci soli, per favore” borbottò Louis, facendo segno a mia madre di andarsene e a me, invece, di restare per aiutarlo. La mamma uscì mortificata, ed io – onestamente – non sapevo cosa fare, ma conoscevo Amy meglio di lui.
“perché non me lo hai detto subito?” sbraitò lei, poco dopo.
“dovevo dirtelo sabato sera, quando eravamo a casa da soli” spiegò lui, cercando di calmarla.
“e invece hai fatto l’amore con me sapendo che te ne saresti andato per mesi?” replicò lei, sconvolta.
“non si tratta di mesi” Louis sbuffò, “e comunque non parto più, ho deciso.”
“lo dici adesso, soltanto perché mi sono incazzata” Amy mise le braccia conserte e si asciugò le ultime lacrime rimaste.
“ehi, ascoltalo” intervenni poggiando una mano sulla spalla della mia amica, “Louis ci tiene davvero a te, e se non te lo ha detto è solo perché è un gran codardo.”
Mio fratello accennò un sorrisetto, ma Amy scosse la testa e poi posò lo sguardo su di me.
“volevo sentirmelo dire da lui, anziché da sua madre” sospirò lei.
“amore, dai” mormorò Louis cercando di afferrarle la mano, ma lei fece un passo indietro.
“adesso vado a casa” gli rispose per poi voltarsi di nuovo verso di me, “ci sentiamo dopo, Ronnie”
E detto questo corse fuori di casa, sbattendo la porta.
“diamine, quanto siete complicate voi femmine” commentò Lou, facendo una smorfia.
Io sbuffai e poi lo abbracciai, per consolarlo. Era la prima volta che lo vedevo perso per una ragazza, e non volevo che le cose gli andassero male.

Dovetti aspettare le dieci di sera per vedere Liam; era continuamente indaffarato tra il bar, lo studio per l’esame di maturità che si avvicinava sempre di più, e l’iscrizione al college. Ultimamente riuscivo a vederlo solo a scuola, o al massimo un ora nel pomeriggio quando non lavorava.
Sentivo il bisogno di confidarmi con lui, così lo andai a trovare a casa sua.
“non puoi immaginare quanto io sia stanco” sospirò, mentre si toglieva di dosso la divisa da lavoro.
Amavo il suo grembiulino da cameriere, per non parlare della camicia bianca e il papillon rosso che gli davano un tocco ancora più sexy.
“oh, lo immagino eccome” gli dissi, sdraiandomi sul letto accanto a lui.
“mi fai le coccole?” sorrise teneramente, spalancando le braccia affinché mi ci rifugiassi. 
Nonostante avrei preferito parlare un po’, lo accontentai e poggiai la testa sul suo petto mentre lui faceva scivolare le dita tra i miei capelli, accarezzandoli. 
“sai, oggi sono stata al cimitero con Louis..” cercai di introdurre l’argomento. Era più forte di me, dovevo dirgli cosa mi turbava.
“sì?” continuò ad accarezzarmi, invitandomi a proseguire.
“e mi ha fatto uno strano effetto trovarmi di fronte la tomba di mio padre” mormorai, chiudendo gli occhi per qualche secondo.
“è normale, Ron” mi tranquillizzò lui, “ti manca?”
“non è questo, l’ho a malapena conosciuto” scossi la testa, alzandola leggermente dal suo petto per guardarlo meglio negli occhi. 
Lui aggrottò la fronte e poi si sedette, poggiandosi contro lo schienale del letto.
“allora che cos’hai?” chiese.
“ho parlato con mia madre, ieri sera” confessai, “e mi ha proposto di partire con lei.”
Lui sbarrò gli occhi, “partire per dove? ti ha chiesto di accompagnarla in America?”
“sì” annuii, mordendomi nervosamente il labbro.
“e tu le hai detto di no, vero?” replicò, come se fosse una cosa ovvia.
“non ho risposto” abbassai lo sguardo, per non vedere la sua reazione a quella frase.
Liam rimase in silenzio per un po’ e alla fine aprì bocca, “cosa significa che non hai risposto?”
“significa che non so cosa fare” balbettai timidamente, sperando che mi comprendesse.
“scherzi vero?” si lasciò scappare una risatina nervosa, come se cercasse di controllarsi.
“pensi che sarebbe una cattiva idea se andassi con lei in America, per qualche tempo?” chiesi titubante, “non so perché, ma sento il bisogno di conoscere un po’ della loro vita, recuperare il tempo perduto in tutti questi anni e..”
“ma ti ascolti quando parli?” mi interruppe balzando in piedi dal letto, “stai delirando, Ronnie.”
“è così assurdo quello che sto dicendo?” alzai gli occhi al cielo.
Come prevedevo, non era riuscito a comprendere la mia situazione.
“ieri mi hai promesso che non te ne saresti mai andata e adesso mi dici questo, cosa dovrei pensare?” sbottò. In un certo senso aveva ragione, ma ero tormentata da pensieri che non riuscivo a spiegare neanche a me stessa, figuriamoci a lui.
“lo so, infatti volevo soltanto ricevere un tuo parere” mi giustificai, “invece tu mi stai già urlando contro.”
“cazzo Ronnie, proprio due giorni fa ti ho detto che ho scelto un fottutissimo college qui a Londra solo per restare vicino a te” fece una pausa, “e tu adesso vieni a dirmi che te ne vuoi andare?”
“non me ne vado per sempre, sarà solo per qualche settimana” cercai di calmarlo, ma era inutile. Era agitato e infuriato, camminava avanti e indietro per la stanza e riuscivo addirittura a vedere le vene sul suo collo farsi sempre più gonfie.
“sono mesi che lottiamo contro tutti per non farti partire, cazzo” esclamò incredulo.
“adesso la situazione è completamente diversa” mi portai una mano tra i capelli.
“hai idea di quanto io mi senta preso in giro, in questo momento?” alzò ancora il tono di voce, facendomi sussultare.
“innanzitutto, non urlare” mi alzai in piedi e mi avvicinai a lui, “calmati”
“io ho sempre fatto di tutto per te” abbassò lo sguardo e la sua voce si fece improvvisamente tremolante, “tu invece ti stai comportando da egoista”
“io egoista?” sbottai, “anche io ho sempre fatto di tutto per te e per noi, Liam! è da quel 31 ottobre che ogni mia azione si basa su di te”
“e adesso ti sei stancata di me, è questo quello che vuoi dire?” alzò le braccia in aria, “avanti, dillo!”
“qui quello che sta delirando sei tu” scossi la testa afferrando la borsa poggiata sul letto, “visto che non vuoi ragionare, ne riparliamo domani quando sarai più lucido.”
“vaffanculo, Ronnie” disse tutto d’un fiato, poi girò lo sguardo altrove, probabilmente pentito per quello che era appena uscito dalla sua bocca. Io rimasi immobile di fronte a lui, ghiacciata al suono di quella parola che non avrei mai immaginato potesse rivolgere a me.
Sentii lo stomaco contorcersi e gli occhi gonfiarsi sempre di più, ma feci in modo che non cadesse neanche una lacrima.
“grazie, questa mi mancava” sibilai a denti stretti, superandolo e uscendo in fretta da casa sua.

Solo quando tornai a casa mi accorsi che era quasi mezzanotte, mia madre era ancora sveglia e mi squadrava dalla testa ai piedi come se volesse capire cosa avessi. In effetti, la mia faccia esprimeva tutto fuorché tranquillità.
“tutto bene?” si limitò a chiedere.
“parto con te” gli dissi all’improvviso, “domani preparo le valigie.”
Lei sbarrò gli occhi e rimase in silenzio a guardarmi per circa un minuto, “sei sicura?”
“sono sicura” annuii cercando di non piangere, “per la scuola non ci sono problemi, mancherò per un paio di settimane e se potresti farmi una giustificazione scritta sarebbe meglio”
“Ronnie” mi bloccò prima che potessi andarmene da lì, “cos’è successo con Liam?”
“buonanotte, mamma” ignorai la sua domanda e scappai in camera mia.




 
 
***
 

ooook.

sono curiosa di sentire i vostri pareri,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 48
*** Never wanna leave you. ***


Quarantottesimo capitolo.



La mattina dopo, stare a scuola fu più pesante del solito.
Riuscire a seguire le lezioni con interesse mi era diventato praticamente impossibile e, come se non bastasse, Amy seduta al mio fianco non perdeva occasione per sfogare le sue angoscie e preoccupazioni riguardo Louis.
“ti ha detto esplicitamente che non partirà” sbottai durante la ricreazione, “cosa vuoi che faccia di più?”
“lo so che non parte più, Ronnie” replicò lei infilando i quaderni nell’armadietto, “ma non è stato lui a dirmelo, capisci? mi ha nascosto le sue intenzioni e sono venuta a saperlo da vostra madre”
“Louis voleva pensarci bene prima di dirtelo” sospirai, controllando con la coda dell’occhio che Liam non fosse nei dintorni, “voleva essere sicuro di fare la cosa giusta.”
“e pensa se avesse accettato di partire con tua madre” Amy si coprì il viso con le mani, “non voglio neanche pensarci, sarei potuta impazzire, l’America è praticamente dall’altra parte del mondo.”
“parto domani sera” confessai tutto d’un fiato. Pronunciai quella frase molto velocemente affinché non potessi pentirmene.
“cosa hai detto? ho capito bene?” aggrottò la fronte, chiudendo con forza l’armadietto.
“sì, hai capito bene” ripetei, abbassando lo sguardo e strofinandomi gli occhi assonnati.
“vuoi partire con tua madre?” esclamò, “sei impazzita?”
“shh, abbassa la voce” la zittii, continuando a sperare di non incontrare Liam.
“Ronnie, non puoi andartene” piagnucolò lei, guardandomi con aria colpevole.
“santo cielo, non me ne vado per un anno” brontolai, “sarà per un paio di settimane.”
“ma perché? da quando vuoi andare in America? e Liam lo sa?” tirò fuori una domanda dopo l’altra.
“voglio andarci perché penso che sia la cosa giusta, mi servirà a schiarirmi le idee su mio padre e la mia famiglia” spiegai, “e sì, Liam lo sa”
“e come l’ha presa?” chiese, spingendomi nel bagno delle ragazze per poter parlare più tranquillamente.
“lui.. bene” mi morsi il labbro poi girai lo sguardo altrove, “l’ha presa bene.”
“Ronnie” mi richiamò lei, facendo una smorfia, “ci conosciamo da quando eravamo bambine, capisco quando menti.”
Alzai gli occhi al cielo e poi guardai a terra, “mi ha letteralmente mandata a quel paese.”
Amy spalancò la bocca poi portò una mano sulla mia spalla, “Liam? sul serio? non è il tipo!”
“io pensavo che avrebbe capito” balbettai sentendo gli occhi gonfiarsi, “ma non lo biasimo, mi rendo conto di essere una tipa strana e difficile da sopportare, con tutte le paranoie che ho..”
“lui non può capirti, e neanche io posso” ribatté, “perché noi non sappiamo cosa si prova a crescere senza una famiglia, poi ritrovarla e infine perderla di nuovo.”
La abbracciai e istintivamente scoppiai a piangere, “tu non puoi immaginare quanto mi abbia fatto male sentirgli dire quella frase, non l’avevo mai visto così arrabbiato, era come se fosse esploso e avesse finalmente liberato tutto quello che aveva trattenuto dentro.”
“forse era soltanto nervoso per motivi suoi” mi rassicurò, “ne sta passando tante anche lui, ha l’esame di maturità tra un paio di mesi e la sua vita cambierà del tutto.”
“secondo te mi sto comportando da egoista?” le chiesi, staccandomi dall’abbraccio, “perché Liam lo pensa, e ho cominciato a crederlo anch’io”
“tu sei la persona meno egoista che io conosca” rispose lei facendomi sorridere, “pensi sempre al bene degli altri prima del tuo, e se per una volta vuoi fare qualcosa per te stessa non devi sentirti in colpa per questo”
“non immagini neanche il bene che ti voglio” sussurrai, prima di poggiare nuovamente la testa sulla sua spalla e abbracciarla nonostante il suono assordante della campanella ci indicasse la fine della ricreazione.

“quindi è deciso, ormai?” chiese Louis quella sera alle mie spalle, entrando nella mia stanza mentre preparavo una valigia. Annuii senza voltarmi, continuando a fare quello che stavo facendo.
“non c’è niente che io possa fare per farti cambiare idea?” insistette, dietro di me.
Mi voltai di colpo e scossi la testa, “perché vorresti che cambiassi idea?”
“perchè mi mancherai” sorrise, con un braccio dietro la nuca.
Ricambiai il sorriso, “mi mancherai anche tu, ma tornerò presto”
“con la scuola come pensi di fare?” chiese, cercando di evitare il vero argomento.
“questa mattina mamma è andata a parlare con la preside” spiegai, “ha detto che non c’è problema, mi giustificheranno per un paio di settimane”
“bene” Louis si mordicchiò il labbro e poi si guardò intorno. Sembrava perso.
“avanti, cos’è che vuoi dirmi davvero?” esclamai, impaziente. Lo conoscevo troppo bene.
“ti ho sentita parlare con mamma ieri sera, e ho capito che hai litigato con Liam” sussurrò avvicinandosi, “non vorrei che te ne stessi andando per ripicca.”
“no, non me ne vado per questo” sbuffai, afferrando qualche altro vestito dall’armadio.
“Ronnie, non fare niente di cui potresti pentirti” mi avvertì, afferrando la mia mano.
“di cosa potrei pentirmi?” chiesi, esasperata.
“se hai discusso con Liam, non serve a niente scappare” mi disse, “risolvete le cose in maniera civile e matura.”
“e come dovrei fare, secondo te?” sbottai afferrando il mio telefono, “lui non mi chiama, non mi scrive, non si fa sentire da ieri sera.”
“allora fallo tu” ribatté, per poi uscire dalla stanza e lasciarmi lì con mille pensieri in testa.
Per una volta decisi di ascoltarlo e d’istinto iniziai a comporre un numero sul telefono – che conoscevo a memoria – perché era il suo numero.
Il cuore mi batteva sempre più forte in petto, le mani mi tremavano al punto di far quasi cadere il telefono dalla presa.
E, quando sentii la segreteria telefonica, mi buttai sconsolata a letto.
Affondai la faccia sul cuscino e chiusi gli occhi. Era chiaro che Liam non volesse sentirmi.
Non gli importava più se partissi o meno, si era ufficialmente stancato di me e forse l’avevo perso davvero.

Il giorno dopo, a scuola, lo vidi. Era nel cortile con Zayn ed altri amici, a scambiare due chiacchiere come niente fosse.
Amy continuava a strattonarmi il braccio, invitandomi ad andare da lui, ma io mi opponevo.
“l’ho chiamato ieri sera, aveva il telefono spento” protestai, “se avesse voluto mi avrebbe richiamato, tu che dici?”
“dai Ronnie, non è il momento di fare l’orgogliosa” sbuffò lei, continuando a lanciare occhiate dall’altra parte del cortile.
“guardalo Amy!” sbottai con voce tremolante, “è laggiù a ridere con i suoi amici, è felice anche senza di me, quindi tanto vale che io me ne vada e basta” e detto questo sgattaiolai via da lì.
Era arrivato il fatidico giorno – quello tanto atteso – ed io avevo lo stomaco in subbuglio.
Quando tornai a casa dopo la scuola, mia madre non fece altro che chiedermi se ero completamente certa di quello che stavo per fare.
Io le rispondevo che non stavo mica andando in guerra, e lei rideva.
Sempre così. Eppure mi sentivo peggio di come probabilmente mi sarei sentita se fossi andata in guerra.
“se non vuoi più venire lo capisco, non sei obbligata” continuava a ripetermi lei.
“sono convinta, mamma” borbottai infastidita, mentre chiudevo l’ultima valigia.
“se lo fai per tuo padre, posso sempre riportarti qualche vecchio album di foto oppure..” farfugliò, ma la interruppi.
“adesso basta, davvero” le dissi, “partirò con te tra meno di cinque ore, ormai non mi tirerò indietro.”

“lasciati salutare, avanti” singhiozzò Amy che, quel pomeriggio, mi aveva aiutato con i bagagli.
“avevamo detto niente lacrime” la fulminai con lo sguardo, per poi abbracciarla.
Lei sorrise e strizzò gli occhi, “è più forte di me.”
“te l’ho detto, tornerò talmente presto che desiderai di mandarmi via un’altra volta” ridacchiai.
“non succederà mai” scosse la testa. Continuai a tranquillizzarla, poi la porta dell’ingresso si aprì di colpo e Louis spuntò fuori.
Era tornato dal lavoro, e appena mi vide si precipitò ad abbracciarmi.
“chi l’avrebbe mai detto che io e te saremmo diventati così sdolcinati” lo presi in giro, mentre lui continuava a stritolarmi fra le sue braccia. 
“Lou, tesoro mio, mi soffochi così” balbettai con un filo di voce.
Scoppiò a ridere e mi liberò dalla sua presa, “comportati da brava americana, mi raccomando.”
“senz’altro” annuii ridendo, lo abbracciai ancora una volta poi gli diedi uno spintone verso Amy.
“avanti, voi due, fate quello che dovete fare” borbottai. Restarono a guardarsi a lungo poi, alla fine, la mia amica gli sorrise.
“non devi dire niente, ti ho già perdonato” sussurrò, prima di avventarsi su Louis e baciarlo dolcemente.
Lanciai un’occhiata compiaciuta a mia madre, che già sorrideva con occhi sognanti.
Almeno loro, a differenza mia e di Liam, avevano il loro bel lieto fine.

“oh dio, quanto pesano” feci una smorfia, trascinando le valigie all’entrata dell’aeroporto di Londra. Era già buio e per di più pioveva.
Mi lisciai i capelli umidi con le mani, poi mi guardai intorno alla ricerca della biglietteria.
Seguii mia madre e, dopo aver seguito tutte le istruzioni necessarie alla partenza, ci sedemmo in un reparto d’attesa.
“tra quanto partiamo?” le chiesi, continuando a guardare l’orologio.
“tre quarti d’ora” rispose lei, battendo i piedi con impazienza.
Fu in quel momento che realizzai da chi avessi ripreso il mio carattere ansioso e instabile.
“sono felice che tu parta con me, sai?” disse ad un tratto, “quando arrivai qui, qualche mese fa, tu neanche mi rivolgevi la parola invece adesso stiamo iniziando a costruire un rapporto, e non immagini quanto io sia grata del tuo perdono.”
Accennai un sorriso, “anche io sono felice di come stanno andando le cose tra noi.”
“ma so anche che questo non è quello che vuoi veramente, Ronnie” aggiunse, “sei confusa e tutte le vicende degli ultimi mesi ti hanno turbata troppo, e un’adolescente non dovrebbe vivere tutte queste cose alla tua età, dovresti pensare a divertirti come tutti gli altri.”
“non capisco dove vuoi arrivare” mormorai, confusa.
“ti ho già fatto del male in passato e non voglio spingerti a commettere altri sbagli, mentirei se dicessi di non volerti in America con me ma non posso più essere egoista, Ronnie, non è giusto” scosse la testa. Sembrava disperata.
“la decisione spetta a te, devi decidere tu se venire con me o no” continuò, “ma per capire veramente cosa vuoi, io so che l’unica soluzione è vedere lui..”
Rabbrividii, “vedere chi?” finsi di non sapere a chi si riferisse.
“voltati” rispose, indicando un punto alle mie spalle.
Feci come mi aveva detto, e per poco non svenni quando vidi Liam in fondo alla sala d’attesa, poggiato al muro con le braccia conserte e lo sguardo puntato su di me.
“cosa significa questo?” chiesi a mia madre, con un filo di voce.
Lei mi sorrise e, senza dire niente, mi spinse in piedi. Continuai a guardare Liam e, quando lui mi sorrise, capii che era finito tutto.
I litigi, le discussioni, erano azzerate. Non contava più niente se non noi.
Iniziai a correre come una pazza verso di lui e quando fummo finalmente vicini gli saltai letteralmente addosso. Liam rise, spalancò le braccia per poi portarle sotto le mie cosce. Mi reggeva saldamente le gambe intrecciate al suo bacino e la testa poggiata contro il suo petto.
Sembravo una specie di sanguisuga che non voleva staccarsi dalla sua preda, ma io proprio non riuscivo a stare senza di lui.
Iniziai a piangere – come in una perfetta scena da film – e alzai lo sguardo sul suo.
Non mi importava granché della gente che continuava a fissarci, mi era impossibile non guardarlo dritto negli occhi e alla fine lo baciai.
Era come se la litigata furiosa della scorsa sera fosse svanita, annullata. Avevo i brividi dappertutto e il cuore sembrava volermi esplodere dal petto.
Continuammo così per un po’, le mie labbra avvinghiate alle sue, la voglia disperata di appartenerci, poi mi fece scendere e cercammo di tornare alla realtà. Mi asciugò le lacrime col pollice poi finalmente parlò, “bella sorpresa, eh?”
Sorrisi continuando a lacrimare, “cosa ci fai qui?”
“credevi che ti avrei lasciata partire senza salutarmi?” chiese, mordendosi il labbro inferiore.
“io.. io pensavo che tu mi avessi lasciata, che non volessi più vedermi” mormorai.
“l’ho pensato anche io, per un attimo” rispose, “poi ho aperto gli occhi e ho cercato di mettermi nei tuoi panni, del capire il perché tu volessi partire così all’improvviso, e ho accettato il fatto che non posso capire la tua situazione perché hai ragione, io non so cosa si prova a crescere nel modo in cui sei cresciuta tu, e probabilmente al tuo posto adesso farei la stessa cosa”
“invece no, avevi ragione tu” scossi la testa, “tu hai fatto tanto per me, hai scelto un college a Londra per fare in modo che non ci separassimo e adesso io sto rovinando tutto.”
“tornerai presto, piccola” mi accarezzò il viso con una mano, “ed io sarò qui ad aspettarti.”
Ripresi a piangere nonostante cercassi in tutti i modi di smetterla, “è solo che.. ho vissuto per così tanto tempo con complicazioni e problemi vari, e adesso che non li ho più sento quasi il bisogno di crearmeli da sola.”
“basta, smettila di giustificarti” sussurrò prendendo il mio viso tra le mani, “anche io devo scusarmi, non avrei mai dovuto perdere la pazienza in quel modo l’altra sera e..”
“hai fatto bene a mandarmi a fanculo” lo interruppi ridendo, “avevi tutte le ragioni.”
Lui ricambiò la risata, e sapevo che stavamo ridendo solo perché eravamo felici di esserci ritrovati.
“l’aereo per New York decollerà tra meno di trenta minuti” intervenne la fastidiosa voce che risuonava in tutti gli altoparlanti.
“aspetta, vado a dire a mia madre che non parto più” mormorai, ma Liam mi trattenne un braccio.
“Ronnie, no” scosse la testa, come se si aspettasse già la mia reazione.
“ma io voglio restare con te” replicai, “adesso ne sono sicura.”
“forse adesso ne sei sicura” insistette, “ma te ne pentirai e io non voglio che tu faccia questo sbaglio.”
“Liam, ti prego..” rimonciai a piangere. Somigliavo vagamente alla fontana di Trevi.
“ascoltami bene” mi accarezzò il viso ancora una volta, “adesso tu salirai su quell’aereo, andrai con tua madre nella vecchia casa dei tuoi genitori per saperne di più e quando sarai pronta tornerai qui.”
Non riuscivo neanche a parlare, pensavo solo al casino in cui mi ero cacciata da sola.
“e non immagini quanto mi costi dire questo, perché sai bene quanto vorrei portarti a casa con me e non lasciarti mai più andare via” continuò, poi serrò la mascella e chiuse gli occhi. Stava quasi per piangere anche lui, così portai una mano sul suo viso per poi farla scivolare sul suo petto.
“io ti amo da impazzire” balbettai, prima di baciarlo ancora.
Premetti con insistenza le labbra sulle sue, come per lasciarvi sopra il mio sapore e impedire che svanisse.
“ringrazia tua madre, lei mi ha chiamato per farmi sapere quando sareste arrivate qui, così che potessi venire a farti la sorpresa” mi disse poco dopo, “quella donna ti vuole davvero bene”
Senza dire niente, lo abbracciai un’ultima volta. Mi strinsi contro la sua felpa morbida che tanto amavo poi portai le mani sulle sue spalle.
Mi alzai sulle punte per lasciargli un altro bacio, poi mi asciugai le ultime lacrime rimaste e abbassai lo sguardo.
“ci vediamo presto, allora” sussurrai con un filo di voce, ancora non convinta di quello che stavo per fare.
“fa’ la brava, mi raccomando” borbottò con voce tremolante.
Annuii, un po’ sorridendo e un po’ piangendo, poi strinsi la sua mano. Ci incamminammo verso la sala d’attesa dove ero prima, Liam salutò e ringraziò mia madre e infile mi regalò un bel sorriso di incoraggiamento. Presi le mie valigie e, dopo averlo guardato un’ultima volta, uscii dalla sala con mia madre cercando di trattenermi dal tornare indietro e restare con lui.





 
 
***
 

ebbene sì.

sono curiosa di sentire i vostri pareri,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 49
*** Miss you. ***


Quarantanovesimo capitolo.



Mi ci volle molta forza e spirito di volontà per frenare i miei istinti – cioé tornare indietro da Liam e uscire con lui da quel maledetto aeroporto – ma ormai avevo preso questa decisione e sarebbe stato immaturo da parte mia tirarmi indietro all’ultimo momento.
Nonostante facesse male andarmene e le lacrime cadevano a fiumi, salii su quell’aereo e partii con mia madre. 
Provai a dormire per tutta la durata del volo, cercando di non pensare a niente, e così fu.
La vita a New York era tutta un’altra cosa rispetto a Londra, completamente diversa da come l’avevo immaginata, e non ero sicura che fosse una cosa positiva. Quando misi piede, per la prima volta, nella casa dove avevano vissuto i miei genitori in tutti questi anni, sentii un nodo allo stomaco. Era una villetta piuttosto grande, che mi fecero subito pensare a come sarebbe stata la mia vita e quella di Louis se fossimo cresciuti lì.
Accennai un sorriso quando vidi cornici con fotografie mie e di mio fratello da piccoli, sparse per tutte le stanze. 

Il primo giorno non riuscii a telefonare a Liam, un po’ per colpa del fuso orario, un po’ per lo scadente segnale del mio stupido cellulare.
Mia madre era ufficialmente tornata a lavoro, si era riappropriata dell’azienda e stava subendo i danni della perdita di papà.
Io però non avevo intenzione di starmene in casa, così uscivo spesso a fare lunghe passeggiate. New York era una città stupenda, ma avrei preferito condividerla con qualcuno. E, se magari quel qualcuno fosse stato Liam, sarei stata ancora più felice. Mi sentivo sola e smarrita.
“ehi, amore, sono io..” mormorai alla sua segreteria telefonica, “ho bisogno di sentirti, probabilmente adesso sarai al bar, o forse a dormire, non lo so.. non ricordo con esattezza per colpa di questo fuso orario! volevo solo dirti che mi manchi da morire, non vedo l’ora di rivederti e ripeterti quanto mi abbia fatto piacere la tua sorpresa in aeroporto, sei il ragazzo migliore che si possa desiderare ed io mi sento così fortunata ad averti.. beh, la smetto, perché altrimenti ricomincio a piangere e non la finisco più! in questo momento sono in uno splendido parco, la città è meravigliosa anche se troppo rumorosa, e ieri sera la mamma mi ha mostrato dei vecchi album fotografici di famiglia.. è stato strano, piacevole ma triste allo stesso tempo, e non sono più sicura di aver fatto la cosa giusta a venire qui! questa non è casa mia, non lo è mai stata, il mio posto è con te e ti amo ta..” bam. Tempo scaduto, messaggio telefonico inviato.
Feci una smorfia, misi il cellulare in tasca – sperando che Liam chiamasse presto – e poi ricominciai il mio giro turistico per la città.
Il secondo giorno fu lievemente peggiore. Mamma ebbe la splendida idea di portarmi con sé nell’azienda di famiglia, spiegandomi un po’ del suo lavoro e di quello che un tempo faceva papà, per poi aggiungere che il suo vecchio sogno era quello di vederci lavorare lì con loro, una volta adulti.
Vedere tutte quelle persone che mi guardavano con compassione per poi farmi le condoglianze, mi fece venire la nausea.
Uscii presto da lì, e dopo un altro solitario giro per Manhattan, tornai a casa.
Finalmente la chiamata tanto attesa arrivò.
“pronto?” esclamai entusiasta, come se non sapessi già chi fosse.
“piccola” la sua voce mi fece venire i brividi. Sorrisi come una stupida, sapendo che non poteva vedermi.
“finalmente” mormorai, tenendo stretto il cellulare all’orecchio.
“ho sentito il tuo messaggio, ho provato a chiamarti un sacco di volte ma la linea..” provò a dire, ma lo interruppi.
“ssh, non importa” sussurrai, “l’importante è che adesso ti sento”
“come vanno le cose lì?” mi chiese, ma il rumore assordante dall’altra parte del telefono mi infastidiva.
“poi ti racconterò, ma.. che stai facendo?” 
“sono a casa tua, con tuo fratello” rise, “stiamo giocando alla play”
“cosa? sparisco per due giorni e voi diventate migliori amici?” spalancai la bocca senza neanche accorgermene.
“siamo sempre stati amici, scema” intervenne Louis, facendomi sorridere.
“oddio, Lou” strillai, mordendomi il labbro, “mi manchi troppo, ed anche Amy”
“anche tu ci manchi, però non mi dispiace avere qui il tuo ragazzo e batterlo ad ogni singolo gioco” ribattè, poi sentii Liam protestare e dire qualcosa di incomprensibile. Si divertivano anche senza di me, a quanto pare.
“scusa, adesso ho tolto il vivavoce e sto andando in bagno, così possiamo parlare in pace” mormorò, riappropriandosi del mio telefono dalle grinfie di mio fratello.
“tranquillo, torna pure a svagarti, per una volta che non devi lavorare” balbettai, a voce bassa.
“cos’è questo tono triste?” chiese, “Ronnie, voglio sentirti ridere.. sei in una delle città più belle del mondo, fai quello che devi fare e torna presto, non colpevolizzarti per essertene andata”
“sto sempre da sola, mi mancate e qui ogni cosa mi ricorda il passato che non ho mai vissuto” sospirai, “non immagini quanto sia strano per me tutto questo.”
“vorrei essere lì con te” rispose, “e stringerti forte tra le braccia..”
Chiusi gli occhi e cercai di immaginare la scena per stare meglio, “lo vorrei anch’io”
“e poi voglio fare l’amore con te” aggiunse, causandomi un brivido dietro la schiena.
“Liam..” mormorai con una vocina flebile, prima che la linea cadesse ancora e ci separasse un’altra volta.
Adesso eravamo di nuovo distanti migliaia di chilometri, ed io non sopportavo più questa situazione.
Mi sentivo incredibilmente debole; ero totalmente dipendente da lui.

“Ronnie, sono tornata” annunciò la mamma quella sera, quando tornò a casa.
Non sentendo arrivare la mia risposta, lei iniziò a camminare verso la mia nuova stanza e sussultò quando mi vide singhiozzare a letto.
“Ronnie” ripeté sedendosi accanto a me, “che cosa ti prende?”
“scusa, io non ce la faccio” scossi la testa, continuando a bagnare il cuscino di lacrime.
“di cosa stai parlando?” chiese. Ma, in fondo, sapeva benissimo a cosa mi riferivo.
“non posso restare, mamma” confessai, “mi dispiace, è troppo presto per me”
“non devi dire che ti dispiace, lo immaginavo” sospirò per poi abbracciarmi, “sono stata egoista a volerti qui con me, nonostante sapessi che non eri ancora pronta per un gesto simile.”
“ci ho provato, davvero, ma tutti questi ricordi di papà e questo mondo a cui non appartengo mi fa stare male” alzai le spalle, “vi ho perdonati ormai, ma il mio posto è a Londra.”
“non devi aggiungere altro, hai ragione” cercò di tranquillizzarmi, “tornerai a casa.”
“è tutta colpa mia, ho deciso di venire qui senza pensare alle conseguenze e..” provai a dire.
Si sforzò di sorridere, “allora è deciso, domani cerchiamo il primo volo disponibile per Londra.” 




 
 
***
 

yaay.
Ronnie torna (già) a casa.

mi piacerebbe sentire i vostri pareri,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 50
*** You'll always find your way back home. ***


Cinquantesimo capitolo.



Aspettai due giorni prima di ripartire.
Mia madre mi aveva preso un biglietto di ritorno per Londra ma, essendo minorenne, dovette accompagnarmi.
La ringraziai più volte per questo, ma lei continuava a ripetermi che era il minimo che avrebbe fatto per me.
Salutai New York con serenità, consapevole che – forse un giorno – sarei tornata per una visita, magari insieme a Liam.
Ero certa che quello non fosse un addio.
“sei pronta?” mi disse la mamma, poco prima di doverci salutare.
“prontissima” annuii, “ma mi dispiace dovermi separare da te.”
“siamo state distanti per così tanto tempo, che non vorrei dover passare un altro solo minuto distante da te e Louis” aggiunse lei, con una vocine flebile e spezzata.
“oh, mamma” sussurrai incapace di dire altro, per poi stringerla in un forte abbraccio.
Restammo così per qualche secondo, poi lei mi regalò un sorriso d’incoraggiamento.
“saluta tuo fratello, Amy e Liam da parte mia” si raccomandò, “tornerò presto.”
“non puoi proprio restare a Londra con me?” chiesi, speranzosa in un cambio d’idea improvviso.
“no, tesoro, lo sai” ribatté, “devo terminare alcune cose a lavoro e poi tornerò da voi.”
“va bene” mi arresi, tenendo stretta la valigia con la mano.
“buon viaggio di ritorno” le dissi, prima di abbracciarla un’ultima volta.
“ne approfitterò per riposare un po’, non preoccuparti” sorrise, “tu cosa farai adesso? vai subito a trovare Liam?”
“pensavo di fargli una sorpresa questa sera” confessai, arrossendo, “lui non sa che sono appena tornata.”
“perché non gliel’hai detto?” chiese, piuttosto sorpresa.
“preferisco vedere la sua faccia quando mi troverà a casa sua, questa sera, appena finirà il turno al bar” risi, già fantasticando ed immaginando la scena.
“sono sicura che sarà tanto felice” rispose, “divertitevi.”
Curvai le labbra in un sorriso. Finalmente ero davvero felice.
“adesso però dobbiamo salutarci” aggiunse lei, qualche secondo dopo.
Feci un sospiro, “ciao mamma, ti voglio bene e a presto.”
Lei annuì, “ti voglio bene anch’io, Ronnie.”

Uscii dall’aeroporto intorno alle quattro e mezza di pomeriggio, trascinando la mia pesantissima valigia verde e, dopo aver preso un taxi, sorrisi osservando dal finestrino le strade della mia amata Londra. Ero stata lontana per soli cinque giorni, eppure sembravano passati secoli.
L’auto mi lasciò nel viale di casa, così scesi subito e mi precipitai alla porta, ansiosa di rivedere il mio fratellone.
Infilai le chiavi nella serratura ma, quando la aprii, non trovai ciò che mi aspettavo di vedere. La casa era vuota, buia e silenziosa.
“Louis?” lo chiamai, portando dentro la valigia. Niente, silenzio totale.
Probabilmente era a lavoro, pensai. E invece dopo qualche secondo lui ed Amy saltarono fuori da sotto il divano, strillando come pazzi.
Lanciai un gridolino per lo spavento e per poco non persi l’equilibrio quando corsero ad abbracciarmi.
“oddio, voi siete pazzi” risi, cercando di non soffocare dalla loro presa. Louis mi teneva stretta fra le braccia costringendomi a tenere la testa spalmata contro il suo petto, ed Amy non la smetteva di saltare e urlare.
“sei tornata! sei tornata!” esclamava, come una bambina entusiasta.
Mio fratello mi liberò dal suo abbraccio soffocante e poi sorrise, “non l’avrei mai detto, ma mi sei mancata sul serio.”
“anche tu, un pochino” ridacchiai, sottolineando l’ultima parola.
“lo so che sei tornata perché ti mancava troppo il tuo fratellino, puoi ammetterlo” rispose, compiaciuto e soddisfatto.
“sì, certo” lo presi in giro per poi scompigliare i capelli alla mia amica, “e voi, che mi raccontate? cosa stavate facendo prima che arrivassi?”
“credimi Ron, non vuoi davvero saperlo” rispose lei, lanciando un’occhiata maliziosa al ragazzo.
Feci una smorfia e mi coprii il viso con le mani, “no, infatti.”
“uffa, in questi giorni in cui non c’eri avevamo tutta la casa per noi” mi spiegò Louis, “e lo abbiamo fatto dappertutto, persino in..”
“d’accordo, Louis basta, non voglio saperlo” protestai, tappandomi le orecchie.
Amy rise e gli coprì la bocca con la mano prima che ulteriori dettagli sconvolgenti saltassero fuori.
“oh dio, vi prego, non in camera mia spero” supplicai, fulminandoli con lo sguardo.
“no, lì non ancora” Louis mi fece un’occhiolino e poi portò un braccio attorno alla spalla di Amy, stringendola a sé. 
“credo che dovrò chiuderla a chiave quando non ci sono” sbuffai, facendoli ridere.

Dopo un’altra mezzora di chiacchierata Amy dovette andarsene, così trascorsi il resto del pomeriggio nella mia stanza, sistemando i vestiti che avevo disfatto pochi giorni prima, credendo che sarei rimasta in America a lungo. Era incredibile il fatto che fossi in grado di cambiare idea così facilmente. In quell’istante ricevetti un messaggio da Liam con scritto “mi manchi, non vedo l’ora che arrivi sabato per poterti riabbracciare”.
E io risi, consapevole che lo avrei riabbracciato tra qualche ora. 
Poco dopo sentii bussare alla porta della mia camera e, nel giro di due secondi, la testa di Louis spuntò fuori come per chiedermi il permesso di entrare.
“entra, scemo” gli lessi nel pensiero, facendogli segno con la mano di avvicinarsi.
Lui ricambiò il sorriso e si sedette sul mio letto, osservandomi mentre sistemavo la valigia.
“allora, si può sapere com’è andato questo breve viaggio in America?” chiese, ansioso.
Ripiegai una t-shirt nel cassetto e poi mi voltai verso di lui, “non è stato come lo immaginavo, questo è certo.”
“in effetti hai resistito cinque giorni, avevo scommesso di meno” rise, prendendomi in giro.
“stupido” alzai gli occhi al cielo, “sarei rimasta se non fosse per il fatto che sono tremendamente nostalgica e paranoica.”
“cioè?” aggrottò la fronte.
“non è stato facile per me, entrare nella casa dove i nostri genitori hanno vissuto fino a poco tempo fa senza di noi” abbassai lo sguardo, “e poi vedere tutte quelle foto di papà..”
“ho capito” mi interruppe per evitare altri spiacevoli ricordi, “ti capisco.”
“chissà cosa avevo in mente quando ho deciso di partire” feci una smorfia, “sono stata impulsiva e troppo precipitosa, cosa pensavo di risolvere andando lì?”
“hai fatto quello che ti sentivi di fare e se alla fine non fossi partita saresti rimasta con quel rimpianto per tutta la vita” mi spiegò, “hai fatto bene a toglierti questo peso.”
Sorrisi, “adoro le tue perle di saggezza.”
“non capitano spesso, in effetti” concordò, facendomi ridere.

Quella sera intorno alle otto, dopo essermi fatta una doccia e sistemata elegantemente per far colpo su Liam, trovai il mazzo di chiavi del suo appartamento – di cui avevo fatto segretamente una copia – pronta per preparargli una bella sorpresa.
Salutai Louis, il quale mi prese in giro per il fatto che stessi letteralmente morendo dall’ansia di rivedere il mio ragazzo, e poi uscii di casa. 
Infilai le chiavi nella sua serratura e sorrisi quando mi ritrovai di fronte il suo piccolo ma accogliente appartamento completamente in disordine. Guardai l’orologio, consapevole che Liam sarebbe uscito dal bar nel giro di mezzora, e iniziai a darmi da fare. Innanzitutto sistemai un po’ la casa – per quanto mi fosse possibile farlo con i tacchi – poi apparecchiai la tavola e ritirai la pizza che avevo ordinato.
Accesi perfino delle candele per rendere l’atmosfera più romantica, e poi mi resi conto che erano le otto e mezza.
Con una puntualità sorprendente percepii dei passi fuori casa e sussultai, sentendo il cuore battermi forte in petto, per poi nascondermi dietro l’angolo. Spensi le luci e sporsi la testa in avanti, per guardare meglio.
Finalmente lo vidi, Liam aprì la porta con lo sguardo a terra e una mano in tasca, sembrava parecchio stanco.
Poi, probabilmente per colpa delle candele, aggrottò la fronte e alzò lo sguardo da terra, portandolo sulla stanza.
Spalancò la bocca, restando immobile dopo aver chiuso la porta dietro di sé, e a quel punto scivolai via dal mio nascondiglio.
Gli sorrisi e lui sbarrò gli occhi ancora di più. Era estremamente appagante vedere il suo viso così sorpreso.
Senza dire niente gli corsi incontro e lo abbracciai forte, aspettando qualche secondo prima di sentire le sue braccia avvolgermi e ricambiare la stretta. Era davvero senza parole.
Poi, all’improvviso, mi sollevò da terra e mi fece fare una giravolta.
Sorrisi quando mi fece scendere e presi il suo viso tra le mani, fissando a lungo i suoi occhi confusi ma pieni di gioia.
Spezzai quella breve distanza e lo baciai senza aggiungere una parola, volevo semplicemente gustare di nuovo il sapore delle sue labbra sulle mie.
“io non.. non capisco” balbettò poco dopo, mentre io ridevo contro il suo petto.
Mi allontanai leggermente per guardarlo in faccia, ma senza staccarmi dall’abbraccio, e gli sorrisi ancora una volta.
“sono tornata, amore” gli dissi, “non ce la facevo più a stare lontana da te.”
A quel punto le sue labbra si curvarono in un enorme sorriso, “se questo è un sogno non svegliatemi, davvero, non so cosa dire.”
“bene, perché significa che la mia sorpresa è riuscita” risi soddisfatta, ancora col cuore in gola e le farfalle nello stomaco. 
“altro che riuscita, non me lo aspettavo minimamente” farfugliò ancora incantato dalla sala addobbata dalle candele, per poi stringermi forte ancora una volta.
“questi giorni sembravano non passare mai” mormorai, portando una mano sul suo viso per accarezzarlo.
“a chi lo dici” chiuse gli occhi poi li riaprì squadrandomi dalla testa ai piedi, “ma adesso per fortuna sei qui e, Dio, quanto sei bella.”
“ti piace il vestito?” sorrisi, “l’ho comprato a New York, c’era una boutique stupenda.”
“lo adoro” mi interruppe facendo scivolare le mani sui miei fianchi, “ma preferirei togliertelo..”
“forse più tardi, se farai il bravo” gli feci un occhiolino, sentendolo ridere, “adesso ti aspetta una bella cenetta.”
Corsi ad accendere di nuovo la luce e poi presi Liam per mano, portandolo a tavola.
Avevo sistemato una rosa rossa e una candela nel mezzo, per rendere il tutto ancora più speciale.
“ti sei data da fare parecchio, eh” notò, sedendosi di fronte a me.
“avrei voluto prepararti qualcosa con le mie mani” sbuffai, “ma non ho avuto tempo e così ho dovuto ordinare una pizza, so che non è una cosa particolarmente emozionante ma ti giuro che ho fatto il possib..”
“ehi, piccola” mi zittì, afferrando la mia mano da sopra il tavolo, “è tutto perfetto, rilassati.”
“sul serio?” balbettai, insicura.
“certo che sì” annuì sorridente, “a me importa solo che tu sia qui, è questo il regalo più bello che potessi farmi.”



 


 
***
 

eccomi di nuovo qui.
ne approfitto per farvi gli auguri di buone feste,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 51
*** Bad news. ***


Cinquantunesimo capitolo.



“mi sei mancato così tanto” continuavo a ripetergli, stringendo la sua mano sopra il tavolo.
“anche tu” rispondeva, regalandomi un altro dei suoi splendidi sorrisi, “ma adesso sei qui, e non ti lascerò più andare via”
“io non mi muovo da qui, te lo assicuro” risi, alzandomi dalla sedia per sparecchiare. 
Lui provò ad obiettare e aiutarmi ma lo bloccai, “ho organizzato tutto da sola, quindi me ne occupo io” gli spiegai, per poi sentirlo ridere. 
“oh dio, sono stanchissimo” farfugliò ancora seduto, tra uno sbadiglio e l’altro.
Sistemai la sua cucina – ovviamente in disordine – poi tornai da lui, “lo immaginavo, infatti ho preparato tutto questo per farti rilassare”
“e ci sei riuscita” replicò allungando un braccio verso di me, “potrei farci l’abitudine”
“forse dovresti” sorrisi afferrando la sua mano e sistemandomi comodamente sulle sue gambe, “se le tue reazioni saranno tutte come questa, allora potrei organizzare cenette a lume di candela ogni sera quando tornerai da lavoro, anche quando saremo sposati”
A quella affermazione il suo sorriso si aprì ancora di più, “che mogliettina premurosa”
“e poi i nostri bambini scenderanno di corsa le scale per abbracciare il loro papà” mormorai, con occhi sognanti.
“o forse potremmo lasciarli dallo zio Louis, così da avere la casa tutta per noi..” mi sussurrò all’orecchio, con voce bassa e roca. Sapeva bene che, parlando così, mi faceva impazzire.
Un brivido mi percosse la schiena e, dopo aver incollato gli occhi sui suoi, gli sorrisi.
“signor Payne, lei è davvero un pessimo genitore, lo sa?” lo presi in giro, facendo una smorfia.
“signorina Tomlinson, per lo meno non sono un pessimo marito” brontolò in sua difesa, e io scoppiai in una fragorosa risata. Portò le sue mani ai lati del mio viso e mi osservò a lungo poi, quando smisi di ridere, ne approfittò per premere dolcemente le labbra sulle mie. Sorrisi nel bacio e incastrai le dita tra i suoi capelli corti, accarezzandogli la barbetta sotto il mento. Sentii la sua lingua chiedere l’accesso – che non gli fu negato – alla mia bocca, causandomi ulteriori brividi dappertutto. 
“ripetimi che non te ne andrai più” ansimò qualche secondo dopo, tra un bacio e l’altro.
“mai” ubbidii, “mai più”
Curvò le labbra in un debole sorriso e poi le portò di nuovo sulle mie. Si staccò un paio di minuti dopo, e si voltò dall’altra parte. Il suo umore sembrava improvvisamente peggiorato.
“stai bene?” gli chiesi, scrutando attentamente il suo sguardo distratto e la fronte aggrottata, che aveva sempre quando pensava a qualcosa che lo preoccupava. 
Riportò gli occhi su di me poi annuì, “sono solo stanco”
“allora andiamo a letto, dormiamo soltanto” gli dissi, alzandomi dalle sue gambe.
“resti a dormire qui?” chiese, sorpreso.
“sì, l’ho già detto a Louis” spiegai.
Quando Liam vide che avevo acceso delle candele anche in camera sua, si morse il labbro. Io corsi a spegnerle e poi mi sedetti sul letto, in attesa che lui facesse lo stesso.
“ti sei data parecchio da fare” notò, guardandosi intorno.
“forse guardo troppi film rosa” ridacchiai, quando finalmente lui si sedette accanto a me.
“sei meravigliosa, lo sai, vero?” sussurrò, regalandomi una carezza.
“perché poco fa eri così pensieroso?” fu come se quelle parole mi uscirono da sole, cambiando discorso.
“te l’ho detto, oggi ho lavorato tanto e ho bisogno di riposare” scosse la testa, pensando di riuscire a tranquillizzarmi con un sorrisetto forzato.
“Liam, ti conosco, io e te ci diciamo ogni cosa” alzai gli occhi al cielo, “che ti prende?”
“niente, davvero, stai tranquilla” mi stampò un bacio veloce sulle labbra poi iniziò a spogliarsi, indossando qualcosa di più comodo per la notte.
“ho fatto qualcosa di sbagliato?” gli chiesi ad un tratto, “non ti è piaciuta la sorpresa?”
Si infilò una canottiera poi mi guardò con occhi sbarrati, “piccola, non dirlo neanche per scherzo” mi si precipitò addosso e portò una mano sul mio viso, “è stata una serata fantastica, e non hai idea di quanto io sia felice che tu sia finalmente tornata”
Mi sforzai ad annuire e decisi di dargli il beneficio del dubbio. Probabilmente era soltanto stanco, come diceva, così mi accoccolai al suo petto e ci infilammo sotto le coperte.
Non era poi così tardi ed io, nonostante avessi una voglia tremenda di fare l’amore con lui, mi limitai a fargli le coccole. Era davvero stressatissimo; la scuola, il bar, gli esami e il futuro non gli davano un attimo di tregua.
Ed io non volevo diventare parte di quella lista.

“sì, è tornata ieri sera” fu la prima cosa che sentii quando mi svegliai, la mattina seguente. Sbattei le palpebre più volte e poi aprii leggermente gli occhi, quanto basta per accorgermi che Liam era in piedi vicino alla finestra, e parlava al telefono con qualcuno.
Mi stiracchiai silenziosamente e rimasi sotto le coperte, cercando di ascoltare altro.
“no, non le ho ancora detto niente” continuò lui e, a quel punto, il mio cuore prese a battere più velocemente. Stava parlando di me, e in quel momento realizzai che la sera precedente c’era davvero qualcosa che lo turbava.
“adesso devo andare, ciao” disse quando si accorse che ero ormai sveglia, agganciando la chiamata. Poggiò il cellulare sul tavolo e poi mi raggiunse per stamparmi il bacio del buongiorno.
“ben sveglia, principessa” sussurrò dolcemente, iniziando a prepaparsi per la scuola.
“con chi parlavi?” gli chiesi subito, piuttosto agitata.
“Andy” disse lui tutto d’un fiato e, a quel punto, non sapevo nemmeno se credergli.
“oh” fu tutto ciò che uscì dalla mia bocca, “come sta?”
“alla grande, se la spassa in Irlanda” alzò le spalle, infilandosi un paio di jeans.
Mi alzai e, dopo aver controllato l’ora, corsi davanti lo specchio per darmi una sistemata.

Dopo le cinque ore di lezione, piene di domande sul perché fossi già tornata dall’America, salutai Liam ancora con l’amaro in bocca per gli strani pensieri che mi vagavano in testa e tornai a casa a piedi. Con mia sorpresa ci trovai Amy che, infatti, non era venuta a scuola.
“ehi” le dissi, lanciando a terra lo zaino, notando il suo sguardo devastato.
“ciao Ronnie” piagnucolò, alzandosi dal divano per corrermi incontro.
“che succede?” esclamai dopo aver visto i suoi occhi gonfi e lucidi, “dov’è Louis?”
“a lavoro, dovrebbe tornare fra poco” ribatté, abbracciandomi.
“perché non sei venuta a scuola oggi?” chiesi, “cos’è successo? avete litigato?”
“no, niente del genere” abbassò lo sguardo, “ma ti devo dire una cosa”
“mi stai facendo preoccupare” iniziai a mordicchiarmi le unghie.
“ho un ritardo..” confessò, senza giri di parole.
Rimasi immobile e in silenzio per un po’, “Amy!”
“il ciclo non torna, ho paura, Ronnie” singhiozzò, portandosi una mano davanti la bocca.
Sbarrai gli occhi, “dimmi che stai scherzando.”
“no, purtroppo, questa mattina sono andata all’ospedale di nascosto” ammise.
“..e?” chiesi, spingendola a proseguire.
“niente, hanno detto che sembra tutto normale” sbuffò, “ma io ho paura lo stesso.”
“ma non puoi essere incinta, Amy” sbottai, incredula.
“beh, in teoria posso” abbassò lo sguardo, colpevole.
“oh mio dio, ma non usate precauzioni?” la sgridai.
“non sempre” si mordicchiò il labbro inferiore.
“vi prenderei a schiaffi, sia a te che quell’idiota di mio fratello” borbottai.
“non riesco a dirglielo, ho paura di come potrebbe prenderla” sussurrò, mortificata.
“santo cielo, vedrai che ti sbagli” cercai di tranquillizzarla, “non sei incinta, diamine! anche perché io non sono pronta a diventare zia.”
Proprio in quel momentò la porta di casa si aprì e Louis spuntò fuori, “buongiorno famiglia!”
“ciao” lo fulminai con lo sguardo, ma Amy mi pregò all’orecchio di non dire niente.
“cosa sono quei musi lunghi?” brontolò lui, sfilandosi la giacca, “è una bella giornata.”
“stavamo parlando di scuola” mentì la mia amica, avvicinandosi timidamente.
“ciao amore mio” la zittì lui, stampandole un bacio sulle labbra.
Sorrisi, lasciandomi addolcire dalla loro tenerezza.
“e tu, sorellina? com’è andata la serata con Liam?” mi chiese poi, tenendo ancora la sua ragazza tra le braccia.
“bene, a parte il finale” sospirai, lasciandomi scappare qualche parola di troppo.
Louis mi guardò storto e io alzai le spalle, “vi lascio soli, ho parecchio da recuperare con i compiti dopo aver perso cinque giorni di scuola.”

“com’è andato il viaggio di ritorno?” chiesi a mia madre nel bel mezzo di una chiacchierata telefonica, dopo ben due ore di studio disperato.
“bene, ho dormito quasi tutto il tempo” rispose, “tu come stai? sei contenta di essere tornata a Londra?”
“sì” annuii nonostante sapessi che non poteva vedermi, “ci manchi però”
“mancate tanto anche voi, tesoro” ribatté, ma sembrava felice delle mie parole, “la sorpresa a Liam ha funzionato? avrei tanto voluto vedere l’espressione sul suo viso.”
“credimi mamma, è stata impagabile” sorrisi ripensandoci, “comunque è andato tutto bene.”
“bene? solo bene?” ripeté, sospettosa.
“lo sai come sono fatta, sono paranoica” alzai le spalle, “mi sto facendo dei film mentali su una cosa che è successa, di cui non sono neanche sicura”
“qualsiasi dubbio tu abbia, risolvilo con lui” mi disse, “non devi mai tenerti tutto dentro, è la cosa più sbagliata che si possa fare in una relazione.”
“credo che tu abbia ragione” mormorai pensierosa, “grazie.”
“adesso devo scappare, salutami tuo fratello” esclamò in fretta, “vi mando un bacio.”
“ti voglio be..” provai a dire, ma aveva già riagganciato. 
Cacciai un sospiro e poi mi portai le mani tra i capelli. 
Ero tornata dall’America, affrontando un volo oltre oceano, principalmente per rivedere il mio ragazzo, e adesso mi sentivo così insoddisfatta.
Come se fosse un segno del destino, in quel momento suonò il campanello. 
Amy era tornata a casa, Louis era nella fase del suo sonnellino pomeridiano, così corsi all’ingresso.
Quando aprii la porta, fui piuttosto sorpresa di vedere Liam di fronte a me.
Indossava ancora l’uniforme da cameriere, fatta eccezione per i soliti jeans chiari a vita bassa.
“ehi” balbettai frastornata, “che ci fai qui?”
“sono uscito prima da lavoro, questa sera” rispose soddisfatto, superandomi ed entrando in casa. 
“perché non mi hai chiamato?” aggrottai la fronte.
“volevo farti una sorpresa” spiegò guardandosi intorno, “siamo soli?”
“no, Louis è in camera sua a dormire” misi le braccia conserte, guardando in basso.
“tutto bene?” mi chiese, dopo qualche secondo, “non mi hai neanche dato un bacio”
Fece per avvicinarsi ma io alzai di colpo lo sguardo sul suo e ripensai al consiglio di mia madre.
“con chi parlavi questa mattina, al telefono?”dissi senza giri di parole, “ma stavolta voglio la verità”
Lui mi guardò perplesso, “con Andy, te l’ho detto”
“ti ho sentito dirgli che ci sono delle cose che non mi hai detto” sibilai delusa, “cos’è questa storia?”
“oh” si bagnò le labbra, “non ti sfugge proprio niente”
“Liam” lo richiamai, spingendolo a sputare il rospo.
“è successa una cosa, mentre eri lontana..” iniziò, con voce tremolante.
Sentii un tonfo al cuore. Non poteva essere quello che pensavo, no.
“oh mio dio” balbettai coprendomi il viso con le mani.
“aspetta, fammi finire” fece una smorfia, bloccandomi per un braccio.
Restai in silenzio, iniziando a tremare, mentre lui cercava le parole adatte per parlare.
“tu non hai idea di quanto io sia stato male per questa cosa, Ronnie” continuò, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse.
A quel punto feci un passo indietro, “sono stata lontana per soli cinque giorni, Liam, cinque! non sei capace di resistere per così poco tempo?”
“non credo che tu abbia capito, aspetta” tentò di calmarmi, ma ero davvero fuori di me.
“per favore, per favore” sentii un nodo allo stomaco, “dimmi che non mi hai tradito.”
Lui sbarrò gli occhi, “tradito? cazzo, no! certo che no.”
E da lì iniziai a calmarmi, “e.. e allora cosa hai fatto?”
“io non ho fatto niente” sussurrò, “ma hanno rifiutato la mia richiesta al college a cui volevo iscrivermi, quello a Londra che avevo scelto per non dovermi spostare.”
E, dopo quella risposta, non sapevo se urlare per aver pensato subito al peggio oppure piangere perché il destino voleva tenerci lontani a tutti i costi.





 
***
 

buon 2016 gente!
che ve ne pare del capitolo?
lasciate qualche commentino, susu.
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.


 
 
 
 

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Capitolo 52
*** The lucky one. ***


Cinquantaduesimo capitolo.



“com’è possibile?” balbettai incredula, “come hanno potuto rifiutare la tua richiesta?”
“semplice” Liam alzò le spalle, “non ho superato il test di ammissione”
Feci un sospiro e abbassai lo sguardo, esasperata. “quindi adesso cosa si fa?”
“non lo so, dovrò trovarmi un altro college” scosse la testa, massaggiandosi la nuca.
“quindi te ne andrai da Londra, vero?” feci una smorfia, “lo sapevo, era troppo bello per essere vero”
“posso sempre trovarne un altro qui vicino, oppure potrei rifare il test tra qualche mese..” propose, indeciso e perplesso.
Si inumidì le labbra poi si lasciò sprofondare sul divano, a testa bassa e con le braccia conserte.
“i tuoi genitori cos’hanno detto?” gli chiesi, curiosa di sapere il parere di Karen.
“papà neanche lo sa, mia madre dice che dovrei cercare un altro college qui a Londra” sbuffò, “ma quello a cui avevo fatto domanda era l’unico che mi interessava”
“e allora riprovaci, studia meglio e vedrai che quando rifarai il test andrà bene” mormorai, cercando di incoraggiarlo.
Mi sedetti accanto a lui e poggiai la testa sulla sua spalla.
“non è così facile, non ho il tempo di studiare per l’esame, tra il lavoro e la scuola non so cosa mi occupi più tempo” borbottò, serrando la mascella.
Mi sporsi in avanti e gli lasciai un bacio sulla guancia, “e io cosa ci sono a fare? ti aiuterò”
Lui continuò a guardare altrove, preoccupato e anche piuttosto angosciato, poi posò gli occhi su di me e accennò quel sorrisetto dolce e irresistibile che tanto amavo.
“finché resteremo insieme niente sarà in grado di spaventarmi” gli dissi all’orecchio.
“non permetterò a niente di tenerci lontani di nuovo” replicò, “al diavolo il college”
Dopo quella risposta mi strinsi a lui in un forte abbraccio e restammo a coccolarci per il resto della serata, cercando di scacciare le ansie e preoccupazioni per il futuro.

“allora, oggi ti senti un po’ meglio?” chiesi ad Amy la mattina dopo, all’uscita da scuola. 
“non direi” scosse la testa debolmente, “questa notte non ho chiuso occhio”
“secondo me ti stai creando film mentali inutili” sospirai, “dovresti restare calma”
“come faccio? il ciclo non è tornato neanche oggi” brontolò, esausta.
“penso che dovresti dirlo a Louis” dissi quando arrivammo nel vialetto di casa mia, “e potresti approfittarne, visto che oggi non deve lavorare”
“non ce la faccio Ronnie, ho paura di come possa reagire” ribatté, mordendosi nervosamente il labbro. 
Io alzai gli occhi al cielo, “mio fratello è grande, non è un ragazzino e sa assumersi la responsabilità delle sue azioni” cercai di confortarla, “o almeno credo” aggiunsi, ridacchiando. 
Riuscii finalmente a strapparle un sorriso ma, quando aprii la porta di casa trovando Louis di fronte, Amy si ghiacciò di nuovo.
“ciao fratellino” corsi ad abbracciarlo cercando di addolcirlo, “come stai?”
Lui mi guardò storto e aggrottò la fronte, “Ronnie stai bene?”
“certo che sì, tu?” replicai, allontanandomi da lui per prendere qualcosa da mangiare. Ero stranamente affamata.
“potrei stare meglio” ribatté lui severamente, per poi stampare un bacio alla sua ragazza. Continuava a guardarmi con un’espressione accusatoria dipinta in volto.
“c’è qualcosa che vorresti dirmi?” continuò Louis, scrutandomi con attenzione.
Io gli lanciai un’occhiata confusa poi guardai Amy che alzò le spalle in sua difesa.
“no Lou, stavo scherzando prima” mormorai, dando un morso ad una mela.
“non mi riferivo al tuo strano abbraccio o alla tua fame sospetta” disse rigido.
“e allora cosa c’è che non va?” sbuffai.
“Ronnie, sei incinta?” chiese tutto d’un fiato dopo aver socchiuso gli occhi, come se pronunciare quella frase gli spezzasse il cuore.
Io sbarrai gli occhi, credendo e sperando di aver capito male, poi fissai Amy che era a bocca aperta.
“come scusa?” balbettai, lasciando cadere a terra la mela e avvicinandomi a lui.
“hai capito benissimo” insistette lui, severamente.
“Louis, non so di cosa tu stia parlando” provai a dire, ancora piuttosto sconvolta.
“ah davvero?” esclamò sarcastico, “perché questa mattina ho trovato un test di maternità in bagno e, visto che qui abitiamo soltanto noi due, direi che appartiene a te”
Lanciai un’occhiata di fuoco alla mia amica che nel frattempo si era stretta tra le braccia del ragazzo, probabilmente divorata dai sensi di colpa, ed io non potei far altro che restare in silenzio alla ricerca di qualcosa da dire.
“non so cosa dire” abbassai lo sguardo, coprendomi il viso con entrambe le mani.
“neanch’io, sinceramente” mi rimproverò Louis, “ma cosa ti passa per la testa?”
Lo guardai ancora senza dir niente, con la bocca spalancata, e mi venne quasi da ridere.
“Ron puoi venire un attimo di là con me?” intervenne Amy, afferrandomi per un braccio. Senza neanche darmi la possibilità di rispondere, mi trascinò in camera mia e poi chiuse la porta per assicurarsi che nessuno sentisse ciò che stava per dirmi.
“scusami, scusami, scusami” disse subito, “non avevo idea che lo avrebbe trovato”
“hai lasciato un test di gravidanza nel mio bagno, perché non me lo hai detto?” borbottai, infuriata.
“mi dispiace, ho fatto il test ieri mattina quando non sono andata scuola ed ero a casa tua, e prima di andarmene non sapevo dove lasciarlo, non potevo portarlo da me o mia madre lo avrebbe trovato, ero disperata, pensavo di averlo nascosto bene” si giustificò, in preda al panico.
“devi dire la verità, Amy” sbottai, “non sei neanche sicura, perciò basta con i segreti”
“posso farcela” prese un respiro profondo poi mi guardò, “tu resta accanto a me”
Annuii e dopo qualche minuto uscimmo dalla mia camera, trovando – con mia sorpresa – mio fratello alla porta d’ingresso a parlare con Liam. 
“guarda chi è venuto a trovarti” mi chiamò Louis, facendo entrare il mio ragazzo che indossava già l’uniforme da lavoro.
Gli corsi incontro e gli saltai letteralmente addosso, abbracciandolo forte. 
“pensavo che dovessi lavorare nel turno di pranzo” sussurrai.
“infatti è così” alzò le spalle, “ma ho una pausa di mezzora e volevo vederti”
Sorrisi e gli stampai un bacio a fior di labbra, poi fui costretta a staccarmi perché mio fratello mi richiamò con un colpetto di tosse piuttosto finto.
“lui ne è al corrente, vero?” mi chiese Louis con sguardo accusatorio.
Io feci un sospiro e spostai subito lo sguardo su Amy, pregandola mentalmente di dire la verità prima che scoppiassero altre tragedie.
“al corrente di cosa?” domandò Liam, chiudendo la porta dietro di sé e fissandomi confuso.
“niente, tra poco ti spiego tutto” scossi la testa per tranquillizzarlo, poi Louis tirò fuori da qualche parte quel maledetto test.
“basta, tu non capisci” gli dissi, bloccandolo prima che potesse farlo vedere a Liam.
“che cos’è?” balbettò il mio ragazzo, guardandolo con terrore.
Mi venne quasi da ridere quando lo vidi sbiancare e impallidire di colpo realizzando cosa fosse.
“congratulazioni al papà” scherzò Louis, che non si rendeva neanche conto di quanto fosse seria la situazione. Amy, nel frattempo, era ancora in disparte a cercare il coraggio di ammettere che quel test fosse suo.
“Ronnie” mi chiamò Liam con voce tremolante, “che significa questo?”
“è un test, non è positivo ne negativo, ma l’ho trovato in bagno questa mattina” intervenne Louis, considerato il fatto che io non sapevo cosa rispondere.
“s-sei incinta?” balbettò Liam ancora pallido e pietrificato, prendendomi per un braccio, “cazzo Ronnie, parlami, dì qualcosa!”
“quel test non è suo” lo interruppe Amy all’improvviso, “ma mio.”
A quel punto Louis si voltò di scatto verso di lei, guardandola con occhi sbarrati.
“Ronnie è stata fin troppo paziente a coprirmi fino ad ora” sospirò, avvicinandosi a mio fratello. 
Liam mi guardò con occhi sbarrati, mentre il colorito della sua pelle tornava normale, poi spostò l’attenzione sulla mia amica.
“che stai dicendo?” la riprese Louis, perplesso.
“è mio questo test, non di tua sorella, ho un ritardo e avevo paura di aspettare un bambino, tutto qui” alzò le spalle.
“tutto qui? e lo dici come se fosse niente?” sbottò lui, “quando avevi intenzione di dirmelo?”
“mi dispiace” si giustificò lei trattenendo un singhiozzo, “ma non è niente di certo, potrebbe essere un falso allarme”
“non è questo il punto, perché non me ne hai parlato subito?” insistette Louis.
“avevo paura della tua reazione” mormorò lei, “ero spaventata”
“merda, ma come è successo?” sbottò lui, dando un improvviso calcio ad una sedia.
“quando hai infilato il tuo coso nella mia..” rispose lei, ironica come sempre.
A quell’affermazione non riuscii a trattenere una risata, poi Liam mi fece segno di stare zitta vista la situazione delicata.
“lo so come è successo, cazzo” la interruppe lui, furioso.
“forse è meglio se noi vi lasciamo da soli, così potete parlare un po’ in tranquillità” intervenni, cercando di calmare mio fratello.
Louis non rispose, e neanche Amy che quasi tremava dall’agitazione.
Presi Liam per mano e lo portai fuori casa per fare una breve passeggiata all’aria aperta.
“che disastro” sospirai, portandomi una mano tra i capelli.
“quando mi hanno fatto credere che eri incinta, ho perso vent’anni di vita in un secondo” disse, sbarrando gli occhi.
Scoppiai a ridere, “l’espressione sulla tua faccia non aveva prezzo”
“non farmi mai più scherzi del genere” brontolò, offeso.
“per questa volta te la sei scampata, sei salvo” scherzai, prendendolo a braccetto. 
“preferirei mille volte avere un bambino adesso, almeno avrei una scusa per non andare al college e restare con te” rispose, sciogliendomi il cuore.
“Liam, a proposito” mi morsi il labbro, cercando di pronunciare quelle parole che mi ero ripetuta a lungo e che tanto mi costava dirgli, “ho pensato molto a quello che mi hai detto ieri sera..”
Aggrottò la fronte e si irrigidì all’improvviso, “e?”
“e ho capito che non posso essere così egoista da chiederti di rifare quel test per me, non hai tempo per farlo, l’unica soluzione è che tu vada in un altro college e non importa se non sarà a Londra o con Andy, meriti il meglio ed è giusto che tu segua i tuoi sogni indipendentemente da me e quello che voglio io” spiegai tutto d’un fiato, per poi incollare gli occhi sui suoi.
Lui mi guardò a lungo, restando in silenzio, poi si bagnò le labbra.
“ma il mio sogno sei tu, piccola” sorrise, “sei tutto ciò che ho sempre desiderato e non voglio perderti.”
“e chi dice che mi perderai?” replicai dopo avergli fatto una carezza, “ma non potrei andare avanti e sentirmi a posto con la coscienza sapendo che hai rinunciato al college per me, non posso costringerti a restare a Londra e non è giusto, non voglio che tu tra qualche anno possa pentirtene e odiarmi per averti impedito di essere libero.”
“non potrei mai odiarti” mi interruppe, deciso.
“lo so, amore, lo so” annuii, “ma voglio che tu faccia le tue scelte personali senza pensare a me, così come ho fatto io quando ho deciso di andare in America”
“sei la ragazza migliore del mondo” fece un lungo sospiro prima di stringermi tra le sue braccia, “ed io sono così fortunato.”
“sono io ad essere fortunata, credimi” gli risposi, chiudendo gli occhi e lasciandomi cullare dal suo caldo abbraccio.





 
***
 

ehilà people!
che ve ne pare del capitolo?
mi piacerebbe molto che foste più attive,
almeno per capire se la storia vi piace o meno.
mi servirebbe davvero qualche commento/critica, insomma, un cenno!
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.



 

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Capitolo 53
*** All you need is love. ***


Cinquantatreesimo capitolo.



Due giorni dopo la situazione era ancora la stessa; Liam era impegnato tra il bar e la scuola, Amy era in panico perché il suo ritardo era ormai di una settimana, Louis era ancora arrabbiato per essere stato tenuto all’oscuro di tutto ed io ero stressatissima.
Di solito l’aria primaverile bastava per mettermi di buon umore, ma non questa volta.
“..e poi sono venuti tanti vecchi amici di tuo padre, mi hanno portato così tanti ricordi di lui che non so se sia una cosa bella o meno” mi raccontava mia madre, al telefono.
Io camminavo avanti e indietro per la mia stanza, indecisa su cosa risponderle.
“non penso sia una cosa positiva per te, startene lì da sola” feci una pausa, “intendo, in un posto così pieno di ricordi che ti legano a papà.”
“ormai l’ho superato, Ronnie” rispose dall’altra parte della linea, “certo, fa ancora male, ma so che veglierà sempre su di me e anche su di voi.”
“mi manchi mamma, cerca di tornare presto” mi raccomandai, sedendomi a letto.
“farò il possibile” rispose, “adesso devo andare, ci sentiamo domani mattina tesoro.”
Annuii con la testa nonostante fossi ben consapevole che non potesse vedermi e, dopo averle dato la buonanotte, agganciai la chiamata.
“ti manca davvero?” sentii una voce alle mie spalle, e mi voltai di scatto pur avendola riconosciuta.
Louis era spuntato dietro la porta, e adesso era entrato nella mia stanza per sedersi accanto a me.
“non si usa più bussare?” sbuffai, imitando il suo scontroso tono di voce.
Lui rise, “non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.”
Feci una smorfia e mi arresi, “sì, certo che mi manca davvero, perché?”
“niente, mi sorprende ancora il rapporto che avete creato in così poco tempo” alzò le spalle, “considerando il fatto che fino a qualche mese fa non volevi neanche conoscerla.”
“beh, sono cambiate tante cose” sospirai, “è stato un anno parecchio intenso.”
“puoi dirlo forte” esclamò, abbassando lo sguardo e portando le mani dietro la nuca.
“hai parlato con Amy?” chiesi improvvisamente, cambiando discorso.
“oggi mi ha chiamato due volte, ma non le ho risposto” rispose freddo.
“non fare lo stronzo” lo rimproverai, “non dovresti lasciarla da sola in un momento simile.”
“crede di essere incinta e non me lo ha neanche detto” sbottò, “se fosse vero, quel bambino sarebbe anche mio.”
“esatto, ed evitare la realtà non ti farà stare meglio” insistetti, “quindi va’ dalla tua ragazza e affrontate il problema insieme.”
“adesso non ce la faccio, credo che andrò a dormire tra poco” si morse il labbro, indeciso.
Lo capivo dal suo sguardo che era combattuto sull’andare da lei o no, ma alla fine il suo orgoglio prevalse e scosse la testa con fermezza.
“tu dove stai andando?” mi chiese sorpreso, vedendomi ancora vestita e con un borsone in mano.
“vado a dormire da Liam” risposi con naturalezza, sistemandomi i capelli e spruzzandomi un po’ di profumo.
“mi lasci solo?” fece il broncio, cercando di intenerirmi.
Sorrisi, “senti, non vedo il mio ragazzo da più di ventiquattro ore e sto impazzendo, abbiamo bisogno di passare un po’ di tempo insieme.”
“va bene, fai la brava” mi stampò un bacio sulla guancia e poi mi lasciò libera.

“ta-dan! guarda cos’ho portato” esclamai entusiasta quando Liam aprì la porta di casa sua.
Lo superai ed entrai senza neanche dargli tempo di rispondere, che appoggiai sul tavolo il vassoio che tenevo in mano.
Mi tolsi la giacca e lanciai il borsone a terra, poi spostai lo sguardo su Liam che ancora mi guardava con occhi sbarrati.
“ciao anche a te” sbuffò lui, facendomi notare che non lo avevo neanche salutato.
Ridacchiai e gli saltai letteralmente addosso, abbracciandolo forte.
“ciao amore, mi sei mancato” gli sussurrai all’orecchio, prima di lasciargli un breve bacio.
Lui chiuse gli occhi e poi si staccò lentamente, “cos’è questo odorino?”
“intendi il mio profumo?” risi, “o i biscotti che ho preparato per te?”
“direi i secondi” rispose, avvicinandosi a quello che avevo portato.
Io sorrisi compiaciuta e liberai il vassoio ancora coperto, mostrando quello che avevo cucinato nel pomeriggio.
“li hai fatti tu?” chiese, guardandomi con un’appagante espressione sorpresa stampata in faccia.
“proprio così” annuii prendendone uno in mano, “assaggia.”
Lui separò le labbra ed io non esitai ad imboccarlo, trattenendo una risatina.
“mh, buono” annuì, dopo qualche secondo.
“Louis ha detto che facevano schifo” brontolai, “però ne ha mangiati comunque cinque.”
Liam scoppiò a ridere e mi abbracciò un’altra volta, “non immagini quanto io sia contento che tu sia qui.”
“anche io lo sono” risposi, schiacciata contro il suo petto, “ero così stressata per tutte le cose che stanno succedendo, ma adesso che sto con te mi sento finalmente bene.”
“sì, faccio questo effetto” scherzò, facendomi un occhiolino.
Mi lasciai scappare una risattina poi gli diedi un colpetto sul braccio per farlo tornare serio, “e a te com’è andata la giornata?”
“ti dico solo che sono stanchissimo, non mi lasciano respirare” borbottò, liberandosi dell’uniforme del bar che ancora indossava.
Iniziò a sbottonarsi la camicia bianca e così io mi feci avanti per aiutarlo.
Bottone dopo bottone, Liam continuava a lanciarmi sguardi maliziosi a cui io non seppi resistere.
Si bagnò le labbra quando lo lasciai completamente senza maglia ed io risi, “visto che sei stanco, dovremmo andare a letto..”
“oh, certo che andremo a letto” concordò divertito, per poi sollevarmi da terra.
Lanciai un gridolino quando mi prese in braccio come fossi una bambina, fino ad arrivare alla sua stanza.
Mi attaccai con le braccia al suo collo e mi lasciai andare contro il suo corpo caldo, mentre le sue mani mi reggevano ancora le gambe intrecciate dietro il suo bacino. Ci guardammo negli occhi per un po’ prima che riprendessimo a baciarci, con più foga di prima.
Una mia mano si incastrò tra i suoi capelli e li tirai quel tanto necessario perché lui gemesse nella mia bocca.
A quel punto Liam scese a dedicarsi al mio collo, provocandomi qualche lieve macchia rossa per tastare il suo passaggio.
Mi fece finalmente scendere dalla sua presa, adagiandomi gentilmente sul letto per poi farsi spazio sopra di me, attento a non pesarmi.
Appoggiò la fronte contro la mia e mi guardò ancora negli occhi, mentre si spingeva in avanti con il bacino contro il mio, causando ulteriori scosse di piacere ad entrambi. 
“è passato così tanto tempo dall’ultima volta..” sussurrò contro le mie labbra, ed io non potei far altro che annuire, troppo debole per parlare.
Mi aggrappai con le mani tremanti alle sue spalle, per poi farle scivolare lungo la sua schiena nuda. Tra un bacio e l’altro, nel giro di pochi minuti, ci ritrovammo praticamente senza vestiti. Ed io amavo quella sensazione che solo lui era in grado di farmi provare.
“sei bellissima” mi ripeté, come ogni volta, prima di sfoderarmi un dolce sorriso.
“tu sei bellissimo” risposi con una carezza sul suo viso, prima di baciarlo un’altra volta.
Una delle tante cose che amavo di Liam era il modo in cui si dedicava al mio corpo, le sue dita e le sue mani possenti erano in grado di mandarmi fuori di testa ogni volta che mi sfioravano.
E io avevo l’impressione che il cuore potesse scoppiarmi da un momento all’altro, sotto quei tocchi premurosi e delicati.
Dopo essersi disfatto dei suoi boxer si sdraiò nuovamente su di me, posizionandosi tra le mie gambe e soffiandomi sotto l’orecchio. 
“stavo quasi per dimenticarlo” sbuffò, allungando il braccio verso il comodino per estrarre un preservativo, “meglio non fare lo stesso errore di tuo fratello ed Amy.”
Io mi trattenni dal ridere, “è chiaro che non ci tieni a diventare padre.”
Liam mi sorrise e, dopo aver infilato le precauzioni, si preparò per l’atto finale.
Chiusi gli occhi quando lui entrò in me lentamente, per farmi sentire ogni centimetro della sua lunghezza.
Liam unì anche le nostre mani, incastrando le proprie dita tra gli spazi delle mie, stringendole poi in maniera quasi disperata.
Sollevai lentamente la testa dal cuscino per lasciargli un bacio sulla punta del naso, e a quel gesto lui prese a muoversi piano dentro di me, come se fossi di cristallo e avesse paura di rompermi. Si fermò, ad un certo punto, soltanto per aggrapparsi con entrambe le mani alla testiera in ferro battuto del letto, serrandole intorno ad essa con forza.
Tornò poi a spingere con maggiore intensità, mentre i muscoli delle spalle e della schiena si flettevano sempre più a causa dello sforzo fisico.
Io, sotto di lui, ero totalmente incapace di togliergli gli occhi di dosso, perché troppo rapita dal sudore che gli imperlava petto e fronte, dalle vene del collo e delle braccia sempre più in evidenza ogni secondo che passava, sempre più in evidenza ogni volta che affondava un po’ di più in me.
Gli lasciai qualche graffio sulla schiena per evitare di cadere in quel vortice di piacere, continuando a fissarlo.
Alla fine dei conti era sempre così, tutte le volte che facevamo l’amore: io ero totalmente presa dal guardarlo; lui era totalmente preso dai colpi di bacino, via via più secchi, irregolari e profondi, come se volesse completamente azzerarsi in me. 
“Liam” mormorai tenendo gli occhi chiusi saldamente, “ancora, di più, Liam, di più!”
Le mie esortazioni spontanee furono tutto ciò di cui ebbe bisogno.
Mi diede un'ultima spinta ancora più profonda che mi fece tremare le gambe prima di uscire da me, afferrando i miei fianchi per farmi girare a pancia in giù sul letto: strinse una mia coscia con una mano e la piegò il più possibile accanto al mio torace tenendola ferma in quella posizione con il suo braccio, lasciando l'altra gamba ben distesa mentre si sistemava alle mie spalle e tornava a riempirmi da quella nuova angolazione.
"così va meglio?" sussurrò al mio orecchio con un'aria quasi divertita, “scommetto che il tuo stress sta scomparendo.”
Riprese a muovere velocemente il bacino contro il mio; io chiusi nuovamente gli occhi, mordendomi il labbro inferiore mentre gemevo senza sosta per il piacere che mi stava provocando. 
"Dio, quanto mi piace sentirti" ansimò, e solo a quel punto mi resi conto che i miei gemiti inizialmente sommessi fossero diventati ben più acuti.
Ed ecco che cominciai a sentirlo crescere nel mio petto, quel bruciore tremendamente piacevole che mi avvolgeva lo stomaco e che pian piano si diffondeva per tutto il corpo.
“sei mia” mormorò debolmente alla fine di tutto, accasciandosi accanto a me.
“solo tua” risposi accoccolandomi su di lui, coperta dal lenzuolo caldo che adesso profumava di noi.

“è mai possibile che a casa tua c’è sempre qualche visita mattutina?” protestai la mattina dopo, quando sentimmo il campanello suonare. 
Liam si stiracchiò un altro po’ e, dopo essersi infilato un paio di boxer, si alzò dal letto.
“dovrebbero essere i ragazzi, tranquilla” disse riferendosi ai suoi amici, per poi uscire dalla stanza e correre ad aprire.
Persi qualche altro secondo a rigirarmi nel letto, e alla fine mi alzai anch’io, pronta a rivestirmi per andare a scuola.
Ma, quando sentii la voce di Karen proveniente dal salotto, mi si gelò il sangue. Infilai i miei vestiti in fretta, quasi tremando per l’agitazione. Spuntai fuori dalla porta della camera e trovai Liam e sua madre fissarmi con aria divertita.
“buongiorno, cara” mi disse lei, rivolgendomi un sorriso perplesso.
Fulminai Liam – che se ne stava ancora mezzo nudo – con lo sguardo, per avermi illusa che fossero i suoi stupidi amici. 
“nuova moda, Ronnie?” ridacchiò Karen, indicando la mia maglia.
Sprofondai nell’imbarazzo quando mi accorsi che, per la fretta, la avevo infilata al contrario.
“ops” mi limitai a dire, arrossendo, tra le risate di Liam.
“scusate la visita inattesa, ero venuta soltanto per darti questo” disse Karen, porgendo degli strani libri a suo figlio.
Liam sbadigliò un’altra volta e poi afferrò distrattamente quei volumi enormi, sfogliandoli in fretta.
“cosa sono?” chiese, massaggiandosi la nuca.
“sono i depliant dei college che mi hai chiesto di cercare per te, Liam” brontolò lei.
Rabbrividii alla parola ‘college’ e mi mordicchiai nervosamente le unghie, leggendo i nomi delle copertine di quelle pagine.
Erano tutti in città lontane di circa due o tre ore, e a me veniva già da piangere.
Mi controllai e salutai Karen con un sorriso, che se ne andò qualche minuto dopo aver assaggiato uno dei miei strambi biscotti al cioccolato.
“non sapevo avessi chiesto a tua madre di cercare dei depliant per te” dissi a Liam, non appena rimanemmo da soli. 
“in realtà se ne sta occupando anche Andy” ridacchiò, “lo sai che sono troppo pigro per farlo” aggiunse, tornando nella sua stanza per vestirsi.
“avresti potuto chiederlo a me” risposi, seguendolo.
“beh, non l’ho fatto perché..” fece una pausa, “insomma, so quanto sia delicato per te questo argomento.”
“sono contenta che tu vada al college, te l’ho già detto” dissi, “cerca solo di non andartene troppo lontano da me, va bene?”
E, in quell’ultima affermazione, la mia voce tremolante mi tradì e non riuscii a nascondere un singhiozzo. 
“piccola mia” fu la sua risposta, seguita da un abbraccio. Mi lasciai andare contro il suo petto e mi strinsi forte a lui, cercando di ricordare quando fossi diventata così dipendente da quel ragazzo che, ormai, era più importante della mia stessa vita.

Dopo la scuola partecipai ad un corso extra per i crediti insieme ad Amy, poi tornammo a casa mia insieme.
Con mia sorpresa, trovammo Louis e Liam davanti la play station, schiamazzando come quattordicenni. Mio fratello ci lanciò un’occhiata rapida, ghiacciandosi quando vide che la sua ragazza era lì con me, mentre Liam mi sorrise e mi fece cenno di correre da lui.
“e tu non dovresti essere al bar?” chiesi, confusa, sedendomi sulle sue ginocchia.
“ho il turno di sera” mi spiegò lui, stampandomi un bacio sul collo, ma senza staccare gli occhi dal televisore dove stava giocando con Louis. Premeva con insistenza i tasti sul joystick e, quando finalmente la partita terminò, portò lo sguardo su di me.
Amy si avvicinò lentamente a mio fratello e gli sussurrò un timido: “ehi.”
“non vale, dobbiamo fare il secondo round” protestò Liam quando si accorse che Louis era già in piedi, in disparte per parlare con Amy.
“posso giocare io” proposi, facendolo ridere.
“le ragazze non sono capaci” replicò, sfidandomi.
Io, in tutta risposta, afferrai il joystick di Louis e iniziai a premere ogni pulsante possibile per dare il via alla partita.
Mi alzai dalle gambe di Liam e mi sedetti per terra davanti alla tv, per concentrarmi meglio, mentre sentivo il mio ragazzo ridere ancora.
Alla fine del gioco, mi accorsi di aver perso e Liam non perse occasione per prendermi in giro.
“forse avrei dovuto fare il gentiluomo e lasciarti vincere” disse, tirandomi a sé in modo tale che mi sedessi di nuovo sopra di lui.
“non è giusto” protestai, “hai barato!”
Lui continuò a ridere e poi mi stritolò tra le sue braccia, “ci sono tante cose in cui sei brava, semplicemente i videogiochi non sono una di queste.”
Ricambiai la risata e mi arresi, lasciandogli un bacio sulla guancia.
“a volte, possono essere utili per distrarsi dalla realtà” aggiunse poco dopo, tornando serio.
“ti preoccupa così tanto la vita reale?” gli chiesi, accoccolandomi sul suo petto, dopo essermi guardata intorno e aver notato che Louis ed Amy erano spariti.
“abbastanza” rispose, stringendo la presa delle braccia intorno al mio ventre.
“a me da morire” sospirai, “il futuro può essere davvero spaventoso, a volte.”
“io ho paura di sentirmi solo” confessò, socchiudendo gli occhi, “è così che mi sono sentito per tanto tempo, prima di incontrarti.”
“non sei solo, e non lo sarai mai più” mormorai, “io ti starò accanto.”
“e lo stesso vale per me, lo sai” mi disse, stampandomi un bacio sulla tempia.
Alzai lo sguardo, avvicinando il mio viso al suo, per poi far incollare dolcemente le nostre labbra le une alle altre.
Fu in quel momento che realizzai che niente, neppure il college, ci avrebbe separati, dovevo soltanto restare calma e aver fede in noi.
Durante quel bacio silenzioso, sentii delle voci provenienti dal corridoio e non ci volle molto prima che riuscii a capire cosa dicessero.
“perdonami se ti ho abbandonata così, sono stato un vigliacco” questo era Louis, “ma adesso ho capito il motivo per cui me lo hai tenuto nascosto e, se fosse vero, allora ci assumeremo le nostre responsabilità e penseremo a questo bambino insieme.”
“ti amo” fu la risposta immediata della mia amica e, a quel punto, sbarrai gli occhi e mi sollevai da Liam per origliare meglio. 
“ti amo anch’io” le rispose Louis, sciogliendomi il cuore.
Era la prima volta che sentivo mio fratello pronunciare quelle fatidiche paroline, e fu una bella sensazione.
“quanto amore si respira in questa casa” esclamò Liam, facendomi ridere.





 
 
***
 

ehilà!
che ve ne pare del capitolo?
tutto è bene quel che finisce bene lalala,
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.
 
 


 

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Capitolo 54
*** Away. ***


Cinquantaquattresimo capitolo.



In un tranquillo pomeriggio, dopo aver fatto un po’ di compagnia a Liam nel bar, fingendomi una normale cliente – che però non perdeva occasione per scoccare qualche bacio al suo cameriere personale – me ne tornai a casa da mio fratello.
Louis era appena tornato da lavoro e se ne stava già sul divano, pronto per un sonnellino.
“ehi Ron, poco fa ha telefonato la mamma, ti saluta” mi informò, senza staccare lo sguardo dal soffitto né tanto meno alzare la testa dal cuscino.
“oh, e che ti ha detto?” gli chiesi, avvicinandomi per poi sedermi accanto a lui.
“che sta bene, finalmente” sospirò, “anche se non so fino a che punto crederle”
“perché dovrebbe mentirci?” alzai le spalle, rannicchiandomi addosso all’altro cuscino.
“per non farci preoccupare” ipotizzò lui, mordicchiandosi il labbro.
Lo fissai a lungo, notando qualcosa di strano nel suo atteggiamento. Qualcosa lo turbava, me lo sentivo.
“e tu invece, stai bene?” domandai, portando una mano sulla sua spalla.
Louis portò gli occhi su di me per qualche secondo poi li chiuse, “non direi.”
“me ne sono accorta” risposi, invitandolo a farmi più spazio vicino a lui, “che cos’hai?”
“secondo te?” borbottò, “la mia ragazza probabilmente aspetta un figlio da me ed ha poco più di diciotto anni.”
“Amy si sarà lasciata spaventare troppo da questo ritardo, sono sicura che andrà tutto bene” tentai di rassicurarlo, ma la mia voce non troppo convinta mi tradì.
Mio fratello fece una smorfia ed io stavo per controbattere ma, in quell’istante, qualcuno suonò il campanello. Aggrottai la fronte, realizzando che non poteva essere Liam che era ancora di turno al bar, poi guardai Louis che aveva la mia stessa espressione interrogativa.
“aspetti qualcuno?” gli chiesi, sbattendo le palpebre.
“no, Amy doveva uscire con sua madre oggi” spiegò lui, “vai tu ad aprire”
E detto questo riaffondò la testa nel cuscino, allungando le gambe per fare in modo che mi alzassi. Sbuffai e corsi all’ingresso, poi aprii la porta e la mia prima reazione fu spalancare la bocca. Karen era in piedi, di fronte a me, con un sorriso sinceramente affettuoso.
“ciao Ronnie, scusa se ti disturbo a casa” disse subito, “ma avevo bisogno di parlare con te.”
“va tutto bene?” le chiesi subito, cominciando già a preoccuparmi.
“sì, tranquilla” mi rassicurò notando la mia agitazione, “volevo parlarti di Liam.”
“qualcosa non va?” continuai, uscendo fuori casa dopo aver socchiuso la porta alle mie spalle. Karen iniziò a frugare nella sua borsa e, dopo qualche secondo, tirò fuori un depliant con un college irlandese. Me lo mostrò ed io rabbrividii quando mi resi conto di cosa effettivamente fosse. 
“in Irlanda?” balbettai, confusa.
“sto cercando di migliorare e non essere più il tipo di madre che si intromette negli affari del proprio figlio, ma la scorsa mattina quando ero a casa di Liam, ho trovato questo” disse, indicando il volantino che tenevo tra le mani, “mi sembrava giusto mostrartelo.”
“io non capisco cosa significa” mormorai, con voce tremolante.
“neanch’io, speravo potessi dirmelo tu” ribatté lei, “e per favore, non dire niente a Liam.”
“lui.. lui mi aveva detto che non voleva andare lontano” mi coprii il viso con le mani.
“Ronnie, mentre io e suo padre eravamo in fase di divorzio, Liam ha sofferto tanto” iniziò, “e da allora ha perso molti contatti con noi, se ne è addirittura andato di casa per vivere da solo, è sempre stato un ragazzo indipendente e con la testa sulle spalle, non faceva altro che ripeterci che da grande se ne sarebbe andato da Londra, e sono sicura che l’unico motivo per cui non l’abbia ancora fatto sei tu.”
“e io gli ho già detto che l’ultima cosa che vorrei è impedirgli di realizzare i suoi sogni” abbassai lo sguardo, “lo lascerò libero di seguire la sua strada, anche se questa potrebbe non coincidere con la mia.”
Karen mi guardò con approvazione, quasi commossa, poi si riappropriò del volantino che mi aveva mostrato e socchiuse gli occhi.
“sei proprio una brava ragazza” annuì, “sono sicura che Liam non sia tanto sciocco da permettersi di perderti.”
Non riuscii a dire altro, mi limitai a sorriderle forzatamente, ancora scossa da quel pezzo di carta che mi aveva mostrato.
Karen ricambiò il sorriso poi tornò sui suoi passi, allontanandosi prima di scomparire dietro il viale. 
La mattina seguente, camminavo pensierosa con Amy nel cortile della scuola, dirigendomi verso l’uscita finché non intravidi una macchina nera e familiare parcheggiata aldilà della strada.
Dopo ben cinque ore di lezione avevo la vista appannata e confusa, ma sperai vivamente che si trattasse dell’auto di Liam, che non vedevo dal giorno prima. Chiusi gli occhi a fessura per vedere meglio, fermandomi di colpo quando vidi Louis aprire lo sportello. Avevo quasi dimenticato che quei due avevano una macchina piuttosto simile.
“che ci fai lui qui?” chiesi ad Amy sperando ne sapesse più di me. Lei, al mio fianco, non smetteva di sorridere entusiasta. 
“ho una sorpresa, per entrambi” mi sussurrò all’orecchio, prima di correre verso il suo ragazzo. Louis spalancò le braccia e poi le strinse attorno a lei, non appena gli si fosse spalmata addosso. Li vidi abbracciarsi e baciarsi e non potei fare a meno di provare invidia.
“allora, che sta succedendo qui?” chiesi impaziente, quando li raggiunsi dall’altra parte della strada. 
“devo dirvi una cosa” annunciò Amy, seria.
Il sorriso di Louis scomparve, sostituito da un’espressione ansiosa e pallida.
“tesoro, scordati di fare l’amore per almeno cinque giorni” ridacchiò lei, esplodendo.
Io feci un sospiro di sollievo e mio fratello spalancò la bocca, “non ci credo, ti è tornato?”
Amy annuì e sorrise, “sì, merda, sì! Oddio, non sono mai stata così felice di avere il ciclo.”
Io scoppiai a ridere quando – per poco – non vidi Louis svenire dalla gioia.
“che vi serva da lezione” li guardai con aria minacciosa, “siate più attenti.”
“vado subito a fare scorta di preservativi” promise Louis, incrociando le dita.
Risi di nuovo ed Amy fece lo stesso, “sarebbe la cosa più bella del mondo, per me, aspettare un bambino da te” ammise, “solo che preferirei accadesse tra qualche anno, tutto qui.”
I due si avvicinarono di nuovo per poi scambiarsi un lungo e dolce bacio alla quale mi sciolsi.
Poi, però, sobbalzai quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
Mi voltai di scatto per lo spavento e mi rilassai quando vidi Liam – in tutta la sua bellezza – dietro di me.
“ciao piccola” mi disse, portando il braccio attorno alla mia vita.
“ehi” mormorai, “da dove spunti fuori?”
“il prof ci ha tenuti più a lungo per darci dei consigli sull’esame di maturità a cui evidentemente non manca ancora molto” sbuffò, “e tra un’ora devo essere al bar, perciò stiamo un po’ insieme durante questa pausa?”
Annuii e, dopo aver salutato Amy e Louis, mi incamminai con Liam verso casa sua.
Non parlai molto durante il tragitto, lui probabilmente se ne accorse infatti non la smetteva di lanciarmi occhiate premurose e confuse.
“hai fame? mangi qualcosa?” mi chiese dopo aver fatto entrare le chiavi nella serratura della porta, aprendo la porta del suo appartamento.
Io scossi la testa, seguendolo dentro per poi sedermi su uno sgabello in cucina.
“Ronnie, devi mangiare” insistette lui, aprendo il frigorifero per poi bere una strana bibita gassata.
“non ho fame” ripetei, rigida. Liam mi guardò perplesso e, dopo essersi lisciato la t-shirt nera aderente, mi si avvicinò. Si appoggiò su uno sgabello accanto al mio e mi tirò a sé, costringendomi a sedermi sulle sue gambe. 
“stai bene?” mormorò, sfiorando con le labbra il mio collo.
Annuii con la testa, continuando a non dire una parola.
Lui allontanò la bocca da quella parte sensibile del mio corpo per guardarmi meglio negli occhi, “non è vero, che cos’hai?”
“perché vuoi andare in Irlanda?” chiesi subito, senza giri di parole, “insomma, capisco che ti avevo detto che sarei stata contenta se te ne fossi andato al college nelle vicinanze, ma non avrei mai pensato all’Irlanda, cioè.”
“e tu come lo sai?” borbottò, serrando la mascella.
Mi alzai da sopra di lui e cominciai a camminare avanti e indietro nervosamente, “non ha importanza come lo so, è la verità?”
“non voglio andare al college in Irlanda, se è questo che pensi” puntualizzò.
“e allora perché avevi quel volantino con l’indirizzo di un college irlandese?” sbuffai.
“perché avevo in mente di andare a trovare Andy, lui sta studiando lì!” sbottò, interrompendo e spezzando qualsiasi paranoia che mi ero creata nelle ultime ore.
“oh” fu tutto ciò che mi uscì dalla bocca.
“già, oh” ripeté deluso, “perché pensi sempre al peggio e con quel tono accusatorio?”
“perché ho paura di perderti” guardai a terra, “questa storia del college mi sta facendo andare fuori di testa, e lo so che sono io ad essere pazza e fuori dal normale, me ne rendo conto.”
Dopo quella risposta, balzò in piedi e mi si avvicinò. Si posizionò di fronte a me, evidenziando la nostra evidente differenza d’altezza, guardandomi dall’alto. Prese il mio viso tra le mani e, dopo avermi rivolto un rassicurante sorriso, mi baciò con dolcezza.
Rimasi impassibile a quel gesto, lasciando che le sue labbra morbide approfondissero il contatto con le mie. 
“sei più tranquilla, adesso?” mi chiese, a pochi centimetri di distanza dal mio viso.
“direi di sì” annuii, ricambiando il sorriso, e sfiorando la punta del suo naso con il mio.
Appoggiai la fronte contro la sua e lo accarezzai, toccando con le dita la sua barbetta tagliata da poco.
“perché vuoi andare a trovare Andy?” gli chiesi, ad un tratto.
“lui me lo ha proposto, e mi ha inviato quel volantino per spiegarmi il posto” rispose.
“e hai tempo? insomma, tra il bar e le altre cose..” farfugliai, speranzosa.
“sarà solo per il weekend e sì, credo di aver tempo” annuì con decisione.
“bene” commentai, non del tutto convinta. 
Liam aveva quella strana capacità di leggermi nel pensiero, così sorrise e mi guardò divertito.
“qualcosa mi dice che non ne sei molto entusiasta” ridacchiò, prendendomi in giro.
“diciamo che l’idea di te e Andy, insieme a combinare guai lontani chilometri da qui, non è proprio il massimo della felicità per me” alzai le spalle, “ma pazienza, non voglio essere una di quelle fidanzate ossessive che vietano le cose al proprio ragazzo.”
Lui sfoderò un sorriso ancora più grande, “ed io non voglio essere uno di quei fidanzati che lasciano la propria ragazza da sola per andare a divertirsi con gli amici.”
Rimasi in silenzio, cercando di capire dove volesse arrivare.
“quindi, ti andrebbe di venire con me?” propose, “un viaggio in Irlanda, anche se per soli due giorni, ci farà bene, non credi?”
Io lo guardai a bocca aperta e, in tutta risposta, lo abbracciai forte.
“beh, lo prendo per un sì” sorrise, avvolgendomi tra le sue braccia.



 


 
 
***
 

saaaalve!
eccomi di nuovo qui,
che ve ne pare del capitolo? :)
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.


 


 

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Capitolo 55
*** Trip. ***


Cinquantacinquesimo capitolo.



Non me lo feci ripetere due volte che già, il venerdì successivo, io e Liam eravamo in partenza per l’Irlanda.
Avvisai Louis e mia madre tramite telefono – la quale sembrava addirittura entusiasta della cosa – poi corsi a preparare le valigie.
“Ronnie, si tratta di tre giorni, non devi portarti tutto l’armadio” mi aveva rimproverato Liam quella mattina, dopo aver visto i miei bagagli.
In mia difesa, gli spiegai che avevo bisogno di vari tipi di abbigliamento perché non ero ancora ben informata sul clima irlandese.
Era la prima volta, per noi due, di fare un viaggio insieme ed io ero emozionatissima.
Volevo che ogni cosa fosse perfetta e andasse per il verso giusto.
Il volo in aereo, seppure piuttosto breve, lo passai a sonnecchiare sulla spalla di Liam.
Quando atterrammo a Dublino, ci volle un po’ prima che riuscissimo a trovare il college frequentato da Andy.
Dopo mezzora di ricerca pazza e disperata, trovammo finalmente questo buffo ragazzo alto e muscoloso in mezzo alla strada ad aspettarci.
“ce l’avete fatta a trovarmi, finalmente” ridacchiò Andy, avvicinandosi non appena scendemmo dal taxi che ci aveva lasciati proprio di fronte al suo college. Liam rise e si fiondò ad abbracciare l’amico, poi tornò ad aiutarmi con i bagagli.
“ciao Ronnie” mi disse Andy quando fu il mio turno di salutarlo, abbracciandomi velocemente.
Io ricambiai il sorriso e poi avanzai quando lui ci fece segno di seguirlo dentro. Ci portò fino ad una specie di dormitorio dove c’erano varie stanze, una delle quali era la sua; piuttosto piccola ma accogliente, con un’altra camera a fianco.
“potete stare qui, se volete” alzò le spalle con naturalezza, “mi sono già informato e da quello che ho capito è permesso ad ogni studente accogliere ospiti per qualche giorno”
“non preoccuparti, possiamo sempre prendere una stanza d’albergo” ribatté Liam, guardandomi per cercare il mio consenso.
Restare in una stanza attaccata a quella di Andy non era il massimo del relax per me, ma non volevo che Liam spendesse altri soldi a causa mia.
“invece no, va benissimo qui” insistetti, “non serve andare in albergo.”
“brava Ronnie” mi appoggiò Andy per poi voltarsi verso di Liam, “visto? ascolta la tua ragazza, per una volta”
Sorrisi compiaciuta e incrociai lo sguardo divertito di Liam che finalmente si arrese.
“e va bene, allora staremo qui” alzò le spalle, guardandomi sospettoso.
“ho in mente un sacco di cose da fare questo weekend, stasera danno una festa per gli universitari in un locale qui di fronte e..” iniziò subito Andy, portando un braccio attorno alla spalla di Liam.
“ehi amico, frena” lo interruppe quest’ultimo, “con calma, abbiamo tutto il tempo per organizzarci”
“invece no, resterai qui soltanto tre giorni e voglio godermeli al meglio con il mio migliore amico” si giustificò Andy, con un tono di voce incredibilmente dolce.
I due si scambiarono un altro breve abbraccio – al punto da farmi intenerire e sentire fuori posto allo stesso tempo – poi Liam mi fece cenno di seguirlo in quella che sarebbe stata la nostra camera.
Trascinai la mia valigia lì dentro e, dopo aver salutato Andy, chiusi la porta alle mie spalle.
La stanza era ovviamente più piccola dell’altra: c’era solo un letto matrimoniale, il bagno e infine uno splendido balconcino con vista sul mare. 
“oddio, è bellissimo” mormorai, perdendomi con lo sguardo dietro quella incredibile visuale.
“già” sentii Liam avvicinarsi e posizionarsi dietro di me, poggiando una mano sulla mia spalla.
Iniziò a far scorrere le dita sulla mia schiena, causandomi brividi dappertutto.
“non posso credere che siamo davvero qui, io e te da soli, in Irlanda” sorrisi.
“avevo davvero bisogno di staccare la spina dalla realtà di tutti i giorni..” sussurrò lui, ancora dietro di me.
Portò le labbra sul mio collo e continuò a regalarmi carezze.
Rabbrividii di nuovo, poi mi voltai per guardarlo meglio negli occhi.
“che cosa ha detto Andy? cos’ha in mente per noi oggi?” chiesi, elettrizzata.
“oggi pomeriggio ha alcune faccende da sbrigare, ma da stasera è con noi” spiegò Liam, infilando una mano in tasca.
“perfetto” risposi, “quindi adesso direi di sistemare in fretta i bagagli e magari poi usciamo a visitare Dublino, che ne pensi?”
“mh, mi piace come idea” si grattò la nuca osservandomi mentre tiravo fuori i vestiti dalla valigia, “anche se sono piuttosto stanco”
Lo vidi gettarsi a letto e a quel punto lo raggiunsi, sedendomi accanto a lui.
“a chi lo dici, il volo mi ha completamente distrutta” concordai, affondando la testa nel cuscino.
Liam alzò lo sguardo e mi sorrise, riprendendo ad accarezzarmi.
“avanti, sdraiati” mi ordinò ad un tratto, “ti faccio un massaggio.”
Lo guardai a bocca aperta, “sarebbe davvero l’ideale in questo momento.”
“lo immaginavo” ridacchiò compiaciuto, “allora togliti la maglia e lascia fare alle mie meravigliose mani.”
Feci come mi aveva detto, restando solo in reggiseno, e mi sdraiai a pancia in giù sul letto.
“sicuro che mi possa fidare?” chiesi, trattenendo una risatina, senza staccare gli occhi dalle sue mani che amavo da impazzire, soprattutto quando erano sul mio corpo.
Liam aprì bocca per fare una delle sue solite battutine ma poi si zittì e, dopo aver posizionato le mie braccia incrociate sotto la testa, si sdraiò sopra di me, reggendosi con i gomiti per evitare di pesarmi.
Portò le mani sulle mie spalle, muovendole in maniera circolare ed esercitando una lieve pressione, strappandomi qualche piccolo mugolio di assenso dalle labbra. Pian piano scese lungo tutta la schiena, senza smettere di massaggiare nemmeno un attimo, per tentare di portar via almeno un po’ della tensione che avevo accumulato durante il viaggio stancante. Quando si accorse, nel silenzio della stanza, che il mio respiro era divenuto fin troppo regolare si fermò, portando il viso di fronte al mio e guardandomi con attenzione.
“dormi?” domandò, portando il naso quasi a sfiorare il mio.
Io ci misi un po’ più del dovuto a rispondere, tanto che per un momento Liam pensò mi fossi addormentata sul serio.
“no, non sto dormendo, mi stavo solo rilassando” nel dirlo aprii solamente un occhio, facendo spuntare un sorriso tenero e appena accennato sulle sue labbra.
La sua bocca si inarcò verso l’alto a sua volta e poi, con una lentezza estenuante, si appoggiò sulla mia.
Alzai la testa per rispondere meglio al bacio e tolsi un braccio da sotto di essa, per passarlo intorno al collo di Liam.
Non passò troppo tempo prima che ci trovassimo entrambi stesi sul letto, rannicchiati l’uno contro l’altra.
“allora” fece lui, lasciandomi un morbido bacio tra i capelli e incrociando una gamba con la mia, “piaciuto il massaggio?”
“da morire” sorrisi, “ci sai proprio fare con le mani, eh.”
Sul suo viso comparve un adorabile sorrisetto beffardo alla quale non riuscivo a resistere.
Si sporse in avanti e con un gesto abile e veloce mi sganciò il reggiseno, facendomi sussultare.
“Liam!” sbuffai, coprendomi istintivamente con le braccia e arrossendo leggermente.
“ti vergogni di me?” chiese, quasi offeso, mentre sbandierava in aria il mio reggiseno come fosse un trofeo. 
“no ma, insomma, non ero preparata” accennai un sorriso, scivolando sotto le coperte.
“Dio, adoro la tua timidezza” mormorò, seguendomi tra le lenzuola e prendendo a baciarmi con dolcezza.
Presi il suo viso tra le mani e approfondii quel bacio, mentre le sue mani erano scese sul mio seno.
“Liam..” ansimai, cercando di allontanarlo, ma lui era troppo forte per me.
“mh, che c’è?” balbettò, tra un bacio e l’altro.
“non sono arrivata fino a Dublino per passare tutta la giornata chiusa in camera” brontolai, tentando di allontanarmi.
Lui sorrise, “lasciami divertire un po’, prometto che in cambio ti farò visitare ogni singolo negozio che troveremo per le strade.”
“beh, in questo caso..” ridacchiai, e lanciai un gridolino quando lui sfiorò una parte fin troppo sensibile del mio corpo.
Iniziai anche a ridere quando mi fece il solletico, e ad ansimare metre provavo un piacere inaudito.
Mi baciò il collo, spostandomi una ciocca di capelli dall’altra parte, fino a scendere sempre più in basso.
“Liam, sei qui dentro?” qualcuno fuori dalla porta ci richiamò alla realtà.
Stavano bussando alla nostra stanza e non ci volle molto prima che riconoscessimo la voce.
“Andy, che vuoi?” borbottò Liam, tenendomi ancora stretta a sé. Già, Andy e la sua mania di interromperci sempre nei casi meno opportuni.
“amico, cambio di programma, ho il pomeriggio libero” esclamò dall’altra parte della porta, “uscite fuori.”
“mi dispiace amico, ora sono io ad avere il pomeriggio occupato” rise beffardamente Liam, riprendendo a baciarmi. Io sorrisi e mi lasciai trasportare dalla situazione, coprendoci del tutto sotto le lenzuola mentre Andy continuava a bussare e ad imprecare contro di noi. 
Alla fine, però, il buonsenso prevalse ed io costrinsi il mio ragazzo a tornare in sé.
Mi rivestii e, dopo aver dato una breve sistemata alla stanza, io e Liam raggiungemmo Andy e uscimmo tutti e tre insieme per Dublino.
Rimasi piacevolmente sorpresa dalla bellezza della città e, come promesso, obbligai Liam a partecipare al mio shopping sfrenato.
Da bravo gentiluomo, mi comprò un paio di scarpe di cui mi innamorai a prima vista, e perfino un vestitino – che a me non faceva impazzire – ma di cui lui andava pazzo. Non mi divertivo così da mesi, ormai, e fui felice di come andarono le cose quel pomeriggio.
Peccato che la stessa cosa non si possa dire della serata, che non terminò altrettanto bene.
Dopo aver fatto cena in un pub, Andy ebbe la splendida idea di andare a ballare e ordinare da bere. Io e Liam conoscevamo bene l’effetto che l’alcool aveva su di noi – considerato il fatto che ci eravamo conosciuti da ubriachi, ad una festa di Halloween – così decisi di non accettare il drink.
Lui però non fece lo stesso e, come previsto, iniziò a diventare più esuberante. Le sue guance divennero di un adorabile rosso paonazzo, la sua risata era più rumorosa e il fatto che avesse iniziato ad evitarmi cominciava a darmi sui nervi.
Cercai di controllarmi ed evitare l’ennesima sceneggiata isterica, così mi alzai e provai a parlare con Andy per farlo ragionare.
“ascoltami, so che questo è il vostro modo di divertirvi e ho provato ad accettarlo” gli dissi, “ma potresti cercare di darti una regolata prima che succeda qualcosa di strano o imbarazzante? Liam non è più abituato a bere come faceva quando eravate più piccoli, e a me non piace molto questa cosa, quindi..”
“rilassati Ron, è solo una birra” portò un braccio sulla mia spalla con un sorrisetto da ebete stampato in faccia, “dovresti lasciarti andare di più”
“forse hai ragione, ma questo non toglie il fatto che siete quasi ubriachi ed io non mi sto divertendo” insistetti, ma quando stavo per terminare la frase Andy era già tornato a sedersi al tavolo. Alzai gli occhi al cielo e feci una smorfia, quindi provai ad essere più paziente e tornai da loro. 
“ehi, piccola, dov’eri finita?” chiese Liam, roteando gli occhi verso di me.
“ero qui, a due metri da te” sbuffai, “ti senti bene?”
“certo, perché non dovrei?” ribatté lui, facendo un altro sorso d’alcool.
Alzai le spalle senza rispondere e abbassai lo sguardo. Forse mi stavo comportando da egoista, dovevo lasciare che Liam si divertisse con il suo migliore amico senza le mie strane paranoie. Dopotutto era una situazione nuova per me, non ero abituata a condividere Liam con qualcuno e il fatto che – di solito – tutte le sue attenzioni erano per me, mi aveva destabilizzata. Tuttavia, quando li sentii parlare del college non riuscii a controllarmi. 
“pensa quanto sarebbe figo se andassimo al college insieme, qui” esclamò Andy.
Liam rise, “sarebbe strafigo” 
Aggrottai la fronte, restando in silenzio.
“amico, devi decidere, l’estate è quasi arrivata ormai” sospirò il ragazzo.
A quell’affermazione mi alzai di scatto, “scusate, torno subito” balbettai con un filo di voce, prima di sgattaiolare velocemente via di lì. Attraversai tutto il locale, facendomi spazio tra la gente, per poi correre in bagno. Sentii la gola seccarsi e gli occhi farsi sempre più gonfi, così tirai fuori il telefono dalla tasca e chiamai subito Amy.
Solo quando la sentii rispondere con un tono di voce assonnato mi resi conto che era quasi mezzanotte.
“pronto?” farfugliò lei.
“Amy” piagnucolai, trattenendo un singhiozzo.
“Ronnie? stai bene?” chiese subito, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse.
“non proprio” risposi subito, “ma dove sei? ti ho svegliata?”
“non mi hai svegliata Ron, non vado a dormire alle undici il venerdì sera” ridacchiò, “a dire la verità sto guardando un film con tuo fratello che, tra parentesi, ti saluta”
Sorrisi, “risalutalo, e digli che già mi manca tanto, anzi mi mancate tutti tanto”
“anche tu ci manchi, tesoro” rispose lei, “come va lì in Irlanda?”
“andava bene, fino a poco fa” confessai, “adesso mi sento strana, triste e sola”
“dov’è Liam?” domandò.
“è con Andy, stanno bevendo e parlando del college” sbuffai.
“ahi, due cose che tu non ami particolarmente” ribatté.
“esatto” sospirai, “non so cosa fare, ora Liam sta dicendo che sarebbe letteralmente ‘strafigo’ andare al college qui, ed io mi sento morire solo al pensiero”
“Ronnie, sta’ calma” mi disse, “respira e non farti prendere dall’ansia”
“ma lo sai come sono fatta” chiusi gli occhi per un secondo, “Liam aveva promesso che..”
“tesoro, il fatto che Liam sia un bravissimo ragazzo e che ti ami più di sé stesso, non implica che sia un santo” sussurrò, interrompendomi, “è pur sempre un maschio e, come tutti i maschi, fanno promesse e dicono parole di cui spesso dimenticano il significato.”

Dopo la telefonata con Amy decisi di porre fine a quella disastrosa serata tornando in stanza.
Chiesi le chiavi a Liam, il quale insistette per tornare con me, ma io gli risposi – visibilmente scocciata – che poteva restare con Andy a divertirsi fin quando voleva. Lui, leggermente ubriaco, non oppose resistenza e mi lasciò andare.
Arrivai nella stanza intorno a mezzanotte e mi gettai a letto, cercando di dormire e non pensare a nulla.
Tuttavia fu impossibile; mille pensieri mi tormentavano e ronzavano in testa. Ero confusa sul comportamento di Liam, e anche sul mio.
Circa un’ora dopo ero ancora sveglia, e sentii finalmente la porta della camera aprirsi lentamente.
Aprii furtivamente soltanto un occhio, osservando Liam mentre si spogliava e poi sdraiava sul letto accanto a me.
Mi parlò, chiedendomi se fossi ancora sveglia, ma a quel punto io avevo già chiuso gli occhi fingendo di dormire.
In realtà dormii soltanto un paio d’ore, quella notte, svegliandomi circa alle otto e mezza del mattino.
Liam era ancora immerso nel mondo dei sogni, così ne approfittai per pensare a cosa gli avrei detto non appena si sarebbe svegliato.
Non ero arrabbiata con lui, piuttosto delusa. Qualche minuto dopo squillò il suo cellulare e mi precipitai ad afferrarlo prima che il rumore assordante della suoneria potesse svegliarlo. Era sua madre, e non esitai a rispondere dopo essere corsa in bagno senza fare rumore.
“pronto?” mormorai, accertandomi che lui dormisse ancora.
“Ronnie! oh dio, vi ho svegliati?” chiese, preoccupata.
“no, tranquilla, io ero già sveglia” risposi, tenendo il telefono con una mano mentre con l’altra iniziai a pettinarmi i capelli.
“come stai cara? Liam è ancora a letto?” domandò.
“sì, è tornato tardi ieri sera” spiegai, cercando di nascondere l’infelicità nel mio tono di voce.
“cos’è successo? non avete passato la serata insieme?” ribatté subito lei.
“sì Karen, ma è una situazione particolarmente difficile da spiegare” sospirai.
“Andy vuole convincerlo ad andare al college con lui?” indovinò. 
“ok, forse non era poi così difficile da spiegare” confessai, mordendomi il labbro.
“ho capito subito che si trattava di questo perché Andy ne ha parlato anche con me, vorrebbe passare più tempo con Liam e immagino che tu abbia paura di questo” replicò.
“no, io mi rendo conto del fatto che quei due siano migliori amici e rispetto il loro rapporto” alzai le spalle, “semplicemente vorrei che Liam non si lasciasse condizionare così tanto quando è con lui.”
“cerca solo di recuperare il rapporto perduto, da quando Andy è in Irlanda non si vedono più molto spesso” insistette lei.
“sì lo so, e lo capisco, davvero” abbassai lo sguardo, “ma se Liam decidesse di venire al college qui io non penso che riuscirei a sopportarlo.”
“posso consigliarti soltanto una cosa” fece una pausa, “parlane con lui.”
Proprio in quel momento sentii strani versi dall’altra stanza, “credo proprio che si sia svegliato, ci sentiamo Karen.”
“a presto Ronnie, cercate di divertirvi” mi disse.
Feci un sospiro e, dopo aver agganciato la chiamata, uscii dal bagno trovando Liam sveglio e sorridente a letto.
“ehi, buongiorno” biascicò, massaggiandosi la nuca.
“dormito bene?” chiesi, seria. 
“abbastanza” rispose, “chi era al telefono?”
“ha chiamato tua madre, voleva sapere come procede la situazione” risposi.
“va bene” socchiuse gli occhi portandosi una mano tra i capelli, “ho un gran mal di testa che non vuole andarsene.”
“ci credo, dopo tutto quello che hai bevuto ieri sera” feci una smorfia, girando lo sguardo.
Liam aggrottò la fronte e aprì leggermente la bocca. Prevedevo già una lunga discussione.
“non ero ubriaco, Ronnie” sbuffò, riaffondando la testa sul cuscino.
“beh, anche se lo fossi stato, non credo te lo ricorderesti” commentai, alzando gli occhi al cielo.
“se ce l’hai con me per qualcosa, sputa il rospo e dimmi tutto senza giri di parole” disse.
“mi ha semplicemente dato fastidio il tuo atteggiamento di ieri sera” feci come mi aveva detto e arrivai al sodo, “mi hai ignorata e hai iniziato a bere con il tuo migliore amico, parlando di quanto sarebbe figo andare al college qui in Irlanda. Come credi che mi sia sentita?”
Liam sbarrò gli occhi, “non ricordo di aver mai parlato del college..”
“è ovvio che non te lo ricordi, bevevi un drink dopo l’altro” continuai, camminando nervosamente avanti e indietro per la stanza.
“qual è il problema? È una vacanza Ron, cerca di rilassarti un po’ anche tu” sbottò.
“non riesco a divertirmi se tu ti comporti così, non lo capisci?” alzai la voce.
“scusa tanto se non sono perfetto come vorresti tu” ribatté, alzando le braccia in aria, “ma sono venuto qui per rivedere il mio migliore amico e se non ti do attenzioni per circa cinque minuti non hai il diritto di prendertela.”
“se volevi stare con il tuo migliore amico, potevi fare a meno di invitarmi a partire con te” sibilai, mettendo le braccia conserte.
“ma voglio stare anche con te, ecco perché te l’ho chiesto” mi corresse, alzandosi dal letto.
Feci un passo indietro quando lo vidi avvicinarsi.
Lui non ci fece caso e avanzò ancora di più, fino ad incastrarmi contro la parete e l’armadio della stanza.
Mi guardò dall’alto, mettendo in evidenza la nostra differenza di statura, poi strinse i pugni ai lati del muro per impedirmi di sgattaiolare via.
“perché sei così agitata?” chiese, con un filo di voce, addolcendosi.
“perché..” deglutii, “perché ti ho sentito dire quanto sarebbe bello venire qui al college, ed io non vorrei essere tanto egoista da impedirtelo ma, onestamente, mi sentirei morire se tu l’anno prossimo dovessi decidere di trasferirti in Irlanda con Andy.”
“io non vado da nessuna parte, te l’ho detto” sbuffò, “quando avrò detto quella frase, ero probabilmente ubriaco come dici tu.”
“ma questo non cambia il fatto che in qualche college dovrai pur andare, e non sarà a Londra” abbassai lo sguardo per evitare i suoi occhi penetranti puntati su di me.
“questo non è ancora detto” ribatté, “ho tutto sotto controllo, devi fidarti di me.”
“e questo cosa significa?” mormorai, perplessa.
“che devi fidarti di me” ripeté, “non mi perderai Ron, non accetterei di non avere un lieto fine dopo tutto quello che io e te abbiamo passato durante quest’anno..”
Dopo quella frase mi sciolsi, ma le mie preoccupazioni non svanirono.
Mi limitai a fargli un sorriso, per poi liberarmi dalla sua presa e tornando a sedere sul letto.
“cosa c’è che non va adesso?” lo sentii chiedere, alle mie spalle.
“niente, il problema non sei tu” mormorai, “sono io.”
“Ronnie, cazzo, perché non..” provò a dire, ma a quel punto si sentì bussare alla porta.
Mi voltai e vidi Liam fare una smorfia quando Andy iniziò a parlare:
“ehi ragazzi, siete già svegli? Vi ho sentiti litigare fin dal corridoio” brontolò lui non appena Liam gli aprì la porta. Io indossavo una semplice camicetta da notte, ma non mi importava, ero talmente irritata che probabilmente non gli avrei neppure rivolto la parola.
“non stavamo litigando” lo corresse il mio ragazzo, invitandolo ad entrare.
“meglio così amico, perché ho una notizia bomba da darti” esclamò Andy entusiasta, “indovina chi ha trovato i biglietti per la partita di questa mattina?”
Vidi Liam sbarrare gli occhi, “non ci credo, tu? Pensavo che fosse già tutto esaurito!”
“lo era amico, lo era” annuì Andy felice come un bambino, “ma sono riuscito a rimediarne due per noi.”
L’entusiasmo di Liam si spense subito, “soltanto due?” chiese, lanciandomi un’occhiata.
“mi dispiace amico, soltanto due” ripeté Andy, “Ronnie, se vuoi..”
“non importa, andate pure” intervenni alla fine, “ho ancora delle cose da sistemare qui in camera e sono piuttosto stanca.”
Liam continuò a guardarmi, cercando di capire se fossi sincera o meno.
In realtà, non ero affatto convinta delle mie parole ma non volevo negargli anche questa opportunità. 
“piccola, dici davvero?” mi chiese Liam, indeciso su cosa fare, “sicura che non ti dispiace?”
“sicura” balbettai, sforzandomi di sorridere.
“grande!” esclamò Andy, abbracciando l’amico e dandomi una pacca sulla spalla.
“la partita dura soltanto due ore, ti prometto che appena finisce torno da te e andiamo a pranzo fuori” mi disse ancora Liam, probabilmente tempestato dai sensi di colpa.
“stai tranquillo, divertiti” mi limitai a dire per poi sgattaiolare via in bagno prima che si rendesse conto che stavo mentendo.



 
 
***
 

ehilà!
fatevi sentire, dai.
che ne pensate di questi fatti?(:
un bacio e alla prossima 
xx
-marty.


 

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Capitolo 56
*** Don't be scared. ***


Cinquantaseiesimo capitolo.


 
Quando mi accorsi che erano già passate due ore, decisi di non voler trascorrere il resto della mattinata in camera.
Uscii da sola per le strade di Dublino, guardandomi intorno e scattando fotografie.
Il paesaggio era stupendo e l’unica cosa che mancava per rendere quel momento perfetto era proprio Liam. 
“tesoro, come procede il viaggio in Irlanda?” mi chiese mia madre, quando le telefonai.
Camminavo per le strade e nel frattempo parlavo con lei, “va tutto benissimo” mentii per evitare di darle altre preoccupazioni.
“sono contenta di sentirtelo dire” rispose e quasi rimasi sorpresa di me stessa per essere stata così convincente.
“Liam è lì con te? Salutamelo tanto!” esclamò, ed io mi morsi il labbro.
“ti risaluta” dissi l’ennesima bugia poi ebbi la splendida idea di sviare il discorso e l’attenzione su di lei, “tu come stai? quando torni a Londra?” 
“il prima possibile” replicò la mamma, “per caso hai sentito Louis? non risponde al telefono.”
“probabilmente sarà impegnato con Amy” sorrisi.
“oh Dio, mi mancate così tanto” sussurrò, con tono nostalgico.
“ci manchi anche tu” mormorai, “a presto.”
“a presto, Ronnie” ripeté lei, prima di interrompere la telefonata. 
Riportai il cellulare nella borsa e, nel farlo, mi accorsi che era quasi ora di pranzo e Liam non si era ancora fatto sentire. 
Avevo fatto il giro della città e adesso non mi era rimasto molto da fare, così provai a chiamare il mio ragazzo. 
Volevo sapere che fine avesse fatto ma, come temevo, il suo telefono era staccato e irraggiungibile. 
Sospirai, cercando di mantenere la calma, e proseguii il mio giro turistico per Dublino.
Dopo aver mangiato qualcosa al volo, tornai in camera intorno alle due e mezza di pomeriggio. 
Ero sfinita per aver camminato troppo, e piuttosto arrabbiata con Liam per essere sparito senza lasciare tracce. 
Controllai ancora una volta il telefono: nessuna chiamata, nessun messaggio. 
Afferrai un cuscino e lo scagliai violentemente contro il muro per sfogarmi. 
Odiavo il fatto che non stesse pensando minimamente a me, che io non gli fossi passata neanche un secondo per la testa, e che fosse totalmente concentrato sul suo migliore amico. Non ero gelosa del loro rapporto, piuttosto ero stufa di essere lasciata da parte.
Soltanto mezzora dopo vidi – finalmente – Liam e Andy tornare in stanza.
“amore, non puoi immaginare cos’è successo” esclamò subito Liam, esuberante.
Io me ne stavo seduta su una sedia, con le gambe accavallate e le braccia conserte. 
Li osservavo entrambi, restando in silenzio senza battere ciglio.
“potrei immaginarlo, se solo ti fossi degnato di chiamarmi” sibilai, incapace di trattenermi. 
L’entusiasmo di Liam si spense subito e, dopo avermi osservata per qualche secondo, fece segno ad Andy di lasciarci soli. 
L’amico ubbidì ed uscì dalla nostra stanza, la quale fu subito invasa da un imbarazzante silenzio.
“capisco che tu sia arrabbiata” sussurrò lui ad un tratto, avvicinandosi alla sedia dove ero ancora seduta rigidamente. 
Io scossi la testa, dopo aver distolto lo sguardo dal suo.
“no, non lo capisci” sospirai, “se lo avessi capito mi avresti almeno mandato un messaggio, invece niente, è come se non esistessi più per te”
“Dio, Ronnie” fece una smorfia, “non è vero.”
“beh, questa è l’impressione che mi stai dando” sbottai alzandomi in piedi, “e non stai facendo nulla per farmi cambiare idea.”
“mi dispiace, siamo stati bloccati alla partita e ho dimenticato di chiamarti” si passò una mano dietro la nuca, visibilmente mortificato, “avevo promesso che sarei venuto a pranzo con te e per questo ti chiedo scusa, ma sono stato trattenuto..”
“basta scuse, Liam” lo interruppi, “non c’è bisogno che tu stia qui a giustificarti, non è quello che vorrei sentirti dire.”
“e cosa vorresti sentirti dire?” chiese, infilando le mani in tasca.
A questa domanda non risposi, mi limitai ad abbassare lo sguardo a terra e lisciarmi i capelli con le mani.
“domani mattina tornerò a Londra” annunciai tutto d’un fiato, senza guardarlo negli occhi.
Spalancò la bocca e restò in silenzio per un po’, spiazzato da quella mia affermazione.
“Ron, dobbiamo ripartire insieme dopodomani” mormorò, provando ad avvicinarsi ancora.
“io voglio andarmene” dissi, “non ha senso la mia presenza qui.”
“non è vero, Ron, ti prego” balbettò dispiaciuto, “scusami, sono uno stupido..”
Afferrò le mie mani e le strinse tra le sue, continuando a fissarmi con quello sguardo da cane bastonato alla quale mi era sempre stato difficile resistere.
“non lo sto facendo per punirti, Liam, ma perché ne ho bisogno” spiegai.
“di cosa hai bisogno?” chiese, “di stare lontana da me?”
“voglio lasciarti del tempo per te, ho capito che hai bisogno di stare con i tuoi amici ed è giusto così, sei un ragazzo ed è normale che tu ti comporti come tale” alzai le spalle.
“ma ho bisogno anche della ragazza che amo” annuì, prendendo il mio viso tra le mani.
“sopravviverai” sentii già i miei occhi gonfiarsi, “così come sopravviverai quando andrai al college senza di me e conoscerai nuove persone..”
“Ronnie” mi interruppe subito, irrigidendosi, “dove vuoi arrivare?”
A quel punto, come mio solito, non riuscii a reprimere i miei sentimenti e scoppiai a piangere. 
“è da tempo che ci penso” confessai, “e credo sia la cosa migliore, lasciarti libero di pensare al tuo futuro e alla tua vita senza che io ti stia addosso, non voglio diventare un peso per te al punto tale che tu possa addirittura dimenticarti di telefonarmi.. non voglio essere la catena che ti tiene legato ad una città nella quale tu non vuoi realmente stare! È giusto che tu viva l’esperienza del college come tutti, divertendoti con i tuoi amici e sperimentando nuove cose..”
“Ronnie” balbettò lui, con gli occhi sbarrati e leggermente lucidi. Mi aveva capito, aveva già realizzato dove il mio discorso stesse andando a finire e vederlo così distrutto rendeva ancora più difficile, per me, proseguire.
“sapevo già, prima di accettare il tuo invito, che questo viaggio da Andy mi avrebbe fatto capire tante cose, ma pensavo di sbagliarmi” ammisi, “volevo convincermi che stavo esagerando, che avrei potuto rimediare ai nostri problemi, ma non è così e devo accettare la realtà”
“mi stai lasciando?” chiese con una voce fredda e tremolante che mi spezzò il cuore.
“non so neanch’io cosa sto facendo” scossi la testa, chiudendo gli occhi e asciugandomi rapidamente tutte le lacrime che mi avevano bagnato il viso.
“dimmi che stai scherzando, ti prego, dimmelo” supplicò, senza smettere di fissarmi.
“pensi che per me sia facile?” sbottai, “non hai idea di quanto io sia stata male in questo periodo, pensando costantemente al fatto che il mio futuro potrebbe non coincidere con il tuo.”
“io voglio te e questo lo sai, Ronnie” socchiuse gli occhi, “farei di tutto per noi e mi dispiace di non essere stato così presente in questi due giorni..”
“non si tratta soltanto di questo, Liam” alzai gli occhi al cielo, “ti ho già spiegato quello che c’era da spiegare, non credo di essere in grado di ripetere quelle parole senza piangere ancora quindi, per favore, torna da Andy e lasciami sola.”
“scordatelo, io non mi muovo da qui” scosse la testa, deciso.
Feci un passo indietro, cercando una via d’uscita, ma lui ne approfittò per avanzare verso di me fino ad imprigionarmi nuovamente contro il muro. 
“Liam, ti prego” abbassai lo sguardo per non incontrare il suo.
“guardami” ordinò, portando il pollice sotto il mio mento per costringermi a fissare i suoi occhi. 
Ubbidii e mi persi nei suoi occhi penetranti color nocciola.
“io non ho bisogno di tempo per pensare a cosa voglio” mi disse, “non devo schiarirmi le idee sul mio futuro perché per me non c’è futuro senza di te e sì, sono consapevole di essere un coglione, ma ti amo da impazzire e su questo non ho dubbi.”
Provai a ribattere, leggermente scossa e addolcita dalle sue parole, ma fui interrotta dal sapore dolce delle sue labbra sulle mie.
Quel bacio, tuttavia, non cambiò nulla. Non cambiava le mie parole, non cambiava il comportamento passato di Liam e, soprattutto, non cambiava tutto quello su cui avevo riflettuto e ragionato per molto.
Costrinsi Liam a non insistere e rispettare la mia decisione, passando da sola il resto della giornata. 
Stavo male nell’allontanarlo in quel modo ma sapevo che era la soluzione migliore, almeno per qualche tempo.
“quindi, dove sei adesso?” mi chiese Louis, dopo che terminai di raccontargli tutto al telefono. 
“in una baia, sul mare” sospirai, “sono da sola e mi manchi da impazzire.”
“mi manchi anche tu sorellina” rispose lui, con la bocca piena.
Sorrisi quando capii che stava masticando e, come suo solito, abbufandosi di schifezze.
“tornerò domani” continuai, “hai qualche notizia della mamma?”
“nessuna novità, Ron” ribatté lui, “chiederle ogni giorno quando tornerà dall’America non farà in modo che lei torni prima, lo sai vero?”
Alzai gli occhi al cielo, “sì, ma vorrei che tornasse presto” confessai, “so che può sembrare difficile da credere, ma mi manca.”
“lo so Ron, me lo avrai ripetuto circa un centinaio di volte” lo sentii borbottare.
“ops” ridacchiai, sdraiandomi su un telo che avevo portato in borsa con me.
Mi distesi sotto al sole, cullata dal leggero venticello dovuto alla vicinanza del mare, e chiusi gli occhi.
“non è giusto, tu sei in Irlanda a goderti la natura mentre io sto per andare a lavorare” protestò Louis, riuscendo a farmi sorridere ancora una volta.
“tecnicamente io sono in Irlanda a discutere con il mio ragazzo” lo corressi, “non mi sto proprio godendo la vacanza come pensi tu.”
“chiarirete, come sempre” cercò di tranquillizzarmi, “voi due riuscite sempre a cavarvela in qualche modo.”
“come vorrei che fosse così anche stavolta, Lou” mormorai, “spero che tu abbia ragione.”
“ho sempre ragione sorellina, fidati del mio istinto” replicò.
Mi scappò un sorriso – di nuovo – e la chiamata terminò pochi secondi dopo.
Mi sentivo parecchio sola e, quando mi guardai intorno, realizzai che lo ero davvero. Non soltanto fisicamente, ma anche psicologicamente. 
Nonostante tutto, però, avevo bisogno di passare un po’ di tempo con me stessa per pensare.
Liam continuava a mandarmi messaggi in cui mi chiedeva dove fossi, ma io mi ostinavo a non rispondergli.
Mi decisi a tornare soltanto un paio di ore dopo, quando calò il tramonto.
Ma, quando rientrai nella stanza, l’unica persona che trovai fu Andy. Se ne stava seduto – e imbronciato – a guardare la tv.
“finalmente sei tornata” sospirò, alzando gli occhi al cielo.
“dov’è Liam?” chiesi subito, guardandomi intorno.
“è uscito” rispose scocciato, “a cercare te.”
Un improvviso senso di colpa mi invase.
“oh” fu tutto ciò che mi uscì di bocca, “beh, adesso sono qui.”
“potevi almeno chiamarlo” brontolò Andy, “hai idea di quanto fosse preoccupato?”
“avevo bisogno di stare da sola” replicai, sfilandomi la borsa nervosamente.
“sì, beh, però non sei da sola” borbottò, “le tue azioni hanno delle conseguenze.”
Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
“proprio tu vieni a farmi la morale su questo?” sbottai, “tu che non pensi mai alle conseguenze delle tue azioni?”
Andy si morse il labbro, e l’espressione sul suo viso si addolcì.
“mi dispiace” disse ad un tratto, “sono consapevole di non starti molto simpatico, e lo capisco, vogliamo bene entrambi alla stessa persona e ne siamo quasi gelosi.”
Rimasi in silenzio. Finalmente riuscivo a capire il suo punto di vista.
“non fraintendermi, non ce l’ho con te, ma Liam è il mio migliore amico da quando eravamo bambini e.. adesso che ci sei tu, le cose sono cambiate. Ecco.” Ammise.
“è una situazione complicata” commentai, “il mio problema non sei tu, ma questo maledetto college che porterà Liam chissà dove, lontano da me. Ho solo paura di perderlo, capisci?”
“ti chiedo scusa, Ronnie” rispose lui, riuscendo a sorprendermi, “sono stato piuttosto insensibile ed egoista, non ho rispettato la vostra relazione come avrei dovuto.”
“beh, la colpa è di tutti e tre” sospirai, “abbiamo commesso errori e il mio è stato quello di venire qui. Forse, se vi avessi lasciato rivedere in pace, adesso non ci sarebbero tutti questi problemi.”
“mi fa piacere che ci siamo chiariti” portò una mano sulla mia spalla, “d’ora in poi cercherò di comportarmi diversamente, lo prometto”
Sorrisi, “non credo ce ne sia bisogno” aggiunsi, “domani torno a Londra”
Andy aggrottò la fronte, pronto per ribattere, ma il quel momento la porta della stanza si aprì e spuntò fuori Liam.
Indossava solo una canottiera bianca aderente, probabilmente per il caldo, e aveva la fronte leggermente imperlata di sudore. 
“Ronnie” disse rigido, sorpreso e allo stesso tempo sollevato di trovarmi lì.
“ehi” mormorai timidamente, portando una mano tra i capelli.
“ho perso un’ora e mezza a cercarti” borbottò, “per quale cazzo di motivo non hai risposto alle mie chiamate?”
Era arrabbiato, ma non potevo farci nulla.
“ti avevo detto che volevo stare da sola” feci una smorfia.
“vieni in camera, così ne parliamo da soli” ringhiò lui, dopo aver fatto un cenno all’amico.
Sospirai e, dopo aver lanciato uno sguardo disperato ad Andy, seguii Liam nella nostra stanza. 
Chiuse la porta rapidamente, dopodiché riportò gli occhi su di me.
“ascolta, io non ce la faccio più” sussurrò, bagnandosi le labbra, “voglio stare con te, perché non riesci a capirlo?”
“ne abbiamo già parlato qualche ora fa” abbassai lo sguardo, “ho bisogno di pensare, non ci stiamo lasciando”
“pensare a cosa?” alzò le braccia in aria, “spiegamelo.”
“te l’ho già detto, Liam!” alzai la voce, esasperata, “devo capire tante cose, devo essere sicura di non fare da intralcio a te e al tuo futuro, devo avere la certezza che potremo stare insieme senza altri problemi, perché io sono stanca di combattere..”
Liam diede un violento calcio alla sedia e si portò le mani dietro la nuca.
Alzò lo sguardo al soffitto, camminando lentamente avanti e indietro per la stanza.
Stavo male nel vederlo così frustrato, triste e nervoso. Ma tutto quello che stavo facendo, lo facevo per lui.
“se hai bisogno di riflettere, allora ti lascerò riflettere” disse infine, arrendendosi. 
“non insisterò più, sta a te prendere la tua decisione, ora” continuò, alzando le spalle. 
Serrò la mascella, si passò la lingua tra le labbra e poi iniziò a prendere la sua roba.
“che stai facendo?” balbettai, col cuore a pezzi.
“dormirò nell’altra stanza, visto che qui la mia presenza non è gradita” spiegò, per poi uscire in tutta fretta dalla porta. 
Ero veramente distrutta. Passai la notte in quel letto tanto grande quanto vuoto, voltandomi continuamente dall’altra parte senza trovar pace. Tuttavia, sapevo che non riuscivo a prender sonno perché Liam non era accanto a me. 
Lui non era lì, ad avvolgermi tra le sue braccia come faceva sempre, non era lì a far aderire il suo petto alla mia schiena, non era lì a lasciarmi qualche bacio di tanto in tanto, come era solito fare prima di addormentarsi accanto a me. 
Poi, quando fui proprio sul momento di cedere, sentii l’assordante suoneria del mio cellulare che era impossibile non riconoscere.
Sospirai, maledendo me stessa per aver tenuto il cellulare acceso, e allungai il braccio fino al comodino.
Afferrai il telefono, notando con mia sorpresa che Amy mi stava chiamando.
Era l’una e mezza di notte, cosa poteva mai volere a quell’ora? Curiosa, alla fine, decisi di rispondere.
“pronto?” biascicai, sprofondando la testa contro il cuscino.
Sbarrai gli occhi quando mi resi conto che stava piangendo.
“Amy?” la richiamai, sentendo i singhiozzi dall’altra parte del telefono.
“Ronnie..” balbettò, riuscendo a malapena a parlare.
“oddio, che è successo? parla, non farmi spaventare” esclamai, agitata.
“Louis..” provò a dire, ma continuava a piangere. Sentivo un gran frastuono in sottofondo, e non potei fare a meno di domandarmi dove fosse.
“cosa? Louis cosa?” mormorai, “non dirmi che vi siete lasciati, ti prego.”
“peggio, Ron, peggio” continuò a piagnucolare, “ha avuto un incidente!”
Il mio cuore quasi cessò di battere.
“c-che incidente?” ripetei, sul punto di svenire.
“è andato a sbattere con la macchina, questa sera, quando tornava da lavoro” spiegò, “adesso sono in ospedale e non mi fanno sapere niente, non so cosa fare.”
“oh mio dio, dimmi che non è vero” sentii anche i miei occhi gonfiarsi.
“ho tanta paura Ron” singhiozzò, facendo iniziare a piangere anche me.
“ti richiamo tra poco, tu sta’ tranquilla e fammi sapere subito se succede qualcosa” la pregai, continuando a lacrimare, “andrà tutto bene, te lo prometto.”
La chiamata terminò così. Mi alzai frettolosamente in piedi, ancora scioccata dalla notizia. 
Tremavo come una foglia, mentre preparavo con rapidità la valigia. Mio fratello stava male, ed io ero lontana da lui. 
Era una situazione decisamente troppo delicata da sopportare, ed io ero già un fascio di nervi. Stavo per scoppiare da lì a poco.
Quando poi sentii la porta cigolare, e vidi Liam affacciarsi nella mia stanza, raggiunsi il limite.
Mi coprii il viso con le mani, scoppiando a piangere più rumorosamente.
Non ero riuscita a controllarmi, e mi odiavo per questo. Detestavo la mia iper sensibilità.
“cos’è successo?” mi chiese subito, correndo ad abbracciarmi.
Mise da parte l’orgoglio, dimenticò la litigata furiosa di qualche ora prima e mi strinse forte a sé.
Ed io lo amavo per questo, perché riusciva a capire di cosa avessi bisogno in qualsiasi situazione. 
“Louis ha avuto un incidente con la macchina e non so come sta, non so cosa stia succedendo” dissi, “non sopporto di sentirmi così impotente, voglio tornare a Londra!”
Detto questo, mi allontanai da lui e continuai a sistemare i bagagli, scacciando le lacrime col braccio.
“ferma, fermati” riuscì a bloccarmi soltanto dopo pochi secondi, “Ronnie, ferma.”
Liam mi trattenne con un braccio, prendendo il mio viso tra le mani e fissandomi negli occhi con penetrante intensità. 
“lo sai perché sono qui? perché neanch’io, come te, riuscivo a dormire. Mi mancavi troppo e, sentendo quel rumore dalla tua stanza, ho deciso di fare la cosa giusta e tornare da te nonostante fossi convinto che a sbagliare sia stata tu” sussurrò, “adesso sta a te fare la cosa giusta, ragiona: non puoi tornare adesso a Londra, è notte fonda, domani mattina cercheremo il primo aereo disponibile.”
“Liam, mio fratello è in ospedale ed io sono a chilometri di distanza da lui, non capisci come io mi senta in questo momento” replicai, cercando di liberarmi dalla sua presa.
“che tu lo voglia o no non puoi fare niente, né per tornare lì, né per farlo stare meglio” ribatté, “adesso riposati e appena possibile Amy ti farà sapere tutto al telefono, devi stare tranquilla, andrà tutto bene.”
“è la stessa cosa che ho detto io a lei, ma ho mentito, non sono certa di come andranno le cose” abbassai lo sguardo, “ho paura, Louis è una delle persone più importanti della mia vita, sono cresciuta con lui e se dovessi perderlo..”
“shh, smettila, non perderai proprio nessuno” mi zittì, “lo conosci quel pazzo di tuo fratello, è un coglione, ma è forte e non ha la minima intenzione di abbandonarti.”
Annuii, intenerita dalle sue parole, senza smettere di piangere. Ero esausta, stavo crollando.
“forza, vieni qui” sussurrò, prendendomi per mano e portandomi a letto.
Si sdraiò accanto a me, allargando le braccia affinché mi ci rifugiassi, per poi stamparmi un bacio sulla fronte.
Mi lisciò i capelli con la mano e poi mi sussurrò all’orecchio: “adesso dormi, domani mattina abbiamo un volo da prendere.”
“tu verrai con me?” chiesi, per qualche motivo stupita.
“certo” annuì, “pensi che ti lascerei da sola in un momento come questo?”
“e se Andy avesse bisogno di te?” 
“capirà” rispose, “adesso sei tu ad aver bisogno di me.”


 



 
***
 



 

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Capitolo 57
*** Remedy. ***


Cinquantasettesimo capitolo.



Le ore sembravano non passare mai. 
Trascorsi il resto della notte senza chiudere occhio, stretta tra le braccia di Liam che invece – alla fine – crollò. 
Provai a dormire e non pensare a nulla, ma senza risultati. 
Non riuscivo a smettere di chiedermi come stesse Louis.
Dopo tanta attesa arrivò la luce del giorno e, dopo aver salutato e ringraziato Andy per l’ospitalità, me ne andai senza rancori.
In fin dei conti quel breve viaggio, oltre che a farmi star male, era riuscito a farmi aprire gli occhi sulla realtà dei fatti. 
Io e Liam prendemmo un taxi alle sei del mattino e arrivammo all’aeroporto poco dopo; aspettammo il primo volo disponibile dopodiché, intorno all’ora di pranzo, arrivammo finalmente a Londra.
Chiamai immediatamente Amy e ci precipitammo all’ospedale, dove trovai la mia amica sfinita nella sala d’attesa.
Senza dire niente, mi precipitai ad abbracciarla. 
Aveva gli occhi gonfi e le occhiaie, i capelli in disordine e un’espressione distrutta in viso. 
A quanto pare, non ero l’unica a non aver chiuso occhio tutta la notte. 
Anche Liam la abbracciò, invitandola a restare forte.
“spiegami com’è successo” mormorai, quando ci fummo calmate entrambe.
Lei smise di piagnucolare e, dopo aver preso un respiro profondo, si decise a parlare.
“ero a casa ad aspettarlo, finché non mi arriva una chiamata” riprese a singhiozzare e fece una pausa, “un passante ha assistito alla scena e lo ha soccorso, dopo che la macchina di Louis si era schiantata contro dei cespugli e lui aveva perso i sensi”
“oh Dio, non posso crederci” chiusi gli occhi e mi coprii il viso con le mani, “ma adesso come sta? dov’è?”
“i medici dicono che ha delle ferite profonde, ma dovrebbe farcela” mormorò lei.
“lui deve farcela” sibilai, con lo stomaco in subbuglio.
“quando ci saranno delle novità vi faranno sapere” intervenne Liam, “adesso dovete riposarvi, ragazze.”
“ha ragione, Amy” concordai, “vai a casa, resteremo noi qui”
“non ce la faccio, Ronnie” scosse la testa, “non sarei tranquilla a casa, voglio sapere come sta perché non ce la faccio più.”
E così, Liam trattenne il primo infermiere che vide passare nel corridoio.
“mi scusi, sa dirmi cosa sta succedendo lì dentro?” 
“stanno facendo degli esami per accertarsi della condizione del paziente” rispose l’uomo, “sarà una procedura lunga, vi consiglio di uscire per un po’ da qui.”
“per favore, c’è il mio ragazzo lì dentro, ho bisogno di sapere!” strillò Amy, disperata.
Liam si precipitò da lei, bloccandola per un braccio prima che potesse fare sciocchezze.
Era davvero in preda al panico, come non l’avevo mai vista. 
Mi avvicinai anch’io e la abbracciai, poggiando la testa sulla sua spalla mentre riprendevamo a piangere entrambe.
“mi dispiace, tra circa un’ora cercheremo di farvi sapere tutto” continuò l’infermiere, prima di sgattaiolare via. Liam ci strinse entrambe fra le sue braccia, cercando di consolarci.
Uscimmo dall’ospedale per circa un’ora e mezza; ne approfittai per prendere una boccata d’aria nonostante la stanchezza mi spingesse a chiudere gli occhi, Liam provò a prendere una mattinata di permesso al bar ma io lo convinsi ad andare, e infine Amy che se ne stava in silenzio senza dire una parola. Eravamo rimaste sole e, dopo ripetuti tentativi di non pensare al peggio, ci decidemmo a rientrare in ospedale. 
Raggiungemmo la stanza dove Louis era ricoverato e finalmente trovammo la porta semi aperta.
Non c’erano medici o infermieri nelle vicinanze, non sapevamo se ci era consentito o no essere lì, ma entrammo nella stanza comunque.
Rabbrividii nel vedere Louis sdraiato su quel letto bianco, con la gamba ingessata e varie ferite sul corpo.
Amy si precipitò in piedi accanto a lui e ricominciò a piangere silenziosamente. 
Mi avvicinai anch’io, sedendomi su uno sgabello e sfiorando la mano fredda di mio fratello.
“Louis..” lo chiamai, sperando potesse in qualche modo sentirmi. Nessuna espressione sul suo viso. Le sue labbra sottili erano perfettamente lineate e alquanto screpolate, la pelle era di un colorito piuttosto pallido e la fronte era danneggiata da alcuni cerotti.
“ti riprenderai, piccolo, ne sono sicura” singhiozzò la mia amica, accarezzandogli i capelli.
“è forte, certo che si riprenderà” concordai, mordendomi il labbro.
“prima ho chiamato tua madre” mi informò Amy, “pensavo dovesse saperlo”
“hai fatto bene” risposi, “anche se sarà stato scioccante per lei saperlo, essendo così lontana”
“sì, lo è stato” annuì, sospirando.
“ha già perso mio padre, se dovesse perdere anche..” provai a dire, ma qualcuno mi interruppe – fortunatamente – prima che potessi terminare quella drastica frase.
“voi due che ci fate qui?” una voce tuonante ci fece sobbalzare. Un medico era alla porta e ci stava osservando severamente.
“volevamo sapere come sta, ma non c’era nessuno per dircelo” replicai, irritata.
“lui sta migliorando, se la caverà” rispose l’uomo, rassicurandoci.
Spalancai la bocca ed Amy fece lo stesso; “dice sul serio?” esclamammo in coro.
“sì, lo schianto non è stato troppo forte, per fortuna” spiegò lui, “dovrà portare il gesso alla gamba per un po’ e, per quanto riguarda i lividi sul corpo, passeranno col tempo.”
“oh mio Dio” un sorriso enorme comparve sul viso di Amy.
“lo sapevo, lo sapevo che eri forte” sussurrai, stringendo più forte la mano di Louis.
“adesso sta dormendo, dovreste lasciarlo riposare” continuò il dottore, invitandoci ad uscire. Noi annuimmo e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata a mio fratello, uscii da lì con uno stato d’animo diverso da quello che avevo quando entrai.

Tornai a casa, dopo aver accompagnato Amy, e un velo di tristezza mi avvolse quando la trovai vuota.
Ero abituata ad aprire la porta e sorridere nel vedere mio fratello sdraiato davanti la tv o ad abbuffarsi di cibo.
Mi sarebbe piaciuto vivere in una di quelle famiglie in cui avrei trovato i miei genitori cucinare amorevolmente dopo il mio ritorno a scuola. 
Avrei semplicemente desiderato una vita diversa. Ironia del destino, sentii suonare il campanello poco dopo essermi sdraiata a letto. 
Mi alzai, visto che non riuscivo comunque a riposare, e corsi all’ingresso.
Aprii la porta e non fui troppo sorpresa di vedere Liam.
Era lì in piedi, davanti a me, con le mani nelle tasche e lo sguardo visibilmente preoccupato.
“allora, ci sono novità?” chiese, superandomi ed entrando in casa.
Chiusi la porta e mi voltai verso di lui, regalandogli un sorriso.
“sembra che Louis si riprenderà” annuii sorridente, “starà bene”
Lui ricambiò il sorriso e si avventò su di me, stringendomi tra le sue braccia.
“cazzo, sono così contento” mi sussurrò all’orecchio, “lo sapevo che sarebbe andato tutto per il meglio, lo sapevo.”
“grazie per essermi stato accanto” risposi, “grazie per avermi aiutata.”
“non devi ringraziarmi di niente” ribatté, allontanandosi leggermente, “è scontato.”
“non è così scontato, invece” sospirai, spostando lo sguardo altrove.
“sei la mia ragazza, se non aiuto te chi dovrebbe farlo?” replicò.
“ora che le acque si sono calmate, credo che io e te dovremmo parlare” balbettai.
Lo vidi fare una smorfia con la coda dell’occhio.
“il mio pensiero è lo stesso di ieri, Liam” confessai, “quello che ti ho detto in Irlanda lo penso ancora, e in fondo anche tu sai che è giusto.”
“so che pensi che il college ci dividerà, ma ti dico che non è così” poggiò le mani sulle mie spalle, “e ti ho già detto quanto mi dispiaccia di essermi comportato da coglione a Dublino, ma avevo bisogno di sfogarmi e ti assicuro che non si ripeterà.”
“non devi assicurarmi che non capiterà più, non hai fatto niente di grave, divertirti con un amico dovrebbe essere naturale per te e io non voglio più fare la parte della fidanzatina gelosa e possessiva” sbuffai, camminando nervosamente per la sala.
“ma a me piace la tua gelosia” sorrise, bagnandosi le labbra.
“non voglio più stare male, Liam” dissi, “sono seria, ne ho passate tante e ogni giorno che passa la mia vita diventa più incasinata, mi sono stancata di avere problemi.”
“non pensavo di essere uno di questi problemi..” mormorò, facendo un passo indietro.
“tu non sei un problema!” alzai la voce, “ma lo potresti diventare se te ne andassi chissà dove al college, non lo capisci? Pensi che starei bene nel passare ogni sera lontana da te non sapendo cosa fai o aspettando un tuo messaggio della buonanotte?”
“io lo capisco, Ron” annuì esasperato, “ma devi fidarti di me, ho tutto sotto controllo..”
“continui a ripeterlo, e ti credo” alzai gli occhi al cielo, “ma ho bisogno di un po’ di tempo per me, per riprendermi da tutta questa merda, non chiedo tanto”
“non allontanarmi, non devi essere sola” scosse la testa, ferito.
“mio fratello è in ospedale, la scuola sta per finire, mia madre è lontana, e tu stai per diplomarti” feci un gesto con le dita, “sono già sola, lo vedi? voglio concentrarmi un po’ su me stessa, pensare al mio e al tuo futuro, ma questo non significa che ci stiamo lasciando.”
“se questa è la tua scelta, non posso far altro che rispettarla” serrò la mascella, e girò lo sguardo dall’altra parte.
Deglutii, sentendo una spiacevole sensazione allo stomaco. 
Mi avvicinai a lui e, dopo aver preso il suo viso tra le mani, lo baciai a lungo.
Restai avvinghiata alle sue labbra per più di un minuto, incerta se lasciarlo andare o meno.
Alla fine, però, si allontanò lui. Il fatto che rispettasse la mia decisione mi rendeva ancora più fiera di amare un ragazzo d’oro come Liam, mi faceva sentire così fortunata ad averlo per me e l’ultima cosa che volevo era perderlo. 
Per questo motivo cercavo di capire cosa ne sarebbe stato di noi in futuro.
Mi guardò negli occhi un’ultima volta e poi uscì dalla porta, senza dire niente. 
Ebbi bisogno di tutta la forza che avevo per non piangere; forse avevo già consumato tutte le lacrime per Louis, oppure ero semplicemente troppo stanca perfino per scoppiare. Andai a letto, ma il campanello suonò di nuovo e – nonostante fossi in pessime condizioni e con un’aspetto impresentabile – tornai indietro ad aprire. Pensai fosse ancora Liam, invece sbarrai gli occhi quando aprii la porta e trovai mia madre lì fuori.
“mamma” balbettai, credendo di aver avuto una visione.
Sbattei le palpebre più volte, e solo così realizzai che non si trattasse di un’allucinazione.
“Ronnie” sussurrò con un filo di voce, precipitandosi ad abbracciarmi.
Mi prese alla sprovvista, così restai immobile per qualche secondo prima di ricambiare l’abbraccio.
La strinsi forte, rendendomi conto che quello fu uno dei pochi abbracci che avevo scambiato con lei. 
“non mi avevi detto che saresti tornata” mormorai ancora scossa, dopo essermi allontanata e aver chiuso la porta.
Lei trascinò dentro con sé le sue valigie, e non potei fare a meno di chiedermi per quanto tempo sarebbe rimasta a Londra.
“sì, è stata una decisione improvvisa anche per me” spiegò, “quando Amy mi ha chiamata per dirmi di Louis ho deciso di terminare tutte le mie faccende e ripartire immediatamente per Londra.”
“quindi, non tornerai in America?” chiesi, speranzosa.
“non per il momento” rispose, “voglio restare vicina a voi.”
A quell’affermazione mi lasciai scappare un lieve sorriso.
“sono contenta.” 
“anch’io” replicò, guardandosi intorno, “è bello essere di nuovo a casa.”
Rimasi in silenzio, seguendola mentre ispezionava la cucina in disordine.
“beh, come sta Louis?” chiese tutto d’un tratto, visibilmente in ansia.
“bene, io e Amy oggi abbiamo parlato con un medico” ammisi, “ci ha detto che si riprenderà, dovrà mettere il gesso alla gamba per un po’ ma starà meglio”
“oddio, meno male” si portò una mano tra i capelli, sollevata.
“è stato un duro colpo” abbassai lo sguardo, “ma è andata bene, alla fine.”
“già, alla fine” si sedette per riprendere fiato, “Amy mi ha detto che sei tornata in fretta dall’Irlanda, è un peccato che questa faccenda ti abbia rovinato il viaggio.”
“oh, non importa” scossi la testa, “non è stato comunque uno dei miei viaggi migliori.”
A quel punto mia madre aggrottò la fronte, sospettosa, “come mai?”
Mi limitai ad alzare le spalle, senza rispondere.
“è successo qualcosa con Liam?” insistette.
“abbiamo deciso di prenderci un po’ di tempo per pensare” confessai, infine.
“scherzi?” spalancò la bocca, “o dici sul serio?”
“sono seria, mamma” feci una smorfia.
“mi dispiace tanto” disse, “se posso sapere, per quale motivo?”
“non ci siamo lasciati, ok?” sospirai, “ho semplicemente pensato che forse sia meglio prendere le distanze per un po’, visto che succederà ugualmente.”
“che significa questo?” domandò, perplessa.
“Liam sta per diplomarsi” alzai gli occhi al cielo, “il prossimo autunno andrà al college fuori città e, se tutto va bene, lo vedrò solo nei weekend”
“Ronnie, tesoro, così è la vita” replicò, “ci sono tanti ostacoli da superare.”
“credi che non lo sappia?” mi sedetti anch’io, “quest’anno non ho fatto altro che trovare ostacoli nel mio percorso.”
“a volte servono, sai?” ribatté, “ti aiutano a crescere e..”
“lo so” concordai, “ma a volte vorrei semplicemente vivere in modo più tranquillo, come una qualsiasi diciottenne.”
“sei più matura di parecchie tue coetanee, questo dovrebbe farti sentire meglio” sorrise.
“preferirei essere meno matura, e più felice” puntualizzai.
Dopo quell’affermazione, lei impallidì: “non sei felice?”
“più o meno” mi morsi il labbro, “ma non voglio stare qui con te a commiserarmi, piangermi addosso e lamentarmi della mia vita”
“bene, perché non è questa la Ronnie che conosco” portò una mano sopra la mia, “Ronnie è forte e anche se ogni tanto il suo lato debole prende il sopravvento, trova sempre la forza per andare avanti e superare quegli ostacoli che la intralciano.”
Sorrisi, “grazie” mormorai, “mi serviva proprio una chiacchierata con te.”
“quando vuoi, mi trovi qui” strinse più forte la mia mano.
“adesso credo sia meglio se vado a letto, è stata una giornata pesante considerando che questa notte non ho chiuso occhio” portai una mano davanti la bocca per coprire lo sbadiglio.
“va bene, riposati” annuì, “io finisco di sistemare le mie cose poi andrò a trovare Louis.”

Così, quella sera, crollai in un sonno talmente profondo che mi risvegliai direttamente la mattina dopo. Non andai a scuola, quel giorno.
Non ero in ottima forma, sia fisicamente che psicologicamente. Ero ridotta piuttosto male per il ritorno delle mestruazioni, e col cuore a pezzi per Liam. Nonostante fossi ancora convinta di aver fatto la cosa migliore, sentivo la sua mancanza ogni minuto che passava.
Volevo averlo lì con me come sempre, stringerlo e baciarlo come ero abituata a fare ogni volta che ne avevo voglia, vedere il suo splendido e contagioso sorriso. Controllai più volte il cellulare, sperando in una sua chiamata o messaggio, eppure niente di niente.
Aveva detto di rispettare la mia scelta e lo stava effettivamente facendo; una piccola parte di me sperava che non lo avesse fatto, che avesse insistito fino allo sfinimento, come suo solito.
“Ronnie, mi stai ascoltando?” borbottò Amy la mattina dopo a scuola, alla fine delle lezioni.
Eravamo nel cortile, sedute su una panchina, ed io ero particolarmente distratta.
“sì, certo che ti ascolto” risposi non del tutto convinta, continuando a guardarmi intorno.
“tesoro, lo so che stai disperatamente cercando Liam con lo sguardo” ridacchiò, “ma non è qui, probabilmente sarà nella sua classe e se vuoi andare da lui allora fallo e basta.”
“non posso, e non voglio” scossi la testa, cercando di sembrare convincente.
“sei troppo orgogliosa per andare da lui e dirgli che aveva ragione, che hai sbagliato a fare questa cazzata di allontanarlo.” Amy colpì dritta nel mio punto debole.
“non sono pentita della mia scelta” sbuffai, mettendo le braccia conserte.
“sì, lo sei” insistette, “altrimenti non saresti qui a morderti le unghie per lui”
“senti, perché stiamo parlando di Liam adesso?” sbottai, “non mi stavi raccontando di Louis?”
“non è colpa mia se eri visibilmente sovrappensiero” brontolò.
“scusa” continuai, “adesso ti ascolto, promesso”
“stavo solo dicendo che mi manca Louis” si lamentò, cacciando un sospiro e prendendo il suo viso tra le mani.
“almeno tu puoi andare da lui e coccolarlo quando vuoi” mormorai cercando di non far notare il velo d’invidia nel mio tono di voce.
“potresti anche tu, se non fossi così problematica” ribatté.
“dovrei andare da lui?” chiesi, titubante e pensierosa.
Non potevo e non volevo cedere così, non era da me cambiare idea così velocemente, ma la lontananza di Liam mi distruggeva. 
“sbrigati, scema” sorrise, spingendomi via dalla panchina.
La salutai con la mano e iniziai a correre verso il bar, ricordandomi che a quell’ora Liam iniziava il suo solito turno di lavoro.
Attraversai la strada distrattamente e, passando di fronte alla fermata del pullman, andai a sbattere con qualcuno.
Mi voltai di scatto e sussultai quando vidi Harry di fronte a me.
“Ronnie, sei davvero tu?” esclamò, poggiando una mano sulla mia spalla.
“Harry, quanto tempo” accennai un sorriso.
“diamine, pensavo fossi sparita nel nulla” ridacchiò, portandosi un braccio tra i capelli ricci.
“sono stata un paio di giorni in Irlanda, con Liam” spiegai, “neanche io ti ho più visto, ultimamente.”
“già, io e te siamo così, non facciamo altro che perderci di vista” sussurrò.
Annuii, lievemente in imbarazzo.
“comunque, dove stavi andando con tutta quella fretta?” chiese.
“al bar” dissi, guardandomi intorno.
“credi sia una coincidenza se ti dicessi che ci sto andando anch’io?” sorrise, mostrando le sue adorabili fossette.
“conoscendoti, non credo sia una coincidenza” misi le braccia conserte, guardandolo con aria sospetta.
Harry rise, massaggiandosi la nuca, poi tornò serio.
“allora, posso accompagnarti o no?” insistette.
“stavo andando da Liam, perciò..” mi bloccai, sperando di essere stata sufficientemente chiara.
“Liam non è al bar” disse subito.
Aggrottai la fronte, “conosco a memoria il suo orario, e oggi ha il turno di pranzo..”
“prima, in classe, ci ha detto chiaramente di aver lasciato il lavoro” mormorò.
Sbarrai gli occhi, confusa. 
“non lo sapevi?” chiese, altrettanto sorpreso del fatto che io non ne fossi a conoscenza.
“no” balbettai con una strana sensazione allo stomaco, “lui non me lo ha detto..”
“va tutto bene?” domandò, notando la mia espressione pallida e spaesata.
“sì, tranquillo, sto bene” ripetei, portandomi una mano sulla fronte.
“vuoi che ti accompagni a casa?”
“sei molto gentile, Harry” mi sforzai di sorridere, “ma adesso credo che andrò all’ospedale a trovare mio fratello.”
“oh sì, ho saputo” commentò, “come sta il mitico Louis?”
“si riprenderà, questo è l’importante” risposi, sperando che la mia pelle fosse tornata di un colorito normale, “adesso sarà meglio che io vada, è stato bello parlare con te.”
“promettimi che non sparirai di nuovo” sbuffò, trattenendomi per un braccio.
Aspettai un po’ prima di aprir bocca e dire: “promesso.”
Sorrise di nuovo e mi lasciò andare. Sgattaiolai in fretta verso il pullman – ancora scossa per ciò che avevo scoperto – e mi lasciai portare all’ospedale.
Arrivai lì nel tempo di circa venti minuti e, dopo aver mangiato qualcosa al volo in un bar, feci per entrare in ospedale.
Impiegai parecchio tempo per ritrovare il reparto e la stanza dove era ricoverato mio fratello.
Alla fine ci riuscii, ma ebbi una inaspettata sorpresa.
Vidi Liam uscire da quella stanza e immobilizzarsi nel momento in cui mi vide lì.
Restammo fermi e in silenzio per vari secondi, prima di aprire bocca e rivolgerci la parola.
“Ronnie” fu lui il primo a porre fine a quel contesto imbarazzante.
“Liam” dissi, in preda al panico, “che ci fai qui?”
“dimentichi che Louis è mio amico” replicò, bagnandosi le labbra.
“bella risposta” accennai un sorriso, sperando di alleggerire la situazione.
Lui non disse nulla, ancora con le mani in tasca e lo sguardo vagante.
“e così, hai lasciato il lavoro al bar?” chiesi, curiosa di saperne di più.
“proprio così, ieri sera mi sono licenziato” annuì, “ormai quel lavoro non mi serve più, ho messo da parte i soldi e ho bisogno di un po’ di tempo per me, come hai ben detto tu.”
“oh, capisco” sospirai, amareggiata dal vederlo così freddo e distante con me.
“te lo ha detto Harry, vero?” sorrise beffardo, “non perde tempo quel ragazzo”
Rabbrividii, realizzando che ci aveva visti all’uscita da scuola.
“sì, è stato lui, e allora?” replicai, “stavamo solo parlando, siamo amici”
“lo so, lo so” annuì, tenendo la testa bassa.
Rimasi in silenzio, cercando le parole adatte per dirgli che mi mancava da impazzire, ma proprio in quel momento lo vidi fare un passo in avanti.
“adesso devo andare, ho il pomeriggio pieno” alzò le spalle, “ci vediamo, Ronnie.”
Balbettai qualcosa di incomprensibile, ma a quel punto lui se n’era già andato.






 
***


eeehilà.
un bacio e alla prossima,
-marty.



 

 

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Capitolo 58
*** Wild. ***


Cinquantottesimo capitolo.



L’aria calda di Giugno non faceva altro che aggravare la mia insofferenza.
Non tolleravo molto il sole e il calore; preferivo le stagioni fredde.
In primo luogo adoravo l’autunno e sarei potuta stare ore intere a guardare le foglie secche cadere dagli alberi.
Louis mi ripeteva sempre che ero l’unica al mondo a detestare l’estate; a questo proposito, mio fratello uscì dall’ospedale dopo circa una settimana di ricovero. 
“non farmi mai più scherzi del genere, hai capito?” lo minacciai, quando potei finalmente vederlo.
“ci proverò” ridacchiò, “non ti libererai di me, continuerò a romperti le palle per tanti e tanti anni.”
“non desidero nient’altro” gli risposi, abbracciandolo forte. 
Era ridotto parecchio male, ma il suo senso dell’umorismo e il suo forte ottimismo gli permettevano di andare avanti. 
Louis era fatto così; sdrammatizzava in qualsiasi situazione, si prendeva poco sul serio, e sorrideva sempre.
Lo amavo per questo – fatta eccezione per le volte in cui era davvero insopportabile – e mi sentivo fortunata ad averlo non soltanto come fratello, ma come amico. 
Aveva ricevuto un paio di settimane di riposo dal lavoro e ne approfittava per fare ciò che adorava di più: il nullafacente. 
Amy gli faceva da infermiera personale e lui sembrava esserne piuttosto contento, io e la mamma non eravamo da meno: visto che il gesso alla gamba gli impediva di muoversi molto, lo servivamo di continuo.
“credo che potrei abituarmici” esclamò lui una mattina, quando ebbi la splendida idea di portargli la colazione a letto. 
“non farlo, goditi questo relax finché dura” fu la mia risposta.
“forse dovrei fare incidenti stradali più spesso” scherzò, facendomi innervosire.
“non dirlo mai più” sibilai, “Louis, sono seria.”
Lui alzò le spalle e sorrise, “perché non ridi un po’ Ron? Ti farebbe bene ogni tanto”
“non ci trovo niente da ridere” replicai, “pensi sia divertente per me vederti così? Ricevere quella telefonata nel bel mezzo della notte? Credi sia stato bello per noi vederti all’ospedale non sapendo neanche se fossi vivo o morto?”
Louis poggiò una mano sulla mia spalla, “ehi, sorellina, sta’ calma”
Soltanto dopo quell’affermazione mi resi conto che mi ero agitata parecchio.
“mi dispiace di aver alzato la voce, sono parecchio irritabile ultimamente” sospirai, portando una mano tra i capelli.
“ho notato” rispose, facendomi spazio sul letto con lui, “siete tutte così concentrate su di me che non mi permettete neanche di farvi domande.”
“non devi preoccuparti per noi, sei tu quello che ha rischiato di morire andando a sbattere con la macchina” gli ricordai, facendo una smorfia.
“ma adesso sto bene” sistemò la gamba sotto il lenzuolo e adagiò la schiena contro il muro del letto, “sto bene e sono fuori pericolo, perciò voglio che tu e la mamma torniate alle vostre vite, e mi piacerebbe sapere cosa sta succedendo”
“cosa dovrebbe succedere?” aggrottai la fronte.
“tu sei strana da giorni, Ron” sbuffò, “e so che c’entra Liam perché non lo vedo più girare per casa, tu sei così triste ed ho semplicemente fatto i conti.”
“dì la verità, lui ti ha detto qualcosa quando è venuto a trovarti in ospedale?” chiesi, sospettosa.
“no, io gli ho chiesto come fosse andata la vacanza in Irlanda ma lui ha preferito non parlarne” disse senza giri di parole.
“ci siamo presi una specie di pausa, abbiamo preso le distanze per un po’ ma stiamo ancora insieme” balbettai non del tutto convinta, “o almeno credo..”
“Ronnie, santo cielo” borbottò lui, “ma che stai combinando?”
“perché sei così sicuro che sia stata opera mia?” chiesi.
“perché ti conosco, so che hai paura di star male quando lui andrà al college ma non ti accorgi che stai male anche adesso? Tutta questa storia non ha senso.” mi rimproverò.
“ti ringrazio per l’aiuto, ma adesso non ho proprio voglia di parlarne” scossi la testa, “oltretutto sono in ritardo e devo andare a scuola.”
Balzai in piedi fuori dal letto e mi ricomposi, sotto le occhiate minatorie di mio fratello.
“non è evitando il problema che lo risolverai” mi avvertì, facendomi rabbrividire.
Aveva ragione e me ne rendevo conto, ma non sapevo cosa fare. 
Lo salutai con un bacio veloce e, dopo aver terminato di prepararmi, andai a scuola a piedi. 
Non parlavo con Liam da troppo tempo e la situazione cominciava a darmi alla testa; non riuscivo neanche a concentrarmi nelle lezioni nonostante mancassero pochi giorni all’arrivo delle vacanze estive.
Sapevo di dover essere io a fare la prima mossa, in quanto ero stata proprio io a chiedergli le distanze. 
Ma sapevo anche che, nonostante lui si stesse sforzando di rispettare la mia scelta e darmi tempo per pensare, stava male tanto quanto me. O almeno lo pensavo fino all’uscita da scuola; arrivai nel cortile con Amy, pronta per tornare a casa, quando lo vidi. 
Proprio vicino all’ingresso, con Zayn e altri amici, a parlare con delle ragazze. Mi sentii morire dentro, e anche fuori. 
Non sentivo più le gambe, come se fossero fatte di gelatina, e percepii brividi in tutte le parti del corpo. Gelosia ovunque.
“so cosa stai pensando” mi disse Amy all’orecchio, perplessa quanto me da ciò che aveva visto.
“non” balbettai, “dire” un’altra pausa, “niente.”
“Ronnie, dai” mi afferrò un braccio mentre continuavo a fissare quell’orribile scena.
“sta soltanto parlando con una ragazza, non significa niente” continuava a ripetermi.
La ignorai e iniziai a camminare più velocemente verso l’uscita, sperando che Liam non mi vedesse. 
Corsi fuori dal cancello con Amy alle mie spalle e raggiunsi una via stretta ed isolata vicino la scuola. 
Mi appoggiai al muro e abbassai lo sguardo, sperando che la mia amica non dicesse altre stupide frasi per consolarmi dall’evidente e triste realtà.
“gli ho chiesto del tempo per pensare soltanto perché lo amo troppo e mi preoccupo per lui, stavo cercando di farmi da parte e lasciargli spazio per programmare il suo futuro” sbottai, frustrata come non mai, “e lui che fa? si mette a fare il cretino con la prima ragazzina che trova?”
“sono sicura che lo abbia fatto di proposito” mi tranquillizzò Amy, “voleva farti ingelosire così che tu tornassi da lui.”
“non sopporto questi gesti infantili e, se lo avesse davvero fatto per questo motivo, non fa altro che allontanarmi ancora di più” borbottai irritata, uscendo da quel vicolo buio.
Salutai Amy in fretta e mi incamminai a testa bassa verso casa, bloccandomi quando sentii qualcuno sfiorarmi da dietro. 
Mi voltai e cacciai un sospiro di sollievo quando mi accorsi che era Harry.
“oh, sei tu” sospirai, alzando gli occhi al cielo.
“sei piuttosto tesa o sbaglio?” chiese, sorridente come al solito.
“non sbagli” confessai, cercando di calmarmi.
“che succede?” alzò un sopracciglio, “problemi d’amore?”
“preferirei non parlarne adesso, scusami” risposi, guardandomi intorno.
“fa niente, sarà per la prossima volta” sorrise ancora, “sto per andare all’orientamento per l’università.”
“oh, davvero?” cominciai ad incuriosirmi, “avevo dimenticato che stai per diplomarti anche tu.”
Ridacchiò, “sei così concentrata sul tuo Liam che non pensi più a nessun altro.”
Mi irrigidii dopo quell’affermazione: “non è vero” dissi.
“scherzavo” ribatté, portando una mano sulla mia spalla.
“beh” feci una pausa, “hai già scelto il college?”
“non ancora” sbuffò, “ma dopotutto, è a questo che serve l’orientamento.”
“c’è un college musicale qui a Londra..” iniziai, ripensando a quando Liam voleva iscriversi lì ma aveva fallito il test d’ammissione, “non ti piacerebbe provarci?”
“è uno dei college che avevo preso in considerazione, ma il prossimo test d’ammissione è vicino e non ho molto tempo per studiare, quindi..” sospirò.
Aggrottai la fronte, perplessa: “vicino quanto?”
“un paio di settimane, mi sembra” spiegò, “perché?”
“semplice curiosità” accennai un sorriso, per poi guardare l’ora sul telefono.
“ho capito cosa stai per dire, devi andare” ridacchiò, “ma va bene, perché devo scappare anch’io.”
Sorrisi di nuovo.
“ci vediamo Ronnie” con mia sorpresa mi baciò una guancia e poi filò via a passo svelto.
Restai imbambolata per qualche secondo dopodiché ricominciai a camminare.
Quando svoltai l’angolo e mi ritrovai nel viale di casa, ebbi un sussulto.
Rimasi a dir poco pietrificata nel vedere Liam seduto sulle scalette del mio portone, ad aspettarmi.
Rabbrividii e mi avvicinai lentamente, cercando le parole adatte da dirgli.
“ancora una volta sono io a fare il primo passo” disse subito, nel momento in cui mi ritrovai di fronte a lui. 
Si alzò dalle scale e mi si avvicinò ancora di più. 
Mi morsi il labbro, restando in silenzio.
“non parliamo da una settimana e non hai niente da dirmi?” continuò, piuttosto infastidito.
“io..” iniziai, poi mi schiarii la voce con un colpetto di tosse, “io avrei tante cose da dirti”
Per esempio volevo dirgli che lo amavo e che mi mancava da morire, ma per qualche assurdo motivo non lo feci.
“allora parla, ti ascolto” mise le braccia conserte.
“perché sei venuto qui?” cambiai improvvisamente discorso.
“perché ti ho vista oggi, scappare via in quel modo dopo avermi visto in cortile” rispose.
Rimasi a bocca aperta e mi maledii mentalmente per non essere riuscita a nascondere le mie emozioni. 
La mia stupida gelosia aveva preso il sopravvento, ancora una volta.
“andavo parecchio di fretta” spiegai, cercando di sembrare convincente.
“peccato che subito dopo io ti abbia visto chiacchierare con Styles” serrò la mascella e fece una smorfia dopo aver pronunciato quel nome.
“vuoi che ti dica chiaro e tondo che ero gelosa?” sbottai, “ebbene sì, sono gelosa di te, bravo!”
“lo ero anch’io, nel vederti con Harry” rispose disinvolto, “ma io, a differenza tua, non ho problemi ad ammetterlo.”
Mi mordicchiai il labbro ancora una volta, sentendo di essere in torto.
“mi avevi detto che avevi bisogno di tempo, e te lo sto dando” aggiunse, “avevi anche detto che questo non cambia ciò che c’è fra noi, ma a me sembra che tutto stia cambiando.”
“non so neanch’io quale sia la cosa giusta da fare, ormai” abbassai lo sguardo, con un nodo allo stomaco. 
Sentii la gola bruciare e gli occhi farsi via via più gonfi.
“assurdo” sbottò lui, superandomi per andarsene. 
Mi voltai di scatto e lo bloccai per un braccio prima che potesse farlo.
“aspetta, ti prego” piagnucolai.
“mi sono stancato di aspettare, Ronnie” ribatté, “sono mesi che ti dimostro quanto ti amo e anche se ho fatto degli sbagli, farei di tutto per te e lo sai, se questo non ti basta più io non posso far altro che farmi da parte”
“mi basta, ma..” provai a dire, ma lui mi interruppe un’altra volta.
“ma non sei più sicura di voler stare con me, è così?” ringhiò.
“io voglio stare con te!” gridai, esasperata.
“non è questa l’impressione che mi stai dando” rispose.
“ma è la verità” chiusi gli occhi per non incrociare i suoi. 
Se lo avessi fatto, probabilmente sarei scoppiata in lacrime ed era proprio ciò che volevo evitare.
“ascoltami bene, Ron” prese il mio viso tra le mani, “non posso più andare avanti così, con questa pausa o come la chiami tu, perciò le soluzioni sono due: possiamo pensare al nostro futuro e risolvere i problemi insieme come abbiamo sempre fatto, o restare separati in questo modo.”
Volevo davvero stare con lui, ma la paura e l’ansia in quel momento mi tenevano bloccata.
Mi coprii il viso con le mani e non dissi nulla, finché non fu lui a spezzare quel lungo silenzio.
“come pensavo..” mormorò deluso, prima di infilare le mani in tasca ed andarsene una volta per tutte.
Arrivò anche l’ultimo giorno di scuola.
Ero finalmente libera da ogni tipo di impegno scolastico e potevo finalmente pensare un po’ a me.
“sei stata così impegnata a pensare al futuro di Liam che hai messo da parte il tuo” mi aveva fatto notare mia madre, dopo che le raccontai ogni dettaglio di ciò che era successo durante la sua lontananza. Non avrei mai pensato che sarei arrivata a confidarmi con lei, eppure ogni volta che lo facevo mi sentivo stranamente meglio: sapeva sempre come rispondermi e cosa consigliarmi.
“io ho ancora un anno per pensare al mio” le risposi, “Liam invece sta per diplomarsi.”
“non mi riferisco soltanto al diploma” replicò lei, “ti ho sempre vista occuparti di lui, essere in pensiero per lui, e mai una volta pensare soltanto a te stessa. Forse questa è la volta buona”
“credo sia abbastanza normale, quando due persone si amano” mormorai, non del tutto convinta.
“lo sai vero, che non durerà a lungo questa cosa che hai messo in atto per allontare Liam?” disse ad un tratto, accennando un tenero sorriso di compassione.
“che vuoi dire?” aggrottai la fronte, pensierosa.
“oh, andiamo, Ronnie” esclamò, “chi vuoi prendere in giro? lo sai anche tu che non durerai a lungo senza di lui, lo ami troppo per mantenere a lungo questa corazza che ti sei creata per tenerlo lontano.”
Sospirai; mi capiva e conosceva meglio di quanto pensassi.
“cosa dovrei fare, secondo te?” chiesi, ormai senza speranze.
“questo puoi saperlo soltanto tu” rispose.
“allora sono nella merda” sbuffai, abbassando lo sguadro, “perché io non ho idea di cosa fare.”
Mia madre rise, “ti spaventa così tanto che Liam debba trasferirsi per studiare altrove?”
“non dovrebbe spaventarmi?” replicai, aggrottando la fronte.
“potrebbe, ma allo stesso tempo dovrebbe renderti emozionata e felice per lui” continuò.
Restai in silenzio per un po’. Ancora una volta mi aveva spenta con una sola frase.
“io sarei felice per lui, ma..” balbettai.
“ma non saresti tranquilla non avendolo vicino, e non sapendo cosa faccia ogni minuto della sua giornata?” indovinò.
Annuii, sprofondando nella vergogna più totale.
“non è che io voglia controllarlo, o non mi fidi di lui” mi giustificai, “è solo che so com’è fatto, e quando è con il suo migliore amico a volte diventa un’altra persona.”
“Ronnie, Liam non è un ragazzino” mi spiegò lei, “è quasi un uomo ormai, e da quello che ho visto è parecchio responsabile, fa le sue stupidaggini come tutti ma ha la testa sulle spalle.”
Aveva ragione, aveva ragione ancora una volta. Per questo non dissi nulla.
“e se ora lui non mi volesse più?” mi morsi il labbro, “se mi respingesse?”
“non lo scoprirai mai se resti qui e non fai niente per riprendertelo” continuò mia madre, mentre preparava il pranzo per Louis. Feci un’altra smorfia, pensando e ripensando a cosa fare.
“guardate un po’ chi arriva” ci interruppe una vocina stridula ed entusiasta. Mi voltai e vidi Amy uscire dalla stanza di Louis, tenendo sotto braccio mio fratello che aveva appena ripreso a camminare. La gamba era ancora ingessata e parecchio malconcia, ma erano evidenti alcuni segni di miglioramento. Louis sorrideva soddisfatto mentre si aggrappava alla sua ragazza.
“per vostra gioia, non dovrete più servirmi in camera” brontolò lui, “ma non nascondo che questa cosa mi mancherà parecchio.”
Io e la mamma scoppiammo a ridere, ci avvicinammo a lui e ci stringemmo tutti in un forte abbraccio. Ecco, quella fu la prima volta in cui mi resi conto che eravamo davvero una famiglia.

“indovina un po’?” fece Amy qualche ora più tardi, “domani sera ci sarà una festa per la fine della scuola”
“ah, davvero?” risposi senza molto interesse, sedendomi accanto a lei e Louis sul divano.
“sì, davvero” annuì entusiasta, “dobbiamo andarci insieme”
“onestamente, non è che io muoia dalla voglia di andarci” confessai, sprofondando con la testa contro un cuscino.
“e dai, Ronnie” protestò lei, “sei troppo depressa, hai bisogno di cose come questa.”
Provai a ribattere ma Louis mi anticipò: “non puoi andarci senza di me” le disse.
“tesoro, devo ricordarti che non vai più a scuola da parecchio tempo?” ridacchiò lei.
“così mi fai sentire vecchio” borbottò lui, facendo ridere entrambe.
“è una festa per soli studenti, l’estate è appena iniziata” continuò Amy.
“sul serio andresti ad una festa sapendo che il tuo povero ragazzo è a casa tutto solo e con la gamba rotta?” insistette Louis, sporgendo il labbro inferiore per cercare di intenerirla.
“non puoi fare così, lo sai che non resisto quando fai il broncio” sbuffò lei, mettendo le braccia conserte.
“lo faccio per questo” ammise Louis, sorridendo beffardo e avvicinandosi per baciarla.
Alzai gli occhi al cielo, rendendomi conto di quanto sola fossi. 
Mi mancava Liam, da morire.
Sorrisi quando mi accorsi che quei due non smettevano di scambiarsi effusioni e baciarsi neanche in mia presenza. Soltanto quando la situazione si fece più piccante decisi di farmi da parte.
“va beh, voi continuate pure” ridacchiai alzandomi dal divano, “io esco a fare una passeggiata, la mamma non è in casa quindi per qualsiasi cosa chiamate me.”
“mh, come vuoi” fu la risposta sbrigativa di Louis che non perse altro tempo per tornare ad occuparsi delle labbra della fidanzata. 
Risi di nuovo e, dopo aver preso la borsa, uscii.
Con mia sorpresa trovai Karen nel vialetto di casa, la quale sorrise nel vedermi.
“Ronnie!” mi chiamò, facendo cenno con un braccio di raggiungerla. Mi avvicinai lentamente e allo stesso tempo imbarazzata considerata la situazione strana che avevo con suo figlio.
“Karen” le dissi quando finalmente fummo vicine, sul marciapiede. 
Mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi accennai un altro timido sorriso.
“come stai?” mi chiese, senza arrivare al dunque. Perché era chiaro che fosse venuta per me.
“abbastanza bene” mentii, “e tu?”
“me la cavo” rispose, “la scuola è finita, quindi? adesso tutto riposo?”
Annuii, non capendo dove volesse arrivare. 
Lei probabilmente se ne accorse perché subito dopo disse: “perdonami, non sono brava nell’improvvisare. Credo che tu sappia il motivo per cui sono qui”
“già, in effetti penso di saperlo” mormorai abbassando lo sguardo, “Liam ti ha raccontato tutto?”
“no, non c’è ne stato bisogno” scosse la testa, “lo sai che lui non mi parla mai di ciò che succede tra voi.”
Rimasi in silenzio.
“qualche giorno fa sono andata a trovarlo e l’ho trovato in condizioni pessime” disse.
Il mio cuore prese a battere più rapidamente dopo questa affermazione.
“era veramente distrutto, non lo vedevo così da anni” spiegò, “e ho capito subito che c’entrassi qualcosa tu. Insomma, adesso sei tu l’unica persona che conta davvero per lui..”
Un brivido mi percosse la schiena. Mi tremavano le gambe.
“anch’io ci sto male” risposi, con voce spezzata.
“non sono venuta per chiederti cosa è successo perché ho chiuso con le intromissioni, quei tempi sono ormai lontani” si lasciò scappare una risata al ricordo di quando mi detestava, “ma volevo soltanto dirti che, se non è troppo tardi per rimediare, allora fallo. Voi due siete una coppia unica, come non se ne vedono in giro, vi fate forza l’un l’altro e mi dispiacerebbe molto se vi separaste.”
Mi morsi il labbro per cercare di trattenere le lacrime, per l’ennesima volta. Ci riuscii.
“Liam è a casa?” chiesi, tutto d’un tratto. 
Non resistevo più, dovevo andare da lui.
“come?” domandò, credendo di aver capito male. Karen sbarrò gli occhi poi annuì.
“credo sia uscito, ma non so dove stesse andando” rispose, “portava dei libri con sé.”
“ho capito, ho capito” mormorai a voce bassa, guardando l’orologio.
“Ronnie, ma cosa?” chiese, continuando a non capire il mio sbalzo d’umore.
“vado da lui, non è troppo tardi” sorrisi, “grazie Karen.”
Detto questo la superai e corsi verso la fermata dell’autobus, aspettando l’arrivo del prossimo pullman.
Salii sul primo che trovai, sperando arrivasse in fretta a destinazione.
Mi sistemai i capelli e cercai di placare lo stato d’ansia e agitazione che provavo nel sapere che nel giro di pochi minuti avrei rivisto Liam. Provai a preparare un discorso, o almeno qualcosa da dirgli.
Eppure dimenticavo tutto subito. 
Soltanto quando il pullman si fermò realizzai che dovevo improvvisare, dire ciò che provavo al momento, senza parole impostate. 
Arrivai in quella zona di campagna e, dopo essere scesa dall’autobus, percorsi una lunga stradina in mezzo al verde.
Sorrisi nel rivedere quel posto in cui non tornavo da parecchio tempo; il fiume e quella meravigliosa casetta di legno dove avevo trascorso momenti magici solo con lui.
Mi avvicinai con esitazione, mentre il cuore sembrava volermi esplodere dal petto. 
Poi decisi che non mi sarei tirata indietro per nessuna ragione al mondo. 
E non dovevo far altro che confessare ciò che sentivo all’unico ragazzo che avevo mai amato in vita mia. 
Bussai più volte a quella porta, senza però ricevere una risposta.
Sospirai, sentendo nessun rumore dall’interno, e presi in considerazione il fatto che Liam potesse non essere lì.
Ma non potevo aver sbagliato; ero sicura di conoscerlo bene e sapevo che in quel momento lui era lì.
Dopo un paio di minuti la porta si aprì. 
Io, che nel frattempo mi ero seduta a terra sconsolata, mi alzai in fretta e spalancai la bocca nel trovarmi Liam di fronte.
“Ronnie” sussurrò. Non sembrava sorpreso di vedermi.
“ehi” sorrisi, sperando che lui facesse lo stesso. Ma non lo fece.
“mi è mancato questo posto” continuai, guardandomi intorno.
“come sapevi che ero qui?” chiese, rigidamente.
“la prima volta che mi portasti qui, mi hai detto che questo era il tuo posto speciale, che ci venivi spesso per pensare e per stare solo” risposi, “e così eccomi qui.”
“non ti sfugge niente, eh?” commentò, con un velo di ironia nel tono di voce.
“niente” annuii, soddisfatta. 
“perché sei qui?” domandò, andando dritto al sodo.
“lo sai” 
“no, non lo so” scosse la testa, infilando una mano in tasca.
“sì che lo sai” insistetti.
“senti Ron, ho parecchio da studiare visto che sto per diplomarmi perciò se mi faresti il piacere di..” provò a dire, ma lo interruppi.
“ti amo, ecco perché sono qui” esclamai, “ho sbagliato ad allontanarti in quel modo, ma avevo paura di perderti e lo sai che sono pazza, ma sono anche pazza di te e questo non cambierà mai.”
Non gli diedi neanche il tempo di rispondere, mi sporsi in avanti e in punta di piedi mi aggrappai alle sue spalle, portando le braccia attorno al suo collo e baciandolo dopo tanto – forse troppo – tempo dall’ultima volta.





 
***


un bacio e alla prossima xx

-marty.




 

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Capitolo 59
*** Take care. ***


Cinquantanovesimo capitolo.



Dire che avevo le farfalle nello stomaco era poco. 
Mi tremavano quasi le gambe, e il cuore sembrava volermi esplodere dal petto mentre continuavo a baciarlo.
Con le mani gli accarezzai il viso e, quando sentii le sue fare lo stesso, iniziai a rilassarmi sul serio.
Lo spinsi dentro la casa di legno, chiudendomi la porta alle spalle, senza mai staccare le labbra dalle sue. 
Mi era mancato da impazzire ed ero veramente pentita per come lo avevo allontanato, adesso non mi restava che dimostrarglielo.
Liam si allontanò leggermente dal mio viso per guardarmi negli occhi, “Ronnie..” balbettò.
Non risposi, mi limitai a sfoderare un sorriso per poi riprendere quel bacio da lui interrotto.
Incastrai le braccia dietro il suo collo e mi lasciai scivolare sul divanetto con lui sotto di me. 
Con il pollice gli accarezzai una guancia ruvida per via della barbetta che non tagliava da un po’ e che gli dava un’aria trasandata piuttosto sexy. Eppure lui non si sciolse a quel gesto, né a nessun altro.
Era freddo come il marmo, distante come suo solito, e alla fine si allontanò una volta per tutte.
“Ronnie, no” scosse la testa con decisione. 
Si portò le braccia dietro la nuca e chiuse gli occhi.
Mi alzai dalle sue gambe e mi portai una mano tra i capelli, camminando avanti e indietro per la stanza in attesa che lui dicesse qualcosa.
O che, almeno, spiegasse il motivo della sua reazione.
“non puoi tornare così dopo tutti quei giorni in cui mi hai praticamente evitato” disse, “non sono il tuo burattino.”
Gli occhi nocciola puntati fissi sui miei, con un’espressione tagliente e ferita stampata in volto.
“io..io lo so” provai a dire, cercando di reprimere ogni singhiozzo in arrivo, “mi dispiace tanto.”
“dispiace anche a me, Ron” ribatté, mordendosi il labbro, “che tu non ti sia fidata di me, di noi.”
“avevo bisogno di un po’ di tempo per pensare, credo sia normale” sbottai, “non puoi biasimarmi per questo.”
“non ti biasimo, ma credevo avessi capito ormai che stando separati le cose non possono che peggiorare..” continuò, alzandosi finalmente per venire di fronte a me.
“l’ho capito, per questo sono qui” alzai le spalle, sfiorando con le dita la sua mano destra, “meglio tardi che mai, no?”
“vorrei che non avessimo dovuto arrivare a tanto, capisci?” ringhiò, “hai idea di quanto sia stato male in questi giorni? senza poterti vedere, né chiamare, né baciare, né toccare.. mi sembrava di impazzire, cazzo.”
Una fitta al cuore mi colpì nel sentirlo parlare così. 
Era esattamente ciò che avevo provato anch’io nelle ultime due settimane, ma la differenza è che io lo avevo scelto. Lui no.
“adesso sono qui, amore” mormorai con voce tremolante, “sono qui per te”
Cercai di non piangere e lui probabilmente si stava trattenendo dal fare lo stesso visto che, quando mi gettai tra le sue braccia per stringerlo forte, non si oppose. 
Poggiai la testa contro il suo petto caldo, aspettando con impazienza che lui ricambiasse quell’abbraccio. 
“non me ne vado più, non ti lascerò da solo” sussurrai contro la sua t-shirt bianca che probabilmente avrei inzuppato di lacrime nel giro di pochi minuti, “hai capito?”
“vorrei poterti credere” rispose, girando la testa dall’altra parte. Non ce la facevo più a vederlo così.
“devi credermi!” insistetti, “non vedi che sono ancora qui? come sempre?”
“e se dovessi andarmene a studiare altrove cosa faresti?” chiese, conoscendo il mio punto debole.
Presi un respiro profondo e poi dissi: “sarei felice per te, andrei a scuola ogni mattina pur sapendo che tu non ci sarai e non ti vedrò più durante la ricreazione, ti chiamerei al telefono probabilmente ogni mezzora, aspetterei con ansia il weekend per poterti riabbracciare e passare quei giorni insieme.. perché non c’è niente per cui valga la pena aspettare, se non te.”
“è un peccato che un mese fa tu non la pensassi così” continuò, infilando le mani in tasca.
“Liam, ti prego” sospirai, esausta, “non so più come dirtelo che ho sbagliato a tenerti lontano, ero confusa e avevo bisogno di pensare ma adesso so perfettamente ciò che voglio.”
Non disse nulla. Restammo in silenzio a guardarci per quasi un minuto dopodiché quell’estenuante silenzio fu spezzato proprio da lui.
“beh, ne riparleremo” disse, “adesso devo darmi da fare, se voglio passare quel maledetto esame.”
“Liam..” balbettai, supplicandolo di non respingermi in quel modo. Avrei dovuto aspettarmelo.
“ci vediamo domani, credo sia meglio così” replicò, bagnandosi le labbra.
“non hai idea di quanto tu mi stia facendo sentire stupida in questo momento” singhiozzai.
“credo di conoscere la sensazione, perché è più o meno quello che ho provato io qualche giorno fa quando mi hai praticamente mollato davanti casa tua” ribatté, “o te lo sei dimenticato?”
“vuoi continuare a punirmi in eterno per questo, allora?” sbottai, esasperata.
“voglio che tu capisca come mi sono sentito” gridò e, sperando che non si trattasse di uno scherzo ottico, mi parve di vedere i suoi occhi farsi più lucidi. Lo avevo ferito davvero, e me ne rendevo conto soltanto adesso.
“io ti amo..” provai a dire, prima che la gola secca e le lacrime mi impedissero di proseguire.
Mi coprii il viso con le mani, aspettando che il respiro tornasse regolare, poi piantai nuovamente gli occhi sui suoi.
Mi avvicinai a lui e gli diedi una carezza, osservando con attenzione il suo viso distrutto quasi quanto il mio.
“ed hai ragione” continuai, “sono stata pessima ultimamente, ma se soltanto tu ti mettessi nei miei panni capiresti le mie intenzioni, le mie stupide insicurezze e paure..”
Liam socchiuse gli occhi, ancora una volta, senza dire nulla.
“adesso ti lascio studiare in pace, la smetto di infastidirti con i miei continui sbalzi d’umore” continuai, asciugandomi il viso con le braccia, “ci vediamo domani.”
“Ronnie” mi chiamò quando mi vide scoppiare nuovamente in lacrime mentre mi avvicinavo alla porta.
Mi voltai e lo guardai un’altra volta, piangendo e col cuore a pezzi, sorridendogli.
Poi uscii da lì una volta per tutte, chiudendo la porta e cominciando a correre il più lontano possibile.
Mi fermai in una stradina isolata soltanto quando ebbi la certezza che ero sufficientemente lontana dalla casetta di legno in modo che Liam non potesse raggiungermi. Piansi per un po’, sfogando tutte le mie frustrazioni fin quando – con mia sorpresa – mi sentii stranamente meglio.

“allora, cos’hai intenzione di metterti stasera?” mi chiese Amy la mattina seguente quando acconsentii ad accompagnarla al centro commerciale per un po’ di shopping.
“stasera?” ripetei, distrattamente. Lei mi fulminò con lo sguardo, indicando la vetrina su cui ci eravamo appena fermate.
“sveglia, Ron!” esclamò, “siamo qui per un motivo, se ben ricordi, ovvero la festa di fine anno di stasera”
“oh, giusto, la festa” alzai gli occhi al cielo, “me ne ero completamente dimenticata.”
“ho notato” sbuffò, “ieri mi hai promesso che mi avresti accompagnata, ricordi?”
“non ti ho promesso proprio niente, e se non sbaglio neanche Louis era molto favorevole a questa festa” le ricordai, facendo una smorfia.
“non è favorevole soltanto perché non può venire” sorrise, “e comunque l’ho persuaso con un pomeriggio di sesso, ieri quando sei uscita. Hai idea di quanto sia stancante farlo quando il tuo ragazzo ha la gamba ingessata?”
Scoppiai a ridere, “quante volte dovrò ripetertelo che non mi interessano i dettagli della vita sessuale di mio fratello?”
“capisco, capisco, ma io devo pur raccontarle a qualcuno certe cose” ridacchiò, “e poi non riuscivamo a trovare la posizione adatta, insomma, lui non poteva muoversi con quell’affare alla gamba e così io sono dovuta stare sopra. E’ stato strano ma piacevole, quindi Louis non deve osare lamentarsi per questa festa.”
Risi di nuovo, ancora con la testa fra le nuvole. Finchè il mio sguardo cadde su Harry, lì con una ragazza.
Mi notò anche lui e si avvicinò senza troppa esitazione, rivolgendomi uno dei suoi soliti sorrisetti. 
“Ronnie” esclamò per poi spostare l’attenzione sulla mia amica, “ehi, Amy”
“ehilà, Styles” replicò lei, senza staccare gli occhi dalla vetrina del negozio.
“anche tu shopping?” scherzai, facendolo ridere.
“ho accompagnato mia sorella” indicò una bionda poco distante da noi, “sono questi i lati negativi di non essere figlio unico.”
“oh, non dirlo a me” ridacchiai, “mio fratello non mi accompagnerebbe qui neanche sotto tortura.”
“questo perché Louis è uno stronzo ed Harry un adorabile cupcake” commentò Amy, facendo ridere entrambi.
“vieni alla festa stasera?” mi chiese lui ad un tratto, sorridente.
“certo che ci viene” mi anticipò la mia amica, “è per questo che siamo qui.”
“no, è per questo che tu sei qui” la corressi, facendo una smorfia.
“stiamo cercando un vestito anche per te o te lo sei dimenticato?” brontolò lei.
“peccato che non ce ne sia neanche uno che mi piace” le risposi, lanciando un’occhiata di supplica ad Harry, il quale rispose – come sempre – con un sorriso di conforto.
“quello verde ti piaceva” protestò Amy.
“il verde ti dona” intervenne Harry, “si abbina ai tuoi occhi” e poi sorrise di nuovo.
Per qualche assurdo motivo arrossii a quella frase.
“vedi? lo dice anche lui! ha ragione!” esclamò Amy entusiasta.
“dai Ronnie, non puoi mancare” Harry cercò di persuadermi.
“va bene, ci vengo” alzai gli occhi al cielo, arrendendomi.
“finalmente” commentarono in coro.
“ci vediamo lì allora” e, dopo avermi salutato con un bacio sulla guancia, Harry sparì.
“è incredibile come dopo tutti questi mesi, quel ragazzo sia ancora cotto di te” commentò Amy quando riprendemmo il nostro giro per i negozi.
Sbarrai gli occhi, “non è cotto di me, smettila di dirlo.”
“ma è evidente” si lamentò lei, “ed è una cosa carina.”
“no, non sarebbe per niente una cosa carina, visto che amo un altro ragazzo” le feci notare.
“quel ragazzo che ti ha respinta proprio ieri sera mentre cercavi di aggiustare le cose e far pace con lui” replicò, facendo una smorfia.
“e con questo dove vuoi arrivare?” cominciavo a spazientirmi. Amy mi prese per mano e si sedette con me in un luogo appartato.
“ascoltami, non sto dicendo che devi rompere con Liam o lasciarlo perdere perché so quanto lo ami ed io sono la fan numero uno della vostra coppia, lo sai, ma..” fece una pausa, “ma ultimamente sembra che le cose non vadano più alla grande come un tempo e adesso questa storia del college si è messa tra voi.”
Restai in silenzio, paralizzata. L’ultima cosa che volevo sentirmi dire era di lasciar perdere Liam.
“Liam andrà via da Londra, studierà al college e si divertirà come qualsiasi ventenne, e tu?” esclamò, “vuoi davvero passare il resto dei prossimi anni a preoccuparti per lui, perché ti conosco e so come sei fatta, o a stargli dietro? non credi che dovresti goderti la vita anche tu? ne hai già passate tante, Ron, e te lo dico con tutto il bene del mondo.”
Chiusi gli occhi e abbassai lo sguardo, restando muta.
“divertiti, lasciati andare e non pensare più a niente, l’estate è appena cominciata e se Liam non ha intenzione di tornare con te allora è lui a perderci” sorrise, “sei la mia migliore amica e meriti di essere felice, cazzo.”
Mi lasciai scappare una risatina a quell’ultima parola, “quel ‘cazzo’ era proprio necessario, non è vero?” 
“dava più effetto alla frase” spiegò, ridendo.
“mi stai consigliando di divertirmi senza troppi pensieri, quindi?” sospirai.
“esatto” annuì, “fare tutte le cose che fanno quelli della tua età; andare alle feste, ballare, ubriacarti fino allo sfinimento e magari fare sesso con qualche sconosciuto. Io ho fatto tutte queste cose.”
Risi di nuovo, “ehi, anch’io le ho fatte tutte, più o meno. Halloween, con Liam, non ricordi?”
“fare sesso con uno sconosciuto non conta se poi hai scoperto che non l’avevate davvero fatto e quello ‘sconosciuto’ è diventato il tuo storico ragazzo” puntualizzò.
“ottima osservazione” alzai le spalle, “è solo che tutte queste cose non fanno per me, non posso farci niente, lo sai che impazzisco quando bevo. Ma ci proverò, e stasera mi divertirò con te, promesso.”
“grande” esclamò, “adesso torniamo dentro, ho un vestito da comprare.”

La festa era stata organizzata da alcuni ragazzi dell’ultimo anno, per festeggiare la fine della scuola e l’arrivo imminente degli esami.
Liam doveva esserci per forza. La scuola di notte era molto più attraente e divertente che di mattina, poco ma sicuro.
Alla fine scelsi il vestito verde abbinato ai miei occhi, come diceva Harry.
Mi passò per la testa l’idea di indossare qualcosa di viola – il colore preferito di Liam – ma poi decisi di evitare. Arrivammo a quella maledetta festa intorno alle dieci di sera, dovevo ancora realizzare che l’estate fosse finalmente arrivata. Ero libera, in tutti i sensi.
C’era già parecchia gente, il che mi fece pentire di esserci andata.
Una serata sul divano con mio fratello e mia madre a guardare la tv sembrava decisamente più interessante.
“a Louis è piaciuto il vestito?” chiesi ad Amy mentre passeggiavamo per i corridoi bui della scuola.
“ovviamente, non avevo dubbi” alzò le spalle soddisfatta, “anche se è un po’ arrabbiato perché sono venuta alla festa senza di lui.”
“ha solo paura che qualche bel ragazzo ti si avvicini” spiegai. Lo conoscevo troppo bene.
“ma io sono solo sua, è ovvio” rispose lei con occhi sognanti. La invidiavo, ancora una volta.
A questo proposito, Amy mi strattonò il braccio, facendomi notare che Liam era appena arrivato.
Onestamente pensavo – anzi, speravo – che non sarebbe venuto. Era con degli amici e inutile dire che fosse bellissimo. Indossava una camicia bianca e sopra un gilet di jeans: conosceva bene i miei punti deboli. Mi avvicinai con Amy accanto, indecisa sul cosa dirgli quando si sarebbe fermato.
Ma, con mia sorpresa, mi passò di fianco senza rivolgermi un minimo sguardo.
Mi sentii morire in quel momento. Volevo sotterrarmi. 
“so cosa stai pensando” mi disse subito Amy, trascinandomi in bagno, “non giungere a conclusioni affrettate, capito? C’era un sacco di gente nel corridoio e probabilmente non ti ha vista.”
“non dire stronzate” sbottai, “mi ha vista e mi ha del tutto ignorata.”
“forse non sapeva cosa dirti, Ron, sta’ calma” cercò di rassicurarmi. Ero su di giri.
“non capisco perché sia così arrabbiato con me” mormorai, “ieri sono andata da lui, gli ho detto che mi dispiace, cosa devo fare di più? Mi sono stufata.”
“va’ a parlare con lui” mi consigliò.
“oh no, scordatelo” replicai, “adesso andrò di là e mi divertirò, come hai detto tu.”
La superai ed uscii dal bagno, camminando a passo svelto verso la sala grande. Presi qualcosa da bere e chiusi gli occhi, pensando soltanto a lasciarmi andare. 
Amy mi raggiunse, tentò in tutti i modi di non perdermi di vista per evitare che combinassi guai. Un po’ come si trattano i bambini.
Quando bevevo mi risultava molto semplice perdere il controllo, e quella sera – sfortunatamente – mi fermai al terzo drink.
Mi sedetti sullo sgabello della mensa dove avevano allestito un bar, cercando di mettere a fuoco la vista per cercare Liam tra la folla.
Ma non lo vidi, c’erano troppe persone. La musica era assordante e, come se non bastasse, avevo perso di vista anche la mia migliore amica.
Così mi alzai e, barcollando leggermente, uscii dalla sala grande.
Mi ritrovai di nuovo tra i deserti e bui corridoi della scuola, andando a sbattere di tanto in tanto con qualcuno. Alla fine, anziché trovare Liam o Amy, incontrai Harry. Lui mi sorrise e, col suo occhio vigile, capì subito che non ero in ottima forma.
Oppure riconobbe semplicemente l’odore d’alcool.
“Ronnie, che stai facendo?” chiese, quasi divertito.
Mi squadrò dalla testa ai piedi e poi si guardò intorno, probabilmente per controllare se fossi sola.
“mi diverto, ovviamente” alzai le spalle, euforica. In realtà avevo un gran mal di testa.
“ti prego non dirmi che ti sei ubriacata sul serio” esclamò, sbarrando gli occhi.
“non sono ubriaca” sbuffai, “e anche se lo fossi, ne sarei consapevole?”
Harry rise, poi scosse la testa: “okay, sei ubriaca.”
“ho bevuto poco, lo giuro!” protestai, “ed è stata Amy a consigliarmi di farlo, mi ha detto di divertirmi e di godermi la vita. E’ proprio quello che sto facendo.”
“ci si può godere la vita anche senza sfasciarsi d’alcool, credimi” disse, “e poi tu non sei così, Ronnie, dev’esserci un altro motivo se ti sei ridotta in questo stato.”
“Liam, quel bastardo di Liam” brontolai, a tratti urlando, “ah, è sempre colpa sua!”
Harry ridacchiò di nuovo poi mi tappò la bocca con la mano, “shh, calmati, adesso chiamo qualcuno”
“no, ti prego, non voglio essere trattata come una povera stupida” sospirai, coprendomi il viso.
“ma non sei in condizioni di rimanere” replicò lui, schiacciando dei tasti al telefono.
“io lo dicevo che le feste non fanno per me” alzai gli occhi al cielo, “sono arrivata mezzora fa e già sono a pezzi.”
“dannazione, Amy, rispondi..” diceva Harry, col telefono attaccato all’orecchio. Poi, dopo altri tentativi, lo vidi riagganciare e mordersi il labbro.
“ti prego, non chiamare nessuno” lo supplicai, avvicinandomi lentamente a lui.
Lo presi per mano e lo trascinai nella palestra della scuola che era stata letteralmente trasformata in una discoteca. Tutti ballavano, ed io mi gettai nella mischia con Harry. Cominciai a ridere e scherzare e, senza rendermi conto di ciò che stavo facendo, presi a strusciarmi contro di lui.
“forse mi sbagliavo quando dicevo che le feste non fanno per me” gli dissi, portando le braccia attorno al suo collo e continuando a ballare. Harry era piuttosto distaccato, lasciò che gli accarezzassi i ricci per un po’ dopodiché mi allontanò di nuovo.
“non posso farlo” disse, scuotendo la testa severamente.
“andiamo a bere qualcosa?” gli chiesi, euforica.
“hai bevuto abbastanza per stasera” mi rimproverò, guidandomi fuori dalla palestra. Eravamo di nuovo nei silenziosi corridoi del secondo piano.
“devo chiamare Liam, non ho altra scelta” aggiunse, scuotendo la testa.
“no, ti prego, non farlo” lo supplicai, in preda al panico. Iniziai a battere i piedi per terra, esasperata.
“Ronnie, stai delirando” Harry sembrava quasi divertito dalla situazione, “devo chiamarlo per forza.”
E così, tanto per aggravare la mia situazione, mi sedetti per terra, sconsolata. Misi le braccia conserte e sentii Harry parlare al telefono con Liam. Probabilmente, se fossi stata sobria, avrei ascoltato con maggiore attenzione la loro conversazione, considerato il fatto che non erano in ottimi rapporti.
Cinque minuti dopo vidi Liam arrivare, solo. Fui lieta che non aveva portato i suoi amici con sé.
Probabilmente non voleva rendermi ancora più ridicola di quanto già fossi. Vidi i due parlottare per un po’, mentre Liam continuava a lanciarmi occhiatacce preoccupate, per poi avvicinarsi a me.
“Ronnie?” mi chiamò il mio ragazzo ed io, senza una vera ragione, gli sorrisi. Ero completamente incosciente. Poi Liam ed Harry ripresero a parlare di qualcosa che non ricordo.
“vieni, ti porto a casa” mi disse Liam, ad un tratto. Fu in quel momento che mi opposi.
“no, non voglio andare a casa” protestai, alzandomi in piedi. Provai ad andarmene, ma lui riuscì a trattenermi per un braccio.
“Ronnie, non sei in condizioni di restare” insistette Liam, rigido e deciso.
“e tu non sei in condizioni di decidere per me” gli urlai contro, “ieri mi hai respinta e adesso vieni da me come se te ne importasse qualcosa? poco fa mi hai anche ignorata quindi lasciami in pace!”
Per essere semi - ubriaca ricordavo parecchie cose. Cominciai a sbraitare senza un vero motivo.
Vidi Harry e Liam lanciarsi uno sguardo d’intesa e alla fine quest’ultimo mi si avvicinò ancora.
“vado ad aprire la porta sul retro, così che non vi vedano uscire in molti” annunciò Harry.
Liam annuì e riportò l’attenzione su di me, mentre Harry filava via con discrezione.
“sei ancora sicura di non volertene andare?” mi chiese ed io, dopo qualche smorfia, annuii.
“va bene, come vuoi” mi parve quasi di vederlo sorridere, “allora l’hai voluto tu.”
E detto questo fece un passo in avanti, portò le braccia sul mio fondoschiena e mi sollevò, costringendomi ad allacciare le gambe dietro il suo bacino. Poi, in un movimento fin troppo rapido, Liam prese entrambe le gambe e mi tenne in braccio come si culla un neonato.
“adesso ti porto a casa, e non si discute” mi sussurrò all’orecchio. Io non obiettai, forse troppo stanca o troppo intontita dall’alcool e il mal di testa. Ricordo solo che mi portò nell’uscita sul retro, dove – per mia fortuna – non c’era quasi nessuno e Liam potè portarmi nella sua macchina senza attirare troppo l’attenzione. Dio solo sa che figura avrei fatto se qualcuno mi avesse vista in quelle condizioni.
Harry aprì lo sportello e aiutò Liam a stendermi nei sedili posteriori. E lì il vuoto assoluto.
Probabilmente mi addormentai perché, quando riaprii gli occhi, riconobbi il profumo di Liam.
Ero tra le sue braccia, in una stanza, con la luce spenta.
Mi sentii adagiare su un letto con i vestiti ancora addosso e, infine, coperta da un lenzuolo.
Mi sforzai di aprire gli occhi e, quando lo feci, mi parve di vederlo stamparmi un bacio sulla fronte.
“che stai facendo?” gli chiesi, assonnata.
“semplice” sorrise, “mi prendo cura di te.”
“Liam..” balbettai.
“shh, dormi” mi sussurrò prima di stendersi al mio fianco, “ne parliamo domani.”
E così feci, caddi in un sonno profondo fino alla mattina seguente. A svegliarmi fu il rilassante ticchettio della pioggia.
L’estate era appena iniziata e già pioveva.
Sollevai leggermente la testa dal cuscino e sbadigliai, coprendomi la bocca con la mano. Sbattei le palpebre più volte e mi guardai intorno; ero sola. Tenevo addosso ancora il vestito verde della festa, e la testa non smetteva di girarmi.
Mi alzai dal letto e mi portai una mano tra i capelli in disordine.
Uscii dalla camera di Liam e andai in cucina, trovandolo lì a studiare. Sorrisi, imbarazzata.
“ti sei svegliata, finalmente” disse, seduto con lo sguardo ancora puntato sui libri.
Annuii, e mi avvicinai ancora. Mi vergognavo da morire per le poche cose che ricordavo della serata precedente.
“senti, volevo chiederti scusa” mormorai, “non so cosa mi sia passato per la mente ieri sera.”
“credo sia una fortuna che tutte le volte che ti ubriachi ci sia io a soccorrerti” rispose, serio.
“forse perché ogni volta ne sei tu il motivo” mi scapparono queste parole di bocca, senza volerlo.
In quell’istante lui alzò gli occhi dai libri e li puntò dritti sui miei. Si bagnò le labbra, perplesso.
“non farlo mai più” sibilò, ignorando la mia affermazione.
“perché ho dormito qui?” chiesi, giocando al suo stesso gioco e ignorando il suo rimprovero.
“ho mandato un messaggio a Louis per avvisarlo” spiegò, “non mi sembrava il caso di riportarti da tua madre in queste condizioni.”
“grazie” sussurrai, abbassando lo sguardo. Liam annuì e, finalmente, si alzò per avvicinarmisi.
Indossava una semplice canottiera bianca e i boxer. Iniziai a sudare, ma non per il caldo.
“stai studiando?” cercai di deviare il discorso dalla festa, anche se ero ben consapevole che prima o poi avrei dovuto affrontarlo.
“sì, ho gli esami scritti tra qualche giorno” annuì, ancora rigido e distaccato.
“oh” fu tutto ciò che mi uscì dalla bocca, “allora credo sia meglio se ti lascio studiare in pace.”
Provai a tornare in camera sua ma, come immaginavo, lui mi trattenne. Piantò una mano sulla mia spalla e mi si avvicinò ancora di più.
Mi guardò per un po’, senza aprir bocca.
“pensi davvero di potertene andare via così?” 
“so già quello che vuoi dirmi” alzai le braccia in aria, “avanti, fammi la predica e finiamola qui.”
“quando Harry mi ha chiamato per dirmi che eri ubriaca mi sono sentito morire” disse.
Un brivido mi percosse la schiena.
“sapevo che era colpa mia, così come mi hai appena detto” continuò.
“quando mi hai ignorata, ieri alla festa, sono io quella che si è sentita morire” precisai.
“non so perché l’ho fatto” scosse la testa, “ero ancora incazzato per come mi avevi allontanato e volevo fartela pagare, ecco tutto. Forse dovrei esserlo ancora, ma non riesco ad avercela con te, perché mi manchi troppo.”
Non riuscii a nascondere l’entusiasmo di sentirgli dire quelle parole e sorrisi.
“mi manchi anche tu” quelle parole mi uscirono come un verso strozzato e doloroso.
Finalmente la tensione sembrava svanita, Liam si calmò e portò una mano tra i miei capelli.
“sul serio, Ron, ieri sera mi hai fatto spaventare” insistette.
“sai, non ricordo molto di ieri sera” alzai le spalle, “ma ho un’immagine stampata in mente di te che mi porti a letto e mi dici che ti stai prendendo cura di me, e non so se sia successo realmente o no.”
Liam sorrise, “è successo realmente” ammise, “e voglio che tu lo ricordi sempre.”
Fece una pausa e prese il mio viso tra le mani; “perché qualsiasi cosa accada tra noi, Ronnie, io mi prenderò sempre cura di te. Sempre.”





 
 
***


un bacio e alla prossima xx

-marty.



 

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Capitolo 60
*** Touch me like you do. ***


Sessantesimo capitolo.



Liam insistette per farmi restare da lui, ma io mi opposi. Volevo che studiasse in tranquillità, senza distrazioni.
E inoltre avevo bisogno di una bella doccia per riprendermi dalla sbornia della scorsa sera, così lo ringraziai – felice che avessimo finalmente chiarito – ed uscii da casa sua con l’ombrello in mano. Camminai in fretta verso casa, cercando una credibile versione da narrare a mia madre in caso di troppe domande. Ma, per mia fortuna, lei non era una di quelle madri insistenti e ossessive.
Quando svoltai nel mio viale trovai, con mia sorpresa, Harry sotto la pioggia con un cappuccio in testa scendere le scalette di casa mia.
Lo chiamai e lui, non appena mi vide, sorrise.
“ehi, che ci fai qui?” gli chiesi quando mi fui avvicinata, coprendolo col mio ombrello in modo che non si bagnasse troppo.
“volevo sapere come stavi, se ti eri ripresa da ieri sera” alzò le spalle, “così ho pensato di venirti a trovare a casa, ma a quanto pare sei stata fino ad ora da Liam.”
“sì, mi sono svegliata tardi, in effetti” sorrisi, “e con un gran mal di testa, soprattutto.”
“beh, direi” ridacchiò, “ieri sera eri completamente fuori di te.”
Sospirai e abbassai lo sguardo, “già, non ricordarmelo. L’impulsività è uno dei miei difetti più grandi.”
“tutti abbiamo difetti” minimizzò lui, del tutto tranquillo.
“beh, di ieri sera ricordo poche cose” ammisi, “alcune le vedo chiaramente, altre me le ha raccontate Liam. E tra queste, ci sei anche tu.”
Harry restò in silenzio, in attesa che proseguissi il mio discorso.
“so che mi sei stato vicino, mi hai aiutato e sei stato proprio tu ad avvisare Liam” dissi, fissandolo intensamente negli occhi, “e immagino che non sia stato facile per te, visto il rapporto che voi due avete a causa mia, perciò..”
“non è stato niente di troppo difficile, davvero” Harry alzò le spalle, “ho fatto semplicemente quello che avrebbe fatto chiunque per aiutare un’amica.”
“non minimizzare ancora” lo rimproverai, “sei stato dolce, non tutti al tuo posto si sarebbero comportati allo stesso modo.”
“non sono il tipo che si approfitta di una ragazza ubriaca, Ronnie” replicò, “anche se una piccola parte di me voleva godersi a pieno quel momento, l’istante in cui tu avevi occhi solo per me, mi ballavi attorno e il modo in cui mi sorridevi.. inutile dire che i miei sentimenti per te non sono svaniti del tutto.”
Questa volta fui io a restare in silenzio, pietrificata.
“ma ci sto lavorando” aggiunse, accennando un sorriso, “lo so che ami Liam, che sei innamorata di lui, e questo non cambierà. Tu gli appartieni, anzi, vi appartenete a vicenda.”
“sono contenta che tu abbia capito” gli risposi, sollevata.
“già, non commetterò lo stesso errore due volte” annuì, “e io sono contento che tu stia bene, solo.. promettimi che da oggi in poi ti terrai a distanza di sicurezza dall’alcool.”
Scoppiai a ridere, “te lo prometto. Sì, basta alcool, non fa per me.”
“perfetto” ricambiò la risata e portò una mano sulla mia spalla, “allora ci vediamo in giro, Ronnie.”
“grazie Harry, grazie di tutto” gli dissi per poi salutarlo con un bacio sulla guancia, “sei un vero amico”
Infilai le chiavi nella serratura di casa e poi aprii la porta timidamente, sperando che dormissero ancora tutti.
Poi però, quando vidi Louis ed Amy in salotto a fissarmi, mi resi conto che era già mezzogiorno.
“alla buon ora, signorina” esclamò mio fratello, lanciandomi un’occhiataccia.
“ho dormito fino a tardi” ridacchiai, “dov’è la mamma?”
“è andata in banca” spiegò, riportando lo sguardo severo su di me.
Sospirai, incrociando l’espressione afflitta di Amy e chiedendomi cosa fosse successo.
“va tutto bene?” chiesi, guardando prima lui poi lei.
“Ronnie, mi dispiace tanto per non esserti stata accanto ieri sera” farfugliò la mia amica, mortificata, “ti ho persa di vista e quando sono tornata a cercarti non c’eri più..”
“se fossi rimasta con lei anziché scappare chissà dove te ne saresti accorta” la sgridò mio fratello.
“ehi, ehi, calmi” cercai di interromperli, “io non sono arrabbiata, sto bene”
“lo so, ma questa cosa non mi sta bene comunque” ringhiò Louis, piuttosto alterato.
“Lou, non è colpa sua” mi avvicinai ad Amy per difenderla, “non deve farmi da baby sitter, sono perfettamente in grado di cavarmela da sola. Eccetto ieri sera, forse. Ma alla fine è arrivato Liam, per fortuna, e tutto è andato per il verso giusto, non c’è motivo di arrabbiarsi.”
“e se non fosse arrivato lui?” insistette, reggendosi con le stampelle.
“mi dispiace, okay? cosa vuoi che ti dica?” sbottò la mia amica, esasperata.
“voglio che mi dici dov’eri, ecco cosa voglio” sospirò Louis, “sapevi che questa festa era una preoccupazione per me, però ci sei andata lo stesso ed io non ho protestato.. adesso il minimo che tu possa fare è dirmi cos’hai fatto.”
“cosa pensi che abbia fatto, scusa?” Amy passò alla difensiva, “non ti fidi di me?”
La situazione si stava facendo imbarazzante ed io mi sentii di troppo, “io vado a fare una doccia..”
“no, Ronnie, aspetta” Louis scosse la testa.
“dimmelo! non ti fidi di me?” gridò la mia amica, “quando ho lasciato Ronnie da sola ero andata al bagno perché non c’era campo e volevo telefonarti. Ecco cosa ho fatto.”
“oh..” mio fratello si morse il labbro, perplesso.
“ma ovviamente tu vai sempre a pensare al peggio” singhiozzò Amy, “come se io fossi capace di tradirti, come se io fossi ancora la stronza superficiale che ero prima di stare con te.”
Nel sentirla pronunciare quella frase mi vennero i brividi, sapevo che il passato era il suo punto debole e avrei voluto abbracciarla, o almento che fosse mio fratello a farlo.
Ma non lo fece, così Amy corse verso la porta di casa ed uscì, sbattendola.
Nessuno dei due osò dire nulla per circa un minuto ma, se di solito lo avrei rimproverato, questa volta decisi di non infierire e lasciarlo solo.
Dopo la doccia di cui avevo bisogno per riprendermi dal sudicio aspetto in cui mi trovavo, mi infilai a letto e saltai anche il pranzo.
Rimasi a fissare il soffitto per le successive due ore, cullata dal ticchettio della pioggia che non voleva smettere di cadere. 
Mi alzai soltanto quando tornò mia madre, approfittandone per chiacchierare un po’ con lei.
Adesso che era tornata dall’America, volevo cominciare ad instaurare un vero rapporto. E ci stavamo riuscendo, lentamente.
Riusciva a darmi consigli come nessuno prima d’ora. Volevo bene ad Amy e Louis, ma mia madre era la migliore in quel campo.
In realtà, ero ancora un po’ turbata perché – sebbene avessi chiarito con Liam – avevo paura che le cose non sarebbero tornate come prima. 
Ero stufa di tutta quella distanza tra me e lui, volevo riprendere in mano il mio ragazzo e la mia relazione. 
Così, dopo essermi sistemata un po’, approfittai dell’assenza dell’orario ristretto causa-scuola e andai a trovarlo in tarda serata.
“stai ancora studiando?” gli chiesi, guardandomi intorno.
“ho smesso poco fa, a dire il vero credo di aver studiato più oggi che in tutta la mia vita” e rise.
Quella splendida risata che mi era mancata da impazzire. 
Indossava una tuta, consapevole di farmi impazzire. Riuscivo addirittura a vedere i muscoli guizzanti al di sotto della canottiera nera.
“allora, ti è passato il mal di testa?” mi chiese, risvegliandomi dai pensieri che mi avevano invaso la mente nell’osservare la sua bellezza. Annuii timidamente, mordendomi il labbro.
“sono contento che tu sia venuta qui” disse poi, avvicinandosi.
“volevo stare con te” dissi, “e recuperare tutto il tempo che abbiamo perso a causa mia.”
“shh, basta parlare del passato, non è più importante” sussurrò puntando l’indice contro le mie labbra per zittirmi, “adesso sei qui, ed io non ti lascerò mai più andare.”
Sorrisi, chiudendo gli occhi quando la sua mano passò ad accarezzarmi il viso, come un gatto quando fa le fusa.
Li riaprii soltanto per vedere i suoi color nocciola fissarmi con intensità.
“quindi.. è tutto come prima, adesso?” chiesi, timidamente.
Liam sorrise e prese il mio viso tra le mani, “anche meglio di prima. Adesso siamo ancora più forti.”


E così tutto tornò alla normalità. La mattina dopo mi svegliai piuttosto presto, nonostante le vacanze estive fossero iniziate da appena due giorni, per dare una mano a Liam con lo studio. Io gli ripetevo che lo avrei soltanto distratto, ma lui mi ripeteva che aveva bisogno del mio aiuto. 
Così mi ritrovai a casa sua, seduta sul suo divano – per l’esattezza sopra le sue gambe – e avvolta tra le sue braccia intorno alle dieci del mattino, cercando di aiutarlo a studiare.
“non potremmo fare una pausa?” si lamentò lui ad un tratto, baciandomi una guancia, “ieri ho studiato tanto e devo ancora riprendermi.”
“non se ne parla, gli esami cominceranno tra un paio di giorni, non c’è tempo per le pause” gli ricordai, sfogliando le pagine del suo libro di inglese.
“sono già preparato, davvero” ripeté, “ho solo bisogno di un ripasso veloce, niente di che.”
“gli esami di maturità sono importanti, Liam” alzai gli occhi al cielo, “non basta un ripasso veloce!”
“me la caverò, come sempre, sta’ tranquilla” ghignò divertito, per poi poggiare le labbra sul mio collo.
Inarcai la schiena, spostando la testa da un lato per facilitargli il compito.
Soltanto dopo svariati secondi mi accorsi del suo tentativo di distrarmi e lo allontanai dal mio collo, minacciosa.
“allora, che preferisci studiare per primo?” gli chiesi, “storia o inglese?”
“mh, a dire il vero preferirei fare un po’ di pratica” si bagnò le labbra, “se capisci cosa intendo..”
Deglutii, cercando di non cedere al suo tono di voce estremamente erotico e provocatorio.
Provai ad ignorarlo e sfiorare il libro senza dargli troppe attenzioni, ma il fatto di essere seduta sulle sue gambe non aiutava molto.
Sentivo la sua erezione crescere sotto di me e premere contro il mio sedere. Così, imbarazzata, mi alzai da lì e lo guardai con aria torva e severa.
“smettila” lo rimproverai, mettendo le braccia conserte.
“di fare cosa?” chiese con tono innocente, trattenendosi dal ridere.
“lo sai benissimo!” esclamai, arrossendo. 
Lui sorrise, abbassando lo sguardo sui suoi pantaloncini della tuta stropicciati e l’evidente rigonfiamento tra le gambe.
“ops” mormorò, “beh, è colpa tua. Sei stata tu a provocare questo.”
Feci una smorfia e lo ignorai ancora, afferrando il libro di storia da sopra una mensola.
“quanti capitoli devi studiare?” gli chiesi, cercando di tornare seria.
“devo ripassare tutto il programma fatto durante l’anno” borbottò lui, esausto.
“bene, allora iniziamo” annunciai, decisa.
“siediti” ridacchiò, divaricando le gambe e allungando le braccia per farmi sedere su di lui.
“no, non se ne parla” scossi la testa per poi sedermi sull’altro lato del divano, “io me ne starò qui.”
“come vuoi, però devi farmi vedere il libro..” sussurrò, avvicinandosi lentamente a me con la scusa del testo.
Sospirai, cominciando a ripassare con lui alcuni argomenti di storia.
Ma, in effetti, era estremamente noioso e Liam era peggio di un bambino; approfittava di ogni momento per riprendere ad accarezzarmi dappertutto. Sapevo che il lungo periodo di distanza – e astinenza – tra di noi aveva portato in entrambi una gran voglia di appartenerci l’uno all’altro, ma volevo veramente aiutarlo con lo studio. 
Decisi di avere pazienza e gli lessi una pagina sulla seconda guerra mondiale, ma lui mi parve ancora parecchio distratto. 
Non mi resi conto che, col passare del tempo, ci eravamo avvicinati ancora di più e la sua testa si era abbassata fino al solco tra i miei seni – ancora coperti dalla canottiera – facendomi gemere.
“sicura di non essere favorevole ad una pausa dallo studio?” e sorrise, soddisfatto, ricominciando a toccarmi in punti non proprio appropriati.
“no, no! Liam, fermati” lo richiamai, e lui ubbidì, guardandomi confuso.
“dobbiamo studiare, non voglio che tu prenda un brutto voto all’esame finale” aggiunsi.
“non ho molta voglia di studiare” si morse nuovamente il labbro, “ho bisogno di.. un incentivo.”
Alzai un sopracciglio, “cioè?”
“facciamo un gioco” disse, eccitato, “se rispondo correttamente alle tue domande, ti spogli. Ogni domanda giusta corrisponde a un indumento che ti levi, va bene?”
“va bene” mormorai, non del tutto convinta. 
Semplicemente volevo lui tanto quanto lui voleva me.
“dammi solo cinque minuti per un ripasso” sussurrò, stampandomi un ultimo bacio sulle labbra prima di rubarmi il libro dalle mani e dargli uno sguardo veloce. Cercai di convincermi di star facendo la cosa giusta, mi asciugai la fronte leggermente seduta per darmi un contegno e mi appoggiai contro lo schienale del divano.
“sono pronto” disse dopo un po’, dandomi il libro.
Il suo sguardo era concentrato e rigido; a quanto pare aveva preso questo gioco piuttosto seriamente. 
Sorrisi, sfogliando le pagine e facendogli la prima domanda. Con mia sorpresa rispose correttamente, e fui costretta a togliermi le scarpe.
Domanda dopo domanda, mi accorsi che Liam aveva effettivamente ben ripassato. Mio malgrado, mi ritrovai in intimo.
“te l’avevo detto” ridacchiò, soddisfatto, “avanti, l’ultima domanda e vediamo se ho vinto.”
Rispose anche a quella dopodiché, trionfante, mi si gettò addosso, sfilandomi anche il reggiseno.
“Liam” ansimai quando si stese su di me, coprendo il mio piccolo corpo con il suo. 
“allora, sono stato bravo o no?” sorrise, baciandomi più volte, “me lo merito un premio?”
Ricambiai il sorriso, stampandogli un altro bacio, “effettivamente sì.”
“sarà un premio anche per te, vedrai” mi avvertì, scendendo con le labbra verso il mio seno.
Mi baciò ovunque, causandomi brividi lungo tutta la schiena. Buttai la testa all’indietro, sistemandomi meglio sullo spazio ristretto del divano. Liam mi accarezzò il viso e scese più giù, passando gli indici sull’elastico degli slip, abbassandoli. 
Mi sentii avvampare, non più per la timidezza che forse qualche mese fa avrei ancora provato di fronte a lui, ma per il desiderio.
Dopo tutto quel tempo trascorso lontana da quel ragazzo, percepivo la voglia di averlo con me. Sempre e per sempre.
“non sono una cattiva ragazza se ti distraggo dallo studio per un’oretta, vero?” chiesi ad un tratto, tormentata dai sensi di colpa.
Liam sbuffò, “ho la testa tra le tue gambe e tu pensi allo studio?”
Mi venne da ridere, ma annuii; “allora fai in modo che non ci pensi più.”
Sapevo di provocarlo con questa frase, infatti rispose: “non aspettavo altro.”
La barbetta di Liam mi solleticava le cosce quando iniziò a lasciare dei leggeri baci in quel punto così sensibile. 
“voglio farti sentire bene” sussurrò, con voce roca. 
Liam portò la lingua proprio lì, aiutandosi con le dita per arrecarmi sempre più piacere.
Il cuore mi batteva forte in petto, portai le mani sulla sua testa e cominciai a gemere senza ritegno. 
Non potevo credere a come avevo ceduto, considerato il fatto che le mie intenzioni iniziali fossero studiare, studiare e ancora studiare.
Passammo quindi il resto della mattinata ad amarci dopo tanto tempo su quel divanetto, io schiacciata sotto di lui, con il possente corpo di Liam a coprirmi e avvolgermi. Gemetti quando si spinse dentro di me e mi riempì completamente, affondando sempre più a fondo e mandandomi in un'altra dimensione dal piacere. Lui teneva le braccia sollevate per guardarmi mentre si muoveva fuori e dentro di me, ed io portai gli occhi nel punto in cui i nostri corpi si connettevano, arrossendo e urlando il suo nome spinta dopo spinta, fino a restare senza fiato. Mi sentivo talmente protetta tra le sue braccia; avrei potuto morirci.
Realizzai che, a quel ragazzo, mi sarei affidata totalmente, anche ad occhi chiusi. 
Di Liam mi fidavo ciecamente ed ogni cosa, con lui, era puro amore.

“bentornata” mi salutò mia madre dalla cucina, al mio ritorno a casa.
Le sorrisi, poggiando la borsa sul tavolo e andando a controllare cosa avesse cucinato di buono.
“allora, com’è andata la mattina di studio con Liam?” mi chiese, senza staccare gli occhi dalla pentola che teneva in mano sul forno.
Deglutii a quella domanda, e mi venne quasi da ridere.
Poi, però, cercai di restare seria e dissi: “bene, ha trovato un metodo efficace per ricordare tutto.”
“mi fa piacere” rispose, “gli esami si avvicinano, no?”
Annuii, “proprio così.”
“e di conseguenza anche il college..” aggiunse. Sapevo bene doveva voleva arrivare.
“già, ma questo non è più un problema” alzai le spalle, del tutto tranquilla.
“sono fiera di te” sorrise, “quindi, cosa intendi fare quando lui andrà al college?”
“semplicemente ci fideremo l’uno dell’altra” risposi, “sarà una svolta per la nostra relazione, ne sono sicura. E se riusciremo a superare anche quello, allora sono certa che nessun ostacolo potrà mai mettersi tra noi.”
“è bello sentirtelo dire” rispose, “è da un po’ che non vedo Liam, perché non lo inviti a cena stasera?”
“va bene, dopo lo chiamo per dirglielo” sussurrai, distratta dall’arrivo di Louis in cucina.
“ti sei svegliato, finalmente” gli disse mia madre, “vuoi invitare anche tu la tua ragazza a cena?”
“non credo verrebbe se la invitassi io” mormorò tristemente mio fratello, guardando a terra.
Mia madre mi guardò perplessa ed io, in tutta risposta, alzai le spalle.
“non hai ancora chiarito con Amy?” chiesi a Louis, poggiando una mano sulla sua spalla.
“l’ho chiamata ieri sera, ma non mi ha risposto” replicò. Era davvero giù di morale.
“vuoi che provi a parlarci io?” domandai.
“no, grazie, me ne occuperò da solo” rispose, accennando un sorriso. Dopodiché tornò in camera sua.
Mia madre mi lanciò un’altra occhiata interrogativa ed io alzai le spalle ancora una volta.
“hanno discusso ieri” le spiegai, “Amy si è arrabbiata per una cosa e ora Louis deve rimediare.”
“è davvero giù di morale” constatò mia madre, indicando la porta chiusa della stanza di Louis.
“non l’ho mai visto così innamorato, mamma” accennai un sorriso, “forse gli servirà da lezione, deve capire che non può sempre dire le prime cose che gli passano per la testa. Le parole fanno male.”
Liam arrivò intorno all’ora di cena, puntuale come sempre. Mia madre stravedeva per lui, e a me piaceva moltissimo vederli andare d’accordo. Quando gli aprii la porta, rimasi a bocca aperta nel vederlo ben vestito, con i capelli tirati all’insù con il gel, l’acqua di colonia che mi fece quasi svenire, e un bel mazzo di rose in mano.
“buonasera” disse, rubandomi un bacio sulle labbra e porgendomi i fiori.
“sono per me?” esclamai, con occhi sognanti. Lui annuì, sorridente.
“certo, per chi altri dovrebbero essere?”
“grazie amore” sussurrai, stampandogli un altro bacio. Lui mi superò e salutò mia madre, porgendogli una rosa rubata dal mio mazzo.
“questo è come ringraziamento per l’invito a cena” le disse, facendomi sorridere.
Mia madre lo ringraziò e lo baciò su una guancia, facendogli poi cenno di sedersi.
Arrivò anche Louis, salutando Liam con una pacca sulla spalla. Tipici strani saluti tra maschi, pensai.
A quel punto tornai da lui e lo abbracciai di nuovo, presa da un attacco di tenerezza improvviso.
“voi due, mi farete venire il diabete prima o poi” si lamentò mio fratello, facendo ridere tutti.
“sei solo invidioso” lo sgridò mia madre, “sii uomo e va' a chiamare la tua ragazza, avanti.”
“è bello tornare alle vecchie abitudini” mi sussurrò Liam all’orecchio dopo che ci fossimo seduti vicini, mentre Louis e la mamma continuavano a bisticciare.
“mi è mancato anche questo” risposi, “anche le piccole cose valgono la pena di essere vissute con te.”
Detto questo Liam mi sorrise e strinse la mia mano sotto il tavolo; ero ben disposta a fare in modo che mai e poi mai ci saremmo allontanati di nuovo.






 
***



salve bella gente,
volevo avvisarvi che mancano ormai pochi capitoli prima del gran finale.
purtroppo, la storia sta giungendo al termine, e per questo mi piacerebbe sentirvi più partecipi!
un bacio e alla prossima 
xx

-marty.


 

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Capitolo 61
*** Whispers. ***


Sessantunesimo capitolo.



Il primo esame, secondo Liam, andò piuttosto bene. 
Mi propose di aiutarlo anche con i successivi ma, visto com’era andata a finire l’ultima volta, decisi che fosse meglio se lui studiasse da solo.
“ma il tuo aiuto è stato indispensabile” protestò quella mattina, mentre tornavamo verso casa mia a piedi dopo ben due ore di jogging per le strade di Londra. Liam aveva avuto la splendida idea di costringermi a fare un po’ di sport con lui.
“il prossimo esame sarà di matematica” spiegai, “e credimi, non ti sarei molto d’aiuto in quella materia.”
“ma tu sai di che genere di aiuto ho bisogno..” ammiccò un sorrisetto beffardo, abbracciandomi da dietro.
Alzai gli occhi al cielo, guardandomi intorno, e tirai fuori le chiavi di casa.
“non se ne parla” sbuffai, aprendo finalmente la porta. 
Con mia sorpresa, non c’era nessuno.
“dove sono tutti?” mi chiese Liam, entrando e sistemandosi comodamente sul divano.
Chiusi la porta, asciugandomi la fronte leggermente sudata, “non lo so, Louis non può essere a lavoro, le due settimane di riposo per l’incidente non sono ancora finite.”
“beh, pazienza, abbiamo un po’ di tempo per noi” sussurrò, tendendomi una mano per fare in modo che mi sedessi accanto a lui.
Non la afferrai, tuttavia.
“non credo, devo assolutamente farmi una doccia” brontolai, “il tuo stupido jogging mi ha distrutta.”
“per così poco” Liam fece una smorfia, stendendo le gambe sul tavolo e portando le braccia dietro la nuca.
Annuii quando, nel frattempo, cominciai ad apparecchiare la tavola.
“oggi pomeriggio andiamo al mare?” propose ad un tratto, elettrizzato.
Lo fulminai con un’occhiata gelida, “non se ne parla, devi studiare.”
“ti prego, mi sembri mia madre” borbottò lui, mettendo le braccia conserte.
“ma è la verità” insistetti, “non puoi distrarti e mollare proprio adesso.”
“ma..” provò a dire, ma lo interruppi all’istante.
“nessun ma” dissi, “vado a fare la doccia, ci vediamo dopo.”
Detto questo, chiusi la porta della mia stanza e cominciai a togliermi di dosso il top aderente, i leggins neri e le scarpe da ginnastica che avevo scelto per andare a correre con Liam. 
Mi sciolsi anche i capelli precedentemente raccolti in una coda di cavallo e, ormai in intimo, aprii la porta del bagno.
Sbarrai gli occhi quando vi trovai Liam, comodamente poggiato contro la parete della doccia e con addosso soltanto i boxer neri.
“fa caldo, non credi?” esclamò, alzando un sopracciglio.
Sbuffai, guardandolo con aria torva, “che stai facendo?”
“mi sono spogliato, sai..” fece una pausa, “si da il caso che avrei bisogno di una doccia anch’io.”
“tu sei pazzo” deglutii quando lo vidi avvicinarmisi. Con un dito tirò giù la spallina del mio reggiseno, fino a farlo scivolare a terra. 
Con l’altra mano chiuse a chiave la porta, senza mai smettere di fissarmi. Dopo ciò, approfittò della mano libera per afferrare la mia e spingermi con lui dentro la doccia. In quello spazio decisamente ristretto – e non adatto a due persone – mi ritrovai spalmata contro di lui.
Liam chiuse la porta di vetro della doccia e si fiondò immediatamente sulle mie labbra.
Portò le mani sui miei fianchi e approfondì quel bacio nel momento in cui la sua lingua trovò la mia.
Nonostante lo stupore di quel gesto, realizzai di essere profondamente attratta dalla sua intrapendenza. 
Intrecciai quindi le braccia dietro il suo collo e continuai a baciarlo, finché Liam non aprì il getto dell’acqua e a quel punto lanciai un gridolino per il fatto che fosse decisamente troppo fredda. 
Lui se ne accorse e la fece cadere più calda, spostando le labbra dalle mie per poggiarle sul mio collo.
Cominciò a succhiare la pelle, lasciando varie macchie rossastre qua e la, mentre l’acqua ci scivolava addosso.
Io, in tutta risposta, gli baciai il pettorale destro, consapevole di farlo impazzire.
Un brivido, infatti, lo travolse.
Senza voler aspettare altro Liam tirò giù i suoi boxer e, pochi secondi dopo, fece lo stesso con i miei slip completamente bagnati.
Ero ancora un po’ scossa per quello che stava succedendo ma non mi tirai indietro.
“e’ possibile che ogni volta io ti desideri come se fosse la prima volta?” balbettò con voce roca, ispezionando il mio corpo nudo di fronte al suo. Sorrisi, arrossendo leggermente.
“sono così fortunato” sussurrò ancora, accarezzando con le mani il mio seno, per poi scendere con le dita più in basso.
Iniziai ad ansimare, mentre l’acqua continuava a picchiettarci in testa.
“io sono fortunata” lo corressi, accarezzandogli il viso. 
Mi alzai sulle punte e gli chinai la testa, permettendomi così di baciargli la fronte.
Lo guardai negli occhi per qualche secondo, dopodiché lui mi strinse tra le sue braccia. 
Gli baciai una spalla e Liam sfoderò un enorme sorriso.
Mi inginocchiai poi di fronte a lui, dedicando attenzioni al suo membro alle quali il mio ragazzo rispose con gemiti fin troppo rumorosi.
Con mia sorpresa, tirai fuori la lingua proprio lì, per la prima volta.
Il mio desiderio di vederlo stare bene per merito mio era più grande di tutto il resto.
Dalla sua bocca uscivano solo gemiti strozzati di apprezzamento, le mani sulla mia a testa a dettare il ritmo.
Alla fine di tutto, mi rialzai e lo abbracciai forte. Non provavo vergogna, non più.
“dopo questo, ripeto, sono io quello fortunato” insistette, sfoderando un altro sorrisetto.
Io risi, più divertita che imbarazzata. Afferrai lo shampoo e il bagnoschiuma e cominciammo a lavarci a vicenda, ancora stretti e appiccicati in quello spazio decisamente ristretto. Liam mi incastrò poi contro la parete della doccia e si preparò per l’atto finale.
L’acqua che ci cadeva addosso rendeva tutto più piacevole e, allo stesso tempo, eccitante.
Insaponò il mio seno un’ultima volta e, dopo avermi rassicurato con uno sguardo pieno d’amore, entrò in me con una spinta forte e decisa.
Rabbrividii, inarcando la schiena già spalmata contro la parete della doccia. 
“merda, ho dimenticato il preservativo” borbottò lui, spalancando la bocca. Fece per uscire da me, ma lo bloccai per un braccio.
“no, non importa” mormorai, sorpresa delle mie stesse parole, “fa’ l’amore con me.”
“Ron..” balbettò, senza muoversi da quella posizione, “starò attento, te lo prometto.”
Annuii, riportando le braccia contro il suo collo e le gambe attorno al suo bacino. In quel momento non mi importava di nulla.
Liam ricominciò a dare spinte sempre più forti e rapide, una dietro l’altra.
Mi parve già di vedere il rossore sulla mia schiena che faceva attrito contro la parete.
Respiravamo e ansimavamo all’unisono, senza mai smettere di guardarci negli occhi. Detestavo il fatto di non poter stringergli le mani come facevo sempre, ma questa volta avrei decisamente perso l’equilibrio e sarei scivolata vista la strana posizione e l’ambiente insolito. L’acqua continuava a cadere sui nostri corpi bagnati e uniti. Quando Liam colpì un punto particolarmente sensibile non riuscii a trattenermi ed urlai.
Lui, compiaciuto, ebbe la splendida idea di continuare a battere in quel punto. Gridai di nuovo, infilando le unghie nella sua schiena fino a farla sanguinare, e poi arrivammo entrambi al culmine. Restammo immobili per un po’, cercando di riprendere fiato.
Poi si allontanò da me, mi tenne dritta e cominciammo a sciacquare via le ultime tracce di sapone.
Uscimmo finalmente dalla doccia, teneramente avvolti nello stesso asciugamano.
“è stato bellissimo” sorrise, baciandomi ancora. 
Arrossii di nuovo, ricambiando il bacio.
“non avrei mai pensato di fare una cosa del genere” ridacchiai, “ma ti amo per questo. Ti amo perché mi fai scoprire cose nuove, nuove emozioni che non avrei creduto potessi provare. Sei così imprevedibile e allo stesso tempo meraviglioso.. tu mi rendi viva, Liam.”
I suoi occhi spalancati di fronte alle mie parole lasciarono a bocca aperta anche a me.
“ti amo anch’io, piccola” sussurrò, “da morire.”

Dieci minuti dopo eravamo entrambi già rivestiti, sebbene con i capelli bagnati. Mi vestii con qualcosa di semplice e lui fu costretto a indossare la tuta di prima. Non era certamente prevista la nostra avventura selvaggia nella doccia. 
“non posso credere che mia madre e Louis non siano ancora tornati a casa, ma dove sono tutti? E’ ora di pran..” borbottai, aprendo la porta della mia stanza per uscirne con Liam al mio fianco, ma mi zittii all’istante. Mio fratello era in piedi, sempre reggendosi con le stampelle, a cucinare.
Sbiancai di colpo e Liam, al mio fianco, ebbe una reazione simile. Ci guardammo perplessi, poi decisi di aprir bocca.
“Louis” lo chiamai e, quando lui si voltò, rideva già.
“ehilà, finalmente, ce ne avete messo di tempo” alzò le spalle, facendomi un occhiolino.
Rabbrividii, arrossendo per l’imbarazzo; “scusa, da quanto tempo sei tornato?”
“da abbastanza per assistere alla vostra performance nella doccia” rispose, del tutto tranquillo.
Liam chiuse gli occhi, trattenendo una risata, mentre io ero già pronta per imprecare.
“Louis!” lo sgridai, coprendomi il viso con le mani. Mi vergognavo tremendamente.
“che c’è? rimproveri me?” sbuffò, “non sono io quello che si è appena fatto beccare a scopare nella doccia!”
Sbarrai nuovamente gli occhi e gli corsi contro, tappandogli la bocca con la mano.
“sta’ zitto, per favore” brontolai, mentre Liam alle mie spalle continuava a ridere.
“non dirò niente alla mamma, non preoccuparti” sospirò.
“non è questo il punto, avresti dovuto avvisarmi che eri tornato” misi le braccia conserte.
“oh, l’ho fatto” Louis annuì, “ti ho chiamata ben dieci volte, ma tu eri troppo impegnata per sentire.”
Le mie guance si dipinsero di un colore molto più che rosso, se fosse possibile.
Liam mi si avvicinò e portò un braccio attorno alla mia spalla, “dai, amore, che vuoi che sia.”
Lo fulminai con lo sguardo e lui si zìttì, facendo ridere Louis.
“ha ragione, ci vuole ben altro per scandalizzarmi” replicò mio fratello, “ma non pensavo che fossi una di quelle che urla così tanto. Diamine, neanche Amy strilla così tanto.”
Gli diedi uno schiaffetto sul braccio, “non osare sfruttare questo per ricattarmi.”
“un ricatto, eh?” alzò un sopracciglio, “non ci avevo pensato. Buona idea.”
“Louis, sono seria.”
“scherzavo, sorellina” sorrise, “non c’è problema, sono muto come un pesce.”
“bravo” Liam gli diede una pacca sulla spalla dopodiché mi trascinò vicino alla porta con sé.
“devi proprio andare?” gli chiesi, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“purtroppo sì” annuì, “qualcuno vuole che io passi l’intero pomeriggio a studiare.”
E dopo quell’affermazione mi lanciò un’occhiataccia.
“lo faccio per te, è importante, lo sai” gli ricordai, e lui annuì.
Mi scompigliò i capelli ancora umidi e mi baciò la fronte, tenendo stretto il mio viso tra le mani.
“ti chiamo più tardi” un bacio a fior di labbra, poi sparì.
Chiusi la porta e raggiunsi mio fratello, intento a cucinare qualcosa.
“senti, a proposito di Amy..” dissi, “hai chiarito con lei?”
“non direi, non risponde ancora alle mie chiamate” abbassò lo sguardo tristemente, “stamattina ero uscito per andare da lei, ma sua madre mi ha detto che non era in casa. Peccato che poi io l’abbia vista da fuori, attraverso la finestra della sua stanza. E’ chiaro che non vuole vedermi.”
“dobbiamo fare qualcosa” esclamai, “non voglio che voi due vi lasciate, no.”
“no, Ronnie” scosse la testa, “io devo fare qualcosa, non tu. Non preoccuparti.”
Annuii, poco convinta, mordicchiandomi il labbro inferiore. La porta di casa si aprì per l’ennesima volta e finalmente ne spuntò fuori mia madre.

Nonostante Louis si fosse raccomandato che io me ne stessi al mio posto, non riuscii a starmene con le mani in mano.
Parlai con la mia migliore amica al telefono per una buona mezzora, dopodiché la invitai da me.
“sicura che Louis non c’è?” mi aveva chiesto, sospettosa.
“sicura” mentii, “è uscito per andare dal medico, lo accompagna mia madre. Sai, un’altra visita per la gamba.”
“va bene, allora tra poco arrivo” replicò.
E, dopo una quindicina di minuti, era effettivamente arrivata. Le aprii la porta, assicurandomi che mio fratello fosse chiuso nella sua stanza e mia madre nella sua. Ci sedemmo in sala, quindi, e cominciammo a chiacchierare del tutto tranquille.
“oh mio dio, l’avete fatto nella doccia?” esclamò a voce alta, dopo che terminai di raccontarle tutto.
“sshh” le tappai la bocca, guardandomi intorno.
“che c’è? Non avevi detto che siamo sole?” aggrottò la fronte, con sospetto.
“oh.. sì, cioè..” balbettai, cominciando a sudare freddo. Io e la mia dannata boccaccia.
“Ronnie, mi hai mentito?” borbottò, scattando in piedi dal divano.
“aspetta, dai” sospirai, raggiungendola alla porta.
“ti avevo detto che non volevo vederlo, non sono ancora pronta” sbottò.
E, ironia della sorte, sentii la porta della camera di Louis cigolare e infine aprirsi.
“ma che succede qui fuori?” farfugliò lui, sbarrando gli occhi nel vedere Amy lì.
La mia amica ebbe la stessa reazione, dopodiché provò ad aprire la maniglia della porta ma io la bloccai.
“non puoi scappare per sempre” le dissi.
Mio fratello annuì, avvicinandosi lentamente con sguardo perso e smarrito.
Amy girò lo sguardo dall’altra parte per non incrociare né il mio, né quello di Louis.
Lei si portò una mano davanti la bocca, socchiudendo gli occhi già lucidi.
“amore mio” gli sussurrò Louis, avvicinandosi con cautela. Io cercai di farmi da parte.
“lasciami stare, per favore” piagnucolò la mia amica.
“mi dispiace tanto per il modo in cui ti ho trattata l’altro giorno” mormorò lui, “ma non mi hai dato neanche modo di scusarmi, di dirti che ho sbagliato. Mi hai semplicemente evitato.”
“non volevo vederti” lei scosse la testa, “le tue parole mi hanno ferita, davvero.”
“lo so, e ti sto chiedendo scusa per questo” Louis cercò di prendere le sue mani la Amy le tirò indietro, “non puoi immaginare quanto io mi penta di averle dette.”
Il lato dolce di mio fratello non si vedeva spesso, ma con Amy usciva sempre fuori.
“ti prego, perdonami” continuò lui, “non mandiamo all’aria la nostra meravigliosa storia.”
Amy continuò a non rispondere, guardando a terra con le lacrime agli occhi. Anche lei era diventata un’inguaribile romantica e con la lacrima facile, proprio come me.
“io.. non mi sono mai innamorato, prima d’ora” confessò Louis, sciogliendomi il cuore, “non ho mai avuto una storia seria, e per questo ti dico che non sono bravo nelle relazioni. Non deve essere facile sopportare il mio caratteraccio, la mia gelosia assurda, questo lo so. Quando ti ho detto quelle cose riguardo la festa, era perché temevo che tu potessi trovare qualcuno migliore di me che ti portasse via. Ti amo e non so che farei se non ci fossi tu nella mia schifosa vita. Ti prego, perdonami.”
Il fatto che io mi fossi commossa insieme ad Amy rendeva il tutto piuttosto bizzarro.
La mia amica sorrise, e feci un sospiro di sollievo nel vederla correre da lui e abbracciarlo forte.
Feci un applauso, entusiasta. Louis ridacchiò ed Amy fece lo stesso.
“grazie” mi sussurrò lui, continuando ad abbracciare la sua ragazza.
“sei la nostra Cupido, Ronnie” ridacchiò lei, stampando un bacio a mio fratello.
Il resto del pomeriggio Amy lo trascorse nella stanza di Louis e io mi trovai del tutto sola.
Mia madre stava probabilmente riposando in camera sua, la mia amica e mio fratello stavano sicuramente terminando la loro pace con del sano sesso riparatore ed io mi giravo i pollici sul letto, fissando il soffitto.
Di Liam nessuna traccia, come mi ero raccomandata, continuava a studiare senza mai mandarmi neanche un messaggio; si era superato. 
Quando sentii suonare al campanello, però, intorno alla sette di sera, cominciai a pensare che si fosse già stufato dello studio.
Corsi ad aprire, e sbarrai gli occhi nel vedere ciò che avevo di fronte.
Non era Liam, al suo posto c’era un ragazzo altrettanto alto e muscoloso, dai capelli in ordine e un sorrisetto accattivante stampato in faccia.
“Andy?” balbettai, perplessa.
“sorpresa!”
Ebbi bisogno di più di un minuto per riprendermi da quella visione.
Avevo smesso di pensare ad Andy dalla nostra ultima visita in Irlanda che si era conclusa – letteralmente – nel peggiore dei modi.
Io e Liam ci eravamo quasi lasciati dopo quella gita a Dublino, mio fratello aveva quasi rischiato di morire in un incidente stradale e la mia vita si era trasformata in un vero inferno. Adesso, però, tutto era tornato alla normalità e la fortuna sembrava essere dalla mia parte per la prima volta. 
Ecco quindi che qualcosa doveva andare storto, come sempre.
“sul serio, Andy, che ci fai qui a Londra?” chiesi, sbalordita. 
Lui sorrise.
“te l’ho detto, una sorpresa” ridacchiò, “starò qui solo per un paio di giorni, non preoccuparti.”
“io.. non mi preoccupo, è solo che.. mi hai colta alla sprovvista.”
I miei balbettii e la voce tremolante mi tradirono all’istante.
“scusa se sono passato da te, ho provato a casa di Liam ma non c’era nessuno e al telefono non risponde” Andy alzò le spalle, spaesato.
“probabilmente è alla casa sul fiume” spiegai, “spesso va lì per studiare. C’è più silenzio.”
“assurdo” ridacchiò, “sei riuscita a trasformarlo anche in un secchione.”
Misi le braccia conserte, “non direi.”
Andy scrutò con attenzione il mio sguardo serio e disse: “ehi, scherzavo.”
Non volevo essere sgorbutica o antipatica, ma quel ragazzo mi emanava tanta sfiducia.
“tranquillo, se vuoi puoi entrare” mormorai con un tono di voce talmente poco convincente che anche lui si accorse di non essere ben gradito.
“no, tranquilla, andrò in qualche bar e aspetterò che Liam finisca di studiare” replicò, “a presto Ronnie.”
Mi morsi il labbro non appena lo vidi voltarsi e andarsene. 
Fui invasa da un senso di colpa a cui, però, decisi di non dare troppa attenzione. 

La mattina seguente fui svegliata da un rumore strano. 
Mi sentii improvvisamente sfiorare una gamba, fino ad arrivare all’interno coscia. 
Un piacevole formicolio mi fece sbarrare gli occhi.
“buongiorno raggio di sole” sussurrò Liam, comodamente seduto sul mio letto. Era vestito e se ne stava proprio lì, ad accarezzarmi una gamba nuda con una mano e l’altra sulla mia fronte leggermente sudata per il caldo afoso di metà Giugno. 
“Liam” balbettai ancora assonnata, “che ci fai qui?”
E mentre pronunciavo questa domanda mi voltavo più volte nel letto, affondando il viso contro il cuscino.
“mi sono svegliato presto e volevo venire a svegliare la mia splendida fidanzata” lo sentii mormorare al mio orecchio, prima di baciare la pelle sotto il lobo. Sorrisi, sentendo un brivido di solletico.
Alzai di scatto la testa dal cuscino e guardai Liam con aria sospettosa.
“perché stai facendo tutto questo?”
“te l’ho detto, volevo..” provò a dire, ma lo interruppi.
“addolcirmi per prepararmi alla notizia dell’arrivo di Andy in città?” alzai un sopracciglio.
Liam sbiancò di colpo, aggrottando la fronte.
“e tu come fai a..”
“saperlo?” lo anticipai ancora una volta, “semplice, ieri sera ha bussato alla mia porta e io l’ho praticamente mandato via a calci.”
Lui continuò a guardarmi perplesso.
“vuoi smetterla di anticipare tutte le mie frasi?” ridacchiò.
Accennai un sorrisetto compiaciuto e, dopo aver sbadigliato, alzai le spalle.
“ha dormito da te?” chiesi.
Liam scosse la testa, “no, è stata una sorpresa anche per me, non sapevo niente. O te l’avrei detto.”
“tranquillo, questa sua visita non mi preoccupa minimamente” mentii.
Mentivo perché, dopotutto, ogni volta che eravamo con Andy succedeva qualcosa di negativo.
Incominciavo a pensare che quel ragazzo portasse davvero soltanto guai.
“fatico a crederci” ribatté Liam, scrutando con attenzione il mio viso. Portò gli occhi sui miei come se volesse penetrarmi con lo sguardo.
Io sbuffai, stropicciandomi gli occhi ancora semichiusi per il sonno e sistemandomi i capelli del tutto in disordine.
“come mai non ha dormito da te?”
“beh, ecco, a questo proposito..” ebbe un colpetto di tosse, “ci sarebbe una cosa che devo dirti.”
Aggrottai la fronte, confusa, finché la porta della mia stanza non si aprì di scatto.
“buongio.. oh, ciao Liam!” esclamò mia madre, sorpresa di trovare il mio ragazzo già lì.
Era piuttosto presto, in effetti. 
“buongiorno” le rispose Liam, alzandosi dal letto per salutarla educatamente con un bacio sulla guancia.
Sorrisi, dopodiché salutai anch’io mia madre con un cenno di mano. 
Ero troppo pigra per alzarmi.
“sapete dov’è andato Louis?” chiese la mamma, guardandosi intorno, ancora sulla soglia della porta.
“sì, mi ha fatto entrare lui stamattina” spiegò Liam, “andava di fretta, mi pare che Amy lo accompagnasse dal dottore per togliere la fasciatura alla gamba.”
Spalancai la bocca, “sul serio? finalmente, che bello!”
Mia madre sorrise, “non è l’unica buona notizia del giorno.”
La guardai sospettosa, invitandola a sputare il rospo.
“ho un colloquio di lavoro, questa mattina” confessò, “sto andando lì.”
Sbarrai gli occhi, sollevando la schiena dal muro del letto e fissandola senza dir niente.
“che genere di lavoro?” chiesi subito.
“sto cercando di allargare l’azienda che avevo con tuo padre in America, vorrei creare una sede anche qui, a Londra” ammise, “così che potrei restare qui a tempo indeterminato.”
Sfoderai un enorme sorriso e Liam, notandolo, non poté far altro che sorridere a sua volta.
“è la notizia più bella che potessi darmi” esclamai, sconfiggendo la pigrizia e balzando fuori dal letto per abbracciare mia madre. 
Lei ricambiò l’abbraccio e mi scompigliò i capelli già in disordine.
“adesso scappo, vado di fretta” farfugliò lei, visibilmente agitata, “ma quando torno ti racconto tutto nei dettagli. Buona giornata, divertitevi!” e salutò anche Liam con la mano prima di sgattaiolare fuori casa. Io tornai a letto, non riuscendo a contenere la mia gioia, e abbracciai il mio ragazzo.
“sono tanto contento per te, piccola” mi sussurrò all’orecchio, prima di stamparmi un bacio sul collo, “te lo meriti davvero.”
“speriamo che vada tutto bene, almeno stavolta” sospirai, “forse questa è la volta buona, forse riuscirò finalmente ad avere la famiglia unita che ho sempre sognato. Per quanto sia possibile.”
“la avrai, avrai tutto quello che hai sempre sognato” continuò lui, “io farò tutto il possibile affinché tu sia sempre felice.”
Mi sciolsi, rivolgendogli un altro tenero sorriso, e stringendomi per l’ennesima volta tra le sue braccia.
“allora, cos’è che dovevi dirmi prima che mia madre ci interrompesse?” mi ricordai, all’improvviso.
A quella frase lo vidi reagire in modo strano: sgranò gli occhi, distolse lo sguardo dal mio, e si grattò nervosamente la barbetta sotto il mento. Io alzai un sopracciglio, perplessa, ma poi lui tornò a sorridermi e scosse la testa.
“niente di importante, adesso ti lascio riposare perché è meglio che vada a studiare un altro po’ di matematica” brontolò.
“credi che ce la farai a studiare, con il tuo migliore amico attorno?” feci una smorfia.
Liam alzò le spalle, “devo farcela. E comunque adesso lui è in giro per Londra, ho ancora qualche ora tutta per me. L’esame è tra tre giorni, Andy torna in Irlanda fra due giorni, devo solo trovare il modo di organizzarmi.”
“non è stato proprio carino da parte sua presentarsi a sorpresa proprio sotto il periodo degli esami” borbottai, “dovrebbe sapere di essere d’intralcio e.. un’ottima distrazione.”
“Ronnie, dai” Liam roteò gli occhi al cielo, “è pur sempre mio amico, mi fa piacere rivederlo, non lo caccerò di certo a calci in culo solo perché devo studiare per un esame.”
“beh, dovresti” misi le braccia conserte, mordendomi il labbro.
Accennò un sorrisetto divertito, “finirà mai tutto quest’odio che hai per Andy?”
“io non lo odio” precisai, “ho.. paura di lui.”
“non ne hai motivo, credevo lo avessi capito” sbuffò, sistemandosi sul letto tra le mie gambe.
Abbassai lo sguardo, “non voglio discutere, la giornata è iniziata bene e non voglio finisca male.”
“non deve finire male, infatti” replicò lui, senza mai smettere di guardarmi negli occhi.
Incollai i miei ai suoi, color nocciola, e mi sentii improvvisamente il cuore in gola.
Il suo viso sempre più vicino al mio, le sue labbra morbide pronte a toccare le mie. Così fu, ci unimmo in un dolce e breve bacio, dopodiché lasciammo sfiorare i nostri nasi. 
Chiusi gli occhi e Liam mi stampò un altro bacio, questa volta sulla fronte.
“ti amo.”
“anch’io” balbettai, arrossendo, “e mi raccomando.. studia.”
“sissignora” scherzò lui, alzandosi dal letto pronto per andarsene.
Prima di uscire dalla porta della mia stanza, però, mi rivolse un’ultima occhiata. Sembrava quasi preoccupato.
Passai il resto della mattinata a sonnecchiare e rotolarmi sul letto come una vera scansafatiche.
Era la giusta ricompensa per aver lavorato sodo tutto l’anno, o per lo meno questo era ciò che mi ripetevo per autoconvincermi di non essere realmente pigra. 
“allora, com’è andata?” chiesi impaziente a mia madre, quando tornò a casa intorno alle sei del pomeriggio. 
Lei sorrise, entusiasta, e cominciò a raccontarmi tutto nei dettagli.
A giudicare dalla sua versione, c’erano serie speranze che potesse andare tutto per il meglio.
Creare un’attività tutta sua, come aveva fatto in America, sarebbe stato davvero il massimo.
Mio padre ne sarebbe stato sicuramente orgoglioso, se fosse qui.
Poi tornò a casa anche Louis, accompagnato da Amy, e fu splendido vederlo finalmente senza quelle fastidiose stampelle a sorreggerlo.
Camminava ancora zoppicando, ma il medico diceva che nel giro di un paio di giorni sarebbe tornato come nuovo.
Dopo aver cenato andai finalmente a trovare Liam, curiosa di sapere come fosse stato il suo pomeriggio di studio. 
La matematica non era certamente il suo forte.
Quando bussai alla sua porta, però, fu Andy ad aprirmi. 
Accennai un sorriso imbarazzante che lui ricambiò, dopodiché entrai. Non vidi nessun altro in salotto.
“Ronnie, come stai?” esclamò, cercando di essere amichevole.
“bene, grazie, e tu?” chiesi, “come mai non sei rimasto a dormire da Liam stanotte?”
“lui si era ovviamente offerto di invitarci a dormire qui, e normalmente avrei accettato” spiegò con disinvoltura, “ma a mia cugina non sembrava una buona idea, quindi abbiamo preso un hotel.”
Aggrottai la fronte, confusa; “dov’è Liam?” chiesi, guardandomi intorno.
“arriva subito” rispose, “abbiamo preparato la pizza per cena, ma non ne è uscito un buon risultato.”
“forse perché due uomini ai fornelli non sono una buona combinazione” scherzai.
“infatti ci ho pensato io, ma quei due sono davvero incapaci” intervenne una ragazza non troppo alta dai capelli ricci color castano chiaro, spuntando fuori dalla cucina in compagnia di Liam.
Alzai un sopracciglio, cominciando a non capire più nulla.
“tu devi essere Veronica” fece lei, stringendomi la mano, “piacere, mi chiamo Danielle.”
“è mia cugina, quella di cui ti parlavo poco prima” aggiunse Andy, “le ho chiesto di accompagnarmi in questo weekend a Londra, per questo abbiamo preferito andare in un hotel, visti i precedenti sarebbe stato imbarazzante dormire qui da Liam.”
“quali precedenti?” domandai, ancora frastornata.
La ragazza provò a rispondere, ma Liam la precedette e mi si avvicinò, prendendomi per un mano.
“scusate un attimo, ragazzi” disse ad entrambi, “potreste lasciarci un attimo da soli?”
“certo” rispose Danielle, sorridente. Lei ed Andy andarono in cucina, e io – con la testa che mi sarebbe scoppiata da un momento all’altra – rimasi sola con Liam.
“che sta succedendo?” chiesi subito, “non ci sto capendo niente. Chi è Danielle?”
“la cugina di Andy, e..”
“e perché è qui a casa tua? quali precedenti intendeva Andy?” farfugliai senza neanche guardarlo in faccia. Probabilmente perché conoscevo già la risposta alla mia domanda. Risposta che avrei preferito non ricevere.
“io ti giuro che non sapevo sarebbe venuta anche lei, non me l’aspettavo minimamente” provò a giustificarsi, “Andy è davvero un cretino e si sa che non pensa mai alle conseguenze delle sue azioni.”
“Liam, dimmi cosa è successo con Danielle, per favore.”
“c’è stato.. qualcosa, tra me e lei, in passato” balbettò, quasi come temesse una mia brusca reazione, “in un passato molto lontano. Lei è la cugina di Andy, ed essendo lui il mio migliore amico fin da bambini, ci siamo conosciuti tanto tempo fa ed è scattato qualcosa. Ma adesso è solo un lontano ricordo, sta’ tranquilla.”
Deglutii, cercando di restare calma e non farmi prendere dalla gelosia.
“è per questo che stamattina eri così strano” mormorai, “sapevi dell’arrivo di Danielle e temevi di dirmelo.”
“volevo dirtelo subito ma avevo paura che avresti reagito male.”
Mi morsi il labbro, nervosamente; “e perché mai avrei dovuto? sto alla grande.. davvero.”
“davvero?” ripeté lui, sospettoso. Annuii. 
Io e il mio innegabile talento di fingere di stare bene.



 

***



ehii.
eccomi di nuovo qui,
che ve ne pare del capitolo?
un bacio e alla prossima 
xx

-marty.


 

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Capitolo 62
*** What's past is past. ***


Sessantaduesimo capitolo.



Mentirei se dicessi che non ero affatto gelosa, o infastidita, dalla presenza di quella ragazza.
Cercai comunque di tranquillizzarmi, non dando troppo peso alla cosa, per evitare una delle mie solite scenate.
La vecchia Ronnie avrebbe cominciato a fare domande a Liam, un vero e proprio interrogatorio su come fossero andate le cose tra loro due in passato, ma la nuova Ronnie si limitò a fingere di star bene. 
Dopotutto, mi ripetei che fosse una cosa del tutto normale; Liam, come me, aveva un passato ed era naturale che fosse stato con altre ragazze prima di incontrarmi. Io, però, ero stata soltanto con un ragazzo e per poco tempo, una storia per niente seria e priva di senso di cui entrambi – probabilmente – ci eravamo già dimenticati. 
“ti va di andare un po’ di là con loro?” mi chiese Liam, negli ultimi momenti in cui restammo soli, “se non vuoi lo capisco, ti accompagno a casa e ci vediamo direttamente domani.”
“oh no” scossi la testa, “mi va, certo che mi va. Sarà.. bello, stare tutti insieme.”
L’idea di passare una serata con l’insopportabile Andy e sua cugina Danielle – che aveva presumibilmente avuto una storia con il mio ragazzo alcuni anni prima – non mi allettava affatto, ma la sola idea che quei due restassero insieme in mia assenza era addirittura peggiore.
Liam mi sorrise, piacevolmente stupito dalla mia reazione, mi prese per mano e insieme ci avviammo verso la cucina dove vidi Andy e Danielle ai fornelli, intenti a sfornare una pizza fatta a mano.
Inutile dire che aveva un aspetto orrendo e per niente invitante. Tuttavia, lei ne sembrava soddisfatta. 
“volete assaggiare?” esclamò la ragazza, entusiasta. 
“io sì!” fece subito Andy, avvicinandosi a lei e afferrando un pezzo di pizza.
Danielle ne prese un altro in mano e ci guardò con occhi sognanti; “e voi? su, fatevi avanti!”
“è buonissima, diamine” biascicò Andy, con la bocca piena. 
Danielle sorrise compiaciuta dopodiché fece segno a Liam di avvicinarsi. Lui fece un passo in avanti e provò a prendere il pezzo di pizza in mano, ma la ragazza lo anticipò e gli fece cenno di aprire la bocca. Liam ubbidì e, quando vidi la riccia imboccarlo spudoratamente, sentii una fastidiosa sensazione allo stomaco. Strinsi i pugni e mi voltai dall’altra parte, per non vedere Liam leccarsi le labbra e complimentarsi con la cuoca.
Lui e il suo amico continuavano a fare apprezzamenti, e per un attimo io ebbi il timore che la vecchia Ronnie esplodesse da un momento all’altro.
“vuoi provarla anche tu?” mi chiese poi Danielle, un po’ come si fa all’ultima scelta, quella di cui tutti non avevano neanche notato la presenza. Scossi la testa, rigidamente.
“ho già cenato” sibilai, “grazie.”
Aggiunsi quell’ultima parola per non sembrare troppo scortese, anche se il mio tono di voce estremamente infastidito aveva fatto corrugare la fronte a tutti e tre. 
Liam, in particolare, sembrava confuso dal mio atteggiamento. Tuttavia più tardi mi sedetti a tavola con loro, cercando di essere amichevole.
Ma loro se ne stavano lì, a scherzare e ricordare vecchi avvenimenti di cui io non ero a conoscenza. 
Lontane esperienze passate insieme di cui io non sapevo nulla. 
Tanti ricordi della vita di Liam di cui io non avevo fatto parte, e questo pensiero non fece altro che rattristarmi.
Mi alzai, quindi, e senza dire niente filai in bagno. 
Poggiai le mani sul lavandino, aprendo il getto per rinfrescarmi un po’ il viso con dell’acqua fredda.
La testa stava letteralmente per scoppiarmi, a causa di tutte quelle malsane riflessioni di cui dovevo sbarazzarmi.
Mi fissai allo specchio e notai che ero più pallida del solito; sussultai poi quando sentii la porta aprirsi di scatto alle mie spalle. 
Dallo specchio notai il riflesso di Liam dietro di me, e non potei far altro che abbassare lo sguardo a terra.
Lui chiuse la porta dietro di sé dopodiché riportò gli occhi sui miei, “che succede?” disse subito.
“niente” risposi, continuando a fissare il pavimento. 
Sentii una sua mano posizionarsi sotto il mio mento per poi alzarlo verso l’alto, costringendomi quindi a guardarlo in faccia.
“non hai detto una parola, a tavola” mi fece notare, ed io alzai le spalle.
“cosa avrei dovuto dire, scusa?” replicai, “stavate ricordando vecchie esperienze di cui io non ho fatto parte, perciò mi limitavo ad ascoltare.”
“quindi è questo il problema” Liam roteò gli occhi al cielo, “lo sapevo che era una cazzata.”
“cosa?” aggrottai la fronte, perplessa.
“che stai bene, che sei contenta di conoscere Danielle e passare un po’ di tempo con Andy, tutte cazzate” fece una smorfia.
“mi dispiace, okay?” sbottai, “almeno ci ho provato. E’ più forte di me, non ce la faccio.”
“spiegami qual è il problema, Ronnie” ribatté lui, incrociando le braccia.
Sbuffai, restando in silenzio. Non avevo neanche voglia di perder tempo a spiegargli le motivazioni del mio disagio, ero certa che non avrebbe capito o per lo meno avrebbe minimizzato ogni cosa.
“è Andy il problema?” continuò, “ti ho già detto che si tratta soltanto di un paio di giorni, dopodiché se ne andrà..”
“non è questo” lo interruppi, portandomi una mano tra i capelli e girando lo sguardo altrove.
“Danielle” sussurrò, a voce bassa, “è lei il problema?”
“forse” balbettai con un tono di voce talmente tremolante e falso che non riuscii a convincere nemmeno me stessa.
“mi avevi detto che eri contenta di passare del tempo insieme a loro..” sospirò lui.
Storsi la bocca, facendo un’altra smorfia senza neanche accorgermene.
“dio, Ronnie, io capisco un po’ di gelosia, credo sia normale” mormorò, “e non posso neanche negare che mi faccia piacere vederti gelosa, ma.. lo sai che sei l’unica per me, non dovresti avere dubbi dopo tutto quello che abbiamo passato.”
“lo so, non ho dubbi infatti” precisai, “ma mi da fastidio comunque, Liam. Non sopporto il fatto che tu abbia condiviso tanti momenti con lei e non te ne sto facendo una colpa, è normale che tu abbia avuto altre ragazze prima di me ma.. scusa, sto esagerando.”
“è stata una cosa breve, tra me e lei, intendo” spiegò, schiarendosi la voce con un colpetto di tosse, “senza importanza, te l’ho già detto.” 
“dal modo in cui ti guardava prima, direi che lei non la pensa allo stesso modo” brontolai, mettendo le braccia conserte.
Liam stava per rispondermi, ma in quel momento la porta si aprì e fummo colti nel fatto.
Danielle era lì, a guardarci sbalordita; “scusate, non sapevo che foste in bagno”
“ho finito” dissi senza emozioni nel tono di voce; mi passai una mano tra i capelli ed uscii dal bagno a testa bassa senza rivolgere neanche un’occhiata a Liam. Tuttavia lo sentii seguirmi, riconobbi i suoi passi dietro di me, mentre Danielle era rimasta in bagno. 
“oh, eccovi qua” si lamentò Andy, rimasto solo, “mi stavo chiedendo dove foste finiti tutti.”
“buona serata, io sto andando via” mormorai e, a quell’affermazione, Liam che nel frattempo si era posizionato accanto a me restò a bocca aperta.
“Ronnie” mi sussurrò, cercando probabilmente di convincermi a restare.
Ma io non volevo restare lì, sapevo che se fossi rimasta avrei soltanto continuato a peggiorare l’umore di Liam, e credevo che lui un minimo di spensieratezza con il suo migliore amico la meritasse. Perciò decisi di farmi da parte. 
La verità era che io, un’asociale di natura, non ero in grado di inserirmi nel loro gruppo e tanto meno volevo, se c’era anche Danielle a farne parte. 
La gelosia è una malattia da cui non si guarisce.
“te ne vai di già?” brontolò Andy, “lo so che la pizza non è un granché, ma..”
Liam lo fulminò con lo sguardo, facendogli segno che non era il momento di scherzare, e l’amico si zittì all’istante. Salutai Andy con un cenno di mano dopodichè uscii dalla cucina, avvicinandomi alla porta d’ingresso. Liam mi seguì, con le mani nelle tasche, e un’espressione contrariata in viso. Aprì la porta e uscimmo per un attimo di fuori, così che gli altri non ci ascoltassero. 
Era buio, e si respirava una tipica aria fresca d’estate.
“mi dispiace davvero” mormorai, “ma non ce la faccio.”
“a fare cosa?”
“non riesco a fingere di divertirmi” alzai le spalle, “Andy fa il cretino e quella lì non la smette di ridere e scherzare con te, è normale che io mi senta infastidita.”
“Ron, sono pur sempre miei amici” replicò Liam, “non puoi pretendere che io rinunci a tutto quanto per te.”
“io non ho preteso niente!” borbottai, “divertiti con i tuoi amici e tanti saluti.”
Feci per andarmene ma lui mi trattenne per un braccio, “perché devi fare così, eh?”
“ti sto soltanto dicendo di divertirti con la tua amica, io me ne andrò a casa, semplice” feci una smorfia.
“è assurdo quello che dici, ma ti ascolti?” sbottò, “stai esagerando, cazzo.”
“certo, esagero sempre” scossi la testa, “tu al mio posto ti comporteresti allo stesso modo.”
“no, cercherei di ragionare” Liam alzò le braccia in aria, “ma sembra che tu non prenda neanche in considerazione l’idea, ti ho detto che lei è soltanto un’amica e vorrei che ti fidassi di me.”
“io mi fido di te” precisai.
“e allora dimostramelo, prendi la mia mano e torna dentro casa con me” sussurrò, tendendo il braccio verso di me, “mi farebbe piacere passare del tempo con i miei amici, ma se la mia ragazza fosse lì con noi sarebbe ancora più bello.”
“io..” balbettai di nuovo, “non voglio rientrare, scusami.”
Liam lasciò cadere il braccio, prima teso verso di me, e girò lo sguardo dall’altra parte.
“va bene” rispose, visibilmente arrabbiato. Infilò nuovamente le mani in tasca, si bagnò le labbra, e si avvicinò alla porta. Mi morsi il labbro, cercando qualcosa da dire per rimediare, ma non trovai parole adatte. La vecchia Ronnie era ancora lì, non se n’era mai andata.
“buonanotte” mi limitai a dire, con un filo di voce, “divertiti.”
“buonanotte” ripeté, rigido come non mai, dopodiché entrò dentro chiudendosi la porta alle spalle. Rimasi lì, sola, nel buio. 
Odiavo discutere con lui, ma non avevo avuto altra scelta.
Scrollai le spalle, convincendomi di aver fatto la cosa giusta, e mi incamminai verso casa.
Aprii la porta, e presto fui invasa dalle domande di mia madre sul perché fossi tornata così presto. 
Mi limitai a scuotere la testa, facendo intendere che non era il momento per il suo curioso interrogatorio, e lei si zittì. 
Filai in camera mia e mi buttai a letto, esausta.

“sono diventata insopportabile, secondo te?” chiesi ad Amy la mattina dopo, mentre passeggiavamo nel mio parco preferito. Il sole splendeva in cielo, il caldo era soffocante, finalmente si respirava aria d’estate. Amy non rispose subito alla mia domanda, ma scoppiò a ridere.
“no, non direi, perché?” chiese, continuando a ridacchiare.
“ieri sera ho litigato con Liam e ho praticamente zittito mia madre” sbuffai, “e la colpa in entrambi i casi è mia, di questo ne sono consapevole.”
“beh, è un buon passo avanti” commentò lei, sedendosi su una panchina.
“e allora perché continuo a rovinare tutto?” sospirai, sedendomi accanto a lei con la testa fra le mani.
“mi hai raccontato di questa presunta ex ragazza di Liam” iniziò la mia amica, “se Liam ti dice che è una cosa senza importanza e di tanto tempo fa, perché non vuoi credergli?”
“io gli credo” la corressi, “ma dovevi vederla ieri sera, questa Danielle non la smetteva di fissarlo con occhi a cuoricino, e per di più ha osato imboccarlo sotto i miei occhi. Ti rendi conto?”
Amy sbuffò, “secondo me stai fraintendendo le cose. E’ solo la cugina di Andy, e ti ricordo che tra un giorno se ne tornerà in Irlanda da dov’è venuta, quindi perché permetti ad una sconosciuta di farti litigare con il tuo ragazzo?”
Mi morsi il labbro, consapevole che avesse ragione lei.
“sei un genio, te l’ho mai detto?” esclamai, balzando in piedi.
“un paio di volte” replicò lei compiaciuta, “aspetta, ma dove stai andando?”
“ti dispiace se faccio un salto da Liam?” mormorai, “è presto, Andy e Danielle dovrebbero essere ancora in albergo a quest’ora e potrei parlargli da sola.”
“tranquilla, va’ pure” alzò le spalle, “vorrà dire che rimanderemo il nostro pranzetto a un'altra volta.”
“scusami, scusami, scusami” ripetei, mandandole baci con la mano. Lei sorrise e mi fece cenno di correre. 
Così feci, accelerando il passo verso casa di Liam. 
Bussai alla sua porta più volte, con insistenza. Erano le nove e mezza del mattino, ma lui mi aprì la porta già sveglio ed esuberante.
Tuttavia aggrottò la fronte nel vedermi lì.
“buongiorno” mormorai timidamente, “posso entrare?”
Liam si passò la lingua tra le labbra, dopodiché spalancò la porta senza dir niente e si incamminò verso il divano. 
Sospirai, realizzando che fosse ancora arrabbiato con me, ed entrai chiudendomi la porta alle spalle. 
“stavi studiando?” chiesi, evitando il vero discorso, ma non ricevetti alcuna risposta.
Camminai lentamente verso di lui, che continuava a fissare la parete pur di non guardarmi in faccia. Mi sedetti al suo fianco, poggiando con delicatezza una mano sopra la sua.
“Liam” lo chiamai, a voce bassa, “parlami, per favore.”
“cosa vuoi che ti dica?” ribatté, portando improvvisamente gli occhi sui miei.
Deglutii, “voglio che tu accetti le mie scuse. Avevi ragione, ho esagerato ieri sera.”
Lui alzò un sopracciglio, “meno male che te ne sei resa conto.”
“mi dispiace di aver criticato i tuoi amici” dissi subito, “è stato egoista da parte mia impormi in quel modo e andarmene via, costringendoti a fare una scelta. La gelosia ha un brutto effetto su di me.”
“l’ho notato” replicò, roteando gli occhi al cielo. 
“tu non puoi parlare” sorrisi, “devo ricordarti le scenate che hai fatto per Harry in passato?”
Lui sbuffò, facendo il broncio. La situazione sembrava essersi alleggerita.
“il problema non è la tua gelosia” precisò, “ma il modo in cui la affronti.”
“se mi darai un’altra opportunità, farò in modo di rimediare” lo guardai con occhi supplicanti.
Liam si passò una mano davanti la bocca, poi alzò le spalle.
“porto Andy e Daniella al mare, questo pomeriggio” disse, “mi farebbe piacere se tu ci fossi.”
Annuii all’istante, “va bene, ci sarò. Farò del mio meglio.”
“non è poi così difficile, cercare di essere carina con loro” borbottò.
“lo so.. è solo che, beh, avrei voluto conoscere quel ragazzino che si faceva chiamare Leeyum da tutti, avrei voluto vederlo crescere e magari toccare quei folti capelli lunghi e ricci che adesso non rimangono altrove se non in qualche sfocata fotografia” dissi con voce tremolante, “avrei voluto accarezzarti il petto e le braccia prima che fossero interamente coperte di muscoli e tatuaggi, avrei voluto starti accanto in quel periodo così duro che è stata la tua infanzia e metà adolescenza, avrei semplicemente voluto incontrarti prima e vivere tanti momenti della tua vita che purtroppo mi sono persa. Momenti che invece hai vissuto con altre ragazze e forse è questo ciò che mi fa più male, sapere di non essere stata la prima per te così come tu lo sei per me.”
“parli come se fosse tua la colpa di questo” sorrise.
“no, lo so che non è colpa di nessuno, ma..”
“ma niente, okay? Il passato è passato” mi interruppe, “voglio guardare avanti, e quando lo faccio vedo te. Nel mio futuro ci sei solo tu, Ronnie, anzi.. ci siamo noi, insieme.”
Sorrisi anch’io, stringendo forte la sua mano.
“anche tu sei la prima per me, Ron, lo sai” mi accarezzò il viso, “sei la prima ragazza di cui io mi sia mai innamorato, e questo conta molto di più di tutto il resto.”






 
***



saaalve,
eccomi qua con un altro capitolo!
che ne pensate? :)
spero di sentirvi,
un bacio e alla prossima 
xx

-marty.


 
 

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Capitolo 63
*** One and only. ***


Sessantatreesimo capitolo.



Un’ora dopo ero già a casa a frugare nell’armadio, alla ricerca di qualcosa da mettere per accontentare Liam. Avevo acconsentito ad andare al mare con lui, Andy e Danielle soltanto per renderlo felice e chiarire una volta per tutte la discussione della sera precedente.
Volevo davvero essere una brava fidanzata per lui, superando le mie difficoltà.
Ma la sola idea di passare un’intera giornata in loro compagnia mi fece venire l’orticaria.
“ehi, com’è andata con Liam?” chiese all’improvviso una vocina femminile alle mie spalle.
Amy era letteralmente saltata fuori dal nulla in compagnia di Louis, alla porta della mia stanza.
“bene, bene” risposi, continuando a curiosare nei cassetti, “e visto che è andata bene, devo farmi perdonare per ieri sera con una bella gita al mare, tutti insieme. Che bello.”
Amy ridacchiò per la mia esclamazione del tutto sarcastica.
“su, per una volta non fare la guastafeste e divertiti” commentò mio fratello, portando un braccio intorno alla spalla della sua ragazza.
Sbuffai, distogliendo lo sguardo dall’armadio e portandolo su di loro.
“non riesco a divertirmi con loro” sospirai, “ma ci proverò.”
“che stai cercando?” mi chiese la mia amica, ed io riportai l’attenzione sul disordine che avevo combinato.
“i costumi, non ricordo dove li ho messi” brontolai. 
Poco dopo, con un lampo di genio, aprii un cassetto che avevo del tutto tralasciato e li trovai. 
Amy corse ad aiutarmi su quale scegliere.
“questo è decisamente fantastico” sbarrò gli occhi nel tirar fuori un bikini leopardato di cui non ricordavo neanche l’esistenza.
Louis scosse la testa, palesemente contrario a quella scelta.
“sta’ zitto tu, cosa ne vuoi capire di moda” lo rimproverò lei, facendomi ridere.
“purtroppo devo dar ragione al mio fratellone” alzai le spalle, “non mi piace, è troppo.. appariscente.”
“appariscente?” ripeté lei, sconvolta, “dio, Ronnie, di cosa ti vergogni? hai delle tette da paura, mettile in mostra!”
Scoppiai a ridere a quell’affermazione, mentre Louis continuava a scuotere la testa.
“penso che metterò questo” dissi infine, tirando fuori dallo scatolone un semplice bikini nero.
Amy non approvava granché la scelta, mentre Louis era piuttosto soddisfatto.
“tesoro, se ci fosse una stronza che ci prova con il mio ragazzo, io sceglierei decisamente l’altro” continuò la mia amica, “così che lui non riuscirebbe a togliermi gli occhi di dosso.”
“Liam ha sempre gli occhi su di me” la corressi, “non ho bisogno di un reggiseno leopardato.”
“e per la precisione, vale lo stesso per me” intervenne Louis, rubandole un bacio. Sorrisi.
“ah, ma quanto ti amo!” ribatté Amy, riempendolo di baci. Fu in quel momento che mi venne un’idea a dir poco geniale.
Mi avvicinai di scatto a loro ed esclamai; “dovete venire anche voi!”
“cosa? dove?” Louis aggrottò la fronte, perplesso.
“in spiaggia, con noi” li supplicai, “vi prego.”
“Ron, non penso che uno che si è appena tolto le stampelle possa venire a fare surf con voi” ridacchiò mio fratello, ed Amy – a malincuore – annuì. 
“per quanto vorrei accompagnarti, Louis ha ragione” concordò lei.
Sospirai, sconsolata, e mi buttai sul letto con la faccia contro il cuscino.
“dai Ronnie, cosa vuoi che sia” borbottò Amy, “fai uno sforzo e resisti, fallo per Liam.”

Il viaggio in macchina fu, a dir poco, imbarazzante. 
Il mare era lontano e, per arrivarci, c’era bisogno di minimo un paio d’ore d’auto.
Liam era al volante, io seduta al suo fianco, con Danielle ed Andy nei sedili posteriori. Non fui sorpresa di scoprire che quest’ultimo fosse un tipo festaiolo, ma sentirlo schiamazzare e alzare il volume della radio per tutta la durata del tragitto cominciò a darmi sui nervi.
Danielle, che a primo impatto mi era sembrata fastidiosa ma pur sempre una ragazza tranquilla, si rivelò la copia esatta di suo cugino. 
Anzi, oserei dire, la brutta copia. Era addirittura peggiore. 
Ogni tanto si alzava dal suo sedile e sporgeva la testa in avanti, per chiacchierare e fare l’oca con Liam.
Io passai la maggior parte del tempo in silenzio, guardando fuori dal finestrino.
Il mio ragazzo se ne accorse e portò una mano – quella non posata sul volante – sulla mia gamba.
Mi accarezzò e mi guardò, cercando di capire se stessi bene. Gli sorrisi, fingendo di divertirmi.
La spiaggia in cui arrivammo era enorme e, senza ombra di dubbio, non ci ero mai stata. 
Era poco più tardi dell’ora di pranzo, quindi mangiammo qualcosa dopodiché ci posizionammo sotto il sole.
Tirai fuori dalla borsa che avevo con me degli asciugamani, e tutti incominciarono a spogliarsi. Andy si sfilò la t-shirt bianca che aveva addosso e, restando in costume, sfoderò un fisico palestrato del tutto invidiabile. 
In questo lui e Liam erano molto simili, avevano entrambi una specie di fissazione per la palestra. 
“vieni, ti metto la crema protettiva” gli dissi, e Liam scoppiò a ridere.
“grazie mamma” scherzò, alzando le braccia per togliersi la t-shirt nera aderente che indossava. Sbuffai, “è sempre meglio prevenire. C’è un sole che spacca le pietre.”
Liam annuì e, mentre Andy e Danielle si sistemavano, iniziai a spalmare la crema su tutta la sua schiena.
Me ne portai ancora un po’ tra le mani, e iniziai a massaggiare le sue spalle. 
“mm, sei brava” commentò, chiudendo gli occhi, mentre continuavo il mio massaggio dietro di lui.
“ti piace?” gli sussurrai all’orecchio, a voce bassa per non farmi sentire dagli altri. 
La spiaggia stava cominciando ad affollarsi e c’era sempre più un gran rumore.
“molto” rispose lui, riaprendo gli occhi di scatto, “ma adesso tocca a me.”
Si voltò in tutta rapidità e mi ordinò di togliere il vestito che tenevo sopra il costume.
Me lo sfilai e lo ripiegai in borsa, mentre sentivo letteralmente gli occhi di Liam incenerirmi tutta.
Lo guardai e lo colsi nel fatto, mentre fissava ogni singola parte del mio corpo coperto da un semplice bikini nero.
“sei bellissima” mormorò, bagnandosi le labbra. Ridacchiai e gli passai la crema in mano.
“avanti, non voglio scottarmi” protestai, mentre lui si decideva a posizionarsi seduto dietro di me.
Liam si portò il prodotto tra le mani e cominciò a spalmarlo su tutta la mia schiena, esattamente come avevo fatto io con lui pochi istanti prima, per poi passare alle spalle.
Il relax dovuto al suo tocco magico fu interrotto quando vidi Danielle spogliarsi dei jeans corti e restare in un vistoso bikini dalle fantasie colorate. 
Aveva un fisico da paura, inutile negarlo.
Mi voltai di scatto per vedere la reazione di Liam ma, fortunatamente, lo trovai ancora concentrato con le mani sulla mia schiena. 
Accennai un sorriso, sollevata, e gli feci segno che andava bene così.
“grazie” balbettai a pochi centimetri dal suo viso.
“grazie a te” rispose, fissandomi intensamente negli occhi, “per essere qui, intendo. Lo apprezzo tantissimo.”
Sorrisi di nuovo, portando le braccia dietro il suo collo, e lo baciai.
Non ero sicura che ce l’avrei fatta, eppure la giornata si stava dimostrando migliore del previsto.
“smettetela piccioncini, è tempo di surf!” esclamò Andy, balzando in piedi.
“non ora, abbiamo appena mangiato, ricordi?” spiegò Danielle, “dobbiamo aspettare come minimo due ore per digerire.”
Così, ci sdraiammo tutti quanti sugli asciugamani a prendere il sole. Danielle nel suo, Andy nel suo, ed io e Liam appiccicati l’uno contro l’altro in unico asciugamano. Io e lui passammo circa un’ora a farci le coccole sotto il sole cocente, a baciarci e a guardarci negli occhi. 
La cosa migliore fu proprio rendermi conto che non me ne sarei mai stancata, avrei potuto andare avanti e continuare a coccolarlo per ore e ore senza neppure rendermi conto che il tempo passasse veloce.
Mi addormentai contro il suo petto proprio lì, sotto il sole di Giugno e con i piedi tra la sabbia.
“ben svegliata” biascicò Liam al mio orecchio non appena riaprii gli occhi, intontita.
“ho dormito davvero?” farfugliai, sbattendo le palpebre più volte. 
Annuì e mi baciò la fronte, “stiamo andando a fare surf, Andy ha preso delle tavole, vieni?”
“vi raggiungo, sono ancora assonnata” ridacchiai, sistemandomi meglio con la testa sull’asciugamano.
Lui ridacchiò e, con un po’ di esitazione, si alzò in piedi e si avvicinò alla riva dove riuscii a notare in lontananza Andy e Danielle con delle tavole da surf in mano. Il migliore amico di Liam sembrava parecchio esperto in questo campo, mentre la cugina sapeva a malapena tenerla in mano.
Andy, infatti, si gettò subito in mare e proseguì fin laddove l’acqua fosse sufficientemente alta per alzarsi in piedi sulla tavola.
Tuttavia le onde scarseggiavano e cadde più volte in acqua. Ridacchiai.
Poi il mio sguardo si posizionò su Liam che, mentre cercava di raggiungere l’amico, fu trattenuto da Danielle. 
Aggrottai la fronte, vedendola lamentarsi e chiedere aiuto al mio ragazzo. Liam la accompagnò alla riva e le fece vedere come fare: le posizionò anche una mano su un fianco per mostrarle come surfare. Rabbrividii, ma cercai comunque di restare calma. 
Mi alzai dalla mia postazione e mi incamminai verso la riva, ancora un po’ frastornata dal brusco risveglio. 
“non ce la faccio, è difficile!” si lamentò la ragazza, continuando a fare la stupida con Liam.
“non così tanto” intervenni, prendendo la mia tavola e mostrandole cosa fare, “io non ho mai surfato in vita mia, ma ti dico che con un po’ di intuito ed equilibrio puoi farcela.”
Liam mi riservò un’occhiata perplessa, accorgendosi del mio tono di voce tutt’altro che amichevole.
Danielle alzò un sopracciglio ed annuì, “forse hai ragione, vado a provare.”
Detto ciò entrò cautamente in acqua, raggiungendo lentamente suo cugino.
“tutto okay?” mi chiese lui, ancora sospettoso. Annuii, fingendo un sorriso.
Cercavo di autoconvincermi che la cara ragazza dall’Irlanda avesse intenzioni innocenti, ma ogni volta che la vedevo con Liam il mio cervello si incendiava. Specialmente se faceva di tutto per farsi aiutare e toccare da lui, con la scusa di non saper surfare.
La situazione precipitò circa mezzora dopo quando, dopo aver fatto il bagno in mare, uscimmo tutti e quattro dall’acqua.
Ciò che temevo accadesse, accadde. Mentre Liam ed Andy erano nelle docce dello chalet, io e Danielle restammo sole agli asciugamani.
Iniziai a mettere in ordine la borsa, visto e considerato il fatto che stava per farsi sera e tra non molto saremmo dovuti ripartire per Londra.
“ti sei divertita, Ronnie?” mi chiese lei dal nulla, ancora sdraiata con occhi semichiusi a prendere il sole. 
Rimasi sorpresa perché, probabilmente, quella fu la prima volta in cui mi rivolgeva la parola direttamente. Io e lei, da sole. 
Non sapevo come comportarmi, cercai comunque di trattenermi.
“abbastanza, e tu?” replicai, continuando a frugare nella borsa.
“molto, adoro l’Inghilterra” esclamò, “potrei abituarmici. E’ bello essere di nuovo qui.”
Digrignai i denti e non risposi, chiudendo la borsa dopo aver ordinato tutto.
Il solo pensiero che lei potesse tornare qui, definitivamente, mi mandava fuori di testa. 
“scusa se te lo chiedo, ma da quanto conosci Liam?”
A quella domanda mi innervosii ulteriormente. Non capivo dove volesse arrivare.
“ci frequentiamo dallo scorso Halloween, tra non molto sarà passato un anno” risposi, rigida.
“oh, quindi non da molto” replicò lei, portandosi una mano sulla fronte per coprirsi dal sole, “a giudicare dal modo in cui vi relazionante, sembra che stiate insieme da molto più tempo.”
“è stato un anno molto intenso” replicai, mettendo le braccia conserte, “abbiamo vissuto di tutto.”
Lei annuì. Sembrava quasi che la mia antipatia nei suoi confronti fosse corrisposta.
“da quanto ho saputo, tu lo hai conosciuto prima di me” aggiunsi poi, arrivando al mio punto debole. Volevo sapere di più, volevo i dettagli. Sebbene la gelosia mi stesse facendo impazzire.
“oh, sono stata con Liam qualche anno fa, eravamo così piccoli e inesperti” ridacchiò lei.
Mi sforzai di sorridere, ma la mia espressione imbronciata mi tradì.
“è davvero un ragazzo d’oro, adesso siamo amici e gli voglio ancora bene. Gliene vorrò sempre.”
Sospirai, “anche lui te ne vuole, per lui gli amici sono importanti.”
Non fu un caso che sottolineai con molta attenzione la parola ‘amici’.
“già, è un bravo ragazzo” commentò, “è proprio questo quello che mi è sempre piaciuto di lui, il fatto che sia così altruista, gentile e premuroso.. ma allo stesso tempo molto passionale.”
Cominciavo ad innervosirmi e non poco. 
“voglio dire, è così dolce all’apparenza, poi a letto si trasforma in un animale” sorrise.
Alzai un sopracciglio, aprendo leggermente la bocca per la provocazione.
“come, scusa?” mormorai, sperando di aver capito male. Era un affronto bello e buono.
Erano stati a letto insieme, e una viscida sensazione di disgusto invase il mio stomaco.
“era una battuta” ridacchiò lei, “a proposito, dove sono finiti quei due?”
Ironia del destino, con la coda dell’occhio li vidi tornare in quel preciso istante. 
“Dani, puoi venire un attimo?” la chiamò il cugino, e la ragazza balzò in piedi in pochi secondi poi sparì.
Liam, invece, mi si avvicinò asciugandosi i capelli fradici con un asciugamano. 
Con l’altra mano si strizzò i pantaloncini del costume completamente bagnato.
“ehi, piccola” sorrise, “vuoi fare una doccia anche tu? Possiamo farne un’altra insieme, magari.”
E rise, ma il mio sguardo era tutt’altro che divertito. Quasi tremavo dal nervosismo.
“sei mai stato a letto con Danielle?” chiesi tutto d’un fiato, senza giri di parole.
Ero seduta sul mio asciugamano, con le gambe incrociate e lo sguardo rivolto verso il basso.
Tuttavia mi parve subito di vederlo sbiancare a quella domanda. Si sedette di fronte a me, accertandosi che fummo soli, e rispose: “eh?”
“hai capito bene” annuii, “hai mai fatto sesso con lei?”
“pensi ancora a questo” fece una smorfia, “avevi detto che ti era passata.”
“rispondi, per favore!” sbottai, serrando la mascella, 
“è così importante saperlo, per te?” ribattè, cominciando ad alterarsi.
“okay, ho capito, lo prenderò per un sì. Va bene, non importa.”
“sì, Ronnie, è successo” alzò le braccia in aria, esasperato, “e quindi? questo cosa c’entra adesso?”
“c’entra.”
“invece no, cosa cambia?” insistette, visibilmente esausto.
“cambia molto per me, mi da fastidio. Credo sia normale.”
“non puoi incolparmi per qualcosa che ho fatto prima ancora di conoscerti, cazzo!” cominciò ad alzare la voce e sentii lo sguardo di qualche passante fisso su di noi.
“non ti sto incolpando. Ti ho fatto una domanda e tu mi hai dato la risposta che temevo, pazienza” sospirai, alzando le spalle.
Mi alzai in piedi e infilai il vestito sopra il costume, portando la borsa su una spalla.
“dove stai andando adesso?” protestò, alzandosi in piedi a sua volta. Mi si avvicinò ed io lo respinsi.
“al bagno” risposi, “comunque tra poco ripartiamo, non è vero? Vorrei tornare a casa, sono stanca.”
Lui annuì e portò una mano sulla mia spalla, “Ronnie, dai..”
“no, lascia stare” scossi la testa, evitando i suoi occhi puntati sui miei.
“lo avevi promesso” borbottò, “mi avevi detto che saresti stata bene, che ce l’avresti messa tutta per divertirti e cancellare questa tua assurda gelosia.”
“ci ho provato, Liam!” alzai la voce, “ci ho provato e ho fallito di nuovo, perdonami.”
Sapevo di essere ingiusta nell’avercela con lui per qualcosa commesso ancora prima di sapere della mia esistenza, non era corretto da parte mia dargli la colpa per aver avuto una storia con la cugina del suo migliore amico, ma non riuscivo proprio a reprimere la mia gelosia.
Sì, ero totalmente gelosa di lui e adesso ero consapevole di non poter fare niente per cambiare questa cosa.
Camminai in tutta fretta verso il bagno dello chalet, dove vi trovai Andy.
“Ronnie, che ci fai qui?” accennò un sorriso, che si spense non appena vide la mia espressione devastata, “oh aspetta.. stai bene?”
Mi morsi il labbro e scossi la testa, “non proprio. Mi gira la testa, e vorrei andare a casa.”
“calma, calma” mi si avvicinò e portò le mani sulle mie spalla, “respira ad alta voce, avanti.”
Ubbidii e cominciai ad inspirare profondamente, sentendo forti pulsazioni alle tempie.
Andy cominciò a farmi aria con un giornale ed io ne approfittai per respirare a pieni polmoni.
“adesso siediti” ordinò, ed io mi sedetti in una seggiola bianca fuori dal bagno.
Lui mi si inginocchiò davanti e continuò a farmi aria; “va meglio?” chiese, sempre sorridente.
Annuii. Ed era vero, stavo decisamente meglio.
Non capivo cosa mi fosse preso, se fosse dovuto allo stress o all’ansia continua delle ultime ore, ma capivo di aver appena evitato uno svenimento.
“grazie mille” mormorai con un filo di voce.
“non ringraziarmi” ribatté lui, “kit del pronto soccorso Andy Samuels al suo servizio!”
Rise, ed io non potei fare a meno di fare lo stesso. 
Era un bravo ragazzo e avevo decisamente sbagliato nel giudicarlo troppo in fretta. 
Peccato che lo stesso non si potesse dire di sua cugina.






 

***


eccomi qua,
che ve ne pare del capitolo?
Ronnie è esplosa.
ha fatto bene o male?
atendo i vostri pareri (:
un bacio e alla prossima 
xx

-marty.



 

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Capitolo 64
*** Into you. ***


Sessantaquattresimo capitolo.



Il viaggio di ritorno in auto verso Londra fu doppiamente imbarazzante, rispetto all'andata.
Non aprii bocca e, quando mi accorsi degli sguardi nascosti che Liam mi mandava mentre era alla guida, poggiai la testa contro il finestrino e chiusi gli occhi.  Far finta di dormire mi sembrava l’unica soluzione. Persino Andy restò calmo e in silenzio per buona parte del tragitto.
Eravamo tutti e quattro molto stanchi per la giornata intensa. Arrivammo a Londra intorno alle nove di sera; inutile dire che dopo essere scesa dalla macchina, salutai tutti molto in fretta per tornare a casa. Liam mi fece cenno di chiamarlo ed io annuii, anche se non né ero del tutto convinta.
Non sapevo cosa avrei potuto dirgli, avevo bisogno di meditare sul mio comportamento.
Dopotutto mi ero resa conto di aver esagerato con quella scenata di gelosia, ma il solo pensiero che Liam fosse stato a letto con Danielle mi aveva mandato fuori di testa.

“quindi sei quasi svenuta dopo aver saputo la notizia?” mi prese in giro Amy la mattina seguente, dopo che terminai di raccontarle tutto riguardo la giornata precedente. 
Sbuffai e mi sistemai meglio sul letto; la scorsa sera ero andata a dormire in tutta fretta e non avevo mantenuto l’impegno di telefonare a Liam.
“non so se fosse dovuto a quello, forse ero semplicemente stanca, oppure un calo di zuccheri” alzai le spalle, “resta il fatto che mi sono innervosita parecchio, e non hai idea di quanto me ne vergogni.”
“e perché la cosa non mi sorprende?” ridacchiò lei, “tu sei un’esagerata per natura.”
Alzai gli occhi al cielo, “tu dovresti cercare di confortarmi.”
“Ronnie, è assurdo il tuo comportamento!” ribatté la mia amica, “devi capire che è normale che Liam sia stato con altre ragazze prima di te, lo sapevi già da tempo che non era un innocente verginello quindi non capisco di cosa tu ti stupisca.”
Restai in silenzio, mordendomi il labbro e accettando la dura realtà che Amy mi stava letteralmente sbattendo in faccia.
“non puoi pretendere che il suo passato si annulli tutto d’un tratto, se ragionassimo tutti come te anch’io dovrei impazzire per il fatto che in passato tuo fratello si sia portato a letto alcune sgualdrine da quattro soldi” fece una smorfia, “ed è normale essere gelosi, lo siamo tutti, ma senza esagerare troppo.”
“lo so, hai ragione” alzai le spalle, “ma tu non hai visto il modo in cui Danielle ci provava con lui, ieri. Credimi, faceva l’oca con Liam sotto i miei occhi, con la scusa di non saper surfare.”
“beh, pazienza, perché Liam ama soltanto te e lei invece se ne tornerà a Dublino oggi stesso” insistette, “quindi sta’ tranquilla e non darle questa soddisfazione.”
“Quale soddisfazione?” ripetei, aggrottando la fronte.
“Quella di essere riuscita a farvi litigare!”
Mi mordicchiai il labbro, “beh, temo ci sia già riuscita.”
Amy sbarrò gli occhi, “Ronnie! Santo cielo, va’ da lui allora, che aspetti?”
“non credo voglia parlarmi adesso, ieri sera mi aveva chiesto di chiamarlo e non l’ho fatto” sospirai, “non sapevo cosa dirgli.”
“Scusarti sarebbe già una buona cosa.”
“Lo farò” mi rimboccai le coperte, “ma per adesso mediterò bene su come farlo.”
Amy scosse la testa e sorrise, “non riesco a credere che tu sia quasi svenuta davanti ad Andy.”
Ridacchiai, “è stato imbarazzante, ma per lo meno è servito a far passare l’ostilità tra noi due. E’ stato davvero dolcissimo.”
Vidi lo sguardo di Amy irrigidirsi all’improvviso.
“che c’è?” chiesi tranquillamente, poggiando la testa contro il cuscino del letto.
“Ronnie” sussurrò con un filo di voce, “e se fossi incinta?”
Spalancai la bocca e dopo qualche secondo di silenzio scoppiai in una fragorosa risata.
“incinta?” ripetei, euforica.
Lei sbuffò, “non c’è niente di divertente, sono seria. I sintomi sono questi.”
“ah davvero?” continuai a ridere, “disse l’esperta che credeva di esserlo per un breve ritardo.”
Lei mi diede un leggero schiaffetto sulla gamba, “smettila di sfottermi. Mi ero spaventata parecchio, all’epoca. E poi lo dico perché mi hai raccontato i dettagli della tua folle avventura nella doccia con Liam, qualche tempo fa.”
Sbarrai gli occhi. Deglutii e tornai seria in in un’istante.
“Lui è.. è stato attento, non è andato oltre” dissi, “non mettermi ansie inutili.”
“mi è venuto in mente così, mi sembra sospetto il tuo cosiddetto calo di zuccheri” si giustificò.
Provai a controbattere, ma in quel preciso istante il mio cellulare prese a vibrare.
Lanciai con timore uno sguardo allo schermo e notai il numero di Liam.
“è lui?” chiese Amy, ma in fondo conosceva già la risposta. Annuii, silenziosa.
Lo presi in mano e risposi alla chiamata. La sua voce era fredda e impostata, sapevo fosse arrabbiato e – infatti – la telefonata durò a malapena un minuto. Mi chiese di andare da lui, considerato il fatto che Danielle e Andy stavano per ripartire e quest’ultimo voleva salutarmi.
“che tenero questo Andy” commentò mia amica non appena riagganciai al telefono e mi alzai dal letto, “non è che si è preso una cotta per te? Voglio dire, prima fa l’infermiere premuroso e adesso vuole salutarti a tutti i costi.”
Le lanciai un’occhiataccia che fu addirittura più efficace di mille parole.
“scherzavo, scherzavo” alzò le braccia in aria, “non essere rigida con Liam, fate pace.”
“io vorrei far pace” ammisi, cominciando a vestirmi, “spero che lo voglia anche lui.”

Mezzora dopo ero fuori casa sua. 
Bussai un paio di volte, che furono sufficienti per ritrovarmi Liam di fronte.
Spalancò la porta e mi lasciò entrare senza dir nulla, eppure io lo fissai a lungo sperando che dicesse qualcosa. Non vidi né Andy né Danielle nell’ingresso, quindi approfittai del momento.
“Liam, vorrei parlarti” mormorai timidamente, osservando il suo viso contrariato e impassibile.
“già, anch’io volevo, ieri sera” puntualizzò, visibilmente infastidito per il fatto che l’avessi evitato.
“mi dispiace, avrei dovuto chiamarti ma..” provai a dire, ma fui interrotta.
“Ronnie!” esclamò Andy con un tono di voce decisamente elevato, arrivando dalla stanza di Liam con un borsone in mano.
Subito dietro di lui c’era Danielle, con una valigia.
“ehi, Andy” lo salutai con un cenno veloce, riportando gli occhi su quelli assenti di Liam.
“come stai?” continuò il suo amico, “ti senti meglio?”
“sì, grazie” risposi, accennando un sorriso, “ti sono debitrice.”
“figurati, non ho fatto nulla” mi diede una pacca sulla spalla, “sono contento che abbiamo messo da parte le nostre divergenze.”
“anch’io” annuii e, a giudicare dall’espressione che Liam aveva in quell’istante, capii che non era a conoscenza del soccorso che Andy mi aveva dato il giorno prima. 
“diamine, questi due giorni sono proprio volati” intervenne Danielle, sospirando.
Suo cugino concordò, “il weekend passa troppo in fretta, ma è sempre bello tornare a casa, qui a Londra.”
Liam si bagnò le labbra e aiutò Danielle a portar fuori la valigia. In quel momento non provai gelosia, capii semplicemente che la mia possessività nei confronti di Liam peggiorava soltanto le cose.
Ero certa che amasse me e soltanto me, mi sentivo stupida per il mio comportamento della giornata precedente e volevo confessarglielo al più presto. Feci per uscire di casa anch’io, ma Andy mi trattenne per un bracio.
Lo guardai con aria interrogativa e lui si guardò intorno, assicurandosi che fossimo soli, poi parlò.
“non avercela con Liam” disse semplicemente, “ti ama da impazzire. Mia cugina a volte è un po’ imprevedibile, ma non è cattiva. Rispetta la tua relazione e per questo vorrei dirti di non mandare tutto all’aria con lui.. mi piacete come coppia, e non voglio veder soffrire nessuno dei due per un motivo così stupido.”
Sorrisi, piuttosto sorpresa da quelle parole che non mi sarei certamente aspettata di sentirgli dire qualche tempo prima.
“grazie, Andy” mormorai, “farò tutto il possibile per migliorare questa mia gelosia.”
“è normale averla” mi tranquillizzò lui, ridacchiando, “cerca soltanto di non svenire troppo spesso.”
Ricambiai la risata ed annuii ancora una volta, “ci proverò, spero di avere un soccorritore pronto all’occorrenza se dovesse ricapitare.”
Andy sorrise e, dopo qualche secondo, guardò fuori per controllare che i due fossero ancora lì.
“ascolta, non dovrei dirtelo ma..” fece una pausa, “Liam ha in mente qualcosa per te, una sorpresa, qualcosa di grosso. Ed è per questo che quando litiga con te è davvero giù, lui.. farebbe di tutto, ci tiene da impazzire. Stanotte non faceva altro che parlarmi di te e..”
“era arrabbiato?” domandai, ancora piuttosto sconvolta per la notizia della cosiddetta sorpresa.
“a tratti sì, era incazzato, ma subito dopo era.. triste” alzò le spalle, “odia discutere con te. Si sentiva addirittura in colpa per essere stato con mia cugina” e rise.
Sbuffai, “sono una stupida, non dovrei farlo star male semplicemente per essere stato con altre ragazze prima di me. E’ una cosa del tutto normale, sono io a non esserlo.”
“diciamo che siete entrambi fuori dal normale” scherzò, “ma vi amate e questo è l’importante. Non ho mai visto il mio migliore amico così preso per una ragazza e, fidati, non te lo sto dicendo per convincerti a non essere gelosa.. ma perché è la verità.”
Sorrisi, “grazie davvero. Ti avevo giudicato male, dopotutto sei un bravo ragazzo.”
“così dicono” replicò, sogghignando per poi tornare subito serio, “ricorda quello che ti ho detto.”
Ripensai alla parola che aveva usato qualche istante prima; sorpresa. Un brivido mi percosse la schiena.
Proprio nel momento in cui trovai il coraggio per chiedergli di cosa si trattasse, fui interrotta per l’ennesima volta.
Danielle aprì la porta d’ingresso di colpo e ci guardò sospettosa;
“andiamo? Abbiamo l’aereo tra un’ora!” disse al cugino, che subito ubbidì uscendo fuori alle mie spalle.
Andy caricò il borsone nel sedile posteriore dell’auto di Liam e poi mi si avvicinò.
Fece per abbracciarmi, come se cercasse il mio permesso per farlo, ed io annuii.
Lo abbracciai e con la coda dell’occhio riuscii a vedere Liam a bocca aperta. Era sorpreso, e come biasimarlo. 
“ci si vede” mi disse, per poi spostare lo sguardo sul suo amico, “tornate presto a Dublino!”
“magari dopo gli esami” gli ricordò Liam, abbracciandolo con una stretta forte e decisa.
“spacca tutto, andrai alla grande” lo incoraggiò Andy, ed io sorrisi. Erano così dolci.
Se un tempo temevo la loro amicizia, adesso ero ufficialmente una loro sostenitrice.
E’ incredibile quanto i pareri sulle persone possano cambiare così radicalmente.
“grazie di tutto, Liam” gli sussurrò Danielle, “sei stato disponibile e gentilissimo come sempre.”
Liam le diede un rapido e piuttosto rigido abbraccio, dopodiché la vide avvicinarsi a me.
“è stato un piacere, Ronnie” sussurrò, impacciata, “spero tu non ti sia fatta un’idea sbagliata di me. Sono un impiastro e commetto tanti errori, ma le mie intenzioni non sono cattive. Alla prossima!”
Mi lasciai andare dal momento e la salutai con un cenno di mano, “alla prossima.”
Non potevo certamente dire di aspettare questa prossima volta con ansia, ma almeno non la detestavo come il giorno precedente. Non era colpa sua, non del tutto. Era mia.
Quando lei e Andy salirono in macchina, chiudendo gli sportelli, Liam mi si avvicinò.
“li accompagni all’aeroporto?” gli chiesi, mordicchiandomi il labbro inferiore.
Lui annuì, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
“credi che potremmo vederci stasera?” domandai, impacciata.
“non lo so, in questi due giorni sono rimasto indietro con lo studio e domani ho l’esame di matematica, lo sai..” farfugliò, portandosi un braccio dietro la nuca.
“tranquillo” dissi subito, “hai ragione, studia e concentrati. Ci vediamo domani?”
“ci vediamo domani” ripeté, controllando i suoi amici in auto.
Prima che salisse al volante, lo bloccai per un braccio e mi avvicinai al suo viso.
“vorrei davvero parlare di quello che è successo ieri” aggiunsi, fissandolo negli occhi.
“sì, vorrei parlarne anch’io” ribatté, immergendosi nel mio sguardo.
“in bocca al lupo per domani mattina” gli sussurrai.
“crepi” ribatté.
Era ancora distaccato, qualcosa lo tratteneva. Forse l’orgoglio, forse la delusione che aveva provato il giorno prima a causa mia.
Decisi quindi di riscaldare l’atmosfera, mi alzai sulle punte e presi il suo viso tra le mani. Poi, dopo qualche istante di indecisione da parte di entrambi, mi sporsi in avanti e lo baciai. Un leggero sfioramento di labbra, un bacio casto e dolce.
Gli accarezzai una guancia – leggermente ruvida per via della barba semi tagliata – e approfondii quel bacio.
Liam si allontanò soltanto un minuto dopo, probabilmente ricordandosi che i suoi amici erano in macchina e rischiavano di perdere un volo.
Feci un passo indietro e lo lasciai entrare in auto, dove – dopo averla messo in moto – mi salutò dal finestrino insieme agli altri due.
Mandai a Liam un altro bacio con la mano e, quando lo vidi sorridermi, mi scoppiò il cuore di gioia. 
Mi bastava soltanto quello, il suo sorriso.

La mattina seguente ero piuttosto agitata.
Non vedevo l’ora di sapere come fosse andato l’esame di Liam e il fatto che non mi avesse neanche mandato un messaggio di buongiorno come suo solito non aiutava di certo. Ero impaziente, e controllavo l’orario ogni cinque minuti. 
Alle undici e mezza, circa, vidi la porta di casa aprirsi all’istante.
Mia madre entrò e mi rivolse un’occhiata perplessa, trovandomi in piedi nell’ingresso a fissare l’orologio appeso alla parete. 
Aggrottò la fronte, “ehi, buongiorno, che stai facendo?”
Distolsi immediatamente lo sguardo da lì e lo portai su di lei, “niente, e tu? Com’è andata la riunione?”
Lei esitò qualche istante, poi sfoderò un radioso sorriso.
“è andata bene, Ronnie” fece una pausa poi esclamò: “ho ottenuto il lavoro! Comincerò presto e aprirò l’azienda di tuo padre proprio qui a Londra.”
Spalancai la bocca e alzai le braccia in aria, “oh dio, ma è una notizia stupenda! Lo sapevo che ce l’avresti fatta!”
Lei sorrise e si avvicinò per abbracciarmi. 
La strinsi e non potei fare a meno di pensare a quanto mio padre ne sarebbe stato fiero, se fosse ancora qui.
Probabilmente lei lo capì e per questo mi accarezzò il viso, “è il miglior regalo che potessimo fargli. Essere finalmente una famiglia.”
“è quello che ho sempre voluto” commentai, mordendomi il labbro.
“prometto che da oggi in poi farò di tutto” disse, quasi commossa, “di tutto per impegnarmi ad essere una mamma presente e responsabile per voi. Anche se ormai tu e Louis non avete più bisogno di me, siete maturati e cresciuti così bene.”
Lasciai da parte il rancore per le sofferenze passate e risposi: “avremo sempre bisogno di te.”

“sei sola in casa?” mi chiese, più tardi, mentre le davo una mano nel preparare il pranzo.
“sì, non sei l’unica ad essere tornata a lavoro” replicai, “anche Louis ha terminato il suo periodo di pausa per la fasciatura alla gamba. Amy lo è andato a prendere perché al momento non vuole saperne di farlo stare in macchina da solo dopo ciò che è successo l’ultima volta.”
“che cara ragazza” commentò mia madre, apparecchiando la tavola, “e Liam?”
Deglutii a quella domanda, quasi strozzandomi da sola, “Liam cosa?”
“come sta? non l’ho visto spesso in giro per casa ultimamente” spiegò, sospettosa.
“è molto impegnato con lo studio” alzai le spalle, “questa mattina ha l’esame di matematica.”
“davvero? e com’è andato?” esclamò entusiasta, “a quest’ora dovrebbe averlo già finito.”
“io.. umh, credo sia andato bene” sospirai, impacciata, evitando il suo sguardo e aiutandola a sistemare la tovaglia.
Con la coda dell’occhio mi parve di vederla alzare un sopracciglio.
“credi?” ripeté. Feci una smorfia.
“non voglio essere invadente o impicciona” aggiunse subito, “ma se ti va di parlarne, io sono qui.”
“stanno succedendo tante cose tra noi, ultimamente” confessai tutto d’un fiato, “e non so se lui sia ancora arrabbiato con me per una cosa che ho fatto, resta il fatto che non si decide a chiamarmi.”
“allora chiamalo tu” ribatté lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Io scossi la testa.
“ha detto che mi avrebbe chiamato lui” farfugliai, “e se non l’ha fatto ci sarà un motivo.”
Ironia del destino, il mio cellulare squillò in quel preciso istante. Mia madre sorrise.
“pronto?” mormorai con un filo di voce, e rabbrividii nel sentire la sua.
“Ron” disse, “puoi fare un salto a casa?”
“da te?” balbettai, sorpresa, “stavo per mangiare, ho una cosa da festeggiare con la mamma e..”
“tranquilla, non importa” mi interruppe, “ci vediamo stasera allora.”
“aspetta, dimmi almeno com’è andato l’esame” insistetti, confusa dal suo sospetto tono di voce.
“ne parliamo stasera, è meglio” ribatté, “a dopo.”
E non ebbi neppure il tempo di protestare che Liam riagganciò la chiamata. Sbuffai.
“tutto okay?” domandò mia madre, ma dal modo in cui aveva posto la richiesta capii che conosceva già la risposta.
Scossi la testa, esasperata, e mi sedetti a tavola.
“si comporta in modo strano” dissi, “non so cosa stia succedendo, mamma.”
“allora va’ da lui, festeggeremo il mio ritorno a lavoro un’altra volta” alzò le spalle, comprensiva.
“no, non è giusto, questo è il tuo giorno” esclamai, decisa, “voglio stare con te e Louis.”
E mantenni quella decisione, effettivamente.
Mio fratello arrivò poco dopo e, dopo che avessimo salutato Amy, restammo in famiglia.
Soltanto noi tre. Pranzammo insieme e festeggiammo il nuovo lavoro della mamma.
Era una vera vittoria per lei, così come lo era per me. E per mio padre, certamente.
Nel pieno pomeriggio mi decisi a prepararmi per andare da Liam, sotto consiglio di mia madre, la quale si dichiarò essere una gran sostenitrice della nostra coppia. La ringraziai per il supporto e mi sistemai, poi uscii di casa sotto il sole cocente. 
Durante il tragitto a piedi verso casa di Liam ripensai al mio comportamento nel giorno precedente. 
La gelosia per Danielle, i nervi, la scenata a Liam e tutto il resto. 
Capii che il mio ragazzo aveva tutti i motivi per avercela con me, quindi dovevo rimediare.
Bussai alla sua porta che, dopo qualche secondo in più rispetto al solito, si aprì. 
Lui era proprio lì, di fronte a me, quasi sorpreso che alla fine avessi scelto di andare a trovarlo.
“ehi” mormorai, come ero solita fare quando la situazione tra noi era un po’ tesa, e lo superai entrando in casa senza neppure aspettare che fosse lui a dirmelo. Liam si chiuse la porta alle spalle e mi raggiunse, con le mani nelle tasche e lo sguardo leggermente contrariato.
“ce l’hai fatta ad arrivare” roteò gli occhi al cielo. 
Era evidente che fosse nervoso.
“ascolta, cos’hai?” alzai le braccia in aria, incapace di trattenermi, “sei strano da questa mattina e, a dire il vero, quando ieri mi hai baciata credevo che le cose si fossero quasi chiarite.”
“ti avevo esplicitamente detto che volevo parlarti di quello che è successo” puntualizzò lui, infastidito, “non basta un semplice bacio per far finta che non sia successo nulla, Ronnie.”
“ti chiedo scusa per quello che ho fatto negli ultimi due giorni” alzai le spalle, “mi rendo conto di aver esagerato con la cugina di Andy, ma per quanto ancora vorrai punirmi per questo?”
“non ti sto punendo” ribatté, “cerco solo di farti capire quanto su sia fottutamente esagerata.”
“sì, ovvio, sono sempre io a sbagliare” scossi la testa, esasperata, “è sempre colpa mia.”
“non ho detto questo!” alzò la voce. 
Era frustrato, e detestavo vederlo così. 
Specialmente a causa mia.
“non possiamo semplicemente chiuderla qui?” farfugliai, dopo qualche secondo di esitazione, “mettiamoci una pietra sopra, per favore.”
“il punto è che, per ogni passo avanti che io faccio, tu ne fai un altro indietro, Ronnie.”
Rabbrividii a quell’affermazione tanto pacata quanto rigida. Mi travolse in pieno.
“Liam..” balbettai, con voce tremolante. Ero senza parole. Avevo sottovalutato il mio atteggiamento.
“l’esame di questa mattina è stato un disastro” disse poi, cambiando improvvisamente discorso.
Sbarrai gli occhi, “come? perché?”
“per tanti motivi. Alcuni dei quali puoi immaginarli” girò lo sguardo altrove.
“poi dici che non è sempre colpa mia, vero?” borbottai, offesa, “lo stai facendo anche ora.”
“è tutto una merda, Ron” scosse la testa, “sono stressato e.. confuso.”
Aprii leggermente la bocca, “confuso su cosa?”
Liam restò in silenzio, sfregandosi nervosamente le mani.
“confuso su noi?” domandai, con un nodo alla gola.
Non disse nulla neppure stavolta.
“confuso su me stesso” confessò alla fine, abbassando lo sguardo a terra.
“perché?” mi avvicinai lentamente a lui, “che ti succede?”
“succede che non so più cosa aspettarmi dal mio futuro” sbottò, “ho pianificato tutto quanto in base a te, in base a noi, e poi arrivi tu con certi comportamenti che mi mandano fuori di testa e mandi tutto all’aria!”
Spalancai la bocca, “non ti seguo.”
“cazzo, Ronnie” alzò le braccia in aria, “sono mesi che mi sto preparando per fare un secondo test d’ammissione al college musicale dove mi hanno rifiutato, e sai perché? perché voglio restare a Londra, voglio fare quello che mi piace e soprattutto voglio restare per te!”
Ero senza parole, di nuovo. La mente mi riportò alla cosiddetta sorpresa di cui Andy mi aveva avvertito. Ora capivo di cosa si trattasse. 
Liam voleva restare per me, e si stava preparando da mesi per rientrare nel college in cui aveva già provato ad iscriversi, sempre per me.
“perché non me l’hai detto?” fu l’unica cosa che riuscii a dire, dopo quasi un minuto.
“volevo.. volevo farti una sorpresa e renderti felice, renderti orgogliosa” chiuse gli occhi, “e mentre io sto preparando tutto questo per il nostro futuro insieme tu incominci a farmi scenate per una ragazzina con cui sono stato anni fa, sgridandomi per il fatto che sia stato a letto con altre ragazze prima di conoscerti e.. e allora io inizio a chiedermi se merito o meno tutto questo. Mi sto impegnando da morire per te, perché sei l’unica per me, ma sembra che tu non riesca proprio a capirlo.”
Una fitta dovuta al senso di colpa mi travolse in pieno stomaco, deglutii e trattenni gli occhi già lucidi.
“l’ho capito, davvero” piagnucolai, “e non hai idea di quanto stupida mi senta adesso. Devi capire che quelle scenate che tu tanto detesti sono il mio modo di dimostrarti quanto tengo a te e quanta paura ho di perdere l’unica persona che io abbia amato così tanto nella mia vita. Tu, soltanto tu.”









***


ci avviciniamo sempre più alla fine della storia,
e per questo devo ammettere che mi piacerebbe sentirvi di più.
spero di ricevere qualche vostro segnale,
un bacio e alla prossima 
xx

-marty.


 

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Capitolo 65
*** Side to side. ***


Sessantacinquesimo capitolo.



Alla fine, quella lunga discussione non portò a nessuna conclusione.
Liam mi lasciò andare con la banale scusa di dover studiare per l’ultimo esame ed io feci come mi disse, incapace di protestare o insistere. Dopotutto sapevo che aveva ragione, era più che giusto che ce l’avesse con me, considerato il fatto che avevo appena scoperto cosa stesse tramando alle mie spalle. Stava lavorando da mesi per sorprendermi, per ottenere una seconda possibilità in quel college musicale a Londra così da poter restare al mio fianco, ed io lo avevo deluso.
Sapevo che, per rimediare al danno, la prima cosa da fare era lasciargli i suoi spazi. 
Visto che l’esame di matematica non era andato granché bene, non gli restava che studiare bene per l’ultimo.
La mattina seguente, invece, mi svegliai e ricevetti una notizia del tutto inaspettata. 
Quando aprii gli occhi, intorno alle dieci, sentii la voce di mia madre e Louis a volume piuttosto elevato proveniente dalla cucina. Mi stiracchiai e stropicciai gli occhi, ancora assonnata, e controllai – come ogni volta – se ci fosse il solito messaggio del buongiorno da parte di Liam. Niente di niente, lo schermo era vuoto e di suoi messaggi neanche l’ombra. 
Triste e amareggiata, glielo inviai io per prima, quella volta. 
Poi mi alzai una volta per tutte dal letto e arrivai in cucina dagli altri.
“Ronnie” mormorò mia madre, quasi sorpresa o spaventata di essere stata colta sul fatto.
Louis si portò una mano dietro la nuca ed io non potei fare a meno di guardarli con sospetto.
“ehi, buongiorno” farfugliai, guardandomi intorno, “ma che succede?”
“Ron, la mamma deve dirti una cosa” rispose mio fratello, sfregandosi nervosamente le mani.
Spostai lo sguardo da lui a lei, e tutto ciò che ricevetti fu una sensazione d’angoscia percepibile nell’aria. 
Aggrottai la fronte, cominciando ad agitarmi, e spezzai quel fastidioso silenzio.
“mamma?” la chiamai, “cos’è che devi dirmi?”
Lei, in tutta risposta, mi si avvicinò e sorrise in tutta tranquillità.
“non è niente di preoccupante, sta’ tranquilla” mormorò per poi voltarsi verso Louis, “state tranquilli tutti e due, perché andrà tutto bene.”
Mio fratello abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro e invitandola a proseguire.
“devo ripartire” disse semplicemente, “devo tornare in America per qualche tempo.”
Sbarrai gli occhi di fronte a quell’affermazione; non potevo e non volevo crederci.
“cosa?” balbettai con un filo di voce, “come? perché? e il tuo nuovo lavoro qui?”
“è proprio per questo che devo tornare a New York” spiegò lei, sempre calma e pacata, “devo terminare i miei affari lì, sistemare la sede americana dell’azienda e dire addio per sempre a quella casa in cui per anni ho abitato con vostro padre.”
Sia io che Louis restammo in silenzio.
“posso farcela, ho soltanto bisogno di un po’ di tempo” aggiunse poi, con gli occhi lucidi.
“oh, mamma” sospirai, avvicinandomi e prendendole la mano, “se vuoi che io venga con te..”
“meglio di no, tesoro” ridacchiò, “sappiamo entrambe com’è finita la scorsa volta.”
Mi portai una mano davanti la bocca e mi lasciai scappare un sorrisetto.
“sei ripartita dopo qualche giorno perché ti mancava troppo Londra” esclamò, divertita.
“diciamo che è ripartita perché le mancava troppo il suo fidanzatino” la corresse Louis, prendendomi in giro. Sbuffai e ridacchiai con loro, ancora amareggiata per la notizia.
“di quanto tempo si tratta?” le chiesi, poco dopo.
“qualche settimana, un mese, forse” alzò le spalle, “non lo so.”
Deglutii, restando in silenzio. Ero piuttosto spiazzata.
“e come farai con il nuovo lavoro?” domandai.
“lo comincerò non appena tornerò qui” spiegò lei, “è tutto sotto controllo. L’unica cosa che mi manca è la vostra approvazione.”
“non preoccuparti per noi, ce la caveremo” lanciai un’occhiata complice a mio fratello, “non è vero?”
“come abbiamo sempre fatto” ribatté lui, poggiando una mano sulla mia spalla.
“sono così orgogliosa di voi” sussurrò nostra madre, sul punto di commuoversi ancora.
“oh no, ti prego” brontolò Louis, alzando le braccia in aria, “niente lacrime o frasette sdolcinate.”
La mamma sorrise ed io con lei, “vi voglio bene, ragazzi.”

Pochi giorni dopo partì.
Restare sola in casa con Louis mi riportò indietro nel tempo, a come avevo trascorso molti anni sola con lui e quanto fosse diversa la nostra vita ora che mia madre era tornata da noi. In ogni caso, la situazione con Liam non sembrava migliorare: ci sentivamo spesso al telefono ma senza vederci, avevamo scelto di prendere le distanze per un po’ di tempo. 
O meglio, era stato lui a deciderlo.
Mi aveva praticamento chiesto di stargli lontana, così che potesse concentrarsi sugli studi per l’esame finale. 
Ma sapevo bene che, in fondo, c’era dell’altro; le motivazioni erano molto più profonde, e la mia paura di perderlo cresceva giorno per giorno. 
Per mia fortuna Amy e Louis non mi lasciarono mai sola, in quei giorni andai spesso al mare con la mia migliore amica e la sera mio fratello cercava di distrarmi con qualche vecchio film o una serata in casa tutti soli. La mancanza del mio ragazzo, però, si faceva sentire comunque. 
Un lunedì mattina di fine Giugno, giorno prima dell’esame finale di Liam, decisi di non rispettare l’accordo e andai a trovarlo a casa sua. Quando mi aprì la porta, sembrava sorpreso di trovarmi lì. Sebbene fossimo stati lontani per qualche giorno, realizzai che mi fosse mancato da impazzire. 
Osservai con cura il suo viso stanco e segnato dalla barba che gli dava un look più trasandato, la canottiera bianca che metteva in risalto il suo fisico scolpito e i soliti pantaloncini della tuta che indossava quando voleva stare comodo.
Sorrisi, sperando che lui facesse lo stesso, invece si limitò a spalancare la porta per lasciarmi passare.
Entrai e lui la chiuse subito dopo, seguendomi e portandosi le mani dietro la nuca, imbarazzato.
“beh, come stai?” chiesi con un po’ di esitazione, interrompendo quell’estenuante silenzio.
“stanco” sospirò come se non fosse già abbastanza evidente, “e tu?”
“adesso che ti vedo, sto meglio” sussurrai, avvicinandomi ancora più a lui.
Liam si mordicchiò il labbro nervosamente. 
Era teso, lo capii dal modo in cui il suo corpo reagiva quando mi avvicinavo e provavo a sfiorarlo.
Voleva restare rigido e impostato perché una parte di sé – quella orgogliosa e da uomo ferito – ce l’aveva ancora con me per il mio comportamento ossessivo nei confronti suoi e di Danielle. 
Avevo ammesso di aver sbagliato e, onestamente, non sapevo più cos’altro fare per farmi perdonare da lui. 
Inoltre, il fatto che avesse confessato di star studiando di nascosto da parecchi mesi per provare ad essere ammesso per la seconda volta in quel college musicale, mi fece aumentare la voglia di stringerlo e dirgli quanto mi mancasse.
“dì qualcosa, per favore” aggiunsi poco dopo, mentre cominciavo a stuzzicargli il braccio con delicate carezze. Liam storse il naso e socchiuse gli occhi, per poi riaprirli e posarli sui miei.
“ti ho già detto tutto qualche giorno fa” replicò, sforzandosi di mostrarsi tranquillo.
“tenermi a distanza non risolverà le cose” sbottai, “i problemi vanno affrontati!”
“di certo non si affrontano nel modo in cui fai tu” ribatté, alludendo ancora una volta al modo imperdonabile in cui mi ero comportata nell’ultimo periodo.
“lo so, ho capito di aver sbagliato” alzai le braccia in aria, “cos’altro vuoi che faccia?”
Liam scosse la testa, si passò una mano tra i capelli, e cominciò a camminare avanti e indietro per la sala. Mi avvicinai e lo fermai, tentando di afferrare la sua mano per poi stringerla forte.
“da quanto tempo avevi quest’idea di riprovarci al college qui a Londra?” mormorai, con voce tremolante. Ero ancora incredula per aver scoperto che stava facendo tutto questo per me. 
Non che mi stupisse il fatto che Liam facesse qualcosa per farmi felice; non era certamente la prima volta che si impegnava e faceva sforzi per mantenere vivo il nostro rapporto, ma tenermi così all’oscuro di tutto per darmi l’effetto sorpresa mi colse alla sprovvista. Così come è giusto che sia.
“praticamente da quando ho fallito il primo tentativo” ammise lui, massaggiandosi la nuca.
Aprii leggermente la bocca ed annuii, “è stato un gesto veramente carino da parte tua.”
Liam non disse nulla.
“anzi, ma che dico?” sorrisi, “carino? è stato meraviglioso, stupefacente, non so neppure come descriverlo.”
“era più o meno questo il mio obiettivo” rispose lui, alzando le spalle.
“sei sempre in grado di sorprendermi, è una delle cose che amo tanto di te” strinsi più forte la sua mano, “e ciò che mi dispiace di più è il non poter fare lo stesso con te, il non essere la ragazza che vorresti al tuo fianco.”
“questo non è vero” mi interruppe all’istante, piantando gli occhi su di me.
“invece è vero, perché negarlo?” sospirai, sconfitta, “non faccio altro che deluderti, comportarmi da pazza gelosa quando si tratta di un’altra ragazza, arrabbiarmi per stupidaggini e metterti pressioni. Chi vorrebbe una ragazza così?”
“io” disse subito, senza aspettare mezzo secondo, “io ti voglio esattamente così come sei.”
Rimasi in silenzio, piacevolmente scossa dalla sua risposta.
“vorrei soltanto che cercassi di migliorare in alcuni aspetti, e non lo dico soltanto per me” aggiunse, “ma lo dico per te, pensi mi piaccia vederti star male a causa mia? voglio vederti felice e sorridente, per questo mi piacerebbe che vivessi più alla leggera, senza tante angoscie e preoccupazioni.”
Arrossii nel momento esatto in cui mi sentii dire queste parole con un tono di voce talmente basso e dolce da farmi sciogliere. Presa dall’istinto di far pace, provai ad avvicinarmi e baciarlo, ma lui si ritrasse pochi secondi prima che le nostre labbra potessero sfiorarsi. Deglutì, impacciato, e si portò una mano davanti la bocca. Io sospirai, imbarazzata, e feci un passo indietro.
Per quanto fosse chiaro che voleva lasciarsi andare e perdonarmi, non era ancora in grado di cedere così presto. 
Forse aspettava qualche mia dimostrazione, forse no.
“tranquillo, lo capisco” dissi soltanto, “ti lascio studiare per domani, allora. In bocca al lupo”
“crepi il lupo” e sorrise, per la prima volta da quando ero arrivata.
“andrai alla grande, ne sono sicura” sussurrai, accarezzandogli il viso. 
Indietreggiai verso la porta, pregando che mi fermasse e mi baciasse, perché gli si leggeva in volto che moriva dalla voglia di farlo tanto quanto lo volevo io. Lo guardai un’altra volta prima di andarmene, sperando mi trattenesse, ma non lo fece.
Tutta questa situazione con Liam mi stava portando all’esaurimento. E starmene in una casa vuota era l’ultima cosa di cui avevo voglia, per cui passai il resto della giornata in una spiaggetta fuori città con alcune compagne di classe che non frequentavo da un po’. 
Cercai di comportarmi come una ragazza normale, a cui piace prendere il sole e commentare il fisico dei bei ragazzi in costume, ma la verità era che il mio pessimo umore mi seguì anche lì.
Tentai di nasconderlo, ma era evidente. 
Tuttavia resistetti fino all’ora di cena, dopodiché salutai le ragazze e tornai a casa una volta per tutte. 
“sono tornata” esclamai a voce alta, chiudendomi la porta alle spalle e sperando che mio fratello mi avesse sentito. 
Nessun segnale di risposta. Arrivai in salotto e trovai, con mia sorpresa, Amy e Louis sdraiati sul divano di fronte alla tv.
“sshh!” mi fece lei, indicando il ragazzo al suo fianco dormire beatamente contro lo schienale del divano. 
Quella visione mi strappò un sorriso, finalmente, ed Amy provò ad alzarsi in punta di piedi e senza fare il minimo rumore. Fortunatamente ci riuscì, spense il televisore lasciando Louis dormire come un bimbo e poi mi si avvicinò, guardandomi con aria interrogativa.
“tu non dovresti essere con Liam?” chiese a voce bassa, guardandomi con sospetto.
Io feci un sospiro, imprecando mentalmente per il fatto che Liam mi tornasse continuamente in mente, e le feci cenno di seguirmi in camera. 
Chiusi anche la porta della mia stanza e mi buttai a letto, sconsolata.
“non hai ancora risposto alla domanda” brontolò Amy, sedendosi accanto a me con le braccia conserte.
“dammi il tempo” roteai gli occhi al cielo, “hai fame? voi avete già mangiato?”
“sì, poi Louis si è addormentato nel bel mezzo del film” fece una smorfia, facendomi sorridere ancora.
“tipico, lo fa ogni volta” aggiunsi, portandomi una mano tra i capelli.
“sei stata in spiaggia?” sbarrò gli occhi, notando granelli di sabbia sui miei vestiti.
“sì, lasciamo perdere” sbuffai, “è stato tremendo. Ho addirittura rimpianto la mia gita al mare con Andy e Danielle.”
“questo è grave!” esclamò, ridacchiando. 
Annuii, “mi manca Liam.”
Amy scrutò con attenzione il mio sguardo malinconico, “si può sapere cosa vi sta succedendo ultimamente?”
“lui è stressato e impegnato dagli esami, e per di più non abbiamo ancora chiarito la faccenda del college e della mia gelosia” mi coprii il viso tra le mani, “è tutto un casino, Amy.”
“domani ha l’ultimo esame, giusto?” chiese. Annuii.
“bene, e allora perché diavolo sei ancora qui?” aggiunse, “va’ da lui, bacialo e sistemate tutto scopando a ritmo di notte prima degli esami.”
Scoppiai a ridere e le diedi una spallata, “questa era divertente, davvero.”
“non era soltanto una battuta” protestò, trattenendo un’altra risatina, “penso davvero che tu dovresti andare da lui.”
“sono già stata da lui, questa mattina” replicai, “e non è servito a nulla. Liam ha bisogno dei suoi spazi, vuole chiarirsi le idee ed io glielo lascerò fare.”
“perché si aspetta che tu faccia qualcosa, Ronnie” alzò le braccia in aria, “non vuole che tu te ne stia con le mani in mano, vorrebbe qualche gesto da parte tua che gli facesse capire che anche tu lo vuoi quanto lui vuole te!”
Scattai in piedi, “credo di avergli già dimostrato quanto lo amo in tutto questo tempo, se non lo capisce allora..”
E mi bloccai prima di continuare la frase, abbassai lo sguardo e respirai profondamente.
“domani mattina ha l’esame, avrà sicuramente bisogno di te” continuò Amy, “fidati di me, va’ ad incoraggiarlo.”

Andai a dormire presto, quella sera. 
Mi risvegliai all’alba, più o meno, e meditai sulla cosa giusta da fare. 
Ripensai alle parole della migliore amica e realizzai che avesse totalmente ragione.
Dovevo darmi da fare, dovevo impegnarmi per riconquistare il mio ragazzo.
Scattai fuori dalle lenzuola e filai sotto la doccia, poi mi preparai per l’occasione. Indossai un top bianco senza spalline, dei jeans aderenti e un paio di scarpe col tacco dello stesso colore.
Sistemai i capelli con qualche boccolo e poi, quando l’orario divenne accettabile, feci qualche telefonata. 
Ero in cucina quando vidi Louis uscire dalla sua stanza, completamente assonnato e con il pigiama addosso. 
Si fermò di colpo e sbarrò gli occhi non appena mi vide, poi prese a squadrarmi dalla testa ai piedi. 
“dove stai andando?” chiese, con la bocca spalancata e le pupille dilatate.
Mi venne quasi da ridere per la sua impagabile espressione sconvolta.
“all’esame di Liam, è una cosa importante” spiegai, afferrando la borsa dal tavolo.
“e da quando tu..” fece una pausa, “ti conci così?”
Alzai un sopracciglio, “che vorresti dire? sto male?”
“no, diamine, certo che no” ribatté, “ma non sembri tu. E’ grave la cosa.”
“quanto grave?” domandai, intimorita.
“grave abbastanza per confessarti che se non fossi mia sorella, un pensierino ce lo farei..”
Sbarrai gli occhi e gli diedi un colpo di borsetta sul braccio, “Louis!”
Lui, in tutta risposta, si sbellicò dalle risate e tentò di schivare i miei attacchi.
“okay, la cosa è parecchio grave, vado a cambiarmi” aggiunsi, ma lui mi trattenne prima che potessi sgattaiolare in camera mia.
“dai, Ron, stavo scherzando” si giustificò, continuando a ridere.
“va bene, ma non te la caverai così” sbuffai, “riferirò comunque tutto ad Amy.”

Mettere piede a scuola dopo quasi un mese dalla fine delle lezioni fu abbastanza traumatico, ma cercai comunque di mantenere la lucidità e cercare l’aula dei maturandi. 
La trovai, dopo quasi dieci minuti di ricerca, e rimasi alla porta perché la stanza era piena. 
Tra la folla intravidi Harry, Zayn e alla fine anche lui.
Liam era seduto vicino ai suoi compagni ed era bellissimo, come sempre.
La cerimonia prima del diploma era una cosa molto importante, qui. Il commissario esterno dell’esame stava già facendo domande, quando sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
Mi voltai di scatto, presa dallo spavento, e mi calmai quando vidi Karen dietro di me.
“Ronnie, quanto tempo!” esclamò, sorridente. 
Ricambiai il sorriso, lasciando che mi abbracciasse velocemente. Per mia sfortuna, mi accorsi che anche lei si era soffermata sul mio abbigliamento.
“sei sempre più bella” commentò, parlando a voce bassa pur essendo nel corridoio e fuori dall’aula.
“grazie” risposi gentilmente facendo un sospiro di sollievo, “non sapevo saresti venuta anche tu.”
“non potevo perdermi questo momento” rispose, “anche se da qui non si riesce a sentire nulla.”
Mi guardai intorno e cercai di prestare attenzione all’esame ma il gran frastuono lo impediva.
“allora, cos’ha in mente Liam per festeggiare la tanto attesa libertà?” mi chiese, poco dopo.
Avrei voluto risponderle che non ne avevamo ancora parlato, o meglio che nell’ultimo periodo non parlavamo affatto, ma non avevo voglia di starle a spiegare tutte le dinamiche e i problemi della nostra relazione. Così dissi la prima cosa che mi venne in mente e di cui mi pentii subito dopo: “gli sto organizzando una sorpresa.”
Gli occhi sul viso di Karen si illuminarono, “una sorpresa? davvero? di che genere?”
Avevo voglia di urlare e scappare via allo stesso tempo, ma poi pensai che non avevo commesso un errore poi così tanto grave. Potevo approfittarne e cogliere l’opportunità per aggiustare le cose.
“avevo pensato ad una festa” mormorai cercando di sembrarle convincente, “che ne pensi?”
“penso che sarebbe fantastico” rispose, “come ben sai, in passato, Liam non ha avuto molta fortuna con le feste e credo che le sorprese gli piacciano tanto.”
Mi sciolsi al pensiero del passato difficile del mio ragazzo, “lui si merita questo e altro.”
Karen sorrise di fronte alle mie parole ed io ero sempre più determinata ad aggiustare le cose con lui.

Organizzare un’improvvisata festa a sorpresa post – esami fu più difficile del previsto.
Diedi a Karen il compito di chiamare i parenti di Liam, ed io mi occupai dei suoi amici. Gli altri diplomandi come Harry e Zayn erano già impegnati e non potevo invitare Andy e Danielle all’ultimo momento, per ovvie ragioni geografiche. 
L’esame si concluse intorno all’ora di pranzo, per quell’ora io e Karen eravamo già in cortile ad aspettarlo. Inutile dire che c’era un gran numero di persone, come non ne avevo mai viste a scuola, e cominciò a venire un po’ d’ansia anche a me che avrei dovuto affrontare l’esame l’anno successivo.
Ma Liam era stato davvero bravissimo, come sapevo sarebbe stato. Non avevo avuto dubbi neppure un secondo. L’esame di matematica andato male era stato soltanto un incidente di percorso, al quale il mio ragazzo aveva reagito meravigliosamente. La grinta e la carica erano certamente due dei suoi tanti pregi. Morivo dalla voglia di correre da lui e abbracciarlo, così – quando finalmente lo vidi uscire da scuola sorridente circondato dagli amici – fu veramente difficile per me trattenermi.
Lo vidi ricevere le congratulazioni di qualche professore, abbracciare un paio di compagni di scuola – che avevo segretamente invitato alla festa durante la pausa di qualche minuto prima – e poi dirigersi verso di me. Mi accennò un leggero sorriso, forse incapace di tenermi il broncio in quel momento tanto felice, e poi salutò sua madre. Karen lo riempì di complimenti, mostrandosi finalmente come la mamma affettuosa che Liam aveva desiderato fin da piccolo, ed io assistetti alla scena con orgoglio.
Stavo per commuovermi, ma decisi di trattenermi anche questa volta.
“sei bellissima” mi disse lui poco dopo essersi allontanato dalla madre e avermi preso in disparte.
Arrossii, sentendo il cuore battermi forte in petto, “anche tu. Sei stato bravissimo prima.”
“non ero sicuro che saresti venuta, sai?” abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro.
“non mi sarei persa questo momento per niente al mondo” risposi, senza giri di parole.
Lo vidi continuare a squadrarmi dalla testa ai piedi, per poi inumidirsi le labbra.
Si stava evidentemente trattenendo, proprio come me. Ci stavamo imponendo di resisterci.
“quindi, cosa si prova ad essere finalmente libero dalla scuola?” chiesi, cercando di sviare via il discorso e rendere la situazione meno imbarazzante di quanto già fosse.
“è una bella sensazione” sorrise, “anche se.. c’è un po’ di timore per quello che verrà dopo.”
Un chiaro riferimento al college e al nostro futuro era proprio quello che ci mancava.
Restai in silenzio per un po’, e quando finalmente trovai il coraggio per aprir bocca e dirgli che volevo sistemare le cose, vidi arrivare suo padre che lo chiamò a sé e nel giro di pochi secondi sparì.
Ne approfittai per sgattaiolare via con Karen, entrare segretamente in casa di Liam sapendo che lui era ancora a scuola a recuperare le ultime informazioni sull’andamento degli esami e il diploma, e appendere qualche decorazione portata da Louis ed Amy che avevo avvertito circa venti minuti prima.
Organizzare qualcosa non era certamente il mio forte, mentre fare tutto all’ultimo minuto sì, lo era.
Tuttavia riuscimmo a rendere la casa presentabile e accogliente, fortunatamente Karen mi aiutò e fu mia complice nell’invitare in tutta fretta i cari di Liam. Alcuni parenti arrivarono subito, come promesso, e anche degli amici. Ringraziai più volte mio fratello e la mia migliore amica per l’aiuto e la partecipazione in questo mio folle piano e ricordai a Karen di ordinare una torta.
Erano circa le tre del pomeriggio quando sentimmo la macchina di Liam e suo padre fuori casa, feci segno a tutti gli invitati di nascondersi ed io spensi la luce così che tutto sembrasse normale. Ma quando sentii le chiavi infilarsi nella serratura tremavo già, poi Liam aprì la porta e – sebbene fossi nascosta dietro il divano – alzai leggermente la testa per sbirciare l’espressione sul suo viso nel vedere le decorazioni. Sbarrò gli occhi e, quando tutti balzammo fuori dai nostri nascondigli urlando in coro “sorpresa!”, Liam spalancò la bocca e scoppiò a ridere. Non se l’aspettava, poco ma sicuro.
Sua madre corse da lui, seguita da tutti gli altri, che cominciarono a fargli le congratulazioni.
“dovresti andare tu da lui” mi sussurrò Amy all’orecchio, dandomi una gomitata.
Annuii, mordicchiandomi il labbro, osservando attentamente la felicità sul volto del mio ragazzo.
Amavo vederlo sorridere così, di cuore, come non lo vedevo fare da tempo. E la causa ero io.
Restai in disparte ancora un po’, permettendo a tutti di chiacchierare un po’ con il festeggiato, ma più tardi sentii Liam dire: “voi siete pazzi, davvero. Non mi aspettavo una cosa del genere.”
“l’idea è stata della tua bellissima ragazza” gli disse Karen, ad alta voce, indicandomi. 
Tutti i presenti si voltarono verso di me, ed io arrossii, imbarazzata.
Incrociai lo sguardo – tutt'altro che sorpreso – di Liam, in lontananza.
“scusate” lo sentii mormorare ai suoi parenti, dopodiché si fece spazio tra la gente e mi raggiunse in fondo alla sala, mentre tutti avevano già ripreso a parlottare rumorosamente.
“e così sei stata tu a organizzare tutto questo?” chiese, ancora serio e con uno sguardo indecifrabile.
Annuii timidamente, “c’è da dire che mi hanno aiutata tutti.”
“grazie” sussurrò a voce bassa, senza staccarmi lo sguardo di dosso.
Mi guardai rapidamente intorno, realizzando che eravamo praticamente soli e in disparte.
“l’ho fatto per te, perché te lo meriti” mormorai debolmente, “e per farti capire che non ce la faccio più a stare senza di te, ti amo e..”
Liam sorrise e mi interruppe, prendendo il mio viso tra le mani e zittendomi con un lungo bacio.



 




***


un bacio e alla prossima xx

-marty.



 

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Capitolo 66
*** My destiny. ***


Sessantaseiesimo capitolo.



“e lei chi è? non ce la presenti?”
“lei è la mia ragazza” rispondeva Liam, presentandomi ai suoi familiari.
“piacere, Veronica” ripetevo continuamente, stringendo la mano di una ventina di sconosciuti, cercando di mettere da parte l’imbarazzo e far risaltare soltanto l’entusiasmo che provavo per aver finalmente realizzato di far parte della sua famiglia. 
“da quanto state insieme?”
“quasi un anno” rispose lui, avvolgendo un braccio intorno alla mia spalla ed io gli sorrisi.
“oh, che carini!”
“complimenti, te la sei scelta proprio bella” commentò un anziano signore a Liam, probabilmente suo zio, facendo scoppiare tutti quanti a ridere.
I suoi parenti furono tutti molto gentili con me, specialmente Karen che conoscevo meglio degli altri.
Il resto della festa fu un vero successo, dopo quel bacio non trascorsi molto tempo con Liam che era impegnato con la famiglia, ma cercò sempre di coinvolgermi. Io, però, non aspettavo altro che la fine della serata.
Volevo restare sola con lui e parlare di quello che era successo, ora che avevamo finalmente risolto tutte le nostre questioni.
Intorno alle otto la casa si era interamente svuotata. 
Gli ospiti, Karen, Louis ed Amy erano tutti andati via, congratulandosi un’ultima volta con Liam per il diploma e augurandogli tutta la fortuna del mondo per il futuro. 
“che disordine” mormorai, guardandomi intorno.
“metterò a posto domani, forse” ghignò, avvicinandosi, “adesso voglio stare con te.”
Arrossii e mi lasciai scappare un sorriso, intenerita dalle sue parole e dalle sue mani che erano andate a sfiorare i miei fianchi.
Io portai le braccia dietro il suo collo e alzai lo sguardo sul suo; dopo esserci guardati intensamente negli occhi per qualche interminabile secondo lasciammo sfiorare le nostre labbra. 
Liam mi baciò prima con dolcezza e gentilezza, poi mi spinse più vicina a lui e approfondì quel contatto tanto atteso da entrambi.
La sua lingua saettò rapidamente nella mia bocca, sfiorando la mia, rendendo tutto più passionale. Era chiara da parte di entrambi la voglia di appartenerci e recuperare il tempo perduto e passato lontani. Continuammo così per qualche minuto, poi lui mi lasciò riprendere fiato. 
Sorrisi, respirando affannosamente, e lui si sporse in avanti per mordicchiarmi il labbro inferiore con aria divertita e compiaciuta.
“non me l’aspettavo proprio questa sorpresa, oggi” confessò, fissandomi negli occhi ancora una volta.
“visto?” alzai un sopracciglio, accarezzandogli il viso, “riesco sempre a sorprenderti.”
“oh sì, eccome” concordò sorridente, “ed è una cosa che mi fa impazzire. Davvero.”
“tua madre è stata un’ottima complice, oggi” alzai le spalle, “chi l’avrebbe mai detto.”
“già, devo ancora abituarmi all’idea che state diventando amiche” ridacchiò, continuando a dare leggere e delicate carezze sui fianchi.
“non immagini quanto sia contenta che io e te abbiamo chiarito” ammisi, abbassando lo sguardo.
“anch’io, per fortuna è tutto passato” poggiò le labbra sulla mia fronte, “adesso guardiamo avanti.”
“e tu sei libero dagli esami, finalmente” aggiunsi, giocherellando con i suoi capelli sempre più corti.
“non esattamente” mi corresse, liberandosi dal mio abbraccio per sgattaiolare verso la scrivania. 
Lo guardai con aria perplessa, spalancando la bocca quando lo vidi prendere in mano l’opuscolo del college musicale a cui mi aveva detto che voleva riprovare ad iscriversi.
“hai già cominciato a studiare per la prova d’ammissione?” chiesi, sorpresa.
“cominciato?” ripeté prendendomi in giro, “piccola, ho quasi finito.”
Sbarrai gli occhi, confusa, “quand’è questa prova?”
“tra un paio di settimane” rispose, mordendosi il labbro. Ero allibita.
“oh dio, non posso ancora credere che stai tramando questa cosa alle mie spalle da tanto tempo” sospirai, portandomi una mano davanti la bocca. Lui lasciò l’opuscolo e tornò di fronte a me;
“è questo il bello delle sorprese. In realtà avevo programmato di dirtelo quando avrei passato l’esame con la certezza che sarebbe andato bene.”
“penso che sarei morta sul colpo se l’avessi fatto” sbuffai, ridendo con lui.
“non sei l’unica a cui piace fare sorprese” mi fece un occhiolino, abbassandosi rapidamente per poi portare le braccia sotto le mie gambe e sollevarmi di scatto come si fa ad una bimba. 
Lanciai un urlo per la sorpresa, ritrovandomi sospesa tra le sue braccia mentre lui se la rideva sotto i baffi.
Riprese a baciarmi, dopodiché si avvicinò al mio orecchio e sussurrò con un tono di voce estremamente basso ed erotico: “resti a dormire qui stanotte?”
“ma non ho il cambio di vestiti per dormire” farfugliai, conoscendo già la sua risposta.
“mh, credo proprio che potrai farne a meno” rispose, baciandomi la pelle sotto l’orecchio, “perché dormirai senza, lo sai.”
Deglutii, sentendomi avvampare, “va bene. Però devo avvisare Louis.”
Liam tolse un braccio da sotto le mie gambe, reggendomi quindi con un solo braccio, mentre con l’altro rubò abilmente il mio telefono dalla tasca dei miei jeans e iniziò a premere qualche tasto.
“che stai facendo?” domandai, destabilizzata dalla forza del braccio con cui mi sorreggeva.
“ho appena mandato un messaggio tuo fratello, avvisandolo che passerai la notte qui” rispose con sorprendente disinvoltura, per poi rinfilare il cellulare al suo posto.
Lo guardai con la bocca leggermente divaricata e lui mi sorrise, sporgendo in avanti il suo viso per rubarmi un altro bacio. 
Scese poi sul collo con le labbra, causandomi infiniti brividi lungo la schiena. Ancora tra le sue braccia, mi lasciai trasportare nella sua stanza e sebbene non fossero neanche le nove di sera, Liam mi adagiò sul letto. Rabbrividii ancora quando si posizionò sopra di me, insidiandosi tra le mie gambe e scendendo per baciarmi ulteriormente. 
Sapevo già dove volesse arrivare, così fui costretta ad avvisarlo; “amore.. purtroppo devo dirti una cosa.”
Lui era già preso e occupato a far comparire una macchia violacea sul mio collo, mordendolo e succhiando la pelle con insistenza per marcare il territorio.
“sì?” biascicò, senza smettere la sua tortura. 
Io ansimavo senza ritegno.
“emh, non so come dirtelo” balbettai qualche secondo dopo, “ho il ciclo.”
Liam sollevò la testa di scatto e mi fissò come se avessi appena annunciato chissà quale tragedia.
L’espressione sul suo viso era talmente impagabile che mi risultò impossibile non ridere.
“scherzi vero?”
Mi mordicchiai il labbro e scossi la testa, “no.”
“oh” sospirò, passandosi una mano davanti la bocca, “non fa niente, piccola. Davvero.”
“il mio ciclo ha davvero un tempismo perfetto” borbottai, facendo una smorfia che lui ricambiò.
Liam si trattenne dal ridere, “non c’è nessun problema. Dovrò soltanto farmi passare quest’erezione.”
Incrociai la sua espressione imbarazzata e scoppiai in una fragorosa risata nel vederlo cercare di nascondere l’evidente rigonfiamento tra i suoi jeans, per poi togliersi da sopra di me e alzarsi dal letto.
“certo che anche tu non aiuti” brontolò, fulminandomi con lo sguardo, “mi hai provocato tutta la sera e ti sei anche vestita così dannatamente sexy.”
Ridacchiai e mi alzai per raggiungerlo, portando le braccia intorno al suo collo.
“anche tu sei dannatamente sexy con questa camicia” sussurrai, sistemandogli il colletto.
Liam si bagnò le labbra e mi stampò un bacio sulla punta del naso, “tu di più. Con questo top senza spalline così aderente, non sai che ti farei. Dio, quel maniaco di mio zio oggi non ti staccava gli occhi di dosso.”
Sbarrai gli occhi e risi, “ma che dici?”
“te lo giuro, l’ho sorpreso un paio di volte mentre ti fissava il culo e stavo per prenderlo a pugni” disse serio, senza che io riuscissi a smettere di ridere.
“poi sarei io quella gelosa, umh?” alzai un sopracciglio, continuando a dondolare con le braccia avvinghiate al suo collo. Lui accennò un sorrisetto colpevole ed io mi alzai sulle punte per baciarlo dolcemente.
“tu non ne hai motivo” rispose, poco dopo, “lo sai che ho occhi soltanto per te.”
“e lo stesso vale per me” replicai, “quindi niente più gelosia. Promesso.”
Liam annuì e mi baciò ancora una volta, “quando farò quest’ultimo esame, e se andrà bene, giuro che ti porto via con me. Ce ne andiamo da qualche parte, soltanto noi due, dove possiamo goderci la nostra estate insieme.”
Sorrisi entusiasta, “andrà bene. Sono sicura che ce la farai, entrerai in quel college.”
“lo spero” sospirò, allontanandosi leggermente per sbottonarsi la camicia.
Lo bloccai e mi avvicinai di più a lui, “ci penso io.”
Lui posò gli occhi sui miei, ubbidì e lasciò cadere le braccia ai lati, osservandomi incantato mentre – bottone dopo bottone – lo spogliavo.
Ripiegai delicatamente la camicia sulla scrivania e mi lasciai incenerire dallo sguardo penetrante di Liam, mentre allo stesso tempo mi impegnavo a non posare l’attenzione sul suo petto nudo e scolpito.
“che dici, ci mettiamo a letto?” propose dopo uno sbadiglio, “sono un po’ stanco.”
“ci credo, è stata una giornata impegnativa” commentai ed annuii, “sì, sono stanca anch’io.”
Il caldo nella stanza cominciava a farsi sentire ed io cominciai a sudare come fossi in una sauna, ma sapevo che quella sensazione non era dovuta soltanto all’alta temperatura di una delle tante serate estive. Mi tolsi le scarpe col tacco e lasciai scivolare a terra anche i jeans aderenti, per poi fare la stessa cosa con il top e subito sentii Liam in agguato dietro di me. 
Mi baciò una spalla e poi mi fece sdraiare accanto a lui, tra abbracci e carezze.
“sei così bella” soffiò contro le mie labbra, baciandole di tanto in tanto, “non penso esista cosa migliore, per me, che essere qui a coccolarmi con te.”
Sorrisi e mi strinsi più contro il suo petto, tirando su il lenzuolo per coprirmi leggermente nonostante il caldo, “lo stesso vale per me. Mi è mancato tutto questo.”
“è mancato anche a me” sussurrò, sporgendosi in avanti per lasciarmi qualche bacio sul collo.
Inarcai la schiena dal piacere e ansimai, preparandomi alla confessione che stavo per fargli.
“bene, perché devo dirti una cosa” sorrisi leggermente, “ti ho preso in giro..”
Liam allontanò leggermente la testa da lì e mi guardò confuso.
“sì, ti ho preso in giro” annuii, ridendo, “il ciclo mi è finito ieri.”
Il mio ragazzo spalancò la bocca e fece un’altra delle sue espressioni impagabili.
Avrei voluto avere una macchinetta fotografica pronta all’occorrenza, per immortalarle una dopo l’altra.
“ah, bene” ammiccò un sorrisetto malizioso, “vedo che ti diverti a prenderti gioco di me.”
Lo vidi bagnarsi le labbra e creare il solito sguardo vendicativo che mi eccitava e preoccupava allo stesso tempo. 
Cercai di farmi perdonare con un battito di ciglia innocente, che però non fece altro che provocarlo ancora di più. 
Liam si slacciò la cintura dei jeans e la lanciò a terra, sistemandosi poi con cura sopra di me.
“anche se è stato un po’ sfacciato da parte tua, devo dire che sono contento fosse uno scherzo” ridacchiò, reggendosi con i gomiti ai lati del mio viso per non pesarmi.
“ah sì?” risi anch’io, sprofondando contro il cuscino, “non avevo dubbi.”
“direi che anche tu sei contenta di non averlo, se capisci che intendo..” aggiunse, ma questa volta il suo tono di voce si fece più basso, e il tutto fu accompagnato dalla sua mano che si era rapidamente intrufolata nelle mie mutandine. Rabbrividii per il gesto inaspettato e socchiusi gli occhi.
“oh sì che lo sei..” continuò, ridendo beffardamente mentre giocava a darmi piacere con le dita.
Lo sentii baciarmi l’orecchio senza mai smettere o interrompere il suo lavoro, portandomi completamente in un’altra dimensione. 
“umh, sei già così bagnata” sussurrò qualche istante dopo, “così pronta per me.”
Mi sentivo totalmente impotente. Aveva lui tutto il controllo, e sapeva bene come gestirlo.
Si fermò poco dopo, allungando il braccio verso il comodino, cercando ciò che volevamo entrambi.
“merda, ho dimenticato di ricomprare i preservativi” borbottò, serrando la mascella.
Lo fulminai con lo sguardo, e lui alzò le spalle.
“sai, non è che io ne abbia avuto molto bisogno ultimamente” aggiunse, facendo una smorfia e dando la colpa di tutto a me.
“sei serio?” sbuffai, incredula e – sfortunatamente – ancora eccitata sotto il suo corpo.
Liam sfoderò un sorrisetto divertito e tirò fuori la solita scatoletta dal cassetto, agitandola in aria come fosse un trofeo. 
Borbottai qualcosa sottovoce e gli diedi un leggero schiaffo sul petto.
“molto divertente, sì.”
“piccola vendetta” mi fece un occhiolino e poi scese di nuovo su di me, baciandomi mentre entrambi cercavamo di non ridere. 
Portai le mani tra i suoi capelli leggermente sudati e approfondii quel bacio, realizzando quanto amassi scherzare con lui. 
Una delle tante cose che amavo di Liam era la sua capacità di essere un attimo serio e impostato, poi divertente e bambinone, un attimo dopo provocante e sex symbol. Lasciai che continuasse a baciarmi mentre si sistemava con cura sul mio corpo e con le mani divaricava le mie gambe, incastrando accuratamente le dita delle mani tra le mie. Portò la testa sul mio seno e baciò anche quello, come se non volesse trascurare neppure un centimetro della mia pelle. E quella notte passò così, trascorsa in quelle lenzuola a lasciarmi cullare dalle sue spinte profonde e premurose.

Il nuovo giorno cominciò nel migliore dei modi. Mi svegliai di ottimo umore, inutile spiegare il motivo. 
Feci colazione con Liam e, dopo esserci rivestiti, lo convinsi ad evitare almeno una settimana di studio per passeggiare con me.
Volevo recuperare il tempo perduto e, nonostante sapessi quanto la posta in gioco fosse alta questa volta, mi sembrava salutare stare lontano dai libri per almeno qualche ora. Dopotutto aveva appena preso il diploma. 
Le strade di Londra erano più soleggiate che mai, e dopo vari giorni di nuvole o pioggia, finalmente anche il tempo sembrava essersi ripreso. 
Rappresentava alla perfezione il mio stato d’animo.
“ma buongiorno!” esclamò mio fratello quando ci vide rientrare a casa, “eccoli qui i nostri innamorati, finalmente si mostrano alla luce del sole.”
“hai ricevuto il mio messaggio ieri sera?” gli chiesi, ignorando la battuta e avviandomi con Liam mano nella mano verso la cucina. 
“sì che l’ho ricevuto, e volevo ringraziarti per avermi lasciato casa libera” ridacchiò, “io ed Amy te ne siamo molto grati.”
“dov’è lei? è già andata via?” chiesi, guardandomi intorno.
“sì, sorellina” rispose, “se non l’hai notato è già passato mezzogiorno.”
“giusto” replicai sovrappensiero, “allora cucino qualcosa per noi tre, vado a lavarmi le mani e torno.”
“oh, aspetta” mi richiamò Louis, “se fossi in te ci penserei due volte a mettere piede in bagno. Specialmente nella doccia, sai, ieri sera..”
Mi voltai di scatto e lui alzò le spalle, mentre Liam se la rideva al mio fianco.
“santo cielo, Louis! nella doccia?!” sbraitai, alzando gli occhi al cielo.
“che c’è? voi potete e noi no?” borbottò lui in sua difesa, e sia io che Liam ci guardammo imbarazzati.
“e lui come fa a saper..” mi sussurrò Liam, ma io lo liquidai con un semplice “lunga storia”.
“Dio, è proprio evidente che la mamma non è più in casa” commentai, mettendo le braccia conserte.
“a proposito!” esclamò Louis, “ha chiamato poco prima che tu rientrassi. Dice che sta bene e spera di tornare presto.”
“oh, la chiamerò più tardi, quando il fuso orario sarà accettabile” replicai, voltandomi giusto in tempo per vedere Liam curiosare sul suo cellulare.
Louis nel frattempo si era incamminato verso il bagno, probabilmente per dare una sistemata, ed io mi avvicinai al mio ragazzo. Poggiai la testa sulla sua spalla e lo abbracciai da dietro, “chi ti scrive?”
Lui si mordicchiò il labbro e poi si voltò verso di me, “è Danielle.”
Un nodo alla gola. Mi scrollai le spalle e annuii disinvolta, “oh! e che dice di bello?”
“mi fa le congratulazioni per il diploma” rispose lui, “Andy invece mi ha chiamato ieri.”
“che bello.” 
“Ron, non devi fingere con me” ridacchiò poco dopo, scrutandomi con attenzione, “non mi arrabbierò di certo se ti infastidisce che lei mi mandi messaggi.”
“non sono infastidita” scossi la testa, “niente più gelosia, ce lo siamo promessi, no?”
Liam annuì, piuttosto sorpreso.
“e poi so che non devo preoccuparmi di nulla” aggiunsi, stringendo la sua mano, “non voglio più essere quella ragazzina insicura. Mi fido di te e del nostro rapporto, voglio davvero che le cose funzionino quindi no, non sarò più gelosa.”
Liam mi guardò con occhi luccicanti, sfoderando uno dei suoi sorrisi più belli: quello fiero di me.


La settimana successiva fu tutto ciò di cui avevamo bisogno per riprenderci, e mantenere solide le basi della nostra relazioni.
Avevamo superato anche quest’ultimo periodo, e non era da poco.
Passammo giorni spensierati e allegri insieme, ma l’ultimo esame di Liam – quello più importante e decisivo – era sempre più vicino.
Lui mi ripeteva che andava tutto bene, che era pronto, ma io temevo lo dicesse soltanto per rassicurarmi e darmi fiducia.
Avevo paura che potesse fallire di nuovo, non per me o per le conseguenze che mi avrebbero coinvolta, ma per lui. Non volevo che si sentisse come la scorsa volta, quando era già stato rifiutato da quel college musicale; si era dato la colpa di tutto e temeva di essere una delusione per me.
Stava lavorando sodo e dando tutto sé stesso per quel maledetto esame, per entrare in quel college il prossimo autunno, e sapevo che una buona parte del motivo per cui lo stava facendo ero io e soltanto io. Mi sentii anche in colpa per le pressioni che gli avevo fatto negli ultimi mesi, per avergli addossato le mie paure sul fatto che avrebbe potuto andare a studiare altrove e lontano da me, ero stata egoista. 
E lui, invece, sempre comprensivo e disponibile.
“vuoi che vada via e ti lasci studiare un po’? gli chiesi un pomeriggio, mentre ce ne stavamo sdraiati sul giardino della sua casetta sul fiume. 
Amavo quel posto, era da troppo tempo che non ci andavamo e così gli proposi di tornarci.
“scherzi? no, non provarci neanche” si lamentò, tirandomi più vicina a lui e avvolgendomi tra le sue braccia. 
Mi lasciai trasportare dalla situazione, dal mio viso premuto contro il suo petto, e dal caldo di Luglio che rendeva l’atmosfera ancora più paradisiaca. 
“ti sto distraendo troppo, ultimamente” riuscii a dire qualche secondo dopo, “se tu non dovessi passare il test per colpa mia non me lo perdonerei mai, lo sai.”
Liam sbuffò e sollevò la testa dall’asciugamano su cui eravamo sdraiati, coprendosi gli occhi dal sole accecante, “rilassati piccola. Ho già ripassato questa mattina, sento di essere pronto.”
“manca ancora una settimana, però..” farfugliai, preoccupata. 
“però niente” sorrise, stampandomi un bacio sulla fronte non appena mi alzai leggermente anch’io, “ti ho detto che volevo godermi l’estate con te, ed è quello che sto cercando di fare. Finalmente mi sono diplomato, adesso lasciami svagare un po’.”
Accennai un sorriso comprensivo ed annuii, baciandogli una guancia. Mi guardai intorno ed osservai con occhi sognanti la sua fantastica casetta di legno che mi riportò alla mente tanti ricordi.
“questo posto è così magico” commentai, a bocca aperta. Lui concordò, portando un braccio attorno alla mia spalla e respirando a pieni polmoni, “è uno dei miei posti preferiti al mondo, non scherzo. Ci sono cresciuto e stare qui, adesso, con te.. lo rende ancora più speciale.”
Arrossii, sentendo il cuore battermi forte in petto, e mi strinsi più forte a lui. Feci in modo che le nostre labbra si sfiorassero, coronando il tutto con un bacio intenso. 
Uno di quei baci che meriterebbero un bel primo piano nei film. 
Lui mi accarezzò il viso e continuò a baciarmi, con dolcezza e premura, come nessun’altro mi aveva mai toccata. 
Come nessun’altro sarebbe mai stato in grado di fare, lui era l’unico per me.
“che c’è?” mi chiese poco dopo, notando quanto fossi ancora pensierosa.
“niente” scossi la testa, fingendo un sorriso e baciandolo ancora.
Lui, dopo pochi istanti, si allontanò dal mio viso e mi scrutò con attenzione.
“Ronnie” sospirò, “ti conosco, parla.”
Mi morsi il labbro, “ero tormentata dalle mie solite insicurezze, lo sai. Non ho voglia di discutere.”
Liam restò in silenzio, sistemandosi con le gambe incrociate in attesa che parlassi.
“ti preoccupa ancora il college” disse poi, sicuro di sé. 
Mi lasciai scappare un sorriso; mi conosceva così bene.
“pensavo solo che..” feci una pausa, “non vorrei tu ti sentissi costretto a restare per me.”
“Ronnie” sbuffò, ma io lo pregai di lasciarmi continuare prima di sentirmi dire quanto paranoica fossi.
“se non hai voglia di rifare il test per questo college musicale a cui ti sei iscritto per causa mia, lo capisco” gli dissi comprensiva, poggiando una mano sul suo petto, “forse il fatto che tu non sia stato preso la prima volta va interpretato come un campanello d’allarme, forse il tuo posto è altrove ed è giusto che tu ti guardi intorno. E’ giusto che tu esplori il mondo come desideri, che tu possa frequentare altri college più lontani, mentre ciò che non è giusto è che io ti tenga legato qui a Londra soltanto perché ho troppa paura di perderti.”
Liam non disse nulla, aveva la bocca semiaperta e sembrava totalmente confuso dalle mie parole.
“non voglio trattenerti qui a tutti i costi, non vorrei mai avere questo peso sulla coscienza” scossi la testa, abbassando poi lo sguardo a terra, “tra qualche anno potresti avere il rimpianto di non essere andato a studiare fuori, perdendoti quindi molte possibilità, e magari potresti anche arrivare ad odiarmi per averti impedito tutto questo.”
Lui continuava a scuotere la testa, mentre ascoltava ogni mia singola parola.
“voglio che tu ti senta libero di scegliere il tuo futuro come vuoi, io ti sosterrò qualunque sia la tua decisione” mormorai con voce tremolante, “e nonostante impazzirei ad averti lontano chilometri, lo accetterei. Sono tante le coppie che affrontano cose del genere e la cosa non mi spaventa più, sono sicura dell’amore che proviamo l’uno per l’altro e amare significa anche sacrificarsi per l’altro, lasciarlo libero.”
“Dio, Ronnie” mi guardava con occhi luminosi e incantati, mentre i miei erano già lucidi.
“aspetta, fammi finire” mi asciugai una stupida lacrima che mi aveva appena rigato una guancia, “ricordo che quando siamo partiti per Dublino ero terrorizzata dall’idea che tu potessi decidere di restare lì al college insieme ad Andy. E il primo pensiero che mi passò per la testa fu quello di convincerti ad ogni modo di restare con me, e solo adesso mi rendo conto di quanto sia stata egoista. Tu e il tuo migliore amico programmate il vostro futuro insieme fin da quando eravate due ragazzini, e poi arrivo io a cancellare tutti questi sogni. E’ ingiusto.”
“se hai finito di descriverti come una stronza autoritaria, mi permetti di replicare?” sorrise.
Annuii e mi spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, temendo ciò che avesse da dirmi.
Eppure era stranamente tranquillo, sereno, come se le mie parole lo avessero incoraggiato.
“prima di tutto, non potrei mai odiarti, mai” disse serio, “le scelte che ho fatto nella mia vita fino ad oggi sono state scelte sincere, sentite e soprattutto mie. Soltanto mie, nessuno mi ha mai costretto a far nulla, tantomeno tu.”
Rimasi in silenzio, sollevata e piacevolmente colpita dalle sue parole visibilmente sincere.
“ho fatto richiesta a quel college musicale perché, oltre a permettermi di restare nella città in cui sono nato insieme alla ragazza di cui sono follemente innamorato, mi concederà l’occasione di dedicarmi a quella che è sempre stata una delle mie passioni, la musica” spiegò, “non voglio che tu pensi che io abbia scelto un college a caso solo per farti contenta perché, credimi, non è così. L’ho fatto per me stesso, perché mi piacerebbe imparare a suonare uno strumento, cantare, scrivere canzoni pensando a te..”
“ah sì?” ridacchiai, stringendolo forte.
“certo, sarai la mia musa ispiratrice un giorno.” 
“dove pensi che saremo io e te, tra un paio di anni?” chiesi, curiosa di sentire la sua risposta.
Liam mi guardò stupefatto, “bella domanda. Penso che saremo più felici che mai, forti e con la stessa alchimia sessuale di adesso. Poco ma sicuro.”
Scoppiai a ridere e gli diedi un leggero schiaffo sul braccio, “ne sei certo?”
“al cento per cento” rispose convinto, “e magari sarò già riuscito ad infilarti un bellissimo anello al dito, chi lo sa. Mai dire mai.”
Il cuore per poco non mi esplose a quell’affermazione; “dici sul serio o sei ironico?”
“ti sembro ironico?” replicò offeso, “pensi che il fatto che io voglia sposarti sia una sciocchezza?”
Scossi la testa.
“fosse per me ti sposerei anche qui, adesso” mi sussurrò all’orecchio, “lo sai che sono un tipo impulsivo e folle, quindi ti conviene credermi quando ti dico che sono serio.”
“ci credo, ci credo” sorrisi, più serena che mai, lasciandogli un altro bacio.
“e devi credermi anche quando ti dico che la mia scelta di restare a Londra è totalmente spontanea” disse, “Andy non c’entra nulla, lui è ancora il mio migliore amico eppure non ci ha pensato due volte prima di trasferirsi in Irlanda. Lui rispetterà la mia scelta qualsiasi essa sia, lo stesso vale per mia madre e per chiunque altro. E sai perché lo faranno? Perché sarà soltanto mia, nessuno mi avrà costretto a farlo. Resterò qui, con te, perché è tutto ciò che desidero davvero.”







 
***


un bacio e alla prossima xx

-marty.



 

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Capitolo 67
*** Not over. ***


Sessantasettesimo capitolo.



Il tempo continuava a passare sempre più velocemente, forse troppo, ed io avrei soltanto voluto fermarlo. 
O almeno rallentarlo, dare più tempo a Liam di studiare per quel maledetto esame che mi stava angosciando l’esistenza. 
Il giorno prima del test, nonostante le mie molteplici obiezioni, lui insistette a tornare alla casetta sul fiume con me. 
Avevo provato a dirgli che non mi sembrava la migliore delle idee, che lui avrebbe dovuto passare l’intera giornata a ripassare, ma non sembrava intenzionato a darmi ascolto. 
A questo punto inventai le scuse più banali del mondo – che non mi sentivo troppo bene, che dovevo uscire con Amy – ma entrambe si rivelarono false grazie al mio tremolante tono di voce. Non ero brava a mentire, dunque non ebbi altra scelta che accontentarlo.
Liam mi passò a prendere in auto intorno alle tre del pomeriggio, mi fece i complimenti per il vestitino a righe bianco che indossavo e poi mise in moto la macchina. Arrivammo in quel posto magico, sperduto e isolato nel bel mezzo della campagna, nel giro di soli venti minuti. 
“come mai hai deciso di venire proprio qui, oggi?” sospirai, guardandomi intorno.
Era un’altra delle – ormai frequenti – torride e caldissime giornate di sole.
“so come la pensi” sbuffò, aprendo la porta della casa di legno, “ma non intendo sprecare questa bella giornata restando dentro casa sommerso dai libri. Penso di essere pronto, Ron, ho già studiato abbastanza.”
Mi morsi il labbro, timorosa, “ne sei sicuro? Non credo che ripassare possa farti male.”
“dicono che stare troppo sui libri faccia male” esclamò compiaciuto, “ti manda il cervello in pappa. Invece, distrarsi per qualche ora, aiuta la concentrazione.”
“chi lo dice?” misi le braccia conserte, sospettosa.
Liam trattenne una risatina, “lo dico io.”
Roteai gli occhi al cielo e scossi la testa, “non so perché, ma me lo aspettavo.”
Lui rise beffardamente, “però è vero! È scientificamente provato.”
“sì, è scientificamente provato che sei un idiota” brontolai, lasciandomi scappare un sorriso nel sentire la sua risata rumorosa e coinvolgente, “ed ora io sono ufficialmente tua complice.”
Liam mi si avvicinò e mi abbracciò da dietro, stritolandomi tra le sue braccia, “ormai sei qui, non hai via di fuga.”
Mi voltai leggermente per guardarlo negli occhi, “tu dici? Sono molto furba, non ti conviente sottovalutarmi.”
“vuoi scappare via da me?” chiese, facendo il broncio e sporgendo il labbro superiore.
“forse” scherzai, prendendolo in giro.
“allora me ne devo andare prima io” chiuse gli occhi, aumentando la presa delle braccia.
“perché?” aggrottai la fronte, perplessa.
“perché non sopporterei di vederti andar via da me.”
Sorrisi e mi avvicinai per abbracciarlo, “non potrei mai scappare da te.”
Liam ricambiò il sorriso e mi baciò la fronte, poi mi prese per mano e si guardò attentamente intorno. 
Osservando il suo sguardo, notai che ad un tratto gli si illuminarono gli occhi nel guardar fuori dalla finestrella.
“tutto bene?” domandai, curiosa.
“vieni con me” rispose soltanto, stringendo più forte la mia mano e trascinandomi fuori.
Mi lasciai guidare in mezzo a quel prato incolto, dove l’erba mi solleticava le gambe nude, e osservai meravigliata la natura intorno a me. 
Liam si fermò soltanto pochi minuti dopo, quando fummo abbastanza vicini al fiume, per poi sfilare dalla tasca il cellulare e poggiarlo sull’erba.
“che stai facendo?” chiesi, non capendo dove volesse arrivare.
Lui non rispose, semplicemente si limitò a farmi un occhiolino, poi sistemò anche il mio di cellulare.
Alzò le braccia per togliersi più facilmente la maglietta, buttandola a terra insieme ai telefoni.
Mi guardai intorno sconvolta, realizzando che per nostra fortuna non c’era veramente nessuno.
“te l’ho detto che è isolato” rise, slacciandosi le scarpe per poi liberarsene.
Continuai a fissarlo confusa, “non dirmi che vuoi fare sesso qui, in mezzo alle piante..”
Liam scoppiò a ridere, “non male come idea. Ma le mie intenzioni sono altre al momento.”
Soltanto pochi istanti dopo, quando mi si avvicinò furtivamente, capii cosa volesse davvero.
“Liam, no” scossi la testa per poi indietreggiare, “non ci provare, non ti azzardare!”
Lui rise ancora di più nel sentirmi sbraitare, “ti prego, piccola. Avevi detto che oggi avremmo fatto tutto quello che volevo io.”
“stammi lontano, hai capito?” lo ignorai e continuai a strillare, indietreggiando e guardando con timore il fiume dietro di lui. 
Il mio ragazzo non sembrava interessato alle mie suppliche anzi, probabilmente lo divertivano ancora di più. 
Mi si avvicinò, nonostante i miei sforzi vani di scappare, e mi sollevò da terra per poi tenermi stretta tra le sue braccia come adorava fare.
“l’hai detto tu stessa che fa caldo, non sarebbe bello rinfrescarsi un po’?” sussurrò al mio orecchio, ridacchiando beffardo.
“non voglio bagnarmi, sono anche vestita!” protestai, ma lui pensò bene di liberarmi delle mie ballerine. 
Lo vidi mettere piede in acqua, che doveva essere sicuramente parecchio fredda.
Ma nessuna espressione di fastidio comparve sul suo viso, come prevedevo.
“sbaglio o sei stata tu una volta a dire di volerti godere l’estate con me?” sorrise, baciandomi una guancia, “quale occasione perfetta se non fare pazzie del genere?”
Non feci in tempo a protestare che Liam si tuffò in acqua con me sospesa tra le braccia; fortunatamente feci in tempo a tapparmi il naso e chiudere gli occhi nel momento in cui sprofondai sott’acqua. Il livello del fiume era leggermente più profondo del previsto, ed io non ero una gran nuotatrice. 
Liam, al contrario, riemerse dall’acqua con facilità e mi sorrise di nuovo, stringendomi a sé per non farmi annegare. 
Lo guardai furiosa, realizzando di essere in un fiumiciattolo di campagna con uno dei miei vestiti preferiti addosso, ma lui era totalmente spensierato. Sembrava felice, era come un bambino amante dell’avventura. Per questo motivo non me la sentii di sgridarlo.
Il suo viso entusiasta e gli occhi luminosi mi impedirono di farlo.
Riuscì a sciogliermi soltanto con uno sguardo, cancellando ogni mia lamentela che prima avrei voluto gridargli in faccia.
“allora, non urli più?” sussurrò, ed io sentii le sue mani scivolare sotto l’acqua per reggermi dai fianchi.
“no” risposi, guardandomi intorno e asciugandomi la fronte bagnata con una mano, “non è stato male come pensavo. A parte il fatto che non so nuotare, forse.”
“ci sono io per questo” mi baciò di nuovo, “da piccolo mi facevo sempre il bagno in questo fiume, è tranquillo. Costringevo papà a farlo con me, invece mia madre non voleva saperne. Visto? avete più cose in comune di quanto pensiate.”
Mi lasciai scappare una risatina, “ho un po’ paura che qualcuno ci rubi i telefoni, a dire il vero.”
Liam scoppiò a ridere e girò lo sguardo per controllare il prato con le nostre cose, a pochi metri da noi, “questo posto è più deserto del Sahara. Fidati.”
“questo non mi tranquillizza molto, sai?” percepii un brivido di freddo.
“non devi aver paura di niente” brontolò, stringendomi più forte, “ci sono io qui con te.”
“il fatto che io abbia un ragazzo con la mania di prendermi in braccio e lanciarmi in un fiume vestita non mi tranquillizza molto, sai?” scherzai, iniziando a sgambettare e muovermi sott’acqua.
Lui fece il broncio, offeso, “volevo soltanto vederti ridere. Siamo sempre così seri ultimamente, a causa di questo fottuto esame.. volevo divertirmi normalmente con la mia ragazza, tutto qui.”
Portai una mano sul suo viso umido e lo accarezzai, “lo so, e lo capisco alla perfezione. Sto benissimo, starei benissimo ovunque con te. E non ho paura di niente, se ho te al mio fianco.”
Sorrise per l’ennesima volta e mi baciò la fronte, spostando i miei capelli bagnati dietro le orecchie. 
Poi mi fece cenno di agganciarmi meglio a lui, e iniziò a nuotare con me attaccata alle spalle come una ventosa. 
Mi fece sedere su una roccia nel bel mezzo del fiume e lì mi riscaldai e asciugai sotto il sole, mentre lui continuava a sguazzare intorno a me come un pesciolino.
“come sei bella, tutta bagnata” lo sentii sussurrare, portando le braccia sopra la roccia sui cui ero sdraiata per reggersi meglio.
Lui era ancora immerso in acqua, con i capelli bagnati e tutti sparati in alto che gli davano un’aria piuttosto divertente. 
“magari la prossima volta avvertimi prima, così porto un costume” brontolai, indicando il mio vestito fradicio. 
Lui allungò una mano dal basso per accarezzarmi una gamba.
“hai ragione, la prossima volta rimedierò” sussurrò, bagnandosi le labbra, “lo stesso vale per me, questi jeans bagnati stanno diventando scomodi.”
Poi lo vidi infilare le braccia in acqua, e qualche minuto dopo tirar fuori da lì i pantaloni, reggendoli in una sola mano.
Li strizzò e li posò fuori, sul prato, insieme al resto delle cianfrusaglie.
Quando pensavo avesse finito, lo vidi infilare nuovamente le braccia sott’acqua per poi sollevarle, qualche secondo dopo, questa volta reggendo i boxer tra le dita e agitandoli come fossero un trofeo.
Spalancai la bocca, guardandomi rapidamente intorno, ma lui alzò le spalle tranquillo.
“tutti questi vestiti stavano diventando di troppo” si giustificò con fare seducente, sguazzando in acqua, “non vuoi che faccia lo stesso con i tuoi?”
Scossi la testa e deglutii, realizzando che lì sotto fosse completamente nudo.
“tu sei pazzo. Vergognosamente pazzo” commentai, incredula, coprendomi il viso con le mani.
“non fingere che la cosa non ti ecciti” mi prese in giro da lì, buttando la testa all’indietro e nuotando con lo stile del dorso.
Arrossii e gli schizzai l’acqua dalla roccia su cui ero seduta, facendolo ridere.
“sei brava da lassù” sbuffò, “vieni qui e affrontami se hai coraggio. Avanti.”
Per mia fortuna l’acqua non era trasparente e impediva di vedere cosa ci fosse al di sotto.
Cedetti alla sua provocazione e mi tuffai, ma a quel punto lui era già accanto a me a sorreggermi per paura che non ce la facessi.
Mi tenne stretta con le braccia e mi fece agganciare al suo corpo, guardandomi dritta negli occhi. 
“allora, chi è che non ha il coraggio?” brontolai, guardandolo compiaciuta.
Iniziammo a schizzarci l’acqua e a giocare come due bambini, poi ad un tratto lui si immerse in profondità ed io iniziai a preoccuparmi dal fatto che non tornasse in superficie.
Lo chiamai per vari secondi, finché non sentii qualcosa sott’acqua fare in modo che aprissi le gambe, e infine tornò in superficie all’improvviso ed io mi ritrovai sospesa sulla sue spalle. Aveva la testa tra le mie gambe – che reggeva saldamente con le mani – ed io mi sentivo un po’ come una bambina sospesa sulle spalle del proprio padre. Iniziai ad urlare quando mi fece rotare più volte, e infine mi riservò un bel tuffo all’indietro. 
Tornai in superficie e gli diedi uno spintone, liberandomi dalla sua presa e sguazzando finalmente via dall’acqua. 
“dai Ron, torna qui” lo sentii chiamarmi, ma io non gli diedi ascolto e lo guardai dal prato, sperando che il sole mi asciugasse presto.
Sbarrai gli occhi quando lo vidi uscire dal fiume con tutta la tranquillità del mondo, interamente nudo. 
“mi hai fatto bere, durante quel tuffo” brontolai, cercando di non guardarlo, “potevi avvisarmi almeno, mi sarei tappata il naso.”
Lo vidi ridacchiare con la coda dell’occhio, “scusa.. ti sei divertita, però?”
Scossi la testa per ripicca, nonostante fossi stata benissimo. Afferrai il telefono, le mie scarpe e poi sgattaiolai dentro la casetta di legno senza aspettarlo. Qualche minuto dopo arrivò anche lui, reggendo le sue cose sotto braccio ma ancora senza vestiti addosso.
Poggiai le cose sul tavolino e controllai se ci fossero chiamate sul cellulare da parte di mia madre.
Rabbrividii all’improvviso quando mi sentii sfiorare da dietro, quando una sua mano si posò sulla mia spalla sinistra e le sue labbra si posarono delicatamente sul mio collo. Liam era alle mie spalle, intento ad accarezzarmi la schiena coperta dal vestito fradicio e a farmi impazzire. 
Deglutii, cercando di restare calma e impassibile anche nel momento in cui lo sentii sollevarmi il vestito, scoprendo le mie mutandine.
“umh, mi dispiace che tu non ti sia divertita prima” lo sentii mugolare contro il mio orecchio, “cercherò di rimediare adesso.”
Un altro brivido mi invase la schiena, non soltanto dal fatto che mi stesse sfacciatamente accarezzando il sedere, ma per le sue parole dal tono di voce basso e profondo.
“Liam..” lo chiamai, chiudendo leggermente gli occhi e lasciandomi andare.
Senza nemmeno voltarmi, cominciai a gemere quando continuò a coccolarmi il collo con la bocca, lasciando macchie rossastre qua e là.
Lui non si preoccupò di togliermi il vestito, si limitò ad alzarlo e a sfiorarmi con la sua erezione prorompente. 
Portò una mano davanti, per dedicare attenzioni alla mia intimità, e a quel punto persi totalmente i sensi. 
Allungò le braccia verso il tavolo, per portare le mani sopra le mie e incastrare le dita tra gli spazi delle mie.
“Dio, è incredibile l’effetto che hai su di me” lo sentii mormorare dietro di me, poco dopo.
Rimasi in silenzio, ancora con la testa fra le nuvole e la bocca semiaperta dal piacere.
“mi attrai come nessun altro essere al mondo” confessò e mi parve di vederlo sorridere con la coda dell’occhio, “non riesco a credere di averti tutta per me. Solo e soltanto mia.”
Dopo quella frase lo vidi adagiare una mano sulla mia schiena per farmi piegare sul tavolo.
Non riuscivo a pensare né a parlare, consapevole che il mio ragazzo fosse nudo dietro di me.
Dunque lui pensò bene di ricordarmelo, muovendo il bacino in avanti per provocarmi. Il solito bastardo.
Con un solo dito fece scivolare i miei slip fino alle ginocchia, tenendo ben sospeso il vestito con l’altra mano.
Mi baciò la schiena nuda e poi parlò, “se non vuoi farlo, io..”
“voglio” lo interruppi, senza poterlo guardare negli occhi, “ti prego, continua.”
“sapevo che lo volevi quanto me” ghignò soddisfatto, e a quel punto io mi strusciai volontariamente su di lui, facendolo gemere di sorpresa.
“ops” mugolai, prendendolo in giro. 
“Dio, quanto ti amo” esclamò, per poi tirar fuori – da non so dove – un preservativo e infilarselo senza troppi problemi. 
Entrò in me con un’unica spinta decisiva, mandandomi direttamente in un’altra dimensione. 
Abbassai la testa dal piacere e la incollai al tavolo, incredula di come fossi passata dal tentativo di convincerlo a studiare a fare un bagno nel fiume con lui per poi ritrovarmi piegata a fare sesso. Con Liam era sempre tutto così imprevedibile, una delle tante cose che amavo di lui era proprio questa. Amavo che mi facesse scoprire parti di me che prima non conoscevo, che potessi fare determinate cose solo e solamente con lui, che facesse uscire il mio animo ribelle e spensierato, lo amavo perché con lui ero me stessa in tutti gli aspetti. Dolce, sensibile, protettiva e passionale.
Il tavolo cominciò a scricchiolare, ma le mie urla coprivano quel fastidioso rumore. Liam reggeva saldamente i miei fianchi senza mai smettere di spingere, ripetendo insistentemente quanto fossi importante per lui. E lo capivo anche dal modo in cui si prendeva cura di me anche in momenti come questi, quanto ci tenesse a farmi stare bene. Dopo una decina di affondi come quelli, uscì da me per poi rientrare di nuovo e aumentare il ritmo, più prepotente e veloce. Il bello di farlo con Liam era che lui non era mai statico. Un attimo prima poteva essere rude, l’attimo dopo era dolce: veloce e lento, profondo e superficiale, piacevole e quasi doloroso. E mentre lui mi accarezzava i fianchi e li stringeva per avere più controllo sul mio corpo, io riuscivo solo ad ansimare e sentire il mio cervello andare in cortocircuito.

La suoneria del mio cellulare riecheggiava per tutta la stanza, e solo a quel punto mi resi conto di essermi addormentata. 
Aprii gli occhi, confusa e assonnata, ritrovandomi sul divanetto e distesa sopra il corpo di Liam. Eravamo entrambi nudi, ma coperti con una leggera coperta di seta. Solo a quel punto ricordai che avevamo passato il resto del pomeriggio a far l’amore senza sosta, senza tregua.
Lui era ancora immerso in un sonno profondo, così mi coprii con la coperta e mi alzai per rispondere al telefono, trattenendo uno sbadiglio.
“pronto?”
“mamma!” esclamai, riconoscendo la voce di mia madre dall’altra parte della cornetta.
Non sapevo che ore fossero a New York, ma al momento non mi interessava, ero contenta di sentirla.
“Ronnie, come stai?” 
“umh, bene e tu?” farfugliai, portandomi una mano tra i capelli.
“tutto bene” rispose sbrigativa, “a dire il vero ti ho chiamata per dirti una cosa.”
Aggrottai la fronte, “cosa? che è successo?”
“tranquilla, tesoro” cercò di rassicurarmi, “cercavo un modo delicato e tranquillo per dirtelo, poi ho realizzato che non ci sono modi giusti per dirlo. Semplicemente sono bloccata qui.”
Una strana sensazione di paura m’invase lo stomaco, “c-che vuol dire che sei bloccata lì?”
La sentii respirare profondamente, “purtroppo ci sono state delle complicazioni. Oh cielo, mi sento così male a parlarne per telefono, ma purtroppo non ho altra scelta.”
“mamma, che sta succedendo?!” esclamai, spaventata e agitata.
“sto cercando di chiarire alcune faccende qui in azienda, purtroppo tuo padre aveva parecchi conti in sospeso e adesso il lavoro rimasto è tanto” tentò di spiegarmi, ma tremavo come una foglia e non riuscivo a concentrarmi su quello che stava dicendo.
Non riuscivo a pensare ad altro se non al fatto che stesse abbandonando me e Louis per la seconda volta.
“non tornerai più?” balbettai, titubante. Chiusi gli occhi, incerta se voler davvero conoscere la risposta a quella domanda.
“tornerò, te lo prometto” replicò, “non intendo passare ancora troppo tempo lontana dai miei figli, la mia famiglia, siete tutto ciò che mi è rimasto.”
Deglutii, percependo un’altra fitta allo stomaco, “e allora perché questa telefonata ha tanto l’aria di un addio?”
Con la coda dell’occhio, intanto, vidi Liam stropicciarsi gli occhi e fissarmi confuso da lontano.
“non è un addio, tornerò presto” mi parve di sentirla singhiozzare e questo mi fece ancora più male, “te l’ho promesso e farò tutto il possibile per sistemare le cose qui.”
“non deluderci, per favore” mormorai guardando in basso e tenendo stretto il telefono, “abbiamo ancora bisogno di te.”
“questo non è vero, sono io ad aver bisogno di voi” mi corresse, “voi ce l’avete fatta senza di me per tutto questo tempo, siete diventati forti. E sono molto orgogliosa dell’uomo che Louis è diventato, della donna che tu stai diventando. Avete trovato le vostre anime gemelle e state crescendo nel migliore dei modi, io non vi servo più.”
“mamma” una maledetta lacrima mi rigò il viso, “non fare scherzi e torna presto.”
“a presto Ronnie” la sentii piangere e poi agganciare la chiamata. Ed io rimasi lì in piedi immobile, con il cellulare tra le dita e guardando un punto fisso nel vuoto.
Non oserebbe abbandonarci di nuovo, non lo farebbe mai.
“che è successo?” mormorò Liam alle mie spalle, preoccupato.
Mi voltai verso di lui e lo abbracciai senza dire nulla, bagnando il suo petto con le mie lacrime. Nonostante mi avesse fatto quella domanda, ero quasi certa che aveva già capito tutto. 
E non ne sembrava sorpreso, probabilmente se lo aspettava. 
Mi strinse più forte e mi baciò la fronte, per poi asciugare con le mani le mie guance umide. 
“sono sicuro che tornerà presto.”
“mi accompagni a casa, per favore?” piagnucolai, spostandomi da lui e iniziando a rivestirmi.
Lui annuì e fece lo stesso, “ti prego.. non voglio vederti così. Sorridi, fallo per me.”
Scossi la testa, infilando una sua felpa di riserva visto che il mio vestito era ancora bagnato.
“non ce la faccio, Liam” sospirai, continuando a guardare per terra.
“oggi siamo stati così bene, pensa a quello, puoi farcela..” e prese il mio viso tra le mani, costringendomi a fissarlo negli occhi. Scacciò via l’ultima lacrima dal mio viso pallido e sorrise.
“sono stata benissimo, oggi” confessai, “avevo davvero bisogno di passare qualche ora in pace e tranquillità con te, specialmente dopo gli ultimi eventi. Ma adesso quel che voglio è andare da Louis e parlare con lui, perdonami.”
Il mio ragazzo annuì e mi accarezzò comprensivo, “lo capisco. Ti accompagno, ma se vuoi sfogarti questa sera io..”
“no, non se ne parla” puntai l’indice contro il suo petto, “stasera tu ripasserai. Domani hai l’esame, Liam, non è uno scherzo. Sai che la posta in gioco è alta.”
“sissignora” scherzò, “agli ordini!”
E finalmente riuscì a strapparmi un sorriso.
Non appena se ne accorse sorrise a sua volta e alzò le braccia in aria trionfante, “finalmente! Ce l’ho fatta!”
Risi, vedendolo esultare come un bambino, e lo abbracciai ancora.
“non so davvero come farei senza di te” sospirai sconsolata, “grazie.”
“per cosa?” mi baciò la fronte, poi la guancia, e infine le labbra.
“per tutto, per essere così come sei.”

“non ci posso credere” furono le uniche parole che Louis riuscì a dire, dopo che gli ebbi raccontato tutto quello che era successo, quella sera. Mi morsi il labbro ed annuì, socchiudendo gli occhi.
“no, ci dev’essere un’altra spiegazione, per forza” scosse la testa, “adesso la chiamo.”
Mi voltai verso Liam, che era seduto accanto a me sul mio divano, osservando tristemente la reazione sconvolta di mio fratello. 
A quel punto mi alzai e poggiai una mano sulla spalla di Louis.
“ora la mamma dovrebbe essere a lavoro” spiegai, “o almeno credo. Questo fuso orario mi confonde da morire.”
Lui però insistette, “che cosa vuol dire che forse non tornerà più, Ronnie?!”
“io.. io non lo so, non è stata molto chiara” farfugliai con una vocina debole e tremolante, “ha detto solo che le cose si sono complicate più del previsto e che è tutto difficile, perché papà aveva molti conti in sospeso. Ha detto anche che ci richiamerà molto presto per spiegarci tutto.”
“sapevo che non avremmo dovuto fidarci di lei un’altra volta” sbottò deluso, “ci abbandonerà esattamente come ha già fatto quando eravamo più piccoli. Non si farà molti scrupoli.”
“io non credo, invece” replicai, “ci ha spiegato quanto è stata male per aver compiuto quel gesto estremo, ci ha dato le sue motivazioni e non lo farebbe una seconda volta. Cerca di metterti nei suoi panni, suo marito è morto da qualche mese e..”
“suo marito sarebbe nostro padre! Anche noi abbiamo sofferto!” protestò lui, furioso, “io sono stato con le stampelle per settimane, tu ne hai passate di tutti i colori quest’anno, quindi perché dobbiamo essere sempre noi a metterci nei suoi panni?”
Un brivido mi percosse la schiena nel sentirlo parlare in quel modo. Un silenzio imbarazzante calò nel soggiorno e, dopo qualche secondo, lo vidi andare in camera sua a passo svelto per poi sbattere la porta alle spalle. Rabbrividii per la seconda volta, lanciando un’occhiata preoccupata a Liam.
Lui si alzò a sua volta e mi venne incontro, “non aveva tutti i torti.”
“ti prego, non mettertici anche tu” sospirai, “è difficile stare nel mezzo tra mia madre e mio fratello.”
“e allora non starci” rispose lui, afferrando le mie mani, “Louis è solo arrabbiato e sconvolto dalla notizia. Gli passerà, e quando vostra madre tornerà potrete essere finalmente felici.”
“se tornerà” puntualizzai, abbassando lo sguardo a terra.
Liam si sporse in avanti per baciarmi la fronte, “fidati del mio istinto. Ho in mente un bel lieto fine.”
Sorrisi, “uno dei tanti motivi per cui ti amo. Credi sempre che tutto vada a finire bene.”
“sono un ottimista di natura, che posso farci?” alzò le spalle, strappandomi un altro sorriso.
Mi lasciai distrarre per qualche altro istante, poi controllai l’ora sul cellulare.
“sono già le otto e mezza!” esclamai all’improvviso, “devi tornare a casa tua per ripassare.”
Liam aggrottò la fronte e mi guardò torvo, “sei peggio di un orologio svizzero.”
Annuii, “se non lo sei tu, devo esserlo io. Domani mattina hai un esame importante, ricordalo.”
“sì, mamma” scherzò, prendendo in giro la mia serietà, “corro a casa a studiare.”
Sbuffai e risi con lui, “lo dico per te, lo sai che vorrei tu restassi qui con me tutta la sera..”
“e tutta la notte” aggiunse malizioso, “un bel secondo round di quello che abbiamo fatto alla casetta sul fiume non sarebbe poi tanto male, no?”
Arrossii, “invece sarebbe male, sono sfinita. Credo che andrò a dormire presto.”
“mh, ti ho sfinita” si passò la lingua tra le labbra, “è gratificante sentirtelo dire.”
“finiscila!” lo rimproverai, puntando l’indice contro i suoi pettorali, “sparisci, corri a studiare.”
Liam ridacchiò e prese il mio viso tra le mani, stampandomi un ultimo lungo bacio sulle labbra.
“e se domani dovesse andare male?” chiese timoroso, qualche minuto dopo.
“non cambierà nulla, io ci sarò sempre” sussurrai, guardandolo dritto negli occhi.
Lui alzò un sopracciglio, guardandomi sospettoso.
“ma diciamo che se andasse bene sarebbe meglio” aggiunsi, facendolo ridere.
“farò di tutto purché vada bene” un altro bacio, “ti amo così tanto.”
“ti amo” balbettai, “buona fortuna piccolo mio.”

Inutile dire che ebbi bisogno di parecchio tempo per addomentarmi, quella sera. 
La causa della mia insonnia non era soltanto la preoccupazione per il test del mio ragazzo, ma anche la notizia di mia madre. Ripetevo a me stessa che non ci avrebbe mai abbandonati di nuovo, ma non ne ero fermamente convinta. 
Anche se sapevo di essere ormai grande e vicina al mondo adulto, sentivo di non essere pronta per diventarlo a tutti gli effetti. Non ancora, almeno.
E una figura materna era tutto ciò che mi restava affinché mi sentissi ancora una ragazzina di diciotto anni. 
La mattina seguente mi svegliai con tutte questa ansie in corpo, trovando Louis già sveglio a fare colazione. Avevo messo la sveglia piuttosto presto, aspettando aggiornamenti di Liam al cellulare, e mi sorprese vedere mio fratello già in piedi. 
“ehi” lo chiamai, trovandolo seduto ad ingozzarsi di biscotti, “come stai?”
Lui alzò solo un occhio poi riportò l’attenzione sulla sua colazione.
“sto bene” brontolò con la bocca piena, “ma non cominciare con le frasi incoraggianti sulla mamma, tra mezzora devo essere da Amy e poi vado a lavoro.”
Alzai le braccia in aria in segno di resa, “non volevo cominciare proprio nulla. Solo sapere come stai.”
“te l’ho detto, sto bene” un ultimo boccone e poi si alzò per bere da un cartone di latte, asciugandosi successivamente la bocca con il braccio. Lo seguii e mi avvicinai a lui, scrutando con attenzione il suo viso scosso dall’evidente mancanza di sonno. 
A quanto pare non ero l’unica con problemi d’insonnia.
“dormito poco?” domandai, e a quel punto lui sbottò.
“Ronnie, ti ho detto che va tutto bene, cazzo!”
Un brivido mi percosse la schiena nel sentirlo alzare la voce con me. Annuii, silenziosa.
Feci per andarmene, ma a quel punto lui aveva già posato una mano sul mio braccio per trattenermi. 
La fece scivolare fino alla mia e la strinse, socchiudendo gli occhi. 
Si passò una mano tra i capelli con nervosismo, cacciando un lungo sospiro per tranquillizzarsi.
“scusami” disse semplicemente, ed io gli sorrisi comprensiva.
“ti capisco alla grande” mormorai dolcemente, “è diventato tutto così strano all’improvviso.”
“stavo giusto pensando a quanto sia strano vivere di nuovo solo con te” scosse la testa, “non nego che un tempo provavo addirittura piacere in questo. Potevo fare quello che volevo, vivere la vita sregolata che avevo sempre sognato, fare casino e portare ragazze in casa liberamente.. sembrava tutto così divertente, dopotutto è quello che ogni ragazzo della mia età desidera.”
Rimasi in silenzio, non trovando nulla di opportuno da dire.
“ma quando mamma e papà sono tornati, mesi fa” fece una pausa, serrando la mascella, “quando sono tornati ho capito cosa si prova ad avere una famiglia. Ad avere qualcuno al tuo fianco, qualcuno che si prende cura di te.. ed è stato bello non dover essere il capofamiglia per un po’. E’ stato rilassante non doversi più occupare delle bollette, del lavoro, di tutti i problemi del mondo adulto. Mi sentivo protetto con la mamma qui con noi, mi sentivo di nuovo un bambino.”
E strizzò gli occhi, ma la sua voce tremolante mi colpì nel profondo.
Il lato fragile di mio fratello non usciva spesso.
“mentre adesso sono di nuovo un uomo” continuò, “e non credo di poter reggere la pressione di dover essere come papà. Non so se riuscirò ad essere alla sua altezza, non so se sarò mai in grado di diventare il potente uomo d’affari che lui avrebbe voluto. Sono solo un ragazzino e tutte queste responsabilità iniziano a pesarmi, capisci?”
Gli occhi gonfi e colmi di lacrime tradirono il mio aspetto apparentemente calmo.
“credo che tu ti sottovaluti troppo” riuscii a dire qualche secondo dopo, “sei fantastico e non lo dico solo perché sono tua sorella. Lo dico perché ti sei preso cura di me per anni senza mai farmelo pesare, hai cercato di darmi spensieratezza e io so che sei in grado di far questo e altro. Non abbiamo bisogno di nessuno finché avremo l’un l’altro.”
Louis sorrise, uno di quei sorrisi che ti scaldano il cuore, “porca miseria, ti voglio proprio bene.”
Scoppiai a ridere, ancora commossa, e lo abbracciai molto forte. Quell’abbraccio fu probabilmente il più lungo e il più importante che ci fossimo mai dati. 
“ti voglio bene anch’io” sussurrai, “e ci sarò sempre per te, non voglio più sentirti sminuire o criticare le tue capacità. Perché tu sei meraviglioso ed io sono certa che farai grandi cose nella vita.”

All’ora di pranzo ero ancora a casa, da sola. Louis, come aveva detto, era andato da Amy e poi a lavoro. Io non riuscivo a smettere di pensare a lui, alla mamma, e a Liam. Doveva appena aver finito l’esame, ma ancora non ricevetti nessuna sua chiamata e stavo letteralmente impazzendo per questo.
Provai a telefonargli, ma il cellulare era – sfortunatamente – irraggiungibile. 
Imprecai e lo insultai mentalmente, finché qualcuno non suonò il campanello.
Pregai che fosse lui, e fu così. Come un segno del destino, Liam era lì, alla porta di casa.
Le mani in tasca, lo sguardo serio, gli occhi rivolti verso il basso e i capelli in ordine.
Aggrottai la fronte, spalancando la porta per facilitargli l’accesso, che lui non rifiutò.
Entrò senza dire una parola e restammo in quell’ansioso silenzio per parecchio – forse troppo – tempo. 
“allora?” esclamai all’improvviso, non riuscendo più a trattenermi.
Il ragazzo di fronte a me si bagnò le labbra e alzò le spalle, “è andata.”
Aggrottai la fronte, confusa, “andata? tutto qui quello che hai da dire?”
“non so, io..” fece una pausa e dalla voce capii che c’era qualcosa sotto, “ho fatto del mio meglio.”
“lo so, amore” cercai di rassicurarlo, “ma almeno hai qualche idea? come credi sia andata?”
“non lo so, ho la testa da un’altra parte” borbottò visibilmente nervoso, “sono esausto e vorrei non pensarci più finché non usciranno i risultati del test. Andiamo a mangiare fuori, ti va?”
Alzai un sopracciglio, “sul serio vuoi far finta di niente? si può sapere che è successo?”
“è successo che non è andato tutto come me l’aspettavo!” sbottò, alzando le braccia in aria e mostrando un’espressione decisamente scossa in viso, “non mi aspettavo tutte le difficoltà che poi ho incontrato, ho sottovalutato quest’opportunità e mi sono trascurato troppo mentre non avrei dovuto farlo. Avevi ragione tu, la posta in gioco questa volta è molto alta e non vorrei aver rovinato tutto.”
Rabbrividii, “quindi credi di aver fatto male? È quello che stai cercando di dirmi, giusto?”
Liam sospirò, girando il viso dall’altra parte per non dover guardare i miei occhi e dirmi di sì.
“forse stai sbagliando, ti sei creato queste idee perché hai paura, magari invece è andato tutto bene e..” provai a incoraggiarlo, ma la mia voce tremolante e spaventata mi tradì ancora.
“sono un fottuto idiota” gridò ad un tratto, “ecco cosa sono, un idiota! ho appena mandato all’aria l’ultima opportunità che avevo per vivere la vita che volevo.”
Mi avvicinai e posai una mano sulla sua spalla, sperando vivamente che non fosse come diceva.
“aspettiamo i risultati prima di impazzire” sussurrai con dolcezza, “quando usciranno?”
“tra una settimana, ma non voglio neanche saperlo” brontolò, “tanto so già com’è andata.”
Sbuffai; Liam a volte sapeva essere davvero testardo.
“ti dispiace se annullo la proposta di poco fa? Non ho più voglia di mangiare fuori” scosse la testa.
“va bene, allora resta qui, ti cucino qualcosa” proposi, ma lui rifiutò subito.
“voglio solo andare a casa e riposare” spiegò, stropicciandosi gli occhi stanchi con la mano.
Annuii, cercando con la mente qualcosa per dargli speranza, ma a quel punto lui se n’era già andato.






 
***


eeehilà,
c'è nessuno?
battete un segno, grazie! 
xx

-marty.



 

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Capitolo 68
*** Good news. ***


Sessantottesimo capitolo.



“non ho la più pallida idea di come comportarmi con Liam, non so cosa fare” mi sfogai con Amy nel pomeriggio, raccontandole tutto e cacciando ogni mia singola preoccupazione repressa.
La mia amica portò una mano sulla mia spalla, comprensiva, “sarà solo stressato. Dagli qualche ora di tempo e tornerà come prima, ne sono sicura.”
“io non molto, invece” scossi la testa, “è convinto di aver fallito l’esame, probabilmente adesso sarà tormentato dai sensi di colpa nei miei confronti e anche verso se stesso. Vorrei essere lì per aiutarlo ma lui non vuole, mi sento così impotente.”
“Ronnie, calma” sorrise, “è normale che voglia stare da solo per un po’, cerca di capirlo.”
“io lo capisco, infatti vorrei fare qualcosa per farlo stare meglio” spiegai, per poi soffocare la faccia contro il cuscino del mio letto.
Amy ridacchiò e me lo tolse di dosso, per poi lanciarmi una delle sue occhiatacce; “l’unica cosa che puoi fare è aspettare i risultati di questo maledetto test. Poi affronterete il problema.”
“già” alzai gli occhi al cielo, “magari ne fosse solo uno, di problema.”
La mia amica si sedette accanto a me e aggrottò la fronte, perplessa, “che succede? che altro ha combinato Liam?”
“no, non mi riferivo a lui” sospirai, “ma a mia madre. E a mio fratello.”
Amy sbarrò gli occhi, “che succede a Louis?”
“ti ho chiamata anche per dirti questo” mormorai, mordendomi nervosamente il labbro inferiore, “è successa una cosa.. importante.”
Lei non disse nulla, spingendomi a proseguire il discorso.
“c’è una piccola possibilità che nostra madre potrebbe non tornare a Londra” dissi tutto d’un fiato, e pronunciare quelle parole risultò molto più difficile del previsto, “e puoi immaginare la nostra reazione.”
Amy spalancò la bocca, “dimmi che stai scherzando. Ti prego, dimmi che non è vero.”
Rimasi in silenzio, abbassando lo sguardo a terra.
“vorrei tanto che fosse uno scherzo” alzai le spalle, percependo un nodo allo stomaco, “ma non lo è. Mi ha chiamata ieri e mi ha liquidata con una telefonata di pochi minuti, devo ancora realizzare che forse ho perso mia madre dopo averla appena ritrovata.”
“no, Ronnie, io mi rifiuto di crederci!” esclamò, scattando in piedi, “proprio adesso che stavate cominciando a costruire un rapporto, proprio adesso che tu e Louis vi eravate affezionati!”
Un brivido mi percosse la schiena; “già. Ho sempre avuto questo difetto, di affezionarmi con estrema facilità alle persone. E tutto quello che ho ricevuto in cambio sono sempre stati calci nel sedere e tante, tante delusioni.”
Amy rimase colpita dalla mia vocina tremolante e per questo si fiondò ad abbracciarmi.
“è passato solo un giorno, magari ti chiamerà per dirti che ha risolto tutto” mi sussurrò all’orecchio, cercando di confortarmi e darmi speranza.
“dice che il lavoro le sta causando molti problemi, mio padre aveva questioni irrisolte in azienda e lei ora ha molti pensieri per la testa, molte cose a cui rimediare” borbottai, “tra cui i suoi figli non rientrano, ovviamente.”
Ancora silenzio.
“ho provato a difenderla, a giustificarla” feci una pausa, “ma se davvero ci abbandonasse di nuovo giuro che non voglio più vederla né sentirla. Mai più, Amy.”
Lei annuì, stringendomi più forte, “confido in lei, tornerà da voi, ne sono certa. Perché non me lo hai detto prima?”
Mi allontanai leggermente dall’abbraccio per guardarla negli occhi, “ti ho chiamata proprio per dirtelo. Louis era sconvolto, mi ha fatto un discorso che credevo non avrei mai sentito da lui, e mi sono anche commossa. Stagli vicino, se dovesse accadere il peggio, soffrirà molto.”
Amy annuì, “l’ho visto qualche ora fa, prima che andasse a lavoro, ed era strano. Ma non capisco perché non mi abbia detto nulla!”
“era devastato, credimi” sussurrai, “non avrà trovato il coraggio per ammetterlo a te e a se stesso.”

Il giorno successivo non fu particolarmente differente.
Amy parlò con Louis e gli restò accanto più del solito, se fosse possibile.
Era a casa nostra praticamente sempre, non lo lasciava da solo neppure un secondo.
Tranne quando lui doveva andare a lavoro, e purtroppo provai un po’ di gelosia. 
Ero invidiosa perché avrei voluto che Liam facesse lo stesso con me, che mi stesse accanto e mi confortasse in un momento come questo. 
Ma sapevo che anche lui stesse trascorrendo un brutto periodo e avevamo bisogno l’uno dell’altro motivo, eppure per qualche incomprensibile e assurdo motivo non eravamo insieme. Per questo motivo, quel pomeriggio andai a casa sua. 
Bussai insistentemente alla sua porta e, dopo più tempo del solito, finalmente mi aprì.
Accennai un sorriso nel vedere finalmente il suo viso dopo troppe, troppe ore.
Era sudato e a giudicare dall’abbigliamento capii che si stava allenando.
Indossava un paio di pantaloncini corti e blu e una canottiera dello stesso colore.
“ehi” mormorai come al solito, e lui rispose la stessa cosa.
Spalancò la porta per concedermi l’accesso e a quel punto entrai in casa, chiudendomi la porta alle spalle. 
Mi guardai intorno e lo seguii fino alla sua stanza, dove riprese a fare quello che stava facendo.
Si infilò nuovamente i guantoni e incominciò a scaraventare pugni contro un sacco da boxe.
“vedo che hai trovato il tuo modo per sfogarti” commentai, poco dopo, osservandolo con le braccia conserte.
Liam non rispose, e continuò a fare quello che stava facendo. Un pugno dopo l’altro, un colpo a destra e a sinistra, poi si fermò.
“vuoi ignorarmi per sempre?” chiesi, a questo punto.
Lui si voltò, finalmente, e si bagnò le labbra dopo essersi asciugato la fronte limpida.
“sto cercando di sopravvivere fino alla prossima settimana” spiegò, “quando uscirà il risultato di quel fottuto esame. Quando saprò l’esito saprò come comportarmi, quindi fino ad allora sì, credo che sarò costretto ad ignorarti.”
Deglutii, sentendolo parlare in quel modo, “e non credi sia un atteggiamento infantile e stupido?”
“infantile?” ripeté, scuotendo la testa, “no. Non direi proprio.”
“e come lo chiameresti tu?” esclamai, cominciando ad infastidirmi.
“sto cercando di tutelarti, non lo capisci?” sospirò, con le vene sul collo sempre più in vista, “sto pensando a come ho fatto a rovinare tutto con le mie mani, ho mandato all’aria l’ultima possibilità che avevo per passare quel maledetto test, perché te l’ho detto, credo sia andato male. E non credo di avere la forza di vedere l’espressione delusa sul tuo viso quando te lo dirò, tra qualche giorno, per cui è meglio se ti prepari.”
“ma c’è anche l’altra metà di possibilità secondo cui può essere andato bene!” insistetti, esasperata, “perché non la prendi neanche in considerazione?”
Liam si coprì il viso con una mano, “lo vedi? sei tu quella che crede vada tutto a finire bene, non io.”
“no, dico solo che potrebbe anche andare tutto per il verso giusto, almeno per una volta” roteai gli occhi al cielo, “e se dovesse andare male, pazienza. Lo accetterò, non è mica una tragedia.”
“per me lo sarebbe” ribatté, “c’è in gioco il mio futuro e se permetti voglio che vada come dico io.”
A quel punto mi avvicinai a lui, puntando l’indice contro il suo petto, “dovresti sapere che non sempre le cose vanno come vogliamo noi. Io l’ho imparato a mie spese, e anche tu, quindi non fare il bambino capriccioso e finiscila con questa sceneggiata. Voglio che affrontiamo questo momento difficile insieme perché ho bisogno di te, Liam!”
Rimase in silenzio, abbassando lo sguardo per non incrociare i miei occhi sofferenti.
“e io vorrei che tu mi lasciassi un po’ da solo” disse, senza neppure guardarmi, “per favore.”
A giudicare dal tono di voce capii che stava soffrendo anche lui, ovviamente. Stava cercando di trattenersi, voleva imporsi di restare calmo e probabilmente voleva che me ne andassi per non vederlo scoppiare. Tutta la pressione che aveva tenuto dentro di sé negli ultimi mesi era finalmente esplosa, ed io volevo essergli vicina per curare le ferite. Ma, a quanto pare, lui non sembrava volere che io fossi coinvolta nell’impatto.
Lo conoscevo bene, ormai, e sapevo che cercava di proteggermi anche quando non c’era nulla da cui dovermi proteggere.
Ma lo amavo anche per questo, per la sua testardaggine e per il fatto che a volte diventasse completamente incomprensibile.
“vorrei poterlo fare” dissi tutto d’un fiato, “ma non ci riesco, perché io non voglio restare sola. Non voglio rientrare in una casa vuota, ho seriamente bisogno di te, dei tuoi abbracci e dei tuoi baci..”
Liam serrò la mascella, combattuto su cosa fare. Per questo motivo, ad un tratto, si voltò e sferrò altri due pugni contro il suo oggetto di sfogo.
Poi guardò nuovamente me e finalmente i suoi occhi nocciola e spenti incontrarono i miei, altrettanto tristi e supplicanti.
“non sono proprio dell’umore adatto” spiegò, “ti prego, cerca di capirmi e non insistere.”
Questa risposta fu peggiore di una pugnalata alla schiena. Deglutii, cercando di trattenere i singhiozzi, e annuii.
“purtroppo no, non ti capisco” replicai delusa, scuotendo la testa, “non ti capisco proprio.”
E a quel punto indietreggiai, uscendo dalla porta della stanza e poco dopo anche dalla sua casa.
Detestavo litigare con lui. Era così da sempre, fin dai primi tempi, quasi un anno prima.
Ogni volta che c’era una discussione fra noi ci stavo male e non riuscivo a pensare ad altro fino al momento della nostra riconciliazione. Sfortunatamente ero fatta così. Louis mi ripeteva sempre di essere meno sensibile, di riuscire a scrollarmi i problemi di dosso con più facilità; come se fosse facile, come se si potesse ordinare a se stessi di cambiare. Tuttavia mantenni la decisione di non rientrare in quella casa vuota, per lo meno finché mio fratello non sarebbe tornato da lavoro, e ne approfittai per fare una passeggiata al parco.
Fu lì che mi venne quell’istinto; tirai fuori il cellulare dalla tasca e composi il numero di mia madre sulla tastiera.
Le telefonai e ricevetti un duro colpo quando trovai la segreteria telefonica.
Non mi arresi, però, e decisi di lasciarle un messaggio che avrebbe poi potuto ascoltare.
“ehi, mamma, sono io.. Ronnie. Lo dico per sicurezza, sai, Louis crede già che tu possa esserti dimenticata di noi. Ma so che, in fondo, non lo pensa davvero. Così come non lo penso io, so che tornerai da noi, lo so perché voglio credere che tutto quello che ci hai dimostrato in questi mesi trascorsi insieme sia vero. Mi hai ripetuto quanto fossi pentita del tuo sbaglio, quanto bisogno avessi della tua famiglia, i tuoi figli, che sono tutto quello che ti è rimasto. Per questo sono sicura che tornerai, prima o poi. Voglio sentirti, perché nonostante tutto mi manchi. Qui la vita è sempre più dura, ed io avevo trovato in te un’amica e una confidente, oltre che una madre. Tu sei convinta che la tua presenza non sia fondamentale per noi, perché ora abbiamo trovato l’amore e abbiamo anche i nostri amici, ma ti sbagli. Abbiamo bisogno di te, tanto. E so che anche tu hai bisogno di noi. Torna.”

Due giorni dopo la situazione era esattamente uguale, identica, irremovibile.
Forse addirittura peggiore. Io e Liam non ci vedevamo da quarantotto ore ed io stavo per impazzire; oltretutto si faceva sentire molto raramente ed era chiaro che qualcosa non andasse. Era questione di pochi giorni, ancora, prima che i risultati del suo test uscissero ed io, onestamente, non vedevo l’ora.  Anche se l’esito dovesse essere negativo, avrei capito, l’importante era riavere il mio ragazzo. 
Perché essere evitata da lui in questo modo, sapere che stesse soffrendo da solo, era intollerabile. 
Per non parlare dell’aria tesa e malinconica che si respirava in casa con Louis.
La mamma non ci aveva ancora richiamati, e a questo punto sia io che mio fratello avevamo perso le speranze. 
Più che delusi, eravamo arrabbiati con lei e con noi stessi. 
Con lei per averci illusi di poter finalmente ricreare la nostra famiglia, e con noi stessi per averle creduto di nuovo.
“come abbiamo potuto essere tanto ingenui?” borbottava continuamente Louis.
“quando si ama qualcuno si diventa ciechi” gli rispondevo, alzando le spalle e fingendo che stessi bene. Ma ero tutto tranne che felice, ultimamente. 
Una mattina, dopo essermi svegliata presto per sistemare la camera, mi accorsi di quante cose credessi di aver perso e invece erano sempre lì. Nascoste, leggermente danneggiate, ma ancora integre. Un po’ come la mia relazione con Liam.
Mi venne da sorridere quando ritrovai la sua felpa, quella che mi aveva regalato dopo la nostra prima notte insieme a casa sua.
Mille ricordi mi invasero la mente, e con essi tanta nostalgia.
La indossai, stupita del fatto che emanasse ancora il suo profumo.
Non m’importava se facesse un caldo tremendo, io non mi sarei fatta problemi ad indossare il suo felpone invernale neanche se fossi in una sauna. Niente era come tenere addosso qualcosa di suo, far entrare il suo profumo nella pelle.
Questi pensieri mi fecero realizzare quanto mi mancasse, quanto avessi bisogno di lui anche dopo soli due giorni di assenza e distanza.
Liam, però, aveva detto chiaramente che voleva stare da solo, schiarirsi le idee, e pensare. Non lo capivo, ma lo avevo accettato. 
Presa da un impulso di pazzia, curiosai tra la rubrica del mio cellulare alla ricerca di un numero in particolare. 
Quando lo trovai, sorrisi e cominciai a schiacciare i tasti.
“pronto?” rispose il ragazzo, dall’altra parte del telefono.
“Andy!” esclamai, mordendomi il labbro.
“Ronnie?!” ribatté, euforico. Sembrava quasi sorpreso; e come biasimarlo. Eravamo diventati più intimi e amichevoli solo qualche settimana prima, dopo che lui mi aveva salvata da un quasi svenimento grazie alle sue tattiche infallibili da infermiere alle prime armi.
“come stai?” chiesi, senza smettere di camminare avanti e indietro per la mia stanza.
“sto bene grazie, e tu?” rispose, “diamine, non mi aspettavo questa chiamata ad essere sincero!”
Ridacchiai, “lo immaginavo. Volevo sentirti e.. sì, ci manchi qui. Non avrei mai immaginato di dirlo, però è così.”
“Sicura? Non provocarmi, sai che sono capace di tornare a Londra e causare tanti altri guai!”
Sbuffai, “l’importante è che questa volta lasci Danielle a Dublino, grazie.”
Andy scoppiò a ridere, “decisamente! Puoi starne tranquilla. Allora, quante volte sei svenuta nell’ultimo mese senza i miei soccorsi?”
“molte volte” scherzai, sorridente, “sono seria, Andy, torna quando vuoi.”
Lui non disse nulla per un po’ poi rispose: “è successo qualcosa con Liam, per caso?”
Deglutii, “da cosa lo hai capito? La mia voce, le mie parole?”
“nah, magari fossi così perspicace” replicò divertito, “è solo che ho sentito Liam negli ultimi giorni e non sembrava proprio in forma, anzi. Però non vuole dirmi cos’ha.”
Sospirai, “è stressato e ha bisogno di tanto relax. Non so come aiutarlo.”
“organizzagli una bella serata romantica con tanto di spogliarello” mi consigliò tra una risata e l’altra, “sono sicuro che si rilasserà molto così.”
Feci una smorfia, “bella idea. Peccato che la cosa sia molto più grave di così.”
“mi devo preoccupare?” domandò.
Roteai gli occhi al cielo, “credo di sì. Riguarda il college.”
“oh no, di nuovo” borbottò lui, “non dirmi che ha fallito anche il secondo esame!”
Aggrottai la fronte, “allora tu sai qualcosa.”
“certo, non faceva che parlare di questo prima di rivelarti la sorpresa” ammise, “è importantissimo per lui, Ron, se non lo passerà credo che andrà a buttarsi da qualche ponte.”
“non dirlo nemmeno” lo sgridai, e lui ridacchiò in risposta.
“dico solo che conosci Liam, quando si mette in testa qualcosa deve portarla a termine a tutti i costi” sussurrò, “specialmente se quella cosa riguarda te. E’ fissato con te, Ronnie, farebbe di tutto..”
Ed eccola di nuovo, quella sensazione allo stomaco, quel bruciore in gola. La sua mancanza.
“cosa dovrei fare, secondo te?” piagnucolai, esasperata.
“niente, non fare niente” mormorò, “conosco il mio migliore amico, deve capire da solo il suo errore. Se andrai da lui a insistere di stare insieme, ti respingerà perché crede di non aver bisogno di nessuno in momenti come questo. Ma se tu lo ignorerai, non risponderai ai suoi messaggi né altro, come se non esistesse, Liam impazzirà. Fidati di me, penserà di stare per perderti e verrà da te, ha solo bisogno di darsi una svegliata da solo.”
Le sue parole mi colpirono più del dovuto, “non so se sono capace di ignorarlo”
“Lo fai a fin di bene, Ronnie” continuò, “lascia che sia lui a rincorrerti, questa volta.”
Annuii, realizzando che avesse ragione. Non avrei mai creduto di accettare consigli da Andy, ma si rivelò davvero utile e un ottimo amico. Non soltanto per Liam, anche per me.
“grazie” sussurrai riconoscente, “grazie davvero.”
“e di cosa” replicò lui, “quando vuoi chiama. Andy Samuels consigliere per cuori spezzati al suo servizio.”

Seguire il piano di Andy si rivelò più difficile del previsto.
Anzi, a dire il vero, sapevo fin dall’inizio che sarebbe stata dura ma misi tutta me stessa per portarlo a termine. Non mi lasciai impietosire e continuai ad ignorare Liam fino a quando non sarebbe stato lui a venire da me. E non lo fece per altri due giorni, portandomi quasi all’esaurimento.
“mi dispiace Ron, sai che Liam mi è simpatico e lo adoro” commentò Amy riguardo questa situazione, “ma in questo caso è proprio da prenderlo a calci nel sedere, per come ti sta trattando.”
Sospirai, “forse dovrei capirlo, chissà, magari l’anno prossimo anche noi saremo in queste condizioni a causa degli esami e del college.”
Ma la mia migliore amica continuava a dirmi che ci fosse dell’altro sotto, e a me non restava che aspettare. Attendevo con impazienza il momento in cui Liam avrebbe bussato alla mia porta, nel frattempo cercai di distrarmi e vivere la vita il più possibile. Uscivo spesso con Louis ed Amy, finché non mi stancai di essere il terzo incomodo e contemplare i loro continui baci ad ogni appuntamento.
La sera prima dei risultati del test, c’era vento. Era domenica, in pieno Luglio, ed io ero a casa tutta sola a guardare un film. Sdraiata sul divano, con addosso soltanto una leggera maglia extra large da notte, a sgranocchiare pop corn davanti alla televisione come una perfetta casalinga disperata.
Quando sentii scricchiolare in lontananza, ed altri rumori strani, comininciai a guardarmi intorno.
Imprecai mentalmente per aver consigliato a Louis di uscire e lasciarmi sola. Avrei preferito mille volte unirmi a lui ed Amy per poi vederli pomiciare tutta la serata, piuttosto che morire da paura a causa di stupidi scricchiolii. Balzai in piedi quando sentii un colpo alla porta.
Lasciai cadere lo sguardo sul mio abbigliamento poco presentabile e mi coprii con una leggera vestaglia che, in effetti, copriva ben poco. Presa dalla furia e dalla voglia di vedere chi ci fosse lì fuori, corsi ad aprire, convinta e speranzosa di trovarvi Liam.
Aggrottai la fronte e impallidii quando, al suo posto, trovai due ragazzi mai vista prima d’ora.
Misi le braccia conserte, spaesata, e cercai di scacciare la delusione e il timore: “sì?”
“ehi, bellissima” ghignò subito uno dei due, il più alto e robusto, “sei sola qui dentro?”
Il cuore prese a battermi più forte in petto a quella domanda, considerai mentalmente l’opzione di chiudergli la porta in faccia ma non trovai il coraggio. Ero paralizzata e devastata dalla puzza di alcool che emanavano, pur essendo soltanto le undici.
“posso aiutarvi in qualcosa?” chiesi, cominciando a perdere la pazienza, ma anche piuttosto spaventata. I due si lanciarono un’occhiataccia complice poi scoppiarono a ridere.
“magari siamo noi a poter aiutare te” rispose l’altro, “sappiamo che sei tutta sola in casa.”
Deglutii, agitata. Ecco uno dei tanti effetti negativi nell’abitare con il proprio fratello, senza genitori o veri adulti con sé: la voce si spargeva in giro, e i rischi aumentavano.
Feci una smorfia e provai a sbattergli la porta in faccia, ma il tipo più alto avanzò il piede per impedirmi di chiuderla. 
Cominciai a sudare freddo e, ancora incredula da tutta questa situazione così surreale, sbottai: “siete ubriachi, andatevene o chiamo la polizia.”
“sicura di non volerti divertire neanche un po’?” ridacchiò uno dei due, “sembri aver voglia di compagnia.”
E dopo quella disgustosa affermazione lasciò cadere lo sguardo sulle mie gambe, al punto tale che desiderai di essere invisibile. Non mi ero mai sentita tanto a disagio e spaventata in vita mia.
“sto bene così, grazie” mormorai, esasperata e immobile. Sembravo pietrificata, mentre i loro occhi mi bruciavano letteralmente e squadravano con attenzione ogni parte del mio corpo.
“sei davvero carina, non ce l’hai un ragazzo?” esclamò il più grande, distrattamente.
“certo che non ce l’ha, altrimenti non sarebbe in casa tutta sola conciata così” gli rispose subito l’altro, “è chiaro che abbia mancanza d’affetto.”
Mi morsi il labbro, pensando alle loro parole che dovevano pur significare qualcosa.
Potevo ritenermi single? Forse avevano ragione? Il mio ragazzo mi aveva abbandonata, letteralmente.
“ce l’ho un ragazzo” riuscii a dire, con una vocina flebile e debole, “mi spiace per voi.”
“sicura?” continuavano a ridere in coro, finché il più piccolo avanzò una mano per sfiorarmi, “facci entrare, dai. Ti faremo divertire e ravviveremo un po’ questa serata così vuota, che ne pensi?”
Mi venne da piangere, non sapevo cosa fare, non avevo scampo. Potevo solo sperare che mio fratello tornasse presto e mi salvasse da questa terribile situazione che non sembrava aver via d’uscita.
“io penso che se non vi allontanate subito da lei, saranno le vostre teste a diventare vuote, a suon di pugni” intervenne una voce maschile roca e profonda, rigida e tuonante, proveniente da lontano.
Come una chiamata dal cielo, era come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere: Liam era lì.
Avanzava lentamente verso la porta di casa e fulminò i due ragazzi con lo sguardo.
“immagino lui sia il tuo ragazzo” mi disse uno dei due, sbandando leggermente.
“allora ce l’ha davvero” rispose l’altro, sogghignando, “complimenti, amico, gran bella tipa.”
Liam serrò la mascella e posò gli occhi su di me. 
Conoscendolo bene, sapevo si stesse trattenendo.
“già, beato lui” commentò il più grande, “pagherei oro per essere al posto suo e poterla scopare ogni giorno.”
Un brivido di disgusto mi invase la schiena e, prima che potessi rispondere, Liam aveva già sferrato un pugno in faccia al ragazzo dai commenti inopportuni. Non lo fermai, questa volta, perché – per quanto fossi contraria alla violenza – adesso ero solo felice di sapere che lui fosse qui, con me.
“ve lo dirò solo un’altra volta” ringhiò, “sparite e non tornate mai più, forse così deciderò di non continuare a pestarvi.”
I due ubriachi si lanciarono un’occhiata smarrita, mentre il più grande si copriva il naso ancora sanguinante. Provarono ad oppore resistenza, ma non durarono a lungo, visto che nel giro di due minuti fuggirono a gambe levate. Mi lasciai scappare un lungo sospiro di sollievo e ripresi a respirare regolarmente, cacciando tutto il fiato che avevo trattenuto fino ad allora.
L’agitazione e il rossore del mio viso mostrarono quanto fossi impaurita, e Liam si addolcì a quella visione. Mi spinse dentro casa e chiuse rapidamente la porta alle spalle, portando le mani sul mio viso: “stai bene? ti hanno fatto qualcosa?”
“no” scossi la testa, guardando in basso, “per fortuna sei arrivato in tempo.”
“per fortuna” ripeté lui, “se non fosse successo non voglio neanche pensare cos’avrebbero fatto.”
“neanch’io” mormorai, continuando ad evitare i suoi occhi, “come mai eri lì?”
Liam si bagnò le labbra, “stavo venendo da te. Volevo parlarti, e scusarmi.”
Rimasi in silenzio, ripensando alle parole di Andy che si erano rivelate veritiere.
“dio, Ronnie, non puoi capire cosa mi è passato per la testa nel momento in cui ti ho vista alla porta accerchiata da due sconosciuti” disse, allontanandosi leggermente da me, “ho visto l’espressione sul tuo viso, così piccola e indifesa, ed è colpa mia. Ti ho lasciata da sola questa settimana e mi sono comportato come un coglione, permettendo a due sconosciuti di adocchiarti e spaventarti..”
Scossi la testa, rigida e distaccata, “ormai è successo.”
“ce l’hai con me, vero?” chiese, titubante, “certo, è naturale. Come biasimarti.”
Non dissi nulla ancora una volta, mi limitai a passare una mano tra i capelli lunghi e scompigliati.
“il destino ha voluto che stasera io arrivassi al momento giusto” sussurrò ad un tratto, “e ho imparato la lezione, credimi. Non ti lascerò mai più da sola, piccola. Mai, lo giuro. Pensi che io sia stato bene in questi giorni, distante da te? Assolutamente no. Stavo impazzendo senza vederti, senza toccarti né baciarti, era come vivere la peggior tortura del mondo. Ma volevo adattarmi all’idea di come sarebbe stato e come sarà il mio futuro se non dovessi passare quel fottuto esame e dovessi andare a frequentare il college altrove. Lo so, sono pazzo, lo siamo entrambi dopotutto, facciamo i nostri sbagli e le nostre pazzie ma alla fine ci ritroviamo sempre grazie al destino. Ci fa tornare insieme nei momenti più giusti, quelli in cui abbiamo bisogno l’uno dell’altro, ed io non posso che esserne più grato. Voglio essere il tuo eroe, Ronnie, voglio tenerti stretta tra le mie braccia fino a soffocarti se è necessario, purché tu ti senta sempre al sicuro e mai spaventata come ho visto stasera nei tuoi occhi.”
Dire che avevo brividi dappertutto era poco. Non riuscivo a parlare, di nuovo.
“promettilo” singhiozzai, “prometti che non mi lascerai più da sola. Credevo di impazzire senza di te.”
Liam chiuse gli occhi per non vedermi piangere e mi tirò a sé, avvolgendomi tra le sue braccia.
“mai più, te lo prometto” mi sussurrò all’orecchio, per poi stamparmi una lunga fila di baci sulla fronte, “sarò al tuo fianco fino a quando non sarai tu ad implorarmi di lasciarti in pace.”
Sorrisi, “non credo accadrà mai. Ti amo così tanto, mio eroe.”
Liam sorrise a sua volta e fece finalmente sfiorare le nostre labbra, unendole in un unico bacio.
“resta con me, stanotte” proposi, “non credo di farcela a dormire da sola, dopo quello che è successo”
“non avevo comunque intenzione di andarmene” rispose, “te l’ho detto. Non ti lascio più sola.”
Lo baciai ancora, e ancora e ancora. Fino a ritrovarmi distesa sul mio letto, con lui accanto.
“preoccupato per domani?” gli chiesi ad un tratto, comodamente stretta tra le sue braccia.
“lo ero, fino a qualche ora fa” replicò, “adesso no. Sono tranquillo, sono sereno, qui con te. Ho sbagliato a tenerti distante, perché tu sei la cura a tutti i miei problemi, se ti avessi tenuta vicino probabilmente sarei stato meglio e non avrei dato di matto. Perdonami, amore mio.”
“l’ho già fatto, nel preciso istante in cui ti ho baciato, prima” confessai, arrossendo, “e sono sicura che domani mattina, comunque vada, ne usciremo entrambi più forti e vincitori. Sai perché? Perché resteremo insieme, qualsiasi sia il risultato.”

E ci addormentammo così, stretti e avvolti tra le nostre braccia, avvinghiati l’uno all’altra come per paura di essere divisi.
Nonostante lo spavento di poco prima, infatti, dormii profondamente come un ghiro.
Forse perché ora mi sentivo al sicuro, forse perché c’era lui lì con me. Forse entrambe le cose.
Liam era ancora vestito, con i jeans addosso, e dormì così. 
La mattina seguente arrivò in fretta e con essa il grande giorno.
Mi svegliai per puro caso, colpita da un raggio di luce che filtrava dalla tenda della mia finestra, facendomi brontolare nel sonno. 
Mi rigirai più volte nel letto, sprofondando la testa contro il cuscino per poi stropicciarmi gli occhi e aprirli una volta per tutte, realizzando di essere sola. Mi guardai intorno, infatti, e Liam non c’era più.
Mi portai una mano tra i capelli, confusa, pensando per un attimo che fosse stato tutto solamente un sogno. 
Finché non trovai un bigliettino sepolto tra le lenzuola con scritto: “buongiorno principessa, mi dispiace di non aver aspettato che ti svegliassi, mai sai dove sono andato. Liam”
Corsi a guardare l’ora sul telefono e mi accorsi che era quasi mezzogiorno. Era tardi, avevo dormito decisamente troppo. 
Uscii in fretta dalla mia stanza e trovai Louis già pronto per andare a lavoro.
“ehi, dormigliona” esclamò, sistemandosi la giacca e lanciandomi un’occhiata distratta.
“buongiorno” mormorai, decidendo mentalmente se dirgli o meno della strana esperienza della scorsa sera, “hai visto Liam questa mattina? è rimasto a dormire qui perché..”
“mi ha detto tutto, Ron” mi interruppe all’istante, avvicinandosi, “e mi dispiace tanto che ti sia successa una cosa simile. E’ assurdo, dovremmo sporgere denuncia.”
Deglutii, “erano due ubriachi, e se avessero voluto farmi del male lo avrebbero fatto senza perdere tempo in chiacchiere. Preferisco non fare nulla.”
“lo sai che non sarò mai più tranquillo a lasciarti sola a casa, vero?” sbuffò, preoccupato.
Poggiai una mano sulla mia spalla, “tranquillo, Liam si è offerto come mia guardia del corpo ventiquattro ore su ventiquattro.”
Louis ridacchiò, “ed io ti insegnerò qualche mossa di karate. Così, come autodifesa.”
“affare fatto” sorrisi, “allora, sai dov’è andato?”
Mio fratello scosse la testa, “era piuttosto misterioso stamattina, e andava di fretta. Comunque adesso scappo, vado in negozio, a dopo.”
E la conversazione terminò così, lasciandomi con mille dubbi. Provai a chiamarlo al cellulare, ma ovviamente lo trovai spento. Considerai l’idea che fosse alla casa sul fiume, dove andava sempre in situazioni di agitazione simili, ma era più probabile che fosse andato direttamente al college musicale per vedere i risultati dell’esame. E starmene con le mani in mano ad aspettare era l’ultima delle cose che volevo fare. Finché, all’improvviso, mi arrivò un messaggio al telefono da parte di mia madre. Sbarrai gli occhi, sorpresa, e lo aprii subito. 
“siete sempre nei pensieri, vi spiegherò tutto.. a presto” lessi questa frase ad alta voce.
Confusa e perplessa sul vero significato di queste parole, rimasi a pensarci a lungo, finché non fui nuovamente interrotta. Questa volta fui stoppata da qualcuno che bussò alla porta.
Un brivido mi invase la schiena nel ricordare chi avessi trovato l’ultima volta che ero andata ad aprire, da sola. Tuttavia mi scrollai di dosso le paure e raccolsi coraggio, correndo verso la porta.
Liam era lì, di fronte a me, con le mani in tasca e un pezzo di carta in mano.
La sua espressione era vuota e gli occhi fissi sui miei non esprimevano alcuna emozione.
Mi cadde il mondo addosso, “è il risultato quello che hai in mano?”
Lui annuì, silenzioso e immobile. 
Lo feci entrare di corsa in casa e chiusi la porta.
Provai a capire meglio l’esito dal suo sguardo, ma era totalmente impassibile.
Era andata male, a quanto pare. Sospirai, portai una mano sul suo viso, e lo accarezzai.
“non importa, te l’ho detto” balbettai, provando ad immaginare come si sentisse, “resterò al tuo fianco. Cercheremo altri college nelle vicinanze e..”
“Ronnie” mi interruppe bruscamente, per poi sfoderare un sorriso enorme, “ce l’ho fatta.”
Spalancai la bocca e per poco non svenni quando lo vidi alzare in aria quel foglio di carta a dimostrare l’esito positivo, “hai passato quell’esame?”
“sì, amore, sì!” esclamò sorridente, prendendomi in braccio, “ce l’ho fatta!”









 
***


a presto xx

-marty.

 

 

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Capitolo 69
*** Shooting star. ***


Sessantanovesimo capitolo.



Inutile dire che da quel momento in poi tutto cambiò. In positivo, finalmente. 
Per una volta tutto sembrava andare per il verso giusto, il destino sembrava essere dalla nostra parte e adesso ci sentivamo più forti e invincibili che mai. Liam aveva davvero passato l’esame, aveva superato il test d’ammissione che gli consentiva di restare a Londra e frequentare quel tanto rinomato college musicale dei suoi sogni, ed io stentavo ancora a crederci.
Non perché non credessi in lui e nelle sue capacità, ma perché avevo sempre pensato che saremmo stati costretti a dividerci ancora, che ci sarebbero stati ancora innumerevoli ostacoli nella strada di fronte a noi, e ora che non c’era più alcuna difficoltà da superare mi sentivo quasi spaesata.
Non ero abituata a tanta tranquillità. La mattina di pochi giorni dopo mi ero svegliata presto per sistemare la casa, visto che quello era un giorno speciale. Avevo organizzato un pranzo in famiglia in onore di Liam, per festeggiare il suo successo, e stavolta avevo deciso niente sorprese.
Solo io, lui, Louis ed Amy.
Le persone più importanti della mia vita, che nel bene e nel male ci erano sempre state, e senza le quali non potevo vivere. 
Mi sentivo così grata per aver trovato persone come loro, e altrettanto per aver perso quelle che non mi apprezzavano abbastanza.
Sospirai, realizzando quanto costante e fisso fosse il pensiero di mia madre, ancora dall’altra parte del mondo.
“non dirmi che cucinerai tu” Louis interruppe i miei pensieri, balzando in cucina ancora assonnato.
Era domenica, non doveva lavorare e, da bravo pigrone quale era, ne approfittava per dormire fino a tardi.
Io, in tutta risposta, gli riservai un sorrisetto compiaciuto e mostrai la pentola sul fuoco.
“invece sì, sto preparando un pranzetto con i fiocchi” esclamai, non del tutto convinta, per poi afferrare il libro delle ricette per fare qualche dolce. 
Con la coda dell’occhio vidi Louis roteare gli occhi al cielo, “va bene, cerca solo di non incendiare la casa.”
“spiritoso” brontolai, spingendolo via mentre lui se la rideva sotto i baffi.
Dopo aver terminato di fare la cuoca, apparecchiai la tavola con l’aiuto di Louis e poi corsi a prepararmi, realizzando che fossi davvero in ritardo. Sgattaiolai rapidamente nella mia stanza e aprii l’armadio, cercando qualcosa di carino per l’occasione. 
Mi vestii in fretta e, puntuale come un orologio svizzero, qualcuno bussò alla porta.
Mio fratello, che nel frattempo si era preparato a sua volta, andò ad aprire e con la coda dell’occhio vidi la mia migliore amica e il mio ragazzo all’ingresso. Sorrisi, emozionata, e gli corsi incontro. 
“umh, cos’è questo profumino?” chiese subito Liam, socchiudendo gli occhi.
“ma quale profumo?” lo richiamò Louis, ridendo, “non fare il ruffiano, sappiamo tutti che Ronnie è una frana ai fornelli.”
Lo fulminai con lo sguardo e tutti risero, poi riportai l’attenzione su Liam.
Chiusi la porta con un braccio e poi lo portai intorno al suo collo, regalandogli un bacio veloce.
“ero serio, prima” precisò, “sento davvero un buon profumo, che cos’è?”
“vedrai” sorrisi, baciandogli la punta del naso, “è una sorpresa.”
Liam annuì e poi ricambiò il sorriso nel portare una mano sulla mia guancia per pulirmi.
“eri sporca di farina” ridacchiò, “ti stai proprio dando da fare per questa festa.”
“non si festeggia una cosa qualunque” spiegai, “ma qualcosa che aspettiamo da tanto, tantissimo tempo. E per questo voglio festeggiare, sono felice.”
Sorrise di nuovo e mi baciò ancora, ancora, e ancora.
“d’accordo, voi due” brontolò Amy correndo a separarci, “finitela con le solite smancerie e venite a tavola perché Louis sta morendo di fame.”
Mio fratello si sedette per primo, battendo i pugni ai lati del piatto, in attesa di essere servito. Scoppiai a ridere e Liam fece lo stesso, sedendosi tra lui e me. Io mi posizionai tra il mio ragazzo ed Amy, poi corsi ai fornelli per vedere se fosse tutto pronto. Per la gioia di Louis, lo era.
Presi il primo piatto e lo portai a tavola, servendo tutti uno alla volta con grande orgoglio.
“buon appetito!” esclamai soddisfatta, sedendomi finalmente e osservandoli tutti mentre assaggiavano ciò che avevo cucinato.
Liam prese una forchettata dal mio piatto e mi imboccò, così che mangiassi anch’io.
“ce la faccio anche da sola, tranquillo” ridacchiai, masticando, “umh. E’ proprio buono, vero?”
Amy annuì, “brava Ronnie, pensavo peggio.”
Le lanciai un’occhiataccia alla quale lei reagì ridendo, poi osservai Louis che mangiava silenzioso.
In meno di due minuti aveva già finito tutto, poi mi porse il piatto e disse semplicemente: “ancora.”
Tutti lo guardammo stupefatti e lui alzò le spalle, “che c’è? ho fame.”
“non dicevi che sono una pessima cuoca?” replicai, facendogli un occhiolino.
“credo di aver appena cambiato idea” ribatté, facendo ridere tutti, “ne voglio ancora.”
Presi il suo piatto ma, prima di servirlo, invitai tutti ad alzare il bicchiere con del vino.
“vorrei fare un brindisi” mormorai, lanciando un’occhiata a Liam, “forza, tutti insieme.”
“a che brindiamo?” chiese Amy, emozionata, anche se in fondo conosceva già la risposta.
“vorrei brindare a Liam e al suo test, ma sarebbe troppo banale, no?” sorrisi, e lui faceva lo stesso, “perciò brindiamo a noi quattro, a questa stupenda famiglia che siamo diventati anche senza legami di sangue, affinché possa restare sempre unita. Vi voglio bene, ragazzi.”
“oh tesoro, così mi fai commuovere però” protestò la mia amica, alzando il bicchiere in alto.
“ah, la mia sorellina” commentò Louis, sorridente, alzando anche lui il bicchiere.
Liam mi si avvicinò e mi rubò un bacio che valeva certamente più di mille parole.
“alla nostra!” 

Dopo aver terminato il pranzo e lavato i piatti, ci piazzammo tutti e quattro davanti al televisore perché Louis non poteva perdersi neanche una partita di pallone. Come ai vecchi tempi.
Durante la pubblicità ne approfittai per sgattaiolare un attimo in camera mia e sistemare alcune cose che avevo preso per decorare il salotto. Guardai l’orologio e realizzai che fossero già le quattro.
“ehi” sussurrò Liam alle mie spalle, che era letteralmente spuntato fuori dal nulla.
“ehi” sorrisi, avvicinandomi a lui e chiudendo la porta della mia stanza.
“che fai qui tutta sola?” chiese, guardandosi intorno.
“a dire il vero aspettavo che tu venissi” ridacchiai, portando le braccia attorno al suo collo.
Lui si bagnò le labbra e lasciò scivolare le mani sui miei fianchi, “sei stata perfetta ai fornelli. Non pensavo fossi così brava.”
“quando non si hanno dei genitori che cucinano per te, devi adeguarti da sola” alzai le spalle, abbassando lo sguardo. Liam non disse nulla per un po’, indeciso o meno se affrontare l’argomento mia madre, ed io sperai con tutto il cuore che non lo facesse. Come al solito si rivelò conoscermi veramente bene, perché portò il pollice sotto il mio mento per farmi alzare gli occhi su di lui e cambiò subito discorso.
“vederti cucinare per me mi ha fatto viaggiare con la fantasia” ammise, grattandosi la nuca, “immaginavo quando, tra tanti anni, io sarei tornato da lavoro la sera e avrei trovato te a preparare la cena e i nostri bambini che apparecchiavano la tavola, poi tu li avresti sgridati perché avrebbero preso a rincorrersi intorno al tavolo e non volevi si facessero male, a quel punto sarei intervenuto io e ti avrei detto di stare tranquilla. Avrei salutato i miei figli con un bel bacio sulla fronte e poi ci saremmo seduti a tavola, tutti insieme, come una famiglia.”
Sentirgli dire queste parole fu molto più toccante di quanto pensassi. Il cuore mi batteva forte in petto, e mi sudavano le mani.
“però, hai viaggiato parecchio con la mente” sorrisi, commossa, “è bellissimo. Sarebbe il mio sogno, vedere tutto questo avverarsi. E, credimi, lo immagino spesso anch’io.”
Liam mi baciò ancora, accarezzandomi i capelli, “non sogno in grande, Ron, non chiedo cose impossibili. Voglio solo viverti e renderti felice.”
“stai già facendo tutte e due le cose” arrossii, abbracciandolo, “e io desidero lo stesso.”
“anche tu stai facendo entrambe le cose” un bacio sulla fronte poi sorrise: “oltretutto, se mi prometti che cucinerai così bene per il resto della nostra vita insieme, ti sposo anche adesso.”
Spalancai la bocca, perché quell’ultima frase mi colpì più del dovuto. Poi sorrisi e mi strinsi ancora più a lui, “vorrei che la felicità che provo adesso non svanisse mai, invece è così breve..”
“cosa?”
“la felicità, i momenti belli” spiegai, “durano così poco, perché altri problemi e difficoltà salteranno fuori. Lo fanno sempre.”
“basta, smettila di pensare a quello che verrà” sussurrò, “se non ti godi quello che hai, se non ti godi il momento, non vivrai mai davvero.”
Annuii, realizzando che avesse pienamente ragione, e portai la testa contro il suo petto.
“e comunque devi darmi la ricetta di quel dolce che hai fatto” aggiunse ad un tratto, “così potrò costringerti a rifarlo tante e tante volte.”
Mi morsi il labbro, “è una ricetta della mamma. Mi ha insegnato a farlo poche settimane prima che partisse.”
Liam restò in silenzio per qualche istante, poi disse: “allora è lei il vero problema. Stai bene?”
“sì, te l’ho detto” annuii, “non dovrei neanche pensarci. Qualche giorno fa ho trovato una sua telefonata persa al cellulare, ma non l’ho mai richiamata.”
“e perché no?” chiese, “dovresti sentire cos’ha da dirti. Magari c’è una spiegazione per..”
“Ronnie, Liam! venite subito!” si sentii improvvisamente strillare dal salotto: Amy.
Ubbidimmo e apprendemmo la lieta notizia che la squadra del cuore di Louis aveva vinto la partita.
Fui lieta che il mio discorso sulla mamma fosse stato interrotto, perché non credevo di aver potuto reggere ancora a lungo. Restammo ancora un po’ lì, tutti e quattro insieme, a ridere e scherzare su quel divano. 
Non mi ero mai sentita tanto a casa come in quel momento.
“dovremmo organizzare un viaggio, che ne dite?” propose ad un tratto mio fratello, riuscendo nuovamente a sorprendermi. Lui che era sempre stato così pigro, voleva partire?
“sì, sì, assolutamente sì!” approvò immediatamente la sua ragazza, con occhi sognanti.
“sarebbe bello” commentò Liam, lanciandomi un’occhiata in cerca del mio appoggio.
Io annuii, “e dove andiamo di bello?”
“io direi un posto di mare, assolutamente” concordò subito Amy, entusiasta.
“io preferirei la montagna” mormorai, “sarebbe l’ideale passare qualche giorno in una baita di legno, in altitudine, circondati dalla neve.”
“Ronnie, ti ricordo che siamo in pieno luglio” mi prese in giro la mia amica, facendo ridere tutti.
“non è colpa mia se preferisco l’inverno alla stagione estiva” brontolai, mettendo il broncio.
Liam sorrise e portò un braccio attorno alla mia spalla, “a me sta bene qualunque cosa. L’importante è che siamo tutti insieme.”
“già, l’importante non è il luogo” puntualizzò Louis, “ma la compagnia.”
Amy annuì e portò una mano sulla mia, stringendola.
Proprio mentre stavamo per accordarci e decidere finalmente una probabile meta, il campanello di casa suonò.
Mi alzai svogliatamente e corsi con poco interesse verso la porta, aprendola dopo qualche secondo. 
Ma, dopo averlo fatto, per poco non persi i sensi.
Mia madre era lì, in piedi, con un mucchio di valigie accanto e un sorriso speranzoso.
“mamma?” balbettai, come di fronte a un’apparizione.
Tutto ciò, infatti, non sembrava affatto reale. Era come una visione, come se fosse un sogno.
Lei annuì, con gli occhi visibilmente lucidi, e si precipitò ad abbracciarmi. 
Io, però, rimasi immobile. Pietrificata. Dopo qualche secondo capii finalmente che era tutto vero, che mia madre era davvero lì, a Londra, e a quel punto – sebbene indecisa e ancora con tanti dubbi per la testa – ricambiai l’abbraccio. 
La strinsi forte perché, dopotutto, ero felice che fosse lì.
Con la coda dell’occhio vidi mio fratello avvicinarsi, incredulo anche lui.
“mamma” ripetei, allontanandomi per poi far cadere lo sguardo sulle sue valigie, “sei tornata? sei tornata davvero?”
“sì, ragazzi, sono tornata” ripeté, ancora commossa, “e vi spiegherò tutto quanto.”
Non ci fu bisogno di altre parole. Liam e Amy si offrirono volontariamente di lasciarci soli con nostra madre, e uscirono fuori casa per un po’. Non che la loro presenza mi infastidisse, anzi, ma fu una loro scelta quella di lasciarci chiarire in famiglia. Louis era ancora visibilmente sconvolto per il fatto che la mamma fosse tornata così, senza preavviso, ma confidavamo entrambi in una buona spiegazione.
“e così non ce l’ho fatta a tornare subito da voi” spiegò dopo un lungo racconto sulle problematiche dell’azienda e sui vari guai in cui si era cacciato nostro padre quando ancora in vita, “avrei voluto spiegarvi cosa stesse succedendo ma non trovavo le parole, non volevo farlo per telefono. Ma non avrei mai voluto lasciarvi credere che non sarei tornata, anche se per un attimo l’ho pensato anch’io. Alcune persone hanno cercato di acquistare i diritti della proprietà, ragazzi, qualcuno ha cercato di impossessarsi dell’eredità di vostro padre e di mettere le mani su ciò che è nostro. Ho dovuto fermarli, capite?”
Mio fratello annuì, “adesso sì, capiamo. Ma prima, quando ci hai lasciati senza dire nulla, abbiamo pensato al peggio. Abbiamo pensato che ci abbandonassi di nuovo, e non puoi biasimarci.”
“tutto quello che vi ho detto in questi mesi, riguardo al fatto di ricreare da capo la nostra famiglia, era tutto vero” ripeté mia madre, guardandoci entrambi con gli occhi gonfi di chi aveva appena pianto, “non vi avrei mai abbandonato di nuovo. Mai. E non intendo farlo neanche in futuro.”
Sorrisi e finalmente le diedi un abbraccio spontaneo e voluto, poi Louis si unì a noi e in quel preciso istante capii che tutto sarebbe davvero andato per il meglio. Non volevo che le cose tornassero come prima, perché ero certa che quello sarebbe stato un positivo nuovo inizio per la nostra famiglia.
“ricominciamo da qui, va bene?” propose la mamma, commossa, stringendoci più forte.
Annuii e mio fratello fece lo stesso, per poi riprendere quel caloroso abbraccio tanto desiderato.
Quando uscii fuori casa, circa dieci minuti, trovai soltanto Amy.
Louis le sorrise e le raccontò tutto, ma io non potei fare a meno di chiedermi dove fosse finito Liam.
“ha avuto una telefonata importante, ma mi ha detto di dirti di raggiungerlo a casa sua non appena avresti finito, Ron” mi informò la mia amica e, dopo averla ingraziata, corsi letteralmente da lui.
Il cuore mi batteva forte in petto per l’emozione e la sorpresa nell’aver appena rivisto mia madre con la consapevolezza che fosse tornata per restare. Liam mi aprì la porta e, quando vide il mio sorriso enorme stampato in faccia, spalancò le braccia ed io non esitai a saltargli addosso.
Lo strinsi forte e portai le mani sul suo viso, “è tornata davvero!”
Lui ricambiò il sorriso, “te lo avevo detto. Dovevi soltanto avere un po’ più di fiducia in lei.”
“sono così contenta” esclamai, sollevata, “riprenderà la sua vita qui a Londra con il nuovo lavoro, ha chiuso definitivamente con l’America e ora vivremo qui insieme come una vera famiglia.”
“te lo meriti, piccola” commentò lui, stampandomi un bacio in fronte, “te lo meriti perché hai lottato tanto affinché succedesse. Hai dato tanto in questi anni, hai badato a te stessa pur essendo una ragazzina e non hai idea di quanto io sia fiero e orgoglioso di averti al mio fianco.”
Un’altra fitta al cuore, “non dirmi così che poi piango di nuovo, lo sai.”
Sorrise e mi baciò un’altra volta, “a meno che non siano lacrime di gioia, non sopporto vederti piangere.”
“sono assolutamente lacrime di gioia” lo tranquillizzai, sorridente, “e tu invece? Amy mi ha detto che hai avuto una telefonata importante poco fa.”
Lui mi tenne in sospeso per qualche secondo poi confessò: “erano quelli del college musicale. Mi davano ufficialmente il benvenuto tra loro e mi hanno spiegato come procedere per l’iscrizione del prossimo autunno. Ora sono a tutti gli effetti un universitario.”
Spalancai la bocca e scesi dalla sua presa, fissandolo stupefatta.
“oh mio Dio!” gridai, emozionata, “fa un certo effetto sentirtelo dire, ma è una gran bella sensazione. Sono io ad essere fiera e orgogliosa di te, Liam.”
“non riesco a credere che per una volta siamo entrambi completamente felici” ridacchiò lui, facendomi notare quanto avessimo effettivamente sopportato nell’anno passato.
“dicono che bisogna avere pazienza e imparare ad aspettare” alzai le spalle, “dopo la tempesta c’è sempre l’arcobaleno.”
“e il mio arcobaleno sei tu” mormorò contro le mie labbra, prima di farle sfiorare con le sue.
Tenne strette le mie guance e unì quel contatto con un bacio dolce e delicato.
Sorrisi e ripresi a baciarlo, agganciando le braccia intorno al suo collo. Inutile dire che il mio cuore battesse all’impazzata, come al solito. 
Liam mi accarezzò e baciò per l’ennesima volta, fino a quando non ci ritrovammo – non so come – nella sua stanza.
Io, distesa sul suo letto, e lui esattamente sopra di me. Baci sul collo, carezze proibite e brividi dappertutto, prima che scivolassimo sotto le lenzuola per poi passarvi il resto della giornata a fare l’amore. La voglia di appartenersi era tanta.

La mattina dopo, quando uscii dalla mia stanza con aria assonnata e distratta, trovai mia madre e Louis in cucina a far colazione e credetti di avere le allucinazioni. Poi mi ricordai che era tutto vero.
Sì, quella era davvero la mia vita: vivevo con mio fratello e mia madre – la quale aveva recuperato il suo lavoro a Londra e adesso era impegnata a far crescere l’azienda di famiglia anche in questa zona - , il mio ragazzo sarebbe rimasto nella mia stessa città per frequentare il college abolendo completamente il problema della distanza che di solito affligge ogni coppia, e poi c’ero io. 
Il prossimo autunno avrei frequentato l’ultimo anno di liceo e poi chissà cosa mi avrebbe riservato la vita. In ogni modo non erano i pensieri più adatti da sviluppare di prima mattina.
“buongiorno, anche tu mattiniera?” esclamò la mamma, versando del latte in una tazza.
“già, probabilmente sono ancora abituata al ritmo scolastico” sospirai, comunque sorridente, “e voi che ci fate già svegli?”
“io devo lavorare, lo sai” replicò Louis, per poi passare il turno a nostra madre.
Quest’ultima rispose: “io ho il mio primo giorno di lavoro.”
Spalancai la bocca e la fissai esterrefatta, “sul serio?!”
Lei annuì, entusiasta, “sì. Sul serio. E mi farebbe piacere se un giorno verreste a vedere quello che ho in mente per proseguire l’azienda di famiglia qui a Londra. A vostro padre sarebbe piaciuto, sicuramente.”
Annuii a mia volta, “non vedo l’ora.”

“e così tutto è bene quel che finisce bene, no?” esclamò Liam, quella sera stessa, durante una nostra passeggiata al chiaro di luna.
Eravamo in città, in pieno centro, nonostante non ci fosse molta gente.
“sembrerebbe di sì” commentai, stringendo la sua mano, “è questo il nostro lieto fine, quindi?”
Lui si voltò di scatto, “qualsiasi espressione che comprenda la parola fine, non ci riguarda.”
Sorrisi, addolcita dalla sua precisione, “ottima osservazione.”
Liam mi fece un occhiolino ed io risi, lasciando che portasse un braccio attorno alla mia spalla.
“allora, Amy e Louis si sono accordati per una meta di questo maledetto viaggio?” brontolò poco dopo, “abbiamo ancora un mese prima che l’estate finisca, dobbiamo ancora divertirci come pazzi.”
“oh, e ci divertiremo” aggiunsi, “penso che loro preferirebbero un posto di mare, anche se..”
“anche se tu non vai pazza per il mare, giusto?” replicò lui, conoscendomi fin troppo bene.
“diciamo solo che preferisco il mare quando fa freddo” spiegai, “e quando non ci sono tutti quegli ombrelloni nelle spiagge, e tutte quelle persone. Sì, lo so, sono strana.”
“è uno dei tanti motivi per cui ti amo” mormorò al mio orecchio, con tono serio e pacato.
Mi voltai e arrossii come ogni volta, lasciandogli un rapido bacio sulle labbra.
“sai che c’è? non mi importa, andiamo pure al mare con loro” esclamai infine, “avevi ragione tu. L’importante non è il luogo, ma la compagnia, e se sono con voi qualsiasi posto per me è casa. Voglio soltanto lasciarmi andare, ridere e divertirmi come è giusto che faccia una ragazza della mia età. Voglio godermi questi anni, quelli che dovrebbero essere i migliori della mia vita, con le persone a cui tengo di più. Voglio vivere quelli che, tra qualche anno, saranno i nostri ricordi più belli.”
Liam sorrise e mi strinse più a sé, per poi sbarrare gli occhi e indicare un punto in alto verso il cielo: “ho visto una stella cadente! Forza, esprimi un desiderio.”
“ma io non l’ho vista, non funziona così..” provai ad obiettare, fissando il buio della notte.
“allora esprimilo tu al mio posto” rispose, “perché tutto ciò che io desidero è che i tuoi sogni diventino realtà.”







 

***


il prossimo capitolo sarà ufficialmente l'ultimo della storia,

alla prossima 
x


-marty.



 

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Capitolo 70
*** How about forever? ***


Settantesimo capitolo.



E da quel giorno iniziò una nuova vita, per me.
Nuova perché da allora non fu costantemente piena di drammi, problemi e ansie di qualsiasi genere; trascorsi il resto dell’estate più bella della mia vita insieme a Liam e gli altri, godendo del ritorno tanto atteso di mia madre e del suo inserimento in città.
Dopo circa due settimane partimmo tutti insieme per una meravigliosa zona di mare, a Nord d’Inghilterra, e – a differenza di quel che si potrebbe pensare – non era stata Amy a scegliere la meta. La proposi io stessa, nonostante avessi già detto di non essere una grande amante delle spiagge affollate, perché in quel momento mi sembrò giusto accontentare gli altri. Con loro, qualsiasi posto sarebbe diventato casa.
Prima di partire, io e Louis facemmo promettere molto ironicamente a nostra madre di non sparire ancora in nostra assenza, e lei sorrise. 
Poi tornò seria, e giurò di restare sempre al nostro fianco.
Con la fine dell’estate e di quei viaggi spensierati la realtà bussò alle nostre porte, e Liam si ritrovò al college in un batter d’occhio.
Per fortuna si inserì subito nell’ambiente e ne fu entusiasta, curioso ed emozionato come non mai di imparare ciò che aveva sempre sognato. 
Iniziò a suonare alcuni strumenti, in particolare la chitarra, e fu interessante sentirlo migliorare nel canto. 
Passò dal canticchiare sotto la doccia a farmi venire i brividi con la sua voce, letteralmente. Ero così fiera di lui.
Io, invece, tornai al ritmo noioso e monotono della scuola: l’ultimo anno di liceo, il più difficile ma allo stesso quello più emozionante.
Avevo grandi quantità di pagine da studiare, ovviamente, ma ciò non mi impediva di uscire con la mia migliore amica o vedere Liam. Io e lui ci organizzammo al meglio con visite seriali dopo cena nel periodo invernale e di esami, per poi trascorrere tutta la giornata insieme nei weekend.
Per un po’ riuscimmo a rispettare questo accordo, ma poi ci dimenticammo completamente delle regole: la voglia di stare insieme era tanta e irrefrenabile. E così finì anche una parte della mia vita, quella del liceo. 
A differenza di quanto credessi, riuscii a diplomarmi con il massimo dei voti e ad iscrivermi a uno dei college più prestigiosi di Londra, a cui ovviamente non avrei mai pensato di accedere per carenze economiche. 
Ma mia madre tirò fuori i risparmi che, da tutta una vita, lei e mio padre stavano conservando per il nostro futuro. 
Permettere l’università mi sembrò un bel modo di ripagarmi.
Erano passati due anni dall’arrivo di Liam al college, e adesso io ero catapultata nello stesso mondo.
Inizialmente Amy andò in crisi, in quanto fin da piccole avevamo immaginato il nostro futuro come due migliori amiche inseparabili, che avrebbero frequentato lo stesso college. Ma la realtà non va sempre d’accordo con i sogni e le aspirazioni di due bambine.
Lei si iscrisse ad un’accademia per giovani estetiste, in quanto aveva espresso chiaramente la sua non volontà di continuare a studiare.
E io la ammiravo davvero, per il suo coraggio e determinazione.
Ovviamente questo non cambiò nulla tra noi, lei rimase la mia migliore amica e futura cognata.
A questo proposito, ci fu un’interessante novità per Louis ed Amy.
Un sabato sera, in pieno autunno, mia madre ebbe la splendida idea di organizzare una grande cena con una moltitudine di ospiti, per passare più tempo insieme dopo gli ultimi mesi occupati. Ero sola in casa con lei e Liam, e stavamo tutti e tre apparecchiando la tavola.
“allora Liam, come stanno andando le cose al college musicale?” chiese la mamma, che nel corso di questi due anni non aveva mutato la sua incurabile curiosità, “hai terminato di scrivere quella canzone?”
Lui si portò un braccio dietro la nuca e, dopo aver posato gli occhi su di me, annuì: “non ancora, ma manca poco. E le cose vanno di bene in meglio, non mi pesa studiare molto, perché finalmente imparo ciò che mi interessa fare.”
Tuttavia io ero ancora rimasta colpita dalla prima parte della sua frase: “che canzone stai scrivendo?”
Liam aggrottò la fronte e mi parve addirittura di decifrare uno sguardo complice tra lui e mia madre.
“è un compito che ci hanno assegnato, Ron” sorrise, rubandomi un bacio, “niente di emozionante. Quando arrivano gli altri?”
Cambiò improvvisamente discorso, controllando l’ora sul telefono.
“Amy e Louis sono ancora in ospedale per degli accertamenti” spiegò la mamma, incapace di nascondere l’entusiasmo nel suo tono di voce, “e Karen dovrebbe arrivare da un momento all’altro.”
Liam annuì, “non è da mia madre fare ritardo, quindi immagino che abbia una seria giustificazione al riguardo.”
Ridacchiai e poggiai l’ultimo piatto sul tavolo, per poi sgattaiolare sul divano in attesa dell’arrivo degli ospiti. Liam mi seguì a ruota e si sedette accanto a me, portando un braccio attorno alla mia spalla mentre con il naso inspirava per il profumo proveniente dalla cucina.
“ora capisco da chi tu abbia ripreso le tue abilità culinarie” mi sussurrò all’orecchio, sorridente.
Sbuffai, “veramente io ho imparato da sola tutto quello che so fare ai fornelli, lo sai.”
Lui sorrise e si sporse in avanti per rubarmi un altro bacio, “infatti tu sei molto più brava, sì.”
“e tu sei molto ruffiano, lo sai?” brontolai, prendendolo in giro mentre lui se la rideva sotto i baffi.
Mi strinse più al suo petto e riprese a baciarmi, questa volta con più disinvoltura e trasporto.
“con tutto questo fatto della cena, non abbiamo ancora parlato molto dei tuoi primi giorni al college” aggiunse poco dopo, allontanandosi leggermente dal mio viso per guardarmi negli occhi.
“te l’ho già detto, mi trovo bene e i corsi sono molto interessanti” alzai le spalle, “non c’è molto da dire riguardo un college come quello che frequento io. Voglio dire, richiede molto studio, ma non è sicuramente emozionante come il tuo.”
Lui alzò un sopracciglio, “non sei entusiasta del college che frequenti?”
“sì che lo sono” risposi in fretta, “è che mi preoccupa un po’ quello che verrà dopo.”
Liam roteò gli occhi al cielo, “ah la mia ragazza.. sei sempre così ansiosa, perché non provi a goderti il presente come avevi detto? Hai appena iniziato il college e già pensi a cosa farai dopo?”
Sospirai, “forse hai ragione, ma sai come son fatta, prima o poi dovrò comunque pensarci.”
Lui fece scivolare una mano sulla mia, per poi stringerla e insediarvi le dita tra gli spazi delle mie.
“ascoltami bene” mormorò, “tu sei fantastica, Ronnie. Sei entrata in uno dei college più prestigiosi d’Inghilterra con una media di voti più che invidiabile, perciò non hai alcun motivo di essere così insicura su te stessa. Io voglio soltanto che tu creda di più nelle tue potenzialità, come tu mi hai spinto a fare nelle mie. Credi che io pensassi minimamente di essere capace di poter suonare o addirittura cantare? No, diamine, no! Ma tu mi hai fatto capire che avevo una possibilità, che potevo farcela, che potevo inseguire i miei sogni e trovare il mio posto nel mondo.. adesso io voglio fare lo stesso per te.”
Una delle cose che non erano cambiate in questi anni era il suo modo assolutamente unico di farmi sentire meglio nel giro di un secondo.
Era in grado di trovare le parole giuste al momento giusto e di far riapparire in un attimo il sorriso sul mio volto. 
E lo amavo, lo amavo sempre di più.
“sì, è vero, io ce la farò” ripetei con il cuore in gola, portando gli occhi sui suoi, “ce la farò.”
Liam sorrise fiero e strinse il mio viso tra le mani per poi baciarmi ancora una volta.
Portai le braccia dietro il suo collo e lasciai che lui approfondisse quel bacio, infilando la lingua nella mia bocca e causandomi innumerevoli brividi dietro la schiena. 
Ecco un’altra cosa che non era cambiata affatto; il suo modo di toccarmi, la sua maniera di baciarmi, lui era in grado di farmi impazzire e mandarmi in un’altra dimensione anche soltanto sfiorandomi, come se fosse la prima volta. 
“d’accordo, finitela a sbaciucchiarvi voi piccioncini, c’è un bambino che vi guarda qui” protestò all’improvviso una vocina stridula e femminile che non faticai a riconoscere: Amy.
Scoppiai a ridere e mi allontanai in fretta da Liam.
“che tecnicamente non è ancora nato” puntualizzò mio fratello, accanto alla sua ragazza, “ma ci guarda tutti lo stesso, chiaro?”
Liam rise ed io feci lo stesso, alzandomi in fretta per correre ad abbracciarli in salotto.
Arrivò anche mia madre e salutò entrambi affettuosamente.
“allora, come sta la mia bellissima migliore amica incinta?” esclamai, ancora incredula nel pronunciare una frase del genere. Era accaduto tutto così in fretta che dovevo ancora realizzarlo: Amy aspettava un bambino, portava in grembo il figlio di Louis, ed io ero così felice per loro.
La gravidanza andava ormai avanti da cinque mesi, la pancia si vedeva sempre più, e la cosa rendeva emozionati tutti noi. 
Mio fratello in particolare che, a differenza di due anni prima, prese molto bene la notizia di diventare padre. 
Ammise che sia lui che lei non se lo aspettavano affatto, che era stata una cosa totalmente inaspettata e improvvisa, ma che non potevano esserne più contenti. Entrambi erano cresciuti molto negli ultimi mesi, sia come coppia che individualmente.
Entrambi più maturi, ma ancora con il loro immancabile senso dell’umorismo che li rendeva simili e compatibili.
Seppure erano diversi in molti altri aspetti, erano ancora innamoratissimi.
Ed io, nonostante non avrei mai pensato una cosa simile, ero più che felice per loro.
Ovviamente, se dieci anni prima qualcuno mi avesse detto che quel pazzo spericolato di mio fratello avrebbe messo incinta la mia migliore amica che a malapena degnava di uno sguardo quando arrivava in casa per giocare con me, gli avrei riso in faccia.
Ma adesso non avrei potuto immaginare nessuno di diverso per loro, né per lui né per lei. Erano fatti l’uno per l’altro.
“com’è andata la visita? che ha detto il medico?” domandò subito mia madre, curiosa di ricevere aggiornamenti. Anche lei aveva preso più che bene la notizia, nonostante si potesse pensare il contrario vista la giovane età di entrambi, e per fortuna fu lo stesso per la mamma di Amy.
In effetti Louis aveva ormai venticinque anni ed era fortunato ad avere già un lavoro e uno stipendio stabile con cui potersi mantenere, ed Amy – seppure ancora ventenne – continuava gli studi da estetista in casa e aveva una chiara visione del suo futuro.
“è andata bene” rispose lei, guardandoci tutti uno per volta con gli occhi quasi lucidi: “è ufficiale, è un maschietto!”
Esclamò queste parole con talmente tanta gioia che non riuscii a trattenermi dal gridare e saltare dall’emozione.
Guardai Liam con occhi sbarrati e lui sorrideva come me, facendo poi le congratulazioni ad entrambi. 
Corsi ad abbracciare Amy e poi mio fratello, mentre la mamma per poco non scoppiava in un pianto disperato di commozione.
“un maschietto, oh mio Dio!” esclamò quest’ultima, portandosi le mani davanti la bocca.
“proprio così, mamma” rispose Louis, visibilmente emozionato come rare volte l’avevo visto in vita mia, “ci sarà un altro piccolo Tomlinson in famiglia.”
E dopo quella frase scoppiai in lacrime anch’io. Liam sorrise, consapevole della mia alta sensibilità.
Mi abbracciò ed io poggiai la testa sulla sua spalla, poggiando poi gli occhi sulla pancia sempre più in vista della mia amica, consapevole del fatto che lì dentro ci fosse il mio futuro nipotino.
“diventerò zia, santo cielo” dissi tutto d’un tratto, facendo ridere gli altri, “fa uno strano effetto.”
Louis posò gli occhi sui miei, così come tutti gli altri, restando in silenzio.
“uno strano ma bellissimo effetto” precisai, facendoli sorridere e tirare un sospiro di sollievo.
Li abbracciai di nuovo e poi osservai mio fratello abbassarsi di fronte a quel pancione.
Alzò leggermente la maglia di Amy e poi accarezzò quel rigonfiamento che presto avrebbe dato alla luce una nuova vita. Lui, mio fratello nonché una delle persone più importanti della mia vita, nel giro di qualche mese sarebbe diventato papà. Avrebbe avuto un figlio dalla ragazza che amava.
E non potevo essere più fiera di lui, nonostante girassero già i primi pettegolezzi del quartiere riguardo il fatto che quei due non fossero ancora sposati, aveva messo finalmente la testa a posto ed era diventato un uomo.
“ehi piccolino, tutto bene lì?” sussurrò Louis, facendo sprofondare la stanza in un emozionante silenzio di tomba, “sono io, sono papà. Ci vediamo tra qualche settimana, ok? Vedi di fare il bravo, manca poco.. ci siamo quasi, non far impazzire la tua mamma con tutti quei calci che le dai durante la notte con i tuoi minuscoli piedini, capito? So che sei impaziente di uscire e venire al mondo, e lo siamo anche noi, qui non vediamo tutti l’ora del tuo arrivo.. a presto, piccolo Eric.”
A quel punto mi morsi il labbro, sbarrando gli occhi per la sorpresa. Ero senza parole.
Incrociai il viso di mia madre, altrettanto sconvolto ma ancora più commosso di prima.
“Louis..” mormorai incredula, poi incrociai il viso sorridente di Amy che mi diede conferma.
“sì, Ron, abbiamo deciso così” rispose lui, sorridente, “abbiamo scelto di dare a nostro figlio il nome di papà. Voglio essere un bravo padre per lui, e soprattutto presente, perché io non ho avuto la stessa fortuna e so cosa si prova. Ma adesso non starò qui a tirar fuori il passato, voglio che questo sia un nuovo inizio e per questo lui si chiamerà Eric.”
Detto ciò, Louis stampò un bacio alla pancia e poi tirò delicatamente giù la maglietta, per poi alzarsi in piedi e guardarci tutti con gli occhi di chi era davvero felice.
“sono tanto, tanto fiera di te” gli sussurrò mia madre, “e sono sicura che tuo padre penserebbe lo stesso, in questo momento. Proteggerà sempre il piccolo Eric da lassù.”
Liam mi strinse la mano e osservò la scena, anche lui emozionato, come tutti.
Non ci fu molto tempo per altre congratulazioni, visto che pochi secondi dopo suonò il campanello. Cercai di asciugarmi le lacrime agli occhi e corsi ad aprire, mentre gli altri si accomodavano in cucina. Alla porta ebbi un’altra sorpresa: c’era Karen, come previsto, con un accompagnatore inaspettato. 
Andy Samuels era lì, in persona.
“disturbo? si può?” ridacchiò lui con un braccio dietro la nuca, scherzoso come sempre.
Spalancai la bocca e sorrisi, “oh Dio, Andy! sei tornato!”
“scusami per il ritardo e per non aver avvisato, Ronnie” si giustificò Karen, “purtroppo non sapevo che questo ragazzone idiota sarebbe arrivato senza dir niente per poi supplicarmi di portarlo da Liam per fargli una sorpresa. Credi che si possa aggiungere un posto a tavola?”
Io incrociai lo sguardo speranzoso di Andy e sorrisi, “ovvio che sì. Entrate.”
“mamma! aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più!” gridai canticchiando e ridendo allo stesso tempo, poi spuntò subito fuori Liam che sbarrò gli occhi nel vedere il suo migliore amico nel mio soggiorno quando dovrebbe essere in Irlanda.
“porca miseria” commentò il mio ragazzo, stropicciandosi gli occhi per realizzare di non avere allucinazioni, “è Andy Samuels quello che vedo?”
“eh già, è proprio quel coglione di Andy Samuels che stai guardando” rispose l’altro, scoppiando a ridere e fiondandosi ad abbracciare l’amico. Sorrisi di cuore, consapevole di quanto forte e duratura fosse la loro amicizia. Erano più come fratelli, in realtà.
Anche Karen sorrideva, avendoli visti crescere insieme. 
Mia madre corse da noi e, dopo aver salutato Andy, prese a chiacchierare con Karen. 
Le due andavano d’amore e d’accordo, ormai.
Tornai da Liam ed Andy e li guidai in cucina dove ci aspettavano già Louis ed Amy, e così iniziò quella che fu una delle serate più belle di tutta la mia vita. Decisamente. Quelle sorprese inaspettate, miste alla compagnia delle persone a cui volevo più bene, fu la ciliegina sulla torta per completare quel periodo meraviglioso.

Passò un altro mese da allora, e le sorprese positive non terminarono lì.
Poco dopo, infatti, Andy ci comunicò di aver terminato il suo progetto di studi all’estero e che sarebbe tornato presto a Londra in maniera definitiva. Inutile dire che Liam ne fu più che contento, e anch’io lo ero. 
Sua cugina Danielle, però, aveva deciso di proseguire gli studi a Dublino e – in tutta onestà – potei dire che la cosa non mi dispiacque molto.
“sul serio devi studiare un libro intero per il prossimo esame?” chiese Amy, sbalordita, mentre passeggiavamo in pieno centro per i negozi, alla ricerca di qualche adorabile indumento per il neonato in arrivo. Io annuii, fissandomi per un attimo a guardare una vetrina, “proprio così. Comunque non mi pesa molto, mi sto abituando a questo ritmo e devo dire che gli argomenti sono interessanti. Altro che il liceo!”
Lei sorrise, raggiungendomi e poi portando gli occhi su di me, “non ti manca neanche un po’?”
“il liceo?” ripetei, e la mia migliore amica annuì.
“certo che mi manca” sospirai, mentre anche lei si univa a me nel contemplare una vetrina con dolcissime tutine per bebè esposte in prima fila, “mi manca la nostra vecchia vita da adolescenti spericolate, quelle che passavano ogni momento della giornata insieme e che facevano le pazzie più assurde insieme. Come ad esempio ubriacarsi ad una festa di Halloween.”
Amy scoppiò a ridere al ricordo, nostalgica, “per poi ritrovarsi a letto con sconosciuti.”
“non credo di aver mai fatto una pazzia più grande di quella” concordai, ridendo.
“una pazzia che ti ha fatto incontrare l’amore della tua vita, però” sottolineò Amy, facendomi un occhiolino. Arrossii, vagando nei ricordi, e annuii con malinconia.
“peccato che io non possa dire lo stesso” ribatté lei, “ci ho messo un po’ di più per trovarlo.”
“e invece adesso sei incinta” mormorai, realizzando quanto la vita fosse imprevedibile e piena di cambiamenti, “Dio, fa impressione soltanto dirlo ad alta voce.”
“a chi lo dici” replicò, sorridente, “ci sono giorni in cui mi stupisco ancora che tutto questo sia reale, che tutto questo stia effettivamente succedendo a me.”
“vorresti che non fosse successo?” chiesi, titubante, lanciando un’altra occhiata a quella vetrina.
Amy scosse subito la testa, “certo che no. Sono contentissima di questo bambino e, malgrado la giovane età, non mi pento di nulla perché amo davvero tuo fratello. Lo amo con tutta me stessa.”
“ed io sono la persona più felice del mondo nel sapere che due delle persone a cui voglio più bene si amino l’un l’altra” confessai, “meritate di essere felici e lo merita anche il piccolo Eric.”
Amy sorrise e poi prese la mia mano, stringendola, prima di portarla sulla sua pancia.
Spalancai la bocca quando provai un’emozione sconosciuta nel sfiorare quel punto così sensibile.
C’era una nuova vita lì dentro, un piccolo cuore che batteva all’impazzata. 
Dunque iniziai ad accarezzarlo, mentre dentro di me provavo un mix di sensazioni forti e inaudite, “scusaci tanto Eric, ma adesso io e la tua mamma dobbiamo andare a farti un regalino.”
“che ne dici di quella lì?” propose Amy, indicando una minuscola tuta rossa, “è del colore preferito di Louis.”
Annuii con approvazione, “direi che è stupenda. Come te.”
La mia amica sorrise, fiondandosi ad abbracciarmi, “ti ho mai ringraziato abbastanza?”
“per cosa?” chiesi, colta alla sprovvista e ricambiando finalmente l’abbraccio.
“per il supporto, per il tuo esserci sempre stata e..” la interruppi.
“è questo quello che fa una migliore amica” risposi, “tu hai sempre fatto lo stesso con me, malgrado le delusioni, le discussioni, i ragazzi.. siamo ancora qui. E ti voglio un mondo di bene, Amy.”

Quando tornai a casa, quella sera stessa, avevo intenzione di tornare nei libri per dedicarmi un po’ allo studio. 
Ma il mio piano fu interrotto quando, al mio ritorno, trovai in salotto mia madre in compagnia di Karen e Liam.
Sembrava stessero confabulando qualcosa in segreto e, quando mi videro, smisero di parlare e il mio ragazzo si precipitò su di me.
“amore” esclamò sorridente, anche se dietro si nascondeva un po’ di agitazione.
Lo conoscevo troppo bene, ero in grado di capire e dedurre quando qualcosa non andava anche ad occhi chiusi.
“ehi, che ci fai qui? non avevi il corso pomeridiano di chitarra?” domandai, perplessa.
A quel punto intervenne Karen che mi salutò con un bacio della guancia, permettendo a Liam di evitare la domanda, “Ronnie cara! che bello vederti, dove sei stata?”
“in giro con la mia amica” risposi, “e voi che ci fate qui?”
“tua madre.. umh, doveva darmi la ricetta della torta del mese scorso” spiegò Karen, scambiandosi uno scambio complice con la mamma, “ti vedo in forma come sempre!”
“grazie” mormorai, ancora piuttosto sospettosa, mentre Liam se la rideva sotto i baffi.
“adesso devo scappare piccola, ho una canzone da imparare a memoria e..” poi si interruppe, ancora misterioso, “ci sentiamo più tardi, va bene?”
E prese il mio viso tra le mani, stampandomi un lungo bacio mentre le nostre madri si guardavano con occhi sognanti. 
Io annuii, non del tutto convinta, e lasciai che se ne andassero sebbene ancora convinta che mi stesse nascondendo qualcosa. 
Louis tornò da lavoro poco dopo ed io mi precipitai a raccontargli del pomeriggio di shopping con Amy, al quale lui reagì con una sonora risata: “non è ancora nato e già pensate alle tutine da fargli indossare? non è mica un bambolotto, Ronnie.”
“che c’entra?” sbuffai, guardando mia madre affinché intervenisse in mia difesa, “nascerà tra pochi mesi e bisogna essere preparati alle evenienze. Dopodiché ci sarà il battesimo, e il piccolo Eric dovrà essere perfetto, perché io non vedo l’ora di vedere il colore dei suoi occhi e dei..”
“Ronnie, calma” ridacchiò mio fratello, poggiando una mano sulla mia spalla, “c’è tempo ancora.”
“tua sorella non vede l’ora di diventare zia, che c’è di male?” esclamò mia madre, rivolgendosi a lui.
“niente, niente” rispose Louis, sfilandosi la giacca e poi sistemandosi sul divano come faceva sempre dopo una stancante giornata di lavoro.
Mia madre ci lasciò soli, tornando in cucina, ed io decisi di accomodarmi accanto a lui.
“tutto bene?” chiesi, senza fissarlo troppo.
Louis annuì, “certo, perché?”
“così, mi stavo chiedendo..”
“sono solo un po’ stanco” alzò le spalle, “ho tante le cose per la testa.”
“tra cui il bambino?”
“lui è al primo posto della lista” sorrise, bagnandosi le labbra.
“sei sicuro al cento per cento di volerlo, Lou?” azzardai, temendo una sua brusca reazione.
Invece restò calmo, si limitò a posare gli occhi sui miei ed annuire: “ma certo. Al mille per cento.”
“mi fa piacere” sorrisi, “il tuo discorso di qualche settimana fa ci ha commosso tutti, ma non vorrei che fosse dovuto solo all’emozione del momento, perché ti conosco e..”
“sono felicissimo, Ronnie, davvero” insistette, “mai stato più felice in vita mia, credimi.”
“lo so, si vede” replicai, spronandolo a confidarsi di più, “ma so che una cosa stupenda come questa può essere allo stesso tempo molto spaventosa, o mi sbaglio?”
Louis mi lanciò un’occhiataccia, facendomi chiaramente capire di aver colto nel segno.
Io e lui avevamo sempre avuto un bel rapporto, ci confidavamo spesso e sapevamo di poter contare sempre l’uno sull’altro. E sapevo che questo non sarebbe mai cambiato. Dopotutto, quando si cresce insieme e da soli, si crea un legame molto più forte e profondo del comune.
“credo sia normale avere un po’ di paura” buttò alla testa all’indietro contro un cuscino, fissando il soffitto con aria pensierosa, “diventerò papà e nonostante abbia solo venticinque anni credo di ritenermi pronto, ho intenzione di assumermi tutte le responsabilità e di amare quel bambino più di ogni altra cosa al mondo, di prendermene cura così come farò della donna al mio fianco.”
Rimasi in silenzio, esterrefatta e commossa da quelle parole così sentite e mature.
Oltretutto, la sua voce rauca e spezzata dall’emozione mi colpì dritta al cuore.
“sono sicura che ce la farai, non devi aver paura di niente” lo incoraggiai, “perché anche se tutti ti considerano un giocherellone scherzoso o infantile, sappiamo entrambi che non sei solo questo. Tu sei il ragazzo che a soli sedici anni si è trovato un lavoro per mantenermi, hai badato a me come fossi il mio vero genitore, e per questo sono sicura che sarai un papà fantastico. Eric è molto fortunato.”
Louis sorrise, finalmente anche lui commosso, e si rannicchiò su di me per un abbraccio.
Lasciai che mi stringesse tra le sue braccia e feci lo stesso: “ti voglio tanto bene, fratellone.”

Qualche giorno dopo, al mio risveglio, percepii un’atmosfera diversa dal solito.
Non soltanto per i messaggi di auguri di Liam del quale non capivo ancora il significato perché troppo assonnata, ma per lo strano silenzio in casa. Guardai l’orologio e realizzai che non fosse neppure troppo tardi, anche se probabilmente Louis era già a lavoro e anche mia madre.
Era sabato, il che significava niente lezioni al college e quindi potevo godermi la giornata al massimo.
Poi lessi la data sul calendario e sfoderai un sorriso enorme: 31 Ottobre.
Lanciai un urlo quando vidi Liam spuntare fuori da dietro la porta e precipitarsi sul mio letto, per stringermi a sé. 
“sorpresa!” esclamò, ricambiando il sorriso e riempiendomi di baci, uno dopo l’altro.
“mi hai fatto prendere un colpo, idiota!” protestai, dandogli un leggero schiaffo sul petto, incapace di nascondere un sorrisetto di felicità e fare l’offesa troppo a lungo.
“ah sì, idiota?” alzò un sopracciglio, “beh ti ricordo che esattamente tre anni fa ti sei svegliata con questo idiota mezzo nudo accanto, proprio qui, su questo letto. Senza ricordare né perché, né tanto meno chi diavolo fossi.”
Sorrisi e lo lasciai sistemare meglio tra le lenzuola, “non posso credere che siano già trascorsi tre anni. Ricordo ancora quella assurda mattinata come fosse ieri.”
“anch’io” ridacchiò, baciandomi ancora, “perciò tanti auguri amore mio, e buon anniversario.”
“tecnicamente non dovrebbe essere questo il nostro anniversario, perché non ci siamo messi insieme quel giorno” precisai, “o l’hai forse dimenticato?”
“conosco il giorno in cui ti ho chiesto di diventare ufficialmente la mia ragazza, non temere” brontolò, divertito, “ma mi piace pensare che sia questo il nostro anniversario. Halloween, quella famosa festa che ha cambiato per sempre le nostre vite.”
Presi il suo viso tra le mani e stavolta fui io a baciarlo, “allora buon anniversario anche a te.”
“mh, lo è” si bagnò le labbra sensualmente, “anche se speravo ti piacesse di più questa sorpresa.”
“oh, credimi, mi è piaciuta eccome” giurai, “è solo che ero un po’ spaventata perché non mi aspettavo di trovarti qui di prima mattina, ecco tutto.”
Liam sfoderò un altro sorrisetto trionfante, “lo scopo era quello.”
“come sei entrato?” chiesi poi, stiracchiandomi e sbadigliando ancora.
“mi ha aperto tua madre, un’ora fa” rispose soddisfatto, “prima che lei e Louis andassero a lavoro. Io ho aspettato ben sessanta minuti che tu ti svegliassi, perché non trovavo il coraggio di farlo io. Eri così bella ed innocua che sembravi un angioletto.”
“aspetta, aspetta” portai le braccia intorno al suo collo, “quindi mi stai dicendo che siamo soli a casa?”
Liam alzò un sopracciglio con aria maliziosa, “pensi quello che penso io?”
“non lo so, tu a cosa pensi?” ridacchiai, prendendolo in giro perché impaziente di sentirgli dire quello che in realtà pensavo anch’io. Il mio ragazzo rise e poi, con tono di voce basso e provocatorio, sussurrò al mio orecchio: “dobbiamo festeggiare il nostro anniversario..”
E poi mi morse il lobo, facendomi rabbrividire e poi urlare di sorpresa quando si intrufolò sotto le coperte insieme a me. 

“beh, questo sì che è stato un buongiorno con i fiocchi” commentai mentre riallacciavo il mio reggiseno, circa un’ora dopo, e Liam ridacchiava sotto i baffi. 
Se ne stava ancora lì, sdraiato nel mio letto con solo il lenzuolo a coprire il suo corpo nudo, con le braccia piegate dietro la testa e un sorrisetto rilassato sul suo bellissimo viso.
Più tardi mi si avvicinò e baciò una mia spalla nuda, carezzandomi la schiena per poi baciare anche quella. 
Se c’era un’altra cosa che non era cambiata negli ultimi due anni, quella era la sua passione nel provocarmi e mettere a dura prova il mio autocontrollo.
“mh” mugolai distrattamente, “così non aumenti la mia voglia di rivestirmi.”
“e allora non farlo” rispose sensualmente tra un bacio e l’altro, “possiamo fare un secondo round.”
Ridacchiai e decisi di allontanarmi una volta per tutte, perché se lo avessi lasciato sfiorarmi ancora probabilmente avremmo passato tutta la giornata a letto. 
“meglio di no” mi infilai una maglietta a caso, “voglio fare qualcosa di speciale oggi.”
“fare l’amore per tutto il giorno non è abbastanza speciale?” replicò, ammiccando un broncio.
Sorrisi e gli lanciai i suoi vestiti, “per quanto questa proposta sia allettante.. pensavo di fare altro. Non dev’essere per forza qualcosa di teatrale per festeggiare i nostri tre anni insieme, possiamo semplicemente andare al cinema o uscire in centro.. purché siamo insieme, qualsiasi cosa sarà speciale.”
Liam sorrise e, dopo aver indossato un paio di jeans, si avvicinò ancora per rubarmi un bacio: “credimi, lo sarà eccome.”
Dopo circa due ore eravamo nella sua auto, diretti chissà dove. Il mio ragazzo insisteva nel non volermi rivelare la nostra meta segreta ed io, dopo aver obiettato a lungo senza ottenere risposte, decisi di arrendermi e affidarmi totalmente a lui. 
Dunque me ne stavo seduta accanto a lui, alzando il volume della musica alla radio e curiosando fuori dal finestrino nel tentativo di riconoscere le strade.
E finalmente così fu, dopo circa venti minuti di viaggio, sbarrai gli occhi nel realizzare dove fossimo.
Liam fece finta di niente, ma dal sorrisetto nostalgico che comparse sul suo viso mentre svoltava la macchina e teneva strette le mani sul volante, capii di aver ragione. 
Eravamo davvero lì, di nuovo.
“non ci credo” esclamai a bocca aperta, continuando a guardare estasiata la campagna dal finestrino.
Liam non rispose, giocando a fare il vago, pur essendo stato scoperto. 
Svoltò l’angolo e parcheggiò in una stradina deserta e in mezzo alla natura.
“allora hai riconosciuto il posto” notò sorridente, dopo spento il motore, “non ne ero sicuro.”
“non potrei mai dimenticarmi della tua casetta sul fiume, Liam” risposi seria, realizzando che fosse passato decisamente troppo tempo dall’ultima volta che ero stata lì con lui.
Con il passare dei mesi, purtroppo, avevamo perso quell’abitudine di recarci lì di tanto in tanto.
Era sempre stato il nostro nido d’amore, e mi dispiaceva averlo trascurato. Ma ero felice di essere tornata lì, specialmente in un’occasione speciale come quella del nostro terzo anniversario.
Liam mi prese per mano e mi guidò in quel sentiero tra i cespugli che non percorrevo da tanto, troppo tempo. Incastrai le dita tra gli spazi delle sue e lo seguii fino alla casetta di legno.
Era ancora magica e perfetta come l’ultima volta che l’avevo vista. Tutto come sempre, non era cambiato nulla. 
Sorrisi, percependo il mio cuore battere più forte a causa dei ricordi che riaffioravano in mente. Liam posò gli occhi su di me e sorrise, forse perché stava provando lo stesso.
“ti va di entrare?” 
“certo” risposi, ed era vero; non vedevo l’ora.
Lo feci, varcai la porta e spalancai la bocca nel ritrovare tutto esattamente com’era. Quel divanetto, quelle pareti che una volta ci eravamo divertiti a dipingere insieme, e quel fantastico caminetto che dava al tutto un’atmosfera ancora più magica. Liam, al mio fianco, aveva lo stesso sorrisetto incantato. 
Di nuovo, però, c’era soltanto un elemento: una chitarra, poggiata distrattamente contro un muro.
Ciò mi fece sospettare che lui, in realtà, vi era tornato senza di me. Forse per suonare.
“e quella?” chiesi curiosa, indicandola.
“quella è parte della mia sorpresa” rispose emozionato, facendomi sedere sul divano.
Io ubbidii, ansiosa di scoprire cosa stesse tramando alle mie spalle, e lui afferrò la chitarra per poi portarla sotto braccio. 
“ricordi quando ti dissi che avevo una canzone da imparare a memoria?” sorrise, prendendosi un labbro tra i denti. Io annuii, ancora perplessa.
“beh, si tratta di una canzone scritta da me” si bagnò le labbra, particolarmente emozionato, “l’ho scritta io.. per te. Si intitola Eighteen.”
Ero senza parole. Mi portai le mani davanti la bocca, perché troppo commossa per parlare. 
“l’ho scritta in tutto questo tempo passato insieme” sussurrò, sorridente, “e l’ho scritta pensando a te e soltanto a te. Mi hai cambiato la vita, Ronnie, senza neanche accorgertene. Mi hai trasformato da ragazzo perso e smarrito quale ero in un uomo forte e determinato, e voglio continuare ad esserlo per te, per prendermi cura di te e fare in modo di non deluderti mai. Questa canzone parla di questo, del nostro amore nato da giovani, alle superiori e tra i corridoi del liceo.. di tutte le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e di come queste poi ci hanno rese più forti. Per non parlare degli ostacoli che abbiamo incontrato e delle persone che inizialmente ci hanno messo i bastoni fra le ruote, come mia madre, Andy, Harry.. e invece adesso ci vogliono bene e ci sostengono. Il motivo è solo uno, siamo riusciti a far ricredere tutti con il nostro amore, e in questo giorno così speciale voglio che tu sappia quanto tu lo sia per me.”
Avevo già gli occhi lucidi e gonfi, ma quando sentii la sua voce intonare la prima nota persi completamente il respiro. 
Mi portai le mani davanti la bocca, di nuovo, e tentai inutilmente di asciugare le lacrime che cadevano giù a dirotto.
“And all I can do is say that these arms are made for holding you” cantava e, questa frase in particolare, mi fece venire i brividi. Fu molto dura, per me, aspettare che terminasse di cantare per correre ad abbracciarlo, ma lo feci. La canzone era meravigliosa, così come lui, e non potevo credere che in tutto questo tempo aveva annotato queste parole per poi farne una melodia, scriverci su una canzone e suonarla per me in questo giorno così importante. Lo strinsi forte e lo baciai, tante e tante volte.
“ti è piaciuta?” chiese, sorridente e commosso anche lui.
“piaciuta?!” ripetei, mostrandogli gli occhi gonfi e rossi per le troppe lacrime, “io la amo! prova ancora a dirmi che non hai talento e vedrai cosa ti faccio, scemo. Sei meraviglioso e non hai idea di quanto io mi senta grata per avere un ragazzo come te, sei più unico che raro, e farò di tutto per tenerti stretto. E comunque, anch’io ti amo da quando avevo diciotto anni.”
Liam sorrise.
“anzi, forse da quando ne avevo anche di meno” mi corressi, facendolo ridere.
“le sorprese non sono finite” esclamò lui, poco dopo, poggiando la chitarra a terra e sgattaiolando nello stanzino accanto per poi tornare con quella che aveva tutto l’aspetto di una torta.
Non una torta qualsiasi, ma un dolce a forma di zucca di Halloween. Sbarrai gli occhi.
“Liam, oh mio dio” lo guardai sconvolta, “ma il mio regalo non è niente in confronto a tutto questo! Non è giusto!”
Lui scoppiò a ridere e scosse la testa, “tu non dovevi farmi nessun regalo. Me lo fai ogni giorno mostrando il tuo sorriso, credimi.”
“amore mio” arrossii, sciogliendomi di fronte alla sua immensa dolcezza, “beh, allora questo regalo vale per i giorni in cui non ho sorriso abbastanza. Questo è per te.”
E tirai fuori dalla borsa una scatolina, dalla quale Liam tirò fuori una catena nera da indossare intorno al collo con la mia iniziale sopra. Sorrise e posò gli occhi su di me: “è stupenda.”
“se avessi saputo che tu avresti fatto le cose in grande..” sospirai, mortificata.
“no, ho voluto farlo perché me lo sentivo” spiegò, accarezzandomi il viso, “ma c’è un problema.”
Aggrottai la fronte, notando che aveva preso in mano la catena: “che succede?”
“dovremo comprarne un’altra uguale, per te” disse, facendomi un occhiolino, “e con la mia iniziale. Così tutti sapranno che sei mia, e soltanto mia.”
Sorrisi e annuii entusiasta, “ci sto.”
Liam continuò a ridacchiare con me per qualche istante, poi si fece serio e si passò una mano tra i capelli. Mordicchiò il labbro inferiore e cominciò a camminare lentamente avanti e indietro per la stanza, facendomi notare quanto fosse agitato. 
Lo guardai perplessa, ma poi lui mi rassicurò con un altro meraviglioso sorriso: “ci sediamo un attimo, ti va?”
Annuii, accomodandomi sul divanetto accanto a lui. Liam portò la torta a forma di zucca e iniziò a parlare: “so che non sei una grande fan dei dolci super calorici, ma.. dovevo proprio farlo. Perché è Halloween e questo giorno è troppo importante per me, per noi. Volevo che tutto, oggi, ti facesse ricordare com’è iniziata la nostra storia, esattamente tre anni fa.”
Rimasi in silenzio, fissandolo come fossi incantata.
“magari i prossimi anni, ad Halloween, ce ne staremo in casa a riempire di caramelle i bambini che busseranno alla nostra porta per fare dolcetto o scherzetto” rise, “ma oggi volevo che fosse speciale. Volevo dedicare una giornata soltanto a te, a noi due, per farmi un’idea di come sarà la nostra vita insieme. Sarei ripetitivo se continuassi a dirti quanto tu sia dolce e meravigliosa, perché lo sai già. Per questo mi limiterò a dirti che voglio passare il resto della mia vita con te, ma credo tu sappia anche questo. Mi sono innamorato di te giorno per giorno, della tua timidezza e della tua spontaneità, della tua gentilezza e della tua semplicità.. amo ogni cosa di te, Ronnie, a partire dalla tua ottima cucina fino ad arrivare alla tua insopportabile mania di darmi calci nel sonno.”
Scoppiai a ridere, asciugandomi col polso un’altra lacrima.
“amo i tuoi capelli in disordine, il tuo viso naturale e senza trucco, amo la tua gelosia e il tuo essere a volte un po’ isterica” continuò, strappandomi un altro sorriso, “amo la nostra complicità e la nostra passione sotto le lenzuola, amo svegliarmi di prima mattina e trovarti sdraiata al mio fianco, sentire il tuo respiro e accasciarmi sul tuo seno come fosse un morbido cuscino. Amo i nostri pomeriggi di nullafacenza davanti la tv, le serate passate a guardare le stelle, il nostro essere così simili ma allo stesso tempo diversi, e soprattutto.. amo te.”
Non potei fare a meno di continuare a piangere. Era una mia caratteristica, ormai.
“amo tutte queste cose e non credo di poterne fare a meno, piccola mia” sussurrò, stringendo le mie mani, “non posso e non voglio rinunciarci. Vorrei che fosse per sempre.”
“ti amo anch’io, Liam” singhiozzai, “e sarà per sempre.”
Lui sorrise e mi passò un coltello affinché tagliassi la torta, e così feci.
“bene, perché è il mio unico desiderio..” mormorò, abbassando lo sguardo.
Tagliai una fetta di torta, ma quando essa si divise in due, sul piatto comparve una piccola scatolina che prima mi era impossibile intravedere. Spalancai la bocca solo dopo qualche secondo, realizzando cosa fosse. Alzai immediatamente gli occhi su Liam, il quale sorrideva per l’emozione: “non sono mai stato bravo con i nascondigli, perciò ho pensato che..”
Ero senza parole. Il cuore mi batteva all’impazzata, e le dite mi tremavano.
Presi in mano quella scatola e, quando la aprii, fui abbagliata dalla lucentezza di un anello.
Brillava ed era proprio quello che pensavo. 
Nonostante mi sentissi ancora in un sogno.
“oh mio Dio, Liam” balbettai, incredula, tremando e con gli occhi ancora lucidi.
Lui si bagnò le labbra per via dell’emozione, “ricordi quando hai sorpreso me e tua madre a parlare in segreto, a casa tua, qualche tempo fa? Le stavo chiedendo l’approvazione, in un certo senso. E lei era così felice, quando l’ha saputo. Perfino mia mamma lo era, quando gli ho detto cos’avevo in mente. Addirittura ho già chiesto ad Andy di farmi da testimone, e lui ha ovviamente accettato. So che siamo giovani, amore mio, ma non sono mai stato così sicuro di qualcosa e a dire il vero ho avuto la certezza di voler passare il resto dei miei giorni con te sin dal primo anno della nostra relazione. Non ho mai conosciuto una ragazza come te, perché sei unica al mondo, ed io voglio stare con te. Perciò ci prenderemo tutto il tempo per organizzare le cose con calma, senza fretta, ma.. dimmi che mi sposerai. Dimmi che diventerai mia moglie.”
Ero ancora sconvolta, in positivo, e con gli occhi colmi di lacrime. Tre anni fa ero ancora una ragazzina triste e asociale, che viveva sola con suo fratello maggiore in una casa grande e spaziosa, che si era ubriacata ad una festa di Halloween per non pensare al fatto che i suoi genitori l’avessero abbandonata. Ora, ben tre anni dopo, ero una persona nuova: felice e con tanto, tanto amore a disposizione. Non avrei mai pensato, in tutta la mia travagliata vita, che qualcuno potesse impegnarsi così tanto per me. Non avrei mai lontanamente immaginato che potessi diventare così importante per qualcuno, che mi sarei innamorata follemente di un uomo, ma era successo.
E mi sentivo infinitamente fortunata, al punto da non voler sprecare nemmeno un altro secondo.
“sarebbe un onore, per me, diventare la signora Payne” sorrisi commossa, per poi esclamare a squarciagola: “certo che lo voglio! sì, sì e ancora sì, voglio sposarti!” 
Mi asciugai le ultime lacrime per poi gettarmi su di lui; Liam sorrise e mi strinse forte tra le sue braccia, prendendo il mio viso tra le mani e poggiando le labbra sulle mie, unendole in un bacio pieno di desiderio e amore. Un amore che, ero certa, sarebbe durato in eterno.











 
* * *




Salve gente!

ebbene sì,
non ci credo nemmeno io, ma.. è finita.
dopo quasi due anni questa storia è giunta alla sua fine!
non potrò mai ringraziarvi abbastanza, tutti quanti, per averla seguita - chi dall'inizio, chi si è aggiunto dopo - fino ad ora.
tutto ciò che desideravo era sentirvi più presenti, più partecipi, sapere che amavate questa storia tanto quanto me, ma non è successo.
vi ringrazio comunque per averla letta, e come avete visto i due piccioncini hanno avuto il loro lieto fine!

un bacio a tutti,

-marty.




 

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