Risvegli

di layla84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Documento senza titolo

Ed eccoci all’ennesimo frutto della mia fantasia :)
Per chi decidesse di seguire questa ff vi avverto fin da ora che saranno 6-7 capitoli totali, quindi relativamente breve, e che la storia è già a un buon punto di stesura, quindi gli aggiornamenti dovrebbero essere regolari.. per chi segue le altre storie, tranquilli, anche quelle verranno presto aggiornate :)

Questa storia è interamente dedicata alla mia splendida beta Annaly, che oggi compie gli anni, a cui devo anche un ringraziamento, perché questa storia senza il suo incoraggiamento e supporto non sarebbe mai stata pubblicata, quindi grazie mia beta, e tantissimi auguri di buon compleanno :)

 

 

 

Aprì gli occhi e vide solo bianco attorno a se.
Ebbe una sensazione stranissima, come di essere sospeso tra due mondi, mentre la sua mente registrava la mancanza del buio dove era stata sprofondata fino a quel momento.

Sono in paradiso?
Fu questo l’unico, irrazionale, pensiero che riuscì a formulare prima che i suoi occhi faticosamente iniziassero a mettere a fuoco la sua visuale: una superficie bianca, asettica, illuminata da una luce bianca e fredda, decisamente terrena.
Si rese conto, dopo pochi istanti - oppure erano minuti? Non l’avrebbe saputo quantificare – di essere steso su qualcosa di morbido, probabilmente un letto, e che quello che stava rimirando era, quindi, un soffitto.
Cercò di concentrarsi sui suoni ovattati della stanza, non riuscendone a distinguerne la provenienza: era come se tra lui e il mondo ci fosse una barriera invisibile che li separava.
Provò allora a portarsi una mano all’altezza del viso ma, essendo senza forze, questa si alzò solo di pochi centimetri dal letto per poi ricadervi pesantemente, creando un rumore che arrivò alle sue orecchie come una cannonata.
Il rumore, a quanto pare, aveva avuto l’effetto di attirare l’attenzione di qualcun altro presente all’interno della stanza: infatti qualcuno si era appena alzato da una sedia al suo fianco, facendola strisciare sul pavimento e creando così un suono fastidioso per le sue sensibili orecchie.
Harry aspettò paziente che questo qualcuno entrasse nella sua visuale, per poter chiedere spiegazioni, dato che al momento non riusciva a muoversi.
Doveva averne combinata un’altra delle sue e questa volta, a quanto pareva, nemmeno Madama Chips era riuscita a fare qualcosa se, come pensava, fosse dovuto addirittura ricorrere alle cure del San Mungo.
Accidenti, quanto sono maldestro, pensò, immaginandosi Ron prenderlo in giro per settimane per l’ennesima catastrofe che aveva combinato, mentre Hermione lo sgridava per la sua incoscienza.

Si aspettò di veder entrare nella sua visuale i riccioli castani dell’amica, o i familiari capelli rossi del suo migliore amico e si stupì non poco quando, al loro posto, i suoi occhi misero a fuoco dei capelli biondi, quasi bianchi e due occhi grigi che lo fissavano, preoccupati e sollevati assieme.
Tanto fu lo stupore di trovarsi davanti Draco Malfoy, in quel contesto, che non registrò nemmeno le parole del ragazzo sopra di lui e l’aria stanca e provata che segnava il volto del biondo.
Malfoy dovette accorgersene perché ripeté la frase appena pronunciata, usando un tono dolce e preoccupato, che poco si accordava all’immagine che Harry aveva del viziato Serpeverde.
“Harry, mi senti? Come stai?”
Harry a quel punto pensò di trovarsi in un mondo parallelo visto che mai, in tutti gli anni di Hogwarts, lui e Malfoy si erano chiamati per nome… anzi, era raro tra loro anche chiamarsi per cognome: preferivano lanciarsi epiteti ben poco ripetibili a vicenda e non capiva cosa fosse successo di tanto grave, per far cambiare quella loro abitudine consolidata negli anni.
“Malfoy”
Si sforzò notevolmente a parlare, ma riuscì ad emettere solo un breve sussurro, che l’altro sentì grazie alla vicinanza.
Harry non riconobbe quasi la propria voce: oltre ad essere affaticata e debole, aveva un timbro strano, che non ricollegava al suo.
Anche Malfoy aveva fatto una faccia strana nel sentirlo parlare, ma senza i suoi fidati occhiali non riusciva a distinguere bene i tratti del ragazzo chinato su di lui, riuscendo a riconoscere soltanto una leggera ruga di preoccupazione tra le sopracciglia chiare.
Notò che il Serpeverde non indossava la divisa di Hogwarts, bensì un maglione di lana decisamente babbano sopra dei jeans chiari e questo non poté far altro che consolidare la sua teoria degli universi paralleli: era umanamente impossibile che Malfoy si mettesse dei vestiti babbani.
Non fece in tempo a chiedere nulla, che il biondo sparì nuovamente dalla sua visuale; non gli sfuggì comunque la frase di Malfoy, prima che uscisse dalla stanza:
“Penso sia meglio chiamare Hermione, torno subito.”

Quanto meno Herm era lì, si disse tranquillizzandosi: tra poco lei gli avrebbe spiegato tutto.
Decisamente più calmo dopo quella scoperta, Harry cercò di ricordare esattamente cosa avesse fatto di tanto grave per finire il un letto del San Mungo e si sforzò di riportare in superficie l’ultimo ricordo che possedeva.
Da strati confusi e nebulosi di ricordi, risaltò nitida una giornata di sole: lui a cavallo di una scopa, il vento tra i capelli ed un boccino da prendere per soffiare la vittoria ai Serpeverde.
E un bolide, lanciato da chissà chi, che volava verso di lui e lo centrava in pieno, facendolo cadere. Poi la terra e il cielo che si invertivano ed il buio.
Ecco svelato almeno un mistero: era caduto giocando a Quiddich… niente di nuovo e magari Malfoy era lì perché si sentiva in colpa, anche se dubitava che il biondino potesse provare simili sentimenti.
Ancora confuso per l’accaduto, registrò con un attimo di ritardo l’aprirsi della porta e, mentre cercava di voltare il collo in direzione del rumore, una figura familiare si fece strada velocemente verso lui.
Fu tale il sollievo di vedere finalmente una persona amica, che gli strani vestiti di Hermione passarono in secondo piano, mentre i suoi riccioli castani entravano completamente nella sua visuale.
“Harry, come ti senti?”
Disse, mentre si chinava su di lui a tastargli un polso.
“Herm...” riuscì ad articolare, prima di prendere un respiro profondo e concludere la frase: “cosa è successo?”
Lei lo guardò interdetta, prima di voltare il capo in direzione di Malfoy che era appena rientrato nella stanza, chiudendosi dietro la porta.
“Hai avuto un forte trauma Harry, hai battuto la testa.”
“Questo lo so” disse Harry, riprendendo confidenza con la sua voce, anche se alle sue orecchie risultava comunque diversa da prima. “Ma che ci fa lui qui?” disse indicando con un cenno del capo il biondo, ancora immobile vicino la porta.
“Cosa vuol dire cosa ci fa qui?” rispose la ragazza, facendo rimbalzare lo sguardo da Malfoy al moro, evidentemente confusa. “Dove altro dovrebbe stare Draco, scusa?”
Harry non capì se era per il suo tono o per il fatto che la ragazza avesse chiamato il biondo per nome, fatto sta che alzò d’impulso il viso in cerca di spiegazioni da parte dell’amica e questo gli provocò un capogiro.
Si riappoggiò al morbido cuscino, sofferente, mentre Hermione preoccupata si chinava nuovamente su di lui.
“Non devi fare movimenti bruschi Harry, sei rimasto senza conoscenza per un giorno intero ed il colpo preso alla testa è stato forte. Non riesci a muoverti bene perché hai una gamba rotta, ed una spalla lussata e aspettavamo ti svegliassi per procedere con gli incantesimi di guarigione.”
Harry fece un cenno di assenso col capo, chiedendosi però perché fosse Hermione a dirgli quelle cose e non un Medimago.
Stava per chiederle cosa significasse tutto ciò, quando la voce di Malfoy lo precedette:
“Ha qualcosa che non va Hermione”
La ragazza, a differenza di quello che si aspettava Harry, sorrise dolcemente al biondo prima di rispondergli.
“E’ normale che sia un po’ confuso, dopo tutto quello che è successo, Draco”
“No che non è normale Herm! Mi ha chiamato “Malfoy”… ti rendi conto? Malfoy!”
Vide il biondino agitarsi e passarsi nervosamente una mano pallida tra i capelli chiari, facendo così cadere delle ciocche bionde a coprirgli gli occhi, mentre percorreva a lunghi passi la stanza.
Harry non ricordava che il Serpeverde avesse i capelli così lunghi…e poi, da quando li portava liberi dal gel?
Lo osservò mentre si fermava e sprofondava nella poltrona vicino al letto, le mani tra i capelli, i gomiti poggiati sulle ginocchia, la testa china a nascondere il volto. Sembrava disperato e lui non riusciva a capirne il motivo.
“Perché, come dovrei chiamarti scusa?” fu l’unica cosa che riuscì a dire, cercando di rimettere assieme i pezzi e capirci finalmente qualcosa.
“Che significa, come? Draco naturalmente” rispose Hermione al posto del biondo, come se quella fosse un’ovvietà.
Harry fissò confuso la riccia e lei di rimando lo osservò per un momento, prima di sbarrare gli occhi, mentre un lampo di comprensione passava nelle iridi marroni.
“Harry, tu sai chi sei vero?”
La domanda parve ad Harry decisamente strana, ma lo sguardo allarmato della riccia gli fece decidere di rispondervi seriamente.
“Certo. Sono Harry Potter.”
“E io chi sono?”
“Hermione Granger. La mia migliore amica.”
“E lui?” disse indicando il biondo.
“Draco Malfoy. Ma non capisco cosa ci faccia qui”
Hermione si passò una mano sugli occhi, come a scacciare via la stanchezza. La sua voce parve incrinarsi, mentre, parola dopo parola, riprendeva a fargli domande.
“E… e sai dirmi quanti anni hai, Harry?”
Notò di sfuggita il volto di Malfoy scattare verso di lui, a quella domanda, gli occhi grigi che lo scrutavano attenti e ansiosi, ma rispose ugualmente a Herm.
“Certo. Ho 18 anni, frequento l’ultimo anno di Hogwarts”

Un attimo dopo sentì un rumore metallico e si accorse che dalle mani dell’amica era sfuggita una cartelletta, di quelle che usano i medici.
Aveva ancora lo sguardo fisso sul pavimento quando un altro rumore, ben diverso dal primo e decisamente più violento, gli fece voltare il capo.
Malfoy che un momento prima era sulla poltrona vicino a lui, se ne era andato, sbattendo con violenza la porta dietro di se, mentre Hermione, che era trasalita per il gesto del biondo, aveva gli occhi sempre più umidi, mano a mano che parlava.
“H- Harry.. tu non hai 18 anni e non frequenti Hogwarts. Tu hai 23 anni e sei un Auror, uno dei migliori: sei stato colpito durante una missione in cui avete rischiato grosso sia tu che la tua squadra. Hai evitato un potente incantesimo grazie hai tuoi riflessi, ma hai perso l’equilibrio e sei caduto da diversi metri di altezza, sbattendo violentemente la testa. Sei arrivato qui senza sensi e io ti ho preso in cura”
“Cosa?! Io, cosa? Hermione non scherzare..”
“Non sto scherzando Harry, non sai quanto mi dispiace dirtelo ma… a quanto pare hai perso tutti i ricordi legati a questi ultimi 5 anni”

Nello stesso istante in cui Herm pronunciò quelle parole, Harry sentì il suo cuore battere all’impazzata nella cassa toracica, mentre il poco controllo che aveva di se in quel momento vacillò.

Aveva perso cinque interi anni di ricordi.. com’era possibile?

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Documento senza titolo

Ed eccoci al primo capitolo, anzitutto grazie mille per i commenti: addirittura 10 recensioni. Dire che sono contentissima di questo è riduttivo^^ quindi un grazie a chi ha commentato o inserito la ff nei preferiti, perché mi fate venire ancor più voglia di scrivere questa storia.
Poi, come di consueto, un grazie immenso ad Annaly, la mia adorata beta a cui è dedicata questa storia, che fa un lavoro stupendo con le mie storie e trova sempre il tempo di betarle^^

Piccolo annuncio: Per motivi che non sto qui a spiegarvi, non so quanto potranno essere rapidi i prossimi aggiornamenti sia di questa che delle mie altre storie, ma non preoccupatevi, io ci sto continuando a lavorare e c’è già diverso materiale pronto. Ovviamente è una cosa passeggera che non durerà molto, ma ci tenevo ad avvisarvi, visto che seguite con cosi tanto interesse le mie ff^^

 

 

 

 

Le parole di Hermione rimbalzavano nella sua testa, senza che lui ne afferrasse il significato: tutto quello che gli stava accadendo, non aveva nessun senso.
Lui era lì per una caduta dalla scopa, mentre giocava a quidditch. Punto.
Quella realtà in cui Malfoy si preoccupava per lui, Hermione faceva il medico e chiamava il biondo per nome – e soprattutto si aspettava lo facesse anche lui – era troppo assurda per poter essere vera.
Spostò lo sguardo verso la riccia, osservandola per un istante, cercando di mettere a fuoco i suoi ultimi ricordi. Niente da fare.
“Harry ascolta, capisco che sia difficile da accettare, ma adesso devo sottoposti ad alcuni test, per capire l’entità del danno e fino a che punto la tua memoria sia andata persa.”
Il tono era professionale, ma lo sguardo preoccupato della ragazza smentiva la calma con cui aveva cercato di pronunciare quelle parole.
“Hermione non è possibile. Tu, Malfoy, tutta questa situazione: non ha senso, è assurdo.”
“Harry...” iniziò lei, sedendosi sul bordo del letto e prendendo una mano tra le sue.
“Harry, niente! Non è possibile che io mi sia dimenticato di cinque anni della mia vita. Cinque… interi… anni!”
“Lo so che è molto difficile da accettare, ma non puoi non esserti accorto di quanto sia tutto diverso da prima. Io stessa sono cresciuta e sono diversa dall’Hermione di anni fa, non l’hai notato?”
Harry sbatté più volte le palpebre cercando di mettere a fuoco il viso dell’amica e, da quella distanza, le sembrava effettivamente diversa. Senza i suoi occhiali, però, non avrebbe saputo dire con certezza cosa ci fosse diverso in lei.
Hermione sembrò seguire il suo stesso ragionamento, poiché si sporse a prendere qualcosa posto sul comodino di fianco al letto e, dopo pochi istanti, sentì il peso familiare dei suoi occhiali sul viso.
Quello a cui non era preparato era il “quanto” l’amica fosse cambiata: la ragazzina che conosceva fino a pochi minuti prima, aveva lasciato il posto ad una giovane donna, dall’aria professionale nel suo completo da Medimago.
Il viso era più maturo di quanto ricordasse e ricoperto da un sottile strato di trucco che non ricordava aver mai visto su di lei.
Anche il corpo aveva subito cambiamenti: nonostante fosse seduta, si capiva fosse decisamente snella, pur avendo sviluppato notevoli forme, di cui si sarebbe sicuramente accorto in passato.
Solo i capelli castani, lasciati liberi nei soliti ricci ribelli e gli occhi dorati, erano rimasti immuni da quel cambiamento radicale.
Sicuramente Hermione non aveva più l’aspetto della ragazzina che ricordava. Quello era poco ma sicuro.
La donna dovette notare il suo stupore perché, mentre Harry cercava di venire a patti con la verità, continuò a stringergli la mano, come avrebbe fatto ai tempi della scuola.
Per fortuna il cambiamento, a quanto pareva, riguardava solo l’aspetto esteriore perché, per tutto il resto, sembrava la solita Hermione di sempre.
Questo permise ad Harry di riacquistare un minimo di lucidità e di chiederle ulteriori spiegazioni.
“Quindi è tutto vero. Cinque interi anni sono passati e io non ne ho il più vago ricordo. Com’è possibile?”
“Harry tranquillo, davvero. In casi di forti traumi alla testa, è possibile una momentanea perdita della memoria. Nel tuo caso non ci avevo pensato perché non è la prima volta che hai una commozione celebrale e non avevi mai riportato nessun tipo di lesioni. Questa però deve essere stata più forte delle altre e adesso dobbiamo stabilire l’entità del danno che ha procurato.”
“Ma recupererò i miei ricordi, vero? Oddio mi sembra così assurdo tutto questo...”
“Di solito l’amnesia causata da traumi alla testa è momentanea. Il problema è che non possiamo stabilire con esattezza quando i ricordi torneranno; potrebbe volerci un giorno, una settimana, oppure..”
“Oppure?”
“Oppure anni. Potresti svegliarti un giorno, tra dieci anni, e ricordare tutto così, senza un motivo apparente. Il cervello umano è molto delicato Harry e ogni caso di amnesia è diverso dagli altri. Cose del genere non sono prevedibili, nemmeno con la magia.”
Vide l’amica torturarsi le dita, mentre si mordeva un labbro, sintomo che gli stava nascondendo qualcosa.
“Ma i ricordi torneranno, prima o poi, vero?”
“Harry...” iniziò lei, con aria sconsolata, “di solito i ricordi tornano, ma come ti ho detto ogni caso è diverso dagli altri: possiamo fare esami per capire l’entità del danno, ma il rischio che tu possa non riprendere più i tuoi ricordi, c’è.”

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Harry cercò di assorbire tutte le scioccanti notizie ricevute, prima che un singhiozzo di Hermione echeggiasse per la camera.
Un attimo dopo la ragazza gli stringeva le braccia attorno al collo, piangendo.
“Oh, Harry. Non hai idea di quanto sia dispiaciuta di tutto questo.”
Non riuscì a formulare un solo pensiero, mentre stringeva a se Hermione e cercava di scendere a patti con quella che, a quanto pareva, era la sua nuova realtà.
Non riusciva a capacitarsi…ma perché tutte le cose più assurde capitavano a lui?

Se è un incubo, vi prego, svegliatemi.

Poco dopo la riccia si staccò da lui e si asciugò le lacrime con la manica della veste da Medimago, abbozzando un leggero sorriso verso di lui.
“Scusa Harry. Sei tu ad essere finito in questa situazione e ti tocca anche consolarmi, quando invece dovrebbe essere il contrario.”
Harry in tutta risposta sorrise: il primo, vero, sorriso, da quando si era risvegliato.
“Tranquilla. Questo è l’esatto comportamento dell’Hermione che ricordavo. E’ bello vedere che nonostante tutto, alcune cose non siano affatto cambiate.”
Hermione rispose al suo sorriso e si alzò dal letto, schiarendosi la voce con un colpo di tosse e raccogliendo la cartellina ancora a terra.
“Adesso vado a preparare il necessario per gli esami e a contattare uno specialista, tu stai tranquillo e riposati.”
“Ok...” fissò la schiena dell’amica mentre si allontanava ma quando la ragazza mise la mano sulla maniglia della porta, non riuscì a trattenersi dal farle una domanda che gli ronzava in testa già da un po’. “Perché Malfoy era qui?” chiese alla fine, senza giri di parole.
Hermione lasciò la presa sulla maniglia, voltandosi lentamente nella sua direzione e si appoggiò stancamente alla porta.
“Sinceramente penso sia meglio te lo dica lui stesso. Se vuoi lo faccio entrare”
Harry la guardò per un attimo, confuso, per poi scuotere la testa deciso.
“Al momento ho fin troppe cose a cui pensare. Per adesso ho già fatto il pieno di notizie scioccanti”, disse, trattenendo a stento uno sbadiglio, mentre si accomodava comodamente sul morbido cuscino. “In più sono stanchissimo. E poi qualunque sia il motivo della presenza di Malfoy qui, non sarà di certo più importante di quello che ho già scoperto, giusto?”
Mentre il sonno prendeva il sopravvento, gli sembrò quasi si distinguere un gemito strozzato, provenire dall’amica in risposta alla sua domanda, ma probabilmente era frutto soltanto della sua stanchezza e sinceramente, in quel momento, non era del tutto sicuro di poter dar retta a quello che il suo cervello registrava.

 

 

Si risvegliò dopo un tempo imprecisato.
Nell’aprire gli occhi notò che la stanza era in penombra, segno che doveva aver dormito per tutto il giorno. Cercò a tentoni i suoi occhiali e li trovò in prossimità del cuscino: probabilmente Hermione glieli aveva tolti mentre dormiva, cosa che evidentemente gli aveva fatto recuperare le forze, visto che riuscì a metterseli senza troppi problemi.
Solo in quel momento le parole dell’amica gli tornarono alla mente e si ricordò del casino, l’ennesimo, in cui era finito. Quella volta però era diverso, decisamente; aveva perso per strada un pezzo, un bel pezzo a dir la verità, della sua vita.
Sbuffò e spostò lo sguardo attorno a se: la stanza, in penombra, sembrava meno rassicurante di come gli era sembrata solo poche ore prima e ciò aumentò l’agitazione che si stava risvegliando in lui.
Agitazione che arrivò ai picchi massimi, quando il suo sguardo incontrò la figura addormentata di Malfoy, seduta a fianco del suo letto.
Il biondo se ne stava lì, con le gambe stese e le braccia incrociate, con la testa che doveva essersi reclinata su un lato durante il sonno.
Non poté non notare quanto il Serpeverde fosse cambiato, rispetto al ragazzino dal viso appuntito che si ricordava; quello che si trovava di fianco era un uomo ormai: lo si capiva dai tratti del volto, che erano più delineati, dalle spalle larghe e dal corpo muscoloso ma snello ed Harry non riusciva a ricondurre il ragazzo che aveva davanti al Malfoy che conosceva.
Anche i capelli erano diversi. Lunghi fino a metà del collo e lasciati liberi dal gel, formavano ciocche che andavano a ricadere un viso. Il colore, almeno quello, era sempre il solito: biondo, quasi bianco, così come la carnagione pallida, che contrastava contro la poltrona scura su cui era seduto.

Lo stava ancora osservando, quando gli occhi del ragazzo si aprirono di scatto ed Harry si ritrovò il grigio argentato dello sguardo dell’altro su di se.
Mentre pensava a qualcosa di sensato da dire, Malfoy lo precedette, avvicinando la poltrona su cui sedeva al letto: “Come ti senti?”
Fu il tono, incerto e preoccupato, a stupire Harry, molto diverso da quello presente nei suoi ricordi e che lo fece rispondere, quasi senza pensarci.
“Meglio. Però devo ancora abituarmi all’idea di non ricordare gran parte della mia vita.”
Si girò verso il biondo, cercando una posizione più comoda, visto che la spalla e la gamba bloccate non gli davano molta libertà di movimento e perse così lo sguardo triste che il biondo rivolgeva lui.
“Allora Malfoy, dimmi...” iniziò, notando come le spalle dell’altro si tendessero, alla pronuncia del suo cognome. “Che ci fai tu, qui? Hermione pensava fosse il caso che me lo dicessi tu, quindi lo vorrei sapere, visto che non riesco a trovare una spiegazione logica alla tua presenza.”
Il biondo si stropicciò gli occhi con le mani e la voce risuonò ovattata.
“Davvero non ricordi nulla?” E ad Harry parve di scorgere in quelle poche parole una nota di tristezza – o disperazione – che lo stupirono. Cercò nei suoi ricordi, ma mai, mai, Malfoy aveva manifestato dei sentimenti, nemmeno con il tono di voce, che era sempre stato strascicato e insopportabilmente altezzoso.
Stupito, quindi, rispose in tutta sincerità all’altro: “Niente di niente. L’ultimo ricordo risale ai tempi di Hogwarts, durante una partita di quidditch. Grifondoro contro Serpeverde, in cui ho fatto un volo spettacolare. Poi il buio.”
“Oddio...”
Il biondo si prese la testa tra le mani, come alcune ore prima, per poi riprendere a parlare. Ogni parola sembrava tirata fuori a forza dalle sue labbra.
“Quindi non hai idea di quello che è successo dopo. Hai dimenticato ogni singola cosa.”
“Non l’ho fatto di proposito” si difese lui, colpito dal comportamento dell’altro.
“Ti sei dimenticato di me” ma questa volta non sembrava un’accusa, piuttosto una pura costatazione, sebbene detta con il tono in cui si emette una condanna a morte.
“Mi ricordo di te, Malfoy. So benissimo chi sei.”
A quelle parole l’altro alzò di scatto la testa e puntò gli occhi magnetici nei suoi; un misto di rabbia e dolore li rendeva più scuri, eppure il tono con cui parlò era solo carico di tristezza.
“Ti ricordi di me come Malfoy. Ma non come Draco.”
Harry rimase un attimo a d osservarlo, senza capire. Perché mai lo avrebbe dovuto chiamarlo per nome?

“Perché dovrei chiamarti per nome?” tradusse in parole i suoi pensieri, mentre pregava che l’altro gli facesse capire in fretta cosa fosse successo, in quegli anni, tra loro, tanto da passare dal disprezzo, al chiamarsi per nome.
“Noi non ci siamo mai sopportati”, concluse poi, in tutta sincerità.
Vide Malfoy passarsi le mani tra i capelli biondi, in un gesto disperato.
“Prima. Prima non ci sopportavamo è vero. Poi le cose sono cambiate.”
“Quando?”
“Un paio di anni fa. Dopo che sei diventato un Auror. Ci siamo incontrati ad un ricevimento formale, abbiamo parlato e abbiamo deciso che era fosse l’ora di mettere da parte i nostri rancori.”
“Quindi” cercò di capire Harry “Adesso noi saremmo amici?” disse, anche se le sue stesse parole sembravano assurde, alle sue orecchie.
“No” fu la risposta diretta di Malfoy.
“Ah, ecco!” disse, decisamente sollevato, Harry: quello sarebbe stato troppo, anche per lui.
Il biondo però parve non sentirlo, perché riprese a raccontare.
“Lo siamo stati per un po’, siamo anche usciti diverse volte tutti insieme: noi, Herm, Ron, Pansy e Blaise, ma poi le cose sono cambiate...”
“Noi, cosa? Grifondoro e Serpeverde uscire insieme? Non prendermi in giro Malfoy!”
Il ghigno che si formò sulle labbra del biondo gli ricordò terribilmente il vecchio Malfoy, cosi pure il tono amaro che usò.
“Se non credi a questo, dubito crederai al resto, allora.”
“D’accordo” disse Harry, conscio che quando aveva visto Hermione e Malfoy insieme, gli era parso ci fosse un rapporto amichevole tra loro. “Eravamo amici. Ok. Posso accettarlo. Continua... e poi?”
“Poi... poi è successa una cosa che ha fatto cambiare tutto”, disse Malfoy, fissandolo con espressione incredibilmente seria.
“E- e sarebbe?”
Quello che vide e sentì in quel momento, lo sconvolse come niente era riuscito a fare in quelle poche ore, perché Malfoy, con gli occhi lucidi che si notavano anche nella penombra, lo fissò con una tale intensità che lo spaventò, per poi trovare il coraggio di parlare:
“Ci siamo innamorati. E ci siamo messi insieme.”

Seguì un silenzio lunghissimo, in cui il biondo distolse lo sguardo ed Harry, senza altri pensieri se non le parole di Malfoy nella testa, riformulò nuovamente la sua preghiera.

 Se è un incubo, vi prego, svegliatemi!

 

 

 

Le risposte alle recensioni:
Per Annaly: *_* Ovviamente comincio dalla mia adorata betaaa^^ Che onore un tuo commento ^_^ E’ merito tuo se le mie storie non hanno “orrori” di ortografia e battitura, quindi dedicarti una fanfiction per il compleanno era il minimo.. anche perché senza il tuo incoraggiamento non l’avrei mai pubblicata^^ Ps: tranquilla, tanto non ho fretta e di cercarmi un'altra beta, anche solo per questo breve periodo, non se ne parla proprio!!:)
Per Debora93: Grazie mille, spero ti piaccia anche questo primo capitolo, fammi sapere^^
Per emogirl in pink: Hehe.. mi sa che per la prima parte ci hai azzeccato :P La seconda.. chissà ^^
Per PAMPAM: Grazie mille per i complimenti, spero ti piaccia anche questo chapter. Tenterò di aggiornare in tempi abbastanza rapidi, ma non vi posso assicurare niente^^;
Per Azzusam: Grazie mille.. eh si per Harry è difficile e pure per Draco.. le cose si cominceranno a capire meglio nei prossimi capitoli.. fammi sapere se come proseguo la storia ti piace, mi raccomando^^
Per Andy14: Spero di non averti fatto aspettare troppo^^ Cmq sono contenta la storia ti piaccia ;)
Per sssweety: Grazie mille, spero ti piaccia anche questo primo capitolo^^
Per cipri: Grazie mille per il commento ^^ Ecco il primo chapter, spero di non averti fatto  spettare troppo e che ti piaccia, fammi sapere^^
Per Little Fanny: Eh, si sono stata cattiva con entrambi.. fammi sapere se anche questo cap è all’altezza del primo ;)
Per Ocatarinetabelasciscix: Questo capitolo ti avrà incuriosito ancora di più dell’altro ;) Si, Harry è proprio sfigato, ma più avanti verrà spiegato meglio l’accaduto tranquilla^^

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Documento senza titolo

Eccomi finalmente con un nuovo capitolo.. con un ritardo mostruoso, lo so da sola :(
Spero comunque che questo nuovo chap valga l’attesa e spero di poter postare con più frequenza da adesso in poi.
Mi scuso con tutte le persone che hanno commentato la fic, l’hanno inserita tra le preferite o le seguite o semplicemente la seguono, ma per diversi problemi che non sto qui ad elencarvi, tra cui anche un cambio di lavoro, non ho avuto molto tempo per dedicarmi alle mie storie.

Al solito un grazie speciale ad Annaly, la mia stupenda beta^^

Ps: Un grazie immenso a tutte le persone che hanno commentato l’ultimo chap.. non avete idee di quanto faccia piacere ricevere un commento e vedere che il proprio lavoro piace^^

Alla fine dal capitolo ci sono le risposte ai vostri commenti ^^
Layla84

 

 

No. No!
Il suo cervello aveva avuto un black out iniziale a quella rivelazione, ed allo stesso modo anche il suo cuore aveva deciso di dimostrare il suo dissenso per quell’assurdità, fermandosi giusto quei pochi secondi  necessari a farlo smettere di respirare.
Non seppe con esattezza quando passò: prima che fosse di nuovo in grado di formulare una frase di senso compiuto, potevano essere passati pochi istanti o, più probabilmente, parecchi minuti.
Eppure Malfoy era sempre lì, che alternava lo sguardo tra lui e quell’anonima stanzetta di ospedale in cui si trovavano, senza parlare… senza chiedere… fermo sulla sedia.
“No!”
Si rese conto solo quando quella sillaba aleggiò tremante e silenziosa nella stanza, che forse sì, era di nuovo in grado di formulare dei pensieri ma, a quanto pareva, non riusciva a pronunciarli ad alta voce, visto che quello che si era riproposto di dire, ovvero: “E’ assurdo, Malfoy, non può essere. Piantala con questo scherzo idiota!” era stato tutto condensato in quell’unica parola.
Eppure Malfoy dovette ugualmente coglierne il senso, perché lentamente si voltò verso di lui: lo sguardo semi nascosto dalla lunga frangia di capelli color luna, prima che la sua nuova e sconosciuta voce da adulto arrivasse alle sue orecchie.
“E’ così, Harry. Stiamo insieme. Capisco che possa essere incredibile per te, ma le cose stanno esattamente in questo modo.”
E non seppe mai se fu il tono stanco dell’altro, o le leggere occhiaie sotto lo sguardo grigio, che Harry scorse nel momento in cui il biondo puntò gli occhi su di lui, eppure si ritrovò a credere alla sincerità di quelle parole.
Alla sincerità di Malfoy.
Assurdo.
Eppure era così: credeva a quello sguardo argentato così serio e triste, a quelle parole disperate, anche se non riusciva ancora a capacitarsi di come di come si fosse cacciato in un guaio simile.
Tutte le idee che gli erano passate per la mente in quei pochi istanti, di essere finito in un universo alternativo, in un incubo, o di essere sotto qualche strano tipo di incantesimo, si andarono a scontrare e a frantumare come fragile cristallo, contro quella che sembrava essere invece la solida realtà.
Lui. E. Malfoy.
Malfoy, cazzo: proprio lui, tra tutti.
Aveva voglia di urlare, di prendere a pugni chiunque gli fosse capitato a tiro.
Magari proprio colui che si divertiva a prendersi gioco della sua vita: non bastava aver perso i ricordi legati ai suoi ultimi cinque anni di vita… ma no, era troppo poco per Harry Potter, vero? Perché non aggiungere a quel casino colossale che si stava delineando essere la sua vita, anche un fidanzato ex Mangiamorte di nome Draco Malfoy?
Ed aveva voglia di piangere. Piangere, si.
Come un ragazzino; lo stesso ragazzino che pensava di essere fino a quando pochi minuti prima non aveva scoperto che gli avevano portato via i suoi ricordi e, con essi, le sue certezze.
Perché non puoi odiare Draco Malfoy fino ad un momento prima, per poi ritrovarti fidanzato con lui, dopo quello che nella tua testa è un solo istante, ma che per resto del mondo è un intero lustro.
Si portò una mano alla tempia, mentre una profonda fitta si estendeva fino all’occhio e gli strappava un gemito frustrato.
Era stanco, confuso e disperato, eppure voleva capire come fosse potuto accadere.
Puntò di nuovo lo sguardo su Malfoy e vide il biondo pronto a rispondere alle sue domande, come se già sapesse che voleva saperne di più. Come se lo conoscesse così bene, da poter indovinare cosa gli fosse passato nella testa, in quei minuti.
E la testa prese a girargli ancora più intensamente.
Assurdo.

Lo pensò, di nuovo, pochi istanti dopo, quando Draco gli si avvicinò, mani in tasca e occhi nervosi che si spostavano da un punto all’altro della coperta, senza alzare lo sguardo.
Effettivamente, dovette ammettere Harry almeno con se stesso, quel Draco Malfoy sembrava decisamente
più umano e meno stronzo, anche se è noto, le apparenze spesso ingannano e - ma a questo
pensiero non volle dare un seguito - notevolmente carino.

Il pensiero che lo sconvolgeva maggiormente era l’idea di essere fidanzato con un ragazzo… che fosse Malfoy non aiutava certo.
Ovviamente sapeva di essere gay: era dalla fine della guerra che quella consapevolezza si era fatta strada in lui, portandolo a dare un taglio netto alla relazione con Ginny.
Eppure non aveva mai fatto pensieri di quel genere su Malfoy, o almeno, non che ricordasse.
In realtà non ricordava di aver mai fatto pensieri del genere su nessuno anche se, sicuramente, non era stato così.
L’ultimo suo ricordo risaliva all’inizio del settimo anno, quello che aveva dovuto ripetere dopo la caduta di Voldemort e i suoi rapporti con il biondo, a quel tempo, erano di profonda indifferenza.
Stava iniziando finalmente a vivere e, fino a quel momento, non aveva avuto molto tempo per l’amore.
Tentò un’occhiata in direzione dell’oggetto dei suoi pensieri, proprio mentre questi lasciava vagare lo sguardo per la stanza a disagio: l’illuminazione artificiale sul soffitto creava strani giochi di luce con i suoi capelli argentati, rendendoli quasi eterei.
Il silenzio si dilatava tra loro, scandito solo dai loro respiri e dai pensieri che vorticavano furiosi nella testa di Harry, creando rabbia e disperazione.

Rimasero così, in silenzio, per diversi minuti, prima che il moro si decidesse a parlare.
“E quindi… stiamo assieme. Eppure non ricordo nulla” e la frustrazione di cui erano intrise le sue parole, stupì anche se stesso.
Il biondo non si mosse, né parlò. Si limitò a spostare il peso da un piede all’altro, le mani visibilmente strette a pugno, all’interno dei jeans: quando parlò, la voce era un’eco lontano della sua.
“Tutto questo non ha senso. Non so come comportarmi con te, Harry, non so come fare in questa situazione.”
Malfoy sembrava nervoso ed arrabbiato, ma Harry non riusciva a capire se con lui o semplicemente con se stesso, o magari con il destino, che li aveva messi in quella situazione.
Cercò volutamente di ignorare che il suo nome, pronunciato da Malfoy, aveva decisamente qualcosa di strano, eppure allo stesso tempo era estremamente familiare alle sue orecchie.

Proprio in quell’istante la porta si aprì, mentre Hermione faceva il suo ingresso nella stanza: sembrava tranquilla mentre rivolgeva un piccolo sorriso in sua direzione, eppure Harry leggeva chiaramente la preoccupazione dietro quelle iridi dorate.
“Scusate ragazzi, ma volevo controllare che Harry fosse sveglio, per poter procedere ai test magici. Tutto bene?” chiese lei, lanciando poi un’occhiata perplessa alle loro facce.
“Malfoy mi ha spiegato la situazione” rispose di getto Harry.
La riccia lo fissò un attimo, stupita, per poi rivolgere una rapida occhiata a Malfoy, che alzò un sopracciglio come risposta.
Quello strano scambio di sguardi lo turbò, non tanto per l’intesa tra i due, ma quanto perché quei due erano “Furetto Malfoy” e “Mezzosangue Granger” e tra loro non era mai corso buon sangue.
Poi si ricordò che nemmeno tra lui e Malfoy era mai corso buon sangue, eppure si ritrovava ad averlo come fidanzato e capì che non se ne doveva stupire più di tanto.

Fu un attimo, una frazione di secondo, in cui il suo cervello formulò una domanda che gli gelò il sangue nelle vene, poi il suo sguardo saettò in fretta verso quello di Hermione, agitato e disperato assieme, ricevendo tutta l’attenzione della ragazza.
“Ron? Sta bene? Perché non è qui?” disse, mentre si accorgeva, nello stesso istante, che Ron non era mai stato lì, da quando si era svegliato.
E per un attimo, l’idea che Ron sapesse di lui e Malfoy, l’idea che magari non volesse più rivolgergli la parola per essersi messo col nemico, con un ex Mangiamorte, gli bloccò il respiro in gola e gli fece andare in fiamme gli occhi.
Aveva perso quasi tutta la sua vita. Non Ron. Non anche lui.
Ti prego.
Hermione gli sorrise, rassicurante, prima di fargli una piccola carezza sui capelli.
“Ron sta bene Harry. Era in missione con te ed è rimasto leggermente ferito. Niente di grave, solo una piccola contusione ad una spalla, ma non può muoversi dalla sua stanza, al momento. Anche se ha cercato in tutti i modi di convincermi a farlo venire da te, una volta che avrà finito gli esami.”
Harry sorrise a quella risposta e si rilassò impercettibilmente, mentre Hermione si schiariva la voce e prendeva a parlare.
“Allora Harry...”, dal tono in cui pronunciò il suo nome capì che doveva parlare in veste di Medimago, perché era lo stesso tono che l’Hermione dei suoi ricordi usava per spiegare loro le lezioni più difficili. “Ho parlato con un Medimago specializzato in casi di Amnesia come questo e mi ha consigliato di non utilizzare incantesimi di guarigione sulle tue ferite, perché sono magie molto potenti e potrebbero bloccare il ritorno dei tuoi ricordi, oltre a influenzare i test a cui dovrai sottoporti. Ovviamente dovrai utilizzare i metodi babbani per curare la frattura della gamba e la lussazione della spalla, quindi dovrai tenerle immobilizzate per un certo lasso di tempo. Il fatto che Draco ti abbia spiegato del vostro rapporto, semplifica tutto però...” venne interrotta da un colpo di tosse proveniente dal biondo, mentre lui inarcava un sopracciglio, in una muta domanda.
Che diavolo voleva dire? Tutto, cosa?
Un fremito gli corse lungo la schiena, mentre il pensiero che ci fosse ancora qualcosa che gli era stato taciuto gli balenava nella mente.
Poteva forse esserci qualcosa di più scioccante, che lo scoprire di essere fidanzato con Malfoy?
Hermione li osservò per un attimo, perplessa e poi, un istante prima che Malfoy iniziasse a parlare, riprese il discorso: “Intendevo dire che è un bene che tu sappia già tutto, perché il Medimago mi ha detto che la vicinanza di Draco potrebbe stimolare il ritorno della memoria e visto che in questo periodo tu non riuscirai ad essere pienamente autosufficiente ed avrai bisogno dell’aiuto di qualcuno, per fortuna voi due vivete assieme, perché altrimenti sarebbe stato ancora più problemat...”
“Cosaa?”
Più che un’esclamazione ad Harry uscì un vero e proprio urlo, che ebbe come effetto quello di spaventare Hermione e di far uscire uno sbuffo irritato a Draco.
“Non gli avevo ancora detto che vivevamo insieme, visto che sei stata proprio tu a dirmi di andare per gradi, con lui.”

In quel momento Harry si rese conto che si, poteva esistere qualcosa di peggio che stare con Draco Malfoy: il viverci assieme.
E quello era troppo, anche per lui.
Alzò gli occhi verso il soffitto, in una muta preghiera verso chi si prendeva così beffe di lui e si chiese se fosse tanto divertente, rovinargli la vita. Poi riportò lo sguardo sui due accanto al letto, che stavano ancora discutendo tra loro e, finalmente, scoppiò:
“Furetto scordati che io viva con te. Non so come tu mi abbia convinto in passato, ma io non verrò mai ad abitare con te. Mai!”
Vide l’espressione dell’altro ragazzo cambiare: prima apparire leggermente scioccata, poi man mano che la consapevolezza delle parole di Harry si faceva strada in lui, sempre più sconvolta.
“E perché, se è lecito saperlo?” Freddo e tagliente, come solo un Malfoy poteva esserlo.
“Perché il Malfoy che conosco io è stronzo, altezzoso e ipocrita, e mi pare che non ci sia tanta differenza da quello che ho davanti adesso. Non ho alcuna intenzione di abitare con qualcuno di cui non mi fido.” rispose, cercando di mantenere un tono simile.
“Harry, anche per Draco è una situazione difficile, ma passare del tempo con lui, potrebbe aiutarti a ritrovare più facilmente i tuoi ricordi” s’intromise Hermione, cercando di farlo ragionare.
“Hermione” e la sua voce vibrò su una nota bassa che nemmeno sapeva di possedere, ma che ebbe l’effetto di zittire l’amica, “l’ultima cosa che ricordo di Malfoy è che cercava di farmi cadere dalla scopa a  venti metri da terra. Puoi ripetermi all’infinito che per lui sia una situazione difficile, che anche per te sia una situazione difficile… Ma tu non hai idea di cosa voglia dire svegliarsi e vedere sparita nel nulla la propria realtà. Non avere certezze, se non quella che la tua vita non ti appartiene più. Che le persone che conoscevi non sono più le stesse e che, tu stesso, non sei più la persona che pensavi di essere. Non puoi pretendere che in cinque minuti accetti di stare assieme a Malfoy, quando sai benissimo quali sono stati i nostri rapporti, a scuola. Non puoi davvero pensare che io andrò a vivere con lui.”
Hermione lo fissò per un attimo, attonita, prima che gli occhi le diventassero lucidi e una lacrima facesse capolino dispettosa sulla guancia.
Harry si sentì pateticamente in colpa ed ingiustamente più leggero in quel momento, come se l’essere riuscito a far capire come si sentiva all’amica, gli togliesse un peso dal cuore.
Nemmeno si accorse che, nel frattempo, quel peso sembrò essersi posato a forza su Malfoy, visto che il ragazzo vacillò per un istante, prima di buttarsi a peso morto su una poltrona, prendendosi la testa tra le mani.

Non seppe dire se fu la posizione desolata che l’altro assunse o la consapevolezza, nel profondo, di averlo ferito in maniera devastante; ma lui era Harry Potter e odiava sentirsi colpevole del dolore altrui, fatto sta che si comportò, come suo solito, di conseguenza.
Alzò gli occhi su Hermione, che si stava asciugando prontamente le lacrime con la manica delle veste da Medimago, come un tempo faceva a Hogwarts, con la divisa. Solo che allora era Malfoy a farla piangere, mentre adesso era colpa sua. Ulteriormente in colpa a quel pensiero prese fiato, sapendo già, non appena le parole iniziarono a uscire dalle sue labbra, che stava decretando la sua fine.
“Però, se davvero sei convinta che lo stare vicino a lui mi possa in qualche modo aiutare a recuperare i miei ricordi, lo farò.”
Una frazione di secondo dopo gli occhi grigi del biondo furono su di lui e si ritrovò a mettere in chiaro le cose, sperando di non sembrare nuovamente troppo brusco.
“Non ho intenzione di dormire con te, Malfoy, né di giocare alla coppietta felice. Voglio solo recuperare i miei ricordi e se questa è la maniera migliore secondo Hermione, seguirò il suo consiglio. Ciò non toglie che considero tutto questo un’assurdità”, concluse, aspettandosi una qualche risposta dai due.
Alla fine aveva ceduto, sì, ma solo perché voleva sapere cosa diavolo gli era passato per la testa, per potersi mettere con il biondo e soprattutto per uscire il prima possibile da quella situazione.
Per quanto riguardava il fatto di farsi aiutare... col cavolo! Era un mago, avrebbe usato la magia.
Vide con la coda dell’occhio Malfoy accostarsi a lui e una mano diafana avvicinarsi alle coperte leggere del letto.
Il biondo fece scorrere le dita sulla ruvida coperta, i polpastrelli che a stento ne toccavano la consistenza, come in una leggera carezza, stando ben attento a non avvicinarsi troppo alla sua mano poggiata giusto a qualche centimetro di distanza.
Non parlò, né alzò gli occhi su di lui: si limitò a scrollare la testa permettendo così alla frangia di andare a coprire parte del suo viso.
Si accorse dell’insistenza con il quale lo stava fissando solo quando la voce di Hermione arrivò alle sue orecchie e lo riscosse.
“Non sarà semplice Draco…”
“Lo immaginavo”, fu la risposta dell’altro, la voce leggermente roca e gli occhi che ancora si nascondevano ad Harry.
“Harry ha ragione, siamo stati troppo precipitosi. Ha perso tutti i suoi ricordi recenti su di noi e non possiamo rivolgerci a lui come se fosse l’Harry che conoscevamo fino a poche ore fa, né possiamo mantenere gli stessi comportamenti, soprattutto tu, ma nemmeno l’ essere troppo freddo e scostante lo aiuterà. Devi trovare una via di mezzo che vi permetta di comunicare.”
Malfoy asserì con la testa per poi, finalmente, alzare il suo sguardo argentato in quello di Harry, che sussultò a quel contatto.
“E’ più difficile di quanto pensassi” disse infine, rivolgendosi a lui direttamente ed Harry non poté far altro che annuire, stancamente, mentre Hermione riprendeva il suo solito modo di fare.
“Direi che per oggi ha subito fin troppi shock. Tornerò domani a fare i test per la memoria, nel frattempo dormi e tu”, disse con un tono di rimprovero misto a dolcezza a Draco puntandogli un dito contro, “fila a casa a cambiarti e a mangiare qualcosa. Pensavo che indossare per più di dodici ore gli stessi vestiti fosse contro l’etica dei Malfoy e invece ti trovo vestito così da ben tre giorni.”
Malfoy come risposta alzò un sopracciglio, seguendo però il consiglio della riccia.
“Si, penso sia meglio. Notte Hermione.” Disse, avvicinandosi alla ragazza e, passandole una mano sulla spalla in segno di saluto, mentre lei sorrideva di rimando, si allontanò fino ad arrivare davanti alla porta chiusa, per poi voltarsi leggermente nella sua direzione.
“Notte, Harry”
Fu poco più di un sussurro, eppure il tono che usò, dolce e malinconico, ebbe il potere di scuoterlo e di farlo rispondere.
“Notte Mal… Draco”
Si sforzò di mantenere la voce ferma, ma il tremolio con cui pronunciò il nome dell’altro fu ben evidente, cosi come fu evidente lo sguardo che Draco gli lanciò: stupito, confuso, sollevato ed Harry si sentì in dovere di spiegare il suo comportamento, per non alimentare false illusioni.
“A quanto pare vivremo insieme. Mi sembra inutile continuare a chiamarti per cognome visto che, di sicuro, non ti chiamo più cosi da parecchi anni”
Arrischiò un timido sorriso, per rafforzare quelle parole e si stupì quando Ma... Draco, in risposta, distese leggermente le labbra e fece un cenno del capo verso di lui, prima di lasciare la stanza.
Hermione seguì il biondo dopo pochi minuti, augurandogli la buona notte ed Harry finalmente rimase solo con i suoi pensieri, che, fondamentalmente, dopo tutta la confusione che aveva in testa, erano soltanto due: il perché il nome Draco, sebbene non ricordasse di averlo mai pronunciato prima di allora, suonasse così familiare sulle sue labbra e poi, cosa ancora più importante, perché a risposta del sorriso del biondo il suo cuore avesse aumentato i battiti.
Sprofondò la testa nei cuscini, sperando che un bel sonno ristoratore si portasse via, oltre ai suoi dubbi e domande, anche quello strano senso di fastidio allo stomaco che provocava in lui l’immagine di Draco ogni volta che i suoi pensieri si soffermavano troppo a lungo su di lui.

La mattina dopo, appena sveglio, Harry si sentì leggermente più lucido e tranquillo, almeno finché Hermione non fece irruzione nella sua stanza per eseguire i suoi test: dovette rispondere a diverse domande, alcune delle quali senza senso, poi osservò l’amica pronunciare diverse complicate formule su di lui, ma nessuna sembrava dare i risultati sperati.
Quando con l’ultimo svolazzo di bacchetta anche l’ultimo incantesimo fu lanciato, un’affaticata Hermione gli disse che avevano finito.
“Niente di rilevante. Per me puoi anche tornare a casa oggi stesso” disse sorridendo, per poi andare a preparare i documenti per dimetterlo.

Poche ore dopo, seduto sul letto, mentre aspettava Hermione osservando il gesso candido che ricopriva la sua gamba dal ginocchio in giù, vide la maniglia della porta abbassarsi leggermente seguita da un leggero cigolio dei cardini in funzione.
Un attimo dopo una testa di capelli rossi arruffati e una faccia piena di lentiggini entrarono nel suo campo visivo e le labbra di Harry si distesero in automatico in un sorriso, verso il suo migliore amico.
Ron si mise ad osservarlo: gli occhi chiari che indugiavano sulla sua figura, prima che si decidesse a fare un passo incerto all’interno della stanza.
“Hey, amico... Come ti senti?”
Harry era così preso dal notare i cambiamenti avvenuti nell’altro - era diventato ancora più alto, aveva una leggera barbetta sul mento e le lentiggini erano molto più evidenti - che quasi si perse quella domanda.
Ma Ron dovette male interpretare il suo silenzio, perche si portò una mano dietro il collo, spaventato.
“Miseriaccia. Non ricordi chi sono?”
Harry fece per aprire la bocca, quando una voce sarcastica alle spalle del rosso, catturò la sua attenzione: “Certo che ricorda chi sei, Weasley... chi mai potrebbe dimenticarsi la tua brutta faccia? Anche se in molti capisco che lo vorrebbero... me compreso!”
“Furetto, al solito le buone maniere sono di troppo per te eh? Stavo solo chiedendo, non si sa mai. E poi, parla per te, anche io vorrei tanto dimenticare la tua faccia. E anche tutto il resto, possibilmente…”

Harry rimase in silenzio ad osservarli battibeccare per diversi minuti, notando come, nonostante le battutine acide da parte di entrambi, i due ragazzi fossero stranamente a loro agio, come se il prendersi in giro a vicenda fosse il loro unico modo di comunicare.
“Ron” tentò, cercando di interrompere l’ennesima sequela di botta e risposta.
Il rosso si voltò di scatto, zittendosi di colpo: era un passo avanti, almeno.
“Mi ricordo di te, tranquillo. Mi ero solo perso nell’osservare quanto fossi diverso dal Ronald che conoscevo”
Finalmente vide il viso dell’altro distendersi in un sorriso, prima che a grandi passi si avvicinasse al letto e
vi ci sedesse sopra con un tonfo, senza troppi complimenti. “Miseriaccia, amico, mi hai fatto prendere un colpo!”

“Weasley, sempre il solito buzzurro”, fu il commento acido di Draco, che andò a sedersi sulla solita poltrona vicino al letto.
“E dire che Hermione ti ha avvisato di andarci piano con lui. Non puoi arrivare qui e…”
“E perché no?” chiese Harry, sinceramente stupito. “Per quelli che sono i miei ricordi, il Ron del passato avrebbe fatto esattamente la stessa cosa, anzi mi sono stupito ieri nello svegliarmi e nel non trovarlo qui.”
Ron sorrise, per poi sbuffare subito dopo: “Hermione non ne voleva sapere finché non mi avessero rimesso in sesto”, disse e senza dare il tempo ad Harry di aggiungere altro si voltò verso Draco sorridendo vittorioso. “Come vedi, il mio comportamento è esattamente quello che Harry si aspettava!”
“Ciò vuol dire solo che non sei mai cresciuto e che hai la maturità di un diciottenne... non ne andrei molto fiero, fossi in te”, disse stizzito Malfoy, leggermente irritato.
Prima che riuscissero a riprendere a battibeccare, Hermione fece il suo ingresso nella stanza, i moduli per dimetterlo sotto braccio, ma il sorriso sul suo volto svanì non appena vide la figura del rosso.
“Ronald! Ti avevo detto di non alzarti dal letto.”
“Ops, beccato”, fu la risposta divertita del rosso, che sogghignò verso Harry: a quel punto entrambi si misero a ridacchiare e la faccia furiosa di Hermione si dissolse nel nulla.
Ad Harry sembrò di essere tornato alla normalità: ringraziando il cielo, almeno Ron era rimasto lo stesso.
Che fosse perché non era cresciuto o maturato, o tutto quello che vuoi, era un sollievo sapere che il suo migliore amico c’era e che tra loro le cose erano esattamente come cinque anni prima.
“E dai Herm, lo sai che mi ha fatto piacere vederlo”, disse quindi, anche se ormai la Medimaga sembrava essersi arresa all’evidenza che loro due non la prendessero sul serio nel suo ruolo.
In tutto quello scambio di battute l’unico che era rimasto in silenzio era Draco, che se ne rimase seduto, una mano a sorreggere il mento, il gomito su di un ginocchio e gli occhi fissi su di lui, a studiarlo.
Ricambiò lo sguardo, notando solo in quel momento l’abbigliamento dell’altro: indossava una camicia nera sopra un paio di jeans chiari; i primi bottoni del colletto che lasciavano scoperta una porzione di petto, fino al collo candido.
Deglutì, ammettendo con se stesso che, per lo meno, aveva avuto buon gusto nello scegliersi il ragazzo.

Poi l’attenzione tornò su Hermione, che gli annunciò ufficialmente di averlo dimesso e finalmente Harry si rese conto del perché Malfoy fosse lì: vivevano assieme, era ovvio che da quel momento in poi sarebbero stati a stretto contatto tutti i giorni.
Valutò per un attimo l’idea di darsi alla fuga ma, la gamba ingessata e la spalla immobilizzata, non giocavano a suo favore, quindi si ritrovo a dover accettare il suo bizzarro destino.
“Ok” disse, cercando di mettersi in piedi ed accettando di buon grado l’aiuto che Ron gli porgeva.
Fu grato all’amico quando questi non commentò, circa il suo non riuscire a stare decentemente in equilibrio.
“Direi che dovreste smaterializzarvi direttamente a casa vostra da questa stanza, non è sicuro che Harry si muova troppo, almeno per i primi giorni. Ah, Harry ascolta, ho già spiegato tutto a Draco ma lo dico anche e soprattutto a te: niente magia, di nessun tipo, almeno per un paio di settimane… sei troppo debilitato; la tua bacchetta l’ho data a Draco e per qualsiasi cosa io sono qui, basta che mi chiami.”
Harry, troppo sconvolto dalla notizia di non poter usare la magia - quello decisamente non lo aveva calcolato -, quasi non si accorse del movimento alle sue spalle, finché il braccio di Ron non venne sostituito da uno più magro e un leggero profumo di gelsomino gli invase le narici.
Vide il profilo di Draco sporgere oltre la sua testa, mentre con una presa decisa sulla sua vita lo strinse a se.
Si rese conto di essere arrossito e ascoltò distratto le ultime raccomandazioni di Hermione e i saluti di Ron, capendo che si sarebbe dovuto smaterializzare con il biondo.
“Pronto?” disse ad un certo punto Malfoy e, dopo un suo imbarazzato balbettio in risposta, sentì il ben noto strappò all’ombelico prima che i contorni della stanza del San Mungo sfumassero, per ricomporsi in quelli di un elegante salotto di appartamento che Harry capì essere casa sua… casa loro

Che Merlino mi aiuti!

 

 

 

Ecco le risposte ai vostri commenti:)

Per cipri: Grazie, spero che anche se in ritardo il capitolo ti piaccia ugualmente^^

Per emogirl in pink: Mmhh.. no comment, ma gia da questo chapter dovresti intuire un po’ di cose^^ E ovviamente più andremo avanti, più scopriremo assieme ad Harry la relazione tra lui e Draco..

Per iana_gabrielle: Grazie per i complimenti^^ E si, povero Draco, ma anche povero Harry..

Per PAMPAM: Eh si, per Draco sarà dura^^ Per fortuna che hai pazienza, perché l’aggiornamento è arrivato un po’ dopo il previsto.. spero che anche questo chap ti piaccia^^

Per Myriam Malfoy: Io perfida?? Io far penare questi due poveretti??? Nooooo.. come ti viene in mente??:P Sono contenta che ti piaccia la storia, davvero:) Fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo^^

Per Angel_Silver: Grazie mille per i complimenti ^^ Spero davvero seguirai la fic è mi farai sapere cosa ne pensi^^ Sempre che il ritardo nell’aggiornamento non ti abbia fatto passare la voglia, ma a volte la vita è così incasinata che non ho proprio il tempo materiale per scrivere con calma..

Per sguby89: Chissà se dopo questo cap preferirai dare le mazzate all’autrice piuttosto che ad Harry.. fammi sapere se devo prepararmi alla fuga^^

Per Azzusam: Ho adorato la tua recensione, davvero, soprattutto perché abbiamo la stessa percezione del personaggio di Draco: anch’io leggendo i libri di HP ho avuto l’impressione che tra lui ed Harry ci fosse molto, molto di più di quello che la Rowling ci ha mostrato.. e che lui fosse molto più che un ragazzetto viziato che segue solo le idee del padre.. peccato che il suo personaggio non abbia avuto nella storia lo spazio che meritava. Anche se il solo fatto che Harry abbia sconfitto Voldemort con la bacchetta di Malfoy, la dice lunga, su quello che sarebbe potuto essere il rapporto tra loro..
Comunque grazie mille, spero che anche questo chap ti piaccia^^

Per sssweety: Si disperati, e ognuno ovviamente lo dimostra a modo suo.. Harry è più estroverso e fa capire subito cosa passa nella sua testa, ma il fatto che Draco sia più riservato, non vuol dire che soffra di meno..

Per Ocatarinetabelasciscix: Noooo, ferma lì, che se mi uccidi il personaggio principale io come mando avanti la fic???:P Apparte gli scherzi, penso che a curiosità non sia passata e che questo chap ti piaccia^^

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***





Dovette ammettere che l’appartamento dove lui e Malfoy si erano Materializzati era davvero carino.
Per un attimo aveva avuto il terrore di finire a Malfoy Manor, invece si era ritrovato in un grazioso salotto arredato sobriamente, che aveva un’aria decisamente vissuta. Decisamente troppo vissuta, per essere la casa di un Serpeverde: vedeva dettagli tipicamente Grifondoro in ogni angolo, e gli parve un luogo familiare, l’esatto posto dove gli sarebbe piaciuto vivere se non fosse per il piccolo, trascurabile particolare, di Malfoy accanto a se, che lo osservava silenzioso, in attesa di una sua qualsiasi reazione.
“Allora… Ehm, questa è…”
“Casa nostra, si”
Concluse il biondo per lui, accompagnandolo verso il divano di pelle bianca che faceva bella mostra di se in mezzo al salotto, mentre Harry non faticava a credere a quelle parole.
Piano piano si stava abituando all’idea che loro due veramente vivessero insieme.
La casa era - in uno strano miscuglio di arredamento magico e babbano - decisamente atipica per Malfoy, ma il biondo, doveva ammetterlo, lo aveva stupito anche per l’abbigliamento tipicamente babbano che aveva sfoggiato in quei giorni, quindi Harry non sapeva cosa realmente pensare.
Si sedette senza nemmeno pensarci, preso nella contemplazione di quella che sarebbe stata - anzi era, si corresse mentalmente - casa sua.
Almeno finché non recupererò la memoria, si disse, scoprendosi estremamente spossato.
“M- Draco…” iniziò titubante, non sapendo come spezzare il silenzio teso che si era venuto a creare.
Il biondo, che era rimasto al suo fianco, una mano appoggiata saldamente alla sua spalla, sembrava non sapere nemmeno lui cosa fare e questo, assurdamente, fece sentire Harry più sollevato.
Almeno non era l’unico a sentirsi a disagio, in quel momento.
Decise di prendere la situazione in mano, sentendosi vagamente ridicolo per il protrarsi del silenzio tra loro.
“Penso sia meglio che mi stenda un attimo, mi sento stranamente debole” disse, rendendosi conto nell’esatto momento in cui pronunciava quelle parole, quanto queste fossero vere.
Draco lo guardò leggermente preoccupato, prima di spostarsi per farlo stendere meglio sul divano.
“E’ normale, non preoccuparti. Hermione mi aveva avvisato che Smaterializzarti poteva darti questi problemi… stai qui, vado a farti una tazza di thè”
Il tono stranamente gentile del biondo fece scattare la testa di Harry in sua direzione, ma tutto quello che riuscì a vedere dalla sua posizione sdraiata sul divano, furono le gambe di Draco sparire oltre la porta della cucina. Pensò che forse il nuovo Malfoy non era poi così male.
“Ho sempre odiato Smaterializzarmi” disse, più per riempire il silenzio che si era creato di nuovo, che per reale voglia di conversazione, ma si stupì quando dalla cucina arrivò lo sbuffo divertito di Draco.
“Oh, lo so bene questo. E so anche che hai problemi anche con la metro polvere... di solito mi costringi ad usare i metodi babbani per spostarci, o al massimo la scopa”
E nella sua voce c’era una leggera traccia di malinconia, mista a qualcosa che Harry non riuscì a decifrare, ma che assomigliava terribilmente a tenerezza.
Sentì le guance in fiamme, e maledicendo il suo stesso corpo, si sforzò di mantenere un contegno.
“Non ti ci vedo a prendere i mezzi babbani Draco, senza offesa”
“Non mi offendo tranquillo, se è per quello non mi ci vedo nemmeno io, ma che ci posso fare? Ho un ragazzo assurdamente testardo a volte” commentò ironico il biondo, rientrando nella stanza con due fumanti tazze colorate.
Le posò sul basso tavolino di vetro davanti al divano e porse la mano ad Harry, per aiutarlo ad alzarsi.
Mano che il moro afferrò dopo alcuni secondi, ancora intento a ripensare a se stesso come al “ragazzo” di Draco Malfoy.
Prese la tazza che il biondo gli porgeva soffiandoci sopra delicatamente, per evitare di scottarsi, e poi riportò l’attenzione sull’altro.
“Non vale però. In pratica tu sai tutto di me, mentre io di te so pochissimo. O meglio, so quello che ti riguarda solo fino ai tempi di Hogwarts”
Si osservarono negli occhi per un istante, prima che il biondo riponesse la tazza che teneva tra le mani e si sedesse al suo fianco sul divano.
“Ok. Hai ragione tu, allora dimmi, cosa vuoi sapere?” chiese con tono leggero, prima di rilassare le spalle e poggiarle sui comodi cuscini del divano.
Inclinò la testa per vederlo meglio, un leggero sorriso gli si aprì sul volto ed Harry fu preso alla sprovvista, da quel modo così intimo, in cui Draco lo osservava: come se fosse naturale stare su un divano con lui, e fissarlo con quello sguardo caldo.
Lottando con tutto se stesso per non arrossire, Harry si concentrò sulle domande che avrebbe voluto fare al biondo, anche se la sua attenzione era calamitata da quegli occhi grigi, che continuavano imperterriti ad osservarlo.
“Ehm, quindi tu di cosa ti occupi? Io ho capito di essere un Auror, ma non so che lavoro fai tu”
Chiese, mentre i suoi occhi vagavano per la stanza, osservando stupiti un televisore piatto che faceva bella mostra di se sull’altro lato della parete.
“Lavoro per il Ministero, nel dipartimento che si occupa delle relazioni con i paesi esteri. Mi occupo di mantenere buoni i rapporti con gli altri paesi, di creare eventi per collaborare con loro, oppure di accogliere le varie delegazioni in visita in Inghilterra”
“Sembra un lavoro interessante, e anche di una certa responsabilità” disse Harry, realmente colpito.
“Sì, è un buon lavoro. Ci sono paesi con cui non andiamo particolarmente d’accordo e la diplomazia con cui ci esponiamo con loro è una delle cose fondamentali per mantenere i rapporti pacifici”
Nella sua testa, Harry non poté far a meno di pensare che le parole Malfoy e diplomazia, nella stessa frase, non andassero molto d’accordo, ma poi si rese conto che quello cui pensava era il Malfoy di anni addietro, e che probabilmente le cose che erano cambiate negli anni erano davvero tante.
“E dimmi... come mai hai questa passione per i vestiti babbani?” chiese, non resistendo alla sua curiosità.
Draco in risposta alzò un sopracciglio verso di lui, sorridendo maliziosamente e dicendo solo “Abitudine”, prima di riprendere la sua tazza e bere un lungo sorso di thè.
“Spiega dai” continuò Harry, sempre più incuriosito “Perché ‘abitudine’”?
Draco ridacchiò leggermente, passandosi una mano tra i capelli biondi e chinandosi a posare la tazza sul tavolo, prima di rispondere.
“Dalla fine della scuola noi Serpeverde abbiamo iniziato a vestirci anche con abiti babbani, un modo come un altro per sottolineare la nostra apertura verso quel mondo. Dopo la guerra era indispensabile un far capire che eravamo diversi dai nostri genitori, che non avremmo compiuto i loro stessi errori. Inutile dire che da quando sto con te, questa abitudine è aumentata, visto e considerato quanto poco ti piacciono le vesti da mago su di me”
“E perché mai?” chiese Harry, mentre ancora elaborava questa nuova idea dei Serpeverde vestiti come i babbani.
“Questo è meglio per te non saperlo” gli disse sorridendo con fare ironico Draco “Potresti imbarazzarti”
Harry rimase con l’ennesima domanda bloccata nella gola, mentre ripensava a quello che il biondo aveva appena detto e nella sua testa si faceva strada il pensiero di lui in veste da mago, e poi in jeans e camicia: non faticò molto ad arrivare alla conclusione che gli abiti babbani mettevano decisamente in risalto il fisico di Draco, e mentre le sue orecchie andavano a fuoco per il suo stesso pensiero emise un flebile “Ah”, prima di tuffarsi nuovamente sulla sua tazza di thè ormai fredda per nascondere il rossore.
Draco rimase a fissarlo per un attimo, e sembrò quasi sul punto di chiedergli qualcosa, ma sembrò ripensarci all’ultimo momento e si alzò, dirigendosi verso la cucina.
“Allora, Hermione mi ha raccomandato di non farti fare le scale” disse, senza nessuna inflessione particolare nella voce “quindi ho pensato che potresti sistemarti nella camera degli ospiti qui al piano terra. La nostra camera è di sopra e ci dormirò io, se per te va bene”
“C-certo, grazie mille”
“E di cosa ti scusi?” disse il biondo riaffacciandosi dalla cucina “Dopotutto questa casa è anche tua, anche se non te lo ricordi” commentò con tono intriso di malinconia, prima di sparire di nuovo oltre lo stipite.
Harry si portò una mano tra i capelli. Sarebbe stato difficile, per entrambi.
Solo in quel momento si rese conto di cosa volesse dire per Draco tutta quella situazione. Un giorno prima erano felicemente fidanzati e vivevano insieme, il giorno dopo si ritrovava per casa il ragazzo che amava che non si ricordava niente della loro storia. Doveva essere stato un duro colpo, per il biondo.
Anche il comportarsi con lui diversamente da com’era abituato doveva essere difficile: Harry vedeva che cercava di trattenersi nei gesti e nelle parole, e allora rimetteva la maschera Malfoy, ostentando quella voce neutra ed indifferente che tanto Harry odiava.
Fu forse quello a farlo parlare, o forse il fatto che sperava davvero gli potesse tornare presto la memoria.
“In realtà, quando siamo arrivati qua, ho avuto come la sensazione che questo posto mi sia, come dire, familiare, ma non ti saprei dire il perché”
La testa bionda di Draco riapparve in un lampo nel salotto, osservandolo con immensa sorpresa negli occhi.
Maledizione, si disse Harry tra se e se, l’ultima cosa che voleva era che Draco se illudesse per niente.
“Forse non vuol dire niente, magari è stata solo la mia immaginazione, ma ho pensato di metterti al corrente, tutto qui” disse osservando direttamente quegli occhi grigi e stranamente caldi.
“Hai fatto benissimo. Potrebbe non essere niente, ma di sicuro è meglio che niente. E’ una cosa positiva”
Harry fece un vago cenno con la testa, in risposta alle parole di Malfoy e poi entrambi rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

La giornata passò tranquillamente, tra un po’ di televisione e un po’ di resoconti di Draco su quello che era successo nel mondo magico negli ultimi anni.
Harry scoprì che giusto l’anno prima Hermione e Ron si erano sposati, che Neville era all’estero per studiare delle nuove piante con poteri guaritivi molto potenti, mentre Luna aveva preso il posto del padre alla direzione del “Cavillo”.
Nonostante fosse stupito per le notizie che Draco sembrava sapere sui Grifondoro, Harry, sempre più curioso, chiese notizie anche degli amici del biondo e scoprì con suo sommo stupore che Blaise Zabini e Pansy Parkinson si erano sposati subito dopo la guerra e che lei era in attesa del primo figlio, mentre Nott aveva deciso di trasferirsi in Francia in via definitiva.
Per ultimo, Harry si azzardò a chiedere anche dei genitori di Draco, scoprendo che Lucius e Narcissa vivevano ancora al Manor e che, anche se raramente, andavano a far loro visita.
Si immaginò i pranzi di famiglia, seduto a tavola con Malfoy senior, a parlare del tempo e non riuscì a trattenere una risata.
“A Lucius non è venuto un infarto, quando ha saputo di... di noi?” disse, tra un attacco di risa e l’altro.
Draco alzò un sopracciglio, prima di rispondere serafico “E’ un Malfoy, Harry. Ha subito capito che sarebbe stato un guadagno immenso d’immagine, essere legati al ragazzo-che-è-sopravvissuto, ed ha accettato la cosa, ma non ti aspettare che la prossima volta che ti vede ti chiami ‘figliolo’, quello sarebbe troppo anche per lui” Poi sorrise verso di lui, e Harry ricambiò il sorriso.
Bastò quell'attimo, quel semplice gesto d'intesa, e il salotto venne riempito delle loro risate.





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