Non ho un cuore per poterti amare

di Valerie Leyl Alekxandre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I. Salvation ***
Capitolo 2: *** Capitolo II. Wander ***
Capitolo 3: *** Capitolo III. Gratitude ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV. Transformation ***
Capitolo 5: *** Capitolo V. Smoke ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI. Need ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII. Glory days ***
Capitolo 8: *** Capitolo Avviso ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII. Il racconto di un passato, l'amore del presente e la preoccupazione per un futuro ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX. Happy ***
Capitolo 11: *** Capitolo X. Misurare la forza del proprio amore ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI. Promise is broken ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII. Amore ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII. A dream that fades away as it began ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV. Cold ***



Capitolo 1
*** Capitolo I. Salvation ***




Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo I. Salvation

**❤**
Il suono della sveglia cominciò a diventare decisamente insopportabile e irritante, talmente tanto da costringerla a buttare pigramente l'aggeggio giù dal tavolino, interrompendo in questo modo il frastuono che proveniva da quel maledetto apparecchio.

Al silenzio improvviso che si propagò nella stanza a quel gesto, sospirò di sollievo pronta per tornare a riposarsi, ma non poté cantare vittoria troppo presto poiché il suo cellulare prese a squillare quasi subito dopo: era la sveglia di riserva.

A quel punto la ragazza aprì gli occhi di scatto e si scoprì dal lenzuolo per afferrare il suo telefonino, guardare lo schermo e tastarlo per far finire il prima possibile quel fastidioso suono. A operazione conclusa, posò il suo telefono dove lo aveva preso e si alzò grattandosi la testa, scombinandosi ancora di più i capelli già divenuti un cespuglio dal colore giallo.

Come tutti i giorni si alzò per cominciare a camminare verso il bagno sistemandosi la canottiera ormai quasi del tutto ripiegata verso l'alto e i pantaloncini che durante la notte si erano storti e abbassati.

Arrivata in bagno si mise davanti allo specchio del lavabo guardandosi per poi sbuffare dopo aver notato come erano ridotti i suoi capelli, così prese la spazzola e cominciò a pettinarli, nell'intento di farli ritornare lisci per poi legarli e potersi lavare il viso.

Tutte le volte che alla mattina si guardava allo specchio, per come si ritrovava le sembrava di aver combattuto la terza guerra mondiale. Ogni volta non poteva fare a meno di chiedersi cosa faceva mentre dormiva.

Dopo aver finito di lavarsi ritornò in camera dirigendosi verso l'armadio per prendere i suoi vestiti: aprì le ante del mobile e tirò fuori dagli scomparti ciò che avrebbe indossato. 

Quel giorno non avrebbe dovuto lavorare perciò ne avrebbe approfittato per andare a fare quel poco di spesa che si poteva permettere.

Ripiegò il suo "pigiama" e dopo aver fatto il letto, lo ripose assieme al cuscino dentro l'armadio, dopo di che con una spinta fece scorrere il letto fino a farlo comparire all'interno del mobile, chiunque lo avrebbe scambiato per un enorme cassettone.

Una volta messo via il letto, si girò portandosi le mani ai fianchi cominciando a guardare la stanza per vedere se tutto era al proprio posto. L'appartamento era molto piccolo, composto solamente da un bagno e una cucina unita ad una stanza, la quale faceva sia da camera da letto che da piccolo salottino.

Le pareti un tempo bianche, ormai erano completamente grigie, nonostante l'appartamento fosse tenuto molto pulito, i mobili e tutto il resto erano malconci, probabilmente corrosi dal tempo.

La ragazza si legò il maglione alla vita e prese il suo telefono per poi riporlo dentro la sua borsa, da cui tirò fuori le chiavi che le sarebbero servite per chiudere la porta di casa.

Prima di chiuderla diede un ultima occhiata all'orologio per vedere che ore erano dato che non poteva permettersi di perdere il pullman, dopotutto abitava lontano dal centro, dove abitava lei non c'erano negozi aperti in cui poter andare a prendere qualcosa da mangiare.

Quasi sbiancò quando vide quanto fosse tardi, meno di dieci minuti  e il pullman sarebbe arrivato alla fermata.

<< Dannazione! >> si lasciò sfuggire in tutta fretta: doveva muoversi poiché la fermata non era sotto casa.

Chiuse la porta sbattendola per poi infilarci dentro la chiave e girare la serratura, la tolse subito dopo e cominciando a correre giù per le scale ripose le chiavi e si sistemò la borsa, con un salto saltò gli ultimi due gradini della scala per poi raggiungere l'altra rampa di scale. Continuò così per altri due piani per poi giungere al portone malconcio del condominio.

Lo aprì schiacciando prima l'interruttore e poi tirò la maniglia dopo di che diede un paio di calci alla porta e un'altra tirata di maniglia, riuscendo ad aprire il portone in fretta: seppur strambo, quello era l'unico modo più veloce che conosceva per aprirlo.

Si ritrovò subito dopo in mezzo alla via. svoltò a destra cominciando a correre prendendo la direzione che l'avrebbe portata alla sua fermata.

Ancora poco e l'avrebbe raggiunta decise quindi accelerare quando sentì il clacson del pullman, il quale sicuramente era stato suonato da quell'autista mezzo pazzo a cui piaceva suonare al semaforo rosso.

Per la prima volta si ritrovò a ringraziare quel vecchio matto, almeno così l'uomo le aveva garantito che sarebbe arrivata in tempo alla fermata, svoltò giusto in tempo a sinistra giungendo davanti al pullman.

La fermata era a dir poco disastrosa, ormai senza più la tettoia, portata via sicuramente dai barboni o dai ragazzi poco di buono, le panchine erano arrugginite e le parti in legno ormai quasi totalmente mancanti: di conseguenza era quasi del tutto impossibile sedersi, ma la cosa non aveva mai turbato la ragazza poiché quasi sempre arrivava giusto in tempo per salire sul pullman, cosa che accadde anche quel giorno.

Lo sportello del pullman si aprì facendo così salire la ragazza, questa timbrò subito il suo biglietto salutando il vecchio alla guida, dopo di che si andò a sedere, evitando di andare a finire infondo, dopotutto non voleva incontrare nessuno che l'avrebbe messa nei guai.

Il viaggio sarebbe durato circa un quarto d'ora, perciò si sedette vicino ad un finestrino e strinse i manici della borsa portandola contro la parete del pullman, poco più in basso della finestra di vetro: non voleva che in qualche modo gliela rubassero.

Neanche cinque minuti dopo il pullman si fermò facendo salire proprio le persone che non voleva incontrare, a quel punto si girò verso il finestrino nel tentativo di non farsi riconoscere.

Tre ragazzi impregnati dell'odore di erba fecero capolino sul pullman, i quali cominciarono ad incamminarsi verso il fondo del veicolo guidati dai loro schiamazzi e dalle loro risate, la ragazza chiuse gli occhi e strinse con tutta la forza che aveva, le palpebre, pregando mentalmente che quei tre non l'avvistassero.

Trasse un sospiro di sollievo quando i tre superarono il posto dove era seduta lei, andandosi a sedere infondo, continuando a fare cose che di certo lei voleva evitare sia di fare che di vedere.

Arrivata in centro scese dal pullman con tranquillità, i tre di poco prima era scesi quasi subito dopo che erano saliti, lasciandola così indisturbata sospirando di sollievo quando li vide andar via.

Le vie principali erano affollate, ed era normale, il centro era sempre stato affollato e lo era ancora di più durante i giorni festivi.

Quel giorno sarebbe andata al centro commerciale, almeno lì avrebbe trovato sicuramente qualcosa di utile.

Una volta arrivata si diresse quindi al supermarket entrandoci subito dopo, cominciò a girovagare per i vari scomparti alla ricerca di cibo in scatola, unica cosa che era in grado di cucinare, altro non sapeva fare, forse qualche fetta biscottata con la marmellata, ma non di più.

Quando avvistò lo scomparto giusto, si avvicinò nell'intendo di prendere della marmellata, ma naturalmente era fin troppo in alto per lei.

"Uffa" sbuffo alzandosi sulle punte e portando una mano in alto nell'intendo si raggiungere la confezione. Però con le dita riuscì non riuscì a fare altro che sfiorarla giusto per spingerla più lontano, facendola inevitabilmente sbuffare dal nervoso. 

"E che cavolo" continuò a rimanere sulle punte saltellando più volte finché ad un certo punto non prese una storta perdendo l'equilibrio. 

Chiuse gli occhi lasciandosi sfuggire un urlo, pronta a cadere a terra tirandosi assieme giù lo scaffale e così tutto quello che c'era sopra con lei, ma la catastrofe prevista non avvenne poiché qualcosa l'afferrò giusto in tempo evitandole di schiantarsi al suolo come un sacco di patate seguito da altre patate volanti.

Riaprì quindi gli occhi rendendosi conto solo in quel momento che qualcuno la stava chiaramente tenendo dalle braccia, sentiva benissimo due mani calde tenerla saldamente per gli avambracci.

Queste con una tirata la rimisero in piedi issandola verso l'alto, permettendole di vedere chi l'avesse salvata dal sfracellarsi al suolo.

Subito due occhi color smeraldo erano fissi su quelli color cioccolato di lei, la quale in seguito rimase incantata dal raggiante sorriso del ragazzo che fino a poco prima la stava sostenendo.

<< Tutto a posto? >> chiese lui preoccupandosi: poco prima aveva visto la ragazza tribulare con la marmellata mentre prendeva la storta e siccome in quel momento si trovava a pochi passi da lei, non poté evitare di non prenderla al volo.

<< Si >> gli rispose lei spostando tutto il suo peso sull'altra gamba: la storta le aveva fatto abbastanza male, ma non era nulla di grave. Però il fatto che stesse per cadere addosso ad un ragazzo in quel modo l'aveva fatta vergognare molto.

<< Devi fare più attenzione, mi stavi per cadere addosso >> rincarò la dose lui facendola imbarazzare ancora di più, mentre s'apprestava a sorriderle nuovamente per poi guardare in alto e prendere la confezione di marmellata -Dovevi prendere questa giusto?- 

La ragazza annuì un po' rossa in volto per poi prendere il prodotto farfugliando un -Grazie- impacciato, dopo di che lo pose nel cestino leggermente stizzita e cominciare a dirigendosi da un'altra parte lasciandolo solo: non poteva sopportare un secondo di più l'immagine di lei che cadeva addosso a un tizio dell'altro sesso. Era troppo imbarazzante!

A quel punto si lasciò sfuggire una leggera risatina, quando ripensò al buffo colore di capelli che possedeva quel ragazzo: la facevano ridere, eppure, nonostante i capelli rosa, lo trovava molto carino.

Una volta finito di prendere ciò che le serviva, sbuffò sonoramente quando si ricordò che il pullman quel giorno sarebbe passato solo qualche ora più tardi nel pomeriggio: la domenica era il giorno peggiore per gli orari del mezzo che l'avrebbe dovuta portare a casa.

Decise allora di andare al parco e sedersi su una delle panchine in ferro per poter mangiare un panino per riempirsi un minimo la pancia.

Cominciò ad incamminarsi: il parco era molto lontano, ma non così tanto quanto casa sua, in pullman ci voleva solo un quarto d'ora ma a piedi circa un ora e mezza e tenendo presente che di domenica le strade erano ancora più affollate, almeno più di un paio d'ore le sarebbero servite per raggiungere casa.

Giunse all'entrata del parco: unico luogo dove poteva andare indisturbata a respirare un minimo di aria fresca, pulita, lontano dagli eccessivi rumori delle strade e delle macchine.

Si sedette ad una panchina coperta dall'ombra di un paio di alberi lì vicino, posò la busta della spesa accanto a sé per poi cominciare a rovistarci dentro alla ricerca del pane.

Finito di mangiare e vedendo che era troppo presto, decise di fare una passeggiata, magari lo schiamazzare dei bambini le avrebbe tirato su il morale, anche se ne dubitava fortemente.

Non aveva amici o parenti che potessero aiutarla nella situazione in cui era ormai già da un paio d'anni: la vita le aveva regalato solo brutte cose, ed in più la malattia che da sempre si portava dietro la stava mettendo sempre più in difficoltà dato che i farmaci che doveva prendere erano costosi e lo stipendio che prendeva era molto povero.

Con tutti i problemi che aveva affrontato e che ancora arrivavano, Lucy ormai non si aspettava più niente di bello dalla sua vita.

Senza che neanche se ne accorgesse si fecero già tardi: doveva cominciare ad andare, o avrebbe perso il pullman e non le andava di aspettare altre tre ore per prendere l'ultimo. Non poteva però permettersi di correre più del dovuto: aveva già corso qualche ora prima ed era stato anche troppo, non poteva rischiare di aggravare la sua situazione per sforzi inutili, perciò non poteva far altro che cominciare ad incamminarsi prima.

Arrivò con una decina di minuti di anticipo alla fermata e ringraziò il cielo che la fermata non fosse come quella che aveva vicino casa, almeno poteva evitare di aspettare il vecchio pazzo al sole.

I minuti passavano lenti e Lucy si ritrovò a pensare all'incontro che aveva fatto ore prima: il ragazzo era stato davvero gentile con lei, le aveva impedito di cadere a terra, si era preoccupato per anche se erano due perfetti sconosciuti e l'aveva anche aiutata, sinceramente non aveva incontrato qualcuno di così gentile, dato che con lei, a parte i medici, nessuno le si era mai rivolto in modo gentile.

Sorrise quando si ricordò di come il ragazzo le aveva sorriso.

Il rumore della portiera del pullman la risvegliò dai suoi pensieri, si alzò, prese il suo biglietto e lo timbrò salutando come suo solito il vecchio autista per poi andarsi a sedere dove si era messa qualche ora prima.

Stringendo la busta della spesa tra le braccia, appoggiò la testa sul finestrino chiudendo gli occhi ritornando a pensare a quel pittoresco incontro: lui che la salvava da... beh la salvava. Si lasciò sfuggire una risatina, ma ciò non durò molto: dopotutto era sicura che lei e quel ragazzo dai capelli rosa non si sarebbero più incontrati, anche se di certo non le sarebbe affatto dispiaciuto rivedere quel radioso sorriso, quello che per qualche attimo l'aveva fatta andare in tilt solamente guardandolo. 

Decisamente, le sarebbe piaciuto sapere che tipo fosse, quali altri aspetti aveva oltre che ad essere gentile con le ragazze in difficoltà. Chissà, magari non era ciò che si stava immaginando, forse era solo uno di quei playboy in grado di fare il doppio gioco per conquistare qualche ragazza ingenua come lei. Eppure per quel poco che aveva avuto l'occasione di "parlarci" non gli era affatto parso un tipo di quel genere.

Era curiosa, ma quella era una curiosità che presto sarebbe scomparsa. Però di diede comunque mentalmente della stupida per non avergli chiesto neanche come si chiamasse, almeno quello avrebbe potuto soddisfare la sua fame di curiosità.

Sospirò riaprendo gli occhi per guardare la strada, ma a cosa sarebbe servito davvero chiedergli il suo nome? Di certo non avrebbe migliorato le sue condizioni, non le avrebbe reso più bella la vita. Era solo un ragazzo come un'altro che aveva destato la sua curiosità di donna, nulla più.

Uno strano schianto la fece sussultare e voltarsi verso il finestrino opposto dell'autobus, e successe tutto in un attimo: subito vide un'auto cappottare verso il bus, deviarlo e l'ultima cosa che vide furono i finestrini infranti volare, persone con lei urlare e rimanere sospese mentre l'autobus girava.

Solo il ricordo di lei che veniva salvata al supermarket la stimolò a chiedere a chiunque ne avesse il potere di sentire di nuovo quelle braccia portarla in salvo nonostante sapesse che ciò sarebbe stato impossibile.

**❤**

Il suono della sirena fu ciò che la fece risvegliare, sentì subito dolore alla testa e un enorme calore avvolgerla. Cercò di alzarsi, ma notò solo in quel momento che il pullman si era rovesciato su un lato, proprio dalla parte dove si era seduta.

Sentì la guancia bruciare: aveva dei cocci di vetro sul viso e sul lato destro del suo corpo, inoltre la guancia era appiccicosa a contatto con l'asfalto probabilmente a causa del sangue delle ferite che era sicura di avere anche in faccia, solo poco più tardi, quando ebbe modo di realizzare il tutto che un sedile la stava schiacciando contro il suolo senza permetterle di muoversi.

Sentiva chiaramente lo scoppiettare del fuoco crepitare vicino a lei e il calore farle male gli occhi e il viso mentre il fumo provvedeva a farla tossire. Con il fuoco ad incitarla a scappare, il panico prese il sopravento facendole sgranare gli occhi facendo si che fosse inevitabile che l'agitazione i aggiungesse alle sue pene: il veicolo sarebbe esploso da un momento all'altro se le fiamme sarebbero andate in contatto con il serbatoio, perciò doveva sbrigarsi se voleva rimanere in vita.

Ma l'agitazione non fece che peggiorare le cose, e lei ne era pienamente consapevole.

Tu-tum

Non era buon segno, almeno per lei, che riuscisse a sentire il battito del suo cuore e di conseguenza a sentire il suo respiro divenire sempre più affannoso. Le palpitazioni pian piano cominciavano ad aumentare di velocità, e a quel punto Lucy cominciò a spingere il sedile per liberarsi, ma era incastrato e il panico la stava divorando.

Tu-tum Tu-tum

La gamba non le rispondeva più, non poteva muoverla e non seppe dire se fosse per il dolore lancinante o perché fosse incastrata. Ma il cuore non faceva altro che battere all'impazzata, con il suo rumore rimbombarle fin nelle orecchie come mai l'aveva sentito prima.
Se l'esplosione imminente non l'avrebbe uccise, ci avrebbe pensato il suo cuore.

Tu-tum Tu-tum Tu-tum

La vista cominciò ad appannarsi e le urla della gente, lo scoppiettare del fuoco, il suono delle sirene e il rumore dell'acqua che doveva essere degli idranti dei pompieri, cominciava a non sentirli quasi più. Cominciò a picchiare il sedile che le stava addosso con tutta la forza che poteva mentre la disperazione più totale le faceva sgorgare copiosamente le lacrime dagli occhi.
Cominciò a sentire le palpebre più pesanti e il cuore per scoppiare: probabilmente i farmaci presi qualche ora dopo pranzo che avevano il compito di stabilizzarlo, avevano causato l'effetto opposto quando l'adrenalina aveva cominciato a scorrere all'impazzata dentro di lei, sicuramente anche la forza d'urto che l'aveva sbattuta a terra aveva avuto la sua parte.

Tu-tum Tu-tum Tu-tum Tu-tum

All'improvviso delle urla la ridestarono come se l'avessero svegliata poco prima di cadere in un sonno profondo -Ehi! C'è ancora qualcuno?!- la voce di quello che doveva essere un soccorritore le arrivò quasi subito chiaro alle orecchie, un calore benigno e una bella sensazione le si insinuarono nel petto.

Presa dalla speranza cercò di tenersi cosciente. Cercò di urlare per farsi trovare scoprendo però di avere la gola secca e bruciante, e invece di riuscirci, dalla bocca le uscì solamente un lievissimo -Sono qui!- mentre sentiva imminente l'arresto cardiaco.

Un accenno di sorriso le affiorò stanco quando il sedile sopra di lei venne spostato seppur con difficoltà. La vista ormai era quasi totalmente appannata, e il calore di certo non migliorava le cose, eppure riuscì comunque a riconoscere quel ragazzo dai capelli rosa con la divisa da vigile del fuoco prenderla in braccio mentre il cuore le cedette all'ultimo respiro.

<< Grazie >> sussurrò così piano che fu certa che non l'avesse sentita, mentre il sorriso le si allargava lentamente seguendo il movimento delle palpebre che si abbassavano: chiunque avesse avverato quel suo strano desiderio, ormai possedeva la sua più profonda gratitudine.

Con il dolore al petto divenire insopportabile e il respiro mancarle definitivamente, strinse con la mano l'uniforme del vigile del fuoco per poi lasciarsi in preda a quella sofferenza che sentiva sarebbe finalmente finita. 

Dopo di che, il buio.

**❤**

<< Oi Natsu! Ti sei dimenticato di comprare la salsa! >> un ragazzo uscì dalla cucina lanciando un panino in testa ad uno dei suoi colleghi intento a dormire tranquillo spaparanzato sul divano del salotto.

Il diretto interessato si svegliò di colpo cominciando a guardarsi attorno notando solo in seguito il panino a terra. Ignorando la presenza di Gray, prese il pane da terra e capì solo in quel momento chi lo aveva svegliato. Sbuffando innervosito si voltò a guardare il collega con uno sguardo scocciato.

<< Che diamine vuoi?! >> chiese allora alzandosi cominciando subito dopo a dirigersi verso colui che lo aveva svegliato.

<< Stamattina hai dimenticato di comprare la salsa barbecue! Secondo te come cazzo facciamo la grigliata senza la salsa?! >> Gray di risposta diede una testata a Natsu, il quale ignorando il lieve dolore ricambiò tenendogli testa con la propria.

<< Nessuno mi aveva detto di comprarla! >> urlò quasi ringhiando l'altro.

<< Ma sei scemo o cosa?! Se si fa una grigliata è normale che c'è da comprare la salsa! -Rispose poi Gray smettendo di lottare giusto il tempo di notare che non aveva più la camicia a coprirgli il torso ormai nudo.- Dannazione! >> imprecò poi scomparendo in cucina: tutti erano a conoscenza della sua mania inconscia di svestirsi.

Natsu sbuffò, e vedendo l'amico scomparire in cucina si massaggiò il viso stanco, dopo di che si mise le mani in tasca e svogliato uscì dalla caserma per prendere un po' d'aria. Se mentre era in giro gli sarebbe venuta voglia, sarebbe andato a comprare quella maledetta salsa.

Cominciò quindi a camminare per le vie, pian piano cominciando ad inoltrarsi in quelle più affollate e sospirò quando si ritrovò davanti l'unico centro commerciale aperto della città. Decise di entrare, tanto che era lì avrebbe approfittato della situazione per comprare quello che il suo collega di lavoro, non che amico di infanzia, gli aveva chiesto.

Quando entrò al supermarket cominciò a girare per i corridoi finché non gli cadde l'occhio su una figura dai lunghi capelli biondi intenta a prendere qualcosa su uno scaffale molto più alto di lei.

La cosa era un po' buffa, ma non ci fece molto caso, poiché avvistò proprio vicino alla ragazza la salsa che doveva prendere. Il tempo di avvicinarsi che la ragazza accanto a lui si lasciò sfuggire un grido: la vide cadergli addosso e non poté far altro che lasciare la salsa e afferrare quella bionda. Gli sembrò talmente fragile quando le cinse quegli avambracci così morbidi e sottili. Dopo di che la risistemò in piedi. 

<< Tutto a posto? >>

<< Si >> gli rispose lei spostando il peso sull'altra gamba: evidentemente si era fatta male, ma da come gli aveva risposto dedusse che non fosse nulla di grave.

<< Devi fare più attenzione, mi stavi per cadere addosso >> a quelle parole, le prese la confezione di marmellata che non era riuscita a raggiungere e gliela porse << Dovevi prendere questa giusto? >>

La sconosciuta annuì, e gli venne da sorridere nel vedere il suo imbarazzo concentrarsi nelle sue guance facendole diventare rosse << Grazie >> disse lei mettendo a posto nel suo cestino il prodotto e poi andare via il prima possibile.

Ridacchiando, Natsu prese ciò per cui era venuto lì, e dopo averlo pagato, si diresse in caserma col pensiero del rischio di ricevere una chiamata mentre si trovava lontano dalla sua postazione di lavoro.

**❤**

Quando tornò, vide ancora Gray trafficare col barbecue e, volendo restituire il gesto generoso con cui lo aveva svegliato il suo amico, gli lanciò in testa il barattolo, beccandolo in pieno.

Non ci volle molto affinché Gray capisse, infatti raccolto il barattolo si girò guardandolo con uno sguardo omicida << Brutto bastardo! >>

Natsu invece scoppiò a ridere, cosa che s rivelò controproducente poiché a causa di ciò non poté vedere il barattolo che il collega gli aveva rilanciato.

Bastò quel poco affinché che anche gli altri componenti della caserma cominciarono a lanciarsi il cibo, scatenando la solita rissa pomeridiana.

Il tempo volò e solo quando l'allarme suonò che osarono interromperli qualche ora più tardi: un incendio era divampato in una zona poco più lontana dal centro a causa di un incidente stradale.

<< Gray! >> bastò quel richiamo, e i loro sguardi si incrociarono seri e decisi prima di dirigersi al piano di sotto alla velocità della luce: sin da quando avevano cominciato a lavorare tra i vigili del fuoco, i due si erano sempre mossi nella stessa squadra, e ciò aveva conferito a loro una grande intesa.

Raggiunti i loro rispettivi armadietti, tirarono fuori da essi le loro tute, le indossarono velocemente per poi prendere ognuno un casco e correre verso l'Auto Pompa Serbatoio.

Assieme a loro salirono anche altri tre uomini, gli altri invece sul secondo A.P.S.

Accese le sirene, uscirono dal garage della caserma per dirigersi verso il luogo dell'incidente, con Gray alla guida di uno dei mezzi che continuava a trafficare con la radio per ricevere informazioni più dettagliate riguardo il luogo dell'accaduto.

Nel giro di neanche dieci minuti raggiunsero il posto: un incrocio nel quale un auto aveva fatto ribaltare un autobus, facendo scoppiare l'incendio. A causa dell'impatto vari detriti erano sparpagliati in mezzo alla strada dando difficoltà all'A.P.S. nell'avvicinarsi ai mezzi. Il fuoco aveva già cominciato a divampare anche sul bus, ma non aveva ancora raggiunto il serbatoio del veicolo, dando il tempo ai vigili di andare per recuperare i superstiti.

Natsu fu uno dei primi ad entrare nel veicolo ribaltato cominciando a tirare fuori la gente ferita mentre alcuni suoi compagni erano impegnati a trafficare con la pompa nell'intento di spegnere l'incendio.

Nel giro di un paio di minuti era riuscito a far scendere l'autista e due passeggeri con l'aiuto dei suoi colleghi, ma nonostante gli avvertimenti dei suoi compagni riguardo l'imminente esplosione del veicolo, il ragazzo rientrò al suo interno per esser sicuro che tutti fossero in salvo.

<< Ehi! C'è ancora qualcuno?! >> urlò tossendo portandosi un braccio davanti la bocca: il fumo pian piano stava cominciando a intossicarlo.

Drizzò l'orecchio quando sentì qualcuno urlare << Aiuto! >> anche se lievemente, prese subito a correre nella direzione della voce per poi avvistare un paio di sedili muoversi e dei capelli biondi sparsi a terra, nascosti in parte dai sedili.

Cominciò a tirarli con tutta la forza che aveva in corpo, scorgendo in seguito l'esile corpo della stessa ragazza che aveva incontrato ore prima.

Fu prendendola in braccio che poté sentire il suo << Grazie >>, a quel punto la strinse a sé nell'atto di correre e uscire il prima possibile da lì. 

<< Resisti >>le disse mentre sentiva chiaramente la ragazza stringergli convulsivamente la casacca piena di cenere, e gli sembrò strano non sentirla più qualche secondo dopo.

Allontanatosi dal bus, la posò a terra per poi togliersi i pesanti guanti, preoccupandosi nel vederla con gli occhi chiusi. E un colpo gli prese nel sentire il polso mancare.

Urlò richiamando un medico di un'ambulanza arrivata poco dopo di lui, e nel giro di pochi secondi il medico arrivò insieme a un collega, presero la ragazza poggiandola in una barella e la fecero salire sull'ambulanza, la quale scomparì davanti ai suoi occhi poco dopo per dirigersi in ospedale.

**❤**

<< Ben fatto >> Gray gli diede una pacca sulla spalla sorridendo soddisfatto.

Natsu grugnì fissando la televisione, insospettendo il suo migliore amico, il quale corrugò la fronte per poi sedersi accanto a lui sul divano.

<< E ora che hai? >> gli chiese allora lanciando uno sguardo verso la finestra: fuori era già buio, erano passate solo poche ore da quando erano rientrati in caserma ed era da quando erano rientrati che Natsu se ne stava perso tra i suoi pensieri a fare zepping sul divano.

<< Niente >> con un click del telecomando, Natsu rispose.

<< Cretino, so che sei preoccupato >> Gray si portò le braccia dietro la testa per farsi un cuscino provvisorio, poggiandosi completamente contro lo schienale del divano << Sono sicuro che lo sei per la ragazza che hai tirato fuori per ultima >> aggiunse chiudendo gli occhi mentre Natsu rimaneva in silenzio con il rumore della tv accesa farsi largo nel salotto, sostituendo il silenzio tombale nato da quella constatazione << Vai >>

<< Dove? >> Natsu si voltò verso il suo amico guardandolo confuso, un sopracciglio inarcato come a voler sottolineare la sua incomprensione.

<< Vai da quella tipa, so che stai morendo dalla voglia di sapere se sta bene o meno >> Gray si alzò dal divano per prendersi una bira ghiacciata. Il tempo di aprire il frigorifero che subito sentì la porta dell'entrata chiudersi, segno che Natsu era finalmente uscito. Dannazione se lo conosceva bene, quel ragazzo.

**❤**

<< Ehm, mi scusi? -Natsu richiamò l'attenzione di una donna al bancone delle informazioni- Sa dove si trova la ragazza  dell'incidente di qualche ora fa? >> l'impeto con cui lo aveva chiesto lo stupì non poco, tanto da chiedersi come mai così provava così tanto interesse per una sconosciuta, forse era perché l'aveva incontrata per caso al supermarket: l'aver scambiato qualche parola con lei, l'aver avuto un contatto con lei seppur breve, ancora viva e in salute, averla vista imbarazzarsi per qualcosa di così sciocco come solo le ragazze sanno fare, per poi scoprire qualche ora dopo che quella stessa persona che avevi incontrato, con cui avevi parlato, poteva morire da un momento all'altro... lo faceva star male.

<< Ah, sì. La ragazza con un problema al cuore >> blaterò la donna digitando la tastiera del computer, probabilmente per individuare dove fosse collocata la paziente in quel momento.

Natsu corrugò la fronte << È malata? -Chiese non capendo se stessero parlando della stessa persona- Ma non era stata ricoverata a causa dell'incidente? >> 

<< Eccola! Lucy Heartphilia... -Con un sorriso compiaciuto per averla trovata, la donna cominciò a leggere la scheda della ragazza- ...è una nostra paziente già da diverso tempo, in questo momento è nel padiglione B, terzo piano, in terapia intensiva >> aggiunse sollevando il capo giusto il tempo di vedere il ragazzo sfrecciare via per le scale.

**❤**

Non seppe spiegarsi quando aveva preso coscienza di quell'odore fastidio di sterilizzante e di farmaci messi insieme, ma fu quello ciò che le fece riprendere i sensi, o almeno, ciò che le fece capire che si trovava di nuovo lì, ancora in una di quelle stanze di ospedale.

Automaticamente percepì solo in seguito qualcosa di fastidioso attaccato al suo braccio, poteva anche non aprire gli occhi che già sapeva cos'era: la flebo, quell'odioso ago impiantato ancora una volta in una delle sue vene, e in più il fastidio sono della macchina che segnava i suoi battiti cardiaci, i quali la mettevano in ansia più di quanto fosse già.

C'era però qualcos'altro che aveva catturato la sua attenzione -nonostante si sentiva troppo stanca per aprire gli occhi e guardarsi attorno-: seppur lievemente sentiva qualcosa o qualcuno poggiato sul suo letto. Le bastò muovere un poco il braccio per poter toccare la mano di qualcuno, e rimase folgorata quando quel contatto divenne qualcosa di più: aveva preso a stringerle la mano.

<< Si sta svegliando! >> la voce sembrava provenire da dove sentiva provenire quella presenza e non poté fare a meno di corrugare la fronte chiedendosi chi fosse, eppure in un angolo remoto di sé, Lucy era felice perché per la prima volta qualcuno stava per davvero aspettando il suo risveglio.

"Voglio sapere chi" si disse, curiosa di conoscere chi avesse a cuore la sua salute, e sforzandosi cominciò ad aprire lentamente gli occhi. Subito la luce bianca della stanza l'accecò, dovette aprire e chiudere gli occhi più volte per cercare di mettere a fuoco la figura prima sfocata di una figura protesa verso di lei.

Eppure non avrebbe mai potuto immaginare di incrociare per la terza volta quello stesso sguardo smeraldo. Improvvisamente la gola si fece più secca e il forte bisogno di acqua la fece tossire mentre il cuore prese a palpitare più velocemente dall'agitazione.

"Non ci credo" era il pensiero ricorrente che continuava a riecheggiarle nella mente mentre un sorriso si aprì sul volto di quel vigile che aveva incontrato mentre stava facendo la spesa e che l'aveva salvata.

Semplicemente non ci credeva, era più probabile che quello fosse un sogno, più che la realtà. Eppure lui era lì e non aveva la più pallida idea del motivo che lo aveva spinto ad esserci.

<< Finalmente, ti sei svegliata >>

**❤**
 
Angolo dell'autrice
Eccomi qui! 
Sicuramente avrete capito che è una piccola long di nove capitoli ^^
È la prima volta che mi cimento in una cosa del genere, quindi ditemi per favore dove sbaglio che correggerò subito ;D
Voglio dedicare questo capitolo alla mia sorellona che oggi compie gli anni ❤
Un bacione a tutti voi e al prossimo aggiornamento che spero di non tardare ❤




 
Revisione del 30/01/2017
E ricompaio dopo tantissimo tempo qui su Efp. Mi siete mancati davvero tanto.
Ho voluto finalmente riprendere con la revisione (quasi eslusivamente grammaticale) della storia, preciso: non a scrivere. Purtroppo sono ferma e lo rimarrò ancora per molto, soprattutto ora che ho scoperto cos'è quel qualcosa che mi manca per poter fare quel passo avanti nella scrittura. Finalmente dopo tanto tempo ho ricevuto una critica che mi ha fatto aprire gli occhi, e sono grata per questo a chi è riuscito a farlo.
Avviso che mi ritirerò ancora con la scrittura per trovare un modo per colmare questa mia mancanza e ripresentarmi più sicura di prima.
Tanti baci e fortuna.
Qui Alek.

[Yep, ho intenzione di cambiare nick :D ovviamente aspetto che Efp me lo accetti ù.ù]

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Capitolo 2
*** Capitolo II. Wander ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo II. Wander
**❤**

-Lucy! Finalmente ti sei svegliata!-
La ragazza cercò di mettersi seduta, ma le due mani calde del rosato la fermarono dall’intento, le quali si poggiarono sulle spalle di lei facendola sdraiare nuovamente sul letto.
-È meglio se non ti sforzi- disse lui mettendo un altro cuscino dietro la testa della ragazza per poi sedersi sulla sedia posta vicino al letto, era davvero felicissimo di vedere la ragazza risvegliarsi dopo due giorni dall’incidente.
-Cosa ci fai tu qui?- chiese lei ancora confusa dalla situazione che si era venuta a creare, lui era solo uno sconosciuto che aveva incontrato mentre faceva la spesa! Perché doveva essere lì con lei? In ospedale poi!
-Beh..- disse grattandosi il capo nervosamente spostando il suo sguardo sulla finestra -mi sono preoccupato- aggiunse smettendo di grattarsi, mentre la bionda cominciò a sentire uno strano calore al petto -quando ti ho tirato fuori dal bus il tuo cuore non batteva più- rispose lui abbassando gli occhi, non era stato di certo bello vedere che qualcuno che si conosceva morire tra le proprie braccia, ma da quello che i medici gli avevano detto, erano riusciti a rianimarla quasi subito in ambulanza.
In quel momento Lucy ricordò di quando il rosato l’aveva tirata fuori dal veicolo, sorrise in seguito quando prese per mano il ragazzo attirando la sua attenzione –Ti ringrazio- disse mostrandogli il suo miglior sorriso, la sensazione lei provava in quel momento era strana, per la prima volta qualcuno si era preoccupato per lei, in un certo senso si sentiva importante.
-Non devi, è il mio lavoro- sorrise lui di rimando, ricambiando la stretta di mano della ragazza poggiando l’altra su quelle di lei.
-Allora sei davvero un vigile del fuoco!- esclamò lei sorpresa, in realtà pensava di essersi sognata il ragazzo con indosso l’uniforme, non pensava che lo fosse sul serio.
-Eh eh eh, già- rispose lui guardando la ragazza, erano ancora visibili le ferite dell’incidente e la cosa lo innervosiva non poco –ora come ti senti?- chiese poi visibilmente preoccupato, avvicinandosi leggermente alla sua interlocutrice.
-Ho solo qualche ammaccatura, niente di più- rispose Lucy cercando di tranquillizzarlo sorridendo, ma lei sapeva che sicuramente l’incidente le aveva causato molti altri guai oltre che per la salute del suo organo palpitante, sicuramente avrebbe perso il lavoro e se non si sarebbe affrettata a pagare l’affitto probabilmente avrebbe perso pure quello, sospirò pesantemente attirando l’attenzione del ragazzo.
-Cosa c’è? Hai bisogno di qualcosa? Ti fa male da qualche parte? Chiamo l’infermiera? Inferm..!- non fece neanche in tempo a finire di parlare che la bionda si lanciò contro Natsu tappandogli la bocca, ma oltre a riuscire nell’intento, fece cadere il ragazzo dalla sedia e con lui anche lei.
La flebo si staccò e così anche tutti i sensori dell’apparecchio a cui la ragazza era collegata, facendo emettere uno squillo continuo al macchinario.
Lucy era adagiata sul petto del ragazzo, con la mano ancora premuta contro le morbide e sottili labbra di quest’ultimo, il quale era con la schiena premuta a terra e i due visi l’uno a pochi centimetri dall’altro, con i lunghi capelli biondi di lei che ricadevano in parte sul pavimento e in parte sulla fronte di lui.
-Scusami! Scusami! Scusami!- continuava a ripetere la ragazza tutta imbarazzata una volta essersi seduta a terra di fianco al ragazzo, il quale anche lui si sedette e cominciò a ridere interrompendo le scuse continue della bionda.
In seguito venne trascinata anche lei nella risata, ma vennero entrambi subito dopo interrotti dall’entrata di un infermiera dai capelli rosa raccolti in uno chignon, che tossicchiò per poi camminare verso i due e incrociare le braccia quando arrivò davanti ad entrambi fissando la giovane con serietà, dopo aver spento il macchinario che fino a quel momento aveva continuato a suonare.
-Signorina Heartphilia- la richiamò severa –deve ritornare a letto- aggiunse fulminando la poveretta con lo sguardo, mentre il ragazzo guardava ancora divertito la figura di Lucy.
-Mi scusi signora Polyushka- rispose la ragazza abbassando il capo desolata.
-Signorina- precisò sbuffando la donna prima di uscire dalla stanza lasciando i due soli.
-Certo che mette davvero i brividi quella tipa- disse il rosato lasciandosi sfuggire qualche risatina alzandosi da terra.
Si avvicinò alla ragazza porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi, siccome la gamba, con ancora le fasciature visibili, non era ancora guarita abbastanza per poter esser utilizzata al meglio; Lucy sorrise accettando di buon grado l’aiuto per poi sedersi sul letto.
-Non mi hai ancora detto come ti chiami- sorrise lei risistemandosi una ciocca di capelli dal viso, portandola dietro l’orecchio sorridendo un po’ imbarazzata, era la prima volta che teneva una conversazione con un ragazzo come lui.
-Io sono Natsu!- rispose subito risistemando la sedia per poi andarsi a sedere nuovamente, con l’unica differenza, rispetto a poco prima, che la bionda era seduta davanti a lui e non sdraiata sul letto.
-Piacere di conoscerti Natsu- disse lei impiantando i palmi delle mani dietro la schiena sul materasso per poi spostare tutto il peso su di loro, cominciando a far oscillare i piedi come facevano i bambini –io invece mi chiamo..!
La ragazza venne subito interrotta da lui che finì al posto suo la presentazione– Tu ti chiami Lucy!- disse con lasciando leggermente basita la bionda.
“Che stupida.. anche poco fa mi aveva chiamata per nome” si imbarazzò ancora un po’ per poi risedersi composta –Ora che sai che sto bene non hai più niente per cui preoccuparti, adesso puoi anche andare a casa- disse lei gentile, voleva tanto che lui rimanesse lì con lei, ma sicuramente Natsu aveva altre cose di cui occuparsi fuori dall’ospedale, e poi erano due sconosciuti, cosa lo poteva trattenere ancora lì con lei?
-No, posso rimanere ancora qui a farti compagnia, non voglio lasciarti qui tutta sola- rispose lui grattandosi la testa pensieroso –e poi se la caserma riceverà una chiamata, li raggiungerò subito dato che la sede è qui vicino- aggiunse togliendo la mano dal capo tornando a guardare la ragazza, sempre con il suo solito sorriso a trentadue denti disegnato in volto.
La felicità che Lucy provava in quel momento era così tanta che abbracciò di istinto il giovane uomo –Ti ringrazio!- disse stringendolo chiudendo le palpebre mentre il suo sorriso si faceva sempre più luminoso, le sue braccia circondavano il busto del ragazzo con una presa molto debole, ma quest’ultimo riusciva comunque a percepire tutta la gratitudine della ragazza.
Natsu inizialmente si irrigidì poiché preso alla sprovvista, ma ricambiò quasi subito l’abbraccio poggiando le sue mani sulla schiena di lei, premendo leggermente con queste per non stringerla troppo e farle male, rendendosi conto solo in quel momento di come fosse piacevole abbracciarla.
Appena quest’ultima si rese conto della situazione si risedette di scatto sul letto interrompendo il dolce momento che si era venuto a creare –Ehm.. scusami.. è che nessuno è mai rimasto o venuto qui per me- disse abbassando lo sguardo imbarazzata mentre il tono diveniva più triste.
-Non ti preoccupare- rispose lui sorridendole –io rimarrò qui, ti prometto che ti verrò a trovare ogni volta che potrò- disse lui allegro battendo un pugno sul petto facendole increspare un lieve sorriso di gratitudine.
-Quindi siamo amici?- chiese lei sollevando il capo guardandolo speranzosa, lui sarebbe stato il suo unico e primo amico e ciò la rendeva tremendamente felice.
-Certo!- annuì convinto –lo siamo da quando ci siamo incontrati no?- chiese posando lo sguardo sulla sedia rotelle mentre un’idea gli passò per la mente e senza dare il tempo alla ragazza di rispondere, si alzò di scatto dalla sedia così bruscamente da farla cadere a terra per poi prendere la sedia a rotelle ed avvicinarsi al letto –andiamo in giardino! Dell’aria fresca ti farà senz’altro bene!- disse convinto guardando la ragazza con il suo immancabile sorriso.
-Io non credo sia una buona idea..- disse la ragazza pensierosa -..se la signorina Polyushka mi scopre uscire dalla stanza non so cosa mi farebbe- la bionda rabbrividì dopo aver esposto il suo pensiero.
-Allora facciamolo di nascosto!- e con questo lui, senza aspettare la risposta della sua interlocutrice, la prese fecendola accomodare sulla sedia a rotelle.
-Ehi! Ma cosa..!- disse lei per poi essere interrotta dal rosato.
-Shh!- gli fece lui affacciandosi alla porta per guardare se la tirannica dottoressa fosse nei paraggi, per poi sfrecciare per i corridoi con un sorriso entusiasta stampato in volto, mentre la ragazza, inevitabilmente sorrise nonostante fosse leggermente terrorizzata per via della velocità con cui correva il ragazzo spintonando la sedia.
Continuarono a girovagare per il piano finché di punto in bianco il ragazzo dai capelli rosa si fermò facendo sfuggire un urletto sorpreso alla bionda per la brusca frenata.
-Ehm..- il ragazzo si grattava nervosamente la nuca, mentre la gente camminava intorno a loro creando con le loro chiacchiere una leggera confusione, che nascose in parte il tono imbarazzato del rosato.
-Fammi indovinare.. non sai dov’è, vero?- disse la bionda per poi cominciare a ridere quando si girò per guardare in volto il suo interlocutore e sorridere imbarazzato in modo impacciato.
La risata cristallina di Lucy lo fece sorridere, stavolta senza più l’imbarazzo di poco prima, perché sentiva chiaramente che fosse una risata sincera, e forse era probabilmente una delle poche che sfuggivano alla ragazza.
La seguì a ruota cominciando a ridere anche lui, prendendo a spingere nuovamente la sedia a rotelle, dirigendosi verso l’ascensore.
-Allora..- disse lei tenendo il mento tra le dita, mentre scendevano al piano terra -..se non ricordo male, il giardino si raggiunge passando per il padiglione A..- aggiunse per poi girarsi verso il ragazzo, il quale la stava osservando –ora in che padiglione siamo?- chiese a Natsu guardandolo interrogativa, da quando si era svegliata non aveva la benché minima idea di dove la sua stanza fosse situata, erano un paio di mesi che non veniva più ricoverata, quindi qualcosa si era dimenticata.
Il rosato ci pensò su qualche secondo per poi rispondere –Beh.. se non sbaglio nel padiglione B- rispose lui corrugando la fronte, non essendo perfettamente sicuro della risposta che aveva dato.
-Allora non siamo molto lontani- disse lei sorridendo, mentre la porta dell’ascensore si aprì facendo uscire i due.
Lucy cominciò a dare indicazioni al ragazzo, il quale le seguiva chiacchierando con lei, cominciando a parlare un po’ di sé e del lavoro che faceva, raccontando dei suoi compagni e delle strane e divertenti mini avventure in cui si imbattevano nella caserma.
La bionda si lasciò sfuggire qualche risata quando lui le raccontava delle frequenti risse tra lui e il suo migliore amico, coinvolgendo la maggior parte delle volte anche il resto dei suoi compagni, se non quasi sempre.
La ragazza non aveva mai sorriso o riso così tanto in tutta la sua vita, soprattutto in quel modo e in compagnia di qualcuno, si sentiva debitrice nei confronti del ragazzo, nonostante lo avesse conosciuto solo da neanche un giorno.
Il giardino dell’ospedale era aperto a chiunque, sia a pazienti che a visitatori, nel tentativo di rendere l’edificio meno affollato nei corridoi, e quindi di garantire delle visite più tranquille e di rendere piacevole la permanenza per i pazienti, permettendo a quest’ultimi di venire a contatto con l’aria fresca e pulita, e con la natura.
Una vetrata di notevoli dimensioni garantiva parte della visione sul giardino, ma per il giovane uomo dai capelli rosa non era abbastanza.
Uscì trascinandosi dietro la ragazza, ancora seduta sulla sedia, la quale rimase leggermente sorpresa dalla vista del giardino, non se lo ricordava così grande.
-Wow, non è niente male!- disse Natsu guardandosi attorno, mentre camminava per i piccoli viali del giardino, che si inoltravano alcune volte in mezzo a qualche boschetto di piccoli alberi dall’altezza di neanche tre metri.
Erano presenti numerosi cespugli e numerose panchine, le quali per la maggior parte erano coperte dall’ombra di qualche albero più grande, ma che non superava i cinque metri di altezza.
Lucy si sentiva bene, l’odore dell’erba appena tagliata e dell’acqua che innaffiava i prati le metteva buon umore, il ragazzo aveva ragione, l’aria fresca le stava facendo un buon effetto, Natsu era soddisfatto della reazione positiva della ragazza, rimanendo incantato alla sua vista: con gli occhi chiusi e un sorriso ad incresparle le labbra mentre prendeva profondi respiri, ma la comparsa del venticello causò un colpo di tosse che interruppe il momento, in cui pure l’accompagnatore di lei era partecipe.
-Ehi, ti senti bene?- chiese lui fermandosi per poi andare ad inginocchiarsi davanti alla bionda, guardandola preoccupato, poggiando le mani sui bracci della sedia.
La ragazza continuò a tossire per poi fermarsi per rispondere guardandolo in volto –Mi sarò presa un po’ di raffreddore quando ero sotto i ferri- disse toccandosi dove ci dovevano essere alcuni punti sulla gamba, coperta in parte dalle fasciature e dalla vestaglia bianca che le avevano fatto indossare i medici.
-Allora aspetta un attimo- rispose lui sorridendole per poi alzarsi e togliersi la sua giacca e poggiarla in seguito sulla schiena della ragazza coprendole anche le spalle –almeno così non prenderai freddo- aggiunse incrociando le braccia soddisfatto, mentre lei abbassò lo sguardo arrossendo un po’.
-Grazie- sussurrò lei nascondendo gli occhi con la frangetta quando abbassò lo sguardo per nascondere il rossore, all’improvviso sentì il suo cuore cominciare a battere più forte.
-Ma va, non devi ringraziarmi- disse lui sorridendo, sedendosi poi su una panchina prendendo un gran respiro, mentre lei rialzò lo sguardo, per poter guardare meglio il suo interlocutore, intento ad osservare il giardino.
Lucy si strinse nella giacca rossa del ragazzo sentendo provenire da esso il calore che aveva percepito quando erano ancora nella stanza quando lei si era lanciata su di lui per tappargli la bocca, finendo inesorabilmente a terra, sopra il rosato.
Il calore l’avvolgeva, ed era una bellissima sensazione, sembrava di risentire l’abbraccio che si erano scambiati qualche decina di minuti prima.
Si rese conto solo in quel momento che un pesante silenzio era calato tra loro due, e lei non voleva, voleva parlare con quel ragazzo tanto allegro e solare, ma non poté fare a meno di fissarlo per un paio di minuti, intenta ad analizzare fin nei minimi dettagli i lineamenti del viso e delle labbra che poco prima aveva toccato, arrossì vistosamente al pensiero per poi prendere un profondo respiro.
-Come mai hai deciso di fare il vigile del fuoco?- chiese lei catturando l’attenzione del ragazzo, il quale si irrigidì non avendo previsto la domanda, cosa che notò la ragazza –Non pensavo fosse una domanda troppo p..!- venne subito interrotta da un sospiro del rosato.
-Semplicemente ho seguito le orme di mio padre- rispose lui portando gli occhi al cielo, sotto lo sguardo attento della ragazza dai lunghi capelli biondi.
Lucy abbassò nuovamente lo sguardo, percepì chiaramente il tono triste di Natsu, e dal modo in cui aveva risposto, si pentì di avergli fatto quella domanda.
-Scusami.. io non..- non ebbe nemmeno il tempo di finire che la calda mano di lui si posò sul suo capo, scombinandole i capelli, quel gesto, anche se troppo confidenziale per due persone che si conoscevano da meno di un giorno, l’aveva rincuorata molto.
Alzò la testa per guardare il suo interlocutore, notando in quel momento che quel bellissimo sorriso era ancora lì, disegnato sulla sua faccia, che cercava in tutti i modi di tranquillizzarla.
-Forse è meglio se rientriamo- disse lui alzandosi dalla panchina, togliendo prima la mano dal capo della ragazza, non voleva aggravare la situazione della bionda facendola ammalare più di quanto lo fosse già.
Lei annuì portando una mano alla giacca per tenerla chiusa al collo, dato che in quel momento una leggera folata di vento passò proprio in mezzo a loro, causando un leggero movimento ai capelli di entrambi.
Natsu si mise dietro di lei e cominciò a spingerle la sedia, ripercorrendo la strada che avevano fatto circa mezz’ora prima, stavolta in totale silenzio.
-Chissà se la signorina Polyushka si sarà accorta della mia assenza- si lasciò sfuggire lei poco prima che le porte dell’ascensore si aprirono, interrompendo il lungo silenzio venutosi a creare da quando erano in giardino.
-Spero proprio di no- rabbrividì al pensiero Natsu, cominciando a spingere la ragazza per uscire dall’ascensore, per poi guardarsi attorno ed esser sicuro che la dottoressa non fosse nei paraggi.
Cominciò ad andare sempre più velocemente per fare il più in fretta possibile, con un sorriso divertito stampato in faccia ad entrambi, sembravano due bambini alle prese con un nuovo gioco.
-Natsu, vai piano!- disse la bionda cercando di non urlare divertita per i corridoi per non disturbare gli altri, ma poco poteva fare con lui, che sembrava proprio un bambino, nonostante l’aspetto maturo che aveva.
-Dai almeno ci divertiamo!- disse lui cominciando a fare strane manovre spaventando tra le proprie risate la poveretta, che si aggrappava ai bracci della sedia convulsamente quando lui impennava, sinceramente non sapeva se ridere o piangere.
Il ragazzo non dava neanche il tempo di farsi riprendere dalle infermiere quando queste lo vedevano correre facendo scatti di velocità a posta per seminarle, Lucy sapeva che non era il comportamento da tenere in un posto del genere, ma non si era mai divertita così tanto in ospedale.
Un sorriso triste si dipinse sul suo volto, sin da piccola aveva vissuto tra quelle mura, oramai in quell’ospedale non faceva altro che vagare in solitudine, da piccola raramente passava un po’ di tempo con un assistente sociale, quasi mai con un qualcuno della sua età, ma le cose erano cambiate perché da quel giornno lei non era più sola.
Alzò lo sguardo per poter vedere il ragazzo, ma l’improvvisa curva le fece chiudere gli occhi per la paura, li riaprì quando sentì la sedia fermarsi ritrovandosi nella sua stanza, con solo il rumore del fiatone di lui ad interrompere il loro silenzio.
-Arrivati!- disse lui sedendosi calmando il proprio respiro, mentre la ragazza posò le mani sulle ruote, cominciando a spingersi verso il letto.
-Non c’era bisogno di correre- disse lei facendosi scappare un risolino divertito, quel ragazzo sembrava davvero un bambino, le era strano pensarlo come un vigile del fuoco, eppure, quando lo aveva incontrato per la prima volta al supermarket, non sembrava così vivace e pieno di energia da vendere.
Lui la guardò alzarsi con un po’ di fatica portando il peso sulla gamba sana, per poi salire sul letto issandosi sopra poiché era un po’ troppo alto per lei.
Per lui vederla in difficoltà con il letto era buffo, come quando l’aveva incontrata per la prima volta, eppure lei non era tanto bassa, ma evidentemente non era neanche abbastanza alta per riuscire a salire con la gamba ancora malconcia; si alzò dalla sedia per prendere quella a rotelle e spostarla, avrebbe dato solo fastidio se l’avessero lasciata lì.
Lei si tolse la giacca rossa del ragazzo, poggiandola sul limitare del letto, siccome non le serviva più, ormai erano dentro e tanto freddo non c’era, le sarebbe bastato il lenzuolo.
La bionda si coprì con il lenzuolo le gambe, si sentiva ancora debole e stanca, ma voleva rimanere sveglia, voleva approfittare del fatto che Natsu era ancora lì con lei a farle compagnia, solo quando se ne sarebbe andato via avrebbe chiuso gli occhi per riposarsi un po’.
-Tu non hai fame?- chiese lui massaggiandosi lo stomaco guardando intanto la ragazza, che fece un cenno negativo con la testa per rispondere al rosato.
-Tu?- chiese lei sorridendo, era evidente che lui avesse fame.
-Io si- rispose poggiandosi sul tavolino scorrevole, posizionato alla fine del letto per non dare fastidio alla paziente -va bene per te se esco un attimo a prendere qualcosa da mangiare?- chiese lui poi staccando una mano dal tavolino per grattarsi il capo.
Lei annuì –Non devi neanche chiedermelo- rispose poi regalandogli un leggero sorriso.
Natsu sorrise di rimando cominciando ad uscire, ma venne subito interrotto dalla ragazza, che lo richiamò arrestandolo subito.
-Natsu- lui si girò interrogativo per guardarla –la giacca- disse poi muovendo la testa verso la giacca rossa ancora appesa al letto.
-Ah! Grazie!- disse lui tornando indietro per poi correre fuori, non vedendo l’ora di mettere i denti su qualcosa di commestibile.
Lucy si sdraiò meglio per poi chiudere gli occhi e sospirare pesantemente, la sua situazione era anomala per lei, si sentiva strana; solitamente, quando era in ospedale, se ne stava da sola alle prese con il silenzio della stanza, per la maggior parte a leggere qualche libro che le portava qualche infermiera per rendere la permanenza in ospedale più piacevole e meno noiosa, oppure se ne stava semplicemente a dormire, per non pensare a nulla.
Ora invece eccolo lì, il suo salvatore, in qualche modo lui aveva fatto arrestare il suo continuo vagare nella solitudine che la vita le aveva imposto, cominciando ad illuminarle la giornata con piccoli gesti.
-Lucy- una voce di donna la chiamò facendole aprire gli occhi e girare la testa per guardare colei che stava sulla soglia della stanza.
-Signorina Polyushka- disse lei richiudendo gli occhi e riportando la testa come l’aveva un attimo fa per poi cominciare a parlare –sei qui per sistemarmi la flebo?- chiese lei sospirando pesantemente, gli aghi non li aveva mai sopportati, soprattutto quello che doveva tenere a letto, conficcato in una delle vene del suo braccio.
La donna cominciò a camminare verso il letto trascinandosi un tavolino con su l’occorrente per la flebo della ragazza –Ti ho vista in giardino- disse invece la donna dai capelli rosa prendendo il braccio della bionda e cominciando a fare il suo lavoro, ignorando totalmente la domanda della sua interlocutrice.
La ragazza riaprì gli occhi –Scusa, lo so, non dovevo uscire- rispose affranta la bionda guardando il bianco soffitto.
La donna sospirò continuando a fare ciò che aveva iniziato non rispondendo più, ormai lei era uscita, cosa doveva fare? Metterla in punizione? Legarla al letto? No, non avrebbe fatto niente di tutto ciò, non era mica sua madre.
-Te lo avevo detto- disse ad un certo punto la donna, finendo ciò che aveva iniziato, sedendosi sulla sedia, dopo aver spostato un po’ il tavolino cosi che da non darle fastidio.
Lucy girò nuovamente la testa guardando la sua interlocutrice con aria interrogativa –Cosa?- chiese guardando l’espressione seria della sua dottoressa.
-Di fare più attenzione- rispose la donna dai capelli rosati incrociando le braccia –e non parlo dell’incidente- aggiunse guardandola severa.
La bionda indirizzò il suo sguardo da un’altra parte, non riuscendo a sostenere quelli della sua interlocutrice –Cosa importa ormai?- chiese chiudendo gli occhi, era stanca di lottare, perché mai doveva curarsi adeguatamente? Se comprava i soldi per i medicinali, non ne aveva per prendersi da mangiare e pagare l’affitto se invece prendeva da mangiare e pagava l’affitto, non ne aveva per le cure, quindi la cosa non cambiava in nessun dei casi, sarebbe morta comunque.
-Lo hai visto oggi- rispose la rosata sospirando –ora hai qualcuno che può aiutarti più di quanto possa fare io- aggiunse in seguito continuando a guardarla.
-Eh?- Lucy non riusciva a capire dove la dottoressa Polyushka volesse arrivare, così quest’ultima sbuffò alzandosi in piedi spazientita.
-Quel ragazzo di prima- rispose mettendo le mani in tasca –credo che ci rimarrebbe davvero male- aggiunse poi guardando la finestra “e non sarebbe l’unico” pensò.
-No, ci siamo solo incontrati per caso ad un centro commerciale, si dimenticherà quasi subito di me- rispose la ragazza dai lunghi capelli dorati stringendo lievemente le lenzuola, le faceva male ammetterlo ma era la verità, Natsu si sarebbe dimenticato molto presto di lei quando non ci sarebbe più stata, Lucy non si sentiva nessuno, perché mai lui avrebbe dovuto considerarla se la prima a non farlo era lei?
-Non credo proprio- disse Polyushka attirando lo sguardo della sua interlocutrice su di sé –è rimasto qui per due giorni, da quando eri in terapia intensiva fino al tuo risveglio, credo che abbia preso a cuore la tua situazione- aggiunse prendendo il tavolino per uscire –non farti scappare questa opportunità- con questo uscì lasciando sola la ragazza preda dei suo pensieri.
Questa si portò una mano al cuore, lo sentiva battere debolmente, lei e la dottoressa sapevano che se avrebbe continuato a respingere ancora per molto i diversi tentativi che quest’ultima le donava, prima o poi avrebbe finito di respirare.
Chiuse gli occhi riportando la mano lungo il fianco, la stanchezza stava prendendo il sopravvento, magari un piccolo sonnellino se lo sarebbe fatto, in quel momento non la trovava una cattiva idea.
Così si lasciò andare tra le braccia di Morfeo, lasciandosi sfuggire un lieve sorriso prendendo un sospiro, abbandonandosi completamente tra le candide e morbide lenzuola.
 
-Aaaah! Devo far presto!- si diceva Natsu correndo verso l’uscita dell’ospedale, aveva una fame da lupi, in quei due giorni non aveva fatto altro che bere caffè per tenersi sveglio, e il pensiero di non esser riuscito in quei giorni a mangiare per colpa della preoccupazione, in quel momento gli faceva venire ancora più fame.
Uscendo andò a sbattere contro qualcuno cadendo subito dopo rovinosamente a terra –Ma che diamine..!- si disse massaggiandosi la testa serrando gli occhi.
-Stupido fiammifero! Fa più attenzione dannazione!- disse un ragazzo dai capelli corvini massaggiandosi anche lui la testa, alzandosi pian piano da terra guardando in cagnesco il suo amico d’infanzia.
-Ma che ci fai tu qui?- chiese il rosato, cercando di ignorare ciò che gli aveva urlato dietro il suo amico, alzandosi anche lui.
-Me lo chiedi pure?- rispose Gray sbuffando ––non ti sei neanche fermato a casa per dormire- finì guardandolo serio, per il ragazzo dai capelli corvini era strano vedere così preoccupato il suo compagno.
-Eh eh, scusa- disse lui ridendo nervosamente, aveva fatto preoccupare il suo coinquilino, non che migliore amico, e questo riusciva a percepirlo nel modo con cui il ragazzo gli parlava e ne era dispiaciuto.
-Come mai andavi di fretta?- chiese poi Gray sospirando rassegnato.
-Ehm.. andavo a prendere qualcosa da mangiare- rispose il rosato –sai, ho fame- aggiunse sorridendo nervosamente al suo amico, si era ricordato solo in quel momento che era di fretta.
-Dai, ti accompagno- disse il corvino cominciando a camminare con il suo amico al bar più vicino, al massimo avrebbero preso un panino se il ragazzo era tanto di fretta.
-Allora? Alla fine si è svegliata?- chiese Gray seduto di fianco al suo amico al bancone di un bar nelle vicinanze dell’ospedale.
-Sì, quasi due ore fa- rispose Natsu ingoiando solo in quel momento i numerosi morsi che aveva fatto al suo panino, per poi fare un sorso alla birra fredda che aveva davanti.
-Che tipa è?- chiese il corvino incuriosendosi, chissà, magari anche lui sarebbe diventato amico di quella ragazza.
-Non lo so- disse semplicemente il rosato dopo aver finito il suo panino e la sua birra, facendo quasi cadere dalla sedia il suo amico il quale si aggrappò al bancone risistemandosi meglio.
-Come non lo sai? Non hai parlato con lei?- chiese lui sbigottito, ma cosa aveva come migliore amico? Uno stupido babbeo rincitrullito?
-Beh, secondo me è troppo presto per stabilirlo, ma a da quanto ho visto mi sembra una bella persona- rispose Natsu ignorando completamente la quasi caduta del suo migliore amico, guardando il fondo del suo bicchiere.
-Bene, ora che sai che sta bene credo proprio che possiamo tornare a casa- disse Gray alzandosi dallo sgabello.
-No, io torno più tardi- lo fermò il rosato, alzandosi anche lui poggiando prima il suo bicchiere sul bancone, con i dovuti soldi da dare per ciò che aveva mangiato.
Gray sospirò –Va bene, al massimo poi ti chiamo- rispose incamminandosi verso l’uscita con il suo compagno.
-Grazie Gray- disse Natsu prima di cominciare a correre sfrecciando verso l’ospedale, lasciando il corvino davanti al bar.
Il ragazzo dai capelli corvini si mise le mani in tasca cominciando ad incamminarsi verso la caserma –Ma si dai, forse uno di questi giorni la vado a trovare anche io se non esce prima- disse sorridendo facendo scomparire totalmente la preoccupazione che aveva accumulato in quei giorni per il suo amico d’infanzia.
 
-Lu..!- Natsu fece capolino all’entrata della stanza di lei chiamandola, ma si interruppe quasi subito quando vide che si era addormentata.
Camminò lentamente per non farsi sentire e si sedette notando in seguito la flebo, probabilmente durante la sua assenza un infermiera era passata di lì per mettergliela.
Si poggiò sul letto puntellando i gomiti sul materasso spostando un po’ indietro la sedia per rimanere più comodo cominciando in seguito a fissarla.
Sembrava dormire beatamente, con quel lieve sorriso in volto, la rendeva molto angelica e il fatto che era circondata dal bianco delle lenzuola, faceva risaltare ancora di più il suo colore di capelli.
Non voleva disturbare il sonno tranquillo della ragazza solamente per dirle che era tornato, perché sapeva che la bionda era ancora indebolita e stanca, non gli andava di interrompere il suo dolce riposo.
Si tolse la giacca appendendola alla sedia, rimanendo con la maglietta a maniche corte nera, per poi poggiarsi allo schienale sospirando, avrebbe aspettato ancora un po’.
Ma finì solo con l’addormentarsi in seguito con la testa appoggiata sul letto e con il viso nascosto dalle braccia, poggiate anch’esse sul morbido materasso.
Polyushka comparì sulla soglia della porta fissando i due –Hai finito di vagare nella solitudine, Lucy- disse incrociando le braccia dopo essersi appoggiata con la spalla allo stipite della porta facendosi sfuggire un piccolissimo sorriso.
 
**❤**
Angolo dell'autrice
Ta daaaaaaaaaaa'! Allora? Che ne pensate?
Finalmente sfodero le personalità dei nostri personaggi ^^ ma non li ho ancora presentati al 100%
Ho sfoderato l'arma pucciosa *^* shi proprio quella ** dai.. non li trovate teneri? ❤
Va beh, vediamo poi come si svilupperà il prossimo capitolo, sinceramente non vedo l'ora che sia domani iiiiiiih!
Voglio ringraziare coloro che hanno letto il primo capitolo e anche coloro che hanno aggionto ai preferiti/ricordate/seguite questa NaLu Week ^^
Un enorme abbraccio alle OTTO e dico OTTO (dio mio non mi sembra vero di aver raggiunto così tante recensioni al primo capitolo O.O) persone che hanno recensito lo scorso capitolo ❤
Grazie a Mary_ice (sono felice che la fic ti interessi, riguardo il trio del pullman, scoprirai qualcosa in più nell'aggiornamento di domani ^^), a BleackRose (spetta ancora un po' che così potrai leggere anche il resto xD), a Princess_Star (mi dispiace per le altre mie long, ma dovrai aspettare che finisca di pubblicare la NaLu Week >.<), a Sayaka chan 94 (sono contenta che la pensi così ❤), a nalla85 (spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto come quello precedente ^^), a _LucyHeartphilia_ (a causa tua il rossore che ho sul viso sta diventando il colore naturale della mia pelle XD), a gaia21 (per forza che è fantastica, l'ho dedicata a te la fic ❤), ed infine a Memy-chan (sono strafelice di sentirti anche qui e sapere che la trama ti piaccia *Q*)
Con questo vi saluto, vi ringrazio ancora tanto tanto, non immaginate quanto io sia felice *O*
Un bacione enorme a tutti voi e a domani ❤
Mary

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Capitolo 3
*** Capitolo III. Gratitude ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo III. Gratitude
**❤**

Erano sei giorni che Lucy si trovava in ospedale e doveva proprio ammetterlo: in quei giorni non si era mai annoiata.
Circa due giorni dopo il suo risveglio aveva conosciuto Gray, il migliore amico di Natsu, e aveva fatto subito amicizia con lui.
Il ragazzo dai capelli corvini era venuto in ospedale con la scusa di riportare alcuni oggetti personali della ragazza, il che non era del tutto falso perché aveva riportato alla bionda quello che rimaneva della borsa della ragazza, quasi completamente bruciata, il telefono rotto e qualche suo documento, le uniche cose che si erano salvate erano state le chiavi di casa.
Il corvino si era rivelato un ragazzo molto perspicace e meno temperato del rosato, ma lo era abbastanza da attaccar briga quando poteva con quest’ultimo, infatti non c’era stato giorno che i due non venivano sbattuti fuori dall’edificio per il loro comportamento poco maturo quando cominciavano una nuova rissa, e la dottoressa Polyushka non ci pensava neanche un secondo a chiamare qualcuno che li facesse uscire il prima possibile ed in media ciò capitava circa sette volte al giorno.
Per la maggior parte delle volte la ragazza si metteva a ridere interrompendo le risse dei due, coinvolgendo anche loro nelle sue risate.
Ma non solo cose belle accaddero in quei giorni, infatti il lavoro da barista che aveva in periferia lo aveva perso e il pagamento dell’affitto si stava avvicinando, e a causa dell’incidente doveva prendere altri medicinali oltre che a quelli per il cuore, la situazione per Lucy stava diventando sempre più insostenibile mano a mano che il tempo passava.
La ragazza decise comunque di tenere la bocca chiusa, non voleva parlare della sua situazione economica con i suoi due nuovi amici, non voleva preoccuparli più del dovuto.
-Ehy Lucy- Gray comparì all’entrata della stanza con la mano sollevata per salutarla –come va?- chiese entrando portandosi in seguito entrambe le mani in tasca.
La ragazza dai capelli biondi se ne stava tranquilla a leggere uno dei libri che Polyushka le aveva dato per non annoiarsi, non sembrava, ma quella donna teneva molto ai suoi pazienti nonostante i suoi modi bruschi e severi.
-Ah! Gray- disse lei alzando il capo per guardarlo –va tutto bene- rispose poi sorridendogli tornando in seguito a prestare attenzione al libro –te?- chiese mentre una piccola corrente d’aria entrava nella stanza passando per la finestra, causando un leggero movimento dei lunghi capelli biondi della ragazza.
-Bene- disse lui fermandosi davanti al letto della bionda sorridendo –ho buone notizie per te- disse facendole alzare la testa incuriosita da ciò che il ragazzo dai capelli corvini voleva dirle.
-Quali notizie?- chiese lei chiudendo il libro mettendo prima il segnalibro per non perdere la pagina dove era arrivata.
-Fuori in corridoio ho incontrato la vecchia megera e mi ha riferito che domani mattina potrai tornare a casa- rispose facendo uscire le mani dalle tasche e metterle ai fianchi.
-Ah! Di già?- disse lei sorpresa, probabilmente sarebbe tornata a casa con una stampella, la gamba non era ancora guarita, ma probabilmente nel giro di massimo due settimane si sarebbe rimessa in sesto.
-Sì- rispose lui –finalmente uscirai di qui- aggiunse sedendosi sulla sedia, avvicinandosi al letto.
-Vedo che Natsu non è nei paraggi- rise la ragazza riaprendo il libro dove aveva smesso di leggere poco fa –di solito vi sento litigare fin dal piano inferiore- rise prima di rincominciare a leggere mentre Gray sospirò divertito, erano così tanto udibili i loro litigi? A quanto aveva detto la ragazza, sì.
-Eh già, oggi ha avuto un imprevisto e non è potuto venire, se riesce ti verrà a trovare nel pomeriggio- rispose per poi inclinare la testa per leggere il titolo del libro che la sua interlocutrice stava leggendo.
-Capito..- disse lei ancora immersa nella lettura senza notare il ragazzo che continuava ad abbassarsi per leggere il titolo del libro, fino a toccare il materasso con il capo –Gray?- lo chiamò lei incuriosita da quello che il corvino stava facendo, ma tutti i tipi più strambi capitavano sempre a lei?
-Cosa c’è?- chiese lui rimanendo nella stessa posizione però rivolgendo lo sguardo verso colei che lo aveva richiamato.
-Cosa stai facendo?- chiese per poi mettersi a ridere quando il ragazzo realizzò di come si era messo per poter vedere il titolo del libro, lasciandosi sfuggire uno sguardo molto strano con la bocca aperta a forma di “o”.
-Volevo vedere che cosa stavi leggendo- rispose pacato dopo essersi raddrizzato avvicinando il viso al libro per poter finalmente leggerne il titolo.
-Potevi anche chiedere lo sai?- rispose lei ridendo dopo aver fatto leggere il titolo al ragazzo –se vuoi sapere qualcosa in più devi solamente leggerlo- aggiunse perdendosi nuovamente tra le pagine sotto lo sguardo poco convinto del corvino.
Quest’ultimo sospirò, lui e la lettura non erano fatti per niente l’uno per l’altra “Mi dispiace Lucy, ma non lo leggerò” pensò guardando il soffitto, però leggere qualcosa sicuramente non gli avrebbe fatto male, così decise che un giorno, molto, ma molto lontano, forse si sarebbe messo a leggere un libro, ma forse.
La giornata passò lentamente e solamente dopo che il sole tramontò, Natsu comparì all’entrata dell’ospedale con passo svelto, non vedendo l’ora di andare a trovare la sua nuova amica.
-Cavolo! Dannazione a quel ghiacciolo!- sbraitò camminando svelto per i corridoi –non mi ha neanche svegliato! Quel bastardo! Lo sapeva che oggi toccava a me a ripulire gli attrezzi!- ringhiò poi prendendo le scale raggiungendo in poco tempo il piano dove era diretto.
Il rosato era sicuro che il ragazzo dai capelli corvini lo aveva fatto a posta per incontrare Lucy senza di lui “Quel bastardo!” pensò camminando a passi pesanti per il corridoio, fino ad arrivare alla porta della stanza della bionda.
Il ragazzo dai capelli rosati aprì la porta per poi entrare, notando che il suo amico d’infanzia non era presente, invece c’era solamente la ragazza che se ne stava sdraiata a riposare.
Lui sospirò, era arrivato in ritardo e ne era enormemente dispiaciuto, aveva promesso alla ragazza che sarebbe andato a trovarla e invece non ci era riuscito.
Camminò fino a giungere nelle vicinanze del letto per osservarla meglio e sedersi sulla sedia accanto al mobilio dove vi giaceva lei.
-Mi dispiace- disse lui abbassando la testa affranto, dopo aver appoggiato le sue braccia sul morbido e candido materasso.
-E di cosa?- la voce assonnata della bionda lo fece scattare riportando il proprio sguardo sulla sua interlocutrice.
-Pensavo di non esser arrivato in tempo- rispose lui lasciandosi andare contro lo schienale della sedia sospirando contento.
Lei sorrise grata –Allora come è andata la giornata?- chiese lei sedendosi contro lo schienale del letto per poter guardare meglio il ragazzo, le piaceva tantissimo parlare con lui, di qualsiasi cosa.
L’arrabbiatura ricomparì nel ragazzo –Dovevi chiederlo a quel ghiacciolo nudista!- rispose lui incrociando le braccia come se fosse rimasto offeso.
-Cosa è successo ora?- chiese lei alzando lo sguardo guardando il soffitto in modo esasperato, ma dentro di lei era divertita, erano quattro giorni che lo conosceva ed era da quattro giorni che non faceva altro che divertirsi con quei due.
-Quel nudista oggi mi ha fato dormire fino alle prime ore del pomeriggio sapendo che oggi mi sarebbe toccata la pulizia settimanale degli attrezzi- rispose lui tenendo le braccia incrociate al petto con il viso corrugato in broncio.
-Dai Natsu, probabilmente era uno dei suoi scherzi- rispose lei portando le braccia sulle gambe ricongiungendole, tornando a guardare il suo interlocutore.
Vedendo che il ragazzo non cambiava espressione, la ragazza interruppe il silenzio –Domani torno a casa- disse sicura che la cosa avrebbe reso felice il rosato.
-Davvero?- chiese lui mollando il suo broncio poggiando le mani sul materasso con un sorriso stampato in faccia.
-Sì, domani mattina- confermò lei.
-Vuol dire che domani ti riaccompagno a casa, dato che la gamba non ti è ancora guarita del tutto- disse lui risedendosi composto.
-Ti ringrazio, ma non ne ho bisogno- rifiutò la bionda facendo un cenno negativo con il capo –non dovrò neanche fare tanta strada a piedi- aggiunse guardando la stampella posta in un angolo della camera –il tragitto lo farò quasi tutto in pullman- tornò a guardare il ragazzo dai capelli rosa sorridendogli.
Natsu si zittì rimanendo sorpreso dal comportamento della ragazza dai lunghi capelli biondi, sinceramente lui non si aspettava che lei avrebbe riutilizzato un mezzo come il pullman dopo l’incidente, soprattutto dopo appena una settimana, di solito la gente trovava difficile ritornare a vivere tranquillamente.
In quel momento si sentì, in un certo senso, orgoglioso della ragazza perché la trovava davvero forte se non era rimasta percossa dalla paura che un incidente simile le sarebbe ricapitato in futuro.
-Sicura?- chiese lui poco convinto, non le andava di lasciarla tornare a casa da sola, tramite il suo migliore amico era venuto a sapere che la sua amica abitava molto lontano dall’ospedale e soprattutto viveva in quartieri che era meglio da evitare solo passarci.
-Certo- rispose lei guardandolo un po’ stranita, per lei era strano il comportamento del ragazzo, ma dopo tutto era normale, non aveva mai interagito in questo modo con qualcuno, soprattutto con un tipo come il rosato.
-Ehi Lucy- la chiamò lui attirando lo sguardo su di sé –posso chiederti una cosa?- chiese guardandola con uno sguardo tra il serio e l’incuriosito.
-Dimmi- rispose semplicemente lei, tenendosi pronta a quello che il ragazzo avrebbe potuto chiederle.
-In questi giorni non ho visto neanche un tuo parente venire a farti visita qui, beh.. almeno da quanto ho visto- disse lui causando un irrigidimento da parte della ragazza dai lunghi capelli biondi, abbassò leggermente lo sguardo sgranando di poco gli occhi, presa totalmente alla sprovvista –Lucy?- la chiamò lui dopo che lunghi secondi di silenzio si manifestarono nella stanza.
Lei al primo richiamo non si mosse di un millimetro, preoccupando il ragazzo, il quale allungò la mano verso di lei toccandole la mano mentre la richiamava una seconda volta.
Al secondo tentativo la ragazza si riprese alzando di scatto la testa tornando a guardare il suo interlocutore rivelando una lacrima solitaria che le stava scendendo lungo il viso fino a raggiungere il mento e cadere sulla mano del ragazzo, la quale era posata su quella della ragazza.
-Ehi..- disse lui prendendo il mento della ragazza tra le dita per avvicinarla a sé per poi asciugarle quello che rimaneva della lacrima sulla guancia.
-Io..- disse lei guardando dritto negli occhi color smeraldo del ragazzo dai capelli rosa –io sono sola- disse mentre un’altra lacrima le scivolò nuovamente lungo il viso.
Il ragazzo si apprestò subito ad asciugarle la lacrima per poi parlarle –Ehi.. tu non sei sola, ci sono io- disse nel modo più dolce possibile facendole incurvare lievemente le labbra -e c’è anche quella testa bacata di Gray- aggiunse facendole scappare un piccolo risolino –tu non sarai mai più sola- finì regalandole quel sorriso raggiante di cui lei ormai non poteva più fare a meno.
Lei ricambiò il sorriso con uno più debole, per poi chiudere gli occhi e prendere un grosso respiro e stringere in seguito la mano del ragazzo –Natsu..- disse dopo aver riaperto gli occhi per guardarlo nuovamente in quelle pozze color smeraldo –Io.. io..
-Shh- Natsu si alzò dalla sedia per poi sedersi sul letto e abbracciare la ragazza premendola contro di sé facendole poggiare la testa nell’incavo del suo collo, stessa cosa fece anche lui immergendo il viso tra i capelli dorati della bionda inspirando da lei il suo profumo.
Lucy inizialmente non ricambiò l’abbraccio, si sentiva scossa a tal punto da non percepire inizialmente quello che stava succedendo, solo quando si accorse che era tra le braccia del ragazzo dai capelli rosa alzò le mani allungandole per poi poggiarle dietro i fianchi di lui.
-Stai tranquilla- sussurrò lui stringendola dopo aver posato una mano sul capo della ragazza e l’altra dietro la schiena –non piangere- aggiunse mentre la bionda cominciò a stringere con le mani la stoffa della maglietta di lui premendo la sua testa sulla spalla del ragazzo dai capelli rosa per nascondere altre lacrime.
Rimasero così, abbracciati, non sapevano neanche loro per quanto tempo, ma l’unica cosa di cui entrambi erano a conoscenza era che tutti e due in quel momento si sentivano bene e che per nessuna ragione al mondo si sarebbero separati.
Lucy si addormentò tra le braccia del ragazzo con ancora le lacrime sul viso, Natsu invece aveva continuato ad accarezzare la ragazza fino a quel momento; delicatamente la fece sdraiare e la ricoprì meglio con il lenzuolo per poi accarezzarle la guancia ancora imperlata di qualche lacrima.
Prima di andarsene rivolse nuovamente lo sguardo su lei per poi sorriderle –Buona notte Lu- disse uscendo dalla stanza lasciando di fianco al letto di lei una scatola e un biglietto per poi dirigersi all’uscita e andare a casa.
 
Lucy si era svegliata verso le nove del mattino, ormai per lei era diventata un abitudine per colpa dell’ospedale, solitamente la ragazza si svegliava almeno due ore e mezza più tardi, ma non ci poteva fare nulla perché il chiacchierio e il rumore che facevano le infermiere non la facevano dormire la mattina.
Si sedette per poi infilarsi le ciabatte e prendere la stampella per andare in bagno a lavarsi i denti e per darsi una sistemata ai capelli che ogni mattina, chissà come mai, li trovava sempre spettinati a mo’ di cespuglio.
Dopo essersi lavata si sistemò la bendatura alla gamba con l’aiuto di un’infermiera che le disinfettò i punti lavando quello che era rimasto dello squarcio che aveva sulla coscia.
Alla fine Lucy aveva scoperto che la sua gamba era stata ferita da un pezzo di un finestrino del bus, le si era infilzato nella coscia e il pezzo rimasto scoperto aveva fatto sì che la gamba venisse immobilizzata dal sedile che la stava schiacciando.
La dottoressa Polyushka il giorno prima le aveva portato un cambio d’abiti, erano una maglietta con le bretelline bianca e un paio di pantaloncini, una volta appartenuti alla figlia defunta della dottoressa.
Solo quando si legò i capelli lei notò una scatola e un biglietto posti sul tavolino di fianco al suo letto, si avvicinò ed afferrò entrambi per poi aprire la scatola e trovare un telefonino al suo interno, decise così di dare un’occhiata al biglietto leggendolo.
 
Dato che il tuo telefono si è rotto nell’incidente,
abbiamo deciso di comprartene uno nuovo.
Speriamo che il regalo ti sia piaciuto. 
Noi due abbiamo già inserito i nostri numeri di telefono, 
così puoi contattarci quando vuoi.
Natsu e Gray
P.s. ti abbiamo lasciato un biglietto per il pullman, 
buon ritorno a casa
 
La ragazza sorrise, quei due non li avrebbe mai ringraziati abbastanza per la loro gentilezza e disponibilità verso di lei, si ripromise che un giorno non molto lontano li avrebbe ringraziati per bene.
Infilò in uno zainetto tutto quello che c’era di suo ed uscì senza prendere la stampella perché non la sapeva usare e poi non le piaceva, si lasciò dietro finalmente quell’odore di medicinali e disinfettanti, dicendo addio alle flebo e a tutto quello che odiava di quel posto.
Si incamminò zoppicante verso la fermata del pullman, se non sbagliava, doveva essere vicino e il mezzo sarebbe dovuto passare nel giro di una ventina di minuti, aveva tutto il tempo che serviva per raggiungerla.
Cominciò ad incamminarsi finché circa poco più di dieci minuti dopo non arrivò a destinazione sospirando, il sole quel giorno era davvero cocente, però era anche vero che l’estate si stava avvicinando e che quindi la cosa era normale dopo tutto.
Si sedette alla panchina e ne approfittò per accendere il suo nuovo telefonino così da constatare personalmente se i numeri telefono c’erano, non voleva diventare vittima di qualche scherzo.
Sorrise nel vedere scritto due numeri memorizzati uno con ‘Fiammifero’ e un altro con ‘Ghiacciolo nudista’, ripose il suo telefono per tirare fuori il biglietto dell’autobus dato che di lì a poco sarebbe arrivato.
Lucy si sentiva irrequieta a salire sul pullman, ma doveva farlo dato che prima o poi sarebbe stata costretta dalle circostanze che si sarebbero venute a creare in futuro, certo se un futuro ce lo aveva.
Le portiere del bus si aprirono facendola alzare in piedi, prese un profondo respiro e salì timbrando il biglietto, notando che il solito vecchio pazzo non era alla guida del pullman che l’avrebbe portata a casa.
“Spero stia bene” pensò andandosi a sedere, notando solo in seguito che il trio era già sul pullman, in fondo agli ultimi posti.
Il cuore iniziò a batterle sempre più veloce, aveva paura, non voleva farsi riconoscere e pregò che non l’avessero vista salire sul mezzo, corse subito a sedersi per impedire che avvenisse.
Cercò di abbassarsi il più possibile per non far vedere neanche un minimo particolare di sé, si strinse contro il finestrino cominciando a guardare la strada per cercare di non pensare più a niente, non voleva farsi prendere degli attacchi d’ansia.
Nel giro di qualche minuto si tranquillizzò un poco, giusto quello da far diminuire la velocità del suo battito cardiaco, sospirò di sollievo fissando la strada, sapeva che probabilmente quei tre se la vedevano scendere dal pullman l’avrebbero seguita senza esitazione.
Il viaggio era stato tranquillo, e di ciò lei ne era rincuorata, ma sapeva che non era finita, quei tre non erano scesi dal pullman nelle fermate prima e la sua era la prossima.
Cominciò ad agitarsi mentre la paura tornò a farsi strada dentro di lei, scuotendola sempre con più maggior frequenza.
L’autobus si fermò aprendo le porte, era arrivata e si doveva muovere, altrimenti avrebbe perso la fermata, prese un paio di respiri profondi per poi alzarsi e scendere lentamente dal pullman, non poteva correre.
Cominciò a camminare tranquillamente, ma gli schiamazzi dei tre che scendevano dal veicolo le causò terrore, cominciò a zoppicare più velocemente, no, non voleva, doveva correre il prima possibile a casa.
Il cuore martellava si stava agitando e non poteva, ma oramai era quasi al limite, una volta superato sarebbero stati guai e lei non voleva di già tornare tra quelle quattro pareti bianche e l’odore di disinfettante e medicinali con aghi conficcati nelle vene; la gamba cominciava a dolerle, le bruciava e diventava sempre più difficile muoverla.
-Ah! Ma è la nostra cara Lucy quella!- urlò uno dei ragazzi seguito dagli altri due.
Lei cercò di ignorarli per svoltare a destra nella sua via, cercando di andare più velocemente possibile, ma lo stesso ragazzo che l’aveva chiamata la prese per il braccio subito dopo, stringendoglielo forte.
La bionda trattenne a stento un urlo sia dallo spavento che per il dolore provocato –Ti prego, lasciami andare- disse lei senza voltarsi stringendo gli occhi, aveva paura, tantissima paura, ma pure lei sapeva che dalla quella situazione non ne sarebbe uscita illesa.
-Lo sai che devi pagare pegno- disse lui avvicinando le propria bocca all’orecchio della ragazza sussurrando –non ti sei fatta vedere per una settimana e credi che ti lasciamo andare senza volere niente in cambio?- chiese poi allontanandosi stringendole ancora più forte il braccio.
-Non ho niente con me per potervi pagare Sting- disse lei trattenendo un gemito di dolore.
Il ragazzo dai capelli biondi lasciò la presa sul braccio di lei per poi spingerla contro il muro bloccandole le braccia contro la parete –Sai cosa succede se non ci paghi, vero?- chiese lui annusandole il collo mentre i due compagni risero tenendo un ghigno stampato in volto.
Nonostante tutto il terrore che stava provando in quel momento, Lucy trovò il coraggio di fare qualcosa che ai tre non piacque per niente, gli sputò in faccia.
-Brutta puttana- disse lui spingendola a terra con violenza notando solo in quel momento parte della fasciatura sulla coscia, ghignò mentre la vedeva alzarsi in piedi e a cercare di correre verso casa sua, cercando di ignorare le fitte alla coscia.
Ma proprio quando ormai era davanti all’entrata per cercare di aprire il portone con le chiavi, i due compagni del ragazzo di nome Sting l’avevano fermata prendendola per le braccia.
I due con qualche strattone la fecero cadere rovinosamente a terra quando il biondo si era avvicinato, la ragazza chiuse gli occhi mentre il ragazzo cominciò a premere con il proprio piede sulla ferita di lei.
Questa cominciò ad urlare mentre la ferita si riapriva rincominciando a sanguinare trapassando i vestiti, sotto le risate dei tre, ma lei oramai non riusciva a sentire nulla oltre al dolore che in quel momento provava alla gamba.
Gli altri due dopo un cenno con il capo da parte del biondo si avvicinarono nuovamente alla ragazza cominciando a darle dei calci uno davanti alla pancia e l’altro ragazzo alla schiena.
All’improvviso però la pressione che aveva sulla gamba scomparì e in seguito anche i calci degli atri due, si lasciò sfuggire un leggero sospiro di sollievo nonostante il dolore lo provasse ancora, ma ringraziò il cielo che i tre avessero smesso, continuò a tenere gli occhi chiusi, stanca di tutto, non le importava più di niente, voleva solo lasciarsi andare per non provare più dolore.
Pochi secondi dopo si sentì prendere in braccio e uno strano calore avvolgerla –Lucy! Lucy!- la chiamava qualcuno con tono molto preoccupato scrollandola piano piano.
 
-Stupido fiammifero! Aveva detto che non voleva che noi la riaccompagnassimo a casa!- esclamò il corvino dietro il rosato, il quale se ne stava dietro l’angolo di una casa che si affacciava alla via dell’ospedale.
-Zitto cretino! Sei tu che mi hai seguito! Io non ti ho mica chiesto di venire con me!- rispose Natsu avvistando in quel momento la bionda uscire dall’edificio –Eccola!- disse mentre Gray si mise sopra il suo interlocutore per poter vedere anche lui.
-Dove?- chiese il corvino guardando in giro.
-Togliti di dosso babbeo!- rispose invece il ragazzo dai capelli rosa spingendo via il ragazzo dai capelli corvini per poi tornare a guardare la bionda che cominciava ad incamminarsi verso la fermata del pullman.
-Cerchi rogne fiammifero senza cervello?- disse Gray alzandosi da terra scrollandosi i vestiti mentre un idea gli balenò in testa –Natsu!- lo richiamò facendolo girare verso di sé.
-Cosa vuoi?- chiese l’interlocutore del corvino, il quale incrociò le braccia al petto sorridendo furbo.
-Ho un idea- disse soltanto incuriosendo il ragazzo dai capelli rosa.
Pochi minuti più tardi i due ragazzi si ritrovarono su un pullman, questi erano corsi alla fermata che precedeva quella della loro amica, almeno così avrebbero potuto seguirla senza farsi vedere da lei.
Il bus di fermò facendo aprire le porte, Gray si abbassò svelto per non farsi vedere dalla bionda, la quale aveva cominciato a salire sul mezzo.
-Natsu! Abbassati!- disse il corvino al ragazzo che stava di fianco a sé.
Questo lo guardò stranito, ma non ebbe neanche il tempo di chiedere che il suo amico d’infanzia gli premette una mano sulla testa tirandolo giù, nascondendolo dalla persona che stavano seguendo.
Il rosato batté la testa contro il bordo del finestrino imprecando –Bastardo!- disse portando le sue mani attorno al collo del suo amico –che diamine..!- disse per poi venire interrotto da quest’ultimo.
-Stupido c’è Lucy!- sussurrò tappandogli la bocca.
Il ragazzo si alzò un poco per poter scorgere la figura della bionda immobilizzata a guardare dei tipi che stavano a qualche fila di posti dietro loro due.
Solo in quel momento notò il puzzo di droga provenire da lì e degli schiamazzi, subito dopo riportò lo sguardo sulla ragazza, la quale nel frattempo si era seduta e cercava di nascondersi.
Corrugò la fronte “Che lei conosca quei tipi?” si chiese cominciando ad ascoltare le conversazioni dei tre che stavano lì in fondo, se era davvero come pensava, voleva saperne di più.
Intanto lui e Gray si erano riseduti composti, sicuri che la ragazza non si sarebbe girata; il viaggio per i due fu noioso e solo quando le porte del bus si aprirono dopo qualche altre volte, la ragazza si alzò.
Entrambi si sorrisero a vicenda, era la fermata giusta, si guardarono intorno per capire dove fossero per poi udire i tre ragazzi cominciare ad uscire.
-Ehi Sting! Quella è Lucy!- disse uno di loro indicando la bionda intenta ad uscire.
-Oh! Hai ragione!- ripose il biondo fissando la figura allontanarsi, cominciando anche lui, seguito dai suoi compagni, a seguire la ragazza –andiamo a trovarla- ghignò maligno.
Sia Gray che Natsu sentirono quel breve dialogo per poi alzarsi anche loro e scendere entrambi dal mezzo solo quando videro i tre scomparire dietro una via.
Qualche minuto dopo Natsu sentì delle urla, erano quelle di Lucy, lui ne era sicuro, cominciò a correre svoltando nella via seguito da Gray che aveva anche lui sentito la voce della ragazza.
Il rosato si buttò contro il biondo intento a pestare la gamba della sua amica, gli diede un pugno in faccia facendolo cadere a terra, per poi dare un calcio ad uno dei due compagni, mentre anche il corvino fece lo stesso con l’altro.
-Bastardi! Ve la prendete con una ragazza- disse Gray arrabbiato, atti del genere lui non li tollerava affatto, togliendo il fatto che la bionda fosse una sua amica, lui odiava i tipi come loro che ci comportavano in quel modo con chi non era un grado di difendersi.
I tre si alzarono sotto lo sguardo furente del ragazzo dai capelli rosa, il quale non aveva aperto bocca, diede un’occhiata veloce alla bionda, vedendola stesa a terra ferita.
La rabbia prese il sopravvento, ma la mano gelata di Gray lo fece arrestare perché solo in quel momento vide i due compagni del biondo scappare via.
Sting guardò un ultima volta la ragazza a terra pulendosi il labbro spaccato da cui uscì del sangue –Me la pagherà quella puttana- disse correndo via seguendo i due compagni.
Subito dopo si girò verso la bionda per poi prenderla subito in braccio –Lucy! Lucy!- la chiamò scrollandola piano piano.
La ragazza riaprì lentamente gli occhi, stanca di farsi scrollare: incontrò subito gli occhi smeraldo del ragazzo dai capelli rosa per poi scorgere un sorriso da parte del ragazzo dai capelli corvini, che se ne stava dietro di Natsu con le braccia incrociate al petto.
-Siete voi- disse lei nascondendo il viso quasi subito dopo nel petto del rosato, stringendo la stoffa del suo giacchino cominciando a piangere.
Il rosato si girò verso il suo amico stringendo la ragazza ancora più a sé per infonderle sicurezza, sorridendo sollevato.
-Ora ti riportiamo a casa- disse Natsu riportando il suo sguardo sull’esile figura di lei, mentre quest’ultima si staccò per guardarlo anche lei, che annuì con ancora le lacrime agli occhi, le gote arrossate per il pianto e con alcuni graffi in viso.
-Le chiavi sono nello zaino- disse lei cercando di scendere per recuperare lo zaino, il quale era stato sfilato dai tre tipi per poterle dare i calci.
-Lascia stare, facciamo noi- disse Gray inginocchiandosi per prendere lo zainetto per poi frugare nelle tasche e trovare le chiavi.
Lei chiuse gli occhi riappoggiando il capo al petto del ragazzo che la stava tenendo in braccio, in quel momento si sentì in un certo senso più leggera, nonostante il corpo le doleva, si sentiva bene, soprattutto tra le braccia del suo salvatore.
Sorrise stringendosi più a lui, era la seconda volta che accadeva e non poteva che esserne grata, perché sapeva che senza di lui lei avrebbe già finito la sua esistenza.
Natsu abbassò nuovamente lo sguardo sulla ragazza sentendola maggiormente stretta a lui, sorrise anche lui notando quello di lei.
“Non ti preoccupare, ora ci siamo noi” pensò seguendo il suo amico verso l’abitazione della ragazza.
Gray con le chiavi in mano cominciò ad aprire il portone, con il quale inizialmente ebbe fatica, ma dopo qualche spinta riuscì ad aprirlo facendo entrare anche gli altri due.
Cominciò a salire le scale guardando ad ogni piano il cognome scritti ai campanelli delle porte per poi scorgere quello della loro amica al terzo piano.
Aprì pure la serratura dell’appartamento per poi rimanere un attimo interdetto nel vedere quanto fosse piccolo e malconcio, ma dimenticò subito i suoi pensieri facendo entrare anche Natsu.
-Il letto è il cassettone dell’armadio- disse lei riaprendo gli occhi rispondendo alla domanda che entrambi si erano fatti mentalmente dopo aver notato che non c’erano tracce del mobilio attrezzato di materasso.
Il corvino si incamminò verso l’armadio per poi prendere i manici del cassetto e tirarlo, rimanendo sorpreso nonostante la bionda glielo avesse anche detto.
Il rosato poggiò la ragazza sul materasso mentre il ragazzo dai capelli corvini si diresse verso quella che doveva essere una cucina frugando nel frigo e in qualche scomparto alla ricerca di qualcosa da fare per la ragazza, ma quello che trovò fu solo un barattolo mezzo vuoto di marmellata e un po’ di cibo in scatola, sospirò girandosi.
-Vado a prendere qualcosa da mangiare, qui non c’è niente- disse senza dare il tempo alla ragazza di fermarlo, poiché era già uscito richiudendosi la porta dietro di sé.
-Dove tieni le bende e il disinfettante?- chiese invece Natsu alzandosi dal letto guardando la bionda.
-In bagno, sotto il lavandino- rispose lei cercando di tirare verso l’alto i pantaloncini oramai sporchi di rosso per poter scoprire la bendatura.
Cominciò a toglierla piano piano lasciandosi sfuggire qualche gemito di dolore mentre il ragazzo tornò davanti a lei con l’occorrente per poterle curare la ferita.
-Faccio io- disse lui togliendo le mani della ragazza dalla gamba per poi bagnare un asciugamano con dell’acqua che aveva preso in bagno mettendola in una bacinella.
La ragazza, con la schiena contro l’armadio, si ritrovò a stringere tra le sue braccia il suo cuscino per il dolore che qualche volta si faceva strada quando il rosato la disinfettava.
Si accorse sin da subito che Natsu non aveva un tocco molto delicato, ma si vedeva che aveva esperienza in questo campo, probabilmente si era fatto male durante le numerose volte che andava a salvare la gente e questo gli aveva permesso di fare pratica.
Ma Lucy non si sentiva molto a suo agio, il ragazzo la stava toccando numerose volte sulla coscia nel tentativo di fasciargliela, e quando questo avveniva non poteva fare a meno di arrossire mentre guardava il viso concentrato di lui.
-Come facevate a sapere che mi trovavo da queste parti?- chiese ad un certo punto guardando seria il ragazzo dai capelli rosati.
-Gray qualche giorno fa mi aveva detto in che quartiere abitavi- disse Natsu ancora intento a sistemargli la ferita –non mi fidavo a mandarti da sola in queste condizioni- aggiunse corrugando la fronte ancora accigliato –e avevo ragione, quei bastardi si sono permessi di toccarti- sussurrò cercando di contenere la rabbia, dopo aver finito il lavoro.
Lei tremò per un attimo al pensiero dei tre, ma subito si tranquillizzò quando tornò a guardare il suo interlocutore, si avvicinò a lui scivolando sul materasso per poi trovarsi davanti al ragazzo con le braccia di quest’ultimo posate una vicina alla rispettiva gamba di lei.
Il ragazzo era ancora con il capo chinato e gli occhi chiusi, non si era accorto che lei gli si era avvicinata nonostante questa avesse fatto un leggero rumore quando si era spostata.
La bionda posò le sue mani sulle guance del rosato per guardarlo dritto negli occhi –Natsu, mi hai salvata da loro, sarebbe andata sicuramente peggio se voi non mi aveste seguito- gli disse mentre lui aprì gli occhi sorpreso.
-Ma..!- lui cercò di rispondere, ma lei lo zittì subito.
-Quello che sono riusciti a farmi non è niente- disse lei mentre le lacrime cominciarono a scorrere lungo le gote –io ho provato e provo tutt’ora dolori maggiori a questi- disse tra le lacrime cominciando a singhiozzare piano piano –io sono stata orfana da tutta la vita, sempre sola- disse mentre il ragazzo cominciò a stringere il lenzuolo del materasso vedendola piangere –e loro hanno approfittato di questo per fare di me ciò che volevano- aggiunse togliendo le mani dal viso di Natsu per poi portare le sue braccia lungo il collo di lui strisciandole sulla sciarpa bianca per abbracciarlo.
-Lucy.. io..
-Ti ringrazio- disse fermandolo dal parlare stringendolo quando sentì che il rosato stava ricambiando il suo abbraccio –ma non so come esprimerti la mia gratitudine, perché se non fosse stato per te io..- singhiozzò nascondendo il viso nella sciarpa, la quale bloccò l’uscita di altre lacrime.
-Te l’ho già detto- disse lui stringendola a sé ancora di più senza farle male –non devi- aggiunse poi cercando di fermare i continui singhiozzi della bionda.
In quel momento Natsu capì che da quel giorno lui non sarebbe più riuscito a starle lontano senza sapere almeno che stesse bene e al sicuro da ogni pericolo, anzi, forse non si sarebbe allontanato da lei per nessuna ragione, perché solo lui doveva proteggerla, solo lui doveva curarla, perché solo lui doveva amarla.


 
**❤**
Angolo dell'autrice
Eccomi di nuovo quì!
Allora? come vi è sembrato il capitolo? A me è piaciuto molto scriverlo ** spero che a voi sia piaciuto molto leggerlo *^*
Non voglio intrattenermi a lungo perchè non ho ancora finito di leggere Imprinting -Come un solo Sguardo può Cambiare la Vita di un Drago-, si sta rivelando un impresa, ma mi sta piacendo tantissimo **
Ok.. sono le tre di notte, quindi è meglio tornare al capitolo..
Natsu è semplicemente.. KAWAIIII *^*
Ok basta, passo subito ai ringraziamenti va' XD
Un grazie gigantesco ai lettori e quelli che hanno aggiunto tra i preferiti/ricordate/seguite questa fic ❤
Un abbraccio caloroso a quelli che hanno recensito lo scorso capitolo ** grazie a BleackRose (ti piace come sto avvicinando Natsu a Lucy?**), a Memy-chan (Anche qui loro due sono adorabili?*^*), a nalla85 (io mi innamorerei ancora di lui rileggendo anche questo capitolo XD), a Sayaka chan 94 (scommetto che qui KAWAImetro è al massimo **), a gaia21 (non che Juvia2 per me XD), a Najlafullbuster (ti ringrazio davvero tanto per aver recensito anche il Bonus Day 1 ^^), ed infine a _LucyHearphila_ (prima o poi mi farai evaporare *///*)
Un bacione a tutti voi e a domani ^^
Mary

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Capitolo 4
*** Capitolo IV. Transformation ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo IV. Transformation
**❤**

-Come va la gamba?- chiese il rosato mentre medicava alla ragazza i diversi graffi sul viso e sugli arti.
-Il dolore comincia a scemare- disse lei facendosi scappare qualche volta un piccolo gemito di dolore quando lui le disinfettava le ferite più dolorose.
-Bene- disse lui sorridendole mentre le curava la spaccatura che aveva sul labbro, causato dalla caduta che i due compagni del biondo le avevano fatto fare.
Lei si ritrovò ad arrossire notando la pochissima distanza tra i loro volti, si ritrovò a sorridergli mentre lo fissava attentamente, era così concentrato che non notò minimamente il rossore sulle gote della bionda.
Dopo aver finito di pulirle il labbro poggiò l’asciugamano dentro la bacinella d’acqua soddisfatto, per poi guardare la sua amica –Dobbiamo vedere se non hai altri danni- disse lui alzandosi dirigendosi verso il frigorifero tirando fuori del ghiaccio, lo mise su uno strofinaccio per poi chiudere l’acqua ghiacciata dentro di esso con un piccolo nodo –devi alzare la maglietta- disse avvicinandosi nuovamente alla sua interlocutrice.
-Eh?!- disse lei diventando più rossa di un peperone guardando sbalordita il suo interlocutore.
-Cosa c’è? Devo vedere se con i calci che ti hanno dato ti hanno procurato qualche rottura di un osso- disse lui non capendo la reazione della sua amica.
-Baka!- disse lei lanciandogli il cuscino che teneva a portata di mano prendendolo in pieno viso, mentre il rossore diventava sempre più evidente sul suo viso.
Solo in quel momento Natsu si rese conto di ciò che aveva detto arrossendo anche lui, prese il cuscino e si avvicinò al letto mormorando frasi disconnesse.
La bionda lo guardava inizialmente imbarazzata per poi scoppiare a ridere quando vide il ragazzo in totale confusione mentre cercava di scusarsi.
Questo ad un certo punto si fermò a causa della risata di Lucy, ancora una volta rimase incantato dalla risata cristallina di lei.
-Io la maglietta non me la tolgo- disse lei quando finì di ridere –però possiamo fare in un altro modo- aggiunse causando uno sguardo confuso sul viso del rosato.
La ragazza si distese sul letto a pancia in giù poggiando la testa sul cuscino spostando in seguito i lunghi capelli sul materasso scoprendo la schiena ancora coperta dalla maglietta.
Sotto lo sguardo imbarazzato del ragazzo, lei cominciò a tirare su la parte della maglietta che le copriva la schiena scoprendo quest’ultima, rivelando diversi lividi violacei e alcune cicatrici, alcune nascoste dal gancetto del reggiseno.
Il rosato inizialmente si bloccò alla vista di quelle numerose ferite, alzò il braccio poggiando la mano sulla schiena della ragazza con estrema delicatezza, con la paura di farle male, non riusciva a credere che qualcuno potesse ridurre così una povera ragazza, soprattutto a lei, e ciò non lo tollerava affatto.
Subito appoggiò il ghiaccio su uno dei lividi più grandi facendo rabbrividire per il freddo la bionda, alla quale scappò un urletto dalla sorpresa, non aspettandosi tutto quel freddo.
-Ti hanno proprio conciato per le feste eh?- disse lui con un filo di voce, era troppo dispiaciuto per non esser arrivato in tempo per evitare tutto quello.
-Già, ma dopo tutto è colpa mia- rispose lei abbozzando un triste sorriso, il quale non venne visto da Natsu a causa della sua posizione.
-Perché dici così?- chiese lui aggrottando la fronte confuso.
-Perché non sarei dovuta tornare a casa da sola- rispose lei chiudendo gli occhi sospirando affranta, anche se non era solo quello il motivo.
Lui rimase in silenzio, spostando qualche volta il ghiaccio in altri punti, mentre pian piano il silenzio cominciava ad impadronirsi di quella casa.
-È la prima volta che qualcun altro oltre a me entra qua dentro- disse lei rimanendo ad occhi chiusi, interrompendo l’assordante silenzio –mi dispiace farti sapere che vivo in un tugurio del genere, ma non posso permettermi di più- aggiunse affranta, Lucy provava un senso di vergogna nel far vedere in che condizioni viveva, soprattutto davanti ai suoi amici, soprattutto davanti a lui.
-Non hai ragione per cui dispiacerti- disse lui togliendo il ghiaccio dalla schiena della ragazza oramai divenuta gelida –ti assicuro che è più ordinata casa tua che la mia- rise poi poggiando a terra l’acqua ghiacciata ormai quasi del tutto sciolta.
Natsu abbassò la maglietta facendo scorrere la sua mano sulla schiena, accarezzandola dolcemente, facendo rilassare i muscoli della bionda.
-Grazie- disse lei sorridendo, lasciandosi cullare dalle carezze che il ragazzo le faceva, questo sorrise per poi dare un buffetto sulla guancia della ragazza, la quale rise lievemente aprendo gli occhi per guardarlo.
-Riposati, io chiamo Gray e vedo che fine ha fatto- disse lui alzandosi dal letto prendendo il suo cellulare cominciando a chiamare il suo amico, mentre lei richiuse gli occhi addormentandosi quasi subito con un lieve sorriso ad incresparle le labbra.
-Ohi! Gray! Che fine hai fatto?!- chiese al telefono il rosato andando in bagno per non svegliare la ragazza che dormiva tranquilla sul letto.
-Sta zitto che sto arrivando!- rispose il corvino chiudendo subito la chiamata, lasciando il ragazzo dai capelli rosa arrabbiato, come osava a chiudergli il telefono in faccia?!
Il rosato uscì dal bagno sbuffando sonoramente camminando a passi pesanti fino al tavolo per poi sedersi su una sedia, poggiando il comito sulla superficie di legno e la testa sulla mano, cominciando a fissare la figura della ragazza distesa sul letto.
I lunghi capelli dorati sparsi per il letto, un po’ sul cuscino e un po’ sul materasso, le gambe nivee distese tra le morbide lenzuola, e un leggero rossore le imporporava le guance mentre dalle labbra rosa leggermente schiuse usciva qualche volta un leggero sospiro.
Più la guardava e più ne era sicuro, lui provava un sentimento nei confronti della ragazza, diverso dalla semplice amicizia, continuava a sentire che ogni giorno che passava con lei, quel sentimento diventava sempre più intenso.
Ad interrompere i suoi pensieri fu il bussare di qualcuno alla porta, e con il sollievo del rosato scoprì che non era niente meno che il suo amico d’infanzia.
Il ragazzo entrò con una busta della spesa nella mano, dove al suo interno vi erano un pacchetto delle bustine per il tè, lo zucchero e qualche confezione di biscotti.
-Finalmente!- disse sussurrando il rosato richiudendo la porta guardando il sua amico dirigersi verso i fornelli per preparare del tè –quanto ti ci voleva andare a prendere qualcosa da mangiare!- aggiunse avvicinandosi al suo collega di lavoro guardandolo innervosito.
-Sai com’è, non avevo la macchina e di domenica solo il centro commerciale è aperto, e guarda caso è in centro- disse schioccando un’occhiataccia al ragazzo dai capelli rosa accendendo un fornello per poi posare un pentolino d’acqua su di esso.
Natsu sbuffò tornandosi a sedere al tavolo, fissando la ragazza che ancora dormiva, lo sapeva che Gray aveva ragione, ma non voleva dargliela vinta.
-Come sta?- chiese poi il ragazzo dai capelli corvini sedendosi anche lui al tavolino cominciando anch’egli a guardare la ragazza dai capelli biondi, sdraiata sul letto.
-Credo che ora stia meglio- sospirò lui chiudendo gli occhi, tutta la preoccupazione che aveva fino a quel momento stava pian piano andando via, lasciandogli addosso solo un po’ di stanchezza.
-Lo vedo- sorrise divertito notando come la ragazza sorrideva nel sonno lasciandosi sfuggire qualche volta alcune parole incomprensibili.
A quella vista anche Natsu sorrise per poi ritornare serio –Però non mi fido a lasciarla qui- disse voltandosi verso il suo interlocutore –sono sicuro che appena metterà piede fuori di casa quei tizi torneranno- aggiunse guardando il corvino con uno sguardo tra il preoccupato e l’arrabbiato.
Gray indurì lo sguardo –Neanch’io- rispose cominciando a massaggiarsi pensieroso il mento con le dita della mano –non ci resta altro da fare- sospirò sconfitto mentre il suo amico acquisiva uno sguardo confuso.
-Cos’è che volete fare?- chiese la ragazza sbadigliando irrigidendo subito i due ragazzi seduti a tavola.
-Niente!- disse il corvino alzandosi di scatto per tornare a rivolgere l’attenzione al pentolino dove al suo interno l’acqua aveva cominciato a bollire.
Il ragazzo aprì la confezione delle bustine del tè per poi prenderne un paio e immergerle dentro il pentolino, facendo acquisire un colore scuro all’acqua.
La bionda guardò il rosato con fare interrogativo, questo accorgendosi della ragazza si girò verso di lei –Non chiedermi niente, non ho capito neanch’io- disse Natsu alzando le spalle tenendo la sua espressione confusa in viso.
Intanto Gray versò il liquido fumante nelle tre tazze che aveva preso poco prima per poi mettere qualche cucchiaino di zucchero in ognuna delle tre.
La ragazza sbuffò sedendosi sul letto facendo attenzione alla gamba, ma non poté evitare di sentire dolore, mentre in viso comparì una smorfia di dolore.
-È meglio se stai ferma- disse il corvino avvicinandosi con due tazze di tè fumanti, porgendone una alla bionda.
-Grazie- disse lei sorridendogli grata prendendo piano piano la tazza bollente e soffiarci sopra cercando di raffreddarne il liquido.
-Di nulla- ripose lui sedendosi al tavolo mentre Natsu lo guardò accigliato.
-E a me la tazza non la porti?!- chiese battendo la mano sul tavolo mentre il ragazzo dai capelli corvini sorseggiava il tè tranquillo.
-Te la prendi da solo, è già tanto che te l’ho fatto- rispose dopo aver bevuto il liquido caldo sorridendo compiaciuto quando vide il rosato stringere i pugni e alzarsi di scatto dalla sedia con rabbia.
-Bastardo! Lo fai apposta!- urlò Natsu lanciandosi contro il ragazzo ancora seduto, quest’ultimo riuscì in tempo a posare la tazza evitando così di romperla quando sarebbe caduto dalla sedia.
Entrambi caddero a terra cominciando a picchiarsi, mentre Lucy li osservava divertita sorseggiando anche lei il tè caldo, lasciandosi sfuggire qualche volta una piccola risata.
-È meglio se la smettete di fare chiasso, non vorrei che la padrona di casa mi cacciasse- disse lei dopo aver finito di bere poggiando la tazza sul tavolino.
I due smisero subito di picchiarsi guardandosi entrambi in cagnesco, in seguito Natsu si alzò e andò a prendere la tazza mentre Gray si risedette al suo posto finendo di bere anche lui.
-Ehm..- il silenzio era calato tra di loro, il rosato e il corvino continuavano a guardarsi in cagnesco mentre la ragazza era irrequieta, il silenzio non le piaceva per questo cercava in tutti i modi di interromperlo –credo che dovrò cambiarmi- disse infine facendo girare verso di sé i due ragazzi i quali la guardarono confusi.
Lei cominciò pian piano ad arrossire, non era abituata ad esser guardata da gente, abbassò il capo per poi girarsi dietro di lei e aprire le ante dell’armadio con un po’ di fatica ed estrasse una maglietta e una gonna.
-Mi servirebbe una mano- disse poi stringendosi gli abiti al petto mentre i due arrossirono fino alla punta dei capelli.
Gray guardò Natsu –Vacci tu, lo sai che se Juvia lo scoprirebbe mi ammazzerebbe all’istante- disse rabbrividendo sotto lo sguardo confuso della ragazza.
Il rosato mandò giù un groppo di saliva per poi voltarsi lentamente verso la bionda, visibilmente imbarazzato, solo in quel momento lei capì a cosa i due si stavano riferendo.
-Ma cosa avete capito!- esclamò lei lanciando il cuscino a Natsu, tutta rossa in viso –mi serve una mano a raggiungere il bagno! Stupidi!- urlò lei con un leggero fiatone impiantando le mani sul materasso.
Il rosato si tolse il cuscino dal viso sospirando mentre il corvino cominciò a ridere coinvolgendo in seguito anche gli altri due.
-Che figura di merda Natsu!- disse ridendo il ragazzo dai capelli corvini dando una pacca dietro la schiena del compagno.
-Eh già!- rispose di rimando il ragazzo dai capelli rosa restituendo una pacca al suo amico, leggermente, ma solo leggermente più forte rispetto a quella ricevuta.
Cominciarono a rispondersi a vicenda con altri schiaffi sulla schiena, sempre più forti, ormai quella si era trasformata in una competizione a chi ne dava di più forti, scatenando quasi subito dopo un’altra rissa, facendo emettere un sospiro sconfitto dalla ragazza dai lunghi capelli biondi.
-Eh va bene.. proverò da sola- si disse a bassa voce strisciando sul materasso fino a giungere l’angolo del letto aggrappandosi all’armadio tenendosi stretti gli abiti con l’altro braccio, portando il peso sulla gamba sana.
Era così concentrata che non si accorse che la rissa era finita lo stesso momento in cui si era alzata, poiché i due cominciarono ad osservarla, Natsu si alzò da terra per poi cominciare ad avvicinarsi alla bionda, la quale aveva già cominciato a saltellare pian piano verso il bagno tenendosi sempre contro il muro.
Il rosato la fermò prendendola in braccio, facendola sussultare dalla sorpresa, dato che non si era minimamente accorta della vicinanza del ragazzo.
-Ma cosa..!- disse lei aggrappandosi convulsamente al giacchetto del ragazzo.
-Ti porto in bagno- rispose lui sorridendo camminando verso la porta aperta per poi poggiare la ragazza sul bordo della vasca.
Intanto Gray si era alzato anche lui da terra cominciando a raccogliere le tazze e a portarle in cucina posandole dentro il lavabo sciacquandole.
-Se hai bisogno chiamami- disse Natsu facendole l’occhiolino per poi uscire dal bagno chiudendosi la porta alle spalle, lasciandola sola.
Lei sospirò poggiando i vestiti di fianco a lei, sul bordo della vasca per poi cominciare a togliersi la maglietta sporca di qualche goccia di sangue, probabilmente proveniente dal labbro.
Prese quella pulita e la indossò, facendo uscire in seguito i capelli dalla maglia, facendoli cadere lungo la schiena, dopo di che, facendosi sfuggire vari gemiti di dolore si tolse anche i pantaloncini con un po’ di difficoltà, sporchi del sangue oramai secco proveniente dalla coscia.
Si infilò la gonna, anche se non le piacevano molto, ma aveva deciso di indossarla per avere meno difficoltà ad indossare qualcosa che l’avrebbe coperta senza che si facesse nuovamente male alla gamba.
Con fatica si alzò dal bordo della vasca tenendosi gli abiti con una mano per poi raggiungere il lavandino saltellando per poter togliere il prima possibile il sangue secco dai vestiti, così da evitare danni permanenti.
Aprì il rubinetto immergendo i vestiti nell’acqua fredda, prese il detersivo che teneva sotto il lavandino e cominciò a pulirli, macchiando l’acqua di rosso.
Rimase circa una decina di minuti a pulirli finché non tolse del tutto le macchie sospirando soddisfatta, appese i vestiti al bordo della vasca dopo averli strizzati per poi saltellare lentamente verso la porta del bagno e aprirla per poter uscire.
-Credo che dovremo andare a prendere una stampella- disse Gray seduto su una sedia vicino al tavolo guardando la ragazza muoversi con difficoltà.
-Non serve- rispose invece la bionda abbozzando un sorriso poco rassicurante –cammino benissimo senza- aggiunse cercando di camminare, ma l’unica cosa che le riuscì fare fu lasciarsi sfuggire l’ennesimo gemito di dolore e un collasso da parte della gamba.
Natsu, che in quel momento era rimasto rintanato contro il muro nell’attesa che la ragazza uscisse dal bagno, la prese al volo tenendola per gli avambracci.
-Chi pensi di prendere in giro, neh Lucy?- chiese lui ridendo posandola sul letto incrociando in seguito le braccia al petto.
Lei gonfiò le guance rivolgendo lo sguardo al pavimento per non guardare il suo interlocutore, lui aveva ragione e inoltre lei sapeva che non sarebbe neanche riuscita ad uscire di casa per colpa di Sting, quel ragazzo, oltre a pestarla ogni volta che la vedeva le aveva addirittura reso la gamba quasi del tutto inutilizzabile, il dolore che provava quando la muoveva era troppo per poter riuscire a camminare.
Lei sospirò sconfitta rialzando lo sguardo per poter vedere in viso il rosato, il quale non aveva smesso di sorriderle.
L’improvviso tossicchiare di Gray interruppe lo scambio di sguardi dei due, facendoli voltare verso di lui.
-Io e Natsu pensavamo di invitarti a pranzo oggi- disse il corvino facendo inclinare la testa del ragazzo dai capelli rosa, confuso.
-Eh?- disse invece lei guardando sorpresa il ragazzo dai capelli corvini, era la prima volta che qualcuno la invitava a pranzo, soprattutto in casa d’altri, e non sapeva minimamente come comportarsi.
-Io non ri..!- cercò di rispondere Natsu, ma venne subito dopo interrotto da Gray, il quale capì cosa il suo coinquilino stesse cercando di dire.
-Giù è parcheggiata la nostra auto- disse subito alzandosi dalla sedia.
-Ma non eravamo venuti in pullman?- chiese il rosato ancora più confuso.
-Stupido fiammifero, secondo te come ho fatto a tornare qui? Aspettando il pullman in centro?- rispose il ragazzo con fare ovvio, innervosendo il ragazzo dai capelli rosa.
Prima che l’ennesima rissa mattutina si scatenasse, la ragazza parlò prima che Natsu potesse rispondere al suo interlocutore –Va bene- disse guardando il corvino annuendo.
-Ma io non ho..!- Natsu cercò di parlare, ma venne subito interrotto, nuovamente, dal suo amico d’infanzia.
-Perfetto! Natsu! Prendila che scendiamo!- disse il ragazzo dai capelli corvini prendendo le chiavi di casa per poi aprire la porta subito dopo –avanti! Ti muovi?!- chiese poi notando che il ragazzo dai capelli rosa non si era minimamente mosso, così anche la bionda.
A quell’ordine da parte dell’amico il ragazzo si destò per poi avvicinarsi meglio alla ragazza con un sorriso divertito stampato in faccia –Oggi ti va di lusso eh? Principessa?- disse lui facendola arrossire dopo averla presa in braccio a mo’ di principessa, mentre lei cercava di nascondere il suo viso imbarazzato nella giacca di lui.
-Zitto- disse a denti stretti mentre un sorriso nascosto dalla giacca si faceva strada sul suo volto, con il leggero rossore presente sulle gote.
Lui si lasciò sfuggire una risatina per poi uscire dall’appartamento cominciando a scendere le scale, mentre Gray chiuse la porta e girò la serratura dopo aver infilato le chiavi, per poi cominciare a seguire il suo amico.
Quando uscirono dal portone, l’auto dei due era parcheggiata qualche metro lontano dal condominio, dopo aver raggiunto il veicolo, il corvino aprì la portiera posteriore dando così l’opportunità al suo compagno di far entrare la ragazza.
Solo quando tutti entrarono, Gray accese l’auto per poi cominciare a guidare verso la loro abitazione accendendo in seguito il cellulare e lo diede al rosato.
-Chiamala e dille che abbiamo un ospite in più- disse guidando, mentre la bionda se ne stava a guardare fuori dal finestrino.
-Non potevi farlo te prima?- chiese Natsu digitando il numero per poi portarsi il telefono all’orecchio sbuffando contrariato, facendo ciò che il suo amico gli aveva detto di fare.
 
-Tu dovresti essere Lucy-san!- una ragazza dai lunghi capelli turchini si era avvicinata alla ragazza dai capelli biondi camminando goffamente per il fardello che si portava dietro.
Lucy, che in quel momento se ne stava seduta al tavolo della grande cucina della caserma, si girò verso l’entrata della stanza per guardare colei che l’aveva chiamata –Sì, sono io- rispose poi sorridendo alla turchina, che in quel momento si era fermata davanti a lei tenendo la mano destra premuta contro la schiena cercando di raddrizzarla a causa del ventre gonfio.
-Natsu-kun e Gray-sama hanno parlato a Juvia di te!- disse lei prendendo una sedia per sedersi accanto alla ragazza dai lunghi capelli dorati.
-Davvero?- chiese leggermente imbarazzata Lucy abbassando di poco lo sguardo sul pancione della sua interlocutrice.
-Si- disse la turchina sorridendole amorevolmente per poi indurire lo sguardo e girarsi verso l’entrata –Gray-sama!- urlò in un impeto di rabbia.
Pochi secondi dopo la figura di Gray si presentò con un gran fiatone davanti l’entrata, tutto dritto come un soldatino –Si?- chiese lui guardando la ragazza, pronto ad eseguire ciò che questa gli avrebbe ordinato di fare.
-Perché.. Gray-sama.. non ha avvisato Juvia.. dell’arrivo.. di Lucy-san?!- disse cominciando a piangere ininterrottamente mentre il corvino cominciò a disperarsi nel tentativo di far smettere la turchina di piangere.
Lucy guardava stranita la coppia, per poi cominciare a trattenersi dal ridere quando vedeva il ragazzo dai capelli corvini cercare di far smettere il pianto della ragazza in qualsiasi modo.
-Juvia ti prego non c’è bisogno di piangere- disse il ragazzo inginocchiandosi ai piedi della turchina poggiando le mani sulle gambe di lei.
-Ma Gray-sama..- singhiozzò lei per poi prendere il poveretto per il colletto della maglietta –non ha detto a Juvia che Lucy-san era arrivata!- disse evidentemente arrabbiata, le tracce del pianto erano completamente svanite.
-Hai ragione Juvia, dovevo avvisarti mi dispiace!- disse lui alla velocità della luce, avendo paura di ciò che la ragazza gli avrebbe potuto fare.
Questa mollò di colpo il colletto di Gray facendolo cadere a terra per poi rivolgere un sorriso a Lucy –A Juvia farebbe molto piacere far vedere la propria stanza a Lucy-san!- disse alzandosi dalla sedia per poi afferrare il polso della bionda cominciando a trascinarsela dietro.
Lucy si girò verso il ragazzo con uno sguardo impaurito mimando con le labbra un –Aiuto- ma il sorriso rassicurante del corvino la face tranquillizzare un poco, cominciando a camminare per stare al passo della turchina, zoppicando tentando anche di soffocare le fitte alla gamba.
-Gray!- il ragazzo dai capelli corvini si voltò verso la porta sul retro vedendo la figura del rosato entrare –dove sta trascinando Lucy?- chiese poggiando sul tavolo un paio di bottiglie di vetro.
-A fare una visita turistica- rispose divertito il ragazzo a terra per poi alzarsi e sedersi al tavolo aprendo la bottiglia di birra che aveva tirato fuori il suo compagno.
-Ti sta massacrando, eh Gray?- disse divertito Natsu sedendosi anche lui al tavolo prendendo l’altra bottiglia di birra per poi aprirla e berne il contenuto.
-Eh già- rispose bevendo anche lui.
 
-Qui ci sono gli alloggi maschili- disse la ragazza di nome Juvia una volta esser salita su per le scale con la bionda, indicando il corridoio alla sua sinistra –e di là gli alloggi femminili- aggiunse indicando il corridoio alla sua destra.
-Quindi tu vivi qui?- chiese Lucy cominciando a zoppicare per il corridoio del dormitorio femminile assieme alla sua interlocutrice.
-Sì, Juvia vive qui e lavora con Gray-sama e Natsu-kun- rispose la turchina annuendo per poi fermarsi e aprire la porta alla sua sinistra –Juvia fa il pompiere- disse entrando facendo accomodare la bionda all’interno della camera –solo che in questo periodo Juvia..- disse lei dopo aver chiuso la porta per poi massaggiarsi il ventre sorridendo.
-Ho capito- disse la ragazza dai capelli biondi sorridendo rivolgendo in seguito lo sguardo sul pancione della ragazza dai capelli turchini –sai già se è un maschio o una femmina?- chiese poi fissando il  ventre gonfio della sua nuova amica.
La turchina fece un segno di diniego con la testa –No, Juvia e Gray-sama hanno deciso di scoprirlo quando nascerà- disse lei camminando verso il letto per poi sedersi su di esso continuando ad accarezzarsi il ventre.
Lucy rimase ferma dov’era a fissare l’enorme pancione, incuriosendo Juvia –Perché Lucy-san guarda Juvia?- chiese lei congiungendo le mani davanti a sé.
-Com’è?- chiese invece lasciando la turchina confusa –come ti senti a portare una vita qui dentro?- chiese poi avvicinandosi, con qualche difficoltà, per poi appoggiare la sua mano sul gonfiore della pancia della sua interlocutrice, dopo essersi inginocchiata davanti a quest’ultima.
La ragazza seduta sul letto sorrise intenerita –È bellissimo- rispose chiudendo gli occhi respirando profondamente –certo, inizialmente è dura, ma pian piano diventa una bellissima sensazione- aggiunse sorridendo dopo aver sentito qualcosa muoversi –è come se Juvia sta subendo una trasformazione- disse mandando in confusione la bionda.
-Una trasformazione?- chiese distogliendo la mano dalla pancia dopo aver sentito per l’ennesima volta qualcosa muoversi in quella specie di pallone.
La turchina annuì –Sì, non solo fisicamente- disse guardando negli occhi la sua interlocutrice –ma anche qui- disse indicando il proprio cuore.
A quel gesto la ragazza dai lunghi capelli biondi distolse lo sguardo, a lei non sarebbe mai capitato nulla del genere, ne era certa.
-Juvia si sente felice!- disse ad un certo punto la ragazza dai capelli turchini alzandosi dal letto prendendo per mano la bionda, la quale rimase sorpresa dal repentino cambio di umore della ragazza –Juvia ha una nuova amica!- esclamò dirigendosi verso la porta per poi spalancarla ed uscire dalla stanza trascinandosi dietro la poveretta.
 
Il pranzo si fece molto chiassoso, poiché a mangiare non c’erano solo i nuovi amici di Lucy, ma anche quelli che lavoravano alla caserma.
Molto spesso i colleghi dei ragazzi avevano cominciato a lanciarsi il cibo addosso, ma venivano prontamente fermati da una Juvia con improvvisi sbalzi di umore causati della sua gravidanza.
-Allora? Come ti senti?- chiese Natsu, il quale era seduto di fianco alla bionda, dopo aver finito di mangiare l’ennesima porzione di cibo.
La ragazza si girò verso il suo interlocutore sorridendogli –Va molto meglio grazie- rispose lei per poi poggiare la mano sulla coscia –nonostante Juvia mi abbia costretta a camminare in giro come una furia- aggiunse ridendo massaggiandosi la gamba ancora un po’ dolorante.
-Mi dispiace, ma Juvia in questo periodo.. ehm.. sai com’è no?- disse lui ridendo nervosamente –è molto irritabile- sussurrò cercando di non farsi sentire dalla diretta interessata, dopo essersi avvicinato all’orecchio della sua interlocutrice.
Nonostante l’imbarazzo per la vicinanza, Lucy si mise a ridere in mezzo al chiasso provocato dagli altri, il modo in cui Natsu parlava delle voglie della turchina la divertiva, si vedeva proprio che lui ne aveva paura.
Natsu rimase a guardare la bionda ridere, rimanendo affascinato dal puro sorriso della ragazza che gli sedeva accanto, avrebbe fatto di tutto pur di non farle perdere mai più la felicità che in quel momento tornava a rivitalizzarla.
-Gray-sama! Assaggia quello che Juvia ha preparato per te!- esclamò la turchina prendendo dell’insalata di riso ed inficcarne un po’ nella bocca del suo amato con un cucchiaio, senza dargli il tempo di parlare.
Il poveretto veniva imboccato senza sosta dalla ragazza dai lunghi capelli turchini, sotto le risate altro che divertite dei suoi colleghi.


 
**❤**
Angolo dell'autrice
Salve ragazzi! Eccomi con il nuovo aggiornamento che scommetto abbia sorpreso molti di voi eh eh eh per via della nostra Juvia.. vero? ^^" (soprattutto tu Sayaka eh eh eh) non sono sicura di aver usato 'trasformazione' nel modo giusto, ma non sapevo che fare TT.TT
Vi dico che è stato un vero parto questo capitolo, perchè non sapevo proprio come buttare giù l'idea >_< ma spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto ^^
Passo subito ai ringraziamenti perchè sono quasi le tre del mattino e non ho ancora finito di scrivere il day 4 XD
Grazie a coloro che hanno letto e che hanno aggiunto ai preferiti/ricordate/seguiti la mia fic **
Un grazie speciale anche a quelli che hanno recensito *^* grazie a _LucyHeartphilia_  (ti assicuro che mi piace ascoltare gli scleri degli altri XD), a nailafullbuster (ho soddisfatto la tua curiosità?^^), a BleackRose (Sting.. lo rivedrai molto presto..), a Sayaka chan 94 (ti ho lasciata sorpresa vero? Ti aspettavi un Gray cotto di Lucy.. e invece.. eh eh eh), a gaia21 (Juvia2 non sono l'unica a uscirtene con frasi assurde, ci sei pure tu XD), a Memy-chan (la tua dolcezza mi sta contagiando lo sai? *^*) ed infine grazie a Motier per aver recensito il Bonus Day 1 (allora siamo simili se ti sei immedesimata in Lucy XD)
Un bacione a tutti e a domani ^^
Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo V. Smoke ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo V. Smoke
**❤**

Lucy girava per i corridoi della caserma intenta ad osservare alcune foto appese alle pareti tra le varie porte dei diversi alloggi, notando che la maggior parte di queste raffiguravano dei bambini assieme a degli uomini, tra questi si riconoscevano benissimo la figura di un bambino dai capelli rosa e quella di un bambino dai capelli corvini.
La bionda sorrise nel vedere alcune foto dove raffiguravano i due ragazzini picchiarsi o fare figuracce, “Di certo avranno avuto una bella infanzia” pensò tristemente congiungendo le mani dietro la schiena, quando le venne in mente, seppur per qualche attimo, la sua.
La ragazza riprese a camminare, dando qualche occhiata veloce ad altre foto per poi svoltare alla sua destra e giungere alla porta che l’avrebbe fatta entrare nella sua camera, sì, nella sua camera, perché ormai erano diverse settimane che lei abitava lì e di certo non era stata per decisione sua.
I due ragazzi l’avevano praticamente costretta a venire ad abitare in uno degli alloggi liberi che avevano, perché entrambi sapevano che se lei si sarebbe ritrovata nuovamente faccia a faccia con i tizi che l’avevano picchiata, senza però la presenza di Natsu o di Gray ad aiutarla, lei di certo non ne sarebbe uscita solamente con qualche livido.
Per questo motivo, lo stesso giorno che era rimasta a pranzo da loro, con l’aiuto di Juvia, i due ragazzi riuscirono a convincerla a venire a vivere con loro.
 
-Vorremmo che tu venissi a vivere qui- disse Gray tenendo il suo braccio dietro la schiena di Juvia tenendola a sé, sorridendo.
-Cosa?- Lucy non ci credeva, prima di tutto aveva sempre vissuto da sola, non sarebbe stato per niente facile stare con tanta gente nello stesso edificio, e poi.. non aveva dormito che nel suo letto in periferia e in quello d’ospedale, sicuramente non si sarebbe sentita a suo agio.
-Ma che bellissima idea!- esclamò Natsu comparendo dal nulla con un sorriso così solare da poter illuminare la stanza se non ci fossero già i lampadari accesi. Il rosato camminò verso la bionda tutto entusiasta, poggiando le sue mani sulle spalle di lei –vedrai che ci divertiremo un sacco!- aggiunse evidentemente felice.
-M-ma io..- la ragazza non sapeva che dire, che finalmente avesse trovato una famiglia?
-Lucy..- si fece avanti il ragazzo dai capelli corvini, staccandosi dalla turchina, mentre Natsu si staccò allontanandosi leggermente -..sappiamo tutti bene che se tu tornassi al tuo appartamento quei tizi tornerebbero a continuare il loro lavoro- aggiunse con sguardo serio.
-Noi non ci saremo sempre a proteggerti- disse il ragazzo dai capelli rosati stringendo i pugni, anche se non voleva ammetterlo, sapeva bene che era così.
-Io non ho chiesto di farmi proteggere- disse lei abbassando il capo mentre i tre cominciarono a guardarla confusi.
-Lucy-san..- si lasciò sfuggire Juvia con voce tremante.
-Io non ho chiesto la vostra gentilezza, la vostra disponibilità.. il vostro affetto..- pian piano le lacrime cominciarono a scendere una dopo l’altra fino a diventare un vero e proprio pianto, non sembrava, ma era felice, felice come non lo era mai stata.
-Lucy-san- disse la turchina sorpassando i due ragazzi per poi abbassarsi a dove la ragazza era seduta sul divano, per poi abbracciare la bionda, anche lei cominciando a piangere ininterrottamente.
Natsu e Gray guardarono le due piangere, ormai la risposta la sapevano già, sorrisero entrambi inteneriti dalla scena che si stava presentando davanti a loro.
 
Ma per lei la situazione era strana e imbarazzante, lei aveva vissuto sola in ospedale per quasi tutta la vita ed anche in quella specie di appartamento, era abituata a vivere da sola senza l’aiuto di nessuno non il contrario, ma proprio quando meno se lo aspettava ad un certo punto era stata catapultata in mezzo ad una mandria di gente, scombinando l’equilibrio che teneva dentro di sé.
La bionda non aveva mai interagito in quel modo con qualcuno, figuriamoci con così tanta gente! Molto spesso non riusciva a rivolgere neanche una parola alle persone che in quel momento parlavano con lei, l’agitazione le saliva in gola rendendogliela secca impedendole di fare un solo suono.
Le uniche persone con cui riusciva a dire anche solamente “a” erano i due ragazzi e Juvia, con quest’ultima nelle ultime settimane aveva stretto un bellissimo rapporto, il quale si era sviluppato durante le lezioni di cucina dettate dalla turchina.
Grazie a lei, Lucy finalmente aveva imparato a cucinare qualcosina di commestibile quando gli altri erano impegnati nelle diverse chiamate d’aiuto provenienti sia dalla città che dalle campagne circostanti, ma se voleva davvero imparare a cucinare, doveva chiedere al cuoco più bravo della caserma, e questo non era niente meno che Natsu.
Eppure a prima vista non sembrava un tipo in grado di cucinare, la prima idea che ci si faceva su di lui era che poteva rischiare di far saltare in aria la cucina con un solo battito di ciglia.
Ma la bionda poté constatare la sua bravura guardandolo all’opera proprio quel giorno, a pranzo, e rimase piacevolmente sorpresa nel vedere lui visibilmente a suo agio tra le pentole.
Si sdraiò sul letto tornando a pensare alle foto che erano appese in corridoio, dove in alcune delle quali, erano raffigurati diversi spezzoni delle vite di Natsu e Gray in campeggio.
La ragazza aveva sempre sognato di intraprendere avventure in mezzo alla natura, anche solo andare a montare una tenda e passare la notte in mezzo al bosco, solo per provare il dolce piacere di sentire i versi degli animali, il venticello fresco sulla sua pelle e di vedere le stelle, non aveva mai potuto osservare le stelle, le aveva sempre viste in alcune foto di riviste, ma mai dal vivo.
In città le era impossibile vederle, per via della luce dei lampioni e delle abitazioni, che continuavano a coprire la vista verso quei puntini luminosi, così belli da mozzare il fiato.
Sospirò pesantemente cominciando ad osservare il soffitto bianco della sua stanza, in quel momento le tornò in mente il giorno in cui si era svegliata in ospedale, con Natsu al suo fianco.
Sorrise, la dottoressa Polyushka aveva ragione, quel ragazzo la stava aiutando davvero molto, e il fatto di non sapere come sdebitarsi con lui per tutto quello che faceva per lei, la faceva sentire triste, in qualche modo voleva ringraziarlo, ma non sapeva come.
Il bussare alla porta le interruppe il suo vagare tra i pensieri, facendola sedere sul letto per rivolgere lo sguardo verso la porta.
-Juvia vuole chiedere a Lucy-san se può entrare!- la voce della turchina risuonò nella stanza, ovattata dalla porta, ma il volume era abbastanza alto per esser percepito dalla bionda.
-Entra pure- disse la ragazza dai lunghi capelli biondi sorridendo quando vide entrare la ragazza dai capelli turchini con il suo pancione a passo lento e affaticato; Lucy era venuta a sapere che Juvia si trovava verso la fine dell’ottavo mese di gravidanza e la cosa la ricoprì di gioia, perché non vedeva l’ora di vedere il pargolo che sarebbe uscito fuori dall’unione della turchina e del corvino.
-Lucy-san, Juvia voleva chiederti se puoi accompagnarla ad andare a fare la spesa- disse la ragazza sedendosi sul morbido materasso dopo la faticosa camminata.
-Ma Juvia, è meglio se non fai inutili sforzi- rispose la bionda guardando la sua interlocutrice, evidentemente preoccupata.
-Ma oggi a pranzo Natsu-kun ha mangiato tutto quello che c’era in frigo ed ora non è rimasto più niente!- pigolò Juvia sull’orlo di mettersi a piangere –come farà Juvia a cucinare per Gray-sama?!- esclamò poi cominciando a piangere ininterrottamente, mentre Lucy la guardava spaesata, non sapendo che pesci prendere.
Infine la ragazza dai capelli biondi sospirò –Andrò io, non ti preoccupare, basta che tu rimani qui ok?- chiese poi poggiando le sue mani sulle gambe della turchina accarezzandole nel tentativo di fermare l’improvviso pianto.
La ragazza piangente smise all’istante di piangere –Davvero Lucy-san farà questo per Juvia?- chiese guardando la sua interlocutrice, la quale annuì con un sorriso ad incresparle le labbra –Ah! Juvia è così felice! Juvia ti ringrazia tanto!- la turchina abbracciò la bionda prendendola alla sprovvista facendole emettere un urletto sorpreso.
-Juvia.. non c’è bisogno di ringraziarmi- disse a fatica Lucy, che nel frattempo, per via della stretta micidiale della sua amica, stava soffocando.
La ragazza dai capelli turchini mollò la presa sulla poveretta, alzandosi cominciando a camminare verso la porta con una mano premuta dietro la schiena.
-Dove vai?- chiese Lucy massaggiandosi il collo per via dell’abbraccio soffocante di poco prima.
-Juvia va a prendere la lista della spesa per Lucy-san!- esclamò lei aprendo la porta per poi scomparire dietro di essa, emettendo un gran tonfo chiudendola.
La bionda sospirò, non ricordava di aver mai vissuto giornate così.. così.. movimentate, anche se non era sicura di definire così il tempo che condivideva con i suoi nuovi amici ormai da giorni, ma era sicuro che per lei era tutto nuovo.
Si alzò dal letto prendendo la sua borsa appesa alla sedia per poi uscire dalla camera, era meglio se risparmiava a Juvia le scale, non voleva metterla in difficoltà più di quanto lo era già e poi soprattutto in quel periodo dovevano stare tutti attenti perché ci voleva un attimo che lei si potesse far male con niente.
-Lucy-san!- la turchina chiamò la ragazza dalla cucina, evidentemente stava piangendo, lo aveva capito a causa del tono che aveva usato.
-Cosa è successo Juvia?- inizialmente Lucy era spaventata, sentendola piangere da lontano le aveva fatto immaginare il peggio, ma quando arrivò al cospetto della ragazza, sorrise.
-Lucy-san! Non trovo più la lista della spesa!- piagnucolò la ragazza che in quel momento era seduta a terra a cercare sotto il tavolo.
La bionda si guardò attorno trovando in seguito il biglietto in mezzo alla frutta riposta nel cesto sul tavolo –L’ho trovato io- disse prendendolo per poi abbassarsi e farlo vedere alla sua interlocutrice –è questo?- chiese sorridendole, Juvia sembrava proprio una bambina quando si comportava in quel modo, e quella era una delle parti più dolci del carattere della ragazza, forse era per quello che Gray si era innamorato di lei.
La turchina tirò su col naso per poi annuire, a quel punto Lucy l’aiutò ad alzarsi dal fresco pavimento per farla sedere su una sedia.
-Che ne dici se ti vai a riposare mentre vado a fare compere?- chiese poi la bionda sedendosi davanti a Juvia, la quale nel frattempo si era asciugata le lacrime.
-Ma c’è molto da fare.. soprattutto da pulire- rispose la ragazza dai capelli color cielo cominciando a guardare la sua interlocutrice.
-Lo farò io quando tornerò, va bene?- disse sorridendole nel tentativo di convincerla.
Juvia annuì titubante accarezzando il pancione –Juvia crede che forse hai ragione- aggiunse facendo l’ultima tirata con in naso.
-È che non voglio che ti faccia male, potrebbe succedere qualsiasi cosa mentre sarò fuori- disse Lucy alzandosi dalla sedia sistemandosi la borsa dopo avervi inserito al suo interno la lista della spesa.
Juvia si alzò anche lei sorridendo, la sua nuova amica era davvero una brava persona, molto gentile e altruista.
-E poi approfitterò del momento per andare in farmacia per andare a prendere i nuovi medicinali che mi hanno prescritto, hai bisogno di qualcosa?- disse la bionda cominciando ad accompagnare in camera la sua amica.
-No, Juvia non ha bisogno di niente- disse gentile la turchina salendo le scale con la bionda.
-Sicura?- chiese Lucy titubante, ma dopo che Juvia si girò verso di lei ripetendo la sua risposta, si fidò facendola entrare in camera –va bene, allora io vado- disse la ragazza dai lunghi capelli biondi facendo sdraiare l’amica per poi aprire la porta e salutarla –a dopo- disse prima di uscire.
 
-Certo he Natsu poteva risparmiarselo- sbuffò Lucy, aveva comprato una marea di cose, a quanto pareva, aveva per davvero svuotato il frigorifero.
Non sapeva nemmeno lei come diavolo stava portando così tanta roba in una sola volta, non poteva nemmeno chiedere aiuto a Natsu o a Gray perché in quel periodo le chiamate, a causa del caldo, erano aumentate e quindi erano sempre più impegnati, lasciando sole lei e Juvia a casa, molto spesso.
La cosa ad entrambe non piaceva per niente, a Juvia mancava torturare con le sue voglie il povero Gray, mentre a Lucy mancavano le sane chiacchierate che faceva con Gray e la compagnia di Natsu.
Lei sentiva che entrambi i ragazzi erano importanti per lei, si era affezionata molto a tutti e due, ma in modo diverso l’uno dall’altro.
Non nascondeva il fatto che entrambi li considerava i suoi migliori amici, ma Natsu era diverso, lei provava un affetto maggiore per lui, diverso da quello che provava per Gray, ma non riusciva a capire cos’era, dato che non lo aveva mai provato.
Sospirò stanca, doveva muoversi a tornare a casa, non aveva ancora ingurgitato i medicinali che aveva comprato poco prima, per questo doveva muoversi, la dottoressa le aveva detto esplicitamente che doveva rispettare gli orari per prenderle, ma la maggior parte delle volte capitava che o se ne dimenticava, o le prendeva in ritardo o semplicemente si stufava di prenderle.
L’ultimo caso avveniva molto spesso, Lucy aveva sempre avuto problemi con le pasticche, non riusciva mai a mandarle giù, neanche con l’acqua, doveva spezzarle in piccolissimi pezzi per poter mandarle giù, altrimenti finiva col strozzarsi, ma oltre a quello, era già da un po’ di tempo che cominciava pian piano a fare a meno di quelle capsule infernali, ormai non le importava molto prenderle o no, data la sua precedente situazione economica.
Ormai mancava poco e sarebbe arrivata, ma delle voci a lei familiari la fecero arrestare quasi subito facendola voltare dall’altra parte della strada sgranando gli occhi dalla paura.
Quel capo biondo lo avrebbe riconosciuto sempre e ovunque, Sting se ne stava al tavolo di un bar lì vicino con la sua ‘bella’ compagnia, leggermente più numerosa del solito.
Digrignò i denti quando si accorse che non aveva con sé la felpa, almeno con quella si sarebbe potuta coprire il capo con il cappuccio per non farsi riconoscere.
Cominciò a camminare svelta nella speranza di non farsi vedere, ma proprio quando stava per chiudere la porta dietro di lei, catturò lo sguardo del biondo su di sé.
Lucy chiuse di scatto la porta, insicura se il ragazzo l’avesse riconosciuta o meno, si poggiò contro di essa per poi scivolarle contro con la schiena fino a sedersi a terra, mentre il cuore cominciò a battere sempre più intensamente, l’ansia la stava assalendo divorandola viva, aveva paura, aveva dannatamente paura.
Il battere così frenetico del suo organo palpitante cominciava a farle davvero male, cominciò a respirare affannosamente, spostando la spesa prese la sua borsa per poi alzarsi e dirigersi verso il divano mentre pian piano le gambe cominciavano a diventare sempre più molli.
Cadde sul divano con un tonfo, per poi estrarre le pillole e prenderle senza l’aiuto dell’acqua, in quel momento era così spaventata che non si era minimamente preoccupata di potersi strozzare con quegli stupidi medicinali.
Le palpebre cominciarono a diventare decisamente più pesanti, ma almeno il dolore, anche seppur di davvero poco, si era affievolito.
Fece cadere la borsa a terra mentre con l’altra mano strinse la stoffa dove vi era il cuore, faceva male lo stesso, ma non poteva far altro che aspettare che la medicina facesse completamente effetto.
Così si addormentò cadendo tra le braccia di Morfeo, sperando di non sognare quel viso che gli aveva procurato così tanto dolore in quei ultimi anni, aveva trovato finalmente un po’ di pace, ma proprio quando aveva cominciato ad abituarvici, lui tornava per perseguitarla, ad ogni costo.
 
-Ehi.. Lucy! Lucy!- lei sentiva chiaramente la voce di qualcuno cercare di svegliarla, il tocco caldo delle sue mani li percepiva perfettamente sul suo braccio, il quale veniva scosso dolcemente.
La bionda aprì lentamente gli occhi, inizialmente accecata dalla luce del lampadario per poi incontrare quegli occhi color smeraldo fissarla preoccupati.
-Natsu?- disse lei con voce roca a causa della gola secca, mentre il ragazzo si spostò leggermente per permettere alla ragazza di sedersi comodamente.
-Lucy!- disse lui abbracciandola prendendola alla sprovvista non capendo il motivo della reazione del ragazzo dai capelli rosa.
Lei nonostante ciò, ricambiò quel contatto, le piaceva troppo la sensazione che provava in quei momenti, si sentiva bene, soprattutto protetta.
-Mi sono preoccupato- disse alla fine lui staccandosi da lei per poi guardarla serio –quando siamo tornati abbiamo trovato la spesa sparsa per terra e te..- disse mentre il viso si inscurì, facendo abbassare lo sguardo alla bionda –..mi sentivo impotente, Lucy- disse ad un certo punto facendo alzare di scatto lo sguardo alla sua interlocutrice –non sapevo cosa fare, eri lì che stavi male e io non potevo fare nulla- aggiunse mentre il tono cominciava a tremare, dalla frustrazione.
Lei non voleva sentire altro, si lanciò nuovamente contro di lui abbracciandolo con foga, stringendolo come più poteva –Io.. mi dispiace.. mi dispiace tanto Natsu- disse lei cercando di contenere le lacrime, non voleva vederlo così, non a causa sua.
Lui la strinse a sé –Promettimi che rimarrai con me- disse soltanto stringendola possessivamente senza farle male.
In quel momento Lucy sentì qualcosa stringersi al petto, come aveva solo pensato di mandare tutto al diavolo? Polyushka glielo aveva detto, eppure Lucy fino a quel momento non ci aveva creduto: se lei sarebbe scomparsa, Natsu avrebbe sofferto, ma solo in quel momento se n’era resa conto per davvero.
Nonostante quella domanda, lei non rispose, rimase in silenzio tra le braccia del rosato, non ancora convinta di riuscir a continuare a vivere, aveva troppa paura di farlo.
 
-Cosa è successo a Lucy-san?!- Juvia comparì sulla soglia preoccupata assieme al suo compagno, il quale la fece in seguito accomodare su una sedia.
-Non devi affaticarti Juvia- disse Gray poco prima di farla sedere –e non ti preoccupare, Lucy ora sta bene- aggiunse posando le mani sulle spalle della sua ragazza cercando di tranquillizzarla.
Intanto Natsu era seduto al tavolo della cucina a bere della birra –Ora sta dormendo in camera sua- disse sospirando in seguito.
-È tutta colpa di Juvia!- esclamò ad un certo punto la turchina, non riuscendo più a sostenere quel silenzio che si era creato, cominciando a piangere peggio di una fontana, mentre entrambi i ragazzi guardarono la ragazza non capendo ciò che lei voleva dire.
-Cosa dici?- chiese Natsu guardandola confuso.
-Juvia ha mandato Lucy a fare la spesa, magari si è sentita male stando sotto il sole per troppo tempo- disse Gray parlando sopra ad una Juvia piangente cercando di farsi sentire dal suo amico, il quale sorrise alla turchina.
-Non è colpa tua Juvia- disse Natsu mentre gli si stringeva il cuore, Lucy non gli aveva dato alcuna risposta, e questo lo aveva turbato davvero molto, ma nonostante questo si ritrovò a sorridere nuovamente ripensando a quando l’aveva salvata, dopo tutto anche lei voleva vivere nel profondo del suo cuore, lui lo sapeva perché se non l’avesse sentita dire “Aiuto” quel giorno, lei ormai non ci sarebbe più.
A quel pensiero sentiva un peso al petto, non doveva pensare a quello che sarebbe accaduto quel giorno, no, non era da lui pensare al passato, lui guardava sempre il futuro vivendo appieno il presente, e così avrebbe fatto con Lucy.
-Io direi di cominciare a preparare da mangiare, che dici Natsu?- Gray prese la parola per interrompere il silenzio che si era venuto a creare, interrotto qualche volta dai singhiozzi di Juvia.
-Va bene- il rosato si alzò cominciando a preparare quello che sarebbe servito per la cena di quella sera.
Intanto il corvino si era inginocchiato davanti alla sua ragazza stampandole un bacio in fronte –Ehi, smettila, non è successo niente- disse con tono dolce tranquillizzandola come meglio poteva.
-Ma Gray-sama..
-Juvia, niente ma, se vuoi andiamo a mangiare un gelato, che ne dici?- propose lui facendola sorridere –è stata una giornata molto calda, ti rinfrescheresti un po’- aggiunse alzandosi porgendole la mano.
-Juvia accetta volentieri- disse la turchina asciugando le lacrime per poi prendere la mano del corvino e uscire insieme per strada alla ricerca di un buon gelataio.
 
Erano un paio d’ore che Lucy se ne stava a letto a fissare incessantemente il soffitto, come se in quel momento fosse la cosa più interessante del mondo. Ma non era il soffitto ad occuparle completamente la sua mente, no, nella sua testa c’erano una marea di pensieri a vorticarle alla velocità della luce, tra cui quelli più pesanti riguardavano il ragazzo biondo.
Ma non era a lui che la ragazza voleva pensare, così si alzò dal letto scoprendosi dalle lenzuola facendo venire a contatto i suoi piedi caldi con il freddo pavimento della sua camera.
Non volle neanche mettersi le ciabatte, cominciò a camminare sistemandosi la veste bianca che indossava uscendo dalla camera.
Camminando per i corridoi si soffermò nuovamente alle fotografie, invidiava molto la felicità dei ragazzi, lei non era mai stata spensierata come loro perché lei sapeva sin da piccola che rispetto agli altri bambini, lei era molto limitata, soprattutto nel giocare con loro a causa della sua malattia.
Da quando era piccola, i medici le vietavano di fare sforzi eccessivi e questo la rendeva ‘noiosa’ agli occhi dei suoi coetanei, per questo si era rifugiata sin da subito tra i libri, quelli erano la sua vera e unica compagnia.
Senza che se ne accorgesse, si ritrovò davanti alle scale, quelle che l’avrebbero portata di sotto e già da lì cominciava a sentire un piacevole profumino proveniente dalla cucina.
Scese lentamente le scale per poi dirigersi verso la cucina, magari avrebbe aiutato Juvia a cucinare data la sua situazione, ma quando vide il capo rosato del ragazzo, voltato in quel momento verso i fornelli, si bloccò.
Come poteva solo dargli una mano? Semmai lo avrebbe aiutato solo a cucinare schifezze, così, depressa per la sua incapacità in cucina, si rigirò per andarsene.
-Lucy!- era lui, si era accorto di lei e l’aveva chiamata.
-Ciao Natsu- si girò lei per guardarlo e sorridergli gentilmente.
-Hai bisogno di qualcosa?- chiese lui sorridendole allegramente, mentre si asciugava le mani con un panno, il quale fino a poco prima era appeso ad una delle sedie della stanza.
-No, niente, ero solo stufa di stare da sola- rispose lei decidendo alla fine di sedersi sorridendo al rosato, magari più tardi gli avrebbe raccontato quello che era successo in quella stancante giornata.
-Allora alzati, così mi dai una mano!- disse lui andando verso la ragazza a passo veloce, entusiasta come lo era quel giorno in ospedale.
-Ehm.. no, meglio di no- disse lei imbarazzata, eppure pensava che ormai Natsu lo sapesse che lei era negata in cucina, nonostante Juvia le avesse cercato di insegnare almeno le cose basilari.
-E perché?- chiese lui guardandola stranito, che c’era di male a cucinare? –pensi di riuscir ad avvelenare tutti?- disse ad un certo punto mettendosi a ridere, mentre lei diveniva più rossa, perché sì, lo pensava per davvero.
-Combinerei solo guai- disse lei distogliendo lo sguardo dal suo interlocutore, più imbarazzata di prima.
Di quel piccolo incidente in sala, sembrava che non ce n’era rimasto neanche la minima traccia, da come in quel momento stavano parlando.
-Vuol dire che ti farò imparare!- esclamò cogliendola di sorpresa per poi prenderle le mani e tirarla su dalla sedia.
-Eh!? Cosa?!- la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di ribattere, ma ormai lei lo sapeva, Natsu era impossibile da fermare quando si metteva in testa qualcosa.
-Dai su, almeno sai tagliare la verdura?- chiese lui cominciando a girare qualcosa all’interno di una delle pentole poste sui fornelli.
-Credo.. di sì- disse lei spaesata, eppure quando Juvia l’aveva invitata a farsi aiutare in cucina, non si era sentita agitata come in quel momento.
-Bene, allora comincia- disse lui cominciando a trafficare con altre pentole, dopo tutto non erano a mangiare solo in quattro.
Lucy prese l’occorrente per poi mettersi sul tavolo e cominciare a tagliare, in modo impacciato e alla velocità di una tartaruga di terra.
-Davvero non hai mai imparato a cucinare?- chiese lui ancora girato ai fornelli, la posizione non gli dava modo di vedere come la ragazza se la stesse cavando in quel momento.
-Già- sospirò lei dopo un po’, era talmente concentrata a tagliare che all’inizio non aveva fatto caso alla domanda del rosato –nessuno me lo poteva insegnare- aggiunse corrugando la fronte, le sembrava strano il modo in cui si apriva con il ragazzo, era troppo semplice e.. spontaneo.
-Allora da oggi sarò io il tuo insegnante!- esclamò lui alzando la mano al soffitto entusiasta facendo spaventare la povera, la quale per un soffio non rischiò di tagliarsi un dito.
-Eh!? Ma non ce n’è bisogno davvero!- disse lei diventando rossa come un peperone, la proposta del ragazzo le piaceva molto, ma si vergognava troppo a far vedere al rosato la sua incapacità.
-Sì invece!- esclamò lui spostandosi per andare verso il frigorifero e tirare fuori uova, un po’ di latte e del  formaggio per poi andare in uno degli scaffali a recuperare pan grattato, sale e pepe, per fare una bella frittata –un giorno dovrai pur cucinare per qualcuno- aggiunse sorridendo tristemente, anche se per lui era difficile ammetterlo per l’imbarazzo, gli sarebbe piaciuto se la ragazza dai capelli biondi un giorno avrebbe cucinato solo per lui.
Per colpa di quella frase, il rossore si dipinse sul suo volto fino a farle bruciare addirittura le orecchie, le sentiva pulsare così tanto che si distrasse, ferendosi alla mano.
-Ahi!- si lasciò sfuggire lasciando il coltello per poi correre al lavandino per mettere il dito sotto l’acqua fredda “Oh kami! quanto sono sbadata!” si continuava a ripetere nella testa cercando di non concentrarsi sul dolore che diventava sempre più percepibile nonostante l’acqua fredda gli stesse scorrendo sopra.
-Stupida- disse lui prendendo per il polso la ragazza, chiudendo il rubinetto dell’acqua per poi avvicinare il dito della bionda al viso per scrutare i danni –non ti posso neanche far tagliare della verdura- rise lui facendola arrossire ancora di più di come lo era prima, distogliendo lo sguardo piantandolo sul pavimento.
Ma non era ancora finita per la poveretta perché ad un certo punto sentì qualcosa di morbido e caldo sul taglio, fece per alzare la testa per vedere cosa il ragazzo le stesse facendo, ma appena lo vide la sua testa prese a fumare, talmente tanto era arrossita fino a diventare incandescente.
Natsu aveva posato le sue labbra sul taglio! Lucy non sapeva che fare, si sentiva così rossa che sicuramente di lì a poco sarebbe esplosa per l’enorme quantità di calore che stava generando.
Di certo la sensazione che stava provando era bella, ma la situazione era troppo imbarazzante, soprattutto per il gesto compiuto da rosato.
Ma non ci volle molto che lui si staccò dal dito per poi portarsi la ragazza in bagno per metterle un bel cerotto dove si era fatta male.
Quando arrivò davanti al lavabo, mollò la presa sulla mano della bionda per aprire le ante dell’armadietto appeso davanti a lui e prendere i cerotti.
-Ora ferma che te ne metto uno- disse lui concentrato ad aprire la bustina che conteneva il cerotto, lei lo guardava quasi ridendo, un attimo prima sembrava il re della cucina e un attimo dopo si ritrovava a litigare con un cerotto.
-Sei sicuro di farcela da solo?- disse lei alla fine, facendosi sfuggire una risata, no, era troppo ridicolo! Non lo poteva vedere litigare per davvero con un cerotto!
-Sì! Aspetta un attimo!- disse lui ancora alle prese con quel maledetto affare, lui e i cerotti non andavano mai d’accordo, come facevano gli altri a prendere quella dannata linguetta?! Davvero non se lo spiegava, deciso ad aprirlo, alzò di scatto lo sguardo ghignando, corse un attimo in cucina lasciandola sola, per poi ricomparire qualche secondo dopo con il cerotto quasi completamente tagliuzzato –beh.. almeno l’ho tirato fuori di lì eh eh eh- rise nervosamente grattandosi il capo.
Lei lo guardò con un sorriso divertito in volto per poi avvicinarsi al ragazzo –Vediamo se riesci anche ad attaccarmelo- aggiunse poi porgendo il dito al rosato.
Lui distese il cerotto sul taglio per poi alzare la testa sorridendo allegro –Ok! Ora possiamo tornare in cucina!- disse prendendola ancora per il polso e trascinarla nella stanza.
La bionda fece una faccia spaventata, la tortura non era ancora finita.
-Adesso ti faccio vedere come si taglia, non voglio rischiare che tu ti faccia ancora male- disse lui una volta tornato in cucina, per poi mostrare alla ragazza come fare –è chiaro?- chiese lui mettendosi le mani ai fianchi guardando la ragazza dai lunghi capelli biondi.
Lei annuì insicura per poi cominciare a fare ciò che il ragazzo le aveva mostrato poco prima.
-No, aspetta non così- disse lui mettendosi dietro di lei per poi poggiare le sue mani su quelle di Lucy avvicinando il viso al collo di questa, per poter vedere meglio e non rischiare incidenti.
La ragazza venne colta di sorpresa, no, non si aspettava qualcosa del genere, il cuore aveva cominciato a martellare furiosamente appena lui era venuto a contatto con lei con il suo petto muscoloso contro la sua schiena, il respiro caldo infrangere sul collo e quei tocchi delicati sulle sue mani, le quali venivano mosse da lui nell’intento di farle capire al meglio.
Nonostante tutta quella vicinanza, invece di sentire il calore alle orecchie e alle guance, sentiva uno sfarfallio nella pancia e un bellissimo calore al petto, ma non doveva incantarsi, Natsu le stava solamente facendo vedere come tagliare, non doveva farsi abbandonare dal suo calore.
-Ora hai capito?- chiese lui girandosi per vedere la ragazza, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu attaccare il naso sulla guancia della bionda.
Il rosato che fino a quel momento non si era reso conto della situazione in cui si era cacciato, cominciò ad agitarsi, quello strano contatto gli aveva fatto capire che probabilmente era troppo vicino a lei, ma non poteva fare a meno di inspirare il suo dolce profumo.
Lucy invece si irrigidì per un attimo, quel ragazzo prima o poi l’avrebbe fatta atta dannare, ne era sicura, ma non riusciva a fare a meno di farsi cullare da lui.
-Ehm.. scusa eh eh eh- disse lui staccandosi da lei per poi voltarsi verso le pentole e rincominciare a cucinare, mentre un lieve rossore iniziava a colorare le gote della bionda.
-E-e di cosa?- chiese lei balbettando senza voltarsi tenendo salda la presa sulla lama, non si era neanche accorta che aveva cominciato a tagliare, proprio come le aveva fatto vedere il ragazzo dai capelli rosati.
-Uh! È pronto, direi di cominciare ad apparecchiare e a chiamare gli altri!- disse lui cambiando argomento per poi girarsi e prendere la verdura che aveva finito di tagliare la ragazza, quella l’avrebbe usata per fare la frittata.
-Ha-ai ragione- balbettò lei posando il coltello sul tavolo –vado a cambiarmi e torno subito- disse poi scappando su per le scale a passo veloce, il cuore non aveva smesso di martellarle non petto, ed era sicura che la causa era proprio Natsu.
Lui sospirò “Natsu! Ma che cazzo ti è preso!” si urlò mentalmente per poi iniziare a preparare la tavola, doveva tranquillizzarsi, ma sapeva che lui tranquillo non lo sarebbe stato mai più perché finché quella ragazza sarebbe stata nella sua testa e nel suo cuore, il sentimento che provava avrebbe continuato a crescere a dismisura.
 
-Ti piacciono per davvero quelle foto- una voce fece sussultare la ragazza, la quale se ne stava per l’ennesima volta incantata a guardare le foto del corridoio, avevano finito di mangiare da qualche ora e mentre se ne stava tornando nella sua stanza, si era incantata ancora a guardare quelle foto.
-Natsu..- disse lei girandosi per poi incontrare gli occhi smeraldini del rosato.
-Juvia mi aveva detto di averti vista guardare le foto molto spesso- disse per poi anche lui girarsi mettendo le mani in tasca e fissare le fotografie.
-Ah..- si lasciò sfuggire lei; continuò a fissare le fotografie per poi sospirare e chiudere gli occhi –com’è il campeggio?- chiese buttando lì la domanda.
-Beh.. io penso che qualsiasi cosa è bella se la si fa insieme- rispose lui ripensando a suo padre, qualsiasi cosa faceva con il suo adorato papà, era bellissima.
Lei sorrise triste, Lucy non aveva mai fatto niente di bello con nessuno; probabilmente Natsu aveva ragione, anzi, la certezza diveniva sempre più ovvia mano a mano che passava del tempo con lui e con la sua ‘nuova’ famiglia.
-Comunque di per sé è molto bello- aggiunse lui vagando tra i ricordi, si era sempre divertito ad andarci ogni estate, anche se per solo un paio di giorni per via del lavoro di suo padre, ma si divertiva lo stesso.
-Immaginavo- disse lei sorridendo nel vedere gli sguardi felici dei suoi amici da piccoli, lo si vedeva troppo bene dai loro sorrisi luminosi.
-Come? Non ci sei mai andata?- si voltò lui sorpreso, guardandola stranito.
-No- disse lei facendo un cenno negativo con la testa dopo aver chiuso gli occhi –da piccola non uscivo quasi mai dall’ospedale- aggiunse con tono triste tornando a guardare le foto.
-Vuol dire che questa estate ci andremo! Anzi! Credo che possiamo già prepararci per andarci domenica!- esclamò entusiasta facendo voltare di scatto la ragazza dai lunghi capelli dorati.
-Cosa?- disse lei sorpresa e felice allo steso tempo.
Ma lui non la sentì poiché cominciò a correre per i corridoi urlando –Gray! Esci fuori ghiacciolo nudista! Quest’anno campeggio!- urlò lui correndo sempre più lontano, fino a quando la sua voce divenne ovattata.
Lucy rimase paralizzata, non riusciva a crederci! Sarebbe andata in campeggio!
Si girò di scatto per poi dirigersi verso la sua camera, appena entrò si lanciò sul letto sorridendo come un ebete, finalmente avrebbe potuto ammirare le sue amate stelle, e non vedeva l’ora.
Abbracciò il cuscino molto stanca, era sicura di poter descrivere quella giornata con una sola parola: movimentata: per quello che era successo quando era tornata a casa, poi in cucina, in bagno e nuovamente in cucina, aggiungendo poi la proposta di campeggio di Natsu.. sì, quella era stata una giornata davvero molto movimentata.
Chiuse gli occhi mentre un po’ d’aria fresca entrava dalla finestra, rinfrescandola, chiuse gli occhi per poi cadere tra le braccia di Morfeo.
 
-Ohy! Gray!- urlava Natsu battendo la mano sulla porta della stanza del corvino, dimenticandosi completamente che Gray condivideva quella camera con qualcuno.
-Natsu-kun..- una voce terribilmente famigliare e spaventosa venne udita dal ragazzo dai capelli rosati, mentre un brivido di puro terrore gli percorse la spina dorsale.
-J-Juvia..- balbettò il rosato mentre la porta cominciava ad aprirsi lentamente, rivelando lo sguardo accigliato della ragazza dai lunghi capelli turchini.
-Natsu-kun.. perché sei qui a disturbare dal proprio riposo Juvia e Gray-sama?- chiese mentre una vena, molto visibile sulla sua fronte, cominciava a pulsare convulsamente.
-Eh.. eh eh- rise lui nervoso facendo un passo indietro, molto lentamente –e-ecco i-io..- balbettò non ricordandosi il motivo per cui era andato a farsi ammazzare dalla ragazza.
Intanto il corvino, sdraiato sul letto, cercava di trattenersi dal ridere, quanto ci godeva quando era il suo amico a venir strapazzato da Juvia.
-Allora?!- chiese lei alzando il tono di voce, terrorizzando ancora di più il poveretto, ma subito dopo lei si mise a piangere –perché Natsu-kun è venuto a disturbare Juvia e Gray-sama!- urlò piangendo ancora più intensamente.
-A-avanti Juvia.. non piangere- disse Natsu con le mani tra i capelli, disperato, e lui che voleva solo parlare con quel ghiaccio pervertito.
-Ma Juvia è così triste!- urlò lei più disperata che mai.
-Cosa diavolo vuoi fiammifero?- Gray comparve dietro Juvia posandole la mano sul capo, mentre guardava seccato il rosato.
-Ti devo parlare- rispose Natsu ripresosi dalla disperazione di poco prima.
-Juvia- la chiamò lui facendola voltare per farsi guardare da lei –ti prometto che torno subito, vai a letto- disse facendo smettere di piangere la sua amata, per poi uscire e chiudere la porta della sua camera –cosa diamine vuoi?- chiese poi incrociando le braccia al petto.
-Ho intenzione di andare in campeggio- disse ghignando furbo facendo sgranare gli occhi al suo amico d’infanzia –domenica- aggiunse facendo cadere le braccia al corvino.
-Cosa?- chiese lui, a dir poco sconvolto, erano anni che non andavano in campeggio dopo la morte del padre di Natsu, e lui di punto in bianco voleva tornare a farlo?
-Ho pensato che sarebbe meglio se tu e Juvia rimaneste qui durante il campeggio, in quello stato non credo che sia conveniente farla venire- continuò il rosato ignorando completamente la reazione del suo interlocutore.
Gray decise di lasciar perdere le motivazioni che avevano spinto il suo amico a ritornare a fare campeggio, per poi tornare serio –Si hai ragione, è meglio così- rispose il corvino.
-Bene! Allora buona notte!- disse Natsu cominciando a correre verso la sua stanza, lasciando il suo amico solo in corridoio, il quale sospirò rientrando in camera.
 
Erano passati due giorni e Lucy in tutto quel tempo non era mai uscita di casa, aveva troppa paura di incontrare Sting, era ormai quasi certa che lui l’aveva riconosciuta, ma la cosa che la faceva stare ancora più male era che non lo aveva ancora detto a nessuno.
Ma nonostante quello, la ragazza si sentiva al settimo cielo, erano le quattro del mattino e tra qualche ora lei sarebbe andata in campeggio, e ciò non le permetteva di dormire.
Era rimasta sveglia tutta la notte per l’agitazione, anche se lei sapeva che non dormire faceva male, ma quel giorno se n’era fregata, non vedeva l’ora di partire.
Decise così di uscire silenziosamente dalla camera, per non svegliare nessuno, e dirigersi al piano di sotto per poter uscire nel piccolo cortile posto sul retro, così da prendere un po’ d’aria fresca.
Non si mise le ciabatte per paura di svegliare qualcuno con il loro rumore, per poi incamminarsi per i corridoi ed arrivare alle scale, scese lentamente per poi andare in cucina e raggiungere in seguito il cortile, la cui entrata era proprio in cucina.
Si sedette su una sedia per osservare il cielo, ormai chiaro poiché il sole aveva cominciato già a sorgere da qualche minuto, vide distintamente alcune nuvole bianche solcare l’immenso azzurro colorato di qualche raggio arancio.
Rimase ad osservare il cielo finché non sentì la porta della cucina aprirsi, si girò di scatto spaventata, ma trasse un sospiro di sollievo quando vide la chioma rosata di Natsu.
Il ragazzo non si era ancora accorto della presenza della bionda poiché intento a stiracchiarsi con gli occhi chiusi sorridendo.
-Cosa ci fai qui fori a quest’ora?- chiese lui dopo essersi accorto della ragazza, avvicinandosi a lei senza che il sorriso se ne andasse via dal viso.
-Non riuscivo a dormire- rispose lei fissando il cielo, la compagnia di Natsu le piaceva molto, soprattutto in quei momenti –tu?- chiese lei per poi guardare il suo interlocutore sorridendogli gentile, dopo averlo visto ancora un po’ assonnato.
-Io e mio padre uscivamo sempre a quest’ora prima di andare in campeggio- rispose lui sospirando un po’ triste, gli mancavano i bei momenti passati con lui.
Lei lo ascoltò intristendosi, aveva sentito dire che il padre di Natsu era morto quando questo era ancora un ragazzino, era morto per salvare suo figlio, ma nessuno le aveva mai detto cosa fosse successo nei minimi particolari.
-Beh.. credo che sia meglio se ora vai a prepararti, tra poco si sveglieranno anche gli altri- disse il rosato sbadigliando per poi rivolgere il suo sguardo sulla bionda, la quale annuì alzandosi.
-Va bene- disse cominciando ad incamminarsi verso l’entrata -a dopo- aggiunse entrando per poi dirigersi in camera.
 
Il campo in cui avrebbero trascorso il resto dei due giorni era distante circa tre ore dalla caserma, ma nonostante il lungo tempo che avrebbero impiegato ad arrivare, Lucy rimase per quasi tutta la durata del viaggio appiccicata al finestrino del piccolo furgoncino, sì, furgoncino, perché lei e Natsu non erano i soli ad andare in campeggio, c’erano anche alcuni dei colleghi del ragazzo, i quali erano anni che non facevano una vacanza del genere.
La ragazza guardava il paesaggio mutare, si stavano dirigendo tra le colline, in mezzo ai boschi, e per lei era la prima volta che vedeva così tanto verde in vita sua.
Natsu, che era seduto di fianco a lei, sorrise, era contento per aver reso felice la bionda, ma sapeva che finalmente lui avrebbe fatto i conti con il passato, superarlo, perché la ferita che gli aveva inferto la scomparsa di suo padre, non era ancora guarita.
Tornò a guardare davanti a sé mentre il chiasso provocato dai suoi compagni diveniva pian piano sempre più forte, si erano messi a cantare e la cosa non fece altro che divertire sia lui che Lucy.
Ormai aveva deciso, quel giorno ci sarebbe riuscito, quel giorno avrebbe superato il dolore del passato e se ci sarebbe riuscito, avrebbe aperto il suo cuore.
“Papà, te lo prometto, ci riuscirò” pensò lui chiudendo gli occhi, per poi addormentarsi.
 
 “Mi chiedo come faccia a dormire con questo chiasso” pensò la bionda rivolgendo lo sguardo sulla figura che dormiva beata di fianco a lei.
Sorrise osservando il viso tranquillo del ragazzo, con un’espressione contenta dipinta in faccia, sembrava un bambino agli occhi della ragazza.
Rimase a guardalo finché una curva fatta da veicolo non fece scivolare il ragazzo verso di lei, facendogli appoggiare il capo sulla spalla di questa.
Quest’ultima si irrigidì al contatto, sentiva la guancia del ragazzo deformarsi contro la superficie sferica della sua spalla, i capelli sbarazzini solleticarle il collo ad ogni minimo movimento ed infine il caldo respiro del rosato.
Nonostante la strana posizione, la ragazza decise di non svegliarlo, poggiando lentamente la sua testa su quella del ragazzo dai capelli rosati, addormentandosi anche lei.
 
-Ohy Lucy!- oramai era da quasi più di un’ora che erano ‘approdati’ al campo, in una radura in mezzo a una marea di alberi –sai montare la tenda?- chiese poi avvicinandosi alla ragazza, che se ne stava in disparte a guardare gli altri al lavoro.
La bionda fece un cenno negativo con la testa –No, non so proprio da dove cominciare- disse lei affranta, in quei due giorni si era completamente dimenticata di farsi insegnare almeno le cose più importanti che c’erano da sapere.
-Io ho già montato la mia, se vuoi di do una mano- disse lui guardando il borsone della ragazza, il quale era a terra poggiato contro un albero.
-Grazie- rispose lei abbozzando un sorriso, si sentiva una svampita, come aveva potuto dimenticarsi di chiedere a qualcuno di farle da ‘istruttore’?
Il rosato disse un “Ma figurati” a bassa voce, prendendo il borsone della ragazza per poi allontanarsi dal posto, ormai non c’era più spazio lì per montare quella della bionda, l’avrebbe montata vicino alla sua.
Dopo un lungo lavoro per poter spiegare a Lucy come montare la tenda, finalmente iniziarono a tirarla fuori dal borsone cominciando la loro missione.
Natsu giurò di non aver mai faticato così tanto a montare una tenda con qualcuno, ma nonostante quello, si era divertito molto, vedere all’opera la bionda in quel modo lo aveva fatto ridere più volte, consapevole che la ragazza si sarebbe imbarazzata ad ogni suo sbaglio, ma cosa ci poteva fare se lei era così buffa?
 
Dopo aver finito di preparare il campo, il gruppo si era spostato camminando in mezzo agli alberi per giungere al fiume e così per poter fare un bel bagno rinfrescante.
Tutti stavano facendo il bagno tranne naturalmente qualcuno che aveva deciso o di rimanere al campo a dormire e a sistemare le ultime cose, o a prendere il sole.
Lucy rimase a riva sedendosi sui sassi lasciando che i piedi venissero bagnati dalla corrente del piccolo fiume.
Tutti si stavano divertendo e la ragazza fissava gli altri felice, si sentiva in pace, tranquilla, ed era in mezzo alla natura, non poteva chiedere di meglio, magari la compagnia di Juvia le sarebbe piaciuta, ma sapeva fin troppo bene il motivo della sua assenza.
Uno schizzo la fece destare dai suoi pensieri poiché venne bagnata quasi completamente con l’acqua ancora gelida del corso d’acqua.
-Avanti Lucy! Entra!- era Natsu che in tutti i modi cercava di far entrare in acqua la poveretta, la quale rifiutava categoricamente.
-No- diceva lei sorridendo divertita quando vedeva dipinto sul viso del suo amico quell’adorabile broncio che avevano i bambini –io non entro- aggiunse scoppiando a ridere quando il rosato, all’udire di quella frase, uscì dall’acqua dirigendosi verso di lei e cominciare a bagnarla ancora abbracciandola e facendole il solletico.
-Te la sei cercata!- continuava a dire lui facendo ridere all’impazzata la poveretta, la quale non riusciva ad opporsi al suo torturatore.
-No! Natsu!- urlava lei in preda a diversi spasmi a causa del solletico e del freddo, veniva continuamente percossa dai brividi quando la sua schiena veniva a contatto con i sassi caldi riscaldati dal sole mentre l’acqua proveniente da Natsu le cadeva addosso –smettila!- diceva lei cercando di coprirsi il più possibile con le braccia, ma poco poteva fare con quel costume addosso.
-No- diceva lui tra le risate, essere l’artefice delle risate della ragazza lo rendeva felice.
Alla fine, il rosato riuscì a prenderla in braccio per poi lanciarsi contro l’acqua fredda, ma quando l’acqua cominciò ad arrivargli oltre le ginocchia, cadde con lei in acqua, inzuppandola completamente.
-Stupido!- disse lei una volta aver fatto uscire la testa dall’acqua, rialzandosi dando un pugno sul braccio del ragazzo.
-Ma dai! È stato divertente!- rispose il ragazzo dai capelli rosati ridendo, per poi cominciare a schizzare dell’altra acqua sulla poveretta.
Questa inizialmente si girò di schiena per non riceverla in faccia, si nascose il viso fra le mani aspettando che il suo torturatore la smettesse, infatti, quando lo sentì smettere si girò di scatto cominciando a schizzare contro di lui.
Continuarono a giocare così, finché lei non decise di uscire, dopo tutto stare troppo in acqua non le avrebbe fatto certo bene, prese l’asciugamano e si coprì completamente, cominciava ad aver davvero freddo, non aveva mai fatto dei bagni così freddi.
Si sedette tra i sassi caldi al sole per potersi riscaldare al meglio, e la sensazione che ne trasse era piacevole, il caldo oltrepassava l’asciugamano con facilità.
Tornò a guardare gli altri divertirsi, sorridendo spesso quando vedeva Natsu fare lo stupido con gli altri, finendo spesso col fare figuracce frequenti.
La giornata si rivelò molto bella, perché dopo aver mangiato tornarono di nuovo a fare il bagno, divertendosi ancora di più rispetto alla mattina precedente, poiché l’acqua si era scaldata anche se di poco.
Lucy invece si era messa ad esplorare nelle vicinanze dell’accampamento, voleva vedere qualche animale e se era fortunata anche qualche tana, ma nonostante non avesse trovato niente di ciò, era rimasta meravigliata dalla bellezza che la circondava.
Nel tardo pomeriggio, poco prima che il sole cominciasse a tramontare il gruppo si era diviso per andare a cercare un po’ di legna per il falò, quella sera avrebbero mangiato la carne al fuoco e più tardi anche i marshmellow.
 
-Perché non vieni anche tu a fare il bagno sotto le stelle?- chiese Natsu, una volta tornato dal fiume, dirigendosi verso la ragazza, la quale se ne stava seduta vicino al falò con il naso all’insù a osservare il cielo con occhi luminosi.
-Preferisco stare sulla terra ferma- rise lei nervosa continuando a guardare le sue amate stelle.
-E perché?- chiese lui sedendosi davanti al fuoco per asciugarsi prima –è molto più bello guardarle in acqua che qui- disse lui accennando al fumo che continuava ad uscire dalle fiamme, il quale copriva parte della visuale della ragazza.
-No, davvero preferisco stare qui- disse la ragazza dai lunghi capelli biondi, non voleva far vedere a tutti che non sapeva neanche nuotare, in quel momento si sentiva una completa incapace, non sapeva fare niente e soprattutto rendersi utile per qualcuno.
-Fidati di me che è bellissimo- disse lui alzandosi con il suo sorrisone a trentadue denti, entusiasta come un bambino, prese per mano la ragazza facendola alzare.
-No, Natsu..- pigolò lei fissando impaurita il fuoco mentre si allontanava dal campo trascinata dal ragazzo.
-Devi venire, è uno spettacolo mozzafiato!- esclamò lui avvicinandosi sempre di più all’acqua.
-Ti prego no!- diceva lei cercando di tornare indietro, invano, perché il rosato era nettamente più forte di lei; una volta arrivati a riva, dei brividi percorsero la ragazza quando venne a contatto con il liquido freddo, in quel momento non aveva mai avuto così tanta paura dell’acqua.
Era la prima volta che le capitava, fare il bagno al buio, e soprattutto nell’acqua profonda, aveva una tremenda paura di quello che si nascondeva tra le acque, dopo tutto lei leggeva molto, soprattutto libri fantasy, per questo non riusciva a impedire alla propria mente di fantasticare qualche creatura cattiva nascosta nel letto del fiume.
-I-io non so nuotare..- sussurrò sconfitta fermando la marcia in acqua del ragazzo.
-Cosa?- disse lui girandosi, in quegli ultimi giorni stava scoprendo cose su di lei che continuavano a spiazzarlo.
-Te l’ho già detto.. non so nuotare..- sussurrò nuovamente facendo un passo indietro staccando le sue mani da quelle del suo interlocutore.
Lui rimase zitto finché un idea non gli venne in mente facendolo scattare come una molla –Ho un idea!- disse camminando verso la bionda con passo deciso, sì, era decisamente una buona idea, avrebbe approfittato del momento, l’unica cosa che gli mancava però era il coraggio.
Si avvicinò alla ragazza, poggiò le sue mani sulle spalle di lei per poi avvicinarsi con un enorme sorriso in faccia avvicinando le sue labbra.. all’orecchio della bionda, le sussurrò qualcosa all’orecchio mentre lei annuiva titubante.
-V-va bene- balbettò lei abbozzando un sorriso, per poi girarsi e camminare verso il campo per poi entrare nella sua tenda, mentre Natsu si girò verso i suoi compagni più felice che mai, per poi andare a correre incontro a loro nell’acqua per rincominciare ‘la festa’.
 
Un rumore di passi fece scattare la bionda, la quale se ne stava tranquilla a leggere un libro, vide un ombra muoversi a pochi passi da lei, qualcuno si stava avvicinando.
L’ombra avanzò fino all’entrata per poi aprire lentamente la tenda, rivelando la figura del ragazzo dai capelli rosati con stampato in viso un sorriso entusiasta.
-Pronta?- chiese lui abbassandosi per poi porgere la sua mano alla ragazza, la quale chiuse il libro riponendolo vicino al suo sacco a pelo per poi guardare il suo interlocutore e annuire –bene, allora andiamo- disse poco prima che Lucy prendesse la sua mano per poi uscire dalla tenda e camminare verso il fiume.
Tutti stavano dormendo nelle proprie tende, era notte inoltrata e le stelle mostravano il loro massimo splendore, rispecchiandosi nella scura acqua del fiume.
-Dai.. vieni!- disse lui incoraggiandola a raggiungere la riva, mentre si toglieva la maglietta per entrare in acqua.
Lei annuì togliendosi la sua maglietta e i pantaloncini, rimanendo in costume da bagno, si avvicinò all’acqua bagnando i piedi, Natsu la prese per mano cominciando a camminare, mentre la bionda cominciava ad arrossire.
-Ci sono io, ti prometto che non annegherai- disse lui mentre l’acqua si faceva sempre più alta, fino ad arrivargli sopra gli addominali.
Lucy cominciava ad avere paura, l’acqua era scura e la circondava senza permetterle di vedere cosa c’era al suo interno, strinse più forte la mano del ragazzo, il quale accorgendosene si avvicinò a lei, mollò la presa sulla mano della ragazza per poi poter appoggiare entrambe lungo i fianchi della bionda.
Lui continuava a sorriderle –Guarda su, non ti preoccupare, ti tengo io- disse alzando lo sguardo mentre camminava nel riflesso del cielo.
Lei poggiò le mani sulle braccia del ragazzo per poi alzare lo sguardo e vedere il cielo illuminato da una miriade di puntini luminosi, concentrati per la maggior parte in una scia.
-Quella è la via lattea- disse lei meravigliata riconoscendola, l’aveva vista nei libri, ma vederla in quel modo, sentiva una calda sensazione al ventre, qualcosa di piacevole, semplicemente si stava commovendo.
-Eh già- disse Natsu sorridendo, mentre entrambi venivano illuminati dal fascio di luce generato dalla mezza luna.
Il ragazzo abbassò lo sguardo per poter vedere la bionda, e rimase felice nel constatare che la ragazza si era emozionata, rimase ancora una volta incantato dal suo sorriso e dalla sua espressione meravigliata.
-Lucy..- la chiamò catturando lo sguardo di lei su di sé, con quel sorriso che ancora non accennava di andarsene.
-Cosa c’è, Natsu?-chiese lei ancora visibilmente felice, talmente tanto contenta da non notare il tono del ragazzo.
Lui l’avvicinò a sé lentamente facendo venire a contatto i loro corpi, Lucy prese ad arrossire, ma il sorriso continuava ad incresparle le labbra.
-Io..- lui la guardava intensamente, sentiva il cuore cominciare a battere sempre più velocemente, si considerava uno stupido, era un mese che la conosceva e già si sentiva legato a lei da un sentimento davvero molto profondo.
D’altro canto la ragazza invece cominciava ad agitarsi sentendo lo sfarfallio alla pancia e il cuore cominciare a battere sempre di più, così velocemente che sembrava rimbombarle nelle orecchie, ma non batteva come quando cominciava a stare male, no, era diverso, in quel momento lei si sentiva bene, nonostante l’enorme imbarazzo che stava provando in quel momento.
-..devo dirti una cosa- disse lui avvicinando il suo viso a quello della bionda, ad una lentezza allarmante.
A quelle parole Lucy sentiva lo sfarfallio diventare sempre più intollerabile, era sicura che stava per succedere qualcosa, ma la sua testa era andata in pappa e il cuore non smetteva di riversare tutto il rumore che stava facendo, nelle sue orecchie.
-D-dimmi- balbettò lei con le guance in fiamme, mentre i suoi occhi cioccolato si incatenarono a quelli smeraldini del rosato.
Il respiro di Natsu si infrangeva sulle labbra di Lucy, era rovente a tal punto da scaldarla in tutto il corpo, erano così dannatamente vicini..
Un rumore li colse di sorpresa, facendo sobbalzare entrambi una per la paura e l’altro perché non se lo aspettava.
-D-direi d-di c-cominciare ad a-andare- disse lei balbettando sia dall’imbarazzo che dalla paura, stringendo convulsamente con le mani, le braccia del ragazzo.
Questo percepì la paura della ragazza, ne rimase intenerito, ma al tempo stesso la tristezza si impossessò di lui.
Annuì sorridendole –Hai ragione, andiamo- disse lui cominciando ad uscire, lasciò la presa sui fianchi di lei per prenderla nuovamente per mano e dirigersi al campo in completo silenzio.
Alle fine non ci era riuscito, non era riuscito ad aprire il suo cuore.

 
**❤**
Angolo dell'autrice
Scusate il ritardo >_< ma è stato un vero parto questo capitolo, vi giuro che non ho mai avuto così tanta difficoltà a scrivere un capitolo TT.TT erano tre giorni che lo scrivevo, e continuavo a distrarmi con niente, proprio non riuscivo a concentrami TT.TT
Ho paura che non piaccia, perchè non mi convince molto, soprattutto a dove ho inserito la parola 'fumo' >_< l'ho utilizzato come un qualcosa che avrebbe permesso a Natsu di dichiararsi, ma non mi convince..
Ditemi cosa ne pensate vi prego, sono ben accette anche critiche, perchè so che me le merito TT.TT
Vi dico che questo è uno dei capitoli più lunghi che io abbia mai scritto, quindi spero che almeno per questo vi sia piaciuto un pochino ❤
Vorrei ringraziare infinitamente i lettori e coloro che hanno aggiunto alle ricordate/preferite/seguite la mia fiction, vi voglio davvero tanto bene **
Un abbraccio gigantesco a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo *^*, grazie a najlafullbuster (devi sapere che io metto Juvia in ogni mia fiction *^*), a Memy-chan (ti prego non uccidermi, so quanto hai agognato il bacio e la dichiarazione O_O), a OurladyofSorrow (sono felice che ti piaccia così tanto, ti ringrazio per aver recensito tutti i capitoli ❤) ed infine a nalla85 (e qui? Ti ha soddisfatta come l'ho sviluppata? *^*)
Ora vado, devo cominciare subito a scrivere il day 5 O_O sono indietrissimooooo!
Un bacione a tutti voi ^^
Mary

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Capitolo 6
*** Capitolo VI. Need ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo VI. Need
**❤**

Dopo averla riaccompagnata alla sua tenda, frustrato, si sedette davanti al falò cominciando a guardarlo intensamente, rimanendo incantato dalla danza e dai giochi di colore che facevano le fiamme, catturato dal loro calore cominciò a vagare, senza volerlo, tra i suoi ricordi.
Il volto di suo padre gli tornò in mente, mentre un sorriso nostalgico si formava sul suo viso, gli mancava davvero molto il suo papà, tutto quello che facevano insieme, la sua presenza e la sua allegria contagiosa, allargò il sorriso pensando che molte caratteristiche di suo padre le aveva anche lui.
Prese un bastone e infilò tra le fiamme la sua estremità facendogli prendere fuoco, aspettò qualche minuto e poi lo lanciò dentro al falò cominciando a guardarlo mentre questo si sgretolava e carbonizzava davanti a lui.
-Grazie per avermi salvato, papà- disse poi chiudendo gli occhi sorridendo lievemente –se non fosse stato per te, io non avrei mai incontrato Lucy- aggiunse riaprendoli per poi alzare lo sguardo verso il cielo.
Strinse i pugni cercando di non far uscire le lacrime, Lui non avrebbe voluto, ma era difficile, la scomparsa di suo padre era stata causata da Natsu stesso, come poteva non sentirsi in colpa?
Sospirò stanco, si alzò da terra camminando verso il fiume facendogli tornare in mente quello che era successo poco prima.
Alzò lo sguardo per vedere le stelle, ma gli alberi non gli permettevano una bella visuale, camminò verso la riva entrando nuovamente in contatto con l’acqua fredda, questa scorreva lenta tra i sassi creando un bellissimo suono.
Quando raggiunse il luogo dove l’acqua era abbastanza profonda, si sdraiò cominciando a guardare le stelle, come aveva detto prima a Lucy, era magnifico vederle in quel modo.
L’acqua rispecchiava il cielo, l’effetto che dava l’acqua era quello di essere immersi tra le stelle, chiuse gli occhi immaginandosi il momento in cui lui e Lucy era vicini, in acqua a guardarsi negli occhi, i lunghi capelli biondi sparsi in acqua, le labbra pallide per via della luce lunare, gli occhi lucidi che riflettevano le stelle, tutto di lei era bellissimo, pure il lieve rossore che aveva in viso.
Un amaro sorriso si increspò sulle sue labbra, aveva bruciato la sua occasione, aveva preferito scappare dai suoi sentimenti piuttosto che rivelarli alla ragazza che amava, non aveva avuto il coraggio di aprirle il suo cuore.
Aveva avuto paura di confessarsi a lei, aveva paura di quello che la ragazza provava e soprattutto di quello che lei avrebbe fatto in futuro della sua vita, perché lui sapeva, sapeva che la bionda era in bilico tra due scelte, glielo si leggeva negli occhi, lei era insicura, soprattutto stanca, stanca della sua vita.
Strinse gli occhi per non pensare a cose del genere, dopo tutto non era da lui fare così –Ti farò cambiare idea- disse deciso, no, lui non voleva perderla, non lo avrebbe permesso, avrebbe lottato per lei e avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per farla stare con lui.
Aprì gli occhi rendendosi conto che la corrente lo stava trasportando lontano dall’accampamento, era meglio tornare indietro e andare in tenda se non voleva prendersi un accidente.
Nuotò fino a raggiungere la riva, camminò per una decina di minuti lungo essa per raggiungere l’altezza del campo, dopo di che si infilò tra la boscaglia e giungere vicino al falò, si asciugò con esso per poi entrare in tenda e finalmente andare a dormire.
 
Il sole era appena sorto, ma Lucy non riusciva già più a dormire, nonostante si fosse addormentata molto tardi per via del bagno sotto le stelle della scorsa notte.
Sorrise ripensando a quel dolce momento, era grata a Natsu per averle fatto vedere le stelle soprattutto in quel modo, era il suo sogno da tutta la vita poterle vedere e finalmente, dopo tanto tempo ci era riuscita, addirittura con Natsu.
Uscì dalla tenda dopo essersi vestita, c’era fresco, e non era di certo una buona idea andare in giro per il bosco non coperti bene, dato che faceva freddo la mattina.
Dopo aver indossato il maglioncino, uscì fuori per poi rivolgere lo sguardo al cielo, notando che quest’ultimo era già chiaro, decise così di fare una passeggiata per il campo, sicuramente le avrebbe fatto bene.
Mano a mano che passeggiava tra le tende, vedeva alcuni colleghi di Natsu svegliarsi e uscire dalla tenda salutandola calorosamente, chiedendo qualche volta come stava o se fino a quel punto il campeggio le stava piacendo, lei rispondeva e salutava timidamente, non essendo ancora abituata a parlare con così tanta gente.
Andò anche alla riva del fiume per bagnarsi i piedi, constatando che l’acqua era gelata, dei brividi le corsero dietro la schiena mentre immergeva i piedi in acqua, poggiandoli tra i sassi.
Rimase a guardare il fiume scorrere, notando qualche volta un pesce nuotare e sguizzare tra la corrente, nelle pozzanghere vicino a lei vedeva qualche volta dei piccoli girini nuotare alla velocità della luce, scappando ad ogni movimento prodotto da lei.
Il venticello mattutino muoveva il fogliame degli alberi creando un piacevole rumore, il quale si accostava a quello dello scorrere dell’acqua, creava una specie di sinfonia alle orecchie della bionda.
Passò una bella oretta seduta tra i sassi, per poi decidere di alzarsi e andare all’accampamento e vedere se poteva essere di qualche aiuto agli altri, anche se ne dubitava fortemente, per via della sua incapacità nel fare qualcosa di utile.
Camminando per il campo notò che di Natsu non ce n’era ancora traccia, la cosa la in straniva e non poco –Ehm.. ma Natsu..?- chiese timidamente fermando un uomo che portava del legname tra le braccia.
-Dovrebbe ancora essere in tenda, non l’ho ancora visto in giro- rispose lui regalando un sorriso amichevole alla ragazza per poi riprendere la sua camminata.
-Grazie- sussurrò lei imbarazzata per poi incamminarsi a passo lento verso la tenda dove dormiva il suo amico dai capelli rosati.
L’avvistò pochi minuti dopo, accelerò il passo avanzando verso la tenda per poi inginocchiarsi all’entrata –Natsu! Ci sei?- chiese lei muovendo un po’ la tenda nella speranza di svegliarlo se lui stava ancora dormendo.
Inizialmente non sentì nulla provenire dalla tenda, ma volle comunque ritentare –Natsu!- lo chiamò nuovamente lei muovendo ancora la tenda.
Ad un certo punto si fermò sentendo prima una specie di mugolio e subito dopo tossire qualcuno –Natsu, stai bene?- chiese lei riconoscendo la voce del suo amico.
Ricevendo come risposta solamente dei mugugni decise di aprire la tenda, dato che il ragazzo stava sicuramente male e non aveva intenzione di uscire.
-Natsu?- lo chiamò osservando il sacco a pelo del ragazzo, era evidente che aveva il fiatone, si vedeva fin troppo bene il modo in cui il ventre si abbassava e si alzava.
Gattonò verso di lui non ricevendo alcuna risposta, si stava preoccupando, non lo aveva mai visto in quel modo.
Una volta arrivata vicino al ragazzo dai capelli rosati, lo vide ansimare, ricoperto da un velo di sudore, i capelli rosa appiccicati alla sua fronte mentre teneva gli occhi chiusi, tossendo qualche volta.
-Ehi..- disse lei sorridendo, posando la mano sulla fronte rovente del rosato scostando la frangia bagnata mentre lui apriva gli occhi per poterla guardare.
-Lucy.. che ci fai qui- disse lui con voce rauca per colpa della tosse, richiudendo gli occhi per poi tossire ancora.
-Non ti avevo visto in giro e mi sono preoccupata- disse lei accarezzandogli il capo con delicatezza, beando il ragazzo di quel contatto così dolce.
-Mi dispiace..- sussurrò lui cercando di abbozzare un piccolo sorriso alla ragazza dai capelli biondi.
-E di cosa?- chiese lei sistemandosi meglio, per poi riprendere ad accarezzare il capo del suo amico.
-Di aver rovinato il campeggio- rispose Natsu riaprendo gli occhi guardandola in modo triste –so che ci tenevi- aggiunse per poi tossire ancora.
-Non ti preoccupare, è stato comunque bellissimo- disse lei cercando di rassicurarlo, dopo tutto era la verità, aveva dormito in tenda, era stata a contatto con la natura e aveva visto le sue amate stelle, non poteva chiedere nient’altro –vado ad avvisare gli altri, torniamo a casa- disse poi interrompendo il contatto smettendo di accarezzargli il capo, per poi gattonare fuori dalla tenda.
Lui la guardò uscire per poi immergersi nel suo sacco a pelo, coprendo con la sua sciarpa pure il suo viso, si vergognava e si sentiva in colpa, per prima cosa si era ammalato per colpa di quel bagno che aveva fatto prima di andare a dormire e secondo era la seconda volta che interrompeva il campeggio, e il fatto che il secondo fosse quello di Lucy.. lo rattristiva tantissimo, voleva regalarle un bellissimo campeggio, e invece lo aveva rovinato, ancora una volta.
Tossì un’altra volta per poi chiudere gli occhi e addormentarsi, cercando di alleviare almeno un poco il mal di testa che lo stava tormentando da quasi tutta la notte.
 
-Cosa?!?!- esclamò il corvino sudando freddo, era mattina presto, per esser più precisi le sei, e una chiamata del tutto inaspettata sconvolse la giornata del povero Gray, il quale poco prima si era alzato a malavoglia dal letto per andare a rispondere alla chiamata.
-Cosa succede.. Gray-sama?- chiese Juvia, ancora molto assonnata con i capelli scombinati, mentre con una mano si copriva la bocca per lo sbadiglio.
-Shhhh- disse lui coprendo per un attimo il telefono guardando la turchina in modo agitato, per poi prestare nuovamente attenzione al telefono -Tornate subito indietro! Prima che sia troppo tardi!- esclamò poi riattaccando il telefono mentre Juvia si avvicinava al suo amato con aria preoccupata.
-Che succede?- chiese posando una mano sul braccio del corvino catturando lo sguardo agitato del suo ragazzo.
-La fine del mondo- disse cercando di non svenire, continuando a sudare freddo mentre pensava all’occorrente per poter contrastare la disgrazia che si era imbattuta sulla caserma.
 
Il chiasso che regnava sul pullmino lo risvegliò bruscamente, una fitta alla testa gli fece stringere gli occhi per poi aprirli sentendo solo in quel momento un pollice che gli accarezzava la fronte e una mano posata sulla testa.
Subito dopo incontrò lo sguardo della ragazza, accorgendosi di essere con la testa poggiata sulle sue gambe e di essere sdraiato infondo al pullmino, sopra diversi sedili.
-Ehi..- la ragazza si abbassò un po’ per farsi sentire meglio dal suo interlocutore –ti sei svegliato- aggiunse sorridendo, facendolo diventare leggermente più rosso di quanto lo era già, a causa della febbre.
-Come hai fatto a farmi salire?- chiese lui tossendo qualche volta cercando di sviare l’imbarazzo.
-Ti hanno fatto salire gli altri- rispose la bionda con tono dolce, non voleva peggiorare il mal di testa del ragazzo, c’era già il gruppo che urlava, non voleva contribuire alle pene del poveretto.
-Ah..- si lasciò sfuggire per poi farsi cogliere da una piccola ondata di brividi di freddo, lei se ne accorse e cercò di coprirlo meglio che poteva con il giacchetto.
-Comunque siamo quasi arrivati- disse lei facendolo annuire, dopo di che il rosato chiuse gli occhi addormentandosi nuovamente sotto le carezze che gli dedicava la ragazza.
 
-Oh kami, oh kami, oh kami- continuava a dire Gray correndo per i corridoi, percorrendo numerose volte le scale facendo su e giù portando cibo, acqua, stracci e ghiaccio in una camera, mentre lo sguardo mezzo preoccupato e mezzo divertito della turchina continuava a seguire la figura del ragazzo.
-Gray-sama, Juvia non ha ancora capito cosa sta succedendo- disse lei massaggiandosi il ‘pallone’ per poi perdere la calma quando sentì che il corvino non le aveva ancora risposto –GRAY-SAMA!- urlò facendo paralizzare il poveretto, il quale per poco non sveniva per la paura.
-Si..?- chiese lui voltandosi lentamente verso la sua ragazza cercando di abbozzare un sorriso, ma ne uscì solamente una smorfia.
-Cosa sta succedendo?- chiese lei tornando calmissima, rincominciando ad accarezzare il gonfiore, mentre guardava con uno sguardo fin troppo tranquillo il poveretto.
Il panico assalì nuovamente il ragazzo dai capelli corvini –Ti devo mettere in salvo!- urlò poi correndo dalla sua ragazza cogliendola di sorpresa.
Con sommo stupore di lei, Gray la prese in braccio con delicatezza per poi cominciare a fare le scale lentamente, per non correre pericoli, per poi camminare a passo veloce verso la sua camera –Gray-sama, cosa stai facendo?- chiese lei guardando il corvino confusa.
-Ti salvo prima che sia troppo tardi- rispose lui serissimo, per poi giungere alla camera e spalancarne la porla con un calcio, fin troppo forte.
-Ma da cosa?- chiese lei sempre più confusa, non aveva mai visto delirare in quel modo il suo ragazzo, la cosa la stava preoccupando molto.
-Non ti preoccupare, ci penserò io a te- disse poi posandola sul letto dandole in seguito un bacio, facendola arrossire sia per il suo gesto che per le sue parole –basta che tu non esca di qui finché non te lo dico io- aggiunse allontanandosi verso la porta.
-Gray-sama..- sussurrò lei, ma lui non la sentì.
-Che Dio ci aiuti- disse lui spaventato chiudendo la porta dietro di sé, ritornando a correre tra i corridoi come un pazzo.
 
“Credo che Gray abbia esagerato” pensò la bionda guardando la figura del ragazzo dai capelli rosa, steso a letto, per poi rivolgere lo sguardo al resto della stanza.
Al contrario di quanto se lo sarebbe aspettata, Natsu aveva una camera molto disordinata, dopo averlo visto all’opera in cucina e il modo in cui la teneva pulita, aveva immaginato che portasse tale rispetto anche per la sua camera, ma si sbagliava.
Numerosi vestiti erano sparsi qua e là per la stanza, sul pavimento, sulla scrivania, sulla sedia, tra le ante dell’armadio, sul davanzale della finestra, pacchetti di patatine sparsi in giro come il loro contenuto, bicchieri di plastica in giro, cioè un vero e proprio putiferio.
Sospirò tornando a guardarlo, per poi tastare il panno per vedere se doveva nuovamente immergerlo nella bacinella d’acqua e ghiaccio.
Lo tirò via sentendo che era divenuto caldo, lo immerse nella bacinella per poi tornare a dare attenzione a Natsu, era strano vederlo malato, non avrebbe mai pensato di vederlo in quel modo, affannato e sofferente.
Sorrise pensando che almeno aveva smesso di respirare in modo affannato, ma la tosse e la febbre non volevano andarsene.
Tastò anche la fronte scostando la frangia rosa, chiudendo gli occhi in modo rassegnato, poiché la temperatura non si era ancora abbassata.
Prese il panno e lo strizzò per poi posarlo sulla fronte del ragazzo, con cura, la situazione era strana per lei, di solito era lei quella che doveva venir curata e non viceversa, ricordava di aver avuto diverse volte la febbre per via del suo essere cagionevole di salute, numerose erano le volte che veniva ricoverata a causa della sua malattia, ma mai si era ritrovata a curare qualcuno.
Per lei era strano che il rosato avesse preso la febbre e lei no, non era lei che doveva stare sempre attenta a quello faceva appunto per evitare cose di questo genere?
Sospirò pesantemente, in teoria lei non doveva essere nemmeno lì al fianco del ragazzo per accudirlo, in qualsiasi momento poteva attaccarle la febbre e farla star male, ma non se la sentiva di lasciarlo solo, anche perché da quello che Gray le aveva rivelato, lui non lo avrebbe mai aiutato a riprendersi dalla febbre.
Diceva che la prima e l’ultima volta che il rosato aveva avuto la febbre, questo diveniva matto, matto da legare, letteralmente, ma Lucy pensò che la cosa fosse in parte normale, Natsu era conosciuto per la sua sprizzata energia e poi a quel tempo, da quello che le aveva rivelato il corvino, il ragazzo era solo un bambino.
Fissò la porta guardandola seccata, addirittura il corvino aveva insistito per chiuderla in camera, anzi, meglio dire sigillarla nella camera con il ragazzo dai capelli rosati, per paura che quest’ultimo combinasse guai ‘irreparabili’ o ‘catastrofici’ come diceva lui, ma menomale lo convinse a non farlo.
Dei mugolii la distolsero dai suoi pensieri, si girò per guardare il ragazzo steso sul letto, vedendo che si stava svegliando.
-Lucy..- biascicò lui con le gote rosse per la febbre.
-Natsu, ti senti bene?- chiese lei premurosa poggiando le mani tra le candide lenzuola, percependo la loro freschezza diminuire mano a mano che ci si avvicinava al corpo del rosato.
-Se sei tu a curarmi si- rispose lui sorridendo, facendola diventare rossa, così calda da pensare che avesse anche lei la febbre.
-A-ah.. ok..- rispose imbarazzata, l’imbarazzo che provava in quel momento, non era minimamente comparabile a quello che aveva vissuto in cucina o in campeggio –hai bisogno di qualcosa?- chiese cercando di tranquillizzarsi almeno un po’.
-Sì- rispose lui dopo aver chiuso gli occhi per poter pensare.
-Allora dimmi- disse lei sorridendo, in quel momento sembrava davvero un bambino, il modo in cui si comportava era infantile, soprattutto per il tono che usava.
-Mi fai le coccole?- chiese con un sorriso furbetto, mostrando gli insoliti canini.
-E-eh?!- ormai era diventata completamente paonazza, cosa doveva fare? E che cosa intendeva dire con coccole? –cosa..?- disse lei balbettando insicura.
-Voglio le coccole!- in quel momento il ragazzo prese per il polso la bionda tirandola a sé, mentre questa si lasciò sfuggire un urletto per la sorpresa.
-N-Natsu! C-cosa f-fai..?- chiese lei imbarazza ritrovandosi sopra di lui, una mano sul materasso e l’altra sul petto muscoloso di lui, i capelli le scendevano lungo la spalla destra fino ad arrivare sopra il ragazzo.
Lui sorrise furbetto come facevano i bambini facendola arrossire più di quanto lo era già a causa della posizione compromettente.
Dopo di che lui l’abbracciò, Lucy venne premuta contro di lui, la sua guancia era a contatto con il collo del rosato, mentre si sentiva stringere delicatamente dalle toniche braccia.
Sentiva il caldo respiro di lui infrangersi contro il suo orecchio, il calore della pelle ardente del rosato trapassarle i vestiti facendole percepire quanto la temperatura fosse alta, l’abbraccio debole come non mai, ma in qualche modo la riscaldava sin nel profondo regalandole una sensazione di pace.
-Rimani con me- sussurrò capriccioso all’orecchio di lei chiudendo gli occhi, cercando di stringerla di più, ma la sua condizione di malattia lo indeboliva –non lasciarmi, ti prego-  aggiunse serrando gli occhi il più possibile, il tono sembrava un misto tra quello di un bambino in procinto di piangere e tra quello serio di un adulto.
Lei non si mosse e non rispose, ma non per l’imbarazzo, semplicemente non era in grado di rispondere, non era in grado di promettere una cosa simile, perché lei sapeva fin troppo bene cosa lui intendeva; rimase in quella posizione, senza poter ricambiare l’abbraccio, mentre una profonda tristezza si faceva largo tra di loro e il silenzio a inondare la stanza.
Quando sentì che il respiro del ragazzo si faceva più pesante, si sedette di fianco a lui annullando l’abbraccio di quest’ultimo.
Lo osservò dormire, gli scostò i capelli dal panno per poi prendere quest’ultimo notando che la febbre si era abbassata, sospirò sollevata.
Dopo di che prese la bacinella d’acqua per andarla a cambiare, dato che per via del caldo il ghiaccio al suo interno si era sciolto e il liquido intiepidito.
Camminò verso la porta, appoggiò a terra la bacinella per aprire e poi uscire dopo aver ripreso il contenitore, dirigendosi al piano di sotto.
 
-Come sta?- chiese Gray tamburellando le dita sul tavolo guardando ansioso e preoccupato la bionda mentre questa versava del ghiaccio nella bacinella d’acqua fredda.
-La febbre si è abbassata- rispose lei senza guardare il ragazzo, il quale sgranò gli occhi terrorizzato.
-Oh no! Ci rimane poco tempo lo so!- esclamò lui portandosi le mani ai capelli scombinandoseli ancora di più.
-Gray, non starai esagerando?- chiese lei girandosi verso il suo interlocutore poggiandosi contro il mobile della cucina, puntellando il palmi sul bordo del lavabo.
-Ma scherzi?!- quasi urlò il ragazzo guardando spaventato a morte la bionda, la quale storse la testa mostrando lo sguardo più confuso che poteva avere –non siamo nemmeno all’inizio della catastrofe!- aggiunse in preda al panico puntando lo sguardo sul tavolo senza smettere di tenere la testa tra le mani.
-Ma perché dici questo?- chiese sempre più curiosa la ragazza dai lunghi capelli biondi –centra con il fatto che hai sigillato Juvia in camera?- aggiunse divertita, aveva sentito chiaramente le urla della turchina mentre camminava per il corridoio, ordinavano esplicitamente di farla uscire, con i suoi sbalzi d’umore a renderla comica.
-Certo! Cosa facciamo se Natsu attaccherà a Juvia la sua pazzia tramite la febbre?!?! Eh?!?! Me lo dici?!?!?- rispose lui ritornando a guardare la ragazza più spaventato che mai.
-Ma cosa vuoi dire?- chiese Lucy in preda ad un attacco di nervi, era da quando che erano arrivati che il ragazzo dai capelli corvini si comportava in quel modo, e lei non riusciva a capirne il motivo –mi vuoi spiegare una volta per tutte?- aggiunse causando un attacco di brividi lungo la schiena del suo interlocutore.
Quest’ultimo annuì lentamente –Devi sapere che Natsu ha preso solo una volta la febbre, da bambino- disse con tono tremante.
-Sì, lo so, questo me lo hai già detto- rise nervosa la bionda incitando a continuare il racconto del ragazzo.
-Beh.. all’inizio era andato tutto bene- disse lui chiudendo gli occhi per poi prendere una boccata d’aria –lo avevamo curato, gli avevamo fatto abbassare la febbre e sembrava in via di guarigione già nel giro di mezza giornata- aggiunse mentre la voce diveniva sempre più flebile.
-Poi cos’è successo?- sospirò rassegnata la ragazza dai lunghi capelli biondi massaggiandosi la testa, già non ne poteva più di quella situazione.
-Fu verso sera che le cose cambiarono- disse con voce più acuta –lui si svegliò con la febbre molto più alta di quanto aveva avuto nel corso della giornata- aggiunse con tono strozzato –ed è lì che la catastrofe iniziò- disse fermandosi un momento mentre Lucy alzò le sopracciglia.
Uno strano rumore impedì a Gray di continuare a parlare, proveniva dal piano di sopra, ad un certo punto il rumore divenne una specie di martellare mentre il lampadario della cucina e della sala cominciarono ad oscillare pericolosamente.
Con un urlo strozzato Gray si alzò dalla sedia, così velocemente che fece cadere a terra la sedia bruscamente –Dimmi che hai chiuso la porta quando sei uscita- disse con voce tremante il ragazzo, fissando la sua interlocutrice.
-Ehm.. non ricordo- disse lei pensandosi su qualche secondo, facendo andare il corvino nel panico più totale.
-Siamo morti!- esclamò correndo verso il piano di sopra –Juvia! Ti salverò io!- esclamò urlando, correndo verso la sua stanza, sotto lo sguardo preoccupato della bionda.
-Ma cosa gli è preso?- si chiese prendendo la bacinella cominciando a salire le scale per raggiungere la camera del ragazzo dai capelli rosa, notando che più si avvicinava alla camera del suo amico, e più il rumore diveniva più forte, fu quando arrivò alla porta che si rese conto che l’origine del martellare proveniva proprio da lì.
Appoggiò il contenitore di acqua e ghiaccio a terra per poter aprire così la porta, poggiò la mano sul pomello per poi aprire lentamente sgranando gli occhi per lo spettacolo che le si stava presentando davanti.
Poteva dire di non aver mai visto il ragazzo in uno stato del genere, no, chiaramente no, in tutto quel poco tempo che aveva passato con lui non lo aveva mai visto comportarsi a livelli del genere.
Solo in quel momento capì il perché delle reazioni a dir poco esagerate del suo migliore amico, anche se ora che ci pensava, forse non erano poi così esagerate.
In quel momento il ragazzo dai capelli rosati sprizzava energia da tutti pori, era all’interno di un sacco a pelo intento a saltare per la camera, ruzzolando qualche volta a terra quando saltava su qualche abito per poi scivolare e cadere tra le macerie dei suoi vestiti, ma non si arrestava comunque, sembrava fatto di gomma, Lucy capì che il martellare era il risultato del continuo saltellare del ragazzo per la camera come se fosse un canguro.
Il cigolare della porta lo fece girare a mezz’aria indirizzando lo sguardo verso l’entrata, ma non fece in tempo pronunciare il nome di chi ci fosse dietro che cadde a terra nuovamente mordendosi poi la lingua.
-Lucy!- esclamò subito dopo quando tornò a guardare la figura della ragazza nascosta dietro la porta, si alzò subito da terra cominciando a saltare nella direzione della bionda con più entusiasmo di prima.
-N-Natsu!- esclamò balbettando prima che il rosato si lanciò contro di lei, questa fece un passo indietro, cosa non poso furba poiché inciampò sulla bacinella cadendoci sopra, bagnandosi tutta, ma non finì lì poiché il ragazzo dentro al sacco a pelo atterrò sopra di lei con urlo di guerra a uscirgli dalla gola.
Lucy riaprì gli occhi lentamente, provava dolore alla schiena per via del contenitore, e freddo a causa dell’acqua e del ghiaccio, le fece scorrere dei brividi lungo la schiena, accorgendosi in seguito che qualcosa di caldo e pesante era sopra di lei.
Abbassando lo sguardo notò una zazzera rosa all’altezza del suo petto, mentre sempre da lì sentì dei mugolii e strani versi, capendo subito dopo ciò che stava succedendo.
Con il cuore a mille, fiatone e un velo di sudore, scaraventò il ragazzo alla sua sinistra, questo rotolò per il corridoio fino a scontrarsi contro il muro, lasciandosi sfuggire un verso di dolore.
-Lucy..- mugugnò il rosato rotolando un paio di volte nel tentativo di sederti, per via del sacco a pelo aveva le braccia bloccate, impossibilitate di muoversi liberamente.
La ragazza in questione era strisciata contro il muro, la schiena schiacciata contro quest’ultimo mentre brandiva la maglietta dove il cuore batteva come un forsennato, il fiatone a muoverle il petto freneticamente, guardava con occhi sgranati il ragazzo ancora intento a cercare di sedersi, naturalmente invano.
“Mi farà venire un infarto prima del previsto se continua così” pensò la ragazza cercando di tranquillizzarsi mentre il ragazzo dai capelli rosati cercava di mettersi in piedi spingendo con la fronte il pavimento cercando, puntellando entrambi i ginocchi sul tappeto, di alzarsi.
Si lasciava sfuggire qualche verso a causa dello sforzo mentre il rossore e il sudore aumentavano, facendogli peggiorare il mal di testa, ma non ci faceva nemmeno caso data la sua concentrazione.
La ragazza dai lunghi capelli biondi rimase, senza rendersene minimamente conto, a fissare il ragazzo che ancora si sforzava ad alzarsi, solo quando il rosato riuscì a raddrizzarsi in ginocchio, la paura di quello che lui avrebbe fatto da quel momento in poi la pervase.
-Lucy!- esclamò con entusiasmo il ragazzo cercando di saltare, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu di cadere in avanti battendo malamente la fronte sul pavimento.
-Natsu- disse lei alzandosi da terra poggiandosi contro il muro, ancora tremante a causa del fiatone di poco prima –è meglio se torni a letto- disse lei senza staccarsi dal muro, tenendo gli occhi puntati su di lui, qualcosa le diceva che da quel momento in poi ‘la catastrofe’ di cui parlava il corvino si sarebbe avverata.
-No!- lui si drizzò di colpo guardando serio la bionda, tutto rosso in viso e le gocce di sudore scendere lungo le tempie e la fronte, ad un certo punto gonfiò le guance come a trattenersi dal fare qualcosa, ma non resistette più e scoppiò in una sonora risata.
Lucy lo guardò storto in modo confuso, non riusciva più a capire il perché di quello strano comportamento, sembrava più matto del solito.
-Io ho fame!- disse poi destando dai suoi pensieri la ragazza, la quale venne colta alla sprovvista, lei non sapeva cucinare, cosa poteva fare? Intanto il ragazzo dai capelli rosati si sdraiò a terra cominciando a rotolare su sé stesso nel tentativo di avvicinarsi alla sua interlocutrice, dato che aveva realizzato che non sarebbe riuscito ad alzarsi senza un minimo di aiuto.
Lei si staccò dalla parete dopo aver calmato il suo cuore per poi fermare il ragazzo abbassandosi e poggiare le mani sul sacco a pelo quando il rosato arrivò rotolando da lei.
-Facciamo così, se ti metti a letto ti do da mangiare, ok?- chiese la ragazza sistemandosi una ciocca di capelli ribelli dietro l’orecchio mentre il ragazzo prese a guardarla con il suo broncio da bambino, sembrava più ubriaco che malato, era rosso e accaldato, e addirittura si comportava come un matto lasciandosi sfuggire qualche volta frasi incoerenti e disconnesse e qualche volta qualche cantilena.
Lui chiuse gli occhi boccheggiando, sicuramente aveva sete, si mise a pensare, cosa che sorprese la ragazza, la quale sapeva che Natsu non era molto bravo in quel campo.
-Va bene! Però poi mi fai le coccole vero?- chiese lui con un furbo sorriso guardando con occhi magnetici la ragazza dai lunghi capelli biondi.
Lei arrossì per poi balbettare e annuire, poiché la gola le si era seccata e di certo la schiena bagnata, per via della bacinella, non l’aiutava affatto siccome dei brividi di freddo continuavano ad attraversarla nonostante fosse piana estate.
Lucy lo aiutò ad alzarsi, poiché lui era ancora all’interno del sacco a pelo e sembrava intenzionato a non uscirne, per poi dirigersi entrambi in camera del rosato.
La bionda sentiva la maglietta completamente appiccicata, le dava molto fastidio, per non parlare della gonna, la quale si era appiccicata prendendo la forma del suo sedere, mostrandone le rotondità.
L’unica parte asciutta era la quella dove il ragazzo era atterrato quando lui si era lanciato su di lei urlando, pensandoci la ragazza cercò di non farsi sfuggire una risatina divertita, in quel momento era proprio buffo.
Aprì la porta perché il ragazzo era ancora impossibilitato di muovere le braccia, questo, una volta aperto la porta, cominciò a saltare verso il letto con la stessa energia di poco prima, sotto lo sguardo poco sicuro della bionda.
Il ragazzo dai capelli rosati si lanciò sul letto, andando a sbattere la testa contro il muro, si lasciò sfuggire un verso dal dolore e poi cominciò a muoversi in modo strano, per potersi sistemare meglio sul materasso.
-Non è meglio se esci dal sacco a pelo?- chiese Lucy avvicinandosi cautamente al letto del rosato, ci voleva poco che gli saltasse di nuovo addosso, e lei voleva evitare che accadesse.
-Mi puoi aiutare?- chiese allargando un sorriso dopo averci pensato su qualche secondo, guardando la ragazza dai capelli biondi con due occhioni da cucciolo bastonato.
-V-va bene- balbettò lei posando le sue fredde mani sul sacco a pelo per poi raggiungere la cerniera laterale e cominciare a tirarla giù.
La bionda mandò giù un groppo di saliva sentendo la gola secca, non sapeva nemmeno lei il perché di così tanta agitazione, ma cominciava a sudare sempre di più e la maglietta già bagnata tutta appiccicaticcia dietro la schiena le dava sempre più fastidio.
“Come diavolo ha fatto ad incastrarsi nel sacco a pelo?” si chiese la bionda dopo aver finito di aprire la cerniera, per poi bloccarsi dopo averlo aperto, mostrando il ragazzo senza maglietta.
Certo, non era la prima volta che lo vedeva a torso nudo, ma quella era una situazione molto diversa da quelle precedenti, erano solo lui e lei, dentro la camera di Natsu, con quest’ultimo nel suo letto e lei a togliergli il sacco a pelo, tutto ciò sembrava molto compromettente per chiunque non sapesse come stavano realmente le cose.
Rossa in viso e con un velo di sudore addosso, cominciò a togliere il sacco, e non poté fare a meno di sfiorare più volte quella pelle perfetta, il suo petto muscoloso e tonico, le sue forti braccia, percepire il suo calore sfiorando anche solo la sciarpa, vedere poi le goccioline di sudore causate dalla febbre scendere tra le linee del suo corpo le fece mancare la capacità di emettere alcun suono o di metter su una frase coerente per qualche secondo.
-F-fatto- balbettò lei girandosi di scatto dopo aver sfilato il sacco e metterlo via sulla scrivania, dato che non sapeva minimamente da dove il suo amico lo aveva preso.
Il rosato la prese per il polso prima che lei potesse muovere un passo verso l’uscita della sua camera, facendola voltare di scatto.
-C-cosa c’è, Natsu?- chiese lei guardandolo negli occhi, doveva ammettere che i suoi occhi erano davvero belli, la ipnotizzavano sempre, in qualsiasi tipo di situazione, non poteva fare a meno di perdersi in quel mare di smeraldo.
-Tremi- disse lui socchiudendo un occhio guardandola interrogativa come se si stesse divertendo a fare il detective, prese a fissarle la maglietta notando solo in quel momento che fosse bagnata.
-Non è niente- rise nervosamente la bionda, possibile che si era già dimenticato il volo che aveva fatto pochi minuti prima per colpa sua?
Il ragazzo dai capelli rosati la tirò a sé facendola sedere sul materasso facendole emettere un urletto sorpreso per poi posare una mano sulla schiena della bionda sentendo che questa era realmente bagnata.
In quel momento qualcuno bussò alla porta distogliendo entrambi dai loro sguardi –Ho sentito delle urla e dei rumori! Non mi fido!- era la voce di Gray, Lucy inizialmente non capì quello che il suo migliore amico intendeva dire, ma quando sentì la serratura scoccare, il panico l’assalì.
-Oh no! Gray!- ruggì la bionda presa dalla paura di rimanere rinchiusa con Natsu per chissà quanto, corse verso la porta facendo attenzione a dove metteva i piedi per poi cominciare a battere dei deboli pugni contro l’uscita –giuro che quando uscirò.. io..!
-Lucy, è già andato via- in quel preciso istante la bionda saltò in aria dallo spavento portando una mano al suo debole cuore che per poco non cedeva, il ragazzo dai capelli rosati era comparso all’improvviso vicino a lei, sdraiato a terra con l’occhio a vagare sotto la porta e l’orecchio poggiato a terra per capire se il corvino era ancora lì.
-Natsu! Oh santo cielo!- esclamò mentre le gambe cedettero facendola cadere a terra, o meglio dire tra i vestiti riversati sul pavimento, attutendo così la caduta –tu oggi vuoi davvero farmi morire- disse poi tra sé e sé attirando l’attenzione dell’amico, il quale si drizzò subito per guardare la sua interlocutrice.
-Perché? Cosa ho fatto?- chiese alzandosi all’improvviso da terra per mettersi in piedi, si avvicinò di corsa a lei e la prese in braccio a mo’ di sacco mettendola sulla spalla per poi cominciare a correre per la stanza con uno sguardo serio in volto –ti salverò io!- disse pieno di energie mentre la poveretta teneva gli occhi chiusi per trattenere le lacrime di terrore e i pugni a battere la schiena nuda di lui nel tentativo di fermarlo, naturalmente invano.
-Natsu.. ti prego!- continuava ad urlare la poveretta che credeva che peggio di così non poteva andare, ma dovette ricredersi quando il rosato cominciò a saltare sul letto, con lei in braccio.
-Ma Lucy! È così divertente!- urlò il ragazzo con un’espressione ebete in volto, ma questo la ragazza poté solo immaginarlo, poiché la sua posizione le impediva di vedere.
-Ti prego mettimi giù!- urlò lei abbracciando la schiena di lui, non potendo più sopportare di battere la testa contro la schiena possente, almeno in quel modo non si sarebbe fatta male.
Ma appena lei sfiorò i fianchi del rosato per potersi aggrappare, questo cominciò a ridere e a urlare smettendo di saltare –Lucy! Cosa fai!- diceva interrotto dalla risata –mi fai il solletico!- esclamò poi non reggendosi più in piedi cadendo in avanti sul morbido materasso, sempre ridendo.
-Waaa!- urlò Lucy in preda alla disperazione, per poi sentire che la presa del ragazzo diminuì poco prima che entrambi caddero, facendola sdraiare sul letto di colpo per via della gravità e subito dopo a raggiungerla lui.
Si ritrovò il suo amico tutto sghignazzante con il proprio viso sulla sua pancia mezza scoperta, lei arrossì e non riusciva nemmeno a capirne il motivo.
-Ghehe- si lasciò sfuggire il rosato guardando la ragazza con una strana espressione in viso, sembrava quasi.. malefica (?) –ora sei mia!- esclamò poi per buttarsi su di lei poggiando la sua bocca sul ventre scoperta della ragazza cominciando a soffiare emettendo strani rumori.
Lucy a quel punto cominciò ad urlare per il solletico mentre la faccia diventava sempre più rossa sia per l’imbarazzo che per colpa del gesto del ragazzo.
Quel suo “ora sei mia!” le aveva fermato il cuore per un istante, sapeva benissimo che il ragazzo lo aveva detto per giocare, ma non poteva fare a meno di essere felice, nessuno si era mai avvicinato a lei per quello che era per davvero, ne aveva passate di cotte e di crude con persone che la reclamavano propria facendole rivoltare lo stomaco ogni volta, ma sentirlo dire da lui.. l’aveva resa felice, completa.
-Basta Natsu!- urlò tra le risate cercando di muoversi il più possibile per far staccare la bocca del ragazzo, ma lui la teneva ben ferma per i polsi con una mano e con l’altra invece si appoggiava sulle sue gambe.
Ad un certo punto si fermò per poterla guardare, sentirla ridere il quel modo così spensierato per lui era sempre una novità, nonostante l’avesse già sentita ridere in quel modo in sua presenza, ma non poté fare a meno di rimanerne incantato, seduto tra le lenzuola ormai disordinate mentre lei ancora rideva, meno intensamente di prima, cercando di tranquillizzarsi.
Sorrise felice per poi stringere gli occhi mentre un giramento di testa lo pervase, stavolta era più forte degli altri che lo avevano continuato a torturare mentre giocava con la sua amica.
Si portò una mano alla tempia con una smorfia di dolore in viso mentre sentiva che le risate della ragazza si erano quasi subito fermate, aprì gli occhi per poterla guardare e si sorprese nel vederla a pochi centimetri dal suo viso con uno sguardo preoccupato a fissarlo intensamente.
-Natsu.. ti senti bene?- chiese preoccupata lei tastando la fronte bollente di lui, scostando qualche ciocca di capelli rosati dal viso, facendolo diventare leggermente più rosso di quanto lo era già a causa della febbre.
-S-si- balbettò il ragazzo guardando la figura della bionda che stava davanti a sé, con il viso corrucciato in un broncio.
-Menti- rispose lei incrociando le braccia al petto facendo risaltare involontariamente le sue rotondità, facendo arrossire ancora di più il suo interlocutore.
-Ma non è vero!- esclamò lui per poi stringere gli occhi mentre una nuova fitta gli colpì la testa, aveva urlato facendo peggiorare il malore.
-Basta fare storie- sospirò lei poggiando le mani sulle spalle sudate del ragazzo per poi tirarlo a sé –è meglio se ti riposi- aggiunse facendolo sdraiare sul letto, facendogli poggiare il capo sulle sue gambe –sei hai bisogno di qualcosa sono qui- finì abbassando la testa verso di lui sorridendogli gentile.
-Grazie- soffiò lui facendosi cullare dalle carezze che gli regalava la bionda, sul capo e sulla fronte, qualche volta anche sulla guancia, con fare dolce e premuroso.
 -Di niente- rispose lei senza smettere di sorridere facendolo addormentare quasi subito dopo, quanto sembrava un bambino in quei momenti.. si scatenava come un matto per poi addormentarsi quasi subito dopo aver toccato un cuscino, o subito dopo essersi sdraiato.
Lo guardò mentre sospirava nel sonno, asciugandogli la fronte bagnata dal sudore della febbre, scostando qualche volta i capelli che vi si erano appiccicati, era strano per lei vederlo così indifeso, indebolito, e soprattutto lei a tenerlo fra le sue braccia e non il contrario. Era sempre lui ad accoglierla e a consolarla quando si buttava giù, a farla sorridere nei momenti meno opportuni o difficili, a farle scoprire realtà nuove a lei ancora sconosciute, era lui che si prendeva cura di lei.
Uno strano calore nel petto si fece largo dentro la bionda, era la prima volta che riceveva l'amore di una famiglia, ed era sempre la prima volta a ricambiare anche lei un affetto del genere, gli diede un ultima carezza per poi spostare il capo del ragazzo dalle sue gambe e alzarsi dal letto, lasciandolo dormire tranquillo.
Lo coprì con il lenzuolo e gli asciugò ancora una volta la fronte con un panno trovato in giro per la camera, dopo di che si tastò la schiena sospirando scocciata, doveva trovare un cambio.
Si girò facendo una lenta panoramica di ciò che la circondava, dato che ormai era bloccata lì avrebbe sistemato quel caos, ma come prima cosa si sarebbe cambiata.
Arrossì al pensiero, si sarebbe dovuta mettere addosso qualcosa di Natsu, si guardò per vedere cosa poteva salvare dei suoi abiti, sospirando sconfitta per il fatto che doveva spogliarsi e indossare una di quelle maglie extralarge da uomo.
Camminò a fatica verso l'armadio del ragazzo, con passo esitante, non era sicura di quello che stava facendo, magari a Natsu non sarebbe piaciuto il fatto che lei si sia messa qualcosa di suo addosso, figuriamoci di aver sbirciato fra la sua roba.
Con la mano tremante poggiò lentamente la mano sulla maniglia del mobilio, per poi girarsi e controllare che il ragazzo stesse ancora dormendo, di certo non si sarebbe spogliata davanti a lui sveglio.
Aprì l'anta del mobile di legno venendo subito dopo inondata dall'odore del ragazzo, guardò l'interno non rimanendo stupita di trovare caos pure lì dentro.
Ancora piena di imbarazzo immerse la mano tra le innumerevoli stoffe del rosato cercando una maglietta abbastanza lunga per lei che la coprisse almeno fino alle cosce.
Con un sorriso a incorniciarle il viso, trovò qualcosa che avrebbe fatto al caso suo, con entrambe le mani cominciò a tirare la maglia bianca a maniche corte dato che era incastrata tra le altre all'interno dell'armadio.
Cominciò a tirare sempre più forte finché la maglietta non riuscì a liberarsi di colpo facendo volare a terra la ragazza tra le macerie del resto della stanza, numerosi effetti personali e abiti volarono in aria sotterrando in seguito la poveretta.
Quest'ultima si sedette rimanendo perplessa per il fatto che aveva gli occhi aperti ma lo stesso vedeva tutto nero, eppure non ricordava che il sole era già tramontato lasciando il suo posto al buio della notte.
Sentiva ancora tra le mani la morbida stoffa della maglietta sorridendo soddisfatta di esser riuscita a liberarla dalla morsa degli altri vestiti, alzò il capo sentendo che su di esso vi era appoggiato qualcosa, sicuramente era quello che le impediva di vedere.
Sentì un fruscio, segno che qualcosa stava scivolando dalla sua testa dopo di che rincominciò a vedere la stanza che la circondava, abbassò lo sguardo per vedere cosa le copriva fino a poco prima la visuale per poi arrossire imbarazzatissima.
Si ritrovò davanti un paio di boxer neri, probabilmente del ragazzo, si alzò di scatto mentre il viso e le orecchie cominciarono a diventare bollenti, e quest'ultime pulsare, in un batter d'occhio si scrollò di dosso tutta la roba che le era volata sopra quando era caduta e con ancora la maglietta tra le mani si girò di scatto camminando verso la scrivania per poi lanciarsi sulla sedia tremante.
"Oh kami! Oh kami! Oh kami!" pensò ancora rossa in viso stringendo sempre di più il povero indumento, continuando a fissare il punto dove lei era caduta "e-erano i-i suoi.." pensò diventando ancora più rossa chiudendo in seguito gli occhi stringendoli.
"Lucy, tranquilla.. non è successo niente" continuava a dirsi cercando di pensare a un prato fiorito, al cielo, le stelle, a qualsiasi cosa che non implicasse a dover ripensare a quello che era successo pochi istanti prima.
Aveva il cuore che batteva a mille, non sapeva proprio come tranquillizzarsi, ringraziò il cielo che Natsu stesse ancora dormendo, altrimenti, ne era sicura, si sarebbe messo a ridere come una iena facendola sentire ancora peggio.
Sospirò calmandosi meglio mentre il rossore pian piano scompariva, sarebbe stato più opportuno cambiarsi, cominciava ad avere davvero freddo nonostante fosse estate, le conveniva togliersi gli abiti bagnati il prima possibile.
Diede un ultimo sguardo al ragazzo pregando che non si svegliasse proprio in quel momento, dopo di che si girò verso la scrivania cominciando a togliersi lentamente la maglietta per via dell'imbarazzo.
Fece scivolare i lunghi capelli sulla schiena quasi completamente nuda, coprendola quasi del tutto fino a raggiungere la gonna.
Con sgomento si rese conto che anche il reggiseno era bagnato, sospirò per l'ennesima volta per poi posare le mani sui bordi della gonna e farla scivolare a terra, rimanendo in intimo.
Un altro brivido di freddo la percorse, era ancora un po' bagnata, ma sicuramente stava già meglio, quella sensazione fastidiosa che aveva quando indossava i vestiti bagnati non riusciva quasi più a sopportarla.
Lentamente portò le mani dietro la schiena per slacciare il gancio del reggiseno, mentre diede un'altra occhiata alla scrivania trovando un asciugamano ingarbugliato tra altri vestiti.
Lo fece cadere a terra liberando le sue rotondità, per poi sporgersi sulla scrivania per poter prendere l'asciugamano, almeno si sarebbe asciugata per bene prima di mettersi la maglietta.
Ma proprio quando era sul punto di tirare il lungo tessuto dalla scrivania, due calde mani le cinsero i fianchi facendola scontrare contro qualcosa altrettanto caldo ma molto duro.
I lunghi capelli vennero scostati leggermente da un respiro molto caldo, ma lo stesso riuscirono a mantenere coperti i seni della ragazza.
Lucy si bloccò con il fiato corto e il cuore impazzito mentre sentiva la presa sui suoi fianchi accentuarsi, ma senza farle male.
Mandò giù un groppo di saliva con difficoltà mentre cercava di tranquillizzarsi e a mettere ordine nella sua testa, nonostante quel bellissimo calore l'avvolgesse.
Chiuse gli occhi sapendo già l'identità di colui che la stava stringendo tra le sue possenti braccia, si lasciò avvolgere da quest'ultime nonostante la testa le urlava il contrario mentre sentiva invece dentro di lei, all'altezza del suo cuore, un qualcosa che continuava a dirle invece di lasciarsi trasportare da quelle nuove sensazioni che presero il possesso del suo corpo.
Non poté evitare di arrossire d'imbarazzo, era praticamente mezza nuda, se non di più, davanti al ragazzo dai capelli rosati il quale continuava a stringerla a sé con possessione, ma con altrettanta delicatezza da invidiare il tocco della piuma più leggera al mondo.
-Natsu..- sussurrò lei stringendo ancora l'asciugamano tra le sue dita affusolate, mentre il calore corporeo aumentava.
Lui non disse niente pur avendola sentita chiaramente, era troppo preso ad assaporare il suo profumo e di sentirla con le sue mani, sentire la sua pelle vellutata e candida, poterla toccare e accarezzarla.
Quando aveva aperto gli occhi interrompendo il suo sonno tranquillo, non si sarebbe mai immaginato di vederla così, in quello stato, a pochi metri da lui, spoglia e indifesa più che mai.
Appena la vide togliersi pian piano gli indumenti, dentro di lui cominciò a crescere qualcosa, sentiva un enorme incendio avvampare nel suo cuore, ma diverso da quelli che lui affrontava insieme ai suoi compagni.
Un profondo desiderio lo aveva spinto ad alzarsi e ad incamminarsi, ignorando le dolorose fitte alla testa, verso di lei, verso quella figura dalle forme perfette, genuine, che possedevano una propria purezza, un qualcosa che la rendeva diversa da qualsiasi altra cosa.
E proprio in quel momento, a pochi centimetri da lei, non poté fare a meno di allungare le mani verso i suoi stretti fianchi, desideroso di toccarli, stringerli con le sue braccia per poter far aderire al suo bollente petto la schiena di lei, con delicatezza.
Subito dopo il dolce profumo di lei gli inondò le narici procurandogli un lieve capogiro, che decise di ignorare prontamente accentuando la presa sulla ragazza e inspirando ancora di più quell'odore che da ormai non si quanto tempo, lo faceva impazzire.
Chiuse gli occhi, mai, mai avrebbe fatto qualcosa che l'avrebbe fatta soffrire, mai avrebbe fatto qualcosa che l'avrebbe messa in un tale imbarazzo per via di quella situazione, lei nuda tra le sue braccia.
Mai avrebbe voluto farla fuggire per colpa dei suoi stupidi ormoni, infilò il naso tra i fili dorati inspirando nuovamente il loro delicato odore, mentre sentiva il proprio nome venir baciato dalle labbra di Lucy.
Prese un lungo respiro quando lo sentì fremere, lo percepiva, percepiva lo sforzo che lui stava facendo per trattenersi nell'andare oltre quell'abbraccio.
La ragazza dai lunghi capelli biondi non riuscì più a muoversi o a emettere un solo suono, l'unica cosa di cui era in grado di fare in quel momento, era di respirare, cercando di tranquillizzare la frenetica corsa intrapresa dal suo cuore.
Lui puntò lo sguardo sull'asciugamano cercando di non cedere alla tentazione di abbassare il viso per poter guardare le nudità della bionda così facendo scomparire completamente l'unica scintilla di autocontrollo che gli era rimasta.
A malincuore interruppe l'abbraccio allungando le mani verso la stoffa che ancora la ragazza teneva tra le dita, immobile.
Lo prese avvolgendolo al petto di lei per coprirla mentre quest'ultima sentiva il tocco delicato di lui chiudere l'asciugamano.
Poggiò le sue mani sulla stoffa che avvolgeva le sue nudità per poi prendere tutto il coraggio di cui era provvista e voltarsi per poter iniettare le proprie iridi in quelle smeraldine del ragazzo.
Quest'ultimo la fissò intensamente, concentrandosi prima negli occhi cioccolato della ragazza e dopo sulle sue bellissime e apparentemente morbidissime labbra, per poi poggiare la mano sulla guancia di lei, accarezzandola lentamente con le sue dita.
-Probabilmente mi prenderai per un pazzo, o solamente darai la colpa a questa maledetta febbre- cominciò a dire lui con voce roca con una nota di tristezza di fondo.
Lucy rimase a guardarlo, con le gote ancora arrossate e il cuore che cominciò a scalpitare peggio di prima, come se questo sapesse cosa Natsu le stesse per dire.
Quest'ultimo prese la mano di lei poggiandola sul suo petto nudo e madido di sudore, proprio all'altezza del suo cuore, permettendo ad ella di sentirne i possenti battiti ancora una volta.
-Forse è una cosa da stupidi, cosa che non nascondo io sia, ma in questo momento non sono mai stato così serio in vita mia- aggiunse stringendole la mano con fare dolce facendola arrossire ancora più, quel contatto le stava infondendo una strana e al contempo bellissima sensazione -non so da quanto mi sono reso conto di quello che sto per dirti, ma sono sicuro che è profondo, vero e indissolubile- disse mentre una lieve confusione cominciò a scatenarsi nella testa di lei.
Il rosato chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro per poi riaprirli e prendere tra le dita della mano libera il mento della bionda, constatando ancora una volta la morbidezza di quella candida pelle.
-Io non sono mai stato un tipo sentimentale, non mi sono mai interessato mai a nient'altro che della mia famiglia. Ma tu, tu sei diversa- disse incurvando leggermente gli angoli delle labbra all'insù accennando a un dolce sorriso.
Lei non capì, non riusciva a capire, Natsu non la considerava parte della sua grande famiglia? Era solamente un stupida sconosciuta malata di cuore, presa in custodia solo per pietà, per via della sua malattia e del penoso stato in cui viveva fino a poco tempo prima? Una povera sgualdrina maltrattata da gente ostile per via della sua debolezza e di quelle stupide forme che l'avevano condannata a vivere una vita ancora più miserabile?
Gli occhi cominciarono ad inumidirsi ma ricacciò indietro le lacrime, aveva  pianto troppo, soprattutto davanti a lui, a Natsu, il suo primo e migliore amico, ma ormai non sapeva più se giudicarlo tale.
-Quello che sto cercando di dirti- disse lui riprendendo a parlare mentre la voce cominciò a tremare e un lieve rossore accentuarsi sul viso, destando la bionda dai suoi pensieri.
Mollò la presa sulla piccola mano posata sul suo possente petto, per poter raggiungere l'altra e prendere il viso della ragazza con entrambe le mani, allargando il suo piccolo sorriso con l'imbarazzo a fargli sempre da sfondo.
-Lucy, io ti amo- disse con una finta naturalezza, pronunciando quelle parole lentamente ma non troppo, facendo perdere la facoltà di respirare ad entrambi, mentre il cuore di lei si fermò.
La ragazza rimase ferma immobile con gli occhi fissi in quelli di lui, mentre la mente cominciò ad elaborare ciò che aveva sentito.
Natsu l'amava, lui era innamorato di lei, di una ragazza a cui ormai non rimane più molto tempo da vivere con un destino segnato da una malattia e dal suo passato, di certo si sentiva sorpresa, l'aveva colta alla sprovvista e in un certo senso si era sentita davvero importante per qualcuno e si rese conto di esser felice proprio perché era lui quel qualcuno.
Si chiese come aveva fatto a non notarlo prima, ma la risposta che si diede subito dopo la rattristì, nessuno le aveva dato una dimostrazione di affetto del genere, nessuno l'aveva realmente amata, come poteva lei accorgersi di ciò?
In quel momento la sua mente fu attraversata dai ricordi, scene che aveva vissuto con lui in tutto quel poco tempo che aveva trascorso in quella grande famiglia.
Le venne da sorridere al ricordo di come lo aveva incontrato la prima volta, era sempre stata una tipa molto sbadata, ma sin da quando lui l'aveva presa al volo, il calore che emanava il suo corpo la faceva sentire strana, era un piacevole contatto, era la prima volta che il contatto con qualcuno non le dava fastidio o disgusto.
Tutti momenti in cui aveva sorriso grazie a lui, si era sentita per la prima volta viva, non era mai sola, si sentiva protetta ogni volta che lui l'abbracciava o anche quando lui le rivolgeva un sorriso, un'occhiata, oppure quando si dimostrava generoso e disponibile in qualsiasi situazione, Lucy non si era mai sentita importante per qualcuno e tutto ciò, in quel momento, lei davanti a lui, le sembrava bellissimo.
Capì solo in quel momento cos'era quella sensazione che aveva nel cuore ogni qualvolta che il ragazzo dai capelli rosati le si trovava vicino, oppure quando lo vedeva sorridere e ridere insieme agli altri, e anche lì davanti a lui, sentiva il cuore batterle all'impazzata, più delle altre volte a causa di quello che le aveva detto, uno strano calore avvolgerla e lo sfarfallio nella pancia a farle uno strano solletico.
Quello era Amore, l'amore che l'aveva travolta sin da quando lo aveva visto senza nemmeno rendersene conto, l'amore che ogni giorno, ogni secondo, in ogni momento cresceva e diventava forte, solo per poterlo donare a Lui.
Un amore così travolgente che solo quando lui si era confessato a lei, era uscito dal suo petto facendo scomparire tutti i suoi dubbi, le sue paure, le sue insicurezze.
Un amore che purtroppo sarebbe finito presto, molto presto, troncato da un drammatico destino che la torturava sin da quando la sua esistenza era cominciata, perché ormai lei sapeva che aveva ancora pochi mesi da vivere.
No, si rese conto che lo amava troppo per potergli dare una speranza che non esisteva, lei non poteva vivere, non voleva, aveva paura, paura di quel passato da cui continuava a nascondersi e a scappare finché la sua fine non sarebbe presto giunta, perché donare l'amore che aveva solo per lui voleva dire continuare a vivere e no, non poteva vivere, non voleva.
Chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime, quella consapevolezza avrebbe fatto soffrire entrambi, per questo non poteva accettarlo, non poteva accettare l'amore di Natsu.
-Io ho bisogno di te, Lucy- disse lui con lo sguardo serio puntato nelle iridi cioccolato di lei, appena questa riaprì gli occhi con la tristezza e il dolore impressi in essi.
La ragazza dai biondi capelli si ritrovò a stringere i lembi dell'asciugamano quando sentì quelle parole venir pronunciate dalla bocca del rosato, procurandole un profondo dolore, perché sapeva che il loro amore era impossibile.
-Anche io ho bisogno di te- rispose con gli occhi lucidi, pronti a far uscire quelle lacrime che ormai sapeva di non saper più trattenere -ma non posso- disse con voce tremante mentre le gocce salate cominciavano a rigarle il viso -Io..- la voce spezzata dai singhiozzi mentre si accoccolava tra le mani del ragazzo sfregando le sue guance contro di esse per poi tornare a rivolgergli lo sguardo, incontrando quello preoccupato di lui -Non ho un cuore per poterti amare, Natsu...

 
**❤**
Angolo dell'autrice
Non so davvero come scusarmi per l'enorme -è dire anche poco- ritardo.
Sono esattamente un mese e nove giorni, e davvero, non so come farmi perdonare per un ritardo del genere, vi giuro che è la prima volta che mi capita una cosa del genere.
La NaLu Week è finita già da un pezzo e io mi ritrovo a pubblicare a metà agosto il day 5, non potete immaginare quanto mi vergogno di ciò >_< sento che non mi merito le 40 recensioni ricevute in soli 5 capitoli, mi sento male a pensare che vi ho fatto aspettare così tanto.
Se oggi sono qui a pubblicare questo capitolo, devo ringraziare il mio Gabibbo, gaia21 e Sayaka per avermi aiutata e sostenuta contro questa mia 'battaglia' contro il blocco dello scrittore, davvero non saprei come avrei fatto senza di voi.
Tornando al capitolo..
Questo cap. lo voglio dedicare a gaia21, come avrete notato il capitolo è più comico e questo è causato dal fatto che volevo strappare qualche risata a gaia data la sua precedente perdita.
Spero di esser riuscita nel mio intento, nonostante sto pubblicando con un immenso ritardo.
Il capitolo è leggermente più corto di quello precedente, ma vi assicuro che ho superato le 9500 parole, e la cosa mi sorprende molto, perchè ho raccontato gli avvenimenti di un solo giorno della storia.
Spero vivamente che non mi uccidiate per come ho finito il capitolo.. lei lo rifiuta.
Ma non è finita qui perchè da questo capitolo Natsu e Lucy affronteranno problemi molto più gravi, tra cui il passato di Lucy che tornerà a tormentarla per pareggiare i conti e non solo! La salute si farà sentire.
Con questo vorrei cominciare i ringraziamenti.
Grazie a coloro che leggono e che aggiungono la mia fiction alle ricordate/seguite/preferite, aumentate sempre di più piano piano e mi rendete davvero felice, soprattutto perchè non pensavo che sarebbe piaciuta così tanto da convincere i lettori a lasciarmi così tante recensioni.
Un grazie gigantesco a quei sette che hanno recensito lo scorso capitolo, davvero non so come ringraziarvi per il vostro sostegno e per i vostri incitamenti ❤
Grazie a Memy-chan, najlafullbaster, nalla85, _LucyHeartphilia_, OurladyofSorrow, Ayrin e infine a Sayaka chan 94, spero di non avervi deluso con il finale e di avervi fatto sorridere con i NaLu Moments, le scene comiche, la dichiarazione di Natsu e di Lucy che comprende finalmente i suoi reali sentimenti.
Purtroppo non aggiornerò più le mie storie come facevo una volta, cioè una volta a settimana, da oggi mia madre mi ritirererà il pc in continuazione, non permettendomi nè di scrivere nè di pubblicare con lo stesso ritmo che avevo fino a poco tempo fa.
Ma questo non vuol dire che lascierò efp, certo, sarò lenta, ma non lascerò 'in corso' le mie strorie per sempre, anzi, mi impegnerò a scriverle per finirle anche se piano piano i.i
Mi scuso ancora, per il ritardo e per i ritardi che ci saranno in futuro.
Un abbraccio a tutti voi ❤

Mary

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Capitolo 7
*** Capitolo VII. Glory days ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo VII. Glory days
**❤**

-Non vuole ancora uscire?- chiese sospirando Gray seduto al tavolo della cucina con la testa appoggiata contro il muro.
-No, Lucy-san non ha intenzione di lasciare la sua camera- rispose triste la turchina per poi andarsi a sedere su una sedia emettendo un gemito dallo sforzo, il fardello che si stava portando era molto pesante, le era difficile camminare o stare in piedi troppo a lungo.
-Ha almeno mangiato qualcosa?- chiese preoccupato lanciando un'occhiata furtiva alla porta che conduceva alla sala, riuscì a scorgere la testa rosata del suo migliore amico, stravaccato sul divano a guardare la televisione.
-Anche se lo ha fatto avrà mangiato poco e niente- Juvia si appoggiò al tavolo posando i gomiti su di esso per poi sospirare preoccupata, la sua amica per qualche oscuro motivo non voleva più uscire dalla sua stanza, ogni volta che l'andava a trovare non vedeva più quel luccichio che aveva negli occhi, sembrava essersi abbandonata e scoraggiata a un qualcosa che sembrava più grande di lei.
Chinò il capo posando lo sguardo su un bicchiere d'acqua mezzo vuoto mentre si rattristava di più, Natsu si era chiuso in sé stesso, se ne stava sempre impegnato a far qualcosa, soprattutto cercava di andare a più chiamate possibili, pure durante la notte pur di tenersi distratto da qualcosa che nemmeno lei sapeva cosa.
-Quella scema.. se continua così la visita dal medico la dovremo anticipare sul serio- borbottò fra sé e sé il corvino portandosi una mano fra i capelli scombinandoseli un po' -a proposito di medico, anche tu Juvia, credo che uno di questi giorni sia meglio portarti a far qualche visita- riprese a parlare puntando il suo sguardo sul pancione poco nascosto dal tavolo di legno.
Lei annuì regalandogli un lieve sorriso, le premure del suo amato non erano mai troppe, nonostante il pargolo, o la pargola, non fosse ancora nato, o nata, già si comportava da padre e questo la inteneriva sempre perché ogni volta che lui si comportava in quel modo, l'amore che lei provava per lui aumentava sempre di più, soprattutto con i suoi piccoli grandi gesti.
-Bene, credo sia ora di preparare da mangiare, vado a chiamare Natsu, tu vai a riposarti un po', ok?- il ragazzo si alzò dalla sedia posando la sua mano sul capo color cielo di Juvia lasciandole una lieve a amorevole carezza.
-Va bene- rispose lei guardandolo uscire e dirigersi in sala, si alzò lentamente dalla sedia aiutandosi con tavolo per poi uscire anche lei dalla cucina, magari si sarebbe messa a riposare sul divano, la camera era troppo lontana e non le andava di certo fare le scale, tanto Natsu si sarebbe dovuto alzare comunque per cucinare.
 
Il letto non era mai stato così scomodo, eppure stare lì senza alzarsi quasi mai aveva reso il materasso fastidioso, quasi insopportabile da percepire sotto la schiena.
Aprì gli occhi puntandoli nel vuoto più assoluto, l'oscurità dominava la sua stanza senza permetterle di vedere niente, ma nonostante la barriera nera che le oscurava gli occhi, non avrebbe comunque visto niente per quanto era persa nei suoi pensieri.
Non sapeva nemmeno lei quanto tempo era rimasta in camera, aveva perso il numero dei pasti che Juvia continuava ogni giorno a portarle, e aveva impedito fino a quel momento alla luce di entrare nella camera, tutto questo perché voleva rimanere da sola a contemplare cosa aveva nel cuore e nella testa.
Dopo quel giorno si era chiusa in sé stessa più di quanto lo era già di suo, quella rivelazione sui suoi sentimenti più reconditi era stata così chiara che le aveva confuso tutto e sconvolto i suoi pensieri, non sapeva più cosa fare.
Lo aveva rifiutato e nell'esatto momento in cui aveva pronunciato quella frase fatale, aveva sentito il suo cuore venir pervaso da un dolore così forte che temeva che da un momento all'altro avrebbe ceduto definitivamente.
E invece aveva resistito, sentire il calore di Natsu l'aveva tranquillizzata giusto quel poco da permetterle di riprendere il controllo di sé e del suo cuore.
Solo quando il dolore scomparve, si rese conto che il ragazzo la stava abbracciando tenendo il proprio viso nell'incavo del suo collo, le lacrime ancora perse in quel fiume che continuava a strariparle dagli occhi gli bagnavano la spalla nuda.
Si rese conto sempre in quel momento di non esser stata in grado di sentire più niente dopo aver pronunciato quelle parole per loro due così tanto dolorose, riuscì ad udire soltanto le ultime delle parole dette da lui.
-Ti prego, non arrenderti-
Eppure lei non se l'era sentita di rispondere, si lasciò coccolare dal calore emanato da quell'abbraccio mentre i singhiozzi interrompevano il silenzio bagnato dalle lacrime che continuavano furiose la loro avanzata.
Quello fu l'ultimo giorno in cui Lucy ebbe contatti con Natsu, lei uscì dalla stanza una volta che Gray giunse per aprire la porta qualche ora più tardi, passate in totale silenzio.
Scosse la testa per non pensare più all'accaduto, ogni volta che succedeva un macigno le si posava sul cuore senza permetterle di respirare mentre gli occhi riprendevano a bruciare, segno che da un momento all'altro le lacrime sarebbero tornate a scorrere sulle sue gote.
Si rigirò nel letto con stizza stringendo tra le sue mani le candide e morbide lenzuola cercando di sfogare quell'oppressione in un altro modo invece che con le lacrime.
Avrebbe preferito urlare e prendere a pugni qualsiasi cosa, ma non ne aveva la forza, sia fisica che mentale, la vitalità di cui era disposta si era volatilizzata lasciandola da sola nel dolore.
Girò lo sguardo verso la finestra, dalla quale filtravano piccoli buchi di luce attraverso la tapparella abbassata, probabilmente era ora di pranzo se Juvia era venuta qualche ora prima a portarle da mangiare, quella doveva esser stata la colazione.
Si stupì della velocità che aveva utilizzato nel sedersi per poi venir colta da un terribile mal di testa, si portò le dita alle tempie cercando di affievolire il dolore, dovuto a come si era alzata pochi istanti prima.
Una volta essersi ristabilizzata lasciò cadere le braccia lungo ai fianchi cominciando a guardarsi attorno scrutando nell'oscurità della sua camera.
Sospirò stanca per poi alzarsi dal letto e mettersi in piedi con qualche difficoltà, non mangiava da giorni e quello era il risultato della sua testardaggine.
Con fatica camminò verso la sua scrivania tenendo gli occhi chiusi a due fessure sforzandosi di vedere nel buio, non voleva cadere o andare a battere contro qualcosa che le avrebbe sicuramente fatto male.
Sbuffò cominciando a cercare a tentoni l'interruttore della luce, era stufa di camminare tirando ad indovinare, prima o poi avrebbe fatto uno di quei voli da record e non voleva rischiare di ritornare in ospedale per una tale scemenza.
Toccò l'interruttore venendo in seguito accecata dalla luce, non più abituata a quest'ultima, abbassò le palpebre di scatto mentre un lieve dolore si ripresentò agli occhi e alla testa.
Una volta essersi abituata camminò verso la finestra per aprirla e alzare la tapparella venendo subito dopo inondata dall'aria fresca e pulita.
La luce del sole entrò nella camera cominciando a riscaldarla, i raggi solari si posarono delicati sulla carnagione nivea di lei.
Si lasciò sfuggire un mugolio di piacere nel percepire il calore mentre chiudeva gli occhi cercando di assaporarsi al meglio quella sensazione, le era mancato il calore dell'estate.
Sgranò gli occhi a quelle parole mentre gli occhi ripresero a bruciare, un brivido le percorse la schiena "Natsu" pensò per poi scuotere nuovamente la testa e prendere un profondo respiro come a volersi sbarazzare di quei pensieri.
Si girò verso la scrivania per poi andarle incontro e spegnere la luce, doveva smetterla di rimanere a crogiolarsi in quella solitudine, non voleva passare il resto dei suoi giorni in quel modo.
Uscì dalla sua camera dopo essersi cambiata e aver sistemato il letto, camminò per i corridoi della caserma fino a giungere alle scale che avrebbero portato al piano di sotto.
Si aggrappò al corrimano stringendolo convulsamente vedendo la figura di Juvia stesa sul divano e i rumori e l'odore di cibo arrivare dalla cucina, Natsu doveva essersi messo a cucinare.
Il panico si impossessò di lei al pensiero di rivedere il ragazzo, forse non era ancora pronta ad avere un confronto diretto con lui, ma sentiva il bisogno di vederlo, parlarci e percepire il suo innaturale calore, sentiva di aver bisogno di lui e solo in quel momento si chiese come aveva fatto a rinchiudersi per così tanto tempo senza nemmeno poterlo vedere.
Camminando lentamente cominciò a scendere un gradino dopo l'altro senza far rumore, la sua amica stava dormendo e non voleva disturbare il suo sonno, probabilmente l'aveva fatta preoccupare più del dovuto in quegli ultimi giorni e quello era il risultato del suo comportamento.
Sempre cercando di non farsi notare si avvicinò all'entrata della cucina appoggiandosi subito dopo allo stipite della porta cominciando a fissare la figura del ragazzo dai capelli rosati intenta a fare il proprio lavoro tra i fornelli.
Rimase immobile, incapace di pensare ad altro se non a lui, a fissarlo mentre il suo cuore batteva prendendo il galoppo, correndo sempre più veloce come a volerle uscire dal petto solo per potersi donare a Natsu.
Si portò una mano al petto a quel pensiero "Donargli il mio cuore.." un senso di vergogna le fece chiudere gli occhi e scuotere la testa, come poteva anche solo pensare di potergli donare il suo cuore? Che cosa ne avrebbe fatto di un cuore malconcio come il suo? No, non poteva illudersi.
Il rumore si una stoviglia che cadeva nel lavandino la distolse dai suoi pensieri, aprì gli occhi rimanendo bloccata nel vedere Natsu immobile che la guardava sorpreso.
-Lucy?- sussurrò lui mentre il cuore di lei riprese a scalpitare peggio di un matto, si strinse allo stipite della porta sentendo le gambe all'improvviso molli e prive di consistenza, la gola le si era seccata di colpo senza permetterle di poter emettere anche un solo verso.
Lo vide ridestarsi e girarsi subito dopo per prendere l'oggetto che gli era caduto poco prima nel lavandino e riprendere a cucinare con un innaturale calma.
Lucy cercò di tranquillizzare il suo battito cardiaco e il suo respiro diventato improvvisamente troppo pesante mentre i suoi pensieri tornarono ad occupare la sua mente, ma non ebbe nemmeno il tempo di formularli che di nuovo la sua voce tornò ad entrarle calda nelle orecchie.
-Come ti senti?- disse il ragazzo senza mai voltare lo sguardo verso la sua interlocutrice, tenendosi nel frattempo impegnato a cucinare, pur di non incrociare nuovamente lo sguardo con quello di lei.
La ragazza chinò il capo per poi incamminarsi verso la sedia e sedersi lentamente, era così indebolita che i suoi movimenti erano rallentati vertiginosamente.
-Mi sento più debole del solito, ma sto bene- mentì, non stava affatto bene, come poteva pretendere da sé stessa di riprendersi velocemente dopo quello che era successo con lui?
-Stupida- disse il rosato per poi girarsi, era troppo evidente che non stava bene, lo urlavano i suoi occhi, coperti dalle occhiaie, la sua pelle aveva perso la sua lucentezza, per non parlare della sua voce o dei passi strascicati, no, lei non stava per niente bene -ora rimani qua a mangiare, non voglio obbiezioni-
Lucy non poté fare a meno di sorridere stanca, quanto ammirava quel ragazzo, la sua forza e la sua voglia di vivere, soprattutto quella determinazione che aveva, sapeva che sarebbe stato inutile contro ribattere, sospirò.
-Va bene-
Natsu sorrise, come se una nuova energia gli fosse entrata dentro insieme ad un nuovo obbiettivo.
 

Il pranzo andò tutto liscio, i ragazzi che vi parteciparono rimasero molto contenti della presenza della ragazza, non si era fatta vedere per un po' e rivederla a mangiare a tavola con loro li aveva risollevati facendo scivolare via la loro preoccupazione.

Juvia fu quella più felice, si era aggrappata al collo dell'amica senza più staccarsi nemmeno un secondo, mentre le lacrime continuavano a scorrere sulle sue guance, deformate da un radioso sorriso.
Passarono un paio d'ore a tavola tra schiamazzi e chiacchierate, il sorriso sembrava riaver preso il suo posto sul volto di Lucy, così come su Natsu, ma la verità era che quelli non erano niente meno che falsi sorrisi, creati solo per non destare preoccupazione a coloro che gli stavano vicino, i loro amici non meritavano di soffrire per una colpa che non era loro.
Da quel giorno le cose sembravano esser tornate normali, nonostante quell'alchimia che legava Natsu e Lucy sembrava essersi affievolita, certo, si vedevano e si parlavano, ma c'era qualcosa che li teneva comunque lontani l'uno dall'altra.
Eppure Gray era riuscito a capire che qualcosa non andava in Natsu, come Juvia capì che qualcosa non si era 'riparato' in Lucy, entrambi sapevano che tra quei due era successo qualcosa, qualcosa di davvero grave se era quello il risultato.
 
-Adesso devi spiegarmi cosa diavolo sta succedendo- erano di ritorno da una delle chiamate che avevano ricevuto dalla campagna, poco lontano dalla città.
Gray era alla guida del veicolo, mentre il ragazzo dai capelli rosati se ne stava apparentemente tranquillo contro il finestrino con il braccio a penzoloni da quest'ultimo.
-Cosa?- chiese distrattamente Natsu senza voltare lo sguardo per incontrare quello del suo amico, il quale si era girato per qualche secondo verso di lui mentre stringeva convulsamente il volante.
-Non prendermi per il culo Natsu- disse poi tornando subito dopo a guardare la strada prendendo un profondo respiro per potersi tranquillizzare, se avrebbe perso la calma avrebbe fermato l'A.P.S. per poter mettere le mani al collo del suo migliore amico.
-Lo faccio sempre, perché non dovrei farlo anche ora?- rispose con disinvoltura il ragazzo mentre distendeva la mano fuori dal finestrino prendendo aria.
A quel punto Gray frenò bruscamente prendendo alla sprovvista il rosato, il quale distratto, andò a sbattere la testa contro il cruscotto.
Si massaggiò la fronte imprecando mentre teneva gli occhi chiusi e una smorfia di dolore in viso -Brutto bastardo, che cazzo fai?!- urlò poi girandosi verso il corvino pronto a cominciare lì, in mezzo ai campi una rissa con i fiocchi.
In quel momento il corvino scese dal veicolo battendo la portiera, disse qualcosa, che Natsu non riuscì a capire ma che dovevano essere delle scuse, ai colleghi che erano dietro per poi riprendere a camminare.
Passò davanti il muso dell'Autopompa per poi aprire la portiera del rosato, si guardarono entrambi negli occhi con aria di sfida.
Alla fine Gray lo prese per la tuta e lo trascinò fuori, pronto a prenderlo a cazzotti se ne necessario, era stufo di quella situazione, voleva capire cosa stava succedendo tra lui e Lucy, perché sembravano tanto uniti quanto il contrario, perché Lucy non era uscita per giorni dalla sua camera dopo che lui li aveva chiusi nella stanza di Natsu, non riusciva a capire e questo gli faceva saltare i nervi perché non gli piaceva vedere i suoi amici ridotti in quello stato, soprattutto Natsu che aveva perso quella sua vivacità esplosiva, se non tutta almeno in parte.
Natsu invece fu preso alla sprovvista, appena aveva visto il suo amico d'infanzia aprirgli la portiera aveva alzato un sopracciglio in modo confuso, il comportamento di Gray era stato così strano da averlo distratto.
Cadde a terra sentendo in seguito la guancia sinistra bruciargli, un sapore metallico gli si insinuò nella bocca facendogli portare di conseguenza una mano sulla guancia scoprendo che oltre a questa, il labbro gli si era spaccato.
Sputò il sangue a terra tra l'erba gialla e secca, si trovavano sul ciglio di una delle strade extraurbane ai confini con la città, dietro di lui c'era solamente il canale a dividerlo dal campo di grano, già maturo.
-Dimmi cosa diavolo sta succedendo- ripeté Gray senza rispondere alla precedente domanda fattagli da Natsu poco prima.
Quest'ultimo si alzò puntando le sue iridi smeraldine in quelle scuri del suo migliore amico mentre si ripuliva lentamente dal sangue fuoriuscito.
-Non so di cosa stai parlando- rispose infine sorridendo facendo innervosire ancora di più il corvino, il quale strinse i pugni digrignando i denti.
-Dimmi perché Lucy si è ridotta in quello stato fino a qualche giorno fa- rispose mentre corrugava la fronte serio e allo stesso tempo arrabbiato e preoccupato.
Il sorrisino di Natsu scomparve così velocemente che sembrava non esserci mai stato sul suo viso, uno sguardo grave cadde sul corvino il quale non si arrese nonostante il silenzio da parte del rosato.
-Lo so che in qualche modo c'entri tu e scommetto anche che è colpa tua- Gray puntò il suo dito contro il suo amico sciogliendo l'espressione seria che aveva tramutandola in modo da far comparire lo stesso sorriso che aveva poco prima Natsu.
Quest'ultimo distolse lo sguardo mentre la sua espressione cominciò a trasmettere il dolore che si stava portando dentro da ormai troppo tempo.
-Parla dannazione!-
Il ragazzo dai capelli rosati alzò di scatto la testa guardando serio il suo compagno -Cosa vuoi che ti dica?!- esclamò facendo un passo avanti mentre una folata di vento irruppe tra di loro scombinando loro i capelli.
-È colpa tua se adesso è tornata a fingere di sorridere, te ne rendi conto?!-
Un urlo, dopo di che un tonfo seguito poi da diverse imprecazioni e il rumore dei pugni che andavano a segno.
Entrambi per terra cominciarono a picchiarsi a vicenda senza esclusioni di colpi -Bastardo! Come ti permetti!- esclamò il rosato sovrastando il suo migliore amico, finché quest'ultimo con una spinta riuscì a capovolgere la situazione cominciando a restituire i pugni che gli aveva 'gentilmente regalato' il suo compagno di squadra.
-Qui il bastardo sei tu che fuggi come un fifone dai problemi!- un ultimo pugno e si alzò da terra tutto barcollante con un occhio mezzo chiuso mentre guardava il suo compagno rialzarsi lentamente dopo essersi dato una ripulita con la mano dove il sangue gli era fuoriuscito -ti conosco molto bene Natsu!- riprese prima di sputare saliva e sangue, diventati troppo fastidiosi da tenere in bocca -e so che qualunque cosa tu le abbia fatto da farla soffrire in quel modo, tu non l'hai fatto intenzional..!- venne subito interrotto da un altro pugno che lo fece sballottare all'indietro senza però cadere.
-Io non le farei mai del male!- un altro pugno in mezzo alle costole fece tossire il corvino, che reagì subito dopo spintonando il rosato.
-E allora dimmi cosa cazzo sta succedendo!- corse placcando il ragazzo per poi cadere assieme a lui nel canale vuoto, ricoperto solo dall'erbaccia secca e gialla.
Lo bloccò con il suo corpo nel canale tenendolo fermo abbasta da riuscir a parlare senza che Natsu potesse reagire.
-Sono tuo collega, tuo amico e tuo confidente, capisco solo guardandoti quando ti cacci nei guai oppure quando qualcosa in te non va- disse con il fiatone a spezzettagli le parole mentre gocce di sudore cadevano lungo le loro tempie e i loro colli, sporchi della polvere che avevano alzato durante lo 'scontro' -perché non vuoi capire che voglio solo aiutare te e Lucy?- sospirò lasciando la presa su Natsu per potersi sedere anche lui dentro il canale.
Il ragazzo dai capelli rosati chiuse gli occhi portando la testa all'indietro, percosso anch'esso dal fiatone provocato dallo sforzo.
Con il pollice asciugò il rivolo di sangue che gli scendeva dalle labbra -Non puoi fare nulla, amico- disse dopo aver ripreso un po' di fiato, il sudore gli era andato negli occhi facendoglieli bruciare, con il dorso della mano si asciugò la fronte facendo cadere subito dopo la mano in mezzo all'erba.
Subito sentì il pizzicore delle piccole erbacce attorno al braccio, ma era troppo stanco per poter reagire.
-Perché dici così?- chiese Gray dopo aver udito il suo amico -non è da te arrenderti senza nemmeno tentare- voltò il capo per poter guardare il rosato, quest'ultimo ancora con gli occhi chiusi e il viso rivolto verso il cielo limpido.
-Ho fatto le stesse cazzate che faccio quando mi ubriaco, ho aperto bocca una volta di troppo- sospirò stanco, aprendo gli occhi riflettendo nelle sue iridi smeraldo le bianche nuvole che in quel momento stavano cavalcando il cielo azzurro disteso sopra di loro.
Il corvino si fece più interessato, corrugò la fronte senza mai smettere di guardare il suo compagno di squadra -Cosa è successo?- chiese mentre lo osservava scompigliarsi piano i capelli per poi gemere ad un movimento brusco, probabilmente per via delle botte ricevute.
-Cosa vuoi che sia successo? Mi sono fatto scappare quello che provo per lei nel momento più sbagliato che mi potesse capitare- rispose strappando qualche ciuffo d'erba dall'agitazione.
Non era riuscito a capire il motivo di quell'isolamento da parte della ragazza, gli sembrava esagerata una reazione del genere, ma ormai conosceva bene Lucy, sapeva che c'era qualcos'altro che la turbava e che la faceva star male.
Chiuse gli occhi ricacciando un pensiero che gli si era insinuato nella mente scuotendo poi impercettibilmente la testa.
-E lei cosa ha detto?- chiese Gray dopo esser rimasto in silenzio per qualche minuto nell'attesa che il suo migliore amico continuasse, ma quando lo vide chiudere gli occhi capì che si era perso tra i suoi pensieri, e ciò lo preoccupava molto.
Scosse la testa, quelle parole non le avrebbe dimenticate così tanto facilmente, lo aveva colpito così tanto che gli erano rimaste indelebili dentro di lui, nonostante non gli pareva molto chiaro ciò che lei gli aveva detto -Non riesco ancora a capire cosa intendeva con quello che mi ha detto- rispose infine voltando lo sguardo verso il corvino -perché l'amore è così difficile?-
Questo chiuse gli occhi sospirando -Non lo so, a volte credo che al destino piace giocare con i sentimenti delle persone- disse cominciando poi anche lui a fissare il cielo.
Lo seguì anche Natsu che riprese a parlare -Non riesco ancora a capire se lei mi ricambia o meno- rivelò sconcertato -mi ha dato una risposta così confusa che mi ha lasciato davvero senza parole- aggiunse portandosi le mani dietro la testa nel tentativo di appoggiare la testa su qualcosa di più morbido.
Gray rimaneva immobile e in silenzio pronto ad ascoltare qualunque cosa lui volesse dirgli, quello era uno di quei rari momenti in cui il suo migliore amico buttava fuori i suoi dubbi e le sue incertezze, perché sì, anche Natsu era in grado di perdersi e abbandonare quel carattere solare e allegro, esponendo le sue paure e le sue debolezze solo a chi riteneva il più fidato, sicuro che questo avrebbe tenuto tutto nascosto, al sicuro da orecchie indiscrete.
-Credo che lei abbia paura, ma non so di cosa- disse di getto troncando il silenzio che si era venuto a creare, interrotto qualche volta dal chiacchierio che proveniva dall'A.P.S. causato dai loro colleghi.
-Pensaci Natsu, non sai quasi niente di lei, non puoi pretendere di sapere cosa la spaventa talmente tanto da rifiutarti e isolarsi da tutto, ignorando ciò che prova per te- il rosato si voltò verso il suo amico d'infanzia confuso -perché sono sicuro, quello che lei prova per te è amore-
Gray sorrise imbarazzato grattandosi la testa, da quand'è che si era sciolto così? Non era da lui parlare di cose simili, eppure quelle parole gli erano uscite così, frutto delle sue osservazioni verso i suoi amici, forse Juvia lo stava davvero cambiando, in meglio naturalmente.
Non poté evitare di sentire quel peso sul cuore diventare un po' più leggero udendo quelle parole così confortanti fuoriuscite dalla bocca del suo migliore amico.
-Prova a darle un po' di tempo, chiarisci con lei e falla sentire al sicuro come succedeva fino a poche settimane fa, falle capire che può sempre contare su di te- riprese con il suo monologo il ragazzo dai capelli corvini incrociando anch'egli le braccia dietro la nuca -e vedi che si aprirà ancora di più di quando lo abbia già fatto, ma non metterle fretta-
Ed era in quei momenti che Natsu si sentiva ritornare bambino, spesso gli capitava in quel periodo di ricevere le perle di saggezza del padre quando si sentiva confuso su qualcosa che lo turbava.
-Ho capito- disse soltanto per poi alzarsi emettendo qualche gemito di dolore, si sentiva così ammaccato che anche solo respirare gli sembrava una tortura, ma sapeva che era solo una cosa passeggera.
Porse una mano a Gray una volta essersi alzato, e dopo aver aiutato anche l'amico d'infanzia, entrambi si diedero delle pacche amichevoli sulla schiena, di nuovo tutti e due sorridenti.
Si diressero verso il veicolo carichi di una nuova energia e finalmente con un umore molto più solare.
 
-Siete due grandissimi stupidi- commentò Lucy con un rigido cipiglio in viso mentre metteva del ghiaccio sui lividi del ragazzo con stizza, facendo emettere a quest'ultimo un mugolio di dolore.
-Sei una persona perfida lo sai?- gemette un'altra volta stringendo i denti quando sentì il ghiaccio venire ancora a contatto con la sua bollente pelle, e in seguito sentire dolore dove Gray gli aveva dato uno dei suoi colpi.
-Non sono io quella che si è fatta pestare a sangue da Gray- rispose prontamente la bionda schiacciando più forte del solito sui lividi, ridendo quando lo sentì imprecare.
-Ti diverti a vedermi soffrire neh!- Natsu si girò ammiccando a un sorriso divertito, era felice di rivederla sorridere e sentirla ridere di gusto, soprattutto in quel modo.
-Ma non è vero- disse lei asciugandosi una lacrima, sfuggitale da un occhio, con la manica della sua maglietta -è che sei buffo quando fai così- aggiunse sedendosi anch'ella su una delle sedie della cucina.
Il ragazzo borbottò fra sé e sé grattandosi la nuca con disinteresse osservando nel frattempo la ragazza che poggiava il pacco di ghiaccio sul tavolo sospirando con fare stanco.
-Che hai?- chiese lui sporgendosi verso di lei preoccupato, in quegli ultimi giorni era diventata più pallida del solito e ciò lo preoccupava.
-Niente, sono solo stanca- sorrise lei portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre chiudeva gli occhi per farli riposare qualche attimo -oggi Juvia mi ha fatto correre per casa- aggiunse ridendo un po' nervosa, gli sbalzi di umore della sua amica erano davvero pericolosi se presi sotto gamba.
-Capisco- disse soltanto poggiandosi contro lo schienale della sedia senza però mai distogliere lo sguardo dalla figura della bionda, persa tra i suoi pensieri.
Brontolò sentendo il labbro spaccato dal pugno di Gray tornare a pulsare quando involontariamente ci passò su la lingua per via del fastidio della crosta.
-Mettici su qualcosa di fresco, almeno smetterà di far male- Lucy, non essendosi fatta sfuggire la smorfia di dolore del ragazzo, si avvicinò a lui perlustrando il labbro con occhio attento -possibile che voi due dovete ridurvi così ogni volta che litigate per qualcosa di serio?- sospirò allontanandosi senza notare le guance leggermente arrossate del rosato.
Lui incrociò le braccia al petto puntando gli occhi da un'altra parte -E allora? Ti da così tanto fastidio?- chiese con fare offeso, era vero che litigavano spesso, ma era il modo più facile per sfogarsi e poi gli piaceva, cha male c'era?
-Certo che non mi da fastidio, siete fatti così voi due- rispose lei sospirando -ma certe volte esagerate, proprio come oggi, e non voglio che vi facciate male seriamente, già fate un lavoro di per sé pericoloso- aggiunse guardandolo preoccupata.
Non poté fare a meno di sorridere, Natsu -Ma non devi preoccuparti- le posò una mano sul capo scombinandole affettuosamente i capelli ridendo -io ci sarò sempre, qualunque cosa accada, ok?- le prese il mento fra le dita per poter far scontrare le loro iridi.
Le sorrise caloroso e con una sicurezza tale che tranquillizzò Lucy -Ok- disse lei abbozzando un sorriso sincero, solo lui era in grado di farla sentire in quel modo, sicura, protetta e soprattutto non più sola, ma amata.
-Perfetto!- esclamò lui alzandosi in piedi scatto tutto sorridente, sapere che Lucy ci teneva davvero molto a lui lo aveva caricato ancora di più di energie, e quindi di altra determinazione, perché se lei davvero non lo ricambiava, avrebbe fatto di tutto per conquistarla.
La ragazza lo guardò confusa finché non capì cosa lui volesse fargli quando il rosato la prese in braccio a mo' di sacco di patate cominciando a correre contro il divano.
Con un urlo disumano lanciò la ragazza su di esso, naturalmente facendo attenzione a non farle male, dopo di che cominciò a stordirla con il solletico, facendola urlare dalle risate, incapace si sottrarsi a quella tortura piacevole, ma allo stesso tempo fastidiosa.
 
I giorni trascorsero felici, sembrava che tutto fosse destinato a sistemarsi nel modo migliore, regalando sorrisi e momenti felici e indimenticabili alla persone della caserma, tanto che passarono giornate di 'gloria' per quanta felicità e quanti sorrisi stavano popolando l'edificio.
E poi il fatto che Juvia ormai fosse vicina al giorno del parto, rendeva euforici i ragazzi, non vedendo l'ora di 'conoscere' finalmente il nuovo pupo o la nuova pupa da strapazzare di coccole.
Ma nonostante ormai fosse passato quasi un mese da quando Lucy aveva intravisto Sting, ancora non se la sentiva di uscire di casa, aveva ancora troppa paura di poterlo incontrare perché sapeva che questo fosse molto conosciuto per essere un tipo molto vendicativo e violento, ma lei non aveva bisogno delle voci per esserne sicura, lo aveva già vissuto.
 
Quella sera i ragazzi erano riuniti tutti in sala per chiacchierare dei vecchi tempi, nel tentativo di riportare alla luce fatti divertenti accaduti nell'età infantile, soprattutto di Natsu e Gray, dato che entrambi ne avevano combinate di tutti i colori da piccoli.
Le grasse risate non mancavano mai ogni volta che Juvia raccontava di scenate e figuracce che facevano i due assieme ai loro padri, infatti, da quello che poté appurare Lucy, anche i genitori dei ragazzi erano conosciuti, ma soprattutto ricordati, uno per il carattere esplosivo e sempre allegro, e altro invece sempre tranquillo pronto a sistemare i casini combinati dai figli con l'uso esclusivo della testa, letteralmente.
Lucy era felice, felice di condividere momenti del genere con i suoi amici, con la sua nuova famiglia, era felice di poter assistere a quei racconti sull'infanzia di Natsu e Gray, era un modo per poterli conoscere ancora meglio e ciò non poteva che rendere entusiasta di sapere sempre di più sul loro conto.
Ma prima o poi si sa che i momenti felici non sono destinati a rimanere per sempre, c'è sempre qualcosa pronto a rovinare tutto, perché era proprio come aveva detto Gray, 'il destino si diverte a giocare con i sentimenti delle persone'.
-Chi vuole il caffè?- Juvia si alzò in piedi proponendo, si stava facendo tardi e un buon caffè non avrebbe di certo fatto male a nessuno.
-Juvia, siediti pure, lo vado a fare io- Lucy si alzò facendo sedere la sua amica sulla poltrona, regalandole un sorriso gentile che non fece altro che far morire le parole in gola alla turchina.
Quest'ultima annuì guardando la bionda camminare verso la cucina, per poi riprendere a parlare con gli altri un po' più tranquilla, in un certo senso aveva percepito ciò che Lucy stava provando in quel periodo e non poté fare a meno di acconsentire e sorridere.
La ragazza dai capelli biondi si sentiva inutile per il semplice fatto che per via della sua salute aveva perso il lavoro e che quindi non poteva essere di alcun aiuto economico ai suoi amici, ormai viveva lì già da diverso tempo e sapere che loro la stavano mantenendo la faceva sentire un peso, quindi l'unico modo che aveva per rendersi utile era di tenersi impegnata con le faccende domestiche e aiutare Juvia il più possibile.
Era anche vero che non fosse per niente brava in cucina, ma almeno il caffè era capace di farlo, così si mise lì in cucina a farlo.
Con un sorriso stampato sulle labbra ascoltava dalla cucina i racconti, unendosi qualche volta a qualche risata generale.
Le si allargò il sorriso quando vide Natsu raggiungerla sedendosi al tavolo evidentemente felice.
-Allora? Hai quasi finito?- chiese passandosi una mano sul capo spettinandosi un po' i capelli già sbarazzini.
-Sì, non dovrebbe mancare molto- rispose lei poggiandosi su una sedia, rimanendo in piedi davanti al ragazzo -ma tu che ci fai qui? Non ti unisci agli altri?- chiese poi dando qualche veloce occhiata verso il salone.
-Nah, dopo tutto parlano di me, soprattutto di cose che ho fatto, non ho bisogno che me le ricordino- ridacchiò imbarazzato per le numerose figuracce raccontate in quelle ultime ore -e poi non mi sembra giusto che tu stia qui tutta sola- aggiunse sorridendole dopo essersi appoggiato contro lo schienale della sedia incrociando le braccia al petto.
-Grazie, ma non ce n'è bisogno- imbarazzata Lucy si girò verso i fornelli cercando di tranquillizzare il cuore, il quale aveva cominciato per l'ennesima volta a galoppare veloce, più veloce del vento.
-E invece sì- rispose lui alzandosi dalla sedia -e poi neanche se lo volessi non riuscirei a lasciarti sola in qualunque situazione-
La ragazza si girò con le guance imporporate e gli occhi lucidi, ma non di lacrime -Natsu.. io..- il cuore prese a battere ancora più forte quando lo vide più vicino di quanto lo era prima.
Natsu appoggiò le sue mani sulle spalle di lei per poi abbracciarla dolcemente -Devi capire che su di me puoi sempre contare- cominciò a parlare lui stringendola a sé premendo le sue mani sulla schiena della ragazza facendole appoggiare il mento sulla sua spalla -quindi non avere paura, perché ci sarò sempre io a proteggerti-
Un qualcosa si sentì gravare al petto, ma non era una sensazione di disagio o una triste, anzi, era tutt'altro che questo.
Si ritrovò a piangere contro di lui nascondendo il viso nella sciarpa bianca mentre sentiva la calde braccia di Natsu stringerla con più possessione e comprensione.
Sorrise tra le lacrime sentendo un bacio posarsi sul suo capo dorato, si strinse ancora di più a lui non sapendo che dire, la gola le si era seccata così tanto e la mente svuotata che non possedeva più la capacità di parlare.
Alzò lo sguardo per poter finalmente incontrare quello smeraldo di lui, vide il suo sorriso, quel sorriso che dedicava solo a lei, e Lucy ne era consapevole.
Strinse la maglia nera del ragazzo tra le mani quando si accorse di volere qualcosa di più, quella sensazione che aveva provato quando lui l'aveva baciata sul capo, la voleva ancora, ma stavolta sulle sue labbra.
Natsu provava lo stesso, prima non era riuscito a trattenersi dal baciarla in quel modo, al di fuori dell'attrazione fisica, sentiva come se fosse il bisogno di entrambi avere quel contatto così intimo.
Inconsapevolmente si ritrovarono ad avvicinare le loro labbra mentre le palpebre lentamente si chiudevano come per rendere ancora più magico quel momento.
Ma poco prima che ciò avvenisse Lucy venne attirata da qualcosa, si irrigidì facendo preoccupare all'istante il ragazzo -Cosa c'è?- chiese preoccupato, ma non sentendo una risposta arrivare seguì lo sguardo della bionda indirizzandolo laddove sotto la porta giaceva una busta bianca.
Aggrottò la fronte, ma non fece in tempo neanche a formulare un pensiero che vide Lucy camminare attraverso il salotto e giungere dove vi era la busta.
La seguì raggiungendola quasi subito dopo che questa aprì la lettera, evidentemente destinata a lei.
Qualcosa nella sua testa cominciò a muoversi, Lucy non aveva parenti o conoscenti, allora da dove proveniva quella lettera? E poi chi si metteva a spedire le lettere a quell'ora tarda?
Vide Lucy impallidire mentre stringeva quel pezzo di carta convulsivamente, cominciò a preoccuparsi seriamente quando la vide ansimare, segno che un attacco di panico l'aveva colta.
-Lucy!- esclamò interrompendo il chiacchierio dei suoi amici attirando la loro attenzione, ma Natsu non ci fece nemmeno caso, tanto era la preoccupazione che stava provando per lei.
La prese in braccio ancor prima che le gambe le cedessero, mentre la vedeva stringersi una mano al petto e gli occhi serrati in una smorfia altro che dolorosa, ormai era evidente, Lucy era in pieno infarto.

 
**❤**
Angolo dell'autrice super-mega-giga-ritardataria
Non so davvero come scusarmi.
Sono quasi due mesi se non di più che non aggiorno, e davvero, non so come farmi perdonare per un ritardo del genere, ma le idee, l'ispirazione, la scuola e i miei genitori non avevano proprio l'intenzione di collaborare con me.
Se oggi sono qui a pubblicare questo capitolo, devo ringraziare il mio Gabibbo, gaia21 e Sayaka, non so come avrei fatto senza di voi, il vostro sostegno e i vostri pareri sono stati assolutamente indispensabili per la mezza riuscita di questo capitolo.
Infatti questo doveva essere più lungo, ma ho dovuto spezzarlo sia per comodità mia che vostra, ho pensato che sarebbe stato troppo pesante aggiungere scene soprattutto in cap così lunghi e pallosi, perchè si, non sono soddisfatta di quello che ho scritto.
Tornando al capitolo..
Avrete senz'altro molteplici motivi per mandarmi al rogo in questo cap ahahah soprattutto per il mancato bacio e il finale ^^' vi prego tenete duro, ci tengo ancora alla mia insulsa vita XD
Avevo promesso la comparsa di Sting ma ho dovuto rimandarla al prossimo cap, proprio perchè non volevo appesantire troppo questo.
Siete curiosi di sapere che cos'è quella lettera? Beh.. non mancherà molto per scoprirlo perchè ne parlerò iusto giusto nel prossimo aggiornamento.. nel quale ci sarà una piccola sorpresina per voi ^^
Con questo vorrei cominciare i ringraziamenti, dato che non voglio spoilerare ahahahah
Grazie a coloro che leggono e che aggiungono la mia fiction alle ricordate/seguite/preferite, aumentate sempre di più piano piano e mi rendete davvero felice, soprattutto e poi solo da un paio di giorni ho raggiunto le 900 visualizzazioni con così pochi cap.. sono davvero felice, sul serio.
Un grazie gigantesco a quei dieci che hanno recensito lo scorso capitolo, davvero non so come ringraziarvi per il vostro sostegno e per i vostri incitamenti, è sapere che voi ci siete che mi fa andare avanti a scrivere con determinazione ❤
Grazie a BleackSmile, a Sayaka chan 94, a naujlafullbuster, a tanomax, alla mia amata Gabibba o Gabibbo (XD), a Fairytail_nalu, a MichelaChan, a _LucyHeartphilia_ (non so come ringraziarti, con la tua segnalazione all'amministrazione per l'inserimento alle Scelte mi hai spiazzata così tanto che ora ho paura di deludere con i prossimi cap ahahah grazie davvero tanto, mi hai acceso davvero tanta speranza e soprattutto ancora più determinazione a continuare ❤), a FairyChocolate e infine a LadyQueen per aver recensito, spero di non avervi deluso con il finale e di avervi fatto sorridere con i NaLu Moments.
Ho già cominciato il day 7 e ho già in mente cosa dovrò scrivere anche per il bonus day, quindi spero di non tardare ancora molto anche perchè ho un due-tre sorprese per quelli che mi seguono e che seguono le mie NaLu.
Mi scuso ancora, per il ritardo e per i ritardi che ci saranno in futuro.
Un abbraccio a tutti voi ❤

Mary

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Capitolo 8
*** Capitolo Avviso ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo Avviso
**❤**

Salve popolo di EFP.
Oggi mi è venuta in mente un'idea che forse potrebbe piacervi, avevo intenzione di cambiare un paio di cose.
Stasera mi sono anche consultata con coloro che mi seguono anche su facebook e sembra che la cosa possa anche andar bene, per questo ho voluto postare questo 'Capitolo Avviso' per sapere cosa ne pensate voi.

La mia idea consiste nel cambiare questa Week in una normale long fic, mi sono resa conto che gli ultimi capitoli stanno diventando davvero troppo pesanti per via della loro lunghezza e di tutte le tematiche che tratto al loro interno (tantissime scene per l'appunto), quindi penso che dovrò spezzare gli ultimi due cap: ciò equivale a pubblicare più di 9 capitoli in totale.
Non so.. forse non sarà la cosa giusta da fare, ditemi voi.
Comunque se questa idea vi piacerà, prima di tutto cambierò tutti i titoli (sia di tutti i cap che della Fiction) dato che questa long non sarà più una week, e poi pubblicherei già da subito una parte di quello che doveva essere il Day7- Happy

A voi la scelta C:
Io sinceramente mi troverei comoda con questa idea e penso che renderei felici anche voi dato che aggiornerei quasi subito, anche se non ho completato tutto il capitolo (Day7) perchè purtroppo -mi costa molto ammetterlo in pubblico- mi sono dimenticata cosa succede nella scena finale di questo cap, sono arrivata verso la fine qualche giorno fa, ma per via di svariati impegni tra cui quelli a scuola e quelli in casa -inoltre non mi ero segnata nulla da nessuna parte- ho completamente dimenticato come dovrà finire il Day7 (me ne vergogno tanto i.i ho una mente troppo bacata purtroppo, mi dimentico spesso anche quello che ho intenzione di dire, quindi potete capire quanto la mia situazione sia un po'... grave(?)).
Perciò vorrei cambiare 'Il Tipo di Fiction': da Week a Long-fic normale, senza seguire più i prompt dato che ci saranno più cap.
Mi scuso per questo disagio, e ditemi voi cosa preferite C:
Nell'attesa cercherò di rimediare a questo mio grande e stupido errore.
Mary

 
**❤**

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII. Il racconto di un passato, l'amore del presente e la preoccupazione per un futuro ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo VIII.
Il racconto di un passato, l'amore del presente e la preoccupazione per un futuro.
**❤**

Com'era generoso e crudele allo stesso tempo, il destino. Eppure eccolo lì, l'esempio di quanto questo fosse strano e imprevedibile. 

Era strano ritrovarsi di nuovo lì, tra quelle quattro mura bianche – se si potevano dire tali – ad attendere il risveglio della ragazza che se ne stava placidamente sdraiata tra le lenzuola; a farle compagnia solamente il rumore dei suoi battiti cardiaci divenuti ormai udibili per via della macchina che le era collegata. 

Natsu e Gray erano fuori, tra i corridoi dell'ospedale, uno seduto su una delle sedie con le braccia incrociate al petto e un cipiglio grave in viso, mentre l'altro camminava da più di due ore avanti e indietro nervoso, preoccupato e anche arrabbiato; accartocciato in una delle sue mani vi era il foglio che aveva causato loro tutte quelle pene, in prima persona a Lucy. 

-Siediti e calmati- il corvino chiuse gli occhi cercando di apparire il più tranquillo possibile, ma vedere e sentire il suo amico camminare nervoso in quel modo lo stava facendo impazzire, letteralmente. 

-No- rispose secco, continuando a fare quel via vai stringendo qualche volta i pugni per scaricare almeno un minimo di tensione, naturalmente invano. 

-Ho detto: siediti e calmati. Se continui così mi farai uscire di testa- ripeté stringendo i denti, o Natsu si sarebbe fermato da solo o lo avrebbe messo K.O. lui stesso. 

-Come fai a dirmelo? E soprattutto, come dovrei calmarmi?- 

-Prima di tutto, smettila di camminare e sta' zitto giusto il tempo per prendere dei respiri pro..!- cominciò a spiegare calmo Gray, ma venne quasi subito interrotto. 

-Mi pigli per il culo?- si fermò davanti al suo amico d'infanzia incrociando le braccia al petto inarcando nel frattempo un sopracciglio. 

-E perché dovrei? Soprattutto in una situazione del genere- rispose, serio, aprendo gli occhi e lanciando subito dopo occhiate di sfida al rosato. 

Quest'ultimo perse la sua posizione e fece roteare gli occhi al soffitto, sospirando mentre sentiva i muscoli sciogliersi un poco da tutta la tensione accumulata in quelle ultime ore. Cavoli se era preoccupato. 

-Comunque- riprese la parola, attirando nuovamente l'attenzione di Natsu su di sé -dobbiamo cercare di trovare il modo per sistemare questa situazione- aggiunse riferendosi al foglio di carta tenuto in mano dal suo migliore amico. 

Il ragazzo si sedette a sua volta su una sedia, mettendosi di fianco al corvino mentre riapriva la palla di carta, lentamente, per poter rileggerne il contenuto. 

-Se dovesse ricapitare una cosa del genere, non credo che saremo così tanto fortunati da scamparla come stanotte- constatò, sempre Gray, puntando il suo sguardo preoccupato sulla porta che conduceva alla stanza in cui era tenuta la loro amica.  
 
 

Il bianco la investì violento facendole richiudere gli occhi di scatto. La sensazione di debolezza e stanchezza aveva già cominciato a darle fastidio, nonostante si fosse svegliata da pochi secondi. 

In quel momento sentì solo il parlottare leggero che c'era nella stanza e, ascoltando meglio riusciva a distinguere bene le voci di Natsu e Gray. 

-Ehy- sussurrò poi, richiamando la loro attenzione. Rimase sorpresa dell'improvviso silenzio calato nella stanza: era strano che ci fosse con loro due nei paraggi. 

-Lucy!- 

La ragazza sorrise ancora guardando Natsu avvicinarsi al suo letto mentre vedeva il suo migliore amico sorridere a sua volta, evidentemente sollevato e felice di vederla finalmente sveglia. 

-Natsu, Gray- li salutò, guardandoli senza osar sedersi. Si sentiva talmente stanca che le era difficile anche solo battere le palpebre. 

-Come ti senti?- chiese subito lui, prendendo nel frattempo una sedia per potersi sedere accanto a lei. 

-Stanca- sospirò la bionda chiudendo gli occhi e cercando intanto di non pensare alla fastidiosa flebo nel braccio. Se fosse stato per lei, se la sarebbe strappata via ogni volta che le pizzicava o doleva il punto in cui quel 'coso' di ferro era nella vena, ma così avrebbe solo scatenato la furia della 'vecchia pazza', come la chiamavano i suoi amici, e non ci teneva poi così tanto ad affrontarla. 

Riaprì gli occhi quando sentì un dolce calore avvolgerle la mano, incrociò all'istante quelle iridi smeraldo preoccupate, sentendo subito dopo del calore sulle guance. 

-Mi hai fatto preoccupare davvero tanto- ed ecco quelle parole che le arrivarono dritte al cuore come una stilettata nel petto. 

Non riuscì a mantenere il contatto visivo per altri secondi, così distolse le sue iridi cioccolato da quelle di lui, senza però non ricambiare la stretta di mano. 

-Mi dispiace- sussurrò serrando gli occhi, mentre questi presero a bruciarle. Strinse ancora più forte la mano del ragazzo in un moto di disperazione: non lo voleva vedere così, assolutamente, soffrire per lei... in quel modo... era una cosa insopportabile. Come avevano fatto ad arrivare a quel punto? La sofferenza di uno era anche quella dell'altro. 

Ma lei era solo una sconosciuta, vittima di una malattia e capitata per pura sfortuna in un incidente che le aveva fatto perdere casa e lavoro, come avevano fatto ad innamorarsi così, nonostante tutto questo dolore? 

Natsu non disse nulla, rimase a fissarla immobile ricambiando la stretta: perché non poteva fare qualcosa per lei? Perché era costretto a guardare la donna che amava spegnersi ogni qual volta che una qualunque difficoltà intralciava il loro cammino, accorciando sempre di più quella vita già breve? 

-Lucy- la richiamò il corvino, alzandosi camminando poi verso il suo letto -probabilmente non è il momento più adatto- continuò, fermandosi vicino alle lenzuola dopo aver catturato lo sguardo della ragazza su di sé -ma ci devi spiegare cosa significa questa- disse mostrandole la lettera accorciata -perché credo che si è capito fin troppo bene che la cosa sia grave- 

Natsu rimaneva sempre fermo, ma con lo sguardo puntato sulla lettera, come a volerla incenerire solamente con gli occhi: quella era una delle cause della sofferenza di Lucy. 

Questa si irrigidì e cominciò ad accelerare il respiro mentre dentro di lei l'ansia di dover parlare con loro l'assaliva cattiva, facendole battere all'impazzata quel cuore già malandato. 

-Ehi tranquilla- Gray si fece avanti preoccupato -non farti prendere dall'ansia, lo sai anche tu che così non fai altro che peggiorare- aggiunse dando un'occhiata preoccupata al suo migliore amico. 

Il ragazzo stringeva ancora la mano della bionda cercando di tranquillizzarla meglio che poteva. Era palpabile la sua paura e la sua preoccupazione per lei e a Gray sembrava così strano vederlo così, non capitava da quando, anni prima, Igneel era in condizioni pietose per via di quell'incidente, quell'incidente che non tardò molto per portarselo via lasciando loro un grande vuoto nel cuore. 

-Te la senti di parlarcene?- Natsu la guardò facendole capire che mai l'avrebbe costretta a fare qualcosa che in qualche modo l'avrebbe fatta soffrire, ma lei sapeva molto bene che dentro lui stava bruciando di rabbia, scaturita da impotenza e ignoranza su ciò che le stava capitando, perché lui non conosceva i motivi dei suoi attacchi di panico e di ansia, e non poterli nemmeno fermare era diventata una vera e propria tortura. 

Lucy accalappiò ancora un po' d'aria per poi annuire poco convinta mentre chiudeva gli occhi in un ultimo sospiro, sentendo nel frattempo gli sguardi dei due addosso. 

 

Piccola Lucy, non puoi fuggire e nasconderti da me. 

Io ti vedo, ti sento e ti osservo, mia cara, 

non c'è luogo in cui potrai mai trovare rifugio da me. 

Ricorda, ciò che mi hai fatto non rimarrà impunito. 

 

Le parole della lettera le rimbombarono nella testa come una cantilena, aveva paura di quale punizione avrebbe subito, perché lei sapeva molto bene che lui gliel'avrebbe fatta pagare molto cara. 

Scosse la testa mentre gli occhi presero a bruciare, quando un pensiero le si insinuò nella mente: era sicura che avrebbe messo in pericolo la sua famiglia e non sapeva come poterlo evitare. 

-Io devo tutto a Sting- disse ad un tratto, interrompendo il silenzio che si era venuto a creare, colmo solo delle occhiate che qualche volta i due ragazzi si scambiavano nell'attesa che lei rincominciasse a raccontare. 

I due drizzarono le orecchie confusi, cosa voleva dire che lei doveva tutto a Sting? Era una presa in giro quella? Quel ragazzo l'aveva pestata a sangue l'ultima volta e ciò provava che poteva non essere nemmeno la prima volta che accadeva una cosa del genere. 

-Cosa significa Lucy?- Natsu la guardò con uno sguardo così intenso che la ragazza, nonostante non lo stesse guardando, sentì quelle iridi smeraldo trapassarle l'anima nel tentativo di capire ciò che intendeva. 

-Significa che, quando raggiunsi la maggiore età, fu lui a darmi una casa e un lavoro quando ebbi i miei primi contatti con la società- rispose atona annullando la presa sulla mano del ragazzo, senza però mai interrompere quel contatto ricambiato.

-Cosa?- gli uscì spontaneo da dire mentre sgranava gli occhi ancora più confuso. Natsu non stava davvero capendo niente. 

Gray rimase con le braccia conserte ad osservare la bionda mentre aggrottava la fronte, illuminato da un pensiero che gli fece accapponare la pelle; sperava davvero che non fosse successo quello che stava pensando. 

-Ma naturalmente non senza avere qualcosa in cambio, da me- 

Un muto silenzio si espanse testardo nella stanza, Lucy se ne stava apparentemente tranquilla a fissare il vuoto mentre interruppe definitivamente il contatto con il ragazzo portando la mano sul lenzuolo fresco e candido. 

Il corvino chiuse gli occhi distogliendo lo sguardo dal letto ritrovandosi nel frattempo a stringere convulsamente le proprie braccia conficcando le sue dita tra i muscoli dei suoi arti. 

Natsu si alzò dalla sedia serrando la mascella, digrignando i denti. Il rumore della sedia che si spostava fece riaprire gli occhi a Gray e attirò l'attenzione di Lucy, la quale si mise seduta sul letto con la poca forza che aveva ancora in corpo. 

-Come?- chiara, decisa, uscì quella domanda dalle sue labbra, e non un sussurro come poco prima, Natsu stavolta pretendeva di sapere, anche se purtroppo in fondo già sapeva di quella triste realtà che li circondava crudele. 

Lucy alzò lo sguardo per poter guardare la figura del ragazzo di fianco a lei. Non poté non notare i pugni stretti e le nocche bianche, cadaveriche, i muscoli tesi sotto la maglia, il respiro accelerato ma al contempo controllato, vide i denti muoversi sotto lo strato della guancia e infine gli occhi, stavolta chiusi come se fosse concentrato sul trattenere quell'istinto rabbioso nato dentro di lui. 

-I-io...- la ragazza tremò, si portò le ginocchia al petto allacciandole subito con le braccia mentre appoggiava il mento nella fessura stringendo gli occhi, questi chiusi troppo tardi poiché le lacrime presero comunque a scorrere ininterrotte. 

Passarono diversi secondi in cui i singhiozzi colmarono il silenzio della stanza, le lacrime bagnarono le lenzuola, una ceca rabbia e una muta frustrazione riempirono i loro animi. 

La ragazza dai capelli biondi, qualche minuto più tardi, alzò lo sguardo verso Natsu con ancora il fiume di lacrime a strariparle dagli occhi e le gote rosse, marchiate dal passaggio di quelle furiose e inarrestabili gocce salate. 

-Perché... io? Perché doveva capitare... a me? Cosa ho fatto... per meritarmi tutto questo?- chiese interrotta dai singhiozzi tenendo lo sguardo fisso sul ragazzo, il dolore che le usciva dagli occhi era così tanto che non poté che rimanere immobile, sovrastata dalla sofferenza che si era portata dietro per tutta la sua vita, tra le insoddisfazioni della vita, la sfortuna, la malattia, e il prezzo da pagare per poter anche solo assaggiare una sola e piccola briciola di una vita vissuta in modo normale. 

A quel punto fu chiaro, cristallino come quelle innumerevoli gocce che le uscivano dagli occhi, che Natsu non poté più sopportare altro: mosse un passo verso di lei così velocemente che la colse di sorpresa. 

Veloci le braccia l'avvolsero come una calda coperta in pieno inverno, una sensazione piacevole e calda le invase il cuore, ma non fu abbastanza, perché i singhiozzi e il suo pianto non si fermarono. 

Ricambiò l'abbraccio stringendosi a lui, soffocò i suoi pianti e le sue urla di sfogo contro il petto di Natsu mentre una grande rabbia prendeva il possesso del suo corpo dandole abbastanza forza da riuscire a stringere così forte la maglia del ragazzo da stropicciarla. 

Lui nascose il suo viso tra i capelli biondi di lei stringendo i denti dalla frustrazione, consapevole di non poter far nulla per lei, consapevole di essere arrivato troppo tardi, sicuro che se l'avesse incontrata prima, tutto questo non sarebbe successo perché ci sarebbe stato lui a proteggerla. 

-Ti prometto che si sistemerà tutto, te lo giuro- le sussurrò all'orecchio, chiudendo gli occhi mentre approfondiva quel contatto, stringendola ancora di più a sé, lui ci credeva davvero che tutto prima o poi si sarebbe sistemato -ci sarò io a proteggerti-. 
 
 

-Come sta Lucy?- chiese Juvia sdraiata sul lettino mentre il medico le monitorava il battito cardiaco del bambino e le dimensioni di quest'ultimo. 

-Si è svegliata, sembra stare meglio- rispose Gray sedendosi sulla sedia posizionata accanto al lettino della ragazza -adesso è con Natsu- aggiunse cominciando a stringere la mano dell'amata sorridendole. 

La turchina ricambiò il sorriso per poi rivolgere le sue attenzioni al pancione messo in bella vista, si trattenne dall'accarezzarlo poiché il dottore non aveva ancora finito, ormai era consapevole che tra circa una settimana finalmente avrebbe avuto tra le sue braccia suo/a figlio/a. 

Ma nonostante il felice evento molto vicino, la preoccupazione per Lucy l'assillava, vederla svenire tra le braccia di Natsu per via dell'attacco cardiaco l'aveva preoccupata così tanto che pochi minuti dopo si era sentita mancare anche lei. 

-Spero che Lucy si rimetta presto- sussurrò tra sé e sé stringendo più forte la mano dell'amato per poi ascoltare ciò che il medico aveva intenzione di comunicare riguardo la salute del loro futuro bimbo. 
 
 

Dopo che Juvia finì tutte le visite che aveva in programma, fu riaccompagnata da Gray a casa, ormai si era fatto tardi e lei era stanca, aveva bisogno di riposarsi e far scivolare via lo stress che aveva accumulato durante il giorno precedente. 

Nel frattempo Lucy si era ripresa, sia fisicamente che mentalmente. Chiacchierare con Natsu le aveva fatto bene, soprattutto rivelargli le preoccupazioni che l'assillavano ormai da diverso tempo. 

Finirono addirittura a ridere qualche volta, dimenticandosi completamente l'accaduto del giorno prima e le cose riguardanti le rivelazioni del giorno stesso. 

Andarono anche in giardino, come avevano fatto quando avevano cominciato per la prima volta a parlarsi e a conoscersi, Lucy gliene fu davvero grata. 

Il suo morale era salito nonostante la lettera che Lui le aveva scritto e fatto recapitare causandole il malore, e così la preoccupazione generale dei suoi amici. 

-Cos'è quella faccia?- il rosato si chinò davanti alla sedia a rotelle dove era seduta la bionda, la quale era con lo sguardo perso nel vuoto a ripensare a quello che era accaduto in così poco tempo. 

Lucy batté le palpebre come risvegliatasi da un sogno, subito dopo le si presentò il volto di Natsu davanti facendola sussultare dallo spavento. 

-Cosa?- le uscì dalla gola con un ottava di troppo ritrovandosi nel frattempo a stringere i bracci della sedia a rotelle nel tentativo di calmarsi, l'aveva presa alla sprovvista. 

Natsu si alzò in piedi incrociando le braccia al petto fissandola nel frattempo con un sopracciglio inarcato -Cosa ti prende?- le chiese stavolta intuendo che si fosse isolata da sola chissà da quanto. 

La bionda si sistemò meglio il giacchetto del ragazzo sulle sue spalle mentre lanciava un'occhiata veloce a un paio di uccellini che in quel momento spiccarono il volo da un albero non molto lontano da dove si trovavano loro due. 

-Niente, mi stavo chiedendo come sta Juvia- sospirò mentendo spudoratamente e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -ho paura di averla fatta preoccupare davvero tanto questa volta- fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo nell'attesa di una risposta. 

Lui si passò una mano fra i capelli -Juvia sta bene, ha appena finito i controlli per il bimbo, dovrebbe partorire tra meno di una settimana- disse poi evitando di parlare in specifico sullo stato emotivo della loro amica. 

-Davvero?- Lucy si sentì inondare da una grande energia e felicità, con tutto quello che era successo nell'ultimo periodo la cosa le era passata di mente, aveva perso il conto del tempo che rimaneva prima del parto della turchina e saperlo così l'aveva presa alla sprovvista sì, ma era davvero felice del lieto evento così vicino. 

-Certo- le sorrise lui rincuorato di vederla gioire contenta dopo di che si voltò verso l'entrata dell'ospedale -credo sia meglio rientrare, si sta facendo un po' buio- disse voltandosi verso la ragazza mettendosi intanto le mani in tasca. 

-Va bene- la bionda si appoggiò contro lo schienale mentre sentiva il ragazzo camminare e andare dietro di lei cominciando a potarla verso la sua stanza. 

Chiuse gli occhi facendosi cullare da quel camminare lento, differente dalla volta in cui Natsu si era divertito a correre tra i corridoi; sorrise al ricordo addormentandosi senza nemmeno accorgersene con un lieve sorriso dipinto sulle sue labbra. 

 

-Oh.. si è addormentata..- appena arrivati vicino al letto della ragazza Natsu si rese conto che questa si era addormentata durante il breve tragitto dal giardino. 

Sospirò per poi prenderla in braccio cercando di non svegliarla e adagiarla sul materasso. Al contatto con la superficie morbida del letto lei aprì gli occhi sbadigliando. 

-Natsu- disse mentre lui la copriva con il lenzuolo. 

-Shh.. dormi- le posò un bacio sulla fronte quando subito dopo lei annuì chiudendo gli occhi, le diede una carezza sul capo per poi camminare e uscire dalla stanza. 

Non appena mise piede fuori sentì un urlo e poi dolore al fianco sinistro, ma non ebbe nemmeno il tempo di capire costa stava succedendo che si ritrovò per terra con qualcuno gravargli addosso. 

-Che intenzioni hai di fare bastardo?!- disse riconoscendo subito Gray, ancora riverso sopra di lui che si massaggiava il capo. 

-Sei tu lo stupido che sbuca all'improvviso senza darmi nemmeno il tempo di fermarmi- brontolò il corvino alzandosi per poi porgere la mano al suo amico d'infanzia aiutandolo così a rimettersi in piedi. 

Dopo essersi spolverati entrambi i vestiti si guardarono in cagnesco finché uno dei due non sbuffò -Sei arrivato tardi. Ormai si è add..!- 

-Voi dovreste essere gli amici di Lucy- Polyushka comparì alle spalle del rosato impedendo a quest'ultimo di completare la sua frase. 

Natsu si voltò annuendo insieme al suo migliore amico mentre l'anziana dottoressa riprese a parlare. 

-Quindi deduco che siete le persone attualmente più vicine a lei- disse la dottoressa mettendo le mani nelle tasche del suo bianco camice guardando nel frattempo i due che aveva davanti. 

-Sì, perché lo vuole sapere?- Gray rispose temendo qualcosa di grave per la loro amica. Il fatto che la donna volesse parlare con quelli che le erano più vicini lo stava allarmando. 

-Vorrei mettervi al corrente della salute attuale di Lucy, immagino che ormai saprete che è malata- rispose lei lanciando un'occhiata alla vetrina che le si apriva di fianco permettendole di intravedere la bionda riposare. 

Il rosato si fece attento indurendo lo sguardo, c'era sicuramente qualcosa che non andava e voleva che la dottoressa arrivasse dritta al punto. 

Lei non aspettò che i due le rispondessero, così riprese subito dopo a parlare -Un modo per guarirla dalla malattia che la danneggia da anni c'è, ed è un trapianto di cuore- disse guardando negli occhi Natsu vedendo lo stupore che per primo si presentò sul suo viso. 

-Cosa? Davvero?- il ragazzo dai capelli rosa sciolse la postura rigida che aveva facendo scivolare le braccia lungo i fianchi, quasi non ci credeva, quello che si stava presentando era un'opportunità, era un qualcosa che assolutamente non si sarebbero fatti scappare perché se c'era anche una sola possibilità per Lucy di guarire, niente e nessuno gliel'avrebbe impedito. 

-Sicuramente saprete che questa operazione sarà rischiosa- ed ecco che la speranza vacillava, anche solo il pensiero di non rivederla più, e soprattutto così presto gli fece mancare l'aria dai polmoni così violentemente che un forte dolore gli si espanse lungo il petto. 

-Ma se questa possibilità c'era, perché Lucy non si è fatta operare prima?- Gray si intromise facendo un passo avanti mentre ricongiunse le braccia al petto con fare serio. 

La donna sospirò serrando le mani dentro le tasche stropicciando così il tessuto del camice -Il problema è questo, semplicemente lei stessa ha rifiutato quando l'opportunità si era presentata- disse tornando a fissare i due. 

-Perché mai avrebbe dovuto rifiutare un'opportunità del genere?- chiese Natsu confuso, era sorpreso, non capiva il motivo di quella decisione. 

-Non lo so, per questo vorrei che la faceste ragionare, io l'ho sempre messa in lista ma l'unica volta che un donatore aveva fatto recapitare l'organo soggetto al trapianto, ha rifiutato senza dare alcuna spiegazione- a quella risposta lo sguardo di tutti e tre si andò a posare sul lettino della bionda, tutti non riuscivano a capire il perché, se davvero aveva risposto in modo negativo prendendola poi così alla leggera, non era l'operazione in sé a spaventarla eppure non riuscivano lo stesso a capire la motivazione di ciò. 

-Ne parleremo con lei- il rosato si girò per poi aprire la porta ed entrare raggiungendo così Lucy e come suo solito prese la sedia e si sedette accanto a lei. In quel momento sentiva che doveva stare da solo. 

-La ringraziamo per averci tenuti informati- Gray, una volta ridestatosi dai suoi pensieri, ringraziò la dottoressa la quale annuì e se ne andò tornando al lavoro. 

Dopo di che se ne andò pensieroso, con una sola domanda a riecheggiargli nella testa "Perché, Lucy?". 
 
 

Il giorno seguente Lucy fu dimessa dall'ospedale in mattinata, al suo ritorno a casa organizzarono una bellissima grigliata per festeggiare il fatto che si fosse ripresa, e lei, felice, raccolse questo piccolo regalo con gioia regalando a sua volta sorrisi sinceri a coloro che si erano impegnati quel giorno per non farle mancare nulla. 

Come l'ultima volta che si era sentita male, Juvia non si era scollata da lei per tutto il pranzo, felicissima di rivederla in forma. 

Ma nonostante tutto Natsu non riusciva a farsi coinvolgere molto durante la grigliata, continuava a lanciare occhiate a Lucy con ancora il pensiero fisso di ciò che la dottoressa gli aveva detto: voleva sapere il perché di quel rifiuto. Era sicuro che la ragione di quel rifiuto fosse la stessa che l'aveva spinta a rifiutare anche lui. Doveva sapere a tutti i costi perché. 
 
 

-Mi devi dire cosa diavolo ti prende- 

Lucy era stanca, stanca di sentire quell'assillante presenza, quel costante sguardo impiantato su di lei, non riusciva proprio a capire il comportamento di Natsu: era rimasto in disparte quasi tutto il tempo e la fissava con uno strano sguardo, come se volesse leggere qualcosa dentro di lei. 

Allora, una volta che si era allontanata dal trambusto prese Natsu per il braccio e lo trascinò su per le scale raggiungendo i corridoi del dormitorio per chiedere finalmente il motivo di tale comportamento. 

-Niente- rispose lui voltando il capo verso la combriccola che ancora se la spassava tra i bocconi di carne e qualche risata. 

Lei non poté fare a meno di sbuffare innervosita da quell'atteggiamento. Eppure non le sembrava di avergli fatto un torto, anzi, fino al giorno prima andava bene, d'amore e d'accordo. Non si spiegava quello strano cambiamento. 

-Natsu ti prego, dimmi cos'hai- gli si avvicinò afflitta. Non capire quella che considerava la persona più importante della sua vita le faceva male, voleva in qualche modo aiutarlo e non sapere come... la faceva sentire inutile. 

Lui incatenò le proprie iridi con quelle cioccolato di lei, la guardò intensamente, così tanto da stordirla, tutta la preoccupazione che lui aveva avuto fino a quel momento l'attraversò malefica, facendole intuire che il centro delle sue attenzioni era proprio lei e la sua salute, soprattutto quello che stava accadendo nell'ultimo periodo. 

Inconsapevolmente si ritrovò a tremare, seppur leggermente, ma tremò, non per paura, ma perché sapeva che c'era qualcosa di davvero grave in quegli occhi magnetici dal colore del più bel smeraldo. 

Lui se ne accorse e provvedette subito, poggiò le proprie mani su quelle di lei afferrandogliele dolcemente, dopo di che se le portò al petto e gliele fece appoggiare lì. 

Non osò mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi, almeno fino a quando non le circondò le spalle con le proprie mani, tirandola a sé, le fece appoggiare l'orecchio proprio dove si trovava il suo cuore e facendole percepire i suoi battiti forti, possenti, un cuore forte che chiaramente batteva solo per lei. 

-Lucy- la chiamò stringendola a sé, il suo fiato caldo le scaldò il capo, a quel punto chiuse gli occhi appoggiando il mento tra quei fili dorati. 

Lei si ritrovò a stringere la maglietta del ragazzo con le sue mani mentre si premeva ancora di più contro di lui, come se sentire quel muscolo palpitare fosse l'unica cosa che la tenesse ancora in vita. 

-Davvero non vuoi rimanere qui con noi? Con me?- gettò all'improvviso causando una stretta al cuore alla ragazza. 

Questa non ebbe nemmeno la forza di aprire gli occhi e sollevare lo sguardo su di lui, anche solo al pensiero di dover sorreggere quelle iridi smeraldo, la intimoriva perché Natsu aveva centrato il punto, o almeno in parte. 

-Polyushka ci ha informati della possibilità che hai per lasciarti finalmente alle spalle questa malattia-  

Lucy strinse gli occhi, li serrò, non voleva, non voleva affrontare con lui quell'argomento, voleva altro tempo anche se  a lei ne rimaneva ben poco, non si sentiva ancora pronta... ma chi voleva prendere in giro? Non sarebbe mai stata pronta a parlare della sua condizione di salute, soprattutto per quello che aveva intenzione di fare della sua vita e poi... parlarne con Natsu... le mancò il fiato al sol pensiero, ma cercò comunque di tenere i piedi ben saldi a terra, non voleva farlo preoccupare più di quanto da quel momento lo avrebbe fatto. 

-Perché?- chiese il ragazzo non capendo, non riusciva a capire, voleva spiegazioni, eppure da solo non riusciva a trovarne almeno una valida per poter morire senza aver vissuto fino in fondo la propria vita. 

La bionda sciolse il contatto tenendo il capo chino, com'era strana la cosa, alla fine in Natsu non c'era niente che non andava, era lei il problema, lo era sempre stato, per lei e per gli altri. 

Una forte tristezza si insinuò dentro di lei, ormai sapeva che non aveva scampo: si sarebbe aperta con lui nonostante sapesse che Natsu l'avrebbe presa malissimo e ciò la spaventava, non voleva farlo soffrire, ma più ci provava e più lo inondava di dolore, se non di delusione. 

Fece scivolare via le sue mani dal petto tonico del ragazzo per poi afferrargli una mano, e con il capo chino, cominciò a camminare in silenzio portandolo verso la sua camera, era sicura che se sarebbero stati lì in mezzo al corridoio non sarebbe riuscita a reggere il confronto con lui, aveva bisogno di un luogo che l'avrebbe tranquillizzata almeno in parte e soprattutto un appoggio, poteva capitare che l'agitazione la facesse mancare e non voleva rischiare, non con la presenza di lui davanti. 

Fu grata del fatto che Natsu rimase in silenzio per tutto il tragitto fino alla sua camera, ogni volta la stupiva dell'empatia che il ragazzo aveva nei suoi confronti, la capiva quasi sempre, ogni stato d'animo e gesto, ma soprattutto se c'era qualcosa che la turbava nel profondo, dove nessuno sarebbe stato in grado di capire cosa le passasse per la mente, lui lo capiva, se ne accorgeva. 

Lasciò la presa sulla mano di lui appena entrarono, lei richiuse la porta mentre fece accomodare il rosato sulla sedia, quest'ultima presa dalla scrivania. 

Dopo di che Lucy si sedette sul letto cominciando a stringere la stoffa della gonna stropicciandola con fare nervoso. 

Non nascondeva che era agitata, avrebbe rivelato a Natsu i suoi dubbi e i suoi pensieri, che mai aveva espresso a qualcuno. 

Prese un piccolo respiro, ma quando provò a parlare le uscì solo un leggerissimo rantolo, era l'ennesima prova che ancora non si sentiva pronta. 

Sussultò sentendo la mano calda del ragazzo posarsi su una delle sue, fredda e ghiacciata, il calore la inondò rincuorandola. Alzò lo sguardo e incontrò le sue iridi e il suo mezzo sorriso rassicurante. 

Lo ringraziò con un cenno del capo per poi intrecciare le dita una volta che il ragazzo si fosse riseduto composto interrompendo così quel contatto. 

-Della possibilità che ho per guarire... ne sono a conoscenza da quando ero piccola- la voce risultò vellutata, calda con una nota di tristezza a stornare. Il ragazzo dai capelli rosati la guardò preparandosi ad ascoltarla, finalmente avrebbe saputo. 

La osservò mentre lei si prese la libertà di prendere una piccola pausa per poter tornare a respirare più tranquilla. 

Il ragazzo, osservandola, vide come la stoffa della gonna che lei indossava le accarezzava le cosce scoprendola dalle ginocchia in giù, rivelando così il loro candore causato dall'isolamento che lei stessa si era imposta pochi giorni prima, e la camicia a maniche corte a fasciarle il busto e le spalle con una dolcezza tale da farla sembrare un angelo aggiungendo poi quei capelli biondi a ricaderle lungo la schiena e un po' sulle spalle. 

-Non nascondo che ero felice del fatto che finalmente sarei guarita, finalmente così avrei potuto cominciare a giocare con i bambini della mia età, ma purtroppo il tempo non volle essere dalla mia parte- continuò sciogliendo l'intreccio di dita che cercava di tenerla occupata pur di non incontrare ancora il viso del suo interlocutore, era sicura che se avrebbe osato ancora una volta incatenare i suoi occhi a propri non sarebbe più riuscita a continuare -ero troppo piccola per poter affrontare un'operazione così rischiosa, così mi misero in lista aspettando che un giorno un donatore si fosse presentato nel momento in cui avrei avuto la giusta età per fare il trapianto- puntellò i palmi sul materasso raddrizzando così la schiena e trovare finalmente il coraggio di poterlo guardare negli occhi -ma più il tempo passava e più mi rendevo conto che anche se l'operazione sarebbe andata a buon fine non avrei avuto una casa dove tornare, degli amici da cui tornare e rassicurarli, dei genitori, una famiglia che mi avrebbe accolto a braccia aperte e con le lacrime agli occhi, gioiosi di potermi vedere crescere e continuare la mia vita come una persona normale. Quindi... che differenza farebbe se non accettassi l'operazione e morissi rapita da questa malattia prima di aver vissuto fino infondo la mia vita? Nessuna- 

Natsu rimase ad ascoltarla a braccia conserte, impiantando le sue mani nella carne nel tentativo di soffocare quel peso che mano a mano che Lucy raccontava, gli gravava sempre di più nel petto. 

Il dolore della ragazza era così palpabile che si ritrovò a soffrirne lui stesso perché nonostante quei ragionamenti non gli piacessero affatto, lui, almeno in parte, la capiva. 

Igneel gli aveva lasciato un vuoto così grande nel cuore che anche lui, per un lunghissimo periodo, non era più stato sicuro di poter continuare a vivere, soprattutto per quel peso che gli gravava, esser stato la causa scatenante della morte di suo padre lo aveva talmente distrutto che se non fosse stato per Gray avrebbe davvero abbandonato la voglia di vivere. 

-Ricordo che in quel periodo c'era un alta probabilità che il cuore di un donatore sarebbe stato portato nell'ospedale dove ero tenuta, tenendo presente la lista e la compatibilità del gruppo sanguigno... quel cuore sarebbe toccato a me- la bionda alzò lo sguardo cominciando a fissare il soffitto, le sembrava strano il modo in cui si stava aprendo per l'ennesima volta con lui, la naturalezza, l'assenza di lacrime... sinceramente aveva pensato che sarebbe andata peggio, inoltre Natsu sembrava tranquillo, anche se la postura rigida che aveva non la rassicurava molto -purtroppo non ero l'unica che aveva bisogno di quel trapianto, c'era una donna, ricordo era stata da poco ricoverata e messa in lista, e pensa che addirittura era ricoverata nella mia stessa stanza- sorrise triste fermandosi per un attimo per sospirare sentendo la tremarella pervaderla ancora una volta -com'era bella... credo avesse almeno il doppio dei miei anni, aveva i capelli di un colore così chiaro da sembrare bianchi, per non parlare dei suoi occhi... di un blu così intenso da affogarci ogni volta che la guardavi, e poi... era così gentile, calorosa, aveva un animo purissimo- 

Il rosato la guardò affascinato, il modo in cui parlava di quella donna era un qualcosa che lo aveva sorpreso davvero tanto, sembrava quasi ammirazione, un'ammirazione davvero profonda, e ciò lo testimoniava la luce che Lucy aveva negli occhi mentre parlava di lei. 

-Da quando era arrivata lei, la mia stanza d'ospedale era sempre stata la più rumorosa di tutte, la sua famiglia la veniva a trovare sempre, tutti i giorni pur di non farla sentire sola e non amata- sorrise triste, le sarebbe piaciuto anche a lei avere in quel periodo qualcuno che non la faceva mai sentire sola -aveva una sorella che le assomigliava tantissimo, sembravano due gocce d'acqua, ma la differenza di età era visibile così tanto da far capire che la sorella era più piccola di lei, aveva anche un fratello, penso facesse il pugile come professione... ma non ricordo molto bene. Non nascondo che qualche volta mi faceva ridere con i suoi modi di fare e di dire molto strambi- rise al ricordo facendo sorridere a sua volta il ragazzo che le stava seduto davanti -non mancava mai un uomo... credo sia stato suo marito, un tipo molto serio ma che sotto sotto nascondeva anche lui un lato molto dolce che riservava solo a lei e ai loro bambini, biondi come il padre- inevitabilmente si ritrovò a piangere, le lacrime le scendevano copiose lungo le guance mentre la voce tremava sempre di più, mano a mano che continuava a raccontare -erano così vivaci che continuavano a correre per la stanza e per i corridoi con un entusiasmo sempre nuovo, disturbavano molto la quiete dell'ospedale- singhiozzò mentre con una mano cercava di ricacciare le lacrime e asciugarle, ma queste non ne volevano sapere di arrestare la loro corsa -morivo ogni volta che loro chiedevano alla loro mamma quando sarebbe tornata a casa, perché ormai tutti sapevano che non le sarebbero rimaste che poche settimane da vivere, il suo cuore piano piano si stava spegnendo e non c'era altra soluzione che un maledetto trapianto- si portò anche l'altra mano al viso bagnandosi ancora di quelle lacrime salate così crudeli -non potevo sopportare che una persona del genere potesse morire, lasciando così la propria famiglia... quanto avrebbero pianto la sua scomparsa i suoi fratelli? Suo marito? E quei poveri bambini?- 

Natsu si alzò e l'abbracciò sentendosi impotente, tutto quello che era in grado di fare era solo di abbracciarla, sperando di riuscire a consolarla il più possibile. 

Eppure nemmeno lui riuscì a trattenersi dal non provare una sorta di disperazione per quella famiglia, lui conosceva fin troppo bene quel dolore, il dolore della perdita di un genitore, di una parte di sé e della propria vita. 

Riuscì inoltre a mettersi nei panni di Lucy, non riusciva a immaginare il dolore che lei provava ogni giorno guardando quella famiglia, soprattutto se lei sarebbe stata la causa della loro sofferenza. 

-Sapevo che un'opportunità del genere non mi sarebbe più capitata, ma nonostante questa consapevolezza, quando ebbi la conferma che ci sarebbe stato un donatore.. decisi di togliermi dalla lista e donare questa possibilità a quella famiglia. Mi resi conto che c'era chi aveva bisogno più di me di quel cuore, non avrei sopportato di sopravvivere con la consapevolezza che molti avrebbero sofferto solo perché ero io quella destinata al trapianto, tanto se io sarei morta nessuno avrebbe pianto o sofferto per me, nessuno mi avrebbe ricordata, nessuno... tanto valeva far vivere qualcun'altro al posto m...! 

-Stupida- 

Solo in quel momento si rese conto del calore del ragazzo che la stava avvolgendo, stringendola forte tra le sue braccia. 

-Sei una stupida, una grandissima stupida- Lucy alzò lo sguardo verso quelle iridi smeraldo ricominciando a piangere quando vide gli occhi lucidi di lui -Io cosa sono? E Gray? Juvia? Gli altri? Saremmo nessuno?- la rimproverò stringendola più a sé -credi che ci dimenticheremo di te? Che per noi non sei importante? Che non soffriremo se tu... oh! Diamine Lucy! Non riuscirei nemmeno a immaginarlo! Noi siamo la tua famiglia!- 

La ragazza sussultò ancora sentendo qualcosa che non avrebbe mai pensato di sentire in vita sua: lacrime non sue. Lacrime calde, bollenti le caddero sul viso.. qualcuno stava davvero piangendo per lei, no... non era qualcuno... era Natsu, Natsu stava piangendo per lei. 

-Dio solo sa quanto soffriremo se dovesse accadere- sussurrò lui prendendole il viso fra le mani guardandola -Lucy, io ti amo e non potrei più vivere senza di te, ormai sei parte essenziale della mia vita, di me, non potrei sopportare di perderti per sempre- 

-Natsu..- 

In quel momento per Lucy si aprì una nuova porta, una nuova consapevolezza, una nuova realtà a cui non aveva creduto fino a quel momento, eppure mai le era stato così chiaro di avere una Famiglia. 

Quante volte se lo era detto che finalmente aveva un famiglia, degli amici.. eppure fino a quel momento non aveva davvero capito il reale senso di quella parola, ma Natsu le aveva aperto gli occhi: anche lei adesso aveva dei fratelli, delle sorelle, seppur non di sangue, persone su cui avrebbe sempre potuto contare e che l'avrebbero accolta a braccia aperte sempre e comunque. 

Lui aveva davvero ragione: era una stupida, una grandissima stupida, perché non si era resa conto di ciò che la circondava. 

Ma ora che aveva capito che anche lei era importante per qualcuno, non riusciva più a capire il motivo per cui era stata così ostinata a voler mettere la parola fine alla sua esistenza. 

Mai era stata così sicura come in quel momento, finalmente il coraggio di andare avanti e superare il suo passato la inondò, rifornendola di una determinazione che non era mai stata sua, e poi si rese conto dell'enorme errore che aveva commesso: aveva rifiutato di vivere, condividere esperienze future con la sua famiglia, ma soprattutto aveva rifiutato di amare, di amare lui. 

-Perdonami ti prego- le sue mani scivolarono dietro il collo del ragazzo, raggiungendo la nuca, gli strinse le ciocche di capelli mentre veniva scossa da un ultimo singhiozzo. 

Lo vide guardarla confuso, non capendo quella richiesta di venir perdonata, aveva colto in lui il fatto che per quella volta non avesse compreso il significato delle sue parole, un po' se ne compiacque, era un motivo in più per poter continuare a vivere insieme a lui, per conoscersi fin nei minimi dettagli, così tanto che solo guardandosi negli occhi avrebbero capito cosa uno voleva dire all'altra. 

Lucy voleva stabilire un vero rapporto con lui, un rapporto che oltre a includere la loro amicizia avrebbe incluso qualcos'altro, qualcosa di davvero importante. 

Lo baciò. 

Lo baciò e il sollievo che ne derivò da quell'atto d'amore fu così immenso che si lasciò sfuggire un sospiro, un gemito, come se fino a quel momento aveva trattenuto il respiro per chissà quanto tempo e che solo dopo averlo baciato, constatando la morbidezza e il sapore delle sue labbra, poté tornare a respirare, ma stavolta veramente. 

Entrambi furono inondati da un immensa felicità, gioia, di sentimenti così solari, illuminanti e soprattutto positivi, da farli sorridere entrambi labbra contro labbra, bagnati da quelle lacrime salate, che invece di rendere amaro quel nuovo e profondo contatto lo faceva divenire ancora più dolce. 

Natsu la ricambiò, fece scivolare le sue mani dietro la schiena di lei premendola a sé, ipnotizzato dal sapore che tanto agognava di lei, aveva sempre provato ad immaginare come sarebbe stato assaggiare quelle labbra, eppure nonostante avesse immaginato fossero soffici e dolci, si stupì lo stesso di quanto queste fossero buone. 

Quando sentirono i loro polmoni bruciare per l'assenza d'aria, si staccarono con il fiatone sovrano nelle loro gole, si guardarono negli occhi. 

Lucy aveva le guance in fiamme, ma non le importava, in quel momento aveva altro a cui pensare, una cosa importante che doveva assolutamente sistemare, subito. 

-Cosa significa?- la prima cosa che vide in quegli occhi verdi fu la paura, paura che quello era stato solo un misero sogno e che in realtà lei non provasse nulla per lui. 

La bionda, con il battito a mille, rossa in viso e con un coraggio di sui non sapeva avere, posò la propria fronte contro quella del ragazzo chiudendo gli occhi cercando di regolarizzare il respiro. 

-Hai ragione, sono sempre stata una stupida- sussurrò lei premendosi ancora di più a lui -spero tu possa perdonarmi per quello che ho fatto, pensavo di fare il tuo bene e lo penso tutt'ora- la voce tremò trovandosi nel frattempo a serrare ancora di più gli occhi -io ti amo Natsu, ti ho sempre amato, fin dalla prima volta che ci siamo incontrati e stupida me ne sono accorta solo da poco- 

Il ragazzo la fissò incapace di pensare o formulare anche un solo sbuffo, mugolio o altro, semplicemente non riusciva a credere che lei lo amava, infondo, anche lui era uno stupido... perché non se n'era accorto prima. 

-Allora perché Lucy? Se davvero volevi il mio bene, perché mi hai rifiutato?- e posò una mano sulla guancia accarezzandola mentre venne investito ancora una volta da quel ricordo che gli fece spezzare il cuore. 

Lei distolse lo sguardo, come se fosse indecisa, intimorita dal rispondere alle domande del suo amato. 

-Perché ho paura- rivelò alla fine tenendo il capo chino, la frangia a coprirle gli occhi e i lunghi capelli biondi scivolarle frusciando piano davanti le spalle. 

-Di cosa?- le sollevò il mento prendendolo tra le dita, pizzicandoglielo dolcemente, e nuovamente le loro iridi tornarono a scontrarsi. 

La bionda fece cadere le sue palpebre e chinare di lato la testa -So che ci sarai sempre tu a proteggermi- disse sospirando aprendo poi gli occhi -ma chi proteggerà te? Io ho paura che ti accada qualcosa di male, hai visto anche tu che Sting- rabbrividì a pronunciare quel nome -mi ha dichiarato guerra, e so che potrebbe fare del male a me arrivando a te e alle persone che mi stanno vicino- gli accarezzò dolcemente una guancia per poi ritornare a parlare -sapevo che prima o poi lui sarebbe tornato a cercar...!- 

Non ebbe nemmeno il tempo di finire che le labbra di Natsu si scontrarono contro le sue, intrappolandola in quella morsa che erano le braccia del ragazzo e le sue stesse labbra, roventi come il fuoco. 

-Te l'ho già detto, non mi accadrà nulla te l'ho promesso- disse lui una volta staccatosi da lei mantenendo comunque quella vicinanza permettendo ai loro nasi di sfiorarsi. 

Posò le sue mani sulle gote della ragazza asciugando quello che rimaneva delle lacrime che lei aveva versato, le sorrise contagiandola, rassicurandola nel frattempo, dopo di che posò nuovamente le sue labbra su quelle di lei regalandole un casto bacio a stampo. 

-Bene! E ora scendiamo! La grigliata non è ancora finita!- lui si alzò di scatto asciugandosi i resti di quelle lacrime, per poi prendere per mano la bionda e trascinarla fuori. 

-Piano Natsu!- rise lei cercando di non inciampare per le scale correndo dietro di lui.

Ormai lo sapevano entrambi, che da quel momento avrebbero cominciato a vivere insieme nelle gioie e nella tristezza che la vita avrebbe riservato per loro, avrebbero cominciato a sostenersi l'un l'altra per davvero.
Perchè loro si amavano, e avrebbero fatto qualunque cosa per realizzare la felicità dell'altro, quella che ormai era diventata la loro felicità.

**❤**
Angolo dell'autrice
Eccomi finalmente! Waaaaa sono davvero felice di esser riuscita finalmente a pubblicare questo capitolo!!
Ringrazio prima di tutto Tata Randagia per avermi corretto gli obbrobri che avevo scritto ahah
Voglio ringraziare anche gaia21, Jiyu_no_yume85, sayaka e daimler per avermi sostenuta, è stato davvero un periodaccio tra scuola, casa e tantissimi intoppi durante la stesura del testo.
So di essere terribilmente in ritardo, ma oggi è il compleanno di mia sorella minore e ci tenevo a dedicare il capitolo a lei, anche se so che non lo leggerà mai :P lei non è un amante della lettura purtroppo.
Voglio ringraziare anche quelli che mi seguono su facebook e wattpad, sapere che i miei lettori erano sempre dietro l'angolo per sapere qualcosa in più sul nuovo capitolo mi ha sollevata ahah
Inoltre grazie anche a quelli che mi hanno sosteuta con l'idea di cambiare questa storia in una Long, davvero, così mi avete reso la vita meno difficile!
Beh.. passando al contenuto.. vi è piaciuto?
So che non è successo un gran che in questo cap (a livello di contenuto intendo) ma se avessi aggiunto anche le parti che ho lasciato per il prossimo aggiornamento, sarebbe stato davvero pesante da leggere.
Per chi era in ansia di vedere Sting, lo condanno ad aspettare i prossimi capitoli xD
Non ho molto da dire, in questo momento dovrei fare i compiti prima che i parenti mi invadino casa per il compleanno, quindi se volete ricevere qualche informazione in più, per esempio riguardo a spoiler che potrei mettere in giro, potete visitare il mio profilo facebook C:
Grazie a tutti i lettori, a coloro che lasciano recensioni (prima o poi giuro che troverò un modo per ringraziarvi! ahah Mi rendete davvero felice quando mi fate sapere i dubbi che vi attanagliano, cosa vi ha suscitato il cap e cosa vi è piaciuto o meno!), a quelli che seguono questa fic e le altre.
Ok! Allora..! Finalmente quei due si sono chiariti! Non vedevate l'ora vero?! Però vi anticipo.. i guai non tarderanno a tornare! Adesso dovranno affrontare i problemi come coppia e non più da soli! Spero di aver saziato la vostra sete di conoscenza sul passato di Lucy c: niente flashback o quant'altro, un semplice racconto di Lucy tanto per cambiare un po' ^^ Spero di non avervi deluso su qualcosa nel cap, ho sudato e sputato sangue per scrivere questo dannato capitolo ahah vi giuro.. un vero parto!
Con questo vi lascio e spero davvero che la lettura sia stata di vostro gradimento!
Auguri sorellina!
Un bacione a tutti e tanti, tantissimi grazie!
Al prossimo aggiornamento che spero di non tardare molto!

Mary

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Capitolo 10
*** Capitolo IX. Happy ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo IX. Happy
**❤**

-Juvia, puoi passarmi il resto- Lucy si chinò dalla scala verso la sua amica, la quale se ne stava giù da basso a passarle i panni da stendere.  

I ragazzi avevano appeso delle corde alle pareti facendo in modo che si riuscisse a stendere i panni anche in invernoma le due ragazze scoprirono che non funzionava bene solo in inverno quel trucco, ma anche in estate, solamente che per stendere c'era bisogno della scala data l'elevata altezza in cui erano poste le corde.  

-Certo- la ragazza dai capelli turchini si voltò verso il cesto che conteneva i panni bagnati, presi direttamente dalla lavatrice che stava a pochi passi da loro.  

-Allora? Sei ansiosa?- Lucy la guardò prendere una maglietta e tirarla per poi passargliela per stenderla tra le corde.  

Juvia sorrise massaggiandosi il rigonfiamento pronunciato del suo ventre -Un po'- disse poco prima che la bionda si girasse per dare attenzione allo stendino 'volante'.  

La ragazza dai capelli biondi si aggrappò alla scala quando sentì questa venir scossa, un urletto le uscì dalla gola, era sul punto di lanciare imprecazioni varie ma quando chinò lo sguardo verso la sua amica, la vide con il capo chino appoggiata alla scala mentre teneva posata la mano libera sul pancia.  

-Juvia?- la chiamò preoccupata cominciando a scendere i gradini lentamente per poi sgranare gli occhi quando sentì un gemito di dolore provenire dalla turchina, scese la scala e per poco non scivolò per terra piantando uno dei suoi soliti voli.  

Abbassò lo sguardo notando una pozza di liquido ai loro piedi, ma non ebbe nemmeno il tempo di formulare ciò che stava succedendo che un urlo la distrasse facendo tornare la concentrazione sulla sua amica.  

-Juvia!- urlò presa dal panico facendosi avvolgere il collo dal braccio della ragazza cominciando a uscire dalla lavanderia per dirigersi verso la sedia più vicina.  

Un altro urlo le fece accapponare la pelle e sentì la sua amica pesare di più, per poco non rischiarono di cadere entrambe a terra. Juvia si era rannicchiata dal dolore appena uscite dalla lavanderia.  

-Lucy..- si lasciò sfuggire la turchina stringendo gli occhi dal dolore mentre veniva scossa da spasmi e gemiti di dolore, le fitte di facevano sempre più forti, così tanto che a stento riusciva a trattenere le urla.  

-Juvia, tranquilla prendi respiri profondi- la bionda cominciò ad agitarsi prendendo a camminare nervosa davanti all'amica, non era in grado di pensare, non si era preparata psicologicamente a una situazione simile, eppure ne aveva parlato spesso con Juvia e Gray, soprattutto in quell'ultimo periodo, sapevano che c'erano alte probabilità che la ragazza avrebbe avuto le contrazioni quando i ragazzi sarebbero stati fuori a fare lavori e quindi toccava a lei a prendersi cura di Juvia.  

Ormai era evidente che quella che aveva bisogno dei respiri profondi era la stessa Lucy che non riusciva più a connettere nulla con il cervello, tanta era l'agitazione.  

Si abbassò davanti alla sua amica inginocchiandosi lentamente, le prese una mano, e con boccate profonde cominciò a illustrarle come respirare.  

-Tranquilla, ci sono io- disse continuando a fare respiri profondi assieme all'amica.  

Questa cacciò un urlo ancor più acuto e terrificante dei precedenti per poi afferrare il braccio della bionda e tirarsela addosso con uno strattone violento.  

Lucy si lasciò sfuggire un urletto sorpreso per poi sentire il suo braccio formicolare, la turchina l'aveva afferrata così forte da fermarle quasi completamente la circolazione sanguigna.  

-Tu!- esclamò Juvia cercando di respirare come più poteva mentre il sudore scivolava giù lungo la fronte fino a raggiungere il collo e perdersi nel vestito estivo della ragazza, i capelli umidi e appiccicati al volto ormai tinto di un bel rosso porpora -tu! Ah!- un'altra contrazione le fece spalancare la bocca facendole emettere l'ennesimo verso di dolore.  

La bionda, poveretta, aveva il cuore in gola, aveva paura di ciò che la sua cara amica Juvia le avrebbe fatto o per che cosa le avrebbe fatto fare, e sapeva che contrastare una Juvia arrabbiata e soprattutto agitata e percossa dalle contrazioni, era ben più pericolosa di quando comandava a bacchetta quando veniva attraversata dagli sbalzi di umore.  

Era a dir poco terrorizzata dalla situazione venutasi a creare e da quello che sarebbe potuto succedere da quel momento in poi.  

-Porterai Juvia in ospedale!- esclamò la neomamma stringendo ancora più forte il povero braccio della ragazza.  

-Cosa?!- disse spalancando gli occhi ancor più sconvolta, come avrebbe fatto a portarla in ospedale?! Juvia era completamente impazzita, non poteva mica portarla in braccio fino a lì! Figuriamoci di..  

-Guiderai- sussurrò con le narici dilatate guardando con fare indemoniato la sua interlocutrice, la quale sgranò ancor di più gli occhi terrorizzata da quella proposta, era proprio ciò che voleva evitare: guidare.  

-Ma Juvia! Io non ho la patente e tanto meno non so neanche guidare! Non ho mai messo mani su un vol..!  

La turchina la interruppe lasciandosi sfuggire l'ennesimo urlo per poi stringerle ancora di più il braccio, ormai violaceo, e avvicinarla fino a far cozzare le loro fronti.  

-Ti dirò io come fare- ringhiò in preda al dolore, il bimbo era davvero impaziente di nascere se la povera indemoniata stava reagendo così alle contrazioni -quindi tu porterai Juvia in quel maledetto ospedale! Nel modo più veloce possibile!  

Lucy non ebbe la forza di obbiettare, non aveva mai visto la sua amica in uno stato del genere e soprattutto rivolgersi a lei in quel modo, così annuì debolmente mandando giù un groppo in gola.  

-Va bene- disse solo per poi sentire una sensazione di sollievo quando la turchina le lasciò la presa sul braccio.  

-Aiutami ad alzarmi- disse Juvia allungandole una mano, la crisi di poco prima sembrava essersi completamente volatilizzata nel nulla, lasciandola tutta dolorante.  

Lucy si alzò per avvicinarsi, si inginocchiò e si fece posare il braccio dell'amica sopra le spalle per poi circondare con il proprio la schiena di lei.  

-Avanti...- si lasciò sfuggire la bionda tirando in piedi la ragazza dai capelli turchini, la quale gemette tenendo la mano libera sul suo pancione mentre la smorfia sul viso sembrava non volerla abbandonare.  

Lentamente cominciarono ad incamminarsi fermandosi spesso quando una contrazione più violenta delle altre le coglieva alla sprovvista facendo gridare Juvia dal dolore.  

Una volta arrivate dove i ragazzi tenevano i veicoli, Lucy chinò la testa spaesata e terrorizzata per poi rivolgersi all'amica intenta a fare dei respiri profondi molto veloci e rumorosi.  

-Juvia- la chiamò -dove sono le chiavi della macchina?- chiese con voce tremante, le gambe minacciavano di cederle al pensiero che da un momento all'altro avrebbe messo le mani su un volante.  

-No, prenderemo l'A.P.S.- rispose con il fiatone indicando con un dito l'unico A.P.S. disponibile in garage.  

-Cosa?!-  

-È il modo più veloce per attraversare il traffico- continuò a parlare gemendo a una lieve contrazione -accenderemo la sirena- aggiunse tentando di asciugarsi con una mano la fronte tutta impiastrata di sudore.  

-Ma..-  

Juvia cacciò un urlo a quel punto le gambe non riuscivano quasi più a sostenerla, Lucy strinse i denti adoperando a tutte le sue energie per cercare di farla rimanere in piedi.  

Cominciò subito dopo ad incamminarsi lentamente sentendo i muscoli delle gambe e delle braccia bruciarle, qualche volta sentiva la presa scivolarle per colpa della fatica che le trasudava inarrestabile dalla pelle.  

-Un ultimo sforzo- incitò la bionda arrivando alla portiera del passeggero mentre con una mano, facendo attenzione a non lasciare la presa sull'amica, cercava di aprirla.  

Una volta esserci riuscita guardò la turchina -Appoggiati qui- le disse riferendosi alla parte interna della portiera per poi salire sul veicolo e sporgersi subito dopo verso la ragazza -vieni, ora ti tiro su- disse porgendole entrambe le mani.  

Juvia si aggrappò e mugolò dal dolore quando cominciò a salire il gradino che l'avrebbe portata al sedile.  

Urlò sforzandosi per poi accasciarsi contro la figura di Lucy.  

-Juvia! Ehi!-  

-Juvia è sveglia, non sarà un parto a stenderla- disse sedendosi meglio, divaricò un po' le gambe e chiuse la portiera con un tonfo, dopo di che tornò a guardare più agguerrita che mai la bionda -andiamo-  

Questa ingoiò il vuoto cominciando a sudare freddo, chissà se il suo cuore avrebbe retto a tutta quell'adrenalina che da lì a poco l'avrebbe totalmente sopraffatta.  

-Dove sono le chiavi?- chiese con un filo di voce dirigendo lo sguardo sul volante, da quel giorno era sicura che questo sarebbe stato il suo nemico giurato a vita.  

Sentì gemere la turchina per qualche secondo, sperando che in qualche modo questa non sapesse dove fossero le chiavi, ma dovette mettersi il cuore in pace, perché l'amica non tardò molto a risponderle con la soluzione.  

-Lì- mugolò indicando con il dito l'aletta parasole che la bionda aveva davanti -dovrebbero esser nascoste lì- specificò soffocando la voce, spezzata dai respiri profondi che cercava di auto imporsi.  

Lucy allungò la mano velocemente verso il parasole e abbassandolo di scatto le chiavi le caddero per terra nascondendosi tra i pedali, i rantoli di dolore dell'amica stavano diventando sempre più terrificanti e nonostante fosse terrorizzata da ciò che stava per fare, voleva far finire il prima possibile le pene della turchina.  

Si abbassò rapida cozzando malamente la testa contro il volante quando prese le chiavi e fece per tirarsi su, si lasciò sfuggire un gemito di dolore, e massaggiandosi la nuca con la mano libera cercò di mettere a fuoco ciò che aveva davanti.  

-Infila la chiave svelta!- gracchiò Juvia inarcando la schiena facendo prendere uno spavento alla bionda, la quale dall'agitazione non riusciva a centrare l'entrata delle chiavi.  

-V-va bene! Fatto- disse posando le mani sul volante stringendolo nervosa.  

-Devi anche girarla!- esclamò furibonda la ragazza di fianco stringendo la stoffa del sedile in preda alle contrazioni.  

-A-ah! Ok!- balbettò Lucy girando la chiave sentendo in seguito il motore accedersi, posò nuovamente lo sguardo oltre il parabrezza -Juvia.. come si apre il garage?  

Juvia si chinò infilando la mano nel cruscotto con stizza facendo diversi rumori con la mano ogni volta che la sbatteva alla ricerca del telecomando che avrebbe aperto il garage.  

Con un urlo di vittoria alzò il braccio barcollante e aprì il garage cliccando su un pulsante, dopo di che lo cacciò tra i sedili riprendendo a stringere il tessuto del suo vestito fradicio guardando l'amica con uno sguardo truce.  

-Ho-o c-capito- balbettò Lucy stringendo il volante ancor più forte di prima -dimmi cosa devo fare- disse poi posando lo sguardo tra i piedi cominciando a fissare i pedali con diffidenza, quella sarebbe stata la giornata più disastrosa della sua vita, ne era certa.  

  

Era almeno da un paio d'ore che quei maledetti cerotti continuavano a darle un enorme prurito sul viso e sulle braccia, ed era sempre da un paio d'ore che era bloccata con l'ansia addosso su quella sedia, in corridoio, vicino all'entrata della sala travaglio.  

Avrebbe tanto voluto fare compagnia all'amica, ma questa voleva solo la presenza di Gray al suo fianco, ma il pompiere purtroppo era ancora impegnato insieme alla sua squadra ad una chiamata proveniente da un paesino vicino.  

Sospirò facendo cozzare la testa contro la parete come a voler scrollarsi di dosso tutte le urla che aveva udito in quel maledetto 'viaggetto' fatto fino all'ospedale, le aveva causato un gran mal di testa, per non parlare delle contusioni che si era procurata per via delle numerose botte che aveva preso con il veicolo contro cassettoni, pali e qualche strusciatina contro le auto parcheggiate.  

Sapeva di aver fatto un gran casino e che i danni che aveva procurato sarebbero stati tutti da ripagare, per questo si sentiva davvero in colpa.  

Lei non aveva un lavoro, non aveva dei soldi con cui ripagare tutti i danni e ciò voleva dire che ci avrebbero pensato gli altri, ci avrebbe pensato Natsu.  

Un peso le si formò sul petto, si sentiva così inutile, per di più era diventata anche una combina guai con il gesto sconsiderato che aveva fatto, il problema più grande sarebbe stato ripagare il tutto senza uscirne vinti.  

Si strinse tra le proprie braccia provando vergogna, era anche vero che aveva fatto tutto per aiutare Juvia e non per cattiveria, ma non poteva comunque evitare di provare questo senso di vergogna.  

-Lucy!-  

Udendo quella voce chiamarla drizzò di scatto il capo nella direzione dei due ragazzi, i quali correvano per il lungo corridoio dell'ospedale con il fiatone in gola.  

Natsu era dietro Gray, entrambi preoccupati e ancora vestiti della loro divisa da lavoro, sporche entrambe di cenere, odorose di fumo e un poco bagnate d'acqua.  

-È dentro?- chiese il corvino guardando Lucy, appena ebbe la risposta positiva di questa non si fermò neanche ed entrò di corsa nella sala mentre 'calorose' grida e gemiti di dolore dell'amata lo accolsero dentro.  

La bionda vide le due porte chiudersi in automatico cominciando a fissarla con un leggero sorriso in volto "L'amore.." pensò presa da un attimo di dolcezza.  

-Lucy-  

Si voltò verso Natsu, il quale si era fermato di fianco a sé tutto agitato e preoccupato e un leggero fiatone in gola.  

-Natsu!- esclamò lei lanciandosi verso il ragazzo con le lacrime agli occhi; lui, colto alla sprovvista, l'accolse tra le sue braccia incurante che fosse ricoperto di cenere e perse l'equilibrio cadendo a terra assieme a lei.  

I singhiozzi della ragazza gli riempirono le orecchie in un batter d'occhio, si ritrovò ad accarezzarle il capo e la schiena nel tentativo di tranquillizzarla, ma non sembravano aver alcun effetto quei piccoli gesti di affetto.  

-Ehi, perché piangi?- chiese ridacchiando vedendola alzare lo sguardo per incontrare il suo e notare che si era sporcata anche lei di cenere, mentre le lacrime scivolavano lente pulendo quelle macchie sulle gote.  

-Mi chiedi anche il perché?- singhiozzò tirando su il naso stringendo la casacca sporca con le sue dita affusolate -mi avete lasciata da sola a gestire qualcosa di più grande di me!- esclamò un poco arrabbiata facendo sorridere ancora il suo interlocutore.  

-Ma noi sapevamo che con te Juvia era in buone mani- la rimbeccò togliendosi i guanti per poter asciugare le perle salate sul viso della bionda -certo che non potevamo sapere che avresti messo a soqquadro quasi tutta la città con l'autopompa pur non avendo la patente- ridacchiò facendole gonfiare le guance.  

-Stupido- disse lei rossa di imbarazzo nascondendo il viso ancora una volta nella casacca del ragazzo alzando una nuvoletta di polvere scura.  

Natsu scoppiò in una sonora risata mentre con le braccia prese a stringerla in un caldo abbraccio per poi scioglierlo poco dopo e prenderle il mento tra le dita e far rincontrare i loro sguardi.  

-Ti correggo- le disse causandole un'espressione confusa, mentre lui le si avvicinò con il suo viso -sono il tuo stupido- non le diede nemmeno il tempo si capire che poggiò le sue labbra su quelle morbide di lei per rubarle un tenero e casto bacio.  

  

Dovettero passare almeno altre due ore prima che la ragazza entrasse finalmente in sala parto e poco meno di un'ora prima che il pargolo potette vedere la luce, perché sì, quello che avevano generato i due era un bellissimo maschietto per di più con una salute di ferro, in perfetta forma.  

Juvia pianse di gioia quando poté accoglierlo tra le sue braccia, tutto piangente e sporco, con un ciuffetto azzurrognolo sulla piccola testa, e il piccolo corpicino tutto avvolto da un tenero asciugamano.  

Gray, che poco prima aveva avuto l'onore di prendere in braccio il suo primogenito, aveva guardato la scena commosso, accarezzando il braccio dell'amata.  

-Sei stata favolosa- le sussurrò dandole un bacio sulla fronte sudata ricevendo in cambio un sorriso sincero da parte della turchina.  

In quel momento un'infermiera comparì dinnanzi a loro -Signori, come vorreste chiamarlo? Avete già deciso il nome?-  

Entrambi si guardarono presi alla sprovvista, fino a quel momento non avevano mai pensato a che nome dare a loro figlio.  

  

-Che cosa?!-  

Natsu e Lucy erano a dir poco allibiti, semplicemente erano stati entrambi completamente colti alla sprovvista dalla richiesta del loro migliore amico.  

Erano passati solamente un paio di giorni dal parto, Juvia e il bambino non erano ancora ritornati a casa per via dei controlli che ancora dovevano finire di effettuare, solo Gray era ritornato a casa con i suoi amici, senza però smettere di andare a trovare l'amata in quei due giorni. La sera del secondo giorno Gray aveva chiamato Natsu e Lucy in cucina per poter parlare con loro di una questione che per i neogenitori era importante, significativa.  

-Come mai questa scelta?- Lucy intrecciò le dita poggiando le mani sulle sue gambe, guardando un po' agitata e imbarazzata il suo migliore amico con il dubbio a farle tremare la voce.  

-È un modo per poter ringraziarti, Juvia ti è davvero grata per averla assecondata, soprattutto per aver commesso una pazzia del genere- rise il corvino imbarazzato per ciò che l'amata aveva costretto a fare alla sua amica.  

La bionda abbassò il capo con le guance completamente rosse di vergogna, si continuava a chiedere come avrebbe mai fatto a lasciarsi alle spalle ciò che aveva fatto.  

-E poi Natsu è il mio migliore amico, penso non ci sia persona più adatta a fare il padrino di Happy- aggiunse facendo roteare gli occhi, non era proprio così ma sentiva senza alcuna ragione che il rosato sarebbe stato perfetto come padrino e Lucy come madrina di suo figlio.  

Natsu invece si grattò il capo dubbioso -Sei sicuro? Non mi sento la persona adatta, cioè dai, mi conosci, non sono poi così tanto responsabile come credi, dovresti saperlo meglio di tutti- rise nervoso accasciandosi contro lo schienale della sedia per poi sbuffare.  

-Certo che lo so, stupido- sospirò il corvino -ma io e Juvia siamo convinti che sareste perfetti per questo compito-   

-Se siete sicuri allora accettiamo- Lucy prese per mano sia uno che l'altro sorridendo -faremo sicuramente del nostro meglio-  

Il rosato la guardò inizialmente stranito con le guance un po' arrossate, sorrise poi nel capire che era ormai da giorni che avevano cominciato a vivere sostenendosi l'un l'altra, insieme.  

Allargò ancor di più il suo sorriso ricambiando la stretta di mano dell'amata -Sono tutto un fuoco!-

**❤**
Angolo dell'autrice
Ok.. ho su il nervoso, dovevo pubblicare più di un'ora fa ma EFP si diverte a fare i capricci, adesso è l'una passata e sono riuscita a pubblicare, non mi sembra vero!
Comunque.. salve!! Lo so, avevo promesso di aggiornare subito, ma non ce l'ho fatta, ho avuto problemi nonostante il cap fosse già finito da molte settimane, mi dispiaceee
Ho provato a correggere io senza l'aiuto della mia beta, spero sia accettabile quello che ho scritto xD
Non picchiatemi vi prego! Lo so che questo capitolo non è quasi completamente fluff e soprattutto NaLu al 100%, ma incentrato soprattutto su Lucy e Juvia, ma dovevo farlo!
Spero di avervi almeno strappato qualche risata, anche perchè un po' mi sono divertita a scrivere di loro due c: e poi non vedevo l'ora di far nascere quel benedetto bambino! 
A proposito del bambino.. sorpresi? Il nostro caro Happy è il figlio di Gray e Juvia.. non ve lo aspettavate immagino xD Beh.. ho scelto di fare così per due motivi ben precisi, prima di tutto non mi andava di creare un nuovo personaggio e di inventare il nome del pargolo di quei due (questo aspetta a Mashima xD) e poi.. boh.. non mi ricordo (capitemi, è tardi e il rincoglionimento è toccato anche a me xD) :/ lo so, in fatto di memoria sono la peggiore, si è già visto purtroppo.
Inoltre già si capisce dal titolo che questo cap è la seconda metà di quello precedente (notare il prompt 'Happy' della NaLu Week), per questo motivo è piuttosto corto, ma dovrete abituarvici, comincerò a scrivere cap lunghi più o meno come questo.
Vabbeh, con questo per stasera ho finito c:
Vorrei ringraziare il mio Gabibbo, gaia21, Sayaka e Tata Randagia per il loro sostegno ❤ Grazie mille!
Ringrazio coloro che hanno letto e aggiunto ai preferiti/ricordate/seguite questa fiction, ho visto che siete aumentati **
Naturalmente un ringraziamento va anche a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo! Grazie mille! Sono davvero felice, soprattutto perché vedo che la storia vi sta piacendo e così anche i miei sforzi, e poi... non saprò mai ringraziare abbastanza tutti voi per tutta la pazienza che state mettendo per aspettare i miei capitoli ritardatari i.i Graziee T^T

Mary la ritardataria che spera di aggiornare tra due settimane

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Capitolo 11
*** Capitolo X. Misurare la forza del proprio amore ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo X. Misurare la froza del proprio amore
**❤**

Come tutte le mattine, del resto, quei soliti caldi raggi di sole andarono a disturbare il sonno tranquillo di Lucy, sdraiata tranquillamente tra le lenzuola con un leggero sorriso ad affiorarle sulle labbra. 

Aprì gli occhi battendo piano le palpebre per potersi abituare alla luce del giorno, mentre con una mano andava a coprirsi il viso e grattarsi il capo. 

Sorrise per poi sbadigliare sonoramente sedendosi cominciando poi con lo sguardo a vagare per la stanza con occhi curiosi, ancora incapace di formulare un solo pensiero dato che la mente era ancora offuscata dal sonno. 

Scattò portandosi una mano al petto quando la porta della sua camera si spalancò all'improvviso, spaventandola, cogliendola letteralmente alla sprovvista. 

Natsu che con un calcio aveva aperto al porta, si diresse tutto sorridente verso il letto della bionda annunciandole un sonoro -Colazione a letto!- tenendo intanto tra le mani un vassoio, probabilmente con su la colazione. 

-Natsu!- sospirò lei ridendo lasciando cadere la mano sul lenzuolo mentre si spostò un poco per poter fare un po' di posto al ragazzo cosicché da permettergli di sedersi sul letto senza difficoltà -mi hai spaventata- aggiunse quando lui si sedette posando il vassoio sulle gambe della bionda stampandole nel frattempo un bacio sulle labbra. 

-Buongiorno anche a te Lucy- rise lui passandosi la lingua tra le labbra guardando la colazione con un espressione altro che affamata in volto, evidentemente o non aveva ancora mangiato nulla, oppure non gli era bastato ciò che aveva mangiato se l'aveva già fatta -allora.. cosa vuoi? Nutella o marmellata?- chiese ignorando i borbottii di Lucy impugnando nel frattempo il coltello da spalmare mentre guardava il contenuto del vassoio: due tazze di latte freddo, fette biscottate, dei tovaglioli, un barattolo di Nutella e uno di marmellata. 

La ragazza sospirò sorridendo posando anche lei lo sguardo sul vassoio -Nutella- disse prendendo la tazza di latte per poterne berne un sorso. 

-E Nutella sia- disse lui aprendo il barattolo e cominciare a spalmare la crema di cioccolato sulla fetta biscottata inondando la stanza con l'odore dolce della colazione -tieni- disse porgendole la fetta con la nutella per poi dedicarsi a quella che avrebbe mangiato lui. 

Lucy sussurrò un leggero -Grazie- per poi cominciare a mangiare accompagnando qualche morso a un paio di sorsi di latte, dato che era vero che amava i dolci, ma le dava la nausea sentire in modo accentuato il sapore dolciastro del cioccolato. 

-Dormito bene?- gli chiese lei mandando giù un morso, osservando raggiante il ragazzo che si ingozzava davanti a lei: non era la prima volta che Natsu le portava la colazione a letto, erano ormai un paio di settimane che lui le regalava il suo primo -Buongiorno- della giornata e ciò non poteva che renderla felice.  

Nonostante i due si erano dichiarati, molte delle loro abitudini e molti dei loro atteggiamenti non erano affatto cambiati, con l'eccezione di qualche bacio rubato nei momenti più imprevedibili o a qualche abbraccio in più e sicuramente più dolce.  

Il ragazzo ingoiò il tutto e bevette il latte battendosi piano il petto con un pugno per poter mandare giù meglio la colazione per poi fare una smorfia esasperata una volta che fu pronto a risponderle -Per niente, Happy continuava a svegliarsi e a piangere! Mi ha tenuto sveglio tutta la notte!- esclamò grattandosi il capo nervoso -Di nuovo- aggiunse incrociando le braccia al petto indispettito, ma Lucy sapeva che nonostante il ragazzo sembrasse essere molto infastidito dalla situazione, in realtà era felice, si era autoproclamato lo zio di Happy non essendosi accontentato di esserne anche il padrino, ma nessuno lo poteva biasimare, si era affezionato davvero tanto a quel pupo. 

La ragazza sorrise. La camera di Natsu e quella dei due neogenitori erano praticamente l'una davanti all'altra e ciò comportava al fatto che i pianti del bambino erano udibili anche dalla camera del poveretto, impedendo a quest'ultimo di dormire tranquillamente. 

Lucy aveva notato spesse volte in quelle due settimane le leggere occhiaie che presentava il ragazzo, e nonostante questo cercasse in tutti i modi di non farla preoccupare sostenendo che non era niente di così fastidioso svegliarsi ogni mezz'ora per via di tutti quei piagnistei, lei non sapeva che fare per alleviare le pene notturne di Natsu. 

Già stufa del sapore troppo dolce della nutella, prese il coltello che poco prima aveva usato il rosato, lo pulì e aprì il barattolo di marmellata. 

-Aspetta che mi facc.. 

-No, prenditi un altro coltello, questo è mio- rise lei sorridendo furba infilando nel frattempo la posata nel barattolo, immergendola nella densa e gelatinosa marmellata prima che Natsu potesse fermarla. 

Il ragazzo sbuffò guardandola offeso: che le costava aspettare un paio di minuti? Giusto il tempo di permettergli di spalmare altra nutella e poi glielo avrebbe ceduto. 

-Non vedo il tuo nome sul manico- rispose secco facendole emettere uno sbuffo divertito. 

Lui la guardò aggrottando le sopracciglia e socchiudendo gli occhi per aumentare il peso del suo sguardo sulla ragazza: stava pensando a come vendicarsi, era sicuro che lei lo aveva fatto apposta e nonostante questo suo volere di vendicarsi lo trovava estremamente infantile e per giunta per un gesto altrettanto stupido, voleva punirla. 

L'occhio gli cadde nuovamente sul vassoio quando la bionda posò il coltello tra le tazze, e fu solo in quel momento che il ragazzo si accorse del cucchiaino. Si ritrovò a ghignare mentalmente mentre un idea 'geniale' gli venne in mente.  

Lucy lo guardò. Le sembrava strano il comportamento offeso di Natsu, solitamente non se la prendeva per sciocchezze del genere, però sapeva come farsi perdonare. 

Il rosato infilò il cucchiaino tra la nutella per poi fermare la mano a mezz'aria quando la ragazza parlò -Mi dai un bacio?- 

Lui la guardò per un attimo, sorpreso di una richiesta così diretta: solitamente Lucy si imbarazzava quando loro due si permettevano di scambiarsi qualche effusione. 

La vide rossa in volto e per un attimo la gola gli si seccò, ma volendo portare a termine la sua piccola vendetta, abbassò di nuovo il capo e con il cucchiaino cercò di spalmare la nutella sulla fetta biscottata con fare indifferente, nonostante dentro di lui moriva dalla voglia di mangiarle le labbra. 

-No- risponde lui cercando di trattenersi dal ridere quando la sentì incrociare le braccia al petto con stizza, Natsu sapeva che quella richiesta che lei gli aveva fatto le era costata molto da dire dato che il carattere della ragazza era composto da un forte tratto di timidità. Non poté fare a meno di trovarla adorabile quando le gettò nuovamente lo sguardo per poterla vedere. 

Le guance tinte di rosso dalla timidezza, i capelli scombinati per la dormita e il viso puntato in un punto indefinito della stanza per non poter incontrare quello di lui. 

Quest'ultimo sorrise e infilando nuovamente il cucchiaio nel barattolo parlò -Lo vuoi davvero?- chiese senza poter riuscire a nascondere quel suo ghigno divertito. 

Lucy tornò a guardarlo, annuendo piano e sciogliendo la postazione rigida, senza però riuscir a scolorire quel rosso acceso che aveva cominciato invece ad espandersi sul suo viso oltre che sulle guance. 

-Bene- disse lui alzando il cucchiaino e portandoselo alle labbra, con gusto si spalmò tutta la nutella su queste andando anche a sporcare il mento e un po' anche le guance -ti accontento: vieni che ti do un bacio!- esclamò ridendo quando la vide a cercar di allontanarsi da lui, non facendo altro che schiacciarsi contro la spalliera del letto con occhi sgranati. 

-No! Stai lontano da me! Demonio!- urlò lei spaventata, aveva intuito cosa l'amato avesse intenzione di fare, e quell'idea non le piaceva per niente. 

Natsu si lanciò verso di lei emettendo un urlo gutturale, chiaramente voleva richiamare al significato di un grido di battaglia. 

-Noo!! Stammi lontano Natsu!!- Lucy cominciò a ridere chiudendo gli occhi quando si ritrovò la mole del ragazzo premere contro di lei nel tentativo di baciarla, ma lei riuscì comunque ad afferrargli le spalle e spingerlo, tenendolo così abbastanza lontano da lei per evitare che la sporcasse. 

-Dammi un bacioo daii!- chiese lui allungando le labbra mimando uno strano bacio mentre con le braccia prese a farle il solletico alla pancia nel tentativo di distrarla. 

-No Natsu!- urlò scoppiando a ridere più di prima lei battendo i piedi contro il materasso per potersi spingere più lontano -ti prego basta!- chiese implorante cominciando a cedere sotto gli attacchi di lui e al suo peso. 

-Voglio solo un bacioo-  

Ormai Natsu si trovava a pochi centimetri dal collo candido della bionda, sorrise capendo che da lì a poco lei avrebbe ceduto, ma non volle aspettare un secondo di più: si premette ancora di più finché le esili braccia della ragazza cedettero permettendogli di posare le sue labbra sporche di nutella sul collo bianco. 

Lucy urlò senza mai smettere di ridere -Natsuu!- esclamò stanca di provare a spingerlo via, sapeva fin troppo bene della differenza di forza che c'era tra di loro, decise quindi di non contrastarlo più. 

Il rosato fece strisciare le sue labbra lungo tutto il collo tentando di sporcare la ragazza il più possibile, incurante del vassoio che prese a scivolare lentamente per via dei bruschi movimenti causati dai calci della bionda. 

Le strinse i fianchi con le mani calde sfiorando la morbida camicia da notte che copriva larga il corpo della ragazza, prese in seguito a baciarle sotto il mento fino a raggiungerle la bocca. 

La baciò sentendo il contrastante sapore della marmellata alle fragole su di lei e quello più dolce della nutella su di lui. 

Lucy, ignorando la presenza appiccicosa del cioccolato sul suo collo, fece scivolare le sue mani dietro il collo di lui stringendogli con una mano la nuca, volendo all'improvviso approfondire quello strano bacio, reso più buono da quell'altrettanto strano miscuglio di sapori. 

Il cuore le prese a battere più velocemente mentre cominciava ad avere caldo, in parte causato dal calore scaturito dal ragazzo e da quello dell'afosa e bollente stagione, l'estate. 

Natsu, una volta distolte le sue attenzioni dalle morbide labbra, cominciò a mangiare la nutella sparsa in parte sul mento cominciando piano piano a scendere fino a sotto di esso lasciandole baci e leccate, qualche volta anche teneri morsi che la fecero gemere e sospirare tremante. 

Il ragazzo le accarezzò i fianchi facendo scivolare una mano sul lenzuolo bianco e poterlo scostare da lei mentre prese a toglierle la nutella rimasta sul collo. 

Il rosato non riusciva a capire come avevano fatto ad arrivare a quel punto, al punto di desiderarla e poterla esplorare, del resto era nato tutto da una piccola vendetta, eppure quel desiderio gli si era acceso nuovamente, infiammandolo fin nelle viscere quando poco prima le aveva baciato quella porzione di pelle morbida. 

La sentiva sospirare sotto i suoi tocchi, ai suoi baci, ai suoi morsi, sentiva la sua mano premere ancora di più contro la sua nuca quando non riusciva a controllarsi dal marchiarle la pelle con un succhiotto, e ciò non poté che appagarlo e ad istigarlo ad andare oltre. 

Piano le sollevò un poco la camicia da notte per poter infilare la mano sotto di essa e così toccare la pelle liscia della coscia mentre con le labbra scendeva sempre più giù fino ad incontrare il colletto bianco dell'abito. 

Lucy si sentiva bollente, accaldata, nemmeno il fiatone causato dalle coccole che lui le offriva riusciva a rinfrescarla un poco, piacere era ciò che provava sentendo il costante calore di Natsu premere contro di sé in tutte le sue miriadi di sfaccettature. 

Adorava il modo con cui attento e con amore la baciava e la toccava, sentiva il modo in cui lui dimostrava rispetto per lei e per il suo corpo, e ciò non poté che rassicurarla e scioglierla ad ogni tocco a lei dedicato.  

Era una cosa mai provata a pelle prima, 'Lui' non l'aveva mai trattata così.  

Un lampo di pensiero le trafisse la mente facendole sgranare gli occhi: Natsu non era Sting. 

 

"Gemette, ma non per piacere. Strinse gli occhi sentendo la pelle bruciare laddove il passaggio della sua bocca era ancora visibile sulla sua pelle. Le lacrime minacciarono di cadere all'ennesima sensazione di bruciore, lì dove lui la stava facendo sua ancora una volta. 

Urlò ma la sua manifestazione di dolore fu subito troncata da un avida bocca, brusca e incurante del sentimento di sdegno che stava suscitando in lei, con quei gesti, con quei tocchi dolorosi che godevano ogni volta che riuscivano a lasciarle un marchio impresso sulla sua pelle, un marchio doloroso che l'avrebbe segnata ancora per moltissimo tempo." 

 

-No- disse colta dal ricordo di un inferno recente, ma Natsu non sembrò sentirla, il panico le attanagliò il cuore facendoglielo battere ancora più velocemente. 

No, non voleva rivivere tutto quello, non potevano andare oltre, era troppo presto per poter affrontare anche quell'ostacolo, anche se era certa che mai sarebbe riuscita a dimenticare. 

-Natsu...- lo chiamò mentre gli occhi cominciarono a bruciarle, segno che da un momento all'altro sarebbe scoppiata. Non voleva, non voleva ancora una volta sottomettere il suo corpo a qualcuno, anche se nel suo cuore sapeva che con Natsu sarebbe stato diverso. 

Lo sentì risalire veloce per poterle baciare nuovamente il collo, ma presa dal terrore, uno spasmo le fece scappare un piccolo e leggero singhiozzo. 

-No, Natsu!- lo disse ancora una volta, un altro singhiozzo, un fruscio e tutto ciò che si sentì in quel momento fu il vassoio cadere a terra e i barattoli e le tazze rompersi al contatto con il pavimento, mentre il coltello rotolò lungo il tappeto. 

E quella volta lui sembrò sentirla. 

Di fatto Lucy lo sentì irrigidirsi, e subito dopo sollevarsi da lei per poterla guardare negli occhi, lo vide sorpreso quando lui notò ancora una volta quelle stupide lacrime rigarle il volto. 

Fu lì che il suo cuore sprofondò. Come aveva fatto ad arrivare a quel punto? Come aveva fatto a farla piangere? Natsu non capiva. 

Cercò di dire qualcosa, ma non ebbe il tempo poiché subito venne interrotto dalla voce tremante della ragazza. 

-T-ti prego- singhiozzò ancora e altre gocce caddero scendendo veloci venendo subito assorbite dal cuscino. 

Il ragazzo fece per asciugarle il viso con la mano, ma l'allontanò subito quando la vide stringere gli occhi e voltare il capo, segno che non voleva esser toccata. 

La guardò sorpreso, ma soprattutto con la tristezza negli occhi, cos'era successo? Perché questo distacco? Perché aveva paura di lui? 

Ma ormai era chiaro e quel pensiero lo trafisse con una stilettata al cuore: Lucy non si fidava di lui. 

Ferito e turbato, chiuse gli occhi prendendo un respiro nel tentativo di poter calmare quella sensazione di rabbia misto a dolore, dopo di che si alzò e uscì dalla camera senza dire una parola, battendo bruscamente la porta alle sue spalle. 

Lucy si lasciò andare in un isterico pianto, sapeva di aver sbagliato: Natsu non era Sting, lui non l'avrebbe mai umiliata, ferita, ma non era mai stata amata, non aveva mai provato il piacere di fare l'amore, sempre se esisteva per davvero qualcosa del genere, Lucy aveva paura e nonostante sapesse che con Natsu non sarebbe successo quello che era accaduto con Sting, qualcosa la bloccava. 

Consapevole di averlo ferito si strinse le gambe al petto e nascose il viso nell'incavo tra le due ginocchia, si lasciò andare tra le lacrime, eppure fino a quel momento stava andando tutto bene, perché ogni volta che c'era segni di miglioramento qualcosa crollava lo stesso? 

 

-Che succede... Lucy?- Juvia se ne stava seduta in cucina con in braccio Happy nel tentativo di farlo addormentare per il pisolino pomeridiano -Juvia ti vede strana, vuoi dirle cosa ti succede?- le chiese sistemando meglio tra le sue braccia il bambino, ormai quasi del tutto addormentato. 

Lucy, che al momento se ne stava a lavare le stoviglie al lavandino, chiuse l'acqua del rubinetto e si asciugò le mani con un panno trovato appeso a una delle sedie per poi sedersi e sospirare. 

-I-io penso di aver commesso un grosso errore- disse tutto d'un fiato, si appoggiò al tavolo e nascose il viso tra le braccia nel tentativo di trattenersi, era strano come era arrivata a sfogarsi con Juvia tutte le volte che aveva problemi con Natsu, forse era perché Juvia era una donna e in più era diventata mamma e quel senso di maternità che aveva le metteva sicurezza, nonostante la considerasse come una buona amica. 

-È successo qualcosa con Natsu?- preoccupata la neomamma puntò lo sguardo sull'amica, senza però mai smettere di cullare dolcemente il figlio, accompagnando il movimento con un leggero dondolio. 

-Sì, ma è colpa mia- Lucy strinse gli occhi per poi rialzare il capo, senza però riuscire a guardare negli occhi la sua interlocutrice -è sempre colpa mia- sussurrò stringendosi le braccia con le mani. 

-Non dire così, Lucy- la rimbeccò Juvia -i problemi ci sono sempre stati, e ci saranno ancora, soprattutto in una coppia, è normale che ci siano delle difficoltà durante il vostro percorso- sorrise chiudendo gli occhi quando baciò il capo del piccolo -è così che si misura la forza del proprio amore- 

Lucy la guardò mentre l'amica si lasciava andare in gesti affettuosi verso Happy, quelle parole dette così, in quel modo la fecero pensare "Misurare la forza del proprio amore" voleva dire che il suo amore non era forte abbastanza da non riuscire a superare il dolore del passato? Che non era abbastanza forte per poter stare a fianco Natsu senza farlo soffrire? Lei era davvero degna di stare con lui? C'era un solo modo per poterlo scoprire: doveva affrontare il suo passato, la sua paura, Lui

Si alzò dalla sedia determinata per potersi avvicinare all'amica, diede una leggera carezza al bimbo e poi abbracciare Juvia sussurrandole un -Grazie- proveniente dal cuore. 

Dopo di che se ne andò varcando la porta, finalmente sicura e decisa di voler diventare più forte delle sue stesse paure. 

 

Prima di tutto doveva prendere il coraggio di uscire, erano settimane che non metteva più piede fuori di casa, e ciò era preoccupante e se ne rese conto lei stessa, aveva così paura di Lui, talmente tanto da rinchiudersi in casa come una suora di clausura. 

Si rese conto inoltre che non poteva andare avanti così, la sua vita era anche fuori e non solo tra quelle quattro mura, avrebbe voluto conoscere altre persone e magari fare altrettante nuove amicizie: capitava infatti che qualche volta i ragazzi della caserma uscissero fuori con amici e ogni volta che ritornavano a casa e raccontavano cosa avevano fatto, le battute scambiate ed altro, Lucy sentiva uno strano sentimento impossessarsi dentro di lei: l'invidia. 

Naturalmente non lo avrebbe mai ammesso, era ancora troppo riservata per riuscire a esprimere tutto ciò che provava e pensava, per questo era grata ai suoi coinquilini per l'enorme pazienza che riservavano a lei, perché lo vedeva Lucy, che loro non vedevano l'ora di fare una bella serata fuori con lei a divertirsi veramente. 

La ragazza si stese sul letto lanciandosi su di esso emettendo uno sbuffo: cambiare non era affatto facile come stava pensando. 

Voleva fare troppe cose anche se era sicura che probabilmente avrebbe realizzato ben poco di quello che si era posta inizialmente. 

Pensò a Natsu e al suo sorriso, ciò le fece tornare la carica nonostante un moto di tristezza le si insinuò nel cuore al ricordo di quella mattina, Lucy raccolse le sue energie e prese esempio dall'amato: si sarebbe impegnata, avrebbe dato il massimo per raggiungere la vera felicità, ormai lei aveva deciso, aveva deciso di vivere appieno la sua vita. 

Avrebbe cominciato a piccoli passi, magari partendo dal rincominciare a fare la spesa, giusto per ritrovare il coraggio di metter piede al di la della soglia di casa sua. 

Sorrise, così avrebbe fatto. "Natsu ce la farò" pensò alzandosi dal letto e dirigendosi verso l'armadio per prepararsi, avrebbe cominciato il giorno stesso, e ci sarebbe riuscita.

**❤**
Angolo dell'autrice
Ed eccomi qui in ritardo di due giorni ^^' mi dispiace ma da quando è finita la scuola, ho avuto giornate davvero impegnative, mai un momento libero, nemmeno per poter pubblicare il nuovo capitolo, che avevo già finito da parecchio tempo.
Non voglio dilungarmi troppo perché anche oggi non ho tempo, sono riuscita a ritagliarmi una mezz'oretta per poter pubblicare dato che pure oggi sono impegnatissima.
Qui vediamo come la vita si sia ristabilizzata nella caserma,sempre meno preoccupazioni e l'a luce di un futuro sembri portare gioia, ma come del resto non c'è mai una risalita senza una caduta, ed è qui che ne abbiamo una.
Ancora una volta Lcy non è in grado di affrontare il passato, ma stavolta non riesce nemmeno ad usufruire dell'aiuto di Natsu, il quale vedremo sicuramente non rimarrà con le mani in mano.
Ma in questo capitolo quella che fa aprire gli occhi è una dolce e non più 'schizzata' Juvia, che avendo più esperienza in questo campo, aiuta Lucy senza nemmeno sapere che tipo di problema aveva attanagliato la nostra amata coppia (e brava Juvia!!)
Lucy in un sono capitolo matura: decide di prendersi la vita in mano e di crescere perché vuole diventare una persona migliore, invece di rimanere una persona paurosa senza la forza di controbattere alle avversità che le si porrano davanti nel corso della sua vita.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante sia così corto, ma come ho detto la volta scorsa non scriverò capitoli più lunghi, quindi abituatevi ahah
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno letto, aggiunto ai preferiti, ricordate, seguite questa fiction, grazie mille!
Voglio ringraziare anche le persone che si sono prese la briga di recensire lo scorso capitolo, mi rende davvero felice ciò che mi lasciate nelle recensioni.
Queste due settimane sono volate eppure in queste due settimane non sono riuscita a portarmi tanto avanti con le mie storie e di questo mi dispiace tantissimo, ho paura di non sapere quando sarà il prossimo aggiornamento in qualsiasi delle mie storie.
In tal caso vi auguro un tardissimo Buon Natale e un Buon 2016, auguri a tutti.
Un bacione e alla prossima! (spero presto)

Mary la ritardataria

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Capitolo 12
*** Capitolo XI. Promise is broken ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo XI. Promise is broken
**❤**

"Nonostante fossi consapevole del fatto che mi avrebbe seguita ovunque, non avrei mai immaginato che quegli occhi sempre fissi su di me da quando avevo varcato la soglia di casa, mi avrebbero portato ad accettare il dolore di una promessa rotta." 


Era lì da ben più di mezz'ora a fissare la porta di casa da dietro il muro della cucina con la lista della spesa tra le mani e la borsa appesa sulla spalla. 
Guardava con una certa diffidenza l'uscita come se da un momento all'altro qualcosa sarebbe potuto entrare da lì con lo scopo di spaventarla. 
Sospirò scivolando a terra, la schiena contro il muro chiudendo gli occhi sconfitta: se avesse continuato così non ce l'avrebbe mai fatta, ormai ne sembrava quasi sicura. 
Si alzò da terra andandosi a sedere su una sedia appoggiando malamente la borsa sul tavolo e guardandosi attorno; erano tutti usciti chi per lavoro o per una commissione ed altro, di conseguenza era rimasta sola in casa. Persino Juvia era uscita per portare Happy a fare un giretto con il passeggino al parco. 
Nessuno aveva più badato a lei. 
Un po' la cosa la fece sentire triste, ma del resto non poteva biasimarli.
"Il mondo continua anche senza di te" pensò e non ci fu pensiero più adatto a quella situazione. 
Eppure non era la prima volta che un pensiero simile le si insinuava per la testa, anzi, ci aveva vissuto per anni, tanto da portarla quasi ad arrendersi fino a quando non aveva incontrato Natsu. 
"Oh andiamo, ma chi se ne frega" 
Si alzò di scatto, afferrò la borsa e con passi decisi si diresse verso la porta poggiando la mano sul pomello, con decisione aprì per poi uscire e chiudersi la porta alle spalle con un sordo tonfo. 
-No!- 
Subito se ne pentì, si girò e si spiaccicò contro la porta nel tentativo di farsi aprire da qualcuno, perché giustamente le chiavi non le aveva, e dopo aver battuto ripetutamente i pugni contro la porta e aver suonato senza sosta il campanello, si ricordò che nessuno avrebbe potuto aprirle dato che non c'era anima viva. 
Batté un piede a terra con stizza, ma la verità era che stava morendo dalla paura ora che aveva rivisto la luce del pomeriggio mettendo piede fuori dalla soglia di casa. 
Si voltò e si rese conto che i passanti avevano preso a fissarla in modo strano: probabilmente era per il ridicolo spettacolo che aveva dato pochi secondi prima. 
Divenne rossa di imbarazzo al pensiero, si risistemò i capelli e la giacchetta per poi scendere i gradini con una finta noncuranza, cercando di ignorare gli sguardi divertiti e indescrivibili della gente lì vicino. 
Quella sarebbe stata una lunga giornata. 
Oh, eccome se lo sapeva. 

-Sempre la solita- Gray si passò una mano fra i capelli guardando dal basso la scala dell'A.P.S. Natsu e un anziana signora abbarbicata a lui, scendere pian piano. 
Sospirò sorridendo mentre si apprestava a scuotere lentamente la testa: era sempre la solita storia, quella donna e ormai lo sapevano tutti, trovava sempre un modo nuovo per poter chiamare i vigili del fuoco ( una volta chiusa in casa o l'altra chiusa fuori al balcone o l’altra ancora a fingere una fuga di gas), in qualche modo riusciva sempre a rivedere il suo adorato Natsu, e lui poverino ormai aveva capito che ogni volta che l'anziana li chiamava, lui doveva interpretare il ruolo dell'eroe sempre con il sorriso in viso, cosa che quel giorno gli riuscì molto difficilmente. 
-Signora, adesso è al sicuro- disse il ragazzo una volta scesi dalla scala, costretto a recitare quella parte con premura sorridendo alla donna in quella che sembrava una scena quotidiana ormai. 
-Oh grazie mille giovanotto- rispose lei spiaccicandosi contro di lui per poterlo abbracciare, gli afferrò il braccio e lo strinse a sé immergendolo nei suoi abbondanti e flosci seni mentre con la guancia rugosa si strusciava sulla spalla. 
Gray fece fatica a trattenersi dallo scoppiare a ridere mentre riceveva, al gesto della signora, da parte del suo amico uno sguardo pietoso che chiedeva aiuto. 
"Te la vedi da solo, amico" a quel punto si girò stringendo un pugno per trattenersi -Vado al volante, appena hai finito raggiungimi che dobbiamo tornare!- esclamò lasciandosi scappare alla fine una risata una volta aver chiuso la portiera. 
"Che stronzo di merda..." Natsu guardò in cagnesco il collega andarsene, digrignò i denti: certo che il suo migliore amico quando voleva era un vero bastardo. 
Scosse la testa sospirando per poi tornare a dare attenzione alla signora nel tentativo si scollarsela di dosso una volta per tutte. 

-No, ma è stato troppo forte!- Gray si aggrappò al volante stringendolo con le dita per poter sopprimere il dolore alla pancia causato dalla risata. 
-Ma la vuoi smettere?- Natsu si appoggiò al finestrino con la fronte chiudendo gli occhi stizzito tenendo le braccia incrociate al petto cercando di ignorare le risate derisorie del compagno, invano. 
-Impossibile!- continuò a ridere il pompiere asciugandosi una lacrima sfuggitagli da un occhio senza mai perdere di vista la strada. 
Il ragazzo sbuffò nuovamente infine sorridendo: non poteva biasimarlo, nonostante fosse stato lui la vittima di quel che era successo, anche a Natsu faceva ridere quella situazione in cui lo aveva lasciato l'amico prima di andare via. 
Il telefono squillò facendogli aprire gli occhi, lo prese da una delle tasche della tuta, guardò il numero: era la dottoressa Polyushka. 
Il sorriso gli morì ripensando a Lucy, dopo di che si voltò verso l'amico -Zitto, è la vecchia- gli disse, e Gray, capendo al volo, smise di ridere appena il compagno aprì la chiamata. 
-Salve dottoressa- il corvino quasi non scoppiò nuovamente a ridere: era strano sentire Natsu salutare in quel modo così formale. L'amico lo fulminò con gli occhi. 
-Niente convenevoli, vai dritta al sodo- gli disse seria senza neanche salutare; Natsu roteò gli occhi a quell'atteggiamento –Quest'oggi è arrivata la conferma di un potenziale donatore di cuore. Lucy rimane prima nella lista, devo sapere entro l'arrivo dell'organo all'ospedale se ha intenzione di sottoporsi all'operazione- 
Natsu rimase per qualche attimo in silenzio –La ringrazio per averci chiamato, ne parleremo con Lucy- rispose poi stringendo il cellulare indurendo intanto lo sguardo: la preoccupazione era ciò che più traspariva dal suo volto. 
-Avete tre giorni- e la dottoressa chiuse la chiamata. 
Natsu guardò il telefono per poi rimetterlo nella tasca. 
-Che succede?- gli chiese il collega. 
-Hanno trovato un cuore per Lucy- 

Le porte automatiche si aprirono appena Lucy si avvicinò all’entrata del negozio, le vide ritirarsi e subito l’aria fresca dei frigoriferi le schiaffeggiò il viso facendole venire la pelle d’oca. 
“Avanti Lucy, una cosa indolore dai” si disse prendendo la lista della spesa cominciando ad inoltrarsi nel labirinto di scaffali.
-Mm… vediamo- si diresse verso la piramide di barattoli di miele, la guardò per qualche attimo affascinata: le sembrava un gigantesco alveare d'oro. 
Guardò la lista per vedere se in essa vi era scritta la parola "Miele" e trovandola prese un barattolo a caso riprendendo a girovagare per il negozio canticchiando. 
La piramide vacillò prima di lasciarsi cadere tutta su un lato rovesciandosi sul pavimento: un fiume di miele inondò le mattonelle grigie rivestendole di giallo, qualcuno cadde scivolando e il destino volle che un povero malcapitato passante per caso in quel corridoio fosse incolpato del disastroso incidente. 
Lucy intanto continuava ad avanzare tranquilla, ignara del disastro che aveva causato e soprattutto ignara di quelli che avrebbe fatto da quel momento in poi. 
Si inoltrò in un altro corridoio e poi in un altro ancora, osservando più volte prima la lista e poi le mensole alla ricerca di ciò che era segnato sulla lista, riempì il carrello di diverse cibarie oltre che di qualche gioco per il piccolo Happy e diede un ultima lettura alla lista per esser sicura di aver preso tutto. 
-Non riesco a trovarti i panettoni- una signora passò con il proprio carrello mentre parlava al telefono, Lucy disgraziatamente la sentì. Perché disgraziatamente? Perché sentendosi in dovere di aiutare quell'anziana signora cominciò a guardarsi attorno furtiva sicura di averli visti da qualche parte, appena trovò i panettoni ne prese una confezione e dopo aver urlato un –Signora! Panettone!- la lanciò in direzione della povera malcapitata, la quale si girò e non facendo in tempo a schivarla la prese in pieno viso lasciandosi scappare un urlo spaventato, mentre il dolce cadde nel carrello. 
-Non mi ringrazi!- si apprestò a dire Lucy prima di dirigersi verso il reparto degli abiti, non essendosi accorta di aver colpito la poveretta. 

Il veicolo si fermò dopo una ventina di minuti, Gray aprì il garage con il telecomando dopo di che ripartì per poter parcheggiare. 
La squadra scese ridacchiando sul rinvangare un’ultima volta la scenata della vecchietta mentre si apprestava a salire per poter mettere qualcosa sotto i denti e farsi possibilmente un bel riposino. 
-Non scendi?- Gray si stiracchiò sul sedile incrociando le braccia dietro la nuca.
-Tra un po'- rispose Natsu portando indietro il capo chiudendo nel frattempo gli occhi. 
L'amico di infanzia sospirò: conosceva a grandi linee il perché di quell'esitazione nel suo compagno, ormai era già nota quasi a tutti la tensione che c'era tra loro due, soprattutto Gray che lo aveva visto uscire battendo la porta dalla camera di Lucy. 
-Cos'è successo?- chiese infine poggiando il gomito sul finestrino aperto puntando lo sguardo oltre il parabrezza. 
Inizialmente l'altro non rispose, dovette aspettare qualche minuto prima che si decidesse a spiccicar parola. 
-Non si fida più di me- sospirò massaggiandosi le tempie chiudendo gli occhi, subito l'immagine di Lucy che piangeva sotto di lui lo riscosse fortemente. 
-Perché?- 
-L'ho ferita- 
-Hai cercato di avvelenarla con la colazione?- scherzò ricevendo un leggero sorriso dall'amico –Senti, qualsiasi cosa sia successo cerca di parlarne con lei- disse tornando serio dopo lunghi istanti di silenzio –Cerca di capire dove hai sbagliato e rimedia, può anche darsi che il problema non sei tu e invece qualcosa che ha a che fare con il suo passato- 
Natsu guardò negli occhi il collega: quel pensiero non gli aveva minimamente sfiorato la mente. Ma se la cosa non riguardava lui ma quello che era successo a Lucy in passato, cosa avrebbe dovuto fare? 
-Grazie- soffiò masticando la parola sentendosi in debito, e senza nemmeno aspettare una qualche reazione a quell'improvviso e insolito ringraziamento, aprì la portiera e scese salendo a due a due i gradini della scala: doveva parlare con Lucy il prima possibile. 
Gray lo guardò ridendo, per poi uscire anche lui e chiudere il veicolo, dopo di che salì tranquillamente le scale per poter andare a salutare la moglie e il loro amato figlio. 

-Dov'è Lucy?- Natsu si guardò attorno aprendo una porta dietro l'altra dei dormitori, senza risultato; guardò in sala, in cucina anche in cortile, ma niente, di Lucy non ve n'era la benché minima traccia. 
-Ha lasciato un biglietto in cucina in cui diceva che andava a fare la spesa- rispose Juvia, rincasata prima di loro, dopo aver baciato il marito riprendendo a cullare Happy. 
-Cosa? È uscita?- 
-Sì, ormai dovrebbe essere sulla strada del ritorno- rispose la donna con un leggero filo di preoccupazione nella sua voce. 
-È andata da sola... senza dire niente! Dannazione, che testa calda!- 
-Ma senti da che pulpito- Gray incrociò le braccia sarcastico. 
Il ragazzo lo fulminò con lo sguardo, talmente teso da non riuscir nemmeno a stare fermo: non riusciva a capire il perché di quell'uscita così improvvisa e soprattutto solitaria, dopotutto Lucy era quella più consapevole del pericolo che avrebbe potuto ricorrere se fosse uscita da sola. Aveva il terrore di solo sentire la voce di quel dannato, figuriamoci se lo avesse incontrato! 
Si sentì formicolare e surriscaldare le mani consapevole che se quel tipo avesse osato mettere le mani su di lei ancora una volta, non avrebbe potuto fare niente per impedirlo non essendo al suo fianco. 
-Abbiate più fiducia, è solamente andata a fare la spesa- Juvia cercò di tranquillizzarli nonostante anche lei fosse preoccupata, baciò la fronte di Happy che con un sonno abbastanza agitato cominciava a scalpitare un po', segno che fosse prossimo al pianto. 
Natsu guardò il piccolo, Juvia sorridendo glielo fece prendere in braccio e dopo avergli pizzicato teneramente la guancia, il ragazzo gli parlò -Tranquillo, la zia tornerà a casa presto- 

Strinse i denti in preda alla fatica, le mani le dolevano e le gambe quasi non riuscivano più a sostenerla: quelle due dannate e grossissime borse della spesa pesavano quintali se non di più. 
Si fermò per qualche attimo sul marciapiede, posò le borse e si massaggiò le mani rosse guardando le macchine passarle accanto, si prese la libertà di assaporare per l'ennesima volta in quell'uscita l'aria di città: era da davvero tanto tempo che non metteva più piede fuori di casa e la cosa la percepiva fin troppo bene. 
Quando si fu nuovamente ristabilita, il dolore e la stanchezza affievolita, riprese per i manici le due grandi borse riprendendo a camminare sul marciapiede, sorridendo. Quanto era fiera di lei. 
Quasi Lucy non scoppiò a ridere in mezzo alla strada: ora che tranquillamente se ne stava a passeggiare tra le vie trovava buffa tutta quella paura che l'aveva logorata da dentro fino a qualche ora prima. 
Sicuramente gli altri sarebbero rimasti sorpresi da un iniziativa così improvvisa, soprattutto dopo tutte quelle volte che lei stessa aveva rifiutato di uscire più volte con Juvia e il piccolo Happy, oppure per una semplice passeggiata a prendere un gelato o andare al parco con Natsu o una normale uscita in compagnia, niente, fino al giorno prima aveva categoricamente rifiutato ogni sorta di invito fuori dalla caserma. 
Si fermò ancora una volta appoggiando una borsa per potersi asciugare la fronte madida di sudore: doveva aspettarselo, non era più abituata a fare sforzi di quel genere... si era proprio rammollita in quel periodo. 
Si guardò attorno prima di prendere nuovamente in mano il suo carico e dirigersi verso le strisce pedonali, si fermò ancora una volta per colpa del semaforo rosso cominciando a guardare i veicoli sfrecciare sotto il verde mentre la gente si apprestava ad accalcarsi ai margini del marciapiedi. 
-Lucy- 
Il cuore le si fermò per un lunghissimo e doloroso momento, non osò muoversi, né fiatare, poté solo riconoscere la voce di chi l’aveva chiamata. Ne ebbe terrore. 
-Ti avevo avvertita che mi sarei vendicato per quella volta- le sussurrò all’orecchio in modo che nonostante il chiasso generato dalla gente che attendevano di attraversare la strada, lei lo avrebbe comunque sentito. 
Lucy rimase in silenzio con l’aria che non riusciva ad entrarle in petto, cominciò a sudare sentendosi accaldata mentre il cuore prese a correrle all’impazzata mano a mano sempre più veloce, corsa alimentata da quella paura che più passava il tempo e più diveniva devastante. 
-Mi hai tradito- le disse lui sfiorandole un fianco con la mano mentre con il mento si appoggiò alla spalla della ragazza con una naturalezza senza pari: chiunque li avrebbe scambiati per una coppia. 
Lucy prese un respiro profondo udendo quelle parole, e sentendo quella viscida mano afferrarle il fianco con forza. No, era lui quello che l’aveva tradita anni prima per molteplici volte. 
“Natsu” strinse gli occhi chiamandolo mentalmente, come se in quel modo lui sarebbe comparso in suo aiuto cacciando via il suo incubo peggiore per poterla salvare. 
Ma Lucy era uscita di casa con la consapevolezza che Sting avrebbe potuto seguirla. 
“Io non ho paura di te” 
-Io non ho mai tradito nessuno- gli rispose infine stringendo i manici delle borse in uno spasmo riaprendo in seguito gli occhi –Io non sono mai stata tua e non lo sarò mai- 
Gemette sentendolo afferrarle entrambi i fianchi, stavolta facendole davvero male: quel gesto le avrebbe sicuramente lasciato due grandi e violacei lividi. 
-Hai ragione, sei solo una puttana- sibilò iracondo –Soprattutto da quando ti fai quel bastardo dai capelli rosa- 
-Qui il bastardo sei tu!- gli rispose quasi urlando mollando le borse per potergli dare uno schiaffo attirando l'attenzione di coloro che erano nelle vicinanze, ma entrambi non ci fecero caso –Per te sarò pure una puttana, ma lui non c’entra niente con tutto questo- sibilò iraconda. 
La questione riguardava solo lei e Sting, Natsu non faceva parte di quella vita che Lucy aveva affrontato prima di incontrarlo. E Sting ormai rimaneva solo un passato lontano e oscuro che avrebbe dovuto dimenticare, ma che mai vi avrebbe rinunciato: dopotutto era grazie a tutto quello che aveva passato che era riuscita a trovare la forza di andare avanti e superare gli ostacoli che le erano apparsi davanti. 
Lucy aveva accettato di vivere e lo avrebbe fatto anche combattendo il suo passato. 
Puntò lo sguardo nelle iridi cristalline del ragazzo cercando di trattenere le lacrime: l’aveva offesa, però non era la prima volta che accadeva ormai ci era abituata, ma lui aveva osato parlar male di Natsu. Ma la cosa che più la spaventava era che si era permessa di dargli uno schiaffo in pieno viso, cosa che mai aveva fatto fin da quando conosceva Sting: sapeva che anche una minima occhiata o mossa strana, oppure con una parola detta male, Sting avrebbe perso la calma, figuriamoci con un affronto simile completo anche di schiaffo! 
Tremò scorgendo in quelle iridi un’ira oscura e subito ne ebbe ancor più paura, ma non sarebbe più fuggita, lo avrebbe affrontato per porre la parola fine a quella storia. 
Lo vide irrigidirsi come a volersi trattenere dal fare qualcosa ma durò un breve istante, il tempo di rivolgere lo sguardo alla strada, un lieve e sinistro sorriso gli sorse spontaneo in viso facendola tremare.
Lucy non fece in tempo a voltarsi sentendo una strana angoscia insinuarsi in lei. Accadde in attimo, la pancia le fece terribilmente male, l’aria le sferzò il viso, l’asfalto non sorreggeva più i suoi piedi, vide il viso del ragazzo allontanarsi velocemente e il suono di un clacson risvegliarla da quel momento che l'aveva resa sorda al mondo. 
“Mi dispiace, Natsu” singhiozzò prima che tutto divenisse nero e il dolore la sovrastasse per l'ultima volta.

**❤**
Angolo dell'autrice
Non so proprio come scusarmi... più di due mesi dall'ultimo aggiornamento... davvero, mi spiace tantissimo.
Purtroppo i miei mi avevano messo in castigo per un mese ritirandomi il pc e per quel mese non ho potuto fare nulla, tranne che portarmi avanti con un Contest (su carta però). Dopo di che la scuola si è fatta sentire più che mai, non ho avuto quasi mai tempo per scrivere i.i solo da poco, scrivendo un po' tutti i giorni ci sono riuscita.
Ma da come ho finito il cap (che è stato un vero parto, devo ammetterlo) penso non mi perdonerete più ahah
Eh la nostra Lucy ha voluto crescere e combattere contro le sue paure, purtroppo però ha scelto proprio il 'luogo' meno adatto e sicuramente il 'modo' (ha voluto lei andare da sola... o io? xD) meno opportuno.
Beh, io vi lascio, non ho molto tempo e Matreh mi sta facendo tribulare per andare a dormire.
Perciò passo subito ai ringraziamenti: grazie di cuore a gaia21 che mi ha aiutata a sistemare una scena comica (non so proprio come avrei potuto farcela senza di te ahaha ero proprio a corto di idee xD) e il Mio Gabibbo per aver dato un'occhiata vigile e veloce veloce al mio cap, se non fosse stato per lei non avreste mai avuto questo capitolo scritto bene xD (grazie infinitamenteeeeee i.i)
Ringrazio tantissimo i lettori che ho notato solo oggi mi hanno fatto raggiungere le 2000 visualizzazioni T^T sono così commossa i.i
Ringrazio anche coloro che mettono tra i preferiti, ricordate e seguite questa long!
Infine un grazie gigantesco a quelli che sono passati a lasciare qualche recensione nel cap precedente e negli altri (prometto che appena ne avrò il tempo risponderò a tutte!!!)
Tanto che ci sono comunico che la raccolta non si sa quando verrà aggiornata, purtroppo questo è il periodo per me e il Mio Gabibbo in cui la scuola si fa più pesante, perciò abbiamo concordato che quando saremo con meno fiato sul collo torneremo a finirla (tranquilla daimler non dovrebbe mancare molto alla fine della stesura delle ultime os! c: ah e anche lì appena avremo il tempo risponderemo alle recensioni xD)
Un bacione enorme a tutti

Mary la pessima e imperdonabile ritardataria
P.s. dimentico di dirvi che il prossimo aggiornamento sarà il penultimo di questa long! Ormai siamo davvero agli sgoccioli! La mia prima long finita a livello di trama ** waaaa sono contentissima! Ho già cominciato gli ultimi due cap, spero di non metterci molto! 

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Capitolo 13
*** Capitolo XII. Amore ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo XII. Amore
**❤**

Il cuore gli batteva all'impazzata, non faceva altro che rimbombargli nelle orecchie e nella testa. Un enorme angoscia gli opprimeva il petto e a nulla pensava oltre che a lei.  

I capelli gli si erano appiccicati alla fronte sudata, quest'ultima corrugata. Gli occhi stretti in una piccola fessura, erano infuocati da un'ira nera e da una preoccupazione tale da procurargli un atroce e insostenibile dolore mentre la bocca asciutta e la gola secca non gli permettevano di parlare, ma non sarebbe riuscito comunque a proferir qualcosa non avendo parole da dire in quel momento.  

Batté la portiera dell'auto con forza chiudendola con un forte rumore sordo. Dopo di che come una furia, corse passando oltre le porte automatiche, lanciandosi direttamente al bancone delle informazioni spalmandosi su di esso spaventando così la donna che vi era dietro a chiacchierare tranquilla al telefono, facendole quasi emettere un urlo per quell'entrata così inaspettata e disperata.  

-Dov'è?!-  

-Chi?- chiese quella poggiando la mano sul microfono del telefono dopo aver calmato il cuore impazzito cercando di recuperare un tono calmo e gentile.  

-Lucy, Lucy Heartphilia-  

Ansimando strinse più che poté il bancone con le mani mentre osservava la donna digitare velocemente i tasti del computer, il quale dopo pochi secondi gli indicò la strada.  

Riprese a correre per i corridoi di quel maledetto edificio: non aveva mai frequentato così tanto un ospedale, soprattutto in quel breve periodo di tempo: da quando l'aveva incontrata fino a quello stesso terribile giorno.  

Correndo qualche volta si scontrò contro le spalle di qualche medico o infermiera, addirittura inciampò nella rotella di una sedia di un paziente cadendo a terra, ma non ci badò nemmeno poi così tanto perché la sua priorità, il suo primo e unico pensiero era quello di doverla raggiungere.  

Avvistata la porta non si fermò nemmeno, l'aprì quasi buttandola a terra per quanto fece traballare i cardini.  

Il sollievo lo travolse come non mai alla vista di Lucy seduta su un lettino a tenersi con una certa difficoltà il ghiaccio sopra la testa con una sola mano, dato che l'altra era fasciata e appesa a una spalla.  

Con la sua entrata la spaventò -Natsu!- esclamò lei, ma il pompiere nemmeno a quel richiamo si fermò: lei era lì, in ospedale, a curarsi le ferite, ma viva, salva, lontano dalle grinfie di quel maledetto.  

Con pochi passi pesanti e quel fuoco ardente negli occhi, si avvicinò rapido a lei insinuandole per qualche attimo un briciolo di paura a quegli sguardi quasi iracondi, con un fulmineo movimento del braccio le prese la spalla portando l'altra mano dietro l'esile schiena.  

Non ci fu bisogno di guardarla negli occhi; la baciò. La baciò con tutto l'impeto e l'amore che aveva in corpo, sentendo quel macigno fin troppo grande e pesante per lui cominciare a dissolversi fino quasi a scomparire.  

Il ghiaccio le cadde dalle mani mentre spalancò gli occhi dalla sorpresa con il cuore in gola e una dolorosa stretta al petto nel sentire tutta la disperazione uscire da quel bacio.  

Natsu la strinse a sé con entrambe le braccia approfondendo quel contatto così bisognoso, così disperato, così intenso: Dio quanto le era mancata! Quanto era preoccupato, quanto era arrabbiato, quanto si sentiva impotente e quanto aveva avuto paura di perderla per sempre in quel momento. 

Le lacrime le salirono agli occhi consapevole di averlo fatto preoccupare nel modo più orribile che potesse capitare, si sentì lo stomaco in subbuglio e chiuse gli occhi per potersi far coccolare da quel contatto così intimo e bello.  

Si sentì male nel sentirlo attraversare da qualche tremito e strinse gli occhi consapevole di avergli indotto una sofferenza troppo grande con il suo atteggiamento dannatamente immaturo. Lui avrebbe potuto aiutarla, era sicura che nonostante quello che era successo quella mattina, Natsu non si sarebbe tirato indietro dall'accompagnarla pur di proteggerla da situazioni come quella. 

Si mise nei suoi panni e a quel punto la stretta al cuore le fece mozzare il fiato al solo pensiero di poter perdere Natsu così improvvisamente, senza avere il tempo di potersi conoscere appieno, di poter vivere insieme e invecchiare l'una accanto all'altro. 

E il dolore la travolse con la forza di mille uragani.  

Si sentì così crudele, incosciente, troppo ingenua e irresponsabile, si era comportata come una ragazzina. Aveva ridotto in quello stato l'uomo che amava. 

Perché era stata così stupida? Perché lo aveva fatto soffrire così tanto? Era davvero stato necessario arrivare a tal punto pur di superare le proprie paure?  

-Non sai che sollievo- le disse interrompendo l'ondata di pensieri che l'aveva sommersa, poggiando intanto la fronte contro la sua accarezzandole i capelli e sfiorandole il collo con le dita -Ti giuro, io...-  

Eppure dopo aver affrontato senza scudi e senza armi le sue paure, si sentiva più forte, più determinata e finalmente felice per essersi lasciata alle spalle i fantasmi e stavolta nel modo giusto con la certezza che mai sarebbero tornati a tormentarla, perché lei finalmente amava e si faceva amare anche dopo tutto quello che Sting le aveva fatto, lei lo aveva comunque perdonato con il cuore in pace.  

-Ehi- gli sussurrò accarezzandogli la guancia per poi posargli un casto bacio sulle labbra. No, non poteva vederlo ridotto in quel modo -Ora va tutto bene- gli disse piano con la voce tremante e un timido sorriso ad incresparle il volto, perché vederlo in quel modo a causa sua era troppo doloroso -Io sto bene, sono qui con te-  

La sua mano scivolò dietro la nuca rosata, s'intrecciò tra le ciocche di capelli e cominciò ad accarezzargli il capo mentre il ragazzo continuava a stringerla fra le sue braccia come a volersi accertare che Lucy fosse realmente lì, davanti a lui e non solo un misero sogno. 

-Ora va tutto bene- disse ancora una volta percependo le calde lacrime bagnarle la spalla e un silenzio aiutante che tentava compassionevole di tamponare dolcemente quelle ferite ancora aperte nei loro cuori.  

 

Sulla via di ritorno tutto sembrava essersi sistemato, di certo Lucy prima di salire in macchina dovette affrontare la furia di Natsu che, in ospedale si era decisamente dato da fare per farle una bella lavata di capo: Lucy infatti si assorbì con aria colpevole le prediche, consapevole di aver fatto preoccupare tutti più di quanto avrebbe mai potuto immaginare. 

Chiuse gli occhi poggiando piano la testa contro il sedile onde evitare un'ulteriore fitta alla testa, dopotutto il lieve trauma cranico l'aveva stordita, confusa e disorientata non poco, per non parlare della piccola lacuna che le stava oscurando tutto ciò che riguardava quell'incidente, ma riguardo ciò non aveva di che preoccuparsi: la memoria le sarebbe ritornata in meno di ventiquattro ore.  

-Come ti senti?- Natsu si passò la mano tra i capelli tenendo gli occhi puntati sulla strada, lanciando qualche volta un paio di veloci sguardi sulla figura seduta accanto a lui.  

-Come se qualcuno mi avesse buttato giù dalle scale- sospirò Lucy nel tentativo di scherzare, ma quando si voltò per poter guardare il ragazzo, gli vide le labbra serrarsi in una linea dura e sottile –Cosa c'è?- gli chiese subito, allarmata da quell'espressione.  

-Ti è capitato?- le chiese, la voce neutra che cercava di nascondere una strana rabbia che mai Lucy aveva visto in lui.  

-Cosa?-  

-Niente- rispose scuotendo la testa incuriosendola –Comunque la prossima volta che farai qualcosa di avventato, io...!-  

-Lo so- Lucy chinò la testa verso il finestrino sentendo ancora i sensi di colpa invaderle il cuore per l'ennesima volta –Lo so- sussurrò chiudendo gli occhi, lasciandosi cullare dal rumore dell'aria che insistente continuava ad entrare dallo spiraglio del finestrino aperto.  

 

-Sono a casa!- urlò Lucy entrando seguendo Natsu, il quale dopo aver aperto la porta la fece entrare accendendo la luce.  

Inutile dire che Juvia fu la prima a catapultarsi piangente verso la ragazza dopo averla sentita entrare, quelli presenti in caserma scesero sollevati di sapere che la loro compagna fosse viva seppur ferita anche se non gravemente.  

Ciò che stupì di più la ragazza fu l'improvviso abbraccio da parte di Gray che la strinse come mai aveva fatto, in silenzio, senza dire una parola e fu lì che Lucy si lasciò andare.  

Pianse tra le braccia del suo amico più fidato, facendosi cullare dalle sue carezze, pianse tutta l'ansia che aveva in corpo, pianse il suo dolore, pianse il suo dispiacere perché l'aver fatto preoccupare così tanto i suoi amici l'aveva sconvolta nel cuore, pianse tutto ciò che aveva liberandosi con le sue lacrime di ciò che l'aveva attanagliata fino a quel momento.  

-Sei a casa- le sussurrò lui stringendola ancor di più, stavolta lasciandosi andare in un sorriso sollevato, chiuse gli occhi immergendo il naso fra i suoi capelli –Ora è tutto finito- 

Natsu sorrise sentendo il suo cuore sollevarsi: Lucy era finalmente tornata a casa, dalla sua famiglia, al sicuro da tutto ciò che fino a quel momento l'aveva ferita.  

Si voltò entrando in cucina per andare a preparare la cena quando il ricordo della telefonata riguardo l'operazione gli tornò in mente, sospirò. Un'altra questione di cui dovevano parlare il prima possibile.  

 

La caserma tornò più viva che mai: tutti si erano sollevati nel vedere Lucy tornata a casa lo stesso giorno dell'incidente, di certo era stata fortunata: il ragazzo che l'aveva spinta in mezzo alla strada aveva calcolato male i tempi, di conseguenza l'auto si era fermata in tempo senza investire Lucy, purtroppo però lei finì per il battere la testa cadendo malamente sul polso slogandoselo. E non era finita qui perché nonostante il lieve trauma cranico e la slogatura del polso a far storcere il naso ai nostri amici, i presenti nel luogo dell'incidente erano riusciti ad identificare il ragazzo che aveva tentato l'omicidio, facendolo arrestare quasi subito.  

Il sollievo invase tutti come un vento fresco dalle capacità curative e calmanti, le preoccupazioni svanirono e la serenità prese il suo posto nei cuori dei componenti della famiglia di Lucy.  

Eppure ancora qualcosa non andava e se ne sarebbero resi conto molto presto.  

 

-Cosa?- Juvia spalancò la bocca nell'udire quelle parole, la rabbia le montò il petto fino a risalirle il viso che si tinse subito di rosso vivo -Lucy! Assolutamente no!- esclamò totalmente contraria battendo il pugno sul tavolo. Eh già, anche Juvia aveva degli atteggiamenti maneschi.  

-Perché no?- chiese Lucy corrugando la fronte. Eppure non le sembrava una cattiva idea, perché Juvia non era del suo stesso parere?  

-Ma scherzi?!- rispose la neomamma -Non ci credo che ti sei dimenticata tutto quello che ti ha fatto! Non se lo merita!-  

-Ma devo farlo- abbassò il capo lei facendo cadere i suoi lunghi capelli sul seno -È vero che... ha fatto quel che ha fatto, ma non credi che, dopotutto, tutti hanno bisogno di una seconda possibilità? Sting è stato cresciuto così, non ha mai fatto niente di diverso da quello che faceva con me, non ha mai visto il bello della vita e non può farsi corrodere dall'odio, dal rancore e dal risentimento per il resto di questa-  

-Lucy- la donna le prese le mani avvicinandosi alla sua amica -Hai ragione, ma ha fatto troppo, ha superato il limite anche per uno come lui. È addirittura arrivato a cercare di ucciderti! Non si merita il tuo perdono-  

-Ci ho pensato tutta la notte Juvia, io l'ho visto, mi sono ricordata di come mi ha guardata: lui è come me anche se per un verso un po' più fortunato e per un altro un po' più sfortunato, ma anche lui ha sofferto, forse più di me. Credo che fargli sapere che l'ho perdonato potrebbe cambiargli un poco il modo di vedere le cose e chissà, magari perdonerà anche me-  

La rabbia scese tingendo di rosa le guance pallide della donna, che con un lieve sorriso abbracciò l'amica facendo attenzione al polso slogato, stringendola amorevolmente. Dopo di che si separò.  

-Oh Lucy... Lucy- sussurrò scuotendo un poco la testa -Te lo ripeto chiaro e tondo: io sono contraria, ma se credi che andare a trovarlo possa sistemare ancor meglio le cose, fai pure. Però...!- strinse gli occhi a due fessure avvicinandosi a quelli marroni dell'amica rivolgendosi in tono minaccioso -Non andare da sola, Lucy, non hai più bisogno di andare avanti con le tue sole forze, ora ci siamo noi. Io, Gray, gli altri e soprattutto Natsu: siamo la tua famiglia e come tale non ci penseremo due volte a correre in tuo aiuto anche quando non ce ne sarà bisogno. Perciò parlane con Natsu-  

-Non credo sarà d'accordo con me- rispose sussurrando mentre abbassò lo sguardo -Ieri era davvero arrabbiato-  

-No, era preoccupato, davvero tanto preoccupato. Capiscilo: ha rischiato ancora una volta di perdere la persona che ama più al mondo. Lui era davvero sconvolto quando ha ricevuto la chiamata dall'ospedale-  

-Lo so ma...-  

-Ma niente. Non farlo preoccupare ancora, corri da lui e parlagliene-  

Lucy esitò dal dirle ciò che l'aveva spinta a fare quell'azione avventata e pericolosa e il perché la mattina prima aveva combinato un disastro con Natsu, ferendolo.  

Abbracciò l'amica per poi uscire dalla camera di quest'ultima sussurrando un provato –Grazie- mentre si apprestava a chiudere la porta dietro di sé.  

Sospirò chiudendo gli occhi sentendo il cuore batterle all'impazzata.  

"Ora o mai più" si disse stringendo le mani in preda all'ansia. Cercò di tranquillizzarsi facendo respiri profondi e dopo averli regolati guardò la porta davanti a sé, certa di trovare Natsu ancora intento a dormire nella sua camera.  

Con passi decisi si avviò verso quella porta, ma esitante poggiò la mano sul pomello e sorridendo nel sentirlo qualche volta russare da oltre la soglia, si fece coraggio e lentamente entrò.  

Sgranò gli occhi nel vedere la stanza completamente pulita, in ordine, quasi luccicante per via dei raggi del sole che filtravano dallo spacco delle tende.  

"Non ci credo" fece qualche passo in avanti guardandosi attorno notando solo in quel momento particolari della camera che non aveva avuto l'opportunità di scoprire per via del solito caos che caratterizzava quella stanza.  

Posò lo sguardo sulla figura dormiente, scomposta e legata in quella pasticciata trappola che erano le sue lenzuola.  

Il cuore le accelerò il battito e il respiro divenne pesante. Gli si avvicinò cauta, cercando di non svegliarlo, lentamente e senza fare rumore si sedette sul materasso, attenta a non poggiarsi su qualche arto.  

Lo guardò in volto rimanendo incantata nell'osservarlo come quando non le capitava da tempo: spiare i suoi lineamenti e l'espressione rilassata che aveva sul volto la faceva sentire fortunata, speciale, perché solo lei poteva toccarglieli e baciarglieli, stringere quel corpo perfetto tra le sue braccia e accoccolarsi contro di lui alla ricerca di un riparo da tutto e da tutti quando sentiva che c'era qualcosa che andava, quando aveva il bisogno di sentirsi più protetta e più amata del solito e quando aveva bisogno di lui e del suo contatto caldo e rassicurante, dei suoi baci, dei suoi abbracci.  

-Ti amo così tanto- gli accarezzò la fronte spostandogli le ciocche rosate tutte scombinate, sparse e annodate l'una con l'altra in un pasticcio più spettinato del solito. 

Lucy si lasciò sfuggire un urletto nel sentire improvvisamente due forti mani cingerle la vita e risalire rapide dietro la schiena attirandola di scatto contro il petto solido del ragazzo.  

-Ti amo anch'io- le soffiò Natsu tra i capelli dorati baciandola in testa, prese il polso ferito e lo fece appoggiare sul suo petto con delicatezza mentre con l'altra mano si apprestò ad accarezzarle la schiena.  

Lucy, contro la maglia che profumava di lui, sorrise a quelle parole che tanto le erano mancate soprattutto dopo quello che era accaduto il giorno prima. Non avevano nemmeno avuto l'opportunità per parlarne la sera poiché fu la prima ad addormentarsi dopo cena sul divano, dopotutto aveva passato una giornata davvero... movimentata.  

-Come ti senti?- le chiese aprendo gli occhi cominciando a fissare il soffitto bianco sopra di sé.  

Lucy aspettò qualche attimo a rispondere, si lasciò cullare dai respiri dell'uomo che amava per poi alzare lo sguardo e fissargli il volto, attirando la sua attenzione.  

Si sentì folgorata da quello sguardo chiaro, di un verde brillante, tinto di una flebile preoccupazione e di un deciso tocco d'amore. Amore solo per lei. 

-Bene- rispose sorridendo timidamente, ancora incantata da tale trasparenza.  

-Sicura?-  

-Sì, ora sono con te no?-  

Natsu finalmente sorrise e sollevato chiuse gli occhi ancora in preda al sonno, dopo di che sciolse l'abbraccio per poter far spazio nel letto anche alla ragazza, la quale lo guardò per un attimo titubante, un attimo che Natsu accolse come uno schiaffo in pieno viso e con un buco allargarsi nel petto quando gli tornò nella mente il pensiero che lei non si fidava più di lui.  

-Alza il lenzuolo: voglio stare al calduccio anch'io- sorrise Lucy lasciandolo interdetto, ma non se lo fece ripetere due volte, dopotutto voleva davvero averla tra le braccia, addormentarsi immerso nel suo profumo e rassicurato dalla sua presenza.  

-Ai suoi ordini- scherzò alzando di scatto il lenzuolo e Lucy rise mentre scalciò piano le ciabatte per potersi infilare nel letto -Fai attenzione- l'ammonì facendole capire di essere cauta con il polso. Lei sbuffò fintamente stizzita.  

A quel punto sorrise e prendendole il braccio sano appoggiò su di esso la propria testa mentre il braccio dolente lo appoggiò sulla sua spalla, sulla base del suo collo, dove lì spesso e volentieri si attorcigliava la sua adorata sciarpa. Dopo di che la strinse premendola contro il suo petto.  

Si guardarono negli occhi per interminabili secondi.  

-Scusami-  

Si osservarono sorpresi di sentire allo stesso momento le scuse dell'altro non capendo entrambi il motivo per cui l'altro pensasse di doversi scusare.  

-Perché?- stavolta la anticipò Natsu guardandola confuso -Perché mi chiedi scusa?-  

Lucy chinò il capo distogliendo lo sguardo dai quegli occhi profondi trovando solo poco dopo il coraggio di rispondergli -Perché è colpa mia: ho avuto paura. Paura di quello che sarebbe successo con te, paura di rivivere qualcosa che sono sicura con te non rivivrei mai, di rivedere lui in te... e soprattutto di ricordare cosa mi aveva fatto... provare- sussurrò -Ma quando ti sei alzato e mi hai lasciata sola, io... ho capito che avevo sbagliato, mi sono sentita male nell'aver pensato questo di te e soprattutto di averti ferito con il mio comportamento... egoista-  

-Non sei stata affatto egoista, Lucy. Invece è colpa mia: ho voluto...- deglutì -...spingermi oltre senza chiedermi se era quello che volevi anche tu-  

-Ma io lo voglio!- rispose lei guardandolo dritto negli occhi, decisa -Io voglio...- arrossì -…amarti anche così- il cuore prese a batterle come se non ci fosse un domani a quelle parole così dirette, sincere, profonde. 

Natsu si sentì sprofondare in una dolce agonia preceduta da un potente colpo al cuore che gli fece mancare il respiro e farlo sentire sospeso come se non credesse a ciò che avevano sentito le sue orecchie.  

"Maledette farfalle" quasi sorrise nel sentire uno sfarfallio nella pancia. Guardò con tutto l'amore che poteva darle quello sguardo imbarazzato, ma sincero e prendendole il viso tra le mani, la fissò ancor di più avvicinando le loro labbra.  

-Sicura?- la richiesta si perse in un soffio nella stanza poiché ciò che traboccava dai loro cuori non poteva più aspettare.  

Entrambi si fiondarono l'una nelle labbra dell'altro e rapidi si unirono in un bacio sconvolgente quanto passionale e bisognoso, irruento ma anche carico di quel sentimento che tanto li univa: forte quanto la forza di gravità.  

Si spogliarono dei loro abiti sfiorando con baci e carezze le pelli bollenti che bruciavano come fiamme. Le lenzuola scivolarono scoprendoli, ma l'imbarazzo non era per loro. Natsu e Lucy volevano solo amarsi, non c'era posto per la vergogna che non aveva ne capo né coda.  

Natsu la portò sotto di sé con un colpo di bacino baciandole il collo fino a scendere in basso, sempre più giù, laddove ancora non aveva avuto l'opportunità di vezzeggiare quel corpo con la sua bocca.  

La sentì ansimare e sorridere mentre con le sue dita affusolate gli premevano una spalla e con il polso dolente sulla fronte per cercare di placare quei gemiti che qualche volta le sfuggivano dalla gola.  

-Sei bellissima- le sussurrò tornando sulle sue labbra con il fiatone a muovergli freneticamente il petto e con un radioso sorriso dipinto sul volto. Le baciò ogni angolo e lembi di pelle di quel viso arrosato e dolce. 

Le accarezzò i capelli guardandola un attimo negli occhi e poggiando la fronte su quella di Lucy, percorse con un dito tutte le sue curve solleticando volontariamente il ventre ottenendo contento una piccola risata cristallina uscire da quella delicata bocca già rossa e gonfia dei il loro baci.  

Scese e salì con la mano raggiungendo i seni, ne strinse uno con la mano mentre con le labbra si apprestava a baciarle salendo sempre più su fino a raggiungere l'orecchio e morderle il lobo con delicatezza.  

La sentì fremere sotto di sé e gemere a quelle dolci torture che le dedicava pizzicandole e accarezzandole i capezzoli.  

Lucy portò una mano tra i capelli del ragazzo stringendoglieli in uno spasmo di piacere quando la mano scese ancora più giù raggiungendo quel punto tanto sensibile. Gemette inarcando la schiena quando le sue dita sprofondarono in lei.  

Ansimarono a quei movimenti lenti e lascivi, lasciandosi sfuggire vari sospiri e gemiti mano a mano che quel continuo entrare e uscire divenivano veloci e poi di nuovo lenti, veloci e poi nuovamente lenti, lasciando Lucy sospesa in quell'abisso di piacere nel quale sarebbe caduta di lì a poco.  

Tutto le era nuovo, come se fosse la sua vera prima volta; la prima volta che faceva l'amore con qualcuno, con qualcuno che amava davvero, che la faceva sentire amata anche lì e non un oggetto senza valore.  

Inarcò la schiena sentendo l'orgasmo prossimo ad arrivare, ma Natsu si fermò poco prima, rapido uscì cogliendola alla sprovvista mozzandole il fiato quando lo sentì avventarsi sulle sue labbra.  

-Se non lo vuoi Lucy, davvero, posso fermarmi ora- le disse ansimante dopo aver fatto congiungere le loro fronti, guardandola profondamente negli occhi e Lucy poté cogliere in lui la paura che lui stesso aveva di ferirla.  

-Natsu Dragneel, non sono più vergine, non ho più paura- scherzò sorridendo lei sfiorandogli il naso dolcemente causandogli uno sbuffo divertito -E poi te l'ho già detto: voglio amarti. In tutti i modi possibili, con ogni fibra del mio corpo e voglio che tu mi ami allo steso modo...- sussurrò -...con la stessa intensità...- disse ancora più piano avvicinando le loro labbra -...non ho più paura Natsu, non di te e di nessun'altro- lo baciò -Mi fido ciecamente di te, sei tutto ciò che voglio, il mio sole, e ti amo più di qualunque cosa al mondo. Come potrei aver paura qui, ora?- gli accarezzò una guancia sorridendogli sentendo gli occhi bruciarle un poco: lo sentiva che se avrebbe detto altro le lacrime avrebbero cominciato a scendere, perché lei gli aveva aperto ancora una volta il suo cuore e stavolta senza alcun timore, con gioia e sincerità.  

"Non dubitare delle mie parole"  

Il sorriso raggiante che le dedicò lui le cancellò quel pensiero, e rise quando quello sguardo divenne accattivante, pieno di aspettative, divertito, sollevato, ma soprattutto eccitato.  

-Oh Natsu- a quel punto lo strinse baciandolo con il sorriso sulle labbra, lui la strinse ricambiando altrettanto divertito guidando quelle labbra morbide e dolci in una danza fatta dalle loro lingue che scattanti si assaggiarono attorcigliandosi l'un l'altra, sfuggendosi a vicenda per poi tornare alla ricerca dell'altra metà mancante. 

Entrò in lei e i loro fiati si fermarono all'unisono venendo inondati da quel piacevole torpore e poi da quelle scariche sempre più violente, portatrici di piacere e passione.  

E Lucy finalmente cadde, in quell'abisso su cui era rimasta sospesa per fin troppo tempo, si lasciò andare come mai aveva fatto, si lasciò trasportare da quel ritmo incalzante e allo stesso tempo quasi sfuggente per quanto si sentisse confusa e allo stesso tempo chiara e mai come in quel momento le fu più chiaro che le miriadi di sensazioni che lui le stava trasmettendo non erano altro che un'altra forma del suo amore che provava per lei.  

Si amarono, si amarono ancora e ancora, raggiungendo poi quell'apice che li lasciò senza forze, senza più energie, ma appagati e finalmente sereni.  

Avevano fatto l'amore e non solo sesso. E Lucy capì che nulla sarebbe stato più bello di lasciarsi andare in quel modo altre infinite volte con lui, con l'uomo che amava e che avrebbe amato per sempre.  

 

Si svegliò pigramente sentendo lente carezze lisciarle i lunghi capelli. Non osò aprire gli occhi, ancora troppo assonnata per poterlo fare, si apprestò invece a sfiorare quel petto marmoreo con le sue dita appurando ancora una volta quanto questo fosse solido e piacevole da toccare.  

Non nascondeva che si sentiva un po' intorpidita, tutto quello che era successo qualche ora prima l'aveva sfinita, letteralmente, anche se lei era sicura che nonostante quell'accenno di stanchezza e di dolore avrebbe ripreso in quello stesso momento da dove avevano interrotto se non fosse per il fatto che le era mancato stare in quel modo tra le braccia calde e sicure di Natsu.  

Trattenne un sospiro ricordandosi all'improvviso come erano finiti a fare l'amore: doveva ancora parlargli di Sting e di quello che aveva intenzione di fare con lui.  

Quando si decise ad aprire gli occhi, alzò lo sguardo per poter osservare i lineamenti del viso del suo uomo, gli sfiorò quello della mandibola fino a raggiungere la guancia morbida e leggermente ruvida accarezzandola a sua volta. 

Attirò la sua attenzione e notò subito che qualcosa non andava. C'era qualcosa che lo stava turbando. Forse un po' troppo per quanto era pensieroso e serio.  

-Cos'hai?- Lucy si alzò sui gomiti nel tentativo di poterlo guardare negli occhi, ma lui nonostante quel movimento rimase a fissare il soffitto senza mai smettere di accarezzarle i capelli -Natsu. Che cosa succede?- chiese nuovamente, stavolta utilizzando un tono più severo che fece percepire al vigile del fuoco che Lucy si stava davvero preoccupando.  

-Mi hanno chiamato dall'ospedale mentre tu eri a fare la spesa, prima dell'incidente intendo- confessò una dozzina di secondi dopo indurendo lo sguardo nel ricordare la causa di quell'incidente.  

Lei corrugò la fronte, non capendo -Perché?- chiese.  

Natsu finalmente la guardò in viso, si alzò a sedere di scatto e portandosi dietro anche Lucy le prese la mano sana con decisione e il polso mal messo con delicatezza, dopo di che li strinse un poco.  

-Prima che te lo dica, vorrei che tu sapessi che senza di te io non potrei più vivere- disse di getto insistendo nel guardarla negli occhi –Non potrei mai sopportare un'esistenza senza di te-  

Nonostante quelle dolci parole, che le scaldarono il petto e la fecero lottare per non lasciarsi andare in un sorriso, si sporse di più aggrottando la fronte alla ricerca di spiegazioni. Perché le stava dicendo tutte quelle cose? Cosa gli avevano detto da agitarlo in quel modo?  

-Natsu, mi stai preoccupando. Perché ti hanno chiamato dall'ospedale?-  

Ma lui la ignorò -Io voglio passare il resto della mia vita accanto a te, e so che magari potresti pensare che sia troppo presto per poter pensare a questo, ma tempo come sai non ne abbiamo. Per questo...- disse interrompendosi per poterle prendere il mento tra le dita cogliendola alla sprovvista -...vorrei che tu... diventassi mia moglie-  

Un fremito. Il respiro le si mozzò e il cuore prese a fare le capriole.  

-Lucy...- sussurrò richiamandola da quell'attimo di sorpresa.  

E lei non poté far a meno di spalancare gli occhi e trattenere il respiro sentendo già in cuor suo cosa avrebbero pronunciato quelle bellissime labbra.  

-…vuoi sposarmi?-

**❤**
Angolo dell'autrice
Lo so, dannatamente in ritardo, non cercherò nemmeno di giustificarmi.
Spero almeno di essermi fatta perdonare per tutte le cose belle che sono accadute in questo cap :3 a parte la previsione negativa che ho messo in mezzo al capitolo eheh
Il nostro Sting è in galera, Lucy è salva, i nostri piccioncini si sono finalmente chiariti e soprattutto hanno fatto flikiti-flikiti (Ya ya, flikiti-flikiti xD ma ditemi se vi è piaciuta la scena! È la prima volta che provo a scriverne una a R. Arancio :3) e il nostro bel vigile del fuoco ha fatto la proposta di matrimonio alla nostra bella emalata bionda. Ma cosa succederà da ora in poi? Io lo so! Ma non ve lo dirò 😘❤
Non ho molto tempo, in teoria avrei dovuto rispondere alle recensioni, ma purtroppo non posso farlo, sappiate però che le ho lette tutte (anche quelle delle altre storie) e che vorrei ringraziarvi per il vostro sostegno❤ prometto che appena mi libererò risponderò a tutti!
Vorrei ringraziare coloro che mi sono stati accanto in questo periodaccio che purtroppo non è ancora finito.
Grazie ai lettori e a coloro che aggiungono ai preferiti, ricordate e seguite questa storia!
Vi anticipo che questo dovrebbe essere il penultimo capitolo, ma non vi assicuro niente perché se il prossimo mi verrà troppo lungo (cosa molto probabile) dovrò spezzarlo.
Bene, un grande bacione a tutti voi! E spero di non avervi dato noia con questo cap più lungo del solito c:
Alla prossima! Che spero non sia ritardataria come questa D:

Mary la pessima

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII. A dream that fades away as it began ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo XIII. A dream that fades away as it began
**❤**

-Tieni- gli aveva detto dopo aver sciacquato un piatto, porgendoglielo -Che hai?- chiese poi accorgendosi del lieve sorriso sul volto dell'uomo che aveva di fianco.  

Natsu prese il piatto e negò un poco con il capo –Niente- rispose cominciando ad asciugarlo.  

Lucy lasciò perdere, ma non fece in tempo ad insaponarne un altro che lui riprese a parlare. 

-È che ancora non credo al fatto che mi sposerò- lo disse ridacchiando facendola sorridere -Se avessi saputo anche solo pochi mesi fa che mi sarei sposato, non ci avrei creduto- aggiunse posando il piatto sul bancone.  

-Perché?-  

-Credo per il lavoro che faccio- rispose pensandoci su qualche attimo -Non credo attiri molto essere la moglie di uomo in costante pericolo-  

Lucy rimase in silenzio a quel ragionamento: Natsu non aveva tutti i torti. Più o meno era come innamorarsi di un malato terminale...  

Sussultò a quel pensiero rivolgendo subito lo sguardo sul vigile del fuoco, in fondo era quasi nella sua stessa situazione: lui si era innamorato di lei una malata di cuore fin dalla nascita, destinata a morire giovane data la malattia grave di cui era affetta, curabile solo con un rischioso trapianto.  

Provò una fitta di dolore lancinante sentendosi tremendamente in colpa; se l'operazione non avesse avuto risvolti positivi... Scosse la testa. Non doveva assolutamente pensarci; Gray le aveva detto che il primo passo per poter guarire era credere fermamente in una guarigione permanente.   

-Io mi sono innamorata lo stesso-   

Gli sorrise e lui non poté fare a meno di lasciare il panno e afferrare veloce la vita della donna stringendola a sé in una morsa protettiva.  

-Natsu!- urlò lei colta alla sprovvista, muovendo in tempo le mani per non macchiare la maglietta del compagno allontanandole da lui.  

Ma quest'ultimo le rispose solo con un ghigno prima di avventarsi sulle sue labbra mangiandosele.  

-E infatti ne dovrai pagare le conseguenze- le disse beffardo facendola ridere -Soprattutto ora che hai deciso di rimanere al mio fianco per tutta la vita- sussurrò tornando serio per poi baciarla ancora, stavolta più lentamente, rapendola e conducendola in un'amorevole danza non solo di labbra, ma anche girando piano per la cucina con un sorriso tenuto premuto contro la bocca di lei.  

-Stiamo facendo pratica per il matrimonio?- ridacchiò quest'ultima dandogli un veloce bacio a stampo.  

-Tanto che ci siamo facciamo anche pratica per la luna di miele- rispose Natsu prima di prenderla in braccio facendola strillare e correre su per le scale tra le loro risa.  

-Natsu! I piatti!-  

-Possono aspettare mentre io no!-  

 
 

Vedendo la felicità e l'allegria che aleggiava nella caserma, tutto sembrava andar per il meglio: una proposta di matrimonio accettata con un -Sì- e un bacio appassionato, gioioso e pieno d'amore; la conseguente accettazione dell'operazione al cuore nonostante la paura, il timore per la sua pericolosità e la sicurezza in un futuro che non poteva promettere altro che bene dopo tutti gli ostacoli affrontati, lasciati alle spalle con destrezza nonostante le notevoli difficoltà.   

Inoltre con i piagnistei del bambino, tutti erano bene o male felici di prendersi cura della nuova mascotte odorosa di latte e pannolini sporchi; anche Lucy che aiutando Juvia nelle sue mansioni di madre imparava poco a poco come trattare i bambini e adempiere il suo compito di madrina dando così anche del tempo libero ai due neogenitori, che poverini tutte le mattine tornavano distrutti per i continui pianti notturni di Happy.  

Eppure la tensione sembrava non voler andarsene, tutti erano al corrente del fatto che Lucy dopo una lunga chiacchierata a parlarne, aveva deciso di sottoporsi al trapianto perché dagli ultimi esami che aveva fatto era risultato che la sua situazione si stava aggravando più velocemente del previsto e trovare un cuore disponibile e compatibile era stato più di un colpo di fortuna.  

Nessuno però poteva prevenire ciò che sarebbe successo.   

Chi poteva anche solo immaginare che un infarto avrebbe potuto interrompere quel sogno due giorni prima l'operazione? 

Probabilmente la causa di esso fu la forte e imprevedibile calura che si presentò quel giorno di metà settembre di in un tranquillo pomeriggio tra le chiacchiere solari di un dopopranzo quotidianamente rumoroso, forse fin troppo.  

Lucy stava tranquillamente stendendo i panni nel bagno in compagnia di Gray, il quale aveva preso il posto della moglie nell'aiutare Lucy perché Happy aveva reclamato la sua poppata pomeridiana e di certo lui non poteva soddisfare la fame del figlio.  

Fu così che entrambi si ritrovarono a stendere e a scambiarsi parole in una tranquilla chiacchierata, una di quelle che poco capitava di fare dato i costanti impegni che tenevano occupati non solo vigili e pompieri, ma anche le stesse donne di casa.  

-È davvero così terribile la notte?- chiese ad un certo punto Lucy ridacchiando nel vedere le occhiaie dell'amico quando questo le passò una maglietta.  

L'uomo grugnì grattandosi il capo prima di prendere dal cesto altra roba bagnata –Non lo puoi nemmeno immaginare- rispose assottigliando gli occhi quando prese a tirare un'altra maglietta –Comincia a strillare come se non ci fosse un domani fino a quando non ha più fiato! E noi che poi ci preoccupiamo perché comincia a tossire come un matto- si lamentò portandosi una mano alla fronte esasperato –Perché non può dormire e mangiare senza piangere? Non capisce che manderà in manicomio sia me che sua madre?-  

Rise Lucy ascoltando quel suo sfogo esasperato cercando di rispondere come poteva alle domande che gli poneva il suo aiutante, nonostante fosse poco esperta non essendo madre, provava lo stesso ad essergli d'aiuto in qualche modo.  

-Gray abbassa la voce!- sussurrò Juvia entrando all'improvviso nel piccolo bagno –Si è appena addormentato- spiegò quando ricevette uno sguardo confuso dal marito –Dai, vatti a riposare, qui ci pensa Juvia- disse infine dopo avergli dato un bacio a stampo, spingendolo fuori.  

Sorrise Lucy aggrappandosi alla cima della scala nel vederli aiutarsi l'un l'altra soprattutto da quando era nato loro figlio.  

A quella vista si sentì un po' gelosa nei confronti di Happy, ma allo stesso tempo felice, perché Gray e Juvia si stavano dimostrando due genitori fantastici che riservavano tanto amore per lui, erano una vera famiglia, una famiglia che lei non aveva mai avuto l'opportunità di avere perché i suoi genitori l'avevano abbandonata, non l'avevano mai amata.   

Gli occhi le pizzicarono e il cuore le andò in frantumi a una nuova consapevolezza.  

"Mi hanno abbandonata perché sono malata. Per loro sono nata sbagliata..."  

Una fitta le interruppe il corso di quei pensieri che non avrebbe dovuto nemmeno formulare. Improvvisamente l'aria le mancò e non riuscì più a respirarla nemmeno con la bocca. Si accasciò contro il muro perdendo l'equilibrio dalla scala, la quale cadde a terra senza di lei poiché Gray l'aveva afferrata prima tra le urla preoccupate di Juvia.  

Tuttavia Lucy non le udì, troppo concentrata a cercare di prendere un'aria che le sembrava troppo lontana. Tra i suoi singhiozzi e il dolore lancinante al cuore, vide con le lacrime agli occhi il suo amico che la poggiava a terra prima che le sue palpebre calassero soggiogate dalla stanchezza e da quel dolore che sembrava non voler più avere fine.  

Data la nota vicinanza della caserma all'ospedale, riuscirono a portarla in tempo dai medici, i quali la rianimarono con non poca difficoltà, ma ormai era chiaro a tutti che le sue condizioni non promettevano nulla di buono: Lucy non poteva aspettare altri due giorni.  

Natsu, che al momento dell'infarto era fuori a far compere, quando fu accertato il tempo rimasto a Lucy, ne rimase sconvolto. Ma non si arrese perché nonostante tutto del tempo c'era e una soluzione si poteva ancora trovare.  

Eppure vederla attaccata alle macchine, quasi più bianca delle lenzuola e gli occhi chiusi mentre respirava piano, lo aveva profondamente colpito: si sentiva impotente e frustrato perché non poteva nulla contro quel cuore che testardo voleva portarsi via la sua Lucy per sempre.  

"Non ho un cuore per poterti amare, Natsu"  

Nuovamente quella frase gli risuonò nella mente facendogli comprendere il suo reale significato. Provò dolore nel capire quanto lei stesse soffrendo già allora, già infetta dalla consapevolezza che probabilmente la malattia l'avrebbe portata via prima del tempo senza dare loro il tempo di nutrire quell'amore nato e fiorito all'improvviso. Provò dolore nel capire solo in quel momento il peso che si stava portando dietro quella donna e di quanto lei lo amasse davvero per aver cercato di rinunciare a lui prima che fosse troppo tardi, per non farlo soffrire quando lei sarebbe scomparsa per sempre.  

Strinse i pugni sentendosi un idiota, perché ormai sapeva che era troppo tardi per tornare indietro e perché mai e poi mai avrebbe rinunciato a lei, nemmeno dopo la morte. Lui l'amava troppo per poterla lasciare andare.   

Era un idiota perché sapeva che anche dopo la morte, l'avrebbe amata ancora e ancora sognando un futuro con lei che mai ci sarebbe stato. Perché con lei la vita era stata ingiusta; e sognare una realtà in cui lei avrebbe vissuto, sposandosi ed avendo dei figli, come aveva sempre sperato, avrebbe colmato almeno di poco quel destino così ingiusto.  

-Ma non è ancora troppo tardi per te- sussurrò deciso guardandola attraverso il vetro per poi voltarsi e camminare per i corridoi –Una soluzione ancora c'è-  

"Tu vivrai, Lucy"  

 
 

-Dobbiamo anticipare il trapianto- disse irrompendo nell'ufficio della dott.ssa Polyushka, innervosendola per non aver bussato prima di entrare.  

-Credi che non abbia pensato a una soluzione simile?- gli chiese lei sospirando e riabbassando lo sguardo sui documenti che aveva in mano -Il problema è che non siamo sicuri di riuscir a far arrivare in tempo il cuore. Il donatore verrà staccato dalle macchine solo stasera e l'ospedale in cui è ricoverato è troppo lontano-   

-Potreste usare un veicolo aereo per accorciare i tempi del viaggio!- ribatté Natsu digrignando i denti. Era arrabbiato. Molto arrabbiato! Perché quella vecchia si era già arresa senza aver cercato fino infondo un modo per poter salvare Lucy? 

-Non abbiamo un eliporto sull'edificio- il medico si portò le dita sul ponte del naso inspirando a pieni polmoni, stufo di quel vigile impertinente che non sapeva riconoscere quando era il momento di smettere di lottare –E poi non possiamo supportare le spese- aggiunse. Lucy era una sua cara paziente, nonostante il suo lavoro le imponeva di non legarsi ad essi, non aveva potuto nulla con quella piccola bambina che si era ritrovata sola sin dalla tenera età con una malattia ad aggravarle l'esistenza. Non lo avrebbe mai ammesso, ma le voleva bene come ad una figlia, e doverne perdere un'altra l'avrebbe ferita in un modo che dubitava sarebbe guarita in futuro.  

-Delle spese posso occuparmene io- s'impose Natsu stringendo tra le sue dita lo schienale di una delle sedie poste davanti alla scrivania della donna.  

-E riguardo un eliporto se non mi sbaglio ce n'è uno privato in zona- Gray comparì sulla soglia dell'ufficio portando l'attenzione su di sé -Non è molto distante da qui, ma servirebbe comunque un aiuto per trasportare il cuore dall'eliporto a qui, dato il traffico della città-  

-Per quello non ci sono problemi, ma sei sicuro che saranno disposti a lasciarci l'eliporto?- chiese la dottoressa intrecciando le dita di ambe due le mani dopo averle congiunte.  

-Sì, sono sicuro- rispose il pompiere per poi lanciare uno sguardo all'amico, il quale ricambiò con una fiamma di speranza ancor più grande negli occhi.  

 
 

Il pomeriggio passò lento, il silenzio sembrava essere una costante pesante e irrespirabile perché accentuava quel macigno che ormai tutti avevano sul cuore.  

Natsu rimase a far compagnia a Lucy per tutto il tempo, seduto di fianco a lei ancora una volta lì tra quelle quattro pareti bianche e l'odore di ospedale, del quale la stessa Lucy gli aveva confidato di non sopportar per niente.  

Alle volte si ritrovò ad accarezzarle il capo scostandole la frangetta dalle palpebre nella speranza di rivedere ancora una volta quei due occhi da cerbiatta che tanto amava, del resto cosa non amava di lei?   

Altre volte invece le teneva la mano e le parlava del matrimonio e di cosa aveva intenzione di fare una volta sposati, di come le avrebbe pagato gli studi per la professione da giornalista perché sapeva di questo desiderio nascosto della donna, un po' di tempo fa gli era capitato di origliare una conversazione tra lei e Juvia, dove le raccontava dell'impossibilità che aveva avuto di studiare in passato per problemi economici e di salute. Natsu le parlò anche degli amici che non aveva avuto l'opportunità di presentarle, dei luoghi che avrebbe voluto visitare insieme e della possibilità di andare a trovare i suoi genitori al cimitero anche se, ammise, sarebbe stato strano presentarla in quel modo.  

Toccato l'argomento si ritrovò a raccontarle anche di loro, di come era la vita quando c'erano sia suo padre che sua madre e di come loro l'avrebbero accolta se fossero ancora vivi. E come un fiume in piena le raccontò senza nemmeno rendersene conto anche di come li aveva persi così prematuramente e di come la famiglia era riuscita ad alleviargli il dolore.  

-Lucy, non andartene, non abbiamo ancora finito con te- le disse stringendole la mano –Dobbiamo fare ancora troppe cose. Mi hai promesso di rimanere insieme a me per sempre, non rompere la promessa- sussurrò poco prima di addormentarsi e cadere in un sonno senza sogni.  

 
 

Il tocco spazientito di Gray lo risvegliò prendendolo alla sprovvista: si alzò di scatto con la testa dal letto della ragazza, inizialmente spaventato dato l'urgenza con cui l'amico lo stava svegliando, ma quando vide Lucy dormire ancora profondamente una sensazione di pace lo calmò un poco.  

Dopo di che si voltò.  

-Cosa vuoi?- chiese passandosi una mano sugli occhi per potersi svegliare, si sentiva piuttosto stanco e le palpebre appiccicose nonostante le poche ore di sonno che aveva fatto.  

-Ci hanno ceduto l'eliporto- disse con un sorriso sollevato –Non pensavo sarebbe stato così facile convincere quel pirla di Luxus. Ha accettato subito dopo aver saputo del perché ci serviva, non ci ha fatto nemmeno pagare un affitto-  

-Davvero?-  

-Sì-  

-Allora ce l'abbiamo fatta?- chiese tornando a guardare Lucy.  

-Credo di sì-  

-Vai da Juvia, sarà distrutta- disse ad un certo punto Natsu, dopo qualche attimo di silenzio.  

E senza che se lo facesse ripetere, Gray posò una mano sulla spalla del compagno stringendogliela in modo affettuoso richiamando la sua attenzione.  

-Allora vado- disse andandosene dopo aver rivolto un ultimo sguardo alla figura di Lucy distesa sul letto facendolo annuire il vigile del fuoco. 

All'improvviso si voltò di scatto quando la presa che aveva su quella mano venne ricambiata seppur debolmente.  

La guardò dritta negli occhi e ne aumentò la stretta cercando di infonderle coraggio; non nascondeva che fosse teso e insicuro anche lui: aveva paura, una paura matta di perderla. Eppure vederla spegnersi ad ogni secondo che passava sembrava fargli ancora più male.    

Cercò di abbozzarle un sorriso posando le sue iridi sulla carnagione ormai quasi completamente bianca di lei mentre cercava di scaldarle quella mano quasi tiepida.    

-Ehi- lo chiamò Lucy con voce sommessa, si sentiva così debole che le pareva addirittura difficile parlare, ma non voleva vederlo così, non voleva vederlo addolorato per lei.    

-Ehi- rispose lui cercando di allargare ancor di più quel sorriso, ma senza avere alcun risultato.    

-Credo di aver dimenticato fin troppe volte di prendere le medicine- rise piano abbozzando anche lei un sorriso con le sue labbra, le quali ormai avevano perso il loro colorito porpora, rendendole candide come un foglio di carta. Gli occhi le divennero lucidi e il cuore ancor più dolente, già sapeva che da un momento all'altro lo avrebbe dovuto abbandonare -Mi dispiace- sussurrò allora con la voce ancor più bassa e spezzata dal dolore.    

-È colpa mia... se solo io...-    

-Non dirlo nemmeno- lo rimbeccò lei alzando la voce causandosi così un attacco di tosse, sciolse allora la stretta del ragazzo per portarsi la mano al petto e stringere la stoffa dell'abito d'ospedale che stava indossando -Non è colpa di nessuno- aggiunse la ragazza una volta ristabilitasi. Dopo di ché inchiodò il suo sguardo a quello di lui, mentre una lacrima le corse lungo la tempia.    

Il ragazzo si sentì morire: vederla in quel modo... sembrava gli stesse dando un addio, come se da un momento all'altro...    

-No, non ora ti prego- il pensiero che da lì a poco si sarebbe davvero spenta lo face cadere nel più totale panico: lei se ne sarebbe andata, per sempre, lasciandolo di nuovo solo, senza di lei -No Lucy, resisti... ti prego, non lasciarmi- prese la mano della ragazza che era posata sulla sua guancia per approfondire quel contatto mentre gli occhi presero a bruciargli e il cuore a dolergli così tanto da fargli mancare il respiro -Devi resistere solo un altro po', ti prego-    

-Io... mi sono innamorata del tuo sorriso, sai?- sussurrò, apparentemente ignorandolo mentre gli sorrideva con amore accarezzandogli lo zigomo con dolcezza, un'altra lacrima non poté fare a meno di caderle dagli occhi andando a bagnare il cuscino -Perciò non perderlo, non perderlo mai... Promettimelo-   

-Non avrò bisogno di promettertelo se tu rimani-  

-Ti amo, ricordatelo sempre-  

Il cuore smise di battere. Gli occhi le si chiusero piano mentre squillante la macchina cominciò a suonare segnando che quella realtà era giunta troppo presto.  

Gli occhi di Natsu saettarono subito a quell'aggeggio infernale che stava segnando la fine di un sogno durato troppo poco.     

Spalancò gli occhi stringendo convulsamente la mano fredda di Lucy come a trovarvi conforto: non poteva, non riusciva neanche solo ad immaginare un futuro senza il suo sorriso dolce e quegli occhi nocciola, sofferenti ma curiosi nel trovare e provare anche uno degli aspetti belli della vita, possibilità che le stavano brutalmente togliendo dalle mani.     

Il suo cuore perse un battito per poi ripartire ad un ritmo martellante, un'ansia crescente a stringerlo in una morsa soffocante, gli occhi iniziarono a pizzicare più forte ancor prima che lui se ne rendesse conto, ma non avrebbe pianto. Non lo avrebbe fatto perché avrebbe significato accettare quella realtà. Quella realtà dove Lucy stava lentamente sparendo davanti ai suoi occhi e lui inerme non avrebbe potuto far nulla per fermarla.     

Voltando il capo nella sua direzione non riuscì a non staccare gli occhi dalla sua figura sempre più pallida, il suo sole stava perdendo la sua luce e lui aveva troppa paura del buio per poterlo accettare. 

Il solo pensiero di risvegliarsi e non averla accanto, quelle illusioni di poter finalmente costruire una vita insieme, non poteva sopportare di vivere senza il suono delle sue risa, il calore della sua pelle o anche la sua sola presenza accanto a sé.     

Bloccato, spezzato per meglio dire, un tumulto di emozioni che non riusciva a controllare, quel groppo in gola che gli fermava il respiro.     

Sentì distintamente i dottori accorrere nella stanza, spintonarlo per farlo uscire ma non voleva, non poteva abbandonarla, sapeva che lo stava aspettando, lei sapeva che lui non l'avrebbe lasciata sola. 

Urlò, perché non riuscì a far altrimenti, li supplicò di salvarla, di non mollare fino alla fine e non si accorse nemmeno della presenza di Juvia piangente e di Gray accanto a sé, della sua mano sulla sua spalla come a sorreggerlo. 

E più di tutto a fargli male non fu quel cuore scalpitante, ma quella lacrima silenziosa, arrogante, che tracciava il contorno delle sue guance, che squarciava il suo cuore permettendogli di sanguinare, fu quella lacrima la fine di tutto, perché con quella arrivò la consapevolezza di star perdendo la sua Luce per sempre.

**❤**
Angolo dell'autrice
Sono in un ritardo pazzesco! Due mesi senza aggiornare... non mi picchiate se vi dico che ho scritto questo cap in meno di due giorni? :D Vero?
Beh se non mi picchierete per questo, lo farete per quello che è successo nel capitolo XD Lucy è mor- no scusatemi, sta morendo XD
Abbiamo un Natsu sconvolto e che comincia a comprendere meglio la nostra Lucy nonostante ormai sia troppo tardi(?)
E qui compare un nuovo nome! Abbiamo il nostro figo del porco! Luxus! Chissà come mai ha aiutato senza esitazione i nostri amici....:P me lo sapete dire? ahah
Ok, basta. Sono già quasi le due e devo muovermi a pubblicare xD
Volevo scusarmi ancora una volta con coloro che lasciano le recensioni, risponderò prima di pubblicare l'ultimo capitolo! Perché sì! Questo è il penultimo signori e signore! E prevedo di finire questa long possibilmente entro la prossima NaLuWeek xD
Vorrei ringraziare infinitamente coloro che hanno aggiunto ai seguiti, preferiti e ricordate questa storia, e coloro che mi hanno seguita sin dall'inizio. Grazie davvero! È stato solo grazie a voi e ai miei amici di efp se oggi sono ancora qui a pubblicare questo capitolo e quelli indietro!
Per ultimo un ringraziamento speciale a Jiyu no yume, non che mio Gabibbo❤❤❤❤, che mi ha aiutato nella parte finale e nella correzione del capitolo: è solo grazie a lei se avete sette pagine di capitolo leggibili xD
Spero che nonostante tutto il capitolo vi sia piaciuto, e alla prossima ❤

Mary

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV. Cold ***


Non ho un cuore per poterti amare
Capitolo XIV. Cold
**❤**

Near, far, wherever you are 
(Vicino, lontano, ovunque tu sia) 

believe that the heart does go on 
(io credo che il cuore vada avanti) 

Once more you open the door 
(ancora una volta apri la porta) 

And you're here in my heart  
(e sei qui nel mio cuore) 

And my heart will go on and on. 
(e il mio cuore continuerà ad andare avanti.) 

 

Il dolore non se ne voleva andare, quel vuoto che gli premeva sul cuore era così pesante, asfissiante e profondo che non poche volte doveva trovare la forza di fermarsi per boccheggiare alla ricerca dell'aria, di quel qualcosa che gli avrebbe sostituito ciò che aveva perduto così dolorosamente.  

Fece cadere la chiave inglese a terra ripulendosi la fronte dall'olio che poco prima gli era gocciolato sul viso quando si era ritrovato sotto l'auto nel tentativo di riparare il guasto che Happy aveva combinato.  

Scivolando con l'aiuto dello skate, posto sotto la schiena, riuscì ad uscire da lì sotto con la torcia accesa ancora bloccata tra i denti.  

Spense la torcia e si sedette a terra spostando lo skate di fianco a sé mentre si apprestava ad appoggiarsi con la schiena contro la ruota del veicolo per cominciare a bere un po' d'acqua da una bottiglia posta lì vicino.  

Il caldo quell'estate sembrava voler far sciogliere chiunque, anche coloro che se ne stavano all'ombra coperti dai raggi cocenti che il sole stesso emanava.  

Erano anni che il caldo non tornava afoso e bollente come in quel periodo: era dall'anno di quella maledetta estate che il bel tempo sembrava essersi preso una lunga pausa lasciando lo spazio ad una triste pioggia e a un testardo freddo, come a voler far tenere vivo il ricordo di quella perdita.  

La distanza da quel periodo diveniva sempre di più, tanto che quasi riusciva a convincerlo che tutto era stato un bellissimo sogno, eppure nonostante il tragico finale avrebbe rivissuto all'infinito quei momenti che gli erano entrati dritto nel cuore, indelebili, impossibili da cancellare e dimenticare. Perché lei c'era ancora seppur non nel modo in cui avrebbe tanto voluto. 

Posò la bottiglietta d'acqua a terra guardando l'uscita e un sorriso malinconico non poté non comparire sul suo volto nel visualizzare quell'ammaccatura all'entrata, frutto del disastro che aveva combinato Lucy quando Juvia l'aveva costretta a guidare l'autopompa per portarla in ospedale.  

Si issò da terra alzandosi in piedi per potersi scrollare di dosso il lerciume che gli si era appiccicato alla tuta mentre era sotto l'auto. 

-Zio!- in quel momento Happy entrò nel garage salutandolo con un sorriso luminoso. 

-Ehi!- 

-Allora? Era un danno irreparabile?- chiese il ragazzo imbarazzato quando salutò lo zio con una pacca amichevole sulla spalla e una stretta di mano entrambi ricambiati. 

-Nah, niente di grave. Basta che la prossima volta farai più attenzione- rispose scherzosamente a denti stretti Natsu stringendogli la spalla con forza, causando così un gemito strozzato dal ragazzo e un espressione deformata dal dolore sul suo volto. 

-Ho-o capito- rispose con difficoltà il ragazzo piegandosi, e Natsu non poté che lasciarlo andare sorridendo soddisfatto -Posso prendere le chiavi?- chiese poi Happy massaggiandosi la spalla dolorante. 

-Ma certo che no- disse Natsu voltandosi per prendere uno straccio per pulirsi le mani. 

-Ma come?!- 

-Sei in punizione- rispose ovvio l'uomo grattandosi quell'accenno di barba sul mento. 

-Ma ho un appuntamento stasera!- 

Natsu rimase in silenzio, raccolse la chiave inglese da terra e la posò sul mobile dove teneva tutti gli strumenti da lavoro.  

Quanti problemi gli portava quel ragazzo, se un giorno era l'auto, quello dopo era la scuola o i vicini, e ogni volta Happy correva da lui per risolvere le situazioni in cui andava a cacciarsi perché aveva troppa paura della madre e sapeva che suo padre non poteva nascondere nulla alla moglie, non che lei avesse manie di grandezza e lui paura di lei; semplicemente Gray trovava sbagliato dover nascondere qualcosa alla donna che amava. Per questo Happy in casi del genere andava a chiedere aiuto a Natsu. 

Di certo lui ne era contento, soprattutto del legame che si era instaurato tra di loro: erano diventati più amici che zio e nipote, nonostante il ragazzo lo considerasse un vecchio. 

Quanto gli sarebbe piaciuto far vedere a Lucy quanto il neonato che aveva contribuito a far nascere era cresciuto fino a diventare un bel ragazzetto tutto pepe, con la risposta sempre pronta, la nota di malizia nelle sue battute e quel lato tenero che cercava di tenere nascosto dietro una maschera di imbarazzo quando si tirava fuori discorsi riguardanti la ragazza che gli piaceva. 

Oppure quanto era cambiata la caserma del corso di tutti quegli anni passati, e anche lui, sin dal primo giorno che li aveva lasciati. 

-Va bene- sospirò tirando fuori le chiavi dalle tasche. Happy allora corse verso lo zio, gli prese le chiavi di mano posandogli una pacca bella forte dietro la schiena e lo ringraziò con una fretta in corpo che gli fece capire che la ragazza lo stava aspettando -Mi raccomando, ho appena pulito la macchina, non voglio trovare ricordini- aggiunse con tono scherzoso chiudendo la portiera al ragazzo una volta che lui fu entrato nel veicolo. 

Quest'ultimo mise in moto e con il viso rosso puntò lo sguardo all'esterno del garage -Ma che dici?- riuscì a dire trattenendosi dal balbettare e poi uscire il prima possibile seguito dalla grassa risata di Natsu. 

Ogni volta che gli capitava di guardare quel ragazzo gli veniva nostalgia degli anni del liceo, di quando anche lui era un ragazzetto combina guai che se ne faceva tirare di tutti i colori dal padre, il quale molto spesso cadeva in quell'abisso di crisi di nervi quando Natsu ne combinava di quelle grosse e apparentemente irreparabili. 

Sospirò ridacchiando e passandosi una mano fra i capelli ai quei vecchi ricordi decidendo poi guardando l'orologio che era ora di farsi una bella doccia, dopotutto non poteva presentarsi in quel modo da lei, soprattutto dopo così tanto tempo. 

 

Si fermò qualche isolato indietro spegnendo la moto, temendone il rumore se si sarebbe avvicinato lì, in quel luogo che ormai da diverso tempo aveva smesso di andare a visitare. Solo dopo tutto quel tempo passato a viaggiare era riuscito a recuperare la forza di andare a trovarla, pentito di averla lasciata sola per così tanto tempo. Eppure il dolore era ancora palpabile, lì, infossato, ormai fuso con lui talmente tanto che quando indirizzò lo sguardo verso la fine di quella strada credette che le forze gli sarebbero venute meno per quanto la sofferenza se ne stava nutrendo. 

Scese dal veicolo dopo averlo spento cominciando allora ad incamminarsi lentamente, perché tornare lì sarebbe stato ammettere per davvero che lei era mortalei, Lucy, la donna che aveva amato e che amava ancora più della sua stessa vita, lei che era riuscita a rapirlo con i suoi sorrisi e i suoi gesti imbarazzati, lei che involontariamente e senza rendersene conto era divenuta una parte essenziale della sua vita, insostituibile, nemmeno se lo avesse voluto. 

L'angoscia, ad ogni passo, gli conquistava sempre più terreno, gli si insinuava fastidiosa nel petto tanto da fargli mancare l'aria quando arrivò davanti quell'ingresso, così spoglio e mal ridotto, per nulla curato e continuamente martoriato dalla pioggia, dal vento, dalla neve e dal sole. 

Prese un doloroso respiro prima di oltrepassare una di quelle barriere che lo divideva da anni da lei, una barriera che seppur materiale e superficiale, gli rammendava ancora una volta quanto Lucy si fosse allontanata da lui, persa nel tempo di quei giorni, rimasta intrappolata nel passato, strappata da un futuro che si erano promessi di vivere insieme. Rimasta ferma, non per scelta, a guardare gli altri passarle davanti, guardare lui girarsi sempre per lei perché non voleva lasciarla sola, rimanere senza quella sua metà finalmente trovata. Natsu non sarebbe mai riuscito a lasciarla per davvero, ad accettare il fatto che ormai non c'era più e che non avrebbero più condiviso nulla. 

Gli rimaneva soltanto il vuoto, come se fosse il suo unico appiglio al suo ricordo, perché ora non gli rimaneva altro che il ricordo di una voce dolce che mai più sentirà, di quel calore e della morbidezza di quelle labbra che mai più percepirà, e di occhi e sorrisi che mai più vedrà. 

L'importanza che aveva preso quella ragazza... dio quanto le mancava, le mancava tanto, troppo, e ogni giorno quell'agonia diventava sempre più insostenibile, ad ogni passo che compiva per potersi avvicinare ancora di più a lei, ma mai sarebbe riuscito a raggiungerla perché la verità era che anche se rimaneva a guardarla nel passato, anche se sarebbe andato avanti, si sarebbe comunque allontanato sempre di più dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo con lei.  

Perché il tempo non perdona, non torna indietro e non si ferma nemmeno, ti punisce allungando le distanze facendoti percepire quanto hai perso e quanto ancora perderai finché non ce la farai più e cadrai anche tu. 

Si rese conto solo più tardi, quando giunse davanti quella lastra di pietra, che stava trattenendo il respiro nonostante i polmoni gli bruciassero. Perché sentiva che non sarebbe riuscito a respirare senza lasciare andare un sospiro tremolante, traboccante di lacrime che si ostinava a tenersi dentro rischiando di esplodere. 

Sapeva che nemmeno le parole che avrebbe dovuto lasciare andare si sarebbero salvate dal tremolio provocato da quel groppo pesante che aveva in gola, lì, dove a volte sentiva il bisogno di toglierlo con le unghie ignorando il conseguente dolore di quell'azione, perché neppure quello era in grado di eguagliare quello che aveva dentro. 

-Ciao- soffiò tornando a respirare, ma solo per poter prendere una boccata d'aria, poiché non riusciva a rimanere lì, a vivere, mentre lei era giù, da sola, sotto quella terra freddamorta

Inevitabilmente si sentì gli occhi umidi e colmi, alzò allora lo sguardo al cielo per poter trattenere quelle lacrime che si era detto mai avrebbe versato lì e fissò quei nuvoloni grigi che avevano deciso di cavalcare il cielo quel giorno, forse per poter mascherare quelle gocce salate che nonostante il gesto avevano preso a rigargli il volto. 

Chiuse allora gli occhi attendendo goccia dopo goccia il momento in cui finalmente avrebbe ritrovato la parola, perché dopotutto non poteva rimanere in silenzio, aveva troppe cose da dire, da raccontare, da confessare. 

A quel punto, con lo scroscio della pioggia a riempire il silenzio, si chinò e passò la mano sui ciuffi d'erba davanti la lapide. 

-Scusami- sussurrò con voce debole e tremante –Se non sono riuscito a venire da te- aggiunse dopo una lunga pausa nella disperata ricerca delle parole giuste da usare -È difficile per me pure ora, anche adesso starti vicino quando sei così lontano e irraggiungibile- l'angoscia si fece più pressante, come la voragine che aveva nel petto che più andava avanti più diveniva più grande, soprattutto ora che le lacrime avevano preso a scorrere come se animate di volontà propria –Mi manchi tanto, lo sai? Non ho mai smesso di pensare a te anche se dopo il funerale non sono più tornato fino ad oggi- tirò un sorriso deluso distogliendo lo sguardo e posarlo oltre la ringhiera nera. 

Quanto si sentiva sciocco, non solo per quel momento, ma anche per come aveva cercato di evitare la cosa per tutti quegli anni. Oh quanto era stato doloroso darle quell'addio silenzioso, in quella giornata dove non riuscì nemmeno ad avvicinarsi a lei per poterla guardare un ultima volta. 

-Happy è cresciuto bene. Gray e Juvia hanno difficoltà con lui in questo periodo: è in piena adolescenza. Giusto qualche ora fa mi ha chiamato per sistemare un guaio che aveva combinato, sai- disse sorridendo stavolta con una punta di felicità -Anche se non lo vedo spesso, io e lui abbiamo legato molto. È bello sentirmi chiamare ogni volta 'Zio' da lui, ma... lo sarebbe stato ancora di più se anche tu fossi rimasta qui e farti chiamare allo stesso modo- 

Ma perché il destino è stato così ingiusto con loro? Perché proprio il giorno in cui Lucy avrebbe dovuto sottoporsi al trapianto, un incidente aveva tardato l'arrivo di quel maledetto cuore? Sarebbe bastato arrivare solo pochi minuti prima, sarebbe bastato così poco per farla sopravvivere, farla rimanere lì con loro, con lui. 

-Mancava così poco Lucy, così poco...- si ritrovò a dire dando voce ai suoi pensieri stringendo i ciuffi d'erba verde bagnata mentre quella consapevolezza tornò a farsi più viva che mai trascinandolo ancora una volta a mimetizzare quel pianto silenzioso sotto quella pioggia aiutante –Dio quanto mi manchi, mi manchi da impazzire Lucy. Non smetterò mai di dirtelo- confidò infine stringendo gli occhi mentre quelle lacrime sgorgavano senza pietà -Sono passati così tanti anni, eppure ti amo lo stesso, ti amo come se fosse la prima volta. Lo so che dopo tutto questo tempo che il cambiamento sia inevitabile, io stesso non sono più quello che conoscevi, eppure... sei diventata così speciale per me e in così poco tempo... ti rivoglio qui, ti rivoglio ancora una volta qui, davanti a me che mi guardi e mi sorridi, che mi accarezzi e mi dici che è andato tutto bene e che non te ne sei mai andata via. Ti amo troppo per poterti abbandonare, non posso, io non...- 

D'improvviso la sensazione della pioggia che gli cadeva addosso scomparve, così come anche quella di essere bagnato fradicio, la consistenza dell'erba tra le sue dita anch'essa sparì in un attimo, e subito l'odore d'ospedale sostituì quello della terra bagnata. 

Ma non fu tanto la consapevolezza di trovarsi chinato su un letto d'ospedale a sorprenderlo, ma quel calore e quel tocco tanto famigliari accarezzargli amorevolmente il capo che lo sconvolse più di tutto. 

Gli occhi si spalancarono quando quei singhiozzi silenziosi gli invasero le orecchie rendendole sorde a tutto ciò che lo circondava tranne che a loro e a quella voce. 

-Natsu- sentì sussurrato da una voce rauca e spezzata –Natsu- sentì ripetere, e a quel punto non poté più negare l'evidenza: alzò subito il capo incrociando quegli occhi densi e lucidi, pieni di lacrime, e il cuore gli scoppiò nello stesso momento in cui la chiamò ancora insicuro se la persona che aveva davanti, lì stesa su quel letto, fosse realmente lei

-Lucy- 

E lei non poté fare a meno che sorridere tra le lacrime annuendo, incredula anch'essa di essere ancora lì, viva, con ancora un'intera vita davanti e disponibile da passare solamente con lui, con Natsu. 

E lui urlò di gioia, si fiondò su lei abbracciandola con foga, asciugandole le lacrime con le dita mentre anche lui stesso piangeva ridendo, la baciò sentendo quelle labbra calde contro le sue per potersi assicurare che fosse realmente lì, sveglia con lui per rassicurarlo che alla fine ce l'avevano fatta. 

-Sei qui. Oddio Lucy, sei qui- la baciò ancora scostandole la frangia bionda con il palmo mentre lei annuiva sorridente. 

-Sì, sono qui- sussurrò ridente accarezzando la guancia bagnata dell'amato e tornare a baciarlo con dolcezza, trasmettendogli con quel gesto tutto il suo amore, la sua gioia, e la sua voglia decisa di rimanergli per sempre al suo fianco. Perché ora Lucy era davvero pronta ad affrontare la sua nuova vita, era riuscita a trovarne la forza. 

Natsu quindi poggiò la sua fronte su quella di lei e rise, con il sollievo e la gratitudine ad intonargli la risata poiché un pensiero gli attraversò la mente. 

Allora la guardò dritta negli occhi e accarezzandole il volto finalmente poté dirlo. 

-Adesso hai un cuore per potermi amare, Lucy- 

 

You're herethere's nothing I fear, 
(Sei qui, non c'è niente che io tema,) 

And I know that my heart will go on 
(e so che il mio cuore andrà avanti) 

We'll stay forever this way  
(resteremo per sempre così) 

You are safe in my heart 
(sei al sicuro nel mio cuore) 

And my heart will go on and on. 
(e il mio cuore andrà sempre avanti.) 
[My heart will go on, Celine Dion]

**❤**
Angolo dell'autrice
Finalmente posso dire di poter mettere la parola "Fine" a questa storia! Non ci credo nemmeno io! Ci ho impiegato quasi un anno (tra tre giorni ahah), cosa che non sarebbe stata possibile senzo l'aiuto e il sostegno di coloro che hanno letto, commentato la storia e sostenuto me per tutto questo tempo.
I grazie non potranno mai finire per merito vostro ahah mi dispiace non aver pubblicato prima, ma ho finito ieri sera avendo avuto un attacco di ispirazione improvvisa dopo una settimana senza toccare il pc per un problema personale.
Ma se oggi sono qui è merito anche di tutte quelle persone che sono state "dietro le quinte" e che mi hanno aiutato o con il betaggio o con il loro sostegno morale e i loro consigli:
 gaia21, Jiyu_no_yume, yumeha, Arya Tata Montrose, nalla85, daimler, najlafullbuster, Ery_nee_chan, PadrinoDax, Sayaka chan 94, _LucyHeartphilia_, e anche tutti gli amici che non sono su EFP ma che mi sono comunque rimasti accanto. 

I grazie vanno anche a coloro che hanno seguito fino ad oggi questa storia:

1 - 5sos_iris 
2 - Alexia1005 
3 - Allen_Neah_Walker 
4 - Angelo di Luna 
5 - Anila Any Sty 
6 - Anime_manga31
7 - Asofy99
8 - Ayrin 
9 - Brisingr13 
10 - ChicaCate94 
11 - chinama 
12 - Danielicchio 
13 - disney_pixar 
14 - dragon_caro 
15 - effe_95 
16 - ele_u 
17 - esme_chan 
18 - fairy94 
19 - fairydragneel 
20 - Fairytail_nalu 
21 - gaia21 
22 - gallade01
23 - Giulia_Cullen
24 - Il giardino delle Fate 
25 - ilCiccio 
26 - Katniss92 
27 - LaylaYuuki 
28 - lele06 
29 - Little Giant
30 - M m m madness 
31 - Mangianime 
32 - mariamicciche_ 
33 - mary9238 
34 - Mary_ ice 
35 - Memole91
36 - millinamilletta
37 - M_2 
38 - N1hal98 
39 - nana21guns 
40 - neve_luna 
41 - Nikiji 
42 - osvalda88 
43 - Saralasse 
44 - shera_darknight 
45 - Staz 
46 - tanomax 
47 - The_Teenager_Romantic_99 
48 - Vivy_chan 
49 - XdestinyXZ 
50 - Yolo_oreo
51 - yournightmarej 
52 - yuki_kaggy 
53 - ZiviZivi 
54 - _E r i s_ 
55 - _Edward_ 

Anche a chi l'ha aggiunta ai preferiti:
1 - 144kagome_alice144 
2 - AicchanNoSekai
3 - Arianna Pellegrini 
4 - Ayrin 
5 - Beffy96 
6 - Cersei_Arya 
7 - cricrigiordie
8 - Dana_1095
9 - Dangerously Sweet
10 - danix 
11 - didi_ruggi 
12 - dragon_caro
13 - E mi
14 - Edo_Coco
15 - EMI_MOLLI 
16 - Ery_nee_chan 
17 - FairyChocolate
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20 - Ginny_Anastasia
21 - IAmStupid 
22 - Jizmi 
23 - Kasdeya
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28 - megghynfbg 
29 - Miky_chan95
30 - millinamilletta
31 - miriazza34 
32 - najlafullbuster
33 - NaLu2001 
34 - NaluFan 
35 - Naruto_Sakura_Forever 
36 - Natsu 2000 
37 - Noelle_chan_fairytail 
38 - nox 
39 - OurladyofSorrow 
40 - PadrinoDax
41 - Pervy007 
42 - Rachy_kuran22 
43 - sere_alta
44 - shinigamichan 
45 - tanomax
46 - uwan 
47 - Warrior and Dust 
48 - _LucyHeartphilia_
49 - _Sherry_ 

Ed anche a coloro che l'hanno aggiunta a quelle da ricordare:
1 - Ai_chan 
2 - Anime_manga31 
3 - Ayrin
4 - Blonce 
5 - LULU2000 
6 - Nikiji 
7 - Vivy_chan

Infine a coloro che hanno commentanto nel corso dei capitoli:
1 - Mary_ice
2 - Jizmi
3 - Elbereth27
4 - Sayaka chan 94
5 - nalla85
6 - _LucyHeartphilia_
7 - gaia21
8 - tanomax
9 - najlafullbuster
10 - Motier
11 - OurladyofSorrow
12 - Ayrin
13 - Jiyu_no_yume
14 - Fairytail_nalu
15 - MichelaChan
16 - FairyChocolate
17 - LadyQueen_
18 - daimler
19 - kounchan
20 - NatsuxLucy94
21 - AlexiaLil

22 - Blonce
23 - Ery_nee_chan
24 - gallade01
25 - Giulia_Cullen
26 - Luna_Dragneel
27 - LaylaYuuki


Tornando alla storia, devo dire che il finale inizialmente lo avevo ideato drammatico, ma alla fine ho deciso di ispirarmi ad un anime che a me è piaciuto tanto, di conseguenza avete avuto tutti un bell'Happy Ending :3 
Riguardo i versi della canzone di Celine Dion: My heart will go on; ho pensato fosse adatta alla storia, spero dunque vi sia piaciuta anche questa aggiunta :3
Spero che la FanFiction vi sia piaciuta almeno quanto è piaciuto a me scriverla, è stata un'esperienza bellissima seppur molto impegnativa, e questo è stato possibile da realizzare soltanto grazie al vostro sostegno! 
Non mi aspettavo un successo del genere, non mi ero nemmeno sognata che qualcuno avrebbe potuto mandare un po' di tempo fa una segnalazione all'amministrazione per aggiungere questa ff alle Storie Scelte! E di questo non devo ringraziare altri che _LucyHeartphilia_
Per non parlare del fatto che sono riuscita a superare le 2500 visualizzazioni solo con il primo cap, cosa che mi ha lasciata a dir poco sorpresa!
Sono davvero contenta che i miei sforzi siano stati apprezzati, non me lo aspettavo, davvero.
Perciò ancora una volta vi ringrazio ahah
Volevo dirvi inoltre che pensavo (dopo aver revisionato tutti i capitoli) di partecipare ai Wattys2016 su Wattpad proprio con questa storia, spero di avere un vostro supporto per affrontare il concorso.
Inoltre vi informo che non abbandonerò questa storia definitivamente, ma questa è una sorpresa, vi intimo quindi a tenere d'occhio il fandom perché non si sa mai cosa potrei pubblicare da un momento all'altro ;)
Vediamo
perciò 
se ora sarò in grado di partecipare alla NaLu Week 2016 senza doverla allungare come è successo con questa storia ahah quindi auguratemi buona fortuna xD 
Penso quindi sia il momento di salutarvi c:
Per coloro che vorrebbero spettegolare e avere qualche chiarimento su questa ff oppure qualche aggiornamento da parte mia riguardo le "sorprese" di cui vi ho parlato prima, sappiate che il mio account facebook è attivo proprio per questo ;)
Quindi un bacione a tutti voi e ancora... grazie di tutto.
Qui Mary che finalmente ha concluso Non ho un cuore per poterti amare

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