The Winter Dragon

di Mati_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Un Corvo, Una Decapitazione ***
Capitolo 2: *** II. Una Lupetta in più ***
Capitolo 3: *** III. Il Cervo e Il Metalupo ***
Capitolo 4: *** IV. Il Primo Cavaliere del Re ***
Capitolo 5: *** V. La Famiglia Targaryen ***
Capitolo 6: *** VI. La Fuga ***
Capitolo 7: *** VII. Il Viaggio ***
Capitolo 8: *** VIII. Draghi Superstiti ***
Capitolo 9: *** IX. Raenerys ***
Capitolo 10: *** X. Il Matrimonio ***
Capitolo 11: *** XI. Il Cammino verso Vaes Dothrak ***



Capitolo 1
*** I. Un Corvo, Una Decapitazione ***


I. Un Corvo, Una Decapitazione
Si chiamava Myranda Stark. No, Myranda Snow, bastarda di Eddard Stark, lord di Grande Inverno. Ella non conosceva sua madre, nè tanto meno considerava come tale la moglie di suo padre, Catelyn Tully.
L'unica sua consolazione era suo fratello Jon, anch'egli bastardo come lei. Avevano circa la stessa età e trascorrevano la maggior parte del loro tempo assieme, confidandosi ogni cosa.
Myranda in realtà non somigliava ad una classica Stark. Non possedeva i caratteristici tratti che li accomunavano: occhi scuri e piccoli, capelli corvini e volti spigolosi. Lei era quasi l'opposto: occhi di un viola chiaro, viso dalla forma ovale e capelli chiarissimi che tendevano al platino. Questi tratti distintivi erano comuni fra i Targaryen (unica informazione che aveva ottenuto su sua madre).
Ogni volta che chiedeva del suo passato, suo padre cambiava argomento repentinamente, come se non fosse successo nulla. La stessa cosa valeva per Jon.
Entrambi pensavano di avere madri differenti, non avendo nessuna somiglianza fisica, ma erano legati e si sentivano allo stesso modo fratelli.
Una cosa però la sapevano: Catelyn li odiava e disprezzava, soprattutto Myranda, che aveva un atteggiamento più mascolino e non proprio adatto ad una lady: andava a caccia, tirava con l'arco, non era per niente raffinata e non aveva nessuna educazione nel campo delle arti femminili. Per questi stessi motivi c'era una sorta di odio anche fra lei e la sorellastra Sansa, una perfetta lady come sua madre, mentre chi adorava Myranda era Arya, la più piccola figlie femmina di lord Eddard, ribelle e testarda esattamente come lei.
***
Venti cavalli al galoppo, venti valorosi uomini cavalcavano oltre la foresta. Il loro compito era quello di prelevare un uomo: un guardiano della notte che aveva tradito il suo giuramento. Il suo castigo sarebbe stato la decapitazione. Eddard non lasciava mai decapitare i disertori dei guardiani della notte al boia del re, perchè lo considerava ingiusto e senza onore.
-Lasciami venire con te, padre.- chiese Myranda in tono supplichevole.
-No figlia mia, non è questione adatta alle signore.- le rispose lui. Il lord di Grande Inverno era solito non capire che sua figlia non era una signora d'alto rango e dall'abito di tulle, ma piuttosto una ragazza sveglia e sempre in cerca d'avventure.
Così decise che li avrebbe seguiti a cavallo.

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Capitolo 2
*** II. Una Lupetta in più ***


II. Una Lupetta in più
Sarebbe partita subito, sperando che nessuno si accorgesse della sua assenza. Si avviò con circospezione verso le stalle desiderando fortemente che lo stalliero Hullen non la notasse. Prese Nuvola, la sua giumenta coloro ossidiana in suo possesso fin dalla prima cavalcata. Myranda si sarebbe dovuta recare subito nella piazza del mercato per stare in coda alla fila di cavalieri al seguito di lord Eddard, che si sarebbe trovato in testa con Jon, Bran, Robb e Theon, ed invece lei era appena fuori le stalle, cercando di passare inosservata. Per fortuna nessuno la notò. Ella si mantenne ad almeno un paio di metri dall'orda di uomini, atraverso la Foresta del Lupo, nella quale sarebbe stato poi più facile passare senza essere scoperta.
***
Mentre si aggirava con attenzione nel bosco per seguire gli altri verso casa dopo aver assistito ad una brutale decapitazione, un rumore attirò la tua attenzione: passi di uno o più animali non troppo pesanti. Essendo abituata alla caccia silenziosa di suo padre, lei si avvicinò con cautela alla fonte del rumore smontando da cavallo.
Dietro un grosso arbusto c'erano dei cuccioli di lupo che venivano allattati dalla madre. Ma prima che potesse avvicinarsi per osservare più da vicino, un altro rumore colse la sua attenzione. Prese in fretta il suo arco e incoccò una freccia, ma l'abbassò subito quando vide da cosa era stato causato il fracasso.
-Theon Greyjoy!- al suo richiamo lui si girò di scatto con aria spaesata, ma quando la riconobbe la raggiunse.
-Fai troppo rumore. Non saresti un bravo cacciatore neppure se camminassi su scarpe di velluto.- gli disse lei con tono di superiorità.
-Tu sei una donna. Cosa mai potresti saperne tu di caccia?- rise lui di rimando. Myranda odiava quando sogghignava in quel modo
Indicò i lupi ed insieme si avvicinarono con movimenti lenti. Lei si accorse subito che la lupa era morta dall'odore abbastanza pungente che emanava il suo corpo adesso più vicino. Un rumore di zoccoli li distrasse e i due si accucciarono d'istinto per nascondersi. -E' tuo padre- annunciò Theon.
Myranda avrebbe sperato di non esser intercettata da lui, ma purtroppo quella volta aveva fallito. Suo padre si avvicinò alla cucciolata e proclamò -Metalupi.- e subito si accorse della sua presenza e le volse un debole sorriso che stava a significare "Me l'aspettavo".
-E' da diverso tempo che non si vedono dei metalupi- disse Jory, cavaliere di lord Edard.
Bran, che fino a quel momento era rimasto in silenzio in groppa al suocavallo, si avvicinò al padre e subitò s'innamorò dei cuccioli. -Perchè non tenerli, padre? Sono lo stemma della casata Stark, sono un presagio e ce n'è uno per ogni figlio. Inoltre se li lasciamo qui moriranno.- intervenne Jon. Myranda si avvicinò ancora di più, ormai visibile a tutti i presenti, per osservare la cucciolata dei cinque metalupi, notando un lieve movimento del fogliame sotto la metalupa. Si arrestò un attimo, si mise ad ascoltare: c'era decisamente qualcosa là sotto.
Iniziò a scoprire il terreno dalle foglie e trovò altri due cuccioli, uno bianco dagli occhi rossi e l'altro grigio con gli occhi blu vivo. Erano accoccolati l'uno sull'altro, più magri degli altri, ma ancora vivi. Anche lei e jon avrebbero avuto i loro metalupi.
Diede a Jon quello bianco (lo aveva puntato fin dall'inizio), mentre Myranda tenne quello grigio, che poi scoprì essere una femmina. Nebbia sarebbe stato il suo nome: il suo manto ricordava molto la foschia di Grande Inverno.
-Va bene, prendeteli. ma dovrete essere voi ad addestrarli e nutrirli.- decise allora loro pare.
E così fu.
***
Qualche tempo dopo giunse una notizia non esattamente gradita a Myranda: da lì a poco il re sarebbe giuntoal Nord da Approdo del Re per una visita a Grande Inverno , assieme alla fredda moglie, i tre figli e Jaime e Tyrion Lannister, ffratelli della regina.
-Dovresti indossare qualcosa i più consono- disse la septa Mordane guardando con aria di rimprovero l’abbigliamento da caccia della ragazza. -Il re arriverà fra pochi giorni e non ho certamente bisogno di mentire per dirti che la sua visita non mi compiace affatto, septa.- rispose lei facendo un goffo inchino per poi proseguire per la strada verso il giardino per gli allenamenti pomeridiani con il fedele arco in ferrolegno inciso.
Appena arrivata si posizionò davanti al bersaglio ed incoccò una freccia, pronta a lanciare. Rimase ferma per qualche secondo, contemplando il centro esatto del suo obbiettivo come se la freccia fosse già lì.
-Non sei ancora abbastanza brava.- le sussurrò Theon in un orecchio, spaventandola, e le pose le mani sulle sue per migliorarle la posizione.
-Vorrà dire che dovrò allenarmi più duramente.- replicò lei con determinazione, cercando di allontanare le sue mani da sé. Ma Theon si avvicinò di nuovo, invadendo il suo spazio e sussurrò con tono malizioso –Potrei darti delle lezioni private.-.
-Potrei dartela io una lezione se non la smetti d’importunare mia sorella.- intervenne Jon Snow in tono scherzoso ma con sguardo serio. Theon rise di una finta risata e si allontanò impacciato, mentre Myranda ringraziò il fratellastro con uno sguardo: non era la prima volta che Theon cercava di avvicinarla in quel modo Jon la tirava fuori dai guai.
Così, più serena, riprese la sua postura e lanciò: la freccia colpì l’esatto centro del bersaglio.

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Capitolo 3
*** III. Il Cervo e Il Metalupo ***


III. Il Cervo e il Metalupo
L'arrivo del re avvenne una settimana più tadri e tutto era pronto per la festa di benvenuto.
Bran, arrampicatosi sulle alte mura di Grande Inverno, fu il primo ad annunciare il suo arrivo e a descrivere il suo immenso seguito. Re Robert aveva sempre disprezzato Myranda per le sue origini Targaryen, considerati da lui come dei pazzi assassini. Lei, di rimando, disprezzava lui: pensava che non meritasse d'esser re e che fosse diventato un vecchio ubriacone che sfurttava l'oro reale per divertirsi con le sue puttane.
-Va' ad indossare il vestito che tiho fatto peparare- le ordinòsepta Mordane.
-Lo faccio solo per accontentare mio padre.- rispose Myranda in tono acido, e si diresse riluttante verso le sue stanze.
L'abito in questione era poggiato su di una sedia vicino alla sua finestra. Era di un blu molto acceso d'all'aria molto pacchiana e pieno di frange, il tutto incorniciato da un'orribile coprispalle in pelle d'orso grigio per ripararla del freddo del Nord. Myranda l'osservò a lungo, cercando anche solo un dettaglio che potesse piacerle, ma poi, rassegnata, iniziò a vestirsi e prepararsi.
Si stava decisamente sforzando a mantenere un atteggiamento calmo e rispettoso, ma l'imminente presenza di Robert Baratheon e della sua famiglia la irritava.
-Si addice perfettamente ai tuoi occhi.- la prese in giro Jon appena sbucato fuori dalle sue stanze.
-Non farmi irritare ulteriormente, Jon.-.
-No, certo che no.- rise ancora. -Ineffetti sono qui per una richiesta: stasera mi faresti l'onore della tua compagnia al mio tavolo, mia lady?- simulò un inchino sorridendo.
Myranda sorrise di rimando e rispose -Sai bene che lady Catelyn non vuole la nostra presenza al suo tavolo quando nei dintorni c'è la famiglia reale.-
-Lo prenderò per un sì allora.- disse in tono beffardo.
Insieme così si avviarono verso la piazza del mercato, dove avrebbe avuto luogo il ricevimento di loro insoliti ospiti. Lì si era radunato gran parte del popolo, accorrendo da ogni parte peracclamare e lodare il re. Myranda e la sua famiglia si misero in prima fila per accogliere cavalieri e reali provenienti dal Sud. Ella cercò di nascondersi e d'essere il meno visibile possibile allo sguardo furente di Robert, ed ebbe fortuna: i loro occhi s'incrociarono solo per un momento, ma tanto bastò a farle provare una scarica di brividi lungo la schiena. Quei pochi istanti, che a Myranda parvero infiniti, s'interruppero quando suo padre salutò il suo amico di vecchia data. Erano passati diversi ani dal loro ultimo incontro in battaglia, dove avevano combattuto fianco a fianco.
-Ned Stark, quanto tempo!- sentenziò Robert entusiasta.
-Vostra altezza.- rispose rispettoso il lord di Grande Inverno accennando ad un inchino.
-Cosa sono tutte queste formalità? Dimentichi forse che un tempo combattemmo insieme, vecchio mio?-.
-No, certo che non l'ho scordato. Ma voi rimanete comunque il mio re.-.
-Suvvia Ned, vieni qui.- e detto questo lo abbracciò amichevolmente.
L'abbraccio venne ricambiato con affetto, accennando persino ad un sorriso.
Nonostante il disprezzo fra il re e Myranda, la ragazza riconosceva l'autentico affetto che c'era fra quei due, ed il rispetto che dimostrava per Robert era quasi eslusivamente dovuto al padre.
In più ciò che la infastidiva maggiormente non era più di tanto lui, ma la moglie, la regina Cersei Lannister. I suoi occhi impenetrabili, che appariva di una calma studiata, mettevano i brividi e lei capì subito di non potersi fidare di quella donna.
Lor Eddard iniziò a presentare i membri della sua famiglia agli ospiti dal più piccolo al più grande, facento piccole descrizioni e commenti per ognuno. Presto fu il turno anche di Myranda e Jon, ma il re finse di non averli visti, come fossero invisibili (cosa che alla ragazza non dispiaque).
Appena finite le presentazioni Robert Baratheon prese da parte il suo amico di vecchia data e si avviarono assieme verso le segrete, dove l'amata giaceva.
***
-Non dovremmo lasciare queste faccende a domani Robert?- chiese Ned.
-Preferirei occuparmene adesso.- rispose lui improvvisamente serio.
I due s'incamminarono nei corridoi bui verso le cripte di Grande Inverno, dove tutti gli Stark venivano sepolti. Lì vi era anche Lyanna, primo amore del re, morta durante la battaglia in cui lui ed Eddard erano diventati alleani e successivamente amici.
Robert si avvicinò alla sua tomba, sormontata da una statua che la rappresentava, bellissima, fredda ed eterna.
-L'ho ucciso con le mie stesse mani.- disse il sovrano dei Sette Regni, riferendosi al nemico Rhaegar Targaryen, colui ch era stato accusato della morte di lei.
-Si, lo ricordo bene.- sussurrò Ned fra sè e sè. In quel momento, trasportati ognuno dai propri pensieri e dei ricordi, al re s'illuminò il volto, folgorato da un'idea che ben presto avrebbe cambiato il destino della famiglia Stark e dell'intero Nord.

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Capitolo 4
*** IV. Il Primo Cavaliere del Re ***


IV. Il Primo Cavaliere del Re
-Mi hai aiutato a conquistare i Sette Regni Ned, ora aiutami  governarli. Io ho un figlio e tu una figlia: uniremo le nostre casate.- proclamò re Robert.
Eddard era sorpreso e perplesso ma, come suo solito, cercava di non far trasparire nessuna emozione.
-Inoltre- aggiunse – vorrei diventassi mio Primo Cavaliere. Sai, oramai le casse di Approdo del Re sono vuote e siamo indebitati con i Lannister di Castel Granito.-
Ned Stark non voleva accettare quella proposta, non voleva lasciare Grande Inverno, né tanto meno voleva investire cariche reali. Ma non aveva scelta. L’uomo che si ritrovava davanti era, si un suo amico, ma pur sempre il re.
-Ne sarò onorato, vostra altezza.- rispose infine rivolgendo un sorriso cortese a Robert, che face un’esclamazione di trionfo e mentre Eddard rifletteva su quali sarebbero state le conseguenze delle sue azioni, i due si avviarono verso le sale addobbate per l’arrivo del re.
***
-Hey Myranda!-  esclamò Theon estasiato venendole incontro.
-Che vuoi?- rispose lei spazientita.
-Beh, volevo solo dirti che sembri molto carina così e lo saresti ancora di più con un sorriso in volto.-
Myranda si voltò vero di lui con un sorriso estremamente falso e rispose – Contento? Ora vattene.-
-Mi sa che stasera festeggerò assieme a voi a questo tavolo.- disse lui sedendosi accanto a lei e osservando Jon, che in quel momento era apparentemente assorto nei suoi stessi pensieri, dall’altra parte del tavolo. Lei lo guardò a sua volta, con sguardo supplichevole, ma lui non si accorse della sua silenziosa richiesta d’aiuto.
Nell’enorme sala del banchetto finalmente tornarono suo padre e Robert Baratheon, il cui arrivo dette inizio al servizio di portate previste per la serata.
Myranda non aveva molto appetito e i piatti le sembravano non finire, ma in suo soccorso arrivò Nebbia, pronta ad addentare ogni nuova pietanza.
Ben presto, ad un certo punto della serata, Jon si alzò per raggiungere lo zio Benjen e lasciò Myranda da sola con Theon Greyjoy, che sembrava aver bevuto troppo, e qualche cavaliere di suo padre. Ad ogni bicchiere in più Theon accorciava le distanze fra i loro, facendo sentire Myranda ancora più a disagio di quanto già non si sentisse.
-Smettila.- esordì infine, spazientita.
-Di fare cosa?- chiese lui sorridendo, ormai brillo.
-Di avvicinarti così tanto.-
-Vuol dire che non ti piace?-
-No, per niente. Togliti.-
-Sai bene che più una cosa mi viene negata più io la desidero.- disse Theon malizioso. Myranda non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che le mani di lui le erano addosso, cingendole la vita e la spinsero con violenza a lui che la baciò, non curante del fatto che lei si dimenasse con tutte le forze per liberarsi dalla sua morsa.
Finalmente ci riuscì, e dandogli uno schiaffo carico di tutto il disgusto ed il disagio che provava in quel momento, se ne andò, seguita a ruota dalla sua meta lupa Nebbia. Cercò un rifugio il più lontano possibile dalla sala, correndo per tutto il castello, e giunse all’armeria di Grande Inverno, di gran lunga uno dei suoi luoghi preferiti. Si accucciò a terra con la schiena sulle fredde mura. Nebbia le si accoccolò accanto poggiando il muso sulle sue ginocchia come per consolarla e lei iniziò a passare in rassegna con occhi lucidi tutti gli archi: quelli in frassino, in legno di rododendro, in olmo e infine quelli dal legno più pregiato. Legnoferro, materiale resistentissimo e ottimo per fabbricare armi di tutti i tipi.
Fissando uno di quegli splendidi archi dal materiale quasi indistruttibile la ragazza pensò: “E’ davvero questo il mio mondo? Quello fatto di sontuosi banchetti e lunghi abiti?”, ma lei conosceva già la risposta e non le piaceva affatto. In un attimo iniziò a scorrerle davanti agli occhi quella che sarebbe stata la sua vita: suo padre l’avrebbe data in sposa a qualcuno dei suoi cavalieri oppure a qualche lord poco lontano da Grande Inverno per poi avere figlio da uno sconosciuto che neanche l’amerà e morire tra le gelide mura di un castello.
Ovviamente quella prospettiva non era ciò che Myranda desiderava, ma non sapeva dove sarebbe potuta andare o cos’avrebbe dovuto fare per cambiarla.
Alla fine decise di tornare sui suoi passi, rassegnatasi a dover sopportare il resto della serata in silenzio. Lungo la strada incontrò Jon, che la stava cercando dal momento che si era accorto dell’assenza della fanciulla.
-Dov’eri finita?-
-A fare due passi.- rispose con tono afflitto.
-E’ forse successo qualcosa?- chiese lui, vedendola evidentemente scossa.
-No, va tutto bene.- mentì. “Dirlo a Jon peggiorerebbe solo la situazione” pensò lei.
Il fratello la squadrò per un attimo, poi, decidendo di cambiare argomento disse: -Ho preso una decisione.-
-Ovvero?-
-Mi unirò ai guardiani della notte.-
Myranda neanche rispose: sentì le lacrime sgorgarle dagli occhi ancora prima di poter formulare una frase ed una pesante sensazione di vuoto l’aggredì, colpendo l’ultimo frammento di controllo rimasto dopo quella giornata.
-Potrò venire con te?- riuscì a chiedere, scossa dai singhiozzi.
-Mi dispiace, ma le donne non possono unirsi ai guardiani della notte.-
-Come farò senza di te?- urlò lei ormai in preda ad un panico disperato. – Non ho nessun’altro!-.
-Hai Theon.- rispose Jon, quasi sovrappensiero.
Myranda strabuzzò gli occhi incredula, e con Nebbia alle sue spalle, iniziò a correre via fra le lacrime.

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Capitolo 5
*** V. La Famiglia Targaryen ***


V. La Famiglia Targaryen
Myranda si rintanò nelle sue stanze per un paio di minuti, cercando di ricomporsi, poi si diresse di nuovo verso la festa. “Lo faccio solo per mio padre” si ripetè lungo la strada.
Giunta al suo tavolo fece in modo di trovarsi ben distante sia da Theon che da Jon, per evitare altri eventuali pianti.
D'un tratto lord Eddard si alzò dal proprio tavolo, in procinto di un discorso. Il silenzio fu totale in pochi secondi e il padre di Myranda proclamò: -Tra una settimana i miei cavalieri, la mia famiglia ed io partiremo per Approdo del Re, dove svolgerò l'onorevole incarico di Primo cavaliere del re.-.
D'improvviso la sala si riempì di grida di gioia, festeggiamenti e suoni di calici colmi di vino che tintinnavano urtando fra loro, ma la bastarda Stark non li sentì, troppo scioccata da ciò che aveva appena udito dal padre.
Sensazioni di tristezza e rabbia pervasero il suo corpo già scosso dai trascorsi della serata. Adesso anche suo padre l'avrebbe abbandonata e di certo non le avrebbe permesso di andare con lui (cosa che lei, in ogni caso, non desiderava).
Spaesata, cercò lo sguardo di Jon, che fino a quel momento aveva mantenuto l'espressione seria dalla loro ultima chiacchierata. Il fratello neanche si accorse di lei, troppo impegnato ad elaborare l'informazione.
"Almeno lui ha delle certezze" pensò Myranda "l'unica cosa che posso fare io è rimanere qui, a Grande Inverno, con Theon... e forse Catelyn Stark.".
Ma non era vero. In quel momento nella ragazza si accese una piccola fiamma, un piccolo lumino ardente al centro del suo petto che iniziò a bruciarle dentro. Riscatto. Lei voleva riscattarsi.
In quel momento la ragazza decise che avrebbe trovato una soluzione: non sarebbe rimasta a Grande Inverno, non sarebbe invecchiata in mezzo a mura chiuse e fredde, né avrebbe lasciato che la torturassero per il resto della sua vita dicendole quello che avrebbe dovuto fare.
Sarebbe fuggita da Grande Inverno se necessario, e lei sentiva che lo fosse. E aveva anche già un'idea di dove andare.
***
Il giorno dopo, a mente più lucida, decise di raccogliere informazioni. Sapeva già a chi chiedere. Due erano i candiati: il maestro Luwin o Tyrion Lannister. Ma dato che il maestro era da scartare perchè avrebbe sicuramente riferito le sue intenzioni al suo padre, Myranda avrebbe contato sulla sapienza di Tyrion, conosciuto da tutti come il "folletto".
Aveva sentito parlare di lui nelle periferie di Grande Inverno, origliando da due mercanti in una vivace e neanche molto "privata"conversazione. Aveva concluso che forse non era un gran gentiluomo: gran bevitore e gran donnaiolo, ma d'atronde si poteva dire anche che avesse ampie conoscenze in quasi tutti e sette i regni. Quell'uomo faceva proprio al caso suo.
Essendo la famiglia reale in visita da loro, i pasti erano serviti a tutti i nobili riuniti assieme. Al tavolo della colazione quindi Myranda decise di fare il grande passo e parlargli.
Non appena quasi tutti ebbero finito di mangiare e la tavola si era diradata, si avvicinò all'uomo e disse -Vorrei parlarvi di una questione in privato, se non le dispiace: ho delle domande da porvi.-.
Con sguardo interrogativo lui la seguì in silenzio verso il cortile del castello poco distante.
Era talmente basso che anche a Myranda arrivava soltanto all'altezza del gomito. La sua corporatura era robusta, i capelli folti, ricci e biondissimi tipici dei Lannister, il suo viso era duro e all'apparenza un po' burbero, ma la cosa più bizzarra, pensò Myranda, erano i suoi occhi, che erano uno di un colore diverso dall'altro: uno di un verde molto acceso, mentre l'altro era nero come la pece, tanto che non ne si distingueva il distacco con la pupilla.
-Allora?- le chiese lui incuriosito.
-Potrebbe dirmi quello che sa sui Targaryen?- rispose lei, provando un senso di appartenenza nel pronunciare quel nome così temuto da tanti.
-Oh, capisco- disse lui, improvvisamente comprensivo.
-La loro storia è lunga e complessa: furono i primi a governare sui Sette Regni, coloro che fecero costruire la Fortezza Rossa di Approdo del Re ed il Trono di Spade.-
Myranda conosceva già quelle cose e per saperne di più chiese -Potrei sapere altro? Qualcosa che non tutti sanno.-.
Tyrion annuendo proseguì -Erano ottimi addestratori di draghi. Avevano il potere di non bruciare al contatto col fuoco e i loro draghi gli obbedivano. I Targaryen furono sterminati durante la Grande Guerra e la loro dinastia finì con la morte di Aerys II, detto il Re Folle, che fu ucciso da Jamie Lannister, mio fratello.-
-Quindi tutti i Targaryen sono morti?- domandò delusa lei.
-Dicono che gli ultimi due fratelli si trovino a Pentos, nascosti per paura del re e acclamati da alcuni popoli che che sperano ancora nella loro venuta e al loro ritorno al potere.-
-E perchè non hai riferito la loro posizione al re?- chiese sospettosa Myranda.
Tyrion le fece un sorriso sbilenco e disse -Non è affar mio e non ho niente contro quella casata. Non amo la violenza gratuita.- e detto questo si diresse di nuovo verso la sala.
Myranda si sentì sollevata nell'udire quella notizia: se avesse parlato con quie superstiti forse avrebbe saputo di più sulla sua nascita e sulla sua famiglia. Magari avrebbe trovato anche qualcuno con cui vivere.
Così all'improvviso era deciso: avrebbe raggiunto Pentos. Come non lo sapeva ancora, ma l'avrebbe fatto.
Rincorse Tyrion, lo ringraziò, e presa dall'entusiasmo gli stampò anche un piccolo bacio sulla guancia ispida. Si diresse correndo verso la biblioteca del castello: quello che il "folletto" le aveva rivelato non era ancora abbastanza per intraprendere un viaggio da sola e ogni secondo che passava si sentiva sempre più insaziabile di verità. Aveva bisogno d'informazioni, mappe, alberi genealogici e qualsiasi altra cosa attinente. Trovò un grosso tomo su alcune delle casate più importanti dei Sette Regni, tra cui ovviamente i Targaryen, lo prese e fece per portarlo nelle sue stanze, quando appena fuori dalla biblioteca incrociò Bran, quasi urtandolo.
-Hey Bran, dove vai?-
-Ad arrampicarmi sulle mura, ma non dirlo a mia madre.- rispose lui sorridente.
-Va bene, ma fa' attenazione, è molto pericoloso.- disse premurosa, avviandosi di nuovo verso le sue stanze per continuare le sue ricerche.
-Lo farò, promesso.- rispose lui di rimando.
I due si allontanarono tranquilli. Nessuno dei due si aspettava che Bran non avrebbe mantenuto la promessa.

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Capitolo 6
*** VI. La Fuga ***


VI. La Fuga
La notizia arrivò quella stessa mattina. Tutto il popolo di Grande Inverno accorse preoccupato al castello per sapere dell'infausto incidente accaduto: Bran Stark era caduto dalle mura e non si era più svegliato. Myranda ne rimase sconvolta e appena saputo raggiunse le stanze del fratellastro. Quando arrivò davanti alla porta vi trovò Jon, che iniziò a squadrarla, ma lei, ancora furiosa dalla sera precedente, evitò il suo sguardo.
Spalancando le immense porte, la ragazza fu immediatamente pervasa da un senso d'inadeguata tristezza: Catelyn Stark, che era seduta al capezzale del figlio, si girò di scatto verso di lei con occhi pieni d'odio e rammarico. Il maestro Luwin, poco distante da lei, l'accompagnò silenziosamente fuori dalla camera, chiudendo la porta alle sue spalle.
Bran giaceva sul suo letto apparentemente addormentato con l'aria tranquilla e ingenua che solo un bambino della sua età possedeva. Non sapeva quale futuro arduo il destino gli stava riservando.
Jon, che era entrato assieme a Myranda, le si avvicinò e disse pacato -Non è morto, ma è grave: ha perso l'uso delle gambe.-
-Avrei dovuto fermarlo.- disse lei con voce rotta.
-Non hai colpe, cara.-
-E' strano che sia caduto, non è mai successo. E' sempre stato attento e inoltre si arrampica da così tanto tempo..- disse lei un po' scossa.
-Tutto può succedere.- rispose Jon, poi aggiunse -Devo parlarti.-
Ma Myranda non voleva parlare, né con lui né con nessun'altro in quel castello. Si sentiva in colpa, esclusa, estranea a tutto quello e non voleva più star lì a non far niente. Così disse -Non abbiamo niente da dirci.- e la conversazione fu conclusa.
***
Myranda tornò velocemente alle sue stanze e riscoprì il libro delle casate aperto dove lo aveva lasciato. L'ultima informazione che aveva raccolto era che i Targaryen si sposavano tra loro per mantenere il loro sangue "puro"e generare figli con le potenzialità dei genitori, fra cui l'addestramento dei draghi.
"Macabro" pensò lei, all'ipotesi che due fratelli potessero essere sposati o addirittura avere figli insieme. Ma nonostante questo Myranda desiderava ancora raggiungere quella che lei credeva essere la sua vera casata, e quello era il momento giusto: sarebbe partita per Pentos quella stessa sera.

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Capitolo 7
*** VII. Il Viaggio ***


VII. Il Viaggio
Myranda uscì dalle sue stanze dopo la cena con precauzione ,prese Nebbia e si diresse verso l’armeria, dove prese archi, feretra e immediatamente montò in sella a Nuvola per dirigersi verso il suo nuovo destino senza voltarsi indietro.
Durante il pomeriggio si era di nuovo messa alla ricerca d’informazioni e aveva trovato tutto ciò che le serviva per la sua fuga: avrebbe dovuto compiere un viaggio lungo e molto pericoloso, attraversando il Mare Stretto e raggiungere la costa ovest di Essos, ma non le importava. Ne sarebbe valsa la pena.
Myranda cavalcò per tutta la notte prima di raggiungere il porto più vicino e quando arrivò vi trovò degli uomini, che per fortuna non erano né pirati né mercanti, ma solo semplici marinai a cui del buon oro non dispiaceva.
Non era stato facile convincerli a trasportare sulla nave anche Nebbia e Nuvola, ma Myranda possedeva un potente talento nella coercizione.
-E’ tutto quello che ho.- mentì consegnando un piccolo sacchetto di monete al capitano.
-Basterà.- rispose lui sorridendo più alla sacca piena d’oro che a lei.
-Inoltre questo denaro dovrà comprare anche delle informazioni.- esordì la ragazza con determinazione, emanando una certa aura potente ed energica che attirò di nuovo l’attenzione dell’uomo, che chiese –Cosa vorreste sapere?-
-Ho saputo degli ultimi Targaryen. Dovete dirmi dove si trovano con esattezza.-
Il marinaio deglutì rumorosamente, evidentemente intimorito. -Sarò molto riconoscente.- disse Myranda con aria maliziosa prendendo altre monete dalla tasca e sventolandole sotto il naso dell'uomo. Questo riuscì ad estorcere l'informazione desiderata -In questo momento si trovano sotto la custodia magistro Illyrio Meopatis, mia signora-.
-Almeno sono al sicuro- si fece sfuggire la ragazza sollevata, poi, lanciato il resto delle monete al marinaio aggiunse -Mi porti da lui.-
***
Il viaggio fu lungo e tortuoso, il Mare Stretto aveva i suoi ostacoli. Quando finalmente salparono sulle coste di Pentos erano passati tredici giorni.
Myranda non aveva mai visto niente di più bello. Pentos era un trionfo di colori: mercanti vestiti sete e tessuti provenienti da chissà quali remote terre, barbe e capelli tinti di strani e sgargianti colori, bancarelle con prodotti dall'aspetto squisito e dai nomi impronunciabili. Ma ciò che colpì di più Myranda fu il caldo, essendo abituata al rigido clima del Nord.
Alla fine della via dedicata al mercato si ergeva un palazzo dalle dimensioni modeste ma con decorazioni spettacolari. Pietre preziose e meravigliosi disegni dorati riempivano tutta la facciata dell'edificio.
Stando alle parole del capitano che l'aveva accolta sulla sua nave quello doveva essere il palazzo di Illyrio Meopatis. Myranda, decisa a scoprire la verità, montò sulla sua Nuvola con nebbia la seguito e si diresse verso il suo futuro.

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Capitolo 8
*** VIII. Draghi Superstiti ***


VIII. Draghi Superstiti
Myranda era tesa e ansiosa: presto avrebbe conosciuto la sua storia e molto probabilmente non sarebbe più tornata alla sua vecchia vita a Grande inverno. La cosa non le dispiaceva, ma le mancavano Jon e suo padre. non avrebbe più potuto vederli, ma questo sarebbe successo comunque, che lei lo volesse o o meno.
Tanti pensieri affollavano la mente della ragazza, ma tutto cessò quando fu di fronte al palazzo, che aveva due guardie a guardia della grande porta principale.
-Richiedo udienza urgente ad Illyrio Meopatis, magistro di Pentos.- chiese lei con autorità.
Le guardie la squadrarono da capo a piedi ed aprirono le porte senza proferire parola. Myranda rimase sorpresa da quell'accoglienza tanto improvvisa, ma si fece scortare all'interno senza proteste.
L'accompagnarono fino ad un'ampia stanza per ricevimenti ricca di dettagli e disegni astratti dai colori accesi e vivaci dall'aria ipnotica alle pareti.  Distratta da una di quelle strane ed esotiche opere di un azzurro quasi accecante, non si accorse del singolare uomo dietro di lei.
-Benvenuta, mia cara.- disse Illyrio.
Myranda si voltò di scatto e la persona che si trovò di fronte la stupì più di tutto quello che l'avesse stupita in precedenza di quella strana città. Il magistro non era per niente come lei se lo era immaginato: aveva l'aria più di un giullare che di un uomo di potere. Era un ometto sulla messa età e piuttosto basso, con barba e capelli prematuramente brizzolati, una pancia notevolmente sporgente ed un viso allegro e vivace. Indossava un completo dai colori viola a verde accesi che lo facevano un buffo frutto orientale e nel complesso molto divertente e festoso.
Superato il primo shock visivo, Myranda riprese l'uso della parola e disse -Scusate l'urgenza, ma sono a conoscenza del fatto che voi siete il custode dei due Targaryen. Desidererei avere udienza con loro.-
Myranda si preoccupò per la sua richiesta così esplicita: sarebbe stato improbabile che glielo concedesse, visti i trascorsi degli anni passati. I Targaryen, oltre ad esser stati molto acclamati erano anche temuti e odiati.
L'uomo di mezz'età sembrò per un attimo stupito, poi sorrise amorevolmente e rispose -Al momento hanno altri impegni, mia cara, ma non appena saranno liberi ti farò chiamare da una delle mie ancelle. Fino a quel momento sei invitata ad alloggiare in una delle nostre stanze. E' già pronta per te.-
Myranda rimase paralizzata dalla sorpresa. Sapevano che sarei arrivata qui?
Un'ancella dall'aspetto esotico giunse pronta nella sala e la invitò a seguirla e dopo un altro attimo d'esitazione s'incamminò assieme a lei.
La camera dove giunse era bellissima, con letto a baldacchino e finestra con vista sulla città. Sulle coperte ben piegate e profumate di pulito del letto era poggiato uno splendido abito color acquamarina dal tessuto leggero di cui Myranda non conosceva il nome, ed in un angolo della stanza era stato preparato anche un caldo e fumante bagno profumato.
La situazione la insospettiva, ma non era spaventata né si sentiva minimamente in pericolo, per cui si spogliò tranquilla e si lasciò immergere in quella vasca dagli odori dolci.
Poco dopo essersi lavata e vestita di quel vestito bellissimo, che scoprì le donava molto, Myranda venne chiamata dalla stessa ancella che l'aveva accompagnata fino a quella stanza e fu scortata nella sala delle udienze del palazzo. al centro di questa si trovavano già il magistro, che sorrideva con aria compiaciuta, e due ragazzi all'apparenza molto giovani: circa sui venti anni lui e poco più piccola lei.
-Eccola finalmente!- esclamò estasiato, avvicinandosi a braccia aperte.
-Viserys, Daenerys, vi presento vostra sorella.-

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Capitolo 9
*** IX. Raenerys ***


IX. Raenerys
Myranda rimase impietrita. Sorella? Come posso essere loro sorella? Certo, si aspettava un certo grado di parentela, ma non così stretto. Forse era solo uno scherzo o l'avevano scambiata per qualcun'altro, non era possibile. Ma quelle parole scossero molto la ragazza e qualcosa le si smosse dentro.
A quel punto il ragazzo che pareva chiamarsi Viserys disse -Non pensavo fosse ancora viva.-
-Nemmeno io- esordì il magistro -ma a quanto pare è sopravvissuta.-
Le uniche che non avevano ancora proferito parola erano lei e Daenerys, entrambe troppo stranite per trovare qualcosa da dire.
-La sua presenza qui potrebbe esserti utile, Viserys. Conosce Westeros... o almeno una sua minima parte.- continuò Illyrio come se le due non fossero nella stessa stanza.
-Potrebbe sapere qualcosa dell'usurpatore.- rispose il ragazzo con tono speranzoso e sguardo calcolatore.
Myranda stava ascoltando a mala pena, ancora sconvolta, ma capì che si stava riferendo all'attuale re, Robert Baratheon. Di certo non le sarebbe dispiaciuto se fosse successo qualcosa al re, ma ormai suo padre aveva accettato l'incarico di Primo Cavaliere, sicuramente in quello stesso istante si trovava ad Approdo del Re e anche se lei avesse scoperto che non era davvero il suo padre biologico, lo avrebbe protetto.
Quel pensiero la rinsavì dallo stato di shock -So ben poco dei Sette Regni. Ho sempre vissuto in un villaggio del Nord, sotto la famiglia dei Bolton.- provò a mentire. Oramai conosceva a memoria tutte le casate di Westeros, avendole studiate nella biblioteca di Grande Inverno e in più si aspettava di dover nascondere la sua vera identità-Oh si, certo.- dichiarò annoiato Viserys -Potresti essermi comunque utile.-
-Non dimentichiamoci che dobbiamo ultimare i preparativi per il matrimonio.- disse illyrio congedandosi sbrigativamente.
I tre rimasero soli nella grande sala, creando una palpabile atmosfera d'imbarazzo.
-Faresti meglio a prepararti; presto arriverà il tuo sposo.- disse infine Viserys sorridendo beffardo.
-Ah, e tu, Raenerys, aiutala.- aggiunse Viserys guardando verso Myranda, che si voltò per guardarsi intorno a cercare un'altra persona. Poi, vedendo che non c'era nessun'altro oltre a loro tre, chiese -Raenerys?-
-E' il nome che nostra madre aveva scelto per te. Sei libera di tenerlo o meno.-
***
Myranda ci pensò molto attentamente nel lungo silenzio che seguì: se avesse scelto di cambiare il suo nome avrebbe ufficialmente detto addio al suo passato e abbracciato un nuovo e sconfinato futuro e soprattutto non sarebbe più stata una bastarda, ma una Targaryen di sangue reale.
-Va bene, potete chiamarmi Raenerys d'ora in poi.- disse finalmente decisa.
Lei e Daenerys si diressero taciturne verso le loro stanze.
Quella di sua sorella era più sontuosa di quella in cui era stata poco prima: vi era anche lì un letto a baldacchino, ma più grande, decorazioni ricche e vistose alle pareti, pavimentazione a mosaico e vetrate colorate alle finestre che filtravano la luce facendo sembrare  la stanza ancora più colorata. Una cosa in comune era invece l’enorme vasca fumante in un angolo della camera.
Daenerys non aveva ancora aperto bocca, apparentemente presa dai suoi stessi pensieri, così Myranda, appena divenuta Reanerys, si decise a parlare per prima.
-Come vi siete salvati tu e tuo… mio fratello?- chiese cautamente.
-Ero appena nata, quindi non avrei potuto sapere, ma Viserys lo racconta spesso agli illustri ospiti di Magistro Illyrio. Era l’ultimo mese di ribellione: nostra madre Rhaella e nostro fratello, che allora aveva soltanto nove anni, vennero mandati nell’antica fortezza di Roccia del Drago per scampare alla guerra. Io nacqui durante una grande tempesta, che inseguito affondò ciò che era rimasto della flotta Targaryen. Poco dopo nascesti tu, Raenerys, ma credemmo tutti fossi nata morta. Allora Rhaella ordinò a Viserys di portarmi via, al sicuro, salvare almeno noi. Poco dopo morì.- 
Lo sguardo di Daenerys era perso nel vuoto, pieno di rancore e tristezza. Trascorsi alcuni istanti di silenzio riprese –Dopo la sconfitta e l’assassinio di nostro padre, il re, da parte dell’usurpatore, Roccia del Drago decise di arrendersi e consegnare i ribelli, ma prima che il piano fosse attuato, ser Willem Darry e alcuni altri fedeli ci salvarono, portandoci in segreto a Braavos, dove vivemmo sotto la loro custodia in una casa dalla porta rossa. Dopo la morte di ser Willem venimmo cacciati da quella casa.  A quel punto io e Viserys fummo costretti a vagare nelle città circostanti cercando aiuto e protezione. Fortunatamente non passò molto tempo che ci trovò magistro Illyrio, ci giurò fedeltà e offrì questo nascondiglio. Riguardo a te non sappiamo come tu abbia fatto a sopravvivere né tanto meno come tu sia finita nelle mani degli Stark… io non sapevo neppure della tua esistenza. Evidentemente Illyrio però sì: è riuscito a scoprire dove ti trovassi e credo ti abbia facilitato le cose per arrivare qui, mandando navi da commercio al nord per esser sicuro saresti giunta qui sana e salva.-
Raenerys rimase perplessa, ma effettivamente le cose combaciavano: il viaggio era stato molto tranquillo e non c’erano state soste, nessuno dell’equipaggiamento aveva fatto domande sulla strana forestiera con un metalupo e una cavalla… Che stupida! pensò lei, Avrei dovuto capirlo. E’ stato troppo facile.
Passarono altri momenti di silenzio, poi Raenerys, tornando alla realtà, disse timidamente -Quindi tu saresti mia sorella gemella.-
-Pare proprio di si.- rispose lei accennando ad un sorriso.
-Dai, cominciamo a prepararti, altrimenti l’acqua raffredda.-
Raenerys aiutò la sorella a fare il bagno, acconciare i capelli ed indossare un meraviglioso abito fra i colori grigio e lilla. Pensò che le stava perfettamente.
Le due non sembravano gemelle. Certo le somiglianze c’erano, ma la ragazza vissuta e cresciuta a Grande Inverno manteneva tratti somatici più freddi, come le guance incavate e gli occhi più chiari. In questo sua Daenerys era ben diversa: aveva un colorito più salutare, guance piene ed occhi incantevoli, di un viola quasi ardente.
-Sei pronta.- proclamò Raenerys guardando con un pizzico d’invidia la bellissima sorella.
-Non vorrei celebrare questo matrimonio – rispose lei con voce flebile e sguardo d’improvviso meno luminoso. –Ma Viserys mi ha obbligata.-
-Per quale motivo?-
-Il mio futuro marito possiede un esercito grande e potente che nostro fratello vuole usare per riconquistare il Trono di Spade.-
-Quindi ha intenzione di diventare re usandoti come merce di scambio?- 
-Sono sua sorella minore, ma lui non ha una grande considerazione di me. Inoltre il trono gli spetta di diritto: l’attuale re è solo un usurpatore ed ha ucciso gran parte della nostra gente.-
Su quello purtroppo concordava anche lei: re Robert non era certo il più degno né il più adatto a governare i Sette Regni, ma non credeva lo fosse neppure suo fratello. Quel ragazzo aveva qualcosa di oscuro e non la convinceva.
Pochi minuti più tardi due ancelle le vennero a chiamare: il marito di Dany era arrivato. 

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Capitolo 10
*** X. Il Matrimonio ***


X. Il Matrimonio
Davanti al palazzo si erano raccolti un migliaio di uomini a cavallo, mille guerrieri alti, robusti e dalla pelle secca battuta dal sole.
Il gruppo era capeggiato da un uomo più grosso e imponente degli altri, con capelli lunghi semi-raccolti in una treccia ornata con campanelle tintinnanti che annunciavano il suo arrivo. Il suo volto era duro e pieno di cicatrici dovute alle battaglie e il suo sguardo emanava potenza e autorità.
Quell'uomo avrebbe potuto incutere timore anche al più valoroso dei cavalieri. Raenerys non si fidò subito di lui e non le piacque il modo in cui guardò sua sorella. Tra i due vi erano fin troppe differenze: lei aveva appena quattordici anni, mentre lui sembrava superare ampiamente i trenta, la pelle di lei era chiara e ben curata, come i capelli argentei, la pelle di lui scura per il lungo viaggiare senza un riparo dal sole e dal vento, i suoi capelli mori e arruffati nella sua treccia, gli occhi di Daenerys erano viola ardente, quelli di lui neri come la pece.
Si poteva tranquillamente dire che fossero uno l'opposto dell'altra.
Vi furono le varie presentazioni e Raenerys scoprì che l'uomo e capo dell'armata si chiamava Drogo ed il migliaio di cavalieri al suo seguito erano dei Dothraki, popolazione barbara proveniente da Vaes Dothrak. Drogo era il loro capitano, definito Khal, e molto presto Daenerys sarebbe divenuta sua compagna, Khaleesi.
Fu Viserys a parlare con loro, e quando tornò di fronte alle sorelle comunicò che il matrimonio si sarebbe svolto il mattino seguente. Così lentamente l'esercito iniziò ad allontanarsi per andare a trascorrere la notte altrove in attesa della cerimonia.  Drogo fu più lento, indugiando qualche istante per guardare la sua futura sposa. I loro occhi s’incrociarono per breve tempo e, osservando quella scena, a Raenerys parve di scorgere una certa alchimia fra i due: qualcosa di molto forte in procinto di nascere.
***
All’alba del giorno seguente i preparativi erano già iniziati: Daenerys era già pronta nel suo splendido abito da sposa color cenere e attendeva in religioso silenzio l’arrivo del futuro marito accanto alla sorella appena ritrovata, più in ansia  di lei. Poco dopo arrivarono i Dothraki, che le scortarono fino ad un luogo vasto e vuoto, ricoperto di rena rossa.
Raenerys pensò subito che la desolazione di quello spettacolo faceva sbiadire la bellezza e la gioia colorata di Pentos.
Tutti i presenti si disposero a semicerchio attorno alla coppia e il matrimonio ebbe inizio: la cerimonia fu molto breve e concisa, pronunciata in lingua dothraki, che né Raenerys né Daenerys riuscirono a comprendere, e subito cominciarono i festeggiamenti. Secondo le tradizioni dothraki un matrimonio non poteva considerarsi divertente se non vi erano almeno tre omicidi, diverse orge molto violente e altrettante battaglie all'ultimo sangue, e da quanto riusciva a vedere Raenerys quella doveva essere un matrimonio davvero molto divertente. Lei era orripilata da quello scempio, ma non osava dire o fare nulla per paura di ritrovarsi in mezzo a quella marmaglia, così rimase seduta in silenzio accanto alla sorella, che invece pareva non stupirsi di quella bizzarra situazione e osservava gli “invitati” con un certo interesse.
Al crepuscolo le cose iniziarono a placarsi e giunse il momento in cui i due freschi sposi avrebbero ricevuto i regali offerti dal Khalasar. Tre cavalieri definiti ko, che Raenerys scoprì erano gli uomini più fedeli a Khal Drogo, donarono a Daenerys l’arakh, arco e frusta. Regali che lei avrebbe dovuto rifiutare e cedere al nuovo marito.
I regali successivi furono quelli di magistro Illyrio, che donò a Dany tre splendidi fossili di uova di drago, simboli della sua casata d'origine.
Raenerys rimase qualche istante a fissare affascinata quelle uova grandi quasi quanto gatti,  dai colori oro, nero e verde smeraldo. Erano ricoperte da un leggero velo di polvere che rendeva il loro colore meno acceso e brillante, ma che non sbiadiva però la loro potenza e importanza. Sono così belle, pensò lei. Era talmente presa da quegli oggetti che quando si voltò e vide il magistro di Pentos di fronte a sé quasi si spaventò. Teneva fra le mani un piccolo baule e lo stava porgendo verso di lei. Ella lo prese, un po' incerta, e lo aprì: all'interno trovò un altro uovo, poco più piccolo di quelli della sorella e di un lucente viola chiaro dalle sfumature perlacee.
Raenerys guardò Illyrio con aria interrogativa e questo le rispose dicendo -Per il tuo recente ritrovo con la tua famiglia.- poi si rivolse ad entrambe le sorelle -Sono gli ultimi rimasti: custoditeli gelosamente.-
Successivamente giunsero molti altri doni per gli sposi: Viserys offrì tre giovani ancelle specializzate in arti femminili, da Jorah Mormont, che era il consigliere dei due Targaryen affidato dal magistro di Pentos, giunsero degli antichi tomi riguardanti le storie più antiche dei Sette Regni. Infine Khal Drogo regalò alla fresca sposa uno splendido cavallo dal manto bianco che rifletteva in modo stupendo i raggi del sole ormai quasi al tramonto. Era un grandissimo dono da parte sua, perché per loro il cavallo era un animale sacro e per di più simbolo simbolo del loro popolo.
Il resto dei festeggiamenti proseguì tranquillamente fino a tarda sera, fra balli e ringraziamenti agli dei. Daenerys e Raenerys erano prese in una conversazione molto vivace, carica di ricordi mai condivisi e vite sparate dal destino. Le due si raccontavano a vicenda momenti d'infanzia e adolescenza, ridendo assieme ogni volta che trovavano una qualche caratteristica in comune. Raenerys scoprì presto di avere una grande sintonia con lei e in quei brevi istanti di quiete lei si sentì come se si fossero sempre conosciute e come se fin dalla nascita lei avesse dovuto trovarsi al suo fianco.
D'un tratto Drogo si avvicinò a loro, afferrò Dany per un braccio e la tirò via senza proferire parola e i due salirono a cavallo.
Raenerys sapeva quello che stava per succedere: gli sposi si sarebbero allontanati per consumare la loro unione. Sua sorella stava per perdere la verginità.
cercò di correrle dietro, ma il cavallo era già partito al galoppo. L'unica cosa che poté fare fu guardare preoccupata la gemella allontanarsi velocemente, che però le rispose con un sorriso sereno.

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Capitolo 11
*** XI. Il Cammino verso Vaes Dothrak ***


XI. Il Cammino verso Vaes Dothrak
Il mattino seguente al matrimonio Reanerys si svegliò nella stanza dove era stata invitata ad alloggiare il giorno precedente. Inizialmente rimase un po' spaesata e disorientata,ma poi ricordò perché lei fosse lì e sorrise fra sé e sé. Alzandosi trovò dei vestiti puliti e la stessa vasca fumante a lato della stanza, fece un bagno, si vestì e scese per la colazione.
Trovò la sala da pranzo dopo un paio di giri casuali nel palazzo e appena lì rimase sbalordita: pietanze dall'aria esotica e squisita riempivano l'enorme tavola da cima a fondo, emanando un'armonia di profumi spettacolari.
Sulla nave che l'aveva trasportata fino a Pentos Raenerys non aveva mangiato altro che pane secco e pesce crudo maleodorante e la sera precedente aveva digiunato, quindi di fronte a tutto quel cibo il suo stomaco iniziò a ringhiare.
La ragazza non ci pensò un attimo e si lanciò sul ricco banchetto. Cercò di assaggiare un po' di tutto e scoprì che ogni pietanza era più buona dell'altra e già dopo pochi minuti Raenerys era più che sazia. Rimase lì a contemplare la sua pancia piena per qualche istante e poco dopo scese nella sala anche sua sorella Daenerys, che si sedette accanto a lei ed iniziò a mangiare in silenzio.
Raenerys la osservò per un po', aspettando una qualche reazione, ma questa continuò il suo pasto indisturbata. Il suo sguardo era distante, quasi sognante e molto rilassato, così fu lei la prima a parlare.
-Dany, tutto bene?-
-Certo, tutto a posto.-
-Ieri notte?...- chiese preoccupata.
-Ieri notte è stata la prima notte di nozze ed è accaduto solo ciò che doveva accadere.-
-Ti ha fatto male?-
-Assolutamente no. Mio marito sarà anche un barbaro ed un uomo rozzo, ma mi rispetta... ha dimostrato più dolcezza lui in una sola notte che mio fratello fino ad oggi.-
Raenerys rimase sorpresa, ma vedendo sorridere la gemella le sorrise a sua volta e le prese la mano in un gesto di compassione.
Daenerys finì la sua colazione, poi si alzò diretta verso le sue stanza e disse -Meglio che ti prepari: ci dirigiamo verso est, a Vaes Dothrak, e sarà un lungo viaggio.- poi se ne andò.
Raenerys salì nelle sue stanze e iniziò a prepararsi. Era così contenta di poter intraprendere quel viaggio con la sua nuova famiglia, poter esplorare nuovi territori dopo aver passato la sua vita fra le mura di Grande Inverno ed avere la possibilità di conoscere nuove culture. Così si vestì più in fretta che poté, si equipaggiò di arco e faretra e si diresse fuori dal palazzo con la sua metalupa Nebbia che le trotterellava al seguito.
Appena uscita trovò il clan dei Dothraki al completo in groppa ognuno al proprio destriero in attesa della partenza. Anche i suoi fratelli erano già lì e Daenerys le sorrideva da sopra la sua nuova cavalla, dono di nozze, accanto allo sposo. Allora lei si aggregò montando su Nuvola, che durante la breve permanenza era stata accudita, strinata e nutrita con cura e sembrava più bella di prima.
Qualche istante dopo giunse magistro Illyrio per salutarli.
-Non viene anche lei?- domandò Raenerys.
-Temo proprio di no, mia lady. Rivesto cariche importanti qui a Pentos e la mia mancanza si avvertirebbe, ma vi auguro comunque di riuscire nel vostro intento e riunire i Sette Regni sotto il potente segno del drago a tre teste.- e sorrise ai tre fratelli Targaryen. -In compenso manderò con voi Jorah Mormont. Vi sarà di aiuto: conosce i Dothraki, la loro lingua e le loro usanze ed inoltre è un ottimo combattente.-.
Così, appena provviste ed equipaggiamenti per il viaggio furono pronti, l'enorme clan partì al galoppo verso le sconfinate terre dell'est.
***
Una nuova alba sorse davanti agli occhi stanchi della ragazza che un tempo aveva visto solo nebbie grigie al di là delle mura di Grande Inverno.
Erano passati ormai una decina di giorni dalla loro partenza e Raenerys non ricordava neppure l'ultima volta che era smontata da cavallo. Le giornate si susseguivano simili, fra brevi soste e lunghe marce, ma c'erano anche dei lati positivi: lei e la sorella Daenerys si erano adattate con molta facilità allo stile di vita dothraki, indossavano i loro tipici indumenti in cuoio che Raenerys considerava molto affini a ciò che usava indossare per la caccia e stava lentamente iniziando a compredere la loro lingua, anche se ancora non osava tentare a parlarla. In quel lasso di tempo aveva inoltre potuto vedere luoghi di cui fino a poco tempo prima aveva solo sentito narrare, attraversando deserti, lande sperdute e villaggi sterminati. Era rimasta sbalordita da quanto poco avesse visto del mondo e da quanto potesse essere diverso fuori dalle mura del castello.
Ma la meraviglia sfumò dopo circa cinque giorni di viaggio, quando il panorama iniziò a sembrarle sempre uguale, in un continuo cerchio fra il sorgere ed il calar del sole sulla distesa scura del deserto.
Così quel giorno, ancora in sella a Nuvola e tramortita dal poco sonno, si lasciò trasportare dai ricordi, che le offuscarono la mente per diversi minuti. Ripensò a Eddard, Jon, la piccola Arya ed il piccolo Bran... e sentì una fitta di nostalgia che le provocò un brivido. Iniziò a domandarsi dove fossero, se stessero bene e come avessero reagito alla sua scomparsa. Le mancavano molto, ma non si pentiva della scelta fatta: trovare la sua vera famiglia le aveva regalato l'opportunità di vivere la vita che aveva sempre sognato,tra viaggi, caccia e avventura, e mentre Raenerys fissava il rosso orizzonte ritrovò un po' di vigore nel pensiero che un giorno li avrebbe rivisti e promise a sé stessa che nonostante la fatica, la stanchezza e la mancanza, l'occasione di vivere la sua vita come voleva l'avrebbe sfruttata al meglio.

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