Allen e il castello oscuro

di Kevan Reed
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** IL FIORE DELICATO ***
Capitolo 2: *** LA SACCA MAGICA ***
Capitolo 3: *** LA FORESTA INCANTATA ***
Capitolo 4: *** L'ISOLA DELLE SIRENE ***
Capitolo 5: *** IL CIMITERO ***
Capitolo 6: *** NELLA TANA DEL DRAGO ***
Capitolo 7: *** LA BATTAGLIA FINALE ***



Capitolo 1
*** IL FIORE DELICATO ***


 



Prologo
 

C’era una volta in una landa lontana, un Re gentile, altruista e carismatico. Non era sposato, non aveva figli ma era amato da tutti gli abitanti del suo regno e non faceva altro che opere di bene per quelle brave persone che, con compiti diversi, gli riforniva il castello di tutto il necessario; cibo, armi, abiti ecc.
Un giorno, una povera vecchietta dall’aspetto malato e trasandato bussò alla porta del castello e fu proprio il Re ad aprirle la porta. La vecchietta chiese solo un po’ di cibo e dell’acqua per proseguire il suo viaggio dalla meta indefinita e lui senza esitare le offrì tutto il necessario affinché la povera donna si potesse rifocillare. Ma la vecchia ingannò la bontà del re. Infatti, non era altro che una terribile strega avida di potere, pronta a conquistare il palazzo e il regno rubando lo scettro supremo di Staven al Re, un potente scettro capace di rilasciare una grande e potente magia, perfino più potente di quella della strega. Come prima cosa imprigionò il Re, poi uccise le guardie ed infine tutta la servitù gettando ombra e oscurità su quella terra che una volta era felice e spensierata. La strega per evitare che qualcuno potesse rubarle lo scettro a sua volta lo divise in quattro parti dividendoli ai suoi quattro apprendisti affinché li custodissero. Iniziò una lunga tirannia che gettò nello sconforto tutti gli abitanti di Midian. La strega però aveva uno altro oscuro proposito; per poter ritornare giovane e di bell’aspetto doveva trovare una fanciulla dalla bellezza pura e poterla incanalare tutta dentro di sé. Un’antica profezia rivelò alla perfida fattucchiera che avrebbe trovato questa ragazza proprio nel regno di Midian ma i giorni diventarono mesi, i mesi anni e nessuna giovane racchiudeva dentro di sé tanta bellezza e così la strega aspettò il momento in cui nel Regno nacque questa fanciulla.
 
1.

IL FIORE DELICATO
 
Gli anni seguenti furono terribili per i Midiani. La strega divenuta regina inabissò il regno con la sua malvagità e la terra, una volta fiorente che il sole copriva con i suoi caldi raggi era divenuta arida e oscura. I villici continuavano i loro lavoro, rifornire il castello di tutti i beni di cui aveva bisogno ma al tempo stesso, l’avidità della strega era tanta lasciando così il villaggio con pochissimo cibo. Gli abitanti erano stati sicuramente privati di tantissime cose ma una cosa non l'avevano mai abbandonata…la speranza. Erano convinti che un giorno qualcuno li avrebbe liberati dalla malvagità della strega e nonostante le difficoltà non abbandonarono mai il sorriso.
In una fattoria a limitare del villaggio viveva un ragazzo, Allen, che insieme al padre e alla madre allevavano maiali che servivano ahimè a sfamare il castello.
Allen si presentava come un ragazzo mingherlino, di statura media, i suoi capelli erano castani e arruffati e i suoi occhi marroni. Il suo sogno era di diventare un eroe capace di compiere grandi imprese uccidendo draghi, orchi e la perfida strega ma sapeva in cuor suo che tutto ciò sarebbe rimasto solo un sogno.
Spesso e volentieri invece di lavorare, si perdeva tra i pensieri; la sua testa viaggiava tra le nuvole immaginando un mondo dove lui era un cavaliere dalla scintillante armatura e brandendo una scopa fingeva di tirare di fioretto.
- Allen, stai ancora sognando di essere un eroe? - chiese suo padre battendo il piede a terra, con le mani sui fianchi e lo sguardo accigliato.
- Oh papà, vorrei tanto essere un cavaliere! Io sono coraggioso e potrei salvare tutte le principesse del mondo se solo avessi una spada. - rispose Allen alzando le braccia al cielo con occhi sognanti.
- Tu sei solo un guardiano di porci e lo sarai per sempre. Adesso sfama i maiali, su! - concluse suo padre tornando dentro la fattoria.
- Non è giusto però. Perché devo passare il resto della mia vita a far ingrassare questi maiali? - chiese a se stesso ad alta voce prendendo il sacco di grano.
Il ragazzo trascinando con sé il sacco molto più pesante di lui si spostò verso il recinto. I maialini lo raggiunsero in un istante, intuendo che era il momento della pappa. Con le zampette spruzzarono il fango che ricopriva il recinto di qua e di là facendolo arrivare anche sopra i pantaloni del ragazzo.
- State calmi, ce n'é per tutti. - disse con tono alto cercando di richiamare la loro attenzione.
- Ehi Vana! Non così in fretta e Dende!? Non mangiare la parte di Bichilio! - continuò rivolgendosi ai maialini che non facevano altro che rimpinzarsi di grano.
Allen trovava il suo lavoro molto noioso. Era convinto che non ci fosse nessuna emozione nell’accudire maiali. Però, c’era una persona che gli faceva provare tanta emozione fino a fargli scoppiare il cuore, Ewy la ragazza più bella del villaggio e di cui lui si era invaghito. Lei figlia del panettiere era una fanciulla gentile, buona e molto bella, con i capelli lunghi color dell’oro e occhi blu come il mare. Era sempre pronta ad aiutare i villici in difficoltà e quando non lavorava con il padre raccontava storie ai bambini. Ewy considerava Allen davvero buffo e un po’ imbranato ma qualcosa in lui l’attirava tanto, ricambiando l’amore di lui.
Allen continuò ad accudire i maiali per tutta la mattina finché sua madre non richiamò la sua attenzione.
- Allen!! Basta per oggi. - disse la donna con tono alto. Al ragazzo gli si posò sulle labbra un sorriso immenso e con somma gioia scattò dentro casa. Corse verso il secchio d’acqua più vicino si dette una sciacquata, si tolse il fango dai pantaloni e scattò fuori dalla fattoria. Senza dare nessuna spiegazione Allen uscì di casa e si recò verso il bosco per un incontro molto speciale con una ragazza speciale.
Avrebbero dovuto incontrarsi nel bosco e la forte emozione fece battere il suo cuore come un tamburo. Con passo più lento il ragazzo attraversò quegli alberi alti come giganti dalla chioma foltissima coprendo il cielo. Il bosco per colpa della magia nera diventò un bosco tetro e sinistro ma Allen bazzicava spesso quel bosco e sapeva che non nascondeva nessun pericolo. Passeggiava con trepidazione e si stava avvicinando il punto d’incontro. Non sapeva cosa fare o cosa dire alla ragazza ma di una cosa era certo; l’amava a tal punto che ogni volta che pensava a lei quasi gli mancava il respiro.
All’improvviso una figura richiamò il suo sguardo. Lui rimase colpito da quest'immagine quasi come se fosse ipnotizzato, riusciva a vedere una luce intorno a quella figura, lì, vicino alla grande quercia. Ewy lo stava aspettando e quando si accorse della sua presenza gli sorrise facendogli l’occhiolino, lui le si avvicinò ancora con sguardo imbambolato. 
- Ciao Allen. - Ewy lo salutò con la sua dolce voce.
- Ewy, ci-ciao. - rispose Allen balbettando.
- Qualcosa non va? Stai bene? - chiese la ragazza guardandolo titubante.
- Cosa? No, no va tutto bene! -  rispose il giovane visibilmente imbarazzato.
- Ti va di fare una passeggiata? - chiese la ragazza dolcemente con le guance rosee, anche lei imbarazzata alla presenza del ragazzo. Allen annui e i due si avviarono verso il cuore del bosco. Proseguirono così, sorridendo e scherzando reciprocamente, spruzzandosi l’acqua del ruscello addosso. Lui poi da un albero prese una mela e gliela offrì come fosse un dono prezioso e lei gentilmente accettò.
- Oh Ewy, ci sono tante cose che vorrei dirti... - disse il ragazzo con le guance rosso pomodoro.
- Di che si tratta? - chiese la ragazza incuriosita.
- La luna e le stelle non sono niente in confronto a… - il ragazzo con sommo imbarazzo si fermò, non riusciva a confessarle il suo eterno amore.
-.. Si??? - Ewy lo incitava avvicinandosi affinché lui potesse confidarsi. Lui si fece forza prendendo le sue mani, intrecciandole alle sue e guardandola dritta negli occhi. Era pronto per aprirle il suo cuore. Ma la scena idilliaca che si era venuta a creare, si interruppe bruscamente. Il cielo da plumbeo divenne più scuro e un fumo nero apparve improvvisamente tra il verde del bosco. Da quel fumo ne sbucò fuori una vecchia signora, brutta e decrepita, coperta da una tunica con il cappuccio. La vecchia orrida stordì i due giovani con la sua risata; una risata acuta e malefica.
- Salve miei cari. - urlò, guardandoli con un occhi così cattivi che anche le piante e gli alberi attorno ne risentirono.
- Cressida! - gridò Allen spostando Ewy dietro di sé come per proteggerla. Il ragazzo riconobbe la vecchia che altri non era la perfida strega. - Che cosa vuoi? Vattene via! - continuo urlando tirando fuori un enorme coraggio.
- Non essere così sfrontato ragazzo. Se mi fai arrabbiare potrei anche farti del male. - disse la donna minacciandolo. - Mi serve soltanto la tua ragazza in prestito. - continuo indicando Ewy.
- Perché? Cosa vuoi da lei? - ribatté Allen guardandola con sguardo di sfida.
- Vedi, mi serve solamente la sua bellezza e dopo avergliela risucchiata tutta, te la ridarò più brutta e vecchia di prima. - concluse con una la sua spaventosa risata, divenuta più acuta di prima.
- Non l’avrai mai. - disse il ragazzo lanciandole delle pietre colte lì vicino. La strega prontamente evitò ogni singolo colpo lanciando scudi protettivi con le sue mani. Poi, finite le pietre a disposizione, colse l’attimo sollevando da terra il ragazzo con la magia scaraventandolo contro un albero. Ma non finì lì, perché Cressida in tutta fretta, lanciò una bolla di sapone che intrappolò la ragazza. Ewy disperata, per le condizioni del giovane Allen, cercò di liberarsi dalla bolla in cui era stata rinchiusa ma senza successo.
Allen svenuto per qualche secondo, si risvegliò e mettendo a fuoco la vista, vide la strega a qualche metro da esso e accanto, Ewy imprigionata.
- La tua ragazza è così bella...come un fiore delicato e necessito della sua bellezza per diventare giovane e più forte. - disse la strega sogghignando con malignità.
Il ragazzo indebolito dalla botta cercò di rialzarsi e le sue gambe tremolanti trovarono la forza di sorreggerlo. Cressida, veloce come un lampo, si diresse verso il centro dello spiazzale su cui si trovavano e velocemente sparì grazie alla stessa nube di fumo nero apparsa prima, facendola così sparire nel nulla e con lei, anche la ragazza. Il giovane con lo sguardo rivolto dove pochi istanti prima c’era la strega si prese di sconforto e cadendo in ginocchio, scoppiò in lacrime perché per la prima volta si trovò del tutto inerme davanti alla situazione.














 
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Capitolo 2
*** LA SACCA MAGICA ***



 


2.

LA SACCA MAGICA
 


Allen preso dalla disperazione corse verso il villaggio all’impazzata sperando di trovare qualcuno che lo aiutasse a salvare la sua amata.
Arrivato a destinazione, iniziò a gridare aiuto richiamando a sé l’attenzione dei villici. Le persone vedendo il povero ragazzo gridare e a correre a destra e a sinistra, lo guardarono come se fosse impazzito.
- Aiuto, Aiutatemi! Vi prego! - continuo a gridare il giovane con le lacrime che gli solcavano prepotentemente il viso.
- Calma ragazzo. Che succede? - chiese il capo del villaggio appoggiando una mano sulla sua spalla, come a volerlo tranquillizzare.
- Ewy. In pericolo. L-lei l’ha rapita. - rispose Allen balbettando frasi sconnesse tra loro.
- Ewy rapita? Chi? Quando? - chiese sconvolto il capo, sotto gli occhi di tutti gli abitanti.
- Mia figlia? Rapita? Da chi!? - intervenne il panettiere che, accompagnato da sua moglie, si precipitò accanto al giovane e al capo. Allen tirò un sospiro lunghissimo prima di raccontare l’accaduto.
- Cressida l’ha rapita. Ha parlato di risucchiarle via la bellezza e altre cose del genere. - disse il ragazzo confuso e disperato. La folla iniziò ad agitarsi barbottando cose che in quel momento Allen non riusciva a capire. Il panettiere e la moglie scoppiarono in lacrime, e la gente continuava sempre più a preoccuparsi per l’accaduto; il panico ormai si era dilagato persino tra le mura di ogni casa.
- State calmi tutti quanti. Troveremo sicuramente una soluzione a tutto questo. - disse il capo cercando di diffondere calma su quelle povere persone. Allen si spostò verso il centro della piazza guardando uno ad uno gli abitanti del paese.
- Dobbiamo salvarla! - disse con tono deciso.
- E come pensi di farlo ragazzo?  Hai per caso una spada? - chiese il capo guardandolo sbigottito.
- Ehm…no. - rispose dubbioso.
- Hai un esercito? - chiese ancora il capo
- Io n-no. - rispose nuovamente.
- E allora come pensi di fare? Un ragazzo mingherlino come te contro una strega così potente!? - chiese il capo irritato dall'incoscienza del ragazzo.
- Dobbiamo provarci. Non possiamo lasciarla a questo spaventoso destino. - gridò il ragazzo al capo, cercando di farlo ragionare. -
- Intanto sarebbe il caso di capire perché la strega vuole così ardentemente la bellezza di Ewy, prima di decidere di partire per chissà quale missione suicida, ne convieni? - disse di rimando il capo con acidità.
- PERCHE’ NE HA DI BISOGNO!! - all’improvviso la voce di una donna sovrastò la voce del capo interrompendo l’assemblea cittadina.
La folla si aprì a metà e da lì si fece strada una donna dalla statura media, con i capelli color turchese e gli occhi verdi come il verde che una volta colorava questa terra, coperta da una tunica argentata.
- La malvagità della strega con il passare degli anni ha assorbito la sua bellezza e il suo potere si sta lentamente dissolvendo. E’ stato predetto tanti anni fa che in questa terra sarebbe nata una bambina dalla bellezza pura che avrebbe ridato potere alla strega. Lei attese tanti anni che questo accadesse, fino a quando questa bambina nacque diventando in effetti, la donna più bella del reame. - concluse la donna misteriosa con voce pacata e fredda.
- E tu chi saresti? - chiese il capo del villaggio con sguardo furtivo.
- Io sono una fata errante che viaggia costantemente senza una meta. Il mio nome è Vivian. - rispose la fata.
- Ma Ewy non può essere la bambina della profezia. E’ solo la figlia di un panettiere. Ammetto che è molto carina ma non può essere lei. - disse la madre della fanciulla cercando di trattenere le sue lacrime.
- La strega pensa sia lei. E se non facciamo qualcosa la ragazza potrebbe anche morire a breve. - disse la strega rivolgendo lo sguardo alla famiglia di Ewy.
- Ok. Io vado al castello! - disse Allen con tono deciso.
- No. Fermo. Tu non andrai a morire. - intervenne la madre del giovane precipitandosi al centro della piazza.
- Mamma io devo andare. Devo salvarla altrimenti non me lo perdonerei mai. - rispose il ragazzo afferrando le braccia della donna.
- Perché non ci va lei, scusi? - disse la donna rivolgendosi al capo del villaggio.
- Io? No io ehm…ecco. Ho tante cose da fare. Un villaggio da dirigere. - disse il capo balbettando.
- Lei è solo un vigliacco. Lascerebbe a cuor leggero che un ragazzino affrontasse un pericolo come questo? - chiese ancora la madre di Allen con tono rabbioso verso l'uomo.
- Mamma! Ora basta. Io devo andare. - disse Allen cercando di confortare la madre presa di sconforto. - Cosa devo fare? - continuo rivolgendosi alla fata.
- Dovrai dirigerti verso il castello oscuro. Io verrò con te non ti preoccupare. Ti aiuterò in questa difficile missione...ma Allen, dovrai affrontare da solo la strega. La torre dove risiede é un posto dove i miei poteri non possono arrivare. Servirà tutto il tuo coraggio. - rispose Vivian gettando un po’ di sconforto su Allen.
- Andiamo! - disse comunque con tono deciso il ragazzo salutando la madre e il padre con un caloroso abbraccio. E mentre usciva dal villaggio guardò ancora per un istante i loro genitori in lacrime per lui.
 
*************************
 
Mentre il prode guardiano di porci e la fata errante attraversavano il bosco che divideva il villaggio dal castello della strega, lui si chiese nella sua testa se sarebbe stato realmente in grado di affrontare la donna e avere addirittura successo. Molti dubbi risiedevano nella sua mente...ma dubbi o no, lui doveva fare tutto il possibile per salvare la sua bella.
- Allora…chi sei? E come mai se qui? Come mai conosci la strega? - chiese il ragazzo alla fata cercando di conoscere un po’ di più la sua storia.
- Non fare troppe domande giovane. Sono solo una fata che cerca di aiutarti. - rispose freddamente Vivian.
- Ma come conosci la strega? - continuò a chiedere insistentemente il ragazzo.
- Io e Cressida abbiamo avuto molti spiacevoli incontri in passato e la sua magia è troppo forte per me. - 
- Cosa troverò nel castello? Oscuri incantesimi? Trappole mortali? Cosa? - continuò a chiedere Allen preoccupato.
- Il castello è sorvegliato dai suoi quattro apprendisti. Lei con un incantesimo di illusione ha trasformato l’interno del castello. Una volta dentro troverai davanti a te quattro porte; una per ogni apprendista. All’interno di queste, troverai una dimensione diversa. Sono state create dagli stessi apprendisti dove solo loro sono gli assoluti padroni. Devi sconfiggerli se vuoi ottenere i quattro pezzi dello scettro di Staven. - rispose la fata. -
- Lo scettro di cosa? - chiese lui non conoscendo lo strano oggetto in questione.
- Lo scettro di Staven. Tanti anni fa uno stregone buono racchiuse la sua magia all’interno di uno scettro. Poco prima di morire donò lo scettro al Re Marvolo, considerato da lui il Re più buono e generoso di tutti i tempi. La strega con l’inganno gli rubò lo scettro e per evitare che qualcun altro potesse rubarlo a sua volta, lo divise in quattro pezzi dandoli in custodia ai suoi apprendisti. - continuò la fata, raccontando la storia.
- E perché devo essere io ad affrontare la strega? Insomma, tu sei una fata hai comunque poteri magici. Io non ho nulla! Né una spada, né uno scudo…niente. - chiese intimorito il giovane.
- La profezia ha una seconda parte; la strega può essere sconfitta solo da un giovane dal cuore puro provando vero amore per la ragazza dalla pura bellezza. E sei proprio tu Allen. - rispose Vivian guardandolo negli occhi per un’istante. - Non sarai disarmato in quest'impresa. Ecco tieni. - continuò lei porgendogli una piccola sacca.
- Che cos’è? - chiese il ragazzo.
- Una sacca magica. Ogni volta che ne avrai di bisogno la sacca donerà a te un’arma da utilizzare per affrontare i nemici. - rispose la magica donna.
- Grazie. - disse il ragazzo sorridendo alla fata legando la sacca alla sua vita. All’improvviso Vivian si fermò e Allen la guardò stranito non capendo perché lei d’un tratto si fermò.
- Eccolo. Il castello oscuro. - disse Vivian guardando titubante l’orizzonte, là dove si ergeva l’imponente palazzo.
Dove il bosco cessava, iniziava un lungo viale fatto di mattoni neri circondati da sterpaglia con spine lunghe e affilate. I due intrepidi si fermarono per un istante alla fine del bosco a contemplare il castello preparandosi alla difficile missione che li attendeva. 









 
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Capitolo 3
*** LA FORESTA INCANTATA ***


 

3.

LA FORESTA INCANTATA
 


Proseguendo lungo il sentiero di mattoni neri, Allen accompagnato da Vivian si fece strada evitando le lunghe e affilate spine dei rovi. Il ragazzo trovò già le prime difficoltà in questo sentiero, in quanto la strada non era per niente praticabile e dentro di sé continuava a chiedersi cos'altro potesse mai succedere all’interno del palazzo se già si era ritrovato faccia a faccia con i primi impedimenti.
Il castello si faceva via via sempre più imponente ai suoi occhi, chiaro segno che la destinazione era ormai vicina e che lui stava quindi per arrivare davanti al grande portone.
I suoi occhi luccicavano al bagliore della luna piena, il cuore batteva all’impazzata e le sue gambe tremolanti lo sorreggevano a malapena ma il suo amore per Ewy gli dava quella forza e quel coraggio che nei suoi sogni gli faceva sconfiggere terribili mostri e cavalieri malvagi.
Eccolo lì. Il portone si ergeva davanti ai suoi occhi; maestoso e naturalmente, nero. Nero come il cuore della strega, nero come tutto il resto lì intorno. Allen con la il viso verso il cielo scrutava l'esterno del castello con sguardo intimorito e spaventato...ma nonostante avesse un enorme nodo alla gola, era deciso ad entrarvi iniziando così la difficile impresa.
- Eccoci qua! - disse la fata scrutando anch’essa il portone del castello.
- Si, infatti. - rispose Allen con il timore che pian piano prendeva possesso del suo corpo. Una strana tramontana soffiava nella la loro direzione colpendo le loro schiene, le braccia e i visi. I capelli del ragazzo volavano seguendo il tragitto della scia glaciale che tirava senza sosta.
- Coraggio Allen. - disse Vivian incoraggiando il ragazzo ad entrare. Allen si voltò verso di lei un’istante e riuscì in quel momento a vedere negli occhi della fata, Ewy dentro una gabbia come una povera bestia; tutto frutto della sua immaginazione ma quello servì ad incoraggiarlo sempre più e finalmente si decise ad aprire quell’enorme porta.
Una volta dentro, Allen vide proprio quello che la fata gli raccontò; una grandissima sala con quattro porte davanti a lui. Il pavimento di questa sala era fatto di mattoni neri e bianchi alternati uno alla volta. Dietro le porte due scalinate, una a destra e l'altra a sinistra che si incrociavano tra loro fino ad arrivare ad un piano rialzato. Lì c'era un’altra porta; più terrificante, più sinistra delle altre e il giovane capì che era proprio quella che conduceva alla strega. In quel momento in lui scattò la folle idea che potesse furbamente evitare di affrontare gli apprendisti andando così dritto da quella megera salvando immediatamente la povera ragazza. Velocemente, scattò verso la scalinata sotto gli occhi stupiti della fata. Con passo deciso percorse la rampa che stava alla sua destra e in un batti baleno arrivò su, pronto a procedere.
- ALLEN NO!!!! - gli urlo la fata! Ma nel momento in cui Vivian cercò di fermarlo, Allen toccò il pomo della porta e una scossa elettrica molto potente lo spinse indietro scaraventandolo al centro della sala, ai piedi della giovane fata.
Allen così, svenuto giaceva a terra indolenzito e con parti del colpo leggermente bruciacchiati. La fata si gettò in ginocchio accanto a lui cercando di rianimarlo.
- Allen svegliati. Allen! - disse la fata cercando di svegliarlo.
Il ragazzo dopo qualche secondo di stordimento, riprese i sensi nonostante mostrasse ancora segni di debolezza dovuti alla forte scarica.
- Ma c-cosa è successo? - chiese il ragazzo guardando la fata.
- Te l’avevo detto che dovevi affrontare gli apprendisti prima. La porta che conduce alla stanza di Cressida è protetta dalla sua magia. Solo lo scettro potrà distruggere questa protezione. - disse Vivian visibilmente agitata tirando su il ragazzo da terra.
- Pensavo di poter eludere gli apprendisti. - rispose lui, sbuffando leggermente -E adesso quale porta attraversiamo? - chiese poi.
- Non lo so. Proviamo la prima a sinistra? - chiese Vivian cercando il consenso del giovane.
- Ok. Andiamo! - rispose Allen. I due si diressero verso la porta che stava alla loro sinistra, una porta delle loro dimensioni, a prima vista normale e fatta di legno. I due la aprirono insieme e un forte fascio di luce uscì da quella porta quasi accecandoli e attraversando la porta si trovarono dentro ad una foresta.
Allen, con grande stupore, rimase quasi pietrificato davanti alla foresta, non riusciva a capire come faceva tutta questa sterpaglia a risiedere dentro una stanza. La foresta si presentava grande e vasta. Apparentemente sembrava una normale foresta. Nessun mostro c’era lì ad attenderli, il che rassicurava in qualche modo la mente del ragazzo.
- Siamo dentro ad una foresta? - disse dubbioso il ragazzo.
- Si ma non rilassarti troppo, questa foresta potrebbe nascondere strane insidie e pericolose minacce. Forza andiamo. - rispose la fata incitandolo a proseguire.
- Cosa sai di questi apprendisti? Chi sono? - chiese il guardiano di porci cercando risposte quante più possibili.
- Io non so chi siano questi esseri. Non li ho mai visti. - rispose Vivian con sguardo vigile sul paesaggio.
- Ah bene. Interessante. - disse il ragazzo guardandosi intorno.
Proseguendo verso il cuore della foresta Allen si faceva strada tra erba selvatica e piante dalle forme e dimensioni più disparate, tutto sembrava tacere in quel momento.
- Ami davvero tanto Ewy, non è così? - chiese Vivian guardando Allen.
- Tanto. E’ così dolce e simpatica. Ha degli occhi meravigliosi e quando mi ritrovo davanti a lei mi irrigidisco divenendo un perfetto rincitrullito. - rispose il ragazzo con sorriso sognante.
-  Il potere dell’amore fa questo effetto. - disse la fata sorridendo a sua volta.
Tutto ad un tratto un rumore interruppe la loro conversazione. I due si misero subito in guardia, guardandosi intorno.
- Cos’è stato? - chiese Allen. La fata con occhi circospetti cercava di osservare attentamente ogni minimo particolare di quella foresta cercando qualsiasi tipo di indizio. Vivian si voltò guardando il cielo, quando all'improvviso sbarrò gli occhi.
- ALLEN!!! - urlò a più non posso spingendo il ragazzo prepotentemente a terra. Una liana enorme in quel momento sfrecciò velocemente verso loro arrivando a sfiorare la giovane strega che venne così graffiata sul viso. La liana proveniva da una pianta di cui non riuscivano a capirne l’ubicazione. Vivian si spostò nuovamente mentre questa continuava ad agitarsi e a girare intorno a loro cercando di colpirli. La fata con rapido movimento delle mani fece apparire una palla di fuoco pronta a distruggerla. Mentre la palla di fuoco si formava sulle sue mani un’altra liana si fece strada tra gli alberi quasi come se fosse un lungo braccio e si legò alla caviglia di Allen tirandolo su violentemente.
- VIVIAN, AIUTO! - urlò il ragazzo che si trovò appeso a testa in giù. Vivian in quel momento cambiò direzione lanciando la palla di fuoco verso la liana che stava intrappolando Allen. Prontamente una terza liana spinse la palla di fuoco dalla parte opposta alla loro lasciando di stucco la fata che guardando attentamente, capì finalmente che queste provenivano da una pianta carnivora gigante posizionata proprio sotto ad Allen, pronta a divorarselo.
Il ragazzo, guardò in basso e vide queste enormi fauci dai denti affilati come lame che si avvicinavano sempre di più. Lui, intento ad agitarsi per cercare di liberarsi pensò che ormai non ci fosse più scampo e via d’uscita ma grazie alla magia di Vivian, d'un tratto iniziò a prendere fuoco facendolo cadere per terra. Le liane infatti iniziarono ad agitarsi velocemente e insistentemente fino a che di colpo cessarono di muoversi, segnò che la pianta era deceduta.
Il ragazzo tiratosi su si voltò verso la fata e la vide in piedi con una mano rivolta verso quell'essere terribile. A veva tirato un’altra palla di fuoco in direzione questa volta della pianta carnivora che distratta, cercava di mangiarsi il povero ragazzo.
- Grazie. Me la sono vista brutta... - disse Allen respirando pesantemente.
- Di nulla. Ma adesso sarà meglio andare via di qua. - rispose la fata anch’essa sfiancata.
- Era proprio enorme e mostruosa! - continuò il ragazzo visibilmente scosso dalla terribile esperienza.
- Allen. Andiamo. - lo incitò la strega a proseguire il cammino.
I due cominciarono a correre il più rapidamente possibile per evitare altre brutte sorprese; Si fecero strada verso la foresta tra foglie, piante e alberi arrivando fino ad uno spiazzale dove gli alberi erano posizionati tutti intorno formando un cerchio perfetto. Il muschio che giaceva lì formava un enorme tappeto soffice. In quello spiazzale però, vi era un portale magico. Una specie di vortice color viola che emanava luce ad intermittenza.
- Non possiamo essere già alla fine dico bene? - chiese Allen.
- No infatti. Quella pianta non poteva essere l’apprendista. Sarebbe stato troppo facile. Non mi quadra tutto questo. - rispose Vivian insospettita.
- Cosa facciamo? Lo attraversiamo? - chiese di nuovo il ragazzo.
- Si ma occhi bene aperti. - rispose lei.
Attraversato il portale I due giovani notarono che qualcosa nell’ambiente circostante non andava. Tutto era diventato di proporzioni gigantesche. L’erba che sbucava fuori dal terreno era diventata enorme come alberi di una giungla. I sassi erano diventati giganti come montagne; era la foresta ad essere ingrandita o loro ad essere rimpiccioliti?
- Ma cos’è successo? - chiese Allen stupito dal cambiamento.
- Sarà sicuramente un'illusione dell’apprendista. Stiamo cauti. - rispose Vivian.
Il cammino divenne senz’altro più difficile ora. Non solo ci voleva più tempo per percorrere quelli che precedentemente erano pochi metri di strada in dimensioni normali ma dovevano stare attenti anche ai possibili animali anch'egli ora giganteschi.
Ogni sorta di essere vivente passava accanto a loro mentre proseguivano il percorso. Insetti eccessivamente grandi li fissavano straniti. Formiche smisurate tagliavano la strada ai due giovani, coccinelle volavano sopra di loro come fossero aquile e millepiedi lunghi almeno venti metri strisciavano ogni tanto vicino a loro.
Allen e Vivian continuarono a camminare a lungo senza sosta e visibilmente affaticati. Ad un tratto uno strano rumore catturò l’attenzione dei due giovani e il terreno cominciò a tremare.
- Cos’è? Il terremoto?? - chiese Allen.
- Non so, sembrerebbe…ma aspetta un attimo. - rispose la fata appoggiando un orecchio sul terreno.
- Non è un terremoto. - rispose strizzando gli occhi più che poteva. - Sono passi. Qualcosa di veramente grande sta arrivando...e anche a gran velocità! Corri! - continuò la fata prendendo per un braccio il ragazzo cercando di acquistare più distanza possibile. Mentre correvano a gran velocità, dall’erba sbucò un ragno di dalle dimensioni impressionanti che correva nella loro stessa direzione.
Allen e Vivian erano molto stanchi ma l’adrenalina e la paura di essere raggiunti non gli impedirono di correre, anzi gli conferirono ancora più energia.
- Perché ci sta inseguendo? - chiese il ragazzo.
- Non ne ho idea, forse ha fame. - disse la fata.
- Non ce la faccio più a correre. Sono stanco. - disse Allen sentendo i muscoli delle gambe bruciare per lo sforzo.
- Se ti fermi sarai la sua cena. Non mollare! - disse Vivian.
Mentre proseguivano, l’attenzione di Vivian venne catturata da una pianta spinosa e un'idea le venne in mente…
Con il potere della sua mente staccò un enorme fiore dalla terreno e lo scaraventò contro il ragno. Il ragno volò per chilometri e chilometri indietro bloccato dallo stelo che Vivian aveva lanciato contro la sua pancia.
I due si fermarono e dietro di loro non videro più la mostruosa creatura inseguirli.
- Ma…ma… - balbettò Allen.
- Ho staccato un fiore dal terreno e gliel’ho lanciato addosso. - disse la fata prima ancora che Allen potesse ritrovare la parola.
- Sei grande. - disse poi, tirando un sospirò di sollievo per la morte appena scampata.
Dopo qualche chilometro si ritrovarono nuovamente davanti un portale, segno che quest'altra parte della foresta fosse giunta al termine. I ragazzi lo attraversarono e in qualche secondo si ritrovarono nella vecchia foresta incantata.
Attraversato il portale si ritrovarono davanti uno spiazzale fatto di mattoni grigi con la presenza degli alberi che accerchiavano questo luogo. Allen era abbastanza stranito dalla situazione. Come poteva esserci uno spiazzale pavimentato in mezzo alla foresta? Chi lo aveva pavimentato e perché?
Davanti a loro, ai bordi dello spiazzale risiedeva un trono fatto di tronchi d’albero. Ma non c’era nessuno seduto lì.
Mentre i due cercavano di capirci qualcosa una voce tetra e sinistra ricoprì la foresta.
- Allen. Finalmente sei qui. - disse la voce sibilando come un serpente.
- Chi sei? Fatti vedere. - disse Allen con tono di sfida.
Dal verde infinito che li circondava, un figura si fece strada e man mano che si avvicinava i due ragazzi si pietrificavano sempre di più.
Un uomo molto alto con le sembianze di un albero si presentò alla loro vista. La pelle era fatta di corteccia marrone, lo sguardo era terrificante; aveva gli occhi rossi come il sangue. Al posto delle unghia c’erano spine affilate e per concludere, una chioma folta fatta di foglie sorretta da rami al posto dei capelli.
Allen e Vivian lo guardarono terrorizzati e non riuscivano neanche a muoversi dalla paura.
- Lo so, lo so vi faccio paura. Ma non preoccupatevi tra poco tutto finirà. - disse l’uomo albero.
- Allen guarda lassù. E’ il pezzo dello scettro. - disse Vivian indicando uno strano oggetto sospeso in aria. Allen capì che finalmente erano arrivati al cospetto del primo apprendista. E guardò con occhi accigliati la riluttante creatura.
- Sei l’apprendista della strega. Peccato che per te sia arrivata la fine. - disse il ragazzo.
Così mise subito una mano all’interno della sacca e da lì ne uscì un arco e una faretra piena di frecce.
- Quell’arco non ti servirà a molto, stupido ragazzo. Io sono il grande e potete Arbor, signore di questa foresta e servitore della strega. - disse la creatura.
Dalla schiena di Arbor fuoriuscirono lunghe liane con il compito di acchiappare i due ragazzi. Allen e Vivian prontamente riuscirono ad evitarli lanciandosi a terra l’uno all’opposto dell’altro e il ragazzo velocemente si alzo scoccando subito una freccia nel braccio del grosso albero.
Lui sembrò non essersi scalfito per niente, anzi pareva molto divertito dalla situazione.
- Ah-Ah-Ah. Sei solo uno sciocco. Pensavi di potermi fare del male? E’ tutto inutile. - Disse L’apprendista colpendo il pavimento con il palmo della mano.
Il terreno cominciò a tremare e si spaccò in due facendone uscire grosse spine affilate in direzione dei due giovani guerrieri.
Vivian, emanò un fascio di luce che disintegrò in un attimo le spine, con stupore del signore della foresta. E poi con palle di fuoco un po’ più grandi dell’ultima volta, iniziò a colpire ripetutamente Arbor. La creatura con grande sofferenza si inginocchiò, era chiaro alla fata che il fuoco non lo gradiva per niente. Ma osservandolo bene notò che sulla spalla aveva un grosso buco e da lì le si accese una lampadina.
- Allen tira fuori una freccia! - urlò la fata al ragazzo. Allen in tutta fretta preparò una freccia appoggiandola all’arco.
- C’è un buco sulla spalla sinistra del mostro. Scoccala e mandala lì dentro. - gli urlò ancora lanciando una palla di fuoco sulla punta della freccia. Era una palla diversa dalle altre sembrava circondata da fulmini e la punta della freccia non si vedeva quasi più ora che al suo posto c’era il fuoco.
- Io non so se… - disse titubante il ragazzo.
- SCOCCALA!!!-  gli urlò la fata.
Allen scoccò la freccia nel punto esatto in cui Vivian gli aveva detto di mirare e la freccia, una volta dentro l’uomo esplose mandando il mostro in mille pezzi.
Dalla forte esplosione della palla di fuoco i due ragazzi vennero spinti per terra, storditi.
Tutto venne ricoperto dal fumo che annebbiò la foresta. I due ragazzi dopo un po', contemporaneamente ripresero i sensi reggendosi a malapena.
Si guardarono intorno e l'unica cosa che videro fu il grigiore provocato dal fumo.
- Allen il pezzo. - disse Vivian indicando parte dello scettro che, luminoso, giaceva a terra.
- Lo abbiamo sconfitto vero? - chiese lui ancora rintontito.
- Non lo abbiamo solo sconfitto, lo abbiamo fatto esplodere. - disse Vivian con un gran sorriso.
Allen raccolse il pezzo e lo diede a Vivian che lo mise all’interno di una sacca più piccola rispetto a quella che regalò al ragazzo.
- Vivian, guarda! - disse Allen indicando qualcosa davanti a loro che piano piano si faceva strada tra la nebbia che lentamente si stava dissolvendo. - E’ una porta. - continuo Allen.
- Si possiamo uscire dalla foresta incantata, abbiamo sconfitto il suo sovrano e una volta usciti, questo luogo cesserà di esistere. - Concluse la fata. I due con passo malandato si sorressero a vicenda uscendo, così, da quella foresta maledetta, pienamente soddisfatti della prima missione compiuta.










 
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Capitolo 4
*** L'ISOLA DELLE SIRENE ***


 


4.

L’ISOLA DELLE SIRENE
 
 
Tornati nuovamente nella sala grande del castello, dove vi erano le porte degli apprendisti, Allen e Vivian si concessero un momento per riprendersi dalla dura lotta contro Arbor. Vivian, con un gesto della mano fece comparire del pane e una brocca d’acqua con la quale i due giovani poterono rifocillarsi. I due assistettero anche alla distruzione della porta della foresta incantata sotto gli occhi stupidi di Allen; Nella sala adesso c’erano solo tre porte e mentre ciò accadeva, sapevano che il tempo andava via via riducendo ormai.
- Dobbiamo proseguire. - disse Vivian osservando la porta successiva.
- Si infatti. Andiamo! - concluse Allen alzandosi da terra.
Allen seguito da Vivian si avvicinò alla porta, la aprì e insieme la varcarono. Una volta oltrepassata, gli ci volle un secondo ed una stropicciata agli occhi per rendersi conto del luogo in cui vi erano; Si ritrovarono su un’isola.
Si guardarono intorno e rimasero sorpresi da tutto ciò. L’acqua che circondava l’isola era azzurra e cristallina, la sabbia era bianca e fino al centro dell’isola una foresta tropicale la ricopriva.
- Ma è meraviglioso... - disse il ragazzo incantato dal luogo in cui si trovava.
- Si, un posto perfetto per essere uccisi. - disse Vivian con occhi vigili - Dove dobbiamo andare adesso? - continuò.
- Non lo so. Proviamo ad addentrarci all’interno! - rispose Allen.
- Ok. - concluse Vivian e iniziarono il lungo cammino all’interno dell’isola.
 
La foresta, il nucleo dell’isola, era molto diversa da quella incantata. Era molto più fitta, con piante e alberi esotici. Il caldo che quella foresta emanava era soffocante e i due ragazzi grondavano di sudore ormai.
Il giro di perlustrazione proseguì per tutto il giorno sino a quando il buio si fece strada tra gli alberi. I raggi lunari si infiltravano a stento tra le foglie e la visibilità dei giovani fu aiutata dalle lucciole che quasi per magia illuminavano il loro passi.
Durante il loro cammino Allen e Vivian si resero conto che un fiume saliva su verso il centro dell’isola, così decisero di seguirlo; era un fiume largo e molto lungo.
- Qualche pericolo dovremmo averlo già incontrato, ti pare? - disse Allen stranito da questo fatto.
- Hai ragione. Tutto ciò è molto strano. Quest’isola sembra disabitata. - rispose Vivian guardandosi intorno.
Dopo molte miglia, il fiume si interruppe in un piccolo laghetto. Il paesaggio era davvero straordinario. Il laghetto stava lì davanti a loro, delle rocce erano posizionate ai bordi. Sopra di loro gli alberi crearono una specie di lucernario e da lì la luce della luna colpiva l’acqua frantumandosi in tante piccole luci che brillavano come fossero diamanti.
Allen non aveva mai viaggiato in vita sua e tutto quello che riguardava questo luogo lo emozionava - E’ davvero magnif…  - Allen stava per dire magnifico ma qualcosa catturò la sua attenzione - Vivian guarda là! - disse alla fata indicando qualcosa vicino al laghetto.
Un piedistallo fatto di acqua si ergeva di fronte a loro e sospeso sopra di esso un pezzo dello scettro.
- Il secondo pezzo! - disse la fata con occhi sorpresi. Allen fece per avvicinarsi al piedistallo ma la fata lo fermò all’istante.
- No Allen. Deve essere una trappola. - disse Vivian osservando la flora circostante in attesa di qualche insidia.
Mentre i due giovani stavano in allerta una risata partì echeggiando sopra di essi. I due si raddrizzarono più di prima. Non capivano da dove provenisse. Stranamente non era sinistra o terrificante come quella di Cressida o di Arbor ma era dolce, femminile e seducente. Si susseguirono altre risate, simili a quella precedente, segno che ce ne erano più di una. - Allen... - disse una delle voci in modo dolce e sensuale. - Allen. Allen...Allen vieni. - continuarono a ripetere il nome del ragazzo.
- Chi siete? Cosa volete! - chiese il ragazzo.
Dal laghetto varie figure apparvero sbucando dall’acqua.  Erano delle donne. Donne bellissime. Erano nude. I loro capelli coprivano i seni e ognuna di loro li aveva di colore diverso. Una di loro li aveva biondi. Un’altra rossi e per finire un’altra ancora Celesti. Il colore degli occhi di ognuna corrispondeva al colore dei capelli. Lo sguardo seducente delle donne catturarono subito l’attenzione del guardiano di porci che ammaliato da quelle figure continuava a fissarle.
- Allen, dai vieni a giocare con noi... - disse una di loro.
- Ti stiamo aspettando. - rispose l'altra.
Subito dopo iniziarono a cantare. Non pronunciavano nessuna parola ma emettevano suoni, rendendo il canto melodioso e incantevole.
Dal fondo iniziarono a sbucare fuori delle code di pesce che cullavano l’acqua del laghetto. Vivian capì di cosa si trattasse. Guardando le donne con occhi circospetti la fata avvertì il ragazzo - Allen, fa attenzione. Queste sono sirene. Poco raccomandabili come creature. - ma fu del tutto inutile. Il canto ipnotizzò il ragazzo che quasi imbambolato camminò verso il laghetto.
- Allen. No. Fermati! - gli urlò la fata. Ma non servì a niente. Lui proseguiva il suo cammino come se non ci fosse niente intorno a sé, tranne che quelle meravigliose creature.
Allen si inginocchiò nel bordo del lago. Mentre le sirene continuavano a cantare una di loro si avvicino a lui, lo prese dal polso e dolcemente iniziò ad immergerglielo in acqua. Voleva che lo raggiungesse. Lui inebriato dal canto delle sirene non fece obbiezioni e molto ubbidientemente si lascio a poco a poco scivolare dentro l’acqua. Quando tutto il braccio era già immerso Vivian lo afferrò e lo scaraventò via, lontano da quell'ipnosi. Le sirene, irritate dal gesto della fata iniziarono quasi a ringhiare.
Loro nel lago e Vivian dalla parte opposta sulla terraferma erano pronte alla guerra. Aspettavano solo il momento giusto per colpire. Vivian con vari gesti delle mani iniziò subito a colpire le sirene che prontamente evitavano i colpi. Poi una si loro si lanciò fuori dall’acqua e strisciando afferrò un piede della fata. La sirena dotata di incredibile forza lanciò Vivian contro un albero facendole perdere i sensi.
Improvvisamente un forte stridio colpi la foresta. Le sirene quasi spaventate fuggirono via rimmergendosi in acqua e Allen da quel rumore fastidioso riprese i sensi.
- Allen. - un’altra voce chiamò Allen. Era sempre sensuale e dolce ma aveva un nonsoché di diverso questa volta.
Tra gli alberi e le piante si fece strada un'altra figura femminile. La donna era ancora più bella delle sirene. Anche lei nuda, con capelli mossi e viola a coprirle i seni. La sua statura era nella media ma al contempo era molto prosperosa. Gli occhi erano color ghiaccio e il suo sguardo, appunto, sembrava congelare qualsiasi cosa colpisse. Camminava verso Allen cantando anche lei. Allen ritornò ad essere ipnotizzato questa volta era la donna che si faceva strada verso di lui. Una volta davanti a lui scrutò i suoi occhi intensamente.
- Vuoi essere mio, Allen? - chiese lei   
- Si mia signora... - Disse il giovane quasi devoto alla figura davanti a lui. La donna iniziò a baciarlo intensamente ed appassionatamente. Un lungo ed intenso bacio legava i due in una forte intesa. Allen era posseduto da quel bacio. Più la baciava e più voleva baciarla, ne voleva di più e di più ma una luce fredda iniziò a coprire il ragazzo. Qualcosa in lui stava accadendo. Iniziò ad afflosciarsi. Le gambe non avevo più la forza di sorreggerlo. Era la donna che lo stava sorreggendo ormai. Lei gli stava succhiando via l’anima. Quando ormai tutto sembrava perduto e Allen era quasi in punto di morte una palla di luce colpì la donna. Facendo cadere ai suoi piedi Allen privo di conoscenza.
Vivian si era ripresa dalla forte botta giusto in tempo per salvare il ragazzo. La donna guardò Vivian con occhi pieni di ira, digrignando forte i denti e cambiando d'un tratto aspetto.
La sua pelle in pochi secondi diventò squamosa e la sua altezza aumentò a dismisura.
- La seconda apprendista! - disse Vivian allungando il collo in alto.
- Sono Draka, la strega del mare e questa è l'ora della tua morte cara fata da quattro soldi! - Disse la strega lanciando sfere luminose viola contro di lei.
Una battaglia incominciò tra di loro. Vivian schivò i colpi controbattendo con fasci di luce diretti alla strega. Draka di contro, sembrava non farsi assolutamente nulla. Non era come il precedente apprendista, lei sembrava più forte.
La strega domando l’acqua del laghetto, creò un’onda anomala che colpi la fata. Vivian nonostante lo stordimento provocato dal colpo inflitto, si resse comunque in piedi e inizio a lanciare a sua volta palle di energia. Colpì a raffica Draka ma fu del tutto inutile, perché successivamente la perfida donna, modellò di nuovo l’acqua a suo piacimento. Un braccio d’acqua afferrò la fata. La testa era così coperta dalla mano d’acqua e la fata iniziò a soffocare.
Vivian stava soffocando. La mano d’acqua stringeva ancora di più. Draka la stava quasi uccidendo. Mentre Vivian si stava abbandonando andando incontro al suo destino una lancia molto appuntita trafisse il cuore della strega.
Le urla di Draka erano rumorose. Si agitava istericamente, contorcendosi dal dolore. La mano d’acqua svanì e Vivian cadde per terra bruscamente.
Draka continuava a contorcersi e andava via via sciogliendosi. Come se il suo corpo fosse fatto di liquido, anzi di acqua. In pochi secondi infatti, si era ormai sciolto e la pozzanghera che ne era rimasta, evaporò in un’istante. Allen durante la battaglia riprese i sensi e spezzò l’incantesimo che la strega gli aveva lanciato con il suo maledetto canto, prendendo dalla sacca magica una lancia che gli conficcò nel cuore. Poi corse subito da Vivian che giaceva a terra. Cercò di rianimarla con tutte le sue forze ma sembrava non funzionare.
- Vivian dai svegliati! E’ finita ormai. Ho sconfitto la strega! - disse Allen sussurrandole all’orecchio. Vivian sembrava non reagire a nessuno dei metodi di rianimazione del ragazzo.
- Vivian. Dobbiamo andare, t-ti prego svegliati... -Continuo a parlarle ma Vivian non rispondeva. Non apriva gli occhi.
- No. No. N-non può essere! - Allen era in lacrime. Piangeva a dirotto perché era chiaro che Vivian era morta.
Apparve la porta d’uscita e ad Allen sembrava non importargliene fino a quando tutto intorno a lui non cominciò a crollare. La strega era stata sconfitta e come per la foresta incantata anche l’isola stava per scomparire.
Allen preso dall’agitazione, si rese conto che non poteva stare lì. Doveva comunque riprendere il suo percorso verso Ewy. "Vivian avrebbe voluto che io continuassi", si disse tra sé e sé. Afferrò il pezzo dello scettro e si soffermò sulla fata. Non poteva lasciarla lì. Anche se era morta l’avrebbe comunque portata con sé per regalarle un funerale degno di un’eroina, una volta sconfitta la strega. Prese di peso la fata e corse verso la porta lasciando per sempre quel posto che pur sembrando paradisiaco si era invece rivelato infernale.
















 
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Capitolo 5
*** IL CIMITERO ***




 

5.

IL CIMITERO
 
 
Allen era in ginocchio accanto al corpo di Vivian nella sala d’ingresso del castello. Gli serviva giusto un momento per elaborare il lutto della sua nuova amica prima di proseguire il cammino. Era disperato, angosciato e sconfortato. In più di un occasione ricevette un valido aiuto dalla fata e ora non sapeva se ce l’avrebbe fatta.
Con le braccia poggiate sulle ginocchia e le mani contro la fronte, Allen in lacrime non riusciva a capire il perché di tutto questo; perché tanta malvagità risiedeva in  quella strega? Perché il male esisteva? Perché dovevano morire le persone per mano sua? Tante domande poneva a se stesso ma sapeva perfettamente che il male purtroppo esisteva e sarebbe sempre esistito.
­- Mi dispiace tanto Vivian. Non sono riuscito a salvarti... - disse singhiozzando. In qualche modo si sentiva responsabile dell’accaduto e voleva fare davvero qualcosa per rimediare. Si tirò su e decise di continuare la missione anche per la dolce fatina e decise anche, che avrebbe ucciso la strega vendicandola.
Si sistemò per bene, strinse ancor di più la sacca alla vita, bevve qualche sorso e si soffermo un'ultima volta sulla fatina. - Tornerò a prenderti amica mia. -  disse e si appropinquò verso la terza porta.
Ma un lampo di genio, improvvisamente sfrecciò nella sua mente; Tastando la sacca si ricordò delle parole di Vivian a proposito di quest’oggetto: “In situazioni difficili, la sacca donerà a te un oggetto di cui avrai veramente bisogno!” e allora una folle idea apparve davanti a lui come un fantasma.  Fece marcia indietro e con passo svelto si inginocchiò nuovamente accanto al corpo inerme della ragazza, tolse la sacca dalla vita e la aprì.  Con agitazione vi infilò una mano dentro iniziando a rovistare sperando che tutto funzionasse. Afferrò qualcosa e tirandolo fuori vide una boccetta. Era una boccetta molto piccola a forma di prisma fatta di cristallo. Un piccolo tappo di vetro era posizionato all'estremità superiore a forma di triangolo e conteneva un liquido argentato che brillava di luce propria. E se questo liquido avesse potuto riportare in vita Vivian? Allen ci pensò un momento e sperò tantissimo che tutto questo potesse essere vero. Stappò quindi la boccetta, aprì appena appena la bocca di Vivian e fece scendere giù in gola due gocce.
La fissava sperando in una reazione. Voleva davvero che questo liquido potesse riportare in vita i morti ma ancora non succedeva nulla. Allen afferrò la mano della fata e la strinse come se volesse incanalare la sua speranza dentro di lei.
- Ti prego, ti prego, ti prego... -  ripeteva a se stesso.
Improvvisamente la mano di Vivian si mosse debolmente. Allen alzò lo sguardo e vide gli occhi della fata aprirsi appena, piano piano, accompagnati da un accenno di sorriso sulle sue labbra. Vivian era viva.
 

************************
 

Ci volle un po’ prima che Vivian riprendesse totalmente in sensi. La sacca donò ad Allen anche del cibo e un po’ d’acqua per far riprendere totalmente la fata. Lei si sentiva ancora debole ma stava decisamente meglio. Mentre i due erano seduti una domanda tormentava la mente del giovane guardiano di porci.
- Allora com’è quando si muore? - chiese il giovane incuriosito.
- Beh, è stato come sentirsi di nuovo vivi in un certo senso. Ero davvero in pace, mi sentivo serena ed ero in un posto meraviglioso. Ma ti ringrazio di avermi riportato in vita, sentivo di dover fare ancora qualcosa qui. Ti devo aiutare a portare a compimento la missione! - disse la fata lanciandogli un sorriso.
- Mi hai fatto davvero spaventare Vivian. Non fare mai più una cosa del genere. – disse il guardiano di porci ancora scosso. Si alzò velocemente poi, questa volta era davvero pronto a proseguire così si risistemò a dovere allacciandosi alla vita nuovamente la sacca e si incamminò verso la porta.
- Ehi dove stai andando? Aspettami! - Disse Vivian guardandolo storto.
- Non esiste che vieni con me. Sei già  morta una volta, vuoi morire ancora? - disse lui con tono di rimprovero.
- Non mi interessa cosa pensi. Io verrò con te. Io ho bisogno di te, tu di me. Sto meglio adesso quindi vengo! - rispose la fata alzandosi da terra.
- Cocciuta fatina... - disse il giovane sorridendogli.
La fata camminò verso il ragazzo e afferrandolo dal braccio proseguirono verso la porta.
- Andiamo! - disse la fata e i due entrarono nella la terza porta.
Il territorio del terzo apprendista era un cimitero. Un cimitero vasto e immenso si presentava alla vista dei due giovani. C’erano lapidi posizionate meticolosamente. Alberi spogli e sinistri si piazzavano qua e la interrompendo la simmetria delle lapidi. Il cielo era scuro e le nuvole di colore nero-violaceo ricoprivano prepotentemente il cielo. Tuoni e lampi si facevano strada tra quelle nuvole così minacciose. Davanti a loro si presentava un sentiero fatto di mattoni grigio scuro che proseguiva via via lontano.
- Questo si che è da brividi. - disse Allen atterrito dal paesaggio circostante.
- Un posto molto allegro effettivamente. - rispose la fata.
- Direi di incamminarci per questo sentiero. E’ l’unico qui oltretutto. - disse Allen prendendo l’iniziativa.
- Si, direi di si. - rispose Vivian e con passo furtivo iniziarono il cammino.
Il sentiero era appunto, abbastanza lungo e ai suoi lati centinaia di lapidi ricoprivano il terreno come fosse un tappeto.  In qualche punto qua e la in mezzo alle lapidi c’erano dei mausolei con delle lanterne appese accanto alle porte che illuminavano appena-appena il percorso.
- Di chi saranno tutte queste tombe? - chiese Allen.
- Non so, forse le vittime della strega. - rispose Vivian.
- Quella stregaccia ha mietuto molte vittime. - continuo lui con tono rabbioso.
 
Il cammino proseguì per molte ore. Continuavano a camminare ma nessuna minaccia si presentò a loro cospetto. Tutto piatto, tutto calmo a parte qualche tuono che disturbava quello strano silenzio.
Dopo molte miglia, i due giovani videro un arcata all’orizzonte in mezzo al sentiero. In cima ad una collinetta riuscivano ad intravedere che questa arcata era in rovina, mancavano dei pezzi.
- E’ strana quell’arcata lì, non trovi? - chiese Vivian.
- Non mi convince... - rispose Allen.
Mentre si avvicinavano sempre più, un fantasma apparve fluttuando lì davanti. Un fantasma grande, grassottello con occhi neri enormi. I due giovani spaventati si fermarono a fissarlo. Nessuno dei tre parlava. Lui fissava loro e loro fissavano lui.
- Allora…ehm…ci-ciao!? - disse Allen spaventato tanto quanto imbarazzato.
- Oh bene. Pensavo foste muti! - disse il fantasma - Ciaooo, ragazzi sono Riccio il fantasma ciccio! - continuo il fantasma scoppiando a ridere. I due ragazzi lo fissavano straniti non capendo di cosa stesse parlando.
- Riccio Ciccio…non l’avete capita? Ciccio come il mio fisico. No eh? - disse il fantasma imbarazzato dal fatto che i due ragazzi non avevano capito la battuta - D’accordo. - continuò deluso.
- Chi sei tu? - disse sospettosa Vivian guardandolo dalla testa alla….coda.
- Io sono il guardiano dell’arcata maledetta. Non potete entrare qui a meno che non superiate una prova molto difficile. - disse il fantasma con tono serio.
- E cioè? - domandò Allen.
- Dovrete risolvere una serie di indovinelli. - rispose Riccio tornando a ridere di nuovo a crepapelle.
- E’ uno scherzo o cosa? Senti non abbiamo tempo da perdere. Dobbiamo affrontare l’apprendista che regna in questo mondo. - disse Vivian con la pazienza al limite.
- No è la verità. Skull mi ha messo alla guardia di questa arcata e ha deciso di far scegliere a me la difficile prova da far affrontare. - disse Riccio fermo fluttuante davanti ai due giovani - Così essendo molto bravo negli indovinelli ho deciso di sfidare chiunque avesse intenzione di percorrere questo lato del cimitero. – concluse con un gran sorriso soddisfatto.
Vivian sbuffò lanciando uno sguardo infastidito a Riccio. Allen, invece, trovava il fantasma alquanto bislacco quanto simpatico e dopo averci pensato un attimo decise di accettare la sfida.
- Ok. Iniziamo. - disse il ragazzo.
- Perfetto. Il primo indovinello è questo: “Sapete dirmi chi sono se vi dico che mio padre fa il cantante, invece mia madre è balbuziente e il mio vestito è tutto bianco e il mio cuore tutto d’oro?” - disse Riccio.
I due giovani iniziarono a riflettere. Si consultavano tra di loro per capire che risposta dare - Allora, il padre è un cantante e la madre e balbuziente... - disse Allen riflettendoci su - … il mio vestito è tutto bianco e il mio cuore è d’oro. Ma cosa vorrà dire? - chiese Vivian - Io non sono brava con gli indovinelli, non saprei che rispondere. - continuo lei.
- Il vestito è bianco e il cuore è d’oro…oro…oro…ma non sarà… - disse Allen pensando ad alta voce.
- Sei l’uovo…giusto? - disse Allen con sguardo intimorito verso il fantasma.
- Cavolo è giusto. Ma come hai fatto? Bravo, bravissimo. - disse il fantasma applaudendo forte euforicamente.
- Ma come ci sei riuscito? - chiese Vivian - Io non ci sarei mai arrivata. -
- Ho solamente ragionato un po’. - rispose il giovane soddisfatto.
- Andiamo al secondo: “La mia vita può durare qualche ora. Quello che produco mi divora. Sottile, son veloce. Grossa, sono lenta, ed il vento molto mi spaventa.”  - disse il fantasma.
Il secondo indovinello parve essere molto più difficile del primo. Vivian rinunciò in partenza alla ricerca della soluzione ma Allen no, si era fatto coinvolgere dalla sfida che voleva assolutamente vincere.
- La mia vita dura qualche ora ma quello che produco mi divora…quindi si auto distrugge. Il vento mi spaventa. Se sono sottile sono veloce ma se sono grossa sono lenta…mmm difficile. - disse Allen con una mano sul mento - Il vento mi spaventa…il vento è un nemico. Il fuoco è un nemico del vento. Se c’è vento il fuoco si spegne…ma cos’è che produce e che lo divora. Il fuoco…il fuoco…il fuoco… - continuo a ripetere Allen sforzandosi di trovare una soluzione. Il troppo pensare lo fece stancare ancora di più.
- Non è il fuoco Allen ma la candela. La candela riscalda la sua cera e la fa sciogliere e il vento può spegnerla. - disse Vivian come se un'idea fosse apparsa dal nulla davanti a lei.
- Ma certo. Hai ragione. - disse Allen sorridendogli.
- E’ la candela. - disse Vivian al fantasma.
- Bravissimi. Anche questa volta ce l’avete fatta. Trullallero, trullallà. - disse Riccio ballando e festeggiando. I due giovani lo guardarono straniti come fosse un pazzo e quando lui se ne accorse ritornò ad essere più serio.
- La terza è l’ultima, la più difficile: “Questa cosa ogni cosa divora, ciò che ha vita, la fauna e la flora; i re abbatte, e così le città, rode il ferro, la calce già dura; e dei monti pianure farà”. - disse il fantasma più serio questa volta.
- Questa è davvero difficile Allen. - disse Vivian.
- Questa cosa ogni cosa divora…la vita, la fauna e la flora.  Distrugge anche i re e le città…rode il ferro, la calce è già dura…e dei monti pianure fa... - ripete lui tra sé e sé l’indovinello - Vediamo…vediamo. Fammi riflettere...allora…- continuo camminando avanti e dietro in cerca di risposte.
Il tempo passava e Vivian si sedette per terra in attesa di un illuminazione mentre Riccio si era appisolato stanco di aspettare.
- La morte? - disse Vivian sconfortata.
- Il ferro non muore ti pare!? - disse Allen.
- Forse è…mmm no non è. - disse Vivian - Magari  è…no neanche questo. Che stupida che sono! - continuò a dire Vivian. Allen osservò l’arcata giusto un momento e di punto in bianco strizzò gli occhi scattando veloce come una saetta verso la fata. - Ci sono! Ma certo! E’ semplicissimo in realtà. - disse Allen quasi euforico  - Cosa? Cos’è? - domando Vivian alzatasi di scatto.
- Dimentica tutto l’indovinello e focalizzati sul ferro. Cosa rode il ferro? - chiese Allen.
- Non lo so, l’acqua forse? - disse Vivian.
- No ritenta. Guarda l’arcata. Cosa l’ha fatta diventare così? - chiese ancora una volta a Vivian lanciandole un sorriso.
- Beh! E’ così per via….del tempo. Il tempo!!! IL TEMPO!! Ma certo. Allen sei un genio. - disse la fata sprizzando gioia da tutti i pori.  I due iniziarono una danza per festeggiare il superamento della prova.
- Riccio. Ehi Riccio. - urlo Allen. Il fantasma si sveglio di soprassalto - Che succede? Cosa c’è? - .
- E’ il tempo! - disse Allen con fare saccente.
- Il tempo? Oh si si, giusto. E’ il tempo. Che bravi. - disse allegro Riccio - Avete superato la prova potete passare - disse il  fantasma liberando il passaggio.
I due ragazzi attraversarono l’arcata salutando il fantasma - Allora ciao Riccio.  Stammi bene. - disse Allen accennando un saluto.
- Ehi aspettate. - disse Riccio.
- Dicci. - disse Vivian.
- Posso venire con voi? - chiese il fantasma sotto gli sguardi stupiti dei due ragazzi. - Sapete, non mi piace qui. E’ un brutto posto, triste, buio, sporco. Non c’è niente di divertente qui. Voglio vivere nell’altro mondo quello vero dove tutto è bello e tutto è allegro. - continuò Riccio sperando in un si.
- Ma certo che puoi venire con noi. Sei troppo buono per stare sotto gli ordini di Cressida. Dai andiamo. - disse Vivian prendendolo per mano che con stupore riuscì a sentirne la presenza.
 

*************************
 
I tre amici proseguirono per ore il lungo sentiero dopo aver attraversato l’arcata. Vivian e Riccio sempre vicini; Riccio intonava canzoncine allegre per smorzare un po’ quell’aria cupa che caratterizzava il cimitero e Vivian allegramente ascoltava. Allen, al contrario, proseguiva attraverso le lapidi per capire chi fossero quelle povere vittime. Non conosceva neanche un nome ma era comunque dispiaciuto per loro.  Era talmente angosciato nel leggere quei nomi, era anche convinto che tra di loro ci fossero dei bambini e non solo adulti. Nei mausolei erano riposte intere famiglie che con sguardo atterrito il povero Allen non riusciva a credere come tutto questo fosse stato possibile. Proseguivano imperterriti quando improvvisamente Allen fu catturato da una struttura alquanto originale. Era una colonna alta fatta di marmo bianco che quasi luccicava sotto le lanterne dei mausolei vicini. Il ragazzo si avvicinò ma rimase esterrefatto da cosa c’era ai piedi della colonna. Un corpo, anzi uno scheletro giaceva lì seduto e con il cranio leggermente chino a sinistra, lanciò un gridolino che però non fu sentito dagli altri. Si soffermò a guardare gli abiti dello scheletro, erano regali; una lunga tunica color azzurro e filigrane in oro, un mantello bianco partiva da dietro scendendo giù per circa quattro metri e una corona grande fatta d’oro con pietre preziose incastonate che sembravano sprigionare luce propria.
Una targa era posizionata al centro della colonna che diceva:
“Re Kilian. La nostra vittima più preziosa.”
E allora Allen capì di chi si trattasse. - Ehi Vivian. Vieni subito. - urlò alla fata che velocemente si precipitò verso Allen seguito da Riccio.
- Cosa c’è? - disse la fata affannata.
- Il nostro Re. Il re che la strega ingannò. - disse il giovane che si chinò al suo cospetto in segno di rispetto. Vivian accarezzò la sua testa, inchinandosi seguita da Riccio. Rimasero così qualche minuto finché Allen non si alzo asciugandosi le lacrime che gli avevano rigato il viso.
- Era davvero un ottimo Re. - disse e i tre ripresero a camminare.
Proseguirono per altre miglia visibilmente stanchi e affaticati quando si ritrovarono davanti ad una torre di ferro a forma di spirale che terminava all’apice con una punta affilata. Ai lati della torre erano posizionati degli spuntoni quasi come a voler proteggere il perimetro da ogni tipo di fattore esterno.
- E’ la dimora di Skull il signore del cimitero. Fate attenzione. - disse Riccio avvertendo loro.
Il grande portone della torre si apri e ne uscì un enorme scheletro alto almeno due metri. Era sottilissimo, coperto da una tunica marrone. Il suo sguardo, pur non possedendo gli occhi, era minaccioso e le ossa dove una volta c'erano state le sopracciglia, erano inarcate come se fosse adirato. Nel cranio, sull’ osso frontale era incastonato un pezzo dello scettro.
- Chi osa presentarsi davanti al cospetto di Skull, signore del cimitero e apprendista della potente Cressida. - disse lo scheletro osservando i due giovani e Riccio con voce rauca e potente.
- Tu inutile ammasso di vapore. Mi hai tradito e ora morirai…di nuovo. - disse Skull rivolto a Riccio.
- Io non ci conterei troppo. - disse Allen tirando fuori un bastone di ferro dalla sacca.
- Allen, hai visto il pezzo dello scettro? Forse basta staccargli la testa dal resto dello scheletro per ucciderlo. - disse Vivian sussurrandogli all’orecchio.
- E tu chi saresti pelle ossa insignificante. - disse Skull con fare minaccioso.
- Sono Allen e sono qui per prendermi il frammento dello scettro. - rispose il ragazzo con tono di sfida.
- Dovrai uccidermi per prenderlo. - disse lo scheletro con sorriso maligno. E iniziò la battaglia con Skull, che lanciò le ossa del suo braccio come fossero un boomerang. Le ossa a velocità supersonica si precipitarono verso Allen che correndo cercava di evitarle. Si gettò per terra schivandole per un soffio e queste ritornarono al proprio posto. Skull allora fece apparire dal nulla una calva gigante fatta di ossa, servendosi così di quell’arma per combattere contro i giovani umani.
Skull corse verso Allen che prontamente sferrò un colpo di bastone verso la clava e i due con forza cercavano di spingere l’altro. Il signore del cimitero era davvero forte ma Allen riusciva, anche se a malapena, a tenergli testa. Vivian vedendo il suo amico in difficoltà fece apparire con la sua magia una catena fatta con l’essenza della sua magia. Lanciò questa catena al collo di Skull costringendolo ad abbandonare la sfida con Allen. La catena bruciava davvero il suo collo e lui sofferente si inginocchiò avvertendo il dolore. Lui, decise allora, con tutta la sua forza di rispondere all’attacco che Vivian gli stava infliggendo lanciando la clava su di lei.
Lei venne scaraventata verso la parte opposta della torre ma a quel punto intervenne Riccio che non poté fare altro che distrarre l’attenzione del mostro.
- Ehi Skull. Sono qui. Vieni a prendermi. - disse Riccio.
- Tu! Ti distruggerò. - urlò Skull che iniziò a lanciargli addosso varie ossa dal suo corpo. Riccio prese il tutto quasi come fosse un gioco e con movimenti sincronizzati del suo corpo da fantasma schivò perfettamente le ossa.
- Puoi fare di meglio. Su dai.  Mi deludi. - continuo con sarcasmo il fantasma aumentando l’ira dello scheletro.
- Insolente. - disse Skull che fece apparire una palla enorme di pietra che lanciò verso il fantasma. Il fantasma cercò di bloccare la palla ma era talmente veloce che venne scaraventato lontano dalla torre.
Skull allora si mosse nuovamente verso i due giovani. Vivian fece riapparire la catena e vedendo lo scheletro distratto la lanciò verso i piedi che come un lazo si legò a uno di essi e così lo tirò verso di sé. Lo scheletro si inginocchiò nuovamente perdendo l’equilibrio.
- Allen. ORA!!! - disse Vivian al ragazzo. Allen aveva capito cosa doveva fare così con tutta la sua forza lanciò il bastone dritto dritto verso il teschio di quell'orrenda creatura che, staccandosi dal resto dello scheletro, venne lanciato verso Vivian.
Le urla di Skull si fecero sonore, talmente sonore che i tuoni non si sentivano più. Lo scheletro iniziò ad agitarsi finché non si disintegrò diventando polvere. Anche il teschio fece la stessa fine e in mezzo a quella polvere c’era il pezzo dello scettro. I due ragazzi, stanchi e sudati, si lanciarono un sorriso soddisfatti di aver compiuto anche questa difficile missione. Presero il pezzo e lo conservarono insieme agli altri.
- E’ ora di andare. - disse Allen.
- Riccio dov’è? - chiese Vivian e in un secondo il fantasma apparve da dietro la torre.
- Mamma mia l’ha lanciata davvero forte quella palla. Ma…l’avete sconfitto. Oh che siete bravi. Finalmente sono libero da quel mostro. - disse Riccio facendo una danza di felicità. - Ben ti sta! - continuò riferendosi al mucchio di polvere facendo la linguaccia. Come negli altri mondi una volta sconfitto l’apprendista apparve la porta per la sala d’ingresso. Allen si sentiva sempre più vicino a Ewy e la speranza di poterla salvare a poco a poco diventava una realtà. I due giovani lasciarono il cimitero accompagnato da un nuovo e inaspettato amico pronti per l’ultima sfida prima della battaglia finale. 











 
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Capitolo 6
*** NELLA TANA DEL DRAGO ***



 
 

6.

LA TANA DEL DRAGO
 


Allen, Vivian e Riccio fissavano quasi con stupore che nella sala grande era rimasta una sola porta. I primi tre apprendisti erano stati sconfitti e ora rimaneva l’ultimo. Un altro apprendista e sarebbero riusciti a completare lo scettro di Staven, l’oggetto che avrebbe potuto sconfiggere Cressida una volta per tutte.
L’ansia e l’agitazione che Allen provava pensando a quello che lo aspettava dietro la quarta porta era tanta e non riusciva a stare fermo, per quanto Riccio cercasse di farlo distrare con le sue solite battute il ragazzo pensava e ripensava senza sosta.
- Allora ragazzi, penso che dovremmo parlare dell’ultima porta. - disse Vivian guardando preoccupata il ragazzo e il fantasma.
- Ok. Dicci tutto. - rispose Allen seduto sul pavimento con le gambe incrociate.
- Credo che dovremmo escogitare un piano, uno stratagemma per far cadere in trappola l’apprendista. - disse lei con tono da maestrina.
- Vivian è impossibile escogitare un piano. Insomma, abbiamo affrontato un uomo albero, una strega del mare e uno scheletro enorme. Esseri ben lontani dalla logica e dalla normalità. Non sappiamo cosa troveremo lì dentro! - disse Allen titubante. Vivian sapeva che Allen aveva ragione ma non per questo trovava inutile prepararsi all’ultima sfida.
- Andiamo? - chiese Riccio con il suo solito sorriso smagliante.
- Si. Forza! - disse Allen alzandosi da terra.
I tre con decisione aprirono la porta e, anche se un filo di insicurezza li tirava indietro la varcarono e se la chiusero dietro.
 
Un caldo asfissiante faceva sentire Allen e Vivian senza ossigeno nei polmoni. L’afa era talmente pesante che non riuscivano respirare. L’unico ad essere rilassato era Riccio ma...lui era un fantasma.
I tre si erano ritrovati catapultati su una montagna ma era una montagna strana. Il terreno circostante era arido, privo di flora e fauna. La terra coperta da qualche macigno qua e là, si presentava spoglio. Il cielo era pregno di un fumo denso che usciva dal terreno e non si riusciva a capire se fosse giorno o notte. Non c’erano ne strade, ne sentieri e l’unica cosa che i tre compagni d'avventure potevano fare era percorrere la salita che li avrebbe portati alla cima della montagna. C’era un insolita puzza di zolfo nell’aria che accompagnava l’afa, il che non faceva presagire niente di buono.
- Quest'orribile odore di zolfo non è per niente un buon segno. - disse Allen insospettito.
- Pensi anche tu a quello che penso io? - chiese Vivian.
- Credo di si ma spero di sbagliarmi. - rispose Allen.
Riccio era andato in perlustrazione per fare il punto sulla situazione. La sua capacità di volare glielo permetteva ed era felice all’idea di rendersi utile. Era sparito per qualche minuto ma ritornò velocemente per raccontare ai ragazzi quello che aveva visto.
- Ragazziiii! - urlò Riccio volando verso di loro.
- Che c’è? Cos’hai visto? - chiese Vivian.
- Dietro quella collinetta c’è una scalinata che porta lassù in cima. - disse il fantasmino con fare euforico.
- Bene allora andremo di là. - disse Allen decidendo per tutti.
La scalinata era ripida e faticosa e con quel caldo torrido Allen e Vivian presto si ritrovarono piuttosto affaticati e sudati. Lo stesso non si poté dire di Riccio che stava piuttosto bene. Per smorzare un po’ i toni Vivian iniziò a fare domande a Riccio sulla sua vita da essere umano.
- Allora Riccio. Eri chiamato così anche da vivo? - chiese la fata.
- No. Riccio è un soprannome che mi hanno dato gli altri fantasmi al cimitero. Mi chiamavo Tucker all’epoca. - disse Riccio sorridente.
- E’ un bel nome Tucker ma penso che Riccio ti sia addica di più. - intervenne Allen sorridendo a sua volta - E come..sei morto? - continuò.
- Mi venne la malaria un’estate. Stetti male per giorni e morii nel sonno. - disse tirando un sospiro malinconico.
- Mi dispiace. - disse la fata con il cuore pieno di tristezza.
- Beh si, ma sapete una cosa? Mi piace la mia vita da fantasma. Posso fare quello che voglio e senza essere visto. - disse ridendo com’è suo solito fare.
Terminata la ripida salita, i tre avventurieri con grande stupore si ritrovarono davanti ad un castello; Non era un castello come quello di Cressida o qualsiasi altro ma era un tutt’uno con la cima della montagna che si rivelò essere un vulcano e i presentimenti di Allen e Vivian furono in un attimo realtà. Dal cratere del vulcano dov’era posizionata anche una torre molto alta usciva un fumo ancora più denso di quello che fuoriusciva dal terreno la puzza di zolfo era diventata ancora più pesante.
- Ecco spiegato lo zolfo... - disse Allen coprendosi il naso.
- Un vulcano!! - affermò Riccio osservando la torre che si ergeva dal cratere. Allen senza esitare si incamminò verso l’interno seguito da Vivian e Riccio. L’ingresso del castello non aveva nessuna porta, sembrava piuttosto l’ingresso di una caverna.
Una volta entrati i tre si guardarono attorno ispezionando ogni centimetro di quel luogo. C’era solamente una grande sala all’interno; Il pavimento alternava mattoni a pezzi di terreno da dove sbucava qualche roccia. Il pavimento si interrompeva al centro della sala da dove poi iniziava un ponte, sia nella parte sud che nella parte nord, che portava ad un grande spiazzale sospeso in aria. Sotto di esso, il magma che ribolliva nervoso come se stesse per esplodere da un momento all’altro. Le pareti del castello erano in marmo che si interrompeva qua e là lasciando spazio alla parete del vulcano. Il cratere serviva da lucernario lasciando filtrare un tenue e debole fascio di luce.
- Ragazzi, l’ultimo pezzo. - disse Allen indicando lo spiazzale sospeso in aria. Proprio al centro c’era l’ultimo pezzo dello scettro che fluttuava in aria racchiuso da un aura argentata.
- Vado. - disse Riccio che scattò veloce come una saetta verso al centro della sala cercando di recuperare il pezzo. Era davvero molto vicino finché improvvisamente, una barriera potente venne lanciata contro di lui rispedendolo indietro con la stessa velocità che ci mise lui per volare fino a lì.
Riccio cadde confuso ai piedi dei due ragazzi che con occhi attenti cercarono di capire da dove provenisse quella barriera e soprattutto chi fosse stato ad attivarla.
Oltre allo spiazzale più in là del ponte nord, da una porta uscì un essere avvolto da una tunica nera. Era un uomo molto strano; il volto era grigio privo di qualsiasi rossore presente sulle guance, i capelli erano neri portati all’indietro ma la cosa che lasciò di stucco Allen e i suoi amici erano gli occhi. In lontananza riuscirono ad osservare con attenzione quegli strani occhi gialli simili a quelli di un serpente; Erano abbastanza sinistri e si poteva benissimo percepire quanto tutto ciò che lo riguardasse, emanasse crudeltà.
- Pensavate fosse così ssssemplice? - disse l’essere, sibilando.
- Il quarto apprendista suppongo... - disse Allen di rimando.
- Io sono Drakum, il ssssignore del Vulcano e apprendista di sua maestà la Regina Cressida. - rispose Drakum presentandosi.
- Senti, abbiamo già ucciso quei tre matti dei tuoi amichetti. Trasformati adesso, sfidiamoci e facciamola finita. - continuò Allen abbastanza sfrontato. Drakum si mise a ridere, una risata perfida e priva di qualsiasi emozione.
- Hai fegato ragazzo ma non ti aiuterà. - rispose l’apprendista e ad un tratto si curvò in avanti agitandosi a più non posso. Stringeva in denti talmente tanto da sembrare che potessero frantumarsi da un momento all'altro. Iniziò ad agitarsi finché la sua tunica si strappò; La sua pelle iniziò a ricoprirsi di squame e la sua statura aumentò a dismisura. Al posto del sinistro uomo in tunica adesso al centro della sala c’era un enorme drago che sbuffava fumo dalle narici e che era pronto a uccidere i tre avventurieri. Allen e i suoi amici rimasero a bocca aperta per qualche secondo ma una volta ripresosi Allen capì che non c’era tempo da perdere; si sfilò la sacca e da lì tirò fuori una spada e uno scudo. Allen non riusciva a credere che finalmente stava impugnando la spada che aveva sempre sognato. Si era allenato tanto con la scopa sognando di essere un cavaliere, che ora poteva dare realmente prova del suo coraggio.
- Come ti ssssenti adesssso piccolo uomo? Fai ancora lo sssfrontato? - disse Drakum sogghignando.
Allen seppur tremando impugnò la spada e partì all’attacco del feroce drago. Corse più veloce che poteva e il drago fece lo stesso. Stavano per raggiungersi quando Drakum iniziò a sputare fuoco e Allen prontamente si riparò dietro lo scudo. Sentiva la pelle quasi bruciarsi dal fuoco che colpiva lo scudo e così iniziò la dura la lotta.
Nel frattempo Vivian stava pensando ad un modo per sconfiggere Drakum e chiamò a sé Riccio per farsi aiutare.
- Riccio. Ascoltami attentamente…- disse Vivian.
- Dimmi tutto! - rispose Riccio.
- Renditi invisibile e vola verso il drago. I draghi hanno sempre un punto debole, un foro dove poter colpire e dobbiamo scoprire dove si trova. Solo così Allen lanciando la spada all’interno di esso potrà ucciderlo. Scopri qual'è, io intanto lo distrarrò. - Disse la fata al fantasma. Riccio non ebbe bisogno di ascoltare altro e partì verso il drago.
Vivian corse in aiuto di Allen che era visibilmente inferiore al potete Drakum. La fata così, agitando le mani, fece apparire delle sfere fatte d'acqua che lanciò contro al drago. Il drago non sembrava averle minimamente sentite addosso perché stava ancora lottando contro Allen ignorando la presenza della fata. Le giornate passate ad impugnare la scopa come fosse una spada sembravano essere state utili perché muoveva la spada con grande abilità. Schivava colpi di fuoco e colpiva ogni tanto le squame che però non si scalfivano neanche di un millimetro.
Un colpo di coda, che Allen aveva schivato, colpì la fata lanciandola indietro. Vivian non era stordita dal colpo e si rialzò subito dopo. Mentre si stava riavvicinando al drago Riccio apparve davanti a lei facendola sobbalzare.
- Ho scoperto il punto debole. - disse sorridente Riccio.
- Dov’è? - chiese Vivian con gli occhi sbarrati.
- Sulla testa. Proprio al centro della testa c’è un grosso buco. - rispose.
- Riccio sei stato bravissimo. Adesso però devi distrarlo così che io possa dire ad Allen cosa fare. - continuò Vivian a impartire ordini come una vera leader.
Riccio come prima, scattò nuovamente verso il drago per distrarlo. Vivian corse verso Allen e lo trascino verso di sé.
- Che c’è? - chiese infastidito Allen da Vivian che interruppe la sua lotta.
- Conosco il punto debole del drago. Sulla testa ha un foro e non devi fare altro che infilzare al suo interno la spada. - disse Vivian ansimando.
- Ok. So cosa devo fare. - disse Allen osservando il drago.
Drakum era rivolto verso Riccio, che lo stava tenendo a bada con i suoi soliti scherzi e le sue solite battute, opposto ad Allen. Il ragazzo corse verso lui puntando alla coda. Così velocemente salì sopra di essa e iniziò ad arrampicarsi su per la schiena. Drakum si accorse che qualcuno stava camminando su di lui e iniziò ad agitarsi con ira funesta. Allen cercava di avanzare su per la testa e di rimanere aggrappato alle squame contemporaneamente. Stava salendo molto lentamente rispetto all’inizio ma riuscì ad arrivare alla testa e con grande forza si lanciò verso il punto debole del grosso bestione con la sua spada che riuscì a direzionare nel punto giusto, con precisione. Allen riuscì a sentire la spada che trapassava il cranio infilzando il cervello. Drakum cadde a terra, morto, facendo capitolare Allen ai piedi di Vivian.
La battaglia era stata vinta e Vivian, seguito da Riccio, guardarono Allen con fierezza. Vivian aveva potuto osservare quanto coraggio risiedeva nell'animo del guardiano di porci durante tutto il loro viaggio. Non si era mai arreso alle avversità e tutto in nome dell’amore. Lui si alzò da terra e notò gli sguardi dei suoi amici posati su di lui.
Vivian appoggiò una mano sulla spalla del ragazzo e gli sorrise.
- Allen, hai vinto anche questa lotta. Sei stato bravissimo. Sei un vero eroe!! - esclamò lei.
- Io? No. Non ce l’avrei mai fatta senza di voi. Io sono solo un umile contadino. - rispose lui imbarazzato.
- No Allen. Sarai anche un contadino ma il coraggio non è una cosa che si può apprendere durante la vita. Lo si ha dentro da sempre. E’ questo che fa di te un eroe. Non ti sei mai arreso durante tutte queste prove. Pur di salvare Ewy eri anche disposto a morire. Hai un cuore puro e questo ti fa onore. - disse Vivian.
- E’ vero Allen. Sei formidabile e un cuore puro così non ce l’ha nemmeno il più impavido dei cavalieri o il più carismatico dei Re. - Intervenne saggiamente Riccio.
- Devo dire che è sempre stato il mio sogno poter sconfiggere un drago con una spada e non pensavo si sarebbe mai realizzato. - disse il ragazzo sogghignando.
Improvvisamente la terra iniziò a tremare. La lava stava per risalire su, traboccando fuori dal vulcano. I tre spaventati da quella nuova minaccia, corsero verso la porta che era appena apparsa. Riccio afferrò l’ultimo pezzo dello scettro e in men che non si dica attraversarono il portale tornando nuovamente alla sala d’ingresso.
Anche la quarta porta si distrusse sotto i loro occhi ma avvertirono qualcos'altro nell’aria; Un insonne malanimo era percepito nell’aria ed era un chiaro segno che Cressida avvertì l’assenza dei suoi apprendisti. La porta che conduceva nella sua torre cambiò d'aspetto. Era diventata una semplice porta. La magia che proteggeva quell’ingresso si era dissolta e adesso ad Allen toccava la sfida più grande di tutte, l’ultima. La battaglia finale. 

 


 
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Capitolo 7
*** LA BATTAGLIA FINALE ***





7.


LA BATTAGLIA FINALE
 

Vivian gettò per terra i quattro pezzi dello scettro per cercare di riunirli. Allen di fronte a lei, aveva lo sguardo esterrefatto; poté vedere finalmente con attenzione questi famigerati frammenti che in quel momento brillavano perché percepivano la presenza dei pezzi fratelli. Anche riccio che fluttuava sopra le loro teste era incredibilmente colpito nel vedere quei piccoli oggetti.
- Ok, dovrebbe essere semplice no? Metterli insieme intendo. - disse Allen scrutandoli con attenzione, cercando di capire quali fossero i lati giusti da adattare tra loro. I tasselli così, d'un tratto presero forma e come un puzzle, Allen ricostruì pian piano lo scettro di Staven. Un'onda anomala, un grande fascio di luce riempì la stanza accecando i tre avventurieri e in un attimo lo scettro stava fluttuando sopra di loro circondato da un'aura dorata. Così magico, così potente, così emblematico lo scettro era finalmente ritornato alla sua forma originaria; Lentamente si mosse verso le mani di Allen e il ragazzo con stupore lo afferrò.
- Ce l’abbiamo fatta, ragazzi...lo scettro è nostro! - disse Vivian felice finalmente di aver compiuto buona parte di questa difficile impresa.
- Manca solo la stregaccia. - disse Riccio.
- Già. - disse Allen volgendo lo sguardo alla porta che li avrebbe condotti verso la stanza di Cressida.
- Vado da solo. - disse poi.
- Allen non se ne parla. Hai bisogno di noi e oltretutto non sai neanche come si usa questo scettro... - disse Vivian con tono di rimprovero.
- Beh allora spiegamelo! - disse lui.
- Io…i-io non so come si usi ma cerchiamo di capirlo, insieme. - disse la fata preoccupata.
- Ragazzi io vi ringrazio tantissimo per avermi aiutato ma avete fatto troppo per me. Non posso chiedervi anche questo. - disse Allen.
- Non ce lo stai chiedendo infatti. - disse Riccio con un sorriso ampissimo. Allen ci rifletté un momento. Non voleva coinvolgere i loro amici un'altra volta. Sapeva perfettamente che l’ultimo viaggio poteva essere davvero l'ultimo. La strega era molto potente e non sapendo se lo scettro funzionasse davvero o no le probabilità di successo erano davvero poche. Ma lui sapeva perfettamente di avere bisogno dei suoi amici. Non sarebbe qui ora se non fosse stato per loro e guardandoli Allen sentiva ancora di più il bisogno della loro presenza.
- D’accordo allora. -  disse infine e la fata e Riccio esultarono per la gioia.
- Ci servirà veramente un piano stavolta. - disse Vivian - Mentre noi cerchiamo di sconfiggere Cressida tu Riccio potresti cercare di liberare Ewy senza farti scoprire! - continuò.
- Certamente, si. - disse il fantasma.
- Ok. Andiamo. - disse Allen.
Salirono le scale e si ritrovarono davanti alla famigerata porta, l'ultima!
Non ebbero problemi ad aprirla, proprio perché non c’era più alcuna magia a proteggerla. Dietro a questa porta, un lungo corridoio scuro proseguiva dritto apparentemente senza un'uscita.
Camminarono per molti chilometri fino a quando non si ritrovarono sulla balconata di una torre.
- Non è possibile. Abbiamo forse sbagliato strada? - chiese Allen guardandosi intorno. Il balcone si affacciava di fronte ad altre torri del castello, tutte piccole tranne una che era la più alta di tutte. Sotto loro c’era il vuoto.
- Non c’erano dei corridoi dove poter svoltare. L’unica strada era quella. - disse Vivian affacciandosi dal balcone guardando di sotto.
- Ehm…ragazzi. Guardate là. - disse Riccio indicando la torre più alta. Dalla porta di quella torre, una luce verde ad intermittenza sbucava alternata da scariche elettriche, simili a dei lampi.
- Direi che la strega è lì. - disse il guardiano di porci accigliandosi. - Come facciamo ad arrivarci? - continuò dubbioso.
- Posso provare a creare un ponte. - disse Vivian che in un attimo agitò le mani cercando di creare un illusione. In men che non si dica apparve un ponte fatto di arcobaleno che brillava sotto quel cielo cupo e tetro.
Allen, seguito da Vivian e Riccio, non ebbe alcuna difficoltà ad attraversare il ponte. Lo trovarono alquanto piacevole perché in qualche modo l’arcobaleno infondeva loro serenità. Arrivarono così, dritti, dritti davanti la porta della torre.
Il ragazzo esitò un momento prima di entrarvi. Voleva a tutti costi salvare la sua amata ma la paura gli giocava brutti scherzi. Solo con la forza che i suoi amici gli infondevano ebbe il coraggio di entrare e nel farlo videro che la torre all’interno era più grande di quello che poteva sembrare da fuori, chiaro segno di un altro incantesimo d'illusione da parte della strega.
Era una sala grande e maestosa. Il pavimento era fatto in pietra ma una vasta distesa di vetro lo ricopriva. Dai pilastri che sorreggevano la sala scendevano dei candelabri fatti di diamanti. E sopra l’alto soffitto un enorme lampadario nero come la pece fluttuava come fosse una nuvola minacciosa e dalle candele fuoriuscivano fiamme nere.
Entrando videro la strega intenta a formulare l’incantesimo che avrebbe risucchiato via la bellezza alla povera Ewy rinchiusa dentro una gabbia per uccelli enorme appesa al soffitto.
- EWYYYYY!!! - urlò Allen correndo verso il centro della sala.
- Allen...finalmente sei qui! - disse la strega - Sei in compagnia vedo: il traditore fantasma da strapazzo e… - continuò la strega soffermandosi sulla presenza della fata.
-...Ma guarda chi abbiamo qui, Vivian la fata “errante”. E’ così che ti fai chiamare adesso, no? - concluse la strega con un sorriso malefico.
- Ciao Cressida. - disse la fata con sguardo di sfida.
- Sei venuta ad aiutare il giovane guardiano di porci? Servirà solo a far morire anche te. - disse la strega.
- Io credo che i tuoi giorni siano finiti, non rilassarti troppo. - rispose la fata.
La strega prese quella risposta come un'insolenza proveniente dal più basso dei servitori, facendola arrabbiare visibilmente - Gli hai già raccontato come mai ci conosciamo? - chiese Cressida alla fata.
Proprio mentre la strega si perdeva in chiacchere Vivian con tono molto basso si rivolse a Riccio - Ehi Riccio, è il momento. Renditi invisibile e libera Ewy. - Il fantasma non esitò neanche un istante e piano piano si diresse verso la gabbia.
- Allora, lo sai oppure no? - chiese rivolgendosi ad Allen.
- Sapere cosa? - chiese il ragazzo stranito.
- Vivian è mia sorella. - disse la strega catturando lo stupore di Allen.
- C-cosa!? - disse posando lo sguardo su Vivian.
- Io non ho più una sorella. E’ morta molto tempo fa. - disse Vivian arrabbiata tanto quanto amareggiata.
- Anch’io ero una fata. La più bella di tutte; aggraziata come nessun’altra e gentile. I miei poteri diventavano sempre più forti man mano che crescevo e mi rendevo conto che potevo fare tantissime cose. Ma i miei genitori non volevano che ostentassi tutto quel potere e cercarono di frenarmi. Io mi sono ribellata a loro odiandoli più che mai e il mio odio trasformò la mia magia che divenne ancora più forte e potente. Mi tramutai con essa e divenni una strega. Con tutto quel potere potevo fare grandi cose ma i miei genitori combatterono contro di me finché, naturalmente, non persero e morirono. Non rividi mai più mia sorella fino ad oggi. - disse la strega soddisfatta nel raccontare quella storia.
- Il tuo potere è la tua rovina Cressida. Non sarai mai come mamma e papà. Loro erano forti perché conoscevano l’amore e la compassione. Tu potrai avere anche la magia nera dalla tua ma non ti servirà a niente. - urlò Vivian con le lacrime che gli rigavano il viso.
- Lo vedremo. - disse la fata sogghignando e in un secondo colpì la fata con la sua magia, scaraventandola contro una parete, facendole perdere i sensi.
- Vivian!! - urlò Allen preoccupato per la fata. - Non la farai franca strega. - disse Allen che provò ad agitare lo scettro sperando di attivarlo in qualsiasi modo e un secondo dopo una scarica elettrica ne fuoriuscì, dirigendosi verso la strega.
Cressida cercò di proteggersi dal colpo con uno scudo protettivo con tutte le sue forze. Lo scettro era molto potente ma lei, seppur a malapena, riusciva a tenergli testa!
Nel frattempo Riccio cercava di liberare Ewy provando a scassinare il lucchetto che bloccava l’ingresso con un pezzo di legno appuntito.
- Come procede? - chiese Ewy con voce candida.
- Se solo riuscissi a trovare il giusto punto…. - disse Riccio sforzandosi il più possibile - … Oh per tutte le tombe!! Va bene proviamo così. - disse Riccio cambiando strategia; si rimpicciolì tantissimo da riuscire a entrare dentro il lucchetto.
- Ci metterò un secondo. - disse Riccio con la sua voce squillante che echeggiò da dentro il lucchetto.
Allen e Cressida continuavano la lotta a colpi di magia ma sembrava uno scontro alla pari perché sia lui che lei erano affaticati e carichi di adrenalina allo stesso tempo. Allen schivava i colpi rotolandosi a destra e a sinistra e Cressida schivava i colpi con scudi protettori che apparivano da ogni lato del suo corpo.
Vivian riprese conoscenza ma nessuno sembrava essersene accorto e nel frattempo cercava di escogitare un modo per cambiare le carte in tavola. - Un modo per sconfiggerla…un mondo per sconfiggerla… - ripeté tra se e se. Non riusciva a trovare nessuna soluzione fin quando all’improvviso, le venne in mente una folle supposizione. Lei aveva bisogno di una bellezza pura per diventare immortale e se quella stessa bellezza avesse potuto anche ucciderla?
Cercò con lo sguardo Riccio e vide che aveva appena liberato Ewy dalla gabbia. Catturò la sua attenzione e gli fece cenno di raggiungerla.
In pochi istanti e con molta cautela Riccio ed Ewy raggiunsero Vivian.
- Forse ho trovato un modo per sconfiggerla. - disse la fata con il fiatone.
- Lei ha bisogno della tua bellezza Ewy ma quella stessa bellezza potrebbe ucciderla, con l’aiuto dello scettro. Quindi adesso cercherò di stancarla e non appena sarà allo stremo tu ed Allen dovrete usare lo scettro. - disse accuratamente.
- Ma io non so come si usi quell’oggetto. - disse la ragazza preoccupata di fallire.
- Non ti preoccupare sarà lo scettro a guidarti. - disse Vivian e subito dopo si precipitò in soccorso di Allen.
- Stai bene vedo. - disse Allen molto affaticato dalla dura lotta.
- Si e ho trovato un modo per sconfiggere Cressida. - disse Vivian che iniziò a lanciare palle di fuoco.
- Sciocca, pensi davvero che le tue palle possano farmi qualcosa? - disse la strega evitando abilmente gli attacchi di Vivian.
- No ma forse questo si. - disse la fata che fece apparire nuovamente le sue catene fatte di energia. Le catene si attaccarono subito alle caviglie e ai polsi della strega facendola cadere in ginocchio. Quelle stesse catene bruciavano come ferro fuso e la strega si sentì bruciare a più non posso.
- Ewy!!! ORA! - urlò Vivian.
Ewy si precipitò a fianco di Allen che dolcemente strinse tra le sue braccia e subito misero le mani sullo scettro. Allen la guardò stranita cercando di capire cosa stesse facendo Ewy, lei di rimando lo guardò infondendogli sicurezza. - Insieme. - disse la ragazza e fu così che lanciarono il fascio di luce più potente di tutti quelli lanciati fin’ora.
Il fascio di luce era pregno della bontà di Ewy e della sua bellezza, del coraggio di Allen e della sua compassione ma soprattutto dell’amore di entrambi. Con un urlo sforzato i due giovani colpirono la strega che si disintegrò diventando polvere. I due persero conoscenza per via dello sforzo. Vivian e riccio rimasero basiti da quello che era successo e nonostante la felicità per la battaglia vinta la fata era comunque triste di aver perso sua sorella che sperava fino all’ultimo potesse ritornare la gentile fata che era un tempo.
 
*************************
 
Allen ed Ewy si risvegliarono dentro la fattoria di lui pienamente storditi. Lui nel suo letto ed Ewy nel letto accanto. Attorno a loro c’erano le famiglie di entrambi preoccupati per la loro salute.
- Allen, caro finalmente ti sei svegliato. Come ti senti? - chiese la madre.
- Ma-ma cos’è successo? Vivian, Riccio…la strega. - disse Allen balbettando.
- Tranquillo tesoro adesso ci sono io e andrà tutto bene. - disse la madre poggiando un panno umido sulla sua fronte.
- Permesso, fatemi passare. - disse il capo del villaggio facendosi strada tra i familiari dei ragazzo. - Bene Allen. Vedo che ti sei ripreso. - disse il capo rincuorato sullo stato dei due giovani.
- Vorrei parlarvi in privato, se è possibile. - disse e in un attimo i parenti dei ragazzi  uscirono dalla fattoria senza bisogno di ulteriori parole. In quello stesso momento anche Vivian e Riccio si fecero strada tra la folla che controcorrente stava uscendo.
- Vivian, Riccio! State bene grazie al cielo. - disse Allen felice nel vedere i loro amici.
- Sono felice di vedere che siete vivi anche voi. - disse la fata alternando gli sguardi da Allen ad Ewy.
- Cos’è successo a Cressida e al castello? - chiese Allen.
- Allen avete salvato il vostro popolo. Avete sconfitto Cressida e il castello è tornato ad essere come una volta. Siete stati bravissimi. disse Vivian orgogliosa dei suoi amici.
- Mi dispiace per tua sorella. - disse Ewy.
- Non era più mia sorella ormai. Spero solo sia in pace adesso. - disse la fata con tono malinconico.
- La fata mi ha detto che avete trovato lo scheletro del nostro amato Re. - intervenne il capo del villaggio.
- Si, infatti. - rispose Allen amareggiato.
- Vi ho voluto vedere, comunque, perché c’è una questione di cui dobbiamo parlare.
- Si?? - disse Ewy incuriosita.
- Adesso che la tirannia di Cressida è finita ci vuole un nuovo sovrano che governi questo regno. Io sono molto stanco e vista la mia veneranda età non posso occuparmi di tutto quanto. Quindi il villaggio all’unanimità vuole che tu ed Ewy governiate il paese d’ora in avanti. Avete sconfitto Cressida brillantemente e date le vostre eroiche gesta, siete i soli a poterlo farlo bene. - rispose il capo del villaggio.
Allen ed Ewy si guardarono stupiti dalla richiesta che l’intero villaggio fece e in quel momento non riuscivano ad emettere nessun suono.
- Non dovete decidere subito, naturalmente. Riposatevi e non appena vi sarete ripresi del tutto ne riparleremo. - concluse il capo del villaggio che con passo svelto uscì dalla fattoria. Nella stanza calò il silenzio per qualche istante.
- Allora cosa deciderete? - chiese la fata.
- Non lo so, insomma non possiamo decidere di punto in bianco se fare o meno i sovrani. Insomma non sappiamo niente su come si governa un regno e io sono solo…solo Allen, un comune guardiano di porci!!
- Allen, un cuore puro come il tuo è destinato solo a fare grandi cose. Tutto il resto verrà da sé. - disse Vivian cercando di incoraggiarlo.
- Riccio!! Ti senti bene? - disse all’improvviso Ewy osservando il fantasma. Improvvisamente Riccio divenne più trasparente del solito e una strana aura dorata lo ricopriva interamente.
- Riccio che ti succede? - chiese preoccupato Allen che scattò in piedi.
- Non lo so ragazzi. Improvvisamente mi sento…bene, come se fossi in pace con me stesso. - disse Riccio. Un grande fascio di luce improvvisamente apparve al centro della stanza e i ragazzi si preoccuparono perché poteva essere per loro una nuova minaccia. - Ma che sta succedendo? - domandò Vivian.
- Ragazzi la mia ora è giunta. Sto andando in un luogo dove sarò in pace per sempre. - disse Riccio con uno sguardo diverso dal solito. Era rilassato e felice.
- Non puoi andartene Riccio. Abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te. - disse Allen con le lacrime che gli rigavano il viso.
- Allen ma io non vado da nessuna parte. Sarò sempre nel tuo cuore. Però voglio dirti una cosa...qualunque decisione prenderai sarà quella giusta perché la prenderai con onestà e coraggio. - quelle parole furono di forte impatto per Allen perché sapeva perfettamente a cosa si riferisse. In lacrime corse per abbracciare il fantasma e stranamente ne sentì l’essenza come se fosse fatto di carne ed ossa. L’ultimo saluto ad un amico speciale.
- Mi mancherai tantissimo Riccio. - disse Vivian che corse per abbracciarlo seguita da Ewy, che scoppiò in lacrime come se lo conoscesse da tempo.
Non volevano lasciarlo ma lo fecero perché era giusto così. Riccio salutandoli con un gesto della mano continuò a proseguire verso quella luce finché non sparì del tutto.
I tre giovani non riuscivano a smettere di piangere. Lui era stato per Allen un supporto importante; nonostante le difficoltà che la missione comportava lui non smetteva mai di sorridere e fare battute trovando anche nei momenti bui una luce persistente.
- Cosa voleva dire Riccio con quel discorso? - chiese Vivian ad Allen.
Il ragazzo guardò Ewy e non ebbe bisogno di sentire nessuna parola da lui perché aveva già capito tutto. Il loro amore era talmente forte che in certi casi bastava solo uno sguardo per capirsi.
- So cosa devo fare. - disse lui sorridendo verso il punto in cui era sparito il loro amico.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
PROLOGO
 


Era una meravigliosa mattina di primavera. Il sole iniziava a farsi strada sui prati e sui boschi del regno. Gli uccellini iniziarono a cinguettare come fosse un canto, preannunciando un nuovo e radioso giorno. Il villaggio iniziò a prendere parte a quel meraviglioso mattino. Il panettiere infornava e sfornava pane caldo e croccante. Il fabbro di buon mattino iniziò a battere il ferro ardente, i contadini davano il loro buongiorno al raccolto che cresceva magnificamente e la sarta cuciva allegra e spensierata come un raggio di sole. Passarono tre anni dalla sconfitta della perfida strega e il villaggio con tanta determinazione e fatica riportò il regno alla bellezza di un tempo, supervisionati da un nuovo sovrano che racchiudeva in sé la bontà e il carisma di quello precedente.
Più in là, al confine del villaggio nella fattoria Bean, due giovani sposi si erano da poco svegliati per dare il buongiorno al sole e ai loro maiali.
- Buongiorno amici. Come state oggi? - disse un Allen più adulto spargendo mangime per i suoi maiali - Ehi ragazzi, fate piano. Ce n'è per tutti. - continuò sorridendo come non mai.
- Ehi Cipollina fai piano. No, Broccolina! Non rubare il cibo a Gertrude. - disse Allen rimproverando con dolcezza i suoi maialini.
- Tesoro, un po’ di pazienza. - disse Ewy che stava osservando Allen sul ciglio della porta di casa. Allen ed Ewy si erano sposati dopo la vittoria contro la strega rinunciando così a governare Midian.
- Hai ragione amore mio, ma sono delle terribili pesti. - disse sorridendo.
- Buongiorno cari. - disse la madre di Allen uscendo nel cortile della fattoria accanto. Allen costruì la sua dimora proprio accanto a quella dei genitori continuando così l’attività di famiglia.
- Buongiorno. - disse Ewy sorridendo radiosamente alla suocera. Improvvisamente un bambina uscì in cortile passando velocemente sotto il vestito di Ewy.
- Papà. Ti voglio aiutare. - disse la bambina arrampicandosi sulle spalle di Allen.
- Rosalie, cara. Aiutami pure se ti fa piacere. - disse sorridendo gioiosamente.
Ewy li raggiunse e in un attimo iniziarono a giocare e rincorrersi.
- Vieni qua biricchina. - disse Ewy.
- Ora ti prendo! - disse Allen.
Rosalie correva felice intorno ai genitori sperando di non farsi prendere. Era una bambina di tre anni bionda con occhi azzurri, caratteristiche prese dalla madre, aveva un abitino lungo, sporco di fango del porcile. Allen in tre anni mise su una famiglia allegra e piena d’amore continuando a vivere con umiltà e sacrificio.
Mentre continuavano a giocare le urla di un neonato partirono dalla casa dei due sposi.
- Sembra che anche Tucker si sia svegliato. - disse Allen sogghignando.
- Vado ad allattarlo. - disse felice Ewy.
Il secondogenito di Ewy e Allen portava il nome del compianto amico Riccio che mancava loro ogni giorno, costantemente.
- Tesoro più tardi facciamo un bel pic-nic nel bosco? - chiese la madre di Allen al figlio.
- No mamma oggi non posso. Ho una riunione a palazzo. Dobbiamo discutere di faccende importanti.
- Va bene allora. Faremo domani. - disse allegramente rientrando in casa.
Allen aveva rinunciato al trono ma accettò un incarico semplice e al tempo stesso importante; Era diventato capo del villaggio e consigliere della regina Vivian, che accettò di buon grado di governare con amore e saggezza il regno di Midian.
Gli anni seguenti continuarono ad essere radiosi e prosperi nel regno senza che il male si insinuasse mai più. Vissero tutti felici e contenti.









 
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