Sulle note di un valzer di Hufflebubble (/viewuser.php?uid=422043)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
valz
Capitolo
1
Il 2 maggio 2003 ci
sarebbe stato un ballo. Così aveva deciso Harry Potter, da
un anno Ministro
della Magia. Si sarebbe tenuto in Sala Grande a Hogwarts, e sarebbe
stato a
tema. Di quale tema si trattasse, non si seppe fino a poche settimane
prima, quando
il Ministro disse che avrebbe voluto un ballo in stile settecentesco.
Harry aveva invitato un
sacco di gente a presentarsi, voleva che fosse un'occasione di festa.
Festa per
celebrare i cinque anni dalla fine della guerra, dalla sconfitta del
Signore
Oscuro e per ricordare tutti insieme quelle persone che avevano dato la
vita
per portare la pace.
E soprattutto, voleva che
ognuno degli invitati fosse in costume. Ma la cosa fondamentale era che
i
costumi li nascondessero talmente bene da non renderli riconoscibili.
* * *
«Harry è
diventato matto!
Perché mi devo mettere sta roba? Sono ridicoli questi
vestiti! Io mi nascondo,
non mi presento, mi do malato, digli che un ippogrifo mi ha strappato
una gamba
a morsi, o inventati tu quello che vuoi…!»
«Ronald, smettila di
lagnarti, il ballo sarà sicuramente divertente! E, se
proprio lo vuoi sapere,
il tema settecentesco gliel'ho suggerito io!»
«Cooosa? Ma sei
impazzita
anche tu? Quindi è colpa tua se mi devo mettere sta parrucca
orrenda!
Miseriaccia, Hermione!»
«Certo che non sono
pazza!
Ho sempre sognato di partecipare a un ballo del genere. Quando ero
piccola
guardavo film in costume, e fantasticavo sul trovarmi là in
mezzo… E non
parliamo di film e libri sulla principessa Sissi…!»
«Film? Cosa sono i
film? E
Sissi chi…?»
«Lascia perdere,
Ron, e
muoviti con quel costume che se no faremo tardi! Dai, vieni qua che ti
sistemo
quella parrucca. Hai capelli rossi che ti sbucano ovunque, e sarai
tutt'altro
che irriconoscibile.»
«Senti, non
è colpa mia
se…»
«Ronald, taci e
vestiti!»
* * *
Quando Hermione e Ron
arrivarono a Hogwarts, c'era già parecchia gente. Molti
stavano arrivando con
le carrozze trainate dai Thestral, altri erano già davanti
agli scalini pronti
a entrare, e altri ancora sostavano nel Salone d'Ingresso in attesa che
cominciasse la serata. Per l'occasione, tra il castello e il Lago Nero
era
stato creato un labirinto, degno delle più sfarzose
residenze antiche.
La Sala Grande, già
molto
bella normalmente, era magnifica quella sera. Si aveva l'impressione di
essere
tornati davvero nel 1700. I quattro tavoli della case erano spariti; in
un
angolo c'era un'orchestra completa che stava accordando e preparando
gli
strumenti. Lungo un altro lato c'era un lunghissimo tavolo per il
buffet. E
lungo il perimetro c'erano tanti piccoli tavolini rotondi. A Hermione
fece
venire in mente quella lontana sera del Ballo del Ceppo. Sorrise al
ricordo,
che sembrava appartenere a secoli prima.
Hermione si guardò
in
giro, e vide che tutti i presenti si erano impegnati moltissimo con i
costumi.
E notò inoltre che così mascherati non riusciva
davvero a riconoscerne nessuno.
Le uniche due persone che era riuscita a individuare erano il piccolo
professor
Vitious, con un costume in miniatura, e Hagrid, vestito però
con il suo solito
pastrano scuro. Sarebbe stato ben difficile trovare qualcosa della sua
taglia.
Alle nove, quando tutti
gli invitati erano ormai arrivati, vennero fatti accomodare in Sala
Grande.
Harry, anche lui in costume ma riconoscibile a causa degli occhiali
rotondi e
dalla cicatrice, stava in piedi dove solitamente si trovava il tavolo
degli
insegnanti, e aspettò che tutti entrassero. Dopo aver
amplificato la voce con la
sua bacchetta, prese la parola.
«Prima di tutto,
vorrei
ringraziare ognuno di voi per essere presente in questa particolare
serata.
Ora, so che tutti non state più nella pelle e volete
cominciare a ballare,
quindi non starò qui a tediarvi con discorsi e parole, per
quelle ci sarà tempo
più tardi. Vi chiedo solo una cosa. Divertitevi! Danzate,
mangiate, ridete!
Questa sera è un'occasione di piacere e allegria, e dovete
divertirvi! Se Fred,
Tonks, Remus e tutti gli altri vi vedessero, vorrebbero sicuramente che
usciste
da qui con le pance piene e i piedi doloranti dal gran ballare! E
quindi ora
dico solo più… Che siano aperte le
danze!»
Harry andò verso le
altre
persone e prese Ginny per mano, riconoscibile solo per i capelli rossi.
Si
misero al centro della Sala e, non appena l'orchestra iniziò
a suonare,
cominciarono a danzare sulle note di un valzer.
All'inizio erano i soli in
pista, ma poco dopo alcune coppie presero a ballare. Finiti i primi momenti
di
timidezza, e seguendo l'esempio dei ballerini più
coraggiosi, pian piano quasi
tutti si unirono alle danze.
Hermione prese un
riluttante Ron per mano e andò verso Harry e la sua migliore
amica. Ron avrebbe
volentieri evitato di ballare, ma sia Harry che la sua fidanzata lo
avevano
obbligato. Così prese Hermione e provò a muovere
qualche passo. La ragazza, che
sapeva dell'incapacità di Ron verso il ballo, lo
afferrò saldamente in vita con
una mano e condusse lei i movimenti.
Man mano che ballavano, la
ragazza cercava di non fare caso ai piedi di Ron che continuavano a
pestare i
suoi, portando l'attenzione sugli altri ballerini. Le donne avevano
maschere
sugli occhi e molte portavano delle voluminose parrucche, che rendevano
i
tratti irriconoscibili. A un certo punto chiuse gli occhi per qualche
istante,
e le sembrò di trovarsi in una favola.
Dopo il primo valzer, Ron
le disse che voleva andare a mangiare qualcosa.
«Tanto per cambiare,
tu
pensi solo a mangiare!» sbuffò Hermione, che era
troppo presa dalla serata per
avere fame. Si diresse così verso un tavolino vuoto in un
angolo, e aspettò che
il fidanzato finisse di rimpinzarsi.
Ron non era ancora
tornato, quando un ragazzo (o un uomo, chi lo sa?) si diresse verso di
lei e le
chiese di ballare. Senza esitazione, gli prese la mano e si tuffarono
tra la
folla di ballerini.
Hermione trovò
molto più
piacevole ballare con lui che con Ron, perché era molto
più sicuro e non le
pestava i piedi in continuazione. Lo osservò per bene negli
occhi e forse capì
di chi si trattasse.
«Neville…?»
«Mannaggia, mi hai
scoperto! Era così facile riconoscermi?»
«Calcolando che ci
vediamo
tutte le settimane, era quasi impossibile non riconoscere quel sorriso
da
mascalzone che ti ritrovi!» rispose sorridendo Hermione,
grata che il suo amico
fosse capace di ballare.
La serata continuò
tra
danze e buffet. Hermione ballò con diversi altri ballerini,
che però non riuscì
mai a riconoscere. Le sembrava proprio di trovarsi in un sogno, e anche
quando
si riposava a un tavolino, osservare gli altri le faceva venire in
mente le
foto del carnevale di Venezia che aveva visto diverse volte su qualche
giornale
Babbano. Si divertì anche con Ginny a decidere quale donna
avesse il vestito
più bello. La scelta fu parecchio difficile, ma alla fine
optarono per una
donna che aveva un sontuoso vestito rosso dall'ampia gonna, una
maschera dello
stesso colore che le copriva occhi e naso, e i capelli scuri raccolti a
chignon.
Verso le undici e mezza,
quando Hermione stava ballando con Harry, uno dei musicisti si
alzò e disse di
cambiare partner e sceglierne uno casualmente tra quelli più
vicini. Ci fu un
po' di scompiglio tra i ballerini, che cercavano di trovare qualcun
altro con
cui ballare. Hermione si diresse verso un uomo, poco distante da lei,
vestito
come un militare dell'esercito inglese del '700. Indossava una giacca
rossa,
pantaloni bianchi e stivali neri alti fino a ginocchio. Una parrucca
nera e una
maschera sul viso (anche se ben poco c'entrava con il costume)
completavano il
tutto.
Hermione l'aveva
già
notato dall'inizio della serata, perché quella giacca rossa
era piuttosto
vistosa, ma era rimasto per la maggior parte del tempo seduto a un
tavolo in
modo che fosse il più possibile nascosto dalla vista. Era
solo da alcuni minuti
che si era unito ai ballerini.
La ragazza gli si
avvicinò, timidamente. Lui, senza sorridere, le cinse la
vita. La sua presa era
forte e salda. La attirò a sé. Iniziarono a
ballare. Lui era sicuro di sé, e
per tutto il ballo non disse una parola. Hermione lo
osservò. Era sicuramente
un uomo, perché quelle rughette attorno alla bocca non
potevano essere di un
ragazzo di poco più di vent'anni. Anche la sua mano era
quella di un uomo. Ciò
che la incantò furono i suoi occhi. Erano neri come il
carbone. Pensò che non
aveva mai visto degli occhi così, profondi e quasi tristi.
Il brano terminò, e
Hermione fece per lasciare il suo ballerino e dirigersi nuovamente
verso Ron,
ma il suo misterioso cavaliere strinse la presa e le impedì
di allontanarsi.
L'orchestra ricominciò a suonare, questa volta un lento.
L'uomo la strinse
ancora di più a sé, tanto che faticava a muovere
le gambe per paura di dargli
una ginocchiata. Muovevano appena i piedi. Hermione si
abbandonò completamente
a lui. Sentiva la sua mano forte e calda sulla sua schiena, e la musica
era
quasi ipnotica. Non si rendeva quasi conto di muovere i piedi,
evidentemente il
suo corpo faceva tutto da solo senza che lei lo comandasse. Chiuse gli
occhi, e
si immerse nelle fortissime emozioni che provava in quel momento.
Sentiva il
fiato caldo dell'uomo vicino al suo orecchio. Fu quasi tentata di
appoggiare la
testa sulla sua spalla, ma quel briciolo di razionalità che
aveva conservato,
ma che minacciava di sparire da un momento all'altro, le
suggerì che era meglio
evitare.
La temperatura era salita
parecchio in quegli ultimi minuti. O forse era lei che aveva iniziato
ad avere
parecchio caldo…? Il contatto con il corpo del suo cavaliere
la infuocava, e
non voleva staccarsi da lui, il quale aveva un effetto magnetico su di
lei.
Sperò che quella musica non finisse mai, avrebbe voluto
continuare a ballare
con lui per tutta la notte, e più di tutto non voleva
sottrarsi a quel forte
contatto.
Il brano però volse
lentamente alla fine. Un'ultima nota ed ecco che tutti si fermarono un
momento
per riprendere fiato. Il cavaliere si staccò da lei, le fece
un profondo
inchino e si diresse verso l'uscita della Sala Grande. Hermione rimase
in mezzo
alla Sala a cercarlo con lo sguardo, ma lui era sparito. Si sentiva
accaldata e
frastornata. Quel momento perfetto si era infranto con le ultime note,
come un
vaso di vetro che cade a terra ed esplode in mille pezzi.
Vide le persone attorno a
sé come al rallentatore, quasi sfocate. Forse aveva bisogno
di un po' d'aria.
Senza far caso a dove fosse Ron, si diresse verso il Salone d'Ingresso.
Uscì
dal grande portone, scese i gradini. Alcuni invitati erano seduti sulle
panchine a conversare, altri erano vicini all'ingresso del labirinto.
Hermione si diresse verso
una panchina momentaneamente libera, su cui si sedette.
Utilizzò il ventaglio
(che era compreso nel costume che aveva affittato) per farsi un po'
d'aria. Non
le era mai successo di perdere così il controllo.
Sperò che l'aria frizzante
della sera primaverile la aiutasse a tornare in sé.
Stava pensando a cosa
potesse fare Ron in quel momento, quando vide un bagliore rosso vicino
all'ingresso del labirinto. Era il suo ballerino misterioso.
Cercando di non farsi
vedere, si diresse anche lei verso le alte siepi. Voleva scoprire a
tutti i
costi qualcosa di più su quell'uomo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
cap2
Capitolo 2
Hermione fece qualche passo
in
direzione del labirinto, ma l'uomo era già sparito al suo
interno. Sperò di
riuscire a ritrovarlo, perché lei non aveva un gran senso
dell'orientamento.Si immerse tra le siepi.
Erano più alte di come sembravano viste da fuori, e non
appena vi mise piede
ogni rumore proveniente dall'esterno sparì. Harry le aveva
raccontato che era
successo così anche nel labirinto del Torneo Tremaghi.
Sperando che non ci
fossero Schiopodi Sparacoda e Acromantule anche in quello, Hermione
prese una
direzione a caso. Fece continue svolte,
destra, sinistra, destra, vicolo cieco, sinistra, destra, di nuovo
destra… Andò
avanti così per diversi minuti. Non aveva idea di dove fosse
l'uomo, e ora che
era tornata lucida il suo inseguimento iniziò a sembrarle
una cosa abbastanza
stupida e infantile. Forse sarebbe stato meglio lasciar
perdere… Ma ora che ci
ripensava, non avrebbe nemmeno saputo come tornare indietro, visto che
non
aveva fatto troppo caso a dove era passata. Quindi non restava che
proseguire.
Sì, ma dove andare…? Continuò ancora a caso per
un po', fino a quando sentì qualche lieve rumore e sussurro
provenire da un
vicolo poco più avanti. Estraendo la bacchetta, si
avvicinò lentamente. Non
ebbe però bisogno di alcun incantesimo di difesa,
perché i rumori erano
provocati semplicemente da una coppietta in atteggiamento intimo. Alle
sue
spalle però sentì una specie di risolino, e
quando si voltò vide che da una
siepe spuntava la testa e parte del petto di Mirtilla Malcontenta, che
si stava
godendo lo spettacolo fornito dai due amanti. Hermione la
guardò male e passò
oltre, ma poi le venne un'idea.
«Ciao, Mirtilla,
ehm… hai
per caso visto un uomo con una giacca rossa passare da queste
parti?»
«Ooooh sì
che l'ho visto…»
rispose Mirtilla con aria trasognata, «è passato
poco fa, era alto, e bello…!»
«Ehm, come fai a
dire che
era bello, visto che portava una maschera sul volto?»
indagò cauta Hermione.
«Non lo so, a me
sembrava
bello!» disse Mirtilla scocciata.
«Oh, scusami! Ah
ehm… Non
è che sapresti dirmi in che direzione è
andato?»
«Sembrava stesse
andando
verso il centro del labirinto, è andato per di
là…»
«Ti ringrazio
Mirtilla!
Sei stata di grande aiuto» le disse infine Hermione.
La ragazza lasciò
il
fantasma di Mirtilla al suo spettacolo e proseguì per la
direzione che le aveva
indicato. Si ritrovò a invidiare Mirtilla, sia
perché avrebbe potuto passare
attraverso le siepi senza quelle mille svolte sia perché non
aveva indosso una
gonna ampia come la sua che si impigliava in ogni rametto sporgente.
Man mano che si avvicinava
al centro del labirinto, Hermione notò che il suolo su cui
camminava cambiava.
Se prima era erba, ora stava diventando sabbia. E anche l'aria
diventava più
umida. Le venne il sospetto che il centro fosse situato nei pressi del
Lago
Nero.
Dopo pochi
passi,
constatò
che il suo sospetto era fondato. Vide un lungo corridoio che portava al
centro,
luogo in cui vi era anche lui. Il problema era che il centro era
proprio nel
lago! E Hermione certamente non sapeva camminare sull'acqua…!
Stava cercando di capire
come fare ad attraversare il lago quando a un certo punto, come in
risposta ai
suoi pensieri, davanti ai suoi piedi vide delle piccole lucine ai bordi
del
corridoio, alla base delle siepi. E vide anche che si era formata una
specie di
passerella, che sembrava fatta di fumo. Provò a mettere un
piede lì sopra,
certa che sarebbe finita nell'acqua. Al contrario, il piede si
appoggiò su una
superficie solida. Provò a fare un passo, e vide che quel
fumo reggeva il suo
peso. Si appuntò mentalmente di chiedere a Harry chi avesse
avuto l'idea di
quel labirinto e come avessero fatto a realizzare quel ponte.
Ma ora
l'unica cosa
che
contava era raggiungere l'uomo.
Più si avvicinava al centro
e più le sembrava che la distanza aumentasse. Vide che le
lucine ora non erano
più a terra, ma erano sotto il pelo dell'acqua.
Capì che si trattava di
creature acquatiche luminescenti.
Affrettò il passo.
Se non
fosse stata così ansiosa di raggiungere l'uomo, si sarebbe
accorta
dell'irrealtà della situazione: stava camminando sulle acque
del lago su un
ponte di fumo illuminato da creature che emettevano luce. Ora
però non riusciva
ad apprezzare tutto quello. Si accorse però di una cosa: da
qualche secondo
aveva iniziato a sentire una musica. Era come una voce che cantava,
sembrava un
brano di un'opera lirica, che lei però non conosceva. E
più si avvicinava al
centro, più la musica aumentava di intensità.
Questo faceva aumentare la
sensazione di irrealtà, come mai le era successo prima
d'ora!
Mancavano
solo
più pochi
passi, e l'avrebbe raggiunto.
Si sentiva accaldata, e
il
cuore le stava per scoppiare nel petto. Il corsetto stretto dell'abito
certamente non aiutava, perché le stava togliendo quasi il
fiato.
Un altro passo. Solo
più
un passo e sarebbe stata con lui. Eppure ebbe paura. E se stesse solo
sognando?
Ma non poteva essere, era sicuramente tutto vero. Se invece, una volta
al
centro del labirinto, si fosse dissolto tutto? Magari aveva bevuto
qualcosa di
strano al castello e ora aveva le allucinazioni. Però era
lì, e arrivata a quel
punto non poteva proprio più tornare indietro.
Alzò il piede,
allungò la
gamba. Appoggiò il piede oltre la fine del corridoio. La
musica cessò di colpo.
Il secondo piede raggiunse il primo. Ora però si sentiva le
gambe bloccate.
L'uomo era in piedi lì al centro, la stava guardando.
Hermione si sentì stupida
e impacciata. E forse fu perché l'uomo intuì come
si stesse sentendo che le
venne in aiuto. Fece due passi verso di lei, allungò la
mano…
Era tutto vero o Hermione
stava facendo un sogno…? Un bellissimo e dolcissimo
sogno…?
N.d.A.: questo capitolo
è leggermente più breve del precedente, ma l'ho
voluto scrivere in questo modo per dare enfasi alle sensazioni di
Hermione, e per mostrare quanto fosse confusa... Ma soprattutto per
creare suspence in vista del prossimo capitolo! Spero vi sia piaciuto,
e mi raccomando, non esitate a dirmi che cosa ne pensate!!! Grazie
quindi a chi legge e a chi vuole spendere qualche minuto per darmi una
propria opinione!
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
cap4
Capitolo 3
Non
era un sogno,
era vero, e stava succedendo proprio a lei. Ora che Hermione aveva
raggiunto
l'uomo, si sentiva però in soggezione, impacciata.
Allungò timidamente la mano
verso quella che le veniva offerta. L'altra, calda e sicura, strinse la
sua.
Hermione avvampò. Grazie a quel sostegno riuscì
però a muovere di nuovo le
gambe, e insieme raggiunsero il centro del labirinto, uno spazio
circolare
definito dalla siepi.
L'uomo
fece un gesto
appena accennato con la bacchetta, e in quel momento si
sentì una musica simile
a quella che l'orchestra aveva suonato nel castello fino a poco prima.
Fece
avvicinare a sé la ragazza, le mise una mano dietro la
schiena e con l'altra prese
la sua mano. Erano parecchio vicini, ora.
Hermione
ebbe di
nuovo l'impressione che il cuore fosse sul punto di esploderle nel
petto.
Sentiva inoltre le sue gambe come fatte di gelatina, ben poco stabili.
Il fumo
quasi trasparente sotto i loro piedi certamente non aiutava a dare un
senso di
stabilità, eppure li reggeva perfettamente.
Il
volume della
musica aumentò leggermente, e l'uomo la guidò in
un valzer, stringendola a sé.
La ragazza alzò la testa, e guardò di nuovo quei
misteriosi occhi neri. Lì
all'aperto, erano resi ancora più magici dal riflesso della
luna piena: due
frammenti di carbone con un riflesso argentato al centro. Fu rapita a
quella
vista.
La
ragazza si
abbandonò completamente alle sensazioni scatenate da quella
situazione
surreale, e i suoi piedi sembravano muoversi da soli, per
volontà propria. Lei
non era più cosciente da essere anche in grado di pensare ai
passi del ballo.
Lentamente
il brano
giunse alla fine, sfumando dolcemente. Furono immersi nel silenzio
più
assoluto, tranne che per il respiro lievemente affannoso della ragazza.
La
fine della musica
le fece tornare un minuscolo barlume di lucidità, quindi
volle provare ad
articolare qualche parola.
«Chi…»
iniziò, con
l'intenzione di chiedergli chi fosse, ma l'uomo la interruppe
immediatamente,
posandole delicatamente un dito sulle labbra. Hermione sentì
il fuoco divampare
nel punto in cui quelle dita affusolate e pallide l'avevano sfiorata.
Cosa che
la fece tacere immediatamente, timorosa di rovinare quel momento
così perfetto.
La
musica
ricominciò, questa volta più veloce di prima.
Hermione non aveva mai ballato,
ma senza sapere come, conosceva bene tutti i passi. O forse era lui che
la
sapeva guidare benissimo. Ancora una volta, sembrò che non
ci fosse più nulla
oltre a loro due, tutto il resto era sfocato, mentre il mondo si
riduceva a
quei due passionali pezzi di ossidiana.
Quando
la musica
cessò, ebbe bisogno di qualche minuto per riprendere fiato.
Alcune ciocche di
capelli le erano scappate dallo chignon. Si fece un po' di aria con il
ventaglio, anche se non era stato solo il ballo la causa di quel gran
caldo che
sentiva.
Quando
si fu
ripresa, vide che l'uomo le tendeva di nuovo la mano, che lei
prontamente
afferrò. Si avvicinarono di nuovo. E questa volta erano
pericolosamente vicini,
la fronte di lei che sfiorava il mento di lui, il quale, di nuovo
delicatamente, le mise una ciocca di capelli ribelli dietro a un
orecchio. Di
nuovo, Hermione sentì il fuoco divampare nei punti in cui
c'era stato quel
contatto.
Un
altro gesto di
bacchetta ed ecco che partì una musica lenta, dolcissima.
L'uomo,
se
possibile, la strinse ancora di più a sé .
Hermione ora non aveva quasi più il
coraggio di respirare. Si mossero lentamente, i piedi che si alzavano
appena
dal fumo sottostante. Il respiro dell'uomo era caldo contro l'orecchio
della
ragazza, che aveva ormai appoggiato la sua fronte contro la spalla del
suo
cavaliere, la cui mano destra aveva perso la posa del ballo, che ora
era
diventata un abbraccio. Hermione fremette. Sperò che quel
momento non finisse
mai, non aveva mai provato niente di così strano ma
soprattutto bello. Non
conosceva abbastanza parole per descrivere le sue sensazioni.
Dopo
quello che
sembrò il minuto più intenso della sua vita,
sentì che nuovamente la musica
stava terminando. Ebbe paura che, una volta finito il brano, tutto si
dissolvesse, come il fumo magico ai suoi piedi, e l'uomo svanisse
così come era
comparso.
Fu
di nuovo il
silenzio. Hermione non osava separarsi da lui, il quale però
si staccò di
qualche centimetro, e nel farlo le sue labbra sfiorarono la tempia
della
ragazza. Hermione alzò leggermente la testa per poter
guardare quegli occhi,
che la facevano sentire la persona più importante del mondo.
L'uomo abbassò la
sua, le labbra leggermente schiuse. Ora Hermione era sicura che il
cuore le
sarebbe davvero scoppiato, non avrebbe più retto a causa
dell'emozione. Era
così felice che una lacrima le spuntò ai bordi
degli occhi, senza che lei
potesse fare nulla per fermarla. L'uomo se ne accorse, e di nuovo,
delicato
come una piuma, le asciugò con un dito.
L'uomo
abbassò di
nuovo la testa, e lentamente sfiorò la bocca di Hermione con
le sue labbra.
Senza che però diventasse un bacio si ritrasse, e si
staccò completamente dalla
ragazza. Fece un passo indietro, la guardò ancora
intensamente per un istante,
si voltò verso il corridoio del labirinto e vi si diresse,
con passo svelto.
Alla prima curva sparì.
Hermione
rimase lì
immobile, incapace di agire o di fare qualsiasi cosa. Non era nemmeno
più in
grado di pensare. Anche lei mosse qualche passo in direzione del
corridoio.
Trovò nuovamente Mirtilla Malcontenta, che le
indicò la strada per uscire da
quell'intreccio di siepi.
In
poco tempo uscì
dal labirinto, e come in un sogno si diresse verso il castello, da cui
stavano
uscendo alcune persone. La festa doveva esser finita.
Si
sedette su una
panchina. E le venne in mente di Ron. Lo aveva completamente
dimenticato quando
era stata in compagnia dell'uomo, ma ora sarebbe dovuta tornare a casa
con lui.
Sicuramente la stava cercando proprio in quel momento, sapendo quanto
era apprensivo
nei suoi confronti. Bastò un secondo per farle pensare che
Ron non l'aveva mai
fatta sentire come si era sentita in presenza di quel cavaliere
sconosciuto.
Quel pensiero la turbò profondamente.
Rimase
lì seduta su
quella panchina fino a quando non sentì la voce familiare e
agitata del suo
ragazzo che la chiamava.
«Hermione!
Ma dove
eri finita? Ti ho cercata dappertutto!»
«Oh…
E-ero qui
fuori. Sai, il vestito è molto stretto, avevo bisogno
d'aria, e dentro faceva
troppo caldo…» rispose la ragazza, dicendo la
prima scusa che le venne in
mente.
«Dai,
forza, andiamo
a casa» concluse Ron.
Quando
giunsero a
casa loro, Ron osservò Hermione.
«Sei
sicura di star
bene? Ti vedo strana! Hai quasi l'aria persa come
Luna…»
«Oh,
sì, sto
benissimo. Sono solo stanca, ora vado a dormire!» gli
rispose, defilandosi
verso la camera da letto.
Si
tolse lentamente
l'abito e si infilò sotto le coperte. Quando udì
che Ron stava per entrare in
camera si voltò dall'altra parte e finse di dormire.
Aveva
tutt'altro che
sonno però, perché gli eventi di quella sera la
tennero sveglia tutta la notte.
Continuava a rivivere con la mente quegli attimi sfuggenti che aveva
passato in
compagnia di quell'uomo, di cui non sapeva nulla, neanche il nome. Le
sembrava
di sentire ancora il tocco di quelle dita lunghe e sottili sul volto,
sul
collo; sentiva ancora quando le loro labbra si erano sfiorate, e si
chiese come
mai non l'avesse baciata. C'erano mille domande di cui desiderava la
risposta,
ma sembrava destinata a rimanere nel dubbio.
Ancora
prima
dell'alba, si alzò, senza aver minimamente dormito. Scese di
sotto per
prepararsi un caffè, e vide che alla finestra c'era un gufo
che colpiva la
finestra per attirare la sua attenzione.
Lo
fece entrare e
prese il biglietto che portava.
Grazie per il ballo. SP
N.d.A.:
ed ecco che tra i due c'è stato un momento di assoluta
intimità, ma chi sarà davvero quell'uomo? Hermione lo
scoprirà?
Voglio prima di tutto ringraziare chi ha recensito e seguito la storia,
ma anche chi ha letto senza dirmi nulla. Spero continuerete a seguirla,
vorrete mica privarvi del piacere di sapere cosa succederà, no?
;)
Parentesi: ho scritto questo capitolo ascoltando in sottofondo pezzi
famosi tratti da opere liriche. Dove voglio arrivare con questo? Non so
come mai, ma sentire quei brani mi ha ispirata un sacco (benchè
nell'opera non si capisca il testo quando cantano), ma il tipo di
musica e le voci mi hanno aiutata parecchio a immedesimarmi nella
storia, tanto che in certi momenti mi sembrava davvero di vivere la
situazione (e magari, con un cavaliere così...!). Ora, magari a
voi fa schifo (perdonate il francesismo ;) ) l'opera, ma per chi
volesse provare sarei curiosa se ha sortito lo stesso effetto che ha
fatto a me!
Detto questo, spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo, e non esitate a darmi un vostro parere!
A prestissimo!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
cap4
Capitolo 4
Non appena ebbe
letto quelle parole si sentì avvampare, quasi quanto la sera prima. La grafia
era minuta e sinuosa, leggermente inclinata, ordinatissima. Pensò a quelle
iniziali. Conosceva solo una persona che le possedeva. Il suo ex professore di
Pozioni. Ma figuriamoci, di sicuro la sera prima non aveva ballato con Piton.
Eppure anche la calligrafia sembrava quella dell'insegnate.
Le venne quasi da
ridere: prima di tutto, ci avrebbe scommesso la testa che Piton non avrebbe
partecipato mai e poi mai a un ballo simile! Anzi, di certo non avrebbe proprio
ballato. In secondo luogo, l'arcigno e scorbutico insegnante, odiato da tutti,
non si sarebbe comportato in quel modo, se proprio si fosse degnato di andare a
un evento del genere. Infine, non si sarebbe messo a ballare con una sua ex
allieva, per di più Grifondoro, per nulla al mondo! Su questo ne era certa.
La situazione era
assurda, e Hermione si divertì per qualche momento a immaginarsi il professore
di Pozioni che si dava alle danze.
Le sue fantasie
vennero però interrotte dai passi di Ron, che stava scendendo in cucina.
«Hermione, come mai
hai quel sorriso stampato in faccia?» chiese il ragazzo, con la bocca impastata
dal sonno.
«Ah… Ehm… No nulla!
C'era Grattastinchi che cercava di mordersi la coda, era piuttosto buffo!»
rispose Hermione, arrossendo leggermente, e tentando di nascondere il biglietto
misterioso in una tasca della vestaglia senza farsi vedere.
«Se lo dici tu…»
Hermione salì di
sopra e nascose il biglietto in un cassetto, sigillandolo con un incantesimo in
modo che si aprisse solo a lei.
Si vestì e andò al
lavoro. Durante tutta la giornata fu molto impegnata, così che non ebbe tempo
di pensare ad altro. Solo ogni tanto riusciva ad avere qualche istante per
ripensare al ballo della sera prima, e più di una persona le chiese a cosa
stesse pensando per avere un'espressione così trasognata.
Quando fu l'ora di
tornare a casa, a pomeriggio inoltrato, decise di fare due passi a Diagon
Alley, prima di rientrare. Aveva bisogno di camminare un po' e schiarirsi le
idee.
Si diresse verso il
suo negozio preferito, la libreria Il Ghirigoro,
dove magari avrebbe trovato un qualche interessante libro capace di distrarla.
L'interno dello stretto negozio era molto affollato, come di consueto, e faceva
molto caldo a causa dello spazio limitato e delle tante persone presenti. A
Hermione mancava leggermente l'aria, e non si accorse tutto subito di aver
urtato una pila di libri, e che questi erano caduti a terra. Tornò bruscamente
alla realtà e, imbarazzata dal fatto che tutti si erano voltati verso di lei,
cominciò a rimettere i libri in ordine.
Con la testa china,
stava per mettere una mano su un pesante libro rivestito in pelle per
raccoglierlo, quando si accorse che un'altra mano aveva afferrato lo stesso
libro. Una mano dalle dita pallide, lunghe e affusolate! Il pensiero le corse
immediatamente al ballo della sera prima. Ma il tempo di formulare quel
ricordo, e la mano era già sparita. Si alzò di colpo per cercare di vedere chi
aveva afferrato quel libro, ma la calca di gente glielo impedì. Lo sconosciuto
era scomparso!
La ragazza uscì dal
negozio senza aver acquistato nulla. Ripensava alla notte precedente, a quella
mano che aveva visto pochi istanti prima. Ormai aveva quel chiodo fisso in
mente, e nulla riusciva più a distrarla da quei pensieri. Si chiese se avesse
davvero visto quella mano o se se la fosse solamente immaginata. Ormai tutto
era possibile, non riusciva più a distinguere il vero dal sogno.
Con la testa che le
esplodeva, si avviò lentamente a casa, ancora vuota perché Ron non era ancora
arrivato.
Già… Ron…
probabilmente all'inizio era stato amore. O una grandissima amicizia? Non lo
sapeva. Ma ora si era spento tutto. Quel ragazzo dai capelli rossi era stato
"comodo" dopo la fine della guerra, aveva saputo consolarla e lei
aveva consolato lui. Ma ora… erano come due conoscenti sotto lo stesso tetto.
Tutta la passione iniziale si era esaurita in fretta, e spesso non avevano
nulla da dire. Ma il rosso era ingenuo, sembrava non accorgersene, e faceva
come se niente fosse. Hermione si era buttata sul lavoro, a casa passava
pochissimo tempo. E non pensava troppo alla sua vita sentimentale, praticamente
inesistente. Questo, però, fino alla sera prima. Era scattato qualcosa. Quel
ballo, quelle mani, quegli occhi neri, avevano acceso in lei un fuoco che non
avrebbe mai pensato di possedere. Ed era disposta a tutto pur sapere qualcosa
di più su quell'uomo misterioso!
N.d.A.:
dopo anni di silenzio, sono tornata! Questa storia mi sta
particolarmente a cuore, e nonostante l'abbia iniziata anni fa, ci
tengo veramente tanto a portarla avanti! Questo capitolo è un
po' una transizione, Hermione è confusa, vuole scoprire chi
è il suo ballerino misterioso e non si da pace... spero
veramente di riuscire a scrivere i prossimi capitoli in breve tempo!!!!
Voglio ringraziare tutte quelle persone che avevano letto la storia e
che continueranno a leggerla, quelli che erano rimasti con il fiato
sospeso e poi sono rimasti con il dubbio per anni... Bene, si
ricomincia!!!!! A presto! Ovviamente sono ben accetti tutti i consigli
e le recensioni, se avrete voglia di scrivermi un vostro parere!
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
cap5
Capitolo 5
I giorni scorrevano
lenti, monotoni. Nulla era più accaduto nella vita di Hermione dopo l'episodio
al Ghirigoro, e la ragazza si sentiva sempre più frustrata. Era sempre stata
entusiasta del suo lavoro al Ministero della Magia, ci si era tuffata a capofitto
dopo aver finito l'ultimo anno a Hogwarts. Aveva accettato quell'incarico senza
pensarci due volte. Ma ora invece sembrava che anche quel lavoro che tanto le
piaceva non avesse più alcun senso.
Ormai era passato un
mese dal ballo, ma ogni notte i suoi sogni erano popolati da balli in maschera
e ballerini travestiti da soldati del '700. Aveva provato a prendere dei
sonniferi, per fare sonni senza sogni, ma a nulla era servito. L'umore della
ragazza peggiorava di giorno in giorno, e Ron sembrava non accorgersi di nulla.
Pff… Figuriamoci se quello si accorge di qualcosa!
Dagli una birra e del Quidditch e potrebbe cadere il mondo, senza che lui se ne
accorga!
E intanto i giorni
scorrevano lenti, senza che nulla più riuscisse a entusiasmare la ragazza.
L'unica persona che si era accorta di quel cambiamento era stata Ginny, che
aveva provato più volte a parlare con Hermione, ma la ragazza era stata vaga,
senza rivelarle il motivo del suo malessere, e attribuendolo al troppo lavoro.
La rossa non se l'era bevuta, ma aveva capito che tanto era inutile insistere,
la sua amica non avrebbe parlato.
A metà dell'estate
ricevette una lettera dalla professoressa McGranitt, che la convocava a
Hogwarts la settimana seguente.
Il giorno
dell'appuntamento con la sua ex insegnante, ora preside della scuola, faceva
parecchio caldo, quindi Hermione optò per un vestito bianco, leggero, scollato
a V. Afferrata la sua borsetta di perline rosa, a cui era troppo affezionata
per disfarsene, si smaterializzò davanti ai cancelli di Hogwarts, e li superò a
piedi. Come ogni volta, provò la familiare fitta di malinconia che la
trafiggeva nel momento in cui si trovava di nuovo in quel luogo, in cui aveva
passato gli anni più belli della sua vita.
Entrò nel Salone
d'Ingresso, e la fitta si fece ancora più insistente. Cercando di trattenere
una lacrima, si diresse subito verso l'ufficio della professoressa McGranitt,
che aveva preferito rinunciare alle stanze di Silente per lasciarne intatta la
memoria, e rimanere nei suoi abituali spazi molto più spartani.
L'incontro si svolse
in fretta, e senza troppi convenevoli l'anziana professoressa propose a
Hermione di aiutarla a svolgere alcune lezioni al suo posto e farle da
assistente, dal momento che era diventata preside e la burocrazia e altre
faccende relative alla sicurezza del mondo magico le avrebbero richiesto tutto
il suo tempo e impegno. Le disse inoltre che aveva già avvertito il Ministero
della Magia del nuovo incarico che avrebbe avuto alla scuola.
La ragazza, felice,
accettò di buon grado.
Finalmente una buona notizia, ogni tanto!
Si congedarono,
dandosi appuntamento per la settimana seguente in modo da definire i dettagli
del suo nuovo lavoro, e Hermione decise di fare un salto in biblioteca, luogo
che era sempre riuscito a metterla di buon umore.
Dopo essere entrata
in quell'infinita cattedrale fatta di scaffali e profumo di pergamena, la mente
della ragazza si calmò. Quel luogo per lei sacro aveva sempre avuto
quell'effetto. Decise di unire l'utile al dilettevole, e si diresse verso il
reparto contenente i libri sulla Trasfigurazione, in modo da arrivare preparata
all'incontro della settimana successiva con la professoressa McGranitt.
Optò per un pesante
libro sulla Trasfigurazione animale, e si mise nel primo tavolo che trovò.
Iniziò a leggere, ma la sua mente era distratta, i suoi pensieri galoppavano.
Cercò più volte di concentrarsi sulla lettura, ma niente da fare… Il suo
cervello non voleva saperne di dare attenzione a quel libro.
Forse un po' d'aria mi farà schiarire le idee…
Abbandonò i corridoi
pieni di libri e uscì dal castello. Il sole era caldo, l'aria frizzante sulla
pelle. Il vestito le si muoveva leggero intorno alle gambe.
Si abbandonò
all'atmosfera estiva, alle sensazioni del caldo sole sul viso e dell'aria tra i
capelli, e i pensieri si susseguivano veloci, al punto di non far caso a dove
stesse andando. Ritornò in sé e si accorse di essere nei pressi del Lago Nero.
Si diresse verso un salice lì vicino e si sedette ai piedi dell'albero,
appoggiando la testa contro l'antico tronco. La stanchezza le crollò addosso,
chiuse gli occhi, e alla fine si addormentò. Tra il sonno e la veglia le sembrò
di sentire una musica lontana, la stessa su cui aveva ballato QUELLA sera nel
labirinto. Ma forse la stava solo immaginando…
Lo sognò di nuovo,
quel ballerino vestito da soldato, che ballava sicuro facendola volteggiare in
una danza seducente… Ma a un certo punto una voce secca la fece svegliare di
soprassalto.
«Granger, i
dormitori sono dentro al castello, se proprio non riesce a fare a meno di
addormentarsi in giro per i prati? A casa sua non ce l'ha un letto?»
La ragazza si alzò
di colpo in piedi, mezza frastornata e con la vista annebbiata. Davanti a lei
stava il professor Piton, con il suo solito cipiglio severo e l'espressione
ironica.
Hermione avvampò per
l'imbarazzo, cercando di snocciolare qualche scusa, ma dalla sua bocca non
uscirono altro che lievi gemiti incomprensibili. Si vergognava talmente tanto di essersi fatta trovare in
una situazione del genere che non riusciva neanche più a mettere insieme due
parole.
«La prossima volta,
Granger, prova con il caffè!» Piton si voltò e tornò a passi svelti verso il
castello.
La ragazza rimase un
attimo ferma sul posto, osservando il suo ex professore e cercando di
schiarirsi le idee. E le tornò in mente una frase… "Grazie per il ballo. SP".
Non era
assolutamente possibile. No, fuori discussione! Decisamente quella sera non
poteva aver ballato con Piton, su questo era pronta a giurarci!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
cap6
Capitolo 6
La calura estiva
rendeva lente e pesanti le giornate. Hermione tornava a casa esausta, con
l'unico desiderio di farsi una doccia gelata e andarsene a dormire. Ron intanto
aveva notato che qualcosa non andava nella sua fidanzata, ma non aveva idea di
come affrontare la cosa. Era sempre stato molto impacciato nelle questioni
sentimentali, e aveva paura di rovinare quel rapporto che lui credeva forte e
acceso. Ma si era accorto che era da un po' di settimane che la sua ragazza si
comportava in modo strano. Sembrava sempre con la testa sulle nuvole, mangiava
poco, non parlavano praticamente più.
Decise allora di
fare un tentativo. Prepararle una cena a lume di candela. Magari sarebbe
servito a farla tornare la ragazza di un tempo.
Quella sera Hermione
tornò a casa e al suo ingresso rimase di stucco. Luci spente, tavolo
apparecchiato e due belle candele in centro tavola.
Possibile che Ron sia capace di certe cose?!
Si diede una
rinfrescata, si mise un vestito leggero e scese a cena, dove la stava
aspettando il suo fidanzato vestito di tutto punto. Le porse un bicchiere di
prosecco italiano, che la ragazza accettò di buon grado. Il vino freddo le
scese in gola e la fece rilassare. Ron le porse la sedia e la fece accomodare a
tavola, dove comparve dal nulla la prima portata.
I due ragazzi,
inizialmente imbarazzati, con l'aiuto del vino si sciolsero e iniziarono a
ricordare i vecchi tempi della scuola, ridendo dei momenti trascorsi insieme a
Harry e ai loro vecchi compagni.
Quando ebbero finito
di cenare, ancora in preda alle risate, Ron accompagnò la ragazza nella loro
camera da letto. Le si avvicinò piano, le tolse un ciuffo di capelli dalla
fronte, le cinse la vita con un braccio e lentamente avvicinò la sua bocca a
quella di Hermione, la quale però si irrigidì leggermente. Ron fece finta di
non accorgersene. La prese delicatamente per mano e la accompagnò verso il
letto. La aiutò a togliersi i vestiti, e si spogliò a sua volta.
Fecero l'amore, non
succedeva da un bel po' di tempo.
Ron era soddisfatto,
Hermione sembrava tornata in sé. Ma il ragazzo non aveva idea che la sua
fidanzata si era immaginata per tutto il tempo di far l'amore con quel
misterioso ballerino vestito da soldato, cercando di rendere più sopportabili
quei momenti di intimità che non aveva più voglia di avere con lui.
Hermione, per non
far sorgere sospetti, era stata al gioco di Ron, ma aveva reso sopportabile
quella notte con lui solo immaginandosi molto vividamente che al posto del suo
fidanzato ci fosse quell'uomo che era entrato nei suoi pensieri e da lì non se
n'era più andato. Ora verso quel ragazzo dai capelli rossi che tanto la amava
provava solo più sensi di colpa.
*
* *
Definì con la
professoressa McGranitt il lavoro che avrebbe svolto durante l'anno scolastico
che di lì a poco sarebbe cominciato. La professoressa le propose anche un altro
incarico, ma le disse che se avesse voluto avrebbe potuto non accettarlo,
perché stavano progettando di iniziare una sperimentazione che sarebbe potuta essere pericolosa. Ma se
avesse voluto unirsi al progetto sarebbero stati tutti contenti di avere una
delle streghe più brillanti dalla loro parte.
Minerva le spiegò
che stavano pensando di provare a unire un difficile incantesimo trasfigurativo
unito alla Pozione Antilupo, per provare a "curare" tutte quelle
persone che erano state vittime dei Lupi Mannari durante la guerra. Molti erano
ricoverati al San Mungo, mentre una squadra del Ministero stava cercando quelli
che non erano ancora riusciti a trovare. Quell'esperimento era anche uno dei
motivi per cui la professoressa McGranitt aveva chiesto a Hermione di tornare
alla scuola.
La professoressa le
suggerì di scendere nei sotterranei e andare anche dal professor Piton per
vedere quali linee di lavoro avrebbe dovuto svolgere con lui.
La ragazza,
inspiegabilmente, quando sentì il nome del suo ex insegnante avvertì una
capriola nello stomaco.
Si congedò e si
diresse verso i sotterranei della scuola, dove si trovava l'ufficio di Piton. A
mano a mano che scendeva, la temperatura faceva lo stesso, ma con quella calura
lo trovò un sollievo, almeno momentaneo.
Fece a gran passi il
corridoio che la separava dall'ufficio dell'insegnante, perché ancora ora si
sentiva a disagio in quei luoghi bui e umidi, esattamente come quando era una
giovane allieva desiderosa di dimostrare la sua bravura. Arrivò davanti alla porta
scura, di legno massiccio, e lesse la targa che riportava il nome del suo ex
professore.
Esitò a bussare. A
un certo puntò le sembrò di udire una musica lontana. Tese l'orecchio. Si fece
più definita, sembrava provenire proprio dall'interno di quell'ufficio. Pareva
un pezzo di musica lirica.
O sono impazzita del tutto o sto sognando! Piton che
ascolta la musica?! Da quando…?!
Ascoltò ancora… Ma
quello non era il brano che aveva sentito quando stava raggiungendo il centro
del labirinto, la sera del ballo?
N.d.A.:
Ciao a tutti, rieccomi con un aggiornamento! Questo capitolo è
un po' più breve, una specie di transizione anche questo. Si
chiariscono i sentimenti di Hermione verso Ron, e inizia a farsi strada
un altro pensiero, anche se forse la ragazza non se ne rende ancora
conto... cosa succederà dopo? Quella musica proveniente
dall'ufficio la sente davvero o se la sta solo immaginando?! Stay
tuned!
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