Sulle note di un valzer

di Hufflebubble
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


valz

Capitolo 1

Il 2 maggio 2003 ci sarebbe stato un ballo. Così aveva deciso Harry Potter, da un anno Ministro della Magia. Si sarebbe tenuto in Sala Grande a Hogwarts, e sarebbe stato a tema. Di quale tema si trattasse, non si seppe fino a poche settimane prima, quando il Ministro disse che avrebbe voluto un ballo in stile settecentesco.
Harry aveva invitato un sacco di gente a presentarsi, voleva che fosse un'occasione di festa. Festa per celebrare i cinque anni dalla fine della guerra, dalla sconfitta del Signore Oscuro e per ricordare tutti insieme quelle persone che avevano dato la vita per portare la pace.
E soprattutto, voleva che ognuno degli invitati fosse in costume. Ma la cosa fondamentale era che i costumi li nascondessero talmente bene da non renderli riconoscibili.
 
* * *
 
«Harry è diventato matto! Perché mi devo mettere sta roba? Sono ridicoli questi vestiti! Io mi nascondo, non mi presento, mi do malato, digli che un ippogrifo mi ha strappato una gamba a morsi, o inventati tu quello che vuoi…!»
«Ronald, smettila di lagnarti, il ballo sarà sicuramente divertente! E, se proprio lo vuoi sapere, il tema settecentesco gliel'ho suggerito io!»
«Cooosa? Ma sei impazzita anche tu? Quindi è colpa tua se mi devo mettere sta parrucca orrenda! Miseriaccia, Hermione!»
«Certo che non sono pazza! Ho sempre sognato di partecipare a un ballo del genere. Quando ero piccola guardavo film in costume, e fantasticavo sul trovarmi là in mezzo… E non parliamo di film e libri sulla principessa Sissi…!»
«Film? Cosa sono i film? E Sissi chi…?»
«Lascia perdere, Ron, e muoviti con quel costume che se no faremo tardi! Dai, vieni qua che ti sistemo quella parrucca. Hai capelli rossi che ti sbucano ovunque, e sarai tutt'altro che irriconoscibile.»
«Senti, non è colpa mia se…»
«Ronald, taci e vestiti!»
 
* * *
 
Quando Hermione e Ron arrivarono a Hogwarts, c'era già parecchia gente. Molti stavano arrivando con le carrozze trainate dai Thestral, altri erano già davanti agli scalini pronti a entrare, e altri ancora sostavano nel Salone d'Ingresso in attesa che cominciasse la serata. Per l'occasione, tra il castello e il Lago Nero era stato creato un labirinto, degno delle più sfarzose residenze antiche.
La Sala Grande, già molto bella normalmente, era magnifica quella sera. Si aveva l'impressione di essere tornati davvero nel 1700. I quattro tavoli della case erano spariti; in un angolo c'era un'orchestra completa che stava accordando e preparando gli strumenti. Lungo un altro lato c'era un lunghissimo tavolo per il buffet. E lungo il perimetro c'erano tanti piccoli tavolini rotondi. A Hermione fece venire in mente quella lontana sera del Ballo del Ceppo. Sorrise al ricordo, che sembrava appartenere a secoli prima.
Hermione si guardò in giro, e vide che tutti i presenti si erano impegnati moltissimo con i costumi. E notò inoltre che così mascherati non riusciva davvero a riconoscerne nessuno. Le uniche due persone che era riuscita a individuare erano il piccolo professor Vitious, con un costume in miniatura, e Hagrid, vestito però con il suo solito pastrano scuro. Sarebbe stato ben difficile trovare qualcosa della sua taglia.
 
Alle nove, quando tutti gli invitati erano ormai arrivati, vennero fatti accomodare in Sala Grande. Harry, anche lui in costume ma riconoscibile a causa degli occhiali rotondi e dalla cicatrice, stava in piedi dove solitamente si trovava il tavolo degli insegnanti, e aspettò che tutti entrassero. Dopo aver amplificato la voce con la sua bacchetta, prese la parola.
«Prima di tutto, vorrei ringraziare ognuno di voi per essere presente in questa particolare serata. Ora, so che tutti non state più nella pelle e volete cominciare a ballare, quindi non starò qui a tediarvi con discorsi e parole, per quelle ci sarà tempo più tardi. Vi chiedo solo una cosa. Divertitevi! Danzate, mangiate, ridete! Questa sera è un'occasione di piacere e allegria, e dovete divertirvi! Se Fred, Tonks, Remus e tutti gli altri vi vedessero, vorrebbero sicuramente che usciste da qui con le pance piene e i piedi doloranti dal gran ballare! E quindi ora dico solo più… Che siano aperte le danze!»
Harry andò verso le altre persone e prese Ginny per mano, riconoscibile solo per i capelli rossi. Si misero al centro della Sala e, non appena l'orchestra iniziò a suonare, cominciarono a danzare sulle note di un valzer.
All'inizio erano i soli in pista, ma poco dopo alcune coppie presero a ballare. Finiti i primi momenti di timidezza, e seguendo l'esempio dei ballerini più coraggiosi, pian piano quasi tutti si unirono alle danze.
Hermione prese un riluttante Ron per mano e andò verso Harry e la sua migliore amica. Ron avrebbe volentieri evitato di ballare, ma sia Harry che la sua fidanzata lo avevano obbligato. Così prese Hermione e provò a muovere qualche passo. La ragazza, che sapeva dell'incapacità di Ron verso il ballo, lo afferrò saldamente in vita con una mano e condusse lei i movimenti.
Man mano che ballavano, la ragazza cercava di non fare caso ai piedi di Ron che continuavano a pestare i suoi, portando l'attenzione sugli altri ballerini. Le donne avevano maschere sugli occhi e molte portavano delle voluminose parrucche, che rendevano i tratti irriconoscibili. A un certo punto chiuse gli occhi per qualche istante, e le sembrò di trovarsi in una favola.
Dopo il primo valzer, Ron le disse che voleva andare a mangiare qualcosa.
«Tanto per cambiare, tu pensi solo a mangiare!» sbuffò Hermione, che era troppo presa dalla serata per avere fame. Si diresse così verso un tavolino vuoto in un angolo, e aspettò che il fidanzato finisse di rimpinzarsi.
Ron non era ancora tornato, quando un ragazzo (o un uomo, chi lo sa?) si diresse verso di lei e le chiese di ballare. Senza esitazione, gli prese la mano e si tuffarono tra la folla di ballerini.
Hermione trovò molto più piacevole ballare con lui che con Ron, perché era molto più sicuro e non le pestava i piedi in continuazione. Lo osservò per bene negli occhi e forse capì di chi si trattasse.
«Neville…?»
«Mannaggia, mi hai scoperto! Era così facile riconoscermi?»
«Calcolando che ci vediamo tutte le settimane, era quasi impossibile non riconoscere quel sorriso da mascalzone che ti ritrovi!» rispose sorridendo Hermione, grata che il suo amico fosse capace di ballare.
 
La serata continuò tra danze e buffet. Hermione ballò con diversi altri ballerini, che però non riuscì mai a riconoscere. Le sembrava proprio di trovarsi in un sogno, e anche quando si riposava a un tavolino, osservare gli altri le faceva venire in mente le foto del carnevale di Venezia che aveva visto diverse volte su qualche giornale Babbano. Si divertì anche con Ginny a decidere quale donna avesse il vestito più bello. La scelta fu parecchio difficile, ma alla fine optarono per una donna che aveva un sontuoso vestito rosso dall'ampia gonna, una maschera dello stesso colore che le copriva occhi e naso, e i capelli scuri raccolti a chignon.
 
Verso le undici e mezza, quando Hermione stava ballando con Harry, uno dei musicisti si alzò e disse di cambiare partner e sceglierne uno casualmente tra quelli più vicini. Ci fu un po' di scompiglio tra i ballerini, che cercavano di trovare qualcun altro con cui ballare. Hermione si diresse verso un uomo, poco distante da lei, vestito come un militare dell'esercito inglese del '700. Indossava una giacca rossa, pantaloni bianchi e stivali neri alti fino a ginocchio. Una parrucca nera e una maschera sul viso (anche se ben poco c'entrava con il costume) completavano il tutto.
Hermione l'aveva già notato dall'inizio della serata, perché quella giacca rossa era piuttosto vistosa, ma era rimasto per la maggior parte del tempo seduto a un tavolo in modo che fosse il più possibile nascosto dalla vista. Era solo da alcuni minuti che si era unito ai ballerini.
La ragazza gli si avvicinò, timidamente. Lui, senza sorridere, le cinse la vita. La sua presa era forte e salda. La attirò a sé. Iniziarono a ballare. Lui era sicuro di sé, e per tutto il ballo non disse una parola. Hermione lo osservò. Era sicuramente un uomo, perché quelle rughette attorno alla bocca non potevano essere di un ragazzo di poco più di vent'anni. Anche la sua mano era quella di un uomo. Ciò che la incantò furono i suoi occhi. Erano neri come il carbone. Pensò che non aveva mai visto degli occhi così, profondi e quasi tristi.
Il brano terminò, e Hermione fece per lasciare il suo ballerino e dirigersi nuovamente verso Ron, ma il suo misterioso cavaliere strinse la presa e le impedì di allontanarsi. L'orchestra ricominciò a suonare, questa volta un lento. L'uomo la strinse ancora di più a sé, tanto che faticava a muovere le gambe per paura di dargli una ginocchiata. Muovevano appena i piedi. Hermione si abbandonò completamente a lui. Sentiva la sua mano forte e calda sulla sua schiena, e la musica era quasi ipnotica. Non si rendeva quasi conto di muovere i piedi, evidentemente il suo corpo faceva tutto da solo senza che lei lo comandasse. Chiuse gli occhi, e si immerse nelle fortissime emozioni che provava in quel momento. Sentiva il fiato caldo dell'uomo vicino al suo orecchio. Fu quasi tentata di appoggiare la testa sulla sua spalla, ma quel briciolo di razionalità che aveva conservato, ma che minacciava di sparire da un momento all'altro, le suggerì che era meglio evitare.
La temperatura era salita parecchio in quegli ultimi minuti. O forse era lei che aveva iniziato ad avere parecchio caldo…? Il contatto con il corpo del suo cavaliere la infuocava, e non voleva staccarsi da lui, il quale aveva un effetto magnetico su di lei. Sperò che quella musica non finisse mai, avrebbe voluto continuare a ballare con lui per tutta la notte, e più di tutto non voleva sottrarsi a quel forte contatto.
Il brano però volse lentamente alla fine. Un'ultima nota ed ecco che tutti si fermarono un momento per riprendere fiato. Il cavaliere si staccò da lei, le fece un profondo inchino e si diresse verso l'uscita della Sala Grande. Hermione rimase in mezzo alla Sala a cercarlo con lo sguardo, ma lui era sparito. Si sentiva accaldata e frastornata. Quel momento perfetto si era infranto con le ultime note, come un vaso di vetro che cade a terra ed esplode in mille pezzi.
Vide le persone attorno a sé come al rallentatore, quasi sfocate. Forse aveva bisogno di un po' d'aria. Senza far caso a dove fosse Ron, si diresse verso il Salone d'Ingresso. Uscì dal grande portone, scese i gradini. Alcuni invitati erano seduti sulle panchine a conversare, altri erano vicini all'ingresso del labirinto.
Hermione si diresse verso una panchina momentaneamente libera, su cui si sedette. Utilizzò il ventaglio (che era compreso nel costume che aveva affittato) per farsi un po' d'aria. Non le era mai successo di perdere così il controllo. Sperò che l'aria frizzante della sera primaverile la aiutasse a tornare in sé.
Stava pensando a cosa potesse fare Ron in quel momento, quando vide un bagliore rosso vicino all'ingresso del labirinto. Era il suo ballerino misterioso.
Cercando di non farsi vedere, si diresse anche lei verso le alte siepi. Voleva scoprire a tutti i costi qualcosa di più su quell'uomo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


cap2

Capitolo 2



Hermione fece qualche passo in direzione del labirinto, ma l'uomo era già sparito al suo interno. Sperò di riuscire a ritrovarlo, perché lei non aveva un gran senso dell'orientamento.Si immerse tra le siepi. Erano più alte di come sembravano viste da fuori, e non appena vi mise piede ogni rumore proveniente dall'esterno sparì. Harry le aveva raccontato che era successo così anche nel labirinto del Torneo Tremaghi. Sperando che non ci fossero Schiopodi Sparacoda e Acromantule anche in quello, Hermione prese una direzione a caso. Fece continue svolte, destra, sinistra, destra, vicolo cieco, sinistra, destra, di nuovo destra… Andò avanti così per diversi minuti. Non aveva idea di dove fosse l'uomo, e ora che era tornata lucida il suo inseguimento iniziò a sembrarle una cosa abbastanza stupida e infantile. Forse sarebbe stato meglio lasciar perdere… Ma ora che ci ripensava, non avrebbe nemmeno saputo come tornare indietro, visto che non aveva fatto troppo caso a dove era passata. Quindi non restava che proseguire. Sì, ma dove andare…? Continuò ancora a caso per un po', fino a quando sentì qualche lieve rumore e sussurro provenire da un vicolo poco più avanti. Estraendo la bacchetta, si avvicinò lentamente. Non ebbe però bisogno di alcun incantesimo di difesa, perché i rumori erano provocati semplicemente da una coppietta in atteggiamento intimo. Alle sue spalle però sentì una specie di risolino, e quando si voltò vide che da una siepe spuntava la testa e parte del petto di Mirtilla Malcontenta, che si stava godendo lo spettacolo fornito dai due amanti. Hermione la guardò male e passò oltre, ma poi le venne un'idea.
«Ciao, Mirtilla, ehm… hai per caso visto un uomo con una giacca rossa passare da queste parti?»
«Ooooh sì che l'ho visto…» rispose Mirtilla con aria trasognata, «è passato poco fa, era alto, e bello…!»
«Ehm, come fai a dire che era bello, visto che portava una maschera sul volto?» indagò cauta Hermione.
«Non lo so, a me sembrava bello!» disse Mirtilla scocciata.
«Oh, scusami! Ah ehm… Non è che sapresti dirmi in che direzione è andato?»
«Sembrava stesse andando verso il centro del labirinto, è andato per di là…»
«Ti ringrazio Mirtilla! Sei stata di grande aiuto» le disse infine Hermione.
La ragazza lasciò il fantasma di Mirtilla al suo spettacolo e proseguì per la direzione che le aveva indicato. Si ritrovò a invidiare Mirtilla, sia perché avrebbe potuto passare attraverso le siepi senza quelle mille svolte sia perché non aveva indosso una gonna ampia come la sua che si impigliava in ogni rametto sporgente.
Man mano che si avvicinava al centro del labirinto, Hermione notò che il suolo su cui camminava cambiava. Se prima era erba, ora stava diventando sabbia. E anche l'aria diventava più umida. Le venne il sospetto che il centro fosse situato nei pressi del Lago Nero.
Dopo pochi passi, constatò che il suo sospetto era fondato. Vide un lungo corridoio che portava al centro, luogo in cui vi era anche lui. Il problema era che il centro era proprio nel lago! E Hermione certamente non sapeva camminare sull'acqua…!
Stava cercando di capire come fare ad attraversare il lago quando a un certo punto, come in risposta ai suoi pensieri, davanti ai suoi piedi vide delle piccole lucine ai bordi del corridoio, alla base delle siepi. E vide anche che si era formata una specie di passerella, che sembrava fatta di fumo. Provò a mettere un piede lì sopra, certa che sarebbe finita nell'acqua. Al contrario, il piede si appoggiò su una superficie solida. Provò a fare un passo, e vide che quel fumo reggeva il suo peso. Si appuntò mentalmente di chiedere a Harry chi avesse avuto l'idea di quel labirinto e come avessero fatto a realizzare quel ponte.
Ma ora l'unica cosa che contava era raggiungere l'uomo.
Più si avvicinava al centro e più le sembrava che la distanza aumentasse. Vide che le lucine ora non erano più a terra, ma erano sotto il pelo dell'acqua. Capì che si trattava di creature acquatiche luminescenti.
Affrettò il passo. Se non fosse stata così ansiosa di raggiungere l'uomo, si sarebbe accorta dell'irrealtà della situazione: stava camminando sulle acque del lago su un ponte di fumo illuminato da creature che emettevano luce. Ora però non riusciva ad apprezzare tutto quello. Si accorse però di una cosa: da qualche secondo aveva iniziato a sentire una musica. Era come una voce che cantava, sembrava un brano di un'opera lirica, che lei però non conosceva. E più si avvicinava al centro, più la musica aumentava di intensità. Questo faceva aumentare la sensazione di irrealtà, come mai le era successo prima d'ora!
Mancavano solo più pochi passi, e l'avrebbe raggiunto.
Si sentiva accaldata, e il cuore le stava per scoppiare nel petto. Il corsetto stretto dell'abito certamente non aiutava, perché le stava togliendo quasi il fiato.
Un altro passo. Solo più un passo e sarebbe stata con lui. Eppure ebbe paura. E se stesse solo sognando? Ma non poteva essere, era sicuramente tutto vero. Se invece, una volta al centro del labirinto, si fosse dissolto tutto? Magari aveva bevuto qualcosa di strano al castello e ora aveva le allucinazioni. Però era lì, e arrivata a quel punto non poteva proprio più tornare indietro.
Alzò il piede, allungò la gamba. Appoggiò il piede oltre la fine del corridoio. La musica cessò di colpo. Il secondo piede raggiunse il primo. Ora però si sentiva le gambe bloccate. L'uomo era in piedi lì al centro, la stava guardando. Hermione si sentì stupida e impacciata. E forse fu perché l'uomo intuì come si stesse sentendo che le venne in aiuto. Fece due passi verso di lei, allungò la mano…
Era tutto vero o Hermione stava facendo un sogno…? Un bellissimo e dolcissimo sogno…?



N.d.A.: questo capitolo è leggermente più breve del precedente, ma l'ho voluto scrivere in questo modo per dare enfasi alle sensazioni di Hermione, e per mostrare quanto fosse confusa... Ma soprattutto per creare suspence in vista del prossimo capitolo! Spero vi sia piaciuto, e mi raccomando, non esitate a dirmi che cosa ne pensate!!! Grazie quindi a chi legge e a chi vuole spendere qualche minuto per darmi una propria opinione! 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


cap4

Capitolo 3



Non era un sogno, era vero, e stava succedendo proprio a lei. Ora che Hermione aveva raggiunto l'uomo, si sentiva però in soggezione, impacciata. Allungò timidamente la mano verso quella che le veniva offerta. L'altra, calda e sicura, strinse la sua. Hermione avvampò. Grazie a quel sostegno riuscì però a muovere di nuovo le gambe, e insieme raggiunsero il centro del labirinto, uno spazio circolare definito dalla siepi.
L'uomo fece un gesto appena accennato con la bacchetta, e in quel momento si sentì una musica simile a quella che l'orchestra aveva suonato nel castello fino a poco prima. Fece avvicinare a sé la ragazza, le mise una mano dietro la schiena e con l'altra prese la sua mano. Erano parecchio vicini, ora.
Hermione ebbe di nuovo l'impressione che il cuore fosse sul punto di esploderle nel petto. Sentiva inoltre le sue gambe come fatte di gelatina, ben poco stabili. Il fumo quasi trasparente sotto i loro piedi certamente non aiutava a dare un senso di stabilità, eppure li reggeva perfettamente.
Il volume della musica aumentò leggermente, e l'uomo la guidò in un valzer, stringendola a sé. La ragazza alzò la testa, e guardò di nuovo quei misteriosi occhi neri. Lì all'aperto, erano resi ancora più magici dal riflesso della luna piena: due frammenti di carbone con un riflesso argentato al centro. Fu rapita a quella vista.
La ragazza si abbandonò completamente alle sensazioni scatenate da quella situazione surreale, e i suoi piedi sembravano muoversi da soli, per volontà propria. Lei non era più cosciente da essere anche in grado di pensare ai passi del ballo.
Lentamente il brano giunse alla fine, sfumando dolcemente. Furono immersi nel silenzio più assoluto, tranne che per il respiro lievemente affannoso della ragazza.
La fine della musica le fece tornare un minuscolo barlume di lucidità, quindi volle provare ad articolare qualche parola.
«Chi…» iniziò, con l'intenzione di chiedergli chi fosse, ma l'uomo la interruppe immediatamente, posandole delicatamente un dito sulle labbra. Hermione sentì il fuoco divampare nel punto in cui quelle dita affusolate e pallide l'avevano sfiorata. Cosa che la fece tacere immediatamente, timorosa di rovinare quel momento così perfetto.
La musica ricominciò, questa volta più veloce di prima. Hermione non aveva mai ballato, ma senza sapere come, conosceva bene tutti i passi. O forse era lui che la sapeva guidare benissimo. Ancora una volta, sembrò che non ci fosse più nulla oltre a loro due, tutto il resto era sfocato, mentre il mondo si riduceva a quei due passionali pezzi di ossidiana. 
Quando la musica cessò, ebbe bisogno di qualche minuto per riprendere fiato. Alcune ciocche di capelli le erano scappate dallo chignon. Si fece un po' di aria con il ventaglio, anche se non era stato solo il ballo la causa di quel gran caldo che sentiva.
Quando si fu ripresa, vide che l'uomo le tendeva di nuovo la mano, che lei prontamente afferrò. Si avvicinarono di nuovo. E questa volta erano pericolosamente vicini, la fronte di lei che sfiorava il mento di lui, il quale, di nuovo delicatamente, le mise una ciocca di capelli ribelli dietro a un orecchio. Di nuovo, Hermione sentì il fuoco divampare nei punti in cui c'era stato quel contatto.
Un altro gesto di bacchetta ed ecco che partì una musica lenta, dolcissima.
L'uomo, se possibile, la strinse ancora di più a sé . Hermione ora non aveva quasi più il coraggio di respirare. Si mossero lentamente, i piedi che si alzavano appena dal fumo sottostante. Il respiro dell'uomo era caldo contro l'orecchio della ragazza, che aveva ormai appoggiato la sua fronte contro la spalla del suo cavaliere, la cui mano destra aveva perso la posa del ballo, che ora era diventata un abbraccio. Hermione fremette. Sperò che quel momento non finisse mai, non aveva mai provato niente di così strano ma soprattutto bello. Non conosceva abbastanza parole per descrivere le sue sensazioni.
Dopo quello che sembrò il minuto più intenso della sua vita, sentì che nuovamente la musica stava terminando. Ebbe paura che, una volta finito il brano, tutto si dissolvesse, come il fumo magico ai suoi piedi, e l'uomo svanisse così come era comparso.
Fu di nuovo il silenzio. Hermione non osava separarsi da lui, il quale però si staccò di qualche centimetro, e nel farlo le sue labbra sfiorarono la tempia della ragazza. Hermione alzò leggermente la testa per poter guardare quegli occhi, che la facevano sentire la persona più importante del mondo. L'uomo abbassò la sua, le labbra leggermente schiuse. Ora Hermione era sicura che il cuore le sarebbe davvero scoppiato, non avrebbe più retto a causa dell'emozione. Era così felice che una lacrima le spuntò ai bordi degli occhi, senza che lei potesse fare nulla per fermarla. L'uomo se ne accorse, e di nuovo, delicato come una piuma, le asciugò con un dito.
L'uomo abbassò di nuovo la testa, e lentamente sfiorò la bocca di Hermione con le sue labbra. Senza che però diventasse un bacio si ritrasse, e si staccò completamente dalla ragazza. Fece un passo indietro, la guardò ancora intensamente per un istante, si voltò verso il corridoio del labirinto e vi si diresse, con passo svelto. Alla prima curva sparì.
Hermione rimase lì immobile, incapace di agire o di fare qualsiasi cosa. Non era nemmeno più in grado di pensare. Anche lei mosse qualche passo in direzione del corridoio. Trovò nuovamente Mirtilla Malcontenta, che le indicò la strada per uscire da quell'intreccio di siepi.
In poco tempo uscì dal labirinto, e come in un sogno si diresse verso il castello, da cui stavano uscendo alcune persone. La festa doveva esser finita.
Si sedette su una panchina. E le venne in mente di Ron. Lo aveva completamente dimenticato quando era stata in compagnia dell'uomo, ma ora sarebbe dovuta tornare a casa con lui. Sicuramente la stava cercando proprio in quel momento, sapendo quanto era apprensivo nei suoi confronti. Bastò un secondo per farle pensare che Ron non l'aveva mai fatta sentire come si era sentita in presenza di quel cavaliere sconosciuto. Quel pensiero la turbò profondamente.
Rimase lì seduta su quella panchina fino a quando non sentì la voce familiare e agitata del suo ragazzo che la chiamava.
«Hermione! Ma dove eri finita? Ti ho cercata dappertutto!»
«Oh… E-ero qui fuori. Sai, il vestito è molto stretto, avevo bisogno d'aria, e dentro faceva troppo caldo…» rispose la ragazza, dicendo la prima scusa che le venne in mente.
«Dai, forza, andiamo a casa» concluse Ron.

Quando giunsero a casa loro, Ron osservò Hermione.
«Sei sicura di star bene? Ti vedo strana! Hai quasi l'aria persa come Luna…»
«Oh, sì, sto benissimo. Sono solo stanca, ora vado a dormire!» gli rispose, defilandosi verso la camera da letto.
Si tolse lentamente l'abito e si infilò sotto le coperte. Quando udì che Ron stava per entrare in camera si voltò dall'altra parte e finse di dormire.
Aveva tutt'altro che sonno però, perché gli eventi di quella sera la tennero sveglia tutta la notte. Continuava a rivivere con la mente quegli attimi sfuggenti che aveva passato in compagnia di quell'uomo, di cui non sapeva nulla, neanche il nome. Le sembrava di sentire ancora il tocco di quelle dita lunghe e sottili sul volto, sul collo; sentiva ancora quando le loro labbra si erano sfiorate, e si chiese come mai non l'avesse baciata. C'erano mille domande di cui desiderava la risposta, ma sembrava destinata a rimanere nel dubbio.
Ancora prima dell'alba, si alzò, senza aver minimamente dormito. Scese di sotto per prepararsi un caffè, e vide che alla finestra c'era un gufo che colpiva la finestra per attirare la sua attenzione.
Lo fece entrare e prese il biglietto che portava.
 
Grazie per il ballo. SP





N.d.A.: ed ecco che tra i due c'è stato un momento di assoluta intimità, ma chi sarà davvero quell'uomo? Hermione lo scoprirà?
Voglio prima di tutto ringraziare chi ha recensito e seguito la storia, ma anche chi ha letto senza dirmi nulla. Spero continuerete a seguirla, vorrete mica privarvi del piacere di sapere cosa succederà, no? ;)
Parentesi: ho scritto questo capitolo ascoltando in sottofondo pezzi famosi tratti da opere liriche. Dove voglio arrivare con questo? Non so come mai, ma sentire quei brani mi ha ispirata un sacco (benchè nell'opera non si capisca il testo quando cantano), ma il tipo di musica e le voci mi hanno aiutata parecchio a immedesimarmi nella storia, tanto che in certi momenti mi sembrava davvero di vivere la situazione (e magari, con un cavaliere così...!). Ora, magari a voi fa schifo (perdonate il francesismo ;) ) l'opera, ma per chi volesse provare sarei curiosa se ha sortito lo stesso effetto che ha fatto a me!
Detto questo, spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo, e non esitate a darmi un vostro parere!
A prestissimo! 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


cap4

Capitolo 4

Non appena ebbe letto quelle parole si sentì avvampare, quasi quanto la sera prima. La grafia era minuta e sinuosa, leggermente inclinata, ordinatissima. Pensò a quelle iniziali. Conosceva solo una persona che le possedeva. Il suo ex professore di Pozioni. Ma figuriamoci, di sicuro la sera prima non aveva ballato con Piton. Eppure anche la calligrafia sembrava quella dell'insegnate.

Le venne quasi da ridere: prima di tutto, ci avrebbe scommesso la testa che Piton non avrebbe partecipato mai e poi mai a un ballo simile! Anzi, di certo non avrebbe proprio ballato. In secondo luogo, l'arcigno e scorbutico insegnante, odiato da tutti, non si sarebbe comportato in quel modo, se proprio si fosse degnato di andare a un evento del genere. Infine, non si sarebbe messo a ballare con una sua ex allieva, per di più Grifondoro, per nulla al mondo! Su questo ne era certa.

La situazione era assurda, e Hermione si divertì per qualche momento a immaginarsi il professore di Pozioni che si dava alle danze.

Le sue fantasie vennero però interrotte dai passi di Ron, che stava scendendo in cucina.

«Hermione, come mai hai quel sorriso stampato in faccia?» chiese il ragazzo, con la bocca impastata dal sonno.

«Ah… Ehm… No nulla! C'era Grattastinchi che cercava di mordersi la coda, era piuttosto buffo!» rispose Hermione, arrossendo leggermente, e tentando di nascondere il biglietto misterioso in una tasca della vestaglia senza farsi vedere.

«Se lo dici tu…»

Hermione salì di sopra e nascose il biglietto in un cassetto, sigillandolo con un incantesimo in modo che si aprisse solo a lei.

Si vestì e andò al lavoro. Durante tutta la giornata fu molto impegnata, così che non ebbe tempo di pensare ad altro. Solo ogni tanto riusciva ad avere qualche istante per ripensare al ballo della sera prima, e più di una persona le chiese a cosa stesse pensando per avere un'espressione così trasognata.

Quando fu l'ora di tornare a casa, a pomeriggio inoltrato, decise di fare due passi a Diagon Alley, prima di rientrare. Aveva bisogno di camminare un po' e schiarirsi le idee.

Si diresse verso il suo negozio preferito, la libreria Il Ghirigoro, dove magari avrebbe trovato un qualche interessante libro capace di distrarla. L'interno dello stretto negozio era molto affollato, come di consueto, e faceva molto caldo a causa dello spazio limitato e delle tante persone presenti. A Hermione mancava leggermente l'aria, e non si accorse tutto subito di aver urtato una pila di libri, e che questi erano caduti a terra. Tornò bruscamente alla realtà e, imbarazzata dal fatto che tutti si erano voltati verso di lei, cominciò a rimettere i libri in ordine.

Con la testa china, stava per mettere una mano su un pesante libro rivestito in pelle per raccoglierlo, quando si accorse che un'altra mano aveva afferrato lo stesso libro. Una mano dalle dita pallide, lunghe e affusolate! Il pensiero le corse immediatamente al ballo della sera prima. Ma il tempo di formulare quel ricordo, e la mano era già sparita. Si alzò di colpo per cercare di vedere chi aveva afferrato quel libro, ma la calca di gente glielo impedì. Lo sconosciuto era scomparso!

La ragazza uscì dal negozio senza aver acquistato nulla. Ripensava alla notte precedente, a quella mano che aveva visto pochi istanti prima. Ormai aveva quel chiodo fisso in mente, e nulla riusciva più a distrarla da quei pensieri. Si chiese se avesse davvero visto quella mano o se se la fosse solamente immaginata. Ormai tutto era possibile, non riusciva più a distinguere il vero dal sogno.

Con la testa che le esplodeva, si avviò lentamente a casa, ancora vuota perché Ron non era ancora arrivato.

Già… Ron… probabilmente all'inizio era stato amore. O una grandissima amicizia? Non lo sapeva. Ma ora si era spento tutto. Quel ragazzo dai capelli rossi era stato "comodo" dopo la fine della guerra, aveva saputo consolarla e lei aveva consolato lui. Ma ora… erano come due conoscenti sotto lo stesso tetto. Tutta la passione iniziale si era esaurita in fretta, e spesso non avevano nulla da dire. Ma il rosso era ingenuo, sembrava non accorgersene, e faceva come se niente fosse. Hermione si era buttata sul lavoro, a casa passava pochissimo tempo. E non pensava troppo alla sua vita sentimentale, praticamente inesistente. Questo, però, fino alla sera prima. Era scattato qualcosa. Quel ballo, quelle mani, quegli occhi neri, avevano acceso in lei un fuoco che non avrebbe mai pensato di possedere. Ed era disposta a tutto pur sapere qualcosa di più su quell'uomo misterioso!

N.d.A.: dopo anni di silenzio, sono tornata! Questa storia mi sta particolarmente a cuore, e nonostante l'abbia iniziata anni fa, ci tengo veramente tanto a portarla avanti! Questo capitolo è un po' una transizione, Hermione è confusa, vuole scoprire chi è il suo ballerino misterioso e non si da pace... spero veramente di riuscire a scrivere i prossimi capitoli in breve tempo!!!! Voglio ringraziare tutte quelle persone che avevano letto la storia e che continueranno a leggerla, quelli che erano rimasti con il fiato sospeso e poi sono rimasti con il dubbio per anni... Bene, si ricomincia!!!!! A presto! Ovviamente sono ben accetti tutti i consigli e le recensioni, se avrete voglia di scrivermi un vostro parere!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


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Capitolo 5

I giorni scorrevano lenti, monotoni. Nulla era più accaduto nella vita di Hermione dopo l'episodio al Ghirigoro, e la ragazza si sentiva sempre più frustrata. Era sempre stata entusiasta del suo lavoro al Ministero della Magia, ci si era tuffata a capofitto dopo aver finito l'ultimo anno a Hogwarts. Aveva accettato quell'incarico senza pensarci due volte. Ma ora invece sembrava che anche quel lavoro che tanto le piaceva non avesse più alcun senso.

Ormai era passato un mese dal ballo, ma ogni notte i suoi sogni erano popolati da balli in maschera e ballerini travestiti da soldati del '700. Aveva provato a prendere dei sonniferi, per fare sonni senza sogni, ma a nulla era servito. L'umore della ragazza peggiorava di giorno in giorno, e Ron sembrava non accorgersi di nulla.

Pff… Figuriamoci se quello si accorge di qualcosa! Dagli una birra e del Quidditch e potrebbe cadere il mondo, senza che lui se ne accorga!

E intanto i giorni scorrevano lenti, senza che nulla più riuscisse a entusiasmare la ragazza. L'unica persona che si era accorta di quel cambiamento era stata Ginny, che aveva provato più volte a parlare con Hermione, ma la ragazza era stata vaga, senza rivelarle il motivo del suo malessere, e attribuendolo al troppo lavoro. La rossa non se l'era bevuta, ma aveva capito che tanto era inutile insistere, la sua amica non avrebbe parlato.

A metà dell'estate ricevette una lettera dalla professoressa McGranitt, che la convocava a Hogwarts la settimana seguente.

Il giorno dell'appuntamento con la sua ex insegnante, ora preside della scuola, faceva parecchio caldo, quindi Hermione optò per un vestito bianco, leggero, scollato a V. Afferrata la sua borsetta di perline rosa, a cui era troppo affezionata per disfarsene, si smaterializzò davanti ai cancelli di Hogwarts, e li superò a piedi. Come ogni volta, provò la familiare fitta di malinconia che la trafiggeva nel momento in cui si trovava di nuovo in quel luogo, in cui aveva passato gli anni più belli della sua vita.

Entrò nel Salone d'Ingresso, e la fitta si fece ancora più insistente. Cercando di trattenere una lacrima, si diresse subito verso l'ufficio della professoressa McGranitt, che aveva preferito rinunciare alle stanze di Silente per lasciarne intatta la memoria, e rimanere nei suoi abituali spazi molto più spartani.

L'incontro si svolse in fretta, e senza troppi convenevoli l'anziana professoressa propose a Hermione di aiutarla a svolgere alcune lezioni al suo posto e farle da assistente, dal momento che era diventata preside e la burocrazia e altre faccende relative alla sicurezza del mondo magico le avrebbero richiesto tutto il suo tempo e impegno. Le disse inoltre che aveva già avvertito il Ministero della Magia del nuovo incarico che avrebbe avuto alla scuola.

La ragazza, felice, accettò di buon grado.

Finalmente una buona notizia, ogni tanto!

Si congedarono, dandosi appuntamento per la settimana seguente in modo da definire i dettagli del suo nuovo lavoro, e Hermione decise di fare un salto in biblioteca, luogo che era sempre riuscito a metterla di buon umore.

Dopo essere entrata in quell'infinita cattedrale fatta di scaffali e profumo di pergamena, la mente della ragazza si calmò. Quel luogo per lei sacro aveva sempre avuto quell'effetto. Decise di unire l'utile al dilettevole, e si diresse verso il reparto contenente i libri sulla Trasfigurazione, in modo da arrivare preparata all'incontro della settimana successiva con la professoressa McGranitt.

Optò per un pesante libro sulla Trasfigurazione animale, e si mise nel primo tavolo che trovò. Iniziò a leggere, ma la sua mente era distratta, i suoi pensieri galoppavano. Cercò più volte di concentrarsi sulla lettura, ma niente da fare… Il suo cervello non voleva saperne di dare attenzione a quel libro.

Forse un po' d'aria mi farà schiarire le idee…

Abbandonò i corridoi pieni di libri e uscì dal castello. Il sole era caldo, l'aria frizzante sulla pelle. Il vestito le si muoveva leggero intorno alle gambe.

Si abbandonò all'atmosfera estiva, alle sensazioni del caldo sole sul viso e dell'aria tra i capelli, e i pensieri si susseguivano veloci, al punto di non far caso a dove stesse andando. Ritornò in sé e si accorse di essere nei pressi del Lago Nero. Si diresse verso un salice lì vicino e si sedette ai piedi dell'albero, appoggiando la testa contro l'antico tronco. La stanchezza le crollò addosso, chiuse gli occhi, e alla fine si addormentò. Tra il sonno e la veglia le sembrò di sentire una musica lontana, la stessa su cui aveva ballato QUELLA sera nel labirinto. Ma forse la stava solo immaginando…

Lo sognò di nuovo, quel ballerino vestito da soldato, che ballava sicuro facendola volteggiare in una danza seducente… Ma a un certo punto una voce secca la fece svegliare di soprassalto.

«Granger, i dormitori sono dentro al castello, se proprio non riesce a fare a meno di addormentarsi in giro per i prati? A casa sua non ce l'ha un letto?»

La ragazza si alzò di colpo in piedi, mezza frastornata e con la vista annebbiata. Davanti a lei stava il professor Piton, con il suo solito cipiglio severo e l'espressione ironica.

Hermione avvampò per l'imbarazzo, cercando di snocciolare qualche scusa, ma dalla sua bocca non uscirono altro che lievi gemiti incomprensibili. Si vergognava  talmente tanto di essersi fatta trovare in una situazione del genere che non riusciva neanche più a mettere insieme due parole.

«La prossima volta, Granger, prova con il caffè!» Piton si voltò e tornò a passi svelti verso il castello.

La ragazza rimase un attimo ferma sul posto, osservando il suo ex professore e cercando di schiarirsi le idee. E le tornò in mente una frase… "Grazie per il ballo. SP".

Non era assolutamente possibile. No, fuori discussione! Decisamente quella sera non poteva aver ballato con Piton, su questo era pronta a giurarci!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


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Capitolo 6

La calura estiva rendeva lente e pesanti le giornate. Hermione tornava a casa esausta, con l'unico desiderio di farsi una doccia gelata e andarsene a dormire. Ron intanto aveva notato che qualcosa non andava nella sua fidanzata, ma non aveva idea di come affrontare la cosa. Era sempre stato molto impacciato nelle questioni sentimentali, e aveva paura di rovinare quel rapporto che lui credeva forte e acceso. Ma si era accorto che era da un po' di settimane che la sua ragazza si comportava in modo strano. Sembrava sempre con la testa sulle nuvole, mangiava poco, non parlavano praticamente più.

Decise allora di fare un tentativo. Prepararle una cena a lume di candela. Magari sarebbe servito a farla tornare la ragazza di un tempo.

Quella sera Hermione tornò a casa e al suo ingresso rimase di stucco. Luci spente, tavolo apparecchiato e due belle candele in centro tavola.

Possibile che Ron sia capace di certe cose?!

Si diede una rinfrescata, si mise un vestito leggero e scese a cena, dove la stava aspettando il suo fidanzato vestito di tutto punto. Le porse un bicchiere di prosecco italiano, che la ragazza accettò di buon grado. Il vino freddo le scese in gola e la fece rilassare. Ron le porse la sedia e la fece accomodare a tavola, dove comparve dal nulla la prima portata.

I due ragazzi, inizialmente imbarazzati, con l'aiuto del vino si sciolsero e iniziarono a ricordare i vecchi tempi della scuola, ridendo dei momenti trascorsi insieme a Harry e ai loro vecchi compagni.

Quando ebbero finito di cenare, ancora in preda alle risate, Ron accompagnò la ragazza nella loro camera da letto. Le si avvicinò piano, le tolse un ciuffo di capelli dalla fronte, le cinse la vita con un braccio e lentamente avvicinò la sua bocca a quella di Hermione, la quale però si irrigidì leggermente. Ron fece finta di non accorgersene. La prese delicatamente per mano e la accompagnò verso il letto. La aiutò a togliersi i vestiti, e si spogliò a sua volta.

Fecero l'amore, non succedeva da un bel po' di tempo.

Ron era soddisfatto, Hermione sembrava tornata in sé. Ma il ragazzo non aveva idea che la sua fidanzata si era immaginata per tutto il tempo di far l'amore con quel misterioso ballerino vestito da soldato, cercando di rendere più sopportabili quei momenti di intimità che non aveva più voglia di avere con lui.

Hermione, per non far sorgere sospetti, era stata al gioco di Ron, ma aveva reso sopportabile quella notte con lui solo immaginandosi molto vividamente che al posto del suo fidanzato ci fosse quell'uomo che era entrato nei suoi pensieri e da lì non se n'era più andato. Ora verso quel ragazzo dai capelli rossi che tanto la amava provava solo più sensi di colpa.  

 

* * *

 

Definì con la professoressa McGranitt il lavoro che avrebbe svolto durante l'anno scolastico che di lì a poco sarebbe cominciato. La professoressa le propose anche un altro incarico, ma le disse che se avesse voluto avrebbe potuto non accettarlo, perché stavano progettando di iniziare una sperimentazione  che sarebbe potuta essere pericolosa. Ma se avesse voluto unirsi al progetto sarebbero stati tutti contenti di avere una delle streghe più brillanti dalla loro parte.

Minerva le spiegò che stavano pensando di provare a unire un difficile incantesimo trasfigurativo unito alla Pozione Antilupo, per provare a "curare" tutte quelle persone che erano state vittime dei Lupi Mannari durante la guerra. Molti erano ricoverati al San Mungo, mentre una squadra del Ministero stava cercando quelli che non erano ancora riusciti a trovare. Quell'esperimento era anche uno dei motivi per cui la professoressa McGranitt aveva chiesto a Hermione di tornare alla scuola.

La professoressa le suggerì di scendere nei sotterranei e andare anche dal professor Piton per vedere quali linee di lavoro avrebbe dovuto svolgere con lui.

La ragazza, inspiegabilmente, quando sentì il nome del suo ex insegnante avvertì una capriola nello stomaco.

Si congedò e si diresse verso i sotterranei della scuola, dove si trovava l'ufficio di Piton. A mano a mano che scendeva, la temperatura faceva lo stesso, ma con quella calura lo trovò un sollievo, almeno momentaneo.

Fece a gran passi il corridoio che la separava dall'ufficio dell'insegnante, perché ancora ora si sentiva a disagio in quei luoghi bui e umidi, esattamente come quando era una giovane allieva desiderosa di dimostrare la sua bravura. Arrivò davanti alla porta scura, di legno massiccio, e lesse la targa che riportava il nome del suo ex professore.

Esitò a bussare. A un certo puntò le sembrò di udire una musica lontana. Tese l'orecchio. Si fece più definita, sembrava provenire proprio dall'interno di quell'ufficio. Pareva un pezzo di musica lirica.

O sono impazzita del tutto o sto sognando! Piton che ascolta la musica?! Da quando…?!

Ascoltò ancora… Ma quello non era il brano che aveva sentito quando stava raggiungendo il centro del labirinto, la sera del ballo?


N.d.A.: Ciao a tutti, rieccomi con un aggiornamento! Questo capitolo è un po' più breve, una specie di transizione anche questo. Si chiariscono i sentimenti di Hermione verso Ron, e inizia a farsi strada un altro pensiero, anche se forse la ragazza non se ne rende ancora conto... cosa succederà dopo? Quella musica proveniente dall'ufficio la sente davvero o se la sta solo immaginando?! Stay tuned!

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