Rosa Bianca, Rosa Rossa, l'Orso e suo fratello

di tixit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rosa Rossa ***
Capitolo 2: *** Il Fratello dell'Orso ***
Capitolo 3: *** L'Orso ***



Capitolo 1
*** Rosa Rossa ***


1. Rosa Rossa

“Ci racconti una favola per piacere?” disse il primo bambino, un soldo di cacio biondo, con gli occhi verdi ed un sorriso fiducioso sul visetto stanco.

“Si, zia ti prego!” aggiunse il secondo bambino tutto serio, abbracciando il cuscino e sgranando un paio di incredibili occhioni blu che contrastavano con il nero lucido dei capelli.

“Passerotti, dovete stare buoni buoni e quieti…" disse la donna, con voce da cospiratrice. Era seduta su una sedia, accanto ai due pagliericci dei bimbi, e aveva l'aria apparentemente serena. Solo una ruga di espressione tra gli occhi tradiva un'ombra di inquietudine. "Se nessuno ci sente e ci vede, "aggiunse, "e se domani mattina presto riusciamo a prendere la nave con la giusta marea, passando inosservati, a sera saremo a casa, in Inghilterra. Sani e salvi.”

“L’Inghilterra non è casa nostra...” obiettò il bambino moro, riflessivo e, sotto sotto, non molto convinto.

“Lo so, ma è casa mia da tanto tempo... vi piacerà, vedrete. E’ un pochino più fredda di dove abitavate, ma ci sono giardini splendidi ed estati più clementi: tutto resta verde molto più a lungo...”

“E la mamma?” insistette il bambino moro, che, in quanto il maggiore tra i due, si sentiva sempre il più responsabile.

“La mamma è di là che cerca di dormire: è stata dura per lei lasciare tutto alle spalle. Per fortuna che c’è il vostro papà con lei, che la sostiene con il suo amore. In un certo senso la mamma era tra quelli che hanno dato inizio a... al cambiamento, sapete?“ li guardò incerta - questo non era un buon discorso per dei bambini in fuga, forse era meglio soprassedere...

“La Rivoluzione?” chiese il bambino biondo, tutto sussiegoso, sentendosi importante perché conosceva una parola con più di tre sillabe.

“Si passerotti, la mamma c’era quando cominciò tutto," la donna fece un sorriso tirato, "ma non pensava che poi sarebbe andata come è andata: la mamma, vedete, è molto buona ed idealista e crede sempre che tutti siano come lei, mossi da alti ideali e non dalla cattiveria, dall’invidia, e dall’egoismo Voleva solo che quello che è successo fosse la fine di tante ingiustizie…"

“E invece?” chiese il bambino moro perplesso.

“E invece... non si dovrebbe mai lasciare che chi vive di ideali giochi con gli acciarini," sospirò con una certa amarezza, "ma ne parleremo in Inghilterra: qui non è prudente.” concluse la donna ravviandosi i capelli, con un gesto stanco.

“Ho visto la mamma piangere di nascosto...” mormorò il bambino moro piantandole i suoi occhi azzurri dritti in viso e non demordendo.

“Sono morti dei suoi amici, da una parte e dall’altra della barricata,” la giovane donna cercò di essere sincera, “anche una sua vecchissima amica... si salvarono la vita varie volte a vicenda da ragazze.” Qualcuno un giorno vi racconterà tante cose, piccoli, pensò, ma per ora accontentiamoci che la notte passi in fretta.

“La mamma non la salvò, l’ultima volta?” chiesi il bambino biondo sgranando i suoi occhioni, stupito.

“Tentò, ma la sua amica non le diede retta… e comunque nessuno può sapere cosa sarebbe stato… inutile tormentarsi il cuore.” Solo che la vostra mamma non se lo perdona, per cui non vedo l’ora che siamo al sicuro tutti quanti.

“E ora?”

“E ora stiamo tutti andando via per un inizio nuovo,” la donna sorrise, con aria complice, “è come una avventura, di quelle che vi piacciono tanto!”

“Ma tu vivi già in Inghilterra…” obiettò il bambino moro.


“Si, per fortuna si… sarà più facile, così, aiutarvi: troveremo un istitutore per la lingua e poi una buona scuola… i ragazzi inglesi, vanno ad Oxford o ad Eton, c’è pure un posto che si chiama Rugby… ci informeremo bene su cosa sia meglio per voi... ci sono bambini che vengono iscritti appena nati... ma un posticino lo troveremo di sicuro. E intanto, in men che non si dica, imparerete…”

“Tu dici?” il bambino moro, non sembrava convinto.

“Io dico, piccoli.” disse la donna, a bassa voce con un sorriso sicuro.

“Ci racconti una favola?” il bambino biondo ripartì alla carica.

“Non me ne ricordo tante e tendo a confonderle, lo sapete…”

“L’altra volta hai fatto scappare via Cenerentola su una scopa, per andare ad aprire un caffé con la matrigna di Biancaneve…” disse il piccoletto spalancando gli occhi verdi.

“Lo so, per cui… non me lo chiedete. Con me queste cose non vengono tanto bene... forse con lo zio?” suggerì.

“Ma fu tanto divertente…” insistette il bambino moro, con un sorriso incoraggiante “tutti sanno raccontare Cenerentola che perde la scarpetta, sai? Ma nessuno la racconta come te.”

“Se lo dite voi, passerotti…”

“Conosci la favola di Rosa Rossa e Rosa bianca?” chiese il bambino biondo, speranzoso.

“Molto vagamente, credo sia tedesca…”

“Prova, ti prego!”

La giovane donna scosse la testa, ma poi pensò che se si fossero addormentati sarebbe stato meglio per tutti, e magari una favola era più divertente che stare ad almanaccare tutti quei se - se si erano divisi correttamente, se qualcuno li avesse fermati, interrogati, se i documenti non fossero sembrati in ordine, se qualcuno li avesse riconosciuti... così corrugò la fronte e cercò di ricordare i dettagli di una vecchia favola...

"C’erano una volta due sorelle che abitavano nella stessa casa in mezzo al bosco e si volevano molto bene. Una si chiamava Rosa Bianca ed era bellissima e molto delicata: era sensibile, riservata e molto orgogliosa ed era la gioia del suo papà. Aveva i capelli biondi come il grano maturo sotto il sole dell’estate e gli occhi azzurri come zaffiri ed altrettanto splendenti. Era una ragazza seria e studiosa ed anche molto obbediente.

L’altra si chiamava Rosa Rossa ed era… beh Rosa Rossa era carina, non era bellissima, era adattabile, era allegra e le piaceva chiacchierare. Aveva i capelli del colore della brace nel camino quando viene l’inverno. E non era molto obbediente, temo.”

“Erano invidiose una dell’altra?”

“No, tesori, assolutamente no!” la donna sorrise.

“E andavano sempre d’accordo?”

“Mi piacerebbe molto dire di sì, ma sarebbe una bugia: ogni tanto litigavano e si tenevano il broncio, però poi facevano sempre la pace.”

“E poi un giorno udirono bussare.” taglio cortò il bambino biondo, che trovava molto noiose le domande di suo fratello. certo che due sorelle a volte sono gelose e a volte litigano! Non lo sapeva da solo, lui che faceva così tanto il grande?

“Si... udirono bussare ed era... un cacciatore!”

“Ma no!” disse il bambino moro scandalizzato.

“No?”

“No.” il bambino era serio e molto sicuro di questo fatto, anche se gli spiaceva dare torto a sua zia.

“No zia no! Era un or…” la aiutò il bimbo biondo, con un sorriso.

“Un orco! Un terribile orco tutto verde con gli occhi rossi come il fuoco!” disse la donna facendo una voce roca.

“Nooo!” rise il bimbo biondo mentre quello moro sorrise.

“E avete ragione… se fosse arrivato un orco la favola sarebbe finita subito… Era un orso, bambini! Rosa Rossa gli aprì la porta per prima e l’Orso le fu subito simpatico, per cui chiese alla mamma se poteva farlo accomodare davanti al fuoco visto che fuori faceva freddo.”

“Non aveva paura?” chiese il bambino biondo sgranando gli occhi.

“No, per niente... e poi l’orso era gentile e sapeva tante cose: era un orso studioso, a volte pedante, ma pieno di cose da raccontare… ed era così serio e compito… anche se poi saltò fuori nel tempo che era un orso che andava a ballare e aveva tante amiche orsacchiotte... per cui Rosa Rossa giocò con lui e cercò di presentarlo a sua sorella.”

“Anche a Rosa Bianca piaceva l’Orso?”

“All’inizio non tanto, ma poi piano piano lo conobbe e lo apprezzò pure lei. L’Orso era un perfezionista, come Rosa Bianca, e avevano alcune cose in comune, quei due, per cui con il tempo si avvicinarono. E poi l'Orso, come tutti gli orsi, era molto goloso di miele per cui trovava i capelli biondi di Rosa Bianca davvero irresistibili - avrebbe potuto restare per ore a guardarli alla luce delle fiamme nel caminetto!”

“Ma l’orso non era un orso!” disse con fare misterioso il bambino biondo.

“Ma non devi rovinare la favola!” si lamentò il bambino bruno, che sperava che la zia non si ricordasse così bene tutta la storia ed inventasse qualche cosa di diverso.

“No, piccolo, hai ragione, l’Orso era un Principe, colpito da un maleficio, e, quando furono più grandi, le due sorelle, insieme, sconfissero chi lo aveva lanciato, ma non mi ricordo bene come. C’entrava un nano, mi pare…” la giovane donna cercò di ricordare, perplessa, che cosa succedeva in quella storia con il nano... ma era un nano poi?

“La favola non lo dice chiaramente!” concesse il bambino moro.

“Perfetto,” la donna fece una risata leggera, “per cui le due, insieme, sconfissero il nano, gli punsero il sedere con un fioretto che avevano in casa, e l’Orso si mostrò per il Principe che in realtà era…”

“Era bello?”

“Molto.” la donna annuì convinta, “Era stato bello come Orso, ed era davvero molto bello come Principe: portava i capelli lunghi e castani, con dei riflessi dorati, come le foglie del bosco a principio d'autunno... proprio come la pelliccia dell’Orso… faceva la sua figura diciamo!” la donna sorrise, con un sorriso caldo e gentile.

“E l’Orso si innamorò di una di loro!” esclamò il bambino biondo, mentre quello moro alzò i suoi occhi blu al cielo, esasperato - ma basta con queste anticipazioni!

“Si, si innamorò perdutamente di Rosa Bianca. Perché era perfetta, proprio come lui. Tutti e due erano seri, riservati, molto educati e ritenevano importanti le stesse cose.”

“E Rosa Rossa non era gelosa?” chiese il bambino moro, preoccupato.

“Un pochino,” la donna era esitante, “all’inizio si un pochino, anzi, a dirla tutta, le si spezzò il suo cuoricino e pianse tanto, ma solo quando nessuno la guardava…”

Il bambino biondo fece una faccia triste triste.

“Ma questo all’inizio… solo all’inizio eh!“ riprese la donna, “Rosa Rossa, all'inizio, pensò che il mondo non era giusto: era stata lei ad avere visto l’Orso per prima ed avergli aperto la porta. Di solito chi trova tiene, si dice, ed era lei che lo aveva trovato, l'Orso, era lei che lo aveva accolto, lo aveva cercato in seguito ed era lei che lo aveva presentato a sua sorella... avrebbe dovuto essere suo!”

“Ma c’era un Orso solo e le sorelle erano due!” obietto il bambino moro, tutto serio, “non c’era una soluzione…”

“Appunto, non se lo potevano dividere... per cui l’Orso aveva scelto secondo il suo cuore e non era colpa di nessuno. Rosa Rossa sapeva molto bene di non potercela avere con l’Orso e nemmeno con Rosa Bianca: questa non era una cosa in cui si poteva fare a metà o a turno o trovare un compromesso. L'Orso aveva scelto ed era giusto così.”

“E così l’orso sposò Rosa Bianca!” esclamò il bambino biondo con un sorriso soddisfatto.

“No.” disse la giovane donna accarezzandogli i capelli.

“Come no?” esclamò il bambino biondo, sgranando gli occhi, arrabbiato, mentre il bambino moro tratteneva una risata.

“No… non andò così. Vedete, Rosa Bianca non gli disse di sì perché, mentre lo baciava, si accorse che c’era un altro nel suo cuore, un ragazzo che viveva in casa con le due sorelle e che amava Rosa Bianca in segreto, con tutto se stesso.”

“E lasciò il Principe Orso?” il bambino biondo era perplesso.

“Si,” rispose la donna con tenerezza “Rosa Bianca ebbe molto coraggio perché tutti sarebbero stati contenti di vederla sposata con l'Orso, soprattutto suo padre, che lei adorava e che l'adorava. Mentre nessuno si aspettava che le piacesse il servitore che era un bravo giovane, ma povero. Per cui da parte di Rosa Bianca ci volle molto coraggio per dire di no al Principe Orso, fu una decisione incredibile... e Rosa Bianca obbediva sempre... aveva un senso del dovere molto spiccato e pure dell'onore e del giusto e dell'ingiusto. Ci volle tanta tanta forza perché Rosa Bianca decidesse di fare a modo suo."

I bambini annuirono, poi il bambino moro chiese "Come lo lasciò?"

"Disse al principe Orso che le dispiaceva proprio tanto, ma che lei, in realtà, amava quel giovane silenzioso, che la guardava con i suoi bellissimi occhi verdi dello stesso colore dei cespugli del bosco. Lui vegliava sempre su Rosa Bianca, fin da quando era solo una bambina, ancora prima dell'Orso, e l’amava di un amore così puro e disinteressato… era solo un servitore e non aveva mai chiesto nulla a Rosa Bianca. Non le avrebbe chiesto nulla nemmeno stavolta..."

“Non si mise a piangere?” chiese il bambino biondo perplesso. “Il giovane, intendo... Io lo avrei fatto, sarei andato da Rosa Bianca e avrei pianto e l’avrei implorata di non sposare l’Orso...”

“L’ avrebbe fatto di sicuro anche quel giovane, ma non fu necessario,“ la giovane donna sorrise, con gli occhi che le brillavano “Perché fu Rosa Bianca, sempre così riservata, che un giorno lo portò in una radura e gli confessò tutto il suo amore sperando tanto che lui le dicesse la stessa cosa. Ci volle tanto coraggio anche in quello perchè Rosa Bianca non aveva idea della risposta del giovane.”

“Non sapeva che il giovane la amava?” chiese il bambino moro, non tanto convinto.

“Non era sicura: lui la amava da sempre, ma non glielo diceva mai, c’erano stati piccoli indizi ed un bacio, una sera, dopo una festa, mentre lui la riportava a casa in braccio, semiaddormentata, ma lui non osava chiederle nulla e lei non era certa che lui avrebbe detto di sì. Anche lui aveva le sue idee su cosa era giusto ed ingiusto e pensava di non essere abbastanza per Rosa Bianca; lui sarebbe stato felice anche solo di guardarla ogni giorno, senza che lei ricambiasse lo sguardo...”

“E poi che successe?”

“Si! che successe dopo?”

“Che parlarono tutta la sera nella radura, e si diedero tanti baci e si dissero tante parole d’amore, ripercorrendo ogni momento passato insieme in cui si erano amati tanto, ma senza saperlo...”

“Sblah!” fece il bambino biondo, “I baci… che schifezza!”

“A Rosa Bianca invece piacevano molto,” disse la donna con un sorriso accarezzando i capelli biondi del piccolo, “e qualche giorno dopo si sposarono in una chiesetta nel bosco, piccolissima, con una facciata che sembrava un triangolo di pietra...”

“C’era anche Rosa Rossa?”

“Certo, e reggeva lo strascico tutta soddisfatta!”

“E’ bellissima questa storia…” disse il bambino moro, serio serio, “e fu allora che l’Orso chiese in sposa Rosa Rossa?”

“Ma certo che no!” la zia rise divertita, “Rosa Rossa non voleva essere la seconda scelta dell’Orso e l’Orso era molto buono e sapeva che Rosa Rossa era stata sempre una buona amica per lui: non l’avrebbe mai insultata sposandola senza il Vero Amore!”

“Ne sei certa zia?” chiese il bambino biondo, “magari c’era un pochino di Vero Amore anche per Rosa Rossa…”

“Penso proprio di sì, e questo era quello che pensava Rosa Rossa” disse la donna, seria, "si trattava solo di cercarlo ben bene e il Vero Amore di Rosa Rossa sarebbe saltato fuori!“

“Ma non poteva cercarlo con l’Orso?” chiese il bambino moro, cercando di darle un suggerimento, “magari anche l’Orso e Rosa Rossa si erano amati tanto senza saperlo…”

“Quei due si erano voluti molto bene, sapendolo, ma il Vero Amore era un’altra cosa, e l’Orso lo aveva provato solo per Rosa Bianca…” spiegò la zia con voce seria, “Rosa Rossa si spiacque tanto per l’Orso che soffriva così tanto per Rosa Bianca e gli promise che lo avrebbe dimenticato come amore non corrisposto, per ritrovarlo nel suo cuore come il suo più caro e vecchio amico, e che, non appena avesse dimenticato, sarebbe tornata dall’Orso e l’Orso avrebbe avuto sempre un posto nella casa di Rosa Rossa, sia che si fosse sposato sia che non si fosse sposato, e il posto sarebbe stato quello d’onore...”

“Ma Rosa Rossa così era sola!” gemette il bambino biondo.

“E allora passerotti? Tutti si è soli prima o poi.”

“Ma se era sola… perché non stare con l’Orso?” disse il bambino moro, scettico. "forse l'Orso si sarebbe accontentato di Rosa Rossa, ora che Rosa Bianca aveva sposato un altro... magari non glielo avrebbe detto, non così... ma, a volte, le cose che all'inizio ti piacciono meno, finisce che poi non puoi farne a meno..."

“La solitudine non era un motivo sufficiente per Rosa Rossa, che pensava che non sarebbe stato giusto, né per lei e nemmeno per l’Orso.”

“Perché?” chiese il bambino moro, interessato.

“Perché se l’Orso aveva scelto Rosa Bianca era perché amava la perfezione e la quiete e Rosa Bianca era perfetta e riservata ed anche molto elegante. Una creatura da amare e anche da ammirare… Non dimenticate che l'Orso era un Principe! Lui avrebbe dovuto avere accanto una vera Principessa, una sposa perfetta, regale, che tutti ammirassero... una giovane donna intelligente e sensibile, che amasse tanto il suo Principe e che lo rendesse orgoglioso di lei. L’Orso non sarebbe stato mai felice con Rosa Rossa che era imperfetta e chiacchierina.”

“E’ triste però!” disse il bambino moro, non del tutto convinto.

“E perché mai?” la donna sorrise, “fu così che Rosa Rossa partì per un viaggio, salutò l’Orso con tanto affetto, abbracciandolo stretto stretto e andò in cerca del suo sorriso che aveva smarrito…”

“E lo ritrovò il sorriso?” chiese preoccupato il bambino biondo.

“Certo, e mentre lo cercava, vide un sacco di posti bellissimi e tante persone strane ed interessanti… e un giorno incontrò il fratello dell’Orso, un giovane Principe anche lui, solo meno famoso e molto meno studioso.”

“E bello? Era bello come l’Orso?”

“Oh no!” la donna trattenne una risata, “Bello come l’Orso era molto difficile, ma anche il Principe Ranocchio non era niente male…”

“Che tipo era?” chiese il bambino moro

“Un fetente!” esclamò la donna ed i due ragazzini risero.

“Era buono,” riprese la giovane, “buono come il pane, con un cuore enorme, ma ogni tanto combinava qualche guaio. E così lui e Rosa Rossa, insieme, cercarono di imparare ad essere più bravi e più pazienti e un po’ meno sciocchi.”

“E ci riuscirono?”

“Un pochino si, non smisero mai di tentare. E si aiutavano sempre…”

“E il fratello dell’Orso sapeva che Rosa Rossa era stata innamorata dell’Orso?”

“Certo! Rosa Rossa gli aveva raccontato tutto!”

“E il Principe Ranocchio era stato geloso?”

“Certo che no! Voleva molto bene a suo fratello e sapeva che all’Orso non importava nulla di Rosa Rossa, almeno... nulla in quel senso…”

“Ma Rosa Rossa lo amò più dell’Orso?” chiese il bambino moro, curioso.

“E certo! Per forza… l’amore è come una piantina che cresce rigogliosa se è curata. Forse la piantina che Rosa Rossa avrebbe dedicato all’Orso avrebbe potuto essere molto più grande e forse no, non lo sapremo mai… ma il Principe Scapestrato curò tanto la piantina di Rosa Rossa e Rosa Rossa si prese tanta cura di quella del suo amato che la pianta crebbe forte e bella.”

“E l’Orso?”

“L’Orso era ospite di Rosa Rossa e del fratello ogni volta che lo desiderava, e lo sarebbe stato sempre: Rosa Rossa gli aveva voluto bene da quando aveva aperto quella porta per prima e non avrebbe mai smesso di volergliene.”

“Era il suo migliore amico?”

“No, era il suo secondo migliore amico… il suo migliore amico era l’uomo che amava.”

Poi la donna si chinò a baciare i bambini sulla fronte.

In quel momento un uomo appoggiato alla porta richiamò la loro attenzione con un colpettino di tosse.

“Da quanto sei lì?”

“Da tanto… bella storia… ma non credo che il Principe Scapestrato fosse poi tanto meno bello del Principe Orso, sai?” delicatamente cinse la donna per la vita attirandola a sé “In fondo erano fratelli ed il fascino era una prerogativa di famiglia…”

“Eh si, hai ragione, quei due avevano un mare di fascino!” disse la donna ridendo "A mucchi e a sacchi!".

“Conosci anche tu questa storia?” chiese interessato il bambino moro.

“Un pochino, più che altro so alcune cose del Principe Scapestrato…” e sorrise con aria ribalda, mentre la giovane donna gli tirava i capelli, scherzando.

“E allora zio, racconta, ti prego!” disse il bambino biondo con aria supplichevole.

“Si, zio, racconta dai!”

“Si zio racconta, “ lo prese in giro la donna con un sorriso, “dai il cambio alla zia che va a dormire un pochino nell’altra stanza...”

“Vai vai…” disse l’uomo, dandole un bacio sul naso.

Poi si sedette sulla sedia che era stata occupata dalla donna e disse “Dunque ragazzi, esattamente cosa volete sapere?”






Nota finale: questa storia poteva essere un what if di un what if di una storia nel fandom di Lady Oscar, con dentro dei personaggi originali, ma... sta meglio come storia a se stante!

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Capitolo 2
*** Il Fratello dell'Orso ***


Il Fratello dell'Orso

Il ragazzino moro, perplesso, puntellandosi su un gomito, azzardò una domanda: “Ma il fratello dell’Orso dove era quando l’Orso si era presentato a casa di Rosa Rossa e di Rosa Bianca? Perché non c’era anche lui? Non era interessato al maleficio? In fondo è di suo fratello che stiamo parlando...”

“Questa è una ottima domanda…” disse l’uomo, con voce pensosa. “Se la pose varie volte anche il fratello del Principe, sapete?” l’uomo si passò una mano tra i capelli e poi riprese con voce rattristata: ”Vedete, all’epoca, i due fratelli avevano litigato: l’Orso viveva in città, in un posto che era al centro del loro mondo, dove tutti si incontravano e raccontavano le loro idee, alcune veramente assurde, e l’Orso tutti i giorni vedeva cosa non andava e desiderava molto un cambiamento...”

“E il fratello dell'Orso?”

“Lui era per la continuità e le riforme. Non gli piacevano affatto i nuovi amici di suo fratello e la gente che frequentava. Rosa Rossa e Rosa Bianca erano sempre vissute insieme, invece, e avevano visto quasi sempre le stesse cose, per cui, anche quando litigavano, finiva che, comunque, anche se non erano per forza d’accordo, per lo meno, si capivano.”

L’uomo si alzò in piedi e sistemò la lanterna cieca in modo che illuminasse solo un pochino i ragazzi, ma non il resto della stanza.

“Ma l’Orso e suo fratello,” riprese con un sorriso, “avevano fatto vite diverse: il fratello dell’Orso era stato in guerra.”

“Poverino!” disse il bambino biondo sgranando i suoi occhioni verdi.

“Ma no!” disse l’uomo mentre apriva uno spiraglio della finestra senza fare rumore, e controllava in strada, “Non dovete pensare che sia una bella cosa perché non lo è, non lo è per niente, ma non è nemmeno una cosa per cui farsi compatire: fu una esperienza che fece crescere molto il fratello dell’Orso, solo che crebbe in modo diverso…”

“Cioè?” il ragazzino moro non era molto convinto.

“Aveva visto la battaglia da vicino, con le persone che si colpivano sul campo l’un l’altra, in un carnaio, i cavalli feriti, le teste mozzate, il sangue ovunque e poi le città prese e le donne inseguite per le strade fin dentro le case e...” si interruppe soppesando i due ragazzini e decidendo che non dovevano per forza sapere tutto, ma proprio tutto tutto “aveva visto cose che gli avevano tolto fiducia negli alti ideali in cui credeva suo fratello.”

“Pensava che gli uomini fossero tutti cattivi?”

“No, non lo pensava…” il ragazzino moro si rilassò e l’uomo chiuse la finestra, silenziosamente, con sorriso soddisfatto “Lui lo sapeva.” l’uomo sorrise un po’ triste, “Ma, per fortuna, non lo sono tutte le volte e non tutto il tempo…”

Si avvicinò al letto e scompigliò i riccioli del ragazzino.

“Ma... papà…”il bambino biondo era a disagio.

“Certo tesoro, ci sono eccezioni, non il tuo papà e non la tua mamma, loro no… loro sono brave persone e vi vogliono tanto bene, non dimenticatelo mai!” l’uomo tornò a sedersi e sorrise con indulgenza. “Ma non date mai per scontato che tutti saranno sempre buoni con voi, solo perché sarebbe giusto..." l'uomo pensò tra sé altrimenti non staremmo controllando la strada ogni ora per essere certi che nessuno ci stia cercando qui intorno", lo pensò, ma non lo disse a voce alta perché, in fondo,erano bambini. "... ora sapete perché l’Orso, scacciato dalla sua famiglia, era tutto solo ed andò a bussare ad una casa, per caso, e una ragazzina gli aprì e lo fece sedere accanto al fuoco.”

“Ma Rosa Rossa e Rosa Bianca condividevano le idee dell’Orso?” chiese il ragazzino moro, con aria interessata.

“Allora…” il giovane si fece pensoso “quando Rosa Rossa conobbe l’Orso era molto giovane e credo fosse solo dispiaciuta per l’Orso, non credo proprio si interessasse di politica… ma credo che, anche con le due ragazze, l’Orso parlasse molto spesso di ciò che lui riteneva importante.”

“E Rosa Bianca?”

“Rosa Bianca era la gioia di suo padre, che la portava sempre con sé ed era una idealista e anche molto appassionata - vedeva le stesse cose che vedeva l’Orso e credo che condividesse le sue idee - da un certo punto di vista, insieme erano perfetti.”

“Quindi erano tutti e due quelli più buoni di tutti? Più di Rosa Rossa? Più del fratello dell’Orso?”

L’uomo sorrise “Forse,” si sporse in avanti osservandoli con aria molto seria, “dicevano cose buone, ed erano sinceri quando lo facevano, ma quello che loro dicevano, che gli uomini erano tutti uguali, lo dicevano al caldo delle loro belle case, con gente in teoria uguale a loro, che però li serviva sull’attenti… è facile essere uguali così… la ghigliottina, quella si, ha reso le persone davvero uguali, ma davanti alla morte…”

“Ma è una cosa orribile!” disse il bambino biondo sgranando gli occhioni di un verde brillante.

“Lo è. E’ davvero orribile… se fosse stata una cosa proprio stupenda, non credo staremmo tutti qui, scappando...” la voce si fece molto seria. “Il che mi ricorda che domani vi divideremo... se ci stanno cercando, stanno cercando una famiglia con due bambini..."

I piccoli annuirono un po' preoccupati. E l'uomo riprese, cambiando argomento, "la cosa più difficile, ragazzi, quando si difende la libertà di pensiero, è difendere anche quella di chi la pensa in un modo che non ci piace…” scosse la testa, e aggiunse, come se stesse parlando a se stesso, “difenderla e riconoscerle una sua dignità, quello è l'inghippo, purtroppo, di tutta la faccenda.”

Il bambino biondo sospirò, i discorsi si erano fatti un po’ troppo difficili per lui, e anche un po’ troppo noiosi “Dimmi del fratello del Principe Orso! Quando incontra Rosa Rossa per la prima volta?” mormorò con impazienza - certo che i grandi, se li lasciavi fare, si perdevano appresso ai dettagli, dimenticandosi del succo della faccenda.

L’uomo sorrise “La prima volta che la vide, era andato a trovare suo fratello, per controllare che stesse bene. Fu così che la conobbe.”

“E gli piacque?”

L'uomo sogghignò divertito e il sogghigno pian piano gli si sciolse in un sorriso “Si," mormorò, "gli piacque molto: era curiosa, molto vanitosa, e con la lingua lunga.”

Il bambino biondo non sembrava convinto, “Ma era bellissima almeno? Bellissima sul serio? La zia questo non lo ha detto...”

Il ragazzino moro lo interruppe esasperato “Pensi come un bambino! Era troppo giovane! E poi conta la bellezza interiore!”

L’uomo concesse con gesto della mano: “Era anche molto carina…”

“E perché allora il fratello del Principe Orso non la baciò e non se la portò via?” chiese il bambino biondo accoccolandosi su un fianco.

“Eh! Purtroppo il mondo, a quei tempi, non era ancora pronto per idee avanzate come le tue” disse l’uomo sospirando, con gli occhi che ridevano, “Le ragazze non si lasciavano baciare così.” Si passò una mano sulla bocca per nascondere un sorriso “Men che meno si lasciavano portar via…”

“Ma se tutti i principi baciano le ragazze!” esclamò sdegnato il bambino biondo.

Il ragazzino moro annuì “Su questo mio fratello ha ragione: i principi baciano principesse, ragazze di campagna, fanciulle addormentate… e lo fanno in continuazione! E loro sono tutte contente e non dicono mai di no!”

“Magari…” disse l’uomo, con un sospiro e poi riprese: ”Il fratello del Principe purtroppo sapeva che Rosa Rossa aveva visto l’Orso per primo e sapeva che l’Orso aveva visto lei per prima, prima di vedere Rosa Bianca, e poi l’aveva vista prima di suo fratello… spettava all’Orso fare la prima mossa…”

“E lui scelse Rosa Bianca!” disse il ragazzino moro trionfante.

“Non proprio, l’Orso all’inizio non scelse nessuna, ma aveva un debole per Rosa Rossa, e credo che un giorno l’avesse anche baciata…”

“Questo la zia non lo aveva detto!” disse il bambino biondo sdegnato.

“Perché fu una cosa che successe una sera e poi non successe una seconda volta, e alla fine non ebbe più nessuna importanza…” disse l’uomo con voce tenera, “A volte succede. Rosa Rossa avrebbe potuto imporsi all’Orso, secondo me, per via di quel bacio, stringerlo in un laccio, perché agli orsi e ai Principi piace molto quando una ragazza li bacia, poi si sentono legati... ritengono di aver fatto una scelta che non possono più cambiare... ma lei ragionava diversamente… non le piacevano i trucchi e le magie..."

"Era un po' sciocca, Rosa Rossa?" chiede il bambino biondo.

"Un pochino" replicò l'uomo, con voce gentile.

"Secondo me, no, non era sciocca," disse il ragazzino moro, indignato, "Secondo me voleva solo fare a modo suo..."

"Ah quello sempre," l'uomo trattenne una risata, "ma intanto L’Orso frequentava una stamperia clandestina, insieme a Rosa Bianca, e lì quei due scrivevano le loro idee e poi le distribuivano per la città, perché la gente le leggesse e cominciasse a pensare in modo diverso…”

“Era una cosa pericolosa?” chiese il bambino biondo.

“Molto! Giravano mascherati, facevano duelli, fuggivano, si nascondevano, avevano parole segrete e segnali segreti… poco per volta quei due finirono per creare un loro mondo di cui Rosa Rossa non faceva più parte.”

“Fu per quello che non la baciò più?” il ragazzino moro era molto serio.

“Non lo so per certo, ma io credo di sì: Rosa Bianca era perfetta ed elegante ed era pure appassionata e aveva il gusto dell’avventura e il senso dell’onore… era una donna da cui si potevano avere reazioni da uomo - non è poco - ed era bellissima: l’Orso cominciò a giudicare Rosa Rossa in base a quello che non era e non avrebbe mai potuto essere, trovandola sempre perdente rispetto a Rosa Bianca. Piano piano dimenticò che era stata Rosa Rossa ad aprirgli la porta, ad accoglierlo per prima, a non avere paura di lui… e ne vide solo i difetti, pur volendole molto bene, di quello sono sicuro…”

“E il fratello dell’Orso?”

“Beh il Fratello dell’Orso era molto dispiaciuto per Rosa Rossa perché vedeva che le faceva male il suo cuoricino, non solo perché non era la prescelta, ma perché capiva di venire giudicata dall’Orso e non in modo particolarmente positivo. Come un micetto pasticcione, che quando ne combina una delle sue, ti fa scuotere la testa e dire oh sempre la solita Rosa Rossa!

“Le voleva bene, quindi?”

“Certo… le voleva molto bene...” annuì “e un pochino la capiva… e poi rispettava Rosa Bianca e pensava che lei, forse, era di un altro, ma che né lei né l’Orso se ne rendevano conto e pensava che due idealisti non fanno mai una buona coppia perché gli idealisti non hanno la tenerezza che serve per i difetti degli esseri umani… il Fratello dell’Orso, pensava insomma che tutto fosse un gran pasticcio, da cui nessuno sarebbe uscito felice… e così, ad un certo punto, fu.”

“Ma poi Rosa Rossa se ne andò…” disse il bambino coni capelli scuri, in tono serio.

“Si, e il Fratello del Principe chiese una cosa all'Orso, e gliela chiese tre volte, come si conviene ad una favola, perché voleva che suo fratello gli dicesse la verità.”

“E cosa chiese?”

L’uomo si fissò le mani e arrossendo borbottò, “Chiese se lui era sicuro che non si sarebbe mai e poi mai dispiaciuto se Rosa Rossa avrebbe finito per conoscere un altro ed amarlo senza più voltarsi indietro. Se avrebbe accettato la cosa, se un giorno fosse successa, senza avercela né con Rosa Rossa, né con l'uomo che avrebbe scelto per sé. Per il Fratello dell'Orso era una cosa importante da sapere.”

Il ragazzino coi capelli scuri arricciò il naso “Se l’Orso avesse voluto Rosa Rossa l’avrebbe scelta, specie dopo averla baciata, non era una domanda che avesse poi tanto senso… io non avrei chiesto proprio un bel nulla!”

“Se fossimo tutti persone razionali, si, tu avresti ragione” replicò l’uomo in tono conciliante, alzando un sopracciglio “Ma non lo siamo, per cui il Fratello dell’Orso chiese che lui ci pensasse molto bene e poi rispondesse onestamente. E lo chiese tre volte.”

“E lui cosa rispose?”

“Che per lui era come una sorella…” il sorriso dell'uomo si fece largo e soddisfatto.

“E allora il Fratello corse a cercare Rosa Rossa e la baciò!” disse il bambino biondo con occhi sognanti.

“Assolutamente no!” disse l’uomo con un’aria fintamente orripilata, “Rosa Rossa non era un gattino da prendere e portarsi a casa allungandole un piattino di latte… Il Fratello dell’Orso aspettò che succedesse una cosa…”

“Quale cosa?” il ragazzino moro aggrottò le sopracciglia.

“Rosa Rossa aveva detto all’Orso che non se la sentiva di scrivergli, che non si spiacesse, ma un giorno arrivò nel palazzo dei Principi un pacchetto per il Principe Orso…”

“E cosa conteneva?”

“Erano dei libri che all’Orso sarebbero interessati e c’era una lettera molto allegra di Rosa Rossa che raccontava cosa stava combinando in giro per il mondo…”

“E perché era una buona cosa?” chiese il ragazzino.

“Perché voleva dire che a Rosa Rossa non faceva più male il suo cuoricino, quando pensava all’Orso…”

“L’aveva dimenticato!” sospirò il bambino biondo, un po’ rattristato.

“No, al contrario, lo aveva ritrovato come amico! Così il Fratello dell’Orso decise che era giunto il momento di fare un giretto e vedere di persona cosa stava combinando Rosa Rossa, prima che le venisse in mente di baciare qualcun altro...”

“E lo disse a suo fratello, prima di partire?” chiese il ragazzino moro con aria severa.

“Quello no,” disse l’uomo con un sogghigno divertito, “Ma, a suo tempo, a modo suo, aveva chiesto a suo fratello il permesso di seguire il suo cuore. E gli aveva lasciato un vantaggio mica da ridere... lui era un uomo adulto, suo fratello anche, quante altre volte avrebbe dovuto ripetere la stessa domanda?”


Il ragazzino moro annuì “Hai ragione, mi pare giusto… mi dispiace tanto per l’Orso, ma ormai Rosa Rossa aveva ripreso a scrivergli come un tempo, e non c’era proprio più niente che avrebbe potuto dire o fare.”

“Esatto ragazzi, un po' come noi ora: abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare, nel modo più giusto... si tratta solo di vedere che succede - voi fate i bravi e dormite tranquilli: siete stati bravissimi!” L'uomo li salutò e richiuse la porta dietro di sé.

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Capitolo 3
*** L'Orso ***


L'Orso

I ragazzini, abbracciati ai cuscini, chiacchieravano a voce bassa nel buio appena appena indorato dalla luce della lanterna cieca.


“Sono contento per Rosa Rossa,” sussurrò il bambino biondo, “non mi piaceva l’idea che fosse triste triste, tutta sola.”

“A me spiace per l’Orso” replicò in un mormorio basso il ragazzino moro, “Alla fine aveva amato tanto Rosa Bianca e lei in realtà amava un altro: così resta solo.”

“La zia ha detto che Rosa Rossa lo tenne come secondo migliore amico: non era solo davvero… e poi le femmine, lo dice anche papà, sono un bell’impiccio...”

“Si ma papà lo dice quando la mamma non sente,” sussurrò con il ragazzino moro, con tono di saputello, “ma quando c’è la mamma, lui è felice e tu lo sai.”

“Pensi che l’Orso fosse infelice, allora?” chiese l’altro con aria preoccupata, “Ma non c’erano più ragazze! Erano finite… Rosa Rossa non avrebbe dovuto innamorarsi di un altro!”

“Io non mi innamorerò mai” disse il ragazzino, con aria orgogliosa,”Ma per le femmine è diverso, sono sentimentali, Rosa Rossa… non credo fosse colpa sua. E poi allora Rosa Bianca? Era stata lei la prescelta… forse era lei che non avrebbe dovuto innamorarsi di un altro…”

“La smettete?” si intromise una voce irritata, “o devo spegnere la luce?”

“No, zio, ti prego!” disse il bambino biondo, disperato, mentre quello moro alzava gli occhi al cielo - suo fratello era una femminuccia, mai che mostrasse una briciola di carattere!

L’uomo si sedette accanto a loro, sul bordo del pagliericcio, “Siete preoccupati per domani?” chiese in tono gentile.

Il bambino biondo annuì e l’uomo gli scompigliò i riccioli, “Non dovete, non perché non ci sia da aver paura, ma perché avere paura non serve a nulla: fate come vi è stato detto, imparate i vostri nuovi nomi e, se vi chiamano quelli vecchi, fate finta di non sentire, e, soprattutto, non parlate con gli sconosciuti e vedrete che andrà tutto bene.”

“Ci dividerete, vero?” chiese il ragazzino più grande.

“Certo, se la vostra famiglia è stata segnalata, si aspettano una donna bionda con un uomo moro e due bambini, per cui cercheremo di far viaggiare due famiglie: la vostra mamma con te, “disse indicando il bambino più piccolo, “perché avete gli stessi capelli e si capisce che siete madre e figlio: è un colore così raro e talmente bello... Io vi accompagnerò e fingerò di essere il tuo papà. Mentre vostro zio viaggerà da solo e ci terrà d'occhio tutti.”

“Non somigli affatto al mio papà--.” mormorò il bambino, e suo fratello lo interruppe irritato “Ma appunto! L’idea è quella!” poi guardò con aria seria l’uomo, “Io invece andrò con papà e la zia, vero?”

“Certo…” l’uomo annuì. “Voi date la mano alla mamma e alla zia e ignoratevi per tutto il viaggio, sarà divertente, dai! Lo so che vi volete bene, ma ogni tanto una giornata senza fratelli, da figli unici, fa piacere…”

Sorrise e i bambini sorrisero con lui, rinfrancati.

“Scusaci se ti abbiamo svegliato,” disse un po’ il ragazzino più grande, “ma pensavamo che tu dormissi…”

“Fa nulla, piccoli. Fa nulla.” mormorò l’uomo e si alzò per tornarsene nell’angolo buio da cui era sbucato.

“Hai sentito la favola della zia?” chiese il piccolo.

L’uomo non rispose.

“La zia è brava con le favole vero?” aggiunse il più grande, “però di solito le sue favole finiscono tutte bene… stavolta non ha trovato una fidanzata per l’Orso.”

“Forse si è dimenticata…” mormorò il bambino.

“Forse… vedete la zia pensava che non fossero cose adatte alle orecchie per i bambini, ma l’Orso usciva a ballare con delle orsacchiotte, quindi non era davvero proprio solo.”

“Un libertino!”

“In un certo senso… non giudicatelo troppo male.” disse l’uomo trattenendo una risatina.

“Ma continuò ad amare Rosa Bianca?” chiese il ragazzino moro, incuriosito.

“Certo, era una donna formidabile e crescendo lo fu sempre di più. Ed era bellissima, perfetta come una perla… Continuò ad avere per lei una ammirazione sconfinata…”

“Ma l’amava?” chiese il ragazzino, “L’amava ancora?”

L’uomo sospirò, poi disse “Avete sentito cosa ha detto vostra zia? che l’amore è come una piantina che va curata altrimenti non resiste alle intemperie e non cresce bene?” i due annuirono, “e allora la risposta la sapete: quella passione di quando erano più ragazzi non poteva essere eterna senza cure e quindi mutò, diventando ammirazione e anche affetto.”

“Fece come disse lo zio? La dimenticò come amore per ritrovarla come amica?”

“Più o meno…” l’uomo sorrise e non aggiunse altro.

“Ma perché aveva baciato Rosa Rossa? Io questo non me lo spiego…” il bambino biondo stava corrugando le sopracciglia, come se stesse pensando con un grosso sforzo.

“Successe. L’Orso aveva conosciuto Rosa Rossa per prima ed era stata la sua prima vera amica… ed era molto carina.”

“Lo zio ha detto che era appena passabile, veramente!” lo interruppe il ragazzino moro.”E con la lingua lunga!”

“Vostro zio ha conosciuto molte ragazze ed è un giudice severo, ma, credetemi, Rosa Rossa era molto carina. Rosa Bianca era bella in modo formidabile, era alta, con le gambe lunghissime e un poco mascolina, con tutto quell’oro nei capelli… era come il sole: se entrava in una stanza la sua presenza si avvertiva e le altre stelle sparivano.”

“E Rosa Rossa come era?”

“Mah! era come l’acqua, a volte si sentiva il suo chiacchiericcio leggero, a volte il silenzio dello scorrere di un fiume, a volte il rumore assordante di una cascata… era diversa, inutile fare paragoni.”

“Beh l’Orso le paragonò, se scelse Rosa Bianca!” disse con aria saggia il ragazzino moro.

“Eh si…” sussurrò l’uomo, “l’Orso le paragonò…”

“Ma perché baciò Rosa Rossa?” insistette il bambino.

“Perché gli piaceva molto ed era stata una sera speciale e in cielo c’era la luna e soffiava un vento leggero leggero che portava il profumo dei fiori e l’Orso pensò che quello era il momento perfetto e quella la ragazza perfetta…”

“Ma perché non la chiese in moglie?”

“Oh lui pensava che fosse suo dovere, per averla baciata, e glielo avrebbe chiesto, ma Rosa Rossa rise e disse che il bacio sarebbe stato un bel ricordo, ma che una proposta, se ci doveva essere, doveva arrivare una sera senza luna, con la pioggia battente, e dopo aver percorso un miglio con degli stivali troppo stretti…”

“Che pretese assurde!” disse il bambino biondo disgustato.

“No,” l’uomo sorrise, “Rosa Rossa concesse all’Orso di pensare alla cosa in modo serio… capirete da grandi.”

“E poi?”

“E poi l’Orso decise che quello era stato un impulso indisciplinato del suo cuore, e che non contava. Per cui non chiese nulla a Rosa Rossa. Vostro zio ve l’ha spiegato: Rosa Bianca era formidabile e l’Orso le paragonò.”

“Ma perché quando Rosa Bianca gli disse di no, lui non chiese subito a Rosa Rossa? Non pioveva mai?”

L’uomo rise, “L’Orso era molto triste per il rifiuto di Rosa Bianca, si sentiva molto nobile perché lui voleva solo che lei fosse felice, ma, dentro, il cuore gli faceva molto male… non pensava affatto a Rosa Rossa.”

“E poi che successe?”

“Successe che l’Orso fu ferito, mentre scappava da una stamperia clandestina, e fu Rosa Rossa che lo nascose e lo curò, e una mattina l’Orso si svegliò che era senza febbre e stava guarendo e guardò Rosa Rossa che si era addormentata ai piedi del letto…”

“Era carina?” chiese il bambino biondo.

“Era stanca,” l’uomo sorrise, “e spettinata e l’Orso pensò che quella era tutto sommato una notte senza luna e con il temporale…”

“Pioveva?” chiese il bambino biondo, stupito.

“Si,” l’uomo sogghignò, “in un certo senso pioveva, e l’Orso si chiese se sarebbe stata una buona idea baciare Rosa Rossa.”

“E lo fece?” chiese il ragazzino.

“No, Rosa Rossa si svegliò, sorrise all’Orso, e lo abbracciò e gli disse che era tanto felice di vederlo fuori pericolo, e che, ora che non serviva più, se ne sarebbe andata per un po’, ma non gli avrebbe scritto, che non si offendesse…”

“E l’Orso che pensò?”

“Che Rosa Rossa aveva sempre desiderato viaggiare…” l’uomo non disse nulla e andò alla finestra per controllare in strada. “E che era giusto che vedesse il mondo.”

“E che disse dei discorsi di suo fratello?” chiese il ragazzino.

“Non li capì. Pensò che suo fratello alludesse a qualche suo amico scapestrato, ed era certo che a Rosa Rossa non interessavano gli amici di suo fratello.” l’uomo scosse la testa.

“E che pensava di Rosa Rossa che non scriveva?”

“Pensava che si stesse divertendo, e si dispiaceva un pochino che fosse così impegnata da non avere un momento per scrivere ad un vecchio amico.”

“E poi? Un giorno Rosa Rossa scrisse!” disse il bambino biondo.

“Si scrisse una lettera delle sue e all’Orso sembrava che lei stesse lì, accanto a lui, come tante volte in passato, e fu molto felice, e pensò di aver fatto un miglio con degli stivali molto stretti.”

“Ma lo zio ha detto che quella lettera non voleva dire…”

“Lo so, e lo zio aveva ragione, ma l’Orso pensava che suo fratello si sbagliasse e non si preoccupò di quando se ne partì, tutto contento. Non sapeva cosa aveva in mente suo fratello, ma, se anche lo avesse saputo... l'Orso era presuntuoso e pensava che non ci sarebbe stato gioco: Rosa Rossa era sempre stata legata alla sua vita e lo sarebbe sempre stata.”

“Sbagliò?” chiese il bambino biondo con aria compunta.

“Oh no!” esclamò sicuro, il ragazzino moro, “oramai, quando Rosa Rossa aveva scritto quella lettera, era cambiato tutto! Era troppo tardi!”

“Eh si!” sussurrò l’uomo, “era tardi… poi Rosa Rossa tornò ed andarono tutti a prenderla al molo, e quando scese era molto carina, con un cappellino molto civettuolo e tutti i suoi nastrini al vento e dei bellissimi guantini di capretto tinti di rosa…”

“Era carina allora?” chiese il bambino biondo.

“Si, era molto carina, almeno... l’Orso la trovava molto carina, ma poi Rosa Rossa si tolse il guanto e fece brillare al sole un anello e sua mamma la abbracciò piangendo, e le sue amiche le saltellavano intorno ridendo e l’Orso capì che era diventato davvero troppo tardi.”

“Ma poteva prenderla da parte e chiedere!” disse il ragazzino moro. “Chiedere non costa niente! Lo dice sempre papà!”

“Non sarebbe servito: l’Orso la risposta la sapeva. Vedeva come arrossiva Rosa Rossa quando guardava il Fratello dell’Orso, e come le brillavano gli occhi dall’orgoglio, e vedeva come le lui le sfiorava le dita… non c’era nessuna domanda da fare. Non solo... con Rosa Bianca i rapporti erano un pochino cambiati perché era come se l’amicizia non fosse stata una vera amicizia, e a volte tra loro c’era un imbarazzo che prima non c’era. L’Orso non voleva che Rosa Rossa avesse pena di lui o gli stesse alla larga, o che l’uomo che aveva scelto fosse geloso, o che lei pensasse che non stava bene che loro passassero del tempo assieme, per cui decise che le cose erano andate come erano andate, ma che gli sarebbe spiaciuto se Rosa Rossa non ci fosse stata più, nella sua vita - gli sarebbe sembrato che dalla sua vita fossero spariti, contemporaneamente, il sale ed il miele.”

“Gli si spezzò il cuore?” chiese il bambino.

“No, però lo sentì distintamente rallentare, come se fosse andato in letargo.”

“Non lo disse a suo fratello?” chiese il ragazzino.

“No, piccolo, il primo impulso fu di tirargli un pugno, ma il fratello dell’Orso era stato chiaro con l’Orso. Non sarebbe stato giusto.”

“Ma l’Orso aveva amato di più Rosa bianca o Rosa Rossa?” il ragazzino insistette.


“Questo è un segreto dell’Orso.” un sorriso enigmatico aleggiò sulle labbra dell’uomo, poi si chinò, soffiò sulla fiamma, e nella stanza ci fu il buio. “Buona notte piccoli.” disse, e i bambini, a loro volta, risposero “Buona notte”.

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