Behind the mask

di _fallen_in_love_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** 0.1 ***
Capitolo 3: *** 0.2 ***



Capitolo 1
*** Prologue ***


Prologue
Sono passati ormai trenta anni, sono tantissimi non trovate? Trenta lunghissimi anni. Riesco a ricordare ancora l'estrema dolcezza nella sua voce, ricordo le lacrime che mi rigavano le gote, i suoi profondi occhi azzurri così simili ai miei, perforarmi le ossa. Riesco ancora a sentire il palpabile amore che ci univa e che ci rendeva un'unica cosa. "Cos'è l'amore? È un sentimento? Una sensazione? L'amore è tante cose. È un abbraccio, un bacio. L'amore è un bambino che piange non vedendo la madre e sorride quando lei è presente, l'amore a volte è un'illusione, una delusione. Altre volte è... Altre volte è semplicemente amore. Non si può spiegare. Mettiamola così, è come tornare a caso dopo un lungo viaggio. Ecco com'è l'amore. È come tornare a casa. La persona che ami invece, è proprio la tua casa" sentivo attento le parole del professore. Aveva ripetuto fin troppe volte la parola 'amore' ma io rimasi affascinato dai suoi pensieri. Dopo poco due colpi alla porta distrassero in parte la classe. "Mi scusi.. Sono la nuova arrivata" una ragazza piccola e minuta avanzò al centro della stanza, si presentò al professore e guardò tutti noi. Aveva degli occhi azzurri e i suoi capelli ricadevano lisci. Erano scuri. "Oh si certo, lei è Sophie Looney, la vostra nuova compagna. Per favore ragazzi e ragazze, comportatevi bene con lei" La ragazza accennò un sorriso. "Puoi metterti vicino a Horan" e indicò il ragazzo al banco avanti al mio. Lei si mise a sedere. Ingenuamente non capii che avevo trovato la mia difficile, strana ma bellissima casa.

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Capitolo 2
*** 0.1 ***


Capitolo: 0.1
Sophie's Pov.
«Signorina, vedi di comportarti bene a scuola, non provare a fare qualcosa di cui ti pentiresti sicuramente, e sopratutto non rivelare ciò che fai la notte. Altrimenti sai cosa succede no?" disse Miss. Clara, trucidandomi con i suoi occhi di ghiaccio marcati di un pesante nero. Mi trovai ad annuire abbassando lo sguardo, ed a fissare accigliata il pavimento senza un preciso motivo. Ormai erano settimane che ero atterrata qui a Sydney, e oggi sarebbe stato il mio primo giorno di liceo. Non ero agitata, ne impaurita, ero solo curiosa di conoscere l'ambiente australiano. Con una maglia a collo alto marrone con maniche a tre quarti, e un paio di pantaloni del medesimo colore mi avviai al grande portone in legno della mia abitazione. Dire che ero ridicola era un eufemismo, ma come sempre mi stetti zitta e annuii difronte alla richiesta della Miss. la quale mi disse di non sembrare quello che in realtà ero, e di mascherare tutto. Dovevo comportarmi assolutamente da timida ragazza. Lo zaino di pelle aderiva alle mie spalle, e passo dopo passo, tra il fango e l'erba bagnata dalla rugiada, arrivai nella mia nuova scuola. Il portone era enorme, e lo guardai estasiata alzando il mento, dato l'altezza di questo. Guardai stupita l'ambiente circostante. Sembravano tutti felici, ma allo stesso tempo tutti così indaffarati. Ero sola in mezzo a tanta gente, e non sapevo cosa dire o fare, mi limitai a guardare con occhi sognanti i sorrisi delle gente che si scambiavano, alcuni arrivarono anche a me e non potei non ricambiare. Era tutto così surreale. Guardai l'orologio e mancavano esattamente undici minuti all'inizio della lezione, così camminai in giro per lo spazioso viale, circondato da alberi e erba inglese. Faceva così caldo, che tirai ancor più su le maniche a tre quarti che mi coprivano le braccia. Legai i miei capelli, e continuai a camminare con i libri stretti al petto, ma era ora di entrare e quindi mi avviai al cancello. Andai in segreteria e ritirai gli orari e le classi che avrei avuto. Con un po' di difficoltà trovai la mia classe. Bussai lievemente e dopo un po' una voce tuonò un deciso «avanti» e mi presentai come la ragazza americana arrivata da poco. Il prof mi sorrise e mi disse di accomodarmi al secondo banco nella fila centrale, accanto ad un ragazzo dagli occhi chiarissimi e trasparenti, e i capelli biondi, ovviamente tinti. «Ps... Piacere io sono Niall» sorrise il ragazzo accanto a me, e mi porse la mano senza farsi vedere dal prof. «Piacere, io sono Sophie» e gli sorrisi. Passarono le ore e io ascoltai attentamente la lezione, non vorrei aver insufficienze nel corso dell'anno. La campanella, dopo sei ore, annunciò la fine della lezione, e così mi trovai a prendere lo zaino ed uscire dalla classe. Guardai con attenzione tutto l'interno dell'edificio. Presi il foglietto dove mi ero scritta sia orario, il numero dell'armadietto che mi è stato dato, e una volta arrivata lo aprii e raccolsi tutti i libri che avevo riposto all'interno affrettandomi ad uscire dal college. Non dovevo fare ritardo. Uscendo camminai velocemente, forse fin troppo, e sarei sicuramente sembrata strana. Ma loro non sapevano cosa mi sarebbe aspettato se fossi arrivata in ritardo. Mi guardavo intorno curiosa, era tutto così diverso dal posto in cui sono nata. Qui faceva davvero caldo, e il posto era bellissimo. Sembra il tipo di posto che si vede sulle cartoline inviate ad un amico, i tipici posti da favola. E a pensare che di sera con la mia figura avrei rovinato tutto. Insomma non lo facevo per cattiveria o quant'altro. Ero costretta. Tipo la scuola: non ci vai perchè ti piace, ma perchè sei costretta ad andarci per forza. Sopportavo ciò che facevo? Niente affatto. Odiavo le mie azioni e odiavo me stessa per essere così sciocca.

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Capitolo 3
*** 0.2 ***


Capitolo: 0.2
Luke's pov
La stavo osservando, era così esile, con quei suoi pesanti vestiti che gli coprivano tutto e che la rendevano così matura e quasi sofisticata, ma allo stesso tempo debole e indifesa. Sorrisi. Stava camminando con passo veloce, molto veloce, andava di fretta, dal suo viso si poteva intuire che tutto stava andando bene, ma dal suo sguardo no, era palpabile la paura nei suoi occhi azzurri. Camminai lentamente dietro di lei, e parve accorgersene, infatti si girò. I suoi occhi color cielo mi guardavano fissi, il fastidio era visibile. Era indubbiamente bella. Capelli folti e mossi di un color nocciola scuro, e i suoi occhi, intensi e ricoperti da una patina lucida. Labbra carnose, e viso paffutello, era bella, anzi bellissima. Più la osservavo e più lei accigliava, poi si girò e continuò a camminare, non prima di aver sussurrato un poco udibile "strano..." Camminai dietro di lei, ancora e ancora, finché non si girò: «mi stai pedinando? È da molto che segui i miei passi» non sembrò esser arrabbiata, piuttosto era curiosa. Di botto divenni rosso. Non sapevo come risponderle. Mi vergognavo e non poco. Abbassai i miei occhi e giocherellai con le mani. Sussurrai un poco udibile scusa e poi scappai, sparii dal suo sguardo, lasciandola molto confusa, prendendo una delle tante stradine isolate di Sydney
Sophie's pov
Strano, solo strano si poteva definire quel ragazzo, mi sembrava quasi indifeso. Sembrava una ragazzina colta in fragante quando sta scattando una foto di nascosto ad un ragazzo bello, pronta ad inviarla alla propria amica. Non diedi peso a quel ragazzo e alle sue poche parole, come non davo importanza alle parole di nessuno. Io davo valore solo alle mie parole. Non mi lasciavo condizionare da nessuno, prendevo ordini dalla Miss, ma il mio pensiero non lo cambiava nessuno, ero testarda, troppo probabilmente, ma ho sempre creduto alla libertà di pensiero e parola. Rallentai il passo a causa di questi concetti e vidi che ero in ritardo, troppo in ritardo. Corsi velocemente, lei odiava i ritardi, anche se erano solo di cinque minuti, e io ero in ritardo di ben quindici minuti. Ero spacciata. In più correre con delle scarpe con la suola più alta era difficile, avevo decisamente paura di cadere. Arrivai al cancello della "mia" residenza. Presi un profondo respiro ed entrai. Miss Clara era alla porta, aspettandomi a braccia conserte, e con i suoi occhi che mi trucidavano ogni qual volta che voleva, e mi guardava, guardava profondamente, prosciugandomi da ogni sensazione, tranne da quella che viene chiamata comunemente paura. «Ti sembra questa l'ora per arrivare?» Chiese con freddezza. «Mi scusi Miss.. È che ho dovuto prendere..prendere degli appunti, sa per non farmi trovare impreparata alla lez-» uno sonoro schiocco, un dolore terribile, e un calore propagarsi sulla mia guancia. «Sciocchezze, una marea di sciocchezze. Ti ho ripetuto, tantissime volte di non mentirmi. E ora fila in camera tua, non mangerai nulla, e poi sai cosa ti aspetta sta sera» Abbassai lo sguardo. Un brivido mi percorse. «Guardami!» Urlò dandomi poi uno sguardo intenerito. E si, era davvero bipolare. «Sophie lo faccio perchè ti voglio bene. Non vorrai crescere come una belva maleducata, dico bene ragazza? » Chiese. «No Miss... Mi scusi» sussurrai io. «Fila in camera tua ragazzina» «con permesso... E buon pranzo» risposi «Grazie, e anche a te...oh giusto tu non mangerai nulla» e scoppiò in una fragorosa risata, mentre io subivo stando muta, ingoiando bocconi amari di parole mai dette, lasciandole intrappolate per la gola, come in una gabbia. Stavo muta ma volevo urlare, urlare tutto quello che mi passava per la mente.

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