Blue. \SOSPESA\

di Penguimms
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blue ***
Capitolo 2: *** New. ***
Capitolo 3: *** Park. ***
Capitolo 4: *** Her. ***
Capitolo 5: *** Party. ***



Capitolo 1
*** Blue ***


 
 
.1.

 

Nuovo anno, stessa combinazione. Le dita smaltate di azzurro scivolarono sul metallo grigio del mio armadietto, aprendolo piano. Con delicatezza, infilai i libri al suo interno, svuotando così lo zaino lilla che pesava solo su una spalla. Non ero mentalmente pronta per iniziare un nuovo anno, e dalle facce che vedevo camminare per i corridoi, capivo che non ero l'unica. L'anno prima, l'avevo passsato nascosta nei maglioni extra-large, in fondo all'aula ad ascoltare le lezioni. O forse sarebbe più accurato dire fingere, di ascoltare le lezioni. Ma poco importava in quel momento. Osservai apatica le tante persone passarmi davanti agli occhi, mentre appoggiavo la schiena contro agli armadietti, una volta chiuso il mio. Era tutto così triste, lì dentro. Le mura di un giallo ingrigito, il pavimento grigio topo, rovinato dai mille passi degli studenti, gli armadietti neri laccati. E le persone. Tutte così indifferenti, uguali fra loro. Vedevo mille fotocopie, con colori diversi, ma uguali in tutto. Vi erano cheerlader, giocatori di Basket, i nerd, quelli popolari senza un apparente motivo. E ogni mattina la stessa storia. La mia non era una scuola dove i ragazzi fighi si divertono a fare i bulletti, sia chiaro. Ma si mettono in contrasto per le attenzioni che la gente offre loro. Gli lasciano i tavoli della mensa, gli aprono le porte, si spostano nei corridoi. Così anche per le cheerlader. Alcune, oche insopportabili, sono così vanitose che pure l'aria intorno a loro sembra viziata, mentre altre sono anche simpatiche. Una fortuna, dato che nei mille libri e storie online trovavo solo scuole dove i ragazzi sbattevano a terra le sfigate e le ragazze cinguettavano intorno al ragazzo più figo. Anche perchè una ragazza con i capelli blu, sarebbe finita a terra troppo facilmente.
"Sta cominciando un nuovo anno!" una voce ben conosciuta canzonò al mio orecchio.
"Buongiorno anche a te, Wendy." ridacchiai, voltandomi a guardare la mora al mio fianco. Wendy era forse l'unica ragazza che sapeva comprendere quello che succedeva sotto ai miei capelli azzurri. Aveva due grandi occhi verdi, un fisico slanciato e magro e i capelli mori.
"Come stai?" domandò, sorridendomi felice.
"Bene, direi. Sta iniziando un altro schifoso anno, non potrei stare meglio. Davvero." sdrammatizzai, cominciando a camminare piano a fianco della mia amica.
"Ti prego Lilith." mi riprese altezzosamente, quando mi chiamava con il nome intero mi spaventava un po'. "Sento che quest'anno sarà diverso, pieno di sorprese." percepii l'emozione incrinarle la voce, e sorrisi scuotendo il capo. L'unica cosa a cui pensai, fu lui. Solo lui.
"Se lo dici tu.." mi arresi, scostando con la mano una ciocca ribelle. Al solo pensiero del ragazzo, sentii le guance riempirsi di sangue, potei giurare che il solito colorito rosso avesse preso posto.
"Ma che hai?" ridacchiò Wendy, ma proprio quando stavo per risponderle, lo vidi. Le converse nere, mangiate ormai dal tempo calzavano a perfezione sui suoi lunghi piedi. Le gambe lunghe e magre erano fasciate dagli skinny neri, strappati come sempre sulle ginocchia. A coprirgli il petto ci pensava una maglia bianca, con le maniche nere a tre quarti. Un bellissimo sorriso aleggiava spensierato sul suo volto, gli occhi azzurri ridotti a due fessure e il ciuffo biondo coperto dal gel all'insù. Un essere umano non poteva essere così bello, forse me lo ripetevo da un anno, ma era vero.
"Oh, capisco.." sentii per poco la voce dolce di Wendy. "Andiamo in classe, dai."

Seriamente, a cosa serve sapere le parabole? E' inutile, quanto lo è la matematica.
Ridacchiai, rigirandomi il bigliettino tra le dita. Wendy sbuffò, facendo scivolare il suo fondoschiena sulla sedia in legno chiaro. Ero pienamente d'accordo con lei, io e la matematica non saremmo mai andate d'accordo. Le dita smaltate di porpora della mia amica acchiapparono agilmente il bigliettino, cominciando a scribacchiare qualcosa.
Oggi da me? Ti aspetto alle tre, mia mamma ha fatto il tiramisù. E un tiramisù dei suoi è poco per una persona.
Per la seconda volta ridacchiai, scrivendo velocmente un 'ci sarò' e passarglielo sinistramente. Ci pensò la campanella a salvarmi da quella noia. E come pesci in cerca di acqua, tutti i ragazzi sgattaiolarono fuori dall'aula, me e Wendy comprese.
"Che hai adesso?" chiese, frugando nervosamente nella sua tracolla.
"Uhm.." diedi uno sguardo veloce al programma che tenevo tra le mani. "Educazione artistica. Tu?"
"Tedesco. Non sai quanto ti invidio, sorella." picchiò un palmo sulla mia spalla, coperta da una felpa nera.
"Dai, è la terza ora. Passa in fretta, no?" ridacchiai, guardandola di sottecchi.
"Tu non puoi capire, io sono negata nelle lingue straniere." emise un sospiro sconsolato.
"Sta tranquilla, ci vediamo in mensa, giusto?" le sorrisi, poggiandole una mano sul braccio.
"Come sempre." sembrò sollevata di poco. "A dopo, Lil." mi lanciò un veloce bacio, correndo verso la sua classe. M'incamminai verso l'armadietto, e una volta presi i libri mi diressi verso l'aula di arte. Arrivata davanti alla porta bianca, ancora aperta, sentii qualcuno urtarmi la spalla. Se non fosse stato per i miei riflessi nello stringere i libri, sarebbero caduti tutti a terra, facendomi così fare una gran figuraccia davanti a tutti.
"Dio, scusami tanto!" una voce dolce arrivò direttamente alle mie orecchie. Non appena vidi i ricci tenuti a bada da una bandana rossa, mi si bloccò il respiro in gola. L'avevo visto varie volte con lui, era uno dei suoi amici, sicuramente.
"Non è successo nulla, tranquillo." riuscii a dire, abbozzando un sorriso timido.
"No davvero, ho la testa altrove e sono venuto a sbattere contro di te. Scusa." sorrise, grattandosi il lieve accenno di barba. Non ricordavo il suo nome, e la cosa mi sembrava strana. Solitamente mi ricordavo i nomi di chi aveva sorrisi così belli, ma su di lui avevo il vuoto.
"Fa niente davvero." mi strinsi tra le spalle, e dopo avergli sorriso per un'ultima volta, andai al mio posto.
Per tutta la lezione sull'arte fiamminga, non feci che pensare a quelle due fossette, a quegli occhi color miele, a quei ricci biondi tenuti a bada da una bandana rossa. La voce dolce rimbombava ancora nella mia testa, punzecchiando fastidiosamente i vani tentativi di ascoltare la lezione. 
E così passai anche la lezione di filosofia. Al posto di ascoltare le opere di Oscar Wilde, pensai solo al ragazzo. L'avevo già visto con l'angelo dagli occhi azzurri, molte volte. Eppure il nome fuggiva alla mia mente, che suggerì anche di cercarlo e chiederglielo. Ma sarebbe stata una situazione troppo imbarazzante per me, quindi decisi di chiedere informazioni a Wendy.
"Mh, vediamo che mi ricordo.. Hai detto riccio, alto e muscoloso?" masticò piano la sua insalata. Annuii.
"Amico di.." non la lasciai finire, evitando di sentire anche solo pronunciare il suo nome, e annuii per la seconda volta.
"Beh, scartando gli altri due, direi proprio che si tratta di Irwin." decretò, posando delicatamente la forchetta nel piatto in plastica.
"Irwin?" chiesi, incarnando un sopracciglio.
"Si, Irwin. Ashton Irwin." sorrise quasi felice. "Hai avuto uno scontro accidentale con uno dei ragazzi più popolari della scuola, amica mia." notai un lieve tremolio in lei, forse dovuto all'emozione.
"Non è stato niente di importante. Ha già avuto la sua fine, Wendy." cercai di convincerla, accavallando le gambe.
"Lilith, sono contro la violenza, lo sai. Ma tu mi stai offrendo tutti gli strumenti per cambiare idea, sappilo."
"Smettila di dire cazzate, lui è su, mentre io sono giù." sospirai tranquillamente. La cosa non mi toccava affatto, ci ero abituata a osservare la vita da fuori. A osservare come la gente andava tranquillamente avanti senza la mia presenza, anche perchè era quello che sarebbe successo. Scacciai velocemente quel pensiero orribile, cercando di focalizzarmi su Wendy che mi stava spiegando.. No, sembrava volesse avvertirmi di qualcosa.
"Cosa stai dicendo?" inclinai il capo da un lato, osservandola meglio.
"Sto dicendo che Ashton Irwin ti ha parlato, diamine! Ti rendi conto che fortuna hai avuto?!" fece una piccola pausa, bevendo velocemente un sorso d'acqua. "Ma che domande, certo che no." sbuffò, gettando al cielo le braccia.
"Dovresti ascoltarmi, piuttosto che costruire castelli in aria." scossi la chioma blu. "Mi ha urtato, ogni persona con un po' di sale in zucca chiede scusa dopo aver sbattuto contro qualcuno. Anche se questo qualcuno è una persona insignificante. Come me." ragionai astuziamente, guardando i suoi occhi verdi smeraldo.
"Non sei insignificante, Lil." mi riprese dolcemente, ammorbidendo anche il tono.
"Wendy, ti prego." respirai a fondo. "Potrei capire se mi avesse cercata nei corridoi per parlarmi, ma questo incontro non l'ha voluto lui."
"Fai un po' come vuoi, allora. Io sarei felice, anche perchè è amico di.."
"Si, lui." sorrisi teneramente, bloccandola prima che dicesse quel nome. Il suo nome.

Passarono tre giorni dall'incontro con Ashton. E quel quarto giorno, dopo essere stata da Wendy per studiare, mi ritirai nella mia stanza. Avevo solo voglia di un bel film e tanto, tanto silenzio. Pensavo di continuo ad Ashton, al suo sorriso e alla sua bandana rossa. Solitamente non mi piacevano tra i capelli, ma su di lui aveva tutt'altro effetto. Era un bel ragazzo, Irwin, ma una cosa restava sicura. Non poteva superare lui, no di certo. Verso le undici, quando i primi titoli di coda cominciarono a scorrere, misi via il pc e mi accoccolai nel letto, con due occhi azzurro cielo stampati, come sempre d'altronde, in testa.

"Tesoro, sarebbe ora di svegliarsi." la dolce voce di mia madre pensò a togliermi dalle dolci braccia di Morfeo, svegliandomi piano.
"Ora scendo, solo cinque minuti." aprii piano gli occhi, mettendo a fuoco i suoi capelli biondi. Annuì, per poi lasciare la stanza silenziosamente. Che la solita routine abbia inizio, allora. Alzarsi, lavarsi, vestirsi, mangiare, scuola. Scelsi dei jeans chiari a sigaretta abbinati a un maglioncino grigio. Scesi ancora a piedi scalzi, sedendomi al tavolo. La vibrazione del mio telefono mi distrasse, e non appena lessi il buongiorno di Wendy sorrisi tra me e me.
"Va bene un po' di latte e caffè? Scusami tanto, ma oggi hanno proprio bisogno di me." disse sbrigativa, poggiandomi davanti la tazza color caramello.
"Mamma, se dovevi andare potevi farlo anche prima. So prepararmi una colazione." ridacchiai, osservandola saltare da una parte all'altra della cucina.
"Non volevo lasciare sola mia figlia per la colazione." mi fece il verso, amichevolmente.
"Vai mamma, ci vediamo oggi." le lasciai un bacio sulla guancia non appena si abbassò verso di me.
"Fai la brava a scuola, e miraccomando.." si bloccò, fissando le mie iridi scure. "Non fare sforzi, sai come potrebbe andare a.."
"Tranquilla, lo so. Buona giornata." la bloccai, sentendo la fame scivolare via dal mio stomaco. Finsi un ultimo sorriso, prima d'osservare la porta chiudersi piano. Mi alzai di scatto, posando tutto quando nel lavandino. Le sette e quaranta. Perfetto. Saltai velocemente nelle mie Vans grigie, abbandonando così quelle nere per il giorno dopo. Queste avevano un po' più di anni di quelle nere, ma mi erano sempre piaciute moltissimo. Il grigio era un colore spento, morto, ma che diceva tanto. Non era bianco, e nemmeno nero. Era grigio. E mi piaceva da morire, mi piaceva perchè era una cosa imprecisata. Le emozioni che il bianco ti dava, mischiate con quelle che il nero ti offriva. Avevo anche visto un paio di canotte e maglioncini grigi su di lui, e ricordando quella visione non potei certo negarmi un sorriso. Quel ragazzo non era umano, mi ripetevo. Eppure, una volta davanti a scuola, lo vidi. Vans completamente nere, jeans a sigaretta del medesimo colore e una camicia a quadretti rossa. Potevo morire. Il ciuffo all'insù venne scosso dalle sue dita lunghe e affusolate. La voglia di andare a dirgli che era perfetto così com'era era tanta, ma lo avevo visto tante volte mettersi le dita tra i capelli, quasi come un tic dolcissimo. Stava parlando con il ragazzo dalla pelle ambrata, gli occhi scuri e i capelli mori. Calum Hood.
"Ma buongiorno!" Wendy mi scosse dai pensieri su quel ragazzo biondo, fin troppo bello per essere vero.
"Giorno." sorrisi alla mia amica, forse troppo felice per le otto di mattina.
"Stai.. Stai bene?" chiese dubbiosa, mentre mi esaminava.
"Certo! Ora andiamo, sta per suonare la campana." la presi divertita per un braccio, trascinandola dentro all'edificio. Non appena passai a fianco di lui mille brividi mi inondarono la mente, solo sentendo il profumo che vi era intorno a loro.
"Lil, tu non stai molto bene." sai che novità, mi trovai a pensare, per la seconda volta nella mattina. Seguì il silenzio, mentre mi fermavo nel corridoio. "Scusami tanto, non volevo dire quello. Scusa scusa scusa." farfugliò, piazzandosi davanti a me.
"E' okay." dissi, apatica. Era un argomento abbastanza delicato per me, soprattutto molto difficile in quel momento.
"Ehm, allora io vado in classe, ci.. Ci vediamo dopo, vero?" domandò, con sguardo colpevole.
"Okay." riuscii a dire, con gli occhi persi nel vuoto. La sentii sospirare appena, per poi scomparire in mezzo alla massa degli studenti. Respirai a fondo anche io, percependo un dolore al petto. Ma andava tutto bene, mi ripetevo. Andava tutto stramaledettamente bene. Quando ormai tutti gli studenti si ritirarono nelle loro aule, cominciai a camminare pigramente verso la mia, strisciando la suola consumata dal tempo contro il pavimento. Era ancora strano per me la sensazione di vuoto, allora perchè delle lacrime cominciavano a ofuscarmi la vista? Sopirai pesantemente, sistemando lo zaino in spalla.
"RAGAZZA DAI CAPELLI BLU!" una voce acuta sembrò quasi entusiasta. Ma non appena alzai lo sguardo, rimasi letteralmente con il fiato nei polmoni.


Heei!
Eccomi qui, come promesso, con un'altra storia sul nostro Lucas ;)
Dunque, ho buttato giù questo capitolo dopo aver passato una notte insonne, e dato che l'idea mi ronzava in testa già da un po' ho deciso di pubblicarla, spero davvero che vi piaccia come vi è piaciuta Try Hard ;)
Sarà una storia un po' particolare, vi avviso già, molto diversa dal genere della scorsa, ma ho voluto cimentarmi in qualcosa di nuovo. Mi dispiace non essere riuscita a scrivere qualcosa di 'astratto' come mi avevate consigliato, spero comunque che questa vi piaccia :)
Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto!
Giorgia,xx

 
 
 
 

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Capitolo 2
*** New. ***


"Ashton?" un accento di curiosità mi incrinava la voce.
"Si, Ashton!" corse brevemente verso di me. "Sei la ragazza con cui mi sono scontrato tre giorni fa, vero? Dimmi di si, se no vuol dire che sto facendo una figura di merda." mi supplicò quasi, e davanti a quella scena ridacchiai divertita. Annuii, incapace di articolare altro. 
"Hai corso?" domandai curiosamente, sentendo il suo respiro pesante. Si passò una mano tra i riccioli dorati, ridacchiando.
"Si, sono partito a corse dall'incrocio prima del vialone del liceo, appena Calum mi ha chiamato, quindi." ridacchiò una seconda volta.
"Calum?" il ragazzo che era con lui stamattina, quindi?
"Si, sono tre giorni che ti cerco, ma che tu ci creda o no è stato un disastro. Scommetto che da piccola vincevi sempre a nascondino." mi fece sorridere divertita con quella frase. "Così ne ho parlato ai ragazzi, dato che hai i capelli così blu non doveva essere difficile individuarti. E anche se può sembrare strano abbiamo messo una taglia sulla tua testa." spiegò, gesticolando. 
"Aspetta, una taglia?" domandai stranita.
"Si, cioè.. Non proprio. Chi la trovava prima vinceva in premio qualcosa come quattro.." sembrò pensarci su. "O cinque marshmallow." per la terza volta ridacchiò. Mi sentii quasi imbarazzata. Il gruppo di ragazzi forse più conosciuto nella scuola mi stava cercando, promettendosi.. Va beh, marshmallow. Era un sogno magari, anzi, molto probabilmente lo era.
"Oh, beh.. Okay, e ora che mi hai trovata?" risi appena, osservando in segreto Ashton. Indossava un paio di converse nere, i jeans scuri avvolti intorno alle gambe e una canotta bianca, con varie scritte sopra.
"Volevo chiederti se ti andava di venire a pranzo con me, no aspetta, noi. Oggi, se ti va." trovai tenerissimo il modo in cui chiedeva le cose. SI grattava la nuca imbarazzato, curvando solo un lato delle labbra rosee. 
"Siete sicuri? Insomma, io.." tentennai.
"Ti prego, Micheal non vede l'ora di riempirti di domande sul colore dei tuoi capelli, o magari di toccarteli. Siamo sicuri, poi quegli stronzi mi devono dei marshmallow, e tu sarai la mia prova." provò a convincermi, ridendo forse per la prima parte, o forse per tutte e due. Perchè ammettiamolo, era davvero comica come cosa quella dei marshmallow.
"Mi piacerebbe, se per voi è okay." dissi infine, negando il sorriso tenero che mi stava nascendo in viso.
"Affare fatto, ci vediamo in mensa allora." sorrise, scompigliandosi i capelli ricci. Non indossava nessuna benda quel giorno.
"A dopo." lo salutai, dirigendomi in classe. Mi stavo già preparando alla scusa da usare per coprire i miei dieci minuti di ritardo, ma appena arrivai davanti all'aula vidi che il professore non era ancora arrivato. Dio ringrazi i ritardi dei prof. Mi sedetti come era mia abitudine in fondo all'aula, aspettando per altri cinque minuti il professore di scienze. Non ascoltai nemmeno la scusa fatta e finita che usò per giustificare il ritardo, ma aprii il libro per ascoltare la lezione. Andavo bene in scienze, mi piaceva quella materia. Ma un unico pensiero mi distraeva: il pranzo che avrei dovuto affrontare. Solo il pensiero di sentire una seconda volta la voce del mio angelo mi faceva contorcere lo stomaco. Ancora non ci credevo che proprio loro volessero pranzare con me, era quasi meglio di un sogno.
Passai così due ore. A pensare al modo in cui dovevo parlare, se dovevo ascoltare quello che avevano loro da dirsi, se dovevo intervenire e commentare le loro chiaccherate. Ero così confusa, confusa e terribilmente ansiosa. La terza ora la passai fantasticando a un'ipotetica scena romantica tra me e il biondo. A come sarebbe stato passargli le dita tra i capelli, a come sarebbero stati i suoi occhi da vicino, al suo profumo, al sapore delle sue labbra.
"Hei!" la voce squillante di Wendy mi sdradicò dai pensieri, non appena abbandonai la classe di storia, terza ora.
"Oh, ciao Wendy." le sorrisi, sistemando la cartella sulla spalla.
"Senti, volevo ancora scusarmi per stamattina. Non volevo intendere quello, lo sai bene. Solo che eri strana, così sorridente e solare.." farfugliò, alla rinfusa.
"Ehi, ehi." ridacchiando, bloccai quel fiume di parole "E' okay, te l'ho già detto. Ci ho fatto l'abitudine ormai, me lo sentirò dire spesso, quindi.. E' passato, non pensarci più." le sorrisi, deglutendo in gola un quarto dell'agitazione che mi stava divorando lo stomaco.
"Dio, quanto ti voglio bene." mi soffocò tra le sue braccia, mentre io sorridevo dolcemente.
"Pure io, ma ora devo scappare in mensa, scusami tanto." le dissi velocemente.
"Hai le idee un po' confuse? Mangiamo insieme oggi, ricordi?" sembrò quasi divertita. Oh Gesù, me ne ero scordata.
"Si, hai ragione, ma oggi è successa una cosa e.." tentai di spiegare, con tentativi inutili. Presi un respiro profondo, sotto gli occhi verdi della mia migliore amica. "Per i corridoi ho incontrato Ashton Irwin, mi ha detto che mi cercava da tre giorni, che aveva anche aperto una specie di scommessa con gli altri ragazzi su chi mi trovasse prima e.." la sua espressione era incredula. Pre io faticavo a crederci, mi sembrava di parlare di una storia delle tante che leggevo, o su Wattpad o sui libri. "E mi ha detto che avrebbe avuto piacere ad avermi con loro, in mensa." dissi, quasi imbarazzata.
"Oh mio Dio!" strillò, saltellando. "Cosa ci fai ancora qui, testolina blu? Corri, veloce!" cominciò a spintonarmi verso le porte rosse della mensa.
"Sei sicura? Cioè, non voglio lasciarti sola a mangiare, non me lo potrei perdonare." la bloccai, calma.
"Scherzi? Hai l'occasione di farti notare da quei ragazzi, soprattutto da uno, e pensi a me? Vai, e dopo mi racconti tutto!" mi strizzò l'occhio, per poi cambiare direzione. Sospirai. Avevo davvero la migliore delle amiche, dubbi non ne avevo. Un altro sospiro, più grande ed entrai in mensa.
"Dio santo, pensavo mi avessi dato buca!" una risata ormai familiare mi fece quasi sobbalzare.
"Ashton!" mi voltai, verso il ragazzo. "Scusa, mi sono fermata a parlare con la mia amica." dissi, spostandomi una ciocca di capelli blu indietro.
"Tranquilla, vieni dai, andiamo al tavolo." e per me era come sentire un chiaro invito al paradiso. Anche se lo stomaco pensava di essere alle Olimpiadi di ginnastica artistica, ero felice di sedermi con loro. Ashton salutò un paio di ragazzi, e solo in quel momento notai quanto grandi fossero le sue mani. Forse erano due volte le mie, piccole e magre.
"Amico, seriamente. Pensavo fossi morto." una voce calda, dolce. Forse più bassa di quella di Ashton, ma bella.
"Hood, cerca di essere simpatico per oggi." ghignò il riccio. Calum Hood alzò lo sguardo, posandolo prima su Ashton, per lanciargli un sorriso ironico quanto finto, poi su di me.
"Hei, io sono Calum." si alzò, sistemandosi la maglietta a righe nere e bianche. Come se non sapessi chi sei, pft. mi ritrovai a pensare, mentre sorridevo. Quel ragazzo ispirava simpatia, perchè quando sorrideva, sorridevano anche i suoi occhi scuri, scuri come la pece. Avevo già notato il loro colore, ma osservandoli meglio, non percepivo dove finiva la pupilla e iniziava l'iride.
"Lilith, piacere." ricambiai il sorriso, stringendo poi la mano che gentilmente mi aveva allungato. Un altro con le mani giganti.
"Scusami tanto, Lilith, ma ho lo stomaco che sembra l'Oceano Atlantico prosciugato, vado a prendere qualcosa da mangiare e torno." cacciò le mani nelle tasche, sparendo poi tra la coda di studenti. Nel frattempo noi ci sedemmo, forse aspettando gli altri, o forse solo Calum.
"Oh santissimo Dio, non ci credo!" esclamò una voce acuta alle mie spalle. "L'hai trovata!" ripetè il tono, mentre io mi gelavo sul posto.
"Ehm, okay, bel primo impatto Mike." disse Ashton, voltandosi verso l'amico. "Lilith, lui è Michael." e non seppi nemmeno con quale forza, sia fisica che psicologica, mi voltai. Alto, carnagione terribilmente chiara, labbra rosse, occhi verdi. Un paio di stivaletti gli fasciavano i piedi, terribilmente grandi, mentre gli skinny abbinati a una camicia a quadri verde stava sul suo corpo. Aveva dei capelli davvero bizzarri, ora che li osservavo meglio. Bianchi ai lati, con una striscia nera all'interno.
"Hei, sono Cliff, o se preferisci semplicemente Clifford, o Michael, o Michael Clifford, o Mike. Mh, forse Mike è più da persona normale." sembrò pensarci su, mentre si sedeva davanti a noi. Era buffo, buffo e tenero.
"Quindi possiamo escludere Mike, chiamalo Cliff, suona bene." tornò Calum, immettendosi con davvero tanto stile nel discorso.
"Vorrei ridere, ma proprio non mi viene." disse Mike, facendo ghignare Ashton. Calum prese posto accanto a me, sorridendomi quasi felice. Sentii un balzo al cuore, ma riuscii a sorridergli di rimando.
"Lilith, tu non mangi?" chiese poi il moro, azzannando il suo toast. Mike estrasse velocemente un panino dallo zaino, mentre Ashton scriveva qualcosa al telefono.
"Uhm, no.. Non ho molta fame." dissi, cercando di calmare il tremolio che la voce aveva preso.
"Sei sicura? Potremmo condividere il mio panino." bofonchiò Mike, mentre masticava.
"Grazie per il gesto, ma per oggi passo." gli sorrisi, ricevendo un suo come risposta.
"Allora, io muoio dalla voglia di sapere una cosa." Calum balzò nella conversazione, posando il toast nel piatto. "Perchè blu?" domandò poi.
"Mi è sempre piaciuto da morire, ma quando venni a sapere della.." mi bloccai, capendo che stavo dicendo troppo. Cosa Lil? Della tua malattia? "Della.. Ecco, ehm.. Della conferma di mia madre, non ci pensai due volte." finii, imbarazzata.
"Wow, sono.. Sono veramente fichi, lasciatelo dire." mi sorrise, azzannando un altro pezzo di toast.
"Io pensavo di farli rosa, tu che dici Lilith?" domandò Mike, e per un attimo rimasi spiazzata. Stava davvero chiedendo consiglio a me? Davvero?
"Oh, beh.. Perchè no? Sarebbero bellissimi." dissi, sinceramente. Mi piaceva il rosa, mai quanto il blu, ma era davvero bello
"Dopo potremmo girare per i corridoi tipo 'Ah-ha, si, noi possiamo perchè abbiamo i capelli colorati, yeah!'" molleggiò brevemente sulla propria seggiola, facendomi ridere divertita.
"Cliff, rosa? Davvero? Falli verdi, no?" propose Calum, che stava ridendo di gusto alla scena.
"Hai sentito Lilith? Rosa sono bellissimi, quindi shh."
"Sappi che te li tingerò di notte." intimò, facendo ridere Ash. "Siamo un gruppo parecchio strano, non è così?" si rivolse a me, sorridendomi quasi complice.
"Abbastanza." lo assecondai, facendolo ridere compiaciuto.
"Ma siamo fichi." puntualizzò Ashton, facendoci ridere. "Non al completo, ma fichi." mi si seccò la gola. Probabilmente sarebbe arrivato, da un lato ci speravo, dall'altra tremavo.
"Fichi come i capelli rosa." esclamò Mike, sventolando il pungo per aria. "Sai una cosa Lilith?" abbandonò quel poco che restava del suo panino nel piatto, sporgendosi verso di me. "Ashton dice che rosa è da gay. A me piace moltissimo, da come l'impressione di punk. Si, qualcosa di punk rock." sorrise, lanciando occhiatine ad Ash.
"Oh si, una punk rock con il tutù, no Mike?" oh mio Dio. Quella voce, alle mie spalle. Il cuore smise di battere. Sentii il mondo fermarsi intorno a me. Sentivo solo il sangue scorrere. Era dietro di me. Il ragazzo che probabilmente amavo da un anno e passa era dietro di me, probabilmente ancora più bello di quella mattina.
Luke.


I'm aliveeee
Salve ragazze, ecco il secondo capitolo! Scusate se è corto, ma sono stata davvero seppellita dalla marea di compiti, impegni (mia mamma si sposa il 23, immaginatevi quanto cazzo è emozionata, lol) e studio çç
ma non temete, tornerò sempre a rompervi le palle, ahah
Prometto solennemente che nel prossimo metterò anche il biondo, arrivato in questo capitolo**
Ci terrei davvero tanto a sapere che ne pensate, ma nel frattempo vi ringrazio immensamente per le 7 recensioni (sono tipo, troppo woow), davvero grazie mille<3
Un'ultima cosa, i capitoli saranno più lunghi, si, ma aggiornerò non molto velocemente, fino a giugno, poi magari posterò più spesso :*
Vi aspetto nelle recensioni, ci conto<3
All the love, Giorgia,xx


Ps: solo io mi sono innamorata perdutamente degli Arctic Monkeys?**


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Capitolo 3
*** Park. ***


"Robert, stai zitto." bofonchiò Mike, chiamando il biondo con il suo secondo nome. 
"Robert suona come un nome da nonno Mike, ti prego." la sua risata cristallina mi riempì la testa, inebriandomi come quando respiri aria fresca.
"Oh, scusami tanto." si sedette vicino a Mike, esattamente davanti a me. "Sono Luke, piacere." mi sorrise, porgendomi la sua grande mano.
"Lilith, piacere mio." attaccai velocemente cervello e bocca, per non aprirla per dire cose insensate, tipo 'Acqua, cane, palloncino, uh!" perchè a sentire la sua risata mi veniva davvero da dirgli così.
"Ti abbiamo cercata dappertutto, tu non sai la sfida che si è aperta." ridacchiò, scrutando bene quello che Mike stava sgranocchiando.
"Beh, se intendi quella dei marshmallow, ne sono al corrente." abbozzai un sorriso, mentre potevo vedere di striscio Ash annuire divertito.
"Ebbene si, l'ho portata come prova ragazzi. Coraggio, tirate fuori i miei marshmallow, stronzetti." li minacciò, facendomi ridere appena. "Ho vinto." scandii bene le lettere, mentre osservavo Mike roteare gli occhi verdi al cielo. Sentivo il cuore battere rumorosamente contro lo sterno, e questo solo quando avevo davanti Luke. Perchè Luke Hemmings è capace di farti questo e altro, eccome. Quando si mordicchia il piercing, ritieniti spacciato in partenza, perchè diventerà pura droga per te. Vi erano tante altre cose, che molto probabilmente riterrete noiose, e quindi che evito di elencare come una maniaca stalker, cosa che non sono, no no.
"Oggi al solito parco, quindi? Ci conto eh." ridacchiò Calum, riportandomi alla realtà.
"Perchè no? Potrei anche passare a prendere la tinta dopo, quindi si. Io vengo." sorrise compiaciuto Mike.
"Ti prego, rosa no." implorò Luke, facendomi sorridere timidamente. Anche se magari non si notava, stavo attenta ad ogni sua piccola mossa, soprattutto quella delle mani. Potrà sembrare strano, maniacale, ma i movimenti che lui faceva con le mani, erano estremamente attraenti, e non scherzo. Mi affascinavano troppo.
"Oh si, rosa si. Vero Lilith?" il biondo\moro mi lanciò un'occhiata enignmatica, sorridendo da un lato.
"No, Lilith sta dalla mia parte. Vero?" scattò il biondo, facendomi l'occhiolino.
"Amico, mettiti in fila. C'ero prima io, e la ragazza ha detto che rosa è bellissimo." lo riprese altezzosamente Mike, facendo ridere tutti.
"Beh, anche solo per provare, no?" mi strinsi tra le spalle, mordicchiandomi il labbro inferiore.
"Sapete una cosa?" continuò Luke, sospirando. "Credo che Lilith abbia ragione. Vediamo come starà il nostro Gordon con lo zucchero filato sui capelli, poi li farà verdi." continuò, facendo anche continuare le risate.
"Ci sto, vada per lo zucchero filato allora." rise anche Mike, battendo il cinque a Luke. Non potei che sorridere teneramente, il loro era un gruppo davvero strano, strano ma bello. "Ma non chiamarmi Gordon." puntò il dito.
"Mi son dovuto sdebitare per prima, siamo pari." ridacchiò, tirandosi il piercing tra i denti. Oh Gesù, aiutami tu. Sentii il cuore fare un balzo in petto, come a voler correre dal ragazzo che avevo davanti e baciarlo. Mandai in gola l'emozione e l'eccitazione che avevo alla sola vista di Luke, per poi notare che Ash si era alzato.
"Bene, dovremmo andare." annunciò, stiracchiandosi. Fui un po' triste, lo ammetto, anche perchè stavo cominciando a prenderci gusto a sentire i loro discorsi. "Quindi ci troviamo alle tre al parco, giusto Lilith?" domandò poi. Camminavamo tranquilli per i corridoi, pieni di studenti che chiaccheravano serenamente tra loro.
"Oh no, non voglio intromettermi assolutamente, ci vediamo domani a sc.."
"Cosa?!" gracchiò Mike, piazzandosi davanti a me. "Tu vieni, anche perchè dopo andiamo a prendere la tinta per Cliff!" esultò quasi, facendomi ridere.
"Se non disturbo, allora va bene." dissi timidamente, cercando di non ridere quando Calum esultò, battendo il cinque a Mike.

Uscii da scuola, sistemandomi meglio la cartella sulle spalle, e dopo aver salutato Wendy mi diressi verso il grande cancello, che portava all'uscita dell'edificio. Se ripensavo a quello che avevo vissuto, in mensa, ancora non ci credevo. Erano tutti così simpatici, ero davvero intenzionata a diventare loro amica, perchè anche se solo per mezz'ora, sono riusciti a farmi dimenticare i problemi, il problema. Ma non volevo assolutamente ferirli, cosa che sarebbe sicuramente accaduta, e per questo, quello stesso pomeriggio avrei parlato con loro.
"Lilith!" mi bloccai immediatamente nel sentire la sua voce urlare il mio nome. Sentii il sangue interrompere il suo flusso nelle vene, il cuore smise di pompare e i polmoni tennero quanto più ossigeno potevano dentro a loro.
"Luke?" mi voltai, deglutendo a vuoto. Osservai la sua alta e possente figura venire verso di me, a corse.
"Il biondino di oggi, ricordi?" ridacchiò, avvicinandosi sempre di più. Chi non si ricorda di te? Io men che meno.
"Uhm, si, l'amico di Ashton, giusto?" finsi. Avrebbero dovuto darmi l'Oscar, perchè il ragazzo annuì, abbozzando un lieve sorriso.
"Senti, scusa se arrivo qui così, ma i ragazzi hanno proposto di andare a prendere un panino e fermarci direttamente al parco per mangiare qualcosa, sono davvero dei pozzi senza fondo." spiegò, sistemandosi il ciuffo con le dita. L'avevo visto fare quel gesto tante, tantissime volte, ma da una distanza così minima, era ancora più bello. "Sono andati da McDonald's a ordinare, e così hanno mandato me a chiederti se potevi e volevi unirti a noi, e soprattutto per farti vedere dov'è il parco." ridacchiò, cacciandosi le mani nelle tasche degli skinny neri. Il cuore batteva sempre più forte contro le costole, picchiando fastidiosamente nel petto.
"Non è brutta come idea, chiamo mia mamma." abbozzai un piccolo sorriso, cacciando fuori dalle tasche dei jeans il telefono. Composi velocemente il suo numero, e dopo due squilli rispose.
-Pronto?- sentii, dall'altra parte della cornetta.
"Ciao mamma, vol-"
-Oddio tesoro, è successo qualcosa?-
"Sto bene, stai tranquilla." dissi ridacchiando, probabilmente contagiando anche Luke, che sorrise divertito. "Ascolta, volevo dirti che oggi sono fuori." abbassai lo sguardo, calciando distrattamente un sassolino che vi era a terra.
-Ne sei sicura?- la sentii abbastanza dubbiosa. -E con chi, scusa?-
"Si, sono con amici.." dissi vaga, sperando di sorvolare l'argomento.
-Ne parliamo quando torni, ti aspetto per cena.- sospirò, dopo pochi secondi di silenzio.
"Okay, grazie. Ciao mamma." staccai, riponendo il telefono nelle tasche. Gli occhi azzurri di Luke guizzarono a me. Potevo davvero stare ore e ore a guardarci dentro, avrei anche pagato per farlo. Erano così intensi, così cristallini, che più li guardavi più ci vedevi più particolari. Le pagliuzze più chiare, ad esempio.
"Scusami tanto, ma mia ma-"
"Tranquilla, anche mia mamma fa così. E' una specie di iper-protettività, la sua." mi interruppe, sorridendo tranquillo. "Allora, ehm.. Andiamo?"
"Si, certo." ci dirigemmo verso il cancello, e dopo aver detto a Luke quello che volevo da McDonald's calò il silenzio. Vi era solo il rumore delle macchine che passavano accanto a noi, per le strade affollate della città. Osservavo le mie Vans grigie, che più interessanti di così non erano mai state. Solo la sua vicinanza mi faceva venire i brividi, il cuore non cessava di sbattere contro il mio petto. Stai calma, mi ripetevo. Va tutto bene, diceva la vocina nella mia testa.
"Sai, mi piacciono i tuoi capelli." ruppe il silenzio, facendomi alzare di scatto la testa. Per poco non mi strozzai con la poca saliva che avevo in bocca. Un colpo più forte del cuore mi fece stare indietro con il fiato.
"Oh, ehm.." sentii il sangue affluirmi in viso. "Grazie." abbozzai un sorriso, anche se lui teneva lo sguardo fisso alla strada davanti a noi.
"Michael una volta mi ha fatto le punte viola.. No, lilla, erano lilla." ridacchiò, scuotendo il capo. "Il bello è che sulla scatola c'era scritto che era tinta per farsi i capelli arancioni, cosa davvero inutile secondo me, insomma.. Chi mai si tinge i capelli di arancione?" abbassò il volto, incontrando i miei occhi azzurri intenti a fissarlo. Vederlo felice e divertito era una gioia e un dolore per me. Amavo Luke, ormai l'avevo capito anche io. Ma la consapevolezza di avercelo a fianco, ma non potergli confessare i miei sentimenti faceva male. Era come se un uomo che non mangia da settimane si trovasse a fianco di una pizza enorme, ma non potesse prenderla. Ecco come mi sentivo. Io l'uomo affamato. Lui la pizza gigante. "Mi sono fatto convincere da Michael, ma probabilmente qualcosa è andato storto." si passò le dita nel ciuffo, era una specie di mania.
"Sarei curiosa di vederti con i capelli colorati." mi lasciai sfuggire una piccola risata. Non appena mi guardò divertito, mi portai una mano davanti alla bocca, davvero imbarazzata per aver dato voce ai miei pensieri.
"Se Michael mi convince ancora, ha detto che vuole provare a farmi le punte del ciuffo rosse." scosse la testa, mentre rideva. "Quindi mi vedrai presto." continuò. "Siamo arrivati." annunciò svoltando in un grande viale, costeggiato da alberi alti e secolari. Ci dirigemmo verso i tre ragazzi, già seduti su una coperta davvero grande.
"Lilith!" urlò Ashton, non appena mi vide. Un grande sorriso aleggiò sul suo volto, e poco dopo anche su quello di Calum e Michael.
"C'è una novità." balzò in piedi Michael, raggiungendomi al bordo della coperta. "Se convinciamo Luke, gli faccio le punte del ciuffo rosse!" strillò, come una ragazzina in preda alle sue prime cotte. Lanciai uno sguardo a Luke, che si limitò a stringersi nelle spalle, mentre sorrideva.
"Ce la faremo, ma con Lilith sarà ancora più facile." disse Calum, facendomi un occhiolino. Mi sedetti in parte a quest'ultimo, cominciando a mangiare le mie patatine.

"Rosa confetto o rosa shocking?" il dubbio era questo, da più o meno dieci minuti. Gli occhi verdi di Michael restavano sui due tubetti di tinta. Li soppesava, osservava, ipotizzava il colore che avrebbero avuto sui suoi capelli.
"Falli rosa shocking, no?" proposi, dopo pochi secondi di silenzio.
"Anche a me piace di più. Confetto sarebbe il colore dello zucchero filato." sembrò ragionarci per un paio di attimi.
"Te l'ho detto che sarebbero usciti di quel colore." si intromise Luke, arrivando alle spalle dell'amico, davanti a me.
"Zitto tu." bofonchiò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Ridacchiai divertita a quella scena, quando il rumore del campanellino posto sopra alla porta ci informava che qualcuno era appena entrato.
"Michael!" il biondo arrivò una pacca sullo stomaco all'amico, sussurrando emozionato il suo nome. 
"Ancora Luke?" quando sentii queste parole da Michael, mi voltai verso l'ingresso. Mancò un battito al mio cuore. Poi un altro.
E un altro ancora.


And I'm going bakc to 505, if it's 7 hours flight or 45 minutes driveeee
L'amore per questa band è infinita, aw.
Salve a tutte, bellezze della zia (?)
Finalmente vediamo Luke, eh? Ma il finale ci lascia un po' così, ahi ahi ahi..
Ringrazio di cuore tutte coloro che hanno recensito, nuove e 'vecchie', è sempre una grande gioia leggere i vostri pareri e pensieri, di nuovo grazie. (Dico Grazie troppo spesso, ewh.)
Passando a noi, come dicevo sopra, è pazzesco: due capitoli e 15 recensioni, oddio**
Se vi è piaciuto il capitolo me la lasciate una recensione? Mi farebbe ancora più felice, aw.
Intanto corro a rispondere a tutte voi, ci vediamo prestissimo :*
Giorgia,xx


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Capitolo 4
*** Her. ***


Una chioma bionda. Un corpo magrolino e minuto era coperto da un maglioncino viola e un paio di leggins, neri. Aveva grandi occhi azzurri, stava sorridendo all'amica, bionda anche lei.
"Aleisha!" la chiamò Luke, andandole incontro. Non appena l'abbracciò, stampandole due baci sulle guance, sentii il rumore del mio povero cuore rompersi in mille cocci. Quel ragazzo aveva il sorriso di chi ha visto la propria felicità passargli davanti. E mi ci volle poco per capire che Luke Hemmings era innamorato, ma non di me. Vedere i suoi occhi azzurri persi infinitamente in quelli della ragazza, fu come ricevere una pallottola nel petto. Ed erano lì, davanti a me, a chiaccherare come se niente fosse. Si sorridevano felici, ridendo qualche volta.
"Che ne dici se andiamo alla cassa?" propose Mike, trascinandomi fuori dal mio dolore. Annuii, e facendo fatica a staccare gli occhi di dosso ai due ragazzi, lo seguii.
"E' la ragazza di Luke?" mi feci coraggio a chiedere, cercando di sembrare più naturale possibile.
"Oh, no no, che vai a pensare?" ridacchiò, voltandosi completamente verso di me. E per quanto il mio cuore sembrasse avere ancora speranze, sentiva che c'era altro. "Lui le corre dietro da quasi sei, sette mesi. Sembra davvero innamorato di lei." difatti. Rivolse il suo sguardo ai due, che stavano ancora parlando animatamente, mentre il mio cuore si spaccava ulteriormente, se possibile.
"E' una bella ragazza." incapace di dire altro, raccimolai la poca voce che avevo in gola, forse anche lei morta dal dolore.
"Ma chi? Aleisha? Nah." scrollò le spalle, facendo una smorfia. "Non è brutta, Dio, ma nemmeno bella se la guardi bene." spiegò, spostandosi avanti di poco. Vi era coda quel giorno. "Poi dicono sia stronza. Non l'ho mai conosciuta fino in fondo, ma le voci girano." a guardarla sembrava tutto, tranne stronza. Sembrava davvero dolce come ragazza, timida. Non appena Michael pagò, raggiungemmo Calum e Ashton, che stavano parlando di una nuova app per il telefono.
"Ho avuto un'idea!" esclamò Michael, intromettendosi nella conversazione.
"Woah, aspetta, aspetta!" osservai Calum agitarsi sul posto, frugando nelle tasche. "Ashton, Lilith, prendete carta e penna! Michael Clifford ha avuto un'idea!" finse di essere allarmato, facendoci ridere divertiti.
"Anche io ti voglio bene, Hood." disse acidamente l'amico, forzando un sorriso finto. "Comunque, se andiamo da me oggi a fare la tinta? Così viene anche Lilith." spiegò, sorridendo.
"Si, buona idea Cliff. Io vengo." annuì Ashton, sorridendo di rimando.
"Io sono dei vostri." disse Calum.
"Luke? Tu vieni?" Michael si voltò dalla parte di Luke.
"Eh? Dove?" il biondino distolse lo sguardo da Aleisha, portandolo all'amico.
"Da me. Lilith mi fa la tinta." sventolò il sacchetto in aria, sbuffando. Aspetta, io faccio cosa?
"Magari vi raggiungo dopo. Ciao ragazzi!" e prendendo per mano la ragazza, uscì dal negozio.
"Vedi perchè la odiamo?" sbuffò Calum, seguito da grugniti di approvazione di Ashton.
"La.. La odiate?" ero parecchio confusa ora.
"Non è che la odiamo. E' una specie di intolleranza, ecco." rimediò Michael, beccandosi un'occhiataccia da parte del moro.
"Quando Luke sta con lei diventa un altro. C'è solo la sua cazzo di Aleisha." disse Ashton, dirigendosi verso l'uscita. Ridacchiai per il linguaggio usato, mentre tutti e quattro ci dirigevamo verso casa Clifford.

"Ti prego Michael, no." mugolai, mentre la forte mano di Calum mi tirava per il polso, in soccorso dell'amico.
"Sei l'unica che se ne intende di tinte! Dai!" allungò per un paio di secondi la 'a', sbattendo più volte le palpebre.
"E va bene, okay!" mi arresi, dirigendomi verso Michael. Presi carta stagnola, tinta, pennello e mi misi all'opera. I ragazzi cominciarono a parlare dell'interrogazione di storia, ma io mi limitavo a stendere la crema colorante sui capelli di Michael, immersa nei mille pensieri che picchiavano fastidiosamente nella mia testa. Aleisha, Luke, l'improvvisa amicizia dei ragazzi, che sicuramente avrei perso non appena sarebbero venuti a sapere il mio problema, la mia condanna. Ma forse, a pensarci, potevo tenere il segreto. Non era corretto nei loro confronti, ma solo con quei ragazzi mi sentivo Lilith Young, non Lilith la ragazza malata. Tutti coloro che ne erano a conoscenza non facevano in tempo a salutarmi che sulle labbra vi era già a caratteri cubitali 'come procede la cura?', solo Wendy non provava compassione per me. Non per niente era la mia migliore amica.
"Tu vieni Lilith?" non appena presi la penultima ciocca di capelli, Michael mi richiamò alla realtà.
"Uhm? Dove?"
"Alle festa di Josh, questo weekend." mi sorrise Ashton.
"Chiederò a Wendy." ricambiai il sorriso, finendo di mettere la tinta rosa sui capelli di Michael.
"Dovete assolutamente venire, ci sarà da divertirsi." Calum mi portò alla bocca un chicco di uva, mentre il ragazzo seduto davanti a me annuiva.
"Si, quindi ormai siete dei nostri." asserì, ammiccando.
"Mi chiedo dove sia Luke.." borbottò Calum. Ma ahimè, quando si parla del diavolo, spuntano le corna. La porta sbattè, un rumore di passi riempì l'aria.
"Il pomeriggio più bello della mia vita!" esclamò, portando le braccia al cielo.
"E questa è la.. Mh, settantacinquesima volta che lo dice?" Ashton si girò verso Michael, battendogli il pugno.
"Siamo andati al parco, abbiamo fatto anche una foto." era così schifosamente felice. Tutto questo per Aleisha, il mio cuore non ne poteva più di colpi così bassi.
"Emozionante." commentò ironicamente Calum.
"Quando capirete cosa vuol dire essere innamorati, forse avrete i miei stessi schizzi." scrollò le spalle. "Oh, ehi Lilith!" mi salutò, concedendomi un sorriso raggiante.
"Ehi, Luke." ricambiai il sorriso. E guardando il suo, giuro che per poco mi sentii un briciolo importante. Importante perchè aveva sorriso a me. Un sorriso che mi uccise lentamente, dolorosamente.
"Hai fatto tu la tinta a Mikey?" chiese, mentre prendeva un bicchiere e del succo fresco.
"Uhm.. Si, perchè?" lo osservai curiosamente.
"Di solito rompe le palle a me, quindi grazie." ridacchiò, portandosi il bicchiere alle labbra. Sorrisi sinceramente, mezza incantata a guardarlo.
"E' stato.. Divertente." annuii, scostandomi una ciocca ribelle dal viso.
"Aspetta. Si è messo a cantare la sigla di Spongebob? O la canzone della Sirenetta? O peggio ancora, quella di Frozen?" sgranando i cristalli azzurri, poggiò il bicchiere sul marmo della penisola.
"Niente di tutto questo." scossi la testa, abbassandola di poco. 
"Fiuw." sembrò sollevato. "Quando c'ero io mi ha cantato tutto il repertorio di Frozen, e alla fine ha recitato la sigla di Peppa Pig. La scosa volta invece quella di Spongebob e la Sirenetta. Quel ragazzo è strano." cercò di stare serio, quando fece una faccia quasi schifata. Non riuscii a trattenermi, e scoppiai a ridere. Sia per la faccia e il tono di Luke, sia per la visione di Michael cantare quelle canzoni, con il biondo che urlava esasperato per farlo stare zitto.
"Che c'è? Era un'ottima performance, soprattutto quelle di Frozen." si difese il ragazzo chiamato in causa.

"Alle festa di Josh? Lil, ne sei sicura?" Wendy sembrò titubante.
"No, per niente. Ma i ragazzi hanno chiesto, e io ho detto loro che avrei sentito te." portai il bicchiere azzurro alle labbra, e velocemente buttai giù la pastiglia bianca e ovale, con un po' di acqua.
"Sai che io ci andrei volentieri, ma tu.." storse le labbra, guardandomi dubbiosa. Annaspai per un attimo, il tempo di sentire la punta tonda del piccolo ovale scendere in gola, e portai i miei occhi nei suoi.
"Non sai se posso farcela." completai la sua frase, annuendo. "Hai ragione, ma vorrei provare. Posso farcela." il desiderio di vedere Luke per una sera intera mi portò a pronunciare quelle parole con una tale determinazione che Wendy spalancò la bocca.
"Okay, Lil. Capisco che ci tieni a questa amicizia, e a me piace vederti così. Ma potresti rischiare."
"Wendy, non ballerò molto. Conosco i miei limiti, so quando bisogna fermarsi, e quando sentirò il piccolo primo allarme, andremo fuori e come normali amiche chiacchereremo." risolsi ovviamente, stringendomi tra le spalle.
"Va bene, okay." non potè negarsi un sorriso. "Che vuoi fare ora?" si alzò dalla sedia.
"Mmh, che ne dici di un film? Mi sento parecchio stanca adesso." ed era così. Mi sentivo davvero in piedi solo per merito delle ossa, che come appendiabiti mi sostenevano. Ma ci ero abituata, una dormita e passava tutto. Quella maledetta pastiglia mi indeboliva a tal punto da trovare faticoso anche il chiudere le palpebre. Cosa che feci non appena toccai il divano, addormentandomi, con quella debolezza che ormai conoscevo bene.

"Secondo te cosa sono?" udii una voce ovattata, lontana.
"Secondo te cosa sono, Ash? Sono pastiglie, ma sembrano molto strane.." a quella voce sgranai gli occhi. Dov'ero finita? Mi presi qualche secondo per mettere a fuoco la stanza che mi circondava, riconoscendo le pareti bordeaux del mio salotto. Cosa ci facevano Ashton e Luke a casa mia?
"Ehm, si, sono pastiglie per il mal di testa, non stava tanto bene." Wendy. Era la sua quella voce graffiante ma dolce. Portai il mio pungo ai miei occhi, strofinandoli per bene. "Ma buongiorno!" trillò la mia migliore amica, potei anche giurare di veder un sorriso felice.
"Uhm, che ore sono?" non avevo ancora acquistato tutte le forze, lo sentivo anche da sdraiata.
"Sono le sette e un quarto di sera." mi informò, sbirciando sul telefono.
"Oh, ciao ragazzi." mi misi composta, mentre cercavo di legare in una coda alta i miei capelli blu, disordinati come non mai.
"Non volevamo svegliarti, ma Ash ha cominciato a chiedersi cosa fossero le pastiglie sul tavolino." spiegò velocemente Luke, sistemandosi il ciuffo con le dita. Dannazione, Hemmings, non puoi diventare sempre più bello. Ma quando spostai lo sguardo alle pastiglie della mia cura sbiancai.
"Non ci sono problemi, sai, sono solo pastiglie per il mal di testa." mh, si, solo che sono forti quanto venti scatole di pastiglie contro il mal di testa. Ma dettagli.
"Lil, va bene quindi per la festa?" fu Wendy a prendere parola.
"Si, va benissimo." sorrisi, riuscendo a ordinare le ciocche blu.
"Perfetto, siamo passati per chiedere conferma, Josh ne aveva bisogno." sorrise Ashton, mostrando le fossette. I due ragazzi si alzarono, seguiti da Wendy, e poi da me. Non ero per niente stabile, e molto probabilmente lo notarono anche loro.
"Lilith, stai bene?" domandò premuroso Ashton, facendo passare i suoi occhi colore dell'oro su di me.
"Si, probabilmente sono solo un po' assonnata." mentii. Assonnata, certo, bella scusa Lilith.
"Okay, quindi.. A domani." mi sorrise, uscendo dalla porta.
"Ciao Lilith, a domani." Luke mi rivolse un cenno veloce del mento, cacciando nervosamente le mani in tasca.
"A domani, ragazzi." li salutai anche io, mentre lo stomaco si rivoltava in mille acrobazie. "Perchè devi essere così fottutamente bello, Lucas Robert Hemmings?!" una volta chiusa la porta, mi sfogai contro il suo legno chiaro.
"Lil, calma i tuoi bollenti spiriti. Lo vedrai alla festa." ridacchiò Wendy, mentre io picchiavo ritmicamente la testa contro la porta d'ingresso.
"Si, lo vedrò con Aleisha, a chiaccherare gioiosamente per poi sgattaiolare nella prima stanza libera per procreare nuovi piccoli Hemmings." gemetti.
"Aleisha? E chi è?" chiese, incrinando la voce dalla curiosità.
"Non te ne ho parlato? E' il grande amore di Luke. Bella, alta, bionda, occhi azzurri. Sembra tanto Luke al femminile." sospirai, girando il busto verso la mia amica.
"Luke è.. Innamorato?" sembrava davvero stupita.
"So già cosa vuoi dire. Prendo il cioccolato e schifezze varie. Tu prepara un film strappalacrime." feci per dirigermi in cucina, quando Wendy mi bloccò.
"No, non serve. Ci prepariamo per la festa, no?" un lampo di determinazione le attraversò gli occhi, mentre mi trascinava in camera.
"Non per dire, ma è tra due giorni." gemetti, facendomi sbattere sul letto.
"Ci prepariamo per bene, difatti." ghignò, cominciando a frugare nel mio armadio. Potevo considerarmi spacciata.


La tesina mi sta uccidendo.
Ewh.
Ma sono qui, sono viva e per vostra sfortuna, vivrò ancora per duecento anni (lol)
Allora, niente suspance per oggi, ma posso dirvi che tra pochi capitoli ci sarà qualche informazione sulla malattia della nostra blu, yey!
Ringrazio di cuore le 7 buon anime che hanno recensito, mi fate innamorare sempre di più!<3
Ma, dato che sono una ficcanaso DOC,
domandina per voi! Avete qualche crush? Io forse troppe, ma shh ;)
Vi aspetto nelle recensioni, spero davvero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento<3
Giorgia,xx


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Capitolo 5
*** Party. ***


Una molteplicità di corpi aggrovigliati tra loro si muovevano ritmicamente, incrociandosi in balli totalmente improvvisati. Il puzzo di fumo e alcool stuzzicò fastidiosamente le mie narici, mentre mi muovevo insicura nelle mie Vans, rigorosamente grigie. Mi sistemai una ciocca di capelli dietro a una spalla, mentre cercavo Ashton tra la folla. La musica rendeva impossibile ogni scambio di parola, tra scene disgustose di ragazzi intenti a farsi la pulizia dei denti, vidi una bandana rossa con fantasie bianche.
"Lilith! Sei arrivata!" lessi per lo più il suo labbiale, mentre si scioglieva in un sorriso sincero. Lo salutai di rimando, osservandolo poi chiedere a Wendy di ballare. Così fecero incoraggiandomi con un solo sguardo, che io ovviamente evitai con un 'magari tra poco'. Uscii da quella casa, che anche se varcata da poco mi stava già opprimendo. Vidi un ciuffo biondo appoggiato al bordo della piscina, illuminata da faretti di una luce gialla. Indossava una maglietta a maniche corte, bianca, e un paio di Skinny gli fasciavano come sempre a perfezione le gambe, ora incrociate.
"Disturbo?" la voce partì da sola, mentre gli occhi azzurri di Luke si posavano sulla mia figura magrolina, ancora in piedi. Sorrise, uno di quei sorrisi che ti fanno strozzare anche solo con la tua saliva, e mentre batteva il palmo sulla ceramica vicina a sè, il mio cuore perse un battito. 
"Siediti pure." era un invito, quindi. Mi sedetti esattamente come lui. Gambe incrociate sul bordo della piscina. "Niente balli sfrenati per te?" sorrise, tenendo lo sguardo incollato davanti a lui.
"Sono una ragazza piuttosto tranquilla." mi strinsi tra le spalle, fissando le mie punte blu. "Tu, invece?" non so nemmeno io dove la trovai la voce e la forza di parlare con lui. 
"Non ne ho motivo." sospirò, quasi sconsolato. Forse fu il sesto senso femminile, o forse su solo un'intuizione, ma nella mia mente si accesero tante lampadine, che componevano il nome di Aleisha.
"Problemi di cuore?" decisi di buttarmi, aspettando con il battito cardiaco fermo la risposta.
"L'hai capito dalla faccia sconsolata o dai miei sospiri da ragazzo depresso?" domandò ironicamente, scuotendo la testa bionda. Più stavo lì, accanto a lui, più sentivo il mio amore per lui crescere. Mi morsi nervosamente il labbro inferiore, cercando qualcosa da dirgli.
"Aleisha, giusto?" stavo nuotando in acque infestate dagli squali, e ne ero consapevole. Perchè per quanto amassi Luke, per quanto l'avessi osservato a lungo e nei minimi particolari, non sapevo come diventava quando si parlava di affari di cuore. Ci furono attimi interminabili di silenzio, dove il mio cuore smise di battere e i polmoni smisero di prendere aria. Cosa che mi fece bruciare la gola, a lungo.
"Come fai a saperlo?" sembrava sorpreso. Tornai a respirare, quasi sollevata che non l'avesse presa male come pensavo.
"L'abbiamo vista al negozio, no?"
"Si, giusto."
"Le hai già parlato stasera?" domandai, schiarendomi la voce.
"Si, ma dopo nemmeno cinque minuti se n'è andata con Mason." l'osservai contorcere il viso in una smorfia di disgusto. "Il problema è che non so mai come comportarmi con lei, cosa fare, cosa dirle.." lo sentii sospirare, e la voragine che mi si aprì in petto mi fece parlare d'istinto.
"Dovresti provare a chiedere a persone vicino a lei i suoi interessi, se magari al cinema c'è qualche film che le piace, se ha sentito di recente una canzone che l'ha colpita, che ne so.." esattamente. La ragazza innamorata stava dando consigli su come rimorchiare la ragazza che amava lui.
"Tu sei così.. pratica, esperta." altro sospiro. Poi sembrò come sollevato da una forza sconosciuta. "Si! Sei molto più esperta di me!" quasi urlò. "Potresti aiutarmi con Aleisha, con i tuoi consigli sarei sicuramente avvantaggiato!" per la seconda volta in quella serata, rivolse i suoi occhi azzurri a me, scrutandomi attentamente e quasi felicemente.
"Cosa?! Sono la persona meno indicata per queste cose, non so se sarei all'altezza, cioè.." mi impappinai subito, prevendendo future notti in lacrime e con il cuore ancora più a pezzi di quello che era già.
"No, Lilith sei perfetta per questo genere di cose!" sembrò quasi implorarmi, scavando a fondo dei miei occhi con i suoi.
"Io.." ma la frase venne smorzata dal blocco che mi si creò alla gola. Luke Hemmings mi stava facendo il labbruccio, sbattendo più volte le palpebre. Il mio cuore era già troppo debole per resistere ai suoi occhi blu, figuriamoci a quell'espressione fin troppo dolce. "Okay, okay." ammisi in uno sbuffo debole. Ma il rumore dei cocci del mio cuore che venivano calpestati con più forza, sparpagliandosi ancora di più, mi impedì di seguire i ringraziamenti infiniti di Luke.

"Tu cosa?!" Wendy urlò, agitandosi nel letto.
"Non urlare, i tuoi staranno ancora dormendo." era mattino ormai, la sveglia segnava le nove e trentaquattro.
"Urlo eccome! Hai accettato di aiutare Luke a rimorchiare Aleisha! Tu, che aiuti il ragazzo che ami a dispedere ogni chance che hai con lui!" mi fissò, i suoi grandi occhi color nocciola increduli.
"Wendy, mi sembra giusto così- Infondo non può rimanere single per sempre, anche perchè farlo affezionare a me mi sembrerebbe ingiusto. Io non ho.."
"Ne abbiamo già parlato." mi interruppe, bianca in viso. "E ti ho già detto che ce la farai, quindi smettila di pensarla così." mi rimproverò dolcemente, abbassando notevolmente il timbro di voce. Era facile a dirsi, ma quando sei tu in uno studio medico, con un dottore davanti a te, con tua madre che piange silenziosamente, vedi la vita scorrerti davanti agli occhi, mentre tutto il tempo si ferma. La malattia mi stava lentamente trascinando via, Wendy faceva fatica ad ammetterlo, il solo pensiero faceva male, molto male, ma doveva accettarlo. L'avevo accettato io, mia madre era a buon punto, doveva farlo anche lei.
"Comunque.." mi schiarii la voce, cacciando quelle brutte immagini dalla testa. "Lo amo e voglio il meglio per lui. E se il meglio per lui è Aleisha, allora lo aiuterò." parola dopo parola, il mio cuore diventava sempre più frastagliato, sparso a terra in mille pezzettini. Wendy sospirò, rassegnata di fronte alla mia determinazione.
"Ti ferirai più di quello che sei già."
"Lo so. Ferirsi per le persone per cui vale la pena è giusto. E lui ne vale, eccome se ne vale."

Osservai la punta delle mie Vans andare avanti e indietro, nel vuoto. Un movimento costante, ripetitivo, mentre la voce soffice di mia madre parlava. Oggi avevo la visita dalla dottoressa Cutshall. Mi piaceva quella donna. Portava i capelli neri e corti, aveva due grandi occhi color verde smeraldo e due labbra gonfie e rosse. Mi piaceva anche la sua voce: calma, tranquilla. Non stavo prestando molta attenzione a quello di cui stavano parlando, stavo solo ascoltando il mio cuore. Quell'organo vitale, la pompa perfetta, che con me invece aveva fatto cilecca.
-Non pensare troppo alla malattia fa bene. Bisogna impegnarsi per mantenere la felicità in Lilith.- sentivo la dottoressa parlare. Felicità? Luke. -Intanto aumenterei la dose di chemio giornaliera di poco, per vedere come va.- concluse, firmando un paio di scartoffie. Fantastico, avrei dovuto imbottirmi di farmaci ancora di più di quello che facessi normalmente. 
-Quando dobbiamo tornare alla visita?- chiese mia madre, la sua voce era ancora un piccolo brusio nella mia testa, persa tra i pensieri.
-Facciamo tra due settimane. Per qualsiasi cosa non esistate a chiamarmi.- ci sorrise. Ricambiai in fretta, salutandola mentre uscivo dal suo studio. Quando l'aria mi colpì il viso, potei sentire i polmoni gonfiarsi lentamente, assaporando la freschezza che mi circondava. Il cuore iniziò a pompare velocemente quando sbirciai l'ora sul telefono. Erano le quattro, e alle quattro e dieci avrei dovuto incontrare un angelo dagli occhi azzurri al parco. E non stavo più nella pelle.

Mi feci accompagnare da mia madre, e mentre camminavo per la strada cosparsa di foglie rosse e gialle, non facevo che domandarmi come sarebbe stato averlo accanto, respirare il suo profumo, sentire costantemente la sua voce. Non mento quando dico che le mani mi tremavano da paura, e il cuore stava martellando contro allo sterno dolorosamente. Poi eccolo, i soliti skinny neri e strappati e una canotta a coprirgli il busto. 



Wow. 
Dopo un anno torno ad aggiornare questa storia, non mi sembra vero.
Prima che possiate lanciarmi addosso qualcosa di pesante o pugnalarmi, vorrei scusarmi immensamente per questo ritardo imperdonabile.
E' stato un anno difficile, molto difficile per me, ed essere qui con questo capitolo in qualche modo mi da gioia.
Ringrazio tutte quelle che anche dopo così tanto tempo seguiranno la storia, e capisco chi non si ricorderà nemmeno della nostra Lilith.
Vi avviso in anticipo: ho iniziato un'altra storia che si incrocerà con questa, non è sui 5SOS ma è un progetto a cui tengo particolarmente e nulla, spero possiate seguirmi anche lì.
Mi scuso ancora con tutto il mio cuore, al prossimo capitolo!
Giorgia,xx

 

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