After All

di lou_louu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Avviso ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




se proprio volete annegare nei feels, ascoltate questo mentre leggete ->https://www.youtube.com/watch?v=5h9jmQb_pcA <-
 



Prologo.


La prima neve dell'anno inizia a scendere, coprendo tutti i tetti, gli alberi e le distese verdi. 
Mi è sempre piaciuta la neve. Forse perché è bianca, semplicemente pura e fredda. Forse perché è sia forte, poiché  scende indisturbata e copre migliaia di chilometri, mettendo a tacere tutto, e sia debole, fragile, che non appena la tocchi, si scioglie. 
E sparisce. 
Mi sono sempre riconosciuta nella neve, per tanti motivi che ancora adesso non capisco. 
Mi piace e basta, suppongo. 
È come se portasse via tutto, come se mettesse muto il mondo e lo conservasse in un abbraccio. 
Come se volesse che tutto si fermasse per un attimo, che tutto rimanga lo stesso, come se neanche una piccola particella dovesse mutare. 
È come se volesse portare gioia a tutti, bambini e adulti, perché non c'è niente di più bello di sentire le risate provenire da ogni giardino, adornati con grandi pupazzi di neve, anch'essi sorridenti. 
Tutto sorride, quando c'è la neve.
Ed è per questo che mi piace tanto. Anche se, ormai, il suo potere su di me è diventato quasi inefficace.
La felicità scivola su di me, come se fossi una lastra di ghiaccio, piatta e senza crepe, senza possibilità di infiltrarsi tra di esse e riuscire a toccare il cuore del blocco freddo. 
Non c'è più niente che mi leghi alla felicità.
Per questo odio la neve.
Avrebbe potuto cadere, quel giorno, immobilizzando tutto, conservandolo per sempre, sotto al suo manto bianco e protettivo. 
Ma niente, nemmeno un fiocco gelato era caduto. 
Era come se il mondo fosse contro di me, deciso a lasciarmi ferita profondamente e a togliermi l'unica medicina che potesse curarmi.
Due anni sono passati e ancora le ferite non si sono chiuse.
 
"Hydregon, dragartigli!"
Il pokemon blu e rosso sfreccia velocissimo, puntando chiaramente contro di me. Che fare adesso?
Volgo lo sguardo alla mia destra, dove sta Dragonite, piuttosto malmesso. 
La lotta dura da parecchio e tutti i pokemon sono finiti senza forze al tappeto. 
Tutti, tranne loro due. 
È la mia unica e ultima possibilità di riuscire a salvare il mondo, gli uomini e i pokemon. 
Tutti contano su di me e io non posso deluderli.
Non riuscirei a vivere senza i miei migliori amici accanto, senza coloro che mi hanno sempre protetta e che mi hanno insegnato tanto. 
L'amicizia lega umani e pokemon ed è il rapporto più bello che sia mai esistito. Un rapporto di rispetto, di fiducia. Come se fossero una cosa sola. Ed è proprio questo che voglio e devo dimostrare. La verità.
Appoggio la mano sulla schiena possente di Dragonite, che si volta preoccupato verso di me, guardandomi e cercando una risposta nei miei occhi.
"Io sono con te, amico mio. Non importa come finirà tutto questo. Noi due siamo una cosa sola e come tu non mi hai mai abbandonata, io non abbandonerò te."
Lo sguardo del pokemon si addolcisce alle mie parole, mostrandomi anche un piccolo sorriso, che io ricambio subito. La determinazione, poi, si fa spazio nei suoi occhi, non appena torna a fronteggiare il suo nemico a pochi passi da lui.
"Ce la possiamo fare!" esclamo, ricevendo un grido di risposta.
Adesso è il momento. Ora o mai più.
"Dragonite, ira di drago!"
Il pokemon grida ancora, ponendosi davanti a me, come a volermi proteggere, preparando le fiamme bluastre e violette tra i denti.
Non appena il nemico è a distanza debita, vicino al braccio di Dragonite per poterlo attaccare, quest'ultimo lo colpisce mandandolo a terra, per poi liberare tutta la sua energia con l'attacco che ho chiamato.
Lo scontro è avvenuto con una forza tale, che una luce potente si fece largo nella stanza, come un'esplosione, che colpisce tutto quanto, anche me. 
Un urlo straziato esce dalle mie labbra e mi porto le braccia davanti al viso, cercando di proteggermi in qualche modo, almeno fino a che il forte vento e la luce non terminano. 
Quando riapro gli occhi, uno strato sottile di polvere riempie l'aria, come se fosse nebbia, rendendomi difficile riconoscere la figura stesa a terra. 
Ma non ce n'è bisogno. 
Un grugnito alla mia destra mi fa voltare subito e sorridere come non mai.
Dragonite è vivo. Abbiamo vinto.
Una risata si libera dai miei polmoni, insieme a lacrime provocate dalla tensione, mentre butto le braccia al collo del mio pokemon.
"Ce l'abbiamo fatta! Abbiamo vinto, Dragonite!" esclamo con tutta la voce che mi è rimasta, stringendogli forte la testa e accarezzandolo dolcemente. Dragonite emette altri versolini, deboli ma felici. Riesco a sentirla, la sua felicità.
"Sei stato fantastico, sono fiera di te. Ora riposa, te lo meriti." dico, accarezzandogli il muso per l'ultima volta, prima di farlo tornare nella sua pokeball.
Non faccio in tempo nemmeno a voltarmi, che una stretta forte si stringe intorno al mio collo, facendomi sbattere contro il muro più vicino. Afferro il braccio che mi trattiene con entrambe le mani, cercando di liberarmi graffiandole e colpendole, cosa che si rivela ben presto inutile. Il respiro mi si spezza, le guance mi si arrossano e inizio a tossire. 
L'occhio rosso che mi fissa è pieno di odio, cosa che mi fa accapponare la pelle.
"Avrai anche vinto la lotta, ma ora io ti ucciderò! Non lascerò che i miei piani vengano sconvolti da una ragazzina insulsa come te! Non so cosa ci trovi in te il drago bianco. Tu non hai niente dell'eroe! Sei solo una stupida bambina!"
Il tono sprezzante aumenta sempre di più con le sue parole, così come la sua stretta intorno al mio collo.
Non riesco più a respirare, la vista si appanna. Non ce la faccio.
Finisco a terra, sfinita, mentre una boccata di aria fresca mi investe. Respiro convulsamente, facendo respiri profondi e sonori.
Non sono morta?
Sebbene sia libera, sento ancora la mano attorno a me e la mia vista è ancora offuscata.
L'unica cosa che vedo è una chioma di capelli verdi avvicinarsi a me e prendermi il viso tra le sue mani calde. In questo momento, mi sento a casa.
"Touko! Mia dolce Touko, dimmi che stai bene!"
La preoccupazione e il dolore nella sua voce sono palpabili, così tanto da farmi sorridere.
"Sto... bene. Credo." riesco a dire in un sussurro, intervallato da colpi di tosse.
Due braccia forti mi avvolgono poi, in un abbraccio che aspettavo da tempo, troppo tempo. Appoggio la testa nell'incavo del suo collo, respirando il suo profumo, e le mie braccia stringono le sue spalle muscolose. La sua testa è sopra alla mia, mentre mi culla dolcemente, come se fossi una cosa preziosissima.
Riesco a intravedere la figura maligna venire portata via da altre due persone, che però non riesco ad identificare. 
Sento solo la sua voce fredda minacciarmi di morte.
Rabbrividisco, stingendomi ancora di più tra le sue braccia, che non tardano a consolarmi.
Restiamo così per una buona decina di minuti, per poi alzarci in piedi. Barcollo per un istante, visto il movimento repentino, ma lui mi sostiene. Mi porge la sua mano poi, che afferro senza esitazioni.
Mi conduce piano verso la fine della stanza, lungo l'infinita passerella che attraversa la stanza e che è stata teatro della nostra lotta.
"Non pensavo che sarebbe successo tutto questo." inizia a dire, facendomi alzare lo sguardo su di lui, mentre continuiamo a camminare.
"Ero fermamente convinto in quello che pensavo, che non sono riuscito a vedere la verità. Credevo che gli umani sfruttassero i pokemon a loro piacimento." Scuote la testa "Invece mi sbagliavo di grosso." Si ferma alla fine del corridoio, per poi voltarsi verso di me e prendermi le mani.
I suoi occhioni azzurri si fissano nei miei, facendomi perdere nel cielo rinchiuso lì, in quelle due fessure.
"Devo ringraziarti. Senza di te non avrei mai potuto vedere la verità e capire che era tutto sbagliato." Scuote la testa di nuovo, facendomi solletico con i suoi lunghi capelli. "Mi dispiace per quello che ti ha fatto Ghetsis. Non doveva finire così." La sua mano mi accarezza la guancia destra, per poi tracciare tutti i contorni del mio viso.
I miei occhi sono ancora persi nei suoi, mentre alcune lacrime minacciano di cadere.
"Tu sei la persona più forte, determinata, gentile e dolce che io abbia mai conosciuto. Mi hai fatto capire cosa significa amare ed essere amati. Non cambiare mai, Touko. Continua a prenderti cura dei tuoi pokemon e dei tuoi amici, così come hai fatto fino ad ora. Io... Non ti dimenticherò mai."
All'improvviso si allontana da me di due passi, per poi voltarsi di schiena, verso l'enorme buco nella parete. Stende il braccio e lancia una pokeball, dalla quale esce il suo drago, il drago degli ideali, Zekrom.
"Io me ne devo andare. Ho tanta confusione nella testa e devo schiarirmi le idee. Devo ritrovare me stesso. Spero che tu lo capisca." Si volta verso di me un'ultima volta.
Hai detto di avere un sogno. Se è così, realizzalo! Sei l'unica persona in grado di farlo!"
"Sono sicuro che ci rivedremo, un giorno. Fino ad allora... Addio, Touko." e succede talmente alla svelta, che non riesco a muovere un muscolo. La sua figura salta in groppa al drago e sfreccia via, lontano da me.
Rimango impietrita per alcuni secondi, con il fiato corto e le lacrime sulle guance, per poi liberarmi in un grido.
"N!"
Poi, tutto diventa buio.

 
Era inverno, quel giorno. Proprio come adesso. 
Faceva freddo in quel castello, tanto da far formare nuvolette bianche ogni volta che qualcuno apriva bocca. Ricordo ancora tutto perfettamente, dopo ben due anni.
Ricordo ogni piccolo dettaglio, dal modo in cui mi ha sorretta, la sua voce roca e tremante, i suoi occhi azzurri come il cielo.
Mi asciugo una lacrima furtiva con la manica della felpa, mentre mi rimetto in piedi.
Sono passati due anni e non sono ancora guarita.
Non guarirò mai e non voglio nemmeno guarire.
Mi volto indietro, asciugandomi il viso, dando un'ultima occhiata alla torre che mi circonda.
"Reshiram, andiamo a casa."









Aloha!

Se state leggendo queste righe, beh... VI ADORO, GRAZIE <3
Benvenutiiii (o bentornati idk) in questa mia nuova storia, dove ci sarà TANTO disagio e TANTI, TROPPI feels, se siete malati come me di ship lol.
È da un po' di tempo che volevo scrivere una ff su questi bei bimbi, sia perché mi mancava scrivere e sia perché, andiamo, è la Ferriswheelshipping, chi non ama la Ferriswheelshipping?????
E poi N è un gattino carino e coccoloso e awwww *^*. NON POTETE NEGARE.
Okay, allora, un paio di cosine:
So perfettamente che è tipo quasi impossibile trovare un Dragonite in quinta gen, però è uno dei miei pokemon preferiti e niente, mi andava di scrivere qualcosina su quel cucciolone.
E sì, il discorso di N alla fine del gioco non è come l'ho scritto io, ma volevo cambiarlo un pochino. Non odiatemi.
Ultima cosa: vi giuro (croce sul cuore) che sarà meno deprimente con l'andare avanti della trama lol. Sarà anche divertente (si spera) :3
E niente, ho finito qua ^^
Lasciatemi un commentino se vi è piaciuto il capitolo o se vi ha fatto schifo, è lo stesso, io accetto tutto, anche il cibo.
Bacioooooooni e alla prossima!
Lu xx

P.S.: ho fatto richiesta di cambio nickname, quindi se cambierà in futuro, no problem! La disagiata e sclerotica sono sempre io lol

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


 




Capitolo 1.



È strano come alcune cose cambino da un momento all'altro e altre invece non cambino mai.
Le foglie secche scricchiolano sotto i miei piedi, mentre cammino a testa bassa per il bosco precedente Spiraria.
È lì che vivo adesso.
Essendo diventata campionessa della regione di Unima, sarebbe mio diritto e dovere rimanere all'interno della Lega Pokemon, ad aspettare gli intrepidi sfidanti e offrire loro una lotta coi fiocchi e indimenticabile.
Ma non ci riesco.
Ci ho provato, veramente, ma il solo vedere la stanza che spetterebbe a me, mi viene la nausea e le gambe mi tremano.
Quel buco nella parete, sebbene sia stato coperto in tutti i modi possibili, è ancora lì, non lo si può ignorare.
Quel buco... È lo stesso che c'è nel mio cuore.
È automatico, ogni volta che entro lì dentro, le emozioni hanno la meglio e devo scappare a gambe levate, per non rischiare di svenire sul posto.
Quanto è brutto essere umani e provare emozioni. A volte vorrei essere un robot, così da fare sempre le stesse cose e, soprattutto, da non avere sentimenti. Da non poter capire quello che sta succedendo.
Non ho più messo piede nella Lega da quasi un anno ormai.
Non ho più cercato nessuno e non mi sono più fatta vedere dalle persone che conosco.
È egoista come cosa, lo so.
Ma non voglio recare altro male alle persone a cui voglio bene e non voglio nemmeno che me ne venga inflitto altrettanto.
Anche se ormai, di male ne ho talmente tanto dentro che non riesco più a distinguerlo dal bene.
Non ho più visto mamma. E mi manca da morire.
L'ultima volta che l'ho abbracciata è stato quando avevo vinto la Lega e avevo portato a termine il compito assegnatomi da Bellocchio.
Poi sono scappata.
Non ce la facevo a vederla sempre con quello sguardo preoccupato nei miei confronti, così triste che se avesse potuto, si sarebbe trasportata il mio male dentro di sé.
E io non volevo questo, non lo voglio tutt'ora.
Voglio solo una cosa adesso, ma è troppo lontana da me.
La sabbia sostituisce presto l'erba del bosco, facendomi alzare lo sguardo sul mare.
Il mare. Tanto bello quanto distruttivo. Come i suoi occhi.
Mi incammino verso la mia casa, l'ultima sulla destra, nell'angolo più buio. Sembra quasi che sia stata costruita lì apposta.
Ma mi piace, sebbene sia un po' troppo grande per i miei gusti.
A quanto pare, un campione equivale ad un re o a una regina, e va anche trattato come tali.
Mi sono rifiutata di avere persone lavoranti per me. Non mi sarei sentita a mio agio ad avere altra gente in giro per casa, oltre che a me e ai miei pokemon.
Arrivo quasi alla porta d'entrata, quando noto una figura scura starsene lì davanti, rivolta verso la facciata della casa.
Chi cavolo è adesso? È quasi ora di cena e i giornalisti stanno ancora in giro?
Sì, sono stata assillata per parecchio tempo da tutti quei microfoni e videocamere, talmente tanto da farmene venire la fobia. Mi seguivano ovunque, solo per riuscire a strapparmi alcune parole riguardanti la Lega Pokemon.
Sono arrivati addirittura a chiedermi di lui.
Da lì ho iniziato a chiudermi in casa o a stare in posti segreti, di cui solo io conosco l'esistenza.
Ho scelto di rimanere sola per tanti motivi. E non me ne pento. Almeno, per adesso.
Stringo gli occhi, cercando di riconoscere chi si sta aggirando vicino a casa mia, ma invano.
C'è troppo buio.
La mia mano si posa istintivamente sulle pokeball, ben allacciate alla cintura, mentre mi muovo tra i massi circostanti, cercando di non farmi vedere.
Mi metto a pensare alle peggio ipotesi, dai giornalisti, ai venditori ambulanti, persino quello psicopatico che ha tentato di uccidermi, che ancora mi fa fare gli incubi.
Ma tutte le mie convinzioni cadono, non appena lo sconosciuto apre bocca.
"Accinuzzoli! Dove acciderbolina si è cacciata quella femmina?!"
Un piccolo sorriso si forma sulle mie labbra, mentre mi siedo a terra, appoggiandomi contro al masso alle mie spalle.





 
Touya mi osserva, da cinque minuti buoni ormai, tenendo tra le mani la sua tazza fumante di cioccolata.
Non ho ancora alzato lo sguardo su di lui, da quando abbiamo messo piede in casa mia.
Non ho il coraggio, so già che se lo facessi, scoppierei a piangere e lui non farebbe altro che abbracciarmi e consolarmi e convincermi che tutto andrà bene.
Quando non è affatto vero.
Le cose possono risolversi solo in un modo, il quale è ormai lontano, lontanissimo.
"Touko."
Stringo gli occhi, così come le mani intorno alla tazza, sentendo il caldo bruciarmele.
"Guardami."
No.
Non voglio. Non posso. Non ci riesco.
Se lo facessi...
Un forte tonfo sul tavolo mi fa sussultare e alzare lo sguardo spaventata. Quasi la cioccolata mi finisce addosso.
Touya mi sta fissando, a metà tra preoccupato e arrabbiato, con una mano salda intorno alla tazza e l'altra piatta sulla superficie di legno.
Deve aver sbattuto la mano per attirare la mia attenzione.
E per farmi venire un infarto.
Lo guardo, dritto negli occhi color cioccolato per tre, quattro, cinque secondi.
Per poi crollare.
Mi porto le mani al viso e libero tutto quello che mi porto dentro da anni, mentre sento due braccia circondarmi le spalle.
"Non puoi trattarti così, Touko." sussurra, accarezzandomi i capelli.
"Tu meriti di meglio. Sei una persona meravigliosa, solare, che non rifiuta mai una sfida e che mi fa il culo ogni volta!" una risatina mi scappa dalle labbra, mentre mi asciugo gli occhi con la manica della felpa.
"Vederti così... Mi fa spezzare il cuore. Dov'è finita la vera te?"
Già, dove sei finita, Touko?
Mi piacerebbe tanto saperlo. E mi piacerebbe riuscire a dire qualcosa. A parlare, a dare qualche segno di vita positivo, senza mettermi a piangere.
Invece me ne rimango lì, ferma, con le mani in grembo, la testa china e le spalle curve, come se su di esse ci fosse un peso.
Cosa mi è successo? Come ho potuto lasciare che tutto questo male dentro di me mi corrodesse in questo modo?
Sollevo lo sguardo su Touya, ancora inginocchiato accanto alla mia sedia, con gli occhioni preoccupati puntati su di me.
Non voglio più essere una fonte di preoccupazione per gli altri. Per questo ho tagliato i rapporti.
Ma rivedere Touya mi ha riacceso qualcosa, dentro, nel profondo, qualcosa che non so spiegare, ma è bella, davvero bella.
Mi ha fatto ricordare cosa significa avere qualcuno accanto, anche se per così poco.
Faccio scivolare la sedia indietro e mi chino accanto al mio amico, abbracciandolo forte.
Non so cosa fare: continuare a stare da sola, o ricominciare da capo?
Chi lo sa se ne sono capace davvero, a ripartire da zero.
Ma se non ci provo, non lo saprò mai.
"Resta con me." sussurro, mentre una nuova lacrima solca la mia guancia.





 
"Hai detto di avere un sogno. Quel sogno... Realizzalo! Se c'è qualcuno che può farlo, quella sei proprio tu."
Poi si volta verso la cavità nel muro, lanciando davanti a sé la pokeball, facendo comparire Zekrom.
I due si scambiano un'occhiata fugace e un semplice cenno fatto con la testa, dopodiché il pokemon nero sfreccia veloce nel cielo, lontano da qui.
N si volta di nuovo, questa volta con un sorriso amaro sulle labbra e le lacrime negli occhi.
"N..." lo chiamo, ma la mia voce è un sussurro.
"Spero di non averti fatto del male, Touko. E grazie, per tutto. Addio." è detto ciò, si avvicina al bordo della cavità, per poi saltare nel vuoto.
Il mio cuore si ferma a quella visione.
"NO!" urlo con tutta l'aria nei miei polmoni e corro verso il precipizio, per guardare giù.
E lui è là, steso a terra, inerme, con gli occhi chiusi.
E una chiazza vermiglia si espande sempre di più sotto di lui.
"N NO!"
 
"NO!" urlo, mettendomi seduta e cercando il suo corpo da tutte le parti con lo sguardo.
Ma l'unica cosa che vedo è il mio letto e la mia stanza.
Era un sogno? Beh, un incubo se mai.
Poggio la mano sul mio petto, sentendo il cuore andare a mille e il respiro affannato.
Sembrava così vero, lui, laggiù in mezzo alla polvere, senza vita.
Come faccio a ricominciare da capo se anche i miei sogni sono legati a lui?
Perché non posso semplicemente riprendere la mia vita di prima?
"Touko!" la voce di Touya mi fa alzare la testa e lo trovo sulla porta di camera mia, con il viso ancora assonnato e i capelli spettinati.
Devo averlo svegliato.
Non avrei mai dovuto chiedergli di restare in ogni caso.
È stato solo un momento di debolezza.
Non posso permettermi di fare del male anche a lui.
Non posso.
"Scusa Touya... Era solo un incubo." mormoro, tornando a mettermi sotto le coperte.
Sento il ragazzo sospirare, per poi avvicinarsi a me e sedersi sul letto.
"Dai, fammi spazio."
"Touya, non voglio."
"Non mi importa. Fammi spazio."
"No."
"Touko."
"Non voglio ferirti."
Ecco.
Questo non dovevo proprio dirlo.
Mi porto le mani alla bocca, mentre alzo la testa dal cuscino e mi ritrovo lo sguardo confuso di Touya davanti.
"Che cosa?"
Lo guardo, cercando una risposta da qualche parte, ma nulla.
Preferisco lasciar perdere e tornare a dormire.
"Va a letto."
"No no no. Ora mi spieghi. Perché dovresti ferirmi?"
Faccio un respiro profondo.
Se c'è una cosa che conosco bene di lui, è la sua testardaggine. E insolenza. E arroganza. Potrei andare avanti per un bel po'.
"Beh... Ecco... Ho sempre pensato che... Se lui se n'è andato, è per causa mia. L'ho ferito. Gli ho distrutto l'unica cosa su cui aveva delle certezze. Io... Non voglio distruggere anche le tue. O quelle di nessun altro."
Il senso di colpa che provo è forte, ma non posso farci niente. Del resto, l'ha detto anche N: doveva andarsene per cercare se stesso.
E quella persona l'avevo cacciata io.
Touya fa un sospiro, per poi ridacchiare.
Alzo un sopracciglio, guardandolo stranita. Non mi è sembrato di aver detto una barzelletta.
"Ma ti senti quando parli?" le sue mani si posano sulle mie guance.
Sbatto le palpebre un paio di volte, continuando a guardarlo confusa.
"Tu non potresti mai ferirmi. Non faresti del male ad una mosca, figuriamoci ad un essere umano! Quello là, saranno affari suoi se ha voluto andare via. Non sa cosa si è perso."
Le sue parole mi avvolgono, lasciandomi come ipnotizzata.
Di nuovo, sento quella cosa, dentro di me, un calore piacevole, sembra quasi... affetto.
"Touya, io..."
"No. Tu niente. Non hai fatto nulla di male, toglitelo da quella testolina." e mentre lo dice, pianta un dito sulla mia fronte, facendomi sorridere.
"Adesso spostati e fammi posto, non voglio assistere ad altre scenate del genere."
"E io che speravo che la tua arroganza fosse stata rimpiazzata da questo lato dolce."
"Sono sempre lo stesso, io. E vedi di ritrovare la te stessa di una volta, non mi piace dire cose smielate."
Mi sposto un po' più a sinistra nel mio letto, facendo posto a Touya accanto a me.
Ci voltiamo entrambi l'uno verso l'altro, per poi sorriderci.
"Grazie, Touya. Per tutto."
"Mi ringrazierai quando sarai rinsavita. Adesso dormi, o ti porto da Belle domani."
"Non oseresti."
"Troppo tardi."
 





Mi ero dimenticato di quanto fosse bella Unima.
Le città illuminate e sempre piene di frenesia, la natura rigogliosa, i ponti, che legano le varie sponde della regione. È veramente unica.
Sono passati due anni dall'ultima volta in cui ho messo piede in questo posto. 
Due maledettissimi anni. 
E non sono stati per niente semplici.
Per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensare a tante cose.
Innanzitutto, a mio padre. 
Beh, almeno credo. 
Non sono ancora riuscito a capire se è veramente lui che mi ha dato la vita, o se semplicemente si è colorato i capelli del mio stesso colore e si è fatto passare per tale. 
Potrebbe anche averlo fatto, conoscendolo. 
Mi sono scervellato abbastanza sulla sua vera natura e ancora non ho trovato risposta. 
Perché ha fatto tutto ciò? 
Perché ha voluto nascondermi dal mondo?
Perché mi ha detto delle bugie?
Non è vero che il mondo è crudele, nemmeno gli uomini lo sono. 
E questo, invece, l'ho capito molto bene, grazie a lei
Lei è stata l'altro oggetto dei miei pensieri per questi due anni.
Lei è semplicemente perfetta: ama i pokemon ed è sempre pronta a battersi per loro e con loro, è dolce, gentile, sempre pronta ad aiutare il prossimo. 
Anche me. 
Ed è proprio questo che non capivo, allora, in quella stanza del mio castello. 
Perché voleva aiutarmi? 
Perché voleva a tutti i costi che io cambiassi idea?
Perché lei è fatta così. Crede in ciò che pensa ed è determinata a fare tutto il possibile, affinché i suoi ideali diventino realtà.
E io, perché mi sono arreso? 
Perché sono scappato? 
Questo non lo so. 
Me la sono data a gambe?
Sì. 
Sono un codardo?
Direi, anche uno bello grosso. 
Avevo paura? E se sì, di cosa?
Di quello che sarebbe stato il mondo senza il Team Plasma, senza una famiglia, se così si può chiamare, senza più costrizioni e obblighi.
Ma di stare insieme a lei, tutti i giorni, fino alla fine, di quello non avevo paura. Anzi, ero prontissimo ad amarla e a rispettarla.
E allora, perché?
Ho agito d'impulso. La mia testa mi diceva di andarmene, di scappare, ma il mio cuore mi urlava di restare e di lasciarmi andare.
Lasciarsi andare. È questo allora il vero problema?
Sì.
No.
Non lo so.
La verità è che speravo di schiarirmi le idee, visitando nuovi posti e cambiando un po' l'aria, ma in realtà sono riuscito solo a renderle ancora più confuse.
E quindi ho deciso di tornare. Soprattutto, di rivederla. 
So già che tutto diventerà più chiaro nella mia testa, non appena la rivedrò davanti a me, sorridente come sempre e con il solito cappellino rosa sulla testa.
Sono stato un idiota a lasciarla, questo l'ho capito. Ma ora voglio rimediare al mio errore.
Ora voglio cercarla, trovarla e amarla.
E giuro solennemente di non lasciarla più andare via dalle mie braccia.
Abbasso lo sguardo verso il basso, scrutando le case che sfrecciano veloci sotto di me.
"Qui, Zekrom. Fermiamoci qui." dico, accarezzando il manto scuro del mio pokemon, non appena riconosco il ponte Freccialuce.
Ho deciso di ripercorrere tutta la regione, a piedi, come due anni fa. In questo modo, sarò costretto a visitare tutti i posti e le città della regione. Solo così riuscirò a ritrovarla.
Scendo dal dorso di Zekrom e cammino davanti a lui, poggiando la mano sul suo muso.
Il pokemon chiude gli occhi rossi ed emette un versolino di gradimento.
"Grazie amico. Ora puoi riposarti. Abbiamo viaggiato a lungo, te lo meriti." e schiaccio il pulsante sulla pokeball, che subito emette una luce rossa che circonda la creatura, portandola al suo interno.
Allaccio lo strumento alla cintura, mentre riprendo a camminare, guardandomi intorno.
La neve ricopre i tetti e le strade, mentre il sole si nasconde sempre di più dietro alle case, colorando il cielo di un arancione tenue.
Le mie labbra si tirano in un sorriso, quando una dolce e lieve melodia arriva alle mie orecchie.
L'avevo sentita anche quel giorno, prima del discorso di Ghecis, proprio su quella collina a due passi da me.
Qui è iniziato tutto. A Quattroventi.
Qui l'ho vista per la prima volta.
Qui mi sono innamorato.
 















Alohaaa!

Ciaaaao micetti belli :3
Eccoci con il primo capitolo! Eh sì, siamo messi ancora male.
Qua tutti si fanno delle domande.
Touko che non capisce quello che deve fare, N che non sa neanche quello che pensa.
Che babbi. lol
Ma dddai sono cuccioli loro, vedrete che succederanno belle cosine più avanti :33
E poi c'è il mitico Touyaaaaa, che sì, in questa storia sarà lo scemo del villaggio, preparatevi ^^
Quiiiiindi niente, lasciatemi un commentino se volete e vi ringrazio di cuore di seguire la mia storia <3<3
Vi lancio tanti cuoricini <3
Al prossimo capitolo ^^

Lu :3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***



 

Capitolo 2.




"Le cose sono andate così: Komor era ancora in quella fase di amore sproporzionato verso la scienza, "Io sono il più forte e batterò tutti!", te lo ricordi vero? Beh ecco, non pensavo ci fossero possibili bagliori di miglioramento ed evoluzione del suo cervello, ma un giorno, si è presentato a casa mia- che è esattamente a dieci passi dalla tua, come hai fatto ad impiegarci così tanto a chiedermelo?- tutto vestito elegante, addirittura con la rosa nel taschino della giacca! E si è dichiarato. Già. È stato veramente... Emozionante, sì, ma soprattutto sorprendente! Insomma, non me lo sarei mai aspettato di vedere un Komor tutto tirato e rossissimo in viso-"
"Adesso piantiamola qui!"
"Oh andiamo! Ogni volta che racconto la nostra storia, la interrompi sul più bello!"
Una risatina mi esce dalle labbra, che subito vado a coprire con una mano. Touya accanto a me, invece, ride a crepapelle e senza ritegno, spaparanzato sul divano e con i piedi sul tavolino di vetro davanti a lui.
Il solito zuccone senza pudore e contegno.
Alla fine mi ci ha portata davvero da Belle, sebbene lo abbia pregato più e più- e più- volte di non farlo.
Ma "È per il tuo bene, Touko! Non vorrai mica restare qui a piangerti addosso e rimanere zitella!"
E quindi eccoci qui, ad Alisopoli, una cittadina costruita di recente nella parte nuova di Unima, scoperta l'anno scorso. 
Inizialmente, non avevo ben chiaro il motivo per cui stavamo attraversando l'oceano per visitare Belle, visto che ha sempre abitato a Soffiolieve, insieme a tutti noi. Poi, quando Komor mi ha aperto la porta di casa e la ragazza tutto pepe comparve poco dopo dietro di lui, le cose iniziavano ad avere un senso.
"Beh, sì... Ecco... Sai, quando due persone ehm... Si vogliono bene? E vogliono vivere insieme... Beh vivono insieme." Komor mi ha cercato di dire, grattandosi la nuca con la mano e guardando altrove.
Non avevo mai visto Komor così imbarazzato, nemmeno da bambina. 
È strano vederlo così, in difficoltà. 
Deve tenere proprio tanto a Belle, la quale invece racconta tutto senza problemi, anche le cose ehm... più private, ecco, facendo in modo che il suo ragazzo assuma tutte le colorazioni di rosso esistenti.
È buffo vederli insieme: loro sono come cane e gatto, acqua e fuoco, bianco e nero. 
Eppure formano una coppietta dolce e tenera, una di quelle che camminano mano nella mano al tramonto.
"Conviviamo da un anno ormai. E siamo venuti qui perché Komor è diventato Capopalestra." racconta la bionda, guardando con ammirazione il ragazzo seduto accanto a lei, con ancora le guance arrossate.
"Davvero? Wow, questo sì che è ganzo!" esclama Touya, mettendosi seduto come ogni comune mortale e ponendo la mano destra davanti a lui, aspettando che Komor gli battesse il cinque.
"E tu da quand'è che usi termini come 'ganzo'?" chiedo io, ricevendo una linguaccia come risposta.
"Congratulazioni Komor! È davvero una bella notizia! E anche a te, Belle. Finalmente sei diventata l'assistente della professoressa Aralia!"
Proprio così, Belle è riuscita a realizzare il suo sogno ed è diventata l'assistente personale della professoressa. Non oso immaginare quanto abbia pregato la prof. Aralia per darle il lavoro, ma sono contenta per lei.
"Già! Si può dire che tutti i miei sogni sono diventati realtà." dice, per poi voltarsi e guardare Komor con occhi dolci.
Il ragazzo ricambia lo sguardo, ma poi si rende conto di essere in compagnia e sposta l'attenzione altrove, tornando ad arrossire.
Sorrido intenerita.
"Siete davvero cari-"
"Stomachevoli."
Mi volto verso Touya con gli occhi spalancati.
"Che c'è? È vero!" si giustifica, alzando le mani. 
Non tarda il mio pugno sulla sua testa, cosa che lo fa piagnucolare come un gattino e che suscita risate negli altri due ragazzi di fronte a noi.
Non oso immaginare come abbia reagito il padre di Belle a tutto ciò, dato che è andato in escandescenza solo perché sua figlia voleva intraprendere un viaggio.
Ora che ci penso, deve essere stata proprio buffa la sua reazione alla proposta di Komor.
Avrei tanto voluto vederla.
"E tu, Touko? Com'è essere campioni di Unima?" mi chiede Komor, mentre allunga un braccio dietro alla schiena di Belle.
Un sospiro fuoriesce dalle mie labbra, mentre il mio sguardo si abbassa sulle mie mani.
"Oh è davvero emozionante. Un po' mi manca ma... non sarei comunque in grado di... beh, lo sapete."
La mia voce si è affievolita sempre di più nel pronunciare la frase. 
Non c'è niente da fare, le ferite non ne vogliono sapere di guarire.
Sono sicura che Touya abbia già raccontato loro come stanno le cose. Conoscendolo, non si è fatto scappare l'occasione di tenere la bocca chiusa. Ma gli sono grata. 
Io non sarei mai riuscita a dire tutto senza scoppiare in lacrime e in urla. Quindi è meglio così.
Il silenzio rimane nella casa per alcuni minuti, per poi essere malamente interrotto da un verso disumano.
Lo sbadiglio di Touya.
Nonostante la sfacciataggine della cosa, mi fa ridere, e così anche Belle e Komor. 
Sono contenta di essermi riunita a loro: ora anche una sola piccola stupidaggine mi fa divertire e sorridere, mentre prima non mi ricordavo nemmeno come fosse, ridere. 
Devo tutto questo a Touya. 
Se lui non fosse venuto a casa mia, se non fosse stato da me quella notte, se non mi avesse costretta a venire da Belle, sarei ancora a pezzi.
Invece, è come se lui stesse provando a rimetterli insieme, a ricostruire il mio puzzle. 
Gliene sarò eternamente grata.
Sento un tocco sul mio ginocchio, che mi fa alzare la testa. 
Gli occhioni verdi di Belle sono davanti a me, così come il suo dolce sorriso.
"Andrà tutto bene, Touko. Stai tranquilla. Adesso hai qui noi."
Pochi giorni fa, non credevo più in queste parole, le trovavo vuote e inutili. Ma adesso, sentirle dire mi suscitano pace, tranquillità e calore, quel calore famigliare che evitavo, ma che tanto desideravo.
E quindi mi lascio andare, scivolo in avanti, tra le braccia di Belle e la stringo forte a me, mentre due lacrime solcano le mie guance.
E risento tutto, l'amore, la fiducia, la solidarietà, la forza per andare avanti, non appena due braccia si stringono intorno a me. 
E mi sento veramente a casa, quando le braccia diventano sei e mi trovo chiusa in un abbraccio collettivo.
"Grazie ragazzi. Vi voglio bene!" dico, con la voce rotta e tutta la sincerità del mondo.
Mi suonano strane, quelle parole, ma è una stranezza gradevole, è come se lo volessi dire ancora e ancora.
E chissà se è proprio così che guariscono le ferite.
 
 
 
 
Il sole è ormai sorto da un bel pezzo e io sono in ritardo.
Come ho potuto dormire così tanto? Non me ne capacito. 
Di solito, passo le notti in bianco, a navigare tra i miei pensieri, che sembrano più enigmi irrisolvibili, oppure mi riposo per un paio d'ore.
Ma questa volta ho dormito ben otto ore. Otto!
Come posso ritrovarla se non rispetto la mia tabella di marcia?
Arceus, sono un vero idiota.
Scendo dal letto e mi metto in piedi, stiracchiandomi la pelle allungando le braccia in aria, per poi guardarmi intorno per un attimo.
La stanza dove mi trovo è molto accogliente, ben arredata e addirittura con il bagno in camera.
Il tetto a spiovente è la cosa che preferisco, insieme alla piccola finestra che dà sulle colline circondanti il paese, adornata di fiori freschi e colorati.
La sera prima ero andato al Centro Pokemon in cerca di un posto per la notte, ma ovviamente la fortuna non è mai dalla mia parte ed era tutto al completo.
Non so per quale grazia, una signora anziana si trovava lì per curare il suo Minccino e ha assistito alla scena.
Alla fine si è offerta di ospitarmi per una notte, perché "Mi sembri simpatico, giovanotto. E quei capelli che ti ritrovi mi incuriosiscono ancora di più."
E poi non mi ha praticamente lasciato scelta, visto che mi ha letteralmente trascinato fino a casa sua.
In cambio, mi sono offerto di cucinare la cena. Non è molto, ma almeno è già qualcosa.
Mi lavo la faccia con l'acqua del lavandino, per poi asciugarmi e guardarmi allo specchio.
Ho avuto anche l'occasione di scambiare qualche parola con il Minccino della signora e mi sono convinto ancora di più che due anni fa ero un idiota.
Volevo rompere un rapporto di amicizia, di fiducia e di rispetto così bello, unico nel suo genere.
Non avrei mai potuto farlo.
Quella signora passa le giornate in compagnia del suo pokemon, l'unico che le è rimasto della sua famiglia, e io volevo interrompere tutto ciò.
La sua unica fonte di gioia, la sua forza per andare avanti ogni giorno... io l'avrei distrutta.
Non ho sbagliato a considerarmi un mostro, ma per fortuna sono riuscito a fermarmi prima e a non diventarne uno completo.
Ed è solo grazie a Touko.
Touko.
Quanto è dolce il suo nome, quasi quanto lei, esprime appieno la sua natura.
Quanto mi manca.
Io devo trovarla.
E sono in ritardo.
Mi cambio velocemente i vestiti e rimetto tutte le mie cose nello zaino, per poi scendere le scale di legno e ritrovarmi davanti alla porta d'ingresso.
"Oh! Già te ne vai?"
Mi volto verso sinistra e vedo la signora intenta a preparare la colazione, con l'aiuto di Minccino.
"Beh ecco... Sì. Devo trovarla il più presto possibile." rispondo, passando una mano tra i capelli.
Eh già, non sono riuscito a scampare l'interrogatorio del motivo del mio viaggio e le ho raccontato tutto, mentre ci gustavamo la cena.
La signora annuisce e sorride, mentre si avvicina a me.
Tra le mani ha un piccolo pacchetto, con tanto di nastro rosso.
"Lo avevo immaginato. Mi ricordi tanto mio figlio, sai? Anche lui era come te: non stava fermo un attimo e amava davvero tanto i pokemon. Ma più di tutto amava quella ragazza che lo ha fatto andare fino in capo al mondo."
Sorrido, mentre uno strano calore si espande sulle mie guance.
"Ti ho preparato la colazione." mi dice con una risatina e mi pone il pacchetto, che accetto con piacere e metto subito nello zaino.
Non faccio in tempo a girarmi e a ringraziarla di nuovo, che le sue mani sono sul mio viso e mi ritrovo stampati sulle guance due baci.
"In bocca al lupo, figliolo! Torna a trovarmi presto, d'accordo? E porta anche la tua bella, che la voglio conoscere! Se si è legata al dito un bel giovane come te, deve essere proprio in gamba!"
Sorrido di nuovo e abbasso un pochino la testa.
"Lo è." e doveva essere un sussurro, ma ho capito che non lo è stato dal sospiro della donna di fronte a me.
"La ringrazio davvero tanto e le prometto che tornerò a farle visita." faccio un piccolo inchino ed esco dalla porta, diretto verso il varco e pronto per lasciare Quattroventi.
La sua voce mi fa voltare indietro un'ultima volta.
"A presto, ragazzo! E tagliati i capelli che così sembri un cespuglio!"
Scoppio a ridere, mentre le faccio un cenno con la mano e supero il varco.
Il sorriso non mi si leva dalle labbra, anzi, diventa sempre più grande, mentre tra me e me dico:
Touko, sto arrivando.
 
 
 
 
 
Le mie dita battono senza interruzioni sui tasti, scrivendo velocemente sul computer tutti i dati appena ricavati dagli esperimenti.
Il ticchettio viene interrotto da un rumore alla porta.
Non mi volto nemmeno, fermo solo le mie mani.
"Sì?"
"Signore, la missione è stata portata a termine con successo."
Mi volto leggermente, intravedendo la recluta vestita di grigio sulla porta.
Un piccolo ghigno si forma sulle mie labbra.
"Bene. Ottimo lavoro."
La porta torna a chiudersi e le mie dita sulla tastiera.
Ma il sorriso, quello non se ne va.
Ci siamo quasi e tutto sarà pronto.
















Alohaaa!

Sì, sono una brutta persona.
Sì, siete autorizzati ad odiarmi.
Giuro che avevo tutte le intenzioni del mondo di caricare il nuovo capitolo la settimana scorsa, ma la mia prof di tedesco ha pensato di piazzare interrogazioni a random e quindi è saltato tutto T_T
Mi farò perdonare, promesso :3
Passando al capitolo, entrano in scena un sacco di nuovi personaggi quiii!
Ci sono Belle e Komor che sono ufficialmente una coppieta aw :3 a me piacciono troppo insieme *^*
E poi la mitica vecchietta che tiene al calduccio il nostro cucciolino N ^^ lei è un mito.
E infine, il misterioso personaggio.
Chi sarà mai? Accetto scommesse muahahaha
Giuro (pff) di aggiornare presto! <3
Baciiiiiiini <3<3
Lu :3

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Capitolo 4
*** Avviso ***


Holaa! :3
Volevo solo dirvi che non sono morta (ma quasi) .-.
Sono sotto esami, quest'anno tocca a me maturare, purtroppo ><
Aggiornerò non appena sarò libera da questo inferno, promesso.
Nel frattempo, vi ringrazio per seguire la mia storia (se ancora la seguite lol) e mi scuso per l'eterno ritardo :c
Davvero, grazie ancora per la vostra immensa pazienza <3
A presto micetti! :3 (spero)
Lu xx

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Capitolo 5
*** Capitolo 3. ***






Capitolo 3.





"Serperior, vorticerba!"
"Schiva, Emboar!"
Quanto mi era mancato fare sfide con i pokemon!
L'adrenalina che ti sale durante gli scontri, la determinazione negli sguardi dei pokemon e i bellissimi effetti degli attacchi lanciati.
Mentirei se dicessi che non vorrei tornare alla Lega Pokemon e offrire una lotta coi fiocchi agli sfidanti più coraggiosi.
Ma il fatto è che non ci resisterei un minuto, là dentro.
Insomma, proprio in quella stanza è successo tutto: Nardo aveva perso contro N ed era a pezzi, quasi non riusciva a crederci a quello che era appena successo. Non voleva causare l'ascesa del Team Plasma.
Ma N è stato più furbo e lo ha sconfitto.
N, che ci credeva davvero nella liberazione dei pokemon, è rimasto veramente paralizzato dalla rivelazione di suo... no, quel mostro non può essere suo padre.
Non lo avevo mai visto così, senza parole, lo sguardo basso e triste, i pugni chiusi e stretti, come se volesse colpire qualcosa, ma allo stesso tempo non avesse la forza per farlo.
Ho ancora così tante domande da fargli.
Ma ormai, è troppo tardi.
"Emboar, nitrocarica!"
La voce di Touya mi riporta alla realtà. Questo sciagurato mi ha stressato per tutto il tempo, dopo che abbiamo salutato Belle e Komor, perché voleva l'ennesima rivincita contro di me.
"Se sei veramente la campionessa di Unima, non puoi dire di no!"
Odioso.
E adesso siamo in un parco giochi per bambini, proprio dietro alla casa dei nostri amici, quando potrei benissimo essere sotto le coperte, davanti a un caminetto acceso e una tazza fumante di the.
Ma lo ammetto, senza di lui sarei ancora in bagno a piangere.
Anche se, il prossimo che piangerà sarà proprio lui, adesso.
"Serperior, schiva!"
Il mio pokemon si sposta velocemente a sinistra, proprio un istante prima che il corpo di Emboar si scaraventasse contro di lui.
Per ripicca, Serperior usa la sua coda e lancia un colpo con essa sui piedi dell'avversario, così da farlo cadere a terra con uno sgambetto.
Una risatina mi sfugge dalle labbra, così come a Serperior, che mi lancia uno sguardo complice.
"Ehi! Così non vale!" si lamenta Touya, mentre si porta i pugni sui fianchi e gonfia le guance.
Nel frattempo, Emboar si sta rialzando, ma con tutta la neve che gli è finita addosso, è ancora più buffo del suo allenatore.
"Ah ti piace ridere, eh?" mi richiama ancora Touya, mentre io mi tengo la pancia per le risate.
"Si può dire che il tuo pokemon di tipo fuoco si sia un pochino... raffreddato!" e torno a ridere, insieme a Serperior.
"Voi due siete davvero una coppia di arpie!"
"Woah!"
Un coro di vocine dietro di noi ci fa voltare e sorridere.
Due ragazzini, un maschio e una femmina, se ne stanno lì impalati, con la boccuccia semiaperta, a guardare i nostri pokemon come se fossero star di Pokewood famosissime.
La cosa mi fa ridacchiare.
"Ciao!" esclamo, avvicinandomi a loro, facendo un gesto a Serperior in modo che anche lui mi seguisse.
I loro occhi diventano ancora più grandi, quando il pokemon è a un passo da loro.
"Acciderbolina! Questo sì che è un Serperior!" esclama il ragazzo, portando in avanti le mani per toccarlo.
La ragazza, invece, si stringe tra le spalle, aumentando la stretta attorno al suo Snivy, che noto solo ora.
Le sorrido, mentre allungo la mano per dare un buffetto al suo pokemon.
"Sono sicura che anche il tuo Snivy diventerà forte come il mio, sai? A quanto vedo, gli vuoi tanto bene e anche lui te ne vuole. E questo è il primo passo per diventare un ottimo allenatore!"
Alle mie parole, il sorriso torna subito sulle labbra della ragazza, insieme ad un timido "Grazie!".
"Io invece ho scelto Tepig, perché si sa, i pokemon di tipo fuoco sono i più forti!" interviene il ragazzo, mettendosi una mano sul petto, mentre il suo compagno si ruzzola nella neve accanto a lui.
Stavo per dire qualcosa, quando Touya mi precede.
Con una cavolata.
"Così si parla, ragazzo! E vedrai che bestione diventerà quel Tepig, come il mio Emboar! E sarete inarrestabili!" esclama, battendo il cinque a quello che sembra il suo fratellino.
In effetti, noto una certa somiglianza tra di noi, è come se stessi guardando la me di due anni fa, quando avevo appena iniziato il mio viaggio, con la voglia di spaccare il mondo e volare sempre più in alto.
Sbuffo, mantenendo però un sorriso.
"Infatti si è visto come il tuo mega pokemon abbia ruzzolato nella neve." commento, ricevendo una linguaccia da parte di Touya e una risatina dalla ragazza accanto a me.
Mi avvicino al suo amico poi, chinandomi e mettendo una mano sulla sua spalla.
"Il tipo dei pokemon non stabilisce la sua forza, sai? Perfino un pokemon di tipo normale potrebbe essere il più forte del mondo e addirittura sconfiggere uno di tipo lotta. La forza del tuo pokemon dipende solo da te e dal legame che stabilisci con lui. Lo capirai con il tempo." gli sorrido, tornando accanto a Touya.
"Oppure no e rimarrai un citrullo come lui." concludo, tirando un buffetto sulla sua guancia.
"Ehi!" esclama irritato, strofinandosi il viso, facendo ridere i due ragazzi.
"Oh eccovi finalmente!"
Un'altra giovane voce attira la nostra attenzione e fa voltare i due principianti.
"Toni!" esclama il ragazzo, facendogli un gesto con la mano.
Ma l'altro lo ignora completamente, troppo impegnato a inveire contro i suoi amici.
"Avete idea di quanto vi abbia aspettato davanti al varco? Pensavo aveste addirittura cambiato idea!"
Ridacchio sotto i baffi, portandomi una mano davanti alla bocca.
Quel modo di fare, un po' da capetto del gruppo e l'espressione perennemente infastidita mi ricorda moltissimo Komor. Anche lui il primo giorno ci ha regalato una bella strigliata, solo perché avevamo 'perso tempo' facendo delle lotte tra di noi con i nostri nuovi pokemon.
La mia risata arriva però alle orecchie del ragazzo dai capelli blu, che alza lo sguardo su di me, pronto a tornare all'attacco.
Ma non lo fa, anzi, spalanca gli occhi e fa un passo indietro.
Che c'è? Ho qualcosa sulla testa?
"M-ma t-t-tu sei..." inizia a balbettare, provocando confusione in tutti noi.
"Ma che ti prende Toni?" ridacchia il suo amico, facendo sorridere anche me e Touya.
Toni è rimasto impalato, con gli occhi e la bocca spalancata e l'indice puntato verso di me, come se fossi un alieno strano.
"Dai Toni, smettila! Non è carino da parte tua fare così!" esclama la ragazza, lanciandomi un'occhiata di scuse.
"M-ma voi... Non sapete chi è lei?" riprende Toni, abbassando il dito.
I due ragazzi mi guardano e poi si scambiano un'occhiata, per concludere con un "No.".
"Santo Arceus! Ma dove vivete?!" esclama il loro amico, portandosi davanti a me.
Io e Touya ci guardiamo, entrambi con un sorriso sulle labbra.
"Ti prego di perdonarli, loro vivono con la testa fra le nuvole." mi dice Toni, lanciando un'altra occhiata di rimprovero ai suoi amici dietro di lui.
"Non c'è bisogno di scusarsi." rispondo, non riuscendo a trattenere una risata.
"Oh sì invece!" e il ragazzo si volta, indicandomi con la mano.
"Come fate a non sapere che lei è Touko White, la campionessa di Unima?"
Giuro, avrei voluto avere una videocamera per registrare le espressioni dei due ragazzi di fronte a me.
Touya, infatti, scoppia a ridere senza ritegno, vedendo le loro facce sbiadire e la loro bocca spalancarsi.
"C-campionessa?"
 
 
 
 
 
La neve ha iniziato a scendere mentre mi dirigo verso Zefiropoli, facendo in modo che lasci le mie impronte su di essa.
Mi stringo nella giacca che quella gentile signora mi aveva saggiamente infilato nello zaino, senza che io me ne accorgessi e forse è stato meglio così.
Accanto a me, invece, Zoroark saltella allegro qua e là, catturando con la lingua i fiocchi di neve che cadono.
"Dì un po', non ti è bastato tutto quello che hai mangiato a pranzo?" chiedo retorico, ridacchiando vedendo il mio pokemon farmi la linguaccia.
Abbiamo fatto tappa al famoso ristorante a Levantopoli, dove i tre ex capopalestra ci hanno preparato uno spuntino coi fiocchi.
E che spuntino, dopo tutto quello che ho mangiato, potrei benissimo andare in letargo. Ma di certo ne è valsa la pena, era tutto buonissimo.
Inoltre, Spighetto mi ha trattenuto alcuni istanti, solo per poter vedere più da vicino i miei capelli e analizzarne il colore, scommettendo con i fratelli a quale colore di the assomigliasse di più.
Tipi strani, quelli.
"Se sono strani loro, tu cosa sei?"
Zoroark interrompe i miei pensieri, o almeno pensavo fossero pensieri.
A quanto pare devo aver pensato a voce alta.
"Insomma..." continua il mio amico "... quale persona sana di mente lascia la sua anima gemella, quando potrebbe vivere con lei tutta la sua vita?"
Roteo gli occhi, sbuffando.
"Mi spieghi perché ogni santa volta che parliamo devi sempre tirare fuori questo argomento?" chiedo, lievemente irritato.
Zoroark si limita ad alzare le spalle.
"Perché è la verità. Sei un idiota."
Ecco, ora passiamo alla fase successiva, ovvero gli insulti.
"Smettila."
"Non puoi negarlo, N. Hai fatto una mossa davvero stupida."
"Sì, lo so, me lo dici ogni volta." sbuffo, ma sorrido subito, felice di vedere il varco che precede la città.
"Già, ma nonostante ciò, tu sei ancora convinto di aver fatto la cosa giusta."
Mi fermo, voltandosi verso il mio pokemon ed estraendo dalla cintura la sua pokeball.
"Pensi che rinchiudermi lì dentro possa fermarmi dall'insultarti?" continua, lanciandomi uno sguardo di sfida.
"Purtroppo no, ne sono consapevole che andrai avanti ancora per un bel po'. Ma per il momento..." schiaccio il pulsante sull'oggetto rotondo, che subito si apre ed emette una luce rossa, che va a circondare Zoroark.
"...la chiudiamo qui." e rimetto la pokeball insieme alle altre.
Riprendo a camminare, facendo i passi necessari per raggiungere il varco, beandomi del silenzio che fino a poco fa era impensabile.
So che Zoroark ha ragione, so che ho agito da vigliacco, ma ne avevo bisogno. Non avrei mai capito i miei sentimenti se non me ne fossi andato, di questo ne sono sicuro.
Saluto cordialmente la guardiana del varco, per poi tornare all'aria aperta, trovandomi subito circondato dalle case color mattone, tipiche di Zefiropoli.
Muovo alcuni passi tra le vie, ricordando subito la posizione del centro pokemon e quella del bar, all'estremità della città.
Ma più di tutto, mi ricordo del museo.
Ed è proprio qui che mi fermo.
Qui è avvenuta la prima rapina del Team Plasma, il famoso teschio che si pensava fosse adatto al piano, che prontamente Touko aveva salvato.
Mi ricordo di averla trattenuta, proprio qui davanti, per poter dare tempo agli altri di scappare.
La nostra seconda lotta.
Nel giro di pochi giorni era cresciuta tantissimo, così come la sua squadra.
La determinazione nei suoi occhi chiari non la dimenticherò facilmente.
Diventava fastidiosamente testarda quando doveva fermare il Team Plasma e non ha fallito una volta.
Ho sempre ammirato il suo coraggio e la sua volontà.
No, ho sempre ammirato lei, in tutto e per tutto.
La sua solarità e gentilezza che si trasformavano subito in forza e potenza, facendola diventare un'altra persona.
Sorrido, pensando a lei e guardando un'ultima volta il museo davanti a me.
Lei è semplicemente fantastica.
Riprendo a camminare, portando le mani in tasca, diretto verso il centro pokemon, quando una voce mi fa fermare.
"Ehi tu, principino!"
Mi volto, piuttosto sorpreso di risentire questa voce.
Aloé è ferma sulla soglia del suo museo, con le mani sui fianchi e un sorriso sulle labbra.
Sempre la solita, penso tra me e me.
"Finalmente ti sei deciso a tornare!" continua lei, muovendo alcuni passi in avanti per raggiungermi.
Nonostante non avessi voglia di ripescare il mio passato, non mi muovo e aspetto che la donna si avvicini.
"Dove sei stato per tutto questo tempo?"
Alzo le spalle.
"In giro."
"Ma va? Certo che non sei cambiato di una virgola!" esclama, dandomi una pacca sulla spalla, talmente forte che mi fa piegare leggermente in avanti.
Questa donna è forte quanto un Machamp!
"Sei venuto a riprenderti Touko?"
A quelle parole, i miei occhi si allargano e la bocca si apre appena, come se mi avesse colto in flagrante.
Infatti, Aloé ridacchia, capendo di aver fatto centro.
"Era ora, ragazzo! Non sai per quanto ti ha cercato quella creatura!" esclama, scuotendo la testa.
"L'avrò vista correre davanti al museo almeno una decina di volte, avanti e indietro, senza tregua. È proprio una testona, in questo vi assomigliate proprio!"
Sorrido al suo commento, abbassando lo sguardo.
"Ti ha... mai detto niente su di me?" riesco a chiedere, mandando giù il groppo che improvvisamente mi si era formato in gola.
È sempre così, quando si parla di lei.
Aloé torna a ridere.
"Hai voglia! Mi ha raccontato talmente tante cose che ormai ti conosco come un figlio!" esclama, dandomi un'altra pacca sulla spalla.
Ahia.
Mentre mi massaggio il punto colpito, la donna si fa improvvisamente seria, guardandomi attentamente negli occhi.
"Hai più saputo niente su tuo... ehm... Ghecis?"
Al sentire quel nome, la mia testa si abbassa, quasi automaticamente.
Stringo i pugni lungo i fianchi, mentre provo a controllare la voce.
Non l'ho ancora perdonato, non lo farò mai.
"No. Ho tagliato ogni tipo di rapporto che avevo con il Team Plasma durante questi anni. Dopo quello che è successo al castello, non ne ho più voluto sapere niente."
Tengo lo sguardo fisso sui miei piedi, ma sento comunque gli occhi di Aloé fissi su di me.
Poi, accade l'inaspettato.
Due braccia si stringono intorno a me, tirandomi in avanti di alcuni passi.
Mi ci vuole un attimo, prima di capire che è stata Aloé a farlo.
E quando lo capisco, un caldo insopportabile si espande sulla mia faccia.
"Aloé?"
"Mmh?"
"C-che stai facendo?"
"Si chiama abbraccio, N."
Roteo gli occhi.
Sono stato cresciuto dai pokemon, non dai dinosauri!
"Lo so che cos'è, perché lo stai facendo?" dico, un po' troppo velocemente, provocando una risata alla donna.
"Te l'ho detto che sei come mio figlio, no?"
Mi ammutolisco, stringendo ancora di più i pugni lungo i fianchi e cercando di controllare il rossore sul mio viso.
Che razza di giustificazione è?
Tutto questo è davvero imbarazzante.
Per fortuna ho fatto tornare Zoroark nella pokeball, o mi avrebbe preso in giro a vita.
"Aloé?" riprovo.
"Che c'è?"
"Potresti lasciarmi adesso?"
La presa intorno a me si affievolisce e il viso sorridente della ex capopalestra torna davanti a me.
"Ti senti meglio?"
La guardo confuso.
Veramente sono molto in imbarazzo, ma...
"Diciamo di sì."
"Bene! Se avrai bisogno di un altro abbraccio, sai dove trovarmi!" esclama contenta, prima di voltarsi e tornare nel museo.
Che donna strana. L'ho sempre detto, io.
Rimango fermo per qualche secondo, per poi riprendere il cammino verso il centro pokemon.
Mi abbraccia e poi non mi dice nemmeno ciao?
Sono strane le donne.
Un rumore alla mia destra mi fa voltare immediatamente, trovandomi faccia a faccia con Zoroark.
Sbuffo.
"Quante volte ti ho detto di non uscire dalla pokeball?" chiedo retorico, mentre mi chino a recuperare l'oggetto.
"Non osare fare la predica a me! Hai visto quello che è appena successo? Ti lascio da solo per dieci minuti e tu vai con la prima che passa?"
"Non è la prima che passa, è Aloé! E poi è stata lei ad abbracciarmi!" ribatto, senza evitare di tornare rosso sulle guance.
Zoroark mi osserva con un ghigno, mentre riprendiamo a camminare.
"Mmh. E allora perché sei tutto rosso?"
Mi porto le mani sul viso, coprendomi le zone arrossate.
"Ti odio."
"Nah non è vero! Altrimenti mi avresti lasciato in quel tugurio che tu chiami castello."
Sospiro per l'ennesima volta, lasciandogliela vinta, visto che ha ragione. Come al solito.
"Ecco! Così dovrebbero funzionare i dialoghi tra me e te: io vinco le discussioni e tu accetti la tua sconfitta in silenzio."
"Se non stai zitto non ti pettino il pelo stasera." dico, entrando finalmente nel centro pokemon.
"Ow non puoi farmi questo!"
 
 
 
 
 
Il rumore dei miei passi riecheggia per tutto il corridoio, lungo e stretto, della fregata.
Muovo un piede dopo l'altro, creando un ritmo lento e pacato, che non rispecchia per niente l'agitazione che ho dentro.
Non devo fallire.
Non posso.
Tutto deve andare secondo i piani.
Non avrei motivo di preoccuparmi, visto che l'operazione più pericolosa è già stata portata a termine con successo.
Ma se non mi preoccupassi, non sarei me stesso.
Rimango impassibile, però, cercando di mostrarmi il più calmo e serio possibile, soprattutto perché non voglio aumentare l'agitazione che hanno spudoratamente i paggi accanto a me.
Non mi sembra il caso, almeno non ancora.
Arrivo finalmente a destinazione.
Busso due volte sulla porta di legno e subito la fessura che sta al centro di essa si apre.
"Oh! Buonasera, capo!" esclama la recluta all'interno della stanza, una volta avermi riconosciuto.
La fessura si richiude e si sente un rumore metallico, segno che la serratura è stata aperta.
Spingo la porta in avanti e un sorrisetto si forma sul mio viso, inespressivo fino a pochi secondi fa, alla visione che ho davanti.
"Finalmente ho l'onore di conoscerla!" esclamo, sedendomi dietro alla mia scrivania, mantenendo un'espressione soddisfatta.
Prima che iniziasse il colloquio, squadro velocemente la stanza, per poi fare un segno alle reclute presenti.
"Chiudete la porta. E fate in modo che non ci siano interruzioni."















Alohaa <3

Sono tornata sana e salva :3
Non sono ancora del tutto finiti gli esami (manca l'ultimo), ma vi ho fatto aspettare abbastanza.
Aluuura, passando al capitolo, sì, c'è molta carne al fuoco qui.
E avete visto? Aloé è un membro della ferriswheelshipping LOL
Poipoi, che mi dite degli ultimi personaggi? Secondo voi chi sono?
Si accettano scommesse :D
Vi ringrazio come sempre di leggere la mia storia e, se vi va, ditemi cosa ne pensate :3
Alla prossimaaaaa! <3
Lu xx

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