SoLe & LuNa ~ Indimenticabili momenti di Rinalamisteriosa (/viewuser.php?uid=52428)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un sorriso meraviglioso/A wonderful smile ***
Capitolo 2: *** At the beginning/All'inizio di tutto ***
Capitolo 3: *** Nomi/Names ***
Capitolo 4: *** Delusione ***
Capitolo 5: *** Waltz of the flowers/Valzer dei fiori [Accenno NejiHina] ***
Capitolo 6: *** Coraggio/Courage ***
Capitolo 7: *** First kiss/Primo bacio ***
Capitolo 8: *** SPECIAL: Halloween party [NaruHina e ShikaTema version] ***
Capitolo 9: *** Seconda parte ***
Capitolo 10: *** Terza parte ***
Capitolo 11: *** Quarta parte ***
Capitolo 12: *** SPECIAL: Tre dolci momenti natalizi ***
Capitolo 13: *** Restaurant {For Naruto's Birthday} ***
Capitolo 14: *** Seconda parte ***
Capitolo 15: *** .:.Dolce quel ricordo di noi.:. ***
Capitolo 16: *** Chiarimento al museo / Explanation at Museum ***
Capitolo 17: *** Two Pillows/Due cuscini ***
Capitolo 18: *** Di Disegni E Colori ***
Capitolo 19: *** Le parole essenziali ***
Capitolo 20: *** Di ogni mio sorriso cattura l'essenza e poi donala al mondo ***
Capitolo 1 *** Un sorriso meraviglioso/A wonderful smile ***
new
Un
sorriso meraviglioso
A
wonderful smile
(flashfic
- 196 parole, titolo escluso)
“Mi
passi quel kunai, per favore?”.
Naruto
Uzumaki, otto anni, occhi azzurri vispi e speciali, capelli biondi ribelli e
arruffati, le aveva appena rivolto educatamente questa semplice domanda, dopo
che la piccola arma appuntita era caduta affianco all'albero in cui soleva
nascondersi per assistere silenziosa al suo allenamento
ninja.
Così
Hinata era stata scoperta e la bambina mora dagli occhi indefinibili si ritrovò
ad arrossire vistosamente e a emettere un flebile sì, mentre si chinava a raccogliere dal terreno il kunai
in questione.
Il
cuore le batteva forte e il battito si fece più intenso quando le loro manine si
sfiorarono per una frazione di secondo.
“Grazie
mille!”.
Non
ci poteva credere: il bambino che ammirava tantissimo - più di chiunque altro -
l'aveva appena ringraziata, sfoggiando un sorriso
meraviglioso.
Raggiante
e splendente come il sole.
Maledisse
dentro sé la tremenda timidezza che le impediva di spiccicare parola e si limitò
a fargli un cenno di saluto, ancora rossa in volto, e a correre via dal
verdeggiante boschetto.
Poi
sorrise anche lei, invasa dal contagioso buonumore di Naruto che, frattanto, si
grattava la testa, perplesso nella sua infantile ingenuità, vedendola sparire
dietro un cespuglio in fiore.
.:.Per
Roberta.:.
Ciao
cara!
Innanzitutto,
buon compleanno! ^O^
Ecco
la prima parte della mia sorpresa per te:
è
breve, ma spero ti piaccia ugualmente.
Spero
inoltre che l'ispirazione non mi tradisca e che mi permetta di far durare il più
possibile questa raccolta, un omaggio a Naruto e agli splendidi personaggi che
popolano questo anime/manga fantastico.
Un
umile tributo al NaruHina!!! *O*
Ti
faccio ancora tanti auguri... e non osare dire che non meriti tutto questo!
XD
Poi
vorrei ringraziare chi ha commentato la drabble NaruHina “Finalmente...
ti amo”:
oddio, era triste e non mi aspettavo tanti commenti! *_* Grazie!
Inoltre,
ringrazio chiunque passerà di qui.
Commenti,
consigli e critiche sono sempre bene accetti se spronano a
migliorare.
Bacioni,
Rinalamisteriosa
^^
|
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Capitolo 2 *** At the beginning/All'inizio di tutto ***
At the beginning
All'inizio di tutto
(one-shot - 918 parole)
[And life is a road that I wanna keep going
Love is a river, I wanna keep flowing
Life is a road, now and forever, wonderful journey
I'll be there when the world stops turning
I'll be there when the storm is through
In the end I wanna be standing
At the beginning with you.
E la vita è una strada
che io voglio continuare a percorrere
L'amore è un fiume,
voglio continuare a navigarlo
La vita è una strada,
ora e per sempre, un viaggio meraviglioso
Sarò lì quando il
mondo smetterà di girare
Sarò lì quando la
tempesta starà infuriando
Alla fine voglio
restare
All'inizio di tutto
con te.
At the beginning (Anastasia OST) - Richard Marx e Donna Lewis]
***
*Hinata
POV*
Diventare Hokage
ed essere finalmente accettato, stimato e rispettato da tutto il Villaggio di
Konoha.
Questo è il
grande sogno a cui da sempre miri, un sogno che insegui con costanza e impegno
per ogni giorno della tua vita.
Ricordo
chiaramente, come se fosse ieri - e come potrei dimenticarlo? -, la prima
volta che riuscii ad avvicinarmi a te.
Avevi sei anni e
stavi seduto su una panchina qualsiasi dell'unico parco giochi di
Konoha.
Facevi
ciondolare avanti e indietro le esili gambe e osservavi gli indifferenti
passanti con occhi vacui, tristi, incompresi.
Probabilmente
avevi le braccia doloranti per i pressanti allenamenti con i kunai e con gli
shuriken, perché le tenevi adagiate a peso morto sulla superficie levigata della
panchina. Le tue piccole mani e il tuo dolcissimo viso recavano graffietti
evidenti; i tuoi capelli biondi e arruffati erano sporchi di terra; i tuoi
bellissimi occhi azzurri si sforzavano di trattenere le lacrime della fatica,
della stanchezza e dell'emarginazione.
Sì, proprio
così. Dell'emarginazione.
Tutti sapevano
del potentissimo e devastante demone sigillato dentro di te, nel tuo corpo, e
hanno cominciato ad additarti come mostro, a ignorarti, a trattarti
male.
Ti ho sempre
visto da solo in quel periodo buio: non c'era
nessuno disposto a farti compagnia, a giocare con te, a tenderti una mano calda
e confortante, ad ascoltare i tuoi sfoghi e la tua sofferenza
repressa.
Dovevi tenere
tutto dentro, sopportare, andare avanti comunque, perché lasciarti prendere
dallo sconforto, dal dolore, dalla rabbia che la solitudine arrecava con sé
avrebbe comportato la tua sconfitta, la tua resa
definitiva.
No.
Tu non volevi e
non hai mai voluto arrenderti: questa è una parte di te che io ho sempre
ammirato.
Una delle tante,
a dire la verità.
Io ammiro e amo
tutto di te, Naruto.
Tutto.
Per me tu non
sarai mai un mostro ma un eroe, un ragazzo coraggioso e leale che si rialza
tutte le volte che cade e che non si arrende mai.
Quando ti vidi
per la prima volta era una bella giornata di sole, l'ideale per fare una
passeggiata.
Infatti io,
piccolina, mi trovavo a passeggio con mio padre Hiashi. E io, da dietro le sue
gambe, timida e imbarazzata, ti scorsi inginocchiato in mezzo alla strada, in
lacrime.
Era ingiusto, mi
si strinse il cuore in quel momento e sentivo il bisogno irresistibile di
piangere insieme a te.
Nemmeno la mia
vita è stata tutta rose e fiori, a pensarci
bene. Ho avuto anch'io i miei problemi e li ho tuttora.
Mio
padre - e con lui tutto il clan Hyuuga - si aspettava grandi cose da me, esigeva
il meglio, ma io non ero mai all'altezza delle aspettative della mia
famiglia.
Il
mio impegno sembrava sfumare di fronte alla loro superbia, alla loro sfrontata
sicurezza.
Io
non sono superba, forse l'unica degli Hyuuga a non esserlo mai
stata.
Quando
finalmente trovai dentro di me un barlume di coraggio per avvicinarmi cauta alla
tua panchina, io lo feci.
Appena
t'accorgesti della mia placida presenza, strofinasti gli occhietti lucidi con i
dorsi delle mani, serrando le labbra in una smorfia ostinata a trattenere il
pianto.
Non
volevi mai mostrarti debole, né davanti a me né davanti alla gente che passava
fingendo che tu non esistessi.
Io
non arrivavo a comprenderli, mi rifiutavo intimamente di appoggiarli nella loro
ipocrisia.
Io
continuavo a guardarti e non trovavo niente di sbagliato in te.
Niente!
Eri
perplesso e stupito, ma sentivo che in fondo ti faceva piacere che io avessi
compiuto questo grande passo.
Accennasti
un sorriso quando io bisbigliai un timoroso e balbettante “ciao”, che
ricambiasti subito.
La
tua espressione era mutata, appariva leggermente più serena, più
viva.
Che bello!
Sono riuscita
nel mio intento, allora.
Purtroppo
udii mio padre richiamarmi a gran voce, e a malincuore sciolsi il nostro
contatto visivo e voltai le spalle, tornando da lui, alla nostra passeggiata
pomeridiana.
Non li ho più
dimenticati, quei brevi istanti.
***
Il giorno e la
notte, il sole e la luna.
Come noi,
diversi e complementari.
Ti sono stata
vicina dal principio e continuerò a esserci, percorrendo silente la mia strada,
che corre parallela alla tua.
E aspetterò...
Aspetterò fino a quando le nostre strade non si intersecheranno, per volere del
destino o per un altro fattore misterioso, finché non ti accorgerai finalmente
di me.
Finché non
sonderai i miei sentimenti, l'inspiegabile eppure bellissima sensazione di
gioia, di calore e di imbarazzo che mi solletica la tua presenza, anche da
lontano.
Sarò come la
luna che rischiarerà in disparte il tuo viaggio verso la giusta maturità per
diventare l'Hokage migliore di tutti.
E allora,
ripensando all'inizio di tutto, se mi domandassero improvvisamente cosa mi
piacerebbe cambiare del mio passato, risponderei che non avrei desiderato una
vita migliore di questa, per quanto intricata essa sia.
O non ti avrei
conosciuto, o non saresti stato il mio esempio da seguire nelle difficoltà,
nelle incertezze.
Il mio modello
di vita.
Non mi importa
di ciò che dice la gente: sii te stesso,
incondizionatamente.
Non cambiare
mai, Naruto-kun.
Oggi le cose
stanno migliorando, per entrambi.
Tu sei diventato
un ninja e hai trovato degli amici che ti vogliono bene, che ti
capiscono.
Io ce la sto
mettendo tutta, e grazie ai preziosi consigli di Kurenai-sensei, grazie ai miei
compagni di squadra che mi sostengono e che mi aiutano con gli allenamenti, ho
smesso di sentirmi una nullità.
E lo devo solo a
te, Naruto. Lo devo al ragazzo speciale che sei diventato... e all’uomo che un
giorno diventerai.
FINE
Oddio!
*O* Non mi aspettavo che la prima vi sarebbe piaciuta così tanto,
davvero!
Sono
felicissima, e contrariamente a quanto pensavo, mi hanno detto che anche questa
one-shot è bellissima. Perciò eccola qui ^^
È
la mia personale analisi sui pensieri di una Hinata dodicenne che ripensa ai
primi incontri con Naruto.
Ho
usato quella citazione (il ritornello di una canzone che adoro) perché la vedo
bene con questi due adorabilissimi personaggi! *_*
Ringrazio
tutti quanti dal profondo del cuore! Appena potrò aggiornerò
sicuramente!
Per
Roby:
La sorpresa finisce qui. Grazie di tutto, cara! *_* Adoro le tue storie, era il
minimo che potessi fare per te! E sono felicissima per tutte le dediche che stai
ricevendo oggi: hai visto? *_*
Un
grazie speciale anche alla mia gemellina, che mi incoraggia in tutto quello che
faccio.
Bacioni!
Una
felicissima Rinalamisteriosa (*_*)
|
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Capitolo 3 *** Nomi/Names ***
Nomi
Names
(flashfic
- 330 parole, titolo escluso)
“Cosa leggi di
bello?”.
Il bambino la
sorprese da sola sopra all'altalena immobile, con un tomo di dimensioni medie
appoggiato sulle gambe e la testa china a leggerlo.
Alla sua domanda
improvvisa, la piccola Hinata sussultò, riconoscendolo e arrossendo
appena.
“U-un libro sul
significato dei nomi. Me l'ha d-dato ieri mio padre”.
Naruto si
sedette sull'altra altalena, sorridendole meravigliato.
“Davvero?! Che
forza! Posso sapere il significato del mio?”.
“C-certo!”
rispose lei.
Sfogliò le
pagine ingiallite con mano tremante, fino ad arrivare alla lettera
N.
“Il tuo nome...
È la rondellina che si mette nel ramen”, lesse.
“Oh! Adesso
capisco perché il ramen mi piace così tanto!” esclamò concorde Naruto,
dondolandosi aggrappato alle corde dell'altalena.
“E il
tuo?”.
“C-cosa?!”.
“Non sei curiosa
di sapere cosa significa il tuo?” le chiese, mantenendo il sorriso sulle
labbra.
Hinata sorrise
impercettibilmente.
Sì, un po' di
curiosità l'aveva.
Scorse le pagine
all'indietro, e quando arrivò alla lettera H fece scorrere il dito fino a
trovare il proprio nome.
“Hinata... vuol
dire...” si fermò, confusa e spiazzata.
Davvero aveva
quel significato?
“Vuol dire?”
ripeté Naruto, incoraggiandola a proseguire.
“Portatrice di
raffinatezza ed ele-eleganza...” mormorò, più a se stessa che a lui, ma il
bambino riuscì comunque a cogliere l'ultima parola.
E gli parve più
che azzeccata.
“Beh, di cosa ti
stupisci? Un nome così bello doveva per forza avere un significato del genere”.
E annuì,
convintissimo di ciò che aveva appena affermato.
Poi abbandonò
l'altalena ciondolante con un balzo e si piazzò con le mani in tasca davanti
alla morettina, che a quel complimento aveva chinato il capo, diventando ancora
più rossa.
“Adesso mi è
venuta un'inspiegabile voglia di ramen. Mmh! Ti và di accompagnarmi,
Hinata?”.
Hinata... il suo nome,
pronunciato dalle labbra spontaneamente tenere del biondino, acquistava maggior
valore per una come lei.
Chiuse il libro
che aveva reso la sua giornata più lieta e speciale e gli tese timorosa una
mano, mano che il bambino afferrò prontamente, trascinandola con sé in direzione
dell'Ichiraku Ramen.
***
Rieccomi
qua! XD
Ho
approfittato del fatto che oggi è il mio onomastico per ispirarmi e trarne
questa flashfic.
Sono
ancora Naruto e Hinata bambini, sì! *_* Io li adoro, che siano piccoli oppure
grandi per me non fa differenza.
Ringraziamenti:
Lily
Evans 93 - Grazie! ^O^
shurei - Grazie gemi! Doppiamente grazie, sia per il commento che
per il significato dei nomi che mi hai fornito. Senza il tuo contributo, non
avrei mai scritto questa flashfic *_* ti voglio
bene!
reds92 - Grazie ^^
valerya90 - Nee-chan! ^O^ Sei gentilissima come sempre. Grazie di
seguirmi: so che sei per le SasuNaru (O.o come fai?), ma sono davvero felice di
trovarti pure qui... Baci! XD
valehina - Gentilissima pure tu! *arrossisce* Grazie, davvero! Come
carattere sono una via di mezzo tra quello di Hinata e quello di Naruto, quindi
posso capirli *_*
Che
ne pensi di questa?
Shatzy - Ci sei anche tu! *_* Carissima, grazie di essere passata.
Ho sempre meno tempo per scrivere, causa esami che incombono. >.< Uffina!
E
voialtri? Cosa ne pensate? *_*
Alla
prossima! (Spero al più presto X°°D)
Bacioni,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 4 *** Delusione ***
Noticina
iniziale:
Questa è la prima AU della raccolta. Qui Naruto e Hinata hanno
vent'anni.
Delusione
(flashfic,
AU – 500 parole, titolo escluso)
“Ah, eccoti!
Allora? Com'è andata?” le domandò Naruto, amico d'infanzia e promettente
giocatore di basket nella squadra del College che frequentavano
insieme.
Hinata chiuse la
porta in cui si era tenuto l'esame di scienze naturali, la testa china e lo
sguardo indecifrabile.
Voleva piangere,
sfogarsi, rigettare tutte le lacrime amare che premevano con insistenza per
cadere, per abbandonare finalmente i suoi occhi chiari e
opachi.
Giornate intere
a studiare sodo, a ripassare ad alta voce con l'aiuto disinteressato della
sorella o - nel caso Hanabi non era disponibile - con il
cugino.
Giornate spese
tra i libri della sua prima materia del primo anno, e inesorabilmente
sprecate.
Sarebbe infatti
dovuta andare bene, ma dopo essere entrata in quell'aula fredda, essersi seduta
con le mani acciambellate in grembo e con gli occhi rigidi dei due esaminatori
puntati addosso, l'ansia e il nervosismo avevano preso il sopravvento e a
malapena era riuscita a rispondere a tutte le domande senza incepparsi o
fermarsi per degli improvvisi vuoti di memoria.
Esito:
bocciata.
Dannazione!
Dannazione a lei
e alla propria timidezza!
Che cosa
avrebbero detto adesso i suoi parenti?
Che cosa avrebbe
pensato il ragazzo di fronte a lei, che si era gentilmente offerto di
accompagnarla, che aveva aspettato fuori dalla porta e che continuava a fissarla
attendendo fiducioso una risposta?
[Perché le
andava sempre tutto male?
Perché si
sentiva uno schifo?
Perché era
condannata alla delusione?]
Con tale stato
d'animo chiunque sarebbe scappato via, incapace di affrontare l'argomento;
infatti è quello che fece subito.
Adesso il sole
poteva anche pensare male, tanto la luna non sarebbe mai
cambiata.
Vani i suoi
tentativi di migliorare, di autoconvincersi che un giorno sarebbe andato tutto
bene.
Ma quando?
Quanto doveva
aspettare ancora per quel giorno?
La sua corsa fu
interrotta dopo aver svoltato rapidamente il lungo corridoio: una mano più
veloce di lei le aveva afferrato il polso, costringendola a voltarsi, a
specchiare i suoi occhi lucidi, tristi e desolati in quelli azzurri, risoluti e
vivaci del biondo.
“Hinata,
allora?” le richiese, a tono sicuro. “Ho capito che è andato male, ma non puoi
andartene così, senza raccontarmi cosa è successo!”.
“Na-Naruto...
io...” balbettò la mora, singhiozzando.
“Avanti,
parlamene. Dopo ti sentirai sicuramente meglio”, la
incitò.
Dispiaciuto, le
liberò il polso destro e con la stessa mano scostò una ciocca sbarazzina dalla
fronte pallida della ragazza, mentre lei si passava le dita sugli occhi umidi e
si accasciava per terra, schiena contro il muro e capo perennemente
abbassato.
Si sfogò piano,
timidamente e con il pessimismo del momento.
Parlò a lungo
Hinata, tra sussurri e singhiozzi liberatori, consapevole che Naruto le sarebbe
rimasto accanto e non si sarebbe allontanato senza averla ascoltata, consolata,
incoraggiata e spronata a non arrendersi mai.
Le fece capire
che si trattava del primo esame, che non era la fine del mondo, che l'avrebbe
ripetuto con più sicurezza e tranquillità.
La loro amicizia
era speciale e, ancora una volta, le stava dando la forza per andare
avanti.
Come avrebbe
fatto senza di lui?
Questa
flashfic di 500 parole esatte (ultimamente dedico poco tempo alle mie adorate
storielle ç_ç) nasce da uno sfogo personale che l’ispirazione ha concretizzato
in una vicenda - più o meno - inventata.
Perciò
se questa non vi è piaciuta come le altre o non vi è sembrata abbastanza IC, se
non avete capito niente per la mia incapacità di spiegare dettagliatamente come
stanno le cose (X°°D), cercherò di rifarmi la prossima volta, di farmi ispirare
da aspetti positivi (e romantici *O* arriveranno anche quei momenti, non
temete!)
Bene.
Adesso
vi lascio… magari questa AU avrà un seguito, tutto dipenderà dal mio umore e
dall'ispirazione. (Non vedo l’ora di uscire da questo periodo impegnativo
=.=)
Ne
approfitto per ringraziare tutti quelli che mi seguono: chi legge, chi commenta,
chi aggiunge la raccolta tra i preferiti o tra le seguite.
GRAZIE
DAVVERO!
Bacioni,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 5 *** Waltz of the flowers/Valzer dei fiori [Accenno NejiHina] ***
Autore:
Rinalamisteriosa
Titolo della
fic: Waltz of the
flowers/Valzer dei fiori
Brano scelto: Waltz of the flowers (dal “Nutcracker Suite” di Tchaikovsky)
Rating: verde
Genere: generale,
sentimentale
Avvertimenti: AU,
one-shot
Noticina: Consigliato
l'ascolto del brano, ma potete anche leggerlo senza ^^ si capisce
comunque.
I personaggi
trattati non mi appartengono e hanno dai diciannove ai vent'anni.
Waltz of the flowers
Valzer dei fiori
(One-shot,
AU)
Procedeva a
piedi nudi, indosso una lunga veste candida come la neve con il corpetto che
aderiva perfettamente al corpo dalla pelle lattea, attraverso un ponte di pietra
sopra un fiume dall'acqua cristallina.
Ma lei non stava
realmente osservando l'ambiente circostante di quel pomeriggio inoltrato con gli
occhi chiari. Lei pensava, mentre i piedi la guidavano
autonomi.
I suoi pensieri
vorticavano attorno a due figure costanti, due importanti nuclei vitali senza i
quali non avrebbe avuto la forza di vivere in una realtà dove la timidezza era
adocchiata principalmente come un difetto.
Nel cuore un
bivio che s'intersecava in due strade, due scelte totalmente
opposte.
Neji o Naruto?
Il primo era un
genio musicale, un vero talento, un giovane e promettente direttore d'Orchestra
laureatosi al Conservatorio di Vienna, nonché suo fidanzato ufficiale per volere
del padre.
Il secondo era
un ragazzo normale, spontaneo e altruista, un contadinotto con grandi progetti,
con sogni ambiziosi.
E lei amava
entrambi, anche se il forte amore per Naruto era nato prima di quello fievole,
recente e complicato per Neji.
Una cotta
fanciullesca quella per il contadino, tramutatasi con il tempo in qualcosa di
più profondo: un legame intenso, indistruttibile e mai
rivelato.
Figlia del
marchese Hyuuga, la marchesina Hinata sentiva un bisogno indispensabile di
uscire dalla grande Villa del padre - che soleva definire prigione per
ovvi motivi - e di fare lunghe passeggiate senza meta, a
riflettere.
Neji la vide
allontanarsi dalla finestra del suo studio, per poi voltarsi serio e composto a
prendere la valigetta contenente gli strumenti da lavoro: un diapason, una
bacchetta, qualche spartito e una matita.
Quel
giorno si sarebbe recato a teatro - come d'abitudine - e avrebbe diretto per lei
il delicatissimo e suggestivo “Valzer dei fiori” di Piotr Ilic
Tchaikovsky.
***
La
aspettava.
Naruto era a
conoscenza del fatto che Hinata sarebbe passata di lì, perciò sostò in mezzo al
vasto campo di fiori multicolore che circondava il teatro, seduto sopra un
borsone che aveva preparato il giorno prima per il suo viaggio in
America.
Il cielo sopra
di lui era completamente azzurro, senza l'ombra di una nuvola. Il vento soffiava
delicato sui suoi capelli color oro e l'aria era
profumata.
Come un
fiorellino bianco, sperduto e in cerca del suo sole, Hinata proseguiva fin dove
avrebbe potuto ascoltare con tranquillità il valzer che
amava.
Perciò sgranò
sorpresa gli occhi quando vide il ragazzo girato di schiena: il cuore cominciò a
batterle forte e le venne istintivamente da arrossire.
“Na-Naruto...”
lo chiamò stupita, una nota di felicità nel balbettio, “che cosa ci fai
qui?”.
“Ciao, Hinata.
Aspettavo te. Dobbiamo parlare”, le disse cauto, ma al tempo stesso
risoluto.
Abbandonò il suo
posto sopra il borsone e si alzò in piedi, le mani in tasca e lo sguardo perso
altrove.
“Di
cosa? C’è forse qual-qualcosa che ti turba?”.
Hinata non
riusciva a fare a meno di balbettare in sua presenza. Era sempre
così.
“No, in verità
io volevo comunicarti che ho finalmente racimolato i soldi necessari a partire
per l'America: posseggo già il biglietto dell'aereo che partirà fra tre ore!”
comunicò, sorridendole radioso.
Partire?
America?
Lontano da
lei?
La giovane donna
si portò una mano al cuore, mentre gli occhi le pizzicavano per la voglia di
piangere.
Sapeva che
sarebbe successo, era inevitabile data l'ambizione celata spesso nelle sue
parole, ma non credeva che il momento della loro separazione sarebbe avvenuto
così presto.
Naruto si
accorse della sua inquietudine crescente e riprese a parlare, il sorriso
perennemente incollato alle labbra.
Non le aveva
ancora detto tutto.
“Ho un altro
biglietto. È tuo! Vuoi venire con me?”.
Era una domanda
inaspettata quanto bella.
“Co-cosa?
Co-come faccio? Mio padre non mi permetterà mai di partire… Non con te, lo sai
che ti odia!” affermò Hinata, rassegnata, in tono triste e
arrendevole.
Se fosse stata
un’altra, gli avrebbe detto subito di sì senza farsi tanti problemi, e correndo
tra le sue braccia sarebbe scoppiata a piangere di
felicità.
Ma aveva
l'ostacolo insormontabile della famiglia a bloccarla.
“Mi
spiac-”.
“Hinata, la vita
è tua e devi essere tu a gestirla come meglio credi. So bene quanto la famiglia
sia importante, ma questo non vuol dire che devi anteporre la tua felicità ai
loro interessi. Ascolta: posso capire se questa è una tua decisione, però non
accetto che siano loro a condizionarti! Dimmi di sì e ti porterò via con me,
verso una nuova vita. Non andremo di certo verso brutte strade...
Allora?”.
“N-no! Certo che
no, su questo mi fido”.
A sentire quelle
parole vere, decise e piene della solita testardaggine del biondo, la mora
boccheggiò e sussultò.
Possibile che
avesse ragione?
Chinò il capo e
osservò i fiori danzare sospinti dal vento, in particolare due, uno giallo e uno
blu, che parevano intrecciarsi tra loro, unirsi in una danza
armoniosa.
Sorrise.
[Potevano essere
loro, quei due fiorellini, se si fosse lasciata andare, se non fosse sempre così
timida, impacciata e insicura.]
Naruto la fissò
interrogativo, mentre muoveva qualche passo verso di lei.
“E allora,
Hinata?” ripeté, aggiungendo: “Scusa se sono stato privo di tatto come al
solito”, e grattandosi imbarazzato la testa.
“No. N-non devi
scusarti, sei perfetto”, sussurrò Hinata, con l'espressione più dolce che
potesse fare, nonostante le lacrime premevano insistenti per
scendere.
Adesso erano
l'uno di fronte all'altra e proprio in quel momento, con tempismo perfetto,
partì chiara e inconfondibile la musica dalla grande aula del
teatro.
Una musica
sublime, un crescendo di emozioni.
Un movimento
fluido che stendeva e rasserenava l'animo, armonioso come il movimento dei fiori
scossi dal vento.
Un valzer
bellissimo e suggestivo.
Fu Naruto a
rompere il silenzio che si era creato per la sorpresa
dell'ascolto.
“Ehm... a questo
punto, forse, dovremo tentare un valzer. Sarebbe appropriato, tu che dici? Per
la risposta posso aspettare ancora un po'...” tentò.
“Sai ballare il
valzer?”.
Naruto rise
nervosamente. “Più o meno. Un giorno aveva cercato di insegnarmelo il mio
padrino, Jiraiya. Te lo ricordi?”.
Anche Hinata
rise, mettendosi una mano davanti alla bocca. “Sì. Era un uomo tanto
simpatico... come dimenticarlo?”.
Presa dalla
confidenza, non aveva balbettato.
Però divenne
rossa quando, subito dopo, il ragazzo la attirò ingenuamente - o forse no? - a
sé.
“Va bene così?”
le chiese.
Il colorito del
volto di Hinata cambiò, raramente le era capitato di trovarsi così vicina a
lui.
“Qua-quasi”,
riprese a balbettare. “Solo una mano del cav-cavaliere deve stringere
delicatamente la vita della da-dama, mentre l'altra mano deve sorreggere la
mia…” terminò, aiutandolo a mettersi nel modo giusto.
“Sono un vero
idiota”, mormorò Naruto, facendo sorridere ancora una volta Hinata,
completamente rossa per l'imbarazzo e per l'emozione.
Le mancava poco
per svenire, ma cercò in tutti i modi di non farlo.
Non era più una
bambina debole.
“No, non lo sei.
Adesso sai cosa fare, vero?” gli domandò, apprensiva.
“Sì, ora dovrei
cavarmela”, rispose lui, annuendo col capo.
Iniziarono a
volteggiare sul prato fiorito, facendo attenzione a non pestare tutti i fiori,
prima lentamente, poi con un andamento più veloce a seconda della
musica.
Hinata era
felice, leggera, anche se qualche volta si sentiva pestare i piedi per la poca
esperienza del suo Naruto.
Si chiese se
anche lui provasse qualcosa per lei, ma sperò che fosse proprio così: come
spiegare, altrimenti, la voglia di portarla in America assieme a
lui?
Comunque sia,
qualsiasi motivazione ci fosse stata dietro le sue azioni, lei alla fine avrebbe
detto di sì.
E se fossero
sorti altri momenti di incertezza o indecisione, averlo al suo fianco l'avrebbe
aiutata a trovare sempre una risposta, a percorrere la giusta via di un
bivio.
[Perché nessuno
al mondo la faceva sentire così bene, nemmeno Neji.]
***
Il controllato
direttore d'Orchestra terminò il valzer con un movimento secco, quasi duro e
scocciato, della mano che teneva la bacchetta.
Come aveva
previsto, la cugina e sua promessa sposa Hinata non era entrata ad assistere
alle prove, ma si era limitata a restare fuori.
Perché si
comportava sempre così?
Si portò una
mano ai lunghi capelli castani e chiuse gli occhi inespressivi.
Non riusciva a
capirla eppure, prima che uscisse dalla Villa, avevano parlato e sembrava che
l'avrebbe fatto.
Probabilmente
quella ragazza aveva la testa altrove e aveva solo fatto finta di
assentire.
Mentre i
musicisti lasciavano l'ampia sala del teatro, uno alla volta, lui rimaneva solo
coi suoi pensieri.
“Un fiore è
sempre leggero e delicato. Mai avrei pensato… che fosse anche
complicato”, concluse, nel
pieno del suo genio.
Ecco perché
Hinata adorava il Valzer dei Fiori...
FINE
Nota
finale: Questa shot
complicata avrebbe dovuto partecipare al “Classic Music Contest” indetto da
Talpina Pensierosa e Breakthru, che purtroppo è stato
annullato.
Io mi sono
comunque impegnata per portarla a termine ed eccola qui.
Non sarà una
delle migliori che abbia scritto (sento
di poter fare meglio di così >.<) però mi piace! XD E magari vi
aspettavate anche un bacio NaruHina, ma che volete farci?
Sento che questa
non è l'idea giusta per mettercelo, però un giorno ci sarà xD parola di fan!
*_*
L'accenno
marginale NejiHina e la comparsa di Neji le dedico con tanto affetto a
shurei.
Credo non ci sia
altro da dire: se non avete capito qualcosa provvederò a spiegare la prossima
volta XD
E ricordate: NaruHina rulez! *O* Da me trionferà
sempre, anche se c'è Neji in mezzo.
Ringraziamenti
per “Delusione”
kry333: hai ragione, grazie! *_*
LalyBlackangel: Grazie ^^ il mio esame è andato benissimo, spero anche i
tuoi. Ho corretto quel verso XD scusa ma non sono un asso a tradurre, ci ho
provato. Ciao ^_^
valerya90: Nee-chan, tu sei grande, supererai tutto *_* fidati di me e
grazie! ^O^
linkinvica: Grazie anche a te ^O^ hai ragione, mai arrendersi di fronte
alle difficoltà: io mi preoccupavo, ma poi l'esame è andato benissimo! Ciao
^_^
valehina: Uh *_* ovviamente pure io voglio Naruto che mi consola,
quando sono giù. Grazie anche a te, i tuoi commenti sono immancabili e
stimolanti ^^ Ciao!
Ringrazio
anche chi aggiunge la storia ai preferiti e alle seguite e i lettori
silenziosi.
Un
bacione,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 6 *** Coraggio/Courage ***
Coraggio
Courage
(flashfic
- 360 parole)
[Ci vuole
coraggio per vivere.
Ci vuole
coraggio per essere un ninja.
Ci vuole
coraggio per affrontare ogni sfida.
E ci vuole
coraggio per innamorarsi.]
Fin da bambina,
Hinata aveva sempre creduto che il coraggio rappresentasse una forza d'animo
destinata a pochi eletti, un qualcosa d'immenso e d'irraggiungibile per una
nullità come lei.
Questo perché,
pur essendo l'erede diretta della Casata Principale del prestigioso Clan Hyuuga,
non era mai all'altezza delle aspettative di nessuno dei suoi familiari e
conoscenti: per impegnarsi si impegnava, ma pareva che tutti i suoi sforzi e
tutte le sue fatiche non fossero mai abbastanza.
E così, alla
fine di ogni giornata di allenamento, si chiudeva a chiave nella propria stanza,
e prima di addormentarsi si affacciava alla finestra, osservando la distante
luna, compagna silenziosa e bellissima.
Talvolta Hinata
soffriva, singhiozzava e piangeva.
Talvolta
sospirava e chiudeva gli occhi, perdendosi nei suoi stessi pensieri.
Talvolta
ammirava fiduciosa le chiare stelle, sperando di vederne una cadente e di poter
esprimere così i suoi desideri più profondi.
E quando non
riusciva a dormire, aspettava paziente che il sole luminoso
sorgesse.
Perché
quell'astro abbagliante stagliato nel cielo azzurro la rincuorava sempre, la
aiutava ad affrontare ogni giorno con pazienza e serenità.
Quando Hinata,
crescendo, capì che anche una come lei poteva essere coraggiosa e determinata,
non perse tempo.
Con in testa
l'immagine nitida e incoraggiante di Naruto - il suo Naruto - si allenava
costantemente, con maggiore intensità e impegno, un gradino per
volta.
Se cadeva a
terra si rialzava, senza badare alla stanchezza, ai graffi o ai lividi presenti
sul corpo.
Se falliva un
colpo o una tecnica ninja, chiedeva di più a se stessa e non si fermava finché
non riusciva a ritenersi soddisfatta.
Se percepiva la
presenza delle lacrime, le ricacciava indietro, perché un vero ninja è forte,
perché un vero ninja non si lascia abbattere da così poco.
E le bastava
pensare intensamente a colui che ammirava e amava, per trovare una nuova forza
prorompente e inarrestabile dentro di sé.
Questo è il
coraggio di Hinata Hyuuga, il coraggio di mettersi in gioco sempre e
comunque.
Il coraggio di
una kunoichi timida e apparentemente debole.
*-*-*-*-*
Dopo un periodo in cui ho
alternato impegni con la famiglia, fic per i contest e momenti di blocco per
mancanza di ispirazione, ecco che torno ad aggiornare questa
raccolta.
Questa flash è il frutto
di una riflessione su Hinata e sul suo coraggio, riflessione che avrà
sicuramente un seguito, in futuro.
Perché
merita.
Anche se timida lei è
forte *_* eccome se lo è!
Come sempre ringrazio di
cuore chi mi segue e vi invito a farmi sapere che ne pensate. (Potete anche dire che fa schifo, non me la
prendo! XD)
Ah,
prima che mi dimentichi: se gradite accenni su altre coppie etero fate pure
richiesta.
Ho
un'inspiegabile voglia di mettermi alla prova XD e quindi un giorno potrei
accontentarvi!
Il
NejiHina non apparirà più in questa raccolta ù.ù mi ci sono già cimentata la
scorsa volta e mi è bastato, anche se alla fine ho fatto trionfare il
NaruHina.
Perché che mondo sarebbe
senza NaruHina? ^O^ (Ok, è ufficiale XD
sono impazzita del tutto!)
A
parte lo sclero, ritengo che sia un modo per conoscere i gusti di chi legge
^^
Alla
prossima!
Un
bacione,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 7 *** First kiss/Primo bacio ***
First kiss
Primo bacio
(flashfic - 418 parole)
[Just one change
Just one breath
Just in case there's just one left
'Cause you know,
You know, you know
That I love you
I have loved you all along
[...]
Stop breathing if
I don't see you anymore.
Giusto
un’altra opportunità
Giusto
un altro respiro
Nel
caso in cui rimane solo una via
Perché
tu sai
Tu
sai, tu sai
Che
ti amo
Ti
ho amato tutto il tempo
[...]
Smetto
di respirare se
Non
ti vedo ancora una volta.
Far
Away - Nickelback]
*
Non puoi fare a
meno di osservarlo.
Quando il tuo
eroe si ferma a riposare, dopo un duro allenamento, è di una bellezza rara e
sconvolgente.
Sembra un
angelo biondo in terra, con un pesante fardello sulle sue
spalle.
Profondamente
ammirata, attratta dal ragazzo come può esserlo un magnete verso la calamita, ti
avvicini a passo felpato per non svegliarlo e genufletti le ginocchia, per
trovarti proprio di fronte a lui che continua a tenere gli occhi chiusi e la
schiena adagiata a un tronco d’albero.
Tocchi con mano
incerta il suo petto che s'alza e s'abbassa sotto la maglietta, percepisci un
lieve russare e senti il tuo cuore battere forte, così forte che speri di non
arrossire come abitualmente accade in sua presenza.
Le tue dita
salgono piano ad accarezzare i contorni delle sue labbra da
bambino.
Intenso è il
desiderio di baciarlo, nonostante lui sembra non accorgersi di te, spesso rapito
dagli impegni quotidiani. È per questo motivo che hai deciso di provarci, di
concederti una possibilità - male che vada non hai nulla da perdere, in
fondo.
Nell'accorciare
le distanze chiudi gli occhi, ma appena senti il suo respiro così vicino alla
bocca li riapri e scopri che i suoi, quelle stupende gemme azzurre, sono
aperti e ti guardano disorientati.
“Hinata...” mormora
stanco.
Subito arretri
impacciata, fermandoti seduta a due metri di distanza senza ancora alzarti in
piedi e scappare per la vergogna.
“Scusa,
Naruto-kun. T-ti chiedo perdono, n-non volevo interrompere il tuo riposo!"
balbetti tutta rossa e intimidita, non rendendoti conto di quanto sei adorabile
e carina a preoccuparti.
“Perché ti sei
fermata?”.
Silenzio. Non
puoi credere a ciò che proprio lui ti ha appena chiesto.
“Perché?” ripete
curioso, gattonando verso di te che vorresti svenire, scomparire, dissolverti
nell'aria.
“Na-Naruto-kun,
veramente... I-io...”.
Adesso siete
vicini.
Molto
vicini.
“Perché esiti,
Hinata? Guarda che non mordo... Vedila come una sfida personale”, ti scherza e
al tempo stesso incoraggia risoluto a un centimetro dalle tue labbra, e sorride
prima di schiuderle.
Ti imponi
categoricamente di non svenire perché questa è la tua occasione... è
l'opportunità che non hai mai avuto.
Il vostro
momento.
Finalmente, tra
insormontabili incertezze e farfalle nello stomaco, chiudi gli occhi
contemporaneamente ai suoi e vi scambiate il primo bacio.
È persino più
bello dei tuoi stessi sogni, così unico, così
speciale.
Per una volta
niente compagni di team di cui preoccuparsi, allenamenti estenuanti per
migliorare o missioni impegnative da terminare: siete solo ed esclusivamente voi
due in un momento di dolce, fugace intimità.
*-*-*-*-*
Flashfic scritta di
getto, metà questa notte e metà questa mattina.
I
personaggi sono come li vedete da Shippuden, anche se la flash non è ambientata
in un momento particolare del manga.
Ovviamente sono
felicissima perché in una raccolta che si rispetti il bacio è fondamentale *_*
che bello essere riuscita a scriverlo! ^O^
Devo tutto alla canzone
dei Nickelback, perché ascoltarla ha creato la giusta atmosfera ispiratrice, e
alla mia amica Roby a cui la dedico con
tanto affetto per incoraggiarla a tornare a scrivere delle NaruHina splendide e
perché mi/ci sostenga sempre: non perdiamo mai la speranza, ragazze, perché il
NaruHina non diventi un amore impossibile.
Basta crederci fermamente
e tutto è possibile, in fondo lo diceva anche Cenerentola
XD
Ringraziamenti:
-
valehina: Eccomi qui! ^O^
Tranquilla, ho capito ciò
che vuoi dire ^^ è bellissimo che la pensi in questo modo, dà un'enorme
soddisfazione alla sottoscritta. *smile*
Richiesta
accettata XD credo proprio che la
prossima volta sarai accontentata... *fa la vaga*
-
Ayumi
Yoshida:
Il NaruHina è per sempre! ^O^ Roby, mi raccomando, dobbiamo conquistare il mondo
con questa adorabile coppia *O* riprendi a scrivere e grazie per il commento.
*inchino*
Ti
voglio bene, un bacione!
-
valerya90: Eccomi nee-chan! ^O^
Grazie anche a te, un bacione!
-
kry333: Grazie! ^^ Anche per la
richiesta... spero sarai paziente perché non ho mai scritto SasuSaku, ma
l'accetto comunque XD non disperare, un giorno verrai accontentata!
-
ila the
best:
Grazie mille ^^ hai proprio ragione, siamo i migliori! ^O^
-
shurei: Ciao gemi! Sono
veramente contenta di averti fatto emozionare... qui c'è IL BACIO, che cosa mi
dici? *occhioni da cucciolo speranzoso*
Un
bacione e grazie per esserci sempre! ^O^
Un
bacione,
Rinalamisteriosa
PS:
Fate ancora richieste sulle coppie accennate, se volete XD
|
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Capitolo 8 *** SPECIAL: Halloween party [NaruHina e ShikaTema version] ***
A
shurei e a Shatzy.
Perché
se lo meritano *_*
Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]
(Minilong
in quattro parti; AU)
Prima
parte
Il
nero mantello del costume di Halloween frusciava ondeggiando sulle gambe
incapaci di stare ferme, la camminata frettolosa di chi non vedeva l'ora di
arrivare, fremente di eccitata impazienza, alla festa in maschera del quartiere
organizzata da tutti i suoi amici, con il buon Choji che aveva offerto senza
problemi il locale abbellito momentaneamente con festoni di uno sgargiante
arancione, poster con disegni mostruosi attaccati alle pareti, tavolini con
vassoi pieni di dolcetti e leccornie varie, zucche recanti candele all'interno,
uniche illuminazioni pittoresche per la cosiddetta ‘Notte delle
streghe’.
Al
suo ingresso trionfale, un ragazzo travestito da lupo mannaro lo accolse a
braccia aperte.
“Ciao
Naruto! Indovina chi sono?”.
“Dai
Kiba, sei troppo prevedibile, ti vesti sempre allo stesso modo”, lo riprese il
biondino, ghignando appena.
“Sempre
meglio di te che hai deciso di vestirti da mago”, sghignazzò il castano.
“Guardati, sei ridicolo!”.
“Non
è vero!”.
“Invece
sì!”.
“No,
vi prego, non ditemi che avete già iniziato a litigare…” sbuffò Shikamaru,
comparendo silenzioso accanto a loro, ma anche se avesse fatto rumore non si
sarebbe sentito, poiché Rock Lee, il dj della festa, aveva alzato al massimo il
volume della musica.
“Ehi
Shika, complimenti per quel vestito da vampiro, anche se su un pigrone come te
fa uno strano effetto. Davvero!”. Kiba non perse occasione per dire la sua,
alzando la voce, anche al moro, il quale assottigliò gli occhi e virò lo sguardo
verso una familiare e avvenente vampira bionda, seduta in un tavolino a
discutere animatamente con il fratello Kankuro su chissà che
cosa.
“È
stata la mia ragazza a sceglierlo, se hai qualcosa da contestare dillo a lei!”
mormorò affranto, voltandosi e dirigendosi verso il solitario tavolino delle
bevande.
“Ehi
amico, sai per caso se Sakura-chan è già arrivata?” domandò Naruto, tornando
solare come sempre. Kiba ci pensò un momento, poi indicò un posto appartato
oltre i tavolini. “Mi pare di averla vista andare di là in compagnia di
Ino”.
“Okay,
grazie mille!”.
Facendosi
largo tra gli altri invitati - alcuni conosciuti, altri sconosciuti - a un certo
punto incappò in uno travestito da fantasma, con il quale si scontrò
malamente.
“Scusami,
non volevo! Tutto bene?”.
Ma
il fantasma non rispose, o meglio, a non rispondere era la misteriosa figura
avvolta dal lenzuolo bianco con i buchi per gli occhi che gli stava davanti e
che, dopo aver barcollato un po’ per la colluttazione, si era aggrappata alle
sue braccia ferme.
Se
le avesse visto la faccia avrebbe fatto paura, per quanto era diventata rossa e
gli occhi faticavano a stare aperti per l'incredulità.
“Ehi,
va tutto bene?” ripeté Naruto, preoccupato e imbronciato
insieme.
“S-sì!
Gra-grazie...” riuscì stranamente a sussurrare con vocina flebile, impacciata e
riconoscibile.
Già,
anche se la musica era alta, loro erano così vicini che l'aveva percepita e
riconosciuta quasi subito.
“Hinata?
Ma sì, tu sei Hinata, la mia compagna di classe! Quella ragazza gentile,
esageratamente timida e silenziosa che qualche volta mi passa i compiti e che mi
suggerisce le risposte alle interrogazioni. Ho indovinato,
vero?”.
Di
fronte all'esultante perspicacia di Naruto - il suo Naruto - la mora si sentì
avvampare ancora di più, e una leggermente concitata mossa del lenzuolo dimostrò
che stava annuendo.
“Sai,
sono proprio contento di averti incontrato! Anzi, levati questo coso, voglio
vedere come ti sei travestita. Forza!”.
“Vu-vuoi
ve-vedere?” balbettò in risposta, stringendosi ancora di più la stoffa con lo
scopo di celare il vero travestimento
per la festa.
Inutile,
Hinata si vergognava troppo, non voleva farsi vedere conciata in quel
modo.
“Sì.
Mi piacerebbe”, ammise Naruto, grattandosi la testa arruffata ed esibendo un
sorriso smagliante. “Io come vedi sono vestito da mago, senza cappello perché
purtroppo li avevano esauriti. Non c'è alcun motivo di vergognarsi, credimi,
l'importante è divertirsi!”.
Già...
divertirsi. Una parola così bella, eppure così estranea al suo modo di essere.
Se anche quella sera si fosse lasciata andare, come tutti, il giorno dopo che
sarebbe cambiato?
Niente.
Sarebbe
rimasta la solita, schiva, introversa Hinata.
“No-non
s-sono capace di divertirmi”, dichiarò a malincuore, ma con
sincerità.
“E
se te lo insegnassi io?”.
Imprevedibilmente,
la sorprese.
“Tu?!”.
No,
non era possibile che... che proprio lui...
Era
così persa nella contemplazione di quegli occhi azzurri, che nonostante la luce
soffusa delle candele rilucevano comunque, da non accorgersi che lui aveva
abbassato impunemente le mani.
Con
un solo gesto rapido e inaspettato, le sfilò il lenzuolo di dosso, rimanendo a
sua volta stupito di ciò che aveva appena rivelato.
Un
costume da strega, nero, con delle spacche laterali e con lo stesso identico
mantello che portava anche lui.
I
capelli ondulati, gli occhi color glicine, le guance arrossate, un corpo ben
proporzionato: tutte caratteristiche che assieme a quel costume non stonavano
affatto.
Le
sorrise, consapevole che insieme si sarebbero divertiti un mondo.
“Stai
benissimo”.
Ma
la mora, troppo scioccata per parlare, urlare, dargli uno schiaffo o fare
qualsiasi altra cosa, si voltò e si allontanò da lui, l’ombra di un sorriso
grato e malcelato.
“Non
andare via, mi raccomando!” le gridò di rimando, tra la folla festante impegnata
a ballare o a vociferare.
“Riuscirò
a farti divertire, è una promessa”.
La
festa era appena cominciata, avrebbero avuto altre occasioni per stare insieme,
ma il bello sarebbe arrivato dopo, a mezzanotte in punto.
Mancavano
quattro ore.
Continua…
*-*-*-*-*
Buon Halloween a tutti!
^O^
Perché sono
qui?
Semplice XD mi hanno
convinta a scrivere qualcosa per questa festa, dalla quale non dovevo astenermi,
così ho deciso di fare un aggiornamento speciale della mia adorata raccolta, un
aggiornamento da fedele fan NaruHina e da mosca nera quale sono
XD
Lo
so =.= non ho ancora postato l'aggiornamento speciale per il compleanno di
Naruto - una shot lunghissima che è ancora in corso - ma vi prometto che un
giorno arriverà, vale la pena leggerla, anche se in ritardo XD (Mi sto
impegnando tantissimo per scriverla ç_ç)
Allora, con questo vi
saluto, perché ho fretta e se tra poco non spengo il pc io diventerò un vero
fantasma, altro che travestimento!
La
prossima volta, però, faccio i dovuti ringraziamenti *parola di
lupetta*
Un
bacione e un abbraccio mostruosi XD
Rinalamisteriosa
*l'imprevedibile*
|
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Capitolo 9 *** Seconda parte ***
Halloween
party [NaruHina and ShikaTema version]
Seconda
parte
“Stai
benissimo”.
Stava
benissimo.
Benissimo.
Benissimo!
Non
ci aveva creduto quando la sua autoritaria e disinteressata sorella minore -
perché anche le sorelle minori sanno essere così, Hanabi è la prova vivente
- le aveva stranamente fatto i complimenti per la
gonna.
Non
ci aveva creduto nemmeno quando il freddo, scostante e influenzato Neji l'aveva
adocchiata con reverente e ammirata approvazione, per poi offrirsi con voce
nasale e fazzoletti a portata di mano di scortarla in macchina, senza però
sostare alla festa, desideroso solo di tornare al più presto nel caldo tepore
delle coperte del suo comodo letto.
“Comportati
bene, mi raccomando. Non ubriacarti e non drogarti. Divertiti e ricorda di
tornare a casa con la ragazza che ti ha prestato il vestito: abbiamo già parlato
per telefono e ha detto che va bene”.
Questa
la regolare predica simil-paterna prima che Hinata lasciasse la vettura, come se
ne avesse davvero bisogno, calma com’era.
A
volte si domandava se i suoi familiari la conoscessero, ma evidentemente non era
così se non si fidavano abbastanza, se il rigido padre che lei e Hanabi
condividevano avesse influenzato a tal punto il cugino.
Ma
mettendo da parte tutta la famiglia, così diversa da lei - tanto che spesso le
sorgeva spontaneo il dubbio di essere stata adottata, ma poi si ricordava che
quegli occhi così chiari che possedeva erano nella genetica degli Hyuuga -, in
quel momento i suoi pensieri continuavano incessantemente a ruotare, a vorticare
intorno a quelle due parole, seguite
dalla vivace raccomandazione di non lasciare la festa.
No.
Non sarebbe andata via.
Il
suo volto si aprì in un largo sorriso avvolto però dall'oscurità. Camminando e
schivando diversi invitati, aveva presto raggiunto una postazione solitaria in
penombra, e se assottigliava bene lo sguardo, poteva scorgere qualcosa - cosa? Una massa informe?
Allungando
cauta le braccia capì che si trattava semplicemente di divanetti in morbida
pelle.
Meno
male, forse sedendosi avrebbe facilitato la delicata operazione di calmare il
battito accelerato del proprio cuore e regolarizzare il respiro, eppure le
sorprese erano appena iniziate.
Quando
avvertì una presenza davanti a lei, sussultò, cercando di prepararsi
psicologicamente a sventare il successivo tentativo di questa di
spaventarla.
“Chi-chi
sei?”.
Attese.
“Non
preoccuparti. Non sono bravo con gli scherzi”.
Alla
sua domanda allarmata e insicura aveva risposto una voce così tranquilla, pacata
e rassicurante da lasciarla quasi basita. Ad essa seguì lo scatto di un
accendino, e la sua fiammella ne svelò il viso familiare.
“Ciao,
Hinata”.
“Ciao”.
“Ti
dispiace se mi accendo una sigaretta?”.
“N-no.
Fai pure”.
Intanto
il volume della musica era stato un po’ abbassato, segno che qualcuno - non
si sa chi - si era lamentato con il dj per il disturbo acustico che
creava.
“Ehilà,
ragazze!”.
Dopo
aver seguito l'indicazione del finto lupo mannaro e aver setacciato quasi tutte
le stanze del locale, nell'ultima in fondo al corridoio Naruto riuscì finalmente
a imbattersi nelle due belle ragazze dai lunghi e sgargianti abiti, impegnate in
una specie di diverbio al centro della camera.
“Sparisci,
baka! Io e Ino stiamo discutendo di un fatto di vitale importanza”, lo informò
infatti un'acida e inavvicinabile Sakura.
“Per
quanto mi riguarda ho già detto tutto: il miglior costume della serata è quello
da principessa delle favole. Ovvero il mio!” verbalizzò la bionda, piena di
sé.
“Non
è vero, il mio vestito da fata turchina è più bello, l'ha detto anche il
mio-”.
“Non
è possibile, perché a me ha detto la stessa cosa: non parlare di lui come se ti
appartenesse!”.
"Invece
io ne parlo, eccome!” esclamò la rosa.
Ah!
Lui
non capirà mai i gusti delle donne, pensò istintivamente, mentre osservava
imbronciato le due rivali, chiuse nel loro interminabile battibecco su quale dei
due costumi fosse piaciuto di più a quel cretino di Sasuke - perché di lui stavano parlando, era fin
troppo palese!
Avevano
finito per snobbarlo come al solito, così, seccato, il suo sguardo aveva
iniziato a vagare intorno in cerca di un’occupazione migliore, sennonché fosse
andato casualmente a posarsi sul cestino della spazzatura situato nell'angolo
della camera e su un tubetto di ketchup abbandonato sul
comodino.
“Ma
bene, perfetto. Mi è appena avuto un’idea per uno scherzo coi
fiocchi!”
ghignò furbescamente, pensando a mettere a punto la sua burla il più presto
possibile, e soprattutto senza farsi scoprire dalla sua vittima preferita a
imbrattare il pavimento.
“Io
vado!” esclamò a lavoro ultimato, in tono gioviale, prima di far credere loro di
essersene andato via dalla stanza, fischiettando innocentemente un motivetto,
per poi fermarsi e godersi lo spettacolo appostato allo stipite della
porta.
“Io
sono la migliore!” continuò imperterrita Sakura, con voce
stridula.
“No,
io sono la migliore!” insisté l'altra, ribadendo lo stesso
concetto.
“No,
eh! Adesso basta, sembriamo due bambine piccole”.
Infastidita,
Sakura si voltò di colpo, mise un piede avanti e - TONF! - inciampò su qualcosa di strano,
per poi finire faccia a terra.
“Tutto
bene?” domandò subito Ino, trattenendo a stento le risa.
Anche
il colpevole stava sghignazzando di gusto, conscio che la propria magia
della serata di Halloween era riuscita alla
perfezione.
Lo
dimostrava il delizioso faccino della ragazza cosparso di ketchup dalla punta
dei capelli fino al mento, quando si risollevò facendo pressione sulle braccia,
e strinse i denti in modo inquietante.
Inquietante?
Ops!
“Na-ru-to...”
scandì le sillabe del nome, con un barlume omicida, sadico e perspicace negli
occhi verdi. “Te la farò pagare cara, ovunque tu sia!!!”.
“No-non
dovresti essere con... con Temari-san?”.
Shikamaru,
dopo aver fatto un rispettoso cenno di diniego col capo, inspirò profondamente
il fumo della sua sigaretta.
Hinata
osservò placidamente le fiammelle delle due candele che il moro aveva acceso
quando si era seduto nel divanetto accanto al suo. C’era solo un tavolino a
dividerli, eppure non aveva molta voglia di parlare, aveva chiesto solo una
piccola e discreta informazione ed era tornata presto nella sua
riservatezza.
Lui
sbuffò e spense la cicca nel posacenere.
“Non
credere che non voglia stare con lei. Solo che le ho promesso che alla festa non
avrei fumato, non sopporta questo mio vizio”, le spiegò, accomodandosi meglio
alla poltrona e chiudendo gli occhi scuri.
“Capisco...”
mormorò piano l'altra.
“Che
resti un segreto tra noi, mi raccomando”.
“Quale
segreto?!”.
Una
voce imperiosa e tonante aveva subito fatto capolino tra le loro. Temari, in
tutta la sua grintosa autorevolezza, si era appena avvicinata al divano del
fidanzato, lanciandogli un'occhiata inquisitoria, i canini finti scoperti.
“Niente
di male, seccatura!” sbottò Shikamaru, mettendosi una mano sul viso, quasi
volesse compiangersi per il solo fatto di aver fiatato.
Hinata,
invece, si sentiva di troppo: fece per lasciarli soli, ma fu trattenuta per un
braccio dalla vampira bionda.
I
due poveretti della situazione deglutirono contemporaneamente, mentre Temari
diede sfogo a un sospiro pesante, per distendere i nervi.
“Non
costringetemi ad essere cattiva. Siamo a una festa, per la
miseria!”.
“Ah,
ma è la festa delle streghe, no?” ironizzò Shikamaru, tanto peggio di così non
poteva andargli, lei l’avrebbe comunque punito per aver infranto una promessa
importante.
Proprio
lei che inaspettatamente lo ignorò, rivolgendosi alla ragazza timida che tentava
invano di divincolarsi dalla sua stretta ferrea.
“Certo
che il costume che comprai l'anno scorso ti calza a pennello... Visto che non
c’era nulla di cui vergognarsi?” la tranquillizzò meravigliata Temari,
lasciandole poi il braccio.
“Te-Temari-san,
gra-grazie mille!” balbettò Hinata, chinandosi lievemente e arrossendo, poiché
il pensiero era ritornato sull'apprezzamento del ragazzo per il quale aveva una
cotta da tempi immemori.
“Solo
Temari, niente formalità”, la corresse e continuò: “Non ringraziarmi, figurati!
È bastato modificarlo un po’ e prestartelo, non ho fatto nulla di così
grandioso... vero Shikamaru?”.
“Mhm”.
“Con
te faccio i conti più tardi, contaci! Se pensavi di farla franca, fumando di
nascosto, ti sbagli di grosso!”.
“Ecco.
Lo immaginavo”.
Difatti,
l'odore aspro di nicotina era ancora nell’aria circostante, non si era
lontanamente dissolto.
“Allora
perché non ci hai pensato prima, genio?”.
Per
pura ripicca personale, la bionda si sedette apposta sulle gambe del moro,
invitando la mora a risedersi dov’era prima e a farle
compagnia.
Intanto,
poco lontano, Sakura era riuscita a vendicarsi alla grande per la burla subita,
spedendo il biondo contro il muro con un pugno portentoso - praticava karatè nel tempo libero, ecco
perché faceva così male! - e rimediandogli un bernoccolo in testa e diversi
lividi in viso.
“Ah-ahia!”
si lamentò.
“Così
impari, baka!” aveva urlato lei, prima di tornarsene in pista, a ballare con gli
altri invitati come se nulla fosse.
“Poveraccio.
Non lo invidio proprio...” ammise solidale Shikamaru, mentre constatava
amaramente di non sentire più le gambe sotto il peso piuma della sua
fidanzata.
“Tesoro,
non preoccuparti”, gli fece sapere Temari, ghignando felina, “il tuo trattamento
sarà in-di-men-ti-ca-bi-le!”.
“Povero
Naruto!”
si disse Hinata, intristendosi per la sorte toccatagli. Avrebbe tanto voluto
andare a soccorrerlo, aiutandolo ad alzarsi da terra e ricevendo in cambio un
altro sorriso smagliante in grado di farle girare la testa, ma per farlo avrebbe
dovuto combattere l’innata timidezza e non era una battaglia
facile.
Per
niente.
Dopo
quelli che le parvero minuti interminabili, il biondo si sollevò da solo,
testardo, barcollando sulle gambe per il mal di testa causato dalla botta e
stringendo i denti, cercando nel frattempo l’appoggio della
parete.
“Ci
vuole ben altro per fermare il grande Naruto Uzumaki!” ripeté risoluto a se
stesso, annuendo appena, mentre qualcuno gli tendeva un bicchiere di plastica
colmo d’acqua.
Ma
non conoscendo il proprietario della mano forse era meglio rifiutare, chi gli
assicurava che non ci avesse messo dentro del sonnifero?
“Bevi,
testa quadra, non è veleno!” ordinò spiccio e categorico
l’altro.
Naruto
bevve, ma con attenzione, lasciando il momentaneo sostegno, dato che gli sembrò
di essere tornato a reggersi autonomamente.
‘Fidarsi
è bene, non fidarsi è meglio’, recitava
un antico proverbio, che stranamente era valido sia per gli amici che per i
nemici.
“E
così sei venuto... Chi impersoneresti, con quella brutta maschera che ti
ritrovi?” domandò, sinceramente accigliato.
“Jack
lo Squartatore”, rispose Sasuke, secco e glaciale come al
solito.
“Jack
chee?! E chi sarebbe?”.
“Tsk.
Solo un’idiota come te non lo conosce: è un famoso assassino della Londra
dell’800, il vendicatore della notte”, spiegò.
“Bah!
Chi se ne frega, allora”, borbottò imbronciato, lanciando il vuoto bicchiere
chissà dove, in un angolo in penombra.
“Lasciatelo
dire: se non ti avessi sentito parlare, camuffato come sei, non ti avrei mai
riconosciuto!”.
“Non
è colpa mia. Ci si vede in giro. Ciao”, lo salutò, per poi allontanarsi e
mischiarsi a un piccolo gruppo poco lontano.
“Ciao”.
Incredibile.
Però
Naruto non poteva negare che, nella sua ostentata indifferenza e nel misterioso
modo di fare, il moro era stato gentile.
Come
Sakura, Hinata, Sai e Kiba, lui e Sasuke appartenevano tutti alla stessa classe
della stessa sezione. Shino, Ino, Choji, Shikamaru e qualche altro era invece
capitato nell’altra sezione, però, avendo frequentato le scuole medie insieme,
erano rimasti tutti un gruppo di grandi amici.
“Sasuke,
grazie!” esclamò a voce alta Naruto, in ritardo, anche se ormai l'aveva perso di
vista.
“Perfetto!
Adesso però ho una gran fame, sarà meglio accontentare il mio stomaco reclamante
cibo”,
si disse, sbavando all’idea di una graditissima scorpacciata di tutto ciò che
quella festa ordinaria aveva da offrire.
Tra
un'abbuffata e l’altra, tempo di riempirsi in modo letterale e fisico lo
stomaco, il grande orologio a stampo luminoso sulla parete superiore segnò
puntuale le dieci di sera.
Mancavano
due ore all’ora fatidica.
Continua...
*-*-*-*-*
Ecco
la seconda parte, un po’ più lunga della precedente XD
Sarò
sincera: in tutta la mia vita ho assistito a una sola festa di Halloween, ma
siccome con la nostra fantasia si può scrivere di tutto, spero davvero di non
deludervi.
Poi
pian piano prometto di far comparire tutti i personaggi, chi più chi meno, anche
se i principali sono solo quattro.
Di
seguito, sono riportati i ringraziamenti della scorsa flash e della prima parte
(Tutti insieme XD regolatevi voi).
valehina:
Allora
XD andiamo con ordine: per quanto riguarda il capitoletto sul primo bacio, era
il mio dolce sogno ad occhi aperti XD vuoi sapere come finisce? In pratica
Hinata sviene subito dopo il bacio, Naruto crolla sul terreno perché già era
mezz’addormentato, poi è così scemo che potrebbe dimenticarsi tutto *E fu così
che Rina picchiò Naruto* Ehm XD okay, basta! Tutto qui!
Sono
contenta che ti sia piaciuta comunque *_*
Riguardo
alla festa di Halloween, ti capisco! Seguimi e non te ne pentirai *occhiolino*
un bacio, ciao!
kry333:
Grazie ^^ infatti quell’aggiornamento è speciale, apposta ci sto mettendo
parecchio >.< voglio curare tutto nei minimi particolari!
Eccoti
accontentata sulla festa di Halloween ^^ ciao!
Ayumi
Yoshida:
Fa uno strano effetto scriverti adesso che ci siamo incontrate di persona *__*
mi ha fatto davvero piacere!
Cara
Roby, sono lieta che ti sia piaciuto il loro primo bacio *__* non morirmi di
dolcezza, però! Non vedo l’ora che mi dai il parere su questa festa XD tu non ne
sapevi nulla, considerala una sorpresa ^^
Ti
voglio tanto bene! Un bacio, ciao!
valerya90:
Grazie nee-chan ^^ un bacione!
shurei:
Dai gemi, anche tu sei capace di farmi emozionare se ti metti d'impegno *_*
davvero!
Non
è una “rimpatriata tra compagni di scuola” ^^'' in questa AU festosa loro sono
ancora compagni di liceo: solo Temari va all'università!
Come
vedi Neji è a letto malato, inoltre è maggiorenne, altrimenti non avrebbe potuto
guidare XD (In Giappone si diventa maggiorenni a sedici anni, giusto? Ho tenuto
conto di questo ^^)
Consolati,
su ù.ù immagina di essere con lui ad accudirlo...
Un
bacione, ti adoro, grazie come sempre per il commento! ^O^
_BellaBlack_:
Che piacere enorme trovarti qui, tesoro mio! *__* Sei troppo buona con me,
sappilo XD *testarda* Okay, se proprio vuoi soffermati sulle altre, ma la flash
prima di questa minilong è una scemenza dolciosa XD mi sa che Naruto è un po’
OOC, ma lo giustifico col fatto che era mezzo intontito, dai
^^
La
piccola scena tra Naruto e Sasuke l'ho inserita per te, che ne pensi? >.<
È la prima volta che li faccio parlare in una fic XD fammi sapere! Un bacione,
ti adoro!
Shatzy:
In questa parte mi sa che Naruto è deficiente in modo IC XD come hai letto, per
cercare Sakura e parlare qualche minuto con Sasuke sembra essersi dimenticato di
Hinata, che invece continua a pensare a lui (Povera cucciola ç_ç).
I
colpi di scena e tutte le altre cose che ti ho anticipato verranno all’ultima
parte, vedrai XD è ancora in corso, ma la prossima settimana dovrei finirla, non
rimanderò troppo ^^
Che
mi dici di Shikamaru e Temari? Li ho rispettati? *__* Devo prenderci ancora la
mano con i loro battibecchi, ma spero di non averli rovinati
>.<
Un
bacione Flavia, ciao!
Alla
prossima!
Un
bacione,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 10 *** Terza parte ***
Piccola
premessa:
Prima di immergervi nella lettura del nuovo capitolo della raccolta, devo
informarvi di un cambio di programma xD
L'Halloween
party si è rivelato più lungo del previsto: pensavo di riuscire a scrivere tutto
in tre parti, invece ne
ho aggiunta una quarta
che arriverà la prossima settimana. (Se dovessero esserci problemi la prossima
ancora, ma spero di non rimandare troppo ^^'')
Darò
maggiori informazioni alla fine di quella, adesso vi auguro buona lettura
^^
Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]
Terza
parte
“Un
momento di attenzione, per favore! Vi chiedo solo un momento!” esclamò
imbarazzato Choji, così perfetto nel suo costume da cuoco dei mostri, con il
camice bianco fintamente imbrattato di sangue e il copricapo dal quale pendeva
una forchetta che infilzava un dito bitorzoluto di
gomma.
Eppure,
microfono alla mano, nessuno degli invitati stava badando a lui, nemmeno dopo
che la musica era stata ulteriormente abbassata.
Chinò
sconsolato il capo, finché non si sentì strappare il microfono dalle
mani.
“Ehi,
razza di maleducati! State mancando di rispetto al padrone del locale, non vi
costa nulla ascoltarlo per qualche minuto!”.
Una
voce roca e decisa l’aveva appena aiutato, sortendo l'effetto desiderato: buona
parte degli invitati stava finalmente prestando attenzione al piccolo palchetto
improvvisato accanto alla postazione di dj Lee e occupato dai due.
“Ti
ringrazio, Kiba”, sussurrò colmo di gratitudine il cuoco.
“Dovere”,
tagliò corto l’altro, passandogli con una mano pelosa il microfono soffiato
senza permesso.
“Bene…”
si schiarì la voce e riprese a parlare, mentre la sua voce si spandeva e l’eco
risuonava tra le pareti. “Dato che mancano due ore a mezzanotte, avevo pensato
di organizzare una caccia al tesoro”.
Dal
pubblico si levarono brusii frenetici, concitati o sorpresi.
“Lasciate
che vi illustri meglio la proposta: io e mio padre, con l'aiuto volontario di
due amici, che ringrazio per l'interessamento, abbiamo preparato delle mappe
avviluppate da un nastrino rosso sangue e vi abbiamo applicato degli adesivi,
ciascuna dunque ha un numero differente. Queste mappe saranno sorteggiate,
perciò adesso tra di voi passerà la mia fidata assistente, armata di penne e
bigliettini, in cui annoterete il nome vostro e della persona con cui farete
coppia. Sì, esatto, parteciperanno alla caccia solo coppie. La vostra avventura
halloweeniana avrà inizio durante il sorteggio, non appena riceverete la mappa
designata, e terminerà a mezzanotte in punto, perciò capirete che il fattore
tempo è molto importante, così come l’interpretazione delle parole e l'astuzia!”
spiegò, mettendo più enfasi possibile per attirare l'attenzione.
“Oh,
finalmente odo qualcosa d'interessante! Crybaby, noi due dobbiamo partecipare,
non ammetto obiezioni. Sono stata chiara?” impose Temari, voltando appena la
testa.
“Sì,
sì. Umpf... ti pareva!” borbottò a mezza voce Shikamaru, pentendosi all’istante
di non aver accettato di organizzare il gioco assieme al suo migliore amico,
almeno si sarebbe potuto risparmiare il moto in cui la sua fidanzata l’avrebbe
presto coinvolto.
E
ne avrebbero fatto tanto, considerando che la bionda preferiva l’azione alla
noia.
“Non
ti vedo molto convinto”, dedusse lei, portando indietro la schiena e
schiacciandogli anche il petto - sì, perché le gambe distrutte non bastavano
più. “Allora ti farò cambiare
idea”, decretò, facendosi abbracciare.
“Sei
una seccatura”, concluse lui.
“Grazie.
Lo so che mi ami tanto”, ridacchiò sarcastica lei.
Hinata,
intanto, era ancora seduta nella poltrona accanto a loro, impegnata
nell’astratta battaglia contro la propria timidezza, che il discorso
appassionato di Choji era servito solo a intensificare.
Che
cosa doveva fare?
Andare
da Naruto?
“No.
Non se ne parla, mi vergogno troppo!”.
Invitarlo
a bere qualcosa?
“No.
Ho promesso che non avrei bevuto, e offrirgli dell’acqua mi sembra così
banale”.
Fare
coppia nella caccia al tesoro?
“No,
eppure... mi piacerebbe. Ma dovrà essere lui a invitare me, sì. No, è inutile,
non lo farà mai. Rassegniamoci”.
Scosse
la testa per scacciare pensieri pessimisti e risposte ovvie a domande che si
stava ponendo da sola.
Sospirò
amaramente, poi provò a cercare tra la folla il fulcro della sua esistenza,
l’unico motivo che l’aveva spinta a venire alla festa e a rimanerci.
Sì,
esatto, a rimanere, a non andare via.
“Ehm...
Naruto?”.
“Oh,
ciao Sai. Pian piano vi sto incontrando tutti, belli e brutti!” scherzò con la
rima il biondo, sorridendo, dopo essersi pulito i denti con uno stecchino e
averlo buttato a terra, da qualche parte.
“Mi
son fatto proprio una bella scorpacciata, era tutto buonissimo, soprattutto il
mio adorato ramen. Dovrei fare una statua a Choji soltanto per questo!” esclamò,
battendosi una mano sullo stomaco gonfio.
Il
moro annuì inespressivo: per l’occasione aveva scelto un costume da zombie, con
i pantaloni strappati, un largo e rattoppato maglione color melanzana, e si era
disegnato delle ferite sul collo e sul volto pallido.
“Non
vai a cercare la compagna per la caccia al tesoro?”.
“Eh,
scusa? Quale caccia al tesoro?”.
“Sei
sempre il solito. Non hai ascoltato, vero? Come a lezione...”.
“Fai
poco il saccente e spiegati, per favore!” s’imbronciò Naruto, incrociando offeso
le braccia.
Sai
scrollò le spalle e gli riferì tutto.
“Che
cosa?!”. Si guardò intorno, esterrefatto. “Ho ancora tempo, vero? Devo
assolutamente partecipare!”.
“Dipende...
se stai pensando di invitare Sakura, è troppo tard-”.
“No,
no, è arrabbiata con me, non mi conviene irritarla ulteriormente”, disse,
facendosi assorto di colpo. “Chi posso invitare?”.
“Buona
fortuna, allora!” si congedò l’altro, sempre inespressivo e con un sorriso di
circostanza, allontanandosi.
“Avanti
Naruto, pensa! Senza dubbio ci sarà qualcuna, qui dentro, che accetterà di fare
coppia con te... qualcuna che non rifiuti in modo sgarbato, che ti tratti bene,
che... Un momento!”.
Alla
conclusione di questo monologo interiore, il viso gli si illuminò, come
folgorato da un’idea improvvisa.
E
si affrettò, scansando malamente qualcuno, incespicando talvolta nel mantello, a
cercare lei.
Lei
e la sua promessa da mantenere.
“Ehi,
Hinata, che cosa aspetti?”.
“E-eh?”.
Temari
l’aveva fatta decisamente sussultare con quella domanda improvvisa ed
enigmatica.
“Avanti,
sai a chi mi riferisco. Vai a cercare il tuo cavaliere, prima che lui inviti
un’altra”, la incoraggiò, per poi indicarle Ino che passava già tra gli invitati
per porgere loro i cosiddetti bigliettini per il sorteggio.
“Non
stare qui a pensarci troppo”, proseguì. “Sarà meglio sbrigarsi. Lascia che vada
a segnarci, perché se aspetto che lo faccia questo qui la caccia è
terminata”.
Mentre
Temari si alzava per andare a realizzare il suo proposito, Shikamaru si
massaggiò le gambe intorpidite.
“Finalmente
un po’ di respiro!” esclamò, sollevato di essere nuovamente libero nei
movimenti.
Hinata
non riusciva a proferir parola, né a decidersi su cosa era meglio fare, quando
le parve di sentire una voce attesa e squillante.
“Hinata,
dove sei? Sei qui nei paraggi, non è vero? Hinata?”.
Shikamaru,
vedendo la ragazza in difficoltà, sospirò e chiamò il suo amico visibilmente
irrequieto, che si girò subito dalla loro parte.
La
mora desiderò di sprofondare, tanta era l’incredulità per quella insperata
situazione.
Perché,
insomma, non era mai successo che fosse lui, che fosse proprio il suo Naruto a
cercarla, quando era consapevole che a scuola succedeva tutto il
contrario.
“Oh,
Shikamaru, meno male che Hinata è qui con te: temevo di essere arrivato troppo
tardi!”.
“Troppo
tardi per chiederle di fare coppia?” domandò con ovvietà. “Amico, aspettava solo
te”.
Se
non altro, dopo essere stato beccato a fumare una sigaretta - una sola, cavolo! - da Temari ed essere rimasto schiacciato sotto il suo
peso piuma, adesso poteva riscattarsi facendo qualcosa di buono per quei
due.
Naruto
sospirò di sollievo. “Meno male”.
Hinata
ringraziò mentalmente l'atmosfera semioscura in cui si trovavano, perché si
sentiva il viso in fiamme e di sicuro, con un po’ di luce in più, i due ragazzi
l’avrebbero notato.
*
Quando
gli venne consegnata la mappa numero due, Naruto, con un sorriso vittorioso e
ottimista già stampato in volto, prese per mano Hinata e la trascinò lontano
dalla folla radunata attorno a Choji e ai suoi aiutanti.
Poi
si fermò per togliere il nastrino color sangue e srotolarla, mostrandola anche
alla sua compagna, in modo che potessero leggerla entrambi.
“Se
il tesoro vorrai trovare, la porta verso i sotterranei devi
imboccare”, lesse
lui, rimanendo poi basito. “Solo una frase?! No, non è possibile, c’è qualcosa
che non quadra!” esclamò, poco convinto.
“Fo-forse
nei sotterranei c’è un altro messaggio per noi”, provò la ragazza.
“È
vero! Ma quanto sono scemo! Grazie Hinata, sono sicuro che grazie alla tua
intelligenza saremo noi ad aggiudicarci il tesoro. Te lo immagini? Cosa potrà
mai essere? Se sono soldi, ben venga, potrò comprarmi tutte le porzioni di ramen
che desidero!”.
Hinata
sorrise timidamente, poiché l’allegria e l’entusiasmo di Naruto erano così
contagiosi, poi le era bastato dire una frase per ottenere questo effetto
risoluto e spontaneo.
“Coraggio,
allora, ai sotterranei!” disse a voce alta, riprendendole la mano e
trascinandola ancora.
Eppure
non le dispiaceva affatto, anzi, per lei era già un premio poter passare del
tempo in sua compagnia.
“Sopra
e sotto, dentro e fuori. Il tesoro sarà a colori? Se lo desideri ardentemente,
oltrepassa l’ignara gente”.
Temari
lesse e rilesse per tre volte di fila il loro messaggio sulla mappa numero tre,
aggrottando la fronte nello sforzo mentale di capire ciò che
nascondeva.
“La
prima parte non ha molto senso, giusto Shikamaru?”, dedusse. “La domanda non mi
dice nulla, penso che per rispondere dovremo vedere questo famigerato tesoro.
Invece ‘oltrepassa l’ignara gente’ dovrebbe riferirsi a chi ci circonda, il che implica
di lasciare questo posto, no?”.
“Mh,
mh”, annuì vago Shikamaru, sbadigliando. “La prima parte è un tranello, serve
per portarci fuori strada. Sul resto la penso esattamente come te”, dichiarò,
ficcando le mani nelle tasche dei pantaloni.
“Bene,
allora usciamo fuori”, disse lei, trascinandolo lesta per un lembo del mantello
e facendolo quasi soffocare per averlo tirato all’improvviso.
“Eccoci,
la porta è questa”, mormorò il finto mago, dopo aver sceso due rampe di scale
fino al piano terra ed essersi ritrovati in una specie di piccolo magazzino con
un’unica, grande e vecchia porta sgangherata.
Naruto
abbassò la maniglia sotto gli occhi timorosi di Hinata, la quale congiunse le
mani come se stesse pregando.
Il
cigolio che produsse infatti era agghiacciante, sembrava quasi l’urlo della
vecchia strega che voleva impedire a Dorothy, la protagonista del mago di Oz, di
tornare a casa, come aveva visto nel film. Strizzò gli occhi per
l’ansia.
“Tranquilla,
Hinata, non c’è motivo di aver paura. Choji non organizzerebbe mai giochi
pericolosi, lo conosciamo, non è mai stato un tipo sadico”, le assicurò Naruto,
mettendosi però dietro di lei. “Coraggio, vai avanti, io ti copro le
spalle”.
Deglutirono
entrambi, contemporaneamente, prima di avviarsi.
“Okay,
forse un po’ di paura da parte mia c’è, ma passerà. Devo pensare al tesoro che
presto avrò tra le mani, solo a quello!”si
disse lui, mentre la povera Hinata lo precedeva, guidandolo nell’ingresso ai
sotterranei oscuri.
“Che
sfortuna, non poteva capitarci luogo peggiore!” si disse lei, sgranando gli occhi, anche se sentiva
che la vicinanza rassicurante del suo compagno l’avrebbe aiutata ad affrontare
qualsiasi cosa, persino un terribile mostro.
Quel
corridoio iniziale metteva davvero i brividi!
Pur
essendo rischiarato dalla luce di alcune candele poste ai lati delle mura
vecchie e incrostate - ogni dieci passi ne trovavano due -, notarono che era
infestato da ragnatele e dal pavimento pieno di polvere come se non venisse
spazzato da un’eternità.
Inoltre,
si avvertivano sinistri rumori provenienti dal sottosuolo, decisamente poco
consoni.
“Na-Naruto-kun?”.
La
voce le si era incrinata debolmente.
“Hinata,
che succede?”.
“E-ecco...
guarda, siamo... si-siamo arrivati ad un bivio”.
Il
ragazzo assottigliò lo sguardo per poter focalizzare lo scenario davanti a loro:
Hinata aveva ragione, a sette passi c’era una biforcazione con un muro, e
dovevano decidere se prendere il corridoio di destra o quello di
sinistra.
“Do-dove
giriamo?”.
“Non
saprei”, dichiarò. “Forza, scegli tu la direzione, per me è uguale”.
“I-io?!”
si meravigliò lei.
“Certo!
Mi fido di te, avanti, siamo una squadra”, la esortò entusiasta, accantonando
per un momento la paura.
“Va
bene...”.
Riprese
a camminare, seguita dal biondo, pensando di effettuare la sua scelta seguendo
l'istinto.
“Che
stupida! Mi chiedo perché non mi sono portata appresso la giacchetta. Dannata
fretta!”.
Temari
rabbrividì per l’umidità dell’aria notturna, stringendosi il mantello nelle
spalle coperte solo dalle maniche corte del vestito nero, senza mollare la presa
dalla mappa accartocciata nella sua mano.
Erano
usciti fuori, e seguendo le ipotesi fatte in proposito alle parole da loro
sorteggiate, si erano allontanati da tutti, ritrovandosi in una stradina stretta
tra due abitazioni, apparentemente deserta.
“Hai
freddo?” le domandò Shikamaru, che non aveva di questi problemi, dato che il
tessuto del suo costume era pesante. Avrebbe potuto anche togliersi la giacca,
tanto sotto la camicia bianca aveva una maglia di lana leggera che sua madre gli
aveva fatto indossare per precauzione.
“Ma
no, sai? Sto benissimo!” replicò lei, senza perdere la sua baldanza.
“Posso
rileggere il messaggio?”.
Temari
glielo passò tranquillamente.
“Uhm...
che cosa vorrà mai indicarci questo ‘oltrepassa l’ignara gente’?”.
“Non
lo so. Quello che spero è di non essere qui, a rabbrividire, per
niente!”.
“Se
è una metafora, la soluzione è un’altra. Gli ignari sono quelli che non sanno,
quindi oltrepassare, ovvero passare oltre, gli ignari vuol dire...”.
Qui
si bloccò. Ecco, aveva capito tutto, ci era arrivato!
“Vuol
dire?” ripeté Temari, curiosa di conoscere la risposta tanto agognata, la
soluzione che li avrebbe condotti al tesoro.
E
mancavano cinque minuti alle undici, l’anticipo di un’ora c’era,
eccome!
“Vuol
dire che dobbiamo tornare indietro, andiamo”, disse, serio e risoluto come mai
lo era stato. “Ti fornisco tutti i dettagli per strada”.
“Come?!”
si stupì lei, incredula.
“Che
cosa c’è? Non eri tu quella che si stava annoiando alla festa?” le
ricordò.
“Come
hai fatto, eh?” insisté lei.
“Ci
sono arrivato e basta, seccatura”, sbuffò, e qui sembrava di nuovo il solito
svogliato.
Solo
che, subito dopo, compì un gesto che le fece dilatare le pupille per lo stupore
e che la portò quasi ad arrossire. E lei era un tipo che non arrossiva
mai!
Si
tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, delicatamente.
“Niente
storie, o prenderai un raffreddore”, disse poi, apprensivo, “te lo dirò per
strada, adesso non insistere”.
“Certo
che questa notte è proprio strana. E pensare che non è la prima volta che
festeggio Halloween”,
pensò lei, annuendo, dopo aver preso per mano il suo pigro ed enigmatico
fidanzato ed essersi fatta guidare fuori da quella stradina
solitaria.
Mancava
solo un’ora di caccia, alla mezzanotte.
Continua...
*-*-*-*-*
Oggi
sarò breve xD
Innanzitutto,
vorrei festeggiare il fatto di essere arrivata al decimo capitolo di questa
raccolta *_* non è un meraviglioso traguardo?
Arriverò
anche al ventesimo e al trentesimo, non temete! *posa eroica*
Devo
ringraziare il vostro supporto nel commentare e nel seguirmi se sono ancora qui
^O^ e non mi riferisco solo alle fan del NaruHina, eh! (A buon intenditor, poche
parole xD)
Perciò
nella quarta e ultima parte di questa minilong, oltre a spiegarvi come mai
questa decisione improvvisa, risponderò a ognuna di voi e ringrazierò chi di
dovere ^^
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
PS
per Bella:
Forse ho tagliato di nuovo sul più bello, ma non lo faccio apposta xD è per
creare la giusta suspance, quando mi fisso su questo sono imprevedibile
^_^
Ne
approfitto per annunciarti che ho intenzione di scrivere una fic su una coppia a
sorpresa, per festeggiare i tuoi due anni su EFP *_*
A
presto, tesoro! *abbraccio*
|
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Capitolo 11 *** Quarta parte ***
Halloween party [NaruHina and ShikaTema version]
Quarta
parte
Seguendo
l’istinto del momento, con la sottile consapevolezza di avvertire un leggero
tremolio alle gambe che procedevano quasi meccanicamente, di percepire il
proprio respiro teso e irregolare, di avere dietro di sé colui che non avrebbe
mai e poi mai voluto deludere, Hinata scelse impavidamente il corridoio di
destra.
Naruto
fece altrettanto, senza fiatare. Certo, si rendeva perfettamente conto di non
essersi ancora adoperato per combinare qualcosa di buono, mentre la sua compagna
si stava dimostrando veramente saggia e coraggiosa.
Non
era la solita studentessa riservata, che senza chiedere nulla in cambio lo
aiutava a scuola. Magari quello era uno dei suoi aspetti migliori, d’altronde il
carattere di una persona può essere sì coerente, ma anche omogeneo. Sta di fatto
che, adesso, nella temporanea incapacità di affrontare una situazione insolita,
sentiva di ammirarla.
“Ehi,
Hinata, fammi sapere se vuoi fare cambio, okay? Non c’è problema!” dichiarò
solidale.
“Pe-perché?
Sto sbagliando?”.
“No,
no, non fraintendere, ti stai comportando benissimo. Pare mi sia passata la
paura, tutto qui!” esclamò convinto.
“D’accordo”.
In
quel momento, però, qualcosa andò a posarsi sul nasino di Hinata, che fu
costretta a indietreggiare bruscamente, e suo malgrado, senza alcun preavviso,
urtò con la schiena il ragazzo che, per non perdere l'equilibrio e cadere, aveva
cominciato ad agitare comicamente le braccia e a saltellare sul posto.
Lei
sussultò. “Oh, Na-Naruto-kun, scu-scusami, ma... ma...” farfugliò.
“Che
è successo? Hai visto qualcuno? Hai sentito un altro rumore?” s’informò lui,
dopo essere riuscito a fermarsi.
“I-il
mio naso! Che cos'ho sul naso?!” squittì, allarmata, strizzando gli occhi senza
avere il coraggio di toccarsi il punto preciso.
Lui
assottigliò nuovamente lo sguardo, come aveva fatto precedentemente per
osservare il corridoio, poi la guidò più vicina alla luce della candela e vi
scoprì un ragnetto che, probabilmente, tessendo incurante la propria tela, si
era ritrovato davanti al viso di lei mentre procedevano.
Lo
scacciò subito via con un dito.
“Ecco
fatto. Tranquilla, era solo un innocuo insettino”, la rassicurò, sorridendo.
Però
lei fraintese quel gesto spontaneo e gli voltò le spalle, arrossendo e provando
vergogna per se stessa e per lo sciocco, insulso attacco di panico.
“A-adesso
ti ho deluso, vero? Stai ridendo di me”.
Così
lo mise al corrente di un pensiero pessimista, chinando sconsolata il capo -
stava andando tutto così bene, perché doveva rovinare tutto?
“No”,
scosse la testa. “No, Hinata, ero solo...”.
Stava
per dirle che era contento di sapere che non le era successo nulla di grave, che
per un attimo si era preoccupato, che non avrebbe mai riso di lei, nemmeno per
finta, quando un forte rumore proveniente da un punto imprecisato del corridoio
avvolto dall’oscurità li distrasse di colpo, facendo vibrare il sottosuolo.
“Cosa
è stato?!” chiese, atterrita.
“Hinata.
Corri!”.
“M-ma...”.
“Non
mi piace. Allontaniamoci in fretta, veloce!” esortò.
“Ehi,
Shikamaru, vuoi deciderti a parlare oppure devo costringerti?”.
Temari
sbuffò laconica, mentre passeggiavano sul marciapiedi, mano nella mano,
osservando sia le macchine a fari accesi che ogni tanto sfrecciavano sulla
carreggiata, sia le vetrine dei negozi illuminate artificialmente.
“In
realtà non c’è molto da dire, Temari, anzi, la faccenda è piuttosto evidente.
Avrei dovuto applicarmi meglio prima, così avresti evitato di prendere freddo”,
si rammaricò il ragazzo.
“Ah.
Ma questo non è un problema, in fondo ho la pellaccia dura... Avanti, spara!” si
giustificò, pur essendo rimasta colpita dal gesto cavalleresco di qualche minuto
prima.
“Tutte
le mappe del tesoro che hanno sorteggiato o sono una burla di discreto gusto,
oppure conducono verso piste fasulle e inconcludenti”, spiegò così la sua
teoria, in poche parole.
“No.
Dici davvero?!” trasecolò lei.
“Certo.
E c’è da aggiungere che sono stati furbi, perché la vera mappa non è stata
assegnata a nessuno di noi!”.
“Ma...
come fai ad esserne sicuro?”.
“Vedrai:
se i miei calcoli sono esatti, dobbiamo solo parlare con uno di loro.
Ovviamente, so già a chi rivolgermi”.
“A
Choji?”.
Shikamaru
annuì.
“D’accordo.
Però ti renderai conto che, se la tua teoria è errata, ci faremo una pessima
figura!” replicò, rabbrividendo soltanto all’idea di sbagliare qualcosa.
“Non
se si parla del mio migliore amico, seccatura. Poi lo sai che ho un buon
rapporto con tutti gli altri, più o meno”, ammise modestamente.
Lei
stava per rispondere, sarcasticamente saccente: “Allora andiamo, mio genio, e
sbrighiamoci a svelare questa pagliacciata ben riuscita a tutti gli altri”, ma
venne preceduta da qualcuno che non aveva esitato a salutarla e della cui
presenza non si era minimamente accorta. Eppure condividevano lo stesso
sangue, che cosa strana.
Così
il fratello minore della ragazza, per l’occasione travestitosi da Frankenstein,
dopo aver attraversato la strada, spostando lo sguardo da destra a sinistra per
accertarsi che nessun veicolo lo investisse, si frappose tra loro, dando le
spalle all’invisibile - secondo lui - Shikamaru.
“Allora?
Come procede?” domandò rivolto alla sorella, tra l’incuriosito e il divertito.
“Diciamo
che siamo a buon punto. E a te?”.
Kankuro
scrollò le spalle possenti.
“Io
non sto partecipando, perciò ne ho approfittato per abbandonare momentaneamente
la festa”.
“Ah,
sì? Come mai? Scommetto che non hai trovato la ragazza!” lo
schernì.
“E
invece ti sbagli, c’erano ben due ragazze interessate a partecipare con me. Sono
stato io a volermi astenere. Non amo le cacce al tesoro, Temari, dovresti
saperlo!" esclamò, infervorandosi. Così la sorella si rese conto che era anche
un po’ brillo, ma fece finta di nulla per prenderlo in
giro.
“In
effetti, io o Gaara da piccoli ti abbiamo-“.
“Per
pietà, non ricordarmelo!” la bloccò, prima che potesse finire la frase.
“Scusa.
Sei stato tu ad attaccare bottone, non io!” si giustificò
lei.
“Ehm,
ehm”,
si schiarì la voce pacata Shikamaru, ricordando loro la propria presenza.
“Seccatura, ti ricordo che abbiamo un tesoro da cercare. Ne avete per molto?”.
“Sì,
perché? Qualche problema?” gli rispose sfacciatamente Kankuro, voltando appena
la testa e imbronciandosi.
“No”.
“Adesso
non posso neanche parlare con mia sorella in tua presenza?” lo
aggredì.
“Ma
che cavolo dici?! Non ho mai detto una cosa del genere, sei tu
che-”.
“Sì,
come no!”.
“È
la verità!”.
“La
volete piantare?”.
“Ha
cominciato lui!” parlarono e si indicarono contemporaneamente.
“Non
mi interessa! Shikamaru, tu vieni con me. Kankuro, tu te ne torni a casa.
Immediatamente!” convenne Temari, categorica.
“Ma-”.
“Preferisci
che stanotte ti faccia dormire nella tua stanza, oppure in giardino, nella
cuccia del mastino di Gaara?” lo ricattò, con un tono di voce tra lo spazientito
e il sadico.
Lui
rabbrividì all’istante: era solo un mese che dei tizi avevano regalato a Gaara
quel bestione dal pelo scuro, e lui ovviamente non riusciva a starci vicino,
figuriamoci condividere la stessa cuccia.
“E
se invece venissi a cercare il tesoro con voi? Prometto che non parlo più, che
lascio in pace questo pigrone, che vi seguo con la bocca cucita. Ti prego,
sorellina, per favore!” la pregò, insistente.
L’altra
alzò gli occhi al cielo. “Kankuro, sei patetico”.
“Ti
prego, ti prego, ti preeego!”.
“Kankuro,
mi fai quasi vergognare di essere tua parente”.
“Eddai!
Faccio il bravo. Ti prego, ti prego, ti preeego!”.
Dopo
averlo visto saltellare intorno come uno scimmione impazzito e implorante
insieme, Temari dovette fermare il tutto urlando a squarciagola un “E va bene,
vieni!”, mentre Shikamaru li guardava scioccato.
E
avendo ottenuto ciò che voleva, il fratellino si calmò all’istante,
ringraziandola con un semplice inchino e un sorrisetto nascosto sotto i baffi.
“Razza
di idiota!” borbottò poi la ragazza dall’umore ormai alterato, riprendendo il
suo ragazzo per mano e trascinando Kankuro per l’orecchio con l’altra libera.
“Ahia!
Fa male!” si lamentò.
“Così
impari a comportarti da bambino. Qui, dove chiunque più vederci!” lo rimproverò
Temari, a denti stretti. “E per oggi non azzardarti più a bere!”.
Correre.
Era
quello che stava facendo. Dopo essere stata incitata da Naruto ad allontanarsi,
Hinata non aveva smesso per un solo istante di correre, con tutto che si sentiva
il fiatone e le gambe minacciavano di cedere allo sfinimento da un momento
all’altro.
Quel
corridoio sembrava infinitamente lungo, eppure...
Eppure
si chiese se non stessero semplicemente girando intorno, perché era strano
ritrovarsi sempre le stesse candele a segnare il percorso, le stesse deviazioni.
Il
rumore poi era cessato, quindi potevano anche permettersi di fare una pausa, no?
Girò
la testa, sperando che anche il ragazzo fosse arrivato alle medesime conclusioni
e le facesse segno di fermarsi a riposare.
Ma
scoprì con orrore che lui non c’era più, che non era dietro di lei come aveva
potuto constatare cinque minuti prima.
Arrestò
la corsa e inarcò la schiena fino a toccarsi le ginocchia con le mani. Prima di
tornare a respirare normalmente, però, doveva capire.
Perché
Naruto l’aveva abbandonata?
Perché
era sparito così, all’improvviso e senza che lei se ne fosse accorta, forse
troppo impegnata a obbedire alle frequenti richieste di
fuga?
“Avrei
dovuto accorgermene”, si disse sconsolata, mordendosi il labbro inferiore e
strizzando gli occhi per trattenere il bisogno impellente di piangere.
Altro
che divertimento!
Quella
caccia al tesoro si era presto trasformata in un incubo, e come se ciò non
bastasse non avevano ancora trovato niente, ma si erano solamente persi di
vista.
“Perdonami,
Naruto-kun. Sono solo una stupida, una... una piagnona senza fegato”.
Si
avvicinò titubante a una parete e scivolò sul fianco, seguendo il muro e
ritrovandosi seduta sulle proprie gambe, in prossimità di una candela che,
assorta, afferrò con una mano.
Quella
fievole luce, se non altro, la rassicurava: soffermarsi a guardarla la aiutava a
reprimere la paura in un angolo remoto del cuore, calmando i battiti e
riportandoli a un ritmo normale.
Però
non le impedì di liberarsi dalle lacrime che, bramose di uscire, le pizzicavano
gli occhi chiari.
“Candelina…”
la chiamò dolcemente, con voce tenue, come se si trovasse in compagnia di una
persona amica e dovesse confidarle un segreto prezioso. “Candelina, perché non
sono forte come vorrei? Eppure, quando sapevo che Naruto era vicino a me, per un
attimo ho creduto di poter essere diversa”.
La
strinse, dando poca importanza alle dita tremolanti.
“Perché
mi succede questo? Pe-perché sono fatta così? E lui... d-dov’è? Dov’è andato?”.
Non
poteva credere che l’avesse abbandonata così, di punto in bianco.
Doveva
cercare una spiegazione, perché il suo Naruto non si sarebbe allontanato senza
che ci fosse un valido motivo dietro.
È
vero che ogni tanto, a scuola, si dimenticava di lei, preferendo invece la
compagnia degli altri... però qui non erano a scuola, e l’altruismo di certo non
gli mancava.
E
anche se fosse andato a cercare altruisticamente aiuto, perché non l’aveva
informata prima di sparire?
Mentre
si lambiccava il cervello in cerca di ogni possibile risposta, lasciando
scivolare qualche lacrima lungo le guance nivee, avvertì distintamente un
incedere di passi, dietro di lei, farsi sempre
più inesorabilmente vicini.
E
non era il solo particolare. Aveva infatti la sensazione che a quei passi lenti
e cadenzati si sovrapponessero altri più affrettati e veloci, come se ci fossero
non una, ma due presenze ad avvicinarsi.
Non
ebbe il coraggio di voltare la testa, né di smuoversi dalla posizione
accucciata, era paralizzata.
Non
riusciva nemmeno a parlare, anche solo per chiedere se nei paraggi si
nascondesse il suo Naruto - perché non si sarebbe mai arrabbiata con lui,
neanche per una presa in giro.
Sarebbe
morta di paura, piuttosto che irritarsi con lui!
“Sono
enormemente ingenua, ne sono consapevole, ma... non posso farne a
meno”,
pensò.
C’era
stata una colluttazione, uno scontro diretto.
Il
frastuono dei passi nel silenzio del corridoio era terminato, per sostituirsi a
un tonfo provocato da una caduta a terra.
“Finalmente
ti ho preso! Sei stato tu a farci spaventare, con tutti quei rumori inquietanti,
vero? Vero?! Chi diavolo sei? Avanti, confessa!”.
“Ma
questo...” lo riconobbe Hinata, singhiozzando.
Dopo
essersi accorto dell’ombra di un tizio misterioso e sospetto, Naruto, con tutta
la sua impulsività, l’aveva sorpreso e preso sonoramente a pugni, facendolo
cadere a terra.
Adesso
lo aveva sollevato stringendo con una mano il maglione sgualcito, e lo scuoteva,
perché esigeva subito una spiegazione alla serie di domande.
Con
l’aspetto da barbone sembrava proprio un tipo poco raccomandabile e ambiguo,
magari un maniaco che cercava di fare del male alla sua compagna di classe.
Strinse i denti, furioso.
“Sei
impetuoso, ragazzino, non c'è che dire!”, biascicò lo straniero. “Voglio
premiare il tuo coraggio, te lo meriti. Ti dirò chi sono,
però...”.
“Però...
cosa?”.
“Mi stai soffocando”, replicò, con gli
occhi spiritati.
Naruto
mollò la presa, ma non smise di guardarlo male.
“Adesso
risponde!” gli intimò.
Calò
un silenzio teso, ogni tanto rotto dai singhiozzi tenui di Hinata, ogni tanto
dalla parlata estremamente roca dell’individuo.
*
“Beh,
ragazzi, che dire? Siete stati grandiosi!” si congratulò Choji, sorridendo dopo
averli ascoltati, per poi porgere loro un bigliettino e aggiungere: “Ecco il
vero indizio per il tesoro: lo troverete qui”.
“Oh,
finalmente!”.
Temari
lo arraffò senza indugi e lesse subito.
“È
in giardino, nel cespuglio alla destra della fontana con la statua di marmo
dell'angioletto”.
“Perfetto,
andiamo subito!” esultò Kankuro.
Quando
però fece per avviarsi, Temari lo trattenne, fulminandolo poi con uno sguardo
perentorio.
“Ehi,
furbetto, un momento! Abbiamo risolto io e Shikamaru il mistero, perciò dobbiamo
essere noi ad andare a prenderlo. Tu aspetti qui!”.
Shikamaru
sbuffò, e per l’ennesima volta in quella serata decisamente poco rilassante si
ritrovò trascinato dalla propria fidanzata, e se era fortunato quella sarebbe
stata l’ultima volta prima di andare a dormire, anche se sinceramente ne
dubitava.
Mancavano
venti minuti, alla mezzanotte.
Intanto,
Naruto e Hinata stavano risalendo le scale per tornare alla festa, dopo aver
chiarito la questione del ladro barbone. Quel tizio si era semplicemente
imbucato alla festa e nella confusione generale si era perso.
Quando
poi aveva adocchiato, per puro caso, il braccialetto con le perline brillanti
sul polso di Hinata, pensando si trattasse di un oggetto di valore li aveva
seguiti, ritrovandosi anch’egli nei sotterranei.
“Per
fortuna era solo un comune ladro. Comunque non mi fido ancora della sua versione
dei fatti: secondo me voleva farti del male, ma poi ha capito con chi aveva a
che fare ed è scappato con la coda tra le gambe”, ammise Naruto, vantandosi
vagamente di sé e della propria baldanza.
“Io...
i-io ti chiedo scusa, Naruto”.
“Cosa?!
E perché?”.
“Per
essere una fifona e-e una de-debole che sa solo svenire quando-”.
“Tu
non hai nulla da rimproverarti, Hinata, fidati! Anzi, sei stata bravissima,
molte avrebbero urlato o fatto di peggio al tuo posto”.
Assicurato
questo, le sorrise come solo lui sapeva fare. La ragazza si sentì avvampare:
come faceva a confidargli che il motivo dello svenimento era stato la sua
vicinanza quando, preoccupandosi per i continui singhiozzi, le si era
inginocchiato al fianco, sollevandole poi, con un dito sul mento, il viso in
lacrime? Quando la sua voce così vicina la confortava, sussurrandole che il
pericolo era passato?
Come
faceva a dirgli che era svenuta tra le sue braccia per l’emozione di un tale
gesto, rivolto solo ed esclusivamente a lei?
Fortuna
che adesso stava dietro di lui e non poteva guardarla in faccia, a meno che non
si voltasse.
“Ora
basta, Hinata. Smettila di illuderti perché, quando tornerete a scuola, dopo i
due giorni di vacanza che vi hanno dato i professori, tutto tornerà come prima.
Lui si dimenticherà che...”.
“Invece
sono io che ti chiedo scusa”, replicò serio Naruto, quando ormai aveva superato
tutti gli scalini e lei lo vide fermarsi. “Avevo promesso che ti saresti
divertita. Non sono stato di parola”.
Oh,
mamma.
Ci mancava solo che perdesse i sensi e ruzzolasse giù dalle scale, in fondo
doveva ancora salire un gradino.
“M-ma-ma”,
balbettò piano, incoerentemente, “la fe-festa no-non è finita, no”.
Era
un chiaro riferimento al fatto che c’era tempo per divertirsi, bastava
desiderarlo.
D’altronde,
non si erano ancora uditi i rintocchi della torre dell’orologio che segnava la
mezzanotte - e quindi la fine della caccia al tesoro.
Solo
non sarebbero più scesi nel sotterraneo, questa ipotesi si escludeva a priori.
Però,
forse, lui era rimasto deluso per la sfortuna che aveva irrimediabilmente
arrecato loro il sorteggio, oppure percepiva il cocente rimorso di non essere
stato abbastanza abile nella ricerca.
Sta
di fatto che allora, se le cose stavano così, la vera responsabile di tutto...
“Uh,
è proprio vero, hai ragione!” s'illuminò. “Siamo ancora in tempo per trovare di
che divertirci... già!” esclamò poco dopo, con rinnovato entusiasmo.
La
vera fortuna - si ritrovò a pensare Hinata, con un sommesso sospiro di sollievo
- consisteva nella mera difficoltà di fargli restare il muso troppo a lungo,
poiché lui aveva l’incredibile capacità di stravolgersi in pochi minuti, di
balzare repentinamente dalla tristezza più divagante alla gioia più genuina.
Dunque
Naruto si girò volutamente, le tese una mano, appiglio che non avrebbe mai
rifiutato, e alzando un piede lei salì il gradino che li separava. Timidamente e
con un riluttante sorriso Hinata abbassò il capo, mentre il cuore sembrava
volerle uscire dal petto, per quanto batteva forte.
Senza
sciogliere quel semplice contatto tra le loro mani, s’incamminarono allora verso
il grande androne della festa, dove non si fermarono finché non incrociarono
Kiba, il quale li informò dell’andamento del gioco, soprattutto del fatto che
alla fine erano stati Shikamaru e Temari a risolvere il mistero e a trovare il
tesoro.
“Davvero?!
E che cos’era?”.
Hinata
invece non proferì parola. Era solo contenta per Temari-san.
“Una
scatola di cioccolatini e sessanta buoni per una consumazione gratuita nei
migliori ristoranti della città”, rispose. “A proposito, Naruto, vedo che oggi
voi due avete una certa confidenza”, notò, alludendo alle loro mani intrecciate.
“Non
sono affari tuoi!” gli fece la linguaccia Naruto, mentre Hinata distoglieva
imbarazzata lo sguardo.
“Ah,
sì?” insisté Kiba, ammiccando. “Scommetto che non hai il coraggio di invitarla a
ballare!” lo sfidò.
Naruto
fece finta di pensarci su, poi sorrise e annuì con vigore. “Ma lo sai che questa
è un’ottima proposta? Non l’avevo proprio considerata! Coraggio, Hinata,
facciamogli vedere come ci si scatena in pista!”.
“E-eh?!
Ve-veramente...” indugiò lei, con le guance imporporate e il tremolio alle dita.
Troppo
tardi.
Avrebbe
voluto confessargli che non sapeva ballare, che era tremendamente impacciata, ma
Naruto si stava già sfilando il mantello dal costume, per poi riporlo in modo
disordinato su una sedia.
“Ecco
fatto!” esultò. Era così contento che lei non se la sentì di rifiutare, perciò
tacque la sua incapacità e lo seguì.
E
sorprendentemente, quando lui le cinse la vita e la fece volteggiare,
provocandole un batticuore assurdo, le sembrò di toccare il cielo con un
dito.
[Non
è mai troppo tardi per divertirsi.]
Mentre
i famosi rintocchi della torre riecheggiavano nei dintorni, le stelle ornavano
il cielo notturno e la nobile luna piena lo dominava, la coppia vincitrice
sedeva sul bordo della fontana.
“Ehi,
Shikamaru?”.
“Mh?”.
“Mi
concederesti il bacio di mezzanotte?”.
Temari
schiuse le labbra, il ragazzo la scrutò intensamente.
“A
una condizione”, disse, coprendo poi uno sbadiglio con le mani.
Certo
che era proprio bravo a guastare i momenti romantici, certe volte!
Sospirò.
“Dimmi”.
“Niente
punizione. Ecco cosa desidero”.
Seguì
un altro sospiro da parte della bionda, questa volta più pesante.
“D’accordo,
crybaby, d’accordo”, acconsentì, incrociando
però le dita dietro la schiena - perché la vera furba, tra i due, era
sempre lei.
Lui
accennò un sorriso liberatorio e si chinò a baciarla, ignaro.
Fanno
proprio bene a chiamarla notte delle streghe.
FINE
*-*-*-*-*
Ah,
che liberazione XD ecco qui la quarta parte, quasi non mi par vero di essere
arrivata alla conclusione ^O^ è stato piacevole scriverla!
Dunque...
come dicevo nello scorso capitolo, ho ritenuto saggio allungare poiché, andando
avanti, sono stata colta da altre piccole idee per la mini long. Comunque adesso
è davvero finita, non dovete temere altre sorprese ^^
Ho
curato soprattutto le scene con le due coppie stabilite, perché capirete che se
avessi affrontato tutti i personaggi non avrei mai terminato, e
l’intenzione iniziale non prevedeva una storia infinita ._. perciò chiedo scusa
a chi si aspettava di vedere (ne cito due, per fare un esempio) Shino o Karin
^^''
Per
qualsiasi altro dubbio sulla trama, chiedete XD la prossima volta vi risponderò
sicuramente ^^
Ringraziamenti
finali:
_BellaBlack_:
No, ti ripeto che non sono sadica XD
"Ma
Tem ha ragione: il fumo fa male! E oltretutto ti lascia un alito tremendo...
Quando vedo qualcuno che fuma gli infilerei la sigaretta su per il naso u.u"
Quoto
in pieno =.= infatti a casa mia ho mio padre che fuma, e non riusciamo a
convincerlo a smettere, nemmeno nascondendogli i pacchetti!
ç_ç
Comunque,
sono felicissima di sapere che hai apprezzato la scenetta che ho scritto per te
nella seconda parte, e i momenti ShikaTema nella terza parte *_* grazie mille
tesoro! Ti voglio bene!
shurei:
Mi sono giustificata su msn XD non sapevo che fargli fare a Neji, scusami tanto
ç_ç
Grazie
mille per i commenti gemi, ecco qui la sorpresa finale (così l'hai definita
XD)!
Un
bacione, ti adoro! ^O^
Shatzy:
È amore, Flavia *_* l’amore nasconde i difetti, o li rende più belli, quindi è
più che comprensibile che per Hinata lui sia tutto tranne che scemo ç_ç li adoro
tanto tanto!
Amo
anche lo ShikaTema, quindi sono felice di averlo rispettato
^^
Non
so più che dire, solo che sei stata gentilissima a seguirmi fin qui e ad aver
accettato di leggere la prima e l’ultima parte in anteprima *__* grazie mille!
Ciao cara, un bacione! (PS: Adesso posso dedicarmi con tranquillità alla
sorpresa per te ^O^)
kry333:
Grazie a te che mi segui sempre *__* davvero, sei tanto gentile! Un bacio!
(Spero che la parte finale sia stata di tuo gradimento ^^)
valerya90:
Grazie per i complimenti, nee-chan *__* dai, non preoccuparti se non ci sentiamo
tanto su msn, se sei impegnata con gli studi è normale ^^ tranquilla! Un
bacione!
_lupetta96_:
Una nuova lettrice ^^ grazie mille per il complimento! Che ne pensi dell’ultima
parte? Ciao ^O^
Poi
ci tengo a ringraziare Angel Ecate, che ha iniziato a commentare la
raccolta dal primo capitolo fino al quinto (*__* grazie! Appena potrò, mi
sdebiterò con una mail XD), e tutti coloro che hanno inserito la raccolta tra i
preferiti o tra le seguite ç_ç sono commossa!
Mie
care, ci si sente alla prossima NaruHina, vero? *smile*
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 12 *** SPECIAL: Tre dolci momenti natalizi ***
Dedicato alla mia
Ayumi
Yoshida e a tutte le fan NaruHina che seguono questa
raccolta.
Buon Natale!
^O^
- Il Natale
muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello.
Norman Vincent Peale -
TRE
DOLCI MOMENTI NATALIZI
*23
dicembre*
[Hinata
& Kushina - 348 parole]
“Mamma.
Mamma!”.
La
piccola Kushina, di soli cinque* anni, attraversò tutta contenta e con la solita
vocina squillante il pavimento della cucina incontro a Hinata, la quale si era
fatta dare la ricetta di una torta natalizia da Ino e stava cercando di
aggiungere la giusta quantità di latte all’impasto.
Sentendosi
però strattonare con insistenza il grembiule, lasciò perdere momentaneamente
tutto e si dedicò alla figlioletta.
“Cosa
c’è?” le domandò dolcemente, chinandosi sulle ginocchia e scostandole con la
mano pulita la frangia scura e disordinata dalla fronte.
“Guarda
cosa ho trovato!” esclamò la bambina, rivelando una collana argentata con un
ciondolo a forma di stella. “Mamma, è tua?”.
“Oh”,
disse, stupendosi un po’. “Certo… È un regalo di tuo padre”.
Hinata
la scrutò profondamente, nostalgica. Non perché fosse un triste ricordo. Al
contrario, l’aveva ricevuta inaspettatamente il giorno del suo diciassettesimo
compleanno, anche se a essere sincera il regalo più bello era stato proprio
quello di aver visto lui presentarsi a casa sua, con un sorriso radioso e un
pacchetto tra le mani.
“Mamma”,
riprese la piccola, illuminandosi. “Posso metterla?”.
“Sì”,
annuì comprensiva lei, per poi sorridere mentre Kushina cercava di passarla
dalla testa, ma invano. La bloccò in tempo.
“Tesoro,
lascia fare a me, prima che la rompi”.
Con
estrema cura Hinata aprì il gancetto, fece voltare la figlia, la circondò con le
braccia assicurandosi che il ciondolo scendesse lungo il collo e poi riagganciò
con la stessa premura le due estremità della collana.
“Ecco
fatto! Stai benissimo”, garantì.
“Davvero?!
Grazie, grazie, grazie!” e Kushina saltellò felicemente per tutta la cucina,
facendo ciondolare il vestitino rosso e bianco che lei stessa le aveva cucito.
Okay
che non era bravissima e si era punta più volte le dita con l’ago, ma
vederglielo addosso le trasmetteva una tenera sensazione di benessere,
un’immensa soddisfazione da aggiungere a tutte le altre ottenute da quando si
sentiva ricambiata e amata dal suo Naruto.
“Giusto...
la torta!” si ricordò all'improvviso, tornando vicina al tavolo infarinato e
sperando con tutta se stessa di combinare qualcosa di buono.
Glielo
doveva, ai suoi più grandi tesori.
*24
dicembre*
[Naruto
& Kushina – 266 parole]
“Ehi,
papà, stanotte viene Babbo Natale, vero?”.
“Certo
che verrà!”.
“E
se non dovesse venire?”.
Mentre
Hinata stava in cucina a lavare tutti i piatti che avevano sporcato durante il
Cenone della Vigilia, la piccola Kushina, seduta sulle gambe di un sazio Naruto,
gli aveva rivolto questa curiosa domanda, accompagnata poi da un dubbio
imbronciato.
“Ehm…”
esitò un attimo, grattandosi la punta del naso, “se non dovesse venire... Beh,
ovvio no? Se non verrà, andrò personalmente a cercarlo e poi lo trascinerò qui a
forza!” esclamò risoluto, così deciso da risultare abbastanza credibile, perché
sapeva che in realtà questo fantomatico vecchio con la barba lunga, il cappello
e il vestito rosso, portatore di doni per tutti i bambini buoni del mondo, non
era mai esistito se non nella fantasia collettiva.
E
la risatina infantile e spontanea della sua adorabile Kushina gli fece sentire
un po’ meno gravoso il peso della bugia. Anche se era a fin di bene.
“Eh
sì”, continuò, abbracciandola, “perché nessuno, nemmeno Babbo Natale, può
fermarmi!”. si vantò.
“Vero!
Perché tu sei fortissimissimo!” lo assecondò compiaciuta la figlioletta,
poggiando la testolina sul suo petto e chiudendo gli occhi.
In
questi momenti anche uno come Naruto, a cui non piaceva proprio stare fermo, si
sentiva in dovere di fare il bravo genitore e aspettare che Kushina si
addormentasse per poi portarla a letto e rimboccarle le coperte come
insegnatogli da Hinata.
Peccato
che Kushina Uzumaki non si sopisse così facilmente…
“Papà?”.
“Mh?”.
“Mi
racconti di quando hai salvato il Villaggio? Per favore!”.
…e
ciò che lei aveva appena richiesto era di una lunghezza
considerevole!
*25
dicembre*
[Naruto,
Hinata & Kushina – 752 parole]
“Mamma,
mamma! Papà! Sveglia, sveglia, è Natale!” esultò Kushina in pigiama, salendo sul
letto, in mezzo ai due genitori, e saltandovi sopra, facendo tremare tutto il
materasso.
“Evviva,
evviva!”.
Erano
le dieci della mattina di Natale, eppure lei era riuscita ad alzarsi prima di
loro, forse perché impaziente e trepidante di scartare il proprio regalo sotto
l’albero.
Hinata
emerse dalle coperte, si sedette e si strofinò gli occhi.
“Tesoro,
stai attenta a non... cadere”, mormorò.
Con
un sospiro sommesso, notò che la sua previsione si era avverata e che la bambina
aveva cominciato a gemere per la botta in testa. “Appunto…”.
“Che
succede?” mugolò lamentoso Naruto, premendosi un cuscino sulle orecchie, mentre
Hinata si era già alzata per accompagnare la bambina in cucina.
“Kushina
ha bisogno del ghiaccio”, rispose solo, prima di uscire dalla loro camera da
letto.
“Ghiaccio?
E perché?!” si chiese, mezzo addormentato, anche se capì presto che, se voleva
davvero scoprirlo, doveva alzarsi anche lui e raggiungerle.
Invero,
dopo aver tenuto il ghiaccio sul bernoccolo per qualche minuto, Kushina tornò a
sorridere spensierata e si precipitò vicino all’alberello di Natale, addobbato
con fili e palline blu e arancioni, per abbracciare il suo regalo: un pacco
rosso con il fiocco dorato, di medie dimensioni.
“Che
bello... Voglio aprirlo subitissimo!”.
“B-buon
Natale, cara”, le disse dolcemente Hinata, senza riuscire a trattenere la
commozione che gli occhi lucidi e le mani tremanti rivelavano.
“Già!”
sorrise Naruto, avvicinatosi per cingere le spalle alla moglie. “Buon Natale e
tanti auguri. C’è un altro regalo per entrambe, sai Kushina? Arriverà presto!”.
Kushina
annuì, mentre a Hinata si imporporarono le guance e abbassò timidamente il capo,
un atteggiamento che in fondo faceva parte di lei, anche se ormai era una donna
adulta.
“Ora
si apre quello di Babbo Natale per me!” esclamò, tirando decisa il fiocco e
strappandolo, mentre la carta veniva scartata in tutta fretta e finiva per
terra.
La
piccola trattenne il fiato.
“Uh!
È la bambola che desideravo, visto?” e la abbracciò, tutta entusiasta.
Ma
Naruto non poté godersi appieno la gioia della figlia, perché proprio in quel
momento un ninja entrò fulmineo dalla finestra, rivolgendosi a lui.
“Hokage-sama,
c'è un problema”.
“Che
tipo di problema?” domandò senza indugio, ma allo stesso tempo senza capire cosa
poteva essere successo, mentre Hinata sussultò preoccupata.
“Ecco,
vede, quel progetto che ha fatto costruire si è... come dire... incendiato”,
spiegò.
“Co...
come può essersi incendiato?” sbottò, aggredendolo quasi. “Da solo non è
possibile. Voglio il nome del colpevole, avanti! Andrò personalmente a fargliela
pagare cara, me ne sbatto del fatto che siamo a Natale!” dichiarò, sfogandosi.
“Na-Naruto,
non fare così...” cercò di calmarlo Hinata, mentre la figlia si stringeva,
spaventata dalla reazione inquieta e impulsiva del padre, alla nuova bambola di
pezza.
“Hokage-sama,
purtroppo non sappiamo chi sia il colpevole. Si calmi e pensi a trascorrere un
buon Natale con la famiglia, se scopriamo qualcosa le facciamo sapere. Buona
giornata!” concluse.
E
dopo questa frase tranquillizzante - insomma! -, Hinata fece accomodare
il marito, il quale adesso mostrava un evidente tic in un occhio e digrignava i
denti, ma almeno non parlava più, sedendosi al suo fianco sul divanetto.
Anche
Kushina si unì a loro, saltandogli in braccio e guardandolo con due occhioni
dolci e apprensivi - eppure era soltanto una bambina di cinque
anni…
“Papà,
non fare così. Ti voglio bene”, disse piano. Chiunque si sarebbe intenerito,
Hokage compreso.
“Anch’io.
Scusate se ho reagito così, ma se si riferiva al progetto che penso io, oggi
dovevamo andare a vederlo. Mi dispiace, perché era quello il regalo a cui
alludevo prima”, confessò, sinceramente sconsolato, imbronciandosi un po’ mentre
ricambiava l’abbraccio della piccola.
“Naruto”,
intervenne la consorte, “non importa, davvero. La cosa più importante è stare
bene, sapere che il nostro Villaggio non ha problemi. Tu sei un Hokage
eccezionale, un marito perfetto e un padre bravissimo. Non ti devi
preoccupare... Basta questo a rendermi felice. Non serve altro”.
“Renderci,
mamma!” la corresse accorta Kushina, sorridendo.
E
Naruto capì che entrambe gli erano veramente affezionate per poter dire delle
parole così belle e sentite.
Meglio
così,
pensò, e sorrise.
Doveva
essere questa la magia del Natale, lo spirito benevolo che scacciava via tutti i
pensieri negativi, tristi e gravosi lasciando volare, liberi e incontrastati,
sentimenti puri, dolci e indescrivibilmente veri.
“Grazie!
A tutte e due”.
Così
la famigliola felice si strinse in un tenero abbraccio, ridendo e scherzando per
qualche minuto, tra carezze e baci sulla guancia o a fior di labbra, dimentichi
di tutto il resto.
FINE
*-*-*-*-*
Ecco
l'aggiornamento natalizio della mia raccolta, il regalo per Roby *__*
Dolce,
proprio come la citazione a cui il capitolo è ispirato, e con un colpo di scena
sulla terza parte, anche se ho deciso di lasciare il mistero sul colpevole (però
io so chi è XD provate a indovinare, se volete!)
Questa è
una What If? con tre scenette, dico What If?perché è ambientata in un ipotetico
futuro, e la figlia di Naruto e Hinata si chiama Kushina in onore della nonna
paterna *__*
Ha lo
stesso carattere di Naruto, ma d’aspetto è uguale a Hinata ^^ [EDIT:
Vicino all’età di Kushina c'è un * perché prima era di sei anni, ma poi ho
preferito scendere a cinque XP]
Mi
dispiace di non poter fare più di così ç_ç purtroppo il tempo stringe, per due
giorni sarò fuori casa e senza internet, quindi gli altri regalini arriveranno
prossimamente...
Prima di
chiudere, vorrei ringraziare
infinitamente chi ha commentato la fine della mini-long di Halloween,
ovvero:
-
_BellaBlack_
(Tesoro,
lo dico a te ma vale per tutti: Kankuro era un po’ OOC perché ubriaco,
compatiamolo XD A proposito: sono felice di averti sentita!
*__*)
-
Baby_Be
(No,
quella frase a effetto non era riferita a Naruto: era un modo per aumentare la
suspance, capito? ^^ Grazie per il commento!)
-
kry333
-
valerya90
-
_lupetta96_
-
Ayumi
Yoshida
-
Shatzy
-
Angel
Ecate
Buon
Natale! ^O^
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 13 *** Restaurant {For Naruto's Birthday} ***
Dedicata
a:
-
Roby e
a tutte coloro che come lei attendevano questo aggiornamento con ansia
*__*
-
Hermi-neechan,
perché oggi è il suo compleanno ^O^ TANTI AUGURI!!!
-
Angel
Ecate,
perché ho saputo che domani fa il compleanno, quindi una piccola dedica anche
per lei ^^
Restaurant
{For Naruto's Birthday}
(bi-shot;
AU; Incompiuta)
*NARUTO
POV*
[ATTESA]
Nove
meno venti.
Questo
l’orario che le lancette dell’orologio da polso marcato Breil – un costoso
regalo di Jiraiya, il mio stravagante
padrino – segnavano prima che io alzassi uno sguardo nervoso e impaziente sulla
via circostante, in latente attesa.
Al
mio fianco, Hinata giocherellava ansiosa con la cerniera della borsetta Coconuda
in pelle di coccodrillo; aveva le mani guantate, un vestito viola elegante e non
troppo appariscente, i capelli scuri raccolti in un raffinato chignon e
impreziositi da una coroncina di brillanti, il trucco leggero.
Era
splendida nel vero senso della parola, ma io in quel momento ero troppo
impegnato a imprecare mentalmente contro i miei genitori per prestarle la dovuta
attenzione.
“Quanto
ci mettono?! Eppure sanno benissimo che detesto aspettare!” esclamai
all’improvviso, cocciutamente imbronciato, incrociando le braccia al
petto.
Anch’io
per l’occasione avevo indossato il completo più chic del mio guardaroba
autunnale, con tanto di farfallino nero, gemelli dorati e mocassini di vero
cuoio.
“Non
so... Avranno avuto qualche contrattempo”, cercò di tranquillizzarmi mormorando
piano questa possibilità. “O forse siamo noi a essere in anticipo”.
“L’appuntamento
fuori dal ristorante era alle otto e mezza, però! Adesso sono passati…” puntai
nuovamente lo sguardo sull’ora, “tredici minuti esatti da quando abbiamo
parcheggiato l’auto: ti sembrano pochi?” sbottai.
L’attenzione
di Hinata passò a concentrarsi su di me: con un lieve sorriso dolce portò il
manico della borsa sul gomito e si dedicò ad aggiustare con le mani le pieghe
del colletto della mia camicia, assicurandomi timidamente che i nostri genitori
non si sarebbero dimenticati di noi e della cena che avevamo preparato – in gran segreto – per annunciare
ufficialmente il nostro fidanzamento, e infatti avevo dovuto far credere loro
che l’idea era stata solamente mia.
Annuii
perplesso, per poi scoccarle un leggero bacio sulla fronte e infine tornare a
guardare la strada alla mia sinistra.
[ARRIVO]
Dopo
due minuti di sospiri d’impazienza e sguardi vaganti tra la via semi-deserta,
l’orologio nuovo e la timida e premurosa Hinata al mio fianco, finalmente una
familiare limousine bianca – proprietà di
Hiashi, ovviamente – sostò accanto al nostro marciapiede. Mi affrettai ad
aprire prontamente la portiera posteriore e la prima a scendere dalla lussuosa
vettura fu la mamma.
Rare
volte l’avevo vista con un abito di tal genere addosso (proprio lei che solitamente li snobba perché
si sente più comoda e a proprio agio con i pantaloni), però dovevo ammettere
che le stava d’incanto: era un lungo vestito nero, senza maniche, con il
colletto alto e una spacca vertiginosa sulla gamba destra; nessuna scollatura
sul petto, anche se il tessuto era abbastanza aderente per evidenziare la forma
dei seni.
“Alla
buon’ora, eh!” le feci notare, leggermente alterato.
“Ma
quanto siamo agitati oggi, signorino! Datti una calmata, okay? Non rovinare
questa splendida serata: d’altronde, tesoro, è il tuo compleanno”, mi ricordò
saccente, a tono di rimprovero, spostando con le dita dalle unghie smaltate una
ciocca dei suoi lunghi e lisci capelli rossi che le ricadeva sull’occhio
smeraldino, sistemandosi poi uno scialle bianco che prese dal sedile sulle
spalle.
“D’accordo
mamma!” Sorrisi insolente.
Allora
salutai il mio papà, l’uomo che scese dopo di lei: ci somigliavamo molto, stessi
occhi azzurri e limpidi, stessa zazzera bionda, anche se lui possedeva un tratto
differente degli occhi e del viso – almeno qualcosa l’avevo ereditata da mia
madre, così come il carattere.
Entrambi
superavano di poco la soglia dei quaranta, anche se dimostravano meno anni di
quanto ne avessero in realtà.
“Ciao
figliolo!” mi si rivolse tranquillo, chiudendo la portiera. “Perdona il ritardo,
ma la signora ha perso tempo ad agghindarsi e quindi...” si scusò.
“Se
non sono abituata che ci posso fare?” mormorò con un piccolo
broncio.
Nel
frattempo Hinata, che si sentiva estranea in mezzo ai due coniugi, si era
allontanata silenziosamente per fare il giro della limousine e raggiungere il
padre che, proprio in quel momento, usciva dal sedile anteriore, quello accanto
all’autista, e si girava per fornirgli precise istruzioni su quando sarebbe
dovuto tornare a riprenderli.
Dall’espressione
del volto appariva abbastanza seccato, con il lungo cilindro sulla testa, i
capelli castani con qualche striscia bianca legati in una coda bassa e il
consueto completo che indossava anche alle conferenze o alle riunioni della sua
ricca e propizia azienda.
[ENTRATA
1]
Non
saprei dire cosa si fossero detti dopo che lei ebbe salutato l’irreprensibile
genitore, ma quando si unirono a noi tre per entrare nel ristorante io la vidi
triste.
Prendendola
da parte, le circondai le spalle con un braccio, sperando di confortarla, di
incoraggiarla tacitamente a confidarsi con me, perché lei sapeva bene che se
c’era qualcosa che non andava io avrei fatto di tutto per renderla felice, per
rasserenarla.
“Grazie,
Naruto. Non preoccuparti per me, è tu-tutto apposto!” mi disse solo, accennando
un sorriso forzato.
“Tuo
padre non voleva venire al ristorante, dì la verità”.
Sussultò
appena quando misi voce al mio pensiero, come se l’avessi letta
dentro.
D’altronde
è per questo che siamo una coppia: chi può capirla meglio di me?
Fermò
i suoi passi e mi prese una mano, stringendola forte tra le sue. “Sì, ma ne
riparliamo dopo. Non... non voglio che il mio sconforto rovini questo giorno.
Tua madre ha ragione, non-”.
“Parlavate
di me?” s’intromise la diretta interessata, abbracciandomi da dietro
all’improvviso, quando invece avrebbe dovuto essere davanti a noi.
Che
impicciona!
“No…”
avevamo risposto, io assottigliando gli occhi a causa di un leggero e fastidioso
imbarazzo, Hinata chinando timidamente il capo e mollando subito la presa
gentile sulla mia mano.
“Oh...
D’accordo!” si scostò, un po’ delusa, ma non c’era motivo di preoccuparsi,
infatti lei si riprese subito e aggiunse, con un sorrisetto sulle labbra:
“Hinata cara, ricordami di farti santa, un giorno di questi: è incredibile, sei
l’unica donna al mondo in grado di sopportare mio figlio. Complimenti!” si
congratulò.
La
più giovane arrossì vistosamente. “N-non ho parole, signora, grazie”, la
ringraziò così, in un mormorio poco percettibile, mentre io venivo completamente
distratto, rapito da un profumino invitante che – poco ma sicuro! – proveniva dalle cucine
al piano superiore.
Hinata
e mia madre avevano già avuto modo di conoscersi quelle poche volte in cui
l’avevo portata a casa, quindi mi ritenni abbastanza tranquillo nel lasciarla in
sua compagnia, mentre salivo una bella scalinata di marmo e, dopo aver ammiccato
sornione, feci cenno di voler raggiungere la sala più in fretta possibile.
“Non
cambierà mai... Ehi, tutto bene?” questa fu l’ultima frase che udì pronunciare a
mia mamma.
Sperai
che la mia ragazza si calmasse, perché non valeva la pena prendersela con il
padre, con il quale poi avrei affrontato comunque un discorsetto, parola mia!
Superai
le scale, varcai la soglia e mi trovai in un salone bellissimo, con lampadari
luminosi alle pareti, con il pavimento a rombi marroni su sfondo bianco, con una
serie di porte d’ottone che adornavano le pareti, così come i vistosi quadri
raffiguranti nature morte, fiori o splendidi paesaggi di montagna.
Alcune
porte erano aperte e da esse guardavo entrare e uscire molti camerieri
trafelati, rapidi e indaffarati: c’era chi teneva tra le mani una penna e un
blocchetto; chi reggeva vassoi carichi di bevande o di cibo, a seconda della
portata; chi spingeva carrelli; chi impartiva ordini a destra e a manca.
Insomma,
tutto mi appariva elettrizzante, ero sinceramente meravigliato per la
possibilità di essere in un ambiente nel quale non è sempre possibile trovarsi,
solo occasionalmente.
“Oggi
è il mio compleanno, accidenti! Perché mai mi stupisco?” mi dicevo in preda a
una sorta di malcelata euforia e di schietto stupore, aspettando con una certa
indifferenza che qualcuno mi svegliasse da quel sogno ad occhi aperti – che
in realtà sogno non era.
Infatti
me ne accorsi a malincuore poco dopo, grazie all’intervento tempestivo di mio
padre: “Dai, Naruto, non stare qui impalato, andiamo a vedere il nostro
tavolo”.
*HINATA
POV*
[ENTRATA
2]
“Ehi,
tutto bene?”.
Mentre
lui prendeva entusiasta le scale e spariva dalla nostra vista, la signora
Uzumaki mi scrutò, sospettosa per il mio atteggiamento inquieto e schivo,
interessandosi a me come un’avvocatessa con il cliente nei guai.
Io
mi limitai ad annuire in silenzio, timidamente, poiché non sapevo ancora come
comportarmi in sua presenza.
“Sicura?”
insisté. Io risposi allo stesso modo, annuendo con più convinzione.
Già
ero terribilmente dispiaciuta per aver permesso che Naruto intuisse il mio stato
d’animo, perciò le sorrisi come meglio potevo, con la speranza di non destare
altri sospetti.
“Non
si preoccupi, sono... felice”, decretai senza balbettare, solo con una piccola
esitazione.
“D’accordo”,
disse infine, per poi aggiungere, con una mano chiusa sul corrimano lucido: “Sei
felice per lui?”.
“Tantissimo”,
mormorai, con sincera e pura emozione.
Compresi
allora che forse avevo soddisfatto il lieve terzo grado della mia – quasi –
futura suocera, perché salimmo le scale insieme, senza che mi dicesse altro.
Anche
quando arrivammo a destinazione e vedemmo suo marito trascinare verso una
porta il mio Naruto che spostava la testa da destra a sinistra, come
impazzito, e a me sorse spontanea una risatina, lei continuò a non parlare,
marciando traballante sui tacchi che probabilmente non era abituata a portare,
in direzione di un’altra porta.
“Perché
prendiamo questa? Non... dobbiamo seguirli?” domandai basita.
Stavolta
fu lei a ridere sommessamente, coprendosi la bocca con la mano.
“Non
lo sai, mia cara, che in questi casi è meglio se le donne si fanno attendere?”
chiarì.
“Come,
scusi?”.
“Fidati.
Devo fare una cosa urgente, su, accompagnami!” esclamò risoluta. “Penseremo dopo
a chi domandare per trovare il nostro tavolo”.
*-*-*-*-*
Immagino
che chi segua costantemente la raccolta ricorderà il mio progetto per il
compleanno di Naruto. Vero?
Ebbene,
in questi giorni Rina ha deciso di riprenderlo e, avendo postato questa prima
parte, si impegnerà a portarlo a termine al più presto ^O^ tecnicamente mancano
solo le tre scene finali (l’ho cambiata in una bi-shot divisa in otto scenette)
quindi cercherò di fare del mio meglio ^^ (Datemi un mese e dovrei farcela XD
purtroppo ho anche altri impegni in mezzo ç_ç).
L’idea
di base comprende i vari passaggi di un’uscita a cena con i suoceri XD mi
piaceva e ho deciso di metterla per iscritto in prima persona, con i POV di
Naruto prima e Hinata dopo. Spero vi piaccia ^^ ci sono anche gli accenni
MinaKushi richiesti da valehina
*__*
Ringraziamenti:
Baby_Be:
Spero
che questo sia più bello XD ciao e grazie mille per il commento e per gli auguri
^^
Un
bacio!
kry333:
Uhm...
io devo ancora inserire nella raccolta l’accenno SasuSaku che hai
richiesto. Tra un paio di capitoli dovrei farcela! *smile*
Ah, la
tua curiosità un giorno verrà soddisfatta, poiché ho intenzione di scrivere
un piccolo sequel in cui Naruto scoprirà il colpevole XD fino ad allora
non dico nulla u.u
Un
bacione, ciao!
_lupetta96_:
Anche
te dovrai aspettare XD comunque sono contenta che il capitolo natalizio ti sia
piaciuto *__* grazie mille! Un bacio!
valerya90:
Nee-chan,
grazie! ^O^ Ecco la mia sorpresina per te ^^
Un
bacione!
Per
finire, grazie a chi mi segue in silenzio ^^
Un
bacione,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 14 *** Seconda parte ***
Domenica
scorsa questa raccolta ha compiuto un anno!
Stessa
dedica (a Roby, Hermi
nee-chan e Angel
Ecate)
e dovute spiegazioni alla fine… >.<
Restaurant {For
Naruto's Birthday}
(bi-shot;
AU; Incompiuta)
[CONFIDENZA]
Così,
dopo aver svoltato a destra in uno stretto corridoio, noi giungemmo fino alla
toilette delle donne, dove diede la giusta spinta alla porta per aprirla, entrò
e si chinò per togliere le scarpe eleganti, corvine e lucide, che
calzava.
“Ah,
che sollievo! Certo che danno proprio fastidio, sai?” mormorò a denti stretti,
nascondendo una lieve smorfia di dolore, per poi sospirare di
sollievo.
“Era
la prima volta che-”.
“Così
alte sì! Figurati che nemmeno al mio matrimonio le avevo volute, infatti ricordo
bene che c’era un misero tacchetto... Uffa! Preferisco le scarpe da ginnastica,
sono molto più comode!” si lamentò, decisamente imbronciata, massaggiandosi un
piede alla volta, sulle dita doloranti, soprattutto l’alluce
sinistro.
Per
non infierire ulteriormente, io non aggiunsi altro, dirigendomi piuttosto al
grande specchio rettangolare posto sopra i tre lavandini e osservando che
qualche ciocca di capelli non fosse sfuggita alla mia acconciatura
elaborata.
Meglio
cercare un pretesto simile che doverla osservare: mi mette
soggezione.
“Hinata?”
“S-sì?”
sussultai.
“Tu
non hai di questi problemi, vero?” mi domandò quasi affranta. “Sei bella,
giovane, raffinata. Hai il portamento elegante...” elencò così, contando sulla
punta delle dita, quelli che credeva essere i miei pregi principali.
“Oh!”
arrossii lievemente, negando con il capo. “M-ma non è vero, questo non
c’entra... è più una questione di... pratica. Sì! Ci vuole pratica per
cammina-”.
“Andiamo,
non essere modesta”, continuò affiancandomi, un sopracciglio inarcato e
supponente, “mentre salivamo le scale ho notato i tuoi sandaletti bianchi: hanno
un tacco che è più o meno come il mio, su, non negarlo. Sarà questione di
pratica come dici tu, ma... non sei né brutta né impacciata e rozza come la
sottoscritta”.
Aveva
una strana espressione... Ambigua.
Non
seppi spiegarmi come mai, ma avvertii una nota di risentimento in tutto questo
discorso volto ad affermare le proprie convinzioni in merito e ad andare contro
le mie, sopravvalutandomi.
Pensava
forse di paragonarmi ai miei familiari – tutti superbi e pignoli? Tutti
tradizionalisti incalliti?
“Lei
non è così, signora”, mi limitai a rispondere cauta, chinando remissiva e franca
il capo. “Non sono tutti come i miei genitori. Voglio dire: ognuno deve sentirsi
a proprio agio così com'è!”
Nemmeno
io ero come loro, assolutamente. Nonostante la timidezza e la mia indole pacata,
mi sono sempre ribellata alle loro correnti di pensiero chiuse a ogni forma di
umiltà sovvertendole a modo mio.
Ho
proseguito per la mia strada in ripida salita, finché questa non si è incrociata
fortuitamente con quella di Naruto.
“Uhm...
Ad essere sincera non mi è mai importato nulla dell’aspetto fisico e del
comportamento. Fino a una settimana fa”, si confidò allora, incrociando le
braccia al petto e guardando fisso in alto, verso il soffitto che recava tracce
di umidità. “Sono andata a far visita a Mikoto-san che, per quanto sia un’amica
rispettabile e una donna gentile e cordiale, certe volte ha la lingua lunga. Ad
un certo punto mi fa: - Kushina-san, sii più femminile! - e
tutto questo perché ho afferrato bruscamente la tazza da tè e mi si è versato un
po’ addosso…” sbuffò, mimando colpevole il gesto che aveva compiuto.
Io
non sapevo che dire: già ero rimasta senza parole quando Naruto, il giorno
prima, aveva promesso che per amor mio non si sarebbe lamentato del vestito
elegante che oggi indossava, allo scopo di far una buona impressione su mio
padre, e ora venivo a sapere che sua madre era rimasta male per un commentino
saccente e per nulla offensivo di questa signora che neanche conoscevo, se non
di nome.
“E
allora?!” intervenni, perplessa di come la voce fosse sfuggita al mio controllo,
più acuta del solito. “E-ecco, mi scusi, ma lei... lei non deve farsi
condizionare, signora!” esclamai, così decisa che per un attimo avevo temuto
fosse suonato come un rimprovero.
“Mh?”
“Io
sono fedele a me stessa, sono così come mi vede, anche se ora indosso... questo
vestito...” dissi, stringendo forte con la mano un lembo di stoffa violetta
sulla coscia, senza alcun timore di stropicciarlo. “Ma basta guardare oltre le
apparenze, perché è lì... è lì che sta la vera Hinata!”
Seguì
un momento di silenzio, un momento in cui sinceramente non riuscii a comprendere
bene le varie espressioni assunte dalla signora Uzumaki. Prima aveva
assottigliato gli occhi, sospettosa; poi li aveva spalancati e aveva stretto le
labbra in una linea dritta, tra il nervoso e l'agitato; infine si era girata
verso lo specchio, aveva incrociato le braccia ed era diventata seria,
atteggiamento che durò pochissimo, perché qualche secondo dopo la vidi
trattenere a stento un risolino enigmatico e rilassare le spalle
rigide.
“Bene,
Hinata, bene!” mi parlò, facendomi sussultare nuovamente. “Era proprio ciò che
volevo sentirti dire. Sai, non avrei mai immaginato di essere così...” qui rise
ancora, prima di darsi il giusto contegno. “Scusa. Di essere
così brava a recitare un ruolo che non mi si addice proprio!”
ammise, lasciandomi interdetta e spaesata.
“C-che?
C-c-cosa?” boccheggiai sconvolta.
“Andiamo,
se conosci mio figlio non è difficile arrivare a capire che ho solo
finto di essere rimasta condizionata dalle parole di Mikoto-san!”
continuò, scrollando le spalle all’evidenza. “Lei ha sempre qualcosa da ridire
su di me, ci sono abituata, tranquilla!” mi chiarì, palesando poi un sorriso
sfacciato, soddisfatto e sicuro che in effetti ricordava molto quello di
Naruto-kun.
“Direi
che non ho più motivo di essere guardinga, vero? Non te lo meriti... Poi, mia
cara, lascia che ti dica una cosa: se deciderete di compiere presto il grande
passo io non mi opporrò. Hai il mio pieno e incondizionato appoggio!” concesse,
facendomi complice l’occhiolino.
Ovviamente,
dopo aver connesso e capito, sentii il mio viso avvampare e le gambe tremare
tanto che dovetti reggermi ad uno dei lavandini per non cadere. Però non potevo
nascondere che ciò mi aveva reso – oltre che stupita – molto felice, e lo
dimostrai apertamente con un sorriso incerto, ma emozionato.
Gli
occhi, dapprima sgranati, mi si chiusero perché mi stavo semplicemente
trattenendo dal commuovermi.
“Grazie.
Mi ha lasciato nuovamente senza... parole”, mormorai piano, mentre lei mi si
avvicinava, preoccupata.
“Beh,
comunque ho esagerato: non era mia intenzione turbarti, né farti arrossire!” si
scusò, lievemente mortificata. “Per quello basta mio figlio, no?”
“Già...
Non si preoccupi, mi hanno fatto piacere queste... queste confidenze tra donne”,
commentai. Andava decisamente meglio.
“A
proposito di confidenze”, si ricordò all'improvviso, “io ancora non capisco di
cosa parlavate prima, voi due. E sai a chi mi riferisco!”
Sì,
avevo capito benissimo, ma stavolta – a malincuore – fui io a recitare. A
fingere che non fosse nulla di preoccupante.
“Del
fatto che non sono riuscita a trovargli il regalo che pensavo. Solo questo mi...
mi rendeva triste. Davvero!”
Per
fortuna mi credette, o almeno era ciò che dedussi dal suo sospiro sollevato.
“Scommetto che la tua presenza è già un regalo più che gradito. No, non
svenirmi!” si raccomandò, mettendomi allarmata una mano sulla
spalla.
“Non
svengo”, garantii calma, rimettendomi in piedi, diritta e senza alcun
appoggio.
“Va
bene. Ti dispiace tenermi la porta mentre vado in bagno? È l'ultimo favore che
ti chiedo, poi possiamo tornare dai nostri uomini”, mi chiese con un pizzico di
imbarazzo prima di entrare in una delle cabine e chiudervisi dentro.
Naturalmente io acconsentii senza aggiungere altro, solo con una nuova
sensazione di benessere che mi fece dimenticare per qualche ora della
disapprovazione di mio padre.
Che,
come al solito, era così cieco, così chiuso nelle proprie convinzioni da non
capire che chi mi circondava ogni giorno, chi riempiva la mia vita, era quanto
di più buono, altruistico e meraviglioso potesse capitarmi!
[ORDINAZIONI]
Sei
minuti dopo, grazie alle precise indicazioni di un cameriere di passaggio,
attraversando una fila di tavoli paralleli – alcuni liberi,
altri occupati – tutti apparecchiati sopra delle tovaglie
amaranto e dei fazzoletti del medesimo colore, arrivammo a
destinazione.
“Oh,
eccole!” esclamò contento il padre di Naruto alzandosi in piedi, mentre lui
annuiva con la testa seminascosta dal menù. “Cominciavamo a pensare che vi
foste perdute”.
“Non
sono così stupida, tesoro, lo sai! È bastato interrogare qualcuno, non ci voleva
poi molto…” sbuffò la moglie, scrollando le spalle.
Notai
allora che mancava mio padre.
“Dov’è
mio-?” chiesi, avvicinandomi cauta al tavolo.
“Oh,
a parlare con il proprietario. Sta’ tranquilla, dovrebbe arrivare a momenti”, mi
assicurò il signor Uzumaki, che ad un cenno categorico di Kushina si mosse per
spostarle cavallerescamente la sedia accanto alla propria.
“Mille
grazie”, affermò, atteggiandosi a gran dama mentre prendeva posto. “E tu non
sbavare sul menù!”
Era
davvero buffa!
“Non
sto sbavando, mamma! Tra un momento all’altro dovrebbe arrivare il cameriere con
il taccuino a segnare le ordinazioni, e qui è tutto... talmente buono che non so
proprio cosa scegliere, ecco!” replicò prontamente il mio ragazzo, anche se ella
continuava a fingersi superiore, esagerata.
“Via
i gomiti dal tavolo! Stai composto! Figliolo caro, non lo sai che questo
comportamento non rientra tra le regole del bon ton?” lo riprese
ancora, forse provandoci gusto nell’indispettirlo. “E quelle brutte smorfie cosa
sono?! No, no, non ci siamo. Insomma, questa è un’indecenza, sono... allibita.
Una tale mancanza di rispetto è riprovevole, assolutamente fuori
luogo!”
“Ehi,
papà, per caso l’hanno rapita gli alieni?!” domandò Naruto, spostando uno
sguardo sconcertato tra lui e me, mentre io ne approfittavo per occupare
tacitamente il mio posto in quel tavolo rettangolare adibito per cinque persone
e nascondere una risata.
Era
stato precedentemente stabilito che a capotavola si sarebbe seduto mio padre,
alla sua destra io, mentre alla sua sinistra il signor Uzumaki; ovviamente
Naruto e Kushina – la chiamo per nome su sua richiesta, fatta appena
uscite dalla toilette – occupavano rispettivamente i due posti rimasti
liberi.
“Non
ne ho idea…” rispose l’uomo, alzando perplesso le spalle.
“Oh,
cielo! Adesso non è permesso nemmeno scherzare!” si difese sbuffando, gonfiando
le guance e lisciandosi svogliatamente le pieghe dell’abito, da seduta più
rilevanti, ma per fortuna molte erano celate dalla tovaglia.
Qualcuno
alle mie spalle si schiarì improvvisamente la voce. In contemporanea ai signori
che si limitarono a guardarlo, rigidi nelle loro sedie, io voltai leggermente il
capo.
“Padre…”
lo nominai in un sussurro reverenziale, rispettoso, mentre compiva quei pochi
passi che lo separavano dal posto a capotavola con una lentezza carica di
sospetto e di sottintesi.
Forse se l’era presa perché non ci eravamo
proprio accorti del suo arrivo, non so.
Solo
Naruto sembrava fregarsene altamente di questo silenzio teso, concentrato sui
primi piatti che aveva da offrire il menù del ristorante francese.
“Facciamo
presto. Non ho tempo da perdere, domani mattina ho un’importantissima riunione
da tenere nel mio studio e devo ancora terminare la lettura di alcuni
documenti”, ci informò, glaciale e seccato al tempo stesso, terminando proprio
nel momento in cui un cameriere si apprestava a raggiungerci per segnare le
nostre ordinazioni.
“Cosa
vi porto?” domandò semplicemente, preparandosi a scrivere.
Giusto!
Non
avevo ancora dato un’occhiata al mio menù, quindi rimediai subito prendendolo
tra le mani tremanti dalla sua collocazione a sinistra del bicchiere per il vino
e lo sfogliai, anche se in realtà spostai solo una pagina, quella degli antipasti.
“U-una
zuppa di carne e dell’insalata mista”, scelsi, senza distogliere lo sguardo
dall’elenco.
“Bene.
L’insalata con o senza aceto?” chiese mentre segnava.
“Con
l’aceto... grazie”, mormorai.
“Le
stesse portate anche per me”, s’intromise mio padre, deciso, “e come vino vorrei
il Bordeaux: serva una bottiglia per me e una bottiglia per gli altri, sempre se
lo desiderano”.
“Oh,
sì... compresa una bottiglia d’acqua, io sono astemia”, lo informò Kushina,
portandosi un dito sul mento. “Come portata, io vorrei provare la terrina di
coda di bue... e tu caro? Cosa prendi?” si rivolse incuriosita al marito, mentre
il cameriere appuntava tutto.
“Io
invece vorrei provare la terrina di coniglio... ma anche un piatto di pesce non
sarebbe male. Che ne pensi, figliolo?”
Allora
mi volsi a osservare il mio fidanzato: teneva ancora il menù aperto davanti al
viso corrucciato dall’indecisione, si era scompigliato ancora di più i capelli,
aveva allentato nervosamente il colletto della camicia, il farfallino gli stava
cadendo e sembrava stesse per scoppiare.
Quel
silenzio educatamente forzato in presenza del mio inflessibile genitore doveva
averlo scosso parecchio, pensai
dispiaciuta.
“Oh,
Naruto... perché stai facendo questo per me? Possibile che mi ami a tal
punto?”
Imbarazzata
dal mio stesso pensiero, mi feci coraggio e gli appoggiai una mano sulla spalla,
mentre gli altri commensali, compreso il cameriere, ci osservavano
seri, perplessi oppure impietositi.
“Tocca
a te ordinare... V-va tutto bene?” gli chiesi, mordendomi il labbro
inferiore. “Se vuoi possiamo anche andarcene: basta una parola, un cenno
e vengo via con te... anche se una volta a casa mi toccherà fare i conti con
papà!”
Resosi
finalmente conto della situazione in cui si trovava, come se si fosse appena
risvegliato da un profondo e tormentato letargo di quattro mesi in un posto
invivibile, il mio Naruto alzò finalmente la testa, a rallentatore, e puntato
uno sguardo consapevole sulla penna picchiettante sul bordo del taccuino chiese
a bruciapelo: “Posso avere tutti i piatti di pesce del ristorante?”
A
quella domanda così calma e spontanea, non potei fare a meno di sorridere
rincuorata.
Il
signor Uzumaki sospirò e annuì poco dopo, come se si aspettasse proprio questo
comportamento dal figlio; Kushina stava per cadere dalla sedia; mio padre Hiashi
aveva assottigliato gli occhi così simili ai miei e appoggiato il mento sulle
mani dalle dita incrociate.
“Come,
prego?”
Questo
era il cameriere, che teneva ancora gli occhi sgranati come anche qualche altro
cliente lì vicino. “Può ripetere?”
“Oh,
certo! È mio desiderio rimpinzarmi lo stomaco fino a esplodere, perciò mi porti
tutti i piatti di pesce segnati qui! E con tutti intendo
proprio tutti, sono stato chiaro adesso?” spiegò risoluto,
sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi radiosi e grattandosi poi una
guancia.
“A-allora...
ricapitoliamo”, riprese il povero cameriere, assolvendo uno dei compiti per il
quale era pagato, “due zuppe di carne, due piatti di insalata mista, una terrina
di coda di bue, una terrina di coniglio, una bottiglietta d'acqua,
il Bordeaux... e tutte le portate con il pesce. Altro?”
Puntò
lo sguardo su mio padre, forse perché sembrava il più autorevole fra tutti, e
lui fece un cenno perentorio con la mano come per dire: “Sìsì, accontentatelo
pure, anche se non ha un minimo di riguardo per il suo portafoglio ed io di
certo non contribuirò più di tanto!”
“D’accordo.
Ci vediamo dopo, signori!” e con questo, si allontanò spedito verso le
cucine.
“Naruto
caro, va bene che oggi è il tuo compleanno, ma non ti sembra di esagerare?”
sbottò Kushina, dopo essersi assicurata che nessuno li stesse più osservando,
battendo indispettita i palmi delle mani aperte sul tavolo.
“Non
esagero, mamma, tranquilla! E se ti stai preoccupando per il conto finale, ti
assicuro che oggi i soldi non mi mancano, sono mesi che li metto da parte per
un’occasione speciale come questa... Dico bene, Hinata?”
Sì...
certo che sì!
Avrei
tanto voluto dirlo e ribadirlo con convinzione, ma fui impedita da un paterno
sguardo inquisitorio, quindi annuii soltanto, calando remissiva la testa
mora.
Chissà
dov’era finito tutto il coraggio dimostrato prima in bagno.
Trascorsero
cinque minuti buoni, in cui i tre Uzumaki cambiarono discorso e parlarono
animatamente di quello che avrebbero fatto il giorno dopo e quelli a venire, in
cui io fissai con forzata insistenza il piatto vuoto e le posate d’argento
mentre sentivo ancora addosso delle occhiate accusatorie da parte di lui, prima
che arrivasse la cameriera con il carrello del pane, delle bevande richieste e
dei vari antipasti che aveva da offrire il locale.
Dentro
ero ancora turbata, ma finalmente la nostra cena poteva avere
inizio.
FINE (?)
*-*-*-*-*
Scusate,
scusate, scusate, scusate, scusate! >.<
Mi
dispiace avervi fatto aspettare tanto senza essere riuscita ad arrivare fino in
fondo alla storia (vi avevo detto che sarebbero state otto sequenze, invece sono
sei =.=) e mi sentivo in dovere di informarvi del mio blocco in proposito, siete
state così carine nei commenti che questo è davvero il minimo che posso fare!
ç_ç
L’ispirazione
non si può comandare, è libera, viene e va quando le pare, è condizionata dallo
stato d’animo che non è stato sempre ottimistico in questo
periodo...
Non
mi sento stimolata, ecco.
Comunque
la raccolta doveva proseguire, non potevo lasciarla in sospeso
troppo a lungo, e anche se questo capitolo è incompleto spero con tutto il cuore
che non abbia deluso le vostre aspettative, che vi sia piaciuto almeno un
pochino ^^''
Le
intenzioni di Kushina sono state svelate, quelle di Hiashi un po’ meno, è stato
il più difficile da interpretare.
Per
quanto riguarda il menù, ho svolto una piccola ricerca sulla cucina francese xD
andate in questo link [http://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_francese]
per saperne di più!
E
poi nulla mi impedisce di riprenderla un giorno, in tempi migliori, e tracciarne
l’epilogo. Giusto?
In
compenso, c’è una buona notizia: due shot NaruHina partecipanti
a due contest diversi - conclusi da un pezzo - sono già pronte (*__*),
perciò tra cinque giorni mi farò perdonare aggiornando la
raccolta con una di queste ^^
Inchinandomi
umilmente, saluto tutti quelli che mi seguono e li ringrazio davvero
tanto!
Un
bacio grande!
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 15 *** .:.Dolce quel ricordo di noi.:. ***
nuova pagina
Premessa:
Ecco
l'aggiornamento promesso!
Siccome oggi ho
molto da fare, non risponderò ai commenti come avrei dovuto, ma ci tengo a
ringraziarvi di cuore per la comprensione *__*
kry333,
qui c'è l'accenno SasuSaku da te richiesto, spero ti piaccia ^^
*-*-*-*-*-*
Autore:
Rinalamisteriosa
Titolo: .:.Dolce quel
ricordo di noi.:.
Lettera, Numero
e ciò che rappresentano:
21
= torta
C
= Always
-
Bon Jovi (1994)
Personaggi e
Pairing: Hinata Hyuuga,
Naruto Uzumaki, Sorpresa / NaruHina, più un piccolo
accenno SasuSaku
Genere: introspettivo,
sentimentale, fluff
Rating:
verde
Avvertimenti:
One-shot; What if?
Introduzione: "Che c'è,
Hinata?" la incoraggiò, poggiando il piatto sul
tavolino.
"L-la torta...
non l'ho preparata da sola. Mi ha aiutata Hanabi-neechan" disse tutto d'un
fiato. "Scusa se non l'ho detto prima..."
"Ma no, Hinata,
figurati! E' comunque un'ottima torta, complimenti!" esclamò rassicurante
Naruto, grattandosi imbarazzato la testa, perché adesso stava pensando che lei
era così dolce, carina e anche...
Rimase un attimo
basito quando si sporse verso di lui, fazzoletto alla mano, e ripulì con estrema
delicatezza i rimasugli di panna intorno alla sua bocca e sulla punta del
naso.
Note
dell'Autore: Che dire di
questa shot?
Innanzitutto che
finirla e ricopiarla dal quaderno al pc mi ha fatto penare, perché tra le
opzioni che ho ricevuto l'unica che mi piaceva e che in qualche modo m’ispirava
era "Always" di Bon Jovi, da cui ho tratto la citazione iniziale e quella
finale che trovate tra parentesi con la traduzione.
Però l'idea base
per questo contest non prevedeva una separazione - come dice la trama della
canzone - bensì un momento dolce come quello della colazione che spero di aver
trattato bene, che sia gradito a chi legge ^^ quindi alla fine ho trovato questa
soluzione e inserito le citazioni più adeguate.
Un'altra
precisazione riguarda l'accenno al marginale SasuSaku: siccome io non ci ho
ancora preso mano con 'sti due, ho tuttavia
cercato di rispettare il loro IC nella scenetta in cui compaiono, prima
dell'epilogo (ce la vedo Sakura a calmarsi e dimenticare tutto in presenza di
Sasuke che, come al solito, non fa una piega XD) -LA
SCENETTA E' STATA LEGGERMENTE MODIFICATA!-
Adesso passiamo
ai protagonisti *__* mi hanno impegnato tanto, per questo, anche se sono più
grandi rispetto all'anime/manga, non sono cambiati molto: certo, sono cresciuti,
ma io penso che la vera maturazione arriverà quando si sposeranno
^^
Per finire, come
avrete capito, Kushina Uzumaki è la loro figlioletta pestifera XD per maggiori
informazioni - sulla sua età, per esempio - rileggetevi il capitolo 12 di questa raccolta.
[If you told
me to die for you, I would - Se mi chiedessi di
morire per te, lo farei]
Qualcuno
purtroppo l'ha definita povera illusa.
Eppure quella
timida perdente, nonostante tutto, non si è mai arresa, non si è data facilmente
per vinta di fronte a mille difficoltà.
Ha continuato
testardamente per la propria strada, crescendo, lottando, perseverando fino allo
stremo delle forze, munita d'una sua innata, paziente, infinita e incrollabile
volontà di ferro.
La grazia, la
gentilezza e la natura mite sono rimaste qualità intaccate, inviolabili, ma la
bellezza e la forza - negli anni a venire - si sono evolute con lei; così anche
il suo amore per lo stesso ragazzo si è alimentato, divenendo da insignificante,
flebile e onirica fiammella di ammirazione a grande e prorompente incendio che
arde ancora senza recar danno e riscalda il suo cuore innamorato.
.:.Dolce
quel ricordo di noi.:.
Con il vago
ricordo di quella timida e statica perdente, di quella ragazzina introversa e
impacciata che chinava perennemente il capo e all'occorrenza lo sollevava per
mostrare determinazione nello sguardo, Hinata - giovane donna e Jonin speciale -
spalancò solerte la finestra della cucina e a occhi chiusi inspirò profondamente
l'aria fresca, leggera del mattino, con tutti i gradevoli e delicati profumi che
emanavano la foresta rigogliosa e i fiori colorati da giardino.
Dopo qualche
istante di totale immersione nella quiete rilassante del luogo, riaprì
lentamente gli occhi trasparenti come vetro ghiacciato e fece per socchiudere le
ante della finestra, spezzando così l'incanto primaverile con l'ausilio delle
braccia, quando si ritrovò paralizzata dallo stupore per merito di un'altra
presenza animata, il viso solare a pochi centimetri dal proprio.
"Buongiorno!"
salutò, vivace, l'insperata presenza.
Questo non se
l'aspettava, invero: era stato così agile ad arrivarle davanti ed ella così distratta da non
accorgersene minimamente...
"So che sembrerò
uno scocciatore a pretenderlo, ma... Ecco, io... Ti prego, posso entrare?"
azzardò la richiesta, tra la titubanza e la faccia tosta, stringendo i denti per
l'ansia che lei potesse cacciarlo via per la sua comparsata improvvisa - e
come darle torto?
Invece
Hinata capì che no, non
poteva dimenticarsi totalmente di quel lato riservato e vergognoso di sé: anche
se ormai aveva - avevano - ventidue anni, il loro approccio diretto non sarebbe
mai cambiato.
Fece
automaticamente cenno di sì con la testa, arrossì un po' e si ritrasse
spostandosi di lato per lasciar passare un Naruto sollevato e riconoscente, con
la solita zazzera bionda spettinata, con lo sguardo celeste capace di incantarla
come nessuno, con la stessa, consueta tuta arancione e nera che non si era
ancora stancato di indossare dopo anni.
"Grazie! Sicura
che non disturbo?" si preoccupò di chiedere lui, esercitando la giusta pressione
delle braccia sopra il davanzale per scavalcare la finestra e poggiare i piedi
sul parquet marrone.
"N-no! Prego"
rispose lei, accondiscendente.
Era
perfettamente consapevole di essere sola in casa: suo padre, infatti, era andato
a far visita a un vecchio amico nel Villaggio confinante; Hanabi era andata in
missione con il proprio team nel pomeriggio precedente; suo cugino Neji si era
alzato presto per andare ad allenarsi e ad allenare i suoi allievi, quindi non
si sarebbe fatto vivo fino a tarda sera.
"Bene. Lei non
sospetterà mai che mi trovo qua..." detto questo, allusivamente, Naruto ridacchiò nervoso.
"P-puoi fermarti
quanto vuoi" gli fece sapere senza interessarsi immediatamente al suo problema,
troppo contenta di saperlo lì, accanto a sé, in quella rigida e rigorosa villa
del Clan Hyuuga.
"Grazie ancora!
Almeno non faccio una brutta fine... se mi vede, quella mi ammazza di sicuro!"
si lasciò scappare, impallidendo al pensiero di un pugno strepitoso diretto
sulla sua povera testa.
"Quella... chi?
Sa-Sakura?" provò, anche se sapeva di non sbagliarsi
- era un fatto piuttosto ovvio e ripetitivo che la citasse, eppure questa volta
c'era aria di novità, una ventata positiva, giustificata da ciò che era appena
successo.
"Esatto! Tutti
possiamo commettere degli errori, non è vero? Ogni tanto può succedere, solo
che, quando capita proprio a me, lei reagisce in un modo... come dire?
Esagerato" spiegò mesto, sbuffando contrariato. "Insomma, quando capirà che non
lo faccio di proposito?" e incrociò le braccia al petto,
imbronciandosi.
Hinata pensò di
aggirare l'argomento migliore amica del suo grande amore. Ma non per
una qualche forma di gelosia, eh!
"Io stavo per
fare colazione... quindi..." esitò, senza trovare al momento le parole adatte
per invitarlo a sedersi e a mangiare o bere qualcosa con lei.
"Colazione? Wow,
molto volentieri!" accettò subito. "Sai, anche se non sembra la corsa per
depistare Sakura-chan è stata davvero stancante. Mangiare mi rimetterà in sesto
in men che non si dica... Sì, sì!" le fece sapere, annuendo
freneticamente.
"Mi dispiace..."
mormorò apprensiva Hinata, avviandosi in direzione del
frigorifero.
"Ma no,
tranquilla! Nessun problema!" la rassicurò Naruto, seguendola con riguardo,
discrezione e mani in tasca. "Ti garantisco che non mi avvicinerò mai più al suo
laboratorio per mescolare strani intrugli medici dai
colori particolari... Bah! Erano orribili a vedersi, non capisco che cosa
ci trovano di tanto interessante lei e Nonna Tsunade..." continuò, rivelando
finalmente il vero - e unico? - motivo della sua visita e tirando ancora
in ballo quella ragazza dagli sbalzi d'umore alquanto discutibili.
"Se si è
arrabbiata, forse non hai prestato attenzione... o-o non avresti dovuto
toccarli" suggerì.
"Già, non avrei
dovuto..."
Hinata sospirò
sommessamente quando aprì l'anta del frigo e vi guardò dentro: mentre osservava
uno ad uno i vari scomparti rifornitissimi di alimenti, pensò che doveva trovare
alla svelta un argomento decente di conversazione.
Lo sguardo
incerto si illuminò di gioiosa aspettativa alla vista della torta alle fragole e
panna che lei e la sorellina avevano preparato la mattina precedente, che il
rigido padre e l'impassibile cugino Neji avevano miracolosamente gradito e che -
per mera fortuna - ne erano avanzati due pezzi per farne provare una fetta a
Naruto-kun.
Conoscere il suo
parere in proposito l'avrebbe sicuramente rincuorata, riempita di una novella
felicità e di una grande soddisfazione, oltre a toglierle l'amaro in bocca.
Prese la
confezione di latte riposta accanto alla bottiglia di succo di frutta alla pesca
con una mano, e il piatto dei residui di torta con l'altra, chiudendo il frigo
grazie ad un colpo d'anca deciso e non troppo forzato.
Chiese a Naruto
se per favore poteva prendere due bicchieri puliti e un piattino dalla credenza
che gli indicò con un cenno vergognoso del capo, perché
aveva le mani occupate e non poteva farlo;
egli acconsentì di buon grado, mostrandole un sorriso radioso e
assicurandole di non preoccuparsi ulteriormente.
Raggiunsero
insieme il tavolino davanti al quale si sarebbero seduti ognuno sulle proprie
gambe a consumare tranquillamente - si fa per dire
tranquillamente, giacché la donna sentiva il proprio cuore battere sempre più
forte, tanto che temette le sarebbe saltato via dal petto! - la
colazione.
"Questa torta
l'hai fatta tu?" le chiese entusiasta Naruto, dopo che le due fette furono
divise equamente nei piatti. "Apparentemente sembra deliziosa e invitante..."
aggiunse, "Bravissima!"
"Oh..." sussultò
Hinata, arrossendo al complimento, anche se poi avrebbe chiarito che il merito
non era proprio tutto suo, "ho scordato di prendere le bacchette: ma-mangiarla
con le mani n-non sarebbe-"
"Civile?"
terminò per lei, fermandola nel proposito di alzarsi. "Non sono mai stato
attaccato a tali pregiudizi. Certo, per mangiare il ramen mi servono le
bacchette, ma se adesso non ci sta guardando nessuno, possiamo anche mangiare
con le mani".
Ridacchiando
come un adorabile scemo, Naruto passò un dito sullo
strato di panna e se lo mise in bocca, approvando tacitamente con un
cenno del capo. Contagiata, anche la dolce Hinata si lasciò scappare un risolino
fievole, intenerito, rilassandosi un poco di più.
Poi lo osservò
con le mani congiunte e ansiose in grembo mentre avvicinava il piatto di torta
al viso, ne prendeva un considerevole pezzetto morbido e lo gustava con piacere,
perché se non stava esibendo alcuna smorfia di disgusto poteva significare
soltanto che stava gradendo, che lei e Hanabi non avevano sprecato una mattinata
inutilmente.
"Credo di non
aver mai provato qualcosa del genere... è così buona e gustosa... non c'è
neppure bisogno di masticarla tanto si scioglie facilmente, addolcendo il
palato. E poi c'è la giusta quantità di fragole, sì, perché non si percepiscono
in eccesso!" espose le sue impressioni Naruto, sorpreso e incantato insieme.
"Non che gli altri ingredienti non siano giusti, per carità!" aggiunse subito
dopo, pensando di averla offesa in qualche modo.
Ma Hinata smentì
ogni dubbio, dopo aver trattenuto il fiato per l'emozione che quelle parole
udite avevano suscitato in lei - felicità, appagamento - e riprendendo con
difficoltà l'uso della lingua. "Gra-grazie, Naruto-kun... Ci-ciò mi riempie di
gioia e di orgoglio, ma... m-ma" e si fermò.
Doveva
dirglielo, in fondo non era un tipo capace di prendersi tutto il merito se, in
parte, non era suo.
"Che c'è,
Hinata?" la incoraggiò, poggiando il piatto sul tavolino.
"L-la torta...
non l'ho preparata da sola. Mi ha aiutata Hanabi-neechan" disse tutto d'un
fiato. "Scusa se non l'ho detto prima..."
"Ma no, Hinata,
figurati! E' comunque un'ottima torta, complimenti!" esclamò rassicurante
Naruto, grattandosi imbarazzato la testa, perché adesso stava pensando che lei
era così dolce, carina e anche...
Rimase un attimo
basito quando si sporse verso di lui, fazzoletto alla mano, e ripulì con estrema
delicatezza i rimasugli di panna intorno alla sua bocca e sulla punta del naso.
Che vergogna! Si
era sporcato e non se n'era manco accorto...
Qualche secondo
dopo, vide il viso di Hinata diventare rosso pomodoro - peggio del proprio,
ovvio! - e la sua mano ritrarsi con velocità, gli occhi inespressivamente
sgranati e l'altra dedita a prendere la propria fetta
di torta - che non aveva ancora mangiato - e a metterla in bocca, a testa
bassa, timorosa di aver compiuto un'azione avventata.
Non
sapeva che si stava dando mentalmente della stupidona - insomma, perché
quest’aspetto non cambiava mai? Okay che non sveniva più da due anni a questa
parte, ma potrebbe non capitarle più un'occasione simile, il momento della
colazione, assieme a lui!
"Eppure
ho sempre desiderato fare ciò!" pensò affranta,
strizzando le palpebre e ingoiando il dolce e sfizioso boccone.
"Hinata?"
riprese la parola Naruto, calmo. "Hinata, tutto bene? Guarda che non hai fatto
niente di male, dai, non hai motivo di... di turbarti. S-sei stata premurosa
come... come nessuna, ecco."
Adesso anche lui
era diventato insicuro, accidenti!
Si ricordò di un
particolare che prima aveva omesso e sperò che
potesse tirarla su di morale. Prese un respiro profondo e parlò, concitato.
"Comunque, se
temi per la mia incolumità, Sakura non verrà... Mi sono dimenticato di dirti che
ho convinto il mio amico Sasuke a tenerla impegnata. Sicuramente adesso l'avrà
invitata a fare una passeggiata. Ma te li immagini, Hinata?" ridacchiò,
"Scommetto tutto che adesso lei sarà felice come una pasqua, lui invece terrà la
sua espressione scorbutica e indifferente per un po' finché non si lascerà
andare e non parleranno di... di loro due, magari. No, questo è pretendere
troppo, decisamente" ipotizzò tali congetture, assumendo un'espressione tra il
ghignante e l'assorto e incrociando le braccia al petto.
Frattanto, da
tutt'altra parte, al diretto interessato uscì uno starnuto improvviso.
"Tutto bene,
Sasuke?" chiese Sakura, finalmente calma, rilassata e contenta dopo la sfuriata
di qualche ora prima, l'inseguimento del suo amico baka fino alla sua sparizione
fifona e adesso la passeggiata tra le vie di Konoha assieme a lui.
Sasuke gettò
un'occhiata cupa al cielo sereno e scrollò le spalle, come per dire che sì, non
era stato niente di grave e non si stava beccando il
raffreddore.
"Oh...
meno male! Mi sarebbe dispiaciuto interrompere questa bella camminata. Proprio
adesso" gli confidò, sospirando sollevata e arrossendo lievemente quando le loro
braccia si sfiorarono per un secondo. "Non trovi anche tu che sia... così
gradevole?"
"La
convinzione è tutto" replicò, in tono vago e chiaramente poco loquace. Eppure,
quando con la coda dell'occhio la vide chinare il capo in un'espressione quasi
rassegnata, aggiunse cauto:
"Okay,
ma ora piantala. Così sei... insomma, lo sai" concluse, serio e implacabile.
"Sono
noiosa. Giusto?"
Sakura
si lasciò andare a un sorriso gentile, puntando nuovamente lo sguardo sul viso
dell'uomo che da sempre amava. "Beh... è più forte di me, adoro esserlo!"
esclamò quindi, con una punta di presunzione e fierezza, osando prenderlo a
braccetto per trascinarlo nella stradina di destra e facendolo quasi inciampare
tanta era la foga di quel trasporto appassionato.
*Epilogo -
Parecchi Anni Dopo*
Quindi tutto
scorreva normale come sempre, ad andamento e ritmi regolari, finché non vissero
tutti felici e contenti.
"Fine".
"Mamma, non
tagliarmi così, dai!!" si lamentò Kushina Uzumaki, imbronciandosi e tirandole la
veste dalla sua postazione nel letto. "Devi dirmi come finisce la prima
colazione tua e di papà!!" ordinò, minacciando con uno sguardo risoluto di non
infilarsi sotto le coperte e dormire finché non avesse ottenuto ciò che voleva
da sua madre.
Hinata sospirò
pazientemente, chiedendosi come mai quella sera non avesse voluto raccontata una
favola della buonanotte, anche se per lei era una vera gioia rievocare dal
passato dei ricordi piacevoli che resteranno nel suo cuore a vita.
"Va bene. Dopo
che tuo padre ebbe fatto questa constatazione sui suoi migliori amici-"
"Vuoi dire sugli
zii cattivi, vero?" la corresse, ridacchiando birichina. "Avanti! Vai avanti!"
"Sì, tesoro, non
interrompere... Dopo ciò, io ho voluto dirgli...
mi-mi sono sentita di dire - scusa - che qualora Sakura fosse venuta,
l'avrebbe difeso la mamma, da qualsiasi cosa. Che poteva contare su di me,
che..."
"Che?!"
Kushina pendeva
dalle sue labbra, però ogni volta che ricordava quella frase e ciò che aveva
provato nel dirla - al pari di una dichiarazione, quasi - si commuoveva
intimamente.
"Che avrei
anche... rischiato la mia vita per lui. Che l'avevo fatto in passato e l'avrei
fatto sempre e comunque, senza esitazione alcuna".
"E papà?! Dai,
papà che ha fatto?" insisté, battendo i piccoli pugni sul materasso,
impaziente.
"Niente. Però...
è rimasto per molto tempo in silenzio, a pensare e a sorseggiare il suo
bicchiere di latte fresco. Io sono rimasta in
silenzio per l'imbarazzo, ogni tanto ci guardavamo negli occhi, ci siamo persino lavati le mani insieme, ma poi lui
ha sentito il bisogno di andarsene, mi ha salutato con un caldo sorriso, come se
nulla fosse e... e fine della storia" terminò, accarezzandole poi dolcemente i
capelli corvini.
"No, dai, non
può finire così!"
La bambina
sembrò delusa.
"Allora, se
domani farai la brava ti racconterò del nostro primo appuntamento. Va bene?"
cercò di consolarla lei, con un materno sorriso di circostanza. "Purtroppo
questa finisce così... mi spiace".
Kushina si
distese riluttante e si fece rimboccare le calde coperte e scoccare un dolce
bacio sulla fronte, subito dopo l'augurio di tanti sogni d'oro e d'argento.
"Certo che papà
era proprio cieco, all'inizio" costatò piano la piccola, girandosi di fianco e
chiudendo gli occhi chiari come quelli di Hinata.
Cieco... ma sicuro che quella creatura così perspicace era
figlia loro?!
Hinata pigiò
l'interruttore della luce nella stanza della piccola, attraversò il corridoio
con passi lenti e misurati, stringendosi nello yukata e fermandosi in prossimità
dello stipite della porta, da dove poté osservare il futon matrimoniale grazie
all'abat-jour sul comodino.
L'Hokage, suo
marito, era tornato a casa per cena affaticato, segno che aveva avuto una lunga
giornata piena di impegni e lavoro e adesso aveva bisogno di riposare.
A guardarlo
così, supino e scomposto, con la testa sul cuscino e la bocca aperta,
profondamente sopito e coperto dalla vita in giù, si chiese quanto la vita le
avesse sorriso per premiarla della sua costanza e delle sue speranze.
Alla fortuna che
aveva avuto nell'avere una bambina adorabilmente vivace e l'uomo che aveva
sempre desiderato, fin da piccola; per essere
riuscita a conquistarlo senza forzature, solo con il proprio carattere e le
proprie azioni.
Oggigiorno il
loro amore era così armonioso, perfetto, dolce e delicato che Hinata nutriva
l'ardente desiderio che nulla l'avrebbe intaccato - nemmeno la
morte.
Con volto
disteso, intenerito e innamorato lo raggiunse silenziosamente e si stese al suo
fianco, per poi accoccolarsi al suo petto - che si alzava e abbassava
regolarmente - e spegnere la lampada, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare
dal tepore di un dolce ricordo primaverile, con una deliziosa torta alla fragola
e un fazzoletto utilizzato per pulire - come si confà a un bambino, sì! - la candida panna dal viso del suo Naruto.
Un fazzoletto
che conservava ancora in un cassetto con la chiave, proprio come un prezioso
tesoro.
[And
I will love you, baby - Always
And
I'll be there forever and a day - Always
I'll
be there till the stars don't shine
Till
the heavens burst and
The
words don't rhyme
And
I know when I die, you'll be on my mind
And
I'll love you - Always
E
ti amerò, baby - Sempre
E
sarò qui per sempre e un giorno - Sempre
Sarò
qui fino a quando le stelle non brilleranno più
Fino
a quando il cielo scoppierà e
Le
parole non faranno rima
E
so che quando morirò, sarai nella mia mente
E
ti amerò - Sempre]
FINE
***
Giudizio:
(II CLASSIFICATA
"BREAKFAST CONTEST")
Rinalamisteriosa
con Dolce quel ricordo di noi
ValeHina
Grammatica e
stile: 10/10
Originalità:
8,5/10
IC:
9/10
Attinenza al
tema: 10/10
Giudizio
personale: 8/10
Totale: 45,5/50
punti
Grammatica
pressoché impeccabile. Non ho trovato quasi nessun errore
ortografico.
Anche il tuo
stile è molto buono – come molte altre volte ti dissi xD. E’ scorrevole, delicato, eppure ampio e ricco di
piacevoli particolari e sfumature.
Originalità: la
prima parte è senz’altro la più originale della storia. La colazione che
fece ‘scatenare’ tutto è descritta
molto bene, ampiamente e dettagliatamente.
Naruto che
scappa da Sakura e si rifugia da Hinata è qualcosa che ho sempre immaginato
– chissà perché xD – ma mai letto.
Mi fa sempre piacere che i miei pensieri non rimangano solo tali. ^_^
Il quadretto
SasuSaku, che tu dici essere poco approfondito e curato per scarso utilizzo
della coppia, non è niente male,
anzi è un tocco che rallegra la storia.
L’epilogo,
sebbene non sia tremendamente originale, è dolce e spiritoso. Kushina è meravigliosa. <3
IC: ho trovato i
tuoi personaggi molto ben curati e dettagliati.
Naruto è
spigliato, simpatico e tremendamente idiota. Hinata è la solita di tanti anni
prima, sebbene lei sia convinta di
essere almeno in parte cambiata. Perlomeno è ancora innamorata del baka, e questo
basta.
Piccolo accenno
a Sasuke, che ho trovato molto IC nel suo fare gelido, e in particolare a Sakura. Tu stessa dici che avresti
preferito approfondire delle parti, e penso che una di queste sia stata la scenetta SasuSaku,
vero?
Mi è piaciuto
molto come momento. Solo, ho trovato leggermente OOC Sakura che si getta
ancora al braccio di Sasuke e
canterella felice. Un po’ troppo pre-Shippuden, direi.
E chiudiamo su
Kushina: che dire, l’adoro. Spero scriverai altro su di lei, perché sono
sicura che con un OC così peperino
potrebbero uscirne delle belle.
Attinenza al
tema: davvero molto bene. La torta è il fulcro della prima parte, perché grazie
a lei Hinata può compiere quel
gesto che la fa sentire ‘tanto stupidona’ e mette in imbarazzo entrambi.
La canzone di
Bon Jovi, come dici tu, parla di un distacco. Tuttavia, hai usato le giuste citazioni e sei riuscita a cavartela
alla grande.
Giudizio
personale: una storia che mi ha fatto sorridere. E dopo una settimana come
quella che ho passato, ci voleva
davvero.
Lo sai, ed è
inutile che lo riscriva: anche se ho perso di vista la tua raccolta, adoro
come scrivi. J
Mokochan
Grammatica e
stile: 9,5/10
Originalità:
9,5/10
IC:
9,5/10
Attinenza al
tema: 10/10
Giudizio
personale: 9/10
Totale:
47,5/50
Giudizio: Dal
punto di vista grammaticale non ho trovato errori, la lettura è piacevole e appassionante. Certo, alcune frasi
mancano di scorrevolezza, ma devo dire che sono rimasta impressionata. Mi piace il modo di
comportarsi di Naruto, la timidezza continua di Hinata… sono IC e anche tanto.
*_* dolcissimo
il finale, ovviamente! Hinata che racconta la sua storia a Kushina che,
fammelo dire, è tenerissima *-* (la
fotocopia di Naruto e - diciamolo - della madre di quest’ultimo!) Devo dire che i due oggetti estratti
sono presenti e quindi non trovo alcun problema da questo punto di vista.
La storia mi ha
colpita per la sua dolcezza, non c’è che dire!
Complimenti,
tesoro!^^
Totale di
entrambi i giudizi: 93/100
Alla
prossima!
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 16 *** Chiarimento al museo / Explanation at Museum ***
nuova pagina
Autore:
Rinalamisteriosa Titolo: Chiarimento al museo / Explanation at
Museum Citazione: numero 7* Genere: commedia,
sentimentale Rating: verde Avvertimenti: AU, one-shot
Beta Reading (sì/no): no Introduzione (facoltativa):
// Note dell'autore (facoltative): Nulla da fare, io quando scrivo su
Naruto e Hinata divento estremamente zuccherosa *__* è più forte di me, mi
mancavano terribilmente e ho dovuto scrivere proprio su loro due.
Probabilmente è venuta fuori una scemenza poco sensata che mi costerà il
passaggio al quarto girone, ma non importa, sono comunque felice di aver
partecipato al vostro contest. Non è nemmeno betata, quindi spero di essere
stata attenta a non commettere errori! - Questa è
la versione corretta. Ringrazio la giudice
Kiki per le segnalazioni ^^ -
Questa citazione
di Grey's Anatomy all'inizio mi ispirava solo una fic su un triangolo contorto,
ma poi mi è balenata questa idea e ho cercato di allacciarla al fraintendimento
che, in seguito al chiarimento, avrebbe portato Hinata a dire proprio quelle
parole, modificandole un po' XD infatti - ad esempio - "prendi me" non mi pare
appropriato a una timida come lei e diventa "prendimi per
mano".
*“Ama
me, prendi me, scegli me” – Grey's
Anatomy, Meredith Grey.
- LE
MERAVIGLIE DELL'ANTICHITA': MOSTRA ESCLUSIVA -
Levò
lo sguardo puntato sull'insegna a caratteri cubitali posta sopra il portone
d'ingresso del museo e si apprestò ad entrare con incedere tranquillo, borsa
alla mano e curiosità tipica del momento. Una curiosità discreta: d'altronde,
lei non esagerava mai.
Pagò
il prezzo del biglietto alla signorina addetta allo sportello informativo e
seguì alla lettera le istruzioni per arrivare alla prima sala, dove erano
ordinatamente esposti antichi reperti in legno e altri materiali risalenti a un
determinato periodo storico.
Hinata
Hyuuga si soffermò a guardarli uno per uno, senza alcuna fretta, in fondo ci era
venuta da sola e dunque poteva permettersi di temporeggiare e procedere con
innata calma.
Dopo
una lunga e noiosa lezione universitaria, un rapido take-away, la ricerca di una
panchina per consumarlo in pace e una permanenza di tre ore in biblioteca per
svolgere una ricerca importante, non c'era niente di meglio che tornare indietro
nel tempo - metaforicamente parlando - attraverso un'attenta osservazione di
armi appuntite, suppellettili e oggetti vari, vasi e tante altre cose in uso
nell'antichità. Terminata l'esplorazione nella prima sala, passò oltre, sostando
presso una vetrina dove, sopra delle pedane, stavano delle statue in gesso con
indosso ogni tipo di vestiario, sia maschile che femminile. Ad un certo punto
venne attratta dal vestito incantevole di una donna che rappresentava la moglie
del faraone. Figurò se stessa nell'atto di metterselo e trattenne una risata
sbarazzina: a volte doveva ammettere di essere dotata di una fervida
immaginazione e il fatto che stesse spesso sulle sue aiutava parecchio. E poi
era divertente, così ci provò ancora, però questa volta con un altro soggetto.
Individuò
un altro indumento che le piaceva, questa volta maschile, e lo immaginò addosso
a... no, non lui.
Naruto.
Sì
portò le mani alle guance, mentre avvertiva il calore affluire su di esse,
portandola ad arrossire.
Anche
se il cuore le stava battendo forte no, non doveva pensarci, non dopo che si era
ripromessa di non... di non vederlo mai più!
Strizzò
nervosamente gli occhi, ansimando.
Possibile
che tutto quel giro non servisse allo scopo di distrarla?
Possibile
che fosse così... presa da quella persona da pensarci anche in quel momento?
Eppure,
il giorno prima l'aveva profondamente scossa, delusa, perché le aveva detto che
non si sarebbero visti; poi, invece, si era ritrovata per puro caso a passare da
un bar e a scorgerlo - sì, proprio lui! - seduto ad un tavolino mentre parlava
animatamente con un'altra giovane.
Ecco
perché non voleva vederlo: semplicemente perché le aveva mentito. Anzi, più che
mentire, il suo ragazzo le aveva proprio nascosto un
appuntamento.
Ella
non aveva avuto nemmeno il coraggio di rispondere al telefono quando Naruto
aveva cercato di mettersi in contatto con lei, più volte durante la serata
precedente e anche quella mattina, prima che uscisse e prendesse i mezzi
pubblici per raggiungere la facoltà.
Se
avesse udito anche solo una parola uscire dalle sue schiette labbra si sarebbe
sentita ancora più male. Ferita.
"Adesso
basta, Hinata, okay? Continua questa tua mostra rilassante e non pensare a
nulla!" si
rimproverò forzatamente, mutando espressione e lasciando perdere le statue per
raggiungere una bacheca che conteneva orecchini rovinati dall'usura e
braccialetti in alabastro e gemme preziose.
Poco
lontano, una guida stava introducendo un gruppetto di turisti stranieri e stava
dando loro delle nozioni in un'altra lingua, mentre alla sua sinistra stava una
coppia di genitori e un bambino piccolo che indicava tutto con il dito e che
sgranava curioso gli occhietti vispi, mentre tirava leggermente la gonna della
madre per ricevere attenzioni.
"Che
carino..." si
ritrovò a pensare Hinata, sorridendo e distogliendo lo sguardo in direzione di
un rumore proveniente dalla sala successiva. Incuriosita, raggiunse il luogo del
misfatto e scoprì un uomo che stava rimproverando qualcuno, solo che questo
qualcuno era nascosto da altre persone fermatesi a vedere.
"Stai
attento a come parli, eh! Altrimenti, oltre a risarcire i danni alla statua che
hai appena urtato con la tua sbadataggine, ti faccio sbattere in galera!"
"Va
bene, mi scusi tanto! La prego, non l'ho fatto apposta, mi sono distratto un
momento e ci ho sbattuto contro. Insomma, sono cose che possono capitare a
tutti, anche a lei... eh, eh", si sentì la voce mortificata e al tempo stesso
risoluta dell'altro, voce che a Hinata parve familiare.
Quando
realizzò a chi potesse appartenere dei suoi conoscenti, si paralizzò sul posto,
e nemmeno quando tutti si furono spostati e i loro sguardi si incrociarono
riuscì a sbloccarsi.
"Ehi,
Hinata, finalmente! Stavo cercando proprio te, sai? Allora oggi non sono del
tutto sfortunato!"
Un
trasandato e comunque sorridente Naruto la raggiunse, piantandole sfacciatamente
le mani sulle spalle, senza chiederle il permesso. Probabilmente voleva
salutarla lì, in mezzo a tutti, ma lei non glielo permise: con un gesto
brusco - mai avrebbe creduto di esservi costretta - si allontanò e gli diede le
spalle, stringendo la grande borsa a tracolla come per trarne conforto, gli
occhi chiarissimi fissi sulle proprie ballerine.
"S-scusa...
scusami, m-ma forse è meglio che tu te ne vada..." la sua voce suonò aspra,
dura, ma anche esitante come al solito.
Senza
capirci niente, Naruto si grattò una guancia.
"E'
per il danno di prima? Dai, ho garantito che pagherò, anche se appena lo saprà
mia madre è probabile che mi punisca con atroci sofferenze", qui rabbrividì, poi
continuò: "Tu non mi credi?"
"C-certo
che ti credo", mormorò tristemente.
"E...
e allora perché ti comporti così?" domandò ancora lui, disorientato. In fondo
non le aveva fatto nulla di male; il loro appuntamento, risalente a due giorni
prima, era stato bello, l'aveva portata al cinema a vedere una commedia e si
erano divertiti parecchio.
Cosa
c'era che non andava?
"Ieri
ti ho visto, Naruto. Al bar, con la tua nuova amica."
Per
fortuna non aveva balbettato, ma solo perché voleva liberarsi subito e con tono
fermo di questo brutto peso che le faceva male e scaricarglielo addosso come un
insopportabile macigno.
In
modo che almeno si pentisse di averla presa in giro... giusto?
Con
sommo stupore della dolce e ingenua Hinata, la sua reazione fu decisamente
diversa da quella prevista: scoppiò a ridere fragorosamente, come se la ragazza
gli avesse appena raccontato una barzelletta efficace.
"C-certo
che... che quella saputella di tua sorella Hanabi ave-aveva proprio ragione, eh?
Hai... hai frainteso tutto, non... non ci posso credere!"
Continuò
a sghignazzare per un po', anche quando si era finalmente girata a fissarlo
sconcertata - era impazzito, per caso? -, poi il giovane si diede il
giusto contegno e si schiarì la voce per parlare nuovamente.
"Vedi,
Hinata, il motivo per cui ieri non ci siamo potuti vedere è stato l'arrivo
improvviso di questa mia amica, che non è affatto quello che pensi. Per me
Sakura è come una sorella, la conosco da una vita, solo che cinque anni fa è
stata costretta a trasferirsi con i suoi in un'altra città ed era da tanto tempo
che non parlavamo! Non hai idea di quante cose mi ha raccontato, poi... poi se
vorrai te ne metterò al corrente. Adesso spero solo che tu abbia capito, che non
mi consideri più... ecco... com'era che mi definivi ieri, tra le lacrime,
davanti a tua sorella? Ah! Un mascalzone e un villano..."
La
povera Hinata chinò il capo, vergognandosi di quelle parole che in effetti poco
si addicevano a uno come lui.
Così
casinista, sincero, spontaneo, sfacciato, simpatico; una forza della natura in
confronto a lei che invece era placida come un laghetto di montagna.
"S-scusa...
ma perché non... non me l'hai detto subito?" chiese piano.
"Eh,
volevo dirtelo giusto ieri sera, dopo aver accompagnato Sakura alla stazione, ma
tu non me ne hai dato la possibilità. Adesso hai capito che ti puoi fidare di
me, vero?" s'informò cauto. "Perché, se dovessi scegliere tra te e lei, o tra te
e un'altra ragazza... beh, ovviamente la scelta cadrebbe su di te, perché mi
piaci tu!" esclamò allora, arrotondando comicamente le labbra e allargando le
braccia come a voler rimarcare una cosa piuttosto ovvia.
E
Hinata arrossì vistosamente, con un'onda di sollievo a risalirle dallo stomaco
al cervello, mentre quegli occhi di un azzurro così intenso e particolare
travolsero i suoi pensieri, purificandoli ulteriormente da ogni minimo timore o
incertezza, risvegliando una gioia profonda e unica dallo stesso torpore di una
notte insonne.
La
colpirono a tal punto da spingerla a compiere istintivamente i pochi passi che
li separavano sopra quel pavimento lucido e ad abbracciarlo
gentilmente.
Era
troppo buona e cara, Hinata.
"A-anche
tu mi piaci molto", sussurrò contro la sua scapola. "P-prendimi per mano,
Naruto. A-abbiamo una mostra da... da continuare".
"Dobbiamo
proprio?" s'imbronciò, facendo comunque come gli era stato chiesto: si
staccarono e abbassarono le mani con le loro dita già saldamente intrecciate.
"Io sono venuto soltanto per portarti via da qui. Che ne dici se ti offro un
gelato?"
"Dopo.
Non sprechiamo i biglietti. Fallo per me".
Il
sorriso luminoso che le dedicò valse più di mille d'accordo.
Questo
fu uno di quei momenti indimenticabili che la fecero innamorare ancor più del
suo Naruto, quando anche l'atto spontaneo di tenersi per mano era sufficiente.
Non si sarebbe mai e poi mai dimenticata delle parole che, ripensando a
quella confessione insperata e bellissima, cominciò a ripetersi prima di andare
a dormire: amami, prendimi per mano, sceglimi tra tutte le
altre.
"Grazie
di cuore".
FINE
*-*-*-*-*
Ulteriore
nota: Contrariamente
a quanto pensavo - v. Note dell'autore -, questa fic si è classificata
seconda e di conseguenza sono passata al quarto girone, evviva!
Al
momento però non ci voglio pensare, sono solo felice di poter aggiornare
finalmente la raccolta a cui tengo di più dopo circa due mesi... Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto!
Adesso rimane solo una vecchia fic da aggiungere, non so quando, poi potrei sparire per un po' dal fandom ma questo progetto rimarrà comunque in corso ^^ non temete! Si sarà capito che io faccio tutto con calma.
Ringraziamenti:
Ayumi
Yoshida: Roby
cara, secondo te ci scriverei se non fossero - tra tutti i loro pregi, che al
momento mi secca elencare - adorabili? *__* Ben detto!
Anche
Sakura era caratterizzata benissimo? Meno male ^^ sono lieta che ti sia
piaciuta, io ho amato profondamente la tua fic del contest *__* quando posso
vado a rileggermela, sai? XD
Ti
voglio bene anch'io! (Appena posso rispondo alla tua ultima mail! Scusa se non l'ho ancora fatto...)
kry333:
Ed
ecco Kry, la mia fedele seguace *__* sei carinissima, sono io che non so davvero
come ringraziarti per tutti i tuoi commenti ed è stato un vero piacere
accontentarti!
Spero
di non deluderti >.< grazie ancora, un bacione!
Mokochan:
Giusto
XD non c'è bisogno che aggiungi altro, ho apprezzato tantissimo i vostri giudizi
(e anche il fatto che ti sei messa a commentare pazientemente i capitoli
mancanti *__* che bello, grazie!)
Moko
cara, se hai delle richieste (accenni ad altri pairing non ancora
trattati, situazioni particolari in cui vorresti vedere Naruto e
Hinata) per ispirarmi, non esitare a chiedere XD d'accordo?
Basta
che il rating rimanga verde, eh ù.ù non penso proprio di alzarlo più di così...
Un
bacione, ciao!
[E
ricordo che lo stesso vale per tutti gli altri che seguono abitualmente la
raccolta ^_^ appena posso, vedrò come accontentarvi!]
Per
finire, grazie ai lettori silenziosi, a chi aggiunge la raccolta tra
preferiti/seguite/ricordate, a chi commenterà (lo farete, vero? *__* Mi mancano
solo otto commenti per arrivare a 100, sarebbe splendido!) questo e gli altri
capitoli - nessun problema per i ritardi, io stessa sono sempre in ritardo =.=
-, alle giudici e complimenti alle mie compagne di girone.
Alla
prossima!
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 17 *** Two Pillows/Due cuscini ***
nuova pagina
Two
Pillows
Due
cuscini
(AU;
One-shot)
Un grande
ipermercato può trasformarsi in un vero labirinto infernale, soprattutto se non
si ha la più pallida idea di cosa comprare.
Hinata
Hyuuga questo lo sapeva bene: essendo di indole indecisa e prudente, si
soffermava spesso ad osservare gli alti e imponenti scaffali, muniti di generi
alimentari e d'intrattenimento, di svariati oggetti utili in
casa o in giardino, torturandosi le piccole mani per una manciata di minuti
prima che l'istinto la guidasse a prendere un determinato prodotto e a riporlo
nel carrello della spesa.
Si era sempre
comportata così, soprattutto quando l'austero padre le compilava minuziosamente
una lista ed ella doveva accertarsi di acquistare - per esempio - un cartone di
latte di una certa marca o un barattolo di pelati che non fossero scaduti,
oppure ancora della frutta che non fosse troppo matura o dove la buccia non
presentasse alcuna macchia strana, perché altrimenti avrebbe trovato da
criticarla anche in quell'aspetto.
Quel giorno però, la dolce Hinata si era ritrovata a passare
dall'ipermercato con l'intenzione di scegliere un regalo per una persona che le
stava molto a cuore.
Codesta
persona aveva
subìto recentemente un delicato intervento alla testa a causa di un incidente
stradale, in cui un tizio imprudente gli aveva tagliato bruscamente la strada
mentre lui andava in bicicletta, investendolo in pieno.
Era stato
davvero fortunato, avrebbe potuto rimetterci la vita!
Anche se Hinata
non era stata fisicamente presente al momento del fattaccio, quando un'amica
chiacchierona se l'era lasciato sfuggire durante una lezione pomeridiana
d'informatica, l'effetto dentro di lei era stato istantaneo e devastante.
Allarmata, aveva
abbandonato computer, appunti e borsa per correre in bagno a calmarsi,
bagnandosi il viso già in procinto di scoppiare a
piangere.
Il nome di
questo ragazzo è Naruto Uzumaki; a differenza di lei, la famiglia della quale
era benestante e poteva permetterle di frequentare un istituto privato
femminile, egli era cresciuto nell'orfanotrofio di
fronte casa.
Allora, l'aveva
conosciuto come un bambino estremamente vivace e burlone, solare ed estroverso,
che quando giocava a pallone con gli altri orfanelli e capitava che la palla
venisse calciata alta, oltre l'inferriata che separava il campetto di calcio dal
giardino degli Hyuuga, era solito scavalcare senza alcun timore un cancelletto
antico e arrugginito, in un modo chiassoso che ella, fanciullina dagli occhioni
chiarissimi, si affacciava da una finestra per osservarlo correre a riprendersi
quel gioco sferico che dava l'impressione di rotolare
e mai sostare.
Libero e
intraprendente, proprio come lui.
L'aveva colpita
fin da subito, infatti Hinata non si era mai sentita tanto affezionata a
qualcuno esterno alla propria famiglia, pur limitandosi a guardarlo da lontano a
causa del proprio carattere eccessivamente timido e
riservato.
Adesso che
l'avevano dimesso dall'ospedale - era stata la stessa amica pettegola ad informarla di ciò! -,
non solo si sentiva sollevata e
felice, ma provava anche il forte desiderio di recarsi a fargli una breve
visita in orfanotrofio, cosa che aveva sempre
evitato o per imbarazzo o per paura di svenirgli davanti.
Però come
presentarsi a mani vuote?
Ecco perché ora
era impegnata a girovagare incerta tra i reparti pieni, assortiti e ordinati,
alla ricerca di un regalo che potesse fargli piacere.
All'inizio aveva
pensato ingenuamente ad un film, un videogioco o un romanzo, per poi rendersi
conto di non conoscere affatto i suoi gusti in materia; poi - passando oltre -
ad una torta confezionata o ad una crostata all'albicocca, ma osservando tutti i
dolci presenti sopra semplici tavolini le sembrò un po' inadeguato un dono del
genere, a meno che non si fosse messa a prepararla con le sue mani, allora sì che avrebbe avuto un
valore aggiunto!
Poi ad un
soprammobile o un'abat-jour, ma il crescente imbarazzo per una scelta difficile
l'aveva convinta a rinunciare anche a quello, purtroppo.
Sconsolata e
depressa, fermò i propri passi lenti nei pressi d'una cameretta per bambini,
esposta assieme a molti materassi e cuscini di tante forme e colori, emettendo
un sospiro di frustrazione.
Perché doveva
essere così problematica?
Eppure un
regalo, qualunque cosa fosse, era sempre gradito... perché era il pensiero
quello che veramente contava!
Si sentì come se
le manie di perfezionismo paterne l'avessero in qualche modo condizionata a
prendere le cose giuste al momento giusto, mentre per le occasioni improvvisate
come quella non aveva la minima idea di che pesci
pigliare!
Guardandosi
nervosamente intorno e scoprendosi sola, Hinata ne approfittò per sedersi
pesantemente sul lettino e chinare rassegnata il capo, con la borsetta in
grembo, finché un'occhiata in tralice non la indirizzò verso un cuscino a forma
di cuore, viola e con una scritta che da quella distanza non riuscì a
focalizzare.
Incuriosita, si
alzò e si avvicinò ad esso, leggendovi mentalmente queste quattro incisive parole:
First
and Secret Love
Le venne
istantaneamente da arrossire, come se il cuscino avesse appena colto una verità
sconvolgente.
"Comprargli un
regalo simile significherebbe dover confessare tutto... Non so se sono ancora
pronta a farlo, però" ammise, mentre
il cuore le batteva forte, le mani tremavano e le labbra si serravano in una
linea dritta e sottile.
Accanto al
cuscino che le stava suscitando tali sensazioni, vi era un altro, sempre a forma
di cuore ma privo di scritta, di quel rosso che tendeva all'arancio.
Lo afferrò con
una mano e se lo strinse al petto, ancora agitato sopra quel battito
irrefrenabile e pulsante che avvertiva bene, scoprendolo morbido e soffice come
un peluche.
Certo,
l'imbottitura c'era, ma non risultava per niente duro al tatto e sortì un
insperato effetto rassicurante.
"Ho deciso!" si
disse allora, afferrando risoluta anche l'altro. "Li prendo entrambi: uno per me, uno
per lui".
Così facendo,
non ebbe problemi a dirigersi alle casse, pagare, farsi incartare separatamente
i due guanciali e andarsene, con le buste in mano e un peso in meno sulla
coscienza.
In fondo, pensò,
il cuore senza una scritta poteva anche essere interpretato come un semplice "Ti
voglio bene." oppure un "Sono contenta di sapere che l'operazione è passata, che
ti sei rimesso, che potrò rivedere ancora -da lontano, non pretendo poi tanto-
il tuo meraviglioso sorriso!".
Ma la parte più
ardua e difficile, ossia la visita vera e propria, doveva ancora arrivare...
Senza inoltre
contare il fatto di tornare a casa, riuscire a prepararsi mentalmente un
discorso decente senza che la voce le si paralizzasse in gola, oppure evitare di
perderlo in un improvviso blocco di memoria, ma per questo si poteva porre un
piccolo rimedio - un bigliettino, per riportare parole essenziali e sentite
- prima di uscire nuovamente e senza destare sospetto alcuno nei suoi
parenti.
*-*-*-*
"Ehi, testa
quadra, c'è una visita per te".
Il migliore
amico di Naruto, Sasuke Uchiha, era decisamente un tipo poco loquace, eppure
quelle poche volte in cui parlava aveva il potere o di rendersi antipatico agli
occhi di tutti o di far rabbrividire il proprio interlocutore.
Ma questo non
era decisamente il caso di Naruto, dato che sembrava fosse l'unico in grado di
tenergli testa, di tollerare le sue critiche, anche se essendo uscito da poco
dall'ospedale non trasmetteva certo il solito ottimismo, un contagioso
buonumore, e la solita baldanza nel replicare alle provocazioni
dell'amico.
"Che visita?!
Non dirmi che si tratta di un altro dottore, ne ho abbastanza!" s'informò,
imbronciato e in pigiama, dalla sua postazione a letto.
"Ho per caso
accennato ad una visita medica?"
"Uhm... no. E
allora, scusa, che razza di visita è?! Non ho mica parenti!" chiese ancora,
grattandosi confuso la testa bionda e totalmente spettinata.
L'altro sospirò
teatralmente per la stupidità così palese di Naruto, mentre alle sue spalle
intervenne una vocina cauta e titubante a spezzare quell'incomprensione.
"E'-è
permesso?"
"Sì?
Chi è?"
Il ragazzo moro
si fece da parte, uscendo, così egli poté vedere con i suoi occhi azzurri di chi
effettivamente si trattava.
"Tu?!"
Davanti alla sua
espressione stupita, una Hinata in divisa scolastica sussultò, indietreggiando
di un solo passo e fissandosi le scarpe.
"Co-come
s-stai?" balbettò, stringendo più forte le mani sulla busta di carta che celava
il regalo.
Perché non
poteva sprofondare? Procurarsi una pala, scavare una fossa profonda e seppellire
quella parte di sé?
"Oh... Hinata,
giusto? Sto bene, grazie. Sei stata gentile, non mi aspettavo proprio questa
visita!" esclamò, entusiasta. "Coraggio, entra e accomodati dove vuoi!" concesse
poi, mentre con un gesto indicava i vari letti già ordinati che riempivano la
stanza, escluso il proprio che ovviamente era ancora
sfatto.
"I-io...
ve-veramente..."
"Cosa
c'è?"
"N-nulla".
"Davvero? Sai,
se quel giorno non mi fosse capitato nulla, a quest'ora sarei sul pullman con i
miei amici, per la gita che aveva programmato la direttrice. Invece mi tocca
rimanere qua, dicono per precauzione, e immagino avrai notato che questo
posto è quasi deserto, fatta eccezione di Sasuke, la cuoca, la cameriera e un
ragazzino al piano di sopra che pare abbia contratto il morbillo... Ehi, ma
perché stai ancora sulla soglia? Guarda che non sono
contagioso!"
Se non fosse
stato per il discorso concitato e al tempo stesso amareggiato di Naruto, ovvero
se tutto fosse dipeso solo ed esclusivamente da lei, in quella stanza avrebbero
sentito volare le mosche e nient'altro. Così, prendendo un respiro profondo,
Hinata trovò in sé il coraggio di dichiarare: "Vo-volevo darti questo!", con le mani portate in avanti e le guance
imporporate.
"Per me?" Naruto
si portò a sedere. "Non dovevi disturbarti, grazie! Coraggio, avvicinati e fa'
vedere" la incitò, in tono mite per non metterla più a disagio di quanto non
fosse.
Hinata ubbidì,
guardando fisso i propri piedi avanzare titubanti mentre il cuore minacciava di volerle seriamente sfondare il petto con
forza.
"E-ecco!" fece,
porgendoglielo dopo una manciata di secondi. "Mi dispiace p-per la
gita..."
"Figurati. Mi è
stato promesso che se ne farà un'altra in mio onore tra due settimane, mentre
tra una tornerò all'ospedale per farmi cacciare gli ultimi tre punti che mi
hanno lasciato... li vuoi vedere? Certe volte
fanno un prurito assurdo, devo resistere alla tentazione di grattarmi... eh,
eh." ammise, felice e infastidito al tempo stesso.
Poi, quando ella
negò spaventata con il capo, si dedicò a scartare la confezione e a scoprire il contenuto, rimanendo per
un momento basito di fronte al guanciale colorato.
"Na-Naruto-kun,
po-potresti leggere il mio bigliettino?" lo pregò, totalmente imbarazzata.
"Lì... ti spiego... po-poi se vorrai ridere di me... e-ecco, puoi farlo".
"Perché dovrei
ridere di te? Comunque farò come mi hai detto, Hinata-chan" le assicurò, piatto.
Aprì subito il
bigliettino.
"Oh... che bella
calligrafia!" si complimentò, ottenendo solo l'aumento del rossore sul viso di
Hinata, che preferì girarsi di scatto e chiudere gli occhi piuttosto che
assistere a... a qualunque cosa avrebbe fatto o detto
in seguito, ecco!
Questo
è ciò che Naruto trovò scritto:
Se
ti stai apprestando a leggere queste quattro righe, sappi che è il mio primo
passo avanti, verso di te.
Non
sembra, ma ho un carattere difficile, che spesso mi fa chiudere agli
altri.
Non
pensare che sia venuta solo perché provi pena per ciò che ti è successo, Naruto.
La
verità è che ti osservo da sempre.
Da
bambina mi affacciavo alla finestra per vederti giocare a pallone, per ammirare
il tuo splendido sorriso.
Mi
sono affezionata a te prima ancora che ci incrociassimo per strada, da quando ho
iniziato a frequentare la scuola privata.
Adesso
lo sai che non è per mancanza di rispetto, o per una differenza di ceto sociale,
che ti evitavo.
E'
il mio carattere, Naruto, non posso farci niente!
Ma
da oggi spero che tu mi comprenda meglio...
Questo
regalo vuole dimostrarti solo quanto bene ti voglio, nulla di più.
Non
per malizia, non per una pretesa di essere ricambiata o altro...
Mi
accontento di essere tua amica, un'amica che si preoccupa, un'amica che
finalmente è riuscita a seguire il cuore in barba al
carattere.
Hinata
"Hinata,
tu... Beh, sembrerà strano, ma mi hai appena lasciato senza parole".
Si
confidò immediatamente, ovvero dopo aver finito di leggere e aver sollevato il
viso nella consapevolezza di essersi comportato da stupido.
Naruto aveva
sempre pensato che Hinata non sopportasse quel suo carattere esuberante, invece
adesso quelle parole rivelavano aspetti sconosciuti, oppure dettagli che non
aveva mai preso in considerazione prima d'allora.
"Se c'è qualcuno
di cui dovrei ridere, quello sono io. Non avevo capito niente!" si diede la
colpa, tendendo una mano verso il polso sottile di
Hinata, che sussultò al contatto sulla pelle. "Certo che possiamo essere
amici, ci mancherebbe!"
Subito dopo,
Naruto si portò il regalo alla testa, ricadendo svogliatamente sul letto e
sprimacciandolo con le dita.
"Uhm... non è
male, sai? E' davvero comodo, penso proprio che mi aiuterà a riposare
meglio!" esultò.
Finalmente
Hinata decise di girarsi di nuovo verso di
lui, mostrando un sorriso dolce e colmo della stessa
gratitudine che magari stava provando persino lui. Avrebbe voluto
aggiungere altro, dirgli che sarebbe venuta a trovarlo anche il giorno seguente,
ma dalla sua borsetta provenne uno squillo di cellulare che la fece desistere.
"Devi già andare
via?" s'informò Naruto, stavolta senza nascondere
una nota di delusione nella voce - cosa che le piacque,
invero.
"Sa-sarà mio
padre che mi ce-cerca. Scusa", gli disse, chinandosi incerta prima di andare
via.
"Non
preoccuparti, e passa quando vuoi... Mi aspetto un'altra visitina, okay?"
pretese con l'occhiolino, vedendola poi annuire timidamente dalla soglia e
sparire nel corridoio.
Rimasto solo,
Naruto puntò uno sguardo assorto in su e sospirò; a
suo tempo, sperò di imparare a voler bene a quella ragazza che aveva
sempre definito schiva e sfuggente, mentre invece celava un animo molto dolce e
gentile.
E Hinata,
raggiunto il marciapiede, pensò alla busta che aveva appoggiato sopra al letto
della sua camera, al cuscino che aveva comprato per sé e che svelava un'altra
verità immutabile e meravigliosa che con il tempo, sperava, sarebbe
riuscita a concretizzare.
FINE
*-*-*-*-*
Nota:
Ho dato al dono
per Naruto un certo significato - un primo passo per rompere il ghiaccio tra
loro - e al cuscino che si è comprata Hinata un altro - il suo primo amore, che
vuol tenere segreto finché non sarà pronta a rivelarlo (in fondo qui è solo
un'adolescente riservata, comprendetela ^^')
Ulteriore
nota: Ennesimo
ritardo, ne sono perfettamente consapevole >.< tuttavia, questa continua
ad essere una shot NaruHina che non mi soddisfa pienamente.
Mesi
fa ha persino partecipato ad un contest (per maggiori informazioni, http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9006132 è il link
inerente al concorso) arrivando quarta. L'ho sistemata un po', eppure resta
superficiale vero?
Però
la raccolta doveva andare avanti in qualche modo ^^' spero che a voi piaccia,
perché di solito quando tendo a sottovalutarmi ci siete voi che mi sostenete con
le vostre recensioni e mi spronate a migliorare. Non vi sarò mai abbastanza
grata, per questo ^_^
Ringraziamenti:
Vaius:
Rispondo
soltanto al commento dello scorso capitolo, comunque ti sono grata per tutti
quelli che hai lasciato finora *__*
Non
conosco il libro che hai letto, no XD io sono stata ispirata da una mostra
(sull'Egitto, appunto) che si è tenuta per un mese nella mia città e che sono
riuscita a visitare il giorno del mio compleanno.
Era
davvero bella *__*
E
hai ragione, Hinata e Naruto sono così teneri che mi piace tantissimo
immaginarli in ogni situazione, anche se in questo periodo ho altro per la testa
e mi sono decisamente allontanata dal fandom ^^'
kry333:
Naruto
non è tipo da visitare mostre, assolutamente XD non ce lo vedo proprio. Ma ha
fatto eccezione solo per Hinata, visto? *__* E tutto si è risolto per il meglio,
dato che io adoro i chiarimenti, penso che aiutino molto in un rapporto: ti
avvicinano ancora di più alla persona che ami.
Uhm...
vero che sarebbe appropriato il suo fedele ramen, ma il gelato è un modo più
dolce e fresco per farsi perdonare, no? XD
Un
bacione alla mia fedele seguace!
Mokochan:
Guarda che puoi dirlo tutte le volte che vuoi, non c'è problema ^_^
Hai
ragione cara, basta quello *__* sì sì, il NaruHina è per sempre!
Che
pensi di questo capitolo? ^^' E' quello che mi piace di meno, sai?
E
per la richiesta posso aspettare, ma davvero, non vedo l'ora di poterti dedicare
qualcos'altro *__* e al più presto passo a leggere Bloody Rose, ancora non l'ho
fatto >.<
Un
bacione e un abbraccio forte, a presto!
KikiWhiteFly:
Grazie mille per il commento da semplice lettrice, Kiki ^O^ è bello sapere di
essere riuscita a far piacere e apprezzare il NaruHina anche a chi non...
parteggia per esso, diciamo ^^
Un
bacio!
Infine,
grazie a chi ha aspettato e ha letto questo aggiornamento ^^
Appena
l'ispirazione per Naruto si degnerà di bussare alla mia porta, tornerò! E' una
promessa solenne *smile e pollice in su*
Alla
prossima!
Un
bacione!
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 18 *** Di Disegni E Colori ***
new
Di
Disegni E Colori
A scuola, una
volta finiti i propri compiti per casa, la piccola Hinata disegnava.
Fortunatamente
erano pochissimi gli alunni che si fermavano dopo le lezioni per il recupero,
perciò lei, ottenuto il permesso della maestra, aveva sparpagliato diversi fogli
bianchi sulla cattedra, si era arrampicata sulla sedia e munitasi di matita,
gomma e penna stava occupando il proprio tempo in modo creativo.
Tra un'espressione
adorabilmente concentrata e una più distesa, era riuscita a raffigurare una
finestra aperta su un paesaggio innevato.
Un vaso di fiori
variopinti, che immaginava emanassero un buon profumo, proprio come quelli in
giardino.
Una grande casa,
circondata da alberi e rocce.
Poi aveva provato
persino a ricalcare le vignette di un libro illustrato, ma essendo una
principiante vi aveva subito rinunciato, accartocciando il foglio in questione.
Un altro conteneva
figure geometriche accennate, un altro ancora schizzi indefinibili e
scarabocchi, e nell'ultimo, quello su cui stava lavorando, cercava di ritrarre
una bambina come lei.
Capelli neri e
lisci come spaghetti, un taglio corto di dietro e due ciuffi lunghi davanti.
Visino tondo e
delicato.
Occhi chiarissimi.
Se avesse avuto il
tratto meno impacciato e incerto, sarebbe uscito sicuramente un bel ritratto e
magari suo padre avrebbe finalmente riconosciuto l'impegno che ci metteva.
Una risata da
birbante accompagnò l’entrata improvvisa di un bambino biondo, che correva
stringendo al petto il suo zainetto arancione.
“Naruto, torna
subito qui! Devi svolgere questo esercizio!” si sentì urlare da un’altra aula.
“No, non voglio!”
esclamò con decisione Naruto, aggirando svelto la cattedra sulla quale stava
disegnando Hinata. E avrebbe continuato a girare in tondo, se spostando il
gomito non le fosse scivolato uno dei suoi disegni.
Così si fermò,
piegandosi in avanti.
“Ehi, ma… ma sei
bravissima!”
Hinata sussultò:
non l’aveva fatto apposta, ma il suo stupore era così evidente e la sua
schiettezza così disarmante che il suo sguardo non si staccava più dal foglio a
terra.
La piccola arrossì
di rimando: era infatti la prima volta che riceveva un complimento sincero per
qualcosa che aveva fatto da sola.
“Gra…grazie!”
Saltò dalla sedia
e gli si affiancò timidamente. “Posso regalartene uno, se... se lo vuoi”.
A Hinata venne lo
strano impulso di rigirarsi i pollici delle mani, mentre parlava piano e a testa
bassa.
“Veramente? Oh...”
Naruto sembrò pensarci su, ma un attimo dopo rispose con un sorriso: “va bene.
Accetto, ma a una condizione!”
E in realtà la
condizione pensata dal vispo compagno poteva sembrare una scusa bella e buona
per sfuggire al proprio dovere, però vederlo intento a colorare con delle
tempere tirate fuori dal suo zaino non solo il disegno scelto ma anche tutti gli
altri, non dispiacque affatto alla dolcissima Hinata.
“Dovrebbero
pitturare anche i muri di questo posto!” sbottò a un certo punto, guardandola
con i suoi occhi celesti, grandi e belli. “Sarebbe meno brutto e triste, secondo
me”.
“Hai ragio-”
“Naruto Uzumaki!
Piccola peste che non sei altro!”
Trasalirono
entrambi.
“Ops… mi ero
dimenticato di lei, Iruka-sensei…” mormorò il piccolo.
Il maestro in
questione, un uomo solitamente gentile e paziente ma al momento tanto alterato,
aveva raggiunto l’aula e lo fissava torvo.
“Cosa stai
facendo?”
“Coloro!” replicò
Naruto con ovvietà, mentre Hinata non aveva il coraggio di intervenire e si
faceva piccola piccola per passare inosservata.
“Non fare il furbo
con me”, continuò Iruka, agguantando un foglio qualsiasi. “Tu disegni peggio di
così. Lascia che la tua compagna finisca di colorare da sola e torna
all’esercizio, o preferisci che lo dica ai tuoi genitori?”
“No a loro no!” si
lamentò. “E comunque, Iruka-sensei, quel disegno mi appartiene: Hinata-chan me
l’ha regalato, quindi posso colorarlo soltanto io!”
E mise su un
broncio ostinato e adorabile che fece sospirare il maestro, che si rivolse alla
bambina al suo fianco.
“Dunque è un
regalo?” le domandò con calma.
La piccola Hinata
giustamente annuì, perché era vero, Naruto non mentiva.
Il bambino sorrise
vittorioso, mostrando il pollice alzato a entrambi, sicuro di averla fatta
franca.
Un’ora dopo, alla
chiusura della scuola e dei suoi cancelli, il broncio offeso del bambino
dimostrava che non era servita a molto, la sua trovata. Iruka-sensei, dopo aver
verificato che Hinata avesse terminato i compiti, le aveva detto che poteva
andare a casa ed era rimasto a controllare sia che colorasse il disegno, sia che
svolgesse quel dannato compito di scienze.
“A proposito…
domani devo ricordarmi di ringraziarla!”
Si fermò apposta
per tirare fuori dallo zaino un libro, e dal libro un foglio colorato.
Raffigurava una bambina che le somigliava molto e non era stato difficile
riempirla dei colori essenziali.
Volse un’occhiata
all’edificio banale che chiamavano scuola e sorrise con una certa soddisfazione
e un’idea folle in testa: serviranno
tempere molto più grandi, però.
E quando le avrà
trovate, lo farà. Lui lo renderà un posto migliore per tutti i bambini come
loro.
“Naruto, cosa fai
lì impalato? Non vuoi tornare a casa?”
“Ma-mamma! Hai ragione, scusa,
arrivo!”
[AU -
814 parole]
*-*-*-*-*
Dedicata
a Roby, perche è sempre carinissima con me anche se non me lo merito
*___*
Dedicata
a Hinata e alla sua “crescita” nel manga *___* perché ho creduto da sempre in
lei e non mi ha mai delusa, neanche una volta.
Come
promesso, dopo una pausa lunghissima, torno ad aggiornare questa raccolta con un
nuovo e simpatico capitolo scritto senza troppe pretese (in fondo qui sono dei
bambini di 7-8 anni che si conoscono appena ^^), una semplice vicenda scolastica
con la partecipazione speciale di Iruka-sensei.
Spero
sia degno dei precedenti - anche se sicuramente passerò quasi inosservata (dopo
tutto questo tempo, non mi aspetto che tutti si ricordino di me ^^’) - e che ci
abbia preso con la caratterizzazione.
Alla
prossima! *inchino di scuse*
Rina
|
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Capitolo 19 *** Le parole essenziali ***
Premessa
Non
è un caso se oggi, dopo circa due anni e mezzo dall'uscita del capitolo precedente, mi sia finalmente decisa ad
aggiornare.
Questa
raccolta, che per me è stata davvero importante e significativa, proprio oggi,
18 aprile, compie sei anni. Sei anni! *-* Insomma, sentivo di dover festeggiare
perché, come dire…? Anche se ti allontani i primi fandom non si scordano mai
<3
Per
l’occasione ho pensato di proporvi un momento NaruHina che forse, dopo gli
spoiler degli ultimi mesi, non consideriamo più tanto originale, ma che è
ugualmente emblematico e che manca qui nel mio progetto. Finalmente i nostri
adorati personaggi “bruciano le tappe” e Hinata deve comunicare a Naruto che è
incinta. Come reagirà il futuro Hokage, marito e padre?
*
Le
parole essenziali
Quando
Naruto la vide avvicinarsi lentamente, composta e assorta nei propri pensieri,
le offrì la mano e la guidò verso una panchina in cui potevano sedersi e parlare
con calma.
“Hinata…
Come stai?” domandò accorto. “Non ci vediamo da quando mi hanno detto del tuo
malessere. Ora va meglio?” si interessò alla sua salute in un modo che la
commosse.
“Sì,
ma… Non si tratta di un malessere momentaneo, in verità”, rispose tremando e
guardando in basso. Sembrava che il lungo e importante discorso che si era
preparata e ripetuta mentalmente almeno cinquanta volte si fosse volatilizzato
dalla sua mente, forse perché non era necessario. Forse, per avere più tatto e
un maggiore coinvolgimento emotivo, bastava che dicesse delle poche, essenziali
parole.
Naruto
fissò l’aggraziato profilo di Hinata senza capire e inclinò appena la testa di
lato.
“Davvero?”
sussurrò perplesso, mentre lei sentiva il solito calore affluire sulle
guance.
“Sai
che puoi dirmi qualunque cosa”.
“Arigatou Naruto-kun. Hai ragione.
Desidero più di ogni altra cosa che tu lo sappia da me e te lo riferirò
guardandoti direttamente negli occhi…” ritrovò il suo coraggio e provò
un indescrivibile moto d’orgoglio per se stessa, per la sua decisione, quando si
fissarono e lei allungò una mano verso la guancia e i segni indelebili su di
essa.
Sorrise
incantata e intenerita.
Anche
se i lineamenti del suo amore si erano fatti più maturi, più da adulto, anche se
i capelli biondi erano meno lunghi e meno arruffati di qualche anno prima,
dentro era rimasto lo stesso e il suo carattere immutato rallegrava la vita di
chi lo conosceva bene, i suoi occhi azzurri erano sempre luminosi e pieni di
vita.
Il
suo sogno di diventare Hokage era alle porte, mancava pochissimo al loro
matrimonio e l’amore che si erano professati aveva già
fruttato.
C’era
una nuova vita dentro di lei.
Trattenne
il fiato qualche istante prima di parlare.
“Sono
stata male perché sono incinta. L’ho scoperto ieri: aspettiamo un bambino da
circa tre mesi”.
La
bolla di pace e serenità che si era formata intorno a loro prima delle fatidiche
parole, seguite per interminabili secondi da un silenzio leggero, scandito solo
dalle palpitazioni di entrambi e dal fruscio del vento tra gli alberi, si ruppe
quando Naruto si levò di colpo in piedi dopo essere stato fermo immobile con la
bocca semiaperta.
“Mi
stai dicendo che tra qualche mese sarò contemporaneamente sposato, Hokage e
padre?!” esclamò, per nulla indiscreto, ponendosi di fronte a lei, che mise le
mani sulla panchina per darsi una leggera spinta. Voleva rialzarsi, ma si
ritrovò tra le sue braccia, stretta a lui, che si era slanciato ad abbracciarla
e a baciarla più volte e senza vergogna, contento e sollevato che la sua
compagna non avesse nulla di grave.
“Sì… Presto formeremo la nostra famiglia,
Naruto-kun”, mormorò Hinata, sul punto di piangere per la felicità
trattenuta.
La
futura mamma non poteva sperare in una reazione migliore di quella. Ed era
sicura che altre manifestazioni di giubilo e affetto non sarebbero mai
mancate.
____
**Flashfic
partecipante al terzo turno del contest “A tutto fluff!” indetto da Eireen_23 sul forum di
EFP**
Informo
che nella bozza originale era più lunga, quindi ho dovuto tagliare qualcosa e
ridurla per correttezza, dato che non volevo superare le 510 parole (infatti adesso sono 502
xD).
Ovviamente
la dedica va ad Ayumi Yoshida, a cui
faccio ancora tanti auguri di buon compleanno e che ringrazio infinitamente per
la sua pazienza :)
Inoltre
ringrazio di cuore chiunque vorrà lasciarmi un parere, una critica, un
rimprovero per la prolungata indecisione nel tornare (xD), o chiunque leggerà
soltanto, dato che io non obbligo nessuno ^^
Baci,
Rinalamisteriosa
|
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Capitolo 20 *** Di ogni mio sorriso cattura l'essenza e poi donala al mondo ***
Era
una tranquilla mattina, il sole caldo splendeva in un cielo limpido e terso, gli
uccellini cinguettavano melodiosi e un giovane biondo camminava lentamente verso
la sua meta.
Il
motivo per cui procedeva con tanta calma, insolita per un tipo irrequieto,
determinato e volenteroso come lui, era un bambino piccolo, tenero e assopito,
fasciato da una tutina nera e sorretto delicatamente dalle sue braccia
ferme.
Il
piccolo stava dormendo placidamente, perciò non volle rischiare di svegliarlo e
di farlo piangere.
Alzò
lo sguardo per scorgere una brezza leggera che scuoteva i rami sottili dei verdi
e rigogliosi alberi, che circondavano e quasi proteggevano la scultura
emblematica verso cui era diretto, il monumento degli eroi caduti durante le
guerre ninja che si erano combattute in passato.
Quando
gli si trovò proprio di fronte, fermò i propri passi e sorrise lievemente, un
po’ impertinente e un po’ nostalgico.
«Otou-san, Okaa-san… Buongiorno!» salutò i suoi
genitori.
«Guardate,
siamo venuti a trovarvi…» mormorò Naruto, addolcendo l’espressione quando spostò
delicatamente il primogenito in modo che poggiasse la testolina con pochi
capelli biondi sulla sua spalla. «Vi presento Boruto-chan. Iruka-sensei sostiene
che mi somigli moltissimo, ma io non ricordo di essere stato così rompiscatole,
specialmente di notte, quando io e Hinata-chan vorremo dormire questa peste
strilla e si dimena tutto per attirare l’attenzione. Forse perché non avete
avuto la possibilità di crescermi… Eheh, per me che sono sempre stato solo, la
paternità è una cosa nuova e sconvolgente, sapete? Mi devo ancora abituare…»
confessò tutto d’un fiato e la sua mente tornò subito al giorno in cui era
diventato padre.
Mai
come allora aveva compreso che, quando arrivavano, le cose belle della vita ti
colpivano senza preavviso, inaspettate.
Era
come ricevere un pugno nello stomaco senza sentire alcun dolore, ti veniva
spontaneo trattenere il fiato e spalancare gli occhi davanti alla
novità.
La
nascita di un figlio era sicuramente una di queste cose, da qualunque
prospettiva la si guardasse.
Era
un vortice irrefrenabile di sensazioni, di emozioni, di pensieri capaci di
riempire la mente e il cuore, di irretire i sensi.
La
sola vista di un esserino così piccolo avvolto in fasce sarebbe stata capace di
condurre anche l’uomo più controllato in uno stato di perenne ebetismo, o di
intenerire e sciogliere il cuore dell’essere più freddo
dell’universo.
Era
semplicemente impossibile restarne indifferenti.
La
natura umana a volte sapeva essere davvero straordinaria, unica e
inimitabile.
Mai
prima di allora, Uzumaki Naruto si era sentito così spiazzato ed
emozionato.
A
rallentatore, o così gli parve, un’infermiera intenerita gli porse il neonato
infagottato e gli spiegò rapidamente come tenerlo in braccio nel modo giusto
senza farlo cadere. E proprio lui, che raramente tremava di fronte alle altre
persone, si mostrò adorabilmente impacciato e confuso.
La
sua compagna di vita, stesa a letto dall’inizio del parto, i lunghi capelli
scuri sparsi sul guanciale, affaticata e con gli occhi lucidi di commozione, li
contemplò in silenzio.
Naruto
aveva sempre ammirato il coraggio di Hinata e quella volta sua moglie era stata
davvero coraggiosa a sopportare i nove mesi di gravidanza e le doglie finali,
perciò quando i loro sguardi si incrociarono sentì di amarla più di
prima.
Ricordò
con un sorriso nostalgico di aver accolto gli auguri di tutti i suoi amici e di
averli accettati con sincera gratitudine.
Ricordò
di aver ricevuto un rotolo da parte di Sasuke e di Sakura-chan, che erano in
missione insieme, e di aver quasi pianto mentre leggeva il loro messaggio,
perché nonostante la lontananza sentiva i suoi compagni più vicini che mai,
almeno con il pensiero.
Ricordò
cose belle e brutte, ma il suo sguardo correva sempre lì, al frutto dell’amore
che l’aveva sempre sostenuto e incoraggiato nel corso degli anni, che era
maturato da quando ne aveva preso piena consapevolezza e l’aveva ricambiato con
tutto se stesso.
Rammentò
che, almeno un minuto o forse due dopo averlo tenuto in braccio per la prima
volta, il neonato iniziò a piangere e a strillare con tutto il fiato che i suoi
piccoli polmoni potevano contenere.
Naruto
fu riscosso improvvisamente e bruscamente dai suoi dolci pensieri, non capì e
tornò a fissare confuso e spaventato l’infermiera. Non aveva la più pallida idea
di come si facesse a calmare un bambino appena nato.
«Adesso
so bene come prenderlo, visto?» si complimentò, annuendo tra
sé.
«Naruto-kun,
eccomi. Scusa se ho tardato a raggiungervi», si rivelò Hinata, comparendo
silenziosa e pacata alle sue spalle.
«Non
dire così, Hinata, sono contento di vederti!» si voltò a guardarla, un largo
sorriso che quasi andava da orecchio a orecchio, una gioia che si rifletteva nei
suoi occhi celesti così belli, che si erano conservati puri nonostante le mille
difficoltà affrontate con coraggio dal giovane fino a qualche anno
prima.
Un
sorriso meraviglioso, contagioso, che la giovane donna non poté non ricambiare
con il suo più discreto e riservato, ma ugualmente bellissimo e
gentile.
«Torniamo
a casa? Quando Boruto-kun si sveglierà, sarà molto affamato e poi dovrò anche
cambiarlo», propose lei, adocchiando il bambino che ancora riposava sulla spalla
di suo marito. E a lui non smetteva di fare uno strano effetto il fatto di avere
una casa condivisa con una compagna e un figlio, quando un tempo attribuiva
quella parola a un luogo solitario, dove tornava e non trovava mai
un’accoglienza degna di questo nome, piuttosto gli rispondeva un silenzio triste
e innaturale.
Fortunatamente
le cose erano cambiate.
«Sì…
Torniamo a casa».
*
Una
notte, qualche giorno dopo, Hinata Uzumaki si sentì particolarmente ispirata, e
mentre osservava il suo piccolino che non ne voleva sapere di prendere sonno,
gli sistemò le copertine addosso con estrema cura e provò a canticchiare una
nuova ninna nanna.
«Trasformami in bolla per farmi toccare uno
stella…» improvvisò il primo verso ripensando al momento del bagnetto, che
era sempre così divertente e gioioso, dato che Boruto prendeva tutto come un
gioco e si agitava apposta per schizzare acqua insaponata addosso a lei o al
papà.
«Soffia piano e regalami un giro di luna
senza che se ne accorga…» intonò con voce carezzevole e dolce, poiché essa,
l’onnipresente luna, aveva un significato speciale nella sua vita, era legata al
suo primo bacio d’amore. Il bambino smise di agitarsi e si
quietò.
«Legami a un raggio di sole, regalalo al
vento…» il sole della sua vita, il centro del suo mondo, era sempre stato
Naruto. Grazie a lui era cresciuta, si era impegnata, aveva lottato, aveva
protetto e sfidato il vento delle avversità. Crogiolato nel calduccio e cullato
dalla voce materna, Boruto aveva chiuso quegli occhi ancora così piccoli, di un
azzurro più chiaro del cielo stesso.
«Di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi
donala al mondo…» concluse, vedendo che la sua canzoncina improvvisata aveva
sortito l’effetto sperato e sorridendo intenerita al pensiero che probabilmente,
una volta che a suo figlio sarebbero spuntati tutti i dentini, lui avrebbe
mostrato alla gente uno splendido sorriso, magari raggiante e impertinente,
sempre più simile a quello paterno.
«Buonanotte, Boruto-kun», sussurrò
soavemente. Prima di allontanarsi dalla culla, depositò un bacino sulla fronte
liscia del piccolo.
Non
avrebbe mai immaginato che essere mamma l’avrebbe resa immensamente felice e
totalmente coinvolta. Persino le notti insonni e le perenni ansie sembravano
cose da poco se confrontate alla prospettiva di veder crescere un figlio giorno
dopo giorno, anno dopo anno.
«Si
è addormentato?» s’interessò Naruto, questa volta fu lui a sorprenderla
letteralmente alle spalle.
«Riposa
come un angioletto», rispose Hinata, per nulla spaventata.
Lui
si era assopito per qualche ora, ma lei recava i segni delle occhiaie. Erano
anche piuttosto evidenti, ma appariva comunque bellissima.
«Perfetto!»
esclamò, apparentemente soddisfatto.
La
prese in braccio prima che potesse protestare e la portò in camera da letto,
senza alcuna malizia. Si sentiva in colpa e tutto ciò che desiderava in quel
momento era che dormisse anche lei.
Se
Boruto si fosse svegliato anche dopo la ninna nanna tanto tenera della sua
mamma, si sarebbe fatto carico lui dei suoi capricci e dei suoi
bisogni.
«Adesso
tu dormi, dattebayo!» ordinò dopo
averla fatta adagiare delicatamente tra coperte già sfatte e Hinata, che aveva
già intuito il suo stato d’animo, lo fermò un momento, ma solo un attimo, perché
sapeva che sarebbe stato inutile contrariare la sua decisione. Era semplicemente
adorabile.
«Naruto-kun… grazie per tutto questo. Ho la
certezza che tu sei qui con me sempre e che insieme cresceremo nostro
figlio», sussurrò lievemente mentre giaceva sul fianco e lo tratteneva
stringendogli fiaccamente una mano, per poi chiudere i suoi occhi dal colore
indefinibile e lasciarsi vincere dal sonno.
«Anch’io dovrei dirti grazie. Ho una casa in
cui mi sento finalmente amato e accolto. Ti ringrazio davvero, Hinata-chan»,
si disse senza farle lasciare la presa, sentendo più forte che mai un presente
in cui valeva la pena vivere, promettendo di preservarlo, di proteggerlo dai
fantasmi del passato. Con tutto se stesso.
_____
Nick
EFP/Forum:
Rinalamisteriosa
Titolo
tratto dalla canzone:
Di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi donala al
mondo
Canzone
scelta:
Sento solo il presente
Pairing:
NaruHina
Raiting:
verde
Genere:
fluff, introspettivo, slice of life
Note:
Questa storia partecipa al “Naruto
Song Contest” indetto da Nede. Spiegazioni sotto.
Note
per la raccolta:
Rieccomi, come al solito torno ad aggiornare la mia “creatura” adorata dopo tanto tempo, ma
vabbe’ xD confidate nel fatto che finché resterò affezionata a questa coppia,
essa rimarrà sempre in corso. Alcuni
capitoli sono ancora in fase di revisione, tra l’altro. Il traguardo una volta
era di quaranta capitoli, ma chissà se lo raggiungerò mai… *non sa se ridere o piangere* intanto
sono giunta a metà strada, meglio di niente, dai u.u
“Di ogni mio sorriso cattura l’essenza e poi
donala al mondo” è una one-shot
nata spontaneamente, ho preso in prestito i primi versi della canzone di
Annalisa Scarrone per usarli nella ninna nanna che canta Hinata a Boruto, non
avrei saputo come tradurli in giapponese, perciò immaginatela mentre la intona
nella sua lingua, ma il senso è quello.
Mentre
la frase “E non sento più niente tranne
la certezza che tu sei qui con me” la cito in parte nell’ultimo dialogo
prima di addormentarsi, sempre messa in bocca a Hinata.
Comunque
si capisce che ho preso ispirazione dalla canzone, incredibilmente ce l’ho
fatta! XD
Boruto
è presente perché è lui che, nascendo, ha catturato l’essenza dei suoi genitori,
e nel sorriso che mostrerà a tutti ne trasparirà la somiglianza. La trovo una
cosa dolcissima! *-*
Spero
vi piaccia questo nuovo capitolo, forse sembrerà breve e semplice ma ci ho messo
il cuore, davvero! >.<
Grazie
a chiunque abbia letto e grazie a chi vorrà lasciare spontaneamente un
parere.
Baci,
Rina
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