Fairy League di Lord_Ainz_Ooal_Gown (/viewuser.php?uid=332873)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Giovani eroi (1) ***
Capitolo 3: *** Giovani eroi (2) ***
Capitolo 4: *** Giovani eroi (3) ***
Capitolo 5: *** Nuova vita, nuove regole ***
Capitolo 6: *** Una dimostrazione di forza ***
Capitolo 7: *** La guerra divampa ***
Capitolo 8: *** Una situazione difficile ***
Capitolo 9: *** L'oscurità prima dell'alba ***
Capitolo 1 *** Un nuovo inizio ***
UN
NUOVO INIZIO
Un leggero
venticello soffiava per
le vie di Magnolia, facendo oscillare gli alberi di ciliegio e
spargendo tutt'attorno i petali rosa dei loro fiori. Il cinguettio
degli uccellini veniva sovrastato dal rumore delle macchine che
passavano velocemente sull'asfalto.
Sull'ampio
marciapiede bianco,
decine di studenti chiacchieravano tra di loro in serenità,
mischiandosi con il resto della folla e beandosi della fine di
un'altra giornata scolastica. Alcuni di loro si fermavano nei vari
negozi lungo la strada, altri procedevano senza fermarsi, diretti
verso casa.
Tra quegli
studenti, spiccava una
corta e spettinata chioma rosa, appartenente ad un ragazzo dal fisico
scolpito, perfettamente visibile attraverso la camicia bianca della
divisa scolastica. Gli occhi neri erano puntati in avanti, ma di
tanto in tanto si girava verso la ragazza alla sua destra, una
giovane studentessa dai folti capelli biondi lunghi fino alla schiena
e dai grandi occhi color cioccolata che, più volte, si
incrociavano
con quelli del ragazzo.
“A~h
finalmente siamo liberi! Non
ne potevo più di stare in classe!”
esclamò il rosato distendendo
le braccia verso il cielo e beandosi del cielo azzurro, tappezzato di
piccole nuvole passeggere.
“Natsu...
guarda che non hai fatto
altro che dormire beatamente per tutto il tempo.”
osservò la
bionda con un gocciolone sulla testa, togliendosi poi alcuni petali
di ciliegio dalla minigonna nera.
“Non
ci posso fare niente! Il
nostro insegnante ha una voce troppo soporifera...” si
giustificò
il ragazzo “... e comunque so che mi passerai gli appunti,
non è
vero Lucy?”
Notando il
sorriso radioso del
ragazzo, la giovane arrossì leggermente e si girò
dall'altra parte,
gonfiando però le guance “Tsk... ti servo solo per
prendere
appunti al posto tuo!”
“Ma
non è vero! E' solo che ero
stanco e...!”
Una grossa
esplosione sovrastò la
voce del ragazzo e tutti i passanti caddero a terra a causa dell'onda
d'urto. Il ragazzo con un gesto rapido, afferrò Lucy al
volo,
impedendole di cadere e spostò lo sguardo lungo la via,
notando una
grossa colonna di fumo fuoriuscire dall'entrata di una banca.
Dopo alcuni
secondi, alcuni passi
iniziarono a risuonare e un uomo alto almeno due metri uscì
dall'edificio, osservando con occhi iniettati di sangue la
città
intorno a lui. L'intero corpo era troppo muscolo per un normale
essere umano e sulla carnagione pallida erano visibili tutte le vene
di un verde scuro che non faceva presagire nulla di buono.
L'uomo si
passò una mano tra i
corti capelli neri per poi scoppiare in una fragorosa risata che
convinse tutti i presenti a scappare il più lontano
possibile da
lui.
Nel fuggi fuggi
generale, il ragazzo
dai capelli rosa afferrò Lucy per un braccio e la
trascinò in un
vicolo, fermandosi dopo pochi passi, per poi mettersi vicino
all'uscita e scrutare l'energumeno che, in preda a chissà
quale
crisi, aveva appena sradicato un albero con la quale si era messo a
distruggere le auto posteggiate.
“E
quello chi diavolo è?”
domandò il giovane assottigliando lo sguardo.
“Non
lo so, non l'ho mai visto
prima...” commentò Lucy, fissando la scena di
distruzione davanti
ai suoi occhi “... ma a giudicare dall'aspetto, direi che
è in
preda ad un'overdose di Eterium”.
“Un
altro? E' il terzo questa
settimana!” sbottò il ragazzo mentre le sue mani
iniziavano pian
piano a risplendere di un tenue bagliore arancione.
“Natsu,
non ora.” lo fermò
prontamente Lucy “Siamo in pieno centro e non puoi scatenarti
come
più ti pare... inoltre non possiamo farci vedere!”
“Non
ti preoccupare! A quello ci
posso pensare io!” esclamò Natsu, estraendo nel
contempo un
sacchetto dalla sua cartella e mostrando alla compagna una tuta da
ginnastica rossa adornata da fiamme arancioni.
Sotto lo sguardo
sconcertato e
imbarazzato di Lucy, il giovane si spogliò velocemente della
divisa
ed indossò la tuta altrettanto velocemente, calandosi poi il
cappuccio sul viso.
“Neh?
Che te ne pare?” domandò
il rosato visibilmente felice per la sua idea.
“Natsu...”
iniziò Lucy quando
un altro boato raggiunse le loro orecchie. La polizia intervenuta per
fermare il criminale era stata sbaragliata e ora diversi poliziotti
erano in pericolo di vita. La bionda si morse un labbro e, riportando
lo sguardo su Natsu, gli tolse la sciarpa di scaglie rosa da attorno
al collo e aggiunse “Vedi di non causare troppi
danni!”
Natsu
annuì sorridendo e, in men
che non si dica, si catapultò in strada, creando una sfera
di fuoco
nella mano destra, scagliandola successivamente addosso
all'energumeno, colpendolo sulla schiena ed attirando così
la sua
attenzione.
L'uomo
fissò attentamente il suo
avversario e, notando che si trattava di un microbo in confronto a
lui, non poté trattenersi dal ridere ulteriormente.
Nello stesso
istante una sfera di
fuoco lo colpì in piena faccia, ustionandogli la lingua e il
volto.
Le urla di
dolore echeggiarono tra i
palazzi mentre il criminale si portava le mani sulla pelle bruciata.
Gli occhi chiusi a causa del calore e la bocca serrata ma con i denti
anneriti ben in vista.
“Tu...
lurido pidocchio...!”
urlò adirato l'uomo riaprendo l'occhio destro ma
scoprì con stupore
che il suo avversario era scomparso.
“Ehi
bestione! Quassù!”
L'uomo
alzò lo sguardo all'istante,
beccandosi un pugno avvolto dalle fiamme dritto sul naso. L'impatto
fu abbastanza potente da crepare il terreno sottostante e spedire al
tappeto il nemico.
Natsu
atterrò vicino a lui ma,
prima che potesse sincerarsi delle sue condizioni, l'avversario si
rialzò all'istante e cercò di colpirlo con un
pugno caricato al
massimo. Contrariamente da quanto previsto, sotto le sue gambe si
creò un buco e sprofondò fino alla vita
nell'asfalto.
“Ma
che diavolo...?!”
Natsu
lanciò una veloce occhiata al
vicolo, notando Lucy, con uno strano bagliore dorato intorno al
braccio destro, che gli sorrise alzando il pollice. Il rosato
ricambiò il sorriso e, subito dopo, colpì
l'energumeno con una
serie di pugni sul volto, mandandolo definitivamente K.O.
Sotto gli
sguardi sbalorditi dei
pochi poliziotti rimasti ad osservare il combattimento, l'uomo si
“sgonfiò”, diventando un mingherlino
alto sul metro e cinquanta
dal volto scavato. Natsu lo sollevò senza alcun problema e
lo adagiò
sull'asfalto. Alcuni poliziotti si avvicinarono ma il rosato si
allontanò velocemente, rientrando nel vicolo e portando Lucy
con sé.
“Direi
che è andata bene, no?”
domandò il ragazzo rivestendosi per poi entrare in un'altra
strada
accompagnato dalla ragazza che commentò “Di certo
sei riuscito
miracolosamente a trattenerti!”
“Ehi!
Io mi trattengo sempre!”
sbuffò Natsu notando poi lo sguardo scettico della compagna
che,
freddamente, sibilò “Scuola. Palestra, Ho detto
tutto”.
Il giovane
rimase in silenzio per
alcuni secondi e alla fine sussurrò “Quasi
sempre...”
Prima che la
ragazza potesse
aggiungere altro, una leggera suoneria si udì dall'interno
della sua
cartella nera. Velocemente, la aprì e ne tirò
fuori un cellulare
dalla cover rosa, rispondendo alla chiamata.
“Pronto?
Sì... Sì, ci ha già
pensato Natsu... Ricevuto, arriviamo subito.” la giovane
ripose il
cellulare e, rivolgendosi a Natsu, disse “Dobbiamo
andare”.
Il rosato
annuì e, dopo essersi
guardati attorno, mentre nell'aria si udiva il suono delle prime
ambulanze in arrivo, entrarono in un altro vicolo, accertandosi poi
di essere lontani dalla strada.
Lucy riprese in
mano il cellulare e
digitò velocemente una serie di numeri, sillabando poi
“S- t- a-
r”.
Sotto di loro,
in meno di un
secondo, si creò un cerchio luminoso e i due ragazzi, dopo
aver
chiuso gli occhi, svanirono nel nulla, come se non fossero mai
esistiti.
Tennero gli
occhi chiusi per appena
due secondi ma, in quel lasso di tempo, ebbero modo di arrivare molto
lontano, direttamente su una stazione orbitale stazionata tra la Luna
e la Terra. Riaprendo gli occhi, si abituarono quasi subito alla luce
abbagliante della stanza nella quale si trovavano, provvista di
decine di lampade installate nelle pareti.
Una porta
pressoché invisibile si
divise in due, scivolando poi ai lati e permettendo così ad
una
ragazza dai lunghi capelli bianchi di entrar,e facendo svolazzare il
suo lungo abito rosso adornata da alcuni fiocchi rosa.
“Bentornati
ragazzi! Com'è andata
a scuola?”
“Alla
grande Mira! Noi...!”
iniziò Natsu beccandosi un pugno in testa da Lucy che si
limitò a
bofonchiare “Lui ha dormito e basta!”
Mira
soffocò una breve risata e,
indicando la porta, disse “Il master vi aspetta nella sala
delle
riunioni”.
I due ragazzi,
dopo averla salutata,
si avviarono verso la loro destinazione, beandosi dell'assenza di
gravità, un grosso vantaggio in una stazione enorme,
benché gli
abiti svolazzassero liberi, con somma gioia di molti uomini.
“Mi
sarei dovuta cambiare
prima...” commentò Lucy visibilmente sconsolata
dalla situazione
ma, per sua fortuna, non incrociarono nessuno sulla loro strada.
Molti dei loro compagni erano ancora in missione o nel regno di
Fiore.
Quando furono
davanti ad una grossa
porta bianca con sopra disegnata una specie di ala rossa, il simbolo
della loro Lega, Natsu posò la mano su una specie di
pannello posto
nella parete e, dopo alcuni secondi, la porta si aprì
silenziosamente.
I due ragazzi
entrarono rapidamente
e videro, seduto su un lungo tavolo rettangolare completamente bianco
con una lunga tovaglia rossa sopra ad esso, un piccolo uomo dai baffi
bianchi con pochi capelli del medesimo colore.
I pantaloni neri
'fusi' agli stivali
dello stesso colore, creavano un ottimo contrasto con la giacca
bianca dai ricami dorati e dalla pelliccia candida sul colletto. Di
certo il master Makarov adorava quegli abiti dato che indossava
principalmente quelli.
“Oh
ragazzi! Ottimo lavoro con
quel pazzoide!” esclamò il vecchietto spostando
poi lo sguardo su
Natsu “Ragazzo mio... per caso stai male?”
“Uh?
No.... perché me lo chiedi?”
domandò il rosato, visibilmente confuso.
“Perché
sei riuscito a non
distruggere neanche un palazzo!” esclamò l'uomo
scoppiando poi in
una calorosa risata al che Natsu voltò di scatto la testa,
gonfiando
le guance e corrugando la fronte.
“Master,
ci hai convocato a causa
di quanto successo in centro?” domandò Lucy e
l'uomo annuì “Ormai
è chiaro che il contrabbando di Eterium è fuori
controllo... sempre
più umani decidono di ottenere i poteri tramite quella droga
mentre
altri ancora si costruiscono armature o marchingegni infernali! Tutta
colpa del Consiglio che ha deciso di rendere pubbliche le varie
Leghe di Supereroi! Ora molti di noi rischiano costantemente di farsi
scoprire!”
“Inoltre
con la comparsa di questo
cosiddetto Avatar, i fanatici di Zeref si stanno scatenando come non
mai.” si intromise Mira, appena entrata nella sala
“Ormai neanche
con l'aiuto delle altre Leghe riusciamo a tenerli sotto
controllo...”
“Quindi...
che facciamo?”
domandò titubante Lucy e Natsu “Ovvio! Un
bell'assalto vecchio
stile e li spazziamo tutti via!”. Tempo mezzo secondo e si
beccò
un altro pugno sulla testa.
Makarov
incrociò le braccia al
petto e chiuse gli occhi, iniziando a meditare. Ormai le persone
dotate di superpoteri erano una cosa nota a tutti, solo che in molti
avevano paura di manifestare le proprie abilità a causa del
giudizio
della gente.
“Cerchiamoli.”
disse Makarov con
tono fermo, attirando l'attenzione degli altri su di sé
“Richiamate
Gray, Erza e Wendy. Natsu, Lucy, voi cinque andrete in giro per il
regno di Fiore e cercherete altre persone dotate di poteri in grado
di combattere insieme a noi. Il loro mondo è in pericolo,
perciò
sono fiducioso che accetteranno”.
“Davvero?
E nel caso non dovessero
farlo?” domandò Natsu sperando di finire in una
bella scazzottata.
“Lasciateli
andare, non dobbiamo
costringere nessuno.” spiegò Makarov spegnendo i
bollenti spiriti
del giovane “Ora più che mai ci serve tutto
l'aiuto possibile ma
non possiamo permetterci di coinvolgere delle persone che non sono
pronte a questa responsabilità”.
Natsu e Lucy lo
fissarono per
qualche secondo ma alla fine annuirono convinti ed uscirono dalla
stanza, lasciando Mira da sola con il master.
“Funzionerà?”
domandò
l'albina, fissando il master con i suoi grandi occhi viola.
“Lo
spero... per ogni persona che
decide di usare i suoi poteri per aiutare le persone, altre nove
decidono di diventare criminali o peggio... seguaci di
Zeref.”
spiegò Makarov grattandosi la testa “Ma sono
sicuro che troveranno
qualcuno di adatto!”
Dopo qualche
minuto, anche Mira uscì
dalla stanza e il master, rimasto da solo, volse lo sguardo verso la
Terra, osservandola in tutto il suo splendore.
-Mi raccomando
marmocchi, fate
attenzione... l'Avatar non resterà a guardare...-
Angolo autore:
No comment.
La situazione
è questa: fic ad OC
con presenza di canon. Potete inviare un solo oc. 14 OC per ora, 7
maschi e 7 femmine, caso mai le riaprirò più
avanti.
Nella recensione
indicate: sesso,
potere e allineamento del vostro personaggio (eroe, antieroe o
malvagio). Potete pure non avere poteri ma una cosa alla Batman o
Ironman. Qua non è come la magia che la imparate, se il
vostro OC è
nato col potere del fuoco, avrà solo quello del fuoco (a
meno che
non abbiate un motivo inattaccabile per cui dovrebbe avere
più
poteri ma gradirei un singolo potere), oppure può essere
nato senza
poteri ed averne acquisito uno in qualche modo.
Avviso: chi
sceglie malvagio (e
forse antieroe) non vedrà apparire subito il suo personaggio
ma più
avanti. Inoltre, non scegliete tutti antieroe, questa deve restare la
classe meno scelta e PER L'AMOR DI DIO LEGGETE LE ALTRE RECENSIONI
COSI' NON VI COPIATE!
OC ORIGINALI E
NON PIATTI COME UNA
TAVOLA DA STIRO, GRAZIE.
Vi
invierò la scheda via mp.
Alla prossima
|
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Capitolo 2 *** Giovani eroi (1) ***
GIOVANI
EROI (1)
“Dunque
ora noi dobbiamo andare in giro per tutta Magnolia... anzi no...
dobbiamo battere palmo a palmo tutto il Regno di Fiore per trovare
qualcuno che ci aiuti contro l'Avatar e tutto il resto?”
Natsu
si voltò svogliatamente verso il ragazzo alla sua destra e
rispose
“Quante volte dobbiamo ripetertelo, razza di
ghiacciolo?!”
“Come
mi hai chiamato? Vuoi finire in una cella frigorifera, testa di
fiammifero?!” ribatté il giovane dai capelli neri
posando la
fronte contro quella di Natsu e iniziando a spingere, imitato subito
dal rosato.
Dietro
di loro, Lucy sospirò pesantemente. Il Master gli aveva
assegnato
una missione importantissima e quei due si mettevano a discutere tra
di loro.
“Ragazzi...
devo chiamare Erza?”
I
due si staccarono veloci come il vento e si passarono un braccio
dietro al collo, esibendo i loro sorrisi migliori.
“M...
ma no Lucy, non serve! Non vogliamo mica picchiarci!”
iniziò il
moro, sudando freddo.
“Gray
ha ragione! Stavamo solo ricapitolando la missione!” aggiunse
Natsu, sudando tanto quanto il compagno. La ragazza annuì
soddisfatta, guardandosi poi intorno.
Erano
vicino al centro di Magnolia, sulla strada per la loro scuola, e
quella era una zona dove, a detta del Master, molti criminali erano
stati fermati da vari eroi. Molti di questi ultimi preferivano
mantenere un profilo basso, mentre altri erano conosciuti da molta
gente e, per loro sfortuna, uno di questi era...
“Guarda
è Ice Spirit!” urlò una ragazza con
indosso una divisa
scolastica, attirando l'attenzione di molte sue compagne che,
all'unisono, si girarono verso Gray.
Il
ragazzo deglutì sonoramente per poi lanciarsi a tutta
velocità
lungo la via, con una massa di ragazze alle sue spalle che urlavano
il suo nome come se fosse una rock star.
“Scusatemi!”
urlò Gray prima di sfiorare il marciapiede con una mano e
creare uno
strato di ghiaccio, infilandosi successivamente in un vicolo. Le
ragazze, colte alla sprovvista, scivolarono tutte oltre quel punto.
Dopo
pochi secondi, tuttavia,s i rialzarono e si precipitarono nel vicolo,
ritrovandosi di fronte ad una ragazza dai lunghi capelli azzurri
intenta ad uscire dal suddetto vicolo.
“Ehi
scusa per caso hai visto Ice Spirit? E' entrato proprio in questo
vicolo!” domandò una ragazza con gli occhi a
cuoricino stringendo
tra le mani una foto del ragazzo.
“Juvia
lo ha visto pochi istanti fa uscire dall'altra parte.” disse
con
voce fredda la ragazza, indicando un punto alle sue spalle e le
studentesse, dopo averla ringraziata si precipitarono al suo
inseguimento.
Juvia,
tuttavia, si girò verso di loro, creando una sfera d'acqua
nella
mano destra “Ri~va~li~!” salvo poi essere bloccata
da Lucy “Juvia
aspetta! Sono solo delle ragazze indifese!”
“Credono
di poter avere Gray-sama!” sibilò Juvia fissando
con un'aura nera
tutt'attorno le ragazze ormai lontane “Gray-sama appartiene
solo a
Juvia!”
“Ok
ok ora calmati...” intervenne Natsu facendole cenno di far
svanire
la sfera d'acqua prima che qualcuno potesse vederla
“Piuttosto...
dov'è finito quel ghiacciolo?”
Juvia
arrossì all'improvviso e, con sguardo sognante, disse
“Gray-sama è
entrato dentro a Juvia!”
Natsu
e Lucy si scambiarono un'occhiata preoccupata ed imbarazzata allo
stesso tempo e la bionda chiese “P... potresti spiegarci
meglio?”
Juvia
annuì sorridendo e, dopo essersi infilata nel vicolo per non
farsi
vedere, divenne completamente d'acqua, permettendo così a
Natsu e
Lucy di vedere Gray all'interno della compagna... ormai svenuto per
mancanza d'aria.
“Aaaaah!
Gray-sama!” urlò Juvia, facendolo fuoriuscire
all'istante con
tutta la divisa scolastica fradicia. Lucy si avvicinò
subito,
venendo tuttavia trafitta da un'occhiataccia della ragazza d'acqua.
“Juvia
sa cosa fare! Una respirazione bocca a bocca!”
esclamò l'azzurra,
tutta rossa in volto, per poi avvicinare il volto a quello del moro,
venendo prontamente bloccata da una mano del ragazzo che, arrossendo
a sua volta, urlò “Sono sveglio, sono
sveglio!!!”
Mentre
Natsu rideva bellamente alla vista di Gray ancora fradicio, Juvia si
girò verso Lucy e le disse “Il Master ha chiesto a
Juvia di darvi
una mano nel reclutamento dei nostri alleati”.
“Oh
bene, così faremo prima!” rispose Lucy con un
sorriso, salvo poi
accorgersi di una cosa “Sono già le otto e trenta!
Faremo tardi a
scuola!” e si precipitò fuori dal vicolo con gli
altri dietro di
lei.
“E'
tutta colpa tua, sottospecie di granita!” si
lamentò Natsu
voltandosi verso Gray che, visibilmente stizzito, ribatté
“Come
potrebbe essere colpa mia?! Non le ho chiamate io quelle
ragazze!”
“Gray-sama,
Juvia ha sempre saputo di essere la unica nel tuo cuore!” si
intromise Juvia avvinghiandosi al braccio del ragazzo.
“E'
colpa tua eccome! Se non avessi quel brutto vizio di spogliarti, non
ti saresti tolto la maschera davanti ad una folla di
persone!” urlò
Natsu, aggiungendo poi “Dov'è finita la camicia
della tua divisa?”
“Ma
quando...?! Devo averla lasciata nel vicolo!”
ipotizzò Gray,
notando poi un negozio di vestiti “Voi andate avanti, io mi
fermo
un attimo a comprare qualcosa!” ed entrò nel
negozio, ovviamente
con Juvia al seguito.
Dopo
lo stupore iniziale della commessa e di alcuni clienti, dato dal
fatto che Gray era a torso nudo, la situazione divenne subito
tranquilla e il ragazzo iniziò a cercare velocemente una
camicia,
con Juvia che, invece, gli consigliava di tutto: dalle giacche ai
calzini ai vestitini per i bambini.
“Guarda
che sono un adulto...”
“Lo
so, ma questo potrebbe essere adatto al nostro futuro
bambino!”
spiegò Juvia con sguardo sognante, lasciando Gray senza
parole.
Quando fu sul punto di dirle qualcosa, però, una voce
urlò “State
tutti fermi!!!”
I
due si girarono verso la cassa e videro che la commessa era stata
presa in ostaggio da un uomo, il cui volto era coperto da un
passamontagna nero, che le puntava una pistola alla testa. Il ladro,
vedendo Gray, gli urlò “Tu sei quel ragazzo che si
è tolto la
maschera davanti a tutta quella gente! Non fare di nulla di strano o
giuro che l'ammazzo!”
Il
ragazzo strinse i pugni e si limitò a fissarlo in silenzio,
imitato
da Juvia. Entrambi erano nel campo visivo del ladro, perciò
nessuno
dei due poteva utilizzare i suoi poteri.
L'uomo
ordinò a tutti i presenti di mettersi davanti al bancone
della
cassa, mentre lui si mise dietro ad esso, tenendo la pistola puntata
contro la commessa, intenta a riempire un sacco con dei soldi.
-Merda...
quel tizio non la smette di fissarmi... finché tiene quella
pistola
puntata verso la ragazza non posso fare nulla!- pensò il
ragazzo del
ghiaccio, iniziando poi ad ipotizzare varie mosse ma, con sua somma
sorpresa, l'uomo alzò la pistola verso il soffitto, restando
sorpreso a sua volta.
“Ma
che diavolo...?!”
Un
istante dopo, si ritrovò completamente congelato insieme a
parte del
bancone e le persone si precipitarono fuori dal negozio, ringraziando
Gray di tutto cuore, mentre qualcuno chiamava la polizia.
“Ottimo
lavoro Gray-sama!” si complimentò Juvia sorridendo
al ragazzo che,
tuttavia, disse “Non è solo merito mio... il ladro
sembrava
sorpreso quanto me nel vedere la pistola puntare verso l'alto.
Qualcuno deve averla mossa contro il suo volere”.
“Indovinato!”
esclamò una voce femminile alle loro spalle. I due si
girarono
all'istante, ritrovandosi di fronte ad una ragazza alta sul metro e
sessanta dalla carnagione chiarissima, quasi quanto Juvia.
I
capelli castani lunghi fino alle spalle creavano un bel contrasto con
i grandi occhi azzurri che, a loro volta, risaltavano grazie al
vestito nero senza spalline aderente sul busto e gonfio sulla gonna.
Un fiocco bianco al collo, dei guanti neri lunghi fin sopra ai gomiti
e degli stivali neri, alti fino alle cosce, completavano il suo
abbigliamento.
“Quel
piccolo trucchetto è stato merito mio.”
spiegò la ragazza
sorridendo ai due “Mi chiamo Noemi Inuzumi, ma da queste
parti mi
conosco sopratutto come Nozomi, che vuol dire Speranza”.
“Juvia
ne ha già sentito parlare...” disse l'azzurra
rivolgendosi a Gray
“... è un'eroina che ha salvato per lo
più negozi e persone in
difficoltà nei quartieri qua attorno, possiede il potere
della
psicocinesi e sembra che possa leggere nel pensiero”.
“Sembra
che gli eroi con poteri mentali siano molto diffusi...”
osservò
Gray per poi rivolgersi a Noemi “Ti ringrazio per l'aiuto,
era
diventata una situazione alquanto delicata”.
“Ah
non preoccuparti di quello!” disse la ragazza scacciando
qualcosa
con la mano “L'ho fatto più che volentieri,
inoltre poter essere
d'aiuto al famoso Ice Spirit non capita tutti i giorni!”
“Vedo
che anche tu mi conosci”.
“Puoi
scommetterci! Sono pochi quelli che non ti conoscono!”
puntualizzò
Noemi “Non è da tutti mandare all'aria la propria
identità
segreta in maniera così spontanea!”
“No
veramente...” iniziò Gray, preferendo poi cambiare
argomento
“Senti, a quanto ho capito, non ti sei mai allontanata da
questa
zona. Ti andrebbe di unirti alla Lega di Fairy Tail? L'Avatar ormai
sta creando un casino dopo l'altro e i fanatici di Zeref aumentano
sempre di più”.
Noemi
non parve molto sorpresa da quella proposta e, senza neanche
pensarci, annuì “Non vedo perché no! Il
motivo per cui ho deciso
di salvare le persone è perché non sopporto tutti
quei criminali
che pensano soltanto ai propri bisogni!”
Gray
annuì sorridendo, imitato da Juvia, la quale comunque non
aveva
ancora rimosso la voce 'Rivale' dalla descrizione di Noemi, e le tese
la mano, che venne prontamente stretta.
“Allora
siamo d'accordo. Appena puoi, vai in un vicolo e attiva
questo.”
disse Gray dandole una specie di CD “E' un sistema di
tracciamento.
Premi il pulsante centrale e poi sillaba la parola 'ghiaccio', al
resto ci penserà un'altra persona”.
“Va
bene, grazie ancora per questa offerta!” disse Noemi
ampliando il
suo sorriso “Ma dite un po'... non dovreste essere a
scuola?”
Gray
e Juvia si pietrificarono all'istante. Un secondo dopo erano
già
lungo la strada per l'edificio scolastico, correndo a perdi fiato.
Non avevano neanche salutato la loro nuova compagna, ma quello che li
attendeva li aveva costretti a farlo.
Dopo
pochi minuti, videro il cancello ancora aperto della loro scuola e,
convinti di avercela fatta, aumentarono la velocità. Non
appena
ebbero varcato la soglia, una sensazione di terrore puro gli
afferrò
il cuore ed entrambi vennero colpiti da un pugno in testa che li fece
crollare in ginocchio.
Dietro
di loro, avvolta da un'aura rosso che sprizzava sete di sangue da
tutti i pori, vi era una una ragazza dai lunghi capelli scarlatti con
indosso la loro stessa divisa scolastica, più una fascia
arancione
intorno al braccio destro.
Erza
Scarlet, la presidentessa del consiglio studentesco. Di certo non la
persona migliore da trovarsi fronte quando si è in ritardo...
“Siete
in ritardo...” sibilò la rossa trafiggendoli con
il suo sguardo
“Juvia... questa da te non me l'aspettavo”.
“J...
Juvia può spiegare...!” iniziò la
ragazza “Gray-sama ha
dimenticato la sua camicia in un vicolo e quindi siamo entrati in un
negozio per prenderne un'altra ma è entrato un ladro e
perciò
Gray-sama è rimasto lì per fermarlo!”
Erza
ascoltò tutta la spiegazione in silenzio, voltandosi poi
verso Gray
“Quindi siete andati in un negozio per comprare una
camicia...”
Il
ragazzo annuì, credendo di avercela fatta a non subire
alcuna
punizione ma la domanda di Erza lo spiazzò
“Quindi... perché sei
ancora a torso nudo?”
Gray
abbassò lentamente la testa verso il suo busto e
notò che era
effettivamente privo di vestiti. Tra una cosa e l'altra, non avevano
comprato nessuna camicia.
“Ops...”
fu l'unica cosa che riuscì a dire Gray, prima di beccarsi un
altro
cazzotto che lo spedì definitivamente al tappeto.
“Portalo
in infermeria, dopodiché andate subito in classe. Sono stata
chiara?” domandò Erza e Juvia annuì
velocemente, sorridendo poi
beata nel dover portare il suo Gray sulle spalle.
Un'ora
dopo, i due erano in classe insieme a Lucy e Natsu, intento a
ghignare alla vista dei bernoccoli di Gray. Essere un supereroe non
lo esentava dalle leggi scolastiche e questo lo sapeva fin troppo
bene.
“Gray
Fullbuster e Juvia Loxar devono presentarsi subito nell'ufficio del
consiglio studentesco.” gracchiò la voce di Erza
attraverso gli
altoparlanti posti nella classe e Natsu sembrò divertirsi
ancora di
più.
“Lo
stesso vale per Lucy Heartphilia e Natsu Dragneel”.
“Ma
che ho fatto io?” sbottò il rosato, alzandosi suo
malgrado e
avviandosi verso quella stanza così tanto temuta. Lucy
bussò
leggermente, attendendo una risposta, e la voce di Erza non
tardò ad
arrivare “Entrate”.
I
quattro si fecero coraggio ed entrarono, chiudendo la porta dietro di
loro.
Dietro
ad una grossa scrivania, era seduta Erza e davanti a lei erano state
messe quattro sedie, che vennero prontamente occupate.
“Dunque...
come sapete il Master ci ha affidato una missione alquanto
delicata.”
sentenziò la rossa “Dobbiamo trovare alleati forti
e che non si
tirino indietro. Mira mi ha comunicato che Noemi è
già arrivata
alla Lega e le stanno spiegando varie cose”.
“Noemi?”
domandò Lucy.
“L'ho
trovata poco fa nel negozio dove sono entrata, sarà
un'ottima
eroina.” spiegò Gray, sistemandosi meglio sulla
sedia.
“Per
quanto sia un'ottima cosa, una sola recluta non basterà,
dobbiamo
trovarne altre.” spiegò Erza “Dopo la
scuola, Natsu e Lucy
perlustreranno la zona a nord del centro, mentre io, Gray e Juvia ci
occuperemo della zona a sud”.
I
quattro davanti a lei annuirono e lei li congedò subito
dopo,
tornando alle sue mansioni scolastiche, mentre gli altri si avviarono
verso la loro classe.
Durante
la pausa pranzo, Lucy venne raggiunta da una ragazza dai capelli
celesti che le mostrò un libro “Ehi Lucy! Ho
comprato un nuovo
libro!”
“Levy,
ma non ne avevi comprato uno l'altro giorno?” domando la
bionda
sorridendo e Levy “Eh eh... l'ho già
finito!”
Le
due scoppiarono in una serena risata per poi uscire dalla classe e
dirigersi verso la biblioteca. Uno dei vantaggi di quella scuola era
che il cibo era ammesso in quella stanza a loro tanto cara,
così
potevano mangiare e rilassarsi leggendo i loro libri preferiti.
Ormai
loro due passavano le varie ore di libertà nella biblioteca
e quindi
sapevano bene chi la frequentava tanto come loro, perciò non
si
sorpresero affatto nel trovare una ragazza seduta vicino ad una
finestra, intenta a leggere un libro bello grosso.
Era
alta più o meno come Levy, dal fisico sinuoso e col seno
prosperoso.
Gli occhi erano grandi e di un color grigio-azzurro molto chiaro,
mentre i capelli biondi avevano un taglio particolare in quanto le
arrivavano alle spalle ma con due ciocche più lunghe ad
incorniciarle il volto e con una frangia che, partendo da sopra
l'occhio destro, scendeva diagonalmente, coprendole l'occhio
sinistro.
“Buongiorno
Emily.” la salutarono le due ragazze sorridendo e la bionda,
accennando un sorriso, le salutò a sua volta. Sia Lucy che
Levy
erano forse le uniche due ragazze alla quale riservava quel piccolo
sorriso, le uniche due con la quale chiacchierava di tanto in tanto.
Il
fatto che condividessero la passione per la lettura le aveva
avvicinate molto, benché Emily non si fosse mai lasciata
andare,
restando tuttavia in loro compagnia.
“Che
cosa leggi?” domandò Lucy sedendosi di fronte a
lei e tirando
fuori il suo bento.
“Un
libro fantasy, il modo migliore per rilassarsi.”
spiegò Emily
voltando pagina e mordendo il suo tramezzino nel contempo. Levy,
intanto, si era avvicinata ad un vecchio scaffale, notando che alcuni
libri non erano stati riposti nel modo corretto, così, dopo
aver
preso una scaletta, salì su di essa per sistemarli.
“Levy,
non potresti farlo dopo aver mangiato?” domandò
Lucy ma l'amica fu
irremovibile. Alle volte era cocciuta come poche persone.
All'improvviso,
però, una forte scossa di terremoto fece tremare l'edificio
fino
alle fondamenta e Levy, colta alla sprovvista, cadde all'indietro.
Lucy fece in tempo ad alzarsi ma, con sua somma sorpresa, la sua
amica, insieme ad alcuni libri, si fermò a mezz'aria.
Voltando
verso Emily, vide che aveva il braccio disteso verso la compagna e
una leggera aura viola le avvolgeva l'intero corpo.
“Emily...
tu...?” iniziò Lucy ma Emily le scoccò
un'occhiata abbastanza
fredda da interromperla “Non ditelo a nessuno”.
Dopo
lo stupore iniziale, Lucy e Levy si lasciarono andare ad una
risatina, confondendo la compagna, la quale posò a terra
l'azzurra.
“Non
preoccuparti.” disse Levy “Siamo entrambe eroine
della Lega di
Fairy Tail, sappiamo gestire delle identità
segrete.” e le fece
l'occhiolino.
“Inoltre
stiamo cercando alleati che ci aiutino contro l'Avatar e i vari
criminali che ormai stanno aumentando a dismisura.” aggiunse
Lucy.
“Sì,
ho appena letto le vostre menti...” spiegò Emily
“... posso
confermare che non state mentendo e... grazie”.
“Di
cosa?” domandò Lucy avvicinandosi alla compagna.
“Del
fatto che non direte a nessuno della mia vera identità. Io
aiuto le
persone ma preferisco farlo da lontano.” disse Emily
“Inoltre vi
aiuterò anche contro l'Avatar, quei maledetti stanno
causando fin
troppi danni!”
“Perfetto,
allora benvenuta nel gruppo!” gioì Lucy sorridendo
prima che
un'altra scossa scuotesse l'edificio.
“Ma
che diavolo sta succedendo?” chiese Emily, avvicinandosi alla
finestra e notando due colonne di fumo poco lontano da lì.
“Andiamo
sul tetto della scuola, avremo una visione più
chiara.” propose
Levy e le altre annuirono, avviandosi poi verso le scale. CI vollero
pochi secondi, ma alla fine furono sul tetto, dove trovarono anche
Natsu, intento a fissare le colonne di fumo.
“Natsu,
che sta succedendo?”
“Lucy!”
esclamò Natsu vedendole arrivare “Non lo so, Mira
non mi ha ancora
comunicato niente...” ma all'ultimo si irrigidì,
notando Emily.
“Non
preoccuparti, sono con voi.” disse la bionda con voce fredda
spostando lo sguardo sulla città “Qualcuno si sta
scatenando...”
“Perfetto!
Un po' di movimento!” esclamò Natsu infiammando i
pugni, quando il
suo cellulare squillò. Il ragazzo rispose velocemente alla
chiamata
e la voce di Mira sembrava alquanto allarmata “Natsu
è una
situazione urgente! Ci sono due super criminali che si stanno
scatenando a Magnolia. Uno sta devastando il centro, mentre l'altro
è
verso la periferia est. Ho già mandato Gray, Juvia ed Erza
verso
quello in centro, voi occupatevi dell'altro!”
“Ricevuto
Mira! Partiamo subito!” confermò il ragazzo per
poi spiegare la
situazione alle ragazze.
“Da
qui alla periferia ci vanno almeno venti minuti a piedi. Posso far
levitare tutti noi fino a lì ma siamo troppi.”
spiegò Emily,
quando una voce maschile li sorprese “Se volete posso
anticiparvi
io...”
I
quattro si girarono verso l'entrata del soffitto, notando che, sopra
alla piccola struttura che faceva da ingresso, era seduto un ragazzo
alti sul metro e ottanta, dal fisico asciutto e scolpito con la
carnagione molto chiara.
Svogliatamente,
si portò una mano sul volto, spostandosi indietro i capelli
neri
come la notte lunghi fino al collo, mettendo così in bella
mostra i
suoi occhi verdi come l'erba ma incredibilmente freddi.
“E
tu saresti...?” domandò Lucy, preoccupata per
quanto potesse aver
sentito.
“Sora
Melodian, uno del terzo anno come voi.” spiegò
Emily con sguardo
annoiato, mentre quello del ragazzo si induriva “Non mi
sembra di
averti eletta mia segretaria”.
“Ci
avresti messo troppo tempo e non ne abbiamo.”
ribatté la bionda e
Levy “Cosa intendevi prima. Puoi anticiparci?”
Il
ragazzo annuì “Possiedo il potere del suono e
posso muovermi
altrettanto velocemente, sarò lì in men che non
si dica”.
“La
situazione sembra non sorprenderti molto.” osservò
Levy e Sora “So
già chi siete. Anche senza volerlo, ho ascoltato molte delle
vostre
conversazioni da supereroi”.
“Allora
aiutaci!” si intromise Natsu “Va lì e
aiuta chi ne ha bisogno ma
non concludere lo scontro... devo scatenarmi anche io!”
“Come
vuoi.” sussurrò Sora per poi avvolgersi in una
leggera aura rossa
e svanire nel nulla. Pochi secondi dopo, dal punto in cui si trovava,
scaturì un forte boato che costrinse Natsu e le ragazze a
tapparsi
le orecchie.
“Bene...”
riprese Lucy “... ora possiamo seguirlo anche correndo, Emily
vai
avanti da sola, così non sprecherai troppe
energie”.
La
bionda annuì e, dopo essersi alzata in volo, si
allontanò a grande
velocità, dirigendosi verso est, mentre Natsu, Lucy e Levy
si
precipitavano giù per la scale.
§
§ §
“Vi
è chiaro il piano?” domandò Erza senza
neanche voltarsi, mentre
nuove esplosioni si udivano a pochi isolati da lì.
“Sì!”
confermarono in coro Gray e Juvia. Erano passati pochi minuti da
quando Mira li aveva avvisati della presenza di un supercriminale nel
centro cittadino. I tre erano subito partiti verso quella zona e Erza
aveva spiegato il piano.
Gray,
con il suo ghiaccio, avrebbe rallentato in ogni maniera possibile il
nemico. Juvia, sfruttando la sua acqua avrebbe aiutato i civili nei
dintorni, proteggendoli se necessario. Erza, infine, avrebbe
abbattuto l'avversario coordinando un attacco con Gray.
Una
nuova esplosione si fece udire ed era incredibilmente vicina. Erza si
infilò in un vicolo mentre Gray e Juvia continuarono ad
avanzare,
sbucando poi in una grossa via piena di negozi dove, molti di essi,
stavano andando a fuoco. Al centro della strada era visibile un
blindato porta valori semi distrutto e una figura si stava occupando
dei sacchi pieni di soldi.
Si
trattava di un uomo alto sul metro e novanta dal fisico scolpito
coperto da una tuta aderente rossa, con delle fiamme nere sui
fianchi, abbinata a degli stivali neri e a dei grossi guanti
d'acciaio rossi da cui partivano dei tubi del medesimo colore che si
collegavano ad un grosso zaino metallico sulla schiena.
La
testa era completamente coperta da un casco rosso con due fori gialli
per gli occhi che occultavano il vero colore di essi.
Gray
non perse tempo e, da entrambe le mani, creò degli spuntoni
di
ghiaccio che saettarono contro il bersaglio. L'uomo, tuttavia, si
girò all'ultimo verso l'attacco e dai suoi guanti
scaturì una
grossa sfera di energia che annullò l'assalto di Gray.
Il
moro, allora, decise di adottare un'altra tattica e, dopo essersi
avvicinato, cercò di ghiacciare l'avversario insieme al
blindato ma
nuovamente, una grossa quantità di energia
scaturì dai guanti del
supercriminale e il ghiaccio si dissolse all'istante.
-Questo
qui è un osso duro.- pensò Gray -Devo trovare il
modo di bloccarlo
prima che faccia troppi danni.- e, con la coda dell'occhio vide
Juvia, diventata interamente d'acqua così da non rendere
riconoscibile il suo volto, intenta a salvare una famiglia dai resti
di un'auto gravemente danneggiata.
Quella
breve distrazione, però, permise al nemico di individuare a
sua
volta Juvia e, senza esitare, punto una mano verso la ragazza,
caricando una grossa sfera di energia.
Gray
sgranò gli occhi per la sorpresa e si girò verso
la sua compagna
per creare un muro di ghiaccio ma l'avversario non gli diede il tempo
di farlo e scagliò la sfera.
Una
grossa esplosione divampò a pochi metri da Gray,
scagliandolo
all'indietro e facendolo schiantare contro un'automobile. Grazie ai
suoi riflessi, il ragazzo era riuscito a crearsi un'armatura di
ghiaccio e con essa aveva attutito l'impatto, ottenendo come danno
solo un leggero stordimento.
Dopo
essersi ripreso, scese velocemente dalla macchina e vide una grossa
colonna di fumo alzarsi dal punto in cui Juvia stava aiutando quella
famiglia. Prima ancora di urlare qualunque cosa, Gray notò
qualcosa
di verde attraverso il fumo e, grazie ad una folata di vento, vide
distintamente un cubo verde smeraldo con al suo interno Juvia e i
civili.
“Ma
che diavolo è?” si chiese Gray, quando una persona
si piazzò di
fronte a lui.
Era
un ragazzo alto sul metro e ottantacinque, dal fisico atletico e con
i muscoli leggermente delineati. A Gray ci vollero pochi secondi per
osservarlo bene e, a giudicare dal suo costume, doveva trattarsi di
un supereroe.
L'intero
corpo era coperto da una tuta integrale di colore blu leggermente
imbottita e, al centro del petto, vi era l'immagine di uno scudo
oplita grigio metallico. Ai piedi calzava degli scarponi militari
neri mentre la testa era protetta da un elmo bianco provvisto di
maschera, che gli copriva la parte superiore del viso, e di cinghie
laterali che si agganciavano sotto al mento, permettendo
così di
vedere la carnagione leggermente abbronzata del resto del volto e i
corti capelli neri.
“Serve
una mano?” domandò il ragazzo fissando impassibile
Gray che,
massaggiandosi la spalla, rispose “Non so chi tu sia, ma il
tuo
aiuto è ben accetto!”
Diverse
sfere di energia sfrecciarono verso i due ragazzi ma il supereroe,
con un movimento del braccio, creò uno scudo ottagonale
rosso che li
difese dagli attacchi.
“Puoi
chiamarmi Oplon.” sussurrò il nuovo arrivato
“Se mi è concesso,
direi che un assalto su due fronti è vantaggioso contro
questo
nemico”.
“Ottimo
consiglio!” si complimento Gray spostando lo sguardo sul loro
avversario “Io mi porto alle sue spalle, riesci a
coprirmi?”
Oplon
annuì e, non appena Gray scattò verso sinistra,
iniziò a creare
una serie di scudi tra lui e il nemico che cercò inutilmente
di
distruggerli con le sue sfere di energia. Dopo pochi istanti, si
ritrovò chiuso su due fronti.
Gray
e Oplon si scambiarono uno sguardo d'intesa e, mentre il primo
cercò
nuovamente di attaccare l'avversario congelando l'asfalto, il secondo
creò delle barriere intorno al supercriminale.
Tuttavia,
nessuno di loro due aveva previsto la possibilità che il
nemico
potesse librarsi in volo. Il supercriminale, infatti, azionò
un
jet-pack integrato nello zaino e si alzò in aria arrivando a
venti
metri di altezza, evitando così l'attacco di Gray.
Gray
non riuscì a trattenere un piccolo ghigno in quanto il
nemico,
inconsciamente, era appena entrato nel territorio di una persona
estremamente pericolosa.
Alle
spalle del supercriminale apparve una grossa ombra e, voltandosi,
fece appena in tempo a vedere una ragazza dai lunghi capelli rossi
con indosso un'armatura provvista di quattro grandi ali d'angelo
metalliche e circondata da diverse spade.
“Danzate
spade!” urlò Erza e le spade si abbatterono sul
nemico,
conficcandosi nello zaino che esplose all'istante, facendolo
precipitare verso il suolo.
Gray
cercò un modo per impedire che si spaccasse la testa
sull'asfalto
ma, un istante dopo, i vari sacchi di soldi si accatastarono sotto al
nemico, ammorbidendogli la caduta.
“Vedo
che adori le situazioni delicate!” trillò una
ragazza alle sue
spalle e Gray riconobbe al volo la voce di Noemi.
Ora
la ragazza indossava il suo costume, ovvero una tuta integrale rosa
dai bordi abbinati abbinata ad degli stivali neri con lacci neri ed
era ancora a volto scoperto.
“Cosa
ci fai qui?” domandò Gray confuso, non
aspettandosi di trovarla lì
a combattere.
“L'ho
chiamata io.” spiegò Erza sistemandosi la maschera
metallica che
le copriva gli occhi. Per quanto quell'armatura fosse utile ed
efficiente, non era provvista di maschera integrale perciò
la rossa
aveva preferito farci montare una maschera semplice “Almeno
ho
avuto modo di vederla all'opera... e noto con piacere che hai trovato
qualcun altro”.
Oplon
si avvicinò in quel momento insieme a Juvia, ancora in forma
liquida, e strinse la mano a Erza. La ragazza, senza perdere tempo,
disse “Ci farebbe comodo un potere come il tuo a Fairy Tail.
Ti va
di aiutarci con l'Avatar e i fanatici di Zeref?”
“Mi
unirò volentieri a voi.” rispose prontamente Oplon
“Quei
pazzoidi sfruttano le menti deboli per i loro scopi e stanno
esagerando con l'Eterium”.
“Bene,
allora...” iniziò Erza rivolgendosi a Oplon e
Noemi “... vi do
ufficialmente il benvenuto nella Lega di Fairy Tail!”
I
due nuovi membri fecero un breve inchino e Noemi attivò
nuovamente
il sistema di teletrasporto che le aveva dato Gray poche ore prima.
Sia lei che Oplon svanirono nel nulla in un battito di ciglia.
“Ottimo
lavoro con quei civili, Juvia.” si complimentò
Gray facendo andare
in visibilio la supereroina dell'acqua, mentre Erza volgeva lo
sguardo a est -Ora... dobbiamo vedere come se la stanno cavando Natsu
e le altre...-
Malgrado
avessero vinto e fossero comunque in guardia per eventuali scontri,
nessuno dei tre si accorse di una ragazza seduta in cima ad un
palazzo in fondo alla strada.
Gli
occhi etero cromatici osservarono interessati la scena e, con voce
fredda, sussurrò “Oh... mi hanno distrutto il
giocattolo nuovo...
pazienza... ne troverò altri”.
§
§ §
Emily
arrivò in pochi minuti nella zona designata e
individuò subito la
causa di tutto quel casino: un ibrido umano-tigre che stava
devastando tutto ciò che gli capitava sotto tiro.
I
vestiti ormai rovinati coprivano a malapena il corpo muscoloso e
coperto di peli arancioni, neri e bianchi. Con un potente ruggito,
l'ibrido sollevo un'auto e la scagliò contro un muro, ma
venne
distrutta a mezz'aria da un'onda sonica.
“E
adesso quell'altro dov'è finito?”
“Mi
chiamo Sora...” sibilò il ragazzo seduto su un
tetto alla sua
destra.
“Cosa
ci fai lì? Quel criminale sta facendo il diavolo a
quattro.”
osservò seccata Emily.
Sora
sospirò sonoramente e, alzandosi in piedi, spiegò
“Io lo tengo
impegnato con il mio potere. Tu cerca un modo per mandarlo al
tappeto.” dopodiché si lasciò cadere di
sotto, svanendo poi nel
nulla e materializzandosi dietro al nemico.
Schioccando
le dita, generò un forte rumore che costrinse l'ibrido a
tapparsi le
orecchie, urlando per il dolore che gli stava attanagliando la testa.
Emily si avvicinò in volo e, con il suo potere,
sollevò alcuni
frammenti di auto, scagliandoli poi addosso al nemico, colpendolo al
torso e in faccia.
Quei
colpi non servirono quasi a nulla e l'ibrido cercò di
colpire Sora
che, senza batter ciglio, si allontanò alla
velocità del suono,
generando poi un'altra onda sonica.
La
bionda non sentiva niente in quanto il ragazzo, sfruttando sempre il
suo potere, le aveva creato uno scudo attorno che impediva ai suoni
di entrare, così da poterla far concentrare.
“Ehi!
Aspettatemi!”
Emily
si girò lentamente, notando che Natsu stava correndo come un
matto
verso di loro, solo che ora indossava una tuta da ginnastica con
delle fiamme disegnate sopra e aveva il colto coperto da un
cappuccio.
Cogliendo
la palla al balzo, sradicò un palo della luce e, facendolo
muovere
come una mazza da baseball, colpì violentemente l'ibrido
nella
schiena, scagliandolo addosso a Natsu che lo colpì con un
calcio
avvolto dalle fiamme, spedendolo verso il cielo.
Ad
attenderlo trovò Lucy con un bagliore dorato attorno al
polso destro
che urlò “Costellazione del Toro!” e
colpì l'ibrido con un
pugno incredibilmente potente, facendolo schiantare nell'asfalto. Il
terreno cedette sotto la potenza del colpo e il nemico cadde nelle
fogne sottostanti, ricoprendosi di poltiglia.
Vicino
alla voragine arrivò Levy che, velocemente,
scagliò una granata
nell'acqua ristagnante e, da essa, scaturì una grossa
quantità di
elettricità che folgorò il nemico, facendolo
crollare privo di
sensi.
“Ma
come?! Già finito?!” protestò Natsu la
cui voglia di fare a botte
era stata bruscamente sedata.
“Sono
sicura che ne troveremo altri nei prossimi giorni.” lo
consolò
Lucy mettendogli una mano sulla spalla, mentre Sora e Emily si
avvicinavano ai tre supereroi.
“Direi
che ve la siete cavata alla grande!” si
complimentò Levy,
ricevendo uno sbadiglio da parte di Sora e un breve cenno del capo di
Emily. Gente vivace.
“Meglio
andarcene prima che ci veda qualcuno!” commentò
velocemente Lucy
sentendo le sirene della polizia in lontananza.
Veloci
come fulmini, i cinque ragazzi si infilarono in un vicolo e Lucy
attivò il suo sistema di teletrasporto. In men che non si
dica, si
ritrovarono in una grossa stanza bianca.
La
porta si aprì quasi subito ed entrò il master
Makarov che sorrise
caloroso a Emily e Sora.
“Benvenuti
ragazzi!” iniziò Makarov “Benvenuti
nella vostra nuova vita,
giovani eroi!”
Angolo
dell'autore:
E
il primo capitolo è andato! Si torna alle origini con i
capitoli di
reclutamento XD ci saranno tre capitoli di reclutamento dove
compariranno gli eroi e gli antieroi, poi un capitolo generale e
infine un capitolo per i cattivi, dopodiché si
partirà con la trama
vera e propria.
Spero
di riuscire a finire questi cinque capitoli in breve tempo ma non si
sa mai cosa possa succedere.
Detto
questo vi saluto e spero che i quattro OC comparsi siano stati resi
bene e che ora la grandezza del testo vi vada bene!
Alla
prossima!
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Capitolo 3 *** Giovani eroi (2) ***
GIOVANI
EROI (2)
I
vicoli di Magnolia potevano essere davvero la via per la salvezza.
Quando la polizia ti inseguiva in auto e tu ti fiondavi in quel
labirinto di cunicoli, sapendo come muoverti, potevi salvarti senza
alcun problema.
Proprio
per questo, molti criminali sprovvisti di poteri o dei soldi per
permettersi dell'Eterium, decidevano di infilarsi lì dentro
una
volta compiuto un furto.
Quindi
nulla di nuovo sotto il sole. Un ladro, dal volto coperto da un
passamontagna, correva in quei cunicoli. Nella mano destra impugnava
una pistola mentre nella sinistra teneva un sacchetto pieno di
gioielli, il bottino del suo ultimo furto.
Dopo
l'ennesima svolta, si appoggiò ad un muro con la schiena,
facendo
dei respiri profondi e ghignando soddisfatto nello scoprire che le
sirene della polizia erano ormai lontane.
“Ehi,
non credi di aver esagerato?” domandò una voce
maschile, facendolo
trasalire. Il ladro, prontamente, puntò la pistola avanti a
sé ma
non c'era nessuno così si guardò attorno ma
ancora niente.
“Quassù.”
disse la voce e quando l'umo alzo lo sguardo, vide un ragazzo seduto
sul davanzale del quarto piano di un edificio che lo osservava con
sguardo annoiato.
Prima
che potesse puntargli la pistola contro, il giovane saltò
giù,
atterrando in piedi, permettendo così al ladro di scrutarlo
meglio.
Era
alto sul metro e ottanta, dal fisico asciutto e slanciato, coperto da
dei pantaloni neri neri aderenti uniti a mo' di tuta con una
maglietta del medesimo colore, sopra alla quale c'era scritto 'Shi No
Buki' in argento in alto a sinistra, all'altezza del cuore.
Ai
piedi calzava degli stivali neri mentre le mani erano protette da dei
guanti senza dita, anch'essi neri, e sugli avambracci erano montati
quelli che avevano tutta l'aria di essere dei lunghi artigli
retrattili d'acciaio. Sulle cosce, invece, aveva agganciati due
pugnali mentre sulla schiena, all'altezza dei reni, aveva una spada
corta posizionata orizzontalmente.
A
concludere il suo equipaggiamento vi era una katana tenuta
diagonalmente sulla schiena dal fodero blu con l'impugnatura
argentata.
Passandosi
una mano tra i corti capelli biondi, il giovane indicò il
sacco
pieno di gioielli e disse “Hai ferito tre persone per
procurarteli.
Ti consiglio di costituirti”.
“Vai
a farti fottere moccioso!” urlò il ladro alzando
la pistola. Tempo
zero e la sua mano cadde a terra, schizzando sangue ovunque. L'uomo
si fissò il moncherino, quasi non capendo cosa fosse
successo ma il
dolore lo raggiunse all'istante e, lasciando andare la refurtiva,
iniziò ad urlare come un indemoniato.
“Te
lo avevo detto no? Ma infondo...” iniziò il
ragazzo, fissandolo
con i suoi freddi occhi rossi, simili a due rubini “... voi
criminali siete tutti uguali.” e, con un movimento fluido del
braccio, decapitò il ladro, facendo ruzzolare la testa a
qualche
metro di distanza.
Con
lo stesso movimento pulì la lama della sua katana dal sangue
e la
rinfoderò subito dopo, avviandosi lungo un cunicolo, quando
una voce
alle sue spalle lo fermò “Gli eroi non dovrebbero
fare cose
simili”.
Il
ragazzo si voltò, individuando un vecchio uomo poco lontano
da lui.
Lo riconobbe quasi subito, dato che compariva spesso in televisione:
il master della Lega di Fairy Tail, Makarov.
“Chi
ti dice che io sia un eroe?” domandò il ragazzo.
“Me
lo dice il fatto che tu abbia preso di mira solo i criminali e che
più volte abbia salvato dei civili a costo della tua stessa
vita.
Questo è ciò che fanno gli eroi,
Yugure”.
Il
biondo alzò un sopracciglio, leggermente innervosito dal
fatto che
quel vecchio conoscesse il suo nome e probabilmente molto di
più.
“Mi
ricordi mio nipote Luxus per certi versi, lo sai?”
continuò
Makarov grattandosi la testa “Su, vieni con me”.
“Per
andare dove, di grazia?”
“Alla
nostra Lega. Non sei tagliato per fare il, perdonami il gioco di
parole, taglia-gole. Unisciti a noi e potresti puntare a qualcosa di
più in alto che la mera ricerca della vendetta.”
spiegò Makarov,
mostrando poi un piccolo cd con un pulsante al centro
“Allora, cosa
decidi?”
Yugure
rimase a fissarlo per diversi secondi. L'idea, nel profondo, lo
attirava molto ma sapeva anche che i supereroi lavoravano in gruppo,
cosa che a lui non interessava a fatto “Accetto, ma prova
anche
solo a pensare di mettermi in squadra con qualcuno... e me ne vado
all'istante”.
“Vedrò
di accontentarti.” concesse Makarov sorridendo e, non appena
Yugure
fu vicino a lui, attivò il sistema di teletrasporto,
trasferendosi
nella sede della Lega.
§
§ §
Volare
senza limiti nel cielo era qualcosa a cui molti umani aspiravano.
Certo, esistevano aerei, jet-pack e tute tecnologiche che
permettevano di librarsi in volo ma, in tutti quei casi, si era
dipendenti da qualcosa.
Invece,
i pochi fortunati dotati di superpoteri, o per lo meno un certo
numero di essi, potevano librarsi tra le nuvole senza dipendere da
nulla se non da loro stessi.
Questo
era il caso di una giovane ragazza sui diciott'anni, più
alta
rispetto alle sue coetanee, dal fisico sinuoso con una carnagione
chiara e priva di imperfezioni. I capelli biondi che, normalmente le
arrivavano alle spalle, svolazzavano liberi nell'aria, accarezzando
le nuvole bianche, mentre i grandi occhi marroni scrutavano la
città
sottostante.
Il
suo costume era incredibilmente semplice. Un corpetto
bianco-argentato le fasciava l'abbondante seno, coprendole di poco la
pancia, mentre ai piedi calzava degli stivali del medesimo colore,
lunghi fino alle cosce, coperti a loro volta da dei larghi pantaloni,
anch'essi bianchi-argentati.
Non
a caso i bambini, quando la vedevano svolazzare nel cielo, la
salutavano, chiamandola 'La Donna in Bianco'.
-Uhm...
mi chiedo dove potrei andare...- pensava la ragazza, continuando a
volare in avanti, quando un improvviso vibrare all'altezza della sua
anca la destò dai suoi pensieri. Velocemente, prese un
piccolo
cellulare bianco da una tasca dei pantaloni e rispose alla chiamata
“Pro~nto?”
“Ehi,
Alex! Scusa il disturbo ma a quanto pare nella tua zona c'è
una
ragazza che potrebbe tornarci molto utile! Potresti andare a
controllare?” domandò gentilmente una voce
femminile dall'altro
lato.
“Ma
certo Levy!”
“Il
gamberetto andrebbe al posto tuo ma mi ha chiesto di accompagnarla a
indagare su una cosa che le mette i brividi, gi ih!”
gracchiò poi
una voce maschile, familiare alla bionda.
“G...
Gajeel! Ridammi il cellulare!” si lamentò Levy e
la chiamata si
chiuse di colpo mentre un gocciolone cadeva sulla testa di Alex. Quei
due erano davvero un qualcosa di assurdo, ma le stavano
simpaticissimi.
“Ops...
non mi sono fatta dire il punto esatto...” si disse la
ragazza,
decidendo poi di chiamare Mira per sicurezza.
Dopo
essersi fatta dare maggiori informazioni, Alex aumentò la
velocità,
dirigendosi verso un parchetto non troppo lontano. Non era da molto
che faceva parte della Lega di Fairy Tail, ancora stentava a
crederci, ma era sempre pronta a dare una mano come i migliori
veterani.
Ricordava
bene il momento in cui Natsu l'aveva arruolata e la cotta che era
nata per lui, salvo essere spenta nell'immediato momento in cui aveva
capito cosa provava il rosato per la sua compagna Lucy; un sentimento
ricambiato ma che, difficile a credersi, nessuno dei due aveva ancora
compreso.
“Uhm...
stando alle informazioni di Mira da queste parti dovrebbe esserci una
ragazza particolarmente forte!” si ripeté Alex,
guardandosi
attorno ma senza notare alcuna persona degna di nota. Solo bambini
intenti a giocare e anziani occupati a giocare a carte.
Aumentò
la quota, riportandosi sui cinquanta metri d'altezza ma neanche
dall'alto riuscì a vedere qualcuno che le ispirasse forza o
determinazione.
In
quel momento, una grossa nuvola si frappose davanti al sole, facendo
calare una grossa ombra sulla zona. Nello stesso istante, una voce
femminile alle sue spalle le pose una semplice domanda “E tu
chi
saresti?”
Alex
ruotò su sé stessa velocemente, ritrovandosi
faccia a faccia con
una ragazza alta come lei, dal fisico robusto la cui carnagione
abbronzata faceva risaltare gli occhi color rosa antico.
I
capelli verde scuro erano tenuti corti e disordinati, facendola
sembrare un ragazzo, e molti ciuffi ribelli le ricadevano davanti
agli occhi. Il volto era costellato di piccole efelidi molto chiare
che si espandevano intorno al naso.
Indossava
delle scarpe da ginnastiche nere, abbinate ad un paio di jeans blu e
ad una maglietta larga dai colori scuri, un vestiario in grande
contrasto con il costume di Alex. Il particolare degno di nota era il
paio di grosse ali, interamente fatte di sangue, che fuoriuscivano
dalla schiena della ragazza, permettendole così di restare
in volo
alla stessa altezza della bionda.
Alla
vista di quelle ali, Alex sorrise felice e si presentò
“Io sono
Alex Smith! Tu devi essere di certo una supereroina!”
“Di
certo non sono una criminale.” ammise l'altra con un leggero
sorriso “Mi chiamo Neren Erikus e tu, cara la mia Alex, sei
appena
stata nominata 'valvola di sfogo'!”
Alex
la fissò con sguardo confuso e, di colpo, Neren le si
lanciò
addosso, cercando di colpirla con il pugno destro, ricoperto di
sangue solidificato. La bionda si lasciò semplicemente
cadere,
evitando al pelo l'attacco, per poi svanire nel nulla, riapparendo un
istante dopo dietro a Neren.
La
ragazza con il controllo del sangue ruotò all'istante su
sé stessa,
trasformando il sangue sul pugno di una grossa lama, ma nuovamente
Alex si teletrasportò alle sue spalle, colpendola con un
calcio alla
schiena.
Neren
ghignò divertita e, girandosi verso Alex, le
scagliò un potente
getto di sangue dalla mano sinistra, colpendola al volto. Il liquido
rosso andò a macchiare i capelli dell'eroina costringendola
anche a
chiudere gli occhi e l'avversaria ne approfittò per colpirla
con un
calcio dall'alto che la scagliò direttamente nel laghetto
sottostante.
“Ehi
ehi! Non ho ancora finito si sfogarmi!” si lamentò
Neren scendendo
in picchiata verso lo specchio d'acqua quando avvertì un
forte
potere provenire dal fondale. Con sua somma sorpresa, decine di
tentacoli d'acqua tentarono di colpirla, fallendo miseramente, ma
all'ultimo, uno di essi le afferrò la caviglia destra
trascinandola
verso il basso e facendola impattare dove il fondale era basso,
vicino alla riva.
Neren
si rialzò subito, spostandosi con una mano i capelli bagnati
da
davanti agli occhi e osservò la sua avversaria riemergere
dall'acqua, circondata da un'intensa aura bianca.
Con
un sorriso sulle labbra, Alex protese le braccia in avanti e
pronunciò “Azarath, Metrion, Zinthos!!!”
La
sabbia sotto i piedi di Neren brillò per un istante e, un
secondo
dopo, la chiuse in una specie di uovo, che però venne
prontamente
distrutto da una trivella di sangue creata all'istante.
“Sei
davvero forte!” si complimentò Alex rialzandosi in
volo e Neren,
ricreando le sue ali di sangue, ricambiò i complimenti,
preparandosi
ad un altro scambio di colpi ma una voce le impedì di
riprendere.
“Se
avete tanta voglia di scatenarvi, fatelo alla Lega!”
Alex
si girò verso l'origine della voce, riconoscendola al volo.
Era la
voce della donna incaricata di prendersi cura dei feriti alla Lega,
Polushka. Ovviamente aveva lo sguardo serio come se fosse incazzata
col mondo intero.
“S...
scusaci.” commentò Alex grattandosi la testa ma
mantenendo il suo
sorriso sulle labbra, mentre Neren fissava incuriosita quella
vecchietta.
“Lega?”
domandò infine e la donna fu ben veloce a spiegarle
“Sì, la Lega
di Fairy Tail. La biondina con la quale ti stai scannando ne fa parte
ed era stata incaricata di trovare te per chiederti di unirti a
noi... per fortuna ero da queste parti e sono passata a
controllare”.
“Tu
sei di Fairy Tail?” domandò Neren leggermente
sorpresa e Alex
annuì, atterrando vicino a Polushka “Ti va di
unirti a noi?”
La
donna le tirò un pugno leggerò sulla nuca,
sibilando “Avresti
dovuto chiederglielo prima!”
“Ma
non me ne ha dato il tempo!” si giustificò Alex,
quando anche
Neren atterrò vicino a loro due “Se per voi va
bene, accetto
volentieri ma...” e puntò un dito contro la bionda
“... la
questione tra noi due non è ancora finita!”
L'anziana
donna si passò esasperata una mano sul volto, estraendo poi
un
piccolo cd ed attivando il sistema di teletrasporto che le fece
arrivare alla sede della Lega in un batter d'occhio, aprendo
così
delle nuove porte per Neren.
§
§ §
“Sei
stato davvero un maleducato!”
Levy
era rossa come un pomodoro, con le guance gonfie e camminava a passo
spedito in avanti. Nulla avrebbe fatto divertire Gajeel più
di così
in quel momento.
Il
ragazzo dalla lunga chioma nera camminava alle spalle dell'azzurra,
con più calma, ma grazie alle sue ampie falcate riusciva a
starle
dietro senza problemi.
“Gi
ih! Non dirmi che ti sei offesa solo perché ho detto la
verità!”
Levy
arrossì ancora di più, girandosi di scatto e
puntandogli un dito
contro “Non è affatto vero! Mi hai preso il
cellulare mentre stavo
parlando ad Alex per una missione!”
“Ah
giusto, una missione che hai dovuto declinare perché hai
preferito
chiamare me in modo tale da aiutarti nel perlustrare la zona intorno
al tuo condominio. Ricordo bene?” domandò il moro
con un ghigno,
squadrandola con i suoi occhi color cremisi.
Colpita
e affondata.
“E'...
è solo che non mi fido ad andare da sola...” si
giustificò
velocemente la ragazza, tornando a camminare verso casa sua con
Gajeel al seguito.
Dopo
una decina di minuti, raggiunsero il quartiere dove abitava Levy e la
ragazza spiegò che, da quando avevano aperto un centro
termale lì
vicino, gli uomini con intenzioni poco caste erano spuntati come
funghi, salvo poi essere ritrovati privi di vita nei vicoli intorno
al centro termale.
“Uhm...
e tu credi che questo 'killer' potrebbe dare rogne anche a qualcun
altro?” domandò Gajeel pregustando la caccia
all'uomo.
“Non
lo so... ma dobbiamo capire di chi si tratta. Se fosse un semplice
criminale assetato di sangue, sarebbe troppo pericoloso lasciarlo a
piede libero.” spiegò Levy con sguardo serio.
Non
appena furono nei pressi del centro termale, Levy scostò la
manica
della sua giacca bianca, mettendo in mostra una specie di palmare
integrato ad una protezione per l'avambraccio.
Dopo
averlo acceso, sul display apparì la mappa della zona e
diversi
puntini bianchi che indicavano tutte le persone nel raggio di venti
metri. Successivamente, si infilò in un vicolo insieme a
Gajeel ma
la loro ricerca duro una manciata di minuti appena.
Esattamente
dietro al centro termale, in un vicolo abbastanza largo ma comunque
in disuso, trovarono un ragazzo accucciato davanti ad un muro che
fissava, con sguardo soddisfatto, qualcosa oltre il muro grazie ad un
foro.
Benché
fosse accovacciato, era evidente che fosse molto alto, almeno un
metro e novanta, e il fisico era molto atletico, mentre la pelle
chiara creava un contrasto con i corti capelli neri come come quelli
di Gajeel. Indossava delle scarpe da ginnastica blu, un paio di jeans
del medesimo colore e una maglia aderente bianca con le maniche
lunghe color blu scuro.
“Ehi
tu...” iniziò Levy avvicinandosi, quando Gajeel la
superò,
concludendo la frase per lei “... sembra proprio che tu ti
stia
divertendo!”
Il
ragazzo volse l'attenzione verso di loro, scrutandoli con i suoi
occhi marroni e, ghignando, rispose “Può
darsi.” ma un leggero
velo di rossore gli imporporò le guance non appena ebbe
messo a
fuoco il volto di Levy.
La
cosa non passò inosservata allo sguardo di Gajeel e la cosa
lo
innervosì non poco così, senza attendere oltre,
si avvicinò al
moro, costringendolo a indietreggiare e fissando quello che c'era
dall'altra parte del foro, scoprendo che, oltre quel muro, c'era lo
spogliatoio femminile.
“E
così... sei uno di quei depravati che non hanno nulla da
fare eh?”
domandò Gajeel scrocchiandosi le nocche “Sembra
proprio che
toglierò una preda a quel killer, gi ih!”
Il
moro non sembrò preoccuparsi per nulla di quelle minacce e,
mantenendo il ghigno, disse “E cosa speri di fare, sentiamo?
Non
vorrei pestarti troppo duramente per avermi interrotto!”
Gajeel
non si fece attendere e, dopo aver trasformato il braccio destro in
puro ferro, cercò di colpire il ragazzo al volto con un
pugno.
L'avversario, tuttavia, alzò il braccio sinistro per
proteggersi e,
compiendo un piccolo salto, venne scagliato all'indietro, disperdendo
così tutta la potenza del colpo.
Malgrado
quella mossa, Gajeel credette di avergli almeno rotto il polso ma si
dovette ricredere non appena vide che l'arto del suo avversario era
ricoperto di cristallo rosso come il sangue. Inoltre, la pelle del
ragazzo si era scurita completamente e i capelli erano sbiancati,
puntando verso l'alto.
“Ritenta,
magari sarai più fortunato!” lo schernì
il ragazzo facendo
spallucce e Gajeel, dopo aver trasformato il braccio in uno spadone,
cercò di colpirlo con un fendente dall'alto, che venne
però
bloccato dall'armatura di cristallo.
“Gi
ih! Sei davvero in gamba in difesa... come ti chiami
moccioso?”
“Archer
Kiritsugu.” si presentò il moro “E se
fossi in te mi farei
vedere da un bravo oculista perché ho probabilmente la tua
stessa
età!” e, facendo un po' di forza delle braccia,
scagliò
all'indietro Gajeel.
L'eroe
del ferro non si fece intimorire e ripartì all'attacco, ma
una
granata fumogena esplose in mezzo ai due ragazzi che iniziarono a
tossire e a lacrime dagli occhi. Non appena il fumo si fu diradato,
Gajeel si girò verso Levy e le urlò
“Gamberetto! Ma che diavolo
combini?!”
“Siamo
in un centro civile, razza di idioti!” sbottò Levy
sorprendendo i
due litiganti, per poi riacquistare la sua compostezza con alcuni
colpi di tosse “Inoltre è probabile che sia lui
l'assassino che
stiamo cercando. Su alcuni cadaveri è stata trovata della
polvere di
cristallo rosso”.
Gajeel
spostò lo sguardo su Archer che ricambiò senza
alcun problema. Di
certo non era facile da intimorire.
“Beh,
questo semplifica le cose!” commentò il moro con
un ghigno,
portandosi subito alle spalle di Archer e sollevandolo per il
colletto della maglia “Tu verrai con noi a Fairy
Tail!”
“Cosa?!
Chi cazzo ti dice che io voglia venirci?!” sbottò
il ragazzo
cercando di liberarsi e riuscendo alla fine a riottenere la
libertà,
ma Levy, che nel frattempo si era avvicinata, aveva già
attivato il
sistema di teletrasporto e tutti e tre si ritrovarono in una grossa
stanza bianca in meno di un secondo.
“Dove
siamo?” domandò Archer spostando poi lo sguardo
sull'albina appena
entrata ed arrossendo sia alla vista del suo abbondante seno, sia del
suo volto.
“Ben
tornati ragazzi.” li salutò Mira “Vedo
che siete riusciti a
trovare qualcuno di interessante”.
“Già...
un'altra testa calda purtroppo...” commentò
abbattuta Levy e Mira
aggiunse “Ed è anche un vostro compagno di
scuola”.
Gajeel
e Levy si fissarono per qualche secondo, spostando poi lo sguardo su
Archer che alzando un sopracciglio, domandò “Non
ditemi che ve ne
siete accorti solo ora...”
“Scusa,
ma non ricordo tutti i pervertiti nullafacenti della scuola.”
commentò Gajeel con un ghigno facendo innervosire Archer che
si
limitò a sbuffare. Mira li invitò a seguirla e i
tre lo fecero
senza fiatare, raggiungendo in breve tempo una grossa sala dove
diverse persone si stavano allenando.
“Levy!
Ben tornata!” la salutò Lucy andandole incontro
per poi
abbracciarla, sotto lo sguardo semi imbambolato di Archer. La bionda
spostò lo sguardo poi sul moro e gli chiese “Tu
devi essere uno
nuovo, no?”
“I...
io... s... sì...”
“Oh?
Il nostro pervertito è un timidone?”
domandò allora Gajeel
visibilmente divertito e Levy cercò di colpirlo con una
gomitata al
ventre salvo poi essere bloccata dallo stesso Gajeel che la
sollevò
per la collottola.
In
breve tempo li raggiunsero anche Gray, Natsu, Erza e Makarov che,
fissando gli eroi veterani, proferì “Sembra che la
nostra idea
stia funzionando. Questi giovani eroi sono coraggiosi e sono sicuro
che si faranno valere”.
“Ehi,
lattina di ferro, dove sarebbe il tizio che avete trovato? Scommetto
che quello che ho trovato io è più
forte!” esclamò Natsu,
fissando Gajeel che ribatté “Tsk, il mio di certo
lo farà a
pezzi!”
Levy
e Lucy sospirarono mentre Erza si guardò attornio,
individuando
Archer di fronte a Yugure, intento ad affilare silenziosamente la sua
katana.
“Ehi,
devo dire che hai delle belle armi!” si
complimentò Archer “Anche
se nessuna di esse sarebbe utile contro il mio arco... anzi credo che
molti di voi cadrebbero sotto le mie frecce in pochi
secondi!” ma
non ricevette alcuna risposta, venendo bellamente ignorato dallo
spadaccino.
“Ehi,
sto parlando con te...” commentò Archer dando una
pacca sulla
testa a Yugure, salvo poi scattare velocemente all'indietro, evitando
un fendente “Oh oh... sembra che tu preferisca parlare per
azioni,
eh?”
Il
biondo lo fissò silenziosamente e Archer, dopo aver creato
due
katana di cristallo, le incrociò davanti a sé.
Entrambi si
fissarono per qualche secondo, scattando in avanti nello stesso
momento, ma uno scudo circolare blu zaffiro si materializzò
tra i
due.
Yugure
si fermò all'istante mentre Archer colpì lo scudo
con entrambe le
armi, rimbalzando contro di esso.
“Certe
scaramucce non dovrebbero esistere qui”.
Archer
si girò infastidito verso il ragazzo che aveva appena
parlato,
incrociando gli occhi con quelli azzurro chiaro del terzo incomodo.
“E
tu saresti...?”
“Deneb
Hunter, meglio conosciuto come Oplon.” riferì il
moro, fissandolo
con sguardo impassibile, mentre dietro di lui arrivavano gli altri
eroi che avevano interrotto il loro allenamento.
“Ragazzi,
Deneb ha ragione.” si intromise Makarov “Siete
compagni, certe
cose non devono accadere!”
“Risolveremo
la cosa all'istante.” commentò Archer
“Come posso tornare a
casa?”
Makarov
sgranò leggermente gli occhi e gli chiese “Non
intendi unirti a
noi?”
“Neanche
morto. Capisco che vogliate dalla vostra parte una potenza della
natura come me.” iniziò Archer “... ma
la cosa non mi interessa
minimamente. Se capiterà, vi darò una mano quando
avrete il culo a
terra, ma per il resto... dimenticatevi di me”.
Makarov
sospirò annuendo e, voltandosi verso Mira, le disse
“Accompagnalo
alla stanza del teletrasporto e riportalo a casa”.
Non
appena se ne fu andato, Lucy si avvicinò al master e gli
chiese “E'
sicuro di questa cosa?”
“Gli
antieroi non sono una novità... non passerà dalla
parte dell'Avatar
ma non è sicuro che ce lo ritroveremo sempre come alleato...
potremmo doverlo affrontare.” spiegò l'anziano,
voltandosi poi
verso le altre reclute alla quale si era aggiunta Alex.
“Neren,
Deneb, Emily, Sora, Noemi, Alex, Yugure... voi avete deciso di unirvi
a noi e di questo ve ne sono grato, ma se per caso qualcuno di voi
volesse mai tornare alla sua vita, non verrà fermato in
alcun modo.
Siamo intesi?”
I
sette eroi annuirono e Makarov gli sorrise, facendoli poi tornare ai
loro allenamenti, dirigendosi successivamente verso il suo ufficio.
“Ti
vedo stanco.” osservò Polushka incrociandolo lungo
un corridoio.
“Sarà
l'età” scherzò Makarov “Ormai
mi sento incredibilmente vecchio
osservando questi giovani eroi... spero solo che il loro coraggio non
vacilli mai... neanche quando dovremo affrontare l'Avatar...”
Angolo
dell'autore:
Good
afternoon!
Rieccoci
qua con il secondo episodio di reclutamento! Spero che l'abbiate
trovato di vostro gradimento e che gli oc siano stati resi bene! Per
gli utenti i cui oc non sono ancora comparsi, compariranno nel
prossimo capitolo (se avete scelto eroe o antieroe) altrimenti tra
tre cap (se avete scelto cattivo)!
Spero
di portarvi un altro cap velocemente e ci vediamo alla prossima!
|
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Capitolo 4 *** Giovani eroi (3) ***
GIOVANI
EROI (3)
“Si
può sapere cosa sta succedendo?” tuonò
Makarov entrando
velocemente nella sala grande della Lega. Mira era già
seduta
davanti ad un grosso terminale ma non sembrava per nulla stanca,
eppure erano appena le quattro del mattino.
“Buongiorno
Master!” lo salutò l'albina prontamente con un
sorriso “A quanto
pare ci sono due segnalazioni. La prima riguarda un furto al deposito
di un noto fornitore di alimentari, mentre la seconda segnala la
presenza di alcuni terroristi che si stanno facendo strada attraverso
le pattuglie della polizia e stanno mirando ad una grossa
banca”.
“Tsk,
neanche di notte possono lasciarci riposare...”
commentò Makarov
passandosi una mano sulla pelata. La situazione era più
complicata
del previsto. Le reclute avevano sostenuto un duro allenamento per
tutto il giorno ed erano cadute in un sonno profondo, non poteva di
certo mandarle in missione in quelle condizioni lì.
Gli
eroi veterani, d'altra parte, erano in altre zone a svolgere altre
missioni.
“L'unica
rimasta a Magnolia è Erza.” spiegò Mira
“E posso far attivare
Elfman e Lisanna se serve, trenta minuti al massimo”.
Makarov
diede l'ordine di inviare Erza alla banca, mentre i fratelli Strauss
sarebbero andati dall'altra parte. Poteva contare su di loro, ma il
problema restava quello dei terroristi, era altamente probabile che
fossero seguaci di Avatar o alcuni fanatici che volevano solo farsi
notare.
“Se
la situazione dovesse peggiorare, chiama mio nipote e la sua squadra
e falli andare dove ce ne sarà bisogno!”
ordinò Makarov per poi
uscire dalla sala e dirigersi verso i suoi appartamenti -Dobbiamo
riuscire a completare l'addestramento delle reclute in fretta... e
sarà meglio chiedere aiuto a qualche altra Lega, qualche
mano in più
non farà male...-
§
§ §
L'enorme
deposito della “Always Fresh & Co” era un
grosso stabilimento
composto da più capannoni perfettamente attrezzati per
mantenere
cibarie di vario tipo, dai formaggi ai salumi e dalla frutta alla
verdura. La sicurezza non era mai stata troppo alta ma nessuno aveva
mai detto nulla al riguardo.
Infondo,
lì veniva conservato solo del cibo. Niente soldi o preziosi,
eppure,
quella notte, un grosso gruppo di ladri aveva deciso di
differenziarsi dal resto della marmaglia e aveva assaltato il
deposito, sfondando il cancello con un blindato, seguito da una
carovana di furgoni più piccoli, per poi mettersi a razziare
il
cibo.
Lo
stabilimento era situato in zona non molto abitata e piena di case
ormai abbandonate. In quel momento, da fuori, non sembrava che ci
fosse qualcosa di strano, a parte le occasionali urla che provenivano
dall'interno, ma una giovane ragazza appostata all'imbocco di un
vicolo sapeva bene che cosa stava succedendo.
Era
molto alta, con un corpo magro e asciutto ma dal seno abbondante. I
felini occhi azzurri creavano un ottimo contrasto con la carnagione
scura mentre il viso dai lineamenti appuntiti era incorniciato da dei
capelli di lunghezza media con due ciuffi ai lati che gli arrivavano
fin sotto le spalle. La chioma era castana chiara, quasi arancione,
ed era attraversata da delle strisce nere come il manto di una tigre.
Indossava
una semplice maglietta a maniche corte arancione e una mini gonna
nera, abbinate a degli stivaletti, con tacco basso, di colore marrone
scuro. Per concludere, in mezzo ai capelli portava un cerchietto a
strisce nere e bianche.
Dopo
aver ispezionato a fondo la strada, la giovane scattò fino
dall'altra parte, saltando in cima al muro di cinta che costeggiava
lo stabilimento. Rimase in quel punto
per qualche secondo, il tempo di osservare l'enorme spiazzo davanti a
lei, e subito corse in avanti, raggiungendo in breve tempo una porta
di servizio.
Sollevò
la mano destra le cui unghie, ricoperte di uno smalto verde acqua,
diventarono completamente nere. In pochi istanti, l'unghia
dell'indice si allungò di svariati centimetri, diventando
affilata
come una spada e, con essa, la ragazza disegnò un cerchio
nella
porta, rimuovendolo poi con le altre unghie.
Dopo
averlo posato a terra con attenzione, entrò nell'edificio,
facendo
attenzione a non fare alcun rumore.
Il
rumore provocato dai ladri era più che sufficiente a coprire
i suoi
passi ma lei non si azzardò a rischiare, salendo poi una
scala per
ritrovarsi su una passerella laterale dove poté osservare
l'enorme
magazzino dedicato ai prodotti da frigo e freezer. I vari intrusi
stavano spostando casse su casse, mettendole dentro al blindato e ai
vari furgoni.
Sotto
di lei, vide un uomo col volto coperto da un passamontagna intento a
fumarsi una sigaretta. Velocemente, lanciò un'occhiata a
tutti gli
altri presenti e, dopo aver constatato che nessuno stava guardando in
quella direzione, saltò giù.
Le
unghie della mano destra mutarono ancora e le ricoprirono la mano
come un'armatura. Prendendolo alla sprovvista, riuscì a
schiacciare
l'uomo sotto al proprio peso e, prima che potesse urlare, lo
colpì
sul naso con un pugno, spaccandoglielo e facendolo svenire di
conseguenza.
Sollevò
la testa oltre la grossa scatola contenente dei panetti di burro e
fissò attentamente gli altri bersagli. Nessuno si era
accorto di
nulla ma era solo questione di tempo, doveva agire in fretta.
Si
spostò rapidamente dietro ad un altro riparo ma, prima che
potesse
spostarsi al successivo, avvenne qualcosa di veramente strano. Tutti
i ladri presenti, uno dopo l'altro, si accasciarono al suolo,
tenendosi la gola come se stessero soffocando.
Una
vetrata presente nel soffitto esplose in quel momento, scagliando
schegge di vetro in tutto il deposito e una grossa spirale di gas
viola discese dall'alto. All'interno di essa, saltò un
ragazzo che
atterrò precisamente sopra al blindato e, dopo essere
rimasto
accucciato per alcuni secondi, si alzò in piedi di scatto,
gonfiando
il petto.
Era
alto come la ragazza e il fisico non era né troppo muscoloso
né
troppo magro, dalla carnagione chiara. Indossava una calzamaglia
completa azzurra con una nuvoletta bianca sorridente disegnata sul
petto e una mascherina bianca che permetteva comunque di vedere i
grandi occhi verdi del ragazzo, mentre ai piedi non indossava nulla.
Il
ragazzo si guardò attorno rapidamente, facendo ondeggiare i
capelli
neri raccolti in un codino spettinato, e disse “Sembra che li
abbiamo stesi tutti, Ginger!”
Di
fianco a lui arrivò una piccola nuvoletta di gas azzurrino
che però
fece fuoriuscire dei piccoli sbuffi di gas viola e il ragazzo,
girandosi di scatto, individuò la ragazza a pochi metri di
distanza.
“Tu
chi saresti? Non mi sembri una ladra!” proferì il
moro indicandola
con un dito e la giovane, alzando un sopracciglio, disse
“Potrei
farti la stessa domanda”.
“Tsk,
quanta maleducazione!” commentò il giovane
iniziando a camminare
avanti e indietro sopra al blindato per poi saltare giù e
aprire una
scatola. Gli occhi iniziarono a brillargli come quelli di un bambino
e, dalla scatola, tirò fuori un barattolo di olive
“Se vuoi
qualcosa, serviti pure! Ma non toccarmi le olive!” aggiunse
poi
mangiandone una manciata.
“Non
intendo mettermi a rubare del cibo.” commentò la
ragazza con
freddezza.
“Sei
una lagna! Voi ragazze non vi capirò mai! Prima urlate come
delle
galline per un nuovo vestito o dei cosmetici... e poi fate la voce
fredda e piatta come se non ve ne fregasse nulla. Siete uguali alle
olive, non capisco se siete frutta o verdura... ma almeno le olive se
mi danno problemi posso mangiarle. Però le olive non mi
daranno mai
problemi, le olive sono buone!” blaterò il ragazzo
mangiandone
altre.
“Le
olive sono dei frutti.” osservò la ragazza con
voce annoiata.
Quello era completamente matto.
“E
tu sei orribile di faccia, ma mica te lo dico apertamente!”
ribatté
il moro con un ghigno mangiando un altro tipo di olive e sputando il
nocciolo contro di lei. Subito dopo, andò ad osservare le
casse
messe nel blindato per poi mettersi alla guida, con Ginger di fianco,
ma la giovane si frappose tra lui e l'uscita, facendo allungare le
sue unghie “Non credere che ti lascerò
passare”.
“Sai,
sono io che ho convinto questi tizi a rubare del cibo! Volevo delle
olive e quella era la maniera più veloce!”
“Quindi?”
“Quindi
gli ho suggerito di rinforzare questo blindato per farlo resistere
alle forti esplosioni!” spiegò il moro sorridendo
per poi
mostrarle una scatola di fiammiferi. La giovane lo fissò in
silenzio
ma poi capì all'istante le sue intenzioni: quel ragazzo
controllava
i gas e i gas non andavano propriamente d'accordo con il fuoco.
Il
ragazzo ne accese uno e, sorridendo, lo gettò fuori dal
finestrino,
nello stesso momento in cui la giovane balzava all'indietro,
proteggendosi il volto con le braccia.
Un
ragazzo molto alto e muscoloso e una ragazza dal fisico sinuoso,
entrambi albini, stavano correndo lungo il muro dello stabilimento,
quando una potentissima esplosione fece tremare il terreno.
“Non
c'è più tempo!” urlò la
ragazza e l'altro annuendo, rivestì il
braccio destro di scaglie verdi e nere. Senza esitare, colpì
il muro
con un potentissimo pugno, abbattendolo e, sia lui che la ragazza, si
gettarono nel cortile dove videro una figura umanoide avvolta da una
strana armatura ossea annerita.
“E
quella che diavolo è?” esclamò il
ragazzo mettendosi di fronte
all'albina per proteggerla.
“Non
preoccuparti fratellone, credo sia dalla nostra parte.” disse
la
ragazza fissando con i suoi occhi blu quella strana figura, la cui
armatura si ritirò man mano, permettendo ai due di osservare
la
ragazza dai capelli tigrati.
La
ragazza si girò verso di loro, leggermente sorpresa
“Beastman e
Animal Queen? Cosa ci fanno due eroi di Fairy Tail qui?”
“Siamo
qui per aiutare!” spiegò l'albina sorridendo
quando un rumore di
gomme echeggiò nel cortile e, dall'edificio,
spuntò un blindato che
puntò immediatamente verso la ragazza più vicina.
La
giovane, tuttavia, saltò in alto e affondo le unghie, ora
diventate
degli affilati artigli, nel metallo come se fosse burro. Il ragazzo
alla guida sbuffò e iniziò a fare diverse curve
per farla cadere ma
senza successo.
Evitando
al pelo i due eroi appena arrivati, passò attraverso il buco
nel
muro creato da Beastman e accelerò violentemente.
“Sei
davvero fastidiosa!!!” urlò il moro aprendo il
finestrino per poi
far uscire Ginger che andò contro la ragazza inglobandole la
testa
ed emettendo degli sbuffi di gas viola. La giovane sentì le
forze
mancargli e la vista iniziò ad annebbiarsi.
Maledicendo
il guidatore, cercò di resistere il più a lungo
possibile ma dopo
una curva secca, cadde di lato, venendo afferrata al volo dalle gambe
di Animal Queen, le cui braccia si erano trasformate in grosse ali
bianche.
“Bye-bye
my friend!!!” urlò il moro “Ci rivedremo
presto se mai ci
saranno altri furti di olive!” e accelerò ancora,
allontanandosi
in pochi secondi.
“Uff...
quel Cloud non sa mai regolarsi!” commentò
l'albina gonfiando le
guance.
“Lo
conosci?” domandò l'altra ragazza.
“Sì,
abbiamo già avuto modo di affrontarlo. E' un antieroe e
combina un
sacco di guai ma ogni volta riesce a sfuggirci... però non
è così
pericoloso da ricevere l'attenzione dei nostri eroi più
forti.”
spiegò l'albina “Ma parliamo d'altro! Io sono
Lisanna Strauss e
quel ragazzo che sta correndo verso di noi è mio fratello,
Elfman!”
“Perché
me lo stai dicendo? Non ci tieni alla tua identità
segreta?”
domandò la castana e Lisanna, sorridendo, disse
“Non sarebbe equa
come cosa, in fondo sappiamo già chi sei, Alissa Drifter, o
devo
chiamarti Clawn Tiger?”
“Conosci
già la mia identità segreta?”
domandò l'altra assottigliando lo
sguardo mentre le unghie iniziavano lentamente ad allungarsi.
“Certo!
Il nostro master è molto bravo in queste cose ma non
preoccuparti...” la rassicurò Lisanna
“... non siamo qui per
affrontarti, bensì per proporti di far parte della nostra
Lega!”
Alissa
la fissò per qualche secondo in silenzio ma poi chiese
“Come mai
lo state chiedendo a me?”
“Perché
il master ti ritiene degna e vuole evitare che tu prenda la strada
per la vendetta, ma non so a cosa si riferisse di preciso.”
spiegò
Lisanna, mentre Elfman le raggiungeva, estraendo nel mentre uno
strano CD dai suoi pantaloni bianchi.
Alissa
chiuse per un attimo gli occhi e quando li riaprì, chiese
“Accetto,
ma possiamo passare da casa mia? Devo prendere alcune cose”.
“Certo,
nessun problema!” rispose Lisanna e suo fratello
azionò il
dispositivo di teletrasporto che li fece svanire dalla strada, mentre
in lontananza si udivano le prime sirene della polizia.
§
§ §
“Uhm...
sedici... no, diciotto uomini.” osservò Erza
dall'alto
dell'edifico, scrutando la banca con uno strano binocolo
“Credo che
abbiano con sé anche delle droghe illegali...”
“Sono
tutti provvisti di armi di grosso calibro, potrebbe venirne fuori una
situazione alquanto spinosa.” aggiunse un ragazzo di fianco a
lei,
il cui volto era coperto da una maschera integrale blu dai bordi
dorati, mentre il corpo era avvolto da un mantello con cappuccio del
medesimo colore.
“Cosa
proponi, Gerard?” domandò Erza spostando lo
sguardo sulla figura
del ragazzo che, togliendosi il cappuccio, lasciò liberi i
suoi
corti capelli blu “Credevo che tu rispettassi le
identità segrete
degli altri”.
Erza
gli sorrise e disse “Beh, qui ci siamo solo, tu... e quel
ragazzo
che hai portato quassù.” indicando un giovane
appoggiando contro
un muro poco dietro di loro.
Era
un ragazzo alto e slanciato, dal fisico temprato e con la carnagione
molto pallida. I lunghi capelli neri, legati in una coda, ricadevano
candidamente sul mantello bianco del suo costume, mentre gli occhi,
neri anch'essi, scrutavano la ragazza in armatura.
Sotto
al mantello, indossava un paio di pantaloni neri e la parte superiore
di una tuta scura senza maniche. Intorno alla vita portava una
cintura su cui erano installate delle piccole luci, in quel momento
spente, e le amni erano coperte da dei guanti metallici.
“Reito
Keiro, giusto?” domandò Erza “Ops...
scusami per la mancanza di
rispetto. Preferisci essere chiamata Hikari Bringer?”
“Mi
è indifferente.” commentò freddamente
il ragazzo chiudendo gli
occhi e tornando al suo silenzio.
Erza
spostò lo sguardo da Reito a Gerard “Devo dire che
il tuo allievo
non è molto socievole”.
“Non
è mio allievo.” commentò Gerard con un
tono leggermente divertito
“Volevo chiederti di portarlo con te alla Lega di Fairy Tail.
Io
sono un eroe etichettato però come antieroe da molti e non
posso far
parte di una Lega regolare”.
Erza
annuì mostrando un tenue sorriso. Lo conosceva da diversi
anni e
avevano combattuto assieme contro svariati nemici, ma quando era
saltato fuori lo scandalo secondo cui lui faceva parte di un
organizzazione criminale, nessuna Lega lo aveva più visto di
buon
occhio e quindi era diventato una sorte di antieroe, seppur il suo
cuore fosse completamente puro.
“Quindi
che facciamo?” domandò ancora la ragazza,
riportando lo sguardo
sulla banca.
“Io
e te dalle finestre, Reito dall'alto. Che ne pensi?” propose
Gerard
e la ragazza annuì, ritrovandosi d'accordo. Subito dopo,
saltò giù
dall'edificio e, grazie alle sue ali metalliche, planò fino
alla
prima finestra, sfondandola senza problemi.
“Reito...”
iniziò Gerard prima di seguire la compagna “...
aspetta il momento
adatto per colpire.” e si lanciò giù.
Un'aura dorata lo avvolse
completamente e, non appena toccò un cornicione,
riuscì a saltare
fin dall'altra parte della strada con una velocità
incredibile,
sfondando un'altra finestra.
Quando
atterrò all'interno dell'edificio, due terroristi erano
già stati
messi fuori gioco dalle lame di Erza, la quale aveva preso a
combattere con due energumeni, visibilmente dopati dalle droghe.
Gerard
corse verso di lei urlando il suo nome. Senza neanche guardarlo, la
ragazza indietreggiò insieme alle sue lame e lui, saltando,
le passò
davanti. In un istante, si lanciò addosso ai due energumeni
che
cercarono di afferrarlo ma lui svanì in un flash davanti a
loro e
delle lame, essendo colti alla sprovvista, li trapassarono da parte a
parte, abbattendoli.
Gerard
e Erza si misero schiena contro schiena e le spade della ragazza
crearono due cerchi intorno a loro, proteggendoli dai proiettili
degli altri terroristi. Dopo un breve sguardo d'intesa con Gerard,
Erza scagliò le sue spade in avanti, costringendo i vari
nemici a
mettersi al riparo.
Il
ragazzo ne approfittò subito e, muovendosi radente al
terreno, girò
attorno ad una colonna e colpì tre nemici sul fianco,
mandandoli al
tappeto, per poi saltare fino alla parte superiore della sala e
gettarne due di sotto con dei calci.
Dalla
parte opposta della sala, un terrorista alzò il suo fucile
per
sparargli, ma una spada calò dall'alto, tagliandogli la
canna a
metà. Erza gli fu subito addosso e con un rapidissimo
fendente lo
eliminò del tutto.
Dietro
di lei, un terrorista le puntò una pistola contro la schiena
ma,
prima che potesse premere il grilletto, una terrorista alta sul metro
e settanta, dai capelli neri gli afferrò il braccia,
torcendoglielo
dietro la schiena.
“Gah!
Che stai facendo?!” urlò l'uomo e la giovane,
sorridendo, disse
“Il mio lavoro” e gli lussò la spalla,
schiacciandogli poi la
testa sotto al suo stivale nero. Erza la fissò in silenzio
la
ragazza “Tu saresti?”
“Attualmente
mi chiamo Elizabeth.” spiegò la ragazza, mentre i
capelli si
schiarivano, diventando rossi come quelli di Erza e gli occhi, prima
azzurri, passavano al giallo scuro.
Legandosi
i capelli in una coda alta disordinata, la ragazza aggiunse
“Ma
penso che tu mi conosca come Shapes!”
Erza
annuì lentamente. Conosceva di fama la ragazza dai mille
volti che
era riuscita ad infiltrarsi in molte organizzazioni criminali e a
distruggerle dall'interno, eppure non faceva parte di alcuna Lega.
“Dopo
non andartene, Dobbiamo parlare.” spiegò Erza e la
ragazza,
mostrando uno strano sorriso, prese la pistola del terrorista sotto
di lei e sparò in testa ad altri due, uccidendoli con un
colpo.
Dall'alto
caddero altri terroristi svenuti e ormai ne mancavano una mezza
dozzina ma quelli rimasti si ficcarono delle strane siringhe nel
braccio e, dopo pochi secondi, una strana aura oscura si
impadronì
di loro.
Tutti
e sei crearono delle protesi oscure dalle braccia e si avventarono
contro Erza che riuscì a difendersi da tutti i primi
attacchi, prima
che Gerard, piombando dall'alto, schiacciasse la testa al
più vicino
dei nemici.
“Questa
droga è un nuovo tipo.” osservò il
ragazzo evitando un fendente
laterale di un nemico.
“Lo
so, ora possono ottenere poteri molto più potenti e
pericolosi.”
spiegò Erza “Non siamo ancora in grado di capire
da chi ottengano
tutte queste droghe”.
“Allora
anche dei pezzi grossi come voi hanno dei difetti.”
commentò
Shapes con un ghignetto sulle labbra “Non mi sorprende che vi
stiano prendendo a calci in culo”.
Erza
fece per ribattere ma in quel momento, i cinque nemici rimasti
saltarono tutti in alto per attaccarli con il loro peso. Dalla strana
arrivarono decine e decine di proiettili di luce che colpirono tutti
quanti i bersagli, scagliandoli in fondo alla banca.
Erza
e Shapes si girarono verso l'entrata e videro Reito camminare verso
di loro, con la luce del sole appena sorto dietro di lui. La luce
iniziò a filtrare anche dalle finestre e, in poco tempo,
divenne
tutto più chiaro.
Reito
alzò le braccia, distendendole in avanti e la luce riflessa
dai suoi
guanti si solidificò, prendendo la forma di dieci lame a
forma di
mezzaluna, una per dito.
I
nemici si alzarono in quel momento, scrutando il ragazzo con i loro
occhi pieni di follia.
“Dieci
lame. Dieci braccia.” iniziò Reito fissandoli uno
a uno “Fate
ancora un passo e le vostre braccia faranno una brutta fine”.
I
terroristi non badarono minimamente alle sue parole e scattarono in
avanti. Un secondo dopo, le loro braccia ruzzolarono sul pavimento,
mentre le dieci lame di luce di Reito si conficcavano nel muro alle
loro spalle.
Dopo
i primi secondi di incredulità, si gettarono a terra,
iniziando ad
urlare e a dimenarsi come se fossero posseduti. Dopo pochi secondi,
anche l'ultimo di loro smise di muoversi a causa della perdita di
sangue.
“Un
potere molto potente.” commentò Erza alle sue
spalle e Gerard “E'
stato iniziato a quel modo di usarlo... non è colpa sua, ed
è per
questo che vorrei che entrasse a far parte della vostra Lega”.
“Un
assassino eh? Interessante.” commentò Shapes
sedendosi su una
scrivania e dandosi una spolverata ai pantaloni militari e alla
maglietta nera senza maniche.
Erza
fissò il suo compagno per qualche secondo,
dopodiché riportò lo
sguardo su Reito “Se a lui sta bene, non vedo alcun motivo
per non
farlo unire a Fairy Tail”.
“Ti
ringrazio.” disse Gerard sorridendo sotto la maschera per poi
voltarsi verso l'uscita, senza riuscire a vedere il rossore sulle
guance di Erza. Dopo averla salutata, saltò nuovamente in
alto e
uscì da una finestra, prima che la polizia potesse fare
irruzione e
cercare di arrestarlo.
“Oh
un'eroina di Fairy Tail!” esclamò un poliziotto
notando Erza che
dopo aver indicato i vari terroristi ancora in vita ai poliziotti, si
era avvicinata a Reito “Quindi?Sei pronto ad unirti a
noi?”
Il
ragazzo rispose con una scrollata di spalle
“Finché non mi darete
troppo fastidio, non ci saranno problemi”.
La
ragazza annuì per poi voltarsi verso Shapes, ancora intenta
ad
osservarla con un sorrisetto bastardo sulle labbra “Per caso
vuoi
chiedere anche a me di unirmi alla vostra Lega delle fate di
zucchero?”
Erza
assottigliò lo sguardo e si piantò davanti a lei.
Con un semplice
colpetto della mano, spaccò la scrivania sulla quale era
seduta,
costringendola ad alzarsi “Ascoltami bene... master Makarov
ha
bisogno di tutti i giovani eroi possibili e non sarò io ad
impedirti
di unirti a noi, ma se proverai a usarci per i tuoi scopi, stai pur
certa che te la farò pagare”.
Shapes
non batté ciglio e annuì una volta sola,
dopodiché, Erza prese
dall'armatura il sistema di teletrasporto. Reito si avvicinò
alle
due ragazze e tutti e tre vennero teletrasportati sulla stazione
della Lega.
§
§ §
Il
giorno dopo, nella sala grande della Lega, tutti i membri ufficiali
erano riuniti per assistere alla cerimonia indetta per le nuove
reclute.
Makarov
attese che tutti quanti si fossero seduti e, andando poi in cima ad
una breve scalinata, davanti alla quale erano presenti le reclute,
iniziò “Tempi difficili ci attendono. Tempi duri e
pieni di
difficoltà. L'Avatar ormai incombe su di noi e su tutta
Magnolia
così come tutte le altre città. Da soli possiamo
rallentarli, da
soli possiamo ferirli ma da soli non possiamo sconfiggerli del tutto
e questo lo sappiamo benissimo”.
Fece
una breve pausa, scrutando i volti dei presenti.
“Lo
sappiamo benissimo ed è per questo che oggi siamo qui per
dare il
benvenuto ai nostri nuovi compagni! Il loro cuore è forte e
sanno a
cosa stanno andando incontro ma, se resteremo uniti, né il
loro
spirito né il nostro vacilleranno mai!”
Tutti
i presenti esplosero in un urlo corale, applaudendo alle parole del
master e Mira, pochi secondi dopo, lo affiancò, tenendo tra
le mani
un cuscino di seta rossa sulla quale erano presenti dei piccoli
medaglioni con il simbolo della Lega impresso sopra.
“Yugure
Yoru, Shi No Buki.” chiamò il master e il ragazzo
salì la breve
scalinata . Il master gli porse un medaglione “Che la tua
lama
possa portarti sulla retta via e proteggere i tuoi compagni
dall'oscurità”. Yugure annuì e prese il
medaglione, tornando poi
di fianco agli altri.
“Neren
Ekirus, Sorriso Cremisi.” questa volta toccò
all'eroina con il
potere del sangue farsi avanti. “Il tuo spirito è
forte e il tuo
potere è grande. Non permettere al male di farti
vacillare.”
sussurrò il master e la ragazza annuì, prendendo
il medaglione e
tornando al suo posto, mandando uno sguardo carico di sfida ad Alex,
seduta in prima fila, la quale le sorrise.
“Reito
Keiro, Hikari Bringer”. Quando il ragazzo fu davanti al
master,
Makarov disse “Il tuo potere è la luce e possa
esso aiutarti a
dissipare l'oscurità che ti parerà di
fronte”.
“Noemi
Inuzumi, Nozomi.” la ragazza si avviò verso di lui
e, per fortuna,
nessuno notò lo sguardo assassino di Juvia e quello
disperato di
Gray, di fianco a lei. “Il tuo cuore puro ti
aiuterà a superare le
difficoltà, non dubitare mai di lui e del tuo
istinto”.
“Shino
Kirigaya, Shapes.” l'ultima arrivata camminò con
il suo solito
sorriso sulle labbra ma la voce del master la lasciò
sorpresa “Gravi
ferite ti fanno soffrire, il passato ti costringe a ricordarlo ma il
futuro ti aiuterà a lasciarlo andare”.
“Sora
Melodian, Sound Man.” il ragazzo camminò
svogliatamente verso il
master ma il suo sguardo rimase serio davanti alle parole del vecchio
“Non cercare la vendetta per il passato, pensa solo a trovare
una
via per il tuo futuro”.
“Emily
Harada, Little Queen.” la compagna di Lucy e Levy
avanzò
lentamente, avvertendo gli sguardi degli altri su di sé, ma
la cosa
non la fermò minimamente “Grande è la
tua voglia di giustizia, fa
che questa luce non ti accechi e ti porti verso la strada
sbagliata”.
“Deneb
Hunter, Oplon.” l'eroe che aveva già aiutato Gray
camminò con
prontezza fin davanti all'anziano “La tua volontà
e il tuo spirito
rinforzano il tuo potere, non dubitare dei tuoi compagni e difendili
fino alla fine”.
“Alissa
Drifter, Clawn Tiger.” la giovane ragazza si avviò
verso il
master, sotto lo sguardo contento di Lisanna e Elfman “I tuoi
artigli sono la tua arma ma non macchiarli con il sangue voluto,
altrimenti diventeranno la tua rovina”.
Quando
anche Alissa fu tornata al suo posto, Makarov alzò un pugno
verso
l'alto “Diamo il benvenuto ai nostri nuovi compagni e
facciamo
capire all'Avatar che non si scherza con Fairy Tail!”
Un
nuovo urlo echeggiò per la sala e questa volta, la maggior
parte
delle reclute vi prese parte.
Makarov
osservò silenziosamente i suoi figli unirsi alla baldoria,
tirando
nel mezzo i nuovi arrivi, dopodiché si girò verso
l'enorme
finestra, osservando la Terra poco lontana.
-La
nostra mossa l'abbiamo fatta... ora non ci resta che aspettare quella
dell'Avatar.- pensò il master ben sapendo che non sarebbe
tardata ad
arrivare.
Angolo
dell'autore:
Good
evening!
Come
ve la passate? Credevate che mi fossi dimenticato delle altre fic
vero? Beh, ora che la mia raccolta di scontri si è fermata
(fino a
settembre) posso tornare alla carica con le altre! In teoria
mancherebbe ancora una OC buona ma la sua utente non me l'ha mai
inviata e quindi ho deciso di procedere comunque.
Spero
che il capitolo vi sia piaciuto e vi ricordo che nel prossimo
capitolo vi sarà una vista generale sulla nuova vita dei
nostri eroi
( e caso mai dei nostri antieroi anche) mentre il capitolo dopo
sarà
dedicato interamente agli OC che hanno deciso di far parte del male!
Detto
questo vi saluto e ci vediamo alla prossima!
|
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Capitolo 5 *** Nuova vita, nuove regole ***
NUOVA
VITA, NUOVE REGOLE
La
sveglia iniziò a suonare all'improvviso, molestando il sonno
della
giovane con una sirena assordante e costante. Dopo i primi secondi di
immobilità, la ragazza infilò la testa sotto al
cuscino ma non
servì a niente.
“Shinoooo...
spegni quella maledetta cosa...” mugugnò Neren da
sotto il cuscino
sbattendo i piedi sul materasso. Nella piazza sotto di lei, essendo
le due sistemate in un letto a castello, Shino allungò
pigramente un
braccio verso il comodino e, dopo aver toccato la sveglia,
trasformò
la mano in un pezzo d'acciaio per poi distruggere il piccolo
apparecchio con un colpo solo.
Tuttavia,
il danno era fatto e il sonno tanto desiderato non sarebbe
più
ritornato.
Neren
si mise seduta con gli occhi semichiusi grattandosi svogliatamente la
testa. Si girò poi verso sinistra e si inclinò in
avanti,
dimenticandosi del tutto di essere ad almeno due metri dal suolo.
Dopo
un brevissimo urlo, si piantò di faccia nel pavimento,
restando
sdraiata per diversi secondi, mentre la sua compagna di stanza si
alzava sbadigliando sonoramente.
Passandosi
una mano tra i lunghi capelli rossi completamente scompigliati, Shino
camminò verso la porta, non curandosi di essere passata
sopra alla
sua compagna che, con una vena pulsante sulla fronte, si
rialzò
subito “Ehi brutta maleducata! Guarda dove metti i
piedi!”
Shino
si fermò per un attimo, girandosi verso Neren e trasformando
il suo
volto per renderlo uguale a quello della supereroina del sangue
“Ehi
brutta maleducata! Guarda dove metti i piedi! Gne gne gne...”
Neren
assottigliò minacciosamente lo sguardo e si
scrocchiò le nocche
“Stai cercando rogne?”
“L'unica
rogna che mi viene in mente ora è che ho fame...
perciò non
rompere!” ribatté Shino con un leggero ghigno per
poi uscire dalla
stanza, venendo rimbeccata dall'amica “Almeno togliti il
pigiama!”
La
rossa si guardò il corpo e solo allora si ricordò
di essersi messa
il pigiama bianco, composto da pantaloncini e maglietta, che le era
stato consegnato da Mira la sera prima, dato che ora la maggior parte
di loro viveva lì. Dopo essere rientrata, indossò
una maglietta
rossa senza maniche con una croce dietro, dei pantaloni neri lucidi,
un paio di scarpe rosse semplici e un giubbotto di pelle nero.
Di
fianco a lei, invece, Neren si vestì con dei jeans blu,
delle scarpe
da ginnastica nere e una maglietta larga nera con dei tribali grigio
scuri. Dopo essersi date una sistemata ai capelli, si incamminarono
verso la mensa della Gilda, trovandola stranamente vuota.
“Per
caso abbiamo saltato l'ora della colazione?”
domandò Neren
guardando poi un orologio appeso alla parete. Erano solo le otto e
mezza del mattino.
“Tsk,
chi se ne frega. Io voglio soltanto mangiare ora.”
sbuffò Shino
dirigendosi verso un robot cuoco che le servì la colazione a
base di
bacon con uova, pane tostato e succo d'arancia. Subito dopo di lei,
Neren si fece servire con del latte caldo e dei cereali.
Dopo
essersi sedute ad un tavolo, si guardarono attorno. Poco lontano da
loro videro Reito intento a leggere un giornale e anche il suo
vestiario, come il loro, era molto semplice, dato che indossava solo
delle scarpe da ginnastica nere, un paio di jeans scuri e una camicia
con dei disegni bianchi sopra. Visto il suo carattere, però,
solo
Yugure era riuscito a scambiarci qualche parola.
“Finalmente
vi siete svegliate anche voi.” commentò una voce
maschile alle
spalle di Shino che, voltandosi, vide Deneb con un vassoio in mano e
un piatto vuoto. Evidentemente aveva appena finito di mangiare.
Il
giovane indossava un abbigliamento casual composto da una maglietta a
maniche corte grigio scura, dei jeans blu, un paio di stivali
militari neri e un orologio da polso con il cinturino nero.
“Ehi
Deneb... ma per caso qua ci si sveglia alle sei? Non c'è
nessuno...”
commentò Neren bevendo poi un sorso di latte. Il ragazzo
andò a
posare il vassoio dove lo aveva preso e tornò poi a sedersi
di
fianco alla ragazza “Beh, gli altri sono dovuti andare a
scuola.
Strano che tu non sia con loro”.
Neren
si paralizzò di colpo, metabolizzando le parole del suo
compagno.
Dopo aver posato delicatamente la scodella, domandò
“Scuola...
quale scuola?”
“La
scuola dove vanno Natsu, Lucy e tutti i tuoi altri compagni.”
spiegò Mira alle sue spalle con uno strano bagliore rosso
negli
occhi e un'aura oscura tutt'attorno “Tutti gli eroi dai
diciott'anni in giù devono andare a scuola”.
“C...
cosa?! Ma... ma... ma...!” iniziò Neren additando
Shino che,
alzando un sopracciglio, le disse “Spiacente mocciosa, io ho
ventitré anni”.
“A...
allora...!” continuò la ragazza dai capelli verdi
voltandosi verso
Deneb che le disse “Idem”.
“E
Reito allora?!” chiese poi Neren e il ragazzo, avendola
sentita, si
limitò a solidificare la luce sopra alla sua mano,
materializzando
il numero ventidue.
“Non
vorrai dirmi che stavi pensando di marinare la scuola...”
sibilò
Mira.
Neren
deglutì e negò velocemente con la testa
“No no! Stavo giusto per
andare a prepararmi!”
“Bene,
allora lascia che ti aiuti!” si propose Mira sollevandola per
il
colletto per poi trascinarla rapidamente verso le loro stanze
“Dobbiamo farti indossare l'uniforme e so già che
non sarà
facile!”
“No
ti prego! Nessuna uniforme da femminuccia! Ti pregoooooooo!”
urlò
Neren mentre le porte della mensa si chiudevano davanti a lei,
dividendola del tutto dai suoi compagni i quali fissarono la scena
nel silenzio più assoluto.
Solo
dopo qualche secondo Shino si concesse una breve risata.
“Perché
ridi?” domandò Deneb senza una qualche particolare
emozione nella
voce.
“Perché
quella mocciosetta vuole sempre combattere ma si è fatta
mettere in
riga in mezzo secondo da una presunta santarellina.”
spiegò Shino
alzando le spalle “Non a caso Mira è tra le eroine
più forti del
mondo”.
“Non
dovresti sottovalutare una tua compagna.” commentò
Deneb “Potrebbe
batterti in un duello”.
“Oh?
Spiacente bello ma molti di voi non potrebbero neanche
toccarmi.”
sibilò Shino portandosi poi il bicchiere vicino alle labbra,
notando
una barriera color zaffiro che impediva al succo di uscire.
Con
uno schiocco delle dita, Deneb dissolse la piccola barriera e si
alzò
in piedi “Ci sono altri metodi per poter vincere.”
incamminandosi
verso l'uscita subito dopo. Shino si limitò a ghignare ma,
prima che
potesse ribattere, un allarme generale risuonò per tutta la
Lega.
“Rilevata
minaccia di classe A! Shapes, Hikari Bringer e Oplon a rapporto
nell'ufficio di Master Makarov!”
La
ragazza a momenti si strozzò con il succo d'arancia ma fu
rapida a
riprendersi per poi uscire di corsa dalla mensa, seguita a ruota da
Reito. Neanche la colazione poteva godersi in santa pace...
§
§ §
Emily
si guardò attorno vagamente confusa per poi tornare a
leggere il suo
libro. Qualcosa non andava.
Alla
sua destra, Lucy e Levy stavano chiacchierando tranquillamente tra di
loro, mentre Gajeel, Natsu, Elfman e Gray si insultavano sonoramente
con Juvia alle spalle di quest'ultimo, ovviamente con gli occhi a
forma di cuore.
Poco
più dietro, Sora e Yugure erano seduti silenziosamente ai
loro
posti, intenti a farsi i fatti loro, con Archer che, seduto alla
destra di Yugure, scoccava qualche occhiata imbarazzata, di tanto in
tanto, alle altre ragazze presenti nella classe.
Noemi
ed Alex, ad esempio, che erano intente ad ascoltare alcune direttive
di Erza, mentre poco dietro Lisanna si divertiva a fissare le loro
espressioni che mutavano di frase in frase.
Le
ultime presenze, di fianco a Emily, erano Alissa, completamente presa
dallo smalto per le unghie viola acceso che si stava spalmando sulle
unghie con precisione chirurgica e una ragazza dai lunghi capelli
castani intenta a fissare dei tarocchi sul suo banco. A quanto aveva
capito, si chiamava Cana Alberona.
C'erano
molte domande nella testa della ragazza amante dei libri. Tipo:
perché quelle persone che non aveva mai visto ora erano
nella sua
stessa classe? Perché Lucy e Levy, benché le
facesse piacere la
cosa, erano nella sua stessa classe? Perché lei, che aveva
diciassette anni, si ritrovava in una classe dove tutti gli altri ne
avevano diciotto?!
Prima
che potesse domandarsi altre cose, la porta della classe si
aprì e
un uomo dai capelli arancioni tirati all'indietro e con una leggera
barba del medesimo colore, fece il suo ingresso, andando a mettersi
dietro alla cattedra.
“Insegnante
in aula!” tuonò Erza e tutti filarono al loro
posto, non senza
sbuffare o sbadigliare, soprattutto il gruppetto di ragazzi rissosi.
L'uomo sorrise alla classe e, dopo essersi sistemato la cravatta
abbinata al completo elegante nero e beige, disse “Buongiorno
studenti, mi chiamo Gildarts Clive e, d'ora in poi, sarò il
vostro
insegnante! Prima di incominciare con l'appello, ci sono
domande?”
Il
primo ad alzare la mano fu Archer “Mi pare di capire che
tutti
quanti i presenti facciano parte della Lega di Fairy Tail... quindi,
perché diavolo ci sono finito anche io in questa classe?! Ho
già
detto che non sono interessato!”
“Lo
sappiamo bene, ma essendo tu una persona dotata di superpoteri,
abbiamo deciso che sarebbe stato meglio tenerti sotto controllo in
qualche modo. Così eviterai di creare disordini a
scuola.” spiegò
Gildarts con un sorriso, facendo irritare il ragazzo. L'avevano
scambiato per un teppistello da due soldi, per caso?!
Fu
il turno di Emily ad alzare la mano “Vorrei sapere come mai
sono
finita in questa classe... io frequento il secondo anno e tutti gli
altri sono già al terzo”.
“Abbiamo
visto i tuoi voti e siamo sicuri che con la tua mente non avrai
problemi a saltare dal secondo al terzo anno. Complimenti per la
promozione!” disse Gildarts sorridendo. Emily non parve molto
colpita dalla risposta, ma vedendo i sorrisi delle sue amiche, si
limitò ad annuire.
“Bene,
ora che abbiamo finito, iniziamo con l'appello!”
cominciò l'uomo
aprendo un registro per poi prendere in mano una penna. Dopo aver
firmato la sua presenza, iniziò a chiamare i vari studenti,
segnadoli presenti non appena sentiva la parola
“Presente”.
“Alberona
Cana...” Emily notò subito come la ragazza avesse
assunto un'aria
alquanto seccata non appena era entrato Gildarts. Che si conoscessero
già? “Dragneel Natsu... Drifter Alissa... Ekirus
Neren...”
Gildarts
si guardò attorno non avendo ricevuto risposta
“Per caso Neren è
assente?” domandò poi, un secondo prima che la
porta si aprisse di
scatto, mostrando una Mira alquanto provata intenta a trascinare
Neren per la divisa scolastica.
Dopo
averla messa davanti al suo banco, Mira uscì dall'aula
salutando
Gildarts e gli altri.
“Ehi
ehi ehi! Come mai lei non resta in classe?!” si
lamentò Neren
sistemandosi sulla sedia ed Erza le rispose
“Perché lei si porta
avanti con le lezioni durante il suo tempo libero”.
La
ragazza sbuffò e si accasciò sul banco. Uno
spirito libero come lei
rinchiuso in una scuola. Sembrava una barzelletta...
Intanto,
Gildarts riprese a fare l'appello “Fullbuster Gray... Harada
Emily... Heartphilia Lucy... Inuzumi Noemi... Kiritsugu Archer...
Loxar Juvia... McGarden Levy... Melodian Sora... Redfox Gajeel...
Scarlet Erza... Smith Alex... Strauss Elfman... Strauss Lisanna...
Yoru Yugure. Ok, ci siamo tutti.” concluse poi, lanciando
un'occhiata alla classe e alla disposizione degli studenti.
“Bene,
dato che questa classe è molto... speciale, sarebbe logico
pensare a
delle lezioni diverse rispetto a quelle delle altre classi. Con
materie del tipo: utilizzo dei propri poteri, come salvare
correttamente i civili e cose simili.” disse Gildarts con
sguardo
serio, risvegliando l'interesse di molti dei presenti. Niente materie
noiose e teoriche? Quella classe cominciava ad essere interessante!
“Invece
andremo avanti come ogni buona classe di questo istituto!”
continuò
Gildarts mostrando un sguardo divertito “Su, aprite i vostri
libri
di testo d'inglese a pagina dodici!”
Le
speranze e i sogni di libertà degli studenti vennero mandati
in
frantumi con quelle poche parole. Solo Lucy, Levy, Emily ed Erza
parvero compiaciute della cosa, ma per gli altri quella era una
doccia fredda.
Le
prime due ore furono lunghe, noiose e senza fine. Quando la
campanella del primo intervallo risuonò per la scuola, Natsu
si alzò
in piedi con le lacrime agli occhi, abbracciando Gray e Gajeel,
anch'essi con le lacrime agli occhi.
Anche
gli altri si alzarono dai loro posti, iniziando a chiacchierare tra
di loro, con alcuni degli studenti che uscirono dalla classe.
Yugure
andò sul tetto della scuola, avvicinandosi alla rete che
delimitava
il perimetro, e si mise a fissare il giardino sottostante con sguardo
annoiato.
“Anche
tu avevi bisogno di un po' d'aria, eh?” domandò
Neren
avvicinandosi al ragazzo per poi fermarsi alla sua sinistra
“Non ne
potevo più di quella stanza!”
Il
ragazzo si limitò ad alzare un sopracciglio senza dire nulla
e
allora Neren riprese “Beh, neanche un 'Hai ragione' o
qualcosa di
simile? Non mi sorprende che tu e Reito andiate tanto
d'accordo!”
“Lui
è più un tipo d'azione e ha un conto in sospeso
con me.” si
intromise Archer alle loro spalle fissando Yugure con un ghigno.
Neren
si girò per scoccargli un'occhiata annoiata “Mi
dispiace, ma
dovrai aspettare la fine delle lezioni. Se ti beccano ad usare i tuoi
poteri ti faranno a pezzi”.
“Ah!
Non lo scopriranno mai. Sarà una cosa molto
veloce.” sibilò
Archer mentre i suoi capelli iniziavano a schiarirsi e la pelle a
scurirsi. Un istante dopo creò due pugnali di cristallo
rosso nelle
mani e si preparò a combattere.
Dopo
una rapida occhiata, Yugure fece fuoriuscire due pugnali d'acciaio
dalle maniche della divisa e mimò la posizione del suo
avversario.
Neren indietreggiò lentamente e, benché la voglia
di gettarsi a sua
volta nello scontro fosse incontrollabile, l'idea di un'Erza
incazzata nera riuscì a tenerla ferma. Ci sarebbero stati
altri
scontri, uno in meno non l'avrebbe uccisa, anzi...
“Uff...
mai un po' di pace quassù...” commentò
Sora dal suo punto
sopraelevato dove si era sistemato per sonnecchiare. Neren non si
girò neanche a guardarlo ma gli domandò
“Secondo te chi vincerà?”
Il
ragazzo del suono fissò con sguardo spento i due duellanti
e,
sdraiandosi di lato con la testa posata sul palmo di una mano,
sussurrò “Archer è in
vantaggio”.
“Questo
non risponde alla mia domanda.” osservò Neren
sedendosi di fianco
alla porta.
“Archer
può evocare quante armi di cristallo vuole. Yugure ha solo
due
pugnali a quanto vedo.” commentò Sora
“Se si spezzeranno, sarà
la sua sconfitta”.
“Quindi
deve solo evitare di rompere le sue armi per vincere?” chiese
allora Neren immaginandosi quel finale e la cosa la annoiò
un po'.
Sarebbe stato troppo scontato come finale.
Sora
non si degnò neanche di risponderle dato che i due
scattarono l'uno
verso l'alto, incrociando le lame a pochi centimetri dai loro
volti, generando diverse scintille. Subito dopo, Archer
cercò di
colpirlo con un calcio basso ma Yugure balzò all'indietro e
l'albino
ne approfittò per scagliargli addosso i suoi due pugnali di
cristallo, che vennero prontamente deviati.
Prima
ancora che si dissolvessero in aria, Archer ne creò altri
due e si
lanciò nuovamente contro Yugure, menando due fendenti dai
lati. Il
biondo fece un rapido scatto in avanti, finendo tra le braccia di
Archer per poi colpirlo con una gomitata sullo sterno.
Il
ragazzo accusò il colpo e indietreggiò ma non
senza tirare un
calcio verso l'alto. Yugure schivò abilmente il colpo
tirando
indietro la testa, ma una sottile linea rossa si disegnò
sulla sua
guancia destra.
Neren
e Sora sgranarono leggermente gli occhi, notando poi una lama di
cristallo fissata alla punta della scarpa di Archer, che
mostrò un
sorriso beffardo “Che c'è? Non riesci ad evitare
un attacco
semplice come quello?”
Yugure
si passò il dorso della mano sulla ferita e, un secondo
dopo, fu di
nuovo davanti all'avversario che si preparò ad affrontarlo.
Contrariamente a quanto previsto, il biondo abbassò le
braccia e
tentò di colpire Archer al volto con un calcio in affondo,
ma
l'albino evitò prontamente inclinando la testa di lato.
Subito
dopo, Yugure indietreggiò di qualche metro “Il mio
colpo non è
arrivato da un punto cieco, eppure ti ho colpito”.
Archer
sgranò gli occhi avvertendo il calore del sangue mentre gli
colava
lungo la guancia dov'era presente un piccolo taglio. Abbassò
lo
sguardo e vide una lama spuntare da sotto la scarpa destra di Yugure.
“Credevo
che avesse solo due pugnali.” commentò Neren
alzandosi in piedi
per poi materializzare due pugnali di sangue.
Sora
la fissò in silenzio. Non era sua intenzione immischiarsi
negli
affari degli altri. Di certo lo scontro sembrava invitante ma
rischiare di farsi del male a scuola, con conseguenze alquanto
disastrose vista la presenza di Erza, non era il massimo della
furbizia.
Neren
si lanciò in avanti pregustando lo scontro ma, dopo appena
pochi
passi, la porta che dava sul tetto si aprì di colpo e un
Gildarts
visibilmente infuriato si palesò di fronte agli studenti.
“Cosa
vedo... tre dei miei studenti intenti a combattere tra di
loro...”
sibilò l'uomo fissandoli uno ad uno.
“I...
io non ho fatto nulla! Ero seduta fino a pochi secondi fa!”
si
giustificò Neren “Diglielo Sora!” ma,
purtroppo per lei, il
ragazzo si era già voltato dall'altra parte, fingendo di
sonnecchiare.
“Sembra
proprio che Sora non abbia nulla da dire e io penso di aver appena
trovato trovato i miei tre volontari per l'interrogazione di
matematica di oggi pomeriggio.” disse Gildarts “Su,
tornate in
classe. La ricreazione è finita”.
Neren
e Archer sospirarono pesantemente mentre Yugure si limitò a
rinfoderare i suoi pugnali.
Scendendo
le scale, Neren si girò infuriata verso Sora “Tu
sei un traditore!
E tu...!” e puntò un dito verso Archer che,
stizzito a sua volta,
domandò “Che c'è?”
“Sarà
una cosa molto veloce.” gli fece il verso Neren “Ma
per favore!
Ho sentito la stessa frase in Bleach, Dragon Ball e in
chissà quanti
altri anime e alla fine lo scontro durava decine di episodi! La
prossima volta ricordami di non darti retta!”
Archer
non mandò giù quelle parole e si
apprestò a risponderle per le
rime, ma un'improvvisa occhiataccia da parte di Gildarts li
zittì
del tutto.
-Non
finisce qui...- pensarono i due scambiandosi occhiate di fuoco,
mentre Yugure e Sora li seguivano nel loro solito silenzio.
§
§ §
Noemi
correva come una dannata lungo i corridoi della scuola. Non solo si
era persa in chiacchiere con delle ragazze su alcuni tipi di dolci ma aveva avuto
anche difficoltà a trovare il bagno e ormai la campanella
era
suonata.
“Se
arriverò in ritardo Gildarts mi interrogherà di
biologia!!!” urlò
la ragazza svoltando all'improvviso un angolo per scontrarsi contro
un ragazzo e finire a terra sopra di lui.
Dopo
i primi secondi di immobilità passati a capire che cosa
fosse
successo, il ragazzo domandò “Ti dispiacerebbe
alzarti?”
Noemi
ruotò di poco la testa, poggiando il mento sullo sterno
dell'estraneo e si ritrovò a fissare due profondi occhi
color
ametista abbinati a dei corti capelli neri lisci ed arruffati. Il
povero malcapitato era alto sul metro e ottanta circa ed era magro,
ma dal fisico robusto a quanto poteva capire la giovane, essendoci
sdraiata sopra.
“Eh?
Ah sì sì, scusami!”
La
ragazza si rialzò velocemente e aiutò l'altro a
fare lo stesso “Mi
dispiace di esserti venuta addosso... anche se potevi
spostarti...”
“Prego?
Sei spuntata da dietro l'angolo correndo come un'indemoniata! Come
avrei potuto evitarti?” domandò il ragazzo
leggermente confuso
dalla botta.
“Non
lo so... ma potevi comunque provarci!” commentò
Noemi gonfiando
leggermente le guance. Il ragazzo alzò un sopracciglio,
capendo di
star parlando con una di quelle persone che voleva sempre aver
ragione.
“Ok
ok, la prossima volta starò più
attento.” bofonchiò il giovane
passandosi la mano sinistra tra i capelli, mettendo così in
mostra
il tatuaggio a forma di clessidra nera senza sabbia, posto sul dorso
“Piuttosto... perché stavi correndo?”
Noemi
si trasformò di colpo in una statua, iniziando a tremare
pochi
secondi dopo.
“Devo
tornare in classe!” urlò subito dopo, mettendosi a
correre lungo
il corridoio, sotto lo sguardo scioccato del moro “Tsk... ce
n'è
di gente strana in questa scuola...”
Noemi
aprì di colpo la porta della classe, scoprendo con orrore
che
Gildarts la stava aspettando. L'uomo le sorrise per poi chiederle
“Pronta per l'interrogazione di biologia?”
Un
urlo di terrore risuonò per i corridoi della scuola...
§
§ §
“Levati”.
Sora
alzò lo sguardo, fissando Emily dritta negli occhi.
“Perché
mai dovrei levarmi?”
“Perché
questa è la mensa della scuola e tu sei sdraiato come un
barbone su
una panchina.” spiegò la ragazza con voce fredda.
“Dai
Lili, possiamo cercare un altro tavolo.” disse Lucy alle sue
spalle
ma la più giovane del gruppo fu inamovibile “Si
sposterà, anche
se dovessi usare i miei poteri per farlo”.
“Tsk,
sei davvero una gran rompi scatole, lo sai?”
commentò Sora
mettendosi a sedere per poi notare Levy e Cana vicino a Lucy. Dopo
uno sonoro sbadiglio, il ragazzo si alzò dalla panchina e si
incamminò verso l'uscita della mensa, lanciando rapide
occhiate
tutt'attorno.
Un
sottile ghigno si formò sulle sue labbra e, nel momento
stesso in
cui Emily fece per mangiare il suo piatto di pasta, si
materializzò
di fianco a lei grazie alla sua velocità supersonica, le
soffiò il
vassoio da sotto il naso e tornò al punto da dov'era partito.
La
ragazza addentò l'aria con sua somma sorpresa, rendendosi
poi conto
dell'assenza del suo pasto. Lentamente, ruotò la testa verso
Sora
che si stava allontanando con il SUO cibo. Un rapido bagliore viola
illuminò gli occhi di Emily e, un secondo dopo, i lacci
delle scarpe
di Sora si sciolsero, facendolo inciampare dopo pochi passi.
“Uhm...
prevedo scintille tra questi due.” commentò Cana
girando un
tarocco sul tavolo e infatti Sora, che si era rialzato con la divisa
sporca di pasta e budino, e Emily si scambiarono un'occhiataccia
talmente feroce da far scaturire scintille in mezzo alla sala.
“Lili...
è un tuo compagno, te lo ricordi, vero?”
domandò Levy leggermente
intimorita dall'amica.
“Certo
che me lo ricordo e proprio perché me lo ricordo non gli ho
ancora
fatto esplodere la testa contro un muro...” sibilò
Emily
continuando a fissare il ragazzo che, dopo qualche secondo si
incamminò verso i bagni.
-Uno
a zero per Emily...- pensò Lucy -... ma perché ho
come
l'impressione che non sia finita qua?-
§
§ §
“Ehi,
come mai non mangi dentro con gli altri?” domandò
Alex sedendosi
di fianco a Alissa, sotto ad uno dei tanti alberi disposti nei
cortili della scuola.
La
ragazza dai capelli tigrati alzò per un attimo lo sguardo
dal suo
bento, preparatole da Mira “Non sopporto la folla, inoltre
qua
fuori si sta meglio”.
“Capisco...
beh ti devo dare ragione. Quella classe sembrava una cella, non
è
vero?”
Alissa
annuì mangiando un altro pezzo di pollo fritto, quando
notò lo
sguardo languido della sua compagna, completamente assorta dal suo
pasto. Sbuffando le mise davanti alla faccia la piccola scatoletta
“Vuoi favorire?”
“Davvero
posso?” chiese Alex con gli occhi circondati da stelline e
Alissa
annuì. La compagna, allora, prese dei bocconcini di pollo e
li
mangiò in pochi secondi beandosi del loro sapore
“Grazie mille
Ali!”
L'altra
le sorrise e riprese poi a mangiare quando però
avvertì qualcosa di
strano. Una sensazione di malessere che la pervase in tutto il corpo.
Senza sapere perché, si girò verso le inferriate
di ferro che
delimitavano il perimetro della scuola insieme a colonne di marmo e,
dopo pochi secondi, la vide.
Carnagione
lattea, tratti molto femminili, lunghi capelli sciolti color lilla
che le arrivavano fin oltre la vita e due grandi occhi color ambra
che le fecero provare un brivido freddo lungo la schiena.
Il
fisico alto e slanciato era coperto da una lunga gonna blu dai ricami
bianchi, una camicetta a maniche corte bianca e dei sandali beige con
un accenno di tacco.
Dopo
un'ultima occhiata rivolta ad Alissa e Alex, la giovane sconosciuta
girò sui suoi tacchi e si allontanò.
Alissa,
tuttavia, posò velocemente il bento e si mise a correre
verso
l'inferriata, balzando in cima con un solo salto. Alex si
guardò
attorno preoccupata ma vide che nessuno l'aveva vista, così
la seguì
e si mise a levitare, passando oltre l'inferriata.
“Ali
che stai facendo?” domandò la bionda fissando
preoccupata l'amica
che, dopo essersi guardata attorno, individuò l'estranea a
parecchi
metri di distanza, intenta ad infilarsi in un vicolo.
Senza
pensarci troppo, scattò in quella direzione e Alex fu
costretta a
correrle dietro, dato che c'erano diversi civili nelle vicinanze.
Dopo essersi infilata nel vicolo, Alissa scrutò attentamente
il
luogo per poi continuare a correre, sbucando in un'altra strada, ma
ormai l'aveva persa del tutto.
“Ali...
Ali... ma che ti è preso?” domandò
ancora Alex arrivando alle sue
spalle. Evidentemente peccava di resistenza fisica.
“Quella
ragazza...” sibilò Alissa “... ho come
l'impressione che sia
estremamente pericolosa...”
Alex
la guardò con uno sguardo confuso e, pochi istanti dopo, una
grossa
esplosione si udì in lontananza.
§
§ §
Shino
si gettò di lato all'ultimo, evitando la macchina che le era
stata
scagliata addosso. Dopo essersi rialzata, si scostò una
ciocca di
capelli neri da davanti agli occhi, neri anch'essi, che aveva
trasformato per non farsi riconoscere.
Inoltre
ora indossava una tuta di pelle nera aderente abbinata a degli
stivaletti del medesimo colore, dei guanti senza dita neri e una
cintura di metallo con delle piccole tasche agganciate ad essa.
Un'altra
macchina le volò addosso ma una barriera dorata a
più strati si
materializzò davanti a lei e l'auto esplose contro di essa.
Deneb,
con indosso il suo costume da eroe, si spostò vicino a lei
“Tutto
bene?”
“Sì,
mi sto solo annoiando...” commentò Shino lanciando
un'occhiata al
loro avversario: un uomo con dei tubi collegati alla schiena e le
gambe trasformate in otto enormi tentacoli da polpo “Credevo
che i
mutanti fossero più difficili come avversari, invece questo
qua non
fa altro che tirarci cose addosso o cercare di afferrarci coi suoi
tentacoli”.
“Evidentemente
non è conscio di quello che fa.”
ipotizzò Deneb creando un'altra
barriera per proteggerli dall'ennesima auto, mentre Reito gli
scagliava contro dei pugnali fatti interamente di luce.
Shino
si scrocchiò il collo e lanciò un'ultima occhiata
al nemico “Tsk,
potrei anche cavarmela da sola... ma voglio tornare al più
presto a
rilassarmi, perciò voi due mi darete una mano”.
Deneb
le scoccò una rapida occhiata “Hai un
piano?”
“Una
cosa del genere.” disse Shino per poi urlare “Ehi!
Hikari
Bringer! Porta immediatamente il tuo culo qui!”
Il
ragazzo in questione si girò verso di lei e la raggiunse in
pochi
secondi, evitando alcuni detriti scagliatigli addosso dal mutante
“Potevi chiederlo più gentilmente”.
“Quando
vorrò sapere la tua opinione ti farò un fischio,
ora ascoltatemi.”
iniziò Shino mentre Deneb creava diverse barriere per
proteggerli da
più lati “Io lo atterrerò, Hikari gli
taglierà i tentacoli e io
lo finirò. Ad Oplon il compito di coprirci e
supportarci”.
Gli
altri due annuirono e Deneb dissolse una barriera, permettendo a
Shino di scattare verso il mutante. La ragazza prese da delle tasche
due piccoli accessori metallici e li agganciò ai polsi,
evitando nel
mentre due tentacoli.
Quando
fu abbastanza vicina al bersaglio, puntò le braccia in avanti e dai
due gadget partirono dei sottili fili di ferro che si legarono
attorno ai polsi dell'uomo-polpo.
Sfruttando
lo stupore del mutante, Shino gli scivolò in mezzo ai
tentacoli
rialzandosi dietro di lui e, notando una grossa trave di ferro che
sporgeva da un edificio, ci saltò sopra e si
lasciò cadere oltre ad
essa.
Il
suo peso, unito allo strattone iniziale, costrinse l'uomo ad
inclinarsi in avanti e, suo malgrado, fece una capriola in avanti,
schiantandosi con la schiena nell'asfalto. Reito, che si era
appostato su una piattaforma sopraelevata creata da Deneb,
saltò in
alto e scagliò diverse lame circolari di luce, recidendo sei
tentacoli, facendo urlare l'uomo per il dolore.
Shino
sganciò i fili di ferro e, dopo essersi posizionata sopra
alla trave
di ferro, saltò in alto per poi calare con un potente calcio
indirizzato alla testa del mutante che, vedendola arrivare
cercò di
colpirla con i due tentacoli rimasti, ma delle barriere azzurre li
bloccarono contro il suolo e lo stivale di Shino si stampò
completamente nella faccia del bersaglio, facendolo svenire.
La
ragazza si pulì poi la suola strusciandola con l'asfalto e
si
incamminò verso i suoi due compagni.
“Stanno
diventando sempre più frequenti queste minacce di classe
A.”
osservò Deneb e Reito annuì lentamente, non
troppo interessato alla
cosa.
“Tsk,
possono pure moltiplicarsi quanto vogliono, tanto li batteremo
sempre. Sono solo degli insetti.” sibilò Shino per
poi estrarre il
dispositivo di teletrasporto che, in pochi istanti, li
riportò alla
Lega di Fairy Tail.
§
§ §
Dalla
parte opposta della città, una grossa fiammata
inondò un vicolo e
da essa spuntò fuori un ragazzo con indosso una tuta azzurra
intento
a correre a più non posso.
“Pericoloso!
Quel tipo è davvero pericoloso!” urlò
il ragazzo con una
nuvoletta che gli volava vicino alla testa “Io volevo solo
rubare
quelle olive! Perché se la sta prendendo tanto?!”
Davanti
a lui atterrò una figura completamente avvolta in un
mantello nero
con ampio cappuccio. La figura cercò di afferrarlo con una
mano ma Cloud evitò agilmente la presa correndo sul muro per passare
oltre
la figura. Senza neanche voltarsi, creò una nuvola di gas
verde alle
sue spalle e la figura non avanzò oltre.
Dopo
svariati minuti passati a correre in quel labirinto di vicoli, Cloud
si fermò contro un muro riprendendo fiato e la nuvoletta gli
girò
attorno.
“Jaqueline
Louis Smith, detto J.K. ma anche conosciuto come Cloud. Devo dire che
la tua fama ti precede”.
“Non
chiamarmi così! Io odio quel nome!”
tuonò il ragazzo accorgendosi
solo dopo diversi secondi di una cosa “Chi diavolo ha
parlato?!”
“Io.”
sibilò una voce alle sue spalle e il moro, girandosi, si
ritrovò
davanti ad un portale nel muro che dava su una stanza arredata con
mobili di lusso e quadri. Seduto su una sedia vi era un uomo dal
volto in ombra ma con indosso una sfarzosa veste rossa e dorata.
“Forse
ho mangiato troppe olive...” commentò Cloud
scuotendo poi la
testa. Le olive non potevano avergli causato delle allucinazioni. Le
olive non erano così cattive, anzi non erano per nulla
cattive.
“Non
preoccuparti, non ci vorrà molto. Ti ho contattato per
proporti di
unirti alla nostra causa.” spiegò l'uomo
sorseggiando del vino.
“Quale
causa? Quella delle olive gratis per tutti?”
domandò Cloud
inclinando la testa.
“No,
certo che no. La causa dell'Avatar è ciò che ci
manda avanti e un
ragazzo come te ci farebbe comodo”.
“Tsk,
ho già sentito parlare di voi e mi dispiace ma non sono
proprio
interessato... siete i classici cattivi che credono di essere nel
giusto.” sputò Cloud con sguardo disgustato
facendo ridere l'uomo
“Beh è un vero peccato! Allora non abbiamo
più nulla da dirci. X,
è tutto tuo”.
Il
portale si chiuse di colpo e solo all'ultimo Cloud scartò di
lato,
evitando la mano di X, la figura avvolta dal mantello nero, che,
toccando la parete, la fece esplodere producendo un potente boato.
Il
moro continuò a correre ma X, posando la mano su
ciò che restava
della parete, trasmise una specie di scarica elettrica rossa lungo
tutto il muro, facendolo esplodere vicino alla sua preda. Dopo pochi
secondi, si avvicinò al punto dell'esplosione e vide Cloud
riverso a
terra.
Si
avvicinò ulteriormente ma il ragazzo si girò di
colpo mostrandogli
un fiammifero “Vediamo se anche tu fai boom!”
X
balzò velocemente all'indietro e Cloud ne
approfittò per rialzarsi
urlando “Scherzetto!” per poi riprendere a correre
raggiungendo
un tombino e, dopo averlo aperto, si gettò nelle fogne. La
figura
avvolta nel mantello lo raggiunse pochi istanti dopo ma non lo
seguì, limitandosi a fissare il tombino aperto.
Un
portale si aprì nella parete di fianco a lui e l'uomo
vestito di
rosso disse “Non preoccuparti X, avremo altre occasioni per
occuparci di lui. Intanto torna alla base, abbiamo degli ospiti
prenotati per domani e non possiamo assolutamente farci trovare
impreparati!”
X
annuì e attraversò il portale che si richiuse nel
più completo
silenzio.
L'Avatar
iniziava a muoversi e ben presto la città sarebbe piombata
nel caos
più totale.
Angolo
dell'autore:
Good
evening!
Eccoci
qua con il secondo dei capitoli/os che mi sono spuntati fuori dalla
mente mentre passavo il tempo in campagna!
Ora
anche il capitolo di passaggio è andato ma non senza
accennare
qualche cattivello! Chi capirà, capirà u.u e
intanto ho deciso di
lasciarvi con una lista dei nomi e nomi da supereroi dei vari OC,
così da non creare confusione quando leggete di loro!
I
nomi da supereroi in blu indicano gli eroi, quelli in nero sono gli
antieroi e dal prossimo capitolo vi saranno anche i cattivi in rosso.
Nome
e Cognome – Nome da
supereroe
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Yugure
Yoru – Shi no Buki
Neren
Ekirus – Sorriso Cremisi
Reito
Keiro – Hikari Bringer
Archer
Kiritsugu – Arciere
Scarlatto
Noemi
Inuzumi – Nozomi
Alex
Smith – La Donna In
Bianco
Shino
Kirigaya – Shapes
Sora
Melodian – Sound Man
Emily
Harada – Little Queen
Deneb
Hunter – Oplon
Alissa
Drifter – Clawn Tiger
Jaqueline
Louis Smith – Cloud
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Bene
con questo abbiamo finito e ci vediamo alla prossima!
|
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Capitolo 6 *** Una dimostrazione di forza ***
UNA
DIMOSTRAZIONE DI FORZA
La
bambina giocava tranquillamente in camera sua, ridendo e mangiando
delle caramelle. La madre entrò in quel momento, curiosa del
perché
stesse ridendo così tanto sua figlia.
La
prima cosa che notò fu che la finestra era aperta e la
seconda era
un sacchettino pieno di caramelle che sua figlia teneva vicino alle
gambe.
“Susan,
dove hai preso quelle caramelle?”
“Me
le ha date la mia amica!” rispose la bambina indicando la
finestra
e ovviamente la madre non vide nessuno.
“Susan,
chi te le ha date? Le hai per caso prese ad Elizabeth?”
domandò la
madre, leggermente arrabbiata.
“No
lo giuro! Me le ha date la signora con le ali!”
ribatté la figlia
indicando ancora la finestra ma alla madre quella parve solo una
grande scusa e, dopo averle afferrato un polso, la trascinò
fuori
dalla camera “Ora andremo a chiedere scusa a
Elizabeth!”
“Ma
mamma...!”
Le
voci delle due si persero lungo il corridoio e un'ombra si
affacciò
alla finestra, a testa in giù.
Si
trattava di una ragazza alta sul metro e settantacinque dalla
carnagione chiara che però non era completamente
“umana”. Il
braccio sinistro, infatti, era meccanico e dalla forma scheletrica,
completamente nero con le giunture rosse. Lo stesso valeva per la
gamba sinistra che terminava con degli artigli simili a quelli dei
rapaci, grazie alla quale si stava tenendo al cornicione sovrastante.
Dalla schiena le spuntavano due grandi ali scheletriche, anch'esse
nere con le giunture rosse, che erano ripiegate per occupare meno
spazio.
La
giovane inclinò la testa, facendo ondeggiare i capelli neri
completamente spettinati e spinosi, lunghi fino alle spalle. Capendo
che la bambina non sarebbe tornata, posò alcune caramelle
sul
davanzale e, semplicemente, si lasciò cadere nel vuoto.
Dopo
pochi metri, la ragazza guardò verso il basso sussurrando
“Glide
Angel Mode On.” e le ali si dispiegarono con un movimento
fluido.
Tra le varie “ossa” delle suddette, si
srotolò una sottile
membrana rossa e la ragazza si librò in volo subito dopo,
raggiungendo in pochi istanti la cima del palazzo più alto
lì
vicino. Senza fare alcun rumore, atterrò sopra ad un
gargoyle,
osservando il traffico sottostante. L'occhio sinistro era di un
freddo azzurro ghiaccio mentre il destro era completamente rosso ed
era evidente che fosse anch'esso meccanizzato.
Dopo
qualche minuto di completa immobilità, si sistemò
la strana corazza
nera che le
copriva il seno, unendosi ad uno spallaccio sulla spalla sinistra, e
i pantaloncini neri che erano stati strappati per renderli
estremamente corti. L'ultimo elemento del suo vestiario era lo
stivale militare destro che le arrivava fino al ginocchio.
“Madame
Project Sigma presumo”.
La
ragazza si girò di scatto ma non vide nessuno.
Scrutò attentamente
il cornicione e i vari gargoyle ma non vide nessuno né
percepì
qualsiasi forma di movimento.
“Quassù”.
Alzando
la testa, la ragazza si ritrovò uno strano portale ovale
sopra di sé
e, prima che potesse muoversi, il portale le cadde letteralmente
addosso. In un batter d'occhio, si ritrovò in un salottino
alquanto
chic provvisto di due grosse poltrone, un caminetto accesso, una
libreria e un tavolino.
Seduto
su una poltrona, vi era un uomo calvo con indosso un lungo abito
rosso, di quelli usati dai ricconi per stare in casa, un paio di
pantaloni neri e delle ciabatte rosse pelose, oltre ad una maschera
bianca da carnevale provvista di un lungo naso che gli copriva la
parte superiore del viso.
“Gradisce?”
domandò l'uomo porgendole una tazza di tè con dei
biscottini di
fianco.
“Chi
sei.” sibilò la ragazza fissandolo intensamente ma
senza assumere
nessuna posizione di guardia.
“Oh
ma come siamo diretti, madame Sigma.” commentò
l'uomo sorridendo
“Mi piace! Semplice e diretto, senza giri di parole! Per
farle
piacere, le dirò il mio nome. Mi chiamo Augustus Vlenimir
Arus
Tredius Alphonse Reginald, ma puoi chiamarmi... Avatar”.
Sigma
inarcò un sopracciglio. Tutti quei nomi solo per creare
l'acronimo
di A.V.A.T.A.R.? Era fin troppo strana la cosa.
“Ah
ho dimenticato di mettere 'secondo' alla fine del nome. Io sono il
secondo Avatar”.
“Credevo
che Avatar fosse un'organizzazione, non una persona.”
osservò
Sigma facendolo sorridere di nuovo “Alquanto intelligente eh?
Beh,
in effetti hai ragione. Noi siamo un'organizzazione e il nome Avatar
viene dato al capo giusto per confondere un po' le idee... non hai
idea della fatica quando dobbiamo scegliere sei nomi diversi per il
nuovo capo!”
Sigma
non parve interessata alla cosa e quell'uomo iniziava davvero a darle
sui nervi “Perché mi hai portata qua?”
“Semplice,
voglio che tu ti unisca all'Avatar e combatta per noi... o per meglio
dire... con noi.” spiegò l'uomo aprendo le braccia
verso l'esterno
“Ovviamente siamo pronti a ricompensarti!”
“Cosa
ti fa pensare che io voglia combattere per voi e che mi possa
interessare qualcosa in cambio?”
“Suvvia,
tutti hanno un prezzo! Ad esempio... so bene che tu non ti ricordi
come ti chiami”.
Sigma
non batté ciglio e si limitò ad annuire.
“Oppure
che non sai che fine ha fatto tua madre”.
La
ragazza annuì di nuovo.
“Gioisci
or dunque! Noi possiamo aiutarti!” esclamò l'uomo
aspettando
qualche sorta di reazione da parte di Sigma che però lo
fisso con
sguardo impassibile “So bene che in realtà, dentro
di te, stai
urlando come una ragazza scatenata! Allora? Abbiamo un
accordo?”
domandò poi porgendole la mano.
Sigma
lo fissò in silenzio e alla fine gli strinse la mano
“Non
fraintendermi. Non ho giurato fedeltà alla vostra causa. Se
vorrò
me ne andrò per la mia strada”.
“Eccellente!
Allora, da questa parte, madame.” sussurrò l'uomo
indicando una
porta.
“Solo
una domanda. Devo rivolgermi a te come 'Avatar'?”
“Oh
no, sarà sufficiente... Alan, era uno dei nomi proposti per
le
lettere A di Avatar, ed era il mio vero nome.”
spiegò l'uomo
sorridendole per poi aprire la porta e farle strada lungo un
corridoio adornato di candelabri e quadri.
Dopo
alcuni passi, una strana musica iniziò ad udirsi nell'aria e
Sigma
la ricollegò a qualche strana musica elettronica che tanto
andava di
moda nelle discoteche, visto che il volume era talmente alto da
essere udito persino a diversi metri di altezza.
Al
contempo, però, c'era qualcosa nel mezzo che si discostava
del tutto
da quei suoni. Solo quando furono in prossimità di una nuova
stanza,
la ragazza capì che si trattava di un violino.
(https://www.youtube.com/watch?v=JGCsyshUU-A)
Quando
Alan aprì la porta, la prima cosa che Sigma vide fu un lungo
tavolo
di legno lucido circondato da diverse sedie di legno imbottite con
dei cuscini di pelle nera. Un grosso lampadario di vetro pendeva dal
soffitto e, come nella stanza precedente, anche qua c'era una
libreria ma molto più grande.
Entrando,
la sua attenzione venne subito catturata da una ragazza in piedi
sulla destra, in un piccolo spiazzo precedentemente occupato da due
poltroncine. La giovane aveva dei lunghi capelli viola, gli occhi
color ambra che però teneva socchiusi, essendo completamente
assorta
nel suonare il violino, ed indossava un abito bianco dagli sfarzosi
ricami neri e dalle maniche lunghe leggermente a sbuffo, abbinato a
degli stivaletti neri e ad una maschera veneziana nera che le
lasciava scoperti naso e labbra.
Di
fianco a lei vi era una piccola radio che produceva la base
elettronica mentre lei ci suonava sopra con il violino e Sigma si
ritrovò ferma ad ascoltarla, senza però dire
nulla.
“Immagino
che questa musica piaccia anche a te.” commentò un
ragazzo seduto
su una sedia dal lato opposto del tavolo. Sigma si girò
verso di
lui, notando il suo sguardo alquanto diffidente. Indossava una lunga
giacca grigia e sbottonata, dei pantaloni larghi simili a quelli di
una tuta di colorazione militare, una camicia bianca, degli stivali
neri senza tacco alti fino alle ginocchia con dei particolari lacci
verde fluo, dei guanti di cuoio neri e un ampio mantello nero con
cappuccio che, in quel momento, gli copriva il viso.
Sigma
non disse nulla e tornò a concentrarsi sulla musicista che
non
sembrava neanche essersi accorta di lei. Dopo qualche minuto, la
canzone finì e la giovane sembrò tornare nel loro
stesso mondo,
scoccando un'occhiata fredda a Sigma la quale non si scompose
minimamente.
“Shadows,
Lindsey Stirling! Ottima scelta! Infondo noi agiamo per lo
più nelle
ombre!” si congratulò Alan applaudendo per poi
accomodarsi al
posto di capotavola “Dunque, vogliamo iniziare?”
Sigma
annuì e andò a sedersi di fronte al giovane
incappucciato, mentre
la violinista, dopo aver riposto il suo strumento nell'apposito
custodia, si sedette alla sua destra.
Prima
che Alan potesse parlare, la porta d'ingresso si spalancò di
colpo e
una giovane ragazza alta sul metro e settantacinque, dalla carnagione
lattea con dei corti capelli arancioni coperti da un cappellino con
visiera rivolta all'indietro, fece il suo ingresso. Contrariamente
all'abito elegante della violinista, la nuova arrivata indossava una
specie di mini abito azzurro dai ricami blu lungo fino alle cosce e
privo di maniche, un paio di pantaloni scuri lunghi fino alle
ginocchia, degli stivaletti blu scuri, dei guanti scuri senza dita e
delle grosse cuffie blu che le nascondevano le orecchie, alla quale
era agganciata una visiera scura che le copriva gli occhi.
Gli
ultimi elementi del suo vestiario erano una pen-drive rossa appesa al
collo e un piccolo astuccio nero appeso alla vita. La giovane,
mordicchiando il suo lecca-lecca alla fragola, andò a
sedersi tra
Alan e il ragazzo incappucciato.
“Ben
arrivata...!” iniziò Alan ma la ragazza
alzò una mano per
zittirlo “Zitto un attimo.” e, senza esitazione,
salì in piedi
sul tavolo, andando a sedersi a gambe incrociate a pochi centimetri
da Sigma afferrandole il braccio meccanico “Cosa abbiamo
qui?”
Sigma
la fissò leggermente interdetta e, quando la ragazza
tirò fuori un
cacciavite dall'astuccio, tirò via la mano.
“Uhm...
credo sia meglio iniziare con le presentazioni.”
commentò Alan
mentre la giovane cercava inutilmente di afferrare di nuovo il
braccio meccanico di Sigma “La qui presente madame si chiama
Ryo
Tekunoroji, meglio conosciuta come Hakkabot, ed è
praticamente un
genio assoluto per tutto quello che riguarda la tecnologia e
l'informatica... inoltre credo sia alquanto interessata alle tue
parti robotiche”.
“Puoi
scommetterci.” annuì Ryo, riuscendo a catturare di
nuovo Sigma ma
venendo costretta a mettere via il cacciavite “Uhm... un bel
lavoro
ma nulla di eccelso... io avrei saputo fare di meglio”.
Sigma
indurì leggermente lo sguardo “Per caso fai questo
genere di
cose?”
“Non
sempre... diciamo che mi destreggio con tutto.”
spiegò Ryo
mantenendosi sul vago per poi lasciarla andare “Dopo passa al
mio
laboratorio, vedrò di farti un bel check-up
completo.” tornando
poi a sedersi sulla sua sedia.
Alan
attese qualche secondo, dopodiché, indicando il ragazzo
incappucciato, continuò “Il nostro amico
incappucciato, invece, si
chiama....” ma un leggero movimento della testa del ragazzo
lo
fermò “... puoi chiamarlo Solaris. E' molto rigido
per quanto
riguarda la sua vera identità dato che possiede una vita
sociale
come molti altri”.
Sigma
annuì in silenzio, spostando lo sguardo sul suo nuovo
compagno. A
quanto pare tutti avevano qualcosa da nascondere in fondo.
“Per
concludere, la nostra musicista si chiama Dyvern Brydrasik, ma si fa
chiamare anche Dama Viola.” concluse Alan sorridendo per poi
rivolgersi agli altri tre “Lei, miei cari compagni,
è Project
Sigma. Purtroppo non ricorda il suo vero nome ma farò in
modo di
scoprirlo in questi giorni”.
“Ehi,
non manca ancora qualcuno? Ad esempio il tizio che stava per farmi
saltare in aria la casa.” sibilò Solaris e in quel
momento, X fece
il suo ingresso, andando a sedersi silenziosamente alla sinistra di
Sigma, senza degnare nessuno di uno sguardo.
“Ecco
il nostro caro X! Nome facile da ricordare, nevvero?”
domandò Alan
e Sigma non si degnò nemmeno di rispondergli. L'uomo, nel
mentre,
scrutò attentamente i cinque ragazzi seduti al tavolo.
Tutti
e cinque erano tremendamente seri e nessuno di loro aveva mai
sorriso.
-Riuscirò
a farli sorridere quant'è vero Zeref!- si disse Alan
battendo poi le
mani per portare l'attenzione su di sé “Bene,
direi che è il caso
di iniziare con il lavoro!”
Sigma,
benché quasi impercettibilmente, si fece più
attenta e, come gli
altri eccetto X, volse il suo sguardo verso Alan.
“Come
sapete, noi siamo l'Avatar. Il potente Zeref è colui che in
un certo
senso ci ispira ma noi non siamo i soliti fanatici che aspirano a
raggiungerlo e servirlo fedelmente... benché ci spacciamo
per tali.”
spiegò Alan gesticolando nel mentre con le mani
“Tutti i casi di
mutanti, overdose di Eterium, terroristi... possono essere riassunti
con 'fanatici di Zeref' ma in realtà siamo noi ad
organizzarli
permettendo così al nostro vero piano di procedere senza
troppi
intoppi”.
“E
quale sarebbe, esattamente?” domandò Dyvern con
voce piatta.
“Il
dominio di Fiore naturalmente... e la completa distruzione delle
Leghe dei Supereroi. Seguitemi fino alla fine, miei amici, e vi
prometto un mondo dove saremo noi a governare!”
Nessuno
dei presenti parve entusiasmarsi per quelle parole ma non ebbero
comunque nulla da ridire e si limitarono ad annuire, facendo
sorridere il loro capo che, alzandosi in piedi, aggiunse
“Ora, che
ne dite di testare la nostra nuova squadra con qualcosa di
più
appetitoso?”
“Per
esempio? Una fabbrica di robot?” domandò Ryo.
“Oh
molto meglio... che ne dite di eliminare alcuni membri di Fairy
Tail?”
§
§ §
“Allora
Romeo, sei contento?”
“Woooooh!
Da qua possiamo vedere quasi tutta la città!”
commentò
allegramente un ragazzino dai capelli viola guardandosi
attorno “Finalmente hai deciso di portarmi in giro con
te?”
“Beh...
ormai sei grande... ma non dirlo assolutamente a tua madre o per me
sarebbe la fine...” spiegò Macao massaggiandosi le
tempie. In
realtà era stufo di sentire le lamentele di suo figlio
così aveva
deciso di portarlo con sé durante una semplice
ronda.
“Il
nemico più pericoloso è sempre il più
vicino!” commentò un uomo
dietro a Macao, intento a fumare un sigaro.
“Taci
Wakaba, tua moglie non è tanto più
mansueta!”
I
due scoppiarono a ridere insieme mentre Romeo continuò a
fissare le
strade sottostanti, finché un’ombra non gli
passò sopra. Il
ragazzino si girò di scatto insieme ai due adulti, giusto in
tempo
per vedere Sigma atterrare di fronte a loro.
“Eroi
di Fairy Tail, Purple Flame e Killer Smoke.”
sibilò la ragazza
fissandoli uno ad uno.
Macao
e Wakaba si scambiarono una veloce occhiata. Non stavano indossando i
loro costumi eppure era riuscita a riconoscerli?
“Chi
sei tu? Come fai a conoscerci?” domandò Macao
creando una sfera di
fuoco viola.
“Le
mie risposte non vi allungherebbero la vita.”
troncò Sigma e, in
un istante, la sua mano robotica si riassemblò. Le sue dita
si
separarono leggermente, facendo uscire delle piccole lame che,
combinandosi tra di loro, crearono la lama di un falcetto.
Nello
stesso istante, Wakaba soffiò a pieni polmoni e una grossa
cortina
fumogena si creò tra di loro.
“Bene,
andiamocene di qui!” urlò l’uomo
dirigendosi verso le scale che
portavano sul tetto di quel grattacielo ma, dopo un solo passo, Sigma
spuntò dalla cortina fumogena e menò un fendente
con la lama,
aprendogli una brutta ferita sulla schiena.
L’uomo
urlò per il dolore accasciandosi al suolo e, prima che Macao
potesse
fare qualcosa, una forte folata di vento lo colpì in pieno.
Romeo si
girò in preda al panico e vide un ragazzo dai capelli
bianchi-azzurrini, con l’occhio destro celeste e quello
sinistro
color ametista. Indossava una larga camicia bianca svolazzante, degli
eleganti pantaloni verde-acqua, un mantello leggero celeste, dei
mocassini neri e una maschera bianca a forma di mezzaluna che gli
copriva la parte superiore del volto.
Con
un movimento del braccio, il ragazzo creò delle lame di
vento che
scagliò addosso a Macao ma questi riuscì a
gettarsi di lato,
evitandole. Vicino
a lui, Wakaba si rialzò a sua volta e creò un
muro di fumo molto
più denso.
“Macao
vattene! Li trattengo io!”
“Sei
impazzito? Quelli ti uccideranno!”
“Vuoi
che la stessa sorte capiti anche a tuo figlio?!”
Incapace
di ribattere, Macao prese per un braccio Romeo e lo trascinò
verso
l’uscita, mentre Sigma si avventò su Wakaba.
Con
dei rapidi fendenti, lo ferì sulle braccia e al torace ma
l’uomo
non cedette e cercò di colpirla con delle strane sfere di
fumo, che
vennero però dissolte da delle folate di vento create
dall’altro
nemico.
“Solaris,
quei due stanno scappando.” notò Sigma.
“No...”
la rassicurò il ragazzo guardandoli distrattamente
“... non
riusciranno a scappare”.
In
quel preciso istante, un robot umanoide dagli occhi rossi
sfondò la
porta delle scale e colpì Macao con un velocità
incredibile. Il
pugno spezzò di netto almeno tre costole e l’uomo
vomitò
parecchio sangue, venendo poi scagliato all’indietro.
“Papà!”
“Romeo!
Vattene da qui!” gli urlò di rimandò
Macao scagliando diverse
sfere di fuoco contro il robot che non indietreggiò in un
millimetro. Dopo alcuni secondi, invece, avanzò contro
l’eroe e lo
afferrò per la gola, sollevandolo di peso. Macao
cercò di liberarsi
colpendolo a distanza zero con le sue fiamme ma nulla riuscì
a
scalfire l’armatura di quel robot.
Romeo,
nel mentre, era immobilizzato dalla paura ma venne sollevato di peso
a sua volta. Si girò subito e vide il volto di Wakaba
ricoperto di
sangue. Poco più in là, Sigma era intenta ad
avanzare verso di loro
con Solaris alle sue spalle.
“Dobbiamo
aiutare mio padre!”
“Non
possiamo! Dobbiamo prima chiamare dei rinforzi!”
ribatté Wakaba
conscio di non avere ancora molto tempo a disposizione.
Quando
le scale entrarono nel suo campo visivo, l’urlo di una
ragazza lo
fece voltare verso destra e, in preda
all’incredulità, vide un
ragazzo avvolto in un mantello nero intento ad aggredire una ragazza
con un largo cappello a coprirle il volto.
-Maledizione!
Perché proprio adesso?!- imprecò Wakaba lasciando
andare Romeo,
sospingendolo verso l’uscita “Vai! Cerca
aiuto!” per poi
lanciarsi verso il ragazzo col mantello che, all’ultimo, si
girò
verso di lui e gli lanciò addosso la ragazza.
Wakaba
rimase leggermente confuso da quella mossa e la confusione
aumentò
non appena vide il cappello della ragazza volare via, mostrando una
maschera veneziana nera.
“Grazie,
mio eroe.” sibilò Dyvern, toccandogli la fronte
con la mano
destra. Una sensazione di puro
dolore folgorò il corpo di Wakaba che, cadendo in ginocchio,
urlò
con tutto il fiato che aveva in corpo. In pochi istanti, venne scosso
da potenti spasmi che lo fecero accasciare al suolo ma la ragazza non
tolse la mano.
Diversamente
da lei, X non volle perdere tempo e afferrò l’uomo
per la testa,
sottraendolo alle grinfie della violinista.
Wakaba
rimase immobile, cercando di recuperare fiato. La vista era
completamente annebbiata ma, con la coda dell’occhio,
riuscì a
vedere il suo migliore amico mentre veniva decapitato con un potente
fendente da parte di Sigma.
“Voi...
maledetti... la pagherete per... questo...”
sussurrò l’uomo
sputando sul petto di X che, per tutta risposta, gli fece esplodere
la testa, lasciando cadere a terra il suo cadavere.
“Come
boia fai schifo, ma almeno sai fingere bene.”
commentò Dyvern
sistemandosi il vestito “Sembrava davvero che tu stessi
cercando di
farmi del male”.
X
si voltò verso di lei e, dopo qualche secondo di silenzio,
la
ragazza domandò “Stavi fingendo... non
è vero?” ma non
ricevette alcuna risposta.
“Voi
due, volete finirla? Dobbiamo finire il lavoro.” disse Ryo,
la cui
voce fuoriuscì dal robot. Solaris fissò
l’automa per qualche
istante e alla fine espose i suoi dubbi “Sbaglio o quello
è un
T1000...”
“Non
sbagli, è lo stesso del primo Terminator, anche se
l’ho potenziato
personalmente. Mi piaceva molto il design.” spiegò
Ryo con voce
calma, guardandosi attorno attraverso gli occhi della sua creazione.
“Manca
ancora quel ragazzino”.
Tutti
si girarono verso Sigma che indicò Romeo, in ginocchio di
fianco al
corpo di suo padre.
“Che
idiota, poteva scappare.” bofonchiò Ryo facendo
avanzare il suo
robot verso il figlio di Macao. Quando gli fu sopra, lo
afferrò per
la gola come con suo padre e si avvicinò al cornicione del
tetto.
“E’
solo un bambino.” proferì Solaris, venendo avvolto
da un bagliore
celeste che lo fece tornare al suo aspetto precedente.
“Perché
dobbiamo ucciderlo?” domandò Sigma “Non
è un pericolo”.
“Lo
diventerà. Abbiamo ucciso suo padre,
di certo si allenerà solo per diventare una spina nel
fianco.”
ipotizzò Ryo posizionando Romeo oltre il cornicione. Il
ragazzino
iniziò a scalciare, afferrando il polso del robot il quale
non si
mosse minimamente, ma Sigma e Solaris parvero contrari alla cosa.
“Qualunque
cosa tu voglia fare, falla in fretta. Di certo si saranno accorti di
noi.” commentò Dryven con voce prima di
qualsivoglia emozione.
“Facciamo
così... morra cinese! Se vince Solaris lo lasciamo andare,
altrimenti, muore.” propose Ryo e Solaris la fissò
disgustato ma
sapendo di non aver molto tempo per discutere, accettò.
“Carta...
forbice... sasso!” esclamarono in coro e la vittoria
andò a
Solaris il quale però rimase interdetto “Ryo...
non stavi usando
la mano destra per tenere quel ragazzino?”
Un
profondo silenzio calò sui cinque che, in un secondo, si
sporsero
oltre il cornicione.
Un
forte rumore si udì dalla strada e Sigma fu la prima ad
individuare
Romeo, che si era schiantato sul tetto di un auto, distruggendola.
“Ops...”
“Ryo...
la prossima volta non la passerai liscia.” sibilò
Solaris con voce
dura fissando il robot il quale fece spallucce.
“L’importante
è che il lavoro sia stato portato a termine.”
tagliò corto la
ragazza mentre un portale si apriva alle loro spalle.
“Coraggio
miei compagni! E’ ora di pensare alla prossima
dimostrazione!”
gioì Alan facendogli cenno di entrare. X fu il primo ad
attraversare
il portale, seguito da Dryven e dal robot. Solaris entrò
poco dopo e
l’ultima fu Sigma, la quale lanciò
un’ultima occhiata verso il
cornicione.
“Abbastanza
noiosa come missione.” borbottò Ryo, ancora seduta
al tavolo di
legno.
“Non
preoccuparti, questo è solo l’inizio! Ora... diamo
tempo ai nostri
amici di trovare i corpi dei loro compagni. Quello sarà il
momento
in cui il vero spettacolo avrà inizio!”
spiegò Alan
abbandonandosi ad una grassa risata, alla quale però non
partecipò
nessun altro.
§
§ §
Natsu
camminava lungo lo stesso corridoio da ormai tre ore e nessuno aveva
il coraggio di farlo calmare. Vicino alla porta della sala operatoria
della loro stazione orbitale, vi erano sedute Lucy, Levy ed Erza,
mentre Makarov era in piedi davanti alla porta.
La
luce sopra ad essa passò dal rosso al verde e Polushka fece
il suo
ingresso nel corridoio, rimuovendo una mascherina di tela.
“Allora?!”
le fu subito addosso Natsu.
Dopo
un breve sospiro, la donna iniziò a parlare “Non
è più in
pericolo di vita. Le sue fiamme viola hanno attutito il grosso
dell’impatto ma ha diverse ossa rotte e parecchi organi
danneggiati... non so se potrà ancora essere un
eroe”.
Lucy
posò una mano sulla spalla di Natsu, rimuovendola
all’istante. La
pelle del suo amico era rovente.
Il
rosato si avvicinò alla parete e vi assestò un
pugno abbastanza
potente da piegare il metallo “Vecchio...”
Makarov
non gli rispose. Sapeva già cosa voleva dire.
“...
questo significa guerra!”
Il
master della Lega si passò una mano sul volto e uno sguardo
tanto
serio quanto quello di Natsu si formò nei suoi occhi
“Non avrei
voluto dirlo ora... con tutti questi giovani eroi appena arrivati, ma
non c’è altra strada”. e si
girò verso Mira, appena arrivata
“Convoca tutti nella sala principale. Tra un’ora
farò un
annuncio”.
“E’
quello che penso, Master?” domandò Erza
avvicinandosi all’anziano
che annuì.
“Con
o senza aiuti, Fairy Tail passerà all’attacco. Due
figli sono
morti oggi e uno non potrà più essere un eroe
come ha sempre
sognato. E’ ora di far capire all’Avatar cosa
significa
sfidarci!”
§
§ §
Alan
era ormai da solo nella stanza. La maschera bianca stretta nelle
mani.
“Uh
uh uh uh... aspetta e vedrai, mio caro Makarov. Uccideremo i tuoi
figli uno a uno... pagherai per quello che mi hai fatto!”
Angolo
dell’autore:
Good
afternoon!
Come
ve la passate? Spero tutto bene! Lo so, sono svanito nel nulla per
parecchio tempo ma sapete... ho dovuto iniziare un tirocinio e questo
mi ha portato via molto tempo, tantissimo tempo! E’ anche il
motivo
per la quale non ho ancora ripreso Cronache di Sangue ma spero di
riprenderla presto!
Inoltre...
ora possiedo una Xbox One domani esce Halo 5 Guardians!
Perciò
scomparirò per ancora più tempo, sorry! XP
Inoltre
eccovi qua la lista degli OC aggiornata! In blu gli eroi, in nero gli
antieroi e in rosso i cattivi!
Nome
e Cognome – Nome da
supereroe
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Yugure
Yoru – Shi no Buki
Neren
Ekirus – Sorriso Cremisi
Reito
Keiro – Hikari Bringer
Archer
Kiritsugu – Arciere
Scarlatto
Noemi
Inuzumi – Nozomi
Alex
Smith – La Donna In
Bianco
Shino
Kirigaya – Shapes
Sora
Melodian – Sound Man
Emily
Harada – Little Queen
Deneb
Hunter – Oplon
Alissa
Drifter – Clawn Tiger
Jaqueline
Louis Smith – Cloud
???
??? - Project Sigma
???
??? - Solaris
Dyvern
Brydrasik – Dama
Viola
Ryo
Tekunoroji - Hakkabot
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Detto
questo, spero che questo misero capitolo vi sia piaciuto e attendo le
vostre recensioni!
See
you around!
|
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Capitolo 7 *** La guerra divampa ***
LA
GUERRA DIVAMPA
Gildarts
alzò leggermente gli occhi dal libro di testo. Aveva chiesto
a Lucy
di continuare la lettura e la ragazza lo stava facendo ma, come tutti
gli altri, non sembrava esserci con la testa.
Erano
passati già tre giorni dalla morte di Macao e Wakaba e la
situazione
non era delle più rosee. Natsu e tutti i supereroi con
più
esperienza erano stati colpiti duramente dalla loro scomparsa e la
situazione di Romeo non sembrava migliorare il tutto.
I
giovani eroi, d’altro canto, non sembravano troppo devastati.
E’
vero, due dei loro compagni erano morti, ma non li conoscevano
neanche bene perciò dopo due giorni avevano già
superato il trauma.
-La
situazione non è delle migliori...- pensò
Gildarts -Se dovesse
scattare un allarme o che altro, tirerebbero su un putiferio in
città...-
Il
suo sguardo si osò su Natsu, uno di quelli che
l’aveva presa
peggio e si domandò se stesse ancora pensando alle parole di
Makarov...
[TRE
GIORNI PRIMA]
Tutti
erano stati riuniti nella sala principale della Lega e la notizia
della morte di Macao e Wakaba si era già sparsa tra tutti
gli eroi.
Dopo qualche minuto di attesa, Makarov salì su un
piedistallo
davanti a tutti e il suo volto venne trasmesso in vari monitor
presenti in tutta la Lega, così che anche i ritardatari
potessero
seguire il suo discorso.
“Figli
miei...” iniziò il master “... come
sapete, Macao e Wakaba sono
morti, anzi, sono stati uccisi e il figlio di Macao, Romeo, giace su
un lettino in infermeria. Non è in pericolo di vita, ma la
sua vita
da eroe è finita oggi stesso. Noi non sappiamo chi sia
stato,
potrebbe essere stato l’Avatar oppure dei semplici
terroristi... ma
chiunque sia stato, ha commesso un grosso errore!”
I
vari eroi indurirono lo sguardo e alcuni loro si scrocchiarono le
nocche, intuendo già come sarebbe finito quel discorso.
“Hanno
osato sfidarci, anzi, hanno osato fare del male a tre di noi! Questo
comportamento non sarà tollerato! Fairy Tail
scenderà in guerra! Da
oggi in avanti, non importa chi ci troveremo contro, noi lo
sconfiggeremo e lo consegneremo alle autorità!”
“Come
sarebbe a dire?!” si intromise Natsu portando
l’attenzione dei
presenti su di sé “Quei bastardi hanno ucciso
Macao e Wakaba e
hanno ridotto in fin di vita Romeo! Come possiamo semplicemente
consegnarli alla polizia?! Dovremmo farli fuori e chiudere del tutto
la questione!”
“Modera
il linguaggio Natsu!” lo ammonì
all’istante Makarov indurendo lo
sguardo “Noi siamo eroi, noi non uccidiamo la gente! Vuoi
essere
posto sullo stesso livello di coloro che ci hanno attaccati? Vuoi
essere considerato un assassino senza scrupoli?”
Natsu
serrò la bocca e chiuse le mani, continuando tuttavia a
fissare il
master che, per quanto la cosa lo facesse imbestialire, aveva
ragione.
“Tu
non ucciderai nessuno e non cercherai vendetta, sono stato
chiaro?”
domandò Makarov, volgendosi poi verso il resto degli eroi
“E lo
stesso vale per voi! Nessuno di voi dovrà cercare
vendetta!”
Tutti
annuirono. Nessuno voleva disubbidire al master ma era anche vero che
alcuni di loro non se ne sarebbero rimasti con le mani in mano,
semplicemente aspettando delle novità.
Ormai
erano in guerra.
“Ok
Lucy, basta così.” la fermò Gildarts,
facendole cenno di sedersi,
pochi secondi prima che la campanella suonasse, segnando la fine
delle lezioni “Molto bene, per oggi è tutto, vi
auguro un buon
fine settimana”.
I
vari ragazzi salutarono e, dopo aver preso le loro cartelle, uscirono
dalla classe, incamminandosi lungo i corridoi della scuola. Archer,
com’era prevedibile, era quello meno segnato dai recenti
eventi e
non si fece problemi a passare davanti a tutti con indifferenza.
“Vedete
di non farvi ammazzare in mia assenza.” commentò
l’antieroe con
un leggero ghigno, ricevendo svariate occhiate di fuoco da parte dei
suoi compagni di classe che però non fiatarono, consci di
non poter
iniziare una rissa nel bel mezzo di un corridoio.
Quando
tutti furono usciti, alcuni di loro si incamminarono verso il centro
della città, mentre altri cercarono rapidamente un luogo
nascosto
dove poter attivare il teletrasporto per la Lega.
“Oggi
a chi tocca la ronda?” domandò Neren camminando di
fianco ad Alex
e Alissa, non proprio interessata alla cosa.
“Tocca
a me e Alissa, dobbiamo pattugliare la zona industriale insieme a
Levy e Gajeel, mentre te devi andare con Yugure, Sora ed Emily nella
zona nord, vicino al parco.” spiegò Alex leggendo
un piccolo
elenco sul suo cellulare “Reito, Shino e Deneb oggi sono a
riposo,
dato che hanno risposto a diverse emergenze durante questi
giorni”.
“Almeno
non si sono dovuti sorbire tutte queste ore di scuola...”
commentò
Neren sospirando “Mentre per quanto riguarda gli
altri?”
“Natsu,
Lucy, Gray e Juvia pattuglieranno la zona a sud-ovest. Gli altri
resteranno in stand-by alla Lega per ogni evenienza.” rispose
Alex
chiudendo poi il cellulare “Meglio andare a riposarsi,
sarà una
lunga notte...” e, una volta che furono certe di non essere
viste,
attivarono il teletrasporto.
§ § §
Sigma
si risvegliò completamente frastornata. Aveva un forte mal
di testa
e, per qualche strano motivo, l'occhio robotico non funzionava, era
come spento.
Cercò
di muoversi ma si accorse di alcune cinghie che la tenevano legata ad
un lettino di ferro leggermente imbottito. La ragazza iniziò
ad
allarmarsi nello stesso momento in cui non avvertì
né le sue ali né
il braccio meccanico né tanto meno la gamba.
“Oh,
sei sveglia”.
Con
l'unico occhio buono, Sigma guardò alla sua sinistra e vide
una una
ragazza dall'aria familiare.
“Ryo...
che cosa stai facendo?” domandò Sigma con una nota
di rabbia nella
voce.
“Nulla
di che, ti sto solo potenziando un po'.” spiegò
Ryo con una
scrollata di spalle. Solo in quel momento Sigma si accorse degli
occhi della sua compagna, dato che non aveva più il visore
integrale, infatti quello sinistro era azzurro mentre quello destro,
che venne subito coperto da una strana benda nera, era rosso.
Allontanandosi
dal lettino, tornò dopo pochi secondi con il braccio di
Sigma
stretto tra le mani e la cyborg si accorse subito delle modifiche
dato che ora non era più un arto scheletrico ma era
più grosso
grazie a delle placche metalliche nere che sembravano quelle di
un'armatura.
“Ora
ti spiegherò che cosa ho modificato.” la
rassicurò Ryo con uno
strano bagliore negli occhi, collegando poi alcuni cavi nella schiena
della cyborg, il cui occhio robotico si accese di colpo “Per
iniziare, l'occhio. Ora ti ho integrato diversi tipi di visione,
inoltre potrai anche vedere attraverso alcune pareti usufruendo di un
po' di energia. Posso anche rendertelo umano, se ti
interessa”.
Sigma
si limitò a scuotere la testa, per quel che poteva scuotere.
“Seconda
cosa, il braccio. Ora ha lo stesso spessore del tuo braccio umano e
questi spessori qua sono delle speciali placche robotiche che ti
garantiranno maggiore protezione e potenza durante l'utilizzo delle
tue modalità, inoltre, se mai vorrai camuffarti,
sembrerà un
braccio reale da lontano”.
Detto
ciò, posò il braccio su un piccolo tavolino di
metallo e afferrò
la gamba “Stesso discorso per questa, inoltre le ho inserito
un
piccolo propulsore sotto al piede così da poterlo usare per
salti
più ampi senza l'uso delle ali... ah, ora il piede ha cinque
dita,
ma ho lasciato gli artigli da rapace, non si sa mai.”
spiegò Ryo
posando l'arto meccanico “Per concludere, le tue ali. Non
sono
state modificate, ma ho fatto qualche ritocco alle tue
modalità e
sono sicura che le apprezzerai”.
Per
un solo istante, a Sigma parve di vedere un piccolo sorriso
soddisfatto sulle labbra della meccanica.
“Non
c'è bisogno che mi ringrazi, infondo siamo
compagne.” commentò
Ryo.
“Non
avevo alcuna intenzione di farlo.” ribatté Sigma
con tono piatto
“Ora slegami”.
“Calmati,
ora devo attaccarti i nuovi pezzi e poi potrò
liberarti.” disse
Ryo ma la porta del suo laboratorio si aprì in quel momento
e
Solaris fece il suo ingresso “Ryo, Alan vuole vederti, ha
detto che
è...”
I
tre si fissarono in silenzio per qualche secondo.
“Non
voglio sapere i tuoi gusti fetish in fatto di sesso o robotica... o
di sesso e robotica, ma comunque sia, è urgente.”
commentò
Solaris e Ryo, senza batter ciglio, annuì, avviandosi verso
la
porta. Quando fu di fianco al ragazzo, gli diede il braccio di Sigma
“Finisci tu di assemblarla per me.” e se ne
andò.
Solaris
guardò prima il braccio e poi Sigma, ripetendo il gesto un
paio di
volte “Cos'è che dovrei fare io...?”
§ § §
Makarov
si massaggiò il petto, cercando di calmarsi. Il master era
seduto su
una poltrona nel suo ufficio, con lo sguardo volto all'enorme vetrata
dalla quale si poteva vedere la Terra in tutto il suo splendore.
“Tutto
bene?”
Makarov
si voltò lentamente, incrociando lo sguardo con quello di
Polushka.
“Sì,
solo una piccola fitta... credo sia normale visto il periodo che
stiamo attraversando.” la rassicurò l'anziano,
lasciandosi andare
ad un lungo respiro.
“Hai
fatto la cosa giusta Makarov.” proferì la donna
“Se li avessi
trattenuti troppo, probabilmente le cose sarebbero
precipitate”.
“Lo
so ma il fatto è che... maledizione, tra di loro ci sono dei
ragazzi
che non hanno mai ucciso né hanno mai visto morire qualcuno!
Chi
sono io per dirgli 'Il sogno è finito, ora andate in guerra
e
uccidete'?!”
La
donna ascoltò in silenzio le parole del master e alla fine
posò una
mano sulla sua spalla “Calmati... non gli hai detto di
uccidere e
loro non lo faranno. Tutti ubbidiranno alla tua volontà di
non
uccidere e si limiteranno a fare ciò che fanno gli eroi:
salveranno
le vite degli innocenti”.
“Spero
davvero che tu abbia ragione... se dovessero superare quella linea,
il mio cuore non reggerebbe...” sussurrò Makarov
prima una forte
sirena risuonasse per tutta la Lega.
“Attenzione!
Rilevate minacce multiple di classe A o superiore in tutto Fiore.
Tutti gli eroi a rapporto! Ripeto, tutti gli eroi a rapporto!”
Makarov
balzò giù dalla sedia e, con un rapido gesto,
azionò un pannello
con schermo fissato alla parete. Il volto di Mira apparve dopo pochi
secondi “Mira, assegna tutti gli eroi disponibili
disponendoli
secondo livello di minaccia e tempo stimato per neutralizzarla,
inoltre manda una richiesta anche alle altre Leghe, non possiamo
rischiare!”
“Ricevuto
Master!” annuì Mira chiudendo poi la chiamata,
mentre Makarov andò
davanti ad una parete e, toccando un tasto nascosto, fece aprire un
armadio segreto dove vi era conservato un costume nero abbinato ad un
cappotto lungo bianco e dorato.
“Cosa
intendi fare?” domandò subito Polushka, intuendo
le sue
intenzioni.
“Secondo
te? Scenderò in campo anch'io, è tempo che Avatar
e tutti quei
fanatici capiscano contro chi stanno combattendo!”
spiegò Makarov
iniziando ad indossare il costume “Fammi un favore, chiama a
raccolta tutti coloro che hanno poteri curativi o conoscenze mediche,
meglio essere sicuri”.
La
donna annuì e uscì dalla stanza con passo svelto,
dirigendosi verso
l'infermeria, sperando di cuore di non dover accogliere nessuno al
suo interno.
§ § §
“Cosa?
Minacce multiple?” domandò Neren sorpresa ed Emily
annuì,
leggendo le informazioni ricevute dalla Lega su un piccolo palmare.
“Stando
agli ordini, dobbiamo concludere la ronda e poi unirci al resto degli
eroi per debellare tutte le minacce.” spiegò la
più giovane del
gruppo.
“Bene,
allora sbrighiamoci che ho voglia di menare le ma...!” prima
che
Neren potesse finir di parlare, Yugure l'afferrò per la
tunica e la
scagliò lontano, così come Sora prese per un
braccio Emily e fece
un rapido scatto all'indietro, evitando un raggio di energia
accecante che colpì il tetto, creando una grossa esplosione.
Dopo
lo stupore iniziale, le due ragazze ripresero il controllo e si
guardarono attorno velocemente, individuando, in cima ad un palazzo
dall'altra parte del parco, una ragazza con delle strane ali
meccaniche.
Di
fianco a lei, videro un ragazzo dai vestiti chiari con il volto
coperto da una maschera bianca.
“E
quelli chi sono?!” domandò Neren creando due
grosse ali di sangue
per poi librarsi in volo.
“Non
lo so, ma non sono amici.” ipotizzò Emily
librandosi a sua volta
in aria con i suoi poteri. Senza dire nulla, Sora scattò
alla
velocità del suono verso i due nemici, riuscendo a correre
come se
niente fosse sulla parete dell'edificio, mentre Yugure venne
sollevato in aria da Emily.
Il
ragazzo del suono arrivò in un battito di ciglia sull'altro
tetto e
i due avversari si girarono verso di lui.
“Li
hai mancati... e dire che Hakkabot ti ha potenziata.”
commentò
Solaris con voce calma.
“Non
sono abituata ad usare questa modalità di notte. L'energia
immagazzinata non era sufficiente.” spiegò Sigma
con voce piatta,
mentre le sue ali si ripiegarono, compattandosi sulla schiena.
Sona
spostò lo sguardo da Solaris a Sigma e viceversa, finendo
col
puntare un dito contro la ragazza “Ti conosco... il tuo
profilo era
già presente nel database della Lega. Stando a quelle
informazioni,
dovresti lavorare da sola”.
Nessuno
dei due gli rispose e lui si limitò a scrollare le spalle
“Oh beh,
non che mi riguardi infondo... tanto tra poco di voi non si
sentirà
più parlare.” e, di colpo, tutti i suoni svanirono.
Sigma
e Solaris sgranarono leggermente gli occhi e il ragazzo si
alzò di
diversi metri dal terreno, notando che Emily, Neren e Yugure si
stavano avvicinando e ben presto si sarebbero ritrovati in uno
scontro due contro quattro.
La
sua compagna, invece, fece cambiare forma al suo braccio meccanico,
trasformando la mano nella lama di falce con cui aveva decapitato
Macao giorni prima, ma la mancanza di suoni era una novità
per lei
che, in quel momento, poteva udire solo il battito del suo cuore.
TU-TUM...
Sora
inclinò leggermente il collo a destra e poi a sinistra,
spostando
leggermente in avanti il piede sinistro.
TU-TUM...
Sigma
piegò il braccio armato in modo tale da poter avere
più opzioni di
attacco e, seppur in modo impercettibile, si inclinò in
avanti.
TU...
Sora
svanì completamente nel nulla, riapparendo davanti a lei e
colpendola con un pugno teso sullo sterno.
…
TUM...
La
cyborg vomitò una grossa quantità di sangue e la
forza dell'impatto
la scagliò all'indietro, facendola precipitare in strada.
-Fuori
una...- pensò Sora, sapendo comunque che, essendo solo al
quinto
piano, quella caduta non era letale al cento per cento ma contava
molto sui danni inferti dal suo colpo. Spostando lo sguardo su
Solaris, lo vide intendo a creare delle lame di vento circolari ma
prima che potesse usarle, Sora aprì la bocca emettendo un
fortissimo
rumore acustico che stordì completamente l'avversario.
Solaris
si tappò le orecchie con entrambe le mani ma il rumore non
accennò
a diminuire e, urlando a squarciagola, precipitò in strada
come
Sigma.
Sora
chiuse di scatto la bocca, giusto in tempo per evitare che i suoi
compagni venissero colpiti dal suo attacco sonoro.
“Sora,
li hai già sistemati?!” esclamò Neren
atterrando di fronte a lui
“Che tu sia maledetto! Volevo combattere anche io!”
“Non
vedo il problema. Ho semplicemente risolto in fretta la
questione.”
si giustificò Sora con noncuranza, facendo imbestialire
Neren,
mentre Emily si limitò a sbuffare “Allora sei
utile a qualcosa,
dopotutto”.
Tra
lei e Sora scattarono occhiate di fuoco che vennero tuttavia ignorate
da Yugure, concentrato sul cornicione del tetto. Con un movimento
fluido del braccio, impugnò l'elsa della katana che portava
appesa
alla schiena, catturando l'attenzione dei suoi compagni.
“Qualcosa
mi dice... che la questione è lungi dall'essere
risolta.” commentò
lo spadaccino estraendo lentamente la sua lama, mentre diversi robot
umanoidi si arrampicarono sul tetto senza alcuna difficoltà.
All'inizio
parvero solo dieci, ma poi ne salirono ancora e ancora,
finché i
quattro eroi non si ritrovarono circondati da una sessantina di
robot, tutti perfettamente uguali.
“Siamo
finiti in Terminator?” domandò Neren con sguardo
confuso,
riconoscendo i robot tipici del film. Emily si sollevò in
aria,
mentre i suoi tre compagni si misero schiena contro schiena, creando
una sorta di triangolo.
“Credo
proprio che non sia un film...” commentò Emily
ruotando lentamente
su sé stessa.
“Ma
che acuto spirito di osservazione.” proferì una
voce femminile
proveniente da tutti i robot attorno a loro “Mi piaceva il
design,
ma sono sicura che non vi interessi”.
“E
questa chi sarebbe?” chiese Emily, individuando una grossa
cisterna
dell'acqua su un tetto non troppo lontano.
“Dev'essere
Hakkabot, stando ai dati in nostro possesso è una ragazza
che opera
a distanza mandando avanti le sue macchine.”
spiegò Neren
rivestendo le mani col suo sangue, creando degli affilati artigli.
“Bene,
siete informati, sarebbe stato noioso spiegarvi tutto.”
dissero i
robot all'unisono, iniziando ad avanzare lentamente “Sono
contenta
comunque... con quattro cavie come voi, potrò sbizzarrirmi
con i
miei esperimenti”.
“Devi
solo provarci.” sibilò Sora svanendo
all'improvviso per poi
colpire rapidamente tre robot con il palmo delle mani, creando delle
potenti vibrazioni che fecero esplodere all'istante i bersagli.
Nell'istante
successivo, Neren e Yugure scattarono in avanti così come
tutti i
robot, mentre Emily, sfruttò i suoi poteri per sollevarne
una
decina, alzandosi in quota a sua volta.
Distendendo
le braccia, divise i robot in due gruppi da cinque e, con un
movimento secco delle braccia, chiuse le mani a mo di maglio, facendo
schiantare i nemici tra di loro, generando una grossa esplosione a
mezz'aria.
Sotto
di lei, Neren si abbassò di scatto per evitare le braccia di
due
robot e, ruotando su sé stessa, recise le gambe ai due
bersagli più
ad altri tre rimasti troppo vicini.
Subito
dopo, l'eroina del sangue balzò in alto e, scendendo in
picchiata,
conficcò gli artigli nel corpo di altri due robot che
esplosero
all'istante, provocandole delle bruciature sulle braccia ma Neren non
se ne curò troppo e si lanciò addosso ad altri
nemici.
Poco
lontano, una serie di kunai colpirono in mezzo agli occhi una mezza
dozzina di robot che si accasciarono al suolo, mentre Yugure, quasi
come se stesse danzando, si spostò tra i nemici, decapitando
i più
vicini, finché ai suoi piedi non si trovò i resti
di venti robot.
Sora
fissò per un solo istante la scena, facendo poi esplodere un
altro
robot ma in realtà era preoccupato per qualcosa, qualcosa
che non
aveva sentito.
Nell'istante
in cui aveva scagliato Sigma di sotto, non aveva udito alcun suono
che potesse indicare ad un impatto col suolo o con qualcos'altro.
Sigma
non aveva colpito nulla. Non era precipitata. Si era lasciata cadere
per un motivo.
A
causa del rumore di esplosioni attorno a lui, si accorse troppo tardi
di un suono incredibilmente leggero, quasi inudibile. Girandosi di
scatto, si ritrovò la faccia serrata in una mano meccanica
e, in men
che non si dica, fu trascinato in cielo da Sigma.
Emily
fissò la scena sgranando gli occhi e, spostando lo sguardo
sui suoi
compagni, vide che ora erano anche impegnati con Solaris, il quale
non sembrava troppo provato dal precedente attacco.
-Loro
due possono farcela.- si disse la ragazza per poi inseguire Sigma
aumentando la velocità della sua levitazione.
A
svariati metri di altezza, Sora afferrò il braccio della sua
avversaria la quale lo lasciò andare all'istante e, con una
velocità
inumana, lo colpì alla bocca dello stomaco con un pugno ben
piazzato
spezzandogli il fiato e facendogli sputare saliva mista a sangue.
“Il
colpo di prima, mi ha dato fastidio.” sibilò la
cyborg
trasformando la mano metallica in una lama di falce e tenendo Sora
per la gola con l'altra mano. Alzando il braccio, si preparò
a
decapitare il ragazzo ma una strana forza le bloccò l'intero
corpo,
impedendole di muoversi.
“Appena
in tempo...” sospirò Emily con le braccia distese
verso Sigma. Con
dei leggeri movimenti delle dita, fece dischiudere la presa dal collo
del compagno e lo fece levitare vicino a sé “Sei
in debito con
me”.
Il
ragazzo sbuffò leggermente massaggiandosi la gola
“Tu fammi
tornare coi piedi a terra e poi parleremo di eventuali
debiti...”
“Ricevuto,
ma prima concludiamo lo scontro.” ordinò Emily
volgendo il suo
sguardo verso Sigma, per poi entrarle nella mente. Si
ritrovò nel
bel mezzo di una sequenza caotica di immagini e suoni, senza alcun
filo logico tra di loro.
La
mente di Sigma era troppo caotica per quella di Emily che fu
costretta ad abbandonarla dopo pochi secondi, ansimando leggermente
“Ora è completamente sotto il mio potere, ma posso
al massimo
farla stare ferma... la sua mente è troppo
instabile”.
Il
compagno annuì lentamente, cercando di restare in "piedi",
quando sgranò gli occhi all'inverosimile, avvertendo
nell'aria un
rumore fin troppo pericoloso.
Elettricità.
Volse
lo sguardo verso Sigma, ma la cyborg era svanita nel nulla.
Di
fianco a lui, Emily strillò a pieni polmoni a causa del
dolore
generato dal colpo dell'avversaria che, con una velocità
superiore a
prima, si era portata davanti alla ragazza.
Le
ali, l'occhio e gli arti meccanici erano completamente rivestiti da
una grossa quantità di elettricità che aveva
folgorato Emily nel
momento stesso in cui Sigma le aveva afferrato la gola con la mano
robotica.
Sona
avvertì il potere della sua compagna svanire ma, prima che
la sua
caduta iniziasse, Sigma scese in picchiata trascinando con
sé Emily
e distendendo il braccio verso il basso.
Nel
giro di due secondi, le due si schiantarono nel tetto dove stavano
ancora combattendo Neren e Yugure. La cyborg sfruttò il
corpo di
Emily per distruggere anche il pavimento del piano inferiore e di
quelli sotto ancora, finché non creò un grosso
cratere nel
pavimento del piano terra.
Solo
in quel momento, Sigma tornò in sé, guardandosi
attorno con aria
confusa, finché non spostò lo sguardo sulla
ragazza sotto di sé,
il cui corpo era ricoperto di brutte ferite tra cui un ampio taglio
sulla fronte dalla quale stava fuoriuscendo una grossa
quantità di
sangue.
"Ma
cosa..."
"Pilota
automatico." spiegò Ryo tramite un piccolo auricolare "Avevo
previsto che ti avrebbero fermato con dei poteri mentali
così ho
inserito un sistema di controllo remoto che entrerà in
funzione ogni
volta che controlleranno la tua mente, combattendo al posto tuo".
Sigma
non parve molto contenta della cosa ma quel 'Potenziamento' le aveva
salvato la vita, perciò evitò di replicare.
"Solo
una cosa..." riprese Ryo "... occhio sopra di te".
Sigma
sgranò all'istante gli occhi e distese all'istante il
braccio
robotico verso il cielo. Il suo pugno impattò violentemente
contro
quello di Sora, il cui sguardo ora era visibilmente pervaso dalla
rabbia.
Dei
sonori 'CRACK' si udirono nell'aria e una smorfia di dolore si
formò
sul viso di Sora che però non cercò di
allontanarsi, aprendo la
bocca per un nuovo attacco sonoro. Tuttavia, il suo udito lo
avvertì
della presenza di due civili in quella stanza, rannicchiati in un
angolo.
"Tsk!
Muovetevi! Andatevene di qui!" urlò Sora distraendosi quel
tanto che bastò a Sigma per sibilare "Electrical Demon Mode
On".
Le
sue parti meccaniche vennero di nuovo pervase
dall'elettricità e
Sora venne folgorato allo stesso modo di Emily, urlando per il
dolore. Sigma non batté ciglio e, dopo averlo afferrato per
una
caviglia, ruotò su sé stessa, scagliandolo poi
contro una parete.
L'impatto
disintegrò il muro e Sora si schiantò contro la
fiancata di un SUV
posteggiato lì davanti, la cui carrozzeria di
deformò pesantemente.
Sigma
uscì dal buco appena creato e si avvicinò con
passo calmo a Sora,
ancora riverso a terra. Lentamente, protese in avanti una mano per
afferrarlo, ma all'ultimo ebbe un ripensamento e alzò la
gamba
meccanica, spostando il piede sopra alla gamba destra di Sora.
Con
incredibile violenza, calò il piede e un orribile rumore di
ossa
rotte si udì nell'aria, seguito a ruota dall'urlo inumano di
Sora
che iniziò ad agitarsi come un dannato a terra, tenendosi la
gamba
ferita.
Sigma
lo fissò per qualche secondo e sibilò "Fuori
due..."
dopodiché si alzò in volo e raggiunse il tetto
dove una nuova
esplosione allargò il buco creato da lei poco prima.
Con
dei movimenti rapidi, Neren tagliò di netto tre robot con
una falce
di sangue ma cadde in ginocchio subito dopo, a causa delle ferite che
ricoprivano il suo corpo. Nuovi avversari le si lanciarono addosso e,
malgrado i primi due furono subito tagliati a metà, gli
altri
riuscirono a bloccarla, ricoprendosi a loro volta di
elettricità.
Neren
urlò a pieni polmoni ma alla fine strinse i denti sibilando
"Lasciatemi... andare...!" e dal suo corpo fuoriuscirono
svariate lame di sangue che trapassarono i nemici da parte a parte,
facendoli esplodere.
Sigma
si avvicinò lentamente e Neren fuoriuscì dal fumo
venutosi a
creare, barcollando e con il corpo ricoperto di ustioni. Senza
esitare, la cyborg l'afferrò per la testa e la
schiantò al suolo,
crepandolo, per poi gettarla nel buco dietro di lei, facendola cadere
sopra ad Emily, ancora svenuta.
Una
folata di vento catturò l'attenzione di Sigma che
spostò lo sguardo
su Solaris, ancora intento ad affrontare Yugure e, con sua somma
sorpresa, notò che lo spadaccino non aveva molte ferite.
"Muoviti
a finire." lo ammonì Sigma e Solaris, sbuffando,
ribatté
"Perché non ti rendi utile invece?"
Sigma
si limitò a trasformare la sua mano in una lama per poi
scagliarsi
addosso a Yugure che, notandola con la coda dell'occhio,
ruotò su sé
stesso per intercettarla con la sua katana.
Normalmente,
una persona non si sarebbe potuta fermare con uno slancio come quello
di Sigma, ma lei non era una persona normale e, conficcando le unghie
nel cemento, si fermò all'istante.
Yugure
non riuscì a fermare l'attacco e il suo fendente
andò a vuoto,
lasciandolo completamente scoperto, cosa che fu subito notata da
Solaris il quale lo colpì alla schiena con due lame di
vento,
creandogli una X di sangue sulla schiena.
Lo
spadaccino digrignò i denti per il dolore ma
riuscì comunque ad
alzare la guardia per parare un fendente di Sigma, che
riuscì
comunque a spezzargli la katana, aprendogli in seguito un lungo
taglio sul torace.
Yugure
indietreggiò di qualche passo estraendo due pugnali ma un
robot semi
distrutto lo afferrò per la caviglia e, quella singola
distrazione,
bastò a Solaris per colpirlo nuovamente con una pioggia di
lame di
vento.
Il
membro di Fairy Tail barcollò per qualche secondo ma alla
fine si
accasciò al suolo. Sigma gli fu subito sopra e
alzò la lama per
finirlo, ma un raggio di luce bianca la colpì in mezzo alla
schiena,
scagliandola contro Solaris che la bloccò con un piccolo
turbine.
Il
ragazzo volse lo sguardo verso il cornicione opposto al suo e vide
due ragazzi pressoché identici ma mentre il primo aveva
degli abiti
scuri come i capelli, il secondo indossava vestiti chiari come i suoi
capelli biondi.
"Sembra
proprio che siamo arrivati appena in tempo, eh Rogue?"
domandò
il biondo.
"Così
parrebbe." convenne il moro fissando con sguardo torvo Solaris
"Ora occupiamoci di loro e poi portiamo i feriti a Fairy Tail".
"I
Draghi Gemelli di Sabertooth." disse Solaris "Non credevo
che Fairy Tail avesse chiesto il vostro aiuto".
"Beh,
normalmente Fairy Tail si sarebbe occupata di gente come voi da sola,
ma c'è un momento in cui non possiamo restare a guardare..."
sibilò Sting indurendo lo sguardo.
Solaris
non batté ciglio e, mentre Sigma si rimise in piedi, delle
violente
esplosioni si udirono nel parco che venne ben presto divorato dalle
fiamme "Il nostro lavoro era solo creare un po' di panico, ma
sono contento che quegli... eroi..." ed indicò Yugure "...
si siano uniti alla festa".
Alle
loro spalle si creò un portale e Sigma fu la prima ad
entrare,
seguita dai pochi robot rimasti intatti.
"Ehi
aspettate!" urlò Sting creando una sfera di luce ma anche
Solaris lo attraversò senza esitazione. Il portale si
richiuse
all'istante e il ragazzo, girandosi, li avvertì "Non
preoccupatevi, ci ricorderemo di voi..."
Sting
e Rogue si scambiarono una rapida occhiata ma alla fine decisero di
pensare ai feriti. Rogue si caricò in spalla Yugure e
saltò nel
buco, atterrando vicino a Neren ed Emily, mentre Sting aiutò
Sora,
l'unico ancora cosciente che, seppur in modo seccato, attivò
il
teletrasporto e, in un istante, tutti e sei svanirono nel nulla.
§ § §
"Ottimo
lavoro con quei quattro." si complimentò Ryo, girandosi
leggermente verso i suoi compagni appena rientrati che si andarono a
sedere su un divanetto per riposarsi.
"Di
certo mi aspettavo qualcosa di meglio." commentò Solaris
tornando alla sua forma normale.
"Ti
consiglio di abbassare la cresta. Il livello di potenza di Sting e
Rogue è superiore al vostro." spiegò Ryo
indicando la benda
nera che le copriva l'occhio rosso "Vi avrebbero spazzato via".
"Ne
sei certa?"
"Le
mie invenzioni non sbagliano mai e il misuratore di potenza
è una
delle cose di cui vado più fiera." ribatté Ryo
con voce
fredda, tornando a concentrarsi sui monitor davanti a lei "Ora
scusatemi, ma questa zecca mi sta dando parecchie rogne".
"Di
chi si tratta?"
"Di
un ragazzo desideroso di morire che va in giro a scagliare frecce di
cristallo contro i miei robot".
§ § §
Archer
evitò l'ennesima presa da parte di un robot e lo
tagliò di netto
all'altezza della vita con una spada corta di cristallo. Subito dopo,
impugnò il suo arco e, creando delle frecce di cristallo, le
scagliò
tutte addosso ai nemici più lontani, che esplosero pochi
istanti
dopo.
"Uff...
e quelli erano gli ultimi." disse Archer sistemandosi l'arco
sulla schiena "Mi chiedo chi li abbia mandati e a che scopo...
oh beh, io li ho distrutti perciò non ha più
importanza".
Il
ragazzo fece per girarsi ed incamminarsi lungo un vicolo, ma
all'ultimo, su un palazzo non molto lontano, notò un altro
robot,
simile a quelli appena distrutti ma, a differenza loro, aveva come un
cuore rosso acceso al centro del petto.
-Che
sia una sorta di comandante?- si chiese il ragazzo per poi impugnare
nuovamente l'arco ma il robot si allontanò all'istante,
correndo sul
tetto della fabbrica.
Archer
scagliò diverse frecce nel muro e, correndo incontro
all'edificio,
saltò su di esse per arrivare fino in cima, dove vide il
robot ormai
molto distante ma ciò non gli impedì di corrergli
dietro.
Il
robot balzò di fabbrica in fabbrica, con Archer dietro di
lui,
finché non si fermò sopra ad un grosso magazzino
abbandonato
isolato rispetto alle altre fabbriche.
Con
uno scatto, Archer lo colpì in pieno con una spada di
cristallo e lo
fece cadere attraverso una vetrata nel soffitto che andò in
frantumi. L'impatto si udì nell'aria e Archer
saltò giù a sua
volta, ma del robot nessuna traccia.
Il
ragazzo era ormai prossimo ad andarsene ma le luci si accesero tutte
nello stesso momento, rivelando l'interno spoglio del magazzino. Vi
erano solo alcune casse, alcuni tubi di ferro e un grosso telo nero
che copriva una sezione della stanza.
Davanti
al suddetto telo, vi era il robot con una mano sulla ferita
procuratagli da Archer, che si avvicinò a lui con un ghigno
sul
volto.
“Game
Over.” sibilò il ragazzo alzando la lama ma una
voce femminile
disturbata si udì nell'aria attraverso alcuni altoparlanti
posti
negli angoli del magazzino “Ma che bravo, mi hai tolto le
parole di
bocca”.
Archer
si guardò attorno confuso e, in quel momento, il robot
strappò via
il telo, facendogli sgranare gli occhi per la sorpresa.
Davanti
a lui si parò un mech. Un fottutissimo mech alto sei metri
ed armato
di tutto punto, viste le quattro mini-gun montate sulle braccia e le
due postazioni missilistiche posizionate sulle spalle.
Il
mech era completamente nero e sprovvisto di mani o di qualsiasi cosa
potesse essere usato come mano, inoltre le gambe, diversamente da
quelle umane, avevano le articolazioni delle ginocchia invertite,
infatti si piegavano all'indietro. Dopo alcuni rumori poco
amichevoli, il mech si alzò in tutta la sua altezza e, senza
esitazione, alzò un piede e schiacciò all'istante
il robot
superstite.
“Le
cose iniziano a farsi interessanti.” commentò
Archer creando
un'alabarda di cristallo e la voce, stavolta udibile in modo
più
chiaro, si udì dall'interno del mech “Ti consiglio
di non
sopravvalutarti, non puoi sconfiggere questo capolavoro da
solo”.
Per
tutta risposta, Archer scattò in avanti per colpire le gambe
del
mech che, grazie a delle spesse placche di metallo, riuscirono a
sopravvivere alla prima raffica di colpi, costringendo il ragazzo ad
indietreggiare.
-E'
molto resistente...-
Dopo
qualche secondo, le due mini-gun superiori del mech iniziarono a
girare sempre più velocemente e Archer fece appena in tempo
a creare
uno spesso scudo di cristallo prima che una pioggia di proiettili si
abbattesse contro di lui, spostandolo di peso a causa della forza dei
colpi.
Archer
cercò di fare forza sulle gambe ma non ci fu verso di
fermarsi e, in
pochi secondi, si ritrovò con la schiena contro la parete
del
magazzino. Il mech smise di sparare e fece alcuni passi in avanti.
“Dunque?
Ancora convinto di essere un dio?”
“Tsk,
rilassati, è solo il primo tempo!” urlò
Archer per poi scagliare
l'alabarda contro la cabina di comando del mech che però
ruotò il
busto di centottanta gradi, deviando così l'arma del ragazzo
che
intuì come quel punto fosse più vulnerabile. Dopo
aver creato due
pugnali, si lanciò nuovamente all'attacco ma, contro ogni
previsione, il mech aveva un jet-pack montato nella schiena e lo
usò
per sollevarsi e spostarsi all'indietro, portandosi alle spalle di
Archer.
Il
ragazzo si girò all'istante, giusto in tempo per vedere due
razzi
partire diretti contro di lui. Prima dell'impatto, un'armatura di
cristallo ricoprì interamente il suo corpo ma le due
esplosioni lo
scagliarono con violenza contro la parete opposta, distruggendo la
sua protezione.
Archer
sputò un po' di sangue ma si rialzò subito,
creando un nuovo scudo
di cristallo, che usò subito per proteggersi da una nuova
pioggia di
proiettili.
Intanto,
alle spalle del mech, dietro alla parete, due occhi cremisi fissarono
attentamente lo scontro.
“Io
dico di entrare ora!” sbottò Gajeel rivestendo il
suo pugno di
ferro.
“No
Gajeel! Dobbiamo pensare ad un piano, quel mech è troppo
pericoloso!” obiettò Levy .
“Non
ci serve un piano, la mia corazza unita alla difesa di quell'idiota
faranno da diversivo e voi colpirete il nemico. Fine! Vittoria per
noi.” spiegò Gajeel agitando una mano, mentre Alex
e Alissa
assistevano in silenzio allo scontro verbale, finché una
nuova
esplosione non fece tremare il magazzino e Archer non venne scagliato
contro un'altra parete.
Il
mech si girò verso di lui, volgendo il lato destro verso
Gajeel e
gli altri e, per il moro, quello fu il momento perfetto per entrare
in azione.
Trasformando
l’avambraccio destro in uno spadone di ferro, fece a pezzi la
saracinesca ed entrò rapidamente nel magazzino, gettandosi
contro il
nemico che tuttavia, avendo dei sensori posti lungo tutto il corpo,
percepì la sua presenza e con una breve spinta del jet-pack,
si
spinse verso sinistra, evitando un affondo.
Gajeel
intuì le intenzioni del mech e rivestì
l’intero corpo con delle
scaglie di ferro, preparandosi a ricevere i proiettili nemici che
arrivarono puntuali come un orologio, permettendo così ad
Archer di
rialzarsi e tentare un nuovo attacco.
Come
prima, creò un’alabarda di cristallo ma, non
appena fu vicino al
mech, questi girò il torso verso di lui e sparò
altri due missili.
Archer balzò in alto e l’esplosione lo
scagliò direttamente
contro il soffitto, permettendogli di afferrare delle travi
pericolanti.
Gajeel
provò ad avanzare ma fu colpito in pieno da un missile che
lo
scagliò all’indietro, distruggendo ulteriormente
la saracinesca.
Levy fissò preoccupata il compagno che però si
rialzò non curante
del colpo e si lanciò nuovamente in avanti.
“Alex,
Alissa, per favore, andate sul tetto e aspettate il momento giusto
per attaccare… io entro e cerco di aiutare
Gajeel!” ordinò Levy
e le due compagne annuirono. Alex iniziò a levitare grazie
ai suoi
poteri mentre Alissa, dopo aver allungato le unghie, le
conficcò
nella parete di metallo ed iniziò ad arrampicarsi verso
l’alto.
Levy
fece un profondo respiro ed entrò a sua volta nel magazzino.
Davanti
a lei, Archer scoccò una freccia di cristallo, conficcandola
in una
delle mini-gun del mech, distruggendola. Gajeel, invece, stava
venendo schiacciato dal piede destro del robot che non
sembrò
preoccuparsi molto dell’arma persa.
“Gajeel!”
urlò Levy correndo incontro al ragazzo ed attivando nel
mentre i
suoi speciali guanti che, grazie ad un nuovo tipo di tecnologia,
potevano creare ciò che lei pensava, seppur in piccole
quantità
“FIRE!”
Muovendo
velocemente le dita, la piccola ragazza creò delle fiamme
davanti a
sé che si avventarono contro il mech, il quale
indietreggiò
lasciando andare Gajeel che si rialzò tossendo un
po’ di sangue.
“Gajeel
dobbiamo ritirarci!” propose Levy aiutandolo ad alzarsi ma il
ragazzo, ricoprendo di nuovo la pelle di ferro, la spinse via con
malagrazia, beccandosi poi una raffica di proiettili in pieno petto.
“Non
dire stupidaggini!” inveì Gajeel non appena la
raffica fu
terminata “Possiamo batterlo senza problemi! Prima o poi
finirà le
munizioni!”
Dietro
al mech, nel mentre Archer creò una spada di cristallo e la
usò per
squarciare il corpo del nemico sulla schiena. Dal taglio creato
fuoriuscì del denso fumo nero misto a scintille ma
ciò non impedì
al robot di ruotare rapidamente il busto colpendo il ragazzo in pieno
con una delle mini-gun, scagliandolo contro una parete.
Vedendolo
a terra, il mech tornò a concentrarsi su Gajeel ma
all’ultimo si
girò lentamente verso Levy. Il moro sgranò gli
occhi per la paura e
scattò in avanti per impedirgli di aprire il fuoco.
Il
mech sparò una nuova raffica ma si girò
nuovamente verso Gajeel che
bloccò i primi proiettili unendo le braccia davanti al volto
per
proteggersi meglio.
-Scacco
matto.- pensò Ryo, inclinando leggermente
l’angolazione delle
mini-gun rimaste.
Gajeel
fece un passo in avanti, fiducioso di potersi avvicinare a
sufficienza ma non appena un urlo carico di dolore squarciò
l’aria,
sovrastando il rumore delle armi del mech, tutta la sua fiducia
svanì
nel nulla.
Archer
si riprese in quel momento e la prima cosa che vide fu Levy cadere a
terra. Una mano stretta sul fianco dove stava sgorgando parecchio
sangue. Un’espressione di puro dolore sul volto della ragazza.
“LEVY!!!”
urlò Gajeel a pieni polmoni ignorando completamente il mech
che lo
colpì in pieno con un razzo, scagliandolo fuori dal
magazzino. Il
moro provò a rialzarsi ma la sua pelle di ferro
svanì lentamente e
le forze lo abbandonarono lasciandolo in balia del dolore.
“Tsk,
idiota. La tua pelle di ferro è ottima per deviare i
proiettili,
basta calcolare la nuova traiettoria e posso colpire anche altri
bersagli.” commentò Ryo con voce fredda voltando
il mech verso
Levy.
Dopo
averla agganciata, sparò due missili che però si
fermarono a pochi
centimetri dalla ragazza, girandosi poi verso il mech. Di colpo,
entrambi i razzi saettarono contro il robot esplodendo contro la sua
corazza e distruggendo interamente il braccio destro mentre, dal
tetto, Alissa si gettò a peso morto sulla schiena del mech,
conficcando le sue unghie nel corpo del nemico.
Il
mech iniziò a muoversi in maniera convulsa mentre Alex
levitò
vicino a Levy cercando di aiutarla.
“Non
le sento!” urlò Levy col terrore negli occhi
“Non sento le
gambe!!!”
Alex
sgranò gli occhi per lo shock e girò
delicatamente l’amica su un
fianco, notando un foro di proiettile nel fianco sinistro,
all’altezza dell’ombelico. La bionda scosse
violentemente la
testa “C… cerca di calmarti! Adesso
proverò a curarti!” ma la
voce di Archer la fermò all’istante “Voi
due levatevi da lì!”
Alex
si girò di scatto e vide il mech avanzare verso di lei,
cercando
ancora di levarsi Alissa di dosso, con la ragazza ancora intenta a
trafiggerlo in più punti con le sue unghie. Archer si
frappose tra
le due ragazze e il robot e, dopo aver creato un grosso martello di
cristallo, colpì violentemente la gamba sinistra del nemico,
facendolo vacillare.
Diversamente
da quanto sperato, però, il mech rimase in piedi e
sparò diversi
missili a caso, facendo esplodere parte del magazzino. Diverse
macerie cascarono dall’alto e Alex, alzando le braccia,
urlò
“Azarath Metrion Zinthos!!!”
Tutti
pezzi di metallo si fermarono a mezz’aria e Alex, sfruttando
i suoi
poteri mentali, li gettò lontano, allontanandoli dallo
scontro.
Davanti a loro, il mech piantò i piedi nel terreno e
azionò dei
propulsori posizionati davanti ma non si spostò neanche di
un
millimetro.
“Keh,
deve essere impazzito! Continua a colpirlo!” urlò
Archer ad
Alissa, iniziando a colpire la cabina di comando con delle frecce di
cristallo, ma per la Alex qualcosa non andava. Perché mai si
sarebbe
dovuto fermare in quel modo? I danni di Alissa avevano davvero
mandato in corto circuito i suoi sistemi?
Solo
dopo qualche istante Alex si accorse di una cosa. Il mech aveva dato
le spalle all’unica parete ancora integra, quella
più resistente.
“Alissa!
Scendi subito di lì!!!” urlò a pieni
polmoni ma nello stesso
istante, il mech schizzò all’indietro
schiantandosi di schiena
contro la parete, lasciando Archer e Alex senza parole.
Archer
scattò in avanti nello stesso momento in cui il mech riprese
ad
avanzare ma era nettamente più lento di prima,
perciò il ragazzo
non ebbe alcun problema a passargli di fianco, individuando Alissa
riversa a terra con delle orribili ferite lungo tutto il corpo.
Sopprimendo
un'imprecazione, Archer l'affiancò subito e si
passò un suo braccio
intorno al collo per aiutarla ad alzarsi, mentre il mech
tornò a
concentrarsi su di loro.
“Oh
andiamo, dammi un po' di tregua!” sbottò Archer
rivestendosi con
la sua armatura di cristallo per poi mettere Alissa dietro di lui ma,
prima che il mech potesse sparare, una spranga di ferro venne
scagliata nella sua schiena e si conficcò nel jet-pack,
facendolo
esplodere.
Alex
si girò verso l'origine del colpo e vide Gajeel appoggiato
contro la
parete ma con il braccio ancora disteso verso il mech. Archer colse
l'occasione e, dopo aver lasciato andare Alissa, saltò
contro la
cabina del mech e mandò in frantumi il vetro con un pugno
ben
assestato, scoprendo che non vi era alcun pilota al suo interno.
Il
mech parve riprendersi dal colpo subito e provò a ad
indietreggiare
ma Alissa, seppur con diverse ferite aperte e sanguinanti,
allungò
ancora di più le sue unghie, trasformandole in vere e
proprie lame
affilate e, con un movimento secco delle braccia, tagliò di
netto la
gamba destra del robot, poco sotto il ginocchio, facendolo crollare
al suolo.
Ormai
in completo cortocircuito, il mech sparò gli ultimi missili
che
colpirono sia il terreno che le pareti, facendo tremare il deposito.
Un missile esplode davanti a Gajeel, scagliandolo oltre la parete ed
ustionandogli gran parte del corpo, mentre gli altri evitarono i suoi
compagni.
Tuttavia,
nel giro di pochi istanti l'intero edificio collassò sotto
al suo
stesso peso e Gajeel fece appena in tempo a rialzare la testa che una
forte onda d'urto lo investì in pieno, costringendolo a
coprirsi il
volto con un braccio. Quando lo spostamento d'aria fu cessato, il
ragazzo si rialzò in piedi, fissando la desolazione davanti
a lui.
“Levy!
Ehi! Ragazze! Rispondetemi!!!”
“Siamo...
qui...” sussurrò Alex alle sue spalle facendogli
prendere un
colpo. Il ragazzo si girò verso la compagna e la vide a
terra
esausta di fianco a Levy, ormai svenuta per il dolore
“Dov'è
Alissa?”
Gajeel
non seppe risponderle ma un improvviso rumore metallico
riportò la
sua attenzione verso l'edificio crollato. Assottigliando lo sguardo,
vide alcuni pezzi di metallo muoversi e da essi fuoriuscirono Alissa
e Archer, entrambi feriti gravemente, con parti delle loro corazze,
ossea per lei e di cristallo per lui, ancora attaccate ai loro corpi.
“Voi...
portate solo guai...” sputò Archer andando a
sedersi vicino agli
altri per poi guardare Alex “E te come sei uscita?!”
“Mi
sono teletrasportata...” spiegò Alex riprendendo
fiato, mentre si
dedicava alle cure di Alissa la quale la fermò subito,
spostando lo
sguardo su qualcosa che non le piaceva per niente.
Una
decina di robot si stava avvicinando a loro.
Alissa
imprecò a bassa voce e si alzò in piedi. Archer
fece per rialzarsi
a sua volta, ma la ragazza lo spinse a terra “Riposati,
saresti
inutile ora come ora...” e si incamminò verso gli
avversari,
piegando le braccia all'indietro.
Quando
i robot le scattarono incontro, Alissa attese finché non
furono
abbastanza vicini, dopodiché distese in avanti le braccia e
le sue
unghie si allungarono di scatto, trafiggendo con rapidità
tutti i
bersagli in mezzo agli occhi, che si spensero lentamente.
I
corpi di metallo si accasciarono al suono con dei violenti tonfi e
Alissa tornò dai suoi compagni scrocchiandosi il collo
“Non mi ero
ancora scaricata bene”.
“Tsk,
come ti pare. Ora vi saluto, ho di meglio da fare che stare con gente
come voi.” sibilò Archer incamminandosi verso la
città ma Alex lo
fermò “Aspetta, sei ferito!”
“Non
rompere! Ho subito di peggio!” ribatté Archer
senza neanche
girarsi.
“Lascialo
stare, abbiamo un problema più grosso.” la
richiamò Gajeel
sollevando con sguardo distrutto Levy, ancora scossa da leggeri
spasmi per il dolore. Alissa e Alex si avvicinarono e la prima
tirò
fuori il dispositivo di teletrasporto, portandoli all'istante alla
loro Lega.
§ § §
“Devo
dire che il mech è servito a molto.”
scherzò Solaris
abbandonandosi ad una leggera risata, mentre Ryo si rigirò
nervosamente un lecca-lecca alla fragola tra i denti “Quei
dannati
insetti, stanno distruggendo tutte le mie creazioni”.
Con
la coda dell'occhio, notò qualcosa alla sua sinistra e,
girandosi,
sussultò leggermente nel vedere Sigma in piedi davanti ad un
monitor
dov'era presente un'immagine di Gajeel durante lo scontro col mech.
“E'
stata colpa sua.” sibilò la cyborg confondendo
Solaris e Ryo “Se
si fosse ritirato, la sua compagna non sarebbe stata colpita”.
“Beh,
tanto meglio per noi.” commentò Ryo con una
scrollata di spalle
“Lo hai notato anche tu vero?”
Sigma
annuì per poi colpire il monitor con un violento pugno,
mandandolo
in frantumi “E' solo colpa sua...”
“Non
sapevo che potessi provare la rabbia.” si intromise Solaris,
avvicinandosi alle due.
“So
che cos'è ma non so dirti se la sto provando in questo
momento.”
disse Sigma, andando poi ad accomodarsi sul divanetto per poi
collegarsi un cavo al braccio meccanico “Ryo, passami tutti i
dati
in nostro possesso di tutti loro”.
“Agli
ordini.” sbadigliò Ryo con voce poco convinta,
mentre passava in
rassegna gli ultimi monitor, dove altre battaglie erano ancora in
corso e una in particolare era il fulcro di quell'assalto multiplo.
§ § §
Un
enorme muro di ghiaccio bloccò il vicolo, impedendo ai robot
di
raggiungere la strada e, alle loro spalle, un’enorme fiammata
li
investì in pieno, facendoli esplodere.
“Ottimo
lavoro Gray-sama!” si complimentò Juvia
avvicinandosi al suo
adorato, mentre il muro di ghiaccio iniziava lentamente a sciogliersi
a causa del dolore.
“E
anche questi sono finiti.” sbuffò Gray
togliendosi, senza
accorgersene, la giacca. Natsu e Lucy si avvicinarono avanzando dal
vicolo e il rosato ebbe subito da ridire con il suo compagno
“Io
direi purtroppo! Questi robot sono deboli! Io voglio qualcuno di
più
forte!”
Lucy
lo colpì con un leggero colpo sulla nuca, sbilanciandolo in
avanti,
dato che indossava uno speciale equipaggiamento, composto da guanti,
stivali e cintura, che poteva darle diverse caratteristiche, per un
totale di dieci poteri diversi. In quel caso aveva scelto il potere
del “Toro” che le garantiva una forza erculea.
“Non
ne abbiamo bisogno! La città è già
caotica a causa di questi
robot!” lo canzonò la bionda, quando una forte
esplosione fece
saltare in aria una serie di auto della polizia poste in fondo alla
strada come blocco stradale.
I
quattro eroi si girarono verso quella direzione e un gruppo di grossi
animali simili a leoni, ma dall’aspetto grottesco,
ruggì al loro
indirizzo e alcuni di loro sputarono fuoco come a dimostrare il loro
potere.
“Dopo
i robot ora arrivano gli animali mutanti?” domandò
Gray
preparandosi a combattere, quando le bestie, ruggendo con
più forza,
assunsero lentamente una forma umanoide mantenendo l’aspetto
animale.
“Oh
ecco qualcosa di interessante!” gioì Natsu
infiammando i pugni
mentre i suoi compagni si limitarono a sospirare. Senza esitare, i
quattro si lanciarono contro le belve che scattarono nella loro
direzione in contemporanea.
Alcuni
di quei mostri fecero un ampio balzo per attaccarli
dall’alto, ma
Juvia generò de potenti getti d’acqua dalle manie
li colpì al
volo, facendoli schiantare al suolo. Nel mentre, Gray creò
diversi
spuntoni di ghiaccio dal terreno, rallentando così
l’avanzata
nemica.
Natsu
venne lanciato in aria da Lucy e, gonfiando il petto, colpì
i
bersagli con un enorme cono di fiamme, ma la maggior parte dei
mutanti schivò l’attacco scattando di lato.
Il
rosato digrignò i denti vedendoli avanzare verso Lucy ma la
ragazza
non ci mise molto a pensare ad un piano e, afferrando una frusta che
teneva intorno alla vita, colpì il primo dei leoni,
scagliandolo
contro gli altri a causa dell’impatto.
Dall’altra
parte, Gray creò altri muri di ghiaccio, costringendo alcuni
nemici
a passare in mezzo ad essi e, quasi come se fosse stato invitato a
farlo, Gray li colpì in pieno con un ariete di ghiaccio
spedendoli
contro alcune macchine.
Dietro
di lui arrivò Juvia che intrappolò gli ultimi
rimasti dentro a
delle sfere d’acqua, le quali vennero congelate
all’istante da
Gray.
“Fiuuuu…
e anche i gattini sono sistemati.” si rincuorò
Lucy avvicinandosi
ai compagni ma un laser colpì il terreno davanti a lei,
generando
una forte esplosione che la scagliò all’indietro.
“Lucy!!!”
urlò Natsu volgendosi poi verso l’origine,
digrignando i denti nel
vedere altri robot ma armati più pesantemente.
“Tsk!
Ne arrivano ancora!”
Gray
creò all’istante un arco di ghiaccio e
scagliò innumerevoli
frecce contro i robot più vicini ma tutte vennero distrutte
da dei
proiettili. L’eroe del ghiaccio scrutò
attentamente i nemici,
notando che, oltre ad essere più corazzati, erano armati con
mitragliatrici, lanciarazzi e c’erano anche quattro di loro
armati
con dei grossi laser.
Poco
lontano Natsu aiutò Lucy a rialzarsi e la andò a
posare in un
vicolo laterale. La ragazza tossì un po’ di sangue
ma riuscì
comunque a rialzarsi “Posso farcela
Natsu…”
Il ragazzo la
fissò con sguardo serio e fece per opporsi
all’idea ma Lucy gli
tappò la bocca con una mano “Natsu, anche io
faccio parte di Fairy
Tail”.
Udendo
quelle parole, Natsu non poté ribattere e Lucy si
lanciò di nuovo
in strada, colpendo il terreno con la frusta, creando una grossa
crepa dove cascarono tre robot. Il rosato fece per seguirla ma
avvertì una strana sensazione lungo la schiena.
Si
girò di colpo, scrutando il vicolo, ma ciò che
gli stava
trasmettendo quell’orribile sensazione non si trovava nel
vicolo,
bensì sul tetto dell’edificio infondo ad esso.
Una
figura completamente avvolta in un mantello nero e una ragazza
dall’abito bianco osservavano in silenzio Natsu che
sgranò gli
occhi con orrore nel notare che cosa stava tenendo in mano la
ragazza.
La
testa di Macao.
L’unica
cosa che non era stata ritrovata del suo corpo, visto che quella di
Wakaba era stata fatta esplodere.
Gli
bastarono pochi secondi per capire. Erano stati loro. Erano loro i
responsabili della morte dei suoi due amici e del destino di Romeo.
L’intero
corpo del ragazzo venne avvolto da imponenti fiamme
“Macao…
Wakaba… sembra proprio che non dovrò aspettare
molto per potervi
vendicare!”
Una
nuova esplosione si udì dalla strada, dove Gray aveva creato
un muro
di ghiaccio per proteggere lui e Juvia da alcuni missili. La ragazza
creò una sfera d’acqua e la scagliò
oltre i resti della
protezione. Non appena la sfera ebbe toccato un robot, lo
inglobò
completamente fino a mandarlo in corto circuito.
“Juvia
può mandarli in corto ma deve concentrarsi sulle loro parti
interne!” spiegò la ragazza creando altre sfere,
mentre Lucy
spezzò a metà un robot con una frustata. Un robot
le si portò alle
spalle e alzò il braccio per colpirla, ma venne congelato
del tutto,
sorprendendo Juvia, Lucy e anche Gray.
“Sembra
che tu abbia bisogno di una mano, Gray.” proferì
una voce maschile
alle loro spalle e il moro non dovette neanche girarsi per
riconoscere il proprietario della voce
“Leon…”
“Non
sembri molto contento di vedermi ma non importa…
perché io sono
felicissimo di poter rivedere la mia Juvia!”
esclamò Leon
inginocchiandosi davanti alla ragazza che indietreggiò
all’istante,
spezzandogli il cuore “Il mio amore non ti ha ancora
raggiunta…
ma sono certo che un giorno lo farà!”
“Juvia
preferirebbe che il suo amore raggiungesse il suo amato
Gray-sama!”
fu di tutt’altro avviso Juvia, mentre Gray si
limitò a volgere lo
sguardo altrove, individuando una ragazza alle spalle di Leon
“Noemi?
Cosa ci fai qua?”
La
ragazza salutò i suoi compagni con una mano, avvicinandosi
in volo
“Ero impegnata a sconfiggere alcune strane creature mutanti
insieme
ad Elfman e Lisanna quando Leon è arrivato da noi e ci ha
chiesto
dove vi trovaste, così l’ho seguito!”
Juvia
scoccò un’occhiata di fuoco a Noemi ma, prima che
potesse
minacciarla in qualunque modo, dall’alto cascò un
robot che
distrusse un’auto col suo peso.
“Ah,
lungo la strada ho trovato lui e ha detto che ci aiuterà
solo per
stavolta.” spiegò Noemi sorridendo, mentre Cloud
si affacciò sul
cornicione del tetto “Non posso permettere che questi
orribili
robot, che hanno osato distruggere un mercato e le sue olive, restino
impuniti!!!”
Gray,
Juvia, Lucy e Leon alzarono un sopracciglio, visibilmente interdetti
dall’arrivo di quell’antieroe che, solo qualche
giorno prima,
aveva quasi fatto saltare in aria Alissa.
Cloud
saltò giù e, dopo essersi appeso ad un lampione,
atterrò sul corpo
immobile del robot, indicando i nemici in avvicinamento
“Distruggiamoli e facciamo casino!”
Visto
lo stupore dei suoi compagni, Noemi fu la prima ad agire e, senza
difficoltà, sollevò due macchina semi distrutte,
scagliandole
addosso al grosso dei robot, i quali fecero fuoco
all’istante,
distruggendole.
Cloud
ne approfittò subito e creò una cupola di gas
attorno ai nemici. IL
gas, vista la presenza delle fiamme delle auto distrutte, diede vita
ad un’esplosione enorme che mandò in frantumi
tutti i vetri dei
palazzi vicini, costringendo Gray e gli altri a ripararsi dietro ad
uno spesso muro di ghiaccio.
“YEAH!
Esplosione!!! Così imparate a uccidere delle povere
olive!!!” urlò
Cloud abbandonandosi ad una grassa risata.
“Mio
dio… è più pazzoide di testa di
cerino…” commentò Gray
facendo sorgere una domanda nella mente di Lucy
-Dov’è Natsu?-
§ § §
“Finalmente
avete deciso di mostrarvi…” sibilò
Natsu avvicinandosi a Dyvern
e X, posizionati dall’altro lato del tetto.
“Non
ci stavamo mica nascondendo. Siamo rimasti qua tutto il
tempo”.
Natsu
ignorò le parole della ragazza, avvolgendosi nelle sue
fiamme per
poi scagliare una grossa sfera di fuoco contro i due bersagli. X, con
un movimento fluido del braccio, si tolse il mantello distendendolo
davanti a loro per poi farlo esplodere annullando l'attacco di Natsu.
Dalla
colonna di fumo venutasi a creare, il rosato vide uscire X,
scrutandolo attentamente. La prima cosa che notò furono i
brillanti
capelli rossi, più simili a vere e proprie fiamme che a
semplici
capelli. La seconda fu la strana maschera antigas nera, provvista di
due filtri all'altezza delle guance, che copriva interamente il volto
del ragazzo, lasciando intravedere due bagliori rossi attraverso le
due fessure per gli occhi coperte da delle lenti opache.
Il
resto del suo equipaggiamento consisteva in un out-fit militare nero
composto da stivali alti, pantaloni, cintura, giacca dalle maniche
bruciate provvista di cappuccio e degli spessi guanti di cuoio.
“Oh?
Esplosioni?” si chiese Natsu ripensando a Wakaba
“Sei stato tu ad
ucciderlo...”
X
non gli rispose, iniziando semplicemente a camminargli incontro. Una
vena iniziò a pulsare sulla fronte di Natsu che si
lanciò a
capofitto contro il nemico, cercando di colpirlo con un pugno di
fuoco. Il nemico, tuttavia, non si fece trovare impreparato e, dopo
avergli afferrato il polso con la mano destra, lo fece cadere a
terra, bloccandogli la spalla con la mano sinistra per poi torcergli
il braccio dietro alla schiena, facendogli digrignare i denti per il
dolore.
Quella
semplice mossa però non bastò a mettere fuori
combattimento Natsu
che, emettendo un vero e proprio ruggito, si avvolse ancora una volta
nelle sue fiamme, investendo anche X.
Il
rosato continuò ad emettere fiamme per diversi secondi e
alla fine
si voltò leggermente con un ghigno sulle labbra che
morì
all'istante.
X
non aveva subito alcun danno da quelle fiamme e, senza timore, gli
slogò la spalla facendolo urlare per il dolore.
“X,
finiamola qui. Mi sono stancata di stare su questo tetto.”
sibilò
Dyvern avvicinandosi ai due per poi posare una mano sulla guancia di
Natsu “Vediamo come urli quando ti spezzano tutte le ossa del
corpo”.
Natsu
sgranò gli occhi all'inverosimile e le sue urla diventarono
grida
disumane, riecheggiando per tutti i dintorni, fino ad arrivare alla
strada dov'erano presenti i suoi compagni che, udendolo, corsero
immediatamente verso l'origine delle urla.
Dyvern
mantenne il contatto con Natsu finché questi, a causa delle
urla e
del dolore, non perse conoscenza. La ragazza gli mise allora due dita
sulla gola “Respira ancora. Prendilo, potrebbe servire a
quella
pazzoide”.
X
si inclinò leggermente in avanti e afferrò Natsu
per i capelli,
iniziando a trascinarlo lungo il tetto, camminando verso un portale
apertosi poco prima.
“NATSU!!!”
Dyvern
si girò, fissando con sguardo annoiato Lucy, intenta a
correre verso
di loro, con Gray, Noemi e Juvia dietro di lei.
“X...”
Il
ragazzo diede un colpo al suolo con un piede e, da esso, si
diramarono diverse venature rosse nel cemento, facendo esplodere il
tetto. Lucy si fermò giusto in tempo per non cadere nel buco
appena
creato e, tutto ciò che poté fare fu osservare
Natsu mentre veniva
trascinato oltre il portale dai loro nemici.
“Natsu...”
Gray
le mise una mano sulla spalla, fissando il punto in cui il portale si
era chiuso “Non preoccuparti, sono sicuro che testa di cerino
starà
bene e noi lo salveremo”.
§ § §
Makarov
si passò una mano sul viso stanco, schiacciando col piede la
testa
di un robot distrutto.
Intorno
a lui, Erza, Reito, Shino e Deneb si guardarono attorno, constatando
di aver eliminato tutti i nemici.
“Uff...
non mi ricordavo che fosse così stancante.”
commentò il master
dandosi qualche colpo sulla schiena.
“Ha
combattuto bene però.” si complimentò
Erza sorridendogli, quando
una strana risata si udì nell'aria e davanti a loro apparve
un
portale.
Deneb
si frappose immediatamente tra il master ed il portale e
creò una
barriera rossa ma Makarov gli fece un cenno di calmarsi. Oltre il
portale, tutti videro un uomo comodamente seduto su una poltrona che
li saluto agitando una mano “Buonasera!”
“Chi
diavolo è?” domandò Shino con sguardo
calmo, per nulla
impressionata da quello strano individuo.
“Oh
non mi conoscete? Makarov, dovresti istruire meglio i tuoi
allievi!”
li canzonò Alan ridendo.
“Alan...
quindi ci sei tu dietro a tutto questo?” domandò
il master con
sguardo duro, facendo ridere ancora l'uomo seduto davanti a lui.
“Io?
Oh certo che no! Sono un uomo morto ricordi? E indovina un po'?
Presto lo sarai anche tu!” sibilò Alan con voce
seria per poi
schioccare le dita, facendo chiudere il portale.
Dopo
qualche secondo di silenzio, Erza domandò
“Master... chi era
quell'uomo?”
Makarov
sospirò pesantemente “Si chiama Alan... e un tempo
era mio amico.
Su, torniamo alla Lega... devo spiegarvi molte cose”.
Un
improvviso catturò la sua attenzione e, dopo averlo preso
dalla
tasca, controllò un piccolo palmare dove brillava l'immagine
di
Mira. Toccando con un dito l'immagine, l'ologramma dell'albina si
materializzò davanti a lui “Master, sono lieta di
vedere che sta
bene. Volevo informarla che ho richiamato tutti gli eroi dalle loro
missioni, presto avremo tutte le nostre forze a disposizione”.
“Eccellente,
anche lui sta tornando?”
Mira
annuì sorridendo “E' già in
città”.
§ § §
Sigma
osservava con sguardo spento le vie della città avvolta nel
caos,
mentre nubi temporalesche coprivano il cielo notturno.
“E'
stata una notte movimentata.” commentò Solaris
alle sue spalle. La
cyborg non si mosse di un millimetro, fissando delle colonne di fumo
non molto lontane. Alle loro spalle, un portale si aprì e
Ryo,
scortata da due robot, Dyvern e X fecero il loro arrivo.
“Come
sta il prigioniero?” domandò Solaris, volgendosi
verso i nuovi
arrivati e Dyvern si limitò a rispondergli con
“Non morirà... non
ora almeno”.
Solaris
si limitò ad annuire, quando un tuono fece tremare il
grattacielo,
mettendo in allerta i cinque.
“Quello
non era un semplice tuono.” osservò Ryo e, nello
stesso istante,
un fulmine colpì il palazzo, abbattendosi pochi metri dietro
di
loro. Con calma, X e Sigma assunsero una posizione da combattimento,
individuando una figura avvolta in un mantello nel piccolo cratere
venutosi a creare.
“E
questo chi sarebbe?” domandò Dyvern assottigliando
lo sguardo.
“Qualcuno
molto sfortunato.” rispose Ryo schioccando le dita, al che i
due
robot distesero le braccia in avanti e scagliarono due sfere di
energia dai palmi, colpendo in pieno la figura ma Sigma capì
subito
che non erano serviti a niente.
Nell'aria
videro i resti del mantello dissolversi, mentre la figura diventava
più visibile e le prime caratteristiche saltavano all'occhio.
Capelli
biondi. Fisico scolpito. Una cicatrice a forma di fulmine sull'occhio
destro.
“E'
stato un lungo viaggio, ma non avrò problemi a prendermi
cura di chi
sta attentando alle vite dei miei compagni.”
proferì il biondo
alzando un braccio ed invitandoli ad avanzare.
Angolo
dell'autore:
Eccomi
di nuovo qua! YEEEE! A sto giro sono stato più rapido XD e
dire che
volevo fare un capitolo corto ma mi sono uscite 30 pagine ^^”
Comunque
sia, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vorrei rassicurare i
proprietari degli OC apparsi poco: anche loro avranno la loro dose di
azione, don't worry u.u
Detto
ciò attendo le vostre recensioni e ci vediamo alla prossima!
See
you around!
|
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Capitolo 8 *** Una situazione difficile ***
UNA
SITUAZIONE DIFFICILE
Sigma
e X fissarono con sguardo neutro il biondo davanti a loro,
così come
i loro compagni dietro di loro. Ryo inclinò leggermente la
testa e,
schioccando le dita, fece avanzare i due robot che affiancarono la
cyborg sul lato destro.
“Laxus
Dreyar…” iniziò Ryo fissando colui che
sembrava intento ad
affrontarli “… il nipote di Makarov, master di
Fairy Tail. Non
credevo che fossi a Magnolia?”
“Come
ho già detto, è stato un viaggio lungo. Fino a
ieri non ero neanche
a Fiore.” spiegò il biondo avvolgendosi con la sua
elettricità
“Inoltre, ho ricevuto alcune informazioni secondo cui voi
avreste
creato un sacco di problemi alla nostra Lega”.
“E
se anche fosse?” domandò Solaris mentre Ryo
sgranò leggermente
l’unico occhio visibile -Il suo livello di
potenza… sta
aumentando da quando è arrivato…-
“Allora
toccherebbe a me farvi capire quanto è grande
l’errore che avete
commesso.” sibilò Laxus con sguardo terribilmente
serio, facendo
un passo in avanti. Solaris fece altrettanto, ma Ryo lo
fermò con un
braccio e, dopo avergli scoccato un’occhiata eloquente,
scosse
leggermente la testa, ripetendo il gesto dopo aver guardato Dyvern.
I
due parvero intuire e la meccanica portò il polso vicino
alla bocca,
sussurrando ad un piccolo orologio “Portale, per
favore”.
Dietro
di loro si materializzò un altro portale e Laxus, per nulla
propenso
a lasciarli andare, scattò in avanti con la sua incredibile
velocità. I due robot furono i primi a reagire ma
bastò una potente
scarica elettrica per farli esplodere all'istante, facendo sbuffare
Ryo.
Sigma
si frappose fra lui e gli altri, rivestendo a sua volta le parti
meccaniche di elettricità. I due si fissarono un solo
istante per
poi menare un fortissimo pugno a testa.
I
due colpi si scontrarono l'uno contro l'altro, generando una forte
onda d'urto e sprizzando elettricità tutt'attorno. Dopo
alcuni
secondi di stallo, X tentò di colpire Laxus su un fianco, ma
il
ragazzo afferrò Sigma per il polso con l'altra mano e,
ruotando su
sé stesso, la scagliò addosso al compagno,
facendoli finire
entrambi a terra.
La
cyborg fu costretta a disattivare la sua modalità elettrica
per non
ferire X ma a quello ci pensò Laxus che, calando il pugno
destro,
colpì entrambi i bersagli con un fulmine dal cielo.
Sigma
e X rimasero a terra per il dolore causato dal colpo ma, mentre il
ragazzo si rialzò quasi subito, la cyborg
continuò ad urlare
dimenandosi senza controllo e tenendosi la testa con entrambe le
mani.
"Ma
che le prende?" domandò Solaris osservando la compagna in
preda
al dolore.
"Ho
come l'impressione che quel colpo l'abbia mandata in cortocircuito."
ipotizzò Ryo e, un istante dopo, X fu costretto ad evitare
un
fendente di Sigma, sorprendendo sia Laxus che i suoi compagni.
Continuando
ad urlare come una dannata, Sigma si scagliò addosso ad X
ma, dopo
averlo mancato con un paio di fendenti, cambiò bersaglio,
dirigendosi verso Laxus il quale evitò a sua volta i
fendenti
dell'avversaria.
Dopo
l'ennesimo colpo andato a vuoto, il ragazzo colpì Sigma al
volto con
un pugno elettrico ma la cyborg non lo sentì nemmeno e
continuò con
il suo assalto, venendo colpita all'istante da diversi fulmini che la
fecero strillare ancora di più.
Sigma
riuscì ancora a fare qualche passo ma alla fine
crollò in
ginocchio, urlando frasi senza senso e continuando a scuotere la
testa. Laxus ne approfittò per tentare di finirla con un
violento
calcio dal basso ma X si era già portato alle sue spalle e
lo
costrinse ad allontanarsi con un balzo.
"X!
Prendila e vieni via! Devo metterla a posto prima che sia troppo
tardi!" urlò Ryo senza tuttavia mostrarsi preoccupata per
Sigma, bensì per le sue parti meccaniche.
Il
ragazzo annuì impercettibilmente e posò entrambe
le mani a terra.
Il tetto si ricoprì in breve di tantissime venature rosse e,
attorno
a Laxus si verificarono svariate esplosioni che lo costrinsero ad
alzarsi in volo grazie alla sua elettricità.
Il
biondo riuscì comunque ad intuire la tattica degli avversari
e,
malgrado il fumo venutosi a creare, si scagliò nel punto
dove aveva
visto aprirsi il portale ma purtroppo per lui, sia i nemici che il
portale erano già svaniti nel nulla.
"Tsk,
sono scappati".
Laxus
si guardò attorno per vedere se avessero dimenticato
qualcosa ma,
non vedendo nulla, si limitò ad afferrare ciò che
restava delle
teste dei due robot e prese un piccolo cd dalla tasca dei pantaloni.
"Meglio
tornare a Fairy Tail, devo parlare al Master".
§
§ §
Delle
potenti urla si udirono lungo il corridoio e neanche la porta
blindata del laboratorio di Ryo era abbastanza spessa da poterle
bloccare.
"Tenetela
ferma." ordinò Ryo con calma accendendo un laptop mentre, di
fianco a lei, Dyvern si limitò ad osservare Solaris e X alle
prese
con una Sigma alquanto problematica.
Da
quando avevano attraversato il portale, sembrava come impazzita e
menava fendenti a caso, mirando a tutti i suoi compagni. Mancando
Solaris con un fendente dall'alto, la cyborg conficcò la sua
lama
dentro ad un'apparecchiatura di Ryo, facendola esplodere.
"Ok,
ora mi hai costretta ad usare le maniere forti." sibilò Ryo
e,
dopo aver digitato qualcosa sul portatile, gli arti meccanici di
Sigma si staccarono dal suo corpo, mentre le ali si compattarono
sulla schiena e l'occhio robotico si spense di colpo.
"Non
potevi farlo prima?" domandò Solaris guardandosi il mantello
rovinato da alcuni squarci ma Ryo si limitò ad una scrollata
di
spalle, indicando il lettino dove, poche ore prima, aveva potenziato
la sua compagna.
X
la adagiò sopra e dei ganci metallici la bloccarono ad esso,
facendola infervorare ancora di più. Con assoluta calma, Ryo
spostò
una sedia di fianco al lettino e collegò un cavo nel corpo
di Sigma,
dove prima vi era il braccio, mentre l'altra testa USB la
infilò nel
suo portatile.
La
cyborg continuò ad agitarsi senza riuscire a calmarsi e i
suoi
compagni osservarono Ryo, notando la sua espressione farsi sempre
più
confusa e particolarmente seccata.
"Tsk,
non è un problema di circuiti. Il suo sistema nervoso sta
reagendo a
stimoli fisici esterni inesistenti, portando il suo corpo a reagire
di conseguenza e neanche resettando la sua parte robotica potrei
farci qualcosa." spiegò Ryo notando poi gli sguardi
completamente spenti di X, Dyvern e Solaris.
Sospirando,
la meccanica si corresse "Sta immaginando che qualcuno la picchi
e si agita perché crede che i colpi siano reali, quando in
realtà
nessuno la sta toccando".
I
tre annuirono all'unisono, avendo finalmente capito il problema e
Solaris chiese "Quindi come la calmiamo? Con una botta in
testa?"
"Uhm...
interessante come soluzione. Sei un medico vero?" domandò un
ragazzo dalla carnagione pallida alquanto divertito, entrando nel
laboratorio. I quattro si girarono in contemporanea verso l'estraneo,
squadrandolo da capo a piedi.
Le
prime cose che risaltarono del suo aspetto furono la falce appesa
alla schiena, l'ampio kimono nero, dalle maniche estremamente larghe
che gli coprivano interamente le mani e dai pantaloni ugualmente
larghi ma che lasciavano scoperti i piedi nudi, e la bizzarra
maschera completamente nera che, oltre a coprirgli solo il lato desto
del volto, aveva solo un buco per l'occhio e un ampio ghigno bianco
disegnato sopra.
Il
giovane avanzò tranquillamente verso di loro, facendo
oscillare i
suoi lunghi capelli bianchi legati in una cosa bassa, lanciando una
breve occhiata a Sigma con i suoi sottili occhi, dorati come due
gocce d'ambra.
"Tu
saresti...?" domandò Solaris con voce fredda frapponendosi
tra
il nuovo arrivato e Sigma, imitato subito da X, che sembrava alquanto
propenso ad ucciderlo all'istante.
"Oh?
Un comune mortale come te desidera sapere il mio nome? Quanta
arroganza... ma non mi sorprende, visto il tuo misero rango. Io sono
Yotu Tobimasu, ma potete chiamarmi Shinigami. Il vostro capo mi ha
contattato e ora sono uno di voi... anche se solo per quanto riguarda
la squadra." spiegò l'albino con un sorriso enigmatico
inclinando la testa e mettendo in mostra la voglia a forma di
mezzaluna sul lato destro del collo.
"Un
altro pazzoide. Ottimo..." commentò Dyvern con voce fredda,
per
poi rivolgersi a Ryo "Se il problema è nella testa di Sigma
posso provare a calmarla. Le sue urla mi stanno facendo perdere la
pazienza".
Yotu
fissò Sigma senza perdere il suo strano sorriso che
mutò lentamente
in un ghigno e, con voce ferma, sussurrò "Daniel Evans".
Sigma
sgranò di colpo il suo occhio umano e aumentò il
volume delle urla,
agitandosi ancora di più. Ryo fissò Yotu con
sguardo innervosito
"Cosa le hai fatto?"
"Nulla
di che... ho solo detto il nome del suo creatore." si
giustificò
Yotu con una scrollata di spalle "Me lo ha detto lui poco fa".
"Hai
visto il creatore di Sigma?" domandò Solaris visibilmente
dubbioso al riguardo "E come?"
"Oh
potrei vederlo anche ora volendo. Il mio potere mi consente di
mettermi in contatto col mondo dei morti e di parlare coi fantasmi,
comprese le anime che vagano libere senza alcun freno."
spiegò
l'albino.
"E
perché cazzo l'hai nominato?!" sbottò Solaris
sovrastando un
urlo della compagna ma neanche quella domanda parve toccare Yotu che,
con voce tranquilla, rispose "Oh non sapevo che le avrebbe fatto
questo effetto. Mi ha solo detto che per lui, lei era una delle sue
migliori creazioni e ciò mi ha incuriosito parecchio!"
"Una
delle sue migliori creazioni?" domandò Dyvern leggermente
confusa.
"Ora
ricordo..." iniziò Ryo attirando l'attenzione dei compagni
"Daniel Evans era uno scienziato alquanto geniale ma anche
particolarmente pazzo. Ha condotto svariati esperimenti di vario tipo
su innumerevoli umani e aveva diverse squadre di medici e scienziati
che lavoravano per lui. Probabilmente Sigma è uno di quegli
esperimenti..."
"L'ultimo."
precisò Yotu "E il modo in cui l'ha 'convinta' a sottoporsi
a
quell'esperimento... è stato geniale! Ridurla in fin di vita
grazie
a dei mercenari per poi salvarle la via con la sua scienza!"
Solaris
e Dyvern sgranarono leggermente gli occhi sentendo quelle parole ma
Ryo gli impedì di continuare, visto che Sigma non accennava
a
calmarsi.
"X,
fallo uscire, con la forza se serve. Dyvern, calma Sigma."
ordinò la meccanica e i due annuirono. X fece un passo verso
il
nuovo arrivato ma questi, alzando le mani, se ne andò di sua
spontanea volontà, chiudendo la porta.
Dyvern
si mise vicino alla testa di Sigma e le posò le mani sulle
tempie,
chiudendo gli occhi. La cyborg continuò ad urlare in preda
ad una
furia cieca ma alla fine si calmò restando stordita da
quanto
successo, mentre la compagna fu costretta ad appoggiarsi ad X,
cercando di riprendere fiato.
"Scusatemi...
ho bisogno di un po' di aria fresca." sussurrò Dyvern per
poi
uscire dal laboratorio. Ryo fece un cenno del capo a X che, annuendo,
seguì la compagna.
"Beh,
alla fine si è calmata." commentò Solaris
raccogliendo i due
arti meccanici della cyborg per poi darli a Ryo che, annuendo,
aggiunse "Almeno sappiamo cosa le è capitato. Ora capisco il
perché del suo tatuaggio... mi chiedo quale sia il suo vero
nome".
"Natalie..."
I
due abbassarono di scatto lo sguardo, fissando Sigma la quale, dopo
un profondo respiro, disse "Mi chiamo Natalie Evans..."
§
§ §
Quando
X bussò alla porta di Dyvern, non udì alcuna
risposta.
Effettivamente, la ragazza aveva detto di voler un po' di aria
fresca, ma tentare non costava nulla.
Non
ricevendo ancora alcuna risposta, il ragazzo forzò la
maniglia ed
entrò senza permesso, individuando uno dei portali di Alan
aperto
nella parete. Senza dir nulla, lo attraversò a sua volta,
ritrovandosi in cima ad una grossa collina poco lontana dalla
città.
Il
suono di un violino lo fece voltare verso una roccia sopra alla quale
era seduta la sua compagna, intenta a suonare una melodia semplice ma
anche triste.
X
si avvicinò senza far rumore ma un improvviso stridio delle
corde
gli fecero capire di essere stato individuato.
"Posso
dedurre che sei entrato in camera mia senza permesso?"
domandò
la ragazza ma X non disse nulla e ciò venne preso come una
risposta
affermativa.
"Potresti
almeno degnarti di rispondere." lo rimbeccò Dyvern tornando
a
suonare, mentre X si avvicinò a lei, restando in piedi e
voltandosi
verso la città.
La
lasciò suonare per diversi minuti, fin quando non si
fermò di sua
iniziativa, riponendo lo strumento in una custodia di legno lucido.
Dopo qualche attimo di pausa, si voltò a sua volta verso la
città e
un profondo silenzio calò sui due.
-Perché
diavolo se ne sta lì fermo?- si domandò la
ragazza lanciando una
breve occhiata al suo compagno, restando tuttavia quasi ipnotizzata
dai suoi capelli.
X
parve notare il suo sguardo e, dopo essersi abbassato,
strappò dei
fili d'erba dal terreno. Con delle minuscole esplosioni, gli diede
fuoco, avvicinandoli di colpo a Dyvern che sussultò
all'istante,
indietreggiando.
Dopo
pochi secondi, le fiammelle si estinsero e Dyvern si rilassò
leggermente "Così te ne sei accorto".
X
annuì e tornò a guardare la città.
Durante il loro scontro con
Natsu, quando era stato investito dalle fiamme dell'avversario, aveva
notato Dyvern mentre impallidiva davanti a tutto quel fuoco,
indietreggiando appena. Evidentemente anche una come lei aveva paura
di qualcosa, e la paura del fuoco non era neanche così
strana come
cosa.
"Dillo
a qualcuno e ti uccido." sibilò Dyvern con sguardo serio ma
X
non la degnò di alcuna reazione, limitandosi a fissare la
città. La
ragazza gonfiò leggermente le guance ma non disse nulla,
ritrovandosi nuovamente ad osservare i suoi capelli.
Dopo
qualche secondo di puro silenzio, la ragazza allungò
timidamente la
mano verso X ma la ritirò all'istante. Non notando alcuna
reazione
da parte del ragazzo, riprovò il gesto, sfiorando con la
punta delle
dita i suoi capelli.
Vedendolo
ancora fermo, Dyvern avanzò ulteriormente e, in men che non
si dica,
finì per accarezzare i capelli di X notando con sorpresa
quanto
fossero caldi ed incredibilmente...
"Dyvern,
X. Alan ha bisogno di parlarci. Qualcuno deve fare la guardia al
prigioniero." trillò la voce di Ryo, attraverso un piccolo
dispositivo nella tasca di X, facendo sussultare la ragazza che
ritirò all'istante la mano.
Senza
dir nulla, il ragazzo si incamminò verso il portale rimasto
aperto,
mentre Dyvern, prima di seguirlo, si fermò un istante,
guardandosi
la mano -Così morbidi...-
§
§ §
Makarov
sembrava in preda all'ansia più totale. Da alcune ore ormai
camminava su e giù lungo un corridoio, passando davanti alla
porta
del reparto medico dove, in quel momento, si trovavano molti dei suoi
figli e delle sue figlie.
Laxus
era tornato da poco ed era stato felice di vederlo, ma il nipote
aveva intuito la situazione e così era rimasto in attesa
vicino al
nonno, insieme ad Erza, Mira, Reito, Shino e Deneb.
Gli
altri eroi che se l'erano cavata con pochi graffi o lividi, erano
stati mandati a riposare dopo essere stati visti e incerottati per
bene da Polushka che si era subito precipitata a curare gli altri,
insieme alla sua allieva Wendy e a molti altri medici arrivati dalle
altre Leghe così come dalla loro città.
Finalmente,
la luce sopra la porta diventò verde e fu proprio Wendy ad
uscire,
mostrando un sguardo stanco e sciupato.
"Wendy!
Dimmelo subito! Qualcuno è in pericolo di vita?!"
domandò
all'istante Makarov facendola sussultare ma, dopo essersi ripresa dal
momentaneo torpore, la ragazzina negò con la testa, dandogli
una
cartella clinica "Nessuno di loro rischia così tanto... ma
per
il resto, deve leggerlo da sé Master..." e
rientrò nel reparto
medico, chiudendo delicatamente la porta.
Il
master non se lo fece ripetere ed aprì subito la cartella,
leggendo
attentamente ogni singola parola. Gli eroi di fianco a lui videro la
sua espressione farsi sempre più cupa.
CARTELLA
CLINICA DEI FERITI DI FAIRY TAIL
CAPO
REPARTO: Polushka
DATA:
15/7/777
-
NOME
DEL PAZIENTE: Neren
COGNOME:
Erikus
FERITE:
-
Ustioni
di terzo grado sulla maggior parte del corpo;
-
Trauma
cranico grave;
-
Clavicola
sinistra danneggiata;
-
Danni
al sistema nervoso;
STATO
ATTUALE: Cosciente
PROGNOSI:
Impossibilitata ad entrare in azione per almeno tre settimane.
NOME
DEL PAZIENTE: Yugure
COGNOME:
Yoru
FERITE:
-
Ampia
ferita sul torace;
-
Due
costole danneggiate;
-
Ampia
ferita sulla schiena;
-
Tre
vertebre toraciche danneggiate;
-
Tagli
di multipla entità sulla maggior parte del corpo;
STATO
ATTUALE: Cosciente
PROGNOSI:
Impossibilitato ad entrare in azione per almeno un mese.
NOME
DEL PAZIENTE: Sora
COGNOME:
Melodian
FERITE:
-
Stomaco
gravemente danneggiato;
-
Labbro
inferiore rotto;
-
Radio
ed Ulna del braccio destro fratturati;
-
Sei
falangi della mano destra fratturate;
-
Polmoni
danneggiati;
-
Otto
vertebre toraciche danneggiate;
-
Tibia
della gamba destra fratturata;
-
Danni
al sistema nervoso;
STATO
ATTUALE: Sotto sedativi
PROGNOSI:
Impossibilitato ad entrare in azione per almeno due mesi.
NOME
DEL PAZIENTE: Alissa
COGNOME:
Drifter
FERITE:
-
Trauma
cranico grave;
-
Venti
costole fratturate;
-
Setto
nasale rotto;
-
Entrambi
i femori danneggiati;
-
Polmoni
danneggiati;
-
Stomaco
danneggiato;
-
Intestino
tenue danneggiato;
-
Reni
danneggiati;
STATO
ATTUALE: Sotto sedativi
PROGNOSI:
Impossibilitata ad entrare in azione per almeno cinque mesi.
NOME
DEL PAZIENTE: Emily
COGNOME:
Harada
FERITE:
-
Ustioni
di primo grado sulla maggior parte del corpo;
-
Trachea
e corde vocali danneggiate;
-
Danni
al sistema nervoso;
-
Trauma
cranico grave;
-
Sedici
costole fratturate;
-
Cinque
vertebre toraciche danneggiate;
-
Una
vertebra cervicale danneggiata;
-
Ampio
taglio sulla fronte;
-
Ferite
lievi sulla schiena e sulle gambe;
STATO
ATTUALE: Sotto sedativi
PROGNOSI:
Impossibilitata ad entrare in azione per almeno cinque mesi.
NOME
DEL PAZIENTE: Gajeel
COGNOME:
Redfox
FERITE:
-
Polmoni
danneggiati;
-
Intestino
tenue danneggiato;
-
Fegato
danneggiato;
-
Stomaco
danneggiato;
-
Diciotto
costole fratturate;
-
Ustioni
di secondo grado sulla maggior parte del corpo;
STATO
ATTUALE: Cosciente
PROGNOSI:
Impossibilitato ad entrare in azione per almeno cinque mesi.
NOME
DEL PAZIENTE: Levy
COGNOME:
McGarden
FERITE:
STATO
ATTUALE: Sotto sedativi
PROGNOSI:
Impossibilitata permanentemente ad entrare in azione.
Leggendo
quelle ultime parole, Makarov sbiancò del tutto, facendo
preoccupare
le persone vicino a lui. Polushka uscì in quel momento dal
reparto
medico e il master, gettando via la cartella clinica, urlò
"Cosa
significa?! Cosa significa che Levy è impossibilitata a
tornare in
azione?!"
Gli
altri sgranarono gli occhi per la sorpresa, fissando nel più
assoluto silenzio l'anziana donna che, sospirando, disse "Significa
che non potrà più essere una supereroina. Il
proiettile di quel
mech le ha reciso la colonna vertebrale. Malgrado le nostre
tecnologie e i nostri poteri, possiamo solo curarla. Non
sentirà
dolore né altro, ma non potrà più
camminare".
"N...
non potreste metterle un esoscheletro o qualcosa?" domandò
Erza
sorprendendosi nel sentire la sua stessa voce tremante.
Polushka
scosse la testa "Non per quel tipo di paralisi. Le uniche
alternative sarebbero quelle di sostituirle la spina dorsale con un
rimpiazzo meccanico ma è un intervento troppo rischioso.
Potrebbe
perdere definitivamente l'utilizzo del corpo dal collo in
giù".
Erza
e Laxus si scambiarono un'occhiata preoccupata, mentre Makarov si
passò una mano sul volto, trattenendo le lacrime.
"Quando
saranno tutti svegli, fammelo sapere. Devo scusarmi personalmente con
ognuno di loro." ordinò Makarov con voce stanca "Gli altri
vengano nel mio ufficio, devo spiegarvi alcune cose..."
In
pochi minuti, oltre ai cinque eroi lì presenti, anche
Elfman, Noemi,
Alex, Lisanna, Lucy, Gray e Juvia arrivarono nell'ufficio del Master,
ora seduto sulla sua scrivania, con le braccia incrociate al petto.
"Prima
di iniziare, Alex..." proferì l'anziano, spostando lo
sguardo
sulla giovane ragazza "Quel ragazzo che vi ha aiutato contro il
mech, Archer, sta bene. Abbiamo mandato una piccola squadra a casa
sua per curarlo".
"Grazie
Master." sussurrò Alex chinando leggermente la testa.
"Ora,
è tempo che vi spieghi come stanno realmente le cose."
iniziò
Makarov alzandosi in piedi "Come sapete, da molti mesi a questa
parte, l'Avatar è sempre rimasto nell'ombra. I continui
attacchi
terroristici di varie entità non ci hanno mai fatto pensare
ad una
connessione sicura con l'Avatar, ma dopo gli eventi di qualche giorno
fa e di stanotte non ci sono più dubbi. L'Avatar ha iniziato
a
muoversi e i suoi membri sono incredibilmente pericolosi e bene
equipaggiati".
Dopo
una breve pausa, l'uomo riprese a parlare "Una cosa che non
eravamo ancora riusciti a capire, era chi fosse a capo di
quell'organizzazione ma adesso, purtroppo, sappiamo chi è la
mente
dietro a tutto questo... un uomo di nome Alan".
"Master,
lei lo conosce, non è vero?" domandò Shino senza
alcun
problema e Makarov annuì lentamente "Alan è... un
ex eroe di
Fairy Tail".
Tutti
i presenti sgranarono gli occhi per la sorpresa, senza riuscire a
proferir parola.
"Quando
ero più giovane, io e lui eravamo una buona squadra insieme
a
Polushka, lui era il nostro membro più giovane ma possedeva
un gran
cuore e non si tirava mai indietro. Un giorno, venimmo a sapere
dell'Avatar e ci fu ordinato di fermare una cellula terroristica
legata a loro, in una fabbrica abbandonata nel bel mezzo di un
crepaccio. Arrivammo giusto in tempo per impedire a quei fanatici di
usare un gas letale su tutta la città ma poi ci fu un
problema..."
"Alcuni
bambini erano tenuti prigionieri in quella fabbrica, usati come cavie
per il gas." si intromise Polushka entrando nell'ufficio "Quando
ormai sembrava fatta, ci trovammo di fronte ad una scelta: salvare i
bambini o fermare quelli dell'Avatar. Makarov mandò Alan
all'inseguimento dei criminali, mentre io e lui aiutammo i bambini.
Sembrava che tutto stesse per concludersi al meglio, ma poi la
fabbrica iniziò a crollare e Alan era ancora dentro e non
potevamo
andare a cercarlo. Vista la precarietà della fabbrica,
Makarov fece
a pezzi delle pareti e alcune enormi cisterne contenenti il liquido
del gas".
"Cosa
accadde poi...?" domandò timidamente Lisanna, curiosa come
molti dei presenti.
"Semplice,
il voler proteggere i bambini mi rese cieco alle cose più
semplici
e, distruggendo quelle cisterne, le scagliai addosso ad Alan, appena
arrivato per ricongiungersi a noi. Non fui in grado di fare nulla...
il liquido lo investì in pieno e i rottami lo seppellirono
del
tutto. Prima ancora che l'idea di aiutarlo mi attraversasse la mente,
quell'ala della fabbrica crollò nel crepaccio e quella fu
l'ultima
volta che lo vidi." concluse Makarov, fissando uno ad uno i suoi
figli.
"Ma
Master, Alan non avrebbe potuto usare quel potere dei portali?"
domandò Deneb, ricordandosi della sua apparizione poche ore
prima.
"E'
questo il problema. Il suo potere originario era legato alla
gravità.
Credo che, dopo essere sopravvissuto, si sia unito all'Avatar,
divenendone il capo ed ottenendo quel nuovo potere." spiegò
Makarov con voce grave.
"Cosa
faremo adesso?" domandò giustamente Laxus, fissando con
sguardo
suo serio suo nonno, che sostenendolo, rispose “E' molto
semplice.
Li sconfiggeremo definitivamente! Non importa quanto tempo ci
vorrà,
se sarà necessario ribalteremo l'intera città per
trovarli e faremo
in modo che non possano fare più male a nessuno!”
I
vari eroi annuirono in senso di accordo.
“Ora
andate a riposare. E' stata una lunga notte e le altre Leghe
penseranno a pattugliare la città in nostra
assenza.” ordinò
Makarov e, uno alla volta, i suoi compagni uscirono dall'ufficio,
dirigendosi verso le loro stanze. Alla fine rimasero solo Laxus,
Polushka e lo stesso Makarov.
“Laxus,
so di chiederti molto... ma per favore veglia su di loro. Non voglio
che altri giovani come loro vengano ridotti in quello stato”.
Il
biondo annuì silenziosamente, avviandosi poi anch'egli lungo
il
corridoio, lasciando il Master da solo con la sua ex-compagna di
avventure.
“Perciò
è così... Alan è tornato...”
esordì Polushka osservando Makarov
che annuì “Spero con tutto il cuore che non sia
lui, uno come lui
a capo di una simile organizzazione sarebbe molto più
pericoloso di
Zeref stesso...”
§
§ §
“Ripetimi
perché dobbiamo stare qui a sorvegliare una
banca.” bofonchiò
Orga appoggiandosi ad un'auto della polizia. Di fianco a lui, un
giovane ragazzo mascherato si sistemò l'ampio cappello rosso
“Perché
ci è stato ordinato dal Master e perché Fairy
Tail deve riprendersi
dai danni subiti durante gli scontri di questa notte”.
“Ma
perché una banca? Ce ne sono almeno quindici più
grosse di questa!”
“Vero,
ma solo questa trasferirà dei lingotti d'oro oggi,
perciò dobbiamo
assicurarci che...” Rufus si zittì all'istante,
notando qualcosa
infondo alla strada, dove alcune macchine sembravano bloccate in un
ingorgo.
Orga
si voltò nella stessa direzione e, nello stesso istante, due
auto
furono scagliate in cielo, precipitando vicino a loro. I due eroi
assunsero una posizione da combattimento, mentre il terreno
iniziò a
tremare sempre di più e un grosso polverone si
formò in fondo alla
strada, facendosi sempre più vicino.
Quando
ormai fu a duecento metri circa, i due ragazzi riuscirono a scorgere
una persona completamente avvolta in una spessa armatura a piastre
rosse, con un ampio corno simile a quello dei cervi volanti. Due
bagliori gialli brillavano attraverso i fori per gli occhi, mentre
svariate scintille scaturivano dal terreno ogni volta che la figura
faceva un passo in avanti, correndo ad altissima velocità.
“Orga!”
urlò Rufus e il compagno, annuendo, fece qualche passo in
avanti,
creando una sfera di fulmini neri nelle mani, per poi scagliare un
raggio di elettricità in avanti, colpendo in pieno il nemico
corazzato che, tuttavia, non sembrò neanche sentire il colpo
e
continuò la sua carica.
Rufus
si portò due dita sulla tempia destra e alle sue spalle si
formò
una strana luce bianca dalla quale scaturirono dieci colpi simili a
stelle cadenti le quali si abbatterono addosso al nemico ma neanche
quell'attacco riuscì a fermarlo, così Orga, dopo
essersi rivestito
nei suoi fulmini neri, si scagliò addosso al cavaliere.
Quando
fu a pochi metri, l'eroe di Sabertooth menò un potente pugno
in
avanti e, impattando contro l'armatura del nemico, generò
una
potente onda d'urto che ribaltò tutte le auto nelle
vicinanze,
scagliando a terra i civili rimasti lì in preda al panico.
Riuscì
a fermare l'avanzata nemica... per un secondo appena.
Come
se fosse un ramoscello, il ragazzo venne scaraventato in cielo senza
alcuna difficoltà e il nemico si ritrovò davanti
a Rufus che,
riportando due dita sulla tempia, generò svariati fulmini
neri dal
cielo che, colpendo il terreno, crearono dei blocchi affilati di
ghiaccio ma niente fermò il cavaliere che li
mandò tutti in
frantumi, investendo il biondo.
L'impatto
gli spezzò diverse ossa e lo scagliò addosso
all'auto della
polizia, distruggendola interamente. Un secondo dopo, il nemico la
scaraventò di lato con un movimento brusco del braccio,
continuando
a correre in avanti finché non mandò in frantumi
l'entrata della
banca, spaventando tutti i presenti che si gettarono a terra.
Dopo
essersi guardata attorno, la figura riprese a correre abbattendo un
paio di muri, ritrovandosi davanti ad un'enorme porta circolare
pesantemente blindata. Alcuni soldati lì presenti cercarono
di
difendere il caveau sparando svariati colpi con le loro pistole ma
tutti i proiettili rimbalzarono sull'armatura del nemico che, senza
troppe cerimonie, li afferrò per la gola, spezzandogli di
netto il
collo con la sua sola forza.
“Ohi
ohi ohi... cerca di non sporcare troppo l'armatura.”
commentò un
ragazzino levitando di fianco al cavaliere che si girò ad
osservarlo. Il piccoletto, che sembrava un nano visto il suo metro e
sessanta di altezza in confronto ai due metri e dieci della figura
corazzata, si passò una mano tra i folti capelli rossi
tenuti
spettinati ed osservò con attenzione la porta blindata.
I
suoi occhi dorati parvero brillare davanti a quella visione e un
sottile sorrisetto si formò sulle sue labbra. Dopo aver
adagiato una
mano sulla superficie metallico, chiuse leggermente gli occhi e la
porta, stridendo lentamente, iniziò ad accartocciarsi su
sé stessa,
venendo poi sradicata dalla parete e gettata contro una parete,
distruggendola.
Il
ragazzino toccò infine terra, sistemandosi la sua strana
tuta nera,
che gli ricopriva l'intero corpo fino alla base del collo, sprovvista
di qualsiasi bottone o cerniera, abbinata ad un collare di acciaio
rosso con una gemma color ambra incastonata al centro.
“Ok,
prendiamo ciò che ci serve e andiamocene.” disse
il ragazzino e la
figura corazzata annuì, afferrando un lingotto d'oro per poi
avviarsi verso l'uscita insieme al partner “Forse
è meglio uscire
di qua”.
Il
piccoletto si avvicinò ad una parete e, dopo averla toccata,
fece
fuoriuscire svariate spranghe di metallo da essa, facendola
collassare, per poi uscire indisturbato in un vicolo tra la banca ed
un altro edificio.
Le
sirene della polizia si udirono in lontananza, ma i due non se ne
curarono troppo e, dopo aver camminato per vicoli all'apparenza
infiniti, sbucarono in una strada poco trafficata dove la vita
scorreva ancora come al solito. Dopo aver individuato un negozietto
di alimentari vari, entrarono tranquillamente, spaventando il
commesso che si appiattì contro la parete.
Il
ragazzino si mise davanti al bancone “Mi scusi signore,
potrei
avere due pacchetti di caramelle gommose?”
L'uomo
parve riprendersi leggermente “C... certamente! C... che
gusti
desiderate?”
“Uhm...
fragola e cioccolato ti van bene?” domandò il
ragazzino al
cavaliere che annuì velocemente, posando il lingotto d'oro
sul
bancone. La mascella dell'uomo toccò il pavimento in una
frazione di
secondo “M... mi dispiace, ma non credo di avere il
resto...”
“Te
l'avevo detto che dovevamo prendere delle banconote!”
sbottò il
ragazzino gonfiando le guance verso l'altra persona, per poi tornare
a guardare il commesso “Allora potrebbe darci l'equivalente
di
questo lingotto in dolciumi vari, per favore?”
Dieci
minuti dopo, i due uscirono dal negozio con otto cestini pieni di
caramelle di primissima qualità, ma solo il ragazzino era
già
intento a mangiarli, assumendo un'espressione più che felice.
“Buona
la merenda?” domandò una voce da un vicolo
lì vicino e i due,
voltandosi, si sorpresero appena nel vedere uscire Alan.
“Da
quanto tempo! Cosa ti porta nei bassifondi?”
domandò il ragazzino
ingurgitando una quantità incredibile di orsetti gommosi.
“Bada
a come parli Manuel.” lo rimbeccò Alan con tono
scherzoso “Non
esistono i bassifondi, così come non esistono i quartieri
alti.
Dovresti saperlo bene!”
Manuel
roteò gli occhi “Ok, come vuoi... allora, cosa ti
porta qui da
noi?”
“Niente
di particolare, vorrei solo il vostro aiuto per una commissione. Devo
andare a fare un colloquio con una persona, ma quella persona
è
strettamente difesa e ciò potrebbe essere difficoltoso per
la
riuscita della mia mossa.” spiegò Alan sorridendo.
"Dev'essere
davvero importante questa persona." commentò Manuel e Alan
annuì "Più che importante, è alquanto
preziosa per la nostra
causa e mi piacerebbe davvero portarla con noi".
"Ok,
allora per noi non ci sono problemi. Quando sarebbe il 'colloquio'?"
domandò il ragazzino e Alan gli rispose "Subito! Giusto il
tempo di passare a prendere l'ultimo acquisto del nostro team!"
dopodiché schioccò le dita e un portale si
aprì alle sue spalle.
Dopo
una breve occhiata tra di loro, Manuel e la figura corazzata
attraversarono il portale, seguiti a ruota da Alan.
§
§ §
“Oh
ma che bello, siete tutti qua come richiesto! Beh quasi tutti..."
esclamò Alan notando che tutti i suoi compagni, esclusa
Sigma, erano
seduti su dei divanetti in attesa del suo arrivo "Sigma?"
"Sta
riposando." tagliò corto Ryo senza staccare gli occhi dal
suo
laptop.
"Capisco...
beh, poco male, ho una missione da svolgere e questi due nuovi
compagni, Manuel e sua sorella Sasha!" li presentò Alan
sorprendendo i presenti che si girarono verso la figura corazzata,
esclamando in coro "Sorella?"
La
figura corazzata annuì e, levandosi l'elmo,
liberò una folta chioma
rossa tenendola comunque all'interno dell'armatura. Gli occhi erano
dorati come quelli del fratello così come la carnagione era
pallida
allo stesso modo.
“C'è
qualche problema?” domandò Sasha con sguardo
freddo, squadrandoli
uno ad uno.
Ryo
tornò a concentrarsi sui suoi dati senza risponderle, Dyvern
e X si
limitarono ad osservarla, Solaris fece spallucce scuotendo le spalle
mentre Yoru le mostrò uno strano sorriso “Immagino
che tu sia un
peso massimo in termini di potenza”.
“Sì
lo sono e potrei dimostrartelo ora spezzandoti tutte le
ossa.”
sibilò Sasha assottigliando lo sguardo.
Yoru
si limitò ad alzare le mani divertito e toccò ad
Alan riportare
l'ordine “Yoru, tu verrai con noi ad incontro di lavoro.
Dyvern,
puoi occuparti del prigioniero, vero?”
La
ragazza lo fissò con uno sguardo glaciale “Stai
insinuando che non
ne sia capace?”
“Lungi
dalla mia mente tale pensiero.” si affrettò a
rispondere Alan
sopprimendo una risatina per poi schioccare le dita creando un altro
portale “A più tardi allora!”
Questa
volta, fu il primo ad attraversarlo, seguito da Manuel, Sasha e Yoru.
Una volta che si fu chiuso alle loro spalle, i tre si guardarono
attorno, ritrovandosi in cima ad una montagna innevata.
“Sicuro
che siamo nel posto giusto?” domandò Manuel
leggermente dubbioso
ma l'improvviso avvicinarsi due soldati armati di fucile diede una
risposta a tutti i suoi dubbi.
“Fermi!
Chi siete?” urlò un soldato puntando il fucile
verso Alan, così
come il commilitone.
“Siamo
qui per un colloquio di lavoro.” spiegò Alan
alzando le braccia ed
essendo concentrati su di lui, i due soldati non riuscirono a reagire
all'attacco di Yoru che, con un solo fendente della sua falce
tagliò
di netto le mani ad entrambi, facendoli cadere a terra in preda ad
atroci dolori.
Leccandosi
le labbra, il ragazzo si fece avanti e gli tagliò i piedi
aumentando
il volume delle urla ma ciò non fece altro che farlo
emozionare
ancora di più, così iniziò a colpirli
con dei rapidi fendenti,
aprendogli svariate ferite ma nessuna di esse risultò fatale.
“Sta
giocando con loro.” commentò Manuel e Alan
annuì “La sua follia
in combattimento è uno dei motivi per cui l'ho
contattato”.
Sasha
iniziò ad avanzare verso l'enorme portone d'acciaio
conficcato nella
roccia e, quando gli fu davanti, conficcò le dita nel
metallo come
se fosse burro, iniziando poi a tirare con tutta la sua forza.
Stridendo lentamente, parte del portone venne strappata via ma,
anziché gettarla lontano, Sasha la usò per
colpire il portone,
distruggendolo ancora di più fino ad aprirlo per bene.
Davanti
a lei si trovò una trentina di soldati che le spararono
addosso
senza pensarci ma nessun proiettile intaccò la sua armatura
e di
colpo, molti colpi si bloccarono a mezz'aria, schizzando poi
all'indietro ed uccidendo tutti i nemici.
“Dovresti
fare attenzione sorellona. Potrebbero avere dei proiettili
perforanti.” l'ammonì Manuel levitando vicino a
lei per poi
avanzare insieme ad Alan, mentre Yoru li raggiunse poco dopo.
In
pochi minuti, raggiunsero la fine di quell'ampio corridoio ovvero un
enorme ascensore che poteva contenere fino a cinquanta persone. Dopo
averlo preso, iniziarono a scendere sempre più in
profondità.
“Vorresti
darci qualche informazione in più, per favore?”
chiese Manuel e,
dopo qualche attimo di silenzio, Alan decise di accontentarlo
“Una
nostra compagna è una cyborg ed è incredibilmente
potente,
soprattutto dopo alcuni aggiornamenti recenti. Come Yoru sa
già, il
suo creatore si chiamava Daniel Evans ed era un scienziato molto
famoso e geniale. Sigma, il cui vero nome è Natalie Evans,
era sua
figlia e la fece attaccare da alcuni mercenari che la ridussero in
fin di vita, così lui poté modificarla in quello
che è ora ma quel
gesto gli costò caro perché Sigma, in preda ad
una crisi post
intervento, impazzì distruggendo quel laboratorio ed
uccidendo suo
padre ed infine scappò. Tuttavia, le squadre al soldo di
Daniel non
smisero di lavorare su alcuni suoi vecchi esperimenti ed è
per
questo che siamo qui, per ritirare uno di quegli esperimenti prima
che possa finire in mani sbagliate”.
“Le
nostre sono le mani più sbagliate di tutte, lo
sai?” domandò Yoru
con un ghigno e Alan sogghignò in risposta “Punti
di vista mio
caro, punti di vista...”
Quando
l'ascensore si fermò, Sasha fu la prima ad uscire,
beccandosi la
solita accoglienza a base di proiettili ma questa volta non volle
perdere tempo e, caricando a testa bassa colpì con la sua
incredibile forza tutti i soldati sul suo percorso, spezzando
letteralmente a metà i loro corpi e macchiando tutto il
corridoio di
sangue.
“Ah
quanto adoro l'arte.” commentò Alan avanzando
insieme a Manuel,
mentre Yoru si occupava di eliminare i superstiti con la sua fidata
falce.
“Su!”
esclamò Alan “Troviamo il nostro nuovo acquisto e
torniamo a casa!
Spero solo che non facciano casini con quel Natsu... potrebbe non
ricapitarci più l'occasione di catturarlo”.
§
§ §
“Master
abbiamo individuato Natsu!” urlò Mira quasi
sfondando la porta
dell'ufficio del Master “E' spuntato dal nulla ed
è braccato da
tre nemici!”
L'uomo
per poco non si strozzò con la sua stessa saliva ma dopo
essersi
ripreso ordinò “Manda subito Laxus e gli eroi
più vicini!
Presto!”
§
§ §
“E
meno male che potevi occupartene da sola!!” urlò
Solaris scoccando
un'occhiataccia a Dyvern che si limitò ad alzare gli occhi
al cielo
“Te l'ho già detto! Non sapevo come usare quei
portali automatici
e lui se ne è approfittato subito!”
X
li ignorò entrambi cercando di raggiungere Natsu, ormai allo
stremo
delle forze e con i vestiti a brandelli sporchi del suo stesso
sangue. Il rosato, girandosi di scatto, generò un'improvvisa
fiammata che costrinse X a fare da scudo ai due compagni, arrestando
il loro inseguimento.
“Limitiamoci
a recuperarlo prima che arrivino quelli di...!”
iniziò Solaris
creando una sfera di vento ma un improvviso fulmine si
abbatté
davanti a loro e, dal fumo venutosi a creare, diverse lame di luce
circolari schizzarono contro i tre nemici.
Dyvern
si mise dietro a X che si limitò a farle esplodere nel
momento
stesso in cui furono molto vicine a lui, mentre Solaris si
alzò in
volo, evitandole al pelo ma un altro fulmine lo colpì in
pieno,
facendolo cadere di fianco ai suoi due compagni.
Quando
il fumo si fu diradato, Laxus fu visibile ai tre e, di fianco a lui,
videro Shino, Reito e Deneb che aveva già creato una
barriera per
proteggere Natsu, più che felice di rivederli.
“Sembra
che voi stiate di nuovo creando problemi ai miei compagni.”
sibilò
Laxus con voce fredda generando parecchia elettricità.
Solaris gli
scoccò un'occhiata alquanto esasperata ma, prima che potesse
lanciarsi all'attacco insieme ad X, alle loro spalle si aprì
un
portale dalla quale uscirono cinque robot di Ryo armati spessi scudi
d'acciaio in entrambe le braccia che piazzarono davanti ai tre
compagni, dividendoli da Laxus e gli altri eroi.
“Ritiratevi,
non potete batterli.” disse la voce di Ryo dall'altra parte
del
portale.
“Ma
il prigioniero...!” obbiettò Solaris venendo
subito interrotto da
Dyvern “Benché sia colpa mia... meglio lasciarlo
andare piuttosto
che venire catturati a nostra volta.” ed entrò nel
portale seguita
da X.
Solaris
lanciò un'ultima occhiata a Laxus sputando per terra per poi
entrare
a sua volta nel portale, seguito lentamente dai cinque robot.
“Li
lasciamo andare così?” domandò Shino
visibilmente infastidita e
Laxus annuì “Ora abbiamo recuperato Natsu,
accontentiamoci di
questo... per ora”.
La
ragazza annuì ghignando e, quando furono tutti pronti,
attivò
nuovamente il teletrasporto per riportarli alla Lega dove Lucy, la
prima ad essere accorsa nella sala d'arrivo, si precipitò di
fianco
a Natsu, seguita a ruota da Makarov, Erza e Gray.
“Natsu!
Stai bene?” domandò Lucy e il ragazzo,
sorridendole, annuì
“Tranquilla Lucy! Non mi hanno fatto niente!” ma
un'espressione
di dolore si formò sul suo volto.
“Quello
non lo chiamerei 'niente'.” commentò Polushka
indicando i brutti
tagli sul suo corpo “Portatelo in infermeria, lo
curerò subito”.
Deneb
e Reito eseguirono all'istante l'ordine e il rosato venne subito
portato in una saletta medica dove Polushka iniziò a
ricucirlo,
visti gli ampi tagli, escludendo a chiunque di entrare.
“Preoccupata?”
domandò Shino con sguardo semi annoiato a Lucy, vedendola
davanti
alla porta ferma come uno stoccafisso. La bionda la guardò
di
sfuggita solo per un istante per poi annuire lentamente “E'
colpa
mia se è stato catturato... non avrei dovuto lasciarlo da
solo...”
“Vedi
di non fare la piagnucolona.” commentò Shino
dandole una leggera
botta sulla nuca “E' solo colpa sua per essere stato
così
avventato. Non darti troppe pene per qualcosa che non potevi
prevedere”.
“Ma
io...”
“Oh
andiamo hai rotto le scatole! Piuttosto vai a dormire! Hai delle
occhiaie inguardabili.” osservò Shino facendola
sbuffare ma,
quando Lucy fece per risponderle, delle urla si udirono dal fondo del
corridoio “VATTENE VIA!!!”
“Sbaglio
o era la voce di Levy?” domandò Shino con sguardo
quasi divertito
avviandosi verso l'origine della voce insieme a Deneb e Lucy. Quando
furono più vicini, sentirono ancora Levy urlare
“NON MI HAI
SENTITO?! TI HO DETTO DI ANDARTENE! NON VOGLIO PIU'
VEDERTI!!!”
“Levy
ascolta...!”
“Questo
invece era Gajeel.” commentò Shino ora
visibilmente divertita
dalla situazione che si stava formando.
“NO
IO NON ASCOLTERO' PROPRIO NIENTE! E' TUTTA COLPA TUA! SOLO TUA!!! NON
POTRO' PIU' CAMMINARE E LA COLPA E' SOLO TUA CHE NON MI HAI VOLUTA
ASCOLTARE!!!” urlò Levy a pieni polmoni tirandogli
addosso un
libro “TI ODIO GAJEEL! TI ODIO!!! NON VOGLIO MAI PIU'
RIVEDERTI!!!
VATTENE VIA!!!”
Lucy
si portò le mani sulla bocca per lo shock mentre Shino
fischiò
ammirata al coraggio della piccoletta, ricevendo un'occhiata non
proprio accondiscendente da parte di Deneb.
Gajeel,
dopo qualche secondo di silenzio, raccolse il libro e glielo
adagiò
sul comodino, uscendo poi con qualche difficoltà a causa dei
vari
dolori che gli attanagliavano il corpo. Lanciò una breve
occhiata a
Lucy dopodiché se ne andò senza dire una parola.
“Credo
che dovresti restare con Levy, ora ha bisogno di qualcuno.”
propose
Deneb con voce calma e Lucy annuì “Forse hai
ragione...”
§
§ §
L'ennesima
porta venne fatta collassare da Sasha che la gettò di lato
come le
precedenti, entrando poi per prima nella nuova stanza.
“Ma
quanto ci vuole...?” domandò Manuel con sguardo
annoiato
attaccandosi alla schiena della sorella “Non ne posso
più di
questo laboratorio! Abbiamo trovato solo ratti e scimmie!”
“Porta
pazienza.” commentò Sasha avanzando con calma in
quella nuova zona
completamente buia, illuminata giusto da delle strane capsule
trasparenti piene di un denso liquido azzurro.
“Oh,
sembra che ci siamo!” esultò Alan indicando una
capsula più
isolata rispetto alle altre. Yoru e Manuel si voltarono verso quella
direzione, individuando il così tanto agognato bersaglio.
Una
ragazzina alta grosso modo come Manuel, dai capelli bianchi mossi e
lunghi fino alle spalle con gli occhi cerchiati da una spella linea
nera, tenuti chiusi come se stesse dormendo, cosa alquanto probabile
vista la strana maschera simile a quelle antigas nera che le copriva
la parte inferiore del volto, permettendole così di
respirare in
quello strano liquido.
Diversi
tubi erano attaccati al suo corpo, coperto interamente da una camicia
di forza bianca con delle maniche molto larghe chiuse sulla schiena
grazie a quattro cinghie per manica che si allacciavano tra di loro,
bloccandole le braccia contro il corpo.
“E
noi abbiamo fatto tutto questo casino per lei?”
domandò Manuel
levitando davanti alla ragazzina, voltandosi poi verso gli altri
“Sembra in coma”.
Yoru,
sopprimendo una risatina, gli indicò la suddetta ragazzina
e,
leggermente confuso, Manuel si voltò ancora una volta,
ritrovandosi
osservato da due grandi occhi rossi come il sangue. Nel più
completo
silenzio del laboratorio, un urlo agghiacciante risuonò come
un
tuono e Manuel si accasciò al suolo tremante come una foglia.
“Hai
davvero un sacco di coraggio.” lo schernì Yoru
avvicinandosi alla
ragazzina che spostò lo sguardo su di lui “Che
esperimento
affascinante”.
“Soggetto
Zero Zero.” disse Alan leggendo alcuni dati su uno strano
palmare
“L'unico esperimento riuscito”.
“Oh?
Ancora più interessante allora!” aggiunse Yoru
posando una mano
sul vetro della capsula, avvertendo qualcosa toccare il vetro
dall'altra parte.
“Meglio
non darle fastidio, i suoi 'vettori' potrebbero farti a pezzi in un
secondo.” lo avvertì Alan leggendo altre
informazioni “Ne
possiede dieci e le hanno rimosso gran parte delle emozioni per
farglieli usare al meglio. Facciamole sgranchire un po' le gambe!
Sasha...” ed indicò un macchinario poco lontano
“... il bottone
rosso per favore”.
La
ragazza annuì avviandosi poi verso il macchinario indicato,
mentre
Manuel si riprese dall'infarto appena avuto, lanciando un'altra
occhiata all'esperimento. La ragazzina tornò a concentrarsi
su di
lui e la cosa lo mise stranamente in soggezione.
“Ok,
non appena l'avremo liberata...” iniziò Alan
venendo interrotto da
Sasha che gli toccò la spalla. L'uomo si girò
ritrovandosi davanti
agli occhi un bottone rosso con dei pezzi di cavi ancora attaccati ad
esso.
Manuel
si colpì violentemente la faccia con una mano aperta mentre
Yoru
fissò interdetto la ragazza “Ma questa conosce
qualcosa di diverso
dal distruggere?”
“Niente
bottone... niente via facile.” commentò Alan
indicando poi la
capsula “Falla a pezzi senza ferire la ragazzina”.
“Ricevuto.”
rispose Sasha per poi colpire con violenza il vetro di protezione,
distruggendolo all'istante e facendo riversare a terra tutto il
liquido azzurro. Alan si avvicinò subito alla ragazzina
così come
Manuel e le slacciò le cinghie dalla schiena, lasciandole
libere le
braccia.
L'albina
portò le braccia in avanti, mostrando le mani grazie a due
tagli
presenti sui lati delle maniche, e scrocchiò tutte le nocche
in
contemporanea.
“Perdonami
per averti disturbato. Riesci a sentirmi?” domandò
Alan con voce
calma.
“Sì”.
“Eccellente.
Qual'è il tuo nome?”
“Soggetto
Zero Zero”.
“Troppo
lungo...” commentò Manuel sedendosi a terra e Alan
convenne con
lui “Da oggi ti chiamerai... Omega, d'accordo?”
L'albina
annuì e si alzò in piedi, restando davanti ad
Alan come una statua.
“Davvero
vivace mi dicono.” scherzò Yoru con uno strano
sorriso “Mi
chiedo come sia in combattimento...”
“Lo
scopriremo con il tempo Yoru.” disse Alan rivolgendosi poi a
Omega
“Devi per caso prendere qualcosa?”
“Il
mio flauto traverso.” rispose la ragazzina con voce piatta e
l'uomo
annuì. Dopo svariate ricerche, i quattro trovarono la stanza
di
Omega, una stanza completamente vuota fatta eccezione per un letto,
una sedia e un flauto traverso nero che si affrettarono a prendere,
dandolo alla ragazzina.
“Bene,
direi che possiamo andare nella tua nuova casa!”
esclamò Alan ma
Omega non diede alcuna reazione, limitandosi a fissarlo. L'uomo
sospirò, suscitando una risatina in Sasha e Manuel, per poi
aprire
un portale, attraversandolo insieme a tutti gli altri.
“Ben
tornato.” lo accolse 'calorosamente' Ryo senza neanche
guardarlo.
“Grazie!
C'è un laboratorio da fare a pezzi, potresti mandare
qualcuno dei
tuoi robot?” domandò Alan e la ragazza
annuì, digitando qualcosa
sulla tastiera. In pochi secondi, diversi robot attraversarono il
portale, pronti a radere al suolo il laboratorio.
Yoru
si andò a sedere su un divanetto così come tutti
gli altri, notando
poi Dyvern e Solaris intenti a togliersi un po' di fuliggine di
dosso.
“Il
prigioniero?” domandò Alan fissando attentamente
Dyvern che,
stranamente, mostrò un ghigno compiaciuto “E'
scappato e sono
stati così gentili da venirlo a recuperare subito”.
Un
ghigno ancora più inquietante si formò sulle
labbra di Alan
“Eccellente! Ora che il pacchetto è stato
consegnato, sediamoci,
rilassiamoci e godiamoci lo spettacolo!” ed andò a
sedersi su un
divanetto insieme ad Omega e Ryo che fece accendere un grosso monitor
sussurrando “Si va in scena”.
§
§ §
Natsu
aprì di scattò gli occhi mettendosi a sedere sul
lettino
dell'infermeria. Si portò una mano sul cuore cercando di
calmare il
respiro affannato e, dopo aver constatato di essere a Fairy Tail, si
calmò.
-Che
razza di incubo...- pensò il ragazzo, avvertendo poi
qualcosa sul
suo braccio destro. Voltandosi appena, arrossì nel vedere
Lucy
seduta di fianco al letto ed addormentata in avanti sul suo braccio.
“Lucy...”
La
ragazza aprì leggermente gli occhi spostandoli poi sul
compagno e
mostrandogli un sorriso solare “Ti sei svegliato!”
“Ma
certo! Te l'avevo detto che non mi avevano fatto niente!”
ribatté
il rosato gonfiando il petto e la ragazza, soffocando una risatina,
gli disse “Ma se hai dormito tutto il giorno, ormai
è sera”.
Un
gocciolone cadde sulla testa di Natsu che di grattò una
guancia
mostrando un sorriso tirato mentre Lucy si alzò in piedi
“Vado ad
avvisare gli altri!” ma Natsu la fermò subito
tenendola per un
polso.
Lucy
incrociò nuovamente lo sguardo con lui e lo vide quasi
implorarla di
restargli vicino, malgrado non si azzardasse a dire una singola
parola. Sorridendo, la bionda si avvicinò ancora di
più a lui “E
va bene, vorrà dire che glielo dirò
più tardi”.
“Grazie
Lucy!” esclamò Natsu tutto contento abbracciandola
di slancio,
arrivando poi ad accarezzarle i capelli, passando lentamente sul
collo “Grazie di tutto”.
Lucy
non capì quelle ultime parole ma prima che potesse farlo,
Natsu
rafforzò di colpo la presa intorno alla sua gola, facendole
sgranare
gli occhi per la paura. Il ragazzo la trascinò poi sul letto
continuando a fare ancora più forza con le braccia mentre
Lucy cercò
disperatamente di liberarsi dalla presa arrivando a graffiarlo in
faccia ma nulla riuscì a fermarlo.
Dopo
alcuni minuti di lotta, Lucy lasciò cadere le braccia sul
lettino e
smise di muoversi mentre un rivolo di saliva le colava sulle guance e
gli occhi iniziavano pian piano a spegnersi.
Natsu
la lasciò finalmente andare e, dopo essersi sincerato del
fatto che
il cuore di Lucy aveva smesso di battere, si incamminò lungo
i
corridoi dell'infermeria con un sinistro luccichio negli occhi.
Quando fu abbastanza lontano, si infilò due dita in gola e
vomitò
un piccolo ragnetto metallico che si infilò in una presa
d'aria,
svanendo alla vista del rosato.
Natsu
riprese quindi ad avanzare finché non si trovò di
fronte ad una
porta che lui conosceva bene. Lentamente, la aprì,
richiudendosela
alle spalle.
Malgrado
l'ora tarda, lui non se n'era andato ed era rimasto seduto
lì alla
sua scrivania.
Un
sinistro ghigno spezzò il volto di Natsu che, accendendo i
suoi
pugni, sibilò “Buonasera... Master”.
Angolo
del carnefice:
Ammettetelo,
l'ultima parte vi ha lasciati così eh?
Ed
eccoci qui con un nuovo capitolo! Mi dispiace se, anche in questo
cap, molti OC sono stati lasciati da parte ma ho ricevuto solo
cattivi come new entry e quindi ne è venuto fuori un altro
basato
quasi interamente su di loro ^^”
Ma
a parte questo, carino il capitolo vero? Molto spazio alle coppie
canon *sorriso sereno e tranquillo*
Or
dunque abbiamo visto come ne sono usciti fuori i maghi di Fairy Tail
dall'ultimo scontro e dai danni possiamo dedurne che sono messi male
XD e la cosa mi piace u.u ma a parte questo, i tempi di attesa non
saranno troppo lunghi e nel prossimo cap si vedranno altri personaggi
canon e gli oc lasciati in ombra fino ad ora, promesso!
Ora,
piccolo annuncio! Vorrei farvi tanti auguri di buon Natale e felice
anno nuovo perché non so se riuscirò a pubblicare
qualcosa prima
del 2016. Tempo fa avevo già iniziato a scrivere il nuovo
cap de La
nostra gilda ma dopo 15 pagine mi si è rovinato il file e ho
perso
tutto!
Tenterò
tuttavia di riscriverlo e finirlo per Natale ma nel caso, vi faccio
gli auguri qua!
See
you around and have a good night!
|
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Capitolo 9 *** L'oscurità prima dell'alba ***
L'OSCURITA'
PRIMA DELL'ALBA
La
grossa poltrona dell'ufficio del master cigolò leggermente,
mentre
veniva girata verso la porta. Makarov era visibilmente stanco e
provato dai recenti avvenimenti ma riuscì comunque a
sgranare gli
occhi per la sorpresa nel vedere Natsu in piedi.
“Natsu,
ragazzo mio, sei già stato dimesso?”
domandò il vecchio master
notando però qualcosa di strano, come ad esempio il ghigno
sul volto
del ragazzo e le fiamme che avvolgevano i suoi pugni. Lentamente,
rialzò lo sguardo sul giovane, fissandolo dritto negli occhi
“Chi
sei tu?”
“La
sua memoria inizia a vacillare Master. Non riconosce neanche uno dei
suoi figli?” domandò Natsu ampliando leggermente
il ghigno mentre
avvolgeva nelle sue fiamme anche i piedi, iniziando a fondere il
pavimento di metallo.
“Proprio
perché conosco tutti i miei figli posso dire con certezza
che tu non
sei Natsu o per lo meno non sei in te e qualcuno ti sta
controllando.” ribatté Makarov con sguardo fermo.
Il rosato parve
divertito dalla cosa e distese le braccia in avanti “Lei
è stato
un ottimo Master, Fairy Tail sentirà di sicuro la sua
mancanza”.
Prima
che Makarov potesse capire le sue intenzioni e reagire di
conseguenza, Natsu scagliò due rapide sfere di fuoco contro
la
vetrata alle spalle dell'anziano, fondendo il vetro nel giro di
qualche secondo. L'aria venne risucchiata con in credibile forza dai
due buchi venutisi a creare e il resto del vetro, attraversato da
grosse crepe, finì per infrangersi, venendo risucchiato nel
vuoto
siderale dello spazio.
Un
allarme generale scattò in tutta la stazione orbitale e
Makarov,
dopo aver ingigantito le mani ed averle conficcate nel pavimento,
cercò di resistere mentre i vari mobili venivano trascinati.
Natsu
rimase a fissarlo con un ampio ghigno riuscendo a non muoversi grazie
al fatto di aver conficcato i piedi nel pavimento fuso in precedenza.
Il master lasciò andare il pavimento con una mano e
tentò di
premere un pulsante posto sulla parete, ma una violenta fiammata gli
ustionò il volto costringendolo a coprirsi la faccia con la
mano
libera.
Stringendo
i denti per il dolore, Makarov riportò lo sguardo sul rosato
“Natsu!!! Torna in te!!!”
Il
ghigno di Natsu si trasformò in un semplice sorriso e con la
mano
destra formò una L usando il pollice e l'indice,
dopodiché se li
puntò alla testa come se fosse una pistola
“”Salutami Yuri
quando lo vedrai nell'aldilà, Makarov”.
L'uomo
sgranò gli occhi all'inverosimile
“Alan...?” e strinse con
ancora più forza il pavimento ma Natsu conficcò a
sua volta i pungi
nel metallo e generò delle violente fiammate sotto a
Makarov,
sbalzandolo via.
Il
vecchio master si ritrovò in balia dello spazio e
avvertì una
terribile fitta ai polmoni mentre l'aria dentro di lui fremeva per
uscire. Malgrado la vista annebbiata dal dolore, portò lo
sguardo su
Natsu allungando una mano verso di lui -Natsu... quello non sei tu...
per favore... non cadere nell'oscurità come Alan... non
lasciarti
corrompere...-
Lentamente,
chiuse gli occhi mentre il suo corpo veniva scagliato alla deriva
nello spazio, svanendo nell'oscurità più totale.
Natsu
non batté ciglio e si girò, aprendo la porta per
poi uscire mentre
una grossa lastra metallica slittava sul bordo della stazione,
andando a chiudere la breccia creata dal ragazzo che, ridacchiando
leggermente, barcollò lungo i corridoi dell'installazione,
non
venendo notato dagli altri eroi troppo presi a cercare di capire che
cosa stesse accadendo.
Dopo
aver raggiunto una delle stanze adibite al teletrasporto,
entrò
dentro e azionò il dispositivo senza curarsi del luogo che
avrebbe
raggiunto. A lui bastava ritrovarsi a Magnolia e così fu.
Guardandosi attorno capì di essere in un vicolo e
così, come se
niente fosse, si avviò verso la strada cercando di
nascondere alcune
cuciture sul suo corpo.
“Tsk...
quella vecchia sa davvero come ricurire qualcuno ma diavolo se fa
male...” commentò il ragazzo prima di sbattere
contro una barriera
rossa che gli bloccava interamente il passaggio.
“Ma
cosa...?!” Natsu si girò di scatto ritrovandosi
chiuso dentro ad
un cubo rosso rubino. Senza esitare colpì la parete davanti
a lui
con dei pugni infuocati ma non riuscì nemmeno a scalfirla.
“E'
inutile che ci provi. La barriera non si romperà.”
proferì una
voce maschile sopra di lui. Natsu alzò lo sguardo e rimase
sorpreso
nel vedere Deneb, con il suo completo da eroe, seduto su un davanzale
di fianco a Reito, anch'esso equipaggiato col suo costume.
“E...
ehi ragazzi! Che coincidenza! Eravate di pattuglia per caso?”
domandò Natsu grattandosi la testa ma le espressioni dei due
ragazzi
non cambiarono neanche lontanamente.
“Potresti
evitare di mandare avanti questa recita? Sei vomitevole...”
sibilò
una voce femminile nell'oscurità del vicolo e Natsu,
volgendo lo
sguardo verso la ragazza intenta ad avvicinarsi, sgranò gli
occhi
all'inverosimile “L... Lucy?!”
“Ehi
Natsu, quanto tempo!” esclamò la bionda
salutandolo con una mano
mentre il rosato la fissava senza parole “Ma... ma io... ti
ho...”
“Uccisa?
Sì effettivamente mi hai uccisa e devo dire che la mia
recita non è
andata male visto che ci hai creduto.” disse Lucy mostrando
un
ghigno alquanto inquietante mentre i suoi capelli diventavano rossi e
i suoi occhi assumevano la tonalità dell'oro.
Lo
sguardo di Natsu si indurì man mano che la giovane mutava il
suo
aspetto, facendo svanire i segni rossi sul collo, piccolo ricordino
dell'aggressione nella saletta medica.
“Shino...”
sibilò il ragazzo infiammando i pugni mentre la giovane
finiva di
trasformarsi, sistemandosi la maglietta striminzita “Mi
chiedo come
faccia Lucy ad indossare certe cose... oh beh, glielo
chiederò dopo
averti riportato alla Lega, mentre tu cercavi di uccidermi lei era
nella stanza di Levy”.
Deneb
e Reito saltarono giù atterrando di fianco alla compagna e
il primo
si girò completamente verso Natsu “Sappiamo quello
che hai fatto.”
e creò delle piccole barriere attorno al corpo del rosato,
bloccandolo del tutto “Tuttavia ti daremo una
possibilità per
spiegare le tue azioni. Laxus non sarà gentile come
noi”.
Natsu
rimase in silenzio avvolgendosi completamente nelle sue fiamme per
cercare di distruggere le barriere ma nessuna di esse venne
distrutta, facendo urlare per la frustrazione mentre Shino si
sistemò
la cintura del suo costume intorno alla vita “Ohi lascialo
andare,
parlare non serve a niente. Mettiamolo a dormire e riportiamolo alla
Lega”.
Deneb
rimase qualche secondo in silenzio ma alla fine dissolse le sue
barriere e Natsu scattò in avanti a piena potenza tentando
di
colpire Shino con un pugno al volto ma una barriera azzurra si
materializzò tra i due, proteggendola dal colpo che
sprigionò
diverse fiamme per il vicolo.
Un
istante dopo, la barriera si dissolse e Shino passò sotto a
Natsu
colpendolo con una gomitata alla bocca dello stomaco mentre Reito,
dopo aver acceso le luci sulla sua cintura, plasmò la luce
riflessa
sui suoi guanti metallici per creare una sorta di catena che avvolse
intorno al braccio del rosato, sollevandolo poi in aria per poi dare
un forte strattone alla catena, facendo schiantare al suolo Natsu.
Il
supereroe del fuoco si rialzò quasi subito scuotendo la
testa e
scagliò diverse sfere di fuoco che vennero tutte bloccate
dalle
barriere create da Deneb. Il ragazzo ne creò altre lungo i
muri
degli edifici per evitare che venissero danneggiati dalle fiamme
mentre Shino iniziò a saltare sui vari davanzali, portandosi
quasi
sul tetto.
Natsu
provò a scagliarle un cono di fiamme addosso ma la catena di
luce di
Reito si attorcigliò intorno alla sua gola e l'eroe della
luce gli
fu alle spalle, colpendolo con una spada corta di luce che
aprì un
ampio taglio sulla schiena del rosato, facendolo barcollare in
avanti.
Avvertendo
la catena allentarsi, Natsu si lasciò cadere in avanti e,
dopo aver
appoggiato le mani a terra, piegò le gambe e
colpì Reito in pieno
petto con un doppio calcio, spedendolo dritto contro un cassonetto
dell'immondizia, per poi rialzarsi e lanciarsi su di lui ma una
barriera rossa gli impedì di colpirlo.
Sibilando,
Natsu si voltò verso Deneb e scattò verso di lui
per tentare di
farlo fuori ma dall'alto Shino si lasciò cadere sopra di lui
e gli
schiacciò la testa nel terreno con entrambi i piedi,
spaccandogli il
naso contro il cemento.
Soffocando
un'imprecazione, Natsu ruotò su sé stesso e
tentò di afferrare
Shino ma questa balzò all'indietro e, scattando subito dopo
in
avanti, gli tirò un calcio in piena faccia sbattendolo
contro un
muro. Tenendosi il volto, Natsu si rialzò nuovamente e si
abbassò
all'ultimo per evitare la catena di luce di Reito che la fece
dissolvere onde evitare di essere trascinato con essa.
“Bisogna
dargliene atto. E' resistente.” commentò Shino con
un ghigno
scrocchiandosi il collo mentre i suoi due compagni rimasero in
silenzio. Quando il rosato fece un passo in avanti, si avvolse
nuovamente nelle sue fiamme e scagliò due sfere di fuoco
verso Deneb
e Reito, lanciandosi poi contro Shino.
Deneb
creò un'altra barriera con la quale parò il colpo
mentre Reito si
limitò a gettarsi di lato per evitare la sfera mentre Shino
fu
costretta ad evitare tutti i colpi di Natsu che riuscì
comunque ad
ustionarle il braccio destro dopo averla afferrata per un polso.
“Ti
dispiace? Non sei il mio tipo!” sibilò Shino per
poi stringere i
denti e, ruotando su sé stessa, afferrò Natsu per
il polso
proiettandolo a terra di schiena. Il ragazzo gonfiò
all'istante le
guance e scagliò un'enorme ondata di fuoco verso la ragazza
ma Deneb
la afferrò per la vita e la trascinò indietro di
colpo, evitando
che venisse centrata in pieno.
“Non
potevi usare una barriera?” domandò Shino notando
una ciocca dei
suoi capelli carbonizzati.
“A
quella distanza le fiamme ti avrebbero ferita ugualmente.” fu
la
semplice risposta del compagno che creò all'ultimo una nuova
barriera per proteggerli da una grossa sfera di fuoco. Natsu,
notandoli distratti, si scagliò all'istante verso Reito per
provare
a sopraffarlo ma all'ultimo un piccolo oggetto di luce simile ad un
proiettile si conficcò nella sua gamba, facendolo cadere di
faccia a
terra.
“Non
sapevo potessi farlo.” commentò Shino
avvicinandosi al suo
compagno che si limitò ad una scrollata di spalle mentre
Natsu
lottava per rialzarsi e continuare a combattere. Shino lo
fissò con
sguardo seccato e, colpendolo con un calcio, lo fece finire a pancia
all'aria posizionandosi vicino ai suoi piedi “Sei resistente
ma mi
sono stancata, è ora di tornare a dormire.”
così, dopo aver
alzato la gamba destra, menò un violentissimo calcio
colpendo in
pieno l'inguine di Natsu che sgranò gli occhi
all'inverosimile pochi
secondi prima di svenire per il dolore.
Reito
e Deneb fissarono la scena nel più completo silenzio ma al
momento
dell'impatto nessuno dei due era riuscito a trattenere un sussulto
con tanto di brividi lungo la schiena.
“Ok,
la testa calda è sistemata. E' ora di tornare alla
Lega.” esultò
Shino con un ampio ghigno prima di attivare il suo dispositivo per il
teletrasporto che li fece svanire in un flash accecante.
§
§ § § §
“Un
metodo... particolare per mettere a dormire un ragazzo...”
commentò
Solaris con voce piatta mentre fissava un monitor insieme ai suoi
compagni.
“Quella
ragazza sa il fatto suo.” aggiunse Yoru con il suo solito
sorriso
inquietante mentre Omega guardava la scena senza alcuna emozione
apparente. Di fianco a loro, Alan rise a pieni polmoni dandosi delle
pacche sul ginocchio “Questa è davvero una serata
divertente!”
dopodiché si girò verso Dyvern “Credi
che riusciranno a rompere
il tuo controllo mentale?”
“Hanno
tre persone dotate di poteri mentali.” spiegò la
giovane
sorseggiando del tè “E' altamente
probabile”.
“Beh
almeno saranno impegnate con qualcosa.” commentò
Ryo continuando a
rubare i dati dal database di Fairy Tail tramite un piccolo ragnetto
meccanico lasciato sulla stazione da Natsu poco prima “Con
questi
dati potrò costruire dei robot decisamente
migliori.” e il solo
pensiero le fece piegare le labbra in un piccolo sorriso,
più simile
ad un ghigno.
“Non
c'è di che preoccuparsi.” le rassicurò
Alan sorseggiando a sua
volta del tè “Sono sicuro che avranno
già visto le registrazioni
di qualche telecamera piazzata nell'ufficio di Makarov. Avranno la
loro bella gatta da pelare o per meglio dire... gatto da
pelare.” e
ridacchiò divertito all'idea mentre gli altri si limitarono
ad
ignorarlo, continuando a leggere i vari dati ottenuti da Ryo.
§
§ § § §
Un
violento pugno piegò il metallo della parete, trasmettendo
elettricità in tutto il corridoio.
“UN
MOTIVO!!! DAMMI SOLO UN MOTIVO PER NON ENTRARE IN QUELLA STANZA ED
UCCIDERE NATSU!!!”
Le
urla furiose di Laxus erano udibili in quasi tutta l'installazione e
pochi erano gli eroi che osavano avventurarsi su quel livello.
“Perché
non è quello che vorrebbe il Master.”
spiegò Erza con voce ferma
fissandolo dritto negli occhi mentre alle sue spalle Gray e Mira
erano pronti ad intervenire per fermare il loro compagno.
“Non
fare tanto la santarellina Erza!!!” tuonò Laxus
“So bene che,
tanto quanto me, vuoi vendicarti per quello che gli è
successo! Hai
visto i video! Tutti li hanno visti!!! Natsu ha cercato di uccidere
Lucy, poi è andato dal vecchio e lo ha scaraventato nel
vuoto!”
“Se
anche fosse, picchiare o uccidere Natsu non riporterebbe indietro
Makarov!” ribatté Erza alzando il tono della voce
mentre, in
lontananza erano visibili Shino, Deneb, Reito, Alex e Noemi.
“Cosa
pensate che faranno?” domandò Noemi guardando i
suoi compagni.
“Per
me alla fine Laxus lo pesterà a sangue.”
ipotizzò Shino con un
ghigno, divertita dall'idea ma Deneb non parve d'accordo e mise una
mano sulla spalla di Noemi “Ora è fuori di
sé ma sono sicuro che
si calmerà. Piuttosto vorrei sapere cosa faranno con Natsu,
non
possiamo lasciarlo in quello stato”.
“Credete
che gli abbiano fatto qualcosa mentre era prigioniero?”
domandò
Alex tornando a guardare Laxus ed Erza mentre urlavano a pieni
polmoni.
“E'
abbastanza ovvia come cosa. Il nostro compito è scoprire che
cosa
gli hanno fatto.” disse una voce femminile alle loro spalle e
Noemi
sussultò leggermente, facendosi poi da parte per far passare
Polushka che si avviò con passo deciso verso la porta in
fondo al
corridoio dove si trovava Natsu.
Erza
la vide arrivare e smise di discutere con Laxus che notò la
vecchia
subito dopo “Non dirmi che vuoi andare lì dentro e
parlare con
lui!”
“E'
ancora sotto sedativi, perciò non
parlerà.” spiegò Polushka con
sguardo serio “Ma il mio potere, unito ad alcuni macchinari,
mi
permetterà di capire se qualcuno ha giocato con la sua mente
mentre
era tenuto prigioniero.” e si avviò verso la
stanza senza degnare
gli altri di un solo sguardo.
Quando
la porta slittò nella parete, la prima cosa che vide fu
proprio
Natsu sdraiato su un lettino bianco con diverse cinghie speciali che
lo tenevano bloccato ad esso, oltre a tre flebo attaccate alle sue
braccia e altre apparecchiature tutt'attorno.
L'anziana
eroina si posizionò vicino alla testa di Natsu e
posò entrambe le
mani sulle tempie del ragazzo, chiudendo gli occhi per potersi
concentrare mentre, fuori dalla stanza, gli altri eroi restavano in
attesa. Polushka non parve fare nulla. Rimase in piedi per diversi
minuti senza muoversi di un millimetro e finalmente, quando la
situazione stava ormai diventando esasperante, riaprì gli
occhi
“Qualcuno con dei poteri mentali ha controllato la sua mente
dandogli dei semplici ordini. Normalmente Natsu avrebbe resistito ad
un simile controllo, ma le ferite che aveva nel momento del
recupero... diciamo che non erano solo per far figura”.
“Lo
hanno torturato?” domandò Erza con sguardo serio,
stringendo i
pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi.
“Precisamente.
Una tortura accurata oserei dire, quelle ferite non erano letali ma
miravano a farlo soffrire e, benché sia stato in mano loro
per poche
ore, devono averlo torturato ininterrottamente.”
spiegò Polushka
lanciando un ultimo sguardo a Natsu prima di uscire dalla stanza
“Dobbiamo spezzare il controllo sulla sua mente,
così tornerà in
sé”.
Laxus
fissò prima lei e poi il suo compagno legato al lettino,
scaricando
un po' di elettricità nell'aria, dopodiché si
girò di scatto e
camminò rapidamente verso il gruppetto di neo-eroi,
fermandosi
davanti ad Alex e Noemi le quali si sentirono a disagio nel vederlo
torreggiare su di loro.
“Voi
due possedete dei poteri mentali, non è
così?” domandò il biondo
assottigliando lo sguardo. Noemi alzò timidamente una mano
“I...
io posso leggere la mente e spostare gli oggetti...”
Laxus
spostò poi lo sguardo verso Alex che, malgrado fosse nella
Lega già
da un po' non aveva mai avuto modo di parlare col nipote di Makarov
“Posso usare vari tipi di incantesimi grazie alla mia
magia...”
“Andranno
bene. Andate in quella stanza ed entrate nella mente di Natsu,
dopodiché cercate di spezzare il controllo che hanno su di
lui.”
ordinò Laxus con sguardo duro e le due ragazze si guardarono
tra di
loro, annuendo poi.
“Le
aiuterò anche io.” si intromise una roca voce
femminile e i vari
eroi, girandosi verso il corridoio, videro avvicinarsi Emily su una
sedia a rotelle con una flebo agganciata sullo schienale, collegata
poi al braccio della giovane che aveva gran parte del volto bendato
così come la gola, oltre ad una sorta di busto artificiale
che le
copriva quasi tutto il torace.
“Emily?!
Perché sei qui?! Dovresti essere a riposo!”
subentrò Erza
notandola con la coda dell'occhio “Polushka ha detto che devi
stare
a riposo per almeno tre settimane e solo allora potrai uscire dalla
tua stanza!”
“Makarov
è morto e una mia amica è quasi morta.”
commentò Emily volgendo
lo sguardo verso Erza, senza poter girare la testa a causa di un
collare che le teneva bloccato il collo “Voglio sapere chi ha
controllato Natsu per farlo agire così, inoltre sono quella
con i
poteri mentali maggiori tra di noi. Aiuterò Alex e Noemi ad
entrare
nella mente di Natsu, così potremo liberarlo”.
“D'accordo.
Fallo.” disse Laxus con tono deciso e questa volta fu Mira a
mettersi in mezzo “Laxus! So che vuoi risolvere la questione
ma
Emily ha subito dei gravi danni anche a livello cerebrale! Usare i
poteri in questo stato potrebbe portarle solo altro dolore!”
“Non
preoccuparti Mira, posso sopportarlo.” la
rassicurò Emily usando i
suoi stessi poteri per sospingere in avanti la sedia a rotelle ma
dopo pochi metri sentì qualcuno spingerla e le
bastò sondare il
corridoio con la sua mente per capire che alle sue spalle si trovava
Noemi “Se tu vuoi aiutarci lì dentro, lascia che
ti aiuti qua
fuori”.
Le
tre ragazze entrarono nella stanza insieme a Natsu e, sotto
indicazione di Erza, Deneb e Gray spostarono alcune apparecchiature
per lasciar spazio alle compagne.
“Alex,
usa la tua magia per collegare le nostre menti.” disse Emily
sollevando a fatica le braccia per posare le mani sulle tempie di
Natsu. Alex annuì e, dopo un breve attimo di concentrazione,
mormorò
“Azarath Metrion Zinthos!”
Una
breve scossa elettrica fece tremare leggermente le tre ragazze che
chiusero gli occhi nello stesso momento.
*
Quando
li riaprirono, si ritrovando in un enorme spazio nero.
“Immaginavo
che fosse una testa vuota...” commentò Emily
guardandosi attorno
mentre le due amiche la fissarono a bocca aperta, mettendola in
soggezione “Che c'è?”
“Non
sei ferita! Sei come nuova!” esclamò Alex
osservando la sua
compagna che incrociò le braccia al petto sbuffando
“Ovviamente.
Siamo dentro alla mente di Natsu. Qui posso mantenere il mio aspetto
naturale, senza bende o cerotti vari”.
“Quindi
ora... cosa facciamo?” domandò Noemi guardandosi
attorno
individuando poi un enorme ammasso di rovi viola irti di spine
più
chiare. Al centro del groviglio videro una sorta di bozzolo rosso al
cui interno sembrava pulsare qualcosa.
“Ecco
il centro della mente di Natsu.” osservò Emily
fissando poi i rovi
“Quelle piante rappresentano il controllo sulla sua mente,
dobbiamo
distruggerle.” e, concentrandosi intensamente,
aprì le mani
davanti a sé cercando di spostarle con l'aiuto di Noemi,
mentre Alex
recitò nuovamente la sua formula per tentare di distruggerle
facendole a pezzi con la mente.
Dopo
un solo tentativo, molti rovi vennero rimossi ma gli altri si
avventarono contro le tre maghe che balzarono all'indietro per
evitarli, mentre davanti a loro si materializzò una figura
femminile.
Alex
sgranò gli occhi per la sorpresa nel vedere due profondi
occhi color
ambra con dei lunghi capelli viola abbinati ad una maschera veneziana
nera e un abito elegante bianco dai dettagli neri.
“Quindi
sei tu che hai piegato la mente di Natsu.” sibilò
Emily
assottigliando lo sguardo ma non ricevette alcuna risposta.
“Io...
credo di averla già vista...” sussurrò
Alex attirando
l'attenzione di Noemi ed Emily “Qualche giorno fa, durante la
pausa
pranzo, io e Alissa abbiamo notato una ragazza che ci fissava dalla
strada e Alissa mi ha detto di aver provato una strana sensazione di
malessere nel vederla. Ora non potrei esserne certa... ma credo che
sia lei...”
“Non
importa Alex, l'importante è che io sappia come sia
fatta.”
commentò Emily facendo leggermente trasalire le sue compagne
“Perché
così so su chi dovrò sfogare la mia
rabbia.” e, muovendo una
mano, bloccò mentalmente la figura della giovane che
continuò a non
battere ciglio.
“Tsk,
un'immagine residua, deve averla formata quando ha posto il controllo
sulla mente di Natsu.” ipotizzò Emily annullando
il suo controllo,
non senza prima piegare all'indietro la figura, facendola dissolvere
in polvere purpurea “Distruggiamo gli ultimi rovi e usciamo
da
qui”.
Le
due amiche annuirono e, dopo qualche minuto di lotte mentali,
riuscirono a rimuovere l'ultima presenza ostile, permettendo al
bozzolo di infrangersi mostrando una fiamma abbagliante che le
accecò
all'istante, rispendendole fuori dalla mente.
*
Emily
riaprì gli occhi lentamente mentre le sue due compagne
venivano
sostenute da Reito e Gray, facendole poi accomodare su delle sedie
portate apposta.
“Dunque?
Avete spezzato il controllo?” domandò Laxus senza
attendere
neanche un minuto ed Emily annuì. Il biondo si
avvicinò di scatto
al lettino sorprendendo Erza che non fece in tempo a fermarlo ma
rimase interdetta nel vederlo con il pugno alzato e gli occhi fissi
su Natsu.
La
ragazza si avvicinò e posò lo sguardo sul rosato,
portandosi poi
una mano sulla bocca nel vedere il suo compagno in preda ad una
crisi. Grosse lacrime rigavano le guance del giovane eroe del fuoco
che faceva di tutto per trattenere i singhiozzi, mentre le varie
cinghie venivano sciolte per lasciarlo muovere.
Lentamente,
si portò un braccio a coprirsi gli occhi “Io... io
ho... io ho...”
Nessuno
dei presenti osò fiatare intuendo man mano quello che stava
cercando
di dire. Natsu non era stato semplicemente controllato. Il suo
subconscio era rimasto attivo, permettendogli di vedere attraverso i
suoi occhi ciò che il suo corpo faceva, ma senza poterlo
fermare.
“Ho
ucciso... il vecchio...” singhiozzò Natsu
mettendosi a sedere e
coprendosi il volto con entrambe le mani mentre alcuni spasmi
scuotevano il suo corpo “E' colpa mia... è colpa
mia...”
Laxus
lo fissò per alcuni secondi mentre il suo sguardo perdeva
ogni
traccia di ira. Senza dire niente, abbassò la mano pronta a
colpirlo
e la poggiò sulla spalla tremante del compagno
“Non è colpa tua.
Non eri in te.” dopodiché uscì dalla
stanza senza guardare
nessuno.
Quelle
parole non bastarono comunque a calmare Natsu che, pur lottando con
tutto sé stesso, non riuscì a trattenersi.
Un
urlo disperato echeggiò per i corridoi della Lega facendo
trasalire
i vari membri che però, dopo pochi istanti, intuirono che
cosa
avesse fatto urlare Natsu in quel modo così rimasero nelle
loro
camere cercando di risvegliarsi da quel terribile incubo che ormai
era la loro realtà.
§
§ § § §
“Si
può sapere dove stiamo andando?”
domandò Solaris con voce
annoiata mentre camminava dietro ad Alan. Natalie era poco dietro di
lui e, da quando era tornata, non aveva smesso per un secondo di
scrutare Omega, la quale la scrutava di rimando.
-Spero
che non combattano tra di loro per qualche motivo... sarebbe una
rottura incredibile...- pensò il ragazzo sospirando per poi
voltarsi
verso Alan che ridacchiò leggermente “Il piano
procede come
previsto, amici miei. Con la morte di Makarov, e tutti quegli eroi su
un letto di ospedale, la Lega di Fairy Tail è debole e
pronta ad
essere annientata. Le altre Leghe, benché numerose non
potranno
costituire una grossa minaccia”.
“Restano
comunque una minaccia e il loro numero è superiore al
nostro, non
importa quanti robot posso mandare in campo.”
osservò Ryo senza
tuttavia alzare gli occhi dal suo tablet.
Una
nuova risata attirò l'attenzione dei vari ragazzi.
“E'
qui che ti sbagli, ragazza mia.” sibilò Alan
fermandosi davanti ad
una grossa porta di ferro, posta alla fine di quel lungo corridoio
che non avevano mai notato. L'uomo mascherato la aprì
rapidamente e
una luce accecante fece borbottare alcuni dei suoi compagni che poi
lo seguirono nella luce, ritrovandosi su un palco di legno
sopraelevato, posto ad un estremo di quello che sembrava un enorme
magazzino pieno di luci e, davanti a loro, vi erano diverse centinaia
di persone poco raccomandabili.
Una
breve occhiata bastò per capire che si trattava di vari
supercriminali, terroristi e tutto quel genere di gentaglia.
Con
alcuni cenni delle braccia, Alan fece allineare i suoi alleati dietro
di lui, ritrovandosi con X, Dyvern, Solaris, Ryo e Natalie alla sua
destra, e con Sasha, Omega, Yoru e Manuel alla sua sinistra.
“Mi
sento stranamente a disagio... non mi piace stare davanti a
così
tante persone...” sibilò Ryo volgendo lo sguardo
tra i vari
presenti mentre Yoru pareva emozionato dalla cosa “Posso
percepire
almeno duemila anime che provano rancore per questi stolti umani...
di sicuro ci sanno fare quando si stratta di strappare delle
vite.”
e si lasciò andare ad una breve risatina quando di colpo
Alan alzò
le braccia al cielo “Amici! Compagni! Fratelli!!! Grazie per
esservi riuniti qui in questo giorno così
importante!!!”
Tutti
i presenti che non li avevano ancora visti sul palco si destarono dal
ciò che stavano facendo e si voltarono verso Alan che, dopo
qualche
secondo di attesa, riprese a parlare “Per anni tutti voi
avete
condotto una vita di miseria, passando ogni giorno nell'ombra per
poter sopravvivere, mentre quei cosiddetti eroi se la spassavano e
guadagnavano con la vostra sofferenza, martoriando i vostri corpi per
poi gettarvi in prigione, dimenticandosi completamente di
voi!”
Alan
abbassò le braccia facendo un profondo respiro “Io
oggi, davanti a
tutti voi, dico basta! Basta a questa tirannia che per decenni
è
andata avanti senza che nessuno aprisse gli occhi! Le persone prive
di poteri continuano ad invocare il nome dei loro eroi
perché non
sanno cavarsela da soli e sono ormai diventati ciechi davanti al vero
male! Quanti di voi hanno derubato, assassinato, rapito solo per
poter ottenere qualche soldo così da poter sopravvivere un
altro
giorno? Quanti di voi hanno subito soprusi di ogni tipo trovandosi
soli in mezzo ad una strada senza alcuna possibilità di
rialzarsi?
Quanti di voi sono stati chiamati 'mostri' o 'reietti' senza modo di
ribattere per poi essere etichettati come feccia da tutta la
comunità?!”
Un
leggero mormorio si diffuse tra la folla e Natalie captò
diverse
parole di consenso ma non batté ciglio e rimase in ascolto.
“Io
mi trovò qui, di fronte a voi, per aiutare tutti voi!
Seguitemi in
questo mio viaggio e vi prometto che insieme potremo governare il
mondo senza che nessuno possa più ostacolarci!!!”
“Stai
vaneggiando!” sbraitò un uomo in mezzo alla folla
e tutte le
persone vicine si girarono verso di lui, permettendo così a
Ryo e
gli altri di individuarlo. Si tratta di semplice mercenario con abiti
militari e una pistola appesa su un fianco “Seguirti nel tuo
viaggio per dove? Per la prigione? Sei solo uno dei tanti pazzi che
sperano di fare qualcosa!”
“Ogni
coalizione ha bisogno di fondamenta forti e resistenti!”
ribatté
Alan aprendo le braccia “Se pensi che le mie parole siano
solo mere
bugie, prova ad uccidermi e poni fine a queste insensate
idee!”
Il
mercenario sbuffò sonoramente “Tsk, non mi hanno
pagato per
ucciderti ma se questo è ciò che
vuoi...” per poi impugnare la
sua pistola e svuotare il caricatore contro Alan ma, con sua somma
sorpresa, i suoi proiettili rimbalzarono contro qualcosa, rotolando
poi sul palco.
“Ogni
coalizione ha bisogno di fondamenta forti e resistenti... e gli
esempi di forza sono i più indicati per porre le basi di
queste
fondamenta.” sussurrò Alan con un sorriso
maniacale mentre alle
sue spalle Omega si sollevava in aria, fissando con sguardo neutro il
mercenario che aveva sparato.
Lentamente,
avanzò verso di lui e l'uomo, ora spaventato
dall'atteggiamento
della ragazza, provò a ricaricare ma qualcosa gli
strappò via il
braccio destro facendolo strillare come un indemoniato mentre le
persone più vicine indietreggiavano inorridite alla vista
dei litri
di sangue che si riversavano a terra. Chiedendo aiuto, l'uomo venne
poi sollevato all'altezza di Omega che lo portò a pochi
centimetri
dal suo volto, cavandogli gli occhi con qualcosa di invisibile, senza
tuttavia muovere un muscolo.
Urlando
ormai come un disperato, il mercenario venne scagliato contro la
porta, dalla quale erano entrati lei e gli altri, e le sue urla
cessarono nel momento stesso in cui il suo collo si piegò di
novanta
gradi all'indietro, accasciandosi poi al suolo, mentre Omega
tornò
di fianco ai suoi compagni come se non fosse successo niente.
Alan
tornò quindi a guardare la folla davanti a lui “Vi
sono altri
dubbi o perplessità prima che io possa andare
avanti?”
“Cosa
facciamo riguardo alle Leghe? Fairy Tail in primis non ci
lascerà
agire come vogliamo!” urlò qualcuno tra la folla e
il sorriso di
Alan si ampliò mentre si voltava verso Ryo “I
monitor, per
favore”.
Dalla
porta alle loro spalle uscirono decine di robot volanti, piccoli e
compatti, dotati di un monitor sotto di loro. Digitando alcuni ordini
sul suo tablet, Ryo li posizionò in modo tale che tutti
potessero
vedere le immagini trasmesse. Per primi vennero mostrati Natalie e
Solaris.
“Questi
due miei compagni! Da soli! Hanno sconfitto quattro eroi di Fairy
Tail!!!” ricominciò Alan mentre i video dello
scontro con Fairy
Tail veniva trasmesso “Sono rimasti feriti o impossibilitati
a
combattere? No! Sono tornati da vincitori!”
Le
immagini cambiarono nuovamente e un mech venne mostrato intento a
combattere contro altri eroi “Il frutto del genio della
nostra
Hakkabot ha fatto sì che un'eroina perdesse l'uso delle
gambe,
stroncando la sua vita di avventura, e ha ridotto male anche tutti
gli altri eroi che hanno osato affrontarla!”
I
monitor mostrarono alcune immagini riprese nel laboratorio dove Alan
aveva recuperato Omega. Yoru, Manuel e Sasha vennero fatti vedere
mentre uccidevano soldati su soldati come se niente fosse “Un
semplice bambino ha affrontato scontri mortali fin dai suoi primi
anni di vita ma questo non lo ha mai fermato dal lottare per
ciò che
riteneva giusto!” urlò poi Alan indicando con un
braccio Manuel il
quale rimase fermo sul posto, reprimendo l'impulso di nascondersi
dietro a sua sorella.
Ancora
una volta vennero mostrate altre immagini, precisamente X, Dyvern,
Solaris, Natalie e un robot di Ryo mentre uccidevano due eroi di
Fairy Tail e riducevano in fin di vita il figlio di uno degli eroi.
Cambiando ancora, vennero mostrati solo X e Dyvern mentre
sconfiggevano Natsu, riuscendo poi a catturarlo “Scontro dopo
scontro abbiamo dato prova di poter rivaleggiare con la tanto
acclamata Fairy Tail ma noi non ci siamo limitati a delle piccole
vittorie! Noi li abbiamo colpiti direttamente al cuore grazie alla
nostra Dama Viola!” e fece un cenno verso Dyvern
“Siamo riusciti
a manipolare uno dei tanto famosi eroi di Fairy Tail e poi...”
Le
immagini dei monitor cambiarono ancora, mostrando Natsu mentre
assassinava la presunta Lucy per poi uccidere Makarov scaraventandolo
nello spazio. Tutti i presenti sgranarono gli occhi per la sorpresa,
riportando poi gli sguardi su Alan, che rimase in silenzio per alcuni
secondi.
“Io
non voglio elevarmi al livello di un dio né mai
vorrò farlo! Io
sono un uomo come tutti voi... un uomo con dei sogni infranti ma che
è pronto a rialzarsi per far sì che questa
realtà corrotta cessi
di esistere!” Alan aprì ancora una volta le
braccia alzandole poi
verso il cielo “Non consideratemi un vostro superiore! Non
consideratemi il vostro capo! Non consideratemi una sorta di essere
invincibile! Consideratemi solo come un vostro simile che vuole
combattere al vostro fianco!”
Omega
mosse leggermente la testa e, afferrando il cadavere del mercenario
con i suoi vettori, iniziò a dipingere qualcosa sopra alla
porta
usando il suo sangue, mentre la voce di Alan diventò sempre
più
alta fino a diventare un urlo “Combattiamo per far trionfare
la
vera giustizia! Combattiamo per abbattere questi eroi che si elevano
al livello di dei onnipotenti! Combattiamo per far sì che
nessuno di
noi possa essere più definito 'feccia'!!!”
Omega
completò il disegno raffigurante un grosso cerchio con al
suo
interno una sorta di angelo in piedi, con le ali chiuse sulla schiena
e una spada stretta nella mano destra puntata verso il cielo.
Prima
che qualcuno potesse anche solo pensare di commentare quel simbolo,
Alan si piegò leggermente in avanti e, con un movimento
fluido del
braccio, si tolse la maschera gettandola lontano e sorprendendo i
suoi stessi alleati.
“Quest'oggi
noi spezziamo le catene che ci tengono oppressi
nell'oscurità e
dichiariamo guerra a questo folle concetto di giustizia!!! Noi siamo
la cura per questo mondo malato! Noi siamo coloro che apriranno gli
occhi agli stolti! Noi siamo coloro che riporteranno il mondo sulla
retta via!” Alan alzò solo il braccio destro con
il pugno stretto
puntato verso il cielo “Noi siamo l'Avatar!!!”
Un
silenzio di tomba calò nell'enorme magazzino mentre tutta la
folla
fissava Alan trattenendo il fiato così come i suoi stessi
alleati
dietro di lui che ancora non erano riusciti a vedere per bene il
volto di Alan.
Dopo
qualche secondo di silenzio, l'uomo che li aveva riuniti
mostrò un
sorriso solare e distese il braccio destro in avanti, aprendo la mano
come a voler aiutare qualcuno.
“Allora...
lotterete al mio fianco?”
Un
urlo unanime fece tremare l'intera struttura mentre tutte le persone
riunite lì davanti alzavano le braccia al cielo inneggiando
al nome
dell'Avatar. Alan sospirò con sollievo, attendendo che la
folla si
calmasse.
“Eccellente
amici miei, è ormai finita l'era dei falsi dei. La nostra
era è
appena iniziata!” e decine di portali si aprirono nelle
pareti del
magazzino “Entrate in questi portali, verrete portati nella
nostra
base ed equipaggiati a dovere per poi essere assegnati a delle
squadre. Molto presto entrerete in azione!” spiegò
Alan e tutta
quella marea di persone svanì nel giro di pochi minuti,
entrando nei
suoi portali che si richiusero uno dopo l'altro.
L'uomo
si concesse alcuni secondi per riprendere fiato mentre X e tutti gli
altri rimasero fermi alle sue spalle, fissando la sua schiena.
Finalmente, dopo alcuni secondi, Alan si girò verso di loro,
mostrando degli occhi completamente bianchi e la parte superiore del
volto completamente sfigurata da delle brutte ustioni.
“Chiedo
venia se il mio aspetto non si addice a quello che vi eravate
immaginati.” proferì Alan con un sorriso ma nessun
di loro ebbe da
ridire su quel punto.
“Gran
bel discorso...” commentò Ryo rigirandosi
lentamente il
lecca-lecca tra i denti.
“Ti
ringrazio.” Alan le mise una mano sulla spalla per poi
incamminarsi
verso la porta che li aveva portati lì, tenendo 'altra mano
sulla
spalla di Omega “Ora è tempo di
prepararsi”.
“Scendiamo
di nuovo in campo?” domandò Yoru con un ampio
ghigno. Se il piano
di Alan andava in porto, presto la città di Magnolia sarebbe
diventato un enorme parco giochi pieno di morte e sofferenza solo per
lui “Oppure vuoi mandare avanti quei mortali come carne da
cannone?”
“No,
ovviamente no. Scenderemo tutti in guerra. Insieme.”
spiegò Alan
con voce stanca “Tutti voi diventerete i pilastri che
sosterranno
questa enorme alleanza!”
“Quel
simbolo che ha disegnato la bambina...” iniziò
Sasha “... che
cos'è?”
“Il
nostro emblema. Noi siamo una sorta di guida superiore che è
discesa
per stare di fianco a tutti loro.” spiegò Alan
alludendo
all'angelo con le ali piegate “Insieme, guideremo questa
rivoluzione verso i cieli e verso quegli stolti eroi!”
concluse poi
riferendosi alla spada puntata verso l'alto.
“Siamo
comunque qualche centinaio.” notò Manuel e il
sorriso di Alan gli
fece capire di aver torto “Hai trasmesso il discorso anche da
altre
parti?”
“Indovinato,
mio giovane amico.” annuì l'uomo massaggiandosi la
gola “Presto
saremo migliaia e neanche Fairy Tail potrà sperare di
fermarci! Or
dunque preparatevi miei amici! E' giunto il tempo di giocare con le
fate!”
La
risata che ne seguì echeggiò per il lungo
corridoio, dando
ufficialmente il via ad un'era di caos e disperazione.
§
§ § § §
Un
mese. Un lungo mese trascorse da quel giorno e, come annunciato da
Alan, l'era dell'Avatar ebbe inizio.
In
tutto Fiore si susseguirono sempre più attacchi terroristici
volti
ad eliminare gli eroi e tutte le minacce presenti. Ormai le Leghe del
regno erano allo stremo. Molti degli eroi cercavano di mandare avanti
la loro vita quotidiana ma almeno una volta al giorno dovevano
mettere le loro vite in gioco per fermare i seguaci dell'Avatar, ora
tutti provvisti di equipaggiamento nero con il simbolo dell'Avatar
argentato ricamato sulle loro braccia e in altri punti.
Quel
giorno non era diverso dagli altri, malgrado fosse una mattinata
tranquilla.
Gildarts
era ancora l'insegnante della classe di supereroi ma vi erano molti
assenti dato che, tra tutti gli eroi feriti un mese prima, solo Neren
e Yugure erano riusciti a riprendersi. Natsu era ancora in uno stato
di depressione profonda ed era stato preso sotto l'ala di Polushka e
Wendy.
L'uomo
lanciò una breve occhiata alla classe notando i loro sguardi
mentre
compilavano un test di ripasso. Nessuno di loro pareva esserci con la
testa a parte Archer che, essendo esterno alla Lega, era rimasto
quasi impassibile di fronte alle notizie degli ultimi tempi ma aveva
comunque aiutato gli altri a respingere diverse minacce.
Prima
che Gildarts potesse parlare, un allarme risuonò in tutta la
scuola,
annunciando la presenta di minacce nella zona ed invitando tutti gli
studenti a scendere nei bunker predisposti sotto all'edificio.
L'insegnante
guardò i suoi studenti che annuirono e si alzarono di scatto
per poi
precipitarsi fuori dalla classe così da poter andare ad
aiutare.
Lucy fu la penultima ad uscire, voltandosi verso Levy, ancora seduta
sulla sedia a rotelle dietro al suo banco.
“Levy-chan...
vuoi...?”
“No
Lu-chan, non preoccuparti, posso cavarmela da sola.” le disse
l'azzurra come se niente fosse. Lucy le mostrò un piccolo
sorriso e
poi uscì dall'aula, mentre il corpo di Levy venne scosso da
dei
leggeri spasmi.
Dopo
aver trattenuto alcuni singhiozzi, portò le mani sulle ruote
della
sua sedia e, lentamente, uscì dall'aula con l'aiuto di
Gildarts che
la condusse poi verso il bunker.
§
§ § § §
“Oplon!!!”
urlò Mira e una grossa barriera verde smeraldo si
materializzò
davanti a lei, proteggendola da alcuni missili sparati da un mech
posto in fondo alla strada. Alcuni soldati dell'Avatar, vestiti con
divise futuristiche ed equipaggiati con armi all'avanguardia,
spararono contro la barriera per tenere occupato Deneb, posizionato
qualche metro dietro a Mira ed Elfman.
Il
mech si avvicinò lentamente, crepando l'asfalto con il suo
peso, e
azionò uno strano laser posto sull'arto di destra. Il laser
sparò
un grosso raggio di energia rossa che danneggiò gravemente
la
barriera di Deneb, distruggendola con il secondo colpo ma ormai Mira
ed Elfman si erano spostati per tentare di colpirlo.
Elfman,
trasformato in una specie di mostro con grossa corna,
afferrò il
mech per il braccio destro e tentò di strapparglielo ma una
potente
scarica elettrica si generò lungo il corpo del robot,
folgorando
l'eroe che urlò per il dolore indietreggiando.
“Di
questo passo non finiremo mai...” commentò Shino
riprendendo fiato
in un vicolo. Davanti a lei c'era Reito che si teneva una mano sulla
spalla destra, bucata da un proiettile poco prima.
“Gli
altri stanno arrivando.” le disse il compagno prima di creare
alcune lame di luce e scagliarle contro dei soldati nemici che non
vennero però uccisi da esse.
“Tsk...
da un mese a questa parte il loro equipaggiamento è
migliorato,
ormai sanno come contrastarci!” sibilò Shino
sparando con un
pistola, salvo poi doversi mettere al riparo per evitare dei colpi
nemici. Non le piaceva combattere con una pistola né voleva
restare
sulla difensiva ma i soldati dell'Avatar erano incredibilmente
capaci.
Alcune
esplosioni si udirono dall'altra parte del vicolo e alcuni robot di
Hakkabot si palesarono davanti a loro.
“Oh
ma tu guarda, due vecchie conoscenze.” commentò la
voce di Ryo
attraverso le sue macchine mentre prendevano la mira con le loro
armi.
Shino
e Reito uscirono di corse e si gettarono di lato in tempo per evitare
diversi proiettili che altrimenti li avrebbero uccisi.
“Perfetto,
ci mancava solo lei.” ringhiò Shino tenendosi una
mano sul fianco
dove un proiettile l'aveva ferita. Le macchine avanzarono lungo il
vicolo ma dei kunai di acciaio si conficcarono nelle loro teste
dall'alto, disattivandole completamente. Shino e Reito guardarono in
alto e videro Neren intenta a trasportare Yugure con le sue ali di
sangue, atterrando poi vicino a loro.
“Serve
una mano?” domandò Neren dissolvendo le sue ali
per poi creare una
grossa falce mentre Yugure impugnava la sua katana.
“Serve
un miracolo.” fu l'unica risposta di Shino che fece appena in
tempo
a chiudere gli occhi prima che un razzo impattasse contro una
barriera creata da Deneb.
Sopra
di loro Mira creò una sfera di energia oscura e la
scagliò contro
il mech, distruggendo il suo nucleo centrale per poi farlo collassare
al suolo mentre Elfman scagliò in aria alcuni soldati,
venendo però
poi costretto ad indietreggiare da alcune armi pesanti.
Voltandosi
verso l'origine degli spari, vide altri robot umanoidi di Hakkabot
intenti ad avanzare verso di lui. Reito e Mira scagliarono dei colpi
dalla distanza ma alcuni robot crearono delle barriere rosse simili a
quelle di Oplon, così da proteggere tutti loro.
“Dove
sono gli altri?” domandò Deneb fissando i due
nuovi arrivati ma
Neren non fu particolarmente contenta nel dargli una risposta
“In
altre zone della città. Ci sono almeno sei attacchi in
questo
momento”.
La
situazione non era delle più rosee e la presenza di molti
civili
negli edifici rendeva le cose ancora più complicate.
“Oplon!
Crea una barriera completa! Dobbiamo organizzarci!”
urlò Mira
atterrando vicino a loro mentre Elfman indietreggiava tornando umano.
Deneb annuì e creò una grossa barriera nera
così da non poter
essere visti dai robot e dai soldati che iniziarono a sparare contro
la suddetta barriera. Per fortuna non erano provvisti di armi per
danneggiarla.
“Dobbiamo
tentare con un attacco molto potente così da distruggere
almeno i
robot.” spiegò Mira riprendendo fiato
“Io e Reito scaglieremo
svariati attacchi non appena la barriera verrà annullata
mentre
Neren e Yugure andranno oltre la loro prima linea e neutralizzeranno
quanti più nemici possibili. Shino, resta di fianco ad
Elfman e
coprilo durante la vostra avanzata verso la prima linea. Deneb, a te
il compito di proteggerci. Tutto chiaro?”
Tutti
gli altri annuirono e, con uno schiocco delle dita, Deneb
annullò
quell'enorme barriera creandone altre più piccole mentre
Mira e
Reito scagliarono diverse sfere oscure e lame di luce, distruggendo
così una ventina buona di robot che si erano avvicinati
troppo.
Neren
fece risputare le sue ali di sangue e, afferrando Yugure per un
braccio, si sollevò in volo lasciandolo poi cadere in mezzo
ad
alcuni soldati che vennero prontamente neutralizzati dai rapidi colpi
di spada del ragazzo. L'eroina del sangue si lasciò poi
cadere a sua
volta e con una grossa falce fece a pezzi diversi robot che esplosero
all'istante.
Elfman
si trasformò in una specie di uomo lucertola e
avanzò verso i robot
più vicini mentre Shino sparò con la sua pistola
contro quelli che
miravano a loro, riuscendo a distruggerne alcuni, mentre Deneb
fissava i vari scontri preparandosi a creare delle barriere ma
ciò
che non riuscì a prevedere fu un attacco alle spalle.
Diversi
missili vennero sparati dalla parte opposta della strada e l'onda
d'urto colpì in pieno Deneb scagliandolo in avanti. Altri
missili
esplosero vicino a Reito e Mira scagliandoli contro le carcasse di
alcune auto mentre Elfman riuscì a girarsi in tempo per
intercettarne uno, che però gli scarnificò il
braccio sinistro
facendolo urlare dal dolore.
Shino
individuò alcuni robot posizionati su dei tetti e
imprecò ad alta
voce cercando di colpirli con la sua arma ma finì le
munizioni quasi
subito gettando poi via la pistola. Afferrando il fucile di un
soldato morto provò a colpirli ma una nuova esplosione
scaturì alla
sua destra, ustionandole il braccio e facendola finire a terra.
Con
la vista annebbiata a causa dell'impatto, Shino vide Neren e Yugure
correre verso di loro cercando di eliminare quanti più robot
e
soldati possibili ma alla fine furono costretti a fermarsi per non
rischiare di essere ammazzati.
Alcuni
rumori meccanici si udirono alle sue spalle e, girandosi, vide
diversi robot armati fino ai denti pronti ad eliminarla.
“Oh...
fanculo...” sibilò Shino un istante prima che dei
raggi di energia
azzurra colpissero i robot dall'alto facendoli esplodere. Prima che
qualcuno potesse provare a difendersi, decine di piccoli razzi si
abbatterono intorno a Neren e Yugure, spazzando via i loro nemici,
così come i robot appostati sui tetti.
Davanti
ai diversi monitor, Ryo fissò la scena confusa non riuscendo
ad
individuare l'origine di quegli attacchi ma attivò comunque
dei
portali per far ritirare i robot e i soldati rimasti. Per fortuna
Alan ne aveva preparati diversi per ogni evenienza.
Masticando
con forza il lecca-lecca, fissò l'unica visuale disponibile
tramite
gli occhi di un robot ormai distrutto ma ancora funzionante e, dopo
pochi istanti la vide, così come la videro i vari eroi di
Fairy
Tail.
Un'armatura
umanoide rossa e dorata incredibilmente avanzata ed elaborata con una
sorta di nucleo bianco e azzurro nel petto. L'elmo iniziò a
disassemblarsi rientrando nel resto dell'armatura, mostrando un uomo
di bell'aspetto dai corti capelli scuri con un pizzetto curato e
degli occhi del medesimo colore.
L'uomo
mostrò uno strano sorriso e porse una mano a Shino per
aiutarla ad
alzarsi “Serve una mano?”
La
ragazza lo fissò confusa ma gli afferrò la mano e
si issò in
piedi, continuando a fissarlo così come i suoi compagni
“E tu chi
saresti?”
L'uomo
non parve sorprendersi dalla domanda e rispose in modo
incredibilmente serio, non senza perdere quel particolare sorriso.
“Mi
chiamo Tony Stark ma forse voi mi conoscete come Ironman”.
Angolo
dell'autore:
Esatto!
Non state sognando! Ironman è qui per voi e per aiutare
Fairy Tail
in questa guerra! L'idea di questa sorta di CrossOver mi è
venuta
mentre meditavo all'ombra di un albero ahahah e spero che l'abbiate
apprezzata, altrimenti lo farò svanire nel prossimo
capitolo, don't
worry!
Questo
è il quarto aggiornamento della serata e non è
ancora finita perché
tra poco arriverà una fic tutta nuova (sì, in
campagna non avevo
modo di scrivere per 'La guerra infinita' quindi ho dovuto
retrocedere su qualcosa di nuovo) e spero che apprezzerete anche
quella!
In
ogni caso aspetto le vostre recensioni e i vostri commenti su questo
capitolo abbastanza corto ma che a me è piaciuto parecchio!
See
you around!
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