Sbagliare

di scrittrice_sbagliata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Il ragazzo se ne stava poggiato al cancello della villa di famiglia con una gamba piegata e lo sguardo fisso sul cellulare. Aspettava una chiamata da lei. Sembrava quasi pura fantascienza, nessuno avrebbe mai pensato che lui si sarebbe potuto davvero innamorare e invece eccolo qui, come tutte quelle ragazze di cui lui aveva usato fino ad ora,ad osservare il suo telefono aspettando un suo messaggio. Non sapeva davvero cosa stesse aspettando. Si aspettava che lei corresse tra le sue braccia e che non lo lasciasse mai? E come mai lei avrebbe dovuto stare con uno come lui? La sua reputazione certamente non lo aiutava e soprattutto lui non era degno di lei. Lei aveva bisogno di un ragazzo che si prendesse cura di lei e la proteggesse dal quel mondo schifoso che lui conosceva. Lui non era abituato all'affetto, i suoi genitori erano ricchi sfondati e non avevano mai tempo per lui, i soldi erano sempre la priorità. Lei non era ricca, lei sapeva apprezzare il mondo e le p
ersone. Non era abbagliata dai soldi, lei era così pura e dolce. Anche se pura ormai non lo era più dopo quella notte con lui. Ai ricordi di quella notte sentì dei brividi lungo la schiena dove lei si era aggrappata per paura che lui la lasciasse andare, anche se lui non ne aveva per niente intenzione. Quei graffi erano anche il segno del dolore che le aveva provocato e per questo lui si odiò a morte, non voleva farle del male, ma rappresentavano allo stesso tempo il piacere che in quel momento provava. Poteva ancora sentire l'odore di Vaniglia che emanava il suo corpo e la pelle morbida e lucida che sotto il suo tocco fremeva. 

Un rumore lo risvegliò dai quei pensieri, una chiamata. Non ci pensò due volte a rispondere, era lei. Non osava farla aspettare e infondo desiderava sentire la sua voce.
«Cucciola, non vedevo l'ora di sentire la tua voce » non era mai stato così dolce con una ragazza, ma con lei non poteva farne a meno.
«Non voglio più vederti» sussurrò lei con un filo di voce spezzata «Vedi -riprese fiato- tutto quello che è successo in queste settimane è sbagliato, soprattutto quella notte è stato uno sbaglio» il cuore del ragazzo si fermò improvvisamente, come pensava che tutto questo fosse stato uno sbaglio? Lui sapeva che tutto questo era giusto, che il loro amore era giusto e che erano fatti l'uno per l'altro. «come puoi dire una cosa del genere?» sussurrò con qualche singhiozzo «sai che quello che è successo non può essere stato uno sbaglio» cercò di trattenere le lacrime, ma qualcuna lo stava tradendo. «No vedi, sono venuta a letto con te perchè ero attratta dalla tua fama, dai tuoi soldi, ma poi mi sono resa conto che -la ragazza cercò con tutta la sua forza di dire quelle parole, sapeva che gli avrebbe distrutto il cuore, ma doveva farlo per lui e per il suo bene- tu sei vuoto dentro, non hai un anima..sei morto dentro» la ragazza riattaccò, non poteva più sentire la sua voce, i suoi singhiozzi, non poteva più vederlo cadere mentre lei gli spezzava il cuore, ma questa era la cosa giusta da fare.
Il ragazzo lanciò il telefono in mezzo alla strada, non importava che fine avesse fatto, l'unica cosa che in questo momento voleva era lei. Nonostante tutto quello che lei adesso gli aveva detto, la voleva infinitamente e per questo si stava odiando. Le lacrime scendevano così incessantemente che sembrava essersi trasformato in una fontana vivente. Rientrò in casa, con ancora le lacrime che scendevano dagli occhi. «Amore cosa è successo?» la madre lo accolse in un abbraccio, anche se quell'abbraccio era freddo e distaccato e non era niente di paragonabile a quelli di lei, per lui era l'unica forma di affetto che poteva ricevere dai suoi genitori . «Ho riflettuto e va bene, verrò a Dublino..per papà è importante quindi è meglio così»

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Un saluto,

Scrittrice Sbagliata

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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Caitlin aveva organizzato il suo quindicesimo compleanno alla perfezione. Aveva scelto un locale in centro, in modo da avere vicino qualche pub in cui rifugiarsi a fine serata. Aveva deciso che quella sera si sarebbe ubriacata, voleva provare quel brivido di cui tutti le parlavano. Bea l'aveva manipolata a tal punto da convincerla, anche se Julianne le aveva ripetuto continuamente di non fare cavolate. Il locale che aveva scelto era molto carino e in stile francese . Anche se i francesi non le piacevano molto, amava il loro stile. Il menù del ristorante era ben fornito, di buona qualità e tutti ne erano soddisfatti. Il pub invece non era per niente all'altezza del ristorante, ma d'altronde non ci si poteva aspettare tanto da un pub in pieno centro. Il locale era stracolmo di gente tanto che Caitlin e i suoi amici facevano fatica a passare per raggiungere un tavolo libero. Dovettero sguazzare tra i corpi sudati e maleodoranti di alcol e alcuni anche di rigetto. Un ragazzo giovane ricoperto sulle braccia di tatuaggi li raggiunse e consegnò ai ragazzi gli elenchi, degni di nome, dei vari cocktel. Poi il ragazzo sparì sotto lo sguardo di Caitlin. La ragazza lesse l'elenco dei cocktail uno per uno, leggendo rispettivi ingredienti. «Non pensavo esistessero così tanti drink» aveva la voce tremolante e lo sguardo preoccupato. «Ci penso io» la bionda osservò Bea camminare oscillando le anche in modo piùttosto eccessivo verso al Bar. Sussurrò qualcosa alle orecchie del ragazzo tatuato e ritornò al banco con un sorriso che a Caitlin non piaceva per niente. «Che hai fatto?» la guardò interrogativa, Bea sempre con il sorriso fece un cenno con la testa «Ho ordinato per tutti» mostrò la carta di credito che aveva tra le mani. «E' di mio padre» spiegò vantandosi come suo solito. Bea era una di quelle ragazze montate e viziate, che non si facevano scappare il momento di entrare al centro dell'attenzione. Non si poteva definire un amica di Caitlin, anzi si avvicinava più ad una nemica, ma questo lei ancora non se ne era resa conto. Per quanto Caitlin fosse una ragazza intelligente, aveva un cuore troppo nobile. Chi l'avrebbe detto che proprio il cuore fosse stato la debolezza di Caitlin.

Il ragazzo tornò con un vassoio con 15 bicchieri e due brocche di qualche intruglio. Bea tirò fuori dalla sua pochete delle banconote e le posizionò una sotto ogni bichiere, prese la brocca e versò la bevanda dentro ogni bicchiere «che stai facendo?» Caitlin non capiva «Per ogni bicchiere che bevi puoi prendere la banconota che è sotto, questo è il mio regalo».  La ragazza allungò la mano e afferrò il primo bicchiere, ma Nate la fermò «non sei costretta a farlo, se non te la senti non lo fare». Caitlin però non voleva sembrare una debole, la solita ragazza di cui tutti si dimenticano, voleva essere popolare come Bea. Sorrise a Nate «Tranquillo, ce la faccio» portò il bicchiere alla bocca e lo scolò, sorrise soddisfatta mentre prendeva la prima banconota e la infilò con cura nella pochete. «Su, con un altro!» Bea l'incitava, mentre intanto le persone si radunavano intorno a loro e urlavano ad ogni bicchiere che Caitlin si scolava.
Aveva scolato sei bicchieri, quasi la metà, e non essendo abituata aveva già perso il controllo del suo corpo. Prese il settimo bicchiere che ormai non riusciva più a tenere in equilibrio, ma con forza scolò anche quello, prese la moneta che vi era sotto e stavolta se la infilò nel reggiseno guardando Dan, davanti a lei, in modo così provocante che neanche sua madre se fosse entrata in quel pub avrebbe creduto che quella ragazza fosse davvero sua figlia. Alcune persone nella folla avevano dato inizio a scommesse; c'era chi credeva che la ragazza non sarebbe riuscita a scolarsi così tanti drink e chi invece la incoraggiava e credeva che ci sarebbe riuscita. Caitlin aveva perso quasi completamente lucidità, non riusciva più a vederci chiaro. Il chiasso che si era creato attorno a lei non aiutava il suo mal di testa ad andarsene, le sue gambe a mala pena riuscivano a restare in piedi e restavano ancora molti drink per completare quella serata. 

Il telefono di Kathleen squillò rumorosamente, si asciugò le lacrime e riposò velocemente la scatola sotto il letto per la furia. «Pronto?» «Signora, sono Julianne, sua figlia non sta bene deve venire subito assolutamente» gli occhi di Kathleen si spalancarono dallo spavento e l'ansia di una madre. «Arrivo subito, dove siete?» dopo che la ragazza le diede il nome del locale, Kath prese il giacchetto, le chiavi e si fiondò in macchina guidando il più veloce possibile.

«Perché fate girare tutta la sala?» Caitlin aveva perso quel poco di lucidità che le era rimasta «Caitlin, vieni ti accompagno fuori non stai bene» Nate l'afferrò delicatamente in una posizione strategica che impediva di farla cadere a terra.
«Sto per vomitare» la ragazza posò le mani sullo stomaco come se cercasse di bloccare ciò che stava per rigettare. «Resisti» Nate cambiò velocemente direzione facendosi spazio tra le persone maleodoranti verso il bagno.

Kathleen aveva appena parcheggiato la macchina incivilmente nel vialetto davanti al pub. Era uscita di macchina frettolosa con le pantofole a forma di giraffa e o pantaloni del pigiama con una texture colma di oracchiotti, ma non importava avrebbe fatto di tutto per sua figlia e le pantofole non erano niente.
«Dov'é?» si limitò a chiedere a julianne con un espressione spaventosa sul viso «sono andati verso il bagno» Kaithleen cercò di reprimere ogni perplessità su quel "sono" e si precipitò nel bagno. 
Sua figlia era per terra seduta a malapena sulle ginocchia, la testa tenuta su da un ragazzo per i capelli e il viso bianco come uno straccio. Guardo il ragazzo «ci penso io, andate a casa» vide il ragazzo annuire e raggiungere gli altri. 
«Cielo Caitlin cosa avevi in mente?!» sospirò tenendole i capelli «guarda come sei ridotta, quando torniamo a casa io e te facciamo un discorsetto».

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Scrittrice Sbagliata

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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Kathleen era davvero una donna elegante e raffinata, e nonostante avesse messo al mondo una figlia i segni non si notavano affatto. Le sue gambe lunghe e affilate ed il suo fisico snello facevano credere a chi la notava per strada che fosse una modella. Aveva detto addio alla sua lunga chioma bionda poco prima della nascita di Caitlin con l'intento di voltare pagina e ricominciare con una nuova vita. Lavorava in uno dei posti più ricchi e raffinati della città. Il palazzo Ferrer era un palazzo molto grande e raffinato, ci abitavano personaggi dell'alta società. Enorme e curato nei minimi particolari, gli appartamenti erano lussuosi e a volte Kathleen durante il lavoro fingeva di vivere in quel mondo lussuoso e atteggiandosi con ironia come una di quelle donne altolocate.Arrivò come sempre puntuale, timbrò il suo cartellino di lavoro, prese la divisa e si chiuse in bagno per indossarla.Non era certo il lavoro che aveva sempre sognato, ma era l'unico modo per garantire un futuro alla sua dolce bambina. «Kathleen, corri!» la bionda si voltó nella direzione della donna e corse verso di lei. Capelli rossi, abbastanza alta e gambe che facevano invidia a qualsiasi donna «Che è successo Natalie?» mormorò ancora con il fiatone causato sia dallo spavento che dalla corsa. «Non sai cosa si mormora» aggrottò le sopracciglia segno che stava per spettegolare come al suo solito «A quanto pare Angelina della reception l'altro giorno ha risposto al telefono e non immaginerai mai cosa è successo?!» Kathleen annuiva senza interrompere il suo racconto, ma più andava avanti e più diventava curiosa. «Allora? che aspetti dimmelo» «Ha chiamato un signore, pare sia qualcosa di molto grosso, e ha chiesto l'appartamento più costoso di tutto il palazzo per il suo cliente che a quanto pare è molto famoso, ti immagini chi potrebbe essere? Ritrovarti non so Brad Pitt, Leonardo di Caprio, Jhonny Depp!» urlò euforica Natalie saltellando come una bambina di undici anni al concerto di Violetta. «Sei la solita Nat» rise alla reazione della donna «Dovresti sognare un po' anche tu Kat, ti farebbe bene» Natalie tornò più seria «Hanno portato via tutti i miei sogni molto tempo fa» «Stai parlando del padre di Caitlin vero?» Kat annuì, un vortice di tristezza la stava raggiungendo, ma Natalie l'anticipó «Dai andiamo a preparare l'appartamento».

Se ieri aveva pensato di non essere mai stata così male, adesso Caitlin era pronta a rimangiarsi tutto. Quel brivido di cui tutti parlavano era solo una cavolata, forse se ne era accorta troppo tardi, tutto ciò che sentiva era il suo stomaco sottosopra e la testa fischiare. No, ovviamente si era giurata di non rifarlo più. Il dolore era giusto il meno, quello che odiava di più era non ricordare ciò che aveva fatto. Il telefono vibra sul comodino, quel rumore le da ancora più fastidio alla testa e questo la fa contorcere in una smorfia. Prende il telefono e risponde senza guardare minimamente chi la stesse chiamando «Pronto?» rispose con un tono di voce debole. «Caitlin? Sono Nate, come stai? ieri non ti ho lasciato nelle tue migliori condizioni» Nate era davvero preoccupato, continuava ad andare avanti ed indietro gesticolando per alleviare la sua preoccupazione. Caitlin non avrebbe mai pensato di sentire proprio la voce del ragazzo, ne rimase davvero sorpresa. «Nate» sussurrò incerta e incredula, «Diciamo che ho avuto momenti migliori» disse ridendo nervosamente. «Senti» Nate respirò profondamente «sono proprio davanti al tuo portone, mi apri?» La ragazza rimase molto sorpresa «si, si certo Nate» guardò un attimo in che stato fosse; anche se non ricordava bene di averlo messo la sera prima, indossava ancora il pigiama, un pigiama con unanmucca. Ovviamente la sera prima non si era struccata e il trucco le si era sciolto facendola sembrare un panda, con i capelli arruffati che puzzavano di fumo ed alcol. «Aspetta solo 5 minuti» il ragazzo annuí. Nonostante avesse un mal di testa allucinante riuscì a scendere dal letto e a trascinare il suo corpo fino alla porta. Quando l'aprì trovò Nate che nell'attesa saltellava da un piede all'altro preso dalla preoccupazione. «Come mai tutta questa preoccupazione?» le faceva ridere vederlo così agitato, quando Nate sentì la sua voce si girò di scatto sorridendo. «Ciao» rispose senza poter fare a meno di sorriderle, «Allora, hai intenzione di entrare?» ridacchiò la bionda vedendo il ragazzo imbambolato davanti alla porta. «Oh» scossò la testa come per risvegliarsi da un bellissimo sogno «certo scusami» ed entrò aiutando Caitlin ancora un po' scossa dalla sera precedente. «Scusa non sono proprio nel mio massimo splendore» indicò il suo trucco sciolto, i suoi capelli arruffati, il suo pigiama con le mucche. Nate la guardò bene; a lui sembrava bella anche così, ma non ebbe abbastanza coraggio per dirglielo «Non ti preoccupare, sono solo venuto a vedere come te la cavavi» l'aiutò a sedersi sul letto e lei mimò un grazie. «Torno subito, tu riposati» Nate uscì dalla camera alla ricerca della cucina, dopo aver sbagliato due o tre volte stanza la trovò. Prese un bicchiere, ci versò l'acqua e poi tornò da Caitlin con il bicchiere «Bevi ti sentirai meglio». La bionda sorrise e afferrò il bicchiere «Grazie sei molto gentile», portò il bicchiere alla bocca e bevve. «Sei stato molto carino a preoccuparti» posò il bicchiere sul comodino. «Oh beh vedi passavo di qua..» si passò una mano tra i capelli, poi sbuffò «in realtá non è vero, Caitlin..» lei lo guardò confusa «il fatto è che non ho dormito tutta la notte pensando a questo». Lei posò una mano sulla spalla si lui «tranquillo Nate» lo incitò a parlare «il fatto è che mi sento dannatamente in colpa per quello che ti è successo ieri». Caitlin capì subito dove volesse arrivare Nate così lo fermò subito «senti Nate, quello che è successo ieri non è affatto colpa tua, non fasciarti la testa per una cosa di cui non hai la colpa». Il ragazzo però non si convinse «vedi io dovevo fermarti» la ragazza scoppiò a ridere «Nate, tu non hai nessuna colpa» scosse la testa e sorrise al ragazzo, le faceva tenerezza «è stata una scelta mia, si sono stata stupida ma comunque nessuno mi ha costretto, quindi l'unica colpevole qua sono io» guardò il ragazzo «va meglio?».
Nate prese la mano di Caitlin «Insomma, mi hai fatto spaventare ieri non lo fare piú» la ragazza annuì.

Kathleen stava sistemando l'appartamento dell'ultimo piano, tra qualche ora sarebbe dovuto arrivare il nuovo proprietario e tutto doveva essere in ordine. L'appartamento era enorme, ma per fortuna aveva quasi finito. Le mancava solo sotto il divano, si sdraiò per terra e iniziò a passare il panno sotto il sofà.
Sentì la porta aprirsi, ma non si alzò e continuò il suo lavoro come d'altronde doveva fare «Buongiorno» salutò educatamente il nuovo signore vedendo la donna delle pulizie sdraiata per terra. «Mi scusi» Kathleen si alzò sulle ginocchia ancora di spalle all'uomo «ho finito» scosse il grembiule e si girò. I suoi occhi si spalancarono incredula della persona che era davanti a lei. Era proprio lui anche se stentava quasi a riconoscerlo, in quello smoking blu sembrava proprio suo padre. Lui la guardò, ci mise qualche secondo a riconoscerla ma quando lo fece sentì dei brividi passargli per tutto il corpo. Non sentiva più le gambe, le mani si allentarono facendo cascare per terra le chiavi che fino a qualche secondo prima teneva ben salde. «Kaith..» non riuscì a finire di dire il suo nome che Kaithleen scappò via.

 

 

 


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Scrittrice Sbagliata


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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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Nate era stato davvero molto carino con lei che Caitlin, come sua madre le aveva insegnato, non poteva non invitarlo a restare per il pranzo. Cosí Nate dopo essersi fatto strappare un «okay» con tanta fatica, stava preparando la tavola. «Tua madre torna per pranzo?» chiese il ragazzo mentre prendeva due piatti dalla credenza «si dovrebbe tornare a momenti» rispose così Nate prese un altro piatto e lo posò sulla tavola. Si avvicinò a Caitlin cingendole la vita «Senti ci penso io, vai a darti una sistemata» guardò il pigiama di Caitlin e il suo viso ancora sconvolto dalla serata del giorno prima «non credo che tu voglia che tua madre ti trovi così» sorrise ironico. Caitlin annuì «Grazie, menomale ci sei tu» sorrise e poi si diresse in camera.

Kathleen aveva appena parcheggiato la macchina davanti casa, stava preparando un discorso improvvisato su ciò che aveva fatto sua figlia ieri; con tutti i pensieri che le giravano per la testa non era riuscita a pensarci . Arrivata davanti il portone cercò dentro la borsa le chiavi di casa che come al solito non riusciva a trovare in quell'ammasso di cianfrusaglie. Dopo qualche minuto la trovò, infilò la chiave nella serratura e impacciatamente aprì. «Caitlin, dobbiamo finire quel discors...» urlò, si bloccò appena vide un ragazzo davanti a lei. I lineamenti del suo volto erano dolci e delicati, i capelli e i suoi occhi erano di un castano così scuro che sembravano neri e risaltavano il colore della sua carnagione chiara. «Tu saresti?» il ragazzo rimase sorpreso e un po' imbarazzato «Salve» si passò una mano tra i capelli «Sono un amico di sua figlia» sorrise timidamente. Kath si ricordò in quel momento di averlo visto la sera prima nel bagno del locale mentre aiutava Caitlin «Ah tu sei il ragazzo di ieri» il ragazzo annuì ed allungò la mano «Non mi sono presentato, piacere Nate» sorrise imbarazzato. Kath sorrise a sua volta, da una parte le faceva tenerezza quel ragazzo. Le ricordava un ragazzo con cui usciva da giovane, quell'impacciataggine lo faceva sembrare così dolce e adorabile. «Kathleen, piacere» rispose afferrando la mano di Nate «Non ti preoccupare, finisco io qua» Kath indicò i fornelli sui quali il ragazzo stava preparando la pasta. «Oh no, non si preoccupi mi fa piacere aiutare» sorrise «e poi sono abituato a cucinare» girò la pasta con il mestolo.

Caitlin si spogliò e indossò un paio di pantaloni verdi stretti strappati sul ginocchio e un top bianco. Si pettinò i capelli arruffati e si tolse il trucco che le era colato. Quando tornò in cucina iniziò a preoccuparsi «Ciao» tossí vedendo sua madre e Nate parlare come se si conoscessero da una vita. Stavano cucinando insieme ridendo e scherzando. Nate si girò e sorrise come tutte le volte che la vedeva. «Ciao tesoro, ho conosciuto il tuo amico Nate» sua madre le rispose «complimenti è davvero molto simpatico». Caitlin ancora non riusciva bene a capire cosa stesse succedendo «si lo so mamma» sorrise «cosa state preparando?». Kath posò la pentola sulla tavola «Pasta al sugo, su accomodatevi» prese il telecomando «E' pronto». Accese la televisione per ascoltare i notiziari e sapere cosa stesse succedendo nel mondo. Caitleen assaggiò la pasta «Molto buona complimenti» sorrise, «Tutto merito di Nate, tesoro» disse la madre facendo arrossire il ragazzo. Nate sorrise «Grazie», «ti ha insegnato tua Madre?» chiese Kath e in quel momento Caitlin tossí di proposito porgendo un'occhiataccia a sua madre. Nate guardò l'amica e scosse la testa «non preoccuparti Cat va tutto bene» sorrise falsamente. Kath non riusciva a capire cosa avesse detto di così sbagliato. «Mia madre non è piú tra noi» spiegò il moro per poi distogliere gli occhi e concentrarsi sul piatto di pasta. «Oh cielo» si sentì molto in colpa «scusami, io non vol» Nate la bloccò «non si preoccupi davvero» le sorrise. Kath si ricompose e con ironia disse «non ti azzardare a darmi del lei» rise «non sono cosí vecchia». I ragazzi si unirono alla sua risata.

Ad un certo punto Kath si concentrò sul notiziario. E quando lo vide, sentì il peso del suo passato passare per lo stomaco e bloccarle l'appetito. Le mani le tremavano, non sentiva più le dita e la forchetta le scivolo dalle mani. Casco nel piatto procurando un forte rumore che risvegliò tutti quanti. «Il miglior attaccante del Shamrock Rovers Dominic Walsh è stato appena comprato dal Southampton» l'inquadratura segue l'uomo che esce da un suv nero e la giornalista si avvicina facendogli qualche domanda, ma Kathleen non riesce a sentirle. È incantata sul volto del calciatore, i lineamenti del auo viso, i suoi occhi «Si, sono molto felice di essermi trasferito» sorride e improvvisamente la televisione si spenge. «Cos?» si lascia sfuggire la madre «Mi stavi facendo preoccupare, mamma tutto bene?» si preoccupò la bionda. Nate le portò un bicchiere d'acqua fredda «prego» sorrise. Kath prese un sorso d'acqua e cercò di rilassarsi «Scusate non so cosa mi sia preso...» si alzò dal tavolo e iniziò a sparecchiare e a rimettere a loro posto gli oggetti. «Lo so io, mamma, cosa ti è successo» sospirò procurando un attimo di panico alla madre «Hai visto un bel figo» scoppiò in una risata clamorosa.

Dominic era sdraiato sul divano, con i capelli arruffati e la testa da tutt'altra parte. L'aveva rivista dopo tanto tempo, non sapeva bene che effetto gli avesse fatto. Era rimasto stupito di vederla, non avrebbe mai creduto di poterla rivedere ed in fondo non lo voleva. Le aveva davvero spezzato il cuore, gettato per terra e calpestato molto bene. Rivederla aveva fatto smuovere qualcosa in lui, un sentimento che non provava davvero da molto tempo. Il telefono squillò risvegliando Dominic da i suoi pensieri, scosse la testa per risvegliarsi e afferrò il telefono «Pronto» rispose «Dominic Walsh». «Tesoro» rispose la voce squillante della madre «come ti sei trovato, nel nuovo appartamento?».
«Molto bene, grazie» rispose ancora abbastanza frastornato dall'evento precedente. «Come sta papá?» chiese preoccupato «oh se la cava, tu non preoccuparti sai che lui non lo vorrebbe.» Dominic acconsentì con dispiacere.



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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


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Kath non voleva davvero crederci, non l'aveva sognato. Non era una stupida allucinazione della sua testolina malata,era davvero Dominic. Il grande Dominic Walsh. Era davvero diventato ciò che lui e i suoi genitori desideravano: uno dei migliori attaccanti del mondo. Era davvero cambiato, pensò osservando le foto che aveva trovato digitando il suo nome su google immagini. I lineamenti dolci del suo volto erano diventati piú maturi, la barbetta gli dava un aria più grande e molto sexy. Che diavolo! Kath non doveva proprio pensare che fosse sexy, così ricacciò quel pensiero dalla sua testolina malata. Chiuse il computer di getto e lo lasciò sul letto, poi si accorse della scatola rossa. Doveva averla lasciata li la sera prima quando ricevette la chiamata di Julianne e nella furia e nella preoccupazione doveva averla dimenticata. Ringraziò il Signore che nessuno l'avesse trovata e decise di lasciarla nell'armadio, in fondo dove teneva i vestiti che non indossava quasi mai. In questo modo nessuno l'avrebbe trovata.
Si diede una sistemata prima di ritornare al lavoro per il turno pomeridiano e poi ritornò dai ragazzi.

«Grazie, Nate, sei davvero un buon amico» Caitlin non poté che sorridere al volto arrossito del moro e lo salutò con un soffice bacio sulla guancia destra. «Grazie a te, è stato veramente un piacere» si stava maledicendo per l'impacciataggine che aveva ogni qualvolta si trovasse con lei, maledicò suo padre e tutto l'albero genialogico della sua famiglia per avergli affibbiato questo stupido vizio e ricambiò il bacio sulla guancia diventando sempre più rosso.
Kathleen sorrise alla visione di quella scena «Nate vuoi un passaggio?» chiese afferrando le chiavi della macchina, tanto sarebbe dovuta tornare al Palazzo Ferrer. «No, grazie mille, mio zio è di passaggio» sorrise, quando la suoneria del suo telefono partì fece notare la chiamata dello zio.
Kath annuí, prese il cappotto dall'appendiabiti e se lo abbottonò «Caitlin mi raccomando fai la brava e stasera davvero» si abbottonò l'ultimo bottone «dobbiamo parlare» prese la borsa dopo di essersi assicurata che la figlia avesse capito bene di cosa stesse parlando. «Prego Nate» invitò il ragazzo ad uscire, poi uscì anche lei salutando Caitlin e richiuse la porta.
«Quella è la macchina di mio zio» il ragazzo indicò una macchina nera lungo il viale. Il finestrino era abbassato e si poteva benissimo vedere l'uomo al suo interno. Kath spalancò gli occhi incredula «Lucian?». Era un uomo abbastanza alto, capelli biondi lunghi raccolti in una specie di coda strana. Gli occhi neri e profondi risaltavano sui suoi capelli chiari. L'uomo sorpreso replicò «Kathleen?» aprì lo sportello e scese dalla macchina «cosa?..tu cosa ci fai qua?» poi guardò suo nipote Nate cercando di mettere insieme le due cose per trovare una soluzione sensata. Nate non capiva bene come i due si conoscessero così cercò un attimo di capire la situazione. «Ci abito» rispose ironica e poi si girò verso la porta di casa quando si accorse che Caitlin stava venendo loro incontro «Lei è mia figlia, Caitlin» indicò la ragazza dalla chioma bionda che stava correndo nella loro direzione. Lucian notò la ragazza che correva verso di loro. Aveva la stessa freschezza che aveva la madre da giovane, e poteva notare qualche lineamento che ricordava Kath. Si assomigliavano molto, ma avevano qualcosa di diverso «Oh ti somiglia» sorrise e allungò la mano verso Cat «piacere Lucian» la ragazza afferrò la mano dell'uomo dicendo il suo nome, «sono lo zio» disse indicando Nate. Lucian era perplesso c'era qualcosa che gli ronzava in testa e non riusciva a capire. «Lucian, stai bene?» Kathleen vedendo il viso dell'uomo sbiancare si preoccupò. L'uomo si risvegliò dai suoi pensieri passandosi una mano tra i capelli piú volte «Scusa, non pensavo fossi sposata» sospirò «È da tanto che non ti vedo e mi ha fatto un certo effetto» poi notò che ciò che stava dicendo stava prendendo una brutta piega «cioè..poi tua figlia..» prima che potesse finire la frase Nate lo bloccò. «Zio è tardi andiamo» guardò l'orologio facendo finta di avere degli impegni molto urgenti «faremo tardi». Lucian non capì molto bene la reazione del nipote, sapeva che non aveva niente di urgente. Ma forse era meglio così doveva un attimo riflettere sulla situazione e poi il suo discorso non era stato uno dei migliori.
«Hai ragione» guardò anche lui l'orologio «dobbiamo proprio andare». Kathleen annuí «mi ha fatto piacere vederti» salutarono Nate e Lucian «magari ci vediamo un giorno di questi» propose l'uomo mentre saliva sul sedile della macchina, «con piacere» rispose.

Kathleen salì in quel rottame della sua auto, era ancora un po' sorpresa di aver rivisto Lucian. Era cambiato molto dall'ultima volta che lo aveva visto. Scosse la testa per non pensarci più, girò la chiave, spinse la frizione e partì. Il palazzo Ferrer non era molto vicino alla loro casa, daltronde come poteva un palazzo così lussuoso essere vicino ad un quartiere povero come quello di Kathleen? 
Quando arrivò salutò Natalie che le venne incontro con uno dei suoi sorrisi smaglianti, l'abbracciò saltellando come una dodicenne al concerto di una di quelle band che fanno impazzire le ragazzine. «Come mai tanta felicità, Nat?» rise alla visione della collega. Natalie si scostò dalla bionda e ritornò verso il bancone della reception «Dominic Walsh» a quel nome Kath le si gelò il sangue «Hai visto che bel bocconcino? Insomma sarà un piacere adesso venire a lavoro, meglio del vecchio pedofilo del primo piano» sbuffò facendo uno smorfia «che non fa altro che molestarci, ogni fottuto giorno.» Kath ridette dell'espressione della mora e sorrise. Sorrise perchè Natalie spruzzava felicità e allegria da tutti i pori della sua bellissima pelle e le faceva dimenticare tutti i fottuti problemi, i fottuti sbagli che Kathleen aveva. Era una specie di medicina psicologica. «Comunque ti occupi tu oggi del primo piano?» si erano divise i giorni in cui dovevano pulire il primo piano perchè la vista e il contatto con quel vecchio maniaco le terrorizzava e per questo se lo erano divise per subire meno le manacce di quel depravato. Kath alzò gli occhi al cielo al solo pensiero di quel vecchio «Oddio, prega per me» la mora poggiò una mano sulla spalla della collega «Lo farò, contaci». Kath si fece coraggio, afferrò il carrello con i lenzuoli e cuscini puliti e qualche prodotto per pulire pavimenti e mobili. Entrò nell'ascensore con il carrello e premette il pulsante 1, le porte si chiusero e l'ascensore iniziò a salire.

Julianne aveva avvertito Caitlin che sarebbe arrivata presto a casa sua. Era ormai diventata un abitudine per entrambe, non potevano stare un giorno senza vedersi. Erano diventate inseparabili. Caitlin stava appendendo i vestiti puliti dalla lavatrice allo stendipanni fuori dal terrazzo quando il campanellò suonò «Arrivo» urlò la bionda mentre metteva una molletta su un maglione che aveva appena appeso sullo stendipanni. Poi corse verso la porta di casa e aprì «Certo che ce ne hai messo per aprire» la prese in giro l'amica. Julianne era una ragazza abbastanza bassa per la sua età, ma aveva qualcosa di attraente che faceva cadere quasi tutti i ragazzi ai suoi piedi. Forse era per i suoi capelli biondo cenere ricci e ribelli che le davano quell'impressione selvaggia o le sue labbra carnose. «La prossima volta ti lascio fuori» Cait la prese in giro e chiuse la porta. Julianne come era d'abitudine si buttò sul divano senza chiedere il permesso, ormai era diventata come casa sua. «Complimemti per ieri sera » applaudì la ragazza prendendola in giro, poi si fece più seria «com'è andata la ramanzina di tua madre?» si tolse le scarpe e appoggiò i piedi sul divano. Caitlin la raggiunse «in realtá ancora non mi ha detto niente», a quell'affermazione Julianne spalancò gli occhi dallo stupore «Cosa?». La bionda non tardò a spiegare «vedi quando é tornata, c'era Nate e sai che davanti alle persone non mi sgriderebbe mai». L'amica saltò dal divano «cosa,cosa,cosa?!» si calmò un attimo e quando riuscì a riprendersi «Nate era qua?!» la bionda annuì «che stai aspettando a raccontarmi? Muoviti» ordinò e Caitlin scoppiò a ridere. «Niente di che, Nate mi ha chiamato stamani dice che era di passaggio, era preoccupato per me e voleva vedere come stavo» Julianne stava sorridendo con quella scintilla negli occhi e Cait sapeva cosa stava succedendo nella sua testa e non le piaceva per niente. «Certo Cat "era di passaggio"» scoppiò in una fragorosa risata «È palese che il ragazzo è cotto marcio». Caitlin arrossí, afferrò uno dei cuscini che erano dietro di lei e glielo lanciò in viso all'amica «Idiota, è solo un buon amico!». Julianne afferrò il cuscino e lo spostò dalla faccia guardando la ragazza davanti a lei con uno sguardo provocatorio «povera e ingenua Caitlin» e scoppiò a ridere.

Aveva spolverato tutti i mobilo dell'appartamento di quel depravato, passato lo straccio su tutto il pavimento e cambiato le lenzuola e le fodere sporche, così riposizionò tutta l'attrezzatura sul carrello. Aprì la porta e uscì, quando sentì due mani tozze cingerle la vita. Kath sussultò terrorizzata a quel tocco e so girò di scatto per vedere chi fosse. Non voleva crederci o meglio sperava che fosse un incubo appena lo vide con quella pelle raggrinzita e quel ghigno malizioso da depravato. «Che piacere vederti» sorrise mentre stringeva ancora di più il fianco della bionda. «Signor August» sorrise falsamente, non vedeva l'ora di andarsene «il lavoro mi chiama» disse indicando le altre stanze del palazzo. Il vecchio però le afferrò il polso con la mano e con l'altra scese dal fianco al fondoschiena «Dai su entra un attimo, ci divertiamo». Al solo pensiero sentiva la pasta del pranzo ritornarle in su «No, grazie» disse cercando di sgusciare dalle mani grinzose del vecchio che continuava ad approfittarne palpando tutto ciò che gli capitava sotto mano.

Sentì altre due braccia, stavolta però muscolose e lisce e si ritrovò a due passi dal vecchio che improvvisamente si era calmato. Probabilmente stava guardando la persona che si trovava dietro la bionda. «Ha detto no» Kath si girò, conosceva bene quella voce anche se era maturata e lo vide. Indossava una canottiera bianca attillata che mostrava leggermente i suoi addominali, e dei pantaloni della tuta blu. «Tutto bene?» Dominic la guardò con uno sguardo freddo «si,si..grazie» prese il carrello e ritornò dentro l'ascensore prima che la situazione si facesse più imbarazzante di quello che era già. «Aspetta» la fermò Dominic «devo scendere anche io» ed entrò nell'ascensore prima che le porte si potessero chiudere.
Erano rimasti soli e poteva anche scatenarsi l'inferno.



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