Corvi bianchi

di sihu
(/viewuser.php?uid=41975)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inverno ***
Capitolo 2: *** primavera ***
Capitolo 3: *** Estate ***
Capitolo 4: *** Autunno ***



Capitolo 1
*** Inverno ***


1- Inverno
 
Erano passati solo pochi giorni dalla battaglia per Grande Inverno e nonostante sulla torre principale campeggiasse nuovamente lo stendardo degli Stark, Jon faticava a credere che fosse successo davvero. Solo pochi mesi prima era il Lord Comandate dei Guardiani della Notte ed ora si trovava a Grande Inverno, nel castello in cui era cresciuto. Molto era successo nel mezzo: era morto ed era stato riportato in vita da una strana donna che credeva in un Dio che non conosceva nemmeno e in cui comunque non credeva, aveva ritrovato sua sorella Sansa e insieme avevano lottato per riavere Grande Inverno. Avevano combattuto e vinto, a caro prezzo e con l'aiuto dei cavalieri della Valle ed ora i Lord del Nord - quelli che avevano rifiutato di aiutarli e persino di riceverli - stavano affluendo nel castello per riunirsi e decidere il destino di quelle terre. 
 
Per la prima volta dalla morte di Robb il Nord aveva l'occasione di rialzare la testa e guardare avanti, riunendosi ancora una volta sotto il vessillo degli Stark. 
Jon sapeva che questa era l'ultima possibilità per loro, ma non sapeva se quei vecchi uomini erano pronti a coglierla o se fossero ormai troppo stanchi e scoraggiati per proseguire oltre. Jon sapeva bene che se il Nord non si fosse riunito non ci sarebbe stata battaglia contro gli Estranei e l'esercito dei morti avrebbe facilmente conquistato il continente occidentale e distrutto tutto quello per cui avevano lottato quelli che erano venuti prima di lui.
 
Distratto da questi pensieri, Jon non accorse quasi dell'arrivo della sorella fino a che non se la trovò di fronte. Non avevano ancora avuto modo di parlare da quando lei era giunta insieme a Ditocorto ed ai Cavalieri della Valle nel bel mezzo della battaglia. Un attimo di stupore e insieme di gioia immensa.
 
- Sto facendo preparare la camera del Lord per te - disse Jon, lo sguardo fisso di fronte a sé perso oltre l'orizzonte.
Sansa sembrò sorpresa da quelle parole.
- La stanza dei nostri genitori? Dovresti prenderla tu - mormorò la ragazza, stranita. Tra loro non c'era mai stata quella confidenza innata che c'è tra fratelli. La ragazza da lui non si aspettava quelle attenzioni che era solito destinare ad Arya e per ciò Sansa era stupida dal trasporto che Jon dimostrava nei suoi confronti. Dalla morte di loro padre, nessuno l'aveva più trattata da pari. Per tutti - Joffrey, la regina, Lord Baelish e poi con i Bolton - era sempre stata solo un oggetto da spostare, da usare come merce di scambio oppure da vendere al miglior offerente. Adesso, sulla torre di Grande Inverno, Sansa sentiva di avere di nuovo la sua vita in mano e non aveva bisogno di altre conferme.
- Non sono uno Stark - affermò Jon, alzando le spalle. 
- Per me lo sei - ribatté Sansa, ferita da quelle parole. 
Negli occhi del fratello leggeva tutta la sofferenza che doveva avergli causato crescere come "il bastardo". Certo, aveva sempre avuto una casa e una famiglia, ma per tutti restava qualcuno che non valeva nulla. Per lei non era così, non da quando lui aveva deciso di aiutarla e l'aveva aiutata a scoprire quella nuova versione di se stessa.
Jon sospirò. 
- Sei tu la Lady di Grande Inverno. Te la meriti, se siamo qui è solo merito tuo - disse il ragazzo, lasciando che il vento arruffasse ancora di più i suoi capelli. 
Nel suo tono non c'era rabbia o risentimento, quasi gratitudine forse. Senza di lei, la battaglia sarebbe stata persa. Forse lei non era stata del tutto sincera con lui, ma anche Jon, da parte sua sapeva di essersi comportato in modo arrogante.
- La battaglia era persa, ma poi sono arrivati i Cavalieri della Valle. Sono arrivati grazie a te -aggiunse Jon, ripensando alla conversazione avuta con Sansa prima della battaglia, quando lei ho aveva pregato di aspettare e lui aveva deciso di attaccare lo stesso.
Sansa non disse nulla, e per qualche istante regnò il silenzio rotto solo dal rumore del ruscello che scorreva non lontano dal castello. Sapeva dove sarebbe finita la conversazione, aveva raggiunto Jon proprio per parlare di quello.
- Mi avevi detto che Lord Baelish ti aveva venduta ai Bolton - disse Jon, alzando lo sguardo. 
- È così - risposte Sansa, annuendo appena. 
- E ti fidi di lui? - chiese Jon, gli occhi scuri di lui fissi in quelli chiari di lei. 
- Solo un pazzo si fiderebbe di Ditocorto - mormorò Sansa, scuotendo la testa. Jon restò in silenzio, non toccava a lui parlare.
- Avrei dovuto dirti la verità.. sull'arrivo dei Cavalieri della Valle. Mi dispiace - continuò Sansa, distogliendo lo sguardo da quello di Jon.
Il fratello sospirò e si perse di nuovo a fissare oltre la linea d'orizzonte.
- Dobbiamo fidarci l'uno dell'altra - disse alla fine, cercando con lo sguardo la ragazza che annuì appena. Prese il viso della ragazza tra le mani e dolcemente la tiró a sè per baciarla sulla fronte.
Sansa chiuse gli occhi e si godette quell'abbraccio. Era tanto che nessuno la trattava con quella dolcezza. Forse nessuno le aveva dimostrato quell'affetto sincero che traspariva dai gesti di quel fratello a volte così burbero.
Per un breve istante Sansa desideró che Jon non fosse suo fratello, ma poi scacció quell'idea. Era proibito, non poteva nemmeno pensarci.
- Non possiamo combattere una guerra tra noi, abbiamo.. tantissimi nemici, adesso - continuò Jon. Aveva imparato a sue spese che prendere posizioni voleva dire farsi dei nemici, alle volte anche tra coloro che hai più vicino. Anzi, spesso sono le persone più vicine quelle che possono farti più male. Il pensiero di Olly lo feriva ancora. Non sarebbe dovuto finire così.  
Sansa capì che il fratello aveva bisogno di stare da solo e decise di concedergli qualche minuto di tregua. Iniziò ad avviarsi ma poi si fermò, ricordando improvvisamente qual era l'altro motivo per il quale lo aveva raggiunto sulla torre. Un sorriso le si dipinse sul volto.
- Jon. È giunto un corvo dalla Cittadella. Un corvo bianco. L'inverno è arrivato - disse la ragazza, cercando di capire quale effetto avrebbero avuto quelle parole sull'uomo che gli stava di fronte.
- Nostro padre ce lo prometteva sempre, no? - ribatté Jon, alzando lo sguardo verso i corvi senza riuscire a trattenere un sorriso. 
 
Era vero, loro padre lo aveva promesso, alla fine l'inverno era arrivato davvero. 
Un inverno terribile e oscuro che portava con sé la promessa di una tanto agognata primavera per la quale avrebbero dovuto lottare molto.  

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** primavera ***


2- primavera
 
Non appena il rumore delle spade era finito il primo pensiero di Jon era andato a Sansa. 
 
Un timido sole, simbolo di speranza e rinascita, sorto da poco illuminava il campo di battaglia e i resti dei caduti che sarebbero stati bruciati di lì a poco. La lunga notte era finita e la battaglia era stata vinta ma allora perché l'angoscia non lo aveva ancora abbandonato?
 
E poi, che fine aveva fatto Sansa?
 
Era ferito, il sangue gli scendeva caldo e denso lungo il braccio nel quale teneva stretta la spada e sul volto una cicatrice gli solcava l'occhio destro rendendogli difficile mettere a fuoco quello che si trovava a più di qualche metro da lui ma ma il Re del Nord non se ne curava. 
Il dolore fisico non era intenso quanto l'ansia di saperla in pericolo e peggio, morta per colpa di qualche estraneo. All'inizio della battaglia alcuni di loro si erano separati dal gruppo, puntando verso l'accampamento dove Sansa e Lady Lyanna si trovavano insieme alle altre Lady che avevano deciso di restare insieme ai Lord e ai loro uomini. 
 
Alcuni uomini, forse persino qualcuno dei Lord, lo avvicinarono per soccorrerlo ma lui li scansò tutti. 
 
- Hai bisogno di aiuto - disse Ser Davos, preoccupato per il suo re, parandoglisi davanti e bloccandogli la strada. Già una volta si era trovato a vegliare il suo cadavere e non voleva ripetere l'esperienza. 
- Sto bene. Sansa, devo trovare Sansa. Sai dove si trova? - ribatté Jon, guardandosi intorno frenetico senza pensare ad altro che non fosse trovare la ragazza che gli stava tanto a cuore.
- Vieni con me, fatti curare. Penserai dopo a tua sorella - lo implorò il cavaliere. Nonostante cercasse di non darlo a vedere, il Re era ferito gravemente e ad ogni passo si appoggiava sempre di più alla sua spada cercando sostegno. La situazione poteva precipitare in ogni momento.
- Sto bene, devo trovare Sansa - ripeté il Re, scandendo le parole con fatica. Anche parlare stava cominciando ad essere faticoso, ma Jon non aveva tempo per preoccuparsene. 
Ser Davos lo guardò e decise di non insistere oltre. Negli occhi di Jon vedeva l'urgenza di trovare la ragazza, l'orgoglio e la determinazione a non lasciare che le sue ferite avessero la meglio di lui. Discutere con lui avrebbe solo peggiorato le cose, stancando il Lupo Bianco più di quanto non fosse necessario. 
- Prova da quella parte, ma cerca di non morire. Non ho alcuna voglia di vedere la Strega Rossa e di implorarla di riportarti in vita per la seconda volta - sbottò Ser Davos, scuotendo la testa. Se non poteva fermarlo quanto meno poteva aiutarlo.
Diffuse la voce che il Re stava cercando sua sorella e ordinò a chiunque la trovasse di portarla immediatamente da Jon.
 
Quando alla fine Jon la vide, bellissima e solenne, impegnata a soccorrere i feriti il nodo intorno al suo cuore si allentò. Era una luce abbagliante in mezzo al grigiore della guerra. Gioia che emergeva dalla sofferenza. La guardava e pareva quasi che le sue ferite facessero meno male, che lei potesse dargli sollievo. Stava bene, non era ferita. Gli dei, quelli vecchi e quelli nuovi, oppure magari il Signore della Luce, avevano vegliato su di lei. Si muoveva veloce e sicura, eppure nei suoi gesti si percepiva inquietudine. Anche lei stava cercando qualcuno, forse il suo Re.
 
Senza pensare oltre, Jon avanzò verso di lei lentamente, alla massima velocità che il suo corpo martoriato consentiva, crollando a pochi passi da lei. Si liberò dello scudo e si rimise in piedi, eliminando con non poco sforzo la distanza che li separava. Poteva avvertire la tensione di ogni muscolo o tendine che doleva e bruciava ad ogni passo ma non poteva e non voleva fermarsi.
 
- Stai bene? Chiese Jon, ansioso, lasciandosi alla fine cadere di fronte ai piedi della ragazza che subito si chinò su di lui. Bastò un'occhiata per far capire a Sansa che la situazione era grave. Affidò il ferito che stava curando ad una ragazza che la accompagnava e si chinò su Jon, prendendo il suo viso in grembo. 
- Tra noi due non sono certo io quella che presto morirà dissanguata - Mormorò Sansa, cercando di nascondere la sua preoccupazione per le ferite del fratello con l'ironia. 
Fece un cenno a Brienne che in attimo fu al suo fianco. Anche nel viso della donna Jon poteva vedere ansia e preoccupazione. 
- Brienne, al re serve un maestro. Disse Sansa, strappando alcuni lembi di stoffa dal suo vestito per bloccare il sangue. 
Jon la lasciò fare, chiudendo gli occhi per un instante. Tenerli aperti era uno sforzo immane, eppure era così difficile staccare lo sguardo da lei. 
- Subito mia lady. - mormorò Brienne, muovendosi rapida senza perdere altro tempo.
 
Jon rimase immobile e lo stesso fece Sansa, concentrata sul respiro irregolare del guerriero ferito.
La ragazza di ritrovò a pensare a quante battaglie aveva combattuto Jon. La risposta era semplice, troppe. Ora, guardandolo soffrire in silenzio, completamente abbandonato tra le sue braccia, Sansa poteva sentire male per lui. Se avesse avuto ancora fede avrebbe pregato, ma quale dei molti dei l'avrebbe ascoltata? Nessuno di loro aveva mai risposto alle sue riposte in precedenza.
 
Alla fine fu Jon a rompere il silenzio, ansimando per lo sforzo di parlare.
- Sansa, mi dispiace.. Per l'altra sera, ho sbagliato e.. - iniziò il ragazzo, aprendo gli occhi e portandoli in quelli chiari di lei.
- Stai zitto e cerca di stare fermo - mormorò Sansa, accarezzando dolcemente il viso del re. Sotto le sue dita poteva sentire il sangue delle ferite e la barba di lui che le pungeva la pelle delicata. Non c'era più nulla del ragazzo con cui era cresciuta, era un uomo fatto ormai. Un uomo che aveva combattuto molte guerre senza mai rinunciare alla via dell'onore che suo padre, Ned Stark, aveva inculcato in lui.
Jon scosse appena la testa, cercando di mettere insieme le forze rimaste. 
- Sei mia sorella, lo so, ma provo qualcosa per te. All'inizio, al Castello Nero pensavo che fosse normale per un fratello preoccuparsi della sorella, ma poi mi sono accorto che c'era di più. Quando ho affrontato Ramsay.. non riuscivo a fermarmi. Provavo una rabbia enorme per quello che aveva fatto a te. E poi tutto ha iniziato a vorticare troppo velocemente intorno a noi. Mi hanno acclamato re, è arrivato l'inverno ed è iniziata la battaglia. Mentre combattevo, poco fa, non riuscivo a pensare ad altro che a te. Se avessi perso la battaglia avresti potuto essere ferita, o peggio, per colpa mia. Dovevo vincere, per te. E perché ti amo. - disse lui, mettendo tutto se stesso in quelle frasi sconclusionate che una volta pronunciate lo facevano sentire tanto stupido. Amava sua sorella. Una pazzia forse, ma era così. 
Lei ora lo sapeva, ed era stato proprio lui a rivelarle quei sentimenti che avrebbero finito con il rovinare tutto. 
Che avrebbe potuto rispondere lei? Lo avrebbe allontanato e poi le loro vite avrebbero preso strade separate fino a che un giorno per caso si sarebbero incontrati. Lui per mano con una Lady che voleva solo sposare un re, lei attaccata al braccio di qualche vecchio Lord con un bambino attaccato alla gonna.
Perso in quei pensieri, non si era accorto che ora Sansa gli aveva preso la mano e la stringeva forte.
- Jon.. - mormorò la ragazza.
- Sei mia sorella, è sbagliato ma ti amo e non posso farci niente. - continuò Jon, sprofondando nella disperazione più nera.
- Jon, quello che sto per dirti non ti piacerà. - disse Sansa. Il Lupo Bianco notò che sorrideva. Che si stessa prendendo gioco di quel sentimento tanto folle e proibito?
- Posso sopportarlo. - rispose Jon, deglutendo tutta la tensione. Sansa fissò il volto dell'uomo che teneva il capo nel suo grembo e si prese un attimo per cercare le parole giuste. Quello che stava per dire avrebbe cambiato tutto. Lei stessa era rimasta sconvolta da quello che suo fratello Brandon aveva raccontato quando l'aveva raggiunta, prima dell'inizio della grande battaglia finale.
Jon alzò lo sguardo, ansioso. Quel silenzio davvero non gli piaceva,
 
- Non sei mio fratello, sei mio cugino. E non sei solo il Re del Nord, sei anche il legittimo erede al Trono di Spade. - disse alla fine Sansa, scrutando l'uomo che gli stava di fronte in attesa di una sua reazione.
Jon rimase completamente immobile, fermo e zitto. Poi, a fatica, raccolse le sue forze e cercò di mettersi seduto. Scivolò due volte, al terzo tentativo riuscì con l'aiuto di Sansa.
- Aspetta, ferma tutto. Non siamo fratelli? Ne sei sicura? - mormorò Jon incredulo. Il suo interno mondo, tutto quello che pensava di sapere su di sé e sulla sua famiglia era sbagliato eppure lui non riusciva a pensare ad altro che a Sansa. 
- Assolutamente si. Vuoi che ti spieghi tutta la storia? - chiese Sansa, annullando la distanza che li separava.
- Più tardi, ora voglio solo baciarti. - ribatté il Re del Nord.
Jon prese il volto di Sansa tra le mani con un gesto delicato e attento. Lei ricambiò il bacio senza pensarci due volte. Lui sapeva di sangue e di sudore, aveva addosso l'odore della fatica e dell'onore ma poteva avvertire chiaramente che il suo cuore stava esplodendo per la felicità. 
Il burbero e schivo Jon, sempre arrabbiato con il mondo ora sorrideva ed il suo sorriso era bellissimo. Illuminava quel panorama desolato di morte intorno a loro.
Sansa dimenticò il quello che li circondava, compresi gli sguardi allibiti dei soldati e dei Lord e si appoggiò alla spalla dell'uomo che amava, sentendosi finalmente a casa.
 
Alzò gli occhi al cielo e sorrise.
- Che c'è? - chiese Jon, sorpreso, mentre Sansa esplodeva in una risata bellissima. 
- È arrivato un corvo bianco, l'inverno è finito. - rispose lei.
 
Jon alzò gli occhi e la baciò nuovamente. Dopo l'inverno, ecco finalmente arrivare la sua primavera.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Estate ***


Estate


Il re sedeva solo sulla cima della torre di Grande Inverno.
- Sei sparito, tutti ti stanno cercando - mormorò Bran, congedando con un gesto il servitore che lo aveva portato sulla torre. 
 
Dopo anni di lotte interiori aveva finalmente fatto pace con se stesso e con la sua disabilità, accettando la speciale sedia che Tyrion Lannister aveva progettato per lui.  
Zoppo, paralitico, infermo. Lui era tutte queste cose ma era soprattutto vivo, a differenza di tutte le persone che non erano sopravvissuti al gioco del trono, ed era il Lord di Grande Inverno. Aveva dei doveri nei confronti della sua famiglia e nei confronti del Nord che Jon e Sansa avevano riunito unendo le forze.
 
- Scusami, avevo bisogno di stare solo per riflettere - rispose l'altro, abbozzando un sorriso.
 
Brandon fissò l'uomo che gli sedeva accanto. Sereno, fissava l'orizzonte e la distesa di erba di fronte a lui. Le nevi dell'inverno di erano ormai sciolte e l'aria primaverile stava per lasciare il posto all'estate. La prima dopo la Lunga Notte.
I due uomini erano cresciuti come fratelli e solo molti anni più tardi avevano scoperto di essere cugini. Per tutti era stato uno shock scoprire che il bastardo Jon Snow era in realtà il principe Jaehaerys Targaryen, cresciuto dallo zio Ned Stark lontano dagli occhi di Robert Baratheon, ma non per Bran e ancora meno per Sansa.
Lord Stark aveva sempre pensato che dietro lo sguardo arrabbiato e pensieroso del fratello ci fosse di più. Che meritasse di più che una vita di privazioni e sacrificio a guardia della Barriera.
Per Sansa scoprire la verità su Jon aveva significato rendere possibile la loro storia d'amore, passato rapidamente da proibito ed incestuoso a consentito ed auspicabile per legare il Nord ed il regno in modo ancora più solido.
- Stare solo non è un privilegio di cui può godere chi siete sul trono di spade - ribattè Bran, sorridendo, l'altro ricambiò.
 
Se qualcuno avesse salito le scale ora si sarebbe trovato davanti un panorama notevole: il Re di tutti i regni sedeva accanto al Lord di Grande Inverno, entrambi con lo sguardo perso oltre la linea d'orizzonte.
 
Per Jon - nonostante fosse passato abbastanza tempo dalla rivelazione il re non riusciva proprio a pensare a se stesso come Jaehaerys - tornare a Grande Inverno voleva dire fare un tuffo nella sua vita di prima. Prima del trono, prima della guerra e prima della morte dello zio Ned, l'uomo che lo aveva cresciuto e che aveva amato come un padre, e dei suo fratelli Robb e Rickon. La morte di quest'ultimo era il suo rimpianto più grande, ogni tanto quella scena - Rickon che gli corre incontro e le frecce che lo trafiggono a pochi passi dal fratello -  tornava a tormentarlo in sogno, ricordandogli che ogni guerra porta con sé molte morti innocenti.
 
- Ricordi quando eravamo piccoli? Io mi allenavo con papà a tirare con l'arco e tu e Robb ridacchiavate dei miei scarsi risultati - iniziò Bran, indovinando senza sforzo dove stavano vagando i pensieri del fratello. Anche senza usare i suoi poteri Bran aveva sempre avuto un fiuto speciale per capire Jon.
- Dicevi di voler entrare nella guardia reale ma avevi una pessima mira - ridacchiò il re, pensando a quanto fossero leggeri quei giorni, prima che re Robert venisse a rovinare tutto. In fondo la storia della sua vita avrebbe potuto riassumersi così: alla fine Robert Barathion doveva per forza rovinare tutto. Aveva distrutto tutte le persone che gli erano state più vicine: Lyanna prima, Ned poi, scatenando una guerra che aveva quasi distrutto e disperso Casa Stark, salvata solo dalla determinazione e dal coraggio di Sansa.
In quei giorni lontani, tuttavia, essere escluso da una cena ufficiale era la più grande delle offese, oggi Jon avrebbe dato il suo regno pur di vedere le persone che amava cenare a pochi passi da lui.
- Già.. Allora non avrei mai detto che sarei diventato lord di Grande Inverno e che tuo sarebbe stato il Trono di Spade. Ti mancano quei tempi? - chiese Bran, cercando lo sguardo del fratello.
Il re sospirò, pensieroso. 
Gli mancavano quei tempi? Certamente si. Potendo sarebbe tornato indietro nel tempo per cambiare le cose? Sorprendentemente no, se questo significava perdere tutto quello che cui aveva lottato. Sansa in particolare.
- Una volta avrei detto si, adesso però sono contento di come sia andata - rispose Jon, portando un braccio intorno alle spalle di quello che lui aveva continuato comunque a considerare un fratello minore.
 
Dei passi leggeri sulle scale interruppero la magia di quel momento, facendo quasi sobbalzare i due uomini.
- Ed ecco dove sono finiti il re ed il lord - esclamò Sansa, ansimando leggermente per lo sforzo di salire la lunga scalinata che portava in cima alla torre. 
- Sansa, che ci fai qui? Dovresti riposare - disse Bran, sorpreso e preoccupato che la sorella si stesse stancando più del dovuto. In risposta, la donna alzò gli occhi al cielo, esasperata.
- Bran, solo perché sono incinta questo non vuol dire che debba restare chiusa in una stanza tutto il santo giorno a guardare il soffitto - sbuffò Sansa, portandosi alla destra del suo re. Jon la guardò intensamente, uno sguardo pieno di amore e di protezione, e poi la tirò piano a sé, facendola sedere sulle sue ginocchia.
- Sei molto incinta, in realtà. Obiettò il fratello, osservando la pancia ormai evidente di Sansa che Jon cullava dolcemente.
Quando il re e la regina avevano annunciato l'imminente nascita, tutti i regni avevano esultato. La loro era la favola di cui tutti avevano bisogno per ricominciare e lasciarsi alle spalle la lunga notte.
Lui, principe bello e coraggioso cresciuto come il più bistrattato dei bastardo del nord fino alla scoperta delle sue vere origini e del suo vero nome, Jaehaerys Targaryen. 
Lei: prima figlia della famiglia che aveva cresciuto il principe Targaryen di nascosto dal re, venduta in sposa prima ad un nano per scherno e poi ad un pazzo per motivi politici.
In molti avevano sostenuto che il loro era il primo matrimonio di amore e non di convenienza da molto tempo, forse da quando Rhaegard Targaryen  aveva preso in moglie Lyanna Stark scatenando una delle peggiori ribellioni della storia.
- Siamo venuti a Grande Inverno proprio per questo - sospirò Sansa, accarezzandosi la pancia sotto lo sguardo del marito e del fratello minore. Ormai il suo tempo era agli sgoccioli e lei era decisa a godersi quegli ultimi giorni.
Dentro di lei stava crescendo un principe, oppure una principessa come sperava Jon. Nonostante fosse stato incoronato con il suo vero nome, Jaehaerys per Sansa lui aveva continuato ad essere semplicemente il suo Jon. Quello che l'aveva salvata in tutti i modi in cui una donna può essere salvata.
- Non per lamentarvi, ma perché? Voglio dire, per Sansa il viaggio da Approdo del Re è stato lungo e faticoso. Avreste potuto venire con il bambino una volta nato - disse Bran, grattandosi la testa. Jon sorrise, pensando a quanto la testardaggine della moglie avesse influito su quella scelta.
- La regina voleva che l'erede al trono nascesse qui nel nord, nella casa in cui siamo cresciuti - rispose Jon, mentre l'aria fresca del nord gli soffiava sul viso. In cima a quella torre, al fianco del fratello e stretta alla donna che più amava al mondo riusciva finalmente a sentirsi un uomo completo.
 
Pochi giorni più tardi il re camminava nervoso avanti e dietro lungo il corridoio di pietra che costeggiava il lato est del castello. Mai quel tragitto gli era sembrato così infinito ed il tempo così immobile. Aspettava da ore, sotto lo sguardo preoccupato ed insieme divertito di Bran, ma pareva fossero passati giorni, forse settimane. 
Alla regina si erano rotte le acque la sera prima, dopo cena ed il giorno era sorto da un po' quando la levatrice spalancò la porta, facendo sobbalzare il Re ed il Nord.
- Sansa? - chiese il re, preoccupato. La donna sorrise, tranquillizzando un preoccupato sovrano.
- Sta bene, è andato tutto bene. Entra pure - disse la donna, dolcemente. Jon si voltò verso il fratello, quasi a cercare coraggio, puoi spinse la porta e piano entro nella stanza dove Sansa aveva dato alla luce loro figlio. 
La regina era distesa a letto, esausta eppure bellissima come sempre. Emanava una luce particolare ed era felice come mai era stata in vita sua.
- È un maschio, Jon - disse Sansa, felice di essere riuscita a dare un erede maschio al suo re. Jon sorrise.
- Mi sarebbe piaciuto anche avere una bambina, con i tuoi occhi ed il tuo bellissimo sorriso. Forte e decisa, come le donne che hanno segnato la fine della lunga notte - rispose il re, accarezzando piano il viso del piccolo che al tocco del padre aprì piano gli occhi. Erano viola, gli occhi di un principe di casa Targaryen.
Sansa sorrise guardando i suoi uomini guardarsi così intensamente e porse il bambino al re.
- Tra poco tutti i Lord verranno a conoscerlo. Ha davvero bisogno di un nome - disse Sansa, lasciandosi cadere sui cuscini bianchi.
- Potremmo chiamarlo Eddar, oppure Rickon. Che ne pensi? propose il re, alzando lo sguardo sulla sua regina. Sansa sospirò, prendendo una mano di Jon tra le sue.
- Jon, la morte di Rickon non è colpa tua. E nemmeno quella di mio padre o di Robb. In guerra la gente muore - mormorò Sansa, decise a non lasciare che i brutti ricordi rovinassero quel giorno tanto bello.
- E poi, un principe Targaryen non può avere un nome del Nord. Deve avere un nome tradizionale, altrimenti chi sentirà Daenerys? - aggiunse la regina, sorridendo.
Jon sospirò, sapeva che Sansa avrebbe reagito esattamente in quel modo ma ci aveva provato. Quando pensava ad un nome per suo figlio riusciva a pensare solo a nomi di persone che per lui erano state importanti. La famiglia di suo padre, i Targaryen, era un'entità astratta e trovare un nome tradizionale era molto difficile.
- Cosa proponi? chiese Jon, accarezzando il viso della moglie.
Rhaego, come il figlio di Daenerys e Khal Drogo che fu maledetto dalla strega. E come tuo padre, Rhaegar Targaryen - rispose Sansa, decisa.
Jon ci pensò un attimo, poi sorrise. 
- Rhaego. Tu cosa ne pensi? chiese il re, stringendo a sé il piccolo. Il principe allargò i suoi grandi occhi viola e abbozzò una smorfia di approvazione. 
Guardando quella scena, Sansa di sentì la donna più felice di tutti i regni.
 
- Guarda Jon, un corvo bianco. È arrivata l'estate - sospirò Sansa, incantata dal volo del corvo.
- Sarà un'estate lunga e felice - ribatté Jon, baciando dolcemente la sua regina.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Autunno ***


AUTUNNO

 
Sansa passeggiava sola, lasciandosi vagare lo sguardo sui villaggi e sulle persone impegnate nelle loro attività giornaliere. Nonostante le iniziali insistenze di Brienne e dei suoi figli, aveva lasciato il suo seguito al castello. Sola, senza uomini armati intorno riusciva a riprendere contatto con la sua terra, ripercorrendo tutta la sua vita. Ogni avvenimento davvero importante che aveva lasciato un segno era accaduto lì, in quelle fredde terre gelate dove la gente era fredda ma non dimenticava mai dove era riposta la sua fiducia. Lì era cresciuta, litigando con sua sorella Arya e giocando con i suoi fratelli, sognando il giorno che avrebbe finalmente lasciato il nord per diventare la moglie di qualcuno. Quanto gli mancava adesso suo fratello maggiore Robb ed anche il piccolo Rickon. In quel castello poi era tornata una prima volta, da moglie prigioniera dei Bolton, dopo la fuga da Approdo del Re e dall'accusa della morte del sovrano. Quel castello era stato perso, bruciato e alla fine riconquistato insieme a Jon. 
Lì aveva baciato per la volta l'amore della sua vita, dopo aver scoperto che non era il suo mezzo fratello bastardo ma un principe Targaryen. Lì era nato Rhaego. Quello era il luogo dove avrebbe voluto che il suo corpo fosse messo a riposare quando alla fine sarebbe giunta l'ora.
Sorridendo, ripenso alla discussione di qualche ora prima, nel salone principale di Grande Inverno dove il Lord stava pranzando con il cugino, il re. 


- Sono talmente poche le occasioni che ho per godermi Grande Inverno, non ho bisogno di guardie o servitori. Sono a casa. Nessuno nel Nord mi farà mai del male - aveva ribattuto la regina, decisa a spuntare quella discussione a tutti i costi. Poco distante, Jon aveva sorriso guardando la più piccola delle sue figlie, Nymeria, mangiare con gusto una coscia di pollo. Aveva la grazia di sua madre ma anche la stessa foga e la stessa vena ribelle che a Jon ricordava Arya. Sorridendo, pensò a dove fosse la sua sorellina in quel momento. Le notizie di lei erano rare, ma Jon sapeva che era felice. Vivere come una lady non faceva per lei, per questo aveva deciso di imbarcarsi con Gendry e di girare il mondo. Da quando era partita, Jon e Sansa l'avevano vista solo tre volte, l'ultima poco dopo la nascita della piccola Nymeria.


- La regina è perfettamente in grado di badare a se stessa. Lasciatele un momento di tregua - disse il sovrano, mettendo fine a quella discussione. Sansa sorrise, abbozzò un inchino e lasciò la sala sotto lo sguardo apprensivo dei principi. 


Il principe Rhaego non era rimasto figlio unico a lungo. Dopo di lui erano nati subito dopo i principi gemelli Robb e Eddard, e poi qualche anno più tardi il principe Benjen. 
La principessa Lyanna era nata proprio quando Sansa e Jon erano rassegnati a non avere figlie femmine. La più piccola Nymeria, era nata solo qualche anno prima, sorprendendo la coppia di sovrani ed i figli più grandi. I quattro principi, ormai uomini in grado di combattere e guidare delle armate, erano diventati estremamente protettivi nei confronti delle due sorelle, quasi più del re e dello zio Bran.


I figli del drago e del lupo erano nati tutti durante la lunga estate, come giusta ricompensa dopo il doloroso inverno che era preceduto. Un lungo periodo di serenità e prosperità che nessuno voleva vedere finire.


Come d'abitudine, la numerosa ed ingombrante famiglia reale amava trascorrere qualche mese all'anno a Grande Inverno, ospite di Lord Brandon Stark e della moglie, Lady Lyanna.
Su questo Sansa era sempre stata irremovibile: i ragazzi dovevano conoscere quel nord al quale appartenevano e non solo le sale di Approdo del Re e della Roccia del Drago. Voleva che i suoi figli conoscessero il nord e l'onore che aveva sempre caratterizzato la casa Stark per non fare di loro dei bambocci come Joffrey Baratheon.


Anche in quell'occasione la famiglia si era mossa unita e come ogni volta Sansa era riuscita ad evadere dal controllo delle guardie per passare qualche ora da sola, senza il suo seguito. Aveva camminato a lungo sui sentieri che percorreva da bambina. Salutato ogni albero, ruscello e pietra. 
Tra quei boschi dove aveva passato i momenti più belli, da bambina, con i suoi fratelli, e più brutti, in fuga da quel folle di Ramsay, prima di approdare da Jon al Castello Nero.


Aveva camminato a lungo e non si era quasi accorta che il sole si stava avviando verso la via del tramonto. Preoccupata che il re potesse mandare qualcuno a cercarla, tornò velocemente sui suoi passi. Camminava sicura, senza il timore di smarrire la via. Poteva già vedere il castello quando vide tre dei suoi figli più grandi venirgli incontro a cavallo, ed un drago che volava alto sopra le loro teste. Bastò questo a far capire alla regina che qualcosa non andava.
- Madre, finalmente ti abbiamo trovata. Edd e Rhaego ti cercavano da ore! - esclamò Benjen, scendendo da cavallo con un salto. Sansa sorrise della foga e dell'impazienza dei suoi figli. 
- Non sono brava come voi ragazzi con la spada ma conosco questi boschi e questi sentieri da molto tempo - disse Sansa, sorridendo. Bejen scosse la testa e fece per parlare, ma poi cambiò idea e si voltò verso i fratelli per cercare il loro aiuto. 
- Non è per questo che ti cercavamo. Nostro padre sta male - rispose serio Robb, considerato da tutti il maggiore dei due gemelli. Bastarono quelle parole per gettare la regina nel panico.
- Cosa stai dicendo? Chiese Sansa, stralunata. Aveva salutato Jon solo qualche ora prima, godendosi uno dei suoi sorrisi, così rari quanto penetranti e luminosi ai suoi occhi. Il suo amante, il compagno di una vita, colui che a lungo aveva combattuto insieme a lei non poteva essere veramente costretto a letto.
- Il re si è sentito male nel pomeriggio, mentre era a cavallo con le principesse. Robb era con lui e lo ha soccorso. Ora è a Grande Inverno, sta riposando - spiegò Benjen, prendendo la parola prima che i suoi fratelli potessero aggiungere qualcosa.
- Rhaego ti ha cercata a lungo insieme a Edd, poi è rientrato e abbiamo preso noi il suo posto.
- Il re è stato attaccato? Si è trattato di un'imboscata? chiese Sansa, frenetica, cercando di mettere insieme le poche informazioni frammentate che aveva ricevuto.
- E voi ragazzi dovreste tornare subito al castello. Non è prudente che i principi ereditari vadano in giro mentre il re sta male - aggiunse la regina, combattuta tra i suoi doveri di regina di garantire stabilità al regno da una parte e quelli di moglie e madre dall'altra.
- Era più importante sapere che tu stessi bene - tagliò corto Robb, facendo salire la madre a cavallo insieme a lui.


Il già breve tragitto che li separava dal castello fu coperto dai tre cavalli in pochi minuti, eppure i principi e la regina trovarono il drago già appollaiato sulla torre. Severo, scrutava l'orizzonte pronto a scattare al primo segnale di pericolo o di attacco. 
All'interno delle mura, la frenesia poteva essere percepita chiaramente. Tutti correvano da una parte all'altra, senza sapere cosa stavano facendo. In pochi minuti, il gruppo raggiunse la stanza dove il re riposava. 
- Ci sono novità Rhaego?- chiese Sansa, avvicinandosi al maggiore dei suoi figli. La regina guardò a lungo i tratti del ragazzo, così uguale a Jon, sorridendo. Il principe scosse la testa. 
- Nessuna madre, il maestro è ancora con lui. Ma perché sorridi? chiese Rhaego, passando lo sguardo dalla madre ai fratelli. 
La regina accarezzò il volto del figlio, accantonando per un momento le preoccupazioni. Fiera come solo una madre sa essere.
- Pensavo che tanti anni fa era lui ad aspettare dietro questa porta che il maestro annunciasse la tua nascita, Rhaego. Ed ora al suo posto ci siamo noi - rispose Sansa, lasciandosi cadere su una sedia che un servitore aveva appena portato per lei. 
- Quali dei beffardi lascerebbero morire un padre nella stanza che ha visto nascere suo figlio? esclamò Rhaego, inchinandosi di fronte alla madre, affondando la testa nel suo petto. 
I fratelli guardavano a lui, cercando una guida, ma Rhaego in quel momento non riusciva a pensare come ad un re ma solo come un figlio, terrorizzato all'idea di vivere senza il proprio padre. Sapeva che un giorno sarebbe toccato a lui sedere sul Trono di Spade, ma quel giorno non poteva arrivare così presto. 
- Il signore della luce ha un occhio di riguardo per vostro padre, sono sicura che anche questa volta se ne ricorderà. - sussurrò Sansa, abbracciando con lo sguardo tutti e quattro i ragazzi.
Dopo quella che sembrò un'attesa infinita, la porta si aprì ed il maestro si avvicinò lentamente, con passo solenne. Fece un cenno ai principi, poi si voltò verso la regina. 
- Mia regina - salutò il maestro, un uomo segnato dagli anni che era sempre stato fedele alla famiglia degli Stark e a quel Targaryen cresciuto nel nord.
- Parla maestro, come sta il re?- chiese Sansa, agitata. Quali fossero le novizie che portava il maestro, non poteva aspettare. Doveva sapere. L'uomo prese le mani della regina, e sorrise.
- È provato e molto debole, ma supererà la notte. Il nostro sovrano è fatto di una fibra molto robusta. - Disse il maestro, voltandosi a guardare la reazione dei principi. 
A quelle parole il principe Rhaego riprese a respirare, libero dalle preoccupazioni che nelle prime ore dopo l'incidente erano ricadute sulle sue spalle. Tutti avevano subito guardato a lui, cercando una guida per impedire al paese di cadere nell'oscurità.
- Avrà bisogno di una lunga convalescenza. C'è qualcuno che può sbrigare le incombenze reali al suo posto? - Continuò il maestro, rivolto alla regina. In alcuni casi la reggenza durante i periodi di malattia del re era affidata alla stessa regina. Non essendosene mai presentata l'occasione, nessuno sapeva come avrebbe deciso Sansa.
- Mio figlio maggiore, Rhaego, sarà all'altezza del compito - rispose la regina, voltando lo sguardo verso il più grande dei principi.
- Madre - provò a obiettare Rhaego, spaventato all'idea di prendere il posto, seppure solo per poche settimane, del padre. Sansa scosse la testa, mettendo a tacere le proteste del figlio. 
- Partirai subito per Approdo del Re insieme a tuo fratello Benjen e a Lyanna. Robb e Edd resteranno qui con noi, insieme alla piccola Nymeria - continuò la regina, decisa. 
Rhaego annuì, senza protestare oltre.
- Possiamo almeno salutare nostro padre, prima di partire? - chiese Rhaego, parlando a nome dei fratelli. 
- Se il maestro lo permetterà - disse Sansa, sentendo la stanchezza manifestarsi. 
- Certamente mia signora, badate però che i ragazzi non lo stanchino troppo. - rispose il maestro, prendendo congedo dalla famiglia reale.

***


- Sansa, ho interrotto la tua passeggiata e ho fatto preoccupare i ragazzi. Mi dispiace. - mormorò il re con un filo di voce. 
I suoi figli, sulla porta, osservavano da lontano i genitori combattuti tra lasciare loro un momento e la voglia di abbracciare il loro padre. Quando da piccoli, Jon aveva raccontato loro della sua infanzia, senza una madre e con un padre che non lo aveva mai riconosciuto, tutti loro erano rimasti sconvolti. Nella loro mente era impensabile crescere senza due figure così importanti come Sansa e Jon. 
Vederlo immobile a letto, stanco e ferito, faceva male al loro cuore e glielo faceva percepire per come era in realtà: fragile, mortale.
- Stai bene, conta solo questo. - mormorò la regina, accarezzando lentamente il volto di Jon.
Per la prima volta Sansa guardava l'uomo che amava e vedeva la sua fragilità. Gli anni, inesorabili, avevano segnato il suo corpo. Il giovane ragazzo pieno di vita e con troppe battaglie alle spalle aveva lasciato il posto ad un uomo maturo, che si avviava verso l'autunno della sua vita.
- Rhaego tornerò ad Approdo del Re e manderà avanti il regno fino a che tu starai meglio - disse Sansa, serena. I due sovrani si guardarono a lungo negli occhi, scambiandosi in silenzio tutto il loro amore. Un silenzio che valeva mille discorsi. Alla fine fu il re a parlare.
- Sta arrivando l'autunno amore mio. Abbiamo avuto una vita piena, ora spetterà ai nostri ragazzi custodire il mondo che siamo riusciti a rimettere insieme - mormorò Jon, cercando di mettersi a sedere. Sansa sospirò, poi sorrise. 
- Io resterò con te, Jon, fino alla fine. Ma prima che quel momento arriverà voglio vedere i nostri ragazzi sistemati. E voglio tanti nipotini - aggiunse la regina, sorridendo.
- Mi piace il tuo disegno - affermò il re, tirandola debolmente a sé per baciarla.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3480264