Together in darkness

di MissCadaverous
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


1

Quella sera di ottobre era particolarmente fredda e Raven sentiva il tocco del vento sulle sue gambe scoperte. Ma doveva meditare ancora. Era l'unico modo per opprimere tutto ciò che le ronzava attorno, l'unico modo per calmare i suoi demoni e per vincere le sue ombre.

< < Raven, vieni in casa dai. Ci stiamo preparando per cenare > >

Dannazione.

< < Rifiuto cordialmente, scusatemi. Sento il bisogno di rimanere qui. Vedi quanto è bella la notte? > > la sua voce passò da un tono leggermente irritato per l'interruzione ad uno più caldo ma pur sempre impersonale.

Robin alzò lo sguardo osservando il cielo, dal tetto della grande torre a forma di "T" si poteva vedere , e sentire , pioggerellare ancora. Le gocce scintillavano dolcemente ogni volta che toccavano il cielo là dove la luce dei lampioni arrivava e le faceva brillare.

< < Prima di incontrarti mi sono sempre domandato se il sentimento confortevole che provo stando al buio é un problema mio > >

Si sedette accanto a Raven a distanza amichevole, osservando la sua faccia concentrata mentre mimava qualche suo incantesimo. La pioggia la bagnava leggermente, senza infastidirla, poiché quella volta , al posto di chiudersi nella sua sfera nera , si era concessa di sentirla. Ricordandole che era viva.

< < Io passo così tanto tempo da sola, nel buio...che , ogni tanto, ho paura di ricaderci dentro. > > la voce di Raven era sottile, spaventata. Mentre le sue iridi passeggiavano agitatamente da un posto all'altro, nel cielo.

Si voltò verso il ragazzo che la stava già ammirando con i suoi occhi scuri e l'aria fredda e misteriosa di sempre. Il genere di volto a cui ti ci abitui, che diventa familiare e ti da un certo conforto in ogni momento critico.

< < Sarò qui, ti prenderò e ti tirerò fuori. Ogni volta. > >

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Capitolo 2
*** 2. ***


2

< < Rae, tutto bene? Non sei uscita oggi dalla tua stanza, neanche per mangiare. Ti senti male ? > >

Dopo più di 12 ore in cui di Raven non c'era stata traccia Robin aveva deciso che sarebbe andato a cercarla. Gli altri non sembravano preoccupati, come se fosse una cosa normale , e Dio, no, non lo era. Neanche per una persona come Raven. Lui era il leader, doveva assicurarsi che tutto andasse sempre bene.

Silenzio.

< < Raven, ti prego. Non ti disturberà nessuno. Ma confermami che stai bene almeno > >

Aspettò qualche secondo.
Niente.

< < Raven. Non farmi utilizzare l'autorità che possiedo. Dimmi solo che va tutto bene e non ti disturberò piu > >

Nessun suono.

Robin perse la pazienza.

< < Sai cosa mi da sui nervi? Che non puoi neanche dare una cavolo di risposta quando qualcuno si preoccupa per te. Quanto fredda ed insensibile sei? Ti costa così tanto aprirti una sacrosanta volta? E così difficile per te accettare un po' di affezione? Dico almeno accettare se ricambiare ti supera proprio. Perché ogni volta che ho l'impressione che ci avviciniamo tu fai sempre qualcosa per farmi fottere la pazienza e allontanarmi? Che diamine ! Sto solo cercando di aiutarti e di volerti bene. Perché non ci lasci conoscerti? Perché ti nascondi così? > > Respirò, calmandosi leggermente. Aspettò per qualche secondo ancora davanti alla porta sperando che il suo discorso l'abbia determinata ad aprire.

Ancora niente.

Robin tirò un pugno alla porta per la frustrazione.

< < Cazzo. Va benissimo. Non disturbarti di dire un misero "si" . Tanto non so neanche perché mi sto preoccupando. A te non importa. Va bene. > > rimase lì per ancora qualche secondo, nella speranza che alla fine avrebbe aperto.

Rinunciò

< < Noi usciamo , magari andiamo al cinema. C'è della zuppa in frigo , se non ti piace ordina un pizza.Io me ne vado. Se hai bisogno di me , di noi , sai dove trovarci. > >

Dall'altra parte della porta Raven aveva ascoltato la crisi furiosa di Robin senza emettere un suono. La stanza era un totale disastro. I libri sparpagliati dappertutto, pagine rotte e piegate svolazzavano qua e là, le coperte che prima stavano sul letto erano ora ingrovigliate per terra accanto alla finestra, i cristalli della sua collezione si erano frantumati in mille pezzi insieme a tutto quello che teneva sulla scrivania.

Raven giaceva nell'angolo più buio della stanza, seduta con le gambe strette al petto. I suoi occhi erano ancora visibilmente rossi, le sue mani tremolanti e il suo viso spento e stanco.

< < Oh Robin. . . Se solo sapessi. . . > >

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Capitolo 3
*** 3 ***


3

Raven sedeva nella poltrona del soggiorno con uno dei suoi libri , aveva lasciato la tv accesa sul mute per darle un filo di luce, non che non fosse abituata a leggere al buio ma per comodità ; quando la figura di Cyborg attraversò la stanza.

< < Rae, ancora sveglia ? > > sembrò quasi stupito.

< < Non si vede ? > > il suo tono toccò una delle sue solite tonalità indifferenti e fredde, restando concentrata sul libro.

< < Vorrei tanto poter dormire anch'io, o almeno trovare un'occupazione che mi distragga e mi liberi un po' la testa > >

Si avvicinò al frigorifero da dove prese una bibita per poi sedersi accanto a Raven, sulla poltrona.

Raven capì che quella era una richiesta sottile affiche gli chiedesse cosa non andava e che ne parlassero. Valutò bene l'opzione, ma non erano affari suoi e se Cyborg voleva parlare con qualcuno dei suoi problemi doveva farlo di spontanea volontà. Lei non avrebbe chiesto dettagli, primo perché non era tanto in vena di confessioni e consigli, secondo perché il libro le piaceva molto più di qualsiasi cosa avesse Cyborg da dire, nonostante ciò seppur in silenzio, era pronta ad ascoltare.

< < Raven penso che sto per impazzire > >

Ecco. Aveva azzeccato.

Cyborg prese il silenzio di Raven come un invito a continuare.

< < Raven...tu...ti sei mai innamorata? > >

Raven chiuse il libro e lo poggiò sul tavolino accanto alla poltrona. Assumendo una pozione di meditazione, chiuse gli occhi lentamente per non dare l'impressione che la conversazione aveva raggiunto una piega dolente.

< < No Cyborg, non ho mai provato l'amore > > si fermò un attimo per riflettere < < o meglio, non quel genere di amore sentimentale per una sola persona > >.

Cyborg sorrise e sorseggiò dalla bibita.

< < Non vedo l'ora si passare una serata con te in soggiorno, parlando del tuo primo amore > > una piccola risatina rilassata uscì dalla sua bocca.

< < Andiamo al punto Cyborg > >
Raven considerò che prima iniziavano,prima finivano e tanto valeva perciò cominciare.

Il sorrisetto svanì dalla sua faccia.

< < Giusto > > fece una breve pausa e sospirò come se stesse per dire un segreto d'importanza mondiale << non sono assolutamente il tipo che si fa problemi di questo genere...però si tratta di una lei, come hai potuto immaginare > >

< < Si. > >

< < Si tratta di una lei alta un metro settanta, con una chioma di capelli rossi e raggi laser verdi che escono dagli occhi > >

Gli occhi di Raven si aprirono per lo stupore.

< < Starfire? > >

Cyborg abbassò la testa, quasi vergognato.

< < Esattamente > >

< < Da quando...? > >

< < Da sempre > > e la conversazione piombò lì. Ci furono alcuni momenti di silenzio, tempo in cui Raven cercò di ricordarsi situazioni che confermassero le parole di Cyborg.

< < Sono sempre stato io. Io ad immischiarmi in ogni battaglia pronto sempre a salvarle la pelle, io, il solo a lasciarmi conteggiare dalla sua gioia e dalla sua felicità indifferentemente dal peso della questione, io, ad esserle sempre d'aiuto per poi sentirmi dire ' Cy , sei il fratello piu grande che non ho mai avuto ' > > il tono di Cyborg non si era alzato di molto nonostante si vedesse sulla sua mezza faccia umana quanto questa cosa lo disturbasse. Bevve un altro sorso dalla bibita e continuò. < < non fraintendermi Raven, non ho niente con lei, nemmeno con Robin e questo non mi distrae dal mio compito. Ma ogni tanto vorrei potermi concedere di sentire qualcosa. > > fece una breve pausa ancora. < < Lavoriamo molto, ci impegniamo per tenere questa città il piu pulita possibile, passiamo tanto tempo insieme proprio perché siamo un gruppo unito, e normale che queste cose accadano. A volte siamo fragili anche noi. Indifferentemente dalla quantità di metallo che abbiamo adosso, dal colore del laser che ci esce dagli occhi, dalle bestie in cui possiamo mutarci, dalle bombe che portiamo in tasca o dai demoni che ci possiedono. > >

< < Capisco. > > E Raven capiva. Capiva eccome.

< < Sentivo il bisogno di dirlo a qualcuno. E la verità e che tu sei cosi muta , nel senso che parli poco. E. . . questo mi ha dato fiducia che non lo dirai a nessuno. E molto piu semplice confidarsi a qualcuno di serio, che ascolta quello che hai da dire senza porre domande, accontentandosi delle informazioni che riceve. E poi ...a chi avrei potuto. Robin e Starfire escono completamente dalla discussione, e dirlo a BB, con la sua lingua lunga e come a dirlo a tutti quanti. > >

< < Ehi che discutete voi due? > >
Robin entrò nella stanza facendo Cyborg zittire immediatamente e Raven arrossire.

< < Cose da persone cool che siamo > > si affrettò il uomo-robot a rispondere. < < Tu che fai sveglio a quest'ora? > >

< < Mi sono rimaste le budella di quel maledetto polpo reattivo in mente.Me le sento ancora appiccicate in fronte. Qualcosa più schifoso non ho visto in vita mia. > >

Cyborg rise, prese un ultimo sorso dalla sua bibita e si alzò dalla poltrona.

< < Io torno a dormire. A domani mattina . Sogni budellosi a voi due > >

Robin si sedette al posto di Cyborg e alzò il volume della tv di un minimo quanto bastava per sentire il commentatore urlare accanito durante quella partita di calcio.

< < Rae, tu come st...> > Ma quando si girò verso la ragazza la vide appisolata, vicino a lui in una posizione scomoda con la testa appoggiata al cuscino di pelle accanto a sé.

La scena lo intenerì lì sul momento e rimase a fissarla per qualche minuto. Dopodiché spense la tv e la prese di peso per portarla nella sua stanza. Lei si avvinghiò a lui, stringendosi come un koala intorno alle sue braccia. Quando Robin la posò sul letto , Raven emise qualche suono di protesta allungando le mani per afferrarlo ancora.La conficco sotto le coperte, e con fare paterno le posò le labbra sulla fronte per assicurarsi che la sua temperatura corporea non fosse il motivo per cui si era addormentata così di scatto.

Compiaciuto per il suo lavoro e per il fatto che la sua amica stesse bene, la osservò un'ultima volta prima di uscire dalla sua stanza ; con le mani vuote,dopo averla lasciata, si , ma la testa piena.

ANGOLO MIO MUAHAHA : Eco qui il mio primo spazio autrice. Allora, innanzitutto grazie mille per le recensioni e per ogni 'seguito' 'da ricordare' oppure 'preferito' che avete messo dopo aver letto le mie storielle, cosi come amo tanto chiamarle. Questa e, momentaneamente la più lunga che ho scritto , dando un grande spazio a questa nuova pair che io adoro , anche se probabilmente sono l'unica, ovvero StarfireXCyborg. Dobbiamo ammettere che sarebbero la coppia più powerful dei titani. Nonostante l' OCC vi giuro che ho cercato di non far comportare Cyborg troppo differentemente da come si sarebbe comportato se questo fosse accaduto nella serie. Perciò non ho fatto drammi e ho lasciato il nostro gigante sfogarsi con Raven. Per il finale ho creato appunto questa scena RavenxRobin per rimanere sul tema.Mi sento parecchio inspirata, come ho già detto a qualcuno, grazie alle canzoni dei HIM , vi consiglio di ascoltarli anche non siete fan del rock o del metal perché sono soft e orecchiabili. Non so ancora dirvi quanti capitoli ci saranno e probabilmente domani non avrò tempo per scrivere perché tam tam e il mio compleanno. Yey. Lasciatemi anche voi gli auguri in una recensione non siate pigri dai. ^_^ fra un po' arriveranno quei capitoli da adolescente con problemi ormonali che sono e spero di riuscire a mantenere il rating arancione. Ho intenzione di portare la loro relazione ad un livello più profondo e spero che non m'abbandoni l'inspirazione. Ho un altra storia, basata su filo storico sulla contessa Erzsébet Bathory e Vlad Dracul, il da voi conosciuto come Dracula se vi va di dare un occhiata magari per farvi un idea migliore di come scrivo. Non vi invito o obbligo e certamente non vi spammo. A vostra scelta. Vi lascio qui questi due link. Il primo di youtube con un piccolo fan made sulla coppia StarfirexCyborg ed il secondo, link di pinterest, con foto della stessa coppia. A presto. Prestissimo credo. MissCadaverous. https://m.youtube.com/watch?v=27aZlw_4dO4 http://pinterest.com/GrellisMyMom/cyfire-cyborgxstarfire/

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Capitolo 4
*** 4 ***


4

< < Cerca di non prenderla cosi personalmente se non vuoi > > gli occhi scuri del ragazzo cercavano le iridi colorate di Raven per ricevere la conferma che quello che stavano per fare andava bene anche per lei. < < prendila come se stessimo soltanto... ammazzando la solitudine > >

Anche lui aveva osservato i segnali d'allarme sul suo volto e sperava con tutto sé stesso di non doversi ritirare proprio in quel momento. Era vicina, la sentiva. Fisicamente, psichicamente, seppur con dubbi e insicurezze , era lì con lui. Non aveva la minima intenzione di forzarla, ma sperava che quello che le aveva detto l'avesse convinta almeno un po'.

Si allontanò di qualche centimetro lasciandole spazio per pensare alla situazione.
E proprio quando il panico s'impossessò dei suoi sentimenti temendo un rifiuto totale da parte sua, la paura di allontanarla o perderla del tutto facendolo agitare, Raven si decise ad avvicinarsi nuovamente a lui.

Posò le mani sulle sue spalle possenti e ripose alla proposta di Robin con un contratto visuale, serio ed intenso. Lui lesse lo stesso desiderio nei suoi occhi, lo stesso bisogno d'amore , quella necessità di sentire qualcuno accanto ... in quel momento fu come se tutto ciò che li circondava fosse sparito e i loro problemi azzerati.
Robin avvicinò il suo volto a lei, lentamente , aspettando che anche lei facesse lo stesso.
E così fu.

Nel giro di qualche secondo, le labbra della ragazza sfiorarono per la prima volta quelle di Robin dando all'atmosfera intorno a loro qualcosa di elettrizzante e intimo.

I baci cominciarono brevi e imbarazzanti, curiosi, esplorando quello che l'altro aveva, diventando sempre più lunghi e decisi. Con un po' di esitazione Robin lasciò le sue mani scivolare lungo il corpo di Raven, accarezzando dolcemente tutto ciò che toccava.
La spinse verso il muro della sua stanza, affinché lei ci poggiasse la schiena, per poter incastrarla meglio fra sue braccia.

< < Ammazziamo la solitudine insieme,si > > gli disse, guardandolo esterrefatta mentre prendeva aria dopo i baci.

Robin le offrì uno sguardo compiaciuto, contento di poter essere assecondato ed assecondare a sua volta.

< < Ma non voglio segreti , non voglio intoppi. Voglio vedere le tue cicatrici ed io ti mostrerò le mie. Voglio trasparenza. Voglio vedere come sei fatta. > >

Si affrettò a baciarla prima che quella confessione la facesse cambiare idea.

Le mani di Robin cercarono la cintura che Raven teneva intorno alla vita, appena sopra le sue gambe scoperte e gliela sfilò, lasciandola cadere in voglia alla sorte.

Raven reagì a sua volta muovendo le sue mani nei capelli del ragazzo, scendendo poi lungo il suo viso, fino a toccare la sua maschera. Gliela tolse, aspettando una reazione non tanto piacevole da parte sua. Ma Robin non disse nulla e la maschera trovò il suo posto per terra, accanto alla cintura di Raven.

Le irregolarità dei loro corpi sembravano completarsi come se fossero nati apposta per incastrarsi insieme. E li dove le curve di Raven sporgevano c'era un posto sul corpo di Robin che coincideva con esse. Le loro menti si fondevano e le loro anime si mischiavano mentre loro si desideravano, avaramente.

I loro vestiti fecero la stessa fine della maschera e della cintura, come unici spettatori a quella scena nella penombra delle candele che erano accese sulla scrivania della ragazza.

Raven era nella sua testa, sentiva la sua presenza oscura nei suoi pensieri, vigilare, nel profondo delle sue credenze e convinzioni.
Robin era nel suo corpo, sentiva e sfruttava le sensazioni che la sua presenza creava, perché erano nuove , intense e la rendevano schiava del loro effetto.

*

Quando il ragazzo abbandonò la stanza di Raven, nel cuore della notte, tanto silenziosamente com' era entrato, i suoi pensieri erano ingrovigliati e in disordine.
L'unica paura che era nata in lui, oltre quella che qualcuno venisse a conoscenza dell'intimo segreto che ora li legava, era che avesse acquisito un'impossibile e poco morale, nuova dipendenza creatasi lì dove era semplicemente stata vinta la solitudine di due corpi giovani e due menti fragili e stanche.

____________________________

SPAZIO AUTRICE: Quindiiii eccomi ritornata puntualmente con l'aggiornamento. Come avevo detto nel precedente spazio autrice , arrivano i capitoli da adolescente con problemi ormonali 😂😂 credo di essere rimasta tranquillamente nella zona arancione quindi tutto bene. Per ora non ho piu in mente questo genere di capitoli perciò se questo non vi e piaciuto , pazienza, tanto il prossimo e lontano anni luce. Credo che in questo capitolo si vede bene quanti libri di Nora Roberts ho letto XD . Ci ho messo passione e erotismo piu che pornografia esattamente come la Roberts ha l'abitudine di fare e spero di essermela cavata.Ho pensato a circa 20/25 capitoli in totale ma probabilmente scriverò ancora one shots su questi due personaggi anche dopo aver terminato questo lavoretto. Ringrazio @_maynardismyhero e @dramalady12 per gli auguri.
A presto come al solito.

MissCadaverous.

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Capitolo 5
*** 5 ***


5

< < Mi spiace Star,vorrei tanto venire però ho troppa roba da sbrigare e proprio non ho tempo > >

L'aliena mise il broncio nel tentativo di commuovere Robin, invano.
< < Ultimamente sei così occupato. Non hai mai tempo > >

Robin la squadrò da capo a piedi e per un secondo il fatto che non voleva capire l'infastidì. < < La vita di altre persone e più importante di un film Starfire > > gli disse con tono impersonale

< < Io non sono importante? > > sua voce raggiungeva la delusione.

< < Certo che lo sei > > cedette , messo alle strette < < senti , finisco qui e magari andiamo a cena insieme. Così va bene? > >

La ragazza annunì sconsolata perché , ancora una volta Robin non le prometteva niente di concreto. < < Va bene > > e svolazzò verso l'uscita ancora imbronciata.

Robin si tuffò di nuovo nei suoi fogli che includevano piani di riserva e l'ideazione di nuovi tipi di armi a cui lavorava insieme a Batman . E si, forse lavorava troppo ma non c'era niente da fare. Il peso della città era sulle sue spalle. Certo, non solamente sulle sue.

< < Ehi. Tutto bene qui? Star ha appena incenerito un vaso. Problemi in paradiso? > >
Cyborg fece il suo ingresso poco dopo l'uscita di Starfire. Robin imprecò mentalmente per non poter essere lasciato in pace e finire il suo lavoro in tranquillità , ma rispose.

< < E arrabbiata perché non esco > >

< < Niente di nuovo amico > > aprì il frigorifero prendendo una delle sue solite bibite.

< < Non ho tempo e onestamente neanche tanta voglia > > argomentò Robin cercando di concludere lì la conversazione.

Cyborg lo guardò di sottecchi , roteando gli occhi .
< < Da quando hai salvato Raven dalla grinfie di Trigon il vostro rapporto e cambiato sostanzialmente > > disse con tono che sottolineava qualcosa di evidente

Robin alzò gli occhi dai fogli
< < Cosa vuoi sospettare > > la sua non era una domanda. Piu che altro una formula retorica con un certo sottinteso.

< < Niente amico. Sto solo dicendo che forse questo ti ha tagliato la voglia di uscire con Star > >

Robin smentì .

< < Stai blaterando > >

Cyborg inghiottì a vuoto e sospirò.

< < Robin, indifferentemente da quello che sostieni , si vede che ti sei avvicinato molto a Raven > > si fermò per guardarlo insistentemente, convincendolo che mentire non era la cosa più intelligente da fare in quel momento < < e per quanto tu cerchi di negarlo si sente la differenza del vostro rapporto , che é molto più intenso di prima. > >

< < Questo non significa necessari- > >

< < E invece sì amico. Questo significa > > Cyborg lo interruppe imponendosi.

< < Robin non sono qui per dirti cosa e giusto e cosa non lo e. > > continuò < < questa casa sta iniziando ad impazzire e se non troviamo una via di mezzo un giorno ci perderemo > > La morale che stava per tenere proprio a lui annunciava essere forse prematura oppure troppo pesante affinché la potesse sopportare a lungo.

< < Cy, non c'è bisogno... > >

< < Robin , forse non sai in cosa ti stai immischiando, oppure chissà, magari ne sei totalmente cosciente ma ti piace comunque. Però...se vuoi salvare Raven da quello che vive dentro e dai suoi incomodi, devi prima salvare te stesso. Se vuoi trovare un modo per alleviare il suo dolore, quel modo non deve includere anche la tua sofferenza. E soprattutto, se vuoi farla sorridere, non lasciarla vedere quanto tu abbia paura. Il cerchio delle vostre paure e lo stesso, è uno di rimpianti e paura di perdere quello che si ama.Te lo metto io in chiaro se a te serve troppo tempo per farlo. > >

Calò il silenzio.

Robin cercò di riflettere a quello che il suo amico gli aveva appena detto, concordando i suoi sentimenti con le sagge parole di Cyborg.
I suoi occhi si posarono sul tavolo zeppo di fogli davanti a sé e decise che non era quello il momento adatto.

< < G - grazie > >

Cyborg buttò il resto della bibita e fece spallucce, uscendo dalla stanza.

< < Diglielo prima o poi > >

A questo Robin ci aveva già pensato. Non che fosse cosi sicuro sui propri stati d'animo da parlarne con lei , ma anche se un giorno questa cosa si sarebbe accertata lui aveva già deciso come la situazione sarebbe andata a finire.

Non aveva intenzione di dirglielo.

Mai.

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Capitolo 6
*** 6 ***


6.

Ci sono momenti nella vita di tutti quanti in cui ci sembra che l'ironia insieme al karma si scontrino apposta per creare problemi che passano ben oltre la nostra possibilità di risolverli oppure, ben oltre la nostra pazienza.

E Robin , sull'uscio della porta davanti alla stanza di Raven da esattamente 15 minuti , ne sapeva qualcosa di pazienza e problemi da risolvere.
Ventiquattro.
Ventiquattro ore da quando Raven non era più uscita dalla sua stanza neanche per andare al bagno. Neanche per mangiare. Neanche per urlare contro Beast Boy affinché facesse meno chiasso. Non erano più certi che Raven si trovasse nella sua stanza, per quanto ne sapevano loro poteva essersene andata.
Che li avesse abbandonati?
No, non lo farebbe.
Come gli venivano certe cose in mente. Eppure questa era l'unica spiegazione possibile e plausibile al momento.

< < Rae siamo preoccupati > >
Il silenzio calò aspettato.

< < E un giorno intero ti rendi conto > >
Cercò di persuaderla con la sua preoccupazione affinché , se era ancora dietro quella porta , offrisse un segnale.

< < Almeno sei ancora lì? > >

Un tonfo
Un libro caduto probabilmente.

< < Va bene , grazie > >

Era quello il segnale che aspettava. Tuttavia al posto di andarsene come avrebbe dovuto, e come sapeva fosse morale fare , si sedette sull'uscio della porta , con le spalle attaccate al muro.

< < Esci a mangiare almeno > >

Non era la prima volta in cui Robin sedeva lì, accanto alla sua porta, preoccupato per tanti motivi mentre lei dall'altra parte era l'unica a sapere cosa faceva e come si sentiva.

<< Non esce vero? > >

Beast boy aveva raggiunto l'amico ed ora entrambi fissavano intensamente la porta.

< < Come al solito > >

< < Vediamo se posso fare qualcosa > >
Si mutò in una sottospecie di schifoso ragno e cercò di entrare nella stanza di Raven da sotto la porta. Ma non ebbe neanche tempo di avvicinarsi che si era già scontrato contro la barriera di magia nera di Raven che solitamente questa utilizzava per proteggersi. Sconsolato , riprese sembianze umane

< < Niente da fare. Questa volta ci ha anticipati. > >

< < Mi sono sempre chiesto cosa fa quando non esce per ore intere > >

< < A quanto pare non siamo degni di saperlo > > il tono di Beast Boy era irritato

< < Avrà le sue ragioni > >

< < La tua comprensione va persino oltre il limite Robin. Ti ricordo che abbiamo dovuto simulare un attacco di Slade in città per farla uscire, l'ultima volta > >

< < Ricordo > >

< < Io ci ho semplicemente rinunciato. Quando esce , esce. Se non mangia e lei quella che perde energia, se non esce neanche per andare al bagno, lei se la fa addosso. Siamo qui per lei , ma deve aprirsi. > >

< < Sai che per lei non é così semplice > >

< < Sarebbe più semplice se almeno si sforzasse un pochino > > cambiò argomento < < comunque , vieni a mangiare. Sono arrivate le pizze.Mi ha detto Starfire di fartelo sapere > >

< < Vengo subito > >

< < Guarda che se non vieni rimane di più per me. Mica mi arrabbio > >

E con una delle sue risatine innocenti si allontanò dalla stanza e oltrepassò Robin per imbucare l'atrio e scomparire dalla sua vista.

< < Raven sono arrivate le pizze. Aspetterò che tu esca e mangeremo tutti insieme. Va bene ? > >

*

E aspettò.

Aspettò altre 5 ore seduto sull'uscio della porta, ad un certo punto addormentato. Quando il rumore provocato dalla serratura della porta che si apriva lo fece balzare in piedi.

< < Raven > >

Raven aveva le occhiaie grosse e il viso più bianco del solito, sembrava stanca e risucchiata di energie.

< < Raven stai bene? > >

La ragazza lo fissò in un modo insistente e Robin ebbe l'impressione che il suo aspetto non fosse tanto diverso da quello di lei in quel momento. Notò la preoccupazione e il rimpianto sul suo volto.

< < Tu stai bene Robin ? > >

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Capitolo 7
*** 7 ***


7.

L'incubo aveva scosso Raven così tanto da svegliarla completamente di soprassalto.
Era balzata in piedi, davanti al letto in posizione di difesa contro i grossi demoni che aveva sognato. Era certa che uno di loro avesse urlato, un urlo gutturale, brutale e spaventoso.

Ma intorno a lei c'era solo buio.
E silenzio.
Soprattutto silenzio.
Un silenzio che cercò di godere fino a collegare il suo cervello totalmente alla realità, dimenticando il sogno e calmandosi.

Non c'era nessuno là fuori. Se lo ripeteva continuamente mentre la paura s'impossessava di lei, il sentimento familiare del panico divorandola.
Prese il suo mantello e avvolgendosi in esso come per proteggersi, uscì dalla sua stanza avviandosi verso la camera principale.

A più o meno metà dell'atrio percorso lo sentì ancora, lo stesso demone del suo sogno emettendo un gemito straziante. Raven si guardò intorno, spaventata. Non veniva da lì perciò proseguì fino alla fine dell'atrio,lo oltrepassò e si avviò verso l'altra metà della torre.

Più si avvicinava più lo sentiva chiaramente , qualsiasi cosa facesse quel rumore era sempre più vicina a lei e lei gli andava incontro, coscientemente.

Verificò le stanze di Cyborg e Starfire, ma i due stavano dormendo tranquillamente indisturbati e per un attimo ebbe l'impressione che i rumori erano solo nella sua testa.
Ma poi sentì ancora.
Dalla stanza di Robin, da lì proveniva tutto.
Corse fino alla sua porta e l'apri di scatto.Balzò dentro e access la luce.
Se qualcuno avesse attaccato Robin durante il sonno...

Ma appena la stanza di Robin si presentò,illuminata ai suoi occhi, Raven si rilassò un po'

<< Robin svegliati > > Il suo tono era calmo e impersonale. Parzialmente perché ora lo spavento era sparito.
Robin stava avendo un incubo e per questo continuava a gemere e ringhiare nel sonno. I suoni non erano neanche così forti come lei li aveva sentiti, ma erano sembrati così perché probabilmente il suo legame telepatico con Robin li aveva intensificati.

< < Robin > >
Lo scosse un paio di volte finché quest'ultimo aprì un occhio

< < Dio mio Slade era ritornato e stava... >>

<< Calmo , calmo. É stato solo un sogno > >
Raven lo interruppe , abbracciandolo per tranquillizzarlo.
Rimasero in quella posizione per qualche attimo, finché il respiro di Robin tornò regolare e sentì la testa più leggera.

<< Che ore sono ? > > domandò curioso

< < Non ne ho idea, mi sono svegliata ad un tratto e i miei sensi mi hanno portata qui > >

Robin la guardò con aria interrogativa. < < Ti ho svegliato dall'altra parte della torre? > >

< < Non letteralmente. Credo che sia colpa della connessione mentale che ho con voi. Vi sento...se riesci a capire > >

< < Si...Grazie comunque > > la sua voce mascherava perfettamente il fatto che non avesse capito esattamente tutto.
Robin sorrise rivolgendo un'occhiata grata all'amica , che lei ricambiò sinceramente.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante mentre i due si fissarono intimamente.

< < Ti va di restare? > > buttò Robin lì sul momento
Raven si ritirò un pochino, tornando alla sua posizione eretta e impersonale.

< < Non è una buona idea. Se qualcuno si sveglia prima di noi , ci toccano spiegazioni e motivazioni. > >

Robin abbassò lo sguardo rimpiangendo il momento in cui aveva buttato lì una proposta del genere.
< < Hai ragione Raven > > sentì lui stesso il rimpianto e la delusione nella sua voce < < grazie > > aggiunse, questa volta più deciso e meno trasparente, si tirò le coperte adosso e si sdraiò.

< < Meglio che torniamo entrambi a dormire > >

Raven si avvicinò alla porta sentendosi quasi invitata ad uscire dai gesti di Robin, spense la luce della stanza ed uscì nel buio del corridoio.

< < Buona notte Robin > >

< < Buona notte Raven > >

*

Ma tornata nella sua stanza Raven non riuscì a prendere sonno, muovendosi da una parte all'altra e cambiando posizione continuamente.
Qualcosa dentro di sé le diceva che neanche Robin era riuscito ad addormentarsi e seppur nella propria coscienza ammise che le dispiaceva aver rifiutato la sua proposta, non trovò il coraggio di tornare da lui.

Anzi non doveva. Perché avrebbe dovuto?
Avevano entrambi avuto un incubo. Non erano più bambini e potevano benissimo riprendere sonno senza qualcuno accoccolato insieme a loro. Sì. Esattamente.
Cosa le stava succedendo?

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Capitolo 8
*** 8 ***


8.

Gli angeli piangevano sangue sul suo volto,un'ode per la crudeltà mentre la pioggia le lavava le ferite.
Bruciava?
Chi lo sapeva.
Raven sembrava morta.
Nessuna reazione, per quanto lui continuava a chiamarla e cercare disvegliarla premendo le mani su quello che era rimasto del suo corpo quasi a tentare di resuscitarla, rendendosi subito conto che era praticamente inutile.

< < Raven. Raven ti prego > > la disperazione toccò la sua nota finale in quella richiesta, si sentiva nella sua voce insieme alla paura, al rimpianto, ai nervi.

Sedendo nel fango accanto a lei,mezzo fradicio e sporco la guardava con incredulità.

Era stato un errore.
Erano usciti, finalmente dopa tanto tempo e lavoro erano usciti insieme, solo loro due. Avevano scelto un bosco perché lei odiava la città e sedendo su un vecchio tronco d'albero caduto si erano dichiarati parecchie cose... Nessuno aveva detto quelle due parole ma entrambi le avevano viste manifestarsi nell'altro, guardandosi negli occhi fino ad arrivare a vedere nel profondo dei loro cuori.

Poi era successo qualcosa e Raven l'aveva sentito nell'aria ma i sentimenti e le emozioni avevano preso controllo su di lei accecando i suoi sensi e quando li notarono era già troppo tardi.

Una raffica di strani robots volanti , provenienti da chissà dove sparavano laser dal cielo. Dovevano essere più di 100, allineati come un vero esercito. Ci volle un secondo per capire che questi erano piu' forti di qualsiasi cosa mai vista prima , perché lì dove i loro raggi arrivavano l'effetto era fatale, radendo completamente dal terreno tutto ciò arrivava sotto il loro getto.

D'istinto entrambi balzarono in piedi in pozione d'attacco ma subito dopo capirono che non c'era molto da fare. Erano resistenti e indottrinati, non si rompevano facilmente e se cercavi di sparpagliarli erano capaci di ritornare all'ordine iniziale.Robin aveva chiamato il resto dei titani in aiuto la ma torre era stata assaltata altrettanto perciò lì dovevano cavarsela loro due.

Poi era successo...
Raven cercava di aprire un robot che era riuscita a sconfiggere per studiare il modo in cui era fatto e per cercare debolezze nel loro sistema quando questo aveva ripreso forza e controllo alzandosi da terra.
E... in un secondo con un solo raggio penetrò lo stomaco di Raven che era in piedi davanti a lui , creandole un buco nell'intestino. La ragazza era crollata a terra incapace di urlare o di emettere un suono con la bocca spalancata e il terrore negli occhi.

Robin si era subito buttato accanto a lei ma la ferita era così grave che non aveva idea cosa fare, dove portarla. I macchinari continuavano a seminare terrore intorno a loro e probabilmente se l'avrebbe portata fuori dal loro attuale nascondiglio avrebbero ucciso anche lui.

E così, incapace di fare qualcosa , desolato , arrabbiato , era rimasto lì ad urlare e piangere la morte della sua compagna che si era spenta guardandolo negli occhi con quell'espressione che l'aveva seppellito da da vivo anche dopo che aveva cominciato a piovere e i robots si erano ritirati. Condannandolo ad una morte psihica altrettanto dolorosa quanto quella che Raven aveva subito.

Assistendo al funerale del suo cuore.

Toccò il suo volto, chiudendole gli occhi e la bocca che erano rimasti pietrificati, sentendo la morbidezza della sua pelle che ora splendeva nella notte piu' del solito, abbracciata dalla morte. Lasciò un leggero bacio sulle sue labbra rimpiangendo non averlo fatto prima, non averlo fatto prima di tutto questo in una di quelle tante sere in cui l'aveva vista guardare la notte dal soffitto della torre,quando l'aveva trovata tante volte in cucina leggendo e mangiando wafer, quando usciva dalla sua stanza dopo giornate di solitudine e tutto quello che lui avrebbe voluto fare era dimostrarle che non sarebbe mai stata sola.

Era andato all'inferno per prenderla ed era ritornato con lei. Ma non era riuscito a salvarla da una stupida macchina aliena.
Credeva di aver consumato tutte le lacrime quando uscirono ancora alcune.

Lei era il sole lucente sopra la tomba delle sue speranze e dei suoi sogni così fragili. Lei era la luna che lo aveva dipinto nel suo cielo lasciandolo come stregato dal suo bagliore così vulnerabile e pallido.

Lei era il vento, che portava via tutte le preoccupazioni e paure che per anni provate a dimenticare. Lei era il fuoco, irrequieto e feroce e lui si era lasciato andare diventando una falena di quella fiamma

Lei non c'era più.

E lui chiedeva vendetta. Lui chiedeva giustizia. E l'avrebbe avuta diamine. Doveva alzarsi e cercare gli altri, pianificare da subito, da adesso perché la prossima volta in cui quei robots torneranno, e torneranno, sarà l'ultima. Troverà il loro creatore e lo ridurrà a brandelli, anzi no, a buchi.

Ma prima doveva assicurarsi la pace di Raven.
Si girò di nuovo verso di lei, chinandosi , lasciando andare il suo ultimo sfogo disperato fra un singhiozzo e l'altro.

Mentre gli angeli piangevano sangue sul suo volto, quell'ode alla crudeltà.

____________________________

SPAZIO AUTRICE: VI CHIEDO PERDONO PIETÀ E AMORE SO CHE NON HO PIÙ PUBBLICATO DA ALMENO DUE SETTIMANE E MI DISPIACE. SONO STATA A DUE FESTIVAL E PENSO CHE ANDRÒ ANCHE AL MALPAGA A BERGAMO. SE SIETE DALLA ZONA MAGARI VENITE E STATE CON ME PERCHÉ VADO DA SOLA 😞 . DETTO QUESTO
scusate ancora l'assenza. Non credevo di stare così a lungo via da casa e sinceramente non ho avuto molta inspirazione nell'ultimo tempo. Sono tornata. Penso che prima di andare al Malpaga farò un altro capitolo. Intanto parlando di questo, come bene sapete le mie sono flashfics e oneshots che non hanno necessariamente collegamento fra di loro perciò non credete che ho finito. Neah. Non vi sbarazzerete così di me. Si Raven e morta oggi ma la faccio risorgere domani. Prometto. A presto. * parte del capitolo e stato tratto da Funeral Of Hearts dei HIM * .

MissCadaveorus.

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Capitolo 9
*** 9 ***


9.

Robin si sentiva frustrato, quasi incastrato da un certo sentimento da lui parzialmente ignaro. Cercava di opprimerlo intrattenendo la sua attività cerebrale con un programma televisivo ma pareva inutile. Più di cinque minuti e la sua mente ritornava ad esaminare la stessa situazione.

Raven era fuori da circa tre ore, non aveva detto a nessuno con chi usciva, dove andava e quanto sarebbe stata via. Ed ora eccolo lì, sulla poltrona fissando la porta, con la televisione come sottofondo, impazzendo ogni secondo, aspettandosi di sentire la serratura scattare da un momento all'altro. Cosa che non accadeva e gli prolungava l'irritazione mandandolo al limite di una crisi nervosa.
Certo , l'assenza di tre ore non sarebbe un problema così grosso se non fosse stato che Raven aveva lasciato la torre a mezzanotte ed ora erano le tre del giorno dopo.
Tre e un quarto.
Per essere precisi.

Rivalutando attentamente la situazione arrivò alla conclusione che non era il sentimento che gli era parzialmente ignaro, ma le sue cause, il 'perché'. Si domandò se il vero problema era che lei fosse uscita con qualcuno oppure che l'avesse fatto senza dirglielo.

E questa era Raven, neanche troppo fredda neanche troppo calda. Una strana via di mezzo, una forte combinazione fra simpatia ed empatia,prova a legarla ad un sentimento qualunque e lei scapperà via ancora prima di concedersi di sentirlo.

Ufficialmente mancava meno mezz'ora alle quattro del mattino.

Fissò il cellulare accanto a se, controllando l'impulso di chiamarla, cosa che si era limitato a non fare mangiandosi le dita nelle ultime tre ore della sua vita.

'Se non chiama é perché sta bene'
Se lo ripeteva nella mente come una delle catchy songs che sentiva in giro.

'Se non chiama é perché sta bene'
'Se non chiama é perché sta bene'
'Se non chiama é ....'
'Se non chiama é perché ....'
'Se non chiama é perché sta ....'
'Se non chiama é perché sta male e non può farlo idiota'

Ma proprio quando era pronto a prendere il cellulare e farsi una dannata idea di dove lei era in quel momento la porta d'ingresso si aprì e Raven entrò nella stanza.
Euforica.
Finché il suo sguardo si posò su Robin, questa cosa facendole tornare la solita smorfia inespressiva.

< < Mi hai beccata > > il suo tono di voce toccava l'ironia come se stesse sdrammatizzando la situazione

< < Stai bene? > >
Robin ignorò il modo in cui Raven prendeva la situazione in deridere.

< < Sì > >

< < Va bene > >

Ma qualcosa nel tono di voce di Robin diede a Raven l'impressione che andasse in qualunque modo tranne che bene.

< < Com'è andato l'appuntamento? > >
Robin buttò lì la domanda dopo qualche attimo di silenzio.

< < Quale appuntamento ? > > il tono di Raven pareva veramente stupito, così tanto da convincere Robin che non fosse mai esistito un appuntamento, ma solo per qualche secondo.

< < Non venirmi a dire che sei uscita di nascosto di casa tre ore per fare un passeggiata > >

< < No. Ma questo non significa che sia andata ad un appuntamento > >

Robin si alzò dalla poltrona e si avvicinò a Raven, che sentì l'automatico bisogno di ritrarsi.

< < Non provare ad allontanarti > >
Non c'era nulla minaccioso nel suo volto , più che altro supplicante ma in Raven crebbe un sentimento scomodo.

< < Mi chiedo in momenti come questo chi si suppone che io debba essere... Chi vuoi che io sia? > >

Raven non capiva e lasciandolo nel silenzio Robin sentì di voler proseguire, posò il suo sguardo su di lei, fissandola così come sapeva che lei odiava.Intensamente.

< < Posso essere il tuo fratello e dirti di fare attenzione la prossima volta che farai cose del genere. Posso essere il tuo miglior amico e dirti che la prossima volta che esci di casa a mezzanotte voglio saperlo anche io. Posso essere il leader dei Teen Titans e dirti di non fare più nulla del genere. Oppure, se mi permetti, potrei essere un chiunque e chiederti sinceramente con chi sei stata > >

Raven iniziò a fare i collegamenti, i suoi sentimenti essendo cuciti a doppio filo a quelli di Robin, solo più incerti, più insicuri e più sotterrati nell'abbandono all'impossibilità.

< < Non sto frequentando nessuno > > lo lasciò ingoiare la rivelazione < < te lo posso assicurare > > aggiunse per accertarlo.

La sua trasparenza era disarmante e in quel momento Robin capì che veramente non era uscita con nessuno. Gli stava nascondendo qualcosa e sentiva il diritto di non vederlo come qualcosa di positivo ma non era amorevolmente coinvolta con nessuno. Robin sorrise , specchiandosi nelle iridi colorate di Raven.

< < Sì che stai uscendo con qualcuno > > le disse con una nota di sfida nella voce

< < No. Ho detto no. > > la situazione la fece arrabbiare e si addentò ad attaccare cercando riposte con lo stesso interesse di Robin prima < < Anzi no, sentiamo , con chi sto uscendo? Sono proprio curiosa > >

Il sarcasmo acido nella sua voce punse Robin che tuttavia continuò a sorridere guardandola.
< < Con me > >

La risposta inaspettata lasciò Raven vagamente perplessa. Considerando tutto questo una specie di gioco o stupido test decise di non cedere alle parole del ragazzo lasciandole scivolarle addosso come se non avesse detto niente.

< < Da quando? > >

Robin si avvicinò ad una delle tante finestre della torre e l'aprì con un gesto semplice. Mise un piede fuori dalla torre sentendo l'aria fredda penetrare nella sua gamba .

Si girò verso Raven e le rivolse uno dei sorrisi caldi mostrati qualche attimo prima, tese una mano nella sua direzione invitandola a unirsi a lui.

< < Che ne dici da adesso ? > >

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Capitolo 10
*** 10 ***


10.

Buio.

Lui se n'era andato e a lei non era rimasto altro che buio.
Era stata una lite su un argomento fragile , diventando sempre più burrascosa.Lui voleva che loro iniziassero ad uscire insieme in pubblico molto di più. Voleva che le persone , inclusi i loro compagni di squadra, sapessero che c'era qualcosa fra di loro, anche se non necessariamente cosa veramente c'era. Robin voleva poter uscire con lei anche di giorno senza scuse tipo ' andiamo a prendere delle pizze ' oppure ' vado a vedere con Rae un film horror che le piace '. Non amava particolarmente chiedere ai suoi amici di ' venire con loro se avevano voglia' sperando con tutto se stesso che non lo facessero, oppure pregare che nessuno lo vedesse entrare ed uscire random dalla stanza di Raven.

Raven non era proprio d'accordo. Per lei questo significava prendere le cose più seriamente di quanto si era proposta. E tutto era già abbastanza difficile per lei, chiusa tra la voglia di sentire e la paura di soffrire. Fra il desiderio di avvicinarsi e il bisogno di allontanarsi costantemente , giocando con Robin una specie di prendi e lascia, acchiappa e molla, spingi e respingi. Nonostante tutte quelle emozioni lei cercava di utilizzare ancora un briciolo di logica e sapeva che questo feriva il suo semi-quasi-amato.
Seppur così fredda talvolta aveva vissuto con il principio altruista che , se si poteva far qualcosa affinchè la maggioranza non soffrisse, la minoranza che era destinata a farlo se la poteva cavare in qualche modo.

Robin non si era arrabbiato quando lei aveva rifiutato la sua idea. Robin non si arrabbiava mai con lei e forse questa cosa la metteva ad un certo disagio.Si era limitato ad annunire, buttare un 'Va bene allora , stai tranquilla' un bacio distratto sulla sua fronte ed uscire dalla stanza.
Lasciandola sola.
Maledirsi nel buio, nello stesso buio che l'appiagava e la consolava da sempre.
Nello stesso buio in cui ormai, stava cacciando anche lui, costringendolo a vederla solo in quel nero che la circondava. Di notte , lontano da tutti e da tutto come se fosse una vergogna per uno di loro avere l'altro.

Robin era più di quanto lei si fosse mai immaginata, più di quanto avrebbe mai avuto coraggio di chiedere. Aveva pazienza con lei, calma. Sapeva quanto e quando premere su una situazione e quando invece era meglio lasciar stare. Sapeva toccarla in un tale modo da arrivare al cuore senza passare oltre il suo corpo. Arrivava alla sua mente con uno solo sguardo leggendo tutto quello che lei aveva da dire nei suoi occhi spenti e silenziosi. Era la sola presenza con cui la sua anima era tollerante. L' unica persona che le piaceva avere accanto nella sua solitudine. E lui non avrebbe mai avuto idea di quanto difficile fosse stato per lei accedere a tutto questo. Quanto odiasse i cambiamenti. Quanto avesse lottato con sé stessa e i suoi demoni per permettergli di avvicinarsi, di invaderla.
Robin era luce. E lei era l'ombra della sua luce.
Ma non quel genere di luce accecante oppure abbagliante , non così luminosa. Più che altro Robin era la luce del tramonto.Quando le tenebre vengono ma c'è ancora la speranza del giorno che si termina da affrontare. E per questo probabilmente andavano così d'accordo. Perché non erano tanto diversi. Entrambi misteriosi con passati complicati, senza un futuro. Lei la notte, lui la sera.

Decise che l'avrebbe chiamato, al diamine l'orgoglio. Doveva esistere un modo,qualche via di mezzo.

Ma non ci fu bisogno perché nel momento in cui lei prese in mano il telefono lui bussò alla sua porta. Si sentivano. Era qualcosa di spaventoso e inimmaginabile ma quando lui era nei paraggi c'era qualcosa nella mente di Raven che le mandava un segnale. Non avrebbe mai saputo dire esattamente dov'era in un momento in cui non era lì con lei ma sapeva sentirlo abbastanza da capire se era lontano oppure vicino. Come se il suo cuore iniziasse automaticamente a sentire la lontananza di Robin e piangere per essa.

< < Sai, non è la tua decisione che mi ha ferito. Per carità, non è un dramma se non sei d'accordo con me. Ma sai cosa è stato? La tua spontaneità, l'ho letto nei tuoi occhi e l'ho capito nel tuo sguardo che ci nasconderai per sempre come fossimo un peccato, qualcosa di inaccessibile. > >

< < Non posso fare diversamente > > si materliazzó davanti a lui senza però alzare lo sguardo e affrontarlo.

< < Non vuoi provarci . E va bene. > >

Robin lasciò il silenzio instaurarsi scomodo fra di loro, mentre lei guardava per terra e lui la guardava e basta.

< < Dove sei Raven? Di certo non qui > > le disse, vedendola così distaccata e distratta. In assenza di una sua risposta, lui continuò premendo un pochino. < < Raven... Ci hai visto? Hai potuto vederci così come l'ho fatto io? Dove sei? Dove ti porta la tua mente? Tutto quello che abbiamo è una mia fantasia? Mi sono immaginato tutto? Andiamo... > >

< < Mi sento così spenta. Mi stai buttando in qualcosa di nuovo. Di rischioso. Mettimi a lottare contro qualche demone o bestia esistente. Guardami lottare fisicamente e mentalmente...ma... è così difficile così. Non c'è niente che può nascondermi e darmi tempo per pensare e non so ancora se agire d'istinto oppure programmare tutto. E fa paura Robin. Fa paura. Perché ho mostri che corrono liberi dentro di me e mi sento così spenta. Voglio amarti ma non voglio voler amarti > >

Robin la guardò quando lei trovò finalmente il coraggio di alzare la testa e affrontarlo. La vide così spaventata, sentì la sua indecisione caricare le sue emozioni e l'aria intorno a loro. Lasciò il silenzio calare cercando le parole più adatte per esprimersi.

< < Permettimi di aiutarti. Non devi fare tutto questo da sola solo perché sola sei sempre stata. > >

< < Non so come. Non so da dove cominciare. Non so quanto rischiare e mi serve un punto d' appoggio che mi permette di mantenere l'equilibrio > >

< < Sono io il tuo punto di appoggio. Sono qui > >

L' abbracciò stretta al suo petto, come a voler portare via le sue insicurezze e le sue paure.
< < Vedi mostri dove non ci sono mia cara > > le disse con un po' di divertimento nella voce , cercando di calmare quell'atmosfera carica.

E rimasero così , in silenzio. Gustandosi i loro sentimenti e quel abbracciò che valeva più di ogni dichiarazione immaginabile.

< < Robin > >

< < Si? > >

< < Usciamo > >

Robin alzò la mano per guardare l'ora sul suo orologio digitale.
< < Fra un ora mezz'ora circa potremo uscire tranquilli > >

Raven si sentì ancora peggio per averlo costretto a vivere la loro storia , si la loro era una storia non l'avrebbe nascosto più a sé stessa , seguendo un orologio.

< < Lascia stare quello. Usciamo adesso > >

E lo prese per mano avviandosi verso il corridoio che separava la sua stanza e quella di Beast Boy dalla camera principale.

< < Aspetta. Aspetta , dio , Raven. E Starfire e BB e Cyborg? Ci stiamo presentando per mano davanti a loro. Cosa diremo loro. ' Heya amici io e Rae stiamo avendo una relazione segreta da tipo tre mesi e ora usciamo insieme , ci vediamo più tardi'? Beh, mi piacerebbe ma non preoccuparti Rae, aspetteremo ancora > >

Robin si fermò in mezzo al corridoio lasciando la mano di Raven, cercando i suoi occhi per farle capire che andava bene. Che non c'era fretta.
Raven sorrise, guardandolo, per poi prenderlo per mano ancora e offrirgli un bacio a stampo.
< < Vedi mostri dove non ci sono mio caro > > .

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Capitolo 11
*** 11 ***


11

Piccole lacrime sgorgavano sul suo viso innocente in un pianto amaro ma oneroso perso nel silenzio della sua solita stanza buia. Raven piangeva

Piangeva perché la situazione la stava frustrando, perché le cose le sfuggivano di mano, perché per la prima volta nella sua vita sentiva e sentire faceva male.
Non era per debolezza.
Era un pianto per la rivolta.
Era la prima, e sarebbe stata l'ultima volta che i suoi occhi scuri assaggiavano lacrime per colpa di lui e la sua amorina.

Si chiuse nella sua stanza, nella sua anima, nella sua indifferenza cercando di chiudere anche i suoi sentimenti per Robin. Per loro. Per tutto quello che avevano avuto.

Sapeva che Robin l'aveva vista.
Lo sapeva, perché i loro occhi s'erano incontrati quel secondo che bastava per provocare a Raven il batticuore, eppure aveva baciato Starfire lo stesso, sotto lo sguardo delle stelle, come a dare loro la colpa per tutte le volte che aveva fatto lo stesso anche con lei .

Cosa aveva letto nel suo sguardo? ' pietà '
E quel gesto le aveva dato la nausea , una specie di vomito emozionale , perché poteva provocargli qualsiasi sentimento, qualsiasi maledetto pensiero, ma non pietà.

Dio
Della sua pietà non aveva bisogno.
Non era un dramma , non era la fine del mondo, magari sì, era pur la conclusione di qualcosa. Ma non del mondo.

Ed è vero che bisogna far sì che chi ama non si senta mai sicuro nel suo amore per mancanza di rivali: senza sospetti e gelosie l'amore non dura a lungo però è anche vero che più che altro il tradimento è una maschera che indossa chi non sa amare prima di tutto se stesso. Se ami non tradisci, se ami, hai il coraggio di dire a te stesso e a chi ti sta accanto che una storia è finita.

Sapeva che probabilmente sarebbe venuto a cercarla, perché può darsi fosse uno stupido ma non era certamente un cornuto, le cose fra di loro non erano state messe in chiaro e questo è vero, però la loro relazione pareva morta da qualsiasi parte ti affrettavi a tirare senza mai ritrovare quel equilibrio armonioso di cui avevano bisogno per funzionare.
E temeva quel momento, temeva di non reggerlo, perché lui sarebbe stato lì a sentire , ad osservare, le sue espressioni facciali, i suoi tremolii nella voce , il modo in cui i suoi occhi luccicavano cercando segni, cercando ferite in qualsiasi parte di lei.

Cose che non avrebbe visto.
Mai

Però lei non era pronta. Non era pronta per sbattergli un ' stai tranquillo,per me, fra di noi era già finita da un pezzo ' in faccia e riconquistarsi la dignità.

< < Raven > >

Ecco, aveva indovinato

L'eco della sua voce sbatté contro la porta della sua stanza, così come quel bacio fra di loro aveva sbattuto il cuore di Raven fra pareti della sua gabbia toracica qualche momento prima.
Quasi senza suono, quasi invisibile, senza evidenza, senza una reazione concreta... all'aspetto. Ma una vera e propia valanga all'interno.

Ignorò.

< < Raven, lo so che sei lì > > disse in modo ovvio, come se non potesse essere mai in qualche altra parte tranne che in quella. < < e lo so che hai visto > >

Raven fece finta di non sentire e questo diede a Robin il consenso di continuare.
< < Dimmi...dimmi che fare. Vorrei tanto che le cose fra di noi tornassero come all'inizio. Però sembra ca tu non mi vuoi più. Non... non mi vuoi più, non vuoi più quello che abbiamo avuto. E come se ti fossi dimenticata di me. > >

E Raven scoppiò.
In quel instante, tutta la furia accumulata uscì.
Aprì la porta e lo spinse nella sua stanza, puntandogli un'occhiata fulminea addosso.

< < Tu. Tu mi hai sempre detto che posso ....che posso scappare dal passato perché lo fai anche tu. E che possiamo scappare insieme. Che non guarderemo più indietro. Mi hai stretta fra le tue braccia come non hai mai fatto con nessuno e mi hai detto di dar tempo al tempo, di lasciarmi vestita dall'amore perché non me ne pentirò mai. E lo sto facendo. Lo sto facendo. > >

Robin crebbe, e indietreggiò preso da una certa debolezza
< < Lo stai facendo perché mi stai allontanando, perché mi hai allontanato proprio quando credevo di averti fra le mani e ha fatto male Rae. > >

Raven smise di guardarlo.
Concentrando il suo sguardo su un punto fisso, nel buio, lontano dalla vista di Robin.

< < Non ti stavo allontanando....stavo facendo del mio meglio per abituarmi a tutto questo > > lasciò una certa pausa, come a farlo ingoiare quella confessione < < però probabilmente i miei ritmi erano troppo lenti per te > >

Silenzio.

Due cuori che si spezzano in silenzio fanno più rumore di quanto i loro possessori possano sentire.

Due cuori che si riempiono di rimpianti,di odio,di variate mancanze potranno mai funzionare ancora ?

Raven aveva amato una volta e si era scottata.

Robin aveva amato due e le aveva scottate entrambe.

C'è un momento, quando un cuore si spezza , un momento specifico , in cui i nostri occhi smettono improvvisamente di piangere, le nostre pupille si dilatano e d'un tratto ci svegliamo. Torniamo alla realtà, osserviamo la nostra ingenuità. Vediamo dove abbiamo sbagliato, dove abbiamo dato troppo e abbiamo privato noi stessi di qualcosa per qualcun altro.
Oppure, vediamo dove abbiamo chiesto troppo,dove abbiamo preso con avarizia dall'altro senza chiederci se lui ce la può fare. Dove abbiamo offerto meno in cambio, cercando di coprire le nostre richieste alte con cose di un'importanza minore e abbiamo comunque preteso che le cose funzionassero bene, nonostante tutto quello che prendevamo senza sdebitarci, senza mai ricompensare.

E a volte, come nel caso di Robin , come nel caso di Raven...
A volte questa consapevolezza e tutto ciò che ci rimane.

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Capitolo 12
*** 12 ***


12

Una tenue pioggerella d'estate inumidiva innocentemente gli abitanti di Jump City quella notte.

La città era viva. L' atmosfera era calda.
E c'era chi usciva da un locale per entrare in un altro, coppie che passeggiavano per mano, uomini che dopo aver lavorato più di quanto il programma richiedeva si affrettavano verso casa dalle loro famiglie, persone che si preparavano per un barbecue il giorno dopo.

Gruppetti di persone qua e là, luci sparse dappertutto, casinò, bar, traffico.

La solita città di sempre, perché i luoghi non cambiano ma le persone vanno e vengono e quasi nessuno resta lì dove è sempre stato.

Per quello che Raven ne sapeva erano quasi le 22 di quel giorno di venerdì.

Amava la pioggia, perché questa ha il potere di lavare via le memorie dai marciapiedi della vita come se insieme a lei, cadessero tutte le nostre memorie di quel luogo. Dai posti alle persone.
Tutto scivola, dolcemente per cadere e spiaccicarsi a terra come se poi non fosse mai esistito.

Lasciarsi inzuppati dai ricordi e pericoloso, soprattutto quando che molto da ricordare e non c'è nessuno con cui farlo.

Perché era tornata a Jump City?

Non ne aveva idea.
Semplicemente , un giorno, era risorta dal suo regno sottoterra e aveva sentito un certo bisogno di tornare ' a casa ' , in quel posto che era la sua casa nel vero e proprio senso della parola.
Perché si sa.
A volte a casa non è dove sopravviviamo ogni giorno, ma dove abbiamo vissuto più emozioni che in qualsiasi altro luogo.

E per lei ' casa ' , era stata quella torre a forma di T in fondo alla città. E famiglia erano stati 2 alieni, un robot e un umano.
Senza demoni.
Senza buio.
Senza ombre

Perciò era tornata.

Non si aspettava di vedere nessuno di loro, perché di tempo ne era passato e probabilmente ognuno aveva un altra vita in quel momento.

Probabilmente non era rimasto nessuno lì, se non la pioggia , a lavare quella parte della sua vita che lei ancora rimpiangeva...e che doveva imparare a lasciare morire. Indifferentemente dall'intensità di quel periodo.

Poi, lo sentì. Camminava distrattamente senza meta scontrando volti , vecchi e nuovi , ogni 2 metri ma non poté non sentirlo.

Il suo cuore perse un battito, mentre un familiare dolore nel petto si instaurò nelle sue ossa ... portandola indietro.

Lo sentì ridere, così come rideva una volta
Così come rideva di lei, quando utilizzava il sarcasmo troppo aggressivamente, quando imprecava per aver fatto cadere le wafers, quando la spaventava mentre meditava.

Quella risata allegra , contagiosa, sincera.
Non poté non riconoscerla, non sentirne l'eco dentro.

Si voltò di scatto.

E lo vide, ad uno dei fast food dove loro solitamente andavano quando erano ancora insieme, in un gruppetto allegro di persone.
Vestito totalmente comune.
Come se uomo era, e semplice uomo era sempre stato.

Robin.

In braccio teneva una bambina.

Una bimba.

Non più di due anni, con due occhi verdi e fosforescenti e i capelli neri. La bambina lo guardava ridere, pendendo dalle sue labbra mente si cucciava un dito.

Come se non fosse stato semplice intuire la situazione, Starfire , la versione più umana di lei che Raven avesse mai visto , si unì alla folla. Cominciò a ridere anche lei, ma Raven era troppo lontana per sentire il motivo.
Robin offrì un occhiata dolce all'aliena, complice , e mise la bimba fra le sue braccia, come ad eliminare i dubbi riguardo alla provenienza degli occhi verdi della bambina.

Il tempo era stato dolce con loro.

Raven sorrise amaramente.
Faceva un po' male.
Creava un certo dolore.
Invidia forse?

Ma alla fine , non poteva non essere contenta per loro, non poteva non sentirsi grata per non aver ricevuto quello che che credeva di meritare.

A volte la vita ti manda su un altra strada quando continui a tenere accanto a te una persona che devi lasciare andare.

Perciò, con amarezza e con accoramento, ci mise meno di un attimo per capire che , 10 anni fa aveva fatto la scelta giusta.

Non aveva intenzione di dimenticare quello che avevano fatto insieme, non aveva intenzione di dimenticare di loro, ma entrambi erano finiti lì dove appartenevano.
Ed era dolce-amaro.

Rimpianto per aver lasciato, compiacimento per la felicità che la loro rottura aveva creato.

Forse...Anche gli addii fanno bene... In fondo.
Magari, chissà, c'è qualcuno anche per lei.

Li guardò ancora. Come un affresco in una cappella, la loro perfezione splendeva.

Erano felici. Erano completi.
Erano destino.

Raven se ne andò, prima di fissarli troppo intensamente e prima che la vedessero.
Soddisfatta in un certo senso.
Delusa in un altro.
Rivolse la schiena a parte della sua vita.
A parte della sua memoria
Rivolse la schiena a quello che un decennio prima avrebbe considerato il suo futuro...se solo la situazione fosse stata un'altra.
E si lasciò andare.
Lì lasciò andare.
Se solo....se solo fosse rimasta lì per un secondo in più
Se solo non si fosse allontanata così ... frettolosamente
Avrebbe sentito Robin chiamare la bimba per nome.

<< Rachel > >

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Capitolo 13
*** 13 ***


13

Robin si sentiva usato.
Come al solito, s'era vestita e se n'era andata senza neanche un ultimo bacio , sparendo dalla sua stanza come se fosse acqua santa per il demonio.

Raven aveva fatto di lui una semplice abitudine, ci andava quando ne aveva voglia, facevano quello che lei voleva, poi si alzava, si vestiva e se ne andava Senza una parola, senza un'emozione sul suo viso. Senza neanche un maledetto e scomodo ' grazie ' tipo ' grazie per la cavallata scemo che non sei altro ' Veniva. Lo toccava. Lo aveva. Se ne andava.
E lui la accettava, dava il meglio di lui per quello che lei voleva, e poi rimaneva solo nel letto freddo, sudato e triste con la speranza di vederla restare distrutta ancora una volta.
Perché sotto la scusa di Raven ' non ho mai provato emozioni non so come gestirle ', il cuore di Robin si spezzava un pò ogni volta che lei usciva dalla stanza senza neanche un ultimo sguardo.

Si sentiva semplicemente un oggetto comodo e soddisfacente. Un semplice nulla, un buono a niente tranne che in quella situazione specifica. Come un...come un attaccapanni che non e buono a nient'altro se non ad attaccare i panni.
Le aveva monstrato il suo amore, le aveva dato il suo cuore, l'aveva distesa dolcemente nel suo letto, il letto che aveva condiviso con qualcuno per la prima volta, e lei...lei era rimasta con tutt'altre idee.

Così lei continuava a tornare per le sensazioni, lui continuava ad accettarla per l'amore.

Raven era un specie d'infezione e guarirla avrebbe richiesto troppo tempo. Perciò la lasciava così. Continuare. Sapeva che un giorno si sarebbe stancata delle sue prestanze e se ne avrebbe cercato un altro, sapeva che tutto questo era qualcosa che lui si era andato a cercare, personalmente
Ma andava bene così. Raven era capace di offrirgli qualsiasi cosa ma non l'amore che lui tanto desiderava

Perciò Robin si trovava in quello stato. Gli spazzi più neri e cupi della sua mente erano occupati da lei. La notte le era inchinata, e ogni sogno la ritraeva accanto a lui cosi come la desiderava... fino a farlo impazzire.
Non riusciva più neanche a riposare , perché spesso la trovava protagonista delle sue notti cosmiche.
Una specie di vittima soffocata dalle voci dentro la sua testa che urlavano il suo nome come fosse la sua dea della salvezza.
A volte, Robin si chiedeva quanto questa situazione era capace di continuare così. E sapeva in un certo senso che nulla poteva cambiare finché lui non ne faceva qualcosa al riguardo.
Ma da dove cominciare, come risolvere questa piaga che complicava la sua vita peggio di un romanzo gotico.

Perciò decise l'impensabile.
Parlarne con Raven
E non come lo faceva di solito, di sfuggita, superficialmente.
Questa volta chiaro, verde in faccia, la verità, i suoi sacrifici, l'impegno e la dedicazione che lui ci ha messo nella loro relazione.
Una specie di piano in parallelo con quello che lei ha fatto per lui, e quello che lui ha fatto per lei.

Si alzò, si vestì e andò a cercarla prima che il coraggio sparisse fra le paure e le preoccupazioni di perderla completamente.
Non sapeva esattamente dove trovarla, ma era abbastanza certo che Raven non si trovava quasi mai in un altro posto se non la sua stanza, perciò iniziò da lì.
E trovatosi davanti alla porta della stanza di Raven si domandò come avrebbe dovuto comportarsi.
Bussare e chiamarla? Raramente funzionava.
Aprire semplicemente? Probabilmente la sua porta era sempre chiusa a chiave.
Cercare di ascoltare cosa succedeva dentro? Solitamente c'era sempre un silenzio soprannaturale oppure piccoli rumori indistinguibili.

Decise di forzare la sua fortuna e tentare di aprire lentamente la porta.
Sì, lo sapeva non era cordiale, non rispettava l'intimità di Rae, era un gesto sgarbato e la sua attitudine da gentleman non avrebbe mai dovuto toccare punti così bassi, ma era arrabbiato. Questa volta c'era rabbia dentro di lui, non era una furia impazzita ma c'era pur sempre qualcosa di machiavellico nella sua persona che gli diceva che per questa volta lo scopo giustificava i mezzi.

Perciò spinse la maniglia della porta che nelle sue mani divenne leggera e si mosse senza intoppi lasciando spazio ad uno scenario che Robin non si aspettava minimamente di vedere.

Circondata dalle sue perenni ombre demoniache che sembravano sollevarla fino al soffitto, gli occhi di Raven erano rossi ed erano quattro, il suo mantello svolazzava e dentro la stanza c'era un vero e proprio vortice, un tornado di energia e poteri elettrizzanti che lasciarono Robin completamente spaventato ed immobile.
Quando gli occhi rossi di Raven lo colpirono, Robin si risvegliò.

< < Raven cosa ti sta succedendo > >
Robin urlò non sapendo se la sua amica fosse capace di sentirlo

Per un corto, cortissimo secondo l'espressione di Raven cambiò e l'odio, la furia che erano dipinti sul suo volto si transformarono in uno ghigno disperato

< < Non....non lo so. Vai via > > ma fu breve, perché la sua faccia tornò ad abbracciare la rabbia di prima

< < Raven. Raven sono qui. Cerca...cerca di calmarti, io non andrò via > >

Robin cercò di schiarirsi le idee, sapeva lavorare sotto pressione, aveva visto Raven andare fuori di testa così, sapeva che erano cose che lei non poteva controllare.
C'era qualcosa che poteva fare. Doveva esserci.

< < Rae...Rae... Rimani qui. Rimani qui con me non....non andare da quella parte, non buttarti in quel buio > > il tono di voce di Robin suonava come una richiesta implorante, come una preghiera, il tocco di disperazione che si sentiva in quelle parole lasciava capire quanto Robin fosse spaventato e quanta paura avesse di Raven in quel momento

I suoi demoni erano riusciti a prenderla, ancora una volta, e ora se ne stavano impossessando.
I suoi occhi diventavano sempre più rossi , bruciando d'odio qualsiasi cosa guardasse, lui compreso e Robin non sapeva cosa fare.
L' autocontrollo di Raven svaniva visibilmente sempre di piú mentre la ragazza cercava di resistere, invano.

Si. Aveva paura di lei, ma non si sarebbe mosso di un centimetro. 
< < Lasciami vedere chi sei Raven. Lasciami vedere cosa sei, lasciami vedere il peggio di te > >  ci fu un secondo di silenzio  < < e poi lasciami amarti comunque > >  aggiunse.

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