Cuore di donna

di Afrodyte
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distrutta ***
Capitolo 2: *** Inutile ***
Capitolo 3: *** Combattuta ***
Capitolo 4: *** In frantumi ***
Capitolo 5: *** Coraggio ***
Capitolo 6: *** Pioggia ***
Capitolo 7: *** Tristezza ***
Capitolo 8: *** Digiuno ***
Capitolo 9: *** La parata di commiato ***
Capitolo 10: *** Brindisi ***
Capitolo 11: *** Impotente ***
Capitolo 12: *** Dividersi ***
Capitolo 13: *** Festa di fidanzamento ***
Capitolo 14: *** Notte insonne ***
Capitolo 15: *** Dichiararsi ***
Capitolo 16: *** Che cosa ho fatto ***
Capitolo 17: *** La nuova Eloisa ***
Capitolo 18: *** All'Operà ***
Capitolo 19: *** Mio ***
Capitolo 20: *** Paura di perderti ***
Capitolo 21: *** Consapevolezza ***
Capitolo 22: *** Cortesia ***
Capitolo 23: *** Brutte notizie ***
Capitolo 24: *** Ricambiare ***
Capitolo 25: *** Svegliarsi insieme ***
Capitolo 26: *** Disarmato ***
Capitolo 27: *** Paul Verlaine ***
Capitolo 28: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 29: *** L'Udienza ***
Capitolo 30: *** Sofferenza ***
Capitolo 31: *** Insieme ***
Capitolo 32: *** Promesso ***
Capitolo 33: *** L'addio ***
Capitolo 34: *** Ti seguirò ***
Capitolo 35: *** Rivoluzione ***
Capitolo 36: *** Il sogno di una vita ***
Capitolo 37: *** Felicità completa ***



Capitolo 1
*** Distrutta ***


"Inutile, è stato tutto inutile"
Seduta sul bordo della fontana, continuo a ripetere queste parole a me stessa cercando di trattenere le lacrime.
Mentre il mio sguardo è perso nel vuoto e le mie dita disegnano piccoli cerchi nell'acqua, il mio pensiero è rivolto a ciò che ormai è soltanto un bel ricordo.
Ma come può un ricordo così piacevole rendere così doloroso il mio presente?
Come può un solo ballo portare così tanta sofferenza?
Eravamo abbracciati, poco fa, e danzavamo al centro della sala, sotto lo sguardo indagatore di tutti gli altri nobili che si domandavano, incuriositi, chi fosse la donna al tuo fianco.
"Ha un viso familiare" hanno detto in molti, ma nessuno ha capito.
Nessuno.
Nessuno tranne te.
Eppure, era proprio da te che non volevo essere riconosciuta.
"Sei stata una sciocca, Oscar"
Dissi, e un sorriso malinconico apparve sul mio volto.
Raggiungo adagio la carrozza che mi sta attendendo dietro l'angolo, non voglio più rimanere in questo posto, ho bisogno di stare  sola, voglio tornare a casa.
Continuo guardare la stoffa bianca di questo vestito per tutto il tragitto, faticando ancora a credere di aver realmente fatto una cosa del genere.
Come vorrei che tutto questo fosse soltanto un brutto sogno, almeno adesso non soffrirei così tanto
"La persona di cui vi parlo è il mio migliore amico"
Una semplice frase ha mandato il mio cuore in frantumi, ma non è questo quello che mi fa più male.
Soffro perchè so che sarò costretta a dirti addio dopo tutto questo e so che quel giorno non tarderà ad arrivare.
Scendo dalla carrozza e alzo lo sguardo verso il cielo, lo avrei potuto vedere con occhi diversi questa sera se solo le cose non fossero andate in questo modo.
Inizio a salire le scale con molta fatica poichè al peso della mia sofferenza si aggiunge anche quello di questo vestito ingombrante e il dolore causato da queste scarpe che mai più metterò in vita mia.
D'un tratto, percepisco la tua presenza alla fine delle scale, Andrè.
Lo so che mi stai guardando, ma io non ho il coraggio di fare lo stesso, riusciresti a leggere la sofferenza nei miei occhi, ma voglio tenere tutto questo per me, per adesso.
Lo so che vorresti sapere, ma ti prego di non chiedermi niente, Andrè.
Non in questo momento, non riuscirei a mostrarmi forte come sempre, non riuscirei a trattenere le lacrime e tu lo sai che odio mostrarmi debole agli altri.
Ti passo accanto continuando a guardare il pavimento e, senza dire niente, mi dirigo verso la mia camera.
Ma li sento, Andrè.
Sento i tuoi passi seguirmi fino alla mia stanza.
Sento il tuo sguardo fisso su di me.
Percepisco la tua voglia di sapere.
Ma è possibile che tu non capisca?
Non farmi domande, ti prego.
Apro la porta ma già so che non lascerai che io la richiuda senza aver spezzato questo silenzio.
Ti conosco, Andrè.
Ti conosco bene.
"Buona notte"
Dico infine, e richiudo la porta alle mie spalle.

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Capitolo 2
*** Inutile ***


Un bicchiere di vino, un altro, un altro ancora.
Sarà il quinto che bevo questa sera e ancora non riesco a scacciare dalla mia testa l'immagine di te, vestita da donna, che balli in compagnia del conte di Fersen.
Maledetto Fersen, avrei dovuto capirlo fin dall'inizio che ti avrebbe portata via da me.
Bello, nobile e valoroso.
Avrei dovuto capirlo, dannazione.
Poso la bottiglia di vino sul tavolo e provo ad alzarmi da questa sedia ma le gambe mi cedono, credo di essere ubriaco.
Anzi, senza "credo", lo sono sicuramente.
Sono ubriaco e continuo a pensare a te, Oscar.
Perchè sei arrivata a tanto?
Possibile che il tuo amore per lui sia così profondo?
Lo invidio, sai Oscar.
Lo invidio perchè è nobile.
Lo invidio perchè adesso lui è con te.
Lo invidio perchè è riuscito a rubarti il cuore.
Ho sempre sperato che sarebbe finita in un altro modo, però.
Mi ero illuso che tu, un giorno, ti saresti accorta di questo amore che mi tormenta da anni e che avresti ricambiato.
E invece hai scelto lui.
Lui che non ti merita.
Lui che mai ti amerà come ti amo io.
Lui che adesso ti starà stringendo a sè.
Come vorrei essere al suo posto, Oscar.
E' stato il primo pensiero che mi è venuto in mente quando, prima, ti ho vista scendere dalle scale vestita da donna.
Oh Oscar, eri splendida.
Il suono della campane riesce a riportarmi a questa triste realtà.
E' già mezzanotte, Oscar.
Quando tornerai a casa?
Provo ad alzarmi da questa sedia, dinuovo, e questa volta ci riesco.
Vado ad aprire la finestra di questa stanza per far entrare un po' d'aria fresca ed è solo quando mi sono riseduto sulla sedia che sento il rumore degli zoccoli dei cavalli calcare la terra.
Torno davanti alla finestra dalla quale mi ero appena allontanato per vedere se è la tua carrozza quella che sta tornando, ed è così.
Scendi dalla carrozza, più bella che mai, e alzi gli occhi verso il cielo.
Guardavi, forse, verso la mia finestra, Oscar?
O volevi semplicemente ammirare la bellezza delle stelle?
Ti vedo entrare a palazzo e mi affretto.
Ho bisogno di parlarti.
Ho bisogno di sapere.
Ho bisogno di capire.
Eppure, adesso che sei di fronte a me tutto il coraggio che avevo un attimo fa è sparito, non riesco a pronunciar parola.
Ti allontani e non mi degni nemmeno di uno sguardo, perchè Oscar?
Perchè mi fai questo?
Ti seguo, non posso lasciarti andar via così o so già che me ne pentirò.
Sai che sono alle tue spalle, eppure non dici niente.
Non vuoi parlarne eh, Oscar?
L'ho capito, sai, eppure ti ho seguita lo stesso.
Perdonami, Oscar, ma è stato più forte di me.
Apri la porta della tua stanza e la richiudi alle tue spalle subito dopo avermi detto freddamente "Buona notte"
"Buona notte"
Ho risposto, quasi bisbigliando, ma sono sicuro che non sei riuscita a sentirmi.
Torno nella mia stanza, ho bisogno di bere ancora, ho la mente troppo lucida nonostante io abbia già bevuto cinque bicchieri di vino.
"E' stato inutile"
Dico portando il bicchiere pieno di vino verso le mie labbra
"Ti ho seguita, ed è stato inutile"

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Capitolo 3
*** Combattuta ***


Sono passati tre giorni, ormai, da quella sera.
Eppure sembra solo ieri che mi tenevi stretta tra le tue forti e possenti braccia.
Ah, dannazione.
Ci penso ancora e temo che la mia ferita non si rimarginerà tanto facilmente.
E' da allora che dirigermi ogni giorno a Versailles per me è diventato un tormento, perchè la paura di incontrarti tra le mura della reggia è tanta, forse anche troppa.
"Sai, Andrè, inizio a pensare che sia arrivato il momento di prendermi una pausa"
Ti dico mentre passeggiamo fianco a fianco nel giardino del palazzo
"Una pausa?"
Ripeti sorpreso
Lo so, questo non è proprio da me.
Ma tu non sai, Andrè, quale dolore sta dilaniando il mio cuore in questi giorni, credimi, sta diventando insostenibile.
"Stavo pensando di lasciare il mio incarico" aggiungo.
Ti fermi di colpo.
Lo so cosa vorresti chiedermi, Andrè.
Ma no, non sono impazzita, sono semplicemente stanca, tanto stanca.
Non riesco più a fingere che questa situazione non mi faccia soffrire perchè fa terribilmente male, in realtà.
"Non fare quella faccia, è soltanto un'idea..e poi, anche tu mi avevi consigliato di non condurre uno stile di vita che non mi è gradito, tempo fa"
Ti guardo.
Perchè non sembri felice di questa mia decisione, Andrè?
Cosa ti preoccupa?
"Hai ragione, Oscar"
Dici abbassando  lo sguardo verso il basso, rassegnato.
Come mai non dici altro, Andrè?
Sai che per me conta molto il tuo parere, eppure questa volta non sembri intenzionato ad esprimerlo.
Ti ho, forse, deluso a tal punto con questa mia decisione?
Oh, spero con tutto il cuore che non sia così.
"Comunque, vorrei che tu sapessi che non ho preso una simile decisione tanto repentinamente, questa è una cosa alla quale stavo pensando già da parecchio tempo e, ora più che mai, sento di aver preso la decisione giusta "
Aggiungo, ma non so neanch'io perchè l'ho fatto.
Suppongo che io lo abbia detto per giustificarmi, in qualche modo, anche se so che non ho bisogno di giustificazioni con te.
Ma tu non proferisci parola.
E rimango in silenzio anch'io, non ho altro da dirti.
Riprendo a camminare e tu mi segui, come fai da sempre, ma continui a guardare verso il basso.
L'ho capito, sai.
L'ho capito che sei assorto nei tuoi pensieri e anch'io lo sono.
Non riesco a fare a meno di pensare a come reagirà mio padre non appena apprenderà la notizia.
Lo so, non la prenderà bene ed è proprio questo che mi preoccupa.
Con quale coraggio gli dirò che io, suo unico erede, ho deciso di lasciare il comando delle guardie reali?
Come farò a guardarlo ancora in faccia, dopo avergli dato questo grande dispiacere?
So bene che sarà un duro colpo per lui.
So che sarò la sua più grande delusione.
Ed è per questo che mi domando se è realmente la decisone più adeguata quella che ho preso.
Forse, aggiungerei solo altro dolore a quello che già sto provando.
Chi lo sa.
Siamo tornati a palazzo, ormai, e io mi trovo di fronte alla porta dello studio di mio padre indecisa sul da farsi.
Ho il braccio sollevato per aria ma non ho il coraggio di bussare alla sua porta.
Proprio così.
Eppure, nemmeno io mi credevo tanto codarda.
Basta, ci rinuncio.
Ma è proprio quando sto per tornare nella mia stanza che la porta si apre.
"Oscar, cosa ci fai quì?"
Abbasso lentamente il braccio e, con esso, anche lo sguardo
"Ecco io..avrei bisogno di parlarvi, padre"
"Certo, entra"
"Ecco, è fatta" continuo a ripetermi nella mente ma non ne sono poi così sicura.
Entro nella stanza e richiudo la porta alle mie spalle, continuando a pregare di riuscire a trovare la forza per confessargli di voler lasciare il comando delle guardie reali.

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Capitolo 4
*** In frantumi ***


"Oscar, devi essere impazzita"
Continuo a ripetere tra me e me mentre cammino nervosamente avanti e indietro per il corridoio.
Oh, tu non puoi immaginare quanto vorrei essere là dentro insieme a te per darti forza.
Ma non posso, dannazione.
So bene che non deve essere stato facile, per te, confessare a tuo padre di voler abbandonare i tuoi soldati, da sempre non hai fatto altro che compiacerlo, invece adesso..
So che penserai di averlo deluso, ma tu sei una donna non un soldato.
Capirà, deve capirlo.
Ma le sento anch'io, Oscar.
Riesco a sentire le sue parole piene di rabbia nei tuoi confronti.
Lo sento inveire contro di te.
Come fai a reggere tutto questo con così tanta fermezza?
Non versi nemmeno una lacrima, Oscar?
So  che sei una donna forte.
Lo so bene, ma non credevo fino a questo punto.
Devo ammetterlo, Oscar, non smetti mai di sorprendermi.
Mi fermo improvvisamente.
Perchè ho sentito il rumore del vetro in frantumi?
Non saranno le bottiglie di vino e i bicchieri che vi ho portato prima, spero.
Eppure, cos'altro si potrebbe essere rotto se non quello.
Possibile che tuo padre sia così adirato nei tuoi confronti?
Stento a crederlo.
Un impulso irrefrenabile mi spinge ad avvicinarmi alla porta dello studio.
So bene che non dovrei, ma non riesco a stare con le mani in mano quando penso che tu sia in pericolo.
Ho bisogno di capire cosa sta succedendo.
Sento il bisogno di proteggerti, voglio saperti al sicuro.
Ma non faccio in tempo ad aprire la porta, sono stato preceduto e, forse, è stato meglio così.
Tuo padre, dopo aver varcato la soglia, mi rivolge uno sguardo fugace e si allontana velocemente senza proferir parola.
Oh Oscar, l'ho vista anch'io la rabbia in quello sguardo, solo un cieco non sarebbe riuscito a vederla.
So quanto quello sguardo ti abbia fatto male.
Ti conosco, Oscar.
Ti conosco bene.
Mi avvicino.
Ho bisogno di cercare anche il tuo sguardo adesso, e ho quasi paura di vederci dentro tanta sofferenza.
Lo sai anche tu, riesco a leggere bene dentro di te, anche se non parli.
Sono alle tue spalle adesso, eppure non dici niente.
"Posso fare qualcosa per te, Oscar?"
Ti volti ed io riesco ad incrociare il tuo triste sguardo solo per un attimo.
"No"
Dici semplicemente, poi continui a raccogliere i pezzi di vetro sparsi sul pavimento.
L'ho capito, Oscar.
Ho capito che vuoi stare sola e voglio accontentarti, anche se mi viene difficile farlo.
Rassegnato, richiudo la porta dello studio alle mie spalle e, senza pronunciar parola, mi allontano tristemente.

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Capitolo 5
*** Coraggio ***


"Coraggio" una semplice parola che non fa altro che rimbombarmi nella testa da qualche ora.
L'avrò pronunciata anche ad alta voce, credo, almeno un paio di volte.
Sono quì, tra i giardini di Versailles, a fare avanti e indietro per cercare di farmi forza e chiedere di essere ricevuta da sua maestà la regina.
Mille dubbi mi assalgono.
Farò realmente bene a dimettermi dal mio incarico?
Credo di si, è quello che voglio.
Ma dopo cosa potrò fare?
Anzi, cosa dovrò fare?
Comportarmi da donna o continuare ad essere un uomo?
Ah, è inutile, non ne verrò mai a capo.
Ormai è una vita che mi pongo sempre la stessa domanda e ancora non sono riuscita a trovare una risposta che mi soddisfi.
"Bene, adesso entro" dico, ma dopo aver varcato la soglia torno indietro
"O forse no" aggiungo sconsolata.
Perchè sono tanto codarda da qualche tempo?
Stento anch'io a riconoscermi.
Mi siedo a terra e mi metto le mani tra capelli, mi sento disperata.
Andrè, come vorrei che tu fossi quì, ho bisogno di te, dove sei?
Ah, dannazione..ancora non riesco a capire perchè ti ho ordinato di restare a casa oggi, sono proprio una sciocca.
Beh, non proprio.
Come avrei potuto mostrarmi così fragile ai tuoi occhi?
No, ho fatto bene.
Mi alzo in piedi e, decisa, mi dirigo verso l'interno ma tutta questa sicurezza viene a mancare quando scorgo, nel corridoio del palazzo, la causa di tutti i miei problemi: Fersen.
L'ultima cosa che vorrei è affrontare anche lui adesso.
Ma cosa potrei fare?
Nulla, suppongo.
Abbasso il volto, fingendo indifferenza.
"Oscar"
Mi fermo di colpo, alzando lentamente gli occhi verso di lui, sperando di riuscire a non crollare di fronte al suo sguardo.
Ah, i suoi occhi, così belli e profondi..e il suo viso, le sue labbra.. perchè è così dannatamente perfetto?
Ma che cosa sto dicendo!?
Io devo dimenticarlo.
Scuoto un attimo la testa per scacciare via dalla mia mente questi strani pensieri.
Mi fingo sorpresa.
"Fersen, anche voi quì"
"E' da tempo che non ho più il piacere di vedervi Oscar, come state?"
Oh, lo so bene.
Sono settimane che cerco accuratamente di evitarvi e proprio oggi ho fallito nel mio intento, penso.
E ringrazio il cielo di non averlo, erroneamente, detto ad alta voce.
"Bene, vi ringrazio"
Sorrido, magari fosse realmente così.
"E voi?"
Aggiungo frettolosamente
"Sto molto bene anch'io, vi ringrazio, ma perchè non vi fermate un po' in mia compagnia? Potremmo fare una passeggiata, avrei bisogno di parlarvi"
"Beh ecco..vedete, adesso proprio non posso, debbo essere ricevuta da sua maestà la regina, ma avremo sicuramente molte altre occasioni per conversare"
"Sicuramente"
Disse facendo un inchino per porgermi i suoi saluti
"Arrivederci Oscar, spero di rivedervi presto"
Sorrisi
"Arrivederci"
Dissi anch'io prima di allontanarmi, continuando per la mia strada.
Giunta dietro la porta del salotto nel quale sono attesa da sua maestà, proprio come l'altro giorno fuori dalla porta dello studio di mio padre, non riesco a trovare il coraggio per bussare.
"Coraggio Oscar, fatti forza"
Dissi, e bussai.
Bene,  ci siamo.
Prendo tutto il coraggio che mi rimane e varco la soglia, richiundendo la porta alle mie spalle.
Tra breve, il mio tormento avrà fine.

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Capitolo 6
*** Pioggia ***


Girovagando tra i giardini di Versailles, cerco di ingannare il tempo mentre attendo che termini il tuo colloquio con la regina.
So bene che mi hai chiesto di aspettarti a casa, ma è stato più forte di me.
Come avrei potuto lasciarti affrontare tutto questo da sola?
Tutti abbiamo bisogno del sostegno di qualcuno, persino tu, anche se ti rifiuti di ammetterlo.
Sento dei passi veloci dirigersi verso il cancello e, voltandomi, scorgo la tua figura da dietro la siepe.
"Oscar"
Ti chiamo, ma non mi senti.
Prendo il mio cavallo e tento di raggiungerti, ma vedo che la strada che hai imboccato non è quella di casa.
Dove stai andando, Oscar?
Penso che potrei tornare a palazzo fingendo di non aver assistito a questa scena, ma la curiosità prende il sopravvento e decido di seguirti, soffocando quell'unica vocina ancora dotata di senso nella mia testa che mi suggerisce di non farlo.
Arriviamo in un luogo isolato, tu ti fermi e ti siedi sull'erba, così decido di proseguire a piedi per un breve tratto, per poterti scrutare più da vicino.
Mi nascondo dietro ad un grande albero a pochi passi da te, sperando di non essere visto.
Inizio a sentire freddo.
Il vento soffia impetuoso e il cielo inizia ad inscurirsi, tra poco pioverà.
Tu non senti freddo, Oscar?
Vorrei raggiungerti.
La tentazione è forte ma a fermarmi sono le tue parole, che mi trafiggono il cuore causandomi un dolore lancinante.
"Fersen..perchè?"
Due parole.
Due semplici parole che riescono a straziare il mio animo e a tormentarlo più di quanto già non fosse.
Perchè hai pronunciato quel nome?
Perchè pensi ancora a lui?
Ti prego, Oscar, dimenticalo.
Dimentica il conte di Fersen.
Voglio che tu non pensi più a lui.
Mi lascio cadere a terra portandomi le mani alla testa, sono disperato.
Sta iniziando a piovere.
Non vuoi tornare a casa, Oscar?
Alzo lo sguardo verso di te.
E' una lacrima quella che sta accarezzando la tua guancia o è solo una goccia d'acqua?
Mi rialzo e decido di tornare a casa senza di te, non voglio violare ancora la tua intimità.
Continuo ad osservarti finchè non raggiungo il mio cavallo, dopodichè mi allontano cercando di non farmi vedere.
Durante il mio ritorno a casa non faccio altro che pensare a te e a come ti starai bagnando a causa della pioggia.
"Se non torni subito a casa prenderai un malanno, Oscar"
Dico, quasi come se potessi sentire le mie raccomandazioni.
Dopo essere tornato a palazzo mi affretto ad accendere il camino, sicuro che tornerai da un momento all'altro.
Ma tu ancora non ti decidi a tornare.
Passai il pomeriggio così, aspettandoti di fronte alla finestra.
Guardavo la pioggia e ripensavo alle tue lacrime.
E più pioveva e più ti pensavo, solo che la pioggia svaniva e tu no.
 

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Capitolo 7
*** Tristezza ***


Ho sempre odiato la pioggia, fin da bambina.
Si porta dietro quell'insopportabile monotonia delle giornate autunnali e un senso di apatia che non ti abbandona mai, l'ho sempre trovata così fastidiosa.
Oggi, invece, ho iniziato ad apprezzarla.
Sono quì, seduta sull'erba bagnata, sotto la pioggia, a fissare un punto impreciso davanti a me.
Un'unica domanda continua a rimbombarmi nella mente: che cos'è questa incommensurabile tristezza che mi pervade l'animo e che mi rende così tanto disperata?
Sono ore, ormai, che me lo domando e in tutto questo tempo sono riuscita a trovare un'unica risposta, un solo nome mi echeggia nella mente: Fersen.
Oh Fersen, i miei sentimenti per te hanno ridotto in cenere ogni fibra del mio corpo.
Non avrei mai creduto che si potesse provare un sentimento così forte e profondo per qualcuno e non avrei mai creduto che io sarei riuscita a provarlo, tantomeno per te.
Io che sono nata donna.
Io che sono cresciuta come un uomo.
Io che non so chi sono.
Il rumore di un tuono che rimbomba nel cielo cupo mi riporta alla realtà.
Mi volto nella direzione di Cèsar: è tutto bagnato e i tuoni lo rendono irrequieto.
"Adesso torniamo a casa"
Dico accarezzandolo.
Salgo in sella al mio cavallo e imbocco la strada per tornare a palazzo.
Non appena varco la soglia d'ingresso, Andrè mi avvolge attorno ad una calda e morbida coperta.
"Coraggio, corri a cambiarti o ti verrà un malanno"
Continua a ripetermi finchè non decido di assecondarlo.
"Agli ordini" esclamo, quasi divertita, e mi dirigo nella mia camera.
Chiudo la porta alle mie spalle e, quasi senza rendermene conto, inizio ad osservare la pioggia che continua a cadere impetuosa dal cielo.
Ed ecco che, come poche ore prima, quella dannatissima frase torna a rimbombarmi nella mente: che cos'è questa incommensurabile tristezza che mi pervade l'animo e che mi rende così tanto disperata?
"E' l'amore"
Dico tra me e me, come se avessi trovato una risposta a tutti i miei problemi.
Anche se sapere qual è la causa di tutti i miei mali non mi è molto d'aiuto, in fin dei conti.
Mi lascio cadere, sfinita, sul letto e il mio sguardo si perde nel vuoto.
Riesco a rivedermi vestita da donna.
Riesco a vederci ballare insieme al centro della sala.
Riesco a vedere le tue braccia attorno al mio corpo.
In quel momento, ho sentito il tintinnio di mille campanelle sfiorate dalla dolce brezza di una mattina primaverile.
"Voi siete davvero bellissima, contessa"
Hai detto, ed io ti ho sorriso.
Ah, la tua voce.. calma, dolce e incredibilmente sicura di sè ancora mi echeggia nel profondo del cuore.
Poi però..
"Voi mi ricordate il mio migliore amico"
E' così che mi hai riconosciuto, è stato il mio comportamento a tradirmi, altrimenti a quest'ora non starei soffrendo in questo modo.
"E' impossibile, ma voi siete.."
Mi sono sentita così in imbarazzo, quella sera.
Non avrei mai pensato di svelarti i miei sentimenti, tantomeno in questo modo.
So bene che non potrai mai ricambiare l'amore che io provo per te.
Per questo motivo, non mi resta che una sola cosa da fare: dimenticarti.

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Capitolo 8
*** Digiuno ***


Oscar, ma cosa ti succede?
Sono giorni, ormai, che sei sempre così triste.
Il tuo sguardo è spento, rassegnato e stanco.
Sembra quasi che neanche la notte il tuo cuore riesca a trovar pace e io non so più cosa fare per aiutarti.
Tutto questo per colpa di quel damerino di Fersen.
Ah, dannato Fersen!
Avrei dovuto saperlo che avresti portato solo guai.
"Oscar, ti ho portato il pranzo"
Dico poggiando il vassoio sulla scrivania di legno della tua stanza.
Sono giorni, ormai, che ti rifiuti di uscire da quì.
"Grazie Andrè, ma non ho molta fame oggi"
"Come ieri sera"
Protesto.
Ma tu non proferisci parola, ti limiti a guardarmi, quasi come se volessi silenziosamente implorarmi di lasciarti sola con il tuo dolore.
"E quella prima ancora"
Aggiungo.
Non ci riesco, Oscar.
Non riesco ad assecondarti in silenzio, non questa volta.
"Oscar, se continui a non mangiare finirai per ammalarti"
Mi avvicino.
"Per favore, fammi contento"
Dico, porgendoti il piatto.
"E va bene"
Dici scocciata.
"Lascia pure il vassoio là sopra, prometto che quando tornerai avrò finito tutto"
Ti assecondo.
"Va bene, Oscar..ma sappi che se quando tornerò non avrai mantenuto la tua promessa, ti imboccherò io stesso"
Dico, sperando di poter ammirare uno dei tuoi splendidi sorrisi che tanto mi mancano.
Però, non sono riuscito ad ottenere neanche una piccola smorfia, sei impassibile.
"D'accordo"
Ti limiti a dire.
Chiudo la porta alle mie spalle e prima che io possa allontanarmi nel corridoio ti sento borbottare
"Che scocciatore"
Sorrido, immaginando la tua aria imbronciata.
Dammi pure dello scocciatore Oscar, l'importante è che mangi qualcosa.
Nel pomeriggio vengo convocato nell'ufficio di tuo padre.
"Andrè, sei proprio sicuro che non ci sia niente da fare?"
Dice, quasi adirato.
"Temo proprio di no, signore..domani mattina ci sarà una parata di commiato in suo onore"
Abbassa lo sguardo, affranto.
"Allora è proprio deciso..ma perchè?"
Era destino che accadesse, signor generale.
Oscar è una donna, non un uomo.
"Mi dispiace, ma non posso esservi d'aiuto, signore..con me non ne ha fatto parola"
Mento.
Si porta una mano alla fronte.
"Capisco, puoi andare Andrè, ti ringrazio"
Mi allontano, non riuscendo a capire come faccia tuo padre a non comprendere.
A me sembra tutto così ovvio.
Sapevo che sarebbe successo, anche se speravo il contrario.
Torno nella mia stanza e mi sdraio sul letto.
"Oscar, tutto questo non ha senso"
Dico, quasi bisbigliando.
Già, tutto questo non ha senso.
Chiudo gli occhi e non ci penso.

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Capitolo 9
*** La parata di commiato ***


In groppa a Caèsar, mi dirigo verso la reggia di Versailles per assistere alla mia parata di commiato.
Mi sento sollevata, perchè questa sarà l'ultima volta che mi dirigerò lì per lavoro.
Questa sarà l'ultima volta che rischierò di incontrarti a corte.(1)
Appena varco il cancello d'ingresso del palazzo riesco a scorgere in lontananza tutti i miei soldati schierati nel cortile.
Mi avvicino.
"Girodelle, date pure ordine di iniziare la parata"
Dico.
Prima avrà inizio tutto ciò, prima potrò allontanarmi da questo posto che tanto mi ricorda che il mio è un amore impossibile, perchè tu ami sua maestà la regina Maria Antonietta, non me.
"Agli ordini, colonnello"
Risponde Girodelle, riportandomi a questa triste realtà.
I miei soldati iniziano a sfilare di fronte ai miei occhi, ma io ho lo sguardo rivolto verso il balcone dal quale mi salutasti prima che accadesse tutto ciò.
Prima di quella sera in cui mi vestii da donna.
Prima di quella sera in cui iniziai a soffrire così tanto.
Terminata la parata, porgo i miei saluti a Girodelle che tanto mi è stato vicino in questi anni.
"Voglio che sappiate che ho chiesto a sua maestà la regina che vi venisse assegnato il mio incarico, tenente"
Dico, prima di congedarmi.
"Comandante, vi prego di ritornare sulla vostra decisione, non potete abbandonare i vostri soldati"
Lo guardo decisa
"Mi rincresce, ma non posso fare ciò che voi mi chiedete, quella che ho preso è una decisione definitiva"
Gli rivolgo un ultimo sguardo prima di salire in sella al mio cavallo ed avviarmi al cancello
"Girodelle, prendetevi cura dei miei uomini"
"Come desiderate, comandante"
Mi risponde, visibilmente addolorato.
Salgo in groppa a Caèsar e mi allontano il più veloce possibile.
"Comandante"
Ripeto tra me e me
"Da oggi in poi, nessuno potrà più chiamarmi così"

(1) Questa sarà l'ultima volta che rischierò di incontrarti a corte_ Ho lasciato "incontrarti" perchè nella mente di Oscar c'è, ancora, sempre e solo Fersen.

___________________________________________________________________________________________________________________________________ Dato che questo capitolo è davvero molto corto, ho pensato di pubblicare oggi stesso anche quello successivo, buona lettura :)

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Capitolo 10
*** Brindisi ***


E' trascorsa un'altra settimana da quando hai abbandonato il tuo incarico e, personalmente, sono molto più felice adesso che in passato.
Sono felice, perchè posso tracorrere più ore del mio tempo in tua compagnia adesso che non sei più così impegnata come anni addietro.
Neanche ricordo quando è stata l'ultima volta che mi hai dedicato così tanto tempo, credo che, l'ultimo ricordo che ho, risalga ad un periodo della nostra infanzia.
Poi hai iniziato ad allenarti con tuo padre in modo sempre più assiduo ed io sono diventato un semplice compagno di allenamenti, anzi, a detta di tuo padre ero solo "un modello maschile da poter imitare", ma questo poco importa, mi è sempre bastato starti accanto, non mi interessa con quale ruolo.
Oggi, però, sono riuscito a perdere tutto questo.
E' incredibile come, da un momento all'altro, le cose possano cambiare.
E noi restiamo così, inermi e impotenti di fronte alla scia degli eventi.
O, almeno, io ero impotente di fronte a quella che per me era una tragedia.
Avevo percepito una strana sensazione dentro di me, ma non le avevo dato molta importanza, in fondo, perchè preoccuparsi?
Stava andando tutto bene.
Infatti, stava.
Ma ho cambiato idea non appena ho visto la carrozza di Girodelle nel giardino di palazzo Jarjayes.
Altro damerino che mi ha sempre dato sui nervi.
Ricordo che una volta di fronte al mio "Voi non la conoscete bene come me" ha risposto seccato "La conosco abbastanza" quasi come se stessimo facendo una gara a chi ti conosce meglio.
"Si, ma io sono cresciuto insieme a lei"
E, di fronte a questo, non aveva potuto ribattere.
Se quella era una gara, io con questa frase mi ero sicuramente guadagnato la vittoria.
"Andrè, il signor generale ha chiesto di portare una bottiglia di vino nel suo studio"
Mi dice mia nonna, riportandomi alla realtà.
Rispondo sarcastico
"Abbiamo ospiti"
Ma, evidentemente, mia nonna deve aver male interpretato questa mia affermazione, rispondendo a ciò che lei aveva capito essere una domanda
"Si, si tratta del conte Victor Clèment de Girodelle"
Come pensavo, è proprio lui.
"Che sarà venuto a fare?"
Dico tra me e me
"Ah non lo so, ma ha l'aria di essere un incontro molto importante"
Risponde mia nonna, prima di correre in cucina a dare delle direttive per il pranzo.
"E va bene, andiamo a servire il vino"
Dico, prima di dirigermi nello studio.
Quando arrivai, il generale e il conte continuarono a conversare come se niente fosse.
"Allora è deciso"
Dice il generale
"Avete la mia benedizione, conte"
Benedizione?
Benedizione per cosa?
"Vi ringrazio generale, quello che mi fate è un onore immenso"
Si stringono la mano
"Andrè, riempi i bicchieri, dobbiamo festeggiare"
Dice il generale
Così, porgo un bicchiere a ciascuno di loro e mentre stavo riponendo la bottiglia sul vassoio sentii quella fatidica frase
"Un brindisi per queste nozze, a voi e ad Oscar"
E non so cosa fece più rumore in quel momento, se il vetro della bottiglia in frantumi cadutami dalle mani o il mio cuore che si sgretolò in mille pezzi.

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Capitolo 11
*** Impotente ***


Sola nella mia stanza, sono sdraiata sul letto, in cerca di un po' di pace.
C'è molto fermento oggi a palazzo, riesco a sentire i passi veloci delle cameriere provenire dal corridoio.
Chissà perchè Nanni le tortura in questo modo stamani, di solito c'è questo viavai solo quando abbiamo ospiti importanti per pranzo o per cena.
Mi alzo cercando qualcosa da fare e, proprio quando decido di iniziare a leggere un buon libro, sento bussare alla porta.
La apro, trovandomi di fronte Andrè con il viso pallido e lo sguardo assente.
"Tuo padre mi ha chiesto di chiamarti, ti sta aspettando nel suo studio"
Mi dici.
Ma che ti succede, Andrè?
"E' accaduto qualcosa?"
Ti chiedo, visibilmente preoccupata.
Ma tu non mi rispondi e, come se nulla fosse, ti volti e te ne vai.
Ma perchè?
Questo comportamento non è da te.
Poso il libro che stringo ancora tra le mani e mi dirigo verso lo studio di mio padre.
Fuori la porta incontro Nanni e, sperando di poter ottenere una risposta almeno da lei, le faccio la stessa domanda che poco fa ho fatto a te,  Andrè.
"Coraggio, entra"
Mi dice
"Tuo padre ti sta aspettando"
Di sicuro, questa situazione non promette nulla di buono.
Così, mi faccio coraggio ed entro.
E, con mia grande sorpresa, trovo mio padre in compagnia di Girodelle.
Molto strano.
Che avranno da dirsi?
"Madamigella, che gioia rivedervi"
Mi irrigidisco.
Madamigella?
"Girodelle, da quando in quà mi chiamate così?" avrei voluto domandargli, ma lo tenni per me.
"Vieni a sederti quì Oscar, dobbiamo parlare"
Faccio come mi viene ordinato e prendo posto di fianco al tenente.
"Il conte è venuto quì, quest'oggi, per chiedermi la tua mano, Oscar"
Che cosa!?
"Ed io ho deciso di accettare"
Sgrano gli occhi, non riuscendo a credere a quanto ho appena udito.
"Dal momento in cui hai deciso di abbandonare il tuo incarico e di non prendere più il mio posto in futuro, ho pensato che la cosa migliore per mantenere intatto l'onore della famiglia sia quella di dare in sposa l'unica figlia che ancora non ha preso marito e il conte de Girodelle è un ottimo partito"
Concluse il discorso mio padre, accentuando bene quelle ultime parole "ottimo partito".
Quindi, da figlio sono diventata una figlia adesso.
Bene, sono contenta che dopo venticinque anni ve ne siate accorto, padre.
Meglio tardi che mai si suol dire, giusto?
E invece no.
Quanto dolore mi avreste risparmiato se solo mi aveste trattato come una figlia fin dall'inizio, forse Fersen avrebbe potuto accorgersi di me come donna e non mi avrebbe, di certo, considerato il suo migliore amico.
Scuoto la testa per scacciare via il triste ricordo di quella sera che ancora mi tormenta.
"Madamigella" s'intromette Girodelle.
"Credetemi, non erano queste le mie intenzioni, non ho mai pensato di arrivare a tanto, mi sarei accontentato di starvi accanto, in silenzio, per il resto dei miei giorni, ma da quando avete lasciato il comando non ho più avuto modo di vedervi e ho realizzato che non mi sarebbe bastato farvi visita una volta ogni tanto come un buon vecchio amico, per questo ho deciso di prendere coraggio e chiedere a vostro padre la vostra mano, Oscar"
Oscar.
Sentir pronunciare il mio nome mi fece sobbalzare.
Allora, tutto questo, non è solo un brutto sogno.
E, più prendevo consapevolezza di ciò, più le immagini di me e Fersen ballare al centro della sala iniziavano a diventare sfocate nella mia mente.
Ora, al posto del mio bellissimo conte svedese, immaginavo Girodelle.
E fu in quel momento che sentii una fitta al cuore.
Lo guardai.
E mille pensieri mi rimbombarono nella mente.
Un uomo al quale ho dato ordini per tutti questi anni dovrebbe diventare mio marito?
Un uomo per il quale non provo niente?
Un uomo che non è te? (1)
No, non voglio.
"Padre"
Prendo coraggio
"Io non ho alcuna intenzione di sposarmi"
Dico stringendo i pugni con tutta la forza che ho in corpo, ignorando totalmente la presenza di Girodelle al mio fianco.
"Mi rincresce, Oscar, ma ormai ho deciso, sposerai il conte Victor Clèment de Girodelle"
Mi alzo di scatto
"Bene"
Guardo Girodelle con tutto il disprezzo che provo nei suoi confronti in questo momento.
Come ha potuto prendere un'iniziativa del genere senza prima consultarmi.
"Ci sposeremo conte, ma sappiate che ciò avverrà contro la mia volontà"
Dissi.
E me ne andai sbattendo la porta alle mie spalle.
Per quel giorno non uscii dalla mia stanza e vietai a chiunque l'ingresso.
Piansi.
Piansi tanto.
Piansi tutta la notte.
"Non voglio trascorrere il resto della mia vita accanto ad un uomo che non amo"
No, non voglio.
E con questi pensieri mi addormentai.

(1) "Che non è te"_ Ho scritto "te" riferendomi a Fersen perchè, nella mente di Oscar, quel te ha un nome ben preciso e non c'è bisogno di specificare perchè, per adesso, lei non pensa ad altri che a lui.

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Capitolo 12
*** Dividersi ***


Oscar si sposa.
La mia Oscar si sposa.
Ancora non riesco a farmene una ragione.
Questa terribile notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno.
Come potrò vederla accanto a un altro?
Come potrò stare senza di lei?
Ormai è una vita che le sono accanto, come possono chiedermi di cambiare proprio adesso?
Però, è chiaro che ci separeranno.
E, forse, è meglio così.
Come potrei vederla accanto a quel damerino?
Già questa sera, per me, sarà una tortura.
Eh si, questa sera.
Come vorrei che non arrivasse mai.
"Andrè, li hai spediti tutti gli inviti per il fidanzamento di madamigella Oscar con il conte de Girodelle?"
"Si, nonna"
Dico.
E come vorrei non averlo fatto.
"Bene, allora porta questo nella camera di madamigella, dovrà indossarlo questa sera, è un dono del conte"
Guardo quello che dovrebbe essere uno splendido abito da sera e, invece, per me non si addice per niente a Oscar.
Se il conte, quando lo ha acquistato, ha pensato che le sarebbe piaciuto si è sbagliato di grosso, è troppo vistoso per lei che adora la semplicità.
Eseguo il mio incarico, anche se controvoglia, e mi dirigo nella stanza di Oscar.
"Ho detto che non voglio vedere nessuno, almeno fino a questa sera"
Che tono duro.
Non è da te comportarti così, come una ragazzina viziata.
Però, fai bene a protestare.
"Oscar sono io, Andrè"
Sento dei passi.
"Scusa, credevo che fossero già arrivate le cameriere a prepararmi per il grande evento"
Dici facendomi entrare.
"A proposito di preparativi, dovrai indossare questo"
Dico mostrandoti il vestito
"E' un regalo del conte"
Lo guardi per pochi secondi prima di affermare che, anche per te, quest'abito "è orribile".
Eh già, fa proprio schifo.
Però, cerco di tirarti su il morale, per quanto mi sia possibile.
"E, invece, ti starà benissimo"
Ti siedi sul letto.
"Sei proprio caro, Andrè"
Dici guardando il pavimento.
Sappiamo entrambi che fiocchetti e merletti non fanno per te, ma dovrai farci l'abitudine ormai, devi diventare una donna, niente più uniforme o pantaloni.
"E poi.."
Aggiungo
"E' lo stesso colore dei tuoi occhi, ti starà d'incanto"
Dico prima di farti l'occhiolino ed uscire dalla tua stanza.
"Andrè.."
Riesco a sentire il suono basso della tua voce dal corridoio
"Come farò senza di te?"
Ed ecco che torna quella morsa allo stomaco.
Lo sai anche tu, allora, che ci separeranno.
Oscar, quì la vera domanda è: come farò io senza di te?
Perchè sappiamo entrambi che tu finirai per abituarti alla mia assenza, ma io?
Io che ho dedicato tutta la mia vita a servire la tua famiglia.
Io che ho trascorso tutte le mie giornate al tuo fianco.
Io che non riesco ad immaginarti accanto ad un uomo che non sia io.
Dove troverò la forza per accettare tutto questo?
Dove troverò la voglia di voler continuare a vivere sapendoti tra le braccia di un altro?
Tutto questo è troppo anche per me.
E, così, con tutti questi pensieri che non fanno altro che tormentarmi l'anima, mi dirigo nel salone centrale dove mi attende il lavoro più duro che mi sia capitato di svolgere da quando lavoro per questa famiglia: arredare la sala nella quale si terrà la festa per il tuo fidanzamento.

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Capitolo 13
*** Festa di fidanzamento ***


"Ed ecco a voi madamigella Oscar Françoise des Jarjayes"
Sento pronunciare il mio nome dal corridoio nel quale mi trovo e non mi resta che girare l'angolo per mostrarmi a tutti conciata in questo modo.
Ma non ce la faccio, è più forte di me.
Abbasso lo sguardo per guardare un'altra volta questo abito azzurro che mi hanno costretto ad indossare.
"E' un dono del conte" hanno detto.
Ma quanto poco mi conoscete, Girodelle.
Già, non mi conoscete affatto.
"Eppure volete sposarmi.."
Mi lascio sfuggire ad alta voce, ma non credo che qualcuno sia riuscito a sentirmi, sono praticamente tutti di là nel salone ad attendermi.
Vengo annunciata nuovamente ai miei ospiti e, questa volta, non mi resta che mostrarmi al loro cospetto.
Con ancora lo sguardo rivolto verso il basso, volto l'angolo lentamente senza trovare, in me, la forza per riuscire a guardare i miei ospiti negli occhi dopo essermi mostrata a loro come non mi avevano mai vista prima d'ora: vestita da donna.
C'è silenzio in sala e ho l'impressione che nessuno dei nobili quì presenti sia disposto a parlare per primo e rompere questo silenzio che altro non fa che aumentare il mio imbarazzo.
Ma ecco che qualcuno prende il coraggio per fare la prima mossa e porre fine a questa mia tortura.
Dei passi si fanno spazio tra la folla e si avvicinano sempre di più a me, fino a fermarsi al mio fianco.
Ma io rimango così, immobile, con lo sguardo rivolto verso il basso.
Ed ecco che mi viene porta una mano che decido di stringere per prendere coraggio.
Alzo, finalmente, lo sguardo verso l'uomo che si trova al mio fianco, sperando di trovarci Andrè, l'unico uomo in grado di riuscire a capirmi realmente in questa situazione, l'unico che è sempre stato in grado di comprendermi, l'unico che può dire di potermi conoscere realmente.
Guardo l'uomo al mio fianco e, con mio grande dispiacere, mi accorgo di aver accettato l'aiuto di.. Girodelle.
"Siete bellissima questa sera, questo vestito vi stà d'incanto"
Mi dice sorridendomi
"Grazie" rispondo semplicemente e, con il mio futuro consorte al mio fianco, mi dirigo al centro della sala dove hanno appena iniziato a suonare un minuetto.
"Madamigella, mi fate l'onore di concedermi questo ballo?"
Mi chiede Girodelle tenendomi ancora stretta la mano.
Ma senza attendere una mia risposta, mi stringe a sè e, insieme a noi, anche gli altri nobili iniziano a danzare al centro della sala.
E, così, dopo un ballo, un altro e un altro ancora, decido di allontanarmi dal mio partner per dirigermi in giardino per trovare, almeno per qualche minuto,  un po' di pace.
Mi siedo sul bordo della fontana ed inizio a disegnare piccoli cerchi nell'acqua, proprio come qualche settimana fa, dopo essere stata rifiutata da Fersen.
"Fersen.." bisbiglio tra me e me
"Oscar" mi sento chiamare per tutta risposta
Mi volto di scatto, sperando di aver solo immaginato di aver udito quella voce che potrei riconoscere tra altre mille.
E, invece, no.
E' proprio lui, la causa del mio tormento.
"Fersen, cosa ci fate voi quì?"
Dico alzandomi in piedi di scatto
"Io, come tutti gli altri nobili, sono venuto quì per festeggiare il vostro fidanzamento, Oscar"
E, in quel momento, sentii una fitta al cuore.
Il vostro fidanzamento, che brutto sentir pronunciare queste parole dall'uomo che amo.
"Sapete, credo che il vestito bianco dell'altra volta si addica molto di più alla vostra persona, non che questo non vi stia bene"
Sgranai gli occhi.
Allora avete capito tutto.
"Lo fate per questo, vero?" aggiunge subito dopo.
"Cosa?" dico,  fingendo di non aver capito a cosa stia alludendo
"Tutto questo: la festa, il matrimonio..lo fate a causa del mio rifiuto?"
Ma io non rispondo, rimango in silenzio.
"Oscar, se io avessi saputo che donna siete fin dall'inizio, forse io.."
"Non aggiungete altro" lo interrompo trattenendo le lacrime "Non lo fate, ve ne prego..ho già cancellato certi sentimenti dal mio cuore" dico guardandolo negli occhi
"Ed è per questo che avete deciso di sposare Girodelle? Perchè adesso è lui l'uomo che amate?"
"Ecco io.."
Ma non faccio in tempo a rispondere.
"Madamigella" mi sento chiamare da Girodelle.
Ci giriamo entrambi verso la sua direzione.
"Mia cara, gli ospiti in sala chiedono di voi"
Rivolgo un ultimo sguardo a Fersen prima di allontanarmi con il mio futuro sposo
"Ne riparleremo" sento urlare Fersen da lontano "Oscar, ne riparleremo"
Ma io fingo indifferenza e raggiungo gli altri nobili nella sala.

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Capitolo 14
*** Notte insonne ***


Sdraiato sul letto, nella mia stanza, cerco di prendere sonno per non pensare che, mentre io sono quì da solo, tu stai ballando abbracciata a Girodelle ai piani inferiori.
Mi giro e rigiro nel letto, potandomi un cuscino alla testa per cercare di far diminuire il rumore assordante della musica e delle voci degli altri nobili che, diversamente da me, adesso si stanno divertendo.
"Ah, è inutile!" affermo "Con questo rumore non riuscirò mai a dormire"
Così, mi alzo e mi dirigo verso la finestra per trovare la  pace e la tranquillità che, in questo momento, mi mancano.
La apro e una folata di aria fresca mi accarezza il viso.
"Ah, che pace" dico tenendo gli occhi chiusi e respirando a pieni polmoni quell'aria genuina.
Ma ecco che sento provenire dal giardino una voce che, per un attimo, mi porta via il respiro e mi fa perdere un battito del cuore.
"Oscar" sento urlare da Fersen.
Guardo verso il basso e vedo Oscar seduta al bordo della fontana che, sentendosi chiamata, si alza di scatto.
Fersen, ma cosa sarà venuto a fare quì?
E sembra che io e te ci siamo posti la stessa domanda solo che, a differenza mia, tu hai avuto il coraggio di domandarglielo ad alta voce.
"Io, come tutti gli altri nobili, sono venuto quì per festeggiare il vostro fidanzamento, Oscar"
Ti risponde il bel conte.
Oscar, ma come si permette a chiamarti così e prendersi tutta questa confidenza, persino io, anni fa, venivo ripreso da mia nonna perchè il termine adatto con il quale mi sarei dovuto rivolgere a te è madamigella Oscar.
"Sapete, credo che il vestito bianco dell'altra volta si addica molto di più alla vostra persona, non che questo non vi stia bene"
Continua Fersen di fronte al tuo silenzio.
Ma tu non proferisci parola, come darti torto, mi sarei comportato così anch'io, forse.
"Lo fate per questo, vero?" aggiunge subito dopo.
Per questo, cosa?
Ma cosa sarà successo l'altra sera al ballo?
E' una domanda che mi pongo da giorni, anche se non sono ancora riuscito a trovare una risposta che mi soddisfi.
"Cosa?" chiedi tu, fingendo di non comprendere a cosa si stia riferendo il conte.
Andiamo Oscar, l'ho capito persino io che, in realtà, hai capito a ciò che sta alludendo Fersen.
"Tutto questo: la festa, il matrimonio..lo fate a causa del mio rifiuto?"
Rifiuto?
Ha detto rifiuto? Ho capito bene?
E' per questo che da settimane non fai altro che piangere, la notte?
E' per questo che l'altro giorno ti rifiutavi di mangiare?
E' davvero per questo che siamo arrivati ad un matrimonio?
Perchè Oscar?
Lui non vale così tanto.
"Oscar, se io avessi saputo che donna siete fin dall'inizio, forse io.."
Continua Fersen, ma tu lo interrompi bruscamente
"Non aggiungete altro, non lo fate, ve ne prego..ho già cancellato certi sentimenti dal mio cuore"
Davvero Oscar?
Lo hai già dimenticato?
Stento a crederci e, come me, anche Fersen ne dubita.
"Ed è per questo che avete deciso di sposare Girodelle? Perchè adesso è lui l'uomo che amate?"
E si vede che tu non sai cosa rispondere, stai solo prendendo tempo per pensare.
Per pensare se dire la verità o meno, suppongo.
"Mia cara, gli ospiti in sala chiedono di voi"
Mia cara?
Sposto lo sguardo verso l'ingresso della sala e vedo Girodelle che, a quanto pare, ti ha salvata da questa situazione complicata.
Lo raggiungi e, insieme a lui, ti unisci agli altri nobili.
"Ne riparleremo" ti urla Fersen da lontano "Oscar, ne riparleremo"
E, credendo di aver sentito abbastanza per questa sera, decido di chiudere la finestra e di tornare a letto.
Sopra il soffitto bianco della mia camera rivedo te, vestita da donna, che ti allontani insieme a Girodelle.
"E' davvero questo ciò che il futuro ha riservato per noi, Oscar?"
Mi domandai e, in attesa di una risposta che mai sarei riuscito ad ottenere in vita mia, mi addormentai.

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Capitolo 15
*** Dichiararsi ***


La festa è, ormai, terminata ed io mi ritrovo nella mia stanza sola con me stessa, in balia dei miei pensieri.
"Ne riparleremo" mi ha urlato Fersen da lontano, ma non sono sicura che sia ciò che voglio.
Personalmente, preferirei non rivederlo più, per poter porre fine alla mia sofferenza, per poterlo dimenticare, per poter mettere un punto a tutta questa storia.
"Ma la mia storia un punto non cel'ha"
Affermo ad alta voce.
Eh si, è proprio così.
Abbasso lo sguardo verso la mia mano sinistra.
Non c'era nulla lì fino a qualche ora fa, mentre adesso questo anello regalatomi da Girodelle non fa altro che ricordarmi che nel giro di qualche mese sarò una donna sposata.
Una donna sposata, mi ci vorrà un'eternità per potermi abituare al fatto che a breve lo sarò.
In realtà, mi ci vorrebbe altrettanto tempo per potermi abituare al fatto di essere nata donna.
L'ho sempre saputo, a dire il vero, ma non mi sono mai sentita tale.
Almeno, prima di questa sera.
Prima di mostrarmi a tutti vestita da donna.
Prima di ricevere in dono un anello dal mio futuro sposo.
Prima di sentirmi indifesa per la prima volta in vita mia, proprio come una donna.
Prima d'oggi non mi ero mai sentita indifesa, infatti.
Mi sentivo sicura di me stessa con la mia uniforme.
Mi sentivo protetta con Andrè al mio fianco.
"Andrè"
Dico, rendendomi conto che è da questo pomeriggio che non ti vedo.
Mi alzo ed esco dalla mia camera, così, senza pensarci due volte.
Attraverso tutto il corridoio e mi fermo di fronte alla porta della tua stanza.
Con il braccio ancora in aria, resto immobile lì davanti.
"Ma cosa sto facendo?" mi domando.
Non è da me presentarmi, nel cuore della notte, nella tua stanza solo per parlare.
Chissà che cosa penserai di me, dopo questo.
Abbasso lo sguardo, osservando il vestito azzurro che ancora non ho tolto.
"In fondo, non è da me nemmeno questo"
Dico, riferendomi al vestito, alla festa, al matrimonio.. a tutto questo (1)
Così, prendo coraggio, ma quando sto per bussare la porta si apre improssivamente.
"Andrè" dico, sorpresa
"Oscar, hai bisogno di qualcosa?" dici, visibilmente sorpreso anche tu di trovarmi quì
"Ecco io..veramente no" affermo imbarazzata
Brava Oscar, e il coraggio che avevi qualche secondo fa dov'è finito?
"Hai bisogno di sfogarti con qualcuno, non è vero?"
Lo guardo negli occhi.
"Oh Andrè, tu sei l'unico in grado di capirmi così bene" vorrei dire.
Ma non lo faccio, lo tengo per me.
A questo punto, basterebbe, almeno, un semplice sì.
Eppure non riesco a dire nemmeno quello.
Lo guardo, imbarazzata.
Mi sorridi e ti sposti un pochino per lasciarmi passare.
"Coraggio, vedrai che parlare con qualcuno ti farà bene"
Dici chiudendo la porta alle tue spalle.
Mi siedo sul letto e, proprio come qualche ora fa alla festa, non riesco a non guardare verso il basso.
Ti siedi accanto a me e mi prendi la mano per infondermi coraggio, proprio come ha fatto Girodelle al ballo di fronte al mio imbarazzo.
"Allora, Oscar, che cosa ti succede?"
Alzo lo sguardo e, guardandoti negli occhi, mi accorgo che questo è proprio quello che avrei voluto ricevere prima alla festa, perchè è ciò che ho sempre ricevuto ed è ciò che vorrei continuare a ricevere anche in futuro: il tuo conforto, Andrè, non quello di Girodelle.
Ma, purtroppo, questo non sarà possibile.
Perciò, devo iniziare a farmene una ragione, fin da subito.
"Scusami Andrè, ma ho fatto un errore a venire quì"
"Come?"
"Si, ho sbagliato..d'ora in avanti non sarà più con te che dovrò confidarmi"
Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la porta per tornare nella mia stanza, ma tu ti alzi di scatto e mi afferri il polso
"E con chi dovrai farlo? Con Girodelle?" mi chiedi, visibilmente adirato.
"Si, esatto, proprio con lui" dico guardandoti negli occhi con aria di sfida.
Ma sfidarti per cosa, poi?
"Con lui che ti vuole diversa da come sei? Che stà cercando di cambiarti pian piano?"
Mi urli, stringendomi ancora di più il polso che tieni ancora con la tua mano
"Lui non mi sta cambiando, Andrè!"
Dico, iniziando ad agitare la mano per cercare di liberarmi dalla tua presa.
"Ah no? Allora guardati allo specchio, Oscar, e dimmi se sei sempre la stessa"
Dici trascinandomi di fronte alla finestra, per farmi osservare il mio riflesso.
Lo so bene anch'io, Andrè, che non sono più io.
Per questo sto così male, ma come posso dartela vinta?
Io, Oscar Françoise de Jarjayes, che mi lascio comandare da un uomo al quale ho sempre dato ordini fino a qualche settimana fa?
"Tu non capisci Andrè, lui mi ama!"
Dico, ma non lo penso davvero.
Dopodichè, accadde tutto in un attimo.
Tu, arrabbiato più che mai, mi spingi sul tuo letto.
"Se davvero ti amasse non cercherebbe di cambiarti in questo modo e non ti farebbe indossare questo!"
Dici strappandomi il vestito.
Io inizio a piangere.
"Così mi fai paura, Andrè"
Dico portandomi le mani davanti agli occhi, per non farmi vedere in queste condizioni da te.
E, di fronte alle mie parole e alle mie lacrime, ritorni in te.
Lasci cadere a terra la stoffa della gonna che mi hai strappato con rabbia e ti porti le mani nei capelli, disperato.
"Ti prego, perdonami Oscar" dici sedendoti sulla poltrona verde accanto al tuo letto "Giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa"
Smetto di piangere
"Oscar, per vent'anni sono stato con te e ho provato dell'affetto per te, solo per te.. io ti amo Oscar e credo di averti sempre amato"
Sgrano gli occhi e mi metto a sedere sul letto di scatto
"Andrè, tu.."
Dico, sorpresa di sentirti pronunciare quelle parole nei miei confronti perchè, in tutti questi anni, non mi sono mai resa conto dell'amore che tu nutrivi per me.
Com'è possibile?
Si può essere così ciechi?
"Ti prego, Oscar, dimentica quanto è successo poco fa, non avrei mai voluto comportarmi così nei tuoi confronti, sono mortificato, davvero, ma sentirti dire che io non sono in grado di comprendere il sentimento che Girodelle prova nei tuoi confronti mi ha fatto perdere la ragione, perchè io sarei pronto a donare anche la mia vita per te..e poi, io non cambierei niente di te, neanche un capello"
Mi alzo, stupita da quelle parole, e mi fermo accanto a te.
Metto una mano sulla tua spalla e tu alzi lo sguardo su di me.
"Per quanto è accaduto poco fa non ce l'ho con te, piuttosto, perdonami tu, Andrè"
Mi guardi incredulo
"Si, perdonami per come mi sono comportata poco fa, non pensavo davvero tutto ciò che ho detto" continuo di fronte al tuo silenzio "Vorrei che tu mi perdonassi per tutti questi anni in cui non mi sono mai accorta dei sentimenti che tu nutrivi per me e, soprattutto, vorrei che mi perdonassi perchè non potrò mai ricambiare i tuoi sentimenti, Andrè"
Dico, cercando di trattenere le lacrime.
L'ultima cosa che vorrei fare, Andrè, è darti un dispiacere, non dopo che ho scoperto come hai sofferto in questi anni, ma non voglio nemmeno mentirti.
Mi prendi la mano, dolcemente questa volta, e la stringi con la tua.
"Lo so, Oscar, purtroppo lo so"
Dici lasciandomi la mano.
Mi allontano da te, ancora scioccata per quanto accaduto poco fa.
 E, aprendo la porta, ti dico "Buona notte, Andrè"
"Buona notte, Oscar"
Dici, e richiudo la porta alle mie spalle.

 


(1) a tutto questo è la stessa frase pronunciata da Fersen al ballo perchè, ovviamente, Oscar si trova ancora a riflettere su quanto accaduto

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Capitolo 16
*** Che cosa ho fatto ***


Mi giro e rigiro nel letto cercando di prendere sonno, ma non ci riesco, è più forte di me, se chiudo gli occhi ti rivedo accanto a Girodelle con quel dannatissimo vestito azzurro.
Per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione Fersen: il vestito bianco si addice molto di più alla tua persona.
Oscar, mia cara.

Sento ancora quelle parole rimbombarmi nella testa, la mia sta diventando un'ossessione.
Mi alzo, ho bisogno di bere.
"Bere per dimenticare" dico dirigendomi verso la porta.
E, quando la apro, non posso credere ai miei occhi.
Oscar ma..cosa ci fai tu quì?
"Andrè" mi dici sorpresa
"Oscar, hai bisogno di qualcosa?"
"Ecco io..veramente no" dici abbassando lo sguardo.
"Hai bisogno di sfogarti con qualcuno, non è vero?" ti chiedo.
Ma non dici niente.
E rimani così: ferma, immobile come una bambola.
Così, mi sposto per lasciarti passare, ho capito che è quello che vuoi, ma ti manca il coraggio per ammetterlo.
"Coraggio, vedrai che parlare con qualcuno ti farà bene"
Dico richiudendo la porta alle mie spalle.
Ti siedi sul letto e continui ad osservare il pavimento.
Mi sembri così fragile, Oscar.
Mi avvicino e prendo posto accanto a te.
"Allora, Oscar, che cosa ti succede?"
Ti chiedo prendendoti le mani e stringendole tra le mie.
Sono state rare le volte in cui ho potuto avvicinarmi così a te, in cui ho tenuto strette le tue mani fra le mie e, adesso più che mai, mi sono reso conto che mi mancava questo contatto.
"Scusami Andrè, ma ho fatto un errore a venire quì" dici guardandomi negli occhi.
"Come?" chiedo incredulo.
Errore?
Da quando in quà conversare con me è diventato un errore?
Lo abbiamo sempre fatto.
"Si, ho sbagliato..d'ora in avanti non sarà più con te che dovrò confidarmi"
Dici alzandoti dal letto per dirigerti verso la porta.
Prontamente, mi alzo e afferro il tuo polso, non posso lasciarti andare via così.
"E con chi dovrai farlo? Con Girodelle?" ti chiedo alzando il tono della voce.
Non dirmi di sì, ti prego Oscar.
Non potrei sopportarlo.
Non con lui che sta cercando di cambiarti pian piano.
Non con lui che ti sta facendo diventare una donna che non sei, una donna simile alle altre.
Tu non sei così, tu sei diversa.
"Si, esatto, proprio con lui"  dici guardandomi negli occhi.
E, così, alzo la voce
"Con lui che ti vuole diversa da come sei? Che sta cercando di cambiarti pian piano?"
Ti urlo contro
"Lui non mi sta cambiando, Andrè!" mi rispondi.
Ma come puoi dire questo, Oscar?
Non hai visto che stai indossando un abito lungo?
"Ah no? Allora guardati allo specchio, Oscar, e dimmi se sei sempre la stessa"
Dico portandoti di fronte alla finestra, sperando di farti aprire gli occhi.
"Tu non capisci Andrè, lui mi ama!"
E, sentendo queste parole, persi il lume della ragione.
Io non capisco?
Forse, è Girodelle che non ti ama abbastanza, che è diverso.
Perchè, se davvero ti amasse, non cercherebbe di cambiarti a poco a poco.
Così, scaglio addosso a te tutta la rabbia che mi ha assalito in questo istante.
"Se davvero ti amasse non cercherebbe di cambiarti in questo modo e non ti farebbe indossare questo!"
Urlo, strappandoti la gonna di questo dannatissimo vestito.
Avrei voluto farlo da quando la nonna mi ha chiesto di consegnartelo questo pomeriggio.
"Così mi fai paura, Andrè" dici iniziando a piangere.
E, di fronte alle tue lacrime, ritorno in me.
Ti guardo piangere distesa sul mio letto e lascio cadere a terra la stoffa che sto stringendo, con rabbia, fra le mani.
Mi sembri così indifesa, Oscar.
Come ho potuto farti una cosa del genere.
Ancora scosso, mi siedo sulla sedia verde accanto al mio letto.
"Ti prego, perdonami Oscar, giuro su Dio che non ti farò mai più una cosa come questa"
Dico, quasi bisbigliando.
E tu smetti di piangere.
"Oscar, per vent'anni sono stato con te e ho provato dell'affetto per te, solo per te.. io ti amo Oscar e credo di averti sempre amato"
Confesso.
Tanto, ormai, non ho più nulla da perdere, perchè ti ho già persa.
Ormai, appartieni a..
No, non riesco neanche a pensarci.
"Andrè, tu.." ti limiti a dire
Eh già, come potresti dire altro.
Lo capisco, Oscar, non ti preoccupare.
Ti guardo.
"Ti prego, Oscar, dimentica quanto è successo poco fa, non avrei mai voluto comportarmi così nei tuoi confronti, sono mortificato, davvero, ma sentirti dire che io non sono in grado di comprendere il sentimento che Girodelle prova nei tuoi confronti mi ha fatto perdere la ragione, perchè io sarei pronto a donare anche la mia vita per te"
Ed è vero, lo farei senza pensarci due volte.
Poi, guardo la stoffa che ho lasciato cadere ai piedi del letto e aggiungo
"E poi, io non cambierei niente di te, neanche un capello"
E abbasso lo sguardo, incapace di incrociare il tuo.
Sento i tuoi passi farsi vicini a me e non mi volto, convinto che tu te ne stia andando dopo tutto ciò.
E invece no, ti fermi al mio fianco e poggi una mano sulla mia spalla.
Sussulto sentendo quel contatto, di fronte a quel gesto che mai prima d'ora hai fatto in vita tua, perlomeno, non nei miei confronti.
"Per quanto è accaduto poco fa non ce l'ho con te, piuttosto, perdonami tu, Andrè" mi dici
E ringrazio il cielo per aver ottenuto il tuo perdono.
"Ma io non ho niente da perdonarti, Oscar" vorrei dire, ma mi limito a guardarti, incredulo
"Si, perdonami per come mi sono comportata poco fa, non pensavo davvero tutto ciò che ho detto"  continui tu, di fronte al mio silenzio "Vorrei che tu mi perdonassi per tutti questi anni in cui non mi sono mai accorta dei sentimenti che tu nutrivi per me e, soprattutto, vorrei che mi perdonassi perchè non potrò mai ricambiare i tuoi sentimenti, Andrè"
Dici con una voce rotta dal pianto, come se potessi intuire tutto il dolore che, per anni, ho provato
"Lo so, Oscar, purtroppo lo so" dico.
Dopodichè, ti allontani e, dopo avermi augurato la buona notte, richiudi la porta alle tue spalle.
Mi alzo e raccolgo il pezzo di stoffa che si trova ancora sul pavimento
"Che cosa ho fatto"
Dico, sentendomi colpevole.
Come ho potuto farti questo, Oscar?
Non me lo perdonerò mai.
Mai.

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Capitolo 17
*** La nuova Eloisa ***


Io ti amo, Oscar, e credo di averti sempre amata.
Queste parole non fanno altro che rimbombarmi nella testa da qualche ora.
Sdraiata sul letto, nella mia stanza, continuo ad osservare il soffitto e a rivedere quel pezzo di stoffa caderti dalle mani.
Per quanto è accaduto ieri sera non ce l'ho con te, però non riesco proprio a smettere di pensarci.
Possibile che, in tutti questi anni, io non mi sia mai accorta di niente?
Sono sconvolta.
Mi alzo e mi metto ad osservare l'abito azzurro che ieri sera ho lasciato sulla sedia.
"Credo che sia arrivato il momento di gettarti nella spazzatura" dico, riferendomi al vestito.
Se qualcuno dovesse accorgersi delle sue condizioni, inizierebbe a fare un sacco di domande, meglio sbarazzarsene.
Indosso i miei pantaloni, che tanto mi erano mancati, e mi dirigo verso camera tua, Andrè, con un po' di imbarazzo.
Busso e, quando mi apri la porta, scorgo un leggero imbarazzo anche in te.
"Andrè, avrei bisogno del tuo aiuto" dico
Annuisci e ci dirigiamo nella mia stanza.
"Vorrei che tu mi aiutassi a sbarazzarmi di questo abito" dico indicandolo.
"Ma Oscar.." tenti di protestare "E' un regalo del conte"
"Se qualcuno lo vedesse in queste condizioni inizierebbe a fare molte domande, non credi?"
 Dico per cercare di farti ragionare, ma sembra che queste mie parole ti abbiano riaperto una ferita che aveva appena iniziato a richiudersi.
"Hai ragione, farò come vuoi tu"
Ti sorrido
"Bene, perchè personalmente non vedevo l'ora di gettarlo nell'immondizia"
Dico, cercando di farti capire che anch'io, come te, l'ho sempre odiato.
Ti faccio l'occhiolino ed esco dalla stanza, lasciandoti svolgere questo compito che, presumo, tu abbia apprezzato, almeno un po'.
Nel corridoio, incontro Nanni
"Oh Oscar, eccoti quì, stavo giusto venendo nella tua camera, questa mattina un messaggero del conte ha lasciato questa per te"
Dice porgendomi una lettera
"Ti ringrazio"
Dico osservando la lettera che stringo tra le mani.
Sento i passi di Nanni allontanarsi nel corridoio e, così, rimasta sola, decido di aprire la busta.

Madamigella,
Vogliate farmi l'onore di raggiungermi questa sera all'operà dove verrà inscenata la storia de "La nuova Eloisa", sono sicuro che vi farà riflettere.
Attendo questa sera con impazienza e spero che sia lo stesso anche per voi.
Vostro Victor.

 

Guardo incredula quella lettera.
Sono sicuro che vi farà riflettere.
Ma come si permette?
La nuova Eloisa, conosco bene questa storia.(1)
Una donna nobile che si innamora di un uomo che nobile non è.
Una donna che rinuncia al suo amore per sposarsi con un uomo di buona famiglia.
"Girodelle, come vi siete permesso" dico stringendo con rabbia quella lettera
"Oscar, ho fatto quello che mi hai chiesto" dice Andrè  facendomi sussultare.
Andrè.
Ma certo, si riferisce a lui.
"Bene, ma ora vorrei che tu mi facessi un altro favore, Andrè"
Ti dico
"Vorrei che mi accompagnassi all'operà"
"All'operà?" chiedi sorpreso
"Ho ricevuto una lettera di Girodelle, vuole che lo raggiunga lì questa sera"
Dico con rabbia, ripensando a ciò che mi ha chiesto di andare a vedere.
"Come vuoi" dici abbassando lo sguardo
"Non ti preoccupare, non ci staremo molto"
Dico prima di andarmene.
Mi chiudo nella mia stanza e inizio a camminare, nervosamente, avanti e indietro.
"Girodelle, questa me la pagherete"

 

(1) La nuova Eloisa è un romanzo di Rousseau in cui la protagonista, Eloisa, si innamora del suo maestro di umili origini.
Tuttavia, ella si metterà l'anima in pace e sposerà un uomo nobile a causa di un'imposizione del padre ma, nonostante ciò, i tre si ritroveranno a vivere, per un certo periodo, sotto lo stesso tetto grazie ad una concessione del marito.
La storia finisce, però, tragicamente in quanto, alla fine, il maestro decide di allontanarsi e, dopo essere partito, riceve una lettera tramite la quale egli apprende che Eloisa, dopo essersi tuffata nelle acque gelide di un fiume, si è ammalata e sta per morire.
(Questo romanzo viene citato anche nel manga)

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Capitolo 18
*** All'Operà ***


Seduti nella carrozza uno accanto all'altra, ci stiamo dirigendo all'Operà,  come desiderato dal conte.
Ancora non capisco perchè tu mi abbia chiesto di accompagnarti, in fondo, sarei fuori luogo.
Io, te e il tuo fidanzato.
E' un'idea che non mi piace per niente.
Ma, per te, farei questo e altro.
"Oscar, sei proprio sicura di non preferire che io ti aspetti fuori?"
Ti chiedo, speranzoso, non appena scesi dalla carrozza
"No Andrè, voglio che questa volta tu venga con me"
E, di fronte a questa tua risposta, non posso fare altro che seguirti.
"Oscar, mia cara, sono contento di rivedervi"
Dice Girodelle non appena ti vede
"Ah, vedo che avete portato anche Andrè con voi"
Aggiunge osservandomi
"Certo, in fondo, saremo sempre insieme noi tre d'ora in avanti, non è così Girodelle?"
Rispondi sarcastica
Oscar, ma cosa stai dicendo?
"Come dite?"
Chiede il conte di fronte a questa tua strana affermazione
"Ma come, Girodelle, non mi dite che per amor mio non siete disposto a fare questo sacrificio, anche ad Eloisa, nel romanzo, viene concesso dal marito di vivere sotto lo stesso tetto del suo amante"
Dici e, di fronte a questa tua affermazione, il conte impallidì
"Oscar ma.." m'intrometto io
Devi essere impazzita, non c'è altra spiegazione.
"Ti prego Andrè, lascia che il conte ci spieghi del perchè di questo invito"
Mi intimi a tacere
"Ma..vedete madamigella, ero convinto che vi avrebbe fatto piacere"
Tenta di giustificarsi
Tu tiri fuori una lettera nascosta nella manica del tuo nuovo vestito rosa e gliela mostri
"Voi dite, Girodelle? Ed io che ero sicura di essere venuta fino a quì per riflettere"
Dici sventolandogliela davanti agli occhi
"E bene, io ho riflettuto ma sappiate che, al contrario di Eloisa, non mi metterò mai l'anima in pace, non acconsentirò mai a questo matrimonio!"
E, detto questo, strappi la lettera che stringi tra le tue mani e gliela getti ai piedi
"E voi dovreste vergognarvi per aver pensato di me e di Andrè una cosa tanto ignobile"
Aggiungi prima di voltarti e avvicinarti a me
"Come puoi vedere, Andrè, la storia della rappresentazione la conosco già molto bene, quindi sarebbe inutile rimanere, torniamo a casa"
Dici e ti allontani senza aggiungere una parola.
Mi volto verso il conte che, rimasto a bocca aperta, ti guarda mentre ti allontani
"Ma io non intendevo.."
Lo sento bisbigliare tra sè e sè, quasi balbettando.
Gli rivolgo un inchino per porgergli i miei saluti e, senza proferir parola, ti seguo.
Sorrido tra me e me, devo ammettere che questa sfuriata da parte tua se l'è proprio cercata.
Ti raggiungo
"Oscar, non credi di avere un po' esagerato?" ti domando.
"No Andrè, meritava una lezione"
Ti limiti a rispondere prima di alzare il tuo vestito e salire sulla carrozza.
Sorrido ancora
"Eh si, se la meritava"
Dico tra me e me.
Mi volto, per vedere se il conte ha avuto la decenza di seguirti fino a fuori, ma niente, si vede che è rimasto ancora lì imbambolato.
Prendo posto accanto a te e, dopo aver dato ordine al cocchiere di tornare a palazzo, iniziamo il nostro viaggio di ritorno.

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Capitolo 19
*** Mio ***


Durante il viaggio di ritorno, nessuno dei due ha il coraggio di iniziare a dialogare con l'altro, non dopo la scenata imbarazzante che ho fatto in pubblico.
Avrei potuto evitarlo, è vero, ma Girodelle questa volta ha proprio superato il limite.
Mi volto per iniziare ad osservare la luna ma, senza rendermene conto, finisco per guardare il mio riflesso sul vetro.
Guardati allo specchio, Oscar, e dimmi se sei sempre la stessa.
Queste tue parole, Andrè, ancora rimbombano nella mia testa.
"Andrè" dico "Pensi davvero che cambiare sia sbagliato?"
Mi guardi dubbioso
"Voglio dire, pensi che io sbagli a comportarmi come una donna?"
Tento di spiegarti meglio
"No, se è ciò che vuoi"
Mi rispondi semplicemente.
Già, ma la verità è che non so neanch'io cosa voglio.
Per anni ho desiderato comportarmi da donna, come tutte le altre fanciulle a corte, e il mese scorso l'ho desiderato più che mai, ma adesso che ho capito come ci si sente, quanto poco si viene interpellate, non sono più tanto sicura di volerlo.
Ti guardo e penso che potrei perdermi nei tuoi occhi.
"Sai, Andrè, grazie a tutta questa situazione ho capito che non ti ho mai apprezzato abbastanza" penso.
Avrei voluto dirtelo, in realtà, ma la tua voce ha preceduto la mia.
"Che cosa succede?" mi chiedi, visibilmente agitato.
Ti guardo dubbiosa.
"Come?"
"La carrozza, Oscar! La carrozza si è fermata!"
E' vero.
Io non me ne sono proprio accorta.
Colpa dei tuoi occhi, Andrè.
Sposti la tendina della carrozza e, alla vista della folla inferocita che ci circonda, impallidiamo.
"Sono dei nobili" grida qualcuno "Prendiamoli!"
E, detto questo, iniziano ad accanirsi contro la nostra carrozza.
Ti guardo, spaventata.
Un uomo ti prende dal colletto e inizia a tirarti fuori facendoti passare tramite l'apertura della porta.
"No!" grido.
E inizio a tirarti per il braccio per cercare di opporre resistenza.
Però, altri uomini aprono la porta della carrozza e mi prendono per il bacino.
"Oscar!" ti sento gridare.
"Lasciatelo! Lui non è un nobile!"
Urlo più forte che posso.
"Andrè! Lasciatelo!"
Ma è tutto inutile.
Alcuni iniziano a distruggere la nostra carrozza, mentre altri ci trascinano in due direzioni diverse.
Non so dove mi stiano portando, Andrè, ma in questo momento non riesco a pensare ad altri che a te.
A te che stai rischiando la tua vita a causa mia.
A te che hai continuato ad urlare il mio nome fino a che ho potuto sentirlo.
A te che temo di non rivedere mai più.
Tento di liberarmi dalla presa di questi uomini, ma con questo vestito non riesco ad essere molto agile.
Mi sento impotente.
"Lasciatemi!" urlo
Ma niente da fare.
Mi sento disperata
"Andrè! Che cosa gli state facendo!?"
Mi dimeno, ma loro sono più forti di me.
"Alla forca!" gridano con rabbia "Maledetti nobili!"
Mi viene da piangere.
Andrè, che cosa ti hanno fatto?
All'improvviso, si sente il rumore di uno sparo e, colti di sorpresa, gli uomini che mi tenevano ferma, mollano la presa ed io cado per terra.
"Chi è quell'uomo sul cavallo?" sento che si domandano in molti.
E, ringraziando il cielo per aver mandato quest'uomo in mio aiuto, mi nascondo in un vicolo poco distante da lì.
Sono seduta a terra con la schiena appoggiata al muro.
"Prendiamolo!" sento urlare la folla e, subito dopo, riesco a percepire i loro passi farsi lontani.
Tento di alzarmi in piedi, devo venire a salvarti, Andrè.
Ma riesco solo a fare due passi, prima di cadere a terra.
Mi sento così debole.
Tutto ad un tratto, inizio a sentire dei passi veloci venire nella mia direzione.
Inizio a tremare di fronte all'idea di ricadere tra le grinfie di quella folla inferocita.
"Oscar" mi sento chiamare "Siete voi?"
Tento di alzarmi, ancora.
Inizio a vacillare ma, fortunatamente, la presa di quest'uomo mi impedisce di cadere nuovamente a terra.
"Fersen, voi quì?"
Dico, felice di aver incontrato una faccia amica.
"Oscar, state bene?" mi domandate.
Ma io inizio a dimenarmi.
"Andrè, che cosa ti hanno fatto?"
Urlo, ma voi non vi decidete a mollare la presa.
"Lasciatemi! Il mio Andrè è in pericolo!"
E, insieme a voi, sgrano gli occhi.
"Che cosa avete detto? "Il mio Andrè"?"
Vi guardo, senza riuscire a trovare una giustificazione a quanto è appena accaduto.
"D'accordo" mi dite "Andrò io a salvare il vostro amico"
E, detto questo, sparite.
Mi lascio cadere a terra, sconvolta.
"Il mio Andrè" continuo a ripetere "Il mio Andrè"
Non riuscendo ancora a credere di averlo detto veramente.
Alzo lo sguardo verso il cielo e inizio a pregare che tu sia salvo.
"Se le forze non me lo avessero impedito" confesso "Sarei andata io a salvare il mio Andrè".

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Capitolo 20
*** Paura di perderti ***


"Maledetti nobili, alla forca!"
Urlano questi uomini inferociti che mi hanno legato le mani dietro la schiena e che, tra breve, mi impiccheranno.
"Oscar" continuo ad urlare "Che cosa le avete fatto?"
Ma nessuno mi ascolta.
Nessuno mi risponde.
Vengo sballottato a destra e a sinistra e mi sento impotente.
Non è per me che mi preoccupo, ma per te.
"Oh Signore" inizio a pregare "Ti supplico, salva almeno lei"
E, come se Dio avesse ascoltato le mie preghiere, vedo un uomo a cavallo farsi spazio tra la folla.
"Sono il conte Has Axel di Fersen" inizia ad urlare per farsi ascoltare "Perchè non impiccate me al suo posto?"
Gli uomini si guardano tra loro dubbiosi
"E chi è Fersen?"
Si domandano in molti, finchè uno di loro afferma "Ma è l'innamorato di Maria Antonietta!"
E, presa la consapevolezza di ciò, mi lasciano cadere a terra, come se fossi un oggetto di poco valore.
"Già, impicchiamo prima lui"
Urlano correndogli dietro.
Fersen si allontana velocemente in groppa al suo cavallo e, con lui, anche la folla inferocita.
Rimasto solo, inizio a dimenarmi per cercare di allentare la corda che mi stringe i polsi: devo venire a cercarti.
Riuscito nel mio intento, corro più veloce che posso e raggiungo il luogo in cui ti ho vista per l'ultima volta, il luogo in cui ci hanno assalito.
"Oscar" inizio ad urlare "Dove sei?"
Continuo a correre, nonostante mi manchino le forze per farlo: è il pensiero di te in pericolo che mi permette di continuare a reggermi in piedi.
Tutto ad un tratto, vedo un pezzo di stoffa rosa a terra e inizio a pregare che non ti sia accaduto nulla di male.
"Oscar, rispondimi!"
Continuo ad urlare, sperando che la mia voce riesca a raggiungerti.
"Andrè, sono quì"
Sento provenire la tua voce da lontano.
Allora sei viva, sia ringraziato il Cielo!
Inizio a correre nella tua direzione e, svoltato l'angolo, riesco a vederti seduta a terra alla fine del vicolo.
Ti vengo incontro e ti aiuto ad alzarti.
"Andrè" dici gettandomi le braccia al collo "Ho temuto che.."
"Adesso è tutto finito" ti interrompo io, stringendoti forte a me.
Ti guardo negli occhi e ringrazio Dio per avermi dato l'opportunità di farlo ancora.
"Oscar, ce la fai a camminare fino a casa?"
Ti domando reggendoti con un braccio
"Si, non ti preoccupare, Andrè"
Mi rispondi, ma si vede che fai fatica.
Così, torniamo a casa passo dopo passo, sorreggendoci l'un l'altra.
Quando torniamo a palazzo, la nonna ci sta già aspettando all'ingresso.
"Oh Signore!" inizia ad urlare "Che cosa è successo?"
Dice venendoci incontro.
"Nonna, manda qualcuno a chiamare il dottore, deve visitare Oscar"
Le dico avanzando pian piano.
Tu mi guardi negli occhi.
"Dovrà visitare anche te, Andrè" mi dici "Non pensare solo a me"
Ma come faccio, Oscar?
Come faccio a non pensare solo a te?
Lo sai che non ci riesco.
Ti sorrido
"Coraggio, entrate in casa" ci rimprovera la nonna.
Così, una volta entrati,  la nonna corre a chiamare qualcuno per mandarlo dal dottore mentre io e te ci dirigiamo ai piani superiori.
Arrivati di fronte alle scale, ti prendo in braccio e ti accompagno nella tua stanza.
"Andrè" mi dici con le guance rosse "Riesco a camminare da sola"
Ti appoggio sul letto
"Non con la caviglia ridotta in quelle condizioni, Oscar,  mi sono accorto che non riesci a poggiare il piede a terra, hai zoppicato per tutto il tempo"
Ti dico, prima di dirigermi verso la porta
"Tra poco arriverà il dottore, nel frattempo, buon riposo"
Mi sorridi
"Buon riposo anche a te, Andrè"
Dici e richiudo la porta alle mie spalle.
Torno nella mia stanza e, sfinito, mi lascio cadere sul letto.
Sul soffitto bianco, riesco a vedere te seduta a terra in quel vicolo.
"Oscar, ho avuto paura di perderti"
Dico e ripenso a quell'abbraccio che mi hai dato solo qualche ora fa.
Quell'abbraccio.. cosa darei per stringerti di nuovo così a me.
Chiudo gli occhi, per riuscire a catturare quest'immagine nella mia mente.
E, con il ricordo delle tue braccia attorno al mio collo, mi addormentai, sperando di restare così insieme a te anche nei miei sogni.

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Capitolo 21
*** Consapevolezza ***


"Non temete, madamigella" dice il dottore bendandomi la caviglia "Si tratta di una semplice distorsione, tenetela a riposo e vedrete che, nel giro di due o tre giorni, tornerete a camminare come prima"
"Vi ringrazio, dottore" rispondo distendendo la gamba sul letto.
"Bene, adesso vi devo lasciare, vi prego di portare i miei saluti a vostro padre"
Dice il dottore prima di uscire dalla stanza.
Mi guardo intorno: sono completamente sola, anche se, in questo momento, vorrei la tua compagnia più di ogni altra cosa, Andrè.
Dopo quello che è successo, ho capito che non riuscirei a stare senza te.
Guardo il soffitto e mi rivedo con le braccia attorno al tuo collo.
"Adesso è tutto finito" mi hai detto e mi hai stretta forte a te.
Mi sono sentita così bene in quel momento, al sicuro tra le tue braccia.
Se mi avessero detto che al mondo si potesse provare una cosa del genere non ci avrei creduto, non prima di questa notte.
Questa notte in cui ho temuto di perderti.
Questa notte in cui ho scoperto di amarti.
Il mio Andrè, è così che ho detto.
E ancora stento a crederci.
"Andrè"
Dico, quasi bisbigliando.
Come se sentire il dolce suono del tuo nome mi desse l'impressione di averti vicino.
Come se ripeterlo ad alta voce mi infondesse tanta serenità.
Chiudo gli occhi e mi porto le mani al petto, immaginandoci ballare, al centro della sala, l'uno abbracciato all'altra.
Non posso fare a meno che sorridere di fronte all'immagine che si è creata nella mia mente, dove non ci sono problemi, dove non ci sono differenze di rango, dove non ci sono nè Fersen nè Girodelle.
Ci siamo solo io e te, insieme.
"Oscar"
Dici facendomi sussultare
"Scusa, ti ho svegliato?"
Mi domandi
"No, no tranquillo, sono sveglia" ti dico "Avevi bisogno di qualcosa?"
"Sono solo passato a vedere se c'è qualcosa che io possa fare per te, il medico mi ha detto che ti sei slogata una caviglia"
"In realtà si, vorrei che tu stessi un po' quì con me"
Vorrei risponderti, ma mi manca il coraggio per farlo.
"Non ho bisogno di niente per il momento, ti ringrazio" dico  "Piuttosto, tu ti sei fatto visitare dal medico?"
"Si, stai tranquilla, ho la pelle dura io! Non ho niente di rotto, solo qualche livido"
Dici facendomi l'occhiolino
"Bene" dico
"Ah Oscar" aggiungi un po' titubante "Volevo dirti che Fersen, questa notte, è tornato nei suoi appartamenti sano e salvo"
E devo ammettere che queste tue parole un po' mi hanno colpito.
Perchè me lo hai detto usando quel tono, Andrè?
Perchè me lo hai detto con tanta urgenza?
So cosa pensi, esattamente ciò che pensavo anch'io fino a questa notte.
Pensi che io sia innamorata di lui.
E' così, non è vero?
Non negarlo.
Eppure, non era il suo volto che speravo di vedere alla festa quando, alla fine, ho stretto la mano a Girodelle.
Non erano i suoi occhi che mi hanno incantato a tal punto da non accorgermi cosa stesse accadendo intorno a me.
E, soprattutto, non era per la sua vita che mi sono preoccupata l'altra sera, più che per la mia.
Ma era per la tua.
Tutto mi riconduce a te, Andrè.
Non potrei immaginare nessun altro al mio fianco, se non te.
"Grazie per l'informazione"
Ti rispondo e tu mi sorridi.
"Allora vado ad aiutare la nonna, Oscar, per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi"
Ti raccomandi
"Sei molto caro Andrè"
Dico e ti osservo mentre ti allontani nel corridoio.
Torno a guardare il soffitto e rivedo il tuo dolce sorriso.
"Il mio Andrè"
Sussurro.
E, in quel momento, ebbi l'impressione che, finalmente, quel dolce suono mi appartenesse.

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Capitolo 22
*** Cortesia ***


"Andrè"  Mi sento chiamare, con insistenza, da mia nonna "Andrè, vieni!"
"Arrivo!" Le urlo dal corridoio nel quale mi trovo.
La raggiungo e, per mia grande sfortuna, la trovo in compagnia dell'ultima persona che avrei sperato di vedere proprio oggi: Girodelle.
Questa non ci voleva, non dopo la terribile nottata che abbiamo appena trascorso.
"Andrè" dice mia nonna "Il conte ha chiesto di vederti"
Alzo un sopracciglio
"A me?" domando.
"Si, avrei bisogno di parlarvi" s'intromette Girodelle.
"Bene, allora io vi lascio soli"
Conclude la nonna richiudendo la porta alle sue spalle.
"Arrivederci conte" dice prima di uscire.
Mi avvicino a lui e lo guardo incuriosito.
Che cosa vorrà mai da me?
"Vi ascolto" gli dico.
"Vedete Andrè, sono venuto a conoscenza della disgrazia che vi è accaduta questa notte" mi dite "Lei come sta?"
"Ha solo una caviglia slogata, signore" rispondo.
"Posso vederla?"
"Veramente, ha chiesto di non essere disturbata" confesso.
"E' proprio per questo che mi sono rivolto a voi, non è che potreste intercedere per me?"
No, conte, quello che mi chiedete è troppo.
Chiedere proprio a me di intercedere per voi, con che coraggio?
"Ma vedete.." tento di tirarmi fuori da questo impiccio.
"Pensateci bene, Andrè, se voi farete questo favore a me, io ne farò uno a voi"
Lo guardo sorpreso
"Come dite?" domando perplesso.
"Vedete, ciò che più mi preme, in questo momento, è conquistare al più presto il cuore di Oscar, tanto il matrimonio ci sarà ugualmente, ormai è deciso, ma se almeno riuscissi a farmi volere bene.. chissà, magari in futuro potrebbe amarmi"
Stringo forte i pugni e mi trattengo dal tirargliene uno in faccia.
Ma come si permette?
Oscar non è una bambola, è una persona in carne ed ossa, e ha dei sentimenti che non può comandare a proprio piacimento.
Non si sceglie di chi innamorarsi, ci si innamora e basta.
"Non vedo come io possa aiutarvi in tutto ciò" rispondo, visibilmente adirato.
"Andrè, attualmente siete la persona alla quale dà più ascolto, non potete negarlo e, se voi farete questo favore a me, io ne farò uno a voi, come vi ho già detto"
Risponde pacato.
Ma come fa a dirmi una cosa del genere restando così tranquillo?
Sembra quasi che mi stia dicendo una cosa normalissima anche se, in tutto questo, di normale non c'è niente.
"Voi non potete farmi alcun favore, conte" gli dico.
Ed è così.
Non avrei nulla da chiedergli in cambio, perchè non potrebbe farmi alcun favore, a parte quello di non sposare Oscar, ma dubito che ci rinunci.
"A dire il vero, ci sarebbe una cosa che io potrei fare per voi" dice Girodelle "Vedete, ho riflettuto molto questa notte sulla situazione che si è andata a creare e sulle parole pronunciate ieri sera da Oscar.. com'è che ha detto?"
Dice picchiettandosi il dito sulla guancia e alzando gli occhi verso l'alto, come se stesse pensando
"Ah si! Anche ad Eloisa viene concesso dal marito di vivere sotto lo stesso tetto del suo amante"
"Quindi?" lo intimo a continuare
"Ebbene, ho capito che ha ragione, questa è la soluzione! Se voi mi aiuterete a conquistarla, Andrè, vi permetterò di continuare a vivere insieme come avete sempre fatto, diventerete un mio dipendente e sarà tutto come prima, ma se mi negherete il vostro aiuto, vi verrà vietato di vederla, a voi la scelta"
"Ma questo è un ricatto!" protesto.
Possibile che sia arrivato a tanto?
"No, questa è una cortesia" risponde Girodelle.
Lo guardo e mi rendo conto che mai, più di oggi, ho desiderato prenderlo a pugni, neanche quando ha chiesto la tua mano, Oscar.
Una sola domanda continua a rimbombarmi nella mente: con che coraggio è venuto fino a quì per dirmi questo?
Come ha osato?
E questo sarebbe l'uomo con il quale dovresti trascorrere il resto della tua vita?
No, Oscar, tuo padre non avrebbe potuto prendere una decisione peggiore.
"Allora?" mi domanda Girodelle impaziente.
"No conte, come vi ho già detto, io sono la persona meno indicata per svolgere questo compito e, adesso, vogliate scusarmi"
Dico dirigendomi verso la porta
"Ve ne pentirete, Andrè"
Continua a ripetermi, ma io lo ignoro ed esco dalla stanza.
"Aspettate!"
Urla Girodelle venendomi incontro.
Mi volto
"Annunciatemi a Oscar, dato che non può camminare, andrò io da lei" mi dice "Almeno questo potete farlo" conclude con rabbia, anche se l'unico arrabbiato quì dovrei essere io.
Lo guardo, cercando di trovare una scusa per tirarmi indietro.
Ma non riesco a trovarne nemmeno una.
Questo, purtroppo, è un compito che mi spetta.
"Va bene, conte" dico "Seguitemi"
E, insieme, ci dirigiamo verso la tua stanza, Oscar.
Questa, per te, non sarà una bella sorpresa.

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Capitolo 23
*** Brutte notizie ***


Nel pomeriggio, chiedo di non essere disturbata da nessuno, nel caso in cui io riceva visite dal mio futuro sposo che, adesso più che mai, non vorrei vedere.
Ciò che provo nei suoi confronti è solo disprezzo: è colpa sua se ieri sera ci hanno aggrediti, se non avesse mandato quell'invito noi saremmo rimasti a casa e tu, Andrè, non avresti rischiato la vita.
"No, non lo voglio vedere"
Dico con rabbia ma, appena io ho finito di pronunciare queste parole, sento bussare alla porta della mia stanza.
"Scusa, Oscar"
Dice Andrè con in viso un'espressione che non saprei decifrare, un misto tra rabbia e tristezza.
"So che hai chiesto di non essere disturbata ma il conte ha insistito tanto" concludi.
Ti guardo.
"Che cosa ti è successo, Andrè? Come mai sei così arrabbiato?"
Dopo una vita insieme a te, riesco a decifrare bene le espressioni del tuo volto, come tu ci riesci con me.
"Niente, Oscar, niente di importante" mi dici "Allora? Cosa devo dire a Girodelle?"
"Digli di scusarmi, ma oggi sono molto stanca"
E, detto questo, la porta della mia stanza si spalanca di colpo.
"Oscar, mia cara" dice Girodelle "Vi sarei grato se rivolgeste anche a me almeno un briciolo della gentilezza che avete sempre nei confronti del vostro attendente" conclude.
"Girodelle, vi sembra questo il modo?" domando, visibilmente adirata.
"Dovete scusarmi mia cara" dice baciandomi la mano "Ma sono venuto a dirvi una cosa molto importante, oltre che ad informarmi sulle vostre condizioni di salute"
"Ditemi"
Affermo tirando via la mano che ancora stava stringendo a sè.
"Sono riuscito ad ottenere un'udienza dai nostri sovrani per avere il loro consenso sulle nostre nozze per questa domenica" (1)
Guardo Andrè che, nel frattempo, è rimasto in piedi vicino alla porta ad ascoltare e sento una fitta al cuore.
Allora, renderemo tutto questo ufficiale tra meno di una settimana.
Dopodichè, sarà impossibile riuscire a dissuadere mio padre a cambiare idea, non dopo il colloquio con le loro maestà, infangherebbe il buon nome della nostra famiglia.
"Non siete contenta?"
Domanda Girodelle di fronte al mio silenzio
"Non potevate darmi una notizia peggiore, conte" dico "E, adesso, vogliate scusarmi ma vorrei rimanere sola"
"E va bene" dice "Farò come volete voi"
E, detto questo, si allontana in silenzio.
Ti guardo, Andrè, con le lacrime agli occhi.
Ti guardo per cercare conforto, almeno da te.
Sono convinta che, in questo momento, stiamo provando la stessa sofferenza.
Ma, insieme, possiamo farci forza l'un l'altra, come abbiamo sempre fatto.
"Andrè" dico "Ti farebbe piacere restare un po' quì con me?"
"Ma certo"
Rispondi e ti siedi sulla sedia al mio fianco.
"Sei molto caro con me, ti ringrazio"
Dico e stringo forte la tua mano tra le mie.

(1) Ho preso l'idea dell'udienza per l'approvazione del matrimonio dal film Shakespeare in love, qualcuno lo ha mai visto? ^_^
 

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Capitolo 24
*** Ricambiare ***


Dopo aver trascorso un intero pomeriggio in tua compagnia, torno a svolgere le mie faccende domestiche.
So bene che, in questo momento, l'unica cosa sensata da fare sia quella di starti accanto il più possibile perchè poi non avrò più l'occasione per farlo, ma, forse, inizio a pensare che sia meglio prendere le distanze da te fin da subito o non so come riuscirò a farlo in futuro.
"No"
Dico scuotendo la testa per scacciare via questo brutto pensiero.
Soffrirei ugualmente, tanto vale trascorrere quest'ultima settimana al tuo fianco e goderci insieme questo poco tempo che ci rimane.
"Andrè" dice mia nonna riportandomi alla realtà "Lì sul tavolo c'è il vassoio con la cena di madamigella Oscar, portaglielo tu, per favore, io sono parecchio indaffarata questa sera"
"Certo nonna" le dico.
E mi dirigo in camera tua.
"E' permesso?"
Dico bussando alla tua porta.
"Ah, sei tu Andrè, vieni avanti"
Rispondi sorridendomi.
"Ti ho portato la cena"
Dico posando il vassoio sulla tua scrivania.
"Ti ringrazio Andrè, ma, sai, dopo questo pomeriggio non ho molta fame"
"Oscar, sei sempre stata una donna forte" dico avvicinandomi a te "Riusciremo a superare tutto questo, insieme"
"No Andrè, purtroppo, sabbiamo entrambi che non sarà così, sarò sola questa domenica e sarò sola in futuro, Girodelle non ci permetterà di vederci ancora"
Dici con la voce rotta dal pianto
"Forse non ci vedremo più dopo il matrimonio, ma domenica io sarò al tuo fianco, a costo di aspettarti tutto il pomeriggio fuori dal cancello della reggia"
Mi siedo accanto a te sul letto e ti prendo la mano.
La stringo forte tra le mie per infonderti coraggio ma, nonostante questo, delle lacrime iniziano a rigarti il volto.
"Ti prego, Oscar, non piangere, lo sai che odio vederti così"
"Tu sei sempre molto buono con me, Andrè, e sei disposto ad accompagnarmi anche domenica, quando ci sarà la benedizione per questo matrimonio, nonostante sia una cosa che faccia tanto male a me quanto a te"
Dici portandoti le mani davanti al viso, per non permettermi di vederti in queste condizioni.
"Ma certo, Oscar, io verrò con te, come sempre.. ormai, è una vita che vengo con te in ogni occasione, non posso certo cambiare adesso, ti pare?"
Dico riprendendo le tue mani tra le mie.
"Andrè, io non merito tutto questo, non dopo come ti ho fatto soffrire in questi anni"
Ti asciugo una lacrima.
"Non ho mai preteso che tu mi amassi, Oscar, ero grato che mi fosse concesso di amarti"
Ammetto.
Ed è vero.
Averti incontrata e avere avuto l'opportunità di vivere accanto a te ogni giorno della mia vita per ben vent'anni mi ha fatto sentire l'uomo più fortunato di questo mondo, per me è una gioia anche solo vederti da lontano, non puoi immaginare ciò che provo quando ti ho vicino a me, come adesso.
"Oh Andrè" dici gettandoti sul mio petto "E' mai possibile che tu mi voglia ancora bene?"
"Ma certo, Oscar, io ti voglio bene da sempre"
Dico stringendoti forte a me
"Oh, Andrè, anch'io! Anch'io ti voglio bene, Andrè, ti voglio bene"
Confessi con la voce rotta dal pianto.
E, dopo aver sentito queste tue parole, non posso fare altro che stringerti a me ancor più di prima.
Per una vita non ho fatto altro che sognare questo momento, non credendo che sarebbe mai arrivato.
E, invece, eccoci quì.
Io e te, insieme.
"Io questo l'ho saputo da sempre, Oscar, l'ho saputo da sempre, davvero, ora niente può più dividerci"
Dico prendendoti il viso.
Ti guardo negli occhi, nei tuoi splendidi occhi azzurri ancora lucidi, e ti bacio.
Un bacio che ho desiderato darti da una vita.
Un bacio che ho sognato tante di quelle volte e, ancora adesso, mi domando se tutto ciò non sia solo uno splendido sogno.
Se è così, vi prego, che nessuno mi svegli.
Ti stringo forte a me, per essere certo che tutto questo sia reale.
Ed è così.
Tu sei quì, con me, in carne ed ossa.
Non sto sognando.
Ti bacio.
Ti bacio come mai ho pensato di fare prima d'ora: con passione, con trasporto, con tutto l'amore che provo per te.
E tu ricambi.
Incredibile, ma vero.
Ricambi ai miei baci, alle mie carezze, al mio amore.
Ti guardo negli occhi, ancora.
"Ti amo, Oscar" dico, prima di darti un altro bacio.
"Anch'io, Andrè"

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Capitolo 25
*** Svegliarsi insieme ***


Anch'io ti voglio bene, Andrè, ti voglio bene.
Sdraiata sul letto, accanto a te, continuo ad accarezzarti i capelli e a guardarti dormire ripensando agli avvenimenti di quest'ultima notte trascorsa insieme.
Se solo mi fossi accorta prima dei sentimenti che nutrivo per te, avremmo potuto vivere insieme tanti momenti meravigliosi, momenti di amore intenso e travolgente, proprio come questa notte.
Questa notte.
La notte più bella della mia vita.
Una notte magica, indimenticabile.
Ti guardo, Andrè.
Ti guardo e sorrido: sei così bello mentre dormi.
Mi avvicino ancora di più a te, per sentire il calore della tua pelle sulla mia, come ieri notte.
Poggio la testa sul tuo petto e chiudo gli occhi: mi sento in pace col mondo.
Non vorrei essere in nessun altro posto in questo momento, finalmente lo so.
Lo so, dopo i baci appassionati che ci siamo scambiati ieri sera.
Dopo quegli sguardi, quelle carezze, quella vicinanza.
Dopo ieri, nulla sarà più come prima.
"Buon giorno"
Mi sento dire.
E, queste parole, mi fanno ritornare alla realtà.
Alzo la testa ed incrocio il tuo sguardo.
"Buon giorno" dico dandoti un leggero bacio sulle labbra "Dormito bene?"
"Meravigliosamente" dici avvolgendomi fra le tue braccia "Tu?"
"Meravigliosamente anch'io" ti sorrido "E il risveglio non è stato da meno"
Mi sorridi anche tu e mi stringi più forte
"Non sai quante volte ho sognato questo momento, Oscar" mi accarezzi i capelli "E, finalmente, siamo quì, insieme, non potrei chiedere di più"
Ma un velo di tristezza ricopre il mio cuore.
"Potresti, in realtà" dico abbassando lo sguardo "Tutto questo potrebbe durare per sempre, se non fosse per Girodelle"
Tu mi prendi il viso e fai incrociare il mio sguardo con il tuo
"In un modo o nell'altro ce la faremo, supereremo tutto questo, insieme"
Dici e mi baci.
Ma è un bacio breve, che non dura che un attimo.
Ti guardo, dubbiosa.
Possibile che ti sia già stancato di me?
"Starei accanto a te tutto il giorno, Oscar, ma adesso devo andare o, tra poco, verrà la nonna a buttarmi giù dal letto"
E sembra che tu sia riuscito a leggere i miei pensieri, perchè la tua risposta è rassicurante.
Ti sorrido
"Va bene, allora ci vediamo dopo"
Mi baci
"A dopo"
Dici facendomi l'occhiolino ed uscendo dalla stanza.
Continuo ad osservare la porta dalla quale sei appena uscito e sento che già mi manchi.
"E' mai possibile?" dico.
Ma è così, il tuo pensiero è sempre con me, Andrè.
Non è come una nebbia mattutina che il sole può disperdere.
Nè come un'immagine tracciata sulla sabbia che le tempeste possono cancellare.
E' come un nome scritto sul marmo, destinato a durare tanto tempo quanto il marmo sul quale è inciso.
E' un pensiero persistente, il tuo, destinato a durare in eterno, come il nostro amore.
Ora lo so.

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Capitolo 26
*** Disarmato ***


Disarmato.
Disarmato era l'unica parola che potesse descrivere il mio cuore mentre era accanto al tuo.
Era l'unica parola in grado di descrivere come mi sarei sentito se qualcuno avesse osato toccarti.
Se qualcuno avesse osato portarti via da me.
Sarei stato disarmato.
Perchè tu sei il mio punto debole e, allo stesso tempo, la mia forza.
Tu, per me, sei tutto e vali più di ogni altra cosa.
Non potrei sopportare di perderti, non adesso che ho scoperto quanto si può essere felici in due.
Quanto dei semplici luoghi possano diventare piacevoli ricordi.
Oscar, tutto ciò che amo perde metà del suo valore se tu non è lì a condividerlo con me.
E questo l'ho sempre saputo.
L'ho sempre saputo che sarei riuscito a raggiungere la felicità completa con te al mio fianco.
Perchè solo sarei incompleto.
Senza te sarei incompleto.
Non potrebbe completarmi nessun'altra, perchè tu sei l'unica in grado di farlo.
Tu, l'altra metà del mio cuore.
Tu, l'unica persona che dà valore alla mia vita.
Tu, l'unica che rende piacevole il mio risveglio da tre giorni a questa parte.
"Vorrei restare così per sempre"
Dici appoggiando la testa sul mio petto.
Anch'io, Oscar.
Anch'io vorrei restare così per il resto della vita.
Ormai, quando ti sono lontano mi sento perso.
E non riesco nemmeno ad immaginare che tra qualche settimana sarà Girodelle a stringerti fra le sue braccia.
Che le sue labbra sfioreranno le tue.
Che i suoi risvegli saranno al tuo fianco.
No, non posso nemmeno pensarci.
Ti guardo.
Sei così bella, Oscar.
Sei così bella quando sei te stessa.
Senza quei dannatissimi abiti lunghi ed eleganti.
Senza tutti quei gioielli e tutti quei finti sorrisi.
"Se solo penso che domani mattina a quest'ora ci sarà l'udienza.."
Dici tutto ad un tratto.
Ti stringo a me.
"Non ci pensare"
Dico, ma so che è impossibile.
Anch'io non faccio altro che pensarci da quando mi sono svegliato, questa mattina.
"Vorrei tanto non pensarci, Andrè, ma la visita di Girodelle di questo pomeriggio me lo ricorda ogni momento"
"Anche a me, Oscar, anche a me"
Dico e ti stringo forte tra le mie braccia.
Troveremo un modo, Oscar.
Nessuno riuscirà a separarci.
Nessuno.

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Capitolo 27
*** Paul Verlaine ***


"Allora" dice Girodelle "Vi piace il mio regalo?"
Guardo il libro di poesie che stringo fra le mani.
"Paul Verlaine, non pensavo vi piacesse"
"In realtà, ho scelto di regalarvi questo libro per una poesia in particolare"
Lo guardo, restando in silenzio.
"Noi saremo, mi fa pensare a voi"
Mi siedo ed inizio a sfogliare la pagine di questo libro per trovarla.
Girodelle si siede accanto a me e mi indica una pagina.
"Eccola quà" dice.
Ed io inizio a leggerla.

Noi saremo,
a dispetto di stolti e di cattivi che certo guarderanno male la nostra gioia talvolta fieri e sempre indulgenti, è vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta che la speranza addita,
senza badare affatto che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell'amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza, saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile, non ha molta importanza, se vuole, esso può bene accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame e ricoperti di una dura corazza, sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino ha per noi stabilito,
cammineremo insieme, mano nella mano, con l'anima infantile di quelli che si amano in modo puro, è vero?


Lo guardo.
"Ma questa è una poesia d'amore" commento.
Non rispecchia per niente la nostra situazione.
Quì si parla di un amore puro, forte.
Di un amore corrisposto.
"Infatti, io vi amo e non vel'ho mai nascosto" dice "Oscar, se solo voi mi deste un'occasione, la possibilità di farmi conoscere, di corteggiarvi.. io sono sicuro che, insieme, potremmo trascorrere momenti piacevoli e, magari, un giorno riusciremo a diventare come gli innamorati che descrive Verlaine"
E, invece, no.
Tutto questo non è possibile.
Voi non siete l'altra metà del mio cuore, conte.
Possibile che non riusciate proprio a capirlo?
Io appartengo ad Andrè, solo a lui.
"Allora mi dispiace per voi, Girodelle, perchè non vedrete mai realizzato il vostro sogno"
Gli dico abbassando lo sguardo.
"Ma perchè, Oscar? Perchè non fate altro che respingermi?"
Dice prendendomi le mani fra le sue
"Ve l'ho detto più volte, io non vi amo"
"Adesso, forse, ma magari un giorno.."
"No" lo interrompo "Io non potrò mai amarvi, il mio cuore già appartiene ad un'altra persona e nessuno potrà mai cambiare le cose, nemmeno io potrei se lo volessi, non si sceglie di chi innamorarsi, ci si innamora e basta"
Confesso.
E, le sue mani, lasciano tristemente le mie.
"E' per Andrè, non è vero?" dice con le lacrime agli occhi "Oscar, voi non potreste ugualmente sposarvi, allora, perchè non mettersi l'anima in pace e cercare la felicità altrove?"
Lo guardo e provo compassione per lui.
"Voi, perchè non cercate la felicità altrove, Girodelle?" domando.
"Perchè non riuscirei mai ad essere felice senza di voi"
Gli sorrido.
"Appunto" dico "Vi siete risposto da solo"
So bene che il mio è un amore difficile.
So bene che mi procurerà tanta sofferenza, in futuro.
Infatti, un velo nero ricopre il mio cuore da qualche tempo a questa parte.
Ma, nonostante questo, non posso smettere di amarti, Andrè.
Non ci riesco, non ci riuscirei.
"Mi farò volere almeno un po' di bene, Oscar, vedrete"
Dice Girodelle con voce decisa.
Dopodichè, si alza e se ne va.
Osservo silenziosa il libro che stringo ancora fra le mani.
Volto la pagina e, una frase in particolare, mi colpisce.

Come le gocce di pioggia cadono sulla città, così le lacrime cadono sul mio cuore.

Chiudo il libro e mi avvicino alla finestra: fuori c'è il sole.
Allora perchè sento così freddo dentro me?
Perchè mi sento così tanto disperata?
Andrè, dove sei?
Ho bisogno di vederti.
Ed ecco che, il tuo solo ricordo, provoca in me tanta sofferenza e, quelle parole, iniziano a rimbombarmi nella mente: come le gocce di pioggia cadono sulla città, così le lacrime cadono sul mio cuore.
 

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Capitolo 28
*** Un nuovo amico ***


"Cameriere!" grido "Un altro bicchiere di vino"
Mi trovo in un'osteria poco lontano da casa almeno da qualche ora.
E' da questo pomeriggio che sono sparito, per l'esattezza.
Non avrei potuto vederti accato a Girodelle anche oggi.
No, non ce l'avrei fatta.
"Ehi amico, vedo che ci stai dando dentro questa sera"
Dice tutto ad un tratto un giovane seduto al tavolo accanto al mio.
"Eh?"
Rispondo poco convinto che si stia riferendo proprio a me.
Il giovane si alza e si siede al mio tavolo.
"Che cosa ti succede? Sei l'unico a non divertirti quì"
Lo guardo e faccio una smorfia.
Ma cosa ne può sapere lui della mia sofferenza?
Cosa ne può sapere lui di ciò che sto passando?
"Riuscirò a divertirmi un po', solo dopo aver bevuto almeno altri cinque bicchieri di vino"
Rispondo.
Eh già, da sobrio non potrei nemmeno riuscire a sorridere, figuriamoci a divertirmi.
"Beh, mica male come idea!" Afferma sorridendo il ragazzo "Se permetti, vorrei farti compagnia"
"Ma certo"
Rispondo versandogli del vino nel bicchiere.
"A te"
Dico porgendoglielo
"Alain" afferma "Mi chiamo Alain"
"Tanto piacere Alain, io sono Andrè"
Dico e gli sorrido.
Questo giovane sembra allegro e pieno di vita, magari riuscirò a trascorrere qualche ora spensierata insieme a lui.
E, così, iniziamo a bere un bicchiere dopo l'altro e le ore passano in fretta, senza che io me ne accorga.
"Ehi amico" dice scuotendomi Alain "Guarda che tra qualche ora si farà giorno"
Apro e chiudo gli occhi velocemente per schiarire l'immagine dell'uomo che ho davanti a me, lo vedo molto sfocato, in realtà: credo di aver bevuto troppo.
"Come dici, Alain?"
Gli domando, dato che ho già dimenticato ciò che mi ha appena detto.
"Sei ridotto proprio male eh, ma ce la fai a tornare a casa adesso?"
"Certo, che domande!"
Dico e, alzandomi di scatto, cado a terra.
Provo a rialzarmi ma non ci riesco.
E' inutile, tutti gli oggetti attorno a me continuano a girare.
Che qualcuno fermi il mondo, tutto questo roteare mi sta facendo venire la nausea!
"Ah, ho capito, ti aiuto io" dice il mio nuovo amico.
Mi aiuta a tirarmi su e mi trascina fino all'uscita del locale.
Raggiungiamo il mio cavallo e con non poca facilità riesco a salirci sopra.
"Almeno riesci a ricordare la strada di casa?"
Mi domanda e io gli faccio cenno di sì con la testa.
"Bene" dice "Allora, se saprai indicarmela, ti accompagnerò io"
E, detto questo, ci mettiamo in cammino.
Il viaggio di ritorno a palazzo è un inferno, tutto continua a girare ed io mi sento male: non vedo l'ora di stendermi a letto, così, almeno, potrò riposare.
Scorgo il palazzo da lontano, finalmente, e sento il mio amico affermare meravigliato "Non dirmi che abiti quì"
"Si, Alain" affermo "Abito quì"
"Ne sei proprio sicuro?" domanda, non sapendo se credermi o meno.
"Ma certo"
"E allora chi è la bionda che ti sta aspettando davanti all'ingresso? La tua ragazza?"
Alzo lo sguardo di scatto e vedo che mi corri incontro preoccupata.
"Andrè" dici non appena ci raggiungi "Ma dove sei stato?"
"Io.." inizio a balbettare.
"Era con me" dice Alain "In un'osteria quì vicino"
"E voi siete?" sento che domanda Oscar.
"Alain de Soissons, invece, immagino che voi siate la fidanzata"
Guardo Oscar  che  lancia un'occhiataccia ad Alain, rifiutandosi di rispondere.
"Beh" continua lui di fronte al suo silenzio "Spero per voi che non siate molto gelosa, avreste dovuto vedere quante ragazze gli hanno ronzato attorno questa sera"
"Che cosa!?" risponde Oscar agitata.
"State tranquilla, stavo solo scherzando" dice Alain prima di mettersi a ridere.
Ho la testa che mi scoppia, non ci sto capendo più niente, perchè sta ridendo adesso?
Lo guardo, ma non mi viene in mente niente di sensato da dirgli, anche se di parole ce ne sarebbero tante.
"Allora ti lascio, amico, vedo che sei in buone mani" dice dandomi una pacca sulla spalla "Ci si vede!"
E, detto questo, sale sul suo cavallo e si allontana velocemente.
Guardo Oscar che non ha un'espressione per niente felice sul volto.
"Scusa Oscar, io.."
"Lascia stare" mi zittisce "Ne riparleremo domani, adesso scendi da cavallo"
Faccio come mi viene ordinato e mi aggrappo a lei per riuscire a reggermi in piedi.
"Ma come ti sei ridotto, Andrè"
La sento borbottare tra sè e sè.
Ma io non dico niente e mi lascio accompagnare nella mia camera.
"Spero, almeno, che riuscirai a svegliarti in tempo domani mattina"
Dice prima di chiudere la porta della mia stanza e allontanarsi nel corridoio.
Chiudo gli occhi per cercare di fermare le immagini che, per tutto il tempo, hanno continuato a roteare e, senza rendermene conto, mi addormentai.
 

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Capitolo 29
*** L'Udienza ***


Mentre una cameriera mi aiuta ad indossare questo dannatissimo abito a fiori, non faccio altro che pensare a quanto ho visto ieri sera.
Anche se so bene cosa ti abbia spinto a farlo, ancora mi domando perchè tu ti sia ridotto in quello stato.
Va bene che vuoi bere, ma eri proprio ridotto uno straccio.
Se non fosse stato per quel tale che ti ha riaccompagnato a casa, poi, non so dove saresti a quest'ora.
Oggi dovrebbe essere un giorno felice per me, se solo lo sposo fosse un altro, e, invece, il mio stato d'animo è..confuso, un misto tra rabbia e tristezza.
Sono arrabbiata con te perchè, oltre ad esserti comportato in maniera tanto sconsiderata e avermi lasciato sola con Girodelle per tutto il pomeriggio senza darmi il tuo supporto, hai anche rischiato di non rincasare per la notte e non essere quì in tempo per accompagnarmi all'udienza.
Che poi, forse starai ancora dormendo e spero vivamente per te che non sia così.
Mi guardo allo specchio ed ecco che tutta la mia rabbia si trasforma in tristezza.
So che hai fatto tutto questo per me e che, anche per te, non è facile affrontare una simile situazione ma ti prego di ragionare, Andrè, solo sostenendoci l'un l'altra riusciremo a sopportare tutto questo, senza te non avrei nemmeno un motivo per continuare a lottare e ad oppormi a questo matrimonio, sarei persa.
"Siete bellissima madamigella"
Dice questa giovane prima di lasciarmi sola nella stanza.
E, a proposito di ragazze, spero che ieri sera, in mia assenza, non sia accaduto nulla di spiacevole in quell'osteria, quel tipo che ti ha riaccompagnato a casa era..strano,  non saprei dire se effettivamente ciò che mi ha detto sia vero o meno.
"Prega, Andrè" dico dirigendomi verso camera tua "Prega che stesse scherzando"
"Chi avrebbe dovuto scherzare, Oscar?"
Dici sbucandomi di fronte dal nulla
"Ah, sei sveglio"
"Ma certo, Oscar, devo accompagnarti all'udienza"
"Viste le tue condizioni di ieri sera, non ero sicura che ci saresti riuscito" protesto.
Ma tu mi prendi le mani fra le tue e ti fai sempre più vicino a me.
"Per nulla al mondo ti avrei lasciata affrontare tutto questo da sola"
Dici appoggiando la tua fronte sulla mia.
"Lo so, ieri sera ho esagerato, puoi perdonarmi, Oscar?"
E, se me lo chiedi così, come faccio a dirti di no?
"Si"
Dico, quasi bisbigliando, così, tu ti avvicini ancora di più a me, annullando quella poca distanza che era rimasta tra noi, e mi baci.
"Bene, adesso andiamo"
Dico prendendoti per mano e trascinandoti fin sopra la carrozza, sperando di non essere vista da nessuno.
Il viaggio per la reggia di Versailles è breve, troppo breve, e il momento dell'udienza con le loro maestà si avvicina.
Scendo dalla carrozza e ti lancio un'ultima occhiata per prendere ancora un po' di coraggio, ma tutto ciò che ho ottenuto è una lacrima che non sono riuscita a trattenere.
"Coraggio Oscar" mi dici "Io ti aspetterò quì"
Così, mi asciugo la lacrima e mi dirigo nel salone centrale dove si terrà l'udienza.
Non appena mi vede, Girodelle mi viene incontro.
"Oscar, siete arrivata" dice prendendo le mie mani fra le sue "Venite, ci stanno aspettando"
E mi trascina al cospetto di tutti gli altri nobili, testimoni dell'evento, e dei sovrani.
"Oscar, che gioia rivedervi!" dice la regina non appena mi vede arrivare.
Mi inchino al suo cospetto e le porgo i miei saluti
"Mi sembrate così diversa dall'ultima volta che vi ho vista, è stato, forse, l'amore a cambiarvi così tanto?"
Presumo di sì.
Ma, ad avermi cambiato, non è stato l'amore per quest'uomo al mio fianco, però non ve lo posso confidare.
"Non saprei, Maestà, io mi vedo sempre uguale.. a parte l'abito" rispondo.
La regina sembra divertita da tutta questa situazione, riesco a leggerlo nei suoi occhi pieni di gioia.
"Bene signori" s'intromette il re "Io e la regina siamo ben felici di acconsentire a questa unione e, se mi permettete di dirlo, mi sembrate davvero una splendida coppia"
"Grazie, vostra Maestà"
Rispondiamo io e Girodelle, mentre tutti gli altri nobili in sala tramutano il silenzio che era calato attorno a noi in un assordante applauso.
"Oscar, sono così felice"
Dice Girodelle, sorridendomi.
Io, invece, vorrei solo piangere.
E non dico niente o finirei per farlo veramente.
E' davvero questo ciò che mi aspetta per il futuro?
Una vita trascorsa accanto a Girodelle?
Perchè?
Perchè è accaduto proprio a me?
Andrè, dovremmo lasciarci prima o poi.
Eppure, è solo una settimana che stiamo insieme.
Perchè il destino si è accanito tanto contro di noi?
Perchè?
"E adesso" dice Girodelle riaccompagnandomi alla carrozza "Vorrei chiedervi di farmi un piacere"
"Ditemi e vedrò se potrò accontentarvi" rispondo.
"Ve lo chiedo per il vostro bene e per la mia dignità: smettetela di vedere Andrè o chiederò a vostro padre di farvi stare a debita distanza"
"Che cosa!?" dico alzando la voce.
"Sapete bene che non scherzo, quindi, vi conviene allontanarlo o ci penserà vostro padre"
Lo guardo cercando di trattenere le lacrime.
E' incredibile che mi chiediate questo, Girodelle.
Non vi basta sapere che diventerò vostra moglie?
Volete pure allontanare da me l'unica persona in grado di donarmi gioia a questo mondo?
"Non potete chiedermi di licenziarlo, lavora per la mia famiglia da anni"
Tento di protestare.
"Oh, ma non dovete licenziarlo, dovete solo fare in modo che non vi stia sempre così vicino, credete che io non sappia che vi sta attendendo nella carrozza, adesso? Voglio che smettiate di vederlo in privato, non mi sembra di chiedervi molto, in fondo"
E, invece, mi state chiedendo tanto, davvero troppo.
"Va bene" dico rassegnata "Farò come volete voi"
Ti prego di perdonarmi, Andrè.
Ma credo che sia meglio che io ti tenga lontano da me piuttosto che farti cacciare da mio padre.
"Vedrete che con lui lontano da voi, inizierete a volermi bene" dice Girodelle baciandomi la mano.
"No, sappiate che da me non potrete ottenere nient'altro che disprezzo, conte" dico tirando via bruscamente la mia mano dalla sua "E, adesso, vogliate scusarmi"
E, detto questo, salgo sulla carrozza.
"Oscar, tutto bene?"
Mi domandi non appena mi siedo accanto a te.
"Si, non ti preoccupare" dico.
E ordino al cocchiere di riportarci a palazzo.
Questo, per noi, sarà un viaggio molto triste, Andrè.
Forse troppo.

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Capitolo 30
*** Sofferenza ***


"Oscar" ti domando durante il nostro viaggio di ritorno a palazzo "Come mai sei così silenziosa?"
"Non ho molta voglia di parlare, Andrè"
Mi rispondi con un tono di voce che non mi piace affatto, ma che ti ho fatto adesso?
"Sei arrabbiata con me?"
Dico facendomi più vicino a te, ma tu ti allontani da me e rispondi secca "Sì".
Tento di prenderti la mano, invano.
"Ma che ti ho fatto?" ti domando.
"Lo sai bene, Andrè, quello che hai fatto ieri sera"
"Ma credevo di averti già chiesto scusa questa mattina, che cos'altro posso fare?"
Ti domando per cercare di trovare una soluzione a quello che, per te, è diventato un problema.
"Se non lo sai tu.. inizio a pensare che sia stato uno sbaglio dichiararti i miei sentimenti, ti preferivo prima"
Ma cosa stai dicendo, Oscar?
Sono sempre lo stesso, io.
"Ma Oscar.."
Tento di protestare, ma tu mi zittisci.
"Niente 'ma', voglio chiuderla quì" dici "E che sia chiaro, non mi sto riferendo alla nostra conversazione, Andrè"
Oscar, ma sei impazzita?
Ti hanno, per caso, fatto il lavaggio del cervello a corte?
"Ti prego di ragionare, Oscar"
Dico avvicinandomi a te.
Ma tu giri il viso dall'altra parte.
"Ormai ho deciso" affermi.
"Mi.."
Non riesco nemmeno a dirlo
"Mi stai lasciando?"
Ti vedo esitare e si accende un barlume di speranza in me che, però, viene subito spento quando ti sento pronunciare quel fatidico "Sì".
Ed è più doloroso di una pugnalata al cuore, per me.
Vorrei piangere.
Vorrei implorarti.
Vorrei farti cambiare idea.
Ma rimango zitto.
Sarebbe inutile tentare, adesso.
Quando torniamo a casa tu corri subito nella tua stanza ed io inizio a svolgere varie mansioni, come mio solito.
Nel pomeriggio, decido di andare a tagliare l'erba in giardino: ho bisogno di tenermi impegnato per non pensare a te.
"Ehi amico"
Sento qualcuno urlare alle mie spalle.
Mi volto, riconoscendo la voce dell'uomo che mi ha appena salutato.
"Ciao Alain" dico.
"Sono venuto a vedere come stai, dopo ieri, presumo che tu abbia un bel mal di testa"
In realtà, ho un gran dolore al cuore, ma lo tengo per me.
"Bella casa" continua guardandosi attorno "Oggi non c'è la tua ragazza?"
"Io non ho una ragazza, Alain" affermo, cercando di convincere più me che lui.
"Ma si, la bionda di ieri" sorride "Davvero molto bella"
"Non è la mia ragazza"
"Ah no? Allora, se non ti dispiace, vorrei provarci io"
Lo guardo
"Ma Alain..!"
"Stà tranquillo, amico, stavo solo scherzando"
Dice prima di iniziare a ridere.
"Però, è evidente che vi piacete" continua.
"Sarà, ma tanto deve sposare un altro"
Affermo senza lasciar trasparire alcuna emozione.
"Ah" dice semplicemente "Mi dispiace"
Eh già.
Dispiace anche a me, non sai quanto.
"Senti" continua di fronte al mio silenzio "Che ne dici di andare a divertirci in un locale quà vicino? Questa volta, offro io"
Gli sorrido.
Questa mi sembra proprio una buona idea.
Ho bisogno di bere se voglio far cessare, almeno un po', questo dolore che mi sta straziando l'anima.
"Perchè no?" rispondo.
E, insieme al mio amico, mi allontano dal palazzo e da te.
Voglio smetterla di pensare a te, Oscar.
Voglio smetterla di soffrire costantemente.
Vorrei che, almeno in un'ora della mia vita, tu non sia nei miei pensieri.
E non potrei riuscirci senza l'aiuto dell'alcool.
Perchè tu sei un mio pensiero fisso.
Io ti penso costantemente.
Sempre.
Ogni ora.
Ogni minuto.
Ogni secondo della mia vita.
E, per questo, prego Dio affinchè ti faccia cambiare idea.
Torna da me.
Ti prego, Oscar.
Ti prego.

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Capitolo 31
*** Insieme ***


"Andrè" bisbiglio fra me e me osservando fuori dalla finestra "A che ora tornerai a casa questa sera?"
Ormai, è un'ora che sto aspettando quì il tuo ritorno, invano.
E' da una settimana che non ci parliamo.
E' da una settimana che torni a casa urbiaco tutte le sere.
E tutte le sere io sono quì, ad aspettarti.
A pregare che non ti accada nulla di spiacevole.
A sperare che ti riaccompagni a casa quel tuo amico.
E giuro che non riesco più ad essere una spettatrice silenziosa di fronte alla tua rovina.
Non posso restare in silenzio mentre tu ti distruggi a poco a poco.
Devo fare qualcosa.
Devo farti rinsavire.
Devo parlarti.
Adesso che non ci sei, decido di dirigermi nella tua stanza ed aspettarti lì: con te dentro casa mi sarebbe mancato il coraggio, persino, di bussare alla tua porta.
Mi siedo sul tuo letto e aspetto.
Una.
Due.
Tre ore.
Continuo ad aspettare perchè so che, prima o poi, arriverai.
E alla fine arrivi.
Apri la porta e ti fermi di colpo.
"Oscar" dici sorpreso "Cosa ci fai tu, quì?"
"Io vorrei parlarti, Andrè"
"No, vattene"
Incrocio il tuo sguardo: è così pieno di rabbia nei miei confronti.
"Ti prego" mormoro "Lasciami spiegare"
"E va bene" dici sedendoti sul letto "Parla"
Mi avvicino e prendo posto accanto a te.
"Io.." balbetto "So che non ho molta voce in capitolo dopo come ti ho trattato, ma non sai quanto mi faccia soffrire vederti ridotto in questo stato ogni sera"
"Non voglio la tua compassione, Oscar" dici, quasi gridando.
"Non si tratta di compassione, Andrè"
Si tratta di amore, in realtà.
Ma come posso dirtelo?
"Ah no? E che cos'è?"
"Non è questo il punto" ti rispondo.
Tu ti volti dall'altra parte e con la voce rotta dal pianto mi dici
"Stava andando tutto bene.."
"Lo so" confesso.
"Allora, perchè non possiamo far tornare tutto come prima? L'ho capito, sai, che stai soffrendo anche tu"
Ma non possiamo, Andrè.
Non possiamo.
Non voglio che ti caccino.
"Non sto soffrendo, in realtà"
Invento una scusa.
"Ah no?" dici "Eppure ti ho sempre vista stare con qualcuno, ma mai davvero con nessuno"
Ti guardo
"Che cosa intendi dire?"
"Ti ho vista stare con Girodelle o con la nonna, ti ho vista passeggiare in giardino o guardare le stelle dalla tua stanza e, per tutto questo tempo, tu hai sempre guardato me, ma da lontano"
Sgrano gli occhi di fronte a questa tua affermazione e mi accorgo che, tutto questo, è vero.
Ma non pensavo che si notasse così tanto.
Non pensavo che anche gli altri riuscissero a vederlo.
Non pensavo che tu lo notassi.
Ma è così, ovunque vada, qualsiasi cosa mi inventi, gira e rigira è sempre con te che mi trovo a fare i conti.
"Si, è così" ammetto "Hai ragione"
"E allora perchè?"
"Perchè ti amo" confesso.
Tu alzi un sopracciglio
"Mi hai allontanato da te perchè mi ami?"
"Ho dovuto farlo" dico con la voce rotta dal pianto "O Girodelle ti avrebbe fatto cacciare"
Le lacrime iniziano a rigarmi il volto ed io mi porto le mani agli occhi: non voglio farmi vedere da te in questo stato.
E' calato il silenzio, tra di noi, ed io non so più cosa fare, non so che altro dire.
Tu mi prendi le mani e mi asciughi una lacrima.
Non dici niente.
Assolutamente niente.
Semplicemente, mi sorridi.
Ti avvicini e mi avvolgi fra le tue braccia.
"Sei una sciocca, Oscar" dici "Avresti dovuto parlarmene prima, avremmo affrontato tutto questo insieme"
Mi sposti una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Basterà far credere a Girodelle che le cose siano come vuole lui" continui di fronte al mio silenzio "Pensi di potercela fare?"
Sì, sono stata una sciocca.
Una sciocca, davvero.
Se solo avessi parlato con te, prima di prendere questa decisione avventata, avresti trovato una soluzione, come hai appena fatto.
Invece, così, abbiamo solo perso una settimana.
Come se non avessimo già perso abbastanza tempo, in passato.
So che è solo tempo, ma noi due non ne abbiamo molto a disposizione.
"Scusami, Andrè, avrei dovuto parlartene subito, mi sento così sciocca in questo momento, potrai mai perdonarmi?"
Dico guardandoti negli occhi.
"Oscar, io ti ho già perdonata"
Dici prima di annullare quella poca distanza tra noi.
E mi baci.
Un bacio che ho desiderato per tutta la settimana.
Un bacio che ho sognato tutte le notti.
Un bacio che ho immaginato per troppo tempo.
Troppi giorni.
Troppe ore.
E adesso, più che mai, so che è con te che voglio trascorrere il resto della mia vita.
Che sei tu l'uomo che il destino ha riservato per me.
Tu e nessun altro.
Ti amo, Andrè.
Ti amo come mai ho amato prima.
Ti amo con tutta me stessa.
Con tutta la mia forza.
Non permetterò più a nessuno di dividerci, anche solo per un secondo.
Lo giuro, Andrè.
Non lo permetterò.
Supereremo tutto questo, insieme.
Come dici sempre tu.
E, adesso, ne sono convinta anch'io.
Ho iniziato a crederci anch'io.
Ce la faremo.
Insieme.

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Capitolo 32
*** Promesso ***


Oscar, è così bello svegliarmi con te al mio fianco.
Poterti strigere di nuovo fra le mie braccia.
Sapere che non hai mai smesso di amarmi.
Avrei dovuto affrontarti, piuttosto che scappare.
Avrei dovuto capire che qualcosa non andava.
Ma l'importante è che adesso siamo quì.
Insieme.
Abbracciati l'uno all'altra.
"Basta così poco per stare bene" dici appoggiando la testa sul mio petto "Io potrei vivere così per il resto della vita"
Sorrido.
Mi hai tolto le parole di bocca, amore mio.
Ti stringo a me e appoggio la testa sulla tua.
"Andrè" dici con voce speranzosa "Promettimi che anche dopo il matrimonio troveremo un modo per vederci"
Ti do un leggero bacio sulle labbra.
"Te lo prometto, Oscar, te lo prometto"
E lo ripeto due volte, per farti capire che non sto scherzando.
Per farti capire che sono deciso, questa volta.
Che non ti voglio perdere di nuovo.
Tu ti stringi a me e giuro che non c'è sensazione più bella di questa.
Passiamo la mattinata così, insieme.
Abbracciati l'uno all'altra.
Senza che nessuno ci veda.
Senza che nessuno ci disturbi.
Nel pomeriggio, mentre tu discuti con Girodelle su come organizzare il matrimonio, io passo a trovare Alain.
"Ciao Andrè" dice sua sorella aprendomi la porta.
"Ciao Diane, c'è Alain in casa?"
"Si, vieni, è di là in cucina" dice facendomi entrare.
Mi accompagna nell'altra stanza, dove si trova suo fratello.
"Ciao Alain" dico entrando.
"Oh, ciao Andrè" dice sedendosi attorno al tavolo "Accomodati"
Faccio come mi viene detto e prendo posto accanto a lui.
"Io vado al mercato" dice Diane uscendo "E' stato un piacere rivederti, Andrè"
"Anche per me" le sorrido.
"Diane" urla Alain prima che lei richiuda la porta "Fà attenzione"
Lo guardo con la faccia interrogativa.
Fare attenzione per andare al mercato?
Siamo davvero messi così male?
"Non mi piace l'idea che vada in giro da sola, di questi tempi" mi risponde portandosi le mani dietro la testa "La situazione continua a peggiorare e ho sentito dire dal mio colonnello che, a breve, arriveranno a Parigi vari reggimenti, tra i quali pure quello del Royal Allemand"
"Dici davvero Alain?" esclamo sorpreso e, allo stesso tempo, spaventato.
Se i sovrani hanno preso una simile decisione, significa che temono una sommossa.
"Si, Andrè, purtroppo è così, tra meno di un mese Parigi verrà assediata e questo scatenerà la reazione del popolo"
"Si ribellerà? E' questo che pensi?"
Poggia le mani sul tavolo e mi guarda serio.
"No, Andrè, farà la rivoluzione"
"La rivoluzione, è a questo che siamo arrivati.."
No, non ci credo.
Non può essere vero.
"Sai, amico, credo che ti convenga allontanarti da quì con la tua bella biondina, tra poco i nobili non passeranno momenti tanto piacevoli"
Lo guardo e capisco che ha ragione.
Ma io non posso farci niente.
Assolutamente niente.
"Non sono io che ho il potere decisionale, Alain, se solo potessi cambiare le cose non la farei sposare con un altro, non credi?"
"Già" dice sputando lo stuzzicadenti che teneva in bocca fino a un attimo fa "Ma, se fossi in te, io cercherei di fare qualcosa"
Alain, anch'io vorrei fare qualcosa.
Anch'io, dannazione.
Ma cosa potrei fare?
Non sono un nobile, io.
Non posso proporre al padre di farla sposare a me, anzichè a Girodelle.
Proprio non posso.
E non faccio altro che tormentarmi, per questo.
Ogni santo giorno.
Ogni santa ora.
Ogni santo minuto.
Ogni secondo della mia vita.
Ma sono impotente, purtroppo.
"Alain" dico alzandomi in piedi "Adesso devo andare"
"Va bene, amico" dice porgendomi la mano "Grazie per la visita"
Lo saluto e mi dirigo a palazzo, sperando che, adesso, Girodelle se ne sia andato.
"Allora? Com'è andata?"
Dico entrando in camera tua, prima di darti un leggero bacio sulle labbra.
"Oh, è stato molto cordiale, pensa che mi ha persino lasciato la libertà di scegliere il mio vestito" dici ironicamente.
Alzo un sopracciglio
"Il tuo vestito?" ripeto
"Si, perchè inizialmente voleva regalarmene uno lui, poi ha parlato con Nanny"
Dici prima di iniziare a ridere.
"Cosa c'è di tanto divertente?" ti domando.
"Girodelle" dici cercando di trattenere le risate "Avresti dovuto vederlo! Era così buffo tutto impacciato"
E ridi ancora.
Io, invece, ti guardo serio: non mi piace che tu ti diverta insieme a lui o, peggio ancora, pensando a lui.
"E la data?" domando "Avete deciso la data?"
"Si" dici tornando seria "Il 12 luglio"
"Beh, non manca molto" dico.
"Infatti"
Ti bacio.
"Nel frattempo, trascorriamo insieme questi ultimi giorni che ci rimangono"
"Si" dici sorridendomi.
E mi baci.

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Capitolo 33
*** L'addio ***


I giorni trascorrono felici e sereni per noi due, Andrè.
E più il tempo passa, più mi accorgo di amarti sempre di più.
So che non dovrei, perchè non farò altro che soffrire quando ci divideranno.
Ma che ci posso fare?
Basta guardarmi negli occhi per accorgersi di ciò che provo.
E io provo a tenerlo per me, questo sentimento, davvero.
Tento di nasconderlo agli altri, però si sa: si può mentire con le parole, ma non con gli occhi.
E i miei parlano chiaro: io ti amo, più di ogni altra cosa al mondo.
"Mancano solo due giorni"
Dici, tristemente, accarezzandomi i capelli.
Ti guardo e un velo nero ricopre improvvisamente il mio cuore.
Il matrimonio, so che ti riferisci a quello.
Allora, anche tu ci pensi sempre.
Però, com'è volato il tempo, in questi giorni..
Il solo pensiero che dopodomani non sarò più tra le tue braccia mi fa riempire gli occhi di lacrime.
"Abbracciami" ti dico.
Perchè adesso ne ho bisogno.
Tanto bisogno.
"Non riesco nemmeno a pensare che a breve sarai sua" dici.
Ed io trattengo le lacrime.
Non riesco a pensarci nemmeno io, Andrè.
"Oscar" dici tutto ad un tratto "Perchè non scappiamo?"
Improvvisamente, alzo la testa da sopra il tuo petto per riuscire ad incrociare il tuo sguardo.
Ti prego, dimmi che non è uno scherzo.
"Vuoi scappare?" ti domando sorpresa "Dici davvero?"
"Non sono mai stato più serio di così"
Ti guardo.
L'idea della fuga non sembra, poi, così male.
"E dove vorresti andare?"
"Ad Arras" dici con gli occhi che ti brillano di una luce che non ricordo di aver mai visto prima "Vivremo nei luoghi in cui siamo cresciuti, che ne dici?"
Vivere nei luoghi in cui sono cresciuta.
In quei luoghi che ho sempre amato.
In cui ho sempre potuto essere me stessa senza seguire le etichette.
"Si" dico stringendoti forte a me "Partiamo"
E sono così felice per quest'idea.
Tanto felice.
Nel pomeriggio devo incontrarmi con Girodelle.
In teoria, questo sarebbe il nostro ultimo incontro prima delle nozze.
Ora, invece, sarà l'ultimo incontro prima della partenza.
Lo vedo avvicinarsi a me serio, ma credo che sia solo teso per il matrimonio.
In fondo, manca così poco, secondo lui.
"Vi devo parlare"
Dice guardandomi con il viso pallido.
"E' successo qualcosa di grave?" domando.
"Venite, sedetevi quà"
Faccio come mi viene chiesto e prendo posto accanto a lui.
"Allora, di cosa mi dovete parlare?"
Gli sorrido.
In fondo, perchè non essere cordiale durante il nostro ultimo incontro?
Girodelle mi guarda, senza dire una parola.
Tutto questo è così strano, penso.
Continua a fissarmi per qualche secondo ed io non capisco proprio perchè si stia comportando in questo modo.
Mi sento un po' a disagio, ad essere sincera, perchè non parla?
Ad un certo punto, mi sposta una ciocca di capelli dietro all'orecchio e mi attira a sè dandomi un bacio.
Ed io rimango immobile: da lui non me lo sarei aspettato, mi ha presa alla sprovvista, questa volta.
"Sapete" dice accarezzandomi una guancia "Da voi, mi sarei aspettato uno schiaffo"
Sorride
"Vi ringrazio per non avermelo dato"
Lo guardo sconcertata
"Ma.."
Inizio a balbettare: non so cosa dire.
"Scusatemi, ma non sapete per quanto tempo ho desiderato farlo"
Sposta il suo sguardo da me ad un punto impreciso di fronte a noi.
"Voi amate Andrè, non è così?" mi domanda.
Io lo guardo e vorrei dirgli "Sì", senza pensarci due volte, però, vengo preceduta da lui stesso.
"Certo che è così" afferma "Sapete, io le ho provate tutte, davvero, ho cercato di allontanarvi da lui, ho provato a corteggiarvi, a farmi volere bene..ma non è servito a niente"
Lo sento sospirare e, se non lo vedessi da così vicino, giurerei che stia per mettersi a piangere.
Appoggio la mia mano sulla sua spalla per cercare di consolarlo: mi fa così pena in questo momento.
E lui sussulta di fronte a questo mio gesto, come se non se lo aspettasse.
"Oscar quello.." dice con la voce rotta dal pianto "Quello era un bacio d'addio"
Un bacio d'addio?
"Come dite?" domando sorpresa.
"Io vi amo, Oscar, infinitamente ed è proprio per questo che ho deciso di anteporre la vostra felicità alla mia.. siete libera, niente più matrimonio, parlerò io con vostro padre e con tutti gli altri, non vi preoccupate"
Lo guardo e faccio ciò che mi è venuto così spontaneo fare in questo momento: lo abbraccio.
"Grazie Girodelle" dico con le lacrime agli occhi "Vi ringrazio tanto"
Lui mi stringe a sè, consapevole del fatto che questa sarà la prima e l'ultima volta in cui potrà farlo.
"Oscar, vi prego di perdonarmi..per tutto quanto" dice allontanandosi da me.
Si alza in piedi e mi rivolge un ultimo sguardo prima di voltarsi ed avvicinarsi al suo cavallo.
 "Addio, Oscar" dice, prima di salire in groppa a quest'ultimo.
Si allontana dal palazzo, senza dire una parola.
Si allontana da me, lasciandomi libera di vivere la mia vita come meglio credo.
Esce dalla mia vita, dopo averla scombussolata così tanto.
Ma devo ringraziarlo, in fondo.
Se non fosse stato per lui, non mi sarei recata all'Operà quella sera.
Non avrei mai subito l'aggressione da parte del popolo.
Non mi sarei mai resa conto di amarti, Andrè.
"Addio, Girodelle" dico guardandolo fino a che mi è possibile farlo "Addio"

 

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Capitolo 34
*** Ti seguirò ***


"Dannato Girodelle, ma come si è permesso?"
Camminando nervosamente avanti e indietro per la stanza non faccio altro che pensare a quanto ho appena visto.
So che non avrei dovuto farlo, che non è da gentiluomini e tutto.. ma è stato più forte di me: mi sono messo a spiare.
Va bene, è stato scorretto da parte mia, ma vogliamo parlare del bacio che ti ha appena rubato Girodelle?
Questo non è stato scorretto?
Oh, si che lo è stato!
E tu non hai fatto niente, assolutamente niente.
Non lo hai respinto.
Non lo hai preso a schiaffi.
Niente di niente.
"Ringraziate, Girodelle" dico agitando il pugno per aria "Ringraziate che non mi trovavo nei paraggi!"
Ah, sicuro: lo avrei conciato per le feste.
Mi siedo e mi porto le mani alle tempie: devo cercare di calmarmi.
Improvvisamente, sento il rumore di alcuni passi veloci farsi sempre più vicini.
"Andrè" dici entrando di corsa nella stanza "Non dovremmo più partire, siamo liberi, finalmente, liberi di stare insieme!"
Mi getti le braccia al collo e mi stringi forte a te.
Momento, momento, momento.
Non si parte più?

"Come dici?" domando sorpreso.
"Girodelle ha annullato il matrimonio! Me lo ha detto adesso, potremmo vivere tranquilli, senza scappare da nessuna parte!"
Continui ad abbracciarmi e a saltellare dalla gioia come una bambina e, in un primo momento, ti seguo anch'io.
Mi lascio contagiare dall'euforia del momento.
Ti abbraccio.
Ti bacio.
Saltello anch'io come un bambino.
Ma questa mia gioia non è che temporanea.
Che sia chiaro, sono felice per l'annullamento del matrimonio, ma, oltre al fatto che non potremmo ugualmente sposarci, quì siamo in pericolo.
Oscar, tu non puoi sapere che da alcuni giorni vari reggimenti hanno assediato Parigi, non sei più uscita di casa e io non te ne ho parlato.
L'ho tenuto per me, non volevo farti preoccupare e darti un ulteriore tormento.
Però, adesso devi saperlo anche tu.
Devi capire il perchè della mia richiesta e perchè, adesso, te la farò nuovamente.
"Che cosa c'è?"
Mi domandi non appena ti accorgi della mia serietà in questo momento che per me non potrebbe essere il migliore per gioire.
"Ecco io.."
Non so come dirtelo.
Mi siedo e tu fai lo stesso prendendo posto accanto a me.
"C'è qualcosa che non va, Andrè?"
Mi prendi le mani tra le tue, preoccupata.
"Vedi, Oscar, non te l'ho detto prima per non darti un'ulteriore preoccupazione ma.. è da qualche giorno che vari reggimenti hanno assediato Parigi, la situazione non è delle migliori: molti uomini hanno iniziato ad armarsi e temo che tra non molto la situazione potrebbe degenerare"
Sgrani gli occhi: lo so che è difficile da credere, ma è così, purtroppo.
"Oscar, ti prego, allontaniamoci da quì, andiamo ad Arras, partiamo questa notte stessa.. ti prego, non dirmi di no"
"Ecco, io.."
Non sai cosa dire, sei rimasta scioccata.
L'ho capito che hai bisogno di tempo per pensare, ma di tempo non ne abbiamo molto, purtroppo.
"Dici che si ribellerà?" mi domandi poco dopo.
"No, Oscar, farà.."
Mi fermo un secondo, sarà giusto dirtelo?
Credo di sì: è giusto che tu lo sappia.
"..Farà una rivoluzione, i vari reggimenti sono divisi tra loro e non riusciranno a fermare il popolo" continuo subito dopo.
"Non pensi che dovremmo combattere anche noi, Andrè?"
Dici senza neanche pensarci due volte.
"No, ma che cosa dici? No, Oscar"
"Ma Andrè.." tenti di protestare, ma io non voglio sentir ragioni.
"Oscar, io non voglio che ti accada nulla di male, ti prego.. ti supplico, ti scongiuro: vieni via con me"
Perchè combattere, Oscar?
Non hai fatto altro per una vita, adesso basta.
E' troppo pericoloso questa volta.
Partiamo, ti prego.
Andiamo via da quì.
Scappiamo lontano, dove niente potrà dividerci.
Andiamo ad Arras, per adesso, lontani dai soldati e da questo clima di tensione, poi si vedrà.
Allontaniamoci da questa città così pericolosa, ti scongiuro.
"Andrè, se tu desideri andare ad Arras, allora, io ti seguirò" mi sorridi "Tu mi hai sempre seguito in passato e questa volta tocca a me seguirti"
Dio, ti ringrazio.
E' la prima cosa che mi viene in mente non appena ti sento pronunciare queste parole.
Magari, questa volta riusciremo davvero a vivere felici insieme.
Ad Arras tutto sarà diverso.
Vivremo come una vera coppia.
Staremo lontani dal campo di battaglia, per una volta.
Ti terrò al sicuro, lontana da pericoli.
"Allora è deciso" dico guardandoti negli occhi "Partiremo questa notte"
Mi guardi, decisa, e riesco a scorgere nei tuoi occhi la sicurezza che fino a qualche minuto fa ti mancava.
Faremo a modo mio, per una volta, e spero di aver preso la decisione migliore.
Ci dividiamo, adesso.
Dobbiamo andare a preparare tutto l'occorrente per il viaggio e per la nostra permanenza ad Arras.
Sarà una lunga notte, questa.

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Capitolo 35
*** Rivoluzione ***


Vivere quì ad Arras non è tanto male, in fondo.
Ormai, è una settimana che ci siamo allontanati da Parigi e ringrazio il cielo per averlo fatto.
Non che ad Arras la situazione sia delle migliori, ma a Parigi è decisamente peggio.
Avrei dovuto capirlo che saremmo arrivati a questo punto, sin da quando hanno assalito la nostra carrozza ed io ho rischiato di perderti, Andrè.
Avrei potuto capirlo già anni fa, ascoltando i discorsi che Robespierre mi fece in una locanda poco distante dalla nostra attuale casa.
Avrei dovuto intuirlo quando, in un'osteria a Parigi, siamo stati aggrediti da alcuni uomini solo perchè eravamo fedeli ai sovrani.
Però, io ho sempre voluto tenere gli occhi chiusi.
Non potevo pensare che al mondo ci potesse essere qualcuno che disprezzi così tanto una regina che io ho sempre stimato.
L'ho sempre trovata un po' capricciosa, a dir la verità,  ma chiunque trascorra qualche ora con lei non può fare a meno di volerle bene.
Così, ho iniziato a perdonarle tutti quei piccoli errori che una regina non dovrebbe commettere e speravo che, come me, lo facesse anche il popolo.
Ma il popolo non la conosce bene come la conosco io.
Non sanno quanta bontà d'animo abbia.
La credono una tiranna, una donna malvagia.
La chiamano Madame Deficit, da qualche tempo.
E confesso che trovo questo soprannome tanto cattivo come quello che le avevano affibbiato anni fa: "L'austriaca".
Tutto il disprezzo nei confronti dei sovrani e, in particolar modo, della regina ha portato il popolo parigino ad armarsi e ad aggredire tutti i nobili che incontravano sul loro cammino.
E lo hanno fatto anche con noi, giorni fa.
Non solo siamo stati vittima dell'aggressione a Saint-Antoine, ma ci hanno aggrediti anche la scorsa notte, quella del 12 luglio.
La notte che avrei dovuto trascorrere con Girodelle e che, invece, ho trascorso con te.
Stavamo scappando.
Ci stavamo allontanando nell'oscurità quando ci hanno visti alcuni uomini armati di bastoni e ci hanno assalito.
Fortunatamente, avevamo i cavalli e ci siamo allontanati in fretta, ma ti hanno colpito alla testa con un sasso e ti hanno fatto perdere i sensi per alcuni minuti.
Non molti, in realtà, ma sono stati abbastanza per farmi preoccupare.
Visto il clima che si è andato a creare, non mi stupisce che solo due giorni dopo la nostra partenza sia accaduto l'impensabile.
Impensabile per me, in realtà, perchè tu mi avevi avvertito.
Mi avevi detto che ci sarebbe stata una rivoluzione, ma io credevo che stessi esagerando.
E, invece, è proprio quello che è accaduto.
Il popolo si è riunito.
Uomini e donne si sono armati e hanno attaccato la Bastiglia, simbolo dell'Ancien Regime.
E, come avevi detto tu, hanno vinto.
Sono riusciti a conquistarla.
E' stato il 14 luglio.
Tutto è iniziato quel giorno, fortunatamente, dopo la nostra partenza.
Sono felice di non aver combattuto, come in un primo momento avevo pensato di fare.
Sono felice perchè avrei potuto perderti.
E spero che questo non accada mai.
Confesso che questa è la cosa che più temo al mondo: perderti.
Però, adesso sono preoccupata per tutti coloro che abbiamo lasciato a Parigi: mio padre, tua nonna, Rosalie e Bernard e, perchè no, anche quel tuo amico nuovo che mi sembra si chiami Alain.
Spero che non accada loro niente di male.
E, anche se è contro i sovrani che il popolo si sta accanendo, prego affinchè anche a loro non accada niente di spiacevole.
Che li mandino in esilio, piuttosto, ma che li lascino vivi.
"Oscar" dici rientrando in casa "Ho parlato con alcuni uomini che sono appena arrivati da Parigi e la situazione non è delle migliori..il popolo vuole abolire la monarchia e proclamare la Repubblica!"
"Che cosa!?"
Domando sorpresa.
Com'è possibile che il popolo pretenda tanto?
La monarchia assoluta c'è da una vita.
La proclamò Luigi XIV quando aveva soltanto ventitrè anni, perchè desiderare un cambiamento così radicale?
"Per adesso è solo un'idea, magari non la metteranno in pratica.." rispondi.
Ma io so che non è così.
Per troppo tempo il popolo ha vissuto nel malcontento e adesso che ha trovato la forza per ribellarsi e il modo per ottenere maggiori diritti non si fermerà di certo.
"Sai anche tu che non è così, ma non lo trovo sbagliato.. e poi" dico avvicinandomi di più a te "Finalmente potremmo sposarci"
"Si" dici dopo avermi dato un bacio "Ci sposeremo, finalmente"
Eh già.
Attualmente, è ciò che desidero di più al mondo e  non vedo l'ora che anche agli occhi di Dio non saremo marito e moglie, anche se, per me, lo siamo già.
Non ci resta che sperare che si concluda tutto al più presto, così, finalmente, potremmo vivere felici.
 

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Capitolo 36
*** Il sogno di una vita ***


"Alain, amico mio!"
Urlo correndo incontro a quell'amico che non vedo da anni e che, devo ammettere, mi è mancato parecchio.
"Andrè, quanto tempo!"
Dice ricambiando al mio abbraccio.
"Già, mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che ci siamo visti, ma perchè non entriamo in casa? Gli altri ti stanno aspettando con impazienza"
Conduco il mio amico all'interno di quella che, ormai, è diventata casa nostra.
All'interno di quella casa che ci ha ospitati da quando siamo scappati via da Parigi, anni fa.
Quando ancora non potevamo stare insieme alla luce del sole.
Quando eravamo così diversi, per gli altri.
Quando ancora vigeva la monarchia.
Adesso, invece, è tutto diverso.
"Allora" dice Alain entrando in casa "Dove sono i miei nipotini?"
"Un attimo di pazienza" dice Oscar sorridendo "Sono andati a fare una passeggiata con Rosalie e Bernard, torneranno a momenti"
Chiudo la porta alle mie spalle ed invito il mio amico ad  accomodarsi.
"Allora, come procedono i preparativi per il matrimonio?"
Domanda lui di fronte ad una buona tazza di caffè caldo.
"Beh, direi che, ormai, è tutto pronto..manca solo una cosa" dico prendendo posto accanto a lui.
"Che cosa?" domanda, incuriosito.
"Il mio testimone, Rosalie ha già accettato di essere quello di Oscar"
"Beh, è un bel problema visto che il matrimonio sarà domani" aggiunge bevendo un altro sorso di caffè.
Mi volto per osservare la reazione della mia bellissima Oscar e, insieme, scuotiamo la testa: Alain, non hai proprio capito niente.
"Si, è proprio un bel problema" continua lui di fronte al nostro silenzio.
"Alain" dico io per cercare di attirare la sua attenzione "Noi vorremmo che fossi tu il secondo testimone"
"Voi volete che.." inizia a balbettare.
"Si" dice Oscar "Ci farebbe molto piacere, Alain"
"Ma certo, ragazzi!"
Dice alzandosi di scatto e abbracciandoci tutti e due.
Ricambiamo al suo abbraccio, divertiti da quella strana situazione che si era andata a creare.
Ad un certo punto, sentiamo dei passi veloci farsi sempre più vicini a casa nostra e la voce della povera Rosalie in lontananza che urla "Non correte, bambini"
Mi volto e vedo gli occhi di Oscar illuminarsi di gioia.
"Sono arrivati" dice sorridendo e si dirige verso la porta.
Le nostre due piccole pesti entrano in casa di corsa ma, vedendo quello che per loro è ancora un estraneo, si fermano di colpo, imbarazzati.
Osservo Alain che sorride compiaciuto.
"Però.." lo sento commentare ad alta voce "Il piccolino è proprio la tua fotocopia, Andrè, e la bambina.. beh, sembra la mamma in miniatura"
Sorrido osservando la mia piccola principessa.
Ha ragione Alain: sembra Oscar da bambina.
A parte il vestito, ovviamente.
Quelli non li ha mai portati da piccola.
"Allora, bambini, come vi chiamate?"
Dice Alain rivolgendosi direttamente a loro che, imbarazzati, corrono a nascondersi dietro la gonna della madre.
"Lei si chiama Eleonore, come la mamma di Andrè" dice Oscar indicando la nostra bimba di quattro anni "Mentre lui è il piccolo François, come mio padre" conclude indicando quello di tre. (1)
"Sono davvero due bellissimi bambini" afferma Alain.
Poi, dinuovo, rivolgendosi a loro domanda "Allora, chi vuole vedere i regali che vi ha portato lo zio Alain?"
Gli occhi dei nostri bambini si illuminano di gioia e, seguendo Alain nella stanza accanto, iniziano ad urlare "Io!Io!"
Io ed Oscar restiamo in silenzio ad osservare quella scena che da tanti anni, forse troppi, avevamo solo immaginato.
Prima, tutto questo avrebbe potuto essere solo un bel sogno, mentre adesso è diventato una splendida realtà.
Da quando in Francia è stata proclamata la Repubblica non esistono più distinzioni tra di noi.
Siamo due cittadini uguali di fronte alla legge.
Niente più divisioni in classi sociali, niente più privilegi per clero e nobiltà.
Uguaglianza per tutti, finalmente.
E domani ci sposeremo, non mi sembra vero.
Avrei voluto chiedertelo già molti anni prima, ma i tempi non erano dei migliori.
Prima la monarchia, poi la rivoluzione.
Non era il clima adatto per un matrimonio.
Poi, una sera di quattro anni fa, mi hai confessato di aspettare un bambino ed io mi sono sentito l'uomo più felice del mondo.
Avrei voluto sposarti subito dopo avere avuto Eleonore ma, dinuovo, il periodo non era dei migliori.
Mese dopo mese hanno distrutto la famiglia reale allontanando i figli dalla madre e lasciandoli, infine, orfani.
Ricordo bene quanto dolore tu abbia provato in quel periodo, amore mio.
E come avremmo potuto sposarci in un momento così triste?
Ho aspettato che tornassi a sorridere, prima di farti la proposta ma, nel frattempo, un altro anno è  passato ed anche il piccolo François è arrivato.
Ormai eravamo come una famiglia, anzi, siamo come una famiglia, dobbiamo solo legalizzare tutto quanto.
E, finalmente, domani potremmo farlo.
Potremmo sposarci.
Dopo aver atteso così a lungo.
Dopo aver rischiato di perderti.
Dopo aver ricevuto il consenso da tuo padre, possiamo sposarci.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri.
Quando l'ho visto davanti alla porta di casa nostra, ho temuto il peggio.
Ho temuto che fosse venuto fino quì per portarti via da me, per farti tornare a Parigi, dato che le acque si erano calmate.
E, invece, no.
Ci ha dato la sua benedizione.
Strano, ma vero.
Ha detto che io avrei potuto renderti felice.
Che io ti avrei trattato come meriti.
Che dava il suo consenso.
E, dalla gioia, tu lo hai abbracciato.
Credo che quella sia stata la prima volta in cui tu e tuo padre abbiate avuto un contatto così intimo.
La prima volta in cui tu abbia trovato il coraggio per accorciare quella distanza che per una vita vi ha tenuto lontani.
Dopo la sua benedizione, non ci ho pensato due volte.
Sono andato ad acquistare un anello e ti ho fatto la proposta.
"Credevo che non me lo avresti più chiesto" hai detto e ti sei messa a piangere.
"Spero che quelle siano lacrime di gioia" ho affermato mentre ti mettevo l'anello al dito.
E tu hai sorriso, gettandomi le braccia al collo.
"Andrè" dici riportandomi alla realtà "Aiuta Rosalie, non farle fare sforzi nelle sue condizioni"
"Non ti preoccupare Andrè, non sono molto pesanti" protesta lei.
"Dammi quelle buste, Rosalie" dico io togliendogliele di mano "Non voglio che tu faccia sforzi, ormai mancano pochi mesi alla nascita del bambino"
"O della bambina" s'intromette Oscar.
"O della bambina" ripeto io "In ogni caso, non fare sforzi"
Ripongo nel mobile tutti gli acquisti fatti durante la loro passeggiata in paese e vado a chiamare Alain e i bambini per il pranzo.
Sarà un pomeriggio splendido, questo.
Io lo so, perchè non potrebbe essere altrimenti.
Io, mia moglie (perchè, per me, è come se già lo fosse), i miei bambini e i nostri amici.
Cosa potrei desiderare di più dalla vita?
Domani.
Solo questo.
Sposarmi con la mia amata Oscar ed essere, anche davanti agli occhi di Dio, marito e moglie.
Mancano solo poche ore per realizzare il mio sogno.
Poche, pochissime, ore e diventerai la signora Grandier.
Diventerai mia moglie.
Il sogno di tutta una vita.

(1) Ho voluto dare spazio anche ai familiari di Andrè, per una volta, e mi sono immaginata una bambina con il nome della madre.

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Capitolo 37
*** Felicità completa ***


"Vuoi tu, Andrè Grandier, prendere come tua legittima sposa la quì presente Oscar Françoise des Jarjayes per amarla, onorarla e rispettarla in salute e malattia, in ricchezza e povertà, finchè morte non vi separi?"
Mi volto verso colui che, a breve, diventerà il mio futuro sposo e gli sorrido, felice come non mai di trovarmi quì al suo fianco.
"Si, lo voglio" dice guardandomi con gli occhi illuminati di una luce che mai, prima d'ora, ho potuto scorgere nel suo sguardo.
"E vuoi tu, Oscar Françoise des Jarjayes, prendere come tuo legittimo sposo il quì presente Andrè Grandier per amarlo, onorarlo e rispettarlo in salute e malattia, in ricchezza e povertà, finchè morte non vi separi?"
"Si, lo voglio" rispondo anch'io guardandolo negli occhi.
"Bene, per il potere conferitomi dalla Chiesa, io vi dichiaro marito e moglie"
Marito e moglie.
Due parole così semplici, eppure, così incredibilmente musicali.
Tento di ripeterle tra me e me, almeno due volte, così da essere sicura di averle udite veramente.
Marito e moglie.
Due parole che ancora mi echeggiano nella mente e nel profondo del cuore.
Non mi sembra vero, eppure, da questo momento, sono diventata ufficialmente la signora Grandier.
"Puoi baciare la sposa" dice il prete, rivolgendosi ad Andrè.
Mi volto, sorridente, verso l'uomo che è appena diventato mio marito e gli circondo il collo con le braccia.
Lui mi guarda.
Mi alza il velo e, dopo aver lasciato libero il mio viso, si avvicina lentamente a me e mi bacia.
"Evviva gli sposi" sentiamo urlare gli invitati e, istintivamente, ci voltiamo ad osservare il frutto del nostro amore: i nostri due splendidi bambini che ridono felici e, come gli altri, ci regalano un applauso.
"Ce l'abbiamo fatta, Andrè" dico, stringendo forte la tua mano nella mia.
"Si, ce l'abbiamo fatta, Oscar" mi rispondi, stringendomela a tua volta.
Tutto questo è ciò che da anni ho tanto agognato.
Diventare tua moglie.
Sposarci in una piccola chiesa.
Con una semplice cerimonia.
Prima, tutto questo, sembrava solo un bel sogno, mentre adesso..
Adesso è realtà.
Siamo quì.
Insieme.
Per sempre.
Io, te e i nostri amati bambini.
E' più di ciò che ho sempre desiderato.
E' più di ciò che potrei desiderare.
E' un sogno diventato realtà.
Il sogno di una vita.
So che saremo felici in futuro.
Me lo sento.
Perchè è così che avrebbe dovuto andare.
E' questo che il destino ha riservato per noi.
Una famiglia.
Una vita da vivere insieme.
Un tempo, ho creduto scioccamente che Fersen sarebbe potuto essere l'unico uomo che io avrei mai potuto amare in vita mia, ma adesso ho capito che mi sbagliavo.
Sei tu l'unico uomo che io abbia mai amato.
Sei tu l'unico uomo che io continuerò ad amare.
Era destino che ti incontrassi e, adesso più che mai, sono convinta che trascorreremo una vita meravigliosa insieme.
Si, io lo so.
Io lo so, perchè ti amo.
Io lo so, perchè mi ami.
E l'amore porta alla felicità completa.
E, con te, sento di averla raggiunta.


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Ciao a tutti!
E, con questo capitolo, anche questa storia è giunta al termine.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto questa storia tra le preferite\ seguite\ ricordate e tutti coloro che hanno recensito tutti (o quasi) i capitoli della mia storia.
Un grazie in particolare va a Tetide che ha seguito e commentato questa storia fin dall'inizio e a Lidyalinne che, grazie a questa storia, ho avuto modo di 'conoscere'.
Vorrei ringraziare anche Sissi_a e Raffa18 che mi hanno seguito e supportato con le loro recensioni.
Grazie, ragazze!
E vorrei ringraziare anche tutti i lettori e le lettrici silenziose\i che mi hanno seguito fino alla fine.
Insomma, grazie a tutti!

 

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