La Prima Cronaca dell'Aldereth

di Matteo Trusendi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'adozione ***
Capitolo 3: *** Spiegazioni ***
Capitolo 4: *** Allenamenti ***
Capitolo 5: *** Dall'America alla Germania ***
Capitolo 6: *** Avalönnë ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***
Capitolo 8: *** Traduzione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


In un mondo posto ai confini dell'Universo, scese la notte, pallida e sprovvista di luna.
Un'oscura figura avanzò nel buio più totale; dopo una breve camminata, giunse quindi di fronte ad un obelisco, dove mormorò oscure parole:
" Rannerät, en wior Nâvön! "
Dopo codesta frase, un vento gelido soffiò da maestrale, seguito dall'accendersi di due occhi ardenti, aspiranti il buio notturno.
" Ah! Ha funzionato, mio Signore! " esultò l'uomo.
" Sì " rispose lo Sguardo con voce gutturale. " Sapevo che nutrirmi di tutte le sofferenze del mondo mi avrebbe donato forza abbastanza da aprire un portale nell'Iölio dove sono confinato, dove Yarlën mi ha distrutto. Siamo pronti per il piano? "
" Mio Signore, immagino lei veda la difficoltà... " sussurrò la figura con voce esitante.
" NON MI IMPORTA! " gridò lo Sguardo e un dolore lancinante invase l'uomo alle viscere.
" Utilizzate pure tutto il Potere che possiedo! Sarà un dolore che patirò volentieri, pur di completare il mio piano, pur di uccidere il ragazzo! Adesso va' e non tornare a meno che tu non abbia notizie da riferire! "
Con sofferenza, l'uomo distolse il contatto; immediatamente  lo Sguardo si dissolse; l'oscura figura abbandonò l'obelisco.

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Capitolo 2
*** L'adozione ***


" Vittorio Blueyes è urgentemente atteso in presidenza. Ripeto, Vittorio Blueyes è urgentemente atteso in presidenza. "
Nel grigio orfanotrofio Angelo di Como raramente accadeva un evento fuori dal normale; per tal motivo, quando l'inaspettata richiesta risuonò nella mensa, innumerevoli studenti volsero lo sguardo a Vittorio.
Alto, bello, nel fiore dell'età, il ragazzo possedeva uno spaventoso quoziente intellettivo, gravemente smorzato da iperattività e deficit dell'attenzione.
Tremando, Vittorio s'avviò verso lo studio presidenziale; con ansia crescente, aprì la porta cigolante e sedette su una poltrona ottocentesca.
Subito venne distratto dalle meraviglie dello studio; le pareti foderate di libri, le borchie in oro della poltrona, la scrivania in ebano...
" Blueyes, ti prego, ascoltami! " mormorò esasperata l'obesa Anna Gialli.
" Sì, sì, sto ascoltando... "
" Nonostante i tuoi... Ehm... Problemi, devo darti una meravigliosa notizia... "
" Uhm uhm... "
" ... Sei stato adottato! "
Immediatamente l'intera attenzione del ragazzo si concentrò sulla preside:
" Adottato? Da chi? Com'è? E' ricco? Povero? E' un dottore? Un professore? "
" Piano con le domande! Potrai fargliele tu stesso! Lui è qui fuori, in corridoio. "
Come ho fatto a non vedere nessuno, mentre venivo qui?, pensò. Ah, sì. Ero molto concentrato sulle macchie sul soffitto. E anche sul meraviglioso geco che si arrampicava su una grondaia. Era luminoso, caleidoscopio e...
I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dal forte scricchiolio della porta sui cardini male oliati. La preside avanzò, in compagnia di uno sconosciuto in cravatta.
" Vittorio Blueyes " esclamò Anna Gialli in tono trionfale, " posso presentarti il Prof. Amadeo Sellâs? 
Vi lascerò da soli per un po', perché devo andare un attimo in segreteria, così potrete conoscervi meglio. "
Non appena fu uscita, il professore intrecciò le dita e diede in un sospiro sollevato.
" Bene, Vittorio. Adesso, se non ti dispiace, narrami di te. "
Teso, il ragazzo raccontò: " Be', ho 11 anni e sono qui all'orfanotrofio Angelo di Como perché i miei genitori sono morti quando io avevo qualche mese. Nonostante ciò, ho sempre voluto un animale domestico, come un piccolo chihuahua... "
" Va bene, va bene... A scuola come vai? "
" Non bene, purtroppo. Le mie professoresse dicono che sono intelligentissimo, ma sono afflitto da iperattività e deficit dell'atten... Wow, belle scarpe. Dove l'hai comprate? "
" In Texas. Comunque, arriverò al sodo con te. Tu non sei normale. "
" Già, lo so fin troppo bene... "
" No, cos'hai capito? " si allarmò Sellâs. " Non intendevo 'anormale' in senso di handicap! Volevo dire che sei speciale! " 
" Sul serio!? " mormorò Vittorio, meravigliato.
La loro conversazione venne interrotta dall'aprirsi della porta, dove la preside avanzò.
" Bene, Blueyes, se ora tu fosti così gentile da preparare i tuoi bagagli... "
10 minuti più tardi Vittorio aspettava Sellâs sulla soglia dell'orfanotrofio con un paio di bagagli di piccola grandezza. Dopo poco tempo apparve il professore, il quale caricò i bauli e il ragazzo sulla sua macchina.
" Cosa intendevi per 'speciale', prima, nello studio? " chiese Vittorio.
" Intendevo che sei un ragazzo intelligente, ma... Ostacolato. " 
Mi sta mentendo, pensò lui esterrefatto. Si capisce dal fatto che non mi sta guardando e dal tono sbrigativo della sua voce. Ci penserò più tardi. Ora sono libero!
" Vedrai, ti piacerà abitare da me. " disse Sellâs, con un largo sorriso.

 

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Capitolo 3
*** Spiegazioni ***



Equivalente all'orfanotrofio Angelo di Como, la villa Sellâs appariva sulle sponde del lago omonimo, un'imponente costruzione d'un bianco marmoreo decorata con affreschi meravigliosi, raffiguranti creature mistiche.
Una volta entrati nella magione, il professore elencò a Vittorio la pianta della casa:
" Qui c'è la cucina, dove potrò prepararti qualunque cosa tu vorrai... "
" Noia... "
" Poi il mio studio, provvisto di computer e scrivania... "
" Noia... "
" E quindi la... "
" BIBLIOTECA? " esclamò Vittorio, scattando verso le pareti foderate di libri.
" Ma è incredibile! Ci sono tutti i grandi classici: Ventimila leghe sotto i mari, L'ultimo dei Mohicani, Il giro del mondo in ottanta giorni... "
" Sapevo che ti sarebbero piaciuti tanti libri " mormorò compiaciuto il professore. 
" E poi c'è qualche altra stanza? "
" A parte la vecchia soffitta, la tua camera. "
Con una leggera spinta, Sellâs aprì la porta successiva, in cui compariva un morbido letto a baldacchino, una piccola scrivania munita di penne e un paio di mensole provviste di libri.
" E' meglio se ti riposi, per oggi. " annunciò il professore.
" Da domani provvederemo alla tua istruzione. "

I giorni a villa Sellâs si susseguirono con velocità allarmante: Vittorio assorbiva informazioni su informazioni, la vita procedeva tranquilla, tranne poche avventure.
Finché, un radioso giorno di marzo, l'undicenne posò il proprio sguardo sulla scala della soffitta; sopraffatto dalla curiosità, accedette al sottotetto.
Dopo 5 minuti di ricerca, vide una cassa in borchie dorate, parzialmente illuminata dal sole calante.
Spino da un istinto primordiale, Vittorio aprì l'intrigante baule; dentro v'era, unico, un polveroso medaglione, i vividi colori smorzati dalla fuliggine; in tempi remoti doveva essere stato un gioiello inestimabile, purtroppo il tempo aveva cancellato il suo valore.
Improvvisa come la saetta , una potente luce invase la piccola stanza; il ciondolo levitò in aria, splendente, mentre una voce tonante esclamava: " Salvami! "
Riscuotendo si da quella visione, il ragazzo trovò rifugio nella propria camera, riflettendo sull'accaduto.
" Vittorio? Ci sei? Dobbiamo fare Epica! " chiamò il professore, sulla soglia della porta.
" Qui non c'è nessuno! " rispose l'undicenne.
" 'Nessuno' non è esattamente il termine che userei per definire la quantità delle persone in quella stanza. Ora fammi entrare! "
" No! Sono diventato pazzo! Potrei avere un raptus omicida e ucciderti! "
Dopo un breve cigolio, Sellâs sedette sul baldacchino di Vittorio, serio: " Che cos'è questa storia della pazzia? "
" Non ci crederai mai! Sono andato in soffitta, ho aperto un baule, dentro c'era solo un medaglione che ha volato per la stanza, che brillava e che diceva: 'Salvami!' "
" No, Vittorio, tu non sei impazzito. Vieni, dovrò raccontarti una storia. "

Seduti in biblioteca, il professore annunciò: " Quello che sto per raccontarti potrà sembrare incredibile, però non interrompermi.
Tanto tempo fa, in un epoca remotissima, tutto l'Universo era riempito dal cosiddetto Grande Fuoco. Un giorno questo Fuoco si affievolì, fino a spegnersi; tuttavia una piccola parte di lui sopravvisse, e si diede nome Avalär.
Col tempo Avalär scoprì i cinque sensi e il suo Potere enorme. Grazie a codesto Potere creò una lingua, l'Avalön, e i Perti, ovvero gli dei.
Insieme ai Perti creò anche la natura e i suoi fenomeni.
Però, il Grande Fuoco, l'anima di Avalär, prese possesso della sua mente, facendolo diventare malvagio. I suoi occhi non vedevano più l'affetto, solo il potere; voleva essere chiamato 'Padrone', voleva avere schiavi da tiranneggiare, e chi, se non i Perti?
Perciò, Avalär disse ai Perti del suo desiderio ma se credeva che le sue creature lo seguissero con fiducia cieca, si sbagliò.
Infatti, il Perto più potente di tutti, Aldë, non voleva essere governato e aveva convinto i Perti a staccarsi completamente da Avalär. 
Quando egli lo seppe, fu così arrabbiato che sfidò Aldë a un duello di magia.
Da quello scontro nacque il pianeta Avalönnë, dove i Perti dimorarono. "
" Sembra una trama perfetta per un libro fantasy ma cosa centra tutto questo con me? "
" Pazienta, Vittorio! Secoli dopo la nascita di Avalönnë, nacque il figlio di Aldë, Yarlën. Egli era stato destinato a sconfiggere Avalär, cosa che fece.
Ma subito dopo la sua vittoria, Aldë profetizzò che Avalär non era ancora morto e che solo un ragazzo di un altro mondo, il nostro mondo, sarebbe riuscito a sconfiggerlo una volta per tutte.
" E quindi io... Io sarei... "
" Sì, Vittorio. Tu sei uno dei tre eredi di Aldë. "
La frase colpì il ragazzo nel petto. Ogni suo sogno fantastico, speciale, meraviglioso diveniva realtà...
" Un momento. Come fate a sapere che sono proprio io l'erede? "
" Da questo. " Sellâs mostrò l'antico medaglione. " Devi sapere che Yarlën riuscì a battere temporaneamente Avalär, che quest'oggi si fa chiamare lo Sguardo, solo grazie a questo ciondolo, l'Aldereth, dove è racchiuso un frammento dello spirito di Aldë. Si attiva solo in presenza di un discendente di Aldë. 
" Perché proprio io? Io sono solo un pappamolle... "
" No, non lo sei. Se accetti tutto questo, se lo fai, ogni tuo desiderio si avvererà. "
Con mani esitanti, Vittorio agganciò l'Aldereth al proprio collo; una nuova luce illuminò il suo sguardo; disse: " Io accetto. Quando cominciamo? "
" Prima di subito. "

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Capitolo 4
*** Allenamenti ***


Sellâs accompagnò Vittorio, l'Aldereth al collo, per una piccola strada occultata all'interno della villa. 
Insieme sbucarono in una verde piana, contenente un piccolo giardino.
" Bene Vittorio! Adesso dovremmo imparare i cinque elementi della natura: Aria, Acqua, Fuoco, Terra, Buio e Luce. Inizieremo dal Fuoco. " esclamò il professore.
" Ok. Fiamma! " gridò il ragazzo, vanamente.
" No, Vittorio. La magia dell'Aldereth non è quella che si vede nei cartoni animati, in cui dici una formula; devi solamente pensare a cosa vuoi creare, e il medaglione lo esaudirà. " 
" Giusto! " disse il giovane, quindi rifletté sulla piacevole sensazione del calore, la potenza contenuta nelle fiamme...
" Niente! Non succede niente! " urlò Vittorio.
" All'inizio è sempre così. Continua. " mormorò il professore con una punta di fastidio.
Dopo un'ora di inutili tentativi, Sellâs esplose: " Ma insomma!  Cosa ci vuole? Insomma!"
" Non è colpa mia! Io ci provo e ci riprovo, non viene! "
" E no che non viene! Perché sei solo un incapace! "
" Sai, non aiuta molto l'autostima sentirsi dire... "
" INCAPACE? " abbaiò il professore. " No, perché se vuoi lo dico ancora! Sto pensando seriamente che speranze avrà Avalönnë se ci sarai tu a proteggerlo! "
" Adesso... BASTA! " Al seguito di un movimento istintivo, una parete ardente comparve fra i due; subito Vittorio sussurrò: " Il fuoco? Ho davvero creato il fuoco? " 
" Sapevo che ne eri capace. " disse orgoglioso Sellâs, aggirando la barriera e abbracciando il proprio allievo.
" Ne sei sicuro al cento per cento? Non si capiva, tipo, dieci secondi fa. "
" È una antica tecnica di noi Silfäs, di noi guardiani. 'Infiammando' lo spirito degli eredi, cioè facendoli arrabbiare, era più facile per loro sviluppare il potere del fuoco, come è successo a te. "
" Sì, capisco. E' logico. " annuì il ragazzo.
" Perfetto. Adesso pensiamo all'Acqua. Devi concentrarti su tutto ciò che trovi elegante, intrigante, del mare, pensa allo scroscio dell'acqua... "
Vittorio rifletté un istante; in un lento movimento, unì le mani disegnando una sfera; limpide acque apparirono improvvise, unendosi in un globo perfetto, il quale avanzò diretto verso Sellâs.
" Bravissimo Vittorio! Ce l'hai fatta, e al primo colpo! " 
" Ah davvero? " chiese il giovane, distogliendo la concentrazione dalla sfera levitante; immediatamente l'acqua si riversò sul professore.
" Devi rimanere concentrato! Se ti capitasse una cosa del genere in battaglia, potrebbe esserti fatale! "
" Scusami! " implorò il ragazzo, creando una vampa rovente in direzione di Sellâs.
" Grazie. " mormorò l'uomo, sollevato. " Almeno ora sappiamo che hai un'ottima padronanza del Fuoco e dell'Acqua. E' arrivato il momento della Terra. "
" Già fatto. " esclamò Vittorio con orgoglio, generando una voragine poco distante.
" Ah! " disse il professore, ammirato. " Vedo che ormai hai imparato la tecnica. Allora passiamo all'Aria. "
" L'Aria? Ma è troppo facile! Sarà una passeggiata! "
" E invece, l'Aria è l'elemento più difficile da controllare. "
" Ma come? " esclamò Vittorio, stupefatto.
" L'Aria è l'elemento più astratto che esista. Non puoi essere tu il padrone, dovete essere come da pari a pari. "
" Ne parli come se fosse una persona " obbiettò l'undicenne.
" In un certo senso è così. Vedi, gli Elementi Naturali posseggono una vita propria; possono farsi controllare solo da cuori benevoli. Comunque, Il Fuoco, la Terra e l'Acqua sono più inclini, più tolleranti e si lasciano usare; l'Aria no, è più sospettosa: non si lascerà usare facilmente, e non tentare di dominarla! Potrebbe ribellarsi o farti del male! "
" Pensavo... Hai detto che la Natura si fa usare solo dalle persone buone, quindi se una persona cattiva o una persona buona lo utilizzasse per scopi malvagi... " mormorò.
" Intendi cosa succederebbe? Semplicemente gli Elementi ucciderebbero chi osa così tanto. "
" Ok " balbettò, allora rifletté sul sibilo del vento, la sua potenza inespressa...
Nella piana s'udì un forte fischio; correnti tumultuose risuonarono attorno, per calare qualche secondo dopo.
" Perfetto! Adesso il Buio, un po' impegnativo. Devi pensare a tutte le cose brutte nel mondo, la fame, la malattia, la morte... "
Vittorio eseguì: un'oscurità innaturale calò, inglobando i due nel nero più fitto.
" Perfetto! " gridò una voce priva di corpo. " Ora devi evocare la Luce, pensa a tutte le cose belle nel mondo! "
Dopo due minuti, il ragazzo esclamò: " Non ci riesco! " 
L'undicenne avvertì una presenza avvicinarsi a lui; Sellâs afferrò delicatamente la mano di Vittorio, sussurrando: " Io lo so. Tu ne sei capace. "
Dai loro palmi uniti scattarono raggi lucenti in ogni direzione, cancellando l'oscurità opprimente.
" Assolutamente perfetto! Hai il resto di oggi e di domani per spassartela! " annunciò il professore.
I giorni vacanzieri trascorsero con furia; gli allenamenti si susseguirono a velocità elevata.
Una domenica soleggiata, Sellâs levò lo sguardo alla volta celeste.
" Oggi è una giornata perfetta. Non ci sono nuvole, vento, freddo... Sì, quest'oggi imparerai a volare. "
" Che cosa? " esclamò Vittorio, meravigliato " C'è qualcosa che l'Aldereth non può fare? "
" Beh, uccidere, per esempio, o resuscitare i morti, entrambe azioni fuori natura. Dicevo... Ah, sì, il volo. Conosci la tecnica: rifletti sulla sensazione dell'aria, il vento che ti scompiglia i capelli... "
Tentarono vanamente per settimane, allorché il professore non fu illuminato, una sera: Vittorio non riesce a volare. Questo non va bene, per niente. E' utilissimo in battaglia. Però, il ragazzo ha una grande attitudine con il Fuoco. Forse...

L'indomani, superati gli ennesimi tentativi, Sellâs sospirò:  " E' impossibile. Non ci riesci. Dovremo farne a meno. "
" Non è vero! Se solo tu mi dessi un altro po' di tempo... "
" No. Non c'è la farai. Molla, è meglio. "
" Ti ho detto di noOOOOOOOH! " senza preavviso, Vittorio s'accese d'un fuoco accecante; sotto forma di cometa, egli sperimentò la sensazione adrenalinica del volo, la libertà contenuta nello slanciarsi in aria...
" Atterra, ora! " gridò il professore e Vittorio eseguì.
" Non finisci mai di stupirmi, ragazzo. Vieni, andiamo a cena. "

Mentre si nutrivano, Sellâs annunciò: " Ho fatto qualche ricerca sugli altri eredi, a parte te. Uno è morto in Avalönnë, per mano di Avalär. L'altra, femmina, è tuttora viva, negli USA. " Con una pausa, osservò Vittorio, impassibile. " Scusa, nessuna reazione? Hai appena scoperto di avere una sorella, e non ti muovi nemmeno? "
" Beh, sai, " obbiettò l'undicenne " dopo aver scoperto di essere il discendente di un dio di un mondo parallelo, di possedere un medaglione capace di fare tutto è essere capace di volare, la vita non riserva più grandi sorprese. "
" In effetti, non è sbagliato il tuo ragionamento. Però c'è un problema, molto grande. "
" Quale? "
" L'altro erede di Aldë, tua sorella, esiste attualmente col nome di Emily Wood, figlia del Presidente degli Stati Uniti d'America. "

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Capitolo 5
*** Dall'America alla Germania ***


Con un rombo imponente, un aereo si innalzò nella foga del volo, scomparendo nel blu infinito.
All'interno, Vittorio chiese: " Non mi torna una cosa. "
" Chiedi pure. "
" Prima, quando mi hai adottato, ero afflitto da iperattività e deficit dell'attenzione. Dopo gli allenamenti, invece, sono molto più calmo e non trovo difficoltà a concentrarmi. Per quale motivo? "
" E' un concetto un po' difficile da spiegare ma tenterò. "
Il professore diede in un ampio sospiro. " Dunque, devi sapere che la tua discendenza è confusionaria. Questo perché alcuni tuoi parenti sono nati in Avalönnë e altri si sono 'trasferiti' qui, tramite portali. 
Ora, tutto questo viaggiare tra un mondo all'altro indebolì la loro anima. Con il passare del tempo accumulavano sempre più malattie, alcune addirittura sconosciute.
Anche in te è presente questo indebolimento: il deficit dell'attenzione e l'iperattività. Però, quando hai trovato l'Aldereth... "
Esitò un istante. " Immagina un vecchio. I vecchi non possono camminare da soli, hanno bisogno di un bastone, no? Ecco, l'Aldereth è come se fosse il tuo 'bastone', un supporto alla tua anima malata. "
Il ragazzo annuì. " Credo di aver capito. " 
" Va bene ma se non te lo ricordi rammenta che, fin quando avrai il medaglione al collo, starai bene. "
La conversazione venne interrotta da un leggero sobbalzo, seguito da un sussulto di Vittorio.
Atterrarono nella moderna metropoli di Washington, inoltrandosi nelle piazze affioranti regolarmente, esclamando per le meraviglie occultate da comuni abitazioni.
" Mentre te vai, io pensavo di pranzare a quella locanda. " mormorò l'undicenne accennando all'osteria poco distante.
" Accordato. " sussurrò Sellâs con affetto, abbandonando il ragazzo al proprio Fato.
Egli accedette alla spartana locanda; subito venne invaso dal l'odore acre dell'alcool, le risa maleducate provenienti dagli uomini presenti, gli ammonimenti dell'oste per cercare di controllare i propri clienti.
Vittorio sedette a un tavolo sferico, ordinando un misero pasto; con un sorriso ebete, un paio di uomini presero posto, esclamando: " Guarda un po' chi c'è! "
" Non voglio essere disturbato " mormorò l'undicenne, freddo.
" E dai, ragazzo, forza, ti devi divertire alla tua età, altrimenti sei solo e triste " mormorò un quarantenne con sguardo annebbiato.
" Io non posso parlare con degli sconosciuti. "
" Ma ora ci siamo conosciuti e non siamo più sconosciuti! Io mi chiamo George Stillson. E ora che siamo diventati amici, sai, io pensavo che magari potresti darmi 20 dollari, perché io non ho soldi e mi sono già scolato cinque birre! " esclamò ridendo sommessamente.
" Non te li darei nemmeno fra duecento anni. "
L'uomo, a tali parole, scattò in piedi, la voce vellutata ora tramutata in un ruggito inquietante.
" Adesso basta! Sono stato buono con te ma ora mi sono stufato! Dammi subito i soldi, se no PASSERAI IL RESTO DELLA TUA VITA IN OSPEDALE, O SOTTOTERRA! "
L'atmosfera s'appesantì quando balzarono in piedi tutti i clienti, un ringhio dipinto sul volto di ognuno.
All'improvviso, fulmineo come un lampo, una nera figura scattò verso Vittorio, torcendo il suo braccio con forza occultata. 
Ella trascinò il ragazzo in una buia piazza, ansimando per lo sforzo inaspettato.
" Ehi, ma sei impazzita? " esclamò l'undicenne, sgomento.
" Non ci siamo mai conosciuti e tu mi prendi e mi porti chissà dove? "
" Scusami, stavo cercando di salvarti la pelle! Non hai capito che quei brutti ceffi volevano farti male? " chiese una dolce voce.
" Allora vorrei vedere in faccia la mia salvatrice. " ribatté serafico il giovane.
" Bene, vuoi vedere il mio volto? Ok, accontentato. " Con mani decise, la ragazza si scoprì il capo; mostrò la bella pelle liscia, i lunghi capelli biondi cadenti come una cascata dorata alle sue spalle e uno sguardo, smeraldino come il mare in autunno.
Davanti a codesta bellezza, Vittorio a stento trattenne un fischio. Sulle labbra di lei affiorò un ironico sorriso, immediatamente interrotto da un cupo ringhio.
" Cosa succede? " esclamò con stupore; a tali parole, una legione comparve nella piazza, le armature argentee rilucenti alla luce solare.
I soldati erano esseri deformi, non appartenenti alla razza umana. Possedevano artigli frastagliati, volti incorniciati da un nero profondo e occhi ardenti d'un rosso infuocato.
" E questo cosa sono? " mormorò Vittorio in tono sorpreso. 
" Mi toccherà combattere! "
" Scusa? Vorresti combatterli tutti te e prenderti tutto il divertimento? Non con me! " disse la ragazza divertita.
I due attaccarono con violenza inaudita. Erano due macchine da guerra perfettamente coordinate; levitavano a spirale sotto forma di comete, scoccavano incantesimi ardenti, decimando i nemici.

Alfine, distrutti gli invasori, la ragazza diede in una risata cristallina.
" Non pensavo che nel mondo ci fosse un altro erede di Aldë  oltre a me. " sussurrò lei, compiaciuta.
" Allora devi essere Emily Wood. "
" In persona. " declamò la ragazza. " La figlia adottiva del Presidente. Ho scoperto la mia vera identità esattamente due anni fa. Inoltre, dopo mesi di ricerche, ho trovato mio fratello. "
" E io mia sorella. "
Con passo deciso, Emily si diresse alla statua raffigurante un cavaliere, in fronte a lei. Sfiorando un tasto occultato, rivelò l'esistenza d'un ingresso segreto.
" A Washington c'è un dedalo incredibile di corridoi sotterranei " raccontò la ragazza " i quali sbucano in piazze, vie o viali, e tutte, ma proprio tutte, convergono nello Studio Ovale, nella Casa Bianca. Vieni! " incitò, per poi scomparire alla vista nell'oscurità del passaggio; tremante, Vittorio accedette al buio sentiero.
Insieme attraversarono innumerevoli gallerie, per arrivare nello Studio del Presidente, un luogo magnifico.
" Emily! Luce dei miei occhi! " accolse calorosamente l'uomo. " Chi è il ragazzo che hai portato appresso? "
" L'altro erede. "
A codeste parole, un lampo gioioso attraversò il suo sguardo. " Finalmente! " esclamò, stringendo la mano di Vittorio. " Dopo tutto questo tempo, alla fine la mia cara Emily ti ha trovato! Uhm, vedo che, sotto i vestiti, hai l'Aldereth! Spero che abbia già imparato a controllare... "
" E il professore? " chiese il ragazzo.
" Ma come, sei diventato cieco adesso? " mormorò divertita una voce alle sue spalle; su una poltrona stile Luigi XVIII sedeva Sellâs; il professore, amico d'infanzia del Presidente, aveva avuto l'onore di accedere allo Studio Ovale; nella foga, Vittorio aveva mancato di notare Sellâs. 
" Professore! Non ti avevo visto! " gioì il ragazzo.
" Bando alle ciance, ragazzo. Adesso, dimmi, sei stato addestrato? "
" Sì " rispose Vittorio. " Con Emily ho sconfitto un orda di mostri. "
" Che cosa? " sussultò il Presidente. " Avete combattuto? Spiegatemi tutto. "
Terminato il racconto, l'uomo diede in un sospiro: " Così non va bene, non va bene per niente. Abbiamo perso troppo tempo. Se i soldati di Avalär sono già nel nostro mondo, allora ciò significa che il Traditore sta indebolendo la prigione che lo trattiene. Non possiamo indugiare oltre! Dovremo andare subito in Avalönnë. "
" E come? " domandò Vittorio.
" Attraverso un portale. " declamò Sellâs solennemente.
" Inoltre, questo portale si trova in Germania, più precisamente nei giardini del Castello di Neuschwanstein. "

I due fratelli e i due Guardiani s'imbarcarono alla volta della roccaforte fatata di proprietà di Ludwig II.
Nel mentre dell'aereo viaggio, Vittorio chiese: " Ma perché il portale si trova proprio a Neuschwanstein? "
" Beh, perché devi sapere... " raccontò il professore " ... che Aldë (che come ricorderai era il capo degli dei di Avalönnë) era un grande amico di Ludwig II, colui per il quale è stato costruito il castello. Nei suoi frequenti viaggi Aldë si portava dietro i figli o i parenti (è così che la tua discendenza conobbe la Terra!). Tuttavia la presenza di Aldë nel castello ebbe una conseguenza collaterale. Sai perché Neuschwanstein richiama tantissimi turisti? E' per via del Potere di Aldë, che ancora permane nelle mura della roccaforte, il quale lo fa sembrare magico. "
Il discorso venne interrotto dal rimbalzo provocatosi per l'atterraggio del jet.

Attraversato il borgo circondante il paese di Neuschwanstein, la comitiva giunse all'agognato castello; riconosciuto il Presidente degli Stati Uniti, il custode della roccaforte (ormai adibita a museo) scattò sull'attenti.
" Riposo, soldato. " ordinò l'uomo, trattenendo a stento un riso.
" Ecco i soldi. " mormorò dopo aver posato in mano al custode alcuni denari.
Insieme esplorarono gli interni, ammirando vaste sale affrescate, infinite camere con baldacchini ingioiellati...
Accedettero, con trepidazione, ai verdi cortili del castello, luogo in cui Vittorio chiese, esitante: " E adesso come facciamo a scoprire dov'è il portale? "
" Non preoccuparti, Vittorio. " sussurrò il professore.
" Sono certo che presto un segno arriverà. "
Attraversarono i maestosi giardini impreziositi dalla presenza di argentee fontane, finché l'undicenne non avvertì  una forza impellente trascinarlo; la fonte si rivelò un rilucente Aldereth.
" Che cosa sta succedendo? " chiese il giovane con crescente preoccupazione.
" Esattamente quello che speravo succedesse! " gioì Sellâs.
" Vedi, l'Aldereth può entrare in risonanza con qualunque cosa abbia a che fare con Aldë o con i Perti.
Questa risonanza ci permetterà di individuare il portale e quindi di attivarlo. "
Il talismano condusse i quattro verso due palme, le quali s'incrociavano descrivendo una sfera perfetta.
Non appena scorsero i due alberi, l'Aldereth s'illuminò fino a raggiungere il limite estremo, per convergere e rilasciare codesta energia in direzione delle piante, ove s'aprì un accesso color zaffiro.
" Bene, padre, a quanto pare Avalönnë mi aspetta. " salutò Emily con affetto.
" Sta attenta, figlia mia. " mormorò malinconico il Presidente, alla vista di lei la quale scompariva nel portale.
" Beh, allora adesso è il mio turno. " sussurrò Vittorio rivolto al professore. " Arrivederci. "
Con passo esitante, il ragazzo deglutì e si dissolse alla vista di un mondo a lui ignoto.




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Capitolo 6
*** Avalönnë ***


" Ivadâl, fer nammën bassaer! " Vittorio fu destato da un grido in un linguaggio incomprensibile.
Volse lo sguardo alla fonte e osservò Emily la quale cinse la spalla a un bambino in lacrime. 
Allarmata dal richiamo del proprio pargolo, giunse alfine la madre: " Esat gêr garët kior! "
" Arl, iôpt mir darrên, yänä mir... bassaer... " raccontò Vittorio. " Yänä enarä her lifäs restân. 
Orbalöl ret däl yänäl jarrën. " 
La donna scrutò i ragazzi con sguardo inquisitorio; quindi mormorò: " Esat. " accennando alla soglia.
" Rimastë, rimastë. " ringraziò il giovane, ammirando, un attimo dopo, la meraviglia delle vie perpendicolari le quali raffiguravano un perfetto labirinto all'interno della città, le meravigliose piazze decorate con motivi festanti...
" Vertrë " sussurrarono i due gemelli all'unisono. " Siamo a Vertrë. "

Ammaliati dallo splendore della cittadina, Vittorio ed Emily esplorarono le sue tortuose strade con meraviglia crescente, finché, scoccato il mezzogiorno, si cibarono in una gustosa locanda.
" Adesso te lo posso chiedere: in quale lingua hai parlato, prima? Era diversa da quella che usavano il bimbo e la madre. "
" Non lo so. " rispose l'undicenne, sfiorando inconsciamente l'Aldereth al collo.
" E' stato come se,conoscessi quella lingua da sempre... " mormorò, lo sguardo velato.
" Ad ogni modo, tu sai dove siamo? "
" Beh, io sì, ho giusto una cartina di Avalönnë in tasca. "
Detto ciò, Emily lisciò la carta sul tavolo liso.
" Devi sapere che in Avalönnë ci sono tre continenti, abitati ognuno da una delle Tre Razze di Avalönnë, ovvero gli Aldalönnêsi, gli Eldëlonnêsi e gli Oldëlonnêsi. Dunque, noi ci troviamo a Vertrë: Vertrë è la capitale del continente degli Aldalönnêsi, allora il bambino e la donna che abbiamo incontrato sono Aldalönnêsi e parlavano... "
" Ti prego, Emily, smettila di parlare così, mi sembra di sentire il professor Sellâs! " ironizzò Vittorio.
La ragazza gli rivolse uno sguardo di fuoco, allora continuò: 
" Dunque, la nostra missione qui (come mi ha detto mio padre) è cercare di scoprire i piani di Avalär... " 
La loro discussione fu interrotta da cupi ringhi. Ogni cliente era in piedi, un' espressione feroce dipinta sul volto di ognuno. 
" Che sta succedendo? " domandò con timore Emily.
" Non lo so ma scappa! " esclamò Vittorio, con uno scatto felino, si catapultò nella via, distanziato per pochi metri dalla folla irosa.
Nel disperato tentativo di mantenere la vita, Vittorio e sorella percorsero l'intera città fino a raggiungerne i confini.
Quindi s'inoltrarono nella pianura circondante il centro abitato; sostarono al punto di convergenza di due fiumi.
Abbandonata la paura, i due esplosero in una risata: vagarono per le steppe durante le ore precedenti alla sera, per abbandonarsi alla disperazione al calar del sole.
Siamo sperduti in un altro mondo, pensò Vittorio. Senza cena, la minima idea di dove andare, in balia della notte...
" Una casa! " esclamò Emily, accennando all'antica baita posta vicino ad una cascata cristallina.
La loro gioia fu sfumata in cupa angoscia: un paio di robusti palmi afferrarono le spalle dei gemelli; una secca voce annunciò: " Voi due venite con me. "
" Lasciateci signore! " si ribellò Vittorio. " Siamo solo due ragazzi! " esclamò accedendo alla minuta tuttavia elegante abitazione.
La presa sui fratelli s'allentò; l'uomo diede in un ampio sospiro e mormorò: 
" Perdonatemi per il mio comportamento. In questo periodo non posso abbassare la guardia e, per farmi perdonare, vorrei offrirmi un thè. "
Offrì loro una corroborante bevanda, mostrando i propri lineamenti ventennali, la nera chioma e lo sguardo color zaffiro.
" Mi dica, come fa lei a capire e parlare la nostra lingua? " domandò Emily.
" A dire il vero sarei io che dovrei chiedervi perché non parlate la lingua locale...
Comunque, io sono Erran. "
" Il mio nome è Vittorio e lei è Emily. "
" Dunque, volevate sapere perché capisco la vostra lingua. Beh, è per via di una maledizione che un uomo impose ad un mio avo: posso comprendere tutte le lingue conosciute, tutte tranne quelle usate in Avalönnë.
In questo modo ha completamente emarginato me e i miei parenti da tutti. "
" Oh! " sussurrò Emily, comprensiva.
Sull'ampio tavolo ove poggiava il thè, v'era un libro rilegato in cuoio; mosso da curiosità, Vittorio aprì il volume e sfogliò le pagine, raffiguranti volti umani, ritratti con minuzia ammaliante.
" Questi disegni li ho disegnati io. " disse Erran con una punta d'orgoglio.
Ad un tratto, l'attenzione dell'undicenne fu magneticamente attratta da una raffigurazione di un uomo dagli occhi irradianti potere.
" E lui chi è? " chiese Emily.
" Lui è un mio parente, si chiamava... " iniziò l'uomo, tuttavia fu interrotto da Vittorio, il quale (come soggiogato da una presenza esterna) declamò: " ... Jeodïn, coraggiosa persona, ha avuto una fine gloriosa. "
Stupore si dipinse immediato sul volto di Erran, dissolto dal grido di stupore di Emily: " Cosa? Ho capito bene? Tu sei un parente di Jeodïn? "
Erran annuì all'esclamazione della ragazza: " Ma allora l'uomo che ti ha lanciato la maledizione è stato Dyllös! "
" Frenate, ragazzi. Chi sarebbe questo Dyllös? E chi è questo Jeodïn? " domandò un esterrefatto Vittorio.
" E' una storia lunga, ma se insisti te la racconterò.
Jeodïn era un normale Aldalönnê, tuttavia un giorno divenne l'apprendista di Iopir, il Signore dei Mari. Insieme a lui imparò a governare le forze dell'acqua. Tuttavia abbandonò il lavoro per stare più vicino alla famiglia. Dopo compì due leggendarie imprese, in cui detronizzò sia il sovrano di Vertrë, la sua città natale, che Lord Dyllös, un imperatore malvagio che, con la forza della paura e della disperazione, creò un Impero anni e anni or sono. "
Dando in un sospiro, Erran posò lo sguardo sui due ragazzi.
" Io vi ho raccontato la mia storia, però adesso sta a voi spiegarmi un paio di cose. Da dove venite? Perché non parlate la lingua locale? Ma sopratutto, cosa ci fate in Avalönnë? " 
" Mi dispiace, Erran, ma questo non possiamo dirtelo. " mormorò Vittorio. " Ne va della vita di miliardi di persone. "
" Capisco. " affermò l'uomo.
" Un ultima domanda. " pregò Emily.
" E va bene. " concesse l'uomo.
" Noi due siamo scappati a rotta di collo da Vêrtrê perché stavamo parlando e a un certo punto ci siamo visti inseguiti. Perché? "
Il ventenne parve riflettere per un istante, quindi sussurrò:    " Avete per caso fatto il nome di Avalär? " 
" Esattamente. "
" In Avalönnë il suo nome è considerato tabù; quelle persone vi hanno aggredito perché avete usato il nome del Traditore. "
Erran ospitò i ragazzi nella propria umile dimora per un paio di giorni, trascorsi con gioia spensierata e momenti di pura ilarità. 

" Venite, vi porto a vedere una cosa. " declamò un afoso pomeriggio Erran.
" Che tipo di cosa? " domandò Emily con sincero interesse.
Il ventenne guidò i gemelli per un impervio sentiero, quindi raggiunsero la meta: una lapide in grigia pietra si stagliava dinanzi a loro sorretta da innumerevoli piante d'edera.
" E' meravigliosa. " sussurrò Vittorio.
" E quelle scritte? " chiese accennando ai simboli incisi nella roccia.
" Riesci a leggerlo? "
" Sì. C'è scritto 'Qui giace Jeodïn, figlio di Darden l'Aldalönnê, unico mortale lambito dai Poteri dei Perti, morto con gloria.' "
Trascorsero del tempo per ammirare la lapide, ognuno immerso nelle proprie riflessioni, finché Erran non infranse il silenzio ottenebrante con cedeste gravi parole:
" Emily, Vittorio, vi prego, perdonatemi. "
" Per cosa? "
" Per questo. " Il trio fu racchiuso da selvagge creature armate di lucenti sciabole.
" Ben fatto, uomo! " approvò una creatura.
" Erran! Come hai potuto! Ci hai ospitati alla tua tavola, ci hai offerto un tetto nella notte tempestosa e poi ci hai tradito! " inveì Emily.
" Non osate avvicinarvi! Possiedo un medaglione magico! " intimò Vittorio, tuttavia fu interrotto da una roca risata.
" Intendi dire l'Aldereth? Lo sappiamo e infatti abbiamo i giusti mezzi per contrastare il suo potere! " esclamò un guerriero rivelando un rozzo ciondolo.
Privi della loro arma principale, i gemelli furono scortati all'interno di una cupa magione, ove trascorsero i più miserabili giorni della loro esistenza.
I due eredi erano sottoposti a estenuanti interrogatori, alloggiavano in deprimenti celle e soffrivano la fame, ogni giorno grigio e monotono come il precedente.

Una sinistra mattina, Vittorio fu scortato in una brulla stanza, dove v’era, ad attenderlo, un uomo dal bel volto, avente due profondi occhi neri come la notte, i quali incutevano timore.                                                                                        
" Chiunque lei sia, sappia che dalla mia bocca non uscirà niente di niente. " affermò caparbio il ragazzo.                                   
" Infatti noi non vogliamo cavarti niente. " sussurrò l’uomo.
" Sono Mirandê, e ho avuto l’onore di essere istruito nei Poteri dei Perti da Avälar in persona. Pertanto posso comprendere la tua lingua. " aggiunse di fronte allo sguardo meravigliato dell’undicenne.                                
" E allora perché…? " domandò il ragazzo.                                             
“ Intendi perché ti abbiamo portato qui? Beh, perché tu la smettessi di mettere il naso negli affari del mio Maestro! ” esclamò con una punta di rabbia.
" Quindi poi potrò andarmene? " domandò Vittorio, pur essendo in possesso della risposta.
" Ovviamente no " replicò Mirandê col tono mellifluo.                     
" Sai troppe cose purché io possa lasciarti andare. Oggi ti darò un ultima… intensa batosta di dolore e poi, quando mi implorerai di ucciderti, ti darò il colpo di grazia. "
" Lei è un mostro. " ringhiò il ragazzo.
" Lo so. " affermò l’uomo per poi tendere i palmi verso di lui, i quali irradiavano una soffusa luce.
Al contempo, Vittorio avvertì una presenza anomala penetrare nella sua mente; dando prova di grande tenacia, il ragazzo tentò di controbattere all’offensiva nemica, ergendo solide mura allo scopo di proteggere i propri pensieri.
Tu non molli proprio mai, eh?, lo provocò una versione spettrale della voce di Mirandê.
Hai esattamente ragione, replicò l’undicenne, riprendendo lo scontro con maggior furia.
La lotta psichica si protese per una decina di minuti, priva di vinti né vincitori.                                                                           
Vittorio s’accorse di non avere la volontà necessaria per il continuo della sfida: pertanto, diede inizio alla cerca della salvezza.
Per un fortuito caso, l’Aldereth era posto poco distante da lui, tuttavia fuori dalla traiettoria della sua mano.                       
Egli incanalò le ultime energie e le rilasciò sul potente medaglione, il quale, con lentezza esasperante, levitò verso il ragazzo e si posò, docile, sul suo collo.
Munito di Aldereth, la forza e la potenza del ragazzo si centuplicarono, permettendo un totale ribaltamento dello scontro, con adesso Vittorio in posizione altamente vantaggiosa e Mirandê sul punto di soccombere.
A mai più rivederci, Mirandê!, salutò l’undicenne con una punta di sarcasmo, tramutandosi in cometa e sfrecciando nella volta celeste diretto alla cella di Emily.
" Vieni! Ti porto via da qui! " incitò alla sorella meravigliata, la quale non perse tempo in convenevoli ed insieme volarono nel cielo infinito.
" E ora cosa facciamo? " domandò la ragazza.                                      
" Adesso aprirò un portale che ci catapulterà sul nostro pianeta. " rispose con indifferenza.
" Certo, e io ho 25 anni. "                                                                                      
A codeste parole, l’Aldereth rilucé d’una limpida luce color zaffiro, quindi scoccò il Potere il quale si trasfigurò in una sferica apertura sulla Terra, dove tornarono gli eredi di Aldë.

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Capitolo 7
*** Epilogo ***


" Vittorio! Emily! Da dove sbucate? " 
I gemelli furono destati da un grido allarmato, la cui fonte era Amedeo Sellâs.
" Oh, prof... Avalönnë... Mirandê... Imprigionati... In una prigione... " mormorò l'undicenne in un sussurro illogico.
" Dai, venite. Sediamoci in biblioteca e raccontatemi tutto. "
Posti nell'immensa sala di Villa Sellâs, i ragazzi narrarono all'uomo le proprie disavventure.
" Però abbiamo adempito al nostro dovere: ora so dov'è una base nemica! " esclamò Emily, quindi irruppe in uno sbadiglio.
" Beh, se non c'è altro io andrei a fare un sonnellino: tutte queste emozioni mi hanno stancata. "
Poco dopo l'abbandono di Emily dalla sala, il professore domandò al ragazzo: " Allora, cosa vuoi chiedermi? "
Sul volto del l'undicenne si dipinse un'espressione stupita.
" Come fai a... "
" Ormai ti conosco abbastanza bene da anticiparti. Avanti, cosa vuoi chiedermi? "
" Dunque... In Avalönnë, senza nemmeno rendermene conto, ho parlato una strana lingua... "
" Ah! " mormorò Sellâs. " Questa è un'ulteriore prova che tu sia il principale erede di Aldë. Hai parlato in Avalön, la lingua inventata da Avalär e quella usata dai Perti. "
" Capisco. " affermò Vittorio. " Ad ogni modo, sono contento che sia finita. "
" Finita? " esclamò l'uomo. " No, Vittorio, questo è solo l'inizio. "

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Capitolo 8
*** Traduzione ***


Rannerät, ne wior Nâvön! = Svegliati, o mio Maestro!
Sellâs = Risposta 
Avalön = Lingua
Silfäs = Guardiani
Ivadâl, fer nammën bassaer! = Mamma, ci sono stranieri!
Esat gêr garët kior! = Fuori da casa mia!
Arl, iôpt mir darrên, yänä mir... bassaer... = Sì, è vero, noi siamo... stranieri...
Yänä enarä her lifäs restân = Noi veniamo da molto lontano 
Orbalöl ret däl yänäl jarrën = Scusateci per la nostra intrusione
Esat = Fuori
Rimastë = Grazie
Aldalönnêsi = Primogeniti
Eldelönnêsi = Secondogeniti
Oldelönnêsi = Terzogeniti

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