Il mio destino

di s4nflow3r
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento ***
Capitolo 2: *** Incontri inaspettati ***
Capitolo 3: *** Farfalle nello stomaco ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Dimmi la verità ***
Capitolo 6: *** A cosa dovrei credere? ***
Capitolo 7: *** Inizio ***
Capitolo 8: *** La mamma ***
Capitolo 9: *** Novità ***
Capitolo 10: *** 3, 2, 1... ***
Capitolo 11: *** Pericolo ***



Capitolo 1
*** Mi presento ***


  Mi chiamo Lucia.
  Sono una ragazza di 20 anni e ho già perso mia madre, a circa 5 anni. Mia sorella minore, Camilla, non ricorda nulla. Lei ha 16 anni ed è già al quarto mese di gravidanza. Ironico, dato che io sono vergine. 
  L'ultimo ricordo che ho di mia madre è che mi ha dato un bacio mentre ero nel letto, quando pensava che io dormissi, poi è stata ricoverata in ospedale. È stato mio padre a raccontarmi com'è andata: mi ha detto che aveva il cancro, che la malattia era stata scoperta troppo tardi, che era già all'ultimo stadio... non c'è stato nulla da fare. È morta nel giro di un mese.
  Parlando di mio padre, lui non fa che lavorare, per mantenerci ovviamente, e crede ognuno di noi debba fare la propria parte. 
  Io sono al secondo anno di medicina ed ogni week-end lavoro in un ristorante. Quando torno a casa devo anche fare le pulizie, perché Camilla prende la gravidanza come una scusa per non fare più nulla. Tranne uscire col suo fidanzato-troll, ovviamente (n.b.: non è quello che l'ha messa incinta, ma lui non lo sa). Si chiama Kevin, è straniero, probabilmente sudamericano o qualcosa del genere. Ha la faccia schiacciata come un carlino e l'espressione sempre arrabbiata. Non è neppure un tipo sveglio. Ah, ma io che ne so di uomini. 
  Sono stata fidanzata, una volta, all'asilo. Ma, sapete, dopo un po' i tuoi impegni diventano troppo presenti nella tua vita, che ti sembra di avere una relazione con loro. Non hai bisogno di un ragazzo perché ti creerebbe solo altri problemi. Per non parlare di una ragazza.
  Sì, ho avuto un periodo lesbico. Sono andata in un bar gay, ho conosciuto una ragazza un po' inquietante, che si faceva chiamare Chantal, coi capelli corti e la bandana, il fisico mascolino e truccata come se si prostituisse. A quei tempi pensavo che tutte le lesbiche fossero così, quindi non ci diedi tanto peso. 
  Ci sono uscita un paio di volte, ma quando ha tentato di baciarmi non sono riuscita a non scansarmi. Così mi ha mollato un ceffone ed è andata via. 
  Beh, meglio che passare tutta la vita con una spacciatrice di droga dalla dubbia sessualità- non sono ancora sicura che non fosse un uomo truccato.
  Tornando a noi, oggi mi spettano ben due ore di lavoro e, dopo aver passato la giornata a studiare, sono sicura che le troverò meno gradevoli del solito.
  Il ristorante in cui lavoro è molto particolare: i piatti sul menù hanno nomi sconci, le luci sono basse, i tavoli nascosti alla vista da muri o séparé dall'aria esotica e le cameriere devono essere sexy. La mia divisa, infatti, è composta da un top che copre a stento il seno, anche molto scollato, una gonna aderente, elasticizzata e molto corta, un paio di autoreggenti ed un fermacapelli colorato. Posso scegliere le scarpe e il trucco... ma solo per modo di dire. Noi dobbiamo far fare bella figura al locale, quindi dobbiamo essere sempre impeccabili. Di solito arrivo al ristorante minimo un'ora prima, perché devo prepararmi insieme alle mie colleghe. Sapete, nonostante non abbia mai avuto un ragazzo, non sono affatto male. La mia è stata, più che altro, una scelta personale. Ho messo la famiglia davanti a tutto, e non me ne sono pentita. La divisa mi dona, fa risaltare la mia pancia piatta (su cui le colleghe mi disegnano accuratamente addominali scolpiti, giuro che sembrano veri sotto quelle luci!) e le mie gambe snelle e lunghe. Devo, però, mettere due reggiseni, uno sopra l'altro, entrambi push-up... a volte devo addirittura arrotolare dei calzini nel reggiseno: sono l'unica con una seconda tra le mie colleghe, qui la taglia minima è la quarta. Portiamo tutte scarpe coi tacchi, perché sono più sexy nonostante il dolore... ma ormai ci ho fatto il callo, letteralmente. E il trucco per noi non serve solo a risaltare la nostra bellezza naturale: cambiamo i lineamenti. Io sono fortunata perché non ho enormi difetti fisici (non mi avrebbero assunta, altrimenti!) però con il trucco il mio naso diventa più piccolo, le mie labbra più carnose e il mio intero aspetto più adulto.
  Ma ne vale la pena, sapete... Essere così sexy e sapere che nessuno potrà toccarti è la sensazione migliore che abbia mai provato finora.
  La cosa ironica è che è stato mio padre a procurarmi questo posto di lavoro: è frequentato da vecchi ricchi, vengono qui con le loro puttane e vogliono essere serviti da ragazze belle quanto quelle che hanno accanto. Lasciano mance molto generose e i proprietari del ristorante lo sanno, infatti spesso ci proibiscono di tenerle... io cerco di intascarle, ma se se ne accorgono non ne ho più diritto. È così ingiusto! Quel vecchio schifoso ha sbavato sulle mie, di tette! Perché devi prendere la mia mancia?

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Capitolo 2
*** Incontri inaspettati ***


  Al tavolo 15, oggi, c'è una persona sola. Strano. Questo posto non è fatto per single. Dovrebbero scriverci un cartello fuori "non è un bordello!" perché è difficile da dire una volta entrati.
  Mi hanno detto di servirlo. Certamente. Toccano sempre a me quelli più malati. Le altre si rifiutano sempre.
  Ha ordinato i piatti più costosi del menù, con un raffinato vino bianco. Per essere un malato ha gusti decisamente ottimi.
  Nell'avvicinarmi al tavolo noto che è molto giovane: non ha più di 30 anni. Che ci fa qui? Da solo? È più malato di quanto pensassi.
  "Ehi!" mi saluta appena mi vede.
  "Ciao, ecco il tuo vino. Adesso arriva il primo piatto..."
  "So cosa stai pensando. Un uomo giovane, solo, viene qui... è sicuramente un maniaco-"
  "No, non sto pensando questo!- mento -vedi, noi siamo tenute a portare i piatti, non a giudicare. Siete voi che dovete guardarci, giudicarci e desiderarci" risposta da manuale. Te la insegnano il primo giorno. Da ripetere ad ogni malato con aria seducente e voce da "porca". Come se volessi davvero portarteli a letto. 
  "Risparmiati queste stronzate da manuale con me. Sono il figlio del proprietario. Sono appena tornato... beh, dalla mia vita. Ho lasciato la città da giovanissimo, ma l'altro giorno hanno diagnosticato a mio padre un brutto male-..."
  "Non dirmi che ha il cancro!"
  "No, no..." 
  "Oh mio Dio, scusami! Non volevo essere invadente... è che mia madre è morta così e io... non so cosa mi sia preso... vado via... scusa..."
  "No, non andare! Ti prego... ho un disperato bisogno di qualcuno con cui parlare..."
  "Va bene... parliamo, allora." non dovrei fidarmi di quest'uomo, ma è talmente affascinante... un maniaco è perfettamente in grado di mentire, di spiare, di scoprire un segreto e usarlo contro di te... un maniaco può essere molto affascinante, anche questo te lo insegnano il primo giorno... ma che posso farci? Mi piace, mi piace da impazzire!
  "Ti offro la cena, ti va?" propone.
  "Uhm... non sono sicura di poter..."
  "Stronzate! Se mio padre dicesse qualcosa... ti ricordo che è mio padre! Oh, insomma! Farebbe di tutto per rendermi felice."
  Mi siedo al tavolo vicino a lui. Mi offre una cena meravigliosa. Tanto tempo che ci lavoro, eppure non ho mai mangiato nulla che fosse stato cucinato qui. Ho scoperto che si chiama Enrico, ha 27 anni, ha lasciato il paese per "cercare fortuna" in America (con i soldi del papino, ovviamente) ed è tornato, lasciando lavoro, moglie e figli, per vivere gli ultimi mesi di vita del padre con lui. Che cosa nobile! Non ha specificato la sua malattia, ma... non lo voglio sapere. Mi fido di lui, ormai. Ci siamo aperti e ci siamo raccontati tutto. Anche che, in realtà, io il medico non lo voglio fare, ma lo devo a mio padre... per tutto quello che ha fatto per me da sempre. Lo devo a mia madre, perché so che mi vorrebbe vedere realizzata e felice. Però, per me stessa... io non so cosa vorrei davvero.
  Ops! Messaggio di Camilla! Mi stanno aspettando da ore, non sanno che fine ho fatto! 
  Torno a casa, per sorbirmi tre ore di sfuriata da mio padre e anche da mia sorella! Mia sorella! Sveglia! Io metto il piatto a tavola per te!!!
  Comunque, ho il numero di Enrico... la vita è stupenda. Il lavoro è stato più piacevole di quanto pensassi, oggi!

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Capitolo 3
*** Farfalle nello stomaco ***


  Stamattina, ai corsi, non facevo che pensare al suo bellissimo sorriso, a quei ricci castani e quel sorriso smagliante... gli occhi verdi che brillavano così tanto sulla sua carnagione olivastra... era così bello... mi ha stregata! 
  Basta! Non aspetterò che mi chiami lui, lo farò io!
  Dopo la lezione, ovviamente. Non troverò pace, oggi, altrimenti... e con l'esame che si avvicina, io davvero... non ce la faccio!
  Allora... cosa gli scrivo?... "Ehi! Grazie per la cena-" no! Troppo da puttana. Sembra che lo sfrutto per i soldi. Allora... "Ehi! Grazie per la bella serata di ieri..." uhm... non lo so... sembra troppo amichevole. Dovrei scrivere qualcosa di sconcio? Del tipo... che avrei preferito terminarla nel suo letto? Nah, lasciamo che sia. Gli scrivo "Ehi, ho passato davvero una bellissima serata ieri, spero che per te sia stato lo stesso. Non vedo l'ora di rivederti..." No, no, no, no e no! Basta! Non gli scrivo proprio nulla, anzi, oggi vado al lavoro due ore prima e spero di beccarlo.
  No! Non posso presentarmi a lavoro, ieri mi ha detto che non sapeva che tipo di posto gestisse suo padre, perché l'ha aperto quando lui era già partito e per questo si era presentato da solo... quindi oggi ci tornerà con una puttana e io non potrei sopportarlo! Enrico... un animo così gentile e puro... pagare una donna per fare sesso?!! No, non lo accetto... oggi mi do malata.
  Oh! un messaggio da Cami.
  "Devo fare l'ecografia, io e Kevin pensiamo che potrebbero esserci dei problemi. Oggi devi accompagnarmi"
  Oh mio Dio! Cosa sarà successo? Corro a casa.
  Camilla mi accoglie frettolosamente, mentre raccoglie le sue cose, Kevin la insegue goffamente, sbavando sul suo sedere da squat. Sì, mia sorella è sempre stata attenta al suo corpo, ha sempre desiderato di essere la più bella. Ha un fisico da favola, con la pancia piatta e le curve al punto giusto, gli occhi azzurri e ho sentito molti ragazzi nella scuola che frequentavamo entrambe, prima che io andassi all'università e lei la lasciasse, ovviamente, dire che mordere le sue labbra è come mordere una nuvola incantata... intendevano dire che sono morbide, ma anche calde e che ti fanno sentire tre metri sopra il cielo. Nessuno ha mai detto né dirà mai niente di simile su di me.
  Oh Dio, da dove vengono questi pensieri? Non ho mai pensato niente di simile su Cami... e poi spero che un giorno Enrico diventi la persona che si sentirà tre metri sopra il cielo con me al suo fianco. Non m'interessa del giudizio di tanti ragazzini arrapati. Mi basta un solo uomo che mi ama e mi rispetta per ciò che sono.
  Quindi dovrei scrivergli, davvero. Ma cosa? Forse, se lo chiamo, le cose risulterebbero più facili... e se disturbassi?... non so cosa fare...
  Comunque, siamo arrivate dal ginecologo, sta facendo l'ecografia. Speriamo vada tutto bene.
  Kevin le tiene la mano. Sono dolcissimi...
  Il dottore è un uomo molto interessante, ora che lo guardo bene. Molto giovane, con gli occhi dolci e le spalle belle grandi. Poi ho sempre avuto un debole per gli uomini con il camice. I dottori sono così sexy!
  Sembra anche un uomo molto gentile, ha la voce calda e mi guarda in maniera intensa, sembra interessato anche lui a me. Prenderò un biglietto da visita e prenoterò un controllo. Ho abbastanza soldi da parte per decidere che da un giorno all'altro voglio prendere la pillola.
  Oh. Mio. Dio. Enrico sta chiamando!

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


  Non posso rispondere! Sono in ospedale!
  D'altra parte... non posso nemmeno non rispondere... cosa penserà?!
  Devo andare a lavoro. Non posso darmi malata, altrimenti potrei non vederlo mai più... magari voleva invitarmi perché non vuole portare una puttana nel ristorante di suo padre e vuole offrirmi un'altra cena... non devo fare questi pensieri però!
  In ogni caso, l'ecografia ci ha detto che era tutto OK e le loro preoccupazioni erano dovute all'eccessivo uso di internet. Per fortuna, Camilla non è l'unica in famiglia ad avere delle ovaie.
  Tornerò presto per il dottore... adesso devo andare a lavoro.
  Mando un messaggio ad Enrico: "scusa, ero in ospedale. ti richiamo?"
  Arrivo a lavoro di corsa, vado dal signor Taddei (il proprietario del ristorante) per chiedergli se suo figlio sarà qui, oggi.
  La sua risposta è shockante: "io non ho figli."
  Gira le spalle ed esce dal locale.
  Non ha figli? Allora chi era quell'uomo con cui ho cenato ieri? A cui ho dato il mio numero! 
  Oh mio Dio... sta chiamando!!! Non posso crederci... mi sono fatta fregare da un qualsiasi maniaco! Di quelli da cui ci hanno messo in guardia dal primo giorno! Devo parlarne con le mie colleghe, non ho scelta... anzi, no... che vergogna! Se scoprissero quello che è successo! Mi potrei seppellire... dopo tutti gli avvertimenti che mi hanno dato... dopo tutto il tempo passato a lavorare qui... non posso dirlo.
  Dirò che Camilla oggi ha un'ecografia e che devo assolutamente accompagnarla perché potrebbero esserci problemi seri... sì, farò così. Non voglio correre il rischio di incontrarlo. Oggi cercherò un nuovo lavoro. Dovrei anche cambiare numero di telefono... e probabilmente anche nome e città. Ma non pensiamo subito al peggio! Allora...
  Sono a casa, finalmente... mi sentirei così sicura qui, se Enrico non chiamasse così insistentemente. 
  Un altro messaggio: "c'è qualcosa che dovresti sapere. mi rispondi?"
  Ha capito tutto. In che pasticcio mi sono cacciata... è più furbo di quanto pensassi! 
  Ne devo parlare con Cami. Lei ha più esperienza con gli uomini di una quarantenne, probabilmente.
  Dopo averle spiegato tutta la situazione e le mie preoccupazioni, lei alza semplicemente le spalle: "scopatelo, così vedi che non ti richiama più."
  "Ma stai bene?!"
  "Io faccio così per liberarmi dei ragazzi. Come pensi che sia rimasta incinta? Io e Kevin siamo felici, stiamo aspettando questo bambino insieme... ma credi davvero che sia suo?" 
  Mi devo fingere sorpresa. Lei non sa che io so con quanti ragazzi va a letto. "NO?!? E di chi è?!!"
  "Non lo so- alza le spalle di nuovo -probabilmente non lo saprò mai. Potrebbe essere qualcuno di cui non so nemmeno il nome. In ogni caso, vedi, Kevin ha talmente tanto bisogno d'amore che si terrebbe accanto chiunque- e a me sta bene. È povero in canna, ma non m'interessa. Ho altri uomini che mi fanno i regali, che mi pagherebbero l'affitto e le bollette e mi farebbero la spesa se andassi a vivere da sola. Ho tanti uomini che per venire a letto con me farebbero di tutto quindi non m'interessa che Kevin sia ricco o no. Per me, l'importante è non crescere il bambino da sola. Stiamo anche cercando di fare la famiglia tradizionale, lo sai che non ci siamo fatti dire il sesso?" 
  "Davvero? E perché?" 
  "Perché Kevin ha insistito che fosse una sorpresa. Tanto i soldi per costruirgli una cameretta non ce li abbiamo, non ci servirebbe comunque sapere se è femmina o maschio."
  "Sai che puoi sempre contare su di me. E poi potresti venire a lavorare con me! Io andai a lavorare lì quando ero minorenne e ti prenderebbero di sicuro, perché sei bellissima!"
  "Grazie, ma no."
  "Come no?"
  "No. Non mi va di lavorare. Sono una donna, non devo farlo per forza."
  "E come intendi mantenerti?" 
  "Aspetto di compiere 18 anni, trovo un uomo vecchio e ricco che mi sposa, mi mantiene e mi lascia una bella eredità."
  "Ma da chi hai preso tu?..."
  "Non voglio che i miei figli facciano la fine che ho fatto io! Senza una madre! Papà che non c'è mai!" Piange dalla rabbia.
  "Non è colpa sua se non c'è mai! E che possiamo farci se la mamma è morta?!"
  "Niente, non possiamo farci niente, ma non voglio che i miei figli passino quest'inferno... voglio stare vicino a loro ogni singolo momento!" Adesso i singhiozzi quasi coprono le sue parole.
  "Oh mio Dio, Cami... mi dispiace... dai, tirati su..."
  Mi abbraccia mentre singhiozza. Non eravamo così vicine da anni, credo.
  Il mio telefono squilla di nuovo.
  Enrico.
  "Pronto?! Si può sapere cosa vuoi?!!?" risponde Camilla, arrabbiata, urlando, col naso che cola. Mette il vivavoce.
  "Mio padre mi ha detto che hai chiesto di me. Mi ha detto di non presentarmi mai più al ristorante. Mi odia. Posso spiegare. È vero che sono suo figlio, non sono un maniaco. Incontriamoci e parliamone, ti prego..."

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Capitolo 5
*** Dimmi la verità ***


  Ho deciso di incontrare Enrico.
  Ok, è un maniaco. È pericoloso. Potrebbe anche uccidermi (e infatti ho portato con me uno spray al peperoncino... non si sa mai).
  Ma ho bisogno di chiarirmi le idee, non voglio credere che abbia cattive intenzioni perché mi è piaciuto così tanto, dal primo momento che l'ho visto. Mi sono sentita innamorata, non mi ero mai sentita così prima.
  Ho bisogno di dargli una seconda opportunità, ma in una piazza molto frequentata, perché ho paura di quello che potrebbe succedere. In tutto questo, sto pensando che mio padre non sa nulla di tutto ciò e che, forse, parlarne con lui mi avrebbe chiarito le idee sul da farsi, perché Camilla è stata in grado soltanto di confondermi ancora di più. Siamo davvero una famiglia così terribile? A me non è mai pesato gestire tutto questo. Non ho mai avuto difficoltà a sacrificare il divertimento, l'amore e gli amici per il bene del mio futuro e della mia famiglia.
  Lei ne soffre molto, e nessuno di noi se n'è mai accorto, pensavamo solo che le piacesse divertirsi con molti uomini diversi... ma perché sto pensando a questo mentre Enrico sta venendo qui?! Sono troppo in ansia, non riesco a pensare che lo rivedrò e che saprò la verità... o forse altre menzogne...
  Eccolo! Oh Dio, com'è bello. È sempre bello, non c'è niente da fare. Ma è un maniaco! Basta fantasticare!
  Anche se mi vedo già con l'abito da sposa...
  "Ciao, Lucy!" mi saluta. Arrossisco.
  "Ehi..." 
  "Senti, io devo chiederti scusa. Non sono stato del tutto sincero con te. Volevo fare colpo."
  "E su cosa hai mentito? Sulla parte dove sei un maniaco che si è informato sulla vita del signor Taddei per adescare una ragazza..." 
  "Ma che stai dicendo?!- mi interrompe -non sono un maniaco! Sono davvero il figlio del Signor Taddei, come lo chiami tu!" 
  "Fammi vedere i documenti, allora!"
  "Ho cambiato nome, ma ti giuro..."
  "E ti aspetti che io ti creda?!" Lo interrompo io, stavolta.
  "Sì, me lo aspetto. Perché con te ho sentito qualcosa che non avevo mai sentito con nessuno. Sono sicuro che tu sia la mia anima gemella e farei di tutto per averti vicino."
  "Ma se nemmeno mi conosci!"
  "Ne so più di quanto tu creda."
  "Ecco, ora mi stai spaventando... senti, io vado via." 
  "So che non vuoi fare il medico, che ti senti costretta per via di tuo padre, del brutto male che aveva tua madre, che vuoi promettere un futuro migliore a te stessa, a tua sorella, ai tuoi futuri figli... so che non hai mai avuto un uomo, perché ti sei sempre focalizzata su altro, ma che avresti voluto, a volte... ma so anche che non ti sei mai innamorata. Vedi, sono tutte cose che mi hai detto tu, ma io ti ho capita, Lucy. Ti ho inquadrata, mi hai affascinato, mi hai conquistato. Sei bella, sei sensibile, sei buona... e sei speciale. Sei una perla rara, qualcosa che non si trova mai da nessuna parte, ormai... qualcosa di estinto. So che sei quello che stavo cercando. Potresti perdonarmi le bugie? Te lo chiedo con il cuore in mano, perché so che se tu non mi ascolti, adesso, mi porterò dietro il rimorso per tutta la vita..." 
  "Non lo so. Ci devo pensare. Sono confusa. Tuo padre dice che non ha figli, tu dici che hai cambiato nome, che ti odia e non vuole più saperne di te, tutto fa pensare che non sei affatto chi vuoi farmi credere di essere... ma sei così dannatamente credibile..."
  "Ho fatto qualcosa di orribile a mio padre, tanti anni fa. Ho rubato la sua carta di credito, ho preso tutti i suoi soldi per andare in America a cercare fortuna. Ho fondato una mia attività e volevo ridarglieli, ma non l'ho mai fatto. Mesi fa mi è arrivata la notizia del suo brutto male, da un parente, e sono venuto qui, di corsa. Mi sento male al pensiero che morirà senza avermi perdonato. Non avrò mai l'occasione di farmi perdonare da lui... non posso permettermi di portarmi dietro anche il rimorso di non aver combattuto per la donna della mia vita. Capisci cosa intendo?" 
  "Qual è il brutto male di tuo padre? Di cosa sta morendo? Ormai non so più cosa credere..."

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Capitolo 6
*** A cosa dovrei credere? ***


  "Mio padre ha l'Alzheimer.- mi risponde, sinceramente rattristato -lo so... penserai che ce l'hanno moltissimi vecchi, ed è così, ma... non hai idea di come ci si senta, quando tuo padre nemmeno ti riconosce più... quando non sa di avere figli. Quando tua madre è morta e lui va solo a letto con puttane di lusso, troppo pagate per quello che fanno, perché l'unica cosa che gli è rimasta sono i soldi..." scoppia a piangere senza finire la frase.
  Non mi scompongo, potrebbe essere che sta mentendo, dopotutto ha cambiato versione troppe volte: "e allora perché hai cambiato nome?"
  "L'ho cambiato quando sono andato in America. Non volevo che mio padre mi trovasse perché pensavo che mi avrebbe punito per quello che avevo fatto. Il senso di colpa mi ha perseguitato per tutta la mia vita... sto troppo male se penso a lui. Sto troppo male se penso che mi hanno detto della sua malattia troppo tardi, che morirà entro l'anno... e nemmeno si ricorderà di me. Non mi vorrà vicino, quando sarà sul letto di morte. Se penso che morirà solo, io... io vorrei morire con lui. Ma tu mi hai fatto rivivere. Giuro, è così che mi sono sentito. Mio padre ha creato qualcosa di orribile, ma dentro ci lavora la cosa più bella..."
  "Smettila con queste sviolinate! Io voglio sapere la verità su di te, su tuo padre... non voglio una dichiarazione!" 
  "Il problema è che, da quella sera, non riesco a smettere di pensare a te. Non me ne frega più niente della famiglia che mi sono lasciato alle spalle, di due bambini piccoli che avrei dovuto vedere crescere... di una vita completamente diversa che mi avrebbe aspettato in America. Andare alle partite di baseball di Mike, essere geloso del ragazzo che porterà Sandra al ballo. Risparmiare i soldi per il college o sperare in una borsa di studio, mandare avanti un'attività che può decollare o fallire in un momento. Io non voglio più tutto questo... io voglio rimanere in Italia, per stare con te. A 27 anni, che non sono pochi, con una vita alle spalle, io sono pronto a ricominciare, per una persona che praticamente nemmeno conosco! Ti sembra da pazzi? Sì, lo è! Ma, se c'è qualcosa che ho imparato da quest'esperienza con mio padre, è che non voglio più avere rimpianti... non voglio lasciare niente di intentato... voglio soltanto diventare il tuo uomo e voglio passare tutta la mia vita con te... dammi un'occasione, almeno per conoscerci meglio, per capire se posso essere io l'uomo fortunato che ti sposerà..."
  "Davvero lasceresti tutto sulla base di una sensazione?" 
  "Sì, lo farei. Perché non ho mai provato nulla di così forte. Se fossi stata una delle tante, non ti avrei nemmeno notata. Sei speciale, Lucy..." 
  "Smettila di chiamarmi così!" 
  "Come, scusa?" 
  "Smetti di chiamarmi Lucy, con quell'accento americano maledettamente sexy, mi fai venire le farfalle nello stomaco!" 
  "Allora è reciproco? Anche tu hai avuto questa sensazione! Perché non vuoi provarci? Potremmo essere felici insieme!" 
  "Ne dubito. Io non sarò mai felice. E comunque non vorrei esserlo con te." 
  "Perché sei così cocciuta? Perché non posso essere sincero? Ti sto aprendo il mio cuore e tu non te ne accorgi nemmeno..." 
  "Mi accorgo che ti piace parlare tanto." Sto per sentirmi male. Quest'uomo è tutto ciò che ho sempre voluto, ma è anche un malato, bugiardo, narcisista, traditore.
  O forse è anche peggio.
  "Mi piace parlare con te, te l'ho detto anche l'altra sera. Mi piaci tu, Lucia. Voglio stare con te, dammi una possibilità! Perché non vuoi concedermi nemmeno questo? Almeno dammi una risposta!"
  "Non so nemmeno se è vero che tu hai una famiglia..." inizio a sospettare veramente di lui.
  "Dubiti anche di questo? Ah..." sembra ferito dalle mie parole, ma non si scalda.
  "Non vedo nessun anello al tuo dito."

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Capitolo 7
*** Inizio ***


  Chiudo il discorso mi giro per andarmene, le lacrime iniziano a oscurarmi la vista. Ma, senza nemmeno lasciarmi il tempo di fare un passo, Enrico mi afferra per il braccio destro e mi costringe a girarmi.
  Schiude la mano, che nasconde un anello nunziale. Me lo porge.
  Dentro, un'incisione: "Enrico e Meredith Taddei - 24/04/2009".
  Sono shockata, non so cosa dire. Mi vergogno tanto, eppure non riesco ancora a credergli fino in fondo... anche se ho la prova davanti ai miei occhi.
  "Ho fatto incidere il mio vero cognome sugli anelli, perché volevo portare con me un ricordo della mia vecchia vita... non lo portavo più perché cercavo di tornare ai vecchi tempi. Ti spiego meglio: mio padre non ricorda di avere figli, ma se magari il mio aspetto somigliasse di più a quello che avevo prima di scappare di casa, si ricorderebbe di me... magari riuscirei ad averci un dialogo prima che ci lasci per sempre-"
  Non gli lascio nemmeno il tempo di parlare, e lo bacio. Non mi sono mai sentita così... è come se, intorno a me, tutto il mondo stesse trattenendo il respiro, come se il tempo si fosse fermato e ci fossimo solo io, e lui.
  Giuro che ho sentito le campane.
  Ma, adesso che mi guarda negli occhi, non riesco a credere a quello che ho fatto e arrossisco.
  "Sono felice che tu abbia cambiato idea..."
  "Anche io. Ma adesso devo scappare. Davvero, vado di fretta."
  "D'accordo. Ti chiamo stasera. Rispondi, non fare come al solito!" chiude con una risatina.
  Sono stata davvero stronza.
  Lo saluto con un bacio e torno a casa, dove trovo Camilla e Kevin che amoreggiano sul divano. Saluto distrattamente, mentre mi dirigo in camera di mio padre.
  Finge di dormire, ormai lo riconosco bene. Lo fa sempre, quando si trova in difficoltà.
  "Che succede, papà?"
  Nessuna risposta. Non si è ancora reso conto che il respiro è diverso, quando dormiamo e da svegli? E non ha ancora capito che, da futuro medico, per me è un giochetto riconoscere se sta davvero dormendo o no.
  "Bene- continuo, imperterrita -siccome non vuoi rispondermi, ma so benissimo che mi senti parlerò io. So che le cose si stanno facendo difficili. Non so neanch'io come faremo, una volta che Cami avrà dato alla luce questo bambino, facciamo già così tanto per questa famiglia! So che sentite tutti la mancanza della mamma, ma la sento anch'io... l'importante è ignorarlo e andare avanti. So che non abbiamo avuto una vita... normale. Non siamo stati come tutti. Ma credo che tu sia il miglior padre del mondo per essere riuscito a mandare avanti una famiglia in queste condizioni. Non è da tutti, papà, e sono sicura che le volte in cui te l'ho detto non sono abbastanza, perché non ci credi ancora. Probabilmente non ci crederai mai, ma io non smetterò mai di ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Troveremo una soluzione insieme. Non è nulla che non possiamo superare..."
  Adesso sento il suo respiro più irregolare, sta piangendo, allora cerco di rincuorarlo: "No, dai, papà... non fare così..."
  Con uno scatto quasi felino si alza a sedere sul letto e dice, con voce piatta: "non si tratta di questo... tua madre è tornata."

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Capitolo 8
*** La mamma ***


  "Come sarebbe a dire che è tornata? Papà, la mamma è morta!" sbotto, con tutta la rabbia che ho in corpo.
  Il periodo è nero e lui si mette anche a fare questi giochetti. Okay, ho avuto una nota positiva: una nuova storia d'amore... incredibile. Enrico è un uomo straordinario... ma perché continuo a farneticare?!!
  "Siediti, per favore- dice mio padre con calma -ti prego di non dire nulla a nessuno. Questo deve rimanere tra noi, almeno per il momento. Me lo prometti? Giuro che ti spiego tutto."
  Mi siedo vicino a lui, tira un sospirone. Ragazzi, che tensione! Cosa intendeva dire con quella frase?
  "Vedi, 15 anni fa ho scoperto un segreto di tua madre, che non sono riuscito a tollerare. Non è che ho una mente chiusa, vedi, è che lei non era la persona che pensavo che fosse quando l'ho sposata. Mi ha fatto soffrire così tanto che non ce l'ho fatta. L'ho lasciata. Ho detto a voi che era morta e siamo fuggiti. Abbiamo cambiato nomi, indirizzi, città. Siamo letteralmente scappati...", spiega, bianco come un cencio.
  "Non capisco- lo interrompo io -perché siamo dovuti scappare... dalla mamma? Non ha senso. Cosa poteva aver fatto di così terribile?"
  Inspiegabilmente, diventa ancora più bianco di prima, i suoi occhi si riempiono di lacrime e tira un forte sospiro. Poi ricomincia a parlare: "ero così giovane e innamorato. Tua madre era la donna più bella del pianeta, chissà come mi aveva notato. Mi sentivo così fortunato ad averla. Passavamo tutti i giorni insieme, guardavamo il cielo e pianificavamo il nostro futuro, lei era la mia gioia... ed è diventata il mio dolore. Pochi anni dopo la tua nascita, entrai nel suo studio. Da quando stavamo insieme, non mi aveva mai voluto dire che lavoro facesse. Era un po' sospetto, ma a caval donato non si guarda in bocca, no? Mi sentivo così fortunato ad averla che non sentivo il bisogno di fare domande. Si chiudeva un paio d'ore al giorno in quello studio, talvolta aveva dei viaggi di lavoro, ma per il resto del tempo era sempre e solo mia."
  "Mi stai dicendo- lo interrompo di nuovo, ma è più forte di me -che siamo scappati perché la mamma ti tradiva? Cosa c'era in quello studio? L'amante? Oppure ti tradiva nei viaggi di lavoro? Il suo lavoro era qualcosa di illegale? Era, tipo, un prestanome o qualcosa del genere? Faceva la prostituta? Ti prego, va' dritto al punto!"
  "Ci sto arrivando, calmati! Dicevo, non ho mai fatto domande fino a che un giorno, non chiuse a chiave la porta. Preso dalla curiosità, perché è vero che non avevo mai fatto domande, ma è anche vero che volevo saperlo... no, tua madre non era una prostituta o qualcosa del genere... in quello studio rispondeva solo al telefono. Era una criminale. Controllava metà dello spaccio di droga del mondo, e chissà che altro. Probabilmente si era macchiata di crimini orribili, prima e dopo avermi conosciuto, forse anche dopo avervi concepito. Non lo saprò mai. Anche lì non feci domande. Scappai. Vi dissi che aveva il cancro e ci trasferimmo, non ho avuto il coraggio. Lei mi rintracciò molte volte, disse che non avevo il diritto di toglierle le sue bambine e che vi avrebbe garantito una vita molto agiata... effettivamente vivevamo nel lusso, ma a me non interessava. Avevo paura per la vostra incolumità. E se un giorno avesse portato a casa uno di quei capi di bande criminali, boss mafiosi e papponi che andava a incontrare nei suoi "viaggi di lavoro"? Io non potevo accettarlo. Ha minacciato anche di uccidermi se non vi avessi consegnate a lei. È spietata, farebbe di tutto per ottenere ciò che vuole. Non devi assolutamente entrare in contatto con lei, d'accordo?"
  Proprio in questo momento si apre la porta.
  "Papà, ho sentito tutto", dice Camilla tra le lacrime.

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Capitolo 9
*** Novità ***


  Abbiamo passato ore a consolare Camilla, finalmente ora sta meglio. Ragazzi che choc! Mia madre, una criminale? E io da chi ho preso?
  Questo mette in dubbio tutte le mie scelte di vita. Volevo fare il medico per curare le persone come mia madre... dopo questa rivelazione dovrei fare lo psichiatra o il poliziotto? Non riesco a non pensarci.
  Ho bisogno di fare una passeggiata, non ne posso più. Tutto questo mi sta uccidendo e ho bisogno di riflettere.
  Esco di casa, di corsa e mi dirigo al parco. Appena trovo una panchina mi siedo, mi guardo intorno smarrita, non so più cosa pensare, non so neanche dove mi trovo, chi sono e chi voglio essere.
  Sapete, in casi come il mio, quando ti è mancato un genitore per tutta la vita, si cerca di colmare la mancanza. Io l'ho colmata pensando sempre a lei, immaginando ogni minimo dettaglio di lei, dedicando a lei ogni scelta della mia vita. Ma adesso vuole uccidere mio padre. Adesso, dopo 20 anni, ho scoperto che è una criminale. Adesso dovremo scappare di nuovo, dovrò dire addio ad Enrico, il primo e unico uomo che sia mai stato davvero interessato a me.
  È come se tutto ciò che era la mia vita si stesse sgretolando sotto le mie mani. Fa male. 
  "Posso sedermi qui?" chiede una voce.
  Mi giro di soprassalto, vedo un ragazzo molto carino, probabilmente della mia età o poco più giovane, poi borbotto un sì.
  "Scusami, ti ho spaventata?" continua lui, gli piace proprio parlare, eh?
  "No, scusami tu, ero sovrappensiero." Sono molto infastidita, dovresti capirlo da solo.
  "Ho notato una ragazza sola, a quest'ora, così bella... mi sono detto e quindi sono venuto subito qui a porti i miei omaggi!", fa un gesto molto plateale che dovrebbe rappresentare un inchino. Buffo, mi ha fatto ridere. Almeno è simpatico. Ma voglio che vada via.
  "Scusami, non sono dell'umore, mi hai beccata nella giornata sbagliata. E poi se fossi tu il malintenzionato?" rido.
  Ride anche lui e continua: "sospettosa... mi piaci! Non bisogna mai essere troppo ingenui. Io, comunque, mi chiamo Fabio, e tu sei..?"
  "Fidanzata, ma piacere di fare la tua conoscenza." rido di nuovo. Non posso farci nulla, prenderlo in giro mi fa sentire meglio.
  "Fai anche la spiritosa adesso?!- ride -ti ho solo chiesto il tuo nome, non di andare a letto!"
  "Mi chiamo Lucia, piacere. Sei simpatico, mi piace parlare con te..." 
  Mentre parlo, mi squilla il cellulare. Enrico. Aveva detto che avrebbe chiamato. Ma non ho molta voglia di rispondere. Fabio è una persona nuova, lui fa parte del mio passato. Quel passato che precedeva la notizia su mia madre. In questo momento sento come se tutta la parte della mia vita venuta prima di sapere la verità, fosse parte del problema. So che non è così, ma sento che ho sbagliato tutto. 
  Do a Fabio il mio numero e lo supplico di chiamarmi presto, perché mi ha fatto molto piacere parlare con lui. Poi mi alzo e rispondo ad Enrico.
  "Ehi. Come va?" inizio.
  "Tutto ok. Chi è quel tizio?"
  "Come scusa?"
  "Quello a cui hai appena dato il tuo numero."

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Capitolo 10
*** 3, 2, 1... ***


  "Come diamine fai a sapere che ho appena dato il mio numero a un ragazzo?" questa cosa mi sta davvero spaventando.
  "Non sono affari tuoi!- mi urla contro -digli di cancellarlo!" 
  "Enrico, senti, proviamo a ragionare. Come hai fatto a saperlo? Perché non vuoi che gli dia il mio numero? Lo conosci? Cos'è successo? Ti prego dammi risposte!"
  "Non ne meriti. Pensavo fossi una brava ragazza e invece appena rimani sola, guarda cosa fai!"
  Riaggancio. Mi sta mettendo ansia. Non ho bisogno di altra ansia in questo momento. Saluto Fabio e torno a casa.
  Che strana la vita: desideravo così tanto un ragazzo come Christian Grey, che mi facesse regali costosi, pagasse sempre per me, mi sollevasse da qualsiasi difficoltà. Uno che fosse così innamorato da stalkerarmi ed essere geloso possessivo da far paura. Uno che potesse avere chiunque, ma si innamorasse perdutamente solo di me.
  Eppure guarda qui, appena ne ho avuto uno come mi sono sentita.
  Non lascerò mai più un uomo pagare per me. Non lascerò mai più che qualcuno mi compri, come ha fatto Enrico. Taglierò tutti i ponti con lui, anche se so che è pericoloso come Christian, che potrei ritrovarmelo ovunque senza sapere come fa.
  Dicono che ci sia una linea sottile tra il romanticismo e lo stalking. Che lo stesso gesto ti sembra romantico se la persona ti piace, se non ti piace sembra da stalker.
  Nel mio caso, Enrico mi piace da morire. Mi stavo quasi innamorando, ma giuro che ho sentito un cappio stringersi intorno alla mia gola a quella telefonata. A quelle parole.
  "Tu sei mia", non esistono parole più brutte, secondo me. Annullare una persona rendendola oggetto per poterla possedere. Ma io non sono così. Non apparterrò mai a nessuno. Domani lascerò il mio lavoro, ne cercherò un altro. Per il momento devo mettermi a studiare. Ho troppo a cui pensare, non riesco a concentrarmi... però la sessione d'esame inizierà a breve. Meglio che mi sbrighi.


  Sono passate due ore, e sono riuscita solo a rileggere lo stesso capitolo continuamente. Non capisco nulla.
  Improvvisamente, Camilla piomba in camera mia: "dobbiamo andare!"
  "Dove vuoi andare? Non vedi che sto studiando?"
  "Chi se ne frega! Tanto dovrai lasciare quella stupida università, comunque."
  "Cosa? Che stai dicendo?" 
  Anche mio padre entra affannato in camera mia, come dopo una corsa, i vestiti stropicciati: "Lucia, che diamine stai facendo? Ti sembra il momento di studiare?"
  "Scusatemi, ma da quando esiste "il momento" per studiare? Guardate che è difficile anche per me", rispondo sospirando.
  "Lucia,-sussurra mio padre, disperato -prendi quello che riesci e salta in macchina. Hai, tipo, 30 secondi. La casa sta per esplodere."

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Capitolo 11
*** Pericolo ***


  In preda al panico, resto immobile qualche secondo. Sembra uno scherzo, ma le loro facce sono fin troppo serie.
  Vedo tutto al rallentatore. Camilla corre in giro per la stanza, riempiendo una borsa con le più svariate cianfrusaglie.
  Mio padre si asciuga il sudore dalla fronte, si appoggia alla porta, si porta la mano davanti agli occhi. La toglie, noto che sono gonfi per colpa delle lacrime.
  Mi prende per il braccio e mi trascina di corsa fuori dalla stanza, Camilla ci segue correndo.
  "Un momento!- li interrompo io -i miei risparmi. Fatemi prendere i soldi. Ho, tipo, 5000 euro da parte. Possono aiutare!"
  "Santo cielo, ma fa' presto!" Urla mio padre, da una parte felice e dall'altra terrorizzato.
  "Le banche proprio non ti piacciono?" Mi prende in giro Camilla.
  Afferro la scatola in cui nascondo i soldi e scappiamo di corsa. 
  I miei preziosi libri! Salteranno in aria! 
  Usciamo dalla casa, col fiatone, entriamo in macchina. Nel tentativo di infilare la chiave, mio padre la fa cadere, stiamo perdendo tempo. Restano circa 15 secondi, o saremo carbonizzati. Al che mi viene in mente una cosa.
  "Come fate a sapere quando esploderà la casa?"
  "Abbiamo trovato l'ordigno, Sherlock." mi risponde Camilla dal sedile davanti, spazientita, alzando gli occhi al cielo.
  Subito dopo prende le chiavi e aiuta papà a mettere in moto. Finalmente ce l'abbiamo fatta.
  A tutto gas, sfrecciamo verso chissà dove.
  "Mi avete fatto venire un infarto. 5 secondi e saremmo morti tutti!"
  Scoppiano a ridere. 
  "Cosa? Era uno scherzo?" urlo, shockata. Non possono prendermi in giro su una cosa del genere, in un momento così delicato! Vi sembra una cosa normale? Cioè, sono già tesa di mio perché ho un maniaco al seguito, una mamma criminale e dovrò lasciare presto il mio lavoro. Ho una famiglia da mantenere anche se non ho nemmeno mai avuto un ragazzo, figuriamoci un figlio. Sicuri che sia legale fare scherzi del genere?
  "No, non era uno scherzo.- mio padre mi interrompe dal flusso dei miei pensieri -ma avevamo ancora circa 10 minuti. Ti abbiamo messo fretta perché sappiamo quanto sei lenta quando hai il tempo per fare le cose."
  Ma guarda questi due figli di...
  Però c'è qualcosa di più importante. 
  "Chi potrebbe averlo messo? Come l'avete trovato? Vi prego, voglio i dettagli... ne ho bisogno..."
  "Non credo che tu possa gestire la verità adesso, Luci." mi risponde Camilla, una nota di seria preoccupazione nella sua voce.
  "E tu? Sei incinta, non dovresti stressarti. Come fai a gestirla?"
  "In famiglia i compiti si dividono, lo dici sempre tu. Hai sempre fatto di tutto per me, mi hai sempre sostenuta, aiutata, mantenuta... hai lavorato anche per me, studi anche per dare un futuro a me, pulisci e metti in ordine la casa dove vivo anch'io. Sei sempre stata tu, insieme a papà a tenermi in piedi. Quindi adesso, nonostante la gravidanza, posso gestire un segreto così, per ripagarti di quello che fai. Ho visto come sei stressata ultimamente, non voglio che questo ti pesi, hai già tanto da sopportare."
  Sento le lacrime affiorare nei miei occhi: non avevo mai capito quanto Camilla apprezzasse quello che faccio per lei.
  Il resto del viaggio prosegue in silenzio.
  Improvvisamente il mio telefono squilla: un SMS.
  Da Enrico.
  Dice: "Ti è piaciuta la mia sorpresa?"

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