Torrida passione

di Vanilla_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Salto nel vuoto! ***
Capitolo 2: *** Le perla dell'harem: l'ikbal. ***
Capitolo 3: *** Baci e fughe ***
Capitolo 4: *** Un patto per sopravvivere (1 parte) ***
Capitolo 5: *** Un patto per sopravvivere (2 parte) ***
Capitolo 6: *** Punti d'incontro ***
Capitolo 7: *** La fuga ***
Capitolo 8: *** Dubbi, segreti e batticuori ***
Capitolo 9: *** Sua.. ***



Capitolo 1
*** Salto nel vuoto! ***


Brucia. Come la sabbia nel deserto, brucia il tuo tradimento.
Arde. Come il legno viene consumato dall’impeto del fuoco,così io vengo consumato dall’ira e dal rancore.
Muore. Così come si spegne la tua vita, così muore la mia anima.
Mi hai mentito, mi hai tradito.. non potrò mai dimenticarlo. Una vita sola non basterà per la mia vendetta.
 
 
 
Mi chiamo Kagome Higurashi, ho 17 anni, ed abito a Tokyo. Mi piacerebbe raccontarvi di quanto sia bello vivere nella capitale giapponese, di quanto adori onorare le festività con la mia famiglia o di quanto sia ansiosa di assistere alla fioritura dei fiori di ciliegio con le mie amiche. Mi piacerebbe potervi dire che il mio problema più grande è la verifica di matematica che si terrà domani, o i sentimenti non corrisposti del ragazzo a cui non ho avuto neanche il coraggio di dichiararmi. Mi piacerebbe, ma non posso.
Non ho un ragazzo, non ho delle amiche, ma non ho nemmeno una famiglia.
Mio padre è morto prima che io potessi conoscerlo, così come i miei nonni. Sota, mio fratello maggiore, è fuggito via da questa bettola chiamata casa subito dopo aver compiuto la maggiore età, dimenticandosi della sua sorellina rompiscatole. E poi c’è lei: colei che biologicamente è mia madre, ma che nella quotidianità è la causa principale della mia infelicità.
È stata colpa sua se a tredici anni sono quasi stata violentata da uno dei suoi uomini di passaggio. Le sue relazioni più lunghe durano una notte e sin da bambina sono stata costretta ad assistere ad un via vai infinito di uomini. Credo che qualche volta sia anche rimasta in attesa, ma ricordo di averle sentito dichiarare che due figli erano già stati sufficienti ad incasinarle la vita.
Le mie riflessioni vengono interrotte quando la porta della mia camera viene violentemente aperta.
Una 40enne, esteticamente così simile a me, mi sta di fronte con espressione corrucciata.
-Buonasera, mamma.- la saluto in modo rispettoso, ma freddo.
-Dove sei stata finora, razza di sciagurata?- sbraita.
-Ho dovuto fare un doppio turno al bar.- le spiego.
Per pagarmi le tasse scolastiche sono costretta a fare un doppio lavoro. È faticoso per me mantenere un ritmo così incessante, ma adoro la scuola, adoro studiare, e lavorare mi permette di trascorrere più tempo fuori casa.
-E alla tua casa e alla tua famiglia non ci pensi? Chi dovrebbe fare tutte le faccende? Chi credi dovrebbe preparare la cena? Sono compiti che spettano a te! Sei solo una piccola ingrata, questa è la verità. Metterti al mondo è stato il mio sbaglio più grande.-
Chino il capo, nascondendo gli occhi già lucidi sotto la frangia scura. Non voglio mostrarle quanto sono fragile. Non voglio farle capire che, per quanto sia abituata alle sue urla, alle sue accuse, le sue parole mi imprimono ogni volta una nuova ferita.
Non potrebbe semplicemente amarmi per ciò che sono?
-Mi dispiace. In realtà avevo pensato che avresti potuto pensare tu alla cena solo per questa sera.- propongo, timidamente.
Solitamente sono io che svolgo tutte le faccende domestiche, che mi occupo di lei, ma mi piacerebbe che qualche volta fosse lei a prendersi cura di me.
Mi guarda allibita per qualche secondo, prima di scoppiare in una risata isterica. La sua ilarità dura pochi istanti, perché, poco dopo, uno schiaffo raggiunge la mia guancia sinistra, facendomi arretrare di qualche passo.
-Mi dispiace, mamma- mormoro remissiva, coprendo la parte lesa.
La rabbia si accende nel mio corpo, ma non voglio litigare con lei..per quanto pessima, è la mia unica famiglia.
-Piccola impudente. Sei già fortunata che io ti consenta di studiare. Dovrei venderti al migliore offerente. Credi che io non ti abbia vista? Pensi che io non mi sia accorta del mondo in cui cerchi di circuire i miei uomini?- urla, colpendomi ancora.
Sono troppo scioccata per evitare il suo manrovescio.
-Sei solo una piccola puttana.-
Le sue parole sono la goccia che fa traboccare il vaso.
Blocco il suo braccio, nuovamente pronto ad abbattersi su di me e deglutendo, per sciogliere il nodo che mi serra la gola, lascio libera di esplodere tutta la mia collera.
-Io non sono una puttana, non circuisco i tuoi uomini. Sei tu che ogni notte mi esponi a nuovi pericoli, che mi costringi a restare sveglia finché non sento i tuoi gemiti placarsi e la porta richiudersi. Hai idea di che inferno sia per me? Sai quanto mi sento sola?- urlo.
E come se le mie parole fossero null'altro che foglie al vento, lei scoppia a ridere.
L’indignazione mi fa scattare del tutto.
-Vorrei non essere tua figlia. Vorrei non essere mai nata. Vorrei non essere qui!-
Mentre pronuncio quelle parole qualcosa di totalmente inspiegabile e inaspettato accade. Una luce violetta illumina la mia piccola stanza senza finestre, abbagliandomi. Sono costretta a chiudere gli occhi, ma quando li riapro tutto è cambiato. Della mia camera non v’è più traccia.
Le pareti umide ed ammuffite, il mio letto cigolante e la mia scrivania scheggiata hanno ceduto il posto al nulla più totale. Se i Kami hanno deciso di esaudire le mie preghiere li ringrazio, avrebbero potuto però scegliere un posto più frequentato.
Mi stropiccio gli occhi per assicurarmi di non essere caduta vittima di una visione, ma lo scenario non cambia. Sono circondata da interminabili e ripetitive dune di sabbia e il caldo è insopportabile nonostante il mio abbigliamento leggero.
Come diavolo posso essere finita nel deserto?
Sono sconvolta, ma toccando la sabbia la sento calda e consistente al tatto. Non è un’allucinazione.
Cerco di non farmi prendere dal panico per la critica situazione. Trovarmi da sola nel nulla più assoluto non mi aiuta a mantenere la calma, ma so che dare di matto non mi servirebbe a nulla. Mi guardo intorno e sebbene tutto mi sembri staticamente uguale, mi avvio verso quello che credo sia il nord, nella speranza di poter incontrare qualcuno al quale poter chiedere spiegazioni.
Dove diavolo sono finita?
 
 
Sono ore che cammino, senza nemmeno sapere dove sto andando. Il caldo è tremendo ed insopportabile. Sono sudata, i capelli mi si appiccicano alla fronte e gli abiti alla pelle.
La suola delle mie scarpe credo si stia consumando, perché i piedi cominciano a bruciarmi. Ho fame, ma ciò che più di tutto mi logora è il bisogno d’acqua. Le labbra sono secche e il solo pensare a quel liquido trasparente mi accende una dolorosa arsura nella gola.
Tutte queste sensazioni sono troppo vivide, troppo dolorose, per essere il semplice frutto della mia mente.
All'improvviso tutto cambia.. vedo le cose da un’altra prospettiva.
Mi accorgo di aver ceduto, di essere caduta, quando sento lo spiacevole sapore della sabbia nella bocca. Riesco a voltarmi, dopo diversi tentativi. La sabbia mi scotta la schiena e il sole mi acceca, ma non mi importa. Sento il mio corpo in balia di uno strano torpore, come se non mi appartenesse più.
Sono stanca, debole, assetata. Non vorrei morire, sola , in questo luogo sconosciuto, ma non ho le forze per oppormi. Chiudo gli occhi, la terra trema e uno strano suono mi martella le orecchie. Sollevo le palpebre dopo quello che mi sembra un’infinità di tempo e tutto ciò che riesco a distinguere nella cortina di sabbia sono due occhi scuri, con particolari pagliuzze violacee, che mi scrutano.
Questa morte mi piace. Con lui non sono sola.






Angolino dell' autrice:
salve a tutti, rieccomi qui :D
Se vi state domandando se mi sto nuovamente imapntanando con più storie, la risposta è no. Ho pubblicato il prologo di questa che sarà la nuova storia, ma che continuerò solo dopo aver terminato "Come te..nessuno mai" e "All I ever wanted" che sono ormai agli sgoccioli.
Non so perchè a questa storia tengo particolarmente, ma è così xD E' il frutto del mio dolce lasciar vagare i pensieri all'università, quindi perdonate la pazzia xD
Voglio ringraziare anticipatamente tutti coloro che leggeranno e in particolare le ragazze che si sono iscritte al gruppo che mi hanno sostenuto in questa ennesima pazzia.
Rinnovo, a chi ne abbia voglia, l'invito a scriversi al gruppo https://www.facebook.com/groups/758064124210814/. Troverete un gruppo di pazze (che progettano rapimenti), spoiler, amicizia e tanto altro. Se vi fa piacere, vi aspetto numerosi quindi :)
Che altro dire? Ah sì, essendo un prologo mi piacerebbe molto conoscere il vostro parere, anche critico ovviamente. Non esitate quindi a lasciare una recensione :D
Baci, Serena ^^

 

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Capitolo 2
*** Le perla dell'harem: l'ikbal. ***


 
-Sono praticamente identiche.-
-Le assomiglia, ma non è lei.-
 
Sento voci lontane, sconosciute, volti che non so immaginare.
Il dolore che mi pervade il corpo è forte, ma sono stanca di questo buio che mi circonda.
Mi risveglio, disturbata da voci che risuonano forti, anche se lontane.
La confusione post-sonno mi permette di elaborare pensieri poco chiari, ma riesco a domandarmi chi mai potrebbe star facendo tutto questo casino, visto che mia madre è solita svegliarsi all’ora di pranzo e nessun altro, oltre noi, traffica casa nostra.
Sobbalzo, scattando a sedere, per quella consapevolezza improvvisa, ma l’ambiente che mi circonda mi confonde.
L’ampia e luminosa camera che mi ha ospitata non ha nulla in comune con la mia, tetra ed angustiante, piccola ed inospitale. Il comodo e soffice letto su cui ho riposato, è imparagonabile al mio materasso rotto ed ammuffito.
Non so dove mi trovo, non ricordo cosa mi sia successo, e questo mi spaventa terribilmente. Sento il corpo debole e non ne capisco il motivo.
Avverto i muscoli tendersi mentre la lucidità svanisce, ottenebrata dalla paura.
Dove mi trovo? Cosa mi hanno fatto? Chi mi ha portato in questo luogo? Ma soprattutto, perché?
Sobbalzo, ancora una volta, mentre la porta viene aperta, diffondendo un fastidioso cigolio nell’aria.
Una ragazza bassa, fasciata da abiti larghi e velati, con un vassoio ricolmo di cibo tra le mani, entra, richiudendosi la porta alle spalle, ma non incrocia mai il mio sguardo.
Rimango sorpresa per quell'atteggiamento schivo e strano, ma la voglia, o forse la necessità, di avere delle risposte mi spinge a non curarmene.
-C..ciao. Chi sei? Sai dirmi dove mi trovo?- le domando, inquieta.
Quasi come se non avessi parlato, lei mi ignora. Posa con delicatezza il pesante vassoio su un basso tavolino e senza aggiungere nulla si gira e va via.
Rimango esterrefatta per il suo comportamento, ma quando la pesante porta viene richiusa alle sue spalle, qualcosa dentro di me scatta.
Corro verso il portone, cominciando a tempestarlo di pugni, nella speranza che qualcuno lo apra e mi spieghi in che incubo sono stata trasportata. E così mi ritorna in mente tutto: il litigio con mia madre, la luce abbagliante, il deserto e quegli occhi scuri.
Porto le mani alla testa, quando il peso dei ricordi e dei perché comincia a confondermi.
Sto impazzendo?
In risposta alle mie preghiere, o forse al gran casino fatto poco prima, la porta della camera viene riaperta. Una ragazza, diversa da quella apparentemente muta di prima, fa il suo ingresso. Qualcosa in lei mi colpisce subito. È alta, più di me, magra, ma le rotondità dei fianchi e del seno le donano quella morbidezza femminile che gli uomini tanto apprezzano. I capelli, castani e lisci, sono raccolti in un’alta coda e lasciano in evidenza il suo viso: un ovale perfetto, illuminato da vispi occhi castani e impreziosito da seducenti labbra. Il suo portamento lascia presagire un carattere forte e determinato, difficile da piegare e sottomettere.
Provo un’imminente simpatia per lei, dettata forse anche dal fatto che è la prima a rivolgermi un sorriso gentile.
-Ciao.- riprovo, non sapendo come altrimenti dar vita alla conversazione.
Mi sorride ancora una volta, prima di riprendere a parlare.
-Era molto tempo che non sentivo più questa lingua. Il mio nome è Sango, molto piacere.-
Rimango per un attimo spiazzata dalle sue parole. Che significa che era molto tempo che non sentiva questa lingua?
-I..io sono Kagome.-
-Kagome? Davvero un bel nome. Sono sicura che diventeremo ottime amiche.- dichiara –In questo posto ce n’è proprio bisogno.- per poi aggiungere, bisbigliando.
Fissarla, ancor più confusa, mi viene spontaneo.
-Scusami, non voglio spaventarti, ma è meglio che tu capisca subito che quello in cui sei finita non è un ambiente facile.-
-D..di che stai parlando? A dir il vero io non so nemmeno dove mi trovo.-
La vedo sospirare, per poi assumere un’espressione più seria.
-Ti spiegherò tutto, ma prima immagino tu voglia mangiare.-
Mangiare? È l’ultimo dei miei pensieri. Ho lo stomaco contratto per la paura, per la confusione. Ho bisogno di sapere che cosa mi sta accadendo, dove sono finita e soprattutto di sincerarmi di non essere impazzita.
-No, non ho fame. Mi hanno già portato del cibo, ma l’unica cosa che voglio sono delle risposte.-
L’espressione di Sango muta improvvisamente: il suo viso perde colore e i suoi occhi si colmano di timore.
-Ti hanno portato del cibo? Chi è stato? Quanto tempo fa? Ne hai mangiato molto?- mi domanda a raffica, afferrandomi per le spalle.
La sua reazione mi sorprende, lasciandomi esterrefatta.
-N..no, non ho toccato nulla. Il cibo è ancora tutto lì.- le spiego, mentre tento di liberarmi dalla sua presa.
-Scusami.- sussurra, ricomponendosi. –Non volevo spaventarti. Bene, vista la fretta con la quale hanno agito, temo sarò costretta ad essere chiara sin da subito. Hai idea di come tu sia giunta fin qui o di dove ti trovi?-
-Assolutamente no, ed è proprio ciò che vorrei sapere. Mi trovavo nella mia camera, con mia madre, e poi all'improvviso sono stata catapultata nel deserto più assoluto. Dove ci troviamo? Non riesco a capire nulla!-
-Ci troviamo a Costantinopoli.-
Sbarro gli occhi, per l’assurdità di quelle parole.
-Costantinopoli?- chiedo, scioccata.
-Esatto, più precisamente siamo nell'anno 1552.- mi spiega, tranquilla.
Una cosa del genere non è possibile. È inspiegabile, assurdo, fare un salto temporale di ben 500 anni e trovarmi così lontana da casa.
Che cosa sta accadendo?
-Tutto questo deve essere uno scherzo. Non è possibile!-
-E’ tutto possibile, invece. Anche io vengo dalla tua stessa terra, è per questo che comprendo la tua lingua.-
-Ma..come sei finita qui allora?-
-Il commercio di schiavi mi ha spinta in Portogallo. Sono passata da un padrone all'altro fino a giungere qui!- mi rivela, mentre i suoi occhi si offuscano di malinconia.
-Schiavi?- ripeto, sempre più incredula.
-Il commercio di schiavi è uno di quello più ricchi, insieme a quello della seta e dell’oro.-
Scuoto la testa, inebetita. Volevo delle risposte, far chiarezza, e invece l’unica cosa che sto ottenendo è un gran mal di testa.
-Dimmi tutto, Sango. Dove ci troviamo? Perché sono qui? Solo così potrò capire ciò che mi sta succedendo.-
-Questo è l’harem dello sceicco, Kagome. È stato lui a salvarti e a portarti qui. Qualcosa in te deve averlo colpito particolarmente.-
Harem? Sceicchi? Mi sembra che vada di male in peggio!
-Ehm…cosa vorrebbe da me questo sceicco? Oltre dei ringraziamenti, si intende. Devo andar via il prima possibile e trovare un modo per tornare a casa.-
-Non potrai mai andar via di qui.- dichiara Sango, con tono flebile.
-Che cosa?- gemo, impaurita.
-Lo sceicco ha fatto di te la sua Ikbal.- (*)
-Temo di essermi persa.- ammetto.
Non so perché, ma ho il terribile presentimento che quello che mi dirà non mi piacerà affatto.
-Sei la preferita dello sceicco, Kagome, la sua ikbal.-
Sgrano gli occhi, mentre le mie labbra si spalancano, disegnando  un’espressione poco elegante, ma del tutto incontrollabile.
-Preferita? Ma se io non l’ho nemmeno mai visto. Sango, devo trovare un modo per andarmene subito.- esclamo disperata, mentre tento di aprire la porta della camera.
-Calmati, Kagome.- mi supplica – ed ascoltami. Non conosci questa terra, i suoi pericoli.-
-Se è per questo non conosco nemmeno il tizio che mi tiene chiusa in questa stanza.-
-Non puoi scappare, soprattutto non ora. Lo sceicco ti ha mandata a chiamare. Vuole vederti. Incontralo, lui potrà darti più spiegazioni.-
Tento di calmarmi, comprendendo che urlare e sbraitare non mi servirebbe a nulla. Lo stomaco si contrae quando all’immagine dello sceicco di cui tanto parla Sango associo quegli occhi neri che anche durante il sonno mi hanno perseguitata.
Saranno i suoi?
-Cosa dovrei fare?- chiedo, spaventata.
-Nulla, ti dirà lui ciò che vuole. Se sono qui è per metterti all'erta riguardo altri pericoli.-
La guardo, aspettando che continui.
-Lo sceicco non è un tipo impulsivo. La sua decisione di fare di te l’ikbal ha contrariato le sue concubine, specialmente colei che prima di te godeva di questa carica.-
-Beh, io non voglio suscitare le inimicizie di nessuno, né voglio essere la sgualdrina preferita di un uomo che nemmeno conosco.-
Gli occhi della mia interlocutrice si accendono per un istante di un’emozione che non so riconoscere.
-In questo posto non puoi fidarti di nessuno, Kagome. Se ti ho detto di non mangiare quel cibo è perché temo sia avvelenato. Dovrai tenere gli occhi sempre aperti, le altre donne ti vogliono  morta.-
Il mio sguardo si sposta automaticamente sul vassoio ancora intatto, per poi tornare su Sango.
-Uccidermi? Stai scherzando? E chi mi dice che posso fidarmi di te?-
Nonostante le mie parole sospettose, le sue labbra si curvano in un sorriso gentile.
-Perché, come te, io non aspiravo a questo. Avevo altri sogni, altre prospettive nella mia vita, prima che qualcun altro me la strappasse, scegliendo per me. E poi anche io sono un Ikbal, ma non “appartengo” allo sceicco!-
-E…e a chi?- domando sempre più confusa.
-Al suo Emiro (*). E’ non sono il comandante dell’esercito dello sceicco, ma anche il suo fratellastro, da parte paterna. Imparerai pian piano a conoscere tutte le figure e le cariche che dirigono questo palazzo, ma non è questo il momento. Sono venuta qui perché non volevo tu ti trovassi del tutto spiazzata, affinché cominciassi a capire qual è l’ambiente che ci circonda. Ora però devi andare.-
-Dove?-
-Dallo sceicco. Le guardie ti accompagneranno nelle sue camere. Non aver paura, a dispetto della loro espressione arcigna, non ti toccheranno.-
-E tu? Dove andrai? Non vieni con me?- domando, impaurita di perdere l’unica persona che conosco in questo posto.
-Tranquilla, quando tornerai mi troverai ancora qui. Se accetterai di fidarti di me, se desidererai la mia compagnia, potremo trascorrere molto tempo insieme.- mi rassicura.
Tento di rispondere, ma la porta della camera che mi ha ospitata viene bruscamente aperta e delle guardie con un cenno del capo, mi invitano a seguirle.
Vorrei arretrare, scappare da qualche parte, ma il sorriso e le parole di Sango in qualche modo mi rassicurano.
Decido di farmi forza e circondata da grossi uomini, ricoperti da bianche divise, attraverso una serie di labirintici corridoi.
Avrei mille domande da porgere, ma preferisco rimanere in silenzio.
Sento il battito del cuore irregolare, gli occhi pungere e le mani sudare per l’agitazione, ma so di dovermi far forza se voglio avere la speranza di uscire da questa pazza situazione.
Si fermano, costringendo anche me a farlo, dinnanzi ad un’enorme porta e dopo aver scambiato qualche frase, in una lingua per me incomprensibile,  mi invitano con gesti chiari a varcare la soglia.
Esito per alcuni istanti, ma quando il malcontento si fa esplicito sui loro volti, costringo le mie gambe a muoversi.
La prima cosa che mi colpisce, è l’ampiezza della camera. L’ambiente, enorme, è illuminato dalla luce lunare proveniente dalla porta-finestra. Al centro noto subito un enorme letto, contornato da vari mobili e suppellettili.  È innegabile dire che, per l’era in cui ci troviamo, l'ambiente è arredato con gusto; seppur l’arredamento è ridotto all'indispensabile lo spazio non risulta vuoto o spoglio. I tappeti e i cuscini colorati creano un contrasto vivace con le pareti bianche, donando un tocco di allegria alla camera.
Troppo concentrata e incantata da ciò che mi circonda, mi accorgo tardi dell’ uomo che mi fissa con sguardo divertito.
Arrossisco oltre ogni limite quando mi rendo conto del suo vestiario...o meglio di ciò che manca!
Pantaloni larghi gli fasciano le gambe, che chissà perché immagino muscolose, sorretti da un fiocco all'altezza del pube. Il petto nudo è perfettamente scolpito e ogni muscolo delineato. Le spalle sono larghe, possenti, così come le braccia erculee. I tratti del suo volto sono marcati, virili, decisi. La pelle abbronzata dal sole perfettamente si abbina ai capelli e alle sopracciglia nerissime. Tutto in lui sa di selvaggio, indomito. È quando incontro i suoi occhi che mi perdo totalmente. Neri, come la notte fredda del deserto, illuminati da caratteristiche pagliuzze violette, decisi, furbi, attenti.
Mi risucchiano, incatenandomi.
Sono il verso basso della sua risatina e il mio respiro affannato che mi riportano alla realtà.
Arrossisco ancor di più per l’imbarazzo, quando mi rendo conto di starlo ancora fissando e chino il volto per la paura che i miei pensieri siano chiaramente leggibili dai miei occhi.
-A quanto pare quello che vedi ti piace.- bisbiglia.
Quell'affermazione prepotente mi urta, vorrei protestare, ma sono troppo presa dall'ascoltare la sua voce. Dovrebbe essermi totalmente estranea, eppure è così familiare, calda.
-Sei fortunata..anche tu mi piaci, Ikbal.-




Angolo dell'autrice: Ciao a tutti :) 
A questo punto un pò di cenni storici e traduzioni sono obbligatori.
Ikbal, conosciute anche come odalische, com'è intuibile, erano le preferite. Si distinguevano dalle altre donne dell'harem non solo per i favoritismi accordati loro, ma anche per la posizione gerarchica che occupavano all'interno dello stesso harem
Emiro, letteralmente "comandante". Può essere ricollegato a diverse cariche sociali, spirituali, militari ecc. Indica comunque una persona che gode di molto potere.
Costantinopoli, sarebbe l'attuale Instanbul...tu vedi se dovevo mettermi a scrivere di luoghi Turchi proprio dopo che la mia amata Juve ha perso lì xD
L'arrivo di Sango dal Giappone alla Turchia è spiegabile col fatto che intorno al 1542-43 furono i Portoghesi approdarono casualmente sulle coste Giapponesi..
Mmm...credo di aver detto tutto. Se ci fossero dei dubbi basterà comunque farmelo notare.
Chiedo scusa, se ci sono imprecisioni o forzature storiche!
Detto questo, dopo questo capitolo potete immaginare un pò su che ambiente si muoverà la trama...so che è una cosa un pò strana, ma l'idea mi piaceva e spero sia così anche per voi :)
Invito, come sempre, chi ne abbia voglia ad iscriversi al gruppo: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ Troverete spoiler, amicizie e moltissime delle vostre autrici preferite! Vi aspettiamo ^^
Baciii ^^

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Capitolo 3
*** Baci e fughe ***


-A quanto pare ciò che vedi ti piace, Ikbal.-
Sento le gote tingersi di rosso e non so se sia a causa dell’imbarazzo o della rabbia. Il modo che ha di pronunciare quella parola, Ikbal, mi fa accapponare la pelle.
-Ikbal, Ikbal! Io non mi chiamo Ikbal, il mio nome è Kagome.- replico, infastidita.
I suoi occhi si assottigliano, assumendo un’aria divertita.
-A quanto pare sei un tipino focoso ed irascibile. Le donne dovrebbero mantenere un comportamento sottomesso e modesto, ma nella mia camera da letto, nel mio letto, puoi tirar fuori la tigre che è in te. Preferisco una gattina che graffia ad una vergine riottosa. Se ti mostrerai in grado di compiacermi, ti chiamerò con il nome che preferisci.-
Compiacerlo? Temevo saremmo giunti a questo punto e non so assolutamente come comportarmi.
Dell’affascinante sconosciuto che mi sta davanti non so nulla; finire nel suo letto è l’ultimo dei miei desideri.
Persa nei miei pensieri non mi accorgo immediatamente della scintilla d’impazienza che gli attraversa lo sguardo.
-Allora, che stai aspettando? Ho intenzione di trascorrere la notte occupandomi della tua “istruzione” e non guardando te che te ne stai immobile.-
Le sue parole crude e i suoi modi impazienti mi fanno scattare, facendomi dimenticare ogni forma di prudenza.
-Con chi credi di avere a che fare? Io non sono la tua puttana! Non mi importa nulla dei tuoi desideri, non ho alcuna intenzione di..-
Non riesco a terminare la frase, perché una mano mi serra la gola, sbattendomi al muro.
Sento la rabbia scivolare via, mentre la paura si diffonde con un’ondata violenta in tutto il mio corpo.
Tento di divincolarmi e liberarmi da quella stretta che quasi mi impedisce di respirare, ma il corpo del mio aggressore mi impedisce qualsiasi movimento.
Che ne sarà di me?
-Non so con chi finora tu abbia avuto a che fare, ma non osare mai più parlarmi a quel modo.- sibila al mio orecchio.
-Avrei voluto esser gentile, ma tu non mi lasci altra scelta. In questa casa e nella tua vita il padrone sono io..io, Inuyasha. Non tollero la disubbidienza, non sopporto chi mi contraddice e non permetto che mi si parli così. Tu, al contrario, non sei nulla, non vali niente. La tua vita non vale nulla, è nelle mie mani. Il tuo unico scopo deve essere quello di compiacermi. È chiaro?- mi domanda con tono falsamente dolce.
La paura mi mantiene vigile, ma una parte della mia mente è persa altrove.
“Non sei nulla. Non vali niente”
Quante volte nella mia vita ho già sentito queste parole?
Ho voglia di urlare che non è così, che io valgo molto più di nulla, ma che mai nessuno mi ha permesso di dimostrarlo. Hanno sepolto la mia vera personalità sotto offese e paure, sotto pregiudizi e cattiverie..tanto che forse neanche io so più chi veramente sono.
-Mi hai sentito?- chiede, serrando maggiormente la presa sulla mia gola.
La paura mi impone di metter da parte qualsiasi forma di ribellione e orgoglio. Non so dove sono, né chi ho di fronte, ma se voglio avere qualche speranza di tornare a casa non mi conviene sfidare così la sorte.
-Sì.- rispondo, chinando il capo.
-Sì, cosa?- insiste lui.
Cosa dovrei dire?
-Sì, ho capito.- tento.
-Sì, mio signore.- mi corregge.
-M..mio signore?-
Quasi mi strozzo nel pronunciare quelle parole.
-È  così che ci si rivolge a chi ti è superiore..ed io lo sono.-
Mi accarezza la gola in una tacita minaccia e io riesco solo a pensare che vorrei quelle mani lontane dal mio corpo.
-Allora?-
-Sì, mio signore.- ripeto.
Non mi importa di cedere, non mi importa di dover pronunciare quelle umilianti parole, perché per me non hanno senso. Non mi sento in nulla inferiore ad un essere che pensa di essere il padrone del mondo.
-Ora, ti prego, lasciami andare.-
Il suo corpo indubbiamente maschile premuto contro il mio mi provoca una strana sensazione e quegli occhi neri che mi scrutano come se volessero leggermi l’anima mi causano un tremendo disagio.
-Lasciarti andare? Con te ho appena cominciato.- ghigna.
Le sue parole mi lasciano esterrefatta. Vorrei chiedergliene il senso, ma non faccio in tempo perché la sua bocca incontra la mia.
Le sue labbra si muovono con bramosia ed irruenza sulle mie, forzandole, risucchiandomi in un bacio che sa solo di prepotenza.
Mi lamento, tento di allontanarlo, ma le mie proteste non sortiscono alcun effetto.
Disperata, agisco d’istinto e, senza curarmi delle conseguenze, affondo i denti nella morbidezza del suo labbro inferiore fino a sentire il rugginoso sapore del sangue nella mia bocca.
Si stacca fulmineo dal mio corpo, imprecando in una lingua che sono lieta in questo momento di non conoscere.
-Dannata!- urla.
Il suo braccio si solleva, pronto ad abbattersi sulla mia guancia. Serro gli occhi per non vedere, mentre inspiegabili parole mi sfuggono dalle labbra in un lamento appena udibile.
-Non così!-
Resto scossa da ciò che ho appena detto, da cosa quelle parole potrebbero significare e da come potrebbero essere interpretate, ma soprattutto dal dolore che non arriva.
Riapro lentamente gli occhi e il suo sguardo confuso lascia stranita anche me.
Perché non mi ha colpita?
Si avvicina lentamente e la paura torna a stringermi un nodo alla gola, strozzandomi il respiro. È proprio sulla mia gola che la sua mano si posa in una carezza leziosa ma non prepotente, mentre i miei occhi vengono attirati dalla sua lingua, che in un gesto erotico passa sul labbro inferiore per lavare via il sangue.
-Non voglio batterti, comportati bene-
Quel gesto esplicitamente sensuale e le parole sussurrate al mio orecchio mi suscitano emozioni che non riesco a spiegarmi.
Le sue labbra incontrano nuovamente le mie in un bacio inaspettato. Non c’è dolcezza nei suoi gesti, ma il suo agire delicato mi spaventa meno del suo precedente assalto.
-Non respingermi.- mi sussurra all’orecchio, in quello che mi appare come un ordine velato.
La paura che possa tornare violento mi spinge a collaborare. Schiudo le labbra, permettendo alla sua lingua di entrare in contatto con la mia, che timida rifugge quel contatto.
È un bacio costretto, eppure un’emozione sconosciuta mi stringe lo stomaco. Le sue mani scivolano tra i miei capelli in una leggera carezza, percorrono impercettibili la linea della mia schiena, per poi fermarsi in una presa più decisa sui miei fianchi. Sobbalzo, per l’inaspettata scarica che mi scuote il corpo a quel gesto. Mi ritrovo inspiegabilmente a ricambiare quel bacio e a venir risucchiata da strane emozioni. La sua lingua impone, gentilmente, alla mia di seguire un ritmo lento, seducente che gli permette di prendere pieno possesso della mia bocca. Le sue mani accarezzano con maestria e senza violenza la curva dei miei fianchi, rendendomi quasi inconsapevole di quel che sto facendo. Quando il bacio comincia a farsi più intenso, lo sento portare una mano tra i miei capelli per attirarmi più vicina.
Come animate di volontà propria le mie mani si chiudono attorno al suo collo per intensificare quel contatto.
Sono soggiogata dal suo sapore, conquistata dalle sue labbra, domata dal suo agire deciso, ma delicato.
Un sentimento nostalgico, inspiegabile, mi attanaglia il cuore.
Dei colpi decisi alla porta spezzano il crudele incantesimo di cui sono caduta vittima.
Lo sceicco si stacca da me, allontanandosi bruscamente.
Le sue iridi sono attraversate da una strana espressione, prima di tornare vigili e fredde.
Porto le mani a coprirmi le labbra, come se questo potesse cancellare ciò che è appena accaduto.
-Questo è per dimostrarti che ottengo sempre ciò che voglio.- dichiara, prima di allontanarsi dal mio corpo.
Al suo ordine la porta della camera viene spalancata e il nuovo arrivato scambia qualche parola con lo sceicco, rivolgendo a me un solo sguardo fugace.
Non riesco a comprendere nulla di ciò che si stanno dicendo e neanche mi interessa saperlo persa come sono ad inveire contro me stessa.
Che diavolo mi è preso?
Sarebbe facile negare, ma non ha senso mentire a me stessa.
Non ho rifiutato quel bacio. Ho ceduto a quelle labbra seducenti, facendo in pieno il suo gioco. Tutto ciò gli è servito solo per dimostrarmi che è libero e capace di manovrare persino il mio stesso corpo secondo i suoi voleri.
Mi sento stupida, terribilmente stupida.
Quell’uomo è pericoloso; le sue mani, i suoi occhi, le sue labbra, persino la sua voce riesce ad incantarmi.
Quando il protagonista dei miei pensieri mi rivolge di nuovo la parola sono costretta a tornare alla realtà.
-Ti ho mostrato che posso ottenere ciò che voglio sia con le buone che con le cattive. Lascerò a te la scelta.- mi dice, avviandosi alla porta.
-Dove vai?- domando.
Non voglio che mi stia vicino, ma ho paura di restare sola in quel luogo che non conosco.
L’occhiata contrariata che mi lancia, mi lascia intendere che non gradisce tutta quella confidenza.
-Dove andate?- mi correggo.
-Degli ospiti mi attendono..tu aspetterai qui. Quando sarò di ritorno non ci sarà più tempo per i giochi. Sarai mia, che tu lo voglia o no, con le buone o con le cattive.-proclama.
Urlo, frustrata, ma la porta che si richiude copre il mio strillo. Ho le gambe molli per la paura e l’emozione. Le sue parole non mi lasciano dubbi: mi vuole nel suo letto, ma io non ho alcuna intenzione di assecondare i suoi voleri.
Non so dove andrò, né chi incontrerò, ma abbandonerò questa stanza prima che quell’essere arrogante ritorni e faccia di me quello che per tanti anni ho impedito a mia madre di farmi diventare.
Mi guardo intorno in cerca di una via di fuga, sperando, nel contempo, che la mia mente elabori un piano.
Mi avvicino alla porta, ma so che sarebbe stupido e controproducente varcarla. Sarebbe sciocco e ingenuo da parte mia pensare che non ci siano delle guardie a sorvegliarmi.
Lo sguardo mi cade, poi, sulla porta-finestra che permette alla luce lunare di illuminare la camera. Con immenso gioia scopro che la stanza si affaccia su un corridoio esterno, che da accesso ai giardini.
Scavalco l’apertura tentando di esser il più silenziosa possibile e. sebbene so di dover fare in fretta, non posso che restare per un attimo incantata da ciò che mi circonda.
La notte serena e senza nuvole mi permette di ammirare la vegetazione rigogliosa e varia. Decine e decine di alberi fanno da contorno ai sentieri ciottolosi, donando ai giardini un’aria curata, ordinata e lussuosa. Nel punto più centrale un’imponente fontana cattura e riflette la luce lunare, donando all’acqua un caratteristico colore argenteo che mozza il fiato.
Sono sicura che se la mia vita non fosse minacciata, mi piacerebbe visitare e scoprire ogni angolo e segreto di questo imperioso palazzo, vivere fino a fondo questa quotidianità così diversa da quella a cui sono abituata. Ma, purtroppo, sono finita in un incubo non in un sogno.
L’aitante principe con cui ho a che fare non domanda la mia mano o il mio amore, ma pretende da me qualcosa che non sono disposta a cedergli.
Che sciocca! Ho sepolto da bambina i sogni fiabeschi e gli ideali romantici; l’ingenuità infantile mi è stata strappata troppo presto da una vita cruda che non mi ha mai permesso di sognare.
Amareggiata, riprendo a camminare, tentando di restare il più possibile vicino alle mura, sperando che la notte copra il mio avanzare.
Chissà perché la fortuna sembra essermi avversa! Dei passi vicini e delle risate strozzate mi avvertono dell’imminente arrivo di qualcuno. Spinta dalla paura di esser scoperta, svolto a destra e seguendo la trama di intricati corridoi, riesco a giungere dinnanzi ad una nuova porta.
Che faccio?
Non posso sapere chi o cosa si trovi oltre quel portone!
Decido di tornare indietro, ma dei passi troppi vicini per i miei gusti, mi portano a compiere il gesto più azzardato e sbagliato della mia vita.
Apro la porta, mi ci infilo e la richiudo silenziosamente alle mie spalle, ma lo spettacolo che mi accoglie di certo non me l’aspettavo.
La sala è ampia, con estensione rettangolare, ed illuminata da mille luci, sistemate in modo da creare degli intriganti effetti di chiaro-scuro. Tappeti e toni vivaci colorano la stanza, creando un contrasto netto e profondo con le tenebre notturne. Il suono leggero e avvolgente di alcuni tamburi, il forte odore di incenso e qualcos'altro crea un’atmosfera profondamente esotica e mistica dalla quale sarebbe fin troppo facile lasciarsi trasportare, se la visione di decine e decine di donne mezze nude non mi avesse paralizzata.
Bionde, more, rosse, alte, basse, magre, rotondette..sono tutte impegnate a muovere sensualmente i fianchi nella speranza di attirare su di sé lo sguardo degli unici tre uomini presenti nella sala.
Il mio stordimento si trasforma, rapido, in paura quando due profondi e irati occhi neri, che ho già imparato a temere, si posano sulla mia figura immobile.
Perché tra mille donne vedi proprio me?
Vorrei scappare, vorrei urlare, ma non riesco a far nulla perché in un istante tutta l’attenzione viene catapultata su me.
È sufficiente un cenno dello sceicco per far tacere la musica, riaccendere le luci e far immobilizzare le donne.
-Vieni subito qui.- tuona la sua voce, rimbombando tra quelle mura silenziose e facendo tremare le mie ginocchia.
Vorrei avanzare, vorrei farlo davvero, consapevole che più continuo a disubbidirgli più la mia vita viene messa in pericolo, ma sono letteralmente paralizzata dalla paura.
Due guardie, comparse dal nulla ad un suo cenno, mi afferrano rudemente per le braccia, per poi gettarmi malamente ai piedi degli uomini.
Mi concedo un’occhiata veloce ai presenti, ma i brividi che scuotono il mio corpo e le lacrime che mi offuscano la vista pronte ad esser liberate non mi consentono una visuale chiara.
Due dita affusolate mi catturano il mento, sollevandolo, per farmi incontrare quel nero tumultuoso.
-Che diavolo fai qui?- sibila.
-I..io..- balbetto, senza riuscire a far altro.
-Tu, cosa?- ringhia, in evidente attesa di una risposta più chiara.
Avrei bisogno di una scusa, di una spiegazione, ma la mia mente è troppo scossa per poter pensare con lucidità.
-Hai provato a fuggire, vero? Sei stata una sciocca!
Come contavi di riuscirci? Dove saresti andata? Come pensavi di sopravvivere? Hai idea dei pericoli che correresti fuori da questo palazzo?-
No, non ho concesso alla mia mente di fermarsi su quel pensiero. A nessuna delle sue domande so dare una risposta, ma so con sicurezza che in questo momento vorrei essere lontana da quest’uomo selvaggio.
-Inuyasha.-
Una voce pacata, ma velatamente ammonitrice, lo richiama.
-Non intrometterti, Miroku. Questi non sono affari che ti riguardano.-
Volto il viso per vedere chi ha parlato. Riesco a distinguere solo un fisico atletico, delle spalle larghe e un paio di occhi azzurro cielo che mettono in risalto un viso dai lineamenti gentili e decisi, prima che la presa sul mio mento si indurisca, portandomi a rincontrare quei temibili occhi neri.
-Esigo una risposta!-
- È evidente che le cose siano andate proprio come avete detto voi, InuYasha.-
Una nuova voce interviene ad interrompere la nostra discussione. L’uomo che ha parlato si avvicina con passo felpato, permettendomi di scrutarlo. È molto alto, il fisico allenato e l’atteggiamento falsamente tranquillo gli danno un’aria pericolosa, accentuata dagli occhi scuri, quasi rossi, meschini e bramosi. I lunghi capelli neri accentuano un viso dai tratti gradevoli, ma che terribilmente mi spaventa.
L’avversione e la diffidenza immediate che sento nascere verso questo sconosciuto, sono potenti ed inspiegabili.
-Chi è questa donna?- domanda.
- È mia.- ringhia InuYasha, per poi correggersi subito dopo – È la mia Ikbal.-
-Un peperino per nulla sottomesso.- ghigna lo sconosciuto, ottenendo in risposta solo uno sguardo chiaramente contrariato.
-Mi piace! La voglio per me! Quanto denaro desideri per lei?-
Mi vuole? Sbaglio o questo tizio sta cercando di comprarmi?
-Mi dispiace deludervi, Naraku, ma Kagome non è in vendita.-
-Ah, no? Perché avete desiderio di farvi carico di un tale peso? Vi ho portato decine e decine di bellezze provenienti da ogni angolo del mondo, donne miti ed ubbidienti che attendono solo di compiacervi. Sono pronto a pagarvi un’ottima cifra per questo scalpitante gioiellino.-
Vorrei protestare, ma sento che se parlassi non farei altro che peggiorare la situazione.
So solo che se InuYasha mi fa paura per i suoi modi prepotenti ed autoritari, quest’uomo mi suscita una repulsione istintiva che mi impone di stargli lontana.
-Vi ringrazio per la generosa offerta, ma come vi ho già detto Kagome non è in vendita. Se la cosa può soddisfarvi, il mio intero harem è a vostra disposizione. Potete avere qualsiasi donna voi vogliate, ma non Kagome.- replica in tono calmo, ma stranamente gongolante.
Non attende oltre. Sollevandomi, mi trascina senza nessun riguardo fuori dalla sala, rivolgendo parole di scusa ai propri ospiti.
-Cosa volete farne di me?- trova il coraggio di chiedere, mentre mi conduce per mille corridoi sconosciuti.
Il suo ghigno non promette nulla di buono.
-Non puoi immaginare quanto fervida sia la fantasia di un uomo adirato. Potrei frustarti, torturarti o darti ai miei uomini perché si divertano con il tuo corpo. Potrei chiuderti in qualche cella o farti patire la fame. O meglio ancora potrei farti fare la fine di quelle donne che hai appena visto.-
Sbianco di fronte a quelle prospettive, una peggiore dell’altra.
-C..chi erano quelle donne? Cosa facevano?-
-Puttane! Schiave! Sono donne che non suscitano più l’interesse dei loro padroni e che vengono passate di mano in mano finché la loro bellezza non sfiorisce.-
-Che succede a quel punto?- domando sinceramente interessata.
La mia domanda deve averlo particolarmente sorpreso, perché bruscamente blocca la nostra avanzata e si volta a fissarmi.
-Alcune finiscono negli harem a servizio delle concubine, alcune vengono gettate per strada, altre chiuse nelle prigioni e dimenticate, altre ancora uccise. Dimmi, è questa la fine che vuoi fare?-
-No, l’unica cosa che voglio è andare via da questo posto.- sbotto, esasperata.
L’unica cosa che vorrei è un po’ di pace.
I suoi occhi si fanno nuovamente freddi, ostili e scontrosi e la mia unica priorità diventa sopravvivere. La sua mascella si irrigidisce,le labbra si tendono in una linea dura, la presa sulle mie braccia diventa una morsa dolorosa.
-Fa attenzione a quel che dici! Sono stanco di questo tuo modo di fare. Resterai qui finché io lo vorrò e farai esattamente ciò che ti dirò di fare se non vorrai fare la fine di quelle donne. Ciò che hai fatto non resterà impunito, te lo garantisco.- ruggisce.
Apro più volte le labbra per rispondere, ma nessun suono ne esce.
Soddisfatto del mio mutismo riprende a trascinarmi con maggiore veemenza fino alla sua camera. Rivolge dure parole alle guardie all’ingresso, prima di spingermi senza alcuna premura dentro, per poi richiudere la porta alle proprie spalle senza nemmeno guardarmi.
Sono nei guai, in terribili guai!




Note autrice: Salve, gente ^^
parto subito col dire che non so a voi, ma a me questo capitolo lascia forti dubbi. Mi sembra manchi qualcosa, che qualche pezzo non abbia trovato il giusto incastro :\
Comunque, siamo alle prese con un Inuyasha al quanto scontroso e una Kagome, fragile per il suo passato, che non sa bene come gestire questa situazione.
Il capitolo non è ricco di avvenimenti fondamentali, ma siamo solo all'inizio e già nel prossimo le cose subiranno una decisiva scossa :D
Bene, ci tengo a dire grazie a chiunque dedica cinque minuti del proprio tempo per leggere la mia storia, spero non li abbiate considerati una perdita di tempo xD
Un Grazie ancor più grande a chi sopporta i miei scleri e le mie paranoie (Cyber family come farei senza di voi *_*) e a chi trova il tempo per lasciarmi una recensione..conoscere il vostro parere mi rende sempre estremamente felice..quindi vi aspetto numerosi :D
Invito chi non l'ha ancora fatto e ne ha voglia ad iscriversi al nostro gruppo: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/
Troverete divertimento, tantissimi spoiler sulle vostre storie preferite e un gruppo di pazze attive 24 ore su 24!! Vi aspettiamo :D
Baciii


Vanilla ^^

 

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Capitolo 4
*** Un patto per sopravvivere (1 parte) ***


Prima di lasciarvi al capitolo, vorrei dirvi due cosucce. In primis che sono stata costretta a dividerlo in due parti perchè sarebbe stato altrimenti davvero troppo, troppo lungo e in secundis che a me, non so nemmeno io perchè, il capitolo non convince per nulla, ma come al solito lascio il giudizio a voi.
Ci terrei poi a dedicare il capitolo a Serena. Un gesto piccolissimo per dirti grazie per tutta la pazienza che mi dimostri e per sopportarmi xD Grazie <3
Buona lettura!!




-Mi stai ascoltando, Inuyasha?-
-Sì.-
È ciò che sono costretto a dire, ma in realtà la mia mente corre lontana. Dei discorsi di Miroku e Naraku in questo momento mi importa poco, concentrato come sono a spingere la mia mente alla ricerca di una punizione per la bisbetica che ho rinchiuso nella mia camera. La rabbia che sento è tanta, ma certo non voglio rischiare di mutilarla. In ogni caso, avrò la mia vendetta.
 
 
“No, no, no. Non voglio.”
Ansante, mi ritrovo seduta al centro di un ampio letto. Mi guardo intorno, ma l’ambiente che mi circonda non mi risulta familiare.
Ancora scossa, cerco di far chiarezza per dare un senso alla gran confusione che mi fa dolere la testa. Quando i ricordi della sera prima tornano nitidi nella mia mente, abbandono il letto per guardarmi in giro con aria preoccupata.
La furia dello sceicco non è la memoria evanescente di un sogno, ma il terribile ricordo della serata di ieri. Guardo ancora il letto, non riuscendo a capire come abbia fatto a finirci.
Ricordo di aver passato l’intera nottata ad attendere, impaurita, il ritorno di InuYasha e conoscere così la mia sorte..probabilmente l’ansia e il terrore mi hanno stremata a tal punto da prosciugarmi di ogni energia.
Quando le porte si riaprono, sobbalzo, per poi rilassarmi immediatamente quando i miei occhi si posano sulla figura longilinea di Sango, fasciata in un seducente e velato abito azzurro.
-Kagome.- sospira, correndomi incontro.
-Sango.-
Ricambio il suo abbraccio, felice e sollevata di vederla.
-Stai bene?- mi domanda.
Annuisco, mentre continuo a chiedermi come una serata che si prospettava dannatamente tragica per me, si sia rivelata assolutamente tranquilla.
-Perché me lo chiedi?-
-Beh, stanotte non sei tornata nell’harem. E poi, il palazzo è in fermento. Fortunatamente non ho avuto l’occasione di verificarlo, ma si dice che lo sceicco sia infuriato come lo si è visto poche volte. Nessuno da stamattina ha avuto l’ardire di incrociare il suo sguardo.-
Le mani mi sudano e le gambe cominciano a tremare, quando capisco che probabilmente tutta la sua furia è rivolta a me.
Quando le porte si aprono nuovamente, senza preavviso, un fremito scuote il mio corpo.
-Padreeeeeee.-
Velocemente la paura lascia il posto alla sorpresa, quando i miei occhi si posano sulla figura di bambino di circa quattro anni. I tratti del viso infantile e leggermente arrotondati sono dolci, ma gli occhi incredibilmente neri, in totale sintonia di colore con i capelli scuri, mi lasciano pochi dubbi sulla sua identità.
Mi lascia basita sapere che il bambino che mi guarda con una curiosità tipica dell’infanzia è il figlio dell’uomo che tanto temo.
-Cosa succede qui dentro?-
Non ho bisogno di incontrare il volto dell’ultimo arrivato, perché il mio corpo ha già reagito alla sua presenza. Le mani sudano, le gambe tremano minacciando di cedere, il cuore batte impazzito soffocandomi il respiro e sospettose lacrime minacciano di sgorgare.
-Sango, che succede qui dentro?-
chiede ancora, rivolto alla mia nuova amica. -Io ero venuta per vedere Kagome, mio signore.-
-Bene! Come puoi vedere è ancora viva. Ora torna nell’harem.- ordina, mantenendo un tono pacato.
Sango mi lancia uno sguardo che non riesco a decifrare, prima di inchinarsi e andare via.
-Jariff, ho da fare.- dice, rivolgendosi al figlio. –Youssef ti accompagnerà dove vorrai.- aggiunge, indicando la guardia in attesa all’entrata.
La delusione sul volto del bambino è palese, ma non protesta.
Si inchina, prima di sparire oltre la porta che viene richiusa alle sue spalle.
Lo stomaco comincia a dolermi, probabilmente a causa dell’ansia crescente.
I nostri sguardi si incontrano e la freddezza che traspare dai suoi occhi non mi aiuta a mantenere la calma.
Deglutisco, sperando di scogliere così il nodo che mi serra la gola e che quasi mi impedisce di respirare.
-S..se avete da fare vado via anche io. Non voglio esservi d’impiccio.- tento di dire.
Muovo un passo in avanti, sperando che la mia tattica mi permetta di tirarmi fuori da questa brutta situazione, ma gli basta un accennato movimento laterale per bloccarmi ogni via d’uscita e distruggere i miei sogni.
  • È proprio con te che ho da fare.- proclama, con tono tagliente.
-Non capisco!- nego.
-Pensavi davvero che avrei lasciato correre il tuo comportamento di ieri? Per placare la brama di Naraku sono occorse diverse ore di trattative e ho dovuto sacrificare tre delle mie concubine. Ora, credi che tutto questo sarebbe stato necessario se tu avessi seguito i miei ordini?-
So che il suo girarmi intorno è volto al volermi mettere in difficoltà e la sua tattica funziona perfettamente.
La paura mi impedisce di formulare pensieri sensati.
-Rispondimi!- sibila al mio orecchio.
-No, non sarebbe accaduto, ma io..-
-Voglio sentirti rispondere unicamente alle domande che ti vengono poste!- tuona, facendomi sussultare. – Le tue giustificazioni non mi interessano. È questo il tuo problema, Kagome: la tua ostinazione.-
Tace per qualche istante, probabilmente per mettermi alla prova.
-Sei una schiava, nulla di più. I tuoi doveri sono semplici: ubbidire e compiacermi.-
-Ora.- esita un attimo, per lasciare una carezza pretenziosa sul mio collo –Quale credi sia la punizione più adatta? Ho trascorso tutta la notte a pensarci.- sussurra al mio orecchio, per poi tornare a fissare i miei occhi.
Vorrei protestare, dire qualcosa, ma il mio corpo non collabora.
-Ho passato la notte a guardarti mentre dormivi.-
Le sue parole mi lasciano esterrefatta.
Mi ha lasciata dormire nel suo letto senza svegliarmi? E tutta la sua rabbia?
-Molti avrebbero preteso la tua testa, altri ti avrebbero tagliato la lingua, un orecchio, una mano o un piede, ma mutilare il tuo corpo non è nelle mie intenzioni.-
Posso prenderlo come un segnale positivo?
-C..che cosa volete fare?- riesco a domandare.
-Ti farò frustare, o bastonare.-
Impallidisco al sol pensiero.
-N..non riuscirei a sopportare una cosa simile.- balbetto, a causa del tremore.
-No? Eppure una punizione la meriti.-
Attende qualche istante prima di proseguire.
-Sei fortunata, Ikbal. L’idea di rovinare la tua pelle non mi piace.- sussurra, lasciando scivolare in una leggera carezza la mano lungo la mia schiena.
Rimango immobile, troppo spaventata per far qualsiasi cosa.
-Ti basterà mostrarti gentile e forse questo mi farà dimenticare il tuo comportamento inappropriato.-
-Gentile?- domando, anche se temo di aver capito le sue vere intenzioni.
Non spreca tempo a rispondermi, passando direttamente ai gesti.
In modo poco delicato mi spinge, facendomi ricadere in modo scomposto sul letto alle mie spalle.
-Che intenzioni avete?- riesco a chiedere.
La voce mi esce rotta, ansante, non solo a causa dello spavento. Passa infatti un solo istante prima che il suo peso maschile gravi quasi interamente sul mio.
-Ho solo intenzione di prendere finalmente quel che è mio.-
Non riesco ad aggiunger altro, perché la sua bocca preme sulla mia con irruenza. Un bacio violento, bramoso, dato con l’unico obiettivo di comandare ed umiliare.
Vorrei urlare, spingerlo via, ma i suoi modi violenti così come i ricordi del passato mi inchiodano, lasciandomi inerme.
Le energie scivolano via, lasciandomi in balia del suo agire irruento.
Ora, come allora, il mio unico pensiero è uno: spero finisca presto.
 
 
 
 
La sento rigida sotto di me, ma non me ne curo. La rabbia e il desiderio, fusi in un unico sentimento, mi portano ad ignorare le sue proteste e concentrarmi solo su ciò che voglio io.
Impaziente di farla finalmente mia e di esplorare quella pelle candida, le circondo un seno con una mano, scoprendo con piacere che riempie perfettamente la mia mano.
-No,no, non voglio.-
Rendo i miei gesti più irruenti, più marcati, per mettere a tacere lamenti insensati e inutili.
È una concubina, l’unico scopo della sua vita deve essere darmi piacere.
Quando un suo singhiozzo riecheggia nitido nella mia testa, stizzito mi allontano da lei.
Per un istante resto perplesso nel vedere il viso arrossato bagnato dalle lacrime, ma presto la rabbia e la frustrazione coprono qualsiasi altra emozione.
-Si può sapere per quale motivo ti lamenti tanto? Non ti ho ancora fatto nulla! Non ti ho picchiata, non sono stato violento..perchè ti ostini così?- ringhio, esasperato.
Il dolore ai lombi, causato dalla potente erezione, così come la brama insaziata, mi rendono ancor più irritabile.
La creatura che giace tremante e in lacrime sotto di me, mi fa rabbia più che pena. I suoi occhi, seppur velati dalla paura, sono ostinati..così come il suo rifiuto.
-Rispondi!- sibilo.
Apre le labbra, probabilmente pronta a rispondermi, ma glielo impedisco. Perchè dovrei stare ad ascoltare le sue giustificazioni? Non mi importa conoscere le sue ragioni!
-Adesso basta! È giunto il momento di mostrarti davvero chi comanda.-
-Youssef!- urlo.
La porta si spalanca e il mio luogotenente si affretta ad eseguire i miei ordini.
-C..che volete fare?- sussurra, spaventata.
Ghigno, al pensiero che presto la mia rabbia sarà placata.
Con un gesto rapido, afferrandola per la vita esile, la costringo a giacere a pancia in giù. Afferro con presa decisa la parte superiore dell’abito leggero. Mi basta uno strappo affinché la stoffa si laceri lasciando esposta e vulnerabile la schiena.
Nonostante le mie intenzioni siano ben altre, rimango incantato da quella pelle perfetta. Con un dito percorro quella curva tentatrice, restando affascinato dalla serica consistenza.
Ardo dalla voglia di vederla nuda e di conoscere ogni centimetro di quel corpo voluttuoso e tentatore.
Sono talmente rapito da non riuscir nemmeno a parlare.
È il ritorno di Youssef a riportarmi con i piedi per terra. Mi consegna ciò che gli ho chiesto, per poi sparire senza pronunciar parola.
- È la tua ultima possibilità, donna. Cedi o ti assumi la conseguenza delle tue azioni?-
Il suo sguardo terrorizzato puntato sul frustino che ho tra le mani, non lascia dubbi sul fatto che abbia compreso le mie intenzioni.
Lo lascio sibilare nell’aria, cosicché il fruscio provocato renda più veritiera la mia minaccia.
-I..io non cederò.- sussurra, prendendo a tremare più forte.
Ringhio, furioso per quell’ostinazione ingiustificata.
-Peggio per te, donna cocciuta.-
Lascio scorrere il frustino sulla sua schiena, prima di sollevarlo, pronto a colpirla.
È un attimo: i suoi occhi lucidi e impauriti incrociano i miei e la mia mano muta la sua direzione.
La frustrata che avrebbe dovuto colpire la sua schiena si infrange, potente, sul letto, causando la rottura delle lenzuola. Kagome urla a causa dello spavento e il cuore mi trema.
Stupito dal mio stesso agire, resto per qualche istante a guardare quel corpo tremante, interrogandomi su quanto è appena accaduto.
Il suo sguardo, altrettanto confuso, mi scruta, attento.
-Va via.- bisbiglio, allontanandomi da lei.
-Sparisci!- urlo, vedendola ancora immobile.
Serra gli occhi udendo le mie urla, ma non attende altro. Scatta in piedi e mantenendo stretto al petto il vestito ormai distrutto, fugge via..via da me.
 
Il suo ringhio fa scattare qualcosa nel mio cervello. Il mio unico pensiero è correre, correre via da questo diavolo tentatore.
Percorro i corridoi di corsa, senza badare agli sguardi che si posano su di me, solo intenzionata a mettere più distanza possibile tra me e lo sceicco.
So che si tratta solo di un’illusione, se volesse trovarmi lo farebbe senza difficoltà alcuna.
La fortuna mi sorride quando riconosco i corridoi che conducono all’harem. Li percorro con l’unica speranza di trovare Sango.
Spalanco le grandi porte e ignorando gli sguardi ostili, che se ne avessero la capacità mi avrebbero già uccisa, focalizzo tutta la mia attenzione sulla figura isolata della mia amica.
Sango, come se avesse colto la mia silenziosa richiesta d’aiuto, o più verosimilmente dopo aver visto la disperazione e la paura nei miei occhi, mi prende per mano e mi trascina in quella che riconosco come la camera che il giorno prima mi ha ospitata.
Mi studia attentamente, prestando particolare attenzione alla parte superiore del mio abito interamente distrutta.
-Stai bene?- mi domanda con tono esplicitamente preoccupato.
Tento di annuire, sicura di non esser in grado di parlare.
-Non preoccuparti, Kagome, penserò io a te.- mi sussurra, stringendomi in un abbraccio di cui sentivo il bisogno.
 
-Come ti senti?-
Impiego qualche secondo di troppo a rispondere.
-Meglio. Non bene, ma decisamente meglio.-
L’ora appena trascorsa con Sango mi è stata di grande aiuto. Sostituire l’abito distrutto con violenza inaudita, saziare lo stomaco a digiuno dalla sera precedente e la dolcezza della mia compagna mi hanno permesso di rilassarmi un po’.
Non posso dire di essere tranquilla, non sarebbe la verità.
Lui è qui, da qualche parte, e il solo pensiero di potermi imbattere nuovamente in quei furiosi occhi neri mi fa tremare.
-Tranquilla, ti ho portata qui proprio perché è l’ultimo posto dove rischieresti di incontrarlo. Lo sceicco viene molto raramente qui.-
Mi guardo intorno e davvero non riesco a capirne il motivo. L’enorme giardino in cui stiamo passeggiando potrebbe essere scambiato per un paradiso terrestre. La brezza leggera smorza almeno in parte il clima torrido e l’ombra offerta dalle palme è un gradito rifugio.
-Coma mai?- domando, cedendo infine alla curiosità.
-Non lo so! Ho sentito dire però che ogni volta che lo sceicco si reca qui, fa ritorno sempre di pessimo umore.-
Scrollo le spalle, fingendomi disinteressata.
-Sango, vuoi dirmi perché devo portare questo “coso”?- chiedo riferendomi al velo pesante che mi copre il volto, lasciando scoperti solo gli occhi.
-Lo trovi scomodo anche tu?-
Annuisco.
-Purtroppo è una regola a cui non possiamo sottrarci. Qui le donne sono costrette a portarlo ogni volta che escono dall’harem. Sarebbe uno scandalo, se non forse un crimine, mostrarsi in pubblico senza. Ho pensato che vista la situazione già delicata era meglio non rischiare di far infuriare ancora di più lo sceicco.-
-Hai ragione!- acconsento seppur infastidita dall’idea di dover cedere di fronte a convinzioni che per me non hanno nessun senso.
-Come hai fatto ad abituarti a tutto questo? Anche tu vieni da una terra lontana, con usanze diverse..non deve essere stato semplice.-
-Ci fai l’abitudine dopo un po’.- mi spiega atona.
-Te la senti di raccontarmi quello che ti è successo?- mi domanda.
Non vorrei ripensarci, ma Sango merita delle spiegazioni.
-C’è un motivo se lo sceicco era così infuriato.. ieri sera ho tentato la fuga.-
Un gemito strozzato sfugge dalle labbra rosee della mia amica che prontamente tenta di coprirlo portando le mani alla bocca.
-La fortuna però non è dalla mia parte, decisamente. Non conosco il palazzo, mi sono persa tra i corridoi e ho finito col ritrovarmi proprio nella stanza in cui si trovavano InuYasha, Miroku e Naraku.-
-Kami! Hai conosciuto Naraku? E cosa è successo poi?-
-Da quel momento le cose sono andate di male in peggio.-
-Non può che essere così quando ti imbatti in Naraku.- sussurra.
-Hai avuto questo piacere anche tu?-
-Sì, si può dire che forse è merito suo se mi trovo qui.-
-Che vuol dire? Come sei finita qui, Sango?- chiedo, incuriosita.
-Sono qui perché il desino si diverte ad infrangere sempre i nostri piani.- sussurra criptica.
Mi volto a fissarla, sperando che continui.
-Il villaggio da cui provengo non era molto ricco, ma i miei genitori non mi hanno venduta per nuove ricchezze, non l’avrebbero mai fatto.-
-Non l’avrei mai pensato.-
-No? Eppure è una cosa che capita molto frequentemente.-
È orribile ciò che mi ha appena detto.
-Mi ero sempre ritenuta una ragazza fortunata;  mio padre era un’abile sarto e commerciante di stoffe e il suo impiego redditizio ci consentiva di vivere una vita modestamente agiata. Avevo molti fratelli e molte sorelle a cui volevo molto bene. Il mio sogno era sposare il figlio del falegname. Eravamo cresciuti insieme , ma adesso non ne ricordo più nemmeno il nome.-
-Cosa è accaduto?-
-Non era una rarità che i commercianti di schiavi girassero per i villaggi alla ricerca di donne attraenti e uomini in forze che avrebbero potuto fruttargli molto denaro al mercato degli schiavi. La fortuna volle che uno sfortunato giorno il più bastardo di questi posasse gli occhi su me ed una delle mie sorelle.-
-Ti hanno rapita?-
-No, non mi hanno nemmeno violentata, se è questo che ti stai chiedendo. Chi commercia schiavi sa che una vergine frutta maggior guadagno. Offrì una somma scandalosa ai miei genitori per avere me ed alcune delle mie sorelle, ma i nostri genitori rifiutarono in nome dell’affetto che provavano per noi. Hanno ucciso mia madre per prima, subito dopo mio padre e a nulla sono valsi i tentativi dei miei fratelli di proteggerci. Li hanno trucidati tutti, senza pietà. La più piccola delle mie sorelle, spinta dalla paura e dalla disperazione, si è tolta la vita.-
-Kami! Sango..- è l’unica cosa che riesco a dire.
Il dolore che deve aver patito è inimmaginabile.
Vorrei dire qualcosa per consolarla, ma so che in questi casi le parole sono superflue. Intreccio le nostre mani, per darle un segno silenzioso del mio appoggio.
-A uscire integri da quel macello fummo solo io, quattro delle mie sorelle e il mio fratellino più piccolo, risparmiato per volontà divina. Ci separarono sin da subito e solo di una delle mie sorelle, grazie a Miroku, sono riuscita ad avere notizie. È diventata la moglie di uno dei soldati dello sceicco e da poco ha partorito una bambina. Soltanto, si rifiuta di vedermi.-
-Cosa? E perché?-
-Sumira è più giovane di me. Dice di non ricordare nulla e nessuno, ma io credo abbia solo paura. Miroku dice che se lo volessi lui potrebbe ordinarle di incontrarmi e lei non potrebbe rifiutarsi, ma io non voglio che lo faccia solo perché costretta.-
-Sono sicura che prima o poi supererà questo timore e sarà lei stessa a chiedere di vederti.-
-Lo spero! La voglia di incontrarla, di vedere quanto è cresciuta, diventa ogni giorno più forte in me. Lei e Kohaku sono l’unica famiglia che mi restano.-
-Kohaku?- chiedo confusa.
-Sì, Kohaku è mio fratello. Anche in questo caso non so dirti se il fato ci abbia giocato un brutto scherzo o se sia stato magnanimo.-
-Hai notizie anche di lui?-
-Kohaku vive qui a palazzo. Anche lui è arruolato nell’esercito dello sceicco.-
-Vi siete quindi ritrovati.- esclamo, leggermente rincuorata.
-In realtà non ci siamo mai persi.-
-Temo di non capire.-
-No, è colpa mia, probabilmente non mi sono spiegata bene. Parlare di ciò che è accaduto quel giorno mi è talmente difficile che non mi accorgo nemmeno di ciò che dico. Non è la prima volta che mi capita, mentre lo racconto salto senza rendermene conto alcuni eventi. È come se volessi proteggermi dai miei stessi ricordi.-
-Sango, non sei obbligata a raccontarmelo. Forse sono stata indelicata o impicciona.- mi affretto a dire, contrita.
-No, Kagome, voglio raccontartelo. Parlarne non può farmi che bene. Tengo repressi dentro me queste paure, questi sentimenti negativi, da troppo tempo.
Dopo aver visto la mia famiglia barbaramente uccisa, ci hanno costretto ad un viaggio sfiancante. Il cibo e l’acqua erano scarsi, le nostre condizioni indicibili. Molti si sono ammalati durante il lungo percorso, contraendo le più terribili malattie. Gli orrori che ho visto in quei giorni non potrò mai dimenticarli, ma ti assicuro che la parte peggiore non è affatto stata quella. Dopo estenuanti giorni di viaggio, non so nemmeno diretti dove, noi superstiti fummo divisi, destinati a raggiungere diversi mercati. Io e Kohaku fummo separati dalle mie sorelle. Eravamo talmente impauriti, sconfitti ed umiliati, che non protestammo nemmeno. Sapevo in cuor mio che non le avrei mai più riviste, ma da quel momento la mia unica priorità divenne Kohaku. Giurai che l’avrei protetto a costo della mia stessa vita e avrei trovato un modo per restare insieme a lui, per far in modo che non ci dividessero. Il mercato degli schiavi è il luogo più terribile che esista. Quando sali su quel palco perdi definitivamente ogni parvenza di dignità umana, diventi una bestia, una merce da vendere. A chi intende comprare è concesso di tutto: denudarti, toccarti.- bisbiglia, prendendo a tremare.
-Che ti hanno fatto, Sango?- sussurro col cuore spezzato.
-La mia prima padrona è stata una donna, una ricca vedova. L’implorai di non dividermi da mio fratello e impietosita comprò anche lui. Fu una padrona severa, ma non mi importava finché potevo stare con Kohaku. Infine, credo si fosse realmente un po’ affezionata a noi.- mi racconta, con la testa alta a fissare il cielo.
-Cosa è successo poi?
-Come sempre è stato un uomo a segnare la mia vita. La mia padrona aveva un figlio, un uomo sposato che cominciò a mostrarsi esplicitamente interessato a me. La moglie era, ovviamente, infastidita dalle attenzioni pubbliche che mi riservava e non esitava a punire me senza motivo. Prima che le cose degenerassero decidemmo di fuggire. Eravamo due ragazzi soli, in terre sconosciute e non passò molto prima che finissimo nuovamente in mano ai commercianti di schiavi. Mi finsi un uomo per non rischiare di essere nuovamente separata da mio fratello. Tagliai i capelli, fasciai il mio corpo con bende strette che appiattivano le mie forme, allora ancora non troppo accentuate.-
-M..ma davvero non ti hanno scoperta?- chiedo stupita.
Studio bene la figura della mia interlocutrice e mi domando come sia possibile che non si siano accori di nulla. I lineamenti delicati, il corpo esile e le curve morbide, il portamento, tutto in Sango urla femminilità. È sensuale, delicata ed elegante in ogni gesto e la cosa più bella è che, forse, lei nemmeno se ne rende conto.
-No, non in quel momento, per mia fortuna. Un uomo dal nome impronunciabile comprò la metà degli uomini presenti, stupendo tutti, e solo dopo ne compresi il motivo. Nonostante avesse più di una moglie e qualche concubina, quell’essere provava una forte brama per gli uomini, specialmente per i ragazzini. Non credo sia necessario raccontarti come si accorsero del mio inganno, ti dico solo che il mio “trucchetto” mi costò diversi giorni di prigionia e tortura.-
-Che cosa ne è stato dopo di te, Sango? E di Kohaku?-
-Non so per quale motivo quell’uomo decise di non uccidermi e di tenermi in casa sua, ma suppongo fu solo grazie all’aiuto di Kohaku.-
-Vuoi dire che quell’uomo e tuo fratello..-chiedo, in modo forse troppo indelicato.
-Non lo so! Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo esplicitamente e lui non ha mai voluto approfondire il discorso. So che per molto tempo ha goduto del favore di quell’uomo perverso, che lo istruì e lo addestrò all’arte della lotta, dandogli così la possibilità, un giorno, di riscattarsi.-
-Che ruolo ha avuto Naraku in tutto questo?-
-Trascorsi poco tempo in quel palazzo, perché poi arrivò il periodo delle fiere.-
-Periodo delle fiere?- domando.
Non so perché, ma il tono che ha usato Sango non promette nulla di buono.
-Credo tu abbia assistito a tutto senza neanche renderti conto di ciò che accadeva. Quando ieri hai tentato di fuggire e ti sei imbattuta in InuYasha e Naraku, suppongo questi non fossero soli.-
Torno con la mente alla sera precedente. La paura che avevo provato nel momento in cui avevo incontrato quegli occhi neri da cui stavo fuggendo poco mi aveva permesso di concentrarmi su quanto mi circondava, ma il ricordo di tutte le donne presenti mi invade la mente.
-No! C’erano molte donne nella sala. In realtà per un attimo ho temuto di esser capitata nel bel mezzo di un’orgia.-
-Quella a cui hai assistito era una fiera. Si tengono circa ogni sei mesi e non sono altro che degli incontri durante i quali signori potenti, che vivono in territori limitrofi, si incontrano e scambiano merci.- mi spiega.
-Merci? No, nella sala c’erano solo donne..tantissime donne.- Mentre ancora parlo, capisco ciò che Sango non ha voluto dirmi apertamente.. la merce di scambio erano proprio loro.
Solo ora capisco in cosa mi sono imbattuta.
-È così ingiusto.-
Queste pratiche tanto indegne e degradanti mi fanno tremare per la rabbia e lo sdegno.
-Sono persone non oggetti.-
-Non è giusto, ma si tratta di un’usanza comune. Se ci pensi, però, questo è preferibile al mercato degli schiavi.-
-Non vedo differenze.- replico.
-Dici così perché non ci sei mai passata, ma fidati ci sono molte differenze. In queste “fiere”, come vengono chiamate, si scambiano per lo più gioielli, sete preziose, concubine. È disgustoso il pensiero di passare da un letto ad un altro, di padrone in padrone, ma si tratta di uomini ricchi che mantengono le loro amanti nel lusso. Quando finisci al mercato degli schiavi, il rischio di ritrovarti tra le mani di uomini violenti, di assassini e stupratori è molto alto. Molte preferiscono questa alternativa.-
-Non ti fa paura, Sango?-
- Sì e no. È così che sono giunta qui. Quel giorno all’incontro parteciparono anche Naraku, Miroku e lo sceicco. Naraku mi voleva, ha fatto carte false per avermi,ma Miroku mi ha salvata da un uomo che ha fama di essere maledettamente violento.-
Ho sempre avuto una sorta di sesto senso e anche questa volta non mi sono sbagliata. Le parole di Sango confermano l’idea che mi sono fatta di quell’uomo e la repulsione che provo nel solo pensarlo.
-Ogni volta che quell’uomo si reca qui in visita -purtroppo molto spesso- mi rifugio nelle camere di Miroku per non rischiare di incontrarlo. Quello è l’unico posto dove davvero mi sento al sicuro.-
Le sue parole attirano la mia attenzione, facendo nascere in me una nuova curiosità.
-Mi pare tu abbia molta fiducia nel fratello dello sceicco.- le dico, con tono esplicitamente malizioso ed insinuante.
Sango arrossisce leggermente, ma il sorriso che le illumina il volto, addolcendo ancor di più i suoi tratti, è di risposta a qualunque dubbio.
-Dopo quello che mi è accaduto, dalla morte dei miei genitori e quella dei miei fratelli, alla separazione da Kohaku, non ho mai avuto fiducia in nessuno. Temevo e schifavo gli uomini, li consideravo alla stregua di bestie assetate di sesso. Troppi uomini avevano comandato la mia vita, rovinandola. Credevo Miroku si sarebbe rivelato l’ennesimo padrone violento, che mi avrebbe costretta a concedermi a lui solo per placare la propria lussuria, ma non è stato così. Il fratello dello sceicco ha fatto molto per me, senza mai chiedere nulla in cambio. Ha fatto sì che io mi riunissi a mio fratello, guadagnandosi così la mia totale devozione. Lui, però, ha voluto di più. Si è conquistato, giorno dopo giorno, il mio rispetto, la mia fedeltà, la mia amicizia e infine il mio..-
- Amore.- continuo io per lei.
-Sì, sono innamorata di lui.- confessa.
-E lui lo è di te.-
-Certo che no. È il fratello dello sceicco, Kagome..in lui scorre sangue nobile ed io sono solo una concubina. Il sangue potente che gli scorre nelle vene, la potente famiglia della quale fa parte, gli consentirebbero, se lo volesse, di prendere per moglie persino una delle figlie del sultano.-
-Mi stai dicendo che tratta tutte le sue amanti come fa con te.-
-No, non credo.-
-Hai detto tu stessa, Sango, che Miroku è un uomo molto potente..perchè mai si sarebbe dovuto preoccupare del destino di una schiava?-
-Me lo chiedo da molto tempo, Kagome. So che non è solo il sesso a legarci, ma sperare in altro è inutile. Sono stata una stupida ad innamorarmi di lui, so che quando si sarà stufato del mio corpo, della mia compagnia, questi sentimenti saranno per me solo causa di sofferenza, ma non posso imporre al mio cuore di non amarlo.-
-Sono del parere che le cose andranno diversamente.- replico, convinta.
Seppur non mi avesse raccontato dei comportamenti e delle premure che il fratello dello sceicco le riserva, sarebbe impossibile non restare affascinati e conquistati dalla bellezza e dalla dolcezza di Sango.
-Vada come vada, ho la certezza che qualcosa ci legherà per sempre.- sussurra distratta, avvolgendosi il ventre.
Quel gesto di tenera protezione e le sue parole, assumono un nuovo significato nella mia mente.
-Sei incinta!- dichiaro sorpresa.
Esita qualche istante prima di rispondere.
-Le tue parole suonano come un’affermazione più che una domanda. Sì, sono incinta di Miroku.-
-A lui l’hai già detto?-
-No! Non so né come, né quando farlo. Temo la sua reazione e, so che è inevitabile, ma sapere che quando il mio corpo comincerà ad ingrossarsi per far crescere nostro figlio lui sposterà il suo interesse altrove, mi fa male.-
-Secondo me le cose andranno in modo diverso.-
Mi fissa, scettica.
-Sango!- urlo improvvisamente.
-C…che succede?-
-Devi sederti, non devi stancarti.- proclamo, cominciando a trascinarla verso una panchina.
Mi accorgo solo dopo del nostro osservatore silenzioso,  quando arretrando rischio di inciampare a causa sua.
Spalanco gli occhi sorpresa quando riconosco l’ultimo arrivato.
-Jariff!- sussurro, riconoscendo il figlio dello sceicco.
Forse dovrei trattarlo con maggiore deferenza, ma mi fa ridere il pensiero di dover dare del “voi” ad un bambino.
Non riuscirei a trattarlo con la gelida indifferenza che troppe volte mi è stata riservata e che ha spento troppo presto il mio entusiasmo infantile.
Il bambino ci fissa in modo curioso, ma sospetto.
Gli occhi neri che mi scrutano sono incredibilmente somiglianti a quelli paterni, ma resi più vivi e luminosi dalla luce che li anima.
-Tu ti chiami Sango, è vero?-
-S..sì, mio signore.- sussurra Sango, a disagio.
Sollevo gli occhi al cielo, esasperata per tutto quel formalismo rivolto ad un bambino.
-E tu?- domanda poi rivolgendosi a me.
-Il mio nome è Kagome, piccolo.-
Accenna un sorriso timido, probabilmente soddisfatto per i miei modi confidenziali.
Solo per un istante provo ad immaginare come potrebbe essere il volto dello sceicco rilassato da un sorriso sincero, ma subito scaccio quello stupido pensiero.
-Che cosa facevi qui tutto solo?-
-Sono scappato.-
-Scappato?-
-Sì, non mi piace studiare. Il mio maestro è noioso.-
Scoppio a ridere al pensiero che, a qualsiasi epoca appartengano, i ragazzini non sono per nulla attratti dallo studio.
-Youssef si arrabbierà per la mia fuga e poi lo riferirà a mio padre che mi rimprovererà. Non voglio deluderlo, ma studiare non mi piace. Voglio giocare nelle stalle insieme agli altri bambini.- balbetta.
Gli occhi gli si inumidiscono e prima ancora che mi renda conto di ciò che sto per fare, sto già stringendo il bambino tra le mie braccia.
-Jariff, qualsiasi papà è fiero del suo bambino.-
So che le mie parole non sono vere, ma non vedo perché InuYasha non dovrebbe esser fiero di un bambino tanto dolce e vivace.
Mi allontana un po’, quel tanto che gli basta per fissarmi in volto.
-Se è così perché mio padre non ha mai tempo per me?-
Vorrei poterlo rassicurare, mentre una grande rabbia mi monta dentro.
-Tuo padre è un uomo molto impegnato, Jariff. Sono sicura che è questo l’unico motivo.-
Perché lo sto difendendo e giustificando?
Non lo so nemmeno io, ma sono sicura che non voglio che questo bambino arrivi un giorno ad odiare il suo stesso padre o creda di esser lui stesso il problema.
-Kagome, vuoi giocare un po’ con me?-
Prima ancora che io possa rispondere, una voce decisa e severa richiama il bambino.
-Jariff, che cosa state facendo? Il vostro precettore vi sta cercando. Non è questo il modo di comportarsi, vostro padre non sarà soddisfatto.-
Quelle parole pronunciate con l’unico intento di ferire il bambino, mi fanno fremere di rabbia.
Fisso  l’uomo che ha parlato e il suo atteggiamento prepotente così come l’irrigidimento di Sango non promettono nulla di buono. È molto alto e muscoloso, cosa che mi lascia immaginare sia abituato a grandi sforzi fisici. La cicatrice che gli attraversa il viso, imbruttendogli il lato sinistro, deturpa un volto dai lineamenti regolari e gli conferisce un’aria ancor più minacciosa.
-Non era intenzione del bambino deludere suo padre.- sussurro, con la sensazione che rimpiangerò le mie parole.
Mi fissa per qualche secondo incredulo, probabilmente chiedendosi se la voce tremante udita non fosse solo frutto della sua immaginazione.
-Tu, donna, hai davvero osato parlare? Hai idea di chi io sia?- sibila, muovendo un passo avanti.
-N..non lo so e non voglio saperlo.-
Cerco di mantenere un tono basso ma deciso; mi riesce però difficile per la paura che mi trasmettono i suoi occhi infuriati.
-Devi essere nuova, puttanella. Il mio nome è Marash e da questo momento sarò il tuo incubo peggiore. Inginocchiati e chiedi il mio perdono.- ringhia, artigliandomi il braccio per avvicinarmi a sé.
La situazione mi è sfuggita di mano in un istante, ed è surreale.
Il fiato caldo del mio assalitore si infrange sul mio viso troppo vicino al suo..sono troppo sorpresa per far qualcosa.
-Lasciatela, per carità.- lo prega Sango.
-Lascia stare Kagome.- singhiozza, inascoltato, Jariff, tentando di allontanarlo da me.
-Basta! Che sta succedendo qui?-
Solo quella voce irritata e naturalmente autoritaria riesce a superare la paura che mi annebbia la testa.
-Youssef, ho trovato il bambino.- esclama Marash, allontanandosi leggermente, ma continuando a esercitare una pressione mostruosa sul mio braccio.
Un gemito di dolore mi sfugge incontrollato.
-Lasciala andare, Marash.-
-Questa puttana mi ha mancato di rispetto.-
-Lo riferiremo allo sceicco.-
-Perché disturbarlo per una questione tanto sciocca? È solo una donna, provvederò io stesso a punirla.-
-Lasciala andare, è la favorita dello sceicco.-
Ringhia, fissandomi in modo truce, prima di lasciar andare il mio braccio.
-Questo non le da il permesso di comportarsi così, zio. Chiederò allo sceicco di poterlo punire.-
Continuo a seguire il loro scambio di battute, troppo spaventata per intervenire.
Gli occhi di Youssef si assottigliano.
-Jariff, tornate alle vostre lezioni.- ordina. –Sango, accompagnate il bambino e poi ritiratevi nell’harem.-
La mia amica esita qualche istante, continuando a fissarmi.
-La vostra amica è al sicuro. Sono qui perché lo sceicco mi ha mandato a prenderla, vuole vederla.-
Se Marash mi ha fatto paura, la prospettiva di rivedere lo sceicco mi terrorizza.
-C..che vuole da me?- mi azzardo a chiedere.
-Questo lo scoprirai quando lui te lo dirà. Muoviti, Anisha ti sta già attendendo. Lo sceicco ha chiesto di vedere entrambe.-
-Anisha?- chiedo confusa.
-Era la preferita dello sceicco prima del tuo arrivo.- sussurra Sango, ricevendo un’occhiata contrariata dal luogotenente.
Di male in peggio!
Che motivo ha di convocare me e la sua concubina? Non voglio nemmeno pensarci!
-Non esitare oltre!- mi ingiunge Youssef.
Non ho vie di fuga, non posso scappare.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve, se siete arrivati fin qui, devo già dirvi GRAZIE!  
Questo è uno dei capitoli che più di tutti mi lascia insoddisfatta, forse perchè diviso a metà, ma davvero non mi convince per nulla. Se lo trovate troppo logorroico, mi dispiace, ma Sango e Miroku avranno un ruolo importante nella storia era quindi fondamentale saperne qualcosa di più su di loro..riguardo ad Inuyasha e Kagome, vi anticipo che nel prossimo capitolo il loro rapporto subirà un altro scossone :p
Come sempre attendo di sapere il vostro parere e ringrazio tutti quelli che hanno inserito la storia tra le seguite/ ricordate/ preferite.
Se il capitolo vi fa tanto schifo quanto a me, non esitate a dirmelo che lo cancello subito xD
Rinnovo l'invto a chi ne avesse voglia ad entrare a far parte della nostra pazza cyber family. Troverete spoiler sulle vostre storie preferite, le autrici che più amate e un gruppo di pazze attive 24 ore al giorno.
Vi aspettiamo qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

Baciiii



 

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Capitolo 5
*** Un patto per sopravvivere (2 parte) ***


ATTENZIONE: Il capitolo può essere considerato di RATING ROSSO. Leggete a vostro rischio e pericolo ^^
Ci tenevo a dedicare il capitolo alla nostra Sissi, che qualche giorno fa ha compiuto gli anni.
Anche se un pò in ritardo, tantissimi auguri!!
Buona lettura ^^



Seguo le indicazioni datemi da Youssef, inoltrandomi sempre più per questa rete di corridoi.
Mi piacerebbe potermi voltare e correre via, ma dove andrei?
Non so dire se mi spaventi di più l’idea di rivedere lo sceicco o la possibilità di imbattermi ancora in quello che ho scoperto essere il nipote del luogotenente.
Perché convocarmi con quella che un tempo era la sua preferita?
Quando raggiungo il luogo indicato, il quadrivio che porta alle camere più lussuose, scorgo un’alta figura..senza dubbio deve essere Anisha.
Mi studia, con aria poco amichevole. Il pesante velo le copre il capo e buona parte del viso, rivelando solo due occhi azzurri come il mare e carichi di malizia.
-Il mio nome è Kagome.- sussurro, nel tentativo di spezzare il silenzio –Tu devi essere Anisha.-
-Credi che non lo sappia? Sei l’Ikbal dello sceicco, qui dentro anche chi non ti ha mai vista crede di sapere tutto di te.-
Taccio, non sapendo bene come interpretare le sue parole.
Si incammina e come un automa comincio a seguirla.
-Perché credi voglia vedere entrambe?- domando, dando voce al mio più pressante dubbio.
-Cadi dalle nuvole, forse?  Sei una concubina, quale motivo potrebbe mai spingere lo sceicco a convocarti nelle sue stanze?-
-Perché entrambe?- insisto.
-Vorrà ricevere piacere da ambedue.- mi risponde, con tono annoiato.
Continuo a seguirla, meccanicamente, ma se per lei è facile accettare una simile eventualità, non è lo stesso per me.
Non conta a quale costo, ma non mi sottoporrò mai a nulla di tanto indegno e degradante.
Quando giungiamo di fronte alla grande porta che tanto temo, la guardia di turno annuncia la nostra presenza prima di lasciarci passare.
 Il ricordo di poche ore prima non mi permette di mantenere la calma. Ho la gola arida, le gambe tremanti e una fastidiosa sensazione di vuoto al ventre.
Mi inchino, imitando i movimenti di Anisha, decisa a non suscitare la collera dello sceicco prima del previsto.
Il capo chinato non mi permette di vedere la sua figura, ma il magnetismo che emana la sua persona è talmente forte, talmente potente la soggezione che mi incute, che percepisco senza difficoltà la sua vicinanza.
-Togliete il velo.- ci ordina, con tono pacato.
Cerco di evitare il suo sguardo, ma la tentazione di rincontrare quelle profondità scure è forte, così alla fine cedo.
È a petto nudo, come la prima volta. I muscoli perfettamente delineati mi lasciano immaginare lunghe ore d’esercizio quotidiano. Le spalle larghe, le braccia muscolose, più che incutermi terrore per il male che potrebbero farmi, mi suscitano una sorta di sicurezza che non so da dove nasca.
Suscita in me sensazioni inspiegabili, sconosciute e in contrasto.
È bello, bello come il peccato..bello e pericoloso.
-Eccovi qui, le perle del mio harem. Una bionda e una mora, un incarnato latteo e i colori delle tenebre.- esclama, studiando entrambe.
-Un’acqua cheta, placida.- sussurra fissando Anisha, per poi puntare lo sguardo su me – e un mare in tempesta.-
-L’una docile, passionale, sottomessa e l’altra irriverente, sfrontata e capricciosa.-
Non ho dubbi sul fatto di essere “l’altra”, anche se non ritrovo tracce del mio carattere nella sua descrizione.
Quella non sono io, ma la maschera che ho messo per tenerlo lontano e proteggermi.
Scruta entrambe con intensità, divertito, sicuro della propria posizione, prima di cominciare a girarci intorno.
-Entrambe siete concubine, ma una di voi non ha ben capito come ci si comporta.- mi sussurra all’orecchio, inasprendo il tono della  voce.
Si allontana, permettendomi di tirare un sospiro di sollievo.
-Vieni qui, Anisha!- ordina, attirandola verso il grande letto.
-Desiderate ricevere piacere da entrambe, mio signore?-
Il mio corpo si tende, in attesa della sua risposta.
-No, non questa volta. Ciò che voglio fare, Anisha, è dare una lezione a Kagome.-
Non so bene cosa intenda per “lezione”, ma sono felice di non dover aver a che fare con il loro rotolarsi tra le lenzuola.
-Per te oggi ho un singolo e semplice ordine.- proclama, facendo aumentare il mio nervosismo.
Annuisco, sperando si tratti di una richiesta ragionevole.
-Voglio che tu non distolga mai lo sguardo, neanche per un secondo.-
Arrossisco al sol pensiero. Non voglio e soprattutto non ne capisco il senso.
Sto per protestare quando i suoi occhi si assottigliano e le sue parole mi bloccano.
-Questa volta non avrai un’altra possibilità di scelta o vie di fuga. Esegui il mio ordine o prenderai il posto di Anisha.- mi ingiunge.
Acconsento, optando per il minore dei mali.
-Anisha, da quanto tempo sei al mio servizio?-
-Diverse primavere, mio signore.-
-Ti ho mai causato qualche sofferenza?-
-Mai, mio signore.- si affretta a rispondere.
-Hai potuto sentire con le tue stesse orecchie. Non sono un padrone crudele, non con chi non mi contrasta. L’unica cosa che Anisha in questi anni ha dovuto patire sono i piaceri del sesso.- sogghigna.
La sua voce è mutata, è diventata più bassa, rocca, carezzevole.
Fa scorrere una mano lungo il braccio candido ed esile della concubina, che ride deliziata.
Vorrei essere ovunque, tranne che qui. Ho detto che non mi sarei ribellata ai suoi ordini, ma è difficile ignorare ciò che stanno facendo dinnanzi ai miei occhi.
-Ogni volta che mi rifiuti, privi anche te stessa di un piacere immenso. So dove toccare una donna, come farlo, per darle piacere.- sussurra, catturando i seni di Anisha tra le sue grandi mani.
Sobbalzo a quella vista, non solo a causa della vergogna. È tanta la potenza di quel gesto così intimo, forte la carica erotica che trasmette e stranamente destabilizzante il contrasto che creano le mani abbronzate su quella pelle candida.
-Una concubina non dona solo piacere, lo riceve anche.- sussurra, sfuggendo alle labbra di Anisha.
Senza esitazione lascia scorrere la mano per tutto il corpo della donna, che gli si è avvinghiata addosso, fino a raggiungere la sua intimità.
Questo è davvero troppo!
Vorrei distogliere lo sguardo, ma il gemito che sfugge dalle labbra rosee della concubina e l’espressione di puro godimento che ha dipinta in volto, ingabbiano la mia attenzione.
È imbarazzante, sconveniente ed inopportuno, ma una morbosa curiosità comincia ad accendersi in me.
-Ti stai chiedendo cosa si prova? È inspiegabile, travolgente, intenso e meraviglioso, ma non è ancora arrivata la parte migliore.- afferma, spingendola verso il letto.
I suoi occhi si posano su di me con maggiore insistenza, causandomi uno strano formicolio alla pelle. Sono liquidi, luminosi e quello sguardo selvaggio accende una strana smania nel mio ventre.
Cosa sono queste sensazioni?
Entra in lei senza difficoltà, muovendosi con cautela, ignorando i mugolii di Anisha che lo prega di darle di più.
Il suo sguardo rimane puntato nel mio e nonostante stia fondendo il suo corpo con un’altra, ho la sensazione, che con gli occhi, è con me che stia facendo l’amore. Quei carboni ardenti e liquefatti stanno spogliando me, la sua mente sta accarezzando me ed io mi sento inopportunamente attratta da questi pensieri sensuali.
L’aria tra noi è tesa, elettrica, tanto che lo strano calore che sento dentro mi sta facendo sudare e tutto quello che mi circonda l’ho scordato.
-Posso essere un padrone giusto, un amante tenero, accorto e passionale, se non vengo contrariato.-
Tenerezza..non ho mai conosciuto il significato di questa parola.
-Posso essere questo o il peggiore degli incubi.-
Il suo tono muta, divenendo rigido, freddo, i suoi occhi si assottigliano divenendo gelidi e crudeli, l’atmosfera intorno a noi cambia e di nuovo la paura torna a soffocarmi.
Afferra, con poca delicatezza, la vita di Anisha, rivoltandola sul letto fino a farla cadere carponi. La penetra con foga, spingendosi in lei con ritmo violento ed estenuante.
-Oppure posso essere questo: duro, bramoso, irruento, aggressivo, attento solo al mio volere.-
Arretro, prendendo a tremare. Le urla di piacere di Anisha mi spaccano il cervello..come può piacerle una cosa simile?
Non c’è tenerezza, non c’è passione, c’è solo brama di soddisfare un istinto primitivo ed animalesco..è vuoto, è sporco.
-Non tollero la disubbidienza, sotto nessuna forma.- gracchia, riversando il suo seme sulla schiena della concubina.
Lo stomaco minaccia di cedere per la squallida scena a cui ho assistito. Come ho fatto, per un momento, a pensare che potesse essere bello donarsi a qualcuno?
Voglio solo andare via, lontano da quest’uomo che mi destabilizza tanto.
Quante sfaccettature nascondono quei tumultuosi occhi neri?
-Perché tutto questo?- sussurro, rendendomi conto tardi delle parole che mi sono scivolate dalle labbra.
-Perché?- bisbiglia, pulendosi e rindossando i larghi pantaloni.
-Perché sono stufo di questa guerra senza senso. Sei una concubina, il tuo dovere è soddisfarmi. Per qualche assurdo motivo non riesco a concepire l’idea di causarti dolore, ma non lascerò impuniti i tuoi comportamenti inappropriati.-
Mi si avvicina, così tanto da mescolare i nostri respiri affannati, il mio per il timore, il suo per l’orgasmo appena raggiunto.
-Hai un’ultima possibilità, Kagome.- dichiara, circondando la mia vita con un braccio e facendo aderire perfettamente i nostri corpi.
Non so cosa provo, cosa sento, sono troppo persa nei suoi occhi.
-Ottengo sempre ciò che voglio, posso farlo con le buone o con le cattive. Non voglio usare la violenza con te, ma se continuerai a comportarti in questo modo, non esiterò oltre.-
Non c’è rabbia nelle sue parole, solo tanta convinzione.
Possibile che non ci sia altra via di scelta?
Se non voglio essere presa con la violenza, dovrò acconsentire e cedere.
I miei pensieri si bloccano quando sento le sue labbra morbide premere contro le mie.
Esito..sorpresa, basita.
-Non respingermi! Non rifiutare qualcosa che piacerà ad entrambi.-
La sua mano cattura i miei capelli in una presa decisa, marcata, ma assolutamente non dolorosa. La sua lingua segue il contorno della mia bocca, disegnandone la curva sottile.
Tremo, scossa da strane sensazioni.
È eccitante, piacevole, passionale, elettrizzante.
Preda dell’istinto dischiudo le labbra, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi. Giocano a rincorrersi, lentamente, godendo a pieno di ogni contatto, scambiandosi e combinando diversi sapori, accendendo i sensi di entrambi.
Quando ci separiamo, bisognosi d’aria, i nostri occhi continuano a studiarsi.
- È così che ti voglio, così che deve essere.- dichiara, soddisfatto.
Le sue parole spazzano via la confusione, lasciando solo amarezza e risentimento verso me stessa.
Ho ceduto, ho assecondato la sua volontà, ho retto il suo gioco.
-Ho baciato te, non lei.- bisbiglia, enigmatico, prima di staccarsi da me ed andare va.
È vero, ha baciato me mentre ha rifiutato Anisha..ma perché?
Sposto lo sguardo sulla concubina, che, ancora nuda, mi fissa con stupore e risentimento.
Non ho voglia di assistere ad una scenata, non voglio discutere ora che sono poco padrona di me stessa.
Ho bisogno di Sango!
 
 
Dannazione! Dannazione! Dannazione! Quella donna ha acceso in me una brama che arde più del sole nel deserto.
Ho avuto Anisha, ho posseduto quel corpo voluttuoso, ma la mia fame è insaziata. Un solo bacio è bastato ad eccitarmi come non mai..un infantile e stupido bacio.
Ho una schiera di concubine che trascorrono il giorno ad agghindarsi, struggendosi nell’attesa di una mia chiamata, ma io continuo a desiderare con tanta intensità l’unica donna che mi rifiuta.
Cederà, sarà mia corpo ed anima.
Impreco, infastidito dall’erezione che non accenna a scemare. Dannazione! Dannazione a quella Kagome e al suo corpo tentatore.
-Sceicco, vostro fratello ha fatto ritorno. Dovete venire con me, presto.-
La voce affannata e preoccupata mi fa tornare immediatamente attento.
-Miroku? Cosa gli è accaduto?-
- È stato ferito. Venite con me, vi condurrò da lui.-
L’ apprensione scaccia via ogni pensiero erotico dalla mia mente, ma non la strana smania di protezione che nutro per quella ragazza.
-Youssef, Naraku sta venendo qui. Io andrò da Miroku, voglio che tu trovi Kagome e la conduci nelle mie stanze. Per carità, non farla uscire da lì. Dai ordini precisi alla guardia di turno: se le accadrà qualcosa, pagherà con la vita.- ordino, prima di correre via.
 
 
-Devi calmarti, Sango. Tutta questa agitazione non fa bene né a te, né al bambino che porti in grembo.- la rimprovero.
-Lo so, hai ragione, ma come posso non preoccuparmi? Miroku è fuori da questa mattina e io non ho sue notizie. Mi hanno informato del suo ritorno e dell’imminente arrivo di Naraku. Mi ha mandato a dire di rifugiarmi nelle sue stanze, ma anche che non mi raggiungerà prima di questa notte o domani. Perché non è venuto a dirmelo lui stesso? E se gli fosse accaduto qualcosa? E se fosse in compagnia di un’altra donna?-
-Sango, devi calmarti.- tento di rassicurarla –Facciamo così, tu fai come ti è stato detto da Miroku, io vedrò di ottenere qualche informazione e poi verrò a riferirti tutto.-
-Davvero?- sussurra, mentre una scintilla di speranza rianima i suoi occhi castani.
-Sì, davvero.- acconsento. –Ora va.-
Mi regala un timido sorriso, prima di imboccare un corridoio laterale.
Sono in guai, grossi guai. Ho promesso a Sango di cercare notizie, ma non so da dove iniziare e il sapere che Naraku si sta dirigendo qui non aiuta.
Percorro in fretta diversi androni, senza nemmeno sapere dove mi sto dirigendo, fin quando vengo attratta da un gran trambusto.
Decine di servitori corrono in diverse sensi, portando bende e pezze sporche di sangue, mentre una voce autoritaria abbaia ordini.
Sussulto, sia per aver riconosciuto quella voce, sia per la vista di tutto quel sangue.
Cosa sta accadendo? Non dovrei immischiarmi, ma voglio sapere.
Sono tutti troppo impegnati per prestare attenzione a me, che nascosta dietro un robusto pilastro, riesco a veder tutto senza esser vista.
-Andate via tutti! Lasciateci soli!- sbraita lo sceicco.
Non so cosa sia accaduto, ma Sango aveva ragione ad esser preoccupata..Miroku è ferito.
-Inuyasha, Naraku sta venendo qui.-
-Lo so, ma ora dobbiamo pensare alla tua ferita.-
-Lascia perdere, non è nulla di grave, è solo un graffio alla spalla.-
-Che sanguina copiosamente..-
-Basterà qualche punto e tornerò come nuovo. Sango è stata condotta nelle mie stanze?-
-Sì, ho dato disposizioni a Youssef.-
Sorrido di fronte all’evidente preoccupazione che il fratello dello sceicco mostra per la mia amica.
Mi volto, pronta ad andar via, ma ciò che sento, le parole che sussurrano, mi bloccano completamente.
Porto una mano a coprire la bocca, per evitare che qualunque suono ne esca.
Ciò che ho sentito potrebbe costarmi la vita. Se mai rivelassi a qualcheduno ciò che ho sentito, li condannerei ad una morte lenta e dolorosa.
Riesco a fare pochi passi, decisa ad andare via, prima che una spada mi venga puntata alla gola. Deglutisco, spaventata più che dalla lama affilata che minaccia di recidermi la giugulare, da un paio di occhi neri, gelidi come il ghiaccio.
-Dannazione! Mi ero accorto della presenza di qualcuno, ma non pensavo certo che fossi tu. Che cazzo ci fai qui?- ringhia.
Non rispondo, troppo terrorizzata.
-Hai sentito tutto, non è vero?- latra.
-Sì..- mormoro.
Mentire non servirebbe a nulla, se non a farlo infuriare maggiormente.
Mi artiglia un braccio spingendomi in avanti, cosicché la mia figura sia ben visibile anche agli occhi di Miroku.
-InuYasha- lo richiama il fratello – non fare cavolate.-
-Non dovrei fare cavolate? Cosa dovrei farne di lei ora che ha sentito tutto?- urla, spingendo ancor di più la lama della sua scimitarra verso la mia gola.
Riesco a sentire il ferro gelido della spada e un brivido mi scuote.
Mi ucciderà, ma io non voglio morire.
-Io non dirò nulla, lo giuro.- esclamo, disperata.
Le lacrime mi rigano il viso, incontrollabili.
-Dovrei fidarmi delle tue promesse? Perché origliavi la nostra conversazione? Cosa sei, una spia? Ti ha mandato qui Naraku? Dimmi la verità!- mi ordina.
Serro gli occhi, tentando di allontanare il mio viso dal suo. La sua rabbia, il tono glaciale, mi mandano in panico, impedendomi anche di trovare la forza per difendermi dalle sue accuse ingiustificate.
-Non sono nulla del genere. Vi prego, lasciatemi andare.-
-Lasciarti andare? Ciò che hai sentito ti costerà la vita.-
-No, no, giuro che non dirò nulla.-
La disperazione mi porta a dimenticare qualsiasi traccia d’orgoglio e amor proprio.. mi prostro ai suoi piedi, con l’unica speranza che la mia supplica abbia effetto.
Non voglio morire, non qui, non così.
-Lo giuro, nulla uscirà dalla mia bocca.-
Il silenzio calato intorno a noi, rotto solo dai miei singhiozzi, provoca al mio cuore spasmi innaturali e dolorosi.
Oso sollevare il viso, trovando il coraggio di leggere in quegli occhi magnetici la mia condanna o una nuova speranza.
-Alzati!- mi ordina, atono.
-Meriteresti la morte per quello che hai appena fatto. Dovrei toglierti la vita perché sai troppo.-
-Io non dirò nulla a nessuno, lo g..-
-Silenzio! Ti lascerò vivere, ma ad una sola condizione.-
“Farò tutto” vorrei urlare, ma ritrovando un po’ di lucidità riesco a contenermi.
 –Quale?-
-Non dovrai far parola con nessuno di ciò che hai appena sentito. Se avrò anche il minimo sospetto su di te, ti ucciderò senza pensarci due volte.-
Mi affretto ad annuire.
-Inoltre, voglio che tu impari a domare il tuo carattere. Questa faida che tu stessa tra noi hai creato, avrà fine ora. Sei una concubina, ti voglio quindi docile, sottomessa e accondiscendente.-
Vuole quindi un’altra versione di me, come tutti.
Dovrò andare a letto con lui, assecondare ogni suo desiderio, prostrarmi di fronte alla sua volontà ed esaudire ogni sua richiesta.
Vale la mia vita la perdita della mia verginità e della mia dignità? In qualsiasi altro momento avrei detto di no, ma ora che la morte è così vicina, così vera, è tutto diverso.
Sarà che nutro la speranza di poter un giorno fuggire via, dimenticare tutto e ricominciare, o forse il fatto che guardandolo negli occhi sento che non mi farà del male, o probabilmente la consapevolezza di non avere alternative, ma alla fine cedo.
-D’accordo, non opporrò resistenza, ma anche io voglio chiedervi una cosa in cambio.-
Solleva un sopracciglio, scettico e vagamente divertito.
-Io ti sto concedendo di vivere e tu vorresti qualcosa in cambio? Avanti, ti ascolto.-
-Promettetemi che quando vi sarete stancato di me, non mi umilierete cedendomi in una di quelle fiere. Promettetemi solo che non mi darete via come un panno vecchio.-
Sogghigna.
-Hai la mia parola. Sappi che il tuo desiderio sarebbe stato in ogni caso esaudito, perché dopo che ti avrò fatta mia, non permetterò a nessun altro di mettere le mani su di te. Chiunque ci proverà, pagherà con la vita..è meglio se lo tieni bene a mente.-
-Adesso va, attendimi nelle mie stanze.-
Mi irrigidisco. Il momento è già arrivato?
-Non temere, ora ho da fare, non ti raggiungerò subito. Ma, bada bene, hai poche ore per accettare il tuo destino, perché stanotte farò ritorno e pretenderò ciò che mi spetta. Stanotte sarai mia, Kagome.-
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Salve a tutte, mi spiace avervi fatto attendere così tanto per il capitolo, ma alla fine è arrivato J
Direi che succedono un po’ di cosine: Miroku è stato ferito da qualcuno e Kagome, involontariamente, è venuta a conoscenza di un segreto che le sarebbe potuta costare la vita.
Cosa avrà scoperto? E chi avrà ferito Miroku? In che modo le due cose sono legate? Sono davvero curiosa di scoprire le vostre opinioni :)
Ringrazio tutti voi che dedicate qualche minuto del vostro tempo alla lettura della mia storia J Grazie a chi ha inserito la storia tra le seguite, preferite o ricordate :) Grazie mille *_*
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate :D
In più, se avete voglia di entrare a far parte della nostra pazza e bellissima cyber family, vi lascio il link. Troverete molte delle vostre autrici preferite, tantissimi spoiler delle storie che amate e numerose nuove amiche. Vi aspettiamo :)
Siamo qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 

Baciii

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Capitolo 6
*** Punti d'incontro ***


ATTENZIONE: Il capitolo può essere considerato di RATING ROSSO!

Questa volta il mio solito discorsetto lo faccio all'inizio. Sì, sono ancora qui xD Oggi è il mio compleanno e ho pensato di festeggiarlo con voi, aggiornando Torrida Passione o passione secca per alcune xD Voglio dedicare il capitolo alla mia fantastica cyber family..grazie davvero, ragazze..sono commossa per le vostre parole e per il vostro affetto, vi voglio bene :D

Buona lettura!


La luna e le stelle mai mi sono parse tanto banali. È una notte cheta, ma il tormento e l’angoscia che mi porto dentro nulla hanno di placido.
I colori deboli dell’alba cominciano già a colorare il cielo ad Est, ma di Miroku ancora non c’è traccia.
Dove avrà trascorso la notte? Avrà forse trovato altre braccia amorevoli pronte ad accoglierlo?
Sospiro, accarezzando con distrazione il ventre non più perfettamente piatto. Le mie forme si stanno ammorbidendo, una nuova vita sta crescendo dentro  me, ma io non ho ancora avuto il coraggio di confessar nulla. Proprio ora che ho più bisogno di lui, lui è più distante che mai.
Le porte vengono improvvisamente spalancate e finalmente le mie preghiere esaudite..Miroku è qui.
Mi fiondo tra le sue braccia, desiderosa di sentire il suo calore, di assicurarmi che stia bene.
-Miroku!-
-Sango, quanta irruenza.- bisbiglia, con tono spezzato.
Mi allontano, accorgendomi solo ora del petto nudo e delle bende che gli fasciano la spalla.
-Cosa ti è accaduto?- domando, preoccupata, sfiorando la medicazione.
Sento gli occhi cominciare a farsi umidi. Sarò stupida, ma l’ansia accumulata mi ha logorato e da quando ho saputo della gravidanza il mio umore è mutevole come la brezza.
-Ehi, non piangere, mio gioiello. Non è nulla, solo una banale caduta da cavallo.- mi consola, attirandomi a sé.
-Sei sparito per tutto il giorno e per tutta la notte.-
-Ho dovuto svolgere degli affari e questa notte Naraku si è trattenuto per discorrere di importanti notizie. Ora, però, sono qui.-
-Non andrai via ancora?- chiedo, stupidamente.
Probabilmente gli sembrerò impazzita, o forse patetica, ma mi sento sul filo di un rasoio, prossima a cadere in un baratro profondo.
-Non intendo andare da nessuna parte.- dichiara, incatenando i nostri sguardi.
Lo bacio, desiderosa di un contatto più carnale. Voglio che ogni centimetro dei nostri corpi entri in contatto, essere una sola cosa con lui, sentirmi amata, totalmente sua, anche solo per un fuggevole attimo. Ho un totale e imprescindibile bisogno di noi.
La sua risposta non si fa attendere. Mi spoglia, vezzeggiando il mio corpo e risvegliando i miei sensi. Non avevo mai conosciuto l’amore fisico prima di incontrarlo, ma sono sicura che nessun’altro avrebbe saputo accendermi dentro questo fuoco liquido. È puro desiderio, ma oltrepassa le barriere della pelle, coinvolge il cuore, trascina l’anima.
 -Sei terribilmente bella, Sango.- geme sul mio collo, penetrandomi con una spinta decisa. –Bella ed eccitante.-
-Temo che non ne avrò mai abbastanza di te, dei tuoi baci, del tuo corpo.-
Le sue spinte si fanno più rapide, consentendomi di raggiungere le vette più alte del piacere.
Mi accoccolo sul suo petto, tentando di riprendermi dall’orgasmo appena raggiunto e godendo delle sue carezze.
-Mi pare che qualcuno qui abbia finalmente messo su un po’ di carne.-
-Mi trovi ingrassata?- domando, apprensiva.
-Sei perfetta così, Sango.- si affretta a rassicurarmi.
Deve aver scambiato la mia agitazione per una banale attenzione alla mia forma fisica..non sa che custodisco un segreto molto più profondo.
-Qui dentro potrebbe esserci un bambino.- scherza, fermando la mano sul lieve rigonfiamento del mio ventre.
Non sa quanto le sue parole siano fondate.
Esito, paralizzata dalla paura, ma consumata dalla tentazione di raccontargli tutto, liberandomi di un peso così gravoso.
-N..ne saresti felice?- mi azzardo a chiedere.
Il respiro mi si blocca mentre attendo una sua risposta. Dalle sue parole potrebbe dipendere il resto della mia vita.
-Sto attento a quello che faccio, sta’ tranquilla.-
-Non è una risposta.-
-Sì, Sango, dovrò avere degli eredi, è un mio dovere.-
-Neanche questa è una risposta.- insisto.
Ti prego, ti prego, non spezzarmi il cuore, non distruggere le mie speranze.
-Voglio avere dei figli, ma questo non è il momento adatto. Ci sono molte questioni in sospeso e davvero un bambino, in questo momento, non farebbe che complicare ultimamente le cose. Ma, te lo ripeto, non devi preoccuparti, faccio attenzione.- sussurra, baciandomi i capelli.
Mi sento svuotata, privata di tutte le forze. Non lo vuole, lui non vuole il nostro bambino. Non sa ancora della sua esistenza, ma già lo rifiuta.
Nella sua vita non c’è spazio per noi.
Considererà nostro figlio un errore, un intoppo giunto nel momento meno opportuno.
-Ho un dono per te.- dichiara, abbandonando il letto e dirigendosi verso uno scrigno posto su un alto mobile.
-Non ti piace?- mi domanda, probabilmente deluso dalla mia reazione apatica.
Tra le mani stringe uno scintillante smeraldo, incastonato in un ciondolo impreziosito da elaborate decorazioni.
-Indossalo!-
Sollevo i capelli, per facilitargli il compito.
-Se non ti piace, Sango, potrai scegliere qualcos’altro. Ti farò dono di tutto ciò che desideri.-
-Mi piace molto.- mi sforzo di dire, sfiorando il freddo e prezioso gioiello.
Mi accoccolo di nuovo sul suo petto, per celargli il mio dolore.
Potrebbe donarmi ogni cosa, ma tutte le ricchezze del mondo non potrebbero darmi ciò che veramente desidero: una vita al suo fianco.
Non so quanto tempo ci rimane, ma sicuramente non molto.
 
 
“Devo rilassarmi”..continuo a ripetermelo, ma i miei muscoli rimangono tesi e pronti a scattare. Sono chiusa da diverse ore in questa camera, ma si sa quanto lunga può essere la notte quando attendi con impazienza l’alba. Eppure, nel mio caso, non credo che la luce o le tenebre possano fare molta differenza.
Mi vuole e mi avrà, con le buone o le cattive..la determinazione che gli illuminava lo sguardo  quando me l’ha giurato, non lascia adito a dubbi.
Sospiro, ma le mie pene rimangono.
Non voglio andare a letto con un uomo che non conosco, per cui non provo nulla; non conta quanto bello sia o le strane emozioni che riesce a provocarmi..è pur sempre uno sconosciuto.
Le porte si aprono e il mio corpo si tende come una corda di violino..lo sceicco è arrivato.
Mi fissa solo per qualche momento, indifferente, quasi sorpreso della mia presenza, prima di ignorarmi totalmente.
Sta scherzando? È davvero così indifferente rispetto al tormento che mi sta provocando?
Si spoglia con noncuranza e io rimango  catturata dai suoi gesti e dalla magnificenza del suo corpo..è di una bellezza magnetica ed irreale.
Mai un ragazzo, per quanto bello potesse essere, mi ha provocato simili reazioni..devo essere seriamente impazzita.
Ogni muscolo è perfettamente scolpito, duro e vigoroso.
Ghigna, soddisfatto del mio imbarazzo, ma non distolgo lo sguardo..non gli concederò questa soddisfazione.
-Ti piace ciò che vedi?-
Quante volte mi ha già fatto questa domanda?
-Trovate, forse, che anche il mio sguardo sia impertinente?-
-Il tuo temperamento non mi piace, non voglio spezzare il tuo spirito, solo domare la tua irruenza. Perché sei ancora sveglia?-
Mi prende in giro? Crede davvero che sarei riuscita a dormire sapendo le sue intenzioni?
-Mi sarebbe risultato difficile riposare.- replico, mantenendo un tono calmo.
-Smetti di interpretare il ruolo della vittima, non sono solito violentare le donne. Quando ti avrò, mi accoglierai di tua spontanea volontà, ma non questa notte. Ho avuto una giornataccia e in questo momento desidero solo riposare. Dormi sonni tranquilli, non ti toccherò.-
Sento la tensione accumulata svanire di colpo. Questa sensazione di sollievo mi permette di respirare in modo meno innaturale.
-Devo andare via?-
Mi studia, non rompendo il suo silenzio.
-Sei tanto ansiosa di rincontrare Anisha?-
L’immagine della concubina, deliziata e soddisfatta, mi provoca un po’ di nervosismo.
-Non potrei dormire con Sango?- propongo.
-Sango è con Miroku. Dormirai con me questa notte, forse così in futuro ti provocherà meno ribrezzo dividere il letto con me.-
-Dormire con voi?- replico, stralunata.
-Non costringermi sempre a ripetere le cose due volte, non mi piace. Sdraiati al mio fianco e non temere, ti ho già detto che non ti toccherò, per ora.-
L’idea di trascorrere le ore di tenebra che restano su un comodo giaciglio non mi dispiace affatto, ma, come sempre, è l’uomo al mio fianco che mi suscita timore e soggezione.
Tentenno ancora qualche istante, prima di decidermi. Mi sdraio, cercando di mantenere una discreta distanza tra noi. Il fresco delle lenzuola dona immediato ristoro ai miei nervi tesi ed affaticati e il profumo di pulito, misto ad uno più forte che so per certo essere quello di InuYasha, mi portano a chiudere gli occhi e rilassarmi, contro ogni mia previsione.
Quando li riapro, ne trovo un paio color carbone a fissarmi. Studio meglio le sue iridi, stupendomi nel trovare in quel mare nero suggestive sfumature violacee.
 -Vedo che sai apprezzare alcuni dei piaceri della vita.- mi schernisce.
-Era molto che non riposavo su un vero e proprio letto.-
Mi scruta, sorpreso quanto me per la naturalezza della mia risposta.
-Sai cavalcare?-
mi domanda, spostando la nostra conversazione su un diverso argomento. -N..non saprei.- balbetto, spiazzata dalla sua domanda.
-Ti piacerebbe imparare?- insiste.
-Mi insegnereste voi?- chiedo, stupita dalla strana piega assunta dalla conversazione.
Scrolla le spalle, spostando il suo sguardo verso l’alto soffitto.
-Ora che conosci il nostro segreto, sei pericolosa. Intendo tenerti sotto controllo e per questo domani verrai con me.-
-Saremo soli?-
La diffidenza torna a nascere in me.
-Pensi che possa violentarti su un cavallo? Sei ancora inesperta per avventure tanto..adrenaliniche.-
Non so se rifiutare sia tra le mie possibilità, ma l’idea di trascorrere un’intera giornata in sua compagnia, senza la paura di possibili ritorsioni, mi incuriosisce.
-Bene, allora è deciso.- dichiara.
Sorrido di fronte al suo dispotismo, che per una volta non porterà cattive conseguenze.
-Sarete paziente, vero? N..non diverrete violento nel caso in cui impiegherò un po’ di tempo per imparare?- domando, nuovamente spaventata.
Torna a fissarmi, con maggiore attenzione, e mi pento immediatamente delle mie parole.
Scatto a sedere, mentre sento la necessità di difendermi, di mettermi al riparo.
-Perché mi chiedi una cosa del genere?-
-Rispondetemi, vi prego.-
-Non sarò violento, te lo prometto.- asserisce, sincero.
Annuisco, tentando di scacciare dalla mente i ricordi che tanto mi turbano.
-Dormiamo, domani ci aspetta una lunga giornata.-
Mi avrà presa per una sciocca, ma se sapesse, forse mi capirebbe.
Dormire? Non avrò il coraggio di chiudere gli occhi, non ora che ho ricordato l’incubo che ho vissuto ad occhi aperti.
 
 
 
Ho sempre desiderato imparare a cavalcare, ma temo di aver cambiato idea. Queste creature tanto libere, indomite e sensibili mi hanno sempre affascinato, ma vederli così da vicino muta molte cose.
-Ora non verrai a dirmi che hai cambiato idea perché hai paura, vero?- mi schernisce InuYasha.
Deve essere divertente per lui, che accarezza l’imponente stallone nero come se fosse il più docile e mansueto degli animali.
-Non pensavo fossero così grossi.- sussurro, stupidamente.
Solleva un sopracciglio, particolarmente divertito dalla mia esitazione.
Non so cosa sia cambiato, ma in questo momento non mi sento affatto intimorita dalla sua presenza. Mi piace l’aria tranquilla che ci avvolge, così come la prospettiva di poter passare del tempo con lui.
-Vieni qui!- mi ordina con tono gentile.
-Io..non..-
-Non discutere e fa come ti dico.- mi incoraggia, tendendomi la mano.
Lo guardo, sorpresa, ma non mi allontano, desiderosa di scoprire che effetto mi farà sentire la mie dita strette tra le sue.
Mi attira a sè, avvolgendo con un braccio la mia vita per tenermi ferma e guidando la mia mano ad accarezzare l’animale che nitrisce e scalpita nervoso.
Vorrei allontanarmi, ma sono bloccata dal suo corpo.
-Non ci siamo, devi rilassarti!- mi ammonisce.
La fa facile lui, vorrei vederlo al mio posto!
Mi manda in confusione stargli così vicino e inoltre sono terrorizzata dal cavallo.
Respiro profondamente, tentando di prender coraggio.
-Ecco, così va meglio. Sono animali intelligenti, riescono a percepire perfettamente le tue emozioni.- sussurra al mio orecchio, portando, di nuovo, le nostre mani intrecciate sul dorso dell’animale.
-Se vorrai che ti riconosca come suo padrone dovrai trattarlo con mano ferma, ma gentile.-
Presto poca attenzione ai suoi insegnamenti, troppo catturata dalla sua voce roca e sicura. Mi volto a fissarlo e rimango incantata. I lineamenti del suo viso sembrano scolpiti dalle mani di un abile scultore tanto sono perfetti.
I suoi occhi mi guardano in modo strano e io mi sento persa.
Che incantesimo ha gettato su di me?
Sfiora la curva delle mie labbra con il profilo del suo naso, prima di avvicinarle alle sue. Mi sta lasciando la possibilità di scegliere, di tirarmi indietro e questo mi fa capitolare.
Sono io stessa ad azzerare la distanza, spinta dalla strana atmosfera che si è creata tra noi. Il suo bacio è gentile, carezzevole e la sua stretta sui miei fianchi si acuisce.
Lo sto baciando e non riesco a capacitarmene. È lui il primo ad allontanarsi, ma rimane a fissarmi, stordito.
-Per oggi cavalcherai con me.- annuncia, d’improvviso.
È accaduto tutto tanto in fretta e così all’improvviso…
-D..dove andiamo?-
-Non temere, sono sicura che il posto ti piacerà.- asserisce, laconico, prima di spronare il cavallo.
Ho in testa una gran confusione, ma la voglia di godere di queste emozioni è più forte. Mi sistemo meglio sul dorso del cavallo, poggiando la schiena contro il suo petto. Trattengo il fiato, sperando di non aver commesso un errore, ma quando sento il suo braccio attirarmi ancora più vicino, mi sento inspiegabilmente felice.
Felice..credo di non essermi mai sentita in questo modo.
 
 
-Dunque ti piace?- mi domanda.
-Molto.- affermo, osservando, affascinata, la splendida stoffa.
La luna è alta, la giornata è stata lunga, ma non riesco a placare il mio buonumore.
-Vi sono riconoscente, mi avete concesso di trascorrere una giornata diversa.- dichiaro, grata.
Non sono abituata alle lunghe cavalcate e sono sfinita, ma ne è decisamente valsa la pena.
Mi fissa, studiandomi in silenzio.
-Cosa esattamente ti rende felice, le stoffe di cui ti ho fatto dono o la giornata trascorsa insieme?-  mi domanda, avvicinandosi.
Una giornata trascorsa insieme, chi l’avrebbe mai detto. Solo ieri minacciava di uccidermi e ora mi sembra tutto così diverso.
I suoi occhi non erano minacciosi mentre passeggiavamo per le strade del villaggio, nei suoi gesti non c’era malizia mentre acquistava per me le stoffe colorate che avevano attirato la mia attenzione, le sue braccia non erano state violente mentre mi stringevano.
Era stato gentile e io non riesco a spiegarmi l’assurda voglia che ho di non separarmi da lui.
-I..io sono stata bene, a prescindere dal vostro dono.- ammetto.
Mi sorride, attirandomi tra le sue braccia.
È così bello il calore che trasmette.
Non ho mai conosciuto queste sensazioni, non so come gestirle e temo possano travolgermi, ma sono così belle che non voglio abbandonarle.
Sono forti, intense e così vere da farmi sentire viva, finalmente.
Voglio ancora sentirmi così, non voglio spegnermi di nuovo. La mia vita è stata vuota e sterile per troppo tempo.
Cerca le mie labbra, trascinandomi in un bacio che questa volta ha un sapore diverso. Le sue mani sfiorano la mia schiena mentre la sua lingua segue un ritmo lento, avvolgente.
So cosa vuole e so di non potermi tirare indietro. Ho paura, ma sono anche spinta da una strana e morbosa curiosità.
Che sensazioni sanno donare le sue carezze?
Che sapore ha la sua pelle?
Lascia le mie bocca, per scendere verso il mio collo. Timidamente porto le mani tra i suoi capelli..anch’io ho voglia di imparare a conoscere il suo corpo.
Mi spoglia e forse è meglio, perché la camera è diventata improvvisamente calda. Le sue labbra sono bollenti e le sue carezze roventi.
 Porto una mano a coprire il seno, quando mi accorgo di essere totalmente nuda.
Mi sento vulnerabile, indifesa, sotto il suo sguardo bramoso e famelico, non solo a causa della mancanza dei vestiti.
Mi fa di nuovo paura, ma per qualche motivo diverso che neanche io stessa riesco a comprendere.
-Non hai ragione di coprirti, sei molto bella.-
Arrossisco. Come ci si comporta in questi casi?  Non sono avvezza ai complimenti!
Si spoglia, prima di attirarmi nuovamente tra le sue braccia.
Sono rigida, paralizzata, accaldata. Il suo corpo nudo che preme contro il mio mi trasmette sensazioni profonde. Riesco a sentire tutti i nostri muscoli combaciare esattamente, formando un perfetto insieme. Sfiora la parte esterna della mia gamba, prima di chiudere entrambe le mani a coppa sul mio sedere, permettendomi di sentire meglio la sua eccitazione.
-Non c’è nulla di sbagliato in quello che stiamo facendo, piace ad entrambi.- sussurra al mio orecchio, mordicchiandolo.
Fremo.
-Lasciati andare e scoprirai sensazioni magnifiche.-
-Ho paura.- esito.
-Non ti spingerò troppo oltre.- bisbiglia sulle mie labbra, prima di baciarmi nuovamente.
 Mi abbandono a lui, alle sue mani esperte, al languore che mi brucia il ventre.
Risale la linea piatta del mio ventre, stringendo i miei seni in una presa delicata. I suoi pollici stuzzicano i miei capezzoli, che si tendono, regalandomi una scarica inaspettata di piacere.
-Oh.- gemo.
Che strane sensazioni, mi sembra di galleggiare su un mare incandescente.
Accarezzo il suo petto, seguendo il sentiero già tracciato dai muscoli e sentendolo sospirare pesantemente.
I suoi occhi color delle tenebre risplendono di passione, il suo respiro è affannoso e qualcosa mi suggerisce che si sta sforzando di mantenere un ritmo cauto solo per me. Accarezzo le spalle larghe, le braccia forti e la mia attenzione viene inesorabilmente catturata dall’eccitazione che pulsa contro la mia gamba.
-Non devi aver paura o vergogna, segui il tuo istinto.- bisbiglia al mio orecchio, mentre la sua mano intraprende un sentiero pericoloso e peccaminoso.
Tento di ritrarmi, ma la sua stretta è salda. Sosta sul mio monte di Venere, sfiorando con un dito la fenditura della mia intimità.
Sospiro, completamente incapace di trattenermi.
È una pioggia di sensazioni, terribilmente piacevoli. La sua mano si fa più audace, regalandomi di secondo in secondo un piacere sempre più forte.
-I..io mi sento male.- sussurro.
Le gambe mi tremano, la vista si offusca e il mio ventre si contrae spasmodicamente.
-Non respingerlo.-
Continuo a gemere, senza alcun controllo sul mio corpo e quando alla fine lascia scivolare un dito dentro me, esplodo, liberandomi di quella strana tensione che mi ha irrigidito i muscoli.
Mi ritrovo a singhiozzare, stupidamente, e solo quando il mondo smette di vorticarmi intorno mi accorgo di essere ricaduta scompostamente sul grande letto e di essere avvolta tra le braccia forti di InuYasha.
Le gambe ancora mi tremano, sento il corpo leggero e ho un’insensata voglia di ridere e piangere insieme.
-Cosa mi è accaduto?-
-Hai solo avuto un orgasmo.-
Arrossisco per la sua schiettezza e mi rintano ancor di più nel suo abbraccio.
-Come ti senti?- mi chiede.
Confusa, appagata, stanca, leggera, disorientata e felice.
-Strana.- mi limito a dire.
Sbadiglio, sopraffatta da un’improvvisa stanchezza.
-Dormi!- mi ordina dolcemente, strusciando il mento sui miei capelli.
Per una volta sono felice di ubbidirgli..non mi è mai capitato di addormentarmi sorridendo.
Chi l’avrebbe detto che le braccia del mio nemico, per questa notte, sarebbero diventate il mio porto sicuro.
 
Così simili, così diverse.
Otterrò la mia vendetta, ma questa brama da cosa nasce?
I suoi occhi, celano inconfessati misteri. Forse non sono l’unico tormentato da torbidi segreti.




Note dell'autrice: So che il capitolo può sembrare un pò confuso e non mi soddisfa pienamente, ma trovo che in parte potrebbe rispecchiare lo stato d'animo di Kagome :D
Insomma, è attratta da un burbero libertino, spaventata dalle sensazioni che prova ed enormemente confusa. I due hanno passato un momemto piacevole, la passione è scoppiata, ma vi assicuro che siamo solamente all'inizio. Tanti segreti dovranno essere scoperti, molte avventure affrontate e...e ancora tanto xD
Grazie a tutti per aver dedicato del tempo alla lettura della storia!
So che probabilmente potrebbe esserci qualche errorino, che provvederò a correggere presto! Grazie ancora!
Un'ultima cosa, temo che sarà costretta a passare la storia al rating rosso, perchè le cose cominceranno a farsi un pochino piccanti. La cosa vi crea problemi? Fatemi sapere D:
Baci

 

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Capitolo 7
*** La fuga ***


Se ne sta qui, cheta nel suo sonno, docilmente avvolta dalle mie braccia come se fossero un porto sicuro. Ed io non riesco ad allontanarmi dal calore del suo corpo.
Perché non l’ho fatta mia nel momento in cui potevo? Che valore ha per me la paura che le ha oscurato gli occhi?
Lei non è niente, solo fonte di vendetta, fonte di piacere.
Stizzito per i miei stessi pensieri e comportamenti l' allontano da me. Potrei svegliarla, ordinarle di abbandonare il mio letto e le mie stanze, ma invece sono io ad andare via.
Troppe premure mostro per questa ragazzina che per me non significa nulla. Sono sicuro, è solo il riflesso che vedo in lei che mi porta ad agire così.

Un fastidioso vociare interrompe il mio sonno. Preoccupata, scatto a sedere, sicura che mia madre abbia portato a casa l’ennesimo uomo ubriaco. Resto disorientata nel non sentire il solito mal di schiena, causato dal materasso ammuffito del mio letto, e nel ritrovarmi in una camera ben più grande della mia.
In un attimo tutto mi ritorna alla mente: la lite con mia madre, il deserto, la sete, Sango, quegli occhi tenebrosi..InuYasha.
Sento il cuore aumentare i battiti al ricordo della notte appena trascorsa. Allungo una mano a testare lo spazio vuoto accanto a me, ma avverto solo il freddo delle lenzuola ancora inebriate del suo profumo forte.
Mi ha lasciata sola, ma forse è meglio..non saprei assolutamente come comportarmi in questo momento.
Che significa quello che è accaduto? Mi sono lasciata andare, preda delle sue mani esperte, di quelle carezze roventi, di una curiosità che mi ha tolto molti freni inibitori.
Non sono pentita, ma mi sento strana. Confusa dal groviglio di emozioni che mi agitano dentro, mi rivesto in fretta e abbandono la camera.
Il soldato, di guardia dinnanzi la porta, mi rivolge a mal appena uno sguardo, prima di indicarmi con un gesto secco del capo di percorrere il corridoio che mi si apre davanti.
Forse si aspetta che faccia ritorno all’harem, ma non ne ho alcuna voglia.  Ho voglia di stare sola, di pensare, e chiudermi in un posto così affollato non è di certo la scelta migliore.
Svolto a sinistra, imboccando l’ala che, se ben ricordo, conduce ai giardini. Diversi servitori mi passano accanto, mormorando tra loro. Aumento il passo, infastidita per l’essere oggetto del loro chiacchiericcio.
Che avranno da guardare e commentare?
Il verde del lussureggiante ed esotico giardino riesce immediatamente a rilassarmi. Una piccola oasi nel deserto, un rifugio sicuro. Ho sempre amato la natura, passeggiare tra gli alberi e osservare i colori delle foglie mutare di stagione in stagione. È incredibile l’effetto che questo polmone verde ha su di me, dona serenità all’anima. Amo i toni dell’autunno, il periodo più malinconico dell’anno, quello che più di tutti ha sempre riflettuto il mio animo.
Un rumore di passi, proprio alle mie spalle, mi riporta bruscamente alla realtà. Mi volto e resto sorpresa nel riconoscere la minuta figura che mi osserva con curiosità.
-Jariff, cosa fai qui?- domando.
Esita, indeciso forse sul rispondermi o meno.
Se qui ci fosse Sango, probabilmente mi riproverebbe. Mi raccomanderebbe di usare un tono più convenzionale e rispettoso mentre parlo con il figlio dello sceicco, ma che senso ha tanta formalità con un bambino.
-Mi ricordo di te.-sussurra, con tono poco convinto.
Sorrido, di fronte al suo adorabile broncio.
-Sei di nuovo scappato dal tuo tutore?- gli chiedo, invitandolo con un gesto a sedersi accanto a me.
Muove qualche passo, incerto, e si ferma poco lontano da me, continuando ad osservarmi con curiosità.
-I libri non mi piacciono, sono noiosi.- si lamenta.
-Ma ti permettono di conoscere ed imparare molte cose.-
-Io voglio giocare, divertirmi, come fanno gli altri bambini.-
-Kami, hai proprio ragione!-
-Kami? Che cos’è il Kami?-
Ridacchio, in difficoltà. Come glie la spiego adesso questa?
Mi avvicino di qualche centimetro, con movimenti cauti.
-Tu credi in Allah, ma devi sapere che nel resto del mondo ci sono molte persone che credono in cose diverse.-
-Lo so, mi hanno parlato degli infedeli.- dichiara, con tono saccente.
Infedeli? Ma cosa hanno insegnato a questo bambino?
-Non è una cattiva cosa avere opinioni e credi diversi.- tento di spiegargli. –Si può imparare molto da chi ci sta intorno, anche se è diverso da noi.-
-Ad esempio? I miei maestri dicono che tutto ciò che c’è da sapere devo impararlo sui libri, da mio padre e, quando sarà il momento, in guerra..solo così potrò un giorno prendere il posto che mi spetta, diventando un grande sceicco.-
Povero bambino..così piccolo e già costretto a portare un fardello di pareri ed aspettative così grosse.
-Conosci il Natale?-
-No, è una cosa strana come quei Kami.-
Non lo so perché mi ritrovo a parlargli di questo, ma è il primo esempio che mi viene in mente.
-Vedi, nella mia terra il Natale non esiste davvero, ma noi lo festeggiamo lo stesso. È forse la festa più bella del mondo-
-Davvero? E perché?- mi chiede, con gli occhi scuri e vispi colmi di curiosità.
-Perché a Natale è tutto più bello. I palazzi, le case, le strade, vengono illuminate da milioni di luci che rendono tutto magico. E gli alberi..oh, gli alberi vengono addobbati con palline di mille colori. A Natale si passa più tempo insieme, si è tutti un po’ più buoni.-
Mi piacerebbe essere in grado di spiegargli meglio la magia del Natale, ma, purtroppo, la conosco poco anche io. In casa mia è sempre stato un giorno come gli altri, ma l’aria incantata che mi circondava riusciva a portare un po’ di gioia anche a me.
-Kagome, tu lo conosci proprio bene questo Natale. Sembra una cosa molto divertente.-
-Lo è, e lo conosco non perché l’ho letto su qualche libro, ma perché ho saputo ascoltare gli altri. La vita, Jariff, non è solo sui libri.-
-Che altro si fa in questo Natale?- mi domanda, curioso.
-Ci si scambiano i regali, molti regali. È un modo carino, tra due persone che si vogliono bene, per dirsi “ti penso”.-
Di colpo i suoi occhi diventano bui.
-Non mi piace più il tuo Natale.- strilla.
-Perché fai così ora, piccolino?- gli chiedo, letteralmente spiazzata dal suo repentino cambio d’umore.
-A me i regali non piacciono, non so come sono fatti.-
-Che intendi dire?-
-Il mio papà, lui dice, che se voglio qualcosa devo ordinarla e se non riesco ad ottenerla sarà lui ad ordinarla per me. I miei maestri dicono che non devo mai chiedere e per questo io non ho mai ricevuto un regalo. Il tuo Natale è proprio stupido come le cose che mi costringono a studiare.-
Il cuore mi si stringe nel sentire le sue parole. Questo povero cucciolo potrebbe essere un bambino fortunato e invece non conosce la spensieratezza, la gioia di vivere, di essere bambino.
Mi guardo intorno, scruto il mio abbigliamento, finché gli occhi non mi cadono sul mio stesso polso. Li sento inumidirsi, mentre con i denti mi aiuto ad allentare lo stretto nodo.
Senza esitazione, afferro l’esile braccio di Jariff tra le mie mani, prima di chiudere con un nodo il vecchio filo intorno al suo piccolo polso.
-Non è molto bello e nemmeno prezioso, ma ha un grande valore per me.- gli spiego, fissando quello che per anni è stato il più grande dei miei tesori.
Quel filo malandato e dal colore sbiadito è l’ultima cosa che mi resta di mio fratello.
-Sai, la mia famiglia non è molto ricca, quindi neanche io in vita mia ho ricevuto molti doni. Questo, però, me l’ha regalato Sota, mio fratello, ed ha un significato molto speciale per me. So che non è bello come le cose che hai già e so anche che forse non ti piace, ma io te lo regalo.-
Mi fissa, poi concentra lo sguardo su quel vecchio filo. Non so che genere di reazione aspettarmi.
Forse ho sbagliato, forse mi sono lasciata trasportare troppo dai miei sentimenti, rivedendo me in questo bambino. Se dovesse gettarlo, per lui non vorrebbe dire nulla, ma per me sarebbe un dolore immenso.
Resto ancor più basita quando vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime. È un attimo e me lo ritrovo tra le mie braccia a singhiozzare.
-Non fa nulla se il rosa non mi piace, questo è il mio primo regalo. È brutto, ma visto che per te è importante, adesso è prezioso anche per me.- mormora, tra un singhiozzo e un altro.
Lo stringo tra le braccia e la sua reazione non può che emozionare anche me. Non mi ero sbagliata, Jariff è un bambino solo..è come me.
-Che cosa sta succedendo qui?- tuona una voce, che ben conosco, alle nostre spalle, facendo sobbalzare entrambi.
 
Ciò che vedo mi fa infuriare. Che Allah abbia mandato questa donna sul mio cammino per punirmi di qualche peccato?
Deve essere grave la mia colpa se questo è il prezzo da pagare. Lei, abbracciata a mio figlio, è una cosa troppo amara da mandare giù.
Sento l’ira incendiarmi il sangue, mentre antichi e dolorosi ricordi si impossessano, ancora una volta, della mia mente.
Vendetta, è solo quello che voglio.
-Che significa tutto questo? Jariff, perché stai piangendo?-
Nascondo a fatica la sorpresa quando incrocio gli occhi di mio figlio. Lo conosco così bene, eppure vi è qualcosa di diverso in lui.
Si irrigidisce nel sentire la mia voce ed io metto a tacere la mia coscienza.
-Padre, io non piango perché sono triste.- sussurra, sostenendo a fatica il mio sguardo e asciugando le lacrime.
-Qualsiasi sia il motivo, non dovresti mai piangere. Pago i tuoi tutori perché ti educhino nel migliore dei modi e non è questo il comportamento che mi aspetto da colui che un giorno mi succederà. Piangere abbracciato ad una donna..mi deludi molto!-
-Ma, padre..-
Vedo il suo visino imbronciarsi e mi ripeto che è solo per lui che lo faccio. Se crescerà forte, non cadrà vittima delle stesse debolezze di suo padre.
-Non voglio sentire nulla!Torna a studiare e che mai più i miei occhi debbano assistere ad una scena tanto pietosa.- gli ordino.
Annuisce, prima di correre via.
Mi volto a fissare la donna di fronte a me e mio malgrado vengo travolto da una serie di emozioni che non vorrei e non dovrei provare.
Il ricordo di stanotte ancora mi tormenta. Averla per metà non mi è bastato e muoio dalla voglia di risentire nuovamente il sapore di quelle labbra. Non deve intuire il potere che ha su di me.. Indurisco lo sguardo, mentre sento nuovamente la rabbia crescere..rabbia verso me stesso per questo desiderio incontrollabile, verso questa ragazzetta e verso lei. Rabbia che riverso interamente verso chi mi sta di fronte.
-Che ci fai tu qui?- sibilo con tono duro.
La vedo irrigidirsi e godo del potere che ho su di lei.
-Io..-
-Tu non fai altro che portare guai. Sei stata pochi istanti in compagnia di mio figlio e già nei suoi occhi ho letto la tua stessa sfacciataggine. Forse non ti è ancora chiaro, donna, come funzionano le cose qui.
Non hai la libertà di andare dove vuoi e parlare con chi ti pare. I luoghi nei quali ti puoi recare sono unicamente due: l’harem e il mio letto.- tuono. –Non mi importa quali fossero le tue abitudini prima di ora, quando non sei nell’harem il tuo volto e il tuo corpo devono essere interamente coperti.-
Leggo paura nei suoi occhi, ma tutto questo ancora non mi basta.
Voglio vederla piegata al mio volere, voglio che paghi.
-Hai forse creduto che quello che è accaduto questa notte ti desse qualche privilegio? Lascia che ti spieghi che non è cambiato assolutamente nulla, ti ho solo mostrato che se collabori è meglio per entrambi.
Sei una concubina, Kagome, nient’altro. Ti voglio unicamente per il piacere che il tuo corpo può darmi e prima capirai qual è il tuo posto, meglio sarà per tutti.-
-Non volevo creare problemi a nessuno.-
-Non so cosa sia accaduto con mio figlio, cosa tu gli abbia detto, ma voglio che stia lontano da lui. Darò ordini precisi alle guardie, da domani potrai lasciare l’harem solo quando sarò io stesso a chiamarti o a dartene esplicito permesso. Sei solo una donna e come tutte le altre, non conti assolutamente nulla.-
 
Non aggiunge altro e dopo avermi fulminato per l’ennesima volta con gli occhi si volta per andare via. Sento le gambe tremare e non so se a causa della paura o per altro.
È stato crudele di proposito, ha voluto ferirmi, come se io fossi la più odiata tra i suoi nemici. Sono abituata a questo genere di cose, eppure mi sento ferita.
Cosa potrei aspettarmi del resto? Se la mia stessa madre mi odia, perché mai uno sconosciuto qualunque dovrebbe provare affetto per me?
È questa la realtà, ne sono consapevole, ma fa male lo stesso. Fa male sapere che mi sono donata a lui senza troppe remore e nonostante io mi senta ferita ed umiliata, continuo a non pentirmene.
Che strana persona sono, forse solo una masochista. Dovrei piangere, odiarlo e invece l’unica cosa alla quale riesco a pensare è che in quegli occhi neri ho letto dolore.
Sarà stata solo una mia impressione?
Sono solo una sciocca, sono così avvezza a sentirmi dire che non valgo nulla, che quasi non do peso alla cosa.
Moggia, mi avvio verso l’harem..l’unica che può aiutarmi adesso è Sango.
Mi basta percorrere pochi passi per raggiungere la piccola costruzione distaccata che ospita il quartiere femminile. Mi sento come se fossi finita in un covo di vipere ogni volta che oltrepasso queste porte e per questo ignoro lo sguardo delle decine di donne, di ogni specie, e quello degli eunuchi per raggiungere immediatamente la stanza che ospita Sango. Busso due volte e quando non ottengo risposta, apro leggermente la porta, affacciandomi sull’uscio.
-Sango, posso entrare?- domando.
-Kagome, sei tu. Entra, fa presto!-
Stupita dal tono urgente della sua voce, eseguo il suo ordine e resto a bocca spalancata nello scorgere il disordine in cui vessa la camera.
-Ma cosa è accaduto qui dentro?-
Decine di abiti di vari colori sono sparsi ovunque, gioielli di varie grandezze, toni e forme sono disordinatamente gettati sul letto.
Sango mi fissa, perdendo qualche secondo prima di rispondermi.
-Mi fido di te, Kagome, per questo solo a te confesserò il mio piano. Questa notte andrò via!-
-C..come? Non puoi dire sul serio!-
Possibile che abbia sentito male o frainteso le sue parole?
-Sì, che sono seria. Questa non è più la mia casa, qui non c’è più posto per me.- sussurra, con tono spezzato.
La fisso, sconvolta. Mi avvicino e la invito a sedersi sul piccolo letto, accanto a me.
-Cos’è successo? Perché ti comporti così? Tutta quest’agitazione non fa bene al tuo bambino.-
-Il mio bambino, è proprio per lui che devo andare via, Kagome.-
-Calmati e spiegami cosa ti è accaduto. Perché vuoi andare via?-
-Miroku non ci vuole.- singhiozza, mordendo con forza un labbro.
-Vuol dire che gli hai confessato di essere incinta?-
-No, non è stato necessario, mi ha detto lui stesso che un figlio, in questo momento, gli sarebbe solo d’intralcio. Non posso restare qui, accanto ad un uomo che non vuole il mio bambino.- torna a ripetermi.
-Forse hai solo capito male, sono sicura che Miroku..-
-No, Kagome, tu non lo conosci. Questi uomini sono capaci di tutto, Miroku è diverso, ma se pensa che suo figlio gli sarà d’intralcio non esiterà ad allontanarlo. Io non vorrei mai lasciarlo, il solo pensiero mi uccide, ma devo fare ciò che è meglio per questa creatura. Ho una responsabilità verso questa piccola vita, ora.-
-E dove conti di andare? Sei una donna sola, con un bambino che cresce dentro te, è troppo pericoloso.-
-Conosco queste terre e devo correre il pericolo. Avevo già preso in considerazione questa possibilità e non posso attendere oltre. A breve la mia condizione sarà chiara a tutti e a quel punto sarà troppo tardi.-
Il pensiero dei pericoli a cui potrebbe andare in contro mi fa tremare. Sango è quanto di più simile ad un’amica io abbia mai avuto e se le accadesse qualcosa non mi darei pace.
-Non puoi fare tutto questo da sola.-
-Ti prego, Kagome, non rendermi le cose più difficili. Per me è già abbastanza doloroso lasciare Miroku, lasciarti qui da sola ad affrontare tutto.-
-Non resterò qui.- dichiaro.
-Cosa?-
-Forse hai ragione quando dici che questa non è la tua casa, di sicuro non è la mia. Non ho alcun motivo per restare, vengo con te!-
Quegli occhi neri mi odiano, non ho motivi per restare. Mi sbagliavo, non c’era tristezza, solo rabbia.
-Io..- tenta di dire, ma la blocco subito.
-Non mi farai cambiare idea.-
-Kagome, ti prego, pensaci bene, potrebbe essere molto pericoloso. Potremmo non sopravvivere, mentre qui saresti al sicuro.-
-Al sicuro? Prima o poi finirei avvelenata o uccisa dallo sceicco stesso. No, verrò con te, questo è quanto.-
Mi osserva, indecisa, prima di abbracciarmi.
-Allora è deciso, da questa notte saremo libere!-
 
-Che diamine significa che sono sparite, Youssef?- urlo.
-Né lei, né Sango, si trovano da nessuna parte. Ho fatto perlustrare l’intero palazzo, ma nessuno le ha viste o sa niente.-
-Dannazione! Come possono due persone sparire nel bel mezzo di nulla?- strilla Miroku.
-Fa ricontrollare da capo a fondo il palazzo. Non mi importa come, ma trovatele!-
-Potremmo anche farlo, ma sarebbe inutile.-
-Che vuol dire?-
-Una guardia ha trovato delle impronte al di là del muro posteriore. Sono uscite e si sono recate verso il deserto.-
-Maledizione!- impreco, furioso.
Quella sciocca è fuggita ignara dei pericoli che corre. Di notte, da sole e disarmate in un deserto che non conoscono.
-Fa sellare immediatamente il mio cavallo.- ordino.
-Vengo anche io!- dichiara, Miroku.
-No, con quella spalla saresti solo d’intralcio. Resta qui, potrebbero tornare indietro. Ti giuro che la ritroverò e te la riporterò.- annuisce ed è chiara la preoccupazione che gli oscura il volto.
Maledetta ragazzina imprudente.
-Youssef, dà ordini precisi alle guardie. Se accade qualcosa ad una delle due, pagheranno con la loro vita!- dichiaro.
Allah, fa che sia sana e salva!



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve gente, è da "un po'" che non aggiorno questa storia, per usare un eufemismo xD Mi spiace tanto per la lunga attesa, ma tra una cosa ed un'altra questa storia è rimasta lì. Il capitolo non contiene colpi di scena o cose simili, ma vi assicuro che ci sono alcuni passaggi fondamentali che influiranno successivamente: in primis il rapporto che si andrà creando tra Yariff e Kagome. Riguardo alle due in fuga, vi avviso già che non sarò InuYasha a trovarle, finiranno invece nelle mani di qualcuno che metterà una certa pulce nell'orecchio a Kagome :D
Questo è tutto, se vi va, fatemi conoscere il vostro parere :D
A presto..spero xD
P.s. Vi lascio il link del gruppo per chi avesse voglia di iscriversi: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/

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Capitolo 8
*** Dubbi, segreti e batticuori ***


-T..te  l'avevo detto, Sango, che saremmo dovute andare verso Ovest e non verso Est.- biascico ormai allo stremo delle forze.
Est, Ovest, Nord, Sud..la verità è che non ho la minima idea della direzione da noi presa.
Vaghiamo ormai da quattro giorni nel deserto senza più scorte. Sango deve aver smarrito la via, perché, se le sue indicazioni fossero giuste, avremmo dovuto raggiungere le montagne già ieri. L’unica cosa, invece, che riesco a vedere sono infinite dune di sabbia che si estendono oltre l’orizzonte.
-L..lasciami qui.- balbetta.
Impiego qualche istante per comprendere le sue parole. 
Ho fame, sono senza forze, il sole è inclemente e l'arsura che mi brucia la gola è insopportabile.
-Non dirlo nemmeno per scherzo, usciremo da questa situazione insieme.-
Divido la poca acqua che ci rimane nella bisaccia con lei.
Mi guarda seria.
-Non essere insensata. Io non ce la faccio più e le scorte sono terminate, se continui da sola hai ancora qualche speranza, Kagome.-
-Senza di te non vado da nessuna parte, Sango. Non ti abbandono qui. Abbiamo cominciato questa pazzia in due e così la termineremo, nella buona e nella cattiva sorte.- dichiaro, convinta.
Nemmeno per un istante ho pensato di lasciarla indietro. Non mi importa se mi rallenta, se da sola avrei più possibilità di sopravvivere, non abbandonerò mai un'amica.
-P..posso appoggiarmi a te solo per qualche minuto? Ce la fai a sostenermi?- mi domanda.
Annuisco, pregando che le forze non mi abbandonino in questo istante.
L'aiuto a rialzarsi e abbracciate riprendiamo a camminare.
-Kagome, devo fermarmi.-
-Sango, ci siamo fermate poche ore fa. Dobbiamo proseguire, trovare un rifugio per la notte e possibilmente qualcosa da mangiare.-
Non finisco la frase che la mia amica crolla al suolo, incapace di reggersi in piedi, trascinando anche me. Vorrei avvicinarmi, vedere come sta, ma le mie gambe non rispondono, costringendomi a restare inerme sulla sabbia, raffreddata dal calare delle tenebre.
La stanchezza, la fame, hanno preso il sopravvento sulla ragione..ho solo voglia di chiudere gli occhi e lasciarmi andare.
-Sango..- provo a dire.
Sará morta? E cosa sono questi tamburi che battono sulla sabbia?
Un nitrito?
Non so se sia sogno o realtà ma i miei occhi si chiudono, rendendo tutto maggiormente buio attorno a me.
È finita!
 
Riapro gli occhi e fatico a dare nitidezza a ciò che mi circonda.
Ho caldo, un caldo terribile. Ho fame e sto morendo di sete.
-Finalmente ti sei svegliata.- esclama una voce fortemente accentata e con tono scocciato.
A fatica mi sollevo e concentro la mia attenzione sulla figura della donna.
-Chi sei? Dove mi trovo?- riesco a chiedere, a fatica, a causa della gola arida.
-Tieni, bevi, prima di fare domande.-
Mi porge una tazza e incurante di ciò che ci sia dentro butto giù il liquido.
-P..posso averne ancora?-
-Solo un altro. Sei disidratata e dovrai assumere liquidi un po’ per volta.-
Acconsento, mentre la bevanda fresca dona un po’ di sollievo alla mia gola.
-G..grazie.-
-Mh, per rispondere alla tua precedente domanda il mio nome è Majaka e ti trovi nell’harem dello sceicco.-
L’harem dello sceicco? Che significa?
Osservo meglio la donna che mi sta di fronte, ma sono sicura di non averla mai vista prima. È bassa, il suo corpo arrotondato dall’età. Alcune rughe le segnano il volto, ma i tratti delicati e gli occhi profondi mi portano a pensare che dovesse essere molto bella da giovane.
-Come sono finita qui?-
-I soldati dello sceicco hanno trovato te e la tua amica svenute nel deserto. Siete state fortunate! Mio figlio, Koga, ha riconosciuto la tua amica e questo vi ha salvate da una violenza di gruppo o una fine peggiore.-
Rabbrividisco per la possibilità, ma le sue parole mi ricordano un’altra cosa.
-Sango! Dov’è la mia amica?-
-Tu stai abbastanza bene, ma le cose per la tua amica sono andate diversamente. Le sue condizioni hanno complicato le cose e lo sceicco ha messo a sua disposizione una camera in cui riposare e in cui alcuni dei suoi dottori possono curarla.-
-Ma non è grave, vero?- chiedo, preoccupata.
-Non credo, ma avremo notizie precise solo più tardi. È disidratata e la sua pelle fortemente scottata dal sole, più della tua, ma fossi in te non mi preoccuperei tanto per l’Ikbal. Tu cosa sei, la sua cameriera personale?- mi domanda, con lo stesso tono scocciato usato in precedenza.
-Nulla del genere, Sango è mia amica.-
È la prima volta in vita mia che posso dire di avere un’amica..
-Fai in fretta a trovarti qualcuno che ti protegga se non vuoi diventare una delle tante puttane dello sceicco.-
Spalanco la bocca, basita dalla crudezza delle sue parole.
-Non guardarmi in quel modo, bambina. È così che vanno le cose in questo mondo. Gli uomini comandano e noi siamo condannate, senza via di scampo, ad assecondare i loro capricci e i loro voleri.-
-Non accetterò mai di essere considerata alla stregua di un oggetto.- dichiaro.
Mi osserva, per poi snobbarmi con un gesto della mano, come se avessi raccontato chissà quale assurdità.
Mi studia, attentamente, mettendomi quasi in soggezione.
-Sei magra, dovresti mettere un po’ di carne su quelle ossa, ma credo che a mio figlio potresti piacere. Se accettasse di sposarti, saresti molto fortunata.-
- C..come?- chiedo sconvolta.
Sbaglio o mi sta proponendo di sposare un uomo che nemmeno conosco?
-Non fare quella faccia. Mio figlio è giovane, ha una buona posizione e dovresti solo imparare a tenere a freno la lingua per piacergli. Sempre meglio che finire tra le mani di un uomo che ti userà e poi ti cederà ad un altro ed un altro ancora.-
Quanto astio nelle sue parole.
-È questo ciò che è accaduto a te?- mi azzardo a domandare.
Esita, prima di rispondermi.
- È così che va per tutte le donne. Dai retta a me, ragazza, prima che lo sceicco posi le sue mani su di te, prendi una decisione. Non essere sciocca come la persona che tu chiami amica.-
Le sue parole mi infastidiscono.
-Perché parli così di Sango se non la conosci?-
-Le voci circolano e tutti sanno che lei è una donna fortunata. Il suo padrone le ha concesso protezione e privilegi di cui solitamente solo le mogli godono. Porta in grembo il figlio dell’emiro, ma come una sciocca è fuggita. Quante amanti hanno avuto la sua stessa fortuna?-
- È complicato e Sango non è una stupida o un’avventata.- chiarisco.
-Come vuoi tu. Devi vestirti, lo sceicco vuole vederti.-
-Vedermi? E perché?-
Ho già vissuto questa situazione e la prima volta non sono stata propriamente fortunata.
-Ti trovi nel suo harem, vorrà deciderne cosa farne di te. Se gli piacerai, farà di te il suo nuovo giocattolino.  Non contrariarlo, in questo modo non sarà troppo violento.-
Il solo pensiero delle mani di uno sconosciuto su di me mi fa ribrezzo. Non può succedere di nuovo.
Kami, ma come faccio a finire sempre in queste situazioni.
-Lui non può toccarmi, non deve.-
-Davvero? E perché? Forse perché sei tu a dirlo?-
Quanto mi costa pronunciare queste parole, ma forse sono la mia unica via di scampo.
-Sono un ikbal.-
-Ah sì? E io la figlia del sultano. Dovrai risultare più credibile, bambina.-
-I..io appartengo allo sceicco InuYasha.-
Solleva un sopracciglio, scettica.
-Spero per te che sia vero e che questo basti a fermare il mio padrone. Ora vestiti! Presto le guardie verranno a prenderti.-
A quanto pare, per l’ennesima volta, non ho possibilità di scegliere.
-Un attimo ancora, chi è il tuo padrone?-
-Naraku è il suo nome e tu ti trovi nella sua casa.-
Una doccia fredda sarebbe stata sicuramente meno destabilizzante.
Ha davvero pronunciato quel nome? Un brivido mi percorre il corpo..non può davvero finire così.
 
Dovresti restare qui.- mormorò continuando ad armeggiare con la sella.
Non mi volto a fissarlo, non è necessario, avverto chiaramente la sua presenza alle mie spalle..Non ho tempo e tanto non mi ascolterebbe.
-Non è necessario, ci sarà Youssef a gestire la situazione qui.-
-Non è a questo che mi riferivo. La tua spalla non è ancora guarita e non mi pare saggio sventolarla dinnanzi a Naraku.-
Solo pronunciare il suo nome mi incendia il sangue. Saperla lì, vulnerabile tra le sue mani, lontana dal mio controllo, mi manda fuori di testa.
-Se la tocca..- ringhio ad alta voce senza rendermene conto.
-Calmati, InuYasha, lui stesso ci ha fatto sapere che entrambe sono sane e salve nel suo harem.-
-Quel bastardo trama qualcosa, non è tipo da gesti altruisti- rifletto.
-Ci penseremo quando sarà il momento, mi preoccupa più sapere cosa hanno dovuto patire prima di finire in casa di Naraku.-
Un altro fremito di rabbia mista ad angoscia mi scuote.
 Se qualcuno l'avesse toccata o maltrattata?
Ma del resto che importa a me? L'unico mio pensiero deve essere portare a compimento la mia vendetta,non mi importa della sua incolumità.
-Maledetta ragazzina ostinata. Oh, ma la pagherà cara per questa bravata!- sibilo.
-InuYasha, che intenzioni hai verso quella ragazza? Se devi maltrattarla tanto vale lasciarla tra le mani di Naraku.-
A quelle parole scatto, colto da una furia circa.
-Che stai dicendo? Lei è mia, mi appartiene.-
-Continuando in questo modo non andrai da nessuna parte con lei-
-Non vedo in che modo dovrei comportarmi, è una concubina e come tale la tratto.-
-No, con lei sei dispotico ed autoritario come non lo sei con le altre. La desideri, ma vuoi che ti tema. Come pensi che quella ragazza debba reagire? È giovane, inesperta e intimorita. Non sai nulla di lei, né del suo passato.-
-Non è sapere il suo passato che voglio.-
-Allora non otterrai molto altro, a meno che tu non faccia ricorso alla violenza.-
Le sue parole mi irritano, forse perché sono terribilmente vicine alla verità.
-Non mi pare che tu sia la persona più adatta a dispensare consigli. Sbaglio o la tua donna è fuggita? Ecco cosa si ottiene a trattare con mille riguardi le puttane-
Mi volto giusto in tempo per cogliere la scintilla di amarezza e rabbia che gli oscura il volto.
-Sango è affar mio, a lei penso io, ma non voglio che tu ne parli in questo modo.- mi ingiunge.
Vorrei rimangiarmi le mie stesse parole, non ha senso sfogare la mia frustrazione su mio fratello.
-Cosa dovrei fare secondo te? Non sono i gioielli o le stoffe preziose che le interessano.-
-Tuo figlio pare che non faccia che parlare di lei e lo stesso ha fatto Sango..quella ragazza si è conquistata la loro fiducia e il loro affetto in pochi giorni.. non deve essere così male, quindi.
Concedile del tempo, di aprirsi. Fa che ti rispetti e non che ti tema, conquista la sua fiducia.-
Lo ascolto, forse più interessato del dovuto. Il modo in cui ha risposto alle mie carezze quella notte, con coinvolgimento, con passione in quel momento lei si è fidata di me, si è abbandonata a me.
Forse Miroku non ha tutti i torti..con un atteggiamento più clemente potrei ottenere risultati ancora più efficaci.
Avrò il suo rispetto, la sua fiducia, il suo corpo e infine la mia vendetta.
 
Quando entro nella sala indicatami dalle guardie resto stupita. La camera non è molto ampia, è spoglia, ma illuminata ampiamente da un'ovale finestra posta in alto.
 Naraku, circondato da una dozzina di donne poco vestite, è comodamente seduto su soffici e variopinti cuscini.
Un odore di the aleggia nell'aria e solo successivamente mi accorgo dell'anziana donna che, in disparte, ravviva le braci poste sotto una rudimentale teiera.
-Entra pure, Kagome e voi altre lasciateci sole.- ordina con tono mellifluo.
Vorrei scappare via, ma sarebbe una reazione stupida. Non conosco quest'uomo, ma ciò che Sango mi ha detto a suo riguardo e l'istintiva repulsione che provo nei suoi confronti mi sono più che sufficienti per desiderare di esser da qualsiasi altra parte.
-Togli pure il velo e lasciati guardare.-
Faccio come mi ha detto, sebbene il suo sguardo lascivo posato su me mi da il voltastomaco.
-Ricordavo bene, sei molto bella. InuYasha ha avuto un ulteriore motivo per far di te la sua preferita.-
Taccio, non sapendo bene cosa dovrei dire.
-Sei stata trattata bene nel mio harem?-
-Sì, Majika è stata molto buona con me.-
-Molto bene, perché avrei una proposta da farti.-
-Una proposta?-
-Esatto, il tuo sceicco ha fatto di te, per un motivo che tu stessa ignori, la sua preferita, ma sai che questo non durerà in eterno. Che ne sarà di te dopo?-
In realtà non so neanche cosa ne sarà di me domani stesso.
-Temo di non capire.-
-Resta qui e faro di te mia moglie. Godresti di una posizione più stabile e migliore rispetto a quella attuale.-
Sposarlo? Giammai! Preferirei tornare nel deserto e morirci.
-La vostra generosità mi confonde, ma..-
Scoppia a ridere, lasciandomi spiazzata.
-Kagome, te la leggo in volto la paura che provi per me. Chissà cosa ti avranno raccontato sul modo in cui tratto le mie donne, ma chissà cosa non ti hanno raccontato sul tuo attuale padrone.-
Le sue parole destano la mia totale attenzione.
Cosa c'entra InuYasha?
-I tuoi capelli mori, la tua pelle diafana, persino i tuoi occhi.. deve aver perso la testa dopo averti incontrata.- dichiara -quale altra ragione avrebbe potuto spingerlo a correre fin qui con tanta urgenza?-
-Lui sta venendo qui?- domando, colta da inspiegabile sollievo.
-Immagino che non impiegherà ancora molto, non si fida di me, né di te, né di lui stesso. Come potrebbe dopo quanto accaduto?-
Cosa sta tentando di dirmi? Cosa vuole che io capisca? 
Si solleva, avvicinandosi con passo cadenzato e senza mai distogliere lo sguardo dal mio.
Faccio violenza su me stessa per non arretrare.
-È  per questo che dovresti scegliere in fretta. Tu non sai cosa ti aspetterebbe, non sai cosa realmente vuole da te.-
-In realtà credo di averlo capito già da un po’. Lo sceicco è stato chiaro su questo argomento.-
Sogghigna, non realmente divertito, ma sicuramente con aria tronfia.
-Oh no, mia cara ragazza, il tuo corpo per lui è solo un mezzo per raggiungere altro, uno strumento per uno scopo vile, per ottenere qualcosa che non può più avere.-
-Temo di non capire-
-Certo che non capisci, mia diletta. Potrei dissipare io i tuoi dubbi. La tua confusione è dovuta ad eventi che non conosci. Una donna segnerà il tuo destino se resterai al suo fianco.-
-U..una donna?-
Che significa? Quante donne prima ancora di me hanno scaldato il suo letto? Ma perché una in particolare dovrebbe decretare il mio destino?
-La leggo, chiara, nei tuoi occhi la brama di conoscere. Sei vispa, curiosa, intelligente, ma lui non potrà mai apprezzati, perché non ti vede davvero. Resta qui questa notte e troverai risposta a tutte le tue domande.-
Una sua mano si posa sulla mia guancia, in una carezza raccapricciante.
Sobbalzo. Quando si è avvicinato tanto? Ero talmente preda della curiosità, presa dalle sue parole, che nemmeno me ne sono resa conto.
Che sensazione sgradevole le sue mani su di me..
 
-Toglietele le mani di dosso! Mi stupite, Naraku, dovreste sapere bene che non si toccano le altrui proprietà.-
Nel sentire quella voce autoritaria qualcosa si smuove in me, un'inspiegabile sollievo misto a una strana felicità.
Sì, sono felice di vederlo e la cosa non ha alcun senso.
-InuYasha, siete stato celere nell'accogliere il mio invito. Non vi aspettavo prima di domani.-lo accoglie Naraku
-Gli affari mi hanno concesso di muovermi immediatamente.-
-Non sopportavate il distacco dalla vostra ikbal?
-Sicuramente.- dichiara, laconico, prima di voltarsi a fissarmi.
I suoi occhi neri sono più freddi ed enigmatici che mai.
Mi scruta, posando lo sguardo su ogni centimetro del mio corpo.
-Stai bene?- mi domanda, cogliendomi di sorpresa.
Mi sarei aspettata una reazione violenta, urla, insulti e ribadimenti sulla sua superiore posizione e invece nel suo tono avverto solo ansia. Possibile che fosse davvero preoccupato per me?
Annuisco, in segno di conferma.
-Bene, Miroku è con Sango. Attendi nell'harem, ma tieniti pronta perché tra breve ripartiremo per far ritorno a casa.- mi annuncia.
Annuisco, prima di correre via, scortata dalle guardie.
Lungo i corridoi noto appena i colori vivaci che decorano gli ambienti; il palazzo è molto grande, forse anche più di quello di InuYasha.
Inuyasha..ho letto chiaramente la rabbia nel suo sguardo, ma quando mi ha parlato il suo tono era mite, non minaccioso.
Cosa nasconde questa falsa calma? Cosa ha in serbo per me?
E Le parole sussurrate di Naraku, che senso hanno?
Cosa sa di quest'uomo e del suo passato? E perché mi interessa tanto scoprirlo?
Quando supero nuovamente le porte dell’harem la mia mente è in subbuglio.
 Informazioni frammentate, parole insinuanti  ma non accusatorie, hanno comunque instillato il seme del dubbio in me. Che cosa mi nasconde InuYasha?
Quegli occhi neri non mi incutono solo timore, sono capaci di scavare in me, di raggiungere la mia anima, di creare in me una strana magia, un misto di emozioni troppo contrastanti tra loro.
E il senso di protezione che le sue braccia, in alcuni momenti, sanno regalarmi?
È bello, ma non può essere solo questo, non è di certo il primo uomo avvenente che incontro sul mio cammino.


 È capace di infrangere le mie barriere senza volerlo, senza realmente rendersene conto!
Quanto male può farmi tutta questa vulnerabilità? Molta, ma é una certezza che non mi ferma. Quegli occhi mi impongono di andare sempre oltre, di non fermarmi, in un modo incosciente, totalmente irrazionale.
-Sei già tornata? Fammi indovinare Naraku ti ha comandato di presentarti nelle sue stanze stanotte?- mi domanda, brusca, Majika.
L'attenzione di alcune delle donne presenti nell'harem si concentra su di me, che mi sento nuovamente sotto esame.
-No, nulla del genere.-
-Forse non sei il suo tipo e ritieniti fortunata per questo.- mormora un'esile ragazza dai capelli neri.
-Mh, mi stupisce la cosa, è molto carina.-
-Tra un po’ tornerò a casa mia.-dichiaro.
Una biondina dagli occhi spenti sogghigna, in modo amaro.
-È questo ciò che ti ha promesso? Non mi fiderei della parola di quell'uomo. Rassegnati, sei destinata a rimanere qui.-
La paura si insinua in me.
-N..no, lui è venuto a prendermi.- mormoro.
Majika spalanca gli occhi, sorpresa.
-Il tuo padrone è qui?-
-S..sì, con Naraku, ma tra un po’ faremo ritorno verso casa.- spiego, ripetendo le parole di InuYasha.
-Sei davvero molto fortunata, ragazza. Molti altri signori ti avrebbero lasciata morire nel deserto o nelle mani di chissà chi.-
-A meno che non la rivoglio per ucciderla lui stesso.-
-È davvero lo sceicco InuYasha il tuo padrone?- mi domanda una delle donne fino ad allora non intervenuta alla conversazione.
Prima di rispondere resto per qualche istante a fissarla. Ci saranno almeno un centinaio di concubine qui dentro, ma credo sia impossibile trovarne un'altra di una bellezza tanto rara.
I capelli rossi le ricadono in morbide onde fino alla schiena e si adattano perfettamente all'incarnato pallido e latteo. Gli occhi sono di uno straordinario ed intenso azzurro e le labbra piene e rosee. Solo alla luna posso paragonare una bellezza tanto fredda e fiera.
-S..sì.-
-Se si è spinto fino alla dimora di Naraku per reclamarla, non le farà alcun male.- mormora.
Conosce Inuyasha? E perché la sola idea mi crea questo disagio?
-E’ la sua ikbal.- interviene Majika, come se questo bastasse a chiarire tutto.
Sbaglio o ho colto una nota di nervosismo nella sua voce?
-Il mio nome è Fatima. Seguimi, vorrei parlarti.-
Faccio come mi ha detto, seguendola in un angolo più appartato.
Cosa può volere questa donna da me?
-E’ vero quello che ha detto Majika? Sei l'ikbal dello sceicco?-
-S..sì.-
-Com'è possibile che sua moglie accetti questa cosa,ora?- mi domanda, con tono risentito.
-Sua moglie?-
Possibile che sia davvero sposato? Nessuno mi ha parlato di una cosa del genere.
Se ha una moglie che senso ha la mia presenza in casa sua? Che sia la madre di Jariff? E la donna di cui mi ha parlato Narku chi è allora?
Che gran confusione..
-Allora è vero, quella stronza non è più lì.- esulta.
La sua reazione mi stranisce e per qualche misterioso motivo mi sento non poco infastidita.
-Chi sei tu? Come conosci InuYasha?-
Mi osserva, assottigliando gli occhi.
-Prima di te, prima di quella donna che si chiama Anisha e prima che io finissi in questo squallido posto, ero io la preferita del tuo sceicco.-
Lei è stata la sua donna..
-Lo sono stata per molti anni, ma lui sfortunatamente non ha mai fatto di me sua moglie o la sua Ikbal. Quell'uomo è uno spirito libero e non sopporta catene, ma poi con l'arrivo di sua moglie tutto è cambiato.-
Resto in silenzio, sperando che continui.
-È giunta lì come una schiava, ma lui l'ha sposata dopo pochissimo. Non badava più a noi, persino io gli ero indifferente, le è stato fedele. Su richiesta di quella donna ha svuotato il suo harem, abbandonando anche me che per tanti anni gli ero stata fedele.-
-Se n'era innamorato..- replico, mesta.
Dov'è questa donna? Perché non è al suo fianco? Cosa c'entro io con tutto questo?
Un lampo di gelosia illumina lo sguardo della bella rossa, facendomi intuire che i suoi sentimenti per lo sceicco in questi anni non sono mutati.
-Che cosa vuoi da me?- 
-Sei la sua Ikbal, muovi una preghiera per me. Naraku è un uomo malvagio e non sopporto più di vivere qui-
Le sue parole mi lasciano perplessa..che dovrei fare?
-Non sarà necessario.- ci interrompe Majika -qualcosa è cambiato, ma tu partirai con lo sceicco, Fatima.-
I suoi occhi si illuminano, mentre io avverto nuovamente quella sgradevole sensazione allo stomaco.
-Ed io?- domando, impaurita.
Non può avermi scambiata con lei..
-Riguardo a te, indossa il velo, il tuo padrone è qui fuori e preme per vederti.-
Un brivido mi corre lungo la schiena. Sarà paura o impazienza?
Mi rialzo in fretta e lo raggiungo.
Se ne sta li, immobile, a fissarmi.
È bello come sempre nel suo completo bianco e i suoi occhi tumultuosi sono ostinatamente puntati su di me.
Sto impazzendo, avrei voglia di sentire le sue mani stringersi intorno a me, ma perché se è proprio da lui che sono fuggita?
Si avvicina lento, con cautela, senza distogliere lo sguardo dal mio.
Come sempre il mondo intorno a noi ha cessato d'esistere. Il suo corpo emana un magnetismo inspiegabile e improvvisamente mi sento terribilmente accaldata.
Mi abbassa il velo e mi solleva il volto.
-Stai bene? Non ti è accaduto nulla?- mi domanda.
Nego, incapace di parlare.
-Anche Sango sta bene, a breve ripartiremo.- mi annuncia.
-Non mi piacciono questi scherzi, Kagome, ma ne riparleremo una volta giunti a casa.- mi annuncia, prima di voltarsi pronto ad andare via.
-E Fatima? Anche lei viene con noi?-
Solleva un sopracciglio, visibilmente sorpreso per la mia domanda, ma prima di rispondermi viene interrotto dall'arrivo di un uomo che non conosco.
-InuYasha, io sono pronto. Attendo solo il tuo comando per partire.- annuncia, prima di spostare la sua attenzione su me.
È alto, muscoloso. I capelli neri sono raccolti in un'alta coda e contrastano con i vivi occhi azzurri.
-Sono lieto di vedere che tu stia bene.- mi dice, con tono gioviale.
Resto sorpresa..Non ho mai visto quest'uomo in vita mia.
-Hai ragione, non puoi sapere chi lo sia. Il mio nome è Koga, sono stato io a trovare te e la tua amica nel deserto e condurvi qui.- mi spiega.
-Siete, dunque, il figlio di Majika. Vi ringrazio, a voi devo la vita.- sussurro con gratitudine, inchinandomi.
Arrossisce, sorridendo imbarazzato.
-È stato un piacere per me.-
È simpatico, umile, oltre che molto carino.
In un attimo InuYasha mi affianca,rialzando il velo che mi copre quasi interamente il viso.
-Se avete finito con le vostre chiacchiere gradirei partire. Kagome, Koga era a capo delle guardie di Naraku, d'ora in poi sarà il capo del mio esercito. E’ un valoroso soldato oltre che un ottimo amico. Koga, lei è la mia Ikbal.- chiarisce, con tono cupo.
-Riguardo a Fatima, per rispondere alla tua domanda, non dovrebbe trovarsi qui. L'ho riscattata e tornerà a casa con noi.- mi annuncia.
Questa notizia decisamente non mi piace.
-Ora va, ti manderò a chiamare non appena sarà il momento di partire.- mi ordina andando via e trascinando Koga con sé.
-Un'ultima cosa.-mi dice, parlando senza voltarsi -Da nessuna parte sarai realmente al sicuro se non nella mia casa, con me.-
Sorrido, inaspettatamente felice all'idea di far ritorno a casa. Non mi ha minacciato, non mi ha spaventata e io avverto solo il mio cuore battere veloce.



NOTE DELL'AUTRICE:
Salve gente :D
Stavolta l'aggiornamento è giunto in tempi brevi :D
Il capitolo non mi convice e mi dispiace molto perchè ero partita in quarta per scriverlo, ma rileggendolo non mi sembra poi un granchè.
Come avete letto, se siete giunti fin qui, abbiamo due ingressi: Koga e Fatima..saranno amici o nemici? E Sango? Non si prospettano tempi felici per lei..
Riguardo a Kagome, invece, sarà anche tartassata dai dubbi, ma temo che dal prossimo capitolo scatterà il rating rosso xD
Che ne pensate? Suggerimenti? Dubbi? Critiche? Sarei felicissima di conoscere i vostri pareri :D
Infine, ringrazio tanto Serena per l'aiuto che mi da e tutte le ragazze del Vanilla's..anche se un po' lontane per me siete delle vere amiche :)
Infine infine(?) tantissimi auguri a tutti voi per l'anno nuovo. Spero che il 2014 sia stato un buon anno per tutti, ma vi auguro che i prossimi 365 giorni siano ricchi di felicità e serenità. Auguri a tutti :D
P.s. Lascio il link del gruppo per chi ha voglia di unirsi a noi :D
Siamo qui: https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 
Baci e al prossimo anno :D

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Capitolo 9
*** Sua.. ***


Sbadiglio, ritirando al petto le gambe lasciate fino all'ora ammollo nella grande piscina dell'harem.Sono occorsi due giorni per far ritorno, a causa delle condizioni delicate di Sango e, da allora, le giornate sono trascorse lente, silenziose, in totale apatia.
Avverto un profondo moto di nostalgia, ripensando alla mia amica. Non ho avuto modo di vederla, né di parlarle.
Solo tramite il Khislar(*) e per mezzo dei pettegolezzi sussurrati con cattiveria, ho saputo che le sue condizioni sono stabili.
Quanto mi piacerebbe vederla e abbracciarla..
Mi sento responsabile, in parte, per la sua avventata decisione. Era sconvolta quando ha deciso di fuggire e io, egoista, ho pensato solo ai miei problemi, al turbamento che mi animava dopo lo scontro con InuYasha. Avrei dovuto pensare al rischio che correva, alla morte orribile che il deserto ci avrebbe riservato, se Koga non ci avesse trovate in tempo.
Questi giorni, trascorsi in completo isolamento, mi hanno lasciato il giusto tempo per riflettere.
Bruscamente la mia vita ha subito un deciso cambiamento e, forse, solo ora inizio a rendermi davvero conto di quanto mi sta accadendo. Mi sono trovata coinvolta in un'epoca che non è la mia, una realtà sconosciuta, rude, selvaggia e così profondamente diversa.
Tuttavia, l'aspetto più destabilizzante concerne sicuramente lui, InuYasha.
Primitivo, volubile, indomabile..così diverso da chiunque abbia mai conosciuto.
Quanto tempo ho trascorso ad accusarlo di tutto quanto? Quanto mi ci è voluto per comprendere che molti litigi e mille incomprensioni avrei potuto gestirle diversamente se solo mi fossi resa conto che lui vive una quotidianità completamente opposta rispetto a quella a cui ero abituata.
Eppure, silenziosamente,inaspettatamente anche io mi sento diversa, cambiata. Ogni attimo trascorso con lui provoca un mutamento in me, nelle parti più recondite del mio essere. Mi sto trasformando in qualcosa che ancora non riesco a comprendere bene, ma che mi fa sempre meno paura.
Non posso ignorare le strane sensazioni che suscita in me, lo smarrimento che mi causano i suoi enigmatici occhi neri e il fastidioso nodo allo stomaco.
Furia, tenerezza, passione, un tale prorompente mix di emozioni che mi travolge e che non riesco a domare o ignorare.
Tutto in me reagisce alla sua presenza in maniera talmente sediziosa. E so che mille giri di parole non occorrono per esprimere un concetto banale e inaspettato: esercita su di me un magnetismo seducente e pericoloso.
Tuttavia, come posso trovare un fondamento a queste sensazioni improvvise? Cosa le suscita?
Quale sarebbe il modo giusto di comportarmi? 
Lasciare che le sue carezze roventi mi trascinino in quel mare di piacere già sperimentato? Cedere, e poi?
Quale sarebbe il mio destino una volta che lui si sarà stancato di me?
Quando i sensi si saranno raffreddati e i i suoi occhi si saranno posati su un corpo più sensuale, come reagirò?
Mille dubbi, infinite domande che non mineranno la sua ferrea volontà e non placheranno la mia curiosità, la strana smania di essergli vicino.
E lui, cosa penserà? É corso da Naraku per riportarmi fin qui, nei suoi occhi ho letto, sincera, la preoccupazione, ma dal nostro ritorno non mi ha più cercata.
Le parole di Naraku, poi, non fanno che crearmi nuovi timori. L'incertezza, l'esigenza di sapere e capire sono divenute una pressione costante. Se InuYasha è stato sposato, che fine ha fatto ora sua moglie?
E il ritorno di Fatima che conseguenze avrà?
Che genere di comportamento dovrei aspettarmi?
-Chissà cosa vorrà dire.-
Il lamento mi esce tremulo dalle labbra, in un sospiro involontario.
Non mi accorgo della presenza di Fatima, finché non è lei stessa a rispondere alla domanda che involontariamente ho posto a me stessa.
-Non conoscerai le sue intenzioni fin quando non sarà lo sceicco stesso a esternarle.-
Come se mi avesse letto nel pensiero, quella pallida e sconosciuta bellezza ha fornito una risposta alle mie preoccupazioni.
-Una cosa è certa: in un solo harem non c'è posto per tre preferite. Anisha pare sia stata spodestata, ma, da ciò che ho compreso, la sua influenza è ancora forte. Le circostanze sono cambiate rispetto al tempo in cui vivevo qui e se lo sceicco mi ha riscattata, un motivo dovrà pur esserci. E poi ci sei tu..- lascia la frase in sospeso, fissandomi con arroganza malcelata.
-L'attuale Ikbal.- replico.
Dopo tanto tempo passato a scacciare quest'appellativo, improvvisamente sento di doverlo reclamare, difendere..con le unghie e con i denti, qualora fosse necessario.
Provo un certo piacere nel vedere la scintilla di fastidio che le attraversa i begli occhi azzurri.
I risolini delle concubine cessano quando la pesante porta viene aperta. L'odiato khislar, Marash, mi riserva uno sguardo carico d'odio prima di rivolgersi agli eunuchi in servizio, con un tono sufficientemente alto, da giungere anche alle mie orecchie.
-Fate preparare l'Ikbal. Il padrone richiede la sua presenza.-
Le parole pronunciate con voce viscida, hanno il potere di aumentare i battiti del mio cuore. É il momento della verità.
Finalmente lui vuole vedermi.



La camera è completamente avvolta nel buio, fatta eccezione per la luce tremula generata dalle lampade ad olio. Il silenzio prolungato non fa che conferire maggiore malignità e ferocia alla mia coscienza, che di tacere non ha intenzione. Non vi è modo di fuggire ai miei pensieri.
La pelle brucia, ma è un dolore confortante..una goccia abissale rispetto al logorio interno che mi causano i miei sentimenti.
Miroku..il desiderio di vederlo è talmente radicato, profondo, che quasi mi mozza il respiro.
Sento nuovamente le lacrime sgorgare, ma non faccio nulla per fermarle.
É in collera con me, infuriato come non lo è mai stato. Le parole tra noi non sono mai state necessarie e lo sguardo che mi ha rivolto, l'ultima volta che i nostri occhi si sono incrociati, non potrò mai dimenticarlo.
Lui mi odia..ho tradito la sua fiducia e forse non sarà mai in grado di perdonarmi per ciò che ho fatto.
-Piccolo mio, almeno tu, non lasciarmi.- mormoro, avvolgendo il mio stesso ventre.
Chissà se il calore di questo piccolino potrà riscaldare il gelo che ora sento nell'anima.
-Ascoltando le tue parole, mi verrebbe da pensare che a questo bambino ci tieni.-
Sobbalzo, colta alla sprovvista. Non l'ho sentito entrare. La sua figura è avvolta nel buio, ma riconoscerei quella voce tra altre mille.
Forte nasce in me il desiderio di risentire il calore e la compattezza del suo abbraccio.
Quanto male mi fa non poterlo toccare.
-Miroku..- mugugno.
Sono tante le cose da dire, da spiegare, ma il suo comportamento distaccato mi confonde i pensieri impedendomi di ragionare.
-Sono venuto fin qui nella convinzione di trovarti addormentata. Volevo solo sincerarmi delle tue condizioni.- 
-Non posso stare bene se non sei con me. Ti prego, non andare via, Miroku.-
Un suono gutturale e amaro fuoriesce dalla sua gola.
-Le tue parole non hanno senso alcuno, ragazza. Mi hai celato l'esistenza di mio figlio. Sei fuggita via mettendo a repentaglio la tua vita e quella della creatura che cresce nel tuo ventre e che insieme abbiamo generato.- tace un istante, prima di ricominciare a parlare -Perché è mio il bambino vero, Sango? O forse, sono stati il tradimento e il desiderio per un altro uomo che ti hanno condotto a decisioni tanto scellerate?- mi domanda, atono.
-Non c'è mai stato nessun altro, Miroku..sempre e solo tu.- mi affretto a rispondere.
Davvero il mio gesto l'ha spinto a immaginare simili scenari?
-Come posso trovare allora una giustificazione valida al tuo agire? Spiegamelo, Sango, perché io non riesco a capire. Sto impazzendo.-
Avanza, permettendomi finalmente di vederlo.
Mi guarda, ma probabilmente non mi vede. I suoi occhi sono così diversi dal solito..freddi, distanti.
Sento un macigno sul cuore.
-Ho avuto paura, Miroku. Non sapevo come tu avresti potuto reagire a questa gravidanza. Poi, quella notte, mi hai detto che un bambino in questo momento avrebbe reso tutto più complicato e il mondo mi è crollato addosso. Non potevo più essere egoista, non potevo solo pensare al mio bisogno di averti accanto.-
-Cosa credevi, sciocca? Sicuramente questa creatura non arriva nel momento più propizio, ma è mio figlio. Avrei protetto te e lui. Avremmo affrontato ogni cosa insieme, come abbiamo sempre fatto.- sibila, infuriato.
Ho rovinato tutto con le mie stesse mani, con le mie paranoie.
-E ora? Cosa ne sarà di noi?- mi azzardo a chiedere.
-Il bambino che porti in grembo è mio figlio. Quando sarà venuto al mondo, se Allah lo vorrà, sarà cresciuto come un membro della mia famiglia. Riguardo a te, ovviamente non ti farò alcun male, ma quando non sarai più necessaria per la sopravvivenza del bambino, verrai allontanata.-
Un singhiozzo strozzato lascia le mie labbra.
-Non puoi portarmi via il mio bambino, Miroku. Non puoi farlo.- piango, disperata.
-Non è la stessa cosa che hai tentato di far tu?- mi accusa.
-Ti prego, ti prego..-
-Le cose potevano andare diversamente, Sango.- sussurra, prima di voltarsi e andare via, sordo alle mie preghiere.



Il velo pesante che mi copre quasi interamente il volto mi rende difficile respirare.
La sera è scesa, ma il caldo soffocante non ha lasciato il posto alla consueta brezza notturna.
L'aria è afosa o forse è l'agitazione che mi porta a soffrire così tanto il caldo?
Mi sento impaziente, nervosa, smaniosa.
Contrariamente a ogni mia previsione, le guardie mi hanno scortato all'esterno, conducendomi sino al lussureggiante giardino principale.
Perché siamo qui? Che intenzioni ha lo sceicco?
Resto sorpresa quando lo vedo giungere, a cavallo.
Sento il cuore aumentare i battiti e il viso colorarsi. Perché improvvisamente reagisco in questo modo alla sua presenza?
Lo studio con attenzione, sperando di non cogliere tracce di furia nei suoi modi, ma il suo volto è granitico, i suoi occhi difficili da leggere, nel momento in cui si ancorano ai miei.
Non mi parla, mi porge la mano, invitandomi a montare.
Esito un solo istante, mentre sento le sue iridi scure posate su di me, attente a valutare ogni mia reazione. Cercando di nascondere il tremore, afferro la sua mano, così grande rispetto alla mia, tentando di ignorare il brivido che mi attraversa la schiena. Senza sforzo mi issa, aiutandomi a sistemarmi dinnanzi a sè.
La tensione nel mio corpo cresce immediatamente nel sentirlo cosi vicino. Non è paura, più una trepidante attesa, la voglia di assaporare ancora le strane sensazioni che risveglia in me, di scoprire sino a che punto ci hanno condotto le schermaglie che mi hanno portato a fuggire. L'esigenza di capire cosa mi lega a questo sconosciuto dagli occhi tenebrosi.
InuYasha sprona lo stallone, che oltrepassa le spesse mura, dirigendosi verso l'infinito deserto.
Sfrutta il dondolio del cavallo per annullare la distanza minima rimasta tra i nostri corpi, facendo aderire la mia schiena al suo petto. Un sospiro spontaneo mi sfugge dalle labbra.
-Dove stiamo andando?- mi azzardo a chiedere.
Non mi risponde, non con le parole. Mi stringe maggiormente a sé, poggiando la mano aperta sul mio ventre.
Il mio stomaco si contrae, in maniera dolorosa. Sarà un tentativo di rassicurarmi o un tacito avvertimento?
Il tempo scorre veloce mentre ci addentriamo sempre più tra le dune del deserto.
Quando, infine, obbliga il cavallo ad arrestarsi lo spettacolo che ci circonda mi mozza il fiato.
La luna argentea è piena e la notte cheta illuminata dalle numerose stelle.
Le acque calme dell'oasi riflettono il pallore del satellite della Terra, illuminando l'area notturna di uno strano bagliore biancastro.
É talmente bello da sembrare irreale. InuYasha smonta facilmente, aiutando anche me.
I miei piedi toccano terra con estrema delicatezza. Trattiene le sue mani sui miei fianchi pochi secondi, prima di allontanarsi.
Assicura le redini del cavallo ad uno degli alberi, prima di avviarsi alla piccola riserva d'acqua.
Seguo ogni sua mossa, con apprensione. Qui, soli nel deserto, mi sento estremamente vulnerabile.
Sbottona la camicia lasciandola cadere sull'immensa distesa di sabbia.
Si china, schizzandosi l'acqua sul petto, per trovare, probabilmente, ristoro in questa nottata così torrida. Arrossisco, non riuscendo però a distogliere lo sguardo.
Sotto la luce lunare sembra ancora più bello. I pantaloni neri gli fasciano perfettamente le gambe, a cui le mie non troppo tempo fa si sono intrecciate, in un attimo di
frenetica passione.
Il torace ampio è perfettamente definito, dai muscoli delineati. Le gocce d'acqua scivolano su quella pelle abbronzata fino a sparire poco oltre la peccaminosa V che segna l'inizio dell'inguine. Peccaminoso, pericoloso e destabilizzante..non trovo altre parole per descriverlo.

Torna nuovamente verso me e con un movimento deciso lascia cadere il velo pesante che ancora celava il mio volto.
É un male, perché il suo profumo forte mi avvolge, lasciandomi inebriata e stordita.
Torno a cercare i suoi occhi. É forse questo il mio errore più grande. In quel mare nero riesco a scorgere non solo il consueto e misterioso bagliore freddo e duro, ma anche una latente tenerezza.
È la conferma che aspettavo e in cui tanto ho sperato:sotto lo spietato aspetto esteriore non è fatto di solo acciaio.
-Hai paura, Kagome?- mi chiede, spezzando l'assoluto silenzio che ci avvolge.
-No, non in questo momento.- rispondo, sinceramente.
Afferra la mia mano tra le proprie e con una gentile pretesa mi trascina a sedere sulla sabbia, accanto a sè.
-Ho impiegato del tempo a capirlo. Ammetterlo è decisamente fastidioso, ma forse con te ho sbagliato.-
Resto in silenzio, sperando che continui.
-Ti desidero con un ardore che non ho mai sperimentato in precedenza. Non sono abituato ad essere respinto. Ciò che voglio lo ottengo, anche con la forza se necessario, ma con te sembra non funzionare. Sei impertinente, irriverente, ma anche questo mi piace. Tuttavia, le tue insubordinazioni creano gravi problemi. Mettono in pericolo te stessa e non solo. La vostra fuga è stato il gesto più scellerato che poteste compiere. Il mio primo istinto sarebbe quello di punirti, perché è così che vanno le cose, è questo il modo in cui sono abituato ad agire, ma è un'idea che mi dà ribrezzo. Non sono solito usare la violenza con le donne, ma con te pare che ogni cosa sia diversa.-
-Insomma mi avete condotta fin qui per punirmi?- scatto sulla difensiva.
-Non è ciò che ho detto. Il tuo comportamento mi esaspera, Kagome. C'è più passione nel mignolo della tua mano che in decine delle concubine che popolano il mio harem, ma tu ti ostini a respingermi. Hai sperimentato la passione tra le mie braccia e non puoi mentirmi dicendo che non ti è piaciuto.-
Arrossisco, ma non potrei mentire.
-Non lo nego..- sussurro. -Ciò che mi blocca..è la paura. L'idea di concedermi ad un uomo spinta solo dalla lussuria. È contrario ad ogni mio principio.-
Sbuffa, frustrato.
-L'ho compreso. Per questo ti concedo un compromesso.-
-U..un compromesso?-
-Cercherò di essere paziente, di rispettare i tuoi tempi, ma in cambio pretendo obbedienza, Kagome. Niente più colpi di testa, fughe e cose simili. Ti concederò maggiore libertà, potrai trascorrere, se lo desideri, del tempo con Jariff che sembra si sia tanto legato a te. Non ho altri modi per..aiutarti.-
Lo fisso, stupita. Mi rendo conto che, dal suo punto di vista, deve essere una grande concessione quella che mi ha fatto. Cosa potrei chiedere ancora?
Sono prigioniera in un'epoca che non conosco..è davvero un sacrificio per me sperimentare sensazioni che mi hanno tanto sconvolta?
Non so cosa potrà accadere, so, però, con certezza, che la sua presenza forte mi fa sentire sicura.
Annuisco, sperando di non pentirmene in futuro.
-Bene.- asserisce -Ora lasciami fare ciò che desidero da quando ti ho vista nel palazzo di Naraku.-
Porta una mano tra i miei capelli ed esercitando una lieve pressione avvicina i nostri volti. Preme con decisione le labbra sulle mie che si schiudono immediatamente, senza ostentare resistenza.
Le nostre lingue si cercano con bramosia e ancora una volta resto soggiogata dal suo sapore fresco e dal suo agire famelico. Mi trascina in un bacio passionale, pretendendo ed ottenendo da me una resa totale. Mi lascia andare solo quando sono costretta ad allontanarlo per riprendere aria.
Sento il respiro affannoso e il cuore battere accelerato. É fuoco libero e impetuoso, ha acceso i miei sensi con un semplice bacio.
Mi attira tra le sue braccia, avvolgendomi con il suo corpo
-Sei mia, ricordalo, Kagome..- mi sussurra all'orecchio, facendomi fremere.

 

 

 

* Khislar= è la persona che si occupa della gestione e dell'ordine dell'harem e delle donne.

 

NOTE DELL'AUTRICE:

Salve, dopo così tanto tempo dall'ultimo aggiornamento, non so se sia rimasto qualcuno a seguire questa storia. Chiedo scusa per la mia sparizione, ma esco da un periodo di totale apatia, mancanza d'ispirazione e chi più ne ha ne metta.
Ho faticato per “rientrare” in questa storia. L'ho letta, l'ho riletta, molte volte sono stata tentata di modificarla, se non di cancellarla, ma alla fine ho desistito. Questa, così come qualunque cosa io abbia scritto, rappresenta un po' anche il mio percorso di crescita personale. Non rispecchiarmi più in maniera totale in ciò che ho scritto mesi, se non anni, fa è stato non semplice da mandare giù, vuol dire che sono cresciuta, che sono cambiata e sinceramente ho preferito provare a creare un collegamento tra ciò che era e ciò che è, piuttosto che cancellare tutto e far finta che non sia esistito. Dopotutto, in qualunque cosa abbia scritto, c'è un po' di me, dei miei sogni, delle mie emozioni.
Quindi, dopo questo sproloquio infinito, non posso che augurarmi che il capitolo vi sia piaciuto.
Tenterò di riprendere in mano anche le altre storie, perché lasciare qualcosa di incompiuto, non è nel mio stile. Detto ciò, ora più che mai, mi farebbe davvero conoscere il vostro parere.
Infine, vi lascio il link del nostro gruppo, per chi avesse voglia di entrare a farne parte:https://www.facebook.com/groups/758064124210814/ 

Baci,
Vanilla :)

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