Stanza 237

di _Parole_Non_Dette_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


"Abigail, svegliati dai." Mi scuotevano incostantemente. Volevo urlare ma non ci riuscivo, non avevo forze. Mi sentivo inutile, fragile, un'anima insulsa in quella circostanza.

"Prendete del sangue 0 negativo." Perché? Potevo riuscirci da sola, non mi serviva l'aiuto di nessuno.

Non capivo un bel niente di ciò che mi circondava, poteva essere mai che stavo morendo? Un dolore al petto, un respiro stentato, perdita di sangue.

Potevo solo rimembrare ciò che era successo poco prima.

Flash-back 
"Lexy dai muoviti." La sprono a correre un po'.

"Arrivoarrivo." E tre secondi dopo finalmente raggiunse il suo traguardoprecipitarsi da me che sto aspettando sul marciapiede rimpetto alle strisce pedonali.

"Io mi avvio mentre tu riprendi fiato." Camminando guardo davanti a me e fischiettoMi girai per vedere se era ancora  quella lumacona della mia migliore amica.

Fine flash-back

Fu quello il mio sbaglio. Un'auto mi investì e l'autista ubriaco se ne andò lasciandomi stesa a terra sanguinante. Il fluido liquido e rosso si era dilaniato sull'asfalto ed ero svenuta per emorragia.

Gli occhi si schiuse finalmente e i medici tirarono un sospiro di sollievo. Una fitta al petto si face sempre più acuta, un urlo scappò dalle mie labbra e svenni di nuovo.

Un'altra fitta, le palpebre si aprirono e le pupille si dilatarono. Una sofferenza inaudita, ti tramortiva all'istante e ti lasciava senza fiato per qualche secondo.

Le porte dell'ambulanza si spalancarono e successivamente percorremmo altri corridoi. 
Quelle piccole vie erano bianco come simbolo di pace ma in un ospedale esiste la quiete? Fino a quel momento io non lo avevo mai percepito.

A dir la verità, non erano vuoti. C'erano tanti ragazzi e anziani che, anche se a fatica camminavano, sorridevano, chiacchieravano e vivevano. Di sfuggita incrociai gli occhi con un ragazzo, o almeno credevo fosse del mio sesso opposto, pelato che aveva una luce spenta ma che continuava a sorridere. Si spostava su una sedia a rotelle, poi d'improvviso non lo vidi più. Fui sveglia ancora per pochi attimi.

Mi somministrarono un'anestesia e da lì non percepii più nulla.

~~~~~
"Abigail giusto si chiama?" Sentì chiedere da una voce strana, non la conoscevo. Volevo svegliarmi ma non ci riuscivo, pareva che le mie palpebre fossero state attaccate con qualche sottospecie di colla.

"Sì." Affermò una voce femminile. Sentii dei passi e poi una mano calda mi spostò i capelli dal viso.

"Si riprenderà?" Domandò con fare sofferente la precedente voce, che sembrava fosse di un ragazzo.

"Lo speriamo. Le hanno iniettato un'anestesia pesante, ha perso molto sangue e per rimettersi in forze ci vorrà del tempo." Quella era sicuramente una signora. Sentii che la mia maglia era stata sollevata di poco, non sopra l'ombelico ma il perché mi era ignaro.

"L'hanno travolta in un punto critico, quasi sull'ovaia." La maglia fu riabbassata e un sospiro echeggiò per la stanza.

"La conosci?" Chiese la donna con fare indagatorio.

"No." Non era un'affermazione dura, anzi, quasi come se fosse...non sapevo spiegare il modo.

"E ti interessi ad una paziente chiunque?" Sospettava qualcosa la donna ma non ero ancora riuscita a capire su cosa stesse indagando. Forse mi stavo sbagliando?

"Ho visto i medici preoccupati." Disse vago lui.

"Ne hai visti fin troppi da quando sei qui." Sospirarono entrambi. Le mie palpebre decisero finalmente di aprirsi e un raggio di sole mi accecò.

Misi le mani davanti agli occhi come per difendermi dalla luce. La donna se ne accorse e chiuse la tenda.

"Dove mi trovo. " Cerca di sollevarmi ma ottenni solo un'altra fitta più forte di quelle in ambulanza.

"Rimani stesa. Sei in ospedale cara. Hai avuto un'incidente." Annuivo incredula ancora a quell'avvenimento. 
La donna era un'infermiera quarantenne alta e poco robusta, mentre il ragazzo era lo stesso di quello con cui il mio sguardo si era incrociato prima di essere operata.

"Io vado, Luke resti tu qui con lei?" Chiese distogliendo il suo sguardo da me per portarlo sul ragazzo che annuì.

Uscì fuori e calò il silenzio. Mille domande, una testa che scoppiava e il nulla in quella stanza.

"Chi sei?" Domandai rompendo il silenzio. Si alzò in piedi e con una piccola spinta si sedette sul mio letto.

"Mi chiamo Luke." Mi sorrise.

"Non ti conosco." Lo guardai scrutandolo.

"Neanche io ti conosco." Affermò lui continuando a sorridere.

"Bene, e che ci fa in questa camera?" Chiesi cercando di capire la situazione. Fece spallucce e ridacchiò.

"Hai la faccia di una che ha visto un fantasma." Risi per quella stupita frase.

"Ho visto te." Trattenni una risata mentre lui pareva quasi sconcertato.

"Non sapevo di essere un fantasma." Si scrutò ridacchiando.

"Hai la faccia bianca come un fantasma." Risi.

"E tu non sei da meno." Mi indicò e mi coprii la faccia con una mano sorridendo.

"Ancora non mi hai detto il suo nome." Puntualizzò lui con fare da superiore.

"Abigail." Sorrisi.

"Abi cosa?" Chiese sconcertato ma non sapevo se fingesse.

"Abigail. Sapevo che il mio nome era strano ma non che non si riuscisse a pronunciare." Feci una piccola risata la quale si accorpò alle sue fragorose risa.

"Posso farti un domanda?" Chiesi con voce piccola.

"Già me l'hai fatta." Puntualizzò lui e io scossi la testa per la sua immensa stupidità.

"Cretino." Gli diedi un pugno sul bicipite e fece finta di farsi male. Risi di gusto per la faccia che aveva fatto.

"Perché sei qui in ospedale?" Chiesi infine. Calò il silenzio.

"Sono ricoverato qui da un anno, per la correttezza 12 mesi e 20 giorni. Dovevo fare delle certificazioni quel giorno, dovevano tirarmi del sangue niente di che. Le analisi non furono positive. C'era degli sbalzi elaborato il problema mi ricoverarono di urgenza. Avevo e ho tutt'ora un tumore al cervello." Rimasi di sasso. Ecco perché i capelli rasati a zero e quel fino di tristezza che avevo notato precedentemente.

"Fa male? " Chiesi. Sapevo che era un quesito molto idiota in quel momento ma avevo bisogno di sapere e non conoscevo il motivo di tanta curiosità.

"Fa più male sapere che l'hai e che forse morirai con lui e non il dolore fisico perché quello è inesistente rispetto a quello psicologico."

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Capitolo 2
*** 2. ***


"Perché me lo chiedi?" Domandò lui. 

"Non ne ho idea." Era la verità, non sapevo il perché di quelle domande ma volevo sapere.

"Evans Abigail?" Un'uomo sulla trentina entrò nella stanza e portava con sé una barella.

"Si." Mi scrutò e poi rivolse lo sguardo ad una cartella clinica, sfogliandola. Portai l'attenzione su Luke per farmi chiarire le domande che mi frullavano in testa, ma lui scosse la testa e fece spallucce come per dire 'mi spiace ma non so cosa ci faccia questo qui.'

"Luke dai rimettiti sulla sedia a rotelle, ti vogliono in palestra." Lo sollecitò e il ragazzo si rimise sull'aggeggio. 
Mise una mano sulla mia e cominciò ad accarezzarla. Non la ritrassi.

"Non preoccuparti." Sussurrò al mio orecchio, mi fece l'occhiolino e se ne andò.

"Che devo fare?" Chiesi all'infermiere che stava a fissare quei fogli ancora.

"Devo portarti a fare una TAC. " Mi prese il panico.

"Perché?" Domandai respirando a fatica. Avevo sentito tanto parlare di quello strumento e non mi sarebbe piaciuto affatto fare questa certificazione.

"Per controllare se va tutto bene nel tuo cervello. Hai avuto un brutto incidente ed è meglio prevenire che curare." Stavo schifando quel proverbio poiché ogni santo giorno i miei nonni me lo ripetevano ed ero stufa. Mi ero stancata non di sentire sempre le stesse cose ma di ascoltare proverbi non veri. Mia madre, morta di tumore pochi mesi dopo la mia nascita, scoprì di avere questo male quando era in gravidanza ma non potevano far niente. C'è io in mezzo. Dopo che mi partorì le dissero che non c'era rimedio, a distanza di pochi mesi la tua vita sarebbe arrivata al capolinea e non c'era soluzione. Mia madre non fumava, non beveva, era semplice. Il contrario di mio padre, un fumatore da anni e un bevitore da millenni. Aveva sempre cercato di allontanarsi da questi brutti mali ma le fu diagnosticato e non le c'era alcuna soluzione. 
Ed io che anche se per anni ho guardato a destra e a sinistra prima di attraversare ero stata travolta in pieno da un'auto guidata da un ubriacone.

Spostai le coperte rassegnata e l'uomo, dopo avermi preso in braccio, mi stese sulla barella e lentamente trascinava il lettino bianco.

***
"Tra qualche giorno avremo i risultati." Quello stesso infermiere, che si chiamava Ethan, mi riportò in stanza dopo aver fatto quell'esame e se ne andò.

"Tipo scontroso vero."Luke sbucò dalla porta.

"Ma che mi spii?" Scosse la testa sorridendo e io ricambiai il gesto.

"Nah, sei sola, non conosci nessuno." Alzai gli occhi al cielo.

"Mi prendi la borsa." Si avvicinò alla scrivania che si trova all'altro lato della stanza, prese la mia borsa color lilla e me la porse. Presi il libro che portavo sempre dietro e che amavo leggere: Il rumore dei tuoi. Lo misi sul piccolino comò vicino al mio letto e poi appoggiai la borsa sulla sedia accanto a me.

"Ho una piccola sorpresa per te." Mi incuriosii e cercai di estorcerglielo dalla bocca.

"Poiché come ho già detto sei sola in questa stanza, non hai nessuno che ti venga a trovare." Lo fermai.

"Ti ricordo che sono stata ricoverata oggi." Puntualizzai io. Era vero che non avevo amici veri, tranne Lexi ma lei pareva svanita del nulla però non volevo ammetterlo. Non volevo rivelare ai quattro venti che ero asociale, che venivo presa in giro, che non avevo una buona reputazione e che andavo avanti da sola, senza l'aiuto di nessuno.

"Ti sbagli sei qui già da un paio di giorni." Mi guardò come se fossi io la cretina.

"Come?" Balbettai incredula.

"Dopo l'operazione non ti sei svegliata per tre giorni." Rimasi di sasso, ero qui da metà settimana?

"Comunque vuoi sapere ancora la sorpresa." Scossi il capo.

"No, voglio restare sola. Puoi uscire?" Acconsentì. Mi salutò con la mano e se ne andò sforzando un sorriso.

Faceva male, male davvero. Sapere che sei su un ospedale da giorni, che anime care non si son fatte vive. Me lo potevo aspettare d mio padre ma non da Lexi. Quella ragazza che aveva promesso di starmi accanto, aveva giurato di farmi sorridere anche se ero al capolinea, mi aveva preso sotto, la sua ala e mi aveva detto che mi avrebbe protetto, in un batter d'occhio era scomparsa. S'era allontanata e quasi svanita da me. Si era già scordata della sua migliore amica, o almeno quella che fino a poco prima pensava di esserla? 

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