Nasce prima l'uovo o la gallina?

di beat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sembra sempre la più innocua, la goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 2: *** 2- Le sorelle scomparse fanno ritorno quando meno te lo aspetti ***
Capitolo 3: *** 3- I meteoriti in testa colpiscono solo quelli che mangiano la maionese ***
Capitolo 4: *** 4- Quello che ti capita quando fai un pic-nic con leoni e lupi famelici ***
Capitolo 5: *** 5- Se sbatti la testa contro il muro, quello si creperà prima di te! ***
Capitolo 6: *** 6- Le situazioni dove vorresti prenderti a schiaffi da solo fino a svenire! ***
Capitolo 7: *** 7- Non tutte le frittate sono un pasticcio di uova ***
Capitolo 8: *** 8- I cambi di scena esplosivi non sono mai consigliabili ***
Capitolo 9: *** 9- Voglio prendere una pala e seppellirmi sotto tre metri di terra! ***
Capitolo 10: *** 10- Per risolvere i problemi, fai a fettine la gente! A fettine! ***
Capitolo 11: *** 11- Frittate o maionese? Basta che ci siano le uova! ***



Capitolo 1
*** Sembra sempre la più innocua, la goccia che fa traboccare il vaso ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo I:
Sembra sempre la più innocua, la goccia che fa traboccare il vaso



Era una tranquilla mattinata a Edo.
Il sole era sorto solo da qualche minuto e i suoi raggi inondavano di luce dorata la città ancora addormentata.
All'interno della vecchia palestra di famiglia, la luce mattutina inondò i vari locali, la maggior parte dei quali completamente vuoti. Quell'abitazione era decisamente troppo grande per due sole persone.

Questo pensava Otae.
Ogni mattina si svegliava e dava una ramazzata per terra, in ogni stanza. Erano solo in due ad abitare lì, e la maggior parte delle stanze era disabitata. La polvere si accumulava con facilità.

Ma la cosa non importava.

Per Otae non era assolutamente un peso quello che faceva.
La palestra era tutto quello che le rimaneva del padre.
Aveva fatto di tutto per mantenerla in vita, e non sarebbe stata un po' di polvere a farla desistere dal suo intento.
La ragazza sorrise mesta, quando passò davanti all'altarino che avevano fatto per il loro padre. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma a volte le mancava terribilmente.

Ancora oggi sentiva un groppo in gola quando, appena sveglia, credeva – immaginava – di sentire suo padre armeggiare con le pentole in cucina. Non era stato un genitore esemplare, ma non si poteva dire che non tenesse ai suoi figli. E forse era stata proprio la mancanza di quei piccoli gesti quotidiani che avevano fatto tanto soffrire Otae.
Rammentava nitidamente il suono della padella a contatto con il fornello, il tintinnio delle tazze e il fischiare della teiera.
Tutti i giorni, abbandonava con piacere il dolce sonno, solo perché sapeva che suo padre, solo due stanze più in là, le stava preparando la sua frittata preferita.

Ma adesso non era più così.

“Buongiorno sorella!” la salutò Shinpachi sbadigliando, cercando al contempo di sistemarsi alcuni ciuffi di capelli particolarmente ribelli.

“Buongiorno Shin!” lo salutò di rimando lei, abbandonando immediatamente l'espressione triste che aveva fino ad un attimo prima.

“Tutto bene? Hai l'aria un po' strana...” chiese il fratellino, con cautela.

Otae gli sorrise tranquilla.
Non voleva che Shinpachi si preoccupasse per delle questioni così inutili, come la sua malinconia.

“Sono solo un po' stanca! Al locale ci fanno lavorare più del solito!”

“Siamo sotto le feste...immaginavo...povera sorella! Perché non ti prendi un giorno di ferie?!”

“Seee, e chi guadagnerà da mangiare mentre io non lavoro?!” chiese, ironicamente riferita al fatto che Gintoki non aveva mai pagato a suo fratello un solo stipendio. E Shin lavorava per lui da quasi un anno ormai!

Shinpachi arrossì senza volerlo a quella frase. Sapeva bene che non poteva ribattere nulla a riguardo.
Sebbene Gin non lo pagasse, lui nemmeno ci pensava a cercarsi un vero lavoro. Uno retribuito!
Otae rise, vedendo il fratellino imbarazzato.

“Dai, scherzavo! Mi prenderò una pausa dopo le feste! Scommetto che in questo momento nemmeno il capo me lo permetterebbe!”

“Immagino di no...” borbottò Shinpachi, ancora rosso in viso.

“Shin, ti dispiace mettere su tu la colazione? Vorrei finire di pulire”

“Certo sorella!” esclamò lui, stranamente collaborativo.

Otae supponeva che fosse per il fatto che la sua cucina era un po' pesante a colazione, ma non disse nulla a riguardo.
In effetti, preferiva che fosse suo fratello a prepararle la colazione.



***


“Sorella! È pronto in tavola!”

“Arrivo tra un attimo!”

“Sbrigati, altrimenti il the si raffredda!”

Otae ripose nello sgabuzzino la scopa, si sciolse i capelli che aveva raccolto con una bandana per tenerli lontani dal viso, e si diresse in cucina.
Shin era già seduto a tavola, intento a soffiare sul the bollente.
Otae si lavò le mani nel lavello, e si sedette di fronte al fratello.

“Allora, che hai preparato di buono oggi, fratellino?!”

“Riso e dolcetti...che altro volevi che ci fosse?”

“Questi dolcetti sono un po' duri...” notò lei, prendendone in mano uno.

“Che ti aspettavi? Sono quelli che ci hanno regalati i vicini la settimana scorsa!”

“E perché non li hai buttati via quando sono diventati di marmo?!”

“Perché se non te ne fossi accorta, non abbiamo così tanti soldi da spendere in dolcetti! Dobbiamo accontentarci di quello che abbiamo!” ribatté 
Shinpachi seccato - più con i dolcetti che con sua sorella -, addentando con furia uno dei dolcetti.

Otae sospirò.

“Sì, forse hai ragione...”

“Certo che ho ragione!”

A Shinpachi arrivò il testa il dolcetto di Otae. Lanciato a velocità impressionante.
L'eco del colpo si diffuse in tutta la casa.

“Ahia! Ma sei impazzita? Mi hai fatto male!”

“Non ci si rivolge alla propria sorella con quel tono supponente!” disse lei, con il suo tipico sorriso inquietante, che allarmò molto Shinpachi.

“S...Sì...hai ragione...scusami tanto sorella carissima. È che sono stufo di mangiare questi dolcetti a colazione..!”

“Se sei stufo, allora datti da fare e guadagna qualcosa!”

“Sorella...” cominciò a piagnucolare lui “Lo sai che non è così facile..!”

Shinpachi si ritrovò scaraventato dall'altra parte della stanza da un potente manrovescio.

“Non piagnucolare! Quante volte te lo devo dire!”

“Sì, ha ragione! I veri uomini non piagnucolano!”

Scese un silenzio inquietante in tutta la casa.
Anche gli insetti e gli uccellini in giardino ammutolirono improvvisamente.
Otae si alzò calma e tranquilla.
Shinpachi arretrò quanto più possibile, fino a toccare con la schiena il muro.
Vide la sorella con ancora stampato in faccia il suo sorriso, e non poté che rabbrividire.
Otae afferrò saldamente il bordo del tavolo, e con forza sovrumana lo rovesciò, scaraventandolo via.

In corrispondenza a dove prima stava il povero innocente tavolo, ora non si vedeva che un povero – decisamente non innocente – uomo.
Dall'altra parte della sala, Shinpachi cominciò a bisbigliare qualche preghiera.
La furia della sorella stava per scatenarsi, se lo sentiva.
Raccomandò l'anima dello sventurato Isao Kondo a tutte le divinità che conosceva.



***


Quella mattina il quartiere si svegliò a causa di uno strano fracasso proveniente dalla vecchia palestra degli Shimura.
A sentire i vicini, era come se fosse improvvisamente scoppiata una fragorosa battaglia. Si sentivano urla e strepiti, rumori inquietanti come di ossa rotte e vetri infranti, nonché grida di dolore da far accapponare la pelle anche al più sadico dei maniaci.
Poi, come era iniziato, il terrificante rumore era cessato.
Già una folla di curiosi si stava accalcando davanti al cancello della palestra, quando la porta principale si aprì di scatto.
Tutti gli avventori fecero un balzo indietro per lo spavento, rassicurandosi poi quando videro che si trattava solo di Shinpachi, preoccupandosi di nuovo quando videro l'espressione terrorizzata sul suo volto.
Shin, vedendo quanta gente si era ammassata all'ingresso di casa, cominciò ad agitare le braccia, lanciando avvertimenti.

“Andate via! Andate via tutti! È pericolosa! Adesso non è proprio il momento!”

I vicini si scambiarono delle occhiate perplesse, ma tutti – dal primo all'ultimo – sentirono un brivido lungo la colonna vertebrale, quando Otae si presentò sulla soglia di casa.
La ragazza aveva quell'espressione (ormai il suo sorriso era famoso in tutto Kabukicho), e per di più aveva le mani, il viso e la veste macchiate di sangue.
E stava tenendo per i capelli un uomo, svenuto e sanguinante.
Shinpachi corse verso il cancello, aprendolo ed esortando i vicini a levare le tende il più in fretta possibile.
Otae, con calma ed eleganza, scese in strada.
Il pover'uomo che teneva per i capelli, lo strascicava per terra.

“Shin, da che parte è la stazione di polizia?” chiese, gentilmente.

Shinpachi tremò senza volerlo.

“Di...di là, sorella. Dopo il giornalaio, svolta a destra...è l'edificio più grande subito dopo il benzinaio...”

“Grazie mille!”

Otae si diresse verso la sede centrale della Shinsengumi, portandosi dietro Kondo (ancora svenuto). Non sembrava intenzionata ad andarci leggera con lui, tanto che non si curava affatto di stare attenda a come lo stava trascinando.
Shinpachi rabbrividì. La sua etica gli imponeva di fermarla, di provare almeno a salvare Kondo. Ma il suo buonsenso – o per meglio dire, il suo lato fifone – gli impediva di andare contro la sorella. Non ce l'avrebbe mai fatta a vincere contro di lei.
Per cui fece l'unica cosa sensata che al momento gli veniva in mente.

“Devo avvertire Gin!”



***


Meno di venti minuti dopo, Otae era quasi arrivata alla sede della Shinsengumi.
Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che intimare agli sventurati curiosi di andarsene, che non c'era nulla da vedere. La maggior parte scappava non appena la vedeva, ma qualche curioso coraggioso l'aveva seguita fin lì.
Poco male. Non le piacevano tutte quelle attenzioni, ma la questione in quel momento non le interessava. Stava per porre fine a quella situazione esasperante e questo le dava una gioia immensa. Stava per liberarsi definitivamente di Isao Kondo!

“Ehi! Ti sembra questo il modo di trattare le persone?”

Otae si voltò.
Gin le si stava avvicinando lentamente, con la sua solita andatura svogliata. Dietro di lui c'erano anche Kagura, che stava mangiando una delle sue alghe sottaceto, e Shinpachi, con lo sguardo ancora terrorizzato.

“Gin! Ma che piacevole sorpresa!”

“Che ti ha fatto questa volta?!” chiese, indicando con la testa il malridotto Kondo.

“Non ne posso più!” ammise lei, senza vergogna.

“E dovevi ridurlo in quella maniera? Ok che è uno stalker della peggior specie, ma sembra più morto che vivo!”

“Te l'ho detto. Non ne posso più! Questa volta lo denuncio!”

Shinpachi soffocò un gemito e subito si protese verso la sorella.

“Sorella, ma sei impazzita? Non puoi presentarti alla polizia con il loro capo ridotto a quella maniera, e pretendere pure di denunciarlo!”

“Ma certo che posso! Lui ha infranto la legge! E anche la mia pazienza!” rispose Otae, sfoggiando un candido sorriso.

“Questa volta tuo fratello ha ragione!” disse Gintoki, ignorando il commento sarcastico di Shinpachi -Come, questa volta?!- “Se entri lì dentro ti faranno a fettine!”

“Non credo lo faranno!”

“Non li conosci! Quelli della Shinsengumi sono fuori di testa!” implorò Shinpachi.

“Ormai ho deciso!” concluse risoluta Otae, voltandosi e proseguendo il suo cammino.

Shinpachi cominciò a starnazzare al colmo della preoccupazione, invocando ora la sorella ora Gintoki, cercando di trovare una soluzione.

“Aaaah! Gin, ti prego, ti prego! Non farle fare stupidaggini! La uccideranno! La faranno saltare in aria! Ti prego, fermala!”

“Non credo che ci riuscirei, Shinpachi!”

“Allora accompagniamola!”

“Ehi, sei tu suo fratello! Muori tu con lei!”

Shinpachi si avviluppò ad una gamba del ragazzo.
Era sull'orlo delle lacrime.

“Lasciami andare Shinpachi! Ma non ti vergogni?”

“Ti prego! Aiutami a salvarla!”

“Shinpachi...”

“Dai Gin” intervenne Kagura, che aveva chiuso l'ombrello e lo stava caricando come arma “Non si abbandonano gli amici in difficoltà in questo modo!”

“Tu vuoi solo fare a botte con il piccolo sadico, ammettilo!” indovinò Gintoki.

“Anche! Un bello scontro di prima mattina è il meglio per iniziare la giornata!” disse lei, innocentemente.

Shinpachi corse ad abbracciare la piccola Kagura, ringraziandola per l'aiuto.
Gintoki sospirò. Non aveva scelta a quel punto.





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Angolo dell'Autrice:

Salve a tutti!
Eccomi qui con la mia prima long-fiction su Gintama. ^^
Sono molto contenta, perché non pensavo di riuscire a scrivere questa cosa.
Perché voi non lo sapete ancora, ma il tutto è partito dall'idea di una coppia decisamente inusuale!
Che ancora non vi dirò qual'è...ci vuole un pò di suspance, almeno fino al prossimo capitolo! ^__^
Spero che questo mio esperimento vi sia stato gradito!

Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 2
*** 2- Le sorelle scomparse fanno ritorno quando meno te lo aspetti ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo II: Le sorelle scomparse fanno ritorno quando meno te lo aspetti


“Buongiorno, che possiamo fare per le.....” le parole morirono in bocca al poliziotto di guardia.

Si era concentrato sulla ragazza che era entrata, senza scorgere immediatamente il fardello che si stava portando appresso.

“Comandante!!!” urlò la guardia, precipitandosi verso il suo superiore.

Otae però lo fermò con un gesto della mano, prima che l'uomo si avvicinasse troppo a lei o al suo carico.

“La prego, vorrei parlare con il suo capo!” disse, con un dolce sorriso.

L'uomo la stava guardando sconvolto, la mano che era corsa verso l'impugnatura della spada.

“Sta scherzando, vero? È lui il nostro capo!”

“Non più! O almeno...non credo che lo sarà più per un bel po'!”

L'uomo si avvicinò minacciosamente ad Otae, sfoderando la spada e puntandogliela contro.

“Lei adesso viene con me e...”

Non riuscì a terminare perché sentì lo scatto metallico di un'arma da fuoco.
Volse lentamente il capo e vide quelli della Yorozuya che gli stavano puntando contro le armi.

“Hai sentito la signorina. Vuole vedere il tuo capo.” gli intimò il ragazzo con i capelli d'argento.

L'uomo deglutì rumorosamente.
Fece un passo indietro, lentamente, tornando alla scrivania.
Con cautela premette un tasto, e dall'altoparlante si diffuse il suo avviso “Vicecomandante! Ci sono delle visite per lei...”



***


La situazione era piuttosto tesa.
Non appena era stato dato l'annuncio, metà Shinsengumi si era radunata all'ingresso.
Naturalmente ci erano volute le maniere forti per impedire che la Yorozuya venisse aggredita seduta stante da tutta la polizia di Edo.
Ovvero Otae che minacciava di rendere Kondo una voce bianca.
Per salvare il già scarso onore del loro Comandante, i suoi sottoposti avevano accettato.

E alla fine era arrivato Hijikata.
Un lampo d'ira gli era passato negli occhi, ma aveva mantenuto la calma e li aveva invitati ad accomodarsi.
E solo con fatica era riuscito a far tornare tutti gli altri al lavoro.
Quando finalmente furono soli – Otae, la Yorozuya, Hijikata, Okita e Yamazaki – Otae riconsegnò il corpo di Kondo ai suoi sottoposti.

“E credete di riuscire ad uscire vivi da qui se adesso ci consegnate il Comandante?” chiese sadicamente soddisfatto Okita, mentre Yamazaki portava Kondo in infermeria.

“Sogo, chiudi la bocca!”

Okita lanciò un'occhiataccia a Hijikata, ma non disse più nulla.

“Allora” cominciò il Vicecomandante, incrociano le braccia dopo essersi acceso una sigaretta “Si può sapere che è successo questa volta? Che diavolo hai combinato?” chiese, rivolgendovi verso Gintoki.

“Ehi, ehi! Frena! Io non c'entro proprio nulla questa volta!”

“Hai minacciato uno dei miei uomini” ribatté Hijikata con un ghigno.

Gintoki fece un gesto della mano, come a dire di sorvolare.

“Stava minacciando Otae. Sono qui solo per evitare che la facciate a pezzi, anche se se lo merita!” non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, che Otae gli aveva tirato una gomitata nelle costole.

Hijikata – e poteva giurarci, anche Sogo – deglutì.
Non era la prima volta che incontrava la famigerata Otae, ma come ogni volta, si stupiva di quanto fosse grezza e pericolosa quella donna.
Provava davvero tanta, tanta compassione per Kondo.

“Allora, che è successo questa volta?” chiese di nuovo, questa volta rivolto ad Otae.

“Ha rotto! Non ne posso più di quel maledetto stalker. Lo denuncio!”

Okita ridacchiò piano.

“Non puoi denunciarlo. È il capo della Shinsengumi.”

“Sogo, sbaglio o ti avevo detto di cucirti la bocca?!”

“Oggi sei permaloso Hijikata. Anzi no. Tu sei sempre permaloso!”

“Sogo, se non stai zitto ti caccio fuori a calci!”

Okita fece una linguaccia al Vicecomandante, ma non ribatté. Sarebbe stato capace davvero di buttarlo fuori, e lui non voleva perdersi lo spettacolo.

“Signorina Otae, si rende conto che, anche volendo, non posso prendere seriamente la sua denuncia se porta qui lo stalker mezzo morto per le botte?”

“Chiuda un occhio, signor Hijikata!” disse lei, sorridendo innocente.

“Sta scherzando, vero?!”

“Se lei fosse un vero samurai, un vero uomo d'onore, ma soprattuto un vero poliziotto, dovrebbe per forza prendere sul serio la denuncia di una povera e indifesa ragazza perseguitata da un maniaco per mesi e mesi!”

“Io non vedo nessuna ragazza indifesa qui!” fece piano Gintoki.

“Ma come Gin? Io no ragazza indifesa? Sono anche piccola. Piccola ragazza indifesa!” gli rispose di rimando Kagura, strattonandogli una manica del kimono.

“Tu di piccolo hai solo il cervello, Kagura! E non sei certo indifesa! Come nemmeno quell'altra gorilla! Sai, a volte mi chiedo se per caso non sia la tua sorella scomparsa!”

“Io ho una sorella scomparsa?!”

“Ma certo! Non vedi quanto vi assomigliate?!”

“Gin...forse è meglio se la smetti...” provò ad avvertirlo Shinpachi.

Inutilmente, perché Otae aveva di nuovo colpito con tutta la sua forza il samurai.
Hijikata sentì di nuovo la fastidiosa sensazione del sudore freddo che gli scendeva lungo la spina dorsale.

“Signorina...così non mi aiuta di certo! Sarebbe lei da denunciare per aggressione aggravata!” provò a dire Hijikata, sperando di non venir preso di mira anche lui.

“Beh, anche lei, signor Hijikata, non è proprio da lodare. Sbaglio o era al corrente di quello che Gorilla stava combinando?!”

Toshi distolse lo sguardo per un attimo.
In effetti lo sapevano tutti che Kondo perseguitava da tempo quella ragazza. Ma nessuno si era mai preoccupato più di tanto, visto che la dolce fanciulla in questione si era sempre difesa più che egregiamente.
Hijikata sospirò. Forse avrebbe dovuto prevedere che le cose sarebbero degenerata in una situazione del genere.
E adesso il Vicecomandante della Shinsengumi non sapeva che fare.

“Che cosa pensi di fare adesso, Hijikata?” chiese Okita con il suo solito tono da santerellino.

“Perché scarichi tutta la responsabilità su di me, eh?!”

“Beh, sei tu il Vicecomandante. Tuo l'incarico, tua la responsabilità!”

“Opportunista!”

Okita ridacchiò.

“Beh, al momento non so bene che fare. Direi che dovremmo aspettare che Kondo si riprenda, per delineare bene la situazione..!”

“Se si riprende...” commentò mesto Shinpachi.

“Sarà meglio per voi che si riprenda! O finite tutti dentro per omicidio!”

“Eeeh?! Ma io che c'entro? È stata lei a fare tutto!”

“No, io voglio che sia condannato perché è un maledetto stalker!”

“Sorella...forse è meglio se ringrazi di non essere stata arrestata tu...ti prego, sii ragionevole..!”

Otae squadrò il fratello con aria di superiorità.
Shinpachi si fece piccolo piccolo, per cercare di suscitare almeno un po' di pietà in sua sorella – nel buonsenso non ci sperava poi molto.

“Va bene” concesse infine Otae “Aspettiamo che il Gorilla si riprenda.”

“E nel frattempo?” chiese Gintoki.

“Uhm?!”

“Nel frattempo come la mettiamo con lei e i tuoi uomini?” chiese indicando prima Otae e poi Okita “Non mi sembrano molto propensi a fargliela passare liscia.”

In effetti non aveva tutti i torti.
Hijikata stesso aveva fatto molta fatica per convincere gli uomini a non attaccarli, quando avevano visto le condizioni di Kondo.
Era sempre così quando c'era di mezzo il loro Comandante.

“Potrebbe essere un problema in effetti. Idioti come sono, sarebbe anche capaci di provare ad attaccarla...” meditò pensieroso.

“Non puoi semplicemente ordinare loro di non farlo?” chiese, nemmeno lui troppo sicuro delle sue parole, Shinpachi.

“Se c'è di mezzo Kondo non danno retta nemmeno a me”

“Un capo che non riesce a farsi rispettare dai suoi uomini, non è un vero capo!” commentò baldanzosa Kagura.

“Infatti il capo è Kondo!” ribatté Hijikata, un po' seccato.

“Ed anche il motivo per cui non sarai mai tu il capo. Anzi, non dovresti nemmeno essere il Vicecomandante!” sentenziò, quasi ridendo, Okita.

Hijikata si voltò per squadrarlo trucemente.

“Sogo, perché non vai a vedere come sta Kondo e non ti togli dalle scatole per un po'?!”

I due si squadrarono per qualche secondo.
Ma alla fine Okita fece una buffa smorfia e si alzò, dirigendosi all'uscita.

“Te l'ho sempre detto che sei permaloso, Hijikata!”

“Fuori!!”

Hijikata sospirò pesantemente, passandosi una mano sugli occhi.
Era davvero faticoso avere a che fare con tutta quella situazione.

“Allora?” chiese impaziente Shinpachi “Come facciamo a tenere al sicuro mia sorella?”

“Ha un altro posto dove poter stare, almeno per qualche giorno?”

Otae rivolse inconsciamente lo sguardo verso Gintoki. Su due piedi non gli venivano in mente altre persone su cui contare.
Hijikata colse quello che stava pensando la ragazza e si affrettò a commentare.

“No, stare da quello lì non va bene. Sarebbe il primo posto dove verrebbero a cercarla, dopo casa vostra.”

“Purtroppo non mi viene in mente nessun altro a cui chiedere...” disse sconsolata Otae. Solo in quel momento si rendeva conto di quanti pochi amici avesse.

“Forse ho una soluzione...”




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Angolo dell'Autrice:

Salve a tutti!
Ecco a voi il secondo capitolo! ^^
Ancora la coppia non si vede, ma vi assicuro che dal prossimo capitolo capirete tutto! Ehehe.

Ringrazio di cuore:
-Sayoko_Hattori: Carissima, hai indovinato! Evviva! (Beat lancia dei coriandoli)
- SesshomaruJunior: Ehilà, ciao! Grazie mille per i complimenti! Mi fa molto piacere che la storia ti piaccia! ^^
- Eva92: La tua curiosità verrà soddisfatta nell prossimo capitolo! ^^
- Gintokina: Grazie mille! Eh, già, in effetti Kondo che non ne esce mai bene fa pena anche a me. Un giorno verrà riscattato, ma per ora deve solo buscarle! XD

Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 3
*** 3- I meteoriti in testa colpiscono solo quelli che mangiano la maionese ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo III:
I meteoriti in testa colpiscono solo quelli che mangiano la maionese



“Ha proprio una casa accogliente, signor Hijikata!”

Il padrone di casa si voltò a guardare l'ospite.

“No, non è vero.”

“Infatti. Ma volevo essere gentile”

“Non ce n'è bisogno”

“Come preferisce. Questa casa è tremenda.”

“Lo so. Ma almeno qui sarà al sicuro...”

Alla fine, dopo molto discutere – soprattutto da parte di Shinpachi che era profondamente contrario – erano giunti ad una soluzione che apparentemente poteva sembrare accettabile per tutte le parti coinvolte: Otae sarebbe stata ospitata da Hijikata finché al resto della Shinsengumi non fosse passata la smania omicida nei confronti della ragazza.
Shinpachi aveva strepitato un sacco. Non voleva che la sorella passasse anche solo un minuto sola, nella stessa stanza di un uomo inquietante come Hijikata.
Il Vicecomandante non era più felice di lui, ma il suo dovere era quello di proteggere la Shinsengumi...anche da se stessa. Quegli idioti dei suoi compagni erano benissimo capaci di fare la sciocchezza di aggredire una ragazza indifesa. Non voleva che la cosa degenerasse, per cui si era accollato il compito di vegliare su Otae. Non poteva fidarsi di lasciarlo fare a nessun altro.

“Posso appoggiare qui le mie cose?” chiese Otae, indicando un mobile che aveva la parte superiore libera.

“Faccia pure. Mi scusi per il disordine, ma non pensavo di avere ospiti.”

“Oh, non si preoccupi, sono abituata. Capito spesso a casa di Gin e quella non è certo messa meglio!”

“Capisco...beh, intanto che lei si sistema...vedrò di mettere un po' a posto...” disse, leggermente in imbarazzo lui, cominciando a raccogliere da terra le cartacce e i panni sporchi che aveva lasciato in giro il giorno prima. Poi si ricordò del disastro che aveva lasciato in bagno – visto che quella mattina era uscito in fretta e furia perché era in ritardo – e ci si fiondò per rimettervi un minimo di ordine.

Nel frattempo Otae stava studiando l'appartamento del suo ospite. Era abbastanza vicino alla sede centrale della Shinsengumi, in un palazzo un po' vecchiotto ma ancora in buono stato. L'appartamento era piccolo, un bilocale con un salotto-cucina striminzito e una sola camera da letto. Il tipico appartamento di uno scapolo dedito al lavoro.
La ragazza lo suppose dal fatto che era spoglio e un po' trascurato.
Nessuna foto alle pareti; pochissimi oggetti decorativi; una televisione talmente vecchia che Otae si chiese se per caso fosse ancora in bianco e nero.
Sorrise tristemente a quella vista. Quell'appartamento non diceva nulla di allegro sul suo proprietario.
In quel momento Hijikata emerse dal bagno.

“Signorina Otae, purtroppo temo di avere il frigorifero vuoto. Vado a prendere qualcosa nel locale qui sotto...che cosa vorrebbe?”

“Del Katsudon, grazie!”

“Bene” disse lui, rimettendosi la giacca per uscire.

“Ah, signor Hijikata...” lo fermò lei prima che se ne andasse.

“Sì?”

“Ehm...Mi scusi se le sto dando tanto disturbo...Non era mia intenzione..”

Hijikata rimase lì un attimo, prima di muoversi.

“Si figuri signorina...”



***



Hijikata scese le scale del palazzo, dirigendosi poi verso il locale d'asporto che era di fronte a casa.
Il proprietario lo vide arrivare e lo salutò con un gesto della mano.

“Buonasera! Anche oggi le preparo un Hijikata-special?”

“Si grazie...e poi...anche una porzione di Katsudon normale.”

“Come?” il proprietario lo guardò strabuzzando gli occhi.

“Che c'è di strano?” chiese, vagamente irritato.

“No, no, niente, mi scusi!” cominciò a dire rapidamente l'uomo “Sono solo sorpreso, in tanti anni che la conosco è la prima volta che ordina qualcosa di diverso!”

“C'è sempre una prima volta...”




***



Hijikata bussò piano alla porta del suo appartamento.
Quasi subito Otae arrivò ad aprirgli.

“Oh...aspetti che le do una mano!”

Hijikata stava per dire “Lasci, non ce n'è bisogno” che Otae l'aveva anticipato, sfilandogli di mano un paio dei sacchetti che stava portando.
Mentre aspettava la cena, Hijikata aveva fatto un salto al market lì vicino per comprare qualche cosa da mettere in dispensa. Così avrebbero avuto qualche cosa da mangiare anche la mattina dopo a colazione.
L'uomo entrò in casa e ci mise un attimo a capire che nel breve lasso di tempo in cui era stato fuori, la sua ospite aveva sistemato la cucina.
Era sicuro di ricordare una pila discretamente alta di piatti sporchi, di cui adesso non v'era traccia. Spostò lo sguardo stupito anche al tavolo, e vide che era stato apparecchiato per la cena.
Hijikata sbatté le palpebre, decisamente stupito.

“Signorina Otae...ma lei...”

“Si, spero che non le dispiaccia...ho messo un po' d'ordine...”

“Ma...non doveva...avrei fatto io dopo...”

“Oh, non si preoccupi...è il minimo che potessi fare, visto tutto il disturbo che si sta dando per me..!”

Hijikata rimase senza parole.
Non gli era mai capitato di venir trattato così gentilmente.
Cercando di non pensarci troppo, si riscosse dal momentaneo torpore in cui era caduto, per poi dirigersi verso il tavolo.
Vi poggiò sopra i due piatti fumanti e attese che la sua ospite si fosse seduta, prima di prendere lui stesso posto.
Estrasse dall'involto la cena di Otae e gliela porse. Quando però toccò alla sua porzione, si sentì stranamente imbarazzato.
Sapeva bene quale era la reazione comune di tutti nel vedere l'Hijikata-special: disgusto.
Per un lunghissimo attimo rimase immobile dov'era, le mani a mezz'aria sospese sopra l'involto che conteneva il suo piatto preferito. E si domandò il perché di quella reazione.
Di solito se ne fregava altamente di quello che gli altri pensavano, ma in quel momento non sapeva bene nemmeno lui perché, non voleva che un'altra persona lo guardasse in quella maniera.
Solo che non era proprio il caso di correre via proprio nel momento in cui entrambi si erano seduti a tavola, e sarebbe stato alquanto sospetto il fatto che lui non mangiasse nulla, visto che aveva una appena comprato da mangiare.
Per cui si limitò a fare un sospiro molto profondo, e scartò la cena, cercando di non incrociare lo sguardo della sua ospite.

“Che cosa mangia, signor Hijikata?” chiese però lei, curiosa come tutti quelli prima di lei.

“Ehm...è l'Hijikata-special...Katsudon con maionese...un sacco di maionese...”

Ne seguì un silenzio imbarazzato.
Hijikata afferrò con inusuale energia le bacchette e si concentrò sul suo piatto; Otae fece lo stesso. Mangiarono in silenzio.
Solo quando entrambi avevano quasi finito, Otae si azzardò a domandare un cosa.

“Ma è buono? Voglio dire...con tutta quella maionese, riesce ancora a sentire il sapore di quello che c'è sotto?”

Hijikata alzò lo sguardo per incrociare gli occhi curiosi di Otae.
Curiosi.
Non sembrava schifata.
Beh, c'era anche da dire che era la stessa ragazza che quando sorrideva sapeva essere più inquietante dell'Amanto più orrendo. Ma non sembrava davvero che fosse disgustata.

“La maionese è un esaltatore di sapore. E a me piace tantissimo!”

“Oh, non ne dubitavo!” disse lei, ridendo appena.

“Posso farle io una domanda?”

“Certo!”

“Perché non le fa schifo tutta questa maionese? Di solito la gente reagisce così”

“Oh, semplice. Una volta assaggiate le mie uova, non c'è nulla che potrebbe essere peggio!” e scoppiò a ridere.

Hijikata la guardò sorpreso.

“Senta, non è che potrei assaggiare?”

Hijikata quasi si strozzò con il boccone che aveva appena ingoiato. Tossì per qualche minuto prima di essere in grado di tornare a respirare normalmente.

“Prego?! Mi scusi, ha detto che vuole assaggiare?”

“Non posso?”

Hijikata si affrettò a negare con la testa.

“No, no! Ma che dice? È solo che sono stupito...!”

“Allora...posso?”

Hijikata rimase ancora un secondo fermo, per vedere se la ragazza fosse davvero sicura di quello che stava chiedendo. Ma visto che non dava segni di dubbio, posò le bacchette e spinse il suo piatto verso di lei.
Otae si rigirò la ciotola tra le mani, afferrò saldamente le bacchette e prese un boccone.
Lo masticò con cautela e ingoiò. Solo che cominciò a tossire.
Hijikata, che si aspettava qualche cosa del genere, fu pronto a passarle un bicchiere d'acqua.
Otae bevve, e la tosse passò subito.

“Ah, mi scusi signor Hijikata! Non pensavo che sapesse così tanto di maionese!”

“...”

“Però...non è così male..!”

“Cosa?” era forse appena caduto un meteorite che lo aveva colpito dritto in testa?

“Non è così male. Forse c'è un po' troppa maionese per i miei gusti, ma non è poi così cattivo, il suo Hijikata-special!”

Si, di sicuro doveva essere così: un gigantesco meteorite lo aveva colpito in testa e ora il suo spirito stava volando verso il paradiso della maionese.




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Angolo dell'Autrice:

Tadan!
Ebbene sì! La coppia di questa storia è formata proprio da Otae e Hijikata!
Beh, per ora non sono ancora coppia-coppia: dovrete pazientare! Ma presto sarete soddisfatti! ^^

Piccola precisazione: So benissimo che i membri della Shinsengumi vivono in sede ma, mi capirete, per esigenze di copione, ho voluto fare che Hijikata avesse un appartamento proprio. Che comunque usa poco, visto che è uno schiavo del lavoro ed è sempre fuori! XD


Ringrazio per le recensioni Sayoko_Hattori e SesshomaruJunior.
Grazie ragazzi, continuate a seguire, mi raccomando! ^_^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 4
*** 4- Quello che ti capita quando fai un pic-nic con leoni e lupi famelici ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo IV:
Quello che ti capita quando fai un pic-nic con leoni e lupi famelici



Otae era da sola in casa.
Hijikata era andato al lavoro e adesso lei non sapeva che fare.
Si era portata dietro un libro che aveva iniziato, ma dopo un po' si era stufata di leggere. Aveva provato a vedere se in televisione davano qualche cosa di interessante, ma le aspettative le erano state deluse.
Per cui non aveva nulla da fare.
E non poteva nemmeno uscire.
Purtroppo le pattuglie della Shinsengumi erano in giro per tutta Edo, e non era il caso per lei di farsi trovare in giro, da sola.
Anche perché aveva promesso a tutti che se ne sarebbe stata buona, in casa, finché quella  spinosa situazione non si fosse risolta.

“Stupido Gorilla, vedi di riprenderti in fretta, o ti concio di nuovo per le feste!” si mise a gridare improvvisamente.

Solo che si sentiva sciocca a parlare da sola, inveendo contro Kondo, per cui non proseguì.
La ragazza sospirò.
Diede un'occhiata in giro, ma non vide nulla di interessante con cui avrebbe potuto distrarsi.
O meglio...

L'appartamento di Hijikata non vedeva una mano femminile da molto – forse da sempre – e la cosa era più che evidente.
Sebbene il padrone di casa la sera prima avesse cercato di mettere a posto come meglio aveva potuto, ancora si notava che vigeva un disordine che solo apparentemente sembrava ordine. Senza contare che c'era anche molta polvere in giro.
Otae sospirò, ma con un sorriso sulle labbra questa volta.
Fece un rapido giro per la casa, individuando con facilità dove erano riposte tutte le cose che le sarebbero servite per fare pulizia completa.
Almeno aveva trovato un modo per passare il tempo.



***


Hijikata rientrò quella sera. Aveva fatto più tardi del giorno prima, per cui era passato direttamente al locale d'asporto per prendere la cena.
Rientrando in casa, per un attimo pensò di aver sbagliato appartamento.
Rimase fermo sulla soglia, cercando di capire che cosa c'era di strano.
Eppure le chiavi avevano aperto la porta.

“Bentornato signor Hijikata!” lo salutò con un cortese sorriso Otae.

“Ma...che è successo qui?!” chiese, con gli occhi fuori dalle orbite.

“Ho pulito un po'”

“Un po'?! Ma...è come se fosse...nuova...” non sapeva bene nemmeno lui come esprimere il concetto. Da che si ricordava, l'aveva vista così pulita solo il primo giorno in cui aveva cominciato ad abitarvi. Non era mai stato un patito delle pulizie, lui.

“Ne aveva bisogno” disse Otae, con un sorriso che sapeva vagamente di scherno.

“In effetti ha proprio ragione...Non sono mai stato un bravo casalingo, purtroppo!”

Otae gli sorrise, senza commentare.

“Oh, vedo che ha portato la cena!”

“Sì...le ho preso di nuovo il Katsudon...spero che le vada bene...”

“Benissimo signor Hijikata!”

I due si sedettero a tavola. Hijikata passò il piatto ad Otae, e di nuovo si stupì.

“Ma...quello...” e indicò il barattolo che Otae aveva poggiato sul tavolo e che ora si stava accingendo ad aprire.

“Sì, spero che non le dispiaccia. L'ho trovato in frigo.”

“Non è scaduto?”

“No, ho controllato. Ho gettato via tutto quello che era andato a male!”

Di nuovo Hijikata si trovò senza parole.
Non solo quella strana ragazza che le era capita in casa tra capo e collo si era dimostrata un'ospite impeccabile, pulendo e riordinando tutta la sua sconclusionata abitazione. Ma si era anche dimostrata tollerante con il suo piatto preferito...e ora stava pure per provarlo.
Infatti Otae aveva preso uno dei numerosi barattoli di maionese che teneva in frigorifero, e se ne stava versando una dose sul suo piatto di Katsudon.
Certo, non era tanta quanto di solito ne metteva lui.
Ma la cosa gli fece uno strano ed inaspettato piacere.

“Allora, com'è?” chiese, sorridendo.

Otae lo guardò per un attimo, sbattendo le palpebre.
E rise.
Afferrò velocemente il tovagliolo che aveva sul tavolo, per soffocare le risate, e cercando di mandare giù il boccone che aveva in bocca.
Ci mise qualche attimo per superare l'attacco.
E intanto Hijikata la stava fissando tra il perplesso e il seccato.

“Mi...mi...scusi...signor Hijikata...Non volevo scoppiare a ridere così...è solo che...mi ha presa alla sprovvista...”

“Sprovvista?!” chiese lui, confuso.

“Sì...non l'avevo mai vista sorridere...mi ha colto di sorpresa!”

“Sorridere?”

“Sì..! Stava sorridendo. Non l'avevo ancora vista sorridere. Per questo mi ha colta di sorpresa. Gin e mio fratello non fanno che dire che lei è un tipo burbero e che non scherza mai...per questo non mi aspettavo che sorridesse!”

Hijikata sentì il sangue affiorargli alle guance.

“Ma...ma...” stava balbettando.

Lui, il Vicecomandante della gloriosa Shinsengumi, stava balbettando.
Otae si ricompose subito.

“Mi scusi, signor Hijikata, non volevo metterla in imbarazzo!”

Hijikata annuì solo con la testa, perché non riusciva ancora a spiccicare parola.

“Mi scusi di nuovo”

Hijikata ripresa a mangiare.
Forse era meglio così.

“Comunque è molto buono. Dovrei abituarmi per sopportare tutta la maionese che mette lei, ma come inizio devo dire che non è niente male.”

Non fosse stato così imbarazzato per poco prima, forse Hijikata avrebbe sorriso di nuovo.



***


Hijikata prese un lungo tiro dalla sigaretta.
Soffiò il fumo fuori dalla finestra del bagno. Otae gli aveva chiesto se poteva non fumare in casa, e a malincuore lui aveva accettato.
In fondo quel piccolo sacrificio poteva farlo. La ragazza aveva detto che non c'era problema se fumava in bagno, con la finestra spalancata, e a Hijikata era parso di aver trovato un buon compromesso, visto che non gli toccava neppure uscire di casa – manco a parlarne di avere un balcone in quella catapecchia!
Certo, era ancora un sacrificio non poter stare con la sigaretta tra le labbra tutto il giorno – cosa che di solito faceva – ma alla fine era giusto così.
Con tutti i favori che Otae gli aveva fatto in quei giorni, anche senza che lui le avesse chiesto nulla, poteva accettare senza ribattere quell'unica richiesta che aveva avanzato.
Diede l'ultimo tiro e spense la sigaretta contro il muro, gettando poi il mozzicone per strada. Lasciò la finestra aperta mentre si lavava i denti e si preparava per andare a letto. Si mise lo yukata che usava per dormire e uscì dal bagno.
Otae era seduta al tavolino, intenta a leggere un vecchio e consunto libro.

Hijikata rimase fermo dov'era, ad osservarla.
Ora che ci pensava, era la prima volta che si soffermava a guardarla bene.
Prima che si presentasse in sede, con Kondo svenuto e sanguinante, l'aveva incontrata solo un paio di volte. Non le aveva mai prestato attenzione più del dovuto, anche perché per tutti Otae Shimura era considerata solo l'innamorata del loro capo. Aveva sentito tante di quelle storie da brivido su quello che faceva a Kondo, che non aveva mai pensato che quell'essere così terrificante, in realtà non era altro che una ragazza, esasperata dall'insistenza di un uomo che non sapeva ricevere un “no” come risposta.

Improvvisamente provò una forte simpatia per lei.
Anche lui doveva stare tutti i giorni a sopportare l'ottimismo senza freni di Kondo, e la sua inadeguata ingenuità.
Gli voleva bene, questo era innegabile. Ma a volte proprio non lo poteva sopportare.
Per questo poté immaginarsi senza problemi quello che Otae doveva aver passato.
E in quel momento la vide per la prima volta.
Fu come se fosse riuscito a mettere insieme tutti i pezzi del mosaico che componeva Otae. Vide perché Kondo si era innamorato di lei.

Era paziente, infinitamente. Era gentile ed estremamente disponibile.
Non si fermava alle apparenze. Cercava di vedere oltre quello che le si presentava davanti.
Era forte e sicura di sé. Era gentile...quando non la si faceva arrabbiare.
Non le dispiaceva la maionese.
Ed era anche bellissima.

In mancanza d'altro, Hijikata quasi si strangolò con la sua stessa saliva.
Quel pensiero improvviso e assolutamente non voluto lo aveva colto di sorpresa.
Trovava Otae...bellissima?
La cercò fugacemente con lo sguardo, come per trovare conferma dei suoi stessi pensieri.
La fissò a lungo e intensamente.

Era seduta al tavolino, impeccabilmente composta. Le lunghe dita sfioravano con delicatezza le pagine del libro che stava leggendo.
La candela poggiata sul tavolino irradiava una calda luce che si modellava morbida sul suo viso dolce. I capelli, per una volta sciolti, le circondavano il collo sottile.

Hijikata cercò di riprendere il controllo di se stesso.

Aveva appena avuto una rivelazione.
Una rivelazione sconvolgente.
Sarebbero stati guai.
Guai grossi.
Questa volta non se la sarebbe cavata con poco.
Di certo non poteva essere una scampagnata quello che stava per affrontare.
Di certo stava andando incontro ad una delle sfide più difficile che avesse mai affrontato.
Questa volta sarebbe stata davvero, davvero dura.
Forse impossibile.

Perché si era improvvisamente reso conto che si stava innamorando di Otae.




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Angolo dell'Autrice:

Ahahah! Le cose si fanno sempre più complicate per il nostro povero Vicecomandante! ^^
Ora si che cominceranno i guai! Ehehe!
Per il prossimo aggiornamento però, dovrete aspettare come minimo domenica prossima: domani parto e starò via tutta la settimana! ^^"
Scusate!!!

Ah, una precisazione: se per caso vi state chiedendo se i titoli hanno un significato, la risposta è...NO!
Ahahaha! Sono come in Gintama: lunghi e senza apparente senso! ^__^


Ringrazio tantissimissimo Gintokina che continua a leggere e commentare! Grazie mille!!
Ehi, voialtri! Commentate anche voi!
Non vi costa nulla, e mi fate solo felice! ^^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 5
*** 5- Se sbatti la testa contro il muro, quello si creperà prima di te! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo V:
Se sbatti la testa contro il muro, quello si creperà prima di te!




“Buongiorno Vicecomandante!”

“'giorno...”

“Tutto bene, signore?”

“Sì, sì, tutto a posto...”

“Ne è proprio sicu...”

“Yamazaki, non hai nulla di meglio da fare a parte stare qui ad assillarmi?!”

“In effetti no...”

Lo sventurato Yamazaki si trovò presto a terra, con un occhio nero e qualche bernoccolo in testa. Quella mattina Hijikata era più irascibile del solito. E a peggiorare il suo umore, ecco anche il sopraggiungere di Okita.

“Hijikata, non hai una bella cera, lo sai?”

“Sì Sogo, lo so. Ho dormito poco.” sospirò pesantemente lui.

“E a quanto pare nemmeno Yamazaki ha una bella cera...si può sapere che ha fatto di male questa volta?”

“Parla troppo...come qualcun altro che conosco..!” minacciò, guardando male il suo sottoposto.

“Oh, davvero?”

“Si, Sogo!”

“Un vero peccato che tu non voglia ascoltarmi. Perché in questo caso non saprai mai che Kondo ha finalmente ripreso conoscenza e...”

“Frena. Kondo si è svegliato?!” chiese, finalmente interessato Hijikata.

“Sì. Stavo giusto per venire a dirtelo.”

“Ottimo. Andiamo a vedere come sta quell'idiota!”



***


“Ahahah! Che bello, quante visite!” rise di gusto Kondo, quando vide tutti i suoi sottoposti al suo capezzale.

Sulla fronte di Hijikata però stavano pulsando numerose venette.

“Sogo, hai dato tu l'avviso a tutti di venire qui, vero?” chiese, mentre un'aura oscura di levava dalla sua persona.

“No, Hijikata. Io ho solo detto che qui c'era una bella infermierina che stava per cominciare uno spogliarello!”

“Ma sei completamente scemo?!” sbraitò Hijikata, cercando di tirare un pugno ad Okita, che però fu abbastanza svelto da schivarlo.

“Vicecomandante, Vicecomandante...ma dov'è lo spogliarello?!” chiese candidamente uno dei suoi sottoposti.

Se non fosse stato per la forte influenza positiva che Kondo esercitava sul suo braccio destro, probabilmente ora metà della Shinsengumi sarebbe stata ridotta in strisce sottili dalla spada di Hijikata.
Dopo aver messo in fuga tutti quanti con la sua sfuriata, e dopo aver cacciato a calci anche Sogo, con la minaccia di affettarlo se solo si fosse azzardato a dire o fare altre cretinate per tutto il resto della giornata, Hijikata si lasciò cadere stancamente sulla sedia posta di fianco il letto del suo superiore.

“Toshi, non dovresti essere così nervoso di prima mattina!” lo rimproverò bonariamente Kondo.

“Tu vedi di non lasciarmi da solo a fare da balia a quel gruppo di deficienti, e vedi che non sono così nervoso!”

“Ahahah!”

“E non ridere come un idiota!” gridò.

Mentre Kondo finiva di ridacchiare, Hijikata prese il pacchetto di sigarette dalla tasca e se ne accese una, fregandosene altamente che in infermeria non si potesse fumare.

“Allora, si può sapere che diavolo hai per la testa?” ora era il momento di Hijikata di fare la ramanzina al suo superiore “Perché diavolo non lasci stare quella ragazza?”

“Perché io la amo, Toshi, dovresti saperlo!”

“Sì, ma lei non ama te!”

“Ancora non lo sa, ma io sono l'uomo giusto per lei!”

Hijikata lo guardò, senza dire nulla per qualche minuto.
Era davvero un idiota.
E gli faceva anche molta pena.
Davvero, il suo cuore smisurato non gli permetteva di rendesi conto della realtà.
Che Otae non lo amava, non lo avrebbe mai amato, e se solo se lo fosse ritrovato davanti un'altra volta, come minimo lo avrebbe evirato.

“Kondo, sul serio. Sei davvero così idiota o ti piace essere pestato da lei?”

“Toshi...”

“No, per favore sii serio questa volta. L'hai esasperata fino al limite. E sei arrivato anche a superarlo quel limite. Se non te ne fossi reso conto, ti ha quasi ucciso. E non credo che la prossima volta ci andrà meno pesante!”

“Guarda che lo so, Toshi...”

“E allora perché non la smetti? Lo sai che stai mettendo nei guai anche tutti noi? Otae ti vuole denunciare, e quando gli altri lo hanno saputo, hanno minacciato di fargliela pagare. Per difendere il tuo onore, sarebbero capaci anche di ucciderla!”

“E tu no?”

“La tua sola fortuna, è che io la testa la so usare!”

Kondo abbassò il capo, pensieroso.
Sapeva bene che se non fosse stato per Toshi, probabilmente la Shinsengumi non sarebbe mai durata così a lungo.
Certo, lui era il cuore e l'anima di quel gruppo di sconclusionati samurai. Ma era Toshi l'unico il grado di tenere a bada tutte quelle teste vuote. Kondo compreso.

“Otae sta bene..?” chiese, dopo lunghi minuti di silenzio.

“Sì, sta bene. L'ho tenuta al sicuro.”

“Tu?”

“E di chi altri potevo fidarmi?”

“Si...mi sa che hai ragione...”

“Allora?” chiese Hijikata dopo un pausa.

“Allora, cosa?”

“Che hai intenzione di fare? Con Otae, intendo. Non credo che ti perdonerà tanto facilmente, ma se non ti fai più vedere, credo che rinuncerebbe a denunciarti.”

Kondo non rispose.
Si limitò a guardare fuori dalla finestra, come in attesa di un segno divino.

“Kondo...ti prego... Sarebbe meglio per tutti, e lo sai anche tu...”

“Non voglio rinunciare a lei...”

“Non vuoi rinunciare alle botte e le ossa rotte?”

“Non è solo quello, Toshi”

-Sì, lo so.-
Avrebbe voluto dirlo, ma si limitò a pensarlo. Forse non era il caso di esternare quel genere di pensieri, in presenza di Kondo.

“Ti prego, pensaci seriamente.” disse alla fine Hijikata, alzandosi per uscire.

Anche se si era ripreso, Kondo appariva ancora fuori forma, e Hijikata si era accorto di quanto si fosse stancato con la loro conversazione.

“Ci penserò...” promise Kondo, prima che Hijikata uscisse.



***


Quella giornata era stata davvero molto, molto stancante.
Aveva passato tutta la mattinata a rincorrere i suoi uomini, che invece di lavorare volevano andare a trovare Kondo.
Hijikata aveva faticato non poco a far loro svolgere tutti gli incarichi richiesti.
E come al solito non c'era nessuno che lo aiutasse.
Nemmeno Sogo era stato collaborativo. Ok che era sadico e godeva nel vedere soffrire le persona, ma almeno con lui poteva fare un'eccezione, porca miseria!

“Hijikata, ti vedo stanco!”

“Sogo, dillo che vuoi che ti faccia a fettine...!”

“Non ci riusciresti in quelle condizioni, Hijikata!”

“Se tu mi avessi dato una mano, ora non sarei così stanco!” sbraitò il povero Hijikata.

“Sei tu il Vicecomandante!”

“Ancora con questa storia! Perché ce l'hai con me Sogo, si può sapere?!”

“Perché voglio essere io il Vicecomandante!” ammise senza vergogna il ragazzo.

Hijikata ghignò al suo indirizzo.

“Beh, se continui a comportarti in maniera così infantile, stai pur certo che non riuscirai mai a diventarlo!”

“Invece sì! Basta che tu muoia!”

Hijikata voleva mettersi a piangere.

“Basta, me ne vado a casa!”

“Ma il tuo turno non è ancora finito!”

“E chissenefrega! Kondo si è ripreso, e tu non vedi l'ora di sostituirmi! Io torno a casa!”

“Hijikata, così ti comporti come un irresponsabile!” commentò Okita, sorridendo sadicamente.

Ma il Vicecomandante era troppo stanco per stare al suo gioco.
Voleva solo tornare a casa e dormire fino al giorno dopo.
Per cui, prese la giacca, se la infilò e uscì da quel luogo infernale.

Aveva fatto solo pochi metri, quando si sentì chiamare.
Stava già mandando al diavolo chiunque fosse stato – e se per caso era Yamazaki, l'avrebbe affettato – quando si accorse che erano quelli della Yorozuya.

“Signor sigaretta! Aspettaci!”

“Ehi, ragazzina. Dovresti avere un po' più di rispetto per la polizia!” commentò piatto al richiamo di Kagura.

“Beh, io che ho detto di male?”

“Lascia perdere Kagura!” si mise in mezzo Shinpachi “Piuttosto, come sta mia sorella? Sono tre giorni che non ho sue notizie!”

“Davvero?”

“Come davvero? Certo che sì! È segregata in casa tua!”

“Sì, ma c'era il telefono.”

Calò un attimo di silenzio.

“Non vi ha chiamato?” domandò stupito Hijikata.

“No” rispose, depresso, Shinpachi. Sua sorella evidentemente non gli voleva bene. Nemmeno per una semplice telefonata.

“Comunque sta bene. Non dovete preoccuparvi”

“Certo che mi preoccupo! Anzi, se davvero hai il telefono, perché non ha ancora chiamato? È perché l'hai legata e imbavagliata, vero? O peggio...l'hai già uccisa! Per vendicare quell'idiota del tuo capo hai ucciso la mia povera sorellina! Buaaaahhhh! Sorella mia!! Come farò senza di te?!”

Hijikata stava per sfoderare la spada, ma Gintoki lo aveva anticipato, colpendo la testa di Shinpachi con la sua spada di legno. Il ragazzo occhialuto svenne, abbandonando sul colpo tutta la tiritera che aveva cominciato.

“Che idiota!”

“Già”

“Ehi, mi assicuri che Otae sta bene?” chiese Gintoki, mentre si caricava in spalla Shinpachi.

“Certo, per chi mi prendi?! Vi ho dato la mia parola che l'avrei tenuta al sicuro.”

Gintoki si limitò ad annuire con la testa.
Non discuteva la parola di un samurai.

“E Gorilla? Si è ripreso?”

“Si, stamattina. Sta abbastanza bene”

“Ah, che fortuna”

“Anche se non sembra intenzionato a lasciar perdere Otae...”

Gintoki rabbrividì.

“Ma allora è davvero un idiota con i fiocchi!”

“A quanto pare...”

“Hai in mente un modo per farlo desistere?”

Hijikata si voltò verso la sede della Shinsengumi.
Era tutto il giorno che ci pensava.
E una mezza idea ce l'aveva, per risolvere definitivamente la situazione.
Solo che aveva una paura tremenda di mettere in atto il suo piano!




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Angolo dell'Autrice:

Eccomi tornata da Londra.
Anche se in realtà vedo che nessuno ha sentito particolarmente la mia mancanza! ç__ç
Ragazzi!!!
Dove siete finiti?!
Davvero questa fiction non vi interessa? Siamo a metà storia, non dovrete seguire ancora a lungo..!
Lo scorso capitolo non ha commentato nessuno, e anche quello prima, ha recensito solo una persona.
Davvero, ditelo se non vi piace...Accetto anche i commenti negativi...
Però non statevene zitti, please! ç__ç


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 6
*** 6- Le situazioni dove vorresti prenderti a schiaffi da solo fino a svenire! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo VI:
Le situazioni dove vorresti prenderti a schiaffi da solo fino a svenire!



Hijikata salì con fatica l'ultimo gradino delle scale. Era in giorni come quelli che ringraziava il fatto di abitare solo al primo piano.
Non ce l'avrebbe fatta a fare un solo altro gradino.
Era esausto, fisicamente e spiritualmente.
E l'idea che aveva avuto per risolvere tutta quella situazione gli aveva dato il colpo di grazia definitivo. Man mano che delineava il suo piano, si rendeva sempre più conto di quanto fosse stupido a volerci provare a metterlo in atto.
Sospirò, per l'ennesima volta in quella lunga, lunghissima giornata.

“Bentornato signor Hijikata!” lo salutò calorosamente come sempre Otae.

Hijikata cercò di raccogliere tutte le buone maniere che gli erano rimaste, e salutò a sua volta Otae.

“Buonasera signorina. Passato una buona giornata?”

“Io si, grazie. Lei, piuttosto, sembra stanco. Ha avuto una giornata difficile, immagino..!”

“Non ne ha proprio idea... Ah, a proposito: ho incontrato suo fratello e il resto della banda”

“Shin? Oh, che sbadata, mi sono dimenticata di chiamarlo!”

“Ecco, appunto. Era un po' preoccupato per lei..!”

“Scommetto che si è messo a frignare come un moccioso, vero?!” chiese lei, ridacchiando all'immagine del fratellino il lacrime e con il moccio al naso.

“In effetti...sì... Dovrebbe telefonargli...era davvero preoccupato. Temeva che non l'avesse  chiamato perché io l'avrei già fatta fuori!”

“Ah, che fratello pedante!”

“Sia brava, lo chiami e lo rassicuri!”

Otae mise su un'espressione abbastanza supponente, ma Hijikata era quasi certo che più tardi quella sera gli avrebbe telefonato.

“Oh, giusto, stavo per dimenticarmene” disse, mentre tirava fuori dal sacchetto la consueta ciotola di Katsudon per cena “Kondo ha ripreso conoscenza..!”

“Alla buonora!” commentò con una nota di irritazione nella voce lei.

“Signorina! L'ha quasi ucciso! Per forza ci ha messo qualche giorno per riprendersi..!”

“Ah, non ci sono più gli uomini di una volta!” proclamò lei, ridendosela di gusto “Sono tutti dei mollaccioni al giorno d'oggi!”

Hijikata preferì non ribattere sull'argomento.
Anche perché non aveva la minima intenzione di contraddire la ragazza.

“E allora...come sta l'idiota?” chiese Otae dopo aver quasi finito la cena.

“Abbastanza bene. Le ossa di gambe e braccia ci metteranno un po' a guarire, ma non dovrebbe avere dei danni permanenti...”

“Peccato..!”

“Signorina...”

“Ok, ok. Scherzavo! Piuttosto...per caso gli ha parlato?”

“In effetti si...”

“E che le ha detto?”

Hijikata prese tempo sorseggiando con estrema calma la sua tazza di the.
Sentiva lo sguardo di Otae fisso su di lui, in paziente attesa.

“Ha ribadito il fatto che è innamorato di lei, signorina. E non ha intenzione di lasciare perdere. Ho provato a farlo ragionare, e sono riuscito almeno ad ottenere la promessa che ci avrebbe pensato seriamente riguardo questa faccenda...ma purtroppo non posso garantire nulla...sa essere tremendamente testardo quando vuole..!” concluse Hijikata, sollevando solo alla fine lo sguardo per incrociare quello della ragazza.

Era curioso di vedere come avrebbe reagito.
Otae lo fissò a lungo, anche se non stava guardando direttamente lui. Gli occhi erano puntati nella sua direzione, ma lo sguardo era lontano, come se stesse guardando qualche cosa oltre. La ragazza si prese qualche minuto per riflettere.

“Sarebbe quasi da ammirare per la sua costanza...”

“No, è solo testardo peggio di un mulo!”

“A suo modo è tenero...”

Al commento di lei, a Hijikata andò di traverso il the che stava bevendo.

“Tenero?!” chiese, stupefatto.

“A suo modo. Non ho mai conosciuto un uomo così costante e dedito ad una solo donna! È  molto lusinghiero..!”

“Scusi se sono inopportuno...ma se lo trova così...”tenero”, perché non gli ha mai dato una possibilità?” domandò lui, curioso.

“Perché non è proprio il mio tipo. E il fatto che sia così insistente, non ha certo aiutato le cose. Avrei – e sottolineo il condizionale – avrei anche potuto dargli una chance, a suo tempo, se solo non fosse stato così precipitoso e insistente. So bene che è una brava persona...ma i suoi difetti purtroppo hanno prevaricato i pregi, e ormai quando lo guardo non riesco a vedere altro che lo stalker che mi ha perseguitata per più di un anno! Sono davvero stanca di questa situazione...” concluse lei, con una certa nota di tristezza nella voce.

Hijikata improvvisamente si sentì in colpa.
In colpa nei confronti di Otae, visto che non aveva mai veramente impedito a Kondo di esagerare. A causa di quello sconsiderato del suo capo, quella ragazza – davvero innocente – aveva passato un anno d'inferno.

“Mi perdoni!” esclamò, dal nulla, sorprendendo molto Otae.

“Di che cosa?”

“Di non aver fatto nulla fino ad ora per fermare Kondo. Se fossi intervenuto prima, lei non avrebbe dovuto subire tutto questo...”

Otae batté rapidamente le palpebre.
Quelle scuse – assolutamente non necessarie – l'avevano molto colpita.

“Oh, signor Hijikata...non deve scusarsi lei... Non ha colpa di quello che è successo...”

“Invece sì, purtroppo. Kondo è un idiota, ma tendenzialmente innocuo. Per questo non pensavo che avrebbe scatenato tutto questo putiferio. È mio compito assicurarmi che nessuno della Shinsengumi faccia casino, e questo vale anche per Kondo...avrei dovuto essere più attento, e rendermi conto che stava esagerando...”

“Signor Hijikata, la prego, non si colpevolizzi!”

Hijikata non rispose, si limitò a sospirare e a chiudere gli occhi.
Si passò una mano sul viso, come per cercare di schiarirsi le idee.
Quel discorso aveva preso una piega inaspettata.
Non si era mai reso conto prima di quel momento di quanto anche lui fosse responsabile di quell'assurda situazione.
Ma lo stesso, non riusciva a sentirsi totalmente in colpa. Perché aveva avuto la possibilità di conoscere Otae, e la cosa, faticava ad ammetterlo anche solo a se stesso, era forse la cosa migliore che gli fosse capitata da un sacco di tempo.

“Signor Hijikata...” lo chiamò piano lei, preoccupata nel vederlo così sconvolto.

Lui alzò una mano, come per dirle di pazientare ancora un momento.
Aveva ancora gli occhi chiusi, e stava ragionando febbrilmente sul da farsi.
Rimasero nelle loro posizioni per alcuni minuti.
Alla fine, Hijikata si sciolse dalla rigida posa in cui era stato. Si sistemò a gambe incrociate, rivolgendosi completamente in direzione di Otae.
Fece un profondo respiro e finalmente si decise a riaprire gli occhi.
Incrociò lo sguardo preoccupato di Otae, e i suoi profondi occhi scuri.
Si concesse non più di un paio di secondi per ammirare il suo volto, prima di cominciare a parlare.
Quello forse era l'ultimo suo discorso prima di venir condannato a morte, ma sentiva che era giusto così.
Per il bene suo, di Otae, di Kondo, della Shinsengumi, e forse di tutta Edo.
Doveva dirglielo.

“Signorina Otae” e per la prima volta da che lei lo conosceva, sembrava impacciato e tremendamente titubante per quello che stava per dire “A questo punto non credo di avere altre opzioni. Kondo non rinuncerà a lei. Lo conosco e so che non cederà mai, anche se lei continuasse a rifiutarlo. Però...sono quasi certo che si farebbe da parte se lei...se lei trovasse qualcun altro che la facesse davvero felice. Qualcuno che anche lui reputa...degno di lei.”

Otae lo stava ascoltando, rapita. Hijikata aveva ragione, per cui annuì.
Il ragazzo fece una breve pausa per riprendere fiato e proseguì.

“Per questo io...io credo che...ecco...”

Hijikata strinse le mani a pugno, cercando di controllarsi.
Era in difficoltà. Diamine se era in difficoltà!
Per il nervoso batté i pugni sul tavolo, pentendosene subito dopo, visto che aveva fatto sussultare Otae con il suo scatto improvviso.

“Otae, perdonami...” era passato a darle del tu, senza quasi accorgersene “...perdonami per quello che sto per dire, ma...credo di essermi innamorato di te..!”

Non ebbe il coraggio di guardarla negli occhi.
Come un codardo distolse lo sguardo.
Aveva una fottuta paura della reazione di Otae.
E non era tanto il timore di una rappresaglia fisica – anni di lotte lo avevano temperato, anche se in effetti non aveva mai avuto come avversario una ragazza. Quello che lo spaventava davvero era come avrebbe risposto alla sua dichiarazione.
Perché, dannazione a lui, volente o nolente le si era appena dichiarato!

Non lo aveva mai fatto in vita sua. O almeno, non in maniera così sincera.
E non sapeva che aspettarsi. Soprattuto visto come era imprevedibile la ragazza in questione.
Erano passati cinque lungi secondi.
E ancora non era accaduto nulla.
Ripreso un po' di coraggio – e minimamente fiducioso per il fatto di non essere stato ancora preso a schiaffi – Hijikata si azzardò a voltare un poco la testa, per vedere che reazioni aveva avuto Otae.
La ragazza stava fissando il tavolo.
Era immobile, gli occhi fissi e le pupille stranamente dilatate. Ogni tanto sbatteva rapidamente la palpebre, e schiudeva la bocca come per dire qualcosa, ma poi la voce non le usciva e lei sigillava di nuovo le labbra.
Passò un intero minuto.
Con cautela e massima attenzione, Hijikata si azzardò a prendere la parola.

“Otae...” la chiamò piano, dolcemente.

La ragazza alzò di scatto la testa, come se si fosse appena svegliata.
Incrociando lo sguardo di lui, involontariamente arrossì, e lui per rispetto distolse immediatamente lo sguardo.
Provò a mormorare qualche parola di scusa, ma prima che potesse dire altro, Otae lo interruppe.

“Signor Hijikata...” ma si interruppe quasi subito, come se si fosse resa conto improvvisamente di una cosa. Non sapeva il suo nome.

“Toshi...” indovinò lui.

“Toshi... Ecco, mi hai presa di sorpresa... Non mi aspettavo che tu...”

“Perdonami, Otae...”

La ragazza fu presa improvvisamente da una strana agitazione, e sentì il bisogno di muoversi. Si alzò velocemente in piedi, ma quando Hijikata provò a fare lo stesso, lei lo bloccò con un cenno della mano.

“No...non importa...ecco... Io credo di avere bisogno di rifletterci su...” e scusandosi, a passi veloci si diresse nell'altra stanza, chiudendosi dietro la porta.

Hijikata, che si era rimasto bloccato in ginocchio – né seduto, né in piedi – rimase qualche attimo a fissare la porta che si era appena chiusa alle spalle della ragazza.
Sospirando, si lasciò andare per terra, prendendosi la testa tra le mani.

“Sono un vero idiota..!”




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Angolo dell'Autrice:

Ed eccoci entrati nel vivo della questione! ^^
Aggiornamento abbastanza veloce...sono a casa malata e non ho molto da fare -.-"
Motivo per cui l'angolo autore oggi non si dilungherà molto.

Ci tengo però a ringraziare SesshomaruJunior, Gintokina e Saku89 che hanno commentato lo scroso capitolo!
Grazie mille ragazzi! ^__^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 7
*** 7- Non tutte le frittate sono un pasticcio di uova ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo VII:
Non tutte le frittate sono un pasticcio di uova



Otae si rigirò nel letto per l'ennesima volta quella sera.
La coperta le si era avvolta attorno il corpo e dovette faticare per riuscire a districarsi da qual groviglio, agitandosi non poco, per riuscire infine a liberarsi da quella trappola.
Nervosamente, si mise seduta. Si passò una mano sulla fronte, come per asciugare del sudore che però era solo immaginario.
Era notte fonda, ma lei non era riuscita ancora a chiudere occhio.
Non ci riusciva.
Le parole di Hijikata le ronzavano in testa senza tregua.

“Credo di essermi innamorato di te..!”

Otae sentì una specie di groppo chiuderle la gola.
Per un attimo non riuscì a respirare, e dovette concentrarsi al suo meglio per riprendere il controllo del suo corpo.
Era stupita.

Stupita, arrabbiata, lusingata, depressa e sorpresa insieme.
Quella dichiarazione l'aveva letteralmente sconvolta!

E non era ancora riuscita a capire quale di quelle numerose sensazione era quella giusta. Non riusciva a fissarsi su di un solo stato d'animo.
Un attimo era arrabbiatissima perché Hijikata la stava mettendo in una situazione ancor più complicata di quanto già non fosse.
Però subito dopo non poteva non ammirarlo per il coraggio che aveva avuto nel confessarsi, a suo rischio vista la fama che aveva di donna violenta.
Poi si dispiaceva anche, perché così anche lui si stava cacciando nei guai. Perché quella dichiarazione voleva dire che si stava mettendo in rivalità con il suo stesso capo, cioè la persona a cui era più legato al mondo.
Poi si arrabbiava di nuovo perché aveva cominciato a fidarsi quasi ciecamente di Hijikata, e ora lui le faceva questo.

Otae sospirò.
Era terribilmente confusa.

Quella situazione non poteva portare a nulla di buono, se lo sentiva.
Ma allora perché non riusciva a cancellare il dolce piacere che aveva provato – e stava tuttora provando – quando lui le aveva aperto il suo cuore?
Con questi e altri mille pensieri Otae, esausta, finalmente si addormentò, in compagnia di sogni molto agitati.


***


La mattina la sorprese con incredibile velocità.
Credeva di essersi addormentata da ben poco tempo, e invece la luce della mattina aveva già invaso la camera.
Otae si mise un braccio sul volto, per schermare gli occhi.
Si sentiva ancora esausta, e si arrabbiò – verso nessuno in particolare a dirla tutta – perché aveva sperato che la notte le avrebbe portato consiglio.
Ma così non era stato.
Un lieve fruscio attirò la sua attenzione.
Oltre la porta, aveva sentito Hijikata muoversi per la stanza.
Immediatamente il cuore prese a batterle furiosamente contro il costato.
Non sapeva che fare.
Era totalmente a secco di idee.
Rimase immobile, sperando di potersi fondere con il pavimento.

Non era abituata a queste situazioni.

Lei, che era cresciuta senza una figura materna, ed era stata addestrata dal padre come un samurai, non aveva mai avuto confidenza con le questioni di cuore.
Certo, aveva letto un sacco di libri, visto una marea di film e soap-opera...ma tutti gli affari di cuore per lei erano ancora un mistero. Non aveva mai avuto modo di sperimentarli di prima persona.
Purtroppo, a causa dell'educazione che aveva ricevuto, e il suo comportamento spesso non troppo femminile, non era mai stata una grande attrattiva per i coetanei che la conoscevano. Troppe volte aveva terrorizzato ragazzini con la sua forza e i suoi modi di fare estremamente violenti. Non lo faceva apposta, all'inizio. Ma ormai quel modo di fare era diventato abituale per lei, e ormai non ci faceva più caso.

E si era abituata a non venir trattata come una ragazza.

Shin l'aveva spesso rimproverata su questo argomento. “Se continui a comportarti in questo modo, terrorizzerai tutti gli uomini!”
Anche Gintoki, una volta, l'aveva presa in giro dicendole che doveva solo ringraziare che Gorilla si fosse interessato a lei. Doveva sposarlo assolutamente, altrimenti non avrebbe mai più trovato nessuno che se la sarebbe presa, e sarebbe rimasta una vecchia zitella per il resto dei suoi giorni.
Beh, lei li aveva picchiato – sia Gin che suo fratello – perché non dovevano permettersi di fare dei commenti sulla sua vita privata. Ma a dirla tutta non si era mai posta il problema di rimanere una zitella.

Con l'apparizione di Kondo – il suo primo vero spasimante – la vita di coppia le era sembrata ogni giorno meno allettante, e aveva preso ad allontanare istintivamente tutti quelli che anche solo potevano pensare di poterla avvicinare.
Si era difesa.
Ma forse ora si stava rendendo conto che si era difesa fin troppo.

Il rumore di una padella sul fornello la distrasse dai suoi pensieri.

Lentamente di mise seduta.
Hijikata era in cucina e si era messo a cucinare.
La cosa la sorprese molto, perché lui stesso le aveva confidato che non amava cucinare: non aveva mai imparato, e se poteva, non si metteva di sua spontanea volontà a fornelli.
Però quella mattina stava cucinando.
In pochi attimi, la casa fu invasa dal profumo delle uova.
Otae sentì una fitta al cuore. Le ricordava terribilmente le mattine della sua infanzia, quando suo padre cucinava per lei la colazione.
Istintivamente, la ragazza si alzò dal letto.

Cercando di fare meno rumore possibile, si diresse verso la porta della stanza.
La socchiuse delicatamente, per sbirciare nell'altra stanza.
Hijikata le dava le spalle, chino sulla padella a controllare la colazione.
Otae spostò lo sguardo e notò che il tavolo era stata apparecchiato per due persone.
La ragazza richiuse la porta, ritirandosi un poco.
Era sempre più confusa.
La sua mente stava lavorando a livelli incredibili, per riuscire a dare un senso a tutta quella storia.
Non era affatto dispiaciuta, ora che ci pensava, di quella situazione.
Lei, che aveva sempre allontanato gli uomini, ora era lì, in casa di uno di loro. Avevano convissuto per tre giorni, e la cosa non l'aveva minimamente disturbata.
Forse perché il suo ospite era stato incredibilmente gentile, ma lei si era proprio sentita...a suo agio.
Otae tremò impercettibilmente.

In quei tre giorni aveva avuto modo di conoscere Toshi Hijikata.
E non il “demoniaco Vicecomandante della Shinsengumi”, il samurai inflessibile.
No, aveva conosciuto Toshi Hijikata.
E lo aveva trovato incredibilmente una splendida persona.
Anche se aveva sentito peste e corna sul suo conto dai racconti di suo fratello, non aveva trovato nulla del genere in lui.
Era serio, si, non esattamente una persona solare. Ma era anche gentile, educato e rispettoso.
Era un uomo straordinario.
Otae si portò una mano a coprire la bocca tremante.
Lentamente, sentiva di stare riuscendo a mettere insieme tutti i pezzi.



***


Hijikata sentì la porta della camera da letto aprirsi.
Non si voltò finché non percepì i passi di Otae che si stava avvicinando. Rimase in attesa, e solo quando non sentì più la ragazza muoversi si girò.

“Buongiorno, signorina Otae” la salutò, cercando di mantenere un'espressione e un tono di voce quanto più neutri possibile.

Si soffermò non più di mezzo secondo sul suo viso.
Non riuscì a leggerne l'espressione.

“Buongiorno, signor Hijikata” rispose lei, lo stesso tono di voce monocorde.

Toshi rispose con un leggere cenno della testa.
Non sapeva che doveva fare, per cui si limitò ad essere un buon ospite.

“Ha preparato la colazione?” chiese Otae, indicando la padella sul fuoco.

Hijikata annuì.

“Che strano, eppure mi aveva detto che non sapeva cucinare!”

Il ragazzo si limitò di nuovo ad annuire, anche se questa volta permise a se stesso di alzare lo sguardo per incrociare quello di Otae.
La ragazza stava sorridendo. Era solo un accenno di sorriso, ma almeno aveva abbandonato l'espressione imperscrutabile che aveva avuto in precedenza.
Leggermente rincuorato, Hijikata si decise a risponderle a parole.

“Beh...in effetti sì. Non volevo che andassero a male le uova. Prego, si sieda intanto. È quasi pronto..!”

Otae fece come richiesto e andò a sedersi al suo abituale posto.
Hijikata si voltò completamente verso il fornello, cercando di mantenere la calma.
Un minuto dopo la colazione era pronta e Hijikata la servì nei piatti.

“Frittata?” chiese leggermente stupita Otae.

“Sì...” azzardò lui “Spero che le piaccia...non sono un cuoco provetto, ma con le frittate me la cavo abbastanza..!”

Otae si rigirò la forchetta in mano per un attimo, continuando a fissare il piatto che aveva davanti.
Hijikata trattenne il respiro, mentre lei prendeva il primo boccone.
E si stupì tantissimo quando vide che gli occhi le si illuminavano.

“Ma è buonissima!”

Hijikata deglutì, tirando poi un sospiro di sollievo.

“Davvero le piace?”

“Certo! Che cosa ci ha messo dentro...vediamo... Direi un po' di cipolla...e del formaggio, vero?”

“Si” rispose lui, il cuore che aveva ripreso a battere, anche se un po' più veloce del normale.

“E c'è anche qualcos'altro...ma non riesco a capire che cosa...”

“Menta” rispose Hijikata “Ci ho messo dentro anche qualche foglia di menta...”

Otae fissò prima la frittata, poi il cuoco.

“Davvero squisita!” decretò, sorridendogli.

Hijikata borbottò un ringraziamento, per poi abbassare il viso, per non farsi vedere mentre sorrideva.
Consumarono la colazione in silenzio.
Quando infine entrambi ebbero posato le forchette sul tavolo, Otae prese di nuovo la parola.

“Signor Hijikata...”

E lui alzò il volto su di lei. Aveva cercato di fissarla il meno possibile, e lei se ne era accorta. Si sentiva terribilmente imbarazzato, ma aveva cercato comunque di nasconderlo come meglio aveva potuto.

“Sì...signorina Otae..?”

Otae sentì che il cuore le stava martellando furiosamente in petto. Sentiva il suo rimbombo anche nelle orecchie.

“Ecco...io volevo scusarmi con lei, signor Hijikata...”

“Come? Scusarsi?”

“Sì...ieri sono stata scortese con lei...”

“Ma no...”

“Ecco...io...” e si bloccò.

Era terribilmente furiosa con se stessa per il fatto che non riusciva a trovare le parole per esprimersi.
Hijikata rimase in silenzio, in dolorosa attesa. Dolorosa perché sentiva che ancora poco e avrebbe visto il suo cuore schizzargli fuori dalla gola, dove se lo sentiva battere.
Otae intrecciava e scioglieva le dita delle mani tra di loro in continuazione, a causa dell'agitazione. Prese un respiro profondo, e si decide a dire tutto.

“Signor Hijikata, lei ieri mi ha messo in difficoltà. Parecchio in difficoltà. All'inizio pensavo che stesse scherzando, che mi volesse prendere in giro. Ma ho subito capito che lei non lo farebbe mai. Quindi mi sono arrabbiata, perché pur conoscendo bene la situazione in cui mi trovo, lei ha provveduto a renderla ancor più difficile. Anche se in realtà, anche lei così ci è andato di mezzo. Ha cercato di trovare una soluzione che risolvesse nella maniera più onorevole possibile tutta questa situazione. Per questo provo molta ammirazione. Però...”

-Ecco, ci siamo, arrivano i però...- pensò mortificato Hijikata.

“Però...lei mi ha confusa...”

Hijikata alzò di scatto il volto. “Confusa..?!”

Otae distolse velocemente lo sguardo, arrossendo appena.

“Beh, in realtà sono io che mi sento confusa...su me stessa. Deve sapere, signor Hijikata, che a parte Gorilla, nessun uomo ha mai voluto avere a che fare con me. E anche Kondo, in realtà sono sicura che si sia innamorato di me solo perché quando l'ho conosciuto mi ha suscitato pietà e ho provato ad essere gentile con lui. Non credo che mi avrebbe mai amata se mi avesse conosciuta veramente.” Otae abbassò ancora la testa, come se quello che stava dicendo fosse un peso che le gravava addosso.

Hijikata non disse nulla.
Non fece commenti, tanto era rapito dalla sua voce.

“Per questo mi sono sentita confusa quando lei ha detto di amarmi, signor Hijikata. Lei mi conosce, sa benissimo quello che sono in grado di fare anche ad un samurai perfettamente addestrato. Sa che ho un carattere pessimo e che non sono il massimo della femminilità. Ma nonostante tutto questo, lei dice di essersi innamorato! Capirà che la cosa per me è semplicemente incredibile..!”

Hijikata non riuscì più a stare zitto.

“Signorina Otae! Non mi interessa quello che lei può farmi. Io...io credo di averla conosciuta davvero in questi tre giorni. Decisamente molto più di quanto ha potuto fare Kondo in un anno di persecuzione! So che in realtà lei è gentile e anche molto dolce...quando vuole...! So bene quello che è in grado di fare, solo il primo che se ne rende conto...ma ho deciso che non mi interessa. Mi perdoni per la presunzione, ma io la vedo così la questione. Lei potrà anche essere la donna più manesca e pericolosa di Edo, ma mi ha fatto innamorare lo stesso. Non su questo non ci posso fare nulla..!”





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Angolo dell'Autrice:

Scusate se il capitolo è un pò troncato in mezzo al discorso, ma o lo chiudevo qui, o sarebbe andato avanti ancora per un chilometro! °_°
Ma non disperate! Prometto che il prossimo capitolo lo aggiungerò lunedì...massimo martedì sera, a seconda di quanti commenteranno, ohohoh!. ^^ Ma vi prometto che vi diverterete parecchio, promesso!
Hijikata un pò meno, ma alla fin fine, se non c'è qualcuno che soffre, mica c'è gusto a scrivere in Gintama! Ihih!

Ringrazio veramente tantissimo saku89 (era bellissima la recensione, non ti preoccupare! ^^) e Gintokina che fedelmente continuano a seguire e commentare (anche se, Gintokina, hai commentato nel primo capitolo, e non ho visto il commento se non oggi... ^^" e poi, dai, non puoi essere un pò conprensiva con la povera Otae? Anche lei merita di essere felice, o no? ^^ ahahah!)


Ah, la frittata di Hijikata è in realtà una mia ricetta. v__v
Viva le frittate alla menta! ^_^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 8
*** 8- I cambi di scena esplosivi non sono mai consigliabili ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo VIII:
I cambi di scena esplosivi non sono mai consigliabili




“Per questo mi sono sentita confusa quando lei ha detto di amarmi, signor Hijikata. Lei mi conosce, sa benissimo quello che sono in grado di fare anche ad un samurai perfettamente addestrato. Sa che ho un carattere pessimo e che non sono il massimo della femminilità. Ma nonostante tutto questo, lei dice di essersi innamorato! Capirà che la cosa per me è semplicemente incredibile..!”

Hijikata non riuscì più a stare zitto.

“Signorina Otae! Non mi interessa quello che lei può farmi. Io...io credo di averla conosciuta davvero in questi tre giorni. Decisamente molto più di quanto ha potuto fare Kondo in un anno di persecuzione! So che in realtà lei è gentile e anche molto dolce...quando vuole...! So bene quello che è in grado di fare, solo il primo che se ne rende conto...ma ho deciso che non mi interessa. Mi perdoni per la presunzione, ma io la vedo così la questione. Lei potrà anche essere la donna più manesca e pericolosa di Edo, ma mi ha fatto innamorare lo stesso. Non su questo non ci posso fare nulla..!”


Otae si morse il labbro inferiore. Hijikata sembrava così dannatamente serio che lei si sentiva come se stesse ondeggiando su di una barca poco stabile.
Nessuno aveva mai visto in lei una vera ragazza, una donna con quanto di femminile avrebbe dovuto avere. Per tutti, ma anche per se stessa, era sempre stata un maschiaccio, un ragazzo con un corpo a curve.
Ma ora, lui le stava dicendo che andava bene anche così come era. Che la accettava, manesca e pericolosa come era.
Non stava scherzando. Anche lei era aveva avuto un addestramento da samurai, e sapeva bene che uomini come lui non dicevano mai cose del genere alla leggera. Ma anche se non fosse stato un uomo onorevole, in quel momento poteva leggergli negli occhi pura determinazione.

“Signorina Otae...non voglio in alcun modo crearle altri disturbi. Avevo...sentivo il bisogno di dirle quello che provavo. Ma non chiedo nulla in cambio. Se lei non se la sente, non c'è alcun bisogno che lei faccia nulla. E può star pur certa che non la assillerò. Non voglio infastidirla, non potrei mai permettere che lei si senta male per causa mia...!”

Otae rimase in silenzio ancora un po', poi improvvisamente ridacchiò piano.

“E immagino che non voglia nemmeno trovarsi ferito come il suo capo..!”

Hijikata sorrise appena anche lui.

“No di certo. Conosco i limiti, e non li supererò” sentenziò, di nuovo perfettamente serio.

Otae sospirò piano.
Chiuse gli occhi qualche secondo, prima di riaprili per fissare direttamente Hijikata.

“Io... Mi fa molto piacere quello che lei ha detto, signor Hijikata. Davvero. Non c'è mai stato nessuno di così gentile con me. Per questo...”

Hijikata trattenne il respiro. E sentì di nuovo il cuore che gli era schizzato in gola. Aveva avuto l'impulso di portare le mani sul collo, come per bloccare il frenetico martellare del suo cuore pulsante, ma era così teso che non era riuscito a muovere un solo muscolo.

“Per questo posso dirle che...che per me...per me lei è davvero una persona con cui vale la pena provare...”

Hijikata vide le guance di Otae diventare improvvisamente scarlatte e nello stesso istante fu come se il cuore gli fosse davvero schizzato fuori dal petto.
Tremava leggermente, e dovette fare un grande sforzo per riuscire a parlare.

“Sul...sul serio? Voglio dire...davvero se la sente..?”

“Non so bene ancora che potrà esserci, signor Hijikata. Mi sento in dovere di avvertirla. La cosa è stata improvvisa e sono ancora confusa...”

“Mi creda, lo è anche per me..!”

Otae gli sorrise teneramente.

“Solitamente non credo che accetterei così...alla leggera...di imbarcarmi in una relazione” e di nuovo Otae arrossì, nel pronunciare quella parola che sembrava concretizzare tutta la situazione “Ma sono davvero sicura che lei è un persona straordinaria. E sarei una pazza a lasciarmi sfuggire questa occasione...!”

Hijikata si lasciò andare in un vero e straordinariamente aperto sorriso.
Era un sacco di tempo che non era così felice.
Troppo.

Cercando di non cascare a terra – visto che si sentiva ancora le gambe molli – Hijikata si alzò dal suo posto per andare a sedersi di fianco alla ragazza, eliminando l'impedimento del tavolo.
Anche Otae si voltò verso di lui, e sussultò appena quando sentì che lui le prendeva una mano.
Aveva le mani ruvide e callose, proprie di chi ogni giorno usa la spada. Ma erano calde,e a loro modo anche morbide.

“Non sono bravo in queste cose...ma ti prometto che, finché mi vorrai...io sarò qui, per te, Otae!”

La ragazza arrossì nuovamente.
Si sentiva le guance in fiamma, ma cercò di non badarvici.

“Mi preparerai ancora la frittata?” chiese, quasi di getto.

Hijikata si trovò un attimo spiazzato dalla domanda, che gli sembrava poco attinente.
Ma poi sorrise, sincero.

“Quando vorrai..!”

E si perse, negli occhi di lei. Così caldi e dolci.
I due si guardarono per quelle che parvero ore.
Senza dire una parola, senza muoversi, semplicemente si guardavano.

Hijikata teneva ancora la mano di Otae. Sentiva li dolce tepore di quelle piccole mani tra le sue. Senza pensarci, alzò una mano. La avvicinò lentamente al viso di lei.
Le dita tremavano leggermente. Era così tanto tempo che non aveva una donna. E ancor di più che non aveva qualcuno da amare, e adorare.
Lentamente, con delicatezza, come se temesse di farle del male, poggiò i polpastrelli sulla sua guancia. Otae chiuse istintivamente gli occhi e Hijikata non poté non adorare la sua espressione di malcelata gioia. Accarezzò la guancia della ragazza, quasi timidamente. Seguì il profilo del viso, fino alla mascella. Ne seguì il contorno, per poi tornare indietro.
Quando tornò sul mento, si fermò.
Indeciso.
Lentamente, con le dita che tremavano sempre di più, risalì fino alle labbra.
Otae teneva ancora gli occhi chiusi, e sotto il suo tocco, Hijikata sentì che stava tremando.
Con tremenda delicatezza, sfiorò le labbra sottili della ragazze. Le accarezzò.
Lei socchiuse gli occhi, incredibilmente umidi.
Hijikata si perse di nuovo nel suo sguardo profondo.
E senza che se ne fossero accorti, entrambi si erano mossi impercettibilmente uno verso l'altra, quasi nello stesso momento.
Ognuno sentiva il calore che l'altro corpo emanava.
E ora non era solo Otae a tremare.
Con delicatezza, Hijikata portò entrambe la mani a lato del viso di Otae. Socchiuse gli occhi e lei fece lo stesso.
Le loro labbra dapprima si sfiorarono soltanto.
Si posarono le une sulle altre come per caso. Solo per un attimo.
Bastò per sentire la morbidezza e il calore, il gusto delle labbra dell'altro.
Ma non era abbastanza.
I volti si avvicinarono di nuovo, questa volta con maggior sicurezza.

“Maledetto Hijikata! Fammi entrare! Sorella mia, dimmi che stai bene!!”

Toshi aveva fatto un salto di lato di almeno due metri. E anche Otae si era talmente spaventata che aveva rovesciato metà delle cose che erano poggiate sul tavolo.
E intanto da fuori si continuavano a sentire i colpi che Shinpachi stava tirando alla porta dell'appartamento per farsi aprire, nonché le patetiche invocazioni alla sorella.

“Sorella, ti prego dimmi che non sei morta..!”

“Ma sei lei morta, lei non può mica risponderti!”

“Kagura!” si sentì sbraitare Shinpachi “Non dire queste cose!”

“Beh, che c'è di male...è vero che i morti non parlano, vero Gin?!”

“In effetti ha ragione, Shinpachi”

Hijikata si era rialzato da terra. Dannazione a loro, si era preso un colpo tremendo!
Anche Otae si era ripresa dallo spavento, e ora Hijikata poté notare con terrore, che si stava rimboccando le maniche, con fare molto agguerrito.

“Otae...” la chiamò piano.

“Questa volta lo ammazzo! Quel maledetto fratello non ne fa mai una giusta!”

Hijikata sorrise senza farsi vedere da lei.
Nonostante stesse pontificando su come uccidere il fratello, aveva ancora le guance rosse. Hijikata non trovò altro aggettivo per descriverla. Adorabile.

“Non mi interessa! Aiutatemi a buttare giù la porta piuttosto!”

Toshi si voltò subito verso la porta.

“Non vi azzardate a farlo, brutti idioti! Vi faccio pagare i danni se mi rovinate la porta!”

Dall'altra parte, si sentì Shinpachi sbraitare con maggior enfasi di prima, e con una strana nota di isterismo nella voce.

“Ma allora ci sei, brutto criminale! Fammi entrare e ridammi mia sorella!”

Hijikata fulminò il ragazzo occhialuto attraverso la porta, ma si convinse ad andare ad aprire, prime che gliela sfondassero davvero.
In quel momento la porta e buona parta del muro attorno esplosero.
Hijikata si buttò immediatamente a terra, anche se non riuscì ad evitare tutti i calcinacci.
Non aveva visto nulla, ma sapeva, sentiva, era certo di che cosa fosse successo.

“SOGO! Questa volta ti ammazzo sul serio!” strillò Hijikata non appena si rialzò da terra.

E infatti, attraverso il polverone che si era levato, vide sulla ex soglia di casa sua quattro figure. Il fratello di Otae, la ragazza vestita alla cinese, Sakata, e il sadico Sogo Okita.
Hijikata si avventò immediatamente su di lui, afferrandolo per il bavero della giaccia, scuotendolo come un vecchio orsacchiotto di pezza.

“Ma che diavolo ti è saltato in testa?! Volevi uccidermi? Eh, volevi uccidermi?!”

Stava per cominciare una nuova sequela di imprecazioni, quando si rese improvvisamente conto di una cosa.

“Sorella!” Shinpachi era corso all'interno della casa, per soccorrere Otae.

La ragazza era a terra, semisdraiata, e stava tossendo. Hijikata si fiondò immediatamente al suo fianco, per vedere se era ferita.
Shinpachi stava già sommergendo la sorella con un'infinità di domande, ma Otae aveva alzato una mano per fargli smettere di fare storie.

“Sto bene. Sul serio!” disse, cercando per un attimo gli occhi di Hijikata, per comunicargli che stava davvero bene “Mi sono solo spaventata, e la polvere mi ha fatta tossire..!”

“Meno male” sospirò di profondo sollievo Shinpachi.

Anche Hijikata ringraziò tra sé e sé il cielo.
E poi si volse con sguardo omicida verso l'autore di tutto quel putiferio.

“Sogo!” lo chiamò con una voce che non prometteva nulla di buono.

“Sì, Hijikata?” domandò lui, con la sua solita espressione da santerellino.

Hijikata lo fissò per lunghi attimi, sempre con sguardo furente.
All'improvviso alzò una mano come a volergli dare uno schiaffo.
Okita strinse involontariamente gli occhi per ricevere il colpo. Che però non arrivò.
Con prudenza si azzardò ad aprire un occhio.
Hijikata era ancora di fronte a lui. Solo che aveva abbassato la mano e ora lo stava guardando con uno strano sorriso storto.

“Mi pagherai i danni. Fino all'ultimo centesimo.”

Okita sbuffò, ma sempre con il suo sorriso sadico stampato in volto. Non era poi tanto male come punizione.

“Inoltre” Hijikata non aveva ancora finito “Sei sospeso Sogo. A tempo indeterminato!”

Ad Okita si spalancò la bocca dallo stupore.

“Ma...ma...” balbettò “Non puoi! Hijikata!”

“Io il Vicecomandante, a me le decisioni!”




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Angolo dell'Autrice:

Eccomi! ^^
Questo capitolo mi piace tantissimo! ^^
Aaaaah! Viva la tenerezza! Sono una coppia improbabile, ma sono troppo teneri insieme! ^^
E sono anche molto felice che la storia vi stia piacendo! Non sapete quanto mi rendete felice dicendo che vi piace! Davvero!
Vi ringrazio tantissimo per le bellissime recensioni che mi lasciate!
Grazie Gintokina, grazie saku89, grazie SesshomaruJunior!
E' grazie a voi se continuo a scrivere! So che ne vale la pena! ç__ç Grazie!

Passando a cose più frivole.
Mi siete sembrati interessati alla frittata alla Beat, per cui vi lascio la ricetta. ^^

Ingredienti:
Uova (3 ogni due persone)
Latte qb
Un pizzico di sale
Un pizzico di pepe
Formaggio grattuggiato
Cipolla tagliata a fettine sottili sottili
Qualche foglia di menta spezzettata
Lavorazione:
Mettetele uova in una terrina (altrimenti detta ciotola, ma terrina fa più figo) e sbattetele con una forchetta.
Aggiungete latte e formaggio (sempre continuando a girare l'impasto), mettete sale e pepe (andate a occhio... non vi consiglio di assaggiare, perché l'uovo crudo fa abbastanza schifo..!), e per finire aggiungete cipolla e menta.
Date un'ultima rimescolata e versare il tutto in una padella precedentemente messa a scaldare con un pò d'olio dentro.
La lasciate cuocere (toccatela il meno possibile, altrimenti si rompe e diventano uova strapazzate), e giratela quando il lato della padella comincia ad essere bello cotto.
Sappiate che girare la frittata è quanto di più difficile ci sia nel mondo della cucina, e finché non sarete un cuoco professionista che la fa saltare facendola volteggiare per aria, vi consiglio di chiedere aiuto alla prima persona competente in giro. Comunque il mio metodo è mettere un piatto sopra la frittata, girare la padella e far scivolare di nuovo la frittata nella padella (questa volta dall'altro lato). Sappiate però che non è certo un metodo perfetto... -.-
Comunque sia, se riuscirete a sorvolare se questo particolare, voilà, la vostra frittata è bella che pronta da mangiare.
Bon apetit! ^o^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 9
*** 9- Voglio prendere una pala e seppellirmi sotto tre metri di terra! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo IX:
Voglio prendere una pala e seppellirmi sotto tre metri di terra!



“Te la senti?” domandò cauta Otae.

Hijikata fece un respiro profondo.

“Credo di sì...”

Otae gli posò una mano sul braccio, per cercare di rassicurarlo.

“Se non sei pronto possiamo aspettare. Tanto per un altro po' non darà fastidio..!”

Hijikata meditò sul concedersi ancora qualche settimana.
Ma scosse la testa quasi subito, come per liberarsi da quel pensiero fugace.

“No. Non posso fargli questo. Glielo devo...almeno la sincerità...”

Otae gli sorrise teneramente.

“E tu..? Te la senti? Non credo che saranno d'accordo..!” domandò a sua volta Hijikata.

“La cosa non mi interessa. Se non gli sta bene, possono anche non sperare che gli rivolga ancora la parola!”

Fu il turno di Hijikata di sorridere.

“Non credo che ne sarebbero felici. E nemmeno tu..!”

Otae sbuffò, ma non negò.
Timidamente, cercò la mano di Hijikata con la sua.
Lui gliela strinse, cercando di infonderle coraggio.

“Andrà tutto bene!”

“Se ci sei tu, sì!”

Si guardarono negli occhi per infiniti attimi, per poi lasciarsi andare la mani.
Otae si avviò lungo il corridoio, per ritornare dagli altri.
Hijikata attese un paio di minuti, prima di imitarla.
Con passo sicuro si diresse verso l'infermeria della Shinsengumi.

Era giunto il fatidico momento.

Lui e Otae stavano per dire a tutti – soprattuto a Kondo – che stavano insieme.
Era passata quasi una settimana da quando Okita aveva fatto saltare in aria l'appartamento di Hijikata. E sebbene il ragazzo fosse impiegato a tempo pieno nella riparazione del danno che aveva causato, la casa non era ancora abitabile. Per questo Hijikata aveva dovuto per forza trasferirsi in sede, e Otae aveva fatto ritorno a casa sua. Anche perché ormai Kondo si era ripreso, e aveva proibito a chiunque di anche solo pensare di fare del male ad Otae. Non c'era quindi più bisogno che Toshi la sorvegliasse.
Il risultato era stato che non si erano più potuti vedere per tutta la settimana.

Otae era ancora sorvegliata incessantemente dal suo zelante fratellino, ed era stato praticamente impossibile per loro due vedersi senza che Shinpachi lo sapesse.
Per cui, visto come era la loro attuale situazione, avevano deciso che non si poteva più aspettare.
Quell'oggi avrebbero resa pubblica la loro relazione.
Certo, temevano grandemente le reazioni – probabilmente negative – che amici e parenti avrebbero avuto. Ma la cosa non importava.
Loro avevano diritto ad essere felici.
In pochi attimi Toshi era alla porta dell'infermeria. Davanti vi erano appostati i tipi della Yorozuya, Otae e uno dei suoi sottoposti.

“Che diavolo ci fai qui?” chiese seccato all'indirizzo del collega.

“Il capitano Okita mi ha chiesto di impedirvi di cominciare qualunque discorso se prima lui non sarà arrivato, Vicecomandante!” commentò con voce leggermente tremante l'uomo interrogato.

“Sogo è sospeso dal servizio, se ben ricordo..!”

L'uomo prese a tremare ancor più violentemente. A quanto pareva era terrorizzato.
In quanto Vicecomandante, Hijikata aveva praticamente potere di vita e di morte su tutti loro.
Ma dall'altra parte c'era Sogo Okita, che aveva comunque potere di morte su di lui.

“Non....mi dispiace signore...”

“Ah, non sai la novità Hijikata? Kondo mi ha reinserito!”

Parli del diavolo e ne spuntano le corna.
Okita stava sopraggiungendo proprio in quel momento.

“Cosa?”

“Sono di nuovo in servizio!”

“Proprio no! Perché non sei a sistemare il danno che hai fatto a casa mia?!”

Okita sembrò ignorare la domanda, perché si rivolse a Gintoki.

“Ehi amico. Se vi pago la riparate voi?!”

Gintoki alzò svogliatamente le spalle, mentre Kagura di metteva prontamente sull'attenti.

“Ho detto di no!” protestò Hijikata “Lo devi fare tu, Sogo! Hai fatto il danno e ora lo ripari!”

“Infatti lo sto riparando!”

“Non delegare!”

“Come sei pedante, Hijikata..!”

Il Vicecomandante sospirò.
E la parte peggiore della giornata doveva ancora arrivare.

“Allora? Come mai questa riunione improvvisa?” chiese, di nuovo felice e spensierato Okita, come se nulla fosse.

“Tu non sei stato invitato!” sbraitò Hijikata, la mano che andò a impugnare la spada. “Vattene, non sono cose che ti riguardano!”

Okita non rispose.
Si limitò a fissare Hijikata con il suo sadico sorriso.
Ok, o lo uccideva, o non se ne sarebbe mai liberato.
Aveva già estratto per metà la lama della katana, quando sentì il lieve tocco di Otae sul braccio, che cercava impedirgli di dare la giusta fine a Sogo.

“Su, signor Hijikata. Non ci vedo nulla di male se anche lui partecipa!”

Hijikata dovette a malincuore desistere dai suoi propositi sogocidi.
Rinfoderò la spada e fece un respiro profondo.



***


“Allora, si può sapere perché siamo qui?”

Erano tutti in infermeria, disposti a semicerchio intorno il letto di Kondo.

“È vero. Toshi, non ci hai ancora detto che succede? Perché volevi parlare con tutti noi?”

A Hijikata quasi si strinse il cuore. Era sicuro che una volta concluso a Kondo non avrebbe voluto essere stato così curioso.
Hijikata prese un profondo respiro.

“Allora. Kondo, hai riflettuto su quello che ci siamo detti l'altra volta?”

Kondo annuì.
Spostò lo sguardo in direzione di Otae e le sorrise.
Lei cercò di rimanere impassibile, per quanto ci riusciva.

“Sì. Ci ho pensato...ma ora come ora non credo che riuscirei a stare lontano da Otae.”

Si sentirono molti sospiri tra i presenti.

“Ma allora sei davvero un idiota!” commentò Gin, esprimendo il pensiero comune.

“E pure masochista!” aggiunse Shinpachi.

“Sì, come Sacchan! Ehi, perché non li facciamo mettere insieme, loro due? Sarebbero una bella coppia, si assomigliano!”

“Ma no Kagura! Un masochista non va bene con un altro masochista. Al massimo con un sadico!”

“Quindi Sacchan va con il piccolo Shinsengumi?”

“Chi è piccolo, mocciosa?!” ribatté Okita al commento di Kagura “E chi diavolo è Sacchan?”

“Oh, a te non piace Sacchan?” domandò la ragazzina, che ormai era partita per la tangente con i suoi disporsi sgangherati “Allora se non ti piace lei, tu ti metti con Gorilla!”

“La volete piantare?!” gridò al limite dell'esasperazione Hijikata.

Immediatamente scese un rispettoso silenzio.
Rispettosamente terrorizzato.

“Quindi” riprese il discorso Hijikata, sbuffando “Tu non intendi rinunciare a lei, giusto?”

“Giusto” confermò Hijikata.

“Ma, se – e ripeto – se la signorina Otae trovasse un altro uomo....”

“Cooosa?!” saltò su Kondo, cercando di rimettersi in piedi, infruttuosamente visto le gambe fratturate “Otae non può trovare un altro uomo! Sono io il suo destino!”

Otae aveva già una vena ballerina che le pulsava sulla fronte, ma si costrinse a rimanere calma. Cercò appiglio nel suo buonsenso e nella promessa che aveva fatto a Toshi di non malmenare Kondo...almeno finché c'era speranza di risolverla con le buone.
Hijikata sospirò.

“Mi lasci finire di parlare? Stavo dicendo... Se Otae trovasse un altro uomo, che fosse davvero giusto per lei...che la rendesse davvero felice... Kondo, anche in quel caso non ti faresti da parte? Ti metteresti in mezzo lo stesso, anche se questo volesse dire negare ad Otae la sua felicità?”

“Non esiste altro uomo che possa fare felice Otae a parte me!” si impuntò Kondo, e sottovoce anche Gin stava commentando con Kagura che un uomo del genere non poteva certo esistere.

Hijikata aveva sentito, ma anche lui cercò di mantenere la calma. Doveva risolverla con le buone.
Iniziare una relazione con il massacro di parenti ed amici non era proprio di buon auspicio.

“Kondo, rispondimi seriamente. Davvero negheresti ad Otae la felicità solo per un tuo capriccio?”

Kondo incrociò le braccia al petto e prese a meditare seriamente.
In effetti la risposta non era poi tanto difficile. Anche se per il suo cuore continuava a sembrare poco ragionevole.

“No. Io voglio che Otae sia felice. Per cui non mi metterei in mezzo. Ma questo tale – che non può esistere perché nessuno è più adatto di me per Otae – questo tale dovrebbe davvero essere un Principe Azzurro, per farla più felice di me. E dovrei fidarmi ciecamente di costui per permettergli anche solo di pensare ad Otae!”

Hijikata avrebbe voluto sorridere all'ultima affermazione, ma sapeva che non era il caso. Sapeva che Kondo avrebbe detto una cosa del genere, ma non era certo che avrebbe mantenuto il suo pensiero il linea con questa affermazione, una volta palesato che il “tale” esisteva davvero. E che per di più era lui.
Mentre ascoltava distrattamente i mormorii di commento degli altri, Hijikata cercò con lo sguardo Otae. Lei lo guardò da sotto le ciglia, e gli rivolse un breve cenno d'assenso.
Hijikata prese un profondo respiro. Poi per sicurezza ne prese un altro.
Avrebbe tanto voluto stringere la mano di Otae, ma non era ancora il momento.

“Kondo. Ti prego perdonami...ma te lo devo dire. Provo troppo rispetto per te per nasconderti una cosa del genere...”

Gli occhi di Kondo erano sgranati.
Aveva visto come Otae aveva distolto lo sguardo, che fino al momento prima era stato puntato su di lui. Spalancò anche la bocca, in un muto grido. Ci mise qualche attimo perché riuscisse ad articolare delle parole.

“Mi stai dicendo che questo tale esiste?” e di nuovo provò ad alzarsi.

Al cenno di assenso di Hijikata, Kondo prese ad agitarsi ancora di più.
Okita corse da lui, per sostenerlo e impedirgli di cadere e farsi male.

“Kondo, ti prego, calmati” provò a rabbonirlo Sogo.

“No! Dimmi chi è, Toshi! Che lo devo ammazzare con le mie mani!” urlò infervorato “Chi è?!”

Scese il silenzio. Si sentiva solo il respiro affannato di Kondo, e il martellare di due cuori.
Gintoki e gli altri stavano fissando Hijikata, in attesa di una risposta, troppo curiosi anche solo per fare altre domande.
Hijikata dovette deglutire un paio di volte. Si sentiva la gola chiusa e secca come un deserto.

“Chi è?” ripeté Kondo, lo sguardo fisso su Toshi.

Non osava guardare Otae e leggere sul suo viso che era tutto vero.
Che aveva trovato un altro.

Hijikata fece l'ultimo respiro.
Doveva confessare.
Per il suo onore, per quello di Otae.

“Io...sono io...”

Kondo si lasciò cadere senza forze sul letto.



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Angolo dell'Autrice:

Eccomi! ^^
Buon sabato pomeriggio a tutti voi!
Povero Kondo.
Mi fa tanta, ma tanta pena.
Un giorno dovrò scrivere una storia che lo riscatti almeno un pò. ^^"


Un sentito ringaziamento per le recensioni!

- Gintokina: Sono molto felice che la coppia ti stia piacendo! ^^ In effetti era proprio partita come un azzardo, ma devo ammettere che non mi dispiace per niente! ^^ E sono molto contenta che ti piaccia nonostante il tuo odio per Otae! Ahaha! Grazie che continui a seguire la storia! Alla prossima! ^_^

- saku89: In effetti Sogo è parecchio arrabbiato con Hijikata...ed è per questo che ci sta mettendo un sacco per riparargli la casa! Ha anche provato a vendicarsi, ma Hijikata ormai ci ha fatto il callo ai suoi tentativi di omicidio, per cui non ci dà più troppo peso! XD Ahahah!

- ballerinaclassica: Beh, tecnicamente la frittata si cuoce nell'olio...quindi è fritta! XD A parte queste disserzioni culinarie, mi fa molto piacere che la storia ti stia piacendo! ^^ Scusa se ci ho messo un pò ad aggiornare, ma la scuola questa settimana non mi ha dato tregua..! -.-" Mi raccomando, continuate a seguirmi! Alla prossima! ^^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 10
*** 10- Per risolvere i problemi, fai a fettine la gente! A fettine! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo X:
Per risolvere i problemi, fai a fettine la gente! A fettine!


“No! No! No! Non accetterò mai che mia sorella si sposi con il demoniaco Vicecomandante della Shinsengumi!”

“Un patito della maionese...”

“...con le pupille dilatate...”

“...e con un pessimo carattere...”

“State zitti! Zitti tutti quanti!”

Kondo aveva perso l'uso della parola per qualche secondo. Ma si era fatto forza, ed era riuscito a rianimarsi in fretta.
Anche se continuava a sentire nel petto uno strano pungolo.
Non appena gli altri si furono zittiti, Kondo fece una richiesta.

“Potreste uscire tutti? Voglio parlare con Toshi...da solo!”

Si leggeva negli occhi di tutti la delusione perché non avrebbero potuto assistere alla scena più emozionante di tutta quella soap – perché tutti quelli che non erano direttamente coinvolti la stavano vivendo come uno sceneggiato televisivo – ma nessuno ebbe il coraggio di ribattere a quella richiesta.
Velocemente, uscirono tutti.

E mentre al di fuori della porta si sentivano in lontananza le voci di Kagura e Shinpachi che avevano preso d'assalto Otae con le domande, Hijikata e Kondo erano rimasti da soli, uno di fronte all'altro.
Per la prima volta da che lo conosceva, Toshi stava vedendo Kondo arrabbiato con lui. Davvero arrabbiato. Quasi furioso. Negli occhi aveva una luce fosca, e le labbra erano serrate con tanta forza da lasciare solo una riga sul volto.
Il silenzio che ne seguì fu lungo ed estremamente pesante da sopportare.
Ma Hijikata resistette. Cercò di sostenere al meglio lo sguardo infuriato di Kondo.

“Come hai potuto?” domandò sommessamente dopo quelle che parvero ore.

“Perdonami, Kondo...”

“Come hai potuto?! Lo sai quello che provo per lei!”

“Certo che lo so!”

“Ma ti sei premesso lo stesso di...”

“Non è colpa mia, dannazione! Mi sono innamorato...e di questo non ho potuto farci nulla!”

“E glielo hai detto lo stesso...”

“Sì...”

“Avresti potuto tacere! Per rispetto nei miei confronti!”

“Kondo, come posso avere rispetto nei tuoi confronti se tu sei il primo a non averne?!”

“Cosa? Come ti permetti...?!”

“Kondo, lo sai benissimo che non sono mai stato favorevole a questa tua fissazione per Otae. Ti sei reso ridicolo più di una volta, ma lo stesso non ti sei mai tirato indietro!”

“Un vero uomo non deve mai tirarsi indietro!”

“Un vero samurai sa quando è il momento di comportarsi onorevolmente!”

Kondo incrociò le braccia al petto. Era una frecciatina al suo personale orgoglio di guerriero.
Ma purtroppo quello che aveva appena detto Toshi era vero.

“Kondo...lo sai benissimo che io non ho mai voluto ferirti. E dovresti anche sapere che tengo a te più di qualunque altra persona al mondo. Ma sinceramente mi sono stancato di questa situazione. Non voglio che tu continui a soffrire...che continui a farti prendere in giro per il tuo amore senza speranza!”

“E speri di non farmi soffrire prendendoti la donna che amo?!”

“Te lo giuro, non era mia intenzione. Ma se questo è l'unico modo per permettere a te di ricominciare a vivere onorevolmente...lo farò. A costo di perdere tutta la fiducia che riponevi in me, lo farò.”

Kondo lo fissò negli occhi.

“Lo stai facendo per me, per te...o per Otae?”

“Per tutti e tre” ammise “Voglio toglierti da questa situazione, è vero. Perché se tu smetti di assillare Otae, lei sarà felice...”

“Con te?”

“Questo è stato un imprevisto...ma comunque, sì. La amo Kondo!”

Kondo abbassò la testa.

“E lei...lei ti ama?”

Hijikata abbozzò un sorriso.

“Credo proprio di sì..!”

Kondo seppellì il viso nella mani.
Rimase in quella posizione dei lunghi minuti.
Hijikata sentiva il cuore stingerglisi nel vederlo ridotto in quella maniera, ripiegato si se stesso, le spalle che tremavano per il dolore.
In quel momento si sentiva un verme.
Stava ferendo la persona a cui più aveva tenuto al mondo...fino all'arrivo di Otae.

“Kondo...ti prego...ti chiedo scusa...” mormorò, imbarazzato come non mai.

Ci vollero ancora alcuni minuti prima che Kondo riuscisse ad emergere dal suo stato di estremo sconforto.
Alla fine, esausto, rialzò il viso.
Aveva gli occhi gonfi. Non aveva versato lacrime, ma era come se avesse pianto per ore.

“Toshi...sarei un idiota di proporzioni davvero colossali se ora impedissi la vostra unione...”

Hijikata rilassò impercettibilmente le spalle. Sapeva che Kondo, sotto tutta quella stupidità, aveva un cuore enorme e una saggezza che la maggior parte delle volte lo lasciava di stucco.

“Ti conosco da sempre... quindi so tipo di persona sei. Non ho dubbi sulla serietà delle tue intenzioni.”

“Ti ringrazio...”

“E so anche che Otae merita davvero la felicità...che a quanto pare io non sono in grado di darle...”

“Già...!”

“Però...mi devi promettere, mi devi giurare che non la farai mai soffrire! Toshi, se dovessi farle del male...”

“Sarei il primo a disprezzarmi, Kondo, stanne certo. E ti giuro che non le farò mai del male volontariamente...giuro che se mai dovesse succedere, farò Harakiri sotto i tuoi occhi!”

Kondo si concesse un breve sorriso.

“Ti prendo in parola, Toshiro Hijikata.”

Finalmente Hijikata si rilassò completamente.
A suo modo, Kondo aveva appena dato loro la sua benedizione.
Non poteva chiedere di meglio!



***


“Sorella! Come hai potuto! Non puoi farmi questo!!”

Shinpachi stava frignando.
E Otae odiava quando suo fratello faceva quelle scenate.

“Shin, smettila immediatamente! Sei un uomo, non un moccioso!”

Shinpachi la afferrò saldamente per le spalle e la scosse, urlando frasi sconnesse sul demonio, possessioni ed esorcismi.
Alla fine Otae non ne poté più e gli mollò un potente destro alla bocca dello stomaco, che mandò a terra, boccheggiante, il suo amato fratellino.

“Questo per essere stato così insistente! Altre domande?!” chiese, innocente come al solito.

Si volse anche a guardare gli altri. Gin aveva preso a sudare freddo, come gli capitava ogni volta che la vedeva in azione.
Kagura, che tra tutti era quella meno a rischio di rappresaglie fisiche, si azzardò a porle altre domande.

“Sorellona! Ma davvero stai con Mister Sigaretta?”

Otae arrossì involontariamente.

“Sì..!”

“Oooh! Ma allora tu e lui in questi giorni avete...” e ammiccò.

Alla pesante allusione di Kagura, Shinpachi si riprese al volo, ricominciando a sbraitare.

“Sorella! Non puoi esserti concessa a quell'essere! Non la mia cara, casta e pura sorellina!”

“Shinpachi, se non la smetti immediatamente, ti faccio diventare donna!”

Shinpachi smise suo malgrado di lamentarsi. Si mise in un angolino, depresso, mugugnando la sua disapprovazione e il suo odio nei confronti del mondo intero.

“Comunque mi sembra ancora incredibile che tu e...lui possiate trovarvi vicendevolmente interessanti!” commentò Gintoki ad un certo punto.

“Qualche cosa in contrario?” chiese candidamente Otae, scrocchiando le dite delle mani.

Gintoki si affrettò a negare “No, no! Perché dovrebbe esserci qualche cosa di male?!”

Otae sospirò.
La cosa non stava andando proprio bene.

“Ragazzi, Shin...davvero vi sembra così strana la cosa?”

I quattro fecero cenno di sì con la testa.
Otae ci rimase un po' male.

“Beh...la cosa mi dispiace...perché io ho deciso di stare con Toshi, qualunque cosa diciate. Solo che mi rende triste sapere che non avete fiducia nelle mie scelte...”

“Non è una questione di tue scelte!” saltò su di nuovo Shinpachi “Come puoi fidarti di un uomo come quello! Non è adatto a te sorella! E poi non lo conosci!”

“Di certo lo conosco molto meglio di te!” sbottò irritata la sorella.

Shinpachi arretrò un poco.
Sua sorella non se la prendeva praticamente mai. Sorrideva in modo inquietante, e tendeva a risolvere i problemi a suon di pugni. Solo quando teneva davvero a qualcosa si impegnava, con unghie e denti, a difenderlo.
E Shin si accorse di come il suo sguardo era deciso e...stranamente dolce.

“Ci tieni davvero così tanto?” chiese, quasi pigolando.

Otae si addolcì nel vedere che suo fratello aveva capito.

“Sì. Ci tengo davvero!”

Shinpachi sospirò in maniera molto teatrale.
Se questo era quello che voleva la sorella, non poteva certo negarglielo.

“D'accordo. Se per te è tanto importante, cercherò di farmelo andare bene...anche se non prometto niente...!”

Otae abbracciò il fratellino. Sapeva di poter contare su di lui.
Si separarono abbastanza in fretta, e subito Otae si rivolse agli altri.

“Gin?”

Gintoki si passò una mano tra i capelli.

“Che vuoi che ti dica? Se a te va bene, allora siamo a cavallo!”

“Ma Gin!” intervenne Kagura “Lui è il tuo rivale! Lo fai vincere così?!”

“Eh?!” domandò perplesso Gintoki “Rivale?!”

“Ma sì! Tu e lui litigate sempre! E non siete mai d'accordo su nulla! Quindi tu non puoi essere d'accordo con lui, su questa storia!”

A suo modo, aveva senso quello che Kagura stava dicendo.
Ma non aveva senso!

“Kagura, lascia perdere! Questi discorsi sono troppo complicati per la tua testolina!”

“Stai dicendo che io sono stupida?!”

“A pensarci bene...!”

“Vieni qui, maledetta testa riccia! Ti rapo a zero come pallone da calcio!” e Kagura prese a rincorrere Gintoki che scappava per tutta la sede della Shinsengumi.

Otae rise, a vedere quella scena.
In fondo, Gintoki era quello che tra loro più aveva capito Hijikata. Grossomodo erano fatti della stessa pasta, e per lui non era stato un problema comprendere quanto serio era Toshi nei suoi confronti.

“Beh, io non sono d'accordo!” decretò all'improvviso Okita, facendo girare tutti.

“Perché non sei d'accordo?”

“Non lo sono e basta!” si impuntò lui, sedendosi a terra, gambe e braccia incrociate.

Lo fissarono tutti per qualche secondo.

“Ammettilo, ti secca che Hijikata ti abbia superato di nuovo...che lui si sia trovato una ragazza mentre tu sei ancora senza!”

Okita non era il tipo da vergognarsi, ma se lo fosse stato, in quel momento probabilmente sarebbe stato rosso come un pomodoro.

“Non è vero!” borbottò.

“Certo...certo!” ribatterono in coro tutti gli altri.

E finalmente la porta dell'infermeria si aprì.
Le teste di tutti scattarono immediatamente in quella direzione.
Hijikata ne uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

“Allora? Come è andata?” chiese, esitante, Otae.

“Tsk! Speravo che Kondo lo facesse a fette..!” si lamentò Okita.

Hijikata gli lanciò una sguardo tagliente.

“Sogo, non sei affatto spiritoso!”

“Non stavo scherzando!” ribatté lui, un po' seccato un po' divertito.

“Beh, mi spiace per te, ma non mi ha fatto a fette e non mi ha picchiato. Ok, mi ha un po' insultato, ma lo conosci. Ha già perdonato tutto!”

Okita aveva una deliziosa espressione sconvolta.

“Non può essere! Non può essere! Devo farlo ragionare io! Gli hai inferto un colpo basso! Meriti una punizione! Ad esempio...che tu venga rimosso dal tuo incarico di Vicecomandante!”

“Sempre lì vai a parare tu, eh?!”

“Mi sa tanto che gli devo parlare io, a Kondo!”

Okita si era velocemente rimesso in piedi, e stava per dirigersi verso l'infermeria.
Ma Hijikata lo bloccò prima che arrivasse alla porta.

“Sta buono al tuo posto, Sogo! È inutile!”

“Non è giusto!”

“Smettila di fare il marmocchio petulante!”

“E tu smettila di essere Vicecomandante!”

“Ma lo sai che rincretinisci ogni giorno che passa? Mi sa che devi smetterla di frequentare Yamazaki!”

Okita lo guardò trucemente per qualche secondo.
Ma alla fine scrollò le spalle e si diresse verso lidi migliori.

“Quel ragazzo ha dei problemi!” commentò Shinpachi, quando si fu allontanato a sufficienza.

“E chi non ne ha?!”




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Angolo dell'Autrice:

E con questo abbiamo quasi finito.
Infatti il prossimo capitolo sarà l'ultimo!
Lo so, dispiace anche a me, ma prima o poi le storie finiscono tutte! ^^"

Intanto, ringrazio tantissimo saku89, Gintokina, SesshomaruJunior (eh, puoi anche evitare di fare seppuku!) e ballerinaclassica. Grazie mille a tutti voi che continuate a seguire e soprattutto commentare questa storia! ^__^
Alla prossima!


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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Capitolo 11
*** 11- Frittate o maionese? Basta che ci siano le uova! ***



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Capitolo XI - ultimo:
Frittate o maionese? Basta che ci siano le uova!



Otae stava passeggiando con Hijikata.
Dopo due lunghissime settimane di lavori di ristrutturazione – se così si potevano chiamare – l'appartamento di Hijikata era tornato al suo antico splendore. O almeno, così aveva affermato chi aveva seguito i lavori. E visto che si trattava di Gintoki, tendeva a non fidarsi troppo.

Nemmeno Hijikata pareva essersi fidato troppo. Infatti aveva pregato Otae di accompagnarlo, mentre tornava per la prima volta a vedere come era stata ridotta la sua povera casa. Se aveva lei al suo fianco, sapeva che le cose sarebbero parse meno drammatiche di quanto in realtà erano. E lui era praticamente certo che le cose sarebbero state più che pessime!

I due salirono le scale, ogni gradino che li avvicinava alla verità.
Deglutendo, Hijikata infilò la chiave nella serratura e ne fece scattare il meccanismo.
Diede due giri e si fermò un attimo prima di entrare.

“Dai, ce la possiamo fare!” lo incoraggiò Otae.

Lui cercò di darle retta, ma stava pronto alla delusione.

“Beh...poteva andare peggio!”

In effetti, l'interno della sua casa non sembrava poi tanto male.
Certo, le pareti non erano state tinteggiate con lo stesso colore che avevano in origine – infatti spiccavano delle macchie di colore diverso in varie parti del muro – ma a parte quello e il pavimento risistemato con assi non tutte uguali, doveva ammettere che la ristrutturazione non era stata poi tanto malvagia.
Le cose erano tutte al loro posto, e non sembrava mancare nulla.

“Incredibile!” commentò, vagamente sarcastico Hijikata.

“Visto, che ti avevo detto! Sono brava a far lavorare bene mio fratello e quel gruppo di scansafatiche!”

“Non oso immaginare quanto tu li abbia terrorizzati!”

Otae rise.

“Solo il giusto!” ammise senza vergognarsene.

Hijikata le sorrise di rimando.
La fece entrare, e non appena ebbe chiuso la porta dietro di loro, si avvicinò ad Otae.
Le prese il viso tra le mani, avvicinando i loro volti in modo che i nasi si sfiorassero.
Lei gli passò timidamente le mani intorno i fianchi, portandoselo più vicino.
Hijikata la baciò dolcemente, e per lunghi attimi rimasero in quella languida posizione.
Si separarono lentamente, quasi con rimpianto.

“Finalmente un po' di pace...” mormorò lui sulle labbra di lei.

“Finalmente..!”

Si strinse a lui, abbracciandolo e venendo ricambiata in quel tenero abbraccio.
Sebbene ormai tutti quanti sapessero della loro relazione, e non avevano più motivo di nascondersi, in quelle due settimane era stato comunque difficile per loro stare assieme. Tra Shinpachi che ancora non si fidava completamente di Hijikata, e voleva tenerli d'occhio; i continui tentativi di omicidio da parte di Sogo; le improvvise comparse della Yorozuya e annessi commenti; il fatto che non dovevano farsi vedere da Kondo, per delicatezza nei suoi confronti...beh, il loro stare insieme era stato parecchio difficoltoso.

Ma ora che la casa di Toshi era finalmente tornata a posto, avevano un posto dove potersi rifugiare quando volevano stare da soli.

“Sono combattuto” esclamò ad un tratto Hijikata.

“Come mai?” chiese curiosa Otae.

“Dovrei mettere in frigorifero la spesa, ma non ho alcuna intenzione di lasciarti andare!”

Otae sorrise.
In quelle settimane aveva scoperto che Hijikata aveva anche un lato romantico. Certo, faceva ancora fatica a farlo emergere, ma lentamente sentiva che si stava ammorbidendo. Beh, sempre tenendo da conto che questo valeva esclusivamente quando lui era con lei: con tutto il resto del mondo si comportava ancora in maniera burbera e la maggior parte delle volte era serio e scontroso. Ma Otae era felice anche solo di quei piccoli cambiamenti.

“Dai, forse è meglio se metti via la spesa. Abbiamo tempo per il resto!”

Hijikata sciolse l'abbraccio, prendendo il sacchetto che aveva poggiato per terra.
Si diresse in cucina, accucciandosi per mettere via le cose nel frigorifero.

“Allora, che vuoi mangiare questa sera?” chiese quando ebbe finito.

Otae ci pensò su un po', sorridendo poi nel ricordarsi quello che Hijikata aveva comprato.

“Mi prepari la tua frittata?” chiese, dolcemente.

Toshi sorrise divertito, e fece cenno d'assenso con la testa.
In due minuti aveva già recuperato tutti gli ingredienti che gli servivano e si era già messo all'opera.
Otae intanto apparecchiava la tavola.
Aveva preso fin troppa confidenza con quella casa, che ormai conosceva a memoria.
Si sentiva a suo agio in quel piccolo appartamento.
Si sedette compostamente a tavola, aspettando che la frittata finisse di cuocere. Avrebbe tanto voluto stare ad assistere Toshi, ma temeva che la sua sola presenza potesse mettere in pericolo la loro cena. Era sempre stata negata a preparare le uova! In realtà era una frana in cucina il generale, ma con le uova aveva proprio un pessimo feeling.
Il che era un vero peccato, perché amava tantissimo mangiarle!

“Ecco qua, è pronta!” la avvisò un paio di minuti dopo.

“Aspetta, ti passo i piatti.”

Otae si alzò, affiancando Hijikata. Gli porse due piatti, dove lui vi fece scivolare sopra metà della frittata che era nella padella.
I due si sedettero a mangiarono in silenzio.
Otae gustò molto la sua porzione. Era davvero squisita.

“Buona?”

“Altroché! Senti, posso farti una domanda?”

“Uhm? Ma certo!”

“Come mai sulla frittata non metti la maionese? Anche l'altra volta non l'avevi messa!”

Hijikata fissò prima lei poi la frittata.

“Oh...beh... In realtà non l'ho mai provata con la maionese. Visto che entrambe sono fatte di uova, non mi sembrava appropriato!”

“Che strano che con la stessa base si arrivi ad avere due cose così diverse...” ragionò a voce alta Otae, rigirando il pezzo di frittata che le era rimasto nel piatto.

“Mi sono sempre piaciute molto le uova. Per questo credo che mi piaccia così tanto la maionese...!” espresse i suoi pensieri Hijikata.

Otae sorrise a quell'affermazione.

“Anche a me sono sempre piaciute le uova. Davvero tanto!”

Hijikata si alzò per raggiungere Otae dall'altra parte del tavolo. Le si sedette accanto e la prese tra le braccia.
Lei si lasciò andare tra le sue forti e protettive braccia, poggiandosi a lui, al suo petto.
Sentiva il battere del cuore di lui, forte e deciso, anche attraverso lo spesso tessuto della divisa.

“Si vede che era destino per noi!”

“Un destino di uova?” chiese perplessa Otae.

Hijikata sorrise, ridacchiando piano.

“E perché no? Non ci vedo nulla di male! Molto romantico, anzi!”

Otae rifletté corrucciata.
Le uova le piacevano, ma non era proprio la prima cosa che le veniva in mente quando pensava a qualche cosa di romantico.

“Le uova per te sono romantiche?” gli chiese, perplessa.

“La loro forma è perfetta, non hanno angoli, ma nemmeno la sfacciata perfezione della sfera. Sono lisce e delicate. Vanno maneggiate con cura, perché rischiano di rompersi al minimo urto. Ma sono anche molto utili, e anche estremamente nutrienti. E sono buone!”

Otae sorrise a quell'accurata descrizione di una cosa così semplice e banale come poteva essere un piccolo uovo.

“E poi...sono il simbolo della vita. Dalle uova nascono i pulcini!”

“Non ci avevo mai pensato. Sai, sei molto più profondo di quando immaginassi, Toshi.”

“Lo prendo per un complimento!”

Otae sorrise di nuovo.

“Sì, mi piace!”

“Che cosa?”

“Un destino di uova! Mi piace essere legata a te dalle uova!”

Hijikata sorrise e la strinse più forte a sé.

“Che ne dici, un giorno potrò avere l'onore di assaggiare le uova cucinate da te?!”

Otae si scostò così bruscamente che fece sbilanciare Hijikata.

“Che ho detto?” chiese il ragazzo, perplesso.

“Sei pazzo? Non dirlo nemmeno per scherzo!”

“Come?!”

“Io non so cucinare le uova. E bada bene, è la prima volta che lo ammetto ad alta voce, quindi non prendere alla leggera il mio avvertimento!”

“O...ok...”

“Se mai ti facessi assaggiare delle uova cucinate da me vuol dire che ti dovrei volere morto!”

Hijikata carezzò una guancia di lei con il dorso della mano.

“Ok. Allora se un giorno mi preparerai le uova, saprò che è arrivato il momento per me di sparire..!”

Otae nascose il viso tra il collo e la spalla di lui.

“Spero che non debba mai succedere..”

Hijikata le cinse la vita con delicatezza, stringendola a sé.

“Lo spero tanto anche io. Anche se in fondo non credo che sarebbe male morire per mano tua!”

“Questo perché non sai quanto siano terribili le uova che preparo..!”

Toshi ridacchiò un attimo, ma poi i due ragazzi non dissero più nulla.
Rimasero semplicemente abbracciati.
Non avevano bisogno di dirsi nulla.
Sapevano di amarsi e tanto bastava.
Non dovevano aggiungere nulla di più.
Rimasero a baciarsi e amarsi tutta la notte, teneramente abbracciati.
E così negli anni a venire.

Tra alti e bassi; tra parenti stupidi e amici ancor più scemi; tra difficoltà e felicità; Toshiro e Otae Hijikata vissero lunghi anni, sempre insieme, sempre uniti.

Uniti da un destino di uova.

E poco importava se diventavano frittata o maionese!




FINE


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Angolo dell'Autrice:

E abbiamo concluso..! *___*
Mi spiace che sia già finita..!
ç_ç
Ma, come sempre, tutte le storie prima o poi devono finire.
Magari in futuro potrò scrivere dei missing momenti su questa bellissima coppia! *_* Eheheh

Bene, come di consueto, ringrazio ballerinaclassica, SesshomaruJunior, Gintokina e Feffe_Cullen_Blast per i loro bellissima commenti. Mi fa sempre un piacere immenso leggere quello che pensate di questa storia! *__*
Vi ringrazio tantissimo per avermi seguito fin qui! ^^
Grazie di cuore!

Mi raccomando, continuate a leggere le mie storie...beh...quando avrò il tempo di scriverne..! -.-"
Alla prossima! ^_^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat



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