Happy Island

di Inikos DS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV ***
Capitolo 16: *** XVI ***
Capitolo 17: *** XVII ***
Capitolo 18: *** XVIII ***
Capitolo 19: *** XIX ***



Capitolo 1
*** I ***


Mondo: Percy Jackson
Autore: Rick Riordan
Personaggi principali: 
- Nico Di Angelo 
- Will Solace 
- I 7 della profezia 
- Reyna Avila Ramirez Arellano
- Luke Castellan 
- Bianca Di Angelo 
- Lou Ellen 
- Ade
- Era 
- Zeus
- Persefone 
- Afrodite 
- Ares 
- Efesto 


Angolo Autore: 

Salve a tutti cari lettori, spero vivamente che questa FF riesca a catturare la vostra attenzione, vi avviso a priori che sarà una long (non troppo long, ma abbastanza) :3
Cercherò di pubblicare man a mano un nuovo capitolo entro tre/quattro giorni circa, salvo problemi di vita u.u I capitoli invece, saranno (quasi) sempre di lunghezze diverse: delle volte corti (capitoli di passaggio), altre invece più lunghi (per la vostra, si spera, gioia). E vabbé non mi dilungo oltre, vi dico soltanto che con il passare dei capitoli, vi renderete conto che questa non è la classica FF d’amore, cercherò infatti di trattare numerosi temi, che, in un modo o nell’altro riguardano tutti noi esseri umani. 
Buona lettura a tutti ^.^
xxNico









Venezia  Cimitero di San Michele




<< Ed è così che tutti noi vogliamo ricordare Maria Di Angelo, dolce, spensierata e sorridente. Che possa riposare in pace, tra le braccia del Creatore. >> concluse il pastore, dando l’assenso ai cecchini, che presero a ricoprire la bara di terra.

Le persone man a mano si dispersero meste e silenziose. Anche loro padre, dopo un po’ si allontanò, e lì rimasero soltanto loro due. Stretti l’uno all’altro, sotto l’ombrello nero che li riparava dall’incessante pioggia, ma non dalle lacrime che rigavano i loro volti. 

<< Credi che adesso starà finalmente bene? >> domandò qualche tempo dopo Nico alla sorella. 
<< Si, sicuramente; era la persona più buona di questo mondo, non può essere altrimenti. >>  rispose la ragazza, prendendo il fratello sottobraccio e incamminandosi verso l’uscita, ove il padre li attendeva. 









 Villa Di Angelo / 1 Settimana dopo





Bianca e Nico erano seduti sul divano del grande salotto, in attesa dell’arrivo di Ade che li aveva mandati a chiamare. 

<< Devo fare un annuncio importante. >> esclamò l’uomo appena entrato, prendendo a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza. << So che forse è un po’ presto ma… >>
<< Allora non farlo. >> lo bloccò la figlia Bianca, fredda come il ghiaccio. 
<< Bianca tesoro, avanti non fare così. Non sai neanche di cosa si tratta, e poi son sicuro che approverete; forse non subito, ma… >>  tentò di spiegare l’uomo, prima che una donna facesse il suo ingresso nella stanza. 
I due ragazzi si voltarono a guardarla con aria interrogativa, mentre il padre sibilava a denti stretti: << Persefone ti avevo detto di aspettare il mio segnale. >>
La donna però lo ignorò beatamente, avvicinandosi invece ai due ragazzi; 
<< Piacere di conoscervi piccolini, il mio nome è Persefone Kore, ma voi potete chiamarmi solo Persefone, se preferite. >> 

Nico non aveva potuto fare a meno di notare l’espressione di disgusto mal camuffata della donna, quando il suo sguardo si era posato su di lui e la sorella. 

<< Padre chi è questa? >> chiese Bianca, mentre il falso sorriso della donna mutava in un ghigno. 
<< Bianca avanti, sii un po’ più garbata. >> la riprese l’uomo.
<< Ti ho chiesto chi è, esigo una risposta e subito. >> ripeté la ragazza risoluta.
A quel punto la donna, l’afferrò per una spalla; 
<< Sono Persefone, la compagna di tuo padre e vostra nuova madre. >> le sibilò ad un centimetro dal naso.
Furiosa Bianca le schiaffeggiò la mano. 
<< Non osare toccarmi, mai più. >> gridò correndo via.
Nico rimase immobile ancora per qualche secondo;
<< Nostra madre è morta, non potrai mai essere lei, mi dispiace. >> esclamò infine, alzandosi per raggiungere la sorella. 
Uscito sentì suo padre lamentarsi con la donna;
<< Persefone! Saresti dovuta essere un po’ più cauta, sono ancora molto turbati. >> 
<< Perdonami tesoro, e che non vedo l’ora di venire a stare qui; e di diventare mamma naturalmente. >> si difese la donna, buttandosi tra le braccia dell’uomo.

Nico sarebbe volentieri tornato indietro per prendere a pugni suo padre, e sbattere fuori dalla sua casa quell’arpia, ma si trattenne consapevole dell’inutilità del gesto.

Come immaginato trovò Bianca appollaiata sulla balaustra in pietra che dava sul piccolo bosco; il posto preferito di sua madre Maria. Prima di esser colpita dalla malattia infatti, la donna trascorreva lì intere giornate a dipingere dall’alto il diverso verde delle multiformi chiome degli alberi.

<< Bianca. >> la chiamò, ma la ragazza non si voltò.
Il ragazzo allora si sistemò semplicemente accanto a lei, mentre un gentile vento di primavera scompigliava la sua chioma nera.
<< L’ha già dimenticata. >> sussurrò quella.
<< Forse… >> rispose lui, incapace di pensare lucidamente… stava accadendo tutto troppo in fretta. 
<< Come può pretendere che noi possiamo accettare una sconosciuta, solo dopo una settimana? >>
<< Per l’aggiunta stronza. >> 
<< L’hai notato anche tu? >>
<< Certo che si, il mondo in cui ci ha guardati…non da proprio l’aria di una donna desiderosa di accudire due orfani. >>
<< Lei è una puttana, e nostro padre un coglione. >> 
<< Cosa faremo, adesso? >>
<< Non lo so, davvero non lo so. >> rispose la ragazza, poggiando la testa sulla spalla del fratello.





Rientrati i due fratelli, non trovarono nessuno in casa.
<< Meglio così. >> esordì Nico. << Non avevo nessuna voglia di vedere la faccia di papà. >>
 I due ragazzi ordinarono una pizza e si sistemarono in camera di Bianca per guardare un film al pc. 
Si coprirono utilizzando la coperta preferita dalla madre, 
<< Profuma ancora di lei. >> esclamò Nico, mentre guardavano Hunger Games.
Bianca si strinse a lui, tirando la coperta ancora più vicino ai loro volti. Nel mentre Katniss si offriva come tributo al posto della sorellina Prim. 
<< Lo farei anch’io sai? >>
<< Non te lo permetterei mai. >> rispose il ragazzo prima di scoppiare in lacrime, Bianca lo circondò a sé, fino a quando non si addormentò.  





Qualche ora dopo.




<< Nico svegliati! >> gridò Bianca, scuotendo energicamente il fratello. 
<< Mmmh che-cosa? >> domandò quello con la voce impastata dal sonno. 
<< Papà non è ancora tornato. >>
Quella frase parve ridestare il ragazzo il cui sguardo puntò subito sulla sveglia posta sul comodino; le 3,45.
<< Ma è tardissimo… non è rimasto fuori in orari del genere. >> 
<< Ora lo chiamo. >> disse la ragazza cercando di mantenere i nervi saldi. 
<< Pensi gli sia successo qualcosa? >> 
<< Non dirlo nemmeno per scherzo… uff non risponde. >>
<< Riprova, avanti. >> la incitò il ragazzo mentre l’ansia prendeva ad attanagliarli il cuore.
Ma Ade non rispose neanche alla seconda e terza chiamata, fu finalmente alla quarta telefonata, quando entrambi i ragazzi stavano per entrare nel panico più assoluto, che la comunicazione fu aperta; ma a rispondere non fu il tanto atteso Ade. 
<< Prontooo? >> esclamò, una voce su di giri.
<< Papà? >> chiese Bianca.
<< Oh sei tu. Amoree c’è quella scorbutica di tua figlia al telefono. >> 
La ragazza non poteva credere alle proprie orecchie… Nico la fissava altrettanto disgustato da quel che aveva appena udito. L’iniziale preoccupazione scemò subito, lasciando spazio ad una grande rabbia. 
<< Ei piccolaa dimmi. >> parlò il padre, dopo aver preso il telefono. 
<< Papà sei ubriaco. >> lo accusò la ragazza. 
<< Ma no, abbiamo solo bevuto un goccino. >> provò a giustificarsi l’uomo. 
<< Più di uno. >> urlò la voce di Persefone, << Avanti riattacca. >> disse poi a voce più bassa, ma ugualmente udibile. 
All’uomo scappò un gemito di piacere,
<< Bianca scus… >>
<< Fottiti. >> disse la ragazza richiudendo la chiamata. 

Bianca si buttò all’indietro gettando via il telefono, che andò a cozzare contro il muro della parete, riducendosi in mille pezzi. 
<< Che bastardo, giuro che appena torna gli spacco la faccia. >> esclamò Nico, furente di rabbia. 
<< No Nico, la colpa è di quella troia… Si sta approfittando di lui, in un momento di debolezza. >>
<< Cosa? Ora lo difendi? >> l’accusò indignato il ragazzo. 
<< Assolutamente, soltanto prova per un secondo a metterti nei suoi panni. Si è ritrovato con due figli da accudire da un giorno all’altro, ha perso la donna che amava… Sai non tutti reagiscono al dolore nella stessa maniera. >> spiegò.
Nico rimase colpito da quelle parole, sua sorella aveva ragione… Da quando Maria era morta, neanche per un attimo aveva provato a mettersi al posto di suo padre, troppo logorato dal dolore. Eppure doveva ammettere che in parte il suo comportamento poteva esser giustificato… ma solo in parte. 
<< Ora dormiamo, ne riparleremo domani. >> concluse la ragazza, cercando invano di riprendere sonno. 











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La mattina dopo i due ragazzi furono svegliati dal profumo della cioccolata calda.
Nico fu il primo ad aprire gli occhi, attirato da quell’odore che tanto amava.
Ai piedi del letto qualcuno aveva adagiato un vassoio dove, oltre alla cioccolata, erano stati sistemati, pancake allo sciroppo d’acero e croissant alla vaniglia. Quel che però colpì il ragazzo, fu un vasetto con dentro una calla bianca… il fiore preferito di sua madre.
Nico la prese rigirandosela tra le mani, mentre Bianca a sua volta si destava stuzzicata da quel dolce aroma.
<< Chi lo ho portato? >> domandò incredula.
<< Penso papà. >> rispose il ragazzo, adagiando il vassoio sulle ginocchia. 
<< Guarda c’è un biglietto. >> esclamò la ragazza, dopo aver alzato la caraffa colma di cioccolata fumante.
Il moro lo aprì e lesse a voce alta:
- Vi chiedo scusa per ieri sera, nella speranza di farmi perdonare vi aspetto nel boschetto. -
<< Mangiamo e andiamo allora. >> esclamò Nico, richiudendo il biglietto e avventandosi sul cornetto.
Bianca annui speranzosa di poter salvare la situazione. 
<< Non voglio fare la parte dell’uccello del malaugurio, ma se ci fosse anche lei? >> chiese tra un sorso e l’altro il moro. 
<< Potresti riconsiderare tutto quello che ti ho detto su papà, e portare avanti la teoria del coglione irrecuperabile. >> 










Un ora dopo i due fratelli erano nel boschetto, dove da piccoli si divertivano a giocare a nascondino.
Quella mattina il sole splendeva alto nel cielo, l’aria carica del profumo dei fiori appena sbocciati, deliziava Bianca, e faceva starnutire il povero Nico. 
Ade si trovava vicino alla grande altalena, nostalgico, toccava le corde intrecciate di fiori, sistemati lì anni addietro da sua moglie. 
Inevitabile il ricordo si affacciò alla mente di Nico;  suo padre che spingeva Maria, i lunghi capelli al vento, la gonna fluttuante, il suono candido della sua risata che si univa al docile canto degli uccellini. 
Anche Bianca pareva essere tornata indietro nel tempo, trasportata dai ricordi; un singhiozzò le sfuggì infatti dalla bocca.
Attirato dal suono, Ade si voltò di scatto;
<< Ehi ragazzi, son contento che siate venuti. >> esclamò allontanandosi dall’altalena, sorridendo appena. 
Cercava sempre di reprimere i suoi sentimenti, ma non vi riusciva mai appieno. Anche in quel momento colto sul fatto, cercava di alleggerire la situazione sorridendo. Un sorriso così falso, che rendeva i suoi occhi ancora più tristi. 
<< Ci tenevo a scusarmi con voi… mi son comportato in manie… >>
<< Come un coglione. >> lo interruppe Bianca.
L’uomo si zittì. Per un attimo Nico temette il peggio, ma poi Ade abbassò il capo mesto,
<< Esatto sono stato proprio un coglione. >> 

Bianca sorrise di rimando al fratello, poi entrambi si avvicinarono all’uomo e lo abbracciarono. 

<< Smettila di fingere con noi, pensi che non capiamo cosa tu stia passando? >> lo rimbeccò la figlia, mentre affogava le lacrime stretta al suo petto. 
<< Sfogati quanto vuoi con noi papà, ma non comportarti più da idiota. >> gli fece eco Nico.
<< Grazie ragazzi, davvero. >> sussurrò l’uomo, abbandonandosi anche lui alle lacrime.
I tre trascorsero il resto della mattina a passeggiare tra il verde, richiamando alla mente i momenti felici ormai andati. Piansero, risero, si schizzarono l’acqua della fontana… 
Tutto proseguì con calma e serenità, fino a quando il cellulare dell’uomo squillò,
<< Devi proprio rispondere? >> domandò Bianca, mentre tutti e tre erano distesi a cercare di dare una forma alle nuvole. 
<< Si, un secondo e torno. >> esclamò l’uomo allontanandosi. 
Nico e Bianca rimasero allungati uno accanto all’altro, 
<< Guarda, quella assomiglia ad un arco. >> disse la ragazza, indicando una nuvola. 
Il ragazzo però non rispose, perso nei suoi pensieri,
<< Nico, ci sei? >> lo chiamò la sorella. 
<< Si scusa, e solo che… >>
<< Che? >>
<< C’è qualcosa che avrei voluto dire a mamma prima che se andasse… >> ammise con tono grave. 
Bianca si alzò su un gomito,
<< Cosa? >> domandò curiosa. 
Il ragazzo chiuse gli occhi, 
- Era sicuro di quel che stava per dire? 
<< I-io… >> 
<< Ragazzi. >> li chiamò in quel momento Ade, interrompendoli. << Sarà meglio che rientri, Persefone viene a pranzo da noi. >>
Nico scattò in piedi, non poteva credere alle proprie orecchie.
<< Papà come hai potuto invitarla? >> 
<< Nico io…  >>
<< Non lo capisci? Non possiamo sopportarla, vederla accanto a te, dove fino a poco fa c’era mamma. >> 
<< Non potete fare un piccolo sforzo e comprendere che ho voglia di rifarmi una vita? >>
<< Si padre, e ne hai tutto il diritto. >> intervenne Bianca. << Ma non dopo una settimana. >> 
L’uomo sorrise amaramente,
<< Perché adesso dovete rovinare tutto? >> 
<< Nessuno sta facendo niente papà. Sei tu quello che ha appena mandato tutto all’aria per una donna conosciuta da qualche giorno. >>
<< Ah questa è bella poi, pensate davvero che Persefone sia un rimpiazzo preso per strada? Sono anni che… >> Ade si bloccò mortificato, come se solo in quel momento si fosse reso realmente conto di quel che aveva detto.
<< Anni? >> sibilò Nico a denti stretti. << Tradivi la mamma mentre stava morendo, con quella puttana? >> 
Ade scosse il capo sconsolato.
<< Vostra madre è morta, fatevene una ragione e lasciatemi in pace, per favore. >> esclamò risoluto, incamminandosi a passo spedito verso casa. 
<< Quindi scegli lei? Vigliacco, sei solo un vigliacco. >> gli gridò dietro Nico facendo per rincorrerlo, ma Bianca lo trattene di forza, 
<< Fermo, non scendere al suo livello. >> 
<<  Come puoi chiedermi di mantenere la calma, dopo quel che ha fatto? >> 
<< Ce ne andremo Nico. >> 
<< Cosa? >>
<< Hai capito bene, tra quattro giorni sarò maggiorenne, prenderemo i soldi dei risparmi e rinizieremo da qualche altra parte. >>
Quella notizia parve avere un effetto calmante sul ragazzo, 
<< E dove andremo? >>
<< Non lo so, ma non intendo passare un giorno di più con quei due. >> 
<< Conta pure su di me. >> 
Bianca abbracciò il fratello, 
<< E’ riuscito nuovamente a rovinare tutto. >>
<< Passerà, passa sempre. Me l’hai insegnato tu no? >> 
<< Si, e lo faremo passare insieme. >> 





Continua…

 

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Capitolo 2
*** II ***



Il giorno prima del diciottesimo compleanno di Bianca, Nico si destò presto; silenzioso come un gatto sgattaiolò in camera dei genitori, consapevole dell’assenza di Ade, che sapeva aver passato la notte da qualche parte insieme a Persefone. 
Accesa la luce, si fermò a riammirare la stanza dove, fino a qualche settimana prima aveva soggiornato sua madre. Riusciva ancora a vederla, lì, distesa sul letto con il cuscino adagiato dietro la schiena. Sul comodino c’erano ancora i suoi oggetti personali; un taccuino, con qualche schizzo realizzato nei momenti di maggiore forza fisica, due flaconi delle pasticche che l’avevano aiutata a non andarsene ancor prima del poco tempo rimastole. Un’antica cornice, che la ritraeva nel giorno del suo matrimonio, una piccola lampada, ed una bottiglietta d’acqua semivuota. 
Il ragazzo si avvicinò al letto e si sedette sul lato occupato dalla donna, accarezzò delicatamente la coperta bianca.
- Dei, quanto le mancava… Sarebbe mai riuscito a superare realmente la sua perdita? Maria era da sempre stata il suo tutto, il punto di riferimento, il dolce rifugio, la fidata consigliera…  Ora Nico non aveva più niente del genere. 
La  cosa peggiore di tutte, rimaneva però il non esserle riuscito a confessare la sua omosessualità. Nico si odiava  per questo… sua madre era morta non sapendo chi fosse realmente suo figlio. Ed ora il tempo per i ripensamenti era finito, lei non c’era più. 
Il ragazzo prese il cuscino e lo strinse a sé, 
<< Perdonami mamma. >> sussurrò. << Avrei dovuto dirtelo, avevi il diritto di sapere. >> 
Le lacrime non tardarono ad arrivare, seguite da singhiozzi sommessi. 
Quando il ragazzo ebbe finito di riversare una parte del suo dolore, aprì l’armadio alla ricerca di quel per cui era venuto nella stanza. Cercando di ignorare i vestiti ed il loro profumo, (onde evitare una seconda crisi di pianto), vide la scatola che stava cercando. L’aprì e dentro trovò  quel che sapeva esserci; una lettera, un piccolo ciondolo in argento apribile e due foto da ritagliare ed inserire.
Richiuse tutto, e con la scatola sottobraccio tornò in camera sua, pronto per mettersi all’opera. L’idea era stata di Maria, due settimane circa prima della sua morte, gli aveva mostrato il regalo che stava preparando per Bianca e gli aveva fatto giurare che se fosse venuta a mancare, sarebbe stato lui a concluderlo ed a donarlo alla sorella per il giorno del suo compleanno.
Con estrema precisione Nico ritagliò le foto, poi con un po’ di difficoltà riuscì ad inserirle all’interno del ciondolo. Afferrò poi la catenina in argento e vi fece passare la cima del piccolo portafoto. Lo sistemò poi in una scatolina argentata, e vi legò un nastro bianco. Infilò la lettera (che sapeva di non dover leggere), in una busta e mentre la stava sigillando con della cera calda qualcuno bussò alla porta;  nella fretta Nico rovesciò la cera bollente su metà petto e pantaloni. E prima che la porta si aprisse riuscì a coprire il tutto alla bell’e meglio con la maglietta del pigiama che si era tolto per via del caldo.

<< T-tu? >> esclamò Nico sbigottito.
<< Oh perdonami. >> gracchiò Persefone, fingendo dispiacere. << Non intendevo interromperti, mentre fai le tue cose. >> disse indicando il petto nudo, e la cera bianca caduta sui pantaloni.
Imbarazzato il ragazzo afferrò la prima cosa che gli capitò a tiro (un cuscino), e cerco di coprircisi come meglio poteva.
<< Senti Kore o come ti chiami, mettiamo in chiaro un paio di cose. >> l’apostrofò il moro, sforzandosi di mantenere un comportamento civile. << Dapprincipio, prima di entrare, al mio paese si aspetta che la persona abbia risposto: avanti. Secondo, non mi stavo masturbando. Terzo, cosa ci fai qui, e soprattutto cosa vuoi da me? >> 
La donna si chiuse la porta alle spalle,
<< Vuoi smetterla di fare tutto questo baccano? Rischi di svegliare tua sorella. >> lo redarguì.
<< Si, è meglio per te se non si svegli. Quindi che ne dici di andartene prima che accada? >> la minacciò il ragazzo.
Persefone emise un profondo respiro, 
<< Non sono venuta qui per litigare. >>
<< Ah no? Allora cosa vuoi? >>
<< Tuo padre mi ha detto che domani Bianca compirà diciotto anni… quindi pensavo sarebbe stato carino organizzarle una festa a sorpresa. >>
Nico sorrise amaramente,
<< Allora sei proprio stronza; credi davvero che Bianca abbia voglia di festeggiare, ad una settimana dalla morte di nostra madre? >> le domandò, cercando di mantenere i nervi saldi.
<< Ma Nico avanti pensaci! Diciotto anni si compiono solo una volta nella vita, e magari questa festa servirà a farla svagare un po’. >> riprovò la donna, cercando d’esser più convincente.
Ma il moro scosse la testa,
<< Conosco Bianca meglio di me, so per certo che non ha nessuna intenzione di festeggiare domani, non è di questo che ha bisogno al momento. Quindi per favore, scordati questa assurda idea, e vattene prima che si svegli. >> ribadì.
La donna si voltò con fare altezzoso,
<< Sei un grandissimo maleducato, viziato e per di più testardo. Col tempo provvederò io a rimetterti sulla retta via. >> sibilò, prima di uscire.
<< Staremo a vedere. >> rispose il ragazzo afferrando una sigaretta dal nascondiglio in cui le custodiva segretamente. 







Il giorno dopo.





<< Allora sei pronta? >> domandò Nico alla sorella, mentre le teneva gli occhi chiusi.
<< Si. >> rispose quella curiosa. 
<< Ta da! >> esclamò il ragazzo, togliendo le mani dal volto di Bianca.
La ragazza trattenne un respiro, 
<< Uao Nico… ma è tutto così… >>
<< “Lunoso.” >> disse per lei il ragazzo.
Bianca scoppiò a ridere, 
<< Esatto! Anche se non credo che esista una parola simile. >>
<< Beh adesso si, l’abbiamo inventata noi. >> esordì il moro, indicando alla sorella di sedersi sopra la coperta argentata che aveva sistemato sul prato.
<< Davvero non me l’aspettavo, i dettagli sono splendidi. >> ammise la ragazza, osservando le diverse forme della luna che Nico aveva ritagliato e poi appeso con dei nastrini bianchi. << Sembra di esserci sulla Luna. >>
Nico sorrise soddisfatto, era felicissimo del lavoro svolto. Aveva trascorso l’intero pomeriggio precedente, e metà mattinata a trasformare quella piccola radura nel piccolo satellite.
Bianca amava la Luna, fin da piccola ne era stata fortemente ossessionata… forse perché aveva il suo stesso colore della pelle, forse perché lo stare esposta ai suoi raggi, la faceva sentire bene. Più viva, più forte, più donna. Come diceva sempre lei.
E Nico si era impegnato al massimo, pur di farla star bene almeno per un po’.
<< Questo è da parte mia. >> esclamò poi, porgendo alla ragazza un pacchetto piuttosto voluminoso.
La ragazza strappò la carta intrepida, e quando vide il contenuto non riuscì a non trattenere un urletto di gioia.
<< Aaaaa ma è l’intera saga di Hunger Games! >> esclamò, accarezzando i tre libri, quasi fossero dei cuccioli. << Addio vita sociale. >> aggiunse poi, aprendo il primo e iniziando a leggere. 
Nico finse di mettere il broncio, 
<< Ehi! >> si lamentò indignato. 
Bianca scoppiò a ridere.
<< Scherzo i libri possono aspettare, avanti fatti abbracciare. >> lo canzonò di proposito, buttandoglisi al collo.

I due fratelli trascorsero l’intero pomeriggio a ridere e scherzare tra loro, ad abbuffarsi di dolci e patatine. Quando poi la Luna arrivò nel cielo buio, Nico prese da dentro la borsa frigo, (che teneva nascosta, dietro un cespuglio), una piccola torta a forma di luna piena, con sopra diciotto candeline bianche. 
<< Ma che? Anche la torta? Vuoi davvero farmi ingrassare oggi. >> esclamò la ragazza.
<< Avanti esprimi un desiderio. >> la esortò il fratello.
La ragazza attese qualche secondo, poi soffiò le candeline. 
Nico la guardò sorridente, ma lei non ricambiò.
<< Ho chiesto che lei torni… >> ammise in un sussurro.
Il fratello si sporse per abbracciarla, 
<< Lei sarà sempre con noi. >> cercò di consolarla. Poi estrasse la scatolina e la lettera da dentro la tasca dei pantaloni. << Questo è per te… >> 
<< Come un altro regalo? >> chiese la ragazza, asciugandosi le lacrime.
<< Non da parte mia. Credo che leggendo questa capirai ogni cosa. >>
Bianca afferrò la lettera con mani tremanti, 
<< Se vuoi faccio un giro, mentre tu… >> 
<< No. >> lo fermò la ragazza. << Resta. >> 
Nico si fermò, la sorella gli fece segno di sedersi accanto a lei, ma lui preferì sistemarsi un po’ più in là, consapevole della riservatezza della quale la ragazza necessitava al momento. 
Quando Bianca richiuse la busta, le lacrime avevano lasciato posto ad un’espressione vaga ed inquieta.
Nico non parlò, consapevole del fatto che qualunque cosa la sorella avesse letto, non doveva esser stata facile da digerire.
 La ragazza afferrò poi la scatolina, e quando sollevò la collana lo fece come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Aprì il ciondolo ed accarezzò le foto all’interno…
<< Mi aiuti a metterla? >> domandò al fratello.
<< Certo. >> 
Sistemata la collana, Bianca si distese poggiando la testa sulle sue gambe, lo sguardo rivolto alla Luna. 
<< Mamma ha scritto che ti ha voluto bene e che te ne vorrà sempre. >> ammise qualche tempo dopo.
Nico guardò la sorella,
<< Davvero l’ha scritto? >> domandò, mentre i sensi di colpa per non averle confessato la verità tornavano a farsi sentire.
Bianca annuì,
<< Perché quello sguardo cupo? >>
Il moro si portò le mani al volto,
- Voleva davvero confessare tutto a Bianca il giorno del suo compleanno? 

<< Nico lo sai, qualsiasi problema ti affligga, con me puoi parlarne. >> 
<< Ricordi il discorso iniziato l’altra volta, nel boschetto mentre eravamo con papà? >>
<< Certo. >> rispose la ragazza.
<< E solo che… è così difficile. >> ammise il ragazzo, alzandosi in piedi. 
<< Nico ti prometto che non ti giudicherò, qualsiasi cosa tu voglia dirmi. >> 
Il ragazzo prese a camminare per la radura, incapace di star fermo (segno che aveva ripreso da Ade). << Prima che mamma morisse, avrei voluto dirglielo… ma non c’è l’ho fatta. >> 
<< Cosa, cosa avresti voluto dirle? >> chiese Bianca con apprensione, cercando di invogliarlo a parlare.
<< Che sono gay! >> buttò fuori senza mezzi termini.
Le labbra di Bianca si piegarono in un impercettibile sorriso,
<< Allora puoi smetterla di tormentarti. >> ammise, mentre il fratello si voltava a guardarla con sguardo perso. << Che? >> domandò.
<< Nico, mamma lo sapeva già. >> confessò la ragazza.
<< Cosa stai dicendo? >> il moro non poteva credere alle proprie orecchie, mentre un senso di sollievo montava in lui.
<< E’ scritto qui. In questo modo hai finalmente confermato i miei dubbi, e ribadito quel che lei sapeva già. >> 
<< Ma come? >> 
- Forse stava solo sognando tutto.
<< Nico, mamma è sempre stata una grande osservatrice, e lo sai bene. Poi ha trovato alcune cose in camera tua, che… beh le hanno tolto ogni dubbio. >> 
<< Quali cose? >> 
Bianca alzò gli occhi al cielo.
<< Tu non vuoi che io lo dica, sai che non lo vuoi; quindi pensa. >> lo mise in guardia la ragazza.
Il volto perlaceo di Nico, si colorò improvvisamente di una sfumatura rosea, segnale che aveva capito a cosa si stesse riferendo la madre nella lettera e Bianca; aveva trovato i suoi giornali di Man At Play!
<< Non dirmi che anche tu… >> 
<< Tranquillo, io non sono mai venuta a ficcanasare tra le tue cose, e per la cronaca nemmeno mamma. Ne aveva trovato uno per sbaglio sotto il tuo letto mentre puliva la  stanza. >>
<< Ma quindi lo sa da anni? >> 
<< Si, non te l’ha detto perché aspettava che tu fossi pronto. >> 
Nico abbassò il capo, 
<< Non c’è l’ho fatta. >>
<< Nico, guardami. >> gli disse la ragazza, afferrandolo per il volto. << Non importa, davvero. Mamma era ugualmente felice, ed ora che tu lo stai dicendo a me, e come se lo stessi dicendo anche a lei. Non tormentarti più di quanto già tu non faccia. >>
<< Quindi per voi questo non è un problema? >> chiese timidamente. 
<< Certo che no! Ma come ti viene in mente? Mamma è nata con un cuore d’artista, e nessun vero artista pone dei limiti all’amore. Ed io, avanti mi conosci, non hai bisogno di spiegazioni; la mia migliore amica è lesbica. >>
<< Phoebe? >> chiese Nico scettico.
<< Si. Ops, forse non avrei dovuto dirlo. >> commentò ad alta voce la ragazza.
Poi entrambi scoppiarono a ridere.
<< Grazie Nico, grazie per tutto davvero. >>
<< No Bianca, grazie a te per avermi tolto questo peso dal cuore. >>
<< Lo sai, ci sarò sempre per te. >> 
<< Ed io per te. Ma avanti, adesso sistemiamo tutto e torniamo a casa, si sta facendo tardi. >> concluse il moro, alzandosi. 
Per la prima volta in vita sua Nico si sentiva realmente accettato, e se non fosse stato per la morte della madre, quello sarebbe stato uno dei suoi giorni più felici. 








Man a mano che i due ragazzi si avvicinavano alla villa, il volume della musica aumentava. Inizialmente nessuno dei due capì che il suono provenisse proprio dalla loro casa, ma una volta imboccato il vialetto ogni dubbio svanì.
Nico raggelò, sapeva chi era l’artefice di tutto quel trambusto: Persefone!
Bianca dal canto suo, accelerò invece il passo, desiderosa di venir a capo di quella faccenda, ma quando raggiunsero la villa, nessuno dei due fu in grado di dir nulla.
La casa era gremita di persone, luci disco – neon illuminavano tutto il giardino, e gruppi di ragazzi ballavano sul terrazzo, e dentro la villa. Persone sconosciute mai viste da entrambi i fratelli.

<< Nico, dimmi che questa non è un'altra sorpresa. >> lo minacciò Bianca, girandosi a guardarlo in cagnesco. 
Il ragazzo scosse il capo, 
<< Te lo giuro, io non c’entro niente. Sai che non mi sarei mai permesso… >>
La ragazza buttò a terra il cestino del pic nic e come una furia salì la scalinata, decisa a scoprire l’organizzatore di quel “carnevale”. Nico subito la seguì, preoccupato della furia omicida della sorella. Man a mano che salivano le scale però i due venivano interrotti, da conoscenti e sconosciuti, che facevano gli auguri a Bianca e si congratulavano per la splendida festa, e suo malgrado la ragazza rispondeva cercando di mantenere i nervi saldi. 
Entrati nel salone la medesima situazione si presentò loro, Bianca continuava a chiedere a destra e manca se qualcuno avesse visto suo padre, e quando finalmente una voce le rispose, la ragazza sperò di aver sentito male.
<< Bianca tesoro, io l’ho visto. Dovrebbe essere in cantina a prendere altre bibite, ma vieni qui, fatti abbracciare. >> cinguettò una Persefone, attillata in un luccicante abito dorato.
Suo malgrado la ragazza si lasciò abbracciare dalla vipera, troppo infuriata per reagire.
<< Tu cosa ci fai qui? >> le sibilò una volta ripresasi. 
<< Festeggio il tuo compleanno, no? >> rispose l’altra disinvolta.
<< Dimmi chi è stato ad organizzare tutto questo? >> 
<< Amore l’idea è stata di Persefone. >> esclamò la voce di Ade, apparendo dalla folla. << Ed io l’ho appoggiata. Non è fantastico? Un mega party in onore dei tuoi diciotto anni. >> 
Persefone annui sorridente.
Bianca stava per ucciderli entrambi, ma arrivò Nico che la afferrò per un braccio.
<< Ehm alcuni amici vogliono darle il regalo. >> inventò, trascinandola via.
I due si rifugiarono in camera del ragazzo, fortunatamente vuota.
<< Nico per favore, dimmi che tutto questo è solo un brutto sogno, un terribile incubo. >> lo pregò la ragazza, buttandosi sul letto con le mani al volto.
Il ragazzo sospirò accendendosi una sigaretta,
<< Vorrei poterlo dire, ma purtroppo non è così. >> ammise tra un tiro e l’altro.
<< Quella brutta troia é riuscita nuovamente a rovinare tutto. >> esclamò furente la ragazza.
<< Ha raggiunto il limite, e così nostro padre. >> continuò il ragazzo. 
<< Dobbiamo liberarcene, questa sera stessa. >> esclamò decisa la mora. 
<< Si, escogitiamo un piano per farla impazzire, davanti a papà. Una volta che avrà svelato la sua vera natura, Ade la caccerà fuori a calci. >> 
<< Benissimo, so già cosa fare. >> confesso ardita la ragazza. 
<< Bianca, so che non è il massimo da dire, ma ancora qualche ora e tutto questo non rimarrà altro che uno dei tanti brutti ricordi da aggiungere alla lista. >> tentò di consolarla.
<< No. >> ribatté la ragazza. << Sarà un ricordo splendido, perché ci libereremo di quella vipera una volta per tutte. >> 



I due ragazzi si separarono alla ricerca della donna, Nico avrebbe cercato fuori in giardino, mentre Bianca si sarebbe occupata dell’interno.
Per sua fortuna la ragazza non tardò a trovarla, si trovava nella libreria (purtroppo neanche quella era stata risparmiata), intenta danzare con un Ade alquanto su di giri. 
Senza perder altro tempo, Bianca prese dal tavolo degli alcolici un’intera caraffa di punch, e ignorando le proteste dei ragazzi che intendevano servirselo, si avvicinò alla donna. 
<< Bianca tesoro, cosa vuoi? >> le domandò con malignità quella, nel vederla.
La ragazza finse di sorridere innocente, 
<< Mi chiedevo se per caso gradissi un po’ di punch. >> 
<< Oh ti ringrazio, ma no, ho già il mio cognac. >> rispose indicando il bicchiere che teneva in mano.
<< Oh beh, ma visto che ormai l’avevo riservato per te, sarebbe un peccato se non ne prendessi neanche un sorso. >> esclamò la ragazza, rovesciando l’intera caraffa addosso alla donna.
L’urlo di Persefone attirò (come sperato da Bianca), un sacco di sguardi e generò un ilarità generale. 
La festeggiata si portò una mano alla bocca;
<< Oh miei Dei! Perdonami mi è sfuggito di mano. >> si scusò sarcasticamente. 
Persefone incrociò il suo sguardo, gli occhi parevano due tizzoni ardenti, pronti ad incendiare ogni cosa.  La ragazza ne era sicura, la vipera stava per vomitare il suo veleno. Tuttavia contro ogni previsione, dopo aver emesso un profondo respiro, Persefone rispose con estrema tranquillità;
<< Non preoccuparti succede, fortunatamente ho il cambio. >> 
Bianca non poteva credere alle proprie orecchie. 
Ade si congratulò con lei,
<< Come sei comprensiva amore mio. >> 
Quella lo afferrò per il colletto della camicia, 
<< Avanti andiamo di sopra, così mi aiuti con la zip. >> lo provocò.
La ragazza avrebbe voluto vomitare su entrambi…quella troia l’aveva scampata un’altra volta. Furiosa si precipitò fuori dell’edificio, mentre i due cominciavano a mangiarsi la faccia. Fortunatamente nessuno le rivolse la parola in quel momento, tutti infatti erano troppo ubriachi per badare a lei, tutti tranne Nico.
<< Bianca non li trovo da nessuna parte. >> esclamò dopo averla raggiunta.
<< Li ho trovati io. >> 
<< Ah si? E dove sono? >>
<< Credo siano da qualche parte, ad accoppiarsi come due porci. >>
<< Il piano non ha funzionato? >> domandò il ragazzo, che aveva intuito che qualcosa fosse andato storto.
La ragazza si voltò a guardarlo in cagnesco, 
<< Non solo non ha funzionato, ma l’ha fatta passare anche per la paziente matrigna comprensiva. >> sbottò.
Il moro si accese una (l’ennesima) sigaretta e dopo aver fatto un tiro la passò alla sorella.
<< Tieni, ti aiuterà a calmarti. >>
La ragazza l’afferrò senza troppi complimenti, e prese ad inspirare profondamente.
<< Sette giorni fa ho perso mia madre. >> disse tra un tiro e l’altro.
<< Due giorni fa mio padre ha riportato una vipera in casa nostra, con la quale ha involontariamente confessato d’intrattenere una relazione mentre era ancora sposato. >> continuò, mentre buttava fuori un’altra nuvola di fumo. 
<< Il giorno del mio compleanno è stato rovinato da quella vipera, che l’ha trasformato in una sorta di rave party. >>
<< Bianca… >> tentò Nico, ma la ragazza non lo lasciò finire.
<< Ho forse infastidito il Karma, o cosa? >> urlò esasperata, gettando la sigaretta.
Nico non poteva accettare che sua sorella soffrisse in quel modo, per giunta nel giorno del suo compleanno… Si era impegnato così tanto affinché potesse passare una giornata in pace e serenità, ed ora tutto era andato a farsi fottere. E l’unica responsabile di tutto quel dolore era lei, Persefone.
Accecato dall’odio, il ragazzo entrò di corsa in casa, afferrò il pugnale da collezione che suo padre teneva in una teca di vetro, e corse di sopra alla ricerca della vipera, ignorando gli sguardi spaventati di chi ancora mezzo lucido, si allontanava alla sua visione minacciosa. 
Lungo le scale sentì la voce della sorella che chiamava il suo nome a gran voce, ma non si fermò. Cercò i due in tutte le stanze, spalancando le porte con un calcio, l’ultima rimasta era quella dei suoi, ma non voleva credere che fossero realmente lì, e invece quando entrò trovò Persefone seminuda nel letto.
Nel letto dove fino a poco tempo prima aveva dormito sua madre. Ora era occupato da lei… il ragazzo non poteva crederci, non voleva crederci.
La donna si coprì con il lenzuolo,
<< Ei non ti hanno insegnato a bussare? >> lo redarguì, ignorando il pugnale che il ragazzo teneva ben stretto.
Un secondo dopo arrivò Bianca.
La donna alzò gli occhi al cielo,
<< Eccone un’altra. Ma cosa vi dice il cervello? Non vedete che sono nuda? E Ade sta per uscire dalla doccia, quindi sciò, evaporate. >> li scacciò.
Come una furia, Bianca si avventò sulla donna scaraventandola fuori dal letto.
<< Tu brutta puttana, ti farò pentire di avermi conosciuta. >> 
Nico nel mentre chiuse a chiave la porta del bagno in modo da impedire al padre di intervenire. 
<< Non osare toccarmi, piccola sciacquetta insignificante. >> ribatté Persefone afferrando per i capelli la ragazza. Bianca le tirò una testata in faccia, ed una volta rialzatasi prese a colpire la donna di calci.
Quella però non si lasciò pestare senza reagire, con un balzo infatti si portò in piedi e spinse la ragazza verso l’armadio, afferrandola per il collo.
<< Ti avverto, ho praticato per ben undici anni arti marziali, quindi se non vuoi che spacchi il tuo bel faccino esci subito da qui. >> le sibilò, stringendo maggiormente la presa.
A quella vista, Nico si ridestò dal torpore in cui era caduto, come un disperato si avventò sulla donna brandendo il pugnale.
Quella accortasi del pericolo, lo intercettò con un calcio ai testicoli. Il moro si accasciò al suolo delirante, continuando però a tenere l’arma ben salda. 
Bianca approfittò del momento di distrazione, per colpire la donna con una ginocchiata e nuovamente con una testata in pieno viso. 
Liberatasi corse dal fratello,
<< Nico, stai bene? >> chiese preoccupata.
<< Si, vediamo di finirla. >> la rassicuro rialzandosi.
Come due falchi che si avventano sulla preda, i due ragazzi si lanciarono contro la donna, Bianca la bloccò da dietro, mentre Nico le puntò il pugnale alla gola.
<< Non ti uccideremo, ma stacci bene a sentire. >> le sussurrò Bianca tenendole la bocca tappata, mentre la donna cercava di liberarsi. 
<< Dovrai andartene da questa casa, seduta stante. Smettere di frequentare nostro padre, chiudere qualsiasi tipo di rapporto con lui e non farti vedere mai più. Ci siamo capiti? >> la minacciò il moro, facendo maggiore pressione.
La donna annuì.
<< Giuralo. >> 
Bianca le liberò la bocca.
<< Lo giuro. >> esclamò quella.
Nico le tolse il pugnale dalla gola e Bianca la liberò.  E fu proprio in quel momento che la donna agì. 
Cogliendo i due alla sprovvista, afferrò Bianca per le braccia. La finestra a balcone era aperta, il vento agitava la tenda porpora. Entrambe era vicinissime, troppo vicine. Con un gesto fulmineo la donna spinse la ragazza oltre la balaustra, sotto gli occhi scioccati di Nico. Bianca cadde al suolo, dopo un volo di oltre 15 metri; il suo urlo disperato riecheggiò nell’aria. Subito dopo la donna prese la mano di Nico e premette il pugnale nel suo fianco. L’attimo dopo cominciò ad invocare aiuto come un ossessa.
Nico rimase lì in piedi, con il pugnale sanguinate ancora stretto in mano, incapace di comprendere cosa fosse appena successo. Alcune persone entrarono nella stanza e subito si precipitarono verso la donna sanguinante. 
<< Mi ha attaccata.. >> singhiozzava, dissimulando panico.
<< Presto chiamate la polizia. >> disse una donna.
<< E anche un ambulanza, è ferita. >> ordinò qualcun altro.
Quando anche la porta del bagno fu aperta, Ade corse verso l’amante come una furia.
<< Persefone ma cosa ti ha fatto? >> esclamò sconvolto.
<< Non importa Ade… >> piagnucolò quella. << Vai alla finestra. >> 
L’uomo si precipitò alla finestra e quando guardò di sotto il suo urlo di dolore sovrastò ogni cosa.
<< E’ stato lui, era come impazzito… Io ho tentato di fermarlo, ma lui stava per uccidere anche me. >> continuò la donna indicando Nico, perfetta attrice nella sua macabra commedia.

Ade guardò il figlio come se fosse la creatura più orrenda e meschina che avesse mai incontrato prima di allora. 
<< Tu! >> sibilò a denti stretti. << Sporco assassino, ti farò rinchiudere a vita. >> 
Nico lasciò cadere il pugnale a terra, l’attimo dopo la polizia fece irruzione nella stanza.


Continua…


Angolo Autore:
Salve a tutti cari lettori, spero che questo secondo capitolo vi abbia convinto a seguire la storia, e ad non lasciarvela scappare :3
Sarei ben felice di leggere cosa ne pensiate, quindi recensite pure, gli elogi e le critiche sono ambedue ben accetti. 
Alla prossima ;) 
xxNico

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Capitolo 3
*** III ***


Angolo Autore:
Eccomi ritornato cari lettori. Volevo avvisarvi che questo è un capitolo di passaggio, dunque è relativamente corto. Spero comunque, possa prendervi e piacervi. 
Auguro una buona lettura a tutti e se volete, fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie a tutti. 
xxNico





Happy Island / 2 giorni dopo.





Nico galleggiava nel buio. 
Immerso nel più nero dei silenzi, si lasciva corrodere dal dolore.
Anche quella sera aveva rifiutato la cena, gettando il piatto contro la parete.
Tutto era così vivo nella sua mente, che a tratti credeva di trovarsi ancora lì, ma poi il buio tornava a cancellare ogni cosa.



La polizia era arrivata con una velocità strabiliante, entrati gli agenti avevano ordinato a tutti di non muoversi. Due secondi dopo due medici avevano fatto irruzione nella stanza muniti di barella, sulla quale avevano depositato Persefone. 
Uno degli agenti le aveva domandato chi fosse stato il colpevole, e lei aveva indicato Nico; tutti lo avevano indicato. 
I poliziotti lo avevano afferrato per le spalle, e poi spinto verso l’uscita, ordinando a tutti i presenti di non muoversi.
Usciti avevano trovato un capannello di agenti e infermieri accalcati intorno al corpo esanime di Bianca. Nico nel vederlo non era riuscito a trattenersi e dopo aver spintonato gli agenti era corso verso di lei. Ade però lo aveva riacciuffato quasi subito, e scaraventato con forza al suolo. 
<< Non osare avvicinarti a lei. >> gli aveva urlato. Spiegando poi agli agenti la dinamica di quel che era accaduto. Tutti si erano voltati verso Nico con uno sguardo carico di disprezzo, e prima che potessero ammanettarlo, il ragazzo aveva visto qualcosa brillare tra l’erba. Strisciando aveva raccolto il ciondolo che aveva regalato a Bianca qualche ora prima; silenzioso l’aveva infilato in tasca.  



Ora lo teneva in mano e se lo rigirava tra due dita.
All’interno non vi erano più quattro foto ma solo tre; la sua, quella di sua sorella e di sua madre Maria. Il volto di Ade era stato stracciato via.




I poliziotti lo avevano scortato in caserma, e qui era stato lasciato a marcire in una stanza per ben due ore.
Quando finalmente la porta si era aperta due donne avevano fatto il loro ingresso, una in divisa, l’altra vestita con un camice bianco.
<< Nico Di Angelo, giusto? >> le aveva domandato la poliziotta.
Lui aveva annuito.
<< Sei stato accusato dell’omicidio di tua sorella Bianca Di Angelo, e di tentato omicidio nei confronti della tua matrigna Persefone Kore. >>
<< Non sono stato io ad uccidere mia sorella. >> aveva sibilato lui, guardando le due donne negli occhi. 
<< Mi dispiace Nico, davvero, ma oltre dieci persone hanno confermato di aver assistito all’accaduto. >> era intervenuta la donna in camice. 
<< Mentono, io non avrei mai ucciso mia sorella. E’ stata Persefone, quella brutta puttana. >> aveva tentato di difendersi, ma la rabbia aveva preso il sopravvento.
Le due donne si era scambiate uno sguardo d’assenso.
<< Nico so che non dev’essere stato facile, perdere la propria madre, e poi veder entrare nella tua vita una sconosciuta…Ma non possiamo ignorare un fatto così grave, sappiamo che non hai agito lucidamente. >>
<< Ma io… >>
<< Per tale motivo. >> aveva continuato la donna imperterrita. << Abbiamo deciso di evitare il carcere. Sarai mandato in un istituto correttivo, dove delle persone qualificate ti aiuteranno a superare i tuoi problemi. >>
Il ragazzo non aveva potuto credere alle proprie orecchie.
<< Cosa? Un istituto correttivo… intendete dire un manicomio? Ma io non sono pazzo. >>  aveva ribattuto mortificato.
<< Nessuno ha parlato di manicomio Nico… >>
<< Io non sono pazzo. >> aveva ribadito nuovamente il moro, alzando il tono della voce. << Io non pazzo, è stata quella brutta puttana di merda! >> questa volta la voce era un urlo. 
Le due donne gli avevano intimato di calmarsi, ma Nico aveva perso il senno della ragione. Con un calcio aveva fatto cozzare la sedia di ferro a terra, per poi ribaltare il tavolo. Due agenti avevano fatto immediatamente irruzione nella stanza.
<< Preparatelo, partirà questa notte stessa. >> aveva detto la psicologa, uscendo.





Il ragazzo chiuse gli occhi e poi li riaprì.
Quel giorno si sarebbe celebrato il funerale di Bianca. Ma a lui non era stato permesso di partecipare. In realtà non gli avevano permesso neanche di salutarla un ultima volta. Come se potesse nuocere ad un cadavere.





<< Dove mi portate? >> aveva domandato il ragazzo all’agente che lo aiutava a cambiarsi gli abiti sporchi di sangue. 
<< Happy Island. >>
<< Devo vedere mia sorella. >>
<< E’ morta, il cadavere ora si trova in obitorio per gli accertamenti. >> 
<< Allora mio padre. >>
<< Non vuole, mi dispiace. Forza, è ora di andare. >>
<< No, sono innocente. >> 
<< Lo sappiamo, per questo non finirai in carcere. >>
<< Ho detto che non vengo. >> aveva ribadito irremovibile.
Un agente lo aveva allora sorpreso alle spalle, conficcandogli una siringa nel collo. L’attimo dopo aveva perso i sensi. 





Qualcuno bussò alla porta.
<< Sto entrando a ritirare il piatto. >> esclamò una voce.
L’attimo dopo la porta si aprì,
<< Ancora questa storia? >> lo redarguì l’uomo. << Devi mangiare, hai bisogno di forze! Presto dovrai uscire da qui e cominciare ad adattarti alle regole come tutti gli altri. >>
<< Fottiti. >> rispose Nico, coprendosi il volto con il cuscino infastidito dalla luce. 
L’uomo sbuffò e richiuse la pesante porta.
Maria è morta, Bianca è morta. La tua famiglia è morta Nico.
Cosa farai ora che sei solo al mondo? Chi ti aiuterà a combattere i tuoi demoni? Chi ti cullerà quando ti sentirai solo e spaurito? A chi chiederai un consiglio, quando l’indecisione prenderà il sopravvento?
A nessuno.














Qualche ora dopo.








<< Caronte allora, il ragazzo è pronto? >> chiese una donna
<< Non ancora, purtroppo si rifiuta di mangiare o lavarsi. >>
La donna sbuffò impaziente. << Sono già trascorsi tre giorni dal suo arrivo! Dovrebbe già essersi un minimo ambientato. >> 
<< Lo so signora Era, ne sono consapevole. >> si scusò l’uomo.
Era si poggiò una mano sulla fronte, esasperata. << Come al solito devo sempre dirti tutto io Caronte. Cerca di capire cosa potrebbe alleviare il suo dolore e procuraglielo. >> 
<< Sarà fatto. >>
<< Ti avviso, hai a disposizione ancora due giorni, dopodiché dovrà essere pronto, altrimenti puoi riprendere le tue vecchie cianfrusaglie e lasciare l’isola seduta stante. >>  

<< Signorina Era, le prometto che tra due giorni il ragazzo sarà a lezione come tutti gli altri. >> 
<< Me lo auguro, adesso vattene. >> lo liquidò la donna con un gesto della mano.
L’uomo esibì un piccolo inchino e uscì svelto.

Era si sedette alla scrivania, Caronte era così limitato ed ottuso, l’unica ragione per cui non aveva ancora deciso di liberarsene, era la fiducia. Da anni infatti lavorava come suo assistente personale e mai aveva osato tradirla. 


La donna afferrò la tazza di caffè adagiata accanto al suo quadro preferito. Lo prese in mano e si perse ad ammirare tutti i volti ritratti nella foto. 
<< Dovremo rifarla. >> disse tra se e se. << Nel frattempo questa andrà bene. >> esclamò appiccicando un ritaglio del volto di Nico, accanto a quello di altri ragazzi. 
Un secondo dopo la porta si aprì, 
<< Era, amore sei pronta? >> domandò un uomo entrando. 
<< Zeus caro, è già ora? >> si stupì la donna, dando un’occhiata all’orologio; segnava la mezzanotte. << Oh perdonami, e che sono così in pensiero per il ragazzo nuovo. >>
<< Quel Di Angelo giusto? >> 

<< Esatto, si rifiuta di mangiare e lavarsi da giorni. Ho dato a Caronte l’ultimatum, ma sono sicura che fallirà come al suo solito. >> spiegò la donna.
L’uomo annuì pensieroso, 
<< Ci penserò un po’ su e vedrò che posso fare. Però adesso andiamo, la sala è già piena e le ragazze stanno per esibirsi. >> 
<< A chi tocca stasera? >>
<< Mclean, Chase e Gardner. >> 











La porta si aprì nuovamente.
Non era mai accaduto prima di allora. Nico si ridestò dal dormiveglia in cui era caduto e scattò a sedere sul letto, pronto a saltare addosso a chiunque tentasse di fargli qualcosa.

<< Sei sveglio? >> domandò la voce rauca di Caronte.
Il ragazzo si rilassò un poco. 
<< Si. >> 
<< Dimmi cosa vorresti in questo momento? >> 
<< Andar via da qui. >> 

<< No, devi dirmi qualcosa che posso portarti al momento. >> 
<< Un aereo per andare via da qui. >>
<< Intendo un oggetto che io possa portare a mano qui, in questa stanza. >> 
<< Un canotto allora, l’importante è che mi permetta di andarmene. >>
L’uomo strepitò e fece per uscire, ma sull’ultimo Nico lo bloccò,
<< Sigarette. >> esclamò.
Caronte tornò indietro,

<< Portami delle sigarette ed un lettore mp3 con l’intera discografia degli Evanescence. >> 
Il vecchio annuì visibilmente soddisfatto e uscì chiudendo la porta.




La mattina dopo Nico trovò accanto al vassoio della colazione, due pacchetti di sigarette, un accendino ed un lettore mp3 con un paio di cuffie. 
Per la prima volta da quando era arrivato, la visione di quegli oggetti gli provocò un lieve senso di felicità. Con foga scartò il pacchetto e prese una sigaretta, l’accese ed espirò profondamente il fumo. Qualcosa in lui si sciolse, ed un vago senso di sollievo prese a farsi strada nel suo petto. Afferrò poi l’mp3 e fece partire Never Go Back, tenendo il volume al massimo. Finalmente poteva coprire le urla incessanti che udiva provenire da fuori la stanza giorno e notte.
L’effetto del fumo e lo stordimento della musica, lo aiutarono a non pensare al dolore, e a fine giornata riuscì persino a mandare giù la cena, per la gioia di Caronte. 
Ma due sigarette ed un paio di canzoni non erano sufficienti per fermare il profondo dolore che dilaniava il suo animo. Mentre era seduto sulla mensola della finestra infatti, i pensieri tornarono a tormentare la sua mente;
- Com’era finito in un manicomio? Non poteva ancora crederci. Fino ad un mese prima era sul letto accanto a sua madre, insieme a Bianca a leggerle una storia. Mentre adesso era lì, solo, confuso e distrutto dentro. Suo padre l’aveva condannato senza neanche dargli l’opportunità di spiegare. Persefone lo aveva incastrato alla perfezione, riuscendo a liberarsi di entrambi in un solo colpo. E nessuno era davvero intenzionato a credergli veramente… Cosa avrebbe fatto d’ora in poi? Era forse questo il futuro che gli spettava? Per sempre circondato da infermi e trattato come tale?
In preda all’ira il moro  cominciò a picchiare la griglia, ed allo stesso tempo a piangere,
<< B-Bianca, m-mamma… Aiut-tatemi. >> singhiozzò, mentre le nocche cominciavano a sanguinare. 
Tremante tentò di accendersi l’ultima sigaretta, ma quella gli sfuggì di mano e cadde fuori dalla griglia. 
<< No! >> gridò esasperato, colpendo nuovamente il ferro. Cosa che non fece altro che aumentare il suo già presente dolore.  << No, no, no! >> 

Ecco l’ennesima perdita. Anche quella sigaretta era scivolata via dalle sue mani senza che lui potesse far nulla.
Esausto dal dolore crollò in un sonno torbido di incubi, mentre la musica ancora cantava nelle sue orecchie. 



Nico stava correndo lungo una scalinata a chiocciola. Saltava due, tre rampe alla volta, agile come un gatto. Per quanto si sforzasse però, le scale non terminavano mai. Stremato rallentò la corsa, ma più rallentava più il numero degli scalini aumentava. Riprese allora la salita, e dopo un interminabile tempo, riuscì finalmente ad arrivare in cima, completamente privo di forze e col fiato mozzato. Davanti a lui una porta di legno si ergeva incombente. Nico dovette impiegare tutte le ultime energie rimaste per aprirla, e quando ci riuscì,  davanti a lui vide Persefone che spingeva Bianca dalla cima della torre.
- Troppo tardi. – lo beffeggiò, mentre Bianca urlava disperata. 
- Bianca nooo! –  


Poi la scena cambiò, c’erano Ade e Persefone che si baciavano nel letto, accanto a Maria che immobile li guardava. Persefone cominciava a spogliarsi, mentre Ade le baciava i seni. Nico si trovava sulla porta, incapace di muoversi, era immobilizzato davanti a quell’odiosa scena. Il ragazzo poteva vedere delle lacrime scendere dal volto di sua madre, mentre i due si spingevano ben oltre. 
Il ragazzo provò allora a chiudere gli occhi ma nemmeno quelli rispondevano alla sua volontà. Non poteva sopportare un minuto di più di quella tremenda visione. Magicamente però, vide sua madre Maria alzarsi dal letto. Con un gesto della mano fece sparire i due, e con un altro lo sbloccò dalla sua immobilità. 
Nico corse verso di lei e le asciugò le lacrime dal viso.
- Mamma…-
- Ssssh. Va tutto bene Nico, davvero. -
- Mi dispiace, avrei voluto fermarli ma… -
- Ti ho detto che non importa, la mia preoccupazione principale al momento sei tu. -
- Io? -
- Si esatto, cosa stai facendo Nico? Non puoi buttare la tua vita così. -
- Non ho più nessuna ragione per vivere. - 
- Si che la hai, devi solo trovarla. - 
- Senza te e Bianca nulla ha più importanza per me. - 
- Non dire così, la nebbia inganna sempre. Ma la luce tornerà a splendere te lo prometto. -
- Cosa devo fare. -
- Trova una ragione, non posso dirti altro. - 
- Tu sei reale? -
- Trovala Nico. -


Nico spalancò gli occhi. Era stato tutto solo un sogno, solo un sogno, ma così vivido e reale.
Visibilmente sconvolto da quel che aveva appena vissuto, si precipitò verso la porta; doveva uscire da lì ed il più presto possibile. Con violenza prese a battere i pugni contro l’uscio, chiamando a gran voce Caronte. Ma nessuno arrivò ad aprirgli…
Prese allora a tempestarla di calci e pugni, poi ancora con una sedia, ed una lampada. Ma nulla, per quanto si sforzasse la porta non faceva una piega, e nonostante il forte chiasso nessuno sembrava essere interessato a lui. In un impeto d’ira lanciò perfino l’mp3 che si frantumò in mille pezzi. Doveva andarsene da quella stanza il più presto possibile. Non gli importava se non gli avrebbero fatto lasciare il manicomio, doveva trovare una ragione per tenersi aggrappato alla poca lucidità mentale che gli rimaneva, altrimenti l’oblio l’avrebbe risucchiato per sempre. 
- Devo trovare una ragione, un qualcosa che mi sproni ad non abbandonarmi. Una motivazione valida che mi dia la forza di continuare a vivere… 
Subito alla mente tornò vivida la scena di Persefone che afferrava Bianca e la spingeva oltre la balaustra. L’urlo mozzato da quel tonfo macabro. 
Ecco, c’è l’aveva. Sarebbe andato avanti per vendicare la morte di sua sorella, sarebbe andato avanti per eliminare Persefone e riscattare così Bianca e la sua innocenza. C’è l’aveva, la sua ragione di vita, ora l’aveva trovata.
- Mamma sono pronto per ricominciare.


Continua…

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Capitolo 4
*** IV ***


Happy Island / Il mattino seguente



Caronte trovò Nico addormentato sul pavimento, davanti alla porta.
Nella stanza regnava un disordine mai visto prima; il pavimento era sporco di sangue rappreso, le coperte strappate e pezzi di legno e ferro erano sparsi al suolo. 
Preoccupato il vecchio si avvicinò al moro,
<< Avanti ragazzo svegliati. >> gli intimò, colpendolo con delle pacche sul viso.
Nico mugugnò scocciato e pigramente aprì un occhio, alla visione dell’uomo così vicino a lui, però scatto all’indietro con un balzo felino.
<< Cosa hai combinato qui? >> lo redarguì quello.
Nico si guardò attorno, riportando alla mente tutto quello che era accaduto qualche ora prima.
<< Volevo uscire, ho urlato per mezz’ora ma tu non sei venuto. Dov’eri? >> lo accusò a sua volta, sviando così l’attenzione sul suo interlocutore.
<< Non t’importa sapere cosa stessi facendo. >> gli rispose grezzamente Caronte.
<< Però potresti uscire benissimo adesso, non credi? >> aggiunse poi, riportando alla mente le parole di Era, riguardo il suo licenziamento.
Nico alzò le spalle, 
<< Come vuoi, ma prima credo di aver bisogno di una doccia, e di un nuovo mp3. >> esclamò, indicando i resti sparsi sul pavimento.
Caronte annuì,
<< Te lo farò avere. Adesso seguimi avanti, e cerca di non fermarti.>> gli intimò.
Inizialmente il ragazzo non capì cosa il vecchio intendesse, ma quando uscì dalla stanza tutto gli fu chiaro. 
Attraversarono un lungo corridoio, ove Nico vide molti ragazzi tra i dodici e i vent’anni in condizioni orribili.
C’era chi era legato al letto con delle funi pregando di esser liberato, chi mordeva le sbarre della cella, altri che litigavano tra loro con pesanti insulti e sputi. La maggior parte delle porte erano però chiuse, e dal loro interno si sentivano provenire urla agghiaccianti. (Le stesse che Nico aveva cercato di ignorare, ma che l’avevano accompagnato da quando era arrivato).
Una ragazza che stava rannicchiata per terra, come lo vide gli corse incontro;
<< Loro mi hanno ridotta così. >> gli disse indicando verso il basso con la testa, poi  scoppiò ad urlare come un ossessa. Caronte la prese per un braccio e la buttò nella stanza, chiudendola a chiave. 
<< Ti avevo detto di non fermarti. >> lo redarguì il vecchio.
<< Ma tutti quei ragazzi? >> 
<< Sono dei malati mentali, proprio come te. Ora sta zitto e vedi di muoverti. >> concluse il vecchio.
Alla fine del terribile corridoio stava una scala a chiocciola,
<< Il bagno dei ragazzi è quello a destra, vedi di non metterci troppo. >> gli spiegò il vecchio.
<< E per i vestiti? >>
<< Troverai quelli puliti in camera. >>
<< No, non voglio più stare in quella stanza. >> si lamentò. 
Caronte sbuffò.
<< E va bene, provvederò a fartene avere un’altra. Adesso smettila di seccarmi e vai a lavarti. >>     

Nico salì la scalinata e si trovò davanti ad una biforcazione, proseguì allora a destra, e dopo aver superato un ingresso ad arco, si ritrovò in un’enorme stanza. 
Le docce erano disposte lungo la parete di fondo, molte erano sporche di muffa e sangue secco.
Dopo aver dato un occhiata generale, il ragazzo constatò di esser fortunatamente solo.
Il fatto di esser finito in un manicomio lo inquietava un poco… Sapeva che quelle persone si trovavano lì per aver avuto la sfortuna di nascere in quel modo, o semplicemente per essere impazzite a causa di traumi, abusi psicologici, ecc…
E lui in parte li compativa, ma sapeva anche quanto alcuni di loro potessero diventare violenti, e proprio non se la sentiva di fare a botte con una persona che non aveva colpe.
Prese così a spogliarsi in quell’enorme stanza che quasi lo inquietava. Scelse la doccia più decente tra le peggiori e si lasciò trasportare dal getto d’acqua calda, cercando di mettere invano a tacere i pensieri.
- Perché alcuni esseri umani dovevano nascere così? C’era forse un motivo ben preciso? E perché nonostante il grande passo in avanti che l’evoluzione umana aveva fatto in ambito sanitario, luoghi del genere presentavano ancora pessime condizioni sanitarie? 
Tutte domande che spesso le persone non si ponevano. Domande che mai, prima di allora avevano sfiorato la mente di Nico.
Finita la doccia, il ragazzo raccolse i panni sporchi e coperto solo da un accapattoio, si apprestò a raggiungere Caronte. 
<< Avanti vieni, ti ho trovato una nuova stanza. >> gracchiò quello nel vederlo.
<< Tutte le tue cose sono state già trasferite, sul letto troverai anche il dannato mp3, e stavolta vedi di non romperlo. >> lo minacciò, chiamando l’ascensore. 
Mentre attendevano che le porte si aprissero però, un ragazzo si avventò sul collo di Nico, cercando di azzannarglielo.
Il ragazzo agile nei movimenti riuscì comunque a liberarsi, mentre Caronte afferrò l’altro per le braccia. 
<< Dammi il tuo sangue, loro hanno prosciugato il mio. Dammelo! >> glj gridò disperato quello, mentre il vecchio lo trascinava via.
<< Sta zitto, schifoso decelebrato. Tu scendi al piano – 4. La tua stanza è la 9 B. >> spiegò poi a Nico.
Il ragazzo si chiuse in ascensore, ancora sconvolto da quanto aveva appena visto.
Negli occhi di quel ragazzo c’era pura follia, eppure nel fondo Nico aveva scorto del dolore… Ma di una cosa era certo; quello sguardo lo avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi giorni. 









La prima cosa che Nico notò quando le porte dell’ascensore si aprirono fu il silenzio assoluto, in netto contrasto con il luogo appena lasciato. La seconda fu l’eleganza dell’arredamento. Questo corridoio non era semplicemente bianco con delle porte bianche (Lol) in ferro. Il muro era rivestito da tappezzeria avorio a motivi floreali, e dal soffitto pendevano degli strani lampadari a forma di candelabri. 
- Sicuro di esser finito nel luogo giusto? 
Titubante proseguì, leggendo i numeri e le lettere applicate sopra le porte, e dopo qualche minuto, riuscì a trovare quella detta da Caronte. 
Ancora scombussolato da quel cambio di realtà, aprì lentamente la porta e si ritrovò in una camera elegante quanto il corridoio. Si rese subito conto che qualcuno la abitava già, e che di conseguenza avrebbe dovuto condividerla; cosa che non gli andava molto a genio, data la situazione.
Il suo letto era situato a ridosso di una nicchia scavata nella parete, e sulla coperta vide il suo fidato mp3 ed un pacchetto di sigarette.
- Però a quanto pare Caronte, non era del tutto scemo.
I suoi vestiti sporchi però, erano rimasti tali e non aveva intenzione di rimetterli. Prese così a frugare nel suo armadio nella speranza che non fosse del tutto vuoto. Ma cambiò idea quando con terrore scoprì che gli unici indumenti presenti erano delle orribili divise bianche, sulla cui maglia era stampato uno smile sorridente che riportava il logo: Happy Island.
Nico la ributtò dentro inorridito;
- Non metterò mai una cosa del genere, a costo di andare in giro nudo.
Senza pensarci due volte, si voltò verso l’armadio del compagno ancora sconosciuto e prese a cercare qualcosa di “accettabile” da mettere.
Per sua fortuna non trovò altre copie della terribile divisa, ma alcune maglie viola (colore che lo stesso non amava), e diversi jeans. Cercando più a fondo però riuscì a scovare una t-shirt con scollo a V nera, e dei pantaloncini del medesimo colore. 
Dopo averli indossati tuttavia, si rese conto di quanto realmente fossero grandi. La maglia pareva quasi un vestitino ed i pantaloncini, su di lui erano dei normali pantaloni lunghi.
Scoraggiato decise di tenere quelli, fino a quando non avrebbe trovato un modo per lavare i suoi. 
Si buttò poi sul letto e accese una sigaretta.
Le ferite sulle mani, erano ancora ben visibili, ma il dolore era sopportabile. Forse avrebbe dovuto medicarle, ma nel bagno non aveva trovato nessun tipo di medicinale, e Caronte non si era minimamente preoccupato di procurargliene qualcuno…





Nel frattempo…




<< Caronte allora il ragazzo è pronto? >> domandò Era all’uomo.
Quello annuì sorridente.
<< Si signorina Era. Stamattina ha deciso di voler uscire dalla stanza di sua spontanea volontà, anzi ha persino chiesto di essere spostato in una nuova. >>
<< Perfetto, son felice che tu sia riuscito nel tuo incarico. >> si congratulò la donna, cosa che fece riempire d’orgoglio il vecchio. 
<< Voglio vederlo. >> ordinò poi.
<< Come desidera, vado a prenderlo allora. >> disse Caronte uscendo.
<< Aspetta un attimo Caronte. Dove lo hai sistemato? >>
<< In una stanza del quarto piano proibito. >> 
Era sbuffò spazientita.
<< Caronte! Sai benissimo che solo i ragazzi visitati prima da me e mio marito possono accedere a quella sezione! >>
L’uomo indietreggiò, facendosi man a mano più piccolo.
<< Sai cosa dovremo fargli se non dovesse ritenersi adatto e scoprisse qualcosa? >>
Il vecchio annuì con aria mesta e pentita. 
<< Bene, allora muoviti a farlo venire qui. >> gli ordinò.

Prese poi il telefono e mandò un messaggio al marito,
- Zeus il ragazzo è pronto, sto per incontrarlo. Vieni, così mi aiuterai a capire se è adatto. – scrisse, sorvolando sull’errore madornale commesso dal vecchio incompetente. 
Non passarono due minuti, che l’uomo la raggiunse. 

<< Che velocità. >> si complimentò la donna, stampandogli un bacio sulle labbra.
<< Lo sai che sono un fulmine. >> rispose l’altro approfondendo il gesto, cosa che mandò in estasi Era. 
I due furono però interrotti dal bussare alla porta.
<< A quanto pare non sei l’unico. >> commentò la donna infastidita, ricomponendosi.
<< Avanti. >> disse.
Nico fece il suo ingresso nella stanza spintonato da un Caronte alquanto timoroso,
<< Eccolo. >> annunciò.
<< Bene Caronte, puoi andare adesso. >> lo liquidò Zeus.

Nico rimase immobile davanti ai due sconosciuti che lo fissavano, come un lupo fisserebbe il bancone di una mecelleria.
<< Bene, bene Nico, finalmente ci degni della tua presenza. >> l’apostrofò Era, facendo il giro della scrivania.
<< Siediti pure. >> gli disse indicando la poltroncina di pelle.
Nico obbedì senza batter ciglio. 
Caronte gli aveva detto che quei due erano i padroni della clinica, e gli aveva intimato di mostrarsi rispettoso e pacato. Contrariamente a come faceva di solito, questa volta aveva deciso di seguire i consigli dell’uomo. Non poteva rischiare di farsi buttare in una cella d’isolamento per l’eternità, altrimenti la sua vendetta non avrebbe mai potuto compiersi. 
<< Allora sei stato mandato qui, per aver commesso l’omicidio di tua sorella, e per il tentato omicidio della tua matrigna, giusto? >> attaccò Zeus, sfogliando un fascicolo. 
Nico si limitò a guardarlo negli occhi.
<< Rispondi ragazzo. >> lo incitò l’uomo. 
Aveva una voce davvero potente, e trasmetteva un’aura quasi temporalesca.
<< Si, ho tentato di uccidere la mia matrigna. >> ammise il ragazzo.
<< E? >> 
<< E basta. >> rispose freddo.
<< Non hai commesso tu l’omicidio di Bianca Di Angelo? >> 
<< No, è stata la mia matrigna ad ucciderla. >> spiegò semplicemente, cercando di mantenere un tono pacato.
<< Mmh vedo che siamo ancora nella fase della negazione. >> s’intromise Era, camminando vicino al ragazzo. 
<< Smettetela di trattarmi come un pazzo, io non ho ucciso nessuno. >> ribadì, nella vana speranza che i due decidessero di lasciarlo andare. 
Era scoppiò a ridere, 
<< Oh dite tutti così. I pazzi non accettano mai la realtà dei fatti. >> lo schernì, dandogli un buffetto alla guancia. 
Istintivamente Nico la scansò via, con un colpo. 
<< Mmh vedo che il contatto fisico non fa per te. >> continuò a stuzzicarlo la donna. 
Poi però osservando meglio le mani del ragazzo si accorse delle ferite,
<< E queste da dove vengono? >> gli domandò improvvisamente allarmata.
<< Non è niente. >> rispose solo Nico, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni. 
Ma Era continuò,
<< Zeus hai visto? Vanno assolutamente medicate. >> 
<< Dimmi, è stato Caronte? >> gli chiese l’uomo.
Nico scosse la testa, 
<< No, me le sono fatte cercando di rompere la griglia della finestra  a pugni. >>
Era si sedette agitata,
<< Questo non va per niente bene Nico. Il nostro compito è quello di curarti, esigo che mai più accada una cosa del genere. >> 
Suo malgrado il moro non riuscì a tenere a freno la lingua,
<< Il vostro compito include anche tenere delle persone legate al letto come delle bestie? >>
Il volto della donna si rabbuiò, ma fu il marito ad intervenire,
<< Sono misure cautelari necessarie. Ma forse se ne evitassi di parlare sarebbe meglio per te, forse potresti esserci tu al loro posto, proprio in questo momento. >> 
Nico non rispose, consapevole della minaccia indiretta che l’uomo gli aveva lanciato.
<< Benissimo, vedi com’è facile? >> esclamò Era, gioiosa. << L’importante è saper come comportarsi. >> 
Nico finse con accondiscenza, cercando di tenere a freno i nervi, che gli urlavano di ridurre quei due a un mucchietto di ossa. 
<< Ascoltami Nico, adesso Zeus ti accompagnerà in infermeria, e da domani inizierai a seguire le lezioni come tutti gli altri, hai capito? >> 
Il ragazzo annuì, non ben consapevole di quel che la donna gli stesse dicendo, 
<< Ah e saresti pregato di indossare la divisa della clinica. >> aggiunse poi,
<< Mi dispiace, ma sono disposto ad andare nudo, pur di non metterla. >> rispose, uscendo.
Zeus sorrise appena, mentre Era aggiungeva il suo nome su una lista, che ne conteneva solamente altri ventisei.






<< Ecco questa è l’infermeria. >> annunciò Zeus, fermandosi davanti ad un porta a doppio battente.
<< Si può sapere dove sono finito? >> domandò Nico.
Zeus lo guardò, come si guarda un cucciolo,
<< Nell’isola felice. >> gli rispose semplicemente, andandosene.
Nico rimase qualche minuto immobile a riflettere, prima di entrare.
Durante il tragitto per raggiungere l’infermeria non aveva sentito nessun rumore ed incontrato nessuno. Strano considerando il luogo in cui si trovava.
I suoi dubbi vennero però spazzati via, dopo aver varcato la porta a battente che dava all’infermeria. 
In uno dei tanti lettini infatti, vide un robusto ragazzo di colore, accanto a cui stava seduta una ragazza dai lunghi capelli scuri.
Entrambi si voltarono a guardarlo con aria minacciosa, Nico capì però, che non si trattava di persone instabili. O perlomeno non come quelle incontrate nel piano in cui aveva alloggiato fino a poco prima… Queste erano consapevoli di quel che stavano facendo, ed i loro occhi erano più svegli ed acuti di quanto lo possano essere quelli di un pazzo.
L’arrivo di un altro ragazzo smorzò però la tensione creatasi,
<< Oh Dei, queste vanno immediatamente curate. >> esclamò lo sconosciuto lanciandoglisi letteralmente addosso.
Nico rimase basito da una tale preoccupazione nei suoi confronti.
<< Avanti seguimi. >> gli disse il ragazzo, portandolo in un’altra stanza.
<< Stenditi per favore. >> gli ordinò indicando l’unico lettino presente. 
Nico obbedì, ancora frastornato da quel ragazzo, che non gli aveva dato nemmeno il tempo di dirgli per quale ragione fosse lì o semplicemente chi fosse lui. A quanto pare per l’altro tutte queste cose, erano secondarie alla medicazione. 
Il moro osservò attentamente mentre gli medicava le ferite; per prima cose gliele pulì con del cotone umido, poi aggiunse quasi mezza bottiglia di disinfettante e infine vi fece cadere sopra una strana polverina bianca, che a Nico ricordava lo zucchero a velo, che sua madre metteva sulle torte che preparava. Ricordo, che gli fece più male del bruciore che sentiva alle nocche scorticate. 
Con estrema precisione il ragazzo/medico applicò poi, una fasciatura con della garza che fermò con un nodo, stretto alla perfezione. 
<< Devi metterci una spolverata di questa, due volte al giorno per tre giorni; e vedrai che la ferita sarà scomparsa del tutto. >> gli spiegò, consegnandoli la boccetta. 
Solo allora Nico si accorse di quanto azzurri e luminosi fossero i suoi occhi. 
Anche l’altro parve osservarlo per bene solo in quel momento, e impacciato si presentò,
<< Comunque piacere i sono Will, e tu? >>
<< Nico. >>
<< Sei nuovo vero? >>
Il moro annuì,
<< Arrivato appena cinque giorni fa dai piani superiori. >> 
<< Oh ho capito…Beh ci siamo passati tutti, no?  >>
<< Passati dove? >> domandò il moro.
Will però non rispose, limitandosi a fissarlo con apprensione. 
<< Immagino tu non sappia nulla di questo posto, giusto? >>
Nico non capiva il senso di quelle parole, che servivano ad alimentare i suoi già nascenti sospetti.
<< Non mi trovo forse in un manicomio? >>
Il biondo annuì.
<< Ma tu non sei pazzo, vero? >> 
Nico non poteva credere alle proprie orecchie, finalmente qualcuno che se ne accorgeva!
<< Assolutamente no. >>
<< Will presto vieni, Charles sta avendo una ricaduta! >> urlò in quel momento la ragazza. 
<< Mi spiace ma ora devo chiederti di andare. >> gli disse, prima di sfrecciare nell’altra sala.
Non sapendo che altro fare il moro, decise di tornare nella sua camera, in attesa di conoscere il suo compagno di stanza, mentre nella testa ricorrevano le parole appena dette dal ragazzo…

Il suo desiderio fu presto esaudito, entrato infatti trovò un ragazzo intento a rovistare nell’armadio. 
Inizialmente quello non si accorse del suo arrivo, e Nico poté osservarlo silenzioso. Era alto proprio come aveva immaginato ed aveva anche un bel gran fisico (era a petto nudo). I capelli erano biondi, ma di una tonalità più chiara di quelli di Will e tagliati corti. Sentendo il peso del suo sguardo lo sconosciuto si voltò verso di lui, e differenti furono le reazioni che animarono il suo viso. 
<< Ecco dov’è finita la mia uniforme! >> disse alla fine, indicando i vestiti che Nico indossava. 
Il moro si sentì vagamente a disagio,
Aveva dimenticato persino di averla presa! Che figuraccia.
<< Ti dispiacerebbe ridarmela?  >> 
Nico si decise a reagire.
<< Scusa, solo che non ho trovato altro da mettere. >> 
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, 
<< Senti perché non me lo racconti un’altra volta? Sono in ritardo, Ares mi ucciderà se non arrivo in classe entro cinque secondi. >>
Nico però non accennò a spogliarsi.
<< Potresti andare fuori? >> chiese all’altro.
<< Come hai detto scusa? >> 
<< Hai capito bene, non posso di certo spogliarmi davanti a te. >>
Il biondo lo fulminò con uno sguardo tagliente,
<< Non mi importa nulla di vederti nudo, voglio solo la mia divisa. >>
<< E io ti dico che se non esci, non posso dartela. >> 
In quel momento la porta della stanza si spalancò,
<< Jason vuoi muoverti? Ares sta per venire a prenderti, e sai cosa succede quando perde la pazienza. >> esclamò un ragazzo dai capelli corvini.
<< Percy quest’idiota non vuole ridarmi la mia divisa, e senza non posso venire. >> rispose esasperato il ragazzo indicando Nico. 
<< Lascia perdere fratello ti presto la mia. >> gli disse l’altro, incitandolo a muoversi. 
Il biondo uscì dalla stanza correndo insieme all’amico, mentre Nico rimase imbambolato al centro della stanza, ancora scombussolato da tanta bellezza. 
- Mai aveva visto tanti bei ragazzi in una sola volta. 
Prima quel Will che con quegli occhi color del cielo, e la sua preoccupazione quasi materna nei suoi confronti, gli aveva ricordato che forse c’era ancora qualcuno disposto a tenere a lui. Poi Jason il cui fisico era pari a quello di un modello, e infine quel Percy anche non era davvero niente male. 
- Ok Nico, smettila. Ricorda quali sono le tue priorità; devi scappare da qui e far in modo che Persefone finisca dove meriti di stare. Quindi niente film mentali con nessuno. Si disse, cercando di ritrovare la lucidità persa nell’arco di dieci minuti. 
Si accese poi una sigaretta, ignorando beatamente il cartello che impediva di fumare e si stese sul letto a rimarginare su quanto appena accaduto.
- Nessuno di quei ragazzi gli era sembrato pazzo… Possibile che si trovasse ancora nello stesso manicomio? O forse era stato trasferito in un reparto speciale? Forse con dei sociopatici… Nico ricordava bene il personaggio di Kai Parker nella serie tv The Vampire Diares, all’apparenza un ragazzo normale, ma in realtà un pazzo sadico.
 (Anche se doveva ammettere che rientrava nella sua top ten dei personaggi preferiti).
 
Doveva essersi addormentato mentre pensava, perché fu il ragazzo biondo a svegliarlo,
<< Hey tu. >> gli disse scuotendolo. << E’ ora di cena. >> 
Nico aprì gli occhi e scattò a sedere.
<< Ti prego di non toccarmi. >> gli rispose stropicciandosi gli occhi. 
Il biondo parve offendersi a quell’affermazione,  
<< Prima ti appropri della mia divisa, ed ora neanche mi ringrazi per averti avvisato della cena. >> 
<< Non credo mangerò. >> continuò Nico, indifferente alle sue parole. << Riguardo la tua divisa credo che la terrò fino a quando non troverò il modo per lavare i miei vestiti o perlomeno procurarmene dei decenti. >> 
Jason sorrise sconfortato, 
<< Davvero non posso crederci, mai ho conosciuto una persona così menefreghista nei confronti degli altri. >>
<< Ed io un ragazzo così paziente. >> 
<< Mi stai forse incitando a dovertele dare?  >> 
<< Un ragazzo-Hermione come te non credo arriverebbe a tanto.  >> 
<< Ragazzo-Hermione? >> domandò il biondo confuso. 
Nico lo guardò sconvolto. 
<< Davvero non conosci Harry Potter? >> 
Il biondo scosse la testa, 
<< Non so di cosa tu stia parlando.  >> ammise. 
Il moro sempre più sconvolto prese un’altra sigaretta,
<< Da pazzi, ma dove hai vissuto fino ad ora? >> 
<< In questo posto. >>
<< Da quanto sei qui? >>
<< Da quando sono nato praticamente. >> 
Nico rimase sorpreso da quella rivelazione,
<< Oh allora non è colpa tua… >>
Jason fece spallucce, 
<< Questa non puoi fumarla qui. >> disse, togliendoli la sigaretta dalla bocca. 
<< Ehi ridammela subito. >> si lamentò Nico.
<< Le regole sono regole, e finché starai con me dovrai rispettarle. >>
<< Mi correggo, sei molto peggio di Hermione. >> si lamentò il moro, seguendo suo malgrado il compagno.
<< Comunque io sono Jason. >> si presentò il biondo, mentre salivano in ascensore.
<< L’avevo capito ti chiamassi così, io sono Nico. >> rispose il moro, osservando l’ascensore salire di due piani e fermarsi.
<< Perché qui è tutto così..? >>
<< Lussuoso? >> finì il biondo per lui. 
<< Esatto. >> 
<< Semplicemente ci tengono a farci stare in un ambiente gradevole. >> 
<< Ma se… >> stava per controbattere Nico, prima che un ragazzo dai capelli castani gli piombasse addosso come un razzo. 
Entrambi ruzzolarono a terra, 
<< Ehm scusami ragazzo zombie. >> si scusò quello rialzandosi e riprendendo a correre.
<< Leo Valdez, fermati immediatamente. >> urlò un’altra ragazza, che stava correndo con un vaso di una povera piantina bruciacchiata.
<< Katie ti prego non fare pazzie. >> esclamò un’altra correndo a sua volta dietro ai due ragazzi. 
Jason alzò gli occhi al cielo, mentre Nico cercava di dare un senso a quel che aveva appena visto.
<< Quelli erano Leo, il ragazzo più guastafeste che io conosca, Katie Gardiner un’ecologista patita e Calypso, la paziente ed irritante fidanzata di Leo. >> gli spiegò il biondo, aprendo le porte che davano alla mensa.
<< Come ha osato chiamarmi ragazzo Zombie? >> 
Jason fece spallucce, 
<< Leo é fatto così. >> 

La prima cosa che Nico notò appena entrato in mensa furono due grandi tavoli, posizionati ai lati della stanza, separati al centro da un lungo bancone contente qualsiasi tipologia di cibo.
Jason si diresse al tavolo sulla sinistra, mentre alcune voci dall’altro gli urlarono frasi che Nico non capì bene, 
<< Guardate chi è arrivato. La signorinella Grace! >>
<< Dove li hai lasciati i tacchi, eh? >> 
Jason però li ignorò tutti beatamente e prese posto accanto al moro Percy, indicando a Nico di mettersi vicino a lui. Quasi tutti i ragazzi presenti al tavolo si voltarono a guardare Nico, 
<< Jason è lui quello nuovo? >> domandò una ragazza dalla lunga treccia corvina.
Il ragazzo annuì.
<< Ti va un goccetto di vino, amico? >> gli domandò un ragazzo dall’aria brilla, indicando una caraffa di quel che apparentemente sembrava vino. 
Il moro scosse la testa,
<< Non mi piace bere. >> 
<< Finalmente, sei il primo che dice una cosa del genere. >> commentò timidamente un’altra dalla folta chioma castana. 
Nico la guardò negli occhi, e sentì una strana sensazione avvolgergli il cuore; qualcosa in quella ragazza gli era famigliare. Rimase a fissarla per molto, tanto che il ragazzo vicino a lei tossicchiò infastidito; Nico vide che le teneva la mano.
<< Allora Nico com’è che sei finito qui? >> gli domandò quel Percy, i cui occhi lo fecero nuovamente impazzire. 
Il moro deglutì, non se la sentiva di spiegare la situazione davanti a tutti quegli sconosciuti. A salvarlo dall’imbarazzo arrivò però la ragazza seduta vicino al moro,
<< Testa d’alghe possibile che tu non riesca mai a pensare prima di parlare? >> lo redarguì esasperata. Poi si rivolse a Nico, 
<< Ti prego di non farci caso, lui è fatto così. >> 
<< Ehi! Cosa intendi per così, è? >> si lamentò Percy.
La ragazza bionda scoppiò a ridere,
<< Così speciale. >> gli disse, stampandogli un bacio sulle labbra. 
A quella visione Nico distolse lo sguardo vagamente infastidito, gesto che non sfuggi alla ragazza che prima gli aveva rivolto la parola.
Accortosi di esser stato visto, Nico abbassò lo sguardo. Già non ne poteva più di tutte quelle persone. E poi davvero non capiva, era finito o no in un manicomio? Nessuno di quei ragazzi gli sembrava realmente pazzo. 
<< Non sa ancora nulla, giusto? >> domandò poi la ragazza dai capelli corvini a Jason. 
Quello scosse la testa sospirando. 
<< Capisco. E quando avevi intenzione di dirglielo? >> 
<< Reyna non è facile. >>
<< Lo so benissimo Jason ma, prima ne sarà consapevole, più tempo avrà per metabolizzare la cosa. >> ribatté la ragazza.
<< Perdonate si vi interrompo, ma vorrei farvi notare che io sono qui. >> commentò Nico ad alta voce, infastidito. 
Jason si alzò dal tavolo, 
<< Andiamo a parlarne fuori. >> disse alla ragazza.
<< Guardate Grace tacco rosso, insieme a Reyna uomo mancato. >> gracidò una ragazza dall’altro tavolo mentre i due si avviavano verso l’uscita.
<< Infilati quel rossetto dove immagino tu faccia già di solito Tanaka! >> le rispose la mora, provocando le rise di molti. 
<< Ma che? >> esclamò Nico, che non aveva ben capito cosa i due stessero confabulando su di lui.
<< Perdonali, non è facile per loro. >> venne in suo aiuto la ragazza dai capelli ricci. << Comunque piacere io sono Hazel Levesque. >> 
<< Piacere mio Hazel, io sono Nico. >>
<< Hazel io ho finito. Vado di sotto a riposare prima dello spettacolo. >> le disse il ragazzo vicino a lei, stampandole un bacio sulla guancia. 
<< Va bene Frank, a dopo allora. >> rispose Hazel, accarezzandogli la mano. 
Nico rimase immobile a fissarli; c’era così tanta dolcezza in quei gesti… si vedeva che si volevano bene per davvero. 
<< Scusa se te lo chiedo, ma di quale spettacolo stava parlando il tuo ragazzo? >> domandò il moro.
Lo sguardo della ragazza s’incupì.
<< Teoricamente non potrei ancora parlartene, ma dato che Reyna e Jason potrebbero impiegare anche tutta la notte per decidersi… >>
<< Per favore, neanche dovrei essere in questo posto, ed è da quando sono arrivato che non ci sto capendo più nulla. >>
<< Va bene, ma è meglio se andiamo in un posto più tranquillo. >> propose la ragazza, alzandosi. 
I due finirono per andare a parlare nella camera della ragazza.
<< La condivido con Katie, è una patita delle piante, non farci caso. >> lo avvisò la Hazel prima di entrare. 
Nico però rimase ugualmente meravigliato, o meglio sconvolto. 
La stanza pareva divisa letteralmente in due, da un lato c’era un letto sovrastato da piante rampicanti attorcigliate alla ringhiera. Vasi di fiori che pendevano dal soffitto, mensole stracolme di vasetti di margherite e rose. 
L’altra parte invece pareva una gioielleria. C’era diamanti incollati alla parete che andavano a formare un mosaico decorativo. L’armadio interamente ricoperto di diamantini e altri stavano esposti sulla scrivania e sul comodino. 
Hazel sorrise timidamente quando vide la faccia del ragazzo.
<< Beh ti avevo avvisato. >>
<< M-ma hai una foresta in camera… >> 
Hazel fece spallucce e invitò il ragazzo a sedersi sul suo letto.
<< E anche tu non scherzi, superi di gran lunga Edward Cullen… >> 
<< Aaaaah ora capisco il perché del look oscuro, ti piace Twilight! >> esclamò la ragazza.
<< Ehi no, frena! Non ho mai detto nulla del genere. >> controbatté Nico. 
Hazel scoppiò a ridere, 
<< Guarda che non c’è nulla di male. >> 
<< Si forse, ma ora potresti spiegarmi in che razza di manicomio sono finito? >> 
<< Non è facile Nico... Io stessa ho impiegato molto per accettare la cosa… Ma comunque partiamo dal presupposto che nessuno di noi merita di stare qui, ok? >>
Il moro annuì.
<< Credo che tu non sappia che ci troviamo su una piccolissima isola dell’oceano Atlantico a sud della Florida. >>
A Nico mancò un colpo… 
Sapeva di esser finito in un luogo straniero dato il cambio di lingua dall’italiano all’inglese (che aveva imparato fin da piccolo grazie alle assidue lezioni private), eppure credeva di esser finito al massimo in Gran Bretagna, non dall’altra parte dell’oceano…
<< Vieni da molto lontano, vero? >> gli domandò Hazel, notando la sua espressione.
<< Italia. >> 
<< Non l’avrei mai detto, il tuo inglese è perfetto. >> si complimentò la ragazza.
<< Mia madre era fissata con questa cosa dell’inglese… >> spiegò Nico, rendendosi conto solo in quel momento, di averla involontariamente nominata.
Hazel però non era una sciocca ed accortasi del disagio, continuò a parlare come se nulla fosse.
<< Dunque dicevo, sull’isola è presente solo il manicomio. Per il resto è coperta da foreste.  Ma le persone vanno e vengono praticamente quasi ogni giorno tramite il servizio traghetto. >>
<< Quali persone? >> domandò Nico, accendendosi una sigaretta.
<< Più tardi ci arriverò. Ora devi sapere che il manicomio conta in totale undici piani.
Di cui cinque sono situati sotto terra… >>
Nico ascoltava attentamente, immagazzinando per bene tutte le informazioni che la ragazza le stava dando. Gli sarebbero tornate utili per quando avrebbe trovato un modo per andare via da quel posto.
La loro conversazione fu però interrotta da una furibonda Katie, che entrò sbattendo la porta,
<< Quell’assassino di Leo me la pagherà cara, prima o poi. >> disse, accorgendosi solo allora della presenza dei due.
<< Katie che è successo? >> le domandò Hazel.
Ma la ragazza non rispose, quando vide cosa Nico teneva in mano, perse del tutto le staffe.
<< Come osi fumare schifoso parassita? E per di più nella mia stanza! >> gli gridò, lanciandogli contro il vaso che teneva in mano. 
Nico riuscì ad evitarlo per un pelo, ma la ragazza tirò fuori dalla tasca dei piccoli rami spinosi con cui iniziò a bombardarlo. 
Questa volta fu impossibile per il moro schivarli tutti, considerando poi la mira perfetta dell’altra.
<< Ecco cosa merita gente come te dalla natura! >> 
<< Katie ti prego calmati. >> le gridò Hazel, cercando di fermarla. << Nico è meglio se te ne vai, perdonami. >> 
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, e nonostante la costernazione per non aver potuto concludere il dialogo con Hazel, corse via. 
Mentre tornava in camera constatò con seccatura, che alcune spine gli si erano conficcate nel braccio destro e sulla spalla. 
Dolorante decise allora di andare in infermeria per farsele togliere.
In ascensore ebbe però la sfortuna d’imbattersi nel gruppo dei ragazzi che prima avevano deriso Jason e Reyna. 
<< Bene bene, ecco il nuovo amichetto degli sfigati. >> l’apostrofò una ragazza dal trucco e vestiario impeccabile.
<< Questo è il più nano e rammollito di tutti però. >> commentò un altro dai capelli biondi platino. 
Nico stava facendo di tutto per mantenere la calma, anche perché erano in tre contro uno. Non avrebbe mai avuto la minima possibilità di uscirne vincente. 
<< Mi chiedo com’è possibile che l’abbiano messo qui. Non è né bello, tantomeno forte… >>
<< Già, guarda che braccia gracili, potresti spezzarle persino tu, Drew. >> ridacchiò un altro.
Nico ce la stava mettendo davvero tutta per non rispondere alle provocazioni, sapeva di non doversi mischiare in zuffe inutili, ma quei ragazzi stavano oltrepassando il limite.
Fortunatamente l’ascensore arrivò a destinazione, e Nico filò subito via, ma il ragazzo biondo gli mise lo sgambetto.
Nico rovinò al suolo, tra le risa degli altri.
<< Non avresti dovuto farlo. >> sibilò a denti stretti.
Con un balzo colpì il ragazzo ai testicoli con una ginocchiata, e riservò lo stesso trattamento al compagno, colpendo però con un pugno. La ragazza terrorizzata scappò a gambe levate, lasciando i due amici a terra doloranti.
<< Codarda che non sei altro, avrai anche tu la tua parte prima o poi. >> le urlò dietro.
Poi si avviò noncurante nell’infermeria, ignorando i gemiti di dolore dei due malcapitati.
Ad accoglierlo trovò nuovamente il ragazzo biondo, Will se ricordava bene. 
Il volto di lui s’illuminò appena lo vide,
<< Hai ancora dolore alle mani? No perché se vuoi, posso rifarti la fasciatura. >> gli disse subito.
Nico sorrise debolmente divertito da tanta preoccupazione.
<< No, le mani stanno bene, piuttosto son venuto per queste. >> spiegò indicando il braccio.
Il biondo trasalì a quella visione.
<< Ci scommetto tutti i raggi del sole, che questa è opera di Katie. >> 
Il moro annuì,
<< Cosa le hai fatto per farla arrabbiare così tanto? >>
<< Ma nulla, stavo solo fumando in camera sua. >>
<< Ah allora è giustificata. >> 
<< Come? Dimmi ti sembra normale reagire in quel modo, per una semplice sigaretta? >> s’indignò il moro.
Will sorrise divertito da quel tono,
<< Per Katie il rispetto della Natura viene prima di tutto. E’ normale che si sia infuriata, quando ha visto che le stavi inquinando le piante e l’aria. >> 
Nico sbuffò,
<< Magari avrà anche le sue buone ragioni, ma dovrebbe imparare a controllarsi meglio. >> 
<< Disse quello che ha appena pestato i genitali di due ragazzi. >> esclamò una terza voce.
Entrambi si voltarono di scatto verso il nuovo arrivato.
<< Michael sei tu! >> lo salutò Will. << Hai finito la lezione con Dioniso? >>
Il ragazzo annuì.
<< Si, mentre venivo qui ho trovato Luke e Ethan stesi a terra doloranti. Mi hanno detto che un ragazzino dai capelli neri li aveva appena assaliti. Ora sono di là, gli ho dato degli antidolorifici. >> 
<< Quei bastardi mi hanno offeso! Cosa pensi avrei dovuto fare, eh? >> controbatté Nico.
<< Ehi ehi calmo. So benissimo quanto siano stronzi quei due, hai fatto bene ad abbassargli la cresta. >> disse uscendo per andare a controllarli. 
<< E così ti sei dato molto da fare per crearti così tanti problemi in un solo giorno. >> lo schernì il biondo, estraendo delicatamente le spine con una pinzetta di ferro. 
Nico però non rispose, consapevole di quanto fossero vere le parole del ragazzo. Rimasero così in silenzio, fino a quando Will, concluso il braccio, chiese a Nico di togliere la maglia per poter eliminare le spine presenti nella spalla. 
Nico però si rifiutò.
<< No davvero va bene così. Nella spalla ne sarà entrata al massimo una o due, non mi danno neanche tanto fastidio. >> cercò di minimizzare.
Ma Will fu irremovibile.
<< Non posso lasciarti con delle spine conficcate nella pelle. A lungo andare potrebbero allargare le ferite, e affondando sempre di più, provocare delle infezioni anche gravi. >> spiegò. << Quindi niente storie, e via la maglietta avanti. >> 
Nico però non poteva, non se la sentiva di rimanere a petto nudo davanti ad un ragazzo, specie se quel ragazzo lo guardava così intensamente. 
Fece allora per alzarsi dal lettino, ma il biondo lo bloccò con una mano; 
<< Ho detto via la maglietta. >> ribadì serio. 
Non avendo via di scampo il moro afferrò allora il colletto della maglietta e con un gesto rapido lo strappò di un poco. In tal modo poteva far uscire la spalla, senza doversi denudare.
<< Il tuo petto è davvero così segreto da non poter esser visto? >> gli domandò Will, mentre contava ben sette spine. 
<< Si. >> rispose Nico risoluto, sibilando poi dal dolore.
<< Ti ho fatto male? >>
<< No, continua pure. >>
Will appoggiò allora una mano sull’altra spalla del ragazzo,
<< In questo modo riesco ad estrarle più facilmente. >> spiegò.
Per quanto Nico detestasse ammetterlo, il tocco di quel ragazzo gli infondeva un calore mai sperimentato, prima… gli ricordava vagamente quello del sole, ma questo era molto  più intenso e dolce. 
Will stesso si accorse del lieve disagio nel ragazzo, ma ugualmente non lo lasciò mai, fino a quando la spalla non fu completamente libera. 
<< Ecco fatto. >> annunciò quando ebbe finito di medicare l’ultimo foro. 
<< Grazie. >> rispose Nico alzandosi, << Beh allora io vado. >> disse poi, mentre la pelle tornava a raffreddarsi. 
Will gli sorrise di rimando e cominciò a risistemare le attrezzature mediche, con fare nervoso. 
Senza aggiungere altro il moro uscì; per quel giorno ne aveva avute abbastanza… troppe nuove persone, troppe scoperte sconvolgenti ed emozioni forti.
Non vedeva l’ora di ritirarsi in camera per dormire un po’, ma aveva dimenticato di avere ancora una questione in sospeso con Jason.
Quest’ultimo lo stava aspettando sveglio seduto sul letto, 
<< Finalmente sei tornato, temevo ti fossi perso. >> gli disse appena lo vide.
<< Non sapevo fossi la mia balia. >> ribatté il moro, scostando le coperte del letto. 
<< Nico, riguardo il discorso di oggi… >> 
<< Ti spiace se lo rimandiamo a domani? Sto morendo di sonno e non credo che la mia mente possa reggere ancora per molto… >> 
Jason sospirò, 
<< Va bene, ma prima di andare a lezione dovremo parlarne. >>
Nico annuì, buttandosi nel letto.
<< Ehi un attimo, ma cosa hai fatto alla mia maglia? >> domandò Jason notando lo squarcio. 
<< Colpa della fanatica delle piante. >> rispose solo, girandosi dall’altro lato. 
Jason sospirò nuovamente, questa volta enfatizzando il suono, e poi spense la luce.
<< Ah Jason. >> lo chiamò Nico, qualche minuto dopo.
<< Uh? >> 
<< Posso chiederti perché oggi quei ragazzi ti schernivano riguardo un paio di tacchi… >> 
<< Beh diciamo che è stata la punizione che mi son beccato a causa di una certa persona, che mi ha fatto fare tardi a lezione. >> ammise il ragazzo.
Nico sorrise vagamente divertito, poi Ipno lo rapì tra le sue braccia. 


 
Continua…

Nota Autore: 

Salve a tutti cari lettori, 
come avete visto, i capitoli iniziano ad allungarsi e la storia inizia ad entrare nel pieno della vicenda. Spero che questo primo approccio con i ragazzi del manicomio sia stato reso bene, più avanti comunque capirete un sacco di cose, che ora possono apparire confuse. Ci tenevo a ringraziare di cuore, tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia tra le preferite e le seguite, perché siete davvero in tanti. Dunque grazie, spero continuiate a seguire la storia con piacere. E ricordate, siamo solo all’inizio. 
Se volete scrivermi, ripeto qualsiasi commento è sempre ben accetto, nel mondo della scrittura non si finisce mai d’imparare, ed io ho ancora tanta strada da fare. 
Un abbraccio a tutti. 
Ps: spero di non aver fatto troppi errori grammaticali, anche se ho riletto più volte il capitolo prima di pubblicarlo, alla fine qualcosa mi sfugge sempre “-.-
xxNico

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Capitolo 5
*** V ***



La sveglia di Jason buttò Nico fuori dal mondo dei sogni (o meglio degli incubi) alle 6.30 precise. Il ragazzo mugugnò infastidito, pregando in cuor suo che il compagno si decidesse a mettere fine a quell’orribile trillo il prima possibile. Eppure, il fracasso continuò incessante fino a quando, allo stremo della sopportazione, il moro si alzò a tentoni nel buio per spegnerla lui stesso. Camminando alla cieca però, andò a sbattere contro il petto di Jason che, a quanto pareva era già in piedi. 
<< Ah finalmente ti sei deciso ad alzarti. >> gli disse il ragazzo, spegnendo lui stesso la sveglia.
Nico non poteva credere alla proprie orecchie, Jason l’aveva fatto apposta!
Il biondo accese poi la luce e solo allora il ragazzo si rese conto di essere troppo vicino a Jason, tra l’altro solo in boxer.
Veloce si allontanò imbarazzato, senza dire nulla. Temeva infatti che l’altro potesse accorgersi della sua omosessualità e questo proprio non poteva permetterlo. 
<< Tutto ok? >> domandò il biondo, notando il suo strano comportamento.
Nico annuì,
<< Si, soltanto la prossima volta evita queste pagliacciate. >> 
<< Guarda che l’ho fatto solo per farti alzare da quel letto, sembra quasi che ti dia fastidio il vedermi senza vestiti. >>
<< Cosa vuoi me ne importi? >> esclamò, cercando di sembrare il più menefreghista possibile. 
Jason lasciò cadere il discorso e infilato un paio di pantaloni, prese una sedia e si sedette vicino al letto di Nico.
<< Abbiamo un’oretta circa per parlare, poi dovremo prepararci, le lezioni hanno inizio alle otto in punto. >> spiegò.
Nico annuì stancamente, immaginando di aver un paio di occhiaie da far invidia ad un panda. 
<< Fino a dove si è spinta ieri Hazel? >> domandò.
<< Mi stava spiegando che il manicomio è diviso in dieci piani… >> biascicò Nico, riportando alla mente, il discorso avuto la sera precedente.
<< Bene, allora riprenderò da lì. Prima però vai a sciacquarti il viso. >> gli consigliò.
Nico si avviò stancamente nel piccolo bagno di cui ogni camera disponeva. Si chiuse dentro e si aggrappò al lavandino.
Aveva sognato nuovamente sua madre…  Questa volta però non gli aveva parlato, ma si era solamente limitata a fissarlo dalla finestra dell’ospedale, dove era stata più volte ricoverata. Il ragazzo aprì l’acqua del lavandino e si sciacquò il viso nella speranza di portare via quell’angoscia dalla sua mente. Ma nulla, continuava a rimanere lì.
Finalmente stava per venire a capo di quella situazione, finalmente stava per ricevere le risposte a tutti i dubbi e le congetture elaborate in quei giorni… Ma di una cosa rimaneva certo; qualunque fosse stata la verità, il suo obiettivo principale sarebbe rimasto immutato, la vendetta era l’unica cosa che gli era rimasta…
Uscito dal bagno Nico trovò nella stanza anche la ragazza dalla lunga treccia nera. 
<< E lei che ci fa qui? >> domandò confuso.
<< Hazel ti avrà sicuramente detto che siamo noi due i responsabili del gruppo, trovarmi qui dunque, è uno di quei compiti che mi spetta. >> spiegò Reyna. 
Nico si sedette sul letto non sapendo bene che posizione assumere davanti a due sguardi così seri.
<< Bene Nico, ci siamo. Io e Reyna abbiamo discusso a lungo su come meglio agire per spiegarti la situazione… E abbiamo deciso per una via diretta, senza mezzi termini, o inutili giri di parole che non servirebbero altro che ad attardare la dura verità. >> spiegò Jason, guardandolo negli occhi.

Nico annuì cercando di esser mentalmente pronto.

<< I cinque piani superiori di questo edificio, come hai già avuto modo di vedere ospitano ragazzi che hanno realmente problemi mentali, ed è da lì che i parenti accedono per andare a trovarli. Ma nessuno sa che nei piani sotterranei ci siamo noi. >> attaccò Reyna.
<< Nessuno dei ragazzi che è nei piani sotterranei è pazzo. Né io, né tu, né Hazel, né tutti gli altri che hai avuto modo di vedere a mensa. >> continuò il biondo, confermando quello Nico aveva già intuito. 
- Quindi poteva stare tranquillo, non c’era nessun sociopatico alla Kai Parker*. Pensò.
<< E naturalmente la domanda più ovvia, che scommetto ti starai ponendo, è: Perché siamo qui? >> 
Nico annuì.
<< Soldi, siamo qui per il denaro. >> 
<< In che senso? >>
<< Questa casa di cura è tutta una finta. Dietro vi si nasconde un fiorente giro di prostituzione, mercificazione umana e scommesse illegali. >>
Il ragazzo rabbrividì, sconvolto da una tale schiettezza riguardo una notizia così sconvolgente. 
<< Noi siamo le vittime Nico. >> confessò Jason. << Nati da relazioni occasionali, abbandonati dalle famiglie o venduti da i nostri stessi genitori. Altri ancora invece sono stati portati qui sotto false accuse riguardo crimini mai commessi. >> 
<< Ma-ma com’è possibile? >> il ragazzo non voleva credere ad una cosa del genere. 
<< Nico, dicci perché sei qui? >> lo incalzò Reyna. 
Il moro non se la sentiva di confessare tutto, ma quei ragazzi lo stavano aiutando in un certo modo… << Sono stato accusato ingiustamente di un omicidio. >> disse solo. 
Reyna sorrise nervosa,
<< Visto? Esattamente come me… >> confessò anche lei, ricambiando così quel che il ragazzo aveva confessato. 
Dunque non era l’unico ad aver subito un’ingiustizia del genere… Nico ebbe l’impulso di abbracciarla, sapeva bene cosa avesse dovuto provare Reyna. 

<< Io sono stato portato qui dalla polizia italiana, com’è possibile? >> chiese, cercando di rielaborare il corso delle azioni.
<< Molti di noi arrivano da molto lontano… Questi giri loschi, coprono quasi tutti i paesi del globo, hanno cellule ovunque e infiltrati che ricoprono alte cariche politiche e sociali. Una volta presi di mira è quasi impossibile uscirne sani e salvi. >>
<< Ma quando sono arrivato, non sono stato portato subito qui… Prima mi hanno fatto incontrare i due dirigenti… e non ha senso, se mi hanno catturato di proposito sapevano già, che io non fossi pazzo. >> spiegò Nico.
<< Beh in realtà come dice il detto, la prudenza non è mai troppa. >> disse Jason. 
<< E’ più che normale che tu sia stato prima sottoposto all’incontro con quei due. Vedi, questo è uno dei manicomi più rinomati in America, se si venisse a sapere cosa nasconde realmente, per Era, Zeus e tutti gli altri sarebbe la fine. Ecco perché non possono permettersi di accettare chiunque in questa sezione. >> 
<< E cosa succede a chi non viene ritenuto adatto? >> chiese Nico, temendo il peggio. 
<< Rimangono nei piani superiori, e come ben immagini finiscono con l’impazzire veramente alla fine. >> 
 
Nico non riusciva a credere a quelle parole. Gli tornarono alla mente i volti dei due ragazzi incontrati nei piani superiori… Loro forse erano alcuni di quelli ritenuti non adatti.  Rimase così a lungo immobile senza proferir parola, mentre la sua mente elaborava i dati appena raccolti. Cercando di dar loro un senso, facendo di tutto pur di smaltirli. Eppure erano veramente troppi, o meglio troppo shockanti, troppo tristi e degradanti, per essere elaborati in maniera sana e logica. 
Desiderava ardentemente solo uscire da lì e correre, correre e tornare a casa sua, poter riabbracciare sua sorella e sua madre, e tornare alla vita normale che conduceva fino a qualche anno prima. 
Reyna gli mise una mano sulla spalla, ma Nico scattò in piedi,
<< Non posso stare qui. Devo andarmene finché sono in tempo. >>
Suo malgrado i due scossero il capo, aspettandosi una reazione del genere,
<< Nico mi spiace, ma ormai è troppo tardi. >>
<< No, non può essere tardi! Io devo andare via da qui immediatamente. >> ribatté, questa volta urlando. 
<< Sssh Nico, per favore calmati, se si accorgeranno di come stai reagendo ti rinchiuderanno in una cella d’isolamento per il resto dei tuoi giorni. >> 
Ma Nico non li ascoltò, lui aveva un compito da portare a termine, vendicare la morte di sua sorella, e come avrebbe potuto adempierlo, una volta entrato a tutti gli effetti nel giro?
<< Nico, ormai  non puoi fare più nulla. Loro ti hanno scelto, ed anche se riuscissi a scappare verrebbero a riprenderti per eliminarti. >> cercò di farlo desistere Jason.
<< Non m’importa preferisco morire pur di restare segregato qui a fare la puttana per il resto dei miei giorni. >> ribatté, lanciandosi verso la porta. 
Ma prima la situazione peggiorasse, Reyna tirò fuori dalla tunica una siringa e la conficcò nel braccio del ragazzo. 
<< Questo ti aiuterà a calmarti. >> gli disse, mentre Jason lo stendeva sul letto. 
<< Mi raccomando assicurati che sia pronto per la lezione, sai che non può mancare. >> disse Reyna uscendo dalla stanza.
Jason annuì, poi si abbassò accanto al ragazzo,
<< Nico ti prego calmati. >> gli sussurrò ad un orecchio. << Andrà tutto bene, vedrai che passerà. >> cercò di rassicurarlo.
Ma Nico non poteva credere a quelle parole. Mentre sentiva le forze venir meno a causa del calmante iniettatogli la sua mente continuava a lavorare.
 - Non poteva davvero essere finito in un luogo del genere… Sesso a pagamento, scommesse… Era incappato nell’orribile mondo sotterraneo degli esseri umani, i cui cunicoli si destreggiavano tra il lavoro minorile, droga, prostituzione, vendita di organi e tante altre terribili cose partorite dalla mente di quelli considerati normali. Sua sorella Bianca da forte femminista, la quale era stata, spesso lo aveva coinvolto nelle sue ricerche. Aveva letto di ragazze scomparse, rivendute poi come schiave sessuali in numerosi paesi arabi, altre obbligate a vendere il proprio corpo, sotto minacce di morte; ecco lui era finito proprio in uno di quei giri…
Come poteva il destino avergli riservato un futuro del genere? 
Prima la morte di sua madre, poi il tradimento di suo padre, la morte di sua sorella ed ora questo? 
Davvero meritava tutto quel dolore?
 
<< Nico passerà, qualunque cosa negativa tu stia pensando ora, ignorala. Perché passerà, te lo prometto. >> continuò a dirgli a Jason, quasi potesse leggergli nel pensiero.
Ma come poteva Nico credere a quelle parole? Ormai gli era stato tolto tutto… 
<< Ti aiuterò io, ok? Ti prometto che insieme ce la faremo. >> continuò il biondo, cercando di infondere quanta più fiducia possibile nel tono di voce. << Non ti abbandonerò. >>
In quel momento a Nico tornarono in mente le parole che sua madre gli aveva detto in sogno; 
-- La nebbia inganna sempre. Ma la luce tornerà a splendere te lo prometto. --
E Jason adesso era lì con lui, e gli aveva appena giurato che non l’avrebbe abbandonato. 








Circa 40 minuti dopo.





<< Ehi Nico. >> sussurrò Jason, << Tra un po’ iniziano le lezioni. >>
Il moro aprì gli occhi frastornato.
<< Come ti senti? >>
<< Posso farcela. >> biascicò, ma neanche lui ci credeva veramente. Sentiva di aver dormito per cent’anni, ma di non essere riuscito a riposare neanche per un secondo. Anzi quel sonno aveva finito per prosciugare le ultime energie dal suo corpo.
<< Tieni metti questa. >> gli disse Jason, consegnandogli una divisa. 
Nico la guardò orripilato, una canottiera fucsia con al centro una colomba che teneva in bocca una rosa, e dei leggings bianchi aderenti. 
<< E’ la divisa, purtroppo non hai scelta. >> gli spiegò il biondo.
<< Fa schifo. >> ammise Nico. << Quale mente ha partorito un aborto del genere? >> 
<< Afrodite, l’insegnante di sensualità e attrazione del corpo. >> 
<< Beh se questi sono i suoi gusti, dubito possa insegnarci ad essere realmente attraenti. >> controbatte il moro.
Jason sorrise felice che Nico si fosse calmato, e che si stesse sforzando di accettare la terribile realtà nella quale era stato catapultato.  
Una volta pronti, i due salirono di un livello e si fermarono di fronte ad un grande arco a volta, dalla quale scendevano a cascata, miriadi di fiori profumati. Ai due lati poi, stavano due colonne corinzie in marmo bianco, la cui sommità ospitava due bellissime colombe.
<< Nico ascoltami, qualunque cosa tu dica non offendere mai la bellezza di Afrodite. >> lo avvisò. << Potrebbe essere l’ultima cosa che fai. >> 
Il moro annuì, cercando in ogni modo di mantenere i nervi saldi.
Una volta dentro, Nico rimase letteralmente senza parole… sapeva di non star per entrare in una normale classe, ma mai si sarebbe aspettato uno scenario del genere.  
Ragazze che si esibivano a dei pali di pole dance in tutù succinti, altri che sfilavano su una lunga passerella indossando solo biancheria intima, sulle note di canzoni provocanti. Dall’altro lato poi, tre ragazzi si strusciavano su un’enorme letto a baldacchino, mentre lì accanto altri facevano lo stesso seduti a dei tavolini, versandosi addosso bevande alcoliche. 
<< Ja-Jason cos’è questo posto? >> esclamò sconvolto. 
<< Ci siamo rimasti tutti la prima che volta che siamo entrati qui, non preoccuparti. >>
<< Preoccuparmi? Quei ragazzi stanno per fare sesso in pubblico! E guarda quello che si sta versando addosso il cocktail non è Percy? >> 
Jason lo afferrò per le spalle, 
<< Nico so che non dev’essere facile digerire tutto questo, ma sai perché siamo qui. Siamo costretti ad allenarci per riuscire ad affrontare meglio la realtà, tu stammi vicino, oggi ti risparmierai le cose più spinte. >> 
Nico annuì suo malgrado, incapace di immaginarsi al posto di quei ragazzi. 
Jason si avviò verso i lettini da massaggio, dove Frank era intento a fare un massaggio ad una ragazza con delle piume intrecciate tra i capelli. 
<< Frank così non va bene. >> stava dicendo al ragazzo. << Devi essere più delicato nei movimenti. >>
<< Ehi ragazzi. >> li salutò Jason.
<< Ehi Jay, lui è il ragazzo nuovo? >> domandò la ragazza, rivolgendo la sua attenzione a verso Nico. 
Il biondo annuì,
<< Ciao, io sono Piper, tu? >> gli chiese con un sorriso,
- E’ davvero bella. Pensò il moro.
<< Nico. >> 
<< Dalla tua faccia immagino tu debba odiare la divisa. >>
Il ragazzo annuì.
<< Beh ti capisco, è veramente orribile, però su Jason e Frank non guasta proprio. >> confessò ammiccando al fisico scolpito dei due ragazzi, che veniva esaltato alla perfezione dagli abiti attillati. 
Frank tossicchiò imbarazzato, mentre Jason scoppiò a ridere,
<< Beh Pip, peccato che a te interessi ben altro. >> la schernì.
<< A me si, ma credo che a qualcun altro interessi eccome. >> esclamò sorridendo a Nico. 
Fortunatamente proprio in quel momento, la musica s’interruppe, e una voce sensuale prese a parlare. Tutti accorsero all’istante attorno alla passerella, mentre una luce rossa soffusa si diffondeva per tutta la stanza. 
Una donna uscì da dietro il tendone rosso, aveva lunghi capelli biondi, che agitava con vanità nelle sensuali movenze del corpo, cariche di pathos. Tutti la fissavano come ipnotizzati, e lo stesso Nico aveva difficoltà a staccare gli occhi da quel corpo così armonioso e perfetto. La donna si avvicinò ad un palo e prese a contorcersi intorno ad esso come una serpe. Concluso lo spettacolo, tutti presero a battere le mani con vigore, lanciando fischi d’ammirazione, che la donna sembrò apprezzare molto.
<< Bene ragazzi, spero di avervi dato l’incentivo giusto per inziare questa giornata nel verso giusto. >> esclamò.
Nico nuovamente fu sconvolto, questa volta dal suono della sua voce, cristallina e melodica da far invidia alla maggior parte delle cantanti.
Tutti annuirono con vigore.
<< Ottimo allora tornate ad allenarvi. >>
Tutti eseguirono senza batter ciglio, mentre nella stanza si diffondeva musica pop dance.
Nico era sconcertato, perché tutti sembravano così felice di adempiere a quei compiti? Perché nessuno mostrava segni di ribellione? Davvero non riusciva a capire…
<< Dai torniamo alla zona massaggi, insieme a Frank e Piper, prima che… >>
<< Prima che cosa Grace? >> esclamò una voce sorprendendo entrambi alle spalle.
<< Afrodite. >> salutò il biondo con un piccolo inchino.
Nico però non fu altrettanto vispo, rapito com’era dalla bellezza disarmante di quella donna. Aveva per sbaglio incontrato i suoi occhi, ed ora non riusciva a staccarsene. Scintillavano come acqua cristallina emanando una luce propria. 
Jason lo colpì con un gomito, schiarendosi la voce.
<< Ah si, buonasera, cioè buongiorno prof. >> gracchiò Nico.
Il biondo alzò gli occhi al cielo, mentre Afrodite scoppiò a ridere divertita. 
<< Bene, bene, chi abbiamo qui? >> domandò maliziosa.
Nico rimase in silenzio non sapendo cosa dire, nella speranza che Jason lo salvasse da quella situazione. 
<< Vedo molta perspicacia nei tuoi occhi, sai? E son più che sicura che odi tutto in questa stanza. >> continuò la donna con tranquillità. 
<< Esattamente. >> rispose Nico, non riuscendo a tenere a freno la lingua.
<< Ma è magnifico, proprio come immaginavo. Pura sfrontatezza unita ad un faccino così etereo e quello sguardo corrucciato, si son sicura che piacerai un sacco. >> 
<< Spero proprio di no. >> controbatte invece il moro, infastidito da quelle considerazioni sul suo aspetto fisico. 
<< Beh ecco ci sarà da lavorare sui modi e sul look, ma son sicura che alla fine otterremo un buon risultato. >> 
Nico stava per ribattere nuovamente, ma questa volta Afrodite non glielo permise.
<< Tsè tsè tsè. >> lo riguardi portando un dito alla bocca. << Ora basta parlare. Dimostrami piuttosto cosa sai fare. >> gli disse, indicando i tavolini da bar. 
<< Jason tu vai pure, chiederò aiuto a qualcun altro. >> esclamò poi rivolta al biondo.
Ma Jason non si mosse,
<< Mi perdoni Afrodite, ma Nico è arrivato da poco, la pregherei dunque di farlo stare con me, almeno fino a quando non inizi ad ambientarsi. >>  
La donna parve quasi sorpresa di esser contraddetta, da uno come Jason poi...  Dopo averci riflettuto per qualcosa secondo però, acconsentì.
<< Va bene Grace, se è questo che vuoi. >> disse solo.
<< Grazie infinite. Bene Nico, ora seguimi. >> 
Jason portò il ragazzo ad uno dei tavolini del bar, e dopo aver preso una bibita dal bancone fece accomodare Nico, che eseguiva senza osar proferir parola. 
<< Jason dev’essere Nico a dimostrarmi quel che sa fare, non tu. >> lo riguardi la donna. 
<< Lo so Afrodite, ma è meglio se prima gli dia una dimostrazione. >> 
<< Bene, non vedo l’ora. >> commentò la donna, accomodandosi anch’essa. 
<< Nico vieni qui. >> gli disse Jason.
<< Cosa dobbiamo fare? >>
<< Tu assolutamente niente, guarda e basta. Ma soprattutto cerca di stare fermo. Se ti comporterai bene, magari Afrodite deciderà di lasciarti in pace per oggi. >> 
Nico annuì, cercando di fidarsi delle parole del compagno. Dopo che il ragazzo si fu seduto, Jason prese il cocktail adagiato sul tavolino e lo bevve facendo scolare di proposito il contenuto sulla canottiera. Poi si leccò le labbra in maniera provocatoria e si sedette in braccio a Nico, portandogli il bicchiere alla labbra con un mano, mentre con l’alta gli accarezzava delicatamente dietro la nuca. 
<< Avanti bevi. >> gli sussurrò con voce roca. 
Il cervello di Nico andò definitivamente in pappa, mentre diventava completamente rosso, (anche se sul suo viso ceruleo, si notò appena un pochino di colore), e con un scatto scostò il ragazzo.
<< Nico che fai? >> gli sibilò Jason, cercando di mantenere il controllo.
<< Io non c’è la faccio… >> 
<< Devi solo bere, avanti. >> 
<< Ci sono problemi? >> domandò Afrodite.
Nico prese il bicchiere dalla mano del biondo e bevve tutto d’un fiato. 
<< Tutto qui? >> 
Il moro sapeva che la donna si stava rivolgendo a lui… doveva fare qualcos’altro e in fretta. Con mano tremante accarezzò il petto di Jason, incontrando poi il suo sguardo… Quello era il massimo, non poteva fare altro… tutto quel contatto era davvero troppo per lui.
Afrodite si portò una mano alla fronte… 
<< Proprio non ci siamo. >> commentò. << Credo sia il caso che gli affibbi un partner più spinto. >> 
<< Madre. >> esclamò improvvisamente Piper, che era rimasta all’erta insieme a Frank. << Jason è uno dei migliori, e tu lo sai benissimo. Sono sicura che farà un ottimo lavoro con Nico. >> 
- Cos-cosa? Piper era la figlia di Afrodite? In effetti era plausibile, data la bellezza di entrambe. 
Afrodite sbuffò,
<< Va bene tesoro, ma per la prossima settimana esigo assistere ad una dimostrazione carica di pathos, altrimenti farò a modo mio. >> 
<< Non si preoccupi, vedrà che non la deluderemo. >> disse Jason, cercando di sembrare il più convincente possibile. 
<< Lo spero bene. >> concluse la donna.



A fine lezione Jason e Percy optarono per fare una doccia, mentre Frank si apprestò a raggiunger Hazel, la quale avrebbe terminato a breve l’allenamento con Ares, mentre Piper chiese a Nico di fargli compagnia a mensa. Nonostante avesse preferito di gran lunga rinchiudersi in camera, il ragazzo accettò. 

<< Allora Nico come ti è sembrata questa prima esperienza? >> gli chiese Piper.
<< Non c’è neanche bisogno che la commenti… >> rispose il ragazzo, che già non ne poteva più.
<< Mi dispiace per Afrodite, ma lei è fatta così. >> 
<< Non vorrei sembrare irrispettoso ma quindi lei è… >>
<< Si, Nico è mia madre. E’ rimasta incinta con uno dei clienti più facoltosi che frequentano questo posto. >>
<< Chi? >> domandò Nico, curioso. 
<< Tristan Mclean. >> 
Il ragazzo non poteva credere alle proprie orecchie… 
<< Davvero quel Tristan? >>
Piper annuì.
<< Ma perché allora non sei con lui, almeno saresti libera da tutto questo schifo. >>
Il volto della ragazza si rabbuiò.
<< Non mi ha riconosciuta come figlia legittima. Sostiene che Afrodite se lo sia inventato, e si rifiuta di fare le analisi del sangue… >>
<< Scusami, ma è davvero un gran bastardo. >>
<< Non scusarti, hai perfettamente ragione. Ma anche mia madre non scherza…Sai lei è sposata, con un tale di nome Efesto, addetto ai piani superiori. Allo stesso tempo però lo tradisce con Ares, suo fratello, e per di più spesso intrattiene relazioni con facoltosi uomini, disposti a pagarla bene. >> spiegò.
<< Oh Dei, sembra la trama di Beautiful… quindi tu hai dei fratellastri? >>
<< Ahimè si…  Hai presente Drew e Silena? >> 
<< Si, le due galline stronze. >> 
<< Proprio loro, guarda siamo i primi. >> commentò la ragazza, indicando la mensa vuota. << Possiamo prendere il cibo migliore, prima che arrivino gli altri. >> 
Nico non se lo fece ripetere due volte, dopo tutto lo schifo a cui aveva assistito, aveva bisogno di qualcosa di buono per distrarsi. 
<< Io prendo quel pezzo di pizza e anche l’altro… >>
<< Piper. >>
<< Si? >>
<< Com’è vivere qui, senza conoscere il resto del mondo? >> 
<< Beh sai all’inizio non ci badavo molto. Sapevo che era il luogo dov’ero nata, la mia casa in un certo senso. Afrodite poi, mi ha cresciuto con la consapevolezza che fosse tutta una cosa normale. >> 
- Assurdo. Pensò Nico. Piper era solo un innocente bambina in balia di una manica di deviati mentali…era cresciuta con la consapevolezza che fosse normale vivere in quella maniera insana. 
<< Tutto prese a cambiare, quando iniziarono ad arrivare gli altri ragazzi… vedevo che erano tristi, arrabbiati… e solo dopo capii il perché… loro avevano conosciuto la libertà. >> 
Nico stava pensando a come consolare la ragazza, quando Reyna li sorprese entrambi. 
<< Ehi Pip, eccoti finalmente. >> salutò Piper, stampandole un bacio sulle labbra. 
Il moro guardò entrambe sbalordito…
- Quindi non era l’unico ad avere gusti sessuali differenti… non immaginava che Piper e Reyna fossero lesbiche, ed anche così coraggiose da mostrarsi senza problemi. 
<< Cos’è quella faccia? >> lo rimbrottò Reyna. << Per caso da fastidio? >> chiese sulla difensiva. 
Nico abbassò lo sguardo imbarazzato, non sapendo bene come spiegare che in realtà era contento di vedere altri ragazzi con gusti sessuali differenti. A salvarlo fu Piper, che scoppiò a ridere.
<< Calma amore, anche Nico è gay, soltanto che si fa ancora troppi problemi per ammetterlo. >> spiegò con naturalezza.
Reyna si rilassò un poco,
<< Ah beh, ma non vedo il motivo farsi tanti problemi… Sai benissimo che qui gli uomini vanno anche a uomini e viceversa. L’orientamento sessuale, è qualcosa di superato. >> 
<< Si lo so…ma per me è diverso… >> provò a spiegare il ragazzo. Ma nulla da fare, proprio non ci riusciva… Con un scattò si alzò e corse via, ignorando i richiami delle due ragazze.
<< Nico dove vai? >> 
<< Eddai torna qui! >> gli urlarono dietro, ma lui non si fermò.
Era stufo di tutta quella situazione, prima era stato costretto a farsi toccare da Jason, sforzandosi di risultare sensuale agli occhi di una psicopatica. Poi Piper aveva quasi spiattellato in faccia a Frank e Jason la sua omosessualità, completando però l’opera dicendolo a Reyna. Per concludere in bellezza quest’ultima gli aveva senza troppi problemi fatto notare che non importava a nessuno di cosa gli piacesse o no, poiché che lo volesse o no, sarebbe stato costretto a farsi scopare da cani e porci. 
Magnifico, questo concludeva in bellezza tutto. Aveva assolutamente bisogno di una sigaretta, altrimenti sarebbe esploso, e non poteva permetterselo. 
Fugace sgattaiolò nella sua stanza, prima che qualcun altro lo vedesse, e una volta al sicuro si chiuse dentro. Aveva nascosto il pacchetto sotto il materasso per paura che Jason o magari la pazza delle piante, gliele buttassero. Ne accese una e si sedette sul pavimento… Finalmente poteva “respirare” un po’. 
Tutti quei ragazzi erano fuori di testa…come potevano accettare quel destino senza provare a ribellarsi? Come potevano accettare di vendere il proprio corpo ad un branco di pervertiti? Riuscendo tra l’altro ad avere anche relazioni stabili tra loro, come tra Hazel e Frank o Percy ed Annabeth…davvero non capiva. Sapeva a cosa era andato incontro chi si era rifiutato; rinchiuso a vita nel reparto dei veri malati mentali. Ma non era meglio divenire pazzo, piuttosto che vendere il proprio corpo e rimanere in quella situazione di schiavismo per l’eternità? Perlomeno nella pazzia avrebbe mantenuto integro il proprio orgoglio… 
Eppure doveva esserci qualcos’altro se tutti accettavano così senza batter ciglio, come un branco di pecore. Quale segreto nascondevano i lupi? 
Forse Hazel gliene avrebbe parlato… fino ad ora le era sembrata la più disponibile e sincera nei suoi confronti dopo Jason. Anche se quella mattina non l’aveva vista da nessuna parte… chissà forse era rimasta in camera sua. Sarebbe andato a controllare volentieri, se non che fu frenato dal pensiero di Katie che tentava di eliminarlo. Sinceramente non se la sentiva di rivivere un’esperienza del genere, non che avesse paura, ma cavolo, quelle spine gli aveva fatto un male cane!
Improvvisamente la porta si spalancò, ed un Jason furibondo fece il suo ingresso, Nico tentò di nascondere la sigaretta, ma ormai era troppo tardi, e poi la puzza di fumo aveva invaso l’intera stanza. 
Il biondo guardò Nico con occhi di fuoco, poi si avvicinò e con grande stupore del moro, prese la sigaretta e fece un tiro.
<< Jason cosa è successo? >> gli chiese Nico timoroso.
Il biondo continuò a fumare, buttando fuori l’aria con rabbia, quasi a volersi purificare dallo schifo che aveva dentro. 
<< Quella brutta puttana… >> esclamò infuriato.
<< Quale puttana? >> chiese Nico, che non capiva bene a chi si stesse riferendo il ragazzo.
<< Afrodite! >> 
Nico era davvero impressionato da quel lato “ribelle” del ragazzo.
<< Che ti ha fatto? >>
<< Oh assolutamente nulla. >> rispose finendo la sigaretta.
Nico rimase a guardarlo in silenzio. 
<< Soltanto mi ha obbligato ad esibirmi questa sera! Capisci? Questa è l’unica mia fottuta serata libera, e lei se ne frega altamente. >> 
<< Come mai, vuole che ti esibisca per forza? >> domandò Nico, che in cuor suo sospettava già la risposta. 
<< Io credo sia per colpa di quel che è successo oggi… L’ho contrariata troppe volte. >> 
Nico abbassò il capo, mentre lo sguardo s’incupiva.
<< E’ tutta colpa mia. >> rispose. << Se io non ti avessi chiesto aiuto, ora non saresti intrecciato in questa situazione di merda. >> 
<< Non importa, io ho promesso di aiutarti, quindi non hai nulla di rimproverarti. >> 
<< Jason, perché fai tutto questo per me? >> chiese allora Nico, che non riusciva a capire il perché di tanta preoccupazione. 
<< Io… non voglio più che nessuno se ne vada. >>
<< Vada dove? >> 
<< Lascia perdere Nico, davvero. Ora vorrei riposare un po’, se non ti dispiace. >> esclamò, togliendosi la divisa. 
<< Certo, io vado a cercare Hazel. >> 
<< Oh credo sia appena uscita dalla lezione di Dioniso. >>
<< Grazie. >> concluse il moro uscendo dalla stanza. 
- Non sapeva bene come comportarsi con Jason… Fino ad ora si era dimostrato insieme ad Hazel e Will, l’unico disponibile nei suoi  confronti, pronto a tutto pur di aiutarlo in quell’orribile situazione. Tuttavia pensandoci non sapeva praticamente nulla di lui. E cosa voleva intendere con quella frase? Qualcuno era quindi riuscito ad andarsene da quell’isola maledetta? 
<< Ehi Nico. >> lo salutò una voce. 
<< Percy. >> sussurrò il ragazzo con un filo di voce, colto alla sprovvista.
<< Senti, non so se Jason ti ha già parlato di quello che… >>
<< Si, mi ha già detto tutto. >> lo fermò il moro, cercando di ignorare quegli occhi così belli. 
<< Perfetto, allora vado subito al dunque. Per tirarlo un po’ su di morale, questa notte dopo l’esibizione, io e Leo organizzeremo un party nella nostra stanza. Alcool, droga, belle ragazze, allora che ne dici di venire? >> gli propose. 
Nico ci rifletté su, tralasciando la parte delle belle ragazze, sarebbe potuto esser anche divertente, e poi aveva bisogno di staccare la spina per un po’, e prendersi una bella sbronza.
<< Sono dei vostri. >> rispose. 
<< Andata allora, il party avrà inizio alle 2,45. Se ti capita di incontrare qualcuno dei nostri, avvisalo. >> gli disse.
<< Perseus! >> esclamò in quel momento, la voce furibonda di una ragazza. 
Il moro si voltò con un’espressione di terrore dipinta sul volto. 
<< Potresti ripetere la parte sulle belle ragazze? >> domandò un Annabeth arcinfuriata. 
<< Ma no Annie, che hai capito! Belle ragazze per i single del gruppo. >> provò a difendersi. 
Nico decise di dileguarsi nell’ombra prima di esser chiamato in causa. Quei due erano davvero terribili, ma perfetti l’uno per l’altro… In cuor suo non poteva ignorarlo, e prima se ne sarebbe fatto una ragione, prima sarebbe riuscito a togliersi dalla testa quel ragazzo.
Prese così a bighellonare per la struttura, senza sapere dove realmente andare. In suo aiuto arrivò un frettoloso Will.
<< Guarda un po’ chi si rivede. >> lo salutò.
Nico si voltò a guardarlo mentre avanzava, nel suo camice bianco, come il sorriso sfavillante che sfoggiava ogni qualvolta lo incontrava. Chissà come faceva ad esser sempre così solare.
<< Stai andando a mensa? >> gli domandò.
Il moro scosse la testa,
<< No, in verità stavo cercando qualcosa per ammazzare il tempo. >>
<< Perfetto, allora vieni con me. >> gli disse prendendolo per mano.
<< No ma che… >> provo a ribattere Nico, mentre il piacevole calore emesso dal corpo di Will tornò ad investirlo.
<< Non lamentarti e muoviti piuttosto. >> lo redarguì il biondo, stringendo la presa.
<< Dove mi stai portando? >> gli chiese, mentre scendevano una scalinata a chiocciola, che Nico non aveva mai notato prima. 
<< Ti piacciono i libri? >> gli domandò il ragazzo, prendendo ora invece a salire un’altra scalinata, più stretta e ripida della prima. 
<< Se mi piacciono i libri? Certo che si! >> rispose Nico, mentre la curiosità si faceva strada in lui.
<< Perfetto, allora tieniti pronto. >> lo avvisò l’altro, fermandosi davanti ad una porta in legno.
Nico la aprì e quel che vide lo lasciò senza parole. 
Una stanza circolare, piena zeppa di libri; il paradiso in poche parole. Nico si lasciò trasportare da quel magico odore che racchiudeva infiniti mondi. 
<< Bene, non ho un attimo da perdere. >> esordì Will, correndo ad una delle numerose scalette , che portavano ai soppalchi superiori. << Devo andare al reparto medico/scientifico. >> 
Nico prese a girarsi intorno, non immaginava che in un posto così orribile, potesse trovarsi una stanza così bella. Per un attimo tutti i problemi, tutto il dolore, la vendetta svanirono via, soffocati dall’eterna conoscenza. 
<< Questo posto è semplicemente magico. >> commentò.
<< Vero! >> confermò Will affacciandosi alla balaustra di legno. << Non ci viene mai quasi nessuno, apparte Annabeth e Katie. >>
- Meglio così. Pensò Nico, felice di aver trovato il suo rifugio personale. 
<< Io adesso devo correre in infermeria, Dakota non sta molto bene, colpa del troppo alcool. >> spiegò Will, mentre teneva in mano un enorme enciclopedia medica.
<< Non preoccuparti, mi lasci in un buona compagnia. >> lo rassicurò il moro.
L’altro annuì sorridente, e la stanza s’illuminò a giorno.
<< Will. >> lo richiamò Nico, un attimo prima che quello uscisse. << Grazie. >>
<< Grazie a te. >> disse l’altro, prima di riprendere la corsa. 
Nico sentì un lieve bruciore pervadergli il corpo… 
- Grazie di cosa? Pensò. Quel Will era davvero un tipo strano, ma anche maledettamente bello.
Cercando di distrarsi da quei pensieri, il ragazzo si diresse nella sezione classici, e prese il suo preferito: Jane Eyre, trascorrendo così il resto del pomeriggio nell’elegante dimora di Thornfield Hall…
 












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Verso sera Nico decise di uscire a malincuore dal mondo dei libri per far ritorno nel terribile mondo della realtà. 
Per tutto il tempo in cui aveva letto, era riuscito a tenere la mente libera da ogni cosa, e questo era davvero tanto, considerando la sua precaria stabilità psico/emotiva. 
Ripercorrendo la strada mostratagli di Will riuscì a tornare fino alla sua stanza, dove trovò Jason, in accappatoio.
<< Scusami. >> disse solo, facendo dietro front.
<< Entra pure, non c’è problema. >> lo bloccò l’altro.
<< Ti sei riposato? >> 
Il biondo annuì, 
<< Si, ne avevo proprio bisogno. Anche perché devo tenermi in carica anche per la festa di Percy. >> 
<< Già, la festa. >> commentò il moro, che se n’era completamente scordato. Ora che ci pensava aveva anche dimenticato di dirlo a Will…
<< Tu ci sarai. >>
<< Io credo… >>
<< Non era una domanda Nico, ho detto che ci sarai. Non hai scelta. >> lo interruppe Jason, voltandosi a guardarlo. 
<< Ehi! Tu non sei nessuno per decidere su quel che devo o non devo fare. >> esclamò indignato il moro. 
<< Hai bisogno di distrarti e poi ci devasteremo come si deve. Ne abbiamo tutti bisogno. >> 
<< Scusa, ma dov’è finito il Jason/Hermione, rispettoso delle regole? >> domandò il ragazzo, che stentava a credere alle parole del compagno.
<< Beh siamo autorizzati a far tutto quello che ci pare, dopo aver finito di lavorare. Quindi fino a prova contraria, non infrangeremo nessuna regola. >> 
<< Magnifico allora. >> commentò Nico, prendendo il pacchetto di sigarette. << Ti dispiace se inizio da adesso? >> 
Jason alzò gli occhi al cielo. 
<< Diciamo che farò finta di nulla, solo se andrai a mangiare qualcosa. Non ti vedo mai toccare cibo, ma come fai? >> 
Nico alzò le spalle,
<< Non ho mai fame. >> 
<< Beh vedi fartela venire, allora. O puoi dire addio alla tua amica. >> lo minacciò, indicando la sigaretta. 
Nico alzò le mani, in segno di resa.
<< E va bene, fumo e poi vado, promesso. >> 
<< Sappi che poi troverò il modo di accertarmene. Adesso vado nella classe di Afrodite per prepararmi insieme agli altri. >>
Il moro annuì, azionando l’accendino.
<< Ah Nico, preparati perché dovrai venire allo spettacolo. Il regolamento vuole che i neofiti assistano per imparare più velocemente. >> lo avvisò Jason.
Il moro annuì.
<< Sarei venuto comunque. >>  
Jason gli fece l’occhiolino e uscì dalla stanza. 
Finito di fumare Nico, si costrinse a mantenere la promessa fatta, e seppur controvoglia si recò a mensa. 
Qui trovò al suo tavolo solo Hazel ed un ragazzo con cui non aveva mai parlato, se ricordava bene, doveva chiamarsi Birth, Boss, Butch o qualcosa del genere. 
<< Ciao ragazzi. >> li salutò, sedendosi vicino ad Hazel.
<< Nico, come vanno le ferite? >> gli domandò subito quella preoccupata. 
<< Bene, davvero. Will ha fatto un ottimo lavoro. >>
<< Meno male. >> 
<< Come mai Frank non è qui? >>
<< Stasera tocca anche a lui. >>
<< Mi spiace. >> esclamò, aggiudicandosi così il premio per “la miglior frase idiota dell’anno.”
Hazel fece spallucce.
<< Beh in realtà son piuttosto tranquilla, dovrà sfidarsi contro Silena, non penso avrà problemi ad eliminarla in pochi minuti. >>
A Nico cadde la forchetta dalle mani,
<< Cosa? Dovrà combattere contro una ragazza? >> chiese incredulo.
<< Beh credevo lo sapessi… Reyna e Jason non ti avevano spiegato tutto? >>
<< Si…ma pensavo che gli scontri fossero ad armi pari. >>
Hazel lo guardò con dolcezza.
<< Hai  la stessa innocenza che avevo io, Nico… Come te credevo in tante cose all’inizio, ma poi mi son dovuta ricredere su tutto. Il luogo dove siamo finiti non è giusto…  Ma comunque non devi preoccuparti troppo. Frank troverà sicuramente il modo meno doloroso per metterla KO. >>  lo rassicurò la ragazza. 
<< Non credere però che Silena sia debole, solo perché donna. Maneggia le lance come nessuno sa fare qui dentro. >> intervenne Butch, indicando una grossa cicatrice che aveva sulla spalla. << Questa me l’ha fatta lei. >> 
<< Oh beh uao, allora dev’essere proprio brava, per essere riuscita a ferirti in quel modo. >> commentò il moro, stupito da una tale forza.
<< Adesso non esageriamo. >> esclamò Hazel,<< La verità è che Butch è troppo gentile, non farebbe del male neanche ad una mosca. >> 
Il ragazzo arrossì lievemente. 
<< Visto? >> disse la ragazza. << E’ davvero un ragazzo d’oro. >> accarezzandogli il braccio.
<< Voi questa sera, verrete alla festa in camera di Percy? >>
<< Se Frank avrà le forze si, altrimenti penso che rimarrò a fargli compagnia. >> spiegò la ragazza, mentre Butch annuì. << Tu invece verrai a vedere come se la caverà Frank? >>
<< In realtà andrò da Jason, me l’ha chiesto espressamente. E poi sono obbligato, Afrodite esige che impari il prima possibile… >> 
<< Con me, ormai ha rinunciato. >> esclamò Butch. << Anzi, non ci ha mai provato. >>
ammise poi.
<< Beh solo perché è una stronza superficiale. >> lo consolò Hazel.
<< Esatto. >> le fece eco Nico. << Non devi lasciarti abbattere da gente del genere. Non è colpa nostra se non siamo in grado di troieggiare. >> 
Tutti e tre scoppiarono a ridere. 
Ridere di un qualcosa che però meritava solo lacrime e rabbia. 



Continua…



ANGOLO AUTORE:

*Kai Parker, eretico della serie tv The Vampire Diaries, se lo amate fatevi sentire u.u xD

Buonasera a tutti lettori, 
come avete visto da voi, in questo capitolo ho presentato nuovi personaggi (tra cui la splendida Afrodite u.u), e spiegato un po’ meglio la vita condotta dai ragazzi nell’Happy Island. Naturalmente c’è ancora tanto da scoprire, questa non è altro che la punta dell’iceberg; quindi tenetevi pronti. 
Grazie a tutti, anche solo per essere qui a leggere e come sempre, vi invito a farmi sapere cosa ne pensate del capitolo. 
Un abbraccio a tutti, 
xxNico. 

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Capitolo 6
*** VI ***


Le luci si abbassarono gradualmente, mentre la folla rumoreggiava eccitata per lo spettacolo in procinto d’iniziare. Il sipario si calò lentamente, mentre una voce sensuale annunciava l’inizio dello spettacolo;
<< Signori e signore, siamo lieti di dare il via al tanto atteso spettacolo dell’Happy Island. Questa sera in esclusiva per voi si esibiranno ben cinque ragazzi e cinque ragazze. Come di listino potrete scegliere con chi divertirvi in privato, consultando anche i photo-book disposti sul lato destro dei vostri divanetti. Dunque non mi resta che augurarvi, una notte d’intesa passione. >> 
“Breathe on me di Britney Spears” invase l’enorme platea circolare, mentre i ragazzi facevano la loro entrata in scena. 
Nico da sopra gli spalti osservava la scena accanto a Reyna, che stringeva con forza il bracciolo della sua sedia, quasi a volerlo spezzare. 
Il ragazzo sapeva il perché di tale rabbia: sul palco tra le cinque ragazze c’era infatti anche Piper e data la sua bellezza, non ben pochi occhi erano puntati su di lei. 
Jason ugualmente sembrava un Dio Greco sceso in terra; indossava solo dei boxer scuri e aveva il corpo ricoperto di brillantini argentei. I muscoli contratti mentre girava intorno al palo scintillavano sotto le luci e gli occhi focosi carichi di desiderio; proprio come insegnatoli da Afrodite.
Nico doveva ammetterlo, ci sapeva proprio fare. 
Insieme a loro c’era anche Leo, che manteneva alta l’attenzione degli spettatori giocando con dei cerchi di fuoco, cui in mezzo passava agile e sinuosa come una gazzella la sua ragazza, Calypso. A primo impatto l’esibizione sarebbe potuta sembrare una cozzaglia di rappresentazioni buttate lì senza una logica. Ma un occhiata più attenta rivelava come il tutto seguisse un percorso prestabilito. Ogni ragazzo strutturava il proprio movimento, tenendo conto di quello degli altri, in modo tale da non far passare nessuno in ombra. Tutti infatti, erano protagonisti e tutti dovevano esser visti per bene dai maniaci che applaudivano eccitati. 
Nico non sarebbe mai riuscito a fare nulla del genere, già solo immaginare di avere lo sguardo di centinaia di pervertiti addosso, gli faceva venire la pelle d’oca. Pensare addirittura di poter essere scelto da uno di quelli per fare del sesso… avrebbe preferito di gran lunga essere ucciso. 
<< Brutti porci maniaci. >> sibilò Reyna a denti stretti, mentre osservava tre uomini indicare Piper e poi darsi il gomito. 
Il moro non sapeva che dire… poteva solo immaginare quanto dovesse essere orribile vedere la persona che si ama, costretta a far sesso con degli sconosciuti. Ecco perché non avrebbe mai dovuto innamorarsi di nessuno lì dentro. Doveva obbligarsi a non farlo, ogni qualvolta avrebbe sentito quel sentimento, avrebbe dovuto ripensare all’espressione abbattuta e sofferente di Reyna. 
Il ragazzo tornò a concentrarsi su quel che lo circondava; era sceso insieme a Reyna all’ultimo piano, che non aveva ancora avuto modo di visitare. Qui dopo aver percorso un lungo corridoio, aveva visto i ragazzi dividersi in due direzioni, da un lato c’era infatti l’arena per i combattimenti, mentre dall’altro il “teatro” a luci rosse. 
Qui, aveva imboccato insieme a Reyna ed altri del loro gruppo. La stanza era perfettamente circolare. Al centro stavano svariate poltrone per gli spettatori, mentre in alto le tribune; quelle ad est riservate ai ragazzi del manicomio, mentre ad ovest sedevano Era, Zeus, Afrodite, ed un uomo che Nico non aveva mai visto prima. 
Lo spettacolo era iniziato alle 23:30 precise. 
Il ragazzo contò all’incirca trenta persone, di cui venticinque uomini e cinque donne. Tutti erano sulla quarantina d’anni e a salire. Che schifo…quelle persone potevano essere i loro genitori! O addirittura i nonni… 
In che razza di mondo viveva? Com’era possibile che esistesse gente del genere? Senza una dignità, senza vergogna, senza nessun pudore, senza un cuore… Pure bestie in preda all’istinto sessuale, alla ricerca di carne giovane con cui sfogare i propri istinti perversi. Nico non poteva farcela, era davvero troppo. Sentiva sulle sue spalle gravare il peso di tutto quel male e se sentiva schiacciato irrimediabilmente…Quando due uomini poi, infilarono alcune banconote nei boxer di un ragazzo (sicuramente Luke, dato la cicatrice sul volto), per il moro fu davvero troppo e senza volerlo rigurgitò tutta la cena, provocando così le risa di alcuni ragazzi. 
Reyna subito si chinò verso di lui,
<< Nico, stai bene? >> gli domandò, preoccupata.
Lui annuì.
<< Si, scusa e che… >>
<< Vieni, ti accompagno in infermeria. >>
Il moro scosse la testa,
<< No davvero, sto bene. Ho promesso a Jason che ci sarei stato per lui e non intendo tirarmi indietro. >>
<< Ed io invece scommetto che se Jason sapesse che ti sei sentito male, vorrebbe che ti mandassi in infermeria. Quindi, dato che lo conosco meglio di te, farai come ti dico. E non osare contraddirmi, perché non sono dell’umore giusto. >> lo avvisò la ragazza, mettendo le mani sui fianchi.
Nico avrebbe voluto ribattere, ma non era così stupido da mettersi contro una ragazza come Reyna, specie in un momento del genere.
<< Avanti Nico, fai come dice mamma Reyna. >> gli gridò qualcuno.
Reyna individuò subito il coglione di turno.
<< Ethan io e te ci vediamo domani nell’arena, quindi ti conviene tenere chiusa quella fogna, altrimenti non parlerai più per un bel po’ di tempo. >> lo minacciò risedendosi. 
Nico invece si affrettò ad uscire da quel bordello, mentre una nuova provocante canzone partiva in sottofondo. 
Reyna gli aveva intimato di andare in infermeria, ma non se la sentiva di vedere nessuno, anche perché non aveva nessuna ferita. 
Virò così per la biblioteca, bisognoso di scappare per un po’ da quell’inferno. 
Entrato fu accolto dal familiare odore di libri. Come immaginato la stanza era vuota. 
- Ok Nico, sta calmo. Hai solo bisogno di spegnere i pensieri per un po’.
Si disse mentre inevitabilmente la sua mente, ripensava a Jason, Piper e gli altri obbligati a vendere il proprio corpo, come se nulla fosse. E presto sarebbe toccato anche a lui. Uomini viscidi che ti circondano, senti i loro respiri fetidi di alcool sul collo, le mani sudate che ti toccano con desiderio morboso.
- Nico smettila! Urlò nella sua mente.
Con foga afferrò il primo libro che gli capitò tra le mani e cominciò a leggere;
“Evocare i morti”.
Subito il pensiero andò a Bianca e sua madre… si poteva davvero? 
Non era mai stato un ragazzo credente Nico, ma sapeva che qualcosa c’era oltre la morte. Anzi ne era profondamente convinto, e poi i sogni fatti con sua madre; non era tutto frutto della sua mente…
 In qualche modo i morti trovavano un modo per entrare in contatto con le persone care ancora in vita, e se potevano farlo loro, poteva provarci anche lui. Alla fine cosa c’era di sbagliato? La scienza si era fino ad allora limitata a decretare le differenti cause dei decessi umani, ma nessuna teoria scientifica, nessuna tesi basata sulla ragione aveva potuto spiegare cosa succedesse dopo. 
Aprì il libro e cominciò a leggere. 
Desiderava davvero tanto poter rincontrare Bianca, anche solo per una volta, poter rivedere il suo volto, bearsi del suono della sua voce. Lo avrebbe aiutato molto… perché non poteva ancora accettare che anche lei se ne fosse andata così, in quel modo barbaro. Strappata dalla vita da una miserabile puttana. 
Il ragazzo si rigirò il ciondolo che teneva sempre con sé al collo. Lo aiutava a non dimenticare la ragione per cui doveva continuare a vivere. 
Mentre prendeva appunti sul materiale necessario per compiere l’evocazione, le luci si spensero misteriosamente. Il ragazzo si bloccò, trattenendo il respiro. 
Chi poteva essere? 
Nico non era un ragazzo pauroso, quasi nulla lo spaventava, tantomeno il buio, nel quale invece si era spesso trovato a vagare. 
Dalle tenebre vide emergere una fiamma azzurra, piccola e nitida che avanzava lentamente verso di lui. 
Era forse uno spirito? Ma non aveva ancora detto o fatto nulla! 
D’improvviso la fiamma si alzò e illuminò un volto ceruleo, dal sorriso inquietante. 
Nico si avvicinò per guardarlo meglio.
<< Chi sei? >> domandò, cercando di mantenere la calma.
Ma il volto soffio sulla fiamma, che si spense. Il ragazzo rimase immobile immerso nel buio, indeciso sul da farsi. 
Le luci si riaccesero dal nulla, proprio come si erano spente, e questa volta Nico si spaventò non poco. Davanti a lui stava una ragazza dai corti capelli verdi petrolio e un libro in mano. 
<< Ciao. >> lo salutò tranquillamente quella, riponendo il libro su uno scaffale. << Ti faccio i miei complimenti, sei la seconda persona che non è scappata a gambe levate in preda al terrore. >> 
<< Scusa, tu saresti? >>
<< Lou Ellen. Sono nel tuo gruppo, solo che non scendo mai a mensa, ecco perché non mi hai mai vista. >> gli spiegò. << Vedo con piacere che anche tu ti interessi di esoterismo. >>
<< Oh beh in realtà, è la prima volta che leggo qualcosa al riguardo. >> 
<< Beh c’è sempre una prima volta. >> 
<< Tu credi in queste cose? >> 
La ragazza fece apparire dalla mano una rosa nera che si sistemò tra i capelli. 
<< Credevo fosse stato abbastanza chiaro. Sono una strega. >> 
A Nico venne l’impulso di scoppiare a ridere, ma qualcosa negli occhi di quella ragazza gli intimò di non farlo. 
<< Strega nel senso di Harry Potter? >>
Fu la ragazza che invece scoppiò a ridere.
<< Se così fosse, avrei già cruciato tutti, non ti pare? >> gli fece notare tra le risa.
<<  Beh in effetti… >>
<< Ho imparato tutto da mia madre… Lei mi ha cresciuta fin da piccola, insegnandomi l’antica arte. >>
<< L’antica arte? >> 
<< La magia babbano! Non hai studiato un po’ di storia? Mai sentito parlare delle streghe nel medioevo? Io discendo da un’antica stirpe di streghe, provenienti dalla Grecia. Anche mio padre era una strega, ma entrambi i miei genitori sono morti quando avevo solo undici anni. >> spiegò.
<< Mi spiace… e come sei finita qui? >>
<< Beh inizialmente ho bazzicato da un orfanotrofio all’altro, ma mi divertivo a far spaventare quei bastardi dei tutori che ci maltrattavano. Così alla fine mi hanno trasferita qui, con la scusa che fossi pazza. >> 
<< La gente si spaventa sempre davanti all’inspiegabile. >> 
<< Proprio così. Ma son più che felice di essere l’inspiegabile. Non lo sa quasi nessuno, ma non ho mai fatto sesso con nessuno di quei maniaci, o sono stata riempita di botte durante uno scontro nell’arena. >> confessò la ragazza, avvicinandosi.
Nico non sapeva se credere o meno a quella ragazza. Eppure il suo tono era più che serio, e al collo teneva appesi strani ciondoli e diversi cristalli. E poi mettendo che tutto quel che stesse dicendo fosse vero, avrebbe potuto chiederle un aiuto.  
<< Potresti insegnarmi il trucco? >> 
Lou scosse la testa, 
<< Non è un trucco, la magia non conosce trucchi… una vera strega opera attraverso la sua volontà, e tramite l’aiuto di un antenato o di un essere superiore. >> 
<< Non so di cosa tu stia parlando. >> ammise il moro. 
<< Beh mi stupirei se tu lo sapessi. Ma io non posso insegnarti niente, se tu non credi. >>
<< Credere in cosa? >>
<< In tutto, Nico. Credere in tutto quel che ti circonda, anche se non visibile ad occhio nudo. Devi lasciarti andare e credere, uscire dal pensiero egocentrista che l’essere umano ha posto alla base della sua esistenza. Non siamo soli su questo pianeta, non siamo gli unici esseri che vivono questa realtà, in questa vita. Apriti a questa concezione e tutto ti sarà rivelato. >> 
<< Ma questo non è forse il compito della scienza? Rivelare l’inspiegabile. >>
<< La scienza è un qualcosa di fondamentale per la vita, e sappi che in un modo o nell’altro è ricollegata alla magia. Ma tra le due c’è una netta differenza. La magia può tentare di spiegare ogni cosa, la scienza no, nella sua grandezza è limitata. Messa a disposizione di tutti è come un grosso schermo cui tutti possono guardare senza problemi. Un po’ come lo schermo del cinema, hai presente? >>
Nico annuì, rapito dalla lungimiranza di quella ragazza.
<< La magia invece sta dietro questo enorme schermo. E capisci, che stando dietro ad un qualcosa di così imponente ed importante, sono ben pochi quelli che si pongono il dilemma di voler andare oltre a cercarla. >> 
<< Quindi se volessi evocare una persona che non c’è più, devo andare oltre lo schermo? >>
<< Proprio così. La scienza rinnega ogni tipologia di contatto con i morti, ma io ho visto persone resuscitare i morti, e dar vita a dei veri e propri zombie viventi. >> 
Nico rabbrividì al solo pensiero.
<< In ogni caso, non addentriamoci in argomenti troppo complicati. Chi vuoi chiamare? >>
<< Mia sorella e mia madre. >> disse Nico, parlando così per la prima volta a qualcuno di loro. 
<< Tanto più forte è il legame che avete, tanto più facile ti sarà farle venire. >> spiegò Lou, prendendo una candela nera dalle tasche della mantella nera che indossava. 
Nico rimase piacevolmente colpito, dal fatto che la ragazza avesse usato il tempo presente, riferendosi alle due come se fossero vive. 
<< Ma vuoi provare adesso? >>
Lou annuì,
<< Se tu te la senti. Io non ascolterò nulla a prescindere. >> 
<< Però io non so ancora fare niente. >> fece notare Nico.
<< Non ti devi preoccupare, ci sono io. Tu non devi far altro che decidere quale delle due chiamare, e iniziare a pensare intensamente a lei. >>
Nico si prese cinque minuti per decidere; con sua madre, aveva già “comunicato” tramite sogni, e per quanto un suo consiglio ora gli avrebbe fatto bene, voleva assolutamente rivedere la sorella. 
<< Bene ho deciso. >>
<< Perfetto, come si chiama? >> chiese Lou, accendendo la candela con uno sguardo. 
<< Bianca. >> sussurrò Nico, ancora sconvolto da una simile manifestazione…per lui le streghe non erano state che leggenda, prima di allora. 
<< Comincia con il pensare intensamente a lei, immagina ogni tratto del suo aspetto fisico. Poi passa alla sua voce, al modo di parlare… >>
Nico cominciò a visualizzare Bianca nella sua mente; i lunghi capelli corvini, gli occhi scuri, il volto albino… era come ipnotizzato dalla voce di Lou, che lo guidava man a mano sempre più in profondità. 
<< Ora ripeti insieme a me. >>
<< Bianca, mi senti? >> 
Nico ripeté debolmente.
<< Mettici più animo. Bianca, riesci a sentirmi? >>
Questa volta Nico, cerco di infondere nella voce più coraggio.
Poteva ora vedere la sorella correre verso di lui, avvolta in una coltre di luce bianca, le braccia aperte al vento, il sorriso luminoso. 
<< Bianca, arrivo. >> gridò. 
E man a mano vide la luce aumentare, sempre di più. Fino a quando non invase l’intera stanza. Ma c’era qualcosa che non andava…
<< Ma cosa state facendo? >> chiese uno sconvolto Will.
Nico aprì gli occhi di scatto, mentre Lou sospirò contrariata.
<< Cavoli, c’eravamo quasi. >> si lamentò, soffocando la fiamma della candela tra le dita.
<< Solace non potevi scegliere un momento migliore per interromperci. >> esclamò poi, rivolta al ragazzo.
<< Beh scusate, non sapevo foste qui a quest’ora… ma poi cosa stavate facendo di preciso? >>
Lou alzò gli occhi al cielo. 
<< Nulla che ti riguardi. >>
<< Non dirmi che stai coinvolgendo Nico, nelle tue diavolerie. Lui non è come te. >>
<< Ti brucia così tanto, solo perché sai che i miei metodi di guarigione sono più efficaci dei tuoi.>> ribatté la ragazza.
<< Ah i tuoi metodi? Tritare due piante e recitare frasi senza senso? Quelli non possono neanche esser definiti metodi di guarigione. >> controbatté il biondo indignato.
<< Adesso basta. >> sibilò Nico. << Will chi ti credi di essere per venire a dirmi, cosa mi piace fare, o meno? Lou mi stava solo aiutando, e ci stava anche riuscendo benissimo, prima che tu arrivassi. >> 
Lou sorrise beffarda a Will uscendo dalla stanza, mentre il biondo rimase immobile a fissare gli occhi scuri di Nico, che si agitavano come una nube di ceneri brucianti.
<< Nico io… >> provò a dire, ma l’altro non lo lasciò finire.
Infuriato il moro uscì dalla stanza per raggiungere Jason, e andare alla festa; alcool e musica spacca timpani erano proprio quello di cui aveva bisogno.
Rientrato in stanza, trovò il biondo in pantaloni neri e canottiera,
<< Ehi Jason, come stai? >> gli chiese.
<< Nico! Reyna mi ha raccontato che ti sei sentito male… In effetti non hai una bella cera. >>
Il moro scosse la testa.
<< Sto bene davvero, è stata solo colpa dello shock iniziale. >> gli spiegò.
<< Sicuro? Altrimenti dico a Percy che non andiamo. >>
<< Scherzi? Ho assolutamente bisogno di quella festa, in questo momento. >>
<< Perfetto, allora andiamo. >> gli sorrise il biondo.
<< A te com’è andata? >>
<< Ah giusto! Beh non mi lamento, me la sono cavata con un bocchino e altri preliminari. Fortunatamente quel maiale era troppo sbronzo per avere un rapporto completo. >> 
<< Credevo fossi andato con una donna. >>
<< E’ raro… le donne non vengono quasi mai. E spesso le poche presenti, sono lesbiche. >> 
<< E a te non fa schifo, dico il dover fare sesso con degli uomini? >> gli domandò, curioso.
<< Sono bisex, non mi faccio problemi. Semplicemente vorrei poter fare l’amore e non sesso. >> ammise, mentre prendevano l’ascensore. 
<< Beh credo che è quello che vorremmo un po’ tutti. >> rispose il moro, consapevole di poter fare (finalmente) coming out liberamente, con il compagno di stanza. 
Jason annuì, fissando il soffitto dell’ascensore.
<< Tu hai qualcuno con cui vorresti fare l’amore? >> 
Nico arrossì lievemente a quella domanda inaspettata.
<< No, nessuno. E tu? >> 
<< Idem… Però adesso basta tristi pensieri, siamo arrivati. >> annunciò il biondo, fermandosi davanti all’ultima porta infondo al corridoio. 
<< Ma non si sente nulla. >> fece notare il moro. << Sicuro che sia qui la festa? >>
Jason gli fece l’occhiolino e aprì la porta. 
Poi ci fu solo il caos…
Nico non immaginava che una semplice stanza da letto, potesse essere mille volte meglio di una vera discoteca. 
Musica dark elettronica suonava a tutto volume, facendo tremare il pavimento. Al centro del soffitto stava una palla argentata che accompagnata dai riflettori, rendeva l’ambiente un mix incasinato di mille colori. Nico vide una massa di persone ballare al centro della stanza, il quale pavimento era formato da quadrati luminosi. Leo stava in un angolo dirigendo tutta la parte tecnica delle luci, indossava un berretto da pittore e degli occhiali da sole, che gli davano un look pazzo e stravagante, proprio come la festa che aveva organizzato. Il moro individuò anche Percy che ballava appiccicato ad Annabeth, in minigonna e tacchi. 
Come poteva una stanza essere così grande e ben attrezzata? Nico era davvero stupito. Pensava che nulla sarebbe mai riuscito a superare lo stupore provocato dalla stanza di Hazel e Katie. 
Jason lo invitò a gettarsi nella mischia, prendendogli due cocktail.
<< Avanti, diamoci dentro. >> gli disse, cominciando a ballare.
Nico si lasciò trasportare dalla folla, cercando in tutti i modi di spegnere i pensieri e lasciarsi andare a quel suono liberatorio, che invitava la parte più istintiva ad uscire dalla razionalità e scatenarsi. 
Presto il ragazzo si trovò circondato da quasi tutti i suoi compagni, c’erano Piper e Reyna che tra un movimento e l’altro si risucchiavano la faccia a vicenda. Hazel e Frank invece, ballavano insieme a Jason, mentre Lou si divertiva a mescolare alcuni cocktail.
<< Assaggia, è una mia ricetta speciale. >> gli disse consegnandogliene uno.
<< Cosa? >> gridò Nico, che per via della musica non capiva nulla.
<< Ho detto, assaggia questo cocktail, l’ho modificato! >>
<< Che hai detto? >> 
Lou perse la pazienza.
<< Bevilo! >> gli gridò con tutto il fiato che aveva in gola. 
<< Ah ok. >> rispose il ragazzo, buttando giù tutto il cocktail. 
Lou sorrise divertita, poi bevve il suo. 
<< Tra poco, inizieremo a volare, amico mio. >> disse, consapevole del fatto che Nico, non potesse sentirla.
Mentre ballava il moro iniziò a pensare… Non sapeva bene perché, ma tutti i pensieri che, sperava se andassero con l’effetto dell’alcool invece rimasero, e lo investirono come un fiume in piena. 
- Will… l’hai trattato davvero male. Lui ha sempre cercato di aiutarti e tu l’hai ripagato in quel modo orribile. Gli disse una parte di sé.
Beh direi che se l’è meritato, no? Stavo per rivedere Bianca, anzi ci stavo  riuscendo e lui cosa? Ha rovinato tutto. 
Avrebbe dovuto farsi i cazzi suoi. Ribatté l’altra parte di sé, stufa di continuare a pensare in maniera così lucida. 
Ben presto il suo desiderio però fu esaudito; come promesso da Lou infatti, la testa del ragazzo prese letteralmente  a volare…
 Nico cominciò a non capire più nulla, si sentiva leggero, vuoto, “in alto”. Saltava a ritmo di musica, gli occhi chiusi, sentiva altri corpi sbattergli contro, ma non se ne curava. Prese altri due cocktail, e tutto cominciò a vorticare, Lou lo afferrò per le mani e presero a vorticare insieme completamente ubriachi. 
Ecco era proprio questo, quello che Nico voleva. La più totale e completa amnesia… il sentirsi il cervello anestetizzato, o forse il cuore. Non lo sapeva bene neanche lui, l’unica cosa che contava era “quella sensazione che non gli faceva sentire”…
Ad un certo punto, Lou scomparve e Nico continuò a vorticare su se stesso da solo. Dopo qualche minuto una ragazza gli si avvicinò, il moro era troppo ubriaco per cercare di capire chi fosse. Ma ugualmente, quando questa gli consegnò una pasticca, facendoli segno di ingoiarla, Nico eseguì senza batter ciglio. Improvvisamente però, vide arrivare una terza persona che gli colpì la mano con uno schiaffo facendo cadere la pillola, e allontanò la “straniera con violenza”. 
L’unica cosa che Nico poteva distinguere del suo salvatore, erano due paia di occhi azzurri.. 
- Si, doveva essere sicuramente lui.
 Spinto da uno strano desiderio, il ragazzo lo afferrò con forza, obbligandolo  ad inchinarsi e lo baciò con morbosità. Dopo un primo tentennamento, anche l’altro rispose al gesto, circondandolo completamente. 
Nessuno dei due seppe dire, quanto durò. Senza riprendere fiato neanche per un istante, continuavano a respirare uno dalle labbra dell’altro, muovendo i corpi a ritmo di musica. Intorno a loro, tutti era troppo ubriachi per dire qualcosa, ed a entrambi andava più che bene. Non volevano essere fermati, non volevano fermarsi… 
 









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La mattina seguente Nico si svegliò con un tremendo mal di testa, e dolori ovunque. Non si aspettava di ritrovarsi nel suo letto, ma fortunatamente quella era nella sua stanza. C’erano soltanto due stranezze a turbarlo; la prima, era il fatto che fosse completamente nudo, mentre la seconda (forse più importante), che nel letto insieme a lui disteso ci fosse Jason. 
- Solo un secondo, cosa? Cosa cazzo ci faceva Jason nel suo letto? No, no, no, ti prego dimmi che sto ancora sognando, dimmi che non è vero. 
Nico non voleva crederci, infuriato svegliò il ragazzo colpendolo con un pugno alla pancia.
<< Ahi. >> si lamentò quello aprendo gli occhi. << Ehi Nico, ma dico, sei per caso impazzito? >> biascicò, toccandosi le tempie. << Ah, la testa sta per esplodermi. >> 
<< Jason dimmi perché cazzo sei nel mio letto? >> sibilò, Nico che stava per perdere la pazienza.
<< Oh beh in realtà non ricordo molto, ora che ci penso. >> ammise.
<< Dei vi prego, ditemi che non è vero. >> pregò il ragazzo, mentre iniziava a sentire il senso di colpa farsi strada in lui. 
<< Nico ma cosa stai pensando? Non abbiamo fatto sesso, puoi stare tranquillo! >> esclamò finalmente il biondo, calmando così l’animo del moro, che tirò un sospiro di sollievo.
<< Avresti potuto dirlo da subito! >> lo redarguì, colpendolo nuovamente. 
Jason fece una smorfia di dolore.
<< Beh solo adesso sto iniziando a ricordare. >> si giustificò.
<< Parla allora. >>
<< Ieri sera eri completamente ubriaco, io ero messo leggermente meglio di te, e ho dovuto portarti in braccio perché non riuscivi nemmeno a camminare. Credo di esser crollato sul letto insieme a te per la fatica fatta. >> spiegò.
<< Allora sei perdonato. >> disse Nico. << Anche se, non capisco perché sia completamente nudo. >> 
<< Forse volevo metterti dei vestiti più comodi, o almeno credo. >> 
<< Maniaco. >> 
<< Come? Adesso sarei anche un maniaco? Se non fosse stato per me, chissà dove saresti adesso. >> 
<< E con ciò cosa vorresti dire? >> domandò Nico, mentre un flashback arrivò improvvisamente a ricordargli parte di quel che aveva fatto la sera prima. 
Ricordava di ballare appiccicato a qualcuno, ricordava il suo forte profumo, la sua lingua calda, i loro corpi uniti.
- Ma cosa aveva fatto? 
<< Jason tu hai visto con chi mi stavo baciando? >> gli domandò, temendo la risposta.
<< Certo, sono stato io a staccarti, prima che ti portasse nella sua stanza per finire quello che avevate iniziato. >>
- Aveva gli occhi azzurri… anche questo gli tornò in mente. Chi poteva essere? Forse Percy? No, impossibile, era con Annabeth. Allora… Will. 
<< Luke. >> 
Nico sorrise nervosamente,
<< Jason cosa c’entra Luke? >>
<< Era Luke il ragazzo con cui stavi per finire a letto. >> 
Nico non poteva crederci… 
- Luke? Quel Luke? No, non poteva essere vero. Forse Jason era così ubriaco da non ricordarlo nemmeno lui.
<< Non è possibile. >>
<< Mi dispiace, immagino non debba essere facile da accettare, ma alla fine sono stati soltanto dei baci. >>
<< Solo dei baci? Ma Dei, Jason non con Luke! Capisci cazzo? Io odio quel ragazzo. >> esclamò Nico, nascondendo il volto sotto il cuscino.
<< Beh però devi ammettere che per quanto sia stronzo, è veramente carino. >> 
<< Spero tu stia parlando così per colpa dell’alcool che ancora ti circola nelle vene. >>
<< In ogni caso prendilo come una sorta di allenamento, per quello che ti aspetta. >> cercò di consolarlo il biondo.
<< Uao, questo si che mi conforta. >> sbuffò Nico, che mai si sarebbe aspettato di esser finito tra le braccia e le labbra di Luke.
<< Avanti vai a farti una doccia, che oggi ci aspetta la lezione con Dioniso. >>
<< Sapere che conosceremo un nuovo depravato mi da proprio la forza di alzarmi da qui. >> si lamentò.
<< Non essere così noioso. Dioniso è diverso, posso assicurartelo. >>
<< Se lo dici tu. >> commentò il moro, alzandosi e trascinando con se il lenzuolo, per coprire la sua nudità agli occhi del compagno.
<< Beh Jason…. >> esclamò poi, << Grazie. >> 
Il biondo si aprì in un sorriso e afferrando un lembo del lenzuolo rimasto ancora al letto, tirò il ragazzo a sé. 
<< Son felice di averti portato via da lui. >> gli disse, mentre lo teneva tra sue braccia. 
<< Anch’io. >> rispose Nico, abbassando lo sguardo.
<< Bene. >> disse Jason, alzando gli occhi al soffitto. << Adesso vai, e vedi di rimetterti in sesto. >> 
Nico annuì e si chiuse in bagno. 
S’infilò subito sotto il getto gelido, bisognoso di purificarsi da tutto lo schifo che sentiva sul suo corpo. Aveva amoreggiato con uno dei ragazzi più stronzi dell’intero manicomio… Come aveva potuto non riconoscerlo? E poi Luke non era forse fidanzato con quella scorbutica di Drew? Perché era andato da lui?
Chissà cosa avevano pensato gli altri, quando lo avevano visto tra le sue braccia… Si era lasciato ingannare da quei maledetti gli occhi… 
Perché aveva creduto si trattasse di lui, quando in realtà era incappato nel ragazzo che mai avrebbe preso in considerazione? 
Occhi azzurri… il suo cuore aveva già la risposta, ma lui non voleva sentirla… l’acqua fredda inibiva i sensi e congelava i muscoli. Ibernato in quella posizione, Nico sperava che anche il corso dei suoi pensieri potesse cristallizzarsi. E il flusso si fermò; su un volto, su un nome; Will. 
Erano i suoi gli occhi che Nico credeva di aver visto, erano le sue labbra che pensava di aver baciato… 






Nel frattempo nell’infermeria…




<< Ieri sera è stato uno sballo. >> commentò Michael, mentre indossava la divisa da dottore. << Tu hai beccato con qualcuno? >>
Will scosse la testa, << No. >>
<< Dai Will non fare il timido, ti ho visto insieme a Butch. >>
Il biondo si voltò a guardarlo sconvolto, 
<< Che? >> 
Michael scoppiò a ridere e gli diede il gomito, 
<< Avanti sto scherzando. >> ammise.
<< Ah ah ah, davvero divertente. >> commentò Will, sistemando gli oggetti da laboratorio.
Michael alzò gli occhi al cielo, << Will si può sapere cosa ti succede? E’ da quando siamo arrivati che ti aggiri per la sala con quella faccia da funerale. >>
Il biondo però non rispose, continuando ad avvolgere le garze pulite. 
<< Pianeta terra chiama Will, pianeta terra chiama Will. >> 
<< Oh scusa, non ti avevo sentito. Comunque non devi preoccuparti sto bene, sono solo un po’ stanco. >> ribadì.
Michael sbuffò un, certo come dici tu, e lasciò cadere il discorso.
Will non era riuscito a chiudere occhio neanche per un istante durante quelle poche ore che aveva avuto a disposizione per riposare… la sua mente infatti, era rimasta tutto il tempo con un pensiero fisso. Un immagine urticante, che non riusciva ad eliminare dai suoi pensieri… Ci aveva provato in tutti i modi, ascoltando musica, leggendo, guardando tv, ma nulla… quella era rimasta lì. Stampata davanti alla sua faccia, Will non ne poteva già più… 
Non sapeva bene quando e perché fosse successo. Non ne aveva la più minima e fottuta idea, ma era accaduto. Nico quel ragazzino scontroso e testardo gli aveva fatto perdere la testa. Già in passato gli era capitato di invaghirsi di altri ragazzi, ma Nico era diverso. Avvertiva nei suoi confronti un interesse che nessuno aveva mai suscitato in lui. Che fosse per il suo aspetto fragile e indifeso, per i suoi occhi profondi come pozzi, o per la sua sfacciataggine… e che non lo sapeva nemmeno lui. Semplicemente lo attirava, sentiva nei suoi confronti un grande senso di protezione ed empatia. Voleva stringerlo tra le sue braccia, farlo sorridere, divertire…eliminare dal suo volto quella onnipresente traccia di malinconia. 
Ma perché ora si ritrovava a pensare a tutte quelle cose? Perché? 
Aveva visto l’oggetto del suo desiderio arpionato alle labbra di un qualcuno che non era lui… si era lasciato consumare dalla gelosia e fremente di rabbia era scappato davanti alla scena del piccolo, incollato al ragazzo più bello e maledetto che mai avesse conosciuto. 
Quante speranze aveva lui in confronto, ad uno come Luke? Nessuna… E poi aveva già rovinato tutto, a causa delle diavolerie di Lou. Ormai era inutile continuare a lambirsi il cervello con quei pensieri malsani. 

Le porte dell’infermeria si spalancarono d’improvviso e un Jason ansimante entrò nella stanza con in braccio Nico. 
<< Presto rischia di andare in ibernazione. >> esclamò il ragazzo, bagnato dalla testa ai piedi. 
Will corse verso di lui, 
<< Sistemalo qui, veloce. >> gli ordinò. 
Ed eccolo lì… neanche il tempo di tentare di toglierselo dei pensieri, che tornava a farlo preoccupare. 
Il ragazzo consegnò alcuni asciugamani a Jason, ordinandogli di asciugarlo come meglio poteva. Un secondo dopo, tornò con una termocoperta, con la quale coprì il moro.
<< Jason vai nella mensa e richiedi immediatamente una caraffa bollente di tisana alla vaniglia e miele. >> esclamò poi, mentre l’altro correva fuori dall’infermeria. 
Will nel mentre riempì una bacinella d’acqua bollente e con un panno cominciò a tamponare la fronte di Nico.
Il ragazzo aveva il volto di un bianco surreale, e nonostante l’alta temperatura offerta dalla coperta, tremava lievemente. Will osservava il suo volto contratto in una smorfia di dolore, che man a mano andava distendendosi grazie all’aumento della temperatura… Con delicatezza il “dottore” avvicinò la sua mano alle guancia del ragazzo e l’accarezzò lentamente. Spinto poi dalla curiosità passo le dita sulle labbra appena schiuse.
In quel momento però Jason rientrò brandendo in mano una caraffa fumante, Will interruppe il contatto con uno scatto, e si avvicinò all’altro biondo.
<< Bene grazie, tra qualche minuto dovrebbe svegliarsi e lo aiuterò a bere. >> disse a Jason.
<< Quindi sta bene? >> chiese quello preoccupato.
Will annuì, 
<< Se la caverà, ma vuoi dirmi cosa è successo? >> 
Jason scosse la testa,
<< Non lo so nemmeno io per certo. Era andato a farsi la doccia, ma dopo più di venti minuti non era ancora uscito. Così preoccupato sono entrato, fortunatamente non aveva la porta chiusa a chiave, e l’ho trovato semi svenuto nella doccia, con l’acqua gelida che ancora gli cadeva addosso. Ho capito subito che fosse grave, così l’ho portato qui. >> spiegò il ragazzo.
<< Capisco… ma il problema è, com’è possibile che sia sempre qui? Questa è praticamente la quarta volta. >> sbottò Will.
<< Non so che dirti… credo sia colpa di ieri sera. >> ammise Jason, ripensando al discorso avuto nel letto con il ragazzo.
A Will tornò immediatamente in mente l’immagine di Nico tra le labbra di Luke. Non si era nemmeno reso conto di aver smesso di pensarci per tutto quel tempo. 
<< Troppo alcool forse… >>
<< Si sicuramente, ma non solo quello… io credo che… >>
<< Mmh. >> mugugnò in quel preciso istante Nico, attirando l’attenzione dei due.
<< Ehi Nico, come ti senti? >> gli domandò Jason.
Il moro aprì a fatica un occhio…
<< Caldo. >> rispose solo.
<< Perfetto, adesso ti aiuto ad alzarti, così puoi bere un po’ di tisana. >> esclamò Will, richiamando l’attenzione su di lui. 
Nico lo guardò e annuì.
<< Bene allora io vado, tra un po’ inizia la lezione… dirò a Dioniso che Nico ci raggiungerà più tardi. >>
Will annuì,
<< Ok, per il pomeriggio si sarà rimesso completamente in sesto. >> 


Rimasti soli, Will sistemò il cuscino di Nico, aiutandolo a sistemarsi in posizione semi allungata. Poi versò il liquido bollente in un tazza e la portò verso le sue labbra.
<< Avanti, bevilo. >> lo incitò, ma Nico girò il volto.
<< Posso farlo da solo. >> rispose.
Will sorrise nervosamente…
- Quanto poteva essere testardo quel ragazzo? 
Anche in un momento del genere, trovava la forza per volere fare sempre tutto da solo… così debole, eppure così forte. Will ne era letteralmente ammaliato.
<<  E’ meglio se lo faccio io. Sei ancora troppo debole, il sangue sta riniziando ora a defluire correttamente per il corpo. >> controbatté, pigiando la tazza sulle sue labbra.
Controvoglia Nico le schiuse leggermente e cominciò ad ingerire quel nettare caldo e dolce.
Will continuò fino a quando non l’ebbe bevuto tutto. Finito, Nico si sentiva pieno, caldo ed assonnato. 
Durante tutto il tempo, nessuno dei due aveva osato proferire parola… Il moro presto si riaddormentò, mentre Will rimase a vegliare sul suo sonno come un angelo custode. 


Nico si alzò dal letto. 
Nella stanza non c’era nessuno… sul davanzale della finestra la rosa bianca che qualcuno aveva sistemato, teneva il capo abbassato, tesa verso i petali già persi.
Il ragazzo non sapeva perché si trovasse in quella stanza di ospedale… ricordava che tempo addietro era stato il luogo ove sua madre aveva trascorso diversi mesi, quando i medici tentavano ancora di salvarla… Ma era un qualcosa che ormai apparteneva al passato. 
Il ragazzo aprì la porta e si fermò di fronte al lungo corridoio; vuoto e buio. 
< Nico. > lo chiamò un voce inconfondibile.
< Mamma. > esclamò il ragazzo, voltandosi. 
Maria era lì, con i gomiti appoggiati sul davanzale della finestra… 
< Come stai mio piccolo? > gli chiese, tendendo una mano verso di lui. 
< Non lo so mamma… non lo so. > 
< Vedo che hai trovato la ragione per andare avanti. >
< Si, l’ho trovata grazie a te. >
Maria sorrise, accarezzandogli il volto…
< Perché siamo qui? > gli chiese lui.
< Non posso dirtelo Nico, mi dispiace. >
Il ragazzo annuì.
< Ci sono così tante cose che vorrei dirti mamma. >
< Non c’è ne bisogno. Io so già tutto, sono sempre con te, anche se tu non puoi vedermi. >
< Cosa devo fare, allora? >
< Lasciati amare Nico, non respingere l’affetto sincero. Ne hai bisogno anche tu, e dentro di te, ne sei consapevole. >
< Ma mamma come posso accettare l’amore in un luogo del genere? >
< Proprio per questo dovresti aprirti a lui, da solo non riuscirai mai a sostenere tutto il dolore. E poi non fa mai bene reprimere i propri sentimenti. >
< Ma io… >
< Ssssh. > gli intimò la donna, mettendogli un dito sulle labbra. < Ama e sopravvivi mio piccolo. > esclamò, mentre Nico cominciava a perdere il controllo del sogno…
< No, no, no. Non voglio che tu te ne vada ancora! > protestò il ragazzo, aggrappandosi alla donna che, con un triste sorrise ed un lacrima, scomparve in una coltre di luce.








Continua…







Angolo Autore:

Bentornati cari lettori, 
spero che l’attesa sia stata ben ripagata con questo capitolo, piuttosto pieno di novità. Dalla conoscenza di Lou (che spero abbiate apprezzato), ai sentimenti contrastanti di Nico nei riguardi di Will. Spero di cuore di star tenendo alta la tensione e fatemi sapere quel che ne pensate. 
Un abbraccio a tutti. 
xxNico

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Capitolo 7
*** VII ***






Come predetto da Jason, Dioniso non aveva nulla a che fare con Afrodite. Risultava simpatico, forse un po’ pignolo e su di giri, ma nel complesso non rompeva le sacrosante palline da golf a nessuno.

Nico ne era felice, dopo esser uscito dall'infermeria, Will lo aveva accompagnato alla lezione, restando con lui, timoroso di non aver fatto abbastanza per farlo rimettere in sesto. Quando i due entrarono, l’uomo continuò indifferente a mescolare due liquori, spiegando ai ragazzi come agitarli correttamente.

<< Girate l’intruglio per due volte a sinistra in senso orario, e poi inserite un pizzico di questo. >> disse, prendendo in mano un chicco nero. << E il gioco è fatto. In meno di due minuti il cocktail sarà pronto. >>

I ragazzi prendevano nota su un quaderno, ed a turno erano poi chiamati a ripetere i passaggi.

<< Peter Johnson. >> chiamò l’uomo.

Percy si alzò con aria seccata,

<< Il mio nome è Percy Jackson. >> precisò visibilmente irritato.

<< Si si, è lo stesso. >> lo liquidò l’uomo con un gesto della mano.

Nico rise sotto i baffi, mentre osservava interessato il compagno miscelare gli ingredienti, come spiegato dall’uomo.

<< Adesso vorrei che lo bevessi. >>

<< In realtà preferirei… >>

<< Perry fai come ti dico. >> lo redarguì l’uomo, guardandolo serio.

Percy suo malgrado bevve l’intruglio tutto di un sorso.

<< Bene ora spostati al centro, in modo che tutti possano vedere. >>

Nico non capiva bene cosa sarebbe successo a Percy, e neanche comprendeva perché il compagno stesse iniziando a diventare tutto rosso.

Ben presto però l’effetto fu più che evidente a tutti. La patta dei pantaloni del ragazzo infatti, si gonfiò in meno di due minuti, ed in cinque minuti, il membro del ragazzo era divenuto così turgido, da rischiare di lacerare il tessuto dei pantaloni.

Annabeth si coprì gli occhi, mentre altri sghignazzavano senza nessun pudore. Nico arrossì lievemente e distolse lo sguardo imbarazzato, cosa che non sfuggì a Will.

<< Visto ragazzi? Questo vuol dire che Peter ha capito come preparare correttamente l’infuso. Questo lo userete quando vi sentirete stremati e il cliente vorrà da voi di più, o comunque per fare degli extra. >> spiegò l’uomo.

<< Mi scusi e per le ragazze? >> chiese Silena, portandosi indietro i lunghi capelli.

<< Oh non deve preoccuparsi signorina Beauregard, ha lo stesso effetto anche su di voi. Soltanto che non lo si può notare in maniera così…beh avete capito. >> esclamò indicando il membro del ragazzo.

<< Ora è chiaro perché Annabeth ha scelto un’idiota come lui. La stupidità è colmata da qualcos’altro. >> ridacchiarono i fratelli Stoll.

A quelle parole Annabeth prese fuoco,

<< Un commento del genere fatto da due, i cui cervelli, uniti ai piccoli cetriolini che hanno tra le gambe, i quali messi insieme non arrivano neanche ad eguagliare la grandezza del pene di Percy quando è assopito, non merita neanche di essere preso in considerazione.  >> ribatté con superiorità.

I due fratelli si ammutolirono all’istante, mentre Calypso dava il cinque ad Annabeth.

<< Bene ragazzi, facciamo una pausa. >> commentò l’uomo, aprendo una lattina di Diet Coke.



Jason si avvicinò a Nico,

<< Allora come ti senti? >> gli chiese.

<< Bene, forse un po’ troppo accaldato. >> commentò, in rimando a quel che tutti avevano appena visto.

Jason scoppiò a ridere,

<< Beh si ti capisco. >>

<< Capisci cosa? >> domandò Percy arrivando saltellante.

<< Che riesci sempre ad impressionare tutti Bro. >>

<< Ma no Bro, il migliore a brillare sei tu. >> ribatté il ragazzo.

<< No Bro, non discutere. Sai benissimo che il più bello sei tu. >>

Nico non sapeva che dire, era leggermente stupito da quello scambio di battute, e lo stesso Will se la rideva, cercando di non darlo a vedere.

Annabeth arrivò a calmare i due,

<< Possibile che dobbiate sempre finire per l’elogiarvi a vicenda? >> domandò, afferrando Percy per la guancia. << Stupido testa d’alghe. >>

<< Ma qualcuno di voi ha mai fatto davvero ricorso a quella roba? >> domandò Nico.

Annabeth lo guardò negli occhi,

<< Purtroppo si, Nico delle volte tocca che uno di noi venga scelto anche per tre/quattro sere di fila, ed a quel punto non hai scelta. A meno che… >>

<< Che? >>

<< Tu conosca il tipo inverso di quel cocktail. >>

<< E tu lo conosci? >> domandò Nico.

<< Certo che lo conosce signorino Di Agnello. >> commentò una voce, facendosi largo tra i ragazzi. << Gliel’ho insegnato io. >> ammise Dioniso.

<< Di Angelo. >> ribatté Nico.

<< Oh lascia perdere, tanto non imparerà mai. >> commentò Percy.

<< Non le permetto signor Jackson. >> lo redarguì l’uomo, aggiustandosi il colletto della camicia leopardata.

<< Ma allora lo fa apposta! >> sbottò il moro, alzando le braccia al cielo.

Dioniso sorrise sotto i baffi

<< Allora Di Anello, sono sicuro che muori dalla voglia di conoscere la bevanda che fa addormentare i clienti, o sbaglio? >>

Ignorando i continui sbagli sul proprio nome, Nico annuì.

<< Si, mi piacerebbe molto. >> ammise.

<< Perfetto, allora vieni con me. >> gli disse, dirigendosi verso il tavolo di legno, dove teneva tutte le bottiglie di alcolici. << Questa è uno dei primi cocktail che insegno ad ogni nuovo arrivato. >> spiegò. << Ma è anche il più complesso. >>

Nico si posizionò accanto all’uomo, con blocchetto e penna in mano.

<< Per prima cosa in una bottiglia di Rhum, devi aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco. Li lasci decantare insieme per circa cinque minuti, e poi li mescoli per tre volte a destra in senso antiorario, e quattro volte a sinistra in senso sempre antiorario. Aggiungi poi una manciata di radice tritata di angelica, agiti per sette volte, e infine aggiungi dieci capolini di camomilla. Lasci il tutto a macerare per due giorni al buio e filtri il liquido. >> spiegò l’uomo, consegnando la bottiglia al ragazzo.

<< Questa è per me? >> domandò Nico scettico.

<< Certo, la prima è sempre in omaggio. >> disse l’uomo, facendogli l’occhiolino.

 Nico la prese titubante, mentre Jason si avvicinava.

<< Allora hai capito adesso, che tipo è Dioniso? >> gli domandò il compagno di stanza.

Il moro annuì, << Nulla a che vedere con Afrodite. >>

<< Nico io torno in infermeria, che mi stanno chiamando. >> urlò Will sulla soglia della porta in legno, interrompendoli.

<< Aspetta. >> lo fermò il moro. << Vengo con te, devo posare la bottiglia in camera. Jason torno tra un secondo. >> disse poi rivolto al ragazzo, che annuì.

Nico raggiunse Will e insieme presero a scendere al quarto piano.

<< Allora come ti senti? >> gli domandò, mentre l’ascensore scendeva.

<< Will non vorrei sembrare stronzo, ma perché continuate a chiedermelo tutti?  Una volta per tutte sto bene. >>

Il biondo si girò a guardarlo,

<< In realtà non mi riferivo a quello. Questa mattina mentre dormivi… beh ecco ti agitavi nel sonno, chiamavi un nome… >> gli disse, cercando di togliersi dalla mente l’immagine del moro arpionato a Luke.

Nico distolse lo sguardo da quegli occhi…

<< Io non ricordo nulla in realtà. >> mentì.

<< Il nome che dicevi era, Maria. >>

Il moro si fece cupo in volto…

- Come poteva già parlarne con Will? Non se la sentiva…era un qualcosa di troppo personale.

<< Senti scusa, sono stato un indelicato del cazzo. >> si scusò il ragazzo, mentre l’ascensore si apriva. << E che…niente, lasciamo perdere. >>

Nico non rispose…

-  Perché doveva essere tutto così complicato? Avvertiva l’inquietudine di Will e per quanto sentisse la voglia di raccontargli tutto, non ci riusciva. Era più forte di lui.

<< Beh allora io vado. >> esclamò quello, correndo in direzione dell’infermeria.

- Forse non era poi stata un’idea così buona, andare con lui. Chissà se Will l’aveva visto la sera precedente… Pensò il moro, sperando in cuor suo di no.



Aperta la porta il ragazzo si sentì afferrare da dietro con forza. Per lo spavento, la bottiglia gli cadde dalle mani, ma per fortuna non si ruppe.

<< Eccoti finalmente. >> sussurrò una voce, che Nico sperava di non dover più risentire.

Luke spinse il ragazzo verso il muro e, senza dargli il tempo necessario per ribattere cominciò a baciarlo con foga.

Nico perse completamente il controllo di se stesso, per qualche strana ragione non riusciva a ribattere, non riusciva a liberarsi da quella presa, per quanto il suo cuore gli urlasse di farlo.

Il moro aveva sperato di non dover rincontrare il ragazzo almeno per tutto il giorno e grande era stato il sollievo, quando non lo aveva visto nella classe di Dioniso. Ed ora invece, eccolo lì  appiccicato al suo corpo.

Nico cercò di respingere il biondo, ma i suoi tentativi di ribellione servivano solo ad aumentare il desiderio del compagno.

<< Lu-Luke togliti dalle palle. >> riuscì a dire tra un bacio e l’altro.

<< Ma come piccolo, non ti sono forse mancato? >> lo schernì l’altro, infilando le mani sotto la sua maglietta.

Nico fremette a quel tocco gelido, che immediatamente gli ricordò la terribile sensazione di gelo che aveva provato durante l’ibernazione.

<< Nico… >> esclamò improvvisamente la voce di Will, (che per qualche strano motivo aveva fatto dietro front), ed era venuto a cercare il ragazzo…

<< Oh Solace. >> lo salutò Luke con un ghigno, << Ho dimenticato di chiudere la porta. Potresti farlo tu per piacere? >> gli chiese, mostrando le mani occupate a muoversi sul corpo di Nico.

Will esaudì il desiderio del ragazzo, poi scappò nuovamente, questa volta con le lacrime agli occhi ed un forte dolore al petto.

- Ottimo. Pensò Nico. Se non mi aveva visto ieri sera, l’ha fatto adesso.

Stufo e infuriato con una ginocchiata si liberò dell’altro, che si piegò in due dal dolore,

<< Vattene Luke. >> sibilò a denti stretti.

<< Ti piace la violenza, allora? >> l’apostrofò invece quello, avventandosi nuovamente verso di lui, afferrandolo per i polsi.

<< Luke, ti ho detto di andartene. >> provò a dibattersi Nico, mentre il ragazzo lo spingeva sul letto.

Improvvisamente la porta si spalancò, e ad entrare questa volta furono Jason e Percy, che appena capita la dinamica della scena, si avventarono sul biondo.

<< Brutto bastardo. >> gli sibilò Jason, tenendolo per il collo. << Ti avviso stai lontano da lui, altrimenti farai una brutta fine. >> lo minacciò. Mentre Percy si accertava che il moro stesse bene.

<< Dai Jay non fare così. Sei il solito gelosone. >> ribatté l’altro, sorridendo con ironia.

<< Non ti permetterò di portarmi via anche lui. >>

<< Uh quindi ci siamo già affezionati? >>

<< Castellan finiscila di fare il coglione. Te lo ripeto, non ti permetterò di portarmi via anche lui. Quindi stagli lontano o te la vedrai con me. >>

<< E con me. >> gli fece eco Percy.

<< Sai che paura. >> li beffeggiò Luke.

Jason gli assestò allora un pugno in pieno stomaco, e poi un altro ancora alla mascella; sotto gli occhi stupiti di Nico.

Fu poi il turno di Percy, che senza troppi complimenti l’afferrò per la collottola e lo sbatté fuori dalla stanza.

<< Nico, cosa ti stava facendo quel bastardo? >> gli chiese Jason, avvicinandosi per controllare che stesse bene.

Nico scosse il capo…

<< Io non lo so…credo volesse scoparmi. >> ammise, mentre alcune lacrime cominciavano a rigargli il volto.

Jason l’abbracciò, cercando di rassicurarlo con parole dolci. Ma Nico non piangeva per quello che Luke aveva cercato di fargli… i suoi occhi piangevano Will…























Diverse ore dopo:









<< Si, hai fatto davvero un ottimo lavoro. >> stava dicendo Era al telefono.

<< No, non devi preoccuparti, è praticamente impossibile che lo venga a sapere. Tu ora goditelo finché puoi. >> disse, afferrando la trousse dei trucchi.

<< Uh si, poi ti spediremo da qualche altra parte. Va bene, salutami tua madre. >>

Era chiuse la chiamata, e si dipinse le labbra con un rossetto carminio, afferrò poi una boccetta di Chanel N°5 e se la spruzzò sul collo. Un secondo dopo, Zeus entrò in completo elegante.

<< Pronta amore? >>

La donna annuì alzandosi,

<< Certamente. >> rispose quella, in attesa che l’uomo si avvicinasse per farla alzare.

<< Prima di andare però, ho una sorpresa per te. >> esclamò Zeus.

Era si portò una mano alla bocca,

<< Dici davvero? >>

<< Chiudi gli occhi. >>

La donna ubbidì, mentre Zeus le allacciava da dietro una catenina al collo.

<< Apri gli occhi. >>

Era afferrò il ciondolo con meraviglia,

<< Tesoro ma è splendido, mi rispecchia alla perfezione. >> esclamò gioiosa, rigirando tra le mani il pavone in oro e diamanti.

<< Immaginavo ti sarebbe piaciuto. >> sorrise l’uomo, tirandola su.

Era si sporse per baciarlo, ma l’uomo si voltò all’ultimo momento,

<< Avanti andiamo, aspettano solo noi. >> le disse aprendo la porta.

La donna cercò di nascondere il disappunto dietro un sorriso accennato.

I due entrarono nella grande arena, ove tutti i ragazzi e professori erano in attesa del loro arrivo. Tutti erano stati costretti ad indossare il loro abito migliore, come voluto da Era, che prima di prendere posizione passò per dare un occhiata generale.

Tra quei ragazzi c’era anche Nico; con una orribile giacca arancione, ed una camicia bianca, prestatele da Leo, (l’unico i cui vestiti, non lo facevano sembrare un bambino con gli abiti del papà). Su “ordine” di Jason era stato anche obbligato a legarsi i capelli e coprirsi le occhiaie con un po’ di correttore.



<< Ma perché dobbiamo vestirci così? >> aveva domandato Nico, spazientito da tanto rigore.

<< Te l’ho già detto! >> aveva ribattuto Jason, mentre si sistemava il papillon azzurro. << Dobbiamo fare la foto di gruppo, ed Era è fissata col fatto che debba essere perfetta. >>

<< Cosa deve farsene di una foto di gruppo? >> aveva sbottato il moro.

<< Non ne ho idea… >>

<< E’ pazza quella donna. Come tutti quanti in questo fottuto posto di merda, del resto. >>

Jason aveva sospirato…





Mentre controllava che i ragazzi fossero in perfetta forma, la donna si fermò accigliata davanti a Luke.

<< Castellan, cosa ti è successo al volto? >> gli chiese, toccandogli la mascella.

<< Lo chieda a Grace. >> sputò quello con un ghigno.

La donna si voltò furente alla ricerca del biondo e, appena individuato gli intimò di farsi avanti.

<< Come ti è saltato in mente di ridurre il volto di Luke in quel modo? >> lo aggredì, mentre la folla dei ragazzi iniziava a rumoreggiare.

<< Ha avuto quel che si meritava. >> rispose semplicemente Jason.

Quella risposta riuscì a far alterare la donna ancora di più.

<< E con questo cosa vorresti dire? Sai benissimo che è severamente vietato rovinarvi il volto; e tu in particolare dovresti saperlo. >> gli disse ammiccando alla cicatrice sul labbro.

<< Le ripeto che se l’è meritato. >> ribadì il ragazzo.

<< Me ne frego, va bene! >> urlò la donna, mentre Luke e i suoi amici se la ridevano. << Non avresti dovuto farlo, per punizione… >>

<< In realtà sono stato io. >> disse Percy, facendosi avanti, mentre Annabeth alzava gli occhi al cielo.

<< Ah bene, mi sembrava strano non ci fosse di mezzo il tuo zampino Jackson. >> commentò la donna acida.

<< Non è vero, sono stato io. Percy non ha fatto nulla. >> ribatté però Jason.

<< Siete davvero carini, ma sono stufa dei vostri giochetti del cazzo. Se non fosse per l’attrattiva che esercitate sui clienti vi avrei già spedito entrambi nei piani superiori. >> ammise.

A quel punto Zeus avanzò, nella speranza di poter calmare le acque.

<< Amore avanti, credo che sia abbastanza. Il fotografo sta aspettando e se continui ad arrabbiarti rischi  di non venire neanche bene nella foto. >>

<< Oh no, non provare a difenderli Zeus! >> lo redarguì la donna. << Solo perché sono tuoi… >>

<< Adesso basta. >> esclamò una voce dalla folla.

Tutti ammutolirono all’istante, Era compresa.

Nico si fece avanti, tutti gli occhi erano puntati su di lui,

<< Jason e Percy stavano difendendo me, Luke ha tentato di scoparmi. >> ammise senza mezzi termini.

Era si aggrappò al braccio di Zeus,

<< Oh cosa mi tocca sentire. >> esclamò sconvolta. << Come osi parlare in maniera così volgare? >>

Nico stava per ribattere in maniera molto cattiva, ma a “salvare” la situazione arrivò Leo,

<< Ma ragazzi avanti, il volgare è la lingua inventata da Dante Alighieri! Nico si, che è un ragazzo davvero colto. >> esclamò, provocando le risa di alcuni, mentre altri come, Annabeth e Katie scuotevano la testa…

Zeus lo fulminò con lo sguardo, ma la discussione poteva considerarsi conclusa, per il momento.

Tutti ripresero la propria posizione, e Nico notò come Jason, che inizialmente era vicino a lui, si era adesso portato accanto a Zeus.

- Gli aveva forse fatto qualcosa?



Il fotografo prese posizione e dopo aver contato fino a tre, esclamò:

<< Dite Famiglia. >>

Tutti i ragazzi tranne Nico pronunciarono quella parola.
Conclusa quell’assurda pagliacciata, Era intimò al moro e agli altri tre ragazzi di raggiungerla nel suo ufficio dopo cena. A testimoniare avrebbe chiamato due ragazze, Drew per conto di Luke, e Reyna.













A mensa tutti discutevano su quel che era appena accaduto. Nico si ritrovò ben presto circondato dai suoi amici, che gli chiedevano di raccontare per bene tutta quella storia. Altri invece lo confortavano con parole dolci, o si complimentavano con lui per il coraggio avuto.



<< Non avresti dovuto uscire allo scoperto. >> lo rimproverò Jason, mentre prendevano posto.

<< E farvi così prendere la colpa a te e Percy? >> ribatté Nico.

<< Jason ha ragione. >> intervenne il moro. << Noi ce la saremo cavati in un modo o nell’altro. Ma tu… >>

<< Io cosa? >> domandò Nico, che non capiva le parole dei due.

<< Luke è nelle grazie di Era da tempo ormai, lo sanno tutti. Ecco perché si diverte a fare il galletto a destra e manca. >>

<< E quindi? >>

<< Troverà sicuramente il modo per fartela pagare, e sono sicuro che Era non si tirerà indietro. >>

<< Bene. >> esclamò Nico stufo, << Che faccia pure, non ho paura di nessuno. >> ammise alzandosi.

Si fermò poi davanti al tavolo di Luke, << Non pensare di averla vinta schifoso porco. L’altra sera ti ho baciato è vero, ma ero strafatto, quindi non pensare che tu possa avere anche una sola e minima speranza di potermi fottere. >>

Luke rise divertito,

<< Ma guardate ragazzi, il gattino arrabbiato è venuto a fare le fusa. >> lo schernì, afferrando poi Drew e baciandola con foga.

Tutti al suo tavolo presero ad urlare e fischiare,

<< Visto piccolo frocetto? Luke non ha nessun interesse per te. >> gli urlò contro una ragazza dai capelli rosso fuoco.

Nico uscì dalla stanza infuriato, per raggiungere la biblioteca, fanculo tutti. Nella furia, non si accorse però del ragazzo che camminava nella sua stessa direzione. I due si scontrarono, e Nico rovinò al suolo.

<< Scusa, non ti avevo visto… >> esclamò Will, che non aveva ancora capito di avere appena investito Nico.

Il moro da parte sua si rialzò veloce, e senza aggiungere altro corse via.













Un’ora dopo.









Appena Lou e Hazel entrarono nella piccola biblioteca, un forte odore di fumo le investì, la riccia, che odiava le sigarette si portò una mano alla bocca, infastidita da quell’irrespirabile tanfo.

Nico era sul soppalco, fumando la settima sigaretta e leggendo “La Lettera Scarlatta” di Nathaniel Hawthorne.

<< Nico. >> lo chiamò Hazel, facendosi avanti.

Il ragazzo scattò al suono della sua voce,

<< Ah siete solo voi due. >> sospirò un secondo dopo, espirando il fumo.

<< Potresti, per favore… >> disse Hazel indicando la sigaretta.

Il moro la spense, poi chiuse il libro.

<< Perché siete qui? >>

<< Gli altri ti stanno aspettando per andare nell'ufficio di Era. >> disse Lou.

<< Va bene, andiamo. >>

<< Nico aspetta, come stai? >> gli chiese Hazel, accarezzandogli il braccio.

Nuovamente il ragazzo sentì quella strana sensazione di familiarità nei confronti di quella ragazza, i suoi occhi poi, esprimevano reale preoccupazione.

<< Non lo so nemmeno io, è tutto così incasinato… >> ammise con un sospiro.

<< Ti senti di raccontarci com’è andata? >> domandò Lou, sedendosi vicino a lui.  

Il moro annuì, e dopo aver fatto un profondo respiro attaccò,

<< Ieri sera durante la festa, ero completamente ubriaco. Ho visto questo ragazzo avvicinarsi a me e non lo so, ho sentito qualcosa in me… Qualcosa che mi urlava di baciarlo. >>

<< Nico quella cosa si chiama: voglia di scopare post sbronza. E colpisce quasi tutti, specie noi adolescenti. >> spiegò Lou.

Il moro divenne rosso in viso,

<< Vabbé qualunque cosa fosse, avevo quella voglia. Ma non immaginavo neanche lontanamente che quel ragazzo fosse Luke… >> ammise.

<< Ah ora è tutto più chiaro. >> esclamò Hazel, felice che a Nico non piacesse un ragazzo del genere.

<< Io davvero non pensavo fosse lui, mi son fatto ingannare da quegli occhi azzurri… >> rivelò involontariamente.

<< Quindi c’è qualcuno che ti piace che ha gli occhi azzurri? >> esclamò esaltante Lou.

 << Si, cioè no, nessuno. >>

Ma ormai le ragazze erano decise a saperlo a tutti i costi,

<< Avanti Nico! A noi puoi dirlo. >> lo stuzzicò Hazel.

<< Esatto. Siamo il trio degli spiriti. >>

<< In che senso? >> chiese Nico.

<< Ricordi che la prima volta nella quale ci siamo incontrati ti avevo detto che eri la seconda persona a non scappare spaventata? >>

Il moro annuì.

<< Ben le prima era proprio Hazel. >>

<< Ah si? >> domandò Nico, che non si aspettava che Hazel fosse quel tipo di persona.

<< Proprio così. >> ribadì Lou, mentre l’altra abbassava il capo lievemente imbarazzata.

<< Si, ma adesso evitiamo di perderci in chiacchiere… Allora chi è costui? >>

<< Mi spiace ragazze, ma l’avete detto voi. Devo subito andare nell’ufficio di Era, perché non provate ad arrivarci da sole? >> le raggirò Nico, alzandosi e correndo verso l’uscita, mentre le due esprimevano il loro disappunto.





Uscito dalla stanza, Nico tirò un sospiro di sollievo; per fortuna l’aveva scampata…

Non è che non si fidasse di Hazel e Lou, ma non le conosceva ancora così bene da sentirsi a suo agio, nel parlare di un argomento così delicato. Soprattutto se ancora lui, non era riuscito a capire cosa provasse nei confronti di Will; doveva prima far chiarezza nella propria mente, o meglio nel cuore.

Raggiunto l’ufficio, fuori dalla porta trovò Reyna,

<< Almeno tu sei arrivato. >> gli disse appena lo vide. << Jason e Percy come al solito si sono persi… A proposito, come stai? >>

Nico alzò le spalle,

<< Non lo so nemmeno io. >> ammise, non aveva senso mentire con una come Reyna.

<< Mi auguro Luke riceva una bella lezione. >>

<< Lo spero anch’io… >> esclamò Nico, poco convinto.

<< Ehi non devi preoccuparti di nulla, ok? Se proverà nuovamente a toccarti lo sfascerò di botte. >>

Nico sorrise lievemente.

<< Perché stai sorridendo? >>

<< Nulla, e che… siete tutti così protettivi nei miei confronti… >> ammise.

<< Nico, siamo già costretti a stare in un posto di merda. Non accetto che accadano queste schifezze anche tra noi ragazzi. >> spiegò la mora, mentre arrivavano anche Drew e Luke, seguiti a ruota da Jason e Percy.



Entrati nello studio, i sei ragazzi si accomodarono su delle poltroncine. Nico al centro, alla sua sinistra Jason e Percy, mentre alla destra Reyna, Drew e infine Luke.



<< Bene ragazzi, adesso che siamo tra di noi, volete per favore dirci come sono andate esattamente le cose? >> chiese Zeus, prima che Era iniziasse ad urlare come una pazza isterica.

<< Vorremo sentire le versioni di entrambi, se non vi dispiace. >> puntualizzò però la donna, secca.

Nico e Luke cominciarono a parlare quasi contemporaneamente e, dopo uno scambio di sguardi infuocati, Nico decise di far parlare prima l’altro, in modo da poter ribattere alle eventuali bugie che il ragazzo avrebbe inventato.

<< Grazie Nico. >> sorrise il biondo, con finta gentilezza. << Signori presidi, costui mi ha accusato di aver tentato di fargli del male, ma come potete bene vedere, quello con il viso rovinato sono io. >> attaccò, mentre Nico si tratteneva dal non alzarsi e prenderlo a pugni.

<< Si caro Luke, lo vedo eccome. >> rispose Era, con un tono di frivola apprensione.

<< Ieri sera, dopo lo spettacolo, Percy e Leo hanno organizzato una festa nella loro stanza… >>

<< Alla quale nessuno ti aveva invitato. >> lo interruppe Percy.

<< Jackson sta zitto. >> lo redarguì  Era.

<< In realtà Perseus, nessuno ha specificato chi potesse venirci o meno.  >> controbatté Luke, riprendendo poi il racconto. << Dunque, mentre stavo ballando ho notato Dakota completamente fatto dirigersi verso Nico, anche lui completamente sbronzo. >>

ll moro strinse il labbro inferiore tra i denti.

<< L'ho poi visto mentre stava per consegnarli una pasticca. Ho capito immediatamente che si trattava di droga, così l’ho mandato via. Il secondo dopo Nico mi è letteralmente saltato addosso. >>

<< Di forza?! Avanti Luke, tu ci sei stato eccome. >> commentò Reyna.

<< Lui non è gay. >> s’inviperì Drew, afferrando la mano del suo “ragazzo”.

Reyna sbuffò un, si come no.

<< Ma arriviamo a quel che è successo dopo. Dopo pranzo ero andato a prepararmi per andare alla lezione di Afrodite. >> continuò Luke. << Nel corridoio ho però visto Nico, avevo intenzione di parlargli e chiedergli come stesse dopo quello che era successo. Così ho aspettato che entrasse in camera, e mi sono infilato dietro di lui. Neanche il tempo di scambiare due parole, che Jason e Percy sono entrati, e mi hanno riempito di pugni, minacciandomi di non avvicinarmi mai più a lui. >>

Nico saltò dalla sedia.

<< Tutto questo non è assolutamente vero! >> urlò, pronto a suonarle al biondo, ma Reyna tempestiva lo bloccò, rimettendolo a sedere.

<< Ecco tutto, io vi ho raccontato tutto. >>

<< Come immaginavo, Castellan non ha colpe. È solo la povera vittima di questi tre… >> disse Era, guardando i ragazzi in cagnesco.

<< Un attimo, manca ancora la mia versione dei fatti. >> ribatté Nico. << Per prima cosa, io non ricordo minimamente Dakota, ne la pasticca che stava cercando di darmi. Secondo, quando sei entrato di forza in camera mia, non era assolutamente per parlare. Hai da subito cercato di fottermi, e se non fosse stato per l’arrivo di Jason e Percy, ci saresti anche riuscito. >>

I due ragazzi annuirono.

<< E cosa c’è di male in questo, Nico? Alle fine lo volevi, altrimenti non gli saresti saltato addosso durante la festa. >> commentò Era.

<< Ah ma cosa? Ero completamente fatto, ed io non sono quel tipo di persona. >>

Nico non poteva credere alle proprie orecchie, quella donna stava cercando di giustificare un tentato stupro. Ma poi si ricordò in che razza di posto si trovasse, e tutto quello che Era permetteva. Quindi si, era più che normale che lo giustificasse.

<< Sa cosa le dico? Lei non sa un cazzo di me, quindi non si permetta mai più di darmi della puttana. >> esclamò furente, alzandosi e dirigendosi verso la porta.

Fu però intercettato da Zeus, che veloce come un fulmine, lo riprese per un braccio.

<< Dove pensi di andare ragazzo? Non abbiamo ancora finito qui. >> lo avvisò, stringendo con forza.

Nico si liberò dalla stretta, mentre un’espressione di dolore sfigurava il suo volto.

<< Oh caro Di Angelo, si vede che sei nuovo del posto. Che ti piaccia o no, la puttana sarà quel che farai a vita. >> gli rinfacciò Era, avvicinandosi a lui. << E inizierai da subito, sabato sera prenderai parte allo spettacolo, al posto di Luke. >>

<< Ma non è ancora pronto. >> intervenne Jason allarmato.

<< Grace non preoccuparti ho in serbo qualcosa di delizioso anche per te. >> lo avvisò la donna.

Ma a quel punto Zeus parlò,

<< No, comunque siano andate le cose, io credo che Jason abbia commesso un atto eroico, lo stesso vale per Percy. >>

Era si scurì in volto.

<< Dunque credi a loro? >> gli chiese furente.

L’uomo annuì,

<< Nessuna punizione per loro. >> decise, e nonostante il forte sdegno la donna non osò ribattere.

<< Siete forse pazzi? >> sbottò il biondo. << Nico è la vittima di tutta questa storia, come potete punire solo lui? >>

<< Grace non osare ribattere le mie decisioni. >> lo avvisò Era. << Così è deciso, adesso potete anche andarvene. >>

I ragazzi abbandonarono la stanza,  Luke e Drew si allontanarono ridendo tra loro, mentre Nico cercò di evitare qualsiasi tipo di contatto con gli altri, correndo subito via. Jason e Percy fecero per inseguirlo, ma Reyna li fermò.

<< No, ha bisogno di stare solo adesso. >>







Nico non sapeva bene dove andare, la sua stanza ormai non era più un luogo sicuro e idem per la biblioteca, dove sicuramente avrebbe trovato Lou o Hazel. Virò così per i bagni maschili, si sarebbe chiuso lì per un po’…

Questi bagni infatti, non avevano nulla a che fare con quelli dei piani superiori. Qui tutto era completamente diverso, le mattonelle erano del colore del cielo, a ricordare l’acqua cristallina di una piscina. Le docce erano separate l’una dalle altre da ante in vetro satinato, perfettamente lucido. Il ragazzo si chiuse in uno dei gabbiotti, perfettamente puliti. Si sedette sul pavimento, accanto alla tavoletta del water e rannicchiò la testa tra le ginocchia.

- Cosa stava succedendo? Luke era ancora in giro a piede libero, senza nessuna punizione a sanzionarlo per l’orribile comportamento. Mentre lui? Anche se c'erano delle persone disposte a proteggerlo, voleva davvero continuare a “vivere” nella paura? Non ne poteva più di quel luogo maledetto e, finché non sarebbe scappato da lì, non sarebbe cambiato nulla. Doveva andarsene e mettere fine a tutte quelle storie nascenti; Jason, Lou, Hazel, Reyna, Will… Inutile circondarsi di cose belle per nascondere l’orrore della realtà. Era come avere delle candele nel più totale oblio… godere di una luce che prima o poi si sarebbe esaurita; l’unico modo era tornare alla vera luce, la luce del sole.

Deciso a mettere in atto il suo piano quella notte stessa, il ragazzo uscì dal bagno, e sperando di non incontrare nessuno, scese al quinto piano. Da lì infatti accedevano i clienti, tramite un passaggio sotterraneo. La scorsa volta il moro era riuscito ad individuarlo, ma era stato impossibilitato dal poter andare a vedere come fosse, e quali sicurezze vi fossero poste.

Quella sera non vi erano però in programma spettacoli nel teatro a luci rosse, ma soltanto nell'arena. Lungo il corridoio per accedere alla sala, Nico incrociò Ottaviano che teneva in mano un peluche. Entrambi però decisero di ignorarsi a vicenda. Appena quello scomparì, il ragazzo svoltò verso il teatro. Tutto era immerso nel buio, l’unica fonte di luce, proveniva dal cartello che indicava l’uscita di emergenza. E fu proprio quella luce a guidare Nico, come le lampade ad olio delle navi fanno con le falene. Attento a non cadere il ragazzo, raggiunse la luce, e come immaginato si trovò il percorso sbarrato da una porta. Ingenuamente provò ad aprirla, abbassando la maniglia in acciaio e, contro ogni previsione quella si aprì. Nico non poteva crederci… il cuore gli saltò in gola, e timoroso che un allarme potesse scattare da un momento all'altro, si bloccò. Da quel poco che poteva vedere il corridoio era anch'esso invaso dal più totale buio. Nico proseguì nella sua folle ed imprudente impresa, aprendo completamente la porta. Ormai stava rischiando il tutto per tutto, se l’avrebbero scoperto sarebbe stata la fine. Eppure quel senso di paura lo eccitava tantissimo, e nonostante qualcosa nella sua mente gli urlasse di fermarsi e tornare indietro il ragazzo prese ad avanzare lentamente in quella coltre onice. Aiutandosi con il muro, il ragazzo si fece lentamente strada, passo dopo passo. Sotto i suoi piedi sentiva il terreno man a mano alzarsi, segno che stava percorrendo una salita. L’unico rumore era quello del suo respiro, e il lieve ticchettio della suola delle sue scarpe sul pavimento. Dopo un tempo che parve interminabile, il ragazzo vide un flebile spiraglio di luce di fronte a se. Rincuorato accelerò il passo, assaporando già la quasi vicina libertà e lasciandosi nutrire dall'adrenalina. Arrivato in cima a sbarrargli la strada questa volta, vide una griglia in ferro battuto, oltre però, Nico scorse il paradiso… Un cielo stellato era dipinto davanti ai suoi occhi meravigliati… Sembrava passata un’eternità dall'ultima volta che l’aveva visto. Quante volte lo aveva dato per scontato? Ed ora quella cosa così semplice, gli sembrava la più bella del mondo… Estasiato Nico si aggrappò alla griglia, ma un secondo dopo tre grossi cani neri si schiantarono contro di essa con tutta la furia che solo un cane può conoscere. Il ragazzo sobbalzò e per lo spavento cadde a terra. Per un pelo i cani non gli avevano staccato le dita a morsi… Con il cuore che minacciava di saltargli fuori dal petto, il moro rimase inerme ad osservare quelle grosse belve dimenarsi contro il ferro, nella speranza di sbranarlo…

<< Cerbero, chi c’è lì? >> parlò una voce.

Immediatamente Nico si alzò e prese a correre lungo il corridoio, dietro di se sentì la griglia aprisi. Terrorizzato il ragazzo nella foga rovinò a terra, ma l’adrenalina gli permise di rialzarsi immediatamente. Nico riprese a correre, e appena raggiunta la porta, la richiuse con forza. Si arrampicò poi lungo le scale e uscì dal teatro, senza neanche controllare se qualcuno stesse arrivando lungo il corridoio. Per sua fortuna lo trovò deserto e poté proseguire indisturbato fino ai piani superiori.

La paura però gli attanagliava il cuore, e gli faceva tremare le gambe. Aveva rischiato tanto, forse anche troppo. Se lo avessero preso, sarebbe stata la fine per lui.. Come aveva potuto essere così incosciente?

Ancora in preda al panico, si recò senza rendersene conto in infermeria nella speranza di trovare Will ad accoglierlo. Non sapeva perché desiderasse proprio lui, ma il suo cuore gli urlava di muoversi e lui non poteva disubbidirgli. Avvertiva l’impellente bisogno di essere rassicurato, e la presenza del biondo sarebbe bastata.

Entrato nella stanza però non vide nessuno, cercò ovunque ma non c’era traccia né di Will, né di nessun’altro.

- Magnifico. Pensò il moro. Vuol dire che lo aspetterò qui.

Cercando di eliminare almeno una piccola parte dell’ansia che gli corrodeva l’animo, Nico prese a rielaborare in maniera lucida quel che era appena accaduto.

Aveva quasi trovato un’uscita e, quando ormai mancava un passo a separarlo dal cielo, tre enormi cani neri gli avevano quasi sbranato le mani. Una voce poi, li aveva richiamati ed un secondo dopo, aveva sentito la griglia aprirsi.

Era impossibile che quel qualcuno l’avesse visto, ed ora che ci ripensava, si chiedeva come mai i cani non si fossero lanciati al suo inseguimento…

- Ok Nico calmati, adesso sei al sicuro. Nessuno ti ha visto, tu non hai fatto niente…

<< Nico. >> esclamò una voce nel momento, facendo sobbalzare il ragazzo, che maldestramente fece rovesciare alcune fiale di vetro.

<< Scu-scusa, le risistemo su-subito. >> balbettò mentre con mani tremanti cercava di raddrizzare le numerose boccette.

<< Cosa ti succede? >> gli domandò Will, resosi conto che qualcosa non andava.

Senza dire nulla Nico gli si gettò addosso tremante… non sapeva bene cosa stesse facendo. Ma in quel momento aveva soltanto bisogno di un abbraccio, di sentire il calore rassicurante che solo un altro essere umano può donare, che solo Will poteva dargli.

Superato il primo momento di stupore, il biondo ricambiò il gesto, stringendo forte il più piccolo.

<< Nico, perché stai tremando, cosa ti hanno fatto? >>

Il moro non rispose, agganciato a quel corpo, non voleva saperne di doversene separare. Non voleva saperne di niente e nessuno, ma Will non fu altrettanto paziente, specie dopo quel che era accaduto quella mattina.

<< Io… stavo per essere scoperto. >> ammise il ragazzo, una volta sciolto dall’abbraccio.

<< Scoperto? >> domandò Will, abbassando il tono della voce. << E da chi? >>

<< Non lo so. Era la voce di un uomo, e c’erano tre grossi cani neri. >>

Will si portò una mano ai capelli,

<< Nico dimmi che non hai tentato di scappare. >>

<< L’ho fatto, invece. >>

Il ragazzo sorrise nervosamente,

<< Ti rendi conto del casino in cui hai rischiato di cacciarti? >> esclamò sconvolto il biondo, << Se fossi stato scoperto, adesso saresti morto. >>

<< Beh, forse non sarebbe poi una cosa così brutta. >>

<< Ma non dire cazzate avanti. >> lo redarguì Will colpendolo alla spalla con un leggero pugno.

<< Non sto dicendo cazzate. >> ribatté Nico, sedendosi su un lettino. << Questo posto è una fottuta tomba… E dopo aver rivisto il cielo, non penso di poter passare un minuto di più confinato tra queste mura. >>

<< Nico, non fare così. Sai benissimo che non ci sono alternative. E tu dovresti sapere cosa succede a chi tenta la fuga, considerando che il tuo ragazzo ne porta il marchio su di sé. >>

<< Il mio ragazzo? >> domandò Nico, risvegliandosi dal torpore in cui era caduto.

<< Luke, no? >>

Nico balzò in piedi infuriato.

<< Come osi dire una cosa del genere? Quello stronzo ha tentato di stuprarmi, coglione! >>

<< Beh non mi sembrava uno stupro quello di stamattina. >> gli fece notare il biondo, incrociando le braccia.

<< Invece lo era. >>

<< Allora perché non mi hai detto nulla? Questa sera sarei potuto venire a testimoniare nell’ufficio di Era a favore di Luke, lo sai? Avrei potuto dire che ti ho visto tranquillamente tra le su braccia questa mattina. >> gli fece notare Will, con una punta di malignità.

<< Non era come sembrava… A me Luke fa schifo! >> controbatté Nico, mentre la paura lasciava posto ad una rabbia crescente.

<< Così schifo da limonarci per due volte di fila? >>

<< Ero completamente ubriaco! E poi perché ti importa tanto? >>

<< Beh non lo so. Perché mi hai appena abbracciato? Potevi benissimo andare da Luke. >>

<< Vaffanculo Will, ok? Tu e questo posto di merda. >> sbottò Nico, facendo per uscire dalla stanza.

<< No, non te ne andrai un’altra volta, non così. >> lo bloccò l’altro, afferrandolo.

<< Cos’è vuoi scoparmi anche tu? >> gli domandò il ragazzo, mentre sentiva il proprio respiro accelerare.

<< Io non sono quel tipo di ragazzo. >> ribatté Will, stringendo con maggiore forza il braccio.

<< Ah no? E che tipo sei? >> chiese Nico, ad un centimetro dal volto dell’altro.

<< Questo. >> gli rispose Will, baciandolo.    

Nico uscì dall’apnea. Il cuore riprese a battere, e la sua anima a respirare… Una boccata d’aria fresca gli entrò in corpo, e sentì l’arido deserto del suo cuore, inumidirsi, nutrito da quello scambio di labbra.

Ci fu solo un attimo di ritorno sott’acqua, che Nico riunì le sue labbra a quelle dell’altro, beandosi di quella fantastica sensazione. Da un bacio lento e casto ne seguì uno più ardente e profondo, in cui la lingua di Nico si fece strada nella bocca di Will, che in risposta cominciò a mordergli il labbro inferiore.

Eccitato da quella nuova sensazione, il moro si spinse maggiormente verso il biondo, che andò ad urtare alcune medicine.

Will affondò le mani nella chioma scura di Nico che si lasciò scappare un sospiro di piacere. Alcune bottigliette di vetro tintinnarono tra loro.

Quando i volti dei due si allontanarono di qualche centimetro, Nico si perse negli occhi azzurri dell’altro.

<< Erano questi gli occhi che avrei voluto vedere… >> sussurrò.

<< Vedere quando? >> domandò Will, mentre i loro respiri si mescolavano.

<< Alla festa di Percy e Leo…io credevo fossero i tuoi. >> ammise finalmente, non riuscendo però più a sostenere il contatto con l’altro.

Qualcosa dentro Will esultò.

<< Quindi tu… >>

Improvvisamente la porta a battente si spalancò.

<< Presto è grave. >> esclamò la voce di Silena, mentre aiutata dal ragazzo Charles e da Chris, trasportavano il corpo esanime di Ethan.

Nico si staccò da Will con un balzo e senza dire nulla uscì dalla stanza, lasciando il biondino alle prese con il malcapitato.

A quanto pare Reyna aveva tenuto fede alla parola data. Nico sorrise a quel pensiero; quella ragazza era davvero un portento.

Ma ora lui, cosa aveva appena fatto? Lui e Will si erano baciati…

Eppure Reyna gli aveva involontariamente insegnato una lezione molto importante; non innamorarti di nessuno in questo maledetto posto.

Perché allora stava disubbidendo?





Continua…













Angolo Autore:

So che dopo questo capitolo siete combattuti tra l’amarmi e l’odiarmi; vi capisco benissimo. U.U

Ahahah no, seriamente parlando spero che il capitolo vi sia piaciuto, come sempre vi invito a dirmi la vostra ;)

(Ebbene si, è agosto, è sabato sera ed io sono a casa… nerd forever).

Un abbraccio virtuale a tutti.

xxNico.

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Capitolo 8
*** VIII ***


Happy Island




<< Dobbiamo farlo per forza? >> biascicò Nico lamentoso. 
<< Si Nico, e lo sai anche tu. Hai solo oggi e domani per prepararti allo spettacolo. >> 
<< Ma io non voglio esibirmi. >> 
<< Devi, altrimenti Era troverà una vendetta doppiamente peggiore. >> lo avvisò Jason, mentre aspettava che Piper o Reyna gli aprissero la porta. 
<< Esiste qualcosa peggiore di questo? >> domandò il moro, alzando un sopracciglio. 
<< Si, fidati. >> rispose il biondo senza aggiungere altro. << Volete aprire oppure no? >> esclamò poi, bussando nuovamente. 
<< Ecco, solo un secondo. >> arrivò la voce ovattata di Piper. 
Il ragazzo scosse la testa esasperato, mentre Nico cercava una soluzione al suo problema. 
<< Hai presente Lou? >> 
<< Si, anche se non la vedo praticamente quasi mai. >> 
<< Bene, lei conosce degli incantesimi che le permettono di non esibirsi mai. Quindi credo che andrò a chiedere aiuto a lei. >> 
Jason accennò un mezzo sorriso. 
<< Molto interessante. Ma no, tu hai bisogno dell’aiuto di Piper, nessuna magia ti salverà. >>
Finalmente la porta si aprì e Reyna invitò i due ad entrare. 
Anche questa volta Nico rimase stupito dalla bellezza della stanza. Dopo aver visto la serra di Katie, la gioielleria di Hazel e la disco di Leo e Percy, il ragazzo si trovò davanti all’ennesimo splendore. 
La prima cosa che risaltava agli occhi erano i due letti uniti. Così come per le decorazioni, infatti, mentre nelle altre stanze si potevano notare due stili completamente diversi accostati l’uno con l’altro, qui tutto era unito in un unico armonioso mix di stili. 
Ai quattro angoli del letto si alzavano quattro colonne in stile ionico, dalle quali pendevano cascate di piume variopinte. Ai due lati del letto, al posto dei comodini, stavano due statue rappresentati due cani, uno d’oro e l’altro d’argento. La parete destra era disseminata di foto di Reyna e Piper e di Reyna con una ragazza che le somigliava molto. Sulla sinistra invece, Nico osservò numerosi manufatti di origini cherokee, (riconosciuti grazie a delle targhette apposte sotto ogni oggetto). 
<< Oh uao… >> esclamò solo il moro. << Anche la vostra stanza è un piccolo paradiso. >> 
Piper sorrise, 
<< E’ bello sentirselo dire, io e Reyna ci abbiamo messo un sacco per renderla così. >> ammise.
<< Si, dopo un sacco di duro lavoro, c’è l’abbiamo fatta. >> aggiunse l’altra, stampandole un bacio sulla guancia. 
Nico sentì un piccolo sentimento oscuro, sfiorargli la mente… era l’invida. 
<< Si si, tutto molto bello. >> intervenne Jason, << Adesso però mettiamoci… >> 
<< Ah Reyna, ho visto che hai chiuso la bocca di Ethan. >> esclamò Nico, interrompendo l’amico. 
La mora sorrise soddisfatta. 
<< L’avevo promesso, no? >> 
Poi tutti scoppiarono a ridere, Jason compreso. 
<< Bene, io allora vi lascio al vostro allenamento. >> disse poi la ragazza, uscendo per andare alla lezione di Ares. 
<< Allora Nico. >> esclamò Piper. << Mia madre ci ha concesso quest’intera giornata per lavorare su di te. Mentre doomani, prima dello spettacolo dovrai farle vedere cosa hai imparato. >> 
<< Sicuramente nulla. >> 
<< Avanti non dire così. Io e Jason siamo i migliori e poi ti vogliamo bene, quindi non farti problemi che non esistono. >>
Nico arrossì appena, a quella tenere confessione. 
<< Va bene, ci proverò. >>
<< Ecco, è così che ti vogliamo. >> 
<< Ok, cosa devo fare? >>
<< Togliti la maglietta. >> esclamò Jason. 
<< Come? >> 
<< Nico ti prego, non riniziare. Togliti la maglietta. >> ripeté il ragazzo. 
Seppur controvoglia il ragazzo obbedì; prima si sarebbe abituato prima sarebbe stato meglio per lui. 
<< Bene, adesso stenditi e rilassati. >>
Nico si distese come richiesto dall’amico, ma restò più rigido di un bastone di legno. 
Piper scoppiò a ridere,
<< Nico, Jason ha detto rilassati. >> esclamò, facendolo girare di schiena. 
Il moro abbassò lievemente le spalle, inspirando profondamente. 
<< Ecco adesso va meglio. >> commentò il biondo. 
Piper gli salì sopra, mettendosi a cavalcioni,
<< Ehi ma che fai? >> protestò  Nico. 
<< Vuoi essere pronto per domani o no? >> gli chiese la ragazza. 
<< Si ma… cosa stai facendo precisamente? >>
<< Una tecnica di rilassamento; domani ti sarà fondamentale. >> spiegò cominciando a massaggiargli le spalle, con un olio profumato. 
Nico si sentì sciogliere. 
- Da quanto non riceveva un massaggio? 
Era una sensazione stupenda, i muscoli man a mano cominciarono a rilassarsi, mentre la voce di Jason cominciò ad entrargli nella testa. 
<< Chiudi gli occhi Nico. >> gli disse. 
<< Adesso immagazzina nella tua mente questa sensazione di piacere. Trattienila nella tua mente, trattienila nel tuo corpo. >> continuò il ragazzo. 
Nonostante non sapesse bene come mettere in pratica quel che il biondo gli stava dicendo di fare, Nico tentò di immagazzinare il piacere immaginando di prendere una brocca e di sigillarcelo dentro. 
Dopo alcuni minuti Jason riprese a parlare. 
<< Se ci sei riuscito, adesso proseguiamo. Piper ora inizierà a baciarti e toccarti. >> 
A quelle parole, Nico uscì dal torpore nel quale era caduto. 
<< Come? >> esclamò sconvolto, alzando la testa. 
<< Preferisci lo faccia Jason al mio posto? >> gli domandò la ragazza, sorridendo maliziosa. 
Il moro quasi si strozzò con la sua stessa saliva. 
<< No, tu vai benissimo. >> commentò. 
<< Allora non lamentarti. >> lo redarguì la ragazza, prendendo a baciargli il collo.
<< Reyna mi ammazzerà. >> esclamò Nico.
<< Forse si. >> 
<< Nico concentrati. Richiudi gli occhi e torna a rilassarti per favore. >> lo riprese Jason. 
<< Adesso voglio che immagini al posto di Piper, qualcuno che ti piace. Che sia una persona, un fumetto, una celebrità. Va bene chiunque, purché ti senta fortemente attratto da questa. >> 
Nella mente di Nico apparve immediatamente il volto di Will, ma non se la sentiva di trasfigurare Piper in lui… Passò così avanti e si trovò a dover scegliere tra Paul Wesley e Tyler Hoeclin; alla fine optò per il secondo. 
Non era facile immaginare di essere baciati da uno degli attori più sexy che potessero esistere, ma dopo alcuni minuti di sforzo mentale, il ragazzo riuscì a convertire completamente l’immagine di Piper in quella dell’attore. L’unica cosa che ancora lo teneva ancorato alla realtà dei fatti era l’odore della ragazza. 
Ben presto Nico, sotto l’influsso dell’auto allucinazione, cominciò ad apprezzare i baci della ragazza, sulle spalle e sul collo, lasciandosi persino scappare qualche gemito. Quando poi Piper, gli si avvicinò alla bocca, Nico le afferrò il volto e la baciò con furore. 
<< Uao! >> commentò Piper, quando il bacio fu concluso. << Direi che l’esercizio è riuscito in pieno. >> 
<< Assolutamente. >> gli fece eco Jason, porgendole una mano per aiutarla a scendere dal corpo di Nico.
Quello aprì gli occhi con un scattò e si mise a sedere. 
<< Non so bene cosa abbia appena fatto. >> ammise, scuotendo la testa confuso. 
<< Hai sperimentato un auto allucinazione. >> gli spiegò Jason. 
<< Un auto che? >>
<< Cambiare la realtà tramite l’utilizzo del pensiero. >> esclamò Piper. 
<< Una sorta di doga mentale, quindi. >> commentò Nico. 
<< In parole povere si. >>   
<< E penso tu abbia capito, quand’è che andrai ad utilizzarla… >> disse Jason, incapace di pronunciare quella parola.
<< E’ uno dei modi migliori per renderlo più sopportabile. >> ammise Piper, adagiandogli una mano sulla spalla del moro.
Nico annuì, 
<< Si ma, non è detto che domani sera qualcuno mi sceglierà. >> ribatté
<< Beh essendo che ti esibirai per la prima volta, ci sono grandi probabilità. >>
<< Capisco e adesso? >> domandò, deciso a non volersi soffermare troppo sull’argomento e rischiare così di cadere in una delle sue crisi isteriche. 
<< Adesso devi cominciare a prendere confidenza con il corpo degli altri. >> disse la ragazza. << Questa volta però, l’esercizio lo farai con Jason. >> 
Il biondo si sedette su una sedia in legno e, tolse via la maglietta ed i pantaloni rimanendo solo in boxer. 
Nico deglutì, cercando di non arrossire e fuggire da lì a gambe levate. 
<< A meno che tu non abbia già esperienze passate con altri ragazzi. >> aggiunse Piper. 
Nonostante il forte imbarazzo, Nico scosse la testa.
<< Non devi preoccuparti di questo. >> intervenne Jason cercando di non farlo sentire in soggezione. << Adesso comincia con il toccarmi, cerca di comprendere quali siano i punti maggiormente sensibili del mio corpo, ed osserva attentamente come tenderà a cambiare sotto il tuo tocco. >> gli spiegò il ragazzo, per nulla imbarazzato da quella situazione 
Nico si avvicinò incerto, sfiorando lievemente con due dita il collo di Jason. Delicatamente percorse la linea fino ad arrivare alle spalle, per poi scendere sui pettorali. Erano duri e tonici e, inconsapevolmente il ragazzo vi rimase fermo per più tempo. Era davvero strano toccarli, da un lato ciò lo imbarazzava tantissimo, mentre dall’altro avvertiva una sorta di lieve desiderio crescere in lui.
Piper dal letto osservava il ragazzo, curiosa di studiare le sue eventuali reazioni, mentre Jason attendeva in silenzio che il moro proseguisse. 
Nico spostò poi un dito sul capezzolo, 
<< Strizzalo. >> gli disse il biondo. 
<< Non voglio. >> 
<< Nico avanti, hai il mio permesso. >>
Il ragazzo prese tra due dita quel tenero pezzo di carne e, con delicatezza lo strinse appena. Una volta rilasciato si accorse di come fosse divenuto immediatamente turgido, segno che aveva trovato piacevole il contatto. 
<< Visto? >> esclamò Piper, << Ci sai fare. >> 
Nico abbozzò un sorriso, riprendendo poi la discesa verso l’ombelico del ragazzo…














Qualche ora prima… 






Afrodite bussò alla porta dello studio, l’attimo dopo entrò. 
<< Vieni pure avanti. >> esclamò Era, girando la sedia. 
<< Mi hanno riferito che voleva vedermi. >> 
<< Esattamente, riguarda Nico Di Angelo. >> 
<< Ah si, l’allievo nuovo. >> disse Afrodite, tirandosi indietro i riccioli biondi. 
<< Proprio lui, sabato sera dovrà esibirsi. >> 
<< Ma… signora Era, non è ancora pronto e capace per sostenere una esibizione. >> ribatté la donna. 
<< Non mi interessa, deve pagare per quello che ha fatto. >> 
<< Io gli avevo dato tempo una settimana per allenarsi insieme a Jason e vedere cosa fosse stato capace di imparare… >>
<< Beh, tutto questo tempo purtroppo lui non lo ha. >> 
Afrodite scosse la testa visibilmente contrariata. 
<< Rischieremo di fare brutta figura con i clienti e sa che scandalo… Dopo l’ultima volta poi, non possiamo permettercelo. >>
<< Lo so benissimo cara Afrodite, per tale motivo se lo spettacolo andrà male tutta la colpa ricadrà esclusivamente su di te. >> puntualizzò la donna. 
Sul viso della bionda si dipinse un’espressione sconvolta. 
<< Ah! Questo è un affronto bello e buono. Ci terrei a ricordarle cara la mia direttrice, che senza di me, nessuno di quei ragazzi sarebbe in grado di sedurre neanche un palo della luce. >> esclamò, mentre la rabbia le colorava il viso di rosso. 
Era però non si scompose minimamente. 
<< Ripeto Afrodite, fai in modo che quel ragazzo sia pronto per sabato sera, o potrai anche dire addio al tuo ruolo di Primadonna. >>
<< Ares non glielo permetterebbe mai. >> 
A quel punto la donna scoppiò in una terribile risata, 
<< Davvero credi che abbia paura di mio figlio? >> le domandò, mentre controllava che il trucco non si fosse sbafato. 
Afrodite incrociò le braccia al petto, 
<< Voglio un extra, allora. >> 
<< Ad una condizione. >> 
<< Le condizioni erano già state messe, se non sbaglio. >> 
<< Voglio aggiungerne un’altra, ok? >> 
<< Dica pure. >> sbuffò Afrodite, cercando di non perdere la pazienza. 
<< Devi convincere qualcuno dei clienti a scegliere Nico, per passare la notte insieme. >> 
La bionda annuì, << Sarà fatto. >> 
<< Perfetto, ora puoi andare. >> la liquidò la donna, scuotendo una mano verso l’uscio. 
Afrodite uscì senza neanche salutare. Odiava quella donna, credeva di poterle mettere in piedi in testa solo perché era la direttrice? E poi con la sua malcelata invidia, non aveva mai accettato completamente che suo figlio si fosse fidanzato con una donna di gran lunga più bella di lei. Ecco perché si divertiva a comandarla a bacchetta in quel modo. 
La donna sospirò,
Come poteva fare con Nico? Il ragazzo non gli avrebbe mai dato ascolto, lo sapeva già. E le minacce sicuramente non avrebbero portato a nulla di buono; sapeva per esperienza che più i ragazzi venivano lasciati liberi, più avrebbero acconsentito ad esibirsi in maniera seria e professionale. 
Ecco perché alla fine aveva acconsentito al desiderio di Jason… Ed ora che ci ripensava, aveva già la soluzione ai suoi problemi tra le mani. 
Avrebbe chiesto a Piper di fargli da maestra, facendosi aiutare da Jason. Sicuramente sarebbero stati in grado di insegnargli molto più di quello che avrebbe potuto fare lei in una sola giornata. Anche se non poteva non dire ai ragazzi che dovevano prepararlo anche alla sua prima notte. Nico doveva essere pronto anche a quello. 
Con questi pensieri nella mente, la donna andò a cercare la figlia, per riferirle tutto. 













Nico aveva finalmente concluso l’allenamento, dopo aver violato il corpo di Jason e limonato con Piper, ne aveva abbastanza per quella mattina. Senza contare che poi entrambi, avevano “esplorato” il suo corpo. L’unico lato positivo di tutta quella faccenda, era il fatto che Nico stesse finalmente iniziando a superare la sua avversione nell’essere toccato. Sapeva benissimo  infatti, che non avrebbe potuto continuare a conservarla ancora a lungo; prima se ne sarebbe liberato, meglio sarebbe stato per lui. 
In parte però, si sentiva in colpa nei confronti di Will e davvero non riusciva a capirne il perché. 
Ok, aveva ammesso a se stesso che in qualche modo quel ragazzo lo attraeva. Ok, si erano per baciati, ma nessuno dei due aveva confessato nulla all’altro (o forse si), e inoltre la parola fidanzamento era un qualcosa di altamente improbabile. E tale doveva restare. 
Chissà dove fosse Will in quel momento, si chiese Nico, mentre andava in mensa a mettere qualcosa sotto i denti. Subito dopo avrebbe dovuto riniziare l’allenamento nel teatro, dove Jason e Piper si erano già recati per cominciare a studiare eventuali coreografie da fargli provare. 
Il moro aveva notato che Will, non seguiva mai le lezioni negli stessi orari in cui le seguivano gli altri ragazzi. Trascorreva la maggior parte del suo tempo nell’infermeria e, come fosse già in grado di conoscere e saper praticare tutte quelle cure mediche, il moro proprio non lo sapeva. Anzi ora che ci rifletteva, non sapeva praticamente nulla di Will… 
Qual era la sua storia? Come ci era finito in un posto del genere? E perché mai, era stato ingaggiato come medico/infermiere? 
Avrebbe dovuto prendersi un po’ di tempo con lui e scoprirlo… 
Inevitabilmente nella mente del ragazzo tornò in mente la scena del bacio che si erano scambiati… Il calore che quel ragazzo riusciva ad infondere con un semplice tocco, il suo odore salmastro e quei maledetti occhi… Nico si ritrovò a desiderare il ragazzo con tutto se stesso.
Avrebbe cercato di non pensarci buttandosi sul cibo, forse qualcosa di dolce lo avrebbe aiutato. 













Nel mentre…




<< Jason non pensi sia meglio dirglielo? >> domandò Piper pensierosa. 
Il ragazzo scosse la testa. 
<< No Piper, se venisse a sapere che sarà scelto da qualcuno dei clienti per volere di Era, non lo accetterà mai e finirà per farsi uccidere. >> 
<< Ma forse invece questo gli permetterebbe di prepararsi meglio psicologicamente. >> ribatté la ragazza.
<< Forse si, forse no. Non possiamo sapere come reagirà, quindi nel dubbio propongo di non dirgli nulla. L’unica cosa che possiamo cercare di fare é aiutarlo nel miglior modo possibile ad affrontare tutto questo. >>
Piper annuì, scorrendo la playlist delle varie canzoni,
<< Dimmi Jason. >> parlò dopo qualche minuto, << Ti sei innamorato di lui? >> 
Il biondo rimase in silenzio, 
<< Io… non credo di amarlo in quel senso… Semplicemente sento l’impellente desiderio di doverlo proteggere. Ed il suo carattere ribelle mi fa andare in bestia, perché non si rende conto di quel che rischia. >> ammise il ragazzo. 
<< Temi possa commettere gli stessi errori di Thalia. >> 
<< Esatto…io non permetterò che anche lui se ne vada. >> 
<< Oh Jason vieni qui, avanti. >> gli disse la ragazza, porgendogli le sue braccia. 
I due si strinsero in quel profondo gesto d’amore e amicizia. 
<< Se non fossi lesbica, saresti il ragazzo che amerei senza riserva. >> confessò la castana.
<< Grazie Piper, davvero. >> rispose l’altro, con il volto nascosto nella sua spalla. 







In infermeria…




<< Ahi! Cazzo Will vuoi stare più attento? >> si lamentò Ethan, mentre il biondo si scusava, per essersi lasciato scappare l’ago per l’ennesima volta. << Scusa Ethan, davvero non lo sto facendo apposta. >> 
<< Si certo, è la terza volta in dieci minuti. >> ribatté il ragazzo.
Will inspirò profondamente, richiudere una ferita con ago e filo era un gioco da ragazzi, considerando tutte le volte in cui l’aveva fatto, ma quel giorno, Will proprio non ci riusciva. Continuamente distratto dal bacio che si era scambiato la sera precedente con Nico. Senza contare quello che il ragazzo gli aveva detto prima che Ethan e gli altri arrivassero ad interrompere tutto. Quasi c’è l’aveva con loro.
<< Scommetto che stai pensando a quella sottospecie di zombie vivente di Nico. >> lo stuzzicò il ragazzo, mentre Will cercava di concentrarsi. 
<< Come scusa? >> 
Ethan sorrise maligno, 
<< Anche se stavo morendo dal dolore, vi ho visto ieri sera quando sono entrato. >> 
<< Fatti i cazzi tuoi Ethan, va bene? >> lo redarguì Will, pungendolo con l’ago. (Questa volta volontariamente). 
<< Uh uh, sapevo di averci visto giusto. >> continuò però il ragazzo. 
<< Senti piccolo bastardello vendicativo, un’altra parola e ti lascio qui a morire. >> lo minacciò. 
<< Si fai pure quel che vuoi, tanto domani sera il tuo piccolo morto vivente, verrà scopato per bene. >> lo schernì l’infortunato, correndo così un grandissimo rischio.
A quelle parole, Will perse completamente il senno della ragione, afferrò l’altro per il collo della maglia e gli puntò il viso a due centimetri, 
<< Cosa cazzo vuoi dire con questo? >> gli domandò furente. 
<< Cos’è il tuo ragazzo non te l’ha ancora detto? Domani sera dovrà esibirsi, e secondo le voci che girano, sarà sicuramente scelto da qualcuno. >> 
spiegò Ethan senza eliminare dalla sua voce, il tono di odiosa arroganza. 
<< Cazzate, è ancora troppo inesperto per esibirsi. >> ribatté il biondo.
<< Beh, così a deciso Era. Quel nano non avrebbe dovuto mettersi contro Luke. >>
Trattenendosi dal non sfondargli la faccia a pugni, Will lo ributtò sul cuscino di forza e come una furia uscì dall’infermeria, lasciando il ferito con l’ago mezzo conficcato nella pelle. 












Camera di Jason e Nico/La sera prima dello spettacolo.





Nico uscì dalla doccia e si strizzò i capelli. Ormai mancava davvero poco… Domani sera avrebbe dovuto esibirsi e vendere il suo corpo agli occhi di un gruppo di estranei. 
Aveva trascorso l’intero pomeriggio nell’aula di Afrodite in compagnia di Piper e Jason a provare coreografie su coreografie. Alla fine, ridotti tutti e tre a pezzi (chi mentalmente, chi fisicamente), avevano scelto la più adatta allo stile di Nico, nella speranza di non aver fatto un buco nell’acqua. 
Il giorno seguente, avrebbe dovuto mostrarla ad Afrodite, nella speranza di ottenere il suo consenso.
Jason era ancora con Piper a decidere il make up ed il look di scena. Quello che lui avrebbe dovuto, indossare, fare…
Sconsolato il ragazzo si diresse verso l’armadio e tirò fuori una delle magliette viola prestatagli da Jason. Nel tirarla venne fuori anche una bottiglia, che rotolò sul pavimento. 
Il ragazzo la raccolse ed i suoi occhi si illuminarono a giorno! Ma certo, aveva l’infuso preparatogli da Dioniso! Secondo le indicazioni dell’uomo, per domani sera sarebbe stato pronto per essere usato. Confortato da ciò, il ragazzo cominciò ad escogitare un piano su come poter utilizzare l’intruglio senza essere scoperto, nel caso in cui qualcuno lo avesse scelto. 
Mentre si lambiccava il cervello, attuando possibili tecniche, qualcuno bussò alla porta. 
Nico aprì e sulla soglia vide l’oscura e minuta figura di Lou.
<< Ehi. >> lo salutò. << Posso entrare? >> 
<< Certo. >> rispose il moro, facendosi da parte. 
<< Allora…ho saputo che purtroppo domani avrai la tua prima esibizione. >>  cominciò la streghetta. 
Nico annuì, 
<< Proprio così… anche se non sono venuto a dirtelo, speravo tu potessi darmi una mano in qualche modo. >> ammise, senza troppi giri di parole. 
Lou annuì,
<< Sono venuta proprio per questo. >> gli venne incontro. << Purtroppo non posso fare un incantesimo che ti impedisca di esibirti… >> ammise. 
<< Ma? >> domandò intrepido il ragazzo, consapevole che l’amica non l’avrebbe deluso. 
<< Con l’aiuto della luna calante, sono riuscita a creare una specie di amuleto protettivo. >> gli spiegò, prendendo dalla tasca una piccolissima boccetta di vetro nera. 
<< Cos’è? >> 
<< Dentro c’è un filtro da usare in caso qualcuno ti sceglierà per passare la notte, rompilo a terra e sarai protetto. >> gli spiegò la ragazza, mettendoglielo in mano. 
Nico osservò la boccetta color del petrolio e la strinse con forza nel pugno. 
<< Grazie Lou. >> esclamò abbracciando la ragazza. 
<< Mi raccomando Nico, se ci credi andrà tutto bene. >> 
<< Ci crederò, lo prometto. >> 
<< Adesso però devo andare, appena riavrò un po’ di tempo libero possiamo riprovare con la chiamata di tua sorella, se te la senti. >> propose la ragazza, già sulla porta. 
Nico annuì, 
<< Certo che voglio riprovarci, non sono un tipo che si arrende così facilmente. >> 
<< Non avevo dubbi, a domani allora. >> concluse la ragazza, uscendo. 
<< Si, a domani. >> rispose Nico, buttandosi sul letto, prima che l’oblio lo coprisse con il suo manto.





Per l’ennesima volta Nico si ritrovò all’interno dell’ospedale. E per l’ennesima volta vide di essere allo stesso piano, nello stesso reparto. Questa volta però, non era dentro la stanza, la numero 147, ma fuori di essa. 
Camminava avanti e indietro incessantemente, in attesa che la porta si aprisse e qualcuno lo facesse finalmente entrare. 
In cuor suo il ragazzo sperava di vedere arrivare sua madre, ma rimase deluso e solo, completamente solo e incapace di comprendere cosa ci facesse lì…



Continua…





Angolo Autore:

Un saluto a tutti cari lettori,
come avrete notato questo è solo un capitolo di passaggio, che è servito per fare da ponte al prossimo capitolo.
Auguro a tutti un felice Ferragosto, se tutto andrà bene aggiornerò il 17. 
Un abbraccio. 
xxNico

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Capitolo 9
*** IX ***


Angolo Autore:

Eccomi qui gente! 
Oggi vi disturbo prima della lettura, per due motivi. 
Innanzitutto volevo scusarmi per il ritardo, ma tra ferragosto e i casini della vita non ho fatto in tempo ad aggiornare prima…  Per secondo ci tenevo ad avvisarvi di una cosa:
Ad un certo punto della storia troverete un asterisco: * Ecco, appena lo vedete (se ne avete la possibilità), ascoltate la canzone “Lacrymosa degli Evanescence”. Ho scritto quel pezzo di storia ascoltandola, renderà tutto più “vero”. 
Buona lettura a tutti. 






Happy Island/ Aula di Afrodite / Un’ora prima dall’inizio dello spettacolo;



Nico era seduto di fronte ad un’enorme specchiera mentre Piper, Calypso e Jason lo truccavano e gli sistemavano i capelli. 
Il ragazzo si lasciava fare, incapace di reagire, proprio come un bambolotto. Ormai c’era quasi, mancava soltanto una misera e cazzutissima ora all’inizio della serata e lui, si sentiva tutto fuorché pronto.
Aveva trascorso l’intera giornata a provare, sotto lo sguardo vigile di Afrodite e, non aveva potuto lasciare la stanza neanche per un secondo. Gli unici che avevano potuto assistere alle prove erano stati Jason, Piper e Calypso, la quale, esperta nel make up, era rimasta per capire come truccare il ragazzo.
Il pranzo gli era stato portato da Piper, mentre la cena gli era stata impedita, per paura che incorresse in eventuali problemi intestinali. Non che ne avesse bisogno, ma tutta quella pressione lo stava facendo impazzire, letteralmente. 
Avrebbe voluto parlare un po’ con Lou ed Hazel, magari salutare Will e invece… 
<< Ecco Nico, ci siamo quasi. >> esclamò Calypso, finendo di contornargli gli occhi con una matita nera. 
Piper nel mentre cercava di domare i suoi capelli ribelli, portandoglieli all’indietro con litri di gel liquido. 
Jason infine, stava ridando gli ultimi ritocchi all’abito che avrebbe dovuto indossare. 
Dopo circa mezz’ora, era pronto. 
<< Uao Nico, sei terribilmente perfetto. >> commentò Piper, mentre il ragazzo si portava davanti allo specchio. 
Nico si riconosceva a stento, riflesso nello specchio vedeva un qualcuno che non era lui, ma che doveva ammetterlo, gli piaceva un sacco. 
I capelli buttati all’indietro gli mettevano in risalto gli occhi scuri, che contornati dalla matita e resi più vistosi dal mascara, apparivano ancora più bui e misteriosi. 
Dal collo pendevano due ciondoli a forma di teschio in argento e una croce in ossidiana; in perfetto contrasto con la sua pelle alabastro. Mentre le braccia erano state riempite di bracciali in cuoio, di tutte le misure. 
Riguardo l’abbigliamento gli erano stati fatti indossare, un gilet in pelle nera, disseminato di strappi e pantaloni attillati del medesimo colore e materiale. I piedi scalzi risaltati però dallo smalto nero, dipinto anche sulle unghie delle mani. 
Calypso gli diede l’imbocca al lupo e uscì per raggiungere Leo, ed aiutarlo così con la parte tecnica. 
Jason gli si avvicinò da dietro e gli cinse le braccia. 
<< Sei il più bel principe delle tenebre che abbia mai visto. >> gli sussurrò. 
Il labbro di Nico si piegò appena in un lieve sorriso. 
<< Grazie Jason, ma spero di non attirare l’attenzione di nessuno. >> 
A quelle parole l’espressione del biondo mutò in un tacito dispiacere, 
<< Vedrai che andrà tutto bene. >> cercò di rassicurarlo invano. 
<< Devo andare in camera a prendere delle cose. >> esclamò il ragazzo. 
<< Va bene, ma fai presto, tra dieci minuti dobbiamo scendere nel teatro. >> lo avvisò l’amico, mentre  Nico si fiondava come un missile fuori dalla stanza. 
Arrivato il moro, afferrò la boccetta datagli da Lou e la bottiglia con l’intruglio realizzato da Dioniso. Per nasconderla prese una sacca dall’armadio di Jason (quel ragazzo avrebbe dovuto odiarlo) e velocemente uscì, deciso a raggiungere l’infermeria. 
La sfortuna però volle, che, quando l’ascensore si fermò, ad attendere c’era Afrodite. 
<< Ah Nico capiti a pennello. >> esclamò la donna, fermandosi ad osservarlo. 
<< Scendiamo insieme. >> disse, premendo il pulsante. 
Nico sospirò contrariato, consapevole che ribattere non sarebbe servito a nulla con quella donna. 
<< Beh devo ammetterlo, Piper e gli altri hanno fatto davvero un ottimo lavoro. >> commentò soddisfatta. << Adesso dipende tutto da te. >> 
<< Chi si esibirà con me? >> chiese il ragazzo. 
<< Ottaviano e Rachel. >> commentò la donna, come se la cosa non la riguardasse minimamente. 
A Nico si raggelò il sangue nelle vene. 
<< Come, soltanto loro due? >> 
Afrodite annuì, poi come se solo in quel momento se ne fossa resa conto, domandò;
<< Cos’hai lì dentro? >> 
Nico fu colto alla sprovvista, o meglio, si aspettava una domanda del genere in caso qualcuno l’avesse visto, ma per qualche strano motivo davanti a quella donna, perse la capacità di ribattere in maniera decente.
<< Eh…ehm… dell’acqua. Si una bottiglia d’acqua per dissetarmi quando mi stancherò. >>
Ma Afrodite non se la bevve,
<< Dammela avanti. >> gli ordinò.
Nonostante Nico non volesse, non riuscì a contrastare il volere di quell’odiosa, ma magnetica donna.
<< Ottimo, immaginavano ci fosse qualche diavoleria del genere. Appena vedo Dioniso mi sentirà. >> esclamò contrariata, stringendo la bottiglia con forza. 
<< Me la ridia per favore. >> provò a dire Nico. 
<< Puoi scordartelo Di Angelo, la riavrai a fine spettacolo, se farai il bravo. >>  << Bene siamo arrivati, da adesso in poi massima concentrazione. >> lo mise in guardia avviandosi verso le tribune, con un compito da portare a termine.
Furente per essersi fatto sottrarre una delle maggiori salvezze, il ragazzo si avviò dietro le quinte, dove attenderlo trovò Piper. 
<< Jason è già alle tribune. Io resterò qui di supporto, in caso di problemi con l’outfit generale. >> spiegò, mentre da dietro il tendone sbucavano anche Rachel ed Ottaviano. 
<< Ma che bello, tra tutti proprio loro due dovevano capitarmi? >>
Piper fece spallucce, 
<< In ogni caso vi esibirete separatamente, tu per primo, loro per secondi. >> 
<< Non voglio essere il primo. >> si lamentò il ragazzo, mentre il cuore cominciava ad aumentare i battiti. 
<< Son sicura che te la caverai benissimo Nico, ricorda gli esercizi che abbiamo fatto. Lì fuori non ci sarà nessuno a guardarti se lo vorrai, decidi tu.  >> provò a calmarlo la ragazza, riportandogli in mente gli esercizi svolti la mattina precedente. 
<< Giusto, hai ragione tu. Sono io che decido, non loro. >> 
<< Esattamente. Inizia da adesso a cambiare la realtà a tuo piacimento. >> gli consigliò. 
<< Ok. >> esclamò Nico deciso, stringendo i pugni. 
Il ragazzo cominciò ad inspirare ed espirare, man a mano sempre più profondamente, mentre le prime voci cominciavano a parlottare tra loro, segno che i maniaci stavano arrivando. 
- Mantieni la calma, sta calmo. Tu li comandi, tu sei il padrone di ogni cosa. Non lasciarti schiavizzare, non lasciarti manipolare, non lasciare che l’ansia e la paura prendano il sopravvento. Tu sei forte, tu sei il più forte. 
Cominciò a dirsi nella mente, mentre la voce sensuale di Afrodite, annunciava l’inizio dello spettacolo. 

<< Signori e signore, siamo lieti di dare il via al tanto atteso spettacolo dell’Happy Island. Questa sera in esclusiva per voi si esibiranno, due ragazzi ed una ragazza. So che potrà sembrare abbastanza riduttivo rispetto alle altre serate, ma noi dell’Happy Island non deludiamo mai. Abbiamo infatti in esclusiva speciale, un nuovo acquisto, un misterioso e accattivante ragazzo di sedici anni, entrato a far parte della famiglia da poco.  E so per certo che riuscirà ugualmente a sorprendervi come nessuno.  Come di listino potrete scegliere con chi divertirvi in privato, consultando anche i photo-book disposti sul lato destro dei vostri divanetti. Dunque non mi resta che augurarvi, una notte d’intesa passione. >>

I tendoni rossi si aprirono, Nico era posizionato al centro del palco, lo sguardo rivolto verso il pubblico. Le luci ancora spente impedivano al pubblico di vederlo, ma non a lui di vedere loro. 
<< Cambia la realtà a tuo piacere. >> gli tornarono in mente le parole di Piper. Era pronto, c’è l’avrebbe fatta. 
Tutti i presenti scomparvero all’istante, e una sola figura apparve al loro posto. Seduta al tavolino centrale, guardava il buio, in attesa che la luce prendesse il suo posto e lo spettacolo cominciasse. 
Nico abbassò il capo puntando gli occhi a terra, le spalle curve e le braccia molli.
*
Leo diede il via alla musica, alcune deboli luci bianche, cominciarono a volteggiare attorno a Nico che, guidato dal ritmo della musica, iniziò a prendere a vita. 
Alzò lentamente il viso, seguito poi a ruota dalle braccia e cominciò a volteggiare leggero come un pipistrello. 
Il ragazzo al tavolino, lo ammirava estasiato dalle sue movenze che, seppur ancora grezze, esprimevano una distorta eleganza.
Nico nel mentre non pensava, avvertiva solo il suo corpo fluttuare da una parte all’altra, spinto dalla memoria che gli ordinava come muoversi. Completamente abbandonato alla voce della tanto amata Amy Lee, tutto appariva più dolce alle sue orecchie.
Con disperazione, Nico si gettò a terra in ginocchio e la sua bocca si aprì in un urlo muto, mentre con le unghie graffiava con forza la pelle del petto. 
La figura al tavolino sorrise deliziata. 
Il ritornello partì riempendo l’intera sala, Nico fu sollevato a circa due metri d’altezza e cominciò a vorticare in aria, sorretto dalle funi che lo guidavano come una marionetta. 
A quel punto le luci esplosero in miriadi di scintille nere e bianche, che il ragazzo poteva vedere riflesse negli occhi azzurri di Will.
Nico gli sorrise ammiccante, mentre tornava giù e riprendeva a vorticare in quella specie di danza maledetta. 
Quando la canzone era ormai al termine, una pioggia d’acqua color dell’inchiostro cominciò a piovere addosso a Nico che, cercando di essere il più seducente possibile agli occhi del biondo, si spogliò del gilet e dei pantaloni, rimanendo coperto soltanto da un paio di slip neri. 

La musica cessò e il pubblico esplose in un orda di applausi e fischi d’ammirazione. Nico osservò per l’ultima volta gli occhi di Will, prima che scomparissero nel nulla e, solo allora si rese conto di esser davanti ad  un’intera folla di persone. 
Incerto il ragazzo si esibì in un impacciato inchino, poi si voltò per rifugiarsi dietro le quinte.



Piper lo accolse con un abbraccio,
<< Nico sei stato bravissimo. >> lo elogiò, stringendolo forte a sé, incurante del fatto che Nico fosse bagnato dalla testa ai piedi. 
Il ragazzo ricambiò il gesto, ancora scosso da quel che era appena accaduto…
C’è l’aveva fatta, era riuscito ad esibirsi, era riuscito a cambiare la realtà a suo piacimento… E quello spettacolo lo aveva dedicato soltanto a lui, a Will.
<< Di Angelo mi complimento per la sua performance. >> esclamò una voce interrompendo i due. 
Nico si voltò e vide avanzare Era. 
<< Grazie. >> rispose solo, dopo che Piper lo aveva colpito di sottecchi al braccio.
La donna sorrise compiaciuta, 
<< Non devi ringraziare me, ma la cara ed efficiente Afrodite che ha saputo ben gestire la situazione. >> 
Piper lo colpì nuovamente, 
<< Si certo, è stata veramente brava. >>
<< Comunque se mi sono scomodata così tanto, non è sicuramente per esprimere il mio giudizio. Mentre danzavi hai attirato l’attenzione di uno spettatore… >>
A quelle parole il cuore di Nico mancò un battito. 
- No ti prego, dimmi di no…
<< Che ha esplicitamente espresso il desiderio di voler passare con te un po’ di  tempo. >> esclamò la donna. 
Il ragazzo non voleva credere a quelle parole…
Lui non era pronto per quello; anzi non lo sarebbe stato mai.
Piper dal canto suo non osò proferir parola, già consapevole di quel che sarebbe toccato al ragazzo.
<< Avanti, il cliente ti sta aspettando nella suite numero 9, Piper accompagnalo fino al piano -1, poi ci penserà Efesto. >> gli ordinò la donna. 
La ragazza afferrò il polso di Nico e si avviò verso l’uscita trascinandolo. 
<< Mi raccomando Di Angelo, una sola lamentela da parte del cliente firmerà la tua morte. >> lo avvisò la donna, prima che i due ragazzi scomparissero lungo le scale. 

<< Nico io… >> provò a dire Piper mentre risalivano. 
<< No ti prego, non dire nulla. >> la fermò però il ragazzo. 
Come immaginato, Afrodite non si era minimamente preoccupata di fargli riavere la bottiglia e, senza nessuna ancora di salvataggio, Nico proprio non se la sentiva di parlare; per quanto buone fossero le intenzioni di Piper. 
Senza incontrare nessuno, i due salirono in ascensore e quando questo si fermò al piano indicato da Era, Piper abbracciò il ragazzo. 
<< Nico ricorda che puoi farcela. L’autoipnosi ti aiuterà. >> esclamò prima di tornare giù.
Nico ebbe l’impulso istantaneo di scappare via da lì, ma neanche il tempo di finire di pensarlo che un uomo massiccio gli si avvicinò. 
Guardandolo il ragazzo sobbalzò involontariamente, non perché avesse timore della sua stazza, ma per il suo volto. Era infatti, completamente ricoperto di tatuaggi, solo gli occhi, le labbra e la punta del naso erano state lasciate libere… 
<< Finiscila di fissarmi. >> gli ordinò l’uomo, mentre chiamava l’ascensore. 
Un brivido di paura s’impossessò di Nico che immediatamente distolse lo sguardo; quella voce non gli era del tutto sconosciuta…anzi. L’aveva già sentita, la notte che aveva tentato la fuga, quella voce aveva richiamato i tre cani! 
Cercando di mostrarsi il più indifferente possibile, Nico salì in ascensore, temendo in cuor suo che in qualche modo l’uomo potesse riconoscerlo. 
Tuttavia Efesto era occupato ad inserire una sorta di chiave magnetica all’interno di una fessura, posta accanto ai bottoni dell’ascensore. Una volta infilata, premette un pulsante azzurro e Nico vide una piccola finestrella di ferro aprirsi con uno scatto. Lì c’erano i pulsanti che permettevano di accedere ai piani superiori. 
Mentre l’ascensore saliva, Nico rimaneva in tacita attesa, completamente bagnato dalla testa ai piedi; cominciava ad esser infastidito da quella sensazione di umido… 
Il ragazzo vide l’ascensore salire fino al decimo piano e poi fermarsi. 
<< Seguimi. >> gli intimò l’uomo, facendo cenno di sbrigarsi. 
Nico si ritrovò a percorrere un lunghissimo corridoio in marmo nero, le pareti erano state adornate con enormi vasi di porcellana, in stile e policromia antico oriente. 
L’uomo si fermò di fronte ad una porta di legno massiccio, la cui targa riportava il numero: 9. 
<< Io non voglio entrare. >> si lamentò il ragazzo scuotendo la testa, sfidando così la pazienza dell’altro.
Tuttavia contro ogni previsione, quello rispose semplicemente:
<< Io il mio incarico l’ho svolto, adesso fa un po’ come ti pare. >> 
Nico non poteva credere a quelle parole, 
<< Però ricorda, i piani superiori son di gran lunga peggiori… poi non venirti a lamentare. >> lo avvisò l’uomo, prima di scomparire nuovamente in ascensore. 
Il moro rimase qualche minuto fuori dalla porta indeciso sul da farsi… Sarebbe potuto scappare ok, magari non in ascensore, considerando che Efesto l’aveva sicuramente bloccato… poteva però provare a nascondersi in un'altra stanza… Ma prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarlo, e in un modo o nell’altro l’avrebbero trovato e rinchiuso a vita.
Solo una magia avrebbe potuto salvarlo, ma… un secondo, lui c’è l’aveva!  Immediatamente il ragazzo si ricordò della fiala datagli da Lou. Come aveva potuto dimenticarsene? 
L’aveva nascosta negli slip prima che Jason l’aiutasse ad indossare i vestiti di scena. 
Senza perdere altro tempo il ragazzo la prese e ricordando le parole di Lou, la ruppe contro un vaso inviando una tacita richiesta;
Aiuto, vi prego ho bisogno di aiuto. Chiunque riesca a sentirmi venga da me; spiriti, divinità, angeli, anime defunte, ho bisogno di voi. Fate in modo che non debba fare sesso questa notte, ve ne prego, aiutatemi e vi sarò per sempre grato. 

Rincuorato da quel piccolo rituale e dalla fiducia nei confronti dei poteri di Lou, il ragazzo aprì la porta. 
Avrebbe dovuto tentare o no di praticare l’autoipnosi? In ogni caso ormai non c’era più tempo. 
<< Finalmente sei arrivato. >> commentò l’uomo, appena lo vide entrare. << Sai, io odio aspettare. >> 
Nico non rispose, limitandosi a guardarlo con occhi inespressivi. 
<< Avanti fammi una di quelle arrapanti espressioni che facevi mentre ballavi. >> 
Ma anche questa volta il moro rimase impassibile, ignorandolo completamente. In cuor suo il ragazzo continuava a pregare per l’arrivo di un qualsiasi aiuto. 
A quel punto l’uomo si alzò dal grande letto a baldacchino e afferrò Nico da sotto le braccia, sollevandolo come una bambolotto di pezza.
Al contatto con quell’essere alto più di un metro e ottanta, il moro non poté trattenere un verso di disappunto. 
L’uomo scoppiò a ridere,
<< Bene, ti piace fare il gattino cattivo. >> lo prese in giro buttandolo sul letto. 
<< Adesso però, papà orso ti insegnerà le buone maniere. >> esclamò l’essere con voce carica di desiderio perverso. 
Nico lo vide togliersi la camicia di seta bianca e mostrare l’ampio petto ricoperto di peli. 
- Spiriti vi prego, sto per vomitargli addosso. 
Qualcosa sul comodino brillò, attirando l’attenzione del ragazzo; un paio di manette. 
Perfetto! Poteva guadagnare tempo. 
Riportando alla mente la lezione di Piper e Jason, Nico prese ad agire. 
<< Ricorda Nico, in alcune suite tra i vari oggetti sessuali potrai trovare anche un paio di manette. >> aveva spiegato Piper. << Per convincere il cliente a metterle, devi riuscire a farlo eccitare, ma non troppo, altrimenti ti salterà immediatamente addosso. >>
Il ragazzo si mise in ginocchio sul letto e, vincendo la repulsione, cominciò ad accarezzare il petto dell’uomo. 

<< Una volta legato hai due possibilità, o fargli bere il filtro di Dioniso, o se ne sei sprovvisto, farlo ubriacare fino allo sfinimento. >>

Succhiò con delicatezza un capezzolo e poi un altro, mentre lentamente invertiva i ruoli. Lui sopra, l’energumeno sotto. 
Pian piano cominciò a scendere verso il basso, osservando l’espressione di goduria dipinta sul volto dell’altro. 
<< Che ne dici di rendere tutto più interessante? >> gli sussurrò, cercando di immettere quanto più desiderio possibile nella voce. 
<< In che modo, piccolo porcellino? >> 
<< Manette. >> esclamò Nico, afferrandole. 
L’uomo annuì << Si, legami pure piccola cagna che non sei altro. >> 
Nico esultò nel cuore, ma la foga del gesto lo smascherò. 
Mentre cominciava a legare il primo braccio infatti, le mani gli tremarono a tal punto che le manette caddero al suolo. 
<< Cazzo. >> si lasciò sfuggire il ragazzo.
Smascherato da quel gesto, l’uomo immediatamente capì le reali intenzioni del ragazzo. 
Con una forza immane, lo afferrò e lo sbatté sul letto, 
<< Piccolo frocetto di merda, volevi fregarmi non è vero? >> lo apostrofò, legando un braccio di Nico alla testata del letto. 
Schiacciato dal suo peso, il ragazzo quasi non riusciva a respirare.
<< Adesso ti faccio vedere io. >> 
Finito di legare il ragazzo, l’uomo si calò i pantaloni e boxer e, brandendo il membro tra le mani, lo portò vicino alla bocca del ragazzo. 
<< Avanti succhialo. >> gli intimò, premendo la cappella contro le labbra serrate di Nico. 
- Lui non è reale, lui non è reale. 
Cominciò a ripetersi nella mente Nico, sperando di cadere nell’autoipnosi… ma ormai aveva capito che era troppo tardi per continuare a sperare. Era caduto in trappola e l’aiuto di Lou non era arrivato. 
<< Ti ho detto di prenderlo in bocca. >> urlò l’uomo stufo. Afferrò i capelli del moro e tirò con tutta la forza che aveva. 
- Non è reale. 
Ma il dolore era troppo e suo malgrado il ragazzo aprì la bocca per urlare. 
L’uomo infilò immediatamente il membro nella bocca del ragazzo, spingendo fino alla gola. 
Deciso a non dargliela vinta, Nico reagì d’istinto. Chiuse i denti attorno a quel ripugnante viscidume e strinse con forza. 
L’uomo cacciò un urlo di dolore, e saltò giù dal letto,
<< Schifoso bastar… >> 
La porta si aprì con uno scatto, interrompendo l’infelice rapporto. 
Entrambi si voltarono a guardare chi fosse appena entrato, l’uomo con uno sguardo infastidito, Nico con gli occhi carichi di speranza. 
<< E tu chi cazzo sei? >> domandò l’uomo, al ragazzo biondo che teneva in mano una frusta. 
<< Un regalo mandato dalla preside Era in persona. >> esclamò Will con un sorriso a trentadue denti. 
<< Regalo? >> esclamò l’uomo, mentre un sorriso perverso tornava ad animargli il volto. 
<< Proprio così, potremo fare insieme tutto quello che vorrà, gratis. >> spiegò il biondo, enfatizzando l’ultima parola. 
Nico non poteva credere ai propri occhi… 
- Will, cosa ci faceva lì? E cosa stava dicendo? 
<< Allora vogliamo iniziare o no? >> domandò il biondo con voce accattivante, chiudendo la porta a chiave. 
L’uomo annuì, 
<< Certamente carino, sarai sicuramente meglio di questo piccolo stronzetto. >> disse indicando Nico. 
Will sorrise annuendo, 
<< Cento volte meglio. >> 
Solo a quel punto Nico capì… Will era venuto a salvarlo! Quel tono di voce, l’entrata improvvisa, la frusta. Era tutto un piano studiato a priori…. 
Il biondo si avvicinò all’ospite, stuzzicandogli con la frusta il membro, 
<< Picchiami. >> gli sussurrò, piegandosi a quattro a zampe. 
L’uomo non se lo fece ripetere due volte e, dopo aver strappato (letteralmente) i boxer del ragazzo prese a frustarlo. 
Per invogliare l’uomo a continuare, il biondo emetteva ad ogni colpo un gemito. 
<< E adesso anche all’altro. >> esclamò l’uomo divertito. 
<< No, ti prego continua con me. >> lo fermò però Will. << Lo voglio in bocca. >> 
<< Tu si che mi piaci. >> disse l’uomo, mentre il biondo cominciava quel che Nico si era rifiutato di fare. 
L’energumeno si spostò poi verso il letto e lasciò che Will continuasse per svariati minuti. 
Dalla posizione in cui era, Nico non poteva osservare i due, ma bastavano i gemiti dell’uomo per fargli immaginare l’orribile situazione. 
Will si stava sacrificando per lui… come poteva permetterlo? 
<< Bacio nero. >> ordinò l’uomo, portando indietro il volto di Will. 
<< Come vuoi. >> esclamò il biondo con voce roca. 
L’uomo si sistemò a carponi, sovrastando così il corpo di Nico, che si sforzava di non sputargli in faccia. 
Mentre Will cominciava a stuzzicare le natiche del mostro con la lingua, quello prese a leccare il volto del moro, che infastidito tentava di non dargli libero accesso alla bocca. 
<< Avanti micino cattivo ah si, continua così tu. >> ansimò, colto dal piacere che Will gli stava provocando. 
<< Ora capisco perché l’hanno chiamata Happy Island… >> commentò l’uomo, prima di cadere svenuto sul corpo di Nico. 
Immediatamente Will lo scansò con forza, riponendo la siringa nel tubicino di plastica. 
<< Sonnifero. >> esclamò solo, liberando il moro dalle manette. 
<< Will… >> riuscì solo a dire Nico una volta liberato, poi scoppiò in lacrime. 
Il biondo lo strinse forte a sé… 
<< Shhhh, va tutto bene, ci sono io con te. >> lo consolò il ragazzo, accarezzandogli la schiena.
Nico alzò gli lo sguardo, 
<< Perché lo hai fatto? >> gli domandò. 
<< Non importa il perché, mi basta sapere che tu stia bene. >> rispose il ragazzo, accarezzandogli il volto. 
Il moro annuì tirando su con il naso, 
<< Si, io sto bene, sei arrivato giusto in tempo. >>
Will sorrise e Nico vide la luce… 
- Come riusciva ad irradiare una tale positività anche in un momento del genere? 
<< Vieni, andiamo a disintossicarci; lui ne avrà ancora per molto. >> disse il biondo, portando Nico verso il bagno della suite. 
Entrarono nella doccia insieme, e senza sfociare nel desiderio peccaminoso del sesso, si purificarono da quel terribile veleno che era stato buttato sui loro corpi. 
Uno lavò la schiena dell’altro, senza pensieri, senza timori o imbarazzi… erano soltanto due ragazzi, costretti a vendere il proprio corpo. Due ragazzi che in quel momento stava condividendo la luce fugace dell’arcobaleno dopo la tempesta. 
Due ragazzi i cui cuori battevano all’unisono. 
Lasciando che l’acqua sciogliesse il loro corpo, Will si arpionò alla schiena di Nico  che rilassato, si lasciò cullare dal profumo della sua pelle, dal suo tocco bollente e dal canto del cuore che batteva come le ali di un uccello in gabbia. 


Continua…

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Capitolo 10
*** X ***


< Nico. > esclamò una voce in lontananza. < Nico sono io, Bianca. >  
Il moro aprì gli occhi di scatto ma non vide nulla… 
< Nico ti prego, dimmi dove sei… > continuò insistente la voce della ragazza.

Il piccolo provò ad alzarsi ma qualcosa lo teneva ancorato al letto. Per quanto lo volesse, non riusciva a muovere un solo muscolo del corpo. 
Incapace di capire cosa gli stesse succedendo, cominciò a farsi prendere dal panico più totale. 
Cominciò a lottare con tutto se stesso contro il suo corpo, ma questo non rispondeva più al suo volere. Poteva soltanto chiudere o aprire gli occhi, nient’altro. 
- E’ solo un sogno Nico, solo un sogno. Ora chiudi gli occhi. Si disse nella vana speranza di calmarsi. 
Nico attese e ancora attese, che quel momentaneo congelamento abbandonasse il suo corpo, ma i muscoli non volevano saperne di muoversi… Stremato, aprì nuovamente gli occhi e davanti a sé vide un’enorme ombra nera che lo sovrastava.
Terrorizzato il ragazzo chiuse gli occhi per non guardare, ma quando gli riaprì, al posto dell’ombra vide l’uomo che l’aveva quasi stuprato. 
Quest’ultimo gli si buttò addosso e cominciò a leccargli il petto, sporcandolo di saliva e sudore. Schifato Nico chiuse nuovamente gli occhi e cominciò a pensare a Will. Poi qualcosa lo colpì con forza alla testa e il suo corpo finalmente tornò a rispondergli.*


<< Nico perdonami, non volevo colpirti. >> esclamò Percy con una palla in mano. 
Il moro si grattò la testa confusa.
<< Che ore sono, e tu cosa ci fai qui? >> biascicò con gli occhi socchiusi.
<< L’ora di alzarti e andare a mettere qualcosa sotto i denti. >> rispose Jason, afferrando la palla che Percy gli aveva appena tirato. 
Nico sbuffò alzandosi pesantemente sul letto, 
<< Possibile che tu pensi solo a farmi mangiare? >> lo rimbrottò sbandando fino al bagno. 
<< Sicuro di farcela? >> gli domandò Percy, divertito.
Nico grugnì e si chiuse nel piccolo bagno. 

Dopo alcuni minuti venne fuori e fu nuovamente colpito in pieno viso da una pallonata, (questa volta per colpa di Leo, arrivato chissà quando). 
Nico rimase immobile, mentre Jason e Percy sghignazzavano sotto i baffi. 
Leo si buttò in ginocchio, 
<< Ti prego non uccidermi! Per favore zombie-vampiro non sacrificarmi a Satana, io non sono vergine, il tuo padrone non accetterebbe. >>
<< Saresti bandito anche dall’inferno. >> sibilò Nico afferrando il pallone.
<< Nico ti prego, non farlo. >> lo pregò Jason, dopo aver visto il moro afferrare un paio di forbici dalla scrivania.  
<< Mi spiace, ma è la seconda volta. E poi dico, perché proprio nella nostra stanza? >> 
<< Beh è l’unica dove non c’è nulla che possa rompersi. >> spiegò Percy. 
<< In realtà si. >> intervenne Leo. 
<< Cosa? >> domandò il ragazzo dagli occhi del mare. 
<< Nico. >> rispose l’altro scoppiando a ridere. 
Il moro alzò gli occhi al cielo, 
<< Bene l’avete voluto voi. >> esclamò. 
Neanche il tempo di agire, che Jason lo colpì in pieno volto con una cuscinata, che lo fece barcollare all’indietro.
<< Adesso Leo. >> esclamò Percy, mentre l’amico afferrava la palla e con una spinta buttava Nico sul letto. 
Il moro si rialzò irritato, 
<< Questo si chiama bullismo. >> 
<< Oh avanti Nico non fare così. >> lo rimbrottò Jason, divertito dal suo cipiglio corrucciato. 
Per tutta risposta il moro alzò il dito medio. 
Percy, Leo e Jason si guardarono all’unisono e agili come dei leopardi, afferrarono Nico e cominciarono a fargli il solletico. 
Nico odiava il solletico. Lo soffriva fin da quando era piccolo, in qualsiasi parte del corpo; davvero non riusciva a tollerarlo. 
<< N-no vi pre-go ferma-matevi. >> riuscì a dire tra una risata e l’altra. 
Ma i tre non avevano nessuna intenzione di demordere. 
<< Fanculo a chi, è? >> lo presero in giro, continuando a solleticargli la pancia, il collo e i fianchi.
<< St-sto per mor-rire, non n-ne pos-so più. >> esclamò nuovamente il moro, nella speranza che i tre lo lasciassero andare. 
Nella foga di riuscirsi a liberare, il ragazzo colpì inavvertitamente il membro di Percy, che cadde all’indietro per il dolore. Approfittando della distrazione degli altri due, saltò giù dal letto e corse via dalla stanza. 
Quei tre erano completamente pazzi… 
L’orologio lungo il corridoio segnava le 13:45… 
Dopo aver fatto la doccia con Will la sera precedente, avevano poi atteso insieme che il cliente riprendesse coscienza. Costui (che credeva di aver passato l’intera notte a far sesso sfrenato), se n’era soddisfatto, lasciando il doppio della mancia prestabilita. 
Prima di andarsene, il biondo aveva detto a Nico di attendere l’arrivo di Efesto che sarebbe venuto a riscuotere i soldi, ed a riaccompagnarlo in camera. 
E così aveva fatto l’uomo qualche minuto dopo. 
<< Domani sera fatti trovare nell’ufficio di Era, e avrai la tua parte. >> gli aveva detto soltanto, lasciandolo al piano della sua stanza. 
 




Nel mentre:



<< Dite che siamo riusciti a fargli tornare il buon umore? >> domandò Jason ai due ragazzi. 
<< L’unica cosa che so, è che ho urgentemente bisogno di un massaggio da Calypso. >> piagnucolò Leo. 
<< Beh secondo me finirà per rompertelo, quindi non ti conviene andare a chiederglielo. >> lo avvisò il biondo. 
<< Ma è la mia ragazza! >> si lamentò il ricciolino. 
<< Quindi è vero che l’avete fatto? >> chiese Percy curioso. 
<< Si, cioè quasi. >> 
<< In che senso quasi? Avanti Leo non dire cazzate, o lo avete fatto o no. >>
<< E va bene. >> sbottò il ragazzo. << C’eravamo quasi, avevo preparato tutto, ma purtroppo avevo messo le candele troppo vicine al letto e beh ne ho colpita una, la coperta ha preso fuoco e… potete immaginare il resto. >> confessò abbassando lo sguardo. 
<< Leo sei sempre il solito… sai di avere dei problemi con il fuoco, avresti potuto evitare la sua presenza. >> lo rimbrottò Jason.
<< Ma ho letto in un libro che danno una maggiore prestazione sessuale. >> 
Percy si voltò a guardarlo stranito, 
<< In che senso? >>
<< Beh nel libro c’era scritto che il calore delle candele riscalda l’ambiente  e influisce positivamente sul corpo. La temperatura ormonale infatti aumenta e il… >> 
<< Va bene Leo, penso sia meglio che tu non continui. >> lo fermò Jason. 
<< Qualunque libro sia, buttalo. >>
<< Tu ed Annabeth invece? >>
Percy sorrise, 
<< Anche sott’acqua. >> si vantò. 
<< Ahahah davvero, mi chiedo ancora cosa ci trovi Annie in uno come te. >> commentò Leo. 
<< Sei solo geloso. >> lo rimbeccò Percy. 
Jason alzò gli occhi al cielo, 
<< Avanti ragazzi adesso non fatene una sfida. >> li riprese prima che la situazione degenerasse. Ma avrebbe fatto meglio a tener la bocca chiusa, poiché l’attenzione dei due si spostò completamente su di lui. 
<< E tu invece Jay? Da quand’è che non fai niente, eh? >> 
<< Vi prego non incominciate. >>
<< Ormai è troppo tardi. >> lo avvisò Percy. 
<< Non dirmi che hai ancora una cotta per Pip? >> 
<< Certo che no, ho accettato la cosa da tempo. >> 
<< E adesso? Chi ha un posto speciale nel tuo cuore? >>
<< A parte noi due, eh. >> precisò Leo.
Jason sorrise divertito, 
<< A parte voi due nessuno. >> 
- O almeno credo…













Mandando a benedire il pranzo, Nico  decise di andare in infermeria per vedere come stesse Will. Arrivato però, trovò soltanto Michael intento a somministrare della morfina ad un Ethan alquanto ammaccato. 
<< Ehi Nico. >> lo salutò il medico. << Cosa posso fare per te? >> 
<< Stavo cercando Will, in realtà. >> 
<< Stamattina ha il riposo, starà ancora dormendo immagino. >> 
<< Potresti dirmi qual è la sua stanza? >> 
<< E’ al terzo piano, la 11-H. >> 
<< Grazie mille. >> esclamò uscendo svelto.


Il ragazzo non impiegò più di tre minuti a trovare la stanza.
Eppure ora che c’era quasi, non sapeva bene che fare… cosa avrebbe detto? 
- Oh ciao Will, ero venuto a vedere come stavi, dopo esserti fatto quasi stuprare da un mostro, che tecnicamente avrebbe dovuto scopare me. Quindi grazie e…ah si, vorrei tanto poter baciare nuovamente le tue labbra e stare abbracciato al tuo corpo. Sai, riesci a trasmettere una specie di calore che mi dona pace e tranquillità. 
No, decisamente non adatto come discorso…
Forse doveva solo fare dietro front e tornarsene in camera a sgonfiare il pallone di Jason, Percy e Leo. Oppure trovare il coraggio di bussare e smettere di nutrirsi di infinite paranoie.
Con mano tremante, il moro scelse di seguire la seconda opzione.
- Ti prego fai che non apra, oppure no fai che apra ma che mi mandi via…
Nessuna risposta. 
- Grazie Signore! 
Provò nuovamente. 
Questa volta sentì alcuni rumori provenire da dentro.
- Oh cazzo no, sta arrivando, merda perché l’ho fatto…
La porta si aprì. 
Quel che Nico si trovò davanti, interruppe ogni tipologia di pensiero razionale e gli mandò il cervello a farsi friggere.
Will con i capelli scompigliati, il volto assonnato,  coperto soltanto da un paio di boxer arancioni, la cui patta era in notevole evidenza. 
Ok, decisamente eccitante. 
<< Nico, com… >> biascicò Will, un secondo prima che il moro gli si gettasse addosso. 
Ok, Nico aveva appena mandato a farsi benedire tutte le ansie e le infinite insicurezze, aveva appena tirato un pugno alla sua parte pseudo paranoicazionale, stendendola al tappeto. E’ che gli ormoni erano più forti…o forse i sentimenti incontrollabili.
Stava forse esagerando? Non lo sapeva nemmeno lui, ma in quel momento non voleva far altro che godersi l’attimo. 
Arpionato alla labbra del più piccolo, Will si risvegliò presto dall’insonnia in cui ancora vagava. 
Senza smettere di mordere il suo labbro, Nico lo spinse sul letto, salendo a cavalcioni su di lui.
<< Dei… Nico… >> ansimò il biondo, tra un bacio e l’altro, infilando le mani sotto la maglietta dell’altro. 
Nico sentì la propria erezione sfiorare quella del biondo ma, improvvisamente, resosi consapevole della situazione e timoroso di perdere definitivamente il controllo interruppe con gran fatica il bacio.
Entrambi rimasero a fissarsi, respirando con foga. 
<< Will io non so cosa mi stia succedendo… Avevo promesso a me stesso che non mi sarei interessato a nessuno, ma tu, io sento di volerti. >> ammise mentre avvertiva il volto prender fuoco. << Ti prego di perdonarmi. >> 
<< Perdonarti? E di cosa? Anch’io sento di provare lo stesso per te, Nico. >> lo rassicurò Will, baciandolo. 

<< Dalla prima volta che ti ho visto entrare nell’infermeria ho sentito qualcosa, un qualcosa di incontrollabile…E quando mi son chiesto il perché, non ho ottenuto una risposta; allora ho capito, tu mi piaci. >>
Nico ascoltò rapito dagli occhi del cielo quella dichiarazione che con impeto cominciò a fargli battere il cuore. 
- Come poteva credere a quelle parole? Poteva farlo? Poteva fidarsi dopo tutto quello che aveva passato? 
Tuo padre ti ha tradito, figurati uno che non conosci nemmeno. 
Si, ma lui ha praticamente sacrificato il suo orgoglio e il corpo per te.
Il ragazzo lo baciò nuovamente, 
<< Nico… >>
<< No Will, non dire nulla. >> lo zittì il moro, baciandolo a sua volta. << Se solo potessi vivrei per sempre così, sulle tue labbra. >> ammise. << Ad-adesso però non posso… io, devo andare. >> tentennò, uscendo svelto dalla stanza.







Will rimase a lungo disteso sul letto pensando a Nico. 
Si erano baciati… e baciati ancora. Non poteva credere di esser riuscito a far breccia nel cuore di quel ragazzo. Ok forse si, dopo quel che aveva fatto poteva crederlo. In realtà aveva agito per istinto… dopo quel bacio che c’era stato nell’infermeria, dopo aver visto Nico così debole e spaventato Will non era riuscito a farsi i fatti suoi. Non era riuscito a chiudere gli occhi ed ignorare la cosa, come di suo dovere, no. Ecco perché, dopo che Ethan gli aveva rivelato quel che sarebbe toccato al moro, era corso a chiedere aiuto ad Efesto. Nonostante i due non fossero in rapporti così stretti, l’uomo aveva accettato di aiutarlo ugualmente. Considerando inoltre che spesso Will lo aiutava di nascosto a curare i ragazzi malati. E poi diciamolo, Efesto non era mai stato completamente d’accordo con quel che veniva ordinato di fare ai ragazzi del manicomio. Si erano così messi d’accordo; l’uomo aveva dato al ragazzo una copia della sua chiave universale, che gli permetteva di far salire l’ascensore a tutti i piani del collegio sotto giuramento di Will che aveva promesso di restituirla appena svolto il suo compito. E proprio grazie alla chiave, il biondo era riuscito a raggiungere il decimo piano, intrufolarsi nella stanza, e metter in scena quel triste teatrino, che comunque aveva ben convinto il cliente. 
Sapeva che questo per Nico aveva significato molto e lui non poteva che gioirne. Da quando se n’era invaghito infatti, gli era sempre apparso così lontano, così irraggiungibile, così solo… 
Non conosceva ancora la sua storia, non sapeva quasi nulla di lui in realtà. Comprendeva solo che infondo, tutto quel che si stava creando era sbagliato, si, infinitamente sbagliato, perché nessuno di loro due meritava di trovarsi lì. Ma a differenza del fatto che ormai lui si era abituato a quella vita, Nico invece non ne era altrettanto capace; non era trascorso neanche così tanto tempo, che già aveva tentato la fuga… Non sarebbe durato a lungo così. Qualcuno doveva cominciare a tenerlo d’occhio, e quel qualcuno sarebbe stato lui. Teneva troppo a lui, non poteva permettersi di vederlo morto o nel peggiore dei casi torturato fino alla pazzia. 
Il ragazzo si perse a guardare l’immenso sole dipinto sul soffitto della stanza; amava il sole da quando era bambino. Gli infondeva calore, coraggio e forza per continuare a vivere, rimandava a delle sensazioni paterne. 
Paterno quella parola gli dava però un infinito senso di vuoto e malinconia. Non aveva mai conosciuto suo padre….ma adesso non voleva pensare a lui, chiunque fosse.…
 C’era ancora una lunga giornata ad attenderlo e nonostante tutto avrebbe fatto di tutto pur di essere felice, felice perché finalmente Nico si stava aprendo con lui.




Alcune ore dopo:



<< Benvenuto nella mia dimora. >> disse Lou, lasciando che Nico entrasse per primo. 
<< Uao. >> esclamò solamente il ragazzo. << E’ fantastica. >> 
Lou sorrise, 
<< Si, perfetta per una strega. >> commentò, accendendo alcune candele nere. 
<< Sai, ormai ho visto quasi tutte le stanze di voi ragazzi e non ho ancora capito come mai l’unica ad non avere nulla di speciale è quella mia e di Jason. >> ammise il ragazzo, mentre toccava alcuni teschi sistemati su una mensola nera. 
<< Oh beh, la tua parte non ha ancora nulla di speciale perché  non l’hai ancorata decorata. >> 
<< E come posso decorarla? >> domandò il moro, che non capiva. 
<< Ogni 23 del mese qui sull’isola arriva la bancarella di Iride, una commerciante che vende davvero di tutto e rimane per tre giorni. In questo tempo ci è concesso di uscire fuori da qui e andare da lei a comprare quel che preferiamo, arredamento compreso. >>
<< Dici sul serio? >> Nico non poteva credere che venisse loro permessa una tale libertà. E lui che aveva tentato di scappare! Lo avrebbero fatto uscire i suoi stessi aguzzini.
Lou annuì, 
<< Certo. Quel che vogliamo acquistare lo paghiamo tramite la caparra che Era ci concede. Quindi più abbiamo lavorato, più soldi abbiamo per acquistare. >> 
<< E tu come hai fatto? >>
<< Beh.  >> esclamò Lou, dondolando sui piedi. << Ho detto di non aver mai fatto sesso, ma non di aver fatto credere ai clienti di averlo fatto. >> 
Nico accennò un sorriso,
<< Quindi tu dici che Will è arrivato perché ho rotto la tua pozione? >>
<< Certamente, gli spiriti in quel momento avranno intercettato lui, anche se non capisco perché proprio lui. >> commentò la ragazza. 
Nico abbassò lo sguardo,
<< Non ne ho idea, ma che ne dici di cominciare? >> 
Lou alzò le spalle, 
<< Come preferisci, ma davvero è strano. Will dovrebbe essere completamente immune a questi richiami… di solito la magia esclude del tutto quelli come lui. >> 
Nico non rispose, forse doveva confessare la verità a Lou e finirla con tutta quella farsa. 
<< Senti Lou, in realtà Will aveva già organizzato tutto a priori… lui aveva già deciso di venire a salvarmi. Ma ti prego, non dirlo a nessuno. >>
<< Cosa? Quindi stai forse dicendo che la mia pozione è stata del tutto inutile? >>
<< Cosa è stato inutile, se posso chiederlo. >> esclamò una timida voce, entrando nella stanza. 
<< Hazel, sei venuta alla fine. >> 
La riccia annuì,
<< Si beh, è da tanto che non parlo con mamma. >> ammise. << Nico tu invece come stai? E’ stato orribile vero? >> domandò la ragazza ignara di tutto quel che era successo. 
Nico sbuffò interiormente, 
- Ok non poteva continuare a mentire a quelle ragazze se intendeva instaurare con loro un leale rapporto d’amicizia. 
<< Sedetevi e vi racconterò tutto per filo e per segno. Ma a una condizione, non voglio che nessuno venga a saperlo. >> 
Le ragazze annuirono. 
<< Facciamo un giuramento. >> propose Lou. 
<< Ok, giurate su tutte le pizze margherite del mondo che… >> 
<< Ma no Nico, le streghe non giurano sulle pizze! >> lo riprese Lou, mentre Hazel rideva divertita. 
<< Faremo un giuramento di sangue. >> ammise la ragazza, estraendo un ago da una bambolina di pezza. 
I tre ragazzi si punsero l’indice a vicenda, 
<< Giurate di non parlare mai con nessuno di quel che sto per raccontarvi? >> domandò Nico, lasciando scivolare una goccia di sangue dal suo dito.
<< Lo giuro. >> esclamarono le ragazze a turno, lasciando cadere il sangue sulla fiamma di una candela. 
<< Perfetto. >> esclamò Lou, succhiandosi il dito. << Adesso possiamo iniziare. >> 
Nico passò il resto del tempo a raccontare alle ragazze, quel che era accaduto dopo che Piper lo aveva lasciato alla mercé di Efesto. Parlò di come l’uomo l’aveva trattato, della voglia di scappare prima di entrare e della boccetta contenente l’incantesimo di Lou. Fino ad arrivare al suo quasi stupro orale, e all’entrata in scena di Will. Tralasciò però la scena della doccia; quel che succedeva tra lui e il biondo, sarebbe rimasto tra loro due e basta. 
<< Ecco chi era il ragazzo misterioso! >> esclamarono le ragazze all’unisono.
Nico alzò gli occhi al cielo, 
<< Non ditemi che stavate ancora cercando di capirlo. >> 
<< Beh… si. >> ribatté Lou.
<< Oh Nico, Will è stato il perfetto principe azzurro. >> commentò Hazel, con occhi sognanti. 
Anche Lou, per quanto destasse ammetterlo, ammirava profondamente quel che Will aveva fatto. 
<< Beh, quindi se non fosse stato per lui… Perdonami Nico la mia magia ha fallito. >> ammise la ragazza. Lou odiava quando i suoi poteri facevano cilecca, era un qualcosa che davvero non sopportava… 
<< No Lou, non dire così. >> la riprese il ragazzo, afferrandole le mani. (Uao, Nico che toccava di sua iniziativa una ragazza che non fosse sua sorella)?
Anche la streghetta ne parve stupita. << Son sicuro che il tuo incantesimo ci ha aiutato a non essere scoperti. >> cercò di consolarla il ragazzo e dentro di lui lo credeva davvero. 
Sicuramente Lou colse della verità negli occhi del ragazzo e sorrise rincuorata. 
<< Scusatemi. >> esclamò la ragazza alzandosi in piedi. << La magia è l’unica cosa che mi rimane e pensare di esser abbandonata anche da lei, mi fa impazzire. E’ l’unica cosa che mi permette di andare avanti, lo capite vero? >> 
I due ragazzi annuirono, Nico la capiva, eccome se la capiva. 
<< Ma tornando a noi, tu cosa senti per Will? >> domandò la ragazza riportando l’attenzione sul moro. 
Nico abbassò il capo, arrossendo appena. 
<< I-io non lo so… >> 
<< Oh non c’è bisogno che tu dica nulla, questa risposta è più che sufficiente. >> commentò Lou. 


Finiti i pettegolezzi sui drammi amorosi, i tre cominciarono con la seduta spiritica. Contattarono a turno, prima la madre di Hazel… Nico vide per la prima volta la ragazza piangere, ma anche sorridere felice. Il ragazzo le aveva visto quell’espressione di gioia soltanto quando era con Frank…
Poi fu il turno della madre di Lou, Ecate, una delle streghe più potenti mai esistite. 
Infine toccò a Nico, il quale aveva espressamente chiesto di agire per ultimo. Era intrepido il ragazzo, finalmente sarebbe riuscito a rivedere Bianca, e dopo tutto quel che stava succedendo, la necessita era più che alta. 
Come per la scorsa volta, al ragazzo fu chiesto di cominciare ad immaginare la sorella, i capelli, il volto, l’odore il tono della voce… 
Come la volta precedente il ragazzo dopo un intensa concentrazione cominciò a vedere la sorella avvolta in una luminescente coltre immacolata, correre verso di lui. 
Il ragazzo cominciò a piangere, ma l’emozione non durò a lungo, la sorella infatti al posto di avanzare, si allontanava sempre più da lui. O meglio Nico la vedeva correre nella sua direzione, ma era come se quella luce attirasse la ragazza come una calamita, impedendole di raggiungerlo. Nico cominciò ad urlare il suo nome, ma nulla la ragazza cominciò a scomparire. 
A quel punto intervenne anche Lou, ma neanche lei poté fare nulla… il contatto s’interruppe bruscamente e Nico tornò alla realtà. 
Era nuovamente nell’ombrosa stanza, seduto sul tappeto nero. 
<< Non capisco Nico, davvero. Questa volta c’eravamo ed a mio avviso non era presente nessun tipo di ostacolo o distrazione. >>
Il ragazzo non riusciva a parlare, il solo aver rivisto Bianca gli aveva procurato un dolore fortissimo all’altezza del cuore, che ora avvertiva pesante come un macigno. 
<< Devo cercare di capire il perché. >> continuò Lou, << Vado in biblioteca a cercare qualcosa, venite? >> 
Hazel annuì, mentre Nico scosse la testa, 
<< Vorrei tanto ma devo andare da Era, tra dieci minuti mi aspetta per la consegna del soldi. >> 
<< Allora vai, ti faremo avere notizie, ok? >> disse Hazel. 
Nico annuì, 
<< Grazie ragazze, davvero. >> esclamò il ragazzo, abbracciando entrambe. 









Raggiunto l’ufficio di Era, Nico bussò e attese. 
<< Avanti. >> disse la voce della donna qualche secondo dopo. 
<< Buonasera. >> disse solo il moro, guardando la donna. 
<< Di Angelo, la mia nuova star. >> cinguettò Era, allargando le braccia. << Ieri sera hai fatto davvero un ottimo spettacolo, in tutti i sensi. >> 
Nico abbozzò un sorriso, cercando con tutte le sue forze di non mandarla a quel paese. 
<< So che il cliente è rimasto molto soddisfatto dal tuo operato. >>
Suo malgrado il moro annuì. 
<< Dunque considerando che è stata la tua prima volta, e che sei ancora inesperto, ho deciso di pagarti con tutta la quota che il cliente mi ha lasciato. >> 
<< Oh dice davvero? >> esclamò Nico, fingendo felicità.
<< Si caro, vedi io sono una persona molto dolce e magnanima con chi svolge il proprio dovere in maniera professionale. E tu lo hai fatto egregiamente, dunque meriti di esser ripagato a pieni voti. >> spiegò la donna, consegnando al ragazzo una busta. 
Nico si avvicinò esitante, 
<< Avanti prendila e sparisci. >> 
Il ragazzo afferrò la busta, con il timore che Era potesse ritirarla da un momento all’altro e urlargli quanto fosse stato stupido a crederci, ma la donna non fece nulla di tutto ciò. 
Afferrata la busta, lo sguardo di Nico si posò su una foto che la direttrice teneva incorniciata sulla scrivania. Ora la riconosceva, era quella fatta in gruppo. 
Accortasi del suo interesse per la foto, Era parlò; 
<< Hai visto quanto siamo belli? >> 
Nico si sforzò di sorridere, 
<< La mia bellissima famiglia, tutti voi siete i miei bambini. >> continuò la donna, con un sorriso perverso dipinto sul volto. 
Non sapendo cosa rispondere, Nico si esibì in un piccolo inchino e uscì svelto dalla stanza.
Quella donna era completamente fuori di testa… 
Il ragazzo davvero non riusciva a capire il senso di quelle frasi, cosa intendeva dire con, bellissima famiglia? Loro non erano una famiglia, ma solo un gruppo di poveri ragazzi nelle mani di due deviati mentali. 
Con la busta di soldi in mano il ragazzo tornò in camera. 
Si allungo sul letto e l’aprì, dentro c’erano ben duemila sterline in contati… non aveva mai avuto per se tutti quei soldi… La sua paghetta settimanale girava intorno ai trenta euro, quanto Ade decideva di esser generoso.
Eppure ora che si trovava lì, cosa avrebbe fatto con tutti quei soldi? Addobbato la sua camera, come avevano fatto tutti gli altri ragazzi? Ma a quale scopo, se il suo obiettivo era quello di fuggir via da li, il prima possibile? Rendere più confortevole la stanza non lo avrebbe aiutato a risolvere i suoi problemi… Ecco! Li avrebbe dati a Will, gli spettavano di diritto e poi sicuramente a lui sarebbero serviti.  
La porta si aprì d’improvviso e Jason fece il suo ingresso con in mano un vassoio colmo di cibo, che adagiò sul letto di Nico. 
<< Uao bel gruzzolo che ti sei fatto. >> esclamò guardando i soldi sparsi sul letto. 
<< Si, ma comunque li darò a W… >> immediatamente si zittì consapevole di quel che stava per dire. Jason non doveva sapere quel che era accaduto. 
<< A chi li darai? >> domandò il biondo, che fortunatamente non aveva ben capito. 
<< No, no a nessuno. Come mai questo vassoio? >> chiese, dirottando così la conversazione. 
Jason alzò le spalle, 
<< Sapevo che non avresti cenato, quindi ti ho portato qualcosa. >> spiegò. 
Nico afferrò un trancio di pizza, 
<< Oh grazie. >> 
Jason abbozzò un sorriso, 
<< Come ti senti? >> gli domandò, sedendosi sul bordo del letto. 
<< Bene, non è stato facile, ma sto bene. >> 
<< Son contento. >> rispose Jason. << Temevo non c’è l’avresti fatta, e invece... >> 
Nico bevve un sorso di coca. 
<< Jason posso farti una domanda. >> 
<< Certo. >> 
<< Come mai tu non hai personalizzato la tua stanza, come gli altri? >> 
Un lampo di tristezza passò negli occhi del biondo, ma fu solo un attimo. 
<< In realtà non ne ho mai sentito il bisogno e poi non c’è nulla che mi piaccia così tanto. >> spiegò.
<< Uh capito, beh io nemmeno la addobberò, tanto andrò via da qui. >> 
<< Nico non dirlo nemmeno per scherzo. >> lo riprese il compagno. << Credevo che ormai ti stessi abituando, come puoi dire una cosa del genere? >> 
Il moro rimase stupito da un tale cambio d’umore, perché Jason si agitava tanto? 
<< Jason lo sai, questo non è il mio posto e non lo sarà mai. >> ribatté. 
<< Questo non è il posto di nessuno Nico. Ma nessuno di noi può andare via da qui, fattene una ragione. >> gli disse secco, alzandosi dal letto. 
Nico perse il senno della ragione,
<< Ma ti senti? Come puoi parlare così? >> lo redarguì. << Se ti sei già arreso non è un mio problema, io andrò via da questa fottuta isola, anche a costo di impazzire. Quei schifosi bastardi non mi avranno mai. >> 
<< Quei bastardi già ti hanno. Tu, io nessuno di noi puoi fare nulla, accettalo Nico, accettalo e basta. >> ribatté il compagno, afferrandolo per le spalle. 
<< Non posso, ok? Perché se lo facessi la mia vita non avrebbe più un senso, perché io devo andare lì fuori e uccidere la puttana che mi ha fatto finire qui! >>
Jason scosse la testa, 
<< La vendetta non ti porterà nulla. >> 
<< E stare qui invece si? Ma fottiti. >> cercò di divincolarsi il ragazzo con uno scossone. 
Una lacrime scese dal volto del biondo… 
<< Nico, vedi questa cicatrice? >> domandò con la voce rotta. 
La rabbia del moro svanì all’istante, non pensava che avrebbe mai visto uno come Jason piangere. 
<< Si la vedo. >> esclamò, osservando la cicatrice sul labbro del ragazzo. 
<< Bene, me l’hanno fatta loro. >> ammise, abbassando lo sguardo. 
<< Stavi scappando, non è vero? >>
Jason annuì, lasciando andare l’altro. 
<< Chi altro c’era con te? >> domandò Nico, curioso di andare in fondo a quella storia, ora che il ragazzo si stava finalmente aprendo a lui.
Il biondo andò al suo armadio e dopo qualche secondo, tirò fuori una scatola di cartone. 
Si sedette sul letto e l’aprì, Nico si avvicinò lentamente.
Jason prese una foto e gliela passò, 
<< Loro. >> disse, mentre si asciugava il volto. 
Il ragazzo vide ritratte due ragazze sorridenti, che si tenevano in mano un arco e alcune frecce. 
Una aveva i capelli lunghi ed il volto angelico, mentre l’altra vestiva secondo uno stile dark, con corti capelli neri e trucco pesante. 
<< Zoe Nightshade e Thalia Grace a sinistra, mia sorella maggiore… >> parlò dopo qualche tempo Jason. << Entrambe sono state uccise durante la fuga. >>
Un macigno piombò sul cuore di Nico… quindi anche Jason aveva perso la sorella maggiore… Ora capiva, ecco perché il ragazzo teneva tanto alle regole, ecco perché non voleva sentir parlare dell’ipotesi fuga. Aveva già perso tanto solo per provare… 
<< Scusami Jason sono stato un’idiota… >> mormorò il moro, mentre i sensi di colpa prendevano a serpeggiare in lui. 
Il biondo ripose la foto, 
<< Insieme a noi c’erano Luke, anche lui come vedi porta ancora il ricordo stampato in faccia, Annabeth, Leo e Piper.>>
<< Eravate soltanto voi sette? >>
Jason annuì, << Beh in realtà c’erano anche altri, ma solo noi decidemmo di rischiare. E come avrai capito, quando le cose precipitarono Luke decise di schierarsi dalla parte di coloro che non avevano avuto il coraggio di scappare. >> 
Nico si sedette accanto a lui, 
<< Avrei dovuto capire da solo il perché di tanto astio ogni volta che parlavo di fuga… perdonami ho pensato solo a me stesso. >> 
Jason si sforzò di sorridere, 
<< Non preoccuparti Nico, quel che fatto è fatto. Non avrei dovuto essere così crudo con te, tu non hai colpe. >> 
I due ragazzi si strinsero in un abbraccio, 
<< Aspetta un secondo, voglio farti vedere una cosa. >> disse poi il ragazzo, afferrando un'altra cosa dalla scatola. 
<< Seguimi. >> ordinò uscendo dalla stanza. 
Seppur lievemente riluttante Nico lo seguì, aveva la netta sensazione che Jason stesse per mostrargli qualcosa di molto importante, forse più della foto di sua sorella. 
Percorsero il lungo corridoio e si fermarono alla penultima porta, la 17 B. 
Jason emise un profondo respiro e poi lentamente la aprì con la chiave che aveva preso dal cofanetto. 
Un odore di chiuso investì immediatamente le narici di Nico. Jason richiuse immediatamente la porta e entrambi rimasero nel buio. 
<< Nico, sei uno dei pochi qui dentro che sta per vedere questa stanza…quindi ti prego… >>
<< Non preoccuparti Jason, sarò una tomba, promesso. >> giurò Nico, che non sapeva più cosa aspettarsi. 
Il buio non gli dava fastidio certo, ma in quella stanza la temperatura era davvero bassa e una strana sensazione di gelo si era insinuata lungo la schiena del moro. 
Finalmente Jason accese l’interruttore, mostrando così quel che il buio aveva tenuto nascosto agli occhi di Nico fino ad allora. 
(Come al solito), Nico rimase senza parole. Quella stanza era spettacolare! Da un lato era dipinta di nero, decorata con elementi dark gothic, mentre l’altra era dipinta con fulmini lampanti e decorata con oggetti sportivi.  La parte più bella però, rimaneva il soffitto, un cielo azzurro limpido, sul quale lievitavano sorridenti Thalia e Jason che si tenevano per mano. 
- Ecco com’era in realtà la camera di Jason… 
<< Quindi è questa la tua vera stanza… >> esclamò Nico, guardandosi attorno. 
Jason annuì. 
<< E’ splendida… davvero. >> 
<< Vero? >> chiese il biondo, osservando i suoi vecchi oggetti. << Se vuoi dai un’occhiata in giro. >> 
<< Tua sorella si che aveva stile. >> ammise Nico, senza neanche accorgersene, mentre sbirciava tra le numerose foto appese al muro. 
Quella frase strappò un mezzo sorriso al compagno, 
<< Già, scommetto sareste andati d’accordo in fatto di gusti stilistici e musicali. >> 
<< Tu dici? >> 
<< Uh uh, andava pazza per gli Evanescence. >> 
<< Oh beh, allora non ci sono dubbi. >> esclamò Nico, curiosando ora tra le vecchie foto di Jason. Una attirò particolarmente la sua attenzione, ritraeva il ragazzo e la sorella in forma ridotta, accanto ad una donna alta, vestita elegantemente; sembrava quasi una diva di successo. Al lato della foto c’era una scritta a matita che riportava la parola: Family. 
Nico immaginò che quella fosse la madre di Jason, ma al momento non se la sentiva proprio di fargli una domanda del genere. 
<< Ora hai capito perché la mia stanza è l’unica a non essere personalizzata? >> domandò Jason all’amico. 
<< Si, ti capisco… gli oggetti del passato riportano ai ricordi, e quando questi sono troppo dolorosi e meglio metterli da parte e ricominciare da zero. >>
<< Il più delle volte riesco a gestire bene la sua assenza, ma quando la sua presenza torna a farmi visita è devastante. Tutto il dolore che so di aver confinato negli angoli del mio corpo, comincia invadermi come in un’inondazione. L’acqua penetra, scorre ovunque e non c’è verso di fermarla. >> spiegò il ragazzo, accarezzandosi il braccio.
<< Non è facile gestire il dolore, specie quando prende il posto di una persona che amavamo profondamente. Lui arriva, riempie quel vuoto e come un veleno ci intossica. Fa male, ma ci permette di sentire qualcosa e noi non riusciamo a trovare la forza per scacciarlo, perché il “non sentire” nulla sarebbe di gran lunga peggiore.  >> 
Jason alzò lo sguardo verso il più  piccolo, 
<< Nico cosa ti hanno fatto? >> chiese Jason, colpito da quelle parole.
<< Me l’hanno portate via… Le uniche persone importanti della mia vita, non ho più nessuno adesso. >> ammise, slacciandosi il ciondolo e consegnandolo a Jason. 
Con mano tremante il biondo lo aprì, due donne dai capelli corvini come quelli di Nico, sorridevano all’obiettivo. Jason capì subito, erano sua madre e sua sorella… Così anche lui le aveva perse… 
Il biondo lo richiuse e delicatamente lo riallacciò al collo del moro, poi lo strinse forte da dietro le spalle, adagiando il viso sui suoi morbidi capelli. 
<< Sono cicatrici che porteremo per sempre con noi, ma ogni volta che il sangue tornerà a sgorgare, io ci sarò. >> esclamò Jason…
Uno poteva capire il dolore dell’altro, entrambi avevano perso le donne che più amavano, entrambi erano soli al mondo, o quasi…






Continua…



 


Angolo Autore: 

Buonasera a tutti cari lettori. 
Volevo porgere un pensiero a tutte le vittime del terremoto che ha colpito Amatrice e dintorni. Spero vivamente che nessuno di voi si trovasse lì nel momento del sisma, e che nessuno abbia perso un famigliare, parente o amico. Qui da me la scossa si è sentita abbastanza forte, ma fortunatamente non ci è stato nessun danno. 
Non credo ci sia altro da dire, semplicemente queste cose accadono e noi piccoli esseri umani non possiamo nulla contro la potenza della Natura. Si tratta semplicemente di una questione di fortuna, l’essersi salvati a discapito di altri innocenti però…
In ogni caso la vita va avanti e le FF ci aiutano a distrarci un po’, spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
Un saluto a tutti. 
xxNico

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Capitolo 11
*** XI ***





Happy Island / Svariati giorni dopo 




<< Nico mi raccomando, sangue freddo e nervi saldi. >> esclamò Annabeth, mentre aiutava il ragazzo a scegliere il tipo di arma che meglio si accordasse con il suo corpo. << Charles è forte, molto forte. Ma sicuramente tu sei più agile dato la tua stazza. Quindi punta su quello, evita se puoi lo scontro ravvicinato. >> gli consigliò, consegnandogli  un set da tre coltellini da lancio. << Schiva sempre tutti i colpi e rispondi immediatamente, non devi dargli il tempo di ribattere o sarai spacciato in meno di due secondi. >>
Il moro ascoltava attentamente cercando di non impazzire con tutti quei consigli. 
<< Ecco, prova questa. >> gli disse poi, consegnandogli una spada dalla lama nera e lucente. 
Nico la rigirò tra le mani, l’elsa era gelida e liscia, sembrava disegnata apposta per le sue mani. Certo, in tutta la sua vita non aveva mai combattuto con una spada e neanche durante gli allenamenti con Ares, ma sentiva di poterla maneggiare senza rischiare di auto mutilarsi qualche parte del corpo. 
<< Si, penso sia adatta. >> esclamò, rigirandosela tra le mani. 
La bionda annuì fiduciosa, 
<< Non avevo dubbi. >> sorrise soddisfatta. << Bene, tra cinque minuti dentro l’arena, fatti valere mi raccomando. >> 
<< Ci proverò. >> rispose il ragazzo, infilando una maschera simile a quelle utilizzate nella scherma. 
Nico non era ancora pronto e lo sapeva bene, ma Ares non aveva voluto sentir ragione;
<< Tre lezioni di allenamento sono più che sufficienti. >> gli aveva detto. << Comportati da uomo e non fare la lagna, dovrai dimostrarmi cosa sei in grado di fare, poi deciderò in quale livello smistarti. >> 
Nico aveva abbassato il capo esasperato… Quell’uomo era quasi peggio di Afrodite. Fissato con la lotta, finiva sempre per parlare di quanto fosse bello squartare le persone o sfondarle di botte. Il moro non era rimasto per nulla stupito quando Hazel gli aveva spifferato, che se la faceva con Afrodite; erano fatti praticamente della stessa pasta. 
Annabeth invece si occupava di dar manforte ai novellini come lui, la ragazza infatti, insieme a Reyna, Frank e Clarisse occupava il posto più alto nella classifica. Il suo punto forte però, non stava tanto nella forza quanto nella strategia. Nessuno tra i ragazzi poteva vantare un tale livello di logica, Nico ne era letteralmente strabiliato. 
Il ragazzo avvertì le urla della folla in trepida attesa, quei suoni riportarono alla sua mente la prima esibizione nel teatro a luci rosse. Ma adesso la situazione era ben diversa; non doveva far arrapare nessuno, ma lottare e cercare di non farsi spezzare qualche osso. 
La voce di Ares prese parola dal microfono, 
<< Buonasera Signori e Signore! >> urlò con voce da oboe. << Siete pronti a scommettere sugli sfidanti di questa sera? >> 
La platea esplose in un: 
<< Siiii! >>
<< Perfetto gente, allora preparatevi perché state per assistere ad una lunga battaglia, cosparsa di sangue, ossa rotte, sudore e lacrime di dolore. >>
<< Yeee! >> 
<< Ma ora passiamo alle presentazioni, alla mia destra ecco a voi il famigerato Charles Becknford! >> urlò l’uomo, mentre la folla esplodeva in una serie di urli e fischi di ammirazione. 
Ebbene si, Charles si era già fatto conoscere grazie alla forza bruta dimostrata sul campo di battaglia. 
<< Mentre alla mia sinistra, abbiamo un novellino che combatterà per la prima volta, ecco a voi Nico Di Angelo! >> 
Nonostante sentisse le gambe di piombo, il moro avanzò ugualmente, cercando di non fare dietro front e correre a rifugiarsi in biblioteca.
Questa volta non ci fu alcun fischio di ammirazione, arrivarono invece una serie di risatine divertite. 
In effetti la stazza di Nico non lo faceva apparire forzuto e temibile come Charles… nessuno avrebbe scommesso su di lui.
Il moro deglutì osservando la folla che dagli spalti agitava mazzi di banconote. La maggior parte di loro era vestita in maniera elegante… tutte quelle persone erano gente “di alta classe”, ma dentro erano tra le più povere dei poveri… 
<< Che lo scontro abbia iniziò. >> ringhiò Ares, con voce rauca. 
La folla si zittì e fu in quel momento che alcun voci raggiunsero il ragazzo. 
<< Avanti Nico, fagli vedere chi sei. >>
Il moro si girò e ad un angolo degli spalti vide, Hazel, Lou, Reyna, Piper e Jason che agitavano le mani. 
La vista di quei ragazzi che facevano il tifo per lui gli scaldò il cuore, ma il calore svanì, quando il ragazzo incontrò la figura di Charles che lo sovrastava di almeno una spanna. 
Annabeth gli aveva detto di evitare lo scontro completamente ravvicinato, quindi, la prima cosa che fece fu quella di indietreggiare. 
Charles evidentemente lo prese come un segnale di stizza ed un via libera a toglierlo di mezzo, così caricò con la mazza d’acciaio con cui combatteva. 

Nonostante la pericolosità delle armi le regole erano chiare; 
divieto di eliminare il nemico, divieto di lasciare ferite permanenti, divieto di disabilitare in qualsiasi modo il nemico. Quindi niente amputazioni, o colpi bassi. A tal pro i ragazzi venivano addestrati da Ares, che indicava loro i punti che non dovevano mai essere colpiti, a seconda del tipo di arma che si utilizzava. Nico sinceramente non li ricordava bene, ma avrebbe improvvisato.
Charles colpì un fendente con la mazza che il ragazzo riuscì a schivare per un pelo. Con un scatto afferrò poi uno dei tre coltellini e lo tirò verso l’avversario, riuscendolo a colpire però solo di striscio alla spalla. 
Ignorando il taglio che cominciava a sanguinare, Charles prese l’arma lanciata dal più piccolo e la piegò con due dita. 
La folla ruggì, ammaliata da una simile potenza, mentre Nico ricominciava ad indietreggiare. 
- Nico avanti, invoca la rabbia che hai nel cuore. Lasciati invadere, pensa, lui è Persefone. Pensa a lei, pensa a quella puttana che ha ucciso tua sorella. 
Per un attimo il ragazzo sentì il moto prorompente dell’ira macchiarli il cuore. Ma Charles lo stroncò con un pugno in pieno petto e un calcio laterale che lo fecero piombare a terra. 
<< Sei finito piccoletto. >> esclamò il ragazzo, alzando la mazza. 
Nico in teoria avrebbe potuto arrendersi, perché si, tra le opzioni c’era anche quella. L’unico problema era quel che la scelta comportava… Chiunque si arrendeva infatti, sarebbe poi stato costretto ad esibirsi per una settimana di fila nel teatro a luci rosse. Quindi no, Nico non l’avrebbe mai fatto. 
La mazza stava per scendere su di lui, quando si ricordò di avere anche una spada. Con uno scatto l’afferrò, riuscendo a parare all’ultimo secondo il colpo micidiale che l’altro stava per infliggergli. Nico dovette mettere nelle braccia tutta la forza di cui disponeva per non far scattare la spada via. 
E mentre teneva l’arma in tensione, il moro rivide la scena di Bianca che veniva buttata giù dal balcone, Persefone che si pugnalava un fianco, lo sguardo orripilato di Ade, lo sguardo perverso del cliente, il sorriso folle di Era, Luke che tentava di abusare di lui…e tutto quello fu davvero troppo.
 Con un urlo disumano Nico riuscì a scansare la mazza di Charles e rialzarsi con un balzo. 
Ora non aveva più timore, voleva solo poter uccidere l’avversario e liberarsi da tutto il male che gli era stato fatto. 
Spinto dalla rabbia e dal dolore, Nico cominciò a menare un fendente dopo l’altro tra gli sguardi stupiti della folla. Charles, che non si aspettava una tale potenza, cominciò ad indietreggiare sotto i colpi della spada, stando però attento a pararli tutti. 
Presto però l’adrenalina cominciò a svanire dal corpo del ragazzo, le braccia divennero pesanti ed i colpi non più così forti. Charles, che nel frattempo si era preoccupato di farlo stancare, ne approfittò per poter ribaltare la situazione. Parato un altro colpo, intercettò Nico con una ginocchiata al fianco e poi con una rotazione lo afferrò alla gola, stringendo da dietro. 
Nico non sapeva che fare, non riusciva a liberarsi, quella presa era di ferro. E con la bocca coperta dalla maschera non poteva neanche tentare di utilizzare i denti. Presto sentì l’aria iniziare a svanire, lasciò cadere la spada e infine, mentre tentava di afferrare un coltellino, perse i sensi e svenne. 






 







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Venezia / Ospedale SS. Giovanni e Paolo


<< Ade non credi sia meglio lasciarla andare in pace? >> chiese Persefone, toccando la spalla dell’uomo.
Il moro scosse la testa, 
<< No, non ancora. I medici hanno detto che c’è ancora speranza. >> 
<< Soltanto un 5%… è una percentuale troppo bassa, lo sai anche tu. >> gli fece notare la donna, seguendolo fuori dalla stanza. 
<< La speranza è l’ultima a morire, saprò aspettare. >> 
 << Oh Ade, se solo non avessi organizzato quella festa. >> sospirò la donna, fingendo una lacrima. 
<< No tesoro, non incolparti per nulla. Tu sei innocente, anzi è grazie a te che ho capito di aver un figlio disturbato. >> la consolò l’uomo, stringendole il busto. 
<< Non stringere così. >> si lamentò la donna. 
<< Scusami, ti sei ferita? >> 
Persefone finse una risata disinvolta, 
<< No caro, sono solo… le mie cose. >> 
<< Ah giusto. >> esclamò quello arrossendo leggermente, << Vado a salutarla e andiamo. >> 
La donna annuì,
<< Ti aspetto qui, dalle un bacio anche da parte mia. >> 

Ade rientrò nella stanza dell’ospedale, mentre Persefone osservava il panorama che quell’altezza offriva. 
Alcune gondole scivolavano placide sul corso di un canale, illuminato dalla luce rosso sangue del sole che si stagliava all’orizzonte. 
La donna strinse con forza la mensola di marmo… non poteva credere di non essersi riuscita a liberare definitivamente della smorfiosa, ma la questione la preoccupava poco. Qualcosa in lei stava cambiando, poteva sentirlo, appena arrivata a casa ne avrebbe testato la conferma. E riguardo Bianca le probabilità di un risveglio erano davvero troppo basse, molto probabilmente sarebbe rimasta così ancora per molto tempo e prima o poi Ade avrebbe deciso di staccare i fili…
La recita stava per giungere al termine.















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Happy Island / Infermeria 






- Bene. Pensò Nico ripresa conoscenza. Possibile che passi più tempo qui, che nella mia stanza? Si lamentò con se stesso, osservando il soffitto bianco dell’infermeria. Dal dolore che sentiva al corpo, era sicuro di aver perso contro Charles, ma la cosa non lo stupiva più di tanto, ci sarebbe voluto un miracolo per riuscire a batterlo. E indovinate un po’? Con Nico tutti i miracoli si erano estinti, o meglio tutti tranne uno. Perché proprio in quel momento un miracolo stava camminando verso il letto del moro con in mano il vassoio della cena; quel miracolo si chiamava Will. 

Dopo l’ultima confessione, i ragazzi avevano avuto alti e bassi. Will aveva continuato a tenere d’occhio Nico, tra un turno e l’altro in infermeria. Il moro però il più delle volte si era rifugiato nella stanza di Lou, dove sapeva che il biondo non sarebbe mai andato di sua spontanea volontà. Il giorno prima del combattimento nell’arena però, Will lo aveva sorpreso nella sua stanza e senza mezzi termini gli aveva fatto capire quanto fosse stato stronzo ad evitarlo per tutti quei giorni. Nico “aveva risolto” tutta la situazione con un bacio, poi era corso da Hazel.


<< Ci risiamo. >> commentò il moro, mettendosi a sedere, << Ecco che torni a farmi da balia. >> 
Will sorrise divertito dal cipiglio scocciato dell’altro. 
<< Ormai non mi inganni più, so benissimo che non aspettavi altro. >> controbatté. 
<< Si, come no. >>
<< Scommetto che hai perso apposta per venire qui. >> continuò a stuzzicarlo il biondo, adagiando il vassoio sulle sue gambe. 
Nico alzò gli occhi al cielo, cercando di ignorare le frecciatine lanciate dall’altro. 
Will tagliò un pezzo di pesce alla griglia e lo portò alle labbra del moro, 
<< Il pesce sta per arrivare nella tua bocca, vedi di aprirla per bene. >> esclamò, cercando di non scoppiare a ridere. 
Le guance di Nico s’imporporarono di rosso.
<< Will sei un depravato del cazzo. >>
<< Non usare questo linguaggio scurrile nella mia infermeria, pensa a mangiare il pesce piuttosto. >>
Nico ne assaggiò un boccone, 
<< E va bene, adesso divertiti pure ma la mia vendetta sarà lunga e dolorosa. >> minacciò. 
Il biondo verso dell’acqua nel bicchiere, 
<< Non aspetto altro. >> commentò sorridente. 
Nico afferrò il bicchiere con uno strattone, 
<< Posso bere da solo. >> esclamò ingurgitando l’acqua, 
<< No caro il mio Di Angelo, ormai sei in trappola e dovrai sottostare alle mie torture. >> lo rimbeccò il biondo, cercando di riprendere il bicchiere.
Per impedirgli di riuscirci, Nico optò per lanciare l’acqua sul viso del ragazzo. (Davvero una pessima idea direi).
<< Ops. >> esclamò scoppiando a ridere, mentre l’acqua gocciolava dal ciuffo biondo dell’altro.
Nico non sapeva che reazione aspettarsi, ma quella che arrivò superò ogni sua immaginazione.
<< Se volevi bagnarmi bastava questo. >> esclamò Will alzandosi con uno scatto e baciandolo con foga. Il vassoio del cibo rovinò a terra, sporcando il pavimento e i piedi del biondo (costantemente in infradito). 
Nico non sapeva bene cosa fosse successo a Will, forse era semplicemente in calore, o forse era una porco di natura ma non lo dava a vedere. Fatto sta che quel bacio violento gli offuscò tutti i sensi e fece bagnare anche lui. 
- Dei, come si poteva desiderare così tanto una persona? Perché Nico in quel momento desiderava Will con tutto se stesso. 
Il loro momento di puro eros fu interrotto però dall’arrivo di Annabeth. 
<< Oh cavoli, scusate non sapevo che… >> esclamò la ragazza cercando di passare inosservata, ma ormai il danno era fatto. 
Will si alzò da addosso a Nico e senza neanche tentare di trovare una scusa (che in ogni caso sarebbe risultata banale), uscì dalla stanza dicendo:
<< Vado a prendere uno straccio per ripulire. >>
Nico dal canto suo avrebbe voluto infilare la testa sotto le coperte e rimanere lì per l’eternità, ma la bionda non glielo permise. 
<< Beh che dire, Will è proprio un bravo ragazzo, sei fortunato a stare con lui. >>
<< Noi non stiamo insieme. >> ribatté Nico nell’immediato. 
<< Ah no? Beh, dal modo in cui vi stavate mangiando la faccia, ma comunque non sono affari miei. Sono venuta per vedere come stavi, Charles per fortuna si è mantenuto leggero questa volta. >> 
Nico ringraziò in cuor suo la ragazza per il cambio d’argomento, 
<< Meno male che c’è andato piano… altrimenti cosa? Mi sarei ritrovato senza fianco e senza testa >> esclamò, indicando le fasciature che gli contornavano il bacino e il collo.
<< Molto probabilmente si. >> concordò l’altra.
<< Ti prego dimmi che Ares non mi ha inserito tra i peggiori… tipo nel livello D o F. >>
La bionda scosse energicamente la testa, facendo dondolare la coda alta. 
<< Non esattamente, ha apprezzato la carica di forza che hai dimostrato di avere con la spada e la discreta agilità nello schivare e parare i colpi. >>
<< Quindi? >> domandò speranzoso il ragazzo.
<< Livello C. >> 
<< Non male. >>
<< Assolutamente non male, Nico! Difficilmente i nuovi finiscono subito al terzo livello, specie se poi sono minuti e gracilini come te. >> 
<< Ehi, io non sono gracilino. >> protestò il ragazzo. 
<< Invece si che lo sei. >> controbatté Will entrando armato di straccio, scopa e paletta. 
Nico desiderò con tutto se stesso di poterlo fulminare seduta stante, ma si limitò ad un occhiataccia assassina. 
<< Si vede proprio che siete fatti l’uno per l’altro. >> commentò Annabeth uscendo dalla stanza.
Il moro decise che si sarebbe vendicato anche di lei a tempo debito. 
Will invece arrossì vistosamente e si girò per non darlo a vedere al ragazzo. 
Per i successivi cinque minuti rimasero in  silenzio senza sapere che pesci pigliare, 
<< Domani tu verrai al mercatino di Iride? >> domandò alla fine il moro per rompere l’insopportabile silenzio che stava per farlo impazzire.
Il biondo annuì tornando sorridente, 
<< Certo, non me lo perderei per nulla al mondo. >> esclamò. << Preparati per fare il bagno. >>
<< Il bagno? >> chiese Nico stranito. 
<< Certo il bagno! >> 
<< Ma di quale bagno parli? >>
Will fece roteare gli occhi divertito, 
<< Ti hanno mai detto che fai troppe domande?  Adesso riposati o non ti darò il permesso di uscire. >> lo minacciò lasciandogli un bacio sulla fronte. 
Seppur controvoglia Nico chiuse gli  occhi. 














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Happy Island / Il giorno dopo:



Alle 8:00 in punto tutti i ragazzi erano già corsi fuori, intrepidi di poter tornare finalmente ad assaporare quel piccolo “giro di clessidra”, che tanto profumava di libertà.

Nico aprì gli occhi con un scatto. 
- Il mercatino! Dei che ore sono?
Questi furono i primi pensieri che gli si affacciarono alla mente. L’orologio digitale al muro segnava le otto e un quarto. 
Doveva muoversi, Jason e gli altri la sera precedente erano andati a dirgli che sarebbero usciti alle otto. Era già in ritardo di quindici minuti.
L’infermeria era immersa nel silenzio più assoluto, possibile che tutti lo avessero lasciato da solo?
Stava giusto per iniziare a deprimersi quando si accorse della testa bionda adagiata accanto al suo fianco. 
Era Will…
Aveva passato la notte accanto a lui, quel ragazzo era completamente pazzo. 
Lentamente il moro si mise a sedere e con grande sorpresa, sentì che il dolore al fianco era scomparso quasi del tutto, così come quello al collo.
 Con dolcezza prese a giocherellare con i riccioli di Will, con la penombra della stanza rimandavano ad un campo di grano sotto il cielo di novembre. 
<< Ehi Will. >> lo chiamò. << Svegliati, dobbiamo andare alla bancarella. >>
Il biondo alzò la testa di scattò, 
<< Uh ma che… Nico, ehi…  come ti senti? >> 
Al moro mancò un battito… 
- Possibile che la prima preoccupazione del ragazzo fosse lui? 
<< Bene, davvero. >> rispose, baciandolo.  Lo meritava, davvero quel ragazzo meritava un bacio per qualsiasi cosa facesse o dicesse.
Will naturalmente non poté che apprezzare, 
<< Vorrei questo incentivo per iniziare la giornata ogni mattina. >> ammise staccandosi per un secondo. << Renderebbe tutto più bello. >> 
Nico sorrise sulle sue labbra, mentre uno stormo di pipistrelli impazziti faceva a pugni nel suo stomaco. 

<< Bene, direi che possiamo togliere le fasce.  >> esclamò Will, iniziando a srotolare la garza intorno alla vita di Nico. 
<< Posso sapere come ho fatto a guarire così in fretta? >> 
<< Tutto merito dell’ambrosia. >> ammise il biondo, indicando una boccetta di vetro ambrata. 
<< Mai sentita nominare. >> 
<< E’ una speciale medicina che ha il potere di curare il 98% delle ferite in massimo tre giorni. >> spiegò Will, soffermandosi ad osservare l’ombelico del moro. 
<< Pazzesco, non sapevo esistesse roba del genere. >>
<< Beh infatti la sua vendita è riservata a pochi, quasi nessuno sa della sua esistenza. >> 
<< E come mai non viene messa in commercio? >> domandò il moro che non capiva il perché di tale scelta. 
<< L’ambrosia viene estratta dal sottosuolo, purtroppo però non ce ne sono grandi quantità. Se venisse conosciuta in scala planetaria sarebbe destinata a scomparire nel giro di pochi anni. >>
<< E su quale criterio si decide a chi darla? >> 
<< Soldi, fama e interessi. Tutti i pezzi grossi che vengono qui a divertirsi si preoccupano di portarne sempre una boccetta in regalo ad Era e Zeus. Sanno che se non lo farebbero, il divertimento nell’arena finirebbe. >> spiegò il ragazzo, accarezzando l’ombelico dell’altro. 
- Bastardi… pensò Nico.
<< Ehi ma che fai? >> 
<< Niente è che hai davvero un bell’ombelico. >> commentò Will. 
Il moro scoppiò a ridere incredulo. 
<< Un bell’ombelico? Non sapevo esistessero “ombelichi” belli o brutti. >> 
<< No dico davvero, mi piace molto. >> 
<< Questo rientra nella top five delle cose più strane che mi sono state dette. >> 
<< Avanti Nico pensaci, l’ombelico è il fulcro del nostro corpo. Siamo vivi grazie a lui, è il segno distintivo di noi terrestri, il centro della vita racchiuso in un piccolo buchino. >> esclamò Will, mentre salivano in ascensore. 
<< E’ tutto molto poetico, ma si, ora che mi ci fai riflettere, hai ragione.  E’ il diretto collegamento con nostra madre. >> commentò il ragazzo, mentre il volto sorridente di Maria gli appariva davanti. 
<< Esatto, una catena che si sgancia ma che non si spezza mai del tutto. >> 
- Che non si spezza mai del tutto… Sua madre però era morta, come poteva sapere se la loro catena fosse ancora integra?
<< Will. >> 
<< Dimmi. >> 
<< La catena di cui stiamo parlando… >> tentennò, mentre entravano nella stanza del biondo, per recuperare il costume e un asciugamano. << Resiste anche alla morte? >> domandò alla fine, abbassando il volto. 
Will non si lasciò scomporre dalla domanda, anche se non conosceva ancora il passato di Nico non era uno stupido. 
<< Io penso che la morte la fortifichi. >> ammise, afferrando un paio di occhiali di sole. 
<< In che senso? >> 
<< La vita e la morte hanno la stessa madre. Il cordone ombelicale ci trasmette l’ossigeno e le sostante nutrienti utili per la nostra crescita. Mentre nostra madre ce le dona però, è ad un passo sempre più vicina alla morte, mentre noi siamo sempre più vicini alla vita. >> 
Per la seconda volta in quella mattinata, Nico rimase colpito dalla profondità delle parole di Will… non si aspettava che un “medico” avesse un lato così filosofico. 
<< Ma non capisco, come può fortificarsi? >> ammise il moro confuso. 
<< Un giorno lo capirai da solo.  >> lo consolò il biondo, stampandogli un bacio sulle labbra. << Avanti adesso andiamo a recuperare i tuoi soldi e poi raggiungiamo gli altri. >> gli disse, prendendolo per mano. 







Per uscire dall’edificio, i ragazzi passarono dal corridoio dove Nico aveva tentato la sua prima fuga. Questa volta però tutto era completamente illuminato da una serie di lampade e la presenza di Will rassicurava il ragazzo. Poco prima di arrivare però Nico, fermò il biondo. 
<< Will… >> 
<< Dimmi tutto. >> 
<< Io non so come dirlo… >> ammise. 
<< Cosa? >> domandò il biondo. 
<< Come dobbiamo comportarci? >> chiese tutto d’un fiato.
<< Oh. >> esclamò il biondo. << In realtà non ci aveva pensato. Comunque in nessun modo in particolare, semplicemente siamo noi stessi. >> 
Nico annuì rincuorato, proprio quello che voleva sentirsi dire.
 Arrivati in cima trovarono la griglia aperta. Il moro si fermò per un attimo sulla soglia; non poteva credere a quel che stava vedendo. 
<< Avanti Nico. >> lo chiamò Will correndo verso la spiaggia. 
Il ragazzo si perse nei suoi occhi dello stesso colore del cielo, i capelli del sole, la pelle abbronzata come i tronchi delle palme che ondeggiavano spinte dal soffio del vento. 
Mai aveva visto nulla di più bello…

<< Nico! Siamo qui >> lo risvegliarono le voci di Hazel, Reyna e Piper.
Il ragazzo corse verso di loro, togliendo le scarpe e beandosi del tocco soffice della sabbia sui piedi nudi. 
<< Come stai? >> gli chiesero le ragazze. 
<< Molto meglio. >> rispose Nico con un sorriso. Da quanto tempo non sorrideva sinceramente? 
<< Avanti devi comprarti un costume anche tu! >> gli disse Piper, spingendolo verso la bancarella di Iride. 
<< No io devo raggiungere Will… >> provò a ribattere, ma la ragazza fu irremovibile. 
<< Prima il costume, Will aspetterà. >> 

Chiamare bancarella quel che in realtà pareva più un centro commerciale in miniatura era un offesa bella e buona. 
Nico si trovò davanti a differenti reparti, il primo reparto comprendeva: zona vestiti, zona gioielli e accessori, zona cosmetici e profumeria. Numerosi ragazzi erano accalcati sui vari ripiani alla ricerca di qualcosa di carino da comprare o a fare rifornimento di prodotti. Drew aveva già riempito un intero cestino di trucchi, mentre Silena stava comprando tutte le mini gonne presenti. 
Dall’altro lato i fratelli Stoll spruzzavano fragranze qua e là, rendendo l’aria irrespirabile. 
Piper trascinò il ragazzo verso i costumi da uomo, 
<< Allora Nico che tipo preferisci slip, boxer o pantaloncini? >> 
<< Piper io non voglio un costume, non farò il bagno. >> ribatté.
<< Cosa? >> esclamò sconvolta la ragazza. << Tu devi farlo, è d’obbligo. >> 
<< Guarda che ne dici di questo? >> gli disse poi, prendendo un costume giallo con disegnate delle piccole banane.
Nico si voltò a guardare Hazel e Reyna alla ricerca di aiuto, ma le due stavano morendo dalle risate. 
<< Piper io odio il giallo. >> esclamò.
<< Uh allora, questo? >> domandò prendendone uno verde evidenziatore. 
Il moro scosse la testa, doveva andare via da lì il prima possibile. 
<< Io credo che questo sia molto più adatto allo stile di Nico. >> s’intromise Hazel, tenendo in mano un costume nero a pantaloncino. 
<< Ma no Hazel! >> ribatté Piper inorridita, << I teschi non si abbinano al tema sole / mare. >> 
<< Invece è perfetto. >> esclamò Nico, prendendo in mano il costume. << Hazel tu si che hai buon gusto. >> 
La ragazza sorrise felice mentre Piper scuoteva la testa contrariata. 
<< Avanti amore non fare così, non tutti amano i colori >> la consolò Reyna. 
<< Beh ora che me lo fai notare, anche tu non sei da meno. >> rispose la ragazza, indicando il costume intero (rigorosamente nero) che la mora indossava. 
<< Stai forse dicendo che non ti piaccio? >> domandò Reyna, fingendo sdegno. << Sai cos’è? Adesso vado a toglierlo davanti ai ragazzi. >> esclamò correndo verso la spiaggia. 
Piper sbiancò in volto. 
<< Reyna Avila Ramirez Arellano torna subito qui! >> urlò partendo alla carica. << Stavo scherzando. >> 
Hazel sorrise divertita da quella scena, 
<< Sono davvero belle insieme. >> commentò. 
<< Concordo. >> esclamò il moro, spostandosi al reparto magliette. Finalmente poteva comprarle come piacevano a lui. 
<< Vuoi che ti aiuti? >> domandò Hazel. 
<< Assolutamente si, dopo il costume ho capito che sei l’unica che potrebbe consigliarmi in maniera decente. >> 
<< Di preciso cosa vuoi comprare? >> 
<< Oh beh, basta che siano vestiti neri. Sono stufo di indossare cose riciclate a turno di Leo e Jason; sono orribili. >> spiegò il ragazzo, indicando la maglia viola.
<< Ok, ho afferrato il messaggio. >> esclamò Hazel divertita. 
<< Sai… >> disse Nico, mentre provava una maglietta allo specchio. << non capisco, perché ci lasciano uscire e divertire all’aperto? >> 
<< Beh come sai loro vogliono il massimo da noi, è il massimo si ottiene solo quando una persona sta bene. Se ci trattassero come i carcerati che siamo, finiremmo per dare il peggio di noi. >> 
<< Si, ha senso. >> 
<< Certo che lo ha, mare, sole, shopping, quale metodo migliore per tenere a bada un branco di adolescenti? >> 
<< E non temono una fuga via mare? >>
<< Impossibile… >> rispose Hazel.  << Vieni a vedere. >> gli disse, uscendo da sotto la bancarella. << Come vedi abbiamo a disposizione solo una parte di spiaggia, la recinzione che la delimita, si estende anche sott’acqua, ed è elettrica. >> spiegò la ragazza. 
<< Adesso è tutto chiaro… >> sospirò il ragazzo, i cui sogni di fuga erano appena stati infranti. << Con Frank come va? >> domandò poi, desideroso di cambiare argomento.
<< Tutto bene per fortuna, conoscendolo adesso sarà alla ricerca di roba orientale da mettere in camera. >> 
<< Nostalgia di casa? >> 
La ragazza annuì, << Frank ama la Cina, il suo sogno è poter tornarci un giorno. >>
<< Capisco… >> esclamò il moro.
<< E tu invece? Con Will? >> domandò subito dopo la ragazza, mostrando una maglietta a Nico.
<< Beh cosa vuoi sapere di preciso? >> 
<< State insieme o no? >> 
<< No, o perlomeno non ufficialmente. >> 
<< E a te sta bene? >> 
<< Si, cioè non lo so… Il fatto è che io non dovrei… >> ammise Nico  afferrando un paio di pantaloni neri ricoperti di catene e borchie. 
<< Non dovresti cosa? >> 
<< Limonare con lui, parlarci, starci insieme… >> 
<< E perché mai? >> domandò Hazel che proprio non riusciva a capire.
 << Qui quasi tutti siamo fidanzati. >> 
<< Beh per quello che siamo costretti a fare con i clienti… >> 
<< Oh Nico, ogni volta che parliamo finisco per ripensare alla “me” di un tempo. >> ammise la ragazza, accarezzando la schiena del ragazzo. 
<< E cosa ti ha fatto diventare quella che sei adesso? >>
<< Frank… Con lui ho capito un qualcosa di fondamentale; la differenza tra sesso e amore. >> 
<< Guarda quel giubbino da aviatore! >> esclamò il ragazzo. << Lo voglio assolutamente. >>
<< Si, è molto carino, credo anche che sia della tua taglia. >> 
<< Perdona l’interruzione, continua pure sono curioso. >>
<< Ti dicevo la differenza tra sesso e amore. Il sesso è solo un atto materiale, un qualcosa che possono fare tutti con tutti, giusto? >>
Nico annuì. 
<< Mentre l’amore no. L’amore è tutto il contrario del sesso. Si può farlo solo con una persona, con la persona per la quale si prova un sentimento talmente profondo, talmente forte da arrivare a decidere di condividere il proprio corpo, la propria intimità e la propria anima. Ci si denuda completamente davanti agli occhi dell’altro, si tolgono tutte le maschere e ci si fonde per diventare una cosa sola. Ecco perché non devi avere paura di fidanzarti con Will, non potrete mai confondere il sesso con l’amore. >> 
<< Tutto quello che hai detto è magnifico, ma… io non credo di essere capace di amare, non ho mai amato nessuno in questo senso. >>
<< Nico non devi lasciarti spaventare, c’è sempre una prima volta. >> tentò di consolarlo la ragazza. 
<< E se io non amassi Will? >> ribatté il ragazzo, osservando gli occhi scuri dell’altra. 
<< Dimmi, c’è un qualcosa in particolare per cui Will ti affascina? >> 
<< No, direi più che mi piacciono diverse di cose di lui, anzi credo che sia Will nell’insieme ad attrarmi. >> confessò il ragazzo, constatando che il giubbino gli stava a pennello. 
<< Ecco vedi? Sei sulla buona strada per l’amore vero. >> 
<< Non riesco a decidere se sia una cosa giusta o sbagliata… >>
<< Il vero amore non è mai sbagliato. >> disse Hazel, << Avanti ti accompagno da Iride. >>

Nel tragitto per raggiungere la donna, Nico diede un occhiata fugace anche agli altri reparti; reparto piante (dove Katie stava acquistando smisurati vasi di edera e concime naturale), reparto arredamento (strapieno di ogni tipologia di mobili, lampadari, letti ecc…) e infine il reparto elettronica, (dove Leo, Charles e Annabeht erano intenti a rovistare tra fili elettrici, computer e tablet).
Iride era seduta su uno sgabello dietro un’enorme registratore di cassa. 
<< Buongiorno ragazzi. >> esclamò sorridente vedendoli arrivare carichi di vestiti. 
<< Buongiorno anche a te Iride, come te la passi? >> le chiese Hazel. 
<< Abbastanza bene, e tu chi sei? >> domandò rivolta a Nico. 
<< Nico. >>
<< Non ti ho mai visto prima di oggi… >> commentò la donna, squadrando il ragazzo dall’alto al basso. 
<< Beh si, sono qui da circa un mese. >> 
<< Oh capisco, comunque mi sono fatta un nuovo tatuaggio, volete vederlo? >> domandò, cambiando argomento. 
<< Siii. >> esclamò Hazel.
La donna si girò di schiena e slacciò il top che indossava. Sulla sua schiena erano tatuate due grandi ali da angelo.
<< Allora che ne dite? >>
<< E’ fantastico. >> esclamò Hazel, tracciandone con delicatezza il contorno.
<< Davvero. >> disse anche Nico. 
<< Se solo queste ali potessero volare. >> commentò la donna, riportando all’indietro i lunghi capelli tinti come l’arcobaleno. 
<< Già… >> le fece eco il ragazzo senza accorgersene. 
Iride si fermò per qualche attimo a fissarlo negli occhi,
<< Che ne dici di farti un tatuaggio? >> gli propose, appoggiando i gomiti sul bancone. 
<< Chi io? >> chiese Nico, che non si aspettava una domanda del genere. 
<< Si, domani tornerò con l’occorrente, fissa l’appuntamento avanti, ne ho già segnati cinque e non posso farne più di sette. >> lo avvisò la donna. 
Nico ci pensò un po’ su… l’idea di tatuarsi gli era sempre piaciuta, ma fino ad allora non aveva trovato nulla di così eclatante da voler imprimere per sempre sul proprio corpo. 
<< Io non lo so… >> ammise. << Non saprei cosa farmi. >> 
<< Bene, allora non preoccuparti, sarà per la prossima volta. >> lo tranquillizzò la donna, facendo il conto dei vestiti. << Centocinquanta dollari. >> esclamò.


Usciti dal circolo di bancarelle Hazel e Nico raggiunsero gli altri sulla spiaggia. Nico aveva completamente perso di vista Will e stranamente non aveva ancora incrociato Jason…
Le risposte alle sue domande arrivarono qualche minuto dopo.
Seduto sulla sabbia, accanto a Frank (che nel frattempo era tornato), Hazel, Reyna, Piper e Annabeth, Nico si perse ad ammirare il mare. E fu proprio da lì che vide sbucare Percy, che con una capriola era emerso dall’acqua con la stessa eleganza di un sirenide. 
<< Testa d’alghe smettila di fare lo spaccone. >> lo prese in giro Annabeth, provocando un riso generale.
Da un onda poi, Nico vide farsi avanti Jason e Will, entrambi su una tavola da surf. Cavalcavano il mare indomabile, urlando per il brivido dell’eccitazione. Nico pensò che doveva essere fantastico poter volare sull’acqua… 
Will nel suo costume arancione, la pelle abbronzata e i capelli al vento pareva proprio un surfista australiano; il dio dei surfisti….




Continua…





Angolo Autore: 

Sono tornato gente!
Altro capitolo bello pieno, spero di avervi  sconvolto almeno un pochino u.u 
Che poi dovreste amarmi, perché sono qui ad aggiornare (leggermente in ritardo lo so) e domani mattina devo svegliarmi alle 6:00… 
Dormire? No, non conosco questo verbo. 
Che poi, sono ancora sconvolto dal finale di una FF, che ho finito di leggere dopo un anno, quindi comprendetemi… 
Dai la smetto di ammorbarvi, un abbraccio a tutti, 
xxNico. 

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Capitolo 12
*** XII ***


Angolo Autore:
Oggi torno a rompervi prima di lasciarvi leggere. 
Volevo soltanto scusarmi per il lieve ritardo, ma ho preferito aspettare che EFP si ristabilizzasse del tutto. (Dopo i diversi problemi tecnici che ci sono stati, dove capitoli e recensioni scomparivano nel nulla).
Inoltre vi informo che questo capitolo è leggermente più lungo degli altri, (il più lungo scritto fino ad ora per questa FF). 
Vabbé magari nemmeno vi frega, ma volevo “avvisarvi”; auguro una buona lettura a tutti. 
Ps: Ah quasi dimenticavo, gran parte del capitolo l'ho scritto ascoltando: Sweet Nothing di Calvin Harris e Florence Welch. Quindi, come al solito vi consiglio di ascoltarla mentre leggete. (Vi metto l'asterisco vicino alla scena in cui dovete ascoltarla).
xxNico.






Happy Island / Spiaggia dietro il manicomio




Jason e Will scivolavano  sulle onde del mare come dei pattinatori professionisti su una lastra di ghiaccio. Nico non immaginava fossero così bravi. Specialmente Will, quel ragazzo gli aveva già dato prova di eccellere nel campo della medicina, nel saper fingere e nell’essere molto profondo e comprensivo. Ma essere un asso anche nello sport, no quell’idea proprio non gli aveva sfiorato la mente neanche per un attimo. 
Un onda più forte fece cadere entrambi i ragazzi, che si abbracciarono divertiti mentre recuperavano le tavole da surf e raggiungevano la riva.
Nico vide  Will correre nella sua direzione, con i capelli bagnati all’indietro, la tavola da surf in mano e i pettorali appena accennati imperlati dalle lacrime del mare. Quella visione gli provocò un piccolo problema nelle parti basse, fortunatamente però nessuno sembrò farci caso. Annabeth aveva infatti raggiunto Percy in acqua e da più di due minuti, erano scesi sotto la superficie, non di sicuro a guardare alghe e i pesci; (o forse questi si, però un solo pesce in particolare).
Hazel e Frank invece erano andati a fare una passeggiata sulla battigia, Reyna e Piper infine stavano ancora bisticciando tra di loro. 
Dall’altro lato della spiaggia Nico vide Luke, Ethan, Chris e Clarisse giocare a beach volley, mentre Ottaviano e Rachel pomiciavano indisturbati. 
<< Che bel costume, principe delle tenebre. >> esclamò Will, finalmente arrivato dal ragazzo. 
<< Vero? Tutto merito di Hazel. >> rispose il moro. << Piuttosto tu, non mi avevi detto di essere anche un surfista. >> gli fece notare, indicando la tavola da surf. 
<< Oh non sono poi così bravo. >> ammise il biondo, portando una mano dietro il collo. 
Nico si lasciò sfuggire un piccolo sorriso sarcastico, 
<< Uh, se non sei bravo tu allora io sono una nullità. >> 
Will posò la tavola da surf sulla sabbia e si sistemò accanto al ragazzo, 
<< Perché hai mai provato? >> gli domandò. 
Il moro scosse la testa, 
<< Allora perché hai detto di essere una nullità? >> 
Nico si voltò verso il mare,
<< Perché non sono bravo in niente, mentre tu… Avanti Will guardati, sei praticamente perfetto. Sei un medico eccellente, un bravo attore, un magnifico surfista e riesci sempre a guardare alla vita con positività. >> sbottò, chiudendo gli occhi. 
<< Sembra quasi che ti dia fastidio… >> 
<< No Will, non mi da fastidio, semplicemente non capisco perché uno come te, perda tempo con me. >> 
<< Ed io non capisco come tu possa esser così stupido e irrispettoso nei tuoi confronti. >> ribatté il ragazzo secco. 
 Nico rimase in silenzio senza sapere cosa ribattere. 
<< Smettila di odiarti, che ti piaccia o no sarai la persona con la quale trascorrerai il resto della tua vita, che senso ha svilirti così? >> gli domandò il biondo, attirando l’attenzione di Piper e Reyna. 
<< Meglio se li lasciamo da soli. >> sibilò la mora alla compagna. 
Piper annuì, prendendo la mano della ragazza. 
<< Will così faremo scappare tutti, fai finta che non ti abbia detto niente. >> 
<< Come puoi chiedermi una cosa del genere? Hai iniziato tu questa discussione e… >>
<< Ecco vedi? >> esclamò Nico con voce grave, << L’hai detto anche tu. Ho cominciato io, perché non so mai tenere chiusa la mia fottuta boccaccia, perché non so godermi un momento in santa pace senza creare casini. >> sbottò alzandosi. 
<< Avanti Nico, ora dove stai andando? >> lo richiamò Will.
<< A fanculo e non ti azzardare a seguirmi. >> urlò il ragazzo allontanandosi, ignaro degli occhi acquamarina che avevano seguito da lontano tutta la discussione. 

- Complimenti Nico, hai appena rovinato tutto, come al tuo solito del resto. Sei solo un idiota, fottuto, coglione. Si disse, nascondendosi dietro un gruppo di palme. Qui si accese una sigaretta (che per fortuna aveva recuperato insieme ai soldi) e, sicuro di non esser visto da nessuno, lasciò cadere alcune lacrime. 
Perché si era comportato in quel modo? Proprio ora che poteva vivere “normalmente” per un po’ e svagarsi, finiva per fare la vittima con problemi di autostima... Sicuramente Will ora avrebbe cominciato a perdere interesse nei suoi confronti e come biasimarlo? 

<< Ma cos’è questa puz…? >> esclamò improvvisamente una voce, da dietro una siepe. 
Nico vide le foglie muoversi ed una testa sbucare fuori. La ragazza si voltò in direzione del fumo della sigaretta e Nico la riconobbe immediatamente; Katie Gardner. 
<< Oh… >> esclamò solo quella nel vedere il ragazzo. 
Il moro che non aveva dimenticato i suoi attacchi d’ira contro di lui, quando lo aveva beccato con una sigaretta in bocca si apprestò a spegnerla immediatamente, ma l’altra lo fermò. 
<< No, continua pure davvero. >> gli disse, uscendo completamente dal cespuglio, spazzolandosi via la terra dal vestito. 
Nico rimase con la sigaretta a mezz’aria indeciso su cosa fare. Katie gli stava forse tendendo una trappola? 
<< Anche se in ritardo, volevo scusarmi per come mi sono comportata l’altra volta… non volevo ferirti in quel modo. >> esclamò, prendendo dal cestino di legno che teneva in mano un fazzoletto e consegnandolo al ragazzo. 
<< Grazie… >> disse solo Nico, che non si aspettava una simile gentilezza. 
Dopo quella volta in cui Katie lo aveva mandato in ospedale infatti, non si era mai ritrovato faccia a faccia con la ragazza e aveva sempre fatto il possibile per evitarla. 
<< Ho appena piantato alcuni semi di biancospino. >> disse sorridente. 
Nico annuì di rimando, senza sapere bene che dire; non si era mai interessato al mondo delle piante. 
<< Rappresentano la speranza. >> spiegò qualche secondo dopo la ragazza, afferrando una piantina di edera dal cestino. 
<< Quella invece cosa rappresenta? >> domandò il moro. 
<< L’edera, vuol dire dipendenza. >> esclamò la ragazza, guardando la sigaretta che Nico teneva tra le labbra. 
Il ragazzo tossicchiò un po’ di fumo… 
<< Nico non voglio fare la parte della cagacazzo, ma non ti senti neanche un minimo in colpa per quello che stai facendo? >> gli chiese, mantenendo comunque un tono pacato. 
<< Sinceramente? No non mi importa. >> ammise. 
<< Posso sapere il perché? >> 
<< Non è per cattiveria o chissà cosa, semplicemente non ci penso. Ho altre cose per la testa, sai; ben più importanti di questa. >> 
<< Ecco. >> esclamò Katie. << E’ qui che ti sbagli. I problemi della tua vita privata possono essere importanti quanto ti pare, ma in alcun modo devono influire negativamente sul tuo pianeta e sugli esseri viventi che ti circondano. >> gli fece notare. 
<< Con questo cosa intendi dire? >> domandò Nico, guardando la ragazza negli occhi. 
- Ne aveva già abbastanza, prima aveva rovinato tutto con Will ed ora si ritrovava Katie a fargli la predica ecologica, quando avrebbe soltanto voluto fumarsi una sigaretta in santa pace. 
<< Intendo dire, che per quanti problemi tu abbia, non hai nessun diritto di disturbare con le tue sigarette di merda il pianeta in cui abiti e gli altri esseri viventi! >>  ribadì la castana, che stava incominciando a perdere la pazienza. 
<< Senti Katie. >> sbottò il ragazzo. << Apprezzo la tua preoccupazione per il pianeta, ma davvero ora come ora non riesco a fregarmene minimamente. >>
<< Lo so Nico, lo so. >> esclamò la ragazza irritata. << Il mondo sta morendo proprio perché tutti fanno il tuo stesso ragionamento del cazzo.  >> 
<< Non puoi paragonarmi a quelli che gestiscono industrie inquinanti, solo per qualche sigaretta. >> ribatté il ragazzo.
<< Invece posso eccome! >> scattò la ragazza, balzando in piedi e puntando un dito contro il moro. << Il tabacco è una fonte di inquinamento più pericolosa delle polveri sottili emesse da automobili e industrie. Sapevi che fumare in auto equivale a produrre polveri sottili trenta volte superiore ai limiti di legge? >> 
Nico stava per ribattere ma l’altra non gliene diede il tempo.
<< E che una sigaretta accesa produce concentrazioni di polveri sottili di oltre 400 microgrammi per metrocubo, ovvero molto più dello smog da auto? >> domandò ancora, con fare accusatorio. 
Stremato il moro spense la sigaretta tra la sabbia. 
<< Ecco contenta? >>
<< No. >> ribatté la ragazza risoluta. << Tieni, prendi questa. >> gli disse poi consegnandogli il vaso con la piantina di edera. 
<< E io cosa dovrei farci? >> domandò il ragazzo, con il vaso in mano. 
<< Prendertene cura, così magari ti passerà la voglia di fumare. >> lo beffeggiò la ragazza riprendendo il cestino e allontanandosi a grandi falcate. 

Nico rimase con la pianta in mano senza sapere che pesci prendere. 
Non aveva mai accudito una pianta, e sinceramente non si era mai interessato a riguardo. Come avrebbe fatto? 
Sbuffando si rialzò, per prima cosa l’avrebbe portarla al sicuro nella sua stanza, poi avrebbe pensato a come crescerla decentemente. 
Possibile che ora avesse anche quell’impiccio? L’aiuto di Neville Paciock non sarebbe stato male in una situazione del genere. Capiva in parte la rabbia di Katie, ma cosa poteva farci se la sigaretta era rimasta una tra le sue poche consolazioni? 
Rientrato in camera, il ragazzo la sistemò accanto al letto, sopra al comodino in legno. Avrebbe dovuto provvedere a comprarle una lampada onde evitare di lasciarla al freddo e al buio per troppo tempo. 
Sicuramente al mini centro commerciale di Iride ce n’erano. Non fece neanche in tempo a finire di pensarlo che dalla sua porta fece capolino Katie. 
<< Questa lampada andrà più che bene. >> esclamò, adagiando sul letto una lampada in acciaio. << Questa tipologia di edera è nata appunto per stare negli ambienti domestici. Va annaffiata una volta a settimana, la luce tienila accesa per mezz’ora al giorno, non un minuto di più. Mentre il concime devi metterlo una volta ogni tre mesi, per evitare che si indebolisca e incorra in possibili malattie. Infine ricorda di lucidare le foglie almeno una volta al mese. >> concluse. 
Nico non sapeva che dire, non si aspettava che la ragazza sarebbe andata ad aiutarlo, ma sicuramente lo stava facendo perché teneva troppo alle piante, non di certo per lui. << Allora vuoi scrivertele queste cose o hai una memoria d’acciaio? >> l’apostrofò Katie un secondo prima di uscire dalla stanza. 
Il moro si ridestò e afferrato un pezzo di carta e una penna, scarabocchiò le informazioni che la ragazza gli aveva appena fornito. 
<< Bene piantina, allora noi ci vediamo dopo, ok? >> esclamò il ragazzo, dopo aver sistemato la lampada. << Vado a comprarti il concime e il lucidante. >> 

Tornato fuori, Nico vide Will seduto dove l’aveva lasciato perso a guardare l’orizzonte… 
- Perché si era comportato da idiota per l’ennesima volta? Perché stava sprecando del tempo prezioso che avrebbe potuto passare con lui? Magari conoscerlo meglio… La litigata gli ricordò però che sicuramente ora il ragazzo non avrebbe voluto vederlo. 

<< Hai intenzione di lasciarlo lì ad aspettarti per tutto il giorno? >> gli domandò una voce, facendolo sobbalzare. 
<< A-Afrodite? >> esclamò il moro sconvolto dalla presenza della donna. 
Sconvolto in tutti i sensi. 
Sia perché non si aspettava di vedere la donna lì, sia perché non si aspettava che sapesse di lui e Will, sia per il costume che Afrodite indossava. Il quale si, la rendeva una vera bomba. 
<< L’unica e insostituibile. >> ammiccò la donna sorridente. << Vi osservavo prima, sai lui ci tiene davvero tanto a te. >> 
<< Mi scusi ma lei cosa ne sa? >> tentò di contrastarla il ragazzo. 
<< Oh Di Angelo, se c’è una cosa che so fare bene è proprio questa. Riesco a leggere l’amore negli occhi degli altri, e posso dirti con certezza che negli occhi di Solace c’è amore. Amore per te. >> ribadì la donna, con un occhiolino.
Quel tono di voce sensuale e carico di pathos scatenò un ondata di calore nel petto di Nico, che sentì l’improvviso bisogno di correre da Will e cominciare a baciarlo come se non ci fosse un domani. 
La donna si allontanò con passo sensuale, indossava un costume con una lunga coda in velo bianco che strisciava sulla sabbia dorata. 
Nico la vide raggiungere la riva e scivolare in acqua proprio come una sirena. In molti si persero ad ammirarla, mentre si lasciava trasportare dalle onde, e portava all’indietro la massa d capelli bagnati che le ricadevano sulle spalle, come un gruppo di fiori rampicanti. 
L’attenzione del ragazzo tornò presto però su Will… Le parole che la donna gli aveva detto erano come un elisir dolce e rassicurante, dopo quel che era arrivato a presupporre. Ma come poteva sapere se la donna non stesse mentendo? O semplicemente sbagliando? Eppure ora che la riguardava si accorgeva di quanto avesse ragione. Sembrava fatta apposta per l’amore…
Con lentezza il moro si avvicinò all’asciugamano, dove Will si era alla fine disteso a prendere il sole. Teneva le palpebre chiuse, e sul suo volto aveva dipinta un’espressione di beatitudine, sicuramente dovuta alla luce calda del sole. La fronte leggermente corrugata però, tradiva qualcosa che non andava…
Nico non sapeva bene cosa fare, così decise di agire per istinto; si sdraiò accanto al ragazzo e rimase immobile ad ammirare il cielo terso. Poteva sentire il respiro di Will nelle sue orecchie, il calore della vicinanza del suo corpo, con delicatezza avvicinò la mano a quella del biondo e la sfiorò. Will parve non accorgersene o forse si limitò ad ignorare la cosa; questa indifferenza diede comunque a Nico il coraggio necessario per proseguire in quel dolce atto di “espiazione”. Sempre con dolce lentezza si limitò a sfiorare le dita del compagno, ma questa volta avvertì le dita di Will serrarsi attorno alle sue.
- Ok, questo é decisamente un buon segno. Pensò il moro. 
Will girò il volto verso di lui e aprì gli occhi,
<< Allora mi perdoni per essere tremendamente perfetto? >> esclamò, mostrando i denti luminosi.
Nico annuì sfoggiando un mezzo sorriso, 
<< E tu? >> domandò poi.
<< No, non ti ho perdonato per esserti offeso così.  >>
Il volto del moro si rabbuiò, 
<< Ma forse potrei aiutarti a farti capire quanto sei figo. >> aggiunse Will, cogliendo il ragazzo alla sprovvista. 
<< Ah si? E precisamente in che modo? >> lo stuzzicò il moro, sperando che l’altro non avesse intenzione di saltargli addosso davanti a tutti. 
<< Uh vediamo. >> esclamò il biondo con fare malizioso, fingendo di pensarci su. << Magari potre… >>
Il ragazzo non riuscì a finire la frase che un secchio d’acqua ghiacciata lo investì in piedi. Will saltò in piedi e cominciò a correre verso il mare, mentre Leo sghignazzava divertito. 
<< Will dovresti vederti, sembri un pinguino arrostito che sta per perdere la metropolitana. >> esclamò scoppiando nuovamente a ridere. 
Nico balzò in piedi, timoroso di un possibile attacco. 
<< Valdez sei proprio un coglione. >> gli sibilò contro. 
<< Oh boy-zombie mi dispiace non volevo spegnere i bollenti spiriti del tuo ragazzo. >> lo schernì, << Però lui vuole spegnere i tuoi. >>  esclamò poi.
Nico si voltò immediatamente per vedere Jason colpirlo con un secchio colmo di acqua e ghiaccio. Sfortunatamente non riuscì ad evitarlo, e ne fu investito in pieno. 
A differenza di Will, Nico si abbandonò ad un serie di imprecazioni colorite, saltellando sul posto per il freddo. 
<< J-Jason fott-tuto bastardo, gi-giuro sulla stige ch-che ques-sta me la paghi. >> esclamò, correndo da Will che lo chiamava a gran voce. 
<< Avanti Nico, stavi andando in fiamme. >> lo prese in giro il biondo. << Dovresti ringraziarmi. >>  
Il moro alzò da lontano il dito medio. 

<< L’acqua del mare è più calda di quella che ci hanno tirato contro. >> gli spiegò il ragazzo.
<< Bast-ardi dobbiamo vendicarci. >> disse Nico.
Will sorrise, 
<< Hai degli occhi stupendi quando sei arrabbiato. >> 
Qualcosa in Nico si sciolse. 
<< Pec-cato che io non sia ar-rrabbiato, ma inf-uriato. >> 
<< Avanti vieni in acqua, o rischi di andare nuovamente in ibernazione. >> lo avvisò Will. 
<< Non so nuotare. >> ammise il ragazzo, restando sulla riva. << E ho paura delle meduse. >> 
Il biondo scoppiò a ridere. 
<< Perché proprio delle meduse? >> 
<< I-io non lo so, mi terrorizzano. >> 
- Ed era vero, Nico non era mai riuscito a superare quella fobia. Fin da piccolo, quelle poche volte in cui era andato al mare con la famiglia, si aggrappava alle spalle di Ade, per timore che una medusa lo avvelenasse con i suoi tentacoli. Quei piccoli (non sempre) animali, dalla consistenza gelatinosa e trasparente erano praticamente impossibili da avvistare in acqua e questo terrorizzava il moro che spesso finiva per credere di esserne circondato. 
<< Avanti vieni, puoi aggrapparti a me. >> esclamò Will raggiungendolo sulla riva e prendendolo in braccio.
Molto probabilmente il volto di Nico divenne più rosso del dovuto, ma non contrastò quella proposta, anzi starsene aggrappato al collo del ragazzo gli piacque non poco. 

Dalla spiaggia, Jason e Leo stavano assistendo a tutta la scena,
<< Amico li abbiamo fatti fuori. >> esclamò Leo, dando il cinque a Jason. 
<< Si, però guardali adesso. >> disse il biondo, indicando i due ragazzi, che scivolavano in acqua stretti l’uno all’altro. << Si stanno riscaldando a vicenda, dobbiamo fare qualcos’altro. >>
<< Ma no, lasciamoli pure fare, dai. >> ribatté il ragazzo. << E poi devo raggiungere Calypso, mi ha detto di aver trovato un videogioco pazzesco alla bancarella. >> spiegò. 
<< Leo avanti, non è da te buttare la torta dopo averle dato solo un morso. >> insisté Jason, cercando di invogliare il ragazzo a continuare con gli scherzi. 
<< Jay oggi sei più stronzo del solito sai? >> gli fece notare il moro. << Non è che sei un po’ geloso? >> lo stuzzicò. 
<< Geloso io? Tu sei matto. >> ribatté il biondo, assumendo un espressione sconvolta. 
<< Beh qui siamo tutti fidanzati qui. >> gli fece notare.
<< Grazie Leo, tu si che sei un vero amico. >>  
<< Ma non devi preoccuparti arriverà anche per te. >> cercò di rimediare immediatamente il moro, resosi conto di aver toccato un nervo scoperto.
 << Adesso vado prima che Calypso venga a cercarmi armata di pistola elettrica, ci becchiamo in giro. >> lo salutò, incamminandosi verso i tendoni.
<< Si, a dopo. >> lo salutò il biondo, con un cenno svogliato della mano. 
<< Ehi Jason. >> urlò due nanosecondi dopo una voce. 
<< Bro dimmi. >> esclamò il ragazzo, vedendo Percy correre verso di lui, seguito da Annabeth, Reyna e Piper. << Luke e gli altri ci hanno sfidato a pallavolo, sei dei nostri?  >> gli domandò. 
<< Certamente. >> esclamò il biondo, aveva bisogno di sfogarsi un po’, cosa c’era di meglio di una partita? 
<< Dobbiamo però trovare qualcun altro disposto a giocare con noi. >> 
<< Frank? >> 
<< No, è con Hazel da qualche parte nel mercatino, idem per Leo. L’ho chiesto a Katie ma niente non vuole. >> spiegò il moro. 
Al biondo venne in mente un’idea. 
<< Chiamiamo Will. >> propose. 
<< Non penso sia il caso di disturbarlo. >> s’intromise Annabeth, indicando i due ragazzi in acqua.
<< Ma cosa sta facendo con Nico? >> domandò Percy sconvolto. 
<< Le stesse cose che facciamo io e te testa d’alghe. >> 
<< Ma da quando stanno insieme? >> 
<< Non lo sa nessuno in realtà. >> esclamò Piper. 
<< Perché magari non sono fatti nostri. >> disse Reyna. << Vogliamo trovare qualcun altro oppure no? Non vedo l’ora di andare a distruggere quei deficienti. >> 
<< Ma Will è bravissimo. >> si lamentò Percy. << Continueranno a limonare dopo la partita. >> decise, cominciando a correre verso il mare. 
<< Ben detto Bro. >> si gli fece eco Jason, raggiungendolo. 
<< Dei, che idioti. >> commentò Annabeth… 


<< Will porta il tuo culo abbronzato fuori dall’acqua abbiamo una partita da vincere. >> urlò il moro.
Nico si staccò da Will contrariato. 
<< Possibile che devono sempre rompere? >>
<< Ormai ci sono abituato. >> scherzò il biondo. 
<< Dai Will non farti pregare. >> urlò anche Jason. 
<< Non possiamo lasciarli così. >> 
<< E va bene, adiamo. >> sospirò Nico, stampando un ultimo bacio salato sulle labbra di Will. 




I dodici ragazzi presero posizione. Da un lato Luke nel ruolo di schiacciatore laterale, Ethan come schiacciatore opposto, Silena palleggiatrice, i fratelli Stoll entrambi nel ruolo di libero e infine Clarisse come centrale. 
Dall’altro lato della rete Percy nel ruolo di centrale, Jason come schiacciatore opposto, Reyna come schiacciatrice laterale, Will come palleggiatore, Piper nel ruolo di libero e Annabeth alla battuta. 
Per evitare un arbitro di parte, i ragazzi avevano accettato a far controllare la partita da Ares, che si era proposto nell’immediato, speranzoso di poter far scoppiare una rissa tra le due squadre. 
Nico, Ottaviano, Rachel e Dakota, che nel frattempo li aveva raggiunti con un bottiglia di vino in mano (già mezza vuota), assistevano alla partita. 

Ares diede il via, Annabeth segnò il primo punto, con un servizio studiato alla perfezione. Al secondo tiro però, Trevor riuscì a riprendere la palla, passandola a Silena che, con un alzata perfetta diede l’opportunità a Luke di scagliare una schiacciata perfetta. 
Jason, Reyna e Will saltarono immediatamente formando un muro impenetrabile, la palla ricadde addosso a Luke che però riuscì comunque a riprenderla passandola a Clarisse che scagliò una potente cannonata a mezz’aria. Questa volta il muro di braccia non resse, e la palla volò contro Piper che tentò di riprenderla con un backer ma, per l’impeto della potenza fu scagliata a terra. 
I ragazzi esultarono, mentre Reyna e Will si precipitarono da Piper per vedere in che condizioni fosse. 
<< Ahi…credo di esser slogata il polso. >> ammise. 
<< Fammi vedere. >> esclamò il biondo, afferrandolo con delicatezza. << Ti fa male se tocco qui? >> 
<< Ah cavoli. >> urlò Piper. 
<< Ok, è un si… >>
<< Oh no e adesso? >> domandò la ragazza preoccupata. 

<< Giocherà Dakota. >> esclamò Reyna, voltandosi verso il ragazzo. 
<< Cosaaa de-devo fare? >> domandò, scolando la bottiglia di vino. 
<< Venire a giocare, avanti. >> lo afferrò la ragazza per il braccio, ma appena tentò di metterlo in piedi quello rovinò a terra, tra le risa divertita di Luke e compagni. 
<< Bene, fate uscire uno dei vostri è il problema è risolto. >> esclamò Annabeth rivolta a Luke. 
<< Ragazzi chi di voi vuole uscire? >> domandò il biondo. 
Tutti scossero la testa. 
<< Visto? Vogliamo giocare tutti. >> 
La bionda ebbe il forte impulso di prenderlo a pallonate nelle parti basse. 
<< Se volete posso andare a cercare qualcuno. >> propose Nico, che era rimasto in disparte durante tutto quel tempo. 
<< Perché non giochi tu? >> gli propose Percy. 
<< Non se ne parla nemmeno, Nico non è ancora guarito del tutto, non può fare sforzi eccessivi. >> intervenne immediatamente Will. 
<< Beh però prima in acqua pare avesse la forza per farsi cavalcare da te. >> commentò Ethan. 
<< Avanti Ethan più garbato. >> lo riprese Luke, poi scoppiarono entrambi a ridere. 
Il viso del moro si tinse di rosso, 
<< Ethan sei proprio un coglione. >> esclamò Will. 
<< Ah e poi vorrei far notare che anch’io sono ancora infortunato dallo scontro di Reyna e le tue torture caro dottore. >> aggiunse poi il ragazzo. 
<< Di quali torture parla? >> domandò Nico. 
<< Niente, poi ti spiego. >> 
<< Allora? Lo fate giocare oppure è troppo codardo per scendere in campo? >> li provocò nuovamente Ehtan. 
A quel punto Nico si alzò e si diresse verso il campo, ma Will lo fermò. 
<< Dove pensi di andare? >> 
<< Non continuerò a farmi trattare come un idiota. >> 
<< Nico, sei guarito da poco, non puoi giocare, rischi di farti nuovamente male. >> 
<< Correrò il rischio. >> rispose semplicemente il moro. 
<< Nico… >> provò nuovamente il biondo, ma ormai non c’era più nulla da fare, il piccolo aveva deciso così. << E va bene, cerca solo di stare attento e per favore evita le palle troppo forti. >> 
Il moro annuì, 
<< Avanti, non sarò un fuoriclasse ma facciamogli mangiare la sabbia. >> esclamò, afferrando la mano del compagno. 
Will sorrise di rimando, mentre i ragazzi esultavano, felici di poter continuare la partita. 
Il primo set se lo aggiudicò la squadra di Percy, grazie soprattutto all’ingegno strategico di Annabeth, che riusciva sempre a sapere dove e quando battere, trovando sempre la traiettoria giusta per impedire alle braccia avversaria di parare la palla o di recuperarla. 
Il secondo set però fu degli avversari, un po’ per colpa delle cannonate che la squadra avversaria riversava sul povero Nico e in parte per Ares che non ammetteva mai i falli commessi da Clarisse. I ragazzi erano stanchi di questi favoritismi e Annabeth si era decisa a dirgliene quattro, ma proprio in quel momento Ares schizzò via, senza dire nulla. I ragazzi stupiti si voltarono per seguirlo con lo sguardo e in lontananza lo videro buttarsi in acqua. Su uno scoglio infatti c’era Afrodite che gli faceva cenno di raggiungerla… 
<< Il solito porco. >> commentò Reyna, sistemandosi la lunga treccia nera. 
<< E adesso chi farà da arbitro? >>
<< Io. >> esclamò una voce, uscendo da dietro un gruppo di palme. 
<< Dioniso? >> esclamarono i ragazzi. 
<< In persona. >> confermò l’uomo, facendosi avanti. 
<< Bel costume prof. >> lo schernì Silena, guardando orripilata gli sleep leopardati che l’uomo indossava. 
<< Vero? >> esclamò quello. << Mi fa anche un bel sedere. >> 
Tu tutti scoppiarono a ridere. 
<< Divino, davvero. >> risero Trevis e Connor. 
<< Bene, adesso però basta perdere tempo. >> ammise. << Se ho capito bene stavate iniziando il terzo set. >> 
I ragazzi annuirono. 
<< Riprendete allora. >> 
 






Nel frattempo:






Era si affacciò sul balcone della suite al decimo piano. 
<< Uh oggi c’è davvero un sole magnifico. >> cinguettò, stiracchiandosi le braccia. << Zeus vieni a vedere. >> 
L’uomo la raggiunse completamente nudo, 
<< Già, un tempo magnifico direi. >> 
<< Guarda come si stanno divertendo i ragazzi. >> disse la donna, indicando oltre le palme. 
Zeus sorrise, 
<< I nostri figli. >> 
<< Sono tutti bellissimi e ci faranno incassare una fortuna. >>
<< Finché morte non ci separi. >> esclamò Zeus, pronunciando così quell’aneddoto che spesso si ripetevano quando erano in intimità. 
<< Esattamente. >> disse Era, ridendo, mentre l’uomo la prendeva in braccio. 
<< Pronta per la seconda manche? >> domandò Zeus, baciandole il seno. 
<< Anche per la terza e la quarta. >> rispose la donna, baciandolo con foga. 

Toc Toc

Qualcuno bussò alla porta, 
<< Chi è? >> tuonò Zeus. 
<< Signore sono io, Caronte. >> 
Era si alzò gli occhi al cielo,
<< Caronte, ti avevo detto di non disturbarmi. >> urlò con voce stridula. << Sei diventato cretino per caso? Anzi lo sei sempre stato. >>
<< Signora ma è una cosa importante, c’è la signorina Persefone al telefono che chiede di parlare urgentemente con lei. >> spiegò l’uomo. 
Era sbuffò infastidita. 
<< Aargh ora ci mancava anche quella puttanella. >> commentò, scendendo dal letto. << Avanti idiota entra. >> ordinò. 
Caronte entrò nella stanza e noncurante dei due completamente nudi, passò il telefono alla donna. 

<< Persefone che piacere sentirti, dimmi pure. >> esclamò Era, afferrando il telefono con uno strattone. 
<< Zia Era perdonami per il disturbo, ma c’è una cosa che devi assolutamente sapere. >> 
<< Allora dimmela razza di idiota. >> sbottò alla fine la donna, incapace di mantenere la calma, dopo esser stata interrotta durante un momento di tanta intimità. 
Persefone si schiarì la gola, 
<< Sono incinta. >> dichiarò. 
<< Oh ma è fantastico. >> esclamò Era, tornando gioiosa. << Zeus, Persefone è incinta. >> 
<< Oh falle gli auguri da parte mia. >> 
<< Perfetto, appena puoi torna all’isola, partorirai qui. >> 
<< Non saprei. >> confessò Persefone. << Preferirei rimanere qui fino a quando il bambino non sarà in procinto di nascere. >> ribatté la donna. 
Era sbuffò,
<<  No, è troppo rischioso, rischieresti di non poter più portare il bambino qui, sai che ne abbiamo bisogno. >>
<< Adesso devo andare, ne riparleremo. >> disse riattaccando. 

Era riconsegnò il telefono a Caronte, 
<< Vattene immediatamente. >> 
L’uomo uscì con la testa china, chiudendosi la porta alle spalle. 

<< Cosa c’è che non va? >> domandò Zeus alla moglie. 
<< Persefone non vuole venire qui, ha detto che preferisce rimanere insieme a quell’energumeno durante i nove mesi… >> spiegò, con fare alterato. 
<< Pensi che stia architettando qualcosa? >> 
<< Ma no, Persefone ci è sempre stata molto fedele, e tu lo sai benissimo. Semplicemente temo che poi non riesca ad andarsene in tempo, e così rischiare di perdere il bambino. >> 
<< Diamole fiducia, son sicuro che sa quel che sta facendo. >> disse Zeus, massaggiando le spalle della donna. 
<< E va bene. Adesso però torniamo a noi, ho bisogno di scaricare la tensione. >> 
<< Te la faccio scaricare io. >> esclamò l’uomo spingendola sul letto…










La partita era appena conclusa, purtroppo per Nico e gli altri, la squadra vincente era stata quella di Luke e compagnia, che ora stavano saltando per la spiaggia esultando. 
<< Bene, ora come da protocollo dovrete eseguire le tre regole di base. >> esclamò Luke. 
<< Oh no, me ne ero dimenticato. >> si lamentò Percy. 
<< Quali regole? >> domandò Nico, che non capiva di cosa stessero parlando i ragazzi. 
<< Risale tutto ad un sacco di anni fa, ma per fartela in breve, alla fine di ogni partita di pallavolo la squadra perdente avrebbe dovuto eseguire tre ordini già prestabiliti. >> spiegò Annabeth. 
<< E quali sarebbero? >> 
<< Nel buio, bacia, bevi, butta. >> esclamò Silena. 
<< Ossia? >>
<< Questa sera quattro di noi, scelti dalla sorte dovranno ubriacarsi, baciarsi con uno della squadra avversaria e buttare qualcuno della sua squadra, giù da quella scogliera. >> spiegò Will, indicando un alto costone di roccia. 
Nico rabbrividì al solo pensiero. Dopo l’ultima esperienza, ne aveva abbastanza con gli alcolici, figuriamoci poi il voler baciare qualcuno di quelli energumeni, specie se tra di loro c’era la possibilità di pescare Luke. E infine il buttare qualcuno o essere lanciato da una scogliera in stile Bella Swan versione suicida, non faceva per lui. L’acqua, le vertigini, le meduse. No, decisamente not cool.
<< Rachel, l’hai portata? >> domandò Luke alla ragazza. 
<< Certo eccola qui. >> disse quella consegnando la scatola al ragazzo. << Ho già tolto i nomi di tutti gli altri, compresi i vostri. >> 
<< Perfetto, allora iniziamo. Spiego brevemente come avverrà l’estrazione per chi ancora non lo sa. >> esclamò il biondo, fissando Nico. << E’ molto semplice, se ad essere estratto sarà un ragazzo, dovrà scegliere una ragazza  insieme a lui e viceversa. >> spiegò. 
Il moro lo guardò confuso. 
<< E perché non due ragazzi o ragazze? >> domandò il moro. 
<< Per rispettare la parità tra i due sessi, nessuno può salvarsi. >> spiegò il biondo con un sorriso sarcastico stampato in faccia. 
<< Sarà… >> commentò Nico, distogliendo lo sguardo da quella faccia che ormai odiava. 
<< Bene, cominciamo. >> esordì il biondo, << Per evitare polemiche, faremmo estrarre i biglietti da uno di voi. >> 
<< Vado io. >> si propose Piper, nessuno ebbe niente da ribattere. 
Senza pensarci troppo la ragazza estrasse il primo foglietto. 
<< Oh…  >> esclamò sorpresa. << C’è il mio nome… >> 
Reyna si lasciò andare ad un imprecazione più che colorita. 
<< Bene, il prossimo. >> disse Luke, scuotendo la scatola. 
Piper infilò la mano e Nico si sentì come nel giorno della mietitura in Hunger Games. 
<< Percy. >> chiamò, guardando il ragazzo. 
<< Perfetto, nessun problema. >> esclamò quello facendosi avanti. << Almeno Annie è salva. >> commentò, mentre la ragazza gli rifilava uno sguardo tra l’esasperato e l’innamorato. 
<< Ok, adesso scegliete chi volete partecipi con voi. >> esclamò Luke. 
<< Reyna mi dispiace ma rimani solo tu. >> disse Percy, chiamando la mora.
<< Non preoccuparti, così potrò stare vicino a Piper. >>
Piper guardò i ragazzi davanti a sé, c’erano Jason, Will e Nico…
Non se la sentiva di chiamare in causa Jason, non volevo si ubriacasse o fosse costretto a limonare con Silena e compagnia bella, ma neanche poteva chiamare Willl…non aveva quasi confidenza con lui e sarebbe stata una stronza. Rimaneva soltanto…
<< Nico. >> esclamò la ragazza, sotto lo sguardo stupito dei ragazzi. 
<< Piper ti ha dato per caso di volta il cervello? >> urlò Will. << Perché proprio Nico? Non ricordi che non è stato bene? Mi offro io al suo posto io. >> 
<< Torna a cuccia principe azzurro. Ormai la scelta è stata fatta, non si torna indietro. >> lo bloccò Luke. 
<< Ma Nico è ancora reduce dallo scontro con Charles, non può buttarsi da una scogliera. >> ribatté Will, cercando di mantenere la calma, onde evitare di saltare addosso al biondo e riempirlo di pugni. 
<< Mi sembra che non ha avuto problemi ad affrontare la partita. >> fece notare però l’altro. 
<< Will lascia perdere. >> s’intromise il diretto interessato. << Davvero, posso farcela. >> cercò di rassicurare il compagno, prendendogli una mano. 
Il biondo rimase per alcuni secondi a fissarlo negli occhi poi si arrese, 
<< Va bene. >> disse solo. 
Nico si avvicinò ai compagni, 
<< Scusami tanto. >> gli disse Piper seriamente pentita. 
Seppur un po’ ce l’avesse con lei, il ragazzo si sforzò di sorriderle, 
<< Non fa niente Piper, davvero. >>
<< Perfetto, ci ritroveremo qui alle 20:00 in punto. >> disse Luke, allontanandosi con il suo gruppo. 
I ragazzi si guardarono, 
<< Avanti non abbiamo mica firmato un patto a morte. >> esclamò Percy, cercando di risollevare il morale. Lo facciamo praticamente ogni volta. >> 
Annabeth scosse la testa, 
<< Testa d’alghe è meglio se andiamo. >> gli disse afferrandolo per un braccio. << A dopo ragazzi. >> 
Reyna prese Piper in braccio. 
<< La porto da Michael, giusto per assicurarmi che stia bene. >> spiegò. 
<< Ma io sto bene. >> ribatté la castana. << Non c’è bisogno che mi porti in braccio, non mi sono mica ferita alle gambe. >> 
<< Ssh non fare storie, devi essere in forma per stasera. >> la zittì la ragazza. 
<< Ci ritroviamo per pranzo. >> le salutò Jason. << Will qualcuno dovrebbe occuparsi di lui. >> disse poi, indicando Dakota semisvenuto sulla sabbia. 
Ma il biondo non lo ascoltò nemmeno. 
<< Nico è troppo pericoloso, potresti ferirti gravemente… e poi tu non sai nuotare. >> stava dicendo il ragazzo a Nico.
<< Will lo so…ma ormai non posso più tirarmi indietro. >> ribatté il moro, per quanto non avesse voluto essere scelto.
<< Si, che puoi, fingi di esser malato. >>
<< Dovrei fingere di avere un problema? >>
<< Non devi fingere niente, tu hai realmente un problema, anzi due; uno al collo ed uno al fianco. >> 
<< Beh in realtà qui l’unico che si sta facendo problemi sei tu. >> commentò Jason. 
<< Io non mi sto facendo problemi. >> ribatté Will indignato. 
<< Semplicemente non voglio che Nico rischi una ricaduta fisica. >> 
<< Dovresti smetterla di trattarlo così, non sei la sua balia. >>
<< Sono il suo ragazzo, è normale che mi preoccupi per lui. >> ribatté Will, voltandosi verso Jason. 
<< Ah si? E’ da quando lo sei? >> 
<< A te cosa importa? >> 
<< Importa perché è una cazzata. >> 
Nico si mise in mezzo. 
<< Volete smetterla di fare i deficienti? In caso non vene foste accorti io sono qui davanti a voi. >> sbottò, mettendosi tra i due biondini. << Jason perché ti stai comportando così? >> domandò poi al ragazzo. 
<< Pensavo che tra di noi non ci fossero più segreti dopo quello che ci simao detti… >> 
<< Infatti non ci sono. >> 
<< Allora perché non mi hai detto che state insieme? >> quella domanda suonò più come un’accusa. 
<< Perché noi… >> tentennò il moro. 
- Noi cosa? Come poteva definire Will? Teoricamente non si era ancora parlato di fidanzamento, però Will lo aveva definito “il suo ragazzo”.
Jason rimase a guardarlo con occhi tempestosi e le mani appoggiate sui fianchi. Mai Nico aveva un simile sguardo, era sicuro che da un momento all’altro avessero cominciato a schizzare fuori saette da quegli occhi.
<< Non è tenuto a darti una risposta Grace. >> intervenne Will afferrando il moro per un fianco, << Ora è meglio se vai a farti un giro. >>
Nico si strinse al petto di Will, 
<< Si, credo sia meglio. >> 
Jason fece per dire qualcosa ma poi si allontanò senza più voltarsi.
<< Ma cosa gli è preso? >> domandò il biondo al ragazzo. 
<< Non ne ho idea sinceramente… >> ammise Nico. 
<< L’aria di libertà a quanto pare vi da al cervello. >> commentò il biondo, scoppiando a ridere. 
<< Per una volta mi sento in dovere di darti ragione. >> 
<< Solo per una? Ma se ho sempre ragione. >> ribatté Will. 
<< Pff, ma fammi il favore. >> 
<< Si, te lo faccio immediatamente. >> esclamò il biondo, scoccandogli un inaspettato bacio e abbassandogli il costume contemporaneamente; poi cominciò a correre. 
<< Will brutto stronzo traditore, vieni qui. >> urlò Nico, inciampando mentre cercava di risalirselo. 
<< Sei un qualcosa di troppo divertente. >> lo schernì il biondo. 
Nico stava morendo dalla vergogna, ma Oh Dei… quel ragazzo lo faceva impazzire.  









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*
<< Nico sicuro di sentirti bene? >> domandò Will al ragazzo, mentre tentava di buttare giù il quinto bicchiere di vodka lemon. 
<< Si. >> esclamò Nico con voce sognante, << Sto da favola. >> cinguettò scoppiando a ridere. 
<< Ok sei completamente ubriaco… >> constatò il biondo.
Nico continuò a trotterellare su se stesso, mentre attendevano che Percy si ubriacasse completamente. 
La prima penitenza era già iniziata da un po’, e i primi due a cadere preda della sbronza erano stati Nico e Reyna. Piper aveva retto più a lungo, ma ora anche lei era completamente andata, dal momento che stava cercando di parlare con una palma. Percy invece riusciva ancora a rimanere lucido e, finché Luke e compagnia bella (che se la stavano spassando dalle risate), non l’avessero visto completamente ubriaco, avrebbero continuato a riempirli il bicchiere. Annabeth gli aveva consigliato di fingere di essere sbronzo ma lui, da testa d’alghe  qual era non aveva voluto sentir ragione. 
<< Se morirai per coma etilico, sappi che ti raggiungerò ovunque andrai per prenderti a calci nel sedere per l’eternità. >> gli disse la ragazza, al decimo bicchiere di vodka. 
<< Oh avanti Annie, non fare così. Non posso barare, avanti guarda gli altri, sarei irrispettoso nei loro confronti. >>
<< E’ da quando in qua tu sei rispettoso di qualcosa? Eh testa d’alghe? >> lo redarguì la bionda, che avrebbe volentieri strangolato Trevis e Connor che continuavano a versargli da bere. 
Dopo il quindicesimo bicchiere, fortunatamente anche il moro crollò agli effetti dionisiaci dell’alcool. 

<< Magnifico. >> esclamò Luke, osservando i quattro ragazzi completamente partiti. << Adesso, passiamo alla seconda penitenza; bacia. >> 
<< Yeee. >> esultò Annabeth sarcastica, avvicinandosi a Will. 
Luke le rifilò un sorriso alla Joker. 
<< Come di regolamento, quattro di noi, potranno scegliere uno dei vostri amichetti ubriachi. >> 
Will rabbrividì, se Luke avesse scelto Nico, non sarebbe stato in grado di rimanere indifferente. 
<< Allora iniziamo, chi vuole Piper? >> domandò il biondo, rivolto agli amici. 
Clarisse si fece avanti, 
<< Fare una breve pausa dalle labbra di Chris non può farmi male. >> disse avvicinandosi alla ragazza, che stava continuando ad importunare la palma. 
<< Bene, adesso per Reyna. >> 
<< Io, io. >> esclamò Connor, saltellando sul posto. << Scommetto che bacia da dio. >> 
<< Quando Reyna verrà a saperlo lo distruggerà. >> commentò Will. 
Annabeth annuì ma distrattamente, temeva troppo per chi sarebbe toccato a Percy…
<< Il prossimo in campo è Nico. >> 
Will trattenne il respiro. 
Nessuno si propose, forse tutti si aspettavano che lo facesse Luke, ma il biondo rimase in silenzio, continuando a fissare i compagni rimasti. 
<< Allora? >> domandò nuovamente, lasciando intendere che avessero il via libera. 
Il biondo tirò un sospiro di sollievo, ma durò all’incirca due nanosecondi, perché ad alzare la mano, fu Ethan. 
<< Lo prendo io. >> decise il ragazzo, rifilando a Will uno sorriso diabolico. 
- Come aveva fatto Will a non preoccuparsi di lui? Ethan si stava vendicando di quello che gli aveva fatto in infermeria… Magnifico ora non poteva far altro che guardare quel verme vendicatore slinguazzare il suo Nico…
<< Eeeee dulcis in fundo, Percy! >> 
Annabeth strinse il braccio di Will, 
<< Ahi. >> si lamentò il ragazzo. 
<< Scusa è che… >> 
<< No, abbassa pure  la mano Silena, voglio baciarlo io. >> esclamò Luke.
La mora annuì seccata.
<< Tanto fai sempre come ti pare. >> 
Luke la ignorò e si diresse verso Percy, che sedeva a terra semi addormentato. 
<< In onore dei vecchi tempi. >> disse, quando passò accanto ad Annabeth. 
La bionda dovette far ricorso a tutte le sue forze pur di non saltare addosso al ragazzo e riempirlo di pugni. 
<< Schifoso verme. >> esclamò a denti stretti, mentre Luke afferrava Percy per il colletto della canotta e gli infilava la lingua in bocca senza troppe cerimonie. Il moro si arpionò a lui e presero a baciarsi con foga. 
Non che a Will andasse meglio, anzi… Ethan aveva alzato Nico da terra e lo aveva spinto contro una palma. Il re dei fantasmi dal canto suo non sembrava accorgersi di nulla, semplicemente rispondeva ai baci dell’altro, senza porsi troppe domande. 
<< Non sarebbe male fare un orgia di gruppo, che ne dite? >> propose Trevor eccitato.
Annabeth lo guardò in cagnesco, 
<< Te la do io l’orgia. >> disse, correndo verso il ragazzo. 
Lo colpì con una sberla in pieno viso, poi una ginocchiata ai genitali. Trevor crollò a terra, rannicchiato per il dolore. 
Immediatamente Silena scattò in difesa dell’amico,
<< Lascialo stare, schifoso topo da biblioteca. >> esclamò spingendola. 
<< Faccio fuori anche te, piccola puttanella senza cervello. >> sbraitò Annabeth, che aveva completamente perso il lume della ragione. 
Così dicendo afferrò i lunghi capelli della ragazza e cominciò a tirarli con forza. 
Will che aveva assistito impietrito alla scena intervenne, cercando di staccare la presa ferrea di Annabeth. 
Alla fine ci riuscì, ma la bionda si portò dietro mezza testa di Silena. 
<< Oh ma guarda, porti le exstetion. >> la schernì Annabeth, sventolando le ciocche di capelli al vento. << Sarò anche un topo da biblioteca ma i miei bellissimi capelli sono naturali! >> 
Silena urlò dal dolore,
<< Vai a farti fottere troia.  >> disse correndo via in lacrime. 
Will sospirò esasperato, sapeva che quella serata sarebbe finita in tragedia, anzi non era ancora finita…
<< Avete finito di fare tutto questo casino? >> esclamò Luke con voce roca. << Abbiamo finito con loro non preoccupatevi. >> 
A quelle parole la bionda sembrò rinvenire e corse subito da Percy, steso sulla sabbia a petto nudo con il collo ricoperti di succhiotti. 
<< Dovevi soltanto baciarlo. >> urlò a Luke. 
Quello alzò le spalle, 
<< Gli stava piacendo così tanto che non ho potuto farne a meno. >> si giustificò. 
Will bloccò le mani di Nico, prima che si infilassero nel suo costume arancione.
<< Voglio altri baci. >> si lamentò il ragazzo, aggrappandosi allora collo del biondo. << Avanti facciamo sesso sulla palma. >> pregò, ancora. 
<< Ti accontenterei pure se non fossi completamente ubriaco. >> ribatté il biondo. << Avanti stai buono, devo andare da Piper prima che inizi a masturbarsi contro il tronco della palma. >> 
<< Possibile che l’alcool li renda così eccitabili? >> chiese Annabeth, mentre teneva ferma Reyna che le si era avventata addosso. 
<< Non ne ho idea. >> esclamò Will. << Le altre volte, non succedeva così. >>
<< Appunto! A meno che… >> la bionda si bloccò immediatamente. 
<< Luke cosa avete messo nell’alcool? >> urlò in cagnesco. 
<< Forse ci è scappata un po’ di miscela afrodisiaca. >> rispose il ragazzo. 
<< Will, quei bastardi hanno aggiunto all’alcool degli eccitanti, ecco perché si comportano così. >>
<< Finita l’ultima prova provvederemo a disintossicarli. >> tentò di rassicurarla il biondo. 
<< Ecco bravo Solace, dopo l’ultima prova. Avanti andiamo alla scogliera. >> esclamò Clarisse, mentre Chris, Drew, Frank e Hazel raggiungevano ognuno il proprio gruppo di amici, desiderosi di non perdersi quella spaventosa prova. 
Lo spettacolo che però si trovò davanti li lasciò alquanto interdetti, 
<< Will ma che ha Nico? >> domandò mortificata la riccia. 
<< Nulla in particolare, Luke ha aggiunto degli afrodisiaci all’alcool, ed ecco il risultato. >> 
<< Oh poverini… >> 
<< Già, cercate di non avvicinarvi troppo a nessuno di loro, o finiranno per saltarvi addosso. >> li avvisò. 
Tra gli stenti dei poveri quattro ubriachi, il gruppo di ragazzi raggiunse la piccola scogliera, alta più o meno cinque metri. 
Nico non riusciva più a pensare a nulla che fosse logico. Vedeva soltanto il buio e qualche volta la luce delle stelle. Sentiva delle voci confuse che gli martellavano il cervello e non capiva perché non smettessero di parlare. Sentiva il membro duro ed un forte desiderio di fare sesso, sesso selvaggio sfrenato senza limiti. Lo aveva chiesto a Will ma lui si era rifiutato… eppure lo voleva, lo desiderava con tutto se stesso. Sentirlo dentro di lui, lasciarsi scopare senza mezzi termini. Mentre camminava inciampò su un masso, ma qualcuno lo riprese a mezz’aria. Si doveva essere sicuramente il suo Will, 
<< Avanti facciamolo, ti prego. >> provò ancora, prima di scoppiare a ridere. 
<< Ora non possiamo, devi tuffarti dalla scogliera non ricordi? >> 
No, in realtà non ricordava nessuna scogliera… voleva solo fare sesso, non buttarsi da una scogliera. 
Una voce parlò in sottofondo. 
<< Eccoci arrivati. >> esordì Luke. << L’acqua qui raggiunge un altezza di 6 metri, e non ci sono scogli, né ostacoli lungo la parete rocciosa, quindi non corrono rischi. >> spiegò. 
Perché la voce stava parlando di acqua? Ora che ci pensava aveva proprio una gran sete. 
<< Si butteranno nell’ordine in cui sono stati estratti. >> 
<< Quindi Piper, Percy, Reyna e Nico. >> ricapitolò Annabeth. 
<< Iooo sono prontaaa! >> esclamò Piper, sentendo il proprio nome. 
<< Ariel sto arrivandoooo. >> urlò un secondo dopo, lanciandosi dalla scogliera, senza che gli altri avessero dato il via.
<< Oh Dei, spero non sia morta. >> commentò Clarisse divertita. 
<< Mmmh no, pare stare bene. >> esclamò Luke, osservando la ragazza che si sbracciava tra le onde del mare, cantando la canzone della sirenetta. 
<< Il prossimo. >> 
<< Testa d’alghe ti prego. >> disse Annabeth, stampando un bacio sulle labbra del ragazzo, prima di lasciarlo andare. 
Percy prese la rincorsa e si lanciò urlando dall’eccitazione. 
Anche da ubriaco riuscì ad esibirsi in un tuffo da professionista, andando a fare compagnia alla compagna. 
<< Lascia stare la mia ragazza, scarto di tonno. >> urlò Reyna, seguendolo infuriata. 
<< Spero non si ammazzino tra loro. >> commentò Hazel, stringendo il braccio del fidanzato. 
<< Avanti nano, è il tuo turno. >> esclamò Luke, rivolto al moro. 
<< Nico ti prego stai attento, ricorda di prendere la rincorsa e di non cadere dritto. Appena arrivi in acqua, aggrappati a Percy e cercate di non accoppiarvi. >> 
Il piccolo annuì, anche se non aveva capito niente. 
Incerto si avvicinò al bordo della scogliera, vedeva il mare oscuro ruggire come un enorme voragine. Era terribilmente spaventoso, eppure quel suono delle onde che si infrangevano contro la roccia lo attiravano come il canto delle sirene. Incerto indietreggiò di alcuni passi, voleva provare l’ebbrezza del volo per poi lasciarsi schiantare in quel frangente infinito. 
Con la testa che girava e il cuore che pompava nei polmoni, Nico si lanciò chiudendo gli occhi. Fu un attimo, neanche il tempo di un respiro che l’acqua lo avvolse completamente. L’impatto fu shockante, l’acqua gli lambì il corpo come una miriade di schegge. Soffocato da quel manto, non sentiva più nulla, aprì gli occhi e vide un onda colpirlo in pieno. Vortici, bollicine, oscurità. Il ragazzo riemerse a fatica, non capiva nulla, eppure l’acqua gelida lo aveva in parte risvegliato dal torpore in cui era caduto. 
Qualcosa di sinuoso gli sfiorò il piede, immediatamente il suo pensiero andò alle meduse. Senza pensarci troppo cominciò ad urlare, nuotando (o meglio arrancando) in direzione di Percy. 
Raggiunto gli si aggrappò al collo, 
<< Salvami ti prego, le meduse vogliono uccidermi. >>
 Il moro dagli occhi acquamarina scoppiò a ridere.
<< Questa si che è bella, hai paura delle meduse! >> esclamò, staccandosi da Nico. 
<< Torna quiii! Bastardo. >> si lamentò il piccolo, tentando di raggiungere Percy, che nel frattempo stava nuotando a largo. << Attento le meduse. >> urlò a Nico. 
Il moro cominciò ad urlare come un ossesso, mentre l’acqua gli entrava in bocca. 
Will e gli altri che nel frattempo avevano raggiunto nuovamente la spiaggia, decisero di intervenire. 
<< Così attireremo l’attenzione dei prof, avanti Will vai a riprendertelo. >> disse Chris. 
<< Ma no, lasciamolo così, è divertente. >> commentò Drew. 
Will la incenerì con lo sguardo, poi si buttò in acqua. 
<< Nico, ehi calmati sono qui. >> 
Appena lo vide, il piccolo si arpionò alle sue spalle, come una cozza con lo scoglio. << Non lasciarmi con le meduse ti prego. >> lo pregò, con gli occhi di un bambino. 
<< Non lo farò, te lo prometto. >> gli rispose lui, quasi intenerito da quel comportamento. 
Annabeth nel mentre entrò per riacciuffare Percy e Frank s’incaricò di riprendere Reyna e Piper prima che cominciassero ad accoppiarsi in acqua. (Cosa che in parte stavano già facendo, mordendosi i capezzoli a turno)…
Tornati sulla spiaggia, i ragazzi proposero di andare al falò che era stato accesso in prossimità delle bancarelle di Iride. Will avrebbe volentieri declinato l’offerta, dato le condizioni di Nico, ma dato che poi si sarebbe dormito lì non obiettò. 
Arrivati, trovarono già altri ragazzi intenti a raccontarsi storie d’orrore, a questi si erano aggiunti anche Iride ed Hermes, che aveva offerto patatine e crepes alla nutella e mashmallows per tutti. 
Con Nico ancora in groppa, Will prese posto accanto a Calypso e Leo. 
<< Allora com’è andata? >> gli domandò la ragazza, mentre il fidanzato si preoccupava di assillare Percy e Annabeth. 
<< Beh come sempre, un completo delirio. Nico è a pezzi. >>
<< Ho visto. >> commentò la ragazza con una risatina. << Peccato si sia addormentato, Jason è da questo pomeriggio che aspetta di poter parlare con lui. >> aggiunse poi con fare distratto. 
Al suono di quel nome Nico parve risvegliarsi, 
<< Ja-Jason sta aspettando me? >> domandò, aprendo un mezz’occhio. 
Calypso annuì, 
<< Si, vuole parlarti riguardo non so cosa. >>
<< Dove si trova? >> domandò il moro, staccandosi dalla schiena di Will. 
<< Nel boschetto di palme, dietro le bancarelle. >> 
Nico barcollò, rischiando di cadere sulla sabbia. 
<< Nico qualunque cosa voglia dirti Jason, credo sia meglio rimandarla a domani, non mi sembri nelle condizioni adatte. >> provò a fermarlo Will, seriamente preoccupato.
Il moro scosse la testa, 
<< No, meglio che vada ora. Non preoccuparti l’acqua mi ha tolto la sbronza. >> cercò di rassicurare il ragazzo. 
Will sospirò, non poteva impedirgli di fare niente. 
<< Va bene vai, ma vedi di non romperti qualche altro osso inciampando su un tronco. >> lo mise in guardia. 
Il piccolo annuì e si avviò barcollante verso il posto indicato da Calypso. 
<< Forse avrei fatto meglio a stare zitta. >> ammise la ragazza dopo qualche secondo. 
Will avrebbe voluto dirle che si, avrebbe fatto meglio a non dire nulla, ma era troppo gentile per rinfacciare le cose agli altri. 
Tra gli stenti della sbronza (che contrariamente a quanto aveva ammesso Nico) c’era ancora, il ragazzo raggiunse il boschetto. Jason era seduto sulla sabbia con la schiena appoggiata al tronco di una palma, una sigaretta in bocca e una bottiglia di birra mezza vuota in mano. 
Magnifico aveva bevuto anche lui… 
<< Jason… >> lo chiamò, quando fu abbastanza vicino da scorgere il suo viso illuminato dalla luce della luna. 
<< Guarda un po’ chi si è degnato di venirmi a cercare. Nico il ragazzo innamorato. >> esclamò quello con un tono di voce acido e carico di disprezzo. 
Il moro era si mezzo ubriaco, ma non così tanto da non capire che ci fosse qualcosa di anomalo nell’amico. 
<< Ma che ti prende? >> 
<< Che mi prende? >> domandò l’altro alzandosi. << Mi prende che…che sei un fottuto bastardo! Opportunista, falso, approfittatore! >> cominciò a dire, puntando un dito verso il ragazzo. 
Nico cominciò ad indietreggiare, sconvolto dalle sue parole. 
<< Credevo ci tenessi a me, dopo quello che ti ho mostrato, dopo tutto l’aiuto che ti ho dato, dopo che mi hai svaligiato l’armadio… e invece no… >>
<< Jason io… >> 
<< Avresti almeno potuto dirmelo, non credi? Che te la facevi con il medico, che ti diverti a farti sbattere in infermeria, ecco perché fingi sempre di stare male. >> continuò il biondo, con un tono di voce carico d’odio. 
Nico era letteralmente shockato non sapeva che dire, Jason era diventato una furia incontrollabile, la testa del moro cominciò a pulsare. 
<< Smettila di dire cazzate. >> controbatté. << Io non scopo proprio con nessuno. >> 
<< Fanculo! Ormai non ti credo più, tornatene pure dal tuo Will e smettila di assillarmi con la tua presenza. >> 
<< Jason non sai quello che stai dicendo, sei solo ubriaco. >> esclamò Nico, mentre un groppo gli saliva alla gola. 
<< Ah! Questa è bella poi, l’ubriaco che da dell’ubriaco all’altro. >> rise sarcasticamente il biondo, scolando l’ultimo sorso di birra. << Allora te ne vai o no? >>
<< Prima devi dirmi perché ti stai comportando così. >>
Jason alzò il dito medio nella sua direzione. 
<< Ti ho detto di spiegarmi il motivo di questo comportamento infantile e deficiente. >> ribatté il moro irremovibile. 
Jason scattò, 
<< IL MOTIVO E’ CHE SEI UN FOTTUTO BASTARDO! >> gli urlò ad un centimetro dalla faccia. 
Nico però non si scompose, anche se alcune gocce di lacrime piovvero dai suoi occhi. 
<< Bene. >> esclamò facendo dietro front. 
Jason però l’afferrò per il polso e… lo baciò. 




Continua… 

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Capitolo 13
*** XIII ***



Venezia / Villa Di Angelo 



Persefone si alzò dal letto dolorante, quella gravidanza la stava distruggendo… aveva un mal di schiena assurdo e una vorace voglia di far piazza pulita di tutti i gelati al pistacchio e mango che c’erano nel freezer. Erano le tre di notte, Ade dormiva incurante del fatto che in lei, ci fosse un piccolino esserino che cresceva giorno dopo giorno. 
Infilata la vestaglia, la donna si chiuse in bagno e si pose davanti allo specchio. La pancia era ancora solo un lieve gonfiore e, finché avesse indossato la panciera e la scusa delle mestruazioni, l’uomo non se ne sarebbe accorto. 
In realtà poteva scegliere di non rischiare, Era le aveva detto di tornare all’Happy Island, rimanere lì fino al nono mese e poi consegnare il bambino… Eppure per la prima volta nella sua vita, Persefone non voleva fare quel che le veniva ordinato dalla donna. Sentiva di non voler abbandonare quella creatura, man a mano che i giorni passavano, avvertiva un forte desiderio d’amore crescere nei suoi confronti…un qualcosa che forse non aveva mai provato in tutta la sua  vita… Era il sentimento materno, quello che le era stato trasmesso da sua madre Demetra e ancor prima da sua nonna Rea… 
Eppure in cuor suo sapeva che non avrebbe mai potuto ribellarsi agli ordini della zia e del padre, ecco perché non aveva accettato ad andare da adesso, voleva temporeggiare, passare più tempo possibile con il seme che le germogliava dentro…  
Poi c’era Ade, doveva ammettere che quell’uomo le piaceva più del dovuto, solitamente riusciva a non farsi coinvolgere a livello sentimentale anche dopo anni di relazione, ma questa volta non c’era riuscita. 
Forse anche perché quell’uomo l’aveva messa incinta… avevano qualcosa in comune, qualcosa che li avrebbe tenuti legati insieme per sempre.
 Il fatto è che aveva sbagliato tutto, non avrebbe dovuto quasi uccidere la ragazza gettandola dal balcone… ecco perché poi le era toccato rimediare; Bianca sarebbe dovuta andare all’Happy Island. 
Ma ormai era troppo tardi e il rimedio era già dentro di lei. E, come se non bastasse, oltre che a causarle nausee e acuti mal di testa, rischiava anche di farle sanguinare il cuore, e lei proprio non poteva permetterselo… 










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Happy Island / Il mattino dopo:

Nico aprì gli occhi  infastidito dal gracidare dei gabbiani e dai lievi raggi di sole che man a mano cominciavano ad illuminare la spiaggia. 
Dolorante si mise in piedi, era come se qualcuno l’avesse colpito durante la notte più e più volte sulla testa con una mazza da baseball. O meglio come se Charles l’avesse colpito ripetutamente con la sua mazza di ferro. 
Tutti i  ragazzi dormivano ancora stravaccati sugli asciugamani o stretti l’uno all’altro. Soltanto Calypso era già in piedi, o meglio in acqua, dal momento che aveva appena raggiunto gli scogli a nuoto. 
Pigramente il moro raggiunse la riva e si sedette a riflettere su quello che gli stava succedendo… 
Da quando sua madre era morta, il ragazzo, aveva visto la sua vita iniziare a scivolargli via alle mani sempre più velocemente, sempre più facilmente. Ormai non era più capace di trattenerla, di tenerla a bada. Era come provare ad afferrare una biscia a mani nude, per quante volte si tenti non si riesce mai. 
Maria era morta e questo dolore l’avrebbe accompagnato per sempre, ormai l’aveva capito il giorno stesso in cui era accaduto il tragico evento… 
Non aveva avuto neanche il tempo di riprendersi, che anche Bianca l’aveva lasciato; questa volta però non per mano di una causa naturale, no, ma per mano di una stronza. Di una donna, una donna con cui suo padre tradiva sua madre, una donna che suo padre amava… 
Per colpa di quella donna ora Ade lo credeva un assassino, mentre lui lo odiava per la sua mancanza di rispetto, fiducia e stupidità. E infine, sempre per colpa di quella donna, era finito in un “finto manicomio” costretto a prostituirsi e fare a botte con altri ragazzi. 
E come se tutto questo già non bastasse, uno di quei ragazzi aveva tentato di abusare di lui, mentre due si erano innamorati di lui… 
Ebbene si, non uno ma due. 
Il problema è che lui non amava entrambi. 
Perché? Perché doveva sempre andare tutto per il verso sbagliato? 
Davvero il suo destino era ormai segnato a vita? Avrebbe fatto per sempre la puttana incarcerata su quell’isola deserta? 
Il moro chiuse gli occhi, 
come poteva risolvere tutta quella situazione? Uscire da quella fossa che stava contribuendo a scavarsi giorno per giorno… Più tempo sarebbe rimasto, più le probabilità di andarsene sarebbero man a mano diminuite sempre di più. Nel suo piano di fuga, questa volta però, c’era solo un piccolo dettaglio in più; non poteva scappare da solo, non sensa Will e gli altri…
Ah e non dimentichiamoci della piantina di Edera che l’aspettava in camera sua… 
Il ragazzo sbuffò chiudendo per un attimo gli occhi. In cuor suo sperò che riaprendoli, tutto sarebbe scomparso, ogni cosa. 
Voleva ritrovarsi con i suoi amici a casa sua, con sua madre e sua sorella vive e sorridenti, presentare Will come suo ragazzo ufficiale e godersi la reazione di Ade, profanare un cimitero con Hazel e Lou…  Voleva semplicemente vivere una vita normale, decente, carina, una vita da adolescente. Eppure finché sarebbero rimasti tutti così, nulla sarebbe cambiato, nulla. 
Nico riaprì gli occhi e niente, tutto era ancora uguale a prima…
- Mamma, Bianca cosa devo fare? domandò il ragazzo, osservando il cielo.
Era ormai da troppo tempo che sua madre non tornava a trovarlo nei sogni e gli mancava, voleva rivederla, ascoltare la sua voce, ricevere un suo consiglio seppur inconsciamente. 
Con Bianca invece non era mai riuscito a stabilire alcun tipo di contatto… non le appariva in sogno e non riusciva a vederla neanche con le sedute spiritiche di Lou…
Sua sorella avrebbe potuto aiutarlo, gli avrebbe detto come comportarsi con Jason, come non ferire il suo cuore più di quanto non avesse già fatto. 
Perché si, la sera precedente aveva combinato un gran casino, un disastro assoluto…




Nico era rimasto shockato da quel bacio improvviso e solo dopo alcuni secondi era riuscito a staccarsi dalla lebbra del biondo. 
<< Ja-Jason ma che cazzo… >> pronunciò, toccandosi le labbra gonfie. 
<< Nico io credo di amarti. >> ammise finalmente il ragazzo. 
Il moro indietreggiò al suono di quelle parole… 
<< Come? >> domandò confuso. << Tu non puoi, io non posso… nel mio cuore c’è posto solo per Will. >> esclamò, cercando di ritrovare se stesso. 
Jason sorrise amaramente, 
<< Will è un bravo ragazzo, ma Nico davvero non provi niente per me? >> domandò il ragazzo, che sembrava essersi calmato. 
Il moro ci pensò su, provava qualcosa per Jason? 
Affetto, amicizia, eh si, inutile negare che fosse un gran bel pezzo di manzo ma no, non sentiva nulla che si avvicinasse al sentimento dell’amore. 
<< No. >> ammise qualche minuto dopo, mentre il biondo era in tacita attesa. << Non provo assolutamente nulla. >> 
<< Magnifico. >> esclamò Jason, << Allora tornatene pure dal tuo medico. >> concluse il ragazzo, andando via. 
<< Jason no… >> provò a dire Nico, ma ormai era tutto inutile, gli aveva appena spezzato il cuore. 



Ora non sapeva dove fosse il ragazzo… non era più tornato al falò e lui distrutto dalla giornata, aveva giusto avuto la forza di tornare da Will e crollargli addosso. 
E ora cosa avrebbe fatto? Proprio non lo sapeva…
Quelle vacanze si stavano rivelando un totale disastro.


<< Ehilà Nico. >> lo salutò una voce, facendolo sobbalzare. 
<< Lou! >> esclamò il ragazzo, voltandosi verso l’amica apparsa dal nulla. 
<< Riesco a spaventarti alla luce del sole e in un luogo affollato ma non in una biblioteca desolata nel buio più totale; ecco perché mi piaci. >> disse la ragazza, mettendosi a sedere accanto al moro. 
Nico sorrise, in effetti era una cosa piuttosto divertente, o ancora meglio anomala; proprio come lui. 
<< Allora che ne pensi di queste vacanze? >> 
<< Ho combinato un casino totale. >> 
Lou si accigliò, 
<< Del tipo, perdere la verginità con Will? >>
Nico la colpì al braccio, 
<< Molto divertente, ma no… Jason… >> 
La ragazza spalancò gli occhi stupita, 
<< Hai perso la verginità con Jason? >> 
Nico la colpì nuovamente, questa volta con più forza. 
<< Non urlare scema e no, non ho perso la verginità con nessuno. >> la redarguì. 
<< Allora perché hai detto Jason? >> 
Il moro sospirò.
<< Ieri sera mi ha confessato di piacergli… mi ha chiesto se ricambiavo e gli ho detto di no… >>
<< Oh… non immaginavo che… >>
<< Nemmeno io lo immaginavo, e lo odio per questo. Stavamo creando una splendida amicizia, non capisco perché abbia voluto rovinare tutto. >> spiegò il ragazzo, tracciando alcuni segni sulla battigia con un bastoncino di legno. 
<< E lui come l’ha presa? >>
<< Male, mi ha urlato contro, poi se n’è andato. >> 
<< Mi dispiace, davvero. Se vuoi posso provare a fare qualcosa. >> propose la ragazza nel tentativo di consolarlo. 
Nico però scosse la testa, 
<< Grazie ma no, nessuna magia potrà cambiare questa situazione. >> 
<< Ne hai parlato con Will? >> 
<< Non ancora, prima voglio provare a rimediare con Jason… magari ha reagito influenzato dall’alcool e dalla rabbia. >>
<< Come preferisci, ma sappi che io avrei scelto Jason. >> ammise la streghetta. << Molto più sexy e virile di Will. >> 
Nico la colpì nuovamente. 
<< Vuoi smetterla di picchiarmi? >> protestò la ragazza. 
<< Te lo meriti per le cose che stai dicendo. >> ribatté. 
<< Beh in realtà me lo merito si… >> ammise Lou, abbassando lo sguardo. 
<< E ora che ti prende? >> le domandò il moro. 
<< Ricordi che ti avrei fatto delle ricerche sul perché non riusciamo a metterci in contatto con tua sorella? >> 
Il ragazzo annuì, certo che lo ricordava, come poteva dimenticare una cosa del genere? 
<< Beh… >> continuò Lou. << Ho continuato con le mie ricerche, sia in biblioteca che tra i libri che avevo ordinato da Iride… ma non ho trovato nulla, nessuna spiegazione al problema. >> 
Il piccolo annuì silenzioso, 
<< Ti ringrazio di cuore Lou, per tutto l’impegno dimostrato. >> le disse, afferrandole una mano. << Ma non fa niente, davvero, non voglio che passi il tempo ad impazzirti per me. E tantomeno che ti perdi questi giorni di svago. >> 
<< Ma Nico per me non è un peso, anzi… questo non sapere mi sprona a fare di meglio, a cercare sempre di più. >> spiegò la ragazza. << Sono o non sono una strega? >> 
<< Si, sei una strega fantastica. >> 
Lou sorrise sorniona, 
<< Adesso devo andare però. >> 
<< Tornerai per stare un po’ con noi? >>
<< Questa sera. >> promise la ragazza. << Ah Nico, in caso con Jason non vada  bene, sappi che sei il benvenuto nella mia dimora. >> 
<< Terrò conto dell’offerta. >> rispose il ragazzo con un occhiolino. 







Quando Will aprì gli occhi, trovò Nico seduto sulla riva del mare, perso ad osservare l’infinito. Assonnato si sgranchì le ossa, chissà cosa si era detto con Jason… La sera precedente appena era tornato al falò, gli era crollato tra le braccia e aveva deciso di rimandare la questione all’indomani. 
Will non si sarebbe mai aspettato di litigare con uno come Jason, ieri gli era parso quasi geloso del suo rapporto con Nico e, considerando che i due fossero molto in intimità di loro, questo, gli dava leggermente fastidio. Ora però voleva soltanto sapere, capire; non avrebbe fatto nessuna scenata. 
Si alzò, pulendosi la sabbia dal costume arancione, scavalcò i corpi addormentati di Leo, Hazel e Frank e raggiunse il ragazzo. 

<< Buongiorno piccolo. >> lo salutò, massaggiandogli le spalle. 
Nico alzò lo sguardo. 
<< Ehi… >> esclamò accennando un sorriso. 
Will pensò che fosse bellissimo quando sorrideva per lui. 
<< Ti sei ripreso, dopo ieri? >> gli domandò, facendosi per sedere, ma Nico lo bloccò. 
<< No ti prego, continua con il massaggio, ho le spalle e la schiena a pezzi. >> 
<< Bene, come stiamo diventando approfittatori. >> lo schernì il biondo. 
<< Ssssh, fa il tuo lavoro senza lamentarti. >> 
<< Il mio lavoro? Addirittura… >> esclamò Will, senza smettere però di dar piacere all’altro. 
<< Ah…oddio si, continua così. >> sussurrò il moro, mentre sentiva i muscoli sciogliersi. 
<< Ti piace qui? >> domandò Will, scendendo lungo la spina dorsale. 
<< Si, un sacco ah… >> il moro si lasciò sfuggire un gemito di piacere. 
<< Hem hem… >> tossicchiò una voce, che Nico conosceva fin troppo bene. << Cosa state facendo? >> domandò Leo, con i capelli spettinati e lo sguardo sconvolto. 
Will divenne rosso come un peperone, fortunatamente però l’abbronzatura impediva agli altri due di notare la cosa. 
<< Nulla, solo un massaggio. >> spiegò, ma solo allora si rese conto di avere il membro ben evidenza, e guarda caso, l’occhio di Leo cadde proprio lì. 
<< Oh certooo. >> commentò. 
<< Leo perché non te ne torni a dormire? >> intervenne Nico, che voleva che Will finisse il suo massaggio. 
<< In realtà stavo cercando Calypso. >> 
<< Guarda, è lì che nuota dietro gli scogli. >> gli fece cenno il moro, indicando la ragazza. 
<< Oh perfetto, grazie. >> esclamò il ragazzo. 
Nico pensava di essersene finalmente liberato, ma non conosceva ancora bene Leo, il ragazzo infatti, cominciò ad urlare come un venditore di pesce di domenica mattina.
<< CALYPSO! CALYPSO, MI SONO SVEGLIATO! >> 
Nico alzò gli occhi al cielo esasperato, mentre Will se la rideva divertito. 
Man a mano i ragazzi sulla spiaggia cominciarono a svegliarsi infastiditi dalle urla insistenti del ricciolino che si sbracciava per attirare l’attenzione della fidanzata. 
<< Uh ma cosa succede? >> domandò Piper allarmata aprendo gli occhi. 
<< E’ solo quell’idiota di Leo. >> la tranquillizzò Reyna.
<< Leo Valdez vuoi tacere per una buona volta? >> urlò Annabeth, mentre anche Percy apriva gli occhi confuso. 
Anche Iride ed Hermes uscirono da sotto la tenda per vedere chi stesse urlando. 
<< CALYPSOOO! >> 
Finalmente il ragazzo riuscì a farsi sentire dalla compagna, che compresa la dinamica si affrettò a ritornare a riva, prima che i ragazzi linciassero in massa il fidanzato. 
<< Adesso basta. >> esclamò Luke seccato da quel baccano. << Andiamo a dargliene quattro. >> disse a Ethan e Chirs. 
I due annuirono e, seppur ancora mezzi intontiti dal sonno, raggiunsero il ricciolino. 
Chris l’afferrò per la collottola della camicia, 
<< Vuoi stare zitto nano? >> lo minacciò. 
Per una volta nessuno fece niente, nemmeno Percy. Leo meritava una lezione. 
Nessuno può mettersi ad urlare di prima mattina, soprattutto durante un giorno di vacanza. 
I tre comunque si limitarono a buttarlo in acqua, al resto ci pensò Calypso. 
Nico si godette la scena della ragazza che dava una strigliata al compagno, poi accettò l’offerta di Will, di prendere la colazione e passeggiare un po’ per la spiaggia. 

<< Allora ragazzi. >> esclamò Hermes, che aveva appena aperto i battenti, dopo il caos creato da Leo. << Cosa vi do? >>
<< Una ciambella alla vaniglia e succo al cocco. >> disse Will. 
<< Un melograno. >> chiese invece il moro. 
Hermes lo guardò stranito,
<< Non ho melograni mi dispiace, però se vuoi ho il succo di melograno. >> 
<< Allora prendo quello. >> 
<< E...? >>
<< E basta. >> esclamò Nico, infastidito dal fatto che tutti lo guardassero come un alieno quando chiedeva cose a che fare con il melograno. 
<< Arrivano subito. >> disse l’uomo, preparando tutto. 


<< Un melograno? >> domandò anche Will, dopo aver preso la colazione. 
<< Cosa c’è di così strano? >> ribatté Nico, mentre beveva il succo. 
<< Oh beh niente, anzi il melograno fa molto bene, però bù è una richiesta insolita. >> 
<< Io sono insolito. >> fece notare il moro. 
<< Non è vero, sei speciale, non insolito. >> 
<< Non provarci Solace, lo sai che con me le ruffianate non funzionano. >> lo rimproverò il ragazzo. 
<< Ma è la verità. >>
<< Dicono tutti così, se vuoi davvero dimostrarmi di esser speciale, devi finirmi il massaggio, anzi farmene un altro d’accapo. >> 
Will ci pensò su, l’idea non gli dispiaceva per niente, anzi era piuttosto eccitante. 
<< Ci sto, però credo sia meglio andarlo a fare in camera mia. >> esclamò,
<< Onde evitare altre interruzioni stile Valdez. >> aggiunse subito dopo, cercando di non passare per maniaco; ma ormai era troppo tardi.
Lo stesso Nico infatti, non riuscì a trattenere un sorriso malizioso. Anche per lui l’idea di essere da solo con Will in una camera da letto, dava spazio ad una grande immaginazione.
<< Bene andiamo allora. >> disse il moro, afferrando la mano del biondo. 
<< Di già? >> esclamò quello confuso. 
<< Certo, la mia schiena non ne può più di aspettare. >> 







Jason entrò nella stanza e chiuse la porta a chiave. Aveva combinato un casino senza precedenti… Come poteva aver detto quelle cose a Nico? Lo aveva offeso… gli aveva urlato contro parole orribili… 
Ricordava a tratti la scena, era sotto l’effetto inebriante dell’alcool e vittima del peggiore dei sentimenti; la gelosia. 
Mai avrebbe immaginato di sentirla così forte e prorompente nel cuore, eppure quando aveva visto Nico abbracciato a Will, il cuore aveva preso a pompare veleno e non più sangue. 


^*^*^*^*^*^


Will spalancò la porta della sua stanza con Nico arpionato al suo petto, che continuava a baciargli il collo. 

<< Ehi! >> protestò Michael. 
Nico alzò gli occhi dal collo del ragazzo e si pentì di averlo fatto. 
Michael infatti era in compagnia di Katie, e no, non stavano parlando di medicina naturale.
Will chiuse gli occhi di scattò, 
<< Scusate, non immaginavo… >> rispose, uscendo subito. 
<< E adesso dove andiamo? >> domandò Nico. << La mia stanza è off limits. >>
<< Perché? Che ti ha detto Jason? >> domandò Will accigliato. 
Nico non voleva ancora dirgli niente, non prima di aver provato a risolvere la situazione. 
<< Ssssh, adesso pensiamo a trovare posto. >> lo zittì, concludendo la frase con un bacio. 
Will non osò ribattere ulteriormente. 
<< Andiamo in infermeria. >> propose. 
<< Sicuro? >> Nico non pareva convinto di quel luogo, tutti andavano e venivano liberamente. 
<< Ma si, adesso non c’è nessuno e sono tutti fuori a divertirsi o dentro ma a fare altro. >> lo tranquillizzò il compagno. << A meno che tu non voglia più il massaggio. >> 
<< Non dirlo neanche per scherzo. >> lo ammonì il ragazzo, tornando a concentrarsi sul suo collo abbronzato. 


^*^*^*^*^*^


In realtà Jason, fino a quel momento aveva ignorato i reali sentimenti provati nei confronti di Nico. Credeva di volergli bene, come si vuole bene ad un fratello, ma quella gelosia gli aveva detto il contrario. 
Eppure già da giorni una piccola vocina dentro di se gli aveva sussurrato alcuni avvertimenti, ma lui l’aveva ignorata convinto che alla fine sarebbe soffocata… E invece, quella vocina stava soffocando lui. 
Persino Piper se n’era accorta, tanto da arrivare a chiederglielo…
Perché era stato così stupido? 
Chi voleva prendere in giro? 
Era persino arrivato a raccontare a Nico tutta la sua storia, a fargli vedere la stanza di Thalia, cosa che non aveva fatto praticamente con quasi nessuno. Soltanto quelli che c’erano quel giorno conoscevano la verità e Nico ultimo arrivato si era guadagnato così tanto la sua fiducia da riuscire a fare breccia nell’animo dei suoi segreti.
Il biondo si sedette sul letto di Thalia e cominciò a piangere, le mancava così tanto. Abbracciò il suo cuscino e ancora gli sembrò di sentire l’odore del profumo che era solita usare. 
Inevitabilmente riaffiorarono i ricordi…



^*^*^*^*^*^


<< Così va bene? >> domandò Will, massaggiando la schiena di Nico da sopra verso sotto. 
<< Si, fai un po’ più di pressione sulle spalle però. >> spiegò il moro, godendo di quel contatto paradisiaco. 
Il biondo si lubrificò nuovamente le mani con dell’olio di cocco e mandorla, diffondendo per la stanza un dolce aroma inebriante, che gli riempì le narici. 
Riprese a massaggiare la schiena perlacea del moro, percorrendo con le dita il corso della spina dorsale. Indugiò qualche secondo sulla linea del costume, desideroso di poter andare oltre, ma non ne ebbe il coraggio. 
Quando però Nico gli chiese di salire a cavalcioni su di lui, capì che forse anche il ragazzo volesse qualcosa di più di un semplice massaggio. 
<< Così puoi fare più pressione. >> gli spiegò, con la voce ovattata dal piacere. 
- Più pressione in tutti i sensi. Pensò il biondo, dal momento che il suo “piccolo” amico nelle parti bassi, si era indurito alla sola richiesta. 
Nico però non disse nulla, sapeva che Will fosse in imbarazzo e gli andava bene così. Anzi l’idea di riuscire a far eccitare il biondo con così poco, non poteva che lusingarlo. 



^*^*^*^*^*^


La pioggia cadeva incessante, rendendo la corsa difficoltosa, ormai però c’erano quasi. Stavano per raggiungere il limitare della foresta. 
Jason aiutò Piper a saltare un tronco caduto, poi ricominciò a correre, incitato dagli altri. 
<< Presto per di qua. >> urlò Zoe, consultando la mappa ormai fradicia. 
<< Stanno arrivando. >> li avvisò Thalia che chiudeva la fila insieme a Luke; entrambi armati di spade. 
I ragazzi cercarono di aumentare l’andatura, ma le radici bagnate continuavano a farli inciampare. 
Jason sentiva l’aria mancargli e le gambe diventare sempre più pesanti, ma non poteva fermarsi, non con più di trenta uomini armati alle spalle. 
<< Non c’è la faccio più. >> esclamò Piper, diminuendo la velocità.
<< Avanti Piper, ci siamo quasi. >> la esortò Annabeth, afferrandola per un braccio. 
<< Leo quanto manca per queste maledette trappole? >> sbraitò Zoe, cercando di non perdere la poca calma che le era rimasta. 
<< Tre metri e siamo arrivati. >> esclamò il ragazzo, afferrando il telecomando che teneva in mano. 
I ragazzi saltarono oltre il confine tracciato da Leo, urlando per l’ultimo sforzo. A quel punto il ragazzo premette il pulsante e il gruppo di uomini saltò in aria insieme a tronchi e noci di cocco. 
<< Magnifico. >> esclamò il ricciolino gustandosi la scena. 
<< Avanti tutti in acqua >> urlò Zoe, risvegliando gli altri.
I sette si lanciarono tra le onde tempestose dell’oceano, che ribolliva di rabbia. Era una missione suicida, ma nessuno di loro si sarebbe tirato indietro.
Tenendosi per mano a coppie di due, (Zoe aveva detto di potercela fare da sola), i ragazzi si immersero, consapevoli della maggiore facilità del nuotare sott’acqua. 
Dopo un tempo che parve interminabile, risalirono in superficie, avvisati da Zoe. 
<< Ci siamo, eccola lì. >> annaspò la ragazza, sputando acqua. 
Stremati riuscirono a raggiungere un piccolo isolotto di terra e roccia; il loro punto di fuga.
Aiutandosi a vicenda, tutti salirono sulla terra sani e salvi.
<< Tre minuti all’arrivo della nave. >> annunciò Leo, dando un’occhiata al suo ultra tecnologico orologio, resistente all’acqua. 
<< State tutti bene? >> domandò Thalia, guardando i compagni. 
Tutti annuirono, erano stremati, impauriti ed allo stesso tempo eccitati di avercela quasi fatta, ma si stavano bene. 
Ebbero giusto il tempo di riprender fiato che in lontananza videro avanzare una grande nave con su scritto: Snow Sea. 
<< E’ quella, si chiama esattamente così. >> esclamò Leo saltellando sul posto. 
<< Perfetto, allora prepariamoci. >> disse Zoe.
<< Siamo sicuri che si fermerà? >> domandò Luke, mentre stringeva la mano di Thalia. 
<< Certo, mio padre non mi mentirebbe mai. >> ribatté Leo risoluto, mentre la nave si avvicinava sempre di più. 
<< Hai tu il compenso Annabeth? >>
La bionda annuì, mostrando una sacca rossa. 
<< E’ tutto qui dentro. >> 
Jason non poteva ancora crederci, finalmente stavano per andarsene da quel maledetto posto, aveva il cuore in gola e l’ansia di essere scoperti proprio adesso lo stava divorando. 
La nave attraccò vicino all’isoletta e i ragazzi corsero sul pontile di legno; ad accoglierli trovarono due uomini sulla trentina. 
<< Siete voi i fuggiaschi? >> domandò quello alto e con la faccia piena di brufoli. 
Leo annuì, 
<< Si, avete parlato con mio padre Efesto. >> 
<< Si proprio lui. >> confermò l’uomo. 
<< Dov’è il compenso? >> domandò l’altro. 
Annabeth si fece avanti, mostrando il contenuto della borsa. 
<< Sette lingotti d’oro, come d’accordo. >> esclamò. 
L’uomo fece per afferrarla, ma la ragazza ritirò svelta la mano. 
<< Prima fateci salire. >> disse con tono che non ammetteva repliche. 
I due si fecero da parte e i sette ragazzi poterono finalmente sentirsi al sicuro. << Viaggerete nella stiva per evitare di essere scoperti. >> spiegò l’uomo, scortandoli sempre più giù. 
I ragazzi non potevano ancora crederci, finalmente stavano per raggiungere la tanto attesa e bramata libertà. 
<< Quanto ci vorrà? >> domandò Zoe, che nonostante tutto era rimasta guardinga. 
<< Ehi Zete, quanto ci vorrà? >> urlò l’uomo all’altro. 
<< Il capitano Borea ha detto solo che sarà un lungo viaggio. >> 
<< Sentito? >> 
La ragazza annuì, senza dire altro. 
<< Bene siamo arrivati. >> esordì quello, aprendo una pesante porta di ferro, non è il massimo ma… >> 
<< Andrà benissimo. >> commentò Thalia, entrando. 
<< Quelle potete anche darle a me. >> disse l’uomo, indicando le armi. 
La mora sorrise, 
<< No grazie, preferiamo tenerle, a fine viaggio ve le lasceremo come souvenir. >>

Chiusa la porta i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo. Jason si sedette contro una cassa di legno, Piper si sistemò accanto a lui. Vicino a loro, Thalia e Luke appoggiati l’uno all’altro, mentre Annabeth esplorava la stiva, Leo monitorava il tempo e Zoe si scrutava nervosamente attorno.
Nessuna aveva la forza o la sfacciataggine per esultare, l’avrebbero fatto appena arrivati sulla terra ferma, sani e salvi. 


^*^*^*^*^*^


Nico sospirò un po’ più forte, quando Will finì il massaggio con un ultima pressione sulle spalle. 
<< Soddisfatto? >> domandò il biondo.
Il moro mugolò un si come risposta.
<< Quasi mezz’ora di massaggio e te ne esci con un verso da pseudo ubriaco? >> esclamò Will indignato. 
<< Sei stato davvero bravo. >> disse allora Nico, continuando a temporeggiare, nella speranza che Will rimanesse su di lui. 
<< Davvero bravo? Questa poi è bella, e cosa vorrebbe dire precisamente? >>
Il moro sussurrò una risposta. 
<< Cosa hai detto? >> domandò Will. 
<< Avvicinati sei vuoi saperlo. >> lo invitò Nico. 
Il biondo si portò in avanti, accostando la testa accanto al viso dell’altro.
<< Allora? >> domandò.
Senza preavviso Nico, gli afferrò la testa con il braccio, spingendola verso le sue labbra. 
Senza staccarsi dalla sua bocca, Will alzò le gambe, permettendo così al moro di rigirarsi e poter limonare con più facilità. 
Un bacio, una carezza, uno scambio di sguardi e ancora un bacio seguito da un sospiro, mentre l’aria intorno ai loro corpi si faceva sempre più calda…




^*^*^*^*^*^



La nave si fermò d’improvviso. 
Era impossibile che fossero già arrivati… 
C’era qualcosa che non andava.
I ragazzi scattarono in piedi timorosi che qualcosa fosse andato storto, Zoe provò ad aprire il portone d’acciaio, ma niente, era chiuso dall’esterno.
<< Maledizione, perché ci siamo fermati proprio adesso? >> sbottò Thalia, mentre Luke tentava di tranquillizzarla.

Passarono alcuni minuti di totale silenzio, poi la porta si aprì. 
Ad entrare fu Zete, 
<< Presto dovete seguirmi. >> intimò ai ragazzi. << La nave si è scontrata con un iceberg, sta imbarcando acqua. >> 
<< Come un iceberg? >> domandò Annabeth. << In queste acque non ce ne sono, è praticamente impossibile. >>
Zete la guardò come a volerla congelare con lo sguardo, ma ugualmente ribatté:
<< Ho detto che la nave sta affondando; seguitemi immediatamente. >>
I ragazzi si guardarono tra di loro, 
<< Sta mentendo. >> sibilò Annabeth. 
<< ALLARME, ALLARME. >> urlò allora Zete. 
I ragazzi scattarono su di lui e lo stesero con un colpo alla tempia, poi cominciarono a correre lungo il corridoio alla ricerca di un posto dove nascondersi. 
Arrivati a metà però, trovarono a sbarrargli la strada, nientemenodiche: Zeus.
<< Dove pensate di andare? >> tuonò imperioso l’uomo, brandendo una mazza elettrica. 
I ragazzi fecero immediatamente dietro front, ma dall’altro lato del corridoio si trovarono faccia a faccia con Era e Ares. 
<< Piccoli ingrati, pensavate di scappare via dalla vostra famiglia eh? >> sbraitò la donna, con gli occhi infuocati dalla rabbia. << Avanti Ares, prendili. >> ordinò al figlio.
I ragazzi non avevano via di fuga, c’era soltanto una porta, ma era sbarrata. 
Zoe si fece avanti e cominciò a combattere contro l’uomo, anch’esso armato di spada. La ragazza se la cavava, ma tutti sapevano che la sua arma per eccellenza era l’arco… 
Dall’altro lato, Zeus stava fronteggiando Thalia e Luke, mentre Leo ed Annabeth tentavano di mettere insieme qualche ingegnosa idea da applicare al momento. Jason avrebbe voluto rendersi utile, ma senza armi non poteva fare molto, e in più doveva occuparsi di Piper, preda di un attacco di panico, comprensibilissimo, considerando quel che stava succedendo. 
<< Padre siete un mostro. >> sibilò Thalia, menando un fendente contro l’uomo. << Come puoi farci questo? >>
<< Non capisci Thalia, io lo faccio per il vostro bene. >> ribatté Zeus, schivando e colpendo Luke con un manrovescio. Il ragazzo cadde a terra e l’uomo ne approfittò per dargli una scarica elettrica. 
<< Luke no. >> urlò la ragazza, avventandosi contro il padre. 
Jason fece appena in tempo a vedere, la spada di Thalia conficcarsi nel fianco del padre. Anche Era se ne accorse e infuriata, corse in aiuto del marito. Schivò Ares e Zoe, spinse via Annabeth e Leo ma trovo Jason a sbarrarle la strada. 
<< Da qui non si passa. >> 
La donna non aveva nulla in mano, Jason sapeva di poterla battere senza problemi in uno scontro corpo a corpo; ma si sbagliava. 
All’ultimo momento, Era tirò fuori dai capelli un ago lungo e affilato, lo tirò contro Jason, colpendolo al labbro. 
Il ragazzo urlò dal dolore, mentre Era passando colpì con una ginocchiata Piper, poi estrasse da sotto la gonna un machete e lo conficcò nella di schiena di Thalia che cadde a terra sanguinante. 
Zoe si distrasse vedendo la migliore amica a terra e proprio in quel momento Ares la colpì con la spada. 
E mentre il dolore esplodeva nel suo petto, Jason perse conoscenza e svenne…


Il biondo aprì gli occhi di scatto; ecco ci era ricascato nuovamente. Faceva così male ricordare ogni volta… 
Steso sul letto della sorella si alzò, notando la macchia scura che si era formata sul lenzuolo; segno delle lacrime che aveva versato.
Con due dita si toccò la cicatrice al labbro, il ricordo riportava a galla anche il brivido del dolore, ormai sopito sotto anni trascorsi… 
Il ragazzo si perse ad ammirare le foto della sorella, e un oscuro pensiero si insinuò nella sua mente. Con estrema delicatezza sfilò una puntina dal muro, lasciando una foto cadere a terra. Poi con mano tremante si portò la parte appuntita al labbro e con estrema decisione, la conficcò nel punto esatto della cicatrice. 
- Io merito solo dolore, ti ho lasciata morire. Si disse,  guardando le foto della sorella defunta. 
Improvvisamente la porta sbatté, impaurito il ragazzo lasciò cadere la puntina a terra, sporcando il tappeto di rosso scarlatto.  Il biondo si voltò ma non vide nessuno. Come risvegliatosi da un sogno si rese conto di quel che stava facendo… Doveva smetterla, uscire da lì immediatamente.
Alterato con se stesso, si avviò in infermeria per disinfettare la ferita…




^*^*^*^*^*^



Nico non lasciò andare Will dalle sua labbra, fino a quando questo, cominciò a scendere verso il mento, ricoprendo con una serie di succhiotti il collo diafano.
Il moro sospirò di piacere, mentre il biondo, addentava con delicatezza un capezzolo.



^*^*^*^*^*^


Jason chiuse la porta della camera, poi tornò nella sua stanza e ripose la chiave nel fidato cofanetto di legno, che infilò infondo all’armadio. 
Ricordare gli aveva fatto male, in tutti i sensi. Ma quel dolore era stato in grado di far scemare via dal suo corpo la rabbia provata nei confronti di Nico… 
Ok, il ragazzo lo aveva rifiutato, ma non era ancora detta l’ultima parola, non si sarebbe arreso così facilmente. 
Per il momento però, doveva tentare di riavvicinarsi a lui e porgergli le sue scuse, solo così avrebbe avuto qualche possibilità. 



^*^*^*^*^*^


Will ricoprì il petto di Nico di baci focosi, mentre con le mani gli massaggiava il sedere. 
- Ti prego vai ancora più giù. Pregò il moro nella sua testa, troppo imbarazzato per esprimere la frase ad alta voce.
Ma il biondo lo accontentò ugualmente, (forse conosceva la telepatia), poiché cominciò a leccargli l’ombelico, spingendo sempre più giù il costume nero. 



^*^*^*^*^*^


Jason scese dall’ascensore, il taglio bruciava come fuoco. Il ragazzo sperò di non essersi provocato una seconda cicatrice, sarebbe stato alquanto da idioti. 
Avvicinandosi alle porte dell’infermeria si acquattò, gli pareva di sentire strani rumori provenire dall’interno. Forse qualcuno era stato ricoverato… 


^*^*^*^*^*^


Will eliminò definitivamente il pezzo di stoffa che lo separava dal membro di Nico, e rimase per alcuni secondi a contemplarlo. 
Il volto del moro si era colorato completamente di rosso, ma per nessuna ragione al mondo, voleva che il compagno si fermasse. 
Il biondo lo massaggiò con delicatezza, poi ne assaggiò la punta con la lingua, provocando una serie di gemiti da parte del più piccolo. 



^*^*^*^*^*^


Ormai Jason ne era più che sicuro, lì dentro c’era qualcuno che stava parecchio male, dato i versi che provenivano. Chissà forse avrebbe potuto dargli una mano. 
Curioso aprì un anta ed entrò, quel che vide però, lo ferì cento volte di più dello spillo che si era conficcato nel labbro. 



^*^*^*^*^*^


Nico strinse con forza il lenzuolo bianco, mentre Will cominciava a muovere la bocca seguendo un ritmo regolare. 
<< Ah-si, ti prego, continua… >> esclamò completamente abbandonato al piacere. 

In quel momento la porta a battenti si aprì. 
Il moro avvertì lo spostamento d’aria e uno sguardo di fuoco su di lui. 
Sulla porta vide l’ultima persona che mai avrebbe dovuto vederlo in una situazione del genere; Jason. 
<< W-Will fer-fermati. >> esclamò con tono sconvolto. 
Il biondo alzò il volto, pulendosi il liquido pre seminale, che gli gocciolava dal labbro inferiore. 
<< Cosa? Non ti piace? >> gli domandò ingenuo. 
<< No, è che… >> ribatté lui, guidandolo con lo sguardo verso Jason. 
<< Oh per tutti i Soli di Nettuno! >> si lasciò sfuggire il biondo, appena vide l’amico. 
<< Non vi preoccupate, continuate pure. >> esclamò Jason, con il labbro grondante di sangue e gli occhi duri come il marmo. 
Nico si alzò di scatto, colpendo Will con una pedata in faccia, 
<< Jason no, non andartene. >> 
<< Will non provare a seguirci. >> intimò il moro al ragazzo, correndo anche lui fuori dall’infermeria. 



Angolo Autore:

Lo so, lo so, merito tante maledizioni Cruciatus da tutti voi… 
Purtroppo cari lettori sto vivendo forse il periodo più incasinato della mia vita, domani mattina ho il test d’ingresso all’università, e considerando che su 10 quesiti, 9 sono di matematica, ciao proprio… Voi direte: se fai schifo a matematica cosa l’hai scelto a fare? Beh diciamo che mi piace complicarmi la vita. Domani tra l’altro vedrò anche per la prima volta l’università dal vivo e coloro che saranno i miei futuri compagni di corso…quindi immaginate l’ansia. Spero solo di non perdermi per il campus :3 
Incrociate la dita per me please!!! Perché sono a mille già da ora… 
Sarò sincero nel dirvi che non so quando riuscirò nuovamente ad aggiornare, per il semplice fatto che (tralasciando il test di domani), tra otto giorni mi trasferisco in un appartamento vicino all’università (e ancora preparo nessuna valigia), poi tra quindici giorni ho l’esame pratico della patente e non posso permettermi di essere bocciato. Quindi potete comprendermi in parte, no? 
Ah quasi dimenticavo, ciliegina sulla torta, l’appartamento dove andrò non è munito di rete internet, ed io e le mie amiche/coinquiline non abbiamo ancora trovato un’alternativa, quindi Yeee! Sarò anche senza internet per non so quanto tempo… 
Però lo stesso non me la sento di sospendere la storia, anche perché ne ho già un’altra in sospeso e poi sinceramente parlando, è rimasta la mia unica distrazione da tutto questo ingombrante casino, che si chiama vita. 
Bene, spero di non avervi annoiato con i pettegolezzi sulla mia vita, spero di ritornare il prima possibile. 
Un abbraccio a tutti, 
xxNico

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Capitolo 14
*** XIV ***



I tendoni rossi si aprirono e le quattro ragazze cominciarono a danzare sulle note di Britney Spears. Abbigliate in costumi sfavillanti, con le perline dorate che ciondolavano a ritmo dei loro movimenti sensuali; Silena, Drew, Katie e Calypso erano le prime a dover intrattenere il pubblico quella sera. 
Nico attendeva silenzioso dietro le quinte il suo turno, qualche metro più in là Jason e Piper erano intenti a ripassare la coreografia congiunta sulla quale avrebbero dovuto esibirsi. 
A lui erano toccati come compagni Charles ed Ethan…si, come al solito la fortuna era dalla sua parte. 
I tre giorni di vacanze si erano appena conclusi e, neanche il tempo di riprendersi dalla sbornia e dall’euforia che Afrodite li aveva riuniti tutti. 
<< Ragazzi, abbiamo un emergenza in corso. >> aveva esclamato, in preda all’agitazione. << Tra due giorni verranno a farci visita i fondatori dell’Happy Island… >>
<< Mi scusi. >> l’aveva interrotta Michael. << Ma i fondatori non sono Zeus ed Era? >> 
La donna aveva sorriso nervosamente, 
<< Certo che no! Loro hanno soltanto ereditato tutto, ma l’idea è stata di altri. >>
<< Altri? >> aveva domandato Annabeth, che stranamente non sapeva nulla di quella storia. 
<< Crono e Atlante, rispettivamente il padre e lo zio di Zeus. >>
L’intera classe era rimasta a bocca aperta. 
<< Più la loro madrina, Nyx, conosciuta anche con il nome di Dama Nera. >> aveva spiegato la donna. 
- La Dama Nera… quel nome inquietava non poco Nico.
<< Quindi vi avviso, non faremo i soliti spettacoli. Dobbiamo preparare qualcosa di superiore, qualcosa di… >>
<< Perfetto. >> aveva concluso per lei Drew.
<< Proprio così. >> aveva confermato la donna, rincuorata dal fatto che almeno delle sue figlie la capisse.
Alcuni avevano annuito, mentre Nico aveva alzato gli occhi al cielo. Non gli fregava niente di chi sarebbe andato, per nulla al mondo avrebbe accettato di rivivere l’inferno della scorsa volta, e invece…
<< Ho già stilato una lista delle persone che voglio, naturalmente. >> aveva ripreso la donna, aprendo un block notes. << Spero solo di non aver scelto nessuno, preso da Ares. >> 
<< Quindi ci saranno anche degli scontri? >> aveva domandato Silena, deglutendo. 
<< Ma naturalmente, tu però non preoccuparti cara, sei dei miei  a prescindere. >> l’aveva “rassicurata” la madre. Anche se in realtà Silena era più preoccupata per il suo Charles…
<< Allora si, stavamo dicendo, i nomi. Quelli che chiamerò si rechino direttamente nel teatro a luci rosse, mentre gli altri beh… poi si vedrà. Bene iniziamo, Drew Tanaka. >> aveva esclamato la donna. 
La ragazza si era fatta tranquillamente avanti, sapeva per certo che Afrodite l’avrebbe messa in lista. 
<< Katie Gardner, Calypso, Jason Grace, Piper Mclean, Charles Beckenford, Ethan Namakura e dulcis in fundo… >>
Nico aveva trattenuto il respiro, stritolando la mano di Will. 
<< Nico Di Angelo. >> 
Senza dire nulla il moro era uscito dalla stanza, spintonando alcuni compagni. Will lo aveva subito seguito, mentre Afrodite aveva sospirato un, 
<< Come immaginavo… >>
<< Nico fermati. >> 
<< No Will no, non voglio! Non di nuovo. >> aveva ribattuto lui, con gli occhi lucidi. 
Il biondo lo aveva stretto a sé, 
<< Lo so, so quel che stai provando, ma non puoi rifiutarti. Senti facciamo così, se qualcuno ti sceglierà, verrò da te, come l’altra volta, va bene? >> 
Il moro aveva scosso la testa, 
<< No, non voglio che ti fai scopare da qualcuno… tu sei solo mio. >> 
Will gli aveva afferrato il volto tra le mani, 
<< Nico, ehi, è vero io sono solo tuo, lo stesso vale per me. Ma lo sai come funziona, con loro non è amore ma solo sesso. >> 
Nico aveva nascosto il volto nell’incavo del suo collo. 
<< Solo sesso. >> aveva ripetuto con voce ovattata. << Solo sesso… >>
<< Esatto, solo sesso. >> 




<< Ehi scricciolo, sei tra di noi, o cosa? >> domandò Charles, scoccandogli le dita davanti al naso. 
Nico sobbalzò, risvegliandosi dal torpore dei ricordi. 
<< Che? >> domandò, osservando il ragazzo che lo sovrastava. 
<< I tuoi amichetti hanno iniziato a ballare. >> gli disse, facendogli notare la mancanza di Jason e Piper.
<< Hai sbagliato Charles, la sua amichetta; con Grace non parla più >> intervenne Ethan, sistemandosi la giacca nera.
Nico lo guardò molto male, 
<< Non sono cazzi che ti riguardano Namakura. >> 
<< Uh che paura. >> lo schernì il ragazzo. 
<< Non iniziate, abbiamo un esibizione da portare a termine. >> li riprese Charles che nonostante tutto, ci teneva a non finire in punizione per almeno un mese. 
Ethan alzò le spalle,
<< In ogni caso, preparati ad essere il nostro dolce sacrificio. >> disse a Nico, leccandosi il labbro superiore. 

La musica partì nuovamente, questa volta con una canzone di Cheryl Cole.
Jason afferrò la vita di Piper e i due cominciarono a vorticare, seguendo una precisa coreografia. 
Il pubblico era in visibilio per l’esibizione, i due ragazzi erano infatti bravissimi. Quel ballo sembravo costruito apposta per loro, si muovevano come se fossero una cosa sola. Persino Reyna dagli spalti, avvertì un lieve senso di gelosia, vedendo Piper così affiatata e rapita dagli occhi del biondo. 
Entrambi erano vestiti in maniera elegante e sopraffine, Jason indossava uno smoking nero e una camicia scarlatta, mentre Piper un abito lungo, con spacco laterale fino alla vita. I capelli poi, le ricadevano da un lato in una cascata di boccoli. 
Sicuramente stavano facendo la figura sperata da Afrodite, la quale continuava a lanciare occhiate verso Crono, Atlante e Nyx, timorosa di leggere delusione o noia nei loro volti. 
Anche la loro esibizione si concluse, tra battiti di mani e fischi d’ammirazione. 
A quel punto Charles, Ethan e Nico si posizionarono sul palco;  grazie alle luci ancora spente, il ragazzo poté osservare liberamente il pubblico per qualche secondo. 
Vide Hazel, vestita in maniera succinta passare tra le tribune con un vassoio di dolcetti in mano, aiutata da Rachel. Mentre Chris e Will portavano due vassoio carichi di calici di champagne. 
- Misero porco. Pensò Nico, quando vide un uomo dare una pacca sul sedere del suo biondo. 
Leo avviò la musica di sottofondo, 
- Avanti Nico, fatti forza. Pensò, espirando profondamente. Doveva solo spegnere il cuore e azionare il cervello. 

“It's true, we're all a little, insane,
but it's so clear now that I'm, unchained.
Fear is only in our minds,
taking over all the time,
fear is only in our minds,
but it's, taking over all the time…”


Amy Lee cominciò a cantare, nuovamente Nico si ritrovò a doversi esibire sulle note degli Evanescence. Forse erano davvero l’unico gruppo adatto a lui, ma non voleva più (per quanto questo gli fosse di conforto), esibirsi sulle loro canzoni. Sicuramente in futuro, non sarebbe più riuscito ad ascoltarle a mente libera. Gli avrebbero ricordato per sempre quei penosi spettacolini a tema porno…
Questa volta il tema era appunto il sacrificio… e indovinate un pò? Lui era la vittima. 
Le luci rosse, illuminarono la sua figura legata ad un letto con delle catene in acciaio, mentre Charles e Chris, affilavano due coltelli d’argento. 
Nico aveva il compito di dimenarsi e far finta di essere terrorizzato, cosa che non gli riusciva poi così difficile. I due ragazzi man a mano si avvicinavano al letto dalle coperte candide. 
Raggiunto “lo accoltellarono” più e più volte, facendo schizzare sangue ovunque (in realtà succo di ciliegia), sporcando le coperte, i loro volti ed i vestiti. 
Poi si lanciarono in una frenetica danza, indossando la maschera del volto perverso ed eccitato. Nico nel frattempo doveva riuscire a liberarsi e cominciare a correre. Con gli abiti strappati ed il finto sangue addosso, il moro pareva davvero esser appena uscito dalla trama di un film dell’orrore.
I due ragazzi lo riafferrarono per le spalle, e con sadismo lo legarono ad una ruota per le torture. 
Qui a turno, lo punzecchiarono con un coltello, leccandogli il collo ed il petto, ammiccando lussuriosi verso il pubblico eccitato. Lo spettacolo si sarebbe concluso con il suo sacrificio per mano dei due ed un esplosione di una serie di fuochi d’artificio scarlatti; ma qualcosa non andò come previsto dal piccolo. Infatti proprio quando i due stavano per “estrargli il cuore dal petto”, entrò in scena Luke. 
Iridi rosso sangue, canini in vista e una lunga giacca di pelle nera, lasciata aperta per risaltare i pettorali nivei. 
Nessuno tranne Nico, parve sorpreso di quell’entrata in scena, il biondo si avvicinò minaccioso ai due ed a turno li eliminò, rompendogli l’osso del collo. Charles ed Ethan crollarono al suolo, mentre un rivolo di sangue fuoriusciva dalle loro bocche. Nico lo guardò confuso, incapace di capire il perché di quell’entrata in scena. Il suo stupore doveva essere perfetto, perché il pubblico cominciò ad applaudire entusiasta. Luke “spaccò” le catene a mani nude e lo prese in braccio. 
<< Fai finta di esser morto, appena ti mordo. >> gli sussurrò ad un orecchio. 
Nico annuì impercettibilmente, Luke aprì le fauci e si agguantò al suo collo, il moro si accasciò come morto, mentre due rivoli di sangue gli scolavano dal collo. 
Luke sorrise con la bocca sporca di sangue, i fuochi d’artificio esplosero e la folla andò in delirio. 







<< Perché ti sei intromesso nello spettacolo? >> domandò Nico furioso, mentre si puliva il collo con un asciugamano. 
<< Non mi sono intromesso, piccolo idiota. Afrodite aveva già deciso tutto, semplicemente ha evitato di dirtelo. >> spiegò il ragazzo, togliendosi i finti canini di plastica. 
Nico sbuffò qualche parola poco carina e si preparò a raggiungere la stanza di Lou per farsi una doccia. Ah si, perché non dormiva più da Jason, dal giorno in cui lui l’aveva beccato con Will a fare cose che… beh lo sapete già.
<< Dove pensi di andare? >> lo frenò il ragazzo. 
<< A togliermi questa merda di dosso. >> ribatté il piccolino. 
<< Sai che devi aspettare. Prima devono comunicarci se siamo stati scelti, poi potrai andartene dove ti pare. >> 
<< Senti Luke perché non ti fai un pacco di cazzi tuoi, ed eviti di rivolgermi la parola? >> 
<< Calma, calma, cos’è tutto questo casino? >> domandò Dioniso, facendosi avanti. 
<< Oh nulla prof, qualcuno qui è stato morso da una vipera. >> rispose Luke. 
<< Non da una vipera, ma da uno stronzo. >> commentò Nico, provocando le risa di Katie e Calypso, intente a cambiarsi. 
<< Avanti finitela di litigare. Di Agnello vieni qui. >> disse al moro, facendogli cenno di avvicinarsi. << Prendi questa. >> sussurrò, facendogli scivolare nella tasca dei pantaloni strappati una piccola fiala color pece. 
Nico lo guardò confuso ma capì che non doveva fare domande e l’uomo si dileguò nell’immediato. 
L’attimo dopo arrivò Zeus in persona, nessuno si aspettava di vederlo lì, non si scomodava mai ed ogni volta a fine spettacolo si ritirava nelle sue stanze. 
<< Buonasera. >> lo salutarono i ragazzi in coro. 
L’uomo li guardò con occhi luccicanti, 
<< Sono fiero di voi, davvero siete stati impeccabili. >> disse, sconvolgendo tutti; Zeus non si complimentava mai con nessuno. 
<< Grazie signore. >> risposero titubanti. 
Zeus sorrise, 
<< Bene, bene, siete stati così bravi che alcuni di voi hanno attirato l’interesse dei tre fondatori. >> annunciò l’uomo. 
Nico deglutì, non di nuovo, non con uno di loro… eppure Dioniso era venuto di proposito a dargli quella boccetta. Non c’erano dubbi, era stato scelto di nuovo. 
<< Crono, mio padre ha scelto Piper. >> 
La ragazza annuì, ma Nico lesse dispiacere e ribrezzo nei suoi occhi. 
<< Atlante, mio zio invece vuole Drew e Katie. >> 
Secondo i calcoli rimaneva soltanto,
<< La Dama Nera, invece vuole te Di Angelo. >>
Se non fosse stato per l’avviso indiretto di Dioniso, Nico non se lo sarebbe mai aspettato. Essere nuovamente scelto, da una donna poi… 
<< Mi raccomando, massima serietà e professionalità da tutti voi, o ne andrà della vostra vita. >> li avvisò l’uomo, scortandoli lui stesso. 
Con Zeus in ascensore nessuno ebbe il coraggio di parlare, tutti tenevano lo sguardo fisso su un punto vuoto. Soltanto una volta Nico incontrò gli occhi di Katie, e vide la sua espressione riflettere dalle iridi della ragazza. 
Arrivati l’uomo li accompagnò uno ad uno nelle rispettive stanze. Quando arrivò davanti alla stanza dove sarebbe dovuto entrare Nico, lo afferrò per una spalla. 
<< Mi raccomando, trattala come una Dea. >> gli disse, spingendolo dentro e chiudendo a chiave da fuori. 
Nico si ritrovò in una stanza semi buia, l’unica luce proveniva da una lampada adagiata su un tavolino di legno. 
<< Vieni pure avanti. >> lo invitò una voce. 
Il moro pensò che fosse una delle voci più strane che avesse mai udito, era fredda, venata da un non so che di regale che la rendeva imperiosa ed oscura.
Titubante il ragazzo avanzò a tentoni, e la vide. 
Era seduta su una sedia intarsiata di legno, intenta a bere qualcosa da un tazzina bianca di ceramica (forse tè, ma chi può dirlo). I lunghi capelli neri le incorniciavano il volto diafano e la pietra di ossidiana nera che indossava al collo spiccava come ali di corvo nella nebbia. 
<< Buonasera. >> esclamò il ragazzo, accennando un piccolo inchino. 
Non sapeva bene perché, ma davanti a quella donna Nico, provava un senso di riverenza non indifferente.
La donna si tamponò le labbra dipinte di nero con un fazzoletto di seta, adagiando la tazza sul tavolino. 
<< Sei stato davvero bravo sai. >> attaccò quella, alzandosi dalla sedia. 
<< Erano anni che non venivo qui e sono stata contenta di trovare qualcuno come te. >> 
<< In che senso, come me? >> domandò il ragazzo, avvertendo un brivido percorrergli la schiena. Quella donna lo intimoriva cento volte peggio di un gruppo di uomini arrapati e ubriachi. 
<< Così oscuro, così malinconico, così misterioso. >> disse, avanzando man a mano verso di lui. 
Era davvero molto alta per essere una donna, ad occhio raggiungeva il metro e novanta. Il lungo abito nero che indossava, strisciava sul pavimento, come petrolio, sempre più vicino a lui. Sempre di più.
<< Zeus ed Era sono stati davvero bravi a trovarti. >> continuò la donna, guardandolo negli occhi. << Scommetto che hai sofferto davvero tanto. >> esclamò poi, accarezzandogli il volto. 
Nico fece di tutto pur di non schiaffeggiarle quella mano, così bianca e fredda. << Sei perfetto per nutrire la mia anima, voglio sentirmi nuovamente giovane e desiderabile. Sono stufa di essere così vecchia… avanti rendimi tua. >> 
Nico rimase immobile, indeciso sul da farsi. 
Ok, non aveva scelta, anche perché non stava parlando con una cliente qualunque, ma con una delle fondatrici e sicuramente non poteva comportarsi come la scorsa volta. Ugualmente però non voleva fare sesso con lei, anche perché era una donna e detto sinceramente, tette e vagina non rientravano nel suo “menù erotico”.
Doveva trovare un modo per somministrarle la boccetta fornitegli da Dioniso, senza farsi scoprire.
La teiera era perfetta, ma doveva prima distrarla parlandole, se avessero incominciato adesso, non avrebbe potuto più impedire che la cosa accadesse. 
<< Perché ha deciso di fondare questo posto? >> gli domandò invece, senza troppi giri di parole. 
La donna sorrise lievemente, 
<< Quanta sfacciataggine… >> esclamò quella, potandosi un dito alla bocca. 
<< Eppure ora che ci penso, nessuno mi ha mai posto questa domanda… >> ammise più che altro rivolta a se stessa. 
Nico rilassò le spalle, era riuscito a convincerla nel dialogo.
<< A quell’epoca non avevo che qualche anno più di te. >> attaccò, mentre Nico si avvicinava furtivamente al tavolino. << Ero fresca di università, mi ero appena laureata in scienze sociali. Non desideravo altro che iniziare a lavorare ed aiutare tante docili persone in difficoltà. >> continuò la donna, tornando indietro nel tempo. 
Nico non le toglieva gli occhi di dosso neanche per un istante.
<< Venni assunta come assistente presso una clinica che si occupava di curare dei carcerati con problemi mentali. Ero felicissima, davvero, finalmente potevo dare il mio contributo… >>
Il ragazzo si sedette sulla sedia i legno, mentre Nyx ondeggiava per la stanza, incapace di stare ferma. 
<< Se non che, una sera tutto andò in fumo. Stavo finendo di somministrare le medicine all’ultimo paziente, gli altri si era già addormentati grazie ai farmaci, o perlomeno così mi avevano lasciato credere… >>
<< In che senso? >> domandò il moro, che nonostante tutto era davvero interessato da quella storia. 
<< Nel senso che in meno di due minuti mi ritrovai circondata… quegli animali maledetti, mi avevano teso una trappola. Mi stuprarono a turno, infliggendomi ferite di cui porto ancora il ricordo… >> ammise, mentre una lacrima le lambiva il volto. 
Nico non sapeva cosa dire, in parte gli dispiaceva per quello che le era accaduto, ma quella donna aveva creato un luogo di tortura, dove lui era attualmente rinchiuso.
La donna si asciugò il volto, con un lembo del vestito pece, poi riprese il racconto, stendendosi sul letto. 
- E’ il momento perfetto. Pensò Nico, estraendo la fiala dai pantaloni. 
<< Da qualche momento cominciai ad odiare i malati mentali e incapace di andare avanti, mi licenziai. Avrei rischiato di impazzire, se non fossero arrivati Crono ed Atlante… Li conobbi ad una festa tra medici, loro erano più piccoli di me, ma così intelligenti e ambiziosi. >> 
Il ragazzo rovesciò il contenuto della fiala nella caffettiera, e subito la ripose in tasca. Non sapeva cosa vi avesse messo Dioniso, forse sonnifero, ma non gli importava, sicuramente era un qualcosa che l’avrebbe aiutato. 
<< Raccontai loro quel che mi era successo e, dalla mia esperienza i due trassero un idea perversa e malvagia. Creare un manicomio che ci avrebbe permesso di fare molti più soldi di una semplice clinica per malati mentali. Un luogo ove avremmo riunito persone malate e persone sane, su di loro avremmo fondato il nostro piccolo impero. Nella mia voglia di vendetta per quello che mi era stato fatto accettai e fu così che di comune accordo nacque l’Happy Island. >> concluse la donna. 
Nico rimase in silenzio, quel racconto era orribile dall’inizio alla fine…
<< Allora, non dici nulla? >> lo interpellò la donna, mettendosi a sedere. 
<< Cosa vuole che dica? Avete creato un isola delle torture. >> 
<< Ah, piccolo insolente! Ero stata violata, non capisci? Come avrei potuto rimanere impassibile a tutto ciò? Dovevo vendicarmi. >> ribatté Nyx, sconvolta per l’esser contraddetta. 
<< Non crede che questa vendetta stia durando un po’ troppo? >> 
<< Forse, ma ormai non c’è più nulla da fare, quest’isola frutta una fortuna non indifferente, e in ogni caso dovremmo uccidervi tutti, prima di chiudere i battenti. >> spigò la donna. << E poi ora alle redini ci sono Era e Zeus, noi fondatori abbiamo delegato il compito a loro. Siamo troppo vecchi per continuare a gestire la baracca. >>
<< E cosa fate precisamente? >>
<< Oh beh nulla, ci godiamo i soldi che voi piccoli ci fruttate come meglio possiamo. >> esclamò Nyx, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. 
Nico avrebbe ribattuto con parole non del tutto carine ed educate, ma poi si ricordò dell’avvertimento poco rassicurante di Zeus e decise che forse era meglio ignorare e darle il tè, nella speranza di mettere fine a quell’incontro il prima possibile. 
<< Beh, la vita è troppo breve per essere tristi e depressi. >>
<< Proprio così caro, vedo con piacere che te ne intendi. >> disse la donna con giubilo. << Sai potresti essere uno dei futuri messaggeri, hai tutte le carte in regola. >>
Nico la guardò stranito,
<< Messaggero? >> domandò confuso.
<< Ah non te ne hanno mai parlato? So che tu sei stato portato qui grazie a Persefone. >>
Al solo sentire pronunciare quel nome, il moro avvertì il brivido della rabbia pompargli nel cuore. 
<< Persefone, come fa conoscerla? >> domandò irato. 
<< Beh lei è una messaggera. E’ cresciuta qui nell’Happy Island, lavorando qui, proprio come te ed i tuoi amici. Ha sempre mostrato grande fedeltà, così si è deciso di mandarla in giro per reclutare nuovi ragazzi. >> spiegò la donna. 
Nico non poteva credere alle proprie orecchie, Persefone era una di loro? Ora tutto era più chiaro… tutto stava pian piano acquisendo un senso. Quella Dama Nera, era una preziosa fonte di informazioni, non poteva metterla KO subito, doveva prima scoprire altre cose. 
<< E questi messaggeri, sono quindi liberi di andare dove vogliono? >> domandò. 
Nyx annuì, 
<< Hanno dei limiti di tempi prestabiliti, ed hanno dei microchip installati nel corpo che monitorano i loro spostamenti. Entro un tot di anni devono essere riusciti a portare qui quanti più ragazzi possibili. Se sono bravi continueranno negli anni, altrimenti verranno fatti rientrare nell’isola e sostituti con altri. >>
<< Oh capisco… >> disse solo, mentre la sua mente tornava a Persefone. 
- Quella donna aveva finto di amare suo padre, soltanto per portare lui e Bianca in quel maledetto posto. Ma allora perché l’aveva uccisa? Se avrebbe dovuto scortarli entrambi… doveva saperne di più. 
<< Che ne dice di prendere un altro po’ di tè? >> domandò alla donna, afferrando la teiera, consapevole di star rischiando il tutto per tutto. 
Quella però scosse la testa, 
<< No caro, adesso voglio soltanto che tu venga qui vicino a me. >> 
Suo malgrado Nico, fece alcuni passi avanti, fino a sfiorare le coperte del letto con le caviglie. 
Nyx lo afferrò per il collo della maglia e lo tirò a sé; Nico avvertì l’odore pungente del suo respiro; poi lei lo baciò. Un aroma di rose appassite invase la bocca del ragazzo che, incapace di continuare a ricambiare, rimase immobile. 
La donna si sciolse da quel gesto e sorrise tristemente, 
<< Ora capisco… sei innamorato… >> 
Nico indietreggiò di qualche passo, abbassando il capo. 
<< L’amore è morto da molto tempo, caro. >> 
<< Cosa intende per “morto”? >> domandò il ragazzo, guardandola. 
Nyx assottigliò gli occhi, 
<< Oh te ne accorgerai con il tempo, quando lo specchio si infrangerà. >> esclamò.
Nico deglutì, incapace di comprendere il senso di quelle parole. 
<< Adesso vattene. >> gli disse poi la donna, cogliendo il ragazzo alla sprovvista. 
<< Come ha detto? >> ripeté infatti Nico, incapace di credere a quelle parole. 
<< Ho detto che devi andartene, non voglio più niente da te. >> ribadì la donna, chiudendo gli occhi. 
Nico non riuscì a trattenere un sorriso,
<< Prima però butta vita quella robaccia che hai messo dentro la teiera. >>
Il sorriso si congelò sulla faccia del ragazzo.
<< Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno; vai prima che ci ripensi. >> 
lo rassicurò.
Il moro non se lo fece ripetere una terza volta ed immediatamente corse alla porta, ma la trovò chiusa a chiave. (Tutta colpa di Zeus). 
<< Non vorrei rompere ulteriormente ma… >> cominciò a dire.
La donna sbuffò, 
<< Terza anta dell’armadio, aprila, tira la leva sotto il cappotto blu sulla sinistra e scendi le scale fino alla fine. >> esclamò risoluta, esprimendo tutta l’intenzione di non volergli più rivolgere la parola. 
Titubante Nico eseguì le istruzioni della donna, ed effettivamente, alla fine vide un passaggio aprirsi davanti ad i suoi occhi. 
Un lunga scala a chiocciola che scendeva verso il basso, illuminata da una serie di lampade. 
Ancora sconvolto dalla felicità per l’esser riuscito a cavarsela per una seconda volta, durante la discesa il ragazzo incontrò ben due porte, ma timoroso di essere scoperto decise di non aprirle e puntare direttamente al basso, come gli aveva detto la Dama Nera. 
In realtà non aveva idea di dove sarebbe riuscito e sinceramente questo la spaventava non poco, 
-  E se fosse tutta una trappola? In fondo Nyx non era una buona persona, anzi. Cosa gli diceva che poteva fidarsi di lei? Forse doveva tentare di uscire da una delle altre porte… 
Indeciso sul da farsi, Nico risalì alcuni scalini e si fermò di fronte alla prima porta incontrata. 
Accanto c’era un pulsante, che se azionato, gli avrebbe permesso di entrare. Sperando di star facendo la cosa giusta, Nico lo premette e trattene il respiro. Davanti a lui vide una serie di cappotti, segno che anche quella porta era nascosta in un armadio. Con delicatezza il ragazzo li scostò uno ad uno, mentre il cuore batteva all’impazzata. 
Dopo un attimo di totale buio, si trovò davanti all’anta di legno, ove alcuni spiragli di luce filtravano illuminando debolmente lo spazio angusto. 
Il ragazzo adagiò l’orecchio contro il legno, per sentire eventuali rumori, ma oltre quell’anta sembrava non esserci nessuno. 
Lentamente la spinse, la prima cosa che vide, furono i raggi bianchi della luna che illuminavano la stanza. Guardingo il ragazzo aprì l’anta sempre di più e finalmente con sollievo constatò di essere da solo. 
Uscito dall’armadio studiò meglio l’arredamento; un grande letto a baldacchino, un tappeto persiano, tende bianche e una specchiera in legno intarsiato. Tenendo d’occhio la porta si avvicinò alla ricerca di un qualcosa che lo aiutasse a capire in che stanza fosse finito. Andando più a fondo però, cominciò a rendersi conto di non trovarsi in una stanza normale. Al letto infatti, vide attaccate alcune funi, mentre sul comò vide una camicia di forza. La porta infine non era in legno, ma bensì in acciaio. 
- Non dirmi che… 
La mente di Nico, cominciò a fare due più due, ma proprio quando stava per arrivare alla soluzione, sentì un fruscio che gli fece drizzare i peli, come una corrente d’aria gelida. 
Nell’angolo più buio della stanza, vide avanzare una donna dall’aspetto spaventoso. Indossava una lunga tunica bianca, macchiata con quella che pareva vernice colorata e brillantini. I lunghi capelli un tempo biondi, ora apparivano color della cenere, sporchi e stopposi, ma quel che più incuteva timore era il volto. Completamente sporco di trucco, pareva una maschera di Halloween. Il rossetto rosso, dipinto fin sopra le guance, mentre il mascara nero solcava la fronte.
Il cuore del ragazzo prese a battere all’impazzata, quella donna lo terrorizzava… le gambe cominciarono a tremare, mentre realizzava di esser finito nella parte del vero manicomio. 
Doveva andarsene da lì nell’immediato. 
Sarebbe potuto arrivare qualcuno, o peggio la donna avrebbe potuto incominciare ad urlare spaventata dalla sua intrusione o forse avrebbe potuto tentare di attaccarlo, e lui proprio non se la sentiva di ingaggiare una lotta con una donna non in grado di intendere e volere. 
Quella però non pareva minimamente intenzionata ad ingaggiare una lotta con Nico o incominciare ad urlare. Anzi, mettendo meglio a fuoco il ragazzo, si aprì in un sorriso. 
<< Ciao. >> gli disse, con voce spiritata. << Sei venuto qui per un autografo, immagino. >> 
Non sapendo cosa fare, il moro decise di assecondarla, e annuì titubante. 
<< Come immaginavo, prima però mi esibirò in edizione speciale in una mia nuova coreografia. >> esclamò cominciando a saltellare per la stanza. 
Nico suo malgrado sorrise, mentre la donna canticchiava parole senza senso e si muoveva secondo un ordine logico tutto suo. 
<< Grazie, grazie a tutti! >> esclamò qualche minuto dopo. << Io sono la grande Beryl Grace! >> esclamò, inchinandosi ad un pubblico immaginario.  

- Grace… quel cognome Nico lo aveva già sentito da qualche altra parte… Grace, Grace…ma certo! Jason, era lo stesso cognome di Jason. 
Immediatamente alla mente di Nico si affacciò il ricordo della foto che aveva visto nella stanza del ragazzo… Una donna che lo teneva in braccio… Quella donna aveva i capelli biondi cotonati proprio come quella che aveva davanti, e ora che la guardava meglio si accorgeva che anche i lineamenti erano gli stessi… 
No, non poteva essere vero… quella donna non poteva essere la madre di Jason. 

<< Allora lo vuoi o no questo autografo? Non vedi la fila che si è creata? >> lo risvegliò la donna, indicando il letto vuoto dietro di lui. 
<< Ah si si, me lo faccia qui. >> rispose il ragazzo, mostrando il braccio. 
Beryl prese un rossetto rosso dal cofanetto dei trucchi e lasciò uno scarabocchio sul braccio candido di Nico. << Grazie è magnifico… >> 
<< Oh di nulla piccolo fan. >> rispose la donna, dipingendosi le labbra ancora più di rosso. 
<< Ma mi dica, per caso lei ha un figlio di nome Jason? >> domandò poi Nico, che non poteva ignorare le coincidenze. 
A quella domanda la donna si bloccò, i suoi occhi parvero riacquistare per un attimo lucidità, ma fu solo un lampo. 
<< Jason… >> pronunciò con un filo di voce.  
Un improvviso rumore fece sobbalzare Nico, qualcuno aveva infilato la chiave nella toppa, e stava aprendo la porta. 
Immediatamente il ragazzo si precipitò nell’armadio e chiuse l’anta; il secondo dopo Zeus entrò nella stanza. 
Acquattato nel buio, Nico sapeva di dover andare via da lì il prima possibile, ma la curiosità di sapere prevalse sul buon senso. 
<< Beryl, di nuovo alle prese con i tuoi fan? >> domandò l’uomo con insolita dolcezza. 
La donna guardò Zeus, poi scoppiò a ridere, 
<< Vuoi anche tu un mio autografo? >> 
<< Ne ho così tanti che non so più dove metterli. >> ribatté quello, estraendo qualcosa dalla tasca dei pantaloni. 
<< Guarda che ti ho portato. >> le disse, dandole una boccetta cristallina, contenente un liquido azzurro cielo. 
<< Uao, che bello, lo berrò più tardi. >> esclamò quella, osservando attentamente il liquido. 
<> esclamò l’uomo con uno sbuffo. 
<< Ha un colore…così azzurro. >>
<< Si, come il cielo. >>
<< No. >> urlò la donna. << Non come il cielo! E’ un azzurro diverso, come il mare, no nemmeno! >> 
<< Avanti Beryl calmati, è ora di fare l’iniezione. >> tentò di calmarla Zeus, mentre la donna si teneva la testa tra le mani e cominciava a correre in circolo. 
<< E’ azzurro come il zaffiro, no, no! E’ azzurro come gli occhi, si, si, ora ricordo. E’ azzurro come gli occhi di Jason! >> esclamò, alzando lo sguardo.
A quelle parole Zeus divenne più bianco dei suoi capelli. 
<< Stai delirando Beryl. >> ribatté, afferrando una siringa dall’altra tasca. 
<< NOOO! IO LO SO, E’ AZZURRO COME JASON! >> urlò nuovamente la donna, tirandosi i capelli come un ossessa.
<< Adesso basta. >> la redarguì Zeus, afferrandola di forza per il magro polso. 
<< NO! NO! NO! >> cercò di divincolarsi la donna. << Tu demone maledetto, dov’è Jason? >> 
<< Non esiste nessun Jason, stupida pazza! >> concluse l’uomo, conficcandole la siringa nel braccio. 
Nico ebbe un lieve sussulto. 
La donna si accasciò al suolo e Zeus la depose sul letto. 
<< Adesso dormi. >> 
Beryl scosse la testa, 
<< Jason esiste… me l’ha detto il fan dell’armadio. >> sussurrò flebilmente, prima di cadere in un sonno tormentato dal caos. 
Sospettoso di quelle parole, Zeus puntò immediatamente lo sguardo verso l’anta di legno. 
Nico trattenne il respiro e silenzioso strisciò tra le pellicce, stava per raggiungere la porta, quando colpì inavvertitamente due scatole di cartone, che neanche a dirlo, provocarono un rumore assurdo. 
In preda al panico il ragazzo cominciò a correre svelto, ma neanche due micro secondi dopo, sentì l’anta dell’armadio sbattere con violenza. Come un ossesso Nico, cominciò a saltare gli scalini tre a tre, rischiando di cadere e rompersi l’osso del collo. 
Poco dietro di lui Zeus, domandò con voce minacciosa, 
<< Chi va là? >> 
I passi di Nico riecheggiarono per le scale. 
- Avrebbe dovuto ascoltare i consigli di Nyx e andare direttamente all’ultima porta…  Ora era in guai seri, se Zeus l’avesse visto, per lui sarebbe stata la fine. 
Mentre sentiva i pesanti passi dell’uomo, che si calava come un falco in picchiata sulla preda, Nico raggiunse la porta e, senza pensarci due volte la spalancò.
Una vampata di calore gli penetrò le ossa, mentre un forte odore di fuliggine e zolfo invase le sue narici. Era finito in una sorta di fucina gigante… 
Chiuse la porta alle sue spalle con un tonfo, e l’attimo dopo fu afferrato da due grosse mani callose. 
<< Tu non dovresti essere qui. >> esclamò Efesto fortemente contrariato. 
<< Veloce, sali quella scala e vai oltre la botola, corri sempre dritto e punta sempre in alto. E mi raccomando non fermarti mai. >> gli ordinò, mentre lui andava incontro all’inseguitore del ragazzo, per distrarlo. 
Nico salì la traballante scaletta di legno e spalancò la botola, questa volta avrebbe ubbidito senza nessuna eccezione. 


<< Padre Zeus, tutto apposto? >> domandò Efesto fingendo indifferenza. 
<< Efesto, qualcuno era entrato nell’armadio di Beryl. >> 
<< Ero io, la porta è difettata, Caronte mi aveva chiesto di riaggiustarla. >> spiegò, sperando di essere abbastanza convincente. 
Zeus si grattò il mento, segno che non se l’era ancora completamente bevuta. 
<< Allora perché sei scappato via, appena sono entrato. >> 
<< Ero tornato a prendere questo. >> disse l’uomo, indicando il martello che teneva in mano . 
<< Va bene, mi raccomando Efesto, vedi di non deluderci ancora. >>  lo mise in guardia l’uomo, uscendo dalla fucina. 

Nico continuò a correre, cercando di ignorare quel che i suoi occhi vedevano, e che la sua mente inevitabilmente registrava. 
Aprì una porta di vetro e percorse un lungo corridoio dalle lastre nere, mal illuminato da delle lampade a neon. Mentre lo attraversava sentì in sottofondo dei strani vagiti, sembravano di bambini, ma non ne era sicuro, e questa volta non si sarebbe fermato. 
In fondo al corridoio trovò un'altra porta, altre scale, le percorse e finalmente si trovò davanti all’ultima porta. La aprì e si ritrovò in un bagno… non in un bagno qualunque, oh no. 
Quello era il bagno della camera di Will e Michael! 
Nico davvero non capiva, com’era possibile? Eppure non c’erano dubbi, quella era al cento per cento la stanza di Will. Il sole dipinto sul soffitto, la tavola da surf, collocata in un angolo…
Confuso il ragazzo, decise di rifugiarsi da Hazel. 
Fortunatamente la trovò nella sua stanza, intenta a creare una collana di quarzi. 
<< Nico, entra presto. >> esclamò la ragazza afferrandolo per un braccio. Senza dire nulla, lo fece sedere sul letto e gli adagiò una coperta sulle spalle. 
<< Bevi, hai bisogno di bere. >> aggiunse Hazel versandogli un bicchiere d’acqua. 
Il moro lo buttò giù con piacere, dopo la corsa estenuante non poteva chiedere di meglio. 
Hazel nel mentre ripose via le sue pietre dentro una scatola di cartone, così da poter dedicare all’amico tutte le attenzioni. 
<< Te la senti di dirmi cosa è successo? >> gli domandò con dolcezza, sedendosi accanto a lui. 
Davanti a tanta gentilezza, il ragazzo ebbe l’impulso di buttare le braccia al collo dell’altra, che parve quasi sorpresa. 
<< La donna che mi aveva scelto… >>
<< Nyx, la fondatrice? >> 
<< Si lei, mi ha lasciato andare di sua spontanea volontà, senza aver fatto nulla. >> 
Gli occhi di Hazel brillarono,
<< Ma è fantastico, no? >> esclamò piena di giubilo.
<< Si lo è, ma… >>
- Non poteva parlarle di Jason… non poteva dirle di aver visto sua madre rinchiusa. Hazel molto probabilmente non sapeva nulla di tutta quella storia, e lui non aveva nessun diritto di andare in giro a raccontare la vita di Jason. 
<< Per uscire dalla stanza, sono passato attraverso una serie di passaggi segreti… >> ammise. 
Hazel lo fissò incredula,
<< Cosa intendi per segreti? >> domandò. 
<< Ho percorso una lunga scalinata a chiocciola che mi ha portato all’interno di una sottospecie di fucina… non ho visto molto in realtà. Dovevo correre, avevo Zeus alle calcagna. >> 
A quelle parole Hazel trasalì. 
<< Tranquilla non mi ha visto. >> la rassicurò il ragazzo. E prima che l’altra potesse dire una sola cosa, continuò con il racconto. 
<< Quel che ho visto poi però, è stato ancora più strano. Ho percorso un lungo corridoio e ho sentito come dei vagiti provenire da delle stanze, come dei pianti di neonati. >> 
<< Impossibile Nico. In questo manicomio non ci sono più bambini da anni… gli ultimi, erano per l’appunto Jason, Piper e alcuni degli altri. >>  spiegò Hazel. 
<< E tu come puoi esserne sicura Hazel? Se è già stato fatto una volta, non mi stupirei. >> 
<< In effetti non hai tutti i torti, e poi questi piani di cui parli tu, noi sapevamo che oltre il teatro non c’è nulla. E invece a quanto pare, questo edificio è molto più di quel che ci hanno fatto credere. >> 
Nico annuì, 
<< Si lo credo anch’io. >> esclamò, alzandosi dal letto. 
<< Forse faremmo meglio ad ignorare la cosa. >> propose la ragazza. 
Il moro scosse la testa, 
<< Non puoi chiedermi una cosa del genere, ormai ci sono troppo dentro. E poi… >> il ragazzo tentennò. 
<< Poi? >>
Nico deglutì.
<< L’ultima porta da cui sono uscito, era collegata ad un bagno. >> 
<< Un bagno? >> domandò Hazel accigliata. 
<< Si, un bagno. Ma non un bagno qualunque. >> 
Hazel si alzò anch’essa nervosa ed afferrò due pietre trasparenti e brillanti come ghiaccio dal comodino. 
<< Nico, davvero non capisco dove tu voglia arrivare. >> 
<< La porta per quel passaggio si trova nel bagno della camera di Will e Michael. >> esclamò infine. 
La ragazza si bloccò come pietrificata. 
<< Stai forse insinuando che loro due sanno di quel passaggio? >> 
Nico annuì. 
Hazel riprese a muoversi e gli consegnò una pietra. 
<< Per il momento limitati a stringere questa. >>
<< Cos’è? >>
<< Quarzo ialino, ti aiuterà a calmarti e far chiarezza nei pensieri e nelle emozioni. >>
Il ragazzo strinse la pietra nella mano fredda. 
- Non pensava che quella pietra lo avrebbe aiutato davvero, in quel momento davvero troppe emozioni volteggiavano attorno al suo animo. 
La figura della madre di Jason, la paura che ancora lo attanagliava nel profondo, la gratitudine nei confronti di Efesto ed il terribile timore che Will in realtà, non fosse chi diceva di essere. Questa cosa forse, lo preoccupava più di tutte le altre. 
Anche Hazel non sapeva bene cosa pensare a riguardo, non aveva mai stretto così tanto né con Will né con Michael da poter dire di fidarsi ciecamente dei due; ma in parte sentiva di dover tranquillizzare Nico. 
Forse alla fine stavano solo ingigantendo la cosa più del dovuto. 
<< Nico, io non credo che Will ti mentirebbe di proposito. In fondo è pur sempre Will… >>
- Hazel non aveva forse ragione? Will alla fine era Will… eppure quanto ne sapeva di quel ragazzo? Per quanto vi si trovasse bene questo non voleva dire che si potesse fidare ciecamente di lui. 
<< Non lo so, non so più cosa credere… >>



Angolo Autore: 
Eccomi, eccomi, eccomi!!! 
Innanzitutto auguri a tutti quanti! 
Finalmente le tante desiderate vacanze sono arrivate. Vi chiedo enormemente scusa per l’infinita attesa, davvero non era mi intenzione farvi aspettare così tanto, e invece…
Purtroppo l’università mi ha tolto tutto il tempo e le energie, davvero, sarà che non ci sono andato preparato psicologicamente (pensavo di spassarmela in stile Caroline ed Elena quando vanno all’università, solo chi conosce TVD capirà), e invece no. Ho passato questi tre mesi immerso nello studio più intensivo mai fatto. E anche adesso sono nella stessa situazione, a gennaio ho ben 3 esami e non potete (o forse si), capire quanto sia nella m***a. 
Inoltre aggiungeteci la vita da fuori sede che è più o meno così:
pulisci casa, feste all’università, pulisci casa, creati una vita sociale, pulisci casa… e vabbé avete capito. 
Tornando allo studio vi dico che rimpiango l’esame del quinto superiore (che in confronto agli esami universitari è una passeggiata). Ma comunque, quel che sto studiando mi piace, quindi confido nella mia forza di volontà. 
Vabbé smetto di parlarvi dei miei problemi, a voi come stanno andando le vacanze? ^.^
Riguardo il capitolo nulla da aggiungere, avete visto da voi i casini che stanno succedendo e vi prometto che prima della riapertura dell’università (9 gennaio), avrete un altro capitolo u.u 
Grazie di nuovo per l’immensa pazienza, e divertitevi a capodanno, mi raccomando!
xxNico

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Capitolo 15
*** XV ***


 

<< La signora Kore? >> domandò l'uomo, in abito gessato.
Persefone annuì, prendendo posto davanti al tavolino in mogano,
<< In persona, allora li ha preparati? >> chiese con fare frettoloso.
L'uomo estrasse una busta dalla giacca,
<< Sono qui. >> esclamò.
La donna fece per prenderla ma l'altro la trattene con le dita.
<< Prima i soldi. >> sibilò con tono cupo.
<< Come siamo sgarbati. >> lo redarguì Persefone, << Dal momento che sono incinta mi aspetto un minimo di rispetto. >>
L'uomo assottigliò gli occhi,
<< Non mi incanta, so benissimo con chi ho a che fare. >>
<< Senta, voglio solo prendere quei maledetti documenti e andare via da qui. >> sbottò la donna, facendo per alzarsi.
Deciso a metter fine a quell'incontro il prima possibile, l'uomo aprì la busta, rivelando così il contenuto a Persefone, che decisa consegnò un pacchetto di banconote arrotolate all'altro.
<< Le conti pure da solo. >> disse la donna, strappando dalle mani dell'uomo la busta, << Al massimo se non sono tutti, può sempre inseguirmi. O forse ha paura di essere così debole da non riuscir a sopraffare una donna incinta? >>
L'uomo le rispose con un mezzo sorriso e Persefone uscì dall'angusto locale.
A passo svelto raggiunse la macchina e mise in moto, Runaway di Avril Lavigne si diffuse per tutto l'abitacolo, infondendo nella donna una nuova scarica di adrenalina.

 

 

 

 

 

^^^^^^^^^^^^^^^^^                                                            ^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

 

 

Ade aprì a fatica il portone di casa, rischiando di far cadere le due buste colme di spesa e il dolce che teneva in bilico con due dita.
<< Persefone amore, sono a casa. >> esclamò, chiudendo l'uscio con un piede.
Raggiunta la cucina, adagiò il tutto sul tavolo, per poi porre la torta nel frigorifero.
<< Persefone, sei di sopra? >> chiamò ancora Ade.
- Forse è al piano di sopra. Pensò, cominciando a salire le scale.
Ultimamente si era mostrata sempre più debole e distaccata, ma Ade era andato avanti auto convincendosi che fosse tutta colpa delle sue cose.
Arrivato di fronte alla camera da letto bussò due volte prima di entrare.
<< Amore sono io. >> disse, aprendo finalmente la porta.
La stanza però era vuota.

 

 

 

 

 

 

 

 

^^^^^^^^^^^^^^^                                     ^^^^^^^^^^^^^^

 

 

 

 

 

Appena il semaforo divenne verde, Persefone spinse il piede sull'acceleratore, provocando così un leggero spossamento che fece sballottare le valigie a destra e sinistra.
Alla fine aveva deciso di seguire il suo cuore, e quello le aveva detto una sola parola: libertà.
Aveva già programmato quella fuga da una settimana ormai.
Grazie a losche conoscenze era riuscita a procurarsi i documenti e passaporti falsi, necessari per poter lasciare il paese in totale anonimato.
Nel corso dei giorni aveva provveduto a riempire due valigie con tutti i beni necessari per lei ed il futuro nascituro. E sempre segretamente, aveva poi prelevato dal conto di Ade una buona parte dei suoi incassi, e li aveva così uniti ai suoi, già ben cospicui.
Non appena quella mattina Ade era uscito per andare a lavoro, Persefone era corsa a caricare tutto in macchina e si era immediatamente recata dalla parrucchiera.
A malincuore aveva visto cadere i suoi bellissimi ricci, ed era uscita da lì con corti capelli viola. Lenti a contatto arancioni avevano poi completato la trasformazione. Ora non sembrava più lei, non era più lei; l'unico particolare che ancora la teneva legata alla vecchia sé, era la rosa che aveva deciso di inserire tra i capelli; in ricordo del suo amore incondizionato per i fiori.
Ora le mancava soltanto un ultima cosa della quale liberarsi... il microchip.

 

 

 

 

^^^^^^^^^^^^^^^^^                                         ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

 

Ade ispezionò la casa da cima a fondo, ma non trovò Persefone da nessuna parte. Gli sembrava strano, tendeva sempre ad avvisarlo con un messaggio quando usciva di sera o tornava più tardi del previsto. Anche se doveva ammettere che da un mese a questa parte, la donna era diventata un altra nei suoi confronti.
- Che volesse per caso lasciarlo? No, non avrebbe mai potuto abbandonarlo in un momento del genere. Non mentre aveva una figlia in fin di vita ed un altro rinchiuso in un istituto psichiatrico.
In cerca di tracce, l'uomo torno in camera e si distese sul letto.
Afferrò il cellulare deciso a chiamare la compagna, compose il numero e proprio quando stava per premere il tasto verde, vide un bigliettino ripiegato accanto al suo cuscino.
Con mano lesta lo afferrò e immediatamente lo aprì,

 

Caro Ade,
perdonami ma non potevo più restare. Ho trascorso con te alcuni dei momenti più felici della mia vita, e sappi che li conserverò per sempre nel mio cuore. Spero che tu possa fare lo stesso, nonostante la mia scelta.
Ti prego di non starci troppo male, sono sicura che lì fuori troverai una donna adatta a te, pronta ad amarti e magari a rimanere per sempre al tuo fianco.
Ho prelevato un po' di soldi dal tuo conto, perdonami anche per questo, ma ne avrò bisogno.
Grazie di tutto,
tua Persefone.

 

 

Incredulo l'uomo accartocciò il foglio, scagliandolo con tutta la sua forza. Poi in preda a l'ira cominciò a distruggere ogni cosa.

 

 

 

 

 

 

 

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Happy Island:

 

 

<< Grazie per essere venuti. >> esclamò Era, esibendo un piccolo inchino.

<< Oh no, grazie a te Era. >> le rispose Atlante con voce lasciva. << Il servizio è stato fantastico. >>

Tutti scoppiarono a ridere divertiti; tutti tranne Nyx.

<< Confermo, li state allevando davvero bene. >> gli fece corda Crono.

<< Sono orgoglioso di voi. >>
Zeus pareva quasi commosso,

<< E voi Dama Nera, come vi siete trovata? >> domandò alla donna, che se ne stava in disparte, osservando il mare.

<< Sublime. >> esclamò a mezza voce. << E' stato davvero sublime. >>

<< Onorato di sentire queste parole da lei. >>

<< Signori lo yacht è arrivato. >> li avvisò Caronte, interrompendo i convenevoli.

<< Andiamo allora. >> disse Crono, avviandosi verso la spiaggia, seguito da Atlante.

<< Prima che vada, vorrei che regalaste questo ciondolo a Nico. >> esclamò Nyx, consegnando un sacchetto di velluto nero a Zeus.

<< Come? Vuole addirittura, fargli un dono? >> domandò stupita Era.

<< Vi ripeto che quel ragazzo è stato sublime; merita questo e altro.

Mi raccomando, sarei molto contrariata se non gli venisse consegnato. >> concluse, raggiungendo con passo fluente i due colleghi.

 

 

 

 

 

Nel frattempo:

 

 

 

 

 

<< Nico c'è qualcosa che non va? >> domandò Will al ragazzo, quando questo si ritrasse all'ennesimo bacio del biondo.

I due erano stravaccati sul letto del medico, intenti a guardare un film del quale Nico non ricordava nemmeno il titolo.

<< No, è tutto ok. >> rispose il moro, facendo finta di concentrarsi sullo schermo luminoso. << E' che i tuoi baci mi distraggono. >>

<< Ah si? >> domandò Will, alzando un sopracciglio. << Allora dimmi, chi sono quei due che stanno parlando? >> lo mise alla prova il biondo, consapevole della bugia detta dal piccolino.

Nico si morse il labbro inferiore colto alla sprovvista.

  • La verità era che aveva accettato di vedere quel film, solo per rimanere da solo con Will e potergli così confessare tutti i suoi timori riguardo quel che era accaduto la sera precedente. Ma quando si era trovato davanti il biondo, tutti i buoni propositi erano svaniti in una nuvoletta di ansia e paranoie, che era rimasta a vorticare intorno alla testa di Nico per tutto il tempo.

 

<< Visto? Non lo sai perché è dall'inizio che te ne freghi beatamente sia del film che di me. >> esclamò Will con una nota puntigliosa nella voce.

<< Scusa Will hai ragione, ma ora davvero, devo andare a lezione, e non posso fare tardi perché tu sai com'è con Ares. >> ribatté il ragazzo alzandosi dal letto.

<< Nico... >> provò a fermarlo l'altro, ma il moro era ormai saettato fuori dalla stanza.

 

  • Magnifico. Pensò Will. Davvero magnifico. Prima Nico accettava ad andare da lui e stare da soli in camera da letto, poi non si lasciava nemmeno toccare ed infine scappava via senza dire nulla, lasciandolo con un enorme voglia. Ebbene si, avrebbe fatto meglio ad abituarsi da subito ai comportamenti lunatici di quel ragazzo, o sarebbe finito per impazzire. Pensò, chiudendo la porta e cominciando a toccarsi, immaginando il suo dolce fuggiasco lì con lui.

 

 

Nico arrivò davanti alla porta della sua nuova stanza e la trovò sbarrata.

<< Lou aprimi. >> esclamò bussando.

Nessuna risposta.

<< Lou avanti, lo so che sei lì dentro! >> riprovò il moro.

<< Nico per l'amore degli spiriti, sto meditando! >> urlò la ragazza contrariata.

<< Ok, ma ho bisogno di prendere la mia divisa, ho lezione con Ares. >> insistette il ragazzo.

<< Beh arrangiati, ora proprio non posso muovermi, o rischio di compromettere tutto il radicamento. >> ribatté la streghetta.

Nico alzò gli occhi al cielo, ora capiva perché quella ragazza non condivideva la stanza con nessuno. Ed ora cosa avrebbe fatto? Poteva sempre tornare da Will e chiedergli di prestargli la sua, dal momento che il ragazzo non doveva andare (in realtà non era mai andato, Will la teneva nell'armadio giusto per formalità); ma no, anche a costo di sfondare la porta di Lou a calci non sarebbe tornato dal biondo.

Frank, Percy e Leo erano tutti di turno a lezione con lui, quindi nessuno di loro avrebbe potuto aiutarlo... O forse... ora che ci pensava, Nico si ricordò di avere una divisa simile a quella che gli serviva nella sua vecchia stanza con Jason! L'aveva lasciata lì, consapevole che non gli sarebbe servita, e invece... Il problema però adesso era un altro; Jason.

Dopo tutto quello che era accaduto con Will, i due non si erano più rivolti la parola e Nico, aveva notato con quanto impegno il biondo si era preoccupato di evitarlo giorno per giorno. Quando si incrociavano nei corridoi Jason cambiava direzione, se lui entrava in mensa il biondo usciva ed infine il ragazzo, aveva fatto in modo di far capitare tutte le sue lezioni in orari differenti da quelle del moro, al fine di non avere più la seccatura di dover vedere il suo volto in classe.

Ed ora Nico stava per piombargli in stanza senza neanche un minimo di preavviso; si, una mossa molto alla “Di Angelo”.

Arrivato davanti alla porta, il ragazzo inspirò profondamente e bussò due volte,

<< Pip entra pure. >> esclamò la voce di Jason dall'interno.

  • Pip? A quanto pare stava già aspettando qualcuno...

 

Indeciso sul da farsi, Nico rimase alcuni secondi in silenzio, poi titubante entrò.

La stanza era esattamente come la ricordava l'ultima volta che ci era stato; perfettamente in ordine.

<< Un secondo solo e arrivo. >> disse la voce del biondo dal bagno.

Nico pensò che forse era meglio prendere in fretta e furia la sua divisa e correre via da lì, ma qualcosa gli impedì di farlo.

Forse era la semplice voglia di voler riparlare con Jason... erano settimane che ormai non si rivolgevano più una parola. E per quanto fosse dura da ammettere per uno come Nico, un po' gli mancava. Senza contare che ora, ci si era messa in mezzo anche l'ipotetica madre del biondo, della quale Nico avrebbe dovuto giustamente parlargli.

<< Eccomi, sono pron... >>

Non appena Jason vide il moro, le sue parole si congelarono a mezz'aria e caddero a terra come gelide stalagmiti di ghiaccio.

I due rimasero in silenzio a fissarsi per alcuni secondi, poi Jason parlò con il tono più freddo e sprezzante che potesse raggiungere la sua voce.

<< Tu cosa ci fai qui? >>

<< Ero venuto a prendere la mia divisa per la lezione di Ares... Sai, ne avevo lasciata una di riserva qui>> disse Nico, sperando di stuzzicare così la curiosità.

<< Bene, prendila e poi vattene. >> lo liquidò invece Jason.

<< Questa è ancora la mia stanza per la cronaca. >> riprovò Nico. << Quindi posso restare quanto voglio. >>

<< Si, resta pure quanto ti pare, ma non in mia presenza. >> esclamò il ragazzo visibilmente seccato, dirigendosi verso la porta.

<< Fermo! >> urlò però Nico. << Smettila di scappare, smettila di comportarti come un bambino offeso. >>

Jason si girò con un espressione indecifrabile sul volto.

<< Come un bambino offeso? >> esclamò con un tono di voce non del tutto rassicurante. << Qui l'unico bambino che non capisce sei tu! Giocavi tanto a fare il sofferente, asociale, alternativo per poi buttarti addosso al primo che ti ha fatto gli occhi dolci. >> lo accusò il ragazzo.

<< Stai di nuovo delirando! Come fai a non rendertene conto? >>

<< Sarà che ormai mi basta vedere la tua faccia per perdere il controllo. >>

<< Ah si? Allora perché non risolviamo una volta per tutte questa situazione di merda e ricominciamo da zero? >> propose il moro aprendo le braccia, quasi in segno di sfida.

Jason sospirò rumorosamente, volgendo un cupo sguardo al soffitto.

Poi come in preda ad un istinto incontrollabile, corse verso Nico, afferrò il suo volto tra le mani e cominciò a baciarlo voracemente.

Il moro tentò di fare resistenza, ma Jason lo mise alle strette spingendolo vero il muro.

In quel momento la porta si aprì,

<< Jason scusa, ma Reyna non voleva saperne di lasciarmi andare. >> spiegò Piper.

<< Oh ma... >> esclamò sorpresa, dopo aver individuato i due ragazzi.

Nico spinse via Jason,

<< Non lo vedi che sei un lurido stronzo? >> urlò pulendosi la bocca. << Non hai nessun rispetto per me, sai benissimo che sono fidanzato. >>

<< Ah quindi adesso avete ufficializzato la cosa? >> ridacchiò Jason sarcastico.

<< Bene, continuate pure, fate finta di non avermi mai vista. >> sussurrò Piper, uscendo dalla stanza. Si chiuse la porta alle spalle e scosse la testa confusa,

<< Ma che cazzo sta succedendo qui? >> si lasciò scappare.

 

 

<< Non sono affari che ti riguardano. >> ribatté Nico, mentre avvertiva tutti i buoni propositi scivolare via dal suo cuore.

<< Se ti mostri così reticente, non vedo come potremmo mai riniziare d'accapo. >> gli fece notare il biondo.

Ok, Nico stava decisamente per perdere le staffe.

<< Io davvero non capisco cosa ti sia successo, tu non eri così. >> esclamò mentre la sua voce assumeva un tono quasi malinconico.

<< Non l'hai ancora capito? E' tutta colpa tua! Tu mi hai ridotto in questo stato. >> sputò il ragazzo.

Il moro aveva sentito abbastanza, furioso uscì dalla stanza, rischiando di scontrarsi con Piper, che a quanto pare era rimasta fuori dalla porta ad origliare.

 

Incurante della lezione, Nico corse a riparo nel suo piccolo rifugio.

Entrato l'odore dei vecchi libri lo accolse come un vecchio amico.

Il ragaazzo inspirò profondamente quel meraviglioso aroma, e poi si sedette sopra al primo scalino della scala.

Stava di nuovo precipitando nel vortice della vita, poteva sentirlo chiaramente... stava di nuovo dimenticando il suo vero ed unico obbiettivo... stava ancora permettendo ai sentimenti di prendere il sopravvento.

Doveva fermarsi per dieci minuti e respirare molto profondamente, solo allora avrebbe ripreso a pensare razionalmente a tutte le cose accadute in meno di due giorni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

<< Zeus! >> strillò Era dall'ufficio. << Presto vieni immediatamente a vedere. >>

L'uomo che si trovava nella saletta accanto, spalancò la porta facendola cozzare contro il muro.

<< Cosa succede? >> domandò raggiungendo la compagna dietro l'imponente scrivania.

<< Guarda, i microchip di Persefone si sono disattivati! >> esclamò con voce stridula la donna, indicando lo schermo del pc.

<< Com'è possibile? >> domandò l'uomo sconcertato. << Dev'esserle successo qualcosa. >>

<< O forse li ha tolti di proposito. >> disse invece la donna con malignità.

<< No, Persefone non lo farebbe mai! Lo sai anche tu. >> controbatté l'uomo. << Riesci a ripercorrere i suoi ultimi spostamenti? >>
<< Ci sto provando, ma questo maledetto server sembra come bloccato. >>

<< Caronte! >> tuonò Zeus, facendo tremare persino i quadri sulle pareti.

Due secondi dopo l'uomo arrivò,

<< Ditemi. >>

<< Vai immediatamente a prendere Annabeth Chase e Leo Valdez , e portali qui. >>

<< Vado. >> esclamò Caronte con tono remissivo.

Zeus si portò una mano ai capelli bianchi,

<< Non posso credere che stia succedendo davvero. >>

<< Te l'avevo detto! Installiamo anche su di lei i microchip interni, ma tu no, possiamo fidarci di mia figlia. Bene, adesso eccoti accontentato. >> lo rimbrottò Era inviperita.

<< Smettila Era! >> la sgridò l'uomo. << Persefone c'è stata fedele dal primo giorno in cui ha messo piede su quest'isola e tu lo sai benissimo, dev'esserle per forza accaduto qualcosa di male. >> ripeté l'uomo, cercando di auto convincersi delle sue parole.

La porta si aprì,

<< Eccoli qua. >> disse Caronte spintonando i due ragazzi.

<< Non provarci mai più. >> esclamò Annabeth, lanciando uno sguardo ripugnante verso l'uomo.

<< Allora perché ci avete mandati a chiamare? >> domandò Leo con un mezzo sorriso. << Mi avete interrotto sul più bello di Final Fantasy. >>
<< Dovete cercare di rintracciare un microchip disattivato e ripercorrere i suoi ultimi spostamenti. >> spiegò Era, senza aggiungere altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Persefone tirò lo sciacquone senza troppi ripensamenti e si fermò per due minuti ad ammirare le sue orecchie.

Dopo anni, si era finalmente liberata di quegli orrendi orecchini che era stata costretta portare, nonostante l'orribile design. Quei maledetti microchip che l'aveano accompagnata in ogni momento delle sue giornate, impedendole di stare mai completamente da sola con se stessa, ora giacevano nelle putride fogne italiane.

Uscita dal bagno dell'aeroporto, si apprestò a raggiungere il tabellone indicante l'orario di partenza del suo volo; con disappunto constatò che l'aereo sarebbe decollato con un ritardo di ben quindici minuti.

Esasperata si sedette su una delle numerose poltroncine blu, in attesa di poter fuggire una volta per tutte.

 

 

 

 

 

 

 

 

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<< Allora l'avete rintracciata? >> domandò Era impaziente.

<< Ci siamo quasi. >> disse Leo, concentrato sullo schermo luminoso.

<< Annabeth adesso. >> esclamò rivolto alla ragazza.

Immediatamente quella compose un codice sulla testiera ed una serie di immagini luminose apparvero sullo schermo.

<< Ecco, questi sono tutti gli ultimi spostamenti, compiuti nelle precedenti 48 ore. >> spiegò Annabeth, con voce stanca.

Riuscire a fare un lavoro del genere richiedeva un impegno mentale non indifferente.

<< Adesso andatevene. >> li cacciò la donna bruscamente.

<< Cosa sta succedendo? >> domandò però la ragazza.

<< Nulla che vi compete sapere. >> intervenne Zeus con un tono che non ammetteva repliche.

Contrariati i due ragazzi lasciarono l'ufficio.

<< Bastardi, neanche un minimo di riconoscimento. >> esclamò Annabeth infuriata.

Leo alzò le spalle,

<< Beh cosa ti aspettavi da due frustrati del genere. >>

Annabeth fece un cenno con la mano, come a dire: lasciamo perdere.

<< Sei riuscito a vedere chi è il fuggitivo? >> domandò poi.

<< Persefone Kore, ma non ho individuato l'ultima tappa prima dell'interruzione del segnale. >> spiegò abbacchiato.

<< Beh io si, l'aeroporto di Venezia – Tessèra >> disse Annabeth con sguardo fiero.

<< Questo vuol dire... >>

<< Si Leo, qualcosa sta cambiando. >> finì la frase per lui, la ragazza.

 

 

 

<< Un aeroporto? >> esclamò furioso Zeus. << Allora è proprio vero, sta andando via. >>

<< Non possiamo permetterlo, assolutamente non possiamo. >>

<< Dobbiamo indire una riunione d'urgenza con gli altri; immediatamente. >>

 

 

Qualche minuto dopo:

 

 

Tutti i professori erano riuniti intorno alla scrivania di Zeus ed Era.

<< Perché ci avete riuniti tutti qui? >> domandò Ares. << Stavo facendo lezione. >>

<< Sta zitto idiota, e lasciaci parlare. >> lo ammutolì Era, mentre Efesto se la rideva sotto i baffi.

<< Persefone sta cercando di fuggire. Ha già disattivato i microchip ed attualmente si trova nell'aeroporto di Venezia – Tessèra. >>

<< Per andare dove? >> chiese Afrodite, fingendosi sconvolta.

<< Se lo sapessimo non saremo qui a discuterne. >> le rispose Era, guardandola in cagnesco.

<< Avanti, rilassiamoci tutti con un po' di vino. Quest'aria pesante rischia di soffocarci la mente. >> esclamò Dioniso, tirando fuori una bottiglia di vino rosso.

<< Quella puoi infilartela in culo, cretino. >> gli urlò contro Era, cercando conforto nel compagno.

<< Adesso basta, questa è una situazione seria. Se Persefone riuscisse fuggire, tutti noi saremmo in un gravissimo pericolo. >> tuonò l'uomo.

<< Non ci riuscirà. >> intervenne nuovamente l'insegnate di lotta, con tono sicuro.

Tutti si voltarono a guardarlo,

<< Ieri sera ho contattato i gemelli, e mi hanno detto che proprio oggi faranno scalo proprio in quell'aeroporto. >> disse l'uomo.

Un sorriso malefico si dipinse sul volto di Era,

<< Oh ma questa è musica per le mie orecchie. >>

<< Sai per che ora arriveranno? >> domandò Zeus, visibilmente nervoso.

<< Adesso in Italia sono le 20:37 minuti. >> intervenne Afrodite, sorridendo all'amante.

<< Mi avevano detto per le 21.00. >>

<< Perfetto, contattatali immediatamente. Magari riusciranno a fermarla in tempo. >> ordinò Zeus.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nico riaprì gli occhi.

Finalmente poteva cominciare a rimettere a posto i pezzi del puzzle, sparsi per la sua mente.

Jason lo odiava, il rapporto con Will si faceva giorno per giorno più intimo e stabile, MA, non avevano ancora avuto il coraggio di parlarne E lui, temeva che in realtà il ragazzo nascondesse qualcosa di losco e terribile, riguardante i numerosi misteri di quel maledetto manicomio.

Inoltre aveva conosciuto quella che probabilmente era la madre di Jason, che il ragazzo quasi sicuramente credeva morta.

C'era poi il voler fuggire dall'isola che, veniva ormai messo troppe volte da parte dalla sua mente. Senza contare che gli capitava sempre più di rado di pensare a sua madre ed a sua sorella Bianca. Il che forse poteva essere un bene, dal momento che i loro ricordi lo portavano solo a star male, ma dimenticarle equivaleva a tradire il loro ricordo; e lui non poteva permetterselo. Soprattutto perché stava a lui, riuscire ad andare via da lì, dichiararsi innocente e trovare Persefone per toglierla di mezzo una volta per tutte. Ah quasi dimenticava, vivere in stanza con Lou diventava inaccettabile ogni giorno di più.

Ebbene si, anche da recluso il povero Nico aveva una vita non poco incasinata.

In quel momento la porta della biblioteca si aprì,

<< Nico, sei qui... >> esclamò Piper, felice di aver trovato il ragazzo.

<< Ehi. >> disse solo quello, che in realtà non aveva molta voglia di parlare con nessuno.

<< Scusa se vengo a romperti. >> disse la ragazza, quasi a far capire che gli avesse letto nel pensiero. << Ma ci tenevo a parlarti di una cosa. >>

<< Vieni pure a sederti qui. >> la invitò il moro, battendo una mano sullo scalino di legno.

Piper lo raggiunse e si accomodò,

<< Però è comodo. >> esclamò cercando di rompere la lieve tensione che si era creata nell'aria.

<< Senti Piper, io non volevo baciare Jason... a me piace Will e basta. >> disse il ragazzo, che ci teneva a mettere le cose in chiaro.

<< Lo so, Nico. >> lo tranquillizzò l'altra. << Ho visto il modo in cui vi guardate, ed io non sbaglio; so riconoscere quando i sentimenti sono veri. >>

Nico sfoggiò un mezzo sorriso,

<< Quindi credi davvero che tra noi funzionerà? >> le domandò.

<< Certo che si, non c'è nulla che possa impedirvi di stare insieme... Nulla tranne... >>
<< Jason. >> finì la frase Nico.

Ma Piper scosse la testa,

<< Tranne voi stessi. >> disse invece.

Nico rimase colpito da quella frase, non si aspettava una frase del genere.

Piper lo guardò accennando un mezzo sorriso di conforto.

<< Me ne ricorderò. >> disse il moro.

<< Comunque ero venuta per parlarti di Jason. >> ammise poi la ragazza, giocherellando con la piuma rossa intrecciata tra i capelli.

<< Beh, magari potresti dirmi cosa gli sta succedendo, tu che lo conosci meglio di chiunque altro. >>

<< Lui non sta facendo semplicemente lo stronzo... anzi in realtà sta soffrendo tantissimo. >>

<< Posso capirlo, ma è arrivato a buttarmi fuori dalla stanza e cambiare tutte le sue lezioni pur di non vedermi. >> le fece notare il ragazzo.

<< Questo non è nulla in confronto al suo dolore, Nico. >>

<< Fa di tutto pur di starmi alla larga dal giorno in cui mi ha visto con Will in infermeria, ed appena è costretto ad avermi intorno mi salta addosso, neanche fossimo bestie senza capacità di ragionamento. >> continuò però il ragazzo, deciso a non assecondare il biondo per nessuna ragione.

<< Ti ripeto Nico, tutto questo non è nulla in confronto al dolore di Jason. >> ribatté irremovibile la ragazza.

<< Intendi continuare a giustificarlo ancora per molto? >> domandò il moro, guardando accigliato l'altra.

Piper sorrise amaramente,

<< Tutti fanno sempre affidamento su Jason. >> esclamò.

<< Cosa? >> chiese Nico, che non capiva cosa centrasse la riposta della ragazza.

<< Tutti lo vedono come il ragazzo responsabile, “il bravo” a proteggere gli altri, quello che riesce a risolvere ogni problema, la spalla su cui piangere... ed in fin de conti è vero, Jason è così, no? >>

Nico annuì; il ragazzo era stato il primo ad aiutarlo in quel terribile posto, e questo non avrebbe mai potuto negarlo.

<< Eppure nessuno si preoccupa mai dei suoi bisogni. Sua sorella Thalia era per lui la madre che non l'ha mai accudito e cresciuto. Il suo punto di riferimento, il suo faro, l'esempio da seguire. Quando morì, l'intero mondo crollò addosso a Jason... >>

Per quanto triste fosse quel che Piper stava dicendo, Nico non poté fare a meno di pensare a quanto stronza fosse la ragazza. Gli stava parlando liberamente di Thalia, senza preoccuparsi minimamente dell'ipotesi che magari Jason non aveva mai parlato con lui di lei.

Piper sembrò leggergli il volto;

<< Jason mi ha detto tutto, so cosa ti ha rivelato. >> disse infatti, quasi con un tono offeso.

<< No, ma... >> provò a controbattere il ragazzo.

<< Smettila Nico, vuoi capire una volta per tutte che sono bravissima nel leggere il linguaggio del corpo? Nessuno può ingannare la miglior ingannatrice di sempre. >> lo mise in guardia, sorridendo.

<< Chi ti ha insegnato? >> domandò Nico, ammaliato da una simile abilità.

<< Afrodite, ma ormai sono sulla buona strada per superarla. >>

<< Sei l'unica a saperlo fare? >>

<< No, anche Silena e Drew, ma sono indietro anni luce, rispetto a me. >> spiegò la ragazza, con una punta di orgoglio nella voce. << Ma torniamo al discorso Jason. >> esclamò subito dopo, scacciando con un mano l'interruzione.

<< Stavi parlando di Jason dopo la perdita di Thalia. >> le venne incontro il ragazzo.

<< Esatto, da quel momento in poi tutto per Jason è cambiato. Grazie alla sua enorme forza d'animo, ha cominciato a ricostruire il suo mondo, mattone dopo mattone, rischiando ogni giorno di far crollare tutto... >>

<< Tu l'hai aiutato in tutto ciò? >>
Piper scosse la testa,

<< No, lui ha sempre fatto tutto da solo. Era lui ad aiutare me, nonostante io non ne avessi poi così bisogno, capisci? Sono stata davvero una sciocca a quei tempi. >> ammise scuotendo la testa.

<< Ma... >>

<< Lui mi amava Nico. Ma io non potevo ricambiare i suoi sentimenti, per me era un fratello, e lo sarà per sempre. >>

<< Lo stesso vale per me Piper. >> disse il ragazzo, che non poteva fare a meno di identificarsi con la ragazza.

<< Lo so, lo so ma... il suo cuore è già stato spezzato troppe volte Nico. >>

<< Mi stai forse incolpando? >> domandò sulle difensive.

<< Assolutamente no... sarei ipocrita. Ti sto solo aiutando a capire il comportamento di Jason nei tuoi confronti. >> spiegò la ragazza.

<< Si, ma... mi pare che vuoi due siete ancora amici, nonostante tutto. >>

<< E' diverso Nico. Io e lui siamo cresciuti insieme e fino a prova contraria, non ci siamo mai baciati. >>

A quelle parole Nico sentì un macigno cadergli sul cuore.

<< Mi ha obbligato. >> provò a difendersi.

<< Forse si. >> esclamò Piper guardandolo negli occhi, poi si alzò e si spolverò i pantaloncini. << O forse ti sei lasciato obbligare. >>

<< E quindi cosa dovrei fare? >> domandò Nico, mentre la compagna raggiungeva la porta della biblioteca.

<< Parlagli. >> disse uscendo definitamente.

<< Ma ci ho già provato... ed è finita di merda. >> esclamò Nico tra se e se...

 

 

 

 

 

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Aereporto di Venezia

 

 

 

Persefone guardò l'ora per l'ennesima volta, mancavano soltanto dieci minuti. Impaziente si alzò e prese ad avvicinarsi alla porta dalla quale sarebbe passata per poter accedere al suo aereo.

Le due valigie erano pesanti e dure da trasportare, ma niente e nessuno avrebbe potuto fermarla in quel momento... o perlomeno questo è quello che la donna credeva...

<< Signorina, vuole una mano? >> gli domandò una voce all'apparenza gentile.

Persefone si girò pronta a rifiutare l'offerta del gentil uomo, ma quando incontrò i suoi occhi, le parole le rimasero incastrate nella gola.

<< De... No, grazie, ce la faccio da sola.>> esclamò, cercando di trattenersi dal mettersi ad urlare.

Il ragazzo ammiccò un sorriso che provocò un brivido di terrore lungo la schiena di Persefone.

<< Come desidera. >> disse lui, posado comunque una mano sulla valigia della donna. << Mi scusi se mi permetto ancora, ma il suo volto non mi è nuovo, per caso ci siamo già visti da qualche parte >> domandò, scrutandola con sguardo inquisitorio.

Persefone respirò profondamente, doveva rimanere calma. Conosceva appieno le tecniche di autocontrollo; poteva mentire, poteva raggirarlo e liberarsi di lui senza troppi problemi.

<< Non mi pare di averla mai incontrata. >> rispose, fingendo un sorriso.

<< Ora, se non le dispiace devo andare o rischio di perdere il volo. >> puntualizzò poi con un tono che non ammetteva repliche.

Il ragazzo lasciò andare la valigia con uno scatto.

<< A presto. >> le disse lui, restando immobile a guardarla mentre si allontanava.

 

Il cuore di Persefone rischiava di sfondarle il petto, da quanto batteva forte.

  • Mantieni la calma, sta calma. E' passata, è andato via. Ti prego, respira o rischi di farti venire un infarto. Non ti ha riconosciuta, ne sono sicura...

    Si disse, mentre avvertiva le gambe molli come gelatina.

  • Non potete cedere proprio adesso!

     

<< Ecco tesoro, ci siamo quasi. >> disse poi sottovoce.

Stupita si fermò un attimo. Per la prima volta si era rivolta al piccolo germoglio che cresceva in lei, guidata da un istinto che non immaginava neanche di possedere. Ormai ne era certa, quel bambino non sarebbe mai cresciuto come lei, anche a costo di dover fuggire su un isola deserta e vivere come una selvaggia per il resto dei suoi giorni.
Appena l'aereo fu decollato, Persefone tirò un sospiro di sollievo. L'incontro con Deimos l'aveva sconvolta non poco, e quell'ultimo tenebroso saluto, le ronzava ancora in testa. Ma lui non era stato in grado di riconoscerla e ormai aveva contrapposto tra lui e lei un intero cielo plumbeo.
Stava finalmente per chiudere gli occhi per poter riposare un po', ma fu interrotta da un hostess.

<< Buonasera, desidera un tranquillante per poter riposare meglio? >> le domandò con cortesia.

 

  • Phobos! Pensò la donna in preda alla paura.

 

Il secondo dopo il ragazzo le conficcò una mini siringa nel braccio. Agì con una tale velocità e precisione che nessuno si accorse di niente.

Senza avere neanche il tempo di emettere un suono, Persefone cadde addormentata.

Il ragazzo sorrise malevolo e tramite una ricetrasmittente che teneva all'orecchio sinistro contattò il fratello
<< Deimos, missione compiuta. >>

<< Perfetto. >> rispose l'altro, << Ci vediamo all'Happy Island. >>

 

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

 

Lo so, sono ritardo di ben undici giorni, ma capitemi.

Prima mi si è rotto il pc, poi la neve, poi il terremoto, tra meno di una settimana 3 esami... Si, la mia vita è un disastro.

Ma comunque, che ne pensate di questo capitolo?

Nuovi personaggi all'orizzonte, preparatevi perché ne vedrete delle belle.

Perdonate eventuali errori grammaticali, (adesso vado a studiare per l'esame cartografia)...

Ah per il prossimo capitolo, vi avviso da ora che prima di metà febbraio non se ne farà niente, scusatemi ma ho due appelli i primi di quel mese e so già che mi toccherà usufruirne per chimica e matematica.

Alla prossima,

xxNico

 

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Capitolo 16
*** XVI ***


 

 

 

Happy Island // Camera di Lou

 

 

 

<< Arrivano... arrivano... >> urlò Maria, prima che due mani l'afferrassero per le spalle, trascinandola verso un vortice nero.

Nico spalancò gli occhi spaventato.

La stanza era illuminata da una tenue luce, proveniente dalle candele accese sul comodino di Lou.

Ancora assonnato respirò profondamente; dopo tanto Maria era tornata ad animare i suoi sogni... Eppure il ragazzo preferiva di gran lunga non doverla vedere, piuttosto che guardarla terrorizzata, senza poter fare nulla per “aiutarla.”

Cosa voleva dirgli in quel sogno? Chi stava arrivando?

Pensieroso il moro scansò via le coperte e scese dal letto. Come un ninja superò le pile di libri che Lou teneva sparse per la stanza e uscì da quel piccolo tempio.

Il corridoio era buio e silenzioso, del resto erano soltanto le cinque del mattino... tutti dormivano ancora.

Infreddolito il ragazzo raggiunse il bagno generale, speranzoso di potersi fare una vasca. Lo aveva scoperto da poco, grazie a Percy che un pomeriggio nei corridoi aveva nominato una famigerata vasca idromassaggio dove, a quanto pare trascorreva gran parte del suo tempo libero.

Incuriosito Nico, era subito corso a vedere, ed era rimasto stupito dall'effettiva presenza di quel piccolo tesoro.

 

Arrivato nel bagno lo trovò vuoto e semibuio, l'acqua della vasca fortunatamente era sempre calda, dal momento che non cessava mai di scorrere dal rubinetto. Chissà quanti quintali d'acqua venivano sprecati nel nulla per permettere una cosa del genere. Eppure nonostante questo, Nico sapeva di meritare un po' di relax. Tremolante si spogliò di tutti gli indumenti, e si lasciò scivolare in quel dolce abbraccio bollente.

L'effetto dell'idromassaggio provocava un effetto non indifferente sul fondo schiena del moro che, ben presto si ritrovò a fantasticare su Will...

Stava giusto per cominciare a toccarsi, quando qualcosa emerse dalla superficie dell'acqua, provocandogli una serie di infarti.

<< A quanto pare non sono l'unico mattiniero! >> esclamò Percy, sorridendo con la faccia da ebete.

Nico sarebbe volentieri sprofondato sotto la superficie dell'acqua, ma con Percy sarebbe stato inutile in ogni caso.

<< Da quanto tempo sei li sotto? >> domandò Nico, che non poteva credere di esser stato visto completamente nudo ed eccitato da Percy.

<< Oh presuppongo dieci minuti circa. >> esclamò il moro, pensandoci su.

<< Stavo provando una nuova tecnica di apnea. >>

Nico si sforzò di annuire fingendo che non ci fosse nulla di anormale.

Percy si avvicinò pericolosamente a lui e gli sussurrò,

<< Pensavo fosse molto più piccolo, sai dato la statura. >>

Il volto di Nico andò in fiamme, e prima che potesse ricoprire il ragazzo di insulti, quello lo abbracciò ridendo.

<< Stavo scherzando, comunque adesso me ne vado a dormire. >> disse, uscendo dalla vasca.

Per rispetto ad Annabeth, Nico chiuse gli occhi.

<< Addio Percy. >> lo salutò, sperando che il ragazzo scomparisse di lì una volta per tutte.

<< Sai dovresti parlare con Jason. >> disse però quello.

Il moro riaprì gli occhi (per fortuna Percy aveva avuto l'accortezza di coprirsi con un asciugamano).

<< Non credo che lui abbia voglia starmi a sentire. >> esclamò con tono apatico.

Percy alzò le spalle, come a dire: se lo dici tu.

<< Ci si vede in giro. >> lo salutò, uscendo definitivamente dalla stanza.

<< Si... ci si vede in giro. >> gli fece eco il moro, che era rimasto interdetto da quell'ultima proposta.

- Perché tutti continuavano a dirgli di dover parlare con Jason?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ancora nel sonno Reyna cinse la vita di Piper con un braccio tirandola a se con delicatezza. L'altra aprì leggermente gli occhi, infastidita dalla luce emessa dalla lampada che avevano lasciato accesa la notte precedente, e nascose il viso nell'incavo del collo della mora.

Reyna respirò il suo odore, un mix perfetto tra dolce e speziato.

L'amava con tutta se stessa, Piper era la cosa più bella che le fosse mai capitata.

 

Svegliati, avanti svegliati! Svegliati avanti svegliati la giornata sta per inziare! Svegliati, avanti svegliati, sii felice e sorridi ad un nuovo giorno...

 

 

 

L'inquietante sveglia che Piper aveva acquistato ai mercatini di Iride, cominciò a “parlare”, cimentandosi in uno dei tediosi monologhi, che Reyna odiava con tutta se stessa.

 

<< Detesto quella sveglia. >> sussurrò stringendo i denti.

Piper accennò un mezzo sorriso, divertita dall'astio della ragazza.

<< Ssssh, fa silenzio e ascolta quel che ha da dirci. >> la rimbrottò, stringendosi ancora di più a lei.

Reyna afferrò il cuscino e si coprì il volto.

<< Vuoi per caso soffocarti? >> le domandò divertita Piper.

<< Si, pur di non sopportare più quella sveglia. >> ammise la ragazza con voce ovattata.

Piper scoppiò a ridere candidamente, << Sei una scema. >> esclamò, alzandosi per andare a spegnere “l'aggeggio malefico”.

Reyna però la frenò, afferrandole il posso e stampandole un bacio sulle labbra.

<< Ti amo. >> le sussurrò ancora tra le sue labbra.

Piper sorrise, con gli occhi che brillavano più di un qualsiasi diamante,

<< Ti amo anch'io. >>

 

 

 

 

 

 

Nel frattempo...

 

 

 

 

 

 

<< Ah...Per-percy basta così. >> implorò Annabeth ansimante dal piacere.

Percy alzò la testa, leccandosi il labbro inferiore,

<< Sicura? >>

La bionda strinse il lenzuolo bianco.

<< Si, o rischio di arrivare tardi a lezione per colpa tua. >>

Il moro sbuffò contrariato,

<< Peccato, pensavo ti stesse piacendo. >>

Annabeth gli spettinò i capelli (già disordinati),

<< Ti ho fermato proprio perché mi stava piacendo, non so quanto ancora avrei resisto prima di perdere di tutto il senno. >> confessò la ragazza, alzandosi per andare in bagno.

Sul viso di Percy si dipinse un sorriso ebete.

<< Quindi io riesco a farti perdere la ragione? >> la stuzzicò, desideroso di elogi.

Suo malgrado la bionda annuì,

<< Per qualche strano motivo si, sei l'unico che ci riesce. Ma non montarti troppo, rimani sempre una testa d'alghe. >> puntualizzò la ragazza, entrando sotto la doccia.

 

Uscita Annabeth, si fermò davanti all'armadio indecisa su cosa mettere, mentre Percy si crogiolava pigro nel letto.

<< Smettila di distruggermi il letto e vai a lavarti. >> gli disse, mentre afferrava una semplice maglietta grigia.

Percy sbuffò,

<< Mi sono già lavato all'alba. >>

<< Ormai su quella vasca dovrebbero attaccare una targa con il tuo nome. >> esclamò la ragazza, legandosi i capelli ancora umidi in un coda.

<< Già. >> sorrise il moro, << Anche se oggi ci ho trovato Nico. >>

Annabeth si bloccò,

<< Davvero? E cosa ci faceva lì così presto? >> domandò sospettosa.

<< Oh nulla di che, si stava solo facendo una sega. >> commentò il ragazzo alzando le spalle.

<< Percy! >> lo redarguì Annabeth, lanciandogli contro un cuscino caduto a terra.

<< Che c'è? >> domandò il ragazzo, come se non avesse detto nulla di che.

<< Questi dettagli potevi tenerteli per te. Spero solo che tu non l'abbia aiutato. >>

Il ragazzo scoppiò a ridere,

<< No, però se vuoi tu puoi aiutare me. >>

Annabeth afferrò il ciondolo a forma di civetta che portava sempre con se e uscì,

<< Poi cambia le lenzuola mi raccomando. >>

 

 

 

 

Mentre raggiungeva la classe, Annabeth incrociò, Silena e Charles, occupati a mangiarsi la faccia, in un angolo del corridoio.

Appena la videro però, subito puntarono a lei,

<< Annie. >> la salutò Silena. << Per caso hai fatto la ricerca richiesta da Dioniso? >>

Annabeth si sforzò di stirare un sorriso.

<< Sono in ritardo. >> disse solo, procedendo per la sua strada, ma Charles le si parò davanti.

<< Sei sorda o cosa? >> l'apostrofò il ragazzo.

Annabeth mantenne lo sguardo con il moro, era decisa a far capire che non si sarebbe piegata alla volontà di nessuno.

<< Allora? >> la stuzzicò nuovamente Silena, girandole intorno.

<< Ho detto che sono in ritardo. >> ribadì con tono fermo. << Quindi o vi togliete immediatamente, o vi spedisco direttamente in infermeria da Will. >>

Charles stava per ribattere qualcosa, ma proprio in quel momento apparve Reyna, anche lei diretta a lezione.

<< Ci sono problemi? >> domandò, avvertendo l'aria tesa.

Charles però scosse la testa e si fece da parte, forse lui e Silena potevano sopraffare Annabeth, ma non Annabeth e Reyna messe insieme.

 

Quando si furono allontanate abbastanza, la bionda ringraziò l'amica.

<< Mi hai appena salvata da una rissa certa, sappilo. >>
<< In ogni caso sarebbero stati loro a rimetterci. >> disse Reyna.

Annabeth le sorrise di rimando, poi entrarono in classe.

 

 

 

 

 

 

Intanto...

 

 

 

 

 

 

<< Ecco fatto. >> disse Hazel, legando il bracciale al polso di Frank.

<< E' davvero bello, grazie. >> esclamò il ragazzo, ammirando le pietroline rosse come il sangue.

<< E' diaspro rosso, aumenterà la tua forza vitale. >> spiegò la ragazza, timidamente.

Frank le porse un dito sotto il mento e con delicatezza la invitò ad incontrare i suoi occhi.

- Sono così profondi. Pensò, mentre poteva ascoltare il battito del proprio cuore accelerare sempre di più.

Incapace di resistere ancora a lungo a quel magico contatto visivo, Hazel si sporse sulle punte e baciò il ragazzo.

In quel momento la porta si spalancò e fecero il loro ingresso, Katie e Michael

con l'evidente voglia di utilizzare il letto.

<< Oh scusate. >> esclamò la ragazza, quando si accorse che la stanza era già occupata.

<< Non preoccupatevi. >> li rassicurò Hazel, << Io e Frank stavamo giusto per andare a lezione. >>

Katie abbracciò l'amica.

<< Grazie, ti prometto che ricambierò il favore. >> le sussurrò ad un orecchio.

Hazel le fece l'occhiolino e afferrando la mano di Frank uscì dalla stanza.

Appena la porta si chiuse, Katie tornò a concentrarsi sul suo ragazzo.

Michael gli era piaciuto fin da subito, ma non aveva mai avuto il coraggio di farsi avanti. Erano passati mesi, durante i quali i due si erano limitati a scambi di sguardi e alterni sorrisi, fino a quando Katie era finita in infermeria, gravemente ferita dopo uno scontro.

Tra una cura e l'altra, finalmente Michael si era dichiarato e, per la felicità di Katie i due si erano fidanzati.

Ancora aggrappati l'uno all'altro, i due si buttarono sul letto di Katie, e mentre la ragazza si liberava della maglietta, Michael colpì con un piede un ramo pendente di edera, facendo così cadere il vaso sul letto.

La terra si riversò sulle lenzuola e Katie scattò in piedi.

<< Michael! >> esclamò la ragazza, toccando la terra sparsa sul lenzuolo bianco.

Il ragazzo si preparò a ricevere una strigliata senza precedenti, ma Katie, si portò un po' di terra al viso.

<< Sai, mi piacerebbe tantissimo farlo nella terra... >> ammise, mentre un brivido le percorreva la schiena.

Al suono di quelle parole così cariche di desiderio, Michael avvertì quel “particolare” impulso entrargli nel cuore, fino a raggiungere il suo sesso. Come ipnotizzato, aprì “l'armadio da giardino” di Katie, e afferrò i tre sacchi colmi di terra che la ragazza teneva come scorta.

Uno alla volta li rovesciò sul pavimento nudo; Katie si allungò su quel tenero manto, e afferrando il ragazzo lo invitò a porsi su di lei.

Quella sensazione di vita sotto la pelle, faceva sentire Katie proprio come una delle sue piante. Calda, viva, appartenente a quell'elemento da cui aveva avuto origine la vita. In preda all'istinto selvaggio che caratterizza l'essenza degli esseri viventi, i due presero a vorticare, mentre la terra lambiva la loro pelle morbida e si intrecciava tra i loro capelli.

Katie ansimò quando Michael entrò in lei; il profumo inebriante del suo corpo unito a quello della terra nuda, la stava mandando letteralmente in estasi.

E quando lui venne, il frutto del loro amore cadde sul terreno fertile, proprio come la goccia di pioggia che smuove la vita da sotto la polvere.

Non erano più in quella stanza, oh no, erano improvvisamente tornati ad essere gli esseri umani di un tempo. Quelli senza pudore, quelli che amavano la terra come la loro madre creatrice. Erano tornati ad essere tutt'uno con il proprio pianeta. Quello dal quale erano venuti alla luce, quello che li nutriva e permetteva semplicemente di essere lì a respirare ed ansimare tra un bacio e l'altro.

La loro essenza era finalmente tornata a casa...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Venezia – Villa Di Angelo

 

 

 

 

Ade rientrò in casa, adagiando le chiavi della macchina nel piccolo piatto decorato, all'ingresso.

Stancamente si lasciò cadere sulla poltrona e, con un sbuffo si portò una mano al volto; l'attimo dopo scoppiò in lacrime.

Era appena tornato dall'ospedale, Bianca si era finalmente risvegliata dal coma...

Finalmente una bella notizia in quell'orribile inferno, ma no... la ragazza non era più se stessa.

Ade continuava ancora a rivivere quella scena nella sua testa, gli lambiva il cervello e sembrava soffocargli ogni pensiero che tentasse di prevaricarla.

 

Un'infermiera era corsa ad avvisarlo,

<< Signor Di Angelo, presto venga immediatamente, sta per risvegliarsi. >>

L'uomo era corso nella stanza eccitato da quella magnifica notizia, ma quando Bianca aveva riaperto gli occhi, Ade vi aveva letto pura confusione.

<< Papà. >> aveva sussurrato.

L'uomo l'aveva stretta in un caloroso abbraccio, mentre i medici li avevano lasciato un po' di intimità.

<< Va tutto bene tesoro, adesso starai bene. >>

<< Papà, la mamma dov'è? >> aveva però chiesto la ragazza.

Ade si era sciolto dall'abbraccio e aveva guardato stranito la figlia, che era rimasta a fissarlo con sguardo interrogativo.

<< Allora? Pensavo fosse qui ad aspettarmi al mio risveglio. >>

Colto alla sprovvista l'uomo non aveva saputo cosa rispondere...

<< La mamma... >> aveva esclamato... ma le parole gli si erano congelate in bocca. << La mamma, è con Nico. >>

A quelle parole, l'espressione di Bianca si era fatta ancora più strana.

<< Nico? E chi sarebbe di preciso? >>

Per Ade, fu come ricevere un pugno in pieno petto; Bianca non ricordava nulla!

 

I medici gli avevano poi spiegato che era normale riportare dei danni a livello celebrale, dopo un risveglio da un coma.

<< Credo che sia vittima di amnesia post traumatica, unita a confabulazione. >> gli aveva spiegato il medico che l'aveva tenuta in cura.

<< Ossia? >>

<< Tende a non ricordare la realtà passata ed attuale, e per tale motivo la sua mente è volta ad elaborare le informazioni in maniera confusa, spesso aggiungendo dettagli inventanti inconsciamente. >>

Dopo quell'ennesima tragica notizia il mondo era definitivamente crollato addosso al “povero” Ade.

 

 

Mentre si asciugava le lacrime con la camicia, l'uomo si alzò e afferrata la chiave di ottone che teneva dentro il cassetto della credenza, aprì la cassapanca dove erano riposte tutte le vecchie video cassette di famiglia.

Inserita la prima, si accasciò sul tappetto con accanto un pacchetto di fazzoletti e un sigaro.

 

 

 

 

 

 

<< Ade! Ade! Corri presto, la gondola sta per partire. >> esclamò una giovane Maria sorridente.

Un giovane uomo, corse incontro alla ragazza, che teneva i capelli corvini raccolti in uno scialle giallo come il sole che illuminava la magnificente laguna veneziana.

Saliti a bordo, i due giovani innamorati si persero ad ammirare lo splendore che li circondava, l'acqua come olio, s'increspava al passare della gondola.

<< Venezia è bellissima, voglio trascorrere qui il resto della mia vita. >> ammise Maria, afferrando la mano affusolata di Ade.

Il moro la strinse con delicatezza,

<< Anch'io, con te e te soltanto. >>

 

 

Ade si asciugò le lacrime che cadevano copiose, in contrasto con il sorriso che gli si era dipinto sul viso. Pareva quasi una maschera dell'orrore.

 

 

Maria scese dalla carrozza accompagnata dall'ormai vecchio padre.

Ade, l'attendeva sull'altare; in lui si agitavano enormi forze che si muovevano impetuose tra il panico più totale e la maggiore emozione.

Maria sentiva le gambe pesanti come fossero di piombo, inoltre tutti gli sguardi commossi degli invitati non aiutavano affatto.

Avvertiva il gracile braccio del padre senza il quale, era sicura, sarebbe già rovinata al suolo. Eppure quando incontrò gli occhi scuri e misteriosi del suo amato, le parve quasi di iniziare a volare verso quell'accogliente oblio.

 

<< In nome dei poteri conferitemi, io vi dichiaro marito e moglie. >> pronunciò il prete. << Ora può baciare la sposa. >>

Ade non esitò due volte a porre le labbra su quelle candide della sua sposa novella.

Usciti dalla chiesa, vennero bombardati da chicchi di riso e confetti, mentre due colombe bianche volavano alte nel cielo.

 

 

Rivedere quei momenti per Ade equivaleva a mangiare un dolce buonissimo, ma così buono da far male al cuore per la troppa bontà. Come la consapevolezza di dover nutrirsi di un qualcosa di unico, che una volta ingerito cesserà di esistere.

 

 

<< L'hai mai fatto su una mongolfiera? >> domandò Maria ad Ade, mentre il vento li dondolava come fossero in una culla di vimini.

L'uomo scosse la testa,

<< Nemmeno io. >> rispose quella, baciandolo con furore.

Quella fu forse la migliore notte della loro vita...

Si amarono ad un passo dalle stelle, riscaldati dalla fiamma che permetteva loro di volare, sospesi a 1000 metri da terra.

Due settimane dopo, Maria era incinta di Bianca.

 

<< Hai sentito? >> esclamò Maria eccitata, << Si sta muovendo. >>

Ade portò un orecchio al pacione della moglie, e sentì qualcosa colpirgli la guancia.

<< Dev'essere una tipetta alquanto tosta. >> disse sorridendo.

<< Proprio come sua madre. >>

<< Una tipa in gamba allora. >> gli fece eco Ade, baciandola.

 

 

Le urla di Maria erano talmente forti che Ade sentiva di star per impazzire. Inizialmente aveva acconsentito ad entrare nella sala parto al fine di sostenere la compagna, ma dopo nemmeno mezzo minuto gli infermieri erano stati costretti a cacciarlo; era Maria che incoraggiava lui nel dirgli che stava bene, che tutto sarebbe andato bene...

Avrebbe tanto voluto accendersi una sigaretta, ma sapeva di non poterlo fare. Così, divorato dall'ansia si limitava a consumare il pavimento del corridoio, facendo avanti e indietro all'infinito.

Finalmente dopo dieci interminabili minuti, Bianca venne alla luce... La prima cosa che Ade notò quando la prese in braccio, furono i suoi occhi, neri come la notte, esattamente come i suoi. Stranamente non piangeva come gli altri bambini appena nati, ma si guardava intorno con sguardo quasi indagatore.

 

 

<< Bianca vieni qui! >> esclamò Ade, correndo dietro la piccola bambina che aveva appena imparato a camminare.

Maria seduta sulla sdraio, dipingeva il paesaggio soleggiato, mentre con un mano accarezzava il suo grembo.

Finalmente Ade riuscì ad afferrare la piccola Bianca, che cominciò a strillare per essere liberata dalle forti braccia del padre.

<< Avanti piccolina, andiamo a dare un bacino alla mamma. >>

<< M-mamma. >> esclamò la piccola Bianca, agitando la manina.

<< Si, la mamma che ti ama tanto. >> disse l'uomo, mentre Maria sorrideva ad entrambi luminosa in volto.

<< Pancia g-grande. >> indicò Bianca, una volta in braccio alla madre.

<< Esatto tesoro, qui dentro c'è il tuo fratellino. >> le rispose la donna, accarezzandole il capo.

<< Fralletino. >>

Entrambi i genitori scoppiarono a ridere, mentre la telecamera interrompeva la ripresa.

 

 

Nico era molto più piccolo di Bianca. Maria era quasi spaventata dalla sua statura così minuta e gracile; sarebbe bastata una folata di vento per farlo volare via. Eppure a differenza della sorella, lui teneva gli occhi chiusi e si lamentava mestamente. Come se fosse infastidito dal fatto di dover essere venuto alla luce.

Come la sorella però, presentava una carnagione chiara, quasi nivea ed una leggea peluria nera sul capo, che risaltava come un ala di corvo sulla neve.

 

 

 

Ade aveva ripreso ogni momento della loro vita con quella telecamera, ogni momento che meritava di essere ricordato.

Era una specie di fissazione per lui, il dover dare una concretezza tangibile ai ricordi. E adesso quei ricordi che tanto aveva voluto congelare nel tempo, lo stavano facendo piangere come un bambino, in preda alle convulsioni...

Con mano tremante, riuscì a spegnere la TV e rimase in ginocchio sul tappetto con gli occhi rossi e il cuore sanguinante.

- Cosa ne era stato della sua famiglia? Come era potuto finire tutto così? Perché aveva lasciato che tutto precipitasse irrimediabilmente?

Solo ora che era troppo tardi per recuperare tutto, i sensi di colpa venivano a bussare alla porta della sua coscienza; o meglio a sfondarla senza pietà.

Maria la sua amata, perita come un fiore lasciato a marcire dentro un vaso pieno d'acqua, Thalia incapace di ricordare, bloccata in un bocciolo che solo lei ormai, poteva far schiudere e, infine Nico, il suo dolce e amato figlio, rinchiuso in un gabbia di rovi che giorno per giorno continuavano a lacerare i suoi, sempre più deboli petali.

E infine c'era lui, Ade, che non poteva essere nemmeno più considerato un fiore, di lui era rimasto soltanto il gambo, annerito dall'egoismo e bruciato dalla lussuria.

La sua intera famiglia, un tempo un piccolo giardino fiorito, ora una landa scura e sterile. Ed il colpevole principale era lui, che non l'aveva annaffiata con il suo amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Happy Island

 

 

 

Jason premette play e la musica partì...

Cercando di lasciarsi trasportare dalla canzone, cominciò a volteggiare, consapevole che ben presto gli sarebbe toccato salire nuovamente su quel palco, come in una sorta di continua cerimonia.

Eppure quel ritmo che gli scorreva nel sangue, i passi svelti ed agili dei suoi piedi, il respiro affannato, riuscivano a soffocare i suoi pensieri.

Fece una tripla piroetta e poi ancora riprese a volteggiare, lasciando che le prime gocce di sudore scendessero indisturbate dalle tempie, fino al collo.

 

 

<< Ora capisco da chi hai ripreso il tuo lato artistico. >> esclamò Nico apparso dal nulla.

 

Jason però lo ignorò, la canzone non era ancora finita e lui non poteva lasciarla in sospeso.

Concluse la coreografia adagiandosi in ginocchio al suolo e alzando le mani al cielo.

<< Cosa sei venuto a fare? >> gli domandò il ragazzo, mentre si asciugava il sudore con una pezza bianca.

<< Io...noi dobbiamo parlare, una volta per tutte. >>

<< Da chi avrei ripreso il “lato artistico?” >> l'apostrofò però immediatamente l'altro.

Nico deglutì, aveva immaginato quella scena innumerevoli volte prima di decidersi di andare a cercarlo, non poteva tirarsi indietro proprio ora.

<< Da tua madre. >> buttò fuori, cercando di non abbassare lo sguardo.

Gli occhi del biondo lo congelarono.

<< Co-cosa hai detto? >> esclamò incredulo.

<< Ho detto che hai ripreso il tuo lato artistico da tua madre. >> ripeté il moro.

Jason fece alcuni passi per la stanza, poi sorrise divertito.

<< Cos'è stai cercando di prendermi per il culo, o cosa? >>

Ma Nico scosse la testa,

<< Non mi permetterei mai. >>
<< Allora cos... >>
<< L'ho vista Jason, ho visto tua madre Cheryl. >> gli confidò finalmente.

Jason ebbe un lieve capogiro, e per un attimo sentì come la terra aprirsi sotto i suoi piedi.

<< Dammi un solo motivo che mi permetta di crederti e di non prenderti a pugni. >> disse dopo alcuni secondi.

Nonostante l'aria minacciosa del biondo, Nico si avvicinò a lui,

<< Non mi permetterei mai di scherzare su una cosa del genere. E tu questo già lo sai. >> esclamò, nel tono più neutrale possibile.

Jason abbassò il capo, sapeva, sapeva che Nico non gli stava mentendo.

<< Bene. >> tossicchiò un paio di volte. << Ma come puoi esser certo di aver visto mia madre? Non conosci neanche il suo viso... >>

<< Lo so... ma guarda tu stesso. >>

Nico afferrò qualcosa dalla tasca dei pantaloni e la mise tra le mani di Jason.

Il biondo aprì il palmo e quel che vide gli spezzò letteralmente il fiato,

<< Ma-ma questo... >> cercò di parlare, ma i ricordi e lo stupore erano troppo potenti.

Il bracciale di perline colorate, che Jason le aveva regalato quando era piccolo. Ricordava ancora quel giorno, era corso felice alla bancarella di Iride e l'aveva acquistato, tutto contento di poter finalmente regalare qualcosa alla sua amata madre.

Era lui, ne era più che certo...ogni perlina presentava infatti delle particolari incisioni, raffiguranti le maggiori opere d'arte esistenti. Sapeva infatti, quanto sua madre amasse l'arte da brava artista qual'era.

Alcune si erano scolorite, ma si potevano ancora intravedere la Venere di Botticelli ed il Bacio di Francesco Hayez.

<< Dove l'hai trovato? >>

<< Te l'ho già detto Jason, ho incontrato tua madre. >> ripetè.

Jason sospirò,

<< Ho capito ma... >> si bloccò per alcuni secondi. << Portami da lei. >>

Nico indietreggiò appena.

<< Non credo sia una buona idea... >>

<< Nico, se davvero è mia madre, io devo vederla! >> ribatté il ragazzo, infilandosi un maglione.

<< Non ora, non così, non in pieno giorno. Ci scoprirebbero prima di arrivare, e poi sinceramente non so bene come potrei farti arrivare lì. >> ammise. Anche se sapeva che, sarebbe bastato passare dal bagno della camera di Will.

Fortunatamente Jason era un tipo abbastanza logico e razionale,

<< Questo sera allora, durante l'ora di cena. Non un minuto più tardi. >> decise con un tono che non ammetteva repliche. << Fino ad allora tregua. >> disse, puntando un dito verso il moro.

Quest'ultimo annuì, mentre Jason usciva dalla sala.

<< Jason! >> lo richiamò però Nico. << Quindi c'è l'hai ancora con me? >>

Il ragazzo annuì,

<< Ce l'avrò per sempre con te. >>

<< Prima o poi smetterai di amarmi. >>

Jason scosse la testa,

<< Se davvero rivedrò Cheryl...beh,sappi che il mio amore nei tuoi confronti crescerà ancora di più. >> concluse uscendo.

Nico sospirò profondamente.

Tregua; non gli rimaneva che aggrapparsi a quella parola...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jason non poteva crederci... sua madre Cheryl era ancora viva! Erano anni che sognava di poterla rivedere. Zeus gli aveva mentito, quel lurido bastardo di un padre.

Dunque non era rimasto solo al mondo, c'era ancora qualcuno che teneva a lui, aveva ancora una “famiglia”. Quella notizia lo eccitava come non gli succedeva da anni; o meglio dall'arrivo di Nico.

Non avevano affrontato il vero problema e forse non l'avrebbero mai fatto....

Troppe cose importanti, troppi problemi, troppa codardia.

Jason davvero non stava capendo più nulla della sua vita, da quando quel ragazzino era arrivato su quell'isola.

Prima i ricordi rivelategli, poi l'infatuazione, la rabbia, la gelosia, i litigi e adesso, sua madre. La sua monotonia era stata completamente distrutta nel giro di nemmeno un paio di mesi. Avvertiva un vago senso di confusione e per un attimo un lieve senso di nausea s'impossessò di lui.

Si appoggiò alla parete del corridoio, stava per arrivare lo sentiva. Era lui; l'attacco di panico.

A fatica si trascinò in camera e immerso nel buio scoppiò a singhiozzare, mentre con le unghie lacerava la pelle degli avambracci.

- Perché? Perché la vita doveva essere così?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Persefone spalancò gli occhi, ed immediatamente si portò le mani alla pancia. Era lì, era ancora lì e stava bene.

Dopo aver tirato un sospiro di sollievo si guardò attorno e con orrore riconobbe il soffitto verde prato, decorato con immagini di teneri bambini appena nati e orsetti danzanti.

Alla fine non era riuscita a fuggire...

 

<< Bentornata all'Happy Island. >> la salutò una voce, appena entrata nella stanza.

La donna alzò lo sguardo e lo riconobbe immediatamente;

Will con una siringa in mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Bianca si rigirò nel letto per l'ennesima volta.

Afferrò la foto accanto al comodino e si perse a riammirarla cercando di ricordare quanto gli era stato detto.

Nella foto era ritratta sua madre Maria che dipingeva, come era solita fare ogni domenica mattina, accanto a lei c'era sua padre Ade, che invece si divertiva a fotografare le nuvole. Poco più in là, vedeva se stessa correre dietro ad un ragazzino che non aveva mai visto prima.

Le era stato detto che si chiamava Nico, e che era sua fratello minore, ma Bianca non aveva mai avuto un fratello.

Cavoli l'avrebbe saputo, no?

Quella situazione era così irritante per la sua mente, e poi perché Maria non si era ancora degnata di andare a trovarla? Era pur sempre sua figlia, cosa cavolo stava aspettando?

Era stanca di quell'ospedale, stanca di quelle assurde cose che le erano state dette, e stanca di non poter vedere i suoi genitori.

Con i sensi offuscati dalle medicine, chiuse gli occhi e in cuor suo cominciò a pregare, nella speranza di poter riavere i suoi ricordi indietro.

 

 

 

 

 

 

Angolo Autore:

Finalmente dopo quasi tre mesi, eccomi qua.
Vi chiedo scusa per la lunga attesa, ma forse questo è stato il capitolo più difficile e complicato da scrivere...E sinceramente credo anche di aver fatto un po' di casino.
E' che inizialmente avrei voluto pubblicarlo a febbraio; infatti tutte le scene romantiche tra le varie coppie non sono un caso, le ho inserite poiché c'era San Valentino di mezzo e mi sembrava una cosa carina, parlare anche un po' di loro. Poi però mi sono bloccato completamente (si, quando il capitolo era quasi concluso) e niente, non sono più riuscito ad andare avanti.
In questi ultimi giorni mi ci sono rimesso (quasi obbligato) e con tanta dedizione ed un po' di disciplina c'è l'ho fatta.
Non so, sarà la primavera, saranno gli esami che si avvicinano sempre di più, ma questo blocco nei confronti della scrittura mi ha influenzato per tutta marzo. Spero davvero se ne vada, perché ad Aprile mi piacerebbe riuscire a pubblicare almeno due capitoli.
Comunque riguardo il capitolo, in caso non si è capito, la parte dedicata ad Ade, è caratterizzata dai ricordi sulla sua famiglia, che lui man a mano rivede tramite delle videocassette; per il resto se avete qualche dubbio tornate ai capitoli precedenti e capirete.
Ah giusto, la colpa credo sia anche ricollegata alla fine di due “mondi” sui quali ho vissuto per parecchi anni fino a pochi giorni fa; The Vampire Diaries e Naruto... Chi come me li ha amati capirà.

Detto ciò, vi saluto e vi ringrazio per esserci sempre, nonostante tutto.
Un bacio.

xxNico

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Capitolo 17
*** XVII ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

<< Allora come ti senti? >> domandò il ragazzo, sistemando il cuscino sotto la testa di Persefone.

<< Da schifo. >> disse la donna, massaggiandosi la pancia. << Cosa mi hai iniettato? >>

<< Nulla di nocivo per il tuo bambino, non preoccuparti. >> la rassicurò il biondo, mentre prendeva un vassoio carico di cibo. << Avanti devi mangiare. >>

<< Non lo voglio. >>

<< Si che lo vuoi, so che non faresti morire il tuo bambino. >>

<< Forse sarebbe la soluzione migliore per entrambi. Non voglio che nasca qui e diventi esattamente come tutti voi. >> ribatté Persefone, spingendo via il vassoio del cibo.

Will del sopracciglio,

<< Ti ricordo che anche tu sei come noi. >> le disse aprendo l'involucro di plastica contenente le posate.

<< Non più... >>

Will si avvicinò alla donna, in modo da poter sussurrare,

<< Persefone cosa ti è successo? >>

La donna però era però restia a rispondere,

<< Perché mai dovrei fidarmi di te? Non siamo mai stati confidenti e mai lo saremo. >>

Will alzò le mani,

<< Come vuoi. Adesso però mangia e non costringermi ad imboccarti, come i bambini piccoli. >> le disse, mentre si toglieva i guanti di plastica. << Più tardi verrà Michael, ci vediamo domani. >> la salutò il ragazzo uscendo dalla stanza.

Persefone sospirò sfinita e malinconica, lentamente afferrò la forchetta e afferrò alcuni pezzi di carne. Nonostante tutto Will aveva ragione, non avrebbe mai lasciato morire il suo piccolo amore.

 

 

 

Il biondo risalì la lunga scala e riuscì nel piccolo bagno. Si lavò le mani e dopo aver temporeggiato qualche secondo davanti allo specchio, uscì per andare in infermeria a dare il cambio a Michael.

Mentre raggiungeva l'amico, si perse a riflettere sul fatto che era davvero da tanto che nessuno rimaneva incinta. E sinceramente non capiva perché proprio Persefone avesse deciso di “sacrificarsi”, da quel poco che sapeva su di lei, era una delle migliori messaggere. Averla lì come paziente era un fatto assai strano.

Entrato trovò l'amico intento a rassettare il mobile dei medicinali,

<< Ehilà Mich, hai un oretta di riposo prima di iniziare il turno da Persefone. >> gli disse.

<< Oh Will, grazie di essere arrivato. Devo correre da Katie in realtà, non credo riposerò molto. >> esclamò sorridendo, con un lieve senso di imbarazzo.

<< Sono felice che tra di voi vada alla grande. >>

<< Puoi giurarci amico. >> disse Michael, prima di uscire dalla sala.

 

Will sorrise tra se e se, mentre finiva il lavoro cominciato dall'amico. Inevitabilmente i suoi pensieri volsero a Nico, ultimamente lo sentiva più distante che mai. Pareva quasi come se il ragazzo si stesse impegnando per ignorarlo ogni giorno di più o forse era solo una sua paranoica impressione.

Ma no, da quando si erano spinti più in là di quanto avessero mai fatto, Nico era letteralmente fuggito dalle sue braccia ogni volta che poteva, giustificandosi con qualche misera scusa.

Forse dovevano soltanto parlare a quattrocchi e, decidere una volta per tutte cosa fare di quel rapporto che neanche il biondo sapeva più come definire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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E anche quando il ritardatario Dioniso ebbe preso posto, Zeus si schiarì la gola e prese parola.

<< Bene, siamo riuniti tutti qui per decidere cosa ne sarà di Persefone e chi saranno i prossimi messaggeri. >> esclamò, guardando tutti presenti uno ad uno.

<< Come dei nuovi? Non doveva essere sostituita solamente Persefone? >> domandò Afrodite, spostando dal viso una ciocca ramata.

Era stava per controbattere, ma proprio nel momento nella sala entrarono due ragazzi dall'aria minacciosa.

<< Mamma cos'è ti sei dimenticata di noi? >> le domandò uno.

<< Phobos, Deimos! >> esclamò la donna, alzandosi dal tavola per andare in contro ai due.

<< Siete perfetti come sempre. >> si congratulò, ammirandoli dalla testa ai piedi.

<< Mai quanto te. >>

<< Voi si che sapete come arruffianare vostra madre. >> intervenne Ares, dando una pacca sulle spalle ad entrambi.

<< Si, si tutto molto romantico, ma adesso basta. >> esclamò Era zittita.

I due ragazzi presero posto in maniera scomposta.

<< Bella nonna, la tua acidità rimane un master. >> la sbeffeggiò Deimos.

<< E anche la vostra infinita scortesia. >> li rimbeccò Efesto, che fino ad allora aveva osservato il tutto con espressione schifata.

A quelle parole i due ragazzi si diedero il gomito e scoppiarono a ridere.

Zeus scosse la testa e poi riprese il discorso.

<< Come tutti voi sapete, Persefone ha tentato di tradirci e, se non fosse per i qui presenti Phobos e Deimos, a questo punto lei non sarebbe qui. >>

<< Ci ha provato a fregarci. >> disse Phobos.

<< Già. >> gli fece eco il fratello, << Peccato che nessuno ci riesce. >>

Afrodite sorrise divertita dalla simpatica ironia dei figli, mentre Dioniso faceva due sorsi da un fiaschetto di brandy.

<< Dev'essere punita severamente. >> esclamò Caronte, (che era stato invitato da Era).

<< Esattamente. >> confermò la padrona. << Ha commesso un atto imperdonabile, il tradimento. >>

<< Io non penso fosse sua intenzione. >> ammise Zeus.

<< Come? >> esclamò la compagna sconvolta. << Ma se stava tentan... >>
<< Lasciami finire Era. >> la bloccò l'uomo. << Credo solo che la gravidanza le abbia dato alla testa, tutto qua. >>

<< Io non sono d'accordo. >> disse Afrodite. << Anch'io sono rimasta incinta durante il mio periodo da messaggera, ma non ho mai neanche lontanamente pensato alla fuga. >>

<< Io sono d'accordo con Zeus, credo si sia semplicemente spaventata. >> parlò Dioniso. << La paura fa fare cose brutte. >>

<< Cose che non faremo mai in maniera cosciente. >> finì per lui Efesto.

<< Tipo riempirsi la faccia di scarabocchi. >> esclamò Deimos.

<< Anche la tua tra un po' potrebbe diventare irriconoscibile. >> sputò l'uomo, la cui pazienza aveva un limite ben poco elastico.

<< Io voto per la massima pena. >> gracchiò Caronte, quasi divertito dal fatto di poter decidere finalmente qualcosa che andasse al di là della semplice disposizione dei letti dei pazienti.

Zeus lo fulminò con lo sguardo.

<< Non le daremo la massima pena, né ora né mai. >> esclamò con tono che non ammetteva repliche. << Ci limiteremo a tenerla “al sicuro” sull'isola, esattamente come gli altri ragazzi. >>

<< Non lo accetto. >> ribatté Ares. << Ci ha traditi, ha rischiato di mandare tutto a puttane. >>

<< Hanno ragione Zeus, possibile che tu non te ne renda conto? >> lo rimbrottò Era.

<< Il grande capo comincia a perdere colpi. >> disse sottovoce Phobos, ma non così abbastanza sottovoce.

Zeus infatti lo sentì eccome. Irato, colpì il tavolo con un pugno che fece tremare la terra.

<< Bene, allora decidiamo una volta per tutte. >>

Tutti ammutolirono all'istante.

<< Chi vota per la massima pena? >>

Era, Afrodite, Ares, Phobos, Deimos e Caronte alzarono la mano.

<< Il risultato mi sembra più che ovvio. >> gli fece notare Era, con un malcelato sorriso compiaciuto.

<< E' deciso, appena il bambino sarà nato, Persefone verrà rinchiusa nel reparto dei malati mentali. Per sempre. >> disse uscendo.

<< Non abbiamo ancora finit... >> tentò di fermarlo invano la donna.

<< Tra cinque minuti. >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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<< Nico, eccoti finalmente! Presto vieni con me. >> esclamò una preoccupata Hazel, afferrando il ragazzo per mano.

<< Cosa succede? >> domandò il moro, facendo scivolare di mano il libro che aveva appena preso dall'ormai famigliare libreria.

<< Lou... non sta bene. >> esclamò la ragazza con aria grave.

<< Allora dobbiamo avvisare Will o Michael. >> controbatté Nico, puntando verso l'infermeria.

<< No, loro non possono aiutarci, la medicina è inutile in questi casi. >>

Soltanto a quelle parole, Nico capì che si trattava di un problema ricollegato all'esoterismo...

Immediatamente la sua mente, cominciò a navigare tra le pagine di alcuni libri che aveva letto in camera dell'amica.

Possessioni da parte di spiriti, morte apparente, incapacità di ritornare al proprio corpo dopo un viaggio astrale... Che davvero Lou, fosse incappata in un pericolo del genere?

Arrivati Hazel sbarrò la porta a chiave, Lou era adagiata al centro della stanza sul tappetto nero; gli occhi sbarrati e fissi nel vuoto.

Intorno a le c'erano quattro candele consumate, e diversi mazzi di erbe essiccate. Il grimorio magico era aperto sul capitolo che recitava: come rintracciare l'anima di una persona.

<< Cosa cavolo... >> esclamò Nico a mezza voce, osservando la ragazza che pareva quasi una bambola di porcellana. << Respira? >>

Hazel annuì, mentre tremante si accovacciava accanto all'amica.

<< Ero venuta a farle un saluto, ma quando sono entrata nella stanza l'ho trovata così. >> spiegò, afferrando la mano della ragazza. << Ho provato a svegliarla, ma niente... Forse dovremmo provare con delle maniere forti. >>

<< Non credo sia la giusta soluzione. >> controbatte Nico. << Non ne so molto di queste cose, ma risvegliarla di soprassalto potrebbe causarle dei danni non indifferenti. >>

<< Allora che facciamo? >> domandò la ragazza preoccupata.

<< Innanzitutto dobbiamo cercare di capire cosa le sia successo. >>
<< Controlliamo il suo grimorio, forse c'è scritto qualcosa. >> disse la riccia, afferrando il grande libro magico.

Lo scorsero da cima a fondo, ma non trovarono nulla riguardo paralisi improvvise...

<< Dobbiamo agire immediatamente, sento che più aspetteremo peggio sarà. >> ammise Hazel alzandosi. << Vado a prendere dei minerali, tu continua a cercare. >>

Nico respirò profondamente, doveva farsi venire in mente un idea subito. Con delicatezza si avvicinò al volto dell'amica e lo accarezzò, nulla. Scese allora

all'altezza del collo, ancora nulla. Scese allora lungo il braccio sinistro, fino ad arrivare alla mano. Solo in quel momento il ragazzo, si rese conto che la ragazza la teneva chiusa a pugno, come se stesse stringendo qualcosa.

E ci aveva visto giusto dal pugno, Nico sfilò un piccolo fogliettino bianco, quel che lesse in qualche modo gli provocò una folata di vento nel cuore.

 

Lei non è morta, lei è viva...posso sentire la sua anima battere distante.

 

A chi si riferiva Lou in quel bigliettino? Se non l'avrebbero risvegliata sarebbe rimasto per sempre un mistero.

<< Nico ho portato dei minerali. >> esclamò Hazel rientrando, << Aiutami a sistemarli all'altezza dei sette chakra. >>

 

Nico afferrò il quarzo rosa, i lapislazzuli e l'ametista, adagiandoli rispettivamente sul cuore, sulla gola e sulla fronte di Lou, mentre Hazel sistemava frettolosa gli altri quattro.

<< Credi che il cercare di riattivare i chakra possa aiutarla? >> domandò il moro, che da poco aveva letto un capitolo di un libro dedicato a questo.

<< Non lo so, ma a questo punto tutto è possibile. >>

Trascorsi più di dieci minuti però, nulla era cambiato. Lou continuava a non dare segni di vita.

<< Basta! Vado a chiamare aiuto. >> decise Hazel.

<< Andrai da Will? >> domandò il moro. << Sai che Lou non ce lo perdonerà mai. >>

<< No, non lui. >> disse aprendo la porta. << Pensavo di più ad.... >>

proprio in quel momento davanti alla porta della stanza passò un Annabeth carica di libri.

<< Lei. Annabeth potresti venire un attimo. >> la chiamò la ragazza.

La bionda si girò,

<< Ciao Hazel, volentieri ma ora come vedi sono alquanto occupata. >> disse guardando i libri.

<< Oh per quelli non c'è problema. >> la rassicurò l'amica, afferrandoli dalle sue mani.

<< Ehi no...Hazel ma che fai? >>

<< Ti prego Ann è una situazione di vita o di morte. >>

<< E va bene. >> sospirò la bionda, entrando nella stanza.

Dopo che i due le ebbero spiegato tutto, Annabeth alzò semplicemente le spalle.

<< Secondo me state soltanto ingigantendo troppo la cosa. >> esclamò tranquillamente.

<< Come? Ma hai visto in che condizioni è? >> ribatté Hazel, quasi indignata da una simile superficialità.

<< Tranquilla, lascia fare a me. >> la rassicurò l'amica, uscendo dal bagno con una caraffa d'acqua.

<< Cosa vuoi farci con quella? >> domandò Nico. << Sai che non possiamo svegliarla di soprassalto. >>

Annabeth lo guardò di rimando come a dire: Davvero credi che me lo sia già scordata?

Poi si avvicinò alla ragazza le tappò il naso con una mano e con l'altra cominciò a riempire la bocca di Lou di acqua. Trascorsero all'incirca cinque secondi, dopodiché Lou si alzò di soprassalto annaspando in cerca di ossigeno, mentre tutta l'acqua le cadeva copiosa dalla bocca.

<< Avete visto? >> disse Annabeth ai due ragazzi. << Adesso devo andare, non fate altre cose strane mi raccomando. >>

Hazel si buttò immediatamente al collo dell'amica,

<< Lou come stai? Ci hai fatto prendere uno spavento assurdo! >> le redarguì, stringendola a sé.

<< Hazel mi stai soffocando tu, adesso. >> sussurrò Lou, con voce ovattata.

<< Oh si scusa, è che sono così felice di vedere che tu stia bene. >>

<< Lou... >> disse solo Nico.

<< Compagno di stanza purtroppo per te, dovrai continuare a subire la puzza dei miei incensi. >>
<< Oh fidati, preferirei continuare a sentire quella puzza per il resto della mia vita che saperti morta. >>

A quel punto tutti e tre scoppiarono a ridere.

<< Allora adesso vuoi spiegarci cosa stavi facendo? >> domandò Hazel, dopo che la ragazza si fu ripresa totalmente.

<< Oh beh sapete io sperimento sempre nuovi incantesimi, nuove tecniche spirituali. >> spiegò vagamente la ragazza.

<< Si ma, non ne hai mai fatte di così pericolose, o sbaglio? >>

<< Hazel avanti lo sai anche tu, tutto è pericoloso in questa vita, ma qualche bisogna rischiare, no? >>

La riccia alzò gli occhi al cielo, poi il suo sguardo si posò sull'orologio adagiato alla parete.

<< Cavoli! >> sobbalzò. << Sono in super ritardo, Frank mi starà aspettando già da venti minuti. >>

<< Allora vai, adesso sto bene. >> la incitò l'amica.

<< Sicuro? >>
Lou annuì,

<< E poi c'è Nico con me. >>

<< Va bene allora, a dopo. >> concluse uscendo.

<< Ah. >> esclamò la ragazza. << Finalmente possiamo dire “addio” a Hazel ed alle sue paranoiche attenzioni. >>

Nico non riuscì a trattenere un mezzo sorriso, i modi di fare di quella ragazza erano un qualcosa di troppo forte.

<< Era solo terribilmente preoccupata per te. >> spiegò, alzandosi dal tappetto.

<< E tu no? >>

Nico sorrise,

<< Certo che si, ma prima di farti le moine vorrei chiederti cosa significa questo. >> disse mostrando il bigliettino che aveva preso tra le sue mani.

<< Cos'è? >> domandò la ragazza curiosa.

<< Oh be dovresti dirmelo tu, dal momento che l'ho preso dalle tue mani. >>

<< Cooosa? E quando avrei scritto una cosa del genere? >>

<< Ti ho già detto che non ne so niente. >> ripeté il ragazzo. << L'ho semplicemente trovato accartocciato nella tua mano, mentre eri svenuta. >>

Lou si grattò la nuca,

<< Davvero non riesco a spiegarmi come sia possibile. >>

Nico avrebbe voluto avanzare la misera e piccola idea che gli aveva sfiorato la mente per un momento, ma preferì tenerla per lui... in fondo non ci credeva neanche lui, e sapeva quanto fosse ridicola una tale idea. Anzi, il solo averla pensato risultava terribilmente ridicolo.

<< Beh ci rifletterò. >> esclamò la ragazza, riprendendosi il pezzo di carta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Ripresa la riunione, l'aria era più tesa che mai.

<< Allora avete delle proposte? >> domandò Zeus.

Alcuni tra i presenti annuirono,

<< Bene, parlate. >>

Deimos prese parola,

<< Avendo svolto questo lavoro per anni, crediamo che i più adatti a susseguirci attualmente siano Luke Castellan e Drew Tanaka. >>

L'uomo però scosse la testa.

<< Bocciati. >> disse solo.

<< Come? >> domandò Era convinta di non aver ben capito.

<< Ho detto di no. Drew ci serve negli spettacoli e di Castellan non ci si può fidare. >> spiegò l'uomo risoluto.

Nessuno osò ribattere, specie dopo quel che era accaduto prima.

<< Qualcun'altro? >>

 

 

Efesto alzò la mano, il padre gli fece cenno di parlare.

<< Io proporrei Reyna. La ragazza ha sempre dimostrato di essere seria e rispettosa, inoltre possiede una bellezza ed un carattere non indifferenti. >>

Afrodite si portò una mano alla bocca,

<< Ma non è abbastanza aggraziata! >> ribatté. << Non riuscirà mai ad attrarre nessuno, senza contare il suo caratteraccio da maschiaccio. >>

<< A me invece pare una buona proposta. >> disse invece Zeus.

<< Per i ragazzi ho deciso Jason, e non voglio sentire storie. >> comunicò poi, fermando la sguardo su quello della compagna.

<< Sai che lui trama contro di noi. >> sibilò infatti quella a denti stretti.

<< E' mio figlio, questo basta. >> controbatte l'uomo.

<< Questo basta? Infatti guarda come è andata a finire con Persefone! >> esclamò adirata la donna.

<< Adesso basta! Ormai ho deciso, Jason e Reyna saranno i prossimi messaggeri, la riunione è conclusa. >> sbottò l'uomo. << Phobos, Deimos poi andate a prenderli e portateli da me. >>

I due ragazzi loro malgrado annuirono, mentre Era lasciava la stanza come una furia e gli altri si alzavano dalle sedie.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Al calar del tramonto Nico in cerca di conforto, andò a cercare Hazel.

Dopo averla cercata in lungo e in largo, trovò la ragazza seduta sul palco del teatro; quella sera per fortuna non erano previsti spettacoli.

<< Ei Hazel. >> la salutò. << Come mai qui? >>

<< Oh nulla, riflettevo. >> rispose mogia.

<< Qualcosa che non va? >>

<< Problemi di cuore. >> rispose soltanto lei.

<< Quindi non sono l'unico, hai per caso litigato con Frank? >> domandò senza troppi giri di parole.

Hazel scosse la testa,

<< No anzi, forse ci siamo semplicemente spinti un po' troppo oltre. >>

<< In che senso? >> domandò il ragazzo, sedendosi vicino a lei.

Hazel però rimase in silenzio, segno che forse non se la sentiva di parlare, o forse che semplicemente l'argomento la imbarazzava.

<< Sai alla fine non mi importa, su questa maledetta isola ci fanno fare delle cose terribili, non ha senso vergognarsi. >> disse più che altro rivolta a se stessa.

Nico la guardò con sguardo interrogativo.

<< Eravamo in camera sua a farci le coccole sul letto. Poi sai com'è una tira l'altra e... stavamo per farlo. >> buttò fuori, << Ma... io non c'è l'ho fatta. >> ammise poi con un sussurro.

Nico le alzò il volto con un mano,

<< E quindi? Guarda che non c'è niente di male, sai? Non devi sentirti obbligata, come teoricamente ci fanno sentire già. >> la rassicurò il ragazzo.

Hazel annuì mestamente,

<< Si lo so, eppure Frank vuole da così tanto tempo e lo capisco, ma... >>

<< Tu non sei pronta. >> finì per lei il moro.

<< No Nico, non è così semplice purtroppo. Io anche vorrei, amo Frank e quando sono con lui, ogni singola cellula del mio corpo lo desidera ardentemente. >>

<< Se vuoi aiutarmi a capire, magari potrei consigliarti... >> disse il ragazzo, anche se una frase del genere detta da lui suonava più come una barzelletta.

Nico che dava consigli di coppia? Lui che non sapeva nemmeno il significato della parola amore?

Hazel deglutì e poi prese coraggio.

<< La prima volta che fui abusata erano in tre... per me fu un trauma che tutt'ora torna a perseguitarmi ogni notte nei sogni. >>

Nico rimase esterrefatto, ma sapeva che se avesse detto soltanto una parola in quel momento, Hazel non avrebbe più parlato.

<< Io ero ancora più piccola di quanto lo sia adesso. Non ero pronta, ma fondamentalmente nessuno di noi lo è mai. >> continuò la ragazza. << Mi scelsero tre uomini di affari, si divertirono a tormentarmi per tutta la notte e quando se ne andarono, rimasi per ore in stato di semi coscienza sul letto, prima che arrivasse Annabeth a soccorrermi. >>

<< Schifosi... >> si lasciò sfuggire solo Nico, mentre Hazel sorrideva amareggiata al solo ricordo.

<< Da quel momento in poi mi allontanai da tutti i ragazzi, Frank compreso. Lui però continuò comunque a starmi vicino, vegliava su di me da lontano e mi seguiva come un ombra. Sapeva come non essere invadente e piano piano ha cominciato ad avvicinarsi sempre di più ed io con lui, senza quasi nemmeno accorgermene siamo finiti per fidanzarci. >> disse con lo sguardo perso nel vuoto dei ricordi. << Se non fosse per lui, forse adesso non riuscirei neanche a rivolgerti la parola. Frank è stata la mia luce in un momento di totale sconforto. >>

<< Lo conosco davvero poco, ma ho capito fin da subito che è un gran ragazzo. >> concordò Nico, che ora provava un rispetto ancora più profondo nei confronti del ragazzo.

<< Eppure nonostante tutto non sono ancora riuscita a superare il trauma. Ho paura che quando lo farò con lui, mi torneranno in mente le immagini di quei mostri... >>

<< Hazel io... non ho subito il tuo stesso trauma, ma posso dirti che l'unico modo per andare avanti è cancellare quei mostri una volta per tutte dalla tua mente. >> esclamò il moro guardando negli occhi la ragazza. << So che siamo tutti bravi a parlare ma pensaci, ti hanno già rovinato la vita per troppo. Non puoi lasciare che continuino a farlo, capisci? Tu non puoi arrenderti al male che hanno vomitato nel tuo corpo, perché quello è il tuo corpo, questa è la tua vita. Devi agire secondo la tua volontà non secondo quella degli altri, non lasciare che ti controllino, purificati e lasciati andare come in un onda. Fai si che ti distrugga, perché poi tornerai a respirare, te lo assicuro. >>

Una lacrima cadde dal viso di Hazel,

<< Grazie Nico, grazie davvero per l'incoraggiamento. Ti prometto che ci proverò. >>

<< Ecco, così ti voglio. >> la elogiò il ragazzo stringendole il braccio.

Hazel sorrise di rimando, ma poi la consapevolezza di aver parlato solo di sé le attraverso la mente.

<< Tu invece di cosa volevi parlarmi? >> domandò a bruciapelo, prima che il ragazzo si alzasse e scappasse via.

Nico (che si alzò comunque), scosse la testa.

<< No, davvero ora non voglio intristirti di nuovo. >>

Hazel però non aveva intenzione di lasciarlo fuggire così facilmente,

<< Nico Di Angelo in qualità di tua confidente ti ordino di vuotare il sacco immediatamente! >> disse con torno risoluto.

Il ragazzo rimase sorpreso da cotanta determinazione e alla fine si decise,

<< Ti ricordi della storia di Will? >>

<< Si... anzi ultimamente ho cercato di indagare per conto mio. >> confessò la ragazza.

<< E sei riuscita a scoprire qualcosa? >> domandò il ragazzo, bramoso di sapere.

<< Del perché Will e Michael abbiano un passaggio del genere nel loro bagno, no. Però Annabeth mi ha confessato che molto probabilmente quelli lassù. >> e dicendo così, indicò in direzione dell'alto, in chiaro riferimento ad Era e Zeus << Si stanno mobilitando per creare una nuova generazione di schiavetti che prenderà il nostro posto quando non saremo più “adatti.” >>

<< E Will cosa c'entra con questo? >>

<< Nico non capisci? Nuova generazione, uguale a dire bambini appena nati. >>

<< Will è un medico... >> sussurrò Nico, mentre finalmente tutto cominciava riacquistare un senso.

<< Esattamente, dunque sia lui che Michael... >>
<< Hanno il compito di occuparsi delle nascite. >> finì per lei il ragazzo. << E perché non me ne ha ancora parlato? >> domandò poi.

<< Forse semplicemente ha ricevuto l'ordine di non farlo, o semplicemente tu non gliene hai dato il modo. >>

Nico rimase in silenzio... forse Hazel aveva ragione, però adesso aveva capito. Poi un oscuro ed inquietante pensiero gli attraversò la mente.

<< Hazel quando non saremo più adatti cosa ci faranno? >> domandò, anche se in cuor suo conosceva già la risposta.

<< I migliori tra di noi diventeranno i nuovi professori, altri lavoreranno come messaggeri, ma alla fine ci ritroveremo tutti nei piani superiori... o perlomeno questo è quello che tutti credono. >>
<< Quindi qualunque cosa faremo siamo destinati ad impazzire? >>

La riccia annuì abbassando lo sguardo.

<< Io non lo permetterò. >> esclamò però il moro.

Hazel rialzò gli occhi.

<< Ce ne andremo da qui, e torneremo a vivere come persone libere. >> ammise risoluto.

<< Questo è il sogno di tutti. >>

<< No Hazel, io riuscirò a salvare anche tutte quelle altre persone che vengono trattate al pari delle bestie. >> continuò. << Tutti quegli uomini e quelle donne, hanno bisogno di un reale aiuto psicologico, non permetterò che rimangano qui a morire di stenti fino alla fine dei loro giorni. >>

<< Oh Nico se solo potessimo... Io anche vorrei poter aiutare quelle povere persone. Ma se non riusciamo ad aiutare noi stessi, come pretendi di riuscir a salvare un intero esercito di malati mentali? >>

Nico scosse la testa,

<< Non lo so ancora, ma noi non saremo i prossimi costi quel che costi. >>

A quel punto Hazel lo strinse a se con foga dolcezza.

<< Cominciamo ad agire dalle cose più semplici allora. >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Jason non stava più nella pelle, finalmente stava per rivedere sua madre. Nico gli aveva dato appuntamento per quella notte alle 2:45.

Non sapeva cosa avrebbe provato nel rivedere la donna che lo aveva messo al mondo, anche se in un mondo terribile...

Finalmente forse avrebbe avuto delle risposte a tutte le sue domande, avrebbe messo in pace la sua anima dannata dal dolore e dall'abbandono.

Stava giusto navigando in quei pensieri, quando qualcuno entrò nella stanza, senza neanche prendersi la briga di bussare.

<< Ehilà! >> lo salutò Deimos con un sorriso inquietante.

<< Tu cosa ci fai qui? >> domandò Jason, colto a sorpresa da quella inaspettata “visita”.

<< Nulla di particolare, mi sono semplicemente detto: è da tanto che non torno a trovare la mia dolce famigliola, ed eccomi qui. >> disse, allargando le braccia.

<< Bene adesso che mi hai rivisto, potresti lasciarmi da solo? >>

<< Per quanto vorrei poterlo fare mi vedo costretto a reclinare la tua richiesta. >> lo beffeggiò il ragazzo. << Avanti vieni con me, Zeus vuole vederti. >> concluse poi, aprendo la porta; Jason suo malgrado lo seguì.

 

 

 

 

 

 

<< Buona lezione tesoro, ci vediamo dopo. >> disse Reyna stampando un bacio sulle labbra della ragazza.

<< Oh si Piper ci vediamo dopo. >> esclamò in quel momento una vocina ironica.

<< Phobos! >> urlò quasi la ragazza.

<< Cos'è ti sono mancato sorellina? >> domandò quello alzando un sopracciglio.

<< No, per niente in realtà. >> ribatté Piper.

<< Vedo che hai ben imparato a controllare la paura. >>

<< Non sono più la bambina dolce ed indifesa di un tempo. >> ammise ardentemente l'altra.

<< Oh be questo è ancora tutto da vedere. >> le disse di rimando il ragazzo leccandosi il labbro inferiore.

A quel punto Reyna (che si era sottoposta ad uno sforzo immane pur di non prendere a calci il ragazzo), si intromise,

<< Allora si può sapere cosa vuoi? >> lo apostrofò.

<< In realtà volevo te. >>

<< Me? >> domandò la ragazza con tono duro.

<< Si te bellezza, Zeus vuole vederti. >>

<< E' forse successo qualcosa? >> si allarmò subito Piper.

Reyna alzò le spalle,

<< Non lo so adesso tu vai, poi ti aggiornerò. >> le disse, stringendole la mano per un secondo, mentre Phobos guardava la scena con malcelato divertimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Entrati nell'ufficio di Zeus i due ragazzi si scambiarono uno sguardo interrogativo, entrambi non avevano la benché minima idea del perché fossero stati convocati.

<< Sedetevi pure. >> disse loro l'uomo.

Jason si accomodò nervoso, era quasi ora di cena e non poteva permettersi di far saltare l'incontro con Nico, ma non poteva neanche scappare di fronte a suo padre.

Phobos chiuse la porta, mentre Deimos si appoggiava contro una colonna a braccia conserte.

Zeus si schiarì la gola,

<< Come sapete sono anni che Phobos e Deimos lavorano come messaggeri... >> attaccò, mentre il volto di Reyna assumeva una piega sospetta. << Ed è arrivato il momento di far entrare in scena qualcun'altro. >>

<< Non starà forse dicendo... >> partì subito in quarta la ragazza.

<< Si Reyna, sto proprio dicendo quello. >> la intercettò l'uomo. << Da oggi stesso voi due siete i nuovi messaggeri. >>

Jason si alzò con un scatto,

<< Io non posso. >> disse colto dal pensiero di non poter vedere più sua madre.

<< Nemmeno io. >> gli diede subito corda Reyna, che per nulla al mondo avrebbe lasciato Piper da sola in quel postaccio.

Zeus accennò un sorriso,

<< Mi aspettavo una simile risposta, ma il caso vuole che non abbiate scelta. Deimos e Phobos adesso vi scorteranno a fare le valigie e poi si occuperanno di tutto il resto. >>

I ragazzi provarono di nuovo a controbattere, ma Zeus non gliene diede modo, uscendo immediatamente dalla stanza.

<< Avanti, non abbiamo un attimo da perdere. >> disse Deimos ai due.

<< Lasciateci almeno un minuto. >>

<< No, parlerete durante il viaggio. >>
<< Quale viaggio? >> domandò il biondo, mentre sentiva il sangue congelarsi.

<< Dobbiamo partire questa sera stessa, è così? >> domandò Reyna.

I due annuirono,

<< Esattamente. >>

<< Io non posso, non questa sera. >> ammise Jason.

Doveva vedere sua madre a tutti i costi.

<< Gli ordini non si discutono. >>

Per un attimo ci fu uno scambio di sguardo tra Jason e Reyna, poi entrambi caricarono sui due fratelli, facendoli rovinare al suolo.

Usciti sprangarono la porta con una sedia e cominciarono a correre.

<< Sai che alla fine dovremmo andare comunque? >> gli domandò Reyna.

<< Certo che si, ma prima devo assolutamente vedere una persona. >> ammise, saltando gli scalini due a due.

<< Io anche. >> disse Reyna, svoltando al corridoio di destra.

Per quel breve momento le loro strade si separarono.

 

 

 

 

 

 

Nico bussò alla stanza di Jason, ma nessuna risposta giunse.

<< Jason sono io. >> disse aprendo la porta.

Nulla buio totale e assoluto silenzio... possibile che gli avesse dato buca?

Barcollando il ragazzo accese la luce, il letto era perfetto come al solito e anche dal bagno non si udivano rumori.

Forse alla fine semplicemente non gli aveva creduto per davvero, stava giusto per fare dietro front, quando nella stanza fece irruzione Jason.

<< Eccomi Nico. >> esclamò affannato. << Presto devi portarmi subito da lei, non abbiamo tempo. >> disse, tirando il braccio del ragazzo.

<< Jason calmati, ricordati che non dobbiamo dare nell'occhio e rischieremo di essere scoperti! >> cercò di calmarlo invano il moro, inconsapevole del destino dell'amico.

<< No ti prego, dobbiamo correre. Ormai non c'è più tempo. >>

Nico rimase stupito, Jason sembrava davvero disperato.

<< E va bene andiamo. >> acconsentì alla fine.

 

 

 

 

 

 

<< Dunque per sedurre in maniera più accattivante, dovete prima muovervi così e poi... >> stava spiegando Afrodite, alzandosi un lembo della gonna, mentre le sue tre figlie predilette prendevano appunti.

<< Piper! >> urlò in quel momento Reyna, facendo irruzione nel teatro.

La ragazza lasciò cadere la penna e il quaderno alla vista del viso sconvolto della compagna.

<< Reyna... cosa ci fai qui? >> le domandò, andandole incontro.

<< Signorina Ramirez – Arellano questa lezione è riservata esclusivamente alle mie figlie, non può stare qui. >> la richiamò stizzita Afrodite.

Ma in quel momento Reyna non la sentì nemmeno, la sua attenzione era rivolta solo ed esclusivamente alla sua amata.

Presa per un braccio la trascinò fuori dalla stanza e le afferrò il viso tra le mani.

<< Piper non abbiamo molto tempo... >>

<< Tesoro cosa... >>

<< No ssssh, fa silenzio ti prego. >> le disse, mentre gli occhi cominciavano a brillare, << Mi appena scelto come nuova messaggera, devo partire questa notte stessa. >>

A quelle parole Piper sentì la terra aprirsi sotto i piedi e anche Reyna se ne accorse.

<< No Piper, tu devi essere forte, ok? Prima o poi mi faranno tornare, anzi farò talmente schifo che mi riporteranno qui e mi sostituiranno con qualcun'altro. >> promise, mentre calde lacrime cominciavano a rigare il volto della ragazza.

<< Promettimi che non mi lascerai qui da sola, ti prego Reyna. >> disse con un filo di voce.

<< Certo che lo prometto, io non ti lascerò mai...... >>
<< Eccoti qui. >> sbraitò furioso Deimos, che appena ripresosi era corso insieme al fratello a cercare i “fuggitivi”. << Dove pensavate di andare? Sapevo che ci avreste creato soltanto un sacco di grane. >> sputò fuori afferrando la ragazza per un braccio.

<< Dove la stai portando Deimos? >> intervenne però Piper, la cui tristezza stava sempre più rapidamente convertendosi in rabbia.

<< Non sono affari tuoi sorellina. >> le rispose quello con disprezzo.

A quel punto la ragazza perse il lume della ragione,

<< Lei è mia. >> urlò, avventandosi sul ragazzo come una furia.

Questa volta però Deimos era pronto e la spinse contro il muro, bloccandole la gola con il gomito.

Reyna era ancora sconvolta dalla reazione della ragazza per intervenire repentinamente, ma non ce ne fu bisogno, Piper infatti era talmente inferocita che riuscì a conficcare le unghie nel fianco del fratellastro, lacerando uno strato superficiale di pelle.

<< Cazzo. >> imprecò allentando la presa.

Il secondo dopo intervenne Afrodite che ristabilì l'ordine con uno schiocco di dita.

<< Adesso basta. >> esclamò con tono fermo e deciso. << Piper per favore ricomponiti, saluta la tua ragazza e poi torna a seguire la lezione. >> disse alla figlia.

Le due ragazze si scambiarono un ultimo bacio d'addio e poi entrambe scomparvero una alla vista dell'altra.

 

 

 

 

 

 

Nico e Jason corsero fino alla stanza di Michael e Will, l'unico modo per accedere fino alla stanza della madre era da lì.

Il moro sapeva che entrambi i medici erano di turno e sapeva anche che Will teneva la sua chiave sotto al tappetto davanti alla porta.

Entrati Nico indicò il bagno,

<< Per di qua. >>

Ma proprio in quel momento nella stanza entrò Phobos e dalla sua espressione Jason capì che era tutto tranne che calmò.

<< Come cazzo vi siete permessi! Tu e quell'altra. >> sbraitò avanzando verso il ragazzo a carponi.

<< Chi è questo? >> domandò Nico, che non aveva mai visto quel ragazzo prima d'ora.

A quelle parole Phobos si accorse della sua presenza,

<< Chi sono io? >> esclamò con tono beffardo. << Forse chi sei tu, piccolo moccioso. >>

Nonostante l'offesa Nico deglutì, lo sguardo di quel ragazzo lo faceva rabbrividire dalla paura.

Jason abbassò il capo sconsolato... alla fine non c'è l'avevano fatta.

<< Avanti andiamo. >> disse il ragazzo, tornandosi a concentrare sul suo reale obbiettivo.

<< Andare dove? >> si intromise però nuovamente Nico, che non stava capendo nulla di quella situazione.

<< Nico sono stato scelto come messaggero... >> esclamò mogio il biondo, guardandolo negli occhi. << Partirò questa sera stessa... perdonami ma l'ho saputo soltanto dieci minuti fa. >>

Il moro non poteva credere alle proprie orecchie...

<< Cosa? Così dal nulla... >> riuscì solo a dire.

<< Mi dispiace... >> rispose il ragazzo, prima di venir scortato fuori dalla stanza.

E mentre Jason usciva, Will entrò.

<< Nico, cosa è successo? >>

Il ragazzo però non rispose, semplicemente corse tra le sue braccia e chiuse gli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agolo Autore:

Ciao a tutti!

Finalmente sono tornato! Se in questo capitolo vi sono sorti dei dubbi o non avete ben compreso alcune dinamiche non preoccupatevi, nei prossimi sarà spiegato tutto, (anche se vi invito a tornare a leggere il precedente).

Maggio è arrivato, credo sia una dei mesi più belli. Pensateci torna il sole, la luce, la felicità, l'energia e la voglia di vivere ed amare.

E' un mese che offre un sacco di opportunità secondo me, bisogna cercare di viverlo al meglio e solcarlo proprio come un surfista su un onda. Quindi vi invito tutti a sorridergli nonostante le mille avversità quotidiane.

Un abbraccio a tutti, torno a studiare le 3000 pagine delle 4 materie che devo dare a giugno...

xxNico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** XVIII ***


 

 

 

 

 

 

 

Nico si strinse a Will sotto le coperte riscaldate dal loro umano calore, in cerca di conforto. Dopo il discorso con Hazel avvertiva infatti una grossa inquietudine, come un groppo in gola. E adesso sentiva di dover mettere fine una volta per tutte ai suoi dubbi e timori, smetterla di mentire a colui che forse... no, magari era troppo presto per parlare di amore, ma che sicuramente un giorno avrebbe potuto amare.

La frase dell'amica gli riecheggiò nelle orecchie: Cominciamo ad agire dalle cose più semplici...

Quello che avrebbe dovuto affrontare con Will era forse una cosa facile?

No, assolutamente non lo era, ma infondo il ragazzo sapeva che sarebbero bastati un minimo di sincerità e di coraggio in più per far diventare quella che pareva un'insormontabile montagna, un piccolo pendio confortevole da attraversare.

 

Una collina bagnata dalla luce del sole, l'erba brillante, il vento che fluttua tra i fiori, il loro odore nel cielo azzurro. L'emozione nel percorrerla, una piccola goccia di sudore nella salita e il timore che fa battere il cuore congiunto all'emozione della consapevolezza...

 

<< Will. >> lo chiamò con un sussurrò. << Sei sveglio? >>

<< Si. >> rispose subito il ragazzo; a quanto pare neanche lui era riuscito a prendere sonno.

<< Io... >> Nico raggiunse la cima della collina. << Ho bisogno di parlarti. >> un'ondata di luce gli accecò gli occhi per alcuni istanti. << Adesso. >>

<< Anch'io, i pensieri mi stanno tormentando da questa mattina. >> ammise.

 

Era Will che seduto sull'erba, lo guardava in attesa che si avvicinasse, per andare a prendere posto vicino a lui.

 

E così si disposero, uno di fronte all'altro con le punta delle ginocchia che si sfioravano, i respiri che si univano in un unico vortice e sguardo nello sguardo.

 

 

<< Will non riesco più a trattenere questa angoscia... >> ammise il ragazzo. << Chi sei veramente? Perché sei già un medico? E soprattutto perché nel tuo bagno c'è un ingresso segreto? >>

L'altro ascoltò in silenzio e sull'ultima domanda il viso tradì un piccolo segno di stupore.

Nico lo guardava con occhi colmi di incertezza e timore, ma nel fondo Will riuscì a scorgervi una vena di dolcezza.

Il biondo si schiarì la gola e afferrò le mani di Nico;

<< Purtroppo non so nemmeno io chi sono veramente. >> ammise.

<< Posso dirti che mi chiamo Will, Will Solace e non ho mai conosciuto mia madre. Sono cresciuto insieme a mio padre, Apollo... >> si fermò un attimo, come se pronunciare quel nome gli provocasse dolore. << Lui però non era come dovrebbe essere un padre. Mi crebbe in una clinica privata insieme ad altri bambini. >>

<< Una clinica privata? >>

Will annuì.

<< Mio padre era un medico, anzi il medico per eccellenza. Il più bravo di tutti, nessuno poteva eguagliarlo, riusciva sempre in tutte le operazioni più delicate e rischiose, curava tutte le malattie, fino a quando... >>

Nico aumentò la stretta intorno alle mani del compagno.

<< Un giorno suo figlio gli “rubò” il titolo. >>

<< Quindi hai un fratello? >>

Will accennò un sorriso,

<< Ne ho tanti, ma siamo tutti fratellastri... Questo Asclepio fu il primogenito di mio padre. >>

<< Va avanti. >> lo incitò il ragazzo cercando di infondergli sicurezza.

<< Mio padre non riusciva ad accettare il fatto che qualcuno fosse più bravo di lui, neanche se quel qualcuno era suo figlio. Così incominciò a mettere incinta quante più donne possibili... Ed io nacqui da una di quelle povere illuse che erano cadute nella trappola di mio padre. >>

<< E qual'era il suo scopo? >>

<< Riprendersi il primato rubatogli dal figlio. Apollo ebbe l'idea di creare un esercito di medici, in questo modo tutti i suoi figli lo avrebbero aiutato nelle ricerche mediche. >>

Il moro non poteva credere a quel che aveva appena sentito.

<< Ma non ha senso... come possono dei semplici bambini diventare degli esperti medici? >> Nico non poteva credere ad una tale assurdità, anche se Will praticamente era già un medico.

<< Mio padre aveva sviluppato una sorta di integratore, per dirlo in parole povere, cominciò a darcelo da appena nati, mischiato con il latte in polvere. Questo intruglio aveva il compito di aumentare il nostro grado di QI. >>

<< Devo pensare che abbia funzionato alla fine. >>

Will scosse la testa,

<< Solo per alcuni, molti dei mie fratellastri con gli anni svilupparono una reazione allergica e morirono uno dopo l'altro. >>

<< E' terribile... >> sospirò il moro.

  • Perché il mondo era così malato? Perché la vita si divertiva a tormentare le persone innocenti? Perché, perché gli esseri umani erano così cattivi?

<< E tu poi come sei arrivato qui? >>

<< Non lo so... Semplicemente iniziavano a girare troppe voci e mio padre rischiava di essere scoperto. Troppi omicidi, bambini rinchiusi come schiavi e donne scomparse. Iniziammo ad essere separati, alcuni seguirono mio padre, altri vennero abbandonati in orfanotrofi, io e Michael qui. >>

<< Quindi non sai assolutamente nulla di lei. >>

Will abbassò lo sguardo,

<< No, neanche il nome...vuoto totale. >>

Distruggendo completamente la breve distanza che li superava Nico strinse il ragazzo a se.

<< Perdonami non sapevo facesse così male... ricordare. >>

Il biondo nascose il volto nell'incavo del suo collo, mentre le lacrime cominciavano a rigargli le guance.

<< Riguardo la porta segreta nel mio bagno... >> riprese qualche minuto dopo. << Posso solo dirti che porta ai sotterranei dove vengono fatti nascere i bambini. E' collegata alla mia stanza perché io e Michael abbiamo il compito di occuparcene. >> spiegò, mentre il sollievo s'infondeva nel corpo di Nico. << Avrei dovuto dirtelo da subito. >> si auto rimproverò.

<< No va bene così. >> lo rassicurò il moro. << Sono io che non avrei dovuto dubitare di te neanche per un istante. >> ribatté Nico accarezzandogli il capo. << Sei forse la persona più degna di fiducia che abbia mai conosciuto. >>

Will alzò il volto addolcito dal pianto.

<< Dici davvero? >>

Nico annuì e lo baciò.

Fu un bacio lento, dolce e caldo che si fece poco a poco più profondo, più intenso, più infuocato.

Nico spinse Will salendo a cavalcioni su di lui, mentre continuava a baciarlo con trasporto. L'altro nel mentre, infilò le mani sotto la maglietta nera del ragazzo accarezzando con foga la sua pelle diafana. I punti toccati dalle sue mani erano come fuoco vivo per Nico.

Fu un attimo ed entrambi persero il lume della ragione, il sentimento prevalse.

Il ragazzo poteva sentire l'erezione del biondo forzare i pantaloni per uscire, eccitato dal ritmo dei loro respiri, prese a tormentare il capezzolo di Will che si contrasse dal piacere. Con una mano s'insinuò nei suoi boxer arancioni e tastò il fulcro vitale del biondo ormai completamente turgido.

Nel mentre il compagno gli massaggiava fianchi e glutei tirandolo sempre di più a se, come a voler imprimere il corpo nel suo. I loro occhi s'incontrarono di nuovo e le stelle brillarono.

 

  • When you turn off the lights, i get stars in my eyes... Is this love?

     

Non lo sapeva, nessuno di loro due lo sapeva...

Nico assaporò il sesso del compagno, con la stessa intensità del peccatore assetato che morde il frutto della maligna passione.

Will lo accompagnava nei movimenti, giocando con le ciocche dei suoi capelli corvini che si mischiavano con il vortice buio nel quale erano caduti.

Sempre di più, sempre più in profondità, sempre più...

<< Ah... Ni-co io sto per... >> sussurrò in un gemito di totale estasi.

Le acque ruppero la diga e la valanga inondò la gola del ragazzo, che si abbeverò del nettare bianco.

<< Scus-a non vol-volevo. >> ansimò Will con le iridi totalmente espanse dal piacere.

Nico gli mise un dito sulle labbra e lo baciò di nuovo...

<< Ti voglio. >> ammise il biondo quando il bacio terminò.

Il moro gli sfiorò il lobo dell'orecchio con la punta della lingua, Will poteva avvertire il suo respiro profondo e caldo sul volto. << Sono già tuo. >> lo invitò, compiendo un leggero movimento con il bacino.

A quelle parole inequivocabili, Will afferrò un preservativo che teneva nel cassetto del comodino, mentre con l'altro mano cominciava a preparare il ragazzo.

Pure fiamme provenivano dal corpo del moro che dolcemente si lasciò esplorare nella sua zona più remota e infeconda.

Accettò la prima intrusione, nonostante il lieve senso di fastidio iniziale. E poi ancora la seconda, leggermente più dolorosa.

Will era dolce, muoveva le dita lentamente cercando di abituare il ragazzo a quell'improvvisa (seppur voluta) intrusione.

Presto il fastidio si trasformò in piacere e Nico cominciò a chiedere sempre di più... voleva che quel tormentoso piacere aumentasse. Fu a quel punto che Will entrò definitivamente in lui.

Il sangue ribollì nel sangue del moro, mentre il dolore esplodeva come fuochi d'artificio percorrendo tutte le vene.

<< Dimmi tu quando posso cominciare a muovermi. >> lo rassicurò Will, continuando a massaggiarli la schiena ed a baciargli il collo.

Nico lottò a lungo contro quella situazione di stasi... voleva, voleva che il ragazzo si muovesse in lui con tutto se stesso, ma il dolore lo frenava. Come una forza d'attrito spingeva via l'oggetto del suo piacere.

<< Devi solo rilassarti. >> continuava intanto a cullarlo la voce del biondo,

<< Chiudi gli occhi e lasciati andare a me, sai che puoi fidarti. >>

  • La sua voce, la sua fottuta voce, è così maledettamente sensuale. Pensò Nico, mentre man a mano cominciava a sciogliersi.

Senza nemmeno accorgersene Will cominciò a muoversi dentro di lui... lentamente, con piccoli movimenti regolari. E man a mano l'acciaio diventava più dolce; prima tramutò in legno, poi il legno divenne seta e la seta acqua.

Nico inarcò la schiena, concedendosi completamente al compagno.

Will non riusciva più a fermarsi, era caduto vittima di una danza lenta e logorante, un piacere mai sperimentato prima. Spingeva di più, sempre di più, mentre Nico invocava il suo nome tra gli stenti degli ansimi.

L'aria intorno a loro si era fatta gravida di energia e sensazioni... il caldo era tramutato in pieno fuoco e tutto in quel momento ardeva.

Entrambi vennero con un grido soffocato dalle loro mani, l'attimo dopo si accasciarono l'uno sopra all'altro, ansimanti, doloranti, sudati, appagati ma soprattutto felici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Bulgaria – Aeroporto di Sofia

 

 

Appena atterrati all'aeroporto, Jason e Reyna furono scortati da un taxi fino ad un hotel dall'aria economica.

<< E' qui che alloggerete. >> spiegò loro Phobos tramite un'auricolare che i ragazzi tenevano inserita nell'orecchio. << Dite che siete i fratelli Stone e avete ordinato per una vacanza studio per apprendere la lingua del posto. >>

Reyna sbuffò contrariata, il viaggio di quasi undici ore l'aveva stressata come non mai, senza contare la rabbia che le covava dentro da quando aveva lasciato l'isola.

Dopo aver lasciato la mancia sul sedile posteriore, i due ragazzi scesero dall'abitacolo ed entrarono. Un ragazzo dall'aria simpatica li accolse con un sorriso e li accompagnò fino alla reception. Qui stava una signora dall'aria affidabile.

<< Benvenuti all'Holiday Hotel. >> esclamò in un inglese fluido.

<< Salve. >> parlò Jason. << Siamo i fratelli Stone, abbiamo ordinato due camere low budget. >>

La donna controllò un attimo il monitor del computer,

<< Ah si, eccovi qua, un documento di riconoscimento per favore. >>

Jason e Reyna mostrarono all'unisono gli orecchini.

<< Perfetto, tutto apposto. >> esclamò la signora facendo loro un occhiolino.

<< Le vostre stanze sono le 17 e la 18, al secondo piano. >> disse poi, consegnando le chiavi ai due ragazzi.

<< Grazie. >> disse Reyna afferrando la sua. << Siamo qui per una vacanza studio, speriamo di imparare la lingua. >>

<< Oh sono sicura che non avrete problemi, in hotel alloggiano moltissimi studenti locali, in visita dalle altre contee. >> la rincuorò la donna. << Koiv avanti accompagna i ragazzi nelle loro stanze. >> disse poi, rivolta al ragazzo che stava all'entrata.

Entrati nelle rispettive stanze i ragazzi si divisero. Reyna lanciò la valigia in un angolo e si buttò sul letto con uno sbuffo, mentre Jason si avvicinò alla finestra e rimase incantato ad osservare il panorama che la sua finestra offriva; finalmente poteva vedere quella parte di mondo che gli era da sempre stata privata.

Ma nessuno dei due poté godersi i propri comodi per molto, il secondo dopo infatti Phobos parlò nuovamente tramite gli auricolari;

<< Adesso sistemate tutto e poi andate a farvi una doccia, questa sera ci sarà un primo incontro con alcuni ragazzi. >> spiegò, << Dovrete essere perfetti. >> concluse poi interrompendo la connessione.

 

 

 

 

Lentamente Reyna si spogliò dei suoi abiti e li lasciò cadere sul pavimento. Sapevano ancora di aereo... antichi ricordi gli tornarono alla mente; lei che veniva portata via dalla sua terra.

Si lasciò bagnare dall'acqua bollente della doccia, giù infondo fino alle ossa, mentre immagini di Puerto Rico le riempivano gli occhi della mente e del cuore.

Perché non poteva essere lì? A correre sulle spiagge di sabbia fine mano nella mano con Piper. Bagnarsi fino al giorno seguente e baciarsi al tramonto.

 

 

 

Jason aprì la valigia e cominciò a sistemare gli abiti. Non gli piaceva quell'armadio, sapeva di naftalina e lui odiava quell'odore.

Con uno scattò la scaraventò a terra e vide tutti i vestiti rovinare al suolo, pieghe infinite e colorate come le montagne di Zhangye Danxia.

Per la prima volta in vita sua era uscito da quella maledetta isola, per la prima volta aveva toccato un altra terra con i propri piedi.

Eppure sapere di esser lì come schiavo in incognito lo mandava fuori dai gangheri. E poi c'era sua madre; era quasi riuscito a vederla, ma adesso lei era ancora lì, mentre lui non c'era più. Era ancorato alla consapevolezza che avrebbe dovuto svolgere il suo lavoro alla perfezione, solo così avrebbe avuto la possibilità di incontrare la donna che lo aveva messo al mondo.

 

 

 

Bulgaria – Ore 21:30

 

 

<< Allora siete pronti? >> domandò Deimos dall'auricolare ai due ragazzi.

<< Si. >> rispose Reyna fredda come il ghiaccio. << Stiamo scendendo ora nella hall. >>

<< Perfetto, il taxi è già fuori ad aspettarvi. L'ho affittato personalmente per voi due. >> spiegò il ragazzo. << Ditegli che dovete andare a Felsika street road n°37. >>

<< Ricevuto. >> fece Jason, aprendo lo sportello a Reyna che lo ringraziò con un lieve sorriso.

Le luci della notte sfilavano sui loro occhi, persi nel cielo plumbeo, mentre il taxi sferzava veloce verso la destinazione.

<< Sei molto bella questa sera. >> le confessò Jason appena furono scesi dall'abitacolo.

La ragazza non si aspettava un complimento del genere, non in quel momento.

<< Oh grazie. >> disse lievemente nervosa. << Anche tu non sei messo per niente male. >>

Jason sorrise, << Lo so. >>

<< Pallone gonfiato. >> lo prese in giro la ragazza tirandogli un pugno sulla spalla.

Proseguirono per un pezzo a piedi fino al secondo indirizzo fornitogli da Deimos e dopo dieci minuti di cammino si trovarono di fronte ad un locale completamente scuro, gremito di gente che faceva la fila per entrare.

<< Reyna. >> l'apostrofò Phobos, << Avvicinati al buttafuori e mostra lui il tuo orecchino, capirà subito chi siete e vi lascerà passare. >>

Cercando di non cadere sui tacchi neri che aveva indossato, Reyna obbedì. Aggirando la fila si portò accanto all'uomo, forse alto più di due metri, che le rivolse uno sguardo lascivo.

Senza dire nulla la ragazza si scostò i capelli corvini dall'orecchio e mise in evidenza l'orecchino/telecamera che le era stata installata dai due fratelli prima di lasciarla partire per la Bulgaria.

L'uomo subito si fece da parte e Reyna fece cenno a Jason di raggiungerla. << Lui è con me. >> disse solo.

L'uomo fece l'occhiolino ad entrambi e poi richiuse la porta.

Per la prima volta da quando avevano lasciato l'Happy Island, i ragazzi si ritrovarono all'interno di un ambiente spiacevolmente famigliare.

L'enorme sala a due piani era gremita di giovani ragazzi e ragazze che ballavano strafatti di chissà quali devastanti droghe.

<< Bene, adesso agite secondo il protocollo. >>

I due ragazzi si separarono.

La musica inondò le orecchie di Reyna che cominciò a muoversi nella pista alla ricerca di un gruppo di ragazzi adatti.

Stessa cosa fece Jason salendo al piano superiore del locale. Doveva mettersi un po in mostra al fine di riuscire ad agganciare qualche bella ragazza. Come sapeva ben fare cominciò a muoversi lasciando che la musica prendesse il sopravvento nel suo corpo; in men di dieci minuti aveva già puntati addosso gli occhi di almeno dieci ragazze e ne era certo qualche ragazzo.

Più il ritmo aumentava, più sentiva l'adrenalina e la sensualità montare in lui... Non si era mai sentito così, era diverso dalle classiche esibizioni a cui era abituato all'Happy Island, qui non c'era nessuna coreografia da seguire, nessuno schema prefissato, nessun pubblico ad assistere.

Solo lui, la musica e qualche ragazza incantata.

 

 

Reyna trovò ben presto le sue vittime, due ragazzini che si e no avevano poco più di quindici anni. Ballavano accanto al bancone e guardavano con malizia un gruppetto di ragazze che si pavoneggiava su un cubo. La ragazza s'avvicinò lentamente e, quando fu a vista d'occhio delle due prede, sorrise loro in modo inequivocabile.

Con un dito fece cenno di avvicinarsi,

<< Ei pupa. >> l'apostrofò uno dando il gomito all'amico.

<< Ciao bello. >> lo salutò lei eliminando la poca distanza che li separava.

<< Tu e il tuo amico avete mai provato una cosa a tre? >>

I due sorrisero accessi dall'eccitazione che il solo pensiero provocava loro.

<< Ehm no in realtà, ma vorremmo tanto provare. >> rispose l'altro soffermandosi sul seno di Reyna.

<< Bene, allora questa è la vostra sera fortunata. Uno davanti, l'altro dietro... >> continuò a provocarli.

<< Adesso? >> domandò l'ignaro.

<< Certo che si, alloggio qui vicino. >> fece Reyna indicando un punto impreciso.

Nel frattempo il barman che aveva origliato l'intera conversazione sparì misteriosamente dietro una porta.

<< Andiamo allora. >> fecero i due eccitati.

Reyna s'incamminò verso l'uscita con passo fluente. E' stato così facile, pensò. Ma d'altronde non era poi così stupita; è risaputo che (quasi) tutti gli uomini si rincretiniscono completamente davanti ad un paio di tette e alla promessa di poter infilare il loro volgare uccello in un buco qualsiasi. O meglio in un buco “che respiri”.

Finalmente fuori dal caos Reyna attese l'arrivo del taxi privato che Phobos (il quale aveva sentito l'intera conversazione tra i tre), si era preoccupato di avvisare.

Nel frattempo un ragazzo cominciò a palparle il sedere, mentre l'altro sghignazzava divertito. Frenando l'impulso di pestarli a sangue, Reyna finse un sorriso di piacere; si sarebbe vendicata più tardi. Odiava così tanto quei ragazzi in quel momento... Come si poteva essere così stupidi da seguire una sconosciuta nel cuore della notte? E per cosa poi? Per una fottuta scopata. Meritavano di essere rapiti, meritavano di finire all'Happy Island, lo meritavano per la loro idiozia.

Raggiunto l'hotel, Reyna li guidò in camera intrattenendoli nel frattempo su possibili posizioni e giochi erotici da fare.

<< Allora. >> esclamò facendo girare intorno al dito un paio di manette.

<< Chi vuole essere legato per primo? >> domandò, sfilandosi nel frattempo l'abito e lasciando il seno in bella vista.

<< Io, io. >> si dibatterono entrambi gli stolti.

<< Uhm... >> si finse pensierosa la mora, << Facciamo che vi lego entrambi, che ne dite? >>

I ragazzi parvero entusiasti dall'idea e senza che Reyna dicesse altro si allungarono sul letto. Alcuni secondi dopo erano entrambi bloccati per i polsi.

La ragazza sospirò e si affrettò ad indossare una felpa.

<< Ei. >> disse uno << Cosa stai facendo? Dobbiamo scoparti, non ricordi? >>

Reyna si avvicinò a lui e gli assestò un pugno in pieno petto.

<< Fottiti coglione. >> esclamò sputandogli in faccia.

Il ragazzo boccheggiò dal dolore mentre l'altro preoccupato cominciò a piagnucolare.

<< Brutta troia a che gioco stai giocando? >> le domandò cercando di nascondere il panico che montava in lui.

Reyna non si scompose, le avevano dato della troia più volte di quanto l'avessero chiamata per nome. Staccò due grossi pezzi di scotch e tappò le bocche ai due malcapitati.

<< Non mi scoperete mai per due semplici motivi, primo: sono lesbica e secondo: tra poco sarete voi ad essere scopati. >> concluse infilzandoli con una siringa contenente una potente dose di sonnifero.

 

 

 

Il barman bussò nove volte prima di entrare e attese.

<< Vieni avanti. >> esclamò una voce fluente.

<< Signora. >> salutò con un inchino. << Una di loro è qui. >>

Nella penombra il ragazzo vide la donna sorridere.

<< E' sola? >>

<< Purtroppo ho visto solo lei, ma non credo siano così stolti di mandarne solo una. >>

<< Sicuramente ci sarà un altra complice o forse di più... >> disse pensierosa. << Hai già mandato le sue foto a mio fratello? >>

<< No, prima volevo mostrarle a lei. >> spiegò mostrando delle foto raffiguranti Reyna.

<< Bene, non dimenticherò facilmente il suo volto. >>

 

 

 

 

 

All'alba del mattino seguente due uomini entrarono per prelevare dalla camera di Reyna i due ragazzi ancora addormentati.

Parallelamente altri due prendevano la ragazza intrappolata di Jason.

Phobos e Deimos si misero di nuovo in contatto,

<< Complimenti ad entrambi. >> disse il secondo. << Nel vostro primo giorno ne avete già presi tre. >>

<< Se continuerete con questo ritmo potreste addirittura diventare più bravi di noi due. >> gli fece eco il fratello.

<< Beh adesso non esageriamo. >> controbatté però Deimos. << I migliori saremo per sempre noi. >>

<< Si hai ragione fratello... >>

<< Avete finito di idolatrarvi l'uno l'altro come due idioti. >> sbottò spazientita Reyna.

<< Ei tu! Vedi di moderare i termini signorina. >> rispose indignato Deimos.

<< Già, o la tua cara Piperina potrebbe passare un brutto quarto d'ora. >> intervenne anche Phobos.

<< Provate anche solo a torcerle un capello e io... >>

<< Tu cosa? Eh signorina Ramirez? >> l'apostrofarono i gemelli. << Tu non puoi nulla. Sei solo una pedina nelle nostre mani. >>

Ingoiando la serie di insulti che stavano per uscirle dalla bocca Reyna prese a mordersi il labbro fino a farlo sanguinare.

<< Allora dove sono i prossimi? >> domandò Jason cercando di far placare le acque tra i tre.

<< Sotto terra. >> disse Phobos.

<< Come topi di fogna. >> esclamò divertito Deimos, mentre Jason cercava di comprendere il senso di quell'affermazione.

 

 

 

 

 

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Venezia

 

 

 

<< Signor Ade. >> lo chiamò la dottoressa appena l'uomo si fu chiuso alle spalle la porta della stanza di Bianca. << Da questa parte prego. >>

Entrati in un piccolo ufficio fece cenno all'uomo di accomodarsi.

<< Allora avete trovato un modo per farle tornare la memoria? >> domandò nell'immediato.

La donna scosse la testa,

<< Purtroppo non è così facile... Deve comprendere che ci troviamo di fronte ad una situazione abbastanza delicata. >>

<< Senta sono disposto a pagare tutti i soldi di questo modo pur di far tornare mia figlia quella di una volta. >> esclamò esasperato Ade.

La dottoressa si soffermò a contemplare il suo dolore che, non veniva espresso solo dal tono di voce o dal volto contratto, ma traspirava anche dalla barba incolta, dai capelli spettinati e dalla camicia macchiata.

Che fine penosa aveva fatto il grande Ade...

La donna armeggiò in un cassetto e tirò fuori un bigliettino.

<< Questa è l'unica salvezza che posso garantirle. >> disse, consegnando il foglietto all'uomo.

Ade lo prese con mano tremante e lesse quanto vi era scritto:

Dottor. Ollo // Bulgaria – Sofia

seguito da un numero civico, un indirizzo e-mail e un numero di telefono.

<< Cosa significa questo? >> chiese confuso.

<< Significa che questo Dottor. Ollo potrebbe essere l'unico in grado di far tornare la memoria a sua figlia. >> spiegò la donna abbassando lo sguardo sulle ultime parole.

<< Quindi dovrei trasferirmi in Bulgaria? E lasciare così il mio lavoro e la mia casa? >> domandò sconvolto da quella possibile nuova realtà.

<< Certo che no. >> lo tranquillizzò la dottoressa. << Provvederemo a trasferire solo Bianca. >>

<< Per quanto tempo? >>

<< Il tempo necessario per permettere alla sua memoria di riaffiorare in superficie. >>

 

 

 

 

<< Bianca tesoro. >> disse Ade aprendo la porta.

<< Papà. >> esclamò solo la ragazza mogia, mogia.

<< Come stai? >>

Bianca non gli rispose, limitandosi a fissare la foto che ormai era diventata unico oggetto della sua attenzione.

<< Rivoglio la mia memoria, cosa ti ha detto la dottoressa? >> sospirò qualche minuto dopo.

<< Lo so. >> le disse l'uomo avvolgendo la mano nella sua. << Mi ha detto che forse un modo c'è. >> ammise.

Bianca quasi sobbalzò a quella notizia,

<< Dici davvero? >> domandò speranzosa.

Ade annuì,

<< Si, ma per riaverla dovranno trasferirti in una clinica privata, fuori dall'Italia. >>

<< Dove di preciso? >>

<< In Bulgaria. >>

<< Bulgaria? Ricordo di averla studiata a geografia... se non sbaglio si trova sopra la Grecia. >>

<< Si, più o meno è lì. >> le confermò Ade. << Soltanto un ora e mezzo di volo. >>

<< Tu e mamma verrete con me? >>

L'uomo scosse la testa,

<< Non possiamo... ma per qualunque cosa saremo da te in men che non si dica. >>

Lo sguardo della ragazza si rabbuiò.

<< Non ti perderò non preoccuparti. >> cercò di rassicurarla.

  • Mi rimani solo tu.

 

 

 

 

 

 

 

 

La dottoressa prese il telefono e compose il numero.

<< Ha accettato. >> disse.

<< Perfetto, entro la prossima settimana la voglio qui. >>

<< Sarà pronta anche prima. >>

<< Ottimo. >>

La donna stoppò la chiamata e si alzò per raggiungere i pazienti.

 

 

 

 

 

 

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

 

 

 

 

Happy Island - Arena

 

 

 

Un colpo, due colpi, tre colpi.

Una goccia di sudore cadde dal viso della ragazza pronta ad infilzare il terzo bersaglio.

Immaginando il volto di Phobos e Deimos al posto dei manichini, così Piper sfogava la sua rabbia. Con un movimento fluido lanciò il coltello che andò ad infilarsi dritto sulla fronte del bersaglio.

Non erano passate che ventiquattro ore ma l'assenza di Reyna le risultava già insopportabile. Come poteva vivere senza di lei? Come?

In preda al furore afferrò una scure e cominciò a mutilare il manichino, urlando ad ogni colpo. Presto però le braccia cominciarono a cederle, era troppo magra per tenere un arma del genere. Con il fiatone tentò un altro colpo che però le fece quasi perdere l'equilibrio.

<< Non credo che alla tua ragazza piacerai da morta. >> la raggiunse una voce.

La ragazza si girò con il sangue che le ribolliva negli occhi.

<< Ares. >> esclamò con tono grave. << Cosa vuoi? >>
L'uomo la guardò come si guarda un insetto,

<< Voglio che smetti di usare a casaccio le mie armi e che non rischi di rovinare il tuo bel visino. >> disse lui, stranamente pacato nei toni.

Piper accennò un mezzo sorriso,

<< Vai a farti fottere. >> rispose solo, sperando di provocare una reazione nell'altro.

<< Non ti distruggo solo perché sei una delle più preziose. >> l'avvisò l'uomo cominciando a recuperare i coltelli che non avevano raggiunto il bersaglio.

<< E poi non penso che tua madre la prenderebbe bene. E inoltre sappi che si aspetta ancora delle scuse da parte tua, quindi ti consiglio di muoverti a fargliele. >>

<< Dov'è Reyna? >> chiese però la ragazza, ignorando beatamente le sue parole.

Ares alzò le spalle,

<< Non ne ho idea. >>

<< Devi dirmelo. >> ribatté però Piper.

L'uomo le diede di nuovo le spalle scuotendo il capo.

Fu un attimo di rabbia totale e usando tutta la forza che le rimaneva in corpo, Piper lanciò la scure contro Ares. Stava davvero per colpirlo alle spalle, ma l'uomo esperto di combattimenti fin dalla più tenera età, avvertì il sibilo e fermò l'arma giusto un secondo prima che gli si conficcasse tra le scapole.

Piper sputò per terra, mentre l'altro visibilmente irritato le si avvicinò,

<< Beh dato che non intendi calmarti, vedrò di fare una piccola eccezione. >> disse, come se fosse stato obbligato a colpire la ragazza sulla testa, facendola svenire al suolo.

<< Stupida innamorata. >> commentò poi riponendo le armi nell'armadietto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

 

Prevedo tante maledizioni su di me. Perché me le merito tutte quante...

Chiedo scusa a tutti per l'enorme ritardo e per la mia completa assenza, davvero non volevo scomparire così. Purtroppo però ho passato un periodo abbastanza stressante e la mia ispirazione era scomparsa del tutto.

Fortunatamente sono tornato in carreggiata e da oggi state pur certi che sarò di nuovo qui e pubblicherò con costanza.

Spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto (soprattutto dopo questa attesa infinita). Un grazie di cuore a tutti quelli che ancora ci sono.

xxNico

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Capitolo 19
*** XIX ***


Angolo Autore:


Salve a tutti/e,

ebbene eccomi qui ad aggiornare questa storia dopo ben quasi tre anni di assenza. Mi rendo conto che è trascorso così tanto tempo che difficilmente troverò ancora qualcuno. Ma volevo comunque tentare, avendo da parte questo capitolo già da un po' di tempo. Vi chiedo scusa per essere scomparso e per aver lasciato passare così tanto tempo. Purtroppo questo è un problema che ho con molti ambiti della mia vita. Ma senza andare fuori tema, prima di leggere il capitolo, vi lascio un piccolo riassunto “rinfresca – memoria” di quello che è accaduto all'incirca nei capitoli precedenti, così da ricordavi un po' il contesto e gli avvenimenti. Anche se mi rendo conto che forse vi toccherà rileggere i capitoli precedenti per poter apprezzare appieno questo, che avviso già da adesso: è un capitolo piuttosto breve, poiché di passaggio. Se riceverò un riscontro da voi, sappiate che finirò la storia senza abbandonarvi qui in eterno, lo prometto. Voi come state? Purtroppo stiamo attraversando un momento assai delicato e tragico sotto alcuni aspetti. Ma passerà anche questo, infondo nulla dura per sempre. Nella speranza che la mia storia possa essere una piacevole distrazione in un momento del genere, vi auguro una buona lettura.

Scusate ancora e grazie.

Nico.

 

Riassunto Breve:

Nei capitoli precedenti Jason e Reyna sono stati scelti come nuovi messaggeri e mandati in Bulgaria alla ricerca di nuovi ragazzi da portare all'Happy Island, sotto la supervisione (a distanza) dei terribili Phobos e Deimos. Persefone, dopo aver cercato di scappare con in grembo il figlio di Ade è stata rapita e riportata all'Happy Island, dove Will e Michael hanno iniziato a prendersi cura di lei. Inoltre su decisione di Zeus, Era e degli altri professori, appena partorito il pargolo, sarà rinchiusa nel reparto dedicato ai malati mentali come punizione per aver cercato di tradirli. Nico e Will hanno fatto l'amore per la prima volta e finalmente si sono aperti l'uno con l'altro, specie Will che ha raccontato al ragazzo tutta la storia del suo triste passato e del motivo per cui lui e Michael sono dei medici esperti nonostante la giovane età. Annabeth e Leo, dopo aver dovuto aiutare Era e gli altri a rintracciare Persefone, hanno iniziato ad elaborare un piano per poter accedere agli uffici segreti dell'Happy Island, nella speranza di riuscire a mettersi in contatto con Jason e Reyna.

Lou ed Hazel continuano ad aiutare Nico a mettersi in contatto con sua madre e soprattutto con sua sorella Bianca, tramite le sedute spiritiche. Soprattutto dopo che Lou ha ritrovato un messaggio scritto da lei stessa, mentre si trovava in stato di trance. Bianca invece si è risvegliata dal coma e su consiglio di una dottoressa, dovrà essere ricoverata nella clinica del dottor Ollo, che si trova in Bulgaria, (il resto lo vedrete in questo capitolo). Inoltre dal capitolo precedente ho introdotto un nuovo personaggio, chiamato la “dama bianca” che più avanti capirete chi è. Altra cosa, Nico aveva trovato la madre di Jason, Beryl Grace, rinchiusa nel reparto dei malati mentali e stava per farla rincontrare al ragazzo, ma proprio in quel momento quello è dovuto partire per la Bulgaria con Reyna. Infine Piper è disperata per la partenza di Reyna e non sa ancora bene come affrontare la sua assenza.

 

 

 

 

 

Inizio Capitolo:

 

 

 

 

 

Happy Island – Stanza di Piper e Reyna:

 

 

“Stupida innamorata...”

Con quelle parole che le ronzavano in testa Piper aprì gli occhi. Avvertiva un dolore sordo alla fronte e, quando cercò di alzarsi, il corpo stremato dal duro allenamento a cui si era sottoposta la sera precedente, la fece nuovamente crollare distesa. Solo allora si rese conto della presenza di Annabeth e Hazel che dormivano accanto a lei.

Le due ragazze infatti, dopo averla trovata stesa priva di sensi nell'arena, l'aveano scortata fino in camera ed erano rimaste a vegliare su di lei.

Annabeth aprì gli occhi,

<< Ehi Pip, come stai? >> le chiese, accarezzandole il viso. A quelle parole, la ragazza le si raggomitolò contro e iniziò a piangere silenziosa. Annabeth la strinse forte a se. Poteva capire come si sentisse l'amica. Anche il suo cuore non avrebbe retto, se qualcuno le avesse portato via Percy da un giorno all'altro.

 

 

 

Camera di Will – All'incirca nello stesso momento:

 

 

Nico aprì gli occhi, il calore delle mani di Will, che dormiva stretto a lui, gli infondevano una piacevole sensazione al corpo. La mente tornò al giorno prima, a quando si erano amati. Dopo essersi confidati e chiariti, ogni tipo di barriera era caduta tra loro e così, si erano uniti come due disperati nella tormenta.

Nico aveva raggiunto l'estasi, mai prima di allora, aveva provato emozioni e sensazioni di una tale intensità. Will l'aveva letteralmente fatto impazzire, trascinandolo nella più ipnotica delle passioni. Il solo ripensarci gli faceva smuovere qualcosa lì sotto.

Cullato dal respiro del biondo, prese ad accarezzargli la schiena, disegnando piccole spirali sulla sua pelle.

Non sapeva ancora bene cosa significasse amare qualcuno. Certo, amava sua madre e sua sorella Bianca, ma l'amore nei confronti di Will era un qualcosa di diverso, un sentimento nuovo. E lui si sentiva tremendamente spiazzato di fronte alla sua intensità. Mai avrebbe pensato di trovare qualcuno come Will. Così dolce, così premuroso e con un'innata gentilezza, nonostante il terribile passato che aveva alle spalle. Infondo lui non era l'unico ad aver conosciuto la sofferenza. E capiva ora, che era da stupidi pensare di essere gli unici. Tutti soffrono, tutti hanno i loro scheletri nell'armadio, le proprie battaglie silenziose. E spesso sono proprio le persone più buone, quelle su cui la vita ha deciso di accanirsi maggiormente. Infondo tutti sono vittime, chi più chi meno. Dunque perché aveva deciso di voler essere il disperato per eccellenza? Quando la disperazione stessa non ama fare distinzioni.

Will si mosse nel sonno,

<< Uhm... >> biascicò con voce impastata.

Nico gli accarezzò il viso, << Ehi. >> sussurrò, scostandogli un ricciolo dal viso.

Il biondo aprì gli enormi occhi azzurri, che nella penombra brillavano come due gemme.

<< Sei per caso un miraggio? >> gli domandò, iniziando a baciargli il collo.

Nico sorrise, << Al massimo potrei essere un incubo. >>

<< Un incubo splendido allora. >> rispose Will continuando a lasciargli baci sul collo che pian piano risalivano verso le labbra.

Impaziente Nico gli afferrò il volto tra le mani e lo baciò con ardore. Così iniziarono a vorticare nel letto, in preda a quei baci carichi di desiderio. Labbra contro labbra, schiuse e gonfie come una rosa in piena fioritura. Nico prese a strusciarsi contro il petto di Will che si lasciò scappare un gemito.

- Driiiin, Driiin. -

Un rumore assordante interruppe i due, frantumando l'intera atmosfera.

<< Fottuta sveglia. >> imprecò Will, balzando dal letto per spegnerla.

<< Stamattina sono di turno, non posso saltare. >> disse poi, guardando Nico con dispiacere. Il moro strinse i denti, << Tranquillo lo so. E poi anch'io tra poco ho lezione con quel coglione di Ares. >>

<< Odio questo posto. >> esclamò Will, avvicinandosi nuovamente a lui. Senza preavviso gli afferrò il pacco con forza e con l'altra mano lo tirò a se.

<< Questa sera però, niente e nessuno si metterà fra di noi. >> disse baciandolo.

Nico annuì, mordendogli il labbro. << O verrà ucciso dal qui presente. >> esclamò con un sorriso diabolico e le parti basse in fiamme.

Dopo che il biondo fu uscito, Nico corse a farsi una doccia. A quanto pare, l'averlo fatto il giorno prima aveva aperto i cancelli della passione, ed ora ne era più che certo, sarebbe stato difficile contenersi, soprattutto per lui.

Asciugati i capelli, indossò la divisa e si avviò verso l'arena. Lungo i corridoi tuttavia, quasi andò a sbatter contro un frettoloso Leo accompagnato da un altrettanta frettolosa Annabeth.

<< Scusa Nico >> esclamò il ragazzo.

<< Tranquillo. >> rispose. << Dove andate così di corsa? >>

Annabeth lo salutò con un gesto, << Ora non possiamo spiegarti. >> disse svoltando dietro ad un angolo, seguita a ruota da Leo.

Nico alzò le spalle, chissà cosa stava tramando quei due.

 

 

Bulgaria – Sofia:
 

 

Reyna e Jason si calarono lungo una scaletta sudicia. Sotto di loro si aprì un ambiente sporco e insalubre. Un topo sfrecciò vicino ai loro piedi e Jason cacciò un urletto che risuonò per tutto l'ambiente.

Reyna lo guardò molto male,

<< Scusa. >> sussurrò lui, << E' che i roditori non mi sono mai stati particolarmente simpatici. >>

La ragazza alzò gli occhi al cielo, poi accese la torcia che teneva nella tasca dello zaino.

<< Attento, attento c'è un topo sopra di te! >> urlò improvvisamente Phobos dalla radio video trasmittente.

Jason sobbalzò dallo spavento, urtando con un braccio il polso di Reyna che fece a sua volta cadere la pila.

<< Fanculo! >> esclamò con rabbia rivolta ad entrambi. << Volete smetterla di fare i coglioni? >>

<< E' lui che mi ha fatto spaventare. >> provò a giustificarsi il biondo, mentre Phobos rideva di gusto.

<< E tu modera i termini ragazzina. >> intervenne Deimos.

<< Va all'inferno. >> ribatté la mora recuperando la pila, che nel frattempo si era sporcata di uno strato liquido appiccicoso che preferì non identificare.

<< Che schifo di posto. >> esclamò guardandosi attorno. << Possibile che si trovino davvero qui? >> domandò poi con tono incredulo.

<< Certo che siamo sicuri. >> rispose Deimos. << Semplicemente sei tu che non sei abituata a questo, dolce Reyna. >> la schernì.

<< Già. >> gli fece eco suo fratello. << Vi lamentate tanto dell'Happy Island, ma come credi che vivreste in un posto del genere? >>

Reyna non seppe come ribattere a quell'affermazione, nonostante la rabbia cieca che le rodeva il fegato, doveva riconoscere che Phobos aveva ragione.

Pensare di essere costretti a vivere in quelle condizioni. Circondati dallo sporco, dalle malattie e dagli escrementi. Soffocati da mura piene di muffa, sporcizia e rosicchiati da ratti infetti e scarafaggi... Come poteva un essere umano ridursi così?

Qualche metro più avanti Jason illuminò con la torcia un modesto spazio che si apriva in una stanza rettangolare. Dal soffitto che raggiungeva appena un metro, serpeggiavano grossi tubi in acciaio dal quale si diffondeva un grande calore ma anche una grande puzza. A terra stavano alcune coperte impilate una sopra all'altra, uno zainetto semi aperto, qualche lattina di cereali e alcune bottiglie di birra ormai vuote. In un angolo la ragazza notò dei contenitori di plastica pieni di un liquido giallo, che sicuramente non era limonata.

<< Visto che qualcuno c'è? >> la rimbeccò Phobos con voce allegra.

Reyna lo ignorò e si voltò a guardare Jason; anche lui era sconvolto.

<< E adesso cosa facciamo? >> domandò il ragazzo dopo alcuni minuti.

<< Aspetterete il loro arrivo e poi agirete come da copione. >>

Reyna sbuffò e nella speranza di non cadere in tristi pensieri, iniziò a ripetersi mentalmente ciò che avrebbe dovuto fare. Il piano era il seguente: fingere di essere membri di un associazione di beneficenza (avevano indossato anche delle maglie a tema), pronti ad offrire ai ragazzi alloggio in una camera d'albergo per una notte. Compreso di doccia, cena e una quantità modesta di soldi. Erano certi che mai avrebbero rifiutato un'offerta del genere.

Poi la sua mente andò ai barboni che spesso vedeva passeggiare lungo le spiagge di Puerto Rico, la sua città natale, quando ancora era libera. Quei ragazzi vivevano all'aperto, dormivano in capanne fatte di giunchi o sui lunghi rami degli alberi, mangiavano noci di cocco e si lavavano nel mare. Nulla a che vedere con l'ambiente insalubre e decadente che aveva di fronte agli occhi in quel momento.

<< Secondo te quanti ce ne sono? >> le domandò Jason improvvisamente, segno che anche lui stava riflettendo sull'argomento.

<< Qui dentro forse quattro, non mi sembra ci sia poi così tanta roba. >> rispose. Poi quasi senza accorgersene si lasciò andare ai suoi dilemmi.

<< Come possono vivere così? >> domandò al compagno, come se quello potesse darle una risposta .

<< Credo per semplice abitudine. >>

<< Si, ma come ci si può abituare a questo? >>

<< Quando non si hanno altre scelte, qualsiasi realtà, può diventare l'unica realtà. >>

<< Ma tutti sanno che non esiste una sola realtà nella vita, Jason. >> controbatté.

<< Certo che lo sanno tutti Reyna, ma è più facile fingere che non sia così! >> rispose l'altro guardandola negli occhi. << Prendi me per esempio, sono nato e cresciuto su quella stramaledetta isola. E fino a qualche settimana fa, era la mia unica realtà. >>

<< E lo sarà ancora per molto. >> arrivò la voce di Phobos.

Jason lo ignorò e continuò a parlare, << La mente umana è un qualcosa di speciale e terribile allo stesso tempo. Noi sull'isola cerchiamo sempre un modo per sopravvivere ogni giorno, ed è solo adattandoci che ci riusciamo. Per chi vive qui, fingere che questo buco schifoso sia l'unica realtà è stata la scelta più facile. La mente lo fa per evitare di impazzire, come una protezione a doppia lama. Ed è questo che fanno tutti gli esseri umani. Si adattano, alle regole, a quello che la società vuole, alle persone che le circondano, a quello che gli altri vogliono vedere da loro, alla “normalità”. Si adattano a tutto, anche all'amore, solo per cercare di non soffrire. >> concluse con gli occhi lucidi e un nervo di rabbia sulla fronte.

<< Beh questo adattarsi comunque non rende le cose meno schifose. >> commentò Reyna, pensando a come avrebbe voluto vivere la sua realtà insieme a Piper.

<< Lo so, perché non è quello che vorremmo. E sai, quando ho visto per la prima volta la Bulgaria sono rimasto davvero senza parole. Un nuovo mondo mi si è presentato davanti agli occhi e se penso a quanto ancora c'è da vedere... >>

<< Una volta assaporata la libertà, essere costretti a vivere con le catene diventa

disumano. >> lo compatì la ragazza, << ed essere costretti a vivere in questo modo lo è. >>

<< Io non direi disumano. >> s'intromise Deimos che nel frattempo era tornato a dar loro rogne. << Non sono stati forse, gli altri esseri umani a spingere questi a vivere in tal modo? Tesoro questo è un comportamento più che umano. >>

<< Lo stesso che avete fatto voi bastardi con noi. >> sputò Reyna furente.

<< Appunto, questo conferma le mie parole. >> commentò soddisfatto l'altro, bevendo rumorosamente da una cannuccia.

<< Adoro la pepsi. >> aggiunse poi con un sospiro rilassato.

 

 

 

La ragazza si stava lavando da ormai più di mezz'ora, ma Reyna poteva capirla bene. Con tutta la sporcizia e il fetore che aveva addosso. E poi chissà da quanto tempo era che non vedeva una doccia come quella. Sul tavolino per lei, aveva già sistemato la cena e versato del sonnifero un po' ovunque nel piatto. Appena crollata addormentata sarebbe stata prelevata dagli scagnozzi di Phobos e Deimos.

Alla fine ne avevano trovati tre: lei e due ragazzi che adesso erano nel bagno di Jason a ripulirsi anche loro. All'inizio si erano dimostrati tutti e tre reticenti, specie lei, di nome Nisha. Ma alla fine avevano accettato, costretti dall'offerta troppo succulenta per poter essere rifiutata. In quel momento la porta del bagno si aprì e Reyna la vide uscire vestita con gli abiti che le aveva lasciato sul lavandino.

Parlava male l'inglese, quindi cercò di farle capire le cose aiutandosi con le mani:
<< Qui c'è la tua cena. >> le disse, << Mangiala. >> facendo cenno di prendere il piatto.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, ma al secondo boccone, cadde al suolo addormentata. Un minuto dopo entrarono due uomini e prelevarono il corpo.

Usciti dalla stanza, Reyna si versò del vino rosso e lo bevve tutto d'un fiato, poi scaraventò il bicchiere contro la parete, che esplose frantumandosi in mille pezzi.

Cosa stava facendo? Consegnava quelle povere persone in mano di quei pazzi che avevano rovinato la sua stessa vita. Colta dallo sconforto e in preda ad una sorta di delirio, scoppiò in lacrime, i singhiozzi le impedivano di respirare correttamente. Si accasciò al suolo, coprendosi il volto con le mani.

Come poteva adattarsi a questa realtà? Come poteva, quando l'unica a cui era riuscita ad adattarsi stando bene per davvero era una sola: quella in cui Piper era con lei, giorno dopo giorno.

 

 

 

Italia – Venezia:

 

 

 

Ade ricontrollò per l'ennesima volta che nella valigia di Bianca ci fosse tutto l'occorrente. La chiuse e la depositò nel vano dell'aereo privato che aveva pagato apposta per far trasferire la figlia nella clinica in Bulgaria. Nella speranza che quella potesse recuperare la memoria una volta per tutte.

Circa qualche minuto dopo, arrivarono gli infermieri tirando una carrozzina sulla quale stava la ragazza. A causa del lungo periodo di coma, dal quale era uscita da poco, infatti non era ancora riuscita a riprendere il totale controllo del movimento degli arti.

<< Mi mancherai papà. >> disse all'uomo, stampandogli un bacio sulla guancia.

<< Mancherai tanto anche a me piccola mia. >> rispose l'altro, stingendola a sé,

<< Papà verrà presto a trovarti, promesso. >>

Bianca sorrise speranzosa a quelle parole, poi si guardò attorno come alla ricerca di qualcuno,

<< Perché la mamma non è venuta a salutarmi? >> chiese infatti.

Ade tentennò un po' a quella domanda, ma non si lasciò prendere alla sprovvista,

<< Purtroppo è rimasta bloccata nel traffico, ma mi ha detto di salutarti da parte sua. >> rispose, dandole una carezza sul volto.

<< Verrà anche lei a trovarmi? >>
<< Certo che si, verremmo tutti. >> la tranquillizzò. << Ma è ora di andare piccola, l'areo deve decollare. Nella clinica ti stanno aspettando tutti. >> le disse, indicando le due hostess di volo che le sorridevano caldamente.

I due si strinsero in ultimo abbraccio, poi Bianca fu trasportata all'interno dall'abitacolo che, dopo qualche minuto si alzò in volo nel cielo azzurro.

Ade rimase a fissarlo finché quello non divenne che un piccolo puntino bianco, domandosi se avesse fatto bene a mandare via da lui l'unica rimasta, di quella che un tempo era la sua famiglia.

 

Bianca non capiva molto di quello che le stava succedendo. Da quando si era risvegliata in quel letto di ospedale tutta la sua realtà aveva perso totalmente consistenza. Si muoveva in una sorta di nuvola cercando di afferrare ricordi, che a detta di suo padre erano distorti rispetto alla realtà. Ad esempio non ricordava minimamente di avere un fratello più piccolo di nome Nico. Eppure nella foto che il padre le aveva lasciato, c'era anche lui in braccio a sua madre Maria.

Cosa le era successo? Perché era finita in coma?

Nessuno gliel'aveva ancora spiegato. I dottori erano andati avanti e indietro ogni giorno, cercando di farle ricordare, somministrandole questa e quell'altra medicina. Farmaci che l'avevano fatta delirare, sprofondare negli incubi e tenuta sveglia per giorni. Mangiava quel che poteva, si guardava allo specchio e vedeva una ragazza dal viso pallido ed emancipato. Gli occhi neri spenti e le labbra screpolate. E adesso era su un areo che la stava portando in una clinica “speciale”, forse per pazzi pensò.

Nella speranza di mettere a tacere i pensieri si prese la testa tra le mani:

<< Andate via, andate via.... >> cominciò a sussurrare.

Attirò così l'attenzione di una delle hostess, << Tutto bene cara? >> le chiese con un gentile accento latino.

Bianca alzò lo sguardo verso la donna, aveva un sorriso dolce ma occhi duri e penetranti.

<< No... >> rispose. << Ma preferirei essere lasciata in pace. >>

Quella le fece una carezza e indietreggiò,

<< Va bene. >> disse solo.

Poi si avvicinò con aria sospettosa al finestrino dell'abitacolo e dopo aver dato una rapida occhiata al panorama si avvicinò svelta alla sua compagna.

Bianca non poteva sentire quel che si stavano dicendo ma sembravano avere un'aria abbastanza allarmata.

Solo quando entrambe, ebbero la conferma di quel qualcosa, alzarono inavvertitamente il tono di voce.

<< Guarda, voliamo nella direzione opposta alla nostra meta. >> esclamò preoccupata la prima.

<< Com'è possibile? Pensavo che fosse già stato tutto stabilito dalla Dama Bianca. >>

<< Lo credevo anch'io... Non credi che forse... >>

<< Una trappola? Hylla sono loro! >> urlò improvvisamente l'hostess mentre la porta della cabina pilota si apriva e due uomini armati di sciabola facevano il loro ingresso. >>

A quella vista Bianca si sentì svenire.

Forse sto sognando di nuovo, si dev'essere sicuramente uno dei miei incubi. Disse tra se e se.

Ma le urla di battaglia e i fendenti che si menavano tra loro sembravano troppo reali da poter semplicemente star immaginandoli. Entrambe le donne infatti, l'attimo dopo avevano sfoderato da sotto la gonna un coltello a testa e, dopo uno scambio di battute era iniziato lo scontro. Per Bianca fu come assistere ad una partita di Soul Calibour in chiave moderna. Tutti e quattro erano bravissimi, ma alla fine le due ragazze ebbero la meglio.

Eliminati i due farabutti, Hylla si avvicinò a Bianca visibilmente scossa da quanto appena successo.

<< Stai tranquilla. >> le disse guardandola negli occhi.

Bianca annuì, ma in lei qualcosa si era mosso. Quello scontro aveva aperto nella sua mente una sorta di squarcio. Una vaga lontana immagine di una lotta simile, lei con un coltello in mano, una donna dai capelli ramati che urlava. Poi il vuoto...

<< Si, si è solo che... >> cominciò a dire ma poi si bloccò immediatamente.

<< Che? >>

La ragazza scosse la testa,

<< Chi erano quei due? >>

<< Terroristi... >>

<< Hylla presto vieni qui! >> urlò l'altra ragazza che nel frattempo era entrata nella cabina pilota.

Quella corse in aiuto dell'amica. Parlavano a voce così alta, (forse a causa del panico), che Bianca riuscì ad ascoltare tutto quello che dicevano.

<< Hanno impostato il pilota automatico! >>

<< Dove siamo dirette? >>
<< All'Happy Island naturalmente... Erano loro, sono sempre stati loro. >>
Hylla imprecò in spagnolo.

<< Non posso credere che siano riusciti a fregarci così, sotto il nostro naso. >>

<< Dobbiamo assolutamente contattare il quartier generale, non ho idea di come si piloti questo coso. >> ammise l'altra.

Bianca le sentì parlare al telefono con una certa Leto che a quanto pare poteva dar loro direttive su come manovrare l'aereo.

Nonostante tutta la situazione, Bianca non riusciva ad avvertire paura. Forse era colpa delle medicine che le erano state somministrate o forse semplicemente aveva dimenticato cosa si provasse ad averla.

Dopo circa un quarto d'ora, la ragazza vide una delle hostess, quella che doveva chiamarsi Hylla tornare da lei.

<< Perdonaci per prima, non era nostra intenzione spaventarti. Sappi soltanto che ora sei al sicuro e soprattutto che ti stiamo portando in un posto sicuro. >>

Bianca annuì, per qualche strano motivo credeva alle parole di quella donna, nonostante fosse una sconosciuta, che aveva appena assassinato un uomo con un pugnale davanti ai suoi occhi.

<< Basta che non precipitiamo nell'oceano con questo coso. >> disse soltanto guardando fuori dal finestrino.

L'altra sorrise, << Oh per quello ci stiamo lavorando. >>

 

 

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