Inumaru e Hachiko

di disneyanime95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1: la visita al museo ***
Capitolo 3: *** Cap 2: Visite inattese ***
Capitolo 4: *** Cap 3: Demoni. ***
Capitolo 5: *** Cap 4: Sorprese ***
Capitolo 6: *** Cap 5: domande e risposte? ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una giornata qualunque, si era trasformata in un incubo. I due ragazzini correvano come mai prima d'ora.
La più piccola guardava spesso indietro, nonostante il più grande le diceva di non farlo.

Cercava il Babbo, ma non c'era, eppure era stato chiaro: "Andate avanti, vi raggiungerò!"
Perché non c'era ancora? Dov'era il Babbo? Il più grande invece continuava a correre come gli era stato detto, tirando per il braccio la sorellina, mentre nell'altra mano teneva un arco.
Arrivarono al pozzo, dove il Babbo aveva detto loro di nascondersi, la bambina chiese al ragazzino: «Fratellone, dobbiamo aspettare Babbo»
«Ci dobbiamo nascondere! Ricordi?» disse il fratello scendendo nel pozzo usando una scala a corda.

L'interno era buio e umido, l'acqua arrivava fino alle caviglie. I due bimbi rimasero nel pozzo per un tempo infinito, abbracciati l'uno all'altra, aspettando che fosse finita.
Quando all'improvviso il pozzo tutto intorno cominciò a brillare e i due bambini caddero nel vuoto. La bambina rimase attaccata al fratello, che si guardava intorno cercando di capire cosa stesse succedendo.
Tutto a un tratto, tutto svanì: tutti quegli anni di gioia tristezza nella loro amata casa sparirono, insieme alla paura.

Il ragazzino si risvegliò su un letto, molto morbido e si ritrovò in una stanza bianca. Dove si trovava? Accanto a lui c'era la sua sorellina: una bambina di 2 anni meno di lui, con i capelli bruni.
Nella stanza entrò un signore con la veste bianca che andò dal ragazzino e chiese:
«Buon pomeriggio ... - sembrava gentile - Io sono il dottor Shinogawa. Tu come tu chiami?»
Come si chiamava? Giusto! Il suo nome era ...

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Capitolo 2
*** Cap 1: la visita al museo ***


Capitolo 1

- … Inumaru! Svegliati! – Il ragazzo, appena sentito chiamare il suo nome si svegliò senza fatica, stropicciandosi gli occhi; si guardò allo specchiò poco lontano dal letto, quello che vide era un giovane, di bell’ aspetto con capelli neri e inusuali occhi color ambra. Era il suo riflesso, quello di Higurashi Inumaru, di 17 anni; era un ragazzo  gentile, calmo e disponibile; il suo gruppo sanguineo era, AB negativo. Studiava alla scuola superiore, al terzo anno; eccelleva in storia antica ed era il presidente del club scolastico di tiro con l'arco. Nel tempo libero gli piaceva praticare yoga e rilassarsi con idroterapia.  
Inumaru, si lavò e si vestì, e nella sala da pranzo, trovando altri ragazzi dell'istituto (Il 13enne Saki, che andava ancora alla scuola media e Kenya e Sasuke, due monelli di 9 e 10 anni) e la signorina Momiji, seduta a capo tavola.

- Buon giorno! - salutò il ragazzo. Quando si sedette, si accorse che c'era qualcuno che mancava. - Hachiko dov'è? - ed ecco arrivare sua sorella: era una 15enne con capelli bruni/castani, con un carattere tutto pepe, grintoso, sempre in movimento e con l'arrabbiatura facile, il suo nome Higurashi Hachiko, con un gruppo sanguineo di 0 negativo; a differenza del fratello, andava al primo anno, era poco incline allo studio, ma era bravissima in educazione fisica, e frequentava il club di kendo; e le piaceva passare il tempo praticando il parcour. 
- Salva! - esclamò Hachiko. 
Inumaru sorrise e la salutò: - Salva per poco: stavo giusto chiedendo dov'eri - la ragazza fece un sorriso, mostrando tutti i denti bianchi che aveva. I due ragazzi tirarono su col naso, sobbalzando nel sentire l'odore della colazione. 
- C'è qualcosa che non va? – Chiese Saki. In risposta, i due ragazzi esclamarono insieme:
- Curry! – e, di lì a poco arrivò la cuoca, la signora con piatti colmi di riso e curry, che esclamava: 
- Incredibile, voi due riuscite sempre a capire cosa c'è da mangiare. – Nessuno si sorprendeva più di tanto: la particolarità dei due fratelli Higurashi, era quella di avere un olfatto sviluppato, come i cani. Non per niente si chiamavano Inumaru ("inu" vuol dire "cane" in giapponese) e Hachiko (come il cane akita giapponese, famoso per la sua fedeltà che lo aveva portato ad aspettare fino alla morte il suo padrone deceduto da tempo). I due mangiarono in allegria, insieme a quella che definivano la loro famiglia. 

Cinque anni prima, Inumaru e Hachiko erano stati trovati in un pozzo, che si trovava all’interno di un tempietto abbandonato da molti anni. Non ricordavano niente di se, a parte i loro nomi e la loro età; l'amnesia era però così profonda, che non sapevano come comportarsi, neanche nelle situazioni più ovvie, come accendere un lampadina, usare il wc eccetera. Ma pian piano si erano ambientati e ora vivevano una vita nella totale normalità.

I due ragazzi finita la colazione presero i loro zaini e andarono a scuola, dove li aspettava un pulmino per una gita al museo. Nel pulmino, Inumaru si sedette insieme al suo amico Hikibi Kaito. Mentre Hachiko vicino a Hojo Makoto, un suo compagno di classe.
- Non mi aspettavo che venissi pure tu, Higurashi, di solito non ti piacciono i musei - disse il ragazzo Hachiko arrossì, e disse con una strana allegria:
- Beh, è sempre meglio che stare chiusi a casa, almeno sto in compagnia - non era vero, l'unico motivo per cui ci andava era proprio lui: da quando si erano incontrati in 3 media, Hachiko aveva sempre avuto una cotta fortissima per Makoto, che non era ricambiata.
Arrivarono al museo di Tokyo, e passarono una giornata tutto sommato, tranquilla: gli studenti che non erano interessati al museo, erano agitati e parlavano sempre. Gli unici che si interessavano un minimo, erano Inumaru e Kaito, che era il più intelligente della classe, oltre che rappresentante.

La visita, era per lo più incentrata sulla nuova mostra dedicata all'epoca Sengoku ed Edo; ci misero quasi 4 ore a visitare tutti i reperti, quando arrivarono alla parte più incredibile della mostra, che si trovava nel seminterrato; la giuda turistica, una donna dall'età indeterminata, cominciò ad esporre una strano storia riguardo a demoni e antichi incantesimi per sigillarli. Inumaru insieme anche a Kaito, si chiese che motivo avesse la giuda a parlarne, visto che per loro erano solo storie inventate, ma poi lo capirono; infondo alla sala, c'era un enorme cristallo, liscio e senza imperfezioni, lungo 2 metri, e sulla sommità c'erano sette fuda (talismi e sigilli shintoisti). Sembrava una vera bara. Anche perchè al suo interno c'era, una persona: un ragazzo di circa 20 anni, con capelli castano chiaro, tenuti legati con un codino vaporoso; indossava un kimono piuttosto sfarzoso, colorato con sfumature che variavano tra il verde acqua e il color sabbia, ma la particolarità di quella persona, erano le sette code che spuntavo da dietro.
- Ecco il pezzo forte della mostra, ovvero una tomba di cristallo sigillata. Come potete vedere, al suo interno sembra dormire un essere, che gli esperti hanno classificato come un demone volpe. – i ragazzi rimasero a bocca aperta: non avevano mai vi sto un essere vivente, messo sotto ghiaccio: c'era un non so che di emozionante e misterioso che aveva fatto scalpore, anche tra i ragazzi più rumorosi.

Mentre gli altri si entusiasmavano e facevano domande, Inumaru e Hachiko, si estraniarono dal gruppo e rimasero in uno strano silenzio, come se stessero riflettendo su qualcosa di importante.
Arrivò l'ora di pranzo, mentre Inumaru, Kaito, Hachiko e Yozora, una ragazza occhialuta, che era la migliore amica di Hachiko, mangiavano insieme, mettendosi a parlare della mostra.
- Ѐ stato avvinciante! - esclamò Yozora - chissà poi come ci è finito, in quella bara! -
- Forse finito in un lago ghiacciato, ed è morto di ipotermia. Anche se, l' espressione di quel ragazzo era così tranquilla, anche la sua posizione era innaturale - rifletté Kaito. Già quale essere vivente si metterebbe, con le mani incrociate, mentre sta morendo congelato? Yozora addentò un grosso pezzo di onigiri e disse a bocca piena:
- Senpai Kaito, non pensi che possa essere un demone? – mentre parlava, sputò involontariamente alcuni cicchi di riso, in faccia a Kaito, che cominciò a guardarla storto – Oh! Scusami. – Si rivolse a Hachiko e chiese – Hachi, tu che ne pensi? –. Ma l’amica sembrava non ascoltarla; si alzò rispondendo: 
– Ah! Chi se ne frega? Che sia un tanuki o una persona, non fa differenza: è solo un deficiente, vestito in maniera discutibile che, in una maniera o un’altra, è finito dentro al ghiaccio come un baccalà! – E si girò annunciando: – Vado alla toilette –. Yozora sorrise, per lei era naturale vedere Hachiko fare commenti acidi, era il suo modo di essere; invece, Kaito la guardò stranito, si era alterata subito senza alcun apparente motivo. 
Anche Inumaru notò il comportamento di sua sorella, ma a differenza dell’amico, capì subito il motivo, perché era lo stesso che li aveva portati a rimanere in silenzio, fino ad ora di pranzo; si alzò e si diresse verso i bagni, ma poi svoltò e andò nel seminterrato, che a quell’ora era deserto, per vedere il ragazzo nella bara di cristallo. C’era anche Hachiko lì, non lo sorprendeva più di tanto, anzi, era sicuro che anche lei era là per lo stesso motivo. Hachiko si girò e, vedendo il fratello, disse: 
– Anche tu prima, hai avuto la sensazione di aver già visto questo povero sfigato, Fratellone? – Inumaru sorrise e annuì, avvicinandosi alla bara, di fianco alla sorella. Era strano da pensare, ma i due erano sicuri, di aver già visto, nel loro perduto passato, la creatura dentro la bara, o almeno qualcuno che gli assomigliava: dentro di loro c’era questa certezza, che si palesava nella loro testa, come un vuoto che dovevano colmare assolutamente. Inumaru avvicinò con prudenza la mano, toccando il cristallo, all’altezza della testa del ragazzo morto. Che strano, al tatto sembrava tiepido. 
– Chissà chi era – si chiese ad alta voce. Hachiko aggiunse 
– Forse non lo sapremo mai. – e appoggiò la mano all’altezza del petto. All’improvvisò, nella mente di entrambi i ragazzi, apparve il volto di una giovane donna, con i capelli neri e l’abito da sacerdotessa. E dalle loro bocche uscì una parola, che sembrava non dicessero da secoli.
“Mamma”.
L’interno della bara si illuminò, ricoprendo il corpo del ragazzo al suo interno. I due ragazzi si allontanarono, intimoriti. Che stava succedendo? I fuda si polverizzarono e la bara si frantumò, causando un rumore secco e forte. Inumaru fece da scudo a sua sorella, cadendo in avanti e rimbalzando sul pavimento. Passò solo qualche secondo quando riaprirono gli occhi, nessuno dei due era ferito anche se erano piuttosto confusi, e assordati dal rumore incessante dell’allarme. Si girarono verso il punto dove c’era la bara, e quello che videro fu impressionante: il ragazzo al suo interno si era risvegliato!

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Capitolo 3
*** Cap 2: Visite inattese ***


Capitolo 2
I due ragazzi non potevano credere ai loro occhi: l’ipotetico demone volpe era sveglio, davanti a loro. Sbadigliava e si stiracchiava, come se si fosse svegliato da un sonnellino. Il giovane si guardò intorno, spaesato e confuso, quando buttò un occhio attento ai fratelli Higurashi; fece una faccia sorpresa, sgranando gli occhi verdi come uno smeraldo e aprendo la bocca, mostrando dei canini lunghi e aguzzi. Lo sconosciuto si avvicinò a loro, sorridendo gioioso esclamando: – Inumaru! Hachi! Come siete diventati grandi! – I due lo guardarono sorpresi e allo stesso tempo straniti, l’allarme era cessato da un po’ e sentirono chiaramente che li avevano chiamati per nome. Hachiko si alzò e disse arrabbiata – Tu chi sei? E come fai a sapere come ci chiamiamo?? –
 – Non vi ricordate di me? – chiese lo sconosciuto, stupito – Sono … – Prima che potesse dire qualcosa, un rumore concitato di passi lo interruppe. I capi della sorveglianza entrarono, marzialmente, puntando verso, l’intruso le pistole e facendo allontanare i due Higurashi. Il ragazzo li guardò con aria di sfida e di superiorità dicendo: – Pensate che abbia paura di voi? Ingenui pivelli. – I poliziotti spararono, ma quello balzò in aria, schivando tutti i proiettili, alzò una mano, facendo apparire un piccolo fuoco verde/azzurro e lo lanciò ai suoi aggressori urlando – Kistune Bi! – il fuoco sciolse le pistole e bruciò alcuni poliziotti. Il sospettato ne approfittò e, tornato al suolo, scappò dalle scale dando un’ultima occhiata ai due ragazzi, facendo loro un sorrisetto furbo.
Intanto, di nascosto, un uomo in una stanza non lontana dal luogo del “incidente”, assisteva in silenzio e con attenzione alla scena, attraverso le telecamere di sorveglianza del museo, anche quelle del seminterrato; alla sua destra c’è un uomo con degli occhiali sottili che guardava la scena con indifferenza, mentre alla sua sinistra c’è  una ragazza adolescente, che osservava tutto con una certa sorpresa. L’uomo sorrise appena e si rivolse allo spettatore alla sua destra: – Hanigawa, identifica i due ragazzi, e chiama il fioraio: ho bisogno che prepari un mazzo di giacinti, gigli e violette – una proposta davvero molto strana, ma l’uomo eseguì annuendo.
– Questi fiori … sono i fiori del perdono? – chiese la ragazza
– Vedo che sai anche il linguaggio dei fiori, molto efficiente. – rispose l’uomo
– Ma a cosa le servono? –
– Tra non molto vedrai –
 
Inumaru e Hachiko non erano feriti, ma il professore aveva insistito per farli riaccompagnare a casa, dopo uno spavento del genere; naturalmente, i due insistettero nel dire che non avevano avuto paura e che quel ragazzo non voleva fare loro del male, ma nessuno li credeva. Inumaru era chiuso in camera sua e stava ripensando a quello che era successo a lui e sua sorella: quel ragazzo era ormai sicuro di averlo già visto, il come non lo sapeva, ma era così. Si alzò e andò verso il suo armadio, lo aprì e prese un arco rosso, il suo arco. Quando erano stati trovati, ce l’aveva con se, stringendolo come se fosse una cosa preziosa. L’immagine di quella donna con gli abiti sacerdotali, gli carezzò la mente come un sussurro, mentre toccava l’arma accarezzandola con delicatezza. Quella donna era sua madre? Probabilmente sì. Ma chi era? E cosa stava facendo, in quel momento? Un lieve bussare lo riscosse dai suoi pensieri.
– Sì? – chiese il ragazzo atono.
– Inumaru? C’è qualcuno che vuole vederti. – Era la voce della signorina Momiji. “Qualcuno”? Le uniche persone che arrivavano fino a lì per venire a trovarlo, erano Kaito e Yozora. Se non erano loro, chi era? Rimise a posto l’arco, uscì dalla camera e andò nel salone per vedere chi era. Seduta sul divano, in maniera tutt’altro che educata (come sempre), c’era anche Hachiko e lì in mezzo alla sala c’era un uomo: sui 35 anni; alto per i canoni giapponesi, almeno uno metro e ottanta circa; con un fisico snello e muscoloso, con una barbetta sul mento e nella parte bassa delle guance. Aveva in mano due mazzetti di fiori, gigli, giacinti e viole.  L’uomo gli si avvicinò e disse – Tu devi essere Higurashi Inumaru –
– Sì? – Inumaru, abbassò la testa un attimo, mentre la signorina Momiji fece accomodare l’ospite e gli offrì una tazza di tè. L’uomo cominciò a parlare:
– Io sono Himiya Taisuke e la mostra nel museo che tu e tua sorella avete visitato stamani, appartiene a me. Sono venuto per assicurarmi, che stiate bene e per scusarmi, per il terribile incidente avvenuto. – Aveva segnalato tutto come un incidente, ma naturalmente i due sapevano che non era così; l’uomo porse i due mazzi al giovane che li prese dicendo
– Ecco … –
– Porca miseria, non è stato un incidente! – Esclamò esasperata Hachiko
– Hachiko! Un po’ di maniere – disse la signorina Momiji. L’uomo non si fece impressionare e si rivolse alla donna: – Signorina Kiririto, potrei, per favore, parlare con loro in privato? – la donna arrossì e disse
– Sì, certo signor Himiya – e uscì subito. Inumaru alzò il sopracciglio chiedendosi, perché tutta questa segretezza. Il signor Himiya prese un respiro profondo e guardò i due fratelli serio.
– Ho visto la scena dalle telecamere di sorveglianza e sono rimasto incuriosito, da voi due ragazzi. Avete risvegliato un creatura sigillata da circa quattrocento anni, sapete? – I due rimasero impietriti dalla cosa.
– Allora … lei non è qui per scusarsi? – chiese Inumaru.
– Vuole farci diventare attrazioni da circo?? – chiese ostile Hachiko
– Hachiko, lascialo parlare! – l’uomo fece una leggera risata e disse
– Tranquilla, mia cara, non ho intenzioni di marketing. Anche perché non mi servirebbe a niente: con la sparizione di uno dei reperti della mia mostra, ho perso milioni di yen, e queste piccole “attrazioni da circo” non me li farà riavere – bevve un sorso di tè  e continuò – Vedete, il demone nella bara di cristallo era il motivo per cui ho comprato tutti i pezzi. Quello che però neanche la guida turistica vi ha detto, è che la bara era legata a una profezia. – Finì di bere il suo tè – Che solo il potere spirituale e la forza demoniaca insieme potevano spezzare il sigillo della bara. – I due rimasero basiti dalla cosa. L’uomo li guardò facendo un piccolo sorriso soddisfatto, si alzò e disse – Un tè assolutamente divino, grazie per avermi ricevuto qui. Ma ora devo andare – Prese il cappotto, ma prima che potesse uscira dalla porta, lo fermò la voce di Inumaru
– Aspetti! Perché ci ha detto tutto questo? – l’uomo si girò e disse:
– Perché non tutto quello che dicono i libri di storia, è la verità. Il mondo è più vasto di quel che sembra. –
 
Inumaru dopo la visita “di scuse” del signor Himiya, si era chiuso in camera sua a pensare, come fece probabilmente anche sua sorella. Come mai, quella conversazione lo aveva sconvolto tanto?  Quando aveva parlato di forza demoniaca e potere spirituale, si accorse, non ricordava quando, che aveva già sentito discorsi del genere. Ma cosa stava succedendo? Perché stava succedendo una cosa simile a loro? Si rivoltò sul letto diverse volte, finché non si addormentò, nonostante fossero solo le 18:30.
Il ragazzo si svegliò un’ora dopo, con qualcuno che lo stava scuotendo e chiamava il suo nome:
– Inumaru! Svegliati! – Non era una voce famigliare, ma aprì gli occhi, si girò e vide due occhi verdi che lo fissavano. Il ragazzo sobbalzò sorpreso e spaventato, scivolando sul letto e cadendo a terra. Era il ragazzo al museo! Quello nella bara! Si alzò in fretta riprendendosi dalla botta e chiese:
– Come sei entrato, qui? –
– Hai lasciato la finestra aperta – Rispose il giovane con tranquillità e una nota di scherzosa. All’improvviso, la porta si aprì e, sulla soglia, apparve Hachiko.
– Ehi Fratellone … – quando si accorse dello sconosciuto, caccio un versaccio ed esclamò: – Ancora Tu? Ma che vuoi? Sparisci! – Inumaru, fece entrare sua sorella e chiuse la porta a chiave. Allora si rivolse al ragazzo
– Però lei ha ragione, se ci scoprono, finiremo tutti nei guai. Quindi, per favore, dicci chi sei. –
– Ma come? Non vi ricordate ancora di me? – chiese il ragazzo disse abbattuto – Sono io! il Fratellone Shippo! – Inumaru e Hachiko si scambiarono uno sguardo allibito. Quel nome … era così famigliare. Il ragazzo continuò a fissare i due e disse – Certo che siete davvero cresciuti! Mi sembra ieri che mi arrivavate solo alla vita. Inumaru, assomigli tantissimo a tuo padre. Ma solo nell’aspetto, il carattere lo ha dato tutto ad  Hachiko. – il ragazzo l’attimo dopo, si allarmò, diventando serio; si guardò intorno e tirò su col naso. Fece un evidente espressione sorpresa, e disse – Anche in questa epoca?? –
Inumaru, allarmato chiese: – Che vuoi dire? – Shippo non rispose e uscì dalla finestra, atterrando sul giardino a un piano di distanza, senza farsi male. I due fratelli videro il misterioso ragazzo correre a una velocità assurda e sparire; dapprima pensarono di lasciar perdere, ma poi si guardarono e decisero con lo sguardo di doverlo seguire. Forse, era davvero una parte importante del loro passato. 

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Capitolo 4
*** Cap 3: Demoni. ***


Capitolo 3
Inumaru imbracciò il suo arco e una faretra piena di frecce, mentre Hachiko prese un bokken (una spada di legno) per gli allenamenti, perché aveva la sensazione che, di lì a poco, qualcosa di pericoloso sarebbe accaduto. Uscirono di casa di nascosto e cominciarono a cercare Shippo. Ormai era sera inoltrata e l’unica luce, era data solo dai lampioni, tutt’o intorno c’era un atmosfera cupa e intimidatoria, e c’era qualcosa, qualcosa che lasciava ai ragazzi un nodo grande nodo alla gola, qualcosa che avevano già visto e che non gli piaceva affatto. All’improvviso i lampioni sulla strada, cominciarono a lampeggiare e poi a spegnersi del tutto. Istintivamente Inumaru e Hachiko si presero per mano, per incoraggiarsi e darsi forza a vicenda, sapevano che da soli non potevano riuscire in tutto, dovevano stare insieme per essere forti. Guardarono il cielo e videro che aveva assunto un colore molto strano e innaturale, era diventato viola scurissimo e dietro ad alcune nuvole uscirono volando delle strane creature: non sembravano uccelli erano lunghi e striscianti.

– Fratellone … – sussurrò Hachiko stringendosi al braccio del fratello. Anche Inumaru aveva un po’ di paura, ma dovevano farsi forza.

– Accidenti. Non mi aspettavo che anche in questa epoca ci fossero i demoni – disse una voce. I due fratelli si guardarono intorno , e nella tenue luce della luna videro la figura di Shippo, erigersi su un lampione sopra di loro. – Voi ragazzi state indietro. Me ne occupo io – Il ragazzo, con un balzo lungo almeno tre metri, saltò verso quegli esseri, e usò lo stesso fuoco verde che aveva usato al museo per bruciarne qualcuno; dopodiché, con una capriola, saltò intesta a un lombrico gigante colpendolo con un calciò e dandogli la forza per rimbalzare e colpire altri mostri, con fuoco denti e artigli. I due ragazzi rimasero sbalorditi a guardare Shippo, che si muoveva nell’aria con ferocia e determinazione per attaccare i mostri. Era incredibile, emozionante e … ancora una volta, famigliare. Erano così concentrati, che non si accorsero che dietro di loro un enorme ragno, alto un metro e mezzo, e lungo tre era spuntato dietro di loro e che dalla sua bocca uscì una grossa ragnatela che aveva un solo scopo, quello di imprigionare gli ignari ragazzi. Hachiko tirò su col naso e si accorse di un odore sconosciuto, si voltò e vide il ragno.

– Cavolo! – esclamò. Di impulso, la ragazza spinse via il fratello, nel momento esatto che la ragnatela la colpi in pieno stomaco, immobilizzandola al palo. Inumaru, si rialzò confuso e vide sua sorella in trappola.

– Hachiko! – Il mostro a forma di ragno attirò la sua attenzione, lo vide avvicinarsi, mentre ringhiava e sogghignava, come se pregustasse il momento del pasto. Il ragazzo prese una freccia e la incoccò, puntandola verso l’aggressore. In quel momento, fu come se una forza misteriosa nella sua mano, si trasferisse dalle dita all’impennaggi, e poi su fino alla punta. La scoccò, colpendo il ragno alla testa, perforandogliela come se fosse una specie di laser azzurro. Shippo, che stava finendo di uccidere quei demoni, vide tutto dall’alto, e sorrise soddisfatto. Intanto Inumaru si avvicinò ad Hachiko, che si divincolava, per liberarsi.

– Dannazione! Che schifo! Odio i ragni! – urlava. In lontananza sentirono una risatina sinistra, che si avvicinava pian piano. Inumaru, con le mani impastate da quelle ragnatele appiccicose, per aiutare la sorella, diede un’occhiata e vide un altro demone ragno, molto più grosso di quello che aveva intrappolato Hachiko.

– Ma guarda, non mi aspettavo di trovare qualcuno con una forza spirituale del genere. – Sghignazzò. Inumaru sentiva ancora quella frase, e ne era pieno le tasche di questa storia. Hachiko urlò: – Smettila di dire cose senza senso e liberami subito! – il mostro si avvicinò minaccioso

– E perché dovrei lasciar andare un simile pasto? – Inumaru si accorse che non riusciva più a muovere le mani, erano appiccicate alla ragnatela. E bisbigliò: – Non riesco a … – in quel momento arrivò Shippo, che diede un colpo in testa al ragno con le sue code e disse – Prenditela con qualcuno più grande, non con dei ragazzini! – disse fiero

– Ma se sei un ragazzino anche tu! – esclamò Hachiko. Il ragnò continuò a ridere e disse – Ma fammi il favore, un tanuki come te lo ammazzò in un lampo. – Shippo si arrabbiò e saltando lo artigliò a un occhio gridando: – Sono una volpe! – il ragno, ovviamente soffrì, ma imprigionò il ragazzo con una mano e, in poco tempo il braccio si allungò e lo sbatté al suolo, con forza. Con l’altra mano il mostrò tirò fuori una gigantesca odachi con attorno una strano alone nero violastro

– Che tu sia un tanuki o una volpe, non importa, sei sempre un demone di bassa categoria – Shippo cercò di lottare, ma la stretta era incredibilmente forte! Ma come? Come poteva un demone ragno, essere tanto forte? Inumaru intanto cercava si liberarsi, ma non ci riusciva, da quando aveva visto Shippo in pericolo, aveva cominciato ad agitarsi, insieme a sua sorella, probabilmente lo sentiva anche lei. C’era qualcosa nella loro testa, che voleva spuntare fuori e non ci riusciva: qualcosa di indispensabile e di forte, allo stesso tempo. Ma cos’era? I due ragazzi videro il ragno infilzare con la spada la spalla di Shippo, che cominciò a gemere di dolore. Oh no! A quella vista si divincolarono ancora di più. Era troppo! Non potevano più sopportare! Era come … Come …


 
Ci fu un flash, e Inumaru e Hachiko si ritrovarono in una foresta. Il cielo era violastro, e c’era un orda di mostri che li circondarono, e un uomo con un vestito rosso e i capelli d’argento, che combatteva per proteggerli. A un certo punto quella persona si girò ed esclamò  – Voi due, sbrigatevi! Andate a nascondervi nel pozzo. Vi raggiungerò! – Ma chi …? Chi era quel uomo?
– Babbo …! – urlarono i due. Babbo? Quel uomo era …
 

Inumaru, diede un ultimo strattone e si liberò dalle ragnatele, aiutato anche da sua sorella. Il ragno li guardò stupito e disse: – Quei due umani … hanno tagliato la mia tela? – Anche Shippo aveva visto e rise: – Forse non sono così umani, come credi tu –. I due ragazzi erano fisicamente lì, ma con la mente stavano viaggiando, nei loro ricordi e nel tempo: videro volti conosciuti e sentirono nomi altrettanto famigliari. Il ragno cercò di imprigionarli con la tela, ma i due fratelli tenendosi per mano saltarono su un lampione e, sotto la luce della luna, i presenti videro il loro cambiamento fisico. I capelli di Hachiko erano diventati da castano a rosso acceso e le orecchie erano diventate quelle di un cane akita rosso. Gli occhi di Inumaru erano diventati giallo oro e le orecchie erano diventate appuntite. A entrambi erano cresciuti i canini, facendoli diventare delle piccole zanne e le unghie delle mani erano diventate lunghe e appuntite, come degli artigli. Shippo guardò i due ragazzi sorridendo, mentre il ragni non credeva ai suoi occhi.

– Lascia immediatamente andare il Fratellone Shippo! – Ordinò Hachiko. Il ragno si infuriò e urlò:

– Non prendermi in giro! – Alzò la spada, per colpire i due, ma tagliò solo a metà il lampione: Inumaru era saltato in basso per riprendere arco e frecce. Hachiko invece saltò in alto e portò indietro una mano artigliata e con tutta la forza che aveva, ferì il ragno alla testa urlando: – Sankon Tessou! – il mostro, provò a difendersi con la sua odachi, ma venne spezzata e lui fu colpito lo stesso. Il demone urlò di dolore e laschiò andare Shippo. Infine, Inumaru incoccò una freccia e fece di nuovo la tecnica che aveva fatto con l’altro ragno, questa vola tagliando il collo a questo e abbattendolo una volta per tutte.
Hachiko atterrò ed, insieme a suo fratello aiutò Shippo a rialzarsi dicendo – Stai bene, Fratellone Shippo? – il ragazzo si tenne la spalla dolorante, e lo sguardo abbassato

– Dillo di nuovo – disse solamente. Hachiko non capì, ma Inumaru sì

– Fratellone Shippo – Il nominato abbracciò i due ragazzi e urlò felice

– Sì, sì! Sono io! Sono io! – I due ragazzi non capirono tutto quella enfasi e quella dimostrazione d’affetto, ma anche loro erano contenti. Perché stavano finalmente ricordando qualcosa della loro infanzia.

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Capitolo 5
*** Cap 4: Sorprese ***


Capitolo 4
Ritornarono tutti e tre al orfanotrofio, dove nascosero Shippo, nella camera di Inumaru, che andò a prendere dei presidi medici, per la sua ferita.
– Anche Kagome portava sempre con se oggetti molto simili! – disse allegramente Shippo, seduto sulla sedia, mentre si faceva medicare dal ragazzo – Su questo siete uguali! – Hachiko seduta sul letto del fratello, chiese incuriosita – Kagome è … nostra mamma, giusto? – Shippo la guadò e annuì con convinzione
– Invece il vostro papà si chiamava Inuyasha. – Inumaru finì la medicazione e disse – Sì, questi nomi, mi suonano famigliari  e anche molto. – andò a sedersi accanto a sua sorella e disse – Fratellone Shippo senti, visto che in nostri ricordi sono ancora un po’ offuscati, ci racconteresti la storia di come i nostri genitori si sono conosciuti? Ci darà una rinfrescata alla memoria. – il ragazzo volpe si rimise la parte sopra del kimono e si mise a pensare
– Mh … va bene! Se questo vi aiuterà allora, lo farò. – si mise comodo commentando: – Come è comodo questo sgabello. – Hachiko inarcò il sopraciglio e lo corresse: – Si chiama “sedia” –.
Il ragazzo volpe cominciò a raccontare loro del suo incontro con Inuyasha, un mezzo demone cane irrequieto e ingenuo, e Kagome, una ragazza di un'altra epoca con poteri di sacerdotessa; era molto piccolo doveva avere all’incirca 6/7 anni i suoi genitori, due demoni volpe, vennero uccisi dai fratelli Hiten e Manten Raiju e il bambino era partito per ritrovare la sfera dei 4 spiriti, un potente oggetto magico, a quei tempi andato in frantumi, che incrementa la forza dei demoni per vendicarsi. E in questo viaggio incontrò Inuyasha e Kagome, anche loro alla ricerca dei frammenti della sfera, che lo aiutarono a sconfiggere i due fratelli demoni, prendendolo con loro nel loro viaggio. Da lì in poi riassunse in breve gli avvenimenti che segnarono la loro crescita interiore e l’amore tra i due: dall’incontro con Miroku il monaco e Sango la sterminatrice di demoni, alle lotte con Naraku, loro nemico giurato, fino alla fine di quella storia. – Dopo la battaglia e la sconfitta di Naraku, il pozzo mangia ossa che faceva da tramite dalla nostra epoca a questa, si chiuse per tre anni, ma poi un giorno si riaprì e Kagome ritornò da noi, divenne una sacerdotessa e sposò Inuyasha! – i due ragazzi erano incantati e sbalorditi da quella storia.
- Wow, questa è la storia più … - cominciò Inumaru
– Più FORTE abbia mai sentito! – continuò Hachiko, il fratello annuì convinto; sì quella storia la riconobbero e anche molto bene, forse il Babbo e la Mamma gliela raccontavano spesso da piccoli. Il ragazzo poi si rivolse serio a Shippo. – Ora però veniamo ad altro … Fratellone, come ci sei finito nella bara di ghiaccio? – chiese. A quel punto il ragazzo volpe si incupì, come affranto, stava per dire qualcosa quando alla porta bussò qualcuno. I tre si allarmarono a rispondere fu Inumaru, che fece segnoa Shippo di non parlare:
– Sì? –
– Inumaru? È ora di cena. – la signorina Momiji! Hachiko stava per alzarsi, ma venne fermata da suo fratello che le sussurrò: – Aspetta Hachiko, non ti stai dimenticando di qualcosa? – le fece segno con la mano sulle orecchie da cane che la ragazza aveva ancora in testa – Non puoi farti vedere così! Lascia fare a me! – poi si alzò e disse ad alta voce rivolto alla signorina Momiji dietro alla porta – Signorina Momiji, vede sto aiutando Hachiko con i compiti ed è rimasta parecchio indietro, vorremo cenare in camera stasera. – la bugia più colossale di tutte, ma la signorina Momiji sembrò cascarci in pieno. – Oh! Va bene caro, allora te la porto subito. – quanto tempo poteva durare quella storia?
 
Non ritoccarono più l’argomento della bara per tutta la sera, Inumaru e Hachiko alla fine studiarono davvero, lasciando parte degli avanzi della cena al loro ospite segreto, e andarono a letto stanchi, Shippo invece si mise in un angolo della stanza di Inumaru e si addormentò seduto con le gambe conserte. Il giorno dopo i due fecero promettere a Shippo di non allontanarsi dalla “casa” e di non farsi beccare da nessuno e andarono a scuola normalmente, sperando che nessuno noti troppo il loro cambiamento fisico: il colore degli occhi di Inumaru potevano essere cambiati magari con la luce o il periodo e i capelli rosso acceso di Hachiko, posso essere tinti, il problema più grosso furono le orecchie di quest’ultima, che dovette nascondere, mettendosi un nastro nero attorno ad esse. Nella via di scuola, Inumaru venne avvicinato da Kaito, mentre Hachiko da Yozora, che subito si fiondò ad ammirare il nastro dell’amica
– Hachi! Bello quel nastro! – esclamò sbalordita. – e che hai fatto ai capelli, te li sei tinti? – eccola lì chiacchierona e invasiva come sempre. Hachi disse con la solita aria un po’ scazzata – è naturale, mica sono cambiati di punto in bianco, come per magia! – Yozora la guardò maliziosa e chiese – Non è che stai cambiando stile, per fare colpo su Hojo? – Hachiko arrossì e scosse la testa imbarazzata e arrabbiata – Ma che dici perché … ?–
– E dai Hachi, lo sai che a me puoi dire tutto, e poi è così palese, che ti piaccia! – la ragazza con i capelli rossi rivolse lo sguardo da un’altra parte:
– Ha! Non dire cose senza senso Sora! – disse. Le conversazioni tra le due erano sempre di quel tipo, Yozora chiacchierava e punzecchiava Hachiko e lei che faceva la non curante scazzata, ma imbarazzata.
Inumaro e Kaito invece parlavano di quello accaduto al museo. – Inumaru … - cominciò Kaito, erano amici da così tanto tempo, che poteva permettersi di chiamarlo per nome – tu e Hachi state bene, vero? Dopo ieri … –
– Tranquillo Kaito, tutto bene, solo … – non poteva parlargli di Shippo allora tirò fuori qualcos’altro – Ieri è venuto a trovarci, il proprietario della collezione, il signor Himiya Taisuke e … – Kaito spalancò gli occhi e lo interruppe – Cosa!?!? – esclamò attirando l’attenzione di Hachiko e Yozora
– Quel Himiya Taisuke? Uno dei più ricchi e famosi collezionisti di storia del Giappone? – Inumaru annuì, e l’amico continuò – e che voleva? – fu Hachiko a rispondere: – A detta sua voleva scusarsi, per quello che è successo. Perché ti sconvolge tanto? –
– Beh sai, ci sono delle voci – rispose Yozora . si dice che faccia parte di una setta di spiritisti, o robe così. – Inumaru rimase sorpreso
– Una setta spiritica? – i misteri di quella storia si infittivano sempre di più: come era finito Shippo nella bara di ghiaccio? E quell’Himiya Taisuke chi era? –
 
La giornata di scuola passò in fretta e normale, finché, che era nella sua classe attendendo che Yozora mettesse a posto i libri in cartella e tornassero a casa, venne avvicinata da Hojo Makoto.
– Ehi Higurashi – La nominata si voltò e vedendo il ragazzo arrossì impercettibilmente e chiese sempre con l’aria non curante – Cosa c’è Hojo? – il giovane arrossì un po’
– Posso parlarti, per favore? In privato? – chiese. Hachiko mandò un’ occhiata a Yozora, che annuì con la testa con un sorriso a trentadue denti, allora rispose – Ehm, ok – si rivolse prima all’amica e disse – Glielo dici tu a mio fratello? – a Yozora brillarono gli occhi
– Ma certo! – esclamò.
Makoto portò Hachiko su un corridoio vuoto, lontano da occhi indiscreti, era rosso in faccia e le labbra strette; mentre Hachiko lo guardava confusa e gli chiese – Allora, cosa mi vuoi dire? – il ragazzo alzò la testa e prese un bel respiro profondo
– Higurashi, questa cosa che voglio dirti… – cominciò – io ce l’ho dentro me da quando ti ho vista per la prima volta. Quando ti ho vista che facevi le acrobazie, correvi, facevi parcour e … eri stupenda, bellissima, fiera, forte …. E lo sei anche ora, con la tua incredibile persona. Io … Higurashi Hachiko – abbassò lo sguardo, mentre Hachiko era arrossita da quei complimenti e lo lasciò continuare – Mi piaci molto! Vuoi uscire con me? – in quel momento Hachiko si immobilizzò rimanendo ferma con un’espressione sconvolta e impaurita. Makoto le chiese ancora, scoraggiato – Non vuoi? – Hachiko agì d’istinto.
– No! – Si corresse – Cioè sì! Lo voglio, certo che lo voglio! Lo voglio da quando eravamo alle medie! – senza saperlo si era messa ad urlare arrossendo come un peperone. Makoto la guardò e sorrise.
– Dici sul serio? – chiese e Hachiko annuì con la testa. Makoto l’abbracciò di impulso, sorprendendo ancora di più la ragazza tra le sue braccia, ma si rese conto di aver sbagliato e si allontanò dicendo tutto rosso in faccia: – Ah! Scusami! – ma Hachiko lo guardò, sorrise e disse con un tono falsamente rassegnato
– Sei un imbranato! – Si avvicinò gli prese la faccia, se la portò davanti alla sua, chiuse gli occhi e lo baciò; Makoto rimase sorpreso da quel gesto, ma chiuse gli occhi, abbracciando la compagna di classe e lasciandosi andare a quel bacio. Da dietro l’angolo c’erano per tutto il tempo, Inumaru, con lo sguardo corrucciato e geloso, Yozora, che li guardava intenerita, e Kaito che sorrideva rassegnato.
 
Si rincontrarono tutti al uscita della scuola, con Hachiko che zampettava e saltellava allegra come una pasqua, sorrideva come una scema e raggiungeva suo fratello e i suoi amici.
– Come va ragazzi? – chiese.
– Aspettavamo solo te. – disse Inumaru corrucciato.
 – Come è andata? – chiese Yozora fintamente curiosa
– Non c’è male ... – Rispose Hachiko, anche se sapeva che era un eufemismo.
– Basta sia andata bene –commentò Kaito tranquillo. Stavano per avviarsi quando videro una macchina parcheggiare davanti alla scuola. Una macchina? Una limosine era! Lunga bianca e luccicante sotto i raggi del sole che tramontava. Da quella macchina uscirono una ragazza dell’età dei ragazzi, con i capelli biondi e gli occhi color ambra, e Himiya Taisuke, che si avvicino a loro, seguito dalla ragazza, che si muoveva in maniera leggera ed elegante.
– Salve Inumaru e Hachiko, ben ritrovati – disse loro l’uomo. Inumaro lo guardò sospettoso, ma abbassò il capo rispettosamente e dicendo:
– Buon pomeriggio a lei, Signor Himiya. – mentre Hachiko, non si inchinò si limitò a dire solo – Salve. –
– Voglio presentarvi la mia protetta, Rose Willow. – continuò Himiya Taisuke, presentando la ragazza dietro di loro – Da domani frequenterà la vostra scuola. – 

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Capitolo 6
*** Cap 5: domande e risposte? ***


Capitolo 5
Dopo la presentazione della nuova studentessa, Inumaru, Hachiko con i loro amici presero la strada di casa commentando quello che era successo
– Secondo voi, che tipo sarà questa Rose? – domandò Inumaru.
– Probabilmente una che se ne sta sulle sue. – Commentò Yozora – avete visto prima? Non ha detto neanche una parola –
– Forse è solo timida – disse Kaito, con saggezza – infondo si è appena trasferita. –
– Vedremo come sarà – disse Hachiko. Arrivarono al bivio che separava le strade, per un quartiere diverso.
– Beh, allora ci vediamo domani! – salutò Yozora allegra come al solito. Gli altri tre la salutarono, a quel punto Kaito chiese al amico – Ehi Inumaru, studiamo insieme oggi? – Inumaru fece una faccia preoccupata, sa di dover dire no a Kaito, a causa dell’ospite a casa sua. – Scusa Kaito, oggi … – stava per dire un’altra grossa bugia, quando si sentirono delle voci di bambini. Erano i due piccoli del orfanotrofio, Sasuke e Kenya che chiamarono i due fratelli Higurashi
– Fratellone Inu! Sorellona Hachi! – esclamarono in coro i due. I due li salutarono
– Yo, voi due! – disse la ragazza, mentre il fratello chiese loro, un po’ sorpreso – Che ci fate qui? La vostra scuola è più lontana da qui! –
– Sì è vero, ma visto che oggi né il Fratellone Saki, né la signora Nanako, né la signorina Momiji ci sono, pensavamo di venirvi a prendervi a scuola. – disse Sasuke
– E siete venuti da soli? – si intromise Kaito. Fu Kenya a rispondere – No! ci ha accompagnati quel Fratellone! – con la mano indicò un ragazzo proprio dietro di loro, con i capelli castani e il kimono sfarzoso verde e blu. Era Shippo, che salutò i due fratelli Higurashi, con un’aria un po’ spaventata. – Ci- ciao! – Inumaru e Hachiko assunsero un espressione tra la sorpresa, la paura e la rabbia, mentre agitarono la testa da Shippo a Kaito e viceversa. Il ragazzo dietro di loro era visibilmente sorpreso e altrettanto sconvolto. – Ma … ma quello non è … il ragazzo nella bara di ieri? Quello nel museo? – i due fratelli rivolsero uno sguardo arrabbiato al demone volpe, che fece una risata nervosa seguita da un – Ops –.
 
Tornarono a casa e a loro si unì anche Kaito, ormai era inutile nasconderglielo, vista la sua memoria incredibile. Fecero accomodare Kaito nella stanza di Inumaru, con loro c’erano Hachiko e Shippo, mentre i due bambini erano in camera loro, probabilmente a giocare.
– Fratellone Shippo! – gli rimproverò Hachiko – Accidenti a te! Perché ti sei fatto scoprire come un imbecille!? –
– Non è stata colpa mia! Quando siete andati via, ho sentito un richiamo della natura e sono andato fuori a farla fuori vicino ad un albero, quei due mi hanno visto, mi hanno sorriso, poi se ne sono andati. Giusto un ora fa sono tornati, mi hanno rivisto e mi hanno chiesto di andare a scuola per venirvi a prendere; ovviamente non sapevo cos’era una scuola, ma ho seguito i vostri odori e vi ho incontrati – Inumaru lo guardò severo e disse. – Ma vuoi stare un po’ più attento, Fratellone?! È una fortuna che abbiamo visto solo Sasuke e Kenya, se ti vedeva la signora Nanako, le veniva un infarto! –
– Fratellone? – chiese sorpreso Kaito, guardando l’amico – Ma quindi … lo conoscevate già? Nel periodo prima della vostra perdita di memoria! – non era un segreto per nessuno, tutti a scuola e nei dintorni sapevano che Inumaru e sua sorella avevano perso la memoria. Inumaru abbassò lo sguardo leggermente disagiato, stringendo le labbra e i pugni.
– È molto complicato. – mormorò il ragazzo.
– Ha per caso a che fare con il tuo leggero cambiamento fisico? – chiese Kaito – il colore dei tuoi occhi è cambiato, le tue unghie si sono allungate e le tue orecchie sono leggermente a punta. Non eri così prima. – eh sì, era inutile nasconderlo proprio a Kaito, non gli sfuggiva proprio niente. I due fratelli e Shippo spiegarono brevemente la situazione: il fatto che il loro padre era un mezzo demone dell’epoca Sengoku, che la madre era una sacerdotessa che viaggiava tra un epoca all’altra attraverso un pozzo magico, l’esistenza dei demoni eccetera. Kaito ascoltò ogni parola, serio e senza fiatare, mentre atmosfera cominciava a farsi tesa a ogni parola pronunciata dai tre. Il ragazzo rimase in silenzio per un po’, poi chiese: – C’è una cosa che non ho capito: come ha fatto il signor Shippo a sopravvivere per 400 anni? – i due fratelli si guardarono e naturalmente non seppero dargli risposta. Allora il ragazzo volpe disse loro: – A questo punto è giusto che ve lo racconti adesso. – Shippo emise un sospiro profondo e cominciò a raccontare.
– Quando Kagome, la madre di Inumaru e Hachi morì, mi affido alcuni pezzi di pergamena sigilatti, tra cui i fuda che erano sulla bara, allora non capì a cosa servissero, solo 30 anni dopo lo scoprì. Ero a Kyoto, a quei tempi viaggiavo per il paese, sterminando i demoni che mi commissionavano, era praticamente diventato un lavoro. C’ero io, Souten, Ichiroro, Shinnosuke e Minori: Shinnosuke, il nostro vecchio monaco, era il figlio di Miroku e Sango, Minori era sua nipote, Ichiroro, era il figlio di Kirara e Souten … – Si ferma un attimo dal raccontare, incupendosi un po’, prese un respiro profondo e continuò – era un’ amica. Comunque, eravamo a Kyoto per lavorare alle dipendenze di un nobile, per sconfiggere un demone. Quella volta fu particolarmente difficile, nonostante le nostre abilità, lo sconfiggemmo a caro prezzo: Souten perse la vita, io quasi. Fu in quel momento, che mi apparve lo spirito di Kagome. Mi spiegò che, alcuni anni prima della sua morte, ebbe la visione di un futuro terribile, dove c’erano Inumaru, Hachiko e … la sfera dei 4 spiriti. – I tre si sopresero, specialmente i fratelli Higurashi. – Ma non è possibile! – intervenne Hachiko – la Mamma ha fatto sparire la sfera per sempre, con il suo desiderio! –
– È inspiegabile anche per me! – continuò Shippo. – Eppure è così! Neanche Kagome sapeva qualcosa, mi disse solo che aveva visto, il mondo sfociare nel caos e nelle guerre, proprio a causa di questa nuova sfera. Mi disse anche che purtroppo Inuyasha non avrebbe potuto far nulla visto che … che lui nella visone era morto. Le pergamene che mi aveva consigliato, erano un incantesimo per sigillarmi, e rimanere addormentato finché la forza spirituale e demoniaca insieme mi avessero risvegliato. Inoltre mi disse che aveva fatto un altro sortilegio alla porta temporale del pozzo mangia ossa che si sarebbe riaperto quando avesse sentito la stessa forza al suo interno. Tutto questo per portarvi in questa epoca, e allo stesso tempo far si che io vi protegga. Questo è tutto. – Aveva appena dato una risposta a una domanda, ma che non faceva altro che fare emergere tante altre domande: come avrebbe potuto la sfera esserci ancora? Che centravano Inumaru e Hachiko nella visione della loro madre? E cosa sarebbe accaduto da adesso in poi? I due fratelli Higuarshi si guardarono e sentirono di avere ancora più confusione di prima. Kaito ruppe il silenzio chiedendo – Io avrei due domande. Primo: se tu 500 anni fa eri un bambino e 400 anni fa avevi questo aspetto, vuol dire che i demoni crescono lentamente? –
– Beh sì rispetto agli umani noi demoni invecchiamo lentamente, quando avevo 7 anni ho smesso di crescere come gli umani – spiegò Shippo
– In effetti io mi stavo chiedendo come mai, da quando abbiamo perso la memoria, siamo cresciuti come normali esseri umani. – disse Hachiko pensierosa.
– Io avrei una teoria – intervenne Inumaru – Probabilmente l’incantesimo nel pozzo ha sigillato la nostra parte demoniaca e, essendo noi demoni solo per un terzo, siamo diventati degli esseri umani completi, crescendo come tali e cambiando leggermente il nostro aspetto, come i tuoi capelli, le tue orecchie e i miei occhi. – Kaito ascoltò e commentò – Ha senso anche se è solo una teoria. Comunque la mia seconda domanda è questa: Signor Shippo, per caso il monaco del gruppo di cui facevi parte, il venerabile Shinnosuke, si chiamava “Hikibi” di cognome? – Shippo si fece confuso, ci pensò su un attimo
– Beh … Sì … Sì! Assunse quel cognome dopo che si sposò con una nobile. Ma … come lo sai? – i due fratelli guardarono l’amico senza più capire niente, allora il ragazzo rispose – La collezione di pezzi antichi, di cui la tua bara faceva parte, Himiya Taisuke la comprò da Hikibi Masaki, il fratello di mio padre, ed era stata tramandata da un nostro avo che visse tra l’epoca Sengoku ed Edo … il venerabile monaco Hikibi Shinnosuke. – I tre rimasero in silenzio con le facce che mandavano sorpresa da per tutto:
– Che cosa!?!? – Gridarono insieme. Hachiko lo indicò ed esclamò –  Allora, Kaito, tu sei un discendete di Zio Miroku e di Zia Sango! –
– A quanto pare sì –
– Ma perché non ci hai detto che la collezione apparteneva alla tua famiglia? – Chiese Inumaru ancora più sorpreso degli altri.
– Perché non lo sapevo. – spiegò Kaito – Ho visto quella collezione a casa di mio zio poche volte, l’ho riconosciuta solo quando l’ho vista ieri, al museo. Ho chiesto spiegazioni a mio zio e mi ha detto che l’ ha venduta a Himiya Taisuke, perché necessitava di soldi. – Inumaru guardò il ragazzo senza parole e gli sorrise sinceramente, mettendogli una mano sulla spalla
– La tua famiglia ha protetto il Fratellone Shippo per tutti questi secoli. Grazie Kaito. – Il ragazzo davanti a lui arrossisce e guarda da un’altra parte.
– Di nulla. – Borbotta. Shippo fa una faccia da furbetto e dice – Eh … sei  imbarazzato! –  Kaito lo guarda serio e dice – Per niente – il ragazzo volpe gli fa un sorriso da trentadue denti e continua – Comunque grazie. –
– Di nulla signor Shippo – l’interpellato si gonfia il petto pieno d’orgoglio e dice – Che bello quando usano il “signore” con me! – era un misto di orgoglio e commozione
– Se ti entusiasma tanto essere chiamato “Signore” allora ti chiamerò solo “Shippo” – taglia corto Kaito con una faccia da menefreghista, che distrugge in un lampo l’orgoglio del ragazzo volpe che esclama muovendo le sue 7 code nervoso – Sei scorretto! – Qualcuno, all’improvviso bussò alla porta e una voce si fece sentire dietro di essa.
– Inumaru? – i quattro sobbalzarono spaventati e guardarono in direzione della porta. - Ci sei tu là dentro? – era la signorina Momiji. Inumaru rispose – ehm … sì …Ha bisogno di qualcosa, signorina? –
– Oggi tocca a te lavare per terra – il ragazzo si gratto la testa un attimo sforzandosi di ricordare allora disse – Sì è vero adesso arrivo. – ma prima si rivolse a Shippo – Fratellone Shippo ricordati di non … – il ragazzo volpe alzò gli occhi al cielo e disse seccato – Sai che c’è? Non voglio più nascondermi! – si alzò, prese dalla tasca una foglia che si portò alla nuca e, in un attimo, coprì in una cortina di fumo. Prima che la cortina si dissipasse gli altri tre ragazzi si preoccuparono esclamando in coro – Fratellone Shippo! – o – Shippo! – intanto la signorina Momiji cominciò ad aprire la porta – Chi c’è lì con te? – Oh no! Oh no! Oh no! OH NO!!!
Inumaru e Hachi guardarono spaventati e allibiti Shippo, mentre Kaito guardò in direzione della signorina Momiji, preoccupato e mordendosi il labbro preoccupato. – Oh Kaito! Salve! – disse la signorina Momiji riconoscendo il giovane seduto sul letto di Inumaru, non poté dire lo stesso per il ragazzo apparentemente ventenne vestito con la divisa scolastica.
– Fratellone Shippo!!! – urlò di impulso Hachiko esasperata.
– Fratellone? – chiese la signorina Momiji confusa. – Che sta succedendo qui? – richiese severa.
 
Shippo si era trasformato in un ragazzo normale, senza alcuna traccia delle code e dopo un momento di disorientamento, si ritrovarono lui, la signorina Momiji, Hachiko e Inumaru di fronte a una tazza di tè nel salone di casa a parlare. Kaito era andato a casa, raccomandando loro che si sarebbe fatto sentire. I due fratelli Higurashi decisero di tacito accordo di dirle che era un amico di famiglia, ribattezzando il ragazzo volpe Kyutsune (unione tra “Kyubi kitsune” cioè volpe a nove code) Shippo, naturalmente omettendo la parte dei viaggi del tempo dei demoni eccetera …
– Significa che state ricordando qualcosa del vostro passato?? – chiese stupita la donna ai ragazzi.
– Sì, è stato tutto improvviso – disse Inumaru
– Scusa se non ti abbiamo detto niente Momiji. – continuò Hachiko, ma la signorina Momiji non sembrava affatto arrabbiata, anzi disse – Non c’è niente di cui scusarsi, ragazzi, è assolutamente comprensibile che siate confusi, dopo quello che avete passato. – si rivolse a Shippo – Sono molto felice di conoscerti! – Shippo sorrise gentilmente e disse – E io altrettanto, mia signora. Inumaru e Hachi, mi hanno detto un gran bene di voi, non posso fare a meno di ringraziarvi per aver badato a loro tutti questi anni. La loro madre morì quando erano molto piccoli e il loro padre seguì la stessa sorte 5 anni fa, e quando questo accade, affidarono a me il compito di proteggerli, ma io in quel periodo ero lontano e ci ho messo un po’ trovarli dopo la loro scomparsa – Inumaru continuò – Durante la gita al museo lo abbiamo incontrato, ma non eravamo sicuri, così non le abbiamo detto niente fino ad ora. – una mezza verità e molto convincente
– Oh capisco. Beh adesso siete qui tutti insieme! E io sarò più che felice che ospitare Kyutsune finché non troverà un alloggio tutto suo. – Shippo abbassò la testa in segno di gratitudine e disse: – Vi ringrazio, mia signora. – Alla fine tutto sembrava essersi risolto per il meglio: Shippo parlò molto bene alla signorina Momiji, in maniera educata e gentile, un po’ antiquata, visto che usava il “voi” e altre parole di tempi antichi; Hachiko aveva addirittura fatto una battuta asserendo che aveva imparato queste elocuzioni da Miroku e insieme a queste anche “qualcosa di più”, come palpeggiare e sedurre le donne, venendo ripresa da Shippo che disse “Non sono un libertino come quello scemo di Miroku! Io le donne le tratto bene.” Inumaru era ora nella sua stanza a pensare a come si stavano svolgendo le cose cercava di prendere sonno, quando gli arrivo un messaggio dal cellulare da parte di Kaito
“Ehi! Come è andata?” era scritto sul messaggio
“Bene! La signorina Momiji ha preso bene la cosa. Naturalmente non abbiamo detto niente di viaggi del tempo eccetera, ma il resto è andato bene.” Rispose il ragazzo, un altro messaggio:
“Ok! Ti volevo chiedere: e se andassimo al museo domani? Magari c’è qualche indizio sulla visione di tua madre, o su qualsiasi altra cosa legata ad essa.”
“Riparliamone domani per favore. Ti prometto che ci penserò ma ora sono stanco. Buona notte.” Chiuse il cellulare, Inumaru, e mise la testa sul cuscino comodo addormentandosi in un lampo.

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