Natural History

di Sundy
(/viewuser.php?uid=503)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vol.1 ***
Capitolo 2: *** vol. 2 ***
Capitolo 3: *** vol. 3 ***
Capitolo 4: *** vol. 4 ***



Capitolo 1
*** Vol.1 ***


La signorina Jean Grey, prima figlia dell’atomo, era in piedi in mezzo alla stanza, aveva la voce chiara come forse nessuno l’avrebbe sentita più. Dietro di lei, un’ombra bruna, sottile, con due grandi lenti rosse davanti agli occhi, reggeva una valigia più pesante di lui. Un suono quasi inarticolato, sputato fuori dalle labbra inaridite dall’emozione, nel suo mondo in bianco e nero, fulgida visione di luce, di sole sulle spalle della bambina – sono rossi i tuoi capelli?

Un ciuffo di quei capelli vive in una scatola dentro un cassetto, col braccialetto di un neonato disperso, qualche lettera di un padre, qualche lettera di un fratello.

Quando era un bambino sognava di volare come suo padre, ma non avrebbe mai potuto farlo, non avrebbe mai potuto vedere l’azzurro del cielo, neanche dall’alto, neanche dal mare, sarebbe stato cielo, non sarebbe stato azzurro, forse per questo saliva sul tetto… con gli uccelli

Salgono un po’ tutti sul tetto quando hanno qualcosa da ricordare .. o da dimenticare…

La città sembrava così piccola guardata da lassù, dall’alto di quel ponte. Warren poteva volare, ma non aveva ancora capito, forse non lo avrebbe capito mai, se era un bene, un male. O una cosa da niente, come sembravano cose da niente le strade guardate da lassù, dove l’orizzonte si impastava col mare e con la nebbia.

Peter teneva una bambina bionda per mano, la portò fin sulla cima della collina, e appoggiato a terra il cavalletto disse: “ ma vedi come tutte le cose che si combattono si assomigliano…? Il missile antiaereo e l’aereo, il siluro e il sottomarino, le onde del mare e le onde del deserto…”
La scatolina di smalto gialla un tempo apparteneva a sua sorella Illyana, dentro ci sono due anelli, alcune monete, un fermaglio, caramelle per il mal di gola.

Anche Jonothon fuggiva sul tetto. Tra gli uccelli e il tramonto, si sentiva a suo agio.

Era natale a Nuova York, un uomo si allontanava sotto una pioggia di fiocchi di neve, nel cuore nella mente le labbra di una ragazza, la sua biglia di vetro, aveva in bocca una sigaretta che avrebbe acceso di lì a poco, aveva in bocca un accento francese anche troppo evidente per essere involontario, aveva le guance troppo scavate dalla sigaretta, o forse dall’accento… se la neve gli si posava sul cappotto, le sue spalle tremavano un poco. Si ricordava di un altro natale, poi di un’altra neve, e poi si sforzava di non ricordare.. non accese la sigaretta, fu quella l’unica cosa che riuscì a dimenticare…

Irene, ancora viva, sfiorava come un fantasma allegro gli scaffali della libreria, trovò una favola tagliata a metà e si ricordò di una bambina che doveva ancora conoscere, ma che meritava un regalo di benvenuto. Appeso al cappotto teneva un ombrello verde.

Era Carnevale a Nuova Orleans, i coriandoli piovevano dal cielo come neve, Remy camminava solo, la sigaretta ancora spenta in bocca, le labbra di una ragazza ancora nel cuore, piccolo e duro come una biglia di vetro, dentro la quale non si può vedere nessun futuro, ma si possono leggere tutti i ricordi del passato… una chitarra sulla spalla, che lui non sa suonare, ma lei sì…forse era una buona scusa per tornare indietro…

Robert amava la sua macchina, perché la sua macchina lo portava lontano, e lo riportava indietro quando era stanco di scappare, e lo faceva scappare di nuovo. L’altalena della sua vita lo spingeva tra un luogo e l’altro, ma la sua macchina lo accompagnava a cercare posti nuovi dove lasciarsi spingere dalla prossima oscillazione dei giorni e degli eventi, una stanza con le ruote dove rinchiudersi e rendersi irraggiungibili, per piangere, bestemmiare, ascoltare la musica a tutto volume, e fare l’amore, se il posto merita…. Partire e tornare, una casa a metà strada, sulla strada… Solo sua…


Remy sfiorava la sua donna con le palpebre chiuse, aveva paura di svegliarla, eppure avrebbe desiderato più di ogni altra cosa poterle parlare, poterla stringere, sentire il suo calore, nonostante la plastica, quell’urgenza di sentire tra le dita il corpo vivo di quella donna e la sua forza, che lo avevano reso vivo di nuovo, sognava sole trai ricci arruffati di una bambina che gioca su un’altalena, che non puoi afferrare…

Katherine si sedette sull’altalena, con quei capelli corti che non le scaldavano abbastanza il collo e le guance. Robert si sedette accanto a lei e le chiese gentilmente se desiderava un po’ di neve.. Katherine infilò la noce sottoterra, con forza, poi la ricoprì con dolcezza. Una rapida preghiera, perché quella noce crescesse forte e sana, non era il Viale dei Giusti, quell’angolo di giardino, ma che importanza poteva avere per il suo cuore? Vi appoggiò sopra il sasso che teneva in mano, stringendosi nel cappotto…anche se faceva caldo, che importanza poteva avere per il suo cuore?

La dottoressa Reyes non era mai stata così ubriaca, salì barcollando sul palco del locale ormai vuoto, e si mise a cantare con tutta la voce che aveva in corpo … nessuno l’aveva mai vista così morbida, sulle sue note stridenti e stonate.. inciampò di nuovo, e il braccio di Henry la raccolse, ma prima che la toccasse, il sonno l’aveva già rapita… sicuramente si sarebbe vergognata a morte il giorno seguente…era meglio che rimanesse prigioniera.

Un raggio di sole colpì il viso di Kurt, tra le sbarre della piccola cella, e per lui fu l’illuminazione. Era il riflesso del vetro di una finestra, ma che importanza poteva avere per il suo cuore? Ogni uomo ha il diritto di ….credere

Non potendo cantare, Jonothon si sedeva al piano e suonava per accompagnare il canto in stato di ebbrezza dei compagni, I Got Life.. se avesse avuto una bocca avrebbe sorriso, perché nulla importava al suo cuore che avesse solo la metà degli organi che aveva il capellone della canzone….

E quando Katherine cantò le sue memorie dagli occhi blu di Peter scese una lacrima, perché nulla può essere davvero dimenticato, anche quando è stato facile crederlo, abbandonati nelle proprie memorie di giorni di sole.. primo respiro di un nuovo giorno di sole che nasce tra le corde di un pianoforte, tra la righe di uno spartito, nella voce di una donna che soffoca in un abbraccio, mentre il disco gira ancora…

Warren non confessò mai a nessuno che era incapace di usare il suo prezioso grammofono viennese.

Sulla copertina di un disco, Jonothon Chamber, Spazzacamini, composizioni per chitarra e pianoforte…

Il pianoforte, chissà chi lo aveva abbandonato sulla spiaggia, ma ai loro cuori non importava. Jean tese la mano al suo amore, e lui sorrise, lentamente la strinse a sé, la spinse verso il mare, che ormai la toccava i piedi, in un walzer improvvisato che andava comunque a tempo, sotto quelle nuvole così basse, quel mare così caldo, che credettero di trovarsi alle Hawaii…

Non credeva, Warren, che si potesse volare davvero fino alle Hawaii, con le sue ali di lamiera, con le sue ali di cartapesta.. eppure l’aveva fatto, e non sapeva se pentirsene o meno. Prese in mano una conchiglia, e dalla conchiglia uscì uno spiritello, che senza dire una parola gli si sedette in grembo. E Warren non si chiese se fosse bene o male.

Uno spiritello d’aria e uno spiritello di ghiaccio vollero fare uno scherzo al padrone del castello, appesero un quadro nel suo studio, senza che lui lo sapesse, sbirciando attraverso le pareti per non farsi scoprire. Nel quadro non c’erano dipinti ma un’unica frase: nessuno viene abbandonato o dimenticato.

Sul cavalletto di Peter c’era un quadro non finito che non toccherà mai più, spalancò le ante della finestra mentre nel cielo morbido della sera si disegnavano evanescenti le capriole delle rondini, lasciò il colore seccare sulla tavolozza, scolorire sull’anta della finestra che aveva accarezzato per sbaglio con le mani ancora sporche, si dimenticò di finire il quadro per perdersi in un cielo di rondini e di riflessi d’oro, si perse per un attimo, tra il mare e il deserto, guardandosi intorno, nella piazza gremita, capì di non essere lui lo spettro, mentre il sorriso di Katherine si apriva in mezzo alla folla di aprile, come allora…ed era già madre, ancora bambina…Sul sorriso che non ha dipinto si specchiò il suo sorriso… quella fu la sua ode alla sua famiglia.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** vol. 2 ***


Tutti hanno misurato la propria vita

Pete Wisdom era in tutte le cicche pestate incontrare per strada


Remy nelle gocce di nebbia


Mary Walker esce di casa con il foulard grigio legato intorno al collo, sembra contare le pietre del viale, va a insegnare teatro nella scuola dei pazzi, e adesso pazza non sembra, con quel foulard grigio attorno al collo e quegli occhi profondi, che non accoltellano più nessuno… Nella classe di Mary c’è una pazza, diversi bambini, un ladro e assassino, un contadino pittore, una madre giudea, un uomo che vola, una ragazzina che canta, una rosa, una dama bianca….
Recitano. E mentre recitano misurano il palcoscenico coi passi, per capire dove fermarsi…

Alex è un marinaio che conta la vita con le stelle…anche adesso, con gli occhi chiusi sui suoi sogni.

Lorna misura la sua vita coi palpiti del suo cuore, anche se il suo cuore è impazzito, come ogni donna che ama…

Un uomo che si faceva chiamare Weasel un giorno ha ucciso per amore, era il secondo sparo della sua vita, aveva un rivolo di sangue che gli scorreva lungo la faccia, perle di sudore sugli occhi, fumo sugli occhiali, macchie sulla camicia.. ha premuto il grilletto senza una parola… un uomo che si faceva chiamare Weasel ha ucciso per amore, una volta, e non ne ha provato rimorso, si è solo appannato gli occhiali…

Wade ha bevuto l’infuso rosso sangue di Mary nella tazza con gli smiles, e non ha provato dolore…

…un uomo di nome Weasel ha sparato. Due volte. Per salvare un amico e per salvare la sua donna. Lo ha ritrovato Wade, in fondo alla notte, sulla terrazza di un parcheggio, aveva lo sguardo freddo, assente, le labbra serrate...e disse che Nellie aveva ragione, la seconda volta è meglio della prima..

Echi…

Mary sentì qualcosa spezzarsi, restare sospeso, mentre il resto precipitava. E pensò che lei alla seconda volta non aveva mai fatto troppa attenzione, ma sentì di ricordare perfettamente tutte le ultime volte che.. tutte quante.

Incrinature…

Remy Le Beau era seduto sul palco dell’auditorium, il falso spinello acceso in mano.. guardò Mary negli occhi con i suoi occhi di brace accesa e disse, senza riguardo “.. ho ucciso molte volte..”

Pause spezzate..

L’ultima volta sono state sei settimane, e Jean-Paul ha pensato davvero di morire lentamente…ha gli occhi stanchi mentre scivola nella sua poltrona, la camicia più bianca della sua pelle aperta sul petto. È buio, probabilmente è notte. L’ultima volta sono state sei settimane. Si chiede se saprà sopravvivere alla prossima. Quando sua sorella sparisce nel nulla, lui aspetta. Ma quando torna a casa le lava i capelli. L’ultima volta ha dovuto aspettare davvero molto… forse troppo…
Guarda la pillola che si scioglie nel bicchiere attraverso i suoi occhi di vetro opaco..

…Silenzi crepitanti…

Emma Frost sedeva davanti ad un camino spento che conteneva una televisione accesa, beveva acqua frizzante da un bicchiere che sembrava un fiore. Emma Frost era una vedova vestita di bianco. Emma Frost non si era mai sposata. Beveva lentamente dalla sua ninfea di cristallo lasciando che il tempo le scorresse addosso, torbido, polveroso e indifferente, trasparente come l'acqua sorgiva e il cielo ghiacciato dell'inverno più rigido. Emma Frost chiuse gli occhi e credette di addormentarsi, perfettamente composta, come una statua, con il suo fiore di vetro in mano e il suo abito bianco indosso, bianco come la sabbia che è sepolta sul fondo del mare.

…Risonanze…

Un sasso cade nella sabbia del fondo dello stagno.. Alex e Lorna danno da mangiare ai pesci, insieme, pazzi e bambini, insieme, reduci di un massacro, bambini, mutilati, allontanati dal mondo. Lui si è svegliato dal coma ma non parla quasi mai, lei parla sempre, continuamente, ma le parole non si susseguono con un senso…ma adesso, davanti allo stagno, imparano a dare da mangiare ai pesci. Imparano da capo.
…Sussurri…

Marie Ange leggeva le carte dietro la tenda di conchiglie, le accarezzava con la punta delle dita, ascoltando il loro segreto linguaggio… Wade, il fantasma dell’opera con la maschera della commedia, fece tintinnare la tenda scostandola con la mano. La ragazza non era sorpresa, le candele si mossero appena, l’ombra scura delle spalle larghe dell’uomo si stese, in silenzio, sul muro…
“ vuoi che ti legga il futuro..?”
le labbra della ragazza si mossero piano, erano rosa, erano belle. L’uomo scosse la testa per rifiutare l’offerta, l’incenso bruciò di un altro centimetro, le candele si mossero. La ragazza prese allora la sua mano. Era ruvida, ma non del tutto, era irregolare, scabrosa, anche sotto il lattice, gli sfilò il guanto piano, ne accarezzo i volumi e le superfici, ne percorse i contorni ascoltando le parole di quelle linee incerte, contorte, il dolore, la crudeltà, la forza, la bellezza. In quella carne torturata lesse la sua vita..
….Nascite…

Jeanne-Marie sedeva al tavolo di cucina, davanti al frigorifero con le calamite. E con mia grande sorpresa parlò “Jean-Paul è una cipolla.. agli occhi apparirà come un bellissimo eterno giovane, leggermente alieno nella sua bellezza impeccabile.. sbuccia la prima foglia, troverai un uomo altezzoso, orgoglioso, gelido nella sua compostezza, distante, mortalmente snob…sbuccia la seconda foglia.. un bravo insegnante, una mente veloce, aperta, sensibile, incline ad una colta, contemplativa malinconia. Un uomo da tramonti, da spiagge gelate e deserte, da grandi finestre sul mondo.. sbuccia un’altra foglia.. c’è un’anima ferita, ferita dagli abbandoni, dalle perdite, dai pregiudizi, un’anima avvelenata dall’infelicità, contaminata dal male del mondo e della vita, un’anima drogata di sonniferi e di antidepressivi, annegata nella solitudine, macerata dal suo stesso liquore, nauseata da se stessa e da tutte le cose pesanti che rendono la vita una tortura… resta un’unica foglia da sbucciare…”
“ e cosa si trova?”
Sorrise.

…Risvegli…

Jamie pensò che Theresa era davvero bellissima quando la mattina si svegliava arrabbiata, imprecando contro lui e contro la padella delle crepes. Le sorrideva chiamandola come si chiama un cucciolo, ma con una dolcezza inconsapevole, e poi, per farle passare il malumore, le offriva da bere. Perché per vivere felici è essenziale saper ridere soprattutto di se… ( risa )

Lorna è ancora un po’ pazza, ma la pazzia è il segno della sua sopravvivenza. Si aggira per il giardino con i pantaloni morbidi e il maglione azzurro di Alex, assente ma non sognante, ogni giorno che passa pare che i suoi occhi acquistino un riflesso più umano e vicino, anche se la sua risata contiene ancora una nota distorta... ma forse questo non è poi così importante, se adesso Lorna sta ridendo…

… Musica…

Wade soffiò con tutte le sue forze dentro la tromba, pensando che gli avevano assicurato, vita, amici e parenti, e più di una volta , che certamente la seconda volta sarebbe stata meglio della prima, vi soffiò con tutte le sue forze perché sapeva altrettanto bene – il rosso e il nero – che la vita di adesso vale più della vita che avrai… un uomo moriva in mezzo a un’aiuola, un altro faceva il caffè, i topi ballavano il merenghe nello scomparto di destra e una vecchia lo prendeva a bastonate in testa, ma tra le righe non muore nessuno, tanto meno lui, tanto meno tra le righe di uno spartito. Soffiò. Ne uscì un suono vivacemente sgraziato, orrendo, ma nient’affatto deludente…

E quando la ruota panoramica arrivo alla sommità del suo giro, Jean-Paul prese la mano di Jeanne-Marie e le disse “ voliamo via…” e lei pensò che suo fratello era ancora un bambino, che le luci della giostra avevano il calore appagante delle fiaccole di una festa, che era il suo modo anomalo e premuroso, di prendersi cura di lei… Volarono via, scuri come due ombre, fluorescenti come due sogni…

Anche un uomo che si faceva chiamare Weasel è stato felice, perché ha regalato una rosa fosforescente alla donna che ama….

E il reggiseno di Emma si è tinto di rosa per sbaglio..

Tutti hanno misurato la propria vita…

Tutti andavano da Emma quando avevano il desiderio o il bisogno di parole che non avrebbero mai confidato a nessun altro. Erano tutti nudi davanti ai suoi occhi di velluto di seta, e forse per questo spogliarsi sembrava così facile… era la confidente dell’ora del crollo delle inibizioni.

….Misure scomposte….

Una notte Emma e Lorna cantarono insieme… …Disarmonie…

Centimetri di nastro magnetico portano l’impronta di parole sperse ai confini della notte e di quello che abitualmente divide ragione e delirio, parole, dopo la musica, arenatisi sull’orlo di un nastro senza nessun altro testimone, la voce parlava…parole lasciate sull’orlo di una bottiglia di tequila….

“.. e sto pensando un po’ vagamente a tante cose.. sto pensando a Scott, sto pensando che non gli ho detto la metà delle cose che avrei voluto dirgli e che forse lo avrebbero reso felice.. sto pensando ad Emma Frost, e sto pensando a come è il suo aspetto, se è veramente bionda con la corona nera in testa, sto pensando a Dani, che per me è castana.. sto pensando a Theresa. E Theresa ha i riccioli sparsi, e Theresa ha un grande maglione ed è nuda sotto… e si muove sinuosa ma poco provocante nel suo grande maglione.. sto pensando a Jamie. Jamie non fuma, nel mio immaginario. Jamie è seduto in cucina e divide un bicchiere di Coca Cola con Sam, Sam risponde al telefono, qualcuno lo chiama da lontano. Sam non sa più se ha i capelli ricci o lisci, però ha lo stesso sguardo aperto da fornaio(rumore) test… e chissà se lo faremo ormai…Tabitha…Tabitha non c’è in quest’immagine però Tabitha nel mio immaginario ha sempre la pancia scoperta e ha un ombellico affusolato che va su, a punto interrogativo… Domino ha gli occhi affilati, è amica di Emma, ha i capelli neri.. ha lo sguardo un po’ da bastardina…(rumore...) soltanto lo sguardo ..(rumore) perché…(rumore..) guardato da lontano.. e con uno sguardo è riuscita capire che lo condivideva, ma questo senza mai pensare a (rumore…) Pete Wisdom, e questo (indistinguibile..) e sta pensando a cosa cazzo farsene della sua vita.. e forse questa cosa la pensano in tanti. Io questa sera ho scoperto che Alex è molto più positivo di tanti altri.. e mi ritrovo un po’ stupido davanti a un registratore, a parlargli dicendo cose che mi vengono in mente, momento per momento.. Alex è un ottimista, e non lo avevo mai capito. Alex è una persona che può dire di avere un cuore e che non venderebbe mai l’anima al diavolo…”

Pete misurava la sua vita con le sigarette…….il nastro segue….

“…Pete si fuma l’ultima sigaretta e la spegne nel posacenere, ma solo se il posacenere ha una forma familiare”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** vol. 3 ***


Jamie dorme ancora sotto il lenzuolo arancione, quando gli altri partono per andare a pescare. Theresa si è alzata velocemente, e ha raggiunto i ragazzi nel cortile della grande casa. Ha lasciato se stessa dentro la camera e dentro la camicia che si è sfilata con la luna alta. Ha lasciato se stessa a dormire accanto lui perché potesse riposarsi un po’. Jono e Angelo fabbricano le lenze e forse entrambi pensano, e forse non se ne accorge nessuno dei due, che quando erano bambini non l’hanno mai fatto. O forse lo hanno fatto troppo tempo fa, ma non del tutto dimenticato…
Angelo ha lo sguardo cattivo e l’anima buona, quando Jono canticchia Fiesta, fa il contro canto in spagnolo, si divertono come due bambini con cose da niente, e se hanno il tempo di giocare è sicuramente un’ottima cosa, Jono e Theresa si somigliano abbastanza per piacersi a vicenda, ribelli il giusto, e lei ha una voce stupenda… I folletti della testa di Sean si ubriacano tutto il giorno e se uno accosta l’orecchio per ascoltare cosa dicono, li sente cantare Wisky In The Jar. Sean conta i capelli bianchi che spuntano sulle sue tempie e sorride guardando i suoi ragazzi che vanno a pescare. Sono tutti ancora in Jamaica.

In un sogno, Theresa è la padrona di un circo, e Jono è suo figlio. C’è anche Danielle, Danielle è una bambina sporca, con gli occhi scuri e luminosi e le macchie di terra sulle guance. Tiene una piccola tigre al guinzaglio, al collo porta un amuleto fatto di spago e di piume, la casacca blu le tinge il collo e i polsi dello stesso colore…
Theresa ha il trucco sfatto, ma guardandola si intuisce che deve essere stata bellissima. Ha troppe rughe attorno alla bocca, adesso, per poterlo affermare con certezza, siede in mezzo alle casse piene di niente di quel vecchio circo paradiso, forse un giorno ha conosciuto lo splendore… they got car big as bar they got rivers of gold…ma quel tempo è diventato polvere, la polvere che fa tossire Theresa, seduta nel suo abito di velluto verde, nel corsetto chiuso dai nastri color panna, la scollatura provocante aperta sul seno ormai vuoto, è triste l’ombra sepolta in fondo al suo sguardo, indossa occhiaie pesanti, scarpe di nappa, soltanto i capelli, una quantità enorme, fulgidi come quando il tempo era più gentile con lei… sulla pelle impallidita di dolore e di cerone, una smorfia disgustata, mentre le sue labbra secche, smaltate di troppo rossetto, si appoggiano sul lungo bocchino nero, eleganza sgraziata di Grizabella con le calze bucate… “..ah, gli uomini” e la sua voce roca è una pugnalata al cuore per chi un tempo l’aveva sentita cantare come le sirene del mare del nord. Jamie forse l’aveva sentita cantare, ma, marinaio di altri mondi, era salpato lo stesso, molto tempo fa… “…io odio gli uomini che se ne vanno un giorno con un bacio ai bambini e non tornano più…” gracchia la voce della vecchia mentre le nuvole di fumo si mescolano all’incenso di quel circo di carta, raso e vernice..
Jono è appena un bambino con una sciarpa arcobaleno tirata su fin sotto il naso.. corre per la via del mercato, tra le pozzanghere, con le gambe sottili, nude sotto i pantaloni corti, si guarda in ogni specchio che incontra tra le bancarelle umide, e vede i suoi occhi.. e corre via.

In un altro sogno, Theresa cammina per una strada nuvolosa, il giubbotto leggero per quell’aria fredda stretto intorno, scossa da brividi che dentro i suoi occhi vuoti di lacrime versate non si prende il tempo di ascoltare… cammina senza guardare dove mette i piedi, in quella periferia, lungo i binari della suburbana.. anche Sally vive in periferia, sopravvive in una discarica, in un cumulo di macerie, con una donna malata di haltzeimer e suo figlio che accende fuochi schioccando le dita.. Sally ha pochi vestiti puliti, è un sacco di coperte che cammina in quel freddo impietoso, a volte un senso di colpa la sfiora, mentre urla ai ragazzini di non rubare la loro legna e prepara da mangiare come può, il senso di colpa di essere sfuggita, solo abbandonandolo, alla trucidazione del sogno.. Perché in questo sogno il sogno è morto… Theresa cammina per la strada canticchiando bye, bye.. incerta sulle gambe, tremante nell’aria gelida e nella sua esasperata magrezza.. ha le braccia sottili come la zampe di una farfalla, fragili come gessetti. Il ventre è stranamente rotondo, ma i suoi figli sono morti. Suo padre è morto.. molti sono morti, gli altri sono scomparsi nel nulla… Theresa segue i binari della suburbana cercando un punto sul quale appoggiare i piedi…bye bye..e mentre si trascina su quella banchina sporca sente il suono di una chitarra che accompagna le partenze e gli arrivi della sua mente ..si sporge, e vede un uomo avvolto in una coperta tignosa, sotto il ponticello della stazione, che suona la chitarra, ha i capelli arruffati sopra la testa, la sciarpa tirata sul mento .. and the three men I admired most.. le sopracciglia arcuate sugli occhi chiusi, è molto più giovane di quello che sembra, sotto i capelli di lana e la sciarpa di feltro che gli copre il volto, mentre suona con rabbia e con amore..the Father, the Son, and the Holy Ghost ..è uno spettro che un tempo fu insieme a chi gli era stato caro, e che adesso si nasconde senza poter marcire sotto il ponte della ferrovia, una tazza di latta e una chitarra, tra le mani spaccate dal freddo. È fuggito anche lui dopo aver perso tutto, tutto quello che era e adesso non è più in nessun luogo del mondo.. they take the last train for the coast, the day the music died.. Theresa si siede accanto a lui, lui sa che è lì, ma non dice nulla, gli occhi chiusi, le mani sulla chitarra, ma sa che Theresa Rourke Cassidy si è seduta sulla sua coperta. Che ha gli occhi sporchi di trucco sfatto anche in questo sogno, tra le macerie di questo mondo, che lo ha riconosciuto. ..and they were singin’... Theresa si stringe le ginocchia al petto, e si schiarisce la voce…

Gli occhi chiari di Theresa si stringono fino a divenire due linee sottilissime, mentre l’orizzonte si illumina del riverbero accecante del sole dei tropici… non si è truccata, in questo sogno. Il mare è un’enorme specchio infranto dal sole. In questo sogno, i bambini pescano, e Theresa dorme sotto una coperta arancione. Sono tutti ancora in Jamaica.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** vol. 4 ***


E una sera, al karaoke, Alex e Scott si ritrovarono per puro caso sulle note di Father and Son....
e quando la canzone alla fine Scott alzò la testa verso la sua prima famiglia e con la sua remissiva dolcezza disse: “… non credevo che la sapessi...”
Alex lo fissò negli occhi, e con la sua durezza fragile da bambino arrabbiato per essere stato abbandonato troppo a lungo, rispose: “Sbagliavi.”

Sean Cassidy di Count Mayo compone ballate che non sa musicare...

E Scott forse pensava che sarebbe stato bello se Nathan avesse avuto dei figli, in quel mondo in cui, finalmente, poteva sperare di essere felice.

Peter gira velocemente la rotellina dell’accendino che Pete gli ha regalato e pensa, che bello, che bello se potesse fermare le scintille a forma stella che nascono dalla pietra, che bello sarebbe poter dipingere quella luce esile, fugace. Illyana sarebbe la prima a cui le farebbe vedere. Ma il pennello di Peter è troppo grande e gli occhi di Illyana troppo lontani, ormai. Si infila di nuovo il capello, e rivolta una zolla di terra. Il grano cadrà nel solco dalla sua borsa chiusa.

C’era uno spiazzo dietro il pagliaio, uno spiazzo grande di cemento, senza motivazioni apparenti di esistere. Clarice disegna una stella per terra. Ha una punta storta, ma forse andrà bene lo stesso, per far volare il suo cuore.. Clarice preme la mano sul gessetto rosa, e il gessetto diventa polvere colorata sulla polvere bianca del cemento. Il vento soffia…Clarice si solleva lentamente, come una ballerina, alza le mani al cielo e lascia che l’aria ne porti via la polvere.
Poi si tuffa dentro la stella, e il pagliaio scompare.

Penny ha un vestito di trina bianca che le copre il corpo tagliente, i tagli dell’anima. Nel mezzo dell’erba medica, solleva una delle sue lunghe dita da insetto e strappa un suono alla sua voce che non c’è, un saluto per un altro insetto, che ha grandi ali gialle, e vola via…

Angelo prende una bicicletta per il manubrio, e cosa importa se non è sua,il viale è così lungo, e lui sarà così veloce, che nessuno lo potrà vedere… e se qualcuno si accorgerà che ha rubato, lui sarà già lontano…

Mr Quire vive nello scantinato insieme all’ombra, al Babau e ai mostri davvero pericolosi, ma, in un modo o nell’altro, gli sono ricresciuti i capelli… ..e quando guarda la bambina di fragola rossa, vede una donna bionda che non si spiega, ma il blu degli occhi di vetro è lo stesso. Vorrebbe chiedere, ma Penny non può spiegare.

Jono guarda Paige strapparsi la pelle, foglia dopo foglia, mentre la sua bocca si riempie di suoni, parole, discorsi senza senso. La guarda con rabbia strapparsi la pelle davanti a lui, continuando a parlare senza guardarlo, la guarda con rabbia perché per quanto possa strappare, Paige non sarà mai nuda. Ma lei questo non lo sa, e da la colpa ai passanti, o alla cattiva stagione.

Quando Mary ha baciato quell’uomo nevicava.. nevicava piano, ma lui lo sentì lo stesso.

Bobby guarda verso Emma e pensa “l’ho sempre saputo, l’ho saputo per moltissimo tempo ma non ho mai parlato, per non parlarne più…”
Emma pensa, lo pensa sempre “… perché sei un’idiota.” Ma non guarda verso di lui.

Matthew guarda sempre… altrove.

Jono guarda le sue mani ferme sulle corde della chitarra, e pensa.. pensa che esiste un sogno in cui la pelle di Angelo cade a brandelli solo perché lui si è ustionato la faccia lavorando in fabbrica , pensa che c’è un sogno in cui possono ancora telefonare a Ev per chiedergli come si fa a montare la casa sull’albero, pensa a questi sogni, e mentre pensa, i suoi occhi si chiudono su se stessi, e Jono si addormenta.

Jean-Paul ha le mani, sempre nervose e ritorte, ferme davanti a se. Gli occhi impermiabili. La voce è calma, piatta come un lago abbandonato, lentamente dice: “A volte credo che potrei sedermi e piangere per ore e ore, giorni, di seguito, senza nessun pretesto” Aveva gli occhi impermiabili mentre parlava. Quando piangeva, invece non parlava mai, e quasi non esisteva. Jeanne-Marie lo guardava morire con le mani sollevate in aria, cercando di abbracciare quello che non c’era. Aveva gli occhi umidi.

Peter si infila il capello. A Illyana non era mai riuscito costruire una corona di spighe per suo fratello. A Illyana era sempre dispiaciuto molto non essere capace di prendere le misure alla testa di suo fratello. Peter si sfila il capello e lo appoggia sul tavolo prima di uscire.

Kitty piange tutte le volte che qualcuno le parla di quella neve….neanche nella felicità si dimentica.

Stacco la matita dal foglio. Jono sorride. Jono sorride perché sta dando un nontiscordardimé a Emma. Emma lo prende, e senza guardare, porge un tulipano arancione a Sean. Sean fa cadere dolcemente una campanula sulla testa di Jubilation, Jubilation da’ una gerbera rosa a Everett, Everett raccoglie la gerbera e dona una rosa bianca a Monet, Monet stacca un fiore al melo per Penny, Penny ha una mela in mano, che porge a Artie con le sue dita di forbice, Artie regge un garofano rosa per Pulce, Pulce regala una violetta a Paige. Paige è seduta su una foglia e non sorride, ma lascia cadere un rametto fiorito nella mano di Angelo, la mano grande di Angelo offre un girasole a Jono, che non si è accorto, all’inizio del disegno, che quella è l’ora di giardinaggio, e tiene ancora stretta la chitarra. Ma capirà. Se ne avrà il tempo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=348642