The Gallery

di Wellesandra
(/viewuser.php?uid=173600)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** INIZIO ***
Capitolo 2: *** L'INGRESSO ***
Capitolo 3: *** GIOCHI PER ADULTI ***
Capitolo 4: *** LA STANZA DEGLI SPECCHI ***



Capitolo 1
*** INIZIO ***


Inizio

Affacciata alla finestra della sua camera da letto, Ashley Cooper sorrise, sicura di sé. Le torri del castello di Teignmouth erano ben visibili e con esse anche la cupola di vetro, che sormontava il giardino- o cimitero, che dir si voglia- esterno.
Ashley lavorava come agente immobiliare presso una delle tre agenzie presenti nella sua città natale. Un gran bel lavoro, insomma, molto soddisfacente, in pratica, e che le occupava mooolto tempo a fare il nulla. Era comunque l'unica ad essere riuscita a vendere il maggior numero di immobili e per lei era una soddisfazione. Poteva riuscire ad ottenere una possibilità di fuga da quella cittadina il pomeriggio stesso, se solo fosse riuscita a vendere il famoso castello di Teignmouth. A quanto ne sapeva aveva due giardini e quello esterno, che stava osservando in quel momento, se lo immaginava ricco di piante, con qualche nicchia sparsa qua e là. I cancelli rigorosamente neri delimitavano tutta l'area, proteggendo quella struttura di cinque piani. Era storico. Molto storico.
Prese un bel respiro e si allontanò dalla sua postazione. Guardandosi allo specchio un'ultima volta si disse che sì, poteva andare vestita in quel modo. Tailleur, composto da giacca e pantalone, camicia e tacchi.
Scese da casa e si diresse direttamente verso la sua macchina nuova di zecca. O meglio: usata di zecca. Di seconda mano, ma utile per districarsi tra le strette strade inglesi. Il suo maggiolino Volkswagen azzurro partì subito e in pochi minuti Ashley arrivò in agenzia.
Parcheggiò con tutta calma per poi incamminarsi, salendo quei tre scalini che conosceva fin troppo bene.
-Buongiorno.- Disse entrando. L'unica risposta che arrivò fu quella di Diana, la nuova centralinista. A cosa servisse una centralinista, poi, non l'aveva ancora capito.
-Ciao Ashley! Come sta procedendo il tuo ultimo giorno di lavoro?-
Ash sorrise solo per educazione e mentalmente pensava a cento modi per ucciderla. Diana intanto la guardava davvero incuriosita, masticando una gomma a bocca aperta.
-In modo eccitate!- le rispose, in maniera tanta finta da far invidia alle tette-grosse-come-meloni di Diana.
-Grande! In bocca al lupo allora.-
-Già. Crepi.-
Entrò in tutta fretta nel suo studio, scrollandosi di dosso la sensazione di fradiciume che provava ogni volta che aveva di fronte a sé quella ragazza. Intanto avviò il computer, firmò alcune carte, inserii vari avvisi e chiamò Charlie, il capo, quello che doveva darle quella stramaledetta promozione.
-Buongiorno Ashley. Come va?-
-Tutto bene, Charlie. Il signor Thomas Kirk ti ha informato su ciò che ha intenzione di fare?-
-Ah-ah. Ha lasciato tutto ieri sera in segreteria. Chiedi a Diana.-
Perfetto.
-Perfetto. Ci sentiamo quando ho tutte le informazioni, allora.-
-D'accordo. E, Ashley?-
-Sì?-
-Se riesci a vendere quel castello... puoi scegliere tu, la destinazione.-
Ashley si morse il labbro inferiore, cercando di trattenersi e non iniziare ad esultare. -Bene. A oggi.-
Chiusa la chiamata, la ragazza iniziò a ballare mentalmente la Cumbia, la Salsa e la Macarena contemporaneamente. Intanto Diana arrivò di corsa e spalancata la porta, notò Ashley canticchiare ad un ritmo indefinito. Si appoggiò allo stipite e continuò a guardarla. Quando ridacchiò, Ash spalancò gli occhi.
-Oh biondina, ci sai proprio fare.-
Ashley sorrise, leggermente in imbarazzo.
-Per caso un certo Thomas Kirk ha lasciato qualche informazione?-
La ragazza fece di sì con la testa.
-Sì e stavo proprio venendo a dirtelo. Questo,- continuò, allungandole un foglio, -è il programma. C'è solo un piccolo problema.-
Ashley iniziò a leggere le varie informazioni, quando Diana sganciò la bomba.
-L'incontro è tra mezz'ora e a giudicare da quello che c'è scritto il posto sembra essere piuttosto lontano.- Disse tutto così velocemente che Ashley fu costretta a pensare tre volte prima di decifrare le sue parole.
-Perdonami,- continuò la centralinista. -Per favore, non era mia intenzione. Non lo dirai a Charlie, vero?-
-Diana!!!-
Ashley corse di nuovo alla scrivania, indossò le scarpe il più velocemente possibile e prese la valigetta. Uscì dal suo ufficio e volò, saltando gli scalini.
-Se corri puoi farcela!- Urlò di rimando la centralinista.
-Grazie tante!-
Avviò il motore in tutta fretta e sgommando uscì dal parcheggio.

Arrivò con un ritardo di cinque minuti, ma si diceva che in fondo non era nulla, no? Che una donna è sempre in ritardo, come al giorno del matrimonio. Peccato che non era lì per sposarsi e magari, pensava, questo Thomas Kirk era anche puntiglioso!
Nell'arco di quella mezz'ora di corsa accelerata con il suo super maggiolino, aveva attraversato ponti e stradine di cui non conosceva l'esistenza, fino ad arrivare ai confini di una foresta. Aveva avuto dei leggeri brividi lungo la schiena, quando si ritrovò ad inclinare la testa all'indietro, di fronte alla maestosità di quella casa. Casa, come no. Il cancello esterno non presentava traccia di polvere né di ruggine. Era robusto, constatò Ashley, avvicinandosi dopo aver lasciato il maggiolino fuori. Provò a spingere più forte e si rese conto che era aperto. Camminò velocemente lungo il piccolo vialetto, fino ad arrivare alla porta principale.
Bussò e attese. Pochi secondi dopo la porta si aprì e comparve un vecchietto, vestito di tutto punto.
È un maggiordomo. Ovviamente.
-Posso esserle di aiuto?-
Aveva la voce gessata, di uno che era appena stato disturbato dalle sue faccende di casa.
-Sì. Ho un appuntamento con Thomas Kirk. Abita qui, vero?-
Il vecchietto in questione raddrizzò subito la schiena e ad Ashley parve che i suoi occhietti piccoli e neri si fossero illuminati per un secondo.
-Lei deve essere la signorina Ashley Cooper. La stavamo aspettando.- Fece un passo indietro, per permetterle di poter entrare.
Ash non ci pensò due volte e sorridendogli mise un piede in casa. L'aria attorno a lei sembrava soffocarla; un brivido gelido le percorse la schiena e se non fosse stato per l'amico Fritz lì presente sarebbe scappata via a gambe levate. Si portò una mano alla gola, mentre con l'altra stringeva forte la borsa. Prese un bel respiro, pronta a girarsi e a vedere dietro di sé un vampiro. Sì, di quelli descritti nei libri magari. Alto, muscoloso, bellissimo, eccitante...
“Oh, ti prego!”
Invece no, il maggiordomo era lì che la guardava con quei piccoli occhietti e un mini sorriso.
-Se vuole seguirmi.- Le indicò la strada con una mano e poi si incamminò.
L'ingresso era straordinario: colonne decorate di marmo partivano dal pavimento- un vero e proprio mosaico- arrivando fino al soffitto. Alzando la testa verso l'alto, Ashley notò le favolose decorazioni che ricoprivano l'intera volta. Era ancora a bocca aperta, quando gli occhi si spostavano sulle quattro porte di legno lucido che si aprivano di fronte a lei. Ai lati di una di essa c'era un orologio a pendolo, antico- mooolto antico- e fastidioso. Con quel suo tic-tac sarebbe stato capace di farle saltare i nervi. Mise da parti questi pensieri quando due rampe di scale, formate da una cinquantina di scalini per parte, aprivano un varco sotto il quale una splendida porta sembrava spiccare, circondata da due strani candelabri e due poltrone rosse. Al piano superiore, Ash poté notare un enorme quadro, che raffigurava un uomo sui sessant'anni, ancora piacente.
Forse è Mr.Kirk...
Altre porte si aprivano ai quattro angoli, e la curiosità della ragazza crebbe a dismisura.
Il maggiordomo la condusse sulla prima porta alla sua sinistra. Una strana aria aleggiava in quella sala e Ash arricciò spesso il naso, per cercare di capire di cosa si trattasse.
Splendidi quadri erano appesi alle pareti: un veliero in mezzo ad un mare in tempesta, una splendida donna con in mano un ventaglio e il volto serio, un semplice paesaggio...
-Se vuole attendere qui, miss Cooper. Mr Kirk arriverà tra pochi minuti.-
Detto ciò, il maggiordomo chiuse la porta con un perfetto inchino.
-Non siamo mica nel Settecento.- Mormorò, guardandosi ancora intorno.
Dalle enormi finestre che filtravano una luce intensa poté notare la sua macchina, lasciata lì a caso. “Forse mi conviene spostarla. Non ci metterò poi molto.”
Stava per fare il primo passo quando la porta si aprì e davanti ai suoi occhi non comparve il signore sessantenne del quadro, ma un semplice ragazzo, poco più grande di lei. Occhi scuri e un po’ spennato, ma sì, poteva essere un suo coetaneo. Era vestito in modo strano però.
-Siamo a Carnevale e non me ne sono accorta?- Domandò, per rompere il ghiaccio e porgendogli la mano.
Thomas Kirk- o chiunque fosse- inarcò le sopracciglia a livelli indescrivibili e la guardò dalla testa ai piedi.
-Come, scusi?-
-Nulla, perdoni la mia impertinenza.-
Il ragazzo sorrise e le prese la mano, sfiorandola con un leggero bacio.
-Sono Thomas Arthur Joseph Michael William Kirk, al vostro servizio.- Ashley aveva gli occhi sbarrati e guardò fisso l'uomo che si abbassava alla sua altezza per poi ritornare in posizione eretta. Il suo vestito color oro, con delle venature rosse e blu, era coperto da un mantello, sfarzoso anch'esso. Stivali neri erano chiusi fin sopra i pantaloni e una fodera di spada accompagnava il tutto.
-Mol... molto piacere. Io sono Ashley Grace Cooper.-
“Perché non ho altri due nomi in più?”
“Frena, frena Ash. Forse il tipo ti prende solo in giro.
-Come posso chiamarti?- Gli chiese dandogli del tu, nella speranza di alleggerire l’atmosfera.
-Thomas va benissimo.-
-D'accordo Thomas... Che ne dici di farmi dare un'occhiata in giro?-
L'uomo inarcò un sopracciglio e la guardò come se stesse scherzando.
-Cosa intendete, per l'esattezza?-
Ashley corrugò la fronte. Non aveva sbagliato indirizzo e lui era Tom Kirk.
-Sono un'agente immobiliare e abbiamo ricevuto una proposta da te. Per vendere la casa, sai.-
Silenzio.
Ashley fece scorrere gli occhi per tutta la stanza, pensando che una situazione del genere non le era mai capitata. La sua attenzione fu richiamata dal movimento delle spalle dell'uomo, che si muovevano su e giù, sempre più veloci. Una fragorosa risata si liberò nell'aria e la ragazza non poté fare a meno di sorridere.
-C'è un errore, Miss Cooper. Posso darti anche io del tu?-
-Oh, ma ovviamente.-
-Bene. Tu, mia dolce futura principessa di Teignmouth, diventerai mia moglie.-
Ash chiuse gli occhi. Scosse il capo. Poi li riaprì.
-Io me ne vado.-
Al diavolo la promozione. Al diavolo Charlie e al diavolo tutti.
-No. Ferma lì. Ti prego.-
Ashley ubbidì solo per sentirsi dire le scuse che meritava.
“Gli idioti esistono dappertutto!”
-Non vuoi diventare mia moglie?-
-Assolutamente no.-
-Perché?-
-Primo: non ti conosco. Secondo: non sei il mio tipo. E terzo: non è il modo più appropriato per chiedere ad una donna di sposarti. Ora, sei intenzionato a vendere casa e farmi lavorare oppure ritorno tranquillamente in agenzia? Per me è lo stesso, ma deciditi in fretta.-
Thomas Kirk annuiva vistosamente e aveva uno sguardo estasiato.
-Lo diceva... lo diceva che eri perfetta! Un carattere forte, audace, che sa quel che vuole.- Si avvicinò a lei con passi lenti, squadrandola dalla testa ai piedi. -Meravigliosa, perfetta! Saresti capace di governare tutti senza la minima difficoltà! Sì... sì, mi piace!-
Ashley fece un passo indietro, allontanandosi però dalla porta. Afferrò la borsa e iniziò a cercare il suo spray al peperoncino.
-Oh, no no no, fiorellino. Non avere paura. Ti darò tutto ciò di cui hai bisogno.-
-Io non ho bisogno di nessuno e di niente, tanto meno di uno psicopatico con dei gusti di merda!-
Thomas Kirk rise e poi svanì. Svanì non nel senso di camminare velocemente e spostarsi tanto velocemente da un posto all'altro, no. Svanì. Puff.
Ashley urlò e corse verso la porta. Tirò indietro le due ante, ma non si muovevano. Provò a spingere ed ottenne lo stesso risultato. Allora provò a correre alle finestre e il sole che prima filtrava era stato sostituito da nuvole nere. La sua auto non c'era più. Tremando dal terrore provò ad aprire le imposte ma non riuscì a togliere il gancio. Provò a correre di nuovo verso la porta, ma il risultato non cambiò.
La risata di Thomas rimbombava nell'aria e voltandosi se lo ritrovò davanti, in un aspetto molto più spettrale. Ashley si accasciò alla porta e lo guardò dal basso. Poi Kirk si abbassò alla sua altezza e le accarezzò i capelli, prendendo tra le sue dita bianco perla una ciocca bionda.
-Bellissima. Bellissima.- La ragazza non aprì bocca. Aspettava solo di svegliarsi. Perché doveva essere per forza un sogno.
-Amore mio. Amore mio, non avere paura. Sarà l'esperienza più bella della tua vita, te lo prometto. Te lo giuro.-
-I... Io voglio tornare a casa.- Riuscì a dire. Thomas la guardò e le sorrise benevolo.
-Sarai tu a scegliere di sposarmi, Ashley Grace Cooper. Hai due possibilità.-
L'uomo si alzò in piedi e l'aiutò ad alzarsi, come se non pesasse nulla.
-Puoi scegliere di sposarmi... oppure scegliere la tua libertà. Ma sappi che la libertà si conquista solo affrontando l'intera casa.-
-C... cosa sig... nifica?-
-Significa, amore mio, che ci saranno delle prove da affrontare. Ogni stanza di questa casa ha qualcosa da raccontare. Ebbene, se riuscirai a superare tutti gli ostacoli otterrai la libertà. Altrimenti sarai mia.-
Ashley stava tremando dalla testa ai piedi. Un tuono rimbombò nell'intera stanza, facendola sobbalzare.
-Devi accettare per forza, mia cara. Qualora tu voglia affrontare la casa, sparirò dalla tua vista per un po'. E qualora tu voglia terminare il tuo cammino basta dire ad alta voce il mio nome. Tutto finirà e tu diventerai mia moglie.-
Un dito trasparente le accarezzò una guancia, arrivando fino al collo. Animata da una certa determinazione, Ashley si allontanò, guardando il fantasma con aria di sfida.
-Affronterò la casa e... e riuscirò ad uscire. Stanne certo.-
La risata le risuonò dietro l'orecchio.
-Staremo a vedere, mia amata.- La voce di Thomas Kirk si dissolse nell'aria. Così come la luce.

Tremante e al buio, Ashley si accasciò al muro e iniziò a piangere. Paura e adrenalina si mischiarono. Il senso di inutilità l'attanagliava. Non sapeva cosa fare, dove andare... stava forse sognando? Sì, si diceva, per forza.
Riuscì ad alzarsi e prese a camminare a tentoni. L'unica luce che si rifletteva arrivava dalle finestre. Ma il sole non c'era più. Solo nuvole e pioggia. E tuoni e lampi. Strinse forte la testa tra le mani. “Dannazione, funziona. Funziona.”
Prese un bel respiro.
E un altro.
Aprì gli occhi.
Buio. Lampo.
Buio.
-Signore... aiutami.-
Respirò a fondo e si alzò. Cosa aveva imparato in tutti quei film di paura? Di non parlare. Di non urlare. “E se senti qualche rumore, per l'amor di Dio, scappa dall'altro lato!”
Rimanendo attaccata al muro decise che la cosa migliore era quella di seguire la parete. Perché il pulsante per la luce era posizionato sempre su una parete, no? Camminò per un po’- non si era per niente accorta che la stanza avesse quelle dimensioni. Superò perfino le finestre e arrivò al camino spento.
-Ci sei sempre stato?- Scosse la testa, dichiarandosi pazza per il solo fatto di parlare da sola. O forse avrebbe dovuto pensare: sono pazza perché cammino come un ninja invece di prendere il telefono dalla borsa e chiamare aiuto.
Ottima idea, Sherlock.
Con tutta la frenesia che aveva aprì la borsetta e infilò dentro una mano. Mary Poppins le faceva un baffo.
“Specchietto, no. Lucidalabbra, no. Chiavi della macchina? No. Aha! Trovato!”
Prese il suo Nokia E65 preistorico e si maledisse da sola per non aver comprato un I-Phone all'ultima moda. Come al solito, e come concerne ad uno scontato film di paura, non c'era linea. Ma almeno faceva una piccola aurea di luce. Curiosò ai lati del camino, sperando di non dover camminare e ritornare di nuovo indietro. Perché di solito gli interruttori si trovano vicino alla porta, miss intelligenza dell'anno.
-Cazzo.- Sbuffò e diede una, due, tre testate alla parete di fianco al camino, mormorando tra sé e sé una serie di maledizioni.
Un terremoto improvviso la scosse, togliendole di nuovo il fiato. Si accasciò alla parete, pregando di non morire. Tutto quello che accadde fu solo la scomparsa del camino, e al suo posto una serie di scalini. Aspettò dei secondi prima di decidere cosa fare.
-Ho fatto trenta, facciamo anche trentuno.-
Aiutandosi con la luce che filtrava da quello che prima era un camino, Ashley si appoggiò alla parete di mattoni, scendendo lentamente. La prima cosa che sentì, finite le scale, furono le note di Mariinsky.




NOTE D'AUTRICE
Buonasera! E' da tantissimo tempo che non pubblico qualcosa in questa sezione e, sinceramente, non volevo farlo proprio ora. Qualcosa mi ha convinta e quindi... eccomi qui, a presentarvi questa mia nuova storia. Per chi mi conosce, dico da subito che non è propriamente lo stile che considero "mio", anzi. E' stato quasi imbarazzante riportare delle scene.
Mi sento in dovere di fare alcune osservazioni: questa, prima di ogni cosa, è un crossover, perché la storia riprendere fortemente i luoghi e qualche personaggio di un videogioco che adoro tantissimo. E' molto vecchio e non più in uso, perché era riservato alla PS2, ma... all'amor non si comanda e ho cercato di riportarla scritta, inserendo però qualcosa di personale eheheh
In secondo luogo, è una storia che ho iniziato taaanto tempo fa, e ripresa una seconda volta per poi esser messa da parte, e ripresa ancora una volta ultimamente.
Non mi resta che ringraziarvi fin da subito per aver gettato un'occhiata a questo primo capitolo. Come sempre, mi farebbe enormemente piacere sapere cosa ne pensate! <3 <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** L'INGRESSO ***


L'ingresso
 

Ashley si ritrovò nel sotterraneo più lussuoso che avesse mai visto. Era vagamente illuminato da una luce blu, proiettata da una sfera di cristallo posta su un tavolino circolare. Intorno c'erano solo due sedie di legno e lungo le quattro pareti correvano tendaggi e bauli disposti a casaccio. Strizzò gli occhi cercando di capirne il colore, ma il suo Nokia E65 non permetteva di certo una luce stile faro-notturno. Stranamente si sentì più rilassata, come se in quel posto nessuno potesse farle del male. "Sarà la musica", pensò. Non che in realtà avesse paura, non di certo. Stava solo sognando, solo sognando. E doveva aspettare solo qualche minuto prima che la sveglia suonasse e iniziasse così una nuova alba.
Ashley decise di avvicinarsi a uno di quei tendaggi: lo sfiorò con una mano, ne sentì la consistenza, provò a sentirne l'odore. Amava le stoffe, le tende, i divani. Tutto era stato ereditato dalla sua famiglia di sarti e tappezzieri. Che cosa strana la vita: se avesse deciso di seguire la strada di sartoria magari a quest'ora si sarebbe trovata in uno degli atelier più grandi e magnifici al mondo... non rinchiusa in una casa piena di polvere e fantasmi.
Oh, ma andiamo. Fantasmi. Bah, e dire che non aveva mai sopportato i film alla Ghostbusters! Mentre stava per spostarsi, il suo piede urtò contro uno dei bauli. Si guardò intorno per essere sicura di non essere osservata e poi si abbassò a prendere quella piccola cassa. Con un po’ di sforzo la posizionò sul tavolo, proprio accanto alla sfera di cristallo. Si chinò, cercando di capire come aprire quell'affare quando notò due serrature. La cosa si fa interessante, pensò. Impugnando come un'arma il suo telefono, si mise alla ricerca di due possibili chiavi.

-Se fossi una chiave, dove mi nasconderei?- disse, battendo l'indice della mano destra sulle labbra. Iniziò a cercare dietro la tenda- che si scoprì essere giallo ocra- ma non trovò nulla.
-Io sicuramente non mi nasconderei lì dietro, tesoro.-
Ashley sobbalzò, con il cuore che le andava mille. Guardò a destra e a sinistra ma quel maledetto telefono non le consentiva di vedere ad un palmo dal suo naso. Non sapeva se Thomas-comecavolosichiama Kirk potesse mutare o trasformarsi in un essere diverso, ma quella non era la sua voce.

-Uhhh uuuuuuuuh, sono qui. Ti prego, toglimi questo affare dalla faccia.- La voce cristallina proveniva senza dubbio dal tavolo. L'unica spiegazione era che la palla di cristallo fosse viva. O che lei avesse mangiato qualche fungo allucinogeno e ora era una drogata senza speranza. Optava più per il primo motivo, però, visto che a lei i funghi non piacevano.
-Su, avvicinati cara. Non ti mangio mica.-
Ash si fece forza e dopo un bel respiro si avvicinò. Spostò il baule e davanti ai suoi occhi la sfera di cristallo le sorrise.
-Sei proprio carina, lo sai?-
-Io... io non capisco.- Continuava a guardare la sfera con aria curiosa. Com'era possibile che la testa di una donna fosse rinchiusa lì dentro? E che per di più fosse di colore blu?
-Smettila di fissarmi o mi farai andare su di giri.- Ridacchiò la sfera e scosse il capo, facendo muovere i suoi capelli ricci. -Vieni qui e siediti piccola, non abbiamo molto tempo.-
Ashley non si mosse. -Come posso sapere se fidarmi di te?- Ma lo aveva detto davvero?
-Non lo puoi sapere. Dovrai imparare a rischiare altrimenti morirai presto. E ora vieni qui.-
La ragazza deglutì, ma questa volta decise di obbedire. In fondo era solo una palla di cristallo... 
-A quanto pare tu sei la sua ultima preda. Lo hai già conosciuto, giusto?-
-Thomas Kirk?-
-Esatto. La sua storia non è una delle migliori, ma dovrai sentirla. Non disturbarmi e se hai qualche domanda puoi dirmi tutto dopo.-
Ad Ashley sembrò che la sfera avesse annuito da sola.
Forse aveva davvero mangiato qualche fungo...
-Tutto iniziò tanto, tanto tempo fa. Ti sarai accorta dagli abiti di Thomas che ci trovavamo nel Settecento, epoca meravigliosa a mio dire. Sai, non c'era tutta questa tecnologia di oggi e forse ora, con una torcia, non avresti avuto problemi di luce. Ma comunque, dicevo: eravamo nel Settecento, epoca meravigliosa a mio dire, pieno di colpi di scena, intrighi di palazzi... nulla di meglio per un'indovina come me. Lavoravo per Thomas, ero al suo servizio. Ogni donna che arrivava a palazzo, ogni singola persona in realtà, doveva essere sottoposta ad un esame e non tutti lo superavano. Ero brava nel mio lavoro e smascheravo chiunque volesse solo prenderlo in giro. Sai, Thomas in realtà non è cattivo. È un idiota, ecco cos'è. Un emerito idiota sotto le grinfie di quell'impostore di Xavier.- La sfera pronunciò il nome sillabando e Ashley era fortemente convinta che se avesse potuto avrebbe buttato per l'aria qualcosa.
-Quella mazza di scopa, quell'essere ignobile! Maledetto relitto della società! Lurido verme schifoso!!!- Andò avanti per un bel po’ ad insultarlo fino a quando non scosse la testa e riprese, come se nulla fosse.
- Thomas non è cattivo, no. Anzi. Proprio perché è stato preso in giro tante volte mi assunse. Voleva qualcuno di cui fidarsi, mi diceva. Che poi, in realtà, lui era arrivato a me per caso. E se fossi stata una come gli altri? Pronta solo a sfruttarlo e basta? Glielo chiesi, infatti. Mi rispose "Maggie certe cose le capisco a primo impatto." A primo impatto. Bah! Gli uomini! Non pensi anche tu che siano solo una massa di inutili essere viventi? Tutti così stupidi e facili da manipolare...-
Ashley ascoltava la storia con molto interesse. Aveva assunto anche la sua posizione abitudinaria, con la testa appoggiata sul palmo della mano destra.
-A te piaceva Thomas?-
-Ma è ovvio! Altrimenti perché gli direi tutto questo?- La risata cristallina di Maggie invase l'intero abitacolo e contagiò perfino Ashley. -Insomma, lui ne ha passate di tutti colori. Magari un giorno ti racconterò tutto.
-Per ora è necessario che tu sappia alcune cose: non è un sogno, tesoro. È tutto vero. Fin troppo. Non lasciarti scoraggiare da quello che potrebbe accadere. Non voglio assolutamente che tu ti perda, come è successo agli altri. Sei una donna, sei femmina. Hai- com'è che disse Dom?- le palle. Sì, hai le palle per fare quello che farai tra poco. Altra cosa: stai percorrendo una casa che si trova sotto una maledizione. Non so tutti i dettagli, non sono mai arrivata fino a quel punto.-
-Ehi, ferma, aspetta. Parla piano, per favore. Chi è Dom?-
Maggie cambiò colore, passando dal blu al rosso. I suoi occhi si assottigliarono e mancava poco che iniziasse a sputare fuoco.
-Di tutto quello che sto dicendo mi chiedi chi è Dom? Chi è Dom?- Urlò, così forte che Ash fu costretta a tapparsi le orecchie. Non voleva farla arrabbiare, certo che no. Ma doveva pur sapere, giusto?
-Pensavo fosse uno dei cattivi.-
-Stai sottovalutando troppo la situazione, sciocca ragazzina. E ora stai zitta.-
Di colpo Ash tacque. Stava esagerando; la calma apparente alla fine stava per abbandonarla, ma lei non poteva permetterlo o sarebbe tutto finito.
-Scusa, Maggie.-
-Tranquilla, gli altri tre hanno fatto di peggio. E prima che tu me lo chieda, per "altri tre" intendo altre tre persone che sono passate qui prima di te. Anche loro di Teignmouth, con l'unica eccezione che la loro utilità era diversa dalla tua.-
-In che senso?-
-Sappi che il "non disturbarmi" era una cosa seria. Per favore, fammi parlare.-
Dio dei cieli... ci mancava solo la palla parlante che dava ordini.
-Ogni anno Tom chiama qualcuno al suo castello, proprio come è successo a te. Una volta che sei entrata è come se firmassi un contratto e... baaam! ti ritrovi intrappolata in una realtà sconosciuta, da cui non puoi uscire e in cui dovrai affrontare molte difficoltà. Fino ad ora Tom è riuscito ad intrappolare tutti e sono passati molti anni. Gli ultimi tre erano speciali, diciamo, così come te. Lo scopo non è più quello di ripopolare il palazzo, ma è il divertimento. Il divertimento, ti rendi conto? È una cosa così subdola. Proprio tipica di quella mazza di scopa, quell'essere ignobile, quel relitto della società di...-
-... Xavier!- Continuò Ashley, imitando il suo tono di voce. In realtà non l'aveva fatto di proposito, ma si era così tanto appassionata che aveva deciso che non avrebbe lottato solo per se stessa, ma soprattutto per Maggie. In fondo, lei era un'incredibile romantica.
-Esatto! Quel lurido verme. È riuscito a fargli il lavaggio del cervello e ad insinuarsi nella sua mente.
-Ora è arrivato il momento di spiegare tutto per bene. Arrivò al palazzo una giovane donna. Bellissima, meravigliosa, dico sul serio. Ed era molto, molto buona. Insomma, la sposa perfetta per Thomas. L'avevo esaminata io stessa e non avevo trovato traccia di cattiveria o secondi fini nel suo cuore. Dissi a Tom che era perfetta per lui e prima che tu possa dirmi qualcosa ti dico che no, non avrei sofferto perché l'uomo che amo... che amavo avrebbe sposato un'altra. Io non sarei mai stata adatta per lui. Fatto sta che a qualche giorno dal matrimonio lei decise di lasciarlo. Aveva trovato il suo vero amore, diceva. Ma com'era possibile? Com'era possibile che io mi fossi sbagliata? Mi ritenni colpevole ma Tom non mi diede nessuna colpa. Mi aveva detto che l'amore era qualcosa di imprevedibile e che anche la migliore poteva sbagliare. Io non gli credevo. Non gli credo tutt'ora. Da quel momento lui cambiò: si chiuse in se stesso, chiuse il castello, chiuse tutto. E un bel giorno ci siamo trovati così, trasformati in quello che in realtà siamo. Ci siamo trasformati nel nostro ruolo. E indovina di chi è la colpa? Di Xavier! Quel lurido verme!
-Thomas però non è mai stato uno sciocco. Prima che la sua mente e il suo corpo diventassero oggetto e burattini di quella mazza di scopa nullafacente, ci ha concesso piena libertà. Per questo io non sono sotto il suo controllo e, sai, sono una donna e ho un gran bel cervello! Nessuno riesce a fregarmi pienamente e questo il relitto della società non l'aveva messo in considerazione. Comunque sia, è caduta una maledizione su questa casa: ogni anno Thomas deve attirare qualcuno e tenerlo con lui. Prendersi l'anima, altrimenti la sua scompare per sempre. Ma come ho già detto e ridetto lui non è cattivo e fino a quattro anni fa è riuscito a... ribellarsi, in un certo senso, e a far arrivare solo persone cattive e prossime alla morte. Poi il divertimento è entrato in azione e questo è il quarto anno che chiama a sé persone di cui il destino non è stato ancora scritto. È capitato a Dominic, a Matthew e a Christopher. E ora tocca a te, mia giovane Ashley. Questa volta sono sicura che riusciremo a sconfiggerlo e a liberare tutti. Qual è stata la sua minaccia?-
Ash aveva ascoltato così intensamente da essere rimasta interdetta. Boccheggiò un paio di volte e tentò di parlare alla bell'e meglio.
-Ha detto... ha detto che se avessi perso e se non fossi riuscita nella mia missione avrei dovuto sposarlo.-
-Oh, povera piccola. Stai tranquilla, non capiterà. Mi gioco la vita.
-Sappi che su di te c'è una grande responsabilità, mi sembra doveroso dirtelo. Proprio perché il destino dei tre giovani non è stato segnato, le loro anime vagano libere per la casa, alla ricerca del loro corpo. Corpo nascosto, ovviamente, ma mantenuto in vita. Se riuscirai a trovarli e se riuscirai a sconfiggere Thomas tutto ritornerà alla normalità. Dovrai sbaragliare fantasmi, anime cattive e molto altro, ma lo so che ce la farai. Ne sono pienamente convinta. Io non ti lascerò, comunque. Prendi uno zaino da sotto al tavolo e dopo infilami dentro. Sentirai la mia voce sopra qualsiasi altra cosa.-
Ashley scosse la testa. Stava sognando! Stava sognando! Stava sognando! Anzi no, aveva mangiato dei funghi, per l'amor di Dio.
-Prendi lo zaino, tesoro. È sotto al tavolo. Sotto. Al. Tavolo. E cavolo, certo che non stai sognando!-
-Dio misericordioso...- Ashley si abbassò e prese una sacca marrone, con mille tasche e molto grande.
-Puoi metterci tutto quello che vuoi, non peserà mai più di una piuma. L'ho ideato io, sai. In più prendi quel coltellaccio usato. Sotto la sedia, lì.- Ashley si diresse verso la sedia indicata da Maggie e tastando più volte riuscì a trovarla. Il manico era di legno apparentemente antico con la lama di ferro. Era lungo circa dieci centimetri, tirò ad indovinare Ash. In più le sembrava che il legno fosse vuoto, come se all'interno dovesse contenere qualcosa.
-Nel manico ci entrano giusto cinquanta anime, Ashley. Sai, ti permetteranno con la loro purezza di fare luce lungo il tuo cammino. Ora alzati bambina, è giunto il momento. Ricorda di accendere sempre la luce. Sempre.-
Accendere sempre la luce.
-Ci ho provato, ma non ho trovato l'interruttore prima.-
-Ora lo troverai. Sali sopra e non farti colpire mai. Hai l'arma giusta.-
Ashley prese Maggie e la mise nello zaino, poi prese il coltello e lo inserì nella cintura dei pantaloni. Si accorse di non aver più bisogno della luce, perché la sfera illuminava abbastanza anche nascosta nello zaino marrone.
Ash prese un bel respiro e salì le scale velocemente.
-Accanto alla porta, lo vedi? È lì che devi arrivare.-
E lo vide. Ashley notò l'interruttore che prima aveva tentato e ritentato di toccare.
Ma perché ora la stanza le sembrava tre volte più ampia?
-È solo un'illusione tesoro. Forza, cammina e stai attenta.- La voce di Maggie sembrava che le arrivasse direttamente al cervello.
È l'adrenalina, si diceva, che gioca brutti scherzi.
Si incamminò piano, stando ben guardinga e posizionando le mani come se avesse studiato il karate. Avrebbe imitato Bud Spencer a tutti i costi.
No. No, doveva usare l'arma. Usare. L'arma.
Il silenzio regnava sovrano: solo le sue scarpe provocavano un leggero scricchiolio. Gli occhi saettavano da una parte all'altra e il respiro diventava sempre più affannoso.
Era arrivata a metà cammino quando l'aria iniziò a vibrare. La porta davanti ai suoi occhi sembrava muoversi. Si sentiva come un sacco di patate che veniva sballottato a destra e a manca.
-Stai attenta!- Fu la voce di Maggie a riscuoterla. Batté un paio di volte le palpebre e riuscì ad abbassarsi giusto in tempo, prima che un fantasma le attraversasse il corpo.
-Impugna il pugnale e colpiscilo!-
Ash obbedì, e le sembrava tanto di imitare Sylvester Stallone in Rambo. Quel coso grigio, che assomigliava più ad uno zombie che non ad un fantasma, le girava attorno, come a studiarla.
-Fatti sotto, pezzo di stoffa.-
Ashley tremava più per l'adrenalina che per la paura. Fu lei stessa ad avventarsi contro il fantasma, colpendolo appieno.
-Ho ucciso una cosa...- mormorò.
-Non azzardarti a farti venire qualche attacco di isteria, Ashley. Non hai ucciso, ma liberato. E ora non abbassare la guardia, ne arrivano altri!-
Non ebbe il tempo di alzare gli occhi che fu colpita di lato da un fantasma. Ashley si sentì bruciare e urlò per il dolore. Si buttò a terra e rotolò lungo la parete, per provare a scappare dal gruppo dei quattro fantasmi che non aveva sentito arrivare. Strinse i denti e si toccò il fianco, senza trovare traccia di sangue.
-O la va, o la spacca.- Mormorò. -Maggie, devo solo accendere la luce per farli scomparire, vero?-
-Sì, ma muoviti per favore!-
Ashley scattò in avanti, correndo il più velocemente possibile. Impugnava ancora il coltellaccio e lo usò istintivamente quando uno dei fantasmi le si parò all'improvviso proprio davanti agli occhi. Come se stesse squarciando un velo, Ash lo trafisse e continuò a correre, guardandosi sempre indietro. Alcuni fantasmi le sfiorarono con le loro dita ossute i capelli biondi e cacciando un piccolo urlo, scosse la testa e corse più veloce. Raggiunse l'interruttore della luce e si girò premendo l'interruttore. Istintivamente si portò il coltellaccio vicino al viso. Si accorse solo in quel momento che un fantasma l'aveva raggiunta e stava per attaccarla, ma poi scomparve. Si dissolse nell'aria insieme agli altri e l'ingresso si illuminò.
-Ce l'hai fatta, tesoro. Hai visto? La prossima volta, però, non ti rotolare sul pavimento. Sarò una sfera ma ho una sensibilità anche io, sai.-
Ashley iniziò a ridere. Prima piano, poi mano a mano aumentò di volume. Si asciugò qualche lacrima provocata dalla paura.
-Dio mio, Maggie. Cosa dobbiamo fare, ora?-
-Io ti consiglierei di darti una calmata. Fin quando rimarrai in questa stanza sarai al sicuro, bambina.-
-No,- disse subito Ash. -Sto bene. Mi piace, sai. Mi sento...-
-Completa?-
-Esatto. Ho questa sensazione, come se avessi trovato...-
-La tua strada?-
-Esatto!- Rispose Ashley, incredula. -Come fai a saperlo?-
-Un giorno te lo racconterò. Quando sei pronta possiamo passare al resto.-
-Cosa devo fare?-
-Liberare le anime buone.-
-Oh.-
La ragazza si guardò intorno, notando un enorme lampadario. La luce illuminava tutta la stanza; i quadri, che avevano cambiato aspetto prima che Thomas Kirk andasse via, erano diventati meravigliosi e non c'era traccia di sporco e polvere. Né di fantasmi. Soprattutto di quelli.
-Devi cercarle Ashley.-
-Non possono uscire loro?-
-Se potessi darti uno schiaffo dietro alla testa, te lo darei volentieri. Muoviti!-
“Ehi, calma...”
-Dove potrei trovarli?-
-Nascosti nei bauli, nei quadri, o da qualsiasi altra parte.-
-Ho capito.-
Ash si avvicinò alla prima sedia che vide, posta accanto alla finestra. Provò a scuoterla ma niente.
Mah...
Si avvicinò allora al poggiapiedi posto proprio affianco e provò a scuotere anche questo. Velocemente, cinque fantasmini di color bianco candido uscirono fuori e iniziarono a volare per la stanza, mormorando cose senza senso. La guardarono e iniziarono a volarle attorno.
-Alza il pugnale, Ashley. Non avere paura.-
La ragazza obbedì e una ad una le anime entrarono dentro, illuminando il manico e la lama.
-Incredibile.- Mormorò. Non poteva crederci: proprio come le aveva detto Maggie, la lama era leggermente illuminata. Ashley guardò il coltellaccio da varie angolature, per cercare di capire come ciò fosse possibile.
-Forza bambina, vai a cercare gli altri.-
-Come faccio a sapere quando li ho trovati tutti?-
-Lo capirai.- Disse semplicemente Maggie.
Ashley toccò e scosse tutte le cose in cui le anime potevano nascondersi. Scese anche nella stanza segreta di Maggie. Ne trovò in tutto quindici e il moto di soddisfazione che provò era impareggiabile.
-Non ne trovo più Maggie.-
La sfera di cristallo non rispose e Ashley risalì le scale fermandosi di botto di fronte a due fantasmi che parlottavano tra loro.
-Puoi anche avvicinarti, sai. Queste sono alcune anime che hai liberato.-
Ashley seguì il consiglio e provò a toccare la donna che era comodamente seduta sulla sedia. Lei la guardò e le sorrise, parlando in una lingua che a stento riusciva a capire. Lo stesso fece con l'uomo e ottenne la stessa reazione.
Ashley sorrise e il cuore sembrava scoppiare.
-È la stessa reazione degli altri tre.-
La ragazza aspettò prima di rispondere. Prima Maggie aveva menzionato un certo Dom... chissà chi era.
-A chi ti riferisci?-
-Ai tre ragazzi che sono stati chiamati prima di te.-
-Come si chiamano?-
-Dominic James, Christopher Anthony e Matthew James.-
Ashley si incamminò vicino alla porta, pronta ad affrontare tutta la casa.
-Non mi suonano nuovi.-
-Sicuramente li avrai sentiti in qualche... come si chiamano? Telegiornali? O una cosa del genere.-
-Sì... sì può darsi.-
-Puoi liberarli Ashley. Lo so che ci riuscirai.-
Ash sospirò. Lei era convinta di non riuscirci invece. Non era mai stata brava in questo genere di cose e denigrava sempre ciò che faceva. Avere qualcuno che per la prima volta credeva in lei la rincuorò. Avrebbe lottato, poco ma sicuro.
Avrebbe cercato i tre e li avrebbe tirati fuori di lì, a costo di essere dannata.


NOTE:
Entriamo un po' di più nella storia, con la comparsa di Maggie e qualche spiegazione sul comportamento di Tom, che- eheheh- nasconde ancora mooolte soprese. 
Dal prossimo capitolo i giochi diventano più difficili ed entreremo nel vivo della storia! 
Se volete farmi sapere qualcosa, non esistate ^_^
Ringrazio Huntress of Artemis per aver inserito la storia tra le seguite ^_^
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** GIOCHI PER ADULTI ***


Giochi per adulti


Ashley non sapeva dove andare.
Uscita da quello che sembrava essere l'ingresso si ritrovò nell'atrio principale, dove aveva conosciuto il maggiordomo. Si guardò intorno e poi fece la cosa più normale al mondo: si diresse verso la prima porta che aveva visto.
Si avvicinò a passo calmo alla porta in questione, che si trovava proprio accanto a quel dannato orologio a pendolo.
-Io non penso sia una buona idea.- disse Maggie nel momento stesso in cui Ash toccò il pomello e prese una scossa elettrica.
Trattenendo senza successo un urlo iniziò a soffiarsi la mano.
-Non potevi dirmelo prima?-
-Oh be', è vero che hai detto che sei un' idiota, ma pensavo che avresti notato i numeri posti sopra a quel legno marcio.-
La ragazza alzò lo sguardo, e notò il numero 95.
-A cosa serve?-
Si fece indietro per leggere meglio. C'era scritto anche “Giardino”.
-Sono le anime che ti servono, piccola. Ora sali sopra. È lì che devi andare.-
Si incamminò verso le scale e iniziò a salire. Raggiunse l'arazzo gigantesco che aveva notato proprio appena entrata; sicuramente a casa sua non avrebbe mai e poi mai voluto una cosa del genere. E sicuramente non avrebbe avuto quel dannato orologio a pendolo... Dio, quanto li odiava!
Ashley si girò, ammirando dalla sua posizione l'intero atrio. Il suo sguardo fu attirato da una sorta di maniglia luccicante e si avvicinò lentamente. Sembrava essere uno di quegli interruttori tipici delle fabbriche, quelli che erano difficili da muovere.
Io ci provo, pensò. E al contrario di ciò che supponeva, l'interruttore si abbassò velocemente, rivelando un ingresso ben illuminato e molto ben curato.
Ai lati dell'arazzo due tende rosse che partivano dal soffitto arrivavano fino a terra, incorniciando l'uomo in modo perfetto. Le scale erano ricoperte da un tappeto viola, con una fantasia che richiamava il rosso e il blu. Le porte, seppur di legno antico, erano mantenute bene; l’unica eccezione era il legno marcio posta su ognuna di esse, su cui era scritto la stanza di appartenenza. Il lampadario era enorme, composto da quelli che ad Ashley sembravano tanti piccoli cristalli che riflettevano luce da tutte le parti.
-Visto? A differenza degli altri tre tu hai fatto tutto da sola. Ma noi donne siamo le migliori, che lo diciamo a fare?-
Ashley ridacchiò. Era perfettamente d'accordo con lei, ma la sua attenzione era riservata a tutt'altra cosa.
-Cos'è quella?- chiese, avvicinandosi ad una delle porte di legno che non presentavano nessun numero.
-Prima di chiederlo non dovresti fare qualcos'altro, tesoro?- Ashley rimase lì impalata, pensando a cosa aveva dimenticato. Maggie sbuffò e riprese: -Le anime! Per l'amor di Odino, mi rimangio tutto quello che ho detto!-
Ashley scoppiò a ridere.
-Scusa Maggie, me ne sono dimenticata. Com'è che i fantasmi malvagi non mi hanno attaccato?-
-Chiamali pure Darkshines. È così che li aveva chiamati Matt l'ultima volta!- Esclamò la sfera di cristallo, ridacchiando. -Non sono domande a cui posso dare una risposta; a volte compaiono, altre volte evitano. Sicuramente hanno in serbo qualcosa di ... speciale, per te.-
-Non è confortante.- Mormorò la ragazza, iniziando a cercare le anime nascoste nei posti più improbabili.
Le trovò tutte senza troppa difficoltà e anzi, si meravigliò quando i movimenti risultarono essere automatici. I fantasmi che comparvero alla fine erano tanto allegri da ballare tra di loro. Uno si trovava perfino sul lampadario!
Ashley li guardò e sorrise per poi dirigersi in quello che era il “Corridoio di sinistra”.
Le stanze sembravano infinite, ma grazie a qualche direttiva di Maggie la ragazza riuscì a trovare subito la stanza che le serviva. L'aprì senza esitare e si ritrovò in una specie di studio, con tanto di librerie a muro a doppio livello e un pianoforte e coda.
-Oh, qui Matt stava per essere fregato!- esclamò Maggie, ridendo come una ragazzina.
-Cosa significa?-
-Diciamo che Tom tenterà in tutti i modi di trattenerti qui ma non so se con te userà la stessa tecnica.- Maggie sospirò per poi riprendere. -Con Matt, Chris e Dom ha utilizzato sempre la stessa tattica: li fa arrivare in una stanza, dove casualmente c'è una delle tante cose per cui loro cadono in tentazione. Per Matt il pianoforte era un grosso richiamo...-
Il silenzio cadde e una strana malinconia si impossessò del cuore di Ashley. Le sembrava cogliere tutto il dolore, la preoccupazione, la noia e il senso di vuoto che quei ragazzi provavano. Che forse provavano, si corresse. Ma benché quella fosse una situazione molto più che strana, erano queste le sensazioni che Ash percepiva e non c'era verso di farle cambiare.
-L'empatia può essere qualcosa di sconvolgente, non credi?-
La ragazza annuì rimanendo immobile nello stesso punto.
Scosse la testa, pronta a rimettersi in moto.
Come era di consueto iniziò a girare la stanza, alla ricerca dell'interruttore della luce. Provò a tastare i vari libri ma nessuno si muoveva. Alzò il capo e notò che le librerie erano a doppio livello ma mancava il mezzo con cui salire.
-Dobbiamo procuraci una scala, Maggie.-
-Sono pienamente d'accordo.-
-Tu ci sei già stata qui?-
-Oh sì,- sospirò la sfera. -Abbastanza da sapere cosa fare.-
-E perché non me lo dici invece di farmi perdere tempo?- Domandò Ashley, fermandosi di colpo dalla sua ricerca.
-Non posso parlare... troppo. Ma se cerchi qualcosa nello zaino e lo posizioni sul pianoforte, forse...-
Ashley si avvicinò ad una sorta di tavolino e appoggiò sopra lo zaino. Prese Maggie tra le mani e la guardò con un sopracciglio alzato.
-Lo sai, vero, che io non ho messo nulla in questo zaino?-
La sfera le fece l'occhiolino. -Tranquilla bambina. Tu cerca e basta.-
Ashley obbedì, appoggiandola sul tavolo e iniziando a rovistare alla ricerca dell’oggetto giusto.
-Ma come è possibile che una cosa così piccola possa contenere tutto questo materiale? Guarda... c'è perfino una sciarpa, e per di più leopardata!- La tirò fuori, guardandola con scetticismo.
-Chi potrebbe mai indossare una cosa del genere?-
-Anche se non è un amante di sciarpe e cappelli, quella è di Dom. E non offendere mai le cose leopardate davanti a lui.-
-Meno male che non c'è allora. Vediamo...- Tirò fuori uno specchio, un pettine, un'armonica, una cintura- sì, anche quella leopardata-, un paio di occhiali da sole...
-Maggie, non c'è nulla.-
-Io proverei a cercarle dopo. Ora che ne dici se ti sbarazzi di tutti questi ragni?-
Ashley sobbalzò, guardandosi intorno. Non se ne era resa conto, ma aveva già impugnato il suo coltellaccio.
-Toglimi questi dannati animali di dosso!-
La ragazza li buttò a terra e iniziò a schiacciarli uno ad uno.
-Sembrano infiniti!-
-Fidati, finiranno prima o poi.-
Fu più poi che prima. Alla fine Maggie soffiò via una ciocca dei suoi capelli ricci dalla faccia.
-Io ti avevo detto prima o poi.-
- È stato così tanto poi che ho imparato a ballare il tip- tap.-
Maggie scoppiò in una fragorosa risata e Ashley non poté fare altro che sorridere.
-Se avessi ancora un corpo a quest'ora ti starei abbracciando!-
-E io starei ricambiando con tutta la forza. Ora, che ne dici di riprendere da dove avevamo lasciato? Ti ho salvato la vita, mi devi un aiuto.-
Maggie guardò quella sorta di giocattolo ancora appoggiato sul tavolo.
-Io azionerei quell'aggeggio e lo posizionerei sul pianoforte. Ma poi la decisione la devi prendere tu.-
Ashley alzò gli occhi al cielo e fece esattamente ciò che le aveva consigliato Maggie. Il pianoforte iniziò a comporre delle meravigliose note in modo anonimo, senza la comparsa di un solo fantasma. Animata da quelle note, Ashley camminò per la stanza e quattro libri si disposero come un mattone proprio accanto al pianoforte.
-Non dirmi che dovrei salirci sopra- pregò Ashley, guardando in modo speranzosa la sfera di cristallo.
Dall'altro lato, Maggie girò il capo, iniziando a fischiettare.
-Signore mio...-
Si fece coraggio e appoggiò i piedi sui libri. Altri quattro si aggiunsero a quelli precedenti e Ash avanzò come se fosse ubriaca. Allargò le braccia per darsi equilibrio e, quando si girò indietro, notò che due libri si erano spostati avanti, e così era man mano che avanzava.
Si fece il segno della croce e proseguì lentamente fino a quando non raggiunse il primo piano di una delle due librerie.
-Non è stato poi tanto difficile.- Mormorò tra sé e sé, abbassando una leva posizionata al centro della libreria. I libri si disposero di nuovo, ma questa volta a due a due. Ashley abbassò il capo e deglutì, notando la distanza che la separava dalla terra.
-Non guardare in basso tesoro. Sappi che se anche tu cadessi, non ti faresti niente.-
"Lo spero", aggiunse mentalmente Meggie, che non era sempre sicura di quello che diceva. La sfera di cristallo guardò l'umana perdere l'equilibrio un paio di volte, ma per sua fortuna senza mai cadere. Ash raggiunse l'altro lato in meno tempo e abbassò la leva. Due rampe di scale apparvero ai lati dei pianerottoli e Ashley si girò verso Maggie, con sguardo accigliato.
-E dove cavolo si accende la stramaledetta luce?- La sfera guardò dritto in alto, davanti a sé.
-Proprio lì, di fronte a te.-
Ash si girò. Il percorso era più lungo e le sembrava anche più tortuoso, in quanto una serie di libri iniziarono a danzarle intorno a ritmo di musica. La dolce melodia si era infatti trasformata in qualcosa di più frenetico e i volumi andavano continuamente a sbatterle contro. Calcolando il tempo della musica, riuscì ad arrivare quasi al traguardo senza trovare ostacoli.
Un rumore ovattato attirò la sua attenzione e si voltò per vedere arrivarsi contro un fantasma. Riuscì ad abbassarsi giusto in tempo, ma un grosso libro la buttò di lato facendole perdere l'equilibrio. Intanto una serie di Darkshines erano pronti ad andarle addosso. Ashley prese il suo coltellaccio e se lo mise tra i denti. Si rialzò, allargò le braccia e camminò il più velocemente possibile per arrivare al rilievo che aveva notato poco prima. Si sentì presa per un braccio e attaccò subito il fantasma che aveva provato a farla cadere, rendendolo polvere. Lo stesso fece con gli altri spettri che provarono a buttarla dai sette metri di altezza.
"Vabbè che Maggie ha detto che se cadessi non accadrebbe nulla... ma santo cielo dico io! Dovrei rifare tutto!".
Con questo pensiero Ashley raggiunse l'interruttore e muovendo le sopracciglia su e giù, fece "ciao ciao" con la mano al fantasma e accese la luce.
Quello che credeva fosse un rilievo in realtà si dimostrò essere un altro pianerottolo, dal quale comparvero altre due rampe di scale.
Quasi saltellando Ashley iniziò a canticchiare uno scioglilingua imparato quand'era bambina.
-Il mondo è fatto a scale, chi le scende e chi le sale, chi le scende troppo in fretta si sciupa la scarpetta. La scarpa ha il laccio sciolto, lo scialle scalda molto, lo scialle non è sciarpa, la sciarpa non è scarpa, il furbo non è sciocco, tira il laccio è sciolto il fiocco.-
Raggiunse Maggie e la prese tra le braccia. -Sai, mi piace quando vinciamo.-
La sfera rise e si guardò intorno.
-Illuminata è ancora più bella.-
Il tono malinconico attirò la curiosità di Ashley che appoggiò la sfera sul tavolo e si abbassò alla sua altezza.
-Ti va di raccontarmi qualcosa del tuo passato?-
-Oh...- esitò Maggie, distogliendo lo sguardo da quello della ragazza. Ad Ash sembrava tanto che provava a non piangere.
-Magari un altro giorno.-
-Lo sai che hai molte cose da raccontarmi?-
Le sorrise dolcemente e la riprese tra le braccia, sicura che la sua nuova amica non le avrebbe detto più nulla. Intanto riprese il giocattolo- un bellissimo picchio con su scritto Alfie- e lo ripose nello zaino.
-Posso chiederti un piacere?- La interruppe Maggie.
-Spara pure.-
-Non è che potresti trovare qualcos'altro dove posarmi?-
-Lo zaino non ti piace più?-
Se avesse potuto fare spallucce, la sfera non ci avrebbe pensato due volte.
-Ho cambiato idea.-
Ashley sorrise sbilenca e acconsentì.
-Perché no. Ora però ho altro a cui pensare.-
 
Dopo aver lasciato la stanza del pianoforte e aver recuperato altre anime, l'oscurità incominciò di nuovo a fare da padrona. Ad ogni cinque passi corrispondeva una porta. Ashley leggeva ad alta voce i numeri riportati sopra.
-Maggie, sei sicura che è la strada giusta?-
-Io non ti ho detto niente. Questa è una domanda che dovresti porti da sola.-
-Grazie mille.- Le rispose sarcastica.
"Ma quanto potevano essere utili queste sfere di cristallo", la riprese mentalmente.
Camminò ancora e ancora fino a quando non si ritrovò di fronte alla porta che le serviva. Sorrise e aprì la porta.
-Benvenuta nella stanza dei Giochi per adulti. Non farti ingannare dal nome.-
-Effettivamente,- disse Ash guardandosi intorno, -la prima cosa che mi è venuta in mente è stato un sexy shop. "Giochi per adulti" cosa altro potrebbe significare?-
-Sei peggio di quegli altri tre pervertiti. Per Odino, voi giovani d'oggi pensate solo al sesso!-
Ashley si strinse la testa tra le mani e iniziò a massaggiarla. -Potresti evitare di urlare in quel modo? Mi fai esplodere la testa. E poi Odino?!-
-Me lo hanno insegnato.- Le rispose la sfera, sussurrando.
Ashley si trovò di fronte ad una stanza ampia, con divani disposti in ordine perfettamente maschile. E con ordine perfettamente maschile si intende messi a caso, con ai lati dei tavolini pieni di bottiglie di alcolici di tutti i tipi. C'era addirittura un bancone da bar, per servirsi autonomamente.
-Si trattavano bene.-
-Meglio di quanto immaginassi.- Fu la pronta risposta di Maggie. Camminando piano e stando bene attenta a dove metteva i piedi, Ashley arrivò nella parte dedicata al gioco.
-Biliardo? Con questo si intende stanza per adulti?-
-Ai nostri tempi erano cose riservate ai signori, non so se mi capisci. E poi ti posso assicurare che non era l'unica attività che si svolgeva.-
-Oh certo. Cos'altro potrebbe essermi sfuggito? Ma certo! Giocavano a carte e bevevano un bicchierino di liquore, non è vero?-
Il tono sarcastico con cui rispondeva Ashley infastidì pesantemente Maggie, che iniziò ad urlare in modo esagerato.
-Non ti azzardare a prendere in giro nessuno signora! Mai, mai e poi mai fare del sarcasmo in questa situazione!-
Ashley cadde a terra, colpita da un dolore atroce.
-Ci siamo intese?-
-Sì, sì, sì!- Disse, contorcendosi dal dolore. Quando tutto cessò, rimase per qualche secondo a terra, maledicendo la sfera di cristallo mentalmente.
-Guarda che ti sento. Ora pensa a guardarti intorno, figliola. Guarda, non vedere. Guarda.-
 
-Sono qui, mi vedi?-
Dominic James Howard guardava Ashley contorcersi a terra e decise di darsi una calmata. Forse era il suo pensiero a farla stare male.
-Le donne, sempre a gettarsi ai miei piedi!- Esclamò, sorridendo a quella scena.
-Va a quel paese.- Borbottò la ragazza e lui la guardò male.
-Brutta stronza, a fanculo ci andrai tu. E ora dimmi come cazzo faccio ad andare via di qui!-
Si mise le mani sui fianchi, come una donnicciola, e iniziò a battere il piede sinistro a terra, come se stesse suonando la sua batteria.
-Quanto mi manchi piccola.- Mormorò, intrappolato nei ricordi.
Quando vide che Ashley iniziò ad alzarsi, riprese a fare il macho della situazione.
-Sto guardando, Maggie. Ma non c'è nulla. Provo a cercare l'interruttore per la luce.- Detto questo lo oltrepassò come se fosse aria.
Tecnicamente, forse, lo sono, pensò. La rincorse e iniziò a parlarle di nuovo, tentando in tutti i modi di farsi vedere. Incominciò a gesticolare come aveva fatto poco prima, convinto di vederla rotolare di nuovo a terra per il dolore, ma ciò non accadde. Fu allora che pensò che a darle fastidio erano state le grida stridule di Maggie.
Tutto ciò che fece la ragazza era guardarsi intorno, curiosando nei pochi libri sparsi su una sedia.
-Maggie...- ripeté Dominic, sorridendo a trentasei denti. -Maggie! Mi senti?-
-Io sì, bocconcino. Lei no, a quanto sembra.-
-Come diamine fai a comunicare con entrambi?-
Maggie ridacchiò.
-Mi è mancata la tua risata, dolcezza.-
-Le lusinghe non possono fare molto, Dominic. E non porre domande a cui non posso rispondere.-
-Come al solito. Allora, perché non le dici che sono qui?-
-Sai che non posso fare molto. Deve essere lei ad accorgersene. Se magari le dai una mano...-
Il tono esortativo di Maggie fece muovere qualche ingranaggio nel cervello fantasma di Dominic.


Mentre Dominic pensava, Ashley girovagava per la stanza, meravigliandosi di tutte le cose che vedeva. Ogni quadro appeso, ogni foto al muro sembravano essere macabre e cupe come la casa.
Più restava lì, più si sentiva osservata e ad un tratto sentì che qualcuno le sfiorava la spalla e si tirò indietro. Impugnò il coltellaccio e assottigliò lo sguardo, pronta a colpire se ce ne fosse stato il bisogno. Poi si rilassò, attirata dallo specchio in fondo, nella parete più nascosta. S'incamminò piano, Ashley, come se fosse attratta dal canto di una sirena. Quando fu vicina si specchiò. Il suo viso corrispondeva a quello che conosceva da sempre: capelli biondo cenere, occhi verdi, labbra sottili e zigomi leggermente visibili. Sorrise e l'immagine ricambiò l'espressione.
Le sembrava che fossero passati dei mesi da quando era rinchiusa lì e invece, probabilmente, era passato solo un pomeriggio. Difficile da capire, quando il cielo è continuamente nuvoloso e quando il rumore della pioggia è l'unico suono che si riesce a percepire.
Quando posò di nuovo gli occhi sullo specchio notò qualcosa: una figura trasparente fluttuava dietro di lei. Era più alta, magra e continuava a muovere la testa.
-Maggie...-
Il tono che usò era quello dell’incertezza.
-Usa l'istinto, bambina.-
Ed è quello che fece.
Si voltò e impugnando il coltellaccio lo affondò nell'aria, sperando di aver colpito in pieno la figura. Onde elettriche violacee si sprigionarono, circondando l’essere che incominciò ad assumere dei tratti tipici umani. Si accasciò su se stessa, fino a quando non diventò visibile.
-Per tutte le Manson di Matt! Ci sei riuscita!-
Ash guardò il fantasma biondo che si alzò, guardandola con i suoi occhi grigio-verdi velati.
-Ehi! Sembra che hai appena visto un fantasma!-
-Oh Dominic, queste battute sono pessime!- Si intromise la sfera.
-Maggie, mia sfera di cristallo preferita, unica e sola nei miei pensieri, ti sto baciando una mano, lo sai.-
La risata cristallina di Maggie fluttuò per a stanza.
-Oh Signore... come è possibile?-
-Come è possibile, cosa?- Chiese Dom, avvicinandosi a lei e sorridendole. -Non dirmi che Maggie non ti ha parlato della tua missione.-
-Oh no. Lo ha fatto, ma...-
-Ho capito,- disse il fantasma, interrompendola. -Ti trovi nella fase "non so come sia possibile averti qui davanti a me e bla bla bla". Ci sono già passato altre due volte e ti assicuro che non voglio ripetere sempre le stesse cose. Per ora sappi che io sono Dominic Howard. O se vuoi, chiamami Dom.-
Con un'espressione metà tra il divertito e metà tra senza parole, Ashley fece spallucce e porse una mano a Dom.
-Io sono Ashley.- Dopo lo scambio di presentazioni, la ragazza si guardò intorno. -Allora, dove cavolo si accende la luce?-
-Non chiederlo a me. Non ci sono mai arrivato a questo punto.-
Ash lo guardò con un sopracciglio alzato. -Non guardarmi così, mi sono fermato un po' prima di capirlo.-
Si giustificò il fantasma, che iniziò a girare per la stanza fischiettando un motivo a lei sconosciuto.
-Non credergli, bambina. Si è fatto fregare in un niente.- Maggie ridacchiò e poi abbassò il tono di voce. -Si è... come dite voi? Fatto infinocchiare alla grande!-
-Guarda che ti ho sentita! Non mi sono fatto infinocchiare, ma come avrei mai potuto dire di no?- Il sorriso di Dom era trentasei denti. -Dovevi vederle, tutte che mi si buttavano addosso. Sono un uomo, certe cose sono istintive.- Spiegò, facendo intuire alla ragazza cos'era accaduto-
-Spero solo che tu ora abbia imparato ad utilizzare anche un altro tipo di cervello.- S'intromise Ashley, indicando la mente. Il fantasma sbuffò e le si avvicinò quasi volando.
-Tu saresti molto simpatica a Matt e a Chris. Ma ora forza, andiamocene via da qui. Non ce la faccio più!-
I due si misero a cercare l'interruttore e dopo circa mezz'ora Ashley lo trovò nascosto dietro un libro rosso.
-La prossima volta ricordatemi di cercare prima fra i libri.-
Sbuffò la ragazza, premendo il tasto e illuminando, finalmente, l'intera stanza.
-Come ho fatto a non pensarci anche io?- Dom si affiancò alla ragazza e le appoggiò un braccio intorno alla spalla. Dal canto suo, Ash lo guardò per l'ennesima volta con un sopracciglio alzato.
-Mi dovrete spiegare anche come sia possibile che io riesca ad interagire fisicamente con un fantasma.-
-Prima che ne dici se interagiamo come si deve?-
Il pavimento iniziò a tramare poco prima che Dom ricevesse un pugno da parte della ragazza.
-Riparatevi sui mobili che trovate!- urlò Maggie e i due non se lo fecero ripetere. Attaccata alla parete, intenta a non perdere l'equilibrio, Ashley non sapeva cosa pensare. Fin quando, proprio davanti ai suoi occhi, nel mezzo del nulla, comparve una figura che assomigliava vagamente ad un troll, di dimensioni più piccole. Era tozzo, blu e verde. Le sembrava che fosse anche bavoso e perdeva... mostriciattoli dappertutto.
-Ditemi che è uno scherzo, per favore.-
-Mi dispiace, dovrai combatterlo.-
-Sai Dom, sei molto perspicace. Maggie?- Chiamò la ragazza, pensando già ad un modo per poter sbarazzarsi dell'essere. -Che diavolo è quel coso?-
- È un Fury.-
-Un che?- chiesero Dom e Ashley insieme.
-Perché cazzo quel coso ha il nome di una nostra canzone?-
Non sentendo ciò che aveva chiesto Dom, Ashley aggiunse subito: -E come dovrei fare per ammazzarlo?-
-Dom, è Matt che ha dato dei nomi alle creature. Gli spettri si chiamano Darkshines, sai? Ah, che fantasia che ha quel ragazzo. E, Ashley, devi combattere. Non è molto diverso da quello che fai solitamente. Solo stai attenta ai piccoli aiutanti che di tanto in tanto manda in attacco. Sono piccoli ma capaci di farti molto male.-
Mentre Dominic era ossessionato dal pensiero che Matt, suo amico e cantante della band, avesse messo un nome a quelle cose, Ashley scese di colpo, posizionandosi proprio dietro al Fury. Prese il coltellaccio in una mano e lo pulì sul pantalone. Le sembrava di affilarlo e questo le dava una speranza in più.
-Ehi Xena, principessa guerriera! Non penso che con quello tu possa fare molto.- Dominic le fu accanto in un secondo e le sorrise.
-Prendi questa.-
Dalle sue spalle comparve una Alabarda fatta di legno e acciaio. Ashley esitò, mentre con la coda dell'occhio era ben attenta alla creatura che non si era ancora accorta della loro presenza. In quel momento un piccolo mostriciattolo si avvicinò a loro e con un calcio la ragazza riuscì a renderlo cenere.
-Prendila. È leggera ed indistruttibile. Puoi lanciarla anche a metri di distanza. Mooolti metri di distanza e poi ti ritorna indietro. La cedo a te e questo fa sì che tu sia l'unica a poterla vedere.-
Ashley non credeva di aver capito molto ma la presa e seguendo il suo istinto la lanciò alla creatura. L'Alabarda colpì il centro della schiena e tra vari gemiti e urla striminzite, il Fury cadde a terra, sbriciolandosi in tanti granelli di polvere. Come aveva detto Dom, l'arma ritornò di nuovo da Ashley che senza accorgersene la posizionò dietro la schiena, come una sorta di katana.
-Sei un ragazzo dalle mille risorse, Dominic Howard.-
La guardò esterrefatto, prima di sorridere sinceramente.
-Grazie.-
Quasi nessuno gli diceva cose carine, e soprattutto sentite, e Dominic si ritrovò pervaso da un'insolita pace.
-Di nulla.-
E con nuova determinazione, i due si misero alla ricerca delle anime perdute.



NOTE:
Come sempre, la prima cosa da fare è ringraziare chi ha letto i primi due capitoli. So che mi trovo in un sezione un po' "morta", ma sono contenta dei risultati! 
Come vi avevo promesso siamo entrati nel vivo della storia, con la comparsa della prima anima, ossia Dom. 
Se qualcuno ha voglia di dirmi la sua opinione, positiva o negativa, sono qui, pronta ad ascoltarvi e a prendere nota. Se incontrate qualche errore fatemelo notare.... purtroppo qualcuno sfugge sempre. 
E... niente, ci vediamo la settimana prossima! ^_^
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** LA STANZA DEGLI SPECCHI ***


La stanza degli specchi.

I tre camminavano nei meandri della casa dopo che erano riusciti, non senza difficoltà, a trovare il resto delle anime.
- È la prima volta che ci metto tutto questo tempo. Il detto "chi fa da sé fa per tre" è fin troppo vero!-
Dominic sbuffò.
-Allora la prossima volta sto fermo e rimango a guardare. Poi voglio vedere!-
-Vedere cosa? Come per sbaglio ti affetto con la mia Alabarda?-
Ashley ridacchiò al ricordo della sensazione di forza e potere che sentiva quando aveva tra le mani la sua nuova arma.
-Senti, la rivoglio. Penso di aver fatto uno sbaglio a dartela.-
Dominic la guardò assottigliando lo sguardo e Ashley scoppiò a ridere.
-Sei così permaloso!-
Il fantasma borbottò qualcosa di incomprensibile e ad Ash nacque una domanda improvvisa.
-Sentite un po', ma com'è che Dom ha ricevuto quest'arma e io un semplice coltellaccio?-
Il fantasma tossicchiò e si voltò dall'altro lato.
"Ci manca solo che inizi a fischiettare", pensò. Naturalmente Dominic iniziò ad intonare una melodia, poi la sua attenzione fu attirata dalla voce di Maggie.
-Be', per il semplice fatto che lui è arrivato prima di te.-
-Intendi dire che sono andata male perché sono stata l'ultima?-
-Esattamente cara.-
-Ma non è giusto!- Sbottò, fermandosi nel bel mezzo del corridoio che le sembrava infinito. -Non dovremmo essere tutti uguali?-
-Bah!- Si intromise Dom, questa volta guardando male Maggie. -Meglio se non ne parliamo. Tu non hai visto l'arma di Matt, vero Maggie? Perché lo sanno tutti che è lui il tuo preferito!-
-Io non ho preferenze, Dom.-
-Come no. Ogni volta mi illudi sempre allo stesso modo, ma poi lo so che in realtà gli sbavi dietro.-
-Senti un po' giovanotto, io non sbavo dietro a nessuno...-
-Teoricamente prima sbavavi per Tom.- Si intromise Ashley, ma la sfera la ignorò e continuò.
-... né tanto meno per Matt. Ora, se potresti smetterla di rinfacciarmi sempre la stessa cosa te ne sarei grata.-
-Certo, ma poi lo so che appena lo vedrai, se lo vedrai, inizierai di nuovo con i tuoi occhi a cuoricino, e allora ti dirò: te l'avevo detto io!-
-Ma non è che potete aiutarmi a capire dove andare?-
-Quante anime hai?-
Le chiese Dom, fermandosi e assumendo un'apparente forma corporea.
-A quanto dice l'Alabarda, 60. Ma fino ad ora non ho visto ancora nessuna porta con questo numero.-
La ragazza si guardò intorno ammirando ancora una volta la maestosità di quel luogo. I piani sembravano essere infiniti. I colori sgargianti dell'ingresso erano in netto contrasto con le tenebre dei corridoi. C'erano solo poche lucine accese dovute, secondo l'osservazione di Maggie, al fatto che più stanze venivano liberate più luce brillava. Bella logica, pensò Ashley. Si domandava ancora come fosse possibile che le sue scarpe con il tacco non l'avessero abbandonata o, peggio, non l'avessero causato una slogatura di caviglia, e come il suo tailleur non avesse neanche una piega.
-Bella addormentata, è qui!-
Urlò Dominic dall'altro lato del corridoio, sbracciandosi come se stesse annegando in mare.
Prendendo un bel respiro Ash si avviò.
-Senti che fantasia: La Stanza degli Specchi. Secondo te cosa ci troviamo dentro, eh?- Il biondo ridacchiò prima di fare un inchino a mo' di presa in giro.
-Sei troppo allegro per i miei gusti.-
Lui fece spallucce e la guardò con il suo solito modo da bradipo.
-Non sei preoccupato neanche un po'?- Aggiunse.
-Io tecnicamente sarei già- strisciò il pollice destro lungo la sua gola, mimando il movimento di uno sgozzamento, -morto. Quindi, no. Non mi preoccupo. Ma tu dovresti.-
Ashley alzò gli occhi al cielo.
-Non ne avevo dubbi.-

La stanza era una delle camere più belle che Ashley avesse mai visto in vita sua. E sì che ne aveva vendute di case. L'ampia sala dalla forma rettangolare si curvava a mo' di cerchio verso la fine. A differenza delle altre c'era molta più luce, sebbene non luminosa, e ciò era dovuto al fatto che non c'erano pareti. I tre quarti della stanza erano infatti formati da delle vetrate, su cui batteva forte la pioggia. Un solo spiraglio di luce filtrava attraverso le nuvole nere e colpiva una mini sfera di cristallo, grossa quanto un pugno.
-Guarda Maggie, una tua parente.-
-Non prendermi in giro.-.
-Non ti prendo in giro. Penso davvero che possa essere una tua parente. No, Dom?-
Il fantasma era fermo al centro della stanza. Scrutava ogni angolo come se si aspettasse che da un momento all'altro potesse comparire qualcuno. Cosa alquanto logica, pensò Ashley, ma in quei pochi momenti trascorsi nel castello di Teignmouth aveva imparato a sbrigarsi, come se non ci fosse un domani.
Si avvicinò alla vetrata da cui partiva il raggio di sole. L'unica cosa che poteva fare era provare a girare quell'enorme sfera e fare in modo che il raggio di sole si riflettesse solo sulla parte bianca. Con un po' di forza riuscì nel suo intendo e la luce passò da una parte all'altra della stanza, riflettendosi subito sull'altra sfera.
-Non vorrei dirlo, ma mi sembra abbastanza facile questa. Dom che dici di venirmi a dare una mano?-
-Stai attenta, bambina.-
L'urlo di Ashley squarciò l'apparente silenzio della stanza. Non si era accorta dell'arrivo dei Darkshines e ne stava pagando le conseguenze. Aveva la spalla sinistra quasi tutta carbonizzata. L'ansia iniziò a prevalere e il fiato sembrò mancarle.
-Reagisci Ashley! Reagisci!-
No. Non ci riusciva, non ce la faceva... non poteva...
Una luce bianca la riportò alla realtà e impugnò l'Alabarda con la mano destra, affondandola con tutte le sue forze nell'aria. I Darkshines l'avevano accerchiata e si ritrovò altre bruciature sulle gambe e sui fianchi.
-Lanciala in cerchio Ash! Dannazione!-
Non ci pensò su due volte e fece come le aveva consigliato Dom. L'Alabarda percorse esattamente il tragitto che lei aveva demarcato con lo sguardo e in pochi secondi dei Darkshines non c'era neanche più l'ombra.
La ragazza si accasciò a terra. Lasciò che lo zaino le scivolasse dalle spalle e che Maggie rotolasse via, protestando e maledicendo qualcuno che Ashley non aveva la forza di capire.
-Ash, rimani sveglia! Fallo per Maggie, per me, per Chris e Matt e per la tua libertà! Non posso muovermi da qui! Resta. Sveglia.-
Ashley si sentì quasi prendere per le braccia, per poi essere scaraventata accanto a Dom.
-Brava tesoro. Dammi la mano.-
Allungò una mano verso quella cristallina di Dom e si sentì subito rigenerata. La spalla non le bruciava più, le contusioni e i tagli leggeri sulle gambe e sui fianchi erano completamente spariti e lei si sentì più viva che mai. Ancora un po' intontita si tirò su. Incrociò gli occhi di Dominic e mormorò un grazie. Poi lo strinse in un abbraccio e il senso di pace, tranquillità, beatitudine e quiete invase il suo corpo. Chiuse gli occhi e si rilassò, aderendo perfettamente al corpo del fantasma.
-Sei comodo.-
Dominic le cinse la vita con le braccia e appoggiò il mento sul suo capo.
-A quanto pare, questo è il mio compito ora.-
Rimasero ancora in questa posizione quando Maggie non iniziò ad urlare parole senza senso.
-Vi sembra il momento di fare i piccioncini? Venite a prendermi!-
Ashley si staccò dal fantasma.
-Scusaci Maggie. Ma... dove diavolo sei finita?-
-In culo al mondo!-
-Quella è una battuta di Matt! Vedi che è il tuo preferito?-
Ashley si mosse subito alla ricerca della sfera e la trovò ribaltata in un angolo della sala.
-Oh Maggie, mi dispiace così tanto.-
La prese tra le braccia e le tolse il leggero strato di polvere che le ricopriva... i ricci. Sì solo i ricci, pensò Ashley. L'espressione imbronciata di Maggie trafiggeva la ragazza e, immaginò che se avesse potuto, l'avrebbe affettata e data in pasto a Thomas Kirk gratuitamente.
-Mi dispiace Maggie. Non essere arrabbiata con me.-
-Non sono arrabbiata. Peggio, peggio! Ma molto peggio! Se la prossima volta pensate solo a sbaciucchiarvi, giuro che vi abbandono e me ne vado!-
-Stiamo calmi, stiamo calmi!- Si intromise Dom dalla sua postazione. -Primo- indicò con le mani il punto in cui era fermo, -se avessi potuto muovermi ti sarei venuta a prendere io. Secondo, con tutti rispetto per te Ashley ma... che cazzo Maggie, dovresti saperlo che il mio cuore appartiene solo ad una persona!-
-E questo spiegherebbe molte cose.- Aggiunse ancora Maggie.
-Spiegare che?- Chiese Ashley.
La sfera di cristallo la guardò male e, voltando il mento dall'altro lato, le ordinò: -Pensa a finire la missione. Quel raggio di luce deve arrivare sullo specchio principale in fondo alla stanza.-

Ashley riuscì con fatica a finire ciò che aveva iniziato. A mano a mano che si avvicinava alla fine schiere di Darkshines comparivano dal nulla. Tutte le volte, però, li aveva sentiti arrivare e, messa in guardia anche da Dom, li trafisse tutti senza troppi problemi. Intanto Maggie continuava a dirle cosa fare, ritornando ad assumere la sua normale posizione da consigliera.
-Dom, ma poi mi dici perché sei fermo lì come un palo della luce da quando siamo entrati?-
-Palo della luce?-
- È l'impressione che mi dai con i tuoi capelli.-
Maggie rise ma si girò subito dal lato opposto quando Dominic la guardò male.
-Per tua informazione, questa si chiama moda.-
-La moda delle bionde ossigenate? Ma non è passata da un pezzo?-
-Da noi, no! E poi anche tu sei bionda!-
-Bionda naturale, mica sono tinta come te.-
La risata fragorosa di Maggie si fece spazio in tutto l'abitacolo, contagiando anche Ashley.
-Oh mia cara, dovevi vederlo con quei quattro capelli tinti di rosso, rosa... o quello che erano!-
Ashley si girò verso il diretto interessato, con finta aria drammatica.
-Dom… pretendo una foto!-
Il fantasma alzò gli occhi al cielo.
-Fammi uscire da qui e farò tutto quello che vuoi.-
Ashley gli andò di fronte ed alzò e abbassò le sopracciglia. -Oh Dominic, ti sei cacciato in un bel guaio.-
La ragazza riprese ciò che stava facendo: posizionò tutte le sfere nel modo giusto creando un gioco di luce spettacolare. Continuò a parlare del più e del meno con Maggie e Dom, per alleggerire la situazione.
Posizionò l'ultima sfera e finalmente la luce invase l'intero abitacolo, rendendo ancora più meravigliosa la stanza. Ash rimase a bocca aperta.
-Sembra un arcobaleno.- Mormorò stupefatta.
I toni variavano dal giallo al rosso, da blu al verde e sembrava essere un posto differente. La ragazza allargò le braccia guardandosi intorno. Quella luce magica che arrivava dalla sfera composta da più cristalli doveva aggiungersi alle meraviglie del mondo.
Non ebbe neanche il tempo di pensarci che le tenebre calarono, spegnendo ogni speranza e meraviglia. I brividi che sentì dietro la schiena e che le fecero rizzare i peli dietro alla nuca sottolinearono l'atmosfera di pericolo che aleggiava nell’aria. Fu per quel motivo che impugnò l'Alabarda in una mano e il pugnale nell'altra. Assunse la posizione di attacco e con occhi guardinghi ispezionò l'abitacolo, illuminato solo leggermente da Maggie. Ed era proprio quella prova- ossia che la luce dell'amica sfera non poteva nulla contro quel tipo di tenebre- a preoccuparla maggiormente. Alla sua destra, l'urlo straziante di Dom le arrivò come un antifurto di un'auto. Ashley si buttò verso quella direzione, gettandosi a terra con il fantasma che continuava a lamentarsi. Poi, neanche fosse stato un film horror diretto male, una voce stridente mormorò: -E ora cosa farai?-
In quell'istante la luce di Maggie sparì e la ragazza rimase accerchiata dal buio. Era una situazione familiare, però. Le ricordava quella dell'inizio...
Quanto era passato? Ore? Giorni? Ashley non lo sapeva.
L'unica cosa certa era che la solitudine sarebbe stata sua amica e l'avrebbe aiutata. Perché altrimenti non aveva più la pallida idea di come aiutare quelle persone e se stessa.
-Chi sei?- domandò, voltandosi velocemente da un lato all’altro e, in contemporanea, spostandosi verso la sua sinistra per non fare del male a Dom. Il fatto che non sentisse più i suoi lamenti non implicava la possibilità di fargli del male.
-Il tuo peggior incubo.-
-Andiamo! Queste battute oscene potresti anche evitarle.-
La risata femminile le attraversò il corpo.
-Allora dimmelo tu. Cosa sono secondo te?-
-Una grande… vigliacca. Altrimenti combatteresti ad armi pari.-
Più quell'essere sghignazzava, più quel suo modo di fare le ricordava Ursula de “La Sirenetta.
-Gioco mio, regole mie.-
Un colpo sferzò l’aria, colpendo Ashley sulla guancia sinistra. Il rivolo di sangue era l’ultimo dei suoi problemi.
“Usa gli altri sensi”, consigliò mentalmente Maggie.
Un altro colpo la graffiò sull’altro lato del volto, e così via, una serie di graffi la colpirono in pieno sulle gambe, sulle braccia, sulla schiena e solo la forza di volontà le permetteva di mantenere con forza le sue armi.
-Sono un’arpia.- Fu la risposta alla sua prima domanda.
-Non ne ho nessun dubbio.-
Alla cieca, la ragazza puntò il pugnale proprio di fronte a lei e un piccolo lampo giallo le indicò che sì, aveva colpito nel segno. Velocemente ripeté l’azione, più e più volte, fin quando le urla dell’arpia non si trasformarono in veri e proprio ringhi.
“Alla tua destra”, l’avvisò Maggie.
Ash si spostò giusto in tempo per sentire un tonfo alle sue spalle e senza esitare, con l’Alabarda colpì il… vuoto.
Urlò dal dolore quando le unghie dell’arpia le lacerarono la carne e dolorante Ashley si accasciò a terra, pensando che ormai era finita.
Maggie, però, non era della sua stessa opinione.
“Sposta la testa a sinistra e punta il pugnale all’insù.”
E così fece.
La luce che si riverberò fu un universo di colori e Ashley non riusciva a capacitarsi della sua grandezza.
Tutto le sembrò molto più meraviglioso.

-Dici che si riprenderà?-
-Certamente. Guarda, sta aprendo già gli occhi.-
Ashley mormorò qualche parola incomprensibile, prima di massaggiarsi la testa.
-Sono svenuta?- Chiese, ma sapeva già che era andata così.
-Sì. Fortunatamente Dom ti ha preso in tempo, altrimenti saresti caduta in un coma e poi non ti saresti più ripresa tanto facilmente, e alla fine tutti i nostri sforzi…-
Ash fece schioccare la lingua, interrompendola.
-Non esagerare Maggie. Sono state sicuramente le ferite dell’arpia. A proposito, ce l’abbiamo fatta?-
Dom annuì.
–Sì, però non ti aspettare che sia finita qui. Questi sono esseri sovrannaturali, possono comparire quando vogliono e come vogliono.-
Il fantasma l’aiutò a mettersi in piedi e, con dispiacere, la ragazza notò che la sua giacca rossa era sgualcita. Con aria triste si voltò verso la sfera e chiese: -Non c’è nulla nello zaino che possa aiutarmi con questa?-
Maggie scosse il capo. –Abbiamo altre cose da fare che perdere tempo. Muovetevi ora.-

Dall’altro lato della stanza, Matt osservò la scena con un sopracciglio alzato. Doveva ammettere che si era divertito molto, anche se non aveva potuto aiutare pienamente i suoi amici e la nuova ragazza. La scrutò dall’alto verso e il basso e sorrise. Era arrivata più lontana rispetto a Dom e questo significava già molto. Sembrava anche che non prendeva il suo ruolo sul serio e per Matt quello era il giusto atteggiamento.
-Ne abbiamo trovati già dieci!- Esultò Ashley, prima di trapassare Matt. –Non so quanti ancora dobbiamo trovarne in questa stanza, ma l’Alabarda segna 110.- Continuò, rivolgendosi a Dom e Maggie.
-Questo vuol dire che tra qualche stanza troverai il prossimo aiuto…-
Matt scosse la testa, esasperato.
-Dom! Devi stare zitto, chiaro?-
Appunto. Come non detto.
-Ma non era scontato?-
-Ssssssh!-
Matthew rise e si avvicinò all’amico, guardandolo dritto negli occhi. Inconsapevolmente, anche Dominic stava facendo lo stesso. Gli accarezzò una guancia spettrale e sospirò.
-Smettetela, non sono stupida. So che c’è una sorta di catena invisibile che mi condurrà all’altro ragazzo preso, e poi all’altro ancora. Non capisco perché ci tenete tanto a non dirmi le cose.-
-Semplicemente perché non possiamo. Se diciamo troppo, e troppo presto, rischi di rimanere intrappolata qui, lo capisci?- le rispose Maggie, con un tono materno.
L’umana si avvicinò ad un’anfora di cristallo, che si trovava in un angolo. In pochi istanti altre anime uscirono fuori e Ashley impiegò dieci secondi a metterle in salvo.
-Ho capito.-
-Tecnicamente, solo lei non può dirti nulla. Le mie sono solo supposizioni e quelle possono essere espresse.-
Ash sorrise a Dom, che ricambiò con un occhiolino. Poi si fermò a guardare la presenza che comparve davanti allo specchio. Una meravigliosa donna- che Matt conosceva, si chiamava Annabelle ed era davvero molto gentile- si specchiava, aggiustandosi il cappello rosa. Sorrise all’umana, proprio come in passato aveva fatto con lui. Quando Annabelle si voltò verso il proprio riflesso, lo notò e gli sorrise. Mimò con le labbra “vai con loro”, quando il gruppo dei tre uscì fuori, pronti a cercare la prossima stanza.



 NOTE:
Siamo arrivati al quarto capitolo, uno che, lo confesso, mi è piaciuto tanto scrivere. Iniziamo a scorgere la presenza dell'altra anima pronta ad essere salvata e che, fin da subito, ha aiutato la nostra amica a non "morire". A mano a mano verrano fuori, come avete visto, sempre più nuove informazioni e Ashley si troverà circondata da troppe persone :P
Come al solito, vi ringrazio per aver letto i primi tre capitoli e spero anche questo. Se volete farmi sapere cosa ne pensate o avete domande... non esitate!
Alla settimana prossima, Wellsie <3 <3 <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3466383