Nation Eaters

di Becky313
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di quella volta in cui Inghilterra venne quasi ucciso... letteralmente! ***
Capitolo 2: *** Di indagini e camere blindate ***



Capitolo 1
*** Di quella volta in cui Inghilterra venne quasi ucciso... letteralmente! ***


Di quella volta in cui Inghilterra venne quasi ucciso... letteralmente!







Una persona qualunque, con un minimo di intelligenza, ci penserebbe due volte prima di fare qualsiasi cosa, come, per esempio, irrompere in casa non propria per maledire un fratello che non aveva nessuna colpa per poi rimanere a bocca asciutta nel vederlo messo il peggio di come stai tu.
Per questo, quel giorno, Allistor Kirkland, alias la grande e potente Scozia, mai come ora, sarebbe voluto scomparire dalla faccia della terra e non venir mai più ritrovato per la vergogna.
Difatti, quel giorno, il grande e potente Scozia, si era recato verso la dimora del suo adorato fratellino per lamentarsi degli effetti dei mangiamorte, servitori di colui-che-non-deve-essere-nominato, sul suo paese, per poi bloccarsi vedendo Arthur dormire non molto tranquillamente sul divano strariempito di bende messe alla meglio.
E fu lì, che la vergogna lo colpì.
Vergogna per non aver pensato che forse, solo forse, il suo fratellino poteva aver subito il peggio di lui, dato che le maggior vittime furono proprio nel suo paese.
Allistor rimase bloccato. 
- Artie?-
Il ragazzo si mosse malamente sotto le coltri.
Scozia sospirò e si inginocchiò vicino a lui. 
- Ehi fratellino.. ti.. ha colpito duramente?-
Arthur si limitò ad aprire un occhio verdissimo. 
- Direi di si.. -
Prese una pezzuola umida e gli tamponò dolcemente la fronte. 
- Non saresti dovuto essere alla scuola? Che ci facevi al ministero? Mh? -
Inghilterra alzò le sopracciglia e sospirò. 
- Il.. ministro mi ha chiamato per una questione, c'era anche Italia ma non so perché i mangiamorte si sono limitati ad attaccare me come se non ci fosse Feli in quella stanza. -
Allistor corrugò le sopracciglia. 
- In che senso? Quando sono entrato Feliciano non c'era. -
Arthur annuì.
- È riuscito a smaterializzarsi appena sono entrati. C'è stato un momento di stallo quando quelli sono entrati, sembrava che non sapessero esattamente come mai anche Italia fosse lì. -
Scozia ascoltò assorto. 
- D'accordo, ne riparliamo appena ti riprendi un po', va bene? -
Si alzò e agitò la bacchetta.
- Feli sa già smaterializzarsi? Pensavo si insegnasse solo al sesto anno. -
Arthur socchiuse un occhio. 
- Temo gli abbia insegnato tutto Dylan.. -
Allistor sospirò e decise di averne avuto abbastanza per quel giorno. 
- Francis sa che sei qui? -
Arthur avvampò malamente. 
- Non devi dirglielo! N-non voglio! -
Rise. 
- Beh, temo sia troppo tardi, gli ho appena inviato un gufo. -
Arthur si lasciò cadere nuovamente sui cuscini e sospirò. 
- Oh, per l'amor di Godric. -
L'ultima cosa che sentì, prima di addormentarsi, fu la risata malefica di Allistor e il fischio del bollitore che gli indicava che il tea era pronto.
 
Francis rilesse la lettera più e più volte.
Non poteva essere successo sul serio.
Il suo lapin!
Dio, se era preoccupato.
Per questo decise di prendere il primo volo per Londra.
Una volta attraversata la manica si sarebbe precipitato subito dal suo Arthur!
Si bloccò con un jeans in mano proprio mentre stava per infilarlo nel borsone da viaggio.
Un dubbio gli assalì la mente.
-Maglione... o felpa?-
Beh, non c’è bisogno di dire che perse mezz’ora solo per decidere questo.
E riuscì a prendere il volo con un colpo di fortuna che le persone normali non avrebbero mai potuto avere.
Ma dopotutto... lui non era una persona normale, lui era la Francia, non?
 
 
 
Sospirò, sedendosi sullo sgabello dietro al bancone.
Non voleva stare lì.
Sarebbe voluto tornare a casa e dormire fino alle cinque del pomeriggio.
Certo, poi si sarebbe annoiato, ma almeno non sarebbe dovuto stare tre ore dietro ad un bancone ad aspettare dei clienti che, già sapeva, non si sarebbero mai presentati.
Ma quei soldi gli servivano.
Certo, amava Roma, ma la nostalgia di casa iniziava a farsi sentire.
Quanto avrebbe voluto sedersi a bere una tazza di the caldo davanti ad un camino acceso nella sua amata casa in Inghilterra.
I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì il campanello d’ingresso del negozio suonare.
“Strano- pensò –di solito nessuno viene a quest’ora”
Ma si bloccò subito quando vide la sua nuova cliente: i capelli lisci castani le scendevano sciolti sulle spalle, la sua pelle, bianca come la neve, la faceva sembrare quasi una bambola di porcellana, e i suoi occhi, quegli occhi azzurro ghiaccio, gli davano l’impressione di un Iceberg in mezzo al mare.
Rimase a bocca aperta per qualche secondo prima che lei gli si avvicinò, risvegliandolo da quel sogno ad occhi aperti.
-Scusa, per caso qui vendete cappelli a caschetto per ragazze?- Chiese lei, sorridendogli.
Lui deglutì più volte inutilmente: la sua bocca era asciutta.
Annuì lentamente.
-S-sì, sono per di là- le rispose indicando degli scaffali.
La ragazza si girò verso la direzione indicata per poi ringraziarlo e iniziare a camminare verso di essa.
-A.. Aspetta!- La richiamò subito.
Lei si girò confusa.
-Si?-
-P-posso sapete il tuo nome? Io.. Io sono Marcus- Si presentò lui.
Lei gli sorrise.
-Certo! Piacere Marcus, sono Ashley- Disse lei prima di scomparire dietro a qualche scaffale.
 
 
- Lapin! -
Francis corse affannato nella camera dove era stato trasportato Arthur. 
Lo accarezzò dolcemente sui capelli. 
- Cosa è successo mon lapin? -
Arthur sospirò. 
- Niente, tranquillo... sto bene-
Cercò di fare un bel sorriso ma ne uscì solo una specie di smorfia, causata dal dolore. 
Francis sorrise e gli baciò dolcemente il mento. 
- Mh... che fai? -
- Ti faccio stare meglio...- 

Le labbra bollenti del francese iniziarono a percorrere il loro preciso percorso dal lobo fino alla spalla e poi, di nuovo, indietro. Con calma snervante le labbra sfregarono la pelle bollente, passarono su ogni livido e su ogni graffio. 
- Ahi...- 
- Sh... scusa-
Arthur si rilassò sui cuscini, incapace di volere opporsi. 
- Mh... Francis...- 
- Oui? -
Arthur non rispose, semplicemente immerse la mano nei capelli setosi del francese e premette piano piano, facendo si che le labbra peccaminose scendessero verso la parte di lui che più lo desiderava in quel momento. 
Appena sentì il familiare calore della sua bocca Inghilterra ansimò pesantemente e si inarcò, sentendo le ferite tirare e il viso accaldarsi sempre di più. 
- F-Francis... s-si...- 
Francia sorrise e tornò sulla sua bocca, intrappolandola in un bacio profondo e passionale che lo distrasse del tutto dall'intrusione dentro di lui. 
Ansimò pesantemente e si inarcò ancora, soffiando il suo nome tra i gemiti. 
Francis sorrise e mosse la mano seguendo il proprio ritmo, lento e snervante. 
Aveva un modo di fare l'amore tutto suo; era sinuoso come un serpente, seducente come una pantera. 
Gli occhi gli catturavano l'anima e lo stregavano completamente. 
- Ti amo... ora ci sono io qui...-
Si guardarono intensamente per un attimo, prima di assaltarsi le labbra con un bacio famelico. 
- Ti amo anche io...- 
Il resto dei sussurri si persero nella stanza, celati agli altri abitanti della casa.
 

 





Note Autrici

Ehi!
Salve a tutti fandom di Hetalia
è la prima storia che pubblico su questo fandom, quindi spero che piaccia X3
Questa storia è stata scritta da me e Emmy_Cr_
E... niente...
Speriamo che vi piaccia
Baci
Becky313 e Emmy_Cr_



 

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Capitolo 2
*** Di indagini e camere blindate ***


 

Di indagini e camere blindate






Dylan camminò avanti e indietro un paio di volte, nervoso.
-Tranquillo, Dylan. Arthur recupererà in fretta.-
Lo richiamò la voce di suo fratello maggiore, Seamus.
-Si, lo so! Ma non posso non essere preoccupato, è mio fratello gemello!- Rispose lui, non fermandosi.
-Il tuo adorato fratello gemello, è di là a spassarsela con il francesino.- Gli rispose una voce dalla porta, difatti, Allistor, aveva lasciato il minore nelle mani di Francis, e lì ci era rimasto, e dai gemiti provenienti da dietro la porta, era immaginabile che stava succedendo tra i due.
- Sarà anche al sicuro tra le braccia del suo francesino ma diamine! Potrebbe accadere di nuovo e in qualsiasi momento! E se non fossimo nei paraggi?- 
Dylan si avvicinò ad Allistor e lo guardò, terrorizzato. 
- E se dovesse morire?- 
Allistor lo guardò in silenzio, soffiando il fumo dalle narici. 
- Non morirà, okay? Lo localizzeremmo se dovesse svenire.- 
Dylan sembrò calmarsi. 
Annuì e sbuffò un paio di volte. 
- Me lo prometti? -
Scozia annuì e gli mise le mani sulle spalle. 
- Lo giuro Dylan, lo giuro su Godric Grifondoro.- 
Galles sorrise dolcemente. 
- D'accordo, mi fido.-
Indugiarono ancora un po' davanti alla porta di Arthur. 
- AH, FRANCIS, SI-
Dylan guardò Allistor che spalancò gli occhi. 
- SEAMUS. -
- IO VADO.-
-ASPETTA-
Questa è l’unica cosa che si sentì dopo un forte rumore che valeva a dire una porta sbattuta.
-Oh oh...-
Dylan guardava fisso la porta: questo avrebbe portato guai, lo sapeva.
Allistor si sedette stancamente sul divano.
-E ora che faccio?-
 
 
Sbatté il piede a terra più e più volte.
Dove diavolo era finito quell’idiota?
Certo, poteva vantare molta pazienza, ma tutto prima o poi finisce, no?
Sospirò.
Lo avre-
-SORPRESA!-
-COSA?!?-
“BOOM”
Ed ecco come il magnifico, Gilbert Beilsdmith aka la personificazione della magnifica Prussia, si era ritrovato a terra con un grosso bernocolo in testa, ad osservare la ragazza in piedi davanti a lui che aveva una chiara aura assassina.
-Beilsdmith... COME HAI OSATO?!?-
-Eh...? Oh, andiamo! Il magnifico me voleva solo farti una sorpresa! Dovresti essere onorata di tutte queste attenzioni dal magnifico me!-
La ragazza lo guardò per qualche secondo prima di portarsi le dita della mano destra alla tempia e massaggiarsela.
Uno di questi giorni sarebbe arrivata a farlo fuori, lo sapeva.
-Su, forza, andiamo. Sal ci aspetta dentro.-
-Eh? Esci ancora con quel pesce? È poco magnifico...-
-Nessuno ha chiesto il tuo parere! E poi Sal è il mio migliore amico, quindi zitto!-
I due si diressero verso l’entrata di un edificio non poco lontano.
-Avril?-
-Si, Gil?-
-Hai mantenuto la promessa.-
Avril sorrise.
-Ti aspettavi che non la mantenessi?-
-No, è solo che pensavo te ne fossi dimenticata...-
-Come se fosse possibile dimenticarsi di un idiota come te-
L’albino sorrise tra sé e sé.
-Tsk! Porta più rispetto verso chi è più magnifico di te! L’idiota lo sarai tu!-
-Si, si! Come no!-
Gilbert sorrise e si guardò intorno. 
- Chi cerchi? -
Le sorrise e poi la tirò per la mano in una stanza vuota. 
- EHY! -
Non fece in tempo a dire altro che le labbra di Prussia si chiusero sulle sue. 
- Sei uno scemo...-
- Ma mi ami così, no? -
Risero forte e si baciarono ancora, e ancora.. e ancora..

Intanto, tra le sale della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, Allistor si muoveva sicuro. 
In quanto prefetto della casa di Serpeverde poteva tranquillamente muoversi, con la scusa di controllare in giro. 
- Dannazione. -
- Niente? -
Scozia scosse la testa. 
Guardò Seamas e sospirò. 
- Dylan? -
- Credo sia nella torre Corvonero a cercare qualcosa.-
Sospirarono. 
- Ne sta risentendo -
- Sono gemelli Alli, il loro rapporto è sempre stato molto stretto. -
Possibile, certo, ma Allistor sospettava che ci fosse di più. 
- Secondo me è stato attaccato anche lui, ma non vuole dirci nulla. -
- Ma se è sempre stato all'interno della scuola! -
Scozia annuì.
- Lo so... Ma la strada da qui al platano picchiatore è lunga. -
Seamas lo guardò solo un momento. 
- Dici che ha usato il vecchio passaggio per la Stamberga? -
Il rosso annuì. 
- Meglio controllare, che cosa ne dici? -
- Si, ma domani.. ora ho sonno. -
Allistor ghignò e lo spinse sul letto, sovrastandolo. 
- Ora sei mio...-
Chiuse la porta, spense la luce della loro camera e si adagiò al suo fianco, stringendolo forte. 
 
 
Si massaggiò gli occhi cercando di calmare i nervi.
Sospirò pesantemente al Goblin che aveva davanti.
-Ho detto: Camera. Blindata. Numero. 0.0.3.-
Schiarì le parole con calma per non scoppiare in una crisi isterica.
-E io le ho detto che quella camera non viene aperta da secoli. Perché dovrei dare la chiave proprio a lei, che non si è mai fatta vedere prima.-
La ragazza sorrise nervosa.
Ora stava per scoppiare in una crisi isterica.
Sospirò, sentendo una mano sulla propria spalla, calmandosi all’istante.
Lui aveva sempre questo effetto su di lei.
Anche se era tutt’altro che calmo.
-Mi può ripetere il suo nome?-
Ritornò a guardare il Goblin di fronte a se, per poi girarsi verso il danese che le stava di fianco, che le annuì, come se avesse percepito i suoi pensieri.
Si rigirò verso il Goblin.
-Il mio nome è Charlotte Kirkland.-
 




Note autrici 

Scusate il ritardo, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
In questo capitolo è apparsa Charlie! (O Charlotte)
La mia amata(?) OC.
Ci sentiamo la settimana prossima!!!
Becky313 e Emmy_Cr_

 

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