Another new generation

di NekoKya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hokage-sama daisuki! ***
Capitolo 2: *** Gomenasai Hajime ***



Capitolo 1
*** Hokage-sama daisuki! ***


Hokage-sama daisuki!♥





Era una tiepida giornata estiva nel paese della foglia. Erano passati ormai tredici anni dalla fine della quarta grande guerra ninja e la vita degli abitanti di Konoha trascorreva serena. Gli eroi di quella guerra erano cresciuti e maturati durante gli anni di pace, alcuni avevano trovato l’amore e si erano creati una famiglia. Naruto Uzumaki era diventato il settimo Hokage, preceduto dal suo fidato amico, un tempo maestro, Kakashi Hatake che aveva aspettato pazientemente la sua nomina.
Hinata Inuzuka stava uscendo dalla residenza del suo clan, il padre la stava allenando personalmente per poterle permettere di prendere il suo posto come capo della famiglia. Tuttavia non aveva onorato la promessa di trovare un marito tra le cerchie consigliate da Hiashi, questo aveva portato a un conflitto tra lei e il padre, il quale era stato risolto solo grazie alla proposta della giovane donna, la quale prometteva di trasferirsi nella residenza Hyuga con la sua famiglia non appena fosse diventata capo clan.
La tensione era sempre al massimo durante le visite della giovane Inuzuka, nonostante il padre l’avesse accettata non poteva certo non sentirla. Tuttavia aveva promesso a se stessa che la morte del cugino non sarebbe stata vana, lei sarebbe diventata più forte e l’avrebbe reso orgoglioso.
Lo faceva per lui ma soprattutto per se stessa.
«Okaasan!» la voce squillante della figlia di appena 6 anni la fece sobbalzare.
«Aiko!» la salutò sorridendole dolcemente mentre la bambina le abbracciava la vita stringendola forte.
A guardarla era identica alla madre, esile, dai capelli corvini e gli occhi perlati, se non fosse stato per i due triangoli rosso fuoco che risaltavano spaventosamente sulla sua carnagione chiara tutti l’avrebbero riconosciuta come una Hyuga.
«Credevo che ti avessero sequestrata» osservò sarcastico Kiba facendole la tipica occhiata di rimprovero che le rivolgeva ormai da anni.
Non era cambiato molto da quando aveva 16 anni, se non per i lineamenti più adulti e un pizzetto poco pronunciato che lo rendeva più affascinante, almeno secondo Hinata.
«Sai com’è fatto mio padre… ma non credevo che mi steste aspettando» rispose sorpresa.
Hinata era rimasta quasi immutata dal tempo, il viso dai lineamenti dolci e delicati facevano quasi pensare che non avesse 28 anni ma che fosse rimasta all’adolescenza. I lunghi capelli corvini dalle striature bluastre erano ben legati in una bassa coda di cavallo.
«Aiko ha insistito tanto per venirti a prendere» spiegò dandole un bacio veloce.
«Ne sono felice» con una mano prese quella della figlia mentre con l’altra afferrò il braccio del marito per poi incamminarsi verso casa.
«Okaasan anch’io voglio allenarmi con ojiisan!» esclamò Aiko giocherellando con una ciocca di capelli.
«Non preoccuparti, il nonno non vede l’ora di poterti allenare» ammise scrutando lo sguardo tagliente di Kiba «Ovviamente seguirai l’allenamento con papà come sempre… sarà solo un po’ più impegnativo» aggiunse sorridendo.
«Qualsiasi cosa ti dica quell’uomo… non dimenticare mai che sei un Inuzuka!» precisò fiero mentre Hinata cercava di mantenere il sorriso sempre meno convinta.
«Kiba-kun…» mormorò trattenendo un sospiro «Non preoccuparti, andrà bene» lo rassicurò.
Non rispose ma fece un cenno col viso, segno che era meglio non proseguire la discussione.
«Otosan e ojiisan si odiano» rifletté ad alta voce sorprendendoli.
«Che dici tesoro… io e tuo nonno abbiamo qualche problema a stare nella stessa stanza non lo nego… ma non ci odiamo» cercò di riparare sotto lo sguardo stranamente divertito della moglie.
«Otosan quando dici le bugie ti diventano le orecchie rosse» osservò ingenuamente sotto lo sguardo allibito di lui.
«Aiko… basta mettere in difficoltà il papà» si intromise Hinata trattenendo una risata.
«Scusa otosan» mormorò timidamente.
«Non preoccuparti, non mi hai messo in difficoltà» mentì sorridendole.
Passeggiarono per le vie del villaggio, finché Kiba non si fermò di colpo.
«Qualcosa non va?» chiese premurosa la moglie.
«Mi sono completamente dimenticato che ho una faccenda importante da risolvere con Shino… mi ucciderà lo so» spiegò trattenendo un sospiro.
«Ti avevo scritto gli impegni sulla bacheca della cucina… pensavo che ti sarebbe stata utile» osservò dispiaciuta.
«Non è colpa tua se hai sposato un uomo distratto» ridacchiò facendola sorridere «Ci vediamo più tardi… controlla che Akamaru abbia terminato il suo eterno riposino, non c’è stato verso di portarlo con me» commentò prima di darle un bacio a fior di labbra.
«Anche lui sta invecchiando infondo» lo prese in giro arrossendo un po’ per l’effusione in pubblico.
Non commentò la punzecchiata affettuosa di lei, anzi, si rivolse alla figlia «A dopo principessina» la salutò dandole un bacio veloce sulla fronte prima di andarsene.
«A dopo!» lo salutò sventolando la mano in aria con un po’ troppa energia.
Hinata si portò la mano libera sotto il mento e rifletté ad alta voce «Ora che ci penso… dov’è hai lasciato Simba?» si riferiva al cucciolo di Aiko, un cagnolino nero dalla punta del muso bianca, preso direttamente dalla cucciolata di Akamaru. (Si capisce che non è stato lui a partorire vero? xD NDA)
«Dorme anche lui con Aka-chan» rispose.
«Capisco…» pensò che forse più che vecchiaia la sua era solo pigrizia.
Improvvisamente la stretta della mano di Aiko si fece più accentuata e sentì la gonna tirare. Si voltò a controllare e vide la bambina arrossire e nascondersi dietro di lei.
«Aiko cosa c’è?» chiese divertita dallo strano comportamento.
«Buongiorno Hinata» la voce del settimo Hokage la fece sobbalzare.
Naruto Uzumaki, 28 anni, le stava di fronte. I capelli biondi sempre sbarazzini e gli occhi azzurro cielo luminosi, i lineamenti più marcati e la sorprendente differenza d’altezza unito a un fisico più tonico mostravano il suo passaggio all’età adulta.
«Buongiorno Naruto-kun» salutò sorridendo «Akane-chan…. Hajime-kun» si rivolse ai figli di lui.
Akane era la figlia maggiore, 10 anni, aveva gli occhi azzurri pagliuzzati di verde e i capelli lisci rosso fuoco, ma il viso era identico a quello della madre.
Hajime, il figlio minore, aveva un anno in più di Aiko, i capelli biondo cenere sbarazzini come il padre e gli occhi verde acqua della madre.
«Signora Inuzuka buongiorno» risposero in coro, la prima sorridendo raggiante, il secondo abbassando lo sguardo in evidente disagio.
«Ehi, non si saluta?» disse scherzosamente rivolgendosi alla figlia.
Naruto si sporse in avanti per capire a chi si stesse rivolgendo, poi si illuminò «Aiko-chan non ti avevo vista’ttebayo!» esclamò sorridendole.
In tutta risposta si fece ancora più rossa e cercò disperatamente di nascondersi dietro la madre.
«Sempre la stessa storia… mi dispiace Naruto-kun» si scusò ormai rassegnatasi.
«Beh infondo è tua figlia» osservò divertito portandosi una mano dietro la testa. Hinata ridacchiò di rimando nonostante sapesse perfettamente che Aiko in realtà era espansiva e chiacchierona.
Si misero a parlare tra loro, Akane colse l’occasione per spostarsi vicino alla piccola Inuzuka.
«Aiko-chan ti ho trovata!» disse divertita dall’espressione imbarazzata della poverina.
«Ciao Akane-senpai» sussurrò piano sorridendole.
«Perché ti nascondi sempre da noi?» chiese curiosa.
«Non mi nascondo da voi… cioè…» iniziò a balbettare freneticamente scaturendo le risate dalla sua interlocutrice.
«Sei buffa!» la fermò accarezzandole la testa.
Akane adorava i bambini, nonostante lo fosse lei stessa, da grande sognava di avere un proprio team, non vedendo l’ora di essere chiamata “Sensei”.
«Neesan non lasciarmi da solo» si lamentò Hajime afferrandole i calzoncini della divisa.
«Ero a pochi passi da te Haji-chan e poi eri vicino a otosan» precisò dandogli un buffetto affettuoso sulla testa.
«Tsk» mise un piccolo broncio, continuando però a stringere il lembo di stoffa tra le dita.
«Dev’essere bello avere un fratellino» commentò Aiko osservandoli.
Hajime si limitò a fissarla con un espressione solenne mentre Akane annuiva energicamente «Mi piace il mio brontolone» esclamò pizzicando le guance a quest’ultimo sotto le sue proteste.
«Oneesan!» mugugnò tentando di liberarsi, evidentemente irritato.
«Anch’io voglio un fratellino!» disse a voce alta facendo sobbalzare Hinata.
«Sentito?» ridacchiò l’Hokage «Sarà meglio che Kiba si dia da fare» la punzecchiò facendole l’occhiolino.
«Na… Naruto-kun» abbassò lo sguardo mentre il viso le prendeva letteralmente fuoco.
«Hajime-kun però non assomiglia ad Akane-senpai» rifletté ad alta voce «Non sorride spesso e parla poco, si imbarazza facilmente e ha sempre un espressione seria in viso»
La maggiore fece spallucce tenendo d’occhio il più piccolo visibilmente irritato.
«B-beh scusa tanto» commentò acido «Aiko invece sembra una bambola di porcellana!» esclamò convinto di averla offesa.
«Grazie!» rispose contenta, le bambole le erano sempre piaciute.
La fissò stranito per un attimo, la sorpresa aveva preso il posto dell’irritazione «Guarda che non era un complimento, stupida» precisò calmo.
Stavolta era la corvina ad essere nervosa «Non sono stupida!» sbottò.
Akane trattenne un sospiro sconsolato «Basta dai, c’è stato un fraintendimento….»
«Non è vero Hajime mi ha insultato» gonfiò le guance a mo’ di broncio.
«Ma se sei stata tu a iniziare» replicò tranquillamente.
La rossa cercò di riportare la pace senza successo.
«Sapete dicono che i bambini che litigano si piacciono a vicenda» una voce femminile si infilò nella discussione accesa, che era incredibilmente sfuggita a Naruto e Hinata.
«Okaasan!» la salutò la figlia maggiore saltandole al collo.
Sakura Uzumaki era inginocchiata davanti a loro, il camice dell’ospedale le copriva il vestito rosso che indossava e i capelli rosa confetto erano stretti in un alto chignon, non era poi cambiata molto nemmeno lei.
«Aiko non mi piace!» quasi urlò il bambino incrociando le braccia al petto.
La poverina rimase così offesa dalla frase appena udita che si limitò a fargli la linguaccia.
«Hajime sai bene che non bisogna dire cose simili» lo riprese «Lo sai che non è vero» sorrise accarezzandogli i capelli.
Sospirò sonoramente e si voltò verso Aiko, anche se controvoglia «Scusa» borbottò.
«Bravo» annuì contenta.
«Ah, Sakura-chan!» finalmente i due adulti si accorsero della sua presenza.
«Qualcuno si è dimenticato di passare dall’ospedale» osservò fingendo un tono severo mentre si alzava per affiancare il marito che nel frattempo si stata grattando la testa nervosamente in cerca di una scusante.
«Scusa Sakura-san, l’abbiamo trattenuto noi» replicò Hinata sorridendole.
«Tranquilla stavo scherzando» spiegò ricambiando il sorriso.
«Okaasan adesso possiamo andare a prendere il gelato?» si intromise la maggiore afferrando entrambe le mani dei genitori.
«Certo, volete unirvi a noi?» chiese gentilmente notando che la piccola Inuzuka aveva finalmente sorriso.
«No grazie, magari un’altra volta» declinò l’invito con altrettanta cortesia, mentre afferrava la mano della figlia.
«Dobbiamo andare a svegliare Simba e Akamaru» spiegò la bambina.
«Capisco… allora sarà meglio lasciarvi andare» rispose divertita la rosa prendendo la mano di Hajime, il quale era ben felice di andarsene.
Le due famiglie presero strade diverse, separandosi.





«Niichan stai barando!» due vispi occhi rossicci seguivano infastiditi i movimenti del fratello maggiore.
«Sei tu che non riesci a starmi dietro» replicò divertito dall’espressione contrariata dell’altro.
«Otosan dice sempre che solo i codardi barano!» osservò a voce alta cercando di afferrargli i polsi, ma l’evidente differenza d’altezza non gli rese facile il compito «Okaasan! Akira non segue le regole!» urlò per farsi sentire dalla madre.
«Ren cosa c’è? Che hai da urlare a quest’ora del mattino» Karin Uchiha fece scorrere la porta finestra che dava sul giardino di casa, i capelli rossi le arrivavano fino alle spalle, il viso stanco per via del poco sonno era evidente, gli occhiali scuri stretti in una mano.
«Ren non riesce a rubarmi il kunai di mano e questo lo rende suscettibile» lo schernì ghignando divertito.
«Stai usando lo sharingan nonostante sai benissimo che non sono ancora in grado di utilizzarlo, non è giusto Aki-nii» sbottò cercando di saltargli addosso, inutilmente.
«Akira smettila di prendere in giro il tuo fratellino, e Ren cerca di non farti sempre sbeffeggiare… vostro padre vi direbbe parole più confortanti ma ormai al mattino non si trova quasi mai» sbuffò sedendosi sul pavimento di legno.
«Otosan direbbe “Akira, Ren…. L’allenamento è importante e va preso sul serio” e poi si sarebbe unito a noi» commentò Akira tenendo la testolina corvina del fratellino con una mano mentre quello tentava di raggiungerlo a manate.
«Beh, se volete mi unisco io» si propose sorridendo.
La fissarono per un breve momento, ma a Karin bastò.
«A volte mi chiedo se è colpa mia» ridacchiò «Quando siete con me non volete mai fare nulla, ma appena sbuca vostro padre subito» osservò ad alta voce.
Akira le si sedette accanto, lasciando andare il fratellino «Okaasan non è colpa tua, è che si vede che sei stanca» commentò «Ma lo sai che mi piace anche allenarmi con te» concluse poggiando la testa corvina sulla sua spalla.
«Tranquillo, lo so» gli diede un buffetto affettuoso sulla testa.
«Ehi non prenderti okaasan tutta per te!» sbottò il minore accoccolandosi tra le sue gambe.
«Sciocco» gli accarezzò una guancia «La mamma è di entrambi»
Ren e Akira erano l’orgoglio del padre, e chiaramente anche della madre. Il maggiore era mite e tranquillo e forse fin troppo sicuro di sé. Il minore invece era più giocherellone ed espansivo, ma un tantino troppo fra le nuvole.
Se non fosse stato per i capelli più ordinanti del maggiore, non paragonabili a quelli sbarazzini del minore, e gli occhi scuri, neri come la pece, si potevano quasi prendere per gemelli.
«Otosan dov’è?» chiese Ren giocherellando con una ciocca rossiccia di lei.
«Dal suo amato Hokage» rispose con ovvietà.
«Zio Naruto è sempre con otosan» osservò Akira «Anch’io voglio stare con loro due»
«Sai bene che non puoi, parlano di cose importanti o comunque da adulti e tu sarà meglio che per un po’ ancora non conosca i discorsi “illuminanti” di tuo padre» lo prese in giro.
«Tra poco compio 11 anni! Sono un adulto!» esclamò fiero.
«Il mio ometto, il tempo passa troppo in fretta… mi ricordo ancora quando avevi 2 anni e facevi la pipì nel futon, avevi due guanciaotte paffutelle che si tingevano sempre di rosso eri così carino e mi piaceva strapazzarti fino a che non ti addormentavi» le mandò un occhiataccia mentre il viso quasi cadaverico gli si infiammò.
«Okaasan!» incrociò le braccia al petto e voltò lo sguardo, offeso.
«Ah, scusa Akira… non volevo metterti a disagio… e che eri cosi piccolo» lo afferrò a sé prendendolo per la vita «Lo so che adesso sei cresciuto, e sono sicura che diventerai un ninja eccezionale» gli sorride notando che si era calmato «Anche Ren ovviamente»
«Io sono ancora piccolo» osservò il minore ricambiando lo sguardo della madre.
«7 anni di vita e sei ancora adorabile» ridacchiò punzecchiandoli una guancia «Almeno qualcosa di me hai preso… i miei occhi».
«Io ho preso gli occhiali invece» brontolò il maggiore poggiando nuovamente la testa sulla spalla di lei.
«Che ti ostini a non indossare» osservò severa «Lo sai che più andrai avanti senza più sarà difficile… in futuro ti serviranno»
«Lo so…. Mi sforzerò» promise.
«Bene» diede un bacio sulla testa a entrambi prima di alzarsi «La mamma ha delle faccende domestiche da svolgere, ma sarebbe gradito un aiutino» gli osservò di sottecchi.
«Aiutiamo okaasan!» esclamò felice Ren.
«Tsk, mammone» sibilò beccandosi uno sguardo truce dal fratellino.
«Oh beh…. Sapevo che da un caratteraccio come il mio misto a quello di Sasuke-kun sarebbero nati degli adorabili pargoletti» mormorò scherzosamente prendendo per mano il minore e incamminandosi dentro casa seguita dal maggiore.



9 anni dopo



«4 chiusure!» Aiko Inuzuka aveva compiuto da poco 15 anni «8 chiusure!» si stava allenando nella residenza degli Hyuga con la madre.
Nonostante gli allenamenti tenuti con il padre riusciva comunque a ritagliare del tempo per affinare le tecniche del clan della madre, cosa che non poteva far altro che piacere a suo nonno.
«12….» Hinata bloccò il pugno respingendola con forza, facendola cadere a terra.
«Mentre stai attuando le 64 chiusure assicurati di tenere gli occhi vigili sfruttando il byakugan per captare le mosse del tuo avversario altrimenti fermarti sarà fin troppo facile» precisò seria mentre con una mano la incitava a rialzarsi «Sfrutta i miei insegnamenti e riprova»
Scostò i capelli corvini dalla fronte «Sì» si rialzò riprendendo posizione, le braccia tese e le mani rigide «Sono pronta» disse cercando di focalizzarsi su di lei.
«Tecnica protettiva delle 64 chiusure» il chakra affluì velocemente ai suo palmi mentre correva verso la madre «4 chiusure!» si concentrò sullo stomaco «8 chiusure!» Hinata si parava con le braccia «Più veloce» la intimò «16…» colse l’attimo e stavolta la colpì al fianco sinistro facendola sbattere contro il muro.
«Di nuovo» esclamò a gran voce sperando di incitarla a non arrendersi, sapeva che durante gli allenamenti tenere un atteggiamento serio era estremamente importante per spronare la figlia.
Si scostò dal muro di legno «Arrivo» scattò in avanti già pronta a colpirla ma quest’ultima la schivò dandole un pugno al centro della schiena «Non dare per scontato che il tuo avversario resti fermo ad aspettarti… devi cogliere il momento giusto e non far sapere le tue intenzioni» osservò.
«Capito» si riprese tornando nuovamente in posizione, prima di caricarla attese un attimo riflettendo bene sul da farsi.
Hinata decise di iniziare per prima e si avvicinò velocemente alla figlia, quest’ultima schivò il suo pugno abbassandosi in tempo per poi saltare subito dopo, avendo intuito il calcio che finì a vuoto.
«La costanza e la concentrazione devono essere sempre al primo posto, l’attacco non è più importante di una buona difesa, non dimenticarlo» disse indietreggiando di poco, finì però con le spalle al muro.
Aiko ne approfittò per ripetere la tecnica della madre «4 chiusure!» urlò colpendola al petto «8 chiusure!» schivò il tentativo di respingerla nuovamente «12 chiusure!» sentì lo sforzo derivato dal controllo del chakra ma tentò di concludere la tecnica «16 chiusure!» riuscì quasi per fortuna a spostarsi dalla traiettoria di un altro pugno, si concentrò per dare gli ultimi colpi a una velocità tale da spiazzare Hinata «32 chiusure!» concluse lasciandosi andare a terra esausta. Era da tutta la mattina che si allenava, aveva ormai raggiunto il suo limite.
«Brava» mormorò affiancandola «Mi hai davvero sfinita» disse scherzosamente sistemandole la coda ormai sfatta «Sono fiera dei tuoi progressi, arriverai oltre le 32… vedrai»
«Grazie okaasan, sono felice di essermi potuta allenare con te» rispose sorridendo.
«Saluta il nonno e poi andiamo» si alzò e le porse una mano «Riprendere le forze è altrettanto importante» sorrise.
L’afferrò saldamente e la fronteggiò «Certo» ricambiò il sorriso «Non voglio essere da meno come unica donna del mio team» rispose motivata.
«Non devi pensare che solo perché sei una femmina sei inferiore, nessuno dei miei amici me l’ha mai fatto pesare all’epoca» osservò sistemandosi la divisa.
«A parte lo zio…» precisò «Anche se ti voleva bene» aggiunse subito.
«Neji mi ha insegnato tanto» rispose nostalgica «E io voglio fare lo stesso con te»
«Anche la zietta ti può insegnare tanto Aki-chan» Hanabi era appoggiata al muro, nessuno aveva notato la sua entrata silenziosa.
«Zia Hanabi!» la salutò avvicinandosi a lei.
«Stai diventando una signorina, sono contenta che non hai preso la moda delle felpe enormi… vero Hinata?» disse riferendosi all’abbigliamento della nipote, composto da degli stivali scuri lunghi fino al ginocchio, un paio di calzoncini neri e una canottiera viola scuro senza maniche, che le lasciava scoperto l’ombelico, con cappuccio nero annesso
«Spiritosa» replicò la sorella maggiore.
«Potevi però metterti due guanti…» osservò scherzosamente notando che portava al braccio destro un lungo guanto nero di pelle che lasciava libere le dita fini.
«Grazie per la premura Hanabi» si intromise la madre «Ma non sarebbe stata male con una tuta simile alla mia» precisò scherzosamente.
«Sarebbe stato quasi come rivederti a 15 anni» rabbrividì punzecchiandola.
«Hanabi…» sospirò lasciando perdere.
«Piuttosto perché non ho ancora visto il mio nipotino?» chiese cambiando discorso.
«Koga non vuole mettere piede in questa residenza… ha paura di papà» mormorò.
«Uh…. Dovevo immaginarlo» trattenne una risata.
«Ha solo 5 anni gli passerà» la rassicurò.
Koga Inuzuka era simile alla sorella maggiore se non fosse stato per gli occhi piccoli e scuri e i canini sporgenti simili al padre.
«Sarà meglio andare, più tardi abbiamo una riunione di famiglia no?» si stiracchiò brevemente.
«Già, manca poco Hinata… poco al passaggio del nuovo capo clan» le ricordò facendole l’occhiolino.
«Ho rimandato per troppi anni lo ammetto, lo sai che a Kiba l’idea di venire qui non piace» abbassò lo sguardo dispiaciuta.
«Otosan sarà felice lo stesso, infondo ojiisan non lo costringe a fare nulla di più» si intromise Aiko «Okaasan tu sei sempre stata bene qui quindi sarà ok»
Annuì «Giusto»
Il trasferimento era inevitabile, ma l’importante e che sarebbero restati insieme.




«Hajime» il minore degli Uzumaki, 16 anni, stava riposando sotto un albero nel campo d’allenamento «Hajime?» ignaro della presenza del compagno di squadra Ren Uchiha, suo coetaneo.
Era cresciuto molto da quando aveva 7 anni, non solo aveva superato l’altezza del padre quando aveva la sua età ma era riuscito ad avere un controllo quasi perfetto del chakra sfruttando gli insegnamenti preziosi della madre.
«Hajime vuoi imparare a dormire la notte?» lo riprese punzecchiandogli una guancia, scatenando una reazione spontanea da parte del biondino che subito gli afferrò il polso con forza.
Anche l’Uchiha era cresciuto, l’aria fiera e spavalda non l’aveva abbandonato durante gli anni di crescita.
«Ehi!» cercò di liberarsi invano «Maledetto porcospino!» imprecò riferendosi alla capigliatura sbarazzina e decisamente più voluminosa della sua.
«L’hai voluto tu....» chiuse la mano a pugno e mirò alla testa dell’amico, che sorprendentemente l’afferrò con la mano libera poco prima che potesse colpirlo.
«Buongiorno» lo salutò digrignando i denti mentre spingeva il pugno verso il suo viso nonostante quello glielo impedisse.
Finalmente aprì gli occhi osservandolo per un breve attimo «Ren che cosa stai cercando di fare?» chiese senza scomporsi continuando a stringerli il polso e a spingere indietro il pugno. «Volevo svegliare la bella addormentata» rispose scherzosamente sorridendo beffardo.
«Tsk» lo lasciò andare e con un balzo all’indietro prese un minimo di distanza «Vedo che ti ostini a cercare uno scontro con me» osservò divertito.
«Voglio solo mettere in chiaro chi dei due è il maschio dominante della squadra tutto qui» replicò semplicemente alzandosi a sua volta.
«Non ne sento onestamente il bisogno» declinò l’invito a battersi dandogli la schiena e facendo per andarsene.
«Mai sottovalutare l’avversario!» esclamò prendendo la rincorsa e saltando verso di lui per sorprenderlo.
Appena lo sfiorò con il kunai un tronco prese il suo posto.
«Porcospino codardo!» urlò guardandosi intorno, in cerca del biondino.
«Non sono codardo, è solo che non mi va» lo liquidò semplicemente. Si era spostato velocemente sulla cima di un albero poco distante.
«Ti capisco, se fossi in te anch’io mi sentirei inferiore al mio cospetto» si atteggiò cercando di stuzzicarlo.
«Ma dai, ci stai ancora provando?» rispose ironico portandosi le braccia dietro la testa.
«Almeno io non cerco invano di mimetizzarmi per sfuggire ai miei avversari» osservò incrociando le braccia al petto.
«Mimetizzarmi?» chiese ingenuamente fissandolo basito.
«Certo conciato così…. Al massimo potevi sembrare un girasole esploso» sghignazzò riferendosi alla tuta del ragazzo composta da dei pantaloni lunghi verde militare, una canottiera nera e la giacca a maniche corte aperta dello stesso colore dei pantaloni… e chiaramente ai capelli indomabili.
«Non mi abbasserò al tuo livello di idiozie Ren…. Potevi almeno vestirti per uscire» gli sfuggì una piccola battuta riguardante la tuta dell’Uchiha, classici pantaloni lunghi neri, giacca blu scura contornata di nero e…. petto nudo in bella vista.
«Invece di cazzeggiare perché non scendi?» lo intimò concentrando il chakra al centro dei piedi e correndo sull’albero.
«Non cerco uno scontro Ren» precisò nuovamente trovandoselo davanti.
«Lo dici sempre… ci siamo battuti solo una volta seriamente» lo accusò mandandogli un occhiataccia.
«È successo 3 anni fa… è ti ricordo che ho vinto» non c’era vanto nella sua voce, questo indispettì ancora di più l’Uchiha.
«Eravamo più piccoli baka!» stavolta non fermò il pugno dell’amico che gli arrivò dritto in faccia, scatenando però una nuvola di fumo.
«Cloni?!» sbottò irritato «HAJIME!» urlò scendendo a tutta velocità «Quando fai così ti prenderei a schiaffi»
«Ren-kun!» Sayuri Nara si trovava ai piedi dell’albero, i capelli castani tenuti in una treccia, gli occhi azzurri luminosi puntati su di lui.
La figlia unica di Shikamaru e Temari Nara aveva preso poco dai genitori, infatti il suo più grande sogno era quello di diventare la prima ninja idol di tutto il villaggio… il suo abbigliamento appariscente non poteva che farla spiccare, era una specie di kimono bianco, con delle fantasie violacei, che le arrivava poco più su delle ginocchia, la vita era stretta da un nastro lillà e ai piedi portava dei sandali bianchi con un po’ di tacco.
L’unica cosa che si poteva intravedere dei genitori era la spiccata intelligenza presa dal padre e la compostezza della madre.
Bastarono pochi secondi e l’Uchiha era già da parte a lei posandole una mano sul fianco destro.
«Sayuri-chan che bella sorpresa» l’atteggiamento da duro svanì subito sostituito da un sorriso smagliante.
«Sono venuta qui con Aiko-chan e vi abbiamo visto» ridacchiò per niente infastidita dalle attenzioni del ragazzo, non per niente soprannominato “don giovanni”.
«Strano però non la vedo» si guardò intorno cercando la compagna di squadra.
Hajime, Ren e Aiko erano il team 4 capeggiato da Shino Aburame.
«Sono qui Ren» esclamò la corvina mentre trascinava l’Uzumaki per una manica sotto le sue proteste.
«Ho beccato Hajime che si nascondeva…. Possibile che non andiate d’accordo?» chiese dispiaciuta posando le mani sui fianchi.
Il biondino posò una mano sulla spalla di Ren «Ma noi siamo amici» disse semplicemente «E comunque non sono affari tuoi» la liquidò facendola irritare visibilmente.
«Hajime-kun buongiorno» la voce civettuola di Sayuri lo fece sobbalzare, non era una novità che la giovane Nara avesse una cotta per lui.
«Sayuri….» si limitò a farle un breve gesto con la mano per poi prendere un po’ di distanza, le relazioni amorose lo mettevano a disagio e il fatto che una ragazza provasse qualcosa per lui lo metteva ancora più in imbarazzo.
Avrebbe preferito battersi contro Ren piuttosto che interagire con una ragazza.
Fortunatamente non considerava Aiko tale.
«Se volete vi lasciamo soli…» lo punzecchiò la corvina sapendo bene i sentimenti dell’amica.
Le mandò un occhiata talmente glaciale che pensò seriamente di aver esagerato.
«Certo, Hajime può benissimo tornare al suo pisolino noi tre staremo benissimo da soli» si intromise Ren prendendo Aiko per un fianco, finendo per stringere entrambe in una presa che l’Inuzuka chiamava “sanguisuga¨.
«Preferisco disturbare il mio vecchio per un allenamento piuttosto» disse semplicemente iniziando a incamminarsi.
«Aspetta Hajime-kun» lo chiamò Sayuri senza però disfarsi dell’Uchiha.
La ignorò bellamente alzando una mano e sventolandola a mo’ di saluto.
«Aspetta baka!» Aiko si liberò dalla stretta di Ren e affiancò l’Uzumaki che però non si fermò.
«Cosa vuoi?» chiese senza nemmeno guardarla.
«Ti accompagno» mormorò iniziando a giocherellare con le dita.
«Siamo rimasti soli…» intanto Ren non si perse d’animo.
«Mi dispiace Ren-kun… devo vedermi con Nao-senpai» si liberò anche lei dalla stretta del povero Uchiha.
«Naoki Yamanaka?» Ren non era in buoni rapporti con il maggiore degli Yamanaka proprio perché le ragazze del villaggio lo preferivano, seppur di poco, a lui e Akira, che nonostante quest’ultimo fosse disinteressato alle donne, tranne che per Akane Uzumaki, era finito anche lui nella lista dei ragazzi più quotati del villaggio insieme al fratellino.
«Mi aveva promesso che mi aiutava con una cosa… scusami» Sayuri non era affatto stupida, sapeva trarre vantaggio dall’essere carina con i ragazzi, anche se i suoi tentativi di apprendere qualche segreto da Ren erano sempre miseramente falliti.
«Noiosa…» sbuffò quando la Nara era già lontana dal poterlo sentire.
Intanto Hajime e Aiko erano usciti dal campo.
«Non devi accompagnarmi» disse secco aumentando il passo.
«Desidero farlo tutto qui» lo ignorò aumentandolo anche lei.
«Ok riformulo» prese un bel respiro «Non voglio che mi accompagni» stavolta le mandò un occhiataccia infastidita.
«Non mi interessano i tuoi desideri» continuò irremovibile mentre si avvicinavano sempre più al palazzo dell’Hokage.
Poco prima di arrivare all’entrata si fermò di colpo «Perché desideri accompagnarmi?» chiese schietto.
«Perché è un grande onore poter assistere a un allenamento tenuto dal nostro Hokage» esclamò arrossendo lievemente «Lui è la nostra guida, ci protegge e fa così tanto per il villaggio… poi è forte! Vederlo in azione sarebbe una gioia» mentre parlava i suoi occhi iniziarono a brillare.
Hajime fece un espressione mista tra il disgusto e l’irritazione «Mi dispiace Aiko, ho già una madre» la liquidò spingendola lievemente e varcando la porta del palazzo.
«Co…» la sua faccia prese letteralmente fuoco «Cos… io non ho mai detto che…. Hajime!» lo rincorse cercando di mantenere la calma.
Vide una zazzera di capelli biondi svoltare l’angolo e senza pensarci si fiondò sul malcapitato «Non voglio sposare tuo padre BAKA!» urlò stringendo inconsciamente il mantello di Naruto che la fissò per un momento basito.
«Anche perché mio padre ormai è già morto’ttebayo» rispose ridacchiando all’espressione incredula della ragazza.
«Hok... Hokage-sama» balbettò mentre le mani iniziarono a sudare e tremare, continuando a stringere con forza il mantello.
«Aiko-chan, cosa ci fai qui?» chiese ingenuamente grattandosi la testa, tipico gesto di quando non sapeva come comportarsi.
«Haj…» iniziò cercando di riprendere fiato mentre il suo viso era più simile a un pomodoro.
«Haj?» chiese sfilandole piano il mantello dalle mani, facendola sussultare.
«Hajime!» esclamò gesticolando senza sosta.
«È qui?» chiese cercando di capire, nonostante l’evidente disagio.
«Otosan» il figlio minore sbucò alle loro spalle, l’irritazione nei sui occhi era visibile.
«Siete venuti insieme allora’ttebayo» fece un cenno di saluto al biondino.
«Il piano era venire da solo, ma ha insistito» replicò secco affiancandola.
«Cosa posso fare per voi?» ignorò la frecciatina rivolta all’Inuzuka.
«Volevo chiederti se potevamo trovare un momento per allenarci» spiegò mentre la compagna fissava suo padre con occhi sbarrati, ancora imbarazzata per l’accaduto.
«Certo, possiamo…» lo interruppe subito facendo segno di aspettare.
«Ne parliamo a casa, ho trovato un altro avversario per oggi» sorrise indicando la ragazza al suo fianco che non riusciva ancora a spiccicare parola.
«Bene, mi fa piacere che voi due andiate d’accordo» sorrise di rimando.
«Non… non è proprio così» cercò di replicare la poverina.
«Hai preso proprio tutto da tua madre eh» osservò ricordandosi i particolari di Hinata ogni qual vota si rivolgeva a lei «Ti affido mio figlio allora» sorrise raggiante accarezzandogli la testa.
«S…Sì» sibilò senza voce troppo sconvolta per il tocco improvviso del suo idolo.
«Con tua madre non riuscivo spesso a concludere un discorso perché solitamente lei…» non terminò la frase che questa svenne.
Hajime l’afferrò appena in tempo «È ridicolo, non è assolutamente così di solito» esclamò.
«Io l’ho sempre ricordata così dattebayo» commentò ad alta voce «Bene allora riformulo… te l’affido Hajime» salutò il figlio e si allontanò.
«Tsk» la prese in braccio e ritornò sui suoi passi.
Arrivato al campo d’allenamento trovò Ren poggiato sullo stesso albero dove poco prima schiacciava un pisolino.
«Yo!» li salutò «Che è successo ad Aiko-chan?» chiese curioso e allo stesso tempo divertito.
«Ha visto mio padre» rispose semplicemente facendola sdraiare vicino al compagno di squadra.
«Eeeh?» rise divertito dalla sua espressione irritata «È così allora…»
«Diventa insopportabile quando c’è lui… diventa una…» non riusciva a trovare le parole.
«Una ragazza?» concluse per lui scostandole una ciocca di capelli dal viso «Dovresti vederla sempre così Hajime, lei è la nostra compagna… l’unica donna» precisò.
«Sarà anche una donna d’aspetto... ma non lo è affatto da come si comporta di solito» commentò fissandola mentre prendeva posto accanto a lei «E onestamente la preferisco quando è se stessa» concluse.
«Che cosa dolce» lo punzecchiò «Potresti sistemarti e sembrare più come tuo padre magari inizierebbe a chiamarti “Hajime-sama♥” » lo schernì facendogli il verso.
«Vuoi morire?» rispose tranquillamente mandandogli una delle sue occhiate gelide.
«Scherzavo rilassati...» cercò di calmarlo non desiderando affatto di ricevere uno dei suoi pugni micidiali dalla forza fin troppo elevata «Però devi ammettere che è carina quando dorme» la buttò li per vedere la sua reazione.
«Mmh…» la fissò un attimo «La preferisco quando è sveglia» commentò sorprendendo l’amico.
«Aiko… muoviti a riprenderti mi devi un allenamento» la scosse piano.
Iniziò a mugugnare qualcosa di incomprensibile e aprì di poco gli occhi «Ho…» posò la mano guantata sulla sua guancia facendolo sussultare «Hokage-sama...?» mormorò in dormiveglia.
L’espressione di Hajime era mutata improvvisamente, Ren si allontanò con un balzo nel vederla.
«Sei proprio una…» strinse la mano destra in un pugno e caricò il chakra «BAKA!» colpì il prato con forza mentre la terra si spaccava velocemente creando dei crepacci.
«Cos?» Aiko sprofondò immediatamente.
«Dai lo sai che è il suo idolo» cercò di calmarlo l’amico che si era spostato su un albero ben distante dai due.
«L’idea che lei possa pensare cose oscene su mio padre mi fa davvero schifo!» urlò in preda alla rabbia.
«Non credo che possa pensare cose….» ci rifletté un attimo «Beh è un bell’uomo infondo… chissà quanti lo fanno senza che tu lo sappia» lo prese in giro.
Questo aumentò solo la sua ira «È mio padre dannazione!»
Ren sorrise divertito, finalmente aveva trovato il modo per battersi con Hajime, avrebbe dovuto ringraziare Aiko e la sua mente perversa per questo.
«Byakugan!» l’Inuzuka balzò fuori dal crepaccio, lo sguardo irato quanto quello del biondino.
«Come hai osato…» sbottò attaccandolo dall’alto, cercando di dargli un calcio sull’addome che però parò con un braccio.
«Come ho osato io?!» rispose incredulo afferrandole il piede e facendola volare dall’altra parte del campo.
«Ehi cosa fate?!» esclamò il povero Uchiha dando addio al suo piano di combattere contro Hajime.
«Fatti sotto» mormorò la corvina mettendosi in posizione.
«Con piacere…» si mosse velocemente verso di lei che lo schivò di poco per poi tentare di colpirlo di schiena senza risultato.
Iniziarono così un susseguirsi di colpi e parate da parte di entrambi ad una velocità quasi impressionante.
«Mi fai senso quando parli con mio padre» disse tra un colpo e l’altro.
«Mi dispiace di non riuscire a mantenere un atteggiamento decoroso ma tu potresti evitare di colpirmi mentre sono indifesa» osservò riuscendo a colpirlo al fianco destro.
«Mi fai incazzare, devi sempre pronunciare il suo nome con voce trasognante, nemmeno fossi innamorata di lui!» sbottò irritato dandogli un colpo allo stomaco e due al petto, cogliendola di sorpresa.
«Non…» riuscì a parere l’ennesimo colpo al petto con le braccia e riprese il controllo della situazione «Non sono innamorata di tuo padre… credo» mormorò l’ultima parola con esitazione.
La sorpresa fu tale che il colpo di Hajime finì per schivarla e il ragazzo si fermò di colpo.
«Credi?» chiese incredulo fissandola.
«Mh…» annuì distogliendo lo sguardo in evidente disagio.
Il viso dell’Uzumaki prese fuoco e prima che potesse rendersi conto delle sue azioni le stava tenendo la testa tra due pugni strofinandoli con foga «Come sarebbe “credi”?! Tu non puoi capito?! NON PUOI!» urlò sotto i suoi gemiti di protesta.
«Hajime lasciami… mi fai male!» ribatté stringendogli i polsi con forza, senza risultato.
«Eeh? Quindi è cosi…» commentò Ren mentre si godeva la scena comodamente seduto sull’albero.
«Baka Ren! Vieni ad aiutarmi!» strillò l’Inuzuka disperata.
«Scusa Aiko-chan…» disse semplicemente facendo spallucce.
«Codardo!» lo accusò tentando di liberarsi.
«Sai com’è, io non mi prendo una cotta per i genitori dei miei amici» la schernì ridendo di gusto.
«Tu brutto…» riuscì finalmente a sfuggire dalle grinfie del compagno dandogli una gomitata nelle costole.
«Se pensi che te la farò passare liscia stai sbagliando di grosso» la minaccio iniziando a inseguirla.
«Mi dispiace okay?!» si mise due dita in bocca e lanciò un fischio acuto che riecheggiò per il campo.
Simba si precipitò verso di lei a gran velocità, era diventato un grosso cane nero somigliante più a un lupo.
«Mi chiedevo dove l’avessi lasciato» rifletté ad alta voce l’Uchiha.
Con un balzò salto sull’amico fidato e prima di sparire dalla loro vista si scusò ancora con l’Uzumaki.
«Maledetta!» sbottò fermandosi e riprendendo fiato.
Ren l’affiancò subito dandogli una pacca sulla spalla «È una di quelle cotte per i propri idoli sai? Nulla di serio amico» lo rincuorò.
«Lo spero proprio» sospirò cercando di riprendersi.
«Allora… che ne dici di batterti?» disse con entusiasmo posizionandosi davanti a lui.
Lo fissò per un attimo pensando al da farsi per poi superarlo «Ma dai… ancora ci provi?»
L’espressione vittoriosa del moro mutò in pura irritazione «Maledetto porcospino codardo!» sbraitò seguendolo «Devo dire che amo tuo padre per farti combattere contro di me?!»
In risposta fece spallucce «Tsk se vuoi fare coming out per favore non tirare in mezzo mio padre» lo prese in giro.
«… noioso» sbuffò rassegnandosi.
Prima o poi si sarebbero certamente scontrati, ma non era ancora arrivato il loro momento.





Angolo dell’autrice

Hello! :D
È dall’estate del 2015 che questa storia mi frulla per la testa… e così ecco qui il primo capitolo :)
Sì, lo so… per chi mi conosce sono una pessima autrice che ci mette secoli a postare nuovi capitoli e che ha ancora due storie in corso… lo so.
Ma ho riflettuto a lungo, è inutile aspettare l’ispirazione per due ff e sopprimere quella per altre giusto? Non ne inizierò altre oltre questa eh, chiariamoci, ma ho pensato semplicemente di sfogare l’ispirazione per questa e poi provare a ritrovare quel magico ¨click” che riattiva idee e un po’ (spero) di originalità per le altre opere :D
Che posso dirvi? È un mondo vasto quello delle fanfiction, c’è chi posta solo shot, c’è chi posta storie lunghe e le conclude entro poco, c’è chi posta un capitolo e poi non si fa più vivo e che chi scrive un po’ di tutto e poi fa penare i lettori per la continuazione :D … si lo so faccio schifo.
Detto questo spero che il primo capitolo di questa ff che cercherò comunque di non far durare secoli perché è una next gen easy, vi sia piaciuto.
Ringrazio chi avrà la forza spirituale (se mi conosce o comunque se ha letto questa piccola nota *coff coff* a fine capitolo) di pensare ¨dai è carina provo a seguirla” e ovviamente chi lascerà un proprio parere ^_^
Al prossimo capitolo (LOL- ok la smetto T_T lo posterò) bacioni NekoKya :3 :*





PS: Ringrazio tantissimo Lady Igraine per questa stupenda, bellissima, fantastica, mozzafiatante fan art che mi ha riempito il cuore di gioia T_T riguardante chiaramente la famiglia Uzumaki di questa mia opera immaginaria :3

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Capitolo 2
*** Gomenasai Hajime ***


Gomenasai Hajime





Le prime luci del mattino sfiorarono il viso assonnato del minore degli Uzumaki. Il canto ormai ricorrente degli uccellini gli ronzava in testa provocandogli un mugugno di protesta. La coperta bianca che solitamente usava come aggancio durante la notte era stesa per terra, il cuscino scuro tenuto tra le braccia con fin troppa forza.
«Non puoi…» borbottava nel sonno aumentando l’intensità del suo abbraccio letale.
«Prendi Ren piuttosto» scivolò verso il basso rischiando di picchiare la testa contro il comodino di legno poco distante.
«Cosa?» aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere sul pavimento. Si strofinò i pugni sulle palpebre cercando di prendere un po’ di lucidità, il sogno che stava facendo era così realistico che per un attimo si dimenticò che corrispondeva più o meno alla realtà.
Si grattò la testa smuovendo la zazzera di capelli color grano quasi indomabili «Maledetta Aiko-maniaca» grugnì ancora parecchio irritato dagli avvenimenti del giorno prima.
Decise che era inutile rimettersi a letto e andò un attimo in bagno prima di fare capolino in cucina.
Akane, la sorella maggiore, stava trafficando con un pentolone contenente quello che sembrava ramen. Non era raro vederla tentare di cucinare.
«Buongiorno oneesan» la salutò avvicinandosi a lei, poco più bassa di lui nonostante i 3 anni di differenza, e accarezzandole energicamente la testa rossiccia sotto le sue proteste.
«Oniichan... smettila» mugugnò dandogli una mestolata sul polso, sporcandolo di salsa.
«Come siamo produttive stamattina» constatò coprendosi la bocca mentre sbadigliava sonoramente.
«Buongiorno anche a te comunque» sorrise pizzicandogli una guancia provocandogli una piccola smorfia di disappunto.
«Come mai già ai fornelli?» chiese curioso massaggiandosi la parte lesa mentre prendeva posto al tavolo della cucina, osservandola mentre gli dava la schiena.
«Okaasan non ha sempre tempo di cucinare e otosan ama il ramen quindi pur di non farlo andare continuamente al chiosco ho pensato di prepararglielo di modo che quando torna può scaldarlo» spiegò tranquillamente mentre rimestava il pentolone facendo cadere alcune gocce bollenti sul mobile della cucina.
«Ok… anche se non sono sicuro che si possa fare… ma contenta tu» annuì piano «Non è che ti andrebbe di farmi qualcosa per colazione?» chiese pigramente stiracchiandosi sul tavolo.
«Prenditi una tazza e del latte bradipo» rispose con voce soave.
«Andiamo… potresti fare dei dorayaki*… li adoro» mormorò sbadigliando nuovamente.
«Fatteli da solo» protestò facendogli la linguaccia.
«Dorayaki ripieni di marmellata» il solo pensiero gli fece brontolare sonoramente lo stomaco.
Lo fissò per un momento parecchio divertita prima di scuotere la testa.
«Oneesan… per favore?» chiese gentilmente iniziando a guardarla con quello sguardo da cane bastonato che era solito rivolgerle da bambino quando desiderava qualcosa.
Si sistemò i capelli fiammeggianti in un alta coda di cavallo e strinse di poco il grembiule bianco che aveva indosso «No»
«Farò il bucato per una settimana» iniziò a negoziare mentre un sorriso sornione gli increspava le labbra.
Ci rifletté un attimo «Quattro settimane» esclamò.
«Due» sibilò irremovibile assottigliando gli occhi smeraldini.
«Tre» rilanciò speranzosa tradendo un tono di voce semi disperato.
«Passami una tazza» sbuffò allungando una mano verso di lei.
«Due settimane vanno benissimo, preferisci fragole o albicocca?» si arrese prendendo gli ingredienti necessari dalla mensola.
«Albicocca» sorrise beffardo, alla fine lo sapeva che l’avrebbe avuta vinta.
«Alla tua età dovresti iniziare seriamente a prendere in considerazione la possibilità che un giorno dovrai vivere da solo, e non credo che troverai una povera ragazza che cucinerà sempre per te» osservò senza cattiveria guardandolo di sottecchi.
«Mmmh…» ci pensò un attimo «Ren cucinerebbe per me» osservò tranquillamente «Ammesso che sappia cucinare» continuò imperterrito nei suoi ragionamenti.
«Ren è un ragazzo… vuoi che diventi la tua amichetta casalinga?» commentò cercando di non ridere «Io pensavo più a una fidanzatina» aggiunse maliziosa.
Improvvisamente l’immagine di Ren vestito con un grembiulino rosa a cuori che gli serviva un piatto di dorayaki sorridendogli ammiccante apparve nella sua mente, rabbrividì e scosse violentemente la testa cercando di cancellarlo dalla memoria.
«Non m’interessano le ragazze… al momento» precisò sospirando sonoramente «C’è sempre la mia adorata neesan» concluse.
Gli mandò un occhiataccia «Non diventerò la tua seconda mammina, dovrai sbrigartela da solo niichan!» lo additò.
«A guardarti adesso già lo sembri» la punzecchiò.
Ignorò la frecciatina facendogli semplicemente un gestaccio con la mano destra.
«Che ragazza volgare… cosa penserebbe Naoki-senpai?» continuò divertito dall’espressione scioccata che era apparsa sul suo viso ora rosso acceso.
«Non penserebbe a niente!» borbottò mescolando l’impasto dei pancake con troppa forza.
«“Akane-chan, non credevo che tu fossi quel genere di ragazza…”» scimmiotto la voce dello Yamanaka «“Yumi-chan è molto più femminile di te… non può funzionare, addio”» concluse tragico mentre le spalle della sorella iniziavano a tremare di rabbia.
«Yu… Yumi-san?!» sbraitò mollando la ciotola sul piano di lavoro e afferrando il tavolo della cucina, sollevandolo con facilità «Quella specie di alveare umano?!» Yumi Aburame era una bella ragazza dai capelli scuri a caschetto e gli occhi cerulei, sua coetanea, molto socievole e solare, nulla in lei ricordava il padre se non l’amore per i piccoli esseri viventi che Akane odiava.
«Neesan stai esagerando» commentò alzandosi in piedi, ignorando il fatto che tutto questo era successo per causa sua.
«Io sono femminile! Molto più di Yumi-insettovivente-san!» si poteva quasi vedere un’aurea infuocata attorno a lei.
«Avanti, ridammi il tavolo» disse con voce calma porgendole una mano.
«Rimangiati quello che hai detto!» sbottò minacciandolo di spaccarglielo in testa, cosa che era già successa in passato scatenando l’ira della madre.
«Otosan ci ha chiesto di non rompere più niente che abbia queste dimensioni» continuò senza scomporsi.
«Rimangiatelo» insistette mentre la vena sulla sua fronte sembrava sul punto di esplodere.
Il suo stomaco brontolò nuovamente, questo bastò per farlo arrendere alla richiesta della sorella maggiore «Naoki-senpai odia gli insetti» disse semplicemente.
Il viso della sorella si rilassò, il tavolo venne riposto con cura dov’era prima ed ella ci appoggiò sopra i gomiti annuendo velocemente «Vero? li detesta proprio… al solo pensiero gli viene la nausea» iniziò a ridere con un acutezza tale da far apparire una smorfia sul viso del fratellino.
«Calmati ora» le diede una pacca sulle spalle facendola tornare in sé.
«Sei tu che mi provochi baka Hajime-nii» gli picchiettò la mano sulla testa per poi tornare a preparare i dorayaki.
«Cos’è questo trambusto?» Sakura sbucò dall’entrata della cucina, il viso assonnato nonostante fosse pronta per andare all’ospedale.
«Buongiorno okaasan» salutarono insieme lei sorridendo raggiante, lui con un cenno del capo.
«Buongiorno» ricambiò dando un bacio sulla guancia alla maggiore e accarezzando brevemente la zazzera di capelli del minore, nonostante quest’ultimo non ne fosse entusiasta.
«Akane stai preparando i dorayaki! Ti adoro» mormorò felice prendendo dei bicchieri e del latte da mettere in tavola.
«Sapevo che ti sarebbero piaciuti» mentì spudoratamente mentre il minore le mandava un occhiataccia.
«Okaasan indovina chi non è sveglio» osservò Hajime cambiando discorso e prendendo un po’ di latte.
«L’ho notato, non ci crederai ma dorme accanto a me» lo prese in giro sistemando il camice sulla sedia e avviandosi verso la camera da letto.
«Sei una stronzetta quando vuoi» sibilò alla sorella approfittando dell’assenza della madre.
«Anch’io ti voglio bene» replicò spostandosi velocemente dal bancone e afferrandogli la testa, lasciandogli un bacio a stampo sonoro sulla guancia sinistra per indispettirlo.
«Non di nuovo…» biascicò con aria schifata scostandosi con uno strattone, finendo quasi per cadere dalla sedia.
«Naruto?» chiamò intanto Sakura entrando in camera, una figura si contorceva occupando tutto il letto matrimoniale.
«Sveglia e splendi piccola principessa, tua figlia sta preparando la colazione e non un singolo mobile è stato spaccato in testa a qualcuno» canticchiò mentre apriva le tende e alzava le persiane facendo entrare la luce del mattino.
«Piccola cosa?» borbottò arrotolandosi nelle coperte.
«Hai di nuovo lanciato la sveglia contro il muro» osservò divertita raccogliendola da terra «Prima o poi ci lascerà anche questa» la ripose sul comodino di legno, vicino alla foto della famiglia.
«Che giorno è?» chiese spaesato.
«Mercoledì» rispose prendendo l’estremità della coperta e srotolandola con un colpo secco, facendolo cadere per terra.
«Sakura-chan… non così’ttebayo» si lamentò alzandosi in piedi a fatica.
«Scusami» si avvicinò dandogli un bacio a fior di labbra «Buongiorno» sorrise.
Annuì piano «Ecco, così va meglio» ricambiò il sorriso e la strinse a se dandogli un bacio più intimo.
«Aehm» la maggiore degli Uzumaki sostava sulla porta «Scusate se interrompo questo idilliaco momento ma la colazione è pronta» trattenne una risata nel vederli in imbarazzo.
«Buongiorno Akane» la salutò staccandosi dalla moglie e afferrandola per i fianchi «Non pensare che non ti spetti un saluto come si deve» la punzecchiò mentre la sua espressione mutava da divertita a riluttante.
«Otosan non sono più una bambina» borbottò finendo comunque nel suo abbraccio.
«Cosa dici? Tu sarai sempre la mia piccolina» ribatté baciandole sonoramente una guancia, la cosa la mise subito in imbarazzo.
«Otosan!» protestò sperando che Hajime restasse in cucina.
«L’ho sento fin qui tranquilla» urlò il minore, come se avesse letto i pensieri della poverina.
«Sto arrivando Hajime» rispose Naruto scherzosamente.
«Non mi bacerai mai!» sbottò il minore «Piuttosto muovetevi che ho fame»
La lasciò andare «Akane» la fissò speranzoso.
Alzò gli occhi al cielo fintamente irritata e gli diede un bacio sulla guancia facendolo gongolare «Baka otosan» mormorò divertita tornando in cucina.
Sakura trattenne una risata «Ti aspettiamo di la» e sparì oltre la porta della stanza.
Non ci volle molto e anche Naruto si unì alla famiglia.
«Hajime» gli fece cenno col capo.
«Otosan» rispose ricambiando il saluto.
«Ittadakimasu!» dissero all’unisono fiondandosi sul piatto centrale pieno di dorayaki alla marmellata caldi e fumanti.
«Cerca di prenderne alcuni prima che finiscano» ridacchiò Sakura rivolgendosi alla figlia.
«Oniichan sai che non troverai mai una ragazza se mangi come un maiale vero?» lo punzecchiò strofinando il tovagliolo sulla sua guancia sporca di marmellata.
«Otosan l’ha trovata» replicò semplicemente allontanandole la mano.
«Il tuo bel visino non durerà» continuò leggermente acida.
«Devo sentirmi preso in causa’ttebayo?» chiese Naruto ingenuamente.
«Non preoccuparti, stai invecchiando bene» ridacchiò Sakura intromettendosi.
Una volta finito di mangiare Akane e Sakura sistemarono velocemente la cucina.
«Bene, auguro a tutti una buona giornata e ci vediamo stasera dattebayo» salutò allegramente la famiglia.
«Buon lavoro otosan, okaasan» salutarono a loro volta.
«Se avete problemi sapete dove trovarci» aggiunse Sakura premurosa.
Annuirono.
«A proposito… Hajime quasi dimenticavo» bisbigliò Naruto facendogli segno di avvicinarsi.
«Cosa?» chiese incuriosito affiancandolo e sporgendo la testa vicino alla sua.
Allungò rapidamente le braccia verso il figlio sfiorandolo appena ma quello svanì in una nuvola di fumo.
«Arriverà il giorno» commentò Naruto divertito.
«Non ho più 5 anni… prima o poi ti arrenderai, un figlio si saluta solo con un cenno del capo o una pacca sulle spalle» replicò sbucando alle spalle della sorella.
Naruto sapeva bene che Hajime era riluttante alle manifestazioni d’affetto, tuttavia si divertiva a stuzzicarlo e a vedere come fuggiva da un possibile abbraccio paterno.
Fece spallucce e prendendo sottobraccio la moglie alquanto divertita, uscì dall’abitazione.
«Ah, buongiorno Aiko» li sentirono salutare mentre Akane stava per chiudere la porta.
«Aiko-chan?» chiese riaprendola e trovandosi davanti l’Inuzuka, rossa in volto per l’imbarazzo.
«Aiko…» un’aurea omicida stava alleggiando sul minore degli Uzumaki.
«Akane-senpai…. Hajime» bisbigliò il nome di quest’ultimo con molta cautela.
La rossa si portò una mano sulla bocca, in segno di finta sorpresa «Uuuuuh sento aria di litigata tra innamorati» mormorò maliziosamente fissandoli.
Il viso di Aiko prese fuoco «N… non…» prima che potesse finire la frase la voce glaciale di lui la sovrastò «Tsk, litigata tra innamorati? Il solo pensiero mi disgusta profondamente» ribatté acidamente senza scomporsi afferrando la maniglia della porta e sbattendola violentemente davanti alla povera Inuzuka.
«Hajime-nii!» urlò Akane dispiaciuta per l’amica. Si portò le mani sui fianchi e lo guardò con disappunto.
Fece una smorfia contrariata e le puntò un dito al petto «Non far entrare quel cagnaccio in casa» sibilò allontanandosi dalla porta.
«Cagnaccio?» ripeté la corvina, che aveva sentito perfettamnete, riflettendo ad alta voce «Perché sono del clan Inuzuka?» smise di porsi domande ovvie e realizzò l’insulto appena ricevuto «Stronzo!» spalancò la porta d’entrata facendo quasi volare per terra Akane che era rimasta paralizzata.
«Ahia, non vedevo Hajime così arrabbiato da un bel po’… che hai combinato?» chiese chiudendola alle sue spalle e facendo accomodare la ragazza in casa.
La rabbia svanì di colpo e sul viso della giovane apparve solo imbarazzo.
«Aiko-chan?» la guardò preoccupata facendola accomodare sul divano del salotto.
«Ho infastidito Hajime con la mia ammirazione verso vostro padre…. E volevo scusarmi» disse tutto d’un fiato arrossendo vistosamente «Perché forse mi piace più di quanto pensassi» in quel momento avrebbe voluto sprofondare nel parquet ma decise di sostenere lo sguardo più che divertito di Akane.
«Ti piace mio padre?» chiese trattenendo una grassa risata.
«È una cosa seria» bofonchiò timidamente iniziando a torturarsi le mani.
«Mpf» si portò una mano sulle labbra e premette con forza cercando di trattenersi, ma alla vista del viso scandalizzato della ragazza non ci riuscì e scoppiò a riderle fragorosamente in faccia, portandosi le mani sulla pancia e piegandosi in avanti.
«Akane-senpai non è carino» borbottò incrociando le braccia al petto.
L’altra dal canto suo non riusciva a smettere di ridere.
«Sono seriamente preoccupata» continuò la corvina «So benissimo che è assurdo, ma è più forte di me» sbottò alzandosi in piedi «ho un problema serio e tu ridi?!» si portò le mani tra i capelli «se continuo ad avere questo complesso per il nostro Hokage finirò per avere standard troppo alti e nessuno vorrà sposarmi!» piagnucolò.
Akane si fermò di colpo «Standard troppo alti?» l’immagine del volto di suo padre sorridente le venne in mente e le risate ripresero più acute di prima, delle lacrime scesero piano sul viso arrossato.
«È un bell’uomo» si giustificò gonfiando le guance in una smorfia di disappunto.
«Sì per la sua età magari» riuscì a biascicare tra una risata e l’altra «Un vecchio molto attraente» mentre lo diceva non riusciva proprio a stare seria.
«Non è mica vecchio» insistette fissandola male.
«Per una ragazzina come te sì!» si intromise Hajime, che nel frattempo si era andato a vestire «Ma comunque… fuori da casa mia» sibilò appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia al petto con fare minaccioso.
«Hajime senti, mi dispiace davvero…» iniziò facendo due passi verso il compagno di squadra «Ma è più forte di me» ammise «Lasciami ammirare tuo padre… non manifesterò più nulla davanti a te, lo terrò per me» promise accennando un sorriso.
Lo sguardo vitreo del ragazzo le faceva intendere che un susseguirsi di «muori» si stava ripetendo nella sua mente. Akane, che nel frattempo si era ripresa, si alzò dal divano e andò a prendere una foto posta sul caminetto poco distante. Si avvicinò alla corvina, prima che il fratello potesse mandarla a quel paese, e gliela porse «Guarda un po’ cosa ho qui» sussurrò sorridendo sorniona.
La foto ritraeva il vecchio team del padre all’età di 12 anni.
La ragazza fissò intensamente il ragazzino biondo dell’immagine e le sue guance si tinsero presto di un rosso vivo.
«Scherzi vero?» chiese irritato muovendosi velocemente verso la corvina, cercando di prenderle la cornice dalle mani. Quest’ultima si scansò velocemente «Aspetta» disse sbrigativa continuando a guardare l’immagine.
Subito si spazientì «Avevi appena promesso…» sibilò glaciale «Brutta…» una vena iniziò a pulsargli sulla fronte e mentre le iridi verdi diventavano sempre più sottili iniziò a tentare rabbiosamente di strapparle la foto dalle mani, senza molti risultati visto che schivava ogni manata.
Akane stava letteralmente morendo dalle risate, non si era mai divertita tanto in vita sua, barcollò sul pavimento e strisciò verso di loro rendendosi conto che se avesse continuato non sarebbe più riuscita a respirare.
«Fermatevi…» biascicò cercando di calmare le risa «non riesco a smettere» ammise iniziando ad annaspare «scusate è stato più forte di me» si rotolò fino ai piedi del fratello «Hajime-nii» gli tirò il lembo dei pantaloni con insistenza.
Questo si fermò di colpo e osservò brevemente la sorella con un luccichio omicida negli occhi, mosse piano le labbra in quello che lei decifrò come un chiaro «muori»
Purtroppo per lui appena si voltò la ragazza corvina era sparita.
«È tutta colpa tua» l’accusò tirandola su dal pavimento con facilità per poi lanciarla con poca grazia sul divano.
«Suvvia è divertente… e poi è una di quelle cotte da ragazzine, non mi preoccuperei» rispose tranquilla iniziando a respirare con regolarità.
«È sorprendente vedere come non te ne freghi nulla» osservò tornando calmo.
«Andiamo è una sciocchezza…. Sei tu che te la stai prendendo troppo» ribatté con voce soave mentre un sorrisetto prendeva posto sulle sue labbra «sembra quasi che ti piaccia» mormorò maliziosa.
Sentì un rumore sordo provenire da dietro di lei, ma non ci fece caso.
In tutta risposta la fissò con aria di sufficienza senza rispondere, provocandole una leggera irritazione.
Si schiarì la voce per interrompere il fastidioso silenzio «Comunque non si può negare che tiri fuori il peggio di te» sorrise notando la smorfia di lui «Aiko-chan… torna qui» urlò appoggiandosi allo schienale.
L’Inuzuka sbucò da dietro il divano, ancora intenta ad osservare l’immagine del team 7.
«Lo so che è colpa mia… però gliel’hai promesso» disse la rossa prendendole la foto dalle mani, stavolta arrendevole.
Si ricompose sbattendosi i palmi sulle guance arrossate «Scusatemi» fece un leggero inchino, dispiaciuta.
«Cosa dici?» continuò Akane «abbiamo preso un po’ dal nostro otosan?» fece l’occhiolino al fratello che assottigliò gli occhi fissandola male.
«Sì…» mormorò timidamente «Qualcosa c’è» quasi faceva fatica a parlare mentre il viso le prendeva nuovamente fuoco.
«Non vale pensare alle caratteristiche fisiche di Hajime però, è pur sempre un ragazzo… io intendo un po’ più dettagliatamente… occhi, naso, bocca… carattere» si girò verso di lei, mettendosi in ginocchio sui cuscini.
Aiko ci pensò su un attimo «Akane-senpai tu hai qualcosa del viso che mi ricorda tuo padre» disse semplicemente «Caratterialmente non saprei, infondo siete unici e mi piacete così» replicò sorridendo.
Il sorriso sul viso della ragazza si allargò «Sei adorabile» esclamò catturandola in un abbraccio, facendola protestare.
«Adorabile?» chiese il ragazzo che era rimasto zitto fino a quel momento «Vorrai dire irritante» fece qualche passo verso di lei «Chissà che porcherie hai pensato in realtà… maniaca»
«Non sono una maniaca!» sbottò liberandosi dalla presa dell’amica e posando le mani sui fianchi fronteggiandolo, dovendo alzare il viso verso di lui per via dell’evidente differenza di altezza «Io ho pensato che…» la sicurezza ci mise poco ad abbandonarla «era davvero… carino» non arrossì stavolta ma iniziò a torturarsi le mani con foga.
Il biondino le si avvicinò abbassandosi su di lei e portando il viso a pochi centimetri dal suo «Sai cosa odio più del fatto che ti piaccia mio padre?» sussurrò soavemente con un sorriso inquietante facendole venire i brividi.
«La mia presenza?» tentò ricambiando il sorriso con poco brio.
Le afferrò la testa saldamente tra due pugni e iniziò a strofinare con forza sotto i suoi lamenti, il sorriso era scomparso lasciando sfogo all’irritazione «Il tuo comportamento da femminuccia quando ne parli!»
Akane prese un lungo respiro prima di alzarsi e separarli con forza «Diamoci un taglio, era divertente all’inizio… ma ora basta» riprese in mano la situazioni, stavolta in modo decorso «cercate di andare d’accordo… è importante per un team» esclamò severa «Aiko-chan» si voltò verso di lei con un sorriso gentile «smettila di far irritare mio fratello ok? Niente più fangirlismo» le fece l’occhiolino facendola sobbalzare «Certamente» rispose seria.
«Oniichan» stavolta si rivolse a lui «smettila di prendertela per una stupidaggine simile e trattala bene» mentre lo diceva gli puntò un dito al petto.
Si girò dall’altra parte e alzò gli occhi al cielo sbiascicando controvoglia «Ci proverò» sotto il suo sguardo severo.
«Bravi» gli afferrò per le spalle in un abbraccio che gli sorprese «e comunque chi disprezza ama» canticchiò facendo apparire una smorfia sul viso di entrambi.
«Devi sempre dire qualcosa di stupido alla fine vero Akane-nee?!» le pizzicò una guancia liberandosi dell’abbraccio.
«Casshivo» cercò di replicare.
Aiko decise che era meglio raggiungere il padre per il consueto allenamento e lasciare i due fratelli da soli.





«Non sei onesto con te stesso Ren» il figlio unico di Rock Lee e TenTen, Kenta, stava dando una sonora pacca sulla spalla dell’amico mentre scuoteva piano la testa corvina «non puoi davvero desiderare un harem di donne… una sola ragazza sarà la compagna della tua vita» disse saggiamente regalandoli uno dei suoi sorrisi più raggianti.
Nonostante l’aspetto era preso quasi tutto dalla madre soprattutto per il volto e gli occhi color cioccolato, senza alcun sopracciglio troppo folto da fargli ereditare strani soprannomi, di carattere rispecchiava molto il padre.
«Kenta… devi capire che un harem porta gioia e gloria all’uomo che l’ha creato» ribatté con un sorrisino poco rassicurante «circondarsi di tante ragazze innamorate è una fortuna immensa» annuì da solo alle sue parole scostandosi una ciocca di capelli dal viso diafano «una sola compagna non può renderti felice come tante compagne!» concluse quasi commosso con uno strano luccichio negli occhi rossicci.
«E scommetto che devono essere tutte belle, formose e perdutamente innamorate di te» rifletté ironico ad alta voce mandandogli un occhiata di sottecchi.
«Beh non esageriamo… non sono poi così esigente» mormorò nonostante il sorriso beffardo non accennava a lasciarlo.
Alzò un sopracciglio scettico puntando gli occhi nocciola su di lui, attendendo pazientemente.
«… ok forse un pochino esigente lo sono» ammise facendo una smorfia di disappunto per l’insistenza del migliore amico.
«Perdersi dietro questo desiderio perverso non porterà onore al tuo clan, tuo padre ti ucciderebbe» osservò tranquillamente appoggiandosi alla parete del negozio di armi della madre.
«Mio padre… beh, non deve per forza conoscere il mio desiderio» puntualizzò tornando serio e osservando le ragazze che giravano nella piazza del villaggio.
«Sai, a volte mi spaventa» disse incrociando le braccia al petto coperto dalla giacca bianca e verde della divisa.
Si voltò verso di lui, lentamente, prima di chiedere «Mio padre?»
Sorrise beffardo e scosse piano la testa «Il tuo ego smisurato» replicò ironico.
Afferrò il viso dell’amico con forza tirandogli una guancia sotto il suo sguardo sorpreso «Mi stavo quasi preoccupando, pensavo che saresti finito in uno dei tuoi discorsi seri testa di cocco!» rise alla sua espressione stizzita.
«La mia testa non è a forma di cocco» ribatté liberandosi dalla sua presa «so che vorresti avere i miei capelli ordinati e lisci ma non preoccuparti, potresti chiedere a Sayuri-san di piastrarteli» lo punzecchiò.
Sogghignò «Un ottima scusa per infilarmi nella sua stanza» scherzò.
In tutta risposta Kenta si portò una mano sul viso «Sei una causa persa» sospirò.
«Kenta-kun, Ren-kun!»
I due si girarono verso la ragazza che stava correndo verso di loro.
«Parli del diavolo» sorrise il minore degli Uchiha scostandosi dal muro e sistemandosi i capelli sotto lo sguardo sconsolato dell’amico.
«Ciao Sayuri-chan» le sorrise raggiante posandole una mano sulla spalla.
«Cosa fate di bello?» chiese la giovane Nara guardandosi in giro «Siete solo voi due? Hajime-kun?» chiese speranzosa.
«Non è qui e non sappiamo dove potrebbe essere» rispose Kenta sorridendole «mia madre ci ha fatto vedere un po’ di merce, l’abbiamo aiutata a riordinare» spiegò.
La delusione era abbastanza palese sul suo volto «Capisco» iniziò a giocherellare con la treccia castana, Ren le sussurrò qualcosa all’orecchio che la fece ridere, Kenta non aveva intenzione di indagare pensando che sicuramente era una qualche porcheria.
«Sono qui con Hiromi-chan» fece segno all’amica, che si era fermata distanziandosi da loro, di venire avanti.
Hiromi Akimichi era una ragazza abbondante e piuttosto timida, aveva i capelli castani scuri lisci e lunghi che teneva sempre sulla spalla destra e gli occhi grandi verde mare, aveva una divisa lunga fino alle ginocchia che la copriva come un vestito bianco a maniche corte, con uno scollo a v lungo e profondo che però non mostrava il seno prosperoso essendo coperto dalla canottiera retata, una cintura rossa e spessa le contornava i fianchi, gli stivali lunghi fino alle cosce neri le coprivano le gambe. Si vergognava a girare intorno ai ragazzi per via del suo aspetto fisico nonostante era perfettamente normale per una del suo clan.
«Ciao» salutò portandosi da parte alla Nara.
Ricambiarono il saluto con un cenno del capo.
«Hiromi-san non sapevo che assecondassi Sayuri-san nello shopping» osservò gentilmente Kenta notando alcuni sacchetti tenuti dalle due.
Sorrise «Non mi dispiace farne» le guance chiare si tinsero leggermente di rosso.
«Sayuri-chan ti andrebbe di mostrarmi cos’hai comprato?» chiese Ren maliziosamente allungando una mano verso il sacchetto della ragazza che prontamente lo scansò.
«Non puoi, non sono cose che un ragazzo dovrebbe vedere» replicò scherzosamente.
«Mmh» sorrise beffardo «non sarà un completino intimo…» tentò nuovamente di prenderle il sacchetto.
«Ren-kun sei sempre il solito» lo riprese civettando un poco, posandogli la mano sul petto coperto solo dal retaggio della canottiera che indossava sotto la giacca aperta della divisa per farlo allontanare, infondo si divertiva parecchio a prenderlo in giro.
Kenta fece finta di niente, ignorando i due e cercando qualcosa da dire a Hiromi che a quanto pare non veniva presa in considerazione dall’Uchiha.
Il corvino pensò che fosse davvero pieno di pregiudizi come pensava «Allora…» si schiarì la voce «che ne dite se andiamo a mangiare qualcosa?» chiese sorridendo e spostandosi da parte all’Akimichi che arrossì lievemente.
«Sì! Andiamo a prendere una crepes» esultò Sayuri prendendo l’amica sottobraccio.
«Attente che potreste prendere qualche kg di troppo» le punzecchiò ingenuamente l’Uchiha.
In tutta risposta la Nara gli diede una gomitata nelle costole facendolo gemere di dolore «A volte sei davvero una seccatura» replicò in tono severo per la pessima battuta fatta davanti all’amica già piena di insicurezze.
Si portò le mani davanti al petto agitandole piano a mezzaria «Ehi calma, scherzavo» si scusò.
Lo ignorò e si incamminò con l’amica che avrebbe voluto sparire piuttosto che mangiare davanti a dei ragazzi.
«Hiromi-san quale gusto preferisci?» chiese Kenta avvicinandosi alla ragazza con un sorriso raggiante.
«Ehm… mi piacciono molto quelle al cioccolato» rispose senza guardarlo in viso, troppo a disagio per riuscirci.
«Anche a me piacciono molto» rispose cordiale.
L’Uchiha si mise in mezzo ai due provocando un forte sobbalzo da parte della ragazza che si allontanò andando quasi contro Sayuri.
«Vuoi sapere anche quali sono le mie preferite Kenta?» lo prese in giro l’Uchiha, un po’ stranito dalla distanza presa da Hiromi.
«Non serve che lo dici Ren… non credo che a qualcuno interesserebbe» lo prese in giro spintonandolo verso le due kunoichi.
«Sei adorabile» replicò ridacchiando.
Sayuri si mise da parte a Ren prendendogli il lobo dell’orecchio tra le dita fini e strattonandolo verso di lei «Cosa c’è, qualcosa ti turba?» chiese curiosa.
«Sì, la tua presenza è sempre causa di turbamento… in senso positivo!» esclamò cingendole la vita e attirandola a sé, sovrastandola con la sua altezza «so che ti piacciono le attenzioni, non mi sfuggi» flirtò mordendole un orecchio sotto le sue finte proteste.
«Ren… ti stavamo cercando» i quattro si fermarono di colpo alla voce profonda del fratello maggiore degli Uchiha, Akira, fermo davanti a loro fiancheggiato dal padre.
Erano molto simili, il che era ovvio essendo fratelli, i capelli corvini dominavano in famiglia e la pelle cadaverica era sempre presente ma Akira era sempre stato caratterialmente più serio del fratellino, molto più studioso e ambizioso.
Nonché molto testardo, infatti non indossava gli occhiali che la madre gli raccomandava sempre di mettere.
Sbiancò alla vista del padre che lo fissava di sottecchi, in evidente disagio «Akira-nii…. Otosan…» lasciò andare Sayuri con un colpo secco, facendola barcollare all’indietro e si ricompose subito, la sua espressione si mutò rapidamente da giocosa a seria, si mise dritto con i piedi allineati, sembrava un soldato davanti al generale.
«Ren… mi dispiace interrompere il tuo divertimento ma pensavamo di fare un allenamento speciale oggi» disse Sasuke, con voce un po’ incerta, era sempre così quando beccava il figlio solitamente composto in atteggiamenti stravaganti.
«Non preoccuparti otosan, mi piacerebbe molto unirmi a voi» replicò velocemente sorridendo e affiancando i due «ci vediamo un’altra volta ragazzi» li salutò sbrigativo, i due Uchiha fecero un cenno a mo’ di saluto e si allontanarono.
«Ren… per caso tu… hai la ragazza?» era raro che Sasuke chiedesse cose di questo genere ai propi figli, ma la domanda gli venne spontanea.
«No assolutamente» replicò velocemente evitando il suo sguardo stranito.
«Se potesse ne avrebbe più di una per sé» lo canzonò il più grande fissando un punto non ben definito.
«Io veramente sono qui Akira-nii… invece di dire stupidaggini perché non indossi quei maledetti occhiali?» sospirò mentre le iridi nero pece del maggiore finalmente lo guardavano di sbieco.
«Non mi fanno sentire a mio agio» borbottò passandosi una mano fra i capelli lisci e ordinati.
«Akira sai che appena arriviamo a casa sarà la prima cosa che indosserai vero?» chiese con calma il padre dandogli un buffetto in testa accennando un piccolo sorriso.
«Otosan anche tu…» sospirò sonoramente «Va bene mi arrendo» incrociò le braccia al petto un po’ contrariato fissandolo di sottecchi.
«Stai guardando Ren» gli fece notare sconsolato.
«N… non è colpa mia se vi confondo» mentì fingendo di aver preso una svista.
«Forse gli occhiali dovrebbero incollarteli alla faccia, magari non te ne accorgeresti ma almeno ci vedresti bene» lo canzonò il minore beccandosi un occhiataccia.
«Oh sì e magari tu invece di flirtare con ogni essere munito di vagina potresti prendere più seriamente i tuoi allenamenti» ribatté irritato.
«Almeno io le ragazze con cui ci provo le vedo bene…» ridacchiò all’espressione poco raccomandabile che apparve sulla faccia del fratello «Akane-senpai, dubito che tu l’abbia mai vista bene… o sbaglio?» lo punzecchiò.
«L’ho vista benissimo invece e comunque non sono affari tuoi» bofonchiò punto sul vivo.
«Scommetto che quando cercavi di parlarle in realtà stavi cercando di rimorchiare un palo della luce» continuò imperterrito.
Una vena iniziò a pompare sulla fronte del maggiore coperta dalla frangia scura «Ti rendi conto di quello che stai dicendo? Davanti a nostro padre?» sibilò glaciale e la cosa funzionò perché Ren si vergognò profondamente di essersi lasciato andare con discorsi così stupidi.
«È colpa tua usuratonkachi» borbottò irritato.
Sasuke si chiese se alla sua età aveva sbagliato qualcosa, se invece della vendetta avrebbe dovuto pensare alle ragazze come i suoi figli, perché dal discorso appena udito solo l’altro sesso gli era giunto chiaramente alle orecchie. Ripensandoci non parlavano altro che di ragazze quando bisticciavano, soprattutto della figlia di Naruto, questo lo confondeva.
Ma forse se avessero avuto la sua stessa esperienza non sarebbero così spensierati, e questo lo rassicurò, almeno potevano godersi la gioventù.
«Risparmiate le energie per l’allenamento» si intromise poggiando le mani sulle loro teste a mo’ di carezza, il contatto durò pochi secondi ma Ren era al settimo cielo.
Adorava il padre, senza togliere nulla alla madre, ma per lui non c’era ninja migliore sulla faccia della terra.
Aveva sempre avuto il complesso di inferiorità verso Akira, questo lo aveva reso insicuro e in cerca di approvazione continua.
Sasuke voleva bene ad entrambi allo stesso modo ma non disdegnava un poco di rivalità che secondo lui faceva sempre bene.
«Vedremo dove siete migliorati» disse mentre raggiungevano la casa di famiglia.
Intanto gli amici, rimasti un attimo spaesati in mezzo alla piazza del villaggio, non avevano proferito parola.
«Tiene molto all’opinione di suo padre» lo giustificò Kenta spezzando il silenzio che si era venuto a creare.
«Sembra quasi un’altra persona» aggiunse Sayuri sorpresa sistemandosi il kimono che si era leggermente spiegazzato «aveva un’aria così seria… cioè stiamo parlando di Ren…» sorrise perdendosi nei suoi pensieri «però un po’ li preferisco i ragazzi seri» rifletté ad alta voce cambiando discorso.
Hiromi si lasciò sfuggire una risata, infondo alla Nara piaceva Hajime Uzumaki… la reincarnazione del ragazzo mite e un po’ troppo serio a volte.
«Ovviamente sul “serio e impassibile” mi riferisco ad Akira-senpai… è così figo!» esclamò su di giri Sayuri mentre gli occhi chiari parvero diventare a cuoricino sotto il sorriso un po’ tirato di Kenta che preferiva evitare certi discorsi.
«Ci risiamo» sospirò l’Akimichi prendendola sottobraccio e mandando un occhiata d’intesa al ragazzo.
«Signorine… direi di tornare sui nostri passi» ripresero a camminare ascoltando i monologhi della Nara su quanto fosse figo il maggiore degli Uchiha.




*è un tipo di dolce giapponese composto da due pancake, formati a partire dalla kasutera (un impasto simile al pan di spagna), e riempito al centro con l'anko, una salsa dolce rossastra ricavata dai fagioli azuki. (Ma può essere farcito come volete in breve)




Angolo dell’autrice:

Con rischi indicibili e traversie innumerevoli io ho superato la strada per questo castello (ho comprato un nuovo computer perché il mio si era nuovamente rotto, stavolta per sempre) oltre la città dei Goblin, (non avevo Word… ancora oggi non l’ho comprato ma ho una versione di prova) per riprendere il bambino che tu hai rapito.(per poter continuare le mie maledette fan fiction)
La mia volontà è forte come la tua (resistete insieme a me e sopportatemi, so che la vostra forza di volontà è nettamente maggiore della mia!) e il mio regno altrettanto grande. (… forse quello no)
Non hai alcun potere su di me! (infatti nonostante le minacce posto sempre a minkia XD)” Cit. Labyrinth – Dove tutto è possibile.
Al prossimo capitolo *Coff Coff COFF COFF* ^^’ BELIEVE IT DATTEBAYO! Un bacione a tutti quelli che mi cag**o ancora, cioè no, che mi seguono, che commentano che sbirciano le mie ff, vi amo di be*FATALITY* (odio quella frase ;) )
NekoKya :3

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