Hamok

di Finestra45
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***



Capitolo 1
*** I ***


Onori a voi razze di altri tempi e luoghi. Io sono Beltan un vecchio stregone ora seduto sulla mia scrivania, nel mio delizioso cottage, immerso nella campagna londinese, a scrivere di avvenimenti avvenuti in un'altra era. Narrerò di guerre, amori e tradimenti che hanno sconvolto il corso della storia nelle terre di Hamok, luogo di cui, adesso, nessuno ha più memoria.I fatti che andrò raccontando mi sono giunti ,in parte, tramite testimonianze di coloro che li hanno vissuti. Arrivando a i fatti,credo che sia opportuno cominciare il racconto la dove è quasi tutto iniziato, ovvero, i sotterranei di Waldes, il castello degli elfi.

Il luogo era buio, ma non troppo una tenue luce proveniva dal corridoio al di là delle sbarre d'argento. Suail stava sdraiato a occhi chiusi, nel tentativo di minimizzare gli sforzi, ogni piccolo movimento richiedeva un grande dispendio di energie. Da lontano proveniva un rumore di passi, e di qualcosa che veniva trascinato, chi mai poteva essere l’idiota che passava di li? Si chiedeva il principe; trovò la risposta quando la porta della cella venne spalancata. Così violentemente che produsse un suono simile alla folgore che attraversa il cielo nelle notti tempestose. Questo confuse lo sguardo del vampiro,ma riuscì a distinguere deu figure e mezzo sulla soglia della cella. Una di loro disse:

-Buongiorno principino, ti ho portato qualcuno con cui puoi condividere la tua eterna prigione-

Sgignazzando gettò l’ombra ammezzata all’interno della cella, e andarono via. Chiudendo la porta, che ancora una volta sbatté violentemente contro il proprio infisso.

Suail si ritrovò un fastidioso mal di testa a causa di quello sbattere, ma la curiosità di sapere chi fosse il disgraziato gettato che avrebbe condiviso la sua stessa sorte lo costrinse ad avvicinarsi, anche se con estrema fatica, a quello che al momento assomigliava a un grande sacco di patate.

La penombra non rendeva visibili tutti i lineamenti del viso,ma si vedeva chiaramente che era pallido, il suo volto era allungato e dei capelli neri e lisci coprivano la sua nuca, sembrava proprio un vampiro, ed infatti lo era, anche se non era un volto totalmente sconosciuto, cercò di guardare meglio e riconobbe il suo amico e compagno. Mizar. Preso dall’emozione Suail iniziò a scuotere il compagno nel tentativo di svegliarlo, ma con scarso successo, quel.. sacco di patate, rimaneva svenuto, e più lui non rispondeva e più il principe lo scuoteva con forza e urlava forte il suo nome, fino a che la voce non gli venne a mancare, così come la forza di tentare il risveglio di un vampiro, perse i sensi, accasciandosi sul corpo che tentava di risvegliare.

Passarono le ore, o forse anche giorni prima che Suail si risvegliasse, la prima cosa che vide fu che l’amico si era svegliato e era seduto accanto al suo letto.

-Mizar, sono così felice che ci siamo ritrovati, ma speravo che sarebbe accaduto in un posto diverso.-

Disse il principe vampiro.

-Mi dispiace signore, io non ho idea di chi sia questo Mizar. Io non conosco nemmeno il mio nome e il motivo per cui mi ritrovo in questa cella.-

-Se questo è uno scherzo, è davvero di pessimo gusto.-

-Non sto scherzando, non mi permetterei mai di mentire a persone che nemmeno conosco.-

-No certo che tu non lo faresti mai, e questa è la prova definitiva che tu sei Mizar, anche se evidentemente hai perso la memoria.-

-Lei dice di sapere chi io non so di essere, come fa a esserne sicuro, come posso io fidarmi della sua parola?-

-Il Mizar che conosco ha una cicatrice a forma di mezza luna al di sotto dell’ultima costola destra, se anche tu l’hai, entrambi avremo le risposte.-

Mizar rimboccò lo straccio fino a scoprire l’ultima costola, e al di sotto di essa si trovava proprio la cicatrice di cui parlava Suail.

-Allora, può dirmi chi sono?-

-Certo- Disse Suail. Poi prendendo una pausa in modo da impostare al meglio il discorso disse -Tu sei Mizar figlio di Hellen, generale del mio esercito. Sei nato a Dalee, fortezza inespugnabile situata nella foresta di Orman, dove sei cresciuto insieme a me, andando a caccia di bestie e combattendo i nemici del nostro popolo. Sei un vampiro di sangue non nobile, ma grazie al rango di tuo padre hai vissuto a palazzo e mio padre, il re, mio padre, ti considerava come un figlio-

-Mi dispiace deluderti, ma non ricordo nulla di tutto ciò. La prego vada avanti mi racconti di mio padre, mi racconti del nostro rapporto, delle nostre terre. Voglio recuperare ogni mio ricordo.-

-Non chiamarmi signore, sono il tuo principe è vero, ma prima di tutto sono tuo amico e mi chiamo Suail.- Disse sorridendo.

-Va bene mi scusi sign… Suail.-

-Bene. Noi siamo vampiri, la caratteristica principale della nostra razza è la sete insaziabile di sangue, abbiamo poteri che ci rendono superiori a qualsiasi altra razza e non possiamo stare alla luce del sole, a meno che non si desideri diventare cenere. La nostra terra si trova nella zona più a owest di Hamok, viviamo sotto le fitte fronde di alberi, che non permettono alla luce più pura di attraversarle, nella foresta di Orman, dove si erge anche il la nostra fortezza, Dalee, dove tu sei cresciuto.

La nostra razza è in guerra da anni ormai contro gli elfi.

Io e te siamo ottimi amici, dopo l’addestramento abbiamo combattuto fianco a fianco in molte battaglie, raggiungevamo una armonia nei movimenti tale che pareva che una sola mente controllasse due corpi. Tuo padre… non so dove sia ora, so che era il miglior generale del nostro esercito, amico e consigliere personale di mio padre. Sono stato chiuso qui durant...-

-Aspetta! Guerra? Come mai siamo in guerra con un altro popolo?- Lo interruppe Mizar.

- E' una bella storia, avrò tempo per raccontarla, visto che siamo rinchiusì in questo fetido posto. Hai qualche altra domanda prima?-

-No, preferirei sapere subito della guerra, dei perché e dei come.-

-Ho il timore che dovrai aspettare ancora per sapere di ciò, sono stanco e vorrei riposare, faresti bene a farlo anche te, queste celle ti lasciano senza energia prima che tu te ne renda conto. Riposiamo amico mio, domani saprai tutto

 

Il castello di Waldes è la roccaforte degli elfi. Esso si erge all'interno della foresta di Aldar, a nord del lago Coorelin, le cui acque cristalline in certe ore del giorno riflettono i raggi del sole verso le finestre del castello illuminando le lussuose stanze al suo interno.la foresta che circonda questo magico posto è composta da una razza di alberi giovani, sempre giovani, mai in quel luogo ho visto segno di morte vegetale. La corteccia rimane sempre fresca e le foglie hanno sempre il loro colorito verde smeraldo. Tutto questo grazie agli elfi che cantano canzoni dedicate a loro, mantenendoli giovani.

 

 

Forse era giorno, o forse era notte, non si poteva dire visto che in quel sotterraneo l'unica fonte di lce erano le torce perpetue. Fu Mizar il primo a svegliarsi, e delicatamente scosse Suail, il quale riprese il suo racconto.

-Mio caro, come sai o come dovresti sapere, i territori di Hamok sono popolati da quattro specie inteligenti. Noi vampiri, relegati nella foresta di Orman a est, gli elfi che vivono nelle foresta di Aldar che circonda il lago Coorellin , gli elfi del mare che vivono nell’isola di Andros a sud. Infine ci sono gli uomini, relegati nell’isola di voldy, che non sono proprio inteligenti, poiché non conoscono l'uso della magia, si limitano a sopravvivere.

Le due razze elfiche sono lontane parenti, un tempo erano una razza unica, ma a causa di un incidente con la magia, si sono divise e allontanate sempre più. Negli ultimi anni a causa delle sempre più frequenti carestie, la popolazione di elfi del mare si è trovata in grave difficoltà a mantenere uno status di vita accettabile, abituati al lusso delle loro case, e alla pulizia dei loro ambienti, non riescono più a allontanare le bestie selvagge dalle proprie città. Perciò il loro re, Yalteen, ha chiesto aiuto al re degli elfi, proponendogli di riunire le razze sotto un solo stendardo, Fulton approvò, alla condizione che non ci sarebbero state disparità tra le due razze e che avrebbero governato insieme quell’unico e grande regno. Venne deciso che il primo genito, il principe Elicrisio, figlio del re Fulton ,e la primo genita, la principessa Siirima, figlia di Yalteen, si sarebbero uniti in matrimonio il giorno del solstizio d’estate, per permettere che gli aiuti potessero navigare durante tutto il periodo estivo, quando il mare è più calmo. Il primo incontro tra i due sarebbe avvenuto il giorno dell’equinozio di primavera, nella sala grande del palazzo Waldes.

 

Il giorno arrivò, era l’equinozio di primavera, la sala grande era addobbata a festa, stendardi pendevano dal soffitto, con sopra ricamati gli stemmi dei due regni, e drappi blu e verdi erano avvolti attorno alle immense colonne di colore bianco marmo, le luci delle candele illuminavano tutta la stanza, nessun angolo era lasciato nell’ombra, i tavoli erano imbanditi di tutti quei cibi che gli elfi prediligono. Il centro della sala era adibita al ballo. Sulla facciata della sala era presente un’ immenso portone fatto di legno-ferro e ricoperto di bassorilievi raffiguranti le epiche imprese compiute da eroi, nei racconti degli antichi saggi.

Al di sopra del portone si sviluppava una vetrata arcuata in modo che i raggi della luna potessero illuminare la sala sin da quando questa, al calar del sole, fa capolino dalle cime degli alberi, fino a che i suoi raggi diventano fini come capelli di sirena.

Quella sera la sala era piena di elfi nobili, rappresentanti, dame, nobili, ricchi borghesi, erano tutti radunati in quella sala , e danzavano, sommersi dalla musica cantantata dalle creature pure che popolano la foresta. Tutti erano in trepida attesa di assistere al il primo incontro tra i due promessi, erano tutti ansiosi di vedere quali doni le due famiglie si sarebbero scambiate in segno di fiducia e legame.

Il momento arrivò, quando i raggi di luna che passavano attraverso la vetrata arcuata, sommersero il trono con la loro luce, il portone si aprì e il sovrano e la sua regina seguiti dalla principessa, provenienti dall'isola, entrarono nella stanza, allo stesso modo il sovrano degli elfi insieme al principe stavano attendendo davanti al trono.

Mentre salivano i gradini, un bauletto color zaffiro e bordato d’oro apparve da sotto il mantello del re, e mentre si inchinava porse il bauletto.

Fulton delicatamente sciolse il sigillo rappresentante lo stemma del leviatano posto sull’apertura del bauletto, lo aprì e subito lo richiuse. Era sconcertato. Questo preoccupò molto i commensali e i sovrani, ma solo pochi riuscirono a vedere il contenuto del baule e capire cosa il re vi aveva visto.

Il fulton afferrò il bauletto e corse subito verso le sue stanze. Il principe insieme ai sovrani degli elfi dei mari lo seguirono.Arrivati nella stanza del re, la porta venne sprangata e il re aprì di nuovo il bauletto.

Al suo interno appoggiata sopra un soffice strato di stoffa rosso come il sangue, vi era una pietra di forma ovale con sopra incisa una runa.

-Sapete cosa è questa?- chiese il re

-Si- rispose Yalteen intimidito. - E' la nostra pietra più preziosa, ritrovata recentemente lungo la spiaggia. Nessuno dei nostri saggi conosce la provenienza della pietra, ne di cosa sia fatta.per questo la riteniamo preziosa. Crediamo sia la pietra di cui narrana la leggenda. Sbaglio?-

-No mio caro, è proprio lei. Siamo tutti in pericolo-

 

Qui, mio caro lettore, interrompo il racconto per dirti ciò che quella pietra causò secoli prima dei fatti narrati.

Secoli prima dell'inizio della guerra tra elfi e vampiri, all'interno di una caverna su i monti Amira.

I MagisterMagi tennero un consiglio per decidere se fosse giusto o meno creare un artefatto. Questo gli era stato commissionato da gli Ombrosi, pololo che viveva nelle valli oscure dei monti Dehitiri, a sud; erano potenti creature della notte, capaci di controllare la materia a loro piacimento; tuttavia il loro potere dipende dalla presenza delle tenebre. La luce è il loro più grande limite. C'è chi crede che la stirpe dei vampiri provenga da questa razza, ma questo è impossibile perchè quella razza fu sterminata poco dopo la creazione della pietra. E non ci sono stati sopravvissuti.

Alla fine il consiglio decise che era giusto accettare la richiesta degli Ombrosi. E creare qualcosache permettesse loro di essere alla luce. Nel cuore di quella catena montuosa, diedero vita al loro fuoco magico. Passarono giorni prima che l'incessante brusio di incantesimi pronunciati sottovoce dai Magister cessasse.Quando fu la pietra venne creata.

Non possiamo stupirci che tutto il popolo di Hamok capì che qualcosa di potente era nato, poichè un fascio di luce viola si scagliò dritto verso il cielo, andando anche oltre a questo. E' chiaro che, quello stesso giorno, appena il sole calò dietro l'orizzonte gli Ombrosi si precipitarono all'entrata della grotta per richiedere ciò che avevano chiesto. Avvenne così che entrarono in possesso della pietra, la pietra che dava il potere oltrepassare i confini del giorno.

Non furono gioiosi i giorni che seguirono quell'evento, perchè quella razza oscura, non vide più limiti alla sua espansione. Uccise. Rubò. Distrusse. nessuno era più in grado di fermarli. Allora il consiglio dei MagisterMagi si riunì di nuovo laggiù dove la pietra era stata creata; laggiù dove quel fuoco magico era ancora acceso. In esso gli stregoni gettarono una manciata di pietre ,rosse come il cielo che si rispecchia nell'acqua, durante un tramonto estivo.

Fu così che la fiamma prese vita. Si innalzò nel cielo con le sembianze di un maestoso uccello. Questo illuminava la notte come se fosse giorno, e si dirigeva laggiù dove quel popolo maligno dimorava. Non ci fu scampo per loro, vennero sterminati da quella mistica creatura, che poi scomparve, e la pietra andò persa.

 

Nella stanza c’era silenzio, il principe continuava ad annuire senza alcun motivo apparente, la principessa, che era stata lasciata fuori dalla stanza, cercava ancora di origliare il dialogo.

Ma c’era un’altra persona all’interno della stanza, un essere di cui nessuno si era accorto, di cui nessuno sospettava la presenza, nella stanza insieme a i sovrani c’era una spia vampira, la razza che più di tutti brama di conquistare tutto e tutti. Il vampiro non appena la stanza fu vuota si tramutò in quel fumo denso che permette a noi di solcare il cielo molto più velocemente di qualsiasi cavallo. E venne da me e mi raccontò di quello che aveva visto.

 

È così che sono venuto a sapere la posizione della pietra, da anni l’ abbiamo cercata in ogni dove, nella speranza di trovarla, quando la spia tornò e informò me e mio padre di ciò che aveva visto al castello, eravamo esaltati. Dopo pochi giorni tutto il nostro esercito era in marcia verso ovest per riuscire a conquistare quell’inestimabile tesoro.

 

I nostri eserciti combatterono per molti anni. Il sangue arrivò a bagnare i piedi dei monti Amira, e dall’altro lato arrivò fino al golfo di Chiby. Molti dei nostri sono morti, e altrettanti dei loro, il loro vantaggio è determinato dalle armi che hanno creato contro noi vampiri, lame e frecce d’argento

Che disturbano le nostre percezioni e lacerano la nostra carne. Il nostro vantaggio è la magia nera che però è utilizzabile solo finchè il sole sorge; quando noi vampiri veniamo illuminati, diventiamo polvere alla mercee del vento.

Questo è il motivo per cui siamo in guerra.

 

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Capitolo 2
*** II ***


Mizar rimase in silenzio per qualche minuto, continuando a guardare negli occhi il suo principe, cercando di organizzare le migliaia di domande che sconvolgevano la sua mente.

-Quindi molti sono morti a causa di una pietra?- Pronunciò, infine, Mizar.

-Esatto-

-Non ci voglio credere è davvero così importante?-

-Cos'è? Insieme alla memoria hai perso anche il tuo carattere? Dov'è finita la tua voglia di conquistare tutto e tutti?-

-Menomale che ho perso anche il carattere, il prezzo che stiamo pagando è troppo alto!-

Urlò Mizar alzandosi in piedi

-Davvero?-

-Si, Cambierò tutto questo!-

-Quanto entusiasmo hai, sono curioso di vedere come ci riuscirai-

Nella cella calò il silenzio.

Questo finchè Mizar disse -E che mi dici di te, come sei finito qui?-

-Era quasi l'alba, il sole era ancora nascosto dietro la vetta del monte Bancara. Si sentì un boato; la terrà tremò, la battaglia si interruppe per un attimo. Tutti erano girati a guardare verso le montagne, la cima stava franando, molte rocce erano state scagliate in aria. Altre stavano rotolando lungo il fianco visibile, lentamente ma inesorabilmente la montagna diventò collina, la collina diventò pianura; un grande vuoto era apparso laddove un tempo si ergeva l’antica montagna.

Fu una strage, la cenere dei vampiri carbonizzati era tale da creare una nube nera, veloce come il vento. Io rimasi impietrito a guardare tutte quelle vite spezzate, tutti quei soldati ora diventati polvere e portati via dal vento. Fu quello il momento in cui mi catturarono, e mi salvarono dallo stesso destino, coprendomi con un grande sacco. Quando mi liberarono ero già chiuso in questo luogo. Non ho ancora idea di come faremo ad uscire da qui.

 

 

I MagisterMagi sono una setta di stregoni. Questa è composta da cinque membri ed ognuno è padrone di un a delle essenze della materia. Acqua. Fuoco. Aria. Terra. Luce. Loro gestiscono le questioni delicate nella terra di Hamok ed il loro giudizzio è incontestabile, anche se non sempre compiono la cosa giusta. Quando non si riuniscono in consiglio, sono sparsi per i territori a regolare il flusso della vita. A colte capita che vengano ritenuti spietati, ma è perchè alcuni non concepiscono il motivo delle loro azioni. Non sono Una setta malvagia, credetemi. Io sono uno di essi, lo stregone Beltan, Padrone della luce.

 

 

Passarono giorni, o forse settimane, prima spezzasse la monotonia di quell’interminabile tempo passato rinchiuso. Finalmente una notte, o un giorno, mentre entrambi dormivamo, fummo svegliati da dei passi provenienti dal corridoi, niente luci giungevano verso di noi, non era la solita pattuglia di quei puzzolenti elfi. Erano sempre più vicini, sempre più frequenti. Quando si fermarono, non c’era nessun’altro rumore, era come se tutto il mondo si fosse fermato, sia io che Mizar eravamo in piedi, aspettando che qualcosa si muovesse.

All’improvviso l’assordante rumore dei cardini della porta che esplodevano, mi assordò mentre Mizar era stato investito dalla porta e schiacciato contro il muro.

Stordito e assordato mi voltai verso la porta che sarebbe dovuta essere li, al suo posto si stendevano quattro ombre, che nel mentre avevano fatto irruzione nella stanza.

-Sire, siamo noi. Siamo venuti a salvarla-

Erano delle mie guardi d’elite, mi tirarono fuori dalla cella, mi dettero da bere sangue nel tentativo di farmi riacquistare un minimo di forze. Poco dopo eravamo fuori dal castello, poi fuori dalla foresta, diretti verso il nostro luogo d’origine.

Mi fermai a pensare, qualcosa non andava. Qualcosa di importante era stato dimenticato, ma ne io ne le guardie riuscivamo a capire cosa fosse.

Poi il lampo, Mizar.

Era stato lasciato indietro, svenuto e solo sulla scena di un’evasione.

Mi chiesi se l’avrei mai più rivisto.

 

 

 

Al momento solo io e Mizar sappiamo come lui riuscì a scappare dal palazzo.

 

 

 

- Siete pronti a partire?- Chiese Suail ad una delle sue guardie.

- Si la sua scorta è pronta a seguirla ovunque lei andrà.-

- Ottimo. Partiamo- Disse mentre inseriva la sua spada nella fodera.

Suail e una manciata di guardie stavano partendo per andare alla ricerca di Mizar, di cui ancora non si aveva alcuna informazione. Tutti si tramutarono in fumo denso e partirono alla velocità del vento diretti verso Waldes. Mentre stavano attraversando la foresta Lasia, a sud dei monti Bancara, i raggi della luna si rifletterono su qualcosa nascosto dalle foglie posate per terra. Era davvero così insolito trovare qualcosa che riflettesse in tal modo i raggi lunari, che proprio Suail discese sul terreno per notare cosa fosse.

Impallidì davanti a quella vista. Ciò che aveva attratto la sua attenzione erano gli occhi di Mizar. Fu devastante per il vampiro vedere l’amico in quelle condizioni, e i suoi occhi un tempo neri come la pece ora erano lì, vitrei, a riflettere la luna. Sarebbe rimasto lì a guardarli, immobile, come se non riuscisse a concepire il fatto. Per fortuna gli altri vampiri non rimasero ipnotizzati, e levarono le foglie morte da sopra il corpo immobile di colui che avrebbero dovuto salvare. Siccome la notte era ancora giovane e la strada abbastanza illuminata, trasportarono a piedi il corpo inerme di Mizar fino al castello. Dove in una stanza il suo corpo era disteso su una branda e il principe accanto a lui rimase in attesa.

Non ci volle molto prima che il dolce benessere che traggono i vampiri dall'oscurità, ridesse a Mizar le forze. Si svegliò e la gioia che provò nel vedere il suo più caro amico seduto accanto a lui, è difficile da descrivere e desisto dal provarci. Entrambi erano molto contenti di quel risveglio.

Camminarono insieme attraverso i corridoi del castello, in silenzio, diretti alla dispensa.

- Vieni Mizar, siedi. - Sussurrò Suail porgendo una sedia

- …-

- Bevi questo e ti sentirai meglio fidati.- Porse un calice di cristallo riempito con sangue, Mizar lo bevette tutto, come se avesse avuto sete per secoli senza potersi dissetare, ma non bastò, ne chiese subito un’altra e un’altra ancora. Sembrava che più bevesse e più ne avesse sete. Dovette intervenire Suail per mettere fine a quel riempire e vuotare.

Non appena l’amico fu calmo chiese –Allora, cosa è successo?-

Silenzio. Mizar fissava le ultime gocce di sangue rimaste sul fondo del bicchiere.

-Sono davvero curioso di sapere come sei riuscito a fuggire da quel fatiscente castello.- Lo incitò Suail ridacchiando. Non ottenne una risposta immediata, passò qualche minuto prima che Mizar replicasse

- Io.. non lo so..- Il principe si sbalordì e replicò –Come puoi non saperlo?-

-Non ne ho idea. Sono sconvolto, fino a qualche giorno fa non sapevo nemmeno chi ero, vagavo per la foresta in cercando di sopravvivere, poi vengo catturato, sbattuto in cella dove tu dici di conoscermi, mi dici che mio padre è morto e mi narri di una mistica pietra che ha scatenato la guerra. E adesso non so nemmeno come sono riuscito ad arrivare qui. Più mi sforzo di ricordare e meno risposte ottengo.- Rispose il vampiro con voce rassegnata mentre fissava il calice adesso vuoto, cercando di non far notare che stava mentendo.

-Non ti preoccupare. Ti darò tutte le risposte che posso.- La voce di Suail era rassicurante e la sua mano era poggiata sulla spalla dell’amico. –Mi giuri che saprò solo la verità?- Chiese Mizar con tono debole.

-Si.-

I due passarono il resto della notte in quella stanza. Uno faceva domande e l’altro rispondeva. Fino a che non venne giorno e mentre si ritiravano nelle proprie stanze per riposare Mizar pose l’ultima domanda all’amico.

-Avrei un’ultima domanda prima di coricarci.-

-Dimmi-

-Il sangue che ho bevuto era umano, vero?-

-Si.-

-Da dove proviene? Voldy?.-

-Si laggiù vivono liberamente, pur essendo confinati in quell'isola. Ogni mese un certo Klutc o Klatc, non ricordo bene, si reca li e sceglie i migliori esemplari per ucciderli e estrarne il sangue che poi vende nelle nostre regioni.-

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Capitolo 3
*** III ***


Più a est, qualche giorno prima, sulle rive del lago Coorellin, su una spiaggia di sabbia cristallina circondata da alberi al limitare della foresta, c'era una persona vestita con sontuosi abiti di seta color dell'acqua marina, chinata a raccogliere l'acqua del lago.

Portò l'acqua fino ad un recipiente fatto di legno, vi versò l'acqua e questa inizialmente in quiete iniziò a salire verso il cielo. L'acqua iniziò ad aggregarsi in diverse forme, che danzavano nell'aria così come il vento fa danzare le fronde più estrne degli alberi.

-Caila. Cosa stai facendo?- Disse Fulton mentre usciva a passi solenni dalla foresta.

L'acqua ricadde nel recipiente, tornando alla sua quiete iniziale; la persona che poco prima stava osservando quella magica danza si inginocchiò verso il re dicendo -Perdonami padre, stavo solo ricostruendo quello che era successo-

-Ah si? E come può l'acqua aiutarti in questo?- Rispose il re

-Mi aiuta a focalizzare meglio i miei ricordi-

-Sai cosa penso della magia-

-Sì, che non potrà mai essere superiore all'arte della guerra-

-Esatto, ma non è questo il motivo per cui sono venuto a parlarti-

-E quale sarebbe?-

L'elfo le afferrò delicatamente il mento spingendolo verso l'alto in modo che i loro sguardi si incrociassero.

-Qualche giorno fa dalle nostre prigioni sono fuggiti due vampiri.

Uno di loro deve essersi rifugiato in questa foresta, perchè è qui che le guardi hanno perso le sue tracce al sorgere del sole. Sono qui per chiederti se in questi giorni hai notato qualcosa di strano.-

La principessa rimase impietrita da questa domanda, non sapeva cosa rispondere. Dopo qualche minuto disse -Qualcosa di strano è successo-

-Raccontami-

-Sinceramente non so se è collegato con la fuga dei prigionieri, ma nelle ultime giornate gli animali erano irrequieti, gli uccelli non cantavano. Un pomeriggio mi parve di sentire un fruscio nel sottobosco, quando mi girai per vedere cosa lo avesse provocato non vidi nulla, tuttavia la senzazione che qualcosa si fosse mosso rimase, così come il fruscio che si allontanava da me. Lo seguii ma persi le sue tracce- rispose la principessa mantenendo il contatto visivo con il padre.

-Tutto qui? Nessun contatto con nessun vampiro?-

-No- Mentì

-Bene allora, torno al castello- Disse voltandosi – Mi raccomando non perdere troppo tempo con quella stupida magia e torna presto al castello per continuare ad allenarti, presto dovrai prendere parte anche te alla guerra-

Lei abbassò il capo e pianse silenziosamente. Il fatto di aver mentito al padre era un grande fardello da portare, ma sapeva cosa sarebbe successo se avesse raccontato la verità.

 

So che questa arrazione può risultalti cunfusa, mio caro lettore. È mia premura chiarire i farri.

In realtà quello che accadde nella foresta è ciò che segue:

La principessa continuò a seguire il fruscio, corse incesantemente, si avvicinò e riuscì a capire cosa producesse quel rumore. Una persona vestita di stracci logori stava correndo attraverso la foresta, verso ovest, non faceva caso a cosa calpestasse ma faceva attenzione ad evitare i raggi del sole che riuscivano a trapassare la volta arborea.

Continuava ad inseguirlo. La distanza tra i due si accorciava sempre più, fino a che, nella frenesia del momento, la principessa ruppe un ramoscello, facendo capire al fuggitivo che era inseguito. Questo iniziò a correre più velocemente e la Caila perse le sue tracce. Si fermò, nessun suono, nessuon fruscio. Tutto era fermo. Il fuggitivo era nascosto dietro ad un'albero, in attesa. L'elfa, arresasi tornò su i suoi passi, passando proprio accanto a quell'albero. Il misterioso figuro ne fu sorpreso e non sapendo cosa fare riprese a correre, ma venne fermata dalla principessa, che gli saltò addosso puntandogli il coltello alla gola.

-Chi sei!? Perchè fuggi!?- Nessuna risposta

-Sei un vampiro o qualche altra creatura della notte, è per questo che eviti la luce? Vero?!-

-...-

-Non costringermi ad ucciderti. Rispondi!-

-Per quel poco che ne so, sono un vampiro- Rispose con un filo di voce

-Perchè sei qui?-

-Degli elfi mi inseguivano, sono scappato da una loro prigione-

-Ebbene, perchè non dovrei ucciderti?-

-Non hai nessun motivo per non farlo-

I due erano sdraiati a terra, Caila era sopra il vampiro e lui rimaneva lì fermo senza muoversi, in attesa di essere ucciso. La principessa si alzò e porse la mano verso il vampiro, ma non lo degnò di uno sguardo.

-Forza alzati.- Disse.

-Non vuoi uccidermi?-

-Per il momento no- Rispose lei. I due tornarono in silenzio all'accampamento della principessa. Una volta arrivati lei iniziò con le domande.

-Chi sei? Perchè eri imprigionato? Come sei scappato?-

-Non so dirti chi sono. Nemmeno io so molto di me stesso. Conosco solo quello che mi è stato raccontato da un vampiro che, come me, era imprigionato nel castello qui vicino. Lui si chiama Suail, e professava di essere mio amico, di conoscere mio padre, mi ha raccontato una storia su la guerra che sta devastando questa terra. Io non so se tutto questo è vero, non so se credergli, mi sembra tutto così inverosimile.

Come possono due popoli odiarsi così tanto da uccidersi a vicenda? È da pazzi.-

l'elfa fu sorpresa da questa risposta, non pensava che un vampiro potesse aver un animo buono.

Gli era stato insegnato che loro sono esseri maligni, che non perdono occasione di uccidere qualsiasi creatura abbiano davanti.

-Non è così strano se ci pensi. Comunque, come ti chiami? E cosa intendi dire con ''Nemmeno io so molto su me stesso''?-

-Sembra che io mi chiami Mizar, e intendo che non mi ricordo nulla del mio passato.-

Caila lo guardò stupito -Come può essere?-

-Non lo so come può essere ma è.-

Ancora silenzio, nessuno dei due voleva dire qualcosa, la situazione si stava facendo imbarazzante.

-Allora se posso avere l'ardire di chiederle, come si chiama colei che mi ha risparmiato la morte- Disse Mizar guardando verso di lei.

-Io sono Caila-

-E chi è Caila?-

-Lei è la figlia di Fulton re degli elfi che vivono nella foresta di Aldar. Sorella del primo genito Egemi, principe degli elfi.-

-E come mai una principessa si trova nella foresta e non nel suo castello?-

-Perchè suo padre non apprezza la magia, e quindi lei è costretta ad esercitarzi in questa arte insegnatagli dalla madre morta nella guerra a cui te non credi-

-E questa guerra? Persiste davvero?-

-Seguimi- disse la principessa. I due si incamminarono attraverso la foresta.

Si stavano dirigendo verso nord-ovest. Una volta arrivati al limitare della foresta attesero il calar del sole e continuarono la loro marcia lungo la pianura. Non erano soli, gli animali notturni appena svegliati e alla ricerca di un pasto sostanzioso erano attorno a loro.

Arrivarono dunque a Kumna, la radura dove in quei tempi si svolgevano gli scontri tra le due razze.

Lì Mizar nascosto tra le steppe vide gli orrori della guerra. Persone che si uccidevano tra di loro, senza pensare a chi stessero uccidendo, se avevano una famiglia, qualcuno che avrebbe pianto la loro morte.

Si distinguevano bene le due fazioni; i vampiri per la maggior parte erano avvolti dal fumo nero che permette loro di muoversi velocemente e apparire soltanto come se fossero una nuvola che impedisce di vedere il cielo dietro esse, il resto del tempo incrociavano le loro spade con gli elfi che combattevano indossando le loro sontuose armature, e impugnavano le spade in argento.

 

 

NDS: se la storia o alcuni punti di questa vi sono sembrati confusi, potete benissimo scriverlo nelle recensioni, o anche fare critiche, sono sempre ben accette. Perchè mi preme ricordare che scrivo su questo sito per migliorare il mio modo di scrivere. E non vi preoccupate molti perchè troveranno risposta nei prossimi capitoli. A presto 

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Capitolo 4
*** IV ***


Mizar si distolse lo sguardo da quell'orribile visione, e si diresse verso la foresta. La principessa lo seguì.

-Cosa c'è? Pensavo che voi vampiri adoraste la guerra.-

-Beh evidentemente io non sono un vampiro come tutti gli altri- Rispose continuando a camminare.

-Lo so-

-Cosa intendi dire?-

-Non penserai davvero che io ti abbia lasciato in vita perchè ho provato pietà-

-Allora perchè?-

-Perchè... Ho notato qualcosa di diverso in te.-

-Del tipo?-

-Del tipo che non lo so! Non so cosa mi abbia impedito di ucciderti!-

Il vampiro rimase in silenzio, entrambi lo fecero fino a che non arrivarono all'accampamento della principessa. Caila era seduta accanto al fuoco ne osserava i movimenti come se quelle fiamme le stessero raccontando una storia. Mizar dall'altra parte beveva il sangue di un animale che aveva catturato nella foresta, quella che voi oggi chiamereste lepre o coniglio. Il sangue degli animali, si sa, non compiace i vampiri come il sangue umano, ma era meglio che patire la sete.

Quando ebbe finito si pulì la bocca alla manica e disse

-Sentimi, tu mi hai salvato la vita, ma ho io un favore da chiederti.-

-E sarebbe?-

-Aiutami a porre fine a questa guerra- Disse lui con tono greve.

Lei sorrise. -Perchè ridi?- Chiese il vampiro decisamente seccato.

-Tu proponi una alleanza tra le nostre razze che da molto ormai sono in guerra e pretendi che io non lo consideri uno scherzo?-

-Pensavo che tu fossi una persona più seria...-

-Generalmente lo sono, ma ciò che proponi è impensabile-

-Davvero? È impensabile un mondo in cui elfi e vampiri non si fanno la guerra? È impensabile volere la pace?-

-Sì- Rispose seccamente Caila abbassando lo sguardo.

-Perchè!?-

-Perchè è la tua razza che ha sempre cercato la guerra! Siete voi che avete voluto tutto questo! Siete voi gli invasori, noi cerchiamo solamente di difenderci!-

-Sarà anche stata la mia razza ad aver scatenato tutto, ma io voglio porvi fine! Alleati con me, non con tutti noi-

Ancora silenzio. Ora i due si guardavano negli occhi.

-Va bene- Disse Caila. -Come pensi di fare?- Aggiunse.

-Non lo so ancora-

-Ottimo. Vuoi mettere fine ad una guerra ma non sai come fare, questa si che è una bella cosa-

-Ascoltami. Non sei costretta a farlo.-

Ancora silenzio.

-Tornerò da Suail, al castello e li raccoglierò più informazioni.- Disse Mizar

-Bene allora anch'io tornerò da mio padre per vedere come procedono le cose.-

-Incontramoci qui durante il prossimo inverno-

-D'accordo-

-Bene-

Mizar si incamminò.

-Mizar... fa attenzione!- Gli urlò l'elfa prima che lui fosse troppo distante. Non rispose. La principessa rimase lì sola, interrogandosi sul perchè non avesse ucciso quel vampiro e. Sul perchè ci teneva che lui non morisse. Si chiedeva perchè si sentisse così legata a lui nonostante fossero così diversi. Era tutto così strano. Qualche ora dopo anche lei era in viaggio per tornare a casa.

 

 

Ritengo inutile raccontare del percorso di Mizar attraverso la terra di Hamok per tornare da i suoi. Per questo riprenderò il racconto dalla notte dopo che i due amici si sono congedati. Se vi state chiedendo come riuscì a sapere la posizione del castello visto che pochi giorni fa non sapeva nemmeno come si chiamava, gli è stato detto dalla principessa. Ritenevo inutile riportare il dialogo, perdonami lettore.

 

Il luogo dove è maggiormente concentrata la popolazione dei vampiri è il castello di Dalee.

Questo si trova all'interno della foresta di Orman, a sud dei monti Amira, nella parte più a ovest di Hamok Orman è una foresta oscura, poiché la gli alberi che crescono in quella foresta non permettono alla luce di scaldare il suolo. Si crea così un microclima al di sotto della volta arborea, questo è umido e freddo, spesso una leggera e denza nebbia appare sul terreno. A volte può anche capitare che all'interno della foresta si formino nuvole cariche di pioggia. Il fiume che vi scorre all'interno, Sica, è torbido e scorre lento fino a congiungersi con il Mein, fiume impetuoso che nasce nel cuore del monte Bancare e sfocia nel grande mare Haloisi.

 

 

 

Mizar uscì nel cortile del castello per godere della dolce rugiada che, in quel periodo del giorno, si posava su qualsiasi cosa. Voleva anche osservare l'apparizione delle prime stelle del cielo prima che la candida luce lunare le offuscasse quasi del tutto. Per fare ciò doveva andare ai confini della foresta. Attraversando le porte che portavano da una cinta all'altra le guardie gli riservavano i loro saluti, poiché era stato ordinato loro di considerare Mizar come se fosse stato Il loro re.

Come già detto, il vampiro, si incamminò da solo ma arrivò alla fine della foresta in compagnia di Suail, questi lo vide uscire dalla cinta più esterna e volò fino a lui, per accompagnarlo, e per timore che si perdesse, visto che non aveva memoria di quel luogo.

Quando arrivarono si sedettero e si misero ad osservare quel cielo puntellato di singolarità, le stelle apparivano come fiocchi di neve appuntati sull'immensità oscura del cielo notturno.

Poi sorse la luna, bianca, con le sue macchie grigie qua e la, come se sifnificasse che non esiste bianco, purezza, senza macchia. La sua luce illuminava la radura che circondava la foresta. L'erba era mossa da una leggera brezza proveniente dal golfo di Meidan, a sud. Portava l'odore del mare.

Suail si alzò, poiché, ora che la luna non permetteva più di ammirare a pieno la bellezza delle stelle, non c'era più motivo per osservare il cielo. Privò un'albero di due rami ,abbastanza robusti, lunghi come una spada, ne porse uno a Mizar che era ancora seduto ad osservare, visto che riteneva il cielo una bella visione nonostante la presenza della luna.

-Alzati amico mio, vediamo se almeno ti ricordi come si combatte- Gli disse.

Lui non rispose ma accettò l'offerta. Il principe assunse la sua posa di combattimento mentre Suail rimase fermo non sapendo bene cosa fare. Quando Suail mosse per colpire, ''l'avversario'' si parò, e poi ancora, e ancora, fino a che la sua guardia fu spezzata e venne colpito al fianco.

-Riproviamoci- Incalzò Suail.

Ancora una volta Mizar si difese soltano, e venne colpito un'altra volta, finendo a terra.

-Devi aver preso una grande botta per non ricordare nulla a questo modo- Disse, con voce delusa, il principe. -Vediamo almeno se ti ricordi come si vola- Proseguì.

In un istante si tramutò in fumo nero, lo stesso che Mizar aveva visto utilizzare a i vambiri durante la battaglia, e si posò sulla cima di un albero guardando in basso. Attendendo che l'amico lo imitasse.

Mizar non sapeva bene cosa fare, la prima cosa che gli venne in mente fu saltare.

-Quello cos'era?- Disse Suail.

-Un tentativo?-

Suail discere; era più deluso che mai. -Un tempo eri il più veloce a volare ed il più bravo dei miei guerrieri, persino più bravo di me, anche se non mi piace ammetterlo-

Mizar non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo.

-Non ti preoccupare. Domani partirai, navigando lungo il fiume Sica e Bati, dovresti arrivare prima che il sole sorga-

-Partire? Per dove?-

-Per i monti Dehitiri. La vive uno stregone, lui forse potrà farti tornare la memoria-

-Come lo riconoscerò?-

-Oh lo riconoscerai tranquillo. Si chiama Beltan-

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