Aldo, Giovanni e Giacomo vs Dragon Ball

di eleCorti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gita in macchina ***
Capitolo 2: *** Just married ***
Capitolo 3: *** Quando muori, scrivi ***
Capitolo 4: *** Fa' caldo! ***
Capitolo 5: *** Happiness ***
Capitolo 6: *** Festa a sorpresa ***
Capitolo 7: *** Lies ***
Capitolo 8: *** The end ***
Capitolo 9: *** Revenge ***



Capitolo 1
*** Gita in macchina ***


Gita in macchina




 
L’estate. L’estate era finalmente giunta, portando con sé un caldo assai afoso; sui monti Paoz, infatti, l’aria era a dir poco soffocante, anche se era alta montagna, infatti, non si poteva stare.
La famiglia Son – per questo – quell’anno aveva deciso di farsi una bella vacanza al mare. L’unico problema, però, era decidere la meta. I due coniugi, ovviamente, erano in disaccordo.
“E dai ChiChina perché non possiamo andare da Muten?” le aveva domandato Goku con quel suo tono da bambino rimproverato.
“Perché è un vecchio pervertito! E non mi chiamare ChiChina che sembro una marca di banane!” aveva sbraitato la giovane donna, come un toro che sbuffa. E che toro!
“Va bene...” assunse quell’aria da bambino sconsolato, abbassando il capo.
“E dove andiamo allora?” domandò, alzando la testa. Chichi lo guardava con uno sguardo assassino. Certo che quella donna metteva paura, e assai!
“Qui!” da non si seppe dove, tirò fuori un favoloso depliant aperto in una pagina in cui vi era una lussuosa villa con piscina. Possibile mai che fosse seria? Non poté fare a meno di domandarsi il giovane Son. Sua moglie era sempre stata tirchia e avara, perché cambiare idea così di punto in bianco?
“Allora?” assunse di nuovo quell’espressione da toro imbufalito, quando notò che suo marito fissava l’immagine con una faccia da pesce stocco.
“Ehm... “ che dire? Doveva stare attento, sennò avrebbe scatenato il toro. E lui non aveva un telo rosso con cui farlo giocare!
“Sì-sì... mi piace molto, cara!” cercò di sorridere nella maniera più naturale possibile; non voleva insospettirla.
“Perfetto. Ho già prenotato. Domani si parte!” chiuse il depliant e lo fece scomparire – non si sa come – mentre sul suo volto si dipingeva un’aria soddisfatta. Per una volta aveva vinto lei!
“Ok...” sbuffò. Era meglio non farla arrabbiare, sennò poi chi avrebbe mangiato! Lui adorava mangiare e non poteva stare senza cibo!





 
****



 
L’indomani mattina – come previsto da ChiChi (e guai a chiamarla Chichina sennò ci spacca il cosiddetto!) – la famiglia Son si mise in macchina, diretta verso il porto più vicino, che distava circa undici ore di macchina.
Erano le sei del mattino, tutti perciò erano assai assonati; il piccolo Goten – seduto dietro – si era comodamente sdraiato sulle gambe di Gohan, che aveva ancora stampato sul volto il segno del cuscino. Goku non faceva altro che sbadigliare – per lui le sei del mattino manco esistevano –, infine l’unica molto pimpante manco fosse una bambina era proprio Chichi, la quale finalmente si concedeva una vacanza!
“Che fai?” Goku alzò un poco la voce contro la moglie, poiché lo stava facendo cadere a terra, poco prima che lui salisse in macchina.
“Guido io! Di certo se guidi tu, chissà dove finiamo!” gli rispose malamente, mentre saliva in macchina e chiudeva lo sportello con una forza tale da far invidia ad Hulk.
Al povero Goku non resto altro che salire sul lato del passeggero; sapeva quanto la moglie fosse irascibile, per cui decise di acconsentire alla sua richiesta.
Il lungo viaggio, perciò, iniziò; essendo le sei del mattino, le strade erano sgombre – era anche agosto e tutti erano al mare – per cui in meno che non si dica l’allegra (si fa per dire) famigliola era già scesa dai monti Paoz, immergendosi in autostrada, che era leggermente trafficata.
Un viaggio così lungo, però, impiegava una gestione del tempo molto vasta, i due bimbi, perciò, ben presto si annoiarono.
“Io mi annoio!” si lamentò il piccolo Goten, prima di stiracchiarsi.
“Perché non mettiamo un po’ di musica?” propose Gohan, certo che il fratellino avrebbe gradito, o che comunque si sarebbe addormentato.
Il giovane Goku, perciò, uscì dalla tasca laterale un porta cd nero; lo aprì, estrasse un cd a caso e lo inserì nello stereo. La musica partì. Combatti per trovare il drago dragon ball, il drago delle sette sfere dragon ball e so... la melodia si interruppe: Chichi aveva tirato fuori il cd. Sul suo volto c’era dipinta non l’aria di un assassino, ma l’aria di un ciclone, peggio del dio Yato. Goku non disse niente: si limitò a inserire un altro cd.
Chi sei Goku non lo sai, però presto lo scoprirai e poi tu scomparirai... ancora una volta la canzone s'interruppe: Chichi, sempre con l’espressione del dio Yato dipinta in volto, aveva tirato fuori il cd. Ancora una volta senza dire niente, Goku inserì un altro cd.
Gotta catch em all, catch em all gotta chacth em all, chatch em all! Voglio andare dove mi va e non fermarmi qua. Questo viaggio mi porterà... ancora una volta Chichi aveva tirato fuori il cd. Stavolta, però, sul suo volto era dipinta la pura commozione.
“Non ce la faccio...” disse, mentre apriva il finestrino e gettava il cd fuori.
“Troppi ricordi...” aggiunse, sempre con quell’aria commossa.
Sempre senza dire pio, il giovane Son mise un altro (e stavolta sperava l’ultimo) cd; la musica partì. Tai, Matt, Sora, Izzy, Mimi e Joe noi siamo amici e siamo noi catapultati a Digiworld.
“Ma con l’amicizia tra di noi ragazzi veri e Digimon libereremo Digiworld!” Chichi, come una forsennata (peggio di me quando vado a vedere i concerti dei Linkin park!) aveva iniziato a cantare, chiudendo, dunque, gli occhi e giocando con lo sterzo.
Non appena sterzò troppo, i due ragazzi dietro si svegliarono. La giovane mamma, perciò, tornò seria. Fu così che anche quel cd fu tolto e non si ascoltò più musica.
Il viaggio proseguì più o meno in maniera tranquilla. Nessuno parlava, Chichi guidava, Goku dormiva ed anche i due figli. Tutto fu tranquillo fino a quando ChiChi si fermò in  mezzo alla strada: erano rimasti senza benzina.
“Perché ti sei fermata?” Goku, notando che non si muovevano, si era svegliato.
“Non c’è più benzina!” rispose con la sua solita delicatezza da elefante. Peggio per lei che non aveva fatto benzina prima di inoltrarsi in un bosco.
“C’è un cartello. Goku scendi e vai dal benzinaio!” ordinò. Goku, ovviamente, non obiettò. Stava per scendere, quando si sentì una botta: erano stati investiti.
“Ma che succede?” Gohan e Goten si erano svegliati. Goten, addirittura, era caduto per terra.
“Ahi! Il mio naso!” Chichi si lamentò del suo naso dal quale fuoriusciva del sangue.
“Ci hanno investito!” Goku rispose a suo figlio, ancora molto assonnato.
“è vero! Ho sentito tutto. Papà ma perché vi siete fermati in mezzo alla strada?” il piccolo sayan si massaggiò il collo. Quella caduta lo aveva fatto svegliare di soprassalto.
“Ma tu non dormivi?” Gohan lo guardò sorpreso. Sapeva che suo fratello aveva un sonno molto pesante, peggio di quello di un ghiro.
“A volte dorme più lo sveglio che il dormiente! Me lo dice sempre papà!” il piccolo sorrise a suo padre, non sapendo che aveva scatenato la furia di sua madre.
“Goku, quante volte ti ho detto di non raccontare fesserie a nostro figlio!” Chichi riprese tutta la sua furia da toro scatenato, come se non si fosse scontrata con lo sterzo.
“Eh dai Chichi, io...” qualcuno, però, interruppe l’allegra diatriba dei due coniugi. Qualcuno, infatti, stava bussando al finestrino: Vegeta.
“Kakaroth, ma che cavolo fai? Dico potevo restarci secco!” ovviamente il principe ingigantì la cosa, perché era ovvio che non si sarebbe mai e poi mai fatto un graffio.
“E dai Vegeta, non è successo niente. Vedi siamo rimasti senza benzina e...” non poté finire la frase, poiché il suo rivale gli sbraitò contro.
“Ma sei cretino? Lo sanno tutti che prima di partire si fa sempre la benzina!” lo rimproverò peggio di Chichi. Ma tra Vegeta e Chichi il povero Goku non sapeva chi fosse peggio. Anzi lo sapeva ma non glielo avrebbe mai confessato.
“Goku, Chichi ma che ci fate qua?” Bulma – spuntata da chissà dove –  fece la sua comparsa.
Fu così che, la famiglia Son si unì ai Brief (abbandonarono la loro macchina tutta scassata al suo destino e salirono sul loro elicottero) dirigendosi verso quella villa lussuosa su una remota isola. Tutti, però, a causa del lungo viaggio e dei continui litigi, caddero in un sonno profondo. Fu così che i due bambini, che avevano sempre dormito, si ritrovarono a guidare l’elicottero, perché – come dice Goku – a volte dorme più lo sveglio che il dormiente.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Dopo mesi di assenza, torno con una challenge su Aldo, Giovanni e Giacomo che consiste nel trarre ispirazione da loro frasi e sarà una raccolta di 17 capitoli. Io beh spero di esserci riuscita XD
Io, tornando seria, ci tengo a ringraziare due persone di questo fandom: felinala e summer_moon che durante questo mio periodo buio mi sono state accanto!
Ora, mi sono un po’ ripresa, e una raccolta comica e non solo ho fatto il mio ritorno!
 

 

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Capitolo 2
*** Just married ***


Just married




 
Il matrimonio: quell’evento che cambia la vita di due persone, proprio come sarebbe successo a Gohan e Videl, che presto si sarebbero sposati, il giorno dopo in realtà.
Di solito non tutti passano il giorno prima del matrimonio in uno stato d’ansia o di agitazione (beh sì quasi tutti), però quel giorno la giovane Videl era molto elettrizzata; non aveva, infatti, smesso di specchiarsi mentre indossava il suo vestito da sposa in stile principessa, lungo fin sotto i piedi, largo e con il tulle. Si sentiva come una vera e propria principessa. Domani per lei sarebbe stato un giorno indimenticabile, il più importante di tutta la sua vita.
Lo sposo, invece, non era né elettrizzato né tanto meno agitato o ansioso, anzi se ne stava seduto sul divano di casa sua – che era accanto a quella dei suoi genitori e di conseguenza sui monti Paoz – a guardare la partita di calcio e a tracannare birra. Era come se si fosse scordato che domani si sarebbe sposato o forse lo sapeva ma faceva finta di niente, come se non fosse una cosa così seria per lui.
Il telefono all’improvviso squillò: ma chi diavolo era che chiamava alle otto di sera? Non poté fare a meno di chiedersi il giovane, mentre si alzava dal divano e si avvicinava al tavolinetto posto accanto alle scale, dove vi era il telefono.
“Pronto?” rispose con un tono annoiato. Voleva solo starsene tranquillo in pace per i fatti suoi.
“Gohan, sono la mamma. Senti ti chiamavo per accertarmi se avessi preso tutto” come tutte le mamme, ChiChi si preoccupava per suo figlio, anche se era ormai grande.
“Sì mamma...” rispose, imprecando mentalmente contro se stesso. Perché aveva risposto?
“Il vestito? Le scarpe?” iniziò il suo lungo elenco, certa che il figlio si fosse scordato qualcosa.
“Sì. No, le scarpe!” si diede dello stupido. Come aveva fatto a dimenticarsi delle scarpe? Come?
“Visto? Se non ti chiamavo ti sposavi in ciabatte!” lo canzonò la madre. E lei che pensava che almeno un figlio fosse intelligente come lei!
“Va beh che ci vuole? Esco un attimo e torno!” tanto sapeva volare per cui ci voleva un attimo!
“Mi raccomando! Sta attento e non fare tardi!” ovviamente lo ammonì, anche se era ormai grande.
“Aspetta che ti passo tuo padre!” riuscì a dire, prima che Goku le strappasse via il telefono. Dopo gliel’avrebbe pagata, di questo ne era sicura.
“E così domani ti sposi...” usò un tono assai malizioso; anche se il giovane Gohan non lo poteva vedere, sapeva che aveva piegato il gomito e stava immaginando di toccare il suo braccio.
“Sì, ma niente di serio...” rispose, ridendo e grattandosi la sua chioma nera. Insomma era solo un atto legale, no? Nulla sarebbe cambiato, no?
“Va beh, fammi chiudere. Così vado a ritirare le scarpe prima che il negozio chiuda!” mise giù, consapevole del fatto che sia Videl sia sua madre lo avrebbero ammazzato, se non avesse ritirato le scarpe.
Sospirò, contento di aver concluso quella telefonata. Certo che i suoi quando ci si mettevano erano tremendi! Poi aprì la porta e si librò in volo, sperando di trovare il negozio – che era a Satan City – ancora aperto. Sennò poi chi le avrebbe sentite quelle due!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Scusate l’assurda brevità del capitolo, ma ecco mi sono limitata a questa frase: “ è così domani ti sposi... sì ma niente di serio” quindi ho deciso volontariamente di non descrivere il matrimonio, anche perché sapete come va a finire nel film XD
A presto.

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Capitolo 3
*** Quando muori, scrivi ***


Quando muori, scrivi





 
Era una bella giornata sui monti Paoz, il sole splendeva alto nel cielo e gli uccellini cantavano; tutto sembrava normale, come se la natura non sapesse ciò che stava per accadere di lì a poche ore.
Il Cell Game sarebbe iniziato tra poco e i partecipanti si stavano dirigendo verso quel deserto in cui l’essere perfetto aveva deciso di disputare il torneo. Tra questi vi era anche Son Goku insieme a suo figlio Son Gohan.
Goku e Gohan si erano allenati duramente per prepararsi a quel fatidico giorno e non vedevano l’ora di sfoderare la loro forza. Perfino ChiChi, alla fine, aveva dato il permesso a suo figlio di andare a combattere. Quel giorno, dunque, era assai speciale: Goku, ma anche Gohan e la stessa ChiChi, se lo sarebbe ricordato a vita! Anzi se lo doveva segnare sicuramente sul calendario, per non dimenticarselo mai!
Tutto era pronto: Goku e Gohan si erano vestiti e si erano avviati verso la porta, pronti per teletrasportarsi verso il Cell Game.
“Goku!” dal tono della voce di ChiChi, il giovane Son rabbrividì: che avesse avuto un ripensamento? Non poté fare a meno di pensare. Si girò lentamente, sperando che la moglie non lo linciasse.
“Mi raccomando sta attento! E vedi di non far sforzare troppo il nostro Gohan!” fin qui tutto bene, pensò il sayan. C’era dell’altro, vero?
“Ok. Allora io vado!” stava per mettersi le due dita sulla fronte, quando ChiChi lo bloccò. Oh no, pensò, e ora che voleva?
“Ah Goku...” prese una pausa prima di continuare a pronunciare il suo discorso.
“Se muori, scrivi!” il giovane Goku sgranò gli occhi. Ma che significava quella frase? Ok, che non era un genio, ma tutti sanno che i morti non parlano né tantomeno scrivono!
“Ma ChiChina, i morti non scrivono! Quindi se muoio, come faccio a scriverti?” domandò con quel suo tono da bambino, mentre si grattava la sua folta chioma.
“Non ha importanza Goku! Capito? Se muori, scrivi! Chiaro?” sbraitò come un leone, mentre dalle sue orecchie usciva del vapore, peggio di miss Bricke!
“Sì... sì!” preferì non obbiettare, poiché sapeva che quando ChiChi s’infuriava fosse difficile fermarla.
“Bene, ora puoi andare!” incrociò le braccia al petto e voltò la testa di lato.
“Ok... ci vediamo al mio ritorno!” le fece l’occhiolino, prima di mettersi le dita sulla fronte e teletrasportarsi da Cell insieme a Gohan.
Qualche ora dopo – o giorno dipende – la porta di casa Son si aprì: un Gohan con i capelli neri e la tuta strappata fece il suo ingresso in casa.
ChiChi, preoccupata più che mai, abbracciò il suo figlioletto, piangendo disperatamente. Poi, però, il suo pensiero andò a suo marito: dove diavolo era finito? Perché non era lì con Gohan?
“Dove tuo padre?” domandò, asciugandosi gli occhi con il palmo della mano.
“Mamma...” come dirglielo? Non trovava le parole adatte.
“Papà...” come? Come comunicarle quella dolorosa notizia?
“Papà?” perché aveva un brutto presentimento?
“Lui... non c’è l’ha fatta... e si rifiuta di tornare...” una lacrima solcò il suo viso. Era così doloroso spezzare in quel modo il cuore della sua povera mamma.
“No! Goku! Perché?” pianse. Pianse lacrime amare la giovane ChiChi, mentre si accasciava al pavimento e sbatteva i pugni su di esso.
Mentre lo faceva, però, un pensiero le venne in mente come un fulmine a ciel sereno: ma perché Goku – visto che era morto – non le aveva scritto come aveva promesso?
A saperlo si sarebbe risparmiata tutto quel dolore!
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Scusate l’assurda brevità del capitolo, ma ecco mi ero immaginata un piccolo momento e non sapevo come renderlo una one shot XD comunque ho preferito distaccarmi dal contesto originale della frase perché il fatto che Goku muoia mi è sembrato perfetto per questa frase XD
A presto.

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Capitolo 4
*** Fa' caldo! ***


Fa’ caldo!






 
Il vento: soffiava nel deserto in cui si stava svolgendo il Cell Game, scompigliando i capelli di tutti gli spettatori che stavano assistendo al torneo.
Avevano combattuto prima quegli strani terresti, i quali ovviamente furono sconfitti subito, ma finalmente il suo turno era giunto.
Ormai era passato un bel po’ di tempo – almeno è ciò che ti fanno credere in una puntata di venti minuti – da quando il giovane Son Goku era salito sul ring, e ancora stava combattendo contro l’essere perfetto: Cell.
Questo combattimento – a differenza di quelli precedenti – fu molto interessante: la forza di entrambi i combattenti era smisurata, si poteva dire che si eguagliasse. Non c’era, difatti, un colpo di Cell che Goku parasse e viceversa. Da come si stava svolgendo lo scontro, non si sapeva ancora chi avrebbe vinto. Goku o Cell?
Al suolo. I due combattenti erano scesi sul ring e si stavano osservando, in attesa di prevedere la prossima mossa dell’altro.
Goku avanzò una gamba in avanti, alzando il braccio in segno di difesa. Che si stesse preparando a un prossimo attacco?
“Io... mi ritiro!” tutti – compreso l’androide verde – dopo aver sentito quella strana affermazione, sgranarono gli occhi. Avevano sentito male, vero? Non era da Goku abbandonare un combattimento.
“Stai scherzando, vero?” fu, difatti, la replica dell’essere perfetto.
“No, affatto. Qui c’è qualcuno in grado di sconfiggerti...” ancora una volta, i suoi amici sgranarono gli occhi. Sì, quello doveva essere di sicuro un bluff. Tra loro, non vi era nessuno in grado di sconfiggere quel cyborg!
“Smettila di bluffare, Goku!” ora ne aveva abbastanza. Perché invece di parlare a vanvera non tornava a combattere?
“Non sto bluffando...” si girò dall’altro lato, andando verso i suoi amici. Che aveva intenzione di fare? Tutti si chiesero.
“Ora è il tuo turno Gohan...” mise una mano sulla spalla di suo figlio, che lo guardava assai perplesso.
“Papà... perché?” doveva saperlo. Non era da suo padre comportarsi in quello strano modo.
“Fa’ caldo!” tutti caddero al suolo, dopo aver sentito quella strana affermazione. Era davvero serio?
“Insomma come si fa ad ammazzare un nemico con questo clima assurdo! Io sto squagliando!” no... non poteva essere serio. Doveva essere per forza sotto qualche effetto di una sostanza stupefacente – forse quelle di elsira o di nala ancora non si sa! – per cui non era in lui.
“Coraggio Gohan! Vai e fatti valere!” fu così che spinse il suo adorato figlioletto sul ring, scordandosi della promessa che aveva fatto alla sua adorata mogliettina, la quale sicuramente lo avrebbe ammazzato al suo ritorno.
Il piccolo Son, imprecando contro l’idiozia di suo padre, salì sul ring, pronto a scontrarsi contro il famigerato essere perfetto, che suo padre – sempre a causa della sua idiozia – non era riuscito a batterlo.
Ps: ora si sa il perché Goku abbia deciso di sacrificarsi: per evitare una super mega sfuriata di ChiChi, per aver disobbedito ad un suo ordine! Ma lui non sa che ChiChi è come gli elefanti: non dimentica mai niente, perciò al suo ritorno – nella saga di Majin Buu –  verrà rimproverato lo stesso per il suo comportamento sconsiderato.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Scusate il ritardo ma, a causa di un guasto a internet sono stata ferma per un bel po’ ed ho dovuto recuperare le altre storie che avevo lasciato in sospeso. Mi scuso inoltre per questa merd*** ma pur di arrivare a 500 parole ho scritto cose a random no-sense, per cui mi scuso anche con AcquaSaponePaperella se ho violato qualche regola della challenge.
A presto.  
 

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Capitolo 5
*** Happiness ***


Happiness






 
Finalmente poteva coronare il suo sogno d’amore. Quel giorno la giovane Bra Brief sarebbe diventata sua moglie. La loro storia, nonostante la disapprovazione da parte del padre, era iniziata un paio di anni fa, quando il giovane Son Goten aveva capito di essere perdutamente innamorato della sorella del suo migliore amico. Non pensava, però, che anche quest’ultima lo fosse e, quando lei accettò di diventare la sua ragazza, non ci credé.
La gioia più immensa, però, fu quando le chiese di sposarlo – qualche mese fa – e lei rispose di sì. E ora era proprio lì – nella chiesa principale della città dell’Ovest – che attendeva la sua futura moglie.
La marcia nuziale partì, segno che la giovane Bra avesse appena varcato la soglia della chiesa. Eccola: indossava un abito bianco lungo fino ai piedi e con uno strascico che era sorretto dalle due damigelle, era radiosa come non mai. I capelli erano raccolti in uno chignon che faceva ricadere delle ciocche sulle nude spalle e in testa portava un piccolo diadema, regalatole dal padre – perché era un pur sempre una principessa! –.
Sorrideva la giovane Bra, mentre incrociava lo sguardo del suo uomo, emozionato come non mai, poiché finalmente il sogno di poter stare accanto alla donna che amava si stava avverando.
“Sei bellissima...” le sorrise, mentre le toglieva il velo in tulle, molto trasparente.
“Anche tu...” quel sorriso era così radioso e luminoso, da far invidia al sole in persona!
“Bene oggi siamo tutti qui riuniti, per celebrare le nozze di Bra e di Goten” il prete diede inizio alla cerimonia tanto attesa da tutti.
La cerimonia – la classica messa cristiana – era giunta quasi al termine, il prete, difatti, aveva chiesto alla damigella d’onore (che era Pan) ti portare le fedi. La giovane Son – che era seduta sulla sinistra in seconda fila, accanto ai suoi genitori – si alzò, salendo sull’altare e porgendo le fedi (che erano appoggiate su un cuscinetto bianco e legate, in modo tale da non cadere) al prete.
“Goten prendi questo anello, in segno del mio amore...” la giovane Brief infilò l’anello nell’anulare sinistro di Goten.
“Bra prendi questo anello, in segno del mio amore...” anche il giovane sayan fece lo stesso.
“Vuoi tu Goten Son prendere la qui presente Bra Brief come tua legittima sposa, finché morte non vi separi?” il prete – come da copione – si rivolse allo sposo.
“Sì, lo voglio” rispose con un tono deciso e non staccando gli occhi di dosso dalla sua donna.
“E vuoi tu Bra Brief, prendere il qui presente Goten Son come tuo legittimo sposo, finché morte non vi separi?” stavolta si rivolse alla sposa, che aveva intrecciato le mani con quelle dello sposo.
“Sì, lo voglio” rispose con un tono commosso, mentre le lacrime – di gioia – le solcavano il viso.
“Vi dichiaro marito e moglie. Può baciare la sposa...” tra gli applausi generali – e il broncio di Vegeta, che Bulma, con una gomitata, fece sparire – Goten attirò a sé sua moglie, posandole un passionale bacio.
Usciti dalla chiesa, si ritrovarono immersi nel riso. Sorridenti come non mai, salirono sulla lussuosa limousine bianca, diretti al ristorante – un lussuoso hotel, dove avrebbero passato la prima notte di nozze, a Satan City – mentre gli altri invitati, saliti sulle loro macchine, li seguirono.
Quella sera fu la più bella di tutta la sua vita e, se gli avessero chiesto se fosse stato felice, lui avrebbe risposto di sì.
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Eccomi di nuovo qui! Beh qui sono stata abbastanza romantica, ispirazione permettendo XD è difficile portare avanti questa challenge, ma spero di farcela. Ormai sono in ballo, tanto vale ballare, no?
A presto.
  

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Capitolo 6
*** Festa a sorpresa ***


Festa a sorpresa





 
Finalmente era tutto pronto, nulla – quel giorno – sarebbe andato storto. Gli invitati erano tutti giunti – i patetici amici terresti di sua moglie, Kakaroth e la sua famiglia. Non mancava nessuno, solo lei: la festeggiata, che sarebbe dovuta arrivare da un momento all’altro.
Il campanello suonò, destando l’attenzione del piccolo gruppo d’amici, che chiacchierava amabilmente nell’immenso salotto della Capsule Corporation.
“è Bulma. Presto nascondetevi!” avrebbe voluto aggiungere brutti idioti, ma non lo fece. Tutti, difatti, ubbidirono al principe dei sayan, andandosi a nascondere chi sotto il tavolo, chi dentro il piccolo armadio per gli abiti, chi dietro la porta, chi sotto al divano e chi persino sul soffitto.
“Bulma... non ti aspettavo così presto...” pensava che, in quanto scienziata piena di lavoro, sarebbe giunta con un poco di ritardo. Si sbagliava.
“Avevi detto alle sette e mezzo!” ribatté, incrociando le braccia.
“Beh... non mi fai entrare?” domandò, notando che suo marito le bloccasse l’accesso alla casa.
“No... sono stato dentro fino ad ora...” disse la prima baggianata che gli venne in mente.
“Che sta succedendo lì dentro? Che nascondi?” domandò, notando che qualcosa non andasse.
“Niente donna!” cercò di sembrare il più naturale possibile, ma il suo tonò lo tradì, poiché Bulma non si fece convincere.
“E allora fammi entrare!” alzò di un’ottava la voce, divenendo rossa per la rabbia. Se Vegeta stava architettando qualcosa con Goku – e lei sapeva che fosse così – li avrebbe fatti volare a tutte e due!
“No!” allargò le braccia, bloccandole l’accesso alla casa.
“Fammi entrare, Vegeta!” cercò di oltrepassarlo, ma il principe le bloccava ogni via.
Ora basta, si stava indispettendo. Perché diavolo non la faceva entrare? Stava per dirgliene quattro, quando suo marito la colpì con una potente testata. Cadde al suolo, svenuta.
Vegeta imprecò contro se stesso: che cosa diavolo aveva fatto? A causa della sua idiozia, aveva rovinato la festa a sorpresa di Bulma.
La prese in braccio e, dopo essere entrato in casa, la posò sul divano nero. Poco dopo, la giovane donna rinsavì.
“Ma che cos’è successo?” domandò, toccandosi la testa dolorante.
“Niente... ti è solo caduto un mattone sulla testa” inventò la prima banale scusa che gli venne in mente.
“No, ma io ricordo che mi hai tirato una testata” ribatté, sicura di ciò che affermasse.
“No, te lo sai immaginato...” cercò di sembrare credibile.
“Sorpresa!” tutti decisero di uscire fuori, cercando di rimediare al danno fatto da Vegeta.
“Eh?” Bulma non capì niente. Era talmente stordita che si era dimenticata che quel giorno era il suo compleanno.
“Buon compleanno Bulma...” Goku le diede una bella pacca sulla schiena.
“Ah già... il mio compleanno...” ora sì che era rinsavita!
“Vegeta... grazie...” come per magia, tutta la rabbia di prima era sparita. La giovane Brief, difatti, aveva circondato il collo di suo marito per poi ricoprire di piccoli baci il suo viso.
Vegeta, com'era prevedibile, arrossì: lui odiava le manifestazioni d’affetto, specie in pubblico. Capendo, però, che giorno fosse, decise di starsi zitto, altrimenti poi Bulma si sarebbe arrabbiata. Lui, di certo, non voleva che ciò accadesse.
Come si dice, tutto è bene ciò che finisce bene. Si spera.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve! Perdonate l’atroce ritardo, ma venendo a conoscenza dei problemi con uno dei due server di efp, ho ritardo la pubblicazione del capitolo, temendo di perdere tutto. Ora sembra che la cosa si sia risolta, quindi eccomi tornata.
A presto.   

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Capitolo 7
*** Lies ***


Lies


 
Un allenamento con Whis... come dirlo a Chichi? Non poté fare a meno di chiedersi il giovane Son Goku. Aveva promesso alla sua cara mogliettina – o almeno era quello che credeva lei – che avrebbe iniziato a lavorare. Ma come poteva rifiutare una proposta così allettante? No, non poteva; non era nella sua natura. Il problema era dirglielo.
Un brivido di paura percorse la sua schiena: se avesse anche solo osato menzionare la parola allenamento a Chichi, lei lo avrebbe defenestrato. Iniziò a tremare come una foglia: lui, il leggendario super sayan God, l’essere più forte dell’universo, aveva paura di una semplice donna. Che cosa strana!
Ma si sa che le mogli sono alquanto terribili, ed anche un potente guerriero come Son Goku, è impotente di fronte a questa dura legge.
Ma, comunque, non poteva rinunciare all’idea di essere allenato da Whis. Doveva trovare un modo per ingannare Chichi.
Un’idea gli venne in mente, come un lampo che attraversa il cielo, velocemente e improvvisamente. A volte è meglio dire una bugia a fin di bene,  piuttosto che cinquecento verità, un detto che aveva sentito da qualche parte, forse da Bulma, non ricordava. L’importante era che aveva trovato la soluzione al suo problema: avrebbe detto una bugia a Chichi e così nessuno avrebbe sofferto.
“Chichina...” a passo felpato, si era diretto in cucina – dove la moglie stava lavando i piatti – per attuare il suo piano.
“Senti, io vorrei andare in città” si girò i pollici come un bambino. Aveva paura.
“Sai il trattore è rotto e lo devo far riparare...”si grattò la sua folta chioma, e iniziò a ridere istericamente. Si stava facendo prendere dal nervosismo.
“Va bene. In effetti ce n’è bisogno” si asciugò le mani con l’asciugamano, e sorrise amorevolmente al marito. Goku tirò un sospiro di sollievo.
“Bene, allora vado” fece tutto così in fretta, che Chichi non ebbe il tempo di salutarlo.



 
*****


 
Ce l’aveva fatta: ora doveva aspettare solo la chiamata di Bulma e tutto sarebbe filato liscio come l’olio. Il suo telefono squillò, era Bulma.
“Bulma!” rispose, con un tono assai contento.
“Whis è qui!” lo avvisò la sua amica. Goku chiuse la chiamata e iniziò a saltare come un bambino che riceve una bella notizia.
“Evvai! Mi allenerò con Whis!” esclamò, per poi spiccare il volo. Qualcuno, però, lo aveva sentito.



 
*****


 
Ecco, ce l’aveva quasi fatta! Ancora un po’ e sarebbe partito con Whis.
“Goku! Come hai potuto? Mi avevi promesso che non ti saresti allenato!” Chichi – trasportata in volo da Gohan – stava arrivando.
La paura s’impossessò del giovane Son che, senza pensarci due volte, si aggrappò a Whis, sparendo nella dimensione spazio-tempo.
È vero che a volte è meglio dire una bugia a fin di bene, piuttosto che cinquecento verità, ma se poi ti scoprono, sono cavoli amari! E questo Goku, purtroppo, lo aveva capito così bene, che pensò bene di fuggire!
 
 
Note dell’autrice: salve! No, non sono sparita, solo che non avevo più ispirazione e quindi avevo messo da parte questa challenge. Ma il mio senso del dovere, non mi ha fatto dimenticare questa challenge. Quindi, dopo averci rimuginato sopra, mi sono messa a scrivere.
Lo so, è una schifezza, ma meglio di niente XD aggiornerò? Sì, ma non so quando, ma cercherò di non sparire.
A presto. 

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Capitolo 8
*** The end ***


The end
 
 
“Questo cambierà tutto: il mio destino, quello di Kakaroth, ma soprattutto il tuo!” aveva detto un saiyan dai capelli a palma di nome Bardack che – preparando il suo attacco energetico – stava affrontando un mostro rosa e viola; il suo nome era Freezer.
Freezer non rispose, si limitò soltanto ad alzare l’indice destro dal quale uscì una luce gialla che, via via, s’ingrandiva assumendo una forma sferica. Quello era il suo attacco: la supernova.
Un sorriso malvagio si delineò sul suo volto, quando scagliò il potente attacco sul sayan che aveva osato sfidarlo. Bardack, però, sferrò lo stesso il suo attacco, che fu assorbito dalla sfera. Fu colpito in pieno e con lui il pianeta Vegeta, che fu distrutto.
“Zarbon, Dodoria presto venite a vedere!” rise Freezer, godendosi lo spettacolo: il pianeta Vegeta che andava in mille pezzi.
“E questa è la storia di come il pianeta Vegeta sia andato in frantumi. Sai credevamo che quello fosse uno di quei giorni in cui tutto sta per iniziare... Invece era solo l’inizio della fine!” disse, infine, Vegeta. Raccontare a Kakaroth la triste storia che – tempo fa – aveva appreso da Freezer, lo aveva fatto perdere tra i ricordi. Loro avevano dato tanto a quell’essere spregevole e lui gli aveva ripagati in quel modo.
“Comunque Kakaroth... riprendiamo da dove avevamo lasciato?” non ricevendo alcuna risposta, si voltò verso il suo amico, scoprendo che si era addormentato.
“Ma come osi? Io stavo parlando!” sbuffò, diventando rosso per la rabbia e facendo uscire dalle orecchie del fumo, come se fosse una teiera. Certe volte Kakaroth lo faceva arrabbiare! E assai!
Sospirò, poi si avvicinò al capezzale del suo compagno e gli sistemò la coperta bianca. Poi si mise a letto anche lui, sprofondando nel sonno.

 
****
 
 
Era un giorno qualsiasi. Goku e Vegeta, come sempre, si stavano allenando insieme a Whis sul pianeta di Lord Beerus. Era ormai un intero pomeriggio che stavano combattendo tra loro, quando Goku fermò Vegeta.
“Sai... stavo pensando che ancora non so come il pianeta Vegeta sia andato distrutto...” si sedette sull’erba a braccia conserte, ponendo l’indice e il medio sul mento, assumendo la tipica posizione da pensatore.
Vegeta lo guardò perplesso. Ormai erano passati più di 30 anni, se non addirittura 40, dalla distruzione del pianeta Vegeta e dal conseguente sterminio della razza saiyan, e lui chiedeva spiegazioni proprio ora? Sospirò e – ben sapendo la curiosità dell’amico – si sedette di fronte a lui, iniziando a raccontare la storia del suo popolo. Partì dall’inizio, quando ancora i saiyan vivevano in un altro pianeta che – a seguito di un conflitto – dovettero lasciare, insidiandosi sul pianeta Vegeta, chiamato a quel tempo Plant. Lì sterminarono gli tsufuro, rubarono la loro tecnologia e poi fecero un accordo con Freezer, che poi li distrusse.
Vegeta sbuffò ancora dalla rabbia, ripensando a quello stupido di Kakaroth che gli aveva fatto perdere un pomeriggio intero a fargli raccontare la storia dei saiyan. E poi lui si era addormentato! Certo, essendo la storia lunga si erano poi spostati nella loro stanza, ma ciò non significava che Kakaroth non avrebbe dovuto ascoltarlo.
Domani gli avrebbe chiesto un bel riassunto, sì un bel riassunto. Sghignazzò nel sonno, pensando alla brutta figura che gli avrebbe fatto fare.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: salve, dopo interminabili mesi aggiorno questa raccolta... oh mamma questa challenge sempre non finire mai, però ho appena scoperto di essere a metà dell’opera. Comunque volevo dirvi che sto già lavorando al prossimo capitolo della storia su Bardack, spero di pubblicarlo presto.

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Capitolo 9
*** Revenge ***


Revenge

 
 
Quelle mani... percorrevano così energicamente il suo petto muscoloso che a ogni tocco, si sentiva bollire. E le sue labbra erano così voraci che a ogni bacio veniva risucchiato in un vortice di emozioni. Poi un suono. La sveglia. La sveglia lo aveva salvato da quell’orrendo incubo. Il giovane Vegeta si alzò dal letto. Lui non c’era. Prevedibile. Quando si trattava di allenamento, anche il più pigro tra i pigri – in questo caso Kakaroth – si alzava all’alba.
Andò in bagno per lavarsi il viso. Si fissò allo specchio. Perché doveva fare quei sogni strani su Kakaroth? Domandò alla sua immagine riflessa. Non importava, quel giorno avrebbe attuato la sua vendetta. Sghignazzò, mentre s'infilava la battle suite. Poi uscì fuori a raggiungere Kakaroth, il suo compagno di allenamenti.


 
****

 
 
Un urlo di piacere squarciò il silenzio di quella buia stanza. Vegeta si era accasciato sul letto. In silenzio, senza pronunciare nemmeno una parola. Tipico suo gesto. Goku, invece, riprendendo fiato si era girato verso di lui, guardandolo con uno sguardo da cane bastonato.
“Uffa Vegeta, oggi era il mio turno!” si lamentò come un bambino a cui è stata negata una caramella. Ogni volta facevano a turno quando facevano sesso, e quel giorno sarebbe toccato a lui. Ma quella sera, il principe dei saiyan aveva deciso di prendere il comando.
“Mh... io sono il principe dei saiyan ricordatelo!” si voltò verso di lui, guardandolo con il suo solito fare altezzoso.
“E poi è la tua punizione per esserti addormentato ieri, mentre ti raccontavo la storia dei saiyan!” esclamò, stringendo i pugni. Ripensare a quell’affronto che, il giorno prima, Kakaroth aveva osato fargli, gli ribolliva il sangue.
“Uffi, per un sonnellino! Io che ne sapevo che stavi continuando, visto che ci siamo sposati poi da un’altra parte!” si lamentò Goku, grattandosi la sua chioma spettinata.
“Cosa? Tu...” voleva strozzarlo. Lo aveva fatto parlare e parlare inutilmente!
“E poi io ti stavo ascoltando...” continuò ancora sulla difensiva il giovane Son.
“Ah sì? Allora come mai quando oggi ti ho chiesto di farmi il riassunto non mi hai saputo rispondere?” lo rimbeccò, facendogli una predica. Ora voleva sapere la risposta.
“Beh... perché me lo sono scordato!” rispose, facendo la sua tipica faccia da ebete.
“Mh!” fece una smorfia e si girò dall’altro lato. Non voleva più rivolgergli la parola.
“E dai Vegeta, non te la prendere. Perché non ricominciamo da dove eravamo rimasti?” si avvicinò a lui e incominciò a depositarli piccoli baci sul collo. Vegeta rise.
“Mh! Io sono il principe dei saiyan! Ricordatelo!” invertì le posizioni, mettendosi sopra il suo rivale. Gli bloccò i polsi, per poi rubargli un bacio rude e vorace.
Con la mano, iniziò a percorrere il suo muscoloso torace, mentre continuava a tempestarlo di baci voraci. Goku rispondeva a ogni suo bacio. Così violento, vorace e rude.
Poi un suono di una campanella interruppe il loro piccolo gioco. Attenzione il coprifuoco è scattato. Gli allievi sono pregati di andare a dormire. Aveva detto Whis all’altoparlante.
“Ti ha salvato la campanella, Kakaroth” si scostò da lui, sdraiandosi sul suo lato del letto.
“Ti ha salvato la campanella!” ripeté, come a dire: se non era per Whis, a quest’ora saresti stato mio.
“Non mi dai il bacio della buonanotte?” si avvicinò a lui, facendo gli occhi da cerbiatto.
“Buonanotte Kakaroth!” si girò verso di lui spazientito. Odiava le smancerie, e lui avrebbe dovuto saperlo.
“Buonanotte Vegeta” gli rubò un piccolo bacio a fior di labbra. Il principe dei saiyan arrossì e, di scatto, si voltò dall’altro lato, coprendosi con la coperta fino al viso. Goku, invece, si sdraio, cadendo subito tra le braccia di Morfeo. Tra gli allenamenti e quella sera infuocata, era stata una giornata pesante per entrambi.
 
 
 
 
Note dell’autrice: non ve lo aspettavate un aggiornamento così in fretta, vero? Ebbene, l’altra volta indecisa su quale frase usare avevo intravisto quella “Ti ha salvato la campanella” e dato che per ora sono in fissa con questi due, il mio lato yaoi ha preso il sopravvento ed ho pensato a questa cosa, ricollegata al capitolo precedente. Spero vi piaccia e se non amate lo yaoi, mi dispiace tanto XD. A presto.  

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