Gone

di Samjam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizi ***
Capitolo 2: *** Hot coffee, Blue eyes ***



Capitolo 1
*** Inizi ***


Scostai il viso dalla parete fredda contro cui era appoggiato, c'era qualcosa di strano nel mio letto stanotte, forse ero caduta sul pavimento. Non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi da quanto ero stanca quel mattino, e non avevo idea di come mi sarei potuta presentare a lezione; già programmavo di saltarla quando, ad un certo punto, una voce sconosciuta iniziò a chiamarmi e qualcuno iniziò a scuotermi, svegliandomi completamente. " signorina scusi ma siamo al capolinea, non sapevo quando svegliarla sa.. in caso avesse perso la sua fermata, mi dispiace.." aprii gli occhi focalizzando il delicato viso di una signora anziana, la stessa che stava cercando di svegliarmi immagino. Osservai la sua mano affusolata che ancora tratteneva la mia spalla, ricordandomi sconcertata tutto ciò che era successo in così pochi giorni. La dolce anziana, ritrasse subito la mano, probabilmente pensando di essere lei la causa della mia espressione, e mi sorrise imbarazzata "beh ora devo andare sa, ho due dolci nipoti da visitare, dovrebbe vederli sa? sono il mio orgoglio e.. " "immagino debba andare allora, grazie per avermi svegliata comunque" la congedai sorridendole freddamente. Una parte di me voleva seriamente non sembrarle maleducata, ho sempre adorato gli anziani, specie quelli come lei, che sembravano solo dolci e fragili.. ma l'altra, quella che alla fine ha avuto la prevalenza era troppo stanca e stravolta dalla situazione per interessarsene davvero. Sospirai, buttando fuori dalla bocca una nuvoletta di vapore, la temperatura si stava abbassando e non avevo ancora trovato un posto in cui fermarmi. Beh, non che avessi potuto farlo, non ho fatto altro che cambiare treno di stazione in stazione fino a quest'ora di sera, me la sono sicuramente cercata, ma non avevo altro posto in cui rifugiarmi. Alzai lo sguardo verso la strada di fronte a me, illuminata per entrambi i lati dai lampioni, perlomeno ero capitata in una zona tranquilla. mi strinsi nel cappotto, assicurandomi di aver ancora il mio borsone dietro e seguii la scia di luci. dopo diversi minuti, sentii della musica provenire dall'incrocio poco più avanti, sembrava ci fosse una festa. Più mi avvicinavo e più quel rumore diventava assordante, attirandomi, malgrado tutto, a lui. Ero stanca e affamata, e questa era una delle prime sere in cui il freddo autunnale si faceva sentire veramente; la casa dalla quale proveniva tutto quel rumore era in realtà una villa, grande e bianca, o almeno così sembrava nel buio della notte; era a più piani e con un giardino immenso pieno zeppo di ragazzi, alcuni ormai addormentati, ubriachi fradici sull'erba, e altri semiconsci e quasi svegli che cercavano di darsi da fare fregandosene di dare spettacolo. In pochi minuti mi ritrovai davanti alla porta del cancello, ovviamente aperta, la spinsi quel poco che bastava per far entrare anche il mio borsone e cercai di avventurarmi dentro alla casa. Era una festa, la porta era aperta e fuori stava iniziando a fare davvero troppo freddo. Mi sembrava l'unica cosa sensata da fare, magari avrei trovato anche qualcuno disposto ad ospitarmi e avrei risolto un bel problema. Mi ritrovai in cucina senza neanche rendermene conto, sapevo solo che non mangiavo da giorni e che davanti a me si trovava un frigorifero enorme, di quelli che si vedono nei film, sempre colmi di cose buone. Lo aprii, ma sfortunatamente non vi trovai quasi nulla, c'era qualche salume, delle birre e qualche fetta di pizza avanzata. Sospirai e tirai fuori il piatto contenente la pizza, non lo misi nemmeno a scaldare tanto ero affamata e lo divorai in pochi minuti. Beh almeno avevo spuntato un problema dalla lista. Sul bancone trovai un altro pò di pizza, presi il cartone in mano e mi accorsi che era ancora caldo, mi guardai attorno per assicurarmi che nessuno mi stesse osservando prima di prenderlo con me, rubare una bottiglia a caso da quelle che avevo di fianco e scappare. Iniziai ad aggirarmi per la casa, con la speranza di trovare una stanza vuota nella quale finire tutto senza che nessuno si avvicinasse. Aprii più porte prima di trovare quella che cercavo: Il bagno. Stranamente non vi trovai nessuno all'interno, Sospirai lieta e mi chiusi dentro. Cupcake Ciao a tutti, questa è una mia piccola prova, non ho mai scritto fanfiction o altre cose simili, ma ho sempre voluto saperlo fare, inoltre questa storia era nella mia mente già da un pò, così ho pensato "perchè no?" Ed eccomi qui. Essendo la prima volta che scrivo vi prego di commentare e dirmi cosa ne pensate, accetto le critiche, sempre che siano costruttive ed esplicitate in modo educato, o comunque, non aggressivo. Spero vi piaccia, mi scuso se questa prima fase è magari poco scorrevole o noiosa, ma è solo l'inizio della storia. Non sapendo che altro dire vi lascio, ci vediamo al prossimo aggiornamento e ringrazio chiunque abbia voglia di leggere questa storia e seguirla.

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Capitolo 2
*** Hot coffee, Blue eyes ***


Mi svegliò un forte odore di caffè e, ancora una volta, la voce di qualcuno che tentava di chiamarmi. Aprii gli occhi e le prime due cose che vidi furono una tazza di caffè fumante, giusto davanti al mio viso, e un paio di occhi blu oceano. " Ho pensato che avresti avuto bisogno di questo" disse il ragazzo, con una voce pacata e gentile, con una nota dolce, mentre continuava a sventolarmi il caffè davanti al viso. "Come ci sei finita lì?" Mi chiese scrutando la mia figura ancora sdraiata nella vasca da bagno "Anzi, non lo voglio neanche sapere, la prossima volta però non chiuderti a chiave dentro, per favore, ho dovuto scassinare la porta per entrare" continuò con un sorriso. Era lui il proprietario della casa? Sospirai, sperando il contrario, non avrei potuto giustificare la mia presenza altrimenti, nè la scatola di pizza vuota ai miei piedi. In realtá non ricordo nemmeno io cosa sia successo. " L'hai finita tutta tu quella? Devi essere sicuramente un'amica di Chloè, solo loro bevono così tanto" sorrise amichevolmente, indicando la bottiglia di Vodka liscia, ormai vuota, davanti alla vasca " senza offesa ovviamente" continuò, notando che non proferivo parola. "Io sono Louis comunque" mi tese la mano e io lo scrutai, sembrava quasi totalmente incapace di chiudere la bocca, cosa non molto apprezzata dalla mia testa stravolta, ma sembrava simpatico. Pareva anche avere la mia etá, ma era vestito meglio di gran parte dei nostri coetanei, pur essendo solo in casa. Il suo fisico era slanciato e magrolino, ma la sua mano, ancora tesa verso di me, era grande. Finii il caffè e la afferrai, ma prima ancora che potessi dire qualcosa, strinse la presa e mi tirò su. "Scusami ma qui si gela" indicò la finestra spalancata, "c'era un forte odore di alcohol.. ti spiacerebbe seguirmi?" Mi chiese, intrecciando la sua mano alla mia e portandomi fuori dalla stanza senza neanche aspettare una risposta. " Vuoi qualcosa da mangiare?" Mi chiese nel tragitto, girandosi verso di me e accompagnando le parole con un dolce e piccolo sorriso. Era incredibile, ero entrata in casa sua( sua?) e ci avevo pure dormito, senza chiedere nè presentarmi e tutto ciò che faceva era semplicemente sorridermi e trattarmi come un'ospite gradita. "Se non è di disturbo.." sussurrai, ancora scombussolata. "Oh ma allora sai parlare mia piccola sirenetta!" Esclamò indicandomi con un cenno del capo la cucina. "Tu vai pure, io devo svegliare ancora gli altri". Mi ritrovai da sola in cucina, senza nemmeno sapere cosa fare, dovevo andarmene prima che scoprisse che non sono amica di nessuno, ma dove? E come? Avevo lasciato il mio borsone in bagno, nel piano superiore e non potevo salire senza farmi notare. Inoltre non sapevo nemmeno il nome della città nella quale ero capitata, figurarsi da che parte andare per trovare un posto dove dormire. Forse lui mi avrebbe ospitata, questa casa era così grande e piena di stanze che probabilmente non si sarebbe nemmeno accorto della mia presenza. Mi ritornò alla mente la sua immagine mentre cercava di svegliarmi, con il caffè in mano, i capelli marroni scompigliati e quel suo sguardo carico di tenerezza e disponibilitá. Non potevo approfittarmi di una persona così gentile. Non importa dove sarei finita, me ne sarei andata via di lì subito. Beh magari subito dopo aver fatto colazione. Proprio una volta finito di cuocere le uova, qualcuno entrò in cucina " e tu chi saresti?" Era una ragazza bassa, dalla pelle olivastra e coi capelli a caschetto di uno strano colore rosa pallido; I suoi occhi castani mi scrutavano attenti, mentre si mordicchiava il labbro (sicuramente rifatto tanto era gonfio) che fino alla sera prima doveva aver avuto un rossetto nero. Si avvicinò a me, con uno sguardo ostile e urlò " io questa non la conosco" girata verso l'uscio della porta. Gelai quando vidi comparire Louis, questa volta però sul suo viso non trovai nemmeno l'ombra di un sorriso.

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