E se fosse destino?

di Audrey_Bio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Ciao a tutti, mi chiamo Agnese, sono una studentessa di Scienze Biologiche e ho 20 anni. Sembrerà strano, ma non mi sono mai innamorata in vita mia. Certo, ho avuto delle esperienze con i ragazzi, ma non mi sono mai sentita coinvolta; probabilmente non ho trovato ancora la persona che mi dia i giusti stimoli.

Ho sempre avuto in mente il mio ragazzo ideale, lo abbiamo tutte suppongo. 

Il mio è praticamente Matthew Daddario: capelli corvini mossi, occhi verdi, alto, spalle larghe, fisico tonico ma non troppo muscoloso, piuttosto imbranato e non eccessivamente dolce (non sono in grado di sostenere troppo zucchero). Sono sempre stata convinta di voler accanto a me uno così. Da qualche giorno è cambiato tutto ed in maniera piuttosto inaspettata.

...Due giorni prima…

Ieri ho dato Botanica (materia che sono felice di non rivedere più), e per festeggiare mia mamma ha deciso di portarmi a Taormina per passare un po' di tempo a mare, dato che assomiglio più ad una mozzarella che ad un essere umano in salute. Ho esteso l'invito anche alla mia amica Roberta che non ho avuto modo di vedere molto, visti gli impegni che abbiamo all'università per la sessione estiva. 

La prima mezza giornata la passiamo beandoci del calore che bacia la nostra pelle, ma, maggiormente, della freschezza dell'acqua limpida che spegne il fuoco che sentiamo dopo essere state al sole per un'ora. È così bella la sensazione di gelo dopo tutta l'afa presa. Pranziamo con un panino portato da casa e stiamo ancora un po' a fare entra ed esci dall'acqua. 

Verso le 17 decidiamo tutte di andare a farci una passeggiata per le vie molto popolari del paese e chiamiamo anche un'amica di famiglia che vive proprio lì, Laura. 

Taormina è conosciuta, in tutta l'Italia ed oltre, perché è davvero splendida; il mare è cristallino, con i caratteristici ciottoli, il panorama è mozzafiato, le strade sono piccole e con i negozi su entrambi i lati. Si respira un'aria raffinata ma non troppo pretenziosa; si trovano turisti in qualsiasi momento dell'anno in modo da poter apprezzare sempre una sana diversità culturale.

Arrivate in queste vie, iniziamo a chiacchierare e ad ammirare le vetrine super colorate per l'estate. Sono una gioia per gli occhi e io e Roberta iniziamo a fantasticare su cosa potremmo comprarci adesso che ci sono gli sconti.

Mentre camminiamo, mi viene in mente che ho finito il cortisone che prendo ogni giorno e non solo, quindi mi guardo attorno alla ricerca di una farmacia.

Ovviamente non la trovo, probabilmente a causa della mia mancata vista da falco, così mi giro verso Laura chiedendo:

"Ehi Laura, sapresti dirmi dove posso trovare una farmacia? Devo urgentemente prendere dei medicinali che mi servono"

"Agne devi seguire tutta la strada fino a che non vedi una salita. Arrivata a metà, sulla destra, dovrebbe esserci la farmacia" mi risponde lei gentilmente.

"Grazie mille! Allora io vado velocemente prima che chiude, sono già le 18.30. Voi continuate pure a godervi la passeggiata" e lascio così Roberta, mia mamma e Laura mentre mi dirigo nella direzione indicatomi.

Arrivo a destinazione dopo pochi minuti e, esattamente dove mi era stato detto, trovo l'insegna luminosa con scritto Farmacia. 

Entrando, vedo la fila di persone in attesa e mi metto in coda, dopo aver preso diligentemente il biglietto dall'eliminacode. Due postazioni sono attive e non ci sono così tante persone. Dopo 15 minuti chiamano il mio numero e vado verso lo spazio vuoto.

Non mi ero soffermata troppo su i farmacisti appena entrata, così, quanto mi sento salutare con un buongiorno, alzo gli occhi e mi ritrovo davanti un uomo bello da mozzare il fiato. Non mi ero psicologicamente preparata ad un tale spettacolo!

È alto almeno 1.85 m, spalle grandi che si intravedono da sotto il camice, fasciate da una camicia blu scuro che fa risaltare i suoi occhi azzurri come l'acqua marina, capelli leggermente mossi, di un castano che non riesco a ricondurre a niente, forse a cioccolato al latte, acconciati secondo una riga laterale e un filo di gel per tenere al loro posto i ciuffi ribelli. Per concludere il tutto, un filo di barba che contorna il viso rendendo la linea della mascella più morbida. È davvero divino. Rimango qualche secondo di troppo a contemplarlo e così lui è costretto a ripetere il saluto.

"Buongiorno signorina, come posso aiutarla?" dice lui sorridendomi con uno sguardo misto fra confusione ed un pizzico di malizia. Probabilmente non capisce perché una ragazza molto più bassa di lui, vestita con dei pantaloncini, lo guardi senza proferire parola.

Tento di riprendermi prima possibile per evitare di continuare a fare la figura della ragazzina idiota.

"Salve" dico sorridendo, sperando di non avere quel sorriso da psicopatica che mi viene quando sono tesa, "vorrei una confezione di Nutricol e una di Dibase da 5 mg"

"Il Nutricol non lo abbiamo, ma il Dibase si. Mi può ripetere il dosaggio?"

"Dibase? Ho detto Dibase? Oddio, mi scusi. Volevo dire Deltacortene da 5mg, due confezioni" Ecco, mi sono appena resa ancora più ridicola di prima. Ma come si fa ad essere così imbranati?!

Lui mi sorride con una scintilla negli occhi che io riconduco alla pietà e mi dice: "C'è anche il Deltacortene, aspetta che te lo prendo"

Noto subito il cambio dal lei al tu. Dentro di me esulto come una scema sperando che fosse dovuto ad un qualche interesse, ma al tempo stesso mi chiedo se questo cambiamento è stato dovuto solo al fatto che sembro piuttosto piccola combinata come sono.

Mentre io continuo con questo dramma mentale, lui va in magazzino, così ho la possibilità di osservarlo meglio. Ha anche un sedere niente male per quello che si può intuire da sotto i vari strati di vestiti. Le spalle da dietro sembrano ancora più ampie e sode, vorrei arrampicarmi come un koala su quei deliziosi appigli.

Quando torna, io ancora fisso il punto in cui era scomparso poco prima e quindi mi trova con lo sguardo perso, su di lui, probabilmente con la bava alla bocca. Noto la targhetta attaccata al camice con il nome scritto sopra. Claudio.

Mi sorride per l'ennesima volta, ma stavolta con un sorriso sincero, pieno di malizia, rendendosi conto dell'attenzione che gli sto riservando. Come se nessuna donna ci provasse avendo l'occasione! Penso ancora una volta che per lui io sia una ragazzina di massimo 16 anni. 

Io, imbarazzatissima, abbasso lo sguardo, anche per camuffare il rossore che mi sento sulle guance dopo essere stata colta in flagrante da lui.

Lui riprende subito un certo contegno, vedendo la sua collega guardare tutta la scena, e mi chiede: "Hai la tessera sanitaria?"

Senza rispondere, la prendo dal portafoglio e la poso sul bancone facendola strisciar verso di lui fino a toccare le sue dita che nel frattempo si sono avvicinate per prenderla.

Sento una piccola scossa lungo tutto il corpo ma probabilmente la sento solo io visto che, appena alzo gli occhi leggermente sgranati per vedere se l'ha sentita anche lui, lo vedo passare la tessera e dirmi quanto veniva tutto, ancora fissando lo schermo del computer impassibile.

Ci rimango un po' male per il suo distacco, ma mi riprendo subito; basta con la figura della piccola spaurita al primo attacco di ormoni. È normale che non ti consideri! Tu sei una ragazzina e lui un uomo adulto.

Gli passo il bancomat visto che non ho con me contanti ma solo monete che, ovviamente, non sono sufficienti. 

Lui mi guarda con un sopracciglio alzato, con fare superiore oserei dire. 

Che vuole? Non posso pagare con la carta?!

Dopo un primo momento di stranezza, passa la carta e mi fa inserire il pin.

Nel frattempo arrivano Laura e mia mamma, mentre vedo Rob fuori a parlare con il suo ragazzo per telefono. La prima viene verso di me, o meglio, verso Claudio e lo saluta con fare caloroso. 

La guardo stranita e lei, cogliendo il mega punto interrogativo che ho stampato in faccia, mi spiega che quel ragazzo era stato suo alunno tempo fa. 

Cerco di capire quanti anni ha provando con qualche calcolo mentale, curiosa di sapere qualcosa sull'uomo che mi aveva completamente mandato in tilt.

Per un colpo di fortuna, Laura gli chiede: "Claudio, ma ti trovo benissimo! Guardati, sembri un uomo adesso. Quanti anni hai ormai?"

Lui, sorridendo, risponde: "Prof ormai sono 29, quasi 30! Ma non lo dica a nessuno. Ho una reputazione da difendere" e scoppia a ridere. Ha una risata cristallina e fa venire voglia anche a me di ridere con lui. Non lo faccio, grazie a Dio, perché troppo concentrata sul movimento che fanno le sue labbra quando articolano qualsiasi parola.

Nel frattempo, il pos ha completato la transazione e quindi lui strappa lo scontrino e lo porge a mia madre insieme alla carta, mentre il sacchetto con i medicinali lo passa a Laura, lasciandomi senza niente fra le mani e nemmeno guardata.

Claudio e Laura si salutano bene, lui saluta cordialmente anche mia madre, mentre si limita ad un gesto con testa verso di me.

Esco dalla farmacia furiosa! Ma per chi mi ha preso? Non sono mica una bambina andata a fare le commissioni per i "grandi". Anche perché quei medicinali sono miei!

Cerco disperatamente una scusa per tornare dentro e dirgliene quattro, ma senza dare l'impressione di essere pazza. Mi rendo conto dopo 5 minuti che non ci ha fatto lo scontrino fiscale; sorrido con fare leggermente sadico. L'avrei visto di nuovo e l'avrei fatto passare per distratto. Mi sarei presa la mia rivincita.

Dico a tutte la mia scoperta e mi dirigo subito, senza aspettare una qualche risposta, verso la farmacia. 

Entro con prepotenza e aspetto che si liberi, non distogliendo lo sguardo da lui neanche un secondo, con un sorriso freddo e calcolatore.

Lui si accorge di me soltanto quando mi avvicino al bancone e poso sopra il sacchetto con il cortisone. Sorridendo sorniona gli dico: "Ti sei dimenticato lo scontrino fiscale. Potresti farlo gentilmente?"

Claudio sgrana gli occhi, probabilmente non gli è mai capitato, e velocemente cerca di riparare al suo errore. Quando mi consegna lo scontrino, sia io che lui lo tratteniamo per qualche secondo guardandoci negli occhi. 

Colgo l'occasione al volo. Adesso o mai più.

"E comunque, ho 20 anni. Non c'è così tanta differenza. La prossima volta puoi dare tutto a me"

Detto questo, mi giro facendo roteare teatralmente i capelli sciolti per andarmene. Arrivata quasi davanti all'uscita, sento un "Signorina, aspetti! Ha dimenticato una cosa".

Mi giro e vedo Claudio che aggira il bancone con un foglietto in mano e viene verso di me. Io mi pianto immediatamente al pavimento non capendo.

Quando mi raggiunge, mi guarda dall'alto verso il basso, vista la sua altezza, ma poi mi fissa negli occhi.

"Ti andrebbe di aspettarmi qui fuori per 15 minuti? Stiamo chiudendo" e mi passa il bigliettino che tiene stretto. Dice solo questo, con una voce calda che riscalderebbe anche il ghiaccio, e senza darmi tempo di rispondere, si gira e torna alla sua postazione per servire un vecchietto che nel frattempo ha guardato la scena incuriosito. Quanto sono impiccioni da uno a Barbara D'Urso?

Esco dalla farmacia ancora interdetta per quello che è appena accaduto. Varcata la soglia decido di aprire il biglietto. C'è scritto soltanto uno Scusa

All'istante decido cosa fare.


Salve salvino!
Grazie in anticipo per aver letto questo mio esperimento! Non sono solita scrivere, generalmente mi limito a leggere le storie degli altri. Stavolta mi sono voluta buttare in questa esperienza nuova perchè ispirata da un sogno.
Mi piacerebbe davvero molto conoscere le vostre impressioni su questo racconto, quindi vi prego di lasciare qualche recensione con commenti, critiche e tutto quello che desiderate! Mi serve tutto l'aiuto possibile e i consigli sono ben accetti.
L'intenzione è quella di continuare la storia... Vediamo come va questo primo capitolo!
Un bacio a tutti :*
Audrey_Bio

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Sono i 15 minuti più lunghi della mia vita; l'attesa è perfino peggiore di quando devo aspettare il mio turno per sostenere l'esame orale di qualche materia all'università.

Puntuale come un orologio svizzero, Claudio esce con i suoi colleghi. Io sono seduta in un muretto laterale e vengo nascosta parzialmente, tanto che lo vedo salutare gli altri ragazzi e poi girarsi alla ricerca di qualcosa, o meglio qualcuno.
Quando realizzo che sono io l'oggetto delle sue ricerche, mi sento leggermente lusingata, mi si gonfia il petto e mi spunta un sorriso da ebete sul viso. 
Mi alzo dal mio nascondiglio e mi dirigo verso di lui, sempre con il sorriso da ebete purtroppo.

Non posso descrivere come mi sono sentita quando, continuando a spostare lo sguardo in varie direzioni, finalmente mi vede, fondamentalmente perché il mio cervello è andato totalmente in pappa per il suo sorriso. Un sorriso così non l'ho mai visto in vita mia, così luminoso, così puro, così totale… Mi sento come persa, la testa leggera come un palloncino, ferma immobile al centro della strada. 

Per alcuni secondi incateniamo i nostri sguardi nonostante la distanza. Ad un certo punto, vedo Claudio cambiare espressione, passando da una di gioia a una di terrore. Io non capisco il perché di questo cambiamento ma, grazie a dio, lui è molto più reattivo di me e, giusto in tempo oserei dire, mi arriva davanti e ci porta sul ciglio della strada. 

In quel momento riprendo un po' di lucidità e mi rendo conto che ci ha appena salvati la vita; anzi, ha salvato la mia per la precisione, mettendo a rischio la sua.

Alzo lo sguardo verso di lui, data la mia statura decisamente inferiore, e istintivamente gli getto le braccia al collo. Preso dallo slancio inaspettato, Claudio perde per un secondo l'equilibrio ma lo riprende all'istante, aggrappandosi a me in un contro abbraccio un po' goffo. 

Rimaniamo così per qualche minuto, che a me sembra interminabile, finché non mi rendo conto di abbracciare un estraneo conosciuto 20 minuti prima. Un estraneo che mi ha comunque salvato e che quindi merita un minimo di riconoscimento, bisogna dirlo.
Mi allontano leggermente spingendolo per le spalle (in realtà sono io a spostarmi, lui non si è mosso di un millimetro nonostante la mia spinta) alla ricerca di una distanza che permetta alla mia testa di ragionare e di non pensare a quanto sia stato bello stare stretta tra quelle braccia sode e immersa in quel profumo che sa di muschio.

"Grazie mille Claudio." e lo guardo con uno sguardo che tenta di essere il più serio possibile. Non voglio che mi continui a prendere per una ragazzina piccola.

Lui mi squadra come ad accertarsi che io stia bene sul serio e poi si ferma su i miei occhi. 

"Stai bene vero? Non ti sei fatta niente?"

"Nono, sei arrivato giusto in tempo. Non finirò mai di ringraziarti"

"Non dirlo nemmeno. Piuttosto, ho avuto un principio d'infarto; penso di aver perso 10 anni di vita e di energie. Ti va di andare a prendere qualcosa al bar qua vicino? Un aperitivo vista l'ora, non so"

Lo guardo come se mi avesse appena proposto di sposarlo, fra l'adorante e lo sbalordito.

"Si, perché no! Fai strada" rispondo con troppo entusiasmo slancio, forse.

Lui mi prende per mano e mi trascina lungo una discesa a lato della farmacia. Si rende conto che lo sto guardando leggermente storto e così, leggendo nei miei pensieri mi dice "Lo faccio solo perché ho paura che qualche altra macchina voglia metterti sotto e porre fine alla tua breve vita"

Mi sta trattando come una bambina che ha bisogno della manina per attraversare. Mi sento terribilmente in imbarazzo ma allo stesso tempo furiosa. Gli rivolgo uno sguardo che, se questo fosse un'arma, lui sarebbe trafitto da mille spade.

Si rende conto di questa mia reazione e mi sorride di nuovo con quel sorriso che ucciderebbe chiunque. 

"Dai sto scherzando. Se ti dà fastidio…." fa per togliere la mano ma io la stringo un po' per fargli capire che alla fine non è un così grosso problema.

Non capisco che tipo di sensazione è, ma è bello avere qualcuno che si preoccupa della tua incolumità.

Arriviamo al bar, finalmente, ed entriamo. Sento sulle spalle uno sguardo che ci segue dall'entrata fino a quando ci sediamo in un tavolino nella terrazza. Un uomo che avrà 60 anni, con tutti i capelli bianchi e chi occhiali sulla punta del naso, si dirige da noi e mi rendo conto, da come ci fissa, che è lo stesso che ci ha guardato tutto il tempo. Si rivolge a Claudio salutandolo calorosamente.

"Ehi Claudio! Quanto tempo eh? Neanche 24 ore hai fatto passare oggi. Ma vedo che almeno stavolta sei in compagnia… Chi è questa bella fanciulla?" dice guardandomi con gli occhi pieni di curiosità.

"Sergio, lei è…. Scusa, come è che ti chiami?"

"Agnese, mi chiamo Agnese. Piacere" dico guardando soltanto Sergio.

Ha già dimenticato il mio nome? O forse non l'ho mai detto. Forse è andata proprio così.

Mi sento penetrare da uno sguardo che non ha intenzione di spostarsi, così mi giro e trovo Claudio intento a fissarmi; si intravede un sorrisetto sghembo all'angolo della bocca.

"Agnese. Mi piace come nome. Non conosco nessun altro che si chiami così, sei la prima"

Nella mia testa si accende una fiammella che non so identificare; forse è l'orgoglio di essere l'unica persona nella sua cerchia di conoscenti con questo nome. Quindi sarò anche l'unica Agnese nella sua rubrica! Sto correndo troppo, chi ha mai detto che ci scambieremo i numeri! Agne, calmati, questo tipo ti sta facendo perdere il contatto con la realtà.

Gli sorrido facendo trasparire un po' dell'orgoglio che provo, non riesco a nasconderlo.

Sergio interrompe il nostro scambio di sorrisi per chiedere se volessimo ordinare qualcosa.

"Per me il solito, grazie. Tu cosa preferisci Agnese?"

"Quello che prendi tu va benissimo"

"Ma non sai neanche cosa ho ordinato!"

"Mi voglio fidare" e lo guardo per fargli capire che sono sicura della mia decisione.

"Se poi non ti va bene però non dare la colpa a me eh!"

"Non ti preoccupare, poche cose non andrebbero bene. In caso lo prendi tu! Anche se in effetti ho proprio voglia di…"

In quel preciso istante, Sergio posa sul tavolino due bicchieri lunghi di vetro con the freddo e granita al limone.

"Non ci credo, è the al limone?"

"Si. Cos'è, non ti piace? Ti avevo detto di ordinare qualcosa che potesse piacerti ma non mi hai ascoltato e adesso…"

Lo blocco prima che continui con il suo monologo. "Era esattamente quello di cui avevo voglia. Ci sta divinamente un qualcosa di rinfrescante come questo con  il caldo di oggi"

Lo vedo abbassare le spalle e rilassarsi visibilmente. Strano, non mi aspettavo una reazione così ansiosa, come se avesse paura di aver sbagliato qualcosa, da uno che invece sembra piuttosto sicuro di sé.

"Ah ok, bene."

"Perciò, perché ti sei fatto aspettare?" Decido di essere diretta una volta nella mia vita. Sono davvero curiosa di capire questo ragazzo che mi sembra pieno di contraddizioni.

"Tu perché mi hai aspettato?"

"Eh no biondo, non funziona così! Sono stata io a farti una domanda per prima. Non lo sai che è scortese rispondere con un'altra domanda?"

"Come mi hai chiamato scusa?" mi guarda divertito, con una scintilla negli occhi.

Rifletto un secondo e, cavolo! L'ho appena chiamato biondo. É un mio vizio purtroppo, chiamo chiunque biondo, come appellativo generale. Mi vergogno come una ladra.

"Oh santo cielo, perdonami. Mi sono fatta prendere la mano. Non succederà mai più, promesso. Di solito non sono così, sono molto più riflessiva. Così come mi scuso per la stretta di poco fa. Non sono solita fare cose senza rifletterci su, devi davvero scusarmi" ed inizio a parlare a vanvera, come faccio normalmente quando mi sento in imbarazzo e presa in contropiede.

"Ehi ehi tranquilla. Non mi ha dato fastidio. Non devi scusarti di niente, sono ancora giovane e puoi permetterti di chiamarmi in questo modo. Mi hai solo preso di soppressa perché è lo stesso modo con cui chiamo i miei amici. E soprattutto puoi permetterti di abbracciarmi quando vuoi. Non mi è dispiaciuto affatto. " e mi sorride, per l'ennesima volta in poco tempo. Potrei abituarmi al suo sorriso, al fatto che lo rivolga a me.

"Anzi, forse sono io a dovermi scusare per la scenetta in farmacia. Ammetto di essere stato leggermente stronzo, ma pensavo davvero che fossi più piccola"

"Continua pure con questa storia. Ho 20 anni accidenti! Sono grande abbastanza per tante cose."

Sgrana leggermente gli occhi per poi rivolgermi un'occhiata carica di malizia. Mi rendo conto di aver detto una frase un po' fraintendibile. Voglio morire sotto terra.

"É rassicurante questo, almeno"

"Almeno cosa?"

"Ormai mi devo spaventare di chi trovo attraente. Ci sono in giro ragazzine di 14 anni che ne dimostrano 20 e che potrebbero trarre in inganno chiunque"

Ha appena detto, per caso, di trovarmi attraente? Non può essere, avrò sentito male, avrò capito male le sue parole.

"Scu….Scusa cosa hai detto? Potresti ripetere?" ed inizio a diventare rossa peggio di un peperone.

"Agnese tutto bene? Sei tutta rossa, hai qualche reazione allergica per caso?"

"No…nono tutto bene! Perciò, cosa stavi dicendo?"

"Che almeno non mi devo preoccupare di essere attaccato per pedofilia stando qui con te"

"No certo. Puoi stare tranquillo"

"Senti, si è fatto tardi purtroppo, e devo tornare a casa. Mi devo fare una doccia, prepararmi per un appuntamento e sono già in ritardo"

Appuntamento, bene. Grande Agnese! Ti sei fatta una serie di film mentali su uno già impegnato.

"I miei amici non sono dei tipi molto pazienti" specifica, come se avesse letto sulla mia faccia la delusione.

"Certamente. Allora andiamo a pagare no? Non voglio trattenerti ulteriormente"

"Non ci pensare nemmeno, offro io. Mi sembra il minimo dopo averti trattata in quel modo prima"

"Invece sembra a me il minimo dopo che mi hai salvato la vita!"

"Facciamo così, per sdebitarti, tu devi accettare il mio invito a pranzo"

"Si potrebbe fare in effetti. Quando proponi?"

"Io domani hosolo il turno di mattina e stacco alle 13. Ti passo a prendere io ok?"

"Ma non sai neanche dove abito, non sai nemmeno se sono di queste parti o no!"

"Dove abiti?" mi dice rivolgendo un'occhiata della serie: Forza, sentiamo!

Gli dico il mio indirizzo e vedo nella sua faccia la confusione assoluta. Ma è sveglio.

"Puoi mandarmi la posizione su Whatsapp."

"Mi stai chiedendo il numero di telefono in modo velato?"

"Oserei dire in maniera poco velata veramente" e mi spiazza con la sua sincerità. "Credo che sia meglio averlo in caso dovessi ritardare o avere qualche contrattempo, in modo da poterti avvisare"

In effetti il suo ragionamento fila, e non mi dispiace affatto dargli il mio numero. Alla fine il mio pensiero sulla rubrica si è avverato.

"Bene, allora ci sentiamo domani. Ti dico quando parto da qui, va bene?"

"Va benissimo. A domani allora Claudio"

"A presto Agnese"

Mi lascia ferma come uno stoccafisso a guardarlo mentre va via. Noto con piacere che non mi dà le spalle, ma cammina al contrario per non staccare lo sguardo da me. Ci sorridiamo a vicenda, come se ancora non ci facessimo una ragione di tutto quello che accaduto in nemmeno un'ora.

Sento vibrare nella tasca dei miei pantaloncini il telefono, lo prendo e leggo sullo schermo: Mamma.

Porca miseria, mi sono dimenticata completamente di loro! Mi avranno data per dispersa dopo che avevo detto che sarei andata a farmi lo scontrino 40 minuti fa!

Rispondo con un filo d'ansia "Mamma, si scusa, hai ragione. Dove siete che vi raggiungo?"

"Siamo dietro di te, girati"

Faccio come dice e trovo le tre intente a fissarmi.

"Chi era quel tizio che guardavi insistentemente?" inizia subito l'interrogatorio mia mamma.

"Ehm, era il farmacista"

Laura interviene allora "Claudio? Claudio il farmacista?"

"Si… Mi ha invitato per un aperitivo ed io ho accettato. Scusate, ho totalmente tolto dalla testa di avvisarvi"

"Grande Agne! Hai fatto colpo su un ragazzo di 30 anni…. Mi hai superato!" infierisce Roberta.

"Ne ha 29 e comunque chi ti dice che io abbia fatto colpo scusa?"

"É finita con l'aperitivo? Niente numero?"

In quel preciso istante mi arriva un messaggio.

Non mi pento di aver fatto quello che ho fatto in farmacia. Non avrei scoperto la tua età altrimenti e non avrei avuto l'opportunità di invitarti fuori se non avessi avuto qualcosa da farmi perdonare. Non vedo l'ora che sia domani!

Il mio viso si illumina tutto e non posso fare altro che sorridere. Non mi accorgo che in tutto questo Roberta si è avvicinata a me e ha letto ad alta voce il messaggio di Claudio.

"Beh, suppongo che questo sia la conferma ai miei sospetti, no Agne?"

Riesco solo ad annuire senza smettere di sorridere.


 

Saaaaalve a tutti! Eccomi tornata. Scusate l'assenza ma sono stata in viaggio e non ho avuto modo di scrivere aggiornare.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che non ci siano troppi errori.
Mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate, quindi, vi prego, lasciate qualche recensione! Vale come opera pia, lo giuro.
Mi sarebbero davvero utili per capire se vale la pena continuare e se sto andando nella giusta direzione.
Un bacio, a presto :*

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Il tragitto verso casa è estenuante. Le ragazze non smettono di farmi domande su Claudio, su come mi avesse chiesto di aspettarlo, su come si fosse comportato da quel momento in poi, su come mi avesse invitata a pranzo il giorno dopo.
Riesco a rispondere esponendomi il meno possibile ma non è facile, per niente. Si vede nella mia faccia quanto sono gasata per questo incontro e, considerando il fatto che di solito sono più imbronciata che altro, il cambiamento non si può nascondere, è piuttosto evidente.

Non ho voluto rispondere subito a Claudio non perché volessi tentare di fare la preziosa, ma semplicemente perché non volevo che tutti leggessero la mia risposta.
Appena metto piede nella mia stanza però non resisto più, prendo il cellulare, rileggo il suo messaggio e scrivo: "É davvero rincuorante sentirti dire queste cose! Io non mi pento di essere tornata in farmacia con l'intento di fartela pagare ahahah"

Oso premere invio? Oso? Ma sì, oso oso. 
Premo invio e poi esco dalla conversazione, non voglio aprire subito la sua risposta, voglio creare un po' di suspense.
Decido di farmi una doccia e non fare la patetica ragazzina che aspetta il messaggio fissando insistentemente il telefono.
Quando esco della doccia però sono così in ansia e curiosa che mi fiondo per vedere se mi ha detto qualcosa.

"Devo ammettere che ti ho visto con uno sguardo piuttosto combattivo. Eri sul piede di guerra?"

"Si, decisamente! Volevo dimostrarti qualcosa"

"E cosa esattamente? Che è meglio non ignorarti?"

"É meglio non farmi arrabbiare, è diverso. Sono molto vendicativa"

"Mmh interessante direi. Domani ricordami di approfondire questo discorso! Adesso purtroppo devo andare, i miei amici mi stanno fulminando con gli occhi."

"Ma certo, vai. Non voglio disturbarti. Buona serata :)"

Gli ho mandato una faccina? Ma sul serio? Ho preso troppa confidenza vero? Però è anche vero che ha soltanto 29 anni, non è vecchio, le userà anche lui; e poi era solo uno smile, mica quella con il bacio. 
Mi sto facendo troppe paranoie, come al solito. Devo tentare di essere più sicura di me.
Guardo la sveglia nel mio comodino e mi rendo conto che sono già le 23:30.
Sono alquanto stanca dopo una giornata al mare e soprattutto dopo tutte quelle emozioni.
Poggio la testa sul cuscino, mi copro con il lenzuolo e in men che non si dica sono già tra le braccia di Morfeo.

Mi sveglio per colpa di una fastidiosa vibrazione che sento a lato del mio orecchio. Tento di ignorarla nella speranza che questa tortura finisca, come in effetti fa, ma dopo 2 minuti sento di nuovo quel rumore. Apro gli occhi e mi rendo conto che è il mio telefono a vibrare e ciò significa una chiamata. Senza guardare lo schermo rispondo con voce piuttosto infastidita.

"Pronto?"

"Stai ancora dormendo? Non ci credo! Io sono qui a lavorare da almeno 3 ore e tu dormi?"

Mi riprendo subito dallo stato catatonico di dormi-veglia e controllo il telefono per vedere se il mio presentimento è giusto. Claudio. Mi maledico in tutte le lingue del mondo ma tento di riprendere subito il controllo.

"Ehi Claudio. Sì, stavo dormendo ma non preoccuparti, non mi hai disturbato affatto" dico con torno leggermente acido.

"Ah, ora sei pure spiritosa; te ne farò pentire. Comunque! Ti ho chiamato per ricordarti di mandarmi la tua posizione altrimenti non so come venirti a prendere per pranzare insieme."

"Gia, vero! Ora la mando. Allora per che ora rimaniamo?"

"Facciamo 13:30? In 30 minuti dovrei riuscire ad arrivare da te. Ah e comunque hai una voce molto sexy appena sveglia"

"Co….cosa hai detto?"

Sento soltanto una risata di gusto.

"Brutto antipatico, mi prendi in giro?"

"Dai, ci vediamo tra poco. Ciao Agnese"

Ha staccato, mi ha insultato e poi ha staccato. Ma io lo picchio appena lo vedo!

Gli mando la posizione tramite Whatsapp dicendogli anche che si sarebbe dovuto fare perdonare per avermi svegliato.

In realtà sono le 11.30 ed è effettivamente tardi, ma oggi io sono in vacanza!

Mi trascino in cucina con gli occhi ancora chiusi praticamente e mi organizzo la colazione, o meglio brunch vista l'ora.
Finisco di mangiare e sistemare tutto verso le 12. Forse è ora di iniziarsi a preparare tenendo in considerazione quanto io sia lenta in queste cose.

Mi faccio la doccia con lo shampoo, mi asciugo i capelli e mi metto davanti all'armadio. Provo almeno 4 mise ma alla fine decido per un vestitino rosso sangue largo dalla vita in giù che mi arriva a metà coscia con la sciena scoperta e un paio di Superga. Non voglio essere troppo casual ma neanche troppo elegante per un pranzo.

Deciso l'abbigliamento passo al trucco che mi prende una buona mezz'ora e poi scelgo gli accessori. Opto per una collana molto semplice lunga con un gufetto alla fine e degli orecchini a cerchio in madreperla con raffigurato l'Albero della Vita di Klimt.

Alle 13.20 sono pronta, in perfetto orario direi. Quando mi siedo sul divano per aspettare Claudio, arriva un suo messaggio: "Scendi"

Mi tremano un po' le gambe se devo essere onesta e mi devo tenere al corrimano per non cadere dalle scale.

Esco dal portone di casa e lo vedo appoggiato alla sua macchina con una camicia azzurra arrotolata sugli avambracci, i primi bottoni aperti, dei jeans blu scuro e delle Vans dello stesso colore. 

Mi avvicino e noto che mi sta guardando fisso, come io sto facendo con lui. Sorridiamo entrambi appena ci rendiamo conto della cosa.

"Buongiorno Bell'addormenta"

"E tu chi saresti? Il principe azzurro? Non direi, visto che mi hai svegliato con una chiamata e non con un bacio"

"Touchè. Però a questo possiamo rimediare"

Si sporge verso di me e mi lascia un leggero bacio sulla guancia.

Arrossisco immediatamente e per reazione mi guardo le scarpe.

Mi sento il suo sguardo addosso e quindi cerco di cambiare le carte in tavola.

"Possiamo andare? Ho un certa fame"

Lui, senza staccare gli occhi da me, si avvicina allo sportello del passeggero per aprirmelo.

"Non ci credo, mi stai aprendo lo sportello! Tenti di fare colpo?"

"Ci sto riuscendo?"

"Direi di si" e non posso far altro che sorridere.

Il pranzo prosegue senza intoppi. Mi porta in un ristorante molto carino con vista mare, e per tutto il tempo non smette di farmi domande su di me, su cosa mi piace, su i miei gusti culinari e musicali. Sembra davvero interessato alle mie risposte e mi guarda negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo. Questa cosa mi sta facendo impazzire! Non ho mai trovato una persona con cui parlare così del più e del meno senza cadere nell'imbarazzante silenzio dei primi appuntamenti, e il tutto accompagnato da un contatto visivo perenne.

Dopo il pranzo decidiamo di andare a fare una passeggiata sul lungomare che in quel momento non era esageratamente pieno di gente. Vado per levarmi le scarpe quando noto il suo sguardo stranito.

"Adoro sentire la sabbia tra i piedi, è davvero una bella sensazione. Non trovi?"

"Beh si, certo, ma quando si sta in spiaggia, non quando si passeggia."

"Dai,non fare il vecchio. Levati le scarpe, fallo per me!" e tento di fare lo sguardo da cerbiatta anche se non penso sia la mia miglior risorsa.

"Se mi guardi così non posso resisterti. Proviamo a fare a modo tuo"

"Ha funzionato davvero?! Non ci credo…ed io non ho nemmeno degli occhi così particolari"

"E qui ti sbagli. I tuoi occhi comunicano tanto, sono profondi, non piatti, espressivi. Ti potresti perdere dentro questi. Ma non ti approfittare della cosa eh!"

Rimango scioccata da questa sua descrizione. Io sono convinta di non avere niente di speciale, men che meno gli occhi. Sono dei semplici occhi castani, ordinari, come tanti.

"Gr…Grazie, direi. Anche se vedo la descrizione che hai dato più adatta ai tuoi di occhi. Sono la prima cosa che ho notato, ad essere sincera. Comunque dai, vieni!"

Lo prendo per mano e lo tiro per farlo arrivare al mio fianco.

"Com'è? Non ho ragione? É sempre bello sentire la sabbia sotto i piedi!"

"Va bene dai. Non mi dispiace devo dire. Ma solo perché poi non devo tornare a lavoro! Altrimenti non mi sarei mai tolto le scarpe, dopo sarebbe stato un incubo levare tutta la sabbia e rimetterle"

Camminiamo per un po' senza dire niente, godendoci le nostre mani unite e il sole che ci riscalda.

Presa da un momento di follia, perché non trovo altre spiegazioni possibili, mi giro verso di lui e dico:

"Ascolta, ti va di venire una sera con il mio gruppetto di amici? Più o meno un corso accelerato su ciò che mi piace fare solitamente"

Ma cosa mi salta in mente?! Un colpo di sole, sicuramente è quello il problema.

"Se ti va ovviamente, non sei obbligato ad accettare! Anzi, forse è stata una pessima idea, non dovevo mica invitarti così presto a passare una serata con i miei amici…"

"Hai finito Agnese, o devi continuare a giustificarti? Accetto volentieri e ti dirò di più, mi fa davvero piacere che tu me lo abbia chiesto"

"Oh, ok. Scusa ma quando sono nervosa tendo a straparlare"

"L'ho notato" e scoppia a ridere davanti a me "ma non mi dispiace come mi aspettavo, anzi, lo trovo carino"

Continuiamo a passeggiare ancora per un po' avvicinandoci alla riva in modo da poter bagnare i piedi. L'acqua è fresca e mi permette di mantenere la mente lucida, cosa alquanto difficile considerando la sua vicinanza e il suo profumo.

Non so come descriverlo, ma è qualcosa di sensuale e dolce e virile e delicato e rassicurante. So che un profumo non può essere descritto con termini così contrastanti ma io lo percepisco in questo modo.

Guardo l'orologio e mi rendo conto che si sono già fatte le 18, e a malincuore, gli dico: "Scusami tanto ma purtroppo io devo tornare a casa. Oggi ho promesso a mia madre di cucinare la cena e se non faccio presto non ci arrivo"

"Tu cucini? Allora voglio assaggiare qualcosa fatto da te qualche volta." 

"Facciamo così, con i ragazzi io devo vedermi sabato. Probabilmente ci vedremo dopocena. Tu vuoi venire prima così ceniamo insieme e poi raggiungiamo gli altri?"

"Mi sembra perfetto. Adesso andiamo che non voglio avere sulla coscienza il fatto di far rimanere la tua famiglia senza cena"

Detto questo ci incamminiamo verso la macchina e continuiamo a parlare di tutto quello che ci passa per la testa, dagli argomenti più stupidi a quelli un po' più seri. 

Arriviamo sotto casa mia in un tempo che mi è parso brevissimo e mi ritrovo a pensare di non voler scendere dalla macchina. 

"Agnese allora rimaniamo che mi fai sapere l'orario per sabato?"

"Si certo. Adesso devo andare, ma ci sentiamo. Dimmi quando arrivi a casa!" e scendo dalla macchina come un fulmine, non prima però di avergli lasciato un bacio sulla guancia.

L'ho visto irrigidirsi e questa reazione, oltre a suonarmi strana visto il comportamento durante tutto il nostro pranzo, mi ha fatto sentire terribilmente in imbarazzo e per questo sono scappata via.

Prima di entrare dal cancellato di casa mia, mi volto per vedere se lui è ancora lì e lo becco a fissarmi il fondoschiena.

Gli rivolgo un'occhiata a limite dello scioccato e lui ricambia con un sorriso da mozzare il fiato e un ciao con la mano. Fatto questo, parte e mi lascia lì, imbambolata.

Salgo le scale di corsa perché non vedo l'ora di chiedere ai miei amici se per loro va bene vederci sabato e se non è un problema portare Claudio. Stranamente ho una voglia matta di inserirlo nella mia vita quotidiana.

I ragazzi si mostrano subito entusiasti di questa novità e sono curiosi di vedere questo ragazzo che è riuscito a smuovere qualcosa nella loro amica.

"Sono arrivato a casa sano e salvo. Adesso puoi preparare la cena in tranquillità"

"Perfetto. Grazie per avermi mandato il messaggio; io lo chiedo a tutti i miei amici ma ormai nessuno lo manda più! Mi preoccupo e non lo capiscono"

"Ti sei preoccupata per me?"

Cavoli, e adesso che gli dico?

"Beh, certo. Altrimenti con chi ceno sabato?"

Spero di essermi salvata in calcio d'angolo.

"Giusto. Solo per questo vero? E io che ti offro pure il pranzo…"

"Ora io ti sto offrendo la cena, siamo pari"

"Vedremo, lo devo decidere io questo"

"A proposito, tu mangi qualsiasi cosa o hai preferenze?"

"Mangio di tutto, sorprendimi. Però quando decidi dimmi se devo portare del vino bianco o rosso."

"Non mancherò! Adesso devo andare, mi distrai."

"Non fare bruciare nulla ;) "

I giorni sono volati ed in un baleno siamo a sabato. Alla fine ho deciso di fare delle lasagne cupcake vegetariane come primo, delle scaloppine al limone e come dolce i tortini al cioccolato con il cuore morbido. Non sapendo i gusti, preferisco rimanere sul classico.

Questa mattina mi ha chiamato per sapere se poteva fare qualcosa per aiutarmi e così gli ho detto di venire un po' prima per cucinare insieme.

Io adoro cucinare, mi rilassa tantissimo e mi diverto allo stesso tempo. La cosa che preferisco cucinare in assoluto sono i dolci, probabilmente perché sono piuttosto golosa.

Verso le 18.30 suona al campanello e lo faccio accomodare nella mansarda che abbiamo adibito a secondo appartamento. 

Mi saluta e poi mi guarda dal basso verso l'alto. Non capisco subito il perché della sua faccia, come se stesse trattenendo una risata, e quindi seguo il suo sguardo.

Sono vestita con dei pantaloncini di felpa blu con le fragoline rosa disegnate e una canottiera rossa, senza reggiseno ovviamente. 

Almeno mi sono ricordata di mettermi del correttore.

"Sembri proprio una ragazzina vestita così. Poi, cosa hai il testa? Pare che ti sia scoppiata una bomba"

Giusto, ho i capelli legati con una crocchia molto disordinata.

"Ehi! Lavoro per te da questo pomeriggio nonostante questo caldo. Questo è il ringraziamento?"

"No hai ragione, diamoci da fare" e detto questo mi passa il vino da mettere in frigo e mi chiede "Dove posso cambiarmi? Non vorrei sporcarmi"

"Qui a destra c'è il bagno oppure puoi andare nella camera da letto"

"Il bagno va benissimo. Arrivo subito"

Esce dopo 3 minuti con dei pinocchietti di jeans e una maglietta  a maniche corte verde. É bellissimo anche così.

"Allora Agnese, sono ai tuoi ordini. Dimmi cosa posso fare"

E sorride, con gli occhi fissi nei miei, e riesco a percepire una scintilla che non so bene definire.

"Il primo è già in forno. Potresti friggere le scaloppine? Sono già impanate con la farina. Puoi farcela?" e la butto sulla sfida. Mi piace stuzzicare.

"Per chi mi hai preso? Ti ricordo che sono più grande di te, quindi porta rispetto" dice con un tono pieno di divertimento.

"Ahahahahahahahah certo, come no. Forza, ti prendo la padella"

Iniziamo così a cucinare, fianco a fianco. Lui frigge la carne e io preparo i tortini. Lo vedo molto rilassato e passiamo tutto il tempo a ridere e scherzare, come se ci conoscessimo da una vita. 

Claudio guarda molto attentamente i miei movimenti mentre corro da una parte all'altra della cucina per prendere i vari ingredienti dalla dispensa e quando ho finito di preparare l'impasto gli chiedo "Vuoi assaggiare?"

I suoi occhi brillano e credo di aver indovinato perché mi guardasse con tanta insistenza.

Vado per prendere un cucchiaino quando lui mi ferma e mi dice:

"Dai, non sporchiamo altre cose che poi ci tocca lavare per un'ora. Passami il tuo dito, su."

Faccio come mi dice e così lecca il preparato dalle mie dita.

Mi sento morire nell'istante in cui la sua bocca tocca la mia pelle, come se mille scariche elettriche stessero attraversando il mio corpo tutte insieme.

"É davvero ottimo! Io adoro il cioccolato, anzi, adoro i dolci in generale."

Cerco di ridestarmi dal mio stato di trance e rispondo: 

"Anche io se devo essere onesta. Sono alquanto golosa e suppongo che si veda"

"Sei perfetta così come sei. Perché voi donne dovete sempre criticare il vostro corpo? Prima ho avuto una ragazza che era magra da far spavento e la cosa non mi è piaciuta per niente. Era triste, a dir la verità, non avere niente da stringere"

"Beh, grazie Claudio. Penso sia una mia caratteristica non piacermi. Ho un'autostima pari a 0 e forse anche più bassa"

"Faremo qualcosa per migliore l'opinione che hai di te stessa."

Alle 8.30 è tutto pronto e ci sediamo nel terrazzo per mangiare con un bicchiere di vino a testa.

"Dio santo, Agnese. É tutto buonissimo. Sei davvero brava, i miei complimenti. Ho fatto il bis di tutto ed ora sto scoppiando. E chi si alza adesso?"

"Hai ragione, abbiamo mangiato troppo in effetti. Dai, su, andiamo a lavare i piatti che così stiamo alzati almeno"

Laviamo i piatti in silenzio ma non è quel silenzio imbarazzante, piuttosto di pace direi.

"Claudio io ora scendo e mi vado a preparare. Ti dispiace? Prometto di metterci meno tempo possibile ma ho davvero bisogno di una doccia. Fai come se fossi a casa tua"

"Ti chiederei troppo se ti dicessi che avrei bisogno anche io di una lavata?"

"Ma assolutamente no. Aspetta che ti porto una tovaglia. Nel bagno c'è tutto quello che ti può servire."

Dopo 30 minuti (mi stupisco di me stessa) sono pronta. Ho messo una tutina con pantaloncino nero e il sopra bianco a pois neri e scollatura all'Americana. Mi sono truccata con il mio solito filo di matita nera intorno all'occhio e del rossetto rosso.

Salgo in mansarda e vedo Claudio affacciato alla ringhiera. In questa posizione si vedono benissimo le spalle e giuro di aver avuto un principio di mancamento. 

Gli arrivo da dietro, gli pizzico il fianco e poi mi metto alla sua destra per godermi il panorama e la sua vicinanza.

Può una persona renderti agitata e rilassata allo stesso tempo?

"Andiamo?" si rivolge a me e mi squadra come se non mi avesse mai visto prima.

"Non so se ti preferisco con i pantaloncini con le fragole o così. Comunque sei splendida in entrambi i modi"

"Grazie Claudio, anche tu non sei niente male. Andiamo che i ragazzi ci aspettano" sorrido imbarazzata.

Arrivati all'appuntamento sono un po' nervosa. E se non gli piacessero i miei amici? Se si rendesse conto che sono troppo piccola per lui? Basta pensare, ormai siamo qui e non posso più tornare indietro.

Camminiamo vicini fino a che non vedo seduti su una panchina i tre ragazzi che ci stavano aspettando.

Mi avvicino facendo segno a Claudio di seguirmi. Saluto e abbraccio tutti ma mi rendo conto che lui è rimasto leggermente indietro e così lo tiro per il polso e inizio le presentazioni.

"Ragazzi, lui è Claudio. Claudio loro sono Federico, Simona e…"

"Angela, ciao" dice lui. Cosa? Io non ho detto il suo nome.

"Vi conoscete già?"

"Si, lei è la ragazza di cui ti parlavo qualche ora fa"

Cosa?!



N.d.A:
Scusate l'enorme ritardo ma la sessione autunnale di esami all'università mi sta uccidendo.
Spero vivamente di non perdere più tutto questo tempo nel pubblicare perchè ho già le idee per i prossimi capitoli, devo solo trovare il tempo di scrivere.
Ringrazio chi ha messo questa storia fra le seguite o le preferite, mi rimpiete di gioia!
Vi prego di lasciarmi qualche commento perchè per me è essenziale avere il vostro parere.
Alla prossima :*

 

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