The Only Moon

di Doomsday_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** What's your favourite food? ***
Capitolo 2: *** Chewbecca. ***
Capitolo 3: *** Shorts very short ***



Capitolo 1
*** What's your favourite food? ***


Personaggi/Pairing: Stiles/Malia (Stalia); Sceriffo Stilinski.
Timeline: Quarta stagione, episodio 12. Malia e Stiles partono per salvare Scott e Kira insieme al resto del branco.
Genere: Sentimentale/Romantico (Feels), Introspettivo, Fluff come se non ci fosse un domani (WAFF/HEA/PDAs).
Avvertimenti: Flashfic, Canon!pairing, IC, OCs, Character study, OTP.
Note:  Con questa flash inauguro questa raccolta, che nasce principalmente per dare "sfogo" a tutti i piccoli momenti Stalia che giornalmente mi ronzano in testa. Le flash non avranno un filo conduttore (se non la coppia principale) e non seguiranno una linea temporale ben definita. Insomma, andrò molto a ispirazione e per questo non so dire con quanta regolarità la raccolta verrà aggiornata. Seguitemi sulla pagina Doomsday_ per non perdervi nessuna informazione! 




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What's your favourite food?












 










Lo Sceriffo incatenò il figlio alla scrivania senza troppi complimenti.
Poi con un braccio cinse la vita di Malia e le chiese: «Quale hai detto che è il tuo cibo preferito?».
Lo Sceriffo non era un uomo distratto, ma tendeva a sorvolare su tutte le piccole stranezze che riguardavano la ragazza di suo figlio.
La prima volta che lui gliel'aveva chiesto, Malia aveva risposto sinceramente. E, insomma, la ragazza aveva capito che non era stata proprio una risposta adeguata. Stiles gliel'aveva spiegato. Eppure i suoi gusti non erano affatto cambiati da allora.
Dovevano andare a cena tutti e tre insieme, quella sera. Per festeggiare, il motivo era quello; eppure non ne avevano avuta occasione.
«Mi dispiace che mio padre sia dovuto scappare di nuovo a lavoro» le aveva detto Stiles.
Erano tornati a casa Stilinski e Stiles aveva preso ad asporto una pizza solo per loro due. Salame, peperoni e doppio formaggio.
Malia, seduta sul letto a gambe incrociate accanto a Stiles, aveva addentato una fetta per poi fare una smorfia.
«Perché hai detto che questa roba dovrebbe essere il mio cibo preferito? È gommosa».
«Certo, immagino che sia mille volte meglio un pezzo di carne cruda e sanguinolenta».
Malia non aveva capito la battuta: era ovvio che fosse meglio. Così Stiles era scoppiato a ridere nel vederla annuire con convinzione, per poi indicarle la faccia con un dito.
«Hai il naso sporco di sugo».
L'aveva pulita lui, chinandosi a baciarle la punta del naso. Succedeva sempre così: bastava uno di quei piccoli gesti innocenti per innescare una serie di baci, carezze e morsi che di innocente non avevano più nulla. Un leggero contatto e, senza neppure sapere come, si ritrovavano sotto le coperte a scoprire i punti segreti dei loro corpi e a baciarne ogni centimetro, tra ansiti, gemiti e graffi.
Malia si voltò a guardare Stiles, che fissava incredulo il polso ammanettato con una smorfia di sconforto. Poi si volse verso lo Sceriffo e sorrise.
«Pizza» rispose immediatamente, senza pensarci troppo.








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Capitolo 2
*** Chewbecca. ***


Personaggi/Pairing: Stiles/Malia (Stalia)
Timeline: Vago, TWT.
Genere: Sentimentale/Romantico (Feels), Introspettivo, Fluff come se non ci fosse un domani (WAFF/HEA/PDAs).
Avvertimenti: Flashfic, Canon!pairing, IC, OCs, Character study, OTP.
Note: Immaginare Stiles e Malia che guardano Star Wars insieme mi ha sempre fatto diventare gli occhi a cuoricino! Stiles ama Star Wars e Malia ama tutto ciò che ama Stiles. Perciò cosa c'è di meglio se non vederli parlare come due piccoli adorabili nerd?^^


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Chewbecca.












 















Quella sera Stiles guidava la vecchia Jeep con più rudezza di quanta ne utilizzasse solitamente. Cambiava marcia come se volesse sferrare pugni, pestando i pedali a caso e muovendosi a scatti e a singhiozzi tra le strade buie di Beacon Hills.
Malia, accanto a lui, si era arpionata con gli artigli al proprio sedile, cercando però di non darlo troppo a vedere.
Stiles aveva l'espressione imbronciata e la testa da tutt'altra parte e a Malia preoccupava più questo che il pensiero di non arrivare sana e salva a destinazione.
Quando, finalmente, inchiodò – con ben poca grazia – davanti casa, Malia si permise un sospiro di sollievo e di rompere quel silenzio ostinato che si era venuto a creare durante il turbolento tragitto.
«Stiles, cos'hai?».
Aveva spento l'auto, ma non accennava a voler uscire dall'abitacolo. A quella domanda, le rivolse un'occhiata sbieca, strinse le mani attorno al volante, tanto che le nocche sbiancarono e poi rispose.
«Niente di quello che facciamo sembra andare nel verso giusto! Giriamo in tondo, restando sempre nello stesso punto. Mi sento come Han Solo intrappolato nella carbonite. Congelato e inerme e…», Stiles si fermò di colpo. Stava gesticolando e le mani rimasero ferme a mezz'aria. Malia aveva aggrottato la fronte e lui fu certo che non avesse compreso una sola parola di quello che le aveva detto. Si pentiva sempre un po' quando gli sfuggivano quei paragoni da nerd, davanti a lei. Era sicuro che un giorno si sarebbe resa conto di quanto fosse uno “sfigato” e allora avrebbe alzato gli occhi al cielo e se ne sarebbe andata via, alla ricerca di qualcuno di ben più interessante di quanto mai sarebbe stato lui.
Ma Malia stava solo ragionando sulle parole di Stiles e, quando capì che si stava riferendo a Star Wars – ricordando, con una smorfia, tutti gli avvenimenti di quei film interminabili – sorrise trionfale.
«Potrei essere il tuo Chewbecca?», propose Malia, scoccandogli un'occhiata carica d'apprensione. Quello che lei desiderava era restare al suo fianco e Chewbecca non aveva mai abbandonato Han Solo, per quanto una missione fosse pericolosa il suo compagno d'avventura era sempre pronto a salvarlo.
Stiles la guardò, dapprima sorpreso, poi scoppiò a ridere.
«Sai, penso di vederti più come una principessa Leila. Nonostante sia piuttosto facile immaginarti ricoperta di peli».
Malia fu così sorpresa dalla sua risposta che non riuscì neppure a ribattere a tono all'ultima frase.
Gli si accostò ancora un poco, inclinando la testa da una parte.
«È un momento importante per Han Solo e Leila, quello della carbonite», mormorò in un soffio, come se fosse spaventata ad insinuare troppo.
«Sì», concordò Stiles, accostandosi a sua volta alle labbra di Malia, «davvero importante».




[nb: per chi non lo sapesse, quando Han Solo viene imprigionato nella carbonite, Leila confessa per la prima volta di amarlo.]







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Capitolo 3
*** Shorts very short ***


Personaggi/Pairing: Stiles/Malia (Stalia)
Timeline: Vago, TWT.
Genere: Sentimentale/Romantico (Feels), Introspettivo, Fluff (WAFF/HEA/PDAs).
Avvertimenti: Flashfic, Canon!pairing, IC, OCs, Character study, OTP.








Shorts very short.






















La campanella del pranzo era suonata da pochi minuti e Stiles e Scott stavano raggiungendo la sala mensa.
Stavano discutendo sul compito di chimica, quando Stiles vide Malia in fondo al corridoio e d'improvviso quello che gli stava dicendo Scott perse totalmente importanza.
La raggiunse a passo svelto, fissandola con occhi sbarrati.
– Ma che ti sei messa addosso?
Il giorno prima Lydia l'aveva trascinata per negozi sostenendo che non puoi continuare a indossare sempre le solite due cose e adesso sfoggiava la sua nuova maglietta di cotone a righe blu e bianca in stile marinaretta e dei pantaloncini di jeans che lasciavano ben poco spazio all'immaginazione. Non proprio quello che Lydia aveva in mente, ma a lei piacevano da impazzire e tanto bastava.
– Cos-? – Malia non riuscì neppure a finire quella singola parola che Stiles prese a girarle attorno, come un cucciolo iperattivo.
– Ma che stai facendo? – chiese Malia, del tutto impreparata, mentre Stiles la faceva voltare afferrandole le braccia, mentre guardava in cagnesco la squadra di Lacrosse che, proprio in quel momento, stava passando alle loro spalle.
– Perché ci stanno guardando in quel modo? – domandò quindi Malia, lanciando occhiate dubbie prima ai ragazzi della squadra e poi al viso di Stiles, completamente chiazzato di rosso.
Malia arricciò il naso: – Hai un odore davvero strano.
Lui si puntellò la mani sui fianchi, umettandosi le labbra con la lingua in una chiara espressione di disappunto. La guardò dall'alto al basso, come se si stesse trattenendo per non esplodere.
Malia si agitò un poco sul posto non capendo esattamente quale regola umana non scritta avesse infranto questa volta.
Stava per iniziare quello che a Malia sembrò un lungo monologo agitato senza capo né coda, quando si bloccò ancora prima di aprir bocca.
– Ehi, punta lo sguardo da un'altra parte, Greenberg!
Smorzando i risolini della squadra di Lacrosse che continuava a voltarsi mentre se ne andavano.
Si sfilò la camicia a quadri che teneva sopra la maglietta di Star Wars.
– Tieni –, disse legandogliela intorno alla vita, coprendole così le cosce fino alle ginocchia – Reggimela un attimo, okay?
Poi le afferrò la mano e la trascinò per il corridoio, ignorando lo sguardo divertito di Scott, girando a casaccio finché non capitò finalmente in un'aula vuota.


– Mal, non puoi metterti dei pantaloncini così corti per uscire.
Lei aggrottò la fronte, senza capire.
– Perché no? Sono comodi. E riesco a muovermi meglio se devo combattere.
Stiles si grattò il mento, cercando le parole adatte.
– Diciamo che… non è un indumento adeguato.
Malia gli rivolse un'occhiata perplessa.
– Quindi vorresti che… ehm… me li tolga?
Stiles annuì energicamente, sollevato di averle fatto comprendere la situazione: – Sì, esattame-… No! Non intendevo adesso.
Ma Malia aveva già sbottonato i pantaloncini e gli slip rosa pastello spuntarono inequivocabili dalla cerniera aperta. L'indumento finì di scivolare da solo lungo le gambe magre e snelle di Malia.
Stiles si precipitò a chiudere a chiave la porta dell'aula, spaventato all'idea che qualcuno potesse entrare all'improvviso e sorprenderli in quello stato.
– Ma che fai? – sbottò, controllando dalla piccola finestrella al centro della porta che non passasse nessun professore, – Rivestiti subito!
Ma quando si voltò ad assicurarsi che lo stesse ascoltando, Malia aveva già scalciato via gli shorts. Rimase a fissarla, inebetito, con la bocca semiaperta.
Malia si stava torturando le dita delle mani, il capo leggermente chinato d'un lato e le gote arrossate da un leggero imbarazzo: – Non so che odore avevi prima, ma questo… questo lo conosco.
Accennò un passo e aggiunse: – Ed è davvero un buon odore.
Dato che Stiles non accennava alcuna reazione, Malia si morse il labbro, incerta, con fare quasi innocente. Non si rendeva conto proprio per niente di che effetto gli causava.
Bastò quel semplice gesto per privare Stiles di ogni discernimento.
– Oh, maledizione – soffiò tra i denti, prima di avventarsi su Malia.
Le cinse i fianchi e premette le labbra sulle sue; i loro corpi aderirono perfettamente, come se fossero fatti per non fare altro.
Stiles non pensava più poi molto quando la sospinse contro la cattedra, aiutandola con delicatezza a sedercisi sopra e a togliere gli slip. Non pensava più mentre, con una possessività non indifferente, le accarezzò le cosce nude: le vere colpevoli di tutta quella situazione che aveva dell'irreale.
Ma non poteva fermarsi a pensare a quello che stava succedendo e, soprattutto dove tutto quello stava accadendo. Non quando il suo corpo fremeva, sfregandosi contro quello di lei, non quando anche i suoi pantaloni raggiunsero inevitabilmente il pavimento.
Malia si aggrappò con le gambe attorno alla sua vita e Stiles si insinuò in lei con un'accortezza del tutto contrapposta ai modi urgenti, quasi disperati, che aveva invece nel toccarla o nel baciarla.
La teneva stretta a sé il più possibile, cercando di star dietro ai suoi movimenti febbrili e vivaci. La assecondava come meglio poteva, trovandosi presto senza fiato.
Affondò il viso nell'incavo del suo collo, contro cui soffocò i gemiti di piacere che non riusciva più a trattenere. Sapeva di bosco, di verde, qualcosa di fresco ed effimero. Era un odore che lo faceva stare bene, lo stesso che trovava nella sua camera da letto quando apriva gli occhi o si addormentava.
Non si era mai sentito così felice, così vivo. Le morse la pelle della gola, forse con troppa forza, da indurle un lamento strozzato; ma questo non le impedì comunque di chinare indietro il capo per offrirgli meglio il collo.
Fin dall'inizio era stato così tra loro due: una possente attrazione a cui non riuscivano a resistere, la quale peggiorava ogni giorno un po' di più. Stava imparando a conoscerla e iniziava a sentire Malia più sua.
Per un lungo periodo era stato incatenato a Lydia. Malia l'aveva liberato, in un certo senso. Gli aveva insegnato la differenza tra attrazione e amore e non fu più tanto difficile per Stiles comprendere che quello che aveva considerato amore era solo l'attrazione dell'idea stessa che aveva di tale sentimento.
Forse non poteva ancora osare una parola tanto possente o complessa per descrivere quel che provava per Malia, ma Stiles sapeva che era quella la strada che stavano percorrendo.
Per la prima volta si stava avvicinando al comprendere quel che significava provare una passione reale e concreta per qualcuno e il suo cuore non gli era mai sembrato tanto leggero e allo stesso tempo così pesante.
Stiles la guardava con occhi trasognati, completamenti persi in quelli di lei, e un sorriso ebete.
Le baciò le labbra e sfregò la punta del suo naso su quella di lei, con dolcezza.
– Il motivo per cui non puoi vestirti in questo modo è che poi accadrebbero cose come queste – rise Stiles, avvolgendole il corpo con la propria camicia per coprirla nuovamente.
Malia gli restituì un sorriso felino e Stiles ebbe la netta impressione di non essere riuscito a convincerla affatto.
La guardava, con quel suo sorriso da ebete, quando sentì una voce – all'apparenza distante – che lo stava chiamando.
Aprì gli occhi, sbattendo più volte le palpebre e tirò di scatto su la testa. Si trovava in classe, nel bel mezzo della lezione di chimica.
Stiles!
Si girò e, seduta al banco accanto al suo, Malia lo stava chiamando, guardandolo con aria spazientita.
Stiles le mostrò un sorriso imbarazzato. Ed era vero: mentre la guardava stava arrossendo più del normale.
Malia alzò gli occhi al cielo: – Stavi ridacchiando nel sonno –, lo prese in giro.
Stiles la guardò insistentemente, ancora inebetito del sogno troppo reale, finendo per concentrarsi sui suoi pantaloncini esageratamente corti.
– Hai della bavetta che ti esce dalla bocca – gli disse con un'occhiata di chi la sapeva lunga, – Proprio qui –, aggiunse picchiettandosi all'angolo delle labbra.
Stiles sgranò gli occhi e rituffò la testa tra le braccia incrociate sul banco.
– Per l'amor del cielo, comprati dei pantaloni più lunghi, Mal! – esclamò in un lamento strozzato.




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