Love, Of Course, Love

di Feisty Pants
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** True Love ***
Capitolo 2: *** Do You Want To Build A Snowman? ***
Capitolo 3: *** Wedding Day ***
Capitolo 4: *** Believe In Yourself Because I Believe In You ***
Capitolo 5: *** Conceal, Don't Feel, Don't Let Them Know ***
Capitolo 6: *** Now I Know ***
Capitolo 7: *** Chocolate ***
Capitolo 8: *** Wait, What?! ***
Capitolo 9: *** Nobody wants to be alone ***
Capitolo 10: *** For The First Time In Forever ***
Capitolo 11: *** Making today a perfect day...or not ***
Capitolo 12: *** I Mean It's Crazy ***
Capitolo 13: *** There's so much fear ***
Capitolo 14: *** We can fix this hand in hand ***
Capitolo 15: *** It's agony to wait ***
Capitolo 16: *** The snow glows white on the mountain tonight ***
Capitolo 17: *** You're melting ***
Capitolo 18: *** Fixer upper with a little bit of love ***
Capitolo 19: *** Let it go ***
Capitolo 20: *** Rise of the guardians ***
Capitolo 21: *** I love the warm hugs ***
Capitolo 22: *** Love, Of Course, Love ***



Capitolo 1
*** True Love ***







Un Anno Dopo...

La notte aveva già coperto il regno di Arandelle ed aveva divorato tutto con la sua oscurità, tranne le case che la affrontavano lasciando che i loro proprietari accendessero tutte le lanterne e i camini per riscaldarsi dal freddo inverno che era alle porte.
A proteggere questo regno c’era un imponente castello che troneggiava sulla collina più alta ed esso non era mai stato così luminoso, aperto e gioioso.
In esso vivevano Anna ed Elsa, le due sovrane di cui conosciamo già la storia.

Anna passeggiava per i corridoi del suo palazzo.
Era abbastanza agitata e sembrava che stesse preparando un discorso.
“ Hey John, come faccio a dirglielo?!” disse la giovane di diciannove anni che percorreva ininterrottamente i corridoi e la sala dei quadri, rivolgendosi ad uno degli affreschi che le aveva fatto d’amico durante la sua infanzia.
“ Sei sempre gentile a darmi un tuo parere sai?” sbuffò la ragazza guardando torva gli occhi impietriti del quadro che, come tutto il resto del corpo era fermo essendo un dipinto.
“ Non importa…insomma cosa le dico? L’ultima volta si è arrabbiata un pochino…”
continuò Anna mettendo le mani dietro la schiena.
Rimase in silenzio per un po’lasciando che l’orologio a pendolo facesse da colonna sonora a quel momento.
“ Ok, adesso vado a dirglielo e come va va…sei sempre utilissimo John” disse decisa fissando ancora una volta il cavaliere rappresentato nel quadro.
Anna sospirò e prendendo coraggio si avvicinò alla porta e l’aprì con delicatezza.
“ Tu aspettami qui, dopo vengo a dirti com’è andata”

Elsa era nella sua stanza sdraiata sul letto ed immersa nei suoi pensieri, quando qualcuno bussò alla sua porta. Lei senza esitare permise di entrare alla persona che aveva bussato, anche se sapeva benissimo chi era.
Aveva passato la sua vita ad ascoltare Anna bussare alla sua porta e quei quattro tocchi erano la musica più bella e più triste che lei avesse mai sentito, bella perché rompeva il ghiaccio che offuscava i suoi pensieri e triste perché erano il ricordo di una barriera che la separava dalla piccola Anna ed ogni volta che sentiva bussare, il suo colpo veniva percorso da un brivido gelido come una lastra di ghiaccio nella quale vedeva riflessa la sua vita, passata ad ignorare la sorella che cercava solo di attirare la sua attenzione.
Anna varcò la soglia e richiuse la porta.
“ Siediti” le offrì Elsa cercando di renderla a suo agio.
Anna si sedette e cercò di mascherare la sua agitazione in un sorriso.
“ Oh scusa, forse devo alzare il riscaldamento” disse la regina notando che la sorellina tremava.
“ No-n non è per quello che tremo… sono qui per chiederti un’altra cosa” sussurrò Anna guardando i fiocchi di neve che abbellivano il pavimento di marmo.
“ So già che cosa mi vuoi chiedere…” si fece avanti Elsa cercando di aiutarla.
“ Cosa? Lo sai già?” chiese sbigottita Anna.
“ Vuoi dirmi che Kristoff ha chiesto di sposarti e vuoi chiedermi se vi darei la mia benedizione” continuò sicura Elsa.
Anna sgranò gli occhi e rimase a guardare la sorella con la bocca aperta per lo stupore.
“ Ma…come fai a saperlo?! Per caso hai anche dei poteri di telepatia o sai leggere nei pensieri?! Non ci posso credere che…”
“Ehm, Anna veramente non è difficile da intuire, vedendo che porti un anello al dito” la interruppe Elsa indicando l’anello che cingeva il dito di Anna e cercando di trattenersi dal ridere.
Le guance di Anna si tinsero di rosso per l’imbarazzo e, per nascondersi, si coprì il volto con le mani.
Elsa scoppiò a ridere prendendo le mani di Anna tra le sue.
Anna guardò la sorella negli occhi e le chiese:
“ Ma tu sei d’accordo?”
“ Anna, tu Kristoff lo ami davvero! E lui ama te! Insomma era disposto a sacrificarsi per te! Quindi io vi darò la mia benedizione.”
“ Dici sul serio?” chiese la sorellina non controllando più la gioia.
“ Certo! Però mi devi promettere che resteremo unite anche quando le vite di te e Kristoff saranno legate per sempre.”
Anna a sentire queste parole gettò le braccia al collo di Elsa e la strinse forte.
“ Saremo sempre insieme. Ti voglio troppo bene Elsa.”
Le due sorelle rimasero abbracciate per un po’ finché Elsa non chiese ad Anna:
“ Se vuoi puoi stare qui con me stanotte…”
“ Evviva!!! Però, prima devo fare una cosa, posso?” chiese Anna alzandosi dal letto.
Elsa consentì e vide la sorella scattare ed uscire dalla stanza lasciando la porta aperta.
Anna urlava di gioia, scese le scale, percorse i corridoi e arrivata nella sala dei quadri gridò:
“ John! Ha detto di sì!”
Al piano di sopra Elsa sentì l’urlo di gioia di Anna e non poté fare a meno di scuotere la testa ridendo.
La sua sorellina era sempre in grado di farla ridere ed era l’unica magia in grado di scaldarle il cuore.



Spazio Autore:
Non posso credere di averlo fatto!!!
Ecco ho avuto questa idea di scrivere una fanfiction su questo stupendo cartone!
Molto semplicemente mi sono innamorata di questo cartone, perchè Anna, oltre a portare il mio nome, sembra rispecchiare completamente la mia personalità perchè ogni scena nel film, in qualche modo l'ho compiuta anch'io e questa cosa mi ha talmente segnata che mi sono, si può dire "fissata" con il cartone.
Adoro tutto! Le canzoni, i dialoghi, i personaggi...davvero stupendo!!
Ecco... questa è una fanfiction con più capitoli ed arriveranno altri personaggi come Jack Frost e Rapunzel.
L'idea di inserire Rapunzel mi è venuta quando ho riguardato il film, infatti, quando Anna canta: "For the first time in forever" ed esce dal castello cantando e guardando la gente che passa, si può notare che tra le persone che entrano nel palazzo c'è Rapunzel con i suoi capelli castani tagliati corti, il vestito rosa e gli occhi verdi, appena me ne sono accorta, penso che tutto il cinema ha sentito il mio urlo.
Bene, ora direi di avere parlato abbastanza.
Mi farebbero piacere dei commenti! Sarebbero un bellissimo regalo per me! Quindi.... recensite e recensite anche perchè sono nuova su questo fandom.

A presto e buon anno a tutti!
 

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Capitolo 2
*** Do You Want To Build A Snowman? ***


 
 
 
 
 
 
 
“Domani. Domani io mi sposo. Sì, sì mi sposo...”
Era una notte d’estate e la principessa Anna camminava avanti e indietro per i giardini del palazzo.
L’aria era fresca, i grilli cantavano e un allegro venticello animava i pensieri della giovane.
Il giorno dopo si sarebbe sposata e lei non riusciva a crederci.
“ Hey, tutto ok?” chiese una voce familiare, una voce che poche ore dopo avrebbe accettato di ascoltare ogni giorno della sua vita.
“ Perché non dormi Kristoff?” Chiese la fanciulla, sedendosi sul muretto di pietra che segnava il perimetro del giardino.
“ Sai, mi è difficile dormire se la mia promessa sposa continua ad urlare che si deve sposare.”
Rispose Kristoff leggermente scocciato.
“ E’ che non riesco a crederci e per la prima volta ho paura.” Cercò di spiegare Anna abbassando lo sguardo.
“ Beh anche io. Non avrei mai creduto di potermi innamorare e addirittura arrivare a sposare una persona. Sono sempre stato solo da quando sono piccolo, ho avuto solo i trolls e Sven come amici, poi sei arrivata tu.”
“ Anche io sono sempre stata sola. Ero continuamente in cerca di affetto da parte di Elsa, ed ora che siamo di nuovo insieme spero solo che dopo il Matrimonio lei non pensi che nella mia vita ci sei solo tu, c’è capisci cosa voglio dire? Spero che lei capisca che io ci sarò sempre e che le starò  accanto, insomma lei deve sapere che adesso nella mia vita ci sei anche tu e che sei il mio vero amore, ma io non la scaccerò mai e resterà con noi, vivremo nello stesso castello e…”
“ Anna…”
“ Lasciami finire! Perché tutti voi avete sempre il vizio di interrompermi quando parlo?! Stavo dicendo…”
“ No, Anna guarda là!” disse Kristoff indicando un punto luminoso che si innalzava nel cielo seguito da altre centinaia.
“ Che cosa sono?” chiese il boscaiolo inarcando le sopracciglia.
“ Oh, ogni anno è così. Sono delle lanterne.”
“ Lanterne?! Così tante?”
“ Sì, esattamente vent’anni fa, mia zia si ammalò ed era incinta, miracolosamente un fiore magico la guarì e lei diede alla luce mia cugina Rapunzel, una bambina che acquistò i poteri del fiore magico ovvero di ringiovanire e curare le ferite.
Per festeggiare la sua nascita si lanciarono delle lanterne in cielo.
Pochi mesi dopo mia cugina venne rapita e per ben diciotto anni nessuno la trovò, ma nonostante questo, i miei zii e il suo regno, continuarono a lanciare lanterne nel cielo tutti gli anni, la sera del compleanno della principessa perduta.
Due anni fa, Rapunzel riuscì a tornare a casa sana e salva grazie ad un ragazzo, Eugene. Ora si è sposata con lui e so che hanno già un bambino. Sono venuti all’incoronazione di mia sorella, ma non abbiamo avuto molto tempo per parlare visto quello che ho fatto fare ad Elsa.
Io ho parlato poche volte con mia cugina, però ricordo che ho passato i miei anni a lanciare anche io lanterne nel cielo.
Mio padre me ne dava una e la lanciavo nel cielo sperando che mia cugina tornasse a casa, ma sognavo anche che mia sorella mi aprisse la porta e ricominciasse a parlarmi.
Era come se esprimessi due desideri. Ora si sono realizzati entrambi, domani verranno anche Eugene, Rapunzel e il bambino al nostro matrimonio, però io ho paura…”
“ Paura di cosa?” chiese Kristoff sedendosi anche lui sul muretto.
“ Quando saremo sposati, io voglio continuare a vivere qui. Voglio continuare a stare con mia sorella…non la voglio lasciare sola”
Kristoff si avvicinò ad Anna e con la mano le alzò delicatamente il mento obbligandola a guardarlo negli occhi.
“ Niente e nessuno, nemmeno l’amore per me ti separerà da tua sorella”
Detto questo entrambi chiusero gli occhi e le loro bocche si avvicinarono pronte ad unirsi per salutarsi prima di andare a dormire, ma qualcosa di freddo colpì entrambi in pieno volto e furono obbligati a separarsi.
Anna aveva capito chi era stato a lanciarle una palla di neve:
chi se non Elsa poteva manipolare il ghiaccio e la neve in estate?
Infuriata Anna si girò lentamente verso la sorella che li osservava dal terrazzo del castello che si ergeva sopra le loro teste e a denti stretti ringhiò:
“ Maleducata non si tirano le palle di neve quando due innamorati stanno per baciarsi!!!”
“ Hey Kristoff! I tuoi amici esperti in amore non ti hanno detto che non si può vedere la sposa e non si può assolutamente baciarla ventiquattro ore prima del matrimonio?!”
Urlò la regina per farsi sentire cercando di soffocare le risate.
“ Cosa?! Mi sa ma la storia degli esperti in amore me la tirerete dietro tutta la vita…”
Borbottò lui amareggiato guardando per terra per mascherare le sue guance tinte di rosso per l’imbarazzo.
“ E a te non hanno mai detto che è maleducazione ascoltare le conversazione degli altri?!” continuò Anna incrociando le braccia.
“ Essendo una regina lo so, ma mi è difficile non ascoltare se voi due vi mettete a parlare proprio sotto la mia camera! Con tutti i giardini che ci sono vi mettete proprio qui?”
 Rispose Elsa che ormai rideva a crepapelle.
Anna alzò gli occhi al cielo e sbuffò, poi rivolse un ultimo sguardo a Kristoff ed entrò nel palazzo. Mentre saliva le scale non poté fare a meno di sorridere per quello che era successo.
In effetti, Elsa aveva ragione! Anna avrebbe avuto Kristoff per tutta la vita, ma Elsa? Anna doveva stare attenta a non perderla di nuovo e per questo si diresse verso la camera della sorella.
Era già pronta a bussare quando si accorse che la porta era già aperta.
“ Non sei arrabbiata con me?” chiese Elsa sorridendo vedendola all’entrata della stanza.
“ Mi conosci, lo sai che me la prendo per tutto, però questa è la mia ultima notte, quindi tregua.
E’ la mia ultima notte da bambina si può dire.
 Da domani sarò una moglie e per questo voglio passare la notte con te, posso?”
“ Certo, vieni qui accanto a me…” le chiese Elsa indicandole l’altra parte del suo letto.
Le sorelle s’infilarono sotto le coperte e spensero le luci.
 
Gli occhi di Elsa, però, non si chiudevano.
Erano troppo svegli e agitati, così rimasero a fissare il buio, mentre i pensieri navigavano nella mente di Elsa.
Anna aveva ragione. Quella era l’ultima notte da bambina, poi lei avrebbe sempre dormito con Kristoff e sarebbe diventata una donna e chi lo so sa, magari anche una mamma un giorno.
Era l’ultima notte in cui potevano dormire insieme.
Elsa doveva vivere ogni momento di quell’ultima notte con sua sorella e decise di farle un regalo speciale.
Le avvicinò la bocca sottile all’orecchio e sussurrò:
“ Facciamo un pupazzo di neve?”
Anna, che ovviamente non si era ancora addormentata, spalancò gli occhi e lasciò che le lacrime le rigassero le guance rosee, rese allegre dalle vivaci lentiggini.
Anna si alzò immediatamente dal letto, afferrò la mano di Elsa e trascinò la sorella al piano di sotto ed entrambe si dimenticarono di chiudere la porta della stanza.
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Buon Anno a tutti!!!
Ecco l’atteso secondo capitolo…
Ho deciso di scrivere la notte prima del Matrimonio di Anna e Kristoff e ho provato a renderlo divertente…non so se ci sono riuscita.
Ovviamente i mesi sono passati, perché nel primo capitolo era inverno e in questo capitolo è estate…
Ho deciso di renderla estate perché almeno potevo iniziare a parlare di Rapunzel vedendo le lanterne in cielo.
 
La scena in cui Anna dice: “ Maleducata non si tirano le palle di neve!” l’ho voluta collegare alla scena del film in cui Anna e combriccola vengono buttati fuori dal palazzo di ghiaccio di Elsa dal mostro di neve, è una delle mie scene preferite!
 
Mi è sembrato tenero scrivere di Elsa che chiede alla sorella di fare un pupazzo di neve!
 
Non credevo che questa storia piacesse così tanto!!!
Ringrazio le 8 persone che hanno messo la storia nelle seguite e i 5 nelle preferite.
E’ incredibile per me davvero! Non mi era mai successo prima!
Le recensioni mi hanno davvero stupita perché non era mai accaduto di riceverne così tante!
Il massimo che ho ricevuto è stato di 4 recensioni su un totale di otto capitoli…
Quindi vi ringrazio moltissimo, non sapete quanto sono felice…
Ringrazio i sei recensori che ogni giorno mi hanno fatto iniziare la giornata con un sorriso.
 
Ringrazio anche Little_Lotte per i consigli e anche Tigre Rossa e Haru_ per le chiacchierate.
E’ bello farsi degli amici anche qui J
Dopotutto siamo qui anche per questo no? Condividere idee e trovare gente con la tua stessa passione…
 
Grazie mille e a prestissimo…
 
Piccolo spoiler: il prossimo capitolo presenterà il giorno del Matrimonio di Kristoff ed Anna…
 
Mi raccomando recensite numerosi!!!
Fatemi sognare attraverso i vostri commenti J
 
Un bacione a tutti!
 
Anna
 

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Capitolo 3
*** Wedding Day ***


 
 
 
 
 
 
 
 
La luce irruppe nella camera della regina ed i raggi del sole colpirono le pareti bianche che erano decorate da fiocchi di neve.
Elsa entrò nella sua stanza dopo essere stata truccata e vestita appositamente per il Matrimonio di sua sorella.
Quando era uscita, aveva lasciato riposare Anna ancora un po’, ma si aspettava di trovarla in piedi per il suo ritorno!
“ Non è possibile! Anna!” annunciò meravigliata la regina, sbattendo il piede per terra e stringendo i pugni.
La sorellina stava ancora dormendo, i capelli erano spettinati e la bocca leggermente aperta.
Elsa le si avvicinò ed iniziò a scuoterla chiamandola.
“ Anna svegliati! Siamo in ritardo!”
Anna grugnì e sbadigliando chiese :
“ Cosa c’è? Siamo in ritardo per cosa?”
Elsa sgranò gli occhi per lo stupore e scosse ancora di più la sorella.
“ Per il matrimonio imbranata!”
“ Ah quello di cui mi parlavi? Vacci tu, io resto qui a dormire, però tu devi andare! Non voglio ostacolarti, poi mi racconti com’è andata”
disse la principessa ancora mezza addormentata, senza aprire gli occhi.
Elsa alzò gli occhi al cielo, prese un cuscino e con tutta la forza che aveva glielo sbatté sulla testa.
Subito Anna balzò seduta sul letto e gli occhi azzurri si spalancarono.
“ Sempre delicata mi hanno detto!”
disse alzandosi dal letto e stiracchiandosi.
“ Preferivi le palle di neve al posto del cuscino? Muoviti Anna! Tra due ore ti devi sposare! Credevo fossi già sveglia! Rapunzel è di là che ti aspetta per truccarti e vestirti”
“ Per tutte le renne! Il Matrimonio!”
urlò la principessa rendendosi finalmente conto di che giornata fosse quella e senza esitare si precipitò fuori dalla stanza lasciando Elsa a bocca aperta e stupita, ancora con il cuscino tra le mani.
“ E io cosa le ho detto?! Uhm! E’ sempre la solita stupida!”
Disse tra sé e sé e  raggiunse la sorella nella sala dove la stavano preparando per la cerimonia.
 
Anna era seduta su una poltrona di velluto davanti ad uno specchio e delle ragazze la stavano truccando.
“ E’ necessario tutto questo trucco? Toglietelo è troppo!”
Si lamentò la ragazza guardando allo specchio gli occhi abbelliti da mascara e ombretto azzurro.
“ Maestà ci lasci fare! Sappiamo noi quanto ne serve”
“ Sarai bellissima cugina! Io penso a sistemarti i capelli…”
disse Rapunzel.
I capelli castani della ragazza erano raccolti in un cucù, legati da un nastro verde in tinta con il vestito e sopra di essi c’era la sua bellissima corona, che spesso Eugene le rubava per farla sorridere. Gli occhi erano verdi, allegri, vivaci, pieni d’amore e felicità.
“ Beh penso che tu sia la più adatta a sistemarmi i capelli. Dopotutto, hai passato la tua vita a pettinare i tuoi!” ironizzò Anna e Rapunzel le rivolse un’occhiataccia.
“ Ok, pessima battuta, sto zitta” si affrettò a dire la fanciulla smettendo di ridere e lasciò che sua cugina e le ragazze finissero di sistemarla.
 
“ Dov’è Flynn? Non l’ho ancora visto!” chiese Elsa, desiderosa di conoscere il cugino di quasi due anni.
“ Guardalo! Dalla finestra lo puoi vedere giocare con Eugene”
Elsa si avvicinò alla finestra e vide il bambino dai giocosi occhi verdi e i vivi capelli castani, correre per il cortile ridendo e cercando di non farsi prendere dal suo papà che lo inseguiva.
 
A vedere quella scena, Elsa sorrise e il suo cuore iniziò a battere forte, ma provò una piccola gelosia.
Anche lei voleva avere una famiglia! Sua sorella quel giorno si sarebbe sposata e presto avrebbe potuto darle dei nipoti, però lei desiderava ardentemente qualcuno che l’amasse, ma chi poteva amare una come lei?
Stava lasciando che i suoi sentimenti la divorassero quando fortunatamente Rapunzel la chiamò:
“ Anna è pronta. Manca solo il vestito”
“ Ci penso io al vestito. Anna, seguimi”
La sorellina, ormai truccata e con i capelli raccolti in una lunga treccia, molto simile a quella di Elsa, si alzò e seguì la sorella nella sua camera.
“ Volevo darti il mio regalo per il Matrimonio” spiegò Elsa e, senza aspettare una risposta, guardò gli abiti di Anna e con un gesto della mano lasciò che la sua magia circondasse la sorellina.
Anna si guardò il corpo e scoprì d’indossare un bellissimo vestito da sposa simile a quello che Elsa aveva creato per sé stessa. Era un abito bianco, lungo con ricamati dei piccoli fiocchi di neve e risplendeva ogni volta che la luce del sole attraversava i piccoli cristalli che formavano il velo.
“ E’ il migliore regalo che tu potessi farmi Elsa! E’ spaventosamente bellissimo!”
Elsa fu felice di sentire quello e prese per mano la sorella.
“ Sei pronta?” chiese immergendo i suoi occhi in quelli di Anna che le rispose annuendo.
 
Le sorelle scesero le scale del palazzo e si diressero in Chiesa dove già tutti stavano aspettando l’arrivo della sposa.
La Chiesa era gremita di gente, era luminosa e piena di fiori variopinti.
Anna ed Elsa stavano per entrare in essa, quando Anna si fermò di colpo.
“ Cosa c’è Anna?” chiese Elsa vedendo l’insicurezza della sorella.
“ Ti voglio solo dire che ti voglio bene Elsa. Per tutti l’eroe sono io, siccome mi sono sacrificata per te, ma in realtà tu sei l’eroina. Io non potrei mai governare come te! Io non ti escluderò mai dalla mia vita.”
“ Anna…”
“ Mamma e papà sarebbero fieri di te. Vorrei solo che fossero qui con noi.”
Sussurrò la ragazza con la voce spezzata e lasciando che una piccola lacrima le rigasse il volto.
“ Loro sono qui con noi Anna e non se ne andranno mai. Sono fieri di tutte e due! Sicuramente adesso staranno ammirando la tua bellezza”
Anna le rispose con un sorriso e restarono in silenzio fuori dalla Chiesa.
“ Adesso entriamo. Tutti si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto”
concluse Elsa porgendo il braccio alla sorella che lo afferrò saldamente, ed entrarono in Chiesa.
 
Tutte le persone si alzarono e la principessa e la regina procedettero verso l’altare accompagnate dalla marcia nuziale suonata da Rudy Radcliffe, il migliore compositore e organista che si potesse trovare.
Tra i primi banchi Anna vide Rapunzel vestita di verde con in braccio il piccolo Flynn che indicava meravigliato il vestito della sposa e, accanto a loro c’era Eugene vestito come un vero principe.
 
 In seguito Anna rivolse lo sguardo verso l’altare e lo vide lì, ad aspettarla: il suo sposo.
Kristoff indossava uno smoking nero e delle scarpe lucide dello stesso colore, i capelli erano lavati e pettinati e le guance erano leggermente rosse per l’agitazione.
 Anna non aveva mai visto il suo Kristoff così bello.
 
Giunsero all’altare ed era arrivato il momento di unire i due giovani.
Elsa prese le mani della sorella e le strinse forte continuando a guardarla negli occhi ed Anna le si avvicinò posandole un bacio sulla guancia sussurrando:
“ Non ti lascerò mai”
Dopo questo momento Elsa prese la mano di Anna, la posò sulla mano di Kristoff e si posizionò al primo banco.
 
Quel gesto simboleggiava la sua approvazione al Matrimonio. Significava che affidava sua sorella nelle mani di Kristoff, ma suo padre avrebbe dovuto accompagnare Anna all’altare! Non lei!
Elsa aveva fatto la cosa giusta? Forse, suo padre non avrebbe lasciato che Kristoff ed Anna si sposassero, dopotutto si conoscevano solo sa un anno, ma la regina sentiva che era la cosa giusta da fare, ma non riusciva a lasciare andare la sorella!
Elsa aveva appena ritrovato Anna e aveva permesso che si unisse in Matrimonio e che si costruisse una sua vita, in cui la regina sarebbe stata in secondo piano!
 
Anna era una rosa. Un fiore bellissimo che Elsa aveva cercato di proteggere per diciotto anni e la regina era il freddo.
Elsa è sempre stata il nemico della rosa, perché i fiori non sopravvivono con il freddo!
Grazie all’amore era riuscita a salvare quella piccola rosa che finalmente sbocciò, ma che qualcuno colse prima di lei.
Ed ora, nel suo giardino c’è solo il gambo della rosa, il resto è stato portato via ed è stato dato ad una persona che se ne sarebbe preso cura.
Elsa stava lasciando che i sentimenti la divorassero ancora! Lei sapeva che se la paura prendeva il sopravvento lei avrebbe perso il controllo, ma, fortunatamente, un rumore ruppe il ghiaccio che stava offuscando i suoi pensieri.
 
Un piccolo pupazzo di neve, che indossava una camicia bianca e una cravatta arancione che era in tinta con la grossa carota che gli faceva da naso, era appena scivolato al centro della Chiesa.
Olaf era agitato, stava portando gli anelli all’altare per lo scambio delle fedi, ed era caduto.
 Il tenero pupazzo di neve riuscì ad alzarsi continuando a scusarsi per l’accaduto e lasciando che i volti di tutti i presenti al Matrimonio, si illuminassero per la sua piccola guff.
 Anche Elsa sorrise.
Ancora una volta, quel simpatico pupazzo di neve l’aveva salvata. Vedere Olaf portare gli anelli ai due sposi la riempì di gioia e si rese conto che durante la piccola sfilata di Olaf, Anna le aveva rivolto un sorriso.
Chi meglio di Olaf poteva portare le fedi?
Quel pupazzo era il simbolo dell’unione tra Anna ed Elsa e alla regina fece molto piacere che la sorellina le avesse fatto quel regalo! Le aveva fatto il dono di concedere al suo buffo pupazzo di neve di portare le fedi!
Elsa rispose al sorriso della sorella e permise ad Olaf di sedersi accanto a lei.
 Non si sarebbe più lasciata rovinare la cerimonia da parte dei suoi sentimenti.
 
I due sposi si guardarono negli occhi e Kristoff prese l’anello di Anna e glielo infilò al dito dicendo:
 
“ Io Kristoff prendo te Anna come mia sposa. Ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà”
Era il turno di Anna che prese l’anello e la mano di Kristoff dicendo:
“ Io Anna prendo te…”
“ Ehm Anna!” la interruppe Kristoff bisbigliando.
“ Cosa succede?” chiese la principessa confusa.
“ Devi mettere l’anello alla mano sinistra!” continuò lui e scambiò velocemente la mano.
Anna era diventata rossa per l’imbarazzo, ma nonostante questo, prese coraggio e proseguì.
“Io Anna prendo te Kristoff come mio sposo. Ricevi questo anello, segno del mio amore e della mia fedeltà”
 
 “ Vi dichiaro Marito e Moglie… Kristoff puoi bac…”
Di solito lo sposo deve fare il primo passo per baciare la sposa dopo quella frase, ma Anna interrupe il sacerdote e appoggiò le sue labbra su quelle di Kristoff.
Vedendo quel gesto tutta la Chiesa e tutto il regno iniziò a gioire, urlare ed esultare.
 Le campane suonarono, s’intonarono canti, i bambini saltavano, tutto il regno era felice per le nozze della principessa.
Lentamente la Chiesa si svuotò e anche Elsa, Rapunzel, Eugene e Flynn si fecero scortare fuori per andare al ricevimento.
I due sposi, invece, erano ancora intenti a baciarsi quando una guardia li interruppe dicendo:
“ Vostre maestà, se volete seguirmi la carrozza è pronta”
“ Carrozza? C’era bisogno della carrozza per andare al ricevimento che è dall’altra parte del cortile?”
chiese Anna lasciandosi guidare da suo marito che la conduceva verso l’uscita della Chiesa.
“ Sì, ho voluto farti una sorpresa” disse Kristoff.
 
Le porte della Chiesa si aprirono e davanti al sagrato, una bellissima renna impettita era pronta a trainare la carrozza dei due sposi.
“ Fantastico! Sven ci accompagnerà?!!” disse Anna ridendo e accarezzando la renna fiera di accompagnare i due coniugi.
“ Chi meglio di lui poteva avere un compito così importante?” domandò Kristoff ed insieme i due sposi entrarono nella carrozza.
 
 
“ E’ fatta” disse Kristoff sedendosi accanto alla sua sposa e lasciando che lei gli prendesse la mano.
“ Non ci posso ancora credere! Adesso siamo sposati! Non è bellissimo?”
esclamò Anna appoggiando la testa sulla spalla del marito.
“ Sì lo è. Adesso devo abituarmi all’idea!”
“ Ora ci attende un bellissimo ricevimento con canti, danze, la torta, i dolci, l’arrosto! Ti immagini che staremo insieme ogni giorno della nostra vita?! Avremo una stanza tutta nostra, tu mi porterai a passeggiare lungo il lago, giocheremo con Sven e Olaf, hai visto quanto era carino oggi il mio pupazzo di neve? Poi mi bacerai tutte le sere, dormiremo insieme, avremo tanti bambini, io ne vorrei minimo due, li cresceremo, giocheremo con loro, li…”
“ Aspetta, che?!” la interruppe confuso il suo principe azzurro, ormai era abituato a sentire Anna parlare dei suoi sogni, ma le ultime parole del discorso l’avevano intimorito.
“ Certo Kristoff! Io voglio avere dei bambini!” continuò sicura e sognante la principessa.
“ Siamo sposati da neanche dieci minuti e tu vuoi dei figli?!” proseguì il ragazzo sempre con gli occhi aperti al massimo e con il cuore che stava per sfondargli il petto.
“ Beh, perché no? Tu non vorresti avere dei bambini con me un giorno?” chiese stupita la principessa.
“ Io…certo che li vorrei! Ma, come hai appena detto, li avremo in futuro! Adesso è troppo presto pensarci, no? Insomma ci siamo appena sposati Anna! Ogni cosa a suo tempo. Quando saremo pronti e sposati già da qualche anno, allora potremo pensarci. Ora dobbiamo gustarci questi momenti!” spiegò Kristoff senza smettere di guardare negli occhi la moglie.
“ Hai ragione. Oggi un sogno si è realizzato… gli altri si avvereranno al momento giusto. Sono sicura che sarai il padre e il marito migliore del mondo”
Kristoff le sorrise ed appoggiò delicatamente le labbra su quelle della moglie.
L’idea di avere dei bambini lo terrorizzava, ma sapeva che Anna gli avrebbe sempre chiesto di avere dei figli.
Anna era fatta così. Era intraprendente, vivace, allegra, sognante…
Non stava mai zitta e non aveva mai paura di dirti ciò che pensa e Kristoff era innamorato di quella ragazza e l’avrebbe amata per sempre.
Sua moglie era una piccola rosa che continuava a sbocciare tra le sue mani fredde che erano state capaci solo di tagliare il ghiaccio, ma che avevano appena imparato a custodirla e assaporarne il profumo.
 
 
Angolo Autrice:
 
Hey!
Finalmente ho aggiornato!
Mi sono arrabbiata tantissimo alla fine, mentre scrivevo il capitolo siccome improvvisamente Word non mi ha permesso di salvare e si è chiuso… odio queste cose!!! Quindi, se trovate errori vari possono essere anche per questo motivo…
Beh io fatto fatica direi a scrivere questo capitolo siccome parlare di un matrimonio è stato veramente difficile per me ed è la prima volta che descrivo questi avvenimenti…
Spero di non aver tolto punti alla storia, perché è meno divertente degli altri capitoli e sembra solo un racconto, quindi scusatemi se non vi piace e se pensate che sono scesa in basso!!!
 
In generale voglio ringraziare due persone:
Kengha e StarFighter per i loro consigli e, in generale, per avere la pazienza di ascoltarmi :-)
Siete carinissime!
 
Voglio ringraziare anche TUTTI GLI ALTRI NUMEROSISSIMI che hanno messo la storia nelle PREFERITE, nelle SEGUITE e che hanno recensito…
Siamo a 14 recensioni e non sapete quanto sono felice davvero!!!
Ne aspetto tantissime per questo capitolo!!!
Raggiungiamo il record di 9 recensioni a capitolo? Ahahaha no tranquilli!
Io vi adoro siccome mi aiutate a credere in quello che faccio! Io amo Frozen e ricevere i vostri commenti mi aiuta a sognare…dopotutto, ho quindici anni e mi aggrappo ai sogni.
 
A presto
 un bacione grandissimo a tutti!!!
 
La vostra Anna.
 
PS: ora che è ricominciata la scuola sarà moltoooo difficile aggiornare regolarmente siccome lo studio va prima di EFP, quindi mi scuso in anticipo. Voi non smettete di seguire la storia e recensite…
Nel quarto capitolo si conosceranno Elsa e Jack Frost….

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Capitolo 4
*** Believe In Yourself Because I Believe In You ***


 
 
 
10 anni prima…
 
“ Ho paura! E’ sempre più forte!”
“ Agitarsi peggiora solo le cose, stai tranquilla!” disse il re cercando di confortare la figlia che aveva appena ghiacciato il pavimento e i muri della stanza senza riuscire a controllarsi. Il padre cercò di avvicinarsi alla bambina di dodici anni per abbracciarla e calmarla, ma lei lo respinse.
“ No, non toccarmi. Non vi voglio fare del male!”
“ Elsa…”
“ Io sono solo un mostro! Sono un pericolo e dovete starmi tutti lontani!” lo interruppe la principessina allontanandosi dai genitori e cercando di trattenere le lacrime che stavano per strariparle dagli occhi glaciali.
“ Elsa tu non sei un pericolo! Se ti agiti e ti fai divorare dalla paura, peggiori solo le cose! Tu riuscirai a gestire i tuoi poteri, ma devi avere fiducia in te stessa. Quando ci riuscirai tutto si sistemerà, devi solo credere che ce la farai!” disse il re cercando lo sguardo della figlia.
“ Quando ci riuscirò, padre? Gli anni passano e i miei poteri peggiorano! Sono già cinque anni che sono rinchiusa qui! Sono cinque anni che sento Anna piangere fuori dalla mia porta siccome io la ignoro! Io ho paura di farle del male perché è quello che succederebbe se la vedessi, ma non riesco più a vivere così! Io voglio bene a mia sorella, ma presto lei smetterà di bussare alla mia porta e si chiederà perché io la evito! Vorrei solo che lei sapesse il perché di questo mio comportamento, non possiamo dirle che io ho i poteri?”
“ Elsa ne abbiamo già parlato! Tua sorella non lo può sapere! Tu devi solo riuscire a controllare la magia che c’è in te e tutto si risolverà. Ricorda sempre: celare, domare, non mostrare”
Concluse il re e, seguito dalla moglie, uscì dalla stanza della figlia.
 
Elsa rimase immobile finché non le cedettero le gambe e lei si accasciò a terra, appoggiando la schiena alla parete ghiacciata e diede vita ad un pianto silenzioso, nascosto dalle mani che le coprivano il volto.
 
Fuori dalla finestra, lui aveva visto tutto.
 Il ragazzo appoggiò la testa contro i vetri della finestra e guardò meglio la ragazzina che piangeva. Lui non sapeva perché, ma quella principessina lo attraeva.
 Soffriva così tanto e vedeva in lei dolore.
Dolore per non poter uscire dalla sua stanza, per non poter camminare tranquillamente per i corridoi del palazzo, per non poter passare del tempo con la sorellina e non riuscire a controllare quei poteri così divertenti, ma così pericolosi che la uccidevano.
Gli occhi azzurri del ragazzo continuavano ad osservare la ragazza accovacciata su sé stessa.
Lui avrebbe potuto aiutarla a domare il suo potere, avrebbe potuto entrare in quella stanza ed abbracciarla siccome si rendeva conto di cosa volesse dire vivere con dei poteri, ma non poteva farlo.
 Lei non sarebbe mai riuscita a vederlo.
 Solo quando Elsa avrebbe imparato a domare i suoi poteri, quindi credere in essi, lui avrebbe potuto essere visto, ma la principessa era solo spaventata dalla sua magia e, in quel momento, non sarebbe riuscita a vederlo.
 Il ragazzo lasciò che i capelli bianchi venissero animati dal vento freddo di quella sera, poi appoggiò una mano sul vetro della finestra e sussurrò:
“ Stai tranquilla piccola Elsa. Tu non credi ancora in me, ma tra qualche anno sono sicuro che riuscirai a vedermi. Io resterò sempre qui, veglierò su di te e ti proteggerò. Credi in te stessa, mia principessa, perché io, Jack Frost, credo in te”
 
 
Presente…
Qualche settimana dopo il matrimonio di Kristoff ed Anna…
 
“ Elsa, voglio dire Regina, posso entrare?”
La regina, seduta sulla comoda poltrona in pelle nel suo studio, alzò lo sguardo dalle buste che ricoprivano la superficie della sua scrivania e lo spostò sulla porta.
“ Entra pure”
La principessa Anna aprì la porta e la richiuse una volta essere entrata nella stanza.
“ Anna, non devi essere sempre così formale, tu puoi chiamarmi Elsa lo sai”
“ Davvero? Per fortuna! Grazie mille perché per me è difficile ricordarmi di chiamarti Vostra Maestà”
“ Perché sei qui Anna?” chiese la maggiore sorridendo alla sorellina.
“ Ecco io stavo pensando che, forse ti andrebbe di venire a pattinare fuori con me e Kristoff. Hai congelato il cortile, quindi potremmo divertirci un po’ insieme, ed invitare il regno a pattinare.”
propose la minore sperando di passare del tempo con la sorella.
“ Verrei volentieri, ma lo sai che… aspetta, hai detto pattinare? In estate?”
“ Sì! Hai congelato il cortile! E’ incredibile come tu possa fare queste meraviglie, insomma i tuoi poteri sono spaventosamente fantastici, non che siano spaventosi, loro sono bellissimi e mi piacciono tantissimo, non è che potresti insegnarmi qualche trucco? E’ pazzesco che…”
“ Anna fermati! Hai detto cortile ghiacciato?!” chiese la regina confusa e sconvolta.
“ Sì, hai ghiacciato cortile e fontane! Perché continui a chiedermelo? Non è…”
“ Ma io non ho congelato niente!” esclamò la maggiore alzandosi di scatto.
“ Aspetta, che?” chiese confusa la sorellina che era pronta a continuare il suo lungo discorso su quanto fossero belli i poteri di Elsa.
“ Io non ho usato i miei poteri! Sono stata qui tutto il tempo nel mio studio!” continuò la regina terrorizzata da questo avvenimento.
“ Allora cosa è successo? Il cortile è completamente ghiacciato e siamo in piena estate!” constatò Anna anche lei abbastanza confusa.
Elsa non capiva cosa stesse accadendo, così aprì la porta e si precipitò in cortile per vedere se davvero il ghiaccio ne aveva ricoperto la superficie.
 
Le guardie aprirono il portone d’ingresso e ad Elsa mancò il fiato.
Anna aveva ragione: tutto il cortile era congelato e stesso le fontane.
“ Cosa significa?” chiese Anna avvicinandosi alla sorella.
Elsa si girò lentamente verso la principessa, il suo respiro era affannoso, gli occhi erano spaventati ed il corpo tremava.
“ Io-io non mi ricordo di aver congelato il cortile! Non ricordo! Sono stata seduta tutto il giorno e non ho congelato niente!”
“ Va tutto bene Elsa…”
“ No non è vero! Solo io posso congelare le cose in piena estate Anna! Sono stata io per forza. Ho paura che…”
“ Hai paura di cosa?” chiese Anna vedendo la sorella immobile con gli occhi fissi per terra.
Elsa alzò la testa e cercò calore negli occhi azzurri della sorellina, la paura l’aveva sotterrata ancora una volta.
“ Ho paura di aver perso di nuovo il controllo dei miei poteri.”
“ No, Elsa, tu non hai perso il controllo!”
“ Invece sì Anna! E’ l’unica spiegazione, altrimenti come avrebbe fatto a ghiacciarsi il cortile? Devo averlo congelato senza accorgermene”
“ Mi sembra strano Elsa. Tu hai trovato il tuo centro ed hai imparato a controllarti! Stai tranquilla, ci deve essere una spiegazione” rassicurò Anna appoggiando una mano sulla spalla della sorella.
“ Devo fare attenzione! Devo controllarmi meglio.
 Aprite i cancelli ed invitate il popolo a pattinare, anche se non mi sono accorta di aver congelato il cortile, la gente non deve sapere che io non gestisco i miei poteri”
“ Elsa aspetta, ti prego! Guardami! Tu non puoi ricadere nelle tue paure! Non crederti un mostro, perché non lo sei. Io ti voglio bene e credo in te, è arrivato il momento che tu creda pienamente in te stessa. Troveremo una motivazione a quanto è accaduto, ma non sentirti giù!” disse Anna seguendo la sorella che stava rientrando nel suo ufficio.
“ Anna il punto è che…”
La regina non aveva terminato la frase, si era fermata siccome qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
“ Elsa?” chiese Anna vedendo l’improvviso comportamento della sorella.
Elsa continuò a fissare la sua finestra, scostò le tende ed inarcò le sopracciglia.
“ Cosa succede?” domandò la principessa avvicinandosi alla finestra.
“ Lo vedi? C’è qualcosa che brilla nel mio palazzo di ghiaccio” disse la maggiore indicando una luce azzurra che illuminava la sua dimora ghiacciata.
“ Oh che vuoi che sia! Sarà solo il tuo morbidoso mostro di neve che io odio tanto, che si diverte a giocare nel castello disabitato.” Affermò Anna imbronciata siccome quel mostro le stava particolarmente antipatico.
“ Io devo andare a vedere di cosa si tratta” disse la regina avvicinandosi alla porta.
“ Aspetta, che? No, Elsa non andare lì!” la supplicò spaventata la sorella.
“ Devo sapere cosa sta succedendo in quel castello!”
“ Invece non devi!” si affrettò a rispondere la principessa, chiudendo la porta che Elsa aveva aperto per uscire.
“ Anna!!”
“ Lasciami finire ti prego! Tu non devi andare in quel castello! Quello è il simbolo del tuo potere, è il luogo in cui tu hai deciso di essere libera e di lasciare andare il passato! E’ il luogo in cui mi hai gelato il cuore, ricordi? Non puoi andare! Se tu andrai li, è probabile che torni ad essere la regina che si è rifugiata in quel palazzo e ti lasci dominare dai tuoi poteri e dalle tue paure!”
“ Ti prometto che non accadrà! Oggi ho perso il controllo dei miei poteri, ma non tornerò ad essere quello che ero prima!” affermò Elsa accarezzando il volto di Anna.
“ Allora lasciami venire con te!” supplicò la sorella.
“ No, tu resta qui e governa fino al mio ritorno”
“ Se non posso venire con te, allora facciamo un accordo: io ti lascio andare, ma ti do un’ora di tempo poi verrò a prenderti con mio marito e con delle guardie. Non voglio rischiare”
“ Affare fatto” accordò la maggiore stringendo la mano della sorella.
Anna l’abbracciò forte e la guardò varcare la soglia e dirigersi verso il suo palazzo di ghiaccio.
 
 
 
 
Spazio Autrice:
Hey! Ciao a tutti!
La prima cosa che vi dico è: scusatemi tanto!!
Scusate perché vi avevo detto che avrei scritto di Jack ed Elsa ed in realtà ho solo accennato Jack…
La fine penso che vi abbia fatto arrabbiare perché per me è così siccome lascio il capitolo in sospeso. Ovviamente è stato lui ad aver congelato il cortile ed è la luce nel castello.
Quindi, sì…dovete aspettare il prossimo capitolo per sapere cosa succede tra Elsa e Jack!
E’ che volevo incuriosirvi, quindi accetto tutti gli ortaggi che mi lancerete contro( lanciatemi delle carote, perché Sven, che è qui accanto a me, ha fame ed Olaf ha perso per l’ennesima volta il suo naso. Ok dopo questa me ne vado)
Come per ogni capitolo ringrazio i dieci che hanno messo la storia tra le preferite, i 24 che l’hanno messa nelle seguite e tutte quelle persone pazienti che hanno recensito la mia storia.
Voglio ringraziare anche Chiarotti2000 per avermi messa tra i suoi autori preferiti! Cercherò di non deluderti!
Ringrazio anche le mie carissime Kengha e StarFighter che anche per questo capitolo mi hanno dato delle idee e mi ascoltano sempre! Credetemi, io parlo troppo e bisogna essere veramente pazienti per ascoltarmi!
Ringrazio anche Gwinny che mi ha dato dei consigli per il seguito della mia storia e anche la mia migliore amica che abita in America.
Spero di non impiegarci troppo a pubblicare il quinto capitolo.
Aspetto numeroseeeeeee recensioni! Grazie a quelle sono certa che a qualcuno piace quello che scrivo e faccio :)
Grazie a tutti!
Un bacione

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Capitolo 5
*** Conceal, Don't Feel, Don't Let Them Know ***


 
 
 
Elsa continuava a guardare la luce celeste che splendeva all’interno del suo palazzo di ghiaccio. Ormai era arrivata e poteva già ammirare la bellezza di quel castello che l’aveva protetta dalla realtà.
Li lei era libera.
 Quella era la sua casa, lei non aveva freddo, quel palazzo era meraviglioso e imponente e lei si ricordava quando lo plasmò pezzo di ghiaccio dopo pezzo di ghiaccio.
 Quel palazzo non si scioglieva perché lei aveva deciso di tenerlo per potersi ricordare sempre, la sua vera esistenza e la sua libertà.
 
Salì le scale del suo palazzo lasciando che la mano, non più protetta da un guanto, accarezzasse il corrimano di ghiaccio.
Aprì la porta e si inoltrò nel suo castello, presto avrebbe scoperto cosa era la luce azzurra che brillava da lontano, ma appena entrò, tutto si spense e il ghiaccio tornò trasparente e non più colorato dalla luminosità celeste.
 La regina si guardò intorno osservando ogni dettaglio del suo castello.
 Era già da un anno che non entrava in quel palazzo!
 Riconobbe il davanzale dal quale osservava l’alba sorgere e il sole tramontare, gustando lo splendore del ghiaccio in quei momenti, siccome esso si tingeva di rosso, giallo e arancione.
Quei colori le piacevano tantissimo, anche se non li sopportava perché essi erano i colori caldi che riscaldavano il suo essere freddo, infatti lasciarsi riscaldare da essi le piaceva, ma le ricordavano la sua famiglia.
Erano i colori che rappresentavano Anna, quella ragazzina così vivace per la quale Elsa avrebbe dato la vita.
La regina alzò la testa e notò il grande lampadario composto da gemme di ghiaccio, non ci aveva mai fatto caso, ma quel lampadario era identico a quello del suo palazzo di Arandelle.
Si voltò e riconobbe il punto in cui un anno prima colpì Anna al cuore.
Si avvicinò al luogo dell’impatto e notò che il pavimento di ghiaccio era frammentato.
Elsa si chinò ed accarezzò la spaccatura delicatamente, lasciando che lacrime silenziose le sgorgassero lungo le guance.
 
“ Anna, prometto che non ti farò mai più del male” disse con un nodo alla gola.
 
Elsa doveva prestare attenzione.
Quel giorno aveva perso il controllo dei suoi poteri gelando il cortile e questo era un pericolo per tutti, ma specialmente per Anna, perché Elsa sapeva che la sorellina non l’avrebbe mai esclusa e non si sarebbe mai allontanata, quindi la maggiore avrebbe rischiato di congelarla o peggio, di ucciderla.
Improvvisamente, i suoi sensi di colpa vennero distrutti da dei pesanti passi.
Elsa inizialmente ne fu spaventata, poi si rese conto che i passi appartenevano al mostro di neve che lei aveva creato.
Si voltò di scatto ed osservò il suo enorme pupazzo posizionarsi davanti a lei.
“ Salve, amico! Come…”
La regina non terminò la frase perché qualcosa attirò la sua attenzione.
Qualcosa o qualcuno era seduto comodamente sulla spalla del mostro di neve.
 Elsa si stropicciò gli occhi: come faceva una persona ad essere seduta su un mostro?
“ Qualunque cosa tu sia, ti ordino di scendere!”
“ Io non ricevo ordini da nessuno” controbatté lo sconosciuto.
“ Come ti permetti? Scendi immediatamente e ubbidisci ai miei ordini”
L’estraneo scese dal mostro di neve.
Elsa lo scrutò, era un ragazzo giovane, di circa diciotto anni anche se i capelli erano bianchi come quelli di un anziano. Gli occhi erano freddi, di un azzurro glaciale e il ragazzo si appoggiava ad un bastone che emanava una luce celeste.
“ Sappi che sono sceso solo perché ne avevo voglia, il tuo cagnolino da guardia non è molto affettuoso. Non sono sceso perché me lo hai detto tu” spiegò lo sconosciuto osservando la regina.
“ Sei un ragazzino veramente impertinente! Come ti permetti di assumere un tale comportamento davanti a me?”
“ Ti ho già detto che io dico e faccio quello che voglio” continuò il ragazzo guardandola con aria di sfida.
“ Cosa ci fai nel mio castello straniero? E chi sei?”
“ Oh molto semplicemente ero di passaggio e ho visto questa meraviglia così sono andato ad esplorare.” Spiegò lui alzando la testa ed osservando il soffitto.
“ Non hai il permesso di stare qui, quindi ora vattene prima che io cambi idea! Sei giovane, quindi torna dalla tua famiglia e non farti più vedere qui” ordinò Elsa indicando allo straniero la porta per uscire.
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata e si diresse verso la porta del castello deciso ad andarsene.
 
Elsa lo osservò uscire dal castello, ma notò che quel giovane aveva i piedi nudi e non aveva freddo. Era molto strano! Perché quel ragazzo camminava tranquillamente su una superficie di ghiaccio a piedi scalzi?
“ Straniero aspetta”
Il ragazzo sorrise compiaciuto e si girò.
“ Perché cammini a piedi scalzi? Non hai freddo?” chiese la regina facendo cenno ai piedi del ragazzo.
“ Ci sono molte cose di me che tu non conosci, mia cara Elsa”
La regina sussultò. Come faceva quel ragazzino a conoscere il suo nome? Lei non gliel’aveva detto.
“ Come sai il mio nome?” chiese lei sconcertata allontanandosi dal giovane.
“ So molte cose di te, vostra maestà.” Continuò lui inchinandosi alla regina.
“ Smettila con gli indovinelli e dimmi chi sei, perché sei qui e come fai a sapere il mio nome” urlò Elsa abbastanza scocciata dal comportamento dello straniero.
“ Sei molto determinata e curiosa Elsy”
“ Ragazzino impertinente e maleducato! Come osi chiamare così la tua sovrana?! Lo sai cosa sono in grado di fare vero?” gridò la regina veramente infuriata.
“ Non sono un ragazzino Elsa. Ho circa trecento anni in più di te”
“ Falla finita adesso!”
“ Questa è una delle poche volte, nei miei trecento anni, che dico una cosa seria. Mi chiamo Jack Frost e il motivo per cui sono in questo castello è perché volevo essere sicuro che tu mi vedessi”
“ Perché non avrei dovuto vederti?” chiese la regina confusa.
“ Diciamo che, solo chi crede in me può vedermi. Io conosco ogni cosa di te cara. E’ da quando sei nata che ti osservo. Passavo le serate seduto sul tuo davanzale e ti vedevo piangere. Soffrivi molto perché non sapevi come controllare i tuoi poteri , ma, soprattutto, soffrivi perché non potevi vedere la tua sorellina, la piccola Anna, giusto? Anche se tu non mi vedevi, io ti proteggevo...sempre” spiegò il ragazzo appoggiandosi alla parete di ghiaccio dietro di lui.
“ Bene ed ora perché riesco a vederti invece?” chiese Elsa tentando di stare al gioco del ragazzino che si inventava delle storie assurde.
“ Oggi ti ho messa alla prova. Ho voluto vedere quanto tu potessi controllare i tuoi poteri, solo quando ne hai il pieno controllo sei in grado di vedermi, quindi, congratulazioni! Tu mi vedi e questo significa che credi in te stessa.”
“ Adesso basta con queste sciocchezze! Io dovrei credere a una cosa così? Dovrei fidarmi di un ragazzino che dice di avere trecento anni?...” sbraitò la regina sbattendo un piede per terra.
“ Vostra Maestà, lei vuole proprio le prove, vero?”
e detto questo, Jack aprì la mano, la mosse e, la magia che ne scaturì, creò un piccolo pupazzo di neve accanto alla regina.
“ Questo è Olaf, giusto? Il piccolo pupazzo di neve che tu creasti con tua sorella proprio il giorno in cui la feristi.” Disse Jack posando una mano sulla testa del pupazzo.
“ Come-come hai fatto a…?”
“ Creare il pupazzo? Proprio così Elsa, anche io sono come te. Ho i tuoi stessi poteri! Sono in grado di congelare e far nevicare. Inizialmente non sapevo come controllare la mia magia, mi divertivo  ad usarla, poi ho imparato a domarla.” Spiegò il ragazzo giocando con dei fiocchi di neve che saltellavano sulla sua mano.
“ Allora perché non mi sei apparso prima!? Mi avresti aiutata a, celare…”
“ Domare, non mostrare… lo so. Non potevo aiutarti Elsa! Ero invisibile ai tuoi occhi, perché finché tu non avresti imparato a credere in te stessa, quindi a credere nella tua esistenza, non mi avresti potuto vedere” spiegò il ragazzo cercando di immergere i suoi occhi azzurri in quelli della regina.
“ Quindi oggi, non sono stata io a gelare il cortile, ma sei stato tu!” affermò Elsa sbalordita.
“ Esattamente. Volevo essere sicuro che tu credessi veramente in te stessa.
Era ovvio credere che era colpa tua gelare un cortile in piena estate.
Oggi tu pensavi di aver perso di nuovo il controllo dei tuoi poteri, ma, se fosse stato così, quel sentimento di paura ti avrebbe divorata e avresti, sicuramente, congelato tutto il castello, invece tutto questo non è successo ed è li che ho capito che tu avresti potuto vedermi e così, ho creato la luce azzurra nel mio castello per attirare la tua attenzione.
 Tu non sei un mostro Elsa! I nostri poteri non ci rendono delle creature di cui bisogna avere paura, ma ci rendono forti e sono parte di noi, dobbiamo credere in essi! Tu, Elsa, oggi hai dimostrato di saper celare, non mostrare, ma specialmente domare! Hai trovato il tuo centro.”
 
 
 
 
Anna era seduta nella stanza dei quadri e i suoi occhi seguivano i movimenti dell’orologio a pendolo con il quale giocava da piccola.
Erano già passati quaranta minuti ed Elsa non era tornata e la sorella iniziava a preoccuparsi.
Ad un certo punto la porta si aprì ed entrò il suo tagliatore di ghiaccio.
Kristoff vide la moglie sdraiata per terra con gli occhi fissi sull’orologio e corrugò la fronte confuso.
“ Ehm… stai bene? Mi hanno detto che tu hai molte cose interessanti da fare durante la giornata”
“ Cosa vuoi dire?” chiese la ragazza senza distaccare gli occhi dall’orologio.
“ Non mi sembra una cosa normale il fatto che tu guardi l’orologio” constatò il marito sedendosi su una poltrona vicina.
“ Oh, beh…Elsa è andata nel suo palazzo di ghiaccio siccome vedeva una luce azzurra” disse la ragazza senza distogliere lo sguardo.
“ Ah interessante! Mi hanno detto che anche lei ha molte cose da fare durante la giornata”
“ Oggi sei particolarmente simpatico” affermò la ragazza scocciata dall’ironia del marito, ma comunque incantata dall’oscillazione del pendolo.
“ E tu perché guardi un orologio?” chiese Kristoff cercando una risposta a quella follia.
“ Elsa oggi era spaventata siccome si è congelato il cortile e lei sosteneva di non aver fatto niente, poi ha visto la luce e l’ha seguita ed io le ho promesso che se non tornava entro un’ora saremmo andati a prenderla, quindi andiamo perché l’ora è finita” e, detto questo, Anna si alzò e si diresse verso la porta.
“ Cosa?! Ma non è giusto! Io sono appena tornato dal lavoro e dobbiamo andare a prendere tua sorella su quella montagna? E poi tu non mi hai neanche salutato come si deve!”
Anna alzò gli occhi al cielo, tornò indietro verso Kristoff e lo baciò.
“ Sei contento adesso? Andiamo…oggi Elsa era strana e non vorrei che il fatto di andare nel suo palazzo di ghiaccio la faccia tornare come era prima.”
 
 
 
 
 
“ Quindi, tu hai veramente trecento anni?” chiese Elsa turbata dalla storia che il ragazzo le raccontava.
“ Ormai non li conto più, anno più anno meno.”
“ E non puoi morire?”
“ Direi di no. Io sono un guardiano e il mio compito è proteggere i bambini e far si che loro credano in me, ma se loro perdono la speranza e non credono più in me, beh io posso morire e divento completamente invisibile come sono stato con te per ventidue anni.”
“ Però, anche se hai trecento e passa anni, sei veramente infantile. Nei confronti della tua regina, non avresti dovuto venire qui e darmi del tu” rimproverò Elsa cercando di mascherare la sua agitazione.
“ Oh, andiamo Elsa! Io ti conosco da quando sei nata e so che sei sempre stata dolce, comprensiva e viva! Tu mi tratti così solo perché pensi che io sia uno sconosciuto!”
“ Infatti lo sei! Anche se hai il mio stesso potere, io non posso credere che tu mi sia stato vicino tutti questi anni e che io non ti abbia mai visto!”
“ Allora te lo proverò…e so come fare”
 
 
 
 Kristoff ed Anna entrarono nel castello e trovarono Elsa intenta a parlare da sola.
 I due coniugi rimasero a bocca aperta a fissare la regina intenta a parlare con l’aria.
“ Perché parla da sola?” chiese Kristoff stupito dal comportamento della regina.
“ Quindi non sono l’unica ad avere dei problemi!”
“ Tu parli con i quadri e tua sorella parla con l’aria. Qui sicuramente c’è qualche problema genetico, siete pazze tutte e due!” constatò il venditore di ghiaccio.
“ Vogliamo ricordare il fatto che tu l’anno scorso ti sei messo a parlare con delle rocce?” affermò Anna incrociando le braccia e rivolgendo uno sguardo di sfida al marito.
“ Lo sai che sono Troll! E poi tu passi le giornate a guardare orologi!” continuò lui.
“ Ma la vuoi smettere?”
 
Elsa intanto, si era accorta del cognato e della sorella che erano entrati nel suo palazzo e non sapeva cosa dire!
 Loro non vedevano Jack perché non credevano in lui e lei non voleva raccontare del giovane.
 Quel ragazzo le stava antipatico e avrebbe preferito non rivederlo più, ma oltre al disprezzo per quel fanciullo vivace e allegro, era comparso un nuovo sentimento che non sapeva cosa fosse, ma che cercava di avvicinarla sempre più a lui.
 
“ Elsa, è passata un’ora. Andiamo?”
 
Elsa guardò Jack che era appoggiato alla parete di ghiaccio del castello e andò incontro alla sorella che le cinse le spalle con un braccio.
“ Con chi parlavi?” chiese Anna.
“ Oh con nessuno. Stavo solo ragionando e mi sono ricordata che oggi ho congelato io il cortile! Volevo farti una sorpresa, poi con tutti gli impegni mi sono completamente dimenticata di quello che avevo fatto.” Mentì Elsa mentre si dirigeva verso l’uscita del castello.
“ Mi fa molto piacere. E la luce azzurra cos’era?” chiese Anna curiosa.
“ La luce? Ah era semplicemente il mio amico di neve” rispose Elsa cercando di nascondere le bugie.
“ Quel coso lo chiami amico? E’ veramente odioso!” disse Kristoff.
“ Cosa ti avevo detto? Il tuo caro e cuccioloso mostro di neve si è sentito solo e ha acceso una luce!” ironizzò Anna e continuò a parlare a vanvera, ma Elsa non la stava ascoltando.
 
La regina si girò un ultima volta e guardò Jack seduto su un gradino della scala del suo palazzo di ghiaccio.
Perché le interessava quel ragazzino? Era solo un bambino che faceva divertire i più piccoli e che sosteneva di aver vegliato su di lei, ma perché qualcosa si era mosso in lei? Qualcosa si era sciolto e Jack Frost l’attraeva!
Lui era l’unico ad avere poteri come lei e questo la confortava, ma che cos’era quel sentimento nuovo che provava?
 La regina sapeva benissimo che una volta tornata nella sua stanza avrebbe trovato Jack fuori dalla sua finestra, ma lei cosa avrebbe fatto? Gli avrebbe aperto e permesso di entrare o l’avrebbe lasciato fuori dalla finestra?
 
 
 
 
Spazio Autrice:
 
Hey ciao a tutti!!
Come state?
Prima cosa che vi dico è di perdonarmi siccome è da tanto che non aggiorno e spero di essere più veloce per i prossimi capitoli.
Questo capitolo non mi convince molto perché ho paura di non aver reso i personaggi IC.
Ho cercato di rendere Elsa severa con Jack credendolo un suo suddito e ho avuto un sacco di problemi nel descrivere Jack, perché Le 5 leggende l’ho visto solo una volta e non mi ricordo niente! Quindi siate buoni con me, please!
Per Anna mi è sembrato divertente metterla a fissare l’orologio a pendolo per un’ora ( mi vergogno di dire che anche io lo faccio spesso e le mie sorelle si chiedono che problemi abbia)
Mentre Kristoff ce lo vedo a “prendere in giro” Anna, almeno mi sono divertita un po’ a scrivere!
Come per ogni capitolo ringrazio le mie Xenia Lancaster, Starfighter e Kengha con cui ho condiviso idee e mi hanno aiutata tantissimo, scoprirete in cosa mi hanno aiutata tra un po’ di capitoli… :-)
Poi ringrazio i 25 che hanno messo la storia nelle seguite, gli 11 nelle preferite e i miei nuovi tre utenti che mi hanno inserita negli autori preferiti…
Siete sicuri di quello che avete fatto? Ahaha
Per il prossimo capitolo vi dico che, penso, di scrivere ancora su Elsa e Jack. Ho trovato un modo per dimostrare ad Elsa che Jack è sempre stato con lei e penso che scriverò su quello, per i prossimi capitoli si vedrà! Alcuni di voi sanno già cosa succederà e non se l’aspettavano, quindi vi dico solo di prepararvi, perché non sarà tutto rose e fiori.
 
A prestissimo
La vostra Anna
PS:
Vedo che alcuni di voi recensiscono, quindi aspetto ancora delle recensioni! Spero di non annoiarvi con la mia storia! Non fatemi perdere la speranza e la voglia di andare avanti… :-)

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Capitolo 6
*** Now I Know ***


Elsa era seduta alla scrivania nel suo studio.
Le dita delle mani si intrecciavano tra loro, i capelli platino sui quali troneggiava una corona regale erano raccolti in una treccia che ricadeva sulla spalla sinistra e gli occhi, di un celeste brillante, mostravano i segni di una stanchezza dovuta alle udienze che già dalla prima mattina, Elsa concedeva ad alleati commerciali e sudditi.
L’ultimo suddito fece un profondo inchino alla regina e uscì dallo studio.
Elsa si lasciò sprofondare sulla poltrona, sospirò e chiuse gli occhi cercando di rilassarsi per qualche minuto prima di immergersi di nuovo nel commercio e nei problemi di Arandelle.
Improvvisamente la finestra si spalancò ed Elsa aprì gli occhi spaventata per l’improvvisa folata di vento che aveva interrotto il suo corto riposo dagli impegni di palazzo.
Si guardò intorno e notò, in fondo alla stanza, Jack Frost appoggiato al muro con le braccia incrociate.
“ Buon pomeriggio Elsa” disse il ragazzo con il suo solito sorriso giocoso.
“ Come ti permetti ad entrare qui, senza il mio permesso?” chiese la regina balzando in piedi infuriata per la maleducazione di quel giovane.
“ Molto semplicemente ti devo parlare”
“ Se vuoi parlare con me, devi chiedere un’udienza ed io deciderei se accettarla o no!” disse la regina guardando torva il ragazzo.
“ E’ da circa un mese che io ti osservo dalla finestra e tu non mi permetti di entrare! Non accetteresti mai un’udienza con me, dimentichi anche che sono invisibile alle altre persone. Perché continui a respingermi Elsa?” chiese il ragazzo staccandosi dal muro.
“ Perché io non ti conosco! Avrai pure i miei stessi poteri, ma sei un ragazzino maleducato che pensa solo a divertirsi e che dice di essere stato il mio custode per tutta la vita! Io non ti credo! Sono una regina e ho delle priorità. Un sovrano non può permettersi di credere a queste sciocchezze e tu mi stai infastidendo. Io non ti conosco e non sei mai stato il mio protettore, quindi vattene, ho dei doveri di cui occuparmi” ribatté seccata la sovrana.
“ Io ti sono sempre stato accanto Elsa! E ho sempre aspettato questo momento per poterti veramente parlare! Tu credi che io non ti sia stato vicino, invece ho qui le prove.” e detto questo, il giovane si avvicinò ad Elsa e le porse una strana scatoletta rettangolare.
“ E questa cos’è? Uno dei tuoi giochi?” chiese infastidita la regina mettendo le mani dietro la schiena, evitando così di prendere in mano la scatola.
“ Questi sono i tuoi dentini e ti mostreranno il tuo passato. Ora riesci a vedermi e sarai in grado di notare che io sono stato presente in ogni momento del tuo passato, quindi avrai la certezza che ti sono sempre stato vicino” spiegò Jack porgendole la scatola.
“ Dei denti? Mi stai dando dei denti? Io non voglio neanche rivedere il mio passato! E non ho tempo da perdere con queste sciocchezze!” affermò Elsa.
“ Beh la scatola la devi tenere tu e spero che la guardi prima o poi perché nei hai bisogno. Vostra Maestà, me ne vado come lei mi ha chiesto e spero che lei, riguardando questi ricordi, torni ad essere la ragazza buona che era prima”
Jack s’inchinò alla regina, appoggiò la scatoletta sulla scrivania della regina e si lanciò fuori dalla finestra facendosi trasportare dalle correnti del vento.
Elsa rimase immobile ancora piena di rabbia per l’avvenimento e presa da un’ira improvvisa, afferrò la scatoletta e la scaraventò contro il muro e, dimenticandosi di essa, permise di entrare a due ambasciatori tuffandosi, così, in questioni economiche e sociali, cercando di scacciare dai suoi pensieri il giovane ragazzo del ghiaccio.

Finalmente la sera arrivò ed Elsa poteva riposarsi.
Prima di alzarsi e recarsi nella sua camera da letto, rimase in silenzio ad osservare le carte che cospargevano la sua scrivania, poi si rese conto che qualcosa in fondo alla stanza stava brillando.
La regina, curiosa si alzò, raggiunse la luce, s’inginocchiò e si rese conto che era la scatoletta di Jack a brillare. Elsa, notando che era solo la scatoletta, decise di alzarsi e lasciarla li, per sempre a prendere polvere, ma qualcosa attirò la sua attenzione.
Su quella scatola era dipinto il volto di una bambina di circa otto anni con i capelli bianchi e gli occhi celesti e sopra l’immagine era inciso nel legno il nome: “ Elsa”
La regina prese in mano l’aggeggio lo scrutò e si ritrovò davanti tutto il suo passato.




“ Elsa” la piccola Anna quella notte non voleva proprio dormire così si arrampicò sul letto della sorella ed iniziò a scuoterla.
“ Anna, torna a dormire!” borbottò la sorella di otto anni tenendo gli occhi chiusi.
“ Non ci riesco! Si è svegliato il cielo e anche io sono sveglia, quindi dobbiamo giocare!” spiegò la principessina appoggiando la sua testa contro quella della sorella.
“ Vai a giocare da sola!” rispose Elsa spingendo giù dal letto Anna cercando di riappropriarsi del suo letto e del suo sonno.
La piccola di cinque anni sbuffò, poi le venne una semplice e dolce idea. Si arrampicò di nuovo sul letto della sorella, la scosse leggermente e chiese con voce allegra:
“ Facciamo un pupazzo di neve?”
Elsa spalancò gli occhi e un sorriso comparve sul suo viso. Si scostò le coperte di dosso e si fece trascinare fuori dalla porta dalla sorellina che aveva iniziato a saltare e a ridere di gioia.
Dietro di loro, un ragazzo dai capelli bianchi e gli occhi azzurri, le stava osservando e ridendo le seguì fino al salone in cui le bambine giocavano spesso.
Jack Frost si appoggiò contro il muro e guardò le sorelline giocare.
Era incredibile come le bambine fossero allegre ed unite!
Amava vederle divertirsi insieme, perché Elsa aveva bisogno di lasciarsi andare un po’ e solo Anna riusciva a sciogliere le paure della sorella maggiore.
Le guardò pattinare, giocare con Olaf, lanciarsi palle di neve, scivolare sul ghiaccio, abbracciarsi e poi vide Anna saltare su cumuli di neve che Elsa creava, ma questi cumuli erano sempre più alti e la bambina di cinque anni saltava sempre più velocemente. Dovevano fermarsi!
“ No! Smettetela! Prima o poi cadrà!” Jack fece in tempo solo a dire questo, perché vide Elsa scivolare e colpire per sbaglio, Anna alla testa con un getto di ghiaccio.
La piccola aveva perso i sensi e stava cadendo nel vuoto.
Jack scattò e il massimo che riuscì a fare, fu creare un mucchietto di neve che attutì la caduta della bambina.
Lo spirito della neve si precipitò dalla principessina priva di sensi e s’inginocchiò ai suoi piedi.
Anche Elsa fece la stessa cosa. Corse dalla sorellina e la prese tra le sue piccole braccia cercando di proteggerla e riscaldarla.
“ Madre! Padre!” chiamò la bambina dai capelli bianchi stringendo a sé la sorellina.
“ Elsa! Che cosa hai fatto? Non lo domini più!” i sovrani erano appena entrati nel salone e si precipitarono dalle figlie, spaventati e preoccupati vedendo l’intero salone ricoperto dal ghiaccio.
“ Non è colpa sua!” esclamò Jack cercando di difendere Elsa.
“ E’ stato un incidente!” cercò di spiegare la principessa lasciando che la madre prendesse Anna in braccio.
“ E’ fredda come il ghiaccio!” disse spaventata la madre appoggiando una guancia contro la fronte della sua bambina dai capelli fulvi.
“ So dove dobbiamo andare”
 
 
Subito dopo quella frase, una strana nebbia azzurra nascose quel bruttissimo incidente e fece spazio ad un nuovo ricordo, forse ancora più doloroso del precedente.
“ Elsa”
La voce della ragazza di quindici anni risuonava triste e spezzata e una mano accarezzava la porta della sorella sperando che, quella volta le avrebbe aperto sicuramente.
Dall’altra parte della porta, una giovane di diciotto anni era accovacciata per terra divorata dal dolore e dalla paura, lei e la sorella avevano appena perso i genitori ed erano disorientate e ancora più sole.
“ Prima eri sempre accanto a me. Vorrei capire, perché, proprio tu, non vuoi avermi più insieme a te!”
Le parole di Anna colpirono con pugnale invisibile il cuore di Elsa.
La sorella maggiore amava Anna, ma non poteva vederla!
Non poteva toccarla, abbracciarla e confortarla perché, più cresceva più diventava pericolosa, ma non poteva lasciare li la sorellina a piangere!
“ Ed ora che faremo? Siamo sole ormai! Quale conforto avrò?!” dalla voce della sorella, Elsa intuì che Anna stava piangendo.
 Aveva solo quindici anni e non aveva più nessuno! Prima c’erano i loro genitori, ma ora? Elsa sentiva che doveva aprire la porta e confortarla, Anna era l’unica persona che le interessava e la stava lasciando lì fuori a morire nel dolore, a chiedersi perché sua sorella fosse così cattiva e perché la odiasse.
Elsa lo voleva fare! Voleva alzarsi ed aprirle, ma non ce la faceva.
Provò a mettersi in piedi, ma sprofondò ancora a terra ed appoggiò la mano contro la porta, poi sentì i passi di Anna allontanarsi e lei era di nuovo sola.
 
Elsa non la vedeva, ma la mano di un ragazzo era appoggiata sulla sua spalla, non era sola perché Jack Frost era con lei.
“ Avanti Elsa, non tenere dentro tutto! Non devi lasciare che i tuoi sentimenti ti divorino! Tua sorella un giorno capirà e anche questo momento passerà, io sono qui con te e non ti lascerò mai! Ho promesso che ti avrei protetta e ti starò accanto tutta la vita.”
Elsa non sentì le parole del ragazzo, ma come lui aveva detto, si lasciò andare e si liberò da tutta la rabbia e le paure che la schiacciavano, singhiozzando e lasciando che la sua camera si coprisse di ghiaccio e di neve. Non le importava. Non avrebbe più tenuto dentro niente quel giorno.
 
 
 
 
Elsa lasciò cadere dalle mani la scatola dei dentini e rimase immobile, scioccata, per aver rivisto quei ricordi.
Non sarebbe riuscita a vedere altri ricordi perché la facevano stare male.
 Rivedere il dolore del suo passato la opprimeva, però osservare quei due ricordi le era servito, perché Jack aveva ragione.
Il ragazzo del ghiaccio era sempre stato con lei e non l’aveva mai lasciata per ben ventidue anni, non era uno sconosciuto! Era un angelo che la proteggeva dalla nascita e non si è mai stancato di restare li, accanto a lei, anche se nessuno lo vedeva.
Ora si sentiva una stupida per averlo trattato così poche ore prima, quel ragazzo le voleva veramente bene!
Elsa continuava a pensare queste cose, quando qualcuno bussò alla sua porta.
La regina nascose la scatoletta dietro una tenda e permise di entrare alla persona che aveva bussato.
“ Elsa” chiamò Anna varcando la soglia.
La regina le si avvicinò e cercò di nascondere la sua agitazione e il suo stupore per quello che era successo in un sorriso.
“ Ciao Anna, cosa ci fai qui? E’ tardi e…”
“ Lo so, scusa, ma dovevo venire. Stai bene? Oggi non ti sei fatta vedere a cena” spiegò la ragazza che nascondeva una certa delusione e tristezza nella sua voce.
“ Scusa, ma ho avuto tante cose da fare e non sono riuscita a venire. Sto bene non preoccuparti.”
“ Ah o-ok” concluse la rossa abbassando lo sguardo.
“ E tu? Sei sicura di stare bene?” chiese Elsa, notando lo strano comportamento della sorella.
“ Chi io? Puff certo che sto bene! Io sto sempre alla grande!” esclamò Anna alzando lo sguardo cercando di evitare di guardare la sorella negli occhi, perché sapeva di non essere brava a dire le bugie.
Elsa alzò un sopracciglio.
“ Non sono proprio così brava a fingere, eh?” constatò Anna incrociando le braccia.
“ Cosa è successo?” chiese Elsa facendo sedere la sorella sulla sua poltrona.
“ Oggi sono quattro mesi che io e Kristoff ci siamo sposati, ma lui se ne è dimenticato. E’ uscito dal castello stamattina senza nemmeno farmi gli auguri e io sono rimasta da sola tutto il giorno nella speranza che tornasse dal lavoro e si ricordasse che giorno è oggi” spiegò Anna affranta.
“ La giornata non è ancora finita. Secondo me non si è dimenticato, stai tranquilla Anna!” rassicurò Elsa alzando il mento della sorella con un dito.
“ Ma come fai ad aiutare sempre tutti a risolvere i problemi? Comunque non ti devi preoccupare per me! Pensa, piuttosto, al tuo compleanno che è dopodomani…” disse Anna sorridendo.
“ Io non ci penso. Ho troppe cose di cui occuparmi e non posso fantasticare sul mio compleanno. Sei tu che fin da piccola pensi al tuo compleanno ogni giorno!” disse Elsa dando un leggero pizzicotto alla sorella.
“ Hey! Il compleanno è il giorno più bello e più libero di tutto l’anno! Oggi mancano esattamente duecentoventitre giorni al mio” puntualizzò Anna ridendo.
“ Li conti anche? Vedo che le tue attività sono veramente interessanti!” scherzò Elsa sorridendo.
“ Perché me lo dicono tutti?!” si stupì Anna corrugando la fronte.
Le sorelle rimasero a ridere per un po’, poi si accorsero che fuori dalla stanza di Elsa tutte le luci erano state spente.
“ Cosa succede? Perché è tutto spento?” chiese Elsa.
Incuriosite le sorelle si recarono fuori dalla camera e furono sorprese nel non trovare maggiordomi per i corridoi.
“ Dove sono tutti? Non è accesa neanche una candela!” affermò Anna guardandosi intorno.
“ Guarda! La sala da ballo è illuminata…andiamo” disse Elsa prendendo la mano alla sorella e dirigendosi verso la sala.
Appena varcata la soglia, le due sorelle trovarono Kristoff in piedi, vestito con il suo abito del Matrimonio, le sue guance erano leggermente tinte di rosso per l’emozione, teneva le mani dietro la schiena cercando di somigliare ad un vero principe ed era veramente allegro e felice.
 Dietro di lui quattro musicisti erano inchinati alle due donne e nelle loro mani stringevano degli strumenti musicali.
“ Buon mesiversario Anna” disse Kristoff inchinandosi alla sua sposa.
Un sorriso sbocciò sulle labbra di Anna e la principessa si gettò al collo del marito stringendolo forte.
“ Allora non te ne sei dimenticato!” constatò lei euforica.
“ Non potevo scordarmene” rispose Kristoff e senza aspettare una risposta, baciò Anna sulle labbra.
Poco dopo il quartetto d’archi iniziò a suonare e Kristoff, porgendo la mano alla principessa, chiese:
“ Mi concede questo ballo?”
“ E’ inutile che provi a fare il principe, lo so che non sai ballare!” affermò Anna con un sorriso giocoso.
“ Ah lo pensi davvero? Bene, lo vedremo allora” e detto questo Kristoff ed Anna iniziarono a ballare.
Danzarono in modo goffo siccome il venditore di ghiaccio non sapeva per davvero ballare, ma era questo che rese Anna felice.
Kristoff era un uomo semplice e lei non avrebbe mai voluto regali o feste sfarzose da parte sua. Amava la sua semplicità.
Elsa rimase a guardare i due sposi sorridendo di cuore, ma era un po’ gelosa del loro amore.
Era così puro, profondo e gioioso! Kristoff ed Anna erano sempre con lei, ma sentiva come un vuoto dentro di sé, un vuoto che provava tutte le volte che vedeva degli sposi o dei fidanzati abbracciati e felici. Che cosa era quel vuoto?
La regina scosse la testa per scacciare quella strana domanda, guardò ancora una volta i due sposi ballare e, infine, decise di tornare nella sua stanza e lasciare una serata d’intimità a Kristoff e ad Anna.
 
 
 
 
 
 
Angolo di Anna:
 
Hey! Ciao a tutti e buon S.Valentino!
La prima cosa che vi dico è di perdonarmi perché è quasi un mese che non aggiorno!
Scusate davvero tanto, ma ho avuto moltissimi problemi anche dovuti alla mia non voglia di scrivere… capita!
In questo capitolo Elsa finalmente ha la prova che Jack è sempre stato con lei…
Ho scritto solo due ricordi, ce ne saranno altri di sicuro, ma non nel prossimo capitolo.
In quei due ricordi ho cercato di fare in modo che Jack aiutasse Elsa in qualche modo…per esempio nel film si nota che Anna, quando è piccola e viene colpita da Elsa, cade su una montagnetta di neve e poi rotola. Quella montagna di neve l’ha creata Jack.
Ho scritto del mesiversario di Kristoff ed Anna perché saranno i protagonisti dei prossimi due capitoli… vedrete cosa succede! Non vedo l’ora di scriverli e di pubblicarli per conoscere le vostre reazioni…
La scena in cui Anna dice a sua sorella che mancano 223 giorni al suo compleanno l’ho tratta dalla mia vita. Le frasi che dice Anna sono mie citazioni ahah.
Una mia compagna di classe chiamata qui come Mulan Chan, può testimoniare quanto io sia assillante riguardo il mio compleanno( oggi mancano 70 giorni)…penso che anche Xenia Lancaster può avere qualcosa da dire a riguardo ahah…
A proposito di Xenia Lancaster… questo capitolo è dedicato a lei.
Questo capitolo lo dedico anche a Star Fighter per il suo aiuto INCREDIBILE!
E’ lei che mi ha fatto venire voglia di pubblicare…se no chissà quando sarebbe uscito questo capitolo. Ciao Farah!!!
Ringrazio anche Kengha che mi emoziona sempre con le sue storie ed è un onore poter parlare con lei!
Ringrazio anche tutti i lettori pazienti che hanno deciso di lasciare una recensione, tutti quelli che leggono e che hanno messo la storia tra le preferite e le seguite.
Chiedo scusa se trovate errori, io l’ho letto e riletto, ma non si sa mai!
 
Aspetto altre numeroseeee recensioni…
Dai che i prossimi due capitoli vi piaceranno!
Vi dico subito che il prossimo capitolo s’intitolerà “Chocolate” e tratterà il compleanno di Elsa anche se Anna sarà la vera protagonista ed alcuni di voi sanno perché.
Cercherò di rendere i capitoli più divertenti possibile.
Ho parlato troppo, come al solito.
Beh, allora ci si legge al prossimo capitolo…
Fatemi sapere cosa ne pensate
Un bacione
 
La vostra Anna
 

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Capitolo 7
*** Chocolate ***


 
 
 Questo capitolo è dedicato a Kengha, un'autrice straordinaria di questo fandom che mi ha dato l'idea di Chocolate e di una pittrice che incontrerete nel capitolo.
Grazie cara! Sei fantastica...
 
 
" Vostra Maestà" chiamò una voce dall'altra parte della stanza. Anna stava dormendo beatamente, ma quel richiamo la fece sobbalzare.
" Si?" chiese la principessa stropicciandosi gli occhi.
" Mi aveva chiesto di svegliarla a quest'ora" continuò il maggiordomo.
" Ma perchè mai dovrei svegliarmi così presto?" chiese Anna biascicando le parole e senza aprire gli occhi, cercando di convincersi di essere ancora nel mondo dei sogni.
" Mi aveva chiesto di svegliarla al sorgere del sole perchè volevate fare una sorpresa a vostra sorella" continuò il maggiordomo con tono paziente conoscendo, ormai da tempo, l’atteggiamento della principessa quando si svegliava.
" E va bene, va bene" disse Anna sbadigliando e stiracchiandosi.
Il maggiordomo sorrise e se ne andò ed Anna riuscì a mettersi in piedi sempre con gli occhi chiusi. Si diresse verso la finestra come uno zombie e notò che il sole stava spuntando dalle montagne e il cielo era senza una nuvola, poi un pensiero le attraversò la mente.
" Per tutte le renne e i pupazzi di neve! Oggi è il compleanno di Elsa! Devo sbrigarmi se voglio riuscire a farle una sorpresa"
Così la fanciulla si vestì in fretta e furia e si precipitò fuori dalla sua stanza diretta alla camera della sorella maggiore con l'intento di svegliarla e augurarle un buon compleanno.
" Bene, ci siamo...questa sarà la prima volta che entrerò in camera sua senza bussare, ma se è una sorpresa deve essere così" e detto questo, la principessa aprì la porta convinta di trovare Elsa addormentata nel suo letto, ma non fu così.
" Cosa??!" esclamò sbalordita la principessa trovando il letto già rifatto e senza la sorella.
" Non è possibile! Io mi sveglio prima per cercare di farle gli auguri saltando sul suo letto, e lei è già in piedi?" continuò Anna incrociando le braccia.
" Già, quando capirai che io mi sveglio sempre un'ora prima del sorgere del sole? Comunque apprezzo il tuo sforzo per essersi alzata presto, non è da te" disse Elsa che era appena entrata nella sua stanza.
" Uffa Elsa! Non posso vincere io una volta?" sbuffò la principessa.
" Quindi cosa ci fai nella mia camera?" chiese Elsa sorridendo.
" Beh, oggi è il tuo compleanno, quindi volevo passare più tempo possibile con
te! Quindi, ta daaan!!! Auguri Elsa!" disse teneramente Anna aprendo le braccia.
" Ma, cosa?" aggiunse Anna girando attorno alla sorella.
" Cosa c'è?" chiese Elsa.
" Non ci posso credere! Guarda qua!" esclamò la principessa continuando a squadrare il fisico della regina.
" Mi vuoi dire cosa succede?!" chiese confusa e spaventata Elsa.
" Elsa! Stai invecchiando!" affermò la principessa portandosi una mano alla bocca per lo stupore.
" Invecchiando?! Ma ho solo ventitre anni! Cosa te lo fa pensare?" domandò Elsa posizionandosi davanti allo specchio.
" Ma certo! Guarda! Hai i capelli bianchi!" e detta questa pessima battuta, Anna scoppiò in una fragorosa risata.
" Sei sempre la solita! Mi hai fatto spaventare!" disse Elsa ridendo e diede un leggero spintone alla sorella.
" Lo sai che scherzo. Sei sempre bellissima, soprattutto oggi che compi ventitre anni! Forza, andiamo ora..." constatò Anna prendendo la mano di Elsa.
" Andare dove?" chiese dubbiosa la regina.
" Oggi stai con me tutto il giorno, voglio portarti in giro per il regno"
" Anna! Lo sai che non posso! Devo occuparmi delle udienze e dei funzionari! È già bello se potrò
venire al ricevimento questa sera!" cercò di spiegare Elsa.
“ Ok, allora sta a sentire:
Oggi stai un po’ con me,
e non rompere perché,
ogni giorno comandi tu,
e non posso proprio più” cantò Anna, cambiando le parole della canzoncina “tanti auguri” mettendosi in piedi sul letto della sorella per fare più spettacolo.
“ Tu pensi che una canzoncina mi convinca?” disse la regina alzando un sopracciglio.
“Ok, riformulo.
Oggi per la seconda volta,
io voglio star con te,
non osare rifiutare,
o te la farò pagare,
devi uscire da questo castello,
e scoprire cosa c’è di bello!
Mi dispiace, ambasciatori,
oggi andate a raccogliere i fiori” cantò ancora la principessa modificando la parola della canzone inventata da lei qualche anno prima e dicendo con convinzione l’ultima frase.
“ Anna!!” esclamò Elsa con un tono di rimprovero verso l’ultima frase della canzone.
" Oh insomma Elsa! Oggi è il tuo compleanno! Mi dispiace, ma alleati commerciali e ambasciatori oggi dovranno aspettare e devo dire che sono dei bei rompi scatole per volere trattare con te anche il giorno del tuo genetliaco! Woo da dove mi è uscita questa parola? Non importa, guarda! Fuori c'è un sole fantastico ed è li per te, quindi io sarò la tua guida e finalmente vedrai quanto è bello il nostro regno. La gente sarà solo felice di vedere la loro regina per il paese."
E detto questo Anna non attese una risposta, presa la mano della sorella e la trascinò fuori dal castello.
Quel giorno il cielo era celeste come gli occhi delle due sorelle ed esse camminavano per le strade del reame.
" Perchè vuoi mostrarmi il regno? Io lo conosco già!" chiese Elsa rivolta alla sorella che indicava ogni piccolo particolare del loro stato .
" Direi che non lo conosci affatto. Hai passato la tua vita chiusa in una stanza e pretendi di conoscere il reame di cui sei la regina? Avanti andiamo, voglio mostrarti ogni cosa."
così la sorellina strinse di più la mano della sorella e la guidò
fino al centro del paese.

Quel giorno, come tutti i giorni soleggiati, il popolo allestiva dei mercatini nella piazza centrale, ed erano eventi meravigliosi. Quel giorno la piazza era decorata da fiori multicolore e da bandiere che rappresentavano il simbolo di Elsa ovvero un fiocco di neve.
" Guarda Elsa! Questo è il centro di Arendelle, osserva i volti della nostra gente e dimmi cosa vedi"
Elsa osservò i suoi sudditi. Erano tutti felici e vivaci, vogliosi di vivere di darsi da fare. Il suo sguardo si posò su una docile donna che stringeva la mano ad un allegro bambino che si dimenava per poter andare a giocare in mezzo alla piazza dove altri simpatici fanciulli correvano e ridevano.
Questa donna aveva il volto illuminato da un allegro sorriso, stava comprando delle spezie in un mercatino e dialogava con il venditore.
" Oggi è una giornata stupenda!" disse il venditore scrutando il cielo.
" Non potrei essere più d'accordo. È veramente una splendida giornata, infatti mio figlio vorrebbe giocare con gli altri bambini nella piazza, ma dobbiamo andare a casa! Ci dobbiamo preparare per il ricevimento della regina!" spiegò la donna accarezzando il volto deluso del bambino che voleva giocare.
" Oh la nostra amata regina! Oggi è il suo compleanno. È la donna migliore del mondo ed è grazie a lei se il nostro regno è così allegro e ogni famiglia sta bene." Disse il venditore sistemando le spezie che la donna aveva chiesto di comprare.
" Esattamente. Non potrei desiderare una regina migliore. È in grado di risolvere ogni problema di Arendelle in poco tempo ed è molto generosa con noi! Mio figlio adora la nostra sovrana  e specialmente il suo potere, perchè lui ama la neve e il ghiaccio" spiegò la donna dal viso raggiante.
" Approvo pienamente quello che avete detto. Arendelle è sempre debitore alla nostra regina e noi l'amiamo più di ogni altra cosa." continuò il venditore.
" Proprio così. Ora ci vogliate scusare, ma dobbiamo andare. Arrivederci e lunga vita alla Regina Elsa!" concluse la donna.
Dopo quella conversazione, Elsa sentì il suo nome ripetuto tantissime volte. Ogni dialogo dei suoi sudditi terminava con: " lunga vita alla Regina!" "Evviva la regina!" " Ricordiamoci della nostra sovrana che ci ama e ci protegge".
Elsa si sentì il cuore battere forte e gli occhi inumidirsi. Lei amava il suo popolo, ma non credeva di essere così importante per loro!
" Hai visto? Te ne eri mai accorta di quanta gente ti ama? Tu sei il loro eroe e risolvi tutte le loro difficoltà, ma devi stare più tempo con questa gente! Devi uscire di più e camminare per le strade e lasciare che ti abbraccino come facevano mamma e papà."
Elsa stava per rispondere quando sentì una bambina tirarle la gonna.
" Ehm, questo è per te! È un regalo per il tuo compleanno" disse la bambina porgendo alla regina un semplicissimo fiore.
Elsa prese il tenero regalo e i suoi occhi si riempirono di lacrime, si inginocchiò ed abbracciò la piccola. La bambina sorrise ed Elsa la guardò correre via.
" Quella bambina mi sembravi tu." disse Elsa rivolta ad Anna.
" No, impossibile! Io non ero così tranquilla!" contraddì Anna ridendo.
" Già, ma mi sono ricordata quella volta in cui stavamo giocando in un prato in una giornata come questa e mamma e papà passeggiavano e guardavano le piante che si stavano coprendo di boccioli e tu mi chiesi di aiutarti a raccogliere un mazzo di fiori come questi e lo regalammo alla mamma e lei ci abbracciò" disse Elsa accarezzando i petali del fiore.
" Ah per fortuna che i tuoi ricordi ci sono ancora!!” scherzò la sorellina e si beccò un pizzicotto da parte di Elsa.
Le due sorelle camminarono lungo i sentieri del paese fino a giungere davanti ad un negozio chiamato "i colori del vento".
" Che posto è questo?" chiese Elsa osservando attentamente l'imposta del negozio.
" Ora vedrai" rispose Anna aprendo la porta.
Entrarono nel negozio ed Elsa rimase meravigliata vedendo lo splendore che la
circondava.
Le pareti erano completamente rivestite da dipinti, per la stanza erano disseminati pastelli, tempere, matite e pennelli e qua e là spiccavano dei cavalletti di legno. Elsa rimase colpita dai dipinti. La maggior parte di essi erano stati disegnati con una matita e sembravano delle bozze siccome mostravano qualche sbavatura e non erano stati colorati. Molti di quei disegni rappresentavano degli animali che la regina non aveva mai visto e il suo sguardo si soffermò su un animale in particolare. Era di certo un cucciolo di gorilla, ma era talmente ben definito che pareva vero. Il pittore era riuscito alla perfezione a rappresentare gli occhi, infatti erano brillanti e profondi ed anche il pelo era stato disegnato in modo fantastico siccome sembrava reale, soffice e vivo.
" Buon pomeriggio, posso esservi d'aiuto?" chiese una voce femminile appartenente ad una graziosa donna dai capelli castani raccolti in una coda e dagli splendenti occhi blu.
" Jane! Ti ricordi di noi?" chiese Anna avvicinandosi alla donna.
" Anna? Oh, la mia principessa!" esclamò Jane  riconoscendo la principessa e correndole incontro per abbracciarla.
" È passato moltissimo tempo Jane! Ti ricordi mia sorella Elsa?" domandò Anna girandosi verso la sorella.
" Vostra maestà, mi perdoni non l'avevo vista!" disse Jane inchinandosi alla regina.
" Elsa, non ti ricordi di Jane?" chiese Anna incredula notando che la sorella evidentemente non ricordava quella donna.
Elsa non rispose perchè un ricordo si fece vivo nella sua mente.
Si rivide all'età di otto anni. Sua madre era seduta elegantemente su una sedia e teneva seduta sulle sue gambe un'agitata bambina di cinque anni dalle vive trecce rosse e le giocose lentiggini. Elsa era in piedi e dietro di lei ergeva sua padre che teneva le mani sulle spalle della graziosa bambina dai capelli bianchi. Davanti a loro una dolce ragazza dai capelli castani, reggeva una tavolozza di
colori nella mano sinistra e nella mano destra un pennello, era Jane.
" Anna! Stai ferma, Jane non riuscirà mai a farci il ritratto se tu ti muovi!" disse scocciata la regina che cercava di trattenere la piccola Anna.
" Anna ti prego! Questo dipinto è importante, dobbiamo farlo a tutti i costi" aggiunse il re speranzoso.
" No, no e poi no! Io non voglio stare qui! Voglio giocare e poi quel cavallino di legno mi fa paura!" si lamentò Anna cercando di scansarsi da sua madre.
" Si dice cavalletto" corresse Elsa cercando di non ridere.
" Scusate vostre maestà, mi concedete di portare fuori le bambine solo per qualche minuto?" chiese Jane ai due sovrani che acconsentirono subito alla richiesta. Jane prese per mano le due bambine e le condusse fuori dal salone.
" Ascolta Anna tu devi fare quel dipinto!" disse amorevolmente la pittrice inginocchiandosi in modo da guardare negli occhi la principessina.
" Ho già diciuto di no." replicò imbronciata la bambina.
" Si dice detto" corresse di nuovo Elsa.
" Anna! Vuoi fare un gioco?" chiese Jane con quella voce stupita che attira tanto i bambini.
" Quale gioco?" domandò curiosa la principessa.
" Questo gioco si chiama " Pittore". Tu devi stare seduta sulla tua mamma e devi immaginare un posto bellissimo dove ci sono cascate, animali, alberi,sabbia, dolci di tutti i tipi e devi pensare di andare in questo luogo immaginario con la tua famiglia a fare una vacanza"
" In questo posto c'è il cioccolato?" chiese incantata la principessa.
" Certo! Ci sono fiumi di cioccolato e ci sono anche le cascate di miele e i fiori fatti di zucchero, ma devi crearlo tu questo posto, però ci sono delle regole" continuò Jane.
" Regole?!" domandò la bambina.
" Tutti i giochi hanno le regole! La regola più importante è stare fermi, anche Elsa e i tuoi genitori giocheranno, chi si muove più di tre volte perde." raccomandò Jane
" E chi vince?" chiese Elsa, anche lei attratta dal gioco.
" Io dovrò dipingere. Voi immaginerete il vostro posto ed io dovrò cercare di indovinare il luogo che avrete creato con la vostra immaginazione e lo devo disegnare. Alla fine, quando io avrò finito, vi mostrerò il dipinto e voi mi direte se assomiglia al vostro posto o no. Se ci assomiglia vinco io, se no vincete voi." concluse Jane.
" Che bello! Andiamo forza!" esclamò Anna afferrando le mani di Jane e di Elsa ed entrando nella sala.
Il ricordo si affievolì, ma Elsa si ricordò che alla fine Anna restò immobile e vinsero le due sorelline siccome Jane dipinse i quattro sovrani e come sfondo la parete della sala. Quel dipinto era stupendo
ed era ancora appeso nello studio di Elsa.
" Certo che mi ricordo!" esclamò la regina tornando alla realtà ed abbracciò la sua pittrice.
" Non sa quanto sono felice di vederla vostra maestà" disse Jane sciogliendo l'abbraccio.
" Chiamami Elsa! Per te sono sempre stata Elsa"
" Cosa posso fare per voi care?" chiese la donna prendendo le mani delle fanciulle.
" Vorremmo un dipinto di noi due. Il disegno sarà il tuo regalo di compleanno Elsa" spiegò Anna.
" Anna! Non..."
" Invece si!"interruppe Anna
" Sei sicura di volerlo fare Anna? Hai imparato a stare ferma?" chiese ridendo Jane.
" Beh diciamo che non sono una calma, però penso di poter sopportare di stare ferma" affermò Anna mettendosi in posa vicino ad Elsa.
" Jane! Raccontaci di te! Tu ami viaggiare, quindi dove sei stata tutto questo tempo?" chiese la principessa.
" Beh in tantissimi luoghi, guarda tutti i disegni. Li ho dipinti ognuno in un luogo diverso" rispose la pittrice sistemando la tela.
" Vedo che il piccolo gorilla rimane sempre il tuo preferito" disse Elsa guardando il ritratto del cucciolo di gorilla che era di sicuro il più curato.
" Si quello è il simbolo dell'amore tra me e mio marito" disse sorridendo Jane, ma la sua voce aveva un tono malinconico.
" Perchè fai quella faccia?" chiese Anna notando il volto triste della pittrice.
" Perchè lui viaggia molto più di me, ma questo non era il momento giusto per partire" spiegò Jane mischiando un paio di colori.
" E perchè proprio ora non avrebbe dovuto partire?" continuò Anna dubbiosa.
" Perchè ho scoperto di aspettare un bambino e lui non c'è"
Le due sorelle si guardarono e si portarono le mani alla bocca per lo stupore.
" È stupendo! Congratulazioni" esclamò Anna.
" E tu Anna? Quando arriverà un principino?" chiese Jane sorridendo.
" C calma! Sono sposati da poco! Non c'è fretta" s'intromise subito Elsa
nervosa e timorosa da quell’idea di diventare zia che la schiacciava dal momento in cui Kristoff chiese ad Anna di sposarlo.
" Io vorrei tantissimo avere dei bambini, ma Kristoff, mio marito, non vuole dei figli. Quando provo a parlare di principini, lui cambia discorso e inoltre è sempre al lavoro e non lo vedo mai" disse Anna abbassando il volto.
" Lo facciamo questo ritratto?" domandò Jane cercando di cambiare discorso.
Le sorelle si posizionarono ed Elsa disse alla sorella:
"Mi raccomando! Stai ferma"
" certo vedrai!" rispose Anna facendo l’occhiolino.
Passò il tempo e Jane dedicò molta cura e impegno a quel bellissimo ritratto delle sorelle migliori del mondo. La pittrice stava ritraendo la bocca di Anna quando la principessa chiamò:
" Ehm Elsa?"
" Non devi parlare Anna! Cosa c'è?" chiese Elsa sussurrando.
" Non ce la faccio più a stare ferma!” si lamentò la ragazza.
“ Te l’avevo detto che non ce l’avresti fatta!” confermò Elsa.
“ Il punto è che…mi prude la punta del naso"
Jane ed Elsa cercarono di trattenersi dalle risate. Anna era veramente incredibile, solo lei era in grado di far spuntare il sole in mezzo a nuvole cariche di pioggia.
Il sole stava per tramontare, il fiordo stava già accogliendo le navi cariche di ospiti che si recavano ad Arendelle per il ricevimento di Elsa e le due sorelle tornarono al castello per prepararsi.
" Anna avevi ragione. Necessitavo di un pomeriggio così. È stato tutto incantevole! La nostra gente, il regno, ma soprattutto tu. Cercherò in tutti i modi di trovare più tempo da passare con te, intanto ti ringrazio per avermi donato tutto quello che mi hai dato oggi. Anche il dipinto è meraviglioso! Grazie Anna" disse Elsa appoggiando una mano sulla spalla della sorellina.
" Ne avevi bisogno sorellona. Adesso, però, andiamo a prepararci. Ti sei scordata del ricevimento per i tuoi ventitre anni? Ah e ricorda che io ho sempre ragione!" e detto questo, Anna si allontanò e raggiunse saltellando la stanza sua e di Kristoff.
Elsa entrò nella sua camera e acconsentì ai suoi domestici di preparare il necessario per il suo aspetto per il ricevimento. Prima di farsi acconciare i capelli, la regina si sedette sul suo letto e vi trovò una piccola scatoletta di ghiaccio con incise le parole: " Quando mi desidererà incontrare mi basterà un vostro pensiero e mi recherò da voi. Auguri, mia regina"
La scatola conteneva un ciondolo con un fiocco di neve ghiacciato. Elsa prese il ciondolo tra le mani, accarezzò il fiocco di neve e un sorriso sbocciò dalle sue labbra. Quel fiocco era meraviglioso, probabilmente Jack aveva fatto di tutto per creare il più bello, ma aveva qualcosa di speciale. C'erano dei piccoli cristalli in esso. Erano uniti gli uni agli altri e formavano il nome "Elsa".
Dopo essere stata vestita ed acconciata, la regina chiese di poter indossare il ciondolo di Jack. Le chiesero se potevano sapere chi era stato il donatore e la regina rispose che era un bellissimo regalo donatogli da un ammiratore. Gerda, la sua servitrice che si occupava di lei da quando era nata, non poté fare a meno di sorridere pensando che, forse, la regina aveva trovato il vero amore.
In effetti, la ragazza temeva che Jack si fosse dimenticato di lei e del suo compleanno. Elsa sapeva solo da due giorni che Jack era stato veramente parte della sua infanzia e il non vederlo la faceva stare male. Quel ragazzo è sempre stato il suo angelo custode e le dispiaceva averlo trattato in quel modo.
Anna bussò alla porta ed Elsa la raggiunse ringraziando prima i suoi domestici per averla resa così bella.
Le due sorelle si diressero verso la sala del ricevimento, lo stesso in cui Elsa mostrò a tutti il suo potere il giorno dell'incoronazione. Gli ospiti erano già tutti arrivati, applaudirono la regina come augurio di un sereno compleanno e le due sorelle furono felici di notare Rapunzel e Eugene tra i numerosi ospiti che occupavano l’intera sala. Elsa ringraziò la gente con un cenno del capo e
autorizzò l'inizio delle danze.
" Cara cugina!" disse Elsa abbracciando Rapunzel
" Auguri Elsa, oggi sono già ventitre" affermò la cugina.
" Esattamente, non mi sembra neanche vero. Il piccolo Flynn ho saputo che è venuto con voi! Sono felice che vi fermiate anche domani!”
" Si non sopportavamo l'idea di lasciarlo a Corona." disse Rapunzel guardando il marito negli occhi.
" Sono felice di avervi qui tutti e tre.” Disse Elsa prendendo le mani di entrambi.
" Vogliate scusarmi, vostre maestà, ma Anna dov'è finita?" domandò Kristoff inchinandosi alla regina e ai “cugini”.
" Con tutta questa gente non è facile trovarla" disse Rapunzel guardandosi intorno.
" Di sicuro sarà al banchetto, la conosco bene mia sorella" rispose Elsa alzando gli occhi al cielo.
" La ringrazio vostra maestà" concluse Kristoff inchinandosi alla cognata sempre con un po' di timore ed imbarazzo e si diresse al tavolo dei banchetti dove trovò la sua sposa.
Anna stava mangiando una quantità industriale di cioccolato di tutti i tipi e ne aveva continuamente la bocca piena.
Kristoff sapeva che sua moglie amava il cioccolato, ma non si aspettava di vederla così esageratamente concentrata sul dolce da sembrare maleducata agli occhi dei presenti.
Anna non era una principessa perfetta, ma Kristoff non l’aveva mai vista con quell’atteggiamento.
" Ma cosa stai facendo?" chiese Kristoff stupito da quel comportamento frenetico che non si fermava un attimo.
" Mangio non vedi? È buonissimo dovresti provarlo anche tu!" disse Anna con la bocca piena.
" Smettila di mangiare! Sei tu la principessa non io. Agli occhi di tutti sembri una maleducata. Inoltre non ti fa bene mangiare tutto quel cioccolato!" la rimproverò Kristoff spostando il vassoio di cioccolatini dalla mano di Anna.
" Da quando ti intendi di buon costume? Il cioccolato non fa male! Mette energia ed è buonissimo" contrabbatté Anna afferrando un altro cioccolatino.
" Di energia ne hai abbastanza di tuo direi" scherzò il marito.
" Tu sparisci tutto il giorno e preferisci andare a vendere il ghiaccio piuttosto che stare con tua moglie e adesso vieni qui a dirmi cosa non devo fare?" si lamentò Anna guardandolo in modo torvo.
" Insomma Anna! Lo sai che ti amo e riguardo al mio lavoro, cerco sempre di sfruttare più tempo possibile per portarmi avanti in modo da poter stare di più con te!"
Anna non ne sembrò convinta da quelle parole, si mise in bocca un ultimo cioccolatino ed incrociò le braccia imbronciata.
" Ascolta furia scatenata, io sbaglio spesso, ma tu devi sapere che ti amo! È ovvio che amo te ed il ghiaccio è solo ghiaccio! Ti prometto che cercherò di avere più tempo libero ok? Ed ora...vuoi concedermi questo ballo?" chiese Kristoff in tono dolce porgendo la sua mano sicura alla moglie.
" Hai imparato a ballare?" chiese Anna.
" Direi che ho un'ottima insegnante" rispose lui ridendo.
Anna afferrò la mano del marito e si lanciarono nella pista. Passò mezzora e i due ballavano felici e spensierati non interessandosi degli sguardi dei presenti che si soffermavano sui passi goffi di Kristoff, quando Anna, dopo una giravolta, si fermò di scatto e il suo sorriso svanì.
" Anna, cosa succede?" chiese Kristoff vedendo la moglie che si era fermata.
" Non so, mi gira la testa" rispose Anna con un tono di voce spento.
"  Vieni siediti qui. Cosa ti avevo detto? Non dovevi mangiare tutto quel cioccolato!" rimproverò
Kristoff facendo accomodare la moglie su una sedia e facendo segno ad Elsa di recarsi li.
" Cosa c'entra il mal di testa con il cioccolato?" chiese Anna guardandolo torvo.
" Non so, tu hai un'altra spiegazione per il tuo mal di testa improvviso allora?" domandò Kristoff.
" Forse si…" rispose la principessa abbozzando un sorriso subito dopo cancellato da un'altra fitta.
“ Anna! Cosa succede?” chiese la sorella giunta subito li preoccupata.
" Le è venuto mal di testa" spiegò Kristoff accarezzando la moglie.
“ Ordino subito di chiamare un dottore, tu portala in camera” ordinò Elsa.
Kristoff annuì e prese tra le braccia la moglie, come un vero principe.
Anna si accoccolò nelle braccia di Kristoff e sbuffò seccata.
" Cosa c'è?" chiese il marito
" È possibile che mi devo ammalare sempre quando ci sono i ricevimenti?"



Angolo Autrice:

Ciao a tutti!!
La prima cosa che vi chiedo è di perdonarmi! SCUSATE perchè l'ultimo aggiornamento è stato un mese fa anche se mi chiedo come questo sia possibile.
Giuro che non era nel mio intento ritardare così tanto, ma questo mese mi è successa una cosa brutta.
Mi è tornata, per colpa del freddo che mi ha colpito una giornata che sono andata sulla neve, una sinusite che tre anni fa ha rischiato di farmi morire perchè mi stava per attaccare il cervello.
Quindi mi disiace moltissimo, ma penso che voi capiate le mie motivazioni...
Adesso sto meglio e mi sto curando speriamo vada tutto a posto...
Io e Elsa non possiamo proprio stare vicine! E' colpa della neve, del ghiaccio e del freddo che mi viene la sinusite, quindi ecco il vero motivo per cui io dico di essere Anna.
Tornando al capitolo ho molte cose da dirvi...
Primo spero che vi piaccia perchè a me non convince molto, ho cercato di renderlo divertente, ma non so se ci sono riuscita ditemi voi.
Un bacio enorme a tutti quelli che hanno cantato le due canzoncine di cui ho cambiato le parole...mi sono divertita un sacco a modificare "tanti auguri" e "oggi per la prima volta" (dopo aver tradotto Let It Go in bergamasco direi di essermi specializzata).
Jane avrete capito tutti chi è vero?
Esatto proprio la cara fidanzata di Tarzan, avevo bisogno di una pittrice!
Ed ora la domanda più importante..... secondo voi che cos'ha Anna?
Fatemelo sapere nelle recensioni di sicuro penso che l'avrete capito...
(Hey ragazzi e ragazze a cui ho già detto che cosa ha Anna, non scrivetelo nei commenti)
Spero di ricevere numerose recensioni...questo capitolo è importante e anche il successivo che si intitolerà: Wait, What? che verrà dedicato ad una persona di EFP.
Come ogni capitolo ringrazio i 22 che hanno messo la storia tra le preferite e i 33 nelle seguite...siete tantissimi!
Ringrazio anche i pazienti che recensiscono e quelli silenziosi che leggono e basta. ( Il primo capitolo di Love Of Course Love, ha raggiunto le 820 visite e mi fa impressione questa cosa!)
Ringrazio come sempre StarFighter, la mia sorellona di EFP che mi sostiene sempre e le faccio gli auguri per il suo compleanno che è stato un po' di tempo fa, la mia migliore amica Xenia Lancaster che mi è stata vicinissimo in questo periodo e Mulan Chan, la mia compagna di classe a cui rompo le scatole tutti i giorni e che deve subirsi i miei sfoghi riguardo a Once Upon A Time e Frozen.
Vi chiedo scusa se trovate degli errori e soprattutto per il mese passato senza aggiornamenti...
A presto
Un bacione
Anna
 

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Capitolo 8
*** Wait, What?! ***


 
Il ricevimento si era già concluso da un’ora e la famiglia attendeva impaziente fuori dalla porta della stanza in cui il medico stava visitando Anna.
Elsa percorreva avanti e indietro il corridoio, senza mai fermarsi con le braccia incrociate e Kristoff continuava a squadrare l’orologio e la porta sospirando e sbuffando ogni tanto.
“ Quando esce il medico?” chiese Olaf seduto per terra in attesa di sapere della salute dell’amica come il resto della famiglia.
“ Non lo sappiamo! Prima o poi uscirà da quella porta” rispose Elsa fermandosi un attimo.
“ Ah” rispose il piccoletto e tutto tacque tranne i ticchettii dell’orologio che facevano solo aumentare l’ansia della gente presente.
“ Allora, quando esce?” domandò di nuovo il pupazzo dopo neanche un minuto.
“ Lo vedrai tu stesso quando esce!” gli disse Kristoff.
“ Ah” sospirò Olaf abbassando la testa.
“ Ma quando esce?!” chiese di nuovo poco tempo dopo.
La famiglia lo guardò male e Rapunzel, l’unica persona paziente, si inginocchiò alla sua altezza e gli disse:
“ Aspetta cinque minuti e vedrai che uscirà”
“ Ok.” Concordò Olaf, stette per un attimo in silenzio e poi iniziò:
“ Uno, due, tre, quattro, cinque, sei…”
La famiglia non poté fare a meno di sorridere, almeno quel piccolo pupazzo di neve era in grado di riscaldare la gelida atmosfera di tensione della famiglia.
Quando Olaf era arrivato a due minuti e cinquantatre secondi, la porta si aprì ed uscì il medico. Subito Elsa e Kristoff gli si avvicinarono facendo domande sulla salute di Anna.
“ Vostre Maestà, la principessa sta benissimo. Il mal di testa è un normalissimo sintomo per quello che ha.” Spiegò il medico togliendosi gli occhiali.
“ Ma cos’ha?!” chiese Kristoff.
“ Niente di cui preoccuparsi. Non è malata. La notizia ve la darà lei domani, io non posso riferire niente. Posso solo dirvi che sta bene ed è in ottima salute sia lei che... ho già detto troppo. Buonanotte vostre altezze” concluse raggiante inchinandosi ai sovrani e allontanandosi.
“ Cosa vuol dire questo? Anna ci dirà domani cosa ha?! Il medico è lui e dovrebbe dircelo!” si lamentò Eugene.
“ Sentite, non stiamo qua a parlare di questo. L’importante è che lei stia bene!” s’intromise Rapunzel prima che scoppiasse una discussione.
“ Elsa, posso chiederti il permesso di non lavorare domani? Vorrei restare vicino ad Anna.” Chiese Kristoff con voce più bassa del solito essendo sempre un po’ intimorito della cognata.
“ Anche io ho in programma di cancellare tutti i miei impegni domani. Mia sorella viene prima di qualsiasi altra cosa” disse la regina.
“ Ma state scherzando? Voi non dovete rinunciare a niente. Ora Kristoff andrà a dormire con Anna, domani mattina quando lui si alzerà per andare a lavorare, verrò io e baderò alla principessa fino al suo risveglio e poi vi farò chiamare” Propose Rapunzel.
La famiglia pareva d’accordo con questa idea e dopo essersi dati la buonanotte, tornarono tutti nelle loro stanze.
Kristoff aprì delicatamente la porta della sua stanza e la richiuse cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare la moglie. Le si sdraiò accanto ed Anna, che parlava spesso nel sonno, borbottò:
“ Cioccolato”
“ Direi che stasera ne hai mangiato troppo” rispose con un filo di voce Kristoff che si divertiva ad iniziare conversazioni con la moglie addormentata.
“ Nove mesi” disse ancora lei.
“ Si, tra nove mesi direi che potrai mangiare di nuovo il cioccolato.” Le rispose il marito.
“ Bambini, cioccolato, nove mesi”
“ Si, faremo una merenda per tutti i bambini con il cioccolato tra nove mesi. Dai, buonanotte amore mio. Non cambiare mai Furia Scatenata” sussurrò Kristoff. Le posò un delicato bacio sulla fronte e poi lasciò, come ogni notte, che Anna si accoccolasse tra le sue braccia.
Il mattino seguente, Kristoff si alzò all’alba per andare a lavorare e Rapunzel assistette al risveglio della cugina.
“ Buongiorno dormigliona”
“ Buongiorno” rispose Anna sbadigliando.
“ Ma cosa ci fai qui? Sembro malata!” aggiunse la principessa stropicciandosi gli occhi.
“ Beh, la sera scorsa non ti ricordi? Avevi mal di testa e poi ti ha visitato il medico! Cosa ti ha detto?” chiese Rapunzel sedendosi accanto alla principessa.
“ Ah, già. Si ecco lui mi ha detto che, si insomma…mi ha detto che io sono…sono…”
“ Congratulazioni Anna!” esclamò la cugina abbracciando la parente dai capelli rossi.
“ Ma come hai fatto a capire che io…”
“ Che tu sei incinta? Perché anche io ho avuto la tua stessa reazione quando ho scoperto di aspettare Flynn e non riuscivo a dirlo a nessuno!” sorrise Rapunzel lasciando che la mente ripercorresse i ricordi della gravidanza del figlio.
“ E adesso…cosa devo fare?” chiese Anna imbarazzata.
“ Andarlo a dire a Kristoff magari?” disse la cugina sempre sorridente.
“ Giusto! Ci vado subito!”
Anna si alzò di scatto, corse verso la porta, l’aprì, esitò un momento…la richiuse e tornò a sedersi sul letto.
“ Beh? Cosa c’è?” domandò Rapunzel incuriosita da quello strano atteggiamento.
“ Non so come dirlo a Kristoff! Insomma…lui aveva detto che i figli dovevano arrivare dopo almeno due anni! Sono passati solo pochi mesi dal nostro matrimonio…”
“ Non preoccuparti, anche io avevo paura di dirlo a Eugene, certo è rimasto un po’ scosso, ma era felice! Quindi vai e trova il modo più bello per dirgli che diventerà papà”
Anna allora, questa volta decisa, si alzò e corse fuori dalla porta al massimo della sua velocità.
“ Anna! Sarebbe meglio che per nove mesi eviti di alzarti e correre così!” urlò Rapunzel, ma la cugina si era già precipitata fuori e non la sentì.
Kristoff era nel centro della piazza intento a scaricare dei blocchi di ghiaccio. Quando vide la moglie in lontananza, le corse incontro, la prese per i fianchi e la sollevò dicendo:
“ Anna che bello sei qui! Cosa ti ha detto il medico?”
“ Ecco vedi Kristoff, forse è meglio se eviti di prendermi per i fianchi così per un po’ di tempo”
“ Che vuoi dire?” chiese il marito confuso rimettendola a terra.
“ Sì, ecco per nove mesi devo evitare sforzi e…”
“ Ah vuol dire che sei intenzionata a stare a dieta e a non mangiare cioccolato per nove mesi?”
“ Ma cosa c’entra?!” chiesa la moglie esasperata che cercava di far intuire al marito della gravidanza.
“ Allora cosa succede? Dimmelo tu ti prego perché se no mi fai preoccupare e poi io sai mi agito e…”
“ Aspetto un bambino” disse Anna tutto d’un fiato.
“ CHI? ASPETTA, CHE?” gridò sbigottito il marito.
“ Hai capito benissimo”
“ Aspetta, mi stai dicendo che, che, che tu sei incinta?!” domandò disorientato Kristoff.
“ Sì!”
“ Ma, ma come è potuto succedere?!” chiese il marito mettendosi le mani tra i capelli.
“ Beh, sai Kristoff…quando due persone si amano e sono sposate, dormono insieme e noi un po’ di tempo fa abbiamo…”
“ Sì, Anna so come è successo!” la interruppe lui.
“ Ah per fortuna se no era una cosa imbarazzante” sospirò Anna guardandosi intorno e lasciando che le guance si colorassero di rosso.
“ Quindi? Perché fai quella faccia? Non sei felice? Beh se hai paura è normale perché ce l’ho anch’io e non so come si faccia la madre, però non devi temere perché molta gente ci aiuterà e…”
Anna terminò il suo lungo discorso perché il marito era crollato a terra svenuto.
“ E dopo quella incinta sarei io?!” disse la principessa esasperata alzando gli occhi al cielo e lasciò che i domestici accompagnassero il venditore di ghiaccio nella loro stanza per riprendersi dallo shock.
Una volta portato Kristoff nel loro alloggio, Anna si diresse verso la stanza della sorella. Non sapeva perché, ma aveva l’impressione che Elsa si sarebbe arrabbiata una volta venuta a sapere della novità. Giunta alla porta la principessa pensò che, forse, era più facile spiegare la cosa cantando e per questo bussò ed iniziò:
“ Elsa? Puoi lasciarmi entrare?
Su una cosa ti dovrei informare…
Ma ti prego non ti arrabbiare, fammi spiegare…”
Anna non riuscì a finire la canzone perché la sorella spalancò la porta e abbracciò Anna.
“ Allora? Cosa ti ha detto il medico? Mi sono preoccupata moltissimo ieri sera!” affermò lei facendo accomodare la sorella su una poltrona.
“ Sto bene tranquilla. Non è successo niente di grave è solo che…”
“ E’ solo che?” domandò Elsa curiosa di sapere cosa fosse accaduto.
“ E’ solo che adesso dovrai costruire più pupazzi di neve. Si, sai i bambini li amano e…un principino in particolare penso che adorerà il potere della sua unica zia” spiegò Anna sorridendo e sedendosi sul letto della sorella.
“ Aspetta, che?!”
“ Già…ancora nove mesi e sentirai un bimbo piangere la notte, lo vedrai gattonare lungo i corridoi, fare il girotondo con Kristoff, giocare con Olaf e Sven e abbracciarti forte. Elsa, preparati perché quel bimbo…sarà tuo nipote”
Elsa rimase ferma e in silenzio, poi si sedette vicino alla sorella, la guardò negli occhi e l’abbracciò forte. Restarono li, per parecchio tempo poi si staccarono ed Elsa le chiese:
“ Bene, bisognerà iniziare a preparare una stanzetta per il piccolo, ma tu come ti senti?”
“ LIBERA!” esclamò Anna ridendo
“ Libera?!”
“ Sì! Sai è stupendo camminare e girare senza più…corsetti!!”
Le due sorelle scoppiarono a ridere e quest’ultima frase fece rilassare Elsa.
Lei era felicissima della novità, ma la sua paura più grande era che la sorella l’avrebbe magari abbandonata per il figlio, invece non sarebbe stato così. Anna non sarebbe mai cresciuta. Nel giro di qualche mese il suo aspetto sarebbe cambiato a cominciare da un pancione, ma lei sarebbe rimasta la stessa piccola sorellina che amava costruire pupazzi di neve, ridere e scherzare.
 
 
 
Angolo Autrice:
Salve a tutti!
Lo so vi starete chiedendo: " che coraggio hai di farti risentire?"
Beh SCUSATEMI TANTISSIMO!! E' dal 12 marzo che non aggiorno e questa cosa è imbarazzante, ma ho avuto davvero molto da fare con la scuola e poi, se devo essere sincera, avevo perso la voglia di scrivere e anche il semplice fatto che avevo già steso questo capitolo ad aprile e che mi si è cancellato(era più bella la prima stesura) non mi ha aiutata molto.
SO, perdonatemi vi prego! Adesso con le vacanze estive cercherò di rifarmi, ci sono ancora moooolti capitoli che voglio scrivere.
Mi scuso anche per questo ottavo capitolo che non mi convince neanche un po', quindi capitemi e siate buoni nelle recensioni.
Magari questo non sarà bello e divertente come i precedenti, ma nei prossimi cercherò di fare meglio.
Spero di aggiornare presto, voi fatevi sentire!
A parte le recensioni sul mio ultimo capitolo, fatemi sapere come state, sono tre mesi che non vi sento.
Ringrazio tantooo la mia amica e compagna di classe Mulan Chan che mi ha stimolata ad aggiornare la penultima settimana di scuola e anche StarFighter a cui dedico il capitolo siccome l'avevo promesso haha e Kengha(come state care?)
A presto!!

Anna

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Capitolo 9
*** Nobody wants to be alone ***


 
 
“ Kristoff? Kris? Svegliati adesso!!”
La voce della moglie destò il povero venditore di ghiaccio dal sonno che, ormai, lo abbracciava da parecchie ore.
Kristoff si sentì abbastanza scombussolato e decise di non aprire gli occhi. Era convinto che fosse notte fonda e si sentiva ancora stanco, probabilmente per i suoi sogni che gli mostravano l’immagine di Anna incinta, beh per fortuna che erano solo sogni come si suol dire.
“ Coraggio svegliati è tutto il pomeriggio che dormi!!” sbuffò la moglie allontanando le coperte dal marito.
“ Pomeriggio?! E’ notte fonda! Mi sono addormentato poco fa, lasciami dormire” si lamentò il marito tenendo sempre gli occhi chiusi.
“ Poco fa?! Non ti ricordi?! Sei svenuto stamattina quando ti ho detto del bambino!”
Al suono della parola “bambino” Kristoff si alzò di scatto spalancando gli occhi, allora non era un sogno! Stava veramente per diventare padre!
“ Quindi? Non dici nulla? Non mi hai ancora dato una tua considerazione se…”
“E’ una cosa terribile Anna!!” esclamò in modo istintivo Kristoff.
“ Aspetta, che?” chiese la moglie meravigliata.
“ No, no, non può essere possibile!! E’ troppo presto! Noi non siamo pronti per avere un figlio, tu non dovresti essere…”
Kristoff non andò avanti perché quelle parole bastarono per far allontanare Anna da sé. La moglie, infatti, non volle sentire altro. Incredula e con il cuore spezzato se ne andò, ignorando i tentativi del marito di farsi perdonare all’istante, pur essendosi reso conto dello sbaglio commesso per colpa delle sue preoccupazioni. Camminò ritta, con le lacrime agli occhi chiudendosi la porta alle spalle, cosa che non aveva mai fatto, lasciando Kristoff infranto nella loro camera matrimoniale.
 
Elsa camminava, da sola nel suo studio. Non sapeva perché, ma aveva paura. Certo sua sorella non se ne sarebbe mai andata, ma ora sarebbe stata occupata a prendersi cura del bambino. La regina si sentiva sola, anche lei desiderava avere una famiglia come Anna…
“ Salve Vostra Maestà”
Jack era entrato nella stanza senza il permesso di Elsa, ma sapeva, questa volta, che non sarebbe stato respinto, perché, dentro di sé, la regina lo stava chiamando.
“ Jack!” disse Elsa in modo gentile e non scorbutico. In fondo il ragazzo le era mancato, perché si era finalmente resa conto che lui non se ne era mai andato.
“ So perché sei turbata. E’ per tua sorella…”
“ Sì. Ho paura per lei, magari…”
“ Non è vero. Tu hai paura di restare sola!” contraddette Jack.
“ Sì, perché se Anna si dimentica di me?”
“ Lo sai anche tu che non succederà. Certo, magari sarà concentrata su suo figlio, ma tu sei sua sorella! Sei la sua famiglia…”
La conversazione andò avanti e proprio in quel momento, Anna passò davanti allo studio di Elsa.
 La principessa, sentendo la voce della sorella, si chiese con chi stesse parlando siccome le udienze erano finite da tempo.
Curiosa, sbirciò all’interno della serratura.
 Rimase stupita perché la sorella stava gesticolando e parlando con la finestra e non riuscendo a trattenersi, Anna esclamò: “Sta diventando pazza!”
Elsa la sentì e Jack scomparì.
 Anna, allora, si lanciò sulla poltrona fuori dallo studio, afferrò il primo libro che trovò nella libreria di fianco e fece finta di leggere ed Elsa aprì la porta e si avvicinò alla sorella.
“ Cosa leggi?” le chiese incrociando le braccia.
“ Oh niente di che…” rispose la sorella senza alzare lo sguardo dal libro.
“ Deve essere interessante invece…” continuò Elsa stando al gioco.
“ Beh in effetti…”
Fu allora che la regina, delicatamente, prese il libro dalle mani della sorella e lo girò siccome Anna lo stava “leggendo” al contrario.
“ Anna cosa stavi facendo?” chiese allora Elsa sorridendo.
Anna non rispose, ma lasciò che fu una lacrima a far intuire alla sorella un eventuale problema.
“ Che succede?” domandò preoccupata la regina chinandosi e il suo sorriso svanì all’istante.
“ Mi prometti che non lo trasformerai in una statua di ghiaccio?” chiese Anna sospirando.
“ Chi?”
“Kristoff.”
“ Penso che mi dovrò trattenere anche questa volta… scherzo! Dai dimmi. Cosa è successo?”
“ Non vuole il bambino” disse Anna lasciando cadere la lacrima sul libro.
“ Cosa?!”
“ Sì, dice che non siamo pronti e che è una cosa terribile”
“ E tu che hai detto?” domandò la regina.
“ Sono corsa via”
“ Ecco il modo migliore per affrontare i problemi. Ascolta Anna, lui non è arrabbiato! Sarà solo un po’ spaventato come lo siamo tutti, ma è comunque una cosa bella, vedrai che si sistemerà tutto. Vai a prepararti per la cena adesso”
Anna annuì, si alzò e si diresse verso la sua stanza, ma, in realtà, si recò fuori nel grande giardino, da sola.
 
Era ormai giunta l’ora di cena e Anna non si fece vedere.
 Elsa e Kristoff rimasero in silenzio a lungo.
 Kristoff giocherellava con la forchetta e non osava guardare negli occhi la cognata. Poi quando Elsa attirò la sua attenzione con un colpo di tosse, il cognato colse al volo il messaggio.
“ Va bene, vado vado”
Disse e così alzò gli occhi al cielo, si chinò alla cognata ed uscì nel giardino maggiore.
Trovò la moglie seduta sotto un albero e si sedette accanto a lei.
“ Sai, stasera hanno preparato il budino al cioccolato”
Quello non era ciò che la moglie voleva sentirsi dire, infatti rimase immobile e imperterrita.
“ Scusa. Lo so ho sbagliato, ti ho fatto passare una brutta giornata, ma io quelle cose non le penso davvero. Insomma sai che non sono bravo con le parole, ma voglio solo farmi perdonare! Non sono arrabbiato è solo che…”
Anna non lo lasciò finire.
Istintivamente afferrò la mano del marito e la posò sulla sua pancia dove un leggero rigonfiamento era già comparso, essendo incinta da diverse settimane pur avendolo scoperto il giorno prima.
“ Io gli voglio già bene, perché sarà il NOSTRO bambino”
“Kristoff aveva le lacrime agli occhi.
 Quel gesto gli aveva fatto capire una cosa: che non doveva avere paura. Doveva solo restare accanto a sua moglie perché ella custodiva, ormai, una parte di loro.
“ Mi dispiace Anna. Per quello che ho detto. E’ che non so come si faccia il padre e spero solo di essere importante per lui”
“ E’ questo il bello no? Non si può essere genitori perfetti, ma ciò che conta è essere in grado di meritarci nostro figlio. E tutto quello che dobbiamo fare è restare uniti. Anche io ho paura, ma so che ce la faremo. Quindi sei felice?” chiese Anna appoggiando la sua mano su quella del marito che continuava ad accarezzare il grembo.
“ Sì, molto. Quindi mi perdoni?”
“ Mmmh..si dai… c’è davvero il cioccolato a cena?” chiese Anna sorridendo golosa.
“ Ehm no. Ti ho mentito” rispose lui ridendo e la moglie gli fece il broncio e rimase in silenzio per gioco.
“ Se vuoi, però, un bacio è gratis” propose lui e pian piano avvicinò le sue labbra a quelle della moglie, ma prima che esse si toccassero, Anna lo fermò.
“ Ehi tu! Non credi che sia ora di andare a dormire? Quando nascerai i baci da mamma e papà li riceverai comunque, ma adesso non sbirciare” disse la principessa rivolta al figlio nel suo grembo e, sorridendo, lasciò che il bacio del vero amore la facesse sognare per un po’.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Eh si gente sono io…
Che dire mi faccio schifo da sola perché sono MESI che non aggiorno! E tanti anche…
Non ho delle vere e proprie motivazioni a parte la malattia che mi ha colpito per tutto il mese di luglio che mi hanno spinta a non aggiornare.
Inoltre Once Upon A Time mi ha aiutata moltissimo! Insomma questa stagione è stupenda! AMO con tutto il mio cuore Anna, infatti è probabile che i personaggi della mia ff prendano spunto anche da OUAT.
Che altro dire…
No beh, questo capitolo prendetelo più come una ripresa per ricominciare bene con i prossimi capitoli. Non è niente di che, come vedete ho voluto inserire una scena Kristanna e già un piccolo breve allacciamento tra Elsa e Jack. Non so neanche se sono riuscita a rendere i personaggi IC penso proprio di no…
Adesso vi faccio un punto della situazione.
Nel prossimo capitolo, che inizierò a scrivere domani, ho intenzione di inserire un dialogo tra Anna e Kristoff che parlano dei “problemi” di Elsa che parla da sola.
Quindi ci saranno ancora, dai 2 ai 4 capitoli in cui la famiglia verrà a conoscenza di Jack e prendete questi capitoli come gli ultimi divertenti, perché poi, mi dispiace dirvelo, ma il lieto fine sarà difficile da trovare fino alla fine della storia…ho molte cose in testa e tutti mi dicono che sono pazza a creare una storia del genere! A voi sembra tutta rosa e fiori per ora, ma non lo è… e in questo Once mi aiuta moltissimo ahaha
(Inoltre scusate, ma anche in Once come nel mio capitolo, Elsa regala l’abito da sposa ad Anna!! E la collana è simile a quella che ho descritto nel capitolo del compleanno di Elsa…insomma Eddy e Adam voglio i diritti d’autore)
Ecco ho detto tutto…
Quindi…fatemi sapere cosa pensate nelle recensioni, fate i buoni vi prego!
E ditemi anche se avete domande o qualsiasi dubbio e risponderò…non sparite anzi fatemi sentire che ci siete e, se la storia vi piace, statemi addosso ahah.
Inoltre ringrazio StarFighter che mi ha AIUTATA TANTISSIMO! Mi sei mancata! .
Ciao a tutti e ringrazio coloro che hanno avuto fiducia in me.

ps: non so se ve ne siete accorti, ma la maggiorparte dei titoli dei miei capitoli sono presi da frasi del film di frozen...non so perchè ma a me piace un casino trovare i titoli ahaha
 
A presto
 
Anna
 

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Capitolo 10
*** For The First Time In Forever ***


 
 
 
La sera prima, Elsa dovette aspettare quasi un’ora prima di vedere entrare la sua famiglia in sala da pranzo finalmente riconciliati. Era felice certo che i due coniugi avessero fatto pace, ma in parte si sentì di nuovo sola.
Anche la mattina seguente Elsa era da sola al castello e non aveva udienze programmate.
 C’era troppo silenzio quel giorno. Anna era all’esterno del palazzo per la visita settimanale con gli abitanti del regno e sarebbe tornata nel pomeriggio, Kristoff, invece, sarebbe rientrato in serata avendo degli scambi commerciali piuttosto importanti di cui occuparsi. Troppo silenzio! A Elsa non piaceva più stare da sola. Anna aveva ragione perché quando si è soli, i pensieri vengono espulsi molto più facilmente facendoci stare male e facendoci agitare.
Quella mattina Elsa non chiamò Jack, ma decise di stare con lui in un altro modo. Prese dal cassetto la scatola dei dentini e lasciò che qualche nuovo ricordo della sua vita passata con la presenza di Jack si mostrasse ai suoi occhi. Sapeva di andare incontro a dei ricordi brutti per lei, ma decise di affrontarli comunque.
 
 
Era una fresca e simpatica mattina primaverile e il regno di Arendelle si stava lentamente svegliando, escludendo i pazienti lavoratori che erano già all’opera da più di un’ora. Tutto era ancora racchiuso in un dolce silenzio rinvigorito ogni tanto dal soffio del vento e dal canto degli uccelli.
A palazzo, però, l’atmosfera era tesa e agitata. Parecchie domestiche correvano per il palazzo brandendo tra le loro mani teli bianchi e ciotole piene d’acqua. Fuori dalla camera matrimoniale reale, il re marciava agitato avanti e indietro per il corridoio, mentre, nella camera vicina sua moglie stava partorendo il loro secondo figlio.
Il re sperava che fosse un maschio, ma anche una bambina lo avrebbe reso felice, ma lo spaventava il suo futuro. Anche il secondo figlio avrebbe avuto poteri come la primogenita che dormiva beata nella sua cameretta.
Stava considerando tutte queste cose quando un pianto di un bambino lo risvegliò.
“ Vostra Maestà è una bambina!” annunciò la balia aprendo le porte della stanza.
Il re sorrise, senza esitare entrò e si sedette al fianco della moglie affaticata per il parto.
Le baciò i capelli castani e poi guardò il fagottino che teneva tra le braccia.
“ Quindi Elsa ha una sorellina ora” disse lui sorridendo accarezzando la minuscola mano della figlia.
“ Sì. Saranno delle sorelle bellissime…”
“ Vostre Maestà mi scuso per l’intromissione, ma ero pronto per scrivere il nome della principessa nei registri reali ed ho trovato questo foglio.” Disse il maggiordomo porgendo ai sovrani un’antica pergamena.
Il re prese il foglio tra le mani e lesse. Era una lista di nomi e il sovrano rimase colpito da un nome in particolare scritto più grande degli altri che diceva: “ANNA: coraggiosa e perseverante è consapevole che nella vita occorre lottare anche di fronte alle sconfitte. Il suo carattere tenace nasconde però anche un lato dolce, protettivo e tenero, che fa di lei una persona molto apprezzata.”
“ Gerda, so come chiamare nostra figlia…Anna…” disse il sovrano ricordando di aver già letto in precedenza quel foglio. Il maggiordomo si sbagliava, perché quella pergamena apparteneva alla sua famiglia e spesso, da piccolo, leggeva i significati dei nomi, solo si era dimenticato dell’esistenza di esso.
“ Perché?” domandò la regina guardando la figlia che ormai si era addormentata fra le sue braccia.
“ Perché avrà bisogno di forza. Dovrà essere coraggiosa e sostenere Elsa in qualsiasi cosa, dovrà essere felice e non arrendersi mai.”
“ Allora Anna è perfetto” concordò la moglie.
“Aspetta, dovrebbe esserci un’altra cosa” disse il marito con la fronte corrugata guardandosi intorno.
“ Dove l’hai trovato questo biglietto?” domandò rivolto al maggiordomo.
“ Era contenuto in questa busta, Vostra Maestà” rispose lui porgendogli la busta rovinata.
Il re aprì la busta e ne tolse un ciondolo a forma di fiocco di neve e lo regalò alla moglie.
“ Questa collana e questa lettera appartenevano a mia madre. Un giorno li trovò fuori dalla finestra della sua camera racchiusi in una busta. Ci spiegarono che il gioiello si diceva fosse in grado di proteggere la famiglia e donarle forza perché esso rappresentava il vento, elemento con il quale si dica sia stato forgiato, quindi uno degli aspetti più potenti della natura. Ora voglio che lo metta tu e non lo tolga mai perché esso proteggerà le nostre bambine.”
Dopo aver espresso queste parole, la porta si aprì di nuovo ed entrò una piccola bambina dai capelli bianchi raccolti in due simpatici codini che si strofinava gli occhi siccome la luce mattutina, riflessa sull’iride azzurra glaciale, le procurava fastidio.
“ Elsa! Tesoro vieni qui!” disse il padre andandole incontro.
“ Cos’è quella cosa li che ha la mamma?” domandò la principessa porgendo le braccia al padre per essere presa in braccio senza però distogliere lo sguardo dal fagottino.
Il padre la sollevò e una volta seduti sul letto, tenne Elsa sulle ginocchia.
I sovrani non dissero nulla e con un sorriso sulle labbra guardarono la figlia maggiore scrutare e osservare la sorellina che dormiva.
“ E’ la mia sorellina?” domandò poi la bambina rivolgendo lo sguardo al padre.
“ Sì, si chiama Anna” rispose il re.
“ E’ un po’ brutta e piccola” commentò severamente Elsa.
“Vedrai che crescerà con te, quindi ti accorgerai che Anna sarà una sorella magnifica e giocherete molto insieme” spiegò la madre.
“ Allora lei sarà con me sempre…le voglio già bene”
Tutta la famiglia sorrise, perfino la piccola Anna pareva sorridesse nel sonno. Il re, allora, per rendere ancora più bello quel momento, prese la mano di Elsa e la pose su quella della sorellina poi esse vennero racchiuse tra le mani dei genitori come una perla custodita da una conchiglia e sussurrò:
“ Resteremo sempre uniti, perché siamo una famiglia”
 
 
Una nuvola azzurra riportò Elsa di nuovo nel suo studio. La regina ansimava e aveva le lacrime agli occhi. Quell’avvenimento non lo ricordava, molte cose probabilmente le erano sfuggite. La colpì la nascita del suo amore per la sorella e le frasi dei suoi genitori, ma restò anche turbata per la storia della collana della madre. Una volta sorto il pensiero della collana le venne in mente una cosa. Istintivamente Elsa strinse a sé la collana che aveva al collo, che Jack le aveva regalato. La osservò bene e solo in seguito ne notò la stressa somiglianza con quella della madre.
“ Se è quello che ti stai chiedendo…si” disse il ragazzo dai capelli bianchi appena entrato nella stanza subito dopo aver sentito la chiamata di Elsa.
“ Sei stato tu? Tu hai creato il ciondolo di mia madre e lo hai posto al palazzo dei miei parenti!” constatò Elsa.
“ Sì. E’ da molto tempo che proteggo la tua famiglia. Sapevo che prima o poi sarebbe successo qualcosa di straordinario in essa ovvero che prima o poi sarebbe nato un erede dai poteri glaciali e dovevo starvi vicino. Sembra una semplice collana, ma in realtà aveva il potere di donare forza, saggezza e coraggio che aiutarono i tuoi genitori a educarti e a crescerti senza mostrare paura o preoccupazione. Ed è per questo che sottolineai il nome Anna perché è quello che rappresenta meglio il potere del ciondolo.”
 
“ Els…” fuori dallo studio della sorella, Anna la stava per chiamare pronta a raccontarle ciò che aveva scoperto nel regno, ma sentendo delle voci, si accostò alla porta semi aperta e sbirciò.
 
“ Quindi è grazie a te! Ci sei sempre stato per noi e non te ne sei mai andato…scusami per come ti ho trattato” disse la regina rivolta al ragazzo. Anna, però, non notò il giovane, infatti, quella frase, Elsa la pronunciò rivolta alla finestra.
“ Sta diventando davvero pazza adesso! Devo dirlo a Kristoff…” e detto questo in modo stupito, la principessa si recò fuori dal palazzo alla ricerca di suo marito.
 
“ Non devi scusarti...non piangere” la consolò Jack.
“ E’ che fa male. Ho rivisto i miei genitori in questo ricordo e adesso vorrei che fossero qui. Per aiutarmi a governare il regno e vedere Anna e il futuro nipote! Vorrei che fossero qui perché non voglio restare sola…”
“ Elsa tu non sei mai sola e te lo posso dimostrare…” sentendo il quartetto che da poco aveva iniziato a suonare fuori dal palazzo, il ragazzo si inchinò alla regina e domandò:
“ Mi concede l’onore di questo ballo?”
Elsa rimase esterrefatta! Le avevano già proposto di ballare, ma lei aveva sempre rifiutato per paura di congelare qualcuno. Fin da piccola sognava di poter danzare, ma nessuno glielo aveva insegnato e Jack questo lo sapeva.
Per la prima volta Elsa spaccò il suo muro di ghiaccio, si sciolse e accettò.
Il contatto con le mani di Jack la fece stare bene. Era la prima persona che non poteva congelare, la prima che non aveva paura di lei esclusa Anna, la prima con cui ballò, la prima con cui si sentì al caldo e tutto questo perché lui era uguale a lei. Fu così che passo dopo passo la regina iniziò a danzare, sorridendo e ridendo come un bambino impara a camminare e si sentì libera…per la prima volta.
 
Kristoff era appena tornato dallo scambio commerciale e decise di recarsi dalla sovrana per parlare della mercanzia, ma, quando si avvicinò alla porta, notò anche lui qualcosa di strano:
la cognata rideva e scherzava da sola, ballando in modo goffo con il suo cavaliere: l’aria.
Kristoff rimase allibito di questo e confuso pensò: “Devo dirlo ad Anna!”
 
 
Angolo Autrice: Ciao a tutti... prima cosa mi scuso per aver aggiornato in ritardo, ma ho avuto problemi con la connessione internet qua a casa mia. Comunque... questo capitolo non mi convince molto, forse è un po' strano, ma è necessario. In qualche modo la famiglia deve venire a conoscenza di Jack Frost! Lo so è probabile che non abbiate capito molto della collana e della busta, ma ho provato a ragionare alla Once Upon A Time ahah...(quanto lo sto amando!) Questi capitoli sono un po' leggeri e magari noiosi, ma vi consiglio di gustarveli perchè tra minimo 3 capitoli succederà una cosa veramente brutta.(ok basta spoilers) Per questo capitolo ringrazio i miei amici,in particolare Hakinaki(dimmi che si scrive così ti prego!) alla quale voglio davvero bene(e credetemi che sopportarmi è davvero difficile)e in generale tutti quelli che recensiscono(spero di avere più recensioni in futuro! Dove siete finiti tutti?)seguono e hanno messo la storia tra le preferite. A presto Feisty Pants - Anna

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Capitolo 11
*** Making today a perfect day...or not ***


Qualche mese dopo…
 
Quella mattina Elsa si alzò più presto del previsto, sapeva che sarebbe stato un giorno speciale, o almeno, ci teneva a renderlo tale: era il compleanno di Anna. Elsa aveva intenzione di trascorrere con lei tutta la giornata, per questo aveva cancellato ogni impegno. Non aveva preparato chissà quale sorpresa, ma voleva vivere quel compleanno, con sua sorella, in modo speciale.
 
Kristoff, come sempre, si svegliò all’alba quella mattina e si soffermò, ancora assonnato, ad ammirare il volto della moglie che riposava tranquilla immersa in fantastici sogni. Lui adorava osservarla senza che lei se ne accorgesse, perché riusciva ad assaporare tutto di lei. Amava i suoi lineamenti, le sue lentiggini, il suo respiro, i capelli  ramati spettinati, le labbra semi aperte, ma amava, più di ogni altra cosa, assistere al suo risveglio, soprattutto quel giorno: il suo compleanno.
Appena la luce del sole si posò sul viso di Anna, la fanciulla stropicciò gli occhi e li aprì lentamente trovandosi davanti il volto del marito.
“Per tutte le renne che spavento!” affermò lei di colpo mettendosi una mano sulla fronte.
“Hey! Non sono mica così brutto!” disse lui incrociando le braccia.
“Non dire così! E’ che stavo facendo un sogno abbastanza strano e mi sono ritrovata il tuo viso che mi guardava e mi sono agitata, ma non perché tu sia brutto, perché non lo sei assolutamente, però sai all’inizio faceva impressione, ripeto non perché tu facevi impressione, ma…”
“ Che sogno hai fatto stanotte? Non dirmi di nuovo le renne e i pupazzi di neve che lanciano carote sul lago ghiacciato, in attesa dell’arrivo di un’aquila pronta a mangiare cioccolato con loro!” interruppe lui alzando gli occhi al cielo, ormai era abituato a troncare i lunghi monologhi disordinati della moglie.
“Ehm…quasi! Questa volta l’aquila non c’era però.” disse lei sorridendo.
“ Ah, ora la mia giornata può sicuramente essere migliore, comunque…buon compleanno, principessa” sussurrò lui dolcemente percorrendo sinuosamente i lineamenti del viso della moglie con un dito.
“Grazie, uomo ghiaccio” rispose lei gioiosa.
“ Sempre gentile mi dicono!” rispose burbero lui.
“ Ho semplicemente detto la verità!” disse lei sbuffando e incrociando le braccia.
“ Ecco! Piccino mio, ti auguro di non ereditare questo atteggiamento scorbutico da tuo padre! Sai è veramente noioso…. però… devo ammettere di amarlo tantissimo e anche tu dovrai amarlo perché è il tuo papà! Lo so, spesso odora di renna, ma non possiamo farci niente so che adora Sven, ma ci vuole comunque bene a me e a te e…”
“Oh! La vuoi smettere?!” sbottò lui scherzoso.
“ Cosa gli insegni poi?!” continuò Kristoff, appoggiando una mano sul ventre della moglie che, ormai, era cresciuto molto.
“ Senti! Ti sta rispondendo!” fece notare lei spostando la mano del marito nel punto in cui il loro bambino scalciava.
“ Probabilmente ti starà facendo gli auguri anche lui” affermò lui.
“Sì, li apprezzo, ma… un po’ di dolcezza non guasterebbe! E’ fastidioso, bello per carità perché mi rendo conto che sta bene e vuole farsi coccolare, ma potrebbe essere più delicato ecco!” esclamò tutto d’un fiato lei.
“ Per la tenerezza ci sono io…” concluse lui dandole un dolce bacio sulle labbra e la invitò ad alzarsi e recarsi da Elsa perché pure lui sapeva che lei stava preparando qualcosa di speciale per Anna.
Anna scese velocemente le scale e trovò la sorella vestita in modo molto semplice, con un abito leggero e comodo. Imbracciava un cestino da picnic ed era pronta ad uscire con sua sorella.
“Dove vai?” chiese Anna stupita chiedendosi il perché di quell’inaspettato comportamento di sua sorella.
“ Dove andiamo piuttosto. Oggi stiamo insieme tutto il giorno, coraggio! Tranquilla il luogo non è per nulla lontano ed è in pianura, cosi siamo sicuri di non stancarti. Sono certa che quest’aria primaverile farà bene sia a te che al bambino” rispose la sorella ringraziando la guardia che le aprì la porta.
Anna scese gli ultimi gradini, prese a braccetto la sorella e si fece guidare da lei.
 
 

Le due sorelle camminarono ridendo e scherzando osservando la bellezza del paesaggio, lo sbocciare della primavera caratterizzato dal canto melodioso degli uccellini, o dal vento che giocava con i loro capelli. Dopo poco tempo giunsero in un grande prato con quattro grossi alberi, un ruscello che sfociava in un piccolo laghetto e disseminato di fiori dai vivaci colori.
Anna capì all’istante che luogo era quello! Gli occhi si imperlarono di lacrime e gettò immediatamente le braccia al collo della sorella ringraziandola ripetutamente.
“ E’ il regalo migliore che tu potessi farmi! Quanti ricordi in questo luogo Elsa! Mi ero quasi dimenticata della sua esistenza!” disse la sorellina commossa.
“ So che tu tieni a questo luogo. E’ da tempo che chiedo ai nostri servitori di ripulirlo da erbacce o altri effetti dannosi. Da quando mamma e papà non ci sono più questo posto era stato dimenticato, ma quando erano ancora in vita…”
“ Davano sempre ordine di tenerlo curato per la nostra famiglia.” Disse Anna concludendo la frase della sorella, con un sorriso sulle labbra.
 

Le due sorelle si sedettero e consumarono il pasto preparato e contenuto dal cestino ed iniziarono a raccontarsi tutto quello che avevano vissuto in quel giardino, così semplice, ma che assorbiva, come una spugna, la loro vita. Il dolore provato negli ultimi anni lo aveva distrutto. Il tempo lo aveva corroso privandolo della sua bellezza naturale e, nelle menti delle sorelle, era stato dimenticato per colpa di tutti gli avvenimenti che turbavano i loro pensieri.
“ Sai, questo giardino è stato importante per tutta la storia della nostra famiglia. E’ stato qui che i nostri genitori mi hanno detto che avrei avuto una sorellina.”  disse la maggiore guardandosi intorno e, vedendo Anna incuriosita dalla storia, continuò il racconto: “ Avevo solo due o tre anni mi sembra, ma ricordo tutto perfettamente. Quella mattina papà aveva cancellato i suoi impegni proprio per stare con me tutto il giorno, sai, era il mio compleanno. Era stato uno dei momenti più dolci della mia vita! Nostro padre mi raccontò la storia dei quattro alberi che segnano il perimetro del giardino, giocammo con l’acqua del laghetto che, spesso, ghiacciavo e molto altro che purtroppo non ricordo bene. Al pomeriggio arrivò anche mamma. Ci sedemmo sul prato e fu allora che papà disse: “ Mamma ha il tuo regalo di compleanno” e lei, indicandosi il grembo confermò: “Esatto. Piccola Elsa, tra qualche mese avrai una sorellina o un fratellino così potrai sempre giocare con lei o lui e non ti lascerà mai sola.” A quell’età non capivo il valore di una vita, o come fosse possibile che, il mio fratellino crescesse dentro la mia mamma, ma capii benissimo il fatto che in famiglia ci sarebbe stato un altro bambino, un nuovo amico con cui poter giocare e mi si illuminarono gli occhi di gioia.”
Anna rimase lì, incantata, guardando la sorella che, attraverso quel ricordo, dimostrò ancora una volta l’amore smisurato che nutriva nei suoi confronti.
“ A me viene in mente quel giorno in cui papà ci fece piantare dei fiori e ci insegnò a curarli e, anche quando lui non poteva venire, qualcuno ci accompagnava qui per vederli crescere. Arrivò il giorno in cui finalmente sbocciarono e accompagnammo mamma, con gli occhi bendati, a vedere il nostro lavoro. Lei ne rimase molto colpita e ne assaporò il profumo facendoci i complimenti e disse: “ Oggi avete imparato una grande lezione. Avete coltivato con cura e pazienza i vostri bellissimi fiorellini ed ora vi dirò una cosa molto importante: questo interessamento per la vita dei vostri fiori, lo dovrete sempre coltivare anche per le persone. Prendetevi sempre cura di tutti, anche dei nostri servitori! Quando, un giorno, sarete voi i sovrani di questo regno, scoprirete che solo con l’amore verso i sudditi riuscirete a governare nel modo giusto. Mi raccomando amate voi stesse, la vostra essenza e non lasciatevi mai! Promettetemi che resterete le mie bambine unite…” io e te ci prendemmo per mano come per promettere quello che mamma ci aveva chiesto e ci abbracciammo.”
Era Elsa quella commossa adesso. Anche nella sua mente era impresso quel ricordo, ma le faceva sempre male perché non era riuscita a proteggere la sua sorellina e per molti anni l’aveva esclusa.

Nel pomeriggio le sorelle si distesero all’ombra osservando il cielo e cercando di plasmare, con la loro immaginazione, le nuvole che si rincorrevano, spinte qua e là dal giocoso vento primaverile.
“Guarda! Quello sembra un delfino che si tuffa in una brocca!” Esclamò la minore indicando una nuvola.
“Ma dove lo vedi Anna?! La tua fantasia è veramente strana” rispose la sorella ridendo non vedendo quello che la sorella aveva elaborato.
“ Anche Kristoff lo dice sempre, ma per me è una cosa normale” si difese la principessa mettendo le mani dietro la testa, ma le spostò subito sul pancione nel punto in cui il suo bambino scalciava.
“ Tutto bene?” chiese Elsa preoccupata.
“ Certo tranquilla. Ultimamente si muove molto, probabilmente sarà agitato come me! Spero di no perché quando nascerà se piange troppo la notte mi arrabbio, sai quanto amo dormire!” spiegò Anna.
“ Sono sicura che sarà un bambino bellissimo che porterà una grande gioia nei nostri cuori” affermò la regina abbozzando un sorriso, molto strano di cui Anna si accorse.
“ So cosa ti fa stare male Elsa. Hai paura di restare sola. Io sto per avere un figlio che occuperà le mie giornate, ma tu sarai la sua zia preferita!... Ehm…in effetti sarai la sua unica zia, ma non importa! Anzi che notizia meravigliosa! Sarai unica, quindi speciale e sarai sempre al suo fianco. In più sono sicura che troverai anche tu l’amore sorellona…il platinato per esempio eh” intervenne Anna dando una gomitata ad Elsa.
“Cosa stai dicendo?! Assolutamente no! E’ fuori questione!” si difese la maggiore nascondendo l’imbarazzo.
“Perché?! Hai visto come ti guarda?! In questi mesi vi siete legati e anche Kristoff è riuscito a vederlo!” sbottò Anna non capendo la smentita della sorella.
“ Anna, anche se Jack mi piacesse, sarebbe una storia impossibile! E’ immortale! Ed io?! Io sono una persona comune, nonostante i miei poteri, ma non potrei mai stare con lui! Ora andiamo al castello, si sta facendo tardi.” Concluse la sorella alzandosi ed aiutando Anna a mettersi in piedi. Ormai la principessa aveva capito il punto debole della regina, aveva intuito la causa del suo dolore, ma non voleva che lei ne soffrisse e, per questo, Anna cambiò argomento anche se sapeva perfettamente di dover scavare a fondo nella questione: avrebbe fatto di tutto per ottenere la felicità della sorella.
 
 

La sera, al castello, dopo la cena, Anna decise di raggiungere la biblioteca per trovare un libro da leggere. Kristoff, invece, si recò nella camera da letto preparando il regalo di compleanno per la moglie. Elsa e Jack rimasero soli nello studio della regina, stavano per iniziare una conversazione, quando un urlò squarciò l’atmosfera tranquilla che regnava nel castello.
Tutta la famiglia si precipitò fuori alle stanze, corse per i corridoi fino a trovare Anna, tremante che si appoggiava alla parete.
“ Anna! Cosa succede?!?” Domandò Elsa, il cuore le esplodeva nel petto.
“ Non mi sento per niente bene” rispose lei con un filo di voce e svenne, tra le braccia di Kristoff. Il viso era pallido, gli occhi, un attimo prima di perdere i sensi, erano spaventati e deboli, come se avessero perso la loro vitalità.
“ Cosa ti succede?! Anna svegliati! Sarà il bambino in arrivo?!” chiese tremando lo sposo provando a rinvenire la sposa.
“ No, è troppo presto per nascere! Manca ancora tempo! Chiamate il medico subito!” ordinò la regina e i loro servitori si inchinarono e corsero via per obbedire agli ordini.
Jack e Kristoff portarono la principessa nella sua stanza ed Elsa le prese la mano, mentre il marito continuava a scuoterla cercando di svegliarla. Nemmeno il bacio del vero amore funzionò: la principessa dava segno di non riuscire a riprendersi.
 
 

 
Angolo Autrice:
Salve a tutti!! Lo so è incredibile da credere e dovrei solo sparire dalla faccia della terra. Non mi sono fatta sentire per ben due anni! Non ho più aggiornato e non effettuavo nemmeno l’accesso.
Questo perché per prima cosa la scuola mi ha occupato molto tempo e io faccio un liceo davvero difficile e, secondo, non sapevo più cosa scrivere.
Appena iniziate le vacanze, mi è venuto un momento di nostalgia e ho riaperto EFP. Ho sbirciato le storie di Frozen e mi è dispiaciuto vedere che la mia storia sia ormai dimenticata, in fondo. Due anni fa era una delle prime, ma non mi lamento assolutamente, la colpa è mia che non ho continuato. Tra le storie ho trovato Evy1991 e le sue ff mi hanno ispirato ad andare avanti con la mia. La ringrazio moltissimo perché dopo due anni mi ha fatto tornare la voglia di scrivere. Ringrazio molto tutte le persone che, nonostante i due anni passati senza andare avanti, hanno avuto fiducia in me mantenendo la storia tra le seguite o addirittura tra le preferite. Mi aspettavo di avervi persi tutti!
Che dire… questo capitolo non so come sia uscito perché dopo due anni le cose cambiano e anche io sono diversa. Ora ho diciotto anni e tra un anno termino il liceo.
Le idee che avevo sono scomparse. Qualcuna c’è ancora, infatti mi ricordo il taglio che volevo dare alla storia, ma per esempio so che per questo capitolo avevo intenzione di descrivere qualcosa in particolare di Elsa ed Anna, ma ho finito per inventare il dettaglio del giardino.​
Avrete notato che Anna non si sente bene... vi posso dire che adesso la famosa quiete si è rotta.
Spero vi piaccia e scusatemi ancora moltissimo! Ora faccio una promessa che DEVO mantenere: prometto di finire la storia in questi tre mesi perché comunque sia a me che a voi piaceva e mi pare giusto finirla e non lasciarla in sospeso.
GRAZIE A TUTTI DI CUORE!
Un bacio
Anna

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Capitolo 12
*** I Mean It's Crazy ***


 
Kristoff si precipitò di nuovo fuori dal castello e durante la sua corsa sfrenata, pensava a cosa dire alla moglie.
Se Anna non gli avesse creduto? Se si fosse offesa o arrabbiata con lui? Lei amava molto la sorella e nessuno avrebbe potuto dirle che stava diventando pazza!
 
Avvolto da queste paranoie, il ragazzo girò l’angolo del giardino e si scontrò con la stessa Anna facendola cadere a terra!
 
“ Anna!” esclamò lui rialzandola tutto preoccupato.
“ Ora capisco il concetto di “pesante” che mi hanno detto i troll” si lamentò lei massaggiandosi la testa.
“ Cosa scusa?” disse lui confuso.
“ Niente lascia perdere. Devo dirti una cosa importante! E’ tutto il giorno che ti cercavo!” sospirò lei.
“ Veramente devo dirti una cosa anche io” aggiunse lui.
“ Ok dimmi prima la tua notizia, perché la mia si può dire che sia un po’ “pesante””
“ Mi spieghi perché sei fissata con il pesante?” domandò lui.
“ Nulla ho solo pensato che essendo incinta peserò di più del solito e quindi mi stavo solo abituando all’idea” disse lei pulendosi il vestito.
“ Si mi immagino che averti per nove mesi ancora più pazza e scalmanata sarà abbastanza pesante…”
“ Cosa scusa?” domandò confusa fermandosi di colpo.
“ Oh ma insomma possiamo concludere un discorso alla volta?” si lamentò lui alzando le braccia al cielo.
“Ah si giusto…”
“ Dimmi prima tu Anna ti prego!”
“ Ecco direi che allora la notizia è piuttosto “agghiacciante” che pesante perché…si…ecco…quando me ne sono accorta ci sono rimasta di “ghiaccio” disse lei guardando in basso.
“ Ok riguarda Elsa…” disse lui tirando un sospiro di sollievo.
“ Si, oggi sono arrivata al castello e l’ho vista comportarsi in modo…”
“ Strano…” completò Kristoff.
“ Esatto! Era come se fosse…”
“ Pazza…” terminò ancora
“ Leggi nel pensiero o hai visto qualcosa di strano anche tu?”
“ Avevo paura di dirtelo Anna, ma oggi l’ho vista ballare da sola, ma sembrava come se ci fosse un cavaliere di aria a danzare con lei”
“ Allora la situazione è più congelata di quanto pensassi… io l’ho solo vista parlare da sola, ma ballare mi sembra troppo. Oh tesoro non vorrei che lei stia diventando pazza per colpa del regno e della solitudine! Insomma ora che io e te avremo un bambino forse lei pensa che resterà da sola.”
“ E ora cosa facciamo?”
“ Proverò a parlarle e cercherò di capire i suoi comportamenti a cosa sono dovuti.”
 
Nel pomeriggio…
 
“ Elsa cara! Come stai?” domandò Anna entrando nel suo studio.
“ Anna!! E’ la dodicesima volta che me lo chiedi nel giro di quattro ore da quando abbiamo finito di pranzare!” esclamò esasperata Elsa lasciandosi andare sulla poltrona.
“ No sai è che mi preoccupo per te…”
“ La prima volta mi hai chiesto se avevo sete, la seconda se avevo fame, la terza se avevo caldo, domanda al quanto assurda per una che ha una temperatura corporea di meno tre gradi, la quarta se avevo mal di testa, la quinta se avevo tanto lavoro da fare…diciamo che non sei molto brava a fingere, quindi, ora, sei pregata di dirmi cos’hai”
Anna rimase in silenzio guardandosi intorno con le guance rosse.
“ Eh che volevo chiederti se potevamo pattinare questo pomeriggio. Sai molti bambini me lo hanno chiesto” disse la principessa.
“ E perché tutte quelle altre domande per convincermi a congelare il cortile?”
“ Beh sai sono delle tecniche per…intenerirti e convincerti a creare la pista” giustificò lei sorridendo.
“ Lo sai benissimo che tu non devi pattinare però! Al bambino non farebbe bene” raccomandò la maggiore.
“ Si non preoccuparti lo so…” rispose lei alzando gli occhi al cielo.
“ Va bene andiamo, ma sappi che non sempre posso permettermi di staccare dai miei impegni”
 
“Allora? Cosa le hai detto?” chiese Kristoff incuriosito e con il cuore a mille alla moglie.
“ Ehm ecco non ce l’ho fatta e ho inventato la storia del pattinaggio” disse lei guardando i bambini felici pattinare sul ghiaccio.
“ E adesso cosa facciamo?” domandò il marito.
“ Non ne ho la più pallida idea” disse Anna mordendosi un labbro.
“ Per me dovremmo….ahiiii” Kristoff non terminò la frase perché una palla di neve lo colpì sulla nuca.
“ Chi è stato?” chiese Anna.
“ C’è una sola persona in grado di creare e lanciare palle di neve” disse lui arrabbiato massaggiandosi la testa.
“ Ma come è possibile?! Elsa è la in fondo che sta parlando con un suddito!”
Anna aveva ragione. La regina non poteva aver tirato la palla. Era troppo educata per interrompere una discussione per giocare.
“ Io non… oh ma ancora?!” urlò Kristoff dopo aver ricevuto la seconda pallina.
“ Che cosa sta succedendo?!” si chiese la principessa guardandosi intorno.
“ Sto cercando di capirlo prima di riceverne un’altra. Io vado a guardarmi in giro, magari è solo qualche bambino che ci fa degli scherzi” decise lui allontanandosi dalla moglie.
Anna rimase sola e provò a guardarsi intorno anche lei. Mirò davanti a lei, indietro, in basso, in alto…e si fermò. Cos’era quella cosa?
Sulla finestra dello studio della sorella, si stava creando un’illustrazione ghiacciata. Incuriosita la principessa si addentrò nel suo castello e si recò nello studio di Elsa.
La principessa restò immobile ad osservare l’immagine che si creava sul vetro, con le sopracciglia inarcate.
“ Aspetta…” gridò Elsa entrando nella stanza e subito il ghiaccio si fermò.
“ Ahhh allora lo hai creato tu! Era abbastanza inquietante vedere del ghiaccio crearsi da solo sul vetro…”
“ Ecco, Anna, veramente non sono stata io” disse la sorella tremando.
“ Aspetta, che? Elsa che cosa ti sta succedendo?! Prima ti vedo parlare da sola, poi Kristoff di vede ballare con l’aria e adesso mi dici che non sei tu a lanciare palle di neve e far finire il ghiaccio sulle finestre!” si lamentò confusa la principessa.
“ Ok. Jack?” chiamò la regina chiudendo gli occhi scombussolata.
Il ragazzo non entrò nella stanza, ma scrisse sul vetro: “ Lei non può vedermi finche non crede in me”
“ Ma che cosa significa?!?” domandò Anna spaventata.
“ Ho paura che tu non mi creda Anna. Vedi, tempo fa ho scoperto di non essere l’unica persona al mondo ad avere poteri di ghiaccio, invece anche lui ne ha. Oh insomma è inutile parlartene perché tanto non mi puoi credere essendo una cosa talmente strana che…”
Elsa fermò il discorso. Anna indicava Jack a bocca aperta…lo vedeva.
“ Ciao Anna” salutò il ragazzo inchinandosi alla principessa.
“ Per tutte le renne!” esclamò la ragazza.
“ Elsa, con il vostro permesso tornerò quando me lo chiederete. Ora vi lascio sole” e detto questo il giovane scomparì sorridendo felice.
 
“ Se lo vedi significa che mi credi!!” dedusse la regina felice.
Dopo circa due minuti la sorella rispose, finalmente ripresa dallo shock:
“ Se c’è una cosa che so, è che io non ho mai dubitato di te e credo a qualsiasi cosa tu mi dica.”
“ Grazie Anna…beh ora abbiamo molte cose da dirci” disse la regina facendo accomodare la sorella sul letto e sedendosi accanto.
“ Già penso anche io.” Affermò la sorella mettendosi a suo agio sul letto.
“ Quindi…”
“ Aspetta, aspetta… posso fare una mia considerazione prima di ascoltare tutto quello che mi dirai?” la interrupe la principessa.
“ Dimmi” permise Elsa.
“ Beh sarà pure un ragazzo solitario, strano, mezzo invisibile con poteri di ghiaccio, ma….caspita direi che è proprio carino!”
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
 
Ciao a tutti lettori e amici.
Già sono io che torno dopo un mese.
Scusatemi…il capitolo lo avrei pubblicato una settimana dopo l’ultimo aggiornamento, ma ho avuto dei grossi problemi.
Mi si è bucato il polmone e ho dovuto andare in ospedale dove mi hanno fatto un drenaggio toracico. Sono rimasta ricoverata abbastanza per comprendere che non ho mai amato la scuola così tanto perché sognavo di poter tornare alla vita normale e non soffrire così tanto.
Uscita dall’ospedale ho passato delle settimane da incubo perché mi hanno detto che molto probabilmente il dolore che ho provato lo dovrò riaffrontare prima o poi siccome mi tornerà quello che ho avuto e fidatevi che per una ragazza di sedici anni già stata in ospedale per un’altra malattia grave quattro anni fa, è davvero un colpo basso.
Ho quindi passato un periodo di depressione in cui solo gli amici potevano parlarmi e dello studio e di questa storia non mi interessava nulla(hakihaki può testimoniare quanto sia stato difficile per me ripartire e ancora adesso non è tutto a posto).
Ora, cercando di portare un po’ di felicità, vi dico che oggi è il compleanno della mia fanfictiion.
Esattamente un anno fa ho pubblicato il primo capitolo e vi ringrazio per questo anno in cui mi avete fatto sognare attraverso recensioni, commenti e anche solo visualizzazioni di cui un capitolo ha raggiunto le 2138 visite.
Grazie davvero a tutti!
Per questo capitolo non ho molto da dire, solo che mi scuso per eventuali errori o personaggi ooc, ma il lasso di tempo senza scrivere mi ha cambiata un po’.
Nel prossimo capitolo ci sarà un dialogo molto tenero tra Anna e Elsa e poi giungeremo al famoso evento che spezzerà la stabilità che finora c’è.
Ciao a tutti e grazie!
 
 
A presto
 
Anna
 

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Capitolo 13
*** There's so much fear ***


 

Il dottore arrivò il più presto possibile e i familiari lo lasciarono da solo a visitare Anna. Ci mise molto tempo e, quando uscì, non portava con sé delle buone notizie.

“Allora?! Come sta?!” chiese Elsa, il cuore le batteva all’impazzata.

“ Vostra Maestà, la principessa ha una pericolosa malattia. Le chiedo perdono, ho fatto il possibile per identificare la causa del male, ma non riesco a giungere a una conclusione.” Dichiarò il dottore.

“ Io ieri l’ho accompagnata all’aria aperta in un giardino! E’ probabile che abbia fatto male?!” domandò preoccupata la regina.

“ Assolutamente no, Vostra Altezza. L’aria primaverile non può fare che bene.” smentì lui.

“ Si riprenderà vero?!” sbottò Kristoff.

“ Riprenderà conoscenza. E’ svenuta per un forte dolore.” Chiarì il medico e dopo una breve pausa concluse dicendo:

“ …ma sono in pericolo sia lei che il bambino. Avranno ancora tre mesi di vita al massimo” e con lo sguardo basso, si inchinò e se ne andò.

La famiglia rimase immobile.

Congelata.

Il ticchettio dell’orologio era l’unico suono che emergeva e anche il battito del cuore dei presenti, spaccava loro i timpani.

Anna e il suo bambino stavano morendo, per una malattia.

Elsa strinse i pugni.

La paura e la rabbia presero il sopravvento, ma li represse.

“ So cosa dobbiamo fare” affermò Kristoff.

“ Solo Granpapà potrà dirci qualcosa in più”

Elsa e Jack annuirono e non persero altro tempo. Elsa diede l’ordine di scrivere a Rapunzel di raggiungerli al più presto, magari i poteri curativi della cugina avrebbero guarito Anna.

“Kristoff, tu resta qui con lei. Quando si sveglierà è meglio che trovi un volto familiare accanto a sè.” Disse la regina trattenendolo.

“ Non preoccuparti, torneremo presto” assicurò Jack e si precipitarono fuori.

Kristoff entrò piano nella stanza che condivideva con sua moglie. Quanti ricordi lo tormentavano adesso!! La prima notte di nozze, i dolci risvegli, le prime litigate, le sorprese, le risate, le chiacchierate con suo figlio che sicuramente ascoltava le parole dei suoi genitori e la mattina di quel compleanno che era così bello!

Non voleva dire addio a tutto questo! Non si sarebbe mai immaginato il letto vuoto, non sarebbe riuscito a vivere senza la sua Anna!

Si sedette accanto alla moglie. Era pallida a parte due guance rossissime, scottava e sembrava debole. Prese con una mano quella della sposa e l’altra la posò delicatamente sul pancione. Mancavano solo due mesi alla nascita della sua creatura…

“ Io ci credo! So che troveremo un modo per guarirti Anna! Io non vi lascio andare…ti prometto che cercherò qualcosa che vi salverà.”

 

Jack ed Elsa, intanto, avevano raggiunto la montagna e raccontarono a Granpapà dell’accaduto.

“ Quello di cui mi parlate è una malattia molto grave! Incurabile, come quella che colpì tua zia” disse lui preoccupato.

“ Per questo ho dato ordine di contattare Rapunzel! Il fiore magico che guarì sua madre è ancora dentro di lei!” disse lei, quasi urlando.

“ No Elsa, questa malattia è molto più grave e tua cugina non potrà rimediare”

“ Allora cosa posso fare Granpapà?! Non possiamo perderla!” urlò lei, ormai le lacrime si stavano creando nel suoi occhi.

“ Esiste un altro fiore, custodito su una montagna. Questo ha altri poteri curativi molto più forti. So che potrebbe curare perfettamente Anna. Occorreranno circa sessanta giorni di cammino. Jack, tu non potrai recarti in volo in quel luogo è necessario il tragitto a piedi” spiegò il troll.

“ Ma così facendo ci impiegheremo molto di più!” disse lui.

“ Il fiore è avvolto da una strana magia. Lo stregone che lo creò, tanto tempo fa, decise che, solo chi avrebbe sofferto per trovarlo avrebbe avuto il diritto di prenderlo. Era molto potente e se voi doveste utilizzare scorciatoie, il fiore scomparirebbe.”

“ Allora andremo a piedi e staremo attenti, farò di tutto per salvare mia sorella” impartì Elsa decisa.

“ Lasciate che vi aiuti donandovi questi elementi.”  E con un breve gesto, comparvero, tra le sue mani, uno specchio e una rosa.

“ Lo specchio vi permetterà di osservare Anna e tenervi in contatto con Kristoff quando sarete in viaggio. La rosa rappresenterà la vita di tua sorella e del bambino. I petali cadranno con il passare dei giorni e ti terranno informata per capire con esattezza quanto manca prima che si spengano.” Spiegò lui.

Elsa rabbrividì a sentire la parola: “Spegnere”, non avrebbe mai permesso la morte di sua sorella e di suo nipote. Ringraziò il troll, diede a Jack gli oggetti e lui iniziò ad incamminarsi sulla strada di ritorno.

“ Elsa, aspetta.” La fermò Granpapà e lei si arrestò.

“ Dovrai stare attenta. Questa è magia molto potente. So che il fiore è protetto da un incantesimo che ti obbligherà a stringere un patto con lui. Tremotino, era il nome dello stregone che creò il fiore ed amava creare accordi in nome della magia” raccomandò lui che mai e poi mai avrebbe voluto che quella famiglia entrasse in una così delicata situazione.

“ Farò qualsiasi cosa, tutto ciò che è necessario. Non lascerò andare Anna…”

 

 

Angolo Autrice:

Probabilmente non mi avrete mai visto aggiornare così velocemente! Vi ho fatto una promessa che voglio mantenere e, in più, voglio sfruttare questi momenti in cui compaiono idee interessanti nella mia mente pazza.

Vi piace la storia? Adesso ci immergiamo di più nell’avventura (e nell’ansia ahah)

E’ un crossover quindi in questa fan fiction ho inserito elementi di altre fiabe… li avete riconosciuti?

Ci sentiamo presto

Un bacio

Anna

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Capitolo 14
*** We can fix this hand in hand ***


 

 

“ Quindi voi dovete andare su una montagna non si sa dove, per prendere un fiore non si sa come, custodito da un incantesimo non si sa da quanto?!” disse Kristoff ascoltando quanto detto dai due giovani del ghiaccio.

“ Sì, è l’unica possibilità che abbiamo per salvare Anna e il bambino” confermò Jack appoggiandosi al muro.

“ E’ assurdo, ma Granpapà ha sempre ragione. Parto subito.” Concluse Kristoff alzandosi, ma Elsa lo interruppe.

“ No, tu resterai qui, andremo io e Jack. Ecco, questo è uno specchio che ci consentirà di restare in contatto. Tu stalle assolutamente vicino e non lasciarla mai sola.” impartì Elsa mostrando lo specchio.

Stavano per scambiarsi le ultime raccomandazioni quando Anna tossì ed aprì gli occhi lasciando tutti stupiti.

“ Per tutti i pupazzi di neve, tutti così vicino a me! Sembra che io stia morendo” cercò di dire lei con la voce bassa e pesante. Quelle parole fecero male a tutti. Non potevano dirle la verità! Sarebbero riusciti a salvarla e non dovevano spaventarla.

“ E-è tutto apposto…stai tranquilla” disse Kristoff sorridendole e accarezzandole i capelli cercando di mascherare la paura.

“ Questa volta mi sa che ho preso un raffreddore terribile” aggiunse lei tossendo ancora.

“ Non sforzarti. Andrà tutto bene! Io e Jack dobbiamo recarci da degli alleati commerciali, torneremo presto. Sta venendo anche Rapunzel che ti farà compagnia con Kristoff durante la nostra assenza.” Spiegò Elsa cercando di parlare fermamente, nascondendo la voce tremante che avrebbe, in realtà, dovuto utilizzare.

Si avvicinò alla sorella la baciò sulla fronte, guardò Kristoff e lasciò la stanza con Jack. I due giovani si guardarono negli occhi e uscirono dal castello: non volevano perdere altro tempo.

Si diressero verso la montagna che Granpapà aveva indicato loro. Iniziarono a scalarla senza dirsi una parola. Jack avrebbe voluto aiutarla, confortarla, ma sapeva che la regina, in quel caso, l’avrebbe respinto. Capiva perfettamente come si sentiva e non doveva parlarne.

Trenta giorni trascorsero e su quella montagna iniziò a comparire la neve man mano che salivano, ma il freddo e il vento non infastidiva i due. Elsa non si voleva fermare mai, osservava con ansia la rosa che perdeva i petali. Ad ogni petalo provava una fitta al cuore ed accelerava ancora di più il passo. Jack le indicava la strada, conoscendo meglio di lei il territorio e ogni tanto parlavano e si fermavano per riprendere fiato, dormire per poche ore e mangiare qualcosa, ma la regina si rialzava subito perchè voleva perdere minor tempo possibile.

Un altro petalo si staccò…un altro…e un altro ancora. Elsa non respirava più per la paura e per la fatica dell’ascesa.

“ Basta Elsa! Fermati! Devi riposarti di più o finirai per ammalarti anche tu!” scoppiò lui prendendola per un braccio.

“ No! Non mi interessa! La devo salvare!” disse lei sganciandosi.

“ Non salverai nessuno così!” la rimproverò lui e la obbligò a sedersi su un tronco.

“ Cosa ne sai tu?! Non capisci quanto mia sorella sia importante per me?! Non puoi capire cosa io stia provando!” urlò lei disperata, ma rimase comunque seduta.

“ Davvero non lo so?! Dammi la mano…” le chiese sconvolto ed irritato.

“ Cosa vuoi fare?” domandò lei guardandolo negli occhi.

“ E’ ora che tu conosca qualcosa di me e in questo modo riuscirò a tenerti ferma almeno per un po’” sospirò lui toccando la scatolina contenente i suoi dentini che portava sempre con sè e fece cenno ad Elsa di ripercorrere con lui un doloroso momento.

 

Elsa si trovò catapultata in un altro luogo. Era inverno e una piccola casetta di legno regnava solitaria su una collina sommersa dalla neve. La regina vide la porta aprirsi ed uscire un ragazzo e una bambina. La madre intimò al maggiore di prestare attenzione e di avere cura della sua sorellina.

Il giovane prese per mano la fanciulla e la guidò giù dalla piccola collina dirigendola verso un laghetto ghiacciato che, dalle loro espressioni, pareva familiare e sicuro.

I due si misero i pattini ed iniziarono a rincorrersi sul ghiaccio con molta maestria ed abilità, ridendo e scherzando.

Elsa scrutò a lungo quel ragazzino. Aveva dei capelli castani corti, folti e spettinati e degli occhi profondi, vivaci, dello stesso colore come la sorellina.

Improvvisamente, il ghiaccio iniziò a creparsi e i due si immobilizzarono. Non era mai successo! Ogni anno pattinavano sul loro laghetto!

“ Jack ho paura” disse lei tremando dopo un po’ di tempo e continuando a guardare in basso nella speranza di non vedere più nuove crepe nel ghiaccio.

“ No, no tranquilla, andrà tutto bene! Guardami! Devi credere in me.” Disse lui sorridendo e cercando di calmarla. Il ghiaccio si ruppe in un millesimo di secondo e il ragazzo riuscì a salvare la sorella afferrandola con un bastone che trovò vicino a lui, ma, così facendo, non fece a tempo a mettersi in salvo. Elsa lo vide sprofondare nell’acqua congelata e non tornare più in superficie.

 Il ricordo pian piano svanì accompagnato dalle urla della sorella che chiamava il fratello.

 

La regina aprì gli occhi e si ritrovò sulla montagna. Jack era serio ed addolorato dopo quel ricordo. Elsa lo guardò. Era la prima volta che si rendeva conto di non avere davanti un ragazzino, ma un eroe! Ora sapeva la sua storia e si sentiva una sciocca.

Non sapeva cosa fare e fu in quel momento che avvenne una cosa mai accaduta prima.

 Si alzò di scatto ed abbracciò il giovane.

 Lo strinse forte a sé e, dopo un po’,  anche le braccia di lui cinsero la regina.

Elsa non aveva mai abbracciato un uomo al di fuori di suo padre. Era una sensazione bellissima. Sentiva lo stesso calore che provava quando abbracciava Anna, se non addirittura più forte e più caldo. Non voleva staccarsi più, si sentiva come protetta dalle sue braccia, ma lentamente allentò l’abbraccio.

“ Ti chiedo scusa, per davvero, per ciò che ti ho detto prima” sussurrò pentita lei.

Lui le sorrise. Era rimasto sorpreso dal quel gesto. Anche per lui quell’abbraccio aveva smosso qualcosa. Erano secoli che non provava un calore così in grado di scaldargli il cuore che, in quel momento, batteva all’impazzata.

Finalmente tra i due non c’erano più segreti: erano più simili di quanto pensassero.

Lui le prese la mano e continuarono il viaggio.

 
​Angolo autrice:
 
Buonasera a tutti! Ecco un nuovo capitolo...ormai sto aggiornando ogni giorno e penso di riuscire a terminare la storia entro il 6 luglio.
Mi farebbe molto piacere ricevere un vostro parere proprio perchè la storia sta per finire.
Vi sta piacendo?
 

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Capitolo 15
*** It's agony to wait ***


 

L’atmosfera al castello era fredda ed immobile. I servitori ed i sudditi avevano saputo della malattia della principessa e ne soffrivano. In quel periodo non ci furono feste, balli o canti nel regno e gli abitanti non amavano uscire di casa.

Rapunzel era arrivata qualche giorno dopo la partenza di Elsa e Jack e faceva compagnia ad Anna di mattina e pomeriggio, litigando quasi tutti i giorni con Kristoff per convincerlo ad andare a lavorare e non agitarsi troppo vedendo l’amata in quelle condizioni.

La principessa peggiorava, la voce era sempre più roca e dormiva molto.

Un pomeriggio, le due cugine rimasero sole ed Anna cominciò a dire, all’inizio molto titubante, ciò che la tormentava:

“ Lo so cugina. Voi cercate di tenermelo nascosto, ma l’ho capito poco dopo la partenza di Elsa. Io sto morendo…e loro sono andati a cercare qualcosa per guarirmi.”

Rapunzel rimase pietrificata, quelle parole furono una vera e propria pugnalata. Non sapeva cosa dire e per questo si sedette vicino alla cugina prendendole la mano bollente.

“ E’ che… mi dispiace farvi soffrire così.” Continuò lei deglutendo con fatica.

“ Tu non ti devi preoccupare di nulla! Andrà tutto bene…”

“ Avrei solo voluto una vita tranquilla, pian piano stavo riuscendo a costruirla.” Disse con la sua voce affaticata, lo sguardo fisso nel vuoto senza badare alle premure di Rapunzel e le lacrime iniziarono a comparire negli occhi della principessa.

“ L’impresa di Elsa è impossibile e mi dispiace che lei si sia messa nei guai per me, ma io ti prego Rapunzel: fate di tutto per salvare il mio bambino. Lui merita di vivere e sono disposta ad utilizzare le ultime forze che ho per farlo nascere…” ormai le lacrime le solcavano il viso e la voce era spezzata e triste.

“ Smettila! Non devi dire così! Andrà tutto bene te lo prometto! Tu e il tuo bambino vivrete. Che fine ha fatto la mia Anna?! La cugina dolce che non perde mai la speranza?! Fidati di me! Anche mia madre ha atteso per mesi quel fiore magico, ma ha continuato a credere. Anche tu devi credere in tua sorella” le diede un bacio sulla fronte, le intimò di riposarsi ed uscì dalla stanza per trovare Kristoff.

“ I giorni passano e loro non tornano.” Disse lui preoccupato appena vide la cugina.

“ Abbi fede, sono passati cinquantacinque giorni e lo specchio ci ha tenuto in contatto con loro. Granpapà ha detto che ne servivano sessanta, manca davvero poco. Non scoraggiarti! Devi essere forte per Anna e il vostro piccolo…” lo consolò lei mettendogli una mano sulla spalla e, insieme, tornarono dalla principessa.

 

Elsa in quel momento fissò lo specchio e vide la sorella a letto. La sua fronte era imperlata di sudore, la pelle sempre più pallida e scarna,  era più debole.

La principessa tossì e la rosa perse un altro petalo, il fiore ormai stava diventando nudo.

Non sopportava l’idea di vedere la sua sorellina così, il suo spiraglio di felicità divorato da una malattia.

“ Ce la faremo Elsa, siamo quasi arrivati.” Disse Jack prendendole una mano e rialzandola dopo la breve pausa che avevano fatto. La regina gli sorrise e accettò l’aiuto.

 Durante quel lungo cammino, Jack era stato fondamentale.

 I due avevano imparato a conoscersi sempre di più, e lui riusciva a non farle perdere la speranza e questo la fece sentire legata al ragazzo di ghiaccio.

Quella sera, però, vi era troppo buio per proseguire e i due furono obbligati a fermarsi per non perdere la via.

 Jack, mentre Elsa dormiva, si soffermava sul suo viso. La guardava e cercava di imprimere la sua immagine nella mente.

 Il volto era così bello!

 Le labbra sottili, la carnagione chiara, la pelle liscia, il naso leggermente a punta, le ciglia perfette, i capelli bianchi che ricadevano sulla schiena, i lineamenti dolci…quella ragazza era semplicemente stupenda.

Dopo aver riposato, i due rimasero fermi ancora per un po’ ed iniziarono a parlare.

“ Jack…come hai fatto a vivere tutti questi anni? Hai salvato tua sorella e per il tuo gesto eroico sei diventato un guardiano che può vivere in eterno. La tua famiglia, però, era mortale, anche se hai aiutato tua sorella, lei è morta comunque come i tuoi genitori. Non ti mancano?” chiese Elsa con una domanda che poteva sembrare insolente e inappropriata, ma aveva bisogno di sapere.

“ All’inizio mi mancarono molto, ma penso fosse per via della mia solitudine. Incontrai altri guardiani come me, ma mi sentivo comunque smarrito. Provavo a trovare persone che potessero credere in me, ma nonostante i miei sforzi non riuscivo ad essere visto…” si fermò per un breve istante e continuò:

“…finché non trovai te. Vedevo che avevi i miei stessi poteri e rimasi incuriosito. Cercavo di starti vicino nei momenti di difficoltà e speravo che un giorno potessi vedermi.”

I due rimasero avvolti nel silenzio, seduti accanto. Elsa lo guardava parlare. Quel ragazzo l’aveva stregata.

La regina di ghiaccio, così introversa e fredda, aveva iniziato a sciogliersi di fronte a quel giovane dai profondi occhi glaciali, i capelli folti e il magico sorriso, così simile a lei.

“ Sono riuscito a superare il dolore grazie a te Elsa ed ora che mi vedi non mi sento più solo…” sussurrò lui piano e intimorito.

Esitò un attimo ascoltando l’ululato del vento e, lentamente, avvicinò il viso a quello della regina, ma qualcosa lo bloccò subito.

“ Guarda Elsa!” esclamò lui spaventandola, indicando una luce che era appena apparsa sulla cima della loro montagna.

Elsa sussultò e sorrise. I due si guardarono e iniziarono a camminare a passo svelto…

“ Anna ci siamo, ti salverò” pensò tra sé e sé Elsa, ormai vicina al fiore e accelerando il passo.

“ Eccoci Elsa! Bisogna scalare quella roccia e ci saremo.” La incoraggiò il ragazzo aiutandola a salire. Dopo una serie di scivolate riuscirono a superare l’ostacolo ed atterrare sulla neve in cima alla montagna che avevano scalato per sessanta giorni.

Guardarono davanti a loro verso la luce che era diventata sempre più forte! Non vedevano l’ora di trovare l’oggetto della loro faticosa ricerca, ma appena volsero lo sguardo sulla luce, quella sparì.

La vetta della montagna restò silenziosa e oscura senza mostrare la presenza di fiori. La cura di Anna era scomparsa, probabilmente avevano sbagliato qualcosa e Granpapà li aveva avvertiti.

Avevano perso tutto.

 

Angolo Autrice:

Buonasera a tutti!

Prima di tutto voglio ringraziare coloro che leggono la mia storia.

Ormai ci stiamo dirigendo verso la fine della storia.

Cosa ne pensate? Secondo voi cosa hanno sbagliato Elsa e Jack in questo viaggio?

 

Saluti

Anna

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Capitolo 16
*** The snow glows white on the mountain tonight ***


“ No” disse Elsa rialzandosi dalla neve sulla quale era caduta.

Il cuore le batteva all’impazzata. Non era possibile!

“ Cosa abbiamo sbagliato?! Non abbiamo usato scorciatoie!” affermò Jack incredulo guardandosi attorno.

Elsa, frenetica, aveva iniziato a correre nel punto in cui prima c’era il fiore.

Sollevò la neve, guardò dietro a dei piccoli arbusti, tra le rocce, senza fermarsi un secondo, continuando a negare per l’inaspettata ingiustizia.

Jack corse da lei e la fermò, ma lei si dimenò e cadde a terra, sconfitta, coprendosi il volto con le mani.

 Provava rabbia, amarezza, delusione.

 Aveva perso e finalmente si lasciò andare.

Permise al forte dolore, che nascondeva dentro di sé, di scatenarsi.

Non voleva più celare, domare, non mostrare e per questo una scarica del suo potere ghiacciò completamente le rocce circostanti.

“ Io non lo accetto! Anna non può andarsene! Io non posso vivere senza di lei! Ho sopportato già la morte dei miei genitori, ma non portatemi via mia sorella! Non è giusto” urlò disperata.

Un grido talmente forte che lacerò ciò che la circondava e l’eco ripeteva perfettamente questa sofferenza.

 Jack si chinò addolorato e la abbracciò.

 Fu allora che la regina, finalmente, iniziò a piangere ed abbassò le barriere.

 Non mandò giù nulla questa volta e i suoi singhiozzi riuscirono a scuotere il guardiano nel profondo.

Non l’aveva mai sentita piangere così, ininterrottamente, di un pianto che faceva male e per questo cercò di stringerla ancora più forte e pure lui soffrì.

Fu allora, al culmine di quel dolore, che i due vennero sorpresi ed avvolti da una luce accecante che li costrinse a chiudere gli occhi.

Accanto a loro, un fiore dorato brillava.

“ E’ necessario soffrire per raggiungere il fiore” queste furono le parole che rimbombarono nella mente di Jack pronunciate da Granpapà, dopo la sorpresa alla quale assisterono. Ecco cosa mancava! Oltre alla fatica era necessario anche il dolore! Elsa aveva dimostrato il vero amore per sua sorella ed aveva finalmente mostrato il suo dolore facendo riapparire la magia.

Il ragazzo le sorrise e si allontanò, perché sapeva che doveva essere Elsa a prendere la cura.

La regina si asciugò gli occhi, ancora incredula e si avvicinò al fiore.

 Lo toccò, un po’ intimorita, e venne avvolta da uno scudo protettivo, probabilmente necessario per l’accordo che sapeva di dover stringere con la magia, come era stato predetto da Granpapà, per questo Jack non la vide ne sentì più.

“ Dimmi stregone, cosa vuoi ricevere da me?” chiese lei alla magia attorno e sentì una voce profonda rispondere.

“ Dovrai darmi qualcosa di speciale” rispose la voce maschile.

“ Ti potrò dare tutto l’oro che desideri”

“ Non voglio ricchezze. Questa è magia potente regina, questo fiore ti permetterà di salvare tua sorella e suo figlio, ma per farlo, un’altra vita dovrà essere offerta”

Elsa rimase pietrificata:

 Era uno scambio!

“ Qualcuno dovrà morire a posto loro?!” domandò Elsa intontita, con voce tremante, percorsa per la prima volta in vita sua da un brivido ghiacciato e con il cuore e la testa che scoppiavano dopo questa notizia.

“ Esatto, a te la scelta” rispose la voce lasciando tutto nel silenzio.

Elsa non esitò.

 Per sua sorella avrebbe fatto qualsiasi cosa.

 Per questo disse prontamente:

“ Prendi me”

Doveva essere lei, non avrebbe mai permesso a qualcun altro di perdere la vita.

Lo stregone non parlò per qualche minuto, poi rispose:

“ Il tuo è un gesto eroico che verrà apprezzato.

Guarda la tua rosa magica.

 Ora potrete tornare da tua sorella anche volando, non ho più bisogno della vostra fatica. Nel momento in cui lei guarirà, la rosa che sta perdendo petali rappresenterà la tua vita. Quando l’ultimo petalo cadrà, morirai” e detto questo la voce e lo scudo sparirono.

Elsa si ritrovò con il fiore tra le mani.

“ Ce l’hai fatta! Cosa ti ha chiesto?!” domandò Jack agitato con il fiato sospeso dopo il suo improvviso ritorno.

Elsa non sapeva cosa rispondere!

 Non poteva dirgli che avrebbe perso la vita al posto di Anna! Nemmeno lei riusciva ancora a credere al patto che aveva stretto!

Fu per questo che mentì:

“ Mi ha chiesto la collana che tu mi hai regalato… mi dispiace…dovevo donare un oggetto al quale tenevo molto. Ora andiamo, presto”

Disse lei in modo frettoloso per cambiare discorso e Jack le prese la mano per volare fino al castello.

Elsa si guardò indietro, deglutì e chiuse gli occhi per assaporare il profumo dell’aria fresca che lei conosceva bene: era una delle ultime volte in cui avrebbe visto la neve, le montagne e ciò che faceva parte di lei…prima di lasciare quel mondo…per sempre.

 
​Angolo Autrice:
Ciao a tutti! Beh, cosa ne pensate? Ora la vicenda si è ribaltata! La storia sta veramente per finire... vi dico solo che terminerà o al capitolo 21-22 o al capitolo 23 (la scelta di fare da 21 a 23 capitoli è per collegarmi a ouat...perchè anche loro fanno sempre dalle 21 a 23 puntate...sì sono fissata con Once ahah)
Ringrazio tutti coloro che leggono.
 
A presto
 
Anna

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Capitolo 17
*** You're melting ***


Al castello, la tensione era ormai alle stelle e la paura di perdere Anna pugnalava tutti i presenti.

Olaf, quella mattina, provava una grande nostalgia per Anna e pregò Kristoff e Rapunzel di poter far visita alla principessa.

Il piccolo pupazzo di neve sorrise e, quando i due acconsentirono la visita, entrò nella stanza di Anna dove, dopo diversi tentativi per riuscire a salire sul letto della principessa, riuscì a sedersi accanto a lei.

“ Cavolo Anna, ti stai sciogliendo!” disse lui incredulo toccando la fronte bollente della sua amica.

“ A volte vale la pena sciogliersi per qualcuno.” Sussurrò lei con fatica, provando a tenere gli occhi aperti e guardare il piccolo pupazzo di neve.

“ Veramente quella è la mia battuta” sbottò lui contrariato ed Anna riuscì ad abbozzare un minuscolo sorriso, almeno Olaf riusciva a rallegrarla.

In seguito il pupazzo posò la sua manina di legno sul grembo della principessa e si spaventò quando sentì il bambino scalciare.

“ Cosa succede, stai bussando?!” chiese incredulo, appoggiando la testa al pancione.

“ Ahh ora capisco! Vuoi prendere in giro Anna siccome lei non sa bussare!” intuì lui euforico ed Anna sorrise di nuovo, dimenticando, per almeno un momento, la sua dolorosa sofferenza.

Nel frattempo…

“ Jack, tu raggiungi il castello, io mi reco da Granpapà in modo che prepari la cura con il fiore” ordinò Elsa e i due presero strade differenti.

 

“ Ecco il fiore Granpapà.” Disse la regina una volta raggiunta la postazione dei troll.

“ Elsa, sei stata molto coraggiosa e leggo in te il tuo dolore. Sono a conoscenza dello scambio avvenuto.” Affermò lui.

 Elsa si inginocchiò in modo da riuscire a guardarlo negli occhi e lasciò parlare le sue lacrime.

“ Non pensavo fosse così potente quella magia, ma sta di fatto che non avrei mai permesso la morte di Anna” aggiunse poi, guardando il troll.

“ Sì, anche se lo stregone è morto, la sua magia rimane comunque impressa in ciò che ha toccato, come hanno fatto altri maghi secoli e secoli fa. Elsa, il tuo è un gesto davvero eroico, ma non conosco rimedio per salvarti.” Confermò il troll abbassando lo sguardo e con la sua magia, preparò una cura grazie al fiore e consegnò la medicina alla regina che annuì e si allontanò da lui, in modo da non parlare più della sua orribile e vicina sorte.

Intanto, al castello, Jack aveva dato la notizia dell’impresa andata a buon fine e Kristoff  sospirò sollevato.

Dopo qualche ora, Elsa rientrò a palazzo e si recò immediatamente in camera di Anna seguita dal resto della famiglia.

“ Elsa, sei qui” disse la principessa malata felice dell’arrivo della sorella.

“ Sì, ora non parlare e bevi questa” la interruppe lei provando, dentro di sé, una grande gioia potendo finalmente ricongiungersi alla sorella e, alzandole la testa in modo da aiutarla a bere, fece in modo che tutto il contenuto della boccetta consegnatale da Granpapà venisse ingerita dalla principessa. Anna, mentre beveva, iniziò a riprendere colore e la fronte non scottava più.

La famiglia sorrise felice ed incredula e Rapunzel corse fuori in modo da dare la notizia della guarigione della principessa al popolo.

Dopo aver bevuto, Anna era tornata la stessa in un battibaleno, come se non avesse mai sofferto quella pena atroce per giorni e giorni.

 “ Mi sento benissimo! Ora mi alzo!”

“ Hey, resta ferma un attimo!...almeno fai respirare anche me un secondo prima di iniziare a sgattaiolare in giro!” disse la regina ridendo e trattenendo la sorella.

“ Ma sono stata sdraiata per due mesi!” sbuffò la principessa guardando negli occhi Elsa.

Kristoff si avvicinò alla moglie e le diede una dolce bacio sulle labbra finalmente tranquillo.

“ Tua sorella ha ragione, stai ferma lì per un po’ di tempo, così riuscirò a riposarmi senza averti tra i piedi tesoro” ghignò lui scherzoso ricevendo delle occhiatacce dalla moglie ed uscì sorridente dalla stanza, per lasciare le due sorelle da sole, e dirigendosi verso un letto comodo dove riposarsi dopo infiniti giorni di angoscia.

“ Come hai fatto a prendere la cura Elsa? La mia era una malattia incurabile.” Chiese la principessa.

“ N-non preoccuparti. L’importante è che tu stia bene” rispose Elsa sorridendo cercando di nascondere  la cruda verità.

Le due cambiarono argomento e rimasero a parlare per diverse ore, tutto era tornato alla normalità!

Elsa uscì poi dalla stanza, ma Anna, che si era appena alzata, gridò il nome della sorella.

La regina si voltò spaventata e trovò Anna chinata con le mani sul pancione.

Per tutte le renne! Non si poteva mai stare calmi in quel castello!

Elsa chiamò immediatamente Jack, i servitori, le levatrici ed insieme aiutarono la principessa a distendersi di nuovo sul letto.

“ Cosa succede qui ancora?! Stavo provando a dormire!” si lamentò Kristoff correndo verso la stanza della moglie.

“ Sta nascendo tuo figlio.” Gli rispose scettico Jack con le braccia conserte appoggiato al muro di fronte alla camera da letto.

“ COSA?!” chiese lui incredulo e, appena le donne chiusero la porta, cadde a terra svenuto.

“ E pensare che quella che soffre è tua moglie, uomo!” disse Jack esasperato chinandosi su Kristoff per aiutarlo, mentre Anna iniziò ad urlare.

 

 

Angolo Autrice:

Lo so, lo so, io non permetto mai a un capitolo di essere tranquillo! Finalmente Anna è guarita, ma, per sfortuna o altro, una volta ripresa, è arrivato il momento di partorire. (Non mi ricordo più come volevo chiamare il nascituro! Uffa)

Ringrazio ancora moltissimo le ragazze che lasciano sempre una recensione e anche quelli che leggono :)

A presto

Anna

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Capitolo 18
*** Fixer upper with a little bit of love ***


Kristoff era seduto su una poltrona, Rapunzel lo teneva per mano ripetendogli di restare tranquillo, Jack gli posava ogni tanto la mano fredda come il ghiaccio sulla fronte ed Olaf si muoveva frenetico avanti e indietro.

“ Grazie Jack. Sì che per te e la ragazza della neve deve essere bello non avere mai freddo, né soffrire mai il caldo! Mi servirebbe molto il vostro potere in questo momento! Avrò una febbre da renna!” disse il boscaiolo tremando di paura e Jack rispose con una risata.

“ Kristoff  Bjorgman! Questa volta me la paghi! Se osi mettermi incinta un’altra volta ti lancio un blocco di ghiaccio in testa!” Sbraitò la principessa tra un urlo e un altro dall’interno della stanza.

“ L’ha fatto di nuovo!? Questa è la minaccia numero…?!” chiese disperato il tagliatore di ghiaccio dopo l’ennesimo insulto ricevuto dalla principessa.

“ Se non sbaglio è la numero cinque…” constatò Jack.

“ Cosa devo fare?! Aiuto… cosa le dico dopo? Non mi vorrà più vedere…” continuò il giovane veramente agitato continuando a dondolarsi ininterrottamente sulla poltrona.

“ …non penso che Anna ti respingerà…” si intromise Olaf dopo qualche secondo.

“ Hai esitato!” Gli disse Kristoff.

“ Perché tutti rubano le mie frasi in questi giorni?!” si lamentò il pupazzo alzando le braccia.

“ Tranquillo Kristoff, è abbastanza normale comportarsi così. Almeno…dipende dal carattere della ragazza, ma su questo io e Anna siamo molto simili. Quando è nato Flynn ho promesso a Eugene di passare la vita a colpirlo in testa con qualsiasi oggetto trovassi davanti a me, con particolare simpatia per le pentole.” Aggiunse Rapunzel cercando di alleggerire la tensione.

“ Ah, bene! Ora sì che sono sollevato! Grazie mille!” rispose ironico Kristoff.

“ No Kristoff, vedrai che passerà tutto e per te e tua moglie sarà un emozione incredibile sentire…”

Rapunzel si stoppò perché il pianto di un neonato riempì le loro orecchie.

Rimasero tutti in silenzio ed increduli, soprattutto Kristoff.

Ora era padre, quella creatura era il suo bambino!

Si sentì subito colmo di una grande responsabilità, ma anche di una felicità immensa che non riusciva ad esprimere.

“ Kristoff, tuo figlio è maschio… lo vuoi conoscere?” domandò Elsa uscendo dalla stanza, abbastanza sconvolta, ma con gli occhi lucidi dopo aver tenuto la mano ad Anna per tutta la durata del parto. Kristoff non se lo fece ripetere due volte e con il cuore in gola, varcò l’uscio.

“ Ora capisco cosa sia il caldo…Anna ha una grande stretta”  affermò Elsa massaggiandosi la mano e la famiglia scoppiò a ridere.

Kristoff chiuse la porta e si girò lentamente.

Davanti a lui, c’era una donna affaticata sul letto, con la schiena appoggiata ad una quantità incredibile di cuscini.

Il volto era imperlato di sudore, ansimava ancora e le guance erano di un rosso acceso, ma per lui era ancora più bella.

 Osservò il viso della ragazza, ormai donna,  che era posato su un piccolissimo batuffolo protetto dalle sue braccia.

“ Allora, papà, cosa aspetti a conoscermi?” chiese la ragazza guardando il secondo pittore della bellissima opera d’arte che era suo figlio.

La voce di Anna era delicata e leggera ed aveva un sorriso irresistibile.

 Kristoff si avvicinò al letto sedendosi accanto alla moglie, sempre con il cuore che esplodeva.

Fu allora che lo vide da vicino.

Il piccolo dormiva tranquillo, tra le braccia della madre.

Era minuscolo, riscaldato dalle coperte nel quale era avvolto. Teneva i pugni chiusi vicino al viso che aveva gli stessi lineamenti della moglie, mentre sulla testa, così fragile, si potevano notare pochissimi capelli biondi come i suoi.

Anna si sbilanciò in avanti lentamente, pronta ad affidare la creatura al padre.

“ No, no aspetta che?! Non mettere le braccia così! L’importante è che con qualsiasi posizione tu decida di assumere, con una mano o con il braccio stesso tu protegga la testa del bambino che non è ancora abbastanza forte per sostenersi da sola” spiegò la moglie aiutando il marito a ricevere nel modo giusto il neonato…lui stesso sapeva di dover imparare tutto, ma una volta preso tra le sue braccia provò un’altra emozione indescrivibile.

Guardò quel piccolino e si sentì improvvisamente forte. Avrebbe fatto qualsiasi cosa nella vita per proteggere il suo nuovo tesoro.

“ E-è semplicemente stupendo… magari un giorno verrà con me a tagliare il ghiaccio” constatò accarezzando una manina del piccolo.

“ Beh gli piacerebbe molto…” rispose la moglie appoggiandosi al cuscino, stanca dopo quella fatica che la portò a ricevere, però, un immenso regalo.

“ Le cose che dicevi prima… le pensi veramente?” domandò l’uomo ancora sconvolto per i precedenti avvenimenti.

“ Ma ti pare!? Certo è davvero un dolore assurdo, ma tranquillo che ti amo comunque! Assolutamente fa male, ma non c’entra perché sei fantastico e ha portato a ricevere lui… anche se…”

“ Anche se?” sollecitò il giovane curioso dal proseguimento della frase disordinata, come sempre.

“ Mi hanno detto che sei svenuto… insomma… penso sia ovvio! Tu sei legato a Sven e non potevi non Sven-ire…” disse la ragazza ridendo.

“ A forza di stare con tua sorella hai imparato anche tu qualche freddura?” rispose lui ormai abituato alla simpatia della moglie e divertito nel rispondere a tono. I due risero per un po’, poi Kristoff chiese:

“ Quindi…come lo chiamiamo?”

“ E’ da molto che ci penso. Mi piacerebbe chiamarlo Kay. E’ un nome perfetto per lui, secondo me, siccome è simbolo di freschezza e purezza riconducibile al potere di Elsa.” Spiegò Anna emozionata.

“ Hai ragione. Elsa ha fatto molto per noi nell’ultimo periodo… sono perfettamente d’accordo. Kay sia” disse il boscaiolo sorridendo alla moglie e i due si avvicinarono scambiandosi un dolce bacio sulle labbra.

Elsa, nel frattempo, si era recata in un corridoio e, aspettando che non passasse nessuno, osservò la rosa magica che portava sempre con sé.

Rimase sconvolta nel notare che il colore era cambiato:

 al posto dei focosi petali rossi, erano comparsi solo due candidi petali bianchi.

Ora lo sapeva: i suoi ultimi due giorni erano ufficialmente iniziati.

 

Angolo Autrice:

Buon salve a tutti! Eccoci qui con un nuovo capitolo… ne mancano veramente pochi. Il prossimo penso e spero di postarlo sempre oggi.

Allora cosa ne dite? Il bambino è finalmente arrivato!

Ho deciso di chiamarlo Kay perché è il nome del protagonista a cui è veramente ispirato Frozen ovvero la regina delle nevi di Andersen.

Se anche voi, appena letta la battuta dello sven-ire o delle “freddure”, siete tornati indietro dopo la delusione per questo scorcio strambo, vi capisco ed accetto ancora una volta le carote che mi lancerete, ahah. Ahime, vi devo dire che io sono fatta così e sparo tante di quelle battute da star male, quindi non preoccupatevi.

La mia amica Hakihaki, nonche mia compagna di classe, sa bene quanto è snervante avere una che ripete cavolate così tutti i giorni, ma che ci posso fare…mi chiamo anche io Anna!

Ringrazio tantissimo Evy1991 che mi supporta sempre e ci scambiamo molte idee interessanti.

A presto

Anna

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Capitolo 19
*** Let it go ***


“ Elsa!” chiama Kristoff cercandola per i corridoi.

La regina nasconde la rosa e raggiunge il cognato.

“ Eccoti! Vai da Anna, vuole stare un po’ con te e con il piccolo” spiega lui con il fiatone, ancora emozionato per il nuovo arrivo di qualche ora prima.

“ La raggiungo subito. Congratulazioni Kristoff, prima non abbiamo avuto il tempo di farceli. Grazie di esistere e di esserci sempre nella vita di mia sorella” disse lei con un grande sorriso.

“ Sono io a dovere ringraziare te, per averla salvata. Hai guarito Anna e permesso al nostro bambino di vivere. Noi non ti saremo mai grati abbastanza”

Elsa sorrise di nuovo poi, posò la mano sulla spalla del boscaiolo e si diresse verso la camera della sorellina, che ora, era una mamma.

“ Ciao Elsa” salutò la secondogenita appena vide la sorella entrare e chiudere la porta alle loro spalle.

La regina si sedette accanto alla principessa ed osservò il pargolo che dormiva tranquillo tra le braccia della madre, tra quelle braccia che erano sempre state libere e leggere, ma che ora erano forti e cariche di responsabilità.

“ Allora tesoro, vuoi conoscere la tua zia?” sussurrò Anna guardando con uno sguardo amorevole il visino addormentato di suo figlio e porgendolo delicatamente alla sorella.

Elsa accolse il piccolo tra le sue braccia anche se aveva paura di svegliarlo o di essere troppo fredda.

Era bellissimo.

Lei era una zia adesso, ma il suo cuore soffrì.

Quel bambino l’avrebbe amata, rallegrata, ma il giorno dopo la sua unica zia sarebbe morta. Per Elsa quello era un dolore enorme, ma non voleva rivelarlo alla famiglia.

“ Abbiamo deciso di chiamarlo Kay. Un nome che simboleggia perfettamente la purezza e il coraggio…insomma…le tue qualità” spiegò Anna interrompendo i pensieri della sorella.

“ E’ un nome meraviglioso, grazie” rispose Elsa commossa cercando di memorizzare quel viso delicato ed innocente nella sua mente.

“ Pensa che un giorno magari potrai avere anche tu dei figli”

Quella frase di Anna congelò Elsa che venne percorsa da un brivido gelido.

Lei non avrebbe mai avuto bambini.

Non avrebbe mai avuto un marito, una famiglia sua perché mancavano solo poche ore alla sua fine.

Sorrise piangendo e quelle lacrime erano un miscuglio di commozione e sofferenza per il dolore che la sua morte avrebbe portato nel regno.

Diede il bambino ad Anna e si diresse fuori.

Il giorno dopo cancellò i suoi impegni e si diresse da sola sulla sua montagna. Voleva salutare, per l’ultima volta, quel luogo e sapeva di non correre il rischio di essere scoperta perché aveva riferito, alla famiglia, di avere delle commissioni da svolgere nel regno ed essendo tutti impegnati con il bambino, non avrebbero avuto dubbi.

Appena varcò la soglia del suo castello, rimase in silenzio guardandosi intorno.

Quel castello era la sua casa, la sua essenza, il luogo dove aveva scoperto sé stessa e stava per dire addio a tutto.

Improvvisamente sentì dei passi pesanti dirigersi verso di lei.

Marshmallow comparve arrabbiato pensando di trovarsi davanti uno sconosciuto, ma, appena notò Elsa, le enormi stalattiti di ghiaccio che spuntavano dal suo corpo, scomparirono.

La regina salutò con un sorriso il suo grande amico, poi, notò che la rosa aveva perso un altro petalo.

Ne rimaneva solo uno che sarebbe sicuramente caduto prima di sera.

La regina, prima di tornare a palazzo, voleva recarsi in un altro luogo e, dopo aver rivolto un ultimo sguardo a ciò che aveva costruito, uscì diretta verso il posto in cui erano sepolti i suoi genitori.

Camminò per diverso tempo, in silenzio e, quando raggiunse il prato con le due enormi pietre, si fermò perfettamente in mezzo ad esse e non disse nulla.

Quel doloroso silenzio non durò molto.

La regina, infatti, disperata, cadde in ginocchio e, di nuovo, si lasciò andare dialogando e piangendo, con i genitori che sperava la stessero ascoltando.

“ Io non voglio dire addio a tutto questo! Cosa farà Anna?! Il suo bambino?! Cosa succederà al regno?! Non voglio andarmene, ma era l’unica via possibile da intraprendere! Non avrei mai permesso che Anna perdesse la sua vita, me lo avete insegnato voi! Mi avete sempre detto di volerle bene, sostenerla e che, così, in questo modo, lei avrebbe sostenuto me, come difatti è stato. Cosa succederà a Jack, a Kristoff, a Rapunzel?! Ditemi almeno che insieme riusciremo a stare vicino a loro e custodire la loro vita…”

In seguito ad un lungo discorso sofferente, la regina si alzò e, leggermente sollevata, si diresse verso casa.

Verso sera, dopo aver salutato Kristoff, Anna e il bambino, si diresse verso la sala da pranzo: voleva trovare Jack.

Il ragazzo era appoggiato alla finestra, guardando la notte e la luna piena in cielo, in una notte stellata e serena che avrebbe raccolto un momento drammatico.

“ Buonasera neo zia” disse lui avvicinandosi alla giovane che era appena entrata.

Elsa si avvicinò a lui, voleva vedere Jack per l’ultima volta. Voleva guardare il suo viso e sentire il cuore battere forte per pochi minuti ancora, prima di arrestarsi completamente.

“ Tutto bene?!” chiese lui trovando la ragazza abbastanza turbata.

Lei annuì, lasciando scorrere le lacrime che potevano essere considerate di commozione per la recente nascita del nipote.

La regina, poi, abbracciò il ragazzo e lui accolse volentieri quel gesto che era in grado di scaldarlo.

Finché, d’un tratto, Elsa guardò a terra:

un petalo era appena caduto dalla rosa che nascondeva sotto il mantello.

L’ultimo petalo.

Lentamente si sentì il respiro venir meno.

Si staccò dall’abbraccio, guardò negli occhi il giovane.

Voleva dirgli qualcosa, ma la voce non arrivava.

Pian piano anche le gambe persero la loro vitalità.

Jack non capiva e corrugò la fronte cercando di sostenere Elsa, spaventato, chiedendole se non si sentisse bene.

Lei, però, non ascoltò più.

Le orecchie sembravano tappate.

Si accasciò a terra, fragile.

I suoi occhi si chiusero avendo, però, ancora davanti a loro, il volto di quel ragazzo…così importante per lei…

…ma nemmeno l’ultimo respiro che esalò, bastò a riferirgli quello che voleva dire…ovvero che… lo amava.

 

Angolo Autrice:

Buona serata a tutti!

Sì lo so questo capitolo è particolarmente drammatico e mi dispiace (ha fatto male anche a me scriverlo, che razza di autolesionista che sono)

Volevo dirvi che mancano esattamente tre capitoli alla fine della storia.

Non vedo l’ora di pubblicarli!

Purtroppo, però, domani parto per la montagna e torno mercoledì, quindi penso che vi lascerò con il fiato sospeso per un po’, ma non penso che là vada internet.

Voi state tranquilli che, appena torno, pubblico tutto.

Più che altro mi sembra esagerato ed impossibile pubblicare tutti e tre i capitoli domani mattina prima delle 13.

Cosa pensate di questo capitolo?

 

Baci

A presto

Anna

Ps: “dhvjfsvhshvheiuoiy” vi saluta mio nipote che è qui con me e ha voluto aggiungere un suo profondo pensiero a questa storia.

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Capitolo 20
*** Rise of the guardians ***


Jack urlò il nome di Elsa una volta.

Nessuna risposta.

Provò a ripeterlo due volte, scuotendo la regina distesa a terra che non dava segni di vita.

Nessuna risposta.

Gridò con tutta la sua voce il nome della giovane, per la terza volta.

Nessuna risposta.

Elsa restava a terra, immobile, congelata, senza respirare.

 Attorno ai due, solo il silenzio e il rumore del frenetico respiro di Jack.

Lui continuò a scuoterla, finché non cadde dal suo vestito, il ciondolo a forma di fiocco di neve.

Jack lo prese tra le mani, osservandolo e fu allora che capì tutto.

Elsa gli aveva mentito.

Elsa aveva scambiato la sua vita con quella della sorella e del nipote.

Elsa era riuscita a vivere quegli ultimi giorni, nascondendo il suo dolore e sopportando quel pesante fardello da sola.

Elsa aveva compiuto il gesto più eroico di tutti.

Il ragazzo era orgoglioso di lei, ma, disperato, la prese tra le sue braccia accarezzandole il volto ed iniziò a piangere e gridare.

Elsa, aveva salvato tutti.

Elsa, però, era morta.

 

I minuti passarono anche se, per Jack, parvero interminabili ore di agonia.

 La porta sbatté forte ed entrarono correndo Anna e Kristoff, spaventati dai continui urli del giovane.

Appena Anna vide la sorella a terra, si portò le mani alla bocca e anche il suo cuore prese a battere velocemente.

“ Cosa è successo?!” domandò incredulo Kristoff.

Nessuna risposta.

“ Sta male?!” insistette lui alzando la voce.

Nessuna risposta.

L’atmosfera era sferzata dai continui singhiozzi che scuotevano in modo turbolento il giovane, dai cui occhi si rovesciava una cascata violenta di lacrime amare che inumidivano il vestito della regina, inerme, che cercava di far rinvenire tra le sue braccia.

Furono il pianto di Jack ed il respiro assente di Elsa a rispondere alle loro insistenti domande.

Anna si sentì pugnalata da un dolore, molto più pungente di quello provato dal congelamento del suo cuore e si fece avvolgere dalle braccia del marito iniziando anche lei a piangere.

“ Ha offerto la sua vita per tutti noi. Per salvare le persone che amava e ha perso la sua vita! Io come posso fare senza di lei?! Avevo promesso a me stesso di proteggerla e tutelarla per sempre ed ho fallito” gridò ancora il giovane tremando per colpa dei forti singhiozzi ormai indomabili.

“ Era diventata la mia unica salvezza, la mia unica felicità! Luna, non portarmela via! Ti prego, ti supplico, per favore!!” continuò lui ancora più  disperato mentre Kristoff ed Anna lo guardavano piangendo.

Poi, Jack guardò il volto della ragazza, così vuoto e fermo adesso e disse:

“ Ti prego, riportatela da me!” si fermò per un breve istante e, in seguito, serrando gli occhi per tentare di fermare le lacrime, appoggiò la sua fronte a quella della regina e sussurrò con voce spezzata:

“…io la amo…”

Quella frase spiazzò anche Anna e Kristoff  che continuarono a tremare e a piangere in silenzio, ancora più sofferenti dopo la dichiarazione d’amore del giovane che Elsa, purtroppo, non poteva più udire.

Ancora qualche secondo interminabile di silenzio e, poi, qualcosa di strano.

Una luce improvvisa, proveniente dalla luna, si posò su Elsa.

Jack, all’inizio spaventato, strinse il corpo esile dell’amata a sé per poi intuire, appoggiarla delicatamente a terra ed allontanarsi da lei.

Conosceva quella magia.

L’aveva già vista.

L’aveva già provata su di sé.

“ Grazie al suo sacrificio, Elsa aveva salvato due vite.” Penso Jack tra sé e sé ed iniziò a sorridere incredulo. La luna stava riportando in vita la sua regina, come aveva fatto con lui dopo aver perso la vita per sua sorella.

La luce avvolse completamente la regina non permettendo più ai familiari di vederla.

Jack si asciugò le lacrime ed iniziò a sorridere e ridere felice anche se gli altri due non capirono e lo guardarono turbati.

Il forte bagliore si fece sempre più forte per un minuto e, successivamente, sparì, lasciando la regina ancora sul pavimento.

Il ragazzo di ghiaccio si avvicinò a lei ancora con il fiato sospeso e le posò una mano sulla schiena che, finalmente, si alzava e abbassava in segno di un respiro che era tornato.

Anche Anna e Kristoff sorrisero, pur non capendo il miracolo che era avvenuto.

La regina, lentamente, si alzò da terra e si voltò verso Jack che era rimasto immobile con il cuore che esplodeva nel petto.

Rivolse un piccolo sorriso gioioso alla sorella e tornò a posare lo sguardo su Jack e, avvicinandosi a lui, con gli occhi umidi, rispose alle parole pronunciate prima dal giovane e confermando quella frase che desiderava tanto riferirgli prima di lasciarlo:

“…ti amo anch’io…”

Tutti rimasero scioccati, Elsa e Kristoff aprirono la bocca in segno di stupore, mentre, i due guardiani del ghiaccio, dopo essersi sorrisi, si strinsero in un forte abbraccio fino ad incontrare i loro volti ed unirsi nel loro primo bacio.

Lo stupore dei presenti era ormai alle stelle.

“ Se permettete io credo di meritarmi qualche giorno di profonda dormita perché tutti questi avvenimenti insieme mi hanno stravolto” constatò il boscaiolo confuso grattandosi la testa.

Anna, pur non capendo bene la situazione e ciò che era accaduto, fece un cenno alla sorella ed uscì dalla stanza lasciando soli i due innamorati.

“ Non avrei mai pensato di riuscire a dirti che ti amo” disse Elsa separando le labbra da quelle del giovane.

“ Soprattutto, non avrei mai pensato di tornare a vivere.” Continuò lei.

“ Ora hai una responsabilità Elsa. Ora sei un guardiano come me. Anche io sono stato salvato per avere rischiato e perso la vita per la mia sorellina.” Spiegò lui guardando l’artefice di quel miracolo, ovvero la luna.

“ Ho visto tua sorella” disse Elsa.

“ Che cosa?!” domandò stupito il giovane.

“ E’ morta molti anni fa giusto? E’ stato per un breve periodo, ma, ero avvolta dal bianco e, davanti a me, c’erano tre figure. All’inizio non le ho riconosciute perché erano sfolgoranti. Poi ho inquadrato ed erano mamma, papà e una donna: tua sorella.” Spiegò la regina guardando il cielo dalla grande finestra della sala da pranzo.

“ Cosa ti hanno detto?!” chiese Jack con gli occhi imperlati di lacrime per la commozione.

“ Niente, ma mi sorridevano. Era un sorriso indescrivibile. Io ho ora la certezza che stanno bene e ci proteggono sempre.” Continuò la giovane.

“ Elsa… penso che tu sappia cosa prevede la magia che ti ha salvata. Ora sei immortale come me. Ed è per questo che non voglio perdere altro tempo e…” il ragazzo si fermò per un secondo guardando a terra, riprendendo fiato, per poi rialzare lo sguardo e chiedere all’amata:

“ …mi chiedevo…se, mi vuoi sposare”

La giovane non si aspettava certamente quella domanda, ma la riempì di gioia ed annuì commossa.

“ Mi ami, quindi?” domandò lui prendendole le mani.

“ Sì” confermò con un grande sorriso.

“ Sei disposta ad amarmi per sempre?” chiese lui avvicinando il volto a quello della futura sposa.

“ …Per l’eternità” rispose lei sicura, prima di sorridere ancora e permettere alle loro labbra di incontrarsi.

 

 

ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti!!

Non volevo andarmene lasciandovi con il fiato sospeso, quindi a mezzanotte mi sono messa lì a scrivere.

Ora Elsa è un guardiano come Jack e finalmente si sposano!

La mia fan fiction potrebbe terminare qui, ma ci saranno altri due capitoli che per me sono ESSENZIALI e non vedo l’ora di scriverli.

Li pubblicherò mercoledì prossimo, appena tornerò dalla montagna.

Cosa ne pensate?

(Ora scappo perché tra venti minuti c’è il pullman per partire! Aiuto!)

Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti.

 

Un bacio

 

Anna

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Capitolo 21
*** I love the warm hugs ***


…Undici Anni Dopo…
 
L’inverno porta con sé il silenzio.

Gli animali si recano in letargo e non si sentono gli allegri uccelli cantare.

Gli alberi spogli, vengono ricoperti da molta neve che, a volte, cade a terra ricoprendo un altro tappeto di soffici fiocchi.

Tutto tace tranne un grande giardino popolato da un’allegra famiglia.

Per i bambini ogni stagione è bella!

 L’autunno con i suoi colori  e le foglie variopinte di diverse pigmentazioni, la pioggia e le pozzanghere in cui saltare allegramente.

 La primavera con il risveglio della natura, la comparsa del sole che ravviva l’erba verde e il ritorno del canto degli uccelli che librano nel cielo accompagnati dal vento giocoso.

 L’estate, la stagione del caldo, del sole vivace, delle risate, dei giochi e delle lunghe giornate trascorse, magari, in un piccolo laghetto facendo il bagno per rinfrescarsi.

Giunge poi l’inverno.

La stagione più fredda, senza colori, ma comunque amata dai piccoli.

 La neve soffice su cui camminare o con cui costruire pupazzi di neve, il ghiaccio dove poter pattinare, i cristalli lucenti, sono per loro, come pura magia in grado di scaldare il cuore e stampare un enorme sorriso sui volti sognanti.

Un giovane, di circa undici anni era seduto a bordo del laghetto ghiacciato.

 I folti capelli biondi venivano mossi dal vento, ma i suoi brillanti occhi azzurri rimanevano inchiodati sull’acqua ghiacciata, ripetendo, a bassa voce, la melodia della dolce ninna nanna che il suo papà gli cantava sempre, tutte le sere, prima di dormire.

Quando il vento avvolge i monti
col suo gelido abbraccio
l'unione forma un cuore freddo
dal quale nasce il ghiaccio

“ Vedo che quel brano ti piace tanto” disse un uomo avvicinandosi a lui.

“ E’ il ghiaccio che mi piace moltissimo papà” rispose il ragazzo rivolgendo un sorriso al padre.

Kristoff rimase a guardare il suo bambino che ormai si stava trasformando in un uomo.

 Kay aveva ereditato gli occhi azzurri e le giocose lentiggini dalla madre, ma i capelli biondi e l’attrazione per il ghiaccio erano i suoi.

Ricambiò il sorriso e si sedette accanto a lui raccontandogli le varie avventure che, quando aveva la sua età, aveva affrontato e il figlio sgranò gli occhi e affilò l’udito pronto a tuffarsi nelle esperienze vissute dal suo papà, dal suo più grande eroe.

“ Di cosa parlano quei due?!” domandò una bambina di circa sette anni corrugando la fronte e inarcando le sopracciglia nel centro del giardino, rivolta a due donne che dialogavano tra di loro.

“ Penso di questioni ghiacciate, tesoro” rispose la madre chinandosi su di lei e sistemandole accuratamente il berretto sui lunghi capelli rossi.

“ Sono sempre noiosi, il ghiaccio è così pericoloso” rispose la piccola incrociando le braccia arrabbiata, sentendosi a disagio, siccome non aveva ancora imparato a pattinare e le diverse cadute l’avevano demoralizzata.

Anna sorrise.

 La sua bambina dai capelli rossi, le lentiggini e gli occhi scuri come Kristoff, era molto diversa dal fratello.
Era molto agitata, vivace come la madre, ma anche sensibile e fragile.

“ Gerda cosa succede?” le chiese un uomo dal capelli bianchi e gli occhi glaciali avvicinandosi alla famiglia riunita in mezzo al prato ricoperto di neve.

“ A me l’inverno non piace zio” rispose lei sempre più imbronciata.

Jack si inginocchiò per riuscire a guardarla negli occhi.

“ Hey piccola! L’inverno è splendido! Si possono fare moltissime cose. Dai, dammi la mano ti aiuto io a pattinare” le intimò porgendole la mano.

La piccola, dopo aver ricevuto un bacio e il consenso di Anna, accettò e si allontanò con lo zio verso un piccolo spiazzo ghiacciato.

“ Mi ricordi sempre tu, tutte le volte che la guardo.” Sospirò Elsa cingendo la sorella in un abbraccio, guardando con lei la nipotina e suo marito allontanarsi, mano nella mano.

“ Se ci penso anche la sua mamma non è capace di pattinare” scherzò la maggiore ed Anna le lanciò un’occhiataccia incrociando le braccia.

“ Spero solo che riesca a superare le sue paure, è così fragile…”

“ Ti posso garantire che Jack l’aiuterà, come ha fatto con me” le disse Elsa abbracciandola, ma qualcuno tirò il vestito della maggiore, interrompendole.

Elsa si staccò dall’abbraccio.

 Due bambine di otto anni, intimorite, abbassarono lo sguardo mettendo le mani dietro la schiena, pronte a ricevere il rimprovero della madre.

“ Cosa è successo Zyphire?” domandò Elsa guardando una delle due.

“ Noi stavamo solo giocando, ma Alizée ha usato il potere e…” iniziò a dire la bambina.

“ Hey, non è stata solo colpa mia Zy! Anche tu l’hai usato!” si giustificò l’altra incrociando le braccia, guardando male la gemella con gli occhi imperlati di lacrime e le guance tinte di rosso.

“ Non litigate e piuttosto ditemi cosa è accaduto!” interruppe la madre preoccupata.

“ Vieni” disse Alizée prendendo la mano della regina e stesso fece Zyphire con Anna.

Le quattro si avvicinarono a uno degli alberi che facevano da perimetro al giardino, dove si ritrovavano spesso e dove le nostre due protagoniste erano cresciute.

Alizée, una volta fatto cenno alla sorella chiamò:

“ Holly, vieni fuori”

Dopo qualche secondo, spuntò dal retro della grande quercia, un pupazzo di neve.

 Era della stessa altezza di Olaf, ma sul capo aveva un cappellino rosa.

Anna ed Elsa si guardarono incredule e pensarono la stessa identica cosa.

“ Zy, vieni con me… andiamo a chiamare un nostro caro amico” propose Anna prendendo per mano la nipote ed allontanandosi dalle altre due rivolgendo un’ultima occhiata alla sorella.

In quel momento la piccola Alizée, triste, iniziò a piangere.

“ Tesoro, cosa succede?! Perché stai piangendo?” domandò Elsa addolorata vedendo la sua piccola piangere.

“ Io non volevo farlo, davvero e nemmeno Zy! Io volevo solo giocare, ma qualcosa è andato male e il vento è uscito dalle nostre mani dando vita ad Holly” spiegò la piccola singhiozzando.
La regina guardava la sua piccola piangere.

Lei sapeva che Alizée era più debole della sorella.

La famiglia spesso le confondeva ancora per colpa della loro somiglianza, ma per Elsa e Jack le gemelle erano diverse perché, nonostante gli identici capelli bianchi e gli occhi celesti, Zyphire era forte, tenace, avventurosa ed estroversa, mentre Alizée era timida, introversa ed estremamente fragile.

Qualche anno dopo il loro matrimonio, la regina si trovò incinta di loro. Quando scoprì che erano due svenne per lo spavento, ma, una volta nate, portarono grande gioia nella vita di Arendelle che si sommò all’arrivo di Gerda l’anno seguente.

In seguito alla nascita, si scoprì che le bambine possedevano un dono come i genitori, in grado di controllare neve e ghiaccio, ma soprattutto il vento.

Alle piccole il potere piacque subito, ma Alizèe iniziò a temerlo siccome non era in grado di controllare il suo dono a differenza di Zyphire che lo manipolava più facilmente.

“ Alizèe, ascoltami bene adesso. Tu non devi giustificarti e non voglio che ti scusi con me per paura che io ti rimproveri, perché non lo farei mai per questo motivo. Quello che avete tu e Zyphire è qualcosa di unico e fantastico!”

“ Ma io non lo voglio, perché non lo so usare e ho paura di fare del male a qualcuno prima o poi” continuò la piccola piangendo.

Alla regina pareva di avere di fronte il suo riflesso, perché anche lei, come sua figlia, temeva lo stesso quando aveva otto anni come lei, l’età esatta in cui, per sbaglio, fece del male ad Anna.

“ Non devi avere paura. Con il tempo riuscirai a celarlo, domarlo e mostrarlo solo quando necessario. Anche per me è stato difficile, ma grazie alla zia e in seguito al tuo papà, ho imparato… ora vieni qui” consolò la madre facendo segno alla figlia di accettare l’invito di venire avvolta dalle sue braccia.

 Alizée non se lo fece ripetere due volte e si rifugiò tra le braccia materne nascondendo il viso tra la spalla e il mento di Elsa, fermando, finalmente, il flusso di lacrime.

“ Con il tempo scoprirai che questo dono è ciò che ti caratterizza. Imparerai a volere bene a te stessa e ad accettarti, ma non avere paura perché io e il papà ti saremo sempre accanto, pronti a sostenere ogni tuo passo.” Continuò la madre dondolando leggermente e coccolando la sua bambina.
Negli anni aveva imparato ad amare ancora di più.

La gravidanza delle figlie la spaventò non sentendosi pronta a diventare madre o temendo, come è accaduto, di trasmettere i poteri ad entrambe.

 Solo la gioia di sentirle piangere appena nate, il calore provato una volta tenute tra le braccia, le lacrime di Anna e il suo aiuto mentre dava loro la luce e Jack tremante e commosso una volta conosciuto le figlie, bastarono a convincerla di avere ricevuto due creature stupende e a dare a lei e Jack la forza per farle crescere consapevoli del loro potere.

Alizèe sorrise alla madre e si lasciò coccolare ancora un po’ finché non tornarono Anna e Zyphire in compagnia di Olaf che continuava a chiedersi, curioso, cosa mai avessero intenzione di dirgli.

“ Olaf, volevamo farti conoscere qualcuno che secondo noi potrà diventare una tua cara amica” spiegò Anna e chiese ad Holly di uscire ancora dal retro.

“ Cavoooolo!” affermò con la bocca aperta il pupazzo di fronte alla sua simile.

“ Ciao, io sono Holly e amo i caldi abbracci!” si presentò lei avvicinandosi a lui.

Olaf, ancora incredulo, si staccò la testa con le braccia di legno per poi riaggiustarla e prendere quelle di Holly.

Nel frattempo anche Kristoff, Gerda, Jack e Kay erano giunti alla grande quercia curiosi di vedere cosa stava succedendo.

“ Ali e Zy, oggi avete imparato che il vostro potere, pur non ancora perfettamente controllato, può creare qualcosa di fantastico, come Holly che renderà per sempre felice Olaf” concluse Elsa accarezzando i capelli di Zyphire, mentre l’altra gemella riceveva le attenzioni di Jack.

“ Io sono caduta solo una volta a pattinare!!” esclamò Gerda con un grande sorriso carico di soddisfazione e suo padre le scompigliò i capelli felice.

“ Bravissima!” urlò orgoglioso Kay che prese in braccio la sorellina e quella scena scaldò il cuore ad Anna che amava vedere la bellezza dei suoi figli e l’amore che vi era tra di loro.

In seguito i quattro bambini, Kristoff e Jack si allontanarono pronti ad intraprendere una lotta di palle di neve in compagnia dei due pupazzi.

Elsa ed Anna esitarono un attimo e si guardarono tra di loro.

Non si scambiarono nessuna parola perché i loro sguardi già dialogavano.

Entrambe erano fiere della loro famiglia, onorate di avere dei figli che si volevano così bene come loro due e due mariti fantastici che le sostenevano sempre.
Si presero per mano, guardandosi e si avvicinarono ai parenti, vogliose di vivere una nuova e dolce esperienza.

Una delle tante che avevano già vissuto e delle molte che ancora avrebbero affrontato, ma nutrite da un amore grande che negli anni avevano scoperto, in grado di rendere, sempre, ogni momento, unico ed indimenticabile.


 
ANGOLO AUTRICE:
Buon salve a tutti! Sono tornata dalla montagna e come promesso eccomi qui a finire la mia storia( non riesco ancora a crederci di essere giunta agli ultimi due capitoli).
Ho voluto raffigurare un momento familiare nel grande giardino che ho nominato qualche volta nel corso della storia.
Kay è diventato un ometto desideroso di diventare come il suo papà e qualche anno dopo ai due è arrivata Gerda. Almeno con questi due nomi mi collego alla storia della regina delle nevi.
Anche Elsa e Jack hanno il loro lieto fine, sposati e con due gemelle.
I nomi delle bambine sono nomi di venti che ho trovato guardando qua e là su internet ed erano gli unici due che mi piacevano siccome sono in grado di controllare il vento.
Anche il nostro Olaf ha ora una lei! Cosa ne dite?
Ci si legge a presto nel prossimo capitolo…

Baci
Anna

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Capitolo 22
*** Love, Of Course, Love ***


Secoli dopo…

 

Il bambino stropiccia gli occhi e li apre pian piano per colpa della fastidiosa luce mattutina che lo desta dal sonno. Rimane per poco tempo a letto guardandosi intorno osservando le pareti tinte di azzurre decorate da fiocchi di neve.
 

“ Buongiorno Sven!” saluta dando un bacio alla sua piccola renna peluche che era stretta tra le sue braccia. Il pelo era ormai sbiadito, le corna curve dopo diversi lavaggi in lavatrice e gli occhi corrosi dal tempo, ma per lui, rimaneva sempre il suo amico in grado di proteggerlo di notte quando gli incubi tentavano di rovinare i suoi dolci sogni.
 

Si alza lentamente dal letto, indossa le pantofole ed esce dalla stanza.
Passò prima davanti alla stanza dove dormivano le sue sorelline Emma e Sophie e non rimase per nulla sorpreso nel trovare le coperte in fondo al letto e le bambine assenti.
Sapeva bene che, ogni domenica, amavano alzarsi presto per andare a svegliare mamma e papà.
 

Il fanciullo di sette anni scese le scale tenendo bene stretto a sé Sven.
Quel peluche era tutto per lui.
Apparteneva alla sua mamma quando era piccola, ma ora era suo dal giorno in cui venne posto nella culla insieme a lui.
Il bambino amava le renne, come amava l’inverno!
Era, infatti, vicino alle vacanze natalizie e non vedeva l’ora di poter vedere un po’ di fiocchi di neve per giocare e divertirsi.
 

“ Buon giorno Jamie!” salutò la madre posando sul piatto del figlio qualche pancake per la sua colazione.
 

Il bambino ringraziò la mamma dandole un dolce bacio sulla guancia e salutò le sue sorelline di cinque anni che avevano già mangiato e si dedicavano, tranquillamente, a colorare un album di disegni.
 

“ Allora? Siete pronti?” domandò un uomo scendendo le scale.
 

“ Pronti per cosa?” chiese Jamie curioso dopo aver sorseggiato un po’ di succo d’arancia.
 

“ Oggi è domenica ed io e la mamma pensavamo di portarvi in gita.” Spiegò il padre cingendo con un braccio i fianchi della moglie.
 

“ Evviva una gita! Dove andiamo di bello?” esclamarono le due gemelle dai capelli castani.
 

“ Andremo nel palazzo reale dove vivevano i nostri antenati, ovvero Elsa ed Anna. Lo sappiamo di avervi già portati siccome io lavoro lì, ma questa volta sarà importante” spiegò la mamma guardando in modo particolare il primogenito e fu lieta di notare stupore e curiosità nei volti dei figli che mai si stancavano di entrare nel castello di Arendelle.

 

Intanto, nel palazzo di ghiaccio di Elsa…

“ Buongiorno Elsina” salutò Jack svegliando la sua consorte con un dolce bacio sulle labbra.
 

“ Viviamo da secoli ormai, ma vedo che ti impegni a cercare un nuovo saluto tutti i giorni” afferma la donna aprendo gli occhi.
 

“ Almeno ci provo, ma credo che l’importante sia dimostrarti che ogni giorno ti amo sempre più” spiegò lui giustificando la sua tenerezza.
 

“ Jack oggi arrivano le ragazze!” esclamò felice la regina rendendosi conto di essere prossimi al natale e, senza neanche farlo apposta, sentì due voci femminili parlare al piano di sotto del castello.
 

I genitori si precipitarono giù pronti ad abbracciare le loro figlie che non vedevano da mesi.
 

Quando le ragazze compirono ventuno anni, Granpapà svelò alla famiglia il fatto che, come i loro genitori, le gemelle avevano ereditato non solo i poteri ma anche l’immortalità e questo le rendeva automaticamente delle guardiane.
 

Con il tempo avevano imparato a controllare il loro dono, in modo particolare Alizèe, ed avevano deciso di diventare spiriti del vento. Ogni anno giravano il mondo pronte a riempire le stagioni invernali di qualsiasi luogo e, durante il periodo Natalizio, si spostavano ad Arendelle dove potevano, finalmente, ricongiungersi ai genitori.
 

Il fatto di vedersi solo in quel periodo, aiutava tutta la famiglia a vivere, in modo unico, la loro immortalità perché ognuno attendeva quel momento, aspettava quell’incontro.
 

“ Padre!” urlò Zyphire gettando le braccia al collo di Jack che la sollevò da terra come faceva quando era più piccola.
 

Elsa rimase ferma sulle scale di ghiaccio, con le lacrime agli occhi e un sorriso che andava da un orecchio all’altro, con lo sguardo fisso sulle sue figlie così belle e piene di vita.

Anche se il loro fisico rimaneva quello di due ragazze di ventuno anni, la madre le trovava sempre diverse e stupende.
I lineamenti erano di Jack, mentre i capelli e gli occhi erano dello stesso colore di entrambi i genitori.
Elsa, però, aveva trascorso gli anni a osservare le sue bambine e trovò differenze anche nel loro aspetto fisico come, per esempio, gli occhi di Alizèe che avevano una leggera sfumatura blu che si tuffava nell’iride celeste e le ricordava moltissimo gli occhi di Anna.
 

“ Vuoi restare lì tutto il giorno madre?” domandò Alizèe appoggiandosi alla scala.
La regina rise e scese gli ultimi gradini avvolgendo, con le braccia, la sua piccola che, come le aveva detto nel giardino della famiglia secoli prima, era riuscita a manipolare il potere creando qualcosa di fantastico.
 

“ Come è andata quest’anno?” chiese il padre abbracciando l’altra figlia e stesso fece Zyphire con la madre.
 

“ Bene, è stato divertente e faticoso insieme. Abbiamo scoperto, però, moltissime cose buffe e Alizèe si è trovata un ragazzo!” raccontò una gemella ridendo.
 

“ ALI!!!” esclamarono increduli i genitori guardando la figlia.
 

“ Smettila Zy non è vero! Non allarmatevi, era solo un ragazzo che camminava lungo la strada e io ho fatto notare a mia sorella che era tremendamente bello.” Spiegò lei alzando gli occhi al cielo mentre riceveva un bacio dalla gemella.
 

“ Inoltre ci siamo rese conto che, anche se siamo immortali, non smettiamo mai di imparare! Una settimana fa, per esempio, abbiamo visto un bambino che giocava con una strana scatoletta luminosa chiamata cellulare e…”
 

“ Cavooolo! Siete tornate!” esultarono Olaf ed Holly correndo incontro alle due principesse, interrompendo il racconto di Zyphire.
 

“ Venite con noi! Marshmallow, Fiocco, Frigo, Squaglio, Scivolo, Sciolgo, Neve, Ghiacciolo, Granello, Grandine, Gelo, Granita, Palla e William vi vogliono salutare!” disse Olaf trascinando con sé le gemelle.
 

Quando erano piccole, durante un pomeriggio trascorso con Kay e Gerda, la piccola Alizèe si prese un bel raffreddore e, non sapendo ancora controllare il suo potere, iniziò a starnutire generando, così, una serie di pupazzi di neve.
 

Olaf ed Holly iniziarono a vederli come i loro figli e, per questo, Elsa costruì un’ala del castello di ghiaccio dove la famiglia dei pupazzi di neve poteva vivere allegramente. In tutti quegli anni, la simpatia di Olaf, Holly e i loro tanti figli, aveva profumato la vita infinita della famiglia di guardiani.
 

Una volta allontanati, Jack ed Elsa rimasero soli, ma, il ciondolo a forma di fiocco di neve della regina iniziò a brillare. I due sovrani della neve sapevano cosa significava e si recarono fuori, abbozzando un sorriso.
 

 

Il castello di Arendelle era veramente gigantesco e, quel giorno, era colmo di visitatori. Si poteva vedere una lunghissima coda di persone lungo il viale che conduceva perfettamente davanti al portone principale.
 

La famigliola, però, entrò subito. La mamma di Jamie, infatti, essendo imparentata con la principessa Anna di Arendelle, aveva deciso di lavorare proprio in quel grande palazzo perché non avrebbe mai permesso a persone al di fuori della famiglia reale di badare a quel grande castello.
 

I genitori avevano già portato Jamie al castello, ma ora che aveva sette anni, poteva scoprire meglio la bellezza che si celava dietro a quelle solide mura.
 

Il bambino, appena entrato, trovò delle scale a chiocciola e, accanto ad esse, un armatura di un cavaliere che Jamie trovò piuttosto rovinata. Mamma gli aveva raccontato che, la principessa Anna adorava scendere dalle scale correndo, ma, un giorno, andò a sbattere contro il cavaliere che si rovinò.
 

Jamie proseguì il viaggio con la bocca aperta per lo stupore e gli occhi sgranati. Teneva la mente bene aperta e, ogni tanto, chiudeva le palpebre e immaginava la vita in quel luogo così magico. Quanto sarebbe stato bello diventare un cavaliere o un principe! Che meraviglia poter vivere in un grande castello, partecipare a balli conoscendo dame e addestrarsi con spade e scudi per combattere i nemici! Jamie amava sognare, ma sapeva che l’antico regno di Arendelle era ormai diventato una città anche se, fortunatamente, lui abitava nella zona campana senza grandi edifici.
 

Entrò, poi, nella sua stanza preferita, alla quale l’entrata era concessa solo ai familiari siccome era ritenuta la più preziosa: la sala dei quadri.

Jamie alzò il volto e lasciò roteare nella sua mente quell’infinità di quadri finché, non posò lo sguardo su un ritratto che lo colpì e che non aveva mai visto prima.

Il dipinto ritraeva un’allegra famiglia di otto componenti.

 Al centro vi erano due donne: Anna ed Elsa, che lui già conosceva.

 Accanto ad Anna vi era un uomo dai capelli biondi che teneva in braccio una bambina dai capelli rossi e gli occhi scuri, mentre, le braccia di Anna erano appoggiate sulle spalle di un ragazzo dagli occhi azzurri e i capelli dorati come il padre.

Sulla destra, invece, era ritratta un’altra scena.

 Il fianco di Elsa era cinto dalle mani di un giovane dai capelli bianchi e gli occhi celesti, mentre, davanti a loro, si tenevano per mano due fanciulle, identiche, che, vista la somiglianza con Elsa e l’uomo, dovevano per forza essere le loro bambine.

Jamie rimase ore a fissare quel quadro che non aveva mai visto e quei personaggi dai capelli bianchi a lui sconosciuti.

“ E’ questa la novità che volevo mostrarti Jamie” disse sua madre entrando nella stanza.

“ Chi sono queste persone vicino alla zia Elsa?” domandò il bambino ancora confuso.

“ Sono il marito e le sue due figlie. Non ti abbiamo mai parlato prima di loro perché aspettavamo il momento giusto, l’età giusta come aspettai io quando ero piccola.”

“ Ma il mondo non li conosce?” chiese lui impaziente di scoprire quella nuova storia.

“ Oh sì, però al giorno d’oggi ci sono molte nuove attrazioni Jamie! Nuove scoperte che fanno dimenticare a tutti le proprie origini. Tutti sono a conoscenza della storia delle due sorelle, dei poteri di Elsa e del fatto che lei abbia trovato Jack un ragazzo simile a lei, ma adesso tutti pensano che questi personaggi siano morti e che siano leggende”

“ Ma loro sono morti no? Hanno vissuto tanto tempo fa!”

“ E’ qui che voglio arrivare. Siediti, voglio raccontarti una storia” disse tirando fuori un libro da un armadio.

“ Su questo libro è contenuta tutta la storia di questa famiglia e io e papà abbiamo deciso di portarla a casa così potremo leggerla insieme, ma, visto che adesso siamo davanti a questo bellissimo quadro, ti leggerò una piccola parte.” Concluse la madre aprendo quel grosso manoscritto ed iniziando a leggere.

Jack ed Elsa erano fuori dalla finestra.

 Il ciondolo li aveva condotti proprio al castello di Arendelle, proprio da quel bambino.

 Elsa scrutò a lungo Jamie, il suo lontanissimo parente, ma venne percossa da un brivido e i suoi occhi non si staccarono più da lui.

I capelli del bambino erano ramati, gli occhi azzurri, il volto caratterizzato da giocose lentiggini e i lineamenti delicati.

Non si poteva aggiungere altro: era la fotocopia di Anna.

Jack guardò la moglie per un breve istante, ma non disse nulla perché capì anche lui che quel fanciullo ricordava la cognata.

“ Quindi mi stai dicendo che la zia Elsa è morta per Anna, ma è stata salvata ed ora è un guardiano come suo marito?” chiese il bambino dopo il breve estratto di racconto riportato dal libro.

“ Esatto. Il suo cuore era puro e il suo sacrificio salvò Anna, il suo bambino e così facendo tutti i parenti nati dopo, inclusi me, te e le tue sorelline.” Rispose la madre annuendo.

“ E le due figlie sono guardiani anche loro?” domandò ancora il piccolo.

“ Certo! Loro quattro sono protettori dell’inverno e girano il mondo per portare la neve in ogni luogo!”

“ E-e Jack ed Elsa quindi lavorano con babbo natale?” chiese Jamie incuriosito e Jack ed Elsa sorrisero guardandosi, perché in tutti quegli anni avevano collaborato con il signor Nord che, pur essendo amato da tutti i bambini, aveva un bel caratteraccio.

“ Può darsi, questo non lo possiamo sapere”

“ Quindi loro sono ancora vivi?!” domandò sempre più entusiasta il bambino.

“ E’ questa la domanda più difficile, tesoro. Devi capirlo tu. Se tu credi in loro e hai fiducia, sicuramente continueranno a vivere” e, detto questo, la madre si allontanò lasciando il figlio solo a meditare su quell’importante questione.

Jamie rimase in silenzio a fissare il dipinto con gli occhi piantati sulla zia e suo marito.

 Lui credeva in babbo natale, al coniglio pasquale, alla fata dei dentini e adesso era venuto a conoscenza dell’esistenza dei guardiani dell’inverno che erano, inoltre, suoi antenati.

 Lui era molto curioso e si fidava delle persone che gli volevano bene.

La sua mamma non gli avrebbe mai mentito.

“ Cara Elsa, piacere io sono Jamie e…amo moltissimo l’inverno soprattutto la neve e i pupazzi, quindi se siete davvero gli spiriti del ghiaccio non vedo l’ora di incontrarvi quando farete nevicare e permetterete a tutti i bambini di giocare con voi.” Disse il bambino rivolto alla figura della zia nel dipinto.

Elsa aveva le lacrime agli occhi e stringeva a sé il ciondolo che si illuminava sempre più come succedeva quando qualcuno iniziava a credere in lei e Jack.

 Appoggiò la mano sulla finestra e non distolse mai lo sguardo da quel bambino che era rimasto in silenzio, con gli occhi chiusi, stringendo a sé Sven e provando a mettersi in contatto con gli spiriti dell’inverno.

Jack era rimasto anche lui senza parole e commosso dalla purezza di quel piccolo che, dopo un semplice racconto, stava iniziando a credere in loro.

Dopo un altro periodo di silenzio, il marito prese la mano alla moglie e la guardò negli occhi inumiditi dalle lacrime e annuì.

Elsa sorrise capendo le intenzioni del marito, infatti, con un gesto delle loro mani, la neve iniziò a scendere sul regno, ormai città, di Arendelle.

Jamie aprì delicatamente gli occhi dopo aver pensato a lungo a quelle due persone misteriose e, improvvisamente, il suo cuore accelerò il battito, gli occhi si sgranarono, la bocca si spalancò per lo stupore e Sven cadde dalle sue braccia.

“ Mamma, mamma avevi ragione! Sta nevicando!!” urlò lui saltando felice e, la madre, si precipitò al suo fianco.

“ Te l’avevo detto tesoro, grazie a te, loro continuano a vivere e ti avranno sicuramente ascoltato” gli disse lei stringendolo a sé.

“ Li potrò vedere un giorno secondo te?” chiese lui con gli occhi che scintillavano dalla gioia.

“ Chi lo sa, magari sì, ma per oggi accontentati di quello che ti hanno regalato” concluse la madre godendosi anche lei la bellissima nevicata.

Elsa e Jack si erano allontanati dal castello ammirando la nevicata da lontano, tenendosi sempre per mano.

Erano felici.

La morte di Anna aveva portato un dolore in Elsa che la fece soffrire parecchio, soprattutto pensando al fatto che avrebbe dovuto patire la sua assenza per sempre. Ora, però, sapeva che la sorella, come tutto il resto della sua famiglia, si trovava insieme ai genitori e alla sorellina di Jack.

Sapeva, soprattutto, che Anna non la abbandonava mai.

La principessa continuava a vivere dentro la regina, dentro Jack, dentro le gemelle, dentro il castello di Arendelle ed ora, nel cuore di Jamie, quel bambino così simile a lei.

Elsa era felice, perché aveva tutto ed aveva anche una grande responsabilità adesso.

Si era promessa di proteggere quel bambino, di custodirlo come Jack fece quando lei era piccola.

Non lo avrebbe mai abbandonato, ora che il suo cuore credeva in lei, perché i bambini sono le creature più pure al mondo, le più innocenti e  bisogna sempre alimentare i loro sogni in modo che riescano a costruire qualcosa di bello, in modo da crescere e diventare adulti, ma conservando sempre un pizzico del loro incredibile spirito bambino.

Jack, con un dito, alzò il volto della moglie che per lui era sempre più bella.

 Le diede un dolce bacio sulle labbra, per coronare un momento così emozionante e, senza mai lasciarle la mano, si girò per tornare alla loro dimora ghiacciata dove, con le figlie e tutti i personaggi che conosciamo, avrebbero vissuto un’altra indimenticabile avventura.

 

FINE

 

ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti! Siamo giunti a quest’ ultimo capitolo. Scusate, ma ho messo più giorni del solito a scriverlo.

Vi è piaciuto?

La scena si è spostata secoli dopo, più o meno ai nostri giorni. Jamie è il famoso bambino del film delle cinque leggende e qui l’ho voluto rendere nipote della famiglia reale. Sophie ed Emma sono i nomi delle sorelline di Jamie e Jack nel film e le ho volute riportare anche qui, mentre gli infiniti pupazzi di neve sono tutti quelli ritratti nel cortometraggio: “ Frozen Fever” .

Cosa vi posso dire, siamo alla fine e io non riesco a crederci.

Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuta in questi due anni. Chi, come Starfighter che, solo due giorni dopo l’uscita di Frozen al cinema, mi ha aiutata con questa storia che è stata una delle prime pubblicate nella categoria: disney/animazione siccome non esisteva ancora il fandom del cartone vero e proprio. Ringrazio i 44 che seguono la mia storia e il 27 che la preferiscono. Ringrazio chi ha lasciato le ben 120 recensioni che diventeranno sicuramente molte di più e per anche solo le 3000 visualizzazioni del primo capitolo, davvero grazie infinite!

Tengo, inoltre, a ringraziare chi mi è stato vicino in questo ultimo periodo come Mergana, Hakihaki che è la mia cara compagna di classe con cui, faccia a faccia, potevo discutere della mia ff e la fantastica Evy91 che non solo mi ha fatto tornare la voglia di scrivere, ma è diventata una vera amica con cui condivido pensieri e idee(abbiamo infatti intenzione di scrivere qualcosa insieme).

Bene, basta poemi…grazie mille a tutti!

Ci si legge in giro

Un bacio

Anna

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