My best Traitor

di PattyOnTheRollercoaster
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'armadio svanitore ***
Capitolo 2: *** La storia di Voldemort ***
Capitolo 3: *** Nella casa di Bathilda Bath ***
Capitolo 4: *** I doppiogiochisti ***
Capitolo 5: *** Il tradito e il traditore ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'armadio svanitore ***


My best traitor

L’armadio svanitore

“Alan” chiamò Hermione. E siccome non ottenne alcuna risposta: “Alan!”.
“Che c’è?” chiese lui alzandosi dal divano.
“Dormivi?” chiese Hermione avvicinandosi a lui con dei fogli in mano.
“Quasi” rispose.
Hermione lo guardò severamente, poi si sedette sul bracciolo del divano osservando i fogli. “Allora, quello che devi riscrivere è questo pezzo sugli effetti della pozione, Lumacorno ha detto che dopo che l’effetto sparisce non puoi più prenderla per almeno dodici ore, non giorni. E poi qui” e  indicò il punto esatto della pagina “devi scrivere come ho scritto io”.
Alan si stropicciò gli occhi e prese i fogli. “Grazie Hermione” rispose.
“Figurati” disse lei alzandosi e sorridendo.
Alan si alzò e andò al tavolo dov’era seduta lei, prese dalla borsa l’astuccio e corresse le parti sbagliate. Arrivò Harry, tutto contento e con un enorme sorriso dipinto sul volto.
“Sei stato con Ginny” notò Hermione. Harry arrossì lievemente e poi rispose di sì. “E ora dov’è lei?” continuò Hermione.
“Dalla McGranitt, doveva dirle qualcosa a proposito dei G.U.F.O.” disse Harry sedendosi.
“Tieni, il tuo compito corretto” disse Hermione allungandogli dei fogli.
Alan sbirciò i fogli e gli scappò un ghigno, che Harry non poté non notare. Alla sua muta domanda rispose: “Sono diventato più bravo di te in pozioni”.
“Cosa? Impossibile!” disse Harry osservando il suo tema corretto da Hermione.
“Sarai anche bravo con quel tuo manuale del Principe, ma coi temi sei ancora un passo dietro a me” disse soddisfatto aggiustandosi la maglietta.
“E tu sei un passo dietro a Hermione”.
“Ma a me basta essere un passo avanti a te”.
“Ma io sono il preferito di Lumacorno” disse Harry con un sorriso stampato sulla faccia.
“Oh, non ti preoccupare, l’anno prossimo Lumacorno se ne andrà”.
“Non credo” intervenne Hermione. “Adesso c’è Piton come professore di Difesa, non mollerà il posto nemmeno se lo trascinassero via dalla cattedra” disse leggendo distrattamente un grosso libro.
“Che hai lì?” chiese Harry cominciando anche lui a tirare fuori calamaio e penna d’aquila per correggere i suoi compiti.
“Un annuario scolastico”.
“Per il principe?” chiese Alan. Hermione mugugnò un sì di risposta mentre Harry alzò gli occhi al cielo.
“Hermione perché non lasci perdere? Hai idea di tutti gli studenti che possono essere passati di qui?”.
“A migliaia” rispose lei.
“Appunto! Quel libro potrebbe essere stato di chiunque!”.
“I soprannomi si scelgono per un motivo preciso” puntualizzò.
“Ha ragione. Abbiamo persino scoperto da dove viene Lord Voldemort” disse Alan.
Harry lasciò cadere lì il discorso perché erano secoli che tutti ripetevano le stesse cose a proposito del libro che gli aveva dato Lumacorno. Dopo aver finito di correggere i compiti Alan e Harry andarono a cena, (Hermione disse che avrebbe cercato ancora per un po’ e poi li avrebbe raggiunti) a tavola trovarono Ron e Ginny già seduti a mangiare. Proprio quando stavano per finire arrivò Hermione di corsa con il librone di prima in mano.
“Guardate cos’ho trovato!” disse eccitata aprendo il libro sul tavolo.
“Hermione” biascicò Alan “qui una volta c’era un purè di patate, ora c’è il tuo libro, perché?” chiese indicando il suo piatto ormai coperto dal pesante volume. Hermione non gli diede retta e fece leggere loro una didascalia sotto ad una foto di una ragazza coi capelli neri e lisci, unticci, e gli occhiali.
“Guardate, Eleen Prince. Era il capitano della squadra di Gobbiglie. Prince come Principe” disse Hermione contenta.
“Questo non mi riporta il purè” disse Alan.
“Cioè che vuoi dire?” chiese Ron.
Harry sorrise “Hermione, non vorrai dirmi che lei è il principe”.
“Si! Perché no, scusa?” chiese Hermione.
Harry sbuffò “Ancora? Principe, per me, è un maschio Hermione”.
“E’ vero” intervenne Alan. “A meno che non sia una principessa trans” aggiunse poi ripensandoci. Ron scoppiò a ridere, così come Harry. Hermione invece si rabbuiò.
“Ma chi è questo Principe?” chiese Ginny.
“Nessuno” rispose in fretta Alan. “Solo uno con cui Hermione si è fissata”.

Personalmente, non credo che la ragazza che ha trovato Hermione sia il Principe. Credo che sia andata un po’ in fissa con questa storia, perché adesso Harry riesce a fare pozioni migliori delle sue. Quel Principe doveva essere davvero un grande! Persino Harry, che da quando è arrivato qui non sa niente di Pozioni, adesso riesce a fare senza problemi qualsiasi tipo di cosa! Io sono esattamente come lui purtroppo, peccato che il libro di Pozioni Avanzate l’avevo comprato in uno sprazzo di ottimismo nonostante non sapessi se Piton mi avrebbe bocciato o meno, altrimenti magari quel manuale ora sarebbe mio. Certo deve essere difficile per Hermione, lei è sempre stata la più brava in ogni cosa, deve essere dura adesso essere superati. Si è abituata alla sua condizione di più brava della classe. Che fortuna però che al primo anno sia diventata nostra amica, altrimenti non ci sarebbe stato nessuno ora a correggerci i compiti.
Mi ricordo quando ricevetti la lettera da Hogwarts, mia madre non ci credeva. Io non sapevo niente del mondo della magia. Mio padre era un mago, ma non stava con mia madre. Lei non mi ha mai detto il suo nome, forse neanche se lo ricorda più, fatto sta che quello era un tipo sposato, che un giorno era andato a farsi una passeggiata e aveva incontrato mia madre. Si vede che non avevano niente di meglio da fare, e quindi hanno fatto sesso. E’ così che sono nato, per sbaglio. E mia madre neanche sapeva che io ero un mago. Un tipo del ministero venne a spiegarci tutto del mondo magico, e così mia madre si ricordò di quel tipo con cui era stata, ma non se ne ricordò con disprezzo, come faceva di solito, ne ricordò le stranezze. Cercò di contattarlo, di scoprire chi era, se non altro per fargli sapere che aveva un figlio, ma non ci riuscì.
All’inizio, quando arrivai a Hogwarts, volevo scoprire chi fosse mio padre. Non avevo idea di come avrei fatto, ma ero convinto che lo avrei scoperto. Ero un sacco arrabbiato quando ci pensavo, era un egoista stronzo, ecco! Probabilmente era uno che con le donne ci andava un giorno sì e l’altro pure. E tutte diverse! Mia madre era solo una di loro. Pensavo che fosse un tipo straricco, un tipo che poteva permettersi di sposarsi con una bella bionda e poi tradirla con altre cento senza che lei dicesse niente, perché in fondo a lei interessava solo del suo denaro.
Devo smetterla di parlarne, ogni volta che lo faccio mi va il sangue alla testa! Lo odio! Lui e tutti i suoi amici, i suoi parenti, i suoi conoscenti! E’ un comportamento infantile, lo so, ma tanto che importa? Non posso odiare nessuno perché non conosco niente di lui. Ora se non ci penso non sono arrabbiato, solo a  volte, ma ormai mi sono rassegnato.
Comunque sia il primo giorno di scuola conobbi Harry. E’ simpatico, davvero un tipo a posto, poi tutte quelle storie che lui è il ragazzo sopravvissuto non mi importavano, non sapevo granché di quelle storie, e nemmeno lui, forse per questo ci stavamo simpatici all‘inizio, ma poi conoscendoci meglio siamo diventati amici per motivi un po‘ più solidi. Mi presentò Ron, che aveva conosciuto sul treno, pure lui è a posto. Hermione poi, non ne parliamo neanche. Più a posto di lei non c’è nessuno! Credo che sia la ragazza più onesta del mondo, tranne quando si tratta di fare qualcosa per scoprire cosa succede di strano in giro, ma per il resto è ok.
Abbiamo il trascurabile vizio di impicciarci sempre degli affari degli altri. Fu così che il primo anno scoprimmo la Pietra Filosofale; il secondo la Camera dei Segreti; il terzo che Sirius Black non era un Mangiamorte; il quarto non scoprimmo un bel niente ma aiutammo Harry ad allenarsi per il Torneo Tremaghi; il quinto anno facemmo un enorme errore andando al Ministero della Magia senza alcuna prova tangibile che stessero torturando Sirius; e ora … Harry ci aveva raccontato tutti i ricordi su Voldemort che aveva visto insieme a Silente.
Era pazzesco tutto quello che Voldemort ha fatto! Aveva creato gli Horcrux, li aveva nascosti in un posto sicuro e adesso se ne sta tranquillo tranquillo ad aspettare di morire di nuovo, solo per poi prendere un altro Horcrux. Gliene restano quattro, a sentire Harry.
Abbiamo fatto un sacco di congetture al riguardo. Certo potrebbero essere qualsiasi cosa! Ma abbiamo notato che sono nascosti nei luoghi cari a Voldemort, e che sono oggetti preziosi, di solito.

Le settimane passarono, cominciarono i G.U.F.O. per quelli del quinto, e anche Harry, Ron, Alan e Hermione incominciarono gli esami.
Hermione era talmente nervosa che nessuno gli parlava quasi, si accorsero che la situazione si era fatta pesante quando Alan le chiese se aveva una penna d’aquila da prestargli e lei le rispose che urlando che non poteva stare dietro a tutti loro e che aveva altro da fare.
Per fortuna gli esami finirono in fretta.
La sera della fine degli esami decisero di festeggiare e Alan suggerì di fare un salto alle cucine dopo mangiato per portare in sala comune da mangiare e da bere, per fare una festa. Ma solo a mezzanotte, quando tutti sarebbero andati a dormire. Avrebbero svegliato l’intera casa e sarebbero rimasti svegli fino al mattino.
“Te lo ripeterò per l’ultima volta: no!” disse Hermione.
“Perché no?” si lamentò lui.
“Infatti perché?” intervenne Ron. “E’ un’idea fantastica!”.
“Ron ma noi siamo Prefetti! Dovremmo troncare sul nascere questo genere di idee!” disse Hermione. Ron si ricordò di essere Prefetto e guardò amaramente la sua spilla appuntata al petto.
“Dai io vado ad avvertire gli elfi domestici!” disse Alan alzandosi e uscendo dalla Sala Grande sotto lo sguardo di disapprovazione di Hermione.
“Dai Hermione! Non faremo casino” intervenne Harry. In quel momento un ragazzino giunse al tavolo e consegnò a Harry una lettera. Era un messaggio di Silente, che diceva di andare appena poteva nel suo ufficio. Gli altri lo avrebbero aspettato in Sala Comune.
“Dobbiamo andare ad avvisare Alan” disse Hermione una volta che Harry se ne fu andato. Lo cercarono in lungo e in largo per tutto il castello, stranamente nelle cucine non c’era, e neanche in biblioteca, così come non c’era fuori nel Parco e nelle Serre. L’unica soluzione era andare in Sala Comune, dove avevano detto a Harry, e sperare che andasse lì.

Alan era diretto alle cucine quando ricordò che aveva promesso a Dobby che gli avrebbe dato un cappello nuovo. Non era proprio nuovo nuovo, anzi, era davvero usatissimo e liso, ma Alan credeva che andasse bene per Dobby, era una serie infinita di colori che non c’entravano niente l’uno con l’altro, era bruttissimo. Insomma … era proprio da Dobby.
Stava andando alla Sala Comune per prenderlo quando vide Draco Malfoy dirigersi verso il corridoio dove c’era la Stanza delle Necessità. Erano secoli che Harry diceva che Malfoy stava pianificando qualcosa, e con questo qualcosa, qualsiasi cosa fosse, c’entrava la Stanza delle Necessità.
Alan si nascose dietro ad una statua appena in tempo per vedere Malfoy passargli davanti con un ghigno soddisfatto sul volto. Lo seguii con cautela e lo vide entrare nella Stanza. Passò qualche tempo, ma, visto che non accadeva nulla, Alan decise di andare a vedere. Si avvicinò cautamente al punto dove doveva esserci la porta e vi poggiò sopra l’orecchio. Non sentiva nulla. Ad un tratto la porta si aprì di colpo e si prese una botta sul naso, cadendo all’indietro.
Aveva gli occhi chiusi e la mano sul viso, ma sentì distintamente i passi di qualcuno avvicinarsi a lui.
“Daoug?” era Malfoy. “Sei tu che Potter ha mandato per fare la spia?” scoppiò a ridere.
Alan si tolse la mano da dal naso e agguantò la bacchetta, ma non fece tempo a pronunciare una sola parola che Malfoy afferrò la sua e delle corde andarono a legarlo strettamente.
“Non dirai una sola parola” disse sollevandolo e portandolo dentro la Stanza. Dentro era buio, ma quando gli occhi di Alan si abituarono alla fioca luce proveniente da un’alta finestra con i vetri colorati vide che si trovava in una specie di enorme cattedrale e attorno a lui c’erano diversi uomini con mantelli neri e cappucci che lasciavano il viso in ombra. Mangiamorte.
Malfoy lo buttò addosso ad una pila di oggetti inutili, questa doveva essere la stanza in cui Harry aveva nascosto il manuale del Principe dopo il Sectusmpra a Malfoy. Un Mangiamorte restò a controllarlo e Alan non poté muoversi. Aveva ancora la bacchetta in mano dietro la schiena, e le braccia piegate in una posizione innaturale. Cercò di cambiare posizione ma il suo stesso peso glielo impediva. Vedendo che si divincolava il Mangiamorte si mise a ridere e lo prese per la collottola tirandolo su.
“Dove credi andare eh? Tu resti qui!” disse ributtandolo con violenza verso il cumulo di roba per terra.
Ma in quei pochi secondi Alan riuscì a spostare le braccia e puntò la bacchetta contro la corda. Con un incantesimo non verbale tagliò un po’ la corda che lo legava, ma non si liberò. Si guardò un po’ intorno e si rese conto che i Mangiamorte stavano arrivando a frotte. Spuntavano da dietro uno scaffale, Alan non riuscì a contare quanti erano ma stimò che fossero poco più di una ventina.
Quando sembravano arrivati tutti il Mangiamorte che lo controllava disse “E di questo cosa ne facciamo?”.
Draco si avvicinò a lui ghignando e gli puntò contro la bacchetta, prima che potesse dire alcunché Alan si slegò del tutto e gli diede un forte calcio ad una gamba. Si alzò mentre i Mangiamorte gli lanciavano addosso incantesimi, si protesse con un potente Sortilegio Scudo e lanciò diverse Fatture. Si voltò e corse via, con i Mangiamorte alla calcagna.
Vide un armadio di legno scuro e vi si chiuse dentro, appena prima che i Mangiamorte lo vedessero. Quando chiuse la porta le voci dei Mangiamorte si attutirono e poi, di colpo, venne il silenzio.
Alan pensò che se ne fossero andati ma dovete ricredersi quando sentì altre voci.
“Mio Signore, lasci che vada, sono sicuro che potrei essere d’aiuto” disse una voce maschile.
“Oh no Lucius, perché mai? So che non vedi l’ora di aiutare tuo figlio” rispose un’altra voce, innaturalmente acuta e sibilante. Alan rabbrividì nel sentirla.
“No, mio Signore. Il mio unico desiderio è prestare servizio a lei, solo a …”.
“Zitto Lucius” mormorò l’altro uomo con voce annoiata. “Non aggravare ulteriormente la tua situazione. Mi sembra di essere stato già fin troppo indulgente”.
Alan aprì piano l’anta dell’armadio e sbirciò fuori. Un uomo dagli occhi rossi lo osservava seduto in una poltrona. Il cuore di Alan sobbalzò.
“Lucius” disse l’uomo. “Apri la porta al nostro ospite”.
Un’ uomo alto dai capelli biondi che Alan riconobbe come il padre di Malfoy avanzò e aprì la porta dell’armadio dove dentro c’era Alan, che avanzò e si parò di fronte a Voldemort.




Ok. Prima di tutto ci tengo a dire che questa fic è soltanto un'esperimento.
Per questo sono molto gradite le recensioni. Non devono essere kilometriche, vorrei solo sapere com'è questo tentativo di Fan Fiction suspence.
Un saluto, Patty.

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Capitolo 2
*** La storia di Voldemort ***


La storia di Voldemort

Alan uscì dall’armadio e guardò in volto l’uomo che aveva di fronte. Era stranamente deforme, con il naso schiacciato quasi come quello di un serpente e gli occhi rossi, spietati e incandescenti. Sembrava alto, ma da seduto non si poteva mai dire, e aveva lunghe dite diafane e sottili.

“Sai come sei arrivato qui?” chiese con la sua voce acuta. Alan non rispose, aveva la gola secca. “Ti ho chiesto se sai come sei arrivato qui” ripeté l’uomo.

Alan si schiarì la gola e poi rispose “No”.

“Vuoi che te lo spieghi?”.

Alan, cercando di guadagnare tempo rispose con un basso sì, sussurrato appena.

Voldemort piegò la bocca in una smorfia che poteva sembrare un sorriso. “Quello è un armadio svanitore” disse indicandolo. “Il suo gemello si trova Hogwarts, e Draco lo ha riparato così, adesso, io ho un modo per entrare a Hogwarts”.

“E Silente ha un modo per venire qui da te” rispose Alan. Il viso di Voldemort si deformò dalla rabbia.

“Silente questa notte morirà. Sarà Draco ad ucciderlo” disse lanciando uno sguardo all’uomo accanto a sé. Aveva un sorriso ironico sul volto.

“Malfoy non è riuscito ad uccidere nemmeno me, legato davanti a lui. Gli sono sfuggito e sono entrato nell’armadio. E lui era insieme ad altri Mangiamorte. Non riuscirà mai nemmeno a toccare Silente”.

Il volto di Voldemort si fece ancor più brutto “Sai perché ancora non sei morto?”.

“No” rispose Alan con tono di sfida.

“Perché sei un grande amico di Harry Potter. E noi ti vogliamo qui a farci … compagnia”.

“Non vi dirò niente di quello che volete sapere!” gridò Alan avanzando. “Niente!”.

Voldemort non sembrò per nulla intimorito e si limitò ad osservarlo “Con il Veritaserum non credo che sarà un problema”.

“Tu …” cominciò a dire Alan avanzando verso di lui e tirando fuori la bacchetta, ma non fece in tempo a fare un solo passo che un lampo di luce lo colpì.

Cadde in ginocchio, si sentì contorcere le budella, ogni cellula del suo corpo era punta da un ago, la sue ossa si stavano spezzando millimetro per millimetro, la testa scoppiava. Gridò e si contorse per terra, aprì gli occhi e vide Voldemort in piedi su lui.

“Per convincerti ho anche la maledizione Cruciatus. Questo è solo un assaggio di quello che può fare”.

Poi Voldemort gli puntò addosso la bacchetta e Alan non vide più niente.

 

Mi fa male la testa. Apro lentamente gli occhi. Mi ci vuole un po’ per abituarmi alla luce, che poi mi accorgo non essere così forte come pensavo. Pian piano ricordo tutto, e mi alzo per vedere dove sono. Mi hanno preso la bacchetta! No, cazzo!

Mi guardo intorno, vedo solo pareti spoglie sporche di tempo e solitudine. La stanzetta dove mi trovo non so neanche se si può definire così, è più che altro uno sgabuzzino con un panca. Sarà lunga circa due metri e se allargo le braccia con la punta della dita sfioro le due pareti laterali. Però è alta, e più in alto possibile c’è una piccolissima finestra. Non è come pensavo fosse una cella: la finestra è senza sbarre. Ma tanto, anche se ci fossero, non servirebbero a niente perché salire fino a là è impossibile.

Cazzo. E adesso? Come faccio a non svelare che Harry sa degli Horcrux e che ne ha distrutto uno, il diario? Come faccio?

Mi prende il panico, poi la disperazione, poi la depressione. Sono fasi normali in un prigioniero? Spero di si, altrimenti sto impazzendo.

Passa del tempo, non so quanto, ore interminabili, o addirittura giorni, ma finalmente sento dei passi fuori dalla porta. Una grata si apre e vedo degli occhi acquosi guardarmi. “Stai indietro” mi dice, io non mi muovo. Ho smesso di temere Codaliscia da tempo ormai.

“Ciao” gli dico quando entra.

“Non fare lo spiritoso” dice afferrandomi per un braccio e puntandomi addosso la bacchetta. A questo punto le opzioni sono due, o dargli un calcio nelle palle, o lasciare che mi porti via. Preferisco la prima, tanto per divertirmi un po’. Non mi possono ancora uccidere, perché devo dirgli tante cose, quindi tanto vale dargli più fastidio possibile. Tanto mi uccideranno.

Gli do un calcio forte proprio in mezzo alle gambe, e lui smette di respirare si butta a terra tenendosi le palle con una mano. Gli do un altro calcio, nello stomaco stavolta. Lui si accascia a terra e dà un grido.

“Stronzo traditore!” urlo io. E gli do un altro calcio. “Vaffanculo!”.

In quel momento arrivano dei Mangiamorte che sicuramente hanno sentito tutto. Mi schiantano e mi buttano a terra. Ho preso una botta contro la panca di legno, sento il sapore del sangue in bocca. Sputo a terra.

Un Mangiamorte mi afferra per un braccio e mi fa alzare “Adesso non fare niente di avventato ragazzino, vieni con noi!” e mi trascina fuori dalla cella. Prima di essere portato via vedo con chiarezza Codaliscia che ancora sbuffa. Almeno una soddisfazione.

Il Mangiamorte mi porta su per delle scale e poi dei corridoi, è una casa enorme questa! Alla fine arriviamo in un salotto con un tavolo di legno enorme in mezzo. E seduto a capotavola c’è lui, Voldemort, che parla con uomo seduto alla sua destra. Mi sembra di riconoscerlo, ha i capelli lunghi quasi fino alle spalle e attaccati alla testa, unticci, che luccicano sotto la luce della bella lampada appesa al soffitto.

“Avvicinati Alan” mi dice Voldemort, distogliendomi dai miei pensieri. “Vieni qui affianco a me. E non cercare di scappare”.

Anche se ci provassi non avrei la minima possibilità, forse c’e l’avrei con Bellatrix, e anche con i  Malfoy, ma non con lui. Ho visto come si muove, come studia il suo avversario, è sempre pronto, anche quando non lo sembra.

Mi avvicino, mi metto al suo fianco. Passo con gli occhi su tutta la tavolata. Vedo Yaxley, I Malfoy, e Draco che sembra non volermi guardare, Bellatrix, qualche altro Mangiamorte già conosciuto, e infine , anche lui, vedo Piton proprio affianco a me. Lui non mi guarda, ma io continuo ad osservarlo. Sono nauseato, sento lo stomaco ribellarsi e il cuore battere forte. Il primo istinto è quello di tirargli un pugno, non mi serve la bacchetta. Silente si fidava di lui, si fidava davvero tanto, non ha mai saputo che il suo uomo di fiducia era un traditore.

Mi accorgo che Voldemort sta dicendo qualcosa, non so cosa sia ma tutti si alzano, eccetto Piton. Lui resta seduto, sembra arrabbiato, e guarda di fronte a sé senza muovere un muscolo.

Voldemort mi dice di sedermi affianco a lui, di fronte a Piton. Io eseguo in silenzio.

“Il tuo ex professore è riuscito a procurarsi un po’ della pozione che ci serve. Ma prima che tu rimanga intontito dai suoi effetti  voglio raccontarti una storia” dice.

Noto solo ora il serpente verde grosso come la coscia di un uomo che si arrotola vicino a lui, come la brutta copia di un cane da compagnia. Un Horcrux. Forse potrei riuscire ad ucciderlo prima di rivelare tutti i segreti di Harry e Silente a Voldemort. Ma i segreti di Silente glieli avrà già raccontati tutti Piton.

“Una storia che sono sicuro ti interesserà” continua Voldemort. Io distolgo lo sguardo dal serpente e lo fisso.

“E perché dovrebbe?” chiedo per nulla curioso.

“Come? Non vuoi sapere chi è tuo padre?”.

Rimango come colpito da una scarica elettrica. Questa era l’ultima cosa che mi aspettavo.

“Vedo che ora ti interessa di più” dice Voldemort.

 

L’anno in cui Alan nacque era un anno davvero brutto per tutti, maghi e babbani. Ma almeno i maghi sapevano cosa succedeva, mentre i babbani si limitavano a essere tristi senza motivo.

Camminavano per le strade a testa bassa e non incrociavano lo sguardo di nessuno. C’era qualcosa di malsano nell’aria da qualche tempo, ma nessuno sapeva dire con esattezza cosa fosse.

La, a quel tempo giovane, Ginger faceva di mestiere la cameriera in un bar di poco conto, dove si ritrovavano ragazzi già ubriachi e vecchi uomini che volevano sfuggire alle mogli per una notte.

Una sera arrivò un giovane dai capelli neri, magro, abbastanza alto. Sembrava comparso dal nulla, ordinò una birra e rimase lì per il resto della serata, fino a tardi. Fino all’ora di chiusura. Sembrava nervoso e un po’ triste, così Ginger, siccome il locale stava per chiudere, decise di andare a parlagli.

La sua intenzione era mandarlo fuori dal locale in modo da poter chiudere, ma si ritrovò a chiudere con il cliente ancora seduto al tavolo, e gli offrì qualche bicchierino di qualcosa di più forte della birra. Uscirono insieme dal locale e Ginger si diresse verso casa sua, sempre con l’uomo al fianco. Era un tipo simpatico, a parer suo, e anche un po’ strano. A volte diceva cose senza senso, ma Ginger lo attribuì al troppo alcool. Una volta arrivati al suo piccolo appartamento Ginger invitò l’uomo di sopra.

Fu quella la notte in cui Alan venne concepito. Non era stata una cosa prevista né voluta, ma Ginger si prese l’impegno di crescere suo figlio. Non sapeva nulla dell’uomo con cui era stata a parte il nome.

Lo sapeva solo lei, non l’aveva mai detto a nessuno, nemmeno al figlio che ebbe nove mesi dopo.

Ma c’era qualcun altro che sapeva chi fosse.

 

“E questo qualcuno c’è l’hai davanti Alan” disse Voldemort.

Lui guardò confuso Piton che era rimasto in silenzio per tutta la storia.

“Devi sapere che Severus a quel tempo aveva un tremenda cotta per una certa Lily Potter” Alan sobbalzò al sentirla nominare. La madre di Harry?! “Purtroppo lei era sposata, ma suo marito viveva momenti difficili, come tutti gli altri sciocchi che non si sono uniti a me. Comunque Piton la spiava, mi ha confessato, e una sera vide il marito di questa donna andare in giro per i quartieri babbani, dove nessun mago andava mai. La notte del nostro racconto Severus lo seguì, e così seppe che James Potter aveva tradito Lily Potter. Con tua madre”.

 

Quest’uomo delira! Come può dire cose simili? E’ una sciocchezza! James Potter non poteva essere mio padre, non doveva! Quali sono le prove di questo qui?! Come può essere vero?!

Sembra che la mia faccia sia lo specchio dei miei pensieri perché in quel momento Voldemort dice: “Se vuoi esserne sicuro chiedi a tua madre il nome dello sconosciuto che incontrò quella sera”.

Lo guardo con gli occhi sbarrati “Perché mi dici tutte queste cose?”.

“Perché mi sembra giusto che tu le sappia prima di morire” parla con dolcezza, sembra persino sincero.

Allora è così, l’uomo che mi ha abbandonato è il padre di Harry, mio padre. Mi viene in mente solo ora: Harry è il mio fratellastro. No. NO! Questo è impossibile, mi dico, ma l’altra parte di me sa che è vero. Ho la stessa corporatura di Harry, le stessa labbra e la stessa forma del viso. E lo stesso sangue.

Sento un impeto di odio verso di lui, verso Harry, che ha sempre parlato di suo padre come se fosse un santo, come se avesse salvato il mondo ogni volta! Lo venera e lo considera un eroe, uno che non ha mai fatto niente di male in vita sua, totalmente immacolato! Piton ha ragione a considerarlo un egocentrico. Un bastardo!

“Harry non ha passato quello che hai passato tu” mi sussurra Voldemort all’orecchio. Io mi scanso e lo guardo aggottando le sopracciglia. “Lui non ha vissuto odiando suo padre, è esattamente come lui”.

“Che cosa?” boccheggio. Non capisco cosa mi vuole dire, ora non capisco proprio niente. Ma un messaggio mi penetra nella mente, solo uno: ha ragione. Harry non sa cos’ha fatto lui. Suo padre. Il nostro padre perfetto.

“Credo che dovresti pensarci, a questo fatto” dice Voldemort con voce sottile. “Alla pozione ci pensiamo domani. Abbiamo tutto il tempo”.

“Perché?” chiedo. “Vuoi farmi impazzire?!” mi ritrovo in piedi, le mani sul tavolo, non ricordo neanche di essermi alzato. Mi chino verso di lui. “Sei tanto pazzo da voler far impazzire anche gli altri?” lo provoco. Voglio che faccia qualcosa, voglio sfogarmi. Di solito funzionava prendere a calci un cuscino, ma ora no. Voglio combattere contro Voldemort, perché è l’unico che ha la colpa tutto.

“Ti sbagli, sai? Non ho io la colpa. La colpa è solo tua e di Harry” mi dice come se mi avesse letto nel pensiero. Io ammutolisco.

“Che centra Harry?”.

“Ora che sai che suo padre è anche il tuo, non lo detesti per averlo sempre difeso? Non vuoi che se ne sia stato zitto, almeno per una volta? Invece di aver lodato il vostro sporco padre per tutto questo tempo? E’ così, lo so”.

Piton si muove impercettibilmente sulla sedia.

“E’ solo colpa sua se ora sai che tua madre era solo un rimpiazzo per quella sera. E’ colpa sua se sai quanto era nobile agli occhi degli altri. Ma guarda come si comportava in realtà”.

“B’è … questo sarà anche colpa di Harry, ma non è come lui!”. No. Harry non è come lui … non lo è.

“Ma lo diventerà” Voldemort si alza.

Harry sarà come lui.

Si volta.

Sarà come lui.

Si incammina verso una porta.

Come lui. Come lui.

Mette la mano sulla maniglia.

Lui. Lui. Lui. Lui.

Mio padre.

 

“Aspetta!” alle sue parole Voldemort si bloccò e si voltò verso Alan. “Che cosa vuoi sapere?” chiese il ragazzo tremando.

Ecco il secondo capitolo! Anche se la storia non ha avuto molto successo continuerò imperterrita a postare i nuovi capitoli! Non sia mai che lasci una storia a metà  U_U   B'è comunque ringrazio chi ha letto e anche _SiMoNa_ che ha messo la storia su preferiti.

Un saluto by Patty.

 

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Capitolo 3
*** Nella casa di Bathilda Bath ***


Nella casa di Bathilda Bath

Erano passati quasi due mesi dalla scomparsa di Alan. Harry Ron e Hermione stavano cenando insieme alla famiglia Weasley e a Fleur. Stavano mangiando fuori in giardino quando qualcuno bussò alla porta sul retro.

“Molly! Molly apri!” era la voce di Arthur Weasley, che bussava forte alla porta. La signora Weasley corse ad aprire e trovò il marito che sorreggeva Alan, semi addormentato, insanguinato e sporco.

“Oh mio Dio!” esclamò prima di lasciarli passare. Il signor Weasley lo depositò sul divano, dove Alan si appisolò.

 

Mi sveglio lentamente, sono in una stanza con altri due letti, vuoti. La stanza è tutta arancione e ci sono appesi alle pareti dei poster di una squadra di Quiddich. Riconosco la stanza di Ron, perennemente in disordine e così … arancione!

Mi gira un po’ la testa. Ricordo ora cos’è successo, sono esattamente dove volevo essere! Alla Tana, insieme agli altri.

Qualcuno entra nella stanza in silenzio, cercando di non svegliarmi, è Harry. Io mi metto a sedere e gli sorrido.

“Alan! Sei sveglio. Era ora” aggiunge poi.

“Quanto ho dormito?”.

“Tre giorni” si siede sul letto affianco al mio.

Mi porto una mano alla testa e sento un bozzo dietro l’orecchio. Un bernoccolo. Ahi! Fa male. Mi guardo e noto che mi hanno messo addosso un pigiama. Chissà chi me lo ha messo. Potrebbe essere stato chiunque. Questa cosa ha un che di inquietante. Mi immagino Fleur che mi cambia … magari!

“Come stai? Hai fame?” Harry parla e il mio fantasticare su Fleur cade nel vuoto. Nel vuoto del mio stomaco, che è davvero solo senza compagnia laggiù, e vuole una bistecca ben cotta a chiacchierare con lui.

“Si, un po’”.

“Vado a dire alla signora Weasley che ti sei svegliato. Vedrai che ti preparerà una colazione assurda, sarai talmente pieno che non mangerai per giorni!” e detto questo se ne va.

C’è la mia divisa sul comodino. Sì, avevo ancora la divisa quando me ne sono andato da Villa Malfoy. Sono successe un paio di cose importanti lì, direi. Ma ho tutto sotto controllo, ora che ci penso. Voldemort non ha neanche usato il Veritaserum. Credeva che gli avrei detto tutto quello che sapevo. In realtà qualcosa ho detto, ma non era nulla di così importante. Gli ho rivelato il luogo dove si trovava il Quartier Generale dell’Ordine della Fenice, cosa che Piton aveva sicuramente già fatto. Gli ho raccontato che Harry ha sospettato tutto il tempo che Draco fosse un Mangiamorte. Se ne stupì, forse pensava che Harry fosse uno stupido. E infine gli ho detto di uno dei ricordi che ha visto Harry, il meno importante, quello con Orvoloson Gaunt, il figlio e sua madre. Ho rigirato la faccenda in modo tale da fargli capire che Silente voleva solo far vedere a Harry com’era la famiglia di Voldemort. Ci è cascato. Si è arrabbiato un sacco quando ha scoperto che Silente non era l’unico che sapeva che lui era un mezzosangue. Avevo una voglia matta di dirlo a qualcuno, anche se sono certo che nessuno in quel posto mi avrebbe creduto. Per la verità avevo voglia di dirlo solo a Bellatrix, tanto per vedere come avrebbe reagito. Quella stupida! Venera un mostro.

Harry, insieme a Ron e Hermione, torna nella stanza. Hermione è felicissima di vedermi e quando mi abbraccia quasi mi spezza la schiena.

Racconto loro com’è andata, come sono arrivato a Villa Malfoy, come Voldemort mi ha messo sotto interrogatorio e come gli ho mentito dicendogli che gli avrei raccontato tutto, e poi come mi hanno tenuto in cella per non so quanto tempo! E poi come sono fuggito grazie a Codaliscia, o meglio: per colpa di Codaliscia.

“Vuoi dire che non ha voluto usare il Veritaserum?!” mi chiede Hermione stupita.

“No, perché pensava che vi avessi traditi e che avrei detto tutto per paura di essere torturato” le dico ingurgitando delle uova con la pancetta. Sono davvero buone!

Hermione annuisce poco convinta, di sicuro deve trovare strana la cosa. Anche io trovo strana tutta la faccenda.

Ma la cosa migliore è che fra poco andrà tutto bene.

 

Dopo essere fuggiti dal matrimonio di Bill e Fleur Harry, Ron, Alan e Hermione erano sempre in giro, dopo qualche settimana al Quartier Generale, dove scoprirono, Piton gli altri Mangiamorte non potevano o non volevano entrare, cominciarono a vagare alla ricerca di altri Horcrux, dopo aver trovato il medaglione di Regulus Black. Purtroppo dovettero andarsene dato che Hermione aveva trascinato con sé un Mangiamorte al Quartier Generale.

Poi Ron se ne andò. Lo guardarono voltarsi e andare via, per sparire nella nebbia.

 

Alan usava la bacchetta di Codaliscia da quando era fuggito dalla villa dei Malfoy. Non rispondeva molto bene ai suoi comandi, almeno non come la sua, ma riusciva a fare le cose basilari.

Così, quando decisero di andare a Godric’s Hollow per incontrare Bathilda Bath, Hermione attribuì a quello il nervosismo di Alan. Pensava fosse preoccupato per la bacchetta, perché non sarebbe stato in grado di difendersi da solo.

Quando tutti e tre si furono smaterializzati a Godric’s Hollow girarono un po’ per le stradine buie e solitarie. Si fermarono quando videro un cancello con una casa distrutta, davanti un’iscrizione.

 

E’ questa la casa, quindi. La casa dell’uomo onesto. Di mio padre.

Ora si che sono sicuro ad aver fatto la cosa giusta a non rivelare ad Harry la verità. E’ così concentrato, così serio mentre legge quell’annuncio, dove un sacco di persone hanno scritto addii o ringraziamenti ad Harry, e lo incitano. Ma lui guarda i resti della casa, le macerie e i mobili distrutti.

Sento una fitta di qualcosa di piacevole nel petto. Che cos’è? Non riesco a identificarlo adesso, ma aspetta … si fa più forte ora. Vedo in mezzo al cumulo che era stato una casa un fuoco. Vedo la casa fumare e ardere di fronte a me. Ora capisco cosa provo.

Soddisfazione.

Sono soddisfatto del fatto che quella casa sia andata in fiamme.

Sono soddisfatto. E mentre Hermione prende Harry per un braccio e cerca di farlo voltare, io vedo ancora una volta le fiamme divorare lentamente la casa, e sento l’urlo di un uomo.

Mi risveglio dai miei pensieri. Una vecchietta totalmente decrepita, ingobbita e che mi arriva al petto si avvicina lentamente a noi.

Dò un colpetto ad Hermione che si volta a guardarla.

“Bathilda Bath?” chiede lei in un sussurro. La vecchia annuisce.

E’ incredibile che abbia potuto mettersi a camminare! Sembra non essere in grado neanche di intendere e di volere.

Seguiamo la vecchia in silenzio, lei ci porta in una grande cosa poco distante da quella del mio defunto padre. Entriamo in un salotto polveroso e sporco, come se fosse abbandonato da tempo. La vecchia si porta via Harry, mentre io ed Hermione restiamo ad aspettare.

“Deve essere proprio andata la vecchietta” dico a Hermione guardandomi attorno.

“Da giovane era una grande storica della magia. Ha scritto …”.

“Il nostro libro di testo, lo so. Un libro più noioso non esiste. Quella donna non è fatta per la scrittura” dico osservando dei soprammobili.

“Comunque sia era amica di Silente, sembra che sapesse molte cose di lui” dice Hermione.

“Forse. Però credo avrebbe affidato la spada a qualcuno di più … vigoroso”.

“Forse l’ha fatto apposta, così nessuno sarebbe venuto a cercare la spada di Grifondoro da una vecchietta. Tu non l’avresti fatto”.

Sospiro. “No, non l’avrei fatto”.

All’improvviso da sopra arriva un rumore, un tonfo attutito, come di qualcosa che cade. Io e Hermione ci guardiamo, basta un attimo per capire cosa dobbiamo fare. Ci mettiamo a correre su per le scale, arriviamo ad una soffitta.

Harry è per terra, affianco a lui si muove l’enorme serpente: Nagini.

Hermione corre verso Harry mentre io cerco colpire il serpente. Ceco di schiantarlo ma la bacchetta non funziona bene, lo colpisco ma fa solo un piccolo sobbalzo.

Però sembra che ha funzionato, Nagini adesso è calma, e striscia lentamente verso un angolo della stanza. Seguo il suo percorso e vi trovo due occhi rossi che fissano la scena.

Un lampo di luce verde parte dalla sua bacchetta, diretto verso Harry. Lui si sposta, e una lampada va in pezzi, colpita dall’incantesimo. Hermione grida e fa un incantesimo scudo che protegge tutti e tre, ma viene infranto da un’altra incantesimo di Voldemort.

“Ho perso la bacchetta!” sento Harry dire dietro di me. Mi volto.

E’ lì, senza difese, così vulnerabile che ancora non capisco perché non sia morto. E’ proprio come doveva essere stato James Potter.

Come se qualcuno mi avesse detto di farlo e io non potessi oppormi mi chino e gli prendo le braccia, portandogliele dietro la schiena. Si dimena prima di riconoscere il mio respiro affannoso.

“Alan che cosa stai facendo?” mi chiede, proprio un secondo prima di venire colpito da uno schiantesimo di Voldemort.

 

Harry si svegliò in una stretta stanza buia, tranne che per una finestrella vicina al soffitto. Cominciò a ricordare che cosa era successo, ma non voleva capacitarsene.

Alan. Uno dei suoi migliori amici.

Forse, mentre non guardava, Voldemort gli aveva scagliato contro la Maledizione Imperius, magari usando un incantesimo non verbale. Ecco cosa doveva essere successo, di sicuro! Altrimenti non si spiegava perché Alan avesse aiutato Voldemort.

Oppure …

Che stupido che era stato! Alan era stato torturato per giorni, a Villa Malfoy, era logico che gli avessero fatto qualcosa! E poi lo avevano lasciato andare sotto il dominio della Maledizione Imperius perché agisse per conto di Voldemort. Tutto questo tempo avevano avuto Alan sotto gli occhi e non avevano notato nulla di strano! Come poteva essere? B’è, dopotutto, al quarto anno nessuno aveva notato che un impostore Mangiamorte aveva preso il posto di uno dei migliori amici di Silente.

Harry avvertì i passi di qualcuno dietro alla porta e una voce familiare gli disse di mettersi contro il muro.

Draco Malfoy aprì la porta della cella puntando la bacchetta contro Harry. La mano gli tremava leggermente e gli occhi esprimevano preoccupazione e paura.

“Vieni qui Potter” disse gesticolando con la mano libera. “Piano. E non cercare di scappare”. Harry eseguì e Draco, che parve riacquistare un po’ dell’antica arroganza fece un debole ghigno. “Non fare niente, che abbiamo la tua mezzosangue qui di fianco” disse facendo cenno con la testa ad una porta affianco a quella della cella di Harry. Lui in risposta grugnì e Draco lo condusse su per delle scale fino ad un corridoio, per poi portarlo in un salone.

Su delle poltrone, a guardarlo entrare, c’erano seduti Voldemort, con Nagini arrotolata al fianco, Piton, Bellatrix e Alan.




Eccomi ancora qui! Shiiii!! Grazie a _SiMoNa_ che ha recensito e mi ha dato appoggio! Grazie Mille, sono contenta ch ti piaccia la fiction. Avevo molti dubbi sul postarla o meno però poi l'avevo finita e Alan mi ha minacciata (ha detto che sarebbe diventato ricco e famoso grazie alla fiction), quindi sono stata costretta.
B'è ... al prossimo capitolo, a chiunque legga, by Patty!

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Capitolo 4
*** I doppiogiochisti ***


I doppiogiochisti

Harry sembrava confuso, guardava Alan senza capire chi fosse, come se non lo riconoscesse. Lui ricambiava il suo sguardo, lo sosteneva con forza.

Draco fece avanzare Harry fino al centro della sala, in modo che si trovasse in mezzo alle poltrone disposte a semicerchio, poi se andò più veloce della luce, desideroso di non guardare la faccia di nessuno dei presenti.

Passò qualche secondo, ma nessuno parlò. Alla fine la faccia di Voldemort si piegò in un sorriso. Poi si mise a ridere e applaudì.

“Bravo! Davvero bravo, complimenti!” disse ad alta voce continuando a fissare Harry. “Sei stato bravo Alan” disse finendo di applaudire.

Bellatrix si agitò sulla sedia e guardò Alan di sbieco, una brutta espressione in viso. Alan accavallò le gambe e appoggiò le braccia ai soffici braccioli del divano, sorridendo in modo compiaciuto in direzione di Harry.

“Devo dire che all’inizio non pensavo lo avresti fatto. Ma sei migliore di quello che pensavo, Alan” continuò Voldemort. “E’ un ragazzo intelligente” concluse, sempre fissando Harry.

“E’ un traditore” disse il ragazzo a denti stretti. Stava lì di fronte a Voldemort, consapevole che la sua morte si avvicinava, e tremava di rabbia. Rabbia contro il suo amico, uno dei migliori che aveva mai avuto.

“Oh no, caro Harry” disse Voldemort alzandosi e avvicinandosi a lui. “Dipende dai punti di vista. Se conoscessi tutta la storia sapresti che il traditore è un altro”. Prese a girargli attorno, lentamente, e intanto parlava. “Sono sicuro che Alan non ti ha raccontato tutto della sua visita qui da noi qualche mese fa. Poi gli dirò di raccontarti, ma ora dimmi tu, parliamo un po’ di te! Del grande Harry Potter!”.

Bellatrix sorrise godendosi la scena, mentre Piton rimaneva immobile, senza espressione. Alan tossicchiò. Voldemort si voltò a guardarlo severamente, ma Alan parlò lo stesso, senza capire i segnali che Voldemort mandava.

“Non credo ci sia nulla di grande in lui” disse con voce soave.

A quelle parole la rabbia di Voldemort svanì.

“Hai assolutamente ragione. Infatti il nostro Harry, qui” e si voltò verso di lui indicandolo, “non ha proprio nulla di speciale, se non una fortuna sfacciata. E’ stato solo per fortuna e per quello sciocco di Silente, che tu ogni volta ti salvavi. Ma ora non c’è più il tuo eroe ad aiutarti. Severus l’ha ucciso” indica Piton. “Lo raggiungerai presto”.

 

Voldemort si sta avvicinando a Harry. E’ dietro di lui e tira fuori la bacchetta.

Mi alzo tirando fuori la mia e lo colpisco con uno schiantesimo. Funziona, questa è davvero la mia bacchetta. Mi era stata resa al ritorno a Villa Malfoy, mi sento meglio ora. Posso schiantare Bellatrix, è quello che cerco di fare, ma lei schiva il colpo e mi manda a schiantarmi contro la parete.

Piton ha reagito subito ma, stranamente, al posto di cercare di uccidermi, difendendo il suo padrone, lo attacca.

Io sono impegnato con Bellatrix, ma trovo un momento per dire: “Harry! La tua bacchetta ce l’ha Malfoy!”. Proprio in quell’istante arriva Draco, esita, non sa cosa fare.

Colpisco Bellatrix con un incantesimo e le taglio l’addome. Lei si piega e cade su una della poltrone, portandosi una mano alla ferita.

Vado da Harry e punto la mia bacchetta contro Draco. “Dagli la bacchetta!” ringhio. Lui indietreggia, io lo spingo fuori dalla sala.

“No lascialo” mi fa Harry. Io lo guardo e cerco di dirgli di no, ma lui non mi dà retta. “Draco, lo sai che è la cosa giusta da fare. Silente voleva aiutarti, non ricordi?”.

Non so cosa diavolo sta dicendo ma funziona. Draco non è più agitato e non sembra voler colpire nessuno.

“Silente non voleva che tu e la tua famiglia subiste questo. Voleva Voldemort morto! Se mi ridai la mia bacchetta posso tirarti fuori da questo guaio. Sono io a doverlo uccidere …”.

Harry continua a parlare ma io non lo ascolto più. Sono io a doverlo uccidere, ecco le sue parole.

Sembra godere di questa condanna, dopotutto. Forse gli piace stare al centro dell’attenzione, come suo padre. Ormai dovrei abituarmi a dire il nostro. Si, questo lo ha preso da lui, gli piace stare al centro dell’attenzione, si sente davvero un tipo importante. Crede di poter fare tutto, come James.

Malfoy ha deciso di aiutarci, ci sta conducendo in camera sua. Ritorno al presente mentre corriamo su per le scale e per i corridoi con arazzi e quadri appesi ovunque.

Arriviamo in una stanza grandissima, è di Draco. Fruga in mezzo alla stanza ma non trova nulla. Non sa nemmeno dove l’ha messa?!

“Aiutiamolo!” dice Harry cominciando pure lui a guardare dappertutto. Mi metto all’opera, dove potrebbe essere?

Cerco nei cassetti, apro l’armadio, tolgo tutti i vestiti. Niente. Sto per stufarmi e per andare in crisi quando Draco all’improvviso esclama: “Eccola!”. Riappare dal fondo di una cassapanca con la bacchetta di Harry in mano. Lui la prende, la osserva.

 

Lord Voldemort lottava ferocemente con Piton.

“Che cosa fai Severus? Credi di potermi battere?!”.

“Credo di poterti rallentare, se non altro!”.

“Un gesto nobile da parte tua!” disse Voldemort lanciandogli contro una luce argentata.

“Sai perché lo faccio!” ruggì Piton spostandosi.

“Perché sei uno sciocco! Tale quale a Silente. Tutto il vostro amore vi ha portati a questo!”.

“Forse, ma va bene così”.

“Oh! Sentitelo!” abbaiò Voldemort paralizzando Piton e prendendolo per la gola. “Basta così poco per pretendere i tuoi servigi? In fondo, cosa ti ha dato Silente? Niente! Non ha mantenuto la promessa! E’ morta! Lei è morta! E non capisco proprio perché in tutti questi anni ti sei impegnato tanto per il figlio dell’uomo che lei amava!”.

“Forse questa risposta ti sembrerà scontata, ma è l’unica” rispose Piton riprendendo la sensibilità della mano senza che Voldemort se ne accorgesse. “Per amore” rispose, prima di uccidere il serpente che sibilava dietro a Voldemort.

 

“Mi avevi quasi convinto” mi dice sorridendo Harry distogliendo gli occhi dalla sua bacchetta, leggermente nervoso.

“Ma quale quasi!” rispondo io. “Lo pensavi davvero che ti avrei tradito! Sono un buonissimo attore!”.

Dei passi si avvicinano frettolosi nel corridoio. Tutti e tre, pronti, puntiamo la bacchetta contro l’entrata. Aspettiamo, e i passi si avvicinano di più. Sbuca senza preavviso, come da nulla.

“Stupefictium!” urliamo contemporaneamente.

Tutti e tre i nostri incantesimi ci rimbalzano addosso, due colpiscono Draco, che vola verso l’armadio e cade a terra svenuto.

Non so cosa fare. Voldemort e Harry si fronteggiano, si girano intorno, le bacchette pronte.

 

“So tutto di te adesso, Tom” disse Harry.

“Come osi …?” Voldemort era furioso.

“Si, si certo che oso! Conosco il tuo nome, e so dei tuoi Horcrux!” continuò Harry.

“Cosa credi di sapere?! Tu non sai niente!”.

“So più di quanto non sappia tu. Ho visto tua madre, quella che tanto disprezzi. Lei era l’unica persona normale in tutta la stirpe dei Gaunt! Ho visto tuo nonno, orgoglioso e ignorante!”.

Voldemort era ammutolito, così Harry continuò. “Tua madre era l’unica che ti avesse mai amato, e tu la odi per …”.

“Per non essere stata all’altezza! Non sarebbe mai stata all’altezza della mia vita! E’ meglio che sia morta, sarebbe un disonore averla fra i vivi!” disse l’uomo sputacchiando saliva per la rabbia.

“Quante bugie hai raccontato” disse Harry scuotendo la testa. “La tua ossessione per i purosangue non ti ha permesso di confessare che non lo sei neanche tu. Non l’hai mai accettato! Scommetto che nessuno dei tuoi Mangiamorte lo ha mai saputo”.

“Sono degli sciocchi! Avrebbero pensato che ero un debole se non dimostravo loro il mio potere! Dovevo fargli vedere che ero capace di tutto. E infatti ora sono qui, ora sto per ucciderti Harry Potter” sorrise trionfalmente e in quella gridò “Avada Kedavra!”.

“Expelliarmus!” urlò Harry.

Due lampi di luce, uno rosso e uno verde, scoppiarono nella stanza. La luce divenne così forte che Alan, che era stato tutto il tempo a guardare, si riparò gli occhi con il braccio.

Quando li riaprì Voldemort era a terra, gli occhi vitrei rivolti al soffitto, e Harry ansimava con la bacchetta ancora levata.

Alan si avvicinò a Harry e gli mise una mano sulla spalla.

“Bel lavoro Harry. E’ per questo che ancora non ti avevo ucciso. Per lui” disse indicando il corpo senza vita di Voldemort. Nel contempo gli prese la bacchetta e la gettò via.

Harry si volò a guardarlo, un’un espressione di infinita incredulità sul volto.

“Scusa, ma è l’unico modo” disse Alan stringendosi nelle spalle in segno di scusa.

Ecco qui il penultimo capitolo della fiction! 

Menomale! <-- lettori.

Sigh  T^T <-- io.

Va b'è non importa! Fra un po' questa terrificante fiction sarà finita! Un saluto, 

by Patty.

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Capitolo 5
*** Il tradito e il traditore ***


Il tradito e il traditore

Schianto Harry e lo spedisco fuori nel corridoio. Spezzo la sua bacchetta e, per sicurezza, anche quella di Malfoy e quella di Voldemort. Mi avvicino a Harry e lo guardo dall’alto, ha battuto la testa, mi pare, è un po’ confuso.

“Devo raccontarti la storia di cui parlava Voldemort. Comincerò dall’inizio” gli dico.

 

“E così ecco che è spuntato il fratello bastardo” gli dico ridendo.

In effetti è una storia molto divertente. Io la trovo buffa e anche interessante. Io sono interessante quindi.

Penso che questa storia però non sia piaciuta a Harry. Intanto che gliela raccontavo gli ho legato le mani e i piedi, così non può scalciare né dare sberle a nessuno. Ora sta seduto su uno dei divani del salotto, quello dove sedeva Voldemort. Proprio quello. Non so se ci ha fatto caso, ma io l’ho messo lì apposta. Il motivo è chiaro. Comunque mi sembra arrabbiato, mi guarda per un po’ e poi si mette a urlare. “No! No non è vero! Stai dicendo un mucchio di cazzate! Sei pazzo!”.

Wow! Non avevo quasi mai sentito dire a Harry delle parolacce. Devo averlo sconvolto parecchio.

Mi siedo sul bracciolo affianco a lui e comincio a giocherellare con la bacchetta.

“Sai, puoi fare quello che ti pare. Crederci o non crederci, come preferisci. Ma io voglio farti capire una cosa” mi alzo. All’improvviso mi sento euforico. “Voglio spiegarti come era tutto programmato! Voglio che tu sappia … che la tua morte era una cosa prevista” dico appoggiando le mani su entrambi i braccioli della poltrona, guardando Harry fisso negli occhi.

“Io non ti voglio ascoltare!”. Harry è di malumore oggi.

“Oh, tu mi ascolterai! E ascolterai bene” mi siedo a gambe incrociate di fronte a lui, ora è più in alto di me, seduto sulla poltrona. Non mi piace.

Mi sposto e mi siedo affianco a lui.

“Non ho mentito sul fatto di non aver raccontato tutto a Voldemort” comincio …

 

Dopo essere stato a Villa Malfoy Alan prese una decisione. Nessuno dei due sarebbe sopravvissuto. La profezia non si sarebbe avverata come tanti speravano, avrebbe subito un leggero cambiamento.

Per permettere però al suo piano di funzionare doveva essere sicuro di uccidere tutte le parti di Voldemort rimaste sparse per il mondo.

Scoprì quali erano gli Horcrux, andò ad Hogwarts a cercare il diadema di Priscilla Corvonero e con un inganno entrò nella camera blindata dei Lestrenge dove prese la Coppa di Tassorosso.

Voldemort non seppe mai del furto, o dell’uccisione di qualche parte di sé stesso. Aveva lasciato Alan libero da subito, lo credeva un alleato che non avrebbe mai potuto tradirlo, perché aveva capito che era accecato dalla vendetta. Aveva visto nei suoi occhi l’odio immotivato per Harry Potter, che non aveva nessuna colpa nel sua dramma familiare, e trovò in lui un perfetto complice che avrebbe fatto il doppiogioco.

La parte difficile del piano fu uccidere gli Horcrux, ma una volta scoperte le sostanze per ucciderli, non esitò un secondo.

Il medaglione non era stato un problema: aveva sottratto a Kreacher il medaglione falso che Harry gli aveva regalato, e, durante uno dei turni che Hermione aveva suggerito di fare a causa del malumore che coglieva ognuno di loro quando avevano il medaglione, lo scambiò, e nessuno se ne accorse. Poco tempo prima Ron se ne era andato, e il malumore c’era perennemente, con o senza Horcrux.

Alan aveva distrutto il medaglione senza che nessuno si accorgesse di nulla. Aveva solo il serpente ancora sulla lista, poi sarebbero finiti.

Intanto Voldemort si era messo in contatto con lui, e gli aveva detto dell’imboscata che intendeva fare a Godric’s Hollow. Gli disse di convincere Harry ad andare lì, che sicuramente non avrebbe resistito alla voglia di vedere il posto dove abitavano i suoi genitori.

 

“E da qui la storia la sai pure tu!” mi stiracchio e guardo Harry, che mi osserva allibito, forse un po’ spaventato.

E’ patetico. Uguale a nostro padre! Ora che nessuno lo guarda può dimostrare di avere la paura più nera. Ma in pubblico, no, mai! Un Potter deve essere sempre coraggioso, deve essere il perfetto Grifondoro!

“Sono contento che Piton abbia ucciso Nagini, mi ha tolto un pensiero. Davvero non avrei avuto idea di come fare, pensavo di farla fuori dopo che tu avessi ucciso Voldemort. Questa è fortuna sfacciata! Sto diventando quasi come te, fratellino: fortunato ed egoista! Come lo era … papà”.

“Sta zitto!” Harry sputacchia un po’ di saliva quando urla. “Sta zitto non sai quello che dici! Mio padre non era così! Non era un egoista e non tradiva mia madre!” si agita talmente tanto che cade bocconi sul pavimento.

Neanche mi sforzo di tirarlo su. Mi metto affianco a lui e gli parlo nell’orecchio.

“Sai quel’è l’altra cosa che sono riuscito a prendere nella camera blindata dei Lestrenge? … La spada” mi viene davvero da ridere, non so perché ma la trovo una situazione buffissima! “Ora te la faccio vedere!”.

Vado a prendere le mie cose dove le avevo lasciate arrivando a Villa Malfoy. Sono vicino alle scale, dove c’è uno sgabuzzino. I Malfoy avranno perso l’onore ma non la classe. Hanno ancora quell’aria altezzosa di superiorità e di disprezzo, ma devono mantenere un contegno elegante, perciò quando sono arrivato mi hanno fatto mettere la borsa al suo posto.

Ecco, l’ho trovata!

Torno in salotto dove vedo che Harry ha fatto molti passi avanti nel suo piano di fuga: ora è in piedi e cerca di arrivare al camino. Chissà cos’ha pensato di fare? Mi fermo a guardarlo appoggiato alla parete. Non può andare da nessuna parte!

Lui in uno dei suoi salti mi vede e si gira maldestramente. “Allora è finita. Forza uccidimi” dice.

Mi metto a ridere. “Ma perché sei così impaziente si può sapere?” gli dico avvicinandomi. “Non vuoi assaporare il momento della vendetta?” mi metto di fonte a lui e mi appoggio con le mani all’elsa della spada di Grifondoro. “E’ il colmo dei colmi, no? Harry Potter che muore, ucciso con la spada di Godric Grifondoro”. E’ davvero grandioso! 

Sollevo la spada e la guardo. La impugno saggiandone la pesantezza, i movimenti che riesco a compiere.

Guardo Harry, un rivolo di sudore gli cade dalla tempia. “E’ una bugia. Tu non sei mio fratello”.

“No? Io credo di si. I fratelli sono sempre diversi l’uno dall’altro, a quanto ha sentito. Mi sembra di essere abbastanza diverso da te e abbastanza simile per poter essere il tuo fratellastro” sorrido.

“Quindi vuoi uccidermi per una cosa che non ho fatto io” mi dice lui.

“No, Harry … no” spiego con pazienza scuotendo la testa. “Vedi … Voldemort sarà anche sfigato e incapace, ma alcune cose le capisce. Ed è stato proprio lui a farmi capire che tu sei esattamente uguale a James. Si, sei come lui …”.

“Sono fiero di essere come lui!” grida Harry.

“Lo so che tu non capisci. Ma uno dei motivi per cui devo farlo è questo: non posso permetterti di fare ancora del male a qualcuno. Io voglio bene a Ginny. Non voglio che tu la tradisca. Hai visto com’è finita con James e mia madre. Non farò passare ad un'altra persona le stesse cose che ho passato io. E siccome l’unico che può fare accadere una cosa del genere sei tu, l’unica maniera è ucciderti. Capisci Harry? E’ l’unica soluzione!”.

“No … tu sei pazzo! Sei pazzo! Che cosa ti hanno fatto?! Ma non capisci che stai delirando?!”.

Sospiro.“Scusa se farà male. Non l’ho mai fatto, ma c’è sempre una prima volta, no?” dico spingendo Harry contro il camino e puntandogli la lama sul petto.

“Salutami papà” dico. E affondo la spada nella carne del mio fratellastro.

 

In quell’istante arrivò Draco. Trafelato e senza fiato. Appena vide la scena sbiancò dell’orrore.

“Non ti preoccupare Draco, è tutto a posto” disse Alan estraendo la spada dal corpo di Harry, che cadde, si divincolò un po’ in preda agli ultimi spasmi e poi si fermò, una pozza di sangue scuro e denso che si allargava sotto di lui. Gli occhi fissi a guardare il soffitto. Senza luce e vitrei.

Alan avanzò verso Draco, l’espressione tranquilla e la spada ancora in mano. “Me lo presti uno straccio per pulire?” chiese cordialmente.

Huaaaa!! Harry è morto! B'è ... non è la prima volta che lo vedo succedere in una fan fiction *annuisce alla Sherlock Holmes*, solo che tutte quelle che ho visto io sono Alternative Universe dove lui è già morto e Voldemort ha preso il comando del mondo. B'è ... cosa saraà successo al povero (ma mica tanto) Alan? Ve lo dirò nell'epilogo fra un po' di giorni! Ciao!

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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Epilogo

Sono passati sette anni, e io sono ancora qui.

Ancora non capisco come Azkaban abbia deciso di rinchiudermi. Certo mia madre me lo ha detto, il medico che si occupa di me ha affermato che sono vittima di allucinazioni, paranoie e violenza. Solo io penso che non sia vero. Dopotutto l’omicidio che ho commesso è stato fatto per motivi ben reali, altro che allucinazioni! Io sono la prova vivente che James Potter tradiva la moglie, e se non avessi fermato la stirpe dei Potter allora a quest’ora Ginny avrebbe pianto le sue lacrime più amare. Dovrebbe ringraziarmi, invece non viene mai a trovarmi. Solo qualche volta è venuta Hermione, ma ora è sposata insieme a Ron, e dice che lui non approva il fatto che venga a trovarmi. Strano, io e Ron siamo sempre stati ottimi amici. Lui si che è una persona come si deve, probabilmente si preoccupa per sua moglie e non vuole che venga ad Azkaban.

Ultimamente mia madre si è fissata con il fatto che il nome di mio padre sarebbe Roger. Le ho detto che non è vero, ma probabilmente non si ricorda. Come biasimarla, poveretta? Di sicuro non vuole ricordarsi nulla di quelle notte di ventiquattro anni fa.

Devo andare. Ho la mia seduta giornaliera con il brillante psicologo di Azkaban, il dottor Sparret. Ultimamente si è fissato con una storia: dice che mi sono creato un’alter ego. Una persona simile a me con cui posso sentirmi a mio agio e con cui parlo. Gli ho detto che non è vero, ma lui insite.

Va avanti con questa storia da quando tu ed io ci siamo incontrati.

 

Fine.

Quasi tutti i personaggi di questa Fan Fiction appartengono a J.K. Rowling. Questa storia non è scritta a fini di lucro.

Yee! Adesso è VERAMENTE finita! Ringrazio chi ha letto, anche se so che non è una storia decente (avevo specificato che era una storia uscita dalla mia mente sconclusionata solo per far soffrire i lettori).  Grazie a  _SiMoNa_ e  Lunastortalupin che hanno messo la fan fiction fra le seguite. *arigatoo* <-- mamma mia che multiligue! XD

Comunque ... anche se la storia non ha avuto successo ora mi sento realizzata ... vado quaindi a bearmi.

Ciao, Patty.

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