My best Traitor di PattyOnTheRollercoaster (/viewuser.php?uid=63689)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'armadio svanitore ***
Capitolo 2: *** La storia di Voldemort ***
Capitolo 3: *** Nella casa di Bathilda Bath ***
Capitolo 4: *** I doppiogiochisti ***
Capitolo 5: *** Il tradito e il traditore ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** L'armadio svanitore ***
My
best traitor
L’armadio
svanitore
“Alan”
chiamò Hermione. E siccome non ottenne alcuna risposta:
“Alan!”.
“Che c’è?” chiese lui
alzandosi dal divano.
“Dormivi?” chiese Hermione avvicinandosi a lui con
dei fogli in mano.
“Quasi” rispose.
Hermione lo guardò severamente, poi si sedette sul bracciolo
del divano osservando i fogli. “Allora, quello che devi
riscrivere è questo pezzo sugli effetti della pozione,
Lumacorno ha detto che dopo che l’effetto sparisce non puoi
più prenderla per almeno dodici ore, non giorni. E poi
qui” e indicò il punto esatto della
pagina “devi scrivere come ho scritto io”.
Alan si stropicciò gli occhi e prese i fogli.
“Grazie Hermione” rispose.
“Figurati” disse lei alzandosi e sorridendo.
Alan si alzò e andò al tavolo dov’era
seduta lei, prese dalla borsa l’astuccio e corresse le parti
sbagliate. Arrivò Harry, tutto contento e con un enorme
sorriso dipinto sul volto.
“Sei stato con Ginny” notò Hermione.
Harry arrossì lievemente e poi rispose di sì.
“E ora dov’è lei?”
continuò Hermione.
“Dalla McGranitt, doveva dirle qualcosa a proposito dei
G.U.F.O.” disse Harry sedendosi.
“Tieni, il tuo compito corretto” disse Hermione
allungandogli dei fogli.
Alan sbirciò i fogli e gli scappò un ghigno, che
Harry non poté non notare. Alla sua muta domanda rispose:
“Sono diventato più bravo di te in
pozioni”.
“Cosa? Impossibile!” disse Harry osservando il suo
tema corretto da Hermione.
“Sarai anche bravo con quel tuo manuale del Principe, ma coi
temi sei ancora un passo dietro a me” disse soddisfatto
aggiustandosi la maglietta.
“E tu sei un passo dietro a Hermione”.
“Ma a me basta essere un passo avanti a te”.
“Ma io sono il preferito di Lumacorno” disse Harry
con un sorriso stampato sulla faccia.
“Oh, non ti preoccupare, l’anno prossimo Lumacorno
se ne andrà”.
“Non credo” intervenne Hermione. “Adesso
c’è Piton come professore di Difesa, non
mollerà il posto nemmeno se lo trascinassero via dalla
cattedra” disse leggendo distrattamente un grosso libro.
“Che hai lì?” chiese Harry cominciando
anche lui a tirare fuori calamaio e penna d’aquila per
correggere i suoi compiti.
“Un annuario scolastico”.
“Per il principe?” chiese Alan. Hermione
mugugnò un sì di risposta mentre Harry
alzò gli occhi al cielo.
“Hermione perché non lasci perdere? Hai idea di
tutti gli studenti che possono essere passati di qui?”.
“A migliaia” rispose lei.
“Appunto! Quel libro potrebbe essere stato di
chiunque!”.
“I soprannomi si scelgono per un motivo preciso”
puntualizzò.
“Ha ragione. Abbiamo persino scoperto da dove viene Lord
Voldemort” disse Alan.
Harry lasciò cadere lì il discorso
perché erano secoli che tutti ripetevano le stesse cose a
proposito del libro che gli aveva dato Lumacorno. Dopo aver finito di
correggere i compiti Alan e Harry andarono a cena, (Hermione disse che
avrebbe cercato ancora per un po’ e poi li avrebbe raggiunti)
a tavola trovarono Ron e Ginny già seduti a mangiare.
Proprio quando stavano per finire arrivò Hermione di corsa
con il librone di prima in mano.
“Guardate cos’ho trovato!” disse eccitata
aprendo il libro sul tavolo.
“Hermione” biascicò Alan “qui
una volta c’era un purè di patate, ora
c’è il tuo libro, perché?”
chiese indicando il suo piatto ormai coperto dal pesante volume.
Hermione non gli diede retta e fece leggere loro una didascalia sotto
ad una foto di una ragazza coi capelli neri e lisci, unticci, e gli
occhiali.
“Guardate, Eleen Prince. Era il capitano della squadra di
Gobbiglie. Prince come Principe” disse Hermione contenta.
“Questo non mi riporta il purè” disse
Alan.
“Cioè che vuoi dire?” chiese Ron.
Harry sorrise “Hermione, non vorrai dirmi che lei
è il principe”.
“Si! Perché no, scusa?” chiese Hermione.
Harry sbuffò “Ancora? Principe, per me,
è un maschio Hermione”.
“E’ vero” intervenne Alan. “A
meno che non sia una principessa trans” aggiunse poi
ripensandoci. Ron scoppiò a ridere, così come
Harry. Hermione invece si rabbuiò.
“Ma chi è questo Principe?” chiese Ginny.
“Nessuno” rispose in fretta Alan. “Solo
uno con cui Hermione si è fissata”.
Personalmente, non credo
che la ragazza che ha trovato Hermione sia il Principe. Credo che sia
andata un po’ in fissa con questa storia, perché
adesso Harry riesce a fare pozioni migliori delle sue. Quel Principe
doveva essere davvero un grande! Persino Harry, che da quando
è arrivato qui non sa niente di Pozioni, adesso riesce a
fare senza problemi qualsiasi tipo di cosa! Io sono esattamente come
lui purtroppo, peccato che il libro di Pozioni Avanzate
l’avevo comprato in uno sprazzo di ottimismo nonostante non
sapessi se Piton mi avrebbe bocciato o meno, altrimenti magari quel
manuale ora sarebbe mio. Certo deve essere difficile per Hermione, lei
è sempre stata la più brava in ogni cosa, deve
essere dura adesso essere superati. Si è abituata alla sua
condizione di più brava della classe. Che fortuna
però che al primo anno sia diventata nostra amica,
altrimenti non ci sarebbe stato nessuno ora a correggerci i compiti.
Mi ricordo quando
ricevetti la lettera da Hogwarts, mia madre non ci credeva. Io non
sapevo niente del mondo della magia. Mio padre era un mago, ma non
stava con mia madre. Lei non mi ha mai detto il suo nome, forse neanche
se lo ricorda più, fatto sta che quello era un tipo sposato,
che un giorno era andato a farsi una passeggiata e aveva incontrato mia
madre. Si vede che non avevano niente di meglio da fare, e quindi hanno
fatto sesso. E’ così che sono nato, per sbaglio. E
mia madre neanche sapeva che io ero un mago. Un tipo del ministero
venne a spiegarci tutto del mondo magico, e così mia madre
si ricordò di quel tipo con cui era stata, ma non se ne
ricordò con disprezzo, come faceva di solito, ne
ricordò le stranezze. Cercò di contattarlo, di
scoprire chi era, se non altro per fargli sapere che aveva un figlio,
ma non ci riuscì.
All’inizio,
quando arrivai a Hogwarts, volevo scoprire chi fosse mio padre. Non
avevo idea di come avrei fatto, ma ero convinto che lo avrei scoperto.
Ero un sacco arrabbiato quando ci pensavo, era un egoista stronzo,
ecco! Probabilmente era uno che con le donne ci andava un giorno
sì e l’altro pure. E tutte diverse! Mia madre era
solo una di loro. Pensavo che fosse un tipo straricco, un tipo che
poteva permettersi di sposarsi con una bella bionda e poi tradirla con
altre cento senza che lei dicesse niente, perché in fondo a
lei interessava solo del suo denaro.
Devo smetterla di
parlarne, ogni volta che lo faccio mi va il sangue alla testa! Lo odio!
Lui e tutti i suoi amici, i suoi parenti, i suoi conoscenti!
E’ un comportamento infantile, lo so, ma tanto che importa?
Non posso odiare nessuno perché non conosco niente di lui.
Ora se non ci penso non sono arrabbiato, solo a volte, ma
ormai mi sono rassegnato.
Comunque sia il primo
giorno di scuola conobbi Harry. E’ simpatico, davvero un tipo
a posto, poi tutte quelle storie che lui è il ragazzo
sopravvissuto non mi importavano, non sapevo granché di
quelle storie, e nemmeno lui, forse per questo ci stavamo simpatici
all‘inizio, ma poi conoscendoci meglio siamo diventati amici
per motivi un po‘ più solidi. Mi
presentò Ron, che aveva conosciuto sul treno, pure lui
è a posto. Hermione poi, non ne parliamo neanche.
Più a posto di lei non c’è nessuno!
Credo che sia la ragazza più onesta del mondo, tranne quando
si tratta di fare qualcosa per scoprire cosa succede di strano in giro,
ma per il resto è ok.
Abbiamo il trascurabile
vizio di impicciarci sempre degli affari degli altri. Fu
così che il primo anno scoprimmo la Pietra Filosofale; il
secondo la Camera dei Segreti; il terzo che Sirius Black non era un
Mangiamorte; il quarto non scoprimmo un bel niente ma aiutammo Harry ad
allenarsi per il Torneo Tremaghi; il quinto anno facemmo un enorme
errore andando al Ministero della Magia senza alcuna prova tangibile
che stessero torturando Sirius; e ora … Harry ci aveva
raccontato tutti i ricordi su Voldemort che aveva visto insieme a
Silente.
Era pazzesco tutto
quello che Voldemort ha fatto! Aveva creato gli Horcrux, li aveva
nascosti in un posto sicuro e adesso se ne sta tranquillo tranquillo ad
aspettare di morire di nuovo, solo per poi prendere un altro Horcrux.
Gliene restano quattro, a sentire Harry.
Abbiamo fatto un sacco
di congetture al riguardo. Certo potrebbero essere qualsiasi cosa! Ma
abbiamo notato che sono nascosti nei luoghi cari a Voldemort, e che
sono oggetti preziosi, di solito.
Le settimane passarono, cominciarono i G.U.F.O. per quelli del quinto,
e anche Harry, Ron, Alan e Hermione incominciarono gli esami.
Hermione era talmente nervosa che nessuno gli parlava quasi, si
accorsero che la situazione si era fatta pesante quando Alan le chiese
se aveva una penna d’aquila da prestargli e lei le rispose
che urlando che non poteva stare dietro a tutti loro e che aveva altro
da fare.
Per fortuna gli esami finirono in fretta.
La sera della fine degli esami decisero di festeggiare e Alan
suggerì di fare un salto alle cucine dopo mangiato per
portare in sala comune da mangiare e da bere, per fare una festa. Ma
solo a mezzanotte, quando tutti sarebbero andati a dormire. Avrebbero
svegliato l’intera casa e sarebbero rimasti svegli fino al
mattino.
“Te lo ripeterò per l’ultima volta:
no!” disse Hermione.
“Perché no?” si lamentò lui.
“Infatti perché?” intervenne Ron.
“E’ un’idea fantastica!”.
“Ron ma noi siamo Prefetti! Dovremmo troncare sul nascere
questo genere di idee!” disse Hermione. Ron si
ricordò di essere Prefetto e guardò amaramente la
sua spilla appuntata al petto.
“Dai io vado ad avvertire gli elfi domestici!”
disse Alan alzandosi e uscendo dalla Sala Grande sotto lo sguardo di
disapprovazione di Hermione.
“Dai Hermione! Non faremo casino” intervenne Harry.
In quel momento un ragazzino giunse al tavolo e consegnò a
Harry una lettera. Era un messaggio di Silente, che diceva di andare
appena poteva nel suo ufficio. Gli altri lo avrebbero aspettato in Sala
Comune.
“Dobbiamo andare ad avvisare Alan” disse Hermione
una volta che Harry se ne fu andato. Lo cercarono in lungo e in largo
per tutto il castello, stranamente nelle cucine non c’era, e
neanche in biblioteca, così come non c’era fuori
nel Parco e nelle Serre. L’unica soluzione era andare in Sala
Comune, dove avevano detto a Harry, e sperare che andasse lì.
Alan era diretto alle cucine quando ricordò che aveva
promesso a Dobby che gli avrebbe dato un cappello nuovo. Non era
proprio nuovo nuovo, anzi, era davvero usatissimo e liso, ma Alan
credeva che andasse bene per Dobby, era una serie infinita di colori
che non c’entravano niente l’uno con
l’altro, era bruttissimo. Insomma … era proprio da
Dobby.
Stava andando alla Sala Comune per prenderlo quando vide Draco Malfoy
dirigersi verso il corridoio dove c’era la Stanza delle
Necessità. Erano secoli che Harry diceva che Malfoy stava
pianificando qualcosa, e con questo qualcosa, qualsiasi cosa fosse,
c’entrava la Stanza delle Necessità.
Alan si nascose dietro ad una statua appena in tempo per vedere Malfoy
passargli davanti con un ghigno soddisfatto sul volto. Lo seguii con
cautela e lo vide entrare nella Stanza. Passò qualche tempo,
ma, visto che non accadeva nulla, Alan decise di andare a vedere. Si
avvicinò cautamente al punto dove doveva esserci la porta e
vi poggiò sopra l’orecchio. Non sentiva nulla. Ad
un tratto la porta si aprì di colpo e si prese una botta sul
naso, cadendo all’indietro.
Aveva gli occhi chiusi e la mano sul viso, ma sentì
distintamente i passi di qualcuno avvicinarsi a lui.
“Daoug?” era Malfoy. “Sei tu che Potter
ha mandato per fare la spia?” scoppiò a ridere.
Alan si tolse la mano da dal naso e agguantò la bacchetta,
ma non fece tempo a pronunciare una sola parola che Malfoy
afferrò la sua e delle corde andarono a legarlo
strettamente.
“Non dirai una sola parola” disse sollevandolo e
portandolo dentro la Stanza. Dentro era buio, ma quando gli occhi di
Alan si abituarono alla fioca luce proveniente da un’alta
finestra con i vetri colorati vide che si trovava in una specie di
enorme cattedrale e attorno a lui c’erano diversi uomini con
mantelli neri e cappucci che lasciavano il viso in ombra. Mangiamorte.
Malfoy lo buttò addosso ad una pila di oggetti inutili,
questa doveva essere la stanza in cui Harry aveva nascosto il manuale
del Principe dopo il Sectusmpra a Malfoy. Un Mangiamorte
restò a controllarlo e Alan non poté muoversi.
Aveva ancora la bacchetta in mano dietro la schiena, e le braccia
piegate in una posizione innaturale. Cercò di cambiare
posizione ma il suo stesso peso glielo impediva. Vedendo che si
divincolava il Mangiamorte si mise a ridere e lo prese per la
collottola tirandolo su.
“Dove credi andare eh? Tu resti qui!” disse
ributtandolo con violenza verso il cumulo di roba per terra.
Ma in quei pochi secondi Alan riuscì a spostare le braccia e
puntò la bacchetta contro la corda. Con un incantesimo non
verbale tagliò un po’ la corda che lo legava, ma
non si liberò. Si guardò un po’ intorno
e si rese conto che i Mangiamorte stavano arrivando a frotte.
Spuntavano da dietro uno scaffale, Alan non riuscì a contare
quanti erano ma stimò che fossero poco più di una
ventina.
Quando sembravano arrivati tutti il Mangiamorte che lo controllava
disse “E di questo cosa ne facciamo?”.
Draco si avvicinò a lui ghignando e gli puntò
contro la bacchetta, prima che potesse dire alcunché Alan si
slegò del tutto e gli diede un forte calcio ad una gamba. Si
alzò mentre i Mangiamorte gli lanciavano addosso
incantesimi, si protesse con un potente Sortilegio Scudo e
lanciò diverse Fatture. Si voltò e corse via, con
i Mangiamorte alla calcagna.
Vide un armadio di legno scuro e vi si chiuse dentro, appena prima che
i Mangiamorte lo vedessero. Quando chiuse la porta le voci dei
Mangiamorte si attutirono e poi, di colpo, venne il silenzio.
Alan pensò che se ne fossero andati ma dovete ricredersi
quando sentì altre voci.
“Mio Signore, lasci che vada, sono sicuro che potrei essere
d’aiuto” disse una voce maschile.
“Oh no Lucius, perché mai? So che non vedi
l’ora di aiutare tuo figlio” rispose
un’altra voce, innaturalmente acuta e sibilante. Alan
rabbrividì nel sentirla.
“No, mio Signore. Il mio unico desiderio è
prestare servizio a lei, solo a …”.
“Zitto Lucius” mormorò l’altro
uomo con voce annoiata. “Non aggravare ulteriormente la tua
situazione. Mi sembra di essere stato già fin troppo
indulgente”.
Alan aprì piano l’anta dell’armadio e
sbirciò fuori. Un uomo dagli occhi rossi lo osservava seduto
in una poltrona. Il cuore di Alan sobbalzò.
“Lucius” disse l’uomo. “Apri la
porta al nostro ospite”.
Un’ uomo alto dai capelli biondi che Alan riconobbe come il
padre di Malfoy avanzò e aprì la porta
dell’armadio dove dentro c’era Alan, che
avanzò e si parò di fronte a Voldemort.
Ok.
Prima di tutto ci tengo a dire che questa fic è soltanto
un'esperimento.
Per questo sono molto gradite le recensioni. Non devono essere
kilometriche, vorrei solo sapere com'è questo tentativo di
Fan Fiction suspence.
Un saluto, Patty.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** La storia di Voldemort ***
La
storia di Voldemort
Alan
uscì dall’armadio e guardò in volto
l’uomo che aveva di fronte. Era stranamente
deforme, con il naso schiacciato quasi come quello di un serpente e gli
occhi
rossi, spietati e incandescenti. Sembrava alto, ma da seduto non si
poteva mai
dire, e aveva lunghe dite diafane e sottili.
“Sai
come sei arrivato qui?” chiese con la sua voce acuta. Alan
non rispose, aveva
la gola secca. “Ti ho chiesto se sai come sei arrivato
qui” ripeté l’uomo.
Alan si
schiarì la gola e poi rispose “No”.
“Vuoi
che te lo spieghi?”.
Alan,
cercando di guadagnare tempo rispose con un basso sì,
sussurrato appena.
Voldemort
piegò la bocca in una smorfia che poteva sembrare un
sorriso. “Quello è un
armadio svanitore” disse indicandolo. “Il suo
gemello si trova Hogwarts, e
Draco lo ha riparato così, adesso, io ho un modo per entrare
a Hogwarts”.
“E
Silente ha un modo per venire qui da te” rispose Alan. Il
viso di Voldemort si
deformò dalla rabbia.
“Silente
questa notte morirà. Sarà Draco ad
ucciderlo” disse lanciando uno sguardo all’uomo
accanto a sé. Aveva un sorriso ironico sul volto.
“Malfoy
non è riuscito ad uccidere nemmeno me, legato davanti a lui.
Gli sono sfuggito
e sono entrato nell’armadio. E lui era insieme ad altri
Mangiamorte. Non
riuscirà mai nemmeno a toccare Silente”.
Il
volto di Voldemort si fece ancor più brutto “Sai
perché ancora non sei morto?”.
“No”
rispose Alan con tono di sfida.
“Perché
sei un grande amico di Harry Potter. E noi ti vogliamo qui a farci
… compagnia”.
“Non
vi
dirò niente di quello che volete sapere!”
gridò Alan avanzando. “Niente!”.
Voldemort
non sembrò per nulla intimorito e si limitò ad
osservarlo “Con il Veritaserum
non credo che sarà un problema”.
“Tu
…”
cominciò a dire Alan avanzando verso di lui e tirando fuori
la bacchetta, ma
non fece in tempo a fare un solo passo che un lampo di luce lo
colpì.
Cadde
in ginocchio, si sentì contorcere le budella, ogni cellula
del suo corpo era
punta da un ago, la sue ossa si stavano spezzando millimetro per
millimetro, la
testa scoppiava. Gridò e si contorse per terra,
aprì gli occhi e vide Voldemort
in piedi su lui.
“Per
convincerti ho anche la maledizione Cruciatus. Questo è solo
un assaggio di
quello che può fare”.
Poi
Voldemort gli puntò addosso la bacchetta e Alan non vide
più niente.
Mi fa
male la testa. Apro lentamente gli occhi. Mi ci vuole un po’
per abituarmi alla
luce, che poi mi accorgo non essere così forte come pensavo.
Pian piano ricordo
tutto, e mi alzo per vedere dove sono. Mi hanno preso la bacchetta! No,
cazzo!
Mi
guardo intorno, vedo solo pareti spoglie sporche di tempo e solitudine.
La
stanzetta dove mi trovo non so neanche se si può definire
così, è più che altro
uno sgabuzzino con un panca. Sarà lunga circa due metri e se
allargo le braccia
con la punta della dita sfioro le due pareti laterali. Però
è alta, e più in
alto possibile c’è una piccolissima finestra. Non
è come pensavo fosse una
cella: la finestra è senza sbarre. Ma tanto, anche se ci
fossero, non
servirebbero a niente perché salire fino a là
è impossibile.
Cazzo.
E adesso? Come faccio a non svelare che Harry sa degli Horcrux e che ne
ha
distrutto uno, il diario? Come faccio?
Mi
prende il panico, poi la disperazione, poi la depressione. Sono fasi
normali in
un prigioniero? Spero di si, altrimenti sto impazzendo.
Passa
del tempo, non so quanto, ore interminabili, o addirittura giorni, ma
finalmente sento dei passi fuori dalla porta. Una grata si apre e vedo
degli
occhi acquosi guardarmi. “Stai indietro” mi dice,
io non mi muovo. Ho smesso di
temere Codaliscia da tempo ormai.
“Ciao”
gli dico quando entra.
“Non
fare lo spiritoso” dice afferrandomi per un braccio e
puntandomi addosso la
bacchetta. A questo punto le opzioni sono due, o dargli un calcio nelle
palle,
o lasciare che mi porti via. Preferisco la prima, tanto per divertirmi
un po’.
Non mi possono ancora uccidere, perché devo dirgli tante
cose, quindi tanto
vale dargli più fastidio possibile. Tanto mi uccideranno.
Gli do
un calcio forte proprio in mezzo alle gambe, e lui smette di respirare
si butta
a terra tenendosi le palle con una mano. Gli do un altro calcio, nello
stomaco
stavolta. Lui si accascia a terra e dà un grido.
“Stronzo
traditore!” urlo io. E gli do un altro calcio.
“Vaffanculo!”.
In quel
momento arrivano dei Mangiamorte che sicuramente hanno sentito tutto.
Mi
schiantano e mi buttano a terra. Ho preso una botta contro la panca di
legno,
sento il sapore del sangue in bocca. Sputo a terra.
Un
Mangiamorte mi afferra per un braccio e mi fa alzare “Adesso
non fare niente di
avventato ragazzino, vieni con noi!” e mi trascina fuori
dalla cella. Prima di
essere portato via vedo con chiarezza Codaliscia che ancora sbuffa.
Almeno una
soddisfazione.
Il
Mangiamorte mi porta su per delle scale e poi dei corridoi,
è una casa enorme
questa! Alla fine arriviamo in un salotto con un tavolo di legno enorme
in
mezzo. E seduto a capotavola c’è lui, Voldemort,
che parla con uomo seduto alla
sua destra. Mi sembra di riconoscerlo, ha i capelli lunghi quasi fino
alle
spalle e attaccati alla testa, unticci, che luccicano sotto la luce
della bella
lampada appesa al soffitto.
“Avvicinati
Alan” mi dice Voldemort, distogliendomi dai miei pensieri.
“Vieni qui affianco
a me. E non cercare di scappare”.
Anche
se ci provassi non avrei la minima possibilità, forse
c’e l’avrei con
Bellatrix, e anche con i Malfoy,
ma non
con lui. Ho visto come si muove, come studia il suo avversario,
è sempre
pronto, anche quando non lo sembra.
Mi
avvicino, mi metto al suo fianco. Passo con gli occhi su tutta la
tavolata.
Vedo Yaxley, I Malfoy, e Draco che sembra non volermi guardare,
Bellatrix,
qualche altro Mangiamorte già conosciuto, e infine , anche
lui, vedo Piton
proprio affianco a me. Lui non mi guarda, ma io continuo ad osservarlo.
Sono
nauseato, sento lo stomaco ribellarsi e il cuore battere forte. Il
primo
istinto è quello di tirargli un pugno, non mi serve la
bacchetta. Silente si
fidava di lui, si fidava davvero tanto, non ha mai saputo che il suo
uomo di
fiducia era un traditore.
Mi
accorgo che Voldemort sta dicendo qualcosa, non so cosa sia ma tutti si
alzano,
eccetto Piton. Lui resta seduto, sembra arrabbiato, e guarda di fronte
a sé
senza muovere un muscolo.
Voldemort
mi dice di sedermi affianco a lui, di fronte a Piton. Io eseguo in
silenzio.
“Il
tuo
ex professore è riuscito a procurarsi un po’ della
pozione che ci serve. Ma
prima che tu rimanga intontito dai suoi effetti
voglio raccontarti una storia” dice.
Noto
solo ora il serpente verde grosso come la coscia di un uomo che si
arrotola
vicino a lui, come la brutta copia di un cane da compagnia. Un Horcrux.
Forse
potrei riuscire ad ucciderlo prima di rivelare tutti i segreti di Harry
e
Silente a Voldemort. Ma i segreti di Silente glieli avrà
già raccontati tutti
Piton.
“Una
storia che sono sicuro ti interesserà” continua
Voldemort. Io distolgo lo
sguardo dal serpente e lo fisso.
“E
perché dovrebbe?” chiedo per nulla curioso.
“Come?
Non vuoi sapere chi è tuo padre?”.
Rimango
come colpito da una scarica elettrica. Questa era l’ultima
cosa che mi
aspettavo.
“Vedo
che ora ti interessa di più” dice Voldemort.
L’anno
in cui Alan nacque era un anno davvero brutto per tutti, maghi e
babbani. Ma
almeno i maghi sapevano cosa succedeva, mentre i babbani si limitavano
a essere
tristi senza motivo.
Camminavano
per le strade a testa bassa e non incrociavano lo sguardo di nessuno.
C’era
qualcosa di malsano nell’aria da qualche tempo, ma nessuno
sapeva dire con
esattezza cosa fosse.
La, a
quel tempo giovane, Ginger faceva di mestiere la cameriera in un bar di
poco
conto, dove si ritrovavano ragazzi già ubriachi e vecchi
uomini che volevano
sfuggire alle mogli per una notte.
Una
sera arrivò un giovane dai capelli neri, magro, abbastanza
alto. Sembrava
comparso dal nulla, ordinò una birra e rimase lì
per il resto della serata,
fino a tardi. Fino all’ora di chiusura. Sembrava nervoso e un
po’ triste, così
Ginger, siccome il locale stava per chiudere, decise di andare a
parlagli.
La sua
intenzione era mandarlo fuori dal locale in modo da poter chiudere, ma
si
ritrovò a chiudere con il cliente ancora seduto al tavolo, e
gli offrì qualche
bicchierino di qualcosa di più forte della birra. Uscirono
insieme dal locale e
Ginger si diresse verso casa sua, sempre con l’uomo al
fianco. Era un tipo
simpatico, a parer suo, e anche un po’ strano. A volte diceva
cose senza senso,
ma Ginger lo attribuì al troppo alcool. Una volta arrivati
al suo piccolo
appartamento Ginger invitò l’uomo di sopra.
Fu quella
la notte in cui Alan venne concepito. Non era stata una cosa prevista
né
voluta, ma Ginger si prese l’impegno di crescere suo figlio.
Non sapeva nulla
dell’uomo con cui era stata a parte il nome.
Lo
sapeva solo lei, non l’aveva mai detto a nessuno, nemmeno al
figlio che ebbe
nove mesi dopo.
Ma
c’era
qualcun altro che sapeva chi fosse.
“E
questo qualcuno c’è l’hai davanti
Alan” disse Voldemort.
Lui
guardò confuso Piton che era rimasto in silenzio per tutta
la storia.
“Devi
sapere che Severus a quel tempo aveva un tremenda cotta per una certa
Lily
Potter” Alan sobbalzò al sentirla nominare. La
madre di Harry?! “Purtroppo lei
era sposata, ma suo marito viveva momenti difficili, come tutti gli
altri
sciocchi che non si sono uniti a me. Comunque Piton la spiava, mi ha
confessato, e una sera vide il marito di questa donna andare in giro
per i
quartieri babbani, dove nessun mago andava mai. La notte del nostro
racconto
Severus lo seguì, e così seppe che James Potter
aveva tradito Lily Potter. Con
tua madre”.
Quest’uomo
delira! Come può dire cose simili? E’ una
sciocchezza! James Potter non poteva
essere mio padre, non doveva! Quali sono le prove di questo qui?! Come
può
essere vero?!
Sembra
che la mia faccia sia lo specchio dei miei pensieri perché
in quel momento
Voldemort dice: “Se vuoi esserne sicuro chiedi a tua madre il
nome dello
sconosciuto che incontrò quella sera”.
Lo
guardo con gli occhi sbarrati “Perché mi dici
tutte queste cose?”.
“Perché
mi sembra giusto che tu le sappia prima di morire” parla con
dolcezza, sembra
persino sincero.
Allora
è
così, l’uomo che mi ha abbandonato è il
padre di Harry, mio padre. Mi viene in
mente solo ora: Harry è il mio fratellastro. No. NO! Questo
è impossibile, mi
dico, ma l’altra parte di me sa che è vero. Ho la
stessa corporatura di Harry,
le stessa labbra e la stessa forma del viso. E lo stesso sangue.
Sento
un impeto di odio verso di lui, verso Harry, che ha sempre parlato di
suo padre
come se fosse un santo, come se avesse salvato il mondo ogni volta! Lo
venera e
lo considera un eroe, uno che non ha mai fatto niente di male in vita
sua,
totalmente immacolato! Piton ha ragione a considerarlo un egocentrico.
Un
bastardo!
“Harry
non ha passato quello che hai passato tu” mi sussurra
Voldemort all’orecchio.
Io mi scanso e lo guardo aggottando le sopracciglia. “Lui non
ha vissuto
odiando suo padre, è esattamente come lui”.
“Che
cosa?” boccheggio. Non capisco cosa mi vuole dire, ora non
capisco proprio
niente. Ma un messaggio mi penetra nella mente, solo uno: ha ragione.
Harry non
sa cos’ha fatto lui. Suo padre. Il nostro padre perfetto.
“Credo
che dovresti pensarci, a questo fatto” dice Voldemort con
voce sottile. “Alla
pozione ci pensiamo domani. Abbiamo tutto il tempo”.
“Perché?”
chiedo. “Vuoi farmi impazzire?!” mi ritrovo in
piedi, le mani sul tavolo, non
ricordo neanche di essermi alzato. Mi chino verso di lui.
“Sei tanto pazzo da
voler far impazzire anche gli altri?” lo provoco. Voglio che
faccia qualcosa,
voglio sfogarmi. Di solito funzionava prendere a calci un cuscino, ma
ora no.
Voglio combattere contro Voldemort, perché è
l’unico che ha la colpa tutto.
“Ti
sbagli, sai? Non ho io la colpa. La colpa è solo tua e di
Harry” mi dice come
se mi avesse letto nel pensiero. Io ammutolisco.
“Che
centra Harry?”.
“Ora
che sai che suo padre è anche il tuo, non lo detesti per
averlo sempre difeso?
Non vuoi che se ne sia stato zitto, almeno per una volta? Invece di
aver lodato
il vostro sporco padre per tutto questo tempo? E’
così, lo so”.
Piton
si muove impercettibilmente sulla sedia.
“E’
solo colpa sua se ora sai che tua madre era solo un rimpiazzo per
quella sera.
E’ colpa sua se sai quanto era nobile agli occhi degli altri.
Ma guarda come si
comportava in realtà”.
“B’è
…
questo sarà anche colpa di Harry, ma non è come
lui!”. No. Harry non è come lui
… non lo è.
“Ma
lo
diventerà” Voldemort si alza.
Harry
sarà come lui.
Si
volta.
Sarà
come lui.
Si
incammina verso una porta.
Come
lui. Come lui.
Mette
la mano sulla maniglia.
Lui.
Lui. Lui. Lui.
Mio
padre.
“Aspetta!”
alle sue parole Voldemort si bloccò e si voltò
verso Alan. “Che cosa vuoi
sapere?” chiese il ragazzo tremando.
Ecco il secondo capitolo! Anche
se la storia non ha avuto molto successo continuerò
imperterrita a postare i nuovi capitoli! Non sia mai che lasci una
storia a metà U_U B'è
comunque ringrazio chi ha letto e anche _SiMoNa_ che ha messo la storia
su preferiti.
Un saluto by Patty.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Nella casa di Bathilda Bath ***
Nella
casa di Bathilda Bath
Erano
passati quasi due mesi dalla scomparsa di Alan. Harry Ron e Hermione
stavano
cenando insieme alla famiglia Weasley e a Fleur. Stavano mangiando
fuori in
giardino quando qualcuno bussò alla porta sul retro.
“Molly!
Molly apri!” era la voce di Arthur Weasley, che bussava forte
alla porta. La
signora Weasley corse ad aprire e trovò il marito che
sorreggeva Alan, semi addormentato,
insanguinato e sporco.
“Oh
mio
Dio!” esclamò prima di lasciarli passare. Il
signor Weasley lo depositò sul
divano, dove Alan si appisolò.
Mi
sveglio lentamente, sono in una stanza con altri due letti, vuoti. La
stanza è
tutta arancione e ci sono appesi alle pareti dei poster di una squadra
di
Quiddich. Riconosco la stanza di Ron, perennemente in disordine e
così …
arancione!
Mi gira
un po’ la testa. Ricordo ora cos’è
successo, sono esattamente dove volevo
essere! Alla Tana, insieme agli altri.
Qualcuno
entra nella stanza in silenzio, cercando di non svegliarmi,
è Harry. Io mi
metto a sedere e gli sorrido.
“Alan!
Sei sveglio. Era ora” aggiunge poi.
“Quanto
ho dormito?”.
“Tre
giorni” si siede sul letto affianco al mio.
Mi
porto una mano alla testa e sento un bozzo dietro l’orecchio.
Un bernoccolo.
Ahi! Fa male. Mi guardo e noto che mi hanno messo addosso un pigiama.
Chissà
chi me lo ha messo. Potrebbe essere stato chiunque. Questa cosa ha un
che di
inquietante. Mi immagino Fleur che mi cambia … magari!
“Come
stai? Hai fame?” Harry parla e il mio fantasticare su Fleur
cade nel vuoto. Nel
vuoto del mio stomaco, che è davvero solo senza compagnia
laggiù, e vuole una
bistecca ben cotta a chiacchierare con lui.
“Si,
un
po’”.
“Vado
a
dire alla signora Weasley che ti sei svegliato. Vedrai che ti
preparerà una
colazione assurda, sarai talmente pieno che non mangerai per
giorni!” e detto
questo se ne va.
C’è
la
mia divisa sul comodino. Sì, avevo ancora la divisa quando
me ne sono andato da
Villa Malfoy. Sono successe un paio di cose importanti lì,
direi. Ma ho tutto
sotto controllo, ora che ci penso. Voldemort non ha neanche usato il
Veritaserum. Credeva che gli avrei detto tutto quello che sapevo. In
realtà
qualcosa ho detto, ma non era nulla di così importante. Gli
ho rivelato il
luogo dove si trovava il Quartier Generale dell’Ordine della
Fenice, cosa che
Piton aveva sicuramente già fatto. Gli ho raccontato che
Harry ha sospettato
tutto il tempo che Draco fosse un Mangiamorte. Se ne stupì,
forse pensava che
Harry fosse uno stupido. E infine gli ho detto di uno dei ricordi che
ha visto
Harry, il meno importante, quello con Orvoloson Gaunt, il figlio e sua
madre.
Ho rigirato la faccenda in modo tale da fargli capire che Silente
voleva solo
far vedere a Harry com’era la famiglia di Voldemort. Ci
è cascato. Si è
arrabbiato un sacco quando ha scoperto che Silente non era
l’unico che sapeva
che lui era un mezzosangue. Avevo una voglia matta di dirlo a qualcuno,
anche
se sono certo che nessuno in quel posto mi avrebbe creduto. Per la
verità avevo
voglia di dirlo solo a Bellatrix, tanto per vedere come avrebbe
reagito. Quella
stupida! Venera un mostro.
Harry,
insieme a Ron e Hermione, torna nella stanza. Hermione è
felicissima di vedermi
e quando mi abbraccia quasi mi spezza la schiena.
Racconto
loro com’è andata, come sono arrivato a Villa
Malfoy, come Voldemort mi ha
messo sotto interrogatorio e come gli ho mentito dicendogli che gli
avrei
raccontato tutto, e poi come mi hanno tenuto in cella per non so quanto
tempo!
E poi come sono fuggito grazie a Codaliscia, o meglio: per colpa di
Codaliscia.
“Vuoi
dire che non ha voluto usare il Veritaserum?!” mi chiede
Hermione stupita.
“No,
perché pensava che vi avessi traditi e che avrei detto tutto
per paura di
essere torturato” le dico ingurgitando delle uova con la
pancetta. Sono davvero
buone!
Hermione
annuisce poco convinta, di sicuro deve trovare strana la cosa. Anche io
trovo
strana tutta la faccenda.
Ma la
cosa migliore è che fra poco andrà tutto bene.
Dopo
essere fuggiti dal matrimonio di Bill e Fleur Harry, Ron, Alan e
Hermione erano
sempre in giro, dopo qualche settimana al Quartier Generale, dove
scoprirono,
Piton gli altri Mangiamorte non potevano o non volevano entrare,
cominciarono a
vagare alla ricerca di altri Horcrux, dopo aver trovato il medaglione
di
Regulus Black. Purtroppo dovettero andarsene dato che Hermione aveva
trascinato
con sé un Mangiamorte al Quartier Generale.
Poi Ron
se ne andò. Lo guardarono voltarsi e andare via, per sparire
nella nebbia.
Alan
usava la bacchetta di Codaliscia da quando era fuggito dalla villa dei
Malfoy.
Non rispondeva molto bene ai suoi comandi, almeno non come la sua, ma
riusciva
a fare le cose basilari.
Così,
quando decisero di andare a Godric’s Hollow per incontrare
Bathilda Bath,
Hermione attribuì a quello il nervosismo di Alan. Pensava
fosse preoccupato per
la bacchetta, perché non sarebbe stato in grado di
difendersi da solo.
Quando
tutti e tre si furono smaterializzati a Godric’s Hollow
girarono un po’ per le
stradine buie e solitarie. Si fermarono quando videro un cancello con
una casa
distrutta, davanti un’iscrizione.
E’
questa la casa, quindi. La casa dell’uomo onesto. Di mio
padre.
Ora si
che sono sicuro ad aver fatto la cosa giusta a non rivelare ad Harry la
verità.
E’ così concentrato, così serio mentre
legge quell’annuncio, dove un sacco di
persone hanno scritto addii o ringraziamenti ad Harry, e lo incitano.
Ma lui
guarda i resti della casa, le macerie e i mobili distrutti.
Sento una
fitta di qualcosa di piacevole nel petto. Che
cos’è? Non riesco a identificarlo
adesso, ma aspetta … si fa più forte ora. Vedo in
mezzo al cumulo che era stato
una casa un fuoco. Vedo la casa fumare e ardere di fronte a me. Ora
capisco
cosa provo.
Soddisfazione.
Sono
soddisfatto del fatto che quella casa sia andata in fiamme.
Sono
soddisfatto. E mentre Hermione prende Harry per un braccio e cerca di
farlo
voltare, io vedo ancora una volta le fiamme divorare lentamente la
casa, e
sento l’urlo di un uomo.
Mi
risveglio dai miei pensieri. Una vecchietta totalmente decrepita,
ingobbita e
che mi arriva al petto si avvicina lentamente a noi.
Dò
un
colpetto ad Hermione che si volta a guardarla.
“Bathilda
Bath?” chiede lei in un sussurro. La vecchia annuisce.
E’
incredibile che abbia potuto mettersi a camminare! Sembra non essere in
grado
neanche di intendere e di volere.
Seguiamo
la vecchia in silenzio, lei ci porta in una grande cosa poco distante
da quella
del mio defunto padre. Entriamo in un salotto polveroso e sporco, come
se fosse
abbandonato da tempo. La vecchia si porta via Harry, mentre io ed
Hermione
restiamo ad aspettare.
“Deve
essere proprio andata la vecchietta” dico a Hermione
guardandomi attorno.
“Da
giovane era una grande storica della magia. Ha scritto
…”.
“Il
nostro libro di testo, lo so. Un libro più noioso non
esiste. Quella donna non è
fatta per la scrittura” dico osservando dei soprammobili.
“Comunque
sia era amica di Silente, sembra che sapesse molte cose di
lui” dice Hermione.
“Forse.
Però credo avrebbe affidato la spada a qualcuno di
più … vigoroso”.
“Forse
l’ha fatto apposta, così nessuno sarebbe venuto a
cercare la spada di
Grifondoro da una vecchietta. Tu non l’avresti
fatto”.
Sospiro.
“No, non l’avrei fatto”.
All’improvviso
da sopra arriva un rumore, un tonfo attutito, come di qualcosa che
cade. Io e
Hermione ci guardiamo, basta un attimo per capire cosa dobbiamo fare.
Ci
mettiamo a correre su per le scale, arriviamo ad una soffitta.
Harry
è
per terra, affianco a lui si muove l’enorme serpente: Nagini.
Hermione
corre verso Harry mentre io cerco colpire il serpente. Ceco di
schiantarlo ma
la bacchetta non funziona bene, lo colpisco ma fa solo un piccolo
sobbalzo.
Però
sembra che ha funzionato, Nagini adesso è calma, e striscia
lentamente verso un
angolo della stanza. Seguo il suo percorso e vi trovo due occhi rossi
che
fissano la scena.
Un
lampo di luce verde parte dalla sua bacchetta, diretto verso Harry. Lui
si
sposta, e una lampada va in pezzi, colpita dall’incantesimo.
Hermione grida e
fa un incantesimo scudo che protegge tutti e tre, ma viene infranto da
un’altra
incantesimo di Voldemort.
“Ho
perso la bacchetta!” sento Harry dire dietro di me. Mi volto.
E’
lì,
senza difese, così vulnerabile che ancora non capisco
perché non sia morto. E’
proprio come doveva essere stato James Potter.
Come se
qualcuno mi avesse detto di farlo e io non potessi oppormi mi chino e
gli
prendo le braccia, portandogliele dietro la schiena. Si dimena prima di
riconoscere il mio respiro affannoso.
“Alan
che cosa stai facendo?” mi chiede, proprio un secondo prima
di venire colpito
da uno schiantesimo di Voldemort.
Harry
si svegliò in una stretta stanza buia, tranne che per una
finestrella vicina al
soffitto. Cominciò a ricordare che cosa era successo, ma non
voleva
capacitarsene.
Alan.
Uno dei suoi migliori amici.
Forse,
mentre non guardava, Voldemort gli aveva scagliato contro la
Maledizione
Imperius, magari usando un incantesimo non verbale. Ecco cosa doveva
essere
successo, di sicuro! Altrimenti non si spiegava perché Alan
avesse aiutato
Voldemort.
Oppure
…
Che
stupido che era stato! Alan era stato torturato per giorni, a Villa
Malfoy, era
logico che gli avessero fatto qualcosa! E poi lo avevano lasciato
andare sotto
il dominio della Maledizione Imperius perché agisse per
conto di Voldemort.
Tutto questo tempo avevano avuto Alan sotto gli occhi e non avevano
notato
nulla di strano! Come poteva essere? B’è,
dopotutto, al quarto anno nessuno
aveva notato che un impostore Mangiamorte aveva preso il posto di uno
dei
migliori amici di Silente.
Harry
avvertì i passi di qualcuno dietro alla porta e una voce
familiare gli disse di
mettersi contro il muro.
Draco
Malfoy aprì la porta della cella puntando la bacchetta
contro Harry. La mano
gli tremava leggermente e gli occhi esprimevano preoccupazione e paura.
“Vieni
qui Potter” disse gesticolando con la mano libera.
“Piano. E non cercare di
scappare”. Harry eseguì e Draco, che parve
riacquistare un po’ dell’antica arroganza
fece un debole ghigno. “Non fare niente, che abbiamo la tua
mezzosangue qui di
fianco” disse facendo cenno con la testa ad una porta
affianco a quella della
cella di Harry. Lui in risposta grugnì e Draco lo condusse
su per delle scale
fino ad un corridoio, per poi portarlo in un salone.
Su delle poltrone, a guardarlo entrare,
c’erano seduti
Voldemort, con Nagini arrotolata al fianco, Piton, Bellatrix e Alan.
Eccomi ancora qui! Shiiii!! Grazie a _SiMoNa_ che
ha recensito e mi ha dato appoggio! Grazie Mille, sono contenta ch ti
piaccia la fiction. Avevo molti dubbi sul postarla o meno
però poi l'avevo finita e Alan mi ha minacciata (ha detto
che sarebbe diventato ricco e famoso grazie alla fiction), quindi sono
stata costretta.
B'è ... al prossimo capitolo, a chiunque legga, by Patty!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** I doppiogiochisti ***
I
doppiogiochisti
Harry
sembrava confuso, guardava Alan senza capire chi fosse, come se non lo
riconoscesse. Lui ricambiava il suo sguardo, lo sosteneva con forza.
Draco
fece avanzare Harry fino al centro della sala, in modo che si trovasse
in mezzo
alle poltrone disposte a semicerchio, poi se andò
più veloce della luce,
desideroso di non guardare la faccia di nessuno dei presenti.
Passò
qualche secondo, ma nessuno parlò. Alla fine la faccia di
Voldemort si piegò in
un sorriso. Poi si mise a ridere e applaudì.
“Bravo!
Davvero bravo, complimenti!” disse ad alta voce continuando a
fissare Harry. “Sei
stato bravo Alan” disse finendo di applaudire.
Bellatrix
si agitò sulla sedia e guardò Alan di sbieco, una
brutta espressione in viso.
Alan accavallò le gambe e appoggiò le braccia ai
soffici braccioli del divano,
sorridendo in modo compiaciuto in direzione di Harry.
“Devo
dire che all’inizio non pensavo lo avresti fatto. Ma sei
migliore di quello che
pensavo, Alan” continuò Voldemort.
“E’ un ragazzo intelligente” concluse,
sempre fissando Harry.
“E’
un
traditore” disse il ragazzo a denti stretti. Stava
lì di fronte a Voldemort,
consapevole che la sua morte si avvicinava, e tremava di rabbia. Rabbia
contro
il suo amico, uno dei migliori che aveva mai avuto.
“Oh
no,
caro Harry” disse Voldemort alzandosi e avvicinandosi a lui.
“Dipende dai punti
di vista. Se conoscessi tutta la storia sapresti che il traditore
è un altro”.
Prese a girargli attorno, lentamente, e intanto parlava.
“Sono sicuro che Alan
non ti ha raccontato tutto della sua visita qui da noi qualche mese fa.
Poi gli
dirò di raccontarti, ma ora dimmi tu, parliamo un
po’ di te! Del grande Harry
Potter!”.
Bellatrix
sorrise godendosi la scena, mentre Piton rimaneva immobile, senza
espressione.
Alan tossicchiò. Voldemort si voltò a guardarlo
severamente, ma Alan parlò lo
stesso, senza capire i segnali che Voldemort mandava.
“Non
credo ci sia nulla di grande in lui” disse con voce soave.
A
quelle parole la rabbia di Voldemort svanì.
“Hai
assolutamente ragione. Infatti il nostro Harry, qui” e si
voltò verso di lui
indicandolo, “non ha proprio nulla di speciale, se non una
fortuna sfacciata. E’
stato solo per fortuna e per quello sciocco di Silente, che tu ogni
volta ti
salvavi. Ma ora non c’è più il tuo eroe
ad aiutarti. Severus l’ha ucciso”
indica Piton. “Lo raggiungerai presto”.
Voldemort
si sta avvicinando a Harry. E’ dietro di lui e tira fuori la
bacchetta.
Mi alzo
tirando fuori la mia e lo colpisco con uno schiantesimo. Funziona,
questa è
davvero la mia bacchetta. Mi era stata resa al ritorno a Villa Malfoy,
mi sento
meglio ora. Posso schiantare Bellatrix, è quello che cerco
di fare, ma lei
schiva il colpo e mi manda a schiantarmi contro la parete.
Piton
ha reagito subito ma, stranamente, al posto di cercare di uccidermi,
difendendo
il suo padrone, lo attacca.
Io sono
impegnato con Bellatrix, ma trovo un momento per dire:
“Harry! La tua bacchetta
ce l’ha Malfoy!”. Proprio in
quell’istante arriva Draco, esita, non sa cosa
fare.
Colpisco
Bellatrix con un incantesimo e le taglio l’addome. Lei si
piega e cade su una
della poltrone, portandosi una mano alla ferita.
Vado da
Harry e punto la mia bacchetta contro Draco. “Dagli la
bacchetta!” ringhio. Lui
indietreggia, io lo spingo fuori dalla sala.
“No
lascialo” mi fa Harry. Io lo guardo e cerco di dirgli di no,
ma lui non mi dà
retta. “Draco, lo sai che è la cosa giusta da
fare. Silente voleva aiutarti,
non ricordi?”.
Non so
cosa diavolo sta dicendo ma funziona. Draco non è
più agitato e non sembra
voler colpire nessuno.
“Silente
non voleva che tu e la tua famiglia subiste questo. Voleva Voldemort
morto! Se
mi ridai la mia bacchetta posso tirarti fuori da questo guaio. Sono io
a
doverlo uccidere …”.
Harry
continua a parlare ma io non lo ascolto più. Sono io a
doverlo uccidere, ecco
le sue parole.
Sembra
godere di questa condanna, dopotutto. Forse gli piace stare al centro
dell’attenzione,
come suo padre. Ormai dovrei abituarmi a dire il nostro. Si, questo lo
ha preso
da lui, gli piace stare al centro dell’attenzione, si sente
davvero un tipo
importante. Crede di poter fare tutto, come James.
Malfoy
ha deciso di aiutarci, ci sta conducendo in camera sua. Ritorno al
presente
mentre corriamo su per le scale e per i corridoi con arazzi e quadri
appesi
ovunque.
Arriviamo
in una stanza grandissima, è di Draco. Fruga in mezzo alla
stanza ma non trova
nulla. Non sa nemmeno dove l’ha messa?!
“Aiutiamolo!”
dice Harry cominciando pure lui a guardare dappertutto. Mi metto
all’opera,
dove potrebbe essere?
Cerco
nei cassetti, apro l’armadio, tolgo tutti i vestiti. Niente.
Sto per stufarmi e
per andare in crisi quando Draco all’improvviso esclama:
“Eccola!”. Riappare
dal fondo di una cassapanca con la bacchetta di Harry in mano. Lui la
prende,
la osserva.
Lord
Voldemort lottava ferocemente con Piton.
“Che
cosa fai Severus? Credi di potermi battere?!”.
“Credo
di poterti rallentare, se non altro!”.
“Un
gesto nobile da parte tua!” disse Voldemort lanciandogli
contro una luce
argentata.
“Sai
perché lo faccio!” ruggì Piton
spostandosi.
“Perché
sei uno sciocco! Tale quale a Silente. Tutto il vostro amore vi ha
portati a
questo!”.
“Forse,
ma va bene così”.
“Oh!
Sentitelo!” abbaiò Voldemort paralizzando Piton e
prendendolo per la gola. “Basta
così poco per pretendere i tuoi servigi? In fondo, cosa ti
ha dato Silente?
Niente! Non ha mantenuto la promessa! E’ morta! Lei
è morta! E non capisco
proprio perché in tutti questi anni ti sei impegnato tanto
per il figlio dell’uomo
che lei amava!”.
“Forse
questa risposta ti sembrerà scontata, ma è
l’unica” rispose Piton riprendendo
la sensibilità della mano senza che Voldemort se ne
accorgesse. “Per amore”
rispose, prima di uccidere il serpente che sibilava dietro a Voldemort.
“Mi
avevi quasi convinto” mi dice sorridendo Harry distogliendo
gli occhi dalla sua
bacchetta, leggermente nervoso.
“Ma
quale quasi!” rispondo io. “Lo pensavi davvero che
ti avrei tradito! Sono un
buonissimo attore!”.
Dei
passi si avvicinano frettolosi nel corridoio. Tutti e tre, pronti,
puntiamo la
bacchetta contro l’entrata. Aspettiamo, e i passi si
avvicinano di più. Sbuca
senza preavviso, come da nulla.
“Stupefictium!”
urliamo contemporaneamente.
Tutti e
tre i nostri incantesimi ci rimbalzano addosso, due colpiscono Draco,
che vola
verso l’armadio e cade a terra svenuto.
Non so
cosa fare. Voldemort e Harry si fronteggiano, si girano intorno, le
bacchette
pronte.
“So
tutto di te adesso, Tom” disse Harry.
“Come
osi …?” Voldemort era furioso.
“Si,
si
certo che oso! Conosco il tuo nome, e so dei tuoi Horcrux!”
continuò Harry.
“Cosa
credi di sapere?! Tu non sai niente!”.
“So
più
di quanto non sappia tu. Ho visto tua madre, quella che tanto
disprezzi. Lei
era l’unica persona normale in tutta la stirpe dei Gaunt! Ho
visto tuo nonno,
orgoglioso e ignorante!”.
Voldemort
era ammutolito, così Harry continuò.
“Tua madre era l’unica che ti avesse mai
amato, e tu la odi per …”.
“Per
non essere stata all’altezza! Non sarebbe mai stata
all’altezza della mia vita!
E’ meglio che sia morta, sarebbe un disonore averla fra i
vivi!” disse l’uomo
sputacchiando saliva per la rabbia.
“Quante
bugie hai raccontato” disse Harry scuotendo la testa.
“La tua ossessione per i
purosangue non ti ha permesso di confessare che non lo sei neanche tu.
Non l’hai
mai accettato! Scommetto che nessuno dei tuoi Mangiamorte lo ha mai
saputo”.
“Sono
degli sciocchi! Avrebbero pensato che ero un debole se non dimostravo
loro il
mio potere! Dovevo fargli vedere che ero capace di tutto. E infatti ora
sono
qui, ora sto per ucciderti Harry Potter” sorrise
trionfalmente e in quella gridò
“Avada Kedavra!”.
“Expelliarmus!”
urlò Harry.
Due
lampi di luce, uno rosso e uno verde, scoppiarono nella stanza. La luce
divenne
così forte che Alan, che era stato tutto il tempo a
guardare, si riparò gli
occhi con il braccio.
Quando
li riaprì Voldemort era a terra, gli occhi vitrei rivolti al
soffitto, e Harry
ansimava con la bacchetta ancora levata.
Alan si
avvicinò a Harry e gli mise una mano sulla spalla.
“Bel
lavoro Harry. E’ per questo che ancora non ti avevo ucciso.
Per lui” disse
indicando il corpo senza vita di Voldemort. Nel contempo gli prese la
bacchetta
e la gettò via.
Harry
si volò a guardarlo, un’un espressione di infinita
incredulità sul volto.
“Scusa,
ma è l’unico modo” disse Alan
stringendosi nelle spalle in segno di scusa.
Ecco
qui il penultimo capitolo della fiction!
Menomale! <-- lettori.
Sigh T^T <-- io.
Va b'è non importa!
Fra un po' questa terrificante fiction sarà finita! Un
saluto,
by Patty.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Il tradito e il traditore ***
Il
tradito e il traditore
Schianto
Harry e lo spedisco fuori nel corridoio. Spezzo la sua bacchetta e, per
sicurezza, anche quella di Malfoy e quella di Voldemort. Mi avvicino a
Harry e
lo guardo dall’alto, ha battuto la testa, mi pare,
è un po’ confuso.
“Devo
raccontarti la storia di cui parlava Voldemort. Comincerò
dall’inizio” gli
dico.
“E
così
ecco che è spuntato il fratello bastardo” gli dico
ridendo.
In
effetti è una storia molto divertente. Io la trovo buffa e
anche interessante.
Io sono interessante quindi.
Penso
che questa storia però non sia piaciuta a Harry. Intanto che
gliela raccontavo
gli ho legato le mani e i piedi, così non può
scalciare né dare sberle a
nessuno. Ora sta seduto su uno dei divani del salotto, quello dove
sedeva Voldemort.
Proprio quello. Non so se ci ha fatto caso, ma io l’ho messo
lì apposta. Il
motivo è chiaro. Comunque mi sembra arrabbiato, mi guarda
per un po’ e poi si
mette a urlare. “No! No non è vero! Stai dicendo
un mucchio di cazzate! Sei
pazzo!”.
Wow! Non
avevo quasi mai sentito dire a Harry delle parolacce. Devo averlo
sconvolto
parecchio.
Mi
siedo sul bracciolo affianco a lui e comincio a giocherellare con la
bacchetta.
“Sai,
puoi fare quello che ti pare. Crederci o non crederci, come preferisci.
Ma io
voglio farti capire una cosa” mi alzo.
All’improvviso mi sento euforico. “Voglio
spiegarti come era tutto programmato! Voglio che tu sappia …
che la tua morte
era una cosa prevista” dico appoggiando le mani su entrambi i
braccioli della
poltrona, guardando Harry fisso negli occhi.
“Io
non
ti voglio ascoltare!”. Harry è di malumore oggi.
“Oh,
tu
mi ascolterai! E ascolterai bene” mi siedo a gambe incrociate
di fronte a lui,
ora è più in alto di me, seduto sulla poltrona.
Non mi piace.
Mi
sposto e mi siedo affianco a lui.
“Non
ho
mentito sul fatto di non aver raccontato tutto a Voldemort”
comincio …
Dopo
essere stato a Villa Malfoy Alan prese una decisione. Nessuno dei due
sarebbe
sopravvissuto. La profezia non si sarebbe avverata come tanti
speravano, avrebbe
subito un leggero cambiamento.
Per
permettere però al suo piano di funzionare doveva essere
sicuro di uccidere
tutte le parti di Voldemort rimaste sparse per il mondo.
Scoprì
quali erano gli Horcrux, andò ad Hogwarts a cercare il
diadema di Priscilla Corvonero
e con un inganno entrò nella camera blindata dei Lestrenge
dove prese la Coppa
di Tassorosso.
Voldemort
non seppe mai del furto, o dell’uccisione di qualche parte di
sé stesso. Aveva
lasciato Alan libero da subito, lo credeva un alleato che non avrebbe
mai
potuto tradirlo, perché aveva capito che era accecato dalla
vendetta. Aveva
visto nei suoi occhi l’odio immotivato per Harry Potter, che
non aveva nessuna
colpa nel sua dramma familiare, e trovò in lui un perfetto
complice che avrebbe
fatto il doppiogioco.
La
parte difficile del piano fu uccidere gli Horcrux, ma una volta
scoperte le
sostanze per ucciderli, non esitò un secondo.
Il
medaglione non era stato un problema: aveva sottratto a Kreacher il
medaglione
falso che Harry gli aveva regalato, e, durante uno dei turni che
Hermione aveva
suggerito di fare a causa del malumore che coglieva ognuno di loro
quando
avevano il medaglione, lo scambiò, e nessuno se ne accorse.
Poco tempo prima
Ron se ne era andato, e il malumore c’era perennemente, con o
senza Horcrux.
Alan
aveva distrutto il medaglione senza che nessuno si accorgesse di nulla.
Aveva
solo il serpente ancora sulla lista, poi sarebbero finiti.
Intanto
Voldemort si era messo in contatto con lui, e gli aveva detto
dell’imboscata
che intendeva fare a Godric’s Hollow. Gli disse di convincere
Harry ad andare lì,
che sicuramente non avrebbe resistito alla voglia di vedere il posto
dove
abitavano i suoi genitori.
“E da
qui la storia la sai pure tu!” mi stiracchio e guardo Harry,
che mi osserva allibito,
forse un po’ spaventato.
E’
patetico. Uguale a nostro padre! Ora che nessuno lo guarda
può dimostrare di
avere la paura più nera. Ma in pubblico, no, mai! Un Potter
deve essere sempre
coraggioso, deve essere il perfetto Grifondoro!
“Sono
contento che Piton abbia ucciso Nagini, mi ha tolto un pensiero.
Davvero non
avrei avuto idea di come fare, pensavo di farla fuori dopo che tu
avessi ucciso
Voldemort. Questa è fortuna sfacciata! Sto diventando quasi
come te,
fratellino: fortunato ed egoista! Come lo era …
papà”.
“Sta
zitto!” Harry sputacchia un po’ di saliva quando
urla. “Sta zitto non sai
quello che dici! Mio padre non era così! Non era un egoista
e non tradiva mia
madre!” si agita talmente tanto che cade bocconi sul
pavimento.
Neanche
mi sforzo di tirarlo su. Mi metto affianco a lui e gli parlo
nell’orecchio.
“Sai
quel’è l’altra cosa che sono riuscito a
prendere nella camera blindata dei
Lestrenge? … La spada” mi viene davvero da ridere,
non so perché ma la trovo
una situazione buffissima! “Ora te la faccio
vedere!”.
Vado a
prendere le mie cose dove le avevo lasciate arrivando a Villa Malfoy.
Sono
vicino alle scale, dove c’è uno sgabuzzino. I
Malfoy avranno perso l’onore ma
non la classe. Hanno ancora quell’aria altezzosa di
superiorità e di disprezzo,
ma devono mantenere un contegno elegante, perciò quando sono
arrivato mi hanno
fatto mettere la borsa al suo posto.
Ecco,
l’ho
trovata!
Torno
in salotto dove vedo che Harry ha fatto molti passi avanti nel suo
piano di
fuga: ora è in piedi e cerca di arrivare al camino.
Chissà cos’ha pensato di
fare? Mi fermo a guardarlo appoggiato alla parete. Non può
andare da nessuna
parte!
Lui in
uno dei suoi salti mi vede e si gira maldestramente. “Allora
è finita. Forza
uccidimi” dice.
Mi
metto a ridere. “Ma perché sei così
impaziente si può sapere?” gli dico
avvicinandomi. “Non vuoi assaporare il momento della
vendetta?” mi metto di
fonte a lui e mi appoggio con le mani all’elsa della spada di
Grifondoro. “E’
il colmo dei colmi, no? Harry Potter che muore, ucciso con la spada di
Godric
Grifondoro”. E’ davvero grandioso!
Sollevo
la spada e la guardo. La impugno saggiandone la pesantezza, i movimenti
che
riesco a compiere.
Guardo
Harry, un rivolo di sudore gli cade dalla tempia.
“E’ una bugia. Tu non sei mio
fratello”.
“No?
Io
credo di si. I fratelli sono sempre diversi l’uno
dall’altro, a quanto ha
sentito. Mi sembra di essere abbastanza diverso da te e abbastanza
simile per
poter essere il tuo fratellastro” sorrido.
“Quindi
vuoi uccidermi per una cosa che non ho fatto io” mi dice lui.
“No,
Harry … no” spiego con pazienza scuotendo la
testa. “Vedi … Voldemort sarà
anche sfigato e incapace, ma alcune cose le capisce. Ed è
stato proprio lui a
farmi capire che tu sei esattamente uguale a James. Si, sei come lui
…”.
“Sono
fiero di essere come lui!” grida Harry.
“Lo
so
che tu non capisci. Ma uno dei motivi per cui devo farlo è
questo: non posso
permetterti di fare ancora del male a qualcuno. Io voglio bene a Ginny.
Non
voglio che tu la tradisca. Hai visto com’è finita
con James e mia madre. Non
farò passare ad un'altra persona le stesse cose che ho
passato io. E siccome l’unico
che può fare accadere una cosa del genere sei tu,
l’unica maniera è ucciderti.
Capisci Harry? E’ l’unica soluzione!”.
“No
…
tu sei pazzo! Sei pazzo! Che cosa ti hanno fatto?! Ma non capisci che
stai
delirando?!”.
Sospiro.“Scusa
se farà male. Non l’ho mai fatto, ma
c’è sempre una prima volta, no?” dico
spingendo Harry contro il camino e puntandogli la lama sul petto.
“Salutami
papà” dico. E affondo la spada nella carne del mio
fratellastro.
In
quell’istante arrivò Draco. Trafelato e senza
fiato. Appena vide la scena
sbiancò dell’orrore.
“Non
ti
preoccupare Draco, è tutto a posto” disse Alan
estraendo la spada dal corpo di
Harry, che cadde, si divincolò un po’ in preda
agli ultimi spasmi e poi si fermò,
una pozza di sangue scuro e denso che si allargava sotto di lui. Gli
occhi
fissi a guardare il soffitto. Senza luce e vitrei.
Alan
avanzò verso Draco, l’espressione tranquilla e la
spada ancora in mano. “Me lo
presti uno straccio per pulire?” chiese cordialmente.
Huaaaa!!
Harry è morto! B'è ... non è la prima
volta che lo vedo succedere in una fan fiction *annuisce alla Sherlock
Holmes*, solo che tutte quelle che ho visto io sono Alternative
Universe dove lui è già morto e Voldemort ha
preso il comando del mondo. B'è ... cosa saraà
successo al povero (ma mica tanto) Alan? Ve lo dirò
nell'epilogo fra un po' di giorni! Ciao!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Epilogo ***
Epilogo
Sono
passati sette anni, e io sono ancora qui.
Ancora
non capisco come Azkaban abbia deciso di rinchiudermi. Certo mia madre
me lo ha
detto, il medico che si occupa di me ha affermato che sono vittima di
allucinazioni, paranoie e violenza. Solo io penso che non sia vero.
Dopotutto l’omicidio
che ho commesso è stato fatto per motivi ben reali, altro
che allucinazioni! Io
sono la prova vivente che James Potter tradiva la moglie, e se non
avessi
fermato la stirpe dei Potter allora a quest’ora Ginny avrebbe
pianto le sue
lacrime più amare. Dovrebbe ringraziarmi, invece non viene
mai a trovarmi. Solo
qualche volta è venuta Hermione, ma ora è sposata
insieme a Ron, e dice che lui
non approva il fatto che venga a trovarmi. Strano, io e Ron siamo
sempre stati
ottimi amici. Lui si che è una persona come si deve,
probabilmente si preoccupa
per sua moglie e non vuole che venga ad Azkaban.
Ultimamente
mia madre si è fissata con il fatto che il nome di mio padre
sarebbe Roger. Le
ho detto che non è vero, ma probabilmente non si ricorda.
Come biasimarla,
poveretta? Di sicuro non vuole ricordarsi nulla di quelle notte di
ventiquattro
anni fa.
Devo
andare. Ho la mia seduta giornaliera con il brillante psicologo di
Azkaban, il
dottor Sparret. Ultimamente si è fissato con una storia:
dice che mi sono
creato un’alter ego. Una persona simile a me con cui posso
sentirmi a mio agio
e con cui parlo. Gli ho detto che non è vero, ma lui insite.
Va
avanti con questa storia da quando tu ed io ci siamo incontrati.
Fine.
Quasi
tutti i personaggi di questa Fan Fiction appartengono a J.K. Rowling.
Questa
storia non è scritta a fini di lucro.
Yee! Adesso è
VERAMENTE finita! Ringrazio chi ha letto, anche se so che non
è una storia decente (avevo specificato che era una storia
uscita dalla mia mente sconclusionata solo per far soffrire i lettori).
Grazie a _SiMoNa_ e Lunastortalupin che
hanno messo la fan fiction fra le seguite. *arigatoo* <-- mamma
mia che multiligue! XD
Comunque ... anche se la storia
non ha avuto successo ora mi sento realizzata ... vado quaindi a bearmi.
Ciao, Patty.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=337775
|