We are no longer brothers.

di Io_amo_Freezer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Frecce ***
Capitolo 2: *** Coma ***
Capitolo 3: *** Chi sei? ***
Capitolo 4: *** I just want to make you smile.. ***
Capitolo 5: *** Istinto ***
Capitolo 6: *** Mutazione ***
Capitolo 7: *** Errore ***
Capitolo 8: *** Night ***
Capitolo 9: *** Niente ***
Capitolo 10: *** Memoria ***
Capitolo 11: *** Insieme ***
Capitolo 12: *** Solo ***
Capitolo 13: *** Sangue ***
Capitolo 14: *** Controllo ***
Capitolo 15: *** Tradimento ***
Capitolo 16: *** Tutto il necessario. ***
Capitolo 17: *** Sgretolarsi ***
Capitolo 18: *** Scelta ***



Capitolo 1
*** Frecce ***


Frecce
Quattro tartarughe ninja; quattro fratelli, combattevano su un tetto di un palazzo contro degli uomini vestiti con una tuta nera e la faccia coperta; il Foot Clan. Leonardo, il leader delle tartarughe combatteva contro una ragazza; dai capelli corti, neri con, i lati biondi, e gli occhi marroni, ed un fisico abbastanza atletico. Affondò la sua spada cercando di colpire il nemico e ferirlo, ma Leo fu più rapido e la parò con la lama della sua katana, per poi spingere lontano la ragazza. 
Raphael, annientava i nemici come niente, grazie ai suoi doppi Sai, ma ad un tratto si ritrovò circondato, guscio a guscio con Donatello, che teneva saldamente il suo Bo, pronto a tutto. I due fratelli si guardarono complici, per poi tornare alla carica più forti che mai.
Michelangelo saltellava da una parte all'altra per schivare gli attacchi dei ninja, poi, con i suoi nunjaku li stese tutti. Esultò, ridendo, ma smise subito quando intravide degli arcieri, situati su un palazzo, a qualche distanza da loro, nascosti dal cornicione del palazzo e dal buio. Seguii la loro traiettoria e sussultò; miravano ai suoi fratelli. Iniziò a correre verso quella direzione, ma senza farsi vedere, per non essere attaccato da altri membri del Foot Clan. 

-Abbiamo quello che volevamo, andiamocene!- urlò la ragazza, mentre parava con la sua spada un affondo di katana del leader. Appena tutti i ninja si dileguarono, scomparve anch'ella nell'oscurità.
-Peccato, proprio ora che iniziavamo a divertirci.- commentò, ghignando ironico il rosso
-Si, d'accordo. Ma cos'è che hanno preso?- domandò Donnie, guardando curioso i fratelli. Passò qualche minuto di silenzio, interrotto dai rumori della città, mentre tutti e tre iniziarono a elaborare il fatto che mancasse qualcosa, o meglio, qualcuno.
-Mikey!- urlarono, poi, all'unisono, preoccupati, mentre si guardavano intorno alla spasmodica ricerca del più piccolo.
-Dannazione, dannazione!- imprecava ripetutamente Raph, serrando la mascella e stringendo i pugni, intanto che Donnie andava avanti-indietro sul tetto, nervoso e preoccupato. Leo, invece osservò dove aveva visto l'ultima volta Mikey, alla disperata ricerca di un indizio, qualsiasi cosa, perché era impossibile che il Foot Clan lo avesse preso, se ne sarebbe accorto altrimenti. Sussultò quando percepì qualcosa.
-Fate silenzio.- disse ad un tratto Leo, portandosi un dito davanti alla bocca, mentre tese le orecchie alla ricerca di qualcosa, un rumore che gli era parso di sentire un attimo prima. Una folata di vento mosse i lacci della sua maschera azzurra mentre sussultò ancora. -Lo sentite? Sembrava lo scocco di una freccia.- affermò, guardando i fratelli che erano rimasti ben attenti nel captare ogni singolo movimento, e rimasero sorpresi a quel suono, osservandosi increduli.
Corsero, più veloci che mai nella direzione di quel suono, che si faceva man mano più forte. Sembrava il rumore di una lotta, ed a appena furono giunti si accorsero che si stava tenendo una rissa in piena regola. Rimasero sollevati, alla vista del più piccolo, costatando che non lo avesse preso il Foot Clan. Stava lottando contro degli strani arcieri, sussultarono un attimo quando lo videro affondare la lama della sua kusarigama nel petto di uno di loro, ma, vedendo che iniziarono ad uscire delle scintille e dei fili colorati, capirono che erano degli androidi; i Kraang. Si unirono alla mischia, mentre il più piccolo sorrise alla vista dei maggiori, tenendosi con la mano il braccio destro, ferito e sanguinante.
-Potevi avvisarci della festa che si stesse tenendo, eh.- ironizzò il rosso, mettendosi davanti a Mikey che rise. 
-Sei stato ferito da una di quelle frecce?- domandò preoccupato Donnie, Michelangelo fece cenno di sì, e, il genio lo studiò attentamente alla ricerca di sintomi, sperando non fosse avvelenata.
-Forza, ragazzi.- affermò il leader, sfoderando le sue katane, pronto ad immergersi nella mischia
-Comincia il secondo round.- affermò il rosso, ghignando e partendo all'attacco con i suoi Sai seguito dai due, mentre il più piccolo se ne restò in disparte, stanco, fin quando, la sua visuale non iniziò a farsi sfocata, nel mentre che tutto intorno a lui girava, e si accasciò al suolo, inerme.
Impiegarono poco e, quando lo scontro terminò, e tutti i cervelli tentacolari, usciti dallo stomaco degli androidi scapparono terrorizzati, Donnie si apprestò a medicare Mikey, con un il cuore in gola. Appena lo aveva visto crollare a terra, i suoi pensieri erano subito andati a ipotizzare un possibile avvelenamento, ma mentre lo visitò, rimase allibito da quello che ne scoprì.
-Cos'ha?- domandò Leo, preoccupato quanto lui, mentre il rosso prese imbraccio Mikey, pronto a portarlo alla tana, nel laboratorio ipertecnologico del fratello genio.
-Lui è.. è..- balbettò Donnie, continuando a guardare Mikey, del tutto incredulo 
-Cosa Donnie? Cosa?- urlò Raph, preso da un attacco di panico, mentre osservava il genio, famelico di avere una risposta, come il leader. Volevano, dovevano sapere.
-Non so come, ma è entrato in coma.- affermò il genio, lasciando tutti shockati, mentre si guardò intorno alla ricerca di qualcosa -Leo, aiutami a trovare quelle frecce. Non posso sapere cos'ha Mikey finché non studio quello che gli hanno iniettato.- spiegò. Leo, come risvegliatosi da quell'apparente stato di trans, iniziò le ricerche con il fratello, mentre il rosso continuava a fissare il più piccolo, incapace di credere che fosse davvero in coma. Si maledì per non averlo protetto, era tutta colpa sua, se si sarebbe accorto prima della sua sparizione, forse non sarebbe in quello stato ora. Ringhiò frustrato, serrando la mascella, mentre i suoi occhi brillarono vogliosi di vendetta. Una vendetta che non avrebbe potuto ottenere, doveva prima pensare a Mikey.
-Trovata!- urlò il leader, ed i tre corsero a perdifiato verso la tana. Ogni secondo era prezioso.

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Capitolo 2
*** Coma ***


Coma
Giunsero, stanchi e affannati nel loro rifugio, venendo accolti da loro padre; un topo alto, dagli occhi marroni, e la pelliccia nera e bianca, vestito con un kimono marrone. Li fissò preoccupato, e quando vide Michelangelo inerme, in braccio al rosso, sussultò ad occhi sbarrati. 
-Portalo nel mio laboratorio!- affermò Donnie, correndo insieme al rosso in una stanza piena di computer e marchingegni informatici, con qualche fiala e bacher ripieni di chissà quale sostanza, poggiati sopra un tavolino.
Adagiarono Mikey su un lettino, mentre il genio si apprestò a connetterlo con un macchinario che controllava i suoi parametri vitali, intanto che Leonardo, spiegava tremante tutto l'accaduto a Splinter, il quale lo ascoltò attentamente, continuando ad osservare il suo figlio più piccolo dormire un sonno profondo, con un volto sereno.
Donnie iniziò, frenetico a studiare la freccia, alla ricerca di una possibile soluzione, mentre armeggiava col suo computer e Raph si appoggiava al muro, continuando a fissare Mikey, e gli sfuggì un sospiro amareggiato. Sembrava stesse solo dormendo, ma il pensiero che forse non avrebbe mai più aperto le palpebre, che non avrebbe più mostrato a loro quegli occhi azzurri e così vivaci attanagliava il suo cuore, riempiendolo di sensi di colpa e di rabbia. Ringhiò frustrato, per poi dirigersi nel dojo, per poter affogare quella stessa rabbia contro il suo sacco da box. Leonardo, invece preferì andare ad allenarsi, per non disturbare Donatello nel suo lavoro di medico.
-Sono sicuro che farai del tuo meglio. Salverai tuo fratello.- lo incoraggiò il Sensei, vedendo l'agitazione brillare negli occhi bordeaux del viola; e dopo aver ricevuto un grazie dal figlio, decise di lasciarlo solo, andando a meditare.

Erano passate due settimane, ma Mikey era ancora in coma, nonostante Donnie gli avesse somministrato un antidoto continuava a dormire. Aveva anche avuto dei colassi ma il genio era riuscito rianimarlo, anche se per puro miracolo. Sospirò angosciato, non capiva perché non si svegliasse, in più temeva che il cervello potesse riscontrare dei problemi al risveglio. Il suo cuore era ripartito, ma per alcuni secondi il cervello non aveva ricevuto né ossigeno né sangue, e questo poteva compromettere alcuni fattori cerebrali e dei neuroni. 
Leonardo e Raphael non facevano che torturarsi, affogando i sensi di colpa tra faticosi allenamenti, mentre Splinter cercava di confortarli come più poteva. Ed ogni volta che i tre fratelli si scontravano vi susseguiva sempre una lotta verbale, che consisteva nel darsi la colpa l'un l'altro su quello che era capitato al più piccolo della famiglia, e Splinter non interveniva, capendo il loro stato d'animo, capendo che loro avevano bisogno di sfogarsi, o quel macigno nel petto gli avrebbe distrutti dentro. Mikey era il loro faro nell'oscurità, lui teneva unita la squadra, vivacizzando tutti; era lui che costringeva Donnie a fare una pausa dal suo irrefrenabile lavoro dentro a quel laboratorio, era lui che raffreddava i bollenti spiriti di Raphael con scherzi da cui ne susseguivano delle corse sfrenate, e da cui il rosso si lasciava sfuggire, spesso e volentieri un sorriso di sfida. Oppure quando Leo si perdeva troppo in meditazioni o allenamenti, era sempre Mikey che lo faceva uscire da quello stato di trans, invitandolo a guardare la televisione, magari al suo programma preferito; magari tutti insieme. Ed ora, senza di lui, senza quel faro, c'era solo buio intorno, ed i sensi di colpa non aiutavano per niente a migliorare la situazione disastrosa in cui erano incappati.
-Mikey, ti prego svegliati.- sussurrò Donnie, chinando il capo sconfitto, e gettandosi di botto sulla sua sedia, mentre stringeva la mano del minore. Sentì le dita tiepide contrarsi con un piccolo scatto e alzò il capo velocemente, con un barlume di speranza brillante negli occhi; ma non vedendo nessun movimento, nessuna frequenza nuova sui parametri vitali e nessuna palpebra alzata, pensò di esserselo solamente sognato.
-Donnie.. Raph.. Leo..- sussurrò piano, la voce impastata di Mikey che socchiuse gli occhi sentendoli, per un breve attimo pizzicare per colpa del fascio di luce del laboratorio che lo accecò per un secondo. Il genio si alzò di scatto, urlando i nomi dei fratelli e del padre, euforico
-Cosa succede?- domandò preoccupato Raph, il primo ad arrivare; col cuore in gola, temendo un'altra ricaduta del minore, ma appena vide il sorriso e gli occhi azzurri ben aperti di Mikey, si rasserenò, intanto che un senso di gioia gli impregno il cuore
-Ehi, ben svegliato. Ci hai fatto davvero prendere un colpo.- affermò Leonardo, con un ampio sorriso sul volto, mentre gli si avvicinò, accarezzandogli la testa. Il più piccolo se la rise, anche se un velo di stanchezza luccicava nei suoi occhi sereni
-Figliolo come ti senti?- domandò Splinter, accarezzandogli la testa amorevolmente.
-Bene, solo un po' stanco.- disse rauco, issandosi sui gomiti, e venendo aiutato dal leader, per potersi mettere seduto, visto che iniziava a sentirsi scomodo in quella posizione, per poi affondare il viso nel kimono del padre, che lo avvolse in un caloroso abbraccio
-Stanco? Dopo aver dormito per quasi due settimane?- ironizzò Raph, mentre Mikey rimase un attimo sorpreso da quella notizia, poi si staccò dall'abbraccio paterno, osservando i tre con un immenso sorriso
-A chi va una pizza?- chiese euforico, e i maggiori scoppiarono a ridere. Tutta le negatività, tutti i problemi e tutti i sensi di colpa scivolarono via, proprio come erano arrivati; con quelle risate, con il suo risveglio.
-D'accordo, ma prima devo farti dei controlli.- affermò Donnie tra le risa. Mikey mise il broncio ma poi sorrise, felice di poter passare del tempo con il suo fratellone genio.

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Capitolo 3
*** Chi sei? ***


Chi sei?
Era passato un giorno e Mikey sembrava più iperattivo di prima, mentre preparava la cena, ballando di qua e di là con le cuffie alle orecchie. Raph entrò per prendere un bicchiere d'acqua; dopo una scazzottata contro il suo sacco da box ci voleva, e gli scappò un sorriso vedendo il fratello che, appena lo notò lo salutò con un immenso sorriso involto, muovendo la mano. Il rosso decise di restare lì un po' e si appoggiò al davanzale, mentre arrivò Donnie con in mano una pillola per il più piccolo.
-Ora della medicina.- disse il genio, facendo sciogliere la pillola in un bicchiere d'acqua. Il fatto che Mikey si fosse ripreso così in fretta era un bene, stava continuando a fargli dei controlli, e anche se risultava tutto positivo, una sensazione continuava martellargli la testa, dandogli un segnale dall'allarme, ed era per questo che continuava a dargli l'antidoto, per cercare di alleviare dei sintomi che sarebbero potuti sorgere inseguito, ma dubitava fosse questo il problema, anche se lo sperava. 
-D'accordo bro!- affermò Mikey, che si era tolto le cuffie e, tutto d'un fiato bevve il liquido dal bicchiere
-Come mai ancora quell'antidoto? Pensavo non servisse più.- osò commentare il rosso, confuso. 
-Voglio essere sicuro che non abbia altre ricadute. Dimmi, come ti senti?- domandò con un sorriso
-Alla grande!- esultò ridendo, tornando a cucinare. Lui non era preoccupato, anche se non era riuscito a dormire molto quella mattina, ma non ci aveva dato tanto peso; infondo, dopo due settimane di sonno era ovvio che non volesse dormire, e poi sapeva che il suo fratello genio si sarebbe preso cura di lui, e anche gli altri. Sorrise, osservando la pasta nella pentola; aveva una bella famiglia. 
Dopo cena, mentre Splinter meditava, i quattro si misero seduti a guardare la televisione, e dopo, tra mille scherzi e risate, andarono a dormire.

Aprì gli occhi, ritrovandosi nella sua stanza completamente al buio, sospirò, grattandosi la testa e mettendosi seduto nel letto. Non sapeva perché, ma una strana strana sensazione che non riuscì a decifrare lo aveva destato dal mondo dei sogni, così decise di recarsi in cucina per prendersi un bicchiere d'acqua, ma mai si sarebbe aspettato di trovare Michelangelo, seduto sul divano, a fissare lo schermo spento della televisione.
-Mikey che ci fai sveglio?- domandò piano, Leonardo, stupito della sua presenza. Il fratello si voltò piano verso di lui, osservandolo confuso e inclinando il capo di un lato, cercando di mettere a fuoco la figura che aveva davanti.
-Come? Cos'hai detto?- domandò curioso. Era così confuso, la testa gli faceva male, ed un velo di oscurità aleggiava nei suoi occhi, mentre sentiva solo dei rumori ovattati, così tornò ad osservare lo schermo, come ipnotizzato da esso.
-Dai, vieni. Ti va di dormire con me, stasera?- chiese con un sorriso dolce, anche una morsa al cuore si fece sentire, stretta nel petto, mentre i sensi di colpa tornarono a tormentarlo. Se solo sarebbe stato più attento, Mikey non sarebbe in quelle condizioni. Donnie aveva parlato, sia a lui che a Raph e Splinter dei possibili problemi cerebrali che avrebbe potuto riscontrare il più piccolo al suo risveglio, ma vedendolo sprizzare gioia da tutti i pori aveva pensato, sperato che fosse guarito del tutto. Sospirò angosciato, forse avrebbe dovuto chiamare Donnie, e mentre Mikey era ancora assopito a fissare lo schermo, si avviò nella stanza del genio.
-Donnie, svegliati.- disse piano, continuando a volgere lo sguardo oltre la porta della stanza, dove c'era Michelangelo, troppo in ansia per le sue condizioni, mentre il fratello nel letto mugugnò assonnato
-Leo..- sussurrò con la voce impastata di sonno, sorpreso della sua presenza, ma troppo stanco per dimostrarlo, infatti gli occhi erano ancora semichiusi, bramosi di tornare nel mondo immaginario della sua mente. Volse lo sguardo verso l'orologio sul comodino, dove vi era appoggiata la sua bandana viola, e borbottò -E' l'una di notte, cosa c'è di così importante?- domandò stropicciandosi un occhio, ma con ancora poca voglia di alzarsi
-Si tratta di Mikey è.. Meglio se vieni a vedere, okay?- affermò, gesticolando per fargli capire che era grave e che doveva muoversi, ma appena Donnie sentì il nome del fratello minore scattò in piedi, dirigendosi in fretta verso l'uscita, seguito dal maggiore. Alla vista di un Mikey inconscio, che osservava il pavimento con sguardo vuoto, sussultò, precipitandosi da lui.
-Mikey, mi senti?- domandò, inginocchiandosi davanti a lui, che alzò lo sguardo confuso. Lui lo osservò inclinando la testa di lato, ma non disse niente, per poi tornare a osservare il pavimento, con le palpebre abbassate.
-Cos'è tutto questo casino?- domandò Raph, sbadigliando. I passi svelti dei due lo avevano destato dai suoi sogni, e lo stesso valeva per Splinter, che si avvicinò col cuore in gola, vedendo lo sguardo preoccupato dei due fratelli verso il più piccolo. 
-Mikey, Mikey!- continuò a provare, Donnie, scuotendolo dolcemente per le spalle, senza rispondere a Raph, che vedendo l'arancione in quello stato si avvicinò in fretta, pretendendo delle spiegazioni.
-Non lo so, mi sono svegliato e l'ho trovato già così.- spiegò brevemente il leader, osservando il più piccolo con occhi spalancati, spaventato da quello che poteva avere. Il non sapere lo agitava, temendo per la vita del più piccolo. Poteva sentire il suo cuore martellare nel petto così velocemente e dolorosamente che credeva che anche gli altri lo avrebbero sentito.
-Michelangelo, figliolo, riesci a sentirci?- domandò piano Splinter, poggiando una mano sulla spalla del suo figlio più giovane, mentre Donnie veniva percorso da brividi. Annaspando, sentiva la gola secca, mentre il panico iniziò a sopraffarlo; stava andando in iperventilazione e, sapeva che doveva calmarsi, c'era già un ammalato in famiglia e bastava, ma non capiva cos'aveva Mikey, non capiva perché non desse segnali, non rispondesse. Si alzò, aveva bisogno di più informazioni e di prendere aria per calmarsi. 
-Mikey non fare scherzi!- ringhiò nervoso il rosso, sedendosi accanto al più piccolo che volse lo sguardo verso di lui, osservandolo come se lì davanti ci fosse un fantasma e non suo fratello maggiore.
-Chi sei?- biascicò prima che le tenebre lo avvolsero, perdendo i sensi tra le braccia del rosso, e lasciando tutti basiti, mentre i fratelli rivolsero lo sguardo a Donnie in cerca di risposte
-Io.. Io non so cosa abbia, ma otterrò più informazioni possibili.- affermò un po' scettico, sentiva tutta la fiducia riposta in se stesso vacillare, ma suo fratello aveva bisogno di lui e lo avrebbe aiutato ad ogni costo. Così, deciso, si recò in laboratorio, seguito da Leo e il Sensei, mentre Raph, dolcemente prese in braccio il più piccolo, seguendo gli altri e adagiandolo sul lettino, rimboccandogli le coperte che Splinter aveva provveduto a prendere da un armadio, insieme ad un cuscino.
-Allora Donnie?- domandò nervoso, Raph, serrando i pugni
-Non lo so, i parametri sono normali. Qui dice che sta bene, però.. Il problema è nel cervello, ma posso somministrarli delle medicine che lo aiuteranno. E ci sarà una probabilità che guarisca da solo..- spiegò con voce rotta, leggendo dal computer, mentre Leo e Splinter si osservarono preoccupati
-E l'altra probabilità?- domandò il rosso, ma ricevette solo un cenno di diniego dal dottore che chinò il capo, stringendo i pugni -Tu sei il dottore!- urlò Raph, avvicinandosi minaccioso al genio, pronto a sferrargli un pugno
-Calmatevi! Non aiuterete Michelangelo dandovi a pugni. Donnie cosa possiamo fare ora?- chiese gentile, Splinter, riponendo in lui molta fiducia
-Per il momento niente, otterrò più informazioni sul computer e appena si riprenderà dovremmo tenerlo maggiormente d'occhio, ma non voglio allarmarlo.- spiegò tornando al PC
-Si ricorderà di noi?- chiese Raph gettando uno sguardo al più piccolo, nel vano tentativo di calmarsi. Ma come poteva? Non, sapendo Mikey in quello stato.
-Non lo so.- sussurrò mogio il genio, dando un'ultima occhiata al lettino dove c'era Michelangelo prima di tornare allo schermo del computer.

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Capitolo 4
*** I just want to make you smile.. ***


I just want to make you smile..
Una luce accecante lo costrinse a stringere le palpebre, ma appena si fu abituato, mosse lo sguardo sul posto in cui si trovava, confuso. Scuoté il capo, ingoiando un groppo di saliva, sentendo la bocca impastata di un gusto amaro e la gola secca. Fece un profondo respiro, per darsi la forza di mettersi seduto, si sentiva stranamente stanco, ma poi osservò le facce preoccupate della sua famiglia, portando una mano alla tempia, la quale pulsava dolorosamente, provocandoli delle fitte atroci, difficili da ignorare.
-Mikey, sai chi siamo?- domandò titubante, Donatello, mentre gli altri trattennero il fiato. Il genio non era ancora riuscito a capire cos'aveva Mikey, poche persone si erano risvegliate dal coma e nessuno era certo dei sintomi che potevano comparire al risveglio
Michelangelo tolse la mano dalla tempia, portandola sul lettino visto che il pulsare era diminuito, mentre cercava di capire quello che gli era stato chiesto. Uno strano fischio martellava le sue orecchie, che non riuscivano ad identificare i suoni se non come rumori ovattati che man mano si facevano meno intensi. Gli osservò inclinando il capo da un lato, e quando quei strani rumori, alla fine cessarono e Donnie gli rifece la domanda con ancora più ansia, sia nella voce che nello sguardo, proprio non ne capì il senso. Come non capiva il perché fossero così spaventati. E solo allora si accorse di essere nel laboratorio di suo fratello, ed iniziò a temere che avesse avuto un collasso.
-Si, perché?- domandò piano, lasciandoli sospirare più sollevati -Perché sono qui?- riuscì a chiedere con voce rauca, nonostante l'impellente bisogno di disettarsi, che fu appagato grazie a Donnie che gli offrì un bicchiere d'acqua, ringraziandolo con un sorriso
-Non preoccuparti, ci penso io a te, okay?- disse il viola, non volendo allarmarlo, poggiando una mano sulla sua spalla per rassicurarlo che non fosse grave, anche se, in realtà lo era eccome. Se non sarebbe riuscito a trovare una soluzione, le condizioni del suo fratellino sarebbero potute peggiorare, e non sapeva fino a che punto
-Certo, bro! Sei tu il genio della famiglia, sono nelle tue mani.- affermò felice, cercando di ignorare il mal di testa che stava tornando, più forte di prima. Mentre, con quelle parole aveva lasciato l'amaro in bocca a Donnie che strinse i pugni.
Lui non sapeva davvero come fare per aiutare Mikey; e quella fiducia che riponeva, che loro riponevano in lui era decisamente immeritata. Osservando i loro sguardi, così sereni per il suo risveglio, così rassicuranti verso il più piccolo che ne aveva estremamente bisogno, e che era totalmente all'insaputa del pericolo che aleggiava sulla sua testa; non poté che alzare il capo, fiero e deciso. Non poteva e non doveva deluderli; c'è l'avrebbe messa tutta, per loro, per Mikey, per se stesso.
-Sicuro. Ma dimmi, da quando ti sei svegliato riesci a dormire la sera?- domandò, regalandogli un sorriso forzato; se doveva aiutarlo era meglio dare il massimo sin da subito, ed indagare per avere più informazioni su cui concentrarsi
-Più o meno quattro ore. Però stavolta non ero riuscito ad addormentarmi.. Non capisco come sia possibile, un attimo fa ero in camera mia, mentre ora qui.- ammise incredulo, mentre i volti dei fratelli si incupirono -Donnie, è normale che abbia un mal di testa tremendo?- disse piano, mordendosi il labbro inferiore, per tentare di resistere a quel dolore così imprimente. La testa continuava a martellargli, continuando a lanciargli fitte di dolore atroci che trasmetteva a tutto il corpo, e che non riusciva decisamente a sopportare.
-No, ehm.. Ti darò un aspirina, d'accordo? Non preoccuparti ora, hai sonno?- chiese, porgendogli, in un bicchiere, la pillola per alleviare l'emicrania. Lui fece cenno di no, bevendo quel liquido frizzantino e da un gusto lievemente amaro, prima di rimettersi disteso per riposarsi un'altro po'. Gettò un veloce sguardo all'orologio, e rimase basito nel constatare che fossero le quattro. 
E, mentre Donnie discuteva con gli altri davanti al PC, cercò di prendere sonno; si sentiva così stanco, forse per via dell'emicrania. Tentò di dormire, ma non ci fu verso, allora decise di osservare, di sottecchi la sua famiglia che continuava a rivolgergli sorrisi, ma erano di quelli falsi, sapeva quando mentivano, li conosceva. Sospirò affranto, significava che stava davvero male, ed infatti non facevano che parlare tra loro, lasciandolo in disparte; l'ennesimo segno che la sua salute fosse, effettivamente compromessa da chissà quale virus o battere. Cercò di richiamarli, voleva sapere, era un suo diritto no? Anche se una parte di lui preferiva restare nella beata ignoranza. Aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono, e così iniziò ad allarmarsi, provando e riprovando, ma non ci riusciva. Poi, la stanchezza ebbe la meglio, come il dolore. Le palpebre si fecero pesanti ed una morsa nel petto gli impedì di respirare, intanto che il suo volto si incupì, fino a che il buio non lo avvolse nelle sue spire fredde e tetre.
Iniziò ad urlare e finalmente la sentì; la sua voce era tornata di colpo. Ma non sapeva di star urlando solamente nella sua testa. Era immobile, non avvertiva niente se non il buio intorno a sé, e delle voci ovattate che discutevano, che bisbigliavano contro di lui, ma non riuscì a riconoscerle né a capire cosa dicessero, e, a dirla tutta, non ci teneva nemmeno tanto. Sussultò, tornando ad urlare dal terrore, ma questa volta la sua voce non risuonò da nessuna parte, mentre qualcuno lo catturò, lo avevano avvolto in una morsa, come dei serpenti che lo stavano avvolgendo nelle loro spire, trascinandolo sempre più in basso, dove il buio ed il freddo erano più intensi. Cercò di divincolarsi, ma quella stretta si faceva sempre più opprimente, togliendogli il fiato. Sentiva i polmoni bruciare, alla disperata ricerca di aria, e delle lacrime varcarono il suo volto terrorizzato, mentre boccheggiava alla ricerca disperata di sopravvivere. Ed anche se quella lotta lo sfiniva, lui non volle mollare, continuando a divincolarsi, ma una strana figura, nera come la morte, dagli occhi rosso vermiglio ed un paio d'ali si avvicinò, sfoggiando in alto i suoi enormi artigli che luccicavano d'argento, pronto per colpirlo. Le sue pupille si restrinsero, sentendo il petto bruciare, come se andasse a fuoco, dove vi erano i segni di tre graffi provocati da quegli artigli e da dove non usciva nemmeno un rivolo di sangue. Osservò la ferita lasciata da quell'essere, che era pronto a colpirlo ancora, stavolta alla gola. Ed appena lo fece si sentì tirare in alto, da una morsa più calda e accogliente, e così come era arrivato se ne tornò indietro, stavolta avvolto da una luce abbagliante e rassicurante, che lo fece ritrovare di nuovo nel laboratorio di Donnie, con tutta la sua famiglia attorno che lo osservava colma di gioia, anche se i loro occhi brillavano di viva paura, per il timore di averlo perso per sempre; ma quella paura non era niente rispetto a quello che provava lui, su quello che aveva appena vissuto, quel viaggio traumatizzante a cui loro non avevano potuto assistere. Iniziò a respirare affannosamente, avido di prendere più aria possibile, come se non l'avesse avuta nei polmoni per troppo tempo ed ora ne risentiva un bisogno impellente, con la gola e il corpo bruciante da tutta quella adrenalina che gli scorreva in corpo.
Voleva parlare, per chiedere spiegazioni su cosa gli fosse successo, sul significato di quel posto da cui era stato strappato con tanta avidità, ma la voce era scomparsa ancora, e, mentre il battito e il respiro tornarono a farsi più regolari, più calmi, alcune lacrime iniziarono a varcare il suo volto, uscendo velocemente da quegli occhi che brillavano di paura, di un terrore ancora vivo, terrificante e impresso che luccicava, in contrasto dentro quell'azzurro così vivo e abbagliante.
-Va tutto bene.- disse Leonardo, chinandosi per avvolgerlo in un abbraccio, in modo da calmarlo, mentre lui affondò la testa nell'incavo del suo collo, continuando a singhiozzare, sempre più forte.
-Hai avuto una ricaduta. Per quasi un ora sei tornato in coma, però il tuo cuore ha smesso di battere, ma siamo riusciti a rianimarti in tempo e..- si strinse di più in quell'abbraccio, cercando di ignorare le parole di Donnie, non voleva saperne niente di quello che gli stava accadendo, voleva solo essere lasciato in pace, voleva solo il silenzio.

Non seppe come, ma alla fine il tempo volò, arrivando alla fatidica ora che il più piccolo preferiva; la colazione. Il fatto che non avesse parlato per tre ore preoccupò non poco la famiglia, che tentò di interagire con lui, ma non ci fu verso. Michelangelo era immerso nei suoi più inacessibili pensieri, e niente lo avrebbe fatto decedere. Sospirarono, stanchi e afflitti da tutto quello che era accaduto in una sola notte. Nessuno aveva chiuso occhio, nessuno voleva lasciare Mikey da solo, ed ora Splinter era a preparare la colazione per tutti. Avrebbero mangiato nel laboratorio di Donnie, visto l'impossibilità di Michelangelo di spostarsi. Avevano provato ad alzarlo ma era ricaduto a terra esausto e dolente, con le gambe tremanti che non riuscivano a reggere il suo stesso peso. 
All'arrivo di Splinter cercarono di invogliare Mikey a mangiare, ma non riuscirono nemmeno in quello. Era come se non fosse più lui, la sua vivacità, la sua gioia, era svanita nel nulla nel momento esatto in cui si era risvegliato dal secondo coma, quel viaggio così traumatico e di cui  loro non sapevano niente. Alla fine Donnie fu costretto a farlo mangiare attraverso una flebo, osservandolo con un velo di tristezza. Non capiva, eppure lui c'è la stava mettendo tutta per guarirlo.
-Figlioli, se ve la sentite, vi aspetto nel dojo.- disse, piano Splinter. Aveva cercato di rincuorarli da quell'animo così cupo e malinconico, ma non c'era riuscito, e così, ora, si avviò verso la sala d'allenamento. E dopo che i tre finirono di mangiare, per cercare di svagarsi da quei pensieri così negativi, seguirono il padre.
Michelangelo, a capo chino, li osservò andarsene, e appena furono fuori si portò le mani alle tempie, cercando di resistere a quel dolore pulsante alla testa che da un'ora continuava ad attanagliarlo, deciso a non lasciarlo andare. Sentiva un senso di nausea nello stomaco e nella bocca, mentre venne percorso da brividi e la vista si offuscava. Ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare, in quel momento era perché fossero così tristi. Lui non voleva vederli così, voleva farli sorridere, farli ridere, ma non ci riusciva. Stavolta no, perché? Perché ora era diverso riuscirci? Solo perché non riusciva a trovare la forza di parlare, perché stava male? Quindi se se ne sarebbe andato forse sarebbero tornati ad essere felici, giusto?
Gettò lo sguardo davanti a sé, e per un attimo ebbe un flash di quegli occhi, colmi di sangue. Il suo cuore batté all'impazzata, ed aprì la bocca per urlare dalla paura, urla che non udì. Così portò le gambe al petto, avvolgendole con le braccia, dove nascose la testa nell'incavo per non vedere più quegli occhi che desideravano trascinarlo nel buio, in quell'oblio senza fine, iniziando a dondolarsi avanti e indietro, freneticamente, cercando di consolarsi.

Quando l'allenamento fu finito, i ragazzi; mentre Splinter decise di andare a meditare nella sua stanza, rimasero nel dojo un altro po', stesi a terra, sfiniti da tutto quel combattere dopo una notte insonne. Ma poi iniziarono a litigare, successe così velocemente che nemmeno loro sapevano chi avesse incominciato. 
-Se è depresso, come dici tu, la colpa è solo tua! Non riesci a curarlo!- imprecò Raphael, inveendo contro il genio che ribatté con una pugnalata ancora più forte, incolpandolo di non averlo protetto bene contro i Kraang -Come osi? Ah, giusto! Perché tu lo hai protetto meglio di me, vero?- chiese di rimando, lasciandolo disarmato, ma poi Donnie si fiondò su di lui con pugni e calci, ma furono più quelli che ricevette che quelli che riuscì a dare.
-Ragazzi smettetela.- provò a farli ragionare, Leo, che venne preso a pugni dal rosso che si fiondò su di lui, imitato dal viola.
-Non pensare che la colpa sia solo nostra, "caro leader". Dovevi accorgerti prima che Mikey fosse scomparso, sei solo un'idiota! Leader dei miei stivali! Se te ne fossi accorto prima, forse lui starebbe bene adesso, sarebbe ancora felice!- urlò furibondo, colpendolo con un destro, per poi finire con un gancio, mentre Leonardo contrattaccò, ricalcando la dose con calci e pugni
-Ragazzi!- sovrastò le loro urla, Donnie, riuscendo miracolosamente a fermare l'azzuffa dei maggiori, per poi voltarsi verso la soglia, mordendosi un labbro colpevole, verso il più piccolo che aveva assistito alla scena, e chissà da quando si trovasse lì.
Lui era lì, Michelangelo era lì, che li fissava pietrificato, con alcune lacrime che varcavano il suo volto. Era riuscito ad alzarsi in piedi e a raggiungerli, ma non si aspettava di trovarli così; quindi era davvero colpa sua se erano arrabbiati. Lui era malato e loro erano arrabbiati per questo. Iniziò a tremare per il freddo che provava, continuando ad osservarli basito. Lui voleva farli ridere, non dividerli. Non gli piaceva affatto quella situazione, e si dannava per non trovare la forza di parlare, ma era già una fortuna se riusciva a respirare, ed era anche un miracolo se non crollava a terra per colpa delle gambe dolenti e tremolanti. 
-Mikey..- sussurrarono i tre, incapaci su cosa dire, mentre si alzarono, avvicinandosi a lui per rincuorarlo, per dirgli che andava tutto bene, anche se non era così, e lui lo sapeva. Lo sapeva fin troppo bene, forse più di loro.
Michelangelo, però si voltò di scatto, e con una forza che non seppe nemmeno lui da dove era arrivata, iniziò a correre. Correre via, fuori di lì, lontano da loro.
Quello era l'unico modo se dovevano essere felici, e, senza di lui ci sarebbero riusciti benissimo. Infondo, voleva solo farli sorridere.

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Capitolo 5
*** Istinto ***


Istinto
-Mikey!- urlarono i tre, rincorrendolo, nel disperato tentativo di riuscire a raggiungerlo, ma Michelangelo era sempre stato il più agile e veloce del gruppo, e purtroppo lo persero appena fuori dalle fogne.
-Dannazione!- imprecò Raph, osservando il cemento freddo di quel vicolo umido e buio. Era talmente colmo d'ira che si sfogò su un cassonetto dell'immondizia, che si rovesciò a terra insieme a tutti i rifiuti. Ringhiò stringendo forte i pugni prima di scaraventarsi verso Donnie -Colpa tua!- urlò furioso, pronto a colpirlo con un altro pugno, ma Leonardo gli è lo impedì, trattenendolo.
-Smettila! Se è scappato è colpa di tutti e tre. Ed ora, se vuoi trovarlo dovrai stare calmo, e non avventarti su di noi ogni tre per due.- affermò Leo, osservando serio il fratello che mollò il genio, facendo una smorfia di disappunto.
-Hai qualche idea?- domandò il leader, rivolto a Donatello che fece cenno di sì, osservando, di sottecchi il rosso che sbuffò, a braccia incrociate.
-Rintraccerò il suo telefono.- spiegò, prendendo dalla cinta uno dei suoi tanti marchingegni, e iniziando a destreggiarsi nel suo campo. Passarono alcuni minuti, interminabili per tutti, ma alla fine lo trovò, e con un sospiro di sollievo iniziarono a correre verso la direzione indicata.

Michelangelo si era fermato per riprendere fiato, e per non crollare al suolo dalle vertigini che avvertiva. Il dolore che provava alla testa e al corpo era talmente forte che non capiva come riuscisse a resistergli così tanto, mentre le gambe tremolavano come se da un momento all'altro lo avrebbero abbandonato, costringendolo a finire col sedere a terra. Prese un profondo respiro, appoggiando le mani al cornicione per poter ammirare meglio il paesaggio della città. Ma era lì giusto per pensare, insomma era davvero questo quello che voleva? Andarsene? Lui non voleva lasciarli, ma infondo, non faceva che combinare guai, complicando, quasi sempre le missioni. Avrebbero solamente avuto un peso in meno a cui badare se se ne sarebbe andato via. Loro sarebbero stati meglio, non avrebbero più litigato e lui avrebbe preso un'altra strada prima di morire. Perché era questo che gli stava accadendo, stava morendo, e allontanandosi da loro gli avrebbe solo protetti da un dolore più grande che, forse gli avrebbe distrutti. Ma, d'altra parte non facevano che rimproverarlo per ogni suo errore, lui non serviva a niente alla squadra, se non per complicare la situazione, e quindi non sarebbe mancato a nessuno. Sospirò angosciato, era tutta colpa sua. Ne era convinto, insomma, era per lui che litigavano, che finivano nei guai; e Raphael gli e lo diceva spesso che non serviva, ed iniziava a credere che lo dicesse perché, sotto sotto lo pensava davvero. Chinò il capo, ma una fitta di dolore alle tempie lo costrinse a gemere; portandosi le mani sulla testa. Iniziò a tremare e annaspare, mentre il suo cuore rischiava di uscire dal petto per come battesse forte. Il dolore era tornato, dopo quel breve attimo di tranquillità era tornato, ancora più tremendo di prima.
-Mikey!- tre voci lo fecero voltare di scatto, e spaventato indietreggiò. Iniziò a mordersi forte il labbro, mentre la testa continuava a far male, come tutto il suo corpo. La vista cominciò a farsi offuscata, finché non crollò, disteso di schiena, a terra, non riuscendo più a muoversi. Era come se le sue braccia, le sue gambe, tutto, pesasse come un macigno. Le lacrime iniziarono a solcare il suo viso, mentre il corpo veniva percorso da singhiozzi e brividi convulsi, che cessarono un attimo dopo, insieme al dolore. Osservò i tre, con la paura negli occhi, mentre si avvicinavano velocemente, preoccupati. Sentì un nodo in gola, mentre le lacrime continuavano ad uscire, ma non volendo che si avvicinassero strisciò indietro per potersi allontanare.
-Ehi, stai calmo, okay? Andrà tutto bene.- sussurrò Leo, prendendolo in braccio, ma lui, di scatto si divincolò, allontanandosi e lasciando i tre basiti.
Continuò ad osservarli attentamente, ansimando per lo sforzo appena compiuto, e per la paura. Era stanco e non ne capiva il motivo, e poi non sapeva nemmeno dove si trovava, o chi fossero quei tre, però non voleva restare. Sentiva che doveva allontanarsi al più presto da loro.
-Mikey ma cosa..?- stava per domandare il rosso, sconcertato da quel comportamento che nessuno si aspettava, ma venne interrotto da Donnie con un segno della mano.
-Sai chi siamo?- chiese il genio, avvicinandosi piano, per non spaventarlo, mentre, i due, rimasti indietro si irrigidirono a quella domanda, e dopo il segno di diniego del minore, i loro volti si incupirono, mentre una morsa al cuore lì fece perdere il fiato. Non poteva essersi davvero dimenticato di loro, ma appena lo videro voltarsi indietro, si mossero veloci per fermarlo.
-Shhh.. Va tutto bene, davvero.- sussurrò Donnie, abbracciandolo, per poi cullarlo, cercando di rincuorarlo. Prese un profondo respiro, stringendo le palpebre; temeva, e lo sapeva che sarebbe successo, e forse ora non si sarebbe più ricordato di loro. Aprì di scatto gli occhi, scacciando ferocemente quei pensieri; no, lui non lo avrebbe permesso. Volse, per un attimo lo sguardo sui maggiori che sorridevano a Mikey per rassicurarlo, ma lui sapeva che l'unica cosa da fare, ora, era tornare a casa, e al più preso, Mikey poteva rientrare in coma, o peggio, avere un collasso da un momento all'altro, e aveva bisogno delle sue medicine.
Uno strano rumore ad intermittenza, di un vicolo in retromarcia li fece destare. Appena si voltarono, all'unisono verso il suono rimasero basiti nel vedere due Kraang uscire da un furgone bianco. Raph ringhiò, accecato dall'ira; se Mikey era in quello stato la colpa era solo loro. Così, con uno scatto si fiondò giù, atterrando sul tetto del furgone.
-Ora ve la farò pagare.- affermò cupo, sfoderando i Sai e, iniziando a combattere contro di loro. Conficcò nel petto dei due, i suoi Sai, sconfiggendoli, ma dal retro ne uscirono altri, e il leader; frustrato dal fatto che Raph non avesse atteso i suoi ordini si voltò verso il più piccolo, ancora tra le braccia del genio, che tremava alla vista della ferocia del rosso
-Stai qui, okay?- gli disse, e dopo un suo cenno affermativo del capo, i due raggiungessero il fratello per dargli man forte. 

Si avvicinò, piano al cornicione, per osservare meglio la lotta. Erano davvero bravi, infondo; pensò. Inclinò il capo di un lato, gli sembravano così famigliari, ma così distanti al tempo stesso. Chinò il capo, era così confuso, e la testa aveva iniziato a pulsare dolorosamente, era come se stesse per scoppiare da un momento all'altro. Però, anche se una sensazione gli diceva che doveva restare con loro, un'altra, più forte, gli urlava che doveva lasciarli, che senza di loro sarebbero stati meglio, anche se non ne sapeva il motivo. Si destò vedendo qualcosa di strano dentro al retro del furgone, nascosto da un telo marroncino, così si sporse un po', giusto per capire cosa fosse, quando si trovò dinanzi una ragazza che li puntò la spada alla gola
-Ciao tartaruga.- sogghignò, ridendo malefica, osservando i fratelli di sottecchi che; appena si accorsero del pericolo si avventarono su di lei, lasciando i Kraang a Donnie, sapendo che se la sarebbe cavata anche da solo.
-Lascialo stare!- ringhiò Raphael, attaccandola con le sue lame, mentre Leonardo si occupava dei ninja, saltati fuori dall'oscurità e che avevano accerchiato il più piccolo
Michelangelo indietreggiò, spaventato da tutta quell'azione, anche se gli sembrava così famigliare. Ingoiò un groppo di saliva, osservando il vuoto dietro di sé. Prese un profondo respiro, cercando di allontanarsi da quella rissa e da quel precipizio adesso che era ancora incolume, ma si fermò quando due Kraang dentro al furgone tolsero il telone che copriva un cannone laser. Sussultò, shockato, chiedendosi cosa mai stesse accadendo in quel posto pieno di gentaglia.  
-Kraang colpire quella chiamata tartaruga col cannone Kraang.- affermò, puntandolo verso il rosso che, non accortosi dell'imminente pericolo continuava ad attaccare Karai, furioso
Le sue pupille si restrinsero, mentre smise per un attimo di respirare. Non sapeva il motivo, ma sentiva che doveva intervenire, che doveva proteggere la tartaruga dai doppi Sai; anche se non sapeva come. Si voltò verso l'azzurro, alla ricerca di un cenno, qualsiasi cosa per aiutarlo, ma niente; nemmeno lui si era accorto del pericolo, continuando la sua lotta. Indietreggiò spaventato, perché erano così? Perché stavano lottando? Significava che erano malvagi, ma chi?
Donatello però, accortosi del pericolo si era avventato sul Kraang col suo Bo, anche se, troppo tardi; l'androide aveva già sparato. Fu un attimo, Michelangelo, d'istinto si mise sulla traiettoria del raggio venendo colpito in pieno da un liquido verde, sotto lo sguardo shockato dei fratelli e del rosso che lo vide crollare davanti a sé. Cadde al suolo, tremando; e con gli occhi dilatati, iniziò ad annaspare, vedendo tutto sfocato, mentre i rumori della città si fecero ovattati ed il suo corpo tremava spasmodicamente. Osservò quel miscuglio verdognolo penetrare nella sua pelle e si dannò per ciò che aveva appena fatto; non avrebbe dovuto intervenire, anche se il suo cuore era felice di quell'azione lui non era d'accordo. Stava per morire, ed era tutta colpa del suo istinto.
-Kraang colpito tartaruga grazie cannone spara mutageno Kraang.- affermò l'androide accanto a quello che aveva sparato e che combatteva con Donnie; ma il genio si era bloccato vedendo Mikey accasciarsi al suolo, troppo scosso da ciò, e, purtroppo questo gli costò caro. I due Kraang lo colpirono con un calcio, facendolo finire sul cemento freddo, per poi scappare, mettendo in moto il furgone.
Le due tartarughe sul tetto non ebbero una sconfitta migliore. Distratto dall'accaduto, Karai affondò la sua spada nel fianco del rosso, ghignando, mentre Leonardo rischiò di cadere dal tetto, per colpa di un calcio da parte di uno dei ninja. Ma si riprese subito, attaccandoli con ferocia, sconfiggendoli velocemente, per poter correre a soccorrere Michelangelo, riverso al suolo che urlava a pieni polmoni tutto il dolore straziante che stava provando. Le sue grida sferzavano il silenzio assordante della città, sovrastando i rumori di quella lotta, mentre i tre sentivano un groppo in gola ed il cuore martellare di puro terrore nel petto ad ogni suo urlo; temevano per lui. Non volevano perderlo, non potevano.
Raphael era stato fortunato però, la spada lo aveva preso solo di striscio, e con i suoi Sai spezzò la lama della spada di Karai, che indietreggiò stupita; mentre il rosso non perse altro tempo, precipitandosi dal più piccolo seguito dai fratelli.

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Capitolo 6
*** Mutazione ***


Mutazione
Michelangelo si riverse al suolo su un lato, iniziando a contorcersi da un dolore acuto, mentre il suo corpo venne percorso da fitte brucianti. Osservò le figure sfocate delle tre tartarughe che lo accerchiarono col cuore in gola. Annaspò, tenendosi la testa tra le mani, per poi scuoterla energicamente. Dolore, solo questo sentiva, e non lo sopportava, la gola gli bruciava per le troppe urla che continuava a emettere, mentre copiose lacrime varcarono il suo viso; voleva che tutto finisse, che il tempo si fermasse. Desiderava non sentire più niente, solo silenzio. 
I tre fratelli rimasero a bocca aperta nel costatare che il più piccolo stesse avendo un mutazione, ma Donnie non sapeva cosa fare per aiutarlo, per impedire che ciò avvenisse; era costretto a guardare. Ma non per molto, infatti Karai tornò alla carica, insieme ai suoi ninja, che nel frattempo si erano ripresi, ed i fratelli furono costretti a contrattaccare per difendersi, ma in quel momento volevano solo condurre a casa il più piccolo, dove, erano certi sarebbe stato più al sicuro.
Continuò ad urlare, stringendosi la testa con le mani, da dove spuntarono degli artigli affilati che li procurarono dei tagli sulla fronte, da dove iniziarono a sgorgare piccoli rivoli di sangue, intanto che dalla testa comparvero due paia di grandi orecchie nere, dritte e rigide. Si raggomitolò, portandosi le gambe al petto, mentre cercava di prendere più aria possibile, ma il dolore era troppo e riusciva solo ad urlare e a gemere, prima che i suoi denti si allungassero, divenendo aguzzi, e, tra colpi di tosse, sputò del sangue. Affannato osservava, con sguardo vuoto, il cemento freddo su cui era disteso, mentre la testa martellava violentemente, ed intanto che la vista gli si fece rosso vermiglio per colpa del sangue che colava dalla fronte, scivolando lungo il suo viso, la sua pelle iniziò a mutare, ricoprendosi di scaglie, e il colore verde chiaro; che lo aveva sempre contraddistinto da quello dei fratelli che l'avevano leggermente più scuro, cominciò scurirsi, divenendo di un grigio freddo e cupo, quasi nero. Strinse gli occhi, sbattendo un paio di volte le palpebre per riacquistare il giusto colore della vista, mentre un urlo più forte ne susseguì. il suo guscio si crepò in due punti, su due lati opposti, da dove spuntarono due paia di ali nere a forma di pipistrello e la sua coda si allungò, sporgendosi dal retro, dove, sulla punta comparvero due piccole ali squamose. Ma rimase sollevato nel constatare che il dolore fosse, finalmente scomparso, mentre mise a fuoco la vista, ed intanto che le voci si amplificarono, si alzò, ma le sue gambe tremarono, non riuscendo a rimanere in posizione eretta, cadde malamente a terra, per poi mettersi a quattro zampe. Scuoté il capo, per riprendersi da tutto quello che oramai era solo un ricordo, uno da dimenticare, anche se, per lui era il suo primo ricordo. Gettò uno sguardo alle tre tartarughe che erano rimaste basite dalla nuova forma che avesse ottenuto il più piccolo. Gli osservò diffidente, non voleva stare con loro; non sapeva il motivo e nemmeno gli importava, ma una sensazione gli diceva che doveva lasciarli. Però prima sentiva di dovergli dire almeno addio, così provò a parlare, ma ne uscirono solo dei versi di un animale che non riuscì a definire. Chinò le orecchie, osservando il suo nuovo aspetto; era diventato un mostro. Ingoiò un groppo di saliva, e con un senso amaro in bocca, aprì le grandi ali nere, spiccando il volo e scomparendo nella notte. 
-Mikey aspetta!- urlò disperato il rosso, maledicendo se stesso per non essersi accorto prima di quel cannone. Strinse i pugni, iniziando a correre da un tetto all'altro, alla disperata ricerca di raggiungerlo.
Leonardo provò a fermarlo, ma Karai gli e lo impedì con un calcio rotante, che riuscì a deviare per miracolo. Impugnò saldamente le sue katane, guscio a guscio con Donatello che tanto avrebbe voluto raggiungere il rosso nelle sue ricerche, ma prima dovevano pensare ai ninja. E purtroppo erano circondati.

Non credeva che volare fosse così difficile; non faceva che andare a sbattere da un palazzo all'altro, ma, infondo era la prima volta che aveva le ali. Osservò le luci intense della città, così belle e, un po' rassicuranti, visto che erano l'unica luce in mezzo a quel cielo blu notte e tetro. Sospirò, scuotendo il capo. Perché non si ricordava niente? Non capiva; dov'era? Che città era quella? E lui come si chiamava? Aveva una famiglia?
Sussultò; all'ultima frase non poté che ripensare a quelle tartarughe, ma non potevano essere la sua famiglia, una sensazione impellente continuava a dirgli che doveva stare lontano da loro e lo avrebbe fatto, anche se desiderava tanto sapere il motivo. Non gli erano sembrati malvagi, anzi, lo avevano anche rassicurato, e quello con la maschera viola, lo avevano abbracciato. Ed in quel momento si era sentito così protetto, eppure sapeva che quella sensazione.. era certo che l'aveva già provata. Sbuffò, era stufo di non sapere, lo faceva disperare. Non sapeva di chi poteva fidarsi. Era così frustrante non sapere chi fosse.
Le ali iniziarono a dolere per il troppo sforzo, così si adagiò su un tetto, abbastanza in alto per non essere visto. Osservò le macchine andare da una parte all'altra così velocemente da spaventarlo, anche se non si trovasse lì in mezzo. Chinò le orecchie, avvolgendo le ali intorno al suo corpo e portandosi la coda attorno ad esse, come in un abbraccio, di cui aveva disperato bisogno.

Si fermò, chinandosi sulle ginocchia per riprendere fiato, i polmoni gli bruciavano per tutta quell'adrenalina che gli pompava in circolo, ed il cuore rischiava di uscire dal petto per come battesse forte. Alzò piano lo sguardo, rimanendo, però col busto chino, studiando i palazzi circostanti alla disperata ricerca di suo fratello. Si rimise eretto, imprecando e sbattendo i piedi al terreno, continuando a maledirsi; lo aveva perso. Strinse i pugni talmente forte da sbiancare le nocche, mentre tornò a correre, non lo avrebbe abbandonato; finché non lo avrebbe trovato non sarebbe tornato alla tana. Osservò la luna immensa, alta nel cielo coperto di stelle e sbuffò. Se solo lo avesse protetto meglio, se solo fosse stato più attento. Una stretta al cuore si faceva sempre più insistente, mentre i rimorsi lo uccidevano dall'interno.

Leonardo e Donatello continuavano quella lotta senza fine con il cuore in gola. Dovevano trovare Mikey ma erano bloccati lì. Karai, però, vedendo i suoi uomini cadere uno dopo l'altro decise di ritirarsi. E i due ne furono grati, per poi gettarsi all'inseguimento di Raphael, sperando di raggiungerlo e che, trovando lui avrebbero trovato anche Mikey.
Con una stretta al cuore avevano setacciato tutta la citta, ma ad un tratto, Leo intravide una sagoma nera correre da un tetto all'altro e lo riconobbe subito come Raph, ne fu sollevato, così richiamò il genio, indicando la figura, per poi correre seguito da Donnie.
-Raph!- urlarono per fermare la sua corsa sfrenata, il focoso si voltò verso i due, osservandoli affannato e con un barlume di amarezza negli occhi.
-Avete trovato Mikey?- domandò speranzoso il rosso, ma dopo un cenno negativo dei due, serrò la mascella, incupendosi
-Però, forse potremmo rintracciarlo come hai fatto prima.- disse l'azzurro rivolto al genio, che rimase un attimo sorpreso, facendo mente locale per capire a cosa si riferisse. Quando comprese fece cenno di no col capo, rabbuiandosi
-Ci ho già provato. Penso che abbia spento il telefono, o forse gli sarà caduto quando ha spiccato il volo.- sussurrò mogio, mordendosi il labbro inferiore
-Dannazione!- imprecò il rosso, osservando malamente il genio, stringendo i pugni che formicolavano in cerca di una rissa per sfogare tutta quella rabbia e tutta quella frustrazione che provava dentro, ma resistette alla voglia di spaccargli il muso. Doveva pensare a Mikey -Sentite, dividiamoci, così avremmo più speranze di trovarlo.- disse lui, scomparendo nella notte prima che Leo potesse fermarlo, il quale sospirò scocciato volgendo lo sguardo al genio, sconsolato dall'atteggiamento di Raph.
-Facciamo come dice lui.- affermò Donnie, deciso, correndo col cuore in gola, ignorando i richiami del leader, che dopo averlo visto scomparire nella notte, decise di seguire l'esempio dei fratelli, iniziando a cercare, mentre una stretta al cuore continuava ad attanagliarli il petto e a offuscarli la mente. Una sensazione gli dava un segnale d'allarme verso le sorti del più piccolo e della sua famiglia, la situazione stava peggiorando, ma preferì non darci penso al momento, continuando a cercare Mikey.

La luce accecante dei primi raggi del sole lo costrinse ad aprire gli occhi con forza con una smorfia di fastidio sul volto, ma non ne fu tanto dispiaciuto, potendo ammirare quell'alba maestosa che sfumava dall'arancio al rosso. Si sgranchì le braccia come avrebbe fatto un gatto, prima di sobbalzare al suono di alcuni passi.
-Night stai calmo, sono io.- disse una voce gentile, mentre una figura corazzata uscì fuori, mostrandosi al ragazzo che continuava ad osservarlo incerto -Non dirmi che non mi riconosci. Sono il tuo maestro.- affermò, mentre un ghigno beffardo si stampò sulla sua faccia, nascosto dalla maschera che portava, lasciando il ragazzo esterrefatto da quell'affermazione.

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Capitolo 7
*** Errore ***


Errore
Cercare non era servito a niente, era arrivata l'alba ed ancora nessuna traccia di suo fratello. Per non parlare della stanchezza che sentiva nei muscoli, fin dentro alle ossa; era davvero distrutto. Aveva dedicato anima e corpo in quella ricerca ed alla fine non aveva ottenuto niente. Ringhiò, frustrato, e gettando uno sguardo al cielo che si stava schiarendo, mentre le nuvole sfumavano di giallo, rosso e arancio, creando un effetto bellissimo, ma non per lui. Osservando quei colori, quell'arancio così vivo, non poteva non pensare a come si potesse sentire in quel momento, Mikey; confuso, solo, e poi non stava bene, non si ricordava niente di loro. Strinse i pugni, stringendo le palpebre e serrando la mascella da cui ne uscirono ringhi sommessi. Era deluso, deluso da se stesso e dalla sua forza. Si allenava duramente per proteggere la sua famiglia e non lo aveva fatto con Michelangelo. Aveva commesso, per  due volte, due gravi errori; purtroppo, irreparabili. Non lo aveva protetto dai Kraang e dalle loro frecce, e né dal loro stupido cannone. Urlò tutta la sua ira e la sua delusione. Perché? Scuoté forte il capo, riprendendosi dai suoi pensieri. Non poteva perdere tempo, e, con uno scatto ripartì, fregandosene del dolore alle gambe per il troppo sforzo, fregandosene della stanchezza e della delusione che riempiva tutto il suo cuore; lui lo avrebbe trovato. 

Leonardo si era seduto sul cornicione di un palazzo per riprendere fiato; gettando lo sguardo, stanco in alto, ne trasse un profondo sospiro rammaricato. Si grattò il capo, frustrato, osservando i suoi piedi che penzolavano nel vuoto. Un altro sospiro e chiuse le palpebre, portando la mano alle tempie, stanco di tutto quello, stanco di tutto quel casino per colpa di un suo errore. Avrebbe dovuto comportarsi meglio, calcolare meglio il perimetro, accorgersi prima di quegli arcieri e di quel cannone per salvare Mikey. Come poteva ritenersi un degno leader per la squadra, se non riusciva a proteggere nemmeno uno di loro? Aprì un occhio per osservare l'alba dalle sue mille sfumature di colori caldi, anche se l'aria che il vento gli tirava addosso era ancora fredda e, lievemente umida. Sapeva che sarebbe dovuto tornare alla tana; avvisare il padre era la cosa che lo affliggeva di più, al momento. Di certo Splinter era molto in ansia per il loro ritardo, e nel sapere le ultime e tristi novità temeva la reazione che avrebbe riservato nei suoi confronti. Era consapevole, ma al tempo stesso temeva che lo avesse deluso. Si alzò piano, ignorando le fitte di dolore alle gambe e il senso di freddo che gli attraversava la schiena, tornando al rifuggio. Era la cosa migliore da fare, erano stati fuori troppo, ed ora si stava facendo giorno, non potevano rischiare di farsi vedere. Sperava solo di incontrare gli altri, così da tornare insieme alla tana

Saltò da un tetto all'altro, ignorando la stanchezza, mentre il battito nel suo petto risuonava come un tamburo, ed i polmoni e la gola bruciavano per la troppa adrenalina. Ma non poteva fermarsi, la vita di Mikey poteva spezzarsi da un momento all'altro, e non si sarebbe mai perdonato la sua morte per colpa della sua ignoranza. Lui era un ingegnere, non un medico; ma questa scusa non sarebbe bastata ad alleviare quello straziante senso di colpa che impregnava tutto il suo cuore, distruggendolo, lentamente dall'interno.
Si accasciò inginocchio, poggiando le mani, tremanti sul cemento, intanto che il sudore scivolava lungo tutto il viso, fermandosi sul suo mento, e gocciolando a terra, mentre boccheggiava, famelico più aria possibile. Non poteva fermarsi, ma non aveva più forze. La stanchezza, la fame, il sonno, tutto si faceva sentire con più impellenza, lasciandolo spiazzato. Aveva bisogno almeno di dissetarsi. Sbuffò, asciugandosi la fronte imperlata di sudore, quando, una mano si strinse sulla sua spalla. Il tempo si fermò, mentre il cuore perse un battito. Si voltò di scatto, ma troppo sfinito per mettersi in posa di combattimento restò in ginocchio. Appena vide due occhi blu mare ed una fascia azzurra, si tranquillizzò, sospirando e volgendo di nuovo lo sguardo al terreno, sfinito.
-Andiamo a casa.- sussurrò, chinandosi per poterlo guardare negli occhi bordeaux
-Cosa?- riuscì a dire irritato, anche se con l'affanno. Osservò il maggiore incredulo e adirato al tempo stesso. Non poteva credere che preferisse tornarsene a casa a riposarsi, invece di continuare le ricerche. Da lui non si sarebbe mai aspettato un'azione del genere.
Lo aiutò ad alzarsi, mentre gettò uno sguardo al cielo e nei dintorni, con la speranza di intravedere Michelangelo. Il suo volto si rattristò, mentre tornò ad osservare Donnie che non lo degnava di uno sguardo. Scuoté il capo, sconsolato, avviandosi, piano a casa, insieme al genio.

Arrivarono nella tana, venendo accolti da uno shockato Splinter, col cuore in gola. Osservò i suoi figli, esausti e che, con sguardo vuoto si avvicinarono al divano per sedersi. Si avvicinò a loro, appoggiando le mani sulle spalle di ognuno per darli conforto, prima di chiedere le dovute spiegazioni
-Dove sono Michelangelo e Raphael?- domandò piano, loro lo osservarono per poi guardarsi avvicenda, incerti. 
-Raphael dubito che tornerà, non prima di aver trovato Mikey al massimo.- disse acido, il genio, e dopo aver mandato un'occhiataccia a Leo, si alzò, dirigendosi nel suo laboratorio. Leonardo sospirò, per poi raccontare tutto al padre, ed infine si scusò per averlo deluso.
-Leonardo, non hai bisogno di scusarti, tu hai fatto il meglio per la squadra. Questo è il fardello di un leader. Non devi esitare, o in chi dovranno credere i tuoi fratelli? Loro hanno bisogno di te, e tu non devi perdere la fiducia in te stesso, o tutto andrà perso.- disse saggio, lasciandolo lì a riflettere, mentre si diresse a meditare.
Si adagiò sul tappetino, iniziando ad abbandonarsi alla pace interiore. Sospirò, chinando le orecchie, frustrato; temeva per Michelangelo, sperava solo che Raphael lo trovasse al più presto, e che la situazione si risolvesse nei migliori dei modi, come sempre; che tornassero uniti. 
-Dove sei Michelangelo?- domandò, rivolto al nulla, prima di chiudere, di nuovo gli occhi e tornare alla sua meditazione.

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Capitolo 8
*** Night ***


Night
Seguì lo strano uomo fino ad una stanza vuota, buia e fredda. Si sedette a terra, al centro della camera; osservando l'unica lampadina appesa al soffitto che si accendeva e spegneva ad intermittenza, dondolando, piano da una parte all'altra, per poi volgere di nuovo lo sguardo verso quella figura corazzata.
-Ti ricordi qualcosa, Night?- domandò l'uomo, girandogli attorno piano per poterlo studiare. Lui fece cenno di no col capo, ingoiando un groppo di saliva, mentre il cuore martellava, forte nel petto. Aveva paura, quella situazione non gli piaceva, proprio come quel uomo che aveva affermato di essere suo maestro, però, se lo era davvero significava che sapeva chi fosse, ed in tal caso sarebbe rimasto.
-Allora immagino che vorrai sapere chi sei.- accennò in un sussurro cupo, portandosi una mano al mento, dove la maschera gli nascondeva il ghigno sadico che aveva impresso sul volto
Drizzò le orecchie, irrigidendosi di colpo, felice. Si sentiva sollevato, avrebbe saputo, avrebbe finalmente dato risposta a tutti i suoi dubbi, a tutte le sue domande. Anche se la sua mente lo riportò, per un attimo a quelle tartarughe e a come si erano comportate bene con lui. Scuoté il capo, cercando di dimenticarli e muovendo la coda a destra e a sinistra, sferzando, piano l'aria, osservando il suo maestro con trepidazione. Il suo cuore batteva forte, troppo euforico di poter scoprire la verità; l'attendeva con trepidezza, anche se con un pizzico di terrore. Infondo, poteva scoprire cose di sé che non gli sarebbero piaciute, ma la curiosità era troppa, e la ebbe vinta. Si avvicinò al suo maestro, accendo ad un sì, in risposta a quella frase retorica.
-Io sono il tuo maestro; Shredder è il mio nome. E  tu ti chiami Night, sei stato un mio discepolo, ti ho accudito, ti ho allenato nel ninjutsu per poterti difendere da Splinter e da i suoi figli, ma, loro..- strinse i pugni, ringhiando nel nominare il nome del suo accerimo nemico, colui che gli aveva strappato via la sua amata Tang Shen -Loro ti hanno catturato, ed ora.. ti hanno reso questo.- disse piano, indicando il suo nuovo aspetto -Ti odiano, volevano solamente ucciderti, ma hanno preferito toglierti l'unica cosa che ti rendeva te; la tua memoria. Ma non si sono fermati, hanno voluto continuare, approfittando dei Kraang e rendendoti un essere ancora più mostruoso di ciò che eri, per farti odiare, anche te stesso.- affermò cupo, attendendo una sua reazione  
Indietreggiò sconvolto, scuotendo il capo negativamente. No, non era vero. Non era possibile. Lui, loro.. annaspò, mentre sentiva gli occhi pizzicare e la gola secca. Non poteva crederci, era davvero quella la verità? Se lo era l'avrebbe accettata, ma non la sentiva tale. Erano solo parole, frasi che risuonavano sadiche nelle sue orecchie. Serrò la mascella dopo un affanno, e con ancora un velo di dubbio negli occhi, osservò l'uomo dinanzi; c'era qualcosa che continuava a dirgli di dover stare con le tartarughe, di avere un legame con loro, quel qualcosa che gli diceva che le parole, appena pronunciate da Shredder erano tutte menzogne. Ma non aveva senso, perché doveva mentirgli se era il suo maestro? Però, non poteva dimenticarsi della sensazione martellante nella testa, che gli urlava di doversi allontanare da quei tre. Sospirò, ripensando alle tartarughe ed il suo sguardo si fece serio e tetro, mentre le parole del suo maestro rimbombavano, feroci nella sua mente. Affondò gli artigli nel pavimento, lasciandone i segni, e ringhiando con sguardo cupo. Ora sapeva; loro, erano stati loro a renderlo così. Il rosso lo sapeva che si sarebbe messo in mezzo per proteggerlo, loro avevano finto tutto; gli abbracci, le parole dolci, era tutta una farsa. Erano suoi nemici. Osservò il pavimento, mostrando i denti affilati, per poi volgere, di scatto lo sguardo alla porta che si era aperta piano, lasciando entrare, oltre ad un fascio di luce più intenso rispetto alla lampadina che c'era nella stanza, una ragazza; colei che aveva lottato contro il rosso. La osservò truce mentre si avvicinava al suo maestro, che lo guardava fiero. Fiero di quello che era riuscito a fare, di come lo aveva reso con solo poche parole. Ma era facile rimuovere il dubbio, bastavano solo le giuste parole per metterlo a tacere, sconvolgendo tutto.  
-Puoi contare su di me Night, proprio come hai sempre fatto. Io ti chiedo in cambio, solo una cosa; da maestro ad allievo, vuoi aiutarmi a sconfiggerli?- domandò, e ghignò fiero dopo il suo cenno deciso -Ottimo; ti affido a Karai. Ti allenerai con lei e la seguirai nelle sue perlustrazioni notturne.- spiegò avviandosi fuori
-Si, maestro.- sussurrò lei, chinando il capo in segno di rispetto, mentre Shredder se ne andò, lasciandoli soli -Vedi di non intralciarmi; esegui i miei ordini senza storie. Ed ora vieni, andiamo ad allenarci.. Night.- rise maligna, avanzando seguita dalla tartaruga

Avvertiva tutta la negatività ed in quello stato era difficile riuscire a meditare. Sospirò, chinando il capo, mentre sentiva il cuore in gola. Raphael non era ancora tornato, ed era preoccupato. Era forte, ma era passato un giorno senza aver sue notizie, temeva che stesse male, o che lo avessero catturato. Strinse i pugni, alzando il capo e, incontrando due occhi bordeaux che lo osservavano severo. Si alzò piano, avvicinandoglisi, ingoiando un groppo di saliva. Aveva ancora le parole del suo maestro nelle orecchie, ma come poteva avere fiducia in sé con tutti quei problemi? Decise, comunque di provarci.
-Davvero? No, ma dico; davvero? Vuoi restare qui a meditare, mentre ci sono due dei nostri fratelli là fuori!- tuonò il genio, osservandolo truce, mentre stringeva saldamente il suo Bo nella mano sinistra
-Non possiamo uscire, Donnie. E' ancora giorno, dobbiamo aspettare.- affermò l'azzurro, deciso, osservandolo, in attesa della sua prossima mossa.
Schivò il Bo, per poi spintonare il fratello fuori dalla stanza che andò a sbattere contro il muro. Strinse i pugni, ingoiando un groppo amaro, e sfoderando le sue armi. Combattere contro suo fratello, non era esattamente quello che aveva programmato, e non voleva nemmeno farlo. Si osservarono, mentre Donnie si rimise in posa d'attacco, più deciso che mai.
-Aspettare.. Non mi sembra che Raphael abbia aspettato, o sbaglio?- ringhiò, frustrato di non essere lì con lui per dargli una mano. Strinse convulsamente la presa sulla sua arma, continuando ad osservare il leader -Inizio a capire perché Raph non ama prendere ordini da te.. E credo, di dover iniziare a fare lo stesso.- sussurrò, lasciando basito Leonardo, che boccheggiò, incredulo, andando, poi a sbattere contro la parete, venendo colpito dal Bo del genio
-Fermatevi!- tuonò Splinter, mettendosi in mezzo, osservando Donatello con disappunto, il quale abbassò l'arma, sentendo i sensi di colpa appesantirsi sulle sue spalle. Volse lo sguardo al pavimento, ringhiando e stringendo i pugni, dopo aver rifoderato l'arma
-D'accordo. Ma io me ne vado.- affermò, osservando Leo, ancora a terra, che lo fissava ad occhi sbarrati, troppo increduli e troppo colpevoli. Corse via, verso l'uscita, ignorando il padre che tentò di richiamarlo. 
Uscì fuori, fermandosi un attimo ad osservare il sole, ormai tramontato, prima di riprendere le ricerche dei suoi fratelli. Ma il suo pensiero era riverso più su Mikey; non lo avrebbe lasciato solo, se era in quello stato era solo colpa sua che non aveva saputo curarlo. 

Ormai notte, Raph, si sedette su un cornicione, osservando le stelle per riprende fiato. Prese un profondo respiro, rammaricato e mordendosi l'interno della guancia. Perché non lo aveva ancora trovato? Eppure aveva setacciato l'intera New York!
Ringhiò, stringendo i pugni, ma poi si irrigidì nel sentire dei passi. Si voltò di scatto, alzandosi e mettendosi in posa, pronto per combattere. 
-Attacca!- sentì una voce feminile, ed una sagoma nera che si avvicinava velocemente, e che gli saltò addosso, facendolo cadere col guscio a terra. Sussultò, cercando di liberarsi, ma poi rimase fermo, ad osservare quegli occhi azzurri di cui sapeva la provenienza
-Mikey..- sussurrò il rosso, guardandolo con un certo sconcerto; la tartaruga sopra, inclinò il capo, confusa, non capendo quella parola. 
Gli sembrava di aver già sentito quel nome, però, dopo un altro ordine della sua padrona, lo colpì con i suoi artigli. Ma Raph, si difese appena in tempo con i suoi Sai, per poi spingere via suo fratello, che  lo osservò ringhiando, girandogli attorno, in cerca di un punto debole su cui attaccare.
-Mikey sono io Raphael, non mi riconosci? Sono tuo..- venne interrotto bruscamente dalla spada di Karai che lo trafisse nel petto. Boccheggiò, osservando suo fratello che era rimasto inorridito e spaventato da quella scena, mentre dalla ferita uscì del sangue.
Osservò la tartaruga crollare al suolo, sotto il suo sguardo inebetito. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva morire per quello che era appena accaduto. Senza accorgersene, iniziò a correre per raggiungerlo, testandolo piano con la propria testa, nel vano tentativo di destarlo dal suo stato inconscio. Delle lacrime iniziarono a solcare il suo volto, mentre mugugnò disperato. Non voleva che morisse, e non ne capiva il motivo; lo aveva attaccato proprio con l'intenzione di togliergli la vita, ed ora non voleva lasciarlo solo. Avvolse il corpo di Raphael con un'ala, distendendosi al suo fianco, in cerca di un po' di conforto, continuando a piangere. Forse si sentiva così perché non voleva uccidere nessuno, lui non era un assassino, o forse sì? Però non era questo il motivo che lo aveva spinto a comportarsi in quel modo; lo sentiva. Era una sensazione forte ed ormai non faceva che sentire questo; sensazioni su sensazioni, dubbi su dubbi. Osservò il rosso, e sospirò; desiderava tanto aiutarlo. 
-Muoviti!- ringhiò Karai, tirandolo per la coda, facendolo alzare di scatto. -Andiamo, ne mancano altri due.- sussurrò, sorridendo, già pregustando la vittoria. Anche se la sua meta era un'altra; uccidere Splinter, per vendicare sua madre. Si avvicinò a Night per salirgli in groppa, ma quest'ultimo iniziò a divincolarsi, per niente d'accordo; volendo restare con il rosso.
-Ascolta bene; Shredder non ama i traditori. Quindi, o resti, o muori.- affermò, osservandolo dritto negli occhi, intimidatoria. Night la osservò titubante, ma poi si lasciò cavalcare; e dopo un'ultima occhiata a Raph, volò via.

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Capitolo 9
*** Niente ***


Niente
Osservò il sole, spuntare fuori dai palazzi con timidezza, quasi vergognandosi della sua tale maestosità che riversava nel cielo e nelle nuvole con sfumature dall'arancio al rossiccio. Sospirò rammaricato, stringendosi nelle spalle, come poteva fare? Cosa doveva fare? 
Osservò i suoi piedi che penzolavano nel vuoto, stringendo forte i pugni; perché non riusciva a trovarlo? Ringhiò frustrato, alzando lo sguardo al cielo; azzurro proprio come gli occhi della persona che stava disperatamente cercando. Voltò, di scatto lo sguardo dietro di sé, e riprendendosi dai suoi pensieri osservò circospetto, lì dove gli era sembrato di udire qualcosa, il suono di un metallo che si infrangeva al suolo. Si alzò piano, tenendo il Bo stretto nelle mani
-Fatti vedere, lo so che sei lì.- minacciò, osservandosi attorno guardingo. Udì un altro suono, e si mise in posa di combattimento dinanzi a dove aveva sentito quel rumore, e man mano che la figura si avvicinava lesta, rimase sempre più incredulo. -Mikey..- sussurrò, mentre sul suo volto si stampò uno sguardo di pura felicità
Ancora quel nome; perché continuavano a chiamarlo in quel modo se lui era Night? E perché gli sembrava così dannatamente famigliare? Scuoté il capo, era lì per un motivo non doveva lasciarsi distrarre. Karai gli aveva dato fiducia, doveva uccidere le tartarughe. Si avvicinò piano, estraendo gli artigli e mostrando i denti aguzzi, ringhiandogli contro. Strinse le palpebre, tentando di ignorare l'enorme macigno sul petto, che si appesantiva ad ogni suo passo. Perché sentiva di non dovergli fare del male? Lo osservò negli occhi, ed allora capì, non è che non doveva, ma non poteva. Non ne capiva veramente il senso, ma era così e basta. Indietreggiò indeciso, se non lo avrebbe ucciso, sarebbe morto lui, per mano del suo maestro. Sospirò affranto, ma poi si accorse che la tartaruga si stava avvicinando a lui, piano, per non farlo spaventare, tenendo la mano tesa. Sentì il cuore perdere un battito per la paura, cosa doveva fare?
-Va tutto bene, tranquillo.- sussurrò, appoggiandogli la mano sulla testa dolcemente, per poi accarezzarlo. Lui chinò le orecchie, continuando ad osservarlo, incuriosito, lasciandosi scappare qualche fusa. Sentiva di averlo già visto, ma chi era? E perché lo voleva ad ogni costo? Continuarono a guardarsi negli occhi, il viola con un sorriso, mentre il secondo con sguardo incerto, ma appena si ricordò delle parole di Shredder, si scansò da lui, di scatto, volandosene via col rumore del suo cuore martellante nelle orecchie. Aveva paura, non sapeva cosa doveva fare. Chi scegliere? Il suo maestro, o loro? Forse, nessuno dei due. Uno lo avrebbe ucciso se lo avrebbe tradito, proprio come aveva appena fatto, e loro, non lo sapeva proprio. Chinò il capo, osservando la strada piena di macchine che correvano da una parte all'altra. Sospirò e abbassò le palpebre, per poi voltarsi a cercare Karai, che lo attendeva nascosta chissà dove. Era così brutto dimenticare, non avere una casa e una famiglia da cui tornare, solo confusione e dubbi. Di chi si poteva fidare? Perché lui lo sentiva, aveva un posto dove tornare, ma non era Shredder, e soprattutto ora, si chiedeva dove fosse.

Si svegliò di soprassalto, iniziando a respirare affannosamente. Si voltò, poi, di scatto verso Leonardo; osservandolo scettico, non capendo cosa ci facesse lì. Ma poi, capì di essere di nuovo a casa, nel laboratorio di Donnie, mentre dei flash, riguardo cosa fosse successo tornarono violenti nella sua mente, procurandoli un gran mal di testa.
-Stai tranquillo, Raph.- sussurrò il leader, poggiandogli una mano sulla spalla. Era uscito alla ricerca di Donnie, ma poi aveva trovato lui, steso al suolo e ricoperto di sangue. Lo aveva portato di corsa a casa, e con l'aiuto di Splinter erano riusciti a rianimarlo, e poi a curarlo. Ed ora, finalmente sveglio, sperava che non se ne andasse.
-Tranquillo? Nella situazione in cui ci troviamo dovrei stare tranquillo!- sbraitò, alzandosi di scatto e avventandosi sul leader che parò i suoi pugni, intrecciando, poi le dita. Si osservarono a lungo, seri e minacciosi; nessuno dei due voleva indietreggiare, desiderando tener testa all'altro
-Ascolta Raph, Donnie è andato a cercare Mikey. Però, noi, insieme potremo avere più possibilità di trovarlo e aiutarlo. Dobbiamo essere una squadra, per Mikey.- spiegò, implorandolo con lo sguardo
-Ma non hai ancora capito? Non siamo più una squadra, e se è per questo, noi non siamo più, nemmeno fratelli. Non stiamo più ai tuoi ordini, oramai! Non sei più il nostro leader. E, forse non lo sai, ma Mikey ha tentato di uccidermi insieme a Karai. Non tornerà più indietro, non è più il nostro Michelangelo!- urlò, e con una spinta fece cadere l'azzurro col sedere a terra, che lo osservò basito da tutte quelle informazioni, ma subito si rialzò, avvicinandosi il tanto da guardarlo fisso negli occhi
-Quindi è così? E' per questo che vuoi arrenderti?- gli disse, mostrando i denti per rabbia. Continuarono a scrutarsi velocemente, mentre il rosso indietreggiava, ma sempre con sguardo serio
-No, non mi arrendo.- disse piano, avvicinandosi alla porta del laboratorio -Ma mettitelo bene in testa, noi non siamo più niente.- affermò piano, uscendo di lì e scomparendo nella notte, lasciando Leonardo a bocca aperta, colpito da quelle parole che chinò lo sguardo deluso da se stesso, ma poi strinse i pugni, correndo al suo inseguimento.

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Capitolo 10
*** Memoria ***


Memoria
-No, aspetta!- troppo tardi, era fuggito via. Strinse i pugni, colpevole e frustrato, ma poi alzò il capo, rivolto all'ormai piccolo puntino nero che rappresentava suo fratello ed iniziò a rincorrerlo, deciso a non perderlo.
-Mikey!- urlò, saltando da un tetto all'altro, continuando a chiamarlo; lo aveva visto voltarsi, quindi lo sentiva, anche se non si fermava
-Mikey, siamo la tua famiglia, fermati!- urlò Raphael, affiancandosi al genio che fissò i maggiori, incredulo

Sentì un tuffo al cuore a quelle parole, iniziando a rallentare; tanto Karai non si trovava, e supponeva fosse già tornata alla base per riferire del suo tradimento. Gli osservò con le lacrime agli occhi, mentre un forte calore irradiava il suo petto. Si sentiva felice, ma non ne capiva il motivo. Prese un profondo respiro, deciso ad avvicinarsi, ma proprio quando stava per deviare strada, qualcosa lo avvolse; una rete. Tentò di liberarsi, strappandola con i suoi artigli e i denti, mentre il cemento della strada si faceva sempre più vicino; troppo velocemente, mettendogli fretta ansia, e brividi di paura. Ingoiò un groppo di saliva, continuando a dimenarsi; perché non riusciva a strappare quella rete? Ringhiò frustrato, chiudendo gli occhi e trattenendo il fiato prima dello schianto. 
Aprì un occhio, ritrovandosi davanti le tre tartarughe che sospirarono sollevati, mentre l'azzurro lo teneva in braccio. Scuoté il capo scombussolato, osservandosi attorno smarrito, non capendo come avessero fatto. Ed intanto che lo aiutavano a togliergli la rete di dosso, lui drizzò le orecchie, avvertendo un rumore di un veicolo, e si voltò osservando lo stesso furgone guidato dagli stessi Kraang che lo avevano colpito con quel cannone rendendolo un mostro. Ringhiò, saltando giù dalle braccia del leader, ed estraendo gli artigli pronto ad attaccare, convinto che erano stati loro ad imprigionarlo in quella rete. Osservò di sottecchi i tre che si erano messi in posizione di attacco come lui e gli sfuggì un piccolo sorriso, sentendosi più al sicuro con loro. Forse, Shredder aveva sbagliato, forse gli aveva mentito, altrimenti non capiva tutti quei sentimenti positivi verso di loro.
-Kraang colpire quelle chiamate tartarughe Kraang.- affermò uno di loro, uscendo dal vicolo dove avevano parcheggiato il furgone
Leo e Donnie si fiondarono sui Kraang, attaccandoli con le loro armi, mentre Mikey azzannava gli androidi staccandogli la testa aiutato dal rosso, che li trafiggeva con i suoi Sai. Dopo aver sconfitto un'altro nemico, il più piccolo osservò circospetto quelli che si erano annunciati come la sua famiglia e che, sembravano essere dalla sua parte, ma questa distrazione gli fu fatale. Due Kraang lo catturarono con delle catene ai polsi; iniziò a dimenarsi, indietreggiando, ma altri due lo avvolsero con altre catene attorno alle ali e al busto, facendolo cadere al suolo, immobilizzato.
-Mikey!- urlò Donnie, correndo nella sua direzione, schivando i raggi laser di un Kraang che venne trafitto al petto dalle katane di Leo prima di raggiungere il genio, seguito da Raphael
Gli osservò curioso, guardandoli sconfiggere i quattro androidi per liberarlo. Si alzò, scuotendo il corpo, facendo ricadere le catene di ferro a terra, prima di aprire le grandi ali per sgranchirle dalla scomoda posizione in cui erano state, per troppo tempo, mentre tutti quei cervelli scappavano terrorizzati, diretti chissà dove.
Si mise seduto, accovacciato sulle ginocchia come una gatto, in attesa; curioso di sapere cosa avevano da dire, sperando di scoprire, almeno una mezza verità. Loro si avvicinarono, sollevati che non fosse scappato ancora e inginocchiandosi alla sua altezza, sorridendogli. Rimasero in silenzio per molto, adesso che lo avevano lì davanti nessuno sapeva esattamente cosa dire, ma poi il genio si fece coraggio.
-Mikey, questo è il tuo nome.- disse, accarezzandogli, piano la testa. Lui inclinò il capo, ancora con quel nome; ma come si chiamava davvero? Iniziava davvero ad essere stufo di tutti, li raccontavano solo la loro versione dei fatti, quello che gli andava di raccontargli; ma qual'era la sua, la verità?
-Sei nostro fratello.- aggiunse l'azzurro, poggiandogli una mano sulla spalla, per incoraggiarlo, per farli capire, in qualche modo che, tutto ciò non fosse falso.
-E sei un ninja.- concluse il rosso, con un sorriso sarcastico, mentre il più piccolo rimase sbalordito per un'attimo
-Forse non ti ricorderai di noi, ma possiamo ricominciare d'accapo.. Giusto?-domandò il viola, rivolto ai maggiori che si osservarono indecisi -Ti chiedo scusa Leo. Quello che ho detto.. non lo pensavo veramente.- sussurrò, chinando il capo. Leo lo osservò con un occhiataccia, ma poi sospirò, sorridendogli e pigiandogli una mano sulla spalla. Non c'è l'aveva con lui; infondo, se lo aveva detto era perché, preoccupato per il più piccolo si sentiva in colpa e in dovere di proteggerlo; e, del resto era stato lo stesso anche per lui e Raph. E lui aveva cercato di rimanere il più lucido possibile, impedendo alla rabbia di controllarlo.
-Non preoccuparti.- disse, per poi osservare il rosso che non lo degnò nemmeno per un secondo, preferendo guardare il più piccolo, che osservava la scena confuso, non capendo.
Sospirò, deciso a fidarsi; così gli osservò meglio, cercando di ricordarsi in qualche modo se facessero davvero parte della sua vita. Sapeva che poteva farcela. Strinse i pugni, osservando i loro occhi, con fare penetrante; gli conosceva, lo sentiva, ne era convinto. Mosse la coda da una parte all'altra, verticalmente, sferzando l'aria veloce, e drizzò le orecchie. Gli mancò il fiato quando un breve flash gli apparve dinanzi. Scuoté il capo, cercando di concentrarsi, strizzando gli occhi; e poi li vide. Loro, i suoi fratelli, ed anche suo padre; tutti i momenti belli e tristi passati insieme, tra pizze, pattuglie e scherzi. Riaprì gli occhi, osservandoli con un immenso sorriso, mostrando i denti aguzzi, prima di buttarsi tra le loro braccia, sollevato. Ora sapeva, ora riaveva la sua famiglia.
-Penso proprio che si sia ricordato di noi.- sussurrò il genio, accarezzandogli le ali, mentre gli altri due sorrisero spensierati. Avevano di nuovo Michelangelo, avevano di nuovo loro fratello.

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Capitolo 11
*** Insieme ***


Insieme
Si avviarono nelle fogne per tornare a casa. Ed appena arrivati, Mikey saltò addosso a Splinter per abbracciarlo, troppo euforico di sapere di nuovo chi fosse. Affondò nelle braccia del padre, che lo strinse, sollevato del suo ritorno; gli era mancato, gli erano mancati tutti. Scodinzolò, troppo euforico, sorridendo alla sua famiglia, che ricambiò, anche se si avvertiva ancora l'aria di negatività tra i tre, che continuavano a non degnarsi di uno sguardo, e questo rammaricò al quanto il Sensei.
-Non preoccuparti Mikey, ti farò tornare come prima.- disse Donnie, inginocchiandosi alla sua altezza per guardarlo negli occhi, mentre gli si strinse il cuore. Si morse il labbro inferiore, stringendo le mani. L'ultima volta non sapeva cosa fare, ed aveva solo peggiorato la situazione, adesso sperava davvero di poterlo aiutare a tornare come prima? Sospirò affranto, scuotendo lievemente il capo; ne era davvero capace? 
-Non credi che dovremmo portarlo da un vero medico.- affermò il rosso, acido, marcando bene la parola "vero", mettendosi a braccia incrociate. Il genio stava per controbattere, ma poi chinò lo sguardo; come poteva dargli torto?
-Raph.- lo richiamò Leo, ma vedendolo stringere i pugni appena ebbe pronunciato il suo nome, preferì tacere. non volendo causare una lite. Non ora che Mikey era tornato.
-No. Raph ha ragione, io non sono un medico.- esclamò alzandosi, ma tenendo sempre il capo chino. Splinter si fece serio, studiando la situazione; non poteva fare niente purtroppo. Non poteva aiutarli, se non credevano in loro stessi, continuando a tormentarsi. Ma, Mikey, vedendoli in quello stato decise di agire, e dopo aver richiamato l'attenzione della sua famiglia prese, delicatamente per il polso Donnie con la bocca, conducendolo nel laboratorio, seguito, passo passo dal resto della famiglia.
-No, Mikey.. Io non sono la persona giusta. Non posso guarirti. E' meglio se troviamo un'altro modo..- sussurrò chino, sentendo la mano di Splinter stringergli la spalla in modo rassicurante
Ringhiò, estraendo gli artigli e osservando male i fratelli, poi scuoté forte il capo, in segno negativo. Era deciso a non farsi curare da nessuno che non fosse suo fratello, poi gli osservò, in attesa di un responso. I tre si guardarono confusi, con sguardo interrogativo; e lui chinò le orecchie ricordandosi che non poteva parlare, e quindi non poteva farsi capire.
-Io penso che Michelangelo non voglia avere un'altro medico, perché c'è l'ha già. E sei tu, suo fratello.- spiegò, calmo Splinter, diretto al genio che rimase a bocca aperta, mentre il padre sorrise al più piccolo che scuoté il capo frenetico, in segno di assenso; ringraziandolo mentalmente per il suo pronto intervento. 
-Davvero.. ti fidi, così di me? E se peggiorassi, se io non..- disse frenetico, ma venne interrotto da Splinter che gli appoggiò una mano sulla spalla, sorridendogli comprensivo
-Sa che farai del tuo meglio. Lui si fida di te, non solo perché sei suo fratello, ma perché sa che sei in grado di curarlo, se solo riporrai maggiore fiducia in te. Lui è certo che non ti arrenderai.- spiegò calmo, mentre Mikey continuò a sorridere al genio, per farli capire che era tutto vero.
Si avvicinò, poi a Raphael e Leonardo che continuavano a stare uno lontano dall'altro. Gli osservò, regalandogli un sorriso, prima di spintonare il rosso e Donnie con la coda, che non caddero ma si avvicinarono il giusto da guardare il maggiore negli occhi.
-Maledizione Mikey!- ringhiò il focoso, osservandolo minaccioso, ma il più piccolo gli guardò serio, indicando Leo con un cenno del capo.
-Penso proprio che Mikey voglia che torniamo ad essere una famiglia.- disse Donnie, ricevendo un cenno deciso da parte del più piccolo, che si mise seduto, attendendo la loro rappacificazione con un sorriso, affiancato da Splinter. I tre sospirarono, osservandosi di sottecchi. Rimasero a guardarsi in silenzio; sotto lo sguardo del fratello e del padre, non sapendo esattamente cosa dire. Ognuno conosceva la sua colpa, ma non volevano ammetterlo né ai fratelli, né a loro stessi.
-Ragazzi, mi dispiace. Lo so, avrei dovuto accorgermi prima che Mikey fosse sparito.- si fece coraggio il leader, stringendo i pugni ed osservando i fratelli, deciso ad ammettere le sue colpe per alleviare un peso nel petto e per chiedere scusa -Insomma, io avrei dovuto comportarmi meglio, proteggervi. Vi chiedo scusa se non ci sono riuscito.- affermò con voce rotta. I due si osservarono, stupiti da quella confessione, per poi osservare il leader con un mezzo sorriso. 
-Mi dispiace ammetterlo, ma la colpa è anche mia. Non sono riuscito a curare Mikey, e lui ha perso la memoria, scappando. Se ci siamo divisi, la colpa è sopratutto mia. Mi sono lasciato controllare dalla rabbia, dicendo cose che decisamente non pensavo e di cui chiedo, di nuovo scusa.- sussurrò mogio, chinando lo sguardo verso il pavimento
-Anche a me dispiace. Non ho saputo proteggerlo e me la sono presa con voi. Insomma.. Pace?- chiese Raph, osservandoli con un barlume di timore negli occhi, ma con un mezzo sorriso di incoraggiamento.
-Certo, Raph, certo.- disse piano, Leo, avvolgendolo in abbraccio di gruppo a cui si unì anche il più piccolo, felice che finalmente fosse tutto chiarito.
Splinter gli osservò rasserenato vedendoli di nuovo insieme, di nuovo fratelli, e più forti che mai. Erano di nuovo una squadra.

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Capitolo 12
*** Solo ***


Solo
Era passato un giorno, e Donnie continuava a sperimentare degli antidoti, anche se la maggior parte delle volte ne erano susseguiti esplosioni non si arrendeva. A volte veniva aiutato anche da Leonardo, Raphael e Splinter; la sua famiglia gli stava vicino per aiutarlo e per aiutare Mikey, il quale, ora, osservava il fratello incuriosito; accovacciato sulle ginocchia, sopra il lettino.
-Allora, miscelando questi due insiemi col carbonio, dovrebbe..- sussurrò, e appena una goccia di quel liquido finì nel bacher, con un rumoroso botto ci fu l'ennesima esplosione. Mikey, sbarrò gli occhi spaventato, e chinò le orecchie osservando la nube con ansia, ma appena ne uscì un Donnie tutto affumicato e fumante, che era rimasto fermo ad occhi spalancati; con la provetta inclinata in una mano, e il bacher nell'altra, si rotolò dal ridere -Sì, molto divertente..- disse sarcastico, pulendosi il viso con un panno umido, per poi sospirare e fare un piccolo sorriso al fratello, accarezzandogli la testa, ricevendo delle gradite fusa.
-Come va?- domandò Raph arrivando e appoggiandosi, con una mano al lettino, attirato dal frastuono e seguito da Leonardo, che accorse in pensiero.
-Diciamo, bene.- rispose il genio, sedendosi sulla sua sedia, stanco -Sono a buon punto, ma manca ancora qualcosa.. Se solo sapessi cosa.- sospirò frustrato, portandosi le mani sotto al mento, osservando il fratellino scodinzolare alle carezze del rosso, felice di tutte quelle attenzioni da parte dei fratelli. Gli scappò un sorriso, era proprio un bambino.
-Forse se penetriamo nella base dei Kraang potremo scoprire l'ingrediente mancante.- rifletté il leader, sedendosi accanto al minore che sorrideva, scodinzolando euforico. Gli mancava la sua voce, ma gli mancava ancor di più uscire fuori. Si annoiava a stare lì nel laboratorio, dalla mattina alla sera.
-Sì, mi sembra una buona idea.. Ma tu non verrai, Mikey.- disse il genio, scemando tutta la gioia del minore, che inclinò il capo di un lato, non capendo -Non dormi da molto, è meglio se stasera ti riposi.- gli rispose Donnie, mentre Mikey mise il broncio, e ringhiando arrabbiato; come lo si poteva notare anche dalle sue pupille che si restrinsero fino a due fessure.
-Dai, devi ascoltare il nostro medico.- consigliò, incoraggiante, Leo; anche se tutti avevano capito il perché di quella decisione. Sì, Mikey non dormiva molto, ma era impossibile non notare i suoi scatti aggressivi. Sì stava facendo, sempre più controllare dal suo lato animale; e diventava difficile domarlo perfino per loro, per questo preferivano lasciarlo a casa; per proteggerlo.

Dopo averlo salutato, gli osservò uscire per andare in pattuglia. Ringhiò, incamminandosi lento, verso il divano, e con uno scatto ci saltò sopra; per poi distendersi; incrociando le mani sotto al mento, e osservando la sua coda oscillare da una parte all'altra. Sbuffò annoiato; lo avevano lasciato solo, non era affatto giusto. Una strana sensazione lo colpì; come un fulmine che attraversava tutto il suo essere, arrivando fino alla mente. Non faceva male, ma lo fece sentire strano. Drizzò le orecchie, mostrando i denti ed estraendo gli artigli, mentre la coda si mosse veloce, fluendo nell'aria, furiosa. Era arrabbiato, ma non ne sapeva il motivo. Una sensazione, d'istinto lo portava a sentirsi così. Scese dal divano iniziando a scuotersi e indietreggiando, come indemoniato; prima di crollare al suolo, svenuto.

-Michelangelo.- disse piano, il padre, scuotendolo. Era uscito per recarsi in cucina, ed si era, subito precipitato preoccupato, vedendolo lì a terra. Mikey aprì prima un occhio e poi l'altro, osservandolo confuso, per poi alzarsi. Splinter lo osservò basito per qualche secondo, notando i suoi occhi rossi come il sangue, ma che, poco dopo tornarono al loro colore originale.
Osservò suo padre, incuriosito, ma poi sbuffò, tornandosene sul divano; cosa poteva fare? Assolutamente niente se non riposare, ma non aveva sonno. Una smorfia si stampò sul suo volto; l'odore nauseante delle fogne era sempre più forte da quando era lì. Alzò il volto, pensando, per un attimo di raggiungere suo padre, che era tornato nella sua stanza, incupito e con un volto preoccupato. Si chiedeva perché e voleva andare per ottenere risposte, ma poi, non volendo disturbarlo, si rimise disteso. Sospirò, abbassando le palpebre; si sentiva così solo. 
Non poteva sapere che quello che gli era successo fosse merito del mutageno che lo aveva trasformato. il quale, ancora in circolo nel suo corpo, stava continuando il suo lavoro; la trasformazione non era ancora completa, ma mancava poco a renderlo un vero mostro.

-Siamo tornati Mikey!- esultarono i tre, avvicinandosi al divano. Avevano trovato quello che mancava, ed ora; Donnie, poteva curare suo fratello, ma i loro sguardi mutarono in volti increduli non trovandolo lì.
-Figlioli siete tornati.- gli accolse il Sensei, avvicinandosi, sperando che avessero trovato quello che serviva, soprattutto dopo quello che aveva visto. Gli occhi di Michelangelo erano così penetranti e freddi, temeva che sarebbe potuto diventare malvagio.
-Padre, avete visto Mikey?- chiesero. Pensavano che al loro ritorno gli avrebbe corso in contro, e vedendo che non era stato così avevano preferito chiedere; ma vedendo loro padre, spiazzato a quella domanda, la preoccupazione si insinuò dentro loro.
-Era disteso per terra l'ultima volta che l'ho visto, e a questo proposito; i suoi occhi erano diventati rossi.- spiegò, lasciandoli increduli, mentre Donnie fissava ad occhi sbarrati e con la bocca spalancata dalla paura, il soffitto. Due occhi vermigli come il sangue lo osservavano minacciosi.
-R.. Ragazzi, penso di averlo trovato.- balbettò, affannato. Gli altri lo osservarono straniti, ma poi seguirono il suo sguardo, rimanendo anche loro a bocca aperta.
Michelangelo, si era aggrappato con la coda ad una trave, avvolgendo le ali intorno al corpo e mimetizzandosi con l'oscurità; sembrava un pipistrello, ma i suoi occhi smentivano questa ipotesi, facendolo sembrare un demonio.

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Capitolo 13
*** Sangue ***


Sangue
-M-Mikey, ti senti bene?- domandò, balbettando il genio, continuando ad osservarlo. Fu un secondo, forse anche meno che lui, con uno scatto si avventò su Raphael, attaccandolo con i suoi artigli prima di volare tra le condutture fognarie, fino a ritrovarsi fuori dalla tana.
Erano rimasti troppo shockati per inseguirlo, mentre il rosso si alzava, tenendosi il braccio sanguinante, venendo soccorso dalla sua famiglia. Per fortuna, Donnie constatò che non fosse profonda, così fasciò velocemente il suo braccio, conducendo Raph sul divano. Leonardo strinse i pugni, frustrato, osservando l'uscita con rammarico.
-E pensare che mancava così poco..- sussurrò il leader, chinando il capo e mordendosi il labbro inferiore, avvertendo la stretta amorevole di suo padre sulla sua spalla. Sarebbe stato meglio se qualcuno di loro sarebbe rimasto con lui. 
-E adesso che facciamo?- domandò il genio, che teneva saldamente la provetta con dentro l'ultimo ingrediente. Osservò la sua famiglia in silenzio, mentre Raph ringhiava sul divano, osservando la fasciatura.
-Tu inventi la cura, e noi lo cerchiamo.- sbuffò il focoso, alzandosi e scuotendo il capo che reggeva con una mano, per riprendersi da un lieve capogiro
-Giusto, andiamo.- affermò l'azzurro, correndo fuori, seguito, subito dal rosso. Donnie sorrise, accennando ad un sì, e dirigendosi, con Splinter nel laboratorio.

Desiderava fare del male, non se ne spiegava il motivo, ma era una sensazione troppo forte da riuscire a combattere. Ferire suo fratello lo aveva reso, così stranamente euforico, e ne voleva ancora. Vedere il sangue di Raph sulle sue mani, quei sguardi di terrore su di lui; erano state sensazioni forti, di puro piacere. Si era sentito così potente, loro avevano paura di lui e gli era gradito. E questa sensazione lo aveva colpito a tal punto da desiderarne di provarla ancora. E questo stava cercando, volando sopra la città, alla ricerca di un'altra possibile vittima da ferire e da uccidere.
Si calò in picchiata, atterrando su un tetto, e aguzzando la vista. Drizzò le orecchie, captando dei rumori, passi famigliari. Osservò la sagoma dinanzi, mettendosi in posa, pronto ad ottenere quello che voleva; la morte.
-Night, finalmente.. Iniziavo a credere che non ti saresti fatto più vivo.- affermò una voce cupa, mentre la figura nell'ombra si mostrava dinanzi a lui.
Ringhiò, ghignando al tempo stesso, desiderando assaggiare il suo sangue; e, con uno scatto fece estrarre gli artigli, pronto a uccidere, fiondandosi su di lui.
Schivò le sue lame, spezzandole, poi con i suoi artigli, buttandolo a terra e osservando da sopra, con un sorriso sadico, mostrando i denti aguzzi. Passò i suoi artigli, lentamente sulla sua corazza, lasciando il segno, finché, Shredder non lo scaraventò a terra con un calcio. Si alzò di scatto, osservandolo serio, non aspettandosi un comportamento del genere da quella tartaruga.
Mikey gli girò intorno, osservandolo alla ricerca di un punto debole da poter attaccare più facilmente. Uno scatto da parte del nemico, su di lui lo costrinse ad agire; e con un colpo di coda, Shredder finì oltre il cornicione, reggendosi, con una sola mano al tetto.
Si avvicinò piano, già pregustando il momento in cui avrebbe visto la morte nei suoi occhi. Appena gli fu vicino, penetrò i suoi artigli nel guanto da cui ne uscì sangue, che colò lungo il suo braccio. Osservò i suoi occhi, stranamente non lo guardava con timore, bensì con odio. Ringhiò, essendo che voleva terrore, ma poi, deciso a farlo cadere, si preparò a togliergli la mano dal cornicione.
-Fermo!- urlò Leonardo, gettandosi su di lui, e impedendogli di commettere un omicidio. Rotolarono lontano da Shredder, mentre lo tenne stretto in un abbraccio, ignorando gli artigli che si infrangevano sulla sua pelle, graffiandolo, da cui uscì sangue. -Smettila Mikey! Stai calmo!- urlò l'azzurro, aiutato da Raphael che bloccò il più piccolo contro il cemento, tenendolo per i polsi.
-Prego.- disse il focoso, con un mezzo sorriso, tenendo fermo Michelangelo, mentre l'azzurro; ignorando il bruciore che avvertiva sulle ferite, si precipitò da Shredder, rimanendo basito, non vedendo nessuno. Osservò i dintorni, alla ricerca del suo nemico, ma poi comprese che fosse scappato, e raggiunse i fratelli
-Ora ti portiamo a casa, okay?- affermò Leo, ma, a quelle parole Mikey iniziò a dimenarsi con più furore, riuscendo a liberarsi e a scappare, lasciando il fratello, scaraventato a terra
-Maledizione!- ringhiò il rosso, alzandosi di fretta, aiutato dal leader, prima di rincorrere il più piccolo. Si fermarono di botto, trovandosi circondati dal Foot Clan e da Karai. Osservarono i ninja minacciosi, sguainando le loro armi e iniziando a sconfiggerli, mentre la ragazza, senza farsi vedere rincorse Mikey.

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Capitolo 14
*** Controllo ***


Controllo
-Sangue.. Voglio del sangue..- 
Una voce macabra, cupa e sottile continuava a rimbombargli in testa. Ma cosa voleva da lui? E dov'era? Perché tutto intorno era buio? 
Iniziò ad annaspare, mentre il cuore gli martellava forte nel petto; non voleva stare lì. Cercò di camminare, di dimenarsi, di uscire da quell'oblio, ma nulla. Era incatenato lì.
Era in piedi, in mezzo al nulla, e aveva paura, tanta paura. Riusciva a vedere solo il suo corpo, e ne rimase lievemente sorpreso nel constatare che non aveva più le ali, le orecchie, e né la coda. Era tornato normale? Ma, allora dov'era? Perché era buio? Perché quella voce? Ingoiò un groppo di saliva, osservandosi attorno smarrito. Lui non voleva far del male a nessuno, ma quella voce nella sua testa non era dello stesso parere, e lui, si chiedeva solo perché. Si strinse nelle spalle, abbracciandosi per farsi calore; quel posto era freddo come un congelatore. E dov'erano i suoi fratelli, la sua famiglia? Voleva stare con loro e non in quel postaccio buio e macabro. 
-Ti hanno abbandonato. Loro non ti vogliono più.- 
Le sue pupille si restrinsero, e per un'attimo smise di respirare. Quelle parole lo avevano colpito al cuore, lasciandolo spiazzato. No, non era vero. Scosse il capo frenetico, più per convincere se stesso, prima che il suo sguardo gli cade sulle sue mani, imbrattate di rosso. Rimase a bocca aperta e il suo battito iniziò ad accelerare, a chi apparteneva quel sangue? Boccheggiò incredulo, indietreggiando fino a ritrovarsi con le spalle al muro, una parete invisibile, che rifletteva come uno specchio e che tracciava una linea trasparente impossibile da oltrepassare. Scivolò a terra, tremando; cosa aveva fatto? Aveva ucciso? Strinse le palpebre, tentennando a quel pensiero, cercando di cacciarlo via.
Singhiozzò, portandosi le gambe al petto e avvolgendole con le braccia, dondolandosi per cercare di calmarsi. Ma lui; quella voce, cosa voleva?
-Uccidere.. Dobbiamo uccidere..- 
-No..- sussurrò, mordendosi il labbro inferiore. Lui non voleva togliere la vita a nessuno, e sperava di non aver fatto niente, che quel sangue sulle sue mani fosse solo un'illusione del suo inconscio. Prese un profondo respiro, osservandosi attorno con prudenza, alla ricerca del proprietario di quella voce. Quando ormai stava per rinunciare al fatto che non ci fosse nessuno, a parte lui notò due occhi rossi; apparvero di colpo, dinanzi a lui facendolo sussultare. E, quella sagoma, man mano che si avvicinava prendeva forma; e alla fine ne rimase shockato. Era lui, solo, mutato, con quelle enormi ali, la lunga coda, le orecchie, gli artigli e i denti aguzzi. Si osservarono a lungo, erano così simili, ma con l'unica differenza degli occhi; lui gli aveva rossi, come il sangue.
-Chi sei?- balbettò piano, osservandolo e avvicinandoglisi con timore
-Non dirmi che non lo hai ancora capito. Io sono Michelangelo, ma puoi chiamarmi Night. Sono te.. Noi siamo una cosa sola, è insieme siamo invincibili. Nessuno può fermarci.-
-Davvero?- domandò ingenuo, perdendosi in quello sguardo e in quegli occhi, mentre una sensazione gli diceva che doveva stare lì. Non ne capiva il motivo, ma era forte e decisa in quell'intenzione, e quindi, perché disapprovare?
-Noi possiamo tutto. Gli uccideremo, uccideremo tutti.- ghignò vincente, leccandosi i denti aguzzi con uno sguardo sadico.
Mikey era, stranamente felice insieme a lui, ma appena sentì l'ultima frase si riprese di colpo, continuando, però ad osservarlo schietto. Cosa? Unirsi a lui? Per uccidere? Non poteva farlo. E poi, cosa avrebbero pensato i suoi fratelli?
-Smettila!- lo aggredì la creatura, ringhiandoli contro. Non avrebbe ammesso un rifiuto. Lo osservò, mostrando i denti, minaccioso, prima di continuare furioso:-Tutti ci hanno abbandonato. Siamo rimasti soli, perché non lo comprendi? Dobbiamo essere uniti, o non sopravviveremo. Capisci? Solo io e te.-
Per un attimo si lasciò andare, chiuse gli occhi, appoggiando la testa a quello strano muro, scordandosi di tutto. Non seppe nemmeno lui come avesse fatto, ma intuì che centrasse quella creatura; la sua copia. D'un tratto si ritrovò su un tetto, davanti a lui c'era una figura corazzata. Gli stava parlando, ma non lo sentiva. Sussultò, non capendo cosa fare, o, semplicemente chi fosse. E quando si ritrovò a combattere contro di lui, si sentì smarrito, anche se stava vincendo. Ma quando, proprio mentre stava per togliere la presa sulla sua mano per lasciarlo cadere, qualcosa lo spinse via, ne rimase basito, osservando con timore la persona che lo avesse preso. Due occhi blu mare furono l'unica cosa che vide prima che il luogo cambiò, ritrovandosi in uno strano rifugio. Ad occhio e croce sembrava trovarsi nelle fogne; era molto grande e accogliente, mentre una sensazione lo fece sentire come a casa. Sbatté un secondo le palpebre e si ritrovò, non sapendo come, in un laboratorio; era tutto in disordine e c'erano tre tartarughe. Inclinò il capo, non capendo cosa stesse succedendo, ma, appena un'altra tartaruga entrò sbarrò gli occhi. Quello, quello era lui. Rimase basito, e quando vide le tre tartarughe prendersela con il se stesso di quel tempo abbassò lo sguardo, stringendo i pugni. Quella scena, sentiva di averla già vista, e faceva male il doppio perché era un dolore già vissuto, e risentirlo faceva ancora più male. Sentire quelle tartarughe prendersela con lui lo faceva sentire in colpa, anche se non sapeva di quale crimine si fosse macchiato, mentre quella sensazione di prima gli diceva che non fosse la prima volta che accadeva, e questa consapevolezza lo fece star ancor più male. In un attimo la visuale cambiò; ora si trovava in cucina, davanti a lui un topo propenso a bere una tazza di tè, mentre le tre tartarughe che prima lo avevano rimproverato, facendolo sentire fuori posto, si divertivano a giocare alla console. Inclinò il capo, non capendo ancora. Ma poi si sentì male, non ne capiva il motivo, ma una stretta gli impregnò il cuore, impedendogli di respirare, mentre una fitta alla tempia lo costrinse ad accasciarsi al suolo sulle ginocchia, mentre, con una mano si reggeva la testa, ed un senso di nausea si impregnò nella sua bocca e nel suo stomaco. Perché la loro felicità lo faceva stare così, così male? Chiuse gli occhi, non sopportando quella scena, e appena li riaprì si ritrovò dinanzi di nuovo la creatura, che gli restituì tutta la memoria. Fu come un filmine a ciel sereno, e con una smorfia, dovuta al forte mal di testa, che pian piano scomparve, continuò a fissare Night con le lacrime agli occhi. Avvertiva una sensazione di angoscia e solitudine, e faceva male, non si era mai sentito così; e, anche se sospettava che il colpevole fosse la sua copia, preferì non pensarci, continuando a riflettere su quei brevi momenti che aveva vissuto per pochi istanti.
-Co.. Cosa mi hai fatto?- balbettò, indietreggiando, ma dietro di lui c'era il muro, e di conseguenza era intrappola. Non poteva scappare, e si sentiva così oppresso da Night e da quel posto, che l'aria iniziò a mancargli.
-Hai visto? Senza di te stanno benissimo. Ti ricordi cos'hai provato? Già, è quello che dobbiamo far provare a loro.. Ci vendicheremo. Si pentiranno di averci rifiutato.-
Chinando il capo, Mikey lo osservò a sguardo basso, non poteva crederci. Era vero? Ma non voleva lasciare la sua famiglia. Però lui si era sempre sentito fuori posto, ogni volta; quando lo rimproveravano, quando combinava guai e loro lo guardavano in quel modo, con disappunto e rabbia. Non erano mai contenti, mai fieri di lui. Era solo una peste, con cui loro erano costretti a convivere. E se loro lo avevano lasciato, perché non fare altrettanto?
-Smettila Mikey! Stai calmo!- 
Un urlo lo fece ridestare. Era la voce di Leo. Si sentì così sollevato nell'udire la sua voce, ma Night si avventò su di lui, cadendogli addosso, e osservandolo negli occhi per mostrargli quello che stesse accadendo fuori da quell'oblio, fuori dalla sua mente, e facendolo ricredere ancora su se stesso, e sui suoi fratelli.
-Lo vuoi capire? Ci odiano! Leo, Donnie e Raph sanno che sei la pecora nera, una spina nel petto, ed ora che siamo qualcosa, vogliono renderci, di nuovo niente. Innocui. Loro sanno che siamo pericolosi, e vogliono separarci. Non devi permetterglielo.-
Sussultò, vedendo riflesso in quegli occhi la sagoma di suo fratello, aiutato da Raphael che lo bloccavano contro il cemento, tenendolo fermo per i polsi. Ingoiò un groppo amaro, mentre delle lacrime scorrevano sul suo volto; lo odiavano davvero.
Night ghignò, fiero che oramai avesse il pieno controllo di Mikey, il cui sguardo si fece incredulo e dispiaciuto, alla consapevolezza che non era mai stato niente per loro. Ma ora, tutto sarebbe cambiato.
-Ora ti portiamo a casa, okay?- 
Rise, Night a quelle parole. Ormai non serviva più parlargli, Mikey non avrebbe ascoltato nessuno, se non lui. Era troppo perso nel buio per poter ascoltare il suo adorato fratellone.
-Noi siamo una cosa sola.- Gli sussurrò nell'orecchio, ricevendo un cenno d'assenso. Osservò il suo sguardo assente e vuoto, e tra risate macabre scomparve, lasciandolo solo. Doveva tornare al suo lavoro, alle sue vittime. Ormai il più era fatto con lui, ed avendo il pieno controllo non serviva più restare in quel posto, adesso poteva tornare ad uccidere. Mikey lo osservò andarsene, e si raggomitolò su se stesso, mordendosi il labbro inferiore, piangendo in silenzio. Aveva accettato quindi? Già, però.. Lui non voleva questo.
E mentre l'oscurità lo avvolse nella sua gabbia, poté osservare, un'ultima volta la sua famiglia, quella che lo aveva abbandonato al suo destino. Un sospiro tremolante uscì timido dalla sua bocca, prima di chiudere gli occhi, crollando in un sonno profondo. Gli sarebbe mancata molto.

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Capitolo 15
*** Tradimento ***


Tradimento
Sangue, solo a questo pensava. Non riusciva a distogliere la sua mente da altri pensieri, ma era così piacevole. Ed ora che non aveva più Mikey a mettergli i bastoni fra le ruote, poteva averne quanto più ne voleva. E ne desiderava troppo. Il suo unico, ardito pensiero era impresso sulla sua immensa sete di sangue. Non poteva farci niente, era troppo bello, e non avrebbe mai rinunciato a quella sensazione che il sangue, la sofferenza, ed il dolore altrui gli regalava. Così correva, da un tetto all'altro voglioso di trovare un'altra vittima da mietere, da squartare, da distruggere.
-Night!- un urlo femminile lo fece destare da quei pensieri, mentre uno shuriken si conficcò sul suo braccio sinistro. Rantolò di dolore, ringhiando e barcollando, mentre cercava con lo sguardo la colpevole. I suoi occhi divamparono di rabbia nel vedere Karai che si avvicinò ghignando, puntandogli la spada contro.
Ringhiò, osservandola minaccioso, ma poi ghignò divertito. Aveva trovato la sua vittima. Mosse la coda, che sferzò piano l'aria, per poi assottigliare lo sguardo. Tolse in fretta lo shuriken e, in un'attimo si avventò su di lei, ferendola con i suoi artigli, e prendendole la spada con la bocca. Strinse la presa sulla lama, spezzandola, e, mentre i pezzi crollavano sul suo viso; con un movimento del capo lanciò lontano il manico, per poi tornare ad osservarla, sorridendo sadico.

Raphael e Leonardo correvano, con quanta più grinta avessero in corpo per cercare di raggiungere Karai. Non potevano permetterle di ferire il loro fratellino. Ed anche se sentivano le gambe bruciare per il troppo acido lattico, lo ignorarono, avanzando con più foga verso la loro metà. 
Strinse i pugni, osservando minaccioso il punto in cui, i due stessero combattendo. E con uno slancio, saltò mettendosi in mezzo. Sguainò i suoi Sai, pronto a difendere Mikey, inconscio del fatto che non fosse più lui. Leonardo, invece preferì studiare la situazione, e vedendo il più piccolo così aggressivo, pronto a uccidere chiunque gli si parasse dinanzi, decise di mettersi guscio a guscio con uno scettico Raph. Il quale non capì quel gesto finché non vide Mikey attaccare il leader, aggredendolo con una ferocia mai appartenutagli prima. Rimase incredulo, incapace di reagire. Non voleva credere che Mikey stesse diventando un mostro. Strinse i pugni, talmente forte da sbiancare le nocche; ma dov'era Donnie? Quando ci metteva a creare quella stupida cura?
Karai, approfittando di quel momento di distrazione da parte del rosso, decise di svanire nelle ombre, ghignando. Suo padre sarebbe stato fiero di lei; era riuscita a mettere Mikey, ovvero Night, contro la sua famiglia, e ben presto gli avrebbe svelato e condotti nel luogo dove si nascondeva Splinter. 

-Mikey stai fermo! Siamo noi! Non ci riconosci?- chiese Leo, steso al suolo che cercava di tenerlo a bada, mentre il più piccolo tentava di morderlo, da sopra di lui. Ma il leader lo tenne saldamente per le spalle, distanziandolo dalla sua faccia di qualche centimetro, mentre sentiva i suoi artigli confiscarglisi nel piastrone. Strinse gli occhi, ingoiando il dolore e concentrandosi, invece sul suo fratellino. Osservò i suoi occhi iniettati di sangue, e tentennò. Non poteva credere fosse diventato così, che fosse diventato un mostro.
Raphael boccheggiò, chinando lo sguardo verso il cemento. Non voleva combattere contro di lui, aveva sempre cercato di proteggerlo ed ora era costretto a battersi contro Mikey. Come faceva? Non ne aveva la forza.
Prese un profondo respiro, deciso. Quello non era più Mikey, al momento; e Leo aveva bisogno di lui. Strinse la presa sui suoi Sai, per poi darsi la carica e colpirlo con un calcio al fianco, facendolo rotolare via. Osservò il maggiore, tendendogli la mano con un mezzo sorriso, aiutandolo ad alzarsi. Si guardarono, poi decisi, preparandosi a contrattaccare.
Lui rantolò, fingendosi ferito per cercare di fargli provare compassione. E ghignò sotto i baffi, mentre i suoi occhi luccicarono, vedendoli avvicinarsi con un volto preoccupato, temendo di aver esagerato. Quando furono abbastanza vicini, con un balzò scattò, finendo addosso al rosso; ma che, intercettando la sua mossa, lo bloccò. Osservò il più piccolo ancora incerto, ma poi lo avvolse in un caldo abbraccio. Era certo che non fosse tutto perduto. Mikey era ancora lì dentro, e avrebbe fatto di tutto per farlo ritornare da loro.
Sbatté le palpebre un paio di volte, confuso. Non si aspettava una reazione del genere da parte del focoso. Una sensazione lo portò a volersi accoccolare meglio, in quell'abbraccio così confortevole, ma poi si riprese, prima che Mikey potesse risvegliarsi dalle sue ombre. Ricordandosi del patto stipulato con Karai, aprì le grandi ali, costringendo Raph a lasciarlo andare. Gli ringhiò contro tutto il suo odio, prima di volarsene via, diretto al palazzo di Shredder. Sbuffò, non credeva che Mikey potesse riprendere il controllo così facilmente, avrebbe dovuto stare più attento.

-Mikey!- urlò Raph, iniziando a correre, ma Leo lo bloccò. Si osservarono per minuti interminabili, ma alla fine il rosso compresse le intenzioni del leader, e, ringhiando strattonò la presa sul suo braccio, per poi seguirlo, diretto nelle fogne.
-Ragazzi! Avete trovato Mikey?- chiese con sguardo supplichevole, Donnie, vedendoli arrivare in laboratorio. Sussultò, ricevendo uno sguardo minaccioso, degno di un serial killer, dal rosso che si appoggiò al muro di guscio, incrociando le braccia al petto, ticchettando, nervosamente, le dita sul braccio, ringhiando.
-Hai creato la cura?- esplose, infine, osservando truce il genio che indietreggiò, lievemente in soggezione
-N-non ancora..- balbettò, ingoiando un groppo di saliva, e stringendo i pungi. Vide Raph avvicinarglisi con l'intenzione di pestarlo, ma Leo gli è lo impedì.
-Vi prego ragazzi. Mikey ha bisogno dei suoi fratelli, ma ha bisogno di vederci uniti. Ora più che mai.- affermò, e il Sensei sorrise fiero, entrando
-Leonardo ha ragione. Ed ora dimmi, Donatello, cosa manca alla cura per essere tale?- chiese, piano, in tono pacato e gentile. Donnie sorrise, miscelando gli ultimi ingredienti. Gli appoggiò, velocemente su un piccolo fornello a gas, vedendo il liquido bollire chiuse gli occhi, temendo un'altra esplosione, ma poi, appena li riaprì, sospirò soddisfatto. 
-Manca solo il paziente, Sensei.- affermò, pieno di gioia, mentre i maggiori si osservarono con un immenso sorriso, sollevati a quella notizia. Accennarono ad un sì, troppo euforici; Mikey sarebbe tornato.
-Allora andiamo!- esultò il leader, ma tutti si bloccarono nel sentire un'esplosione che arrivava dall'altra sala. 
Corsero più veloci che mai, ritrovandosi dinanzi Shredder insieme ai suoi uomini e a Karai. Donnie boccheggiò incredulo, non capendo come avessero fatto a trovarli, ma poi intravide la sagoma di Mikey dietro Shredder, che gli osservava ghignando, con uno sguardo maniacale.
-Oh, no..- sussurrò il viola, prima di sfoderare la sua arma, seguito dai fratelli
-Uccideteli.- ordinò Shredder, mentre TigerClaw, una tigre con una bandana azzurra attorno al collo, armato di pistole, si avventò su Leo. Bebop, un facocero antropomorfo, dai capelli viola, tenuti a mo' di cresta, vestito con un gilet, pantaloni neri e scarpe rosse; e Rocksteady, un rinoceronte, vestito con pantaloni mimetici e una canottiera bianca si precipitarono su Donnie e Raph, lasciando Splinter al loro capo.

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Capitolo 16
*** Tutto il necessario. ***


Tutto il necessario.
-Hai visto Splinter? I tuoi figli non sono poi così fedeli, a te.- ghignò, riferendosi a Mikey, che osservava la lotta seduto comodamente per terra, vicino all'uscita affiancato da Karai, che attendeva gli ordini di suo padre.
Splinter lo osservò minaccioso, per poi volgere un triste sguardo ai suoi due figli, alleati del suo nemico. Chinò le orecchie, non pensando che Michelangelo potesse arrivare a tanto, poi si preparò a combattere.
-Donnie, cosa stai aspettando? Dai la cura a Mikey!- urlò il rosso, schivando gli attacchi del rinoceronte, mentre il genio colpì, con il suo Bo il facocero, facendolo andare a sbattere contro il muro. Gettò uno sguardo a Mikey, per poi voltarsi verso il suo laboratorio, con ansia ed il cuore in gola
-Allora?- ringhiò Raph, schivando il possente pugno di Rocksteady, e contrattaccando con un calcio. Donnie, preso dal panico indietreggiò, osservando preoccupato la situazione; Leo era nei guai e anche Splinter. Aveva lasciato la cura nel laboratorio, ma, anche se l'avesse presa poteva non funzionare, e poi come gli e l'avrebbe data? Annaspò, andando in iperventilazione, non voleva peggiorare le cose, non di nuovo. -Donnie!- urlò il rosso risvegliandolo dai suoi pensieri, il quale lo osservò, disperato da tutta quella situazione, ma poi prese un profondo respiro, cercando di regolarizzare il suo battito, come il suo respiro.
-Sì!- affermò deciso, serrando i pugni -La cura è in laboratorio. Coprimi le spalle.- affermò deciso, con un mezzo sorriso, e dopo un cenno d'assenso da parte del maggiore corse dentro al laboratorio. Appena ne uscì, Raph, con un salto acrobatico gli atterrò dinanzi prendendogli la siringa, e correndo verso il più piccolo, che lo stava aspettando, ghignante -Ma, cosa?- domandò il genio, sbattendo le palpebre incredulo, non aspettandoselo
-Ci penso io a Mikey, tu aiuta Leo.- esclamò, continuando a correre. Infondo, era colpa sua se era in quello stato, se era così. Lo aveva salvato dai Kraang, ed ora lui lo avrebbe salvato da se stesso. Vide Mikey ghignare, leccandosi il labbro superiore, mentre gli occhi luccicarono, vogliosi di sangue. Ma poi si voltò, uscendo dalla tana, ed il rosso ne rimase basito. Ringhiò, inseguendolo; non sapeva cosa avesse in mente, ma non lo avrebbe lasciato solo, in balia del mostro che era diventato.
-Karai, inseguili!- ordinò Shredder. Karai negò, vogliosa di controbattere, di vendicarsi, ma dovette eseguire ciò che gli era stato detto. Così corse nella direzione in cui, i due erano fuggiti, lasciando i tre Hamato in balia del loro destino.

-Ti prego, fermati!- urlò, stringendo i pugni. Riusciva a intravedere la sua coda che si muoveva, sferzando velocemente l'aria, mentre saltava da un palazzo all'altro. Il fatto che non avesse spiccato il volo stava a significare che lo stesse conducendo in una trappola, ma, anche se consapevole del pericolo non poteva permettersi di abbandonarlo. Lo avrebbe salvato, lo avrebbe protetto come avrebbe dovuto fare quella notte. -Mikey!- gridò a pieni polmoni, ignorando la gola bruciare per lo sforzo, mentre la stretta dei pugni si fece così opprimente che le unghie si conficcarono nei suoi palmi, facendo fuori uscire rivoli di sangue.
Ma lui continuava correre, ignorando i richiami del maggiore. Lo avrebbe condotto fuori città, e lì lo avrebbe ucciso. Sarebbe stata una cosa veloce e indolore con suo rammarico. Avrebbe voluto assaporare meglio quel momento, ma non poteva permettersi che Mikey si risvegliasse. Osservò la vegetazione che l'oscurità riusciva a rendere tremendamente spaventosa, nonostante la luce della luna irradiasse le radici, dove risiedevano delle gradite gocce di rugiada che brillavano rendendo, in parte, quel posto magnifico. 
Raph sussultò vedendolo incamminarsi in quella fitta boscaglia, ma poi scese, iniziando a cercarlo. Tese le orecchie, pronte a captare qualsiasi rumore. Si voltò di scatto, attirato da un rumore sinistro di un ramoscello spezzato, così alzò la guardia al massimo. Sentiva una stretta al cuore, ma cercò di ignorarla, di respingerla il più che potesse. Doveva sconfiggerlo per iniettarli il siero, ne era consapevole, ma combattere contro Mikey, e rischiare di ferirlo.. Era difficile da accettare. Si morse il labbro inferiore, continuando ad osservarsi intorno. Era, anche difficile accettare che il suo fratellino; con cui aveva passato bellissimi momenti, tra risate e scherzi, volesse togliergli la vita. Non poteva crederci. Osservò la siringa dentro la sua cinta, con dentro quello strano liquido; sperava vivamente di riuscirci. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo, e quando li riaprì si ritrovò dinanzi gli occhi rossi del suo fratellino. Lo stava osservando ghignando, pronto a colpirlo, pronto a ucciderlo in qualsiasi momento.
-Mikey..- sussurrò piano, rivolgendoli un piccolo sorriso. Non era mai stato bravo ad esternare i suoi sentimenti, anzi, era una cosa che odiava decisamente. Di solito, quello che gli esternava facilmente, e, praticamente sempre era Mikey. Ma adesso era lui ad aver bisogno di un abbraccio, di un "ti voglio bene", e di suo fratello. E lui c'era, avrebbe fatto tutto il necessario per salvarlo.

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Capitolo 17
*** Sgretolarsi ***


Sgretolarsi
Aprì piano gli occhi, osservandosi attorno smarrito. Era in una gabbia buia e umida, appeso con delle catene, ai polsi contro la parete. Cercò di dimenarsi, per provare a liberarsi ma si fermò nel sentire dei gemiti di dolore di fianco a lui. Si voltò in quella direzione, cercando di focalizzare l'immagine di quella sagoma, ma era troppo buio.
-D.. Donnie, sei tu?- osò chiedere, mentre lo osservava voltarsi nella sua direzione. Notando i due occhi bordeaux non poté che comprendere che fosse lui, mentre il genio gli rispondeva di sì.
-Dove siamo?- chiese, poi il fratello, studiandosi attorno, mentre lui cercava di ricordare cosa fosse accaduto. Come un lampo, i ricordi tornarono. Mikey gli aveva traditi, portando il nemico alla tana. Avevano combattuto fino alla stregua delle loro forza, ma alla fine, Shredder gli aveva sconfitti. 
-Non lo so..- rispose rammaricato, chinando il capo, deluso da se stesso. Sperava solo che Raph riuscisse a dare la cura a Mikey, per poi venirgli a salvare. Chissà cosa gli avrebbe fatto, quel mostro di Shredder. Il solo pensarci gli urtava i nervi.
-Dov'è Splinter?- chiese, ad un tratto il genio, facendolo sussultare. Era talmente preoccupato per la loro sorte che non si era reso conto che mancasse all'appello proprio loro padre
-Non preoccupatevi di lui. E' in buone mani.- affermò la voce tetra e cupa di Shredder che entrò nella cella, facendo cigolare la porta con un rumore sinistro
-Se intendi le tue, allora ne dubito fortemente.- sputò Leo, stringendo i pugni alla sua vista, mentre tornò a dimenarsi con più foga di prima 
-Calmo, Leonardo. Per il momento non vi toccherò. Voglio aspettare che ci siate tutti prima di iniziare a vedervi soffrire. E chi lo sa? Forse, con un po' di fortuna, sarà lo stesso Mikey ad uccidervi, quando sarà qui.- affermò, facendoli raggelare all'istante, ma preferirono tacere, confidando a pieno nelle capacità di Raph

-Mikey.- lo implorò, avvicinandosi, ma, sentendolo ringhiare preferì fermarsi, abbassando le spalle. Non poteva credere che non lo riconoscesse più -Ascoltami, con questa cura potrai tornare come prima!- spiegò mostrandoglielo, sperando che fosse vero e che lui l'avrebbe accettata senza fare troppe storie.
Mikey continuò a guardarlo, assottigliando gli occhi, per poi fare un balzo e cadergli addosso. Tentò di ferirlo con i suoi artigli, ma Raph fu più veloce e gli prese le mani, bloccandogliele. Cercò di allontanarlo, prima che potesse mordergli la faccia, ma continuava ad avvicinarsi, minaccioso.
-Mikey, fermati! Sono io, sono tuo fratello!- urlò, ma lui non si fermava, e così, con rammarico gli sferrò un calcio, riuscendo a spingerlo via.
Lo sentì guaire di dolore, ma pensando fosse una finta non si avvicinò, mentre pensava velocemente ad un modo per fermare quella furia senza fargli troppo male. Alla fine, stringendo i pugni, lo osservò dritto negli occhi, alla ricerca disperata di quell'azzurro che sempre lo aveva caratterizzato.

Aprì gli occhi di scatto, alzandosi. Annaspò, osservandosi attorno, smarrito in quell'oscurità. Gli era sembrato di sentire la voce di Raphael, ma perché lo stava chiamando?
-Mikey, fermati! Sono io, sono tuo fratello!- 
Cosa significava? Voleva prendersi gioco di lui ancora? Non voleva più ascoltarli, non erano fratelli. Non più, almeno. Singhiozzò, rannicchiandosi su se stesso, mentre l'oscurità tornò ad avvolgerlo. Nascose la testa nell'incavo delle braccia, prima di addormentarsi ancora. Ma la voce di Raph tornò a tempestargli la mente. Era così opprimente e forte che non riusciva ad ignorarla. Alzò lo sguardo, incamminandosi piano verso l'uscita da quella sottospecie di letto di ombre e buio, mentre cercava un modo per poter guardare Raph, nonostante le coperte di oscurità, che avevano preso forma di tentacoli si aggrovigliassero tra le sue gambe, impedendogli di avanzare oltre.
-Lo so che sei spaventato. Ti comprendo. Infondo, è tutta colpa mia se ora sei così, e non ti biasimo se c'è l'hai con il mondo intero e vorresti solo scomparire.- rimase incredulo a quelle parole, perché erano vere. Raph lo stava capendo, e non riusciva a crederci. Si districò da quei tentacoli, lasciando indietro le tenebre, volendo avvicinarsi per guardare e ascoltare meglio. E lo vide, lo osservava con occhi supplichevoli, mentre continuava a parlargli, avvicinandosi passo dopo passo, lentamente -Ma la colpa di quella mutazione, di quello che stai patendo.. è solo colpa mia. Quindi, se devi prendertela con qualcuno, quello sono io. Lascia stare gli altri, il mondo non ti ha fatto niente, non hai motivo di ucciderlo o odiarlo. E nemmeno i nostri fratelli! Sono sicuro che non ti sei dimenticato di loro.. di noi. Hanno cercato di salvarti, ci ho provato anch'io.. ma alla fine, tu hai salvato noi.. Per ben due volte tra l'altro.- ironizzò, mentre un mezzo sorriso comparve sul suo volto, facendolo ridere e facendolo sentire fiero di se stesso, prima che continuasse ancora -So che mi odi, ma ti prego, ti prego.. Non cambiare per colpa mia. Io rivoglio indietro il mio fratellino. Quello che sapeva ridere, che sapeva scherzare, che sapeva essere Michelangelo.- spiegò, mentre si inginocchiava davanti a Night che si era come pietrificato da quelle parole
-Non ascoltarlo!- la voce subdola e macabra di Night gli arrivò alle orecchie, facendolo sobbalzare, mentre compariva dalle ombre. Rimase un'attimo incredulo, mentre indietreggiava, colto da una innata paura, mentre lui si avvicinava a carponi, come un felino pronto ad azzannare la sua preda. Ingoiò un groppo di saliva, cercando di tornare da Raph. Non voleva più stare lì, bensì con la sua famiglia. Era stanco di stare solo. 
-Ti ho detto di non ascoltarlo!- urlò graffiandogli il braccio e cadendogli addosso con sguardo minaccioso -Pensaci. Quelle parole.. le ha inventate. Non gli interessasse avere il tuo perdono, è ovvio. Vuole te, perché non gli serve avere un nemico in più con quello che sta accadendo.- gli ringhiò in faccia
-Perché.. Cosa sta accadendo?- domandò serio, facendosi coraggio, mentre Night ghignava -Cosa hai fatto?- chiese allora, ad occhi sbarrati, osservandolo negli occhi rossi, e tutto quello che era accaduto durante il suo sonno gli passò dinanzi
-Solo quello che ritenevo migliore per entrambi.- spiegò calmo, ma, l'arancione, con un calcio lo scacciò. Si issò sulle braccia, osservandolo scettico per quel gesto inaspettato, e ringhiandogli contro
-No, non è vero! A te interessa solo sopravvivere! Ed è per questo che non vuoi che Raph mi dia la cura! Sei tu, che senza di me non puoi esistere.- ringhiò furioso, stringendo i pugni minaccioso, voglioso di uscire da lì
-Tu credi? Davvero credi che a loro importi di te? Io ti ho salvato! Io ci sono stato! Loro ti odiano. A cosa gli servi, infondo? A niente!- affermò, ammutolendolo e facendolo ricadere nell'abisso di oscurità
Ma proprio mentre le tenebre lo avvolgevano, Night sbarrò gli occhi. Si osservò intorno smarrito, vedendo come tutto girava. E quando guardò le sue zampe si sentì mancare, vendendo che erano diventate trasparenti. E, intanto che l'oscurità scompariva, e la luce prendeva il suo posto, rabbrividì nel vedere tutto quel bianco calore, ristoratore. Indietreggiò, capendo cosa stava accadendo. Per cercare di far tornare Mikey ai suoi sogni si era completamente dimenticato del focoso che, approfittando di quel momento in cui il suo corpo era fermo gli aveva somministrato la cura.
-No, no no!- urlò disperato, prima di svanire in un vortice nero, sovrastato dalla luce. Mikey rimase incredulo, ma poi osservò quel bianco sgretolarsi tra mille crepe, lasciando rimanere solo un triste vuoto grigio, mentre veniva riportato, di colpo alla realtà.

-Mikey, Mikey!- continuò il rosso, mentre scuoteva, piano il fratello che si stava ridestando da quello stato di trans. Sbatté un paio di volte le palpebre, focalizzando la figura di suo fratello che sorrideva, felice che fosse vivo. Lo strinse forte tra le braccia, intanto che si guardava attorno confuso. Si guardò le mani, constatando che la pelle e la coda fossero tornati normali si tranquillizzò un po', ma vedendo ancora quegli artigli e le ali nere che lo avvolgevano si incupì. D'istinto si portò la lingua sui denti, scoprendo con rammarico che erano ancora aguzzi. Osservò il collo di suo fratello, mentre la sua testa era appoggiata sulla spalla del focoso. Restò immobile, non ricambiando il gesto d'affetto, o dando segni di vita. Nonostante fosse vivo non si sentiva tale. 
-Lo vedi? Era meglio restare uniti. Ma non è troppo tardi..- sbarrò gli occhi riconoscendo la voce di Night. Ricordava come tutto si sgretolasse intorno a lui, in quel posto indefinito, ma l'unica cosa davvero a sgretolarsi era stata lui. Non era cambiato nulla, infondo. Solo, era lui ad avere il controllo adesso. -Ne sei sicuro?- cercò di non ascoltarlo, e si scansò di scatto dal fratello, riuscendo a correre in modo eretto, scappando via da lui, mentre lo sentiva richiamarlo. 
Si tappò le orecchie, che non erano più visibili, ma erano tornate come quelle di una tartaruga. In parte era tornato come prima, ma non sentiva di poter restare. Si avvicinò ad un lago, inginocchiandosi all'estremità per bere, e tentennò, osservando i suoi occhi neri, con una striscia verticale azzurra come pupilla. Iniziò a mugugnare, mettendo le mani a coppa e immergendole per prendere l'acqua, iniziando a bere. Si mise in guardia, osservando gli occhi gialli nascosti nelle boscaglie che si muovevano. Ma non verso lui, bensì verso dove aveva lasciato Raph. Capì che fossero i Purple Dragon. E, ricordandosi del pericolo che incombevano i suoi fratelli, prigionieri di Shredder, corse a raggiungere il focoso. Ma quando arrivò era già troppo tardi. Era stato catturato.
Strinse i pugni, ignorando il dolore che provocavano gli artigli sulla pelle. Fece un profondo respiro, e, prendendo i Sai del rosso, volò in direzione della città.

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Capitolo 18
*** Scelta ***


Scelta
Atterrò sul tetto del palazzo, per poi intrufolarsi nei condotti per poter arrivare alla cella dove era rinchiusa la sua famiglia. Sperava che Shredder credesse ancora che fosse Night, così non sarebbe stato costretto a combattere contro di lui.
-Perché no? Possiamo ucciderlo. I tuoi fratelli, e specialmente tuo padre ne sarebbero talmente fieri. Non vuoi renderli fieri, Mikey? Vuoi restare la solita tartaruga pestifera che combina solo guai?- lo sentì deriderlo, e scuoté il capo, non volendo ascoltarlo, ignorando la sua risata psicotica. Non doveva cedere alla tentazione di perdere il controllo. Ma era così difficile combatterlo. -Avanti. Insieme possiamo farcela, possiamo sconfiggerlo.-
I suoi occhi luccicarono, vogliosi di dargliela vinta solo per quella volta, per dare una lezione a Shredder, per assaporare di nuovo il sangue, ma si riprese, affondando gli artigli nella conduttura, incrinandola, troppo frustrato e nervoso. Perché non si stava zitto? Voleva a tutti i costi farlo impazzire! -Sempre se tu non mi concedi di avere il controllo. Anche cinque minuti mi andrebbero benissimo.- bluffò, ma lui non gli diede retta, avanzando.
Osservò oltre la griglia, guardando la porta chiusa della cella dove, Shredder aveva imprigionato i suoi fratelli, compreso Raph. Mancava solo lui all'appello. Assottigliò lo sguardo, gli avrebbe liberati. A qualunque costo
-A qualunque costo.- ripeté la voce beffarda di Night che sogghignava, pregustando quello che sarebbe accaduto. 
Lo ignorò, non sapendo di star facendo il suo gioco e, con un balzò atterrò sul pavimento, per poi avvicinarsi, piano alla porta. Osservò titubante la sua mano sulla maniglia, ma poi, spingendola in basso l'aprì, ritrovandosi nella completa oscurità, solo con un fascio di luce di una lampadina penzolante che illuminava Shredder accanto ai suoi fratelli e a suo padre. In un attimo si ritrovò tutti gli sguardi puntati contro, ma non ci fece caso, osservando il nemico, che ricambiò con un ghigno.
-Nonostante la cura, eccolo qui. Night è arrivato per darvi il colpo di grazia. E sarà una vera goduria, per me assistervi.- affermò, facendogli cenno di avvicinarsi, invitandolo a commettere il suo primo crimine.
Ma lui era deciso a liberarli. Avrebbe distrutto le catene con i suoi artigli e sarebbero scappati. Si avvicinò minaccioso, mentre loro lo osservarono dispiaciuti di non averlo potuto aiutare a guarire, a farlo tornare il solito Mikey. Ed era, anche lui dispiaciuto per questo. Stava per fare la sua mossa, ma qualcosa lo spinse via, facendolo schiantare contro la parete sotto lo sguardo, confuso e scettico della sua famiglia che non comprendeva quel gesto inatteso.
-Sei furbo, te lo concedo. Ma non lo sei abbastanza se speravi di giocarmela così facilmente. Era ovvio che la cura avesse funzionato. Difficilmente, Donatello fallisce. E, vedendo il tuo sguardo afflitto non era così difficile capire il tuo bluff.- commentò acido, Shredder che lo aveva attaccato con un calcio all'addome. 
Si alzò di scatto, ringhiandogli contro e assottigliando lo sguardo, mentre estraeva gli artigli famelico di sangue. Lo osservò mettersi in posa di combattimento, ma, con un balzò felino gli atterrò sopra, spalancando le ali per sembrare minaccioso e incutergli timore. Affondò gli artigli nella sua corazza con l'intenzione di strappargliela e renderlo più vulnerabile, ma era difficile rompergliela. Con un calcio, Shredder lo spintonò via, e, alzandosi di scatto, conficcò le sue lame nel braccio dell'arancione che gemette di dolore, indietreggiando. Non c'è l'avrebbe fatta, non da solo almeno. Per un'attimo si lasciò controllare dalla rabbia, e gli occhi gli divennero rossi. Si tenne il braccio sanguinante, osservando Shredder truce, prima di ringhiargli contro tutto il suo odio, gettandosi su di lui, che, cadendo violentemente perse i sensi. Stava per azzannargli la gola ma le voci dei suoi fratelli lo fecero rinsavire, facendolo tornare con la mente nel presente, mentre gli occhi ridivennero celesti.
Gli osservò dispiaciuto, e confuso. Non capiva. Non volevano che uccidesse Shredder? Avrebbero avuto un nemico in meno. Ma, un barlume di felicità gli opprimette il petto, sentendo le parole del suo fratellone.
-Andiamo a casa.- gli disse il leader, rivolgendogli un piccolo sorriso. Accennò ad un sì frenetico, gettando un'ultimo sguardo a Shredder mentre si avvicinava a loro, liberandoli con i suoi artigli che spezzarono le catene come fosse carta.
Lo abbracciarono, e questo lo fece sentire così bene, come a casa. Si accoccolò meglio, facendo le fusa, mentre suo padre gli accarezzava il capo, dolcemente. Sorrise, felice che non lo odiassero. Voleva tanto andare a casa, restare con loro, di nuovo come una famiglia. Mugugnò, avvertendo una fitta alla testa, mentre Night tornò all'attacco, famelico.
-Non ascoltarli! Sono io l'unico di cui hai bisogno.- affermò nervosa la voce macabra di Night, nella sua testa. Ma cercò di ignorarla, nonostante continuasse a parlargli, cercando di riottenere il controllo perduto -Mi devi un favore, ricordi? Ti ho aiutato a sconfiggere Shredder. Ora tocca a te; uccidili.- gli sussurrò cupo, bramoso di sangue
Scuoté il capo, indietreggiando. Non poteva ucciderli, erano la sua famiglia. Si morse il labbro inferiore, spaccandolo, mentre tentava di mantenere il controllo. I suoi fratelli lo chiamavano, preoccupati, ma non riusciva a sentirli. Tutto si era fatto ovattato, e la vista confusa, così strizzò le palpebre, cercando di concentrarsi sui rumori, che apparivano sempre meno chiari, finché il silenzio si impossessò delle sue orecchie.
-Allora devi scegliere. Se rimani con loro, ti costringerò ad ucciderli, ma se te ne vai, lasciando a me una parte del controllo, potrei, chissà, lasciarli andare?- domandò, ridendo sghembo. Strinse i pungi, mordendosi più forte il labbro. Non poteva rimanere con loro, ma non voleva lasciarli. Cosa fare? Finché quella voce avrebbe continuato a tormentarlo non poteva fare niente. Anche se aveva il controllo, in realtà, era sempre Night ad avere il comando, lui aveva il coltello dalla parte del manico, e aveva atteso il momento giusto per metterlo in trappola. 
-Davvero mi credi solo una voce? Quanto ti sbagli.. Io sono una parte di te.- lo sentì ridere sadico. Era così insopportabile. Continuò a scuotersi, tenendosi la testa con le mani nella speranza che smettesse, mentre i suoi fratelli lo osservarono sempre più preoccupati, erano agitati perché non capivano quello strano comportamento. Donnie gli si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla, ma questo fu un grosso errore. Era troppo instabile per capire cosa stesse accadendo fuori dalla sue mente così, spaventato da quella presa lo attaccò, ferendolo.
Al sentire le urla del genio, riuscì a riprendersi, avvicinandosi dispiaciuto, ma Leo lo bloccò, pensando che volesse ancora attaccare. Mugugnò, chinando il capo, deluso. 
-Beh, vedo che non servo io. Non è meglio che te ne vai? Tu riesci solo a ferirli.- ringhiò a quella frase, lasciando interrogativi i fratelli, che avevano iniziato a comprendere che fosse terribilmente instabile. Abbassò le spalle, ma quando vide il Sensei avvicinarglisi, indietreggio, non volendo ferire anche lui.  
Gettò uno sguardo a Raph che lo osservava lievemente incredulo ma con un mezzo sorriso sulle labbra per incoraggiarlo, mentre era inginocchiato, insieme a Leo, accanto a Donnie che era caduto a terra, tenendosi il polso ferito.
-Michelangelo, cerca di non ascoltare la tua parte oscura. Lei non può avere il controllo se tu non gli e lo permetti. Posso comprendere che sia difficile, ma noi siamo qui, e ti sosterremo sempre.- affermò il padre, poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla, avvertì i fratelli concordare, ma lui abbassò il capo, troppo afflitto. Sapeva che aveva ragione, ma non sapeva come ammutolire quella voce.
-Dobbiamo andarcene da qui.- affermò a quel punto Leo, osservando cupo Shredder, ancora disteso a terra, e facendo strada alla sua famiglia. Dovevano andarsene prima del suo risveglio.
Appena fuori dalla cella si ritrovarono dinanzi il Foot Clan, ma non ci misero molto a sconfiggerlo, giungendo, finalmente fuori, con Mikey che continuava a fissare il pavimento, dispiaciuto per l'accaduto.
-Dai. Non è niente.- provò a incoraggiarlo, Donnie. Gli rivolse un tetro sguardo, prima di tornare a volgere gli occhi al cemento freddo. Era riuscito ad ammutolirlo, e, tra un sospiro e l'altro, il viola osservò gli altri, alla ricerca di un consiglio su cosa fare  
-Pretendo la parte che mi spetta!- ringhiò seccato Night, stufo di aspettare. Mugugnò, non sopportando le fitte di dolore che riceveva ogni qualvolta che gli parlava. Conficcò gli artigli nei palmi, ignorando il dolore e il sangue sgorgare, cercando solo di resistere. Non voleva lasciare la sua famiglia, non poteva. Doveva ottenere il controllo. 
-Perché la cura ha funzionato solo per metà?- chiese a quel punto, Raph, non sopportando più lo sguardo malinconico e sofferente del più piccolo, che alzò lo sguardo verso il genio, in attesa di un responso
-Io.. non lo so.- ammise infine, abbassando le spalle e volgendo lo sguardo, rammaricato da un'altra parte, non avendo il coraggio di guardare dritto in faccia Mikey.
-Potrai curarlo?- domandò allora Raph, avvicinandosi sotto lo sguardo, speranzoso di Mikey e vigile di Splinter
-No.. Se darò un'altra dose di quella cura potrebbe anche morire, o peggio.- spiegò, mordendosi il labbro inferiore. Indietreggiò, quando vide il rosso avvicinarglisi minaccioso, ma Leo si mise in mezzo, terminando quella lite prima che cominciasse.
-E da quando c'è qualcosa di peggio della morte?- provò a ironizzare Mikey, lasciando tutti basiti -Cosa?- chiese allora, per quegli sguardi. Doveva ammettere che gli era mancato parlare, e, finalmente risentire la sua voce, tra tutta la confusione che aveva dentro lo fece risollevare un pochino.
-Sai parlare?- chiese scettico Leo, non badando alla domanda, apparentemente stupida che aveva appena posto al più piccolo
-Già..- rispose stranito, Mikey, inclinando il capo da un lato, per poi scoppiare a ridere per quelle facce. Non era esattamente in vena di essere così solare, ma voleva lasciare un bel ricordo ai suoi fratelli, se doveva andarsene.  
-Da quando, scusa?- domandò Raph, piegando un sopracciglio, incredulo. Era strano sentir parlare, e soprattutto ridere Mikey, dopo tutto quel tempo di silenzio. Ma era bello risentirla. Metteva sempre allegria.
-Direi da ora.- rispose titubante. Non ci aveva fatto caso nemmeno lui, in verità. Aveva voluto rallegrare gli animi, e la voce gli era uscita fuori così, senza tante pretese. -Donnie.. Però, potrai guarirmi? Anche con un'altra cura?- domandò speranzoso, volendo restare con loro. Lui avrebbe cercato di ottenere il controllo, se Donnie avrebbe provato a curarlo. Se suo fratello lottava, sarebbe rimasto per lottare anche lui.
-Ti posso solo dire che ci proverò.- gli rispose, abbracciandolo. E, questo, per Mikey bastava. Non gli avrebbe lasciati, soprattutto non per colpa di una voce. Forse avrebbe avuto momenti in cui avrebbe perso il controllo, ma ci avrebbero pensato loro. Erano la sua famiglia, e gli volevano bene. Si accoccolò meglio, prima di gettare un sorriso a Splinter, ringraziandolo per le parole di prima. Finché una fitta, più forte delle altre non lo costrinse a retrocedere, tra gemiti di dolore, mentre si teneva la testa che pulsava dolorosamente, come se, da un momento all'altro sarebbe esplosa.
-Hai fatto la tua scelta.- lo sentì sussurrare tetro, ma il suo sguardo si fece serio. Non gli avrebbe permesso di ottenere il controllo, di ferire la sua famiglia. Affondò gli artigli delle mani sul cemento, inginocchiandosi a terra tra i ringhi di protesta. Sentì Splinter che lo stava incoraggiando, dandogli la forza di affrontare il nemico nella sua testa, ed era certo che poteva farcela, lo sentiva. Non avrebbe deluso suo padre. Avvertiva Night combattere, lottava per la sua libertà, ma lo avrebbe fatto anche lui. Un'urlo più forte sovrastò i rumori della città, e, finalmente tutto finì. Il dolore, Night, tutto era cessato con una velocità assurda, grazie all'appoggio delle persone a cui teneva di più. Si riversò al suolo, venendo soccorso dalla sua famiglia, mentre aprì gli occhi. Li vide sobbalzare, non aspettandosi una cosa del genere, mentre si rimise seduto, tenendosi, con una mano le tempie pulsanti.
-Il tuo occhio..- sussurrò Raph, incredulo, mentre lo indicava. Sbatté le palpebre cercando di focalizzare meglio l'immagine, credendo di star sognando, ma, invece era tutto vero. Mikey aveva un'occhio cremisi, da dove sgorgavano lacrime di sangue.
-Cosa?- chiese timoroso, ma felice che il dolore alla testa fosse scomparso, come la voce di Night. I suoi fratelli continuarono a restare ammutoliti, osservandosi scettici, ma alla fine spiegarono il motivo di tanto sconcerto, lasciandolo incredulo, ma, stranamente non gli sembrò un problema, mentre si asciugava le lacrime vermiglie, e i fratelli lo aiutavano ad alzarsi -Andiamo a casa?- chiese piano
-Certo.- disse, piano, Leo, mentre Mikey si gettò tra le sue braccia, facendolo cadere a terra, per poi unire anche il focoso e Donnie in un abbraccio di gruppo. 
Sorrisero. Gli era mancato il loro Mikey, ed ora era tornato. Quell'occhio rosso non sarebbe stato un problema, e, di certo sarebbe scomparso grazie alle cure di Donnie, ne erano sicuri, ora dovevano solo andare a casa. Perché, tutta quella disavventura, finalmente era terminata. Erano di nuovo uniti, e non si sarebbero mai separati. Si alzarono, ed insieme al loro maestro, che sorrise fiero, scomparvero nelle fogne.

The End

N.d.A
Finito anche questo. ^^
Wow.. Quante emozioni che mi lasciò dietro, dopo ogni storia.. :')
Beh, ringrazio tutti voi che l'avete seguita, e chi è stato così gentile da lasciare un commentino. ^^
A presto. :)
Io_amo_Freezer. <3

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