Una donna per amico

di Blueorchid31
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.LUI ***
Capitolo 2: *** 2. Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano. ***
Capitolo 3: *** 3- Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito dopo. ***
Capitolo 4: *** 4. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono. ***



Capitolo 1
*** 1.LUI ***


Carissimi lettori,

molti di voi sono ormai abituati ai miei sbrocchi mentali. Eccone un altro.

Non ho molto da dire su questa storia: è una follia.

Ci tengo però a rassicurarvi su una cosa: se dopo averla letta qualcuno di voi non dovesse più rivolgermi parola o mi cancellasse dai suoi autori preferiti avrebbe tutta la mia comprensione.

* supplica in ginocchio di non farlo perché a volte non ce la fa proprio a non scrivere storie stupide *

La storia è quasi ultimata, manca un capitolo, e non sarà molto lunga. Pubblicherò un capitolo alla settimana, di media ( tanto sono già scritti) e sempre di martedì.

Alla fine del capitolo troverete il titolo di quello successivo, un piccolissimo spoiler

Intanto provo a terminare anche il capitolo di Mr Brightside che mi sta dando parecchi problemini.

Buona lettura





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1. LUI





Sasuke non aveva mai pensato in maniera '' costruttiva '' al rapporto con Sakura.

In tutti quegli anni si era impegnato talmente tanto a distruggerlo, ottenendo tra l'altro ottimi risultati, che trovava abbastanza assurdo, un pelino inquietante, l'essersi ritrovato a pensare a lei proprio adesso che poteva dirsi soddisfatto.

Dopo la fine della guerra, a parte la piccola parentesi ospedaliera durante la quale aveva già notato, dal poco garbo che la kunoichi gli riservava durante le medicazioni – in netto contrasto con la delicatezza e l'amorevolezza che dedicava a Naruto – , che ci fosse qualcosa di molto strano nel suo comportamento, una sorta di distacco. Ovviamente non se ne era lamentato, lì su due piedi, ma lo aveva notato… e sulla scia di quel rinnovato buonismo post combattimento mortale con il suo migliore amico, post amputazione sanguinolenta e post esame di coscienza, in qualche modo si era sentito un po' di merda. Sakura aveva tutte le ragioni per odiarlo, su questo non c'erano dubbi, ma aveva sperato che un paio di contrite scuse e un atteggiamento remissivo e pentito potessero bastare per rimettere le cose a posto.

Si sbagliava… e alla grande – tanto per cambiare.

La situazione era poi precipitata dopo che lui e Naruto erano stati dimessi dall'ospedale e Tsunade-sama, all'epoca ancora Hokage, aveva convocato l'intero Team 7 per decidere a chi affidarlo – come fosse stato un bambino piccolo incapace di badare a se stesso e tendenzialmente portato alla fuga.

Naruto si era offerto subito, alzando entrambe le mani e urlando un ''Io, io! '' che lo aveva fatto prima sospirare, poi grugnire e infine rimpiangere di non essere morto. Kakashi-sensei – colui che lo aveva definito il suo allievo preferito – e Sakura Haruno – colei che aveva spergiurato di amarlo con tutto il suo cuore –, al contrario, avevano continuato placidamente a fare orecchie da mercante. Lui li aveva guardati, con un espressione supplice, ma era stato cordialmente ignorato; in particolar modo lei, che non era riuscita neanche a coglierlo quello sguardo supplice, non si era neanche degnata di girarsi dalla sua parte, continuando a guardare davanti a sé come se niente fosse.

Non essendoci altri volontari, Tsunade-sama era stata costretta ad affidarlo a Naruto, almeno fino a quando la casa dei suoi genitori non fosse stata considerata agibile. A quel punto Sasuke, impettito, aveva voltato le spalle agli altri due, e con stizza aveva fatto cenno a Naruto di seguirlo.

Si era girato per un secondo, dopo aver varcato la soglia che conduceva fuori dall'ufficio dell'Hokage, sperando che il terrore di averlo in qualche modo contrariato avesse fatto provare un minimo di senso di colpa a quei due traditori impenitenti, ma niente. Niente di niente.

Ok, se l'era meritato. Ok, era stato uno stronzo. Ma a conti fatti sperava in un minimo di indulgenza da parte di quei due. Sakura non aveva pianto quando le aveva chiesto scusa? Gli aveva dato dello stupido, dopotutto; lo aveva insultato approfittando della sua debolezza e lui aveva ritenuto di meritarselo. Aveva pensato che quello fosse bastato a farla sentire meglio, a mettere una pietra sopra al passato… che idiota!

E se la convivenza con Naruto aveva messo a dura prova il suo di per sé già labile equilibrio psichico, l'atteggiamento di Sakura aveva rischiato di fargli venire voglia di ritornare tra le braccia di Orochimaru-sama – lui sì che lo amava davvero.

Lei, infatti, aveva continuato a ignorarlo, o meglio, a fingere di tollerarlo perché in un Villaggio come Konoha per quanto uno potesse sforzarsi di evitare qualcuno finiva puntualmente per ritrovarselo davanti.

Aveva provato a trovare una spiegazione a quel suo comportamento, ipotizzando che fosse dipeso dai traumi della guerra, da particolari episodi che l'avevano scossa nel profondo tanto da modificarne l'indole; episodi che naturalmente non riguardavano lui in prima persona, perché a parte un paio di omissioni di soccorso e un tentato omicidio, non ricordava nulla che potesse rientrare nella categoria '' crimini imperdonabili'', fermo restando che le aveva chiesto scusa, in modo generico, per tutto quello che aveva fatto proprio per non sbagliarsi.

Ma quando, alcuni mesi dopo, Sakura aveva tentato di fargli il calco nel muro portante dell'ufficio del Palazzo dell'Hokage, sotto gli occhi attoniti di Naruto e Kakashi, una nuova consapevolezza si era fatta strada nella sua eccelsa mente: Sakura, da insulsa ragazzina perdutamente innamorata, si era trasformata in una donna potenzialmente letale e poco incline al perdono.

Il suo spirito di sopravvivenza lo aveva, quindi, persuaso a non sfidare la sorte e a preservare l'incommensurabile patrimonio genetico di cui era unico portatore, optando per una fuga strategica. Si era arzigogolato il cervello per svariate notti alla ricerca di un pretesto per lasciare il Villaggio e, alla fine, lo aveva trovato.

Il giorno della sua partenza lei lo aveva fissato a lungo, con uno sguardo inequivocabilmente carico di odio, e quando Kakashi-sensei, appena nominato Hokage, gli aveva dato il via libera, dopo una serie di raccomandazioni, lui aveva atteso per un po' che Sakura dicesse qualcosa, una qualsiasi cosa... che, quantomeno, accennasse un piccolo pianto, ma il suo viso era rimasto indifferente e le sue labbra ermeticamente serrate: nessun ''Sasuke-kun portami con te'', o un ''ti prego non andare'' ed era stato seccante, molto seccante.

Sasuke si era voltato ed era andato via, sentendosi un po' come un cane bastonato, ma sicuro che con il tempo lei avrebbe sentito la sua mancanza e che, al suo ritorno, tutto sarebbe tornato come era un tempo.

Inutile dire che era rimasto abbastanza deluso nel constatare che questa volta la sua brillante mente avesse fatto cilecca perché a tornare era tornato, ma le cose non erano affatto cambiate, anzi, se possibile, erano addirittura peggiorate.

Una volta varcati i cancelli di Konoha, una mattina di primavera, si era precipitato da lei per appurare che il suo piano avesse funzionato. Era entrato di soppiatto nell'ospedale, ma al suo posto aveva trovato un'altra ragazza che gli aveva cortesemente spiegato dove poter trovare la dottoressa Haruno. Aveva seguito le sue indicazioni ed era giunto davanti a una struttura che riportava l'insegna ''Clinica per la salute mentale dei bambini''. Sasuke aveva alzato un sopracciglio non riuscendo a comprendere cosa avesse potuto spingere Sakura a dedicarsi a un gruppetto di marmocchi mentalmente deviati, non subdorando affatto che lui potesse c'entrare qualcosa – no, perché mai?

Onde evitare di fare un'ennesima figura barbina, aveva costeggiato l'edificio, portandosi sul retro ed era entrato da una finestra. Aveva percorso, guardingo, il corridoio fino a che non aveva letto su una targhetta il suo nome. A quel punto aveva preso un bel respiro ed era entrato, senza bussare, proclamando un ''Sono tornato'' carico di enfasi – per quanto possibile – e di buoni propositi.

« Buon per te» gli aveva risposto Ino Yamanaka, acida come un pomodoro cotto e lasciato nel frigo per settimane «Se stai cercando Sakura, e io se fossi in te non lo farei, ti comunico che è a Suna e che dovrebbe fare ritorno domani.»

Che bentornato del cazzo.

«Cosa intendi con ''se fossi in te non lo farei'' ?» le aveva chiesto, controvoglia: l'idea di dare importanza alle idiozie della Yamanaka lo inquietava, e non poco.

«Che non penso che abbia piacere di rivederti, non è difficile da capire» gli aveva risposto lei con tracotanza, facendo sventolare la sua lunghissima coda bionda per amplificare il concetto.

«E perché mai?»

«Ma ci sei o ci fai?»

L'esclamazione della Yamanaka, se possibile, lo aveva lasciato ancora più perplesso.

«Sei sparito per quasi tre anni!» aveva sbraitato la ragazza subito dopo «Spero che almeno tu abbia ritrovato te stesso perché ti servirà molta presenza di spirito se davvero hai intenzione di parlarle» lo aveva informato, incrociando le braccia davanti al petto.

Da quando la Yamanaka era diventata così criptica? Ritrovare se stesso, presenza di spirito, ma di che diavolo stava parlando? E poi, per sua informazione, era sparito per tre anni proprio per darle il tempo di sentire la sua mancanza!

Va bene, forse anche un anno sarebbe bastato, ma andare in giro per il mondo alla ricerca di se stesso non era stato poi tanto male e a un certo punto ci aveva preso la mano, tanto da definire quel viaggio una specie di ''cammino di espiazione'', un percorso mistico, in cui davvero aveva avuto modo di scoprire se stesso, arrivando alla conclusione di essere un gargantuesco coglione.

«Da quello che mi stai dicendo deduco che sia arrabbiata con me, ma non riesco a comprenderne il motivo»

«Questo perché sei un baka!»

Ma Ino, una volta, non lo amava perdutamente? Da quando tutte le donne che erano state innamorate di lui avevano preso a odiarlo?

Anche Karin non lo aveva accolto calorosamente quando aveva fatto visita al serpentesco sensei. In vero gli aveva dato l'impressione di essere arrabbiata con lui per qualcosa, ma non aveva approfondito l'argomento, non trovandolo interessante.

Sasuke si era chiuso istintivamente nelle spalle, dando segni di cedimento psicofisico: il viaggio era stato lungo e il ritorno abbastanza traumatico.

«Comunque, se permetti, io avrei da fare altro» lo aveva liquidato Ino, indicandogli la porta.

«Dove posso trovarla?» si era premurato di chiederle Sasuke onde evitare di incorrere nuovamente in qualche donna isterica e assai poco cortese.

«Domani non lavora, quindi puoi trovarla a casa sua» gli aveva risposto Ino, in modo sbrigativo, ritornando a sistemare alcuni medicinali dentro una cassetta di primo soccorso «Ma se vuoi un consiglio, Sasuke-kun… se ci tieni alla pellaccia io le starei alla larga» aveva aggiunto, mentre Sasuke usciva dall'ufficio, confuso e molto preoccupato.


Aveva passato la notte in una radura appena fuori Konoha, sulla strada per Suna, e aveva meditato attentamente sulle parole della Yamanaka, non riuscendo tuttavia a capacitarsi del fatto che nonostante tutto quel tempo Sakura non avesse smesso di odiarlo, anzi, a sentire Ino, sembrava che lo detestasse ancora di più. Era impossibile che lui avesse potuto farle qualcosa, essendo mancato per quasi tre anni, quindi doveva esserci necessariamente una spiegazione diversa, che non aveva nulla a che vedere con lui.

A metà mattinata, mentre era seduto ai piedi di un albero in contemplazione dell'universo, aveva visto sfrecciare a gran velocità una chioma rosa: era tornata. Si era mosso all'istante e aveva cominciato a seguirla. Una volta varcati i cancelli del Villaggio, l'aveva vista procedere in direzione opposta a dove era sita la sua casa paterna e fermarsi davanti a un palazzo non molto alto rispetto agli standard raggiunti in quegli anni a Konoha.

Secondo piano, terza porta.

Sasuke aveva ghignato, realizzando che adesso la ragazza vivesse da sola e che nessuno li avrebbe, pertanto, interrotti.

Si era portato dinanzi la porta e aveva lanciato una veloce occhiata alla targhetta per non avere altre sorprese. Constatato con sollievo che Sakura nel contempo non si fosse sposata, si era deciso a suonare e mentalmente aveva incrociato le dita, mentre la serratura della porta scattava e una Sakura molto diversa da quella che ricordava gli si parava davanti.

Le parole gli erano morte in gola non appena i suoi occhi si erano posati su quel corpo così femminile, armonioso, coperto solo da un asciugamano che lei teneva su con una mano poggiata sul petto, sul suo viso più spigoloso, ma sempre delicato, e aveva provato un brivido quando infine i loro sguardi si erano incrociati: il suo totalmente rapito, quello di lei... furioso.

Di già? E pensare che non aveva ancora aperto bocca.

«Ciao, Sakura» le aveva detto, cercando di imprimere alle parole un discreto calore che riuscisse in qualche modo a farle capire che era felice di vederla «Sono tornato» aveva aggiunto, abbozzando persino una specie di sorriso.

Sakura lo aveva osservato per qualche minuto, muta come non lo era mai stata in tutta la sua vita, e Sasuke aveva quasi cantato vittoria, ritenendo che un minimo di shock potesse essere anche comprensibile e che il fatto che non lo avesse pestato, lì sul momento, poteva considerarsi un passo in avanti.

«Io...» aveva esalato, ritenendo opportuno, per una volta, di fare il primo passo, ed era stato veramente seccante il dolore improvviso al naso procurato dalla porta che si era chiusa improvvisamente e con una tale violenza da far tremare l'intero isolato.


No, non aveva funzionato.


Si era portato la mano sul naso per constatare che non fosse rotto e se ne era andato, imprecando qualcosa di incomprensibile.

Per superare l'onta subita, Sasuke aveva poi deciso di barricarsi dentro casa, la sua casa, quella dei suoi genitori, che in quei tre anni avevano finito finalmente di ristrutturare, deciso a restarvi rinchiuso fino a che quella pazza scatenata non fosse rinsavita e non si fosse presentata, strisciante, a chiedergli umilmente perdono.

E così erano passati i giorni, e poi le settimane.

Sasuke ogni mattina si sedeva sul bordo dell'engawa, con le spalle appoggiate sempre alla medesima trave, in attesa del suo arrivo – perché era certo che prima o poi lei sarebbe capitolata, sapendolo lì, da solo – mentre Naruto si era preso la bega di rifornirlo di viveri e di arginare la sua ormai inequivocabile follia.

«Io spero che sappia che non la perdonerò mai» ripeteva tutti i giorni all'amico.

Naruto all'inizio aveva abbozzato, poi aveva preso ad alzare gli occhi al cielo e, infine, un bel giorno, non potendone più, aveva deciso che fosse giunto il momento di metterlo di fronte alla crudele realtà.

«Lei non verrà mai, Teme» gli aveva detto, serio come non mai, e dispiaciuto del fatto che fosse toccato proprio a lui quell'ingrato compito.

«Verrà» aveva replicato Sasuke, con un tono di voce stanco, malinconico, mentre il suo sguardo vagava per quel giardino di nuovo rigoglioso.

«No, non lo farà! Lei sta con un altro, Sasuke» e Naruto si era dovuto mordere la lingua per non aggiungere altro, per non insultarlo e poi finire col picchiarlo: faceva già abbastanza pena così ed era più che certo che le sue parole lo avessero ferito molto più di un cazzotto.

Sasuke, all'apparenza, era rimasto del tutto indifferente: aveva chiuso gli occhi e aveva poggiato la testa contro la trave di legno.

«Chi è?» aveva esalato, come in punto di morte, dopo alcuni istanti di opprimente silenzio scanditi dal rumore del shishiodoshi che si riempiva e si svuotava ritmicamente.

«Che importanza ha?» gli aveva domandato Naruto, esasperato.

«Rispondi»

Naruto aveva inspirato a fondo, dando adito a tutto l'affetto che provava per quell'imbecille e alla sua infinita pazienza, prima di rispondergli, certo che in un modo o nell'altro Sasuke lo avrebbe scoperto e, allora, tanto valeva che fosse lui a dirglielo.

«Il Kazekage» gli aveva rivelato, riuscendo a captare il preciso istante in cui il cuore di Sasuke aveva smesso di battere.


Da quel giorno Sasuke aveva smesso di sedersi sul bordo dell'engawa e si era dedicato a un'attività per la quale era sempre stato particolarmente portato: l'autolesionismo. Aveva iniziato a vagare per la casa come un fantasma, rifiutando persino la compagnia di Naruto che, nonostante tutto, continuava a presentarsi davanti alla sua porta ogni sacrosanto giorno, instancabile, paziente, in attesa che si sbriciolasse definitivamente per raccogliere con un colpo di scopa i suoi cocci e poi riattaccarli, a uno a uno, come sempre.

E non aveva neanche dovuto aspettare tanto: erano bastate un paio di settimane.

Un bel giorno Sasuke si era svegliato e si era guardato allo specchio, riconoscendo il vero se stesso dietro quelle occhiaie color prugna, quel viso smunto e grigio e quel fisico deperito. Si era dato dello stupido – questa volta da solo – e dopo aver fatto una lunga e salutare doccia – sì, puzzava, e anche molto – , aveva tagliato quei cinque strati di folta barba accumulati in quelle settimane scoprendosi più magro di quanto avesse immaginato.

Quando Naruto si era recato da lui, come ogni mattina, lo aveva trovato in giardino ad allenarsi – cosa che non accadeva da tempo – e l'Uzumaki si era chiesto quale molla fosse scattata in quel contorto cervello che si ritrovava, come avesse fatto a riprendersi così in fretta e, soprattutto, senza il suo aiuto. Non era riuscito a comprenderne il modo, ma era stato talmente felice di rivedere quella scintilla di pura follia nello sguardo dell'amico da ritenere assolutamente superfluo indagare.

Che errore fatale!

Solo molto tempo dopo, con il senno di poi, si era pentito di non averlo fatto, ma la situazione era ormai degenerata a tal punto da non lasciare spazio a inutili rimpianti.


҉




Prossimo capitolo : 2. Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano

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Capitolo 2
*** 2. Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano. ***



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2. Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano.





«Teme, da questa parte!» urlò Naruto, attirando l'attenzione di tutti i presenti su di lui, sul caso clinico, l'unico uomo in quel ristorante che entrava e usciva dall'oscurità con la stessa facilità con cui proclamava di voler diventare Hokage di quello stesso Villaggio che solo qualche ora prima era intenzionato a distruggere.

Una contraddizione ambulante.


Sasuke si era lasciato convincere da un Dobe a caso, particolarmente insistente, a partecipare a quella stupida serata tra amici.

Durante la sua asfissiante opera di convincimento, il suddetto Dobe aveva asserito un paio di volte, senza essere troppo esplicito per non ferire brutalmente il suo orgoglio, che la possibilità di incontrare Sakura fosse remota, remotissima, i.ne.si.sten.te, e lui, pur avendo qualche riserva sull'attendibilità delle sue affermazioni, aveva deciso di accontentarlo.

Una volta giunto all'Ichiraku ramen, con suo sommo sollievo, non aveva individuato alcun caschetto rosa confetto, ma solo la lunga coda bionda della Yamanaka che sventolava a ogni suo concitato movimento.

Seduti intorno a un lungo tavolo c'erano quasi tutti i suoi amici dell'Accademia, tranne lei che probabilmente era a Suna dal suo fi-, dal suo fidan-, fidanza- .

No, non aveva ancora raggiunto quel grado di maturità tale da riuscire a pronunciare per intero quella parola senza che uno spontaneo amaterasu incenerisse qualcuno.


«Pensavo che non saresti più venuto» gli mormorò Naruto a un orecchio per non metterlo in imbarazzo davanti ai presenti che continuavano a guardarlo con curiosità e sospetto come se da un momento all'altro avesse potuto dare di matto e sterminarli tutti – un'idea che, dopotutto, non sarebbe stata poi così malvagia.

«Non avevo nulla da mettermi e non volevo sfigurare al tuo fianco» ironizzò l'Uchiha, strappando un sorriso all'amico.

«Vedo con piacere che sei tornato più stronzo di prima»

«Possiamo cominciare?» chiese Choji, a gran voce, massaggiandosi la pancia brontolante.

«Ancora un minutino Choji, Sakura sta arrivando» replicò in fretta la Yamanaka.

Sakura?

Sasuke si voltò verso Naruto che sembrava essere stato appena colto da una paresi: non muoveva più neanche un muscolo, probabilmente aveva smesso persino di respirare.

«Avevi detto...» ringhiò l'Uchiha a bassa voce.

«So cosa ho detto» lo interruppe Naruto, sfoggiando un sorriso che Sai avrebbe facilmente catalogato come falso, anzi falsissimo «Te lo giuro, non ne sapevo niente» si affrettò a dirgli, subito dopo, avendo percepito un mutamento assai poco rassicurante nella sua aura, già di per sé negativa.

«Io me ne vado» decretò l'altro, alzandosi in piedi con l'intenzione di allontanarsi il prima possibile: non era pronto, non lo era affatto, e come minimo, vedendola, sarebbe ripiombato nello sconforto, a patto che fosse sopravvissuto, data la tendenza di lei a essere particolarmente aggressiva nei suoi confronti.

Naruto lo afferrò per la maglietta e con un colpo secco lo costrinse a rimettersi seduto.

«Non fare l'idiota!» lo ammonì subito dopo, guardandolo dritto negli occhi per trasmettergli un messaggio subliminale che pressappoco stava a significare questo: '' Coniglio!''

Sasuke non riuscì a capire bene come fece, ma recepì il messaggio e attese l'inevitabile, cercando di convincersi che potesse farcela, che in fondo l'aveva ignorata dai cinque anni in su fino ai venti e che con un po' di buona volontà ci sarebbe potuto riuscire ancora.

Sakura – per fortuna senza Gaara al seguito – fece il suo ingresso una decina di minuti dopo e Sasuke fu costretto a fare uno sforzo sovrumano per nascondere l'ansia, l'emozione, nel rivederla dopo così tanto tempo.

Imbroccò il primo bicchiere a tiro e ne bevve il contenuto, tutto d'un sorso, senza preoccuparsi di cosa potesse essere e di quali effetti avrebbe potuto avere sulla sua psiche già molto turbata.

L'Haruno, al contrario, gli era passata davanti con palese indifferenza e si era portata dall'altra parte della tavolata, sedendosi poi al fianco di Temari. Probabilmente l'alcol aveva fatto la sua parte, ma Sasuke ebbe come l'impressione che nel breve tragitto da un capo all'altro del tavolo, Sakura avesse galleggiato nell'aria, con una leggiadria pari a quella di una farfalla.

Scosse la testa, tentando di allontanare dalla mente quell'assurdo pensiero, mentre qualcuno, uno a caso, gli metteva tra le mani un altro bicchiere, colmo di quella nauseabonda sostanza viscosa, che tuttavia sembrava riuscire a tenerlo a bada.

Durante la cena Sasuke tentò più volte di incontrare lo sguardo di Sakura, ma con scarsissimi risultati: gli occhi della ragazza si erano posati più volte su Shikamaru, che le era di fronte, su Temari, su Ino, finanche su Naruto che era seduto proprio al suo fianco, ma mai su di lui.

Era diventato invisibile per caso?

Appena terminato il pasto – e il suo era rimasto pressoché intonso, al contrario della bottiglia di saké – Naruto lo aveva invitato a seguirlo al bancone, dopo avergli spiegato che di solito a fine serata gli uomini avevano l'usanza di separarsi dalla compagine femminile per chiacchierare liberamente.

E così si erano ritrovati seduti tutti in fila a sorseggiare dell'altro saké fino a notte inoltrata quando una indisponente Subaku no Temari in Nara si era appropinquata al bancone dichiarando di essere stanca.

«Ti raggiungo tra poco» replicò Shikamaru, accendendosi l'ennesima sigaretta.

«Non fare tardi» si raccomandò Temari prima di voltarsi e andare via, mostrando tutto il suo disappunto per quella scenetta abbastanza deprimente che vedeva due eroi della guerra, un uomo pigro e uno strano alle prese con una sbronza che probabilmente li avrebbe fatti diventare ancora più stupidi di quanto già non fossero.

Shikamaru impose alla sua testa di fare un enorme sforzo e annuire per non urtare la sensibilità, già di per sé scarsa, della sua dolce metà.

Chi invece sembrava aver dimenticato anche dove abitasse quella tanto acclamata sensibilità era Sakura che al seguito di Hinata, comparve davanti a loro con un'espressione, se possibile, anche più schifata di quella di Temari.


«Anche io e Hinata ce ne andiamo»

Così parlò.

Non a lui, sia ben chiaro, ma, ubriaco e tutto, non riuscì a non cogliere quella velata sfumatura di astio nella sua voce che non era rivolta a Naruto – no di certo – o a Shikamaru, o a Sai, ma a lui, solo a lui, inequivocabilmente a lui.

«Arrivo subito Hinata-chan» si affrettò a rispondere Naruto, schioccando poi un dolce bacio a sua moglie che si limitò ad annuire amorevolmente.

«Tranquilla Hyuga, ci penso io a riportarlo a casa» biascicò Sasuke, inaspettatamente, dimostrando un affezione nei confronti del suo amico che risultò strana, molto strana, in primis alla ragazza e poi a tutti gli altri presenti: simili slanci emotivi non erano affatto da Sasuke Uchiha – il saké poteva fare miracoli.

«Adesso sei anche un ubriacone. Che amarezza!» intervenne Sakura, con un tono di voce talmente freddo da procuragli un brivido «Pensavo che non nascondessi altri difetti oltre quelli che hai costantemente mostrato di avere, ma a quanto pare sai essere una fonte inesauribile di sorprese» aggiunse, con tagliente sarcasmo.

Sasuke scoppiò a riderle in faccia, in quel modo unico, raccapricciante, tipico dei suoi momenti di follia omicida e Naruto, in un lampo improvviso di lucidità, cominciò a temere il peggio e si frappose, per sicurezza, tra i due.

«Tranquillo, Naruto» lo rassicurò Sasuke «Avrei dovuto ucciderla quando ne ho avuta l'occasione… adesso non c'è più gusto» e le nocche di Sakura scrocchiarono tutte e dieci all'unisono.

«Prova a ripetere quello che hai detto!» lo sfidò la ragazza.

«Pensi che non avrei il coraggio di farlo?» ribatté lui, riuscendo finalmente a incrociare il suo sguardo, anche se il suo, a dire il vero era talmente annebbiato da rendere l'immagine di Sakura una chiazza verde e rosa, tanto da impedirgli di cogliere quella scintilla di ira funesta che brillava nei suoi occhi pronta a esplodergli sulla faccia da un momento all'altro.

«Teme!» lo riprese Naruto «Dai, dacci un taglio.»

«Hai ragione, non ne vale la pena» convenne l'Uchiha, dando le spalle alla ragazza e ricominciando a bere.

«Sakura-chan, per favore» aggiunse l'Uzumaki.

«Andiamo, Sakura» incalzò Hinata che, dopo uno scambio di sguardi con il marito, decise di afferrarle il braccio e trascinarla fuori dal locale.

Sakura lanciò un ultimo occhiata in direzione di Sasuke, seduto ricurvo su quello sgabello, e a stento riuscì a celare la pena che provava nel vederlo così dietro quella facciata di odio che aveva costruito in quegli anni.


҉



«Quando smetterete di farvi la guerra?» chiese Shikamaru dopo aver atteso, saggiamente, che i bollenti spiriti di Sasuke si quietassero.

«Quando lei smetterà di essere così infantile» sputò l'Uchiha con disprezzo.

«E tu così coglione» si accodò Naruto, che non ne poteva davvero più di quella situazione.

«Questa in gergo viene denominata ''situazione di stallo'' » dichiarò Sai, trovando gli altri due d'accordo, ma non Sasuke che aveva continuato a fissare il liquido viscoso nel suo bicchiere, pensieroso.

«Non me ne importa un bel niente di lei» eruppe, all'improvviso, stringendo con forza il bicchiere «Posso avere qualsiasi altra donna» biascicò rabbioso, dando voce alla sua dignità ferita, offesa, da quella ragazzina impudente.

«È l'orgoglio che ti fa dire queste cose» decretò Shikamaru, soffiando fuori il fumo della sigaretta dalle narici «Per una notte ci si può accontentare di qualsiasi donna, è vero, ma per la vita?»

«Tsk!» sibilò Sasuke «Per la vita…» ripeté, a bassa voce, quasi con sdegno, trangugiando poi il contenuto del bicchiere e facendo segno alla ragazza dietro il bancone di riempirglielo ancora. Sakura aveva deciso di passare la sua vita con un altro, ergo non poteva essere lei quella giusta. Per quale assurdo motivo avrebbe dovuto continuare a farsi gratuitamente del male e sperare che lei tornasse indietro sui suoi passi e ricominciasse a guardarlo con occhi straripanti di amore incondizionato? Poi, in fondo, non era neanche del tutto certo di essere innamorato di lei, probabilmente Shikamaru non aveva torto nel sostenere che potesse essere una semplice questione di orgoglio.

«Quindi» intervenne Naruto, un po' perplesso, interrompendo il flusso dei suoi pensieri «Tu sei stato con altre donne, Shikamaru?» domandò curioso, dato che lui aveva avuto un'unica esperienza carnale, e solo dopo il matrimonio, e trovava alquanto bizzarra l'idea di copulare con più donne per decidere infine quale fosse quella giusta.

«No, idiota!»

«Allora...» mormorò Sai, inclinando da un lato la testa « Come lo hai capito?» gli chiese.

«Ho fatto l'amore con lei, mi sembra ovvio» gli rispose Shikamaru con magnanimità, rendendosi conto che forse di casi disperati in quel ristorante ce ne fossero due, anzi tre, solo che colui che gli aveva posto quella domanda dalla sua aveva Ino Yamanaka che di certo non ci avrebbe messo molto, conoscendola, a mettere in chiaro le cose e a dargli una svegliata.

«Quindi se io...» sussurrò una voce che sembrava provenire dall'oltretomba.

«Io non lo farei se fossi in te» si affrettò a smontarlo il Nara «Per come stanno adesso le cose se solo ti azzardassi a sfiorarla anche solo con un dito saresti costretto a chiedere a Tsunade-sama di riprodurre un'altra parte del tuo corpo. E questa volta, Sasuke, non penso che rifiuteresti di fartela riattaccare.»

«Situazione di stallo» ripeté Sai, abbassando le spalle per lo sconforto.

«Sei innamorato di lei?» chiese, quindi, Shikamaru.

«Che importanza ha?»

«Dovresti dirglielo»

«E cosa ci guadagnerei?»

«Forse un paio di ossa rotte… o forse no.»

«Hey, ci siamo anche noi!» li interruppe Naruto che, come Sai, aveva assistito in silenzio a quel botta e risposta tra i due, facendo saettare lo sguardo dall'uno all'altro.

«Tu sei troppo stupido» replicò Sasuke «E lui...» rifletté per un attimo prima di continuare, cercando di dare una definizione appropriata a quel tizio che stava attendendo il suo verdetto con uno strano sorriso stampato sulla faccia «È il sostituto» borbottò, in conclusione.

«Io, in verità, avrei un'idea!» incalzò l'Uzumaki per nulla toccato dall'affermazione dell'amico.

«Tsk! Ti prego risparmiaci » sibilò Sasuke, ottenendo l'approvazione di Shikamaru che prese a sghignazzare piano.

«Avrò bisogno proprio del tuo aiuto, Shikamaru!»

«Scordatelo! Se Temari dovesse mai venire a sapere che sto qui a parlare con voi di questa faccenda mi sbatterebbe fuori di casa senza battere ciglio e i divorzi, amico mio, sono una vera seccatura.»

«Posso darti una mano io se vuoi» si offrì Sai e Naruto, dopo averlo squadrato da capo a piedi, sancì un «No, tu no» che, tuttavia, non sembrò sortire alcun effetto negativo sul ninja della radice che continuò imperterrito a sorridere.

«Non devi fare granché, Shikamaru. Prometto che Temari non verrà mai a scoprirlo» tentò di convincerlo, congiungendo le mani a mo' di preghiera.

«Ti ho già detto di no, Naruto. E non sottovalutare mia moglie, quando ci si mette è anche peggio di Ino»

Rabbrividirono tutti all'unisono, tranne Sai che trovava quell'aspetto della sua ragazza assolutamente delizioso.

«Devi solo organizzare una cena a casa tua, al resto penso io» gli spiegò Naruto, aggiungendo un «Ti prego» vibrato e supplicante.

«Perché proprio a casa sua? Potremmo cenare da me» propose Sasuke, che doveva essere davvero molto ubriaco per aver deciso così su due piedi di accogliere nella sua casa qualcuno che non fosse Naruto o Sakura – anche se quest'ultima sembrava non aver ben compreso quale privilegio le avesse accordato.

Naruto alzò un sopracciglio e fece segno alla ragazza dietro il bancone di sostituire il saké con l'acqua – urgentemente.

«Casa mia andrà benissimo. Naruto ha ragione» acconsentì Shikamaru.

«Sì, ma il piano qual è?» biascicò ancora Sasuke, che proprio non ne poteva più: sentiva gli occhi pesanti, lo stomaco in tumulto e il preludio di un fotonico mal di testa.

«Lo vedrai, Teme. Lo vedrai.»




҉



Note dell'autrice esaurita


Ho avuto una settimana d'inferno in quanto figlia e marito hanno ben pensato di prendere l'influenza insieme, quindi perdonatemi ma non ho neanche riletto il capitolo. È un pochino breve ma mi serviva per introdurre il prossimo con il quale entreremo nel vivo della storia. Preparatevi al peggio!

Adesso mi dedico a rispondere alle vostre bellissime recensioni. Grazie di cuore per tutto il vostro supporto. :-)

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e rinnovo l'appuntamento per martedì prossimo.


Un bacione


Blueorchid31



P.s. non sono ancora certa di farcela, ma probabilmente questo fine settimana riuscirò a pubblicare il capitolo conclusivo di Entelechia.






Prossimo capitolo: 3- Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito dopo.

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Capitolo 3
*** 3- Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito dopo. ***


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3- Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito dopo.






«È davvero molto nero quell'occhio. Sei sicuro di vederci bene?» osservò Naruto che da un buon quarto d'ora non aveva smesso di muovere il capo da un lato e dall'altro per rimirare l'immenso ematoma da diverse prospettive, trattenendosi con tutte le sue forze dal ridere e irritando oltremodo il suo amico che, per l'appunto, gli rispose: «Come pensi che io possa vederci se è completamente chiuso!?» e aveva prestato molta attenzione a non farla apparire come una domanda diretta perché la possibile risposta dell'amico lo avrebbe sicuramente persuaso a emaciare anche il suo di occhio e avrebbero ricominciato a girare strane voci sul loro legame simbiotico e, questa volta, proprio non le avrebbe tollerate perché se si trovava in quella situazione la colpa era sua, solo sua, e delle sue idee idiote – e anche in parte di sé stesso che gli aveva dato retta.

«Adesso hai un aspetto veramente inquietante. Avrebbe potuto colpirti sull'occhio sinistro… così ricordi un po' Obito» dichiarò l'altro dopo un'attenta riflessione.

«Baka! Madara rubò il rinnegan a Obito, non lo sharingan»

«Allora a Kakashi-sensei»

«Kakashi non ha mai avuto il rinnegan» sbuffò Sasuke, chiedendosi nel contempo perché continuasse a rispondergli e soprattutto quale guerra avesse combattuto Naruto – la sua no di certo.

«Beh, allora somigli un po' a tutti e due»

«Sì, somiglio a tutti e due, se questo riesce a zittirti per un secondo» Tanto ai pazzi, e agli idioti, toccava sempre dare ragione.

«Comunque sarebbe potuta andare peggio, no?»

«Non ho voglia di parlarne»

«Avrei dovuto prevedere la reazione di Sakura»

Sì, avresti dovuto.

«Forse ho calcato un po' troppo la mano»

Prima o dopo che hai detto a Sakura che ti ho picchiato più volte?

«Mi sono ritrovato spiazzato. Quelle arpie mi hanno fatto tante domande e io...»

«Hai detto di chiamarti Ikamuzu Otu Ran. Si può essere più stupidi?»

«È il primo nome che mi è venuto in mente.»

«È il tuo nome al contrario!»

«Appunto! Non riusciranno mai a capire che ero io in realtà.»

«Dovresti vergognarti!» sputò Sasuke con profondo sdegno, riadagiando la bistecca ormai completamente scongelata sull'occhio – gentile concessione della Signora Nara.

«E tu dovresti farti una doccia. Puzzi!» replicò Naruto, incrociando le braccia, indispettito.

«Guarda che questo è il tuo odore!» gli fece notare Sasuke «Non so come faccia la Hyuga a sopportare questo tanfo di ramen» aggiunse, schifato.

«Hinata-chan non si è mai lamentata del mio odore, anzi!» lo rimbeccò Naruto, acidamente «E non mi ha neanche mai fatto un occhio nero» lo canzonò, sapendo che con quelle parole gli avrebbe inferto un colpo mortale.

«Perché non ha mai avuto un amico stupido come te.»

Naruto si chiuse nelle spalle, sentendosi ancora in colpa per il cruento epilogo della cena a casa di Shikamaru e Temari. Non aveva valutato tutte le possibili reazioni di Sakura e quando si era ritrovato con le spalle al muro era andato completamente nel pallone.



«Naruto non viene.»

Shikamaru si era avvicinato a Sasuke e gli aveva sussurrato quelle parole in un orecchio «Hinata non si sentiva molto bene» aveva aggiunto, fermando appena in tempo la mano dal posarsi sulla spalla di Sasuke in un gesto di conforto, ricordando quanto l'Uchiha detestasse ogni tipo di contatto fisico.

Sasuke aveva annuito e subito dopo aveva ringhiato un sommesso «Usuratonkachi» che solo l'orecchio attento e allenato di Sakura era riuscito a captare.

L'Uchiha era rimasto ancora un po', seduto sul sofà di pelle scamosciata della residenza della famiglia Nara, riflettendo sulla possibilità di alzarsi e andare via perché senza Naruto sarebbe stato ancora più complicato resistere a una serata intera con tutti quei simpatizzanti di Sunagakure intorno e quella insopportabile faccetta a punta davanti agli occhi che continuava a trattarlo con disaffezione.

Quando era riuscito, infine, a prendere una decisione qualcuno aveva bussato alla porta e Temari si era affrettata ad andare ad aprire.

Una ragazza bionda, dalle forme prorompenti, accentuate da un vestito succinto e di dubbio gusto aveva fatto così il suo ingresso, catapultandosi poi verso di lui.

«Sasukino!» aveva urlato, gettandosi tra le braccia del ragazzo che per lo shock non era stato in grado di scansarsi.

«Ma...» tentò di obiettare Sasuke, che dopo aver recuperato un minimo di razionalità aveva già pensato ad almeno duecento modi per liberarsi – in via definitiva – di quella ''cosa'' che gli si era appiccicata addosso che tra l'altro puzzava proprio come…

«Sono Naruto» sussurrò la ragazza al suo orecchio.

«Eh?»

Sasuke per un attimo aveva pensato – anzi sperato – che si trattasse di uno scherzo, ma dopo aver riconosciuto sul viso della ragazza l'accenno degli inconfondibili baffi dell'amico non aveva avuto più alcun dubbio: Haremu no Jutsu, una delle tecniche più famose dell'Usuratonkachi.

«Sarebbe questo il tuo piano?» aveva sibilato tra i denti.

«Guarda Sakura.»

Sasuke aveva buttato una veloce occhiata in direzione della ragazza e con sua enorme sorpresa l'aveva scoperta a fissarlo, ma non con odio, bensì con stupore misto a qualcos'altro.

«Sta funzionando?» gli chiese Naruto.

«Cosa dovrebbe accadere con precisione?»

«Oh, Sasukino! Quanto mi sei mancato!» aveva esclamato Naruto in modo teatrale, stringendosi ancora un po' di più a lui.

«Abbracciami.» gli aveva bisbigliato, poi, un po' contrariato dalla sua scarsa collaborazione.

«Il tuo piano fa schifo» aveva decretato Sasuke, a mezza bocca «E non ho alcuna intenzione di abbracciarti» aveva aggiunto, scansando il viso da una parte perché quello del suo amico, adesso amica, iniziava a essere pericolosamente vicino.

«L'hai voluto tu.»

Naruto si era scostato bruscamente e si era rintanato in un angolo del sofà con gli occhi pieni di lacrime.

«Perché?» aveva urlato come la donna isterica che era «Perché devi sempre trattarmi così?» ed era scoppiato in un pianto dirotto che, se possibile, aveva ancora di più attirato l'attenzione su di loro – come se per tutto il tempo ogni singola persona presente in quella casa non si fosse accorta dell'arrivo di una donna sconosciuta e poco vestita che si era lanciata addosso a uno che aveva la fama di essere un solitario.

«Si può sapere chi sei?» le aveva chiesto Temari, un po' perplessa, sicuramente infastidita da quell'intrusione non prevista.

Naruto aveva alzato il viso, rigato da calde lacrime e aveva cercato lo sguardo di Sasuke con la speranza che lui gli andasse in aiuto. Ma aveva ghignato, l'idiota; se ne era elegantemente lavato le mani e lui era stato costretto a improvvisare.

« Ikamuzu » aveva farfugliato e dopo una lunga pausa aveva aggiunto: «Otu Ran»

Facepalm di Shikamaru nelle retrovie.

«Ikamuzu Otu Ran?» aveva ripetuto Temari, sbattendo più volte le palpebre «Ma che razza di nome è?» aveva esclamato, con feroce spontaneità.

«È il mio nome» le aveva risposto la ragazza, timidamente, riuscendo persino ad arrossire.

«E cosa ci fai qui, Otu...» Temari aveva indugiato un attimo non ricordandosi già più il nome «Come hai detto che ti chiami?» le chiese, infine, fregandosene di poter sembrare maleducata.

«Chiamami Ran-chan»

«Cosa ci fai qui, Ran-chan?» le aveva domandato la Subaku, dando adito alla sua già di per sé scarsa pazienza, portandosi il pollice e l'indice sull'apice del setto nasale in un gesto che per Shikamaru aveva una valenza inequivocabile: sua moglie stava valutando se uccidere o meno quella povera malcapitata.

«Sono venuta a trovare il mio fidanzato»

E nel salotto era calato un silenzio di tomba.

Naruto aveva approfittato del momento per guardare Sakura e dentro di sé aveva gioito riconoscendo sul suo viso una chiara espressione di terrore: stava funzionando.

«Tu sei la fidanzata di Sasuke?» aveva sbraitato la Yamanaka, che per sopportare il colpo si era appoggiata a peso morto su Sai.

Naruto aveva annuito con il capo, lanciando poi un bacio in direzione del suo amato che continuava ostinatamente a non volergli dare corda.

«E dove vi siete conosciuti?» aveva continuato Ino, assottigliando gli occhi con fare sospettoso.

«A Oto. L'anno scorso.»

«E da quanto tempo state insieme?»

«Sei mesi, ma ho come l'impressione di conoscerlo da sempre»

«E chi si è dichiarato per primo?»

«Lui»

«Lei»

Naruto si era voltato di scatto verso Sasuke e lo aveva tacitamente ammonito con lo sguardo per aver scelto, come sempre, il momento meno opportuno per uscire dal suo latente stato catatonico: il solito tempismo.

«Tu o lui?» aveva ripetuto Ino, visibilmente irritata, mentre una Sakura sempre più attonita cercava di trovare una spiegazione logica a tutto quello che le stava accadendo attorno, non riuscendo tuttavia a trovarne una degna di nota.

«Lui»

«Lei»

I due avevano risposto di nuovo all'unisono, lanciandosi uno sguardo di sfida.

«Ok, Ino, non penso che sia di vitale importanza saperlo» aveva esordito Sakura, facendo calare nuovamente il silenzio sulla sala da pranzo.

A quel punto Sasuke era riuscito a comprendere il piano di Naruto: finalmente Sakura lo stava guardando – in un modo indecifrabile, sia ben chiaro – ma lo stava guardando, anzi fissando, e non accadeva da molto, moltissimo tempo. Ma dietro quello sguardo cosa si celava? Rabbia? Delusione? Gelosia forse?

«Sono stato io» aveva affermato, quindi, con una boria tale da far sembrare Madara Uchiha un pivello alle prime armi «Io mi sono dichiarato per primo» aveva specificato, provando un malsano piacere nel proferire quelle parole guardando Sakura dritto negli occhi.

«Mangiamo!» era stata la risposta della ragazza che, senza battere ciglio, si era poi accomodata al suo posto, seguita dagli altri.

«Io devo andare un attimo in bagno» aveva comunicato Sasuke in risposta alla caparbia indifferenza mostrata dalla ragazza «Tu!» si era poi rivolto alla sua presunta fidanzata «Vieni con me.»

«Non sei capace di andarci da solo?»

«Ho detto vieni con me» aveva reiterato l'Uchiha.

E Ran-chan aveva ubbidito, aggiungendo: «È proprio un tenerone. Non riesce a staccarsi da me neanche per un attimo» e i presenti in sala si erano chiusi in un dignitoso silenzio.


«Mi spieghi che cosa stai combinando?» aveva ringhiato Sasuke una volta chiusa la porta del bagno.

«Possibile che tu non l'abbia ancora capito? Ma devo spiegarti proprio tutto?» gli aveva sussurrato Naruto «È la tecnica più vecchia del mondo!» aveva aggiunto con enfasi «L'idea mi è venuta pensando a me e Hinata. Quando Toneri ha tentato di portarmela via non ci ho visto più. Si chiama gelosia, Teme!» gli aveva spiegato infine.

«Sakura mi ammazzerà, e ammazzerà anche te» lo aveva avvertito, massaggiandosi una tempia, alquanto preoccupato.

«No, se ti decidi a collaborare»

Sasuke aveva annuito, realizzando di non avere niente da perdere dopotutto e che, in fondo, era vero: Naruto e Hinata alla fine si era sposati, forse questa fantomatica gelosia poteva davvero avere il potere di capovolgere le sorti della sua storia con Sakura.

«Ok, cominciamo!» aveva esclamato Naruto carico di entusiasmo prima di urlare a gran voce: «Oh, sì, Sasukino mio!»

L'Uchiha aveva sbarrato gli occhi, non riuscendo a capire perché avesse urlato in quel modo e quando, infine, si era reso conto di ciò che Naruto stava facendo era ormai troppo tardi per fermarlo.

«Sì, così!» aveva esclamato ancora l'Uzumaki, tirando pugni contro il muro, contro la porta, prendendo a spostare tutti i pochi mobili del bagno «Dì qualcosa anche tu!» lo aveva esortato, pensando che in quel modo sarebbe stato tutto più credibile, ma Sasuke era troppo scosso, troppo scioccato, per dire alcunché. Era rimasto immobile, con gli occhi sbarrati, a osservare la follia del suo amico – e poi era lui quello che tutti consideravano pazzo.

Dopo tre colpi ben assestati contro la porta, accompagnati da urla e rantoli, Naruto aveva ritenuto che potesse bastare e si era avvicinato a lui con fare minaccioso. Aveva alzato la mano e con un veloce gesto che Sasuke non era riuscito a prevedere e quindi fermare, gli aveva scompigliato i capelli – e già per questo avrebbe meritato di morire – ma, non ancora soddisfatto, aveva passato la mano sotto il rubinetto e gliel'aveva passata sul viso per dare l'idea che fosse sudato e a quel punto Sasuke aveva sibilato un ''Appena finisce questa storia giuro che ti uccido'' che, in qualche modo, era riuscito a far sorridere l'Uzumaki, assolutamente soddisfatto dal risultato.

Appena usciti dal bagno erano stati investiti da un silenzio innaturale: quel piccolo orgasmo simulato aveva avuto il potere di zittire tutti i presenti e aveva fatto passare la fame a molti di loro – a una persona, poi, in particolare.

«Scusateci» aveva esordito Naruto, o meglio Ran-chan, sistemandosi la gonna striminzita «Ma era da tanto che non ci vedevamo,»

«Oh! Ma non vi preoccupate» aveva replicato Temari, sarcastica, girando il viso da un lato «Il mio bagno sta lì apposta» aveva aggiunto e Shikamaru, seduto al suo fianco, le aveva posato una mano sulla spalla con la speranza di riuscire a convincerla a non infierire: stava andando tutto secondo i piani, la regina era quasi in scacco, e una scenata di sua moglie avrebbe di sicuro complicato le cose.

Durante la cena Sasuke era stato più volte costretto a riprendere sottovoce la sua Ran-chan che in quanto a delicatezza e leggiadria riusciva a essere anche peggio di Choji che, quantomeno, da quando si frequentava con Karui, aveva imparato le buone maniere. Ogni volta che si era avvicinato al suo orecchio per intimargli/le di fare almeno finta di masticare, o di non mangiare con le mani, o di non emettere suoni poco consoni a una dolce donzella, con la coda dell'occhio aveva tenuto sotto controllo le reazioni di Sakura, notando come quella finta maschera di indifferenza – perché era finta, ne era certo – avesse iniziato a sciogliersi.

Il piano di Naruto per quanto folle sembrava funzionare davvero.

Dopo cena le donne si erano appartate in cucina e, ovviamente, Ran-chan essendo una donna – al momento – le aveva seguite trotterellando allegramente, ignara/o di ciò a cui sarebbe andata/o incontro.

Onde evitare interruzioni Temari aveva chiuso la porta e Ino si era poi avvicinata a lei minacciosamente, mentre Sakura e Ten Ten si erano tenute in disparte, appoggiandosi a braccia conserte alla cucina.

«E così tu saresti la fidanzata di Sasuke» aveva sibilato la Yamanaka, assottigliando le palpebre degli occhi fino a farle diventare due fessure imperscrutabili e inquietanti.

«Eh già!» aveva asserito Ran-chan, grattandosi la testa come una scimmia in un gesto che aveva assai poco di femminile.

«E raccontaci, su, come hai fatto a farlo capitolare?» era intervenuta Temari, che dopo essersi allontana dalla porta si era posizionata alla sua destra e, ora, sostava lì con le mani sui fianchi, il corpo proteso verso di lei e un atteggiamento che aveva tutta l'aria di essere non molto amichevole.

«Oh beh, il Te- , ehm, il tesorino mio, aveva solo tanto bisogno di amore» le aveva risposto, correggendosi appena in tempo dal pronunciare il simpatico nomignolo con cui era solito chiamare Sasuke.

Le quattro donne avevano sbarrato gli occhi e aperto la bocca, incredule.

«Tutto qui?» aveva chiesto Ino, con un filo di voce.

«Che assurdità!» aveva esclamato Temari, portando l'indice e il pollice della mano sul setto nasale e scuotendo la testa.

«Io non me la bevo» era intervenuta Ten Ten, fino a quel momento semplice spettatrice «Sakura ha provato tante volte a dargli l'amore di cui parli, ma lui non le ha mai consentito di avvicinarsi. Perché ha scelto te?»

«A guardarti non sei male, ma in quanto a stile...» aveva aggiunto la Yamanaka, arricciando le labbra.

«Quindi tu saresti Sakura?» aveva chiesto Ran-chan, spostando l'attenzione sulla kunoichi che fino a quel momento non aveva proferito parola «Sasuke mi ha molto parlato di te» aveva aggiunto con malizia.

«Immagino che ti abbia elencato più volte le mie splendide qualità. Tipo che sono noiosa, insopportabile e inutile» le aveva risposto Sakura, guardandola dritta negli occhi con sfida.

«Al contrario» aveva esclamato l'altra, osservando subito un cambiamento nello sguardo di Sakura che al sol sentire quelle parole si era come acceso, rasserenato « Ogni volta che mi picchia mi dice sempre di non preoccuparmi tanto posso farmi curare da te. Pensa che tu sia un ottimo medico» aveva aggiunto, senza pensarci, raccontando loro ciò che davvero Sasuke era solito dirgli quando si allenavano, pensando di dire qualcosa di carino, non ricordando affatto di non essere, al momento, Naruto, bensì Ran-chan.

Gli occhi di Sakura si erano accesi di rabbia mentre le altre, esterrefatte, avevano iniziato a esclamare cose del tipo: ''Lui ti picchia?'' , '' Ma è inaccettabile!'' , ''Se Shikamaru si permettesse di alzare un solo dito contro di me finirebbe con la testa nella sabbia. Morto, naturalmente'' che in qualche modo gli avevano suggerito che la sua uscita non fosse stata proprio geniale.

Sakura aveva stretto i pugni ed si era fiondata fuori dalla cucina alla velocità della luce.

Dal salotto era poi giunto un urlo assai poco rassicurante e vari rumori che Naruto era riuscito a identificare solo dopo essere accorso sul posto, ma a quel punto era già troppo tardi per fare qualcosa: Sasuke seduto a terra con le spalle al muro, vistosamente emaciato, aveva appena assaggiato, di nuovo, l'ira funesta della kunoichi.



«Non tutto è perduto.»

La voce di Shikamaru, comparso chissà come e chissà quando, costrinse l'Uchiha a staccarsi nuovamente dal viso quella bistecca ormai cotta.

«Che intendi dire, Shikamaru?» chiese Naruto, sbattendo ritmicamente le palpebre.

«Che il tuo piano non è fallito completamente. Certo, avresti potuto risparmiarti di dire alle ragazze che Sasuke ti picchiava. Sono stato costretto a sorbirmi una noiosissima paternale di Temari sull'inciviltà dei miei amici» gli spiegò il Nara, rimanendo appoggiato allo stipite della finestra a braccia incrociate e occhi chiusi.

«Mi dispiace» replicò l'Uzumaki.

«Nah! Tanto a lei non va mai bene niente» lo rassicurò l'altro «In ogni caso, Sasuke, Sakura ha dimostrato di essere gelosa di te e questo è un buon segno. Ran-chan, o come diavolo si chiama, può esserci ancora utile.»

«Ancora?!» esclamò l'Uchiha, affranto.

«Non può sparire all'improvviso e poi… ho un piano.»

E Sasuke si sentì un pochino sollevato perché, di solito, i piani del Nara non fallivano mai – o quasi.





Angolo Autrice


Carissimi lettori,

sono tornata a casa per la pausa pranzo e sono entrata di sfuggita per non saltare il nostro appuntamento. Non mi dilungherò molto perché tra circa mezz'ora devo ritornare in ufficio. Ecco a voi il piano ''geniale'' di Naruto… Che piano infallibile, eh? Mi rendo conto di essere a un passo dalla demenzialità, ma abbiate fede… accadrà di peggio.

Vi lascio e ringrazio tutti coloro che hanno recensito il precedente capitolo (proverò a rispondervi questa sera quando torno dal lavoro) e chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, Grazie infinite!

Evaporo!


Blueorchid31


P.s. per le altre fan portate pazienza, non ho proprio il tempo materiale per metterci le mani. Ma tra un po' vado in ferie e conto di recuperare.:-)



PROSSIMO CAPITOLO: 3. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono

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Capitolo 4
*** 4. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono. ***


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4. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono.







Il piano di Shikamaru era abbastanza semplice: Ran-chan e Sasuke avrebbero dovuto farsi vedere il più possibile in pubblico in atteggiamenti amorosi. Naruto aveva trovato l'idea divertente, Sasuke un po' meno – molto meno. Shikamaru aveva stilato un elenco dettagliato delle cose che avrebbero dovuto fare e Sasuke, dopo averlo letto, aveva iniziato a dubitare dell'eccelsa mente del Nara perché, per quanto si sforzasse, non riusciva a comprendere come il camminare mano nella mano potesse servire allo scopo.

Era stata una vera violenza psicologica per Sasuke afferrare la mano di Ran-chan, un po' sudaticcia, quella mattina in cui Shikamaru li aveva costretti ad andare a fare la spesa insieme, come una coppia, nell'ora di punta. Tutti gli occhi di Konoha gli erano caduti addosso come una pioggia di kunai, curiosi, maliziosi, e lui non aveva potuto fare altro che sopportarli in virtù di quella ricompensa che Shikamaru gli aveva promesso.

E così era passata una settimana in cui Naruto si era diviso letteralmente in due per portare avanti quell'ingegnoso piano e allo stesso tempo non trascurare la sua dolce Hinata. Sasuke e Ran-chan avevano partecipato a ogni tipo di evento pubblico, addirittura la ragazza era stata presentata all'Hokage, tale Kakashi Hatake, pur di rendere credibile la loro storia e Shikamaru poteva dirsi abbastanza soddisfatto dei risultati perché Sakura appariva sempre più provata, più affranta, e anche Temari, ignara del suo coinvolgimento, gli aveva confessato che la kunoichi non avesse proprio preso bene la cosa.

Tutto filava liscio come l'olio, come aveva previsto…


Beh, non proprio tutto.


Shikamaru aveva trascurato un piccolissimo particolare, che lì per lì aveva ritenuto insignificante, sicuro che Naruto sarebbe stato in grado di fronteggiare eventuali emergenze di tipo ''famigliare''.

Inutile dire che quando si era ritrovato tutta la congrega delle Kunoichi frustrate e tendenzialmente psicolabili a raccolta nel salotto di casa sua, in virtù del suo proverbiale intuito, aveva provato l'irrefrenabile desiderio di stendere Naruto con un cazzotto. Desiderio che la sua altrettanto proverbiale indolenza aveva immediatamente ritenuto troppo faticoso da esaudire. Naruto si era concentrato così tanto sulla missione che gli aveva assegnato da trascurare sua moglie.

''Robe da matti'' pensò Shikamaru che iniziava a sentire puzza di fallimento pur non riuscendo ad accettare concretamente quell'eventualità.

«Dov'è?» ringhiò Temari, non appena lo vide.

«Se ti riferisci a Naruto, non ne ho idea» le rispose serafico.

«Come hai fatto a capire che mi riferivo a Naruto?» replicò lei, sospettosa, incrociando le braccia.

«Non è necessario possedere un quoziente intellettivo molto elevato per comprendere quale sia il problema del giorno, Temari.»

«Il problema del giorno?» chiese lei, iniziando a battere nervosamente un piede.

«Quando voi vi radunate c'è sempre un problema» affermò Shikamaru con rassegnazione «Cos'è successo questa volta?» le domandò, prima che lei potesse ribattere.

«Il tuo amico tradisce Hinata!»

«Naruto non tradisce Hinata, è solo molto occupato.»

«Naruto tradisce Hinata!» reiterò la Sabaku, alzando un altro po' il tono della voce.

«Avete delle prove a favore della vostra tesi?»

E la sagacia di Shikamaru Nara in tutto il suo pragmatico splendore riuscì a metterla temporaneamente a tacere, facendogli guadagnare un po' di tempo per elaborare la mossa successiva.

«Naruto sta svolgendo una missione importante per conto dell'Hokage» spiegò, quindi, facendo attenzione a mantenere il tono della voce piatto, per sembrare il più convincente possibile perché sapeva di avere di fronte un gruppo di donne assetate di vendetta, potenzialmente letali, e probabilmente con il ciclo.

«Se è lecito saperlo, quale sarebbe questa missione?» replicò subito Temari, lanciandogli un sguardo truce che Shikamaru non fece alcuna fatica a interpretare: ''Non mi incanti, Nara.''

«Se proprio ci tieni, puoi andarlo a chiedere direttamente all'Hokage» la sfidò, provando quella fantastica sensazione che lo aveva spinto tre anni prima a chiederle di rimanere a Konoha, con lui «Io me ne vado a dormire» concluse, dirigendosi verso il corridoio che conduceva alla camera da letto.

«Shikamaru Nara!» tuonò Temari, costringendolo a fermarsi «Spero per te che questa sia la verità.»

Shikamaru sbuffò rumorosamente e proseguì verso la camera da letto.

Che gran casino, pensò chiudendosi la porta alle spalle.

Per quanto la visione del suo letto fosse invitante, fu costretto a rinunciarvi: la possibilità che Temari si presentasse davvero al cospetto dell'Hokage e pretendesse spiegazioni non era poi così remota e non poteva rischiare, proprio adesso, che questo accadesse.

Attraversò silenziosamente la camera da letto e uscì dalla finestra sicuro che prima di fare la sua mossa Temari si sarebbe consultata – a lungo – con le sue amiche e anche se non era mai riuscito a capire fino in fondo il perché degli interminabili discorsi delle donne, fu costretto ad ammettere che in quella circostanza fosse utile per rimediare al lapalissiano errore fatto da Naruto.

Si affrettò a raggiungere il Palazzo dell'Hokage per istruire quest'ultimo su cosa rispondere se necessario, ignaro del fatto che nel frattempo Temari avesse fatto irruzione nella sua camera da letto, trovandola ovviamente vuota.



֎



Temari ghignò soddisfatta realizzando qualcosa che aveva sospettato da sempre, ma che in nome della pacifica convivenza non aveva mai osato affermare ad alta voce: il suo intuito non era affatto inferiore a quello del marito.

Tornò in salotto e, dopo aver inspirato a fondo, riempiendosi i polmoni di appagamento, comunicò la scoperta alle altre.

«Shikamaru è in combutta con Naruto.»

«Co-co-cosa?» esclamò Sakura, attonita.

«Sono quasi certa che c'entri qualcosa anche Sasuke» aggiunse Temari, posando una mano sulla spalla di Hinata che aveva ricominciato a piangere.

«Come fai a saperlo, Temari?» chiese Ten Ten, scettica.

«Shikamaru non avrebbe mai e poi mai rinunciato al riposino pomeridiano. C'è qualcosa di losco sotto.»

E le altre non poterono fare altro che annuire di fronte all'incontrovertibilità della tesi esposta da Temari.

«Che facciamo adesso?» domandò, quindi, Ino.

«Faremo credere loro di averci ingannate e...» Temari aspettò un attimo prima di proseguire, provando a riflettere secondo la logica del marito. Sicuramente Shikamaru, ritenendola impulsiva, era scappato dalla finestra per andare ad avvertire l'Hokage, in questo modo però si era tirato fuori dai giochi con le sue stesse mani, lasciando libero il campo per arrivare al nocciolo del problema.

«Seguiremo Naruto» decretò, quindi, sorridendo maleficamente.



֎




«Eccolo lì!»

Dopo un paio d'ore di appostamento fuori dalla residenza degli Uzumaki, Naruto si decise a uscire e le cinque kunoichi presero a seguirlo per le strade di Konoha. Ad un certo punto lo videro entrare in un vicolo e ritornare in breve sulla strada principale.

«Perché è entrato nel vicolo?» chiese Ino.

«Non ne ho idea» rispose Sakura, assottigliando lo sguardo «Ma sono quasi certa che quella sia una copia» aggiunse.

«Probabilmente Shikamaru è riuscito ad avvertirlo» osservò Temari che iniziava a provare lo sfrenato desiderio di ridurre suo marito in poltiglie.

«Cosa facciamo adesso?» domandò TenTen, sorreggendo Hinata che già intravedeva all'orizzonte un colloquio non molto piacevole con suo padre che per l'ennesima volta le avrebbe ripetuto che «No, Naruto non faceva per lei.»

«Ci moltiplichiamo e li seguiamo entrambi» propose Sakura.

E così fecero non immaginando minimamente ciò che i loro occhi avrebbero visto in quel vicolo.


«Ma cosa?» esclamò Temari, quando due codini color dell'oro spuntarono sulla testa di Naruto.

«Haremu no jutsu» le spiegò Sakura, il cui sopracciglio aveva preso a vibrare incessantemente diventando quasi un tic irreversibile.

Hinata svenne.

«Quindi quella in realtà è Naruto?» le domandò Temari per conferma, un po' perplessa a dire il vero, e Sakura fu costretta ad annuire pur non riuscendo a capire per quale motivo Naruto si fosse trasformato in una donna e avesse finto di essere la ragazza di Sasuke – di cose strane quei due ne avevano fatte tante, ma questa superava di gran lunga ogni limite umano.

«E avete anche il coraggio di dire che noi di Suna siamo strani?!»

E le altre non poterono che darle ragione.

«Dobbiamo scoprire cosa c'è sotto» rifletté Ino ad alta voce, massaggiandosi il mento.

«Io credo di non potercela fare, ragazze» intervenne Hinata, visibilmente provata.

«Tu verrai con noi!» le intimò Temari, imperativa «Sei innamorata di tuo marito?» le chiese, afferrandola per le spalle.

Hinata annuì, cercando di trattenere le lacrime.

«Allora combatti!» concluse la Sabaku, scuotendola con violenza.

«Hey, Temari, si sta muovendo» la avvisò Sakura, sgranchendosi il collo in modo minaccioso, certa che a breve avrebbe dovuto rompere un po' di ossa a un paio di ninja di sua conoscenza.

Ripresero a seguirlo, rimanendo a distanza di sicurezza per non farsi scoprire e giunsero così a casa di Sasuke.



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«Ciao, tesorino!»

«Naruto, quante volte devo dirti di non chiamarmi tesorino. È inquietante!» ribatté l'Uchiha, contrariato.

«Ma Shikamaru ha detto...» tentò di obiettare l'Uzumaki, prontamente fermato dall'altro.

«So cosa ha detto, ma ora non siamo in pubblico quindi non penso sia necessario. Piuttosto, ti ha visto qualcuno?»

«Un paio di passanti, ma niente di più. Sai, il quartiere Uchiha non è tra i più frequentati di Konoha» rispose Naruto, con sarcasmo «Che programmi abbiamo per oggi, tesorino?» aggiunse, avvicinandosi a lui con fare civettuolo.

Sasuke grugnì e si augurò nel contempo che quel supplizio finisse il prima possibile perché Naruto era di per sé un uomo abbastanza fastidioso, ma da donna superava ogni suo limite di sopportazione.

«Smettila immediatamente!» lo minacciò, mettendosi a sedere stancamente sul divano del salotto «Credo che tu abbia preso troppo sul serio questa storia» aggiunse, aprendo sulle gambe un libro giusto per fargli capire che non aveva intenzione di mettere in scena alcuna farsa quella mattina.



«Cosa stanno dicendo?»

«Sasuke ha detto che Naruto ha preso troppo sul serio qualcosa.»

«Che cosa?»

«Forse la loro storia.»

«L-la l-loro storia?»

«Sh! Per tutte le marionette di Kankuro, fate silenzio!»



«Se sono innamorata di te non è certo colpa mia, Sasukino. Sei irresistibile!» miagolò Naruto, sedendosi di fianco a lui.

«Non rompere!»

«Dai, non fare il timidone! Dopotutto sono la tua ragazza, dovresti essere un po' più affettuoso nei miei confronti.»


«Quindi è vero!» esclamò Ino.

«No, non può essere!» la seguì a ruota Sakura.

«Ho sempre pensato che il rapporto tra quei due fosse un po' ambiguo» asserì Temari, quasi divertita.

«I-io sto per vomitare» le avvertì Hinata che non riusciva proprio a credere che suo marito, l'uomo della sua vita, l'avesse presa in giro in quel modo.

«Fatti forza, Hinata» tentò di consolarla Ten Ten, mettendole una mano su una spalla.


«Se per affettuoso intendi che dovrei prenderti a pugni, ti accontento subito. Sei davvero noioso!» ringhiò l'Uchiha.


Sakura s'irrigidì.

''Noioso'' ripeté dentro di sé.

Era inaccettabile! Lei era noiosa! Naruto non poteva rubarle anche quello!

Erano due traditori. Naruto lo era anche più di Sasuke perché alla fine era sempre stata cosciente del fatto che l'Uchiha fosse uno stronzo, ma Naruto!!! Naruto era il suo migliore amico, l'aveva consolata un milione di volte, l'aveva rassicurata… Bugiardo!


«Non fa caldo qui dentro, Sasuke?» gli chiese Naruto, alzandosi dal divano.

«No» rispose l'Uchiha distrattamente, continuando a tenere gli occhi fissi sul rotolo che stava leggendo.

«Io penso di sì» replicò l'Uzumaki, iniziando a togliersi di dosso il vestitino che di per sé già non lo copriva molto.

Sasuke notò un ombra sul pavimento, un ombra che ricordava vagamente il vestito arancione di Naruto e d'istinto alzò lo sguardo, pentendosene subito dopo.

«C-che diavolo fai?» sbraitò, sbiancando all'istante dinanzi al corpo nudo del ragazzo, anzi della ragazza.


Il naso di Hinata cominciò a sanguinare e di lì a poco svenne. Temari si trattenne dallo scoppiare a ridere fragorosamente. Ino, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò a corto di parole e Ten Ten volse lo sguardo da un'altra parte, troppo imbarazzata. L'unica che apparentemente sembrò non aver accusato il colpo fu Sakura perché la sua mente stava già escogitando almeno un centinaio di sadici modi per infliggere orribili sofferenze a quei due traditori.


«Fidati di me, Sasukino. Hai bisogno di impratichirti un po'. Sei troppo rigido» gli sussurrò Naruto, mellifluo, allungando minacciosamente le mani verso di lui. Sasuke le osservò aprirsi e chiudersi come tenaglie pronte ad afferrarlo e strabuzzò gli occhi, terrorizzato: Naruto stava veramente esagerando. Portò l'unico braccio disponibile davanti al petto pronto a colpirlo, sicuro che a breve si sarebbe ritrovato quel pazzo maniaco addosso e francamente aveva immaginato diversamente la sua prima volta.

«Lascia che io ti insegni un paio di cose sull'arte di amare» aggiunse Naruto, il cui tono di voce aveva assunto delle connotazioni mefistofeliche.



«Penso che abbiamo visto abbastanza» decretò Temari, un po' nauseata.

«Io li ammazzo, tutti e due!» ringhiò Sakura di rimando, muovendo un passo per uscire dal loro nascondiglio.

«No, Sakura, fermati!» la ammonì la Sabaku «Aspettiamo che Naruto ritorni a casa. Ho in mente un piano» le spiegò, ghignando in modo diabolico.

«Dopotutto la vendetta è un piatto che va servito freddo» convenne l'Haruno, sorridendo a sua volta.

«E tu come lo sai?» chiese Ten Ten.

«Ho imparato dal migliore.»


«Naruto, stai lontano da me o giuro che questa volta ti uccido!» abbaiò Sasuke e Naruto inaspettatamente si fermò.

«Tranquillo, se ne sono andate» sospirò l'Uzumaki, recuperando dal pavimento il suo vestito.

«Vuoi dire che...»

«Mi ha avvertito Shikamaru, altrimenti non me ne sarei accorto. Devo ammettere che sono sveglie» gli spiegò prima di comporre i sigilli per il rilascio della tecnica «Avresti dovuto vedere la tua faccia!» lo canzonò, scoppiando a ridere sguaiatamente.

«Quindi...»

«Quindi abbiamo rischiato che le ragazze ci scoprissero.»

La voce di Shikamaru giunse inattesa dall'ingresso.

«E tu come sei entrato?» chiese Sasuke, che proprio non riusciva ad abituarsi a queste apparizioni estemporanee del Nara.

«La porta era aperta.»

Sasuke fulminò con lo sguardo Naruto che in risposta prese a grattarsi freneticamente la nuca.

«Credo di aver dimenticato di chiuderla» ammise placidamente.

«In ogni caso l'abbiamo scampata bella» continuò Shikamaru «Ero certo che Temari si sarebbe recata prima dall'Hokage e poi da Naruto. L'idea delle copie sembra aver funzionato.»

«Di grazia potreste spiegare anche a me cosa è successo?» chiese l'Uchiha, un po' allarmato.

«Hai fatto quello che ti ho detto?» proseguì Shikamaru rivolgendosi a Naruto, ignorando completamente la richiesta dell'altro.

«Sì, non preoccuparti. Mi sono intrufolato nel vicolo e ho creato una copia. Mi sono accertato che le ragazze avessero iniziato a seguirla e poi mi sono trasformato» rispose Naruto, serio.

«Bene» soffiò Shikamaru, compiaciuto.

«Bene?» gli fece eco Sasuke «Bene cosa? Se alla fine lo hanno seguito fin qui significa che hanno scoperto tutto!» sbraitò, questa volta davvero molto allarmato.

«Calmati, Sasuke! Era tutto previsto» replicò il Nara.

Sasuke alzò un sopracciglio, perplesso e infastidito: odiava non essere al corrente di ciò che accadeva e detestava ancor più che qualcun altro decidesse per lui – un retaggio del tragico rapporto fraterno.

«La copia di Naruto ci ha fatto guadagnare un po' di tempo e ha permesso a Ran-chan di comparire» gli spiegò l'altro «Dopo un po' è svanita e le ragazze non hanno avuto altra scelta che venire qui...»

«E assistere alle nostre quasi effusioni» concluse Naruto.

Adesso era tutto chiaro… o quasi. Nella mente dell'Uchiha un tarlo seccante continuava a insinuare nelle sue sinapsi il dubbio che non fosse andato tutto liscio come quei due sostenevano, al contrario, ma Shikamaru in quanto a strategia non aveva rivali e Naruto, in fondo, aveva solo dovuto eseguire i suoi ordini senza attingere alla sua fervida e pericolosa fantasia. Forse si stava preoccupando troppo.

«È ora che tu faccia ritorno a casa, Naruto» gli consigliò Shikamaru «Non voglio rischiare di trovarmi di nuovo quelle quattro dissennate nel salotto di casa mia» aggiunse, sbuffando.

«Che intendi?» indagò Sasuke.

«Naruto ha trascurato sua moglie e le ragazze sospettano che lui la tradisca. Anzi ne sono certe» gli rispose Shikamaru, con una tranquillità che l'Uchiha ritenne assolutamente inappropriata perché, anche se non era ancora molto esperto in materia, aveva compreso una piccola, ma significativa, parte del processo evolutivo del genere femminile che consisteva nel repentino passaggio dall'infanzia alla menopausa e che rendeva ogni donna un potenziale pericolo per la sua incolumità e per quella di tutto il genere a cui apparteneva. Persino Shikamaru, anche se era davvero bravo a dissimularlo, provava un profondo timore reverenziale nei confronti della sua consorte; Naruto venerava Hinata come una Dea; anche lui, quindi, avrebbe fatto quella fine? Azzerbinato e sottomesso a una donna volitiva e manesca?

Il suo subconscio, quello a cui era imputato l'istinto di autoconservazione, iniziò a valutare l'ipotesi che l'idea di riconquistare Sakura non fosse più così salutare.

«Tranquillo, Shikamaru, risolvo tutto io!» esclamò Naruto, dirigendosi in fretta verso la porta.

«Davvero ti fidi di lui?» chiese Sasuke, rivolgendosi a Shikamaru che era rimasto lì immobile e silenzioso, con gli occhi ermeticamente chiusi e una sigaretta accesa tra le labbra.

«Non abbiamo molta scelta.»


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«Hinata? Amore? Sei in casa?»



«Prendetelo!»



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Angolo Autrice


Vi chiedo infinitamente perdono per il ritardo, ma in questi giorni sono molto impegnata con il lavoro e torno a casa la sera a orari improponibili. È inutile che vi dica che non vedo l'ora di andare in ferie – ancora due settimane ed è fatta – per dedicarmi un po' di più alle storie che ho in corso. Mi manca molto scrivere perché per me è un modo per rilassarmi e scaricare lo stress che accumulo – immaginate quindi a quale grado di isteria sono arrivata ultimamente.

Non so dirvi se martedì prossimo sarò in grado di rispettare il nostro appuntamento o se slitterà come questa settimana, ma state pur certi che non appena avrò due minuti di tempo libero – come questa sera – cercherò di pubblicare il seguito.

Vi ringrazio tantissimo per le tante recensioni, per il vostro affetto e la vostra pazienza.

In pratica la fine del capitolo è già uno spoiler di quello che accadrà nel prossimo il cui titolo è :


4. Idee malsane portano a conseguenze disastrose. O forse no?





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