Una donna per amico di Blueorchid31 (/viewuser.php?uid=566549)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.LUI ***
Capitolo 2: *** 2. Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano. ***
Capitolo 3: *** 3- Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito dopo. ***
Capitolo 4: *** 4. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono. ***
Capitolo 1 *** 1.LUI ***
Carissimi
lettori,
molti
di voi sono ormai abituati ai miei sbrocchi mentali. Eccone un altro.
Non
ho molto da dire su questa storia: è una follia.
Ci
tengo però a rassicurarvi su una cosa: se dopo averla letta
qualcuno di voi non dovesse più rivolgermi parola o mi
cancellasse dai suoi autori preferiti avrebbe tutta la mia
comprensione.
*
supplica in ginocchio di non farlo perché a volte non ce la fa
proprio a non scrivere storie stupide *
La
storia è quasi ultimata, manca un capitolo, e non sarà
molto lunga. Pubblicherò un capitolo alla settimana, di media
( tanto sono già scritti) e sempre di martedì.
Alla
fine del capitolo troverete il titolo di quello successivo, un
piccolissimo spoiler
Intanto
provo a terminare anche il capitolo di Mr Brightside che mi sta dando
parecchi problemini.
Buona
lettura
1.
LUI
Sasuke
non aveva mai pensato in maniera '' costruttiva '' al rapporto con
Sakura.
In
tutti quegli anni si era impegnato talmente tanto a distruggerlo,
ottenendo tra l'altro ottimi risultati, che trovava abbastanza
assurdo, un pelino inquietante, l'essersi ritrovato a pensare a lei
proprio adesso che poteva dirsi soddisfatto.
Dopo
la fine della guerra, a parte la piccola parentesi ospedaliera
durante la quale aveva già notato, dal poco garbo che la
kunoichi gli riservava durante le medicazioni – in netto
contrasto con la delicatezza e l'amorevolezza che dedicava a Naruto –
, che ci fosse qualcosa di molto strano nel suo comportamento, una
sorta di distacco. Ovviamente non se ne era lamentato, lì su
due piedi, ma lo aveva notato… e sulla scia di quel
rinnovato buonismo post combattimento mortale con il suo migliore
amico, post amputazione sanguinolenta e post esame di coscienza, in
qualche modo si era sentito un po' di merda. Sakura aveva tutte le
ragioni per odiarlo, su questo non c'erano dubbi, ma aveva sperato
che un paio di contrite scuse e un atteggiamento remissivo e pentito
potessero bastare per rimettere le cose a posto.
Si
sbagliava… e alla grande – tanto per cambiare.
La
situazione era poi precipitata dopo che lui e Naruto erano stati
dimessi dall'ospedale e Tsunade-sama, all'epoca ancora Hokage, aveva
convocato l'intero Team 7 per decidere a chi affidarlo – come
fosse stato un bambino piccolo incapace di badare a se stesso e
tendenzialmente portato alla fuga.
Naruto
si era offerto subito, alzando entrambe le mani e urlando un ''Io,
io! '' che lo aveva fatto prima sospirare, poi grugnire e infine
rimpiangere di non essere morto. Kakashi-sensei – colui che lo
aveva definito il suo allievo preferito – e Sakura Haruno –
colei che aveva spergiurato di amarlo con tutto il suo cuore –,
al contrario, avevano continuato placidamente a fare orecchie da
mercante. Lui li aveva guardati, con un espressione supplice, ma era
stato cordialmente ignorato; in particolar modo lei, che non era
riuscita neanche a coglierlo quello sguardo supplice, non si era
neanche degnata di girarsi dalla sua parte, continuando a guardare
davanti a sé come se niente fosse.
Non
essendoci altri volontari, Tsunade-sama era stata costretta ad
affidarlo a Naruto, almeno fino a quando la casa dei suoi genitori
non fosse stata considerata agibile. A quel punto Sasuke, impettito,
aveva voltato le spalle agli altri due, e con stizza aveva fatto
cenno a Naruto di seguirlo.
Si
era girato per un secondo, dopo aver varcato la soglia che conduceva
fuori dall'ufficio dell'Hokage, sperando che il terrore di averlo in
qualche modo contrariato avesse fatto provare un minimo di senso di
colpa a quei due traditori impenitenti, ma niente. Niente di niente.
Ok,
se l'era meritato. Ok, era stato uno stronzo. Ma a conti fatti
sperava in un minimo di indulgenza da parte di quei due. Sakura non
aveva pianto quando le aveva chiesto scusa? Gli aveva dato dello
stupido, dopotutto; lo aveva insultato approfittando della sua
debolezza e lui aveva ritenuto di meritarselo. Aveva pensato che
quello fosse bastato a farla sentire meglio, a mettere una pietra
sopra al passato… che idiota!
E
se la convivenza con Naruto aveva messo a dura prova il suo di per sé
già labile equilibrio psichico, l'atteggiamento di Sakura
aveva rischiato di fargli venire voglia di ritornare tra le braccia
di Orochimaru-sama – lui sì che lo amava davvero.
Lei,
infatti, aveva continuato a ignorarlo, o meglio, a fingere di
tollerarlo perché in un Villaggio come Konoha per quanto uno
potesse sforzarsi di evitare qualcuno finiva puntualmente per
ritrovarselo davanti.
Aveva
provato a trovare una spiegazione a quel suo comportamento,
ipotizzando che fosse dipeso dai traumi della guerra, da particolari
episodi che l'avevano scossa nel profondo tanto da modificarne
l'indole; episodi che naturalmente non riguardavano lui in prima
persona, perché a parte un paio di omissioni di soccorso e un
tentato omicidio, non ricordava nulla che potesse rientrare nella
categoria '' crimini imperdonabili'', fermo restando che le aveva
chiesto scusa, in modo generico, per tutto quello che aveva fatto
proprio per non sbagliarsi.
Ma
quando, alcuni mesi dopo, Sakura aveva tentato di fargli il calco nel
muro portante dell'ufficio del Palazzo dell'Hokage, sotto gli occhi
attoniti di Naruto e Kakashi, una nuova consapevolezza si era fatta
strada nella sua eccelsa mente: Sakura, da insulsa ragazzina
perdutamente innamorata, si era trasformata in una donna
potenzialmente letale e poco incline al perdono.
Il
suo spirito di sopravvivenza lo aveva, quindi, persuaso a non sfidare
la sorte e a preservare l'incommensurabile patrimonio genetico di cui
era unico portatore, optando per una fuga strategica. Si era
arzigogolato il cervello per svariate notti alla ricerca di un
pretesto per lasciare il Villaggio e, alla fine, lo aveva trovato.
Il
giorno della sua partenza lei lo aveva fissato a lungo, con uno
sguardo inequivocabilmente carico di odio, e quando Kakashi-sensei,
appena nominato Hokage, gli aveva dato il via libera, dopo una serie
di raccomandazioni, lui aveva atteso per un po' che Sakura dicesse
qualcosa, una qualsiasi cosa... che, quantomeno, accennasse un
piccolo pianto, ma il suo viso era rimasto indifferente e le sue
labbra ermeticamente serrate: nessun ''Sasuke-kun portami con te'', o
un ''ti prego non andare'' ed era stato seccante, molto seccante.
Sasuke
si era voltato ed era andato via, sentendosi un po' come un cane
bastonato, ma sicuro che con il tempo lei avrebbe sentito la sua
mancanza e che, al suo ritorno, tutto sarebbe tornato come era un
tempo.
Inutile
dire che era rimasto abbastanza deluso nel constatare che questa
volta la sua brillante mente avesse fatto cilecca perché a
tornare era tornato, ma le cose non erano affatto cambiate, anzi, se
possibile, erano addirittura peggiorate.
Una
volta varcati i cancelli di Konoha, una mattina di primavera, si era
precipitato da lei per appurare che il suo piano avesse funzionato.
Era entrato di soppiatto nell'ospedale, ma al suo posto aveva trovato
un'altra ragazza che gli aveva cortesemente spiegato dove poter
trovare la dottoressa Haruno. Aveva seguito le sue indicazioni ed era
giunto davanti a una struttura che riportava l'insegna ''Clinica per
la salute mentale dei bambini''. Sasuke aveva alzato un sopracciglio
non riuscendo a comprendere cosa avesse potuto spingere Sakura a
dedicarsi a un gruppetto di marmocchi mentalmente deviati, non
subdorando affatto che lui potesse c'entrare qualcosa – no,
perché mai?
Onde
evitare di fare un'ennesima figura barbina, aveva costeggiato
l'edificio, portandosi sul retro ed era entrato da una finestra.
Aveva percorso, guardingo, il corridoio fino a che non aveva letto su
una targhetta il suo nome. A quel punto aveva preso un bel respiro ed
era entrato, senza bussare, proclamando un ''Sono tornato'' carico di
enfasi – per quanto possibile – e di buoni propositi.
«
Buon per te» gli aveva risposto Ino Yamanaka, acida come un
pomodoro cotto e lasciato nel frigo per settimane «Se stai
cercando Sakura, e io se fossi in te non lo farei, ti comunico che è
a Suna e che dovrebbe fare ritorno domani.»
Che
bentornato del cazzo.
«Cosa
intendi con ''se fossi in te non lo farei'' ?» le aveva
chiesto, controvoglia: l'idea di dare importanza alle idiozie della
Yamanaka lo inquietava, e non poco.
«Che
non penso che abbia piacere di rivederti, non è difficile da
capire» gli aveva risposto lei con tracotanza, facendo
sventolare la sua lunghissima coda bionda per amplificare il
concetto.
«E
perché mai?»
«Ma
ci sei o ci fai?»
L'esclamazione
della Yamanaka, se possibile, lo aveva lasciato ancora più
perplesso.
«Sei
sparito per quasi tre anni!» aveva sbraitato la ragazza subito
dopo «Spero che almeno tu abbia ritrovato te stesso perché
ti servirà molta presenza di spirito se davvero hai intenzione
di parlarle» lo aveva informato, incrociando le braccia davanti
al petto.
Da
quando la Yamanaka era diventata così criptica? Ritrovare se
stesso, presenza di spirito, ma di che diavolo stava parlando? E poi,
per sua informazione, era sparito per tre anni proprio per darle il
tempo di sentire la sua mancanza!
Va
bene, forse anche un anno sarebbe bastato, ma andare in giro per il
mondo alla ricerca di se stesso non era stato poi tanto male e a un
certo punto ci aveva preso la mano, tanto da definire quel viaggio
una specie di ''cammino di espiazione'', un percorso mistico, in cui
davvero aveva avuto modo di scoprire se stesso, arrivando alla
conclusione di essere un gargantuesco coglione.
«Da
quello che mi stai dicendo deduco che sia arrabbiata con me, ma non
riesco a comprenderne il motivo»
«Questo
perché sei un baka!»
Ma
Ino, una volta, non lo amava perdutamente? Da quando tutte le donne
che erano state innamorate di lui avevano preso a odiarlo?
Anche
Karin non lo aveva accolto calorosamente quando aveva fatto visita al
serpentesco sensei. In vero gli aveva dato l'impressione di essere
arrabbiata con lui per qualcosa, ma non aveva approfondito
l'argomento, non trovandolo interessante.
Sasuke
si era chiuso istintivamente nelle spalle, dando segni di cedimento
psicofisico: il viaggio era stato lungo e il ritorno abbastanza
traumatico.
«Comunque,
se permetti, io avrei da fare altro» lo aveva liquidato Ino,
indicandogli la porta.
«Dove
posso trovarla?» si era premurato di chiederle Sasuke onde
evitare di incorrere nuovamente in qualche donna isterica e assai
poco cortese.
«Domani
non lavora, quindi puoi trovarla a casa sua» gli aveva risposto
Ino, in modo sbrigativo, ritornando a sistemare alcuni medicinali
dentro una cassetta di primo soccorso «Ma se vuoi un consiglio,
Sasuke-kun… se ci tieni alla pellaccia io le starei alla
larga» aveva aggiunto, mentre Sasuke usciva dall'ufficio,
confuso e molto preoccupato.
Aveva
passato la notte in una radura appena fuori Konoha, sulla strada per
Suna, e aveva meditato attentamente sulle parole della Yamanaka, non
riuscendo tuttavia a capacitarsi del fatto che nonostante tutto quel
tempo Sakura non avesse smesso di odiarlo, anzi, a sentire Ino,
sembrava che lo detestasse ancora di più. Era impossibile che
lui avesse potuto farle qualcosa, essendo mancato per quasi tre anni,
quindi doveva esserci necessariamente una spiegazione diversa, che
non aveva nulla a che vedere con lui.
A
metà mattinata, mentre era seduto ai piedi di un albero in
contemplazione dell'universo, aveva visto sfrecciare a gran velocità
una chioma rosa: era tornata. Si era mosso all'istante e aveva
cominciato a seguirla. Una volta varcati i cancelli del Villaggio,
l'aveva vista procedere in direzione opposta a dove era sita la sua
casa paterna e fermarsi davanti a un palazzo non molto alto rispetto
agli standard raggiunti in quegli anni a Konoha.
Secondo
piano, terza porta.
Sasuke
aveva ghignato, realizzando che adesso la ragazza vivesse da sola e
che nessuno li avrebbe, pertanto, interrotti.
Si
era portato dinanzi la porta e aveva lanciato una veloce occhiata
alla targhetta per non avere altre sorprese. Constatato con sollievo
che Sakura nel contempo non si fosse sposata, si era deciso a suonare
e mentalmente aveva incrociato le dita, mentre la serratura della
porta scattava e una Sakura molto diversa da quella che ricordava gli
si parava davanti.
Le
parole gli erano morte in gola non appena i suoi occhi si erano
posati su quel corpo così femminile, armonioso, coperto solo
da un asciugamano che lei teneva su con una mano poggiata sul petto,
sul suo viso più spigoloso, ma sempre delicato, e aveva
provato un brivido quando infine i loro sguardi si erano incrociati:
il suo totalmente rapito, quello di lei... furioso.
Di
già? E pensare che non aveva ancora aperto bocca.
«Ciao,
Sakura» le aveva detto, cercando di imprimere alle parole un
discreto calore che riuscisse in qualche modo a farle capire che era
felice di vederla «Sono tornato» aveva aggiunto,
abbozzando persino una specie di sorriso.
Sakura
lo aveva osservato per qualche minuto, muta come non lo era mai stata
in tutta la sua vita, e Sasuke aveva quasi cantato vittoria,
ritenendo che un minimo di shock potesse essere anche comprensibile e
che il fatto che non lo avesse pestato, lì sul momento, poteva
considerarsi un passo in avanti.
«Io...»
aveva esalato, ritenendo opportuno, per una volta, di fare il primo
passo, ed era stato veramente seccante il dolore improvviso al naso
procurato dalla porta che si era chiusa improvvisamente e con una
tale violenza da far tremare l'intero isolato.
No,
non aveva funzionato.
Si
era portato la mano sul naso per constatare che non fosse rotto e se
ne era andato, imprecando qualcosa di incomprensibile.
Per
superare l'onta subita, Sasuke aveva poi deciso di barricarsi dentro
casa, la sua casa, quella dei suoi genitori, che in quei tre
anni avevano finito finalmente di ristrutturare, deciso a restarvi
rinchiuso fino a che quella pazza scatenata non fosse rinsavita e non
si fosse presentata, strisciante, a chiedergli umilmente perdono.
E
così erano passati i giorni, e poi le settimane.
Sasuke
ogni mattina si sedeva sul bordo dell'engawa, con le spalle
appoggiate sempre alla medesima trave, in attesa del suo arrivo –
perché era certo che prima o poi lei sarebbe capitolata,
sapendolo lì, da solo – mentre Naruto si era preso la
bega di rifornirlo di viveri e di arginare la sua ormai
inequivocabile follia.
«Io
spero che sappia che non la perdonerò mai» ripeteva
tutti i giorni all'amico.
Naruto
all'inizio aveva abbozzato, poi aveva preso ad alzare gli occhi al
cielo e, infine, un bel giorno, non potendone più, aveva
deciso che fosse giunto il momento di metterlo di fronte alla crudele
realtà.
«Lei
non verrà mai, Teme» gli aveva detto, serio come non
mai, e dispiaciuto del fatto che fosse toccato proprio a lui
quell'ingrato compito.
«Verrà»
aveva replicato Sasuke, con un tono di voce stanco, malinconico,
mentre il suo sguardo vagava per quel giardino di nuovo rigoglioso.
«No,
non lo farà! Lei sta con un altro, Sasuke» e Naruto si
era dovuto mordere la lingua per non aggiungere altro, per non
insultarlo e poi finire col picchiarlo: faceva già abbastanza
pena così ed era più che certo che le sue parole lo
avessero ferito molto più di un cazzotto.
Sasuke,
all'apparenza, era rimasto del tutto indifferente: aveva chiuso gli
occhi e aveva poggiato la testa contro la trave di legno.
«Chi
è?» aveva esalato, come in punto di morte, dopo alcuni
istanti di opprimente silenzio scanditi dal rumore del shishiodoshi
che si riempiva e si svuotava ritmicamente.
«Che
importanza ha?» gli aveva domandato Naruto, esasperato.
«Rispondi»
Naruto
aveva inspirato a fondo, dando adito a tutto l'affetto che provava
per quell'imbecille e alla sua infinita pazienza, prima di
rispondergli, certo che in un modo o nell'altro Sasuke lo avrebbe
scoperto e, allora, tanto valeva che fosse lui a dirglielo.
«Il
Kazekage» gli aveva rivelato, riuscendo a captare il preciso
istante in cui il cuore di Sasuke aveva smesso di battere.
Da
quel giorno Sasuke aveva smesso di sedersi sul bordo dell'engawa e si
era dedicato a un'attività per la quale era sempre stato
particolarmente portato: l'autolesionismo. Aveva iniziato a vagare
per la casa come un fantasma, rifiutando persino la compagnia di
Naruto che, nonostante tutto, continuava a presentarsi davanti alla
sua porta ogni sacrosanto giorno, instancabile, paziente, in attesa
che si sbriciolasse definitivamente per raccogliere con un colpo di
scopa i suoi cocci e poi riattaccarli, a uno a uno, come sempre.
E
non aveva neanche dovuto aspettare tanto: erano bastate un paio di
settimane.
Un
bel giorno Sasuke si era svegliato e si era guardato allo specchio,
riconoscendo il vero se stesso dietro quelle occhiaie color prugna,
quel viso smunto e grigio e quel fisico deperito. Si era dato dello
stupido – questa volta da solo – e dopo aver fatto una
lunga e salutare doccia – sì, puzzava, e anche molto –
, aveva tagliato quei cinque strati di folta barba accumulati in
quelle settimane scoprendosi più magro di quanto avesse
immaginato.
Quando
Naruto si era recato da lui, come ogni mattina, lo aveva trovato in
giardino ad allenarsi – cosa che non accadeva da tempo –
e l'Uzumaki si era chiesto quale molla fosse scattata in quel
contorto cervello che si ritrovava, come avesse fatto a riprendersi
così in fretta e, soprattutto, senza il suo aiuto. Non era
riuscito a comprenderne il modo, ma era stato talmente felice di
rivedere quella scintilla di pura follia nello sguardo dell'amico da
ritenere assolutamente superfluo indagare.
Che
errore fatale!
Solo
molto tempo dopo, con il senno di poi, si era pentito di non averlo
fatto, ma la situazione era ormai degenerata a tal punto da non
lasciare spazio a inutili rimpianti.
҉
Prossimo
capitolo : 2. Di quella volta in cui Naruto
proclamò di avere un piano
|
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Capitolo 2 *** 2. Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano. ***
2.
Di quella volta in cui Naruto proclamò di avere un piano.
«Teme,
da questa parte!» urlò Naruto, attirando l'attenzione di
tutti i presenti su di lui, sul caso clinico, l'unico uomo in
quel ristorante che entrava e usciva dall'oscurità con la
stessa facilità con cui proclamava di voler diventare Hokage
di quello stesso Villaggio che solo qualche ora prima era
intenzionato a distruggere.
Una
contraddizione ambulante.
Sasuke
si era lasciato convincere da un Dobe a caso, particolarmente
insistente, a partecipare a quella stupida serata tra amici.
Durante
la sua asfissiante opera di convincimento, il suddetto Dobe aveva
asserito un paio di volte, senza essere troppo esplicito per non
ferire brutalmente il suo orgoglio, che la possibilità di
incontrare Sakura fosse remota, remotissima, i.ne.si.sten.te,
e lui, pur avendo qualche riserva sull'attendibilità delle sue
affermazioni, aveva deciso di accontentarlo.
Una
volta giunto all'Ichiraku ramen, con suo sommo sollievo, non aveva
individuato alcun caschetto rosa confetto, ma solo la lunga coda
bionda della Yamanaka che sventolava a ogni suo concitato movimento.
Seduti
intorno a un lungo tavolo c'erano quasi tutti i suoi amici
dell'Accademia, tranne lei che probabilmente era a Suna dal suo fi-,
dal suo fidan-, fidanza- .
No,
non aveva ancora raggiunto quel grado di maturità tale da
riuscire a pronunciare per intero quella parola senza che uno
spontaneo amaterasu incenerisse qualcuno.
«Pensavo
che non saresti più venuto» gli mormorò Naruto a
un orecchio per non metterlo in imbarazzo davanti ai presenti che
continuavano a guardarlo con curiosità e sospetto come se da
un momento all'altro avesse potuto dare di matto e sterminarli tutti
– un'idea che, dopotutto, non sarebbe stata poi così
malvagia.
«Non
avevo nulla da mettermi e non volevo sfigurare al tuo fianco»
ironizzò l'Uchiha, strappando un sorriso all'amico.
«Vedo
con piacere che sei tornato più stronzo di prima»
«Possiamo
cominciare?» chiese Choji, a gran voce, massaggiandosi la
pancia brontolante.
«Ancora
un minutino Choji, Sakura sta arrivando» replicò in
fretta la Yamanaka.
Sakura?
Sasuke
si voltò verso Naruto che sembrava essere stato appena colto
da una paresi: non muoveva più neanche un muscolo,
probabilmente aveva smesso persino di respirare.
«Avevi
detto...» ringhiò l'Uchiha a bassa voce.
«So
cosa ho detto» lo interruppe Naruto, sfoggiando un sorriso che
Sai avrebbe facilmente catalogato come falso, anzi falsissimo «Te
lo giuro, non ne sapevo niente» si affrettò a dirgli,
subito dopo, avendo percepito un mutamento assai poco rassicurante
nella sua aura, già di per sé negativa.
«Io
me ne vado» decretò l'altro, alzandosi in piedi con
l'intenzione di allontanarsi il prima possibile: non era pronto, non
lo era affatto, e come minimo, vedendola, sarebbe ripiombato nello
sconforto, a patto che fosse sopravvissuto, data la tendenza di lei a
essere particolarmente aggressiva nei suoi confronti.
Naruto
lo afferrò per la maglietta e con un colpo secco lo costrinse
a rimettersi seduto.
«Non
fare l'idiota!» lo ammonì subito dopo, guardandolo
dritto negli occhi per trasmettergli un messaggio subliminale che
pressappoco stava a significare questo: '' Coniglio!''
Sasuke
non riuscì a capire bene come fece, ma recepì il
messaggio e attese l'inevitabile, cercando di convincersi che potesse
farcela, che in fondo l'aveva ignorata dai cinque anni in su fino ai
venti e che con un po' di buona volontà ci sarebbe potuto
riuscire ancora.
Sakura
– per fortuna senza Gaara al seguito – fece il suo
ingresso una decina di minuti dopo e Sasuke fu costretto a fare uno
sforzo sovrumano per nascondere l'ansia, l'emozione, nel rivederla
dopo così tanto tempo.
Imbroccò
il primo bicchiere a tiro e ne bevve il contenuto, tutto d'un sorso,
senza preoccuparsi di cosa potesse essere e di quali effetti avrebbe
potuto avere sulla sua psiche già molto turbata.
L'Haruno,
al contrario, gli era passata davanti con palese indifferenza e si
era portata dall'altra parte della tavolata, sedendosi poi al fianco
di Temari. Probabilmente l'alcol aveva fatto la sua parte, ma Sasuke
ebbe come l'impressione che nel breve tragitto da un capo all'altro
del tavolo, Sakura avesse galleggiato nell'aria, con una leggiadria
pari a quella di una farfalla.
Scosse
la testa, tentando di allontanare dalla mente quell'assurdo pensiero,
mentre qualcuno, uno a caso, gli metteva tra le mani un altro
bicchiere, colmo di quella nauseabonda sostanza viscosa, che tuttavia
sembrava riuscire a tenerlo a bada.
Durante
la cena Sasuke tentò più volte di incontrare lo sguardo
di Sakura, ma con scarsissimi risultati: gli occhi della ragazza si
erano posati più volte su Shikamaru, che le era di fronte, su
Temari, su Ino, finanche su Naruto che era seduto proprio al suo
fianco, ma mai su di lui.
Era
diventato invisibile per caso?
Appena
terminato il pasto – e il suo era rimasto pressoché
intonso, al contrario della bottiglia di saké – Naruto
lo aveva invitato a seguirlo al bancone, dopo avergli spiegato che di
solito a fine serata gli uomini avevano l'usanza di separarsi dalla
compagine femminile per chiacchierare liberamente.
E
così si erano ritrovati seduti tutti in fila a sorseggiare
dell'altro saké fino a notte inoltrata quando una indisponente
Subaku no Temari in Nara si era appropinquata al bancone dichiarando
di essere stanca.
«Ti
raggiungo tra poco» replicò Shikamaru, accendendosi
l'ennesima sigaretta.
«Non
fare tardi» si raccomandò Temari prima di voltarsi e
andare via, mostrando tutto il suo disappunto per quella scenetta
abbastanza deprimente che vedeva due eroi della guerra, un uomo pigro
e uno strano alle prese con una sbronza che probabilmente li avrebbe
fatti diventare ancora più stupidi di quanto già non
fossero.
Shikamaru
impose alla sua testa di fare un enorme sforzo e annuire per non
urtare la sensibilità, già di per sé scarsa,
della sua dolce metà.
Chi
invece sembrava aver dimenticato anche dove abitasse quella tanto
acclamata sensibilità era Sakura che al seguito di Hinata,
comparve davanti a loro con un'espressione, se possibile, anche più
schifata di quella di Temari.
«Anche
io e Hinata ce ne andiamo»
Così
parlò.
Non
a lui, sia ben chiaro, ma, ubriaco e tutto, non riuscì a non
cogliere quella velata sfumatura di astio nella sua voce che non era
rivolta a Naruto – no di certo – o a Shikamaru, o
a Sai, ma a lui, solo a lui, inequivocabilmente a lui.
«Arrivo
subito Hinata-chan» si affrettò a rispondere Naruto,
schioccando poi un dolce bacio a sua moglie che si limitò ad
annuire amorevolmente.
«Tranquilla
Hyuga, ci penso io a riportarlo a casa» biascicò Sasuke,
inaspettatamente, dimostrando un affezione nei confronti del suo
amico che risultò strana, molto strana, in primis alla ragazza
e poi a tutti gli altri presenti: simili slanci emotivi non erano
affatto da Sasuke Uchiha – il saké poteva fare miracoli.
«Adesso
sei anche un ubriacone. Che amarezza!» intervenne Sakura, con
un tono di voce talmente freddo da procuragli un brivido «Pensavo
che non nascondessi altri difetti oltre quelli che hai costantemente
mostrato di avere, ma a quanto pare sai essere una fonte inesauribile
di sorprese» aggiunse, con tagliente sarcasmo.
Sasuke
scoppiò a riderle in faccia, in quel modo unico,
raccapricciante, tipico dei suoi momenti di follia omicida e Naruto,
in un lampo improvviso di lucidità, cominciò a temere
il peggio e si frappose, per sicurezza, tra i due.
«Tranquillo,
Naruto» lo rassicurò Sasuke «Avrei dovuto
ucciderla quando ne ho avuta l'occasione… adesso non c'è
più gusto» e le nocche di Sakura scrocchiarono tutte e
dieci all'unisono.
«Prova
a ripetere quello che hai detto!» lo sfidò la ragazza.
«Pensi
che non avrei il coraggio di farlo?» ribatté lui,
riuscendo finalmente a incrociare il suo sguardo, anche se il suo, a
dire il vero era talmente annebbiato da rendere l'immagine di Sakura
una chiazza verde e rosa, tanto da impedirgli di cogliere quella
scintilla di ira funesta che brillava nei suoi occhi pronta a
esplodergli sulla faccia da un momento all'altro.
«Teme!»
lo riprese Naruto «Dai, dacci un taglio.»
«Hai
ragione, non ne vale la pena» convenne l'Uchiha, dando le
spalle alla ragazza e ricominciando a bere.
«Sakura-chan,
per favore» aggiunse l'Uzumaki.
«Andiamo,
Sakura» incalzò Hinata che, dopo uno scambio di sguardi
con il marito, decise di afferrarle il braccio e trascinarla fuori
dal locale.
Sakura
lanciò un ultimo occhiata in direzione di Sasuke, seduto
ricurvo su quello sgabello, e a stento riuscì a celare la pena
che provava nel vederlo così dietro quella facciata di odio
che aveva costruito in quegli anni.
҉
«Quando
smetterete di farvi la guerra?» chiese Shikamaru dopo aver
atteso, saggiamente, che i bollenti spiriti di Sasuke si quietassero.
«Quando
lei smetterà di essere così infantile» sputò
l'Uchiha con disprezzo.
«E
tu così coglione» si accodò Naruto, che non ne
poteva davvero più di quella situazione.
«Questa
in gergo viene denominata ''situazione di stallo'' » dichiarò
Sai, trovando gli altri due d'accordo, ma non Sasuke che aveva
continuato a fissare il liquido viscoso nel suo bicchiere,
pensieroso.
«Non
me ne importa un bel niente di lei» eruppe, all'improvviso,
stringendo con forza il bicchiere «Posso avere qualsiasi altra
donna» biascicò rabbioso, dando voce alla sua dignità
ferita, offesa, da quella ragazzina impudente.
«È
l'orgoglio che ti fa dire queste cose» decretò
Shikamaru, soffiando fuori il fumo della sigaretta dalle narici «Per
una notte ci si può accontentare di qualsiasi donna, è
vero, ma per la vita?»
«Tsk!»
sibilò Sasuke «Per la vita…» ripeté,
a bassa voce, quasi con sdegno, trangugiando poi il contenuto del
bicchiere e facendo segno alla ragazza dietro il bancone di
riempirglielo ancora. Sakura aveva deciso di passare la sua vita con
un altro, ergo non poteva essere lei quella giusta. Per quale assurdo
motivo avrebbe dovuto continuare a farsi gratuitamente del male e
sperare che lei tornasse indietro sui suoi passi e ricominciasse a
guardarlo con occhi straripanti di amore incondizionato? Poi, in
fondo, non era neanche del tutto certo di essere innamorato di lei,
probabilmente Shikamaru non aveva torto nel sostenere che potesse
essere una semplice questione di orgoglio.
«Quindi»
intervenne Naruto, un po' perplesso, interrompendo il flusso dei suoi
pensieri «Tu sei stato con altre donne, Shikamaru?»
domandò curioso, dato che lui aveva avuto un'unica esperienza
carnale, e solo dopo il matrimonio, e trovava alquanto bizzarra
l'idea di copulare con più donne per decidere infine quale
fosse quella giusta.
«No,
idiota!»
«Allora...»
mormorò Sai, inclinando da un lato la testa « Come lo
hai capito?» gli chiese.
«Ho
fatto l'amore con lei, mi sembra ovvio» gli rispose Shikamaru
con magnanimità, rendendosi conto che forse di casi disperati
in quel ristorante ce ne fossero due, anzi tre, solo che colui che
gli aveva posto quella domanda dalla sua aveva Ino Yamanaka che di
certo non ci avrebbe messo molto, conoscendola, a mettere in chiaro
le cose e a dargli una svegliata.
«Quindi
se io...» sussurrò una voce che sembrava provenire
dall'oltretomba.
«Io
non lo farei se fossi in te» si affrettò a smontarlo il
Nara «Per come stanno adesso le cose se solo ti azzardassi a
sfiorarla anche solo con un dito saresti costretto a chiedere a
Tsunade-sama di riprodurre un'altra parte del tuo corpo. E questa
volta, Sasuke, non penso che rifiuteresti di fartela riattaccare.»
«Situazione
di stallo» ripeté Sai, abbassando le spalle per lo
sconforto.
«Sei
innamorato di lei?» chiese, quindi, Shikamaru.
«Che
importanza ha?»
«Dovresti
dirglielo»
«E
cosa ci guadagnerei?»
«Forse
un paio di ossa rotte… o forse no.»
«Hey,
ci siamo anche noi!» li interruppe Naruto che, come Sai, aveva
assistito in silenzio a quel botta e risposta tra i due, facendo
saettare lo sguardo dall'uno all'altro.
«Tu
sei troppo stupido» replicò Sasuke «E lui...»
rifletté per un attimo prima di continuare, cercando di dare
una definizione appropriata a quel tizio che stava attendendo il suo
verdetto con uno strano sorriso stampato sulla faccia «È
il sostituto» borbottò, in conclusione.
«Io,
in verità, avrei un'idea!» incalzò l'Uzumaki per
nulla toccato dall'affermazione dell'amico.
«Tsk!
Ti prego risparmiaci » sibilò Sasuke, ottenendo
l'approvazione di Shikamaru che prese a sghignazzare piano.
«Avrò
bisogno proprio del tuo aiuto, Shikamaru!»
«Scordatelo!
Se Temari dovesse mai venire a sapere che sto qui a parlare con voi
di questa faccenda mi sbatterebbe fuori di casa senza battere ciglio
e i divorzi, amico mio, sono una vera seccatura.»
«Posso
darti una mano io se vuoi» si offrì Sai e Naruto, dopo
averlo squadrato da capo a piedi, sancì un «No, tu no»
che, tuttavia, non sembrò sortire alcun effetto negativo sul
ninja della radice che continuò imperterrito a sorridere.
«Non
devi fare granché, Shikamaru. Prometto che Temari non verrà
mai a scoprirlo» tentò di convincerlo, congiungendo le
mani a mo' di preghiera.
«Ti
ho già detto di no, Naruto. E non sottovalutare mia moglie,
quando ci si mette è anche peggio di Ino»
Rabbrividirono
tutti all'unisono, tranne Sai che trovava quell'aspetto della sua
ragazza assolutamente delizioso.
«Devi
solo organizzare una cena a casa tua, al resto penso io» gli
spiegò Naruto, aggiungendo un «Ti prego» vibrato e
supplicante.
«Perché
proprio a casa sua? Potremmo cenare da me» propose Sasuke, che
doveva essere davvero molto ubriaco per aver deciso così su
due piedi di accogliere nella sua casa qualcuno che non fosse Naruto
o Sakura – anche se quest'ultima sembrava non aver ben compreso
quale privilegio le avesse accordato.
Naruto
alzò un sopracciglio e fece segno alla ragazza dietro il
bancone di sostituire il saké con l'acqua –
urgentemente.
«Casa
mia andrà benissimo. Naruto ha ragione» acconsentì
Shikamaru.
«Sì,
ma il piano qual è?» biascicò ancora Sasuke, che
proprio non ne poteva più: sentiva gli occhi pesanti, lo
stomaco in tumulto e il preludio di un fotonico mal di testa.
«Lo
vedrai, Teme. Lo vedrai.»
҉
Note
dell'autrice esaurita
Ho
avuto una settimana d'inferno in quanto figlia e marito hanno ben
pensato di prendere l'influenza insieme, quindi perdonatemi ma non ho
neanche riletto il capitolo. È
un pochino breve ma mi serviva per introdurre il prossimo con il
quale entreremo nel vivo della storia. Preparatevi al peggio!
Adesso
mi dedico a rispondere alle vostre bellissime recensioni. Grazie di
cuore per tutto il vostro supporto. :-)
Spero
che anche questo capitolo vi sia piaciuto e rinnovo l'appuntamento
per martedì prossimo.
Un
bacione
Blueorchid31
P.s.
non sono ancora certa di farcela, ma probabilmente questo fine
settimana riuscirò a pubblicare il capitolo conclusivo di
Entelechia.
Prossimo
capitolo: 3- Di quando Sasuke fu costretto ad
ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea
troppo stupida. Ritrattando subito dopo.
|
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Capitolo 3 *** 3- Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta, Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito dopo. ***
3-
Di quando Sasuke fu costretto ad ammettere che, forse, per una volta,
Naruto non avesse avuto un'idea troppo stupida. Ritrattando subito
dopo.
«È
davvero molto nero quell'occhio. Sei sicuro di vederci bene?»
osservò Naruto che da un buon quarto d'ora non aveva smesso di
muovere il capo da un lato e dall'altro per rimirare l'immenso
ematoma da diverse prospettive, trattenendosi con tutte le sue forze
dal ridere e irritando oltremodo il suo amico che, per l'appunto, gli
rispose: «Come pensi che io possa vederci se è
completamente chiuso!?» e aveva prestato molta attenzione a non
farla apparire come una domanda diretta perché la possibile
risposta dell'amico lo avrebbe sicuramente persuaso a emaciare anche
il suo di occhio e avrebbero ricominciato a girare strane voci sul
loro legame simbiotico e, questa volta, proprio non le avrebbe
tollerate perché se si trovava in quella situazione la colpa
era sua, solo sua, e delle sue idee idiote – e anche in parte
di sé stesso che gli aveva dato retta.
«Adesso
hai un aspetto veramente inquietante. Avrebbe potuto colpirti
sull'occhio sinistro… così ricordi un po' Obito»
dichiarò l'altro dopo un'attenta riflessione.
«Baka!
Madara rubò il rinnegan a Obito, non lo sharingan»
«Allora
a Kakashi-sensei»
«Kakashi
non ha mai avuto il rinnegan» sbuffò Sasuke, chiedendosi
nel contempo perché continuasse a rispondergli e soprattutto
quale guerra avesse combattuto Naruto – la sua no di certo.
«Beh,
allora somigli un po' a tutti e due»
«Sì,
somiglio a tutti e due, se questo riesce a zittirti per un secondo»
Tanto ai pazzi, e agli idioti, toccava sempre dare ragione.
«Comunque
sarebbe potuta andare peggio, no?»
«Non
ho voglia di parlarne»
«Avrei
dovuto prevedere la reazione di Sakura»
Sì,
avresti dovuto.
«Forse
ho calcato un po' troppo la mano»
Prima
o dopo che hai detto a Sakura che ti ho picchiato più volte?
«Mi
sono ritrovato spiazzato. Quelle arpie mi hanno fatto tante domande e
io...»
«Hai
detto di chiamarti Ikamuzu Otu Ran. Si può essere più
stupidi?»
«È
il primo nome che mi è venuto in mente.»
«È
il tuo nome al contrario!»
«Appunto!
Non riusciranno mai a capire che ero io in realtà.»
«Dovresti
vergognarti!» sputò Sasuke con profondo sdegno,
riadagiando la bistecca ormai completamente scongelata sull'occhio –
gentile concessione della Signora Nara.
«E
tu dovresti farti una doccia. Puzzi!» replicò Naruto,
incrociando le braccia, indispettito.
«Guarda
che questo è il tuo odore!» gli fece notare Sasuke «Non
so come faccia la Hyuga a sopportare questo tanfo di ramen»
aggiunse, schifato.
«Hinata-chan
non si è mai lamentata del mio odore, anzi!» lo rimbeccò
Naruto, acidamente «E non mi ha neanche mai fatto un occhio
nero» lo canzonò, sapendo che con quelle parole gli
avrebbe inferto un colpo mortale.
«Perché
non ha mai avuto un amico stupido come te.»
Naruto
si chiuse nelle spalle, sentendosi ancora in colpa per il cruento
epilogo della cena a casa di Shikamaru e Temari. Non aveva valutato
tutte le possibili reazioni di Sakura e quando si era ritrovato con
le spalle al muro era andato completamente nel pallone.
«Naruto
non viene.»
Shikamaru
si era avvicinato a Sasuke e gli aveva sussurrato quelle parole in un
orecchio «Hinata non si sentiva molto bene» aveva
aggiunto, fermando appena in tempo la mano dal posarsi sulla spalla
di Sasuke in un gesto di conforto, ricordando quanto l'Uchiha
detestasse ogni tipo di contatto fisico.
Sasuke
aveva annuito e subito dopo aveva ringhiato un sommesso
«Usuratonkachi» che solo l'orecchio attento e allenato di
Sakura era riuscito a captare.
L'Uchiha
era rimasto ancora un po', seduto sul sofà di pelle
scamosciata della residenza della famiglia Nara, riflettendo sulla
possibilità di alzarsi e andare via perché senza Naruto
sarebbe stato ancora più complicato resistere a una serata
intera con tutti quei simpatizzanti di Sunagakure intorno e quella
insopportabile faccetta a punta davanti agli occhi che continuava a
trattarlo con disaffezione.
Quando
era riuscito, infine, a prendere una decisione qualcuno aveva bussato
alla porta e Temari si era affrettata ad andare ad aprire.
Una
ragazza bionda, dalle forme prorompenti, accentuate da un vestito
succinto e di dubbio gusto aveva fatto così il suo ingresso,
catapultandosi poi verso di lui.
«Sasukino!»
aveva urlato, gettandosi tra le braccia del ragazzo che per lo shock
non era stato in grado di scansarsi.
«Ma...»
tentò di obiettare Sasuke, che dopo aver recuperato un minimo
di razionalità aveva già pensato ad almeno duecento
modi per liberarsi – in via definitiva – di quella
''cosa'' che gli si era appiccicata addosso che tra l'altro puzzava
proprio come…
«Sono
Naruto» sussurrò la ragazza al suo orecchio.
«Eh?»
Sasuke
per un attimo aveva pensato – anzi sperato – che si
trattasse di uno scherzo, ma dopo aver riconosciuto sul viso della
ragazza l'accenno degli inconfondibili baffi dell'amico non aveva
avuto più alcun dubbio: Haremu no Jutsu, una delle tecniche
più famose dell'Usuratonkachi.
«Sarebbe
questo il tuo piano?» aveva sibilato tra i denti.
«Guarda
Sakura.»
Sasuke
aveva buttato una veloce occhiata in direzione della ragazza e con
sua enorme sorpresa l'aveva scoperta a fissarlo, ma non con odio,
bensì con stupore misto a qualcos'altro.
«Sta
funzionando?» gli chiese Naruto.
«Cosa
dovrebbe accadere con precisione?»
«Oh,
Sasukino! Quanto mi sei mancato!» aveva esclamato Naruto in
modo teatrale, stringendosi ancora un po' di più a lui.
«Abbracciami.»
gli aveva bisbigliato, poi, un po' contrariato dalla sua scarsa
collaborazione.
«Il
tuo piano fa schifo» aveva decretato Sasuke, a mezza bocca «E
non ho alcuna intenzione di abbracciarti» aveva aggiunto,
scansando il viso da una parte perché quello del suo amico,
adesso amica, iniziava a essere pericolosamente vicino.
«L'hai
voluto tu.»
Naruto
si era scostato bruscamente e si era rintanato in un angolo del sofà
con gli occhi pieni di lacrime.
«Perché?»
aveva urlato come la donna isterica che era «Perché devi
sempre trattarmi così?» ed era scoppiato in un pianto
dirotto che, se possibile, aveva ancora di più attirato
l'attenzione su di loro – come se per tutto il tempo ogni
singola persona presente in quella casa non si fosse accorta
dell'arrivo di una donna sconosciuta e poco vestita che si era
lanciata addosso a uno che aveva la fama di essere un solitario.
«Si
può sapere chi sei?» le aveva chiesto Temari, un po'
perplessa, sicuramente infastidita da quell'intrusione non prevista.
Naruto
aveva alzato il viso, rigato da calde lacrime e aveva cercato lo
sguardo di Sasuke con la speranza che lui gli andasse in aiuto. Ma
aveva ghignato, l'idiota; se ne era elegantemente lavato le mani e
lui era stato costretto a improvvisare.
«
Ikamuzu » aveva
farfugliato e dopo una lunga pausa aveva aggiunto: «Otu Ran»
Facepalm
di Shikamaru nelle retrovie.
«Ikamuzu
Otu Ran?» aveva ripetuto Temari, sbattendo più volte le
palpebre «Ma che razza di nome è?» aveva
esclamato, con feroce spontaneità.
«È
il mio nome» le aveva risposto la ragazza, timidamente,
riuscendo persino ad arrossire.
«E
cosa ci fai qui, Otu...» Temari aveva indugiato un attimo non
ricordandosi già più il nome «Come hai detto che
ti chiami?» le chiese, infine, fregandosene di poter sembrare
maleducata.
«Chiamami
Ran-chan»
«Cosa
ci fai qui, Ran-chan?» le aveva domandato la Subaku, dando
adito alla sua già di per sé scarsa pazienza,
portandosi il pollice e l'indice sull'apice del setto nasale in un
gesto che per Shikamaru aveva una valenza inequivocabile: sua moglie
stava valutando se uccidere o meno quella povera malcapitata.
«Sono
venuta a trovare il mio fidanzato»
E
nel salotto era calato un silenzio di tomba.
Naruto
aveva approfittato del momento per guardare Sakura e dentro di sé
aveva gioito riconoscendo sul suo viso una chiara espressione di
terrore: stava funzionando.
«Tu
sei la fidanzata di Sasuke?» aveva sbraitato la Yamanaka, che
per sopportare il colpo si era appoggiata a peso morto su Sai.
Naruto
aveva annuito con il capo, lanciando poi un bacio in direzione del
suo amato che continuava ostinatamente a non volergli dare corda.
«E
dove vi siete conosciuti?» aveva continuato Ino, assottigliando
gli occhi con fare sospettoso.
«A
Oto. L'anno scorso.»
«E
da quanto tempo state insieme?»
«Sei
mesi, ma ho come l'impressione di conoscerlo da sempre»
«E
chi si è dichiarato per primo?»
«Lui»
«Lei»
Naruto
si era voltato di scatto verso Sasuke e lo aveva tacitamente ammonito
con lo sguardo per aver scelto, come sempre, il momento meno
opportuno per uscire dal suo latente stato catatonico: il solito
tempismo.
«Tu
o lui?» aveva ripetuto Ino, visibilmente irritata, mentre una
Sakura sempre più attonita cercava di trovare una spiegazione
logica a tutto quello che le stava accadendo attorno, non riuscendo
tuttavia a trovarne una degna di nota.
«Lui»
«Lei»
I
due avevano risposto di nuovo all'unisono, lanciandosi uno sguardo di
sfida.
«Ok,
Ino, non penso che sia di vitale importanza saperlo» aveva
esordito Sakura, facendo calare nuovamente il silenzio sulla sala da
pranzo.
A
quel punto Sasuke era riuscito a comprendere il piano di Naruto:
finalmente Sakura lo stava guardando – in un modo
indecifrabile, sia ben chiaro – ma lo stava guardando, anzi
fissando, e non accadeva da molto, moltissimo tempo. Ma dietro quello
sguardo cosa si celava? Rabbia? Delusione? Gelosia forse?
«Sono
stato io» aveva affermato, quindi, con una boria tale da far
sembrare Madara Uchiha un pivello alle prime armi «Io mi sono
dichiarato per primo» aveva specificato, provando un malsano
piacere nel proferire quelle parole guardando Sakura dritto negli
occhi.
«Mangiamo!»
era stata la risposta della ragazza che, senza battere ciglio, si era
poi accomodata al suo posto, seguita dagli altri.
«Io
devo andare un attimo in bagno» aveva comunicato Sasuke in
risposta alla caparbia indifferenza mostrata dalla ragazza «Tu!»
si era poi rivolto alla sua presunta fidanzata «Vieni con me.»
«Non
sei capace di andarci da solo?»
«Ho
detto vieni con me» aveva reiterato l'Uchiha.
E
Ran-chan aveva ubbidito, aggiungendo: «È
proprio un tenerone. Non riesce a staccarsi da me neanche per un
attimo» e i presenti in sala si erano chiusi in un dignitoso
silenzio.
«Mi
spieghi che cosa stai combinando?» aveva ringhiato Sasuke una
volta chiusa la porta del bagno.
«Possibile
che tu non l'abbia ancora capito? Ma devo spiegarti proprio tutto?»
gli aveva sussurrato Naruto «È
la tecnica più vecchia del mondo!» aveva aggiunto con
enfasi «L'idea mi è venuta pensando a me e Hinata.
Quando Toneri ha tentato di portarmela via non ci ho visto più.
Si chiama gelosia, Teme!» gli aveva spiegato infine.
«Sakura
mi ammazzerà, e ammazzerà anche te» lo aveva
avvertito, massaggiandosi una tempia, alquanto preoccupato.
«No,
se ti decidi a collaborare»
Sasuke
aveva annuito, realizzando di non avere niente da perdere dopotutto e
che, in fondo, era vero: Naruto e Hinata alla fine si era sposati,
forse questa fantomatica gelosia poteva davvero avere il potere di
capovolgere le sorti della sua storia con Sakura.
«Ok,
cominciamo!» aveva esclamato Naruto carico di entusiasmo prima
di urlare a gran voce: «Oh, sì, Sasukino mio!»
L'Uchiha
aveva sbarrato gli occhi, non riuscendo a capire perché avesse
urlato in quel modo e quando, infine, si era reso conto di ciò
che Naruto stava facendo era ormai troppo tardi per fermarlo.
«Sì,
così!» aveva esclamato ancora l'Uzumaki, tirando pugni
contro il muro, contro la porta, prendendo a spostare tutti i pochi
mobili del bagno «Dì qualcosa anche tu!» lo aveva
esortato, pensando che in quel modo sarebbe stato tutto più
credibile, ma Sasuke era troppo scosso, troppo scioccato, per dire
alcunché. Era rimasto immobile, con gli occhi sbarrati, a
osservare la follia del suo amico – e poi era lui quello che
tutti consideravano pazzo.
Dopo
tre colpi ben assestati contro la porta, accompagnati da urla e
rantoli, Naruto aveva ritenuto che potesse bastare e si era
avvicinato a lui con fare minaccioso. Aveva alzato la mano e con un
veloce gesto che Sasuke non era riuscito a prevedere e quindi
fermare, gli aveva scompigliato i capelli – e già per
questo avrebbe meritato di morire – ma, non ancora soddisfatto,
aveva passato la mano sotto il rubinetto e gliel'aveva passata sul
viso per dare l'idea che fosse sudato e a quel punto Sasuke aveva
sibilato un ''Appena finisce questa storia giuro che ti uccido'' che,
in qualche modo, era riuscito a far sorridere l'Uzumaki,
assolutamente soddisfatto dal risultato.
Appena
usciti dal bagno erano stati investiti da un silenzio innaturale:
quel piccolo orgasmo simulato aveva avuto il potere di zittire tutti
i presenti e aveva fatto passare la fame a molti di loro – a
una persona, poi, in particolare.
«Scusateci»
aveva esordito Naruto, o meglio Ran-chan, sistemandosi la gonna
striminzita «Ma era da tanto che non ci vedevamo,»
«Oh!
Ma non vi preoccupate» aveva replicato Temari, sarcastica,
girando il viso da un lato «Il mio bagno sta lì apposta»
aveva aggiunto e Shikamaru, seduto al suo fianco, le aveva posato una
mano sulla spalla con la speranza di riuscire a convincerla a non
infierire: stava andando tutto secondo i piani, la regina era quasi
in scacco, e una scenata di sua moglie avrebbe di sicuro complicato
le cose.
Durante
la cena Sasuke era stato più volte costretto a riprendere
sottovoce la sua Ran-chan che in quanto a delicatezza e leggiadria
riusciva a essere anche peggio di Choji che, quantomeno, da quando si
frequentava con Karui, aveva imparato le buone maniere. Ogni volta
che si era avvicinato al suo orecchio per intimargli/le di fare
almeno finta di masticare, o di non mangiare con le mani, o di non
emettere suoni poco consoni a una dolce donzella, con la coda
dell'occhio aveva tenuto sotto controllo le reazioni di Sakura,
notando come quella finta maschera di indifferenza – perché
era finta, ne era certo – avesse iniziato a sciogliersi.
Il
piano di Naruto per quanto folle sembrava funzionare davvero.
Dopo
cena le donne si erano appartate in cucina e, ovviamente, Ran-chan
essendo una donna – al momento – le aveva seguite
trotterellando allegramente, ignara/o di ciò a cui sarebbe
andata/o incontro.
Onde
evitare interruzioni Temari aveva chiuso la porta e Ino si era poi
avvicinata a lei minacciosamente, mentre Sakura e Ten Ten si erano
tenute in disparte, appoggiandosi a braccia conserte alla cucina.
«E
così tu saresti la fidanzata di Sasuke» aveva sibilato
la Yamanaka, assottigliando le palpebre degli occhi fino a farle
diventare due fessure imperscrutabili e inquietanti.
«Eh
già!» aveva asserito Ran-chan, grattandosi la testa come
una scimmia in un gesto che aveva assai poco di femminile.
«E
raccontaci, su, come hai fatto a farlo capitolare?» era
intervenuta Temari, che dopo essersi allontana dalla porta si era
posizionata alla sua destra e, ora, sostava lì con le mani sui
fianchi, il corpo proteso verso di lei e un atteggiamento che aveva
tutta l'aria di essere non molto amichevole.
«Oh
beh, il Te- , ehm, il tesorino mio, aveva solo tanto bisogno di
amore» le aveva risposto, correggendosi appena in tempo dal
pronunciare il simpatico nomignolo con cui era solito chiamare
Sasuke.
Le
quattro donne avevano sbarrato gli occhi e aperto la bocca,
incredule.
«Tutto
qui?» aveva chiesto Ino, con un filo di voce.
«Che
assurdità!» aveva esclamato Temari, portando l'indice e
il pollice della mano sul setto nasale e scuotendo la testa.
«Io
non me la bevo» era intervenuta Ten Ten, fino a quel momento
semplice spettatrice «Sakura ha provato tante volte a dargli
l'amore di cui parli, ma lui non le ha mai consentito di avvicinarsi.
Perché ha scelto te?»
«A
guardarti non sei male, ma in quanto a stile...» aveva aggiunto
la Yamanaka, arricciando le labbra.
«Quindi
tu saresti Sakura?» aveva chiesto Ran-chan, spostando
l'attenzione sulla kunoichi che fino a quel momento non aveva
proferito parola «Sasuke mi ha molto parlato di te» aveva
aggiunto con malizia.
«Immagino
che ti abbia elencato più volte le mie splendide qualità.
Tipo che sono noiosa, insopportabile e inutile» le aveva
risposto Sakura, guardandola dritta negli occhi con sfida.
«Al
contrario» aveva esclamato l'altra, osservando subito un
cambiamento nello sguardo di Sakura che al sol sentire quelle parole
si era come acceso, rasserenato « Ogni volta che mi picchia mi
dice sempre di non preoccuparmi tanto posso farmi curare da te. Pensa
che tu sia un ottimo medico» aveva aggiunto, senza pensarci,
raccontando loro ciò che davvero Sasuke era solito dirgli
quando si allenavano, pensando di dire qualcosa di carino, non
ricordando affatto di non essere, al momento, Naruto, bensì
Ran-chan.
Gli
occhi di Sakura si erano accesi di rabbia mentre le altre,
esterrefatte, avevano iniziato a esclamare cose del tipo: ''Lui ti
picchia?'' , '' Ma è inaccettabile!'' , ''Se Shikamaru si
permettesse di alzare un solo dito contro di me finirebbe con la
testa nella sabbia. Morto, naturalmente'' che in qualche modo gli
avevano suggerito che la sua uscita non fosse stata proprio geniale.
Sakura
aveva stretto i pugni ed si era fiondata fuori dalla cucina alla
velocità della luce.
Dal
salotto era poi giunto un urlo assai poco rassicurante e vari rumori
che Naruto era riuscito a identificare solo dopo essere accorso sul
posto, ma a quel punto era già troppo tardi per fare qualcosa:
Sasuke seduto a terra con le spalle al muro, vistosamente emaciato,
aveva appena assaggiato, di nuovo, l'ira funesta della kunoichi.
«Non
tutto è perduto.»
La
voce di Shikamaru, comparso chissà come e chissà
quando, costrinse l'Uchiha a staccarsi nuovamente dal viso quella
bistecca ormai cotta.
«Che
intendi dire, Shikamaru?» chiese Naruto, sbattendo ritmicamente
le palpebre.
«Che
il tuo piano non è fallito completamente. Certo, avresti
potuto risparmiarti di dire alle ragazze che Sasuke ti picchiava.
Sono stato costretto a sorbirmi una noiosissima paternale di Temari
sull'inciviltà dei miei amici» gli spiegò il
Nara, rimanendo appoggiato allo stipite della finestra a braccia
incrociate e occhi chiusi.
«Mi
dispiace» replicò l'Uzumaki.
«Nah!
Tanto a lei non va mai bene niente» lo rassicurò l'altro
«In ogni caso, Sasuke, Sakura ha dimostrato di essere gelosa
di te e questo è un buon segno. Ran-chan, o come diavolo si
chiama, può esserci ancora utile.»
«Ancora?!»
esclamò l'Uchiha, affranto.
«Non
può sparire all'improvviso e poi… ho un piano.»
E
Sasuke si sentì un pochino sollevato perché, di solito,
i piani del Nara non fallivano mai – o quasi.
Angolo
Autrice
Carissimi
lettori,
sono
tornata a casa per la pausa pranzo e sono entrata di sfuggita per non
saltare il nostro appuntamento. Non mi dilungherò molto perché
tra circa mezz'ora devo ritornare in ufficio. Ecco a voi il piano
''geniale'' di Naruto… Che piano infallibile, eh? Mi rendo
conto di essere a un passo dalla demenzialità, ma abbiate
fede… accadrà di peggio.
Vi
lascio e ringrazio tutti coloro che hanno recensito il precedente
capitolo (proverò a rispondervi questa sera quando torno dal
lavoro) e chi ha inserito la storia tra le preferite, le seguite e le
ricordate, Grazie infinite!
Evaporo!
Blueorchid31
P.s.
per le altre fan portate pazienza, non ho proprio il tempo materiale
per metterci le mani. Ma tra un po' vado in ferie e conto di
recuperare.:-)
PROSSIMO
CAPITOLO: 3. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta,
falliscono
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4. Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono. ***
4.
Anche i piani di Shikamaru Nara, qualche volta, falliscono.
Il
piano di Shikamaru era abbastanza semplice: Ran-chan e Sasuke
avrebbero dovuto farsi vedere il più possibile in pubblico in
atteggiamenti amorosi. Naruto aveva trovato l'idea divertente, Sasuke
un po' meno – molto meno. Shikamaru aveva stilato un elenco
dettagliato delle cose che avrebbero dovuto fare e Sasuke, dopo
averlo letto, aveva iniziato a dubitare dell'eccelsa mente del Nara
perché, per quanto si sforzasse, non riusciva a comprendere
come il camminare mano nella mano potesse servire allo scopo.
Era
stata una vera violenza psicologica per Sasuke afferrare la mano di
Ran-chan, un po' sudaticcia, quella mattina in cui Shikamaru li aveva
costretti ad andare a fare la spesa insieme, come una coppia,
nell'ora di punta. Tutti gli occhi di Konoha gli erano caduti addosso
come una pioggia di kunai, curiosi, maliziosi, e lui non aveva potuto
fare altro che sopportarli in virtù di quella ricompensa che
Shikamaru gli aveva promesso.
E
così era passata una settimana in cui Naruto si era diviso
letteralmente in due per portare avanti quell'ingegnoso piano e allo
stesso tempo non trascurare la sua dolce Hinata. Sasuke e Ran-chan
avevano partecipato a ogni tipo di evento pubblico, addirittura la
ragazza era stata presentata all'Hokage, tale Kakashi Hatake, pur di
rendere credibile la loro storia e Shikamaru poteva dirsi abbastanza
soddisfatto dei risultati perché Sakura appariva sempre più
provata, più affranta, e anche Temari, ignara del suo
coinvolgimento, gli aveva confessato che la kunoichi non avesse
proprio preso bene la cosa.
Tutto
filava liscio come l'olio, come aveva previsto…
Beh,
non proprio tutto.
Shikamaru
aveva trascurato un piccolissimo particolare, che lì per lì
aveva ritenuto insignificante, sicuro che Naruto sarebbe stato in
grado di fronteggiare eventuali emergenze di tipo ''famigliare''.
Inutile
dire che quando si era ritrovato tutta la congrega delle Kunoichi
frustrate e tendenzialmente psicolabili a raccolta nel salotto di
casa sua, in virtù del suo proverbiale intuito, aveva provato
l'irrefrenabile desiderio di stendere Naruto con un cazzotto.
Desiderio che la sua altrettanto proverbiale indolenza aveva
immediatamente ritenuto troppo faticoso da esaudire. Naruto si era
concentrato così tanto sulla missione che gli aveva assegnato
da trascurare sua moglie.
''Robe
da matti'' pensò Shikamaru che iniziava a sentire puzza di
fallimento pur non riuscendo ad accettare concretamente
quell'eventualità.
«Dov'è?»
ringhiò Temari, non appena lo vide.
«Se
ti riferisci a Naruto, non ne ho idea» le rispose serafico.
«Come
hai fatto a capire che mi riferivo a Naruto?» replicò
lei, sospettosa, incrociando le braccia.
«Non
è necessario possedere un quoziente intellettivo molto elevato
per comprendere quale sia il problema del giorno, Temari.»
«Il
problema del giorno?» chiese lei, iniziando a battere
nervosamente un piede.
«Quando
voi vi radunate c'è sempre un problema» affermò
Shikamaru con rassegnazione «Cos'è successo questa
volta?» le domandò, prima che lei potesse ribattere.
«Il
tuo amico tradisce Hinata!»
«Naruto
non tradisce Hinata, è solo molto occupato.»
«Naruto
tradisce Hinata!» reiterò la Sabaku, alzando un altro
po' il tono della voce.
«Avete
delle prove a favore della vostra tesi?»
E
la sagacia di Shikamaru Nara in tutto il suo pragmatico splendore
riuscì a metterla temporaneamente a tacere, facendogli
guadagnare un po' di tempo per elaborare la mossa successiva.
«Naruto
sta svolgendo una missione importante per conto dell'Hokage»
spiegò, quindi, facendo attenzione a mantenere il tono della
voce piatto, per sembrare il più convincente possibile perché
sapeva di avere di fronte un gruppo di donne assetate di vendetta,
potenzialmente letali, e probabilmente con il ciclo.
«Se
è lecito saperlo, quale sarebbe questa missione?»
replicò subito Temari, lanciandogli un sguardo truce che
Shikamaru non fece alcuna fatica a interpretare: ''Non mi incanti,
Nara.''
«Se
proprio ci tieni, puoi andarlo a chiedere direttamente all'Hokage»
la sfidò, provando quella fantastica sensazione che lo aveva
spinto tre anni prima a chiederle di rimanere a Konoha, con lui «Io
me ne vado a dormire» concluse, dirigendosi verso il corridoio
che conduceva alla camera da letto.
«Shikamaru
Nara!» tuonò Temari, costringendolo a fermarsi «Spero
per te che questa sia la verità.»
Shikamaru
sbuffò rumorosamente e proseguì verso la camera da
letto.
Che
gran casino, pensò chiudendosi la porta alle spalle.
Per
quanto la visione del suo letto fosse invitante, fu costretto a
rinunciarvi: la possibilità che Temari si presentasse davvero
al cospetto dell'Hokage e pretendesse spiegazioni non era poi così
remota e non poteva rischiare, proprio adesso, che questo accadesse.
Attraversò
silenziosamente la camera da letto e uscì dalla finestra
sicuro che prima di fare la sua mossa Temari si sarebbe consultata –
a lungo – con le sue amiche e anche se non era mai riuscito a
capire fino in fondo il perché degli interminabili discorsi
delle donne, fu costretto ad ammettere che in quella circostanza
fosse utile per rimediare al lapalissiano errore fatto da Naruto.
Si
affrettò a raggiungere il Palazzo dell'Hokage per istruire
quest'ultimo su cosa rispondere se necessario, ignaro del fatto che
nel frattempo Temari avesse fatto irruzione nella sua camera da
letto, trovandola ovviamente vuota.
֎
Temari
ghignò soddisfatta realizzando qualcosa che aveva sospettato
da sempre, ma che in nome della pacifica convivenza non aveva mai
osato affermare ad alta voce: il suo intuito non era affatto
inferiore a quello del marito.
Tornò
in salotto e, dopo aver inspirato a fondo, riempiendosi i polmoni di
appagamento, comunicò la scoperta alle altre.
«Shikamaru
è in combutta con Naruto.»
«Co-co-cosa?»
esclamò Sakura, attonita.
«Sono
quasi certa che c'entri qualcosa anche Sasuke» aggiunse Temari,
posando una mano sulla spalla di Hinata che aveva ricominciato a
piangere.
«Come
fai a saperlo, Temari?» chiese Ten Ten, scettica.
«Shikamaru
non avrebbe mai e poi mai rinunciato al riposino pomeridiano. C'è
qualcosa di losco sotto.»
E
le altre non poterono fare altro che annuire di fronte
all'incontrovertibilità della tesi esposta da Temari.
«Che
facciamo adesso?» domandò, quindi, Ino.
«Faremo
credere loro di averci ingannate e...» Temari aspettò un
attimo prima di proseguire, provando a riflettere secondo la logica
del marito. Sicuramente Shikamaru, ritenendola impulsiva, era
scappato dalla finestra per andare ad avvertire l'Hokage, in questo
modo però si era tirato fuori dai giochi con le sue stesse
mani, lasciando libero il campo per arrivare al nocciolo del
problema.
«Seguiremo
Naruto» decretò, quindi, sorridendo maleficamente.
֎
«Eccolo
lì!»
Dopo
un paio d'ore di appostamento fuori dalla residenza degli Uzumaki,
Naruto si decise a uscire e le cinque kunoichi presero a seguirlo per
le strade di Konoha. Ad un certo punto lo videro entrare in un vicolo
e ritornare in breve sulla strada principale.
«Perché
è entrato nel vicolo?» chiese Ino.
«Non
ne ho idea» rispose Sakura, assottigliando lo sguardo «Ma
sono quasi certa che quella sia una copia» aggiunse.
«Probabilmente
Shikamaru è riuscito ad avvertirlo» osservò
Temari che iniziava a provare lo sfrenato desiderio di ridurre suo
marito in poltiglie.
«Cosa
facciamo adesso?» domandò TenTen, sorreggendo Hinata che
già intravedeva all'orizzonte un colloquio non molto piacevole
con suo padre che per l'ennesima volta le avrebbe ripetuto che «No,
Naruto non faceva per lei.»
«Ci
moltiplichiamo e li seguiamo entrambi» propose Sakura.
E
così fecero non immaginando minimamente ciò che i loro
occhi avrebbero visto in quel vicolo.
«Ma
cosa?» esclamò Temari, quando due codini color dell'oro
spuntarono sulla testa di Naruto.
«Haremu
no jutsu» le spiegò Sakura, il cui sopracciglio aveva
preso a vibrare incessantemente diventando quasi un tic
irreversibile.
Hinata
svenne.
«Quindi
quella in realtà è Naruto?» le domandò
Temari per conferma, un po' perplessa a dire il vero, e Sakura fu
costretta ad annuire pur non riuscendo a capire per quale motivo
Naruto si fosse trasformato in una donna e avesse finto di essere la
ragazza di Sasuke – di cose strane quei due ne avevano fatte
tante, ma questa superava di gran lunga ogni limite umano.
«E
avete anche il coraggio di dire che noi di Suna siamo strani?!»
E
le altre non poterono che darle ragione.
«Dobbiamo
scoprire cosa c'è sotto» rifletté Ino ad alta
voce, massaggiandosi il mento.
«Io
credo di non potercela fare, ragazze» intervenne Hinata,
visibilmente provata.
«Tu
verrai con noi!» le intimò Temari, imperativa «Sei
innamorata di tuo marito?» le chiese, afferrandola per le
spalle.
Hinata
annuì, cercando di trattenere le lacrime.
«Allora
combatti!» concluse la Sabaku, scuotendola con violenza.
«Hey,
Temari, si sta muovendo» la avvisò Sakura, sgranchendosi
il collo in modo minaccioso, certa che a breve avrebbe dovuto rompere
un po' di ossa a un paio di ninja di sua conoscenza.
Ripresero
a seguirlo, rimanendo a distanza di sicurezza per non farsi scoprire
e giunsero così a casa di Sasuke.
֎
«Ciao,
tesorino!»
«Naruto,
quante volte devo dirti di non chiamarmi tesorino. È
inquietante!» ribatté l'Uchiha, contrariato.
«Ma
Shikamaru ha detto...» tentò di obiettare l'Uzumaki,
prontamente fermato dall'altro.
«So
cosa ha detto, ma ora non siamo in pubblico quindi non penso sia
necessario. Piuttosto, ti ha visto qualcuno?»
«Un
paio di passanti, ma niente di più. Sai, il quartiere Uchiha
non è tra i più frequentati di Konoha» rispose
Naruto, con sarcasmo «Che programmi abbiamo per oggi,
tesorino?» aggiunse, avvicinandosi a lui con fare civettuolo.
Sasuke
grugnì e si augurò nel contempo che quel supplizio
finisse il prima possibile perché Naruto era di per sé
un uomo abbastanza fastidioso, ma da donna superava ogni suo limite
di sopportazione.
«Smettila
immediatamente!» lo minacciò, mettendosi a sedere
stancamente sul divano del salotto «Credo che tu abbia preso
troppo sul serio questa storia» aggiunse, aprendo sulle gambe
un libro giusto per fargli capire che non aveva intenzione di mettere
in scena alcuna farsa quella mattina.
«Cosa
stanno dicendo?»
«Sasuke
ha detto che Naruto ha preso troppo sul serio qualcosa.»
«Che
cosa?»
«Forse
la loro storia.»
«L-la
l-loro storia?»
«Sh!
Per tutte le marionette di Kankuro, fate silenzio!»
«Se
sono innamorata di te non è certo colpa mia, Sasukino. Sei
irresistibile!» miagolò Naruto, sedendosi di fianco a
lui.
«Non
rompere!»
«Dai,
non fare il timidone! Dopotutto sono la tua ragazza, dovresti essere
un po' più affettuoso nei miei confronti.»
«Quindi
è vero!» esclamò Ino.
«No,
non può essere!» la seguì a ruota Sakura.
«Ho
sempre pensato che il rapporto tra quei due fosse un po' ambiguo»
asserì Temari, quasi divertita.
«I-io
sto per vomitare» le avvertì Hinata che non riusciva
proprio a credere che suo marito, l'uomo della sua vita, l'avesse
presa in giro in quel modo.
«Fatti
forza, Hinata» tentò di consolarla Ten Ten, mettendole
una mano su una spalla.
«Se
per affettuoso intendi che dovrei prenderti a pugni, ti accontento
subito. Sei davvero noioso!» ringhiò l'Uchiha.
Sakura
s'irrigidì.
''Noioso''
ripeté dentro di sé.
Era
inaccettabile! Lei era noiosa! Naruto non poteva rubarle anche
quello!
Erano
due traditori. Naruto lo era anche più di Sasuke perché
alla fine era sempre stata cosciente del fatto che l'Uchiha fosse uno
stronzo, ma Naruto!!! Naruto era il suo migliore amico, l'aveva
consolata un milione di volte, l'aveva rassicurata… Bugiardo!
«Non
fa caldo qui dentro, Sasuke?» gli chiese Naruto, alzandosi dal
divano.
«No»
rispose l'Uchiha distrattamente, continuando a tenere gli occhi fissi
sul rotolo che stava leggendo.
«Io
penso di sì» replicò l'Uzumaki, iniziando a
togliersi di dosso il vestitino che di per sé già non
lo copriva molto.
Sasuke
notò un ombra sul pavimento, un ombra che ricordava vagamente
il vestito arancione di Naruto e d'istinto alzò lo sguardo,
pentendosene subito dopo.
«C-che
diavolo fai?» sbraitò, sbiancando all'istante dinanzi al
corpo nudo del ragazzo, anzi della ragazza.
Il
naso di Hinata cominciò a sanguinare e di lì a poco
svenne. Temari si trattenne dallo scoppiare a ridere fragorosamente.
Ino, per la prima volta nella sua vita, si ritrovò a corto di
parole e Ten Ten volse lo sguardo da un'altra parte, troppo
imbarazzata. L'unica che apparentemente sembrò non aver
accusato il colpo fu Sakura perché la sua mente stava già
escogitando almeno un centinaio di sadici modi per infliggere
orribili sofferenze a quei due traditori.
«Fidati
di me, Sasukino. Hai bisogno di impratichirti un po'. Sei troppo
rigido» gli sussurrò Naruto, mellifluo, allungando
minacciosamente le mani verso di lui. Sasuke le osservò
aprirsi e chiudersi come tenaglie pronte ad afferrarlo e strabuzzò
gli occhi, terrorizzato: Naruto stava veramente esagerando. Portò
l'unico braccio disponibile davanti al petto pronto a colpirlo,
sicuro che a breve si sarebbe ritrovato quel pazzo maniaco addosso e
francamente aveva immaginato diversamente la sua prima volta.
«Lascia
che io ti insegni un paio di cose sull'arte di amare» aggiunse
Naruto, il cui tono di voce aveva assunto delle connotazioni
mefistofeliche.
«Penso
che abbiamo visto abbastanza» decretò Temari, un po'
nauseata.
«Io
li ammazzo, tutti e due!» ringhiò Sakura di rimando,
muovendo un passo per uscire dal loro nascondiglio.
«No,
Sakura, fermati!» la ammonì la Sabaku «Aspettiamo
che Naruto ritorni a casa. Ho in mente un piano» le spiegò,
ghignando in modo diabolico.
«Dopotutto
la vendetta è un piatto che va servito freddo» convenne
l'Haruno, sorridendo a sua volta.
«E
tu come lo sai?» chiese Ten Ten.
«Ho
imparato dal migliore.»
«Naruto,
stai lontano da me o giuro che questa volta ti uccido!» abbaiò
Sasuke e Naruto inaspettatamente si fermò.
«Tranquillo,
se ne sono andate» sospirò l'Uzumaki, recuperando dal
pavimento il suo vestito.
«Vuoi
dire che...»
«Mi
ha avvertito Shikamaru, altrimenti non me ne sarei accorto. Devo
ammettere che sono sveglie» gli spiegò prima di comporre
i sigilli per il rilascio della tecnica «Avresti dovuto vedere
la tua faccia!» lo canzonò, scoppiando a ridere
sguaiatamente.
«Quindi...»
«Quindi
abbiamo rischiato che le ragazze ci scoprissero.»
La
voce di Shikamaru giunse inattesa dall'ingresso.
«E
tu come sei entrato?» chiese Sasuke, che proprio non riusciva
ad abituarsi a queste apparizioni estemporanee del Nara.
«La
porta era aperta.»
Sasuke
fulminò con lo sguardo Naruto che in risposta prese a
grattarsi freneticamente la nuca.
«Credo
di aver dimenticato di chiuderla» ammise placidamente.
«In
ogni caso l'abbiamo scampata bella» continuò Shikamaru
«Ero certo che Temari si sarebbe recata prima dall'Hokage e poi
da Naruto. L'idea delle copie sembra aver funzionato.»
«Di
grazia potreste spiegare anche a me cosa è successo?»
chiese l'Uchiha, un po' allarmato.
«Hai
fatto quello che ti ho detto?» proseguì Shikamaru
rivolgendosi a Naruto, ignorando completamente la richiesta
dell'altro.
«Sì,
non preoccuparti. Mi sono intrufolato nel vicolo e ho creato una
copia. Mi sono accertato che le ragazze avessero iniziato a seguirla
e poi mi sono trasformato» rispose Naruto, serio.
«Bene»
soffiò Shikamaru, compiaciuto.
«Bene?»
gli fece eco Sasuke «Bene cosa? Se alla fine lo hanno seguito
fin qui significa che hanno scoperto tutto!» sbraitò,
questa volta davvero molto allarmato.
«Calmati,
Sasuke! Era tutto previsto» replicò il Nara.
Sasuke
alzò un sopracciglio, perplesso e infastidito: odiava non
essere al corrente di ciò che accadeva e detestava ancor più
che qualcun altro decidesse per lui – un retaggio del tragico
rapporto fraterno.
«La
copia di Naruto ci ha fatto guadagnare un po' di tempo e ha permesso
a Ran-chan di comparire» gli spiegò l'altro «Dopo
un po' è svanita e le ragazze non hanno avuto altra scelta che
venire qui...»
«E
assistere alle nostre quasi effusioni» concluse Naruto.
Adesso
era tutto chiaro… o quasi. Nella mente dell'Uchiha un tarlo
seccante continuava a insinuare nelle sue sinapsi il dubbio che non
fosse andato tutto liscio come quei due sostenevano, al contrario, ma
Shikamaru in quanto a strategia non aveva rivali e Naruto, in fondo,
aveva solo dovuto eseguire i suoi ordini senza attingere alla sua
fervida e pericolosa fantasia. Forse si stava preoccupando troppo.
«È
ora che tu faccia ritorno a casa, Naruto» gli consigliò
Shikamaru «Non voglio rischiare di trovarmi di nuovo quelle
quattro dissennate nel salotto di casa mia» aggiunse,
sbuffando.
«Che
intendi?» indagò Sasuke.
«Naruto
ha trascurato sua moglie e le ragazze sospettano che lui la tradisca.
Anzi ne sono certe» gli rispose Shikamaru, con una tranquillità
che l'Uchiha ritenne assolutamente inappropriata perché, anche
se non era ancora molto esperto in materia, aveva compreso una
piccola, ma significativa, parte del processo evolutivo del genere
femminile che consisteva nel repentino passaggio dall'infanzia alla
menopausa e che rendeva ogni donna un potenziale pericolo per la sua
incolumità e per quella di tutto il genere a cui apparteneva.
Persino Shikamaru, anche se era davvero bravo a dissimularlo, provava
un profondo timore reverenziale nei confronti della sua consorte;
Naruto venerava Hinata come una Dea; anche lui, quindi, avrebbe fatto
quella fine? Azzerbinato e sottomesso a una donna volitiva e manesca?
Il
suo subconscio, quello a cui era imputato l'istinto di
autoconservazione, iniziò a valutare l'ipotesi che l'idea di
riconquistare Sakura non fosse più così salutare.
«Tranquillo,
Shikamaru, risolvo tutto io!» esclamò Naruto,
dirigendosi in fretta verso la porta.
«Davvero
ti fidi di lui?» chiese Sasuke, rivolgendosi a Shikamaru che
era rimasto lì immobile e silenzioso, con gli occhi
ermeticamente chiusi e una sigaretta accesa tra le labbra.
«Non
abbiamo molta scelta.»
֎
«Hinata?
Amore? Sei in casa?»
«Prendetelo!»
֎
Angolo
Autrice
Vi
chiedo infinitamente perdono per il ritardo, ma in questi giorni sono
molto impegnata con il lavoro e torno a casa la sera a orari
improponibili. È
inutile che vi dica che non vedo l'ora di andare in ferie –
ancora due settimane ed è fatta – per dedicarmi un po'
di più alle storie che ho in corso. Mi manca molto scrivere
perché per me è un modo per rilassarmi e scaricare lo
stress che accumulo – immaginate quindi a quale grado di
isteria sono arrivata ultimamente.
Non
so dirvi se martedì prossimo sarò in grado di
rispettare il nostro appuntamento o se slitterà come questa
settimana, ma state pur certi che non appena avrò due minuti
di tempo libero – come questa sera – cercherò di
pubblicare il seguito.
Vi
ringrazio tantissimo per le tante recensioni, per il vostro affetto e
la vostra pazienza.
In
pratica la fine del capitolo è già uno spoiler di
quello che accadrà nel prossimo il cui titolo è :
4.
Idee malsane portano a conseguenze disastrose. O forse no?
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