Fidanzamento combinato

di Sana_Akito_Kodocha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Litigi e dubbi. ***
Capitolo 3: *** 2. Reazioni insapettate. ***
Capitolo 4: *** 3. Il patto ***
Capitolo 5: *** 4. Festa di fidanzamento ***
Capitolo 6: *** 5. Cap. ***
Capitolo 7: *** 6. Cap ***
Capitolo 8: *** 7.Cap ***
Capitolo 9: *** 08. Primo appuntamento ***
Capitolo 10: *** Una cosa sola ***
Capitolo 11: *** Nuovo sentimento ***
Capitolo 12: *** 12. Cap. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


«Hai intenzione di allenarti ancora per molto?» mi chiede Fuka, comodamente seduta sulle assi in legno del dojo «E' da circa un'ora che continui a colpire senza sosta il tuo avversario immaginario, non ne hai ancora abbastanza?»
«No» mi limito a risponderle, continuando a tirare pugni e calci all'aria.
Fuka si lascia andare in un sospiro di rassegnazione «Quando ti deciderai a fare delle attività, come dire...» si picchietta il mento con le dita un paio di volte, indecisa su quali parole utilizzare «Più adatte ad una ragazza?»
Afferro un asciugamano per asciugarmi le goccioline di sudore dalla fronte «Tipo praticare la danza come te?» il mio tono esce più disgustato di quanto avessi voluto.
«Cos'hai contro la danza?» sbotta, alzandosi con tanto di mani puntate sui fianchi.
«Niente, solo che è troppo...» gesticolo con la mano, non riuscendo a trovare il termine adatto per esprimermi «Mi hai capita, no?»
«Femminile?»
Roteo gli occhi al cielo, senza degnarmi di risponderle.
Odio quando gli altri non fanno altro che rinfacciarmi quanto sia poco femminile ed aggraziata, anche se in fondo sono assolutamente consapevole del fatto che abbiano ragione, ma che colpa ne ho se non ho gli stessi interessi delle altre ragazze della mia età?
«Ti dispiace se entriamo in casa? Mi sto annoiando a morte» si lagna, mettendo su il broncio «E poi ho una fame!» continua, massaggiandosi la pancia.
Sbuffo sonoramente, sistemandomi la coda di cavallo, decisa più che mai a non accettare le sue visite durante gli allenamenti «Come vuoi, andiamo» borbotto, incamminandomi al suo fianco all'interno della mia abitazione, posta proprio accanto al dojo che apparitene alla mia famiglia da generazioni e che, in seguito alla morte di mio padre, dovrò mandare avanti da sola.
Non che sia un problema per me, io amo le arti marzali.
Giunta in soggiorno trovo mia madre e le mie due sorelle, Asako e Nabiki, sedute accanto al tavolo insieme ad un ospite del tutto inaspettato.
Lo scruto attentamente: deve avere all'incirca una quarantina d'anni, capelli folti e neri, baffi enormi, muscoloso e anche se in questo momento è seduto, è evidente che sia molto alto.
«Oh tesoro, sei qui»
«Salve» saluto, avvicinandomi all'uomo che, di tutta risposta, si alza, confermando la mia idea sulla sua altezza «Ciao, tu devi essere Sana» mi porge la mano «Io sono Fuyuki Hayama, lieto di conoscerti» ha una cadenza di voce molto forte, ma allo stesso tempo cortese.
Gliela stringo, cercando di sfoderare il mio miglior sorriso «Piacere mio» gli rispondo, prima di voltarmi verso Matsui «Lei invece è Fuka, una mia cara amica»
Quest'ultima fa un leggero inchino «Molto piacere»
«Altrettanto signorina»
«Ora scusate, ma dopo gli allenamenti ho urgente bisogno di farmi una doccia» li avverto, incamminandomi verso le scale «Torno subito»
«No aspetta Sana, non puoi andare...» ignoro ciò che Asako sta tentando di dirmi e mi dirigo a passo spedito al piano superiore, entrando all'interno dell'antibagno.
Sciolgo i miei lunghi capelli, mi sfilo il karate-gi e l'intimo da dosso appoggiandoli sulla lavatrice ed apro la porta del bagno, trovando un ragazzo intento ad uscire dalla vasca.
Entrambi ci pietrifichiamo all'istante, studiandoci attentamente l'un l'altro: capelli biondo cenere, occhi ambrati, sguardo magnetico, fisico statuario e... solo ora, abbassando lo sguardo per seguire la scia di goccioline che scendono sul suo corpo, realizzo che è completamente nudo e che non è l'unico ad esserlo.
Con le guance accaldate, chino il capo, indietreggio, chiudo la porta, mi rivesto lentamente, esco dall'antibagno, appoggio la schiena alla porta in legno, respiro profondamente ed emano un urlo disumano, che continua per tutto il tragitto dal piano superiore a quello inferiore.
«Sana ma che diavolo tu urli?» sbotta Fuka, correndo nella mia direzione «Ci hai fatto prendere un colpo»
«C'è un maniaco!» urlo, gesticolando nervosamente «Ed è nel mio bagno!»
«E non potevi stenderlo con uno dei tuoi soliti colpi?»
«Non posso, mi fa impressione»
Strabuzza gli occhi, confusa «Ti fa impressione?»
Annuisco più volte con il capo, mentre avverto le mie gote andare a fuoco «E'... è nudo»
Il suo sguardo passa dall'essere stupito al malizioso in una frazione di secondo «Ed era carino?»
«Ma che domanda fai, io non...»
«Puoi constatarlo da sola»
Mi blocco di colpo sentendo una voce maschile alle mie spalle.
Mi volto a rallentatore trovandomi davanti l'individuo del bagno, ma questa volta vestito con un paio di jeans ed una camicia nera attillata che mette in risalto i suoi muscoli.
«Tu...» gli punto l'indice contro, furiosa al mille per mille «Sei un maniaco»
 «Guarda che sei tu che sei entrata senza bussare» replica, inarcando un sopracciglio.
«In questa casa abitiamo solo io, mia madre e le mie sorelle che in quel momento si trovavano in soggiorno, come diavolo facevo a sapere che ci fosse qualcuno lì dentro?»
Il biondino apre la bocca con l'intento di ribattere, ma poi si blocca, fissando un punto preciso dietro le mie spalle.
Seguo il suo sguardo, trovando mia madre ed il signor Fuyuki che ci fissano con uno strano sorriso stampato sul volto «A quanto pare hai già fatto conoscenza con mio figlio»
«Tuo figlio?»
Annuisce «Che ne dite di accomodarci in soggiorno, in modo tale che io e vostra madre possiamo spiegarvi il motivo della nostra visita?»
Spero di sbagliarmi ma gli sguardi di quei due, non promettono nulla di buono...


 
*
 


Ci accomodiamo accanto al tavolo, mentre quella ragazza dai lunghi capelli color mogano non fa altro che fissarmi in cagnesco.
Il che è il colmo, visto che è stata lei a fare irruzione nel bagno mentre c'ero io, senza nemmeno degnarsi di bussare.
La strana signora dal ridicolo copricapo, sul quale vi è una piccola palla di lardo pelosa che somiglia vagamente ad uno scoiattolo, si porta una mano chiusa a pugno vicino alla bocca per schiarirsi la voce «Dunque, il motivo per cui il signor Fuyuki ed Akito si trovano qui, è dovuto dal fatto che quest'ultimo da oggi in poi sarà il nuovo fidanzato di una di voi tre» esclama, rivolgendosi alle sue tre figlie, che sussultano dalla sorpresa.
«Cosa?» sbotta la rossa, sbattendo le mani sul tavolo «Ma ti è dato di volta il cervello per caso?»
«Sana tesoro, lasciami finire» sfila un ventaglio dal suo kimono, iniziando a sventolarsi pigramente «Non avendo avuto alcun erede maschio, io e vostro padre prima della sua morte, abbiamo deciso insieme a Fuyuki, un vecchio e caro amico di famiglia, di combinare un fidanzamento con suo figlio in modo tale che possa affiancare una di voi nella gestione del dojo, essendo anche lui un abile artista marziale e che da oggi in poi, insieme a suo padre, abiterà sotto il nostro stesso tetto» si volta verso di me, sorridendomi «Quindi Akito a te la scelta» indica la ragazza dai capelli ramati che le arrivano appena sopra le spalle «Lei è Asako, la mia primogenita, ha 21 anni ed è un'eccellente donna di casa» indica l'altra ragazza al suo fianco, dai capelli castani portati a caschetto «Invece lei è Nabiki, 19 anni e nonostante la sua giovane età possiede già un ottimo fiuto per gli affari ed infine...» indica la ragazza con la quale ho avuto un approccio tutt'altro che amichevole «Lei è Sana, ha 18 anni come te ed è l'unica ad aver ereditato la passione del padre per le arti marziali»
Asako e Nabiki, appoggiano una mano sulla spalla di Sana, una a sinistra e l'altra a destra «Crediamo che sia lei la ragazza più adatta a te»
«Cosa? E perchè proprio io?»
«Semplice, perchè avete la stessa età e la stessa passione, in pratica siete perfetti per stare insieme»
Si certo, come no...
Sana inspira ed espira profondamente un paio di volte, nel banale ed inutile tentativo di riacquistare una certa calma «Punto primo: sono in grado di mandare avanti il dojo anche da sola e lo sapete benissimo» incrocia le braccia sotto al seno «Punto secondo: posso decidere solo io chi sarà il mio fidanzato e non voi e come ultima cosa ma non meno importante...» mi punta il dito contro «Non voglio avere nulla a che fare con questo maniaco»
Mi acciglio «Aspetto un momento, cosa vorresti insinuare?»
«Che poco fa mi hai vista nuda, guardone!»
Mi lascio scappare un ghigno malizioso «Anche tu mi hai visto nudo, lo ricordi vero?»
Le sue gote s'imporporano all'istante, facendo accentuare il mio ghigno «Che centra, è diverso se una ragazza vede un ragazzo nudo!»
«Non c'è che dire, siete già una coppia perfetta» esclama Misako, beccandosi subito dopo un'occhiataccia da parte sua, per poi riposare lo sguardo su di me.
«Sei un maniaco, un depravato, non ti sopporto, non mi piaci nemmeno un pò, brutto maiale!» urla tutto d'un fiato, facendomi digrinare i denti dalla rabbia.
«Il sentimento è reciproco» mi alzo, dirigendomi verso l'uscita «Tutto questo è assurdo, io me ne vado»
Mio padre si affretta a bloccarmi per un braccio, impedendomi di scappare «Dove credi di andare Akito?»
Mi strattono bruscamente dalla sua presa «Me ne torno in Cina a continuare gli allenamenti che hai interrotto per questo stupido fidanzamento» mi volto verso quella ragazzina scorbutica «E sappi che per me non è una grande cosa vedere una ragazza nuda, visto che no già viste un bel pò» sghignazzo, dandole le spalle «Ed avevano anche un fisico decisamente migliore del tuo»
Avverto qualcosa di decisamente pesante colpirmi il capo e l'ultima cosa che sento prima di perdere i sensi è un «Così impari, BAKA!»


Quando riapro gli occhi per un momento mi sento disorientato, non riuscendo subito a capire dove mi trovo e cosa ci faccio disteso su un letto che non sia il mio, ma poi la visione di Asako, seduta su una sedia posta accanto a me, mi riporta alla mente ciò che è accaduto.
«Ti senti meglio?»
Mi massaggio il capo dolente dove, per mia fortuna, non è spuntato alcun bernoccolo «Diciamo»
«Ti chiedo scusa per il comportamento di mia sorella, ma devi sapere che lei è molto suscettibile e...» sospira «Decisamente violenta»
Ma va?Non me n'ero accorto...
Mi metto a sedere «Non preoccuparti» tento di rassicurarla, in fondo non è mica colpa sua se ha una sorella con quel caratteraccio.
Certo, per quanto mi duola ammetterlo possiede una bellezza fuori dal comune, ma resta comunque una stupida ragazzina insopportabile, violenta, suscettibile, scorbutica, antipatica e...
«Hai bisogno di qualcosa?»
La sua domanda, interrompe la mia lista di insulti «Ho solo bisogno di un'altra doccia»
Vorrei aggiungere che ho urgente bisogno di un'altra doccia ghiacciata, visto che il ricordo dell'incontro con sua sorella mi ha inevitabilmente causato una "spiacevole" reazione, ma alla fine decido di evitare.
«Ma certo, va pure» si alza, avanzando verso la porta della camera «Io intanto vado a preparare la cena, fa come se fossi a casa tua»
Annuisco, dirigendomi verso l'antibagno.
Mi spoglio, mentre il mio pensiero torno nuovamente verso quella furia dai capelli color mogano.
Devo ammettere che è parecchio forzuta, visto che è riuscita a stendermi con un solo colpo, anche se il fatto che mi abbia colto alla sprovvista le ha decisamente avvantaggiato il compito.
Apro la porta del bagno e la scena di poco fa si ripete, visto che me la ritrovo ad un soffio dal mio viso, con solo un misero asciugamano intorno al corpo.
Chiude gli occhi, stringe convulsamente i pugni lungo i fianchi, digrina i denti come una belva feroce ed inizia a tremare dalla rabbia.
Boccheggio alla ricerca di qualcosa da dirle, ma dalla mia bocca non esce alcuna parola visto che a causa di quella visione, il mio sangue affluisce dal cervello ad un'altra parte del corpo.
Kurata riapre gli occhi, incendiandomi con lo sguardo «Ma allora lo fai apposta» mi tira uno schiaffo con così tanta foga da farmi voltare il viso dall'altra parte «E ora esci immediatamente da qui, maniaco!» mi urla contro, sbattendomi la porta in faccia, con così tanta violenza che mi sorprende che non si sia fracassata al suolo.
Mi massaggio la parte dolente, dove sicuramente è rimasto un segno ben visibile.
Non è per niente gentile, nè carina, nè aggraziata, nè nulla.
Ma soprattutto non è la mia fidanzata, al diavolo mio padre e questo stupido fidanzamento combinato!

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Capitolo 2
*** 1. Litigi e dubbi. ***


«Cosa vuoi che faccia?» urlo, fissando con incredulità mia sorella Asako.
«Voglio che tu porga le tue scuse ad Akito»
Le appoggio una mano sulla fronte, per controllare la sua temperatura «Sicura di non avere la febbre?»
Asako alza gli occhi al cielo, spostando la mia mano da lì «Che ti piaccia o no, nostra madre ha deciso che abiterà sotto il nostro stesso tetto e gradirei che ciò che è accaduto ieri sera non si ripeta in futuro»
«Mi dispiace, ma non ho alcuna intenzione di chiedere scusa a quel troglodita» borbotto, incrociando le braccia sotto al seno «E' vero, l'ho colpito più volte, ma se l'è meritato»
«Ti rendi conto che l'hai colpito con così tanta violenza da fargli perdere i sensi?»
«Non è mica colpa mia se è un pappamolle!»
E pensare che si spaccia anche per un'artista marziale...
«Quando la smetterai di picchiare i ragazzi?» mormora afflitta, sospirando.
«Semplice, quando loro la smetteranno di infastidirmi»
Mi guarda con aria torva «Te l'avrò detto almeno un centinaio di volte che questo non è un comportamento adatto per una signorina»
Sbuffo sonoramente, scocciata all'ennesima potenza da questa sua fastidiosa ramanzina «E io ti avrò risposto altrettante volte, che non me ne può fregar di meno!»
«Se continui di questo passo, non troverai mai un ragazzo disposto a sposarti»
Mi alzo nelle spalle, per nulla preoccupata dal suo avvertimento «Lo sai che non m'interessano queste cose»
«Sana...» mi afferra entrambe le mani, congiungendole in un gesto implorante «Promettimi che non picchierai più i ragazzi»
«Ma io...»
«Ti prego, promettimelo»
Ce la metto davvero tutta per restare ferma nella mia posizione, ma alla fine, quell'espressione da cucciolo bastonato mi fa vacillare «Ti prometto che cercherò di trattenermi, ma non ti assicuro nulla»
Mia sorella si lancia verso di me, abbracciandomi così forte da rischiare di farmi uscire gli occhi dalle orbite «Sapevo che avresti capito» mi posa un bacio sulla guancia «Per ringraziarti cucinerò il tuo piatto preferito»
«Gamberetti fritti?» trillo entusiasta, ribaltando notevolmente il mio umore.
Annuisce, dirigendosi verso la porta della mia camera «Vado a mettermi subito all'opera, tu intanto renditi presentabile» continua, indicandomi dall'alto in basso «Non vorrai mica farti trovare dai nostri ospiti in questo stato»
«Ehy!» ribatto risentita «Cosa vorresti insinuare?»
«Che il pigiama di Dragon ball non è per niente femminile» conclude, chiudendo la porta dietro di sè, lasciadomi con un diavolo per capello.
Quando si decideranno a smetterla di rinfacciarmi la mia poca femminilità?



 
*


 
«Dovrei chiedere scusa a quella lì?»
Mio padre annuisce tranquillamente, ignorando il tono indignato con cui mi sono rivolto a lui «E' la tua fidanzata e...»
«Non è la mia fidanzata!» lo interrompo bruscamente «E non ho alcuna intenzione di continuare a vivere in questa casa»
«Ah si?» inarca un sopracciglio, incrociando le braccia sotto al petto «E dove credi di andare?»
«Te l'ho già detto ieri, me ne torno in Cina a continuare gli allentamenti che hai interrotto»
«Se vuoi andartene fa pure, sei assolutamente libero di farlo, ma sappi che non ti darò nemmeno un misero yen»
Serro la mascella e stringo i pugni lungo i fianchi, furioso come non mai «Questo è un ricatto bello e buono!»
Si alza nelle spalle con strafottenza «Fino a prova contraria, i soldi sono i miei e decido io come utilizzarli»
«Se la metti così, vuol dire che mi troverò un lavoro»
«Fa pure, intanto però sarai costretto ad abitare qui» constata, ghignando con fare vittorioso «E gradirei che d'ora in poi ti comportassi in maniera più civile»
«Lo farei, se non tu avessi deciso di accalappiarmi con quella pazza furiosa»
«Sono sicuro che in fondo sia molto più dolce di quanto voglia dar a vedere»
Ho sempre dubitato della stabilità mentale di mio padre, ma adesso ne ho la conferma.
Come può anche solo lontanamente pensare che quella lì, possa possedere anche solo un briciolo di dolcezza?
«Ieri sera mi ha spaccato una sedia sulla testa, facendomi perdere i sensi, te lo ricordi vero?»
«Sì, ma sei stato tu ad averla provocata per primo»
«Quindi adesso sarebbe colpa mia?»
«Proprio così» si limita a rispondermi, avanzando verso la porta della camera che mi hanno assegnato «E ora sbrigati, ti aspetto di sotto» conclude, lasciandomi finalmente da solo.
Controvoglia, mi affretto ad indossare i primi abiti che mi capitano a tiro ed esco da lì, incrociando quella che in "teoria", dovrebbe essere la mia fidanzata. «Ah, sei qui»
«Sai com'è, questa è casa mia!» ironizza acidamente.
«Perchè non cerchi di aumentare il tuo fascino prendendo le tue sorelle come esempio?O non troverai mai un ragazzo» la provoco, facendole serrare le labbra, rosse come ciliegie ed aggrottare le sopracciglia.
Ovviamente non penso veramente ciò che le ho appena detto, visto che purtroppo sono assolutamente consapevole del fatto che sia l'esempio perfetto di "bellezza orientale", ma non lo ammetterò mai, nemmeno sotto tortura.
«Se non la smetti subito io ti...» alza un braccio, con l'intenzione di colpirmi, ma poi inaspettatamente si blocca, lasciandolo ricadere sul fianco «Niente da fare, ho promesso ad Asako che avrai cercato di non picchiare più i ragazzi»
Mi limito a lanciarle uno sguardo di sufficienza, prima di darle le spalle «Non credo che evitando di picchiare i ragazzi, aumenti il tuo fascino visto che non ne possiedi nemmeno un briciolo» concludo, avanzando verso le scale.
La sento borbottare qualcosa tipo "Ma se vengo provocata in questo modo non avrà nulla da ridire", ma non le do peso o almeno finchè non la sento urlare un «FERMATI!»
Mi volto verso di lei, trovandola intenta a correre nella mia direzione «Chi è che non possiede nemmeno un briciolo di fascino?» salta e disegna nell'aria una tecnica perfetta, piega una gamba, distende l'altra e mi colpisce in pieno viso, atterrando alle mie spalle con una capriola.
«Ma sei impazzita?» sbotto, testandomi con una mano la parte dolente «Mi hai spaccato un'arcata sopraccigliare»
Kurata sposta lo sguardo dalla mia mano sporca di sangue, alla parte in cui mi ha colpito un paio di volte con fare colpevole, prima di riassumere la sua solita aria da belva feroce «Ma non avevi detto di essere un'artista marziale? Avresti potuto schivarlo!»
«Mi hai colto alla sprovvista, stupida!» le urlo contro, facendola sussultare.
Fa per rispondermi, ma il mormorio di qualcuno, intento a salire le scale la blocca «Cosa sta succedendo qui?» chiede Asako, avvicinandosi a noi, seguita subito dopo da mio padre «Akito, ma cosa ti sei fatto?» mi chiede preoccupata, afferrandomi il volto tra le mani «Sei caduto?»
«E' stata tua sorella!»
La sua espressione passa dall'essere sorpreso al furioso in una frazione di secondo.
Si volta di scatto verso di lei, facendola gelare sul posto «Maledizione Sana, me l'avevi promesso!»
«Ti avevo promesso che ci avrei provato e...»
«E non hai saputo resistere per più di dieci minuti?» la rimprovera, facendole chinare il capo.
«Suvvia, non rimproverarla» s'intromette mio padre, vedendola in difficoltà «E' una cosa da niente»
«Una cosa da niente?» ripeto infastidito «Ma hai visto cosa mi ha combinato?» continuo, indicandomi il punto in cui mi ha colpito.
Si avvicina a me, scrutandomi attentamente il viso «Non credo che ci vogliano dei punti, ma per sicurezza è meglio che ti faccia controllare da un dottore»
«E tu Sana, lo accompagnerai» asserisce Asako, con un tono che non ammette repliche.
«Cosa?E perchè dovrei accompagnarlo proprio io?»
La maggiore si punta le mani sui fianchi «Hai anche il coraggio di chiedere il perchè?Sei stata tu a ridurlo in questa maniera»
Sbuffa, roteando gli occhi al cielo «E va bene!» borbotta, scendendo le scale ed esortandomi con un cenno del capo a seguirla «Sbrigati, non ho tempo da perdere»
E' troppo chiedere scusa?
Se non fosse una femmina gliel'avrei già fatta pagare...stupida ragazzina violenta!



 
In poco tempo, giungiamo fuori ad una villa a due piani, con un piccolo giardino in stile orientale all'esterno .
«E' qui che ha il suo studio?» le chiedo, mettendo fine al silenzio che si era andato a creare tra noi, per tutto il tragitto.
«Sì, ha lo studio medico in casa sua» mi risponde, bussando un paio di volte alla porta, dove poco dopo viene ad aprirci un uomo muscoloso sulla ventina, dagli occhi verdi e i capelli castani.
«Vi stavo giusto aspettando»
Le gote della ragazza violenta si tingono lievemente, ma forse è solo una mia impressione «Ciao Rei» gli sorride timidamente «Ti ha avvisato Asako, vero?»
Annuisce «Mi ha chiamato poco fa» sposta lo sguardo su di me, porgendomi la mano «Io sono il dottor Rei Sagami, piacere di conoscerti»
«Akito Hayama» mi presento, stringendogliela.
Sagami si sposta quel poco che basta per permetterci di entrare in casa «Accomodatevi pure»
Giunti all'interno, inizio a guardarmi intorno, notando oltre ai libri di anatomia e  medicina vari, anche altri riguardati le arti marziali, posti proprio accanto a diversi trofei.
«Pratichi le arti marziali?»
«Sì, è la mia seconda passione, dopo la medicina ovviamente»
«E'bravissimo in entrambe le professioni» s'intromette Kurata, guardandolo con ammirazione, facendogli grattare la nuca con fare imbarazzato «Suvvia Sana, così mi metti in imbarazzo»
Lei arrossisce vistosamente, ma subito cerca di nasconderlo portandosi le mani sul viso «Ho solo detto la verità»
E' evidente che abbia una cotta per lui e sono sicuro che la cosa mi sarà parecchio utile per ricattarla in futuro.
«Sei troppo gentile» le risponde grato, per poi indicarmi una sedia «Accomodati pure Akito e fammi vedere questa ferita»
Faccio come mi è stato chiesto, mentre lui inizia la sua visita «Però, si direbbe che sei stato colpito da un uomo fortissimo»
«Veramente è stata una ragazza violenta» lo correggo, fissando la ragazza in questione, ricevendo un occhiataccia da parte sua.
Capendo la mia allusione, si volta di scatto nella sua direzione «Sei stata tu, piccola Sana?»
Quest'ultima abbassa lo sguardo, iniziando a tormentarsi le mani «Veramente io...»
Ed ecco che inizia a fare la santarellina...
«Sana rispondimi, è stata opera tua?»
«Sì»
Nello studio cala un silenzio tombale, che si protae per diversi secondi, spezzato dall'improvvisa risata da parte del dottore «Avrei dovuto riconoscere subito il tuo tocco!»
Si morde un labbro imbarazzata, mentre io continuo a fissare lo strano tizio al mio fianco che continua a ridersela di gusto.
Cosa ci troverà di tanto divertente?
«Comunque sia, non è una ferita profonda» constata, asciugandosi una lacrima scappata dal troppo ridere «Si rimarginerà in un paio di giorni» apre il cassetto, estraendo una medicazione con la quale mi copre la ferita «Questa basterà, non c'è affatto bisogno di mettere dei punti»
Mi alzo dal mio posto «Ok, la ringrazio»
«Figurati, per così poco» mi risponde, per poi voltarsi verso Sana «E mi raccomando, cerca di trattare meglio il tuo fidanzato»
«Non sono il suo fidanzato!»
«Infatti» si affretta ad assecondarmi «Hanno deciso i nostri genitori, senza chiederci il permesso»
«Già avete ragione, in fondo siete ancora dei bambini»
Kurata sussulta impercettibilmente, mentre i suoi occhi perdono vitalità e si spengono immediatamente.
Volta il viso dall'altra parte, e sembra...triste?!
«Io non sono più una bambina» mormora a bassa voce.
Sagami si avvicina a lei, spettinandole i capelli con una mano «Per me lo sarai sempre»
Cerca di distendere i suoi lineamenti in un sorriso, decisamente poco convincente «Adesso dobbiamo andare» si volta, dandoci le spalle «E grazie di tutto»
«Ciao piccola Sana, a presto»
«Arrivederci» faccio per seguirla, ma vengo prontamente fermato dalla presa di Rei «Akito, vorrei scambiare due chiacchiere con te, se non ti dispiace»
«D'accordo, come vuole»
«Ti aspetto fuori» afferma Kurata, uscendo velocemente dallo studio, senza nemmeno attendere una mia risposta.
«Cosa doveva dirmi?»
«Akito...» mi appoggia una mano sulla spalla «Dimentica la faccenda del fidanzamento e per ora sii gentile con Sana»
«Io non vorrei litigare, però lei ha un caratteraccio permaloso»
«Io credo che sia una ragazza gentile»
Sgrano occhi e mascella, non riuscendo a nascondere la mia incredulità «Cosa?»
«Andiamo, non essere così sorpreso, io la conosco da tempo e ti posso assicurare che ha un carattere mite in fondo»
Inarco un sopracciglio, per nulla convinto dalle sue parole «Sarà, ma a me non sembra»
Mi da una pacca sulla schiena, facendo pressione con le dita su un punto preciso della spina dorsale «Te ne accorgerai presto»
«Se lo dice lei» mi avvio verso la porta d'ingresso «Ci vediamo» alzo una mano in segno di saluto ed esco da lì, trovando la ragazzina scorbutica a pochi metri di distanza da me.
La raggiungo ed iniziamo ad incamminarci in silenzio, finchè non se ne esce con una domanda «Cosa vi siete detti?»
«Mi stava solo esprimendo la sua solidarietà per avere a che fare con una pazza lunatica e violenta come te»
Sospira, abbassando lo sguardo «Capisco»
Una stille salata riga il suo viso, ma subito si affretta ad asciugarla per non farmela notare.
Che razza di idiota, ci mancava solo che la facessi piangere...
Mi schiarisco la voce con un colpo di tosse «Guarda che stavo scherzando» mi affretto a rassicurarla «Non c'è che dire, ti offendi proprio come una bambina!» continuo, con il solo scopo di sdrammatizzare questa spiacevole situazione che si è andata a creare.
Si volta a rallentatore, lanciandomi saette attraverso gli occhi «Bambina a chi?» chiede stizzita, cercando di colpirmi con un pungo, che almeno questa volta, riesco ad evitare.
«Ecco la Sana Kurata che conosco» sghignazzo.
Mi dedica una linguaccia che non fa altro che aumentare il mio divertimento.
Bisogna ammettere che oltre ad essere odiosa, quando si arrabbia diventa davvero buffa «Sei proprio uno stupido!»
Riprendo a camminare, ma improvvisamente avverto le gambe venirmi sempre meno, portandomi a cadere come un sacco di patate sull'asfalto.
«Ma che ti prende?» domanda, fissandomi con confusione «Perchè ti sei seduto a terra?»
«Le mie gambe...» faccio per rialzarmi, ma cado nuovamente.
Dev'essere stata sicuramente opera di Rei, non può esserci altra spiegazione.
Ecco a cosa serviva quella pressione che mi ha fatto sulla spina dorsale...
Sana si abbassa per raggiungere la mia altezza e mi afferra un braccio, portandoselo intorno al collo «Su andiamo»
«Ma cosa fai?»
«Ti aiuto a camminare»
Volto il viso dall'altra parte, cercando di nascondere quanto questo suo gesto mi abbia colto di sorpresa «Non ho bisogno del tuo aiuto Kurata»
«Hai intenzione di rimanere qui sull'asfalto?»
«No, però...»
«Allora smettila di fare storie» si alza, aiutandomi a fare lo stesso e ci dirigiamo lentamente verso la sua abitazione.
E proprio ora, con il suo profumo alla vaniglia che mi invade le narici, i suoi capelli che mi solleticano il viso ed il suo corpo a stretto contatto con il mio, non posso fare a meno di pensare alle parole che mi ha rivolto poco fa quello strano dottore...
"Io credo che sia una ragazza gentile"
La guardo di sottecchi, mentre un dubbio s'impossessa di me...
Che abbia ragione lui?

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Capitolo 3
*** 2. Reazioni insapettate. ***


Odio essere costretto a vivere sotto lo stesso tetto con dei perfetti estranei.
Odio dover rinunciare alle altre ragazze e quindi ad una vita sessuale attiva, poichè in teoria sono "fidanzato" con quella ragazza bisbetica, che ovviamente mi ucciderebbe seduta stante se provassi anche solo a sfiorarla con un dito.
Odio dover rinunciare alle mie abitudini.
Ma soprattutto, odio quando qualcuno prende delle decisioni sul mio conto, senza nemmeno consultarmi.
Qualcuno che per essere precisi corrisponde al nome di Fuyuki Hayama e che in questo memento si trova seduto di fronte a me accanto al tavolo della cucina, mentre divora la sua porzione di riso in bianco, incurante del mio istinto omicida nei suoi confronti.
Dio, se non fosse mio padre, dubito che a quest’ora sarebbe ancora vivo…
  «Mi spieghi per quale motivo hai deciso di iscrivermi a scuola?»
 «Che tu voglia o no Akito-chan, dovrai andarci visto che ci stabiliremo qui»
 Sbatto le mani sul tavolo, furioso al mille per mille «Io vorrei tanto sapere perchè prendi tutte le decisioni da solo senza nemmeno consultarmi!»
 «L'istruzione è importante, dovresti saperlo»
 «Certo, ma avrei potuto continuare a prendere delle lezioni private come ho sempre fatto»
 «Perchè continuare a spendere tutti quei soldi, quando è possibile evitarlo iscrivendoti ad una scuola pubblica?» mi risponde, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
 Razzia di tirchio!
 Faccio per ribattere, ma la voce di Nabiki alle mie spalle me lo impedisce «Frequenteremo tutti e tre la stessa scuola» ruba un biscotto al cioccolato dal mio piatto ed avanza verso l’uscita «A più tardi!»
 «Aspettami Nabiki, andiamo a scuola insieme come ogni mattina» urla Kurata dal piano superiore e il solo sentire la sua voce mi fa imbestialire ancora di più, anche se devo ammettere che per qualche assurdo motivo, negli ultimi tempi la nostra convivenza sta procedendo in maniera meno tragica a discapito di come invece mi aspettavo.
Certo, i battibecchi sono all’ordine del giorno, visto che entrambi siamo così testardi che pur di avere ragione saremmo disposti a vendere l’anima al diavolo, ma tutto sommato siamo riusciti a stabilire un certo equilibrio che ci consente di avere anche delle conversazioni più o meno civili, senza insultarci o scannarci continuamente l’un l’altro, come invece accadeva all’inizio della nostra conoscenza.
 «Ma cosa stai dicendo? Akito è il tuo fidanzato ricordi?Dovresti accompagnare a scuola lui, non me» si volta nella mia direzione, facendomi l’occhiolino «Un ragazzo così carino poi» conclude, uscendo dalla porta d’ingresso, senza nemmeno attendere la risposta della sorella.
 Sento dei passi scendere velocemente le scale «Lui non è il mio fidanzato, anche se è carin…» si blocca di colpo quando, raggiunto il piano inferiore, nota la mia presenza.
Il suo colorito passa dal bianco cadaverico al rosso scarlatto in una frazione di secondo «Anche se sono…?» la incito a continuare, ghignando malizioso.
 Boccheggia diverse volte, alla ricerca di qualcosa da dirmi che possa liberarla da questa situazione «Un’idiota!» sbotta infine, con la sua innata delicatezza, alzando il mento con fare altezzoso e prendendo posto accanto al tavolo.
 «Eppure sembrava che stessi dicendo altro» sghignazzo, beccandomi un’occhiataccia da parte sua «Beh, ti sbagli»
 «Possibile che dobbiate battibeccare anche di prima mattina voi due? » interviene Asako, facendo il suo ingresso in cucina con un vassoio stracolmo di cibo.
 «E’ colpa sua»
 Inarco un sopracciglio «Mia?»
 «Certo…» afferra un gamberetto fritto, mandandolo giù alla velocità dalla luce «Non fai altro che provocarmi dalla mattina alla sera»
 «Perchè tu invece sei una ragazza estremamente pacifica, che odia litigare con gli altri...» ironizzo, socchiudendo appena gli occhi.
 Assume un'espressione angelica, che la fa sembrare ancora più buffa di quanto non sia già normalmente «Ovvio»
 «Smettetela! Piuttosto Sana, ti dispiacerebbe passare per lo studio del dottor Rei dopo la scuola?» le chiede, facendola sussultare sul posto «Mi ha prestato un libro ed ora ho intenzione di restituirglielo»
 Continua a fissare la sua tazza di tè, rigirandosela tra le mani «Non potresti andarci tu?Oggi…oggi proprio non posso» 
Le do una leggera gomitata «Vacci stupida, è un’ottima occasione»
Kurata mi fulmina con lo sguardo «Andiamo Hayama, è tardi» mi ordina, alzandosi ed afferrando la sua cartella.
 «Ma come faccio se non ho nemmeno la cartella e …» mio padre me la porge, con un sorriso vittorioso stampato sulla faccia, che non fa altro che aumentare notevolmente il mio nervosismo «Per questa volta te l’ho preparata io, ma non farci l’abitudine»
 Gliela sfilo dalle mani con stizza «Ho capito, non c’è modo di scamparla!» mi alzo anch’io e la mia “fidanzata” mi afferra per un polso, causandomi uno strano brivido lungo la schiena e mi trascina con sè «Su andiamo»
 «Si può sapere perché hai tutta questa fretta?»
 Nulla, non si denga nemmeno di rispondermi, continua a correre come una forsennata, costringendomi a fare lo stesso, fino a quando non arriviamo dinnanzi ad un liceo che suppongo sia quello che da oggi in poi dovrò frequentare anch’io. 
Mi libera dalla presa «Ascoltami bene Hayama» ringhia, guardandomi truce «Non intrometterti mai più in cose che non ti riguardano, capito?»
  «A cosa ti riferisci?»
 «Mi riferisco al mio incontro con il dottor Rei! Non hai alcun diritto di…»
 «Sana!»
 Ci voltiamo entrambi verso la voce che l’ha chiamata, trovando un gruppo di ragazzi che si sbracciano per attirare la sua attenzione «Sono i miei amici, vieni te li presento. Continueremo il discorso più tardi»
 Sbuffo, ma decido di seguirla verso quei tipi che non stanno facendo altro che analizzarmi come se fossi una sorta di strano esperimento scientifico.
 «Ciao ragazzi» li saluta lei e stranamente sembra abbastanza socievole a differenza di come invece si comporta con il sottoscritto.
 «Quindi è lui il tuo fidanzato» constata una ragazza dai capelli castani, portati all’indietro da un fermaglio «Eravamo impazienti di conoscerti»
 «Non sono il suo fidanzato»
 «Infatti, è solo un ospite in casa mia, nulla di più» mi asseconda Kurata «Comunque sia, si chiama Akito Hayama. Akito, loro invece sono Aya» mi indica la ragazza di poco fa «Tsuyoshi, ma per gli amici Tsu» il ragazzo occhialuto al suo fianco «Fuka l’hai già conosciuta il primo giorno che ci siamo incontrati» afferma, riferendosi ad una ragazza dai capelli corvini che in effetti ha un aspetto familiare «Ed infine Gomi e Kuno» conclude, indicando altri due ragazzi, tra cui l’ultimo che ha nominato non sta facendo altro che fissarmi in cagnesco da quando mi ha visto.
 «Piacere di conoscerti» esclamano in coro, ricevendo come risposta un semplice cenno del capo da parte mia.
 «Ascoltami bene Akito Hayama…» ringhia quel tipo di nome Kuno, avanzando minacciosamente verso me «Sana è la mia fidanzata, quindi…» il pugno sulla testa da parte di Kurata, lo porta a lasciare la frase in sospeso «Cucciola ma che ti prende?Mi hai fatto male!» piagnucola, massaggiandosi il capo.
 «Non sono la tua fidanzata e smettila di chiamarmi con questi stupidi nomignoli» gli urla contro, prima di voltare le spalle ed incamminarsi verso l’edificio scolastico, seguita da lui che continua a cercare un approccio con lei.
 «Non farci caso, è tutto normale» mi rassicura Tsuyoshi, posandomi una mano sulla spalla «Presto ti abituerai»
 Annuisco, continuando a fissare quei due da lontano e non so per quale assurdo motivo, la presenza di quello lì accanto a Sana, mi provoca uno strana morsa allo stomaco.
Ma forse è solo a causa di qualcosa che ho mangiato questa mattina a colazione…
 
 
 
 
La giornata procede in modo abbastanza tranquillo, anche se è piuttosto noiosa soprattutto per me che non sono abituato a frequentare degli istituti scolastici ed ora, dopo aver subito due estenuanti ore di chimica, ci ritroviamo tutti in cortile a seguire la lezione di educazione fisica.
Dopo aver eseguito gli esercizi che il professor Eichi mi ha chiesto di fare, mi siedo sul prato accanto a Gomi e Tsuyoshi, mentre le ragazze della nostra classe continuano a giocare a baseball.
Kurata è quella che se la cava meglio rispetto alle altre e sinceramente la cosa non mi sorprende più ti tanto.
 «Hayama…» mi chiama Gomi, facendomi distogliere lo sguardo da lei.
 «Mmmh?»
 «Dicci, a che punto sei arrivato con lei?»
 «Eh?»
 «Non fare il finto tonto» interviene Tsu, muovendo eloquentemente le sopracciglia dall'alto verso il basso «E’ la tua fidanzata, vi sarete sicuramente baciati, toccati e…»
 «Con quella gallinaccia spennacchiata? Neanche morto!»
 Negare, negare fino alla morte.
Ci manca solo che pensino che quest’assurdo fidanzamento combinato stia iniziando ad andarmi bene.
 «E’ incredibile!E’ la ragazza più corteggiata dell’intero istituto e tu che hai la fortuna di possederla non ne approfitti?»
 Vorrei farlo, magari anche solo per una sola notte, ma dubito che me lo permetterebbe…
 Non gli rispondo, torno a fissarla, trovandola intenta a ridere con le amiche e…Dio, è ancora più bella quando non ha quella stupida aria imbronciata.
 «E’ davvero una ragazza bellissima…» commenta Gomi, guardandola con ammirazione e poco ci manca che gli tiri un pugno sul naso.
Anche se non so perché ho  così tanta voglia di farlo…
Forse perché anche se non m’interessa minimamente quella lì mi infastidisce l’idea di poter passare per cornuto, visto che tutti pensano che siamo fidanzati…sì, dev’essere per forza così…non può esserci altra spiegazione.
Lei non m’interessa!
 «No che non lo è e poi c’è già chi le piace, è il dottor…» una palla che mi colpisce sulla guancia sinistra m’impedisce di continuare.
E non ho nemmeno bisogno di voltarmi per sapere chi è il colpevole, visto che considerando la potenza con cui è stata lanciata, non ho dubbi su chi possa essere stata.
 «Hayama ma non eri un campione di arti marziali? Avresti potuto schivarla…»
 Sbuffo, massaggiandomi il punto in cui sono stato colpito «Ero soprappensiero, ecco tutto…»
 
 
                                                                      
                                                                  
 «Mi dispiace, ti fa ancora male? » mi chiede la ragazza violenta, mentre, terminate le lezioni, ci incamminiamo verso la sua abitazione.
 La ignoro e continuo a camminare, facendola sbuffare.
 «Oh andiamo, mi sarò scusata almeno trenta volte! »
 Credo di essere incompatibile con lei per natura…
 Sospira «Su, andiamo dal dottor Rei»
 «Eh?»
 «Ti faremo mettere un unguento sulla parte in cui ti ho colpito, così smetterà di farti male»
 «Guarda che non mi fa affatto male, per chi mi hai…» mi posa un dito sulla parte dolente, provocandomi una smorfia di dolore.
 Curva le labbra in un ghigno che oserei definire malefico «Dicevi?»
 Assottiglio gli occhi, fissandola con fare sospetto «Ammettilo, è solo una scusa per poter andare dal tuo dottorino!»
 Si rabbuia all’istante «E invece ti sbagli, oggi avrei evitato volentieri di andare lì»
 «E perchè?»
 «Lascia perdere e andiamo» dice in un sussurro, superandomi. 
Decido di assecondarla, anche perché voglio vederci chiaro in questa storia.
Maledizione, sto diventando come una di quelle pettegole con cui se la fa la signora Misako e che ogni giorno si radunano intorno al tavolo del soggiorno per scambiarsi “notizie” su tutti gli abitanti di Nerima.
 Arrivati a destinazione il dottor Rei ci fa entrare nel suo studio e dopo aver parlato del più e del mento, si accorge della mia gote arrossata «Akito, cos’hai sul viso?Dalla forma si direbbe che sei stato colpito da una palla»
 «Infatti, siamo venuti qui proprio per questo, mi servirebbe un unguento»
 «Ma certo, ne ho uno che fa proprio al caso tuo» si dirige verso un’altra stanza «Torno subito» appena chiude la porta, Kurata si avvicina a me «Senti, io adesso devo andare. Sai tornare a casa da solo, vero?»
 «Certo, ma perché non resti anche tu?Si vede lontano un miglio che ti piace e…»
 «Sta zitto Hayama» m’interrompe bruscamente «Io non ho speranze con lui, c’è già una ragazza che gli piace che tra l’altro a momenti sarà qui e non mi va di assistere al loro incontro»
 Non ho nemmeno il tempo di ribattere che Rei fa nuovamente il suo ingresso nello studio «Eccolo qui, per fortuna ce l’avevo proprio a portata di mano» afferma, porgendomi gentilmente la boccetta.
 L’afferro, infilandomela nella tasca dei pantaloni «Grazie»
 «Allora noi andiamo» dice Kurata, alzando una mano a mò di saluto «Arrivederci e grazie»
 «Aspettate, non mi avete ancora detto come si è procurato questa ferita»
 «E’ successo durante l’ora di ginnastica e…»
 «Scommetto che è stata Sana mentre giocava»
 Entrambi sussultiamo «Come fai a saperlo?»
 «E’ molto semplice, l’ho intuito dall’angolazione e dalla profondità della ferita»
 Ghigno divertito «Quindi il caratteraccio di Sana si rivela anche nel modo in cui lancia la palla»
 «Chiudi il becco deficiente!» mi urla contro «La colpa è solo tua che eri distratto!»
 Rei la guarda sorpreso «Allora sei stata davvero tu?La mia era solo una battuta!»
 Kurata arrossisce da capo a piedi e sono sicuro che in questo momento si stia dando mentalmente dalla stupida per essere uscita allo scoperto «Ecco io…non l’ho fatto di proposito e…»
 Le sorride, arruffandole i capelli «Ne sono sicuro, in fondo sei sempre così graziosa»
 «Ma ti manca la femminilità» incalzo, facendole drizzare i capelli dalla rabbia «Falla finita!»
 «Smettila di arrabbiarti o perderai quel minimo di femminilità che ti rimane»
 Alza un pugno, nel tentativo di risultare minacciosa «Senti tu…» si blocca, sbiancando di colpo quando sente suonare il campanello.
 «Sarà un altro paziente» asserisce Rei, avanzando verso la porta ed aprendola «Salv…oddio…Asako?» 
 «Salve dottor Rei, sono venuta a restituirle il libro» esclama gentilmente, porgendoglielo.
 Lo prende con mani tremanti, mentre il suo viso assume diverse gradazioni di rosso «G-grazie…non dovevi…cioè potevi tranquillamente tenerlo» le risponde, per poi scoppiare in una risatina nervosa.
 Non riesco proprio a capire perché si stia comportando in questa maniera, con noi non si è mai mostrato così timido ed impacciato.
Mi volto verso Kurata, trovandola con il capo rivolto verso il basso e i pugni stretti lungo i fianchi.
Faccio due più due e finalmente arrivo alla conclusione che la fatidica ragazza di cui parlava prima è proprio sua sorella Asako.
 «Sana, Akito, ma cosa ci fate voi qui?» ci chiede lei, notando la nostra presenza «Non avevi detto di non poter passare qui oggi?» continua, rivolgendosi alla sorella, che con un grande sforzo cerca di distendere i suoi linemaneti in un sorriso convincente «Infatti è così, ma poi Hayama si è fatto male e siamo stati costretti a farci un salto, ma adesso devo proprio scappare, ci vediamo» e corre fuori dallo studio, senza aggiungere altro.
 «Vado anch’io con lei, ci vediamo» e non so perché, ma mi ritrovo a correrle dietro.
Ci metto un po’ per raggiungerla, ma alla fine riesco ad interrompere la sua corsa, afferrandola per un braccio «Fermati»
 Si volta verso di me, con gli occhi arrossati «Che c’è?»
 Mi mordo un labbro, incerto su cosa dirle.
Sono sempre stata una frana in queste cose «Beh, ecco..io…»
 «Vuoi tirarmi su il morale?»
 «E anche se fosse? Dov’è il problema?» sbotto, lasciandole il braccio.
Non mi risponde, ma il suo viso si addolcisce leggermente.
Sospira e torna ad incamminarsi ed io mi ritrovo a seguirla nuovamente, ma mantenendo una distanza di sicurezza.
 «Perché mi stai seguendo?» mi chiede, dopo qualche minuto trascorso in silenzio.
 «Perché ne ho voglia»
 «Non è che sei preoccupato per me?»
 «Assolutamente no, che ti viene in mente?»
 «Allora perché mi stai appiccicato?»
 Ecco, vorrei tanto saperlo anch’io…
 «E’ solo un caso…»
 «Beh, mi dai fastidio»
 «Davvero?»
 «Certo»
 Mi fermo di colpo «Scusami tanto allora» ironizzo acidamente.
Sana si volta verso di me, sorride e si avvicina sempre di più, portandomi ad arretrare di un passo.
 «E adesso che ti prende?»
 Mi scruta dall’alto in basso, accentuando il suo sorriso «Ho capito tutto, io ti piaccio!»
 Sgrano gli occhi, mentre avverto un lieve calore invadermi il viso «Cosa?Ma sei impazzita?»
 Fa spallucce, senza togliersi quel stupido sorriso dalla faccia e torna ad incamminarsi «Su andiamo»
Mi sta per caso invitando a seguirla?
Nel dubbio lo faccio, anche se credo che l'avrei fatto ugualmente...
 Poco dopo giungiamo in un parco pubblico in cui non credo di esserci mai stato da quando mi sono trasferito qui e ci sediamo su una panchina posta sotto ad un piccolo gazebo in legno.
 «Beh, nessun commento acido a riguardo?» esclama, incrociando le braccia sotto al seno «Avanti fa pure, non me la prendo mica»
 «Non è mia intenzione farlo»
 «Perché no?»
 «Non vedo perché dovrei infierire Kurata, credo che la situazione sia già disastrosa di per sè»
 Sospira «Già»
 «Ne sei innamorata?» le chiedo, pentendomene subito dopo.
Faccio per cambiare argomento, ma la sua risposta me lo impedisce.
 «Non credo che si tratti di amore, però ne sono infatuata sin da quand’ero bambina»
 «Quindi questa storia va avanti da anni…»
Vorrei tanto sapere perchè m'interessa tanto impicciarmi in questa faccenda...
 «Esatto, ma lui è sempre stato innamorato di Asako»
 Mi volto verso di lei, trovandola intenta a fissarsi le punte delle scarpe.
Ho paura di dire qualcosa di sbagliato, visto che questa è una delle poche volte in cui ci capita di parlare civilmente e non vorrei rovinare tutto «Questo significa che non hai mai avuto altri ragazzi?»
 Come siamo arrivati all’argomento “ex” proprio non lo so ed evidentemente si sta chiedendo la stessa cosa anche lei, visto che mi fissa sbattendo continuamente le palpebre «Certo che ne ho avuti…perché me lo chiedi?»
 «Ehm…così…giusto per fare un po’ di conversazione»
 «E tu?Hai avuto altre ragazze?»
 «Sì, ma niente di serio»
 Solleva appena un sopracciglio «Fammi indovinare, ragazze da una sola notte?»
 «Esatto!» 
Rotea gli occhi al cielo, divertita «Ah gli uomini, tutti uguali!» si alza dalla panchina con uno scatto «Cambiando argomento, ti va di combattere?»
 «Ora?»
 Annuisce «Combattere è il mio modo migliore per scaricare la tensione accumulata durante la giornata»
 Mi alzo anch’io «Ok, come vuoi»
 «Facciamo che il primo che viene colpito perde?» mi chiede, mettendosi in posizione d’attacco.
 «Ok»
 Tenta di colpirmi più volte, ma invano visto che riesco a schivarli senza problemi e ciò a quanto pare la sta facendo imbestialire parecchio «Hayama, combatti seriamente!» urla, con il fiato corto.
 «Lo sto facendo»
 «Ma se non hai tentato di colpirmi neanche una volta!»
 Vorrei dirle che non ho mai colpito e mai colpirò una ragazza, anche se si trattasse del più importante incontro di karate, ma alla fine decido di evitare, poiché conoscendola prenderebbe la cosa come un atto da “maschilista” «Ma non ti stanchi mai di essere sempre così arrabbiata?»
 «Questi non sono affari tuoi Hayama» sbotta, tentando di colpirmi nuovamente.
 «Si certo, però…»
Stringe i pugni lungo i fianchi e digrina i denti «Che diavolo vuoi?»
 Avvicino il mio viso al suo e le parole mi escono dalla bocca ancor prima che possa pensarle «Sei molto più carina quando sorridi»
 Sussulta leggermente, le sue guance si tingono sempre più e l’espressione corrucciata di poco fa, lascia spazio ad un’altra che oserei definire “dolce”. 
Dal canto mio non credo di essermi mai imbarazzato tanto in vita mia e pur di uscire da questa spiacevole situazione, faccio la prima cosa che mi passa per la testa, ovvero la colpisco con un leggero schiaffetto sulla fronte «Ecco, ho… ho vinto io» 
«Così però…» china lo sguardo, iniziando a torturarsi le mani «Non è valido…»
 «Lo so, hai…hai ragione» mi schiarisco la voce con un colpo di tosse e le do le spalle «Andiamo?»

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Capitolo 4
*** 3. Il patto ***


“Sei molto più carina quando sorridi”
Osservo il mio riflesso attraverso lo specchio della mia camera, con un sorriso da ebete stampato sulla faccia, ripensando a quelle parole che Akito mi ha rivolto il giorno precedente al parco.
Lo pensava per davvero, oppure si stava semplicemente prendendo gioco di me, come suo solito?
Allargo il sorriso, facendolo arrivare quasi all’attaccatura delle orecchie e scruto attentamente la mia espressione.
Sembro un pesce lesso quindi, sì, dev’essere sicuramente la seconda opzione.
Sospiro afflitta, sistemandomi la camicia della divisa scolastica.
Per quanto mi duole ammetterlo, una piccolissima parte di me, sperava che lo pensasse per davvero, anche se non riesco ancora a capirne il motivo.
Insomma, che m’importa se quello lì, mi trovi carina o meno?
Non è il mio fidanzato, è semplicemente un tizio che da un paio di settimane a questa parte, convive sotto il mio stesso tetto e con il quale, se tutto va bene, potrò instaurare al massimo un rapporto d’amicizia, nulla di più, a discapito di come invece si aspettano i nostri genitori che hanno addirittura organizzato una “festa di fidanzamento” per sabato, nonostante le inutili proteste mie e di Hayama.
Spero solo che riusciremo a farli cambiare idea, non ho alcuna intenzione di assecondarli in questa stupida faccenda del “fidanzamento combinato”.
Solo io posso scegliere chi frequentare, per non parlare del fatto che sono assolutamente in grado di mandare avanti il dojo che ho ereditato da mio padre, da sola, a differenza di come invece pensano gli altri.
«Si può sapere perché stavi sorridendo in quel modo?»
Sussulto, quando sento la sua voce, alle mie spalle.
Mi volto, rossa in volto dall’imbarazzo, trovandolo appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto.
«Da…da quanto tempo sei qui?»
«Da abbastanza per assistere alle buffe espressioni che facevi mentre ti specchiavi» risponde e, ovviamente, sembra anche piuttosto divertito dalla cosa.
«Mi spieghi chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia?» gli chiedo indispettita, avanzando minacciosamente nella sua direzione.
«Tecnicamente, sono ancora fuori dalla tua camera»
«Ok, ma cosa ci fai qui?»
«Ero venuto semplicemente a chiamarti, la colazione è pronta da un pezzo e se non ti sbrighi, finiremo col fare tardi alle lezioni»
Lo spingo via, con la solita grazia che mi contraddistingue, passandogli accanto «Andiamo allora»
«Non hai ancora risposto alla mia domanda» dice, seguendomi «Perché stavi sorridendo?»
E adesso cosa gli rispondo?
Non posso certo confessargli la verità, fraintenderebbe sicuramente tutto, pensando che m’importì qualcosa della sua opinione.
Quando in realtà, non è assolutamente così.
La mia era solo curiosità, nulla di più.
Sì, dev’essere per forza così, non può esserci altra spiegazione.
«Non sono cose che ti riguardano, Hayama» me ne esco infine, sperando che lasci cadere lì la questione.
Sento la sua mano afferrarmi per un braccio e subito dopo, avverto diversi brividi attraversami la spina dorsale a causa di quel contatto «C-cosa vuoi?» 
Infila la testa nei miei capelli, solleticandomi il collo con il suo respiro «Fammi indovinare, stavi pensando a ciò che ti ho detto ieri, dico bene?»
Mi strattono dalla sua presa, voltandomi di scatto verso di lui ed arrossendo quando mi rendo conto di trovarmi ad un soffio dal suo viso «N-no, ti…ti sbagli»
Akito inarca una sopracciglio e dalla sua espressione è chiaro quanto poco creda alle mie parole «Ah no?»
«NO» insisto, pregando che se la beva.
«Eppure, sembrava che stessi cercando di capire se le mie parole corrispondessero alla realtà»
Possibile che decida di sfruttare gli unici neuroni che gli sono rimasti, solo quando deve mettermi in difficoltà?
«Beh, mi dispiace per te, signorino "so tutto io", ma hai avuto un impressione sbagliata»
«Comunque sia…» mi sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, facendomi trasalire «Sappi, che lo pensavo per davvero» mi sussurra con voce roca, provocandomi uno spiacevole calore sul viso.
Volto il viso dall’altra parte, nel banale ed inutile tentativo di non far notare le mie gote arrossate «Come se m’importi qualcosa della tua opinione»
Ghigna divertito, per poi scrollare le spalle e dirigersi al piano inferiore, senza aggiungere altro, lasciandomi lì, con uno strano ed inspiegabile peso all’altezza del petto.


 

 
 «Terra chiama Sana» esclama Fuka, sventolandomi una mano davanti al viso.
Mi volto verso di lei, che intanto mi sta fissando con uno strano ed inquietante sorrisetto stampato sulla faccia «Ehm...scusami stavo solo...»
«Mangiando letteralmente Akito con gli occhi» continua al mio posto. sorridendomi maliziosamente.
Le lancio uno sguardo indignato «Non è affatto vero»
«Sì invece. Lui ti piace, ammettilo»
Roteo gli occhi, sbuffando «Ancora con questa storia? LUI NON MI PIACE! E poi sai che c’è solo una persona che m’interessa da…praticamente sempre»
«Parli del dottore che sbava dietro tua sorella Asako?»
Arriccio in naso, indispettita dalla sua poca delicatezza «Proprio lui»
Sospira, scuotendo appena il capo «Beh, sarebbe anche ora che ci mettessi una pietra sopra, non trovi?»
«Guarda che lo so benissimo, il problema è che per quanto mi sforzi, non ci riesco» ammetto amareggiata, ricevendo un irritante sguardo di pietà da parte sua.
«Sono sicura che con il tempo e grazie all’aiuto del tuo nuovo ragazzo, ci riuscirai.Devi solo avere un po’ di pazienza»
«Akito non è il mio fidanzato!» la correggo, fulminandola con lo sguardo.
«Ma se ci sarà anche una “festa di fidanzamento” dedicata a voi due»
«L’hanno organizzata i nostri genitori, senza il nostro consenso, come al solito» 
Fuka fa per rispondermi, ma poi si blocca, guardando un punto preciso davanti a lei.
Seguo il suo sguardo, avvertendo subito dopo un lieve fastidio, quando noto quella gatta morta di Kodachi, fare gli occhi dolci ad Akito.
«Mi sa che quella lì, ha messo gli occhi sul tuo ragazzo»
«Non è il mio ragazzo» puntualizzo, per la seconda volta nel giro di pochi minuti «E poi…non me ne importa un fico secco» continuo, senza distogliere lo sguardo da quei due, intenti a dialogare amichevolmente.
«Eppure, sembri piuttosto infastidita dalla cosa» mi rimbecca, muovendo continuamente le sopracciglia dall’alto verso il basso.
«Ti sbagli di grosso Fuka, non sono affatto infastidita, lui può…» le parole mi muoiono in bocca, quando vedo Kodachi accarezzargli il viso e sussurrargli qualcosa all'orecchio «Ma guardala!Non possiede nemmeno un briciolo di pudore» esclamo indignata, facendo ridacchiare sotto i baffi la mia amica.
«Ma se gli ha solo accarezzato una guancia»
«E’ il modo in cui l’ha fatto!» ribatto, incrociando le braccia sotto al seno «Si vede lontano un miglio che vuole saltargli addosso»
«E anche se fosse?» mi provoca, facendomi sbiancare di colpo «Non vedo dove sia il problema. Lui non è il tuo ragazzo e non ti interessa nemmeno un po’, quindi, che problema c’è?»
E in effetti, ha ragione.
Ma allora perché la cosa m’infastidisce parecchio?
Mi mordo un labbro, incerta su come risponderle «Io...io non...» tiro un sospiro di sollievo quando sento l'ultima campanella della giornata suonare, liberandomi in questo modo dal suo interrogatorio.
«Mi dispiace, ma dovremmo rimandare la conversazione» affermo soddisfatta, alzandomi ed afferrando la cartella «Ci vediamo domani» concludo, dandole le spalle ed incamminandomi verso il banco di Hayama, senza nemmeno attendere una sua risposta.
«Hayama, dobbiamo andare» esclamo, facendo voltare sia lui che Kodachi nella mia direzione.
Quest’ultima mi fissa con un sopracciglio alzato «Non puoi tornare a casa da sola?»
«Lo farei, se il signorino avesse imparato la strada» le rispondo, facendo roteare al suddetto signorino, gli occhi cielo.
«Guarda che conosco la strada»
«Ok» alzo entrambe le mani in segno di resa «Allora vi lascio soli» continuo e non so perché, il tono mi esce piuttosto rabbioso.

«Non ho detto questo» si alza, afferrando la sua cartella «Su, andiamo» fa per andarsene, ma Kodachi lo blocca per un braccio.
«Allora, per stasera è confermato?»
Annuisce «Ci vediamo alle otto, cerca di non tardare» le risponde, facendomi sgranare gli occhi incredula.
Ho capito male, o questi due hanno un appuntamento?
«Non preoccuparti tesoro, sarò puntuale come un orologio svizzero» starnazza, posandogli un bacio sulla guancia «A stasera» conclude, lanciandomi uno sguardo di sfida e sgattaiolando fuori dall’aula.
La fisso accigliata, finchè non sparisce dal mio campo visivo, per poi voltarmi verso di lui «Fammi capire bene, hai un appuntamento con quella gatta morta?»
«Non credo che si possa definire appuntamento, diciamo solo che andiamo a cena fuori»
«Al mio paese, andare a cena fuori, è un appuntamento» sbraito, fissandolo truce.
Scrolla le spalle, con noncuranza «Sarà, ma resta comunque il fatto che ho accettato solo perché mi ha detto che saremmo andati nel ristorante di sushi di suo zio che, da come ho capito, è il più noto della città»
Credo che la mascella mi sia cascata fin sotto ai piedi «Quindi esci con lei solo per poterti ingozzare di sushi?»
Hayama annuisce, incamminandosi ed esortandomi con un cenno del capo a seguirlo.
Con un diavolo per capello, lo affianco «Sei solo un’opportunista»
«E tu un insopportabile rompiscatole» borbotta, ricevendo un pugno sulla spalla da parte della sottoscritta «Mi correggo, un insopportabile e violenta rompiscatole»
«Tsk!» volto il viso dall’altra parte, con stizza «Comunque sia, hai fatto bene ad accettare il suo invito. Almeno così, i nostri genitori, nel vederti uscire con un'altra, capiranno che non potrà mai esserci nulla tra noi»
Fa spallucce, senza degnarsi di rispondermi.
«Forse, dovrei seguire il tuo esempio» esclamo poco dopo, attirando subito la sua attenzione.
Mi fissa, con un sopracciglio inarcato «Cosa intenti dire?»
«Che forse dovrei accettare anch’io gli inviti da parte di altri ragazzi, come Kuno per esempio.Non so se lo sai, ma è il fratello di Kodachi, potremmo fare anche un’uscita a quattro di tanto in tanto»
Akito si ferma di colpo, restando impalato in mezzo al corridoio.
«E adesso che ti prende?» gli domando, tornando indietro di qualche passo per affiancarlo.
Apre e richiude la bocca almeno una decina di volte, prima di uscirsene con un misero «Non puoi»
«Non possa fare cosa?»
«Uscire con altri ragazzi»
Sollevo entrambe le sopracciglia, facendole arrivare quasi all’attaccatura dei capelli «E per quale motivo non dovrei farlo?»
Trasalisce e le sue gote si tingono per una frazione di secondo, per poi tornare ad assumere la sua solita aria spavalda «Perché non mi va di passare per cornuto»
Sospiro, scuotendo il capo «Noi non siamo fidanzati Hayama, te lo ricordi, vero?»
«Certo che lo so» mi urla contro, facendo indietreggiare di un passo.
«Ma che ti urli?Io sono qui, non dall’altra parte del corridoio»
Hayama alza gli occhi al cielo, sbuffando «Anche se non lo siamo, gli altri sono convinti del contrario, quindi se tu uscissi con qualcun altro, passerei di conseguenza per cornuto»
Ci ragiono su per qualche secondo, picchiettandomi il mento con le dita «Sì, hai ragione. Ma penserebbero lo stesso di me, se tu uscissi con un’altra ragazza»
Si passa una mano tra i capelli, scompigliandoseli «Allora non uscirò nemmeno io con nessun’altra ragazza»
«Nemmeno con Kodachi?» chiedo e non so perchè, il mio tono esce piuttosto "speranzoso"
«No»
«Né con qualcun’altra?»
Sbuffa «No»
Riduco gli occhi in due fessure, fissandolo con fare sospetto «Devo fidarmi?»
«Facciamo un patto» mi porge la mano «Finchè questa stupida faccenda del fidanzamento combinato non andrà a monte, nessuno dei due potrà frequentare qualcun altro»
Gliela stringo, avvertendo nuovamente i brividi attraversarmi tutto il corpo.
Ma perché mi fa quest’effetto?
Scuoto appena il capo, cercando di riprendere il controllo di me stessa.
«Ci sto» rispondo, cercando di ignorare quel senso di sollievo che mi ha invasa, nel sapere che non uscirà con nessun’altra ragazza.
Posa lo sguardo sulle nostre mani, ancora strette l’una nell’altra «Bene» sussurra, mentre il resto degli studenti che ci passano accanto, ci guardando incuriositi.
«Ehm…Hayama?»
«Si?»
«La..la mano, dovresti lasciarla adesso»
Arrossisce vistosamente, lasciando immediatamente la presa dalla mia mano.
Si schiarisce la voce con un colpo di tosse e mi da le spalle «Su… torniamo a casa»



***

NdA:  Ciao! :)
Ci scusiamo immensamente per il ritardo e ringraziamo tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente, con la promessa che tenteremo di essere più puntuali per il seguito :)
Alla prossima, un abbraccio! ^_^

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Capitolo 5
*** 4. Festa di fidanzamento ***


E’ da circa un’ora che tento di camminare su quei trampoli che mi ha dato in prestito mia sorella Nabiki, nel tentativo di imparare ad indossarli “elegantemente”, visto che prima d’ora non avevo mai nemmeno lontanamente preso in considerazione l’idea di indossare un tacco 12, ma i risultati sono a dir poco imbarazzanti considerando che non faccio altro che inciampare nel nulla,  rischiando più volte di slogarmi una caviglia o simulare la raffinata camminata di un T-rex.
Ancora non riesco a capire cosa spinge le altre ragazze a subire delle torture simili, solo per apparire più alte e slanciante… non sono meglio delle semplici scarpette da ginnastica? O al massimo delle ballerine ?
«Ricapitolando… in occasione della vostra “festa di fidanzamento”, hai deciso di metterti in tiro perché Akito ha  insinuato più volte che hai il sex-appeal di un cetriolo?» chiede Nabiki, appollaiata accanto alla scrivania della sua camera, il luogo scelto per eseguire le mie prove di “camminata”
«Proprio così!E deve assolutamente rimangiarsi ciò che ha detto»
Mi guarda con un espressione tipica di chi la sa lunga, intanto che rischio di inciampare per la centesima volta nel giro di pochi minuti «E’ buffo sai? Da quando lui e suo padre sono venuti ad abitare sotto al nostro stesso tetto, hai sempre ribadito che del biondino non te ne importava un fico secco, mentre adesso sei disposta a tutto pur di apparire bella ai suoi occhi»
Colpita dalla sua frecciatina, acquisisco la temperatura di una supernova, sentendomi bruciare la punta del naso e quella delle orecchie «E’ una questione di principio, Nabiki!» me ne esco, cercando di apparire convincente «Sono consapevole di non essere “Miss Giappone”, ma non mi va giù che quello lì continui a farsi beffa del mio aspetto fisico, solo perché non sono femminile come le altre»
«Solo per questo?»
«Certo, mi sembra ovvio!»
Nabiki solleva un sopracciglio ed è evidente quanto poco creda alle mie parole «Quando ti deciderai ad ammettere che, in fondo, Akito sta iniziando a piacerti?»
Dallo spiacevole calore che avverto sul viso, di sicuro in questo momento dovrò sembrare un segnale stradale.
Apro e richiudo la bocca almeno una decina di volta, non sapendo cosa dirle per convincerla del contrario e lei mi volge un irritante sorriso vittorioso.
«Ho colto nel segno, vero?»
«N-no…assolutamente no!Lui non piace! Certo, è carino ma…»
«E’ sexy, non carino!»
Volto il viso dall’altra parte, mangiucchiandomi il labbro inferiore «Sì forse un po’ lo è… ma nulla di che. E comunque non mi piace!»
«Kami, sei più cocciuta di un mulo» sbotta, avanzando verso la scarpiera da dove estrae un altro paio di tacchi, con una specie di zeppa sul davanti «Queste hanno il plateau, che permette di rendere la calzatura molto più comoda, poichè riesce a diminuire l'ampiezza dell'angolo di appoggio del piede ed inoltre sono più semplici da portare, rispetto ai tacchi che indossi, quindi…» me le porge «Provale, sono sicura che andrai meglio con queste»
Gliela strappo con stizza dalle mani «E non potevi cacciarle fuori prima?»
«E rinunciare al divertimento di vederti camminare in quel modo?Ma per chi mi hai presa?» esclama divertita, beccandosi un’occhiataccia da parte della sottoscritta.
«Un comportamento davvero molto maturo, non c’è che dire» sbraito, per poi sfilarmi quelle torture dai piedi ed indossarne quest’altro paio con il plateau o come diavolo si chiama.
Faccio un piccolo giro per la stanza e devo ammettere che, anche se non sono particolarmente comode, non sono così male.
«Mmmh sì, direi che vanno bene»
«Infatti, hai rischiato di inciampare solo una volta… stai migliorando»
«Grazie tante» ironizzo, fissandomi il tacco «Sbaglio o sono più basse di quelle che indossavo prima?»
Annuisce, passandosi la lacca sui capelli «Sono di qualche centimetro più basse e poi il tacco è più doppio, rispetto all’altro» afferma, girandomi intorno, con un ghigno malizioso stampato sulla faccia «Ma sono sempre sexy, proprio come il vestito che indossi»
Guardo il mio riflesso attraverso le specchio appeso alla parete e… non sembro nemmeno io.
Forse sarà il trucco, l’acconciatura, il modo in cui mi sono vestita, fatto sta che non mi sento per niente a mio agio.
«Dici che è troppo provocante?»
«Hai la schiena e le gambe quasi completamente scoperte, quindi.. sì, sei molto provocante, ma per nulla volgare»
Annuisco incerta, sistemandomi la scollatura.
Ma chi me l’ha fatto fare di indossare questa roba?
Spero solo che sia valso a qualcosa ed Akito si rimangi ciò che ha detto.
«Adesso credo sia ora di andare. La festa è iniziata da almeno dieci minuti!»
«D’accordo, andiamo» dico in un sospiro, aprendo la porta ed incrociando subito dopo, colui che in teoria è il mio fidanzato.
Approfitto del fatto che sia voltato dall’altra parte per poterlo ammirare: indossa una semplice camicia bianca a cui ha tirato su i polsini e degli jeans neri, leggermente schiariti sulle gambe.I capelli come al solito sono leggermente spettinati e sul suo viso, vi è appena un piccolo accenno di barba.
Nabiki aveva ragione, è dannatamente sexy.
Antipatico, scorbutico, irritante, odioso, insopportabile, ma sexy!
Resosi conto della nostra presenza, volta il viso nella nostra direzione e non appena i nostri sguardi si incrociando, spalanca così tanto gli occhi che per un momento temo possano uscirgli fuori dalle orbite.
Fa scendere continuamente lo sguardo lungo il mio copro, con i denti affondati nel labbro inferiore, facendomi ardere dall’imbarazzo e balbetta un «Sei… sei…»
«Sono cosa?» lo incito a continuare, arrotolandomi una ciocca di capelli intorno al dito.
Fa per dire qualcosa, ma poi ci ripensa e scuote appena il capo «Ridicola! Ma come diavolo ti sei conciata?»
«Ri-ridicola?» ripeto, stringendo i pugni lungo i fianchi, con così tanta forza da conficcarmi le unghie nella pelle, irritata ed offesa dal suo insulto.
Lui si schiarisce la voce, mentre Nabiki dietro alle mie spalle, continua a lamentarsi di quanto siamo infantili.
«Esatto, ridicola»
Lo guardo così male da portarlo ad indietreggiare di un passo.
«Sai Hayama, delle volte mi chiedo se ti abbiano mai diagnosticato una grave forma di stronzaggine congenita o sei un cafone di natura»
Sospira, passandosi una mano tra i capelli «Guarda che scherzavo, la verità è che penso tu sia…»
«Non m’interessa saperlo» lo interrompo, scendendo al piano inferiore, con la speranza di non rotolare giù per le scale.
Sento la sua voce e quella di mia sorella discutere animatamente, ma me ne frego e tra un inciampo e l’altro, mi dirigo verso il dojo, allestito con nastrini e palloncini vari.
La maggior parte degli invitati sono già arrivati e l’agitazione non fa altro che aumentare, nel sentirmi tutti gli occhi puntati addosso.
Con l’umore nero, faccio per dirigermi verso il tavolo del buffet, quando un Noazumi, con tanto di occhi e mascella spalancati, mi si para davanti «Non credo ai miei occhi.. Sana, sei davvero tu?»
«Ebbene sì, sono proprio io» gli sorrido timidamente, stringendo le braccia intorno al suo torace «Grazie per essere venuto, temevo che non ci saresti riuscito a causa dei vari impegni che ti tengono costantemente occupato»
Mi stringe a sua volta, posandomi un bacio tra i capelli «Non potevo di certo mancare alla festa di fidanzamento della mia migliore amica»
Mi allontano leggermente da lui, rossa in volto «Ti ho già detto che questa non è una vera festa di fidanzamento»
«Sull'invito c'era scritto di sì»
«Solo perché l’ha scritto mia madre e poi, se vogliamo dirla tutta, non volevo nemmeno che si svolgesse questa stupida festa»
Naozumi incrocia le braccia al petto, inarcando un sopracciglio «Però hai scelto di presentarti ugualmente»
«Non ho potuto fare altrimenti! Quella buona donna di mia madre, mi ha minacciata di chiudere il dojo con la serratura e nascondere la chiave, se non mi fossi presentata»
Ridacchia divertito, scuotendo appena il capo «Ah Misako!Non cambierà mai»
«Già» scrollo le spalle, liquidando la questione «Piuttosto, posso chiederti una cosa?»
Annuisce «Certo, dimmi tutto»
«Beh, ecco… conciata in questo modo» mi indico dall’alto in basso «Sono tanto ridicola?»
Mi guarda come se avessi qualche rotella fuori posto «No dico, stai scherzando?Sei uno splendore!» mi afferra un braccio, facendomi fare un giro su me stessa «Ti dirò, se non avessi un altro orientamento sessuale, non ci penserei due volte prima di provarci spudoratamente con te» conclude, con tanto di occhiolino.
Gli do un buffetto sulla spalla, emettendo una ridicola risatina adolescenziale «Sei sempre il solito esagerato»
«Ma il tuo fidanzato non è geloso che indossi abiti così provocanti in presenza di almeno una ventina di ragazzi che, tra l’altro, ti stanno letteralmente mangiando con gli occhi?» mi chiede, indicandomi con un cenno del capo Kuno che dall’altra parte del dojo, mi sta fissando con la sua tipica espressione da pervertito.
«Te lo ripeto per l’ultima volta Nao, io non ho un ragazzo, questa è tutta una farsa!»
Sbuffa, roteando gli occhi al cielo «E va bene. Almeno dimmi, il tuo “finto fidanzato” è carino?»
Mi schiarisco la voce, voltando il viso dall’altra parte «Diciamo che non è male…ecco!»
«Descrivimelo!»

«Biondo, occhi ambrati, alto, muscoloso…»
«Ha un bel sedere?»
Trasalisco, arrossendo fino alla punta dei capelli «NOAZUMI!»
«Lo prendo come un sì! Dunque è un bel pezzo di manzo» si porta le mani sul viso, assumendo un’aria tipica di una ragazzina infatuata «Non vedo l’ora di conoscerlo»
«Non credo che a Jordan faccia piacere che tu dica certe cose» lo richiamo divertita.
«Suvvia, Jordan sa che per me esiste solo lui» esclama, sventolandosi una mano davanti al viso, come se stesse scacciando via un insetto fastidioso.
«A proposito,  come mai non è qui con te?»
«Aveva la febbre alta»
«E tu, da buon fidanzato, non dovevi restargli accanto?»
«Oh andiamo… per quanto mi piacciano i giochi di ruolo, mi ero stancato di fargli da infermiere personale» ammicca malizioso, facendomi ridere di gusto.
Lo circondo in un nuovo abbraccio «Non immagini quanto mi era mancata la tua compagnia, da quando ti sei trasferito ad Hokkaido, ci vediamo sempre meno»
Mi accarezza dolcemente i capelli, schioccandomi un bacio sulla tempia «Ti prometto che d’ora in poi, cercherò di essere più presente»
«Dici sul serio?»
«Certo, io... » lascia la frase in sospeso, quando sente qualcuno battergli un dito sulla spalla.
Si volta, sciogliendo l’abbraccio e permettendomi dunque di riconoscere la figura alle sue spalle.
«Hayama, che ci fai qui?»
Gli occhi del biondino si riducono a fessure e la bocca si increspa in una smorfia di disaccordo «Ero venuto a scusarmi per prima, ma a quanto pare hai già trovato qualcuno con cui farti consolare»
«E’ lui il tuo “finto fidanzato”?» mi chiede in un sussurro Naozumi ed io annuisco.
Lui soffoca un risata e mi circonda la vita con un braccio, attirandomi a sé «A dire il vero avevo ben altro in mente per consolarla, ma tu mi hai interrotto sul più bello»
Lo guardo interrogativa e lui mi volge un veloce sguardo, strizzandomi l’occhio, come a farmi capire che devo restare al gioco.
«Ah sì?» Akito chiude le mani a pungo, guardandolo truce «E sentiamo, come avevi intenzione di consolarla?»
«Beh, sai come funzionano queste cose, no?» mi posa un bacio all’angolo della bocca, senza staccare il contatto visivo da Hayama, che diventa improvvisamente livido in volto «Diciamo solo che l’avrei fatta godere un bel po’, ecco»
Akito lo strattona bruscamente da me «Ascolta “coso”… se ci tieni ad uscire da qui con le tue gambe, ti conviene stare alla larga dalla mia fidanzata»
A quelle parole  il mio cuore prende a battere all’impazzata  e nel mio stomaco si alza un nugolo di farfalle.
E non dovrebbe essere per niente così... è tutto sbagliato, non può iniziarmi ad andare bene questa stupida faccenda del "fidanzamento combinato".
Eppure, dinnanzi alla sua gelosia, non posso far a meno di farmi scappare un lieve sorriso.
Noazumi sposta lo sguardo da l’uno all’altra divertito, per poi alzare i palmi aperti per tranquillizzarlo «Ok, ok… me ne vado» lo sorpassa, dando un’occhiata veloce al suo fondoschiena ed alzandomi un pollice in su, sorridendo malizioso.
«Sbaglio o quel tipo mi ha guardato il sedere?»
Fa un'espressione schifata troppo esilarante ed io mi piego in due dalle risate.
«Sì e direi che l’ha anche apprezzato!»
Corruga la fronte confuso, per poi sgranare gli occhi, come se fosse stato colpito da un’improvvisa illuminazione «E’ gay?»
Annuisco «Ed è anche fidanzato, quindi puoi stare tranquillo. O almeno, credo…»
Lui mi guarda così furioso che se gli sguardi potessero uccidere, potrei trasformarmi all’istante in un mucchietto di cenere sparso sul parquet del dojo.
Sto per chiedergli cosa c’è che non va, ma prima che possa farlo, mi da le spalle e si dirige verso l’uscita.



 
*



 
Quella stupida ragazzina si è presa gioco di me ed io ci sono cascato come un allocco!
Voleva farmi fare la figura dello stupido per vendicarsi di ciò che le ho detto prima?Beh, c’è riuscita, eccome se c’è riuscita.
Che poi, a dirla tutta, non so nemmeno perché ho avuto quella stupida reazione poco fa… l’unica cosa che so è che avrei ucciso seduta stante quel tizio dai capelli tendenti al lilla, se non si fosse allontanato velocemente da lei.
Una vocina nella mia testa continua a ripetermi che sono appena stato colpito da un attacco di gelosia, ma subito tento di zittirla.
Non posso essere geloso di quella lì… lei non è la mia fidanzata e poi non mi piace per niente…almeno credo.
Tiro un lungo sospiro di frustazione, passandomi una mano tra i capelli.
La triste verità è che non sono più totalmente convinto che quella ragazzina mi sia indifferente e forse, per quanto mi duola ammetterlo, totalmente indifferente non mi è mai stata.
Sbuffo, scalciando un insignificante sassolino… ma proprio con una come quella lì, dovevo andare ad incasinarmi?
Non potevo essere attratto da un ragazza un tantinello più normale, ma soprattutto meno violenta?
«Eccoti qui, si può sapere che diavolo ti è preso prima?»
Alzo gli occhi al cielo, quando sento la sua irritante voce alle mie spalle.
«Sparisci!»
«Eh no mio caro, adesso mi spieghi cosa…» lascia la frase in sospeso, emettendo un gridolino spaventato.
Mi volto giusto in tempo per rendermi conto che tutto ciò è dovuto dal fatto che, a causa di quei cosi alti che porta ai piedi, è inciampata in non so cosa e  mi affretto a sorreggerla, prima che diventi un tutt’uno con il prato del giardino.
«Sei sempre la solita sbadata» la rimbecco, cercando di ignorare le sensazioni che mi stanno attraversando come scariche elettriche, nell’averla così stretta al mio corpo.
Sono un caso perso, ormai è appurato.
Si rimette in piedi, sciogliendosi dalla mia presa, con le gote arrossate «Ehm, grazie per avermi sorretta»
Mi alzo nelle spalle, cercando di riprendere il controllo di me stesso.
«Comunque sia…» si schiarisce la voce «Ero venuta qui per chiederti spiegazioni, riguardo il tuo comportamento di poco fa»
«Non ti devo alcuna spiegazione, Kurata»
«E invece me la devi eccome!Si può sapere cos’ho fatto per farti arrabbiare tanto?»
La fulmino, serrando la mascella «E me lo chiedi?Tu e quello lì, vi siete presi gioco di me! Ti sei divertita tanto a farmi fare la figura dell’idiota?»
«Ma io non ho detto nulla, sei tu che sei giunto a conclusione affrettate»
«Magari se avessi tentato di dissuaderlo, facendomi capire che si trattasse solo di uno stupido scherzo, avrei evitato di fare la figura del perfetto imbecille»
Lei mi sorride, in quel modo caratteristico dei casi in cui si diverte a fare del sadismo contro di me «Scusami tanto, non avevo capito che fossi così geloso della sottoscritta»
Avverto il mio viso andare in fiamme e le mie labbra si limitano ad aprirsi e chiudersi nella patetica imitazione di un pesciolino in una boccia «I-io non sono affatto geloso di te!»
«Sì che lo sei»
«No che non lo sono!»
«Andiamo, ti costa così tanto ammetterlo?»
«Ma ammettere cosa?Ti pare che possa mai essere geloso di una tipa come te?»
Kurata incrocia le braccia sotto al seno, alzando il mento con fare altezzo «Eppure la tua reazione di poco fa, sembrava dimostrare il contrario»
Sbuffo, alzando gli occhi al cielo «Ma pensala come ti pare!»
Sono assolutamente consapevole del fatto che, purtroppo, abbia perfettamente ragione… ma non lo ammetterò mai, nemmeno sotto tortura.
«E per la cronaca, devi ancora scusarti»
La guardo interrogativo «Scusarmi per cosa?»
«Prima, hai detto che eri venuto da me per scusarti… ma non l’hai più fatto»
«Credevo… credevo di averlo già fatto» cerco di svignarmela, ma ovviamente lei non me la da vinta «E invece ti sbagli, non l’hai fatto»
Apro la bocca tentando di dire qualcosa, ma mi limito a fare, di nuovo, la scontata imitazione del pesce nella boccia «Beh, ecco… io volevo scusarmi per quello che ti ho detto prima…» mi gratto la nuca, imbarazzato «Non penso davvero che tu sia ridicola»
Annuisce, mangiucchiandosi l’unghia del pollice «E allora perché l’hai detto?»
Semplice, ho mentito per nascondere quanto, in realtà, fossi rimasto colpito dalla sua bellezza.
Ma ovviamente non posso dirglielo.
«Così, giusto per punzecchiarti un pò»
«Come tuo solito, insomma»
Ghigno divertito, intanto che lei atteggia le labbra in una smorfia di disappunto «Già»
«Quindi…» si arrotola una ciocca di capelli intorno al dito, dondolandosi sui talloni «Ti piaccio vestita così?»
Deglutisco a vuoto, scendendo lo sguardo lungo il suo corpo, coperto solo da un misero vestito che fascia alla perfezione le sue curve.
«N-non mi… non mi dispiaci. Anche se…»
«Anche se?»
Abbasso lo sguardo e lascio che le parole fluiscano senza essere soppesate dal cervello «Ti preferisco come sei normalmente. Con gli indumenti che sei solita indossare, come il karate-gi, la divisa scolastica, le tute da ginnastica, i pigiami anti-sesso...insomma, mi piaci di più nella tua semplicitá, ecco tutto»
Non ricevendo alcuna risposta, volto il viso verso di lei, che mi sorride dolcemente «Questa è la cosa più carina che mi abbiano mai detto. Grazie Aki»
E quel sorriso,  quelle parole dette con tanta semplicità,  quello strano nomignolo, portano il mio cuore a picchiarmi dentro il petto, come un tamburo impazzito.
Ho la sensazione di sprofondare e il mio stomaco si riempie di farfalle.
Cerco di frenare quell’esplosione di emozioni, ma è tutto inutile.
Mi limito a ricambiare con un mezzo sorriso impacciato e mi volto, distogliendo lo sguardo dal suo, prima che il cuore mi arrivi in gola.




***
NdA: 
Heilà! :)
Grazie di vero cuore a tutte coloro che hanno lasciato una recensione nel capitolo precedente...grazie, grazie, grazie! :)
Cercheremo di aggiornare il prima possibile, impegni ed ispirazione permettendo... alla prossima! :*
 

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Capitolo 6
*** 5. Cap. ***


Osservo con disgusto quelli che ad occhio e croce hanno l’aria di essere dei biscotti carbonizzati, mentre Sana continua a fissarmi con le mani puntate sui fianchi, in attesa che ne mandi giù qualcuno.
Prego mentalmente che il professore rientri in aula, salvandomi in calcio d’angolo da questa spiacevole situazione in cui mi sono andata a cacciare, ma purtroppo la fortuna non sembra essere dalla mia parte.
Ma cosa ho fatto di male nella vita per meritarmi un supplizio del genere?
Deglutisco a vuoto, allentandomi il colletto della camicia «Sicura che siano commestibili?»
«Che domande! Certo che lo sono, li ho cucinati io stessa con le mie mani»
«E’ proprio questo che mi preoccupa» mormoro timoroso, ricordando le svariate volte in cui ho rischiato un intossicazione alimentare a causa sua.
Non so esattamente il perché, ma negli ultimi tempi sembra essersi messa in testa l’idea di cucinarmi di tanto in tanto qualcosa e ormai non so più come fare per svignarmela.
E’ un disastro ai fornelli, ma nonostante ciò non sembra affatto intenzionata a lasciar perdere e a dedicarsi esclusivamente a delle attività in cui è portata, come le arti marziali ad esempio e l’unico che ne sta pagando le conseguenze, è il sottoscritto.
Mio padre è convinto che il suo intento sia quello di comportarsi da “brava fidanzata”, io invece credo che sadica com’è, prova del piacere nel vedermi soffrire a causa dei crampi allo stomaco che mi colpiscono, ogni qual volta che decido di provare la sua cucina per accontentarla.
Respiro profondamente, afferrandone uno ed osservandolo come se fosse una sorta di strano esperimento scientifico andato a male «Perché hanno questa forma?»
«Ho deciso di farli a forma di animali, non sono carini?»
«Animali?» il mio sopracciglio sinistro, scatta all’insù «Scommetto che questo è un leone»
«E' UN KOALA!»
Lo poso, prendendone un altro «Pulce d'acqua»
«CONIGLIO!»
«Polipo»
«PINGUINO!»
«Mostro di Loch Ness»
«CIGNO!»
Scuoto la testa, rassegnato «Mi dispiace Kurata, ma credo che tu debba migliorare ancora un bel pò» allontano da me il fazzoletto contenente i biscotti ed incrocio le braccia al petto «Riprenditeli. Non ho alcuna intenzione di sentirmi male ancora una volta, a causa degli obbrobri che ti ostini a volermi preparare»
La sua amica Fuka si posiziona al suo fianco, guardandomi truce «Ma se non ne hai assaggiato nemmeno uno!Come fai ad essere sicuro che siano così terribili?»
«Non c’è bisogno di assaggiarli Matsui. La forma, l’odore e la consistenza, fanno già presagire quanto siano disgustosi»
Batte una mano sul banco, cercando di apparire minacciosa «Dopo l’impegno che ha impiegato per prepararli, il minimo che tu possa fare è quello di accontentarla»
«Ma chi gliel’ha chiesto?» sbotto acido, pentendomene subito dopo.
Sana trasalisce, assumendo un aria afflitta ed io sono davvero tentato di prendermi a schiaffi da solo, per la poca delicatezza che ho avuto dei suoi riguardi.
In fondo, nonostante i risultati siano disastrosi, si è impegnata tanto per prepararmi questi dannati biscotti e non dovrei trattarla in questo modo.
Matsui le appoggia una mano sulla spalla per consolarla, volgendomi uno sguardo così carico di rimprovero e rabbia, da portarmi a deglutire nervosamente.
E mentre rifletto sulle parole da utilizzare per scusarmi del mio atteggiamento, quella gatta morta di Kodachi mi si para davanti, porgendomi un orribile scatolina a forma di cuore «Questo è per te»
Lo afferro titubate, fissandola interrogativo «Per me?»
Kodachi annuisce ed io la apro, trovandoci dentro dei biscotti al cioccolato che fanno venire l'acquolina in bocca nel solo guardarli.
«Li ho preparati appositamente per te, con le mie mani»
Avvertendo un improvviso brontolio allo stomaco, ne mando giù tre di fila «Diamine, sono buonissimi!»
Kodachi si siede sul mio banco, sorridendomi soddisfatta «Non per vantarmi, ma sono un eccellente cuoca» mi passa un dito sotto al labbro inferiore, evidentemente per pulirmi dalle briciole, anche se lo sguardo malizioso che assume mentre lo fa, lo fa sembrare un gesto osceno «Se vuoi, posso cucinarti qualche altra cosa. Basta chiedere» si volta verso Sana, intenta a spostare continuamente lo sguardo dall’uno all’altra, con così tanto rancore da farmi provare una spiacevole fitta alla bocca dello stomaco «E magari potrei insegnare qualcosina anche alla tua “fidanzata” che, da come ho capito, è un impiastro in queste cose»
Kurata emette una risatina nervosa, a tratti inquietante «Ti ringrazio, ma preferisco farne a meno» mi dedica un’ultima occhiata carica d’odio e ci da le spalle, avanzando verso l’uscita dell’aula «Io torno a casa, ne ho avuto abbastanza per oggi»
«Ma le lezioni non sono ancora finite!» esclamo, non ricevendo alcuna risposta da parte sua.
Faccio per alzarmi, con l’intento di seguirla, ma vengo prontamente fermato dalla presa di Fuka «Credo che sia meglio che la lasci in pace per ora. Questa volta l’hai fatta davvero grossa»
Agrotto la fronte, confuso dalle sue parole «Ma che ho fatto?» chiedo, facendole scuotere il capo, come se avesse a che fare con un caso perso.
«Forse nemmeno te lo ricordi, ma oggi è un mese esatto che tu e tuo padre siete andati a vivere in casa sua e aveva preparato questi biscotti per festeggiare» sbraita, facendomi gelare sul posto «E tu non hai avuto nemmeno la gentilezza di assaggiarli, preferendo i biscotti di questa qui» indica con stizza Kodachi che, di tutta risposta, alza gli occhi al cielo «Hai peccato di insensibilità Hayama, ferendola senza il minimo ritengo» continua a rigirare il coltello nella piaga, facendomi sentire un vero e proprio verme.
Mi passo nervosamente una mano tra i capelli, dandomi mentalmente dell’idiota.
Matsui ha ragione, questa volta l’ho combinata davvero grossa e non so come fare per rimediare.
 
 
Quando rientro in casa, trovo Kurata in cucina, intenta a prendersela con una malcapitata carota.
La sta tagliando con così tanta violenza e rabbia che, conoscendola, sono estremamente convinto stia immaginando che ci sia io su quel tagliere.
E questo pensiero, mi fa gelare letteralmente il sangue nelle vene.
Con un fifa tremenda, avanzo verso di lei, accomodandomi accanto all’isola della cucina e lei non si degna nemmeno di alzare il viso, per incontrare il mio.
Decido di iniziare la conversazione con la prima domanda che mi passa per la testa, che altro non è che un semplice ed insulso «Cosa cucini?»
Lei non mi risponde ed afferra un’altra carota, tagliandola con lo stesso impeto di prima.
Sospiro, scompigliandomi i capelli «Ascolta Kurata, io non…»
Mi punta la lama del coltello contro, facendomi rabbrividire «Chiudi il becco Hayama, non ho alcuna intenzione di parlare con te» ringhia a denti stretti «Quindi torna dalla tua Kodachi e lasciami cucinare in santa pace»
Abbassa il coltello ed io tiro un sospiro di sollievo.
«Non è la “mia” Kodachi. Di quella lì, non me ne importa un fico secco e lo sai bene»
«Sembrava di sì… non che la cosa mi interessi, ovviamente»
«Ero interessato ai suoi biscotti, nulla di più»
«Te lo ripeto: non m’interessa»
Sbuffo sonoramente, picchiettando le dita sul tavolo «E comunque sia, non ricordavo che oggi fosse una ricorrenza come dire… “speciale”, ecco…» ammetto imbarazzato, mentre lei si ostina a non volermi guardare «E mi… mi dispiace, dico sul serio»
Scrolla le spalle, senza rispondermi.
Sospiro nuovamente e nella cucina, cala un silenzio che si protrae per diversi minuti, fino a quando non decido di interromperlo «Allora…» inizio incerto «Cosa cucini di buono?»
Kurata, si decide finalmente ad alzare lo sguardo e mi dedica un sorriso che ha un non so che di perfido «Una torta di carote per il dottor Rei»
E improvvisamente il senso di colpa lascia spazio alla rabbia.
«E perché diavolo stai preparando una torta per quello lì?»
«Perché mi va di farlo»
La guardo male e lei fa un mezzo sorriso soddisfatto «Pensavo che ti fosse passata la cotta per quel dottore strampalato»
«Non è un dottore strampalato» lo difende a spada tratta, facendomi imbestialire ancora di più.
«Si che lo è»
«No che non lo è»
«Sì!»
«No!»
Mi massaggio la tempia con le dita, nel tentativo di riacquistare una certa calma.
Di questo passo non andremo da nessuna parte, quindi meglio procedere con ciò che mi ero imposto di fare per guadagnarmi il suo perdono e lasciar perdere la questione del dottorino… ma solo per il momento.
Afferro la cartella, da dove estraggo i biscotti che mi ha preparato e li appoggio sul tavolo, attirando la sua attenzione «Che stai facendo?»
«Mangio i miei biscotti»
Cerca di nascondere la sua espressione sorpresa, voltando il viso dall’altra parte «Non sei costretto a farlo»
«Lo so, ma mi va di farlo»
Ne mangio uno e devo fare una fatica immensa per trattenermi dal fare una smorfia di disgusto.
Kami, sono ancor peggio di quanto pensassi.
Mi faccio forza e ne mando giù un altro «Buoni» mento spudoratamente, cercando di apparire convincente.
Kurata mi guarda di sottecchi, mentre io continuo a mangiare quei così, consapevole che a breve verrò colpito da dolorose fitte alla pancia.
«Ti piacciono davvero?»
Annuisco e lei sorride,  con il suo solito sorriso che è sempre in grado di farmi provare una piacevole tachicardia.
«Spero che anche la torta per il dottor Rei, riesca bene» esclama, ed io torno ad accigliarmi.
«Ancora non mi hai detto perché gli stai cucinando una torta»
Fa spallucce, intanto che cerca di recuperare dei pezzi di guscio d’uovo, che sono finiti nell’impasto «Te l’ho detto, perché mi andava di farlo»
Mi rigiro il biscotto carbonizzato tra le mani, guardandola con sospetto «O perché sei ancora cotta di lui e vuoi cercare di far colpo?»
Scuote la testa, in segno di negazione «Con lui mi sono messa il cuore in pace. Certo, continuo a volergli bene, ma non nel modo in cui pensi tu»
Un senso di gioia e sollievo m’invade e poco ci manca che mi metta a gongolare come un imbecille, ma dura ben poco, visto che subito dopo se ne esce con una domanda che mi fa rabbrividire «Vuoi che ti cucini altri biscotti?»
Sono davvero tentato di dirgli di no, visto che ci tengo alla mia salute, ma quel sorriso che ha stampato sulla faccia, mi frena dal farlo.
Faccio un mezzo sorriso tiratissimo ed annuisco, facendole assumere un’aria così gioiosa, che di rimando fa gioire anche me.
Ed in fondo, un’artista marziale come me, qualche crampo alla pancia può sopportarlo senza troppi problemi… soprattutto quando la ricompensa è veder spuntare sul volto della ragazza che ti piace, un sorriso radioso come quello.


***

NdA: Salve! :)
Come potete notare questa volta siamo state più veloci del solito ad aggiornare e sappiate che anche il prossima capitolo è già in fase di scrittura, quindi verrà pubblicato quanto prima ^_^
Ringraziamo _Francy93_, KimberlyKim, Tiziana27, Oo_Alice_oO, g_love_a, locra ed Afrodyte, per aver lasciato una recensione nel capitolo precedente :)
A presto, un abbraccio! 

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Capitolo 7
*** 6. Cap ***


«Certo che ti sei piazzato proprio bene, questa casa è uno splendore!» esordisce il mio amico di sempre, Ryoga, venuto qui a Nerima per farmi visita, dopo diversi mesi che ci eravamo persi di vista a causa della distanza.
Nonostante la nostra amicizia risalga ai tempi dell’asilo, possediamo due caratteri completamente diversi, che ci portano spesso a battibeccare e a scannarci a vicenda, l’uno con l’altro.
Lui è il classico bravo ragazzo in cerca dell'amore vero, socievole, affidabile, gentile, ma con un unico grande difetto: quello dell’innamoramento facile.
Ho perso il conto delle volte in cui ha perso completamente la testa e la dignità, per delle ragazze di cui conosceva a stento il nome e purtroppo, anche con il passare del tempo, non è affatto cambiato sotto quel punto di vista.
Più volte ho tentato di fargli cambiare atteggiamento, ma oltre a delle ramanzine da parte sua per il modo in cui ho sempre trattato le ragazze, a detta sua troppo frivolo e poco serio, non ho mai ricevuto altro.
«Per non parlare del fatto che la tua fidanzata possiede anche un dojo di proprietà» mi colpisce con un affettuosa pacca sulla spalla «Ti invidio sai?Hai avuto una fortuna sfacciata!»
«Mi sembra di averti già detto che non ho alcuna fidanzata. Questa è solo una farsa organizzata dai nostri genitori»
E tutto sommato, gli sto dicendo la verità.
Nonostante ormai abbia smesso di mentire almeno a me stesso, ammettendo che l’interesse che provo nei confronti di Sana sia reale, resta comunque il fatto che tra me e lei, almeno per il momento, è in corso solo una semplice conoscenza, tant’è vero che in due mesi  non è scappato nemmeno un misero bacio.
Anche se non mi dispiacerebbe affatto se ci fosse una piccola svolta nel nostro rapporto, ma finchè uno dei due non metterà l’orgoglio e l’imbarazzo da parte, ammettendo il proprio interesse, dubito che ciò possa accadere.
«Eppure, nonostante tu non sia d’accordo con questa faccenda del fidanzamento combinato, continui a restare qui»
«Solo perché mio padre mi ha ricattato»
«Non credo che ti abbia puntato una pistola alla tempia» ironizza, sistemandosi la bandana sulla fronte.
«No, ma mi ha minacciato di non darmi un misero yen se me ne fossi andato da questa casa e siccome non lavoro, al momento non ho altra scelta che sottostare al suo ricatto»
Solleva un sopracciglio, scrutandomi attentamente «Tutto qui?Solo per questo motivo resti in questa casa?»
Una vocina nella mia testa continua a ripetermi che c’è anche un altro motivo, ma subito tento di zittirla, rispondendogli con un secco «Sì»
«Davvero?»
Annuisco, scocciato dal suo irritante tono indagatore «Non sto dicendo che non mi piaccia vivere qui, la famiglia Kurata non è così male… tuttavia preferire tornare alle mie vecchie abitudini»
«Come viaggiare in diverse parti del mondo, per continuare gli allenamenti di karate?»
«Esatto»
Quella è la cosa che mi manca di più in assoluto, per quanto riguarda la mia “vecchia” vita.
Sin da bambino, sono stato abituato a viaggiare di continuo insieme a mio padre e non mi sono ancora abituato all’idea di risiedere stabilmente in un solo posto.
E poi, andarmene da qui, non implica necessariamente interrompere la mia conoscenza con Kurata, visto e considerando che potremmo sentirci telefonicamente e vederci di tanto in tanto, quando verrei a farle visita.
Anche se credo che, tutto sommato, mi mancherebbe averla tra i piedi ventiquattro ore su ventiquattro.
Sì, decisamente.
Mi mancherebbero le smorfie che fa quando la prendo in giro, quel sorriso che è in grado di scaldarmi il cuore, gli allenamenti che pratichiamo quotidianamente insieme all’interno del dojo, la ruga che si forma sulla sua  fronte quando la faccio innervosire, il profumo alla vaniglia che la circonda…
Storco il naso, disgustato dai miei stessi pensieri.
Da quanto in qua sono diventato così sdolcinato?
«Sarà che devi ancora farci l’abitudine. In fondo, è da poco che ti sei trasferito qui. Tempo al tempo e vedrai che non avrai più l’esigenza di spostarti continuamente»
Scrollo le spalle «Forse»
«Ma la tipa con cui tuo padre di ha accalappiato, ti interessa?»
Deglutisco, voltando il viso dall’altra parte.
Mi sento diviso tra due fuochi: una parte di me vorrebbe confessargli la verità, l’altra invece, quella orgogliosa, si rifiuta di farlo.
Forse perché mi duole ammettere che  mi ero sbagliato, che l’idea di mio padre in realtà non è stata così “male”, a discapito di come invece pensavo fino a poco tempo fa.
«No»
«Perché no? » mi chiede, aggrottando la fronte confuso «Non è brava a letto, per caso?»
Trasalisco, sentendomi il viso ardere dall’imbarazzo.
Ma che razza di domande sono?
Sono indeciso se rispondergli seriamente o mandarlo al diavolo, ma prima che possa dirgli qualcosa, sgrana gli occhi incredulo «Non dirmi che non è successo ancora niente tra voi»
«E anche se fosse? Cosa c’è di strano?»
«Cosa c’è di strano?» ripete, fissandomi come se avessi qualche rotella fuori posto «Da quant’è che vivi qui?Due mesi? Non hai mai aspettato tutto questo tempo per portarti una tipa a letto…non è che ti ha rifilato un due di picche?»
«Non ci ho mai provato, ecco tutto» mi limito a rispondergli, anche perché in fondo è proprio così che stanno le cose.
«Ma vi siete almeno baciati?»
«No»
Nonostante l’attrazione che provo nei suoi confronti ormai abbia raggiunto dei livelli inimmaginabili, il timore di poter sbagliare qualcosa mi ha sempre bloccato dal fare il primo passo.
In genere non ho mai avuto simili difficoltà e paranoie con le ragazze, ma con lei è diverso.
Quando c’è Sana divento così ridicolo ed impacciato da sembrare un adolescente alle prime armi e mi prenderei a schiaffi da solo per quest’assurdo e ridicolo comportamento che assumo ogni qual volta che lei è nei dintorni.
«Ma questa tipa è carina?»
Carina? No, troppo riduttivo.
«No»
«E’ simpatica almeno?»
«No»
Anche se devo ammettere che delle volte lo è, ma solo delle volte… per il resto continua ad essere la ragazza scorbutica che ho conosciuto il primo giorno che sono piombato in questa casa.
«Ma se non ricordo male, pratica anche lei le arti marziali, giusto?»
«Sì»
«E questa passione che avete in comune, non vi ha in qualche modo unito?»
«No»
«La smetti di rispondermi a monosillabi?»
«Cosa vuoi che ti dica?»
Si massaggia il mento, pensieroso «Non so, potresti descrivermela ad esempio» schiocca le dita, come se fosse stato improvvisamente colto da una brillante idea «Anzi, no. Presentamela!E’ in casa?»
Socchiudo appena gli occhi, con fare sospetto «Perché ci tieni tanto a conoscerla?»
Ryoga scrolla le spalle «Semplice curiosità»
«Se non ficchi il naso in questioni che non ti riguardano, non ti chiami Ryoga Hibbiki, dico bene?»
Solleva un sopracciglio, a mò di sfida «Cosa c’è?Hai paura che possa portartela via?» mi provoca, facendomi arricciare il naso indispettito.
«Ma ti pare?»
«Allora presentamela, che ti costa?»
«Nulla, ma la cosa mi da noia»
«Devi solo salire una rampa di scale e bussare alla sua porta»
Non faccio nemmeno in tempo a rispondergli, che sento un rumore di passi dietro di me e subito dopo, Ryoga spalanca così tanto gli occhi e la mascella che temo possano cascargli sul pavimento da un momento all’altro.
Mi volto per capire cos’abbia visto di tanto sconvolgente, trovandomi davanti Kurata che tenta di coprirsi la maglia del suo pigiama di Dragon Ball con le braccia, visibilmente imbarazzata dall’essersi fatta  trovare conciata in quel modo da un perfetto sconosciuto.
E credo che il fatto che appena un’ora prima, io stesso l’abbia presa in giro per quell’indumento, influisca molto sulla cosa.
«Scusate, non sapevo che ci fossero ospiti» mormora,  fissandosi le punte delle pantofole.
Il mio amico si alza, andandole incontro «Non preoccuparti, sono io che dovrei scusarmi per essere piombato qui senza preavviso» le afferra una mano, posandoci un bacio sopra e solo per questo ho una voglia matta di tirargli un pungo sulla faccia «Il mio nome è Ryoga Hibbiki, piacere di conoscerti»
Lei gli sorride, timida «Sana Kurata, piacere mio. Sei un amico di Hayama?»
Annuisce, squadrandola da capo a piedi e provocandomi di conseguenza un tic nervoso alla gamba destra.
«Tu invece sei una parente della sua  fidanzata?»
«Veramente…» mi guarda, come se cercasse un aiuto da parte mia e solo per questo motivo decido di intervenire.
Ma solo per questo, non perché ci tengo a mettere le cose in chiaro e mandare in frantumi ogni speranza che quello lì, ha riposto su di lei.
«E’ lei la ragazza con cui mio padre mi ha combinato il fidanzamento»
Ryoga mi guarda tra l’incredulo e lo sconvolto, aprendo e richiudendo la bocca almeno una decina di volte «Mi stai dicendo che è lei la ragazza di cui mi parlavi poco fa?»
Annuisco, intanto che Kurata, sentendosi chiamata in causa, lancia sguardi incuriositi ad entrambi.
«Ma lei è…» gesticola con le mani, non riuscendo a trovare il termine più appropriato per esprimersi «Mi hai capito, no?»
Avverto una vena pulsarmi pericolosamente sulla fronte, perché ho perfettamente capito cosa intende dire «Sì, ho capito cosa intendi dire»
«E hai avuto anche la faccia tosta di dire che non è carina?Ma diamine, l’hai vista?» la indica dall’alto in basso «E’ uno schianto!»
Sto per dire qualcosa, quando lei me lo impedisce «E così hai detto che non sono carina?» sputa velenosa, guardandomi truce.
Deglutisco, sistemandomi il colletto della maglia «No, cioè si… ma l’ho detto così, tanto per»
«Quindi in realtà ti piace» sghignazza colui che in teoria dovrebbe essere mio migliore amico, facendomi gelare sul posto.
Cado in un profondo mutismo che, in teoria, dovrebbe confermare le sue parole, ma nella pratica, fa capire tutt’altro alla mia “fidanzata”.
«No che non gli piaccio, è evidente» afferma, con una nota di rammarico «Non fa altro che ripetermi di quanto sia poco femminile ed aggraziata, rispetto alle altre ragazze»
Sono tentato di ribattere, ricordandole le parole che le rivolsi durante la nostra “festa di fidanzamento”, o specificare che se non mi piacesse, col cavolo che continuerei ad ingurgitare quegli obbrobri che si ostina a cucinarmi, ma l’imbarazzo di frena dal farlo.
Che figura ci farei se Ryoga venisse a conoscenza di una cosa del genere? Di sicuro mi prederebbe per i fondelli per il resto dei miei giorni e non voglio assolutamente che ciò accada.
«Tant’è vero che poco fa, mi ha presa in giro per il pigiama che indosso» continua, gonfiando le guance, mentre Ryoga mi fissa con rimprovero.
«Sei proprio un deficiente!» mi richiama quest’ultimo, facendomi alzare gli occhi al cielo «E comunque, per quanto possa valere, a me piace molto questo pigiama e credo  ti stia divinamente»
Sana gli sorride grata, facendolo arrossire fino alla punta dei capelli «Ti ringrazio. Sei davvero molto gentile, a differenza del tuo amico»
«Beh… f-figurati, ho solo detto la verità»
Rosso in volto, continua a balbettare come un imbecille e a torcersi le mani.
Ma cosa diavolo sta succedendo?
Un campanello d’allarme si accende dentro me.
Quell’imbranato è sempre stato il tipo da infatuarsi per delle ragazze che conosce appena e se sta accadendo la stessa cosa con lei, è la volta buona che lo ammazzo.
«Ascolta ed impara Hayama, così ci si comporta con una ragazza» esclama lei, facendomi accigliare.
«Tsk! Come se avessi bisogni di lezioni per rapportarmi con l’altro sesso»
«Oh, ne hai un gran bisogno invece!»
«Questo lo dici tu!»
«Quindi, fatemi capire bene…»  Ryoga interrompe il nostro battibecco «Voi due in realtà, non siete né fidanzati, né interessati l’uno all’altra… dico bene?» chiede, con un evidente nota di sarcasmo nella voce.
«Esatto!» gli rispondiamo in coro, guardandoci male, orgogliosi e testardi come non mai.
Lui mi volge uno sguardo di sfida, che non promette assolutamente nulla di buono «Perfetto» si volta verso di lei, sorridendole «Se le cose stanno così, mi concederesti l’onore di uscire a cena fuori, questa sera?»
Momento, momento, momento… le ha appena chiesto un appuntamento?
Kurata trasalisce e le sue gote s’imporporano vistosamente «Beh, ecco io…»
«NO!» sbotto, spostando l’attenzione su di me.
«Perché no?» mi chiede il mio amico, con la classica espressione di chi la sa lunga ed io inizio a balbettare senza ritegno, indeciso su come rispondergli.
«Perché…» guardo Sana e mi sembra di cogliere una luce di speranza nei suoi occhi, ma che subito si spegne quando me ne esco con un «Abbiamo fatto un patto e non possiamo uscire con altre persone, finchè questa faccenda del “fidanzamento combinato”, non andrà a monte»
Sana china lo sguardo, emettendo una risatina nervosa «Solo per questo?»
No, certo che no.
Cala un silenzio che, anche questa volta, lei interpreta in maniera sbagliata.
Annuisce, mordendosi il labbro inferiore «Come immaginavo, è solo per quello» mormora, intanto che il mio amico mi fissa scuotendo il capo, come se avesse a che fare con un caso perso.
Che poi è proprio quello che sono.
«Allora sai che ti dico?» rialza lo sguardo, fissandomi con così tanto rancore da farmi gelare il sangue nelle vene «Il patto è sciolto. Tu sei libero di uscire con chi vuoi ed io farò la stessa cosa»
Ed il mio cuore perde di un battito.
Avverto un nodo alla gola che m’impedisce di parlare, mentre lei si rivolge nuovamente al ragazzo di fronte a sé «Accetto volentieri il tuo invito, Ryoga. Passi a prendermi per le otto?»
Lui sussulta sorpreso, come se non si aspettasse una simile risposta da parte sua.
Guarda me, aspettandosi un intervento da parte mia, ma quando capisce che non sarebbe arrivato sospira «Certo, a stasera allora»
Alza una mano in segno di saluto e si dirige al piano superiore, senza aggiungere altro.
«Te l’ho già detto che sei un deficiente?» borbotta Hibbiki ed io lo guardo così male da portarlo ad indietreggiare di un passo.
«Si può sapere perché diavolo le hai chiesto di uscire?»
Si passa una mano tra i capelli «Ti chiedo scusa Akito. Il mio intento era solo quello di scatenare la tua gelosia, non pensavo avrebbe accettato»
Inarco un sopracciglio, sospettoso «Andiamo, ma a chi vuoi darla a bere?Sembravi un ragazzino mentre parlavi con lei, è evidente che ti piace. Fai sempre così, ogni volta che incontri una ragazza che rispecchia i tuoi gusti estetici, perdi la testa dopo nemmeno due secondi e stavolta è accaduta la stessa cosa con Kurata»
S’irrigidisce all’istante, reazione che conferma le mie parole «E’ carina e…»
«Ti piace» constato a denti stretti.
Sospira nuovamente, sistemandosi nervosamente la bandana «Non la conosco Akito, quindi di certo non posso dire di essermi preso una cotta per lei, ma ammetto che mi ha colpito molto e non mi riferisco soltanto all’aspetto esteriore, c’è qualcosa di diverso in lei, anche se non riesco ancora a capire cosa, considerando che ho avuto modo di parlarci per al massimo dieci minuti» volta il viso dall’altra parte, agitandosi sul posto «Tuttavia non ti farei mai un torto del genere, è chiaro che in realtà quella ragazza t’interessi parecchio e di certo non ti metterò il bastone tra le ruote»
«Se le cose stanno così, va da lei ed annulla l’appuntamento»
«Perché invece non vai tu da lei e le confessi una volta per tutte di esserti preso una cotta per lei?» ribatte, facendomi sussultare.
Boccheggio alla ricerca di qualcosa da dire e lui scuote il capo, rassegnato.
«Questo stupido orgoglio non ti porterà da nessuna parte, Hayama» afferra il suo capotto dall’appendi abiti e lo indossa «Te lo ripeto, non ho alcuna intenzione di portartela via, ma ciò non significa che in futuro non ci saranno altri ragazzi pronti a farlo e se non la smetti di comportarti in questo modo, rischierai che lei preferirà un altro a te» conclude, dandomi le spalle ed avanzando verso l’uscita.
E se mi avesse colpito con un pugno allo stomaco, probabilmente avrebbe fatto meno male.
Rimasto solo, mi lascio andare sul divano del salone, con un braccio portato sulla fronte.
Ryoga ha ragione, se non la smetto di comportarmi in questo o modo e non provo a portare la nostra conoscenza al livello successivo, rischierò che qualcuno me la porti via.
Devo agire e il prima possibile.
Già, ma come?!
 


 
*


 
 
Sbuffo, quando  sento il mio cellulare vibrare per la ventesima volta nell’arco di dieci minuti.
Ignoro la chiamata di Hayama e porgo un sorriso di scuse a Ryoga, seduto di fronte a me, accanto al tavolo del ristorante in cui abbiamo deciso di trascorrere la serata.
La cena sta procedendo egregiamente: il cibo è ottimo e il mio accompagnatore è davvero molto simpatico e gentile.
Probabilmente se non fosse per quell’odioso ragazzo dai capelli biondi che, nell’ultimo periodo, non fa altro che occupare costantemente i miei pensieri, non ci penserei due volte prima di iniziare una sorta di frequentazione con lui.
Sospiro impercettibilmente, fissando il display del mio cellulare che ha iniziato a vibrare nuovamente.
Possibile che sia così sfigata, da andarmi ad infatuare sempre delle persone sbagliate?
Prima con il dottor Rei Sagami, che è perdutamente innamorato di mia sorella Asako ed ora con Hayama, che continua a restare con me solo per quello stupido patto che abbiamo stretto di comune accordo.
«Perché continui a non volergli rispondere?»
«Perché non mi va di rovinarmi la serata a causa sua»
«Ma forse dovresti…»
«No» lo interrompo, prima che possa finire «Piuttosto, dove eravamo rimasti?» mi picchietto il mento con le dita, cercando di ricordare quale argomento stavamo affrontando prima di essere interrotti da quell’idiota «Ah già, mi stavi raccontando com’è nata la tua passione per le arti marziali»
Sembra voler ribattere, ma alla fine decide di assecondarmi «So che può sembrare banale e scontato, ma ho iniziato ad interessarmi a questa disciplina, guardando vari film, come quelli di Bruce Lee e..»
«Io adoro Bruce Lee!»
Mi guarda rapito, restando con le bacchette sospese a mezz’aria «Dici sul serio?»
Annuisco e lui mi sorride «Sai, sei la prima ragazza che conosco che ha i miei stessi interessi»
«Beh, questo è dovuto dal fatto che i miei interessi sono per lo più maschili, piuttosto che femminili. Ma credo che questo l’abbia capito anche tu»
Fa per dirmi qualcosa, ma poi si blocca quando sul mio display compare l’avviso di  una nuova chiamata, ancora una volta da parte di Hayama.
Alzo gli occhi al cielo e spengo il cellulare, infilandolo nella borsa che mi ha dato in prestito mia sorella Nabiky «Ecco, adesso non ci disturberà più»
Ryoga fa un sorriso forzato, rigirandosi il bicchiere di vino rosso tra le mani «E’ geloso, sai?»
«Chi?»
«Akito»
Scoppio in una risatina isterica, punzecchiando l’impanatura gialla del mio gamberetto fritto, che tanto mi ricorda il colore di capelli di quell’idiota «C’eri anche tu questa mattina, no?L’ha fatto capire chiaramente che non gli interesso minimamente»
«Si comporta in questo modo  solo perché è un emerito coglione»
«Oh, su questo non ci sono dubbi»
«E gli piaci»
Avverto un lieve ed imbarazzante calore invadermi il viso «Non…non è vero. L’unico motivo per cui continua a vivere da me, è perché suo padre l’ha praticamente costretto»
«Forse è iniziata così, ma adesso le cose sono cambiate. Conosco Akito da circa dieci anni e devi credermi quando ti dico che non ha mai guardato nessuna come guarda te e…» lascia la frase in sospeso, scavando all’interno della tasca dei suoi jeans, da dove estrae il cellulare.
«E’ lui»
Non faccio nemmeno in tempo a dirgli di ignorare la chiamata, che gli risponde «Hayama? Mmmh, si lo so  che l’hai chiamata più volte» mi guarda, sorridendomi furbo «Cosa vuoi che ne sappia?Non so perché non ti ha risposto e …. Cosa? Vuoi che te la passi?»
Gli faccio segno di “no” con la testa e lui sospira «Non vuole parlare con te e… smettila di urlare, perché diavolo te la prendi con me adesso?Non posso mica obbligarla… No Hayama, non metterò il vivavoce, ci sono altre persone presenti in questo ristorante e non mi va di fare una pessima figura a causa tua…» sbuffa, sistemandosi meglio sulla sedia, mentre io picchietto nervosamente le dita sul tavolo «Devo riferirle qualcosa?» resta in silenzio per una manciata di secondi, per poi sollevare un sopracciglio «E vorresti farmi credere che tutta questa insistenza da parte tua, è scaturita solo dalla curiosità di sapere cosa abbiamo ordinato da mangiare?Quando ti deciderai ad ammettere che…»
Gli sfilo con stizza il cellulare dalla mano, cogliendolo alla sprovvista e lo spengo, restituendoglielo  subito dopo «Scusami, ma visto che non lo facevi tu, l’ho fatto io»
Superato il primo attimo di smarrimento, scuote la testa divertito «Kami, sei incredibile!»
Scrollo le spalle «Quando ci vuole, ci vuole»
«Almeno adesso l’hai capito che è geloso marcio?»
«Ma figurati, si comporta in questo modo semplicemente perché ci trova gusto  ad infastidirmi»
Ryoga esala un profondo, esasperato, sospiro «E’ proprio vero quel detto: Dio prima li fa e poi li accoppia!»
«Cosa vorresti insinuare?»
«Che siete uno più cocciuto dell’altro»
Metto su il broncio e lui sorride divertito «Lui è cocciuto, non io»
«Sì certo» ironizza, sventolandosi una mano davanti al viso «Piuttosto, hai scelto quale dessert ordinare?»
«Ad essere sincera, tutto ad un tratto mi è passata la fame»
«Chissà perchè» ironizza ed io gli lancio un pezzettino di mollica contro, facendolo ridere di gusto.
Ryoga alza la mano per chiamare un cameriere e gli chiede di portargli il conto.
«Sai, non mi sorprenderebbe se una volta usciti da qui, trovassimo Hayama ad aspettarci»
«Ti prego, non dire assurdità! Perchè mai dovrebbe precipitarsi qui?»
«Per i motivi che ti ho elencato prima: perché gli piaci e perché è geloso marcio»
Gli volgo uno sguardo carico di scetticismo e mi porto il mio bicchiere di limonata alla bocca.
«E sono sicuro, che anche lui ti piace molto» afferma, facendomi andare la bevanda di traverso.
Tossisco diverse volte, prima di riuscire a riprendermi «Ma ti pare?» mi asciugo le lacrime che mi sono venute per essere quasi soffocata «Il tuo amico è scorbutico, antipatico, maleducato, irritante, infantile e…»
«Ma nonostante questo, ti piace» continua, piegando le sue labbra in un sorriso che, non so perché, oserei dire che sembra alquanto amaro e triste «Guarda che continuare a negare non serve a nulla. So che sei uscita con me solo per fargli un dispetto»
Chino lo sguardo, colpevole, divorata dai sensi di colpa.
Non avevo mai illuso nessunoo prima d’ora e l’averlo fatto adesso, tra l’altro con un ragazzo così gentile e a modo, mi fa sentire una persona orribile.
«E adesso perché hai quella faccia?Guarda che non devi sentirti in colpa, se devo essere sincero, ti ho chiesto di uscire solo per far ingelosire Hayama, nulla di più»
Rialzo lo sguardo per incontrare il suo «Quindi, in realtà non ti interesso?» gli chiedo speranzosa e le sue gote s’imporporano improvvisamente.
Scoppia in una risatina nervosa, grattandosi dietro la nuca «Assolutamente no! Certo sei carina, simpatica e alla mano, ma non… non rispecchi i miei gusti, ecco»
Tiro un sospiro di sollievo e lui ricambia con un mezzo sorriso tirato.
Sarà che lo conosco appena, eppure c’è qualcosa che non mi torna nel suo comportamento.
In un certo senso è come se le sue parole, non combaciassero con gli atteggiamenti che assume… ma forse è solo una mia impressione.
Una volta pagata la cena, gentilmente offerta da Ryoga, usciamo dal ristorante ed una chioma bionda, attira subito la mia attenzione.
Trasalisco sorpresa, mentre Hayama avanza a passo spedito nella nostra direzione e sento il ragazzo al mio fianco, sussurrami qualcosa tipo «Che ti avevo detto?»
Mi stringo le braccia la petto, mordendomi il labbro, pensierosa.
Possibile che avesse ragione? Ma se così fosse, se per davvero Hayama fosse geloso di me, per quale motivo si è comportato in quel modo questa mattina, sminuendo ciò che c’è tra noi?
Sospiro, scalciando un sassolino.
Quel ragazzo, resterà sempre un mistero per me.
«Allora, vi siete divertiti?» sbraita il biondino, fissandoci così male che, per un breve momento, mi fa quasi paura.
Ryoga sghignazza, divertito «Sì, molto»
Akito assottiglia gli occhi, guardandolo truce «Bene, mi fa molto piace» allunga il braccio verso di me, porgendomi la mano «Adesso, se permetti, l’accompagno io a casa»
Sorpresa, sposto continuamente lo sguardo da lui, alla sua mano.
Vuole davvero camminare mano nella mano, insieme alla sottoscritta?
«Ti vuoi dare una mossa?» mi incita, rosso in volto dall’imbarazzo.
Annuisco imbarazzata, intrecciando la mia mano della sua.
Tento di tenere a freno le emozioni che mi stanno travolgendo, a causa di quel contatto e volto il viso verso Ryoga, trovandolo intento a fissare con sguardo cupo le nostre mani.
«Grazie per la cena, sono stata davvero bene in tua compagnia
»
Annuisce turbato «Si certo, anche per me è stato un piacere» alza una mano a mò di saluto e si volta, dando ad entrambi le spalle «Ci vediamo»
Non ho nemmeno il tempo di interrogarmi sul suo atteggiamento, che Hayama mi trascina con sé «Dunque, sei sta bene con lui»
«Sì, il tuo amico è davvero simpatico»
Accigliato, mi guarda di sottecchi «Ti piace?»
«No» gli rispondo senza esitare, vedendo i suoi muscoli rilassarsi all’istante.
«E allora perché hai accettato il suo invito?»
«Così, tanto per…» snobbo la questione, evitando accuratamente di confessargli la verità.
Non posso certo dirgli che l’ho fatto esclusivamente per fargli un dispetto.
«E se vogliamo dirla tutta, nemmeno io  gli piaccio»
Akito emette una risata nervosa, a tratti inquietante «Si certo»
Lo guardo interdetta, sollevando un sopracciglio «Guarda che è stato proprio lui a dirmelo»
Hayama sospira, scuotendo appena il capo «Devi sapere che Ryoga ha… come dire… l’innamoramento facile, ecco»
«L’innamoramento facile?» ripeto confusa, sbattendo più volte le palbebre.
Annuisce «Sin da bambino, ha il dannato vizio di perdere completamente la testa per ogni ragazza che rispecchia i suoi gusti estetici o che si mostra gentile nei suoi confronti»
«Ma con me non ci ha provato!Abbiamo solo parlato del più e del meno e…»
«Non ci ha provato solo per rispetto nei miei riguardi, non perché non gli piaci» m’interrompe, con un sorriso amaro stampato sul volto.
«Tu credi?»
«Non lo credo, ne sono certo»
Sospiro amareggiata, intanto che il senso di colpa torna ad opprimermi «Quindi l’ho illuso»
«Non preoccuparti, gli basterà incontrare un’altra ragazza carina e subito si dimenticherà di te» tenta di rassicurarmi «Ma ora basta parlarne. Ci sono cose più importanti da pensare in questo momento»  si schiarisce la voce con un colpo di tosse «Non so se ti sei resa conto dove ti abbia portato»
«Siamo al parco» constato, guardandomi intorno «Ma non dovevamo tornare a casa?»
«Non ancora»
E senza aggiungere altro, mi trascina sotto al gazebo che padroneggia al centro di quel parco pubblico.
Un piccolo ricordo mi affiora e senza rendermene conto, mi ritrovo a sorridere.
“Sei molto più carina quando sorridi”
E’ stato proprio qui che mi ha rivolto quelle parole ed è qui che, per la prima volta, ho iniziato a vederlo sotto una nuova luce.
Restiamo in silenzio per diversi minuti, durante i quali i miei occhi si ostinano a fissare le sue labbra ed un irrefrenabile desiderio si fa largo dentro di me.
Provo a sopprimerlo e chino lo sguardo, dondolandomi sui talloni «Perché mi hai portata qui?»
«Per mettere le cose in chiaro e per farlo, ho scelto un luogo dove nessuno può disturbarci» si avvicina maggiormente a me, rendendo minima la distanza che si separa ed aumenta la presa sulla mia mano «Questa è stata la prima e l’ultima volta che esci con qualcun altro. Da adesso, torniamo al patto che avevamo stabilito in precedenza»
Sollevo un sopracciglio «Perchè? Hai paura di passare per cornuto?»
Volta il viso dall’altra parte, agitandosi sul posto.
«No, quella era solo una scusa. Il motivo è un altro…»
«E quale sarebbe?»
«Beh, ecco…» sbuffa, passandosi nervosamente una mano tra i capelli «Maledizione, non sono bravo con le parole»
«Infatti, in genere sei più bravo con i fatti» esclamo ed una scintilla attraversa i suoi occhi.
«Già, è vero» sussurra pensieroso ed io lo guardo confusa.
Ma che gli prende questa sera?
«Ascolta Hayama, sono stanca quindi dimmi quello che devi dirmi e…»
L'improvviso ed inaspettato contatto da parte sua, mi impedisce di continuare.
Con il cuore che batte a mille, emetto un gemito di sorpresa, intanto che Akito preme le sue labbra sulle mie.
Le schiudo leggermente, per lasciargli libero accesso alla mia bocca e un attimo dopo, tutto intorno a noi scompare.
Sento le sue mani passare sui miei fianchi e poi accarezzarmi la schiena mentre io gli circondo il collo attirandolo ancora più verso di me.
Negli ultimi giorni, spesso mi sono ritrovata ad immaginare come sarebbe stato il nostro primo bacio, ma le emozioni che pensavo di poter provare sono misere in confronto a ciò che sento in questo istante.
Una sensazione nuova si sprigiona nel mio petto, è come se tutto quello che ho sempre desiderato si stesse avverando in questo momento. 
Baciare Akito, è un emozione del tutto nuova.
Baciare Akito,  è come entrare in una dimensione dove tutto è perfetto.
Baciare Akito, è come sentirsi finalmente al posto giusto, nel momento giusto.

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Capitolo 8
*** 7.Cap ***


«Attento a non lasciarmi segni, o giuro che ti ammazzo»
Sorrido impercettibilmente, continuando la mia discesa di baci lungo il collo di Kurata «Come al solito non perdi la tua dolcezza neanche in situazioni come queste»
«Il mio era solo un avvertimento»
La mordicchio dolcemente, facendole scappare un lieve gemito soffocato.
«Se vuoi che mi ferma, basta dirlo»
«Non… non ho detto questo» sussurra con voce roca, inclinando la testa all’indietro per incitarmi a continuare «Solo che non vorrei essere costretta ancora una volta ad andare in giro con un fular intorno al collo, per nascondere i segni che mi lasci»
Raggiungo la clavicola, alternando baci a piccoli morsi, mentre con le mani seguo il profilo delle sue gambe, lunghe ed affusolate «Non sono “segni”, ma marchi di proprietà»
Mi afferra il volto con le mani, costringendomi al alzarlo per incontrare il suo «Stai forse insinuando che sono di tua proprietà, Hayama?» mi chiede divertita, sollevando un sopracciglio.
«Esatto»
E senza aggiungere altro, torno ad impossessarmi delle sue labbra, ancora gonfie per i baci roventi che ci siamo scambiati appena qualche attimo prima.
Non esita nemmeno un secondo a ricambiare e cingermi il collo con le braccia, approfondendo quel contatto che, come sempre, da dolce e lento, diventa pian piano sempre più eccitante e passionale.
La sua lingua scivola sulla mia in modo sensuale, intrecciandosi, portandomi quasi alla follia, mentre sensazioni esaltanti scorrono per il mio corpo.
Sono trascorse all’incirca due settimane dal nostro primo bacio e da allora, la nostra conoscenza ha assunto una piega che mi gratifica particolarmente.
Ovviamente continuiamo a bisticciare e a punzecchiarci a vicenda l’uno con l’altra, tuttavia quando siamo soli, lontano da tutti e tutto, proprio come in questo preciso istante, mettiamo tutte le discussioni da parte per farci travolgere dalla passione.
Passione che però, al momento, si è limitata solo a dei baci e a qualche carezza innocente e questa è una cosa che sta iniziando a pesarmi più di quanto potessi immaginare.
Ho avuto un certo numero di ragazze nella mia vita, ma mai nessuna era riuscita a prendermi in questo modo.
Ogni cosa, tutto di lei, tutto mi attrae: la sua voce, il suo corpo, le sue labbra, il suo profumo, trovo attraente addirittura il modo in cui si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio, il suo modo di camminare, di allenarsi, di accavallare le gambe, di mangiucchiarsi il labbro inferiore quando è turbate o pensierosa.
Fremo dal desiderio di unirmi a lei, di averla mia e  non so ancora per quanto tempo riuscirò a resistere.
In un certo senso, è come se fosse una droga e ne voglio sempre più.
Con un colpo di reni la spingo contro la parete, facendola aderire perfettamente tra essa e il mio corpo, ma quando la mia mano raggiunge il suo seno, la sento irrigidirsi sotto al mio tocco.
Sospirando affranto, mi stacco dalle sue labbra.
Accade sempre così, ogni volta che le mie mani raggiungono zone “proibite”, la reazione del suo corpo mi fa capire che la cosa non è di suo gradimento e davvero non riesco a capirne il motivo.
Insomma, che anche lei sia attratta da me è evidente, lo sento dal modo in cui mi bacia, da come le sue mani accarezzano il mio addome, dal suo ansimare… ma c’è qualcosa che la frena.
Già, ma cosa?
Spesso mi sono posto questa domanda e il non riuscire a darmi una risposta, è terribilmente frustante.
Probabilmente dovrei affrontare la questione con la diretta interessata, ma essendo una frana in fatto di parole, non saprei come iniziare l’argomento.
Rossa in volto, si schiarisce la voce «Adesso… adesso devo andare» appoggia i palmi sulle mie spalle, distanziandomi leggermente da lei «Ho appuntamento con Naozumi»
«Naozumi?»
Annuisce, evitando il contatto visivo con il sottoscritto.
Socchiudo appena gli occhi, con fare indagatore «E’ ancora gay, vero?»
Ovviamente la mia è semplice curiosità, non si tratta affatto di gelosia…
Le sue labbra si piegano in mezzo sorriso divertito «Sì» alza lo sguardo, fissandomi con fare colpevole «Mi dispiace lasciarti così, io…»
«Non preoccuparti, anche questa volta risolverò il problema con una doccia ghiacciata» ironizzo, forse un po’ più acidamente di quanto avrei voluto.
Trasalisce, chinando lo sguardo, permettendo alla frangia di coprirle gli occhi ed io sbuffo, scompigliandomi i capelli.
Delle volte sono un vero e proprio idiota.
Tento di rimediare, avvicinandomi al suo volto per stamparle un bacio, ma all’ultimo lei si ritrae «Scusa ma non posso perdere altro tempo, sono già in ritardo»
E prima che possa dire qualcosa, esce dalla camera, lasciandomi da solo con gli ormoni in subbuglio ed uno spiacevole senso di colpa.

 

 
*
 
 

«Ti decidi a dirmi cos’hai?» mi chiede Naozumi, appoggiando le braccia lungo lo schienale della panchina «A telefono sembravi parecchio turbata. Ci sono problemi con chiappette d’oro?»
Soffoco una risata, colpendolo con un pungo sulla spalla e lui, di tutta risposta, inscena un’esagerata smorfia di dolore, portandosi una mano sulla parte colpita.
«La pianti di chiamare Akito in questo modo?»
«Non è mica colpa mia se possiede un fondoschiena da urlo»
«Se non la smetti, sarò costretta a riferire tutto a Jordan»
«Oh non scomodarti, gli ho già accennato qualcosina riguardo al tuo boy e anche lui è impaziente di conoscerlo»
Gli lancio una finta occhiata indispettita «Mi sa che dovrò iniziare a preoccuparmi più di voi due che delle altre ragazze»
Kamura scoppia a ridere, dandomi un affettuoso buffetto sulla fronte «Adesso finiamola con queste sciocchezze e raccontami cos’è accaduto da turbarti tanto»
Sospiro, fissandomi le punte delle mia ballerine e lui mi  guarda con fare preoccupato «Avete discusso?»
«Più o meno»
«Spiegati meglio»
Affondo nelle spalle, intanto che avverto il mio povero volto andare in fiamme dall’imbarazzo «Beh ecco, il fatto è che… credo che lui voglia…» gesticolo freneticamente con la mano e la sua espressione preoccupata di poco fa, lascia spazio ad un ghigno malizioso.
«Spingersi oltre il bacio?»
Annuisco, agitandomi sul posto «Non l’ha detto chiaramente, ma me l’ha fatto capire più volte. Non chiedermi come, perché sono sicura che tu mi abbia capita»
«Ed immagino che tu ti sia tirata indietro»
«Già»
«E lui come l’ha presa?»
«Non bene» mormoro afflitta, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio «Temo si sia stancato di essere respinto e dopotutto, come dargli torto?Prima gli faccio capire che anche io voglio qualcosa in più a livello fisico e poi mi tiro indietro»
«Ma gliel’hai detto che sei ancora vergine?»
«No, non abbiamo mai affrontato l’argomento. Ma stando alle battutine che faceva prima che iniziassimo a frequentarci seriamente, mi sembra di aver capito che lui a differenza mia, abbia già avuto parecchie esperienze in quell’ambito»
Annuisce, pensieroso «E tu ti senti pronta a fare il “grande passo”?»
Dal calore che avverto sul viso, sono estremamente convinta di aver raggiunto tutte le possibili gradazioni di rosso.
«Non lo so»
Solleva un sopracciglio, socchiudendo leggermente gli occhi «In che senso non lo sai?»
«Nel senso che mi sento molto attratta da Akito, tuttavia c’è qualcosa che mi frena… quindi, non so se mi sento pronta o meno»
«Magari se affrontassi la questione con lui, riusciresti a schiarirti le idee»
Sbuffo, facendo svolazzare i ciuffi della frangetta «Io vorrei parlargli, solo che ho paura che la cosa possa allontanarlo da me. Insomma, lui è abituato ad avere ragazze esperte, che si lasciano andare senza farsi troppi problemi, mentre io…»
L’improvvisa spallata da parte sua, mi porta a lasciare la frase in sospeso.
Cerco di non perdere l’equilibrio e mi volto di scatto verso Nao, guardandolo furente «Ma che ti prende?»
«Te lo sei meritato, stupida!» mi richiama, con cipiglio severo «Se hai così poca fiducia nei confronti del tuo ragazzo, al punto da arrivare a pensare che una notizia del genere possa portarlo ad allontanarsi, che diavolo ci stai a fare insieme?»
Sussulto sul posto, aprendo e richiudendo la bocca svariate volte e lui sospira, scompigliandosi i capelli «Devi cercare di essere più sicura del vostro rapporto e riporre maggiore fiducia in un ragazzo che, più volte, ha dimostrato di essere interessato a te»
Rimango in silenzio, colpita e affondata dalle sue parole che sono fin troppo veritiere per poter ribattere a bruciapelo.
«E se invece i miei sospetti dovessero essere fondati?»
«Ne dubito»
«E se ti sbagliassi?»
«Vuol dire che non era la persona giusta per te»
Ci ragiono su qualche secondo, fissando un punto preciso dinnanzi a me «Mi sa che hai ragione»
«Dunque gli parlerai?»
«Sì»
Nao mi circonda le spalle con un braccio, attirandomi a sé e mi posa un bacio sulla tempia «Così ti voglio»
Sorrido, affondando il viso nell’incavo del suo collo «Se non ci fossi tu a spronarmi continuamente, non saprei come fare»
«Invece di perdere tempo prezioso con queste frasi smielate, raccontami a che punto vi siete spinti fino ad ora»
Mi guarda, muovendo continuamente le sopracciglia dall’alto verso il basso ed io scoppio a ridere, divertita dalla sua buffa espressione «Al momento ci sono stati solo dei baci e qualche carezza»
Si guarda furtivamente intorno ed avvicinandosi al mio orecchio mi sussurra «Ed hai già testato quella zona?»
Imbarazzata, gli pizzico un fianco  e lui sobbalza da sopra la panchina «Maiale!»
«Non sono un maiale» assume una ridicola aria da santarellino, che poco gli si addice «Sono solo un bravo ragazzo afflitto da un’indole curiosa»
«Sì, certo» scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo «E comunque no, al momento ho solo testato dalla vita in su»
«Incredibile, hai la fortuna sfacciata di avere un pezzo di manzo del genere a tua completa disposizione e non ne approfitti» mette su il broncio, incrociando le braccia al petto «La vita è davvero ingiusta» sospira, per poi scrutarmi dall’alto in basso «Piuttosto, nel caso decidessi di godere a breve di quel ben di Dio, come stai messa?»
Lo fisso interrogativa, non riuscendo a capire dove voglia andare a parare «Cosa intendi dire?»
«Mi riferisco alla biancheria intima. Possiedi qualcosa di sexy?»
Arrossisco, giocherellando con i pollici «Ah, beh ecco, io…»
«Non dirmi che indossi ancora quei completini con su stampati gli orsetti di peluche»
«Sono carini!»
«Sono l’anti-sesso!»
Gonfio le guance, indispettita dalla sua “predica” e lui scuote il capo, come se avesse a che fare con un caso perso.
«Su andiamo» mi afferra per un polso, costringendomi al alzarmi «Dobbiamo assolutamente rimediare»
«Potrei sapere dove stiamo andando?» chiedo confusa, incamminandomi al suo fianco.
Volta il viso nella mia direzione, strizzandomi l’occhio «Da Victoria's Secret, baby!»
 
 
 
 
Riuscire a raggiungere la mia camera da letto senza dare dell’occhio, è stata un’impresa a dir poco ardua.
Se qualcuno mi avesse beccata con la busta di Victoria's Secret tra le mani, non so proprio cosa avrei potuto inventare per giustificare degli acquisti del genere.
Dannato Naozumi Kamura… come diavolo ha fatto a persuadermi?
E pur vero che la biancheria che sono solita indossare non possiede nulla di lontanamente sexy o provocante, ma non credevo che fosse così orribile da poter essere definita addirittura “l’anti-sesso”.
E poi, siamo davvero sicuri che i ragazzi facciano caso a roba del genere?
Stando ai racconti delle mie amiche, riguardanti le loro esperienze, ne dubito fortemente.
Sbuffando, spalanco le ante dell’armadio, alla ricerca di un nascondiglio dove poter riporre i nuovi acquisti e nel mentre, la porta si spalanca, facendomi sussultare dallo spavento.
Mi volto, trovando Akito intento a richiudere la porta dietro di sé ed io mi affretto a nascondere la busta incriminatoria dietro di me.
«Non ti hanno insegnato a bussare?»
Rotea gli occhi al soffitto, avanzando nella mia direzione «Andiamo, quante storie» fa per dirmi qualcosa, ma poi ci ripensa, fissandomi interrogativo «Cosa nascondi lì dietro?»
M’irrigidisco di colpo, trattenendo il fiato.
E’ vero,  ho acquistato quella dannata biancheria per lui, ma non voglio di certo mostrarglieli in questo modo.
«Ehm… nulla. Piuttosto, perché sei qui?»
«Ah già» si porta una mano tra i capelli, assumendo un’aria da cucciolo bastonato «Sono venuto a scusarmi per oggi. Sai, per quello che ti ho detto prima che andassi via…»
Annuisco distrattamente, troppo preoccupata dal nascondere i nuovi completini per poter pensare ad altro «Non preoccuparti, è tutto apposto»
«Sicura?»
«Si» gli volgo un sorriso tiratissimo «Adesso potresti uscire, per favore?»
Akito aggrotta la fronte, scrutandomi con fare sospetto «Cosa stai cercando di nascondermi, Kurata?»
«Ho detto nulla! Ed ora, fuori da questa stanza»
«Lo sai che non stai facendo altro che alimentare la mia curiosità, vero?»
Sbuffo sonoramente e lui se la sghignazza divertito.
«Sei irritante, Hayama»
«Dai, fammi vedere»
Allunga una mano dietro di me per afferrare la busta, ma prima che possa farlo, la lancio all’interno del guardaroba e chiudo le porte.
«Credi davvero di svignartela in questo modo?» inarca un sopracciglio, piegando le labbra in un fastidioso ghigno «Impiegherei al massimo dieci secondi per spostarti da lì ed afferrare il bottino che hai nascosto»
Deglutisco, messa alle strette.
L’unica soluzione che mi resta è spostare la sua attenzione su qualcos’altro.
Agisco con l’unica cosa che può consentirmi di svignarmela da questa situazione e lo bacio di slancio,  spingendolo verso il letto.
Ovviamente non ci pensa due volte prima di assecondarmi, accomodandosi sul bordo del materasso e facendomi sedere a cavalcioni su di lui.
«Guarda che l’ho capito che stai cercando solo di spostare la mia attenzione su qualcos’altro» mormora, posandomi un bacio sul collo «Ma non importa, per questa volta te lo lascerò fare»
Si stende di schiena, trascinandomi sopra di lui ed io mi sento un pesce fuor d’acqua, non sapendo cosa fare.
Titubante, gli accarezzo il viso e lui mi sorride, facendomi battere il cuore a mille.
Torno a baciarlo, assaporando e mordicchiando le sue labbra, intanto che Akito rafforza la presa sui miei fianchi.
Sono così presa dal momento, che quando sento le sue mani afferrare i lembi della mia maglia per potermela sfilare, lo lascio fare, mettendo l’imbarazzo ed il pudore da parte.
«Orsetti di peluche, eh?»
Ghigna divertito e io vorrei solo sprofondare in qualsiasi buio anfratto della terra dalla vergogna.
Maledizione, avevo dimenticato che indosso la biancheria “anti-sesso”!
Tento di coprirmi, ma Hayama me lo impedisce, ribaltando le posizioni e stendendosi su di me, sorreggendosi con le braccia per non gravarmi con il suo peso «Non osare coprirti, Kurata» con un rapido movimento, si sfila anche lui la maglia di dosso e torna ad assalirmi con nuovi baci.
D’istinto allungo una mano, sfiorandogli il torace caldo, forte e muscoloso, seguendo con le dita le linee degli addominali e pettorali ben scolpiti.
Lo sento trattenere il respiro, intanto che le sue carezze diventano sempre più esigenti, più determinate, più eccitanti.
Tra un bacio e l’altro, sento la sua mano avvicinarsi lentamente al centro della mia femminilità e qualcosa dentro me, simile ad un campanello d’allarme, scatta, portandomi a spingerlo via dal mio corpo.
 La mia reazione lo coglie così alla sprovvista, che finisce col cozzare sul pavimento «Maledizione» impreca, massaggiandosi la schiena «E’ scattato l’antifurto?» ironizza, tornando a sedersi sul letto.
«Scusami» mormoro dispiaciuta, alzandomi le spalline del reggiseno «Ti sei fatto male?»
Chiude gli occhi, massaggiandosi le palpebre con il medio e il pollice «No, non preoccuparti. Però proprio non capisco» li riapre, voltandosi verso di me «Sembrava che ti piacesse…»
«Infatti è così»
«Allora dov’è il problema? Dimmelo, perché proprio non riesco a capirlo»
Rossa in volto, stringo le lenzuola tra le mani «Diciamo che… per farla breve…»
«Per farla breve, cosa?»
Inspiro ed espiro profondamente, intanto che lui mi osserva con un sopracciglio alzato, in attesa di una spiegazione.
«Non credo di sentirmi ancora pronta per “quello”»
«Quello cosa?»
«Quello!» insisto, portandomi le mani sul viso, nel banale ed intuile tentativo di nascondere il rossore che invade le mie guance
.Si gratta la nuca, pensieroso e pochi attimi dopo, spalanca occhi e mascella «Ma quindi tu, sei..»
«Vergine? Sì, lo sono»
«Ah»
«Ah?» ripeto sconcertata e lui apre e richiude la bocca almeno una decina di volte, prima di uscirsene con un altro insignificante «Ah»
Scuoto la testa, delusa dalla sua risposta e recupero la mia maglia da sopra il letto, infilandomela.
«Perché non me l’hai detto prima?»
«Perché avevo paura che la cosa potesse allontanarti da me e stando alla reazione che hai appena avuto, mi sa che ci avevo visto giusto»
Con  un nodo alla gola, faccio per alzarmi, ma lui me lo impedisce, afferrandomi per un polso e attirandomi a sé «Aspetta, non scappare» mi solleva il viso, per guardarmi negli occhi «Per quale motivo una simile notizia dovrebbe allontanarmi da te?»
«Semplice, perché sei abituato ad avere ragazze esperte che si lasciano andare senza farsi troppi problemi»
«Ho sempre saputo che fossi una rincritullita, ma non pensavo fino a questo punto» mi colpisce con un buffetto sulla fronte «Ho avuto quella reazione solo perché sono rimasto sorpreso, tutto qui. Non potrei mai allontanarmi da te per un motivo del genere, anzi, ti dirò, l’idea di essere il primo non mi dispiace affatto»
Lo guardo speranzosa «Sul serio?»
Annuisce, sorridendomi «E smettila una buona volta di farti intuili pippe mentali. Anche se sarà dura…» da una volce occhiata al rigonfiamento che ha tra i pantaloni «Molto dura…» aggiunge in un sospiro «Ti aspetterò per tutto il tempo necessario»
«Ne sei sicuro?»
«Voglio provare a fare le cose per bene con te, Kurata. Quindi sì, ne sono sicuro»
«E se ti stancassi delle mie continue insicurezze?»
 «E tutta qui la fiducia che riponi in me?» sbotta, rancoroso.
Abbasso lo sguardo, colpevole «Non è che non mi fido di te. Solo che, come ho detto prima, sei abituato a ragazze che…»
«Il fatto che in passato abbia avuto solo avventure, non vuol dire che adesso non voglia impegnarmi seriamente, con te» m’interrompe, spiazzandomi più del dovuto.
«E poi dici che non sei bravo con le parole» affermo, facendolo arrossire.
Risollevata e felice come non mai, mi fiondo sulle sue labbra, baciandolo con passione, ma appena la situazione inizia a scaldarsi, Akito appoggia le mani sui miei fianchi per allontanarmi da lui «Vuoi farmi impazzire o cosa?»
 «Hai ragione, perdonami» mormoro, volgendogli un sorriso di scuse.
Sospirando, torna a distendersi sul letto, trascinandomi con sé «Dormiamo, che è meglio»
Sorridendo, appoggio la testa sul suo petto, lasciandomi cullare dalla carezze che mi fa sul capo.

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Capitolo 9
*** 08. Primo appuntamento ***


Quando riapro gli occhi, mi sento come rinchiusa all’interno di una meravigliosa bolla ti tepore.
E’ la prima volta che dormo al fianco di un ragazzo e mi sorprende che la cosa mi faccia sentire completamente a mio agio, a discapito di come invece di aspettavo.
Tutto sommato, potrei anche farci l’abitudine…
Lentamente, facendo attenzione a non far alcun movimento brusco, mi sollevo quel poco che basta per poter contemplare Akito ed assaporare quella presenza che, da poco tempo a questa parte, mi infonde benessere e felicità, sempre, in qualsiasi momento.
Il torace si alza ed abbassa a ritmo del suo respiro, il viso è rilassato, le labbra sono leggermente dischiuse e sul suo volto c’è un piccolo accenno di barba.
Sorrido, spostandogli un ciuffo di capelli ribelli che gli cadono sulla fronte.
Non c’è alcun dubbio, è bello… dannatamente bello.
Ho sempre saputo che lo fosse, non è di certo una novità, ma fino a qualche settimana fa l’orgoglio ed il fastidio scaturito dal nostro “fidanzamento combinato”, mi impedivano di ammetterlo.
Ad un tratto, il desiderio d toccarlo è più forte di me: alzo una mano e con le dita inizio ad accarezzarlo, partendo dalla fronte, per poi scendere seguendo la linea dritta del naso, fino a soffermarmi sulla sua bocca, carnosa e morbida.
Mi mordo un labbro, per sopprimere la voglia che ho di baciarlo e continuo la mia discesa, passando per il mento, il collo, la clavicola e fermandomi sul petto, caldo e muscoloso, dove disegno dei cerchi invisibili.
Sto per continuare il mio percorso, quando improvvisamente la mia attenzione viene catturata dal rigonfiamento che ha tra i pantaloni del pigiama.
Deglutisco, sentendo il mio povero volto ardere dall’imbarazzo.
So che è una normale “reazione mattutina” degli uomini, ma nonostante ciò comincio a non sentirmi più del tutto a mio agio su questo letto.
Senza contare il fatto che se qualcuno dovesse irrompere nella mia camera da letto, trovandoci avvinghiati l’uno all’altra, potrebbe fraintendere ed arrivare alla conclusione che abbiamo passato la notte in modo completamente diverso da come invece abbiamo fatto.
E il solo pensiero mi fa sudare freddo.
Forse sarebbe meglio se mi alzassi e…
«Hai visto qualcosa d’interessante?»
Trasalisco, interrompendo il mio flusso di pensieri, quando la voce di Akito arriva alle mie orecchie.
Rossa in volto, per essermi fatta beccare in una situazione del genere, alzo lo sguardo, incontrando subito dopo un paio di occhi ambrati che mi fissano divertiti.
«Kurata, se mi assicuri che questo è il risveglio che mi attende ogni qual volta che dormiamo insieme, potrei anche metterci la firma. D’altronde sai quanto mi piace essere accarezzato da te, anche se avrei preferito qualche toccatina più audace»
«Ma allora eri sveglio!» lo accuso, pizzicandogli un fianco «Si può sapere perché diavolo fingevi di dormire?»
«Volevo solo scoprire fin dove ti saresti spinta» il suo tono malizioso mi fa, se possibile, arrossire ancora di più «Ho pensato che, visto che fossi convinta che stessi dormendo, avresti approfittato della situazione per testare anche altre zone. Ma purtroppo, ti sei limitata solo a guardare»
«Ma per chi mi hai presa?Ti pare che ti avrei toccato… lì?»
«La speranza è l’ultima a morire»
Imbarazzata, cerco di scivolare via dalla sua presa, ma lui me lo impedisce, stringendomi ancora di più a sé
«E’ ancora presto per alzarci, restiamo così  un altro un pò»
«Beh, se tu la smettessi di fare il pervertito, potrei anche restare dove sono»
«Pervertito io?Sbaglio o sei tu quella che mi stava fissando il…»
«Il pigiama» lo interrompo, prima che possa finire «Stavo fissando il tuo pigiama, nulla di più»
Scoppia in una risata sarcastica ed io, di tutta risposta, gli tiro un cuscino in pieno viso.
«La pianti di prendermi in giro?»
Torna serio e prima che possa rendermene conto, con un rapido scatto, si posiziona sopra di me, sorreggendosi il peso con le braccia
«Passando a cose più importanti, il buongiorno non me lo dai?»
Sorridendo, gli poso un bacio a fior di labbra e lui mette su un broncio a dir poco esilarante.
«E questo cos’era?»
«Il mio buongiorno»
«Non mi piace» borbotta seccato, prima di fiondarsi sulla mia bocca ed iniziare a baciarmi con foga e in quel preciso istante, tutto il resto scompare.
Chiudo gli occhi, ricambiando con lo stesso impeto, lasciandomi trasportare dalle tante, troppe emozioni che sto provando.
Akito mi bacia come nessun altro mi ha mai baciata in vita mia, facendomi sentire desiderata, amata e terribilmente donna.
E mentre le sue mani tracciano il profilo del mio corpo, lasciando traccie infuocate sulla mia pelle, gli accarezzo le spalle, forti e compatte e scendo giù sul torace, sfiorando i pettorali.
Lo sento trattenere il respiro e poco dopo, si stacca dalle mie labbra, guardandomi con così tanto desiderio che mi spiazza.
«Credo sia il caso di fermarci, prima che perda completamente il controllo»
Sono tentata di ribattere e dirgli di non fermarsi, ma infine, con quel briciolo di buon senso che mi è rimasto, annuisco, permettendogli di spostarsi dal sopra il mio corpo e posizionarsi nuovamente al mio fianco.
Restiamo in silenzio, con lo sguardo rivolto sul soffitto, cercando di colmare la passione che si era impadronita di noi.
«Ho voglia di okonomijaki»
Mi volto verso Akito, guardandolo interdetta.
Come può avere voglia di okonomijaki in un momento del genere?
«C’e un locale qui vicino che li fa egregiamente. Il proprietario è un vecchio amico di mio padre, che ne dici se ci facciamo un salto stasera?»
«Solo noi due?»
Annuisce ed io sorrido.
«E’ il tuo strano modo di chiedermi un appuntamento, Hayama?»
Vedo le sue guance tingersi e mi trattengo dal scoppiare a ridergli in faccia… è così buffo quando è in imbarazzo.
«Beh, non ne abbiamo ancora avuto uno…»
«Quindi è un appuntamento?»
«Vedila come ti pare, Kurata»
«Lo prendo come un sì»
Felice come una bambina la mattina di Natale, lo abbraccio, schioccandogli un bacio sulla spalla.
Certo, non sarà l’invito più galante e romantico che una ragazza si possa aspettare, ma mi va bene così.
 
 
 
 La sera giungiamo in un locale in stile rustico, davvero molto carino, da dove proviene un profumino che fa venire l’acquolina in bocca.
Prego tutti i Kami affinchè il mio povero stomaco non si metta a brontolare, cosa alquanto difficile considerando la fame che provo in questo momento e mi volto verso Akito, trovandolo intento a guardarsi intorno.
«Abbiamo un tavolo prenotato?»
Annuisce, girandosi verso di me, con un sopracciglio alzato
«Mi sembra ovvio, mi fai tanto disorganizzato?»
«Quanto siamo permalosi» borbotto, facendolo ghignare divertito «Ho solo fatto una semplice domanda»
«Era una domanda stupida, almeno quanto la ragazza che me l’ha posta»
Sto per dirgli qualcosa di decisamente poco carino, quando vengo interrotta da tre tizi che si avvicinano a grandi falcate nella nostra direzione.
Uno è un uomo sulla cinquantina, con una strana bandana bianca sulla testa e degli occhiali rotondi sul naso, l’altro è un ragazzo dai capelli corvini legati in una buffa treccia e dagli occhi azzurri ed infine, una ragazza dai capelli portati a caschetto ed un bel pancione in bella vista.
Salutano amichevolmente il biondino al mio fianco, che dal canto suo si limita a dare delle strette di mano e pacche sulla spalla, eccetto alla ragazza che abbraccia calorosamente… un po’ troppo calorosamente per i miei gusti.
Ora lo strozzo.
Cerco di tenere a bada la gelosia ed abbozzo un sorriso, intanto che loro mi fissano incuriositi.
«Dunque, passiamo alle presentazioni» esordisce Akito, schiarendosi la voce «Lei è Sana, la mia ragazza. Sana, loro invece sono Genma, l’amico di mio padre di cui ti ho accennato stamani» mi indica l’uomo con la bandana «Ranma, il figlio di Genma e un mio amico d’infanzia» continua, rivolgendosi al ragazzo dagli occhi azzurri «Ed infine lei è Akane, sua moglie»
«Piacere di conoscevi» faccio un leggero inchino e subito dopo, mi ritrovo stritolata tra le braccia di Akane.
«Il piacere è tutto nostro. Non puoi immaginare quanto eravamo impazienti di conoscerti»
Impacciata, ricambio la stretta, stando ben attenta a non stringere troppo per via del pancione
«Beh… anche… anche io ero impazienti di conoscervi»
Mi scioglie dalla sua presa, dedicandomi un sorriso
«Sai è la prima volta che Akito ci presenta una ragazza»
«E devo dire che se l’è scelta anche piuttosto bene» afferma il codinato, ricevendo un cenno d’assenso da parte del padre.
Arrossisco, mentre Hayama gli lancia un’occhiata indispettita.
«Idiota, limitati a volgere i complimenti a tua moglie»
Lui sghignazza divertito, dandogli una gomitata
«Da quanto in qua siamo così gelosi?»
«Io non sono affatto geloso»
«Oh, si che lo sei»
«No che non lo sono»
«E direi che sei anche cotto a puntino»
«Vuoi fare a botte per caso?»

Distolgo l’attenzione dal loro botta e risposta e mi volto verso Akane, che mi sta fissando con un sorriso stampato sul volto.
«Dimmi Sana, da quanto tu e Akito state insieme?»
«Beh, i nostri genitori hanno combinato il nostro fidanzamento qualche mese fa, ma stiamo realmente insieme da un paio di settimane»
«Sai, anche il fidanzamento mio e di Ranma fu combinato dai nostri rispettivi genitori»
La guardo stupita «Davvero?»
Annuisce «A dire il vero, inizialmente non eravamo affatto d’accordo con la loro decisione, ma poi…» sorride, accarezzandosi il ventre «Puoi ben immaginare come sia andata a finire»
Sorrido anch’io, guardandole il pancione.
Chissà se anche io e Akito, un domani, formeremo una famiglia…
«Quanto manca?»
«Poco più di un mese»
«Dunque sei agli sgoccioli»
«In teoria si, ma in pratica il tempo sembra non passare mai»
 «Di cosa state confabulando voi due» s’intromette Ranma, avvolgendo un braccio intorno alle spalle della moglie.
«Ma nulla, le stavo solo raccontando quanto sia difficile essere tua moglie» lo prende in giro lei, beccandosi un’occhiataccia palesemente fina da parte sua.
«Fino a prova contraria, sono io la povera vittima all’interno del nostro matrimonio»
«Una povera vittima che non riesce a tenerselo nei pantaloni» sbotta divertito il signor Genma, facendo arrossire entrambi
E' chiaramente brillo e l'odore di alcool che lo circonda n'è un'ulteriore conferma «Tutto suo padre, non c’è che dire» continua, alzando un bicchiere di sakè in aria.

«Papà, ma cosa diavolo…»
«Oh andiamo,  ho perso il conto delle volte in cui vi ho trovato a…»
«Akito, Sana, venite… vi accompagno al vostro tavolo» interviene Akane, rossa in volto dalla vergona.
Cerco di non ridere e la seguo, insieme ad Akito che avvicinandosi al mio orecchio, mi sussurra
«Non farci caso, è tutto nella norma»
«Sono simpatici»
«Sono fuori di testa!» replica, scuotendo il capo «E comunque…» mi pizzica un fianco, facendomi scattare come un pesce fuor d’acqua «Potevi indossare un vestito meno corto, non ti pare? Mi sa che sarò costretto a cavare gli occhi ad un bel po’ di persone entro la fine della serata»
Alzo gli occhi al cielo, sospirando «Non è corto»
«Hai troppa pelle scoperta»
Sbuffo, facendolo accigliare «Dobbiamo fare un discorsetto sulla tua estenuante gelosia, Hayama»
Mi lancia un’occhiata indignata «Io non sono affatto geloso, Kurata»
E’ un caso perso…
 Prendiamo posto accanto ad un tavolo posizionato vicino ad un grande finestrone, dov’è possibile ammirare il panorama di Tokyo e come due perfetti bambini, iniziamo a lanciarci molliche di pane a vicenda.
E’ incredibile come mi senta a mio agio con Akito, forse perché con lui riesco ad essere davvero me stessa, senza pormi inutili problemi sulla poca femminilità che, in genere, mi contraddistingue dalle altre ragazze.
Non c’è nessuna regola da rispettare, nessuna frase impostata, nessun atteggiamento impacciato e tutto questo, mi fa sentire davvero bene.
Insomma, non potrei chiedere di meglio.
Circa mezz’ora dopo, Ranma ci serve due okonomijaki, rispettivamente a forma di cuore e accende una candela, beccandosi un’occhiata torva da parte del mio ragazzo «Mi stai prendendo per il culo?» gli chiede elegantemente, facendomi portare una mano sulla fronte, in segno di esasperazione.
«Mi sembra ovvio» sghignazza il codinato, per poi allontanarsi velocemente da noi, evidentemente nel timore che lui possa lanciargli qualcosa contro.
Che, di fatto, non sarebbe da escludere.
«Io lo ammazzo» ringhia Akito, mandando giù in boccone della sua cena «A saperlo, ti avrei portata da qualche altra parte»
«Non ce n’era bisogno, a me piace qui» assaggio un pezzo del mio okonomijki e ci manca poco che non mi metta ad ansimare, da quanto è buono «E il cibo è davvero ottimo!»
«Te l’avevo detto io»
«E dimmi…è qui che solitamente portavi le altre ragazze?»
«No, le altre le portavo in camera mia o in camera loro»
Sbotta ed io per poco non mi strozzo.
Tossisco diverse volte, battendomi dei pugni sul petto, prima di riuscire a riprendermi.
«Potresti essere meno diretto, per favore?» lo richiamo risentita, pulendomi la bocca con un tovagliolo.
«Ma era per farti capire che non ho mai portato a cena fuori nessuna ragazza»
«E avresti potuto farmelo capire in un altro modo, non credi?»
Replico e lui sbuffa esageratamente.
«Quindi questo è il tuo primo appuntamento?»
Annuisce ed io sorrido, mettendo il fastidio provato fino a qualche attimo prima, da parte.
Non so esattamente il perché, ma quest’inaspettata notizia, mi rende particolarmente entusiasta.
«Ripensandoci  però…»  si morde il labbro, pensieroso, rigirandosi le bacchette tra le mani «Per un primo appuntamento sarebbe stato meglio qualcosa di più elegante» sbuffa, assumendo un’aria afflitta «Mi rifarò con il secondo appuntamento»
«Ti ho già detto che questo posto mi piace molto e poi…» appoggio una mano sulla sua, sorridendogli «Non devi cercare di far colpo su di me, a quello ci hai già pensato tempo fa»
Arrossisce ed è così tenero che vorrei solo riempirlo di baci.
Intreccia la sua mano nella mia, un semplice ed innocente gesto che mi provoca una piacevole tachicardia.
«Beh… mi… mi fa piacere, Kurata»
Poi si alza, piegando il busto verso di me e fa per baciarmi, ma io all’ultimo mi ritraggo, facendogli incurvare un sopracciglio «C’è gente» mi giustifico, guardandomi intorno e constatando che, in effetti, il locale questa sera è davvero stracolmo di persone.
«E allora? Che guardino pure, almeno capiscono come stanno le cose»
E queste sono le ultime parole che gli sento dire, prima che elimini quella minuscola distanza che ci separa e prema le sue labbra sulle mie.



***
NdA:


Buonasera! 
Ci scusiamo per il ritardo nell'aggiornare, ma non abbiamo potuto fare prima a causa di vari motivi da entrambe le parti ^_^"
Come sempre ringraziamo coloro che perdono un pò del loro tempo per recensire questa fanfiction, chi l'ha inserita tra le preferite/ricordate/ seguite... con la promessa che cercheremo di pubblicare il capitolo successivo il prima possibile! :)
Alla prossima, un abbraccio <3 

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Capitolo 10
*** Una cosa sola ***


NdA:

Salve, care lettrici! :)
Oltre a ringraziarvi per continuare a seguire la nostra storia e per lasciarci una vostra opinione, attraverso una recensione, volevamo avvisarvi che questo capitolo contiene una scena "hot", quindi se non vi va a genio leggere determinate cose, vi consigliamo di saltare la lettura! :)
Speriamo di non essere cadute nel volgare e che possiate apprezzare questo capitolo :) Un abbraccio, ci leggiamo al prossimo aggiornamento!

***


Circa tre settimane dopo, siamo in viaggio per raggiungere la casa in montagna di Naozumi.
E’ la prima volta che trascorro le vacanze di Natale insieme ai miei amici e soprattutto è la prima volta che passo un weekend fuori con il mio ragazzo e la cosa mi elettrizza particolarmente.
Guardo fuori dal finestrino dell’auto ed il sorriso sul mio volto si accentua così tanto che per poco non mi si sloga la mascella.
«Che meraviglia» trillo entusiasta, ammirando il paesaggio innevato che ci circonda.
«Mi sembra di capire che la neve ti piaccia particolarmente» esclama Ryoga, seduto sul sedile posteriore accanto a Fuka.
Per fortuna, l’infatuazione che provava nei miei confronti sembra essergli passata del tutto e ciò non può che farmi piacere, visto che in caso contrario non avrei saputo come comportarmi con lui.
«Dire che mi piace è riduttivo. Diciamo che la amo, ecco» mi porto le mani sul volto, assumendo un’aria sognante «Non vedo l’ora di fare un pupazzo di neve, anzi no, non vedo l’ora di iniziare una battaglia di palle di neve»
Sia lui che la mia amica sorridono, contagiati dalla mia allegria, a differenza di Akito che non ha fatto altro che avere un’espressione imbronciata per tutta la durata del tragitto.
Mi volto a guardarlo, trovandolo con lo sguardo serio rivolto verso la strada e la mano sul cambio.
E in quel preciso istante, una domanda mi sorge spontanea…
Può una persona essere sexy anche mentre guida?
Tento di tenere a bada gli ormoni e schiarendomi la voce, mi rivolgo a lui
«A te invece piace la neve?»
Scrolla le spalle ed io sbuffo.
Non ne sono sicura, ma credo che il suo mal umore sia dovuto dal fatto non è riuscito a farmi alcun regalo ed è convinto che la cosa possa crearmi dispiacere, quando in realtà non è per niente così.
Ryoga, durante una sua visita avvenuta qualche giorno fa, mi ha confessato quanto si sia sforzato di trovarmi qualcosa, rischiando quasi una crisi isterica e questo mi basta… apprezzo di gran lunga il pensiero, piuttosto che un oggetto materiale.
«Ma quanto ci vuole? Muoio di fame» si lagna Fuka, massaggiandosi lo stomaco.
«Prenditela con Kurata, è colpa sua se abbia tardato»
Lancio uno sguardo torvo all’orso burbero seduto sul sedile del guidatore
«Anche Aya ha tardato, quindi smettila di far ricadere la colpa esclusivamente sulla sottoscritta»
«Lei e gli altri stanno viaggiando con un'altra macchina, quindi avremmo potuto avviarci prima senza aspettarli,  evitando l’ora di punta che ci ha fatto restare impalati in mezzo al traffico per più di due ore, se tu fossi stata pronta in tempo»
Metto su un broncio a dir poco infantile ed incrocio le braccia al seno.
Non lo sopporto quando fa così.
D’altronde, che colpa ne ho se sono una ritardataria cronica?
«Smettila di rimproverarla Hayama, la stai facendo più tragica di quello che è» mi difende a spada tratta Ryoga,  per poi scavare all’interno del suo zainetto, da dove estrae una barretta al cioccolato che offre alla mia amica.
«Non è molto, ma spero che possa bastare per il momento»
Lei la prende, sorridendogli grata
«Ti ringrazio, sei davvero molto gentile»
«F-figurati, per… per così poco» balbetta, rosso in volto dall’imbarazzo.
Guardo la scena con un sopracciglio alzato.
Che “l’innamoramento facile” l’abbia colpito anche questa volta?
Arrivati a destinazione, Hayama parcheggia l’auto che gli ha dato in prestito suo padre fuori la villa, dove c’è Jordan ad aspettarci con accanto Beethoven, il cagnolone che lui e Nao hanno adottato dal canile circa due anni fa.
Apro lo sportello e senza curarmi dei bagagli, mi precipito verso di lui, abbracciandolo calorosamente.
Sono molto legata a questo ragazzo e vederlo dopo quasi un anno in cui ci eravamo persi di vista, mi riempie il cuore di gioia.
«Kami, che bello rivederti!Mi sei mancato da morire»
Jordan ricambia la stretta, facendomi volteggiare in aria.
«Non immagini quanto sei mancata tu a me, piccola Sana» senza sciogliere l’abbraccio, si distanzia quel poco che basta per potermi osservare meglio «Non credevo fosse possibile, ma a quanto pare sei diventata ancora più bella dall’ultima volta che ci siamo visti»
Arrossisco, lusingata dal suo complimento «Andiamo, non dire assurdità»
«Ma quale assurdità, mi sono solo limitato a dire la verità»
Gli poso un bacio sulla guancia, intanto il cagnolone, incuriosito, inizia ad gironzolarci intorno, annusandoci.  «Tu si che sei un galantuomo»
«Più che altro, sono un uomo fortunato nel poter abbracciare una splendida fanciulla come…»
«Dubito che continuerai a considerarti tanto fortunato, se perderai l’uso delle mani a causa del sottoscritto»
La voce infastidita del mio ragazzo, mi porta inevitabilmente ad alzare gli occhi al cielo.
Giro il capo verso di lui, trattenendomi dal risponderlo bruscamente solo perché si è preso  la briga di prendere la mia valigia.
«Akito, lui è…»
«Morto, se non scioglie la presa dal tuo corpo»
Scuoto la testa, esasperata.
«Dicevo… lui è Jordan, il ragazzo di Naozumi»
La sua espressione si rilassa all’istante, nel comprendere che non rientro affatto nei suoi gusti.
E pensare che si ostina  ancora a non voler ammettere di essere geloso.
«Tu devi essere Akito Hayama, Naozumi mi ha parlato molto bene di te, soprattutto di una parte del tuo corpo che ha apprezzato particolarmente» sghignazza Jordan,  facendomi ridere divertita e Hayama aggrotta la fronte, guardandoci confuso.
Non gli ho detto della sorta di venerazione che Nao prova nei confronti del suo posteriore, anche perché non so come potrebbe reagire dinnanzi ad una notizia del genere.
Sta per chiederci a quale “particolare zona del corpo” si riferisca, quando Beethoven gli salta praticamente addosso, rischiando quasi di farlo cadere.
Sorride, grattandogli dietro l’orecchio e lui, di tutta risposta, scodinzola, leccandogli il viso.
«E’ sempre così coccolone?»
«Veramente no, in genere non è così socievole con gli sconosciuti»
«Sicuro non sia una femmina? Perchè ciò spiegherebbe molte cose»
«Non credi di essere un po’ troppo egocentrico?» esclamo, facendolo alzare nelle spalle «E comunque sì, è maschio. E si dia il caso, che non è l’unico essere di sesso maschile che ti apprezza particolarmente»
Mi guarda sempre più confuso, nel mentre che gli altri componenti del gruppo, arrivati anche loro a destinazione, ci raggiungono.
Saltati i convenevoli, entriamo all’interno dell’enorme villa, arredata in stile moderno e pochi minuti dopo, vediamo sbucare Naozumi a torso nudo, con un asciugamano intorno al collo.
«Perdonatemi se mi presento in questo stato, ma sono appena uscito dalla sauna»
Ci saluta tutti, per poi posare lo sguardo su Ryoga, che lo sta fissando incuriosito.
«Ti piace ciò che vedi?» gli chiede malizioso, strizzandogli l’occhio e la faccia che fa l’altro è così esilarante da far scoppiare a ridere tutti i presenti.
«La smetti di prendere in giro i nostri ospiti?» lo richiama il suo ragazzo, scuotendo la testa divertito.
«Andiamo, mi stavo solo divertendo un pò» sghignazza, per poi farci segno di seguirlo al piano superiore.
«Le coppie dormiranno nelle camere matrimoniali, mentre per quanto riguarda Fuka e Ryoga che non hanno un accompagnatore, ci sono delle stanze singole» ce le indica, aggiungendo «Il catering ha quasi concluso i preparativi per la cena. Intanto, se volete, potete darvi una rinfrescata e disfare i bagagli»
Annuiamo e dopo averlo ringraziato a dovere, entriamo all’interno delle nostre rispettive camere.
«Certo che i soldi non gli mancano affatto» afferma Hayama, guardandosi intorno «Questa camera è il triplo della nostra e possiede anche un bagno privato»
«Beh, in effetti con lo stipendio che guadagna, può permettersi tutti i lussi che vuole» gli rispondo distrattamente, scavando all’interno della mia valigia.
Afferro un vestito nero aderente, con scollo a cuore ed approfittando della sua distrazione, prendo anche il completino intimo di Victoria’s Secret che ho acquistato qualche settimana fa.
E’ in pizzo bianco, ad effetto vedo-non vedo, dettagli che lo rendono particolarmente sexy, ma per nulla volgare.
Non so ancora se questa notte succederà qualcosa tra noi, se ci sarà o meno il “grande passo”, ma meglio essere pronte ad ogni evenienza.
«Vado a farmi una doccia» lo avviso, dirigendomi verso la porta del bagno.
La apro, sgranando così tanto gli occhi che per poco non mi escono fuori dalle orbite.
«C’è anche la jacuzzi!» esulto, saltellando sul posto «Non vedo l’ora di immergermi dentro»
«Di sicuro non mancherà l’occasione, ma per adesso è meglio che ci sbrighiamo»
Mi volto verso Akito, trovandolo impegnato a scegliere quali abiti indossare per la cena «Chissà, magari lo faremo insieme»
 «Non ho portato il costume da bagno» mi risponde, non capendo la mia velata proposta.
«Nemmeno io» mormoro maliziosa, facendolo girrare di scatto verso me.
Affonda i denti nel labbro inferiore, guardandomi come se volesse saltarmi addosso da un momento all’altro e credo proprio che se lo facesse, glielo lascerei fare tranquillamente se solo non rischiassimo di essere interrotti dagli altri «Stai giocando con il fuoco, Kurata»
«Non vedo l’ora di scottarmi allora» gli strizzo l’occhio e appena fa uno scatto verso di me,  ridendo corro all’interno del bagno, chiudendo la serratura a chiave.
«Un comportamento davvero molto maturo Kurata, non c’è che dire!»



 
Durante la cena, consumata nel grande salone addobbato in stile natalizio, l’atmosfera che ci circonda è piuttosto piacevole.
Tra discorsi vari, risate e frasi senza senso dettate da coloro che hanno alzato particolarmente il gomito con il sakè, ci divertiamo tutti, incluso Hayama, anche se cerca di non darlo a vedere, sfoderando la sua solita aria di indifferenza.
Il catering ha svolto davvero un ottimo lavoro, la cucina è squisita e mentre mostro il mio apprezzamento, servendomi l’ennesima porzione di gamberetti fritti, sento Akito ridacchiare.
«Certo che sei proprio un pozzo senza fondo»
«Ormai dovresti saperlo che c’è sempre posto per il mio piatto preferito»
 Gli dedico una simpatica linguaccia e lui ghigna divertito, ma la sua espressione cambia notevolmente, quando Tsuyoshi se ne esce con … «E’ ora di scambiarci i regali!»
Sorridendogli dolcemente, mi avvicino al suo orecchio, sussurrandogli «Smettila di farti inutili paranoie, Ryoga mi ha detto quanto tu ti sia impegnato per cercarmi qualcosa e questo, per me, vale più di mille regali» gli poso un bacio sulla guancia «Grazie, Aki!»
Akito assume un’aria da cucciolo bastonato, che potrebbe far addirittura concorrenza a Bethooven «A dire il vero, qualcosa te l’ho fatto,… ma non è proprio un regalo»
Strabuzzo gli occhi, stupita «Davvero? E che cos’è?»
Sospirando, si alza «Prendi il cappotto e seguimi fuori, ma ti avviso è…è una sciocchezza»
Curiosa come non mai, corro verso l’ingresso, indosso il mio cappotto super imbottito ed insieme, ignorati dagli altri componenti della combriccola ( troppo impegnati a scambiarsi i regali tra loro ) usciamo all’esterno della villa.
Mi stringo le braccia al petto, tremando come una foglia «Allora?Cosa dovevi farmi vedere?» gli chiedo, mentre dalla mia bocca fuoriescono delle nuvolette di fumo, causate dal freddo gelido.
Hayama infila le mani nelle tasche dei pantaloni, dondolandosi sui talloni «Ad essere sincero ho cambiato idea, forse è meglio che non te lo faccia vedere»
«Dai, adesso sono curiosa» lo supplico, sfoderando gli occhioni da cerbiatta che, in genere, riescono sempre a convincerlo.
Si morde un labbro, indeciso e poi sospira, indicandomi con un cenno del capo qualcosa alla mia sinistra.
Mi volto all’istante e appena noto un minuscolo pupazzo di neve, decorato con foglie, rametti e sassolini, rischio di impazzire dalla gioia.
Inizio a saltellare e a battere le mani, intanto che lui mi guarda scettico, come se non ci credesse che mi piacca per davvero.
«E’ bellissimo» gli salto praticamente addosso, rischiando di far cadere entrambi «Grazie, grazie, grazie» ripeto a mitraglietta, posandogli ad ogni “grazie”, un bacio sulle labbra.
«Sicura che ti piaccia?»
Annuisco, sorridendogli e distanziandomi da lui, afferro il cellulare dalla tasca interna del cappotto, iniziando a fotografare da ogni angolazione possibile il pupazzetto di neve.
«Ma che stai facendo?»
«Scatto delle fotografie!»
«Questo lo vedo… ma non capisco perché tu lo stia facendo»
 «Prima o poi si scioglierà e voglio avere un ricordo del tuo regalo» gli spiego, facendolo sorridere.
«Sei incredibile» mormora, prima di attirarmi a sé e baciarmi con così tanta foga da farmi dimenticare tutto il resto.
Con le labbra gonfie ed arrossate, ci stacchiamo solo quando siamo costretti a riprendere fiato «Adesso tocca a me darti il mio regalo» intreccio la mia mano nella sua e lo conduco all’interno della villa, ma prima di riuscire a salire la rampa di scale che ci separa dal piano superiore, veniamo fermati da Naozumi.
«Dove state andando?»
 «In camera, devo dare ad Akito il suo regalo»
Ci dedica un’occhiata tipica di chi la sa lunga «Ah… capisco. Beh, divertitevi allora» ghigna malizioso, muovendo eloquentemente le sopracciglia dall'alto verso il basso, facendomi assumere tutte le gradazioni di rosso.
«Stupido!» borbotto imbarazzata e senza aggiungere altro, trascino il mio ragazzo all’interno della camera, chiudendo la porta dietro di noi.
Apro il cassetto della scrivania e gli porgo una busta che solitamente si utilizza per le lettere «Ecco, tieni»
La apre e quando scopre cosa contiene, spalanca gli occhi dallo stupore «Ma sono i biglietti per l’incontro di karate di Toshio Yamada!» se li rigira tra le mani, incredulo «Come hai fatto ad averli? Sono settimane che cerco di acquistarli, ma risultavano tutti esauriti»
Faccio spallucce «Diciamo che ho le mie conoscenze»
Mi guarda e sembra… dispiaciuto?!
«Ti saranno costati un botto»
«Non preoccuparti, non è un problema» sventolo una mano davanti al viso, come a voler sminuire la cosa «L’importante è che ti piaccia, il resto non conta»
Sbuffa, passandosi nervosamente una mano tra i capelli «E io ti ho fatto solo un insulso pupazzo di neve»
Scuoto il capo, alzando gli occhi al cielo «Te lo ripeto per l’ultima volta, smettila di farti inutili paranoie» gli circondo il collo con le braccia «Piuttosto, perché adessl non posi quei biglietti e ti dedichi alla tua dolce fidanzata?»
Solleva un sopracciglio, divertito «Dolce?Da quanto in qua tu saresti dolce?»
Metto su il broncio e lui ride, appoggiando il mio regalo sul comodino e poi, afferrandomi per la vita, mi sussurra un flebile ed imbarazzato «Grazie»
Non ho nemmeno il tempo di rispondergli, che si fionda sulle mie labbra, baciandomi dapprima con dolcezza e poi sempre con maggiore urgenza.
Completamente stordita da quel contatto, mi ritrovo a chiedermi come sia possibile che dopo tutte le numerose volte in cui le nostre labbra di siano unite, riesca ancora a farmi provare le stesse emozioni del nostro primo bacio.
E seguono una serie di morsi, baci, carezze, gemiti, che mi stanno facendo perdere completamente il lume della ragione
Senza alcuna fretta, mi fa stendere sull"enorme letto matrimoniale, posizionandosi sopra di me e quando sento le sue mani accarezzarmi il ventre, lasciando come scie infuocate sulla mia pelle, con un gesto che mi risulta spontaneo, intreccio le gambe intorno alla sua vita, aggrappandomi completamente a lui.
Con il fiato corto, si stacca dalla mia bocca, porgendomi una mano per farmi alzare e senza staccare gli occhi dai miei, come a volersi assicurare che la cosa mi vada bene, abbassa la cerniera del mio abito, sfilandomelo lentamente via.
Non è la prima volta che mi vede con solo della biancheria intima indosso, anzi, eppure dal calore che avverto sulle mie povere guance, sono estremamente convinta di essere così rossa in volto da far invidia ad un cartello stradale.
Akito mi fa stendere nuovamente e mentre fa scendere il suo sguardo lungo il mio corpo, apre e richiude la bocca almeno una decina di volte «Niente… niente completini con su stampati i peluche?»
«Non stavolta» gli sorrido, imbarazzata«Ti… ti piace?»
«Altrochè se mi piace, sei…sei… » ispira ed espira profondamente «Sei fantastica» mi posa un bacio nell’incavo del collo, facendomi rabbrividire «Ma scommetto che lo sarai ancora di più senza questi inutili strati a coprirti» sollevo leggermente il busto quando sento le sue mani dietro la mia schiena, avvicinarsi ai gancetti del reggiseno.
Riesce a sganciarli senza la minima difficoltà e quando, dopo essersi liberato della sua maglia, si abbassa per baciare il mio seno, inizio a gemere senza ritegno, accarezzandogli la schiena.
E l’unica cosa a cui riesco a pensare in questo preciso istante è alla voglia che ho di unirmi a lui.
Sento le sua mani passare sul seno, sui fianchi, sul ventre, per poi soffermarsi sul bordo degli slip, dove ne traccia il contorno con le dita.
Alza lo sguardo per incontrare il mio, come a volermi tacitamente chiedere il permesso e quando lo riceve con un impacciato cenno d’assenso da parte mia, mi libera da quell’ultimo strato di tessuto e nel momento esatto in cui sento la sua mano lì, al centro della mia femminilità, sono tentata di nascondere la faccia sotto al cuscino dall’imbarazzo.
«Rilassati» mi sussurra con voce roca ed io annuisco deglutendo.
Torna a baciarmi, senza smettere di stuzzicarmi e ad un tratto, avverto una sensazione che non avevo mai provato prima d’ora.
Mi sento accaldata, il cuore inizia a battermi all’impazzata nel petto ed un brivido di piacere parte dal punto in cui Akito mi sta toccando, per poi coinvolgere tutto il corpo, portandomi ad inarcare la schiena ed ansimare sulle sue labbra.
Visibilmente soddisfatto dall’avermi mandata in completa estasi, si solleva quel poco che basta per potersi liberare dagli ultimi indumenti e posizionandosi tra le mie gambe, con voce carica di desiderio, mi chiede «Sana, sei sicura? Guarda che se non sei ancora pronta va bene… impazzisco, ma a bene»
Sorridendogli, afferro il suo volto tra le mani per baciarlo ed avvolgo nuovamente le gambe intorno alla sua vita, gemendo entrambi quando le nostre intimità entrano a contatto.
Lentamente e con una dolcezza che non credevo nemmeno gli appartenesse, come se potessi rompermi da un momento all'altro, entra in me, provocandomi un lieve dolore.
«E’ tutto apposto?»
Annuisco, respirando profondamente «Va tutto bene, non fermarti»
Ci metto un po’ per abituarmi a lui, ma quando succede, il dolore lascia spazio ad un piacere travolgente.
Lo sento muoversi ed io mi muovo con lui, guardandolo negli occhi, mentre i nostri corpi diventano una sola cosa.
E mentre le sensazioni mi travolgono, mi rendo conto che tutto ciò che provo è amore.
Puro e semplice amore.

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Capitolo 11
*** Nuovo sentimento ***


Quando il mattino successivo riapro gli occhi vengo invaso da un inebriante profumo alla vaniglia, seguito dalla sensazione di un corpo caldo a stretto contatto con il mio.
Con la vista ancora annebbiata dal sonno, osservo Sana e senza che possa farne a meno mi ritrovo a sorridere come un perfetto idiota.
Sarò uno smielato del cavolo, ma diamine… è così bella da togliere il fiato.
Le sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio e lei, di tutta risposta, mugugna qualcosa di incomprensibile, intanto che nella mia mente si susseguono gli avvenimenti della scorsa notte.
Ricordo il suo corpo nudo stuzzicare il mio, con una sensualità e timidezza disarmante, limpida ed innocente, come solo lei riesce ad essere.
Ricordo il suo ansimare, il suo mordersi il labbro inferiore, in preda al piacere, le sue mani che mi accarezzano dolcemente.
Ricordo l’esatto momento in cui sono entrato in lei, permettendoci di diventare una cosa sola, il cuore che batteva a mille e le sensazioni che mi attraversavano come scariche elettriche.
Fare l’amore con Sana è stato emozionante, eccitante, appagante, perfetto.
In diciotto anni di vita ho avuto numerose ragazze, ma mai nessuna era riuscita a coinvolgermi tanto, mai nessuna era stata in grado di farmi provare quello che ho provato la scorsa notte e nell’osservarla ora, coperta solo da un misero lenzuolo bianco, una gran voglia di ripetere l’esperienza, non una, ma più volte e non uscire più da questa camera per tutta la durata della nostra permanenza nella residenza invernale di Kamura, mi assale con così tanto vigore che devo fare una fatica non indifferente per cercare di contenermi e non cedere alla tentazione di svegliarla e regalarle un risveglio che, sono certo, gradiremmo entrambi.
Sono consapevole di dare l’impressione di un adolescente in piena crisi ormonale, ma è più forte di me… questa ragazza, che in poco tempo è riuscita a stravolgermi completamente l’intera esistenza, è diventata come... il sushi.
Probabilmente per gli altri non sarà il paragone più romantico del mondo, ma per me lo è, considerata la sorta di venerazione che provo per quella pietanza;  la gusterei ad ogni ora del giorno, proprio come farei con la ragazza dai capelli rossi che, in questo preciso istante, sta iniziando ad agitarsi e ad aprire lentamente gli occhi.
«’Giorno, Kurata»
Quest’ultima mi guarda, arrossendo ed io conto fino a dieci, cercando di controllarmi e non saltare addosso seduta stante.
Mi fa impazzire quando arrossisce e lo fa praticamente ogni qual volta che la distanza che ci separa è piuttosto ridotta e ciò, ovviamente, non giova affatto al mio già scarso autocontrollo «Sei sveglio da molto?»
«Non direi, saranno passati al massimo cinque minuti»
Si mette a sedere, coprendosi il seno con il lenzuolo e si guarda intorno, come se fosse alla ricerca di qualcosa che non mi è ancora ben chiaro «Cosa stai cercando?»
«Qualcosa da mettermi, mi sembra ovvio»
Tsk, se pensa di rivestirsi non ha capito proprio un bel niente.
Le cingo la vita con un braccio e la tiro verso di me, facendole appoggiare il capo sul mio petto «Per quello che ho intenzione di fare da qui a breve, sta pur certa che non ti serviranno i vestiti»
Nell’ascoltare la mia velata provocazione il suo volto assume tutte le possibili gradazioni di rosso e... è davvero tenera.
Così tenera che non sembra per niente la ragazza violenta e scorbutica che ho conosciuto la prima volta che sono piombato in casa sua, la stessa che mi ha fatto perdere i sensi scaraventandomi una sedia sulla testa.
Non che sia diventata improvvisamente “Miss dolcezza”, intendiamoci, visto e considerando che capita ancora piuttosto frequentemente che, in preda alla rabbia, mi scaraventi qualcosa contro… ma diciamo che c’è stato qualche margine di miglioramento nei miei confronti e la cosa non mi dispiace affatto.
«Mmmh si, interessante…» si lascia sfuggire, in risposta alla mia proposta di poco fa, ma poi evidentemente si rende conto di ciò che ha appena detto e si copre il viso con le mani, nel banale ed inutile tentativo di nascondere il colorito che invade le sue guance «Cioè, non volevo dire che è interessante, solo che… oh Kami…»
Quando entra nel pallone è davvero esilarante ed è per questo motivo che, senza che possa farne a meno, scoppio in una fragorosa risata, beccandomi un calcio nello stinco da parte sua.
«Si può sapere cos’hai da ridere?»
«Sei davvero buffa»
Kurata alza un sopracciglio, infastidita «Buffa?»
Annuisco, ghignando divertito e lei mi guarda torva, manco le avessi detto chissà cosa.
Poi, cogliendomi alla sprovvista, si posiziona a cavalcioni su di me, eliminando ogni traccia di divertimento e suscitandomi una reazione del tutto diversa… proprio lì, nel punto in cui ha deciso di torturami.
«Adesso non ridi più, eh?»
Deglutisco, seguendo il movimento della sua mano, sorpreso ma al contempo compiaciuto da questa sua improvvisa audacia «Hai intenzione di farmi impazzire, Kurata?»
«Beh sì, l’idea è quella» mormora con tono malizioso, prima di piegarsi e unire le sue labbra alle mie.
Non ci penso due volte prima di ricambiare e rendere quel bacio perfetto, intrecciando la mia lingua nella sua, cercando di trasmetterle quanto la desideri e stando ai suoi gemiti di piacere, mentre con le mani inizio a seguire il profilo del suo corpo, mi sembra evidente che provi un desiderio gemello al mio.
Con un colpo di reni ribalto le posizioni, facendola stendere sotto di me, unisco il mio corpo con il suo e l’avverto di nuovo la sensazione provata la scorsa notte, li sento di nuovo i battiti del cuore accelerare come un tamburo impazzito, le emozioni travolgermi come piacevoli scariche elettriche e se da una parte la cosa mi compiace parecchio, dall’altra mi manda nella più completa confusione.
Per quanto mi sforzi, non lo riesco proprio a dare un nome a questo nuovo sentimento.
O, forse, sono io a non volerglielo dare?




 
 
«Sono malato»
«Sei malato?»
«Esatto»
Ryoga scoppia a ridere, dandomi particolarmente su i nervi.
Lo guardo torvo, serrando la mascella «Mi spieghi cosa ci trovi di tanto divertente?»
«E’ l’assurdità della piega che ha preso la conversazione ad essere divertente, Hayama» scuote il capo, divertito «Ti avevo semplicemente chiesto com’era andata la scorsa notte con Sana e tu te ne esci in questo modo. Come altro dovrei reagire?»
Sbuffo, lasciandomi andare contro lo schienale dell’enorme divano, dell’altrettanto enorme salone della residenza Kamura «Non lo so, ma non dovresti ridere, accidenti. Ti ho appena detto di essere malato e tu…»
«E per quale assurdo motivo dovresti essere malato? Illuminami!» m’interrompe.
«Perché…» sospiro, scompigliandomi nervosamente i capelli «Perché ieri notte e stamani, mentre io e Kurata eravamo in intimità, è successa una cosa… strana»
«In che senso strana?» mi domanda confuso e prima che possa rispondergli, la sua espressione diventa improvvisamente compassionevole «Oh, capisco…» mi appoggia una mano sulla spalla, abbozzando un leggero ed irritante sorriso di pietà «Guarda che può capitare a chiunque, capisco che la cosa ti abbia creato disagio ma… vedrai, riuscirai a recuperare nelle volte successive, non devi abbatterti»
Aggrotto la fronte, interdetto «Ma cos’hai capito?»
«Hai fatto cilecca, no?»
Lo fulmino, spostando con rabbia la sua mano dalla spalla «Ma sei rincitrullito o cosa? Ti pare che io, Akito Hayama, possa fare cilecca a letto?»
«E allora qual è il problema?»
«Qual è il problema?» scoppio in una risatina isterica e dal modo in cui mi sta fissando, giurerei che stia seriamente iniziando a dubitare della mia stabilità mentale «Il problema, Hibiki, è che ho provato qualcosa di nuovo, inaspettato e decisamente strano, un qualcosa che non avevo mai provato prima d’ora e non riesco né a dargli un nome, né a capire cosa diamine mi sia successo. Ogni sacrosanta volta che mi sfiorava, guardava, sorrideva, rischiava di farmi schizzare il cuore fuori dal petto e… non sto dicendo che non mi sia piaciuto, anzi, è stata la notte più bella della mia vita, solo che mi ha confuso le idee e…» Ryoga scoppia a ridermi in faccia , di nuovo, lasciando il mio discorso senza senso sospeso a mezz’aria.
«Se non la pianti, giuro che ti strozzo» sbotto irritato, ma lui se ne frega e continua a ridersela di gusto, fino a farsi uscire le lacrime.
«Sei un vero spasso, Hayama» sospira divertito, asciugandosi le lacrime «Anche se, tutto sommato, considerando il fatto che prima di frequentare Sana tu abbia avuto esclusivamente delle avventure, non è poi tanto strano che tu non sia in grado di riconoscere quei “sintomi”»
«Sintomi?»
Annuisce, sorridendomi «I “sintomi dell’amore”, amico mio»
M’irrigidisco, boccheggiando con la stessa frequenza di un pesce rinchiuso all’interno di una boccia «Cosa… cosa intendi dire?»
«Proprio non ci arrivi, eh? Intendo dire che ti sei innamorato, Hayama»
«Ma cosa dici? Io non sono innamorato di lei… credo» deglutisco, allentandomi il colletto della maglia «Voglio dire… la conosco soltanto da pochi mesi e…»
«E allora? Non è mica una questione ti tempistica»
«Forse per te che hai l’innamoramento facile, ma non per me. Kurata mi piace molto, lo ammetto, ma…» mi blocco, non riuscendo a trovare valide giustificazioni per negare questo presunto sentimento.
Non so cosa significhi la parola "amore", non sono mai stato in grado di definirlo e odio dovermi ritrovare in questa situazione, odio non riusciere a fare chiarezza su ciò che provo realmente per Sana.
L'amo?
La prima risposta che mi viene da dare, di getto, è "sì".
Ma allora perchè non riesco a dirlo ad alta volte?
Cos'è che mi frena?
Paura forse? Possibile che sia diventato un codardo del genere?
«Ma?» m’incita a continuare ed io sospiro, passandomi una mano sulla faccia.
«Ma non lo so, maledizione. E’ tutto un fottuto casino»
«Questo l’avevo capito»
Sospiro per l’ennesima volta, giocherellando con la chiusura dell'orologio che ho al polso «Ma se fosse per davvero come dici? Se fossi davvero innamorato di lei?»
«Non vedo dove sia il problema. Insomma, siete fidanzati dopotutto»
Annuisco, mordendomi nervosamente il labbro inferiore.
In effetti non dovrebbero subentrare problemi, ma allora perché mi sento così agitato?
Sbuffo come una pentola a pressione, massaggiandomi la fronte con il medio ed il pollice... tutti questi pensieri, tutte queste domande, tutti questi dubbi, mi stanno mandando in pappa il cervello.
«E, se vuoi un consiglio, secondo me dovresti confessarle ciò che provi»
Mi volto di scatto verso di lui, fissandolo allucinato «Ma ti è dato di volta in cervello per caso? Non potrei mai dirle una cosa del genere!»
«Perché no?»
«Perché… perché non sono il tipo da dichiarazioni» balbetto, uscendomene con la prima scusa che mi è passata per la testa, ma dalla sua espressione è evidente che non se la sia bevuta.
«O perché hai paura che lei non ricambi?»
Rimango in silenzio, non sapendo come ribattere, colpito e affondato dalle sue parole.
Mi sa che c'ha proprio azzeccato.


***
Nda:
Hey! :D
Ci scusiamo con le persone che seguono questa storia per: 1) il tremendo ritardo. 2) per la brevità del capitolo e 3) per l'obbrobio che n'è uscito.
Nessuna delle due è soddisfatta di questo capitolo, ma visto che non avevamo altre idee e l'aggiornamento continuava a tardare, l'abbiamo pubblicato ugualmente.
Speriamo di rifarci con il prossimo. Alla prossima, un bacio! =)

 

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Capitolo 12
*** 12. Cap. ***


Nota autrici:

Heilà! ^.^
Chiediamo immensamente scusa per l'enorme ritardo, ma entrambe abbiamo avuto piccoli problemi personali che ci hanno allontanato per un po' dalla scrittura.
Ma adesso siamo tornate e, per farci perdonare, abbiamo deciso di pubblicare un capitolo più lunghetto rispetto a quelli precedenti :D
Speriamo sia di vostro gradimento e grazie infinite a coloro che continuano a seguirci nonostante la lunga assenza! <3
Buona lettura e a presto! :*


***

«Spiegati meglio, Sana. Cosa intendi dire con “è successo?”»
Con un colorito tendente al porpora mi schiarisco la voce, cercando al contempo di ignorare gli sguardi e i sorrisetti maliziosi di Fuka e Naozumi, comodamente seduti sul bordo del letto della camera assegnata a me ed Akito «Oh, andiamo, avete capito benissimo a cosa mi riferisco»
«E invece no!»
«E invece sì! Perché dovete farmelo dire?» urlo imbarazzata, stringendomi il cuscino contro al petto.
Probabilmente un’altra persona, al mio posto, non troverebbe difficoltà nel confidare a due dei suoi più cari amici di essere andata a letto con il proprio ragazzo, anche perché non c’è nulla di lontanamente sbagliato, siamo entrambi adulti e vaccinati e in più ci tentiamo molto l’uno all’altra, ma è più forte di me; mi sento tremendamente in imbarazzo nel parlarle, infatti, se quel pettegolo di Naozumi non fosse piombato qui, seguito poco dopo da Fuka, pretendendo spiegazioni sul perché la scorsa sera io ed Akito siamo praticamente spariti dalla circolazione, rintanandoci in camera, dalla mia bocca non sarebbe uscito neppure una misero accenno, o almeno non oggi.
Sicuramente l’avrei fatto in seguito, magari tra qualche giorno o settimana, ma non oggi… è stato un passo molto importante per me, per noi, e devo ancora metabolizzare il tutto, accidenti.
«Per la miseria, Sana, hai diciannove anni, non dodici. Che ti costa dire ad alta voce che hai finalmente usufruito del corpo di “Chiappette d’oro”?» sbuffa Naozumi, roteando gli occhi il cielo.
Fuka ride, esilarata da quel soprannome con cui ormai si ostina a chiamare Akito, mentre io mi trattengo dal farlo, fingendo di guardarlo male «Smettila di chiamare il mio ragazzo in quel modo. E comunque…» mi mordicchio il labbro inferiore, li guardo, arrossisco, abbasso lo sguardo, sospiro, li guardo di nuovo ed infine mi decido finalmente a sparare la bomba «Siamo andati a letto insieme, okay? Contenti adesso?»
A quella confessione seguono una serie di urletti di felicità e saltellii per la stanza, manco gli avessi detto che a breve convalideremo a nozze.
Sono davvero dei casi persi, non c’è che dire, ma li adoro anche per questo.
«Adesso però vogliamo sapere anche qualche dettaglio piccante» sghignazza Nao, muovendo eloquentemente le sopracciglia dall’alto verso il basso «E non provare a dire che sono cose personali. Siamo i tuoi migliori amici, non devono esserci segreti tra noi, di nessun tipo»
Sospiro, mentre nella mente si susseguono gli avvenimenti della scorsa notte e di stamani e, inevitabilmente, un sorriso radioso mi arriccia gli angoli della bocca «Beh, che dire… è stato fantastico» mormoro, arricciandomi una ciocca di capelli intorno al dito «Akito è stato molto dolce, premuroso, molto più di quanto potessi immaginare e…»
«Ma chi se ne frega!» m’interrompe Kamura, corrucciando la fronte «Ti ho chiesto di fornirci dettagli piccanti, non smielati»
«Sarebbe a dire?» domando confusa.
Fuka alza gli occhi al soffitto, borbottando qualcosa su quanto io sia tarda di comprendonio e l’altro la segue, aggiungendo «Oh, insomma! Vogliamo sapere se è stato bravo durante l’amplesso, come sta messo lì sotto e…»
«Ma siete fuori di testa?» balzo dal letto, con le guance che mi vanno a fuoco «Razza di pervertiti, non risponderò mai a domande del genere»
«Ma perché no?»
«Non c’è nulla di male nel parlarne»
Si lagnano, ma non li sto nemmeno ad ascoltare e, con un diavolo per capello e l’imbarazzo alle stelle fuggo via, uscendo dalla camera di corsa, con loro alle calcagne.
«Dove credi di andare?»
«Non puoi lasciare il discorso in sospeso»
«Lasciatemi in pace!»
«E piantala di fare la pudica»
«Non sono pudica, sono solo riservata»
«Certo, come no»
«Almeno dimmi se hai indossato il completino di Victoria’s Secret che abbiamo comperato insieme»
Sbuffo come una pentola a pressione, scendendo velocemente i gradini che mi separano dal piano inferiore.
Voglio ad entrambi un bene dell’anima, ma quando fanno così mi irritano a morte.
Come fanno a non capire che non ho la benché minima intenzione di sbandierare dettagli tanto intimi ai quattro venti?
«Si può sapere cosa sta succedendo qui?» interviene Ryoga, raggiungendoci alla fine della rampa di scale «Le vostre urla sono arrivate fino in cucina»
«Cosa succede?» sbotto, alzando le braccia in aria con fare esasperato «Succede che ho degli amici idioti, ficcanaso, pettegoli, privi di tanto e chi più ne ha più ne metta. Ecco cosa succede!»
Ryoga mi guarda come se stesse cercando di capirci qualcosa e apre la bocca con l’intento parlare, ma poi il suo sguardo si posa su un qualcuno alle mie spalle e la richiude, arrossendo.
Mi volto, per capire chi possa aver visto per avere una reazione del genere e non posso fare a meno di sghignazzare quando mi rendo conto che altri non è che Fuka, anche lei rossa in volto e con gli occhi puntati sulle punte delle sue pantofole.
E, chiaramente, non mi ci vuole molto per fare due più due e giungere alla conclusione che tra quei due sia successo qualcosa la scorsa sera.
Mi avvicino all’orecchio della mia amica e, con il solo scopo di provocarla, le sussurro «A quanto pare non sono l’unica a voler tenere le questioni personali per sé, dico bene?» 
Lei arrossisce ancora di più, fulminandomi e  tirando al contempo un calcio nello stinco di Naouzumi che, da perfetto depravato qual è, ha iniziato a prenderli in giro emettendo versi osceni, provocando l’ilarità della sottoscritta.
«Potrei sapere perché vi siete riuniti tutti qui?»
E quella voce la riconoscere tra mille.
Smetto all’istante di ridere, mi volto, lo vedo e il cuore inizia a battermi all’impazzata nel petto.
E… Kami, si può essere così maledettamente belli anche di prima mattina?
Resto a fissarlo come un perfetta maniaca, incurante del chiacchiericcio degli altri, ridestandomi solo quando vedo spuntare un ghigno malizioso sulla sua faccia.
Mi sento un po’ ridicola nel reagire così, anche perché fino a non molto tempo fa non mi era mai capitato di comportarmi come una dodicenne infatuata dinnanzi all’altro sesso, nemmeno durante la mia cotta con il dottor Rei.
Anche se, pensandoci bene, non credo che le due cose si possano confrontare; con il dottor Rei era, appunto, una semplice cotta, mentre con Akito è molto di più.
Mi schiarisco la voce, cercando di riprendere un certo contengo e senza dire niente, lo supero, avviandomi verso l’immensa cucina arredata in stile moderno.
Sento i suoi passi dietro di me, e poi di nuovo la sua voce «Non si saluta, Kurata?»
Mi accomodo sullo sgabello accanto all’isola, stracolma di vassoi e piatti contenenti roba da mangiare e lo guardo, sorridendogli «Il buongiorno di stamattina non ti è bastato, Hayama?»
Cogliendo la mia allusione mi sorride anche lui, ma in maniera decisamente meno casta della mia «Quel tipo di “buongiorno” non mi basta mai, ormai dovresti averlo capito» si avvicina, guardandomi con fare famelico ed io arrossisco «Anzi, che ne dici se…» si piega su di me, affonda la testa tra i miei capelli e, nel solo sentire il suo respiro solleticarmi il collo, un brivido di piacere mi attraversa la spina dorsale «Mandassimo a quel paese tutto e tutti, e tornassimo in camera da letto?»
«Per… per fare cosa?» deglutisco, accaldata.
Sento la sua mano intrufolarsi sotto la mia maglia e risalire pian piano, fino a soffermarsi sul bordo del reggiseno che inizia a tracciare con i polpastrelli e ormai devo fare una fatica non indifferente per trattenermi dall’ansimare «Potremmo provare la Jacuzzi, insieme. Ieri mi era sembrato di capire che non vedessi l’ora di farlo»
Immagini di noi due, nudi, nella Jacuzzi, iniziano a farsi spazio nella mia mente malata e la tentazione di alzarmi, afferrarlo per un braccio e trascinarlo al piano di sopra, senza il minimo ritengo, diventa sempre più forte.
Così forte che, con molta probabilità, se le voci degli altri componenti della combriccola non fossero giunte alle mie orecchie, non ci avrei pensato due volte a rendere quelle immagini reali.
Spintono via Akito, a malincuore, nell’esatto momento in cui Naozumi, Ryoga e Fuka ci raggiungono in cucina «Quanto dista la pista da scii da qui?»
«Una decina di minuti circa. Con la macchina impiegheremmo  anche meno tempo, ma dopo la nevicata di ieri sera le strade sono tutte ghiacciate, quindi eviterei»
Fingendo nonchalance, come se un secondo prima non stessi per saltare letteralmente addosso al mio ragazzo, afferro un involtino primavera e me lo porto alla bocca, ascoltando i chiacchiericci di quei tre guastafeste.
Certo che hanno un tempismo perfetto, eh.
Ma non potevano andare altrove?
Guardo di sottecchi Akito e sono certa che la sua espressione imbronciata sia lo specchio della mia.
Sospiro.
Quanto vorrei che in questa casa ci fossimo solo noi due… non che mi dispiaccia la compagnia dei miei amici, sia chiaro, solo che mi piacerebbe avere un po’ più di privacy, tutto qui.
«Sana, ci stai ascoltando?»
Sposto l’attenzione su Fuka, trovandola intenta a fissarmi con un sopracciglio alzato.
«Ehm… no, dicevi?»
Questa volta è lei a sospirare, accompagnando il tutto con un’alzata d’occhi al cielo «Ti ho chiesto se ti andrebbe di unirti a noi. Avevamo pensato di andare a sciare, c’è una pista qui vicino»
«Mh, non lo so» mi volto verso Akito, impegnato a versarsi una tazza di caffè fumante «Tu che ne dici?»
Lui mi guarda, accenna un mezzo ghigno e con tono malizioso mi risponde «Lo sai che preferirei fare altro»
Gli altri ridono, cogliendo la sua allusione, mentre io divento dello stesso colorito della teiera appoggiata sull’isola.
E’ davvero un idiota.
Ma come gli salta in mente di dire certe cose in presenza d’altri?
«Hayama, non cambierai mai» sghignazza Ryoga, dandogli una pacca sulla spalla «Sei sempre il solito maniaco»
«Come se tu non vorresti fare lo stesso con Matsui» gli risponde a tono, e l’altro impallidisce.
«Ma… ma cosa dici?»
«Akito, sei un imbecille!» urla Fuka, paonazza in volto, non so se a causa dell’imbarazzo o della rabbia… probabilmente per entrambe le cose.
«Perché? Ho solo detto la verità»
«Ma quindi ci avevo visto bene» s’intromette Naozumi, puntando l’indice contro i diretti interessati «E’ successo qualcosa tra voi!»
«No!»
«Solo un bacio!»
Rispondono in contemporanea.
Poi si ammutoliscono, si guardano, arrossiscono, distolgono lo sguardo l’uno dall’altra, ci danno le spalle e borbottando parole incomprensibili se ne vanno, uno a destra e l’altra a sinistra.
«Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo! Il mio fiuto non sbaglia mai» commenta il pettegolo, saltellando per la cucina, dopodiché sposta l’attenzione su me ed Akito e la sua espressione, dapprima gioiosa, diventa stranamente seria «Fatemi indovinare… volete che mi leva dai piedi per lasciarvi soli soletti, dico bene?»
«Sarebbe anche ora» commenta acidamente il biondino al mio fianco, beccandosi una gomitata da parte della sottoscritta.
«Non ascoltarlo, ci fa piacere averti con noi e poi questa è casa tua, quindi…»
«Non preoccuparti, non c’è problema, vuol dire che ne approfitterò per raggiungere il mio uomo nella sauna» m’interrompe, avvicinandosi ad Akito con uno strano sorrisetto stampato sulla faccia «Se vuoi unirti a noi sei il benvenuto, ma sappi che quando ci sono io non è ammesso alcun tipo d’indumento, neppure l’asciugamano intorno alla vita» ammicca, strizzandogli l’occhio.
Scoppio a ridere, a differenza di Hayama che inscena una smorfia contrariata «Ti ringrazio per l’invito, ma l’unica persona con cui mi piacerebbe essere nudo è la rossa qui presente»
Smetto di ridere, lanciandogli un’occhiata torva «La smetti d’insinuare cose del genere in presenza d’altri?» sbotto, ormai ai limiti della vergogna.
Akito si limita a scrollare le spalle e fa per dire qualcosa, ma prima che possa farlo Nao gli appoggia una mano sul petto, ghignando con fare provocatorio «Come vuoi, ma sappi che prima o poi…» fa scendere la mano lungo il torace, fermandosi sull’orlo dei pantaloni «Riuscirò a scoprire come stai messo lì, costi quel che costi» dopodiché, ridendo a crepapelle, scappa via quando l’altro tenta di colpirlo con uno dei tanti vassoi appoggiati sull’isola.
«Si può sapere che razza di problemi ha il tuo amico?» sbotta, una volta lasciati soli.
«Andiamo, lo sai che gli piace scherzare» replico divertita, fregandogli la tazza da sotto al naso per sorseggiare il suo caffè.
«Hey, quello era mio!»
«”Era”, hai detto bene» gli rivolgo un sorriso angelico e lui alza gli occhi al cielo, divertito «Piuttosto, sai che fine hanno fatto Aya e Tsu?»
«No, credo siano ancora in camera»
Annuisco «Forse staranno ancora dormendo» constato, facendo un altro sorso della bevanda fumante.
«O staranno scopando»
E il caffè mi va di traverso.
Lo fulmino, tossendo e battendomi al contempo dei leggeri pugni sul petto «Hayama, sei un cavernicolo!»
«Perché? Guarda che non c’è niente di male se stanno…»
«Lo so che non c’è niente di male, ma potresti utilizzare dei termini un po’ più delicati quando tratti certi argomenti»
Hayama sbuffa, roteando per l’ennesima volta gli occhi al soffitto «E va bene, mi correggo, staranno facendo sesso. Va bene così, Miss bon ton?»
«Non chiamarmi così e comunque sì, va meglio…» continuo a fissarlo male, scolandomi fino all’ultima goccia di caffè «Anche se tecnicamente sarebbe più corretto dire che stanno facendo l’amore»
«E che differenza c’è?» mi domanda, corrucciando la fronte.
«Non ci arrivi proprio, eh?»
«No. Illuminami!» dice sarcastico, facendomi arricciare il naso.
«Quando due persone si amano fanno l’amore, e loro si amano!»
A quelle parole vedo la sua espressione cambiare impercettibilmente, ma non me ne curo più di tanto, finchè dopo svariati minuti di religioso silenzio, durante i quali mi sono fatta fuori quasi mezza tavola, non me lo ritrovo a pochi centimetri di distanza da me, serio in volto come credo di non averlo mai visto prima «E adesso cosa ti prende?» gli domando, strabuzzando gli occhi.
«Noi due cosa abbiamo fatto?»
«Eh?»
«Noi due…» deglutisce «Abbiamo fatto sesso o l’amore?»
Dinnanzi a quella domanda, del tutto inaspettata, divento un blocco di cemento appollaiato sullo sgabello.
Lo fisso senza dire niente, sentendomi ardere fino alla punta dei capelli mentre mille domande, miste a paranoie, mi frullano nella testa.
Cos’abbiamo fatto?
E’ stato solo sesso?
La prima risposta che mi viene da dare è no, non è stato solo quello, ma molto di più.
E’ stato amore?
Le emozioni che ho provato nell’unire il mio corpo al suo, emozioni che non mi sarei mai neppure sognata di poter provare, non possono star a significare nient’altro che quello… dunque sì, è stato amore.
Ma allora cos’è che mi frena dal dirglielo? Paura forse?
Riflettendoci non la escluderei come ipotesi; d’altronde Akito ha meno esperienza di me in ambito amoroso, le uniche donne che ha avuto in passato erano avventure da una sola notte, non è abituato a simili “sentimentalismi”, se n’è sempre tenuto a debita distanza, quindi un’ammissione del genere potrebbe in qualche modo turbarlo o nel peggior dei casi spaventarlo.
Turbata da questi pensieri mi limito ad aprire e chiudere la bocca, con la stessa frequenza di un pesce rinchiuso all’interno di una boccia di cristallo, senza dire nulla e ad un tratto vedo qualcosa spegnersi nel suo sguardo, come se fosse giunto ad una spiacevole conclusione.
Sospira, dandomi le spalle «Lascia perdere, fingi che non ti abbia chiesto nulla» mormora, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni e, senza aspettarmi, si avvia verso la rampa di scale «Sbrigato a finire la colazione, o faremo tardi»
 
 
 
****


 
Una settimana dopo il breve soggiorno nella residenza invernale di quello svitato di Kamura, mi ritrovo all’interno del dojo, impegnato con gli allentamenti quotidiani di kendo.
Saranno all’incirca un paio d’ore che mi alleno senza sosta e, anche se ormai sono abituato a tenere certi ritmi, la stanchezza inizia davvero a farsi sentire.
Smetto di tirare pugni e calci in aria, deciso a concedermi un po’ di riposo ed afferro l’asciugamano bianca appoggiata sulla panca, asciugandomi la fronte intrisa di sudore.
«Finalmente hai finito, temevo andassi ancora per le lunghe»
Mi volto, trovando Kurata ferma accanto all’entrata dell’edificio, con le braccia portate dietro la schiena e un sorriso mozzafiato stampato sul volto «Sei lì da molto?»
«Solo da qualche minuto. Eri così impegnato a riempire di botte il tuo avversario immaginario che non ti sei neppure reso conto della mia presenza»
La guardo avvicinarsi, nella sua tuta da ginnastica extra-large e… diamine, è splendida, non ci sono altre parole per descriverla.
«Devo forse pensare che mi stessi spiando, Kurata?»
«Ma quale spiando! Stava semplicemente ammirando il mio uomo»
“Il suo uomo”.
Già.
Peccato solo che lei non sia innamorata del “suo uomo”.
Scuoto la testa, maledicendomi mentalmente.
Devo smetterla di tormentarmi con questa faccenda, è da una settimana che va avanti e non ne posso davvero più.
Mi sembra di esser improvvisamente diventato un rammollito che non riesce ad accettare che la donna che ama non ricambi i suoi sentimenti e mi detesto per questo, perché io non sono così, non sono un rammollito, né una femminuccia che piagnucola per un amore non corrisposto.
Inoltre, il fatto che Sana non sia innamorata di me è solo un “problema” momentaneo, imparerà sicuramente ad amarmi col tempo… o almeno spero.
«Sai…» mi avvolge le braccia intorno al collo, riportandomi con i piedi per terra «Sei maledettamente sexy mentre ti alleni. Te l’ho mai detto?»
«Mh, sì, qualche volta» ghigno malizioso, appoggiando le mani sui suoi fianchi «Non che avessi dubbi, comunque»
«Montato!» replica divertita.
«Sono solo realista, Kurata»
E senza darle modo di replicare l’attiro me, eliminando quella fastidiosa distanza che ci separa, unendo le mie labbra alle sue.
La bacio con desiderio, come se non lo facessi da secoli, e solo quando sento la sua mano intrufolarsi sotto al mio karate-gi per accarezzarmi il torace, mi ricordo delle pessime condizioni in cui mi ritrovo.
Mi distanzio da lei, seppur ogni cellula del mio essere mi stia pregando di non farlo, di fregarmene e di non interrompere quel piacevole contatto «Sono tutto sudato» mormoro afflitto «Ho urgente bisogno di un bagno»
«Che coincidenza» mormora a sua volta, sorridendomi «Si dia il caso che la tua fidanzata premurosa, prima di venire qui a “spiarti”, ti abbia preparato proprio un bel bagno caldo»
«Fidanzata premurosa?» fingo di mostrarmi interdetto, corrucciando la fronte «Non sapevo di avere un’altra fidanzata oltre te» la prendo in giro, beccandomi un pugno nelle costole.
Non cambierà mai, è sempre la solita violenta.
«Sprizzi simpatia da tutti i pori, Hayama, non c’è che dire» borbotta, prima di afferrarmi per un polso e trascinarmi con sé «Avanti, vieni»
Una volta usciti dal dojo entriamo in casa dove, stranamente, non troviamo nessuno ad attenderci «Dove si sono andati a cacciare gli altri?»
«Sono andati al ristorante cinese» risponde distrattamente, salendo la rampa di scale «Mi avevano chiesto se volevamo unirci a loro, ma…» lascia il discorso sospeso a mezz’aria, fermandosi fuori la porta del bagno, si volta, mi guarda e con le guance lievemente arrossate, continua «Ho preferito rifiutare. Sai com’è…» affonda i denti nel labbro inferiore, dondolandosi sui talloni «Volevo restare un po’ da sola con te. Qui siamo sempre circondati dai nostri familiari, difficilmente riusciamo ad avere un po’ di privacy e sì… insomma… mi hai capita, no? Però se tu hai voglia di cucina cinese non ci sono problemi, possiamo… possiamo raggiungerli con l’auto di tuo padre, non me la prendo, giuro»
La osservo ardere dall’imbarazzo e sorridere diventa inevitabile «Non credo di esser mai stato così felice di non mangiare cinese, Kurata» tento di sdrammatizzare, giusto per metterla a suo agio e capisco di essere riuscito nel mio intento solo quando la vedo ricambiare il sorriso.
«Perfetto, ne sono felice» trilla entusiasta, poi, contenta come una bambina circondata da una marea di dolciumi, apre la porta del bagno e dire che rimango sorpreso nel trovare candele profumate e petali di rosa sparsi qua e là, è un eufemismo «Lo so, forse ho un tantino esagerato, me ne rendo conto da sola, ma volevo fare qualcosa di carino per te»
Ammetto che di solito queste romanticherie mi provocano il voltastomaco ma questa volta, inaspettatamente, non è così, anzi… oserei dire che sono addirittura compiaciuto.
La guardo, trovandola in attesa che io dica qualcosa, ma non lo faccio, anche perché non so nemmeno io cosa vorrei dirle, e faccio quello che so fare meglio, passo ai fatti.
Cogliendo alla sprovvista mi fiondo su di lei, baciandola con tutta la passione e l’amore che possiedo, stringendola a me, così forte da arrivare quasi a fondere i nostri corpi e lei ricambia con un impeto gemello al mio.
Ci spogliamo velocemente, gettando gli indumenti sul pavimento, bramosi di unirci l’uno con l’altra «Mi farai perdere il lume della ragione un giorno di questi, Kurata, poco ma sicuro» mormoro estasiato, scrutando ogni singola forma di quel suo corpo da capogiro.
Ho perso il conto delle volte in cui le ho ripetuto una frase del genere, ma che ci posso fare? Ogni suo dettaglio, che sia fisico o caratteriale, rischia seriamente di farmi impazzire.
Sana ridacchia, imbarazzata, ed io la sollevo quel poco che basta per poterci immergere entrambi nella vasca, colma fino all’orlo d’acqua calda e bollicine «Non sarà come la Jacuzzi, ma anche la vasca non è male, non credi?» mi sussurra ad un orecchio, mordicchiandomi leggermente il lobo.
Annuisco, baciandole il collo, la clavicola, la spalla, il seno, mentre con le mani traccio il profilo delle sue gambe, risalendo pian piano, fino a raggiungere il centro della sua femminilità «Ti piace proprio, eh?»
La sento trattenere il respiro e affondare le unghie nella mia schiena, e la mia eccitazione aumenta sempre più «C-cosa?»
«Fare sesso in acqua»
A quelle parole la sua espressione cambia repentinamente.
Sembra quasi delusa; forse si  aspettava che le dicessi qualcosa di più romantico, che m’impegnassi ad essere più dolce come ha fatto lei e…
«Non è sesso» mormora, interrompendo il mio ragionamento.
Con  il mio corpo che sovrasta il suo la guardo, sollevando un sopracciglio «Che intendi dire?»
 «Voglio dire che…» arrossisce, giocherellando con la schiuma, dopodiché prende un respiro profondo e incatenando i suoi occhi nei miei, continua «Per me non è semplice sesso. Io, con te, faccio l’amore»
Il significato indiretto di quella confessione mi fa schizzare il cuore in gola.
Continuo a fissarla tra il sorpreso e il compiaciuto, boccheggiando, e lei sospira, chinando leggermente lo sguardo «So che probabilmente per te è troppo presto, d’altronde stiamo insieme da poco tempo, ma non ce la facevo più a tenermelo dentro, mi sentivo come se potessi scoppiare da un momento all'altro. E’ da una settimana bramo dalla voglia di dirtelo, io sono innam…»
«Sana, sei lì dentro?»
La voce di Asako, dall’altra parte della porta, giunge alle nostre orecchie, facendoci irrigidire e sbiancare in contemporanea.
Maledizione, ci mancava solo questa.
Cerco di ragionare su una possibile via di fuga, ma prima che possa fare o dire qualcosa, Sana m’immerge la testa sott’acqua, tenendola ferma con una mano.
Il rumore della porta che si apre mi raggiunge debole all’interno dell’elemento liquido e tiepido e pochi attimi dopo mi ritrovo ad ascoltare un’ovattata conversazione.
«Sana, perché non rispo… oh santo cielo, ma come hai ridotto questo povero bagno?»
«Ehm, non… non farci caso, avevo voglia di farmi un bel bagno rilassante con tanto di candele profumate e petali» ridacchia nervosamente «Ma si può sapere cosa ci fai tu qui? Credevo fossi andata al ristorante cinese con gli altri»
«Infatti, ma i tavoli erano esauriti, così abbiamo deciso di prendere cibo d’asporto e consumarlo a casa. Abbiamo portato delle porzioni anche per te ed Akito. Piuttosto, sai che fine ha fatto? Non lo trovo da nessuna parte»
 Sono qui sotto, maledizione!
Come accidenti ho fatto a cacciarmi in una situazione del genere?
L’unico lato positivo è che mi ritrovo con la faccia spiaccicata sul seno di Kurata, ma il respiro inizia a venire sempre meno e non è affatto piacevole.
Le do un pizzico sul fianco, per farle capire che ho quasi raggiunto il limite e che deve sbrigarsi se non vuole che il suo ragazzo muoia annegato e lei, colta alla sprovvista, sobbalza leggermente, facendo fuoriuscire un po’ d’acqua dalla vasca.
«Ma che ti prende?»
«N-niente, non farci caso e… alt! Ferma lì, non ti avvicinare!»
«Eh? Ma perché?»
Non ce la faccio più, la poca aria rimasta nei polmoni mi sfugge dalla gola, provocando delle bollicine sulla superficie e Kurata mi spinge ancora più in fondo.
«Perché… perché sono nuda, accidenti! E’ troppo chiedere un po’ di privacy in questa casa?»
«Ma…»
«Niente ma, ed ora esci per favore. Non so dove sia Hayama, forse sarà uscito, provate a telefonarlo»
Passa ancora qualche secondo prima che senta finalmente il rumore della porta chiudersi e la presa di Sana sulla mia testa allentare.
Riemergo velocemente, schizzando l’acqua ovunque e tossendo convulsamente.
«Volevi ammazzarmi per caso?» sbotto, col fiato corto.
Kurata mi guarda dispiaciuta ed apre la bocca per dire qualcosa, ma prima che possa farlo la porta si riapre «Cos’è stato questo rumor…»
 Asako lascia la domanda sospesa a mezz’aria, assumendo un’aria indignata, Sana si copre il volto con le mani dalla vergogna ed io sbianco, avvertendo il sangue gelarsi nelle vene.
Ma si può mai essere più sfigati di così?
Qualcuno lassù deve avercela a morte con il sottoscritto, non può esserci altra spiegazione.


 
****


 
«Ve lo ripeto, capisco che alla vostra età abbiate determinati impulsi, ma non è questo il modo di comportarsi»
Continuo a restare in silenzio, con il capo rivolto verso il basso e le guance che vanno in escandescenza.
E’ da circa un’ora che Asako ci tortura con le sue ramanzine e non ne posso davvero più.
Come se non bastasse io, Akito ed Asako non siamo gli unici ad essere  radunati intorno al tavolo del soggiorno, sono presenti anche mia madre e il signor Hayama e ciò, ovviamente, non può far altro che aumentare il mio imbarazzo.
«Suvvia, figliola, la stai portando troppo per le lunghe» la richiama mia madre, sventolandosi pigramente con il ventaglio «Ricorda che sono fidanzati, non c’è nulla di male se sono sessualmente attivi»
«Concordo. L’importante è che utilizzino le giuste precauzioni» l’asseconda il signor Hayama ed io vorrei soltanto che una voragine mi risucchiasse seduta stante pur di sparire da qui.
«Si può sapere come fate ad essere così tranquilli?» sbotta, ormai ai limiti della pazienza «Vi devo forse ricordare che li ho beccati mentre facevano sesso nella vasca da bagno?»
«Tecnicamente non avevamo ancora iniziato» interviene Akito, seduto alla mia sinistra ed Asako lo fulmina, facendolo sbiancare.
In diciannove anni non credo di averla mai vista tanto arrabbiata, mi fa quasi paura.
«Oh beh, scusate tanto se vi ho interrotti sul più bello» sputa velenosa, facendoci deglutire ad entrambi.
«Mi… mi dispiace, Asako» mormoro, senza neppure avere il coraggio di guardala in faccia, tanta è la vergogna che sto provando in questo momento «Ti prometto che non capiterà mai più una situazione del genere, hai la mia parola»
«Me lo auguro! Per colpa vostra non avrò più il coraggio di entrare in quella vasca e…» il suono del campanello interrompe la sua ramanzina «Chi sarà a quest’ora?» mormora pensierosa, non rivolgendosi a nessuno in particolare e, dopo averci lanciato l’ennesima occhiataccia, si alza, avviandosi verso l’ingresso.
Sospiro impercettibilmente, rialzo il capo ed incrocio gli sguardi esilarati di mia madre e del signor Hayama.
Vorrei tanto sapere cosa ci trovino di divertente in tutta questa faccenda.
«Smettetela di guardarci così» borbotto, gonfiando le guance e mia madre scoppia a ridere, sistemandosi il copricapo.
«Non posso crederci che siate stati così stupidi da farvi beccare il flagrante»
«Già!» l’asseconda nuovamente l’altro, ridendo a sua volta «Che vi costava chiudere la serratura a chiave? Vi avrebbe risparmiato un bel po’ di casini»
«Credevo foste al ristorante!» mi giustifico, battendo le mani sul legno del tavolo «Come diavolo facevo a sapere che non avevate avuto l’intelligenza di prenotare un tavolo prima di recarvi lì? Lo sanno tutti che bisogna…»
«Signor Hayama, Akito, ci sono ospiti per voi» m’interrompe Asako, tornando in soggiorno in compagnia di un uomo sulla quarantina, alto e robusto ed una ragazza, su per giù della mia età, con dei lunghi capelli castani, un paio d’occhi verdi, viso acqua e sapone, fisico mozzafiato e… accidenti, è davvero bella.
Mi volto verso Akito, trovandolo impegnato a fissare la nuova ospite con gli occhi spalancati e il volto pallido come un lenzuolo «La conosci?» gli domando sottovoce, ma non ottengo risposta.
Corrugo la fronte, interdetta.
Ma che accidenti gli prende?
Sembra che abbia appena visto un fantasma.
Ignoro ciò che il signor Hayama e quell’uomo si stanno dicendo, nonostante entrambi stiano utilizzando toni di voce particolarmente alti, e torno a guardare la ragazza che, a sua volta, sta fissando il biondino alla mia sinistra.
Un senso di gelosia mi colpisce in pieno ma tento di sopprimerlo e, sforzandomi di mostrarmi cordiale ed ospitale, mi alzo, andandole incontro «Ehm, ciao» allungo una mano, sfoderando un sorriso finto come una banconota del monopoli «Sana, piacere di conoscerti»
Lei mi guarda, scrutandomi dall’alto in basso,  e solo dopo svariati secondi si decide a stringermi la mano «Io sono Ukyo» mi sorride, ma non è un sorriso sincero, tutt’altro, oserei dire che è quasi provocatorio «La fidanzata di Aki-chan»
E il mondo intorno a me crolla.

 

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