Di tre Malandrini e una rossa Mezzosangue

di luna nueva 96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) Di come James e Sirius persero la testa per un pettegolezzo ***
Capitolo 2: *** 2) Di come Sirius si trasformò in cane per la prima volta ***
Capitolo 3: *** 3) Di come Lily sabotò due appuntamenti ***



Capitolo 1
*** 1) Di come James e Sirius persero la testa per un pettegolezzo ***


1)      Di come James e Sirius persero la testa per un pettegolezzo
 
James fu il primo a sentirlo. Era buon mattino e stava scontando l’ennesima punizione della sua vita, pulendo- senza l’aiuto della magia, ovviamente- tutte le finestre del Settimo Piano.  
Tuttavia non si lamentava: certo, avrebbe preferito dormire un’ora di più invece che mettersi a lavorare all’alba, ma la visione di Mocciosus con i capelli rosso-oro non l’avrebbe scambiata neanche per mille punizioni. Stava appunto gongolando sulla sua ultima epica impresa quando le su orecchie captarono il nome che da anni accendeva i giorni e le notti del giovane Grifondoro: Lily Evans.

Erano due  giovani Corvonero, apparentemente più piccoli di lui e che probabilmente si stavano recando in Sala Grande- era già quasi ora di colazione? Caspita doveva sbrigarsi a lavare quei maledetti vetri!

“Hai sentito di Remus Lupin e Lily Evans?”
“Scherzi? Ne parla tutta la scuola”
“Li hanno visti scambiarsi un bacio in Biblioteca; e non un bacetto, ma un bacio appassionato con lingua e il resto. Chi l’avrebbe mai detto?”

Le risate dei due ragazzi si persero nei corridoi, mentre James Potter diventava una statua di sale.

***

Qualche ora più tardi, un paio di piani più giù, Sirius Black faceva ciò che gli riusciva meglio: abbordare le ragazze.

 Abbracciati contro una colonna, Sirius e Cece sembravano agli occhi di mezza scuola la coppia più bella e più felice del mondo, senza sapere che il Grifondoro probabilmente l’avrebbe mollata entro la fine della settimana. Solito piano, solito risultato.

Non era colpa sua, dopotutto, se l’unica persona di cui desiderasse davvero la compagnia era anche l’unica persona al mondo che sembrava non subire il suo fascino.

Lui fu il secondo a sentirlo.

Dopo l’ennesimo bacio sul collo infatti, Cece, ridacchiando e stringendosi ancora di più a lui, disse qualcosa che sul momento Sirius non capì.

“Dovremmo uscire in quattro qualche volta. Potrebbe essere divertente”
Il giovane Black sbattè gli occhi un paio di volte. “Uscire in quattro?”
“Io, tu, Remus Lupin  e Lily Evans. Eddai non fare quella faccia, è impossibile che tu non lo sappia, è uno dei tuoi migliori amici ! Stanno insieme adesso”

Sirius si irrigidì all’istante e sentì il panico affiorargli nel cervello.

Moony. Il SUO Moony. Non poteva essere.

Strinse i pugni.

Alla fine quell’arpia  ci era riuscita.  Era sempre stato convinto che desiderasse solo entrare nel letto di Remus-che tra l’altro si trovava proprio affianco al suo. Perché Remus non gli aveva detto niente? Non si fidava più di lui, temeva la sua reazione? Che avesse capito i suoi sentimenti e non volesse ferirlo? Sarebbe stato così tipico di Moony…

Necessitava di ulteriori indagini, urgentemente.

“Devo andare” disse, più rivolto a se stesso che a qualcuno in particolare

“Ma…” provò a dire Cecilia “quando ci rivediamo?”

“Mai più”


***


La terza volta lo sentirono insieme.

Quel pomeriggio al Campo di Quidditch si respirava un’aria strana. Innanzitutto né James Potter né Sirius Black erano minimamente concentrati sul gioco. James a malapena vedeva il boccino, Sirius non era riuscito a segnare neanche un punto; in più entrambi si erano chiusi in uno strano e tormentato silenzio e non si erano rivolti una parola neanche tra loro stessi.

Dopo l’ennesimo schema saltato Frank Longbottom ritenne opportuno sospendere gli allenamenti perché a quanto pareva, disse, non era proprio giornata. Marlene chiese sussurrando a Frank se i due, che di solito vivevano sempre in simbiosi, avessero litigato tra loro, ma Frank negò di sapere qualcosa.

Negli spogliatoi il clima era ancora più pesante, finchè Marlene non ebbe la brillante idea di alleggerire la situazione…  a modo suo

“Non vedo l’ora di tornare in Dormitorio per farmi raccontare tutto da Lily” esordì “Non ho avuto modo di parlarci oggi, ma ho incrociato Dorcas prima degli allenamenti e a quanto pare la nuova coppia più bella di Hogwarts non ha perso tempo e ha iniziato a darci dentro fin da subito. Dicono che siano entrati nell’aula dei Prefetti, abbiano sigillato la porta con un incantesimo e non ne siano usciti per un bel po’”

Si levarono un bel po’ di risate che si arrestarono immediatamente al suono di un armadietto che veniva chiuso con violenza.

James Potter emanava un’aura così nera che sembrava potesse incenerire chiunque si fosse minimamente avvicinato a lui.

Sirius si alzò dalla panca, dove aveva impiegato più tempo del solito ad allacciarsi le scarpe.

“Fuori di qui. Tutti.”  e non ammetteva repliche.

“Ascolta, ci ho ragionato un po’ su” iniziò Black, una volta rimasti soli “Non dico che la rossa non abbia provato ad avvicinarsi a Remus perché…. Beh, insomma quella tipa gli gira sempre intorno!” ammise con malcelato  fastidio “Però allo stesso tempo credo che Remus non ti avrebbe mai fatto una cosa del genere. Lui è un amico leale, porrebbe sempre te al primo posto rispetto a  tutte le Lily Evans del mondo. Di questo ne sono sicuro”

Dopo un minuto di silenzio assoluto, James lentamente annuì, forse convinto dalle sue parole.

“Ok Pad, Mappa del Malandrino alla mano: dobbiamo chiare questa situazione o ne uscirò pazzo”


***


Neanche a farlo apposta Remus e Lily si trovavano insieme in Sala Comune impegnati con un tema di Storia della Magia.

“Questa rivolta dei Troll mi ha stancato quanto duecento lezioni di erbologia” esclamò ad un tratto Lily, stiracchiandosi e stropicciandosi un occhio con un pugno

Remus sorrise teneramente a quella scena e fece ciò che faceva sempre in casi come quelli: tirò fuori dalla tasca dei pantaloni una tavoletta di cioccolata e gliela porse.

Ad un certo punto però la rossa lo sentì ridacchiare sotto i baffi.
“Ti sei sporcata di cioccolata qui” le spiegò, indicandole l’angolo della bocca
Lily arrossì e cercò di rimediare da sola. “Meglio?”
Ma Remus rise ancora più forte notando come l’amica non avesse fatto altro che ingrandire la macchia.
“Lascia, faccio io”
Prese il viso di Lily tra le mani e passò il pollice proprio sulle labbra rosse, lì dove c’era ancora traccia della sua cioccolata.

Lo scenario cambiò in un secondo, e Lily vide una macchia nera sollevare Remus di colpo e sbatterlo contro una parete.

“Allora è vero! Per Godric, e io che non ci volevo credere… quando diavolo me lo avresti detto, al vostro matrimonio? Eh, Moony?”

Remus ancora stordito ci mise un secondo di più a riconoscere nell’uragano che lo teneva stretto per il colletto della camicia contro un muro il suo amico di sempre.
“J-james?” balbettò “Che sta succedendo?”

“Oh, dovresti dirlo tu a me… traditore

Ancora confuso, Remus portò lo sguardo dietro James e gli si formò un nodo spiacevole allo stomaco quando intercettò il paio di occhi grigi più tristi e affranti che avesse mai visto nella sua vita.

“Perché Moony?” chiese Sirius, la voce rotta “Lei è così importante da tradire la fiducia di Prongs? Io ti conosco, so che non mi avresti mai fatto una cosa del genere!” poi di colpo si corresse “ Cioè << gli >> , intendevo Prongs, ovviamente”

“Ma di cosa state parlando?” intervenne Lily

Al solo suono della sua voce qualcosa in Sirius scattò come una molla “FA SILENZIO ARPIA! Cosa gli hai fatto per farlo cambiare così eh? Per Godric, un filtro d’amore! Prongs, come abbiamo fatto a non pensarci prima, ha usato un filtro d’amore per fargli perdere la testa. Il mi-nostro Moony è sotto incanto!”

“Oh, ti prego alla mia Lily non serve sicuramente nessuna pozione scadente per far girare la testa ad un ragazzo”

“ORA BASTA!”

Remus non urlava mai. Era conosciuto da tutti come un’anima buona e sempre sorridente pronto ad aiutare il prossimo e che affrontava ogni cosa con il sorriso. Anche quando era arrabbiato con loro, i Malandrini, riusciva comunque a mantenere un certo contegno. Per questo, quando gridò quell’ordine in modo così rigido e severo, nessuno in Sala Comune, neanche quelli che stavano semplicemente assistendo divertiti dallo spettacolo, osò muovere un muscolo.

“Voi due. Seduti.” Ordinò ancora, e James e Sirius obbedirono.

Qualcuno si schiarì la voce. “Grazie Remus” aggiunse Lily, raggiungendolo.

“Ora” continuò lei “non so perché, ma voi due idioti da quanto ho capito avete questa strana convinzione che ci sia una relazione tra me e Remus. Innanzitutto ci tengo a sfatare questo falso mito” poi prese un bel respiro e “IO E REMUS NON STIAMO INSIEME” urlò, in modo che chiunque là dentro capisse bene le sue parole.

“Invece adesso tocca a voi” continuò “Spiegatemi perché siete così convinti di questa storia”

“Ne parla tutta la scuola” risposero i due in coro
“Del bacio appassionato in Biblioteca” continuò James
“Per non parlare del sesso nell’Aula Prefetti” aggiunse nuovamente Sirius

Scese il silenzio per qualche attimo, poi i due Prefetti iniziarono a ridere di colpo.

“Prongs” spiegò Remus tra una risata e l’altra “il bacio appassionato di cui tutti parlano è stato semplicemente un bacio a stampo durato mezzo secondo, e solo perché ci siamo ritrovati entrambi sotto il vischio”
“E Sirius” continuò Lily “Nell’Aula dei Prefetti io e Remus ci siamo andati proprio per fare ciò che fanno i Prefetti: organizzare i turni di ronda per l prossimo mese”

James passò lo sguardo da Remus a Lily per alcuni secondi, poi chiuse gli occhi e sospirò. “Che idiota”

“Si, lo sei” gli rispose Lily spiccatamente “Perché invece di dare aria ad uno stupido pettegolezzo saresti dovuto venire da me o da Remus e chiedere come stavano davvero le cose. Entrambi avreste dovuto farlo. Ora vado, non ho né tempo né voglia di stare insieme a degli essere così privi di raziocinio come voi. Buonanotte Remus, a domani”

James scattò in piedi immediatamente e abbracciò l’amico “Scusami Rem, scusascusascusa. Prometto che mi farò perdonare. Ora scusami, ma è il momento perfetto per andare di nuovo all’attacco contro la rossa. Ma l’hai vista? Amico, è pazza di me”

Remus rimase lì sul posto, ridacchiando dietro la scia dell’amico che era fuggito alle calcagna della sua amica.
Che situazione paradossale!

Sirius invece era ancora seduto al suo posto, le spalle più rilassate e un sorriso vagamente felice e soddisfatto in volto.

Gli si avvicinò e gli mise una mano tra i capelli corvini, scompigliandoglieli. “Un filtro d’amore? Sul serio?” lo prese in giro. Sirius sghignazzò e fece spallucce.

“Senti, capisco James, ma tu.. tu perché te la sei presa tanto?”

Sirius arrossì di colpo fino alla punta dei capelli.

“Io, ecco, io… d-d-dobbiamo andare Moony, coraggio è quasi ora di cena e c’è l’arrosto di maiale questa sera. Non vorrai che Wormtail finisca anche le nostre porzioni vero?”

Sviò il discorso così, prendendo il ragazzo per la manica e trascinandoselo dietro per mezza Hogwarts e blaterando qualcosa riguardo l’immenso appetito del loro compagno di stanza; non notò però che sul viso dell’altro era nato il sorriso euforico di chi aveva appena capito qualcosa di davvero importante.






ANGOLO AUTRICE

Non so cosa dire sinceramente. Questa è un'idea un po' stupida nata in modo stupido solo per ammazzare il tempo durante l'estate. Dedico questa piccola raccolta a tutte quelle persone che sul fake ogni giorno di più mi fanno amare i Malandrini ancora di più (se possibile)

Luna



 



 

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Capitolo 2
*** 2) Di come Sirius si trasformò in cane per la prima volta ***


2) Di come Sirius si trasformò in cane per la prima volta
 
Una goccia di sudore scese lentamente lungo la tempia di James Potter, attraversò la guancia, il mento e poi si infranse a terra in mille cristalli.
Proprio in quel momento il ragazzo perse la pazienza, urlando maledizioni di ogni genere e tuffandosi a terra con un tonfo; una mano, quella del suo miglior amico Sirius Black, si posò sulla sua spalla; poco distante da loro un terzo ragazzo, di sembianze più paffute e minute si esibiva in un sospiro rassegnato.

“Non ce la faremo mai” esclamò proprio quest’ultimo

“Non dire idiozie,  Peter” lo rassicurò Black “Diventare Animagus non è semplice e sapevamo che ci sarebbe dovuto del tempo. Non possiamo arrenderci alla prima occasione”

“La fai facile, tu” lo interruppe arcigno James “Tu sei già riuscito a trasformarti. Proprio tu che non hai mai ascoltato la McG per più di dieci secondi a lezione!”

Sirius rise, poi scompigliò i capelli dell’amico in un gesto affettuoso. Sapeva quanto James detestasse essere secondo in qualunque cosa.

“Ehi Sirius” lo chiamò debolmente Peter “M-magari puoi darci qualche dritta. Insomma, tu ce l’hai fatta no? Potrebbe farcela anche James. Deve esserci un segreto per riuscirci”

Sirius  sentì su di se lo sguardo di James e Peter e le loro orecchie pronte a captare ogni sua parola,ogni balbettio, ogni  palpitazione del cuore e arrossì. Lo conoscevano bene, forse anche troppo per non capire.

“Dobbiamo essere un branco ok? Lui è l’elemento da tenere a bada e proteggere, in questo caso. Noi dobbiamo trovare un equilibrio. Ognuno di noi deve avere una propria funzione ben precisa all’interno del branco, un proprio scopo d’essere”

James si scompigliò i riccioli corvini. “Si, questo ce l’hai già spiegato ed è più o meno chiaro, in teoria. Ma come facciamo ad attivare l’Incanto? Cioè, voglio dire… manca qualcosa”

“Beh… diciamo che bisogna trovare la giusta motivazione”

“La sappiamo la motivazione: è Remus!”

“Si… si, è Remus”

****

Qualcosa di oscuro sembrava aleggiare nell’aria nel Dormitorio di Grifondoro, creando un clima tetro e poco amichevole, e nessuno riusciva a spiegarsi bene il perché. Non si sentivano schiamazzi, urla, risate o quant’altro. Non si avvertiva l’ingombrante presenza dei Malandrini da nessuna parte.

La giornata era iniziata con una notizia che aveva fatto strozzare Remus Lupin con il proprio succo di zucca e poi l’aveva fatto impallidire e ammutolire. Sirius, a causa della sua secolare cotta segreta che costringeva i suoi occhi argentei a soffermarsi sulla figura del licantropo più spesso di quanto in realtà desiderasse, aveva subito captato questo cambiamento e gli aveva con forza strappato la Gazzetta dalle mani. A quel punto era impallidito anche lui. Fenrir Greyback era fuggito da Azkaban e ora vagava in libertà chissà dove, mietendo  vite, trasformando altri fanciulli. Già questa notizia avrebbe fatto ammutolire chiunque, quindi Sirius non fu sorpreso di incontrare lo sguardo terrorizzato e perso nel vuoto di Remus, personalmente ed emotivamente coinvolto.I Malandrini avevano provato a parlare con lui per tutto il giorno, per farlo sfogare, esternare i suoi sentimenti, ma nulla era servito. Remus si era rinchiuso nel suo mutismo, aveva saltato i pasti, le lezioni-ha saltato le lezioni Sirius, santo cielo, dobbiamo fare qualcosa!- e si era ritirato nel suo elegante silenzio nel Dormitorio.

A quel punto i Malandrini avevano discusso arrivando alla conclusione di star utilizzando una tattica sbagliata. Remus era una persona decisamente atipica: non si apriva facilmente con gli altri, preferiva riflettere sui suoi problemi e risolverli da solo, senza gravare sulle spalle di nessuno. Aveva bisogno di restare da solo con se stesso e metabolizzare quella notizia sconcertante.

Tuttavia a Sirius non riusciva proprio lasciarlo solo per tutto il giorno. C’era sempre stata una forza misteriosa ad attrarlo verso Remus, come il bianco verso il nero, il sole verso la luna, il nord verso il sud. Un legame complementare e magnifico. Essenziale.

Aveva fatto forza su se stesso per non gettarsi ai suoi piedi e scongiurarlo di aprirsi con lui, gettargli addosso le sue inquietudini per condividerle insieme, lasciarsi amare insomma; aveva costretto in una morsa il suo prorompente ego e si era fatto piccolo piccolo,  era rimasto nell’ombra per tutto il giorno, chiuso in se stesso anche lui. Senza dire una parola, ma soffrendo ad ogni sospiro di Remus, ad ogni sguardo di terrore per il mostro che c’era fuori o quello che aveva dentro di sé- Sirius aveva imparato a distinguerli, quelli sguardi.

Si era posizionato nella stessa stanza ma senza entrare nel suo spazio. Abbastanza vicino per poterlo tenere d’occhio, abbastanza lontano per evitare di comprimerlo. Era stata la sua ombra silenziosa per tutto giorno, e adesso… adesso non ce la faceva più.

Quanta voglia aveva di prenderlo tra le sue braccia, stringerlo forte, consolarlo? Di dirgli “piangi, sono qui, sono la tua spalla, sarò vicino a te qualunque cosa succederà”. Con lui avrebbe funzionato, sicuro. Se Remus gli avesse detto quelle cose, Sirius non avrebbe atteso un attimo di più prima di gettarsi tra le sue braccia. Perché Sirius era questo, era plateale anche nei momenti difficili, era bisognoso d’affetto e di contatto fisico. Remus no. Remus era riservato, impacciato, nervoso quando qualcuno si avvicinava troppo al proprio territorio, sempre con le orecchie alzate nel caso di un agguato.

La verità era che loro due erano troppo diversi e proprio per quello Sirius lo amava così tanto. Non sopportava di vederlo con le mani tremanti e gli occhi vacui, nemmeno un po’.

Voleva renderlo felice. Si, era decisamente questo che voleva. Voleva cancellare la tristezza da quel volto e sostituirla con quella risata che ormai scandiva le sue giornate. Troppo sentimentale? Come ho già detto, Sirius Black era esagerato in tutto, anche nei sentimenti. Era passato un solo giorno da quando Remus aveva smesso di occuparsi del mondo circostante- di lui- e già si sentiva morire.

Ma come fare a rendere felice Remus, Remus che era così diverso? Desiderò riuscire a leggerlo un po’ di più, così come Remus era solito fare con lui.
Chiuse gli occhi e pensò.

Pensò a Remus mentre mangiava la cioccolata e finiva per impasticciarsi tutte le dita.
Pensò a Remus mentre con un sorrisetto amabile gli concedeva di copiare i suoi compiti.
Pensò alla ruga di espressione sulle fronte mentre studiava.
Pensò agli sbalzi d’umore prima della luna piena.
Pensò a quando gli urlava contro che era proprio un impiastro però poi gli scompigliava i capelli.
Pensò a quando gli infondeva coraggio prima di ogni partita di Quidditch.
I libri tutti in ordine.
Gli abbracci, pochi e rubati.
Gli occhi un po’ invidiosi ma felici per Lily e per il suo massimo voto in pozioni.
Le occhiate furtive a cui si sentiva avvampare e morire.
Pensò a tutto questo e pensò ancora a Remus. Remus felice.
Remus

Felice

Remus

Felice

Remus
REMus
REM US
REMUS
REMUS
 
 
Quando aprì gli occhi qualcosa era cambiato.
La prima cosa che notò era che gli occhi del licantropo, che per tutto il giorno erano stati persi nel vuoto, ora erano finalmente su di lui. Lo guardavano con un misto di incredulità e stupore, lui con la bocca leggermente aperta, senza parole-non che durante il giorno ne avesse dette tante.

Quell’attenzione e quelle cure  gli erano mancate così tanto per tutto il giorno che in un primo momento non riuscì a distogliere lo sguardo dagli occhi color miele, che in quel momento gli sembravano più grandi e più belle che mai. E cos’erano poi quelle leggere sfumature nocciola all’interno delle iridi? Perché non le aveva notate prima?
Per non parlare del suo odore, poi. Aveva sempre pensato che Remus avesse un buon odore, ma oggi gli arrivava forte e chiaro, più forte e più chiaro. Era sicurezza a adrenalina insieme. Era amore, coccole e attenzioni. Era tutto ciò che gli serviva.

“S-sirius”

Fu in quel momento che il giovane Black si accorse del grande cambiamento. Pelo nero, zampe, sensi sviluppati. Ancora lui, ma non proprio lui.  Non aveva bisogno di guardarsi allo specchio per sapere di essere un cane, sentiva di esserlo; in fondo, una parte di se l’aveva sempre saputo.
Curioso che inconsciamente fosse riuscito a far scattare l’incantesimo Animagus proprio in quel momento…

Riportò la sua attenzione a Remus, che ancora lo guardava esterrefatto.

“Sirius” ripetè “Tu… tu ce l’hai fatta!”

E in quel momento, proprio in quel momento Remus si aprì in un sorriso che fece capitolare il cuore di Sirius. Qualcosa nei suoi nuovi istinti scattò: prese la rincorsa e si gli buttò addosso, e fu tutto pelo, coccole e risate.

Senza imbarazzo, censure o convenzioni sociali. Senza sentimenti repressi o amicizie quinquennali di mezzo.

Perché Padfood esisteva ed era possibile per rendere felice Moony. Solo per questo.

 

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Capitolo 3
*** 3) Di come Lily sabotò due appuntamenti ***


San Valentino coincideva con il periodo dell’anno in cui Lily Evans si vergognava di essere una ragazza. Ad Hogwarts iniziava una vera e propria battuta di caccia. Era una tradizione: ogni anno stormi di giovani rampolli venivano puntualmente braccati da decine di ragazze munite di cioccolatini e inviti a cena con annesso sbattimento di ciglia e fare civettevole.Ovviamente alle più fortunate che riuscivano ad accaparrarsi i ragazzi più ambiti della scuola , i golden boys, andava un riconoscimento implicito e silente che dava loro licenza di camminare a testa alta nei giorni successivi e guardare il resto della fauna femminile dall’alto in basso.

Lily Evans,che si riteneva mediamente al di sopra dello standard di intelligenza media delle sue coetanee, chiaramente non accettava di essere coinvolta in alcun modo in questa usanza. O almeno fu così fino a quando Marlene McKinnon non andò da lei chiedendole di parlare: aveva qualcosa di importante da dirle.

“Ho deciso di invitare Sirius Black ad uscire con me per San Valentino”

EH?

“Scusa non ho capito”

“Ma sei sorda? Voglio invitare Sirius Black ad uscire con me”

PANICO PANICO PANICO

CODICE ROSSO. ANZI BORDEAUX!

Sirius Black.
Quel Sirius Black.

Sirius-l’amore-della-vita-del-suo-migliore-amico-Remus-Lupin-Black

“Marlene, stai scherzando vero?”

Marlene sbattè le lunghe ciglia confusamente.
“Perché dovrei star scherzando? Mi piace e credo di  piacergli anch’io. Potremmo essere una bella coppia non credi?”

Un flash e Lily immaginò già la novella coppia sbaciucchiarsi in Sala Grande e Remus gettarsi dalla Torre di Astronomia. Troppo drastico per un tipo riflessivo e meditabondo come lui? Forse. Ma Lily non poteva comunque permettere che qualcuno gli spezzasse il cuore.
Voleva bene a Marlene, ma lei non era Remus. Lily aveva estremamente bisogno del suo migliore amico per andare avanti.

Ci mise un secondo ad elaborare quella messinscena e poi fece cenno  ad una Marlene sempre più confusa dal suo comportamento di fare silenzio e seguirla. La portò in un magazzino delle scope lontane da orecchie indiscrete.

“Lily ma si può sapere che ti prende? Sei strana…” , le fece notare l’altra.
Poi si portò le mani al volto e “Oh mio Dio! Ho capito! Lui ti piace vero? Avevi intenzione di invitarlo tu?”
Lily non potè evitare che un verso di orrore fuoriuscisse dalla sua bocca
“Cavolo Marlene spero che tu stia scherzando! Ti pare che potrebbe mai piacermi quel buzzurro?”
Si sentiva offesa anche solo all’idea.
“Allora quale sarebbe il problema?”

Lily fece un respiro profondo. Era necessario portare a termine la missione ed essere convincente.
“Girano delle voci sulla sua persona” iniziò “Voci inquietanti a cui personalmente credo. Troppe cose coincidono Marlene, troppe cose” spiegò, alzando un indice davanti alla mora
Marlene strabuzzò gli occhi, finalmente incuriosita.
“Si dice che Sirius Black in realtà non sia chi dice di essere. O meglio: non appaia per come è realmente. Dicono che quando sia nato i suoi genitori abbiano urlato di orrore: era un essere deforme, mezzo troll e mezzo umano”

“COSA?!” urlò Marlene
Lily le premette una mano sulla bocca.
“Non urlare ok? Lo sto facendo per salvarti. Ma nessuno-nessuno- deve saperlo”

Marlene annuì e Lily continuò nella sua farsa.
“I Black non accettarono di aver partorito quell’orrore e così crearono con la magia oscura un potente incantesimo di trasfigurazione che non potesse essere mai spezzato: gli diedero un aspetto regale, lo resero il bambino più bello del mondo. Qualcosa però andò storto, e l’incantesimo non si rivelò permanente. Si dice infatti che esso sia influenzato dalle fasi lunari e che ad ogni notte di luna nuova lui ritorni ad avere di nuovo il suo aspetto mostruoso e originario”

Lily quasi rise vedendo gli occhi di Marlene riempirsi di nausea e sgomento sempre maggiore. Si complimentò con se stessa. Godric, avrebbe potuto fare l’attrice!
“Ma è una storia così irreale…” protestò lievemente Marlene
“Andiamo, non hai visto quante cose tornano? Non hai notato quanto quel tipo sia rozzo e cafone? Sicuramente non è un comportamento da Black! Si tratta della sua natura bestiale che spinge per uscire. Oppure ti pare il caso che proprio lui, dopo generazioni e generazioni di Serpeverde nel suo lignaggio, sia diventato un Grifondoro? Un’altra casualità?”

“In effetti tutto torna” commentò Marlene “Come abbiamo fatto a non accorgercene prima? Oddio, io stavo anche per chiedergli di uscire” e il disgusto le si dipinse in volto.
La rossa la abbracciò. “L’ho fatto per te, non vorrei mai che ti fossi ritrovata una notte di colpo abbracciata ad un troll dalla pelle squamosa”

Marlene iniziò a blaterale su quanto fosse ripugnante anche solo un’immagine del genere, di quanto compatisse le ragazze che già erano passate nel suo letto ignare, di come i suoi piani per San Valentino fossero rovinati. Lily però non la stava ascoltando. Nella sua testa infatti era partito un applauso di pura gioia e ammirazione: conoscendo Marlene, non avrebbe resistito un secondo a raccontare a chiunque questa stramba folle storia. Nessuna ragazza si sarebbe avvicinata a Sirius per molto tempo e Remus aveva il completo via libera per provare a fare finalmente la sua mossa.

Brava studentessa, attrice e anche Cupido. Lei sì, che avrebbe dovuto camminare a testa alta e ammirata in tutta la scuola. Non come le sue compagne che pensavano solo a cose stupide come l’amore o i ragazzi più belli da corteggiare…

“…James Potter”
“COSA?”

Come non detto.

“Dicevo, dato che Sirius Black è offlimits per ovvie ragioni, potrei invitare James ad uscire. Insomma l’hai visto? Anche lui ha il suo perché”

NO. NO.
JAMES POTTER NO.
James-mi-rende-odiosa-l’-esistenza-ma-è-comunque-mio-Potter  proprio NO.

“Scordatelo Marlene” ringhiò
“Ma…”
“Scordatelo” sibilò minacciosa.

L’amica non chiese altro e Lily era certa che l’idea di invitare Potter le fosse uscita dalla mente praticamente in un istante. Forse però era stata troppo dura con lei; probabilmente dopo l’avrebbe aiutata a trovare davvero un accompagnatore per San Valentino, dato che ci teneva tanto. Ecco, magari quel Peter Pettigrew che stava sempre appresso a James era libero…

***

Il giorno dopo quando i Malandrini entrarono in Sala Grande, di colpo tutti ammutolirono.

I quattro Grifondoro si scambiarono un’occhiata stranita per poi andare ad occupare i loro soliti posti mentre tutti gli sguardi della sala convogliavano su di loro.

“ci stanno fissando tutti” esclamò Peter
“Paddy, cosa hai fatto questa volta?”
“Io? Remus mi spieghi perché ogni volta dovrebbe essere colpa mia?”
Remus inarcò un sopracciglio e Sirius sbuffò “Ok, va bene, di solito è colpa mia, ma non questa”

Emma Vanity passò davanti a loro con a seguito il suo stuolo di Serpeverdi ossigenate
“Ehi bello perché non ti trasformi e non ci fai vedere cosa sei veramente?”

L’intera Sala Grande scoppiò a ridere. Ai quattro Malandrini il fiato si bloccò in gola.

“Dimmi che non stanno parlando di te e del Piccolo-Problema-Peloso, Moony” disse spaventato Peter

Sirius sbattè un pugno sul tavolo. Maledizione. Come diavolo avevano fatto a scoprirlo? Chi era il gran figlio di buona donna che aveva parlato? Gliel’avrebbe fatta pagare cara.
Voltò lo sguardo verso il suo compagno. Era bloccato, sembrava assente e la mano sotto al tavolo gli tremava. Sirius d’istinto gliela strinse. Non riusciva a vederlo così un secondo di più.
“Sono rovinato Sirius” sussurrò Remus, con la voce strozzata “Sono rovinato” 

Gli sguardi e le risate non accennavano a fermarsi, nel frattempo. Tutta la Sala Grande sembrava non avere altra attenzione che verso un unico punto.

James in un moto d’ira salì in piedi sul tavolo.
“Ora basta! Non avete davvero nient’altro da fare, eh? Carogne! Se solo osate toccare il mio amico giuro che non la passerete liscia!”
Lui era così, o tutto o niente. E nessuno poteva permettersi di ferire i suoi amici, tanto meno Remus sulla sua licantropia.
Una mano lo strattonò e si ritrovò avvolto da due forti braccia.

Frank Longbottom era una persona tranquilla e comprensiva, oltre che estremamente coraggiosa. Ma era un Prefetto e determinati comportamenti aveva il dovere di correggerli.
“Tu, sta buono” gli intimò. Poi si voltò verso la folla. “E voi tutti, non c’è niente da vedere. Andate via prima  che vi tolga venti punti ciascuno”
Autoritario e sicuro di se.

Tutti infatti sembrarono prendere seriamente il suo avvertimento perché ben presto la Sala Grande si svuotò lasciando al suo interno solo poche persone.

A quel punto Frank si rivolse ai quattro Malandrini. “Mi dispiace. Non so chi lo abbia spifferato in giro , ma è venuto fuori: la trasformazione, la luna e tutto il resto. Mi dispiace davvero”

Remus nascose il viso tra le mani, rassegnato.
Sirius lo portò vicino a se e lo prese per le spalle. “Ok basta disperarsi Remus, bisogna lottare ok? Dobbiamo essere positivi, sono convinto che andrà tutto bene”
“Scherzi Sirius? Ma hai visto la reazione di tutti? Non accetteranno mai di avere una bestia nella scuola” affermò sconsolato.
“Guarda Frank” gi fece notare Sirius “Lui è ancora qui e non è scappato a gambe levate no?”

Frank si lasciò andare ad una risata. “Perché dovrei? Umano o meno, Sirius è sempre Sirius no?”
“Esatto!” esclamò il moro. Poi si bloccò “Aspetta cosa?”
Frank sospirò. “Sirius non mi importa se sei umano o un troll, né che ti trasformi con la luna nuova ok? Sei comunque mio amico. Non riesco davvero a credere che tu abbia creduto che noi Grifondoro non ti avremmo accettato così come sei”

Poi controllò distrattamente l’orologio
“Oh Porco Godric! Scusate avevo promesso ad Alice che ci saremmo visti prima delle lezioni. Ciao belli e non date spazio alle malelingue, mi raccomando”

Rimasti soli i Malandrini si guardarono perplessi.
“Non sto capendo”
“Neanche io”
“Non sanno davvero della mia licantropia?”
“UN TROLL? PER QUALE MOTIVO PENSANO TUTTI CHE IO SIA UN TROLL?”

Nascosta in un angolo della Sala Grande, con un libro a farle da protezione davanti al volto, Lily Evans rideva sguaiatamente. 

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