Un Ritiro Totalmente Normale...forse

di Daughters of Darkness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Lunedì ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Martedì (prima parte) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1: Martedì (seconda parte) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2: Mercoledì (prima parte) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2: Mercoledì (seconda parte) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3: Giovedì (prima parte) ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3: Giovedì (seconda parte) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 4: Venerdì (prima parte) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 4: Venerdì (seconda parte) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 5: Sabato (prima parte) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 5: Sabato (seconda parte) ***
Capitolo 12: *** Capitolo 5: Sabato (terza parte) ***



Capitolo 1
*** Prologo: Lunedì ***


Lunedì HTML
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Prologo: Lunedì


-Evviva! Andremo in ritiro con delle leggende! Te ne rendi conto, JP?!- esclamò più emozionato che mai Arion.
-E tu ti rendi conto che stai facendo un casino allucinante e che non siamo ancora partiti?!- sibilò Aitor sentendo l’ennesimo sclero irrefrenabile del capitano.
Infatti i ragazzi della Raimon stavano aspettando da più di un mese che l’allenatore Evans mantenesse la parola data: aveva promesso loro di passare una settimana in ritiro in compagnia della Inazuma Legend Japan. Almeno, se fosse riuscito a recuperare tutti i membri…
Però, alcuni ragazzini non erano potuti venire e avevano dato buca all’ultimo momento per influenza e cose così. Quindi il capitano aveva costretto Nord e Bay a unirsi a loro, obbligatoriamente, o “il calcio sarebbe stato infelice”.
La partenza era stata fissata per le sei  del mattino e ovviamente la maggior parte dei  ragazzi era ancora per metà nel mondo dei sogni.  Tranne quei due esaltati di Arion e JP, che facevano così tanto baccano da essersi già guadagnati un insulto da un povero anziano che abitava in una casa lì attorno.
-Si, Arion, l’abbiamo capito. Lo sappiamo anche noi…- fece Riccardo, anche lui in coma profondo.
-Ma, ti rendi conto?! Passeremo una settimana con dei grandi del calcio!-
-Arion, basta! – sbottò Michael, minacciandolo di morte fra le righe.
Dopo un’ennesima imprecazione da parte del vecchio e una minaccia di tirare il primo oggetto che trovava, Jude si avvicinò ai due. Mettendo una mano sulla spalla di Arion, disse: -Ragazzi, ora basta. Fate silenzio-. JP e Arion ubbidirono a malincuore.
Quando il regista tornò ad affiancarsi a Evans, questi, guardando l’orologio, osservò: -Sono in ritardo… avrebbero dovuto arrivare con il pullman 10 minuti fa…- sbadigliò fragorosamente, anche lui provato dall’essersi alzato a quell’ora.
Silvia e Nelly, che li avrebbero accompagnati e aiutati nell’impresa di tenere a bada 11 ragazzini in vacanza, gli porsero un thermos pieno di caffè.
-Grazie…- biascicò ancora sganasciandosi.
Nelly stava per rispondergli, ma il tanto atteso autobus arrivò in quel momento, parcheggiando con un’improbabile manovra che probabilmente contravveniva a quattro o cinque regole del codice della strada. Ma a chi volete importi alle 6 del mattino?! Naturalmente al beneamato vecchietto, che aprì la finestra per l’ennesima volta, stavolta imprecando contro il pullman e tutti i suoi familiari fino all’ottava generazione.
Le porte dell’autobus si aprirono, e scese uno dei presunti responsabili del ritiro che, con tutta la calma del mondo, sfoderò un ghigno a 32 denti e fece il medio all’anziano.
Vedendolo, Celia sbottò: -CALEB!-
I ragazzini rimasero un po’ spiazzati da quella scena. Altri invece si svegliarono dal dormire in piedi. Caleb non provò neanche a scusarsi, mentre l’Inazuma Legend Japan accompagnata da Celia e Cammy scendeva lentamente dal pullman.
Jude infilò due dita sotto gli occhiali per stropicciarsi gli occhi: no, decisamente, non si sarebbe mai abituato.
-Vi prego, ditemi che non guidava lui…-
-No, tranquillo, guidava Xavier…- gli rispose Jordan, che aveva assunto una sfumatura che si avvicinava pericolosamente al colore dei suoi capelli.
-Allora siamo a posto…- commentò Aitor ironico.
Nonostante la preoccupazione per il viaggio (non ci tenevano ad arrivare con qualche pezzo in meno), salirono sull’autobus ormai maledetto dalle imprecazioni del vecchio di prima e si accorsero di una presenza divina abbastanza fuori luogo.
Tutti rimasero abbastanza basiti e Bay domandò: -Allenatore? Che cosa ci fa qui?!-
Byron alzò gli occhi dal libro che stava leggendo seduto comodamente su due sedili. Si sorprese leggermente nel vedere il capitano della Kirkwood, ma rispose: -A Mark mancava un giocatore e io ero l’unica anima buona a voler passare una settimana circondato da persone strane.-
-Non la credevo così spiritoso, signor Love…- osservò Adé con le braccia incrociate dietro alla testa.
Per tutta risposta, Byron scosse le spalle e si immerse di nuovo nel suo libro, dicendo però: -Poi io devo capire cosa c’entri Bay con la gente della Raimon…-.
Dopo mezz’ora circa di litigi per l’occupazione dei famigerati “posti in fondo”, l’allegra combriccola fu pronta a partire. Xavier mise in moto e uscì dal parcheggio con le sue solite fantastiche manovre degne di un elefante ubriaco a cui è stata ritirata la patente da qualche mese.
Non si sa come, forse grazie al celeberrimo effetto “sono le sei di mattina fatemi dormire” i ragazzi riuscirono ad appisolarsi contro i finestrini, nonostante gli inquietanti scossoni che il povero autobus innocente subiva. Tutti finirono nel mondo dei sogni in breve tempo,  tranne, ovviamente, Arion e JP, che cominciarono già da subito ad assillare Byron, che si domandò per la prima di molte volte: “Per quale maledetto motivo ho accettato?!”.
Quindi la prima ora di viaggio passò abbastanza tranquillamente, con i ragazzi più piccoli che dormivano e i sussurri che i più grandi si scambiavano per non disturbarli.
Fu dalle sette e mezza che iniziò il caos più sfrenato. Guidati da quel malato mentale di Adé, cominciarono i cori da gita che nessuno cantò, lasciando la povera guida da sola a stonare come una campana arrugginita. E, ovviamente, a nulla valsero le implorazioni di Eugene perché se ne stesse tranquillo al suo posto.
La gente tirò fuori i famigerati Nintendo DS pubblicità occulta per cimentarsi in frustranti sfide a Mario Kart pubblicità occulta di prima, con somma ira dei perdenti che imprecavano a gran voce contro la fortuna dei vincitori.
Altri, invece, si misero alla disperata ricerca dei cellulari infognati nei meandri più profondi degli zaini. Quando li ebbero trovati, ognuno si diede alle occupazioni più disparate: telefonare ai fratelli in ospedale, perdere a Candy Crush no, tranquilli non ci pagano per queste cose , ascoltare Mozart con le cuffie (per non essere preso in giro per sempre) e mettere musica tamarra a tutto volume, fregandosene altamente dei timpani altrui.
Questo delirio segnò la fine della tranquillità degli adulti, che si rassegnarono a sopportare il casino totale per le successive 7 ore di viaggio. A quel punto furono in molti a chiedersi “che diavolo ci faccio qui?!”.
La cosa andò avanti per un po’ senza gravi incidenti, (non certo per merito di Xavier) ma a un certo punto, dopo aver lentamente eroso i fragili nervi di Caleb per 45 minuti, questi cercò di intavolare una conversazione con Jude, accanto a lui, che si era appena svegliato grazie all’improponibile musica messa da Aitor. Peccato che i due non riuscissero a sentirsi a una distanza di circa dieci centimetri. La cosa li fece alquanto innervosire. Si scambiarono un’occhiata e si alzarono in piedi, rivolgendosi verso il retro del pullman.
-STATE ZITTI, MALEDIZIONE!- tirarono un urlo terrificante, abbastanza forte da farsi sentire al di sopra di ogni genere di musica commerciale, rock ed heavy metal che ammorbava l’aria.
Qualcuno, che guardava fuori dal finestrino, fu pronto a giurare che anche gli automobilisti che passavano accanto a loro si fossero girati attoniti.
Il grido furente sortì il suo effetto, traumatizzando sia i ragazzini che gli adulti, che erano sì abituati alle sfuriate di Caleb, ma non a quelle di Jude, che invece si potevano contare sulla punta delle dita.
-Oh, grazie! Ci voleva tanto?- mugugnò Jude risedendosi come se nulla fosse successo.
Passò almeno una buona mezz’ora prima che la conversazione riprendesse un volume superiore agli ultrasuoni per il terrore di farli innervosire di nuovo.
Jude si rialzò minacciando un’altra urlata clamorosa, ma non ce ne fu neanche bisogno, perché l’intero autobus diventò silenzioso di colpo. Proprio in quel momento, dal fondo, si sentì Gabi gridare stizzito:
-Aitor, dammi il MIO Nintendo!!!-
Una fragorosa risata scoppiò, rendendo vano il legittimo desiderio di avere una conversazione normale.
A parte le furiose litigate di Gabi e Aitor e il rossore di Riccardo quando qualcuno aveva scoperto i suoi gusti musicali staccandogli le cuffie di dosso, il viaggio proseguì tranquillamente. Sbandate e allucinanti scossoni esclusi.
Stanchi dopo tre ore di autobus, pian piano tutti si abbandonarono alle braccia di Morfeo, tranne, si spera, Xavier, che in teoria avrebbe dovuto guardare la strada. Forse. Visto che intanto faceva conversazione con Jordan, che invece lo pregava di tenere gli occhi sull’autostrada e le mani sul volante.
Un’ora dopo l’improvvisa epidemia di sonno profondo, l’autista improvvisato decise di fermarsi in una stazione di servizio per mangiare qualcosa, sgranchirsi le gambe e, soprattutto, cambiare pilota.
I ragazzini erano ancora addormentati quando Xavier parcheggiò con una violenta frenata. Grazie al contraccolpo, si venne a creare un informe e improbabile groviglio di arti umani e un’incredibile cacofonia di imprecazioni e bestemmie decisamente poco gentili nei confronti dell’ex alieno che probabilmente sarebbe stato più adatto a guidare dischi volanti.
-Avete mezz’ora libera. Potete andare a sgranchirvi le gambe ma state nei dintorni…- disse Mark alzandosi dal suo posto. Ma fu subito investito da un branco di ragazzini ansiosi di scendere da quella gabbia mortale.
Passati i trenta minuti prestabiliti, dove gli adulti bevvero caffè e chiacchierarono tranquillamente, gli adolescenti salirono di corsa sull’autobus, con una piccola differenza: erano stracolmi di patatine, mikado, smarties non facevamo pubblicità occulta da un po’ e ogni genere di bibite e schifezze.
Ripartirono tranquillamente, visto che guidava Nathan, per sommo sollievo di Jordan che aveva temuto di vomitare l’anima.
Xavier, dal canto suo, si sedette accanto al figlioccio, che parve molto infastidito dall’intrusione paterna.
Gabi invece ne approfittò biecamente per vendicarsi. Con la voce più tenera che riuscì a trovare, chiese ad Aitor: -Per favore, mi presteresti il cellulare? Il mio è scarico…-
Il più piccolo avrebbe tanto voluto rifiutare, soprattutto perché aveva visto Gabriel giocare con il telefono fino a 10 secondi prima, ma un’eloquente occhiata del padre non gli lasciò scampo.
Appena Gabi ebbe fra le mani il tanto agognato strumento e Xavier si fu voltato, un ghigno demoniaco gli trasfigurò il volto: era finalmente giunto il momento della vendetta.
Ma, vendetta a parte, le seguenti ore passarono molto più serenamente, con le pance piene di roba non esattamente salutare e senza Xavier alla guida del veicolo, che appariva molto più sicuro.
Tutto bene sì, ma dopo altre 3 ore, i ragazzini erano veramente stanchi di essere prigionieri di quel maledetto pullman, e cominciarono ad assillare l’allenatore Evans con la domanda più temuta da ogni adulto che porta in viaggio soggetti di età inferiore ai 16 anni: “Quando si arriva?”.
Ogni venticinquenne dell’autobus si sentì ripetere quella maledetta richiesta per qualcosa come 5 volte, tranne Jude e Caleb. Che erano ancora immuni allo stalking grazie alla sfuriata precedente.
Finalmente, dopo 8 ore di viaggio e solo una sosta, arrivarono alla benedetta casa che Mark aveva affittato per un settimana. Naturalmente Evans aveva pensato bene di offrire il viaggio, quindi i ragazzini non avevano dovuto sborsare una lira, mentre l’imprevidente allenatore si era ritrovato a contrarre debiti allucinanti con metà dei membri dell’Inazuma Legend Japan. Ma, tralasciando il trauma che le sue povere tasche avevano subito e le terribili minacce di affibbiargli degli interessi altissimi in caso di mancata restituzione dei soldi, quando l’autobus si fermò davanti alla casa, una mandria inferocita di ragazzi e “adulti responsabili” con le gambe a pezzi si fiondò attraverso le porte e poi giù verso la spiaggia.
Jude e Shawn, gli unici che si erano degnati di pensare al lato pratico della questione, erano andati a ritirare le chiavi dell’appartamento dal proprietario, che viveva a un paio di isolati di distanza.
Ancora si stavano chiedendo come diavolo avesse fatto Mark a scovare quel posto: un paesino sperduto sulla costa, con 400 abitanti a Ferragosto e, soprattutto, con quella enorme villetta a due piani, dipinta di un tenue azzurro, circondata da svariati metri quadri di parco e perfino un campo da calcio. Su quell’ultimo dettaglio sospirarono entrambi: Mark non sarebbe mai cambiato.
Dopo aver “dolcemente” invitato la chiave piuttosto vecchia a girare nella serratura, riuscirono a entrare in casa.
Detestando con tutto l’affetto possibile i loro simpatici amici, che li avevano bidonati con grande cortesia, iniziarono a esplorare con calma la casa, aprendo le finestre per allontanare lo spiacevole odore di chiuso.
Salirono al piano superiore, spalancando le porte delle camere.
La casa era strutturata in modo piuttosto semplice, al piano terra c’erano una piccola cucina, due bagni, uno spazioso soggiorno con un tavolo abbastanza grande per ospitare un intero buffet e un corridoio con un numero indefinito di porte che si aprivano su altrettante camere doppie.
Al piano di sopra invece c’erano solo un bagno, una matrimoniale e delle camere singole… o almeno così avrebbe dovuto essere.
Quando i due entrarono nella penultima camera, un ghigno attraversò le labbra di Jude, mentre Shawn si limitò a ridacchiare divertito.
Richiusero la porta, e tornarono all’autobus a prendere le loro cose. Erano stati abbandonati: tanto valeva si scegliessero le camere che preferivano, no?
Nel frattempo i ragazzini e gli altri adulti si godevano il profumo di mare e la sensazione della sabbia fra le dita, sgranchendosi le gambe che imploravano pietà dopo quel viaggio sfiancante.
Per un istante ci fu perfino silenzio. Uno di quei momenti in cui, per puro caso, tutti chiudono la bocca nello stesso momento.  Poi, ovviamente, Arion estrasse dal nulla un pallone, strillando: -Ragazzi, giochiamo a calcio!- guadagnandosi delle occhiate omicide degne del vecchietto di quella mattina. Per grande sfortuna dei suoi malcapitati compagni di squadra, che avrebbero solo voluto buttarsi nella sabbia morbida e farsi una bella dormita, l’allenatore Evans gli diede man forte, e così in breve tempo, nonostante le molteplici proteste, si ritrovarono a passarsi la palla correndo a fatica nella sabbia.
-Ma a me fa male tutto… ho dormito contro il finestrino…- gemette a bassa voce Eugene.
-Lascia perdere- gli disse Byron sorridendo–Non si può vincere contro quei due… -
Anche Hurley avrebbe preferito buttarsi immediatamente fra le onde, ma si sa: non si può nulla contro Mark che vuole giocare a calcio (nonostante avesse 25 anni!).
Le ragazze li guardarono divertite, ridendo fino alle lacrime quando Kevin perse l’equilibrio grazie alla sabbia soffice e finì rovinosamente a terra.
L’ilarità generale era pressoché irrefrenabile, e quando smisero di ridere, aiutarono Kevin a tirarsi in piedi e ripresero a giocare.
Continuarono per un pezzo, finché Jude e Shawn, che li guardavano da una finestra, non si stancarono dello spettacolo: -Pensate di scegliervi le camere prima di domani notte?- li chiamò Shawn alzando la voce per farsi sentire.
Sentendo “camere”, la parola magica, i ragazzini corsero come un gregge di pecore impazzite verso l’autobus, recuperando le proprie cose a velocità supersonica e catapultandosi in casa.
Trasportando così sul povero pavimento innocente qualche tonnellata di sabbia.
Si azzuffarono per la famigerata “camera con vista sul mare”, che venne poi ottenuta da Adé, che si barricò dentro trascinando con sé Eugene ed esultando in maniera improponibile.
Dopo l’allucinante zuffa, gli altri si divisero in coppie senza troppi problemi e senza fratture multiple e si divisero nelle stanze.
Riccardo e Gabi presero quella vicino alle scale, le tre ragazze occuparono l’unica tripla della casa, JP e Arion si impossessarono di quella più vicina alla cucina, Lucian era invece tremendamente indeciso, e Aitor, dopo aver aspettato per un quarto d’ora che si decidesse, lo spinse a forza in quella più vicina, fregandosene delle sue proteste.
Le camere rimanenti vennero “conquistate” dagli altri.
Gli adulti, saggiamente, avevano aspettato che il caos più assoluto si calmasse prima di cercare le valige nell’autobus e poi occupare una camera al piano superiore, tanto non ci sarebbero stati problemi… o almeno così credevano.
Nelly e Mark occuparono la matrimoniale, e gli altri, man mano, riempirono le camere singole, finché…
-Che diavolo?!- Jude e Shawn non si trattennero e scoppiarono a ridere.
-Voi! Voi due sapevate! Ora diteci… perché c’è un’altra camera matrimoniale e noi siamo rimasti senza?!- sbraitò Caleb furente.
-Non ne ho idea…-rispose Jude soffocando le risate.
-…ma non avete altra scelta se non dormire insieme…- concluse Shawn continuando a sbellicarsi. La follia assoluta prese il possesso anche del piano superiore, che era invaso dalle risate irrefrenabili di tutti. Meno Caleb e Axel, che si guardavano abbastanza schifati.
-No, voi state scherzando…-disse speranzoso l’ex Grande Imperatore.
Scuotendo la testa e ancora ridendo, gli altri scomparvero nelle rispettive camere con la scusa di sistemare i bagagli.
Jude udì un sonoro insulto al suo indirizzo, e una frase non ben precisata che terminava circa come un  “... tua sorella!”.
Per somma fortuna di Caleb, la porta aveva impedito a Jude di sentire la frase intera.
-Certo che non è molto intelligente dire a Jude “Non dormo con Axel, ma con tua sorella”…-
-Taci, lampadato. Non so come la pensi tu, ma non è troppo normale per me dormire con un uomo!- soffiò innervosito .
Alla fine, anche loro entrarono in quella benedetta camera, litigando e beccandosi proprio come una vecchia coppia sposata.

Qualche divinità sconosciuta concesse loro un’ora di riposo per riprendersi completamente, ma poi, alle 4 del pomeriggio, l’intera casa si risvegliò dal tremendo torpore generale quando Hurley iniziò a chiedere ad ogni anima viva di accompagnarlo al mare.
In breve tutti erano in costume e pronti ad andare in spiaggia.
Qualcuno era un po’ troppo elettrizzato per l’altezza delle onde, ma tutti ci fecero l’abitudine dopo che lo ebbe ripetuto per la trecentoventiquattresima volta.
Non ci furono particolari incidenti nel breve lasso di tempo in cui tutti si misero il costume e uscirono dalla casa, se non fosse che neppure Jude poteva andare al mare con gli occhiali.
Così, quando si mostrò al mondo senza quelle simpatiche lenti verdi sugli occhi, collezionò una buona quindicina di sguardi basiti e rubò qualche battito di cuore alle ragazze, che lo fissavano senza parole.
Mentre camminavano verso la spiaggia, Mark gli si affiancò e chiese quello che mezzo mondo si domanda da sempre: -Perché ti ostini a portare sempre quegli occhiali?-
Jude stava per rispondergli seriamente, ma notò con la coda dell’occhio che Nelly lo stava guardando incantata, e non resistette alla tentazione: -Per un motivo molto semplice: se non li tenessi, tu saresti divorziato, Mark…- così dicendo accennò a Nelly con un cenno del capo, e lei, sentitolo, gli affibbiò uno schiaffetto sulla spalla, mugugnando –Scemo…-.
La questione si risolse in una risata, ma Evans imparò una cosa: non fare domande a Jude sui suoi dubbi gusti in fatto di occhiali.
Arrivati in spiaggia, Shawn prese possesso della crema solare e dell’ombrellone, sotto cui si fiondò senza esitazioni.
Gli altri, con la grazia di un branco di elefanti disidratati davanti a un’oasi, si tuffarono nell’acqua fresca, decisamente apprezzabile, visto il caldo allucinante che faceva.
La giornata proseguì con improbabili sfide in acqua, qualche evitato annegamento e una partita a calcio dove si insabbiarono tutti come cotolette impanate dato che erano bagnati.
Tutto ciò naturalmente era dovuto all’insana fissa della premiata ditta “Mark & Arion s.p.a.”. Dopo l’allucinante partita, fu assolutamente necessario un altro bagno a cui anche Shawn fu costretto a partecipare, anche perché erano le sette di sera e non c’era il rischio che l’albino diventasse per davvero una cotoletta.
A proposito di cotolette, all’alba delle otto di sera, i vacanzieri iniziarono ad avere un certo languorino.
Decisero di rientrare in casa per ripulirsi dal sale e dalla sabbia, o “non avrebbero messo piede a tavola” come dissero Nelly e Silvia.
Obbedirono a malincuore, nonostante il desiderio di tutti fosse sbranare la prima cosa commestibile che fosse capitata loro a tiro. La cosa, naturalmente, creò uno scompiglio allucinante, visto che erano qualcosa come 20 e più persone con solo 3 bagni a disposizione. E soprattutto considerando che un buon numero di loro aveva un vitale bisogno di levarsi qualche chilo di sabbia dai capelli lunghi. Operazione molto lunga e complessa, e che fece mettere radici agli altri nel corridoio davanti alla benedetta porta del benedettissimo bagno.
Finita la missione più lunga del secolo, Silvia, Celia e Cammy, blindando Nelly lontano dalla cucina, pensarono bene di iniziare a cucinare qualcosa.
Quando Celia, però, aprì il frigorifero, si resero conto di una cosa molto importante: nessuno aveva pensato di fare la spesa.
Momenti di panico. E anche scenate del tipo “Moriremo tutti di fame!!!” o “Quanto siamo idioti!”.
Mentre ancora scleravano, la soluzione si presentò loro davanti agli occhi sottoforma di un fattorino della pizza che passava lì vicino in moto.
Risolto il problema, ordinarono due dozzine di pizze che il povero fattorino in moto era costretto a consegnare tutte insieme.
Dopo un ennesimo delirio per capire di chi fosse ogni pizza, poterono finalmente mangiare qualcosa di commestibile invece che gli smarties vi mancava la pubblicità, eh? avanzati dal viaggio poco lungo.
Ma visto che sono dei poveri innocenti giapponesi che non hanno mai avuto a che fare con del cibo italiano, si macchiarono come Dio o, in questo caso, Byron comanda.
Finito di sporcarsi come se non ci fosse un domani, gli adulti, liberatisi dall’incombente presenza dei ragazzini che si erano radunati in salotto, poterono finalmente rilassarsi e Caleb tirò fuori dal nulla una bottiglia di liquore.
-Fammi capire- esordì David –Non avevamo nulla da mangiare e tu ti sei portato dietro abbastanza superalcolici da stendere un orso bruno?-
-E pensare che volevo condividerli con voi…-  ghignò in risposta l’aspirante alcolista anonimo.
Nonostante i fantastici litigi da prima elementare, Nelly recuperò dal nulla dei bicchieri adatti e la gradazione alcolica della stanza iniziò, lentamente ed inesorabilmente, a decollare.
Forse fu per questo che nessuno ebbe l’istinto di fermare Xavier quando gli venne la brillante idea di prendere le carte e il portafogli.
-Allora, giochiamo?- domandò il rosso piazzando il mazzo al centro del tavolo.
-A cosa vuoi perdere?- domandò Kevin accettando la sfida e mettendo mano ai contanti.
-Bestia?- propose ignorando la provocazione.
-E bestia sia- concordò David afferrando il mazzo e mischiandolo all’Americana.
-Da quando sai mischiare le carte così?- chiese Mark stupito.
-Da quando la gente sperpera il mio denaro ai casinò…- commentò Jude fissando l’amico.
-Come se perdessi…-
Superati problemi di vitale importanza sui presunti soldi di Jude e il vizio del gioco di David, tutti si sedettero al tavolo, ragazze comprese, eccetto Cammy, che, non sapendo giocare, si limitò a versare il whisky nei bicchieri.
Non avevano, ovviamente, le fiches, quindi dovettero usare direttamente i soldi.
Fu Nelly la prima a dare le carte, e così i primi 300 yen furono messi in palio. Ma come chiunque conosca il gioco ben sa, la posta era destinata ad aumentare vertiginosamente.
E con la prima giocata, iniziarono le imprecazioni, contro la sfortuna, le carte avverse, e contro l’ignobile botta di fortuna che aveva salvato Darren all’ultima presa.
Nel frattempo, nell’altra stanza, i più piccoli, stanchi per il viaggio, si erano stravaccati davanti alla televisione, fingendo di guardare lo schermo, mentre in realtà chiacchieravano delle cose più disparate, come ad esempio l’identità criminale del parrucchiere di Victor.
Arion, mentre tutti ridevano delle reazioni esagerate del povero ragazzo dai capelli blu, afferrò il telecomando e si diede allo zapping feroce, finché non trovò una partita di calcio.
Tutti gli altri presenti nella sala si voltarono. E poi si gettarono come un sol uomo sul loro capitano per strappargli il telecomando di dosso e cambiare canale. Un qualsiasi altro canale che non comprendesse neppure di striscio tizi che prendono a calci un pallone.
Arion mise su una faccina depressa: -Ma…-
-Taci.- per un istante, Victor fu di nuovo l’imperiale sprezzante del loro primo incontro, e Arion ammutolì di colpo, temendo una pallonata sui denti. La sua reazione spaventata fece scoppiare a ridere tutti, Victor compreso. In quei momenti d’ilarità, Aitor ne approfittò per rubare il telecomando, mettere un canale di musica e poi nasconderlo sotto i cuscini del divano, così che nessun fanatico pericoloso per l’ordine pubblico potesse metterci le mani.
-Qualcuno ha idea di dove sia finito il telecomando?- domandò Eugene.
Gabi, istantaneamente, voltò lo sguardo su Aitor, che sfoderò un sorriso angelico e innocente, prima di cinguettare: -Non ne ho idea!-
In quell’istante, un sonoro “Vaffanculo!” provenne dalla stanza accanto.
I ragazzini si scambiarono occhiate fra il sorpreso e il divertito, prima di decidere unanimemente di andare a vedere cosa stessero combinando i giocatori.
La scena che apparve loro davanti fu piuttosto surreale: i bicchieri ormai semivuoti, Axel in piedi, con una mano appoggiata al tavolo e l’altra con l’indice puntato contro Caleb, che sghignazzava allungando le mani al centro del tavolo e trascinando due terzi della posta verso di sé, mentre il restante era agguantato da Jude.
-Avete una fortuna schifosa!- sbottò Axel, ormai ben oltre il semplice nervosismo.
-O forse non sai perdere – commentò Jude finendo il bicchiere.
Ancora furente e sfinito da quei due, si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, rischiando di urtare con il gomito il bicchiere di Caleb.
-Oh, stai attento! Non rovesciare il nettare…-
A queste parole, Byron si voltò istintivamente, con un’espressione di shock misto a stupore incredulo sul volto: -Che?!-
La sua reazione fece ridacchiare Mark, Nathan, e chiunque altro fosse a conoscenza dei divini trascorsi dell’allenatore della Kirkwood.
-Cos’ho detto?- chiese Caleb sinceramente stupito.
-Nulla!- si affrettò a rispondere Byron prima che qualcuno potesse rivelare cose che avrebbe preferito tenere nascoste.
-No, seriamente, cosa ha detto?- domandò Adé, incapace di mantenere chiusa la bocca.
Soltanto allora gli adulti si accorsero della presenza dei ragazzini.
-Niente di niente, ero sovrappensiero e mi ha spaventato. E voi lasciate stare i grandi e tornate di là!- si schernì in fretta Byron, voltandosi per nascondere il rossore.
Naturalmente, nessuno badò al suo ordine e si appollaiarono accanto alle sedie per vedere come stava andando il gioco.
Aitor, che guardava le carte di suo padre, dopo un po’ sentì il sonno stuzzicargli le palpebre e la mente. Sbadigliando, scivolò sulle gambe di Xavier, appoggiando la testa sul suo petto e dimenticando, forse per il torpore che lo avvolgeva, di essere circondato da oltre una ventina di persone. Sentiva il cuore forte dell’uomo battere ritmico proprio sotto la sua guancia. Sorrise, con gli occhi chiusi, e si lasciò cullare dalla vita che pulsava nel corpo a cui era stretto. Beato, con un’espressione serena che gli disegnava i lineamenti, si addormentò.
Xavier, molto sorpreso dall’affetto così apertamente dimostrato, non riuscì a nascondere un sorriso dolce. La sua mano sinistra smise di giocherellare con una moneta da 500 yen e si sollevò ad accarezzare la testa di Aitor.
-Ehy, Xav, non commuoverti! Non voglio asciugare le tue lacrime da genitore intenerito…-
-Divertente, Caleb, davvero…- scosse la testa, guardò brevemente le sue carte e giocò.
Anche i compagni di squadra di Aitor rimasero abbastanza stupiti e inteneriti.
Nonostante la dolcezza che quel piccolo istante di intimità trasudava, Gabi non fu il solo a prendere il cellulare e fotografarlo beatamente assopito sul petto del padre.
Ma, grazie alle solite parole di Caleb, quel momento venne bellamente spezzato e la partita riprese più accanita di prima.
Dopo un’altra mezz’ora di gioco, la bestia venne smontata fra Scott, Nathan e Jordan e così la partita ebbe termine.
-Quindi…- chiese Lucian innocente –chi ha vinto?- il ragazzino scelse proprio quel momento per socchiudere gli occhi in uno sbadiglio, quindi non vide i sogghigni e gli sguardi omicidi che apparvero sui volti degli altri.
Riccardo si offrì volontario per rischiare la vita nella domanda che probabilmente premeva a tutti: -Quanto avete guadagnato o perso?-
-Non avete insegnato ai ragazzi a farsi i fatti propri?- sibilò Kevin all’indirizzo di Mark e Jude, facendo arrossire violentemente Riccardo.
-Trovo che la domanda invece sia appropriata…- disse David facendo tintinnare la pila di monete che aveva davanti.
Fu Jordan a soddisfare la morbosa e giovanile curiosità: - Mark ha perso 18’000¥, Axel ne ha persi 1’000…-
-Ma solo perché quelli là fanno veramente schifo!- sbottò il bomber lampadato indicando con un ampio gesto della mano il famosissimo trio dei pinguinari.
L’inconsulta reazione scatenò un’ondata di risate completamente fuori da ogni controllo, e Jordan, sospirando, riprese il suo elenco: - Jude ne ha guadagnati 15’000, Caleb ne ha vinti 8’800, David…- guardò nella sua direzione, ma il braccio era posato esattamente davanti alla pila di monete. Pila decisamente troppo alta per essere contata a colpo d’occhio. –Senti, riccone, dicci un po’ quanto ci hai impunemente rubato.-
David, sfoderando un sorriso a 32 denti, lentamente, come per esaltare ancora di più la sonora umiliazione che aveva inferto loro, sillabò: -20’000¥-
-Ladro- mugugnò Kevin alquanto innervosito dalla faccenda.
-No, solo che non sei capace…-
-Senti, tu…!-
Jordan, già stanco per la tarda ora, il viaggio, la partita, e pure intontito dall’alcool, sibilò: -Mi fate finire ‘sto cavolo di elenco così posso andarmene a letto? Grazie bambini.- poi tossicchiò e riprese: -Shawn ha perso 2’500¥, Nathan ha guadagnato 3’000¥, Kevin ne ha persi 10’000,- e con un’occhiataccia degna dei migliori momenti di Janus, mise a tacere le proteste che stavano evidentemente per sorgere - Byron ha perso 9’000¥, Xavier ne ha vinti 3’000, io ne ho persi 2’000, Scott ne ha persi 3’300, Darren ha gentilmente regalato alle tasche di Jude altri 8’000¥, Hurley ne ha vinti 3’000, Celia ne ha guadagnati 2’000, Nelly ha perso 2’000¥ e Silvia ne ha vinti 1’000.- tirò un respiro profondo: -Contenti adesso?-
-Beh…  sì!- rispose Adé soddisfatto di se stesso e della sua risposta molto arguta.
Provocando così un clamoroso sospiro generale e facendo crollare addosso alla stanza intera una stanchezza indicibile.
In breve, tutti decisero di andare a dormire. Xavier prese in braccio il figlioccio e lo portò nella sua camera, mentre man mano gli altri si auguravano la buonanotte e sparivano nelle stanze.
Alla fine rimasero soltanto Axel e Caleb.
Si guardavano storti, entrambi poco entusiasti all’idea di condividere il letto, ma alla fine cedettero alla stanchezza e si coricarono.
Prima di addormentarsi, Caleb sibilò, acido: -Lampadato da quattro soldi, se sento anche un solo tuo dito addosso, ti castro.
-Vale anche per te, specie di idiota criminale in erba.
-Zitto, imbecille.
E i loro vicini di camera sono pronti a giurare sulle loro occhiaie che andarono avanti così fino a mezzanotte e passa, finché non si addormentarono. E finalmente, la casa piombò nel silenzio.





ANGOLO AUTRICI FOLLI

Bene e dopo un anno, eccoci qui a rompere le scatole u.u
Come un anno? Solo? Mi sembrava passato molto di più! Owo Comunque benvenuti in questo nuovo angolo del delirio!
Almeno io mi ricordo un anno, non so tu XD E comunque delirio mi sembra quasi un diminutivo, non ha senso 'sta cosa XD
Shh, non spaventare i lettori più del necessario! Credo l'abbiano capito dopo questo prologo!
Che ricordo, non ha senso XD
...ok, allora il mio messaggio subliminale è: Jude è un amore, coccolatelo**
Ma messaggi subliminali a parte, continuiamo questo angolo di follia u.u
Ok u.u Spero che questo inizio di delirio vi sia piaciuto!
Ovviamente come si capisce dal titolo è solo il prologo e non avete ancora visto nulla u.u
Oh no, è solo l'inizio, muahahah ← risata maniacale
Si certo -.-
Comunque, comunicazioni importanti: la pubblicazione dei nuovi capitoli sarà settimanale, al sabato, salvo imprevisti u.u
Esattamente!
Come sempre sono molto gradite recensioni: fateci sapere se questa roba vi fa ridere~
Oppure la odiate ^-^ Ogni critica costruttiva è ben accetta u.u
Finché è costruttiva però~ Altrimenti Lady vi mangia
Da quando parli di te in terza persona?-.-
...da ora
-.- Faccio finta di nulla?-.-
Ma sì, fingi sia normale! Sai che stiamo facendo l'angolo più lungo del capitolo?
Oddio, aspetta, non così lungo XD Ma forse effettivamente è meglio se la finiamo qui u.u
Okay, allora vi lasciamo con un sondaggio: cosa accadrà in quella camera matrimoniale? Caleb e Axel sopravvivranno o si ammazzeranno a vicenda? Jude riuscirà a smettere di ridere come una iena?
Sai che messa così suona malissimo? O.o
...può essere x" Ma non importa in fondo, no?
Ahahah nope XD
Tanto Caleb mica devo sopportarlo io!
E ci mancherebbe altro, poi vi devo sopportare in due XD
Ma prima che mi linci, chiudiamo qui questa descrizione u.u
Si chiama "angolo autrici" e tu non sei una Youtuber -.-
Dettagli ^^
Mi raccomando lasciateci una recensioncina (?) e anche un pollice in su ^^
Mapporc-
Va bene, Lady Dragon (me) e FaviJ versione donna (la creatura) vi salutano, ci vediamo nelle recensioni!
Ciao *fa ciao con la manina*
Vi amiamo tutti (?) *scompare in una nuvola di stelline*





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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Martedì (prima parte) ***


Martedì 1°Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 1: Martedì (prima parte)


Il giorno seguente, di mattina presto, Shawn si svegliò un po’ spaesato per la bevuta della sera prima.
Scostò le coperte e si mise a sedere. Però qualcosa non quadrava. Si sentiva abbastanza strano. Ma probabilmente sarà stato ancora sotto l’effetto dell’alcool.
Aveva un gran mal di testa che faceva risultare tutto intorno a lui un po’ più grande. Come se qualcuno avesse aumentato lo zoom su ogni singolo oggetto.
Si alzò in piedi, ignorando il dolore alla testa e i mobili ingranditi. Uscì dalla sua stanza e si diresse verso il bagno del piano.
Bussò e, visto che nessuno rispondeva, entrò nella stanza.
Andò al lavello per risciacquarsi il volto. Ma appena si specchiò, dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di aver anche solo lontanamente appreso quello che era successo.
Lo specchio raffigurava, non lo Shawn venticinquenne, ma lo Shawn quindicenne che aveva vinto insieme ai suoi compagni il FFI.
Si risciacquò una dozzina di volte la faccia per riuscire a credere che tutto quello che stava succedendo non fosse un sogno.
-Non… è… possibile…-
Anche la sua voce era meno adulta, più giovane, come quando era un adolescente.
Ogni secondo che passava a osservare il suo riflesso, lo convinceva sempre meno di quell’assurdità che gli stava capitando.
Era una cosa impossibile sotto ogni ragionamento logico.
Passò qualche minuto di incredulità prima che mandasse giù quel boccone amaro. Rendendosi ben presto conto che quello non era un sogno un po’ strano, ma la realtà.
Si resse ai lati in ceramica del lavandino e, guardando sempre il suo riflesso così irreale, gridò. Come a volersi liberare di quella follia.

Nella camera da letto più vicina al bagno, Nathan aprì gli occhi, riconoscendo all’istante l’urlo dell’amico. Si alzò si scatto preoccupato, senza notare che il suo pigiama era diventato improvvisamente enorme. Come se fosse stato in una centrifuga inversa.
Quando aprì la porta del bagno, vide Shawn e si stupì più dello stesso. Anche Nathan aveva circa venticinque anni, ma ora sembrava che ne avesse quindici. O per lo meno, l’età in cui aveva vinto la coppa mondiale.
Entrambi rimasero esterrefatti con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Era una cosa impossibile da credere.

Qualche stanza più in là, Byron si destò dal suo riposo notturno, stranamente accaldato. Eppure la giornata precedente non era stata molto calda e la brezza marina avrebbe dovuto rinfrescare il clima notturno.
E invece, aveva caldo. Si mise a sedere sul letto e sentì qualcosa di lungo e morbido accarezzargli la schiena. Ovviamente si spaventò all’istante. Ma appena capì che erano solo i suoi capelli, trasalì e si infuriò:
-CALEEEEEEB!-
L’urlo riecheggiò in tutta la casa e contribuì a svegliare dal loro sonno anche gli altri “adulti”.
Nathan e Shawn lo sentirono bene e non ebbero nemmeno il tempo di uscire dal bagno che videro dalla porta una furia dai capelli biondi dirigersi verso la camera del diretto interessato.
Spalancò la porta, facendo cadere qualche quadro appeso accanto, con un gran fracasso manco stessero demolendo l’edificio lì accanto.
Stonewall si svegliò bruscamente e cadde dal letto, portandosi anche tutte le coperte, con la conseguente imprecazione di Axel, che si svegliò anche lui.
Mentre era a terra, Caleb avvertì uno strano senso di freddo provenirgli dalla testa. Si portò una mano a questa e scoprì di essere pelato, tranne per un ciuffo di capelli al centro della testa.
Byron si stupì come il porcospino ancora sul letto. Però, la sorpresa venne sostituita alla rabbia e tornò furioso come prima.
Con passi pesanti si diresse verso il pelatone a terra e, prendendogli il colletto del pigiama, lo alzò da terra di una buona altezza, mentre Nathan e Shawn si affacciavano alla camera con ovvia sorpresa.
-Si può sapere che cazzo c’era nel whisky di ieri sera?!- urlò il biondo nelle orecchie di Caleb che per qualche miracolo divino (eh, appunto) non perse un timpano.
-Non è colpa mia!- ribatté a gran voce anche l’interpellato.
In quel momento, uscirono dalle loro stanze Silvia e Cammy. Appena videro la scena si divertirono parecchio ma si sorpresero anche, come i ragazzi già svegli. Infatti anche loro due erano diventate delle adolescenti, come i loro compagni.
-Che cosa sta succedendo?- chiese innocentemente Silvia, comparendo da dietro l’albino.
-C’è che questo idiota ha messo qualche sostanza nel whisky di ieri sera!- le rispose Byron tenendo ancora Caleb alzato di qualche… decina di centimetri.
-Ma io non ho bevuto nulla!- gli fece notare Cammy, affiancando la sua amica.
-Quindi non è colpa mia, biondone!- abbaiò Caleb, liberandosi della presa del suddetto.
Questi non fece in tempo a rispondere a tono perché si sentì un tonfo provenire dall’unica altra camera matrimoniale di quella villa.
Lasciarono stare la ditta “Caleb & Whisky” e, a gruppo, andarono a controllare che nessuno fosse caduto dal tetto.
Appena furono davanti alla fantomatica porta, la spalancò Nelly, nella sua camicia da notte e adolescente come tutti gli altri.
Si sorprese anche lei come era successo agli altri, ma questo lo sapevamo già.
Pian piano tutti si svegliarono, chi con sonori tonfi da risvegliare anche un orso grizzly in letargo imbottito di sonniferi, chi con urli tipo quello di Munch, chi con testate a terra o altri (come Scott) con battute squallide come “si sono improvvisamente ingranditi i mobili?”

Quando ormai la situazione era già di per sé ridicola, arrivarono Gabi e Ric, svegliati dal frastuono dal piano superiore.
Ancora con un piede nel mondo dei sogni, salirono le scale e ritrovarono gli adolescenti della Inazuma Legend Japan che discutevano abbastanza animatamente. C’era solo un problema non indifferente: erano adolescenti, come loro.
Se Riccardo stava ancora sonnecchiando in piedi si svegliò del tutto per la sorpresa, mentre Gabi, già più o meno sveglio, si stupì al tal punto da quasi cadere giù per le scale dietro di lui.
-Ma che cosa è successo?- domandò il regista numero 9 alla banda di quindicenni .
-Ci piacerebbe saperlo…- disse Axel, con un tocco di ironia.
Passò qualche minuto abbondante nella sorpresa più totale prima che anche gli altri componenti della Raimon al piano inferiore si accorsero del fracasso e iniziarono a salire in massa la scalinata.
Mancavano pochi gradini per raggiungere Riccardo e Gabriel, fermi impalati in cima alle scale. Lo spettacolo che furono costretti a vedere era sorprendente: Mark Evans, il grande portiere, adesso era alto poco più di Arion; Jude Sharp, il comandante della Royal Accademy, era molto diverso senza occhiali verdi  e tutti i dread sciolti sulle spalle; Axel Blaze, il mito di tutti i futuri calciatori, era meno abbronzato, molto meno, anche lui basso quasi quanto Mark (forse un po’ meno); Shawn Frost era molto più piccolo con meno ciuffi a caso in testa; Xavier, il “padre” di Aitor, aveva la sua stessa età e senza occhiali, facendo desiderare a tutte le ragazze di avere degli occhi come i suoi; Hurley, uguale tranne per gli occhiali neri spariti, molto meglio così; Kevin non tanto cambiato tranne per quella cresta rosa da mafioso italiano tanto terribile che era completamente sparita, grazie al cielo; Caleb, quasi completamente pelato e con uno sguardo da psicopatico che la metà basta; Scott era di nuovo il più basso della compagnia, imparentato per qualche esperimento genetico con JP; David, Jordan e Nathan erano uguali solo con meno capelli, per fortuna; Darren uguale a quando era venticinquenne (anche se lo è ancora adesso); e Byron, chi se lo immaginava che da ragazzo portasse i capelli così lunghi?!
Fatto sta che alcuni credevano ancora di essere nel mondo dei sogni. 
-Allenatore Evans!-
-Allenatore Sharp!-
-Allenatore Love!-
-Allenatore Dragonfly!-
-Allenatore Frost!-
-Papà!-
Esclamarono in coro Arion, JP, Bay, Ryoma, Nord e Aitor nell’incredulità più totale, sotto gli sguardi basiti e da stoccafisso degli altri.
-Cos’è successo?- chiese Sky ancora mezza addormentata, stropicciandosi gli occhi.
L’intero gruppo di non esattamente venticinquenni si voltò verso di lei, fissandola con aria omicida.
-Nulla di grave, guarda, abbiamo giusto sbagliato a programmare la lavatrice e ci siamo ristretti.- sibilò David sarcastico.
La povera ragazzina ci rimase malissimo, e arretrò, scomparendo nel gruppo di gentaglia ammassata vicino alle scale.
Nel frattempo, qualcun altro, che pur non aveva capito niente della situazione, iniziò a scattare foto a raffica senza un motivo preciso, con gli occhi che brillavano e qualche parola sulle labbra che suonava come “Kawaiiii”!
Superato il tragico momento alla “cosa diavolo sta succedendo qui!?”, tutti, “adulti” (?) e più piccoli si misero a parlare insieme, creando un caos di livelli intergalattici.
Fu Nelly a riportare l’ordine, sfoderando tra l’altro un’incredibile voce da soprano.
–BASTAAAAAAAA!!!- poi si lisciò la camicia da notte troppo grande –Grazie-
Ma, nonostante questa particolare sfuriata da parte della dittatrice (?), Lucian non aveva capito ancora la situazione ovviamente ovvia che gli si presentava. Quindi chiese, sotto lo sguardo rassegnato di tutti: -Ma, esattamente, cosa è successo?-
La domanda era ormai diventata familiare per quell’insolito gruppo. Ma, prima che il sarcasmo di David potesse farlo pentire di aver aperto bocca, Arion iniziò a strillare frasi inconsulte: -Oh. Mio. Dio! La squadra che ha vinto il FFI! Non ci credo! È troppo incredibile! Oddio!-
E continuò per altri venti minuti buoni con quello strazio. Mentre in sottofondo qualcuno di non meglio definito, probabilmente Caleb, ma non ne siamo sicuri, chiedeva: -Posso tiragli qualcosa? Che ne so… Scott?-
-Non sono un vaso!- rispose il nanetto da giardino.
Terminato lo sclero assoluto, Arion tentò di abbracciare Axel, che, però, si spostò di qualche passo a lato, facendo finire il capitano della Raimon lungo disteso per terra. Il famoso bomber di fuoco, stimato da tutti (non è vero, ma facciamo finta che sia così) lo guardò preoccupato e anche con un sopracciglio alzato mentre si domandava se quel ragazzo fosse normale.
Reazione che ebbero anche gli altri giocatori dell’Inazuma. A volte sembrava peggio di Mark… il che è tutto dire.
Comunque sia, Arion si alzò di scatto da terra, accolto da un sonoro sospiro da parte di ogni essere vivente e non. Sì perché anche i mobili e i sassi sospirarono. Succede solo in casi disperati, e quello era molto più che disperato.
Fatto sta che, nonostante la situazione decisamente poco sensata, dovettero rassegnarsi all’idea di essere tornati dei ragazzini di 14 anni.
E, luminoso e chiaro come un’insegna al neon, si presentò loro uno dei più grossi problemi della vita, ossia la legittima domanda: “E noi cosa ci mettiamo?!”
Infatti si presume che dei vestiti per persone adulte vadano leggermente larghi a dei piccoli e pucciosi quattordicenni.
Prima che il fatidico interrogativo potesse essere posto, Silvia rese evidente il problema quando una spallina della camicia da notte scivolò inevitabilmente lungo la spalla, costringendola a stringere le braccia al petto per coprirsi, imbarazzata.
L’imprevisto avvenimento fece arrossire tutti i ragazzi presenti, compreso Mark, che vinse un fantastico scappellotto sulla nuca da parte di sua moglie… nonostante facesse un effetto a dir poco allucinante vedere due quattordicenni sposati… ma era così.
Tanto per restare in tema, anche le fedi erano troppo grandi, e ci mancò poco che Nelly non la perdesse nel malmenare suo marito, rischiando di accecare qualche povero innocente.
Sventato il tentato omicidio del povero Evans, la famigerata questione vestiti si presentò più pesante e impellente di prima.
Fu Riccardo, quel santo ragazzo, o sarebbero rimasti lì a guardarsi come trote per sempre, a farsi avanti proponendo: -Ehm… volete che vi prestiamo dei vestiti?-
Ricevette uno sguardo colmo di gratitudine da parte di Silvia, che era ancora in estremo imbarazzo a causa di quella spallina dotata di un sadismo perverso, ma anche gli altri furono d’accordo con quella soluzione, non esattamente entusiasti di essere squadrati da capo a piedi infagottati in quei pigiami troppo larghi.
Quindi, prima che qualcuno dei più piccoli (Forse) potesse rendersene conto, uno dei presunti adulti aveva scelto il proprio negozio di abbigliamento personale e gli aveva afferrato un braccio, imponendogli con ben poca grazia di levarlo da quella situazione alquanto umiliante.
Questa scelta fu anche, in un caso, oggetto di litigi, infatti Axel si era accostato a Victor, ma fu subito allontanato da un certo ragazzo per metà pelato con uno spintone decisamente poco gentile. –Senti platinato, fuori dai piedi.
-Il motivo sarebbe pelatone?-
-Che devi andare fuori dalle palle!-
-Direi ottima argomentazione, ma ti sei accorto che è quasi il doppio di te, tappo?-
-Parla mister spilungone…-
-Ora basta! Victor, presta i vestiti a entrambi o non finiamo più!- intervenne Jade, già stufa di Caleb, ancora prima che la vacanza vera e propria iniziasse.
Ma Stonewall, con la delicatezza e la gentilezza di un bradipo inferocito, guardò di sbieco la ragazza, nulla intimorita, però, dal suo sguardo. Infine, lui sbottò: -Ehy, calma rossa. Non sono affari tuoi!-
Lei non disse nulla, si limitò a spingere Axel (con cui aveva già preso confidenza, essendo lei) e Victor in camera di quest’ultimo e lanciare un cuscino a caso comparso dal nulla (?) in testa a Caleb. Dopo anche questo andò a “comprare” i suoi vestiti da Victor’s & Co.
Passarono anni…
Nah, non è vero. Passò soltanto qualche decina di minuti. E guai a chi osa dire che le ragazze sono quelle che ci impiegano più tempo per prepararsi. Perché, anche se sembra un film di fantascienza, erano loro le prime a essere pronte. E anche molto prima dei ragazzi.
Quando Silvia uscì dalla camera delle ragazze e si diresse verso il salotto dove i ragazzi non abilitati a spacciare capi di vestiario erano rimasti a chiacchierare su quanto fosse sorprendentemente strana la situazione.
Silvia, Celia e Nelly furono infatti le prime ad arrivare: non avevano avuto molti problemi con i loro nuovi vestiti, infatti stavano tutte e tre molto bene e qualcuno dei ragazzini subì il cosiddetto colpo di fulmine. Prima di ricordare che in realtà erano più piccoli di dieci anni.
Solo Nelly, che vestiva con abiti gentilmente prestati da Jade, si spolverava la gonna, molto strana per lei: -Ma, toglimi una curiosità, metti solo gonne lunghe Jade?- chiese.
Jade non fece in tempo a rispondere che sentirono dei passi degni del dinosauro più grande mai esistito percorrere le scale velocemente.
Videro Mark, il grande portiere, con un’orribile camicia hawaiana arancione, una canotta bianca e un paio di pantaloni beige o di colore indefinito. Brontolava qualcosa di incomprensibile, nonostante i suoi occhi fossero come sempre pieni di vivacità.
Giunto alla fine delle scale, una sonora risata scoppiò tra i presenti, compresa sua moglie. Che lo affiancò, facendolo sembrare una nano. Le gonne lunghe, cosa che Jade sapeva molto bene, slanciano.
-Tesoro, sembri appena tornato dalle Bahamas…!- gli fece notare, ridacchiando.
-Non è colpa mia se io e Arion non abbiamo la stessa taglia!-
-Scusi, allenatore Evans- esclamò il negozio di Mark, scendendo anche lui le scale.
Mark non fece in tempo a controbattere che una nuova vittima dello stalking femminile di Rosie arrivò: Scott.
 - Che tenero! -esclamò la fotografa. E aveva ragione, anche se può sembrare molto strano. Scott aveva una felpa gialla con una comica rana verde che faceva la linguaccia, con un paio di pantaloni corti. Era già abbastanza basso e con quel completo sembrava un bambino di 5 anni anziché 25.
- Ti ricordo che ho dieci anni in più di te!- sbottò il piccoletto, seguito da un JP selvatico.
- Però ha ragione. Sei adorabile Scott...- lo prese in giro Celia, mentre un brivido le percorreva la schiena mentre pensava: "Spero che non ritorni a quegli scherzi..."
Ma le risate non fecero in tempo a levarsi che si udì come uno "yuppiii" dal piano superiore. Sky, che fino a quel momento era rimasta accanto ad Arion, diede uno sguardo su per le scale. Vide con sorpresa che Hurley, con una maglia azzurra e un paio di pantaloni bianchi, stava dando la cera sul corrimano delle scale. Ergo, si stava fiondando giù a gran velocità, cavalcandolo come una tavola da surf.
Arrivò a destinazione con un salto e mostrando grande equilibrio, mentre Nelly, la più "adulta" della compagnia, si sbatteva una mano sulla fronte in segno di resa.
- Eccomi qui! -esclamò Hurley molto felice e facendo indietreggiare di un passo la povera Sky, traumatizzata dalla sua ilarità.
- E poi dite che sono io, il bambino!- protestò Scott,  con una certa professionalità che aveva acquisito negli anni.
Una fragorosa risata, questa volta, riuscì a scoppiare. E, pur non capendo nulla, risero anche Adé, scendendo le scale, e Hurley.

[...]




CONTINUA...



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Capitolo 3
*** Capitolo 1: Martedì (seconda parte) ***


3.Martedì 2° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 1: Martedì (seconda parte)


Una fragorosa risata, questa volta, riuscì a scoppiare. E, pur non capendo nulla, risero anche Adé, scendendo le scale, e Hurley.
Passarono dieci e interminabili minuti in cui nessuno parlò seriamente, ma solo sussurri e risate.
Quando arrivò Nathan affiancato da Gabriel. Il primo non aveva più l'enorme pigiama otto volte più grande di lui. Ma indossava dei semplici pantaloni beige abbinati a una maglia a maniche corte verde.
- State già facendo i bambini?- chiese il turchese rivolto ai suoi compagni,  mentre lui e il rosa si accomodavano sui divani del soggiorno.
 - Casomai, è Scott il bambino...-
 - Hurley basta!- sbottò il piccolo, incrociando le braccia al petto e assumendo il tipico broncio da bimbo di 3 anni che fa i capricci.
I ragazzi ridacchiarono. Quando sbucò da chissà dove Cammy, l'infermiera, vestita da macaroon: maglia a righe viola e lilla con gonna lilla.
Era davvero un macaroon!
- Come sei tenera Cammy!- notò Silvia affiancandola.
- Tu dici?...- chiese abbastanza imbarazzata. Silvia annuì.  
Arrivò anche Darren, vestito con una maglia arancione e un paio di pantaloni marroni. Subito fu assalito dalle sue vecchie manager e dalle stalker in erba. Quando JP, in un momento di lucidità e intelligenza, esclamò:-Allora sei tu il tipo che mi ha aiutato in porta! Darren Lachance! Il secondo portiere della Inazuma! -
Darren, cortese come sempre, sorrise e annuì.  Mentre gli altri si davano all'hobby di Nelly: sbattersi una mano in fronte.
Il momento cuccioloso di adolescenti che sembravano dei pasticcini e dolci in generale fu interrotto da un presunto punk, che scendeva le scale quasi volesse ammazzarle, che sembrava uscito da una gang tamarra, anche se a lui piaceva chiamarla "gente di strada". Cioè, maglia blu notte tamarra e jeans strappati borchiati metal.
 -  Beh, che avete da guardare? Sono i vestiti di Victor!  Mica i miei...-
 -  Ma ammetti che il tuo armadio è pieno zeppo di robaccia del genere...- rispose di rimando Axel con indosso una maglia rigorosamente rossa e con il colletto alzato e jeans neri.
 -  Sempre meglio di un platinato che usa quantità industriali di gel per capelli...-
 -  Axel, Caleb! Ora basta!- li zittì la dittatrice più "abile" in cucina, mentre Jade prese un cuscino.
Erano diventati impossibili quei due. E sì che Caleb era il guastafeste personale di Jude o David, non di Axel.
Fatto sta che arrivò anche David, unendosi al gruppo di persone vestite con abiti (quasi) normali. Indossava anche lui una maglia arancione, però con pantaloni neri. Nessun caos o terza guerra mondiale per fortuna.
Ryoma si fiondò giù dalle scale e annunciò l'arrivo di Kevin, molto regalmente.
-  Signori e signore, ecco a voi Kevin Dragonfly!-
Il diretto interessato scese le scale con un completo maglia bianca e semplici jeans. Dei grilli si sentirono nell'aria, mentre gli altri tacquero.
Fiasco.
Poi arrivò Aitor, con una faccia sul traumatizzato andante e il divertito sulla quarta corda.
- Aitor, come mai quella faccia? -chiese Sky.
- Perché ho visto mio padre con i miei vestiti...- e arrivarono Xavier, il padre in questione, e Jordan.
Il primo portava una maglia a righe viola e un paio di jeans. Il suo amico, una maglia anche lui viola e pantaloni corti marrone scuro.
Le ragazze non abituate al fascino maschile, cioè le manager della Raimon, implosero (?) alla vista degli occhi color acquamarina del rosso e del viso radioso di Jordan. Quindi i due furono assaliti dalla macchina fotografica di Rosie, mentre Aitor rideva rotolandosi per terra.
 - Bene, direi che ci siamo quasi tutti. Chi manca?- chiese Celia.
 - Allora...Byron, Shawn e Jude- contò Mark, anche lui in un momento di genio.
Ma neanche farlo apposta, arrivò il primo della lista: Byron.
Indossava una normalissima t-shirt bianca e un paio di jeans neri. Un vero fusto, se non fosse che i capelli lunghi e biondi stonavano.
Infatti i ragazzini, non per nulla abituati a quei capelli, lo guardarono un po' straniti. Diciamo anche leggermente spaventati.
- Che c'è?-
- Nulla, solo che....è diverso ...- disse Arion.
- È strano vederlo con i capelli così lunghi...- notò Ryoma. Bay annuì, dato che quello più sconvolto era proprio lui.
- Ora non posso neanche tenere i capelli come tutti i comuni mortali?- ma appena di rese conto di quello che aveva detto era ormai troppo tardi. Tutti quelli a conoscenza del suo passato stavano già ridendo come pazzi sotto gli sguardi basiti di tutti i restanti.
- Cosa ha detto questa volta?- domandò Adè.
- Niente di niente!-lo zittì Byron, sedendosi sul divano come se nulla fosse successo.
- Bene, ora mancano solo l'allenatore Frost e Sharp- concluse JP, balzando giù dalla poltrona su cui sedeva.
 Quando dalle scale sbucò Nord, da solo.
-  Dov'è l'allenatore Frost?- chiese Arion.
-  Arriva subito...-
Infatti eccolo arrivare scendendo le scale.
Sarebbe mancata soltanto la musica di sottofondo di una sfilata, perché le ragazze più piccole rimasero letteralmente a bocca spalancata.
Inutile dire che la macchina fotografica di Rosie minacciò di farle causa per abusi e sfruttamento del lavoro minorile. L’albino indossava una maglia nera a maniche corte e un paio di pantaloni bianchi.
- Eccomi! Mi stavate aspettando?- chiese innocentemente con il suo solito sorriso stampato sul volto.
-No, ma credo che tu abbia appena avverato il famigerato “sogno del principe azzurro” di queste piccole fangirl sbavanti- commentò sardonico Caleb.
Il rossore sulle guance di Shawn si notò anche a chilometri di distanza. Qualcuno in Australia dichiarò di aver visto una lampadina rossa accendersi oltreoceano.
Un coro di risate si levò nella stanza.
Celia si rivolse a Silvia e le sussurrò: -Ora capisco perché faceva così tanto scalpore tra le ragazze!-
Peccato che lo dissero in un pessimo momento di silenzio, facendo così credere ai poveri Australiani che in Giappone fosse esploso qualcosa.
Ma l’imbarazzo di Shawn fu salvato dall’arrivo di Riccardo. Questi, però, era solo…
-Dov’è Jude? – gli chiesero in molti.
-Sta arrivando. Ha detto che voleva tentare di farsi andare gli occhiali-
Più d’uno in quella stanza pensò, rassegnato: ”Sarà sempre il solito…!”
-Ma ha problemi di vista?- domandò Eugene timidamente.
-Ehm… è una storia piuttosto lunga…- cercò di spiegare Celia, sistemandosi gli occhiali rossi sulla testa.
E quando lo diedero tutti per disperso in una qualche guerra nucleare contro pinguini e alieni, arrivò il fantomatico Jude, rispondendo alla domanda del più piccolo in modo semplice e conciso: -No, ci vedo benissimo.-
Qualcuno dei giovincelli stava per chiedere il motivo per il quale li tenesse sempre. Ma vennero zittiti quando lo videro senza occhiali.
Portava i dread legati in una coda alta e gli occhi cremisi e incantatori scoperti. Un vero spettacolo. Nessuno aveva mai avuto l’occasione di vederlo così, senza nulla sul volto. E invece in quel momento una ventina di persone aveva scoperto che cosa si celava dietro le spesse lenti dei suoi occhiali.
Riccardo gli aveva prestato una camicia nera a maniche lunghe che aveva prontamente arrotolato fino al gomito e un paio di pantaloni, anch’essi neri.
Celia sorrise fra sé, nascondendo un sottile orgoglio per il suo fratellone.
Le ragazze più piccole rimasero nuovamente abbastanza basite: lo avevano già visto a volto scoperto, ma era adulto, aveva 25 anni, era il loro temuto allenatore… invece così era tutta un'altra cosa.
Lasciando un attimo a loro e ai loro fazzoletti i gravi problemi di epistassi che rischiavano di presentarsi a causa di certe persone, bisogna dire che anche i ragazzi erano rimasti abbastanza senza parole.  E qualcuno non nascondeva un certo genuino rancore che si poteva tradurre con: “Capiamoci, ci torturi in allenamento, ci tirannizzi ogniqualvolta te ne capiti la possibilità e ora mi rubi pure il mio posto da figo della situazione? Penso di odiarti.” Questo era più o meno ciò che passava nella mente di Victor e Ryoma, che misero su un musetto infantilmente imbronciato.
Mentre la macchina fotografica di Rosie veniva nuovamente maltrattata, Jude fissò l’intero “pubblico” con uno sguardo alla “che diavolo volete dalla mia vita?!”.
Sceso dalle beneamate scale, incrociò le braccia al petto e chiese, piuttosto brusco: -Beh? Che avete da fissarmi tutti? Ho qualcosa in faccia?-
Celia si mise a ridere: -Semmai non hai qualcosa in faccia!- fece scivolare un dito sul naso del fratello, dove avrebbero dovuto appoggiarsi gli occhiali.
Jude avvampò di colpo, voltandosi per nascondere il vivo color porpora sulle guance.
Tutti scoppiarono a ridere, e non mancarono gli sfottò made in Caleb. Che però venne violentemente spento: non puoi prendere in giro qualcuno se poi vai in giro con un solo ciuffo di capelli in testa.
Scleri, risate e rossore di Jude a parte, riuscirono ad abbandonare la follia più totale… ma solo per sprofondare in un silenzio abbastanza imbarazzante.
Poi, ovviamente, presero a parlare tutti insieme. Trascorse il primo momento stracolmo di molteplici domande alla “Cos’è successo?” e altrettante risposte come “Non ne ho la più vaga idea”, “Caleb ci ha drogati” e via dicendo.
Dopodiché lo stomaco di Mark interruppe bruscamente ogni conversazione più o meno civile: -Ragazzi, io ho fame!  Mangiamo qualcosa?- gli brillavano gli occhi, almeno quanto quelle tragiche volte in cui obbligava la prima creatura vivente che gli capitava a tiro a giocare a calcio.
-Mark, non sai quanto mi dispiaccia renderti partecipe di questa verità della vita, ma siamo al punto di ieri: o materializzi cibo dal nulla o non abbiamo nulla da mangiare.- commentò Axel liberando tutta l’acidità accumulata a causa della convivenza con Caleb, la notte frustrante in cui il suddetto punk si era agitato così tanto dal lasciarlo scoperto a ibernare e il poco trascurabile dettaglio di essersi svegliato in versione XXS.
Al povero Evans crollò il mondo addosso: come avrebbe fatto a vivere senza riempire quel pozzo senza fondo comunemente chiamato stomaco?!
Semplice, utilizzando la soluzione più costruttiva del mondo: ossia spalancare gli occhioni ed emettere un disperato: -Noooooo!
Il facepalm fu inevitabile, ma in pochi secondi arrivò anche la soluzione: le ragazze si offrirono volontarie per andare a fare la spesa, anche perché si erano alzati tutti a un orario che si aggirava intorno all’improponibile.
Così le ragazzuole migliorarono di colpo la giornata di Mark semplicemente uscendo dal cancello armate di borsa e tentando di ignorare Evans, che le osservava allontanarsi dicendo loro di fare in fretta.
Mentre aspettavano che le salvatrici del mondo quotidiane (?) facessero ritorno, tutti gli altri si divisero e si diedero alla nobile arte del far niente.
Una buona metà di loro decise di andare ad esplorare il giardino e la zona del campo da calcio, godendosi fra l’altro i tiepidi raggi del sole mattutino.
Eugene e Ryoma erano fra questi, e camminavano tranquillamente vicino a una delle porte.
Ad un tratto quest’ultimo si fermò, e decise di appendersi alla traversa per un motivo solo a lui conosciuto.
Mentre il povero martire che lo accompagnava lo osservava alquanto basito, l’aspirante samurai commentò: -Però, che situazione assurda…- poi gli fiorì un sorrisetto fra le labbra –a proposito, Eugene, tu avresti mai immaginato che l’allenatore Sharp da ragazzino fosse così basso?-
Eugene forse gli avrebbe anche risposto, ma impallidì e si irrigidì, sgranando gli occhi.
Ryoma vide la sua espressione, lasciò la traversa e gli disse: -Non dirmelo… è dietro di me, vero?-
-Già.-
Il malcapitato pettegolo si voltò, trovandosi di fronte proprio l’allenatore.
-Ehm… ecco… noi…-
Non riuscì nemmeno ad articolare un frase di senso compiuto, che Jude li afferrò entrambi per un braccio e li trascinò in mezzo al campo, senza dire una parola.
I due lo osservarono in silenzio mentre prendeva un pallone e lo posava a terra.
Jude si portò una mano alla bocca ed emise un lacerante fischio acuto.
David, che passava di lì per caso, vide la scena e un lampo di altruismo si impossessò di lui: -Ragazzi, correte!
Le due vittime non se lo fecero ripetere e fuggirono a gambe levate, inseguiti da un branco di pinguini assatanati a cui evidentemente non stavano molto simpatici.
Le ragazze tornarono una mezz’ora dopo, e si ritrovarono assalite da una banda di animaletti affamati, fra cui due povere anime con un bernoccolo grande come JP.
Sfamate quelle specie di pozzi senza fondo, la giornata finse di acquisire un minimo di senso logico, fra gente che si lamentava perché non prendeva il cellulare e Adé che si faceva insegnare i rudimenti della bestia. Con sommo disappunto di Eugene, (che ancora si massaggiava il bernoccolo), perché sapeva che sarebbe stato lui poi a dover subire la nuova mania del pescatore/giocatore d’azzardo in erba.
Il precario equilibrio durò fino a cena, dove si scatenò la follia.
Mentre apparecchiavano, Shawn disse a Xavier: -Ascolta, ho visto tuo figlio e Scott che confabulavano, devo preoccuparmi?-
Il rosso si mise a ridere, e annuì, mentre Celia, ai fornelli, impallidiva ricordando tutti gli scherzi ebeti che l’avevano tormentata per 2 anni.
Subito dopo, arrivarono Mark e Arion, avvicinandosi pericolosamente.
-È pronto?!- chiesero i due in coro, in ansia e affamati di nuovo.
-Si- annunciò Silvia mentre prendeva una ventina di piatti, aiutata da Cammy. Gli occhi dei due ingordi si illuminarono e si sedettero all’istante a tavola. Una folla di adolescenti affamati li raggiunse proprio quando le ragazze stavano distribuendo il cibo degli Dei. Arion afferrò le bacchette tutto entusiasta.
Ma quando provò a prendere qualcosa dal suo piatto, la sua mano venne schiaffeggiata da Nelly.
-Ma perché?...-
La dittatrice, indicando una direzione ignota, urlò all’intero branco di quattordicenni: -Di corsa a lavarvi le mani!-
Scattarono tutti sull’attenti e corsero manco fossero a una maratona. Ma appena arrivarono in corridoio, videro Jude tornare, mentre si asciugava ancora le mani.
-Certe cose non cambieranno mai…-sospirò Silvia ridendo, subito seguita dalle altre, mentre Sky, Jade e Rosie le guardavano leggermente basite.
A parte la conferma assoluta che quelle anime non erano cambiate di una virgola in 10 anni di presunta civilizzazione, pochi istanti dopo tornarono e si fiondarono a tavola.
Mangiarono sparando cavolate assurde per almeno dieci minuti, finché Kevin domandò: -Ma, Axel, una curiosità: quante lampade ti sei fatto?-
Nelly, Silvia, Celia e Cammy si misero a ridere a crepapelle, mentre gli altri cercavano di trattenersi per non ricevere una pallonata in faccia.
-Da che pulpito…- rispose il diretto interessato, con assoluta calma e tranquillità.
-Ma ha ragione!- disse Hurley, brandendo le bacchette come se fossero armi e rischiando così di cavare un occhio a qualcuno –Sembra che tu ti sia sbiancato rispetto a ieri sera! Hai fatto la fortuna dei centri estetici?-
-Anche tu, Kevin però…-soggiunse Xavier con un ghigno stampato sulle labbra –Che c’è? Invidiavate Hurley?-
-Uno adesso non può neanche andare al mare a prendersi un po’ di sole e abbronzarsi un po’?- concluse Axel, questa volta un po’ più partecipe.
-Alla faccia dell’abbronzatura! Avete fatto un abbonamento per andare sul Sole o che so io?- aggiunse Scott, allontanando le pericolose bacchette di Hurley dalla sua faccia.
-Colpa mia se mi abbronzo facilmente?-
-Come se la causa fosse quello, Kevin…- disse Caleb.
-Ha parlato il pelatone perfetto…- notò Jude, inserendosi nella conversazione.
-…disse il damerino rompicoglioni.- concluse la specie di punk risentito. I loro sguardi si incrociarono e mancò poco che si mettessero a ridere: in 10 anni non erano cambiati neppure loro.
-In ogni caso, Caleb ha ragione… a meno che il Grande Imperatore non passasse la vita a Okinawa invece che a tirannizzare bambini.- disse il regista accennando a Victor con un gesto del capo.
-Ma che…?!- esclamò Victor sgranando gli occhi ambrati.
In ogni caso, nessuno lo ascoltò, troppo presi a fissare il volto di Axel, che era arrossito vistosamente. Nessuno seppe mai se per la rabbia o per l’imbarazzo.
-Ah, Axel, non venirci a dire che andavi a farti le lampade perché ti piaceva la ragazza del centro estetico.- sghignazzò David.
-Ma alla Royal insegnano la stronzaggine?- chiese sarcastico lo pseudo porcospino a  tempo perso.
-Probabile- rispose Caleb.
-E tu ne sei un esempio concreto- notò Jude, mentre finiva il suo pasto.
-E di nuovo mi tocca dire: ma da che pulpito…-
Inutile dire che i ragazzi più piccoli fossero alquanto scioccati. Il loro temutissimo allenatore, Jude Sharp, che si ritrovava a scambiarsi insulti cordiali con quel punk dall’aria omicida? Bene.
Infatti li fissavano con un’espressione un po’ allucinata, specialmente Lucian, che non riusciva a staccare gli occhi dalla testa lucida di Caleb.
“Ma chi diamine è il suo parrucchiere…?!” si chiese.
Poi, intorno a lui si fece silenzio per un secondo. E la gente si mise a ridere fino alle lacrime.
Lucian arrossì: -L-l’ho detto ad alta voce?-
Ryoma annuì, senza trovare il fiato per rispondergli.
-Oh…-
Caleb sfoderò uno sguardo omicida da Guinness dei primati, mentre il piccolo Dark si faceva sempre più piccolo, quasi rannicchiandosi contro Nord, seduto vicino a lui.
Caleb si alzò in piedi, quasi per chiarire meglio il significato della parola “intimidatorio” e lo fissò dall’alto in basso.  Sebbene fosse più alto di solo pochi centimetri, ma meglio che niente.
-Lucian Dark…- iniziò –Lascia che ti dica una cosa…-Alle sue spalle, Jude rischiò di strozzarsi.- Tu di’ ancora qualcosa sui miei capelli e io ti appendo per i piedi al lampadario, d’accordo?
-V-va bene…- balbettò Lucian, abbracciando quasi Nord, che non aveva assolutamente idea di come reagire.
-Non minacciarmi i ragazzi! È una domanda legittima!- rise Mark.
-Non intrometterti, Evans!-
-Caleb, basta!- sbottò Celia, comparsa alle sue spalle.
-No che non la smet… ahia!-
La ragazza gli aveva tirato una legnata pazzesca usando una padella ancora abbastanza calda come arma impropria.
-Picchiare la gente con le padelle è illegale!-
-Si certo, e chi me lo vieta?-
-Ehm… io?- e così Caleb guadagnò un’altra violenta padellata. Dopodiché, dopo l’intelligentissima conversazione, Gabi e Nath furono costretti a lavare una ventina di piatti più una padella ammaccata, mentre gli altri oziavano e urlavano per tutta casa.
Ovviamente, la stanchezza della giornata si fece sentire ben presto. Più presto di quanto le loro menti volessero. Quel giorno erano successe troppe cose per rimanere lucidi fino a un orario decente, come l’una. Quindi andarono tutti nelle proprie stanze e si addormentarono pesantemente e all’istante.


 



ANGOLO AUTRICI

Buongiorno, fedeli lettori (?) Eccoci qui con il primo capitolo vero e proprio!
E parte lo sclero time u.u
Esatto! Allora, vi è piaciuta la sorpresa? Lo so, è assurdo, ma non vi aspettavate qualcosa di normale, vero?
Credo proprio di no. E il bello che a darci l'idea è stata proprio la Level-5 u.u
Davvero? Quando!? Aaaaaaaaaaaah, ora ricordo. Mi sento stupida ora
Vediamo se ti ricordi veramente u.u
Lo speciale dei bambini di go e dei grandi tornati piccoli che si mischiano e giocano a calcio allegramente insieme. C'era pure nella sigla di uno dei giochi della wii, no?
Esatto brava, vedo che ti ricordi perfettamente. Se volete la sigla di quel gioco della wii ve lo lascio qui alla fine di questa descrizione u.u
Senti, sono io che seguo troppo YouTube, non tu!
Ma io gioco a Youtuber's life! >.<
...e io gioco a Dark Souls, ma non significa che o sia in grado di combattere con un'alabarda!
Dettagli, continuiamo questo angolo và XD
Okay >.>
E comunque sorprese brutte direi. Immaginate di svegliarvi una mattina è avere dieci anni. Mi sa che per loro è la stessa cosa XD
Poveri, erano devastati (?)
Già tantissimo XD Un pochino forse mi spiace per Scott, è diventato basso come Jp quando prima aveva un'altezza normale XD
Ahahahaha ci dispiace molto (nope) Jude senza occhiali, santissimo Hera, Jude senza occhiali! **
Lady, adesso calmati o morirai di epistassi precoce!
Ma no, ma no!**
-.-
Comunque, lasciateci una recensione per farci sapere se il video il capitolo vi è piaciuto~
Adesso però non mi devi prendere in giro!>. <
...scusah~ ti regalo Shawn per conosolarti?
Si!**
Immagino che ne sarà felice (?)
Non credo xD Ma torniamo a noi che altrimenti qui si degenera troppo xD
Okay~
Quindi come dicevamo speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto e che lasciate qualche recensione~
Ci contiamo~
Già~
Allora al prossimo chappy ^-^
"Chappy" è orribile, fratiella
Secondo me è carino invece ^-^
Allora va bene, ci vediamo settimana prossima~*saluta e sparisce*
Ciao ^-^

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Capitolo 4
*** Capitolo 2: Mercoledì (prima parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 2: Mercoledì (prima parte)

La mattina seguente, Arion si svegliò ad un orario più o meno decente, come le otto del mattino. Rimase nel letto, a fissare il soffitto con le braccia incrociate dietro la testa. Era solo il terzo giorno di quel meraviglioso ritiro, anche se pareva che fossero passate settimane con le numerose novità capitate. Sospirò divertito e sereno. Quando gli venne un flash di un’idea banalissima. Tutto felice ed eccitato, scese dal letto, e con non poca violenza svegliò JP.
-Cosa c’è Arion? Che ore sono?-
Il suo amico ignorò completamente le sue domande e gli sussurrò nell’orecchio, più entusiasta che mai, la sua idea magnifica. A JP si illuminarono gli occhi dalla felicità e si mise a saltare per tutta la camera con Arion.
-Dobbiamo dirlo anche agli altri!-
-Vero Arion! Andiamo!-
Come due fulmini, sbattendo la porta, uscirono dalla loro camera e bussarono violentemente su quelle dei loro compagni di squadra.
-Che caspita vuoi Arion?!- urlò Michael aprendo di scatto la porta. Cosa che fecero anche gli altri, tranne per lo sbottare in quella maniera.
-Arion ha avuto un’idea stupenda!- esclamò JP, saltando ancora.
-E sarebbe?-rispose freddo Victor, con le braccia incrociate sul petto.
Arion li riunì tutti in cerchio e comunicò loro la sua strabiliante notizia mozzafiato. Anche gli altri pensarono che fosse una splendida idea. E la cosa lì preoccupò e non poco. Arion che ha brillanti idee è raro, quasi come un pokémon pubblicità occulta mode: on!
-Il problema maggiore però è chiederglielo…- osservò Eugene, ricordandosi il bernoccolo del giorno prima.
-Io proporrei Riccardo!- osservò Arion, un’altra illuminazione intelligente da parte sua. Due in un giorno sono molto preoccupanti.
-E perché?-
-Sei l’unico che sa parlare in modo, diciamo, appropriato…- disse Ryoma, reggendo il gioco ad Arion e JP.
-Questo è vero- affermò Victor, sempre con il suo tono glaciale e le braccia incrociate.
Riccardo, rassegnato da tutte quelle tesi contro di lui, accettò di porre la fatidica domanda alla Inazuma Japan.
La banda si diresse in cucina, dopo essersi cambiata ed essersi resa più presentabile, senza pigiami con pupazzetti imbarazzanti.
I diretti interessati della precedente conversazione erano già tutti a tavola a far colazione, mattinieri. Anche le ragazze erano già lì e chiacchieravano liberamente con gli altri. La Raimon prese posto, ansiosa di mettere qualcosa sotto le fauci, già insaziabili di primo mattino. Riccardo, però, non si sedette, e schiarendosi la gola, ottenne l’attenzione di tutti. Tutti gli occhi erano puntati su di lui. Così, prese un respiro profondo e chiese, rivolto agli pilastri della Inazuma Japan, Mark, Jude e Axel: -A nome della squadra, oggi possiamo disputare una partita contro di voi?-
-E tutto questo panico solo per chiedercelo?- rise Mark.
-N-no, non è vero!- disse Riccardo arrossendo.
-Non ci crede nessuno- lo canzonò Jude, prendendogli la mano destra e facendogli così notare che stava tremando leggermente.
Il povero ragazzino avvampò di nuovo, mentre gli altri si misero a sghignazzare senza alcun ritegno.
-Mi pare ovvio che vogliamo giocare…- disse Axel quando si fu ripreso dalle risate.
La risposta ormai incredibilmente scontata causò un’insana reazione da parte di pikachu oggi ci pagano i pokemon JP e Arion, che si misero letteralmente a saltare per la stanza, facendo scuotere la testa nell’incredulità più totale, a tutti gli altri presenti.

Qualcuno sentì Michael e Victor sussurrare:  -Perché non li ho ammazzati quando potevo… perché?!-
Caleb li udì benissimo, si mise fra loro e mormorò: -Potete rimediare… se volete vi aiuto…-
Lo sventurato numero 8 vide Celia prendere una padella ed ebbe il buon senso di fiondarsi di nuovo al suo posto, sfoderando un sorriso angelico che non avrebbe convinto neppure un cieco.
Finirono in fretta la colazione, e mentre le ragazze lavavano i piatti, fra l’altro minacciando “i loro uomini” di denunciarli per sfruttamento, Evans pose la grande domanda del secolo: -Come facciamo con le divise?-
Gabi disse: -Beh, noi abbiamo le nostre… ma non abbiamo portato anche quelle della seconda squadra…-
-Seconda squadra tuo nonno!- abbaiò Kevin, facendo facepalmare (?) mezza popolazione mondiale.
-In ogni caso abbiamo giusto 11 divise in meno…- osservò di nuovo Mark.
I membri dell’Inazuma Legend Japan si scambiarono occhiate basite.
Xavier si chinò verso Jordan: -Quanto gli dai?- sussurrò al suo orecchio mentre Mark continuava a lagnarsi per la mancanza delle divise.
-5 minuti.- ridacchiò il pistacchietto in risposta.
-Facciamo 10- si intromise David, a un nulla dallo scoppiare a ridere.
Xavier riprese la parola: -Dai, ragazzi, per me ora se ne accorge! Non può essere così scollegato!-
Incredibilmente, la sorte diede ragione a Xavier.
-Aaaaah! Che stupido, mi ero scordato!- si illuminò Mark sbattendosi una mano in fronte.
-Che cosa?!- Chiesero i ragazzi della Raimon, attoniti.
-Abbiamo le vecchie divise!-
Jude sospirò, sollevato: -Mark, temevamo davvero che non te ne saresti mai ricordato.-
Xavier, soddisfatto, disse: -Ho vinto!
David e Jordan, ridendo, gli allungarono 100 yen a testa.
Jade domandò: -Ma che diavolo?! Avevate scommesso?-
-Eh… già!-
-Non posso crederci…- scosse il capo lei.
-In ogni caso… perché avete le vecchie divise?- chiese Nord.
-Perché volevamo regalarvele complete di autografi- rispose Axel.
-Ma a questo punto, direi che le avrete anche comprese di sudore- notò divertito Hurley, mentre si stiracchiava sulla sedia.
-Oooooook… che gioia…- sussurrò Bay rabbrividendo al pensiero.
-Detto qualcosa?- domandò Byron, guardando divertito la faccia schifata del suo allievo.
-No, nulla… ehr… allenatore?- gli risultava un po’ difficile chiamare così un suo coetaneo.
In effetti questo immondo accostamento fece sanguinare le orecchie anche a Nathan, che disse: -Ah, già! Per l’amor di Hera, dateci del tu. È drammatico vedere le vostre facce mentre date del lei a persone che hanno la vostra età…-
E fu così che Nathan inventò come uccidere Byron, facendolo strozzare con un bicchiere d'acqua. Perché si, nello stesso istante in cui il turchese disse "per l'amor di Hera", Byron stava bevendo. Tossì abbastanza rumorosamente, mentre quelli che sapevano ridevano sotto lo sguardo stupito e interrogatorio di chi non sapeva.
- L'hai fatto apposta vero?!-ruggì Byron quando si fu ripreso, evitando di morire affogato in un bicchier d’acqua.
Nathan non rispose, si limitò ad annuire fra le risate.
- E ora cosa ha detto?- domandò per la terza volta Adè. Ovviamente fu zittito nello stesso modo delle altre volte, ovvero con brutale e inspiegabile cattiveria.
Il povero ragazzo fu costretto a rimanerci male per la terza volta. Almeno finché non si ricordò della partita.
Decisero che il fatidico match sarebbe stato disputato quel pomeriggio, e così i ragazzini corsero fuori ad allenarsi, sprizzando voglia di giocare da ogni poro… anche se Victor e Michael in realtà progettavano un omicidio, ma questo nessuno dovrebbe saperlo.
Andarono avanti ad allenarsi fino all'ora di pranzo, sotto il sole cocente di mezzogiorno. Le ragazze, infatti, dovettero andare fino al campo per avvisarli dell'ora di pranzo.
Non se lo fecero ripetere due volte. Entrarono in casa di corsa. E altrettanto velocemente si cambiarono per consumare l'agognato pasto.
Mangiarono in fretta, sbranando ogni briciola di cibo.
Una cosa che saltò subito all’occhio fu l’espressione felice di Mark. Amava sua moglie, ma era decisamente felice che lei fosse stata costretta dai suoi amici a stare molto lontana dalla cucina.
Quando Arion si fu cacciato in gola l’ultimo boccone, e non si saprà mai come avesse fatto a ingozzarsi così senza soffocare, chiese, con gli occhi che brillavano: -Andiamo a giocare?!-
I presunti adulti diversamente tali si guardarono l’un l’altro e Scott gli fece notare: -Non fa esattamente bene fare sport subito dopo aver mangiato…- osservazione logica, in effetti.
E Shawn rincarò la dose: -Specialmente dopo esserti strafogato di roba come te…-
Evidentemente una separazione di 10 anni non aveva intaccato l’intesa della Inazuma, infatti Darren concluse, mettendo la parola fine alle cattive idee di Arion: -A meno che tu non voglia stare in panchina.-
Arion ammutolì, abbassando il capo e rimanendoci alquanto male.
-Oh, non lagnarti! Non ti abbiamo detto che non potrai mai più giocare!- soffiò Michael con la sua solita grazia e gentilezza.
-Ha ragione, Arion!- disse JP tirando la manica dell’amico –Un paio d’ore e potremo giocare!-
I loro occhi ripresero a brillare come supernove, e di nuovo gli Australiani presero in considerazione l’eventualità dell’arrivo degli alieni in Giappone. Cosa nemmeno così impossibile, a pensarci, e infatti a Xavier e Jordan fischiarono le orecchie.
Sparecchiarono con calma, e poi estrassero a sorte i malcapitati che avrebbero dovuto lavare i piatti.
Usarono un metodo alquanto scientifico, ovvero estrarre  numeri a caso e schiavizzare le povere anime che indossavano quella maglia.
Venne estratto il numero 9, e Riccardo, Bay e Shawn vennero condannati dalla Dea Bendata.
Finché il suddetto albino non disse: -Byron, tu non giocavi nella Corea con il nove?-
Il biondo rabbrividì: -Ti sbagli, Shawn…-
-No, me lo ricordo anche io!- disse Kevin.
-Ma…- tentò di difendersi la povera divinità.
Nessun “ma” fu ammesso, e Xavier e Hurley lo trascinarono a forza di braccia fino al lavandino, dove, sospirando, si rimboccò le maniche e prese i piatti, sputando un acido: -Vi odio tutti, ragazzi!-
Fu uno spettacolo imperdibile vedere Riccardo, sempre servito e riverito da decine di cameriere, darsi da fare per pulire dei dannati piatti senza farli sfracellare al suolo. Così imperdibile che Gabi rimase a guardare la scena, mentre l’incompetenza del “piccolo lord” faceva ridere fino alle lacrime l’allenatore dell’Alpine e quell’anima in pena di Byron.
Mentre loro lavoravano per lavare piatti, bicchieri e posate di ben 35 persone, Arion e JP correvano per casa, nel disperato tentativo di smaltire tutto il cibo di cui si erano strafogati e poter giocare prima.
Guardavano ogni orologio della casa e asfissiavano ogni creatura vivente sul loro cammino, sperando che fossero già passate le fatidiche due ore.
Grazie al cielo, a nessuno venne una crisi di nervi tale da ucciderli, anche se le volgarità sputate da Caleb, Kevin, Axel, Victor e Michael non furono poche. Ma possiamo perdonarli, visto che perfino Silvia si ridusse ad armarsi di padella per tenerli lontani e al compassato (forse) Jude pulsava una vena del collo in modo preoccupante, tanto che Celia temette potesse venirgli un infarto.
I tre schiavi lavapiatti finirono mezz’ora prima dello scadere delle famose due ore, e a quel punto, Mark, pur di farli stare buoni, trascinò tutti fuori al campo da calcio per cambiarsi e fare riscaldamento.
I ragazzi della Raimon più Bay e Nord entrarono negli spogliatoi. Deposero le loro borse da calcio sulle varie panche. Arion e JP fremevano sempre di più dall’emozione, e anche gli altri erano un tantino curiosi ed emozionati ad affrontare la Inazuma Japan.
Mentre tutti chiacchieravano indossando le divise da calcio, Lucian notò l’ingresso di un’altra stanza. Incuriosito, andò a vedere di che cosa si trattasse. Appena varcò la soglia, gli si pararono davanti due file di… docce!
Gli cascarono le braccia e rise anche un poco. Evidentemente l’allenatore Evans aveva commesso una piccola dimenticanza.
-Che c’è Lucian?- domandò Aitor. Non disse nulla, si limitò a ridacchiare e indicare la stanza appena scoperta.
-Non è possibile! Vuoi dire che ci sono sempre state e abbiamo fatto un caos infernale l’altro giorno per nulla?!- esclamò Aitor, più furente che mai. Anche il resto della squadra accorse e vide la scoperta, con conseguenti imprecazioni. Subito la domanda di Aitor ottenne risposta. Si, avevano portato in casa chili di sabbia per nulla, quando potevano benissimo lavarsi lì. Peccato che a Mark fosse sfuggito questo particolare.
Comunque sia, in divisa, uscirono dagli spogliatoi per concentrarsi sulla partita che avrebbero affrontato da lì a poco. Iniziarono il riscaldamento, facendo a meno della compagnia delle leggende, che erano in ritardo. Passarono una decina di minuti, quando Silvia, dalle panchine, annunciò il loro arrivo: -Eccoli!-
Da un angolo del campo, la Raimon vide la Inazuma Japan avanzare. Tutti con la stessa divisa della nazionale, come quando avevano vinto il campionato ed erano diventati degli idoli. A mano a mano che si dirigevano verso le panchine per posare le loro bottiglie d’acqua, ai più piccoli brillarono gli occhi. Evidentemente non avevano ancora appreso che i loro miti, i loro modelli di vita erano tornati piccoli ed erano lì davanti a loro, esattamente come quando avevano iniziato ad ammirarli.
JP e Arion iniziarono a ignorare il riscaldamento per saltare come dei canguri dalla gioia. Ci mancò poco che non inciampassero come imbecilli uno nei piedi dell’altro.
La Inazuma iniziò a suo volta a fare riscaldamento, scegliendo giustamente di soprassedere sul preoccupante comportamento di Arion e JP… che in quel momento riuscirono davvero a incastrarsi i piedi fra loro, rotolando a terra, ridendo e lamentandosi a causa di un presunto dolore alla caviglia.
Nulla di grave, naturalmente, e nessun problema per la partita, ma vedendoli, Kevin si rivolse a Caleb:
-Ascolta, non hanno i parastinchi in acciaio…- iniziò incrociando le braccia.
-E allora?- il ghigno divertito che aveva sulle labbra indicava che aveva capito benissimo, ma non avrebbe mai perso l’occasione di rivangare un’umiliazione passata.
Kevin, irritato, sollevò un sopracciglio: -E allora vedi di non sfracellare loro le caviglie come hai fatto anni fa!- sbottò con la solita gentilezza di un ippopotamo assassino.
Caleb rise di cuore, mettendo su un’aria omicida: -Vedremo…-
-Per carità di Zeus! L’ultima volta che lo hai fatto poi sono venuti fuori tremila miliardi di casini, non voglio il bis!- ribatté ridendo Mark.
David e Jude, al ricordo, ridevano un po’ meno, ma non si può avere tutto… quindi sospirarono e se ne fecero una ragione, mentre i ragazzi della Raimon imploravano silenziosamente per aver dei sottotitoli esplicativi alle conversazioni dei beneamati membri della nazionale.
In modo totalmente casuale, cercando forse una spiegazione logica negli occhi delle manager, Lucian incrociò lo sguardo di Celia e, arrossendo, si voltò immediatamente, con le guance che gli andavano a fuoco.
Le ragazze non se ne accorsero neppure, mentre liquidavano le domande di Bay con un semplice: -Se ve lo dicessimo, probabilmente metà di loro poi vorrebbe le nostre teste!-
Ma i suoi compagni lo notarono. Eccome se lo notarono!
Il povero Lucian fu investito da una valanga di battutine di cattivo gusto che, casualmente, giunsero alle orecchie pure di Darren, che ebbe il buon gusto di avvicinarsi e di consigliare il silenzio.
Si avvicinò a Lucian e gli mise le mani sulle spalle: -Tu non hai la minima idea di quello in cui ti sei incastrato… un suggerimento da amico: mantieni la cosa molto, ma MOLTO, nascosta. Ci sono un paio di cose che potrebbero diventare inquietanti e pericolose.- senza aggiungere altro, il secondo portiere della Inazuma tornò dai suoi compagni, lasciando un piccolo Dark alquanto basito e scioccato.
-Beeeeneeee…- commentò Ryoma fingendo di aver capito tutto, cosa che non succederà mai neanche con un trapianto di cervello, perché semplicemente alcune cose non si possono capire.
Dopo questa piccola parentesi piuttosto inquietante, i giocatori ritornarono al loro entusiasmo più o meno normale.
La Raimon con i vari acquisti aveva già deciso la formazione e Riccardo li stava informando sui vari schemi, invece la Inazuma Japan era in attesa di ordini.
 -  Quindi, come ci disponiamo in campo?- fu Nathan a porre la fatidica domanda. Ma Mark, non lasciando il tempo ai suoi compagni di spiccicare neanche una vocale, esclamò:- Jude, siamo tutt'orecchi!-
 Il "vecchio" allenatore Sharp fu onorato, anzi fiero, di questo ruolo. Quindi, cominciò a spiegare la formazione con una certa professionalità:- La formazione del primo tempo sarà questa: Mark in porta; Shawn, Scott e Nathan in difesa;  io, Caleb, David e Byron a centro campo; infine Kevin, Axel e Xavier in attacco. Chiaro?-
  -  Si comandante!-risposero scherzando i suoi compagni. Jude,  ovviamente, si batté il palmo della mano sulla fronte, mentre gli altri scoppiarono a ridere.
Darren sapeva che sarebbe rimasto a scaldare la panchina, quindi se ne fece una ragione e vi si spaparanzò incrociando le braccia dietro la testa per stare più comodo.
Jordan invece era piuttosto irritato dalla cosa, e il comportamento del portiere lo infastidì parecchio: -buonanotte, eh… tranquillo, tanto dovevi starci solo tu…
Inutile dire che Darren, imbarazzato, arrossì fino alle orecchie, ma Hurley, il terzo premiato panchinaro, lo prese di peso e lo fece alzare, esclamando: -Non vorrai perderti la partita, verooooo?- il povero ragazzo venne trascinato a bordo campo, sempre saldamente prigioniero delle mani di Hurley.
Intanto Jordan, soddisfatto di avere finalmente un posto per sedersi, si accomodò, accavallando le gambe e appoggiando il viso sul palmo della mano.
Accanto a lui si misero le ragazze, e finalmente le squadre misero piede in campo.
-Ma non è giusto, volevo giocare anche io…- mormorò Jordan in un preoccupante attacco di infantilismo, che puntualmente venne punito da Nelly: -Sì, bimbo, vuoi anche le caramelle?-
Mentre l’alieno e la dittatrice battibeccavano, la Inazuma e la Raimon entrarono in campo nella formazione ordinata.  I più piccoli erano disposti nel modo seguente: JP in porta; Gabriel, Aitor, Adè e Eugene in difesa; Riccardo, Bay e Arion in centro campo; infine Nord, Victor e Michael in attacco. Gli altri in panchina. Con una faccia decisamente più infantile di quella di Jordan, ma loro per lo meno avevano davvero 14 anni.
- Aspettate!- proruppe Darren dalla panchina, poi continuò- non c'è l'arbitro!-
- Vero, come facciamo?- chiese Nord.
- Ci penso io!- disse Hurley. Balzò in piedi e si mise vicino e al centro del campo. Estrasse un microfono da chissà dove e con le dita fischiò l’inizio della partita.
[...]




CONTINUA...




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Capitolo 5
*** Capitolo 2: Mercoledì (seconda parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 2: Mercoledì (seconda parte)

- Aspettate!- proruppe Darren dalla panchina, poi continuò- non c'è l'arbitro!-
- Vero, come facciamo?- chiese Nord.
- Ci penso io!- disse Hurley. Balzò in piedi e si mise vicino e al centro del campo. Estrasse un microfono da chissà dove e con le dita fischiò l’inizio della partita.
-Risolto il problema- concluse Scott, incrociando le braccia dietro la testa.
Pochi istanti prima del fischio di inizio, Mark, dalla porta, gridò: -Ragazzi, giochiamo alla pari! Niente spiriti guerrieri, mixi max e armature!-
Arion, sentitolo, decise bene di sgolarsi per farsi sentire: -Ok!!!-
Byron alzò un sopracciglio: -Ma avvicinarsi un po’ invece che provocare inquinamento acustico?-
Caleb, rassegnato, scrollò le spalle: -Ormai dovresti aver capito che sono senza speranze di recupero.-
Il biondo sospirò, sussurrando: -Requiem per i neuroni.
Dopo di che, finalmente, iniziarono a giocare, accompagnati dai commenti senza senso di Hurley.
Al fischio di ripresa, Victor passò il pallone a Nord che a sua volta lo fece scivolare indietro fino ai piedi di Riccardo. Poi tutti iniziarono ad avanzare. Ma la loro avanzata venne ben presto fermata dagli attaccanti della Inazuma Japan che marcarono a uomo quelli della Raimon.
Quindi Riccardo dovette avanzare da solo perché anche Arion e Bay erano stati fermati da Jude e David. Jude seguì il movimento dal ragazzino con la coda dell’occhio e sogghignò: fregato.
Il numero 9 infatti si ritrovò da solo davanti a Caleb. Vedendo il suo sguardo per poco non perse un battito: era davvero da psicopatico. Così il famoso punk sociopatico corse verso di lui e rese la presenza dei parastinchi utile: eseguì la "Scivolata Micidiale" e rubò palla. E finalmente Riccardo capì la grande utilità dei commenti precedenti di Kevin, ma non fece tempo a ringraziarlo mentalmente che si ritrovò col suo virtuoso lato B per terra, con uno sguardo fra il sofferente e il sorpreso, che fece ridere Caleb, che si fiondò verso la metà campo avversaria, con uno scatto che nemmeno Usain Bolt.
sì, siamo gli sponsor di Bolt
Si diresse verso Jude e David, indisturbato, visto che tutti erano marcati e la bravura dei suoi compagni impediva loro di liberarsi.
Anche Jude e David iniziarono ad avanzare e il passaggio fu così veloce che i ragazzini nemmeno se ne accorsero. I tre si riunirono davanti alla porta ed eseguirono il "Pinguino Imperatore n°3", mentre Arion, nonostante fosse molto fuori luogo, gridava qualcosa a proposito del “famosissimo trio della Royal Academy”.
Inutile dire che fecero un altro goal clamoroso, mentre, dai commenti troppo entusiasti di Hurley, si poteva dubitare della sua sanità mentale, che probabilmente era andata persa da molti anni. O forse non era mai esistita.
Ritornando alle posizioni di partenza, David e Jude si batterono il cinque, soddisfatti. Mentre Caleb assumeva il suo miglior ghigno orgoglioso. Nulla era cambiato in dieci anni. Ma proprio nulla. Nemmeno quello che sarebbe stato meglio cambiare. Come Mark, o l’altezza (?) di Scott. Ma che volete farci…?
Hurley fischiò la ripresa con un volume troppo alto per timpani umani. Ma, ormai abituati al suo modo alquanto anormale di amministrare la partita, i giocatori ripresero a dar calci a un pallone. Che probabilmente aveva intenzione di far loro causa per molestie.
Sotto comando di Riccardo, la palla passò veloce dai piedi di Victor a quelli di Michael. Questi avanzò di poco, frenato dalla marcatura stretta di Xavier.
Ma il giocatore della Raimon, avendo capito poco nulla del modo di giocare della Inazuma Japan, lasciò che se ne occupassero gli altri, quindi passò la palla a Nord, letteralmente dall’altro capo del campo.
Anch’egli avanzò ma con scarsi risultati perché venne marcato da Kevin in attacco. Ma l’astuzia regnò sovrana e, dimostrando di non aver capito una benemerita cicca, anche lui liquidò le sue responsabilità di giocatore e preferì passare la palla a Bay che, dal centrocampo, era avanzato fino a portarsi all’altezza della linea di metà campo ed entrare in quella avversaria, da parte opposta a dove si trovava il giocatore dell’Alpine Junior High.
Bay passò di nuovo la palla ad Arion, anche lui avanzato al suo stesso livello. Il centrocampista prese la palla e si diresse verso la porta della Inazuma Japan, dove Mark si stava annoiando a morte, poco mancava che si mettesse a giocare a tris da solo o che si levasse i guanti e si limasse le unghie.
Tornando all’azione, Byron si parò davanti al capitano della Raimon, cercando di rubagli palla. Ma Arion, ascoltando il regista Riccardo, lo dribblò con la sua tecnica micidiale: “Giro di Vento”.
Stessa sorte toccò sorprendentemente a Nathan, che non provò nemmeno a intercettare la palla. Perché lui sapeva.
Infatti, Arion cascò dritto nella loro trappola. Avendo la convinzione di poter tirare e segnare un goal, si era staccato velocemente dai suoi compagni tutti marcati a uomo, rimanendo solo nell’area di rigore della Raimon e finendo nella proverbiale tana del lupo (dei Ghiacci). Quindi Shawn, esattamente davanti a lui, lo ridusse all’invidiabile stato dell’iceberg di Titanic con la “Lastra di ghiaccio” e gli rubò in un batter d’occhio il pallone. Anche perché gli iceberg affondano navi; non giocano a calcio.
Lo passò subito a Jude, situato al centro del campo. Questi ricevette la palla esattamente sui piedi. Prese posizione, si portò le dita alla bocca e emise il fischio del “Pinguino Imperatore n°2”, eseguendo la tecnica in combinazione con Shawn, corso in avanti dalla difesa, e David, sempre presente dove ci sono dei pinguini.
I giocatori della Raimon avvisarono subito JP di rimanere concentrato e far attenzione, anche se il tiro proveniva addirittura dalla metà campo avversaria.
Ma, come si rese conto decisamente troppo tardi Riccardo, il colpo non era indirizzato direttamente alla porta, ma bensì ad Axel, che, indisturbato, era avanzato fino alla difesa centrale lungo le fasce. Ricevette la palla, mentre, già in aria, eseguiva i movimenti della “Tormenta di Fuoco”.
Inutile dire che l’Inazuma Japan fece goal. Ancora. Era il terzo per l’esattezza.
Proseguirono a giocare per altri venti minuti, facendo dannare i giocatori stanchi della Raimon.  La Inazuma, alla fine del primo tempo, aveva segnato la bellezza di dieci goal. Un record da parte loro.
Hurley fischiò due volte a volume troppo alto, facendo tappare le orecchie a Darren, e i giocatori si diressero verso le panchine per dissetarsi. Soprattutto la Raimon che aveva corso peggio che dei maratoneti.
Bevvero come spugne alcoliste, specialmente Riccardo, che si era rovinato la gola a forza di gridare cose inconsulte ai suoi compagni.
La Inazuma Japan invece era piuttosto fresca, e non mancarono le frecciatine crudeli all’indirizzo dei poveri giocatori agonizzanti.
Passarono un paio di minuti in cui nessuno ebbe il fiato per spiccicare parola e in cui i ragazzi della nazionale si limitavano a chiacchierare fra loro e a sfottere malamente i poveri perdenti  la Raimon.
Quello che disse Mark non fu per niente fatto con cattiveria o malizia di alcun tipo, ma la frase:  “Ehy, se volete usate pure spiriti guerrieri, mixi max e armature” gettò ulteriore depressione sullo spirito esausto dei ragazzi della Raimon.
Poi venne Ryoma. E fu il caos.
Il suddetto soggetto pericoloso infatti si fece avanti e chiese: -Scusate, eh… ma c’è il Pinguino Imperatore n°2 e 3… l’1 è rimasto allo zoo?- chiese ridacchiando, piuttosto orgoglioso della sua orrenda battuta.
L’intera Inazuma si voltò verso di lui, per poi spostare istantaneamente lo sguardo su Jude, David e Caleb.
Il punk ridacchiò con voce sommessa, guadagnando un’occhiata omicida.
-Scusa, Ryoma, cos’hai detto?- domandò David ben oltre il furente.
Il centrocampista della Raimon non capì i chiari segnali di morte e ripeté: -Ho chiesto perché non usate mai il pinguino imperatore n°1…-
Caleb, ancora soffocando dal ridere, gli disse: -Ryoma, per il tuo bene: corri.-
-Perch--
-Prima che ti ammazzi, muoviti!-
E infatti, David si scagliò fisicamente contro il ragazzo, che fece appena in tempo a voltarsi e a mettersi a correre come se fosse inseguito da un branco di ghepardi mannari (?).
Ma come abbiamo detto, la squadra della Raimon era nettamente più stanca, e l’unica cosa che salvò Ryoma da una morte lenta e dolorosa fu la velocità decisamente inumana di Shawn e Nathan, che li raggiunsero e trattennero fisicamente David mentre Ryoma provvedeva a cercare il passaporto per fuggire in Alaska.
Dopo quella scena di gratuita violenza e minacce di morte che mai si credeva sarebbero potute uscire dalle vergini labbra del secondo allenatore della prestigiosa Royal Academy.
Decisero così di tenere David in panchina, prima che potesse commettere un Ryomicidio, insieme a Mark e Scott.
Al loro posto entrarono quindi Darren in porta, Jordan e Hurley, che iniziò subito a esultare per la decisione del loro regista; ignaro che quella scelta fosse semplicemente dettata dalla legittima cortesia di far giocare tutti.
Anche Riccardo fece i suoi cambi, facendo andare in panchina Bay e Nord e facendo entrare Lucian e l’eroico sopravvissuto al recente tentato omicidio.
Perché sì, in mancanza di allenatori o orsi-androidi con manie di grandezza, erano stati i due registi a prendere le redini della squadra.
Visto che l’arbitro più sconclusionato della storia, fortunatamente, era entrato in campo, David si offrì di sostituirlo: quando le due squadre rientrarono in campo, David si portò due dita alla bocca e fece per fischiare il calcio d’inizio, ma Caleb gli gridò: -David, cazzo, usa un fischietto!
-Perch--… ah.- realizzò tutto d’un tratto il povero arbitro di fortuna allontanandosi le dita dalle labbra.
-Non voglio trovarmi invaso da una mandria di pinguini decisamente fuori controllo!-
David arrossì, infastidito dalla solita amabile cortesia di Caleb.
Jude, dal canto suo, ridacchiò a mezza voce, decisamente divertito dalle scene comiche create da quei due.
In ogni caso, Rosie diede un fischietto (preso da chissà dove) a quel povero ragazzo, e, finalmente e senza arrivo imprevisto di pinguini, iniziò il secondo tempo.
La palla, in possesso della Raimon, passò veloce dai piedi di Victor a quelli di Michael, in attacco. Ma in meno di dieci secondi, si ritrovò ad affrontare Kevin, decisamente troppo alto e grosso rispetto a lui e con un sguardo poco rassicurante. Infatti, non fu facile sorpassarlo. Anzi, non ci riuscì proprio. Perché Kevin, abilmente, con dei movimenti degni del più grande pugile, riuscì a prendergli il pallone e passare avanti.
Quindi, lo passò ad Axel, già vicino all’area di rigore. Ma intervennero Gabi e Aitor con la prontezza di due macachi. Il bomber di fuoco evitò sia la “Cinta di Nebbia” sia la “Rete da Caccia”. Solo che il suo percorso era stato deviato dalle due mosse e quindi si ritrovò a guardare il centro del campo, dove i giocatori della Raimon marcavano a uomo i suoi compagni. Tranne Ryoma, che si stava dirigendo verso di lui.
Così, chiamò in causa Shawn dalla difesa, che si dovette fare in meno di cinque secondi lo spazio che separava lui da Axel. Quest’ultimo gli passò il pallone e il lupo dei ghiacci segnò il primo goal del secondo tempo con appunto il “Richiamo del Lupo”.
Inutile dire che andarono avanti a segnare goal su goal, lasciando sempre più indietro la povera piccola Raimon che, ormai stremata, non si reggeva più in piedi. Un vero disastro. E si che il loro allenatore era Mark, lo stesso che si trovava in panchina in quei minuti.
Quando, all’alba della quasi fine del secondo tempo, con un punteggio da record di 19-0 per la Inazuma, a Riccardo venne un’idea. Quindi, riunì tutti per comunicarla:
-Ragazzi, mi è venuto in mente un modo per riuscir a fare goal-
-Siamo tutt’orecchi!- disse Arion, ancora entusiasta della partita, nonostante i numeri mostruosi che segnavano il tabellone.
-Era ora!- sibilò Michael, più a sé stesso che agli altri, anche se il regista l’aveva sentito perfettamente.
-Da adesso, ci disponiamo nel seguente modo- si inginocchiò a terra e con il dito disegnò lo schema –ci posizioneremo in fila indiana, lungo il campo. Gli attaccanti andranno al centro del campo, i difensori in attacco e i centrocampisti in difesa. Così facendo, potremo aprirci in varco verso la difesa avversaria, dato che i difensori marcheranno gli attaccanti e così via. E riusciremo anche a risparmiare energia, facendone sprecare alla Inazuma. Chiaro?-
Date le facce perplesse, non molto. Soprattutto quella di Arion e JP, dotati di una sanità mentale semplicemente calcistica, della serie: io rincorro solo il pallone.
Quindi, dovette spiegarlo di nuovo, con disegnini più semplici e anche parole più umane.

-Che cosa staranno architettando Jude?- chiese Axel all’abile regista, avendo notato che osservava curioso il gruppo di ragazzini riuniti.
-Probabilmente staranno pensando ad un nuovo schema da mettere in atto. Non penso sarà un problema-
-Come mai ne sei così sicuro?-gli fece notare Kevin, inserendosi nella conversazione.
-Ma che domande? Lui è il genietto del Giappone. Con lui siamo al sicuro- disse sarcastico Caleb, stiracchiandosi, visto che praticamente la partita fin’ora era stata una passeggiata. Mentre gli altri si battevano il palmo della mano sulla fronte.
Si, decisamente in dieci anni nulla era cambiato.

La partita riprese e la Inazuma non si stupì molto dal nuovo schema adottato dalla Raimon. In dieci anni di carriera calcistica avevano imparato diverse posizioni di gioco. Anche Jude che capì subito il punto debole della nuova formazione.
Diede il segnale ai suoi compagni che si aprirono, sparpagliandosi lungo le fasce e lasciando un enorme buco al centro.
Riccardo, in possesso di palla, cascò nella trappola e avanzò attraverso quel tunnel. Ma si ritrovo davanti gli occhi demoniaci di Jude, più attenti di un’aquila. Il giocatore numero nove cercò di dribblarlo, ma il numero quattordici era molto più esperto e quindi gli rubò la palla, passandola velocemente verso Xavier ad un estremo del campo.
Ma prima di riprendere a correre, Jude sussurrò a Riccardo:-Bella tattica, ma insufficiente- per poi andarsene, con un colpo di mantello.
L’azione riprese velocemente. I giocatori della Inazuma Japan si passavano la palla da una parte all’altra del campo, evitando di farla anche solo sfiorare ai ragazzini già allo stremo delle forze.
Quindi, gli attaccanti arrivarono alla porta e fecero il ventesimo goal, con naturalezza.
Così come il ventunesimo, quando David, fischiò la fine della partita.
-M-merda…- fu il finissimo commento di Victor, che poggiò le mani sulle ginocchia, ansante e totalmente fradicio di sudore.
Le ragazze corsero verso i ragazzini della Raimon armate di qualcosa come 500 litri d’acqua.
Dal canto loro, i vincitori cercavano di trattenersi dal sogghignare malignamente per aver vinto contro dei ragazzi con dieci anni meno di loro, ma…
-Hey, Jude…- lo chiamò David, accennando poi al numero di goal –Non vedevo punteggi del genere dalla prima amichevole con la Raimon.-
Lo stratega non si trattenne e le sue labbra si sciolsero in un mezzo sorriso piuttosto inquietante.
-Io invece non vedevo quel ghigno dai tempi della Royal…- ribatté Axel piccato.
-Perché, che è successo ai tempi della Royal?- chiese Adé, evidentemente poco dedito a farsi gli affari propri.
Stupendolo molto, quella volta non venne zittito in malo modo e Jude gli rispose: -Abbiamo battuto Mark e la Raimon…-
-Vi siete ritirati e avete perso a tavolino- osservò Nathan.
-Hai idea di quanto siano lunghi 90 minuti da giocare contro degli incompetenti?-
-…-
Intanto, incuriositi, i ragazzi della Raimon si erano avvicinati.
-Ma di che punteggio parlate?-
Jude scrollò le spalle: -21-1 per noi-
-CHE!?- la reazione fu piuttosto unanime, lasciandoli un tantino basiti.
David rincarò la dose: -E l’uno è dovuto al fatto che il nostro portiere aveva pensato bene di rifarsi le unghie invece di guardare la partita.-
-Tutte scuse!-si intromise Axel.
-No, scusate…- disse timidamente Riccardo –Spiegate la questione anche a noi?-
Mark prese un grosso respiro e iniziò a spiegare veloce come un treno:-Allora, quando il club si era appena formato, Nelly è venuta fuori con una questione del tipo “Se non vincete una partita, dite addio al club”. E così, a nostra insaputa, ha organizzato una partita amichevole contro la Royal Accademy. E Jude e David facevano parte della squadra di quella scuola ai tempi. Così, solo perché il nostro era un club appena formato, ci hanno apparentemente battuti. Però durante la partita si è unito momentaneamente Axel e pace amore. È stato lui a segnare l’unico goal della Raimon. E il vostro portiere è stato annientato!-
-No, solo che non se l’aspettava. È differente- disse Jude, poggiando una bottiglia sulla panchina.
-Certo. Quindi non è colpa nostra se abbiamo vinto!- controbatté Kevin.
E prima che scoppiasse un cataclisma, Aitor, fortunatamente chiese:-Chi c’era nella squadra della Raimon?-
Quindi, Mark si distrasse, prima di fare a botte con mezza popolazione mondiale, e gli rispose, contando i membri sulla dita e guardandosi intorno:- Vediamo… dei presenti c’erano Nathan, Kevin, Axel e basta… mi pare…-
-Ah, quindi non eravate tutti quelli della nazionale!- si stupì abbastanza Nord, rimasto un po’ in disparte.
All’unisono, come se fossero robot controllati da un’unica entità, scossero la testa.
-E’ una questione più difficile di quello che sembra…- concluse Silvia.
-Bene! E ora filate subito a lavarvi! Non osate nemmeno entrare in casa conciati in quel modo!- ordinò Nelly.
La giornata finì abbastanza pacificamente, nonostante i diversi litigi. E andarono tutti a dormire più o meno indenni. Tranne i ragazzi più piccoli. Infatti la maggior parte di loro crollò letteralmente nel mondo dei sogni. Stanchi com’erano dalla batosta presa quel pomeriggio.





ANGOLO AUTRICI MALATE:

Ma buongiorno, cari lettori (?)
Salve u.u
In questo capitolo c'è il degrado più totale (?)
Degrado! XD
? Scherzavo, il degrado è solo nella testa di un'autrice ❤
Guarda che siamo in due a scrivere questa cosa XD
Lo so, ma quella degenere sei tu u.u
Si certo, facciamo finta sia così XD Ad ogni modo anche questo mercoledì è giusto al termine u.u
Yuup, siamo quasi a metà della vacanza di questo branco di ignoranti
Metà? Ne sei sicura? XD
...no, perché sono troppo pigra (?)
Ok, facciamo finta che anche noi siamo normali. Allora, dove eravamo rimaste?
Oh sì, che da qui in poi ogni parvenza di senso rotolerà al diavolo e tutto ciò che succederà sarà sempre più delirante, yeeeee (?)
Esattamente XD E anche la partita non è stata da meno in quanto a senso XD
Voglio David senza fischietto però (?)
Mi spiace ma è colpa di cause di forza maggiore XD
Lo so, lo so XD
Ad ogni modo, se almeno qualcosina di questo capitolo vi è piaciuto, lasciate una piccola recensione magari ^-^
Yeeep, speriamo che vi abbia fatto ridere!
Vero, l'obbiettivo originale era quello XD
Magari x" E ora... Adé ce la può fare? I piccoli scopriranno quali sono i problemi di fondo dei grandi? Torneranno a casa e non in manicomio?
Le risposte a queste e altre domande verranno (forse) date nel prossimo capitolo u.u
Yup! Ciao e alla prossima!
Ciaone *fa ciao con la mano*

Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 27 agosto


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Capitolo 6
*** Capitolo 3: Giovedì (prima parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 3: Giovedì (prima parte)

Un nuovo giorno sorse in casa dei calciatori. Una giornata serena e tranquilla, all’insegna di un normale allenamento in spiaggia e, magari, chissà, di una simpatica chiacchierata tra amici, ripensando ai vecchi momenti passati insieme, ridendo e scherzando in compagnia…
-Scoooooooott!!! Dammi i miei pantaloni!!!- urlò Kevin, più arrabbiato che mai con quel “piccolo moccioso” venticinquenne.
Come non detto, il risveglio fu il più brusco mai visto nella storia dell’umanità a causa di quel nano blu e dei suoi scherzi con il dentifricio sul piano dei più grandi.
Anche tra i piccoli adolescenti non si respirava aria tipica di chi sta attorno a Gandhi. Al contrario, da quando Aitor e Scott si erano messi in società il primo si era messo in testa di svegliare ogni suo compagno di squadra con le trombette degli stadi, facendole suonare da dietro la porta. Oppure entrare in una camera e suonare il fischietto il più forte che poteva. Insomma, un delirio.
Più o meno, tutti erano svegli. C’era chi cercava i suoi pantaloni, chi rincorreva Scott, chi voleva uccidere Aitor, chi provava ad addormentarsi di nuovo con pochi risultati e chi dormiva beatamente, nonostante il fracasso degno dell’Inferno di Dante adesso, pure a Dante facciamo pubblicità .
La situazione era più o meno quella descritta in precedenza, finché la dittatrice, pessima in cucina, si svegliò. E fu una pessima sorpresa per tutti. Davvero molto pessima.

Uscì dalla camera da letto, con i capelli tutti in disordine, un pessimo sguardo e la camicia da notte, gentilmente prestata da Jade, in una piega unica.
Si vide sfilare sotto gli occhi Scott, uno gnomo di un metro e un tappo, urlante, vivace già di prima mattina e Kevin, un tubero alto tanto e, per di più, in mutande a pallini (su questo dettaglio, sorvoliamo biecamente). E questo urlava contro lo gnomo. Una scena tanto irritante per Nelly. Infatti… 
-Fate venti giri intorno alla casa, in silenzio, se volete vedere la luce del cibo…!- ordinò a mezza voce, con un tono da far venire i brividi persino a Kevin, grande e grosso com’era. Sentirono il suo comando anche i giocatori e non della Raimon, al piano di sotto. Perché, strano a dirsi, ma appena aveva aperto bocca, un silenzio glaciale si era formato in casa.
Per gente come suo marito, Arion e JP, il cibo era sacro e inviolabile. Quindi si misero a correre intorno alla villa, senza discutere. Gli altri invece corsero solo perché temevano la sua cucina piena di sale, a detta di Mark. E volevano mangiare decentemente.
Dopo i venti giri della casa e quando anche Nelly si fu calmata, si misero a tavola a consumare un’umana colazione.
Parlarono di cose a caso che neanche noi abbiamo capito. Quando Arion, dopo aver divorato la sua brioche in meno di mezzo millesimo di secondo, stabilendo un nuovo record mondiale, esclamò con il suo solito entusiasmo:-Oggi che facciamo?-
-Io proporrei di allenarci!- rispose Mark. Gli altri non si stupirono minimamente di tale risposta, ormai abituati alla sua stupidità.
-Che bello! Un allenamento con l’Inazuma Japan!- si esaltò JP, balzando in piedi sulla sedia  e arrivando così al tavolo.
-Ma io non ho voglia…-
-Caleb, quando mai hai voglia di fare qualcosa?-
-Abbassa le arie, biondino. Non mi conosci neanche. Quindi taci. Almeno non sono esaltato per qualsiasi cosa!-

-Quello è vero- ammise David, poggiando sulla tavola la tazza vuota.
-Quindi, direi che la proposta di Mark è stata accantonata-sospirò Axel, ringraziando il pessimo carattere di Caleb, prima volta in tutta la sua vita- Altre idee?-
-Che ne dite di andare in spiaggia? È una così bella giornata- sorrise Celia, guardando fuori dalla finestra, scostando di poco le leggere tende panna.
-Si dai!- esclamò abbastanza entusiasta Nord
-È una bellissima idea!- commentò Xavier.
-E possiamo anche giocare a calcio!-
-Arion, possibile che tu pensi solo al calcio?- domandò stupidamente Jordan, incosciente.
-Quindi è deciso! Tutti in spiaggia! Andiamo a prepararci! –esclamò Mark, alzandosi dalla sedia.
-Io passo…- interruppe la festa Shawn.
Tutta la banda rimase abbastanza stupita da un commento del genere proveniente da Shawn, la persona più gentile che esista sulla faccia della terra.
-Come mai?- gli chiese Arion.
-Non posso. E poi non mi piace molto il sole…-
-Ti prego Shawn, solo per questa volta!- lo pregò Celia.
-Mi spiace ragazzi, ma questa volta passo. Voi divertitevi pure- disse con un sorriso falso sul volto. Si capiva benissimo che gli dispiaceva molto non poter andare a giocare e divertirsi con i suoi amici.
Un silenzio tombale piombò tra i ragazzi, quando Jade, dopo aver riflettuto a lungo, pestò i piedi e disse:- Ora tu vieni con noi. Non importa se non puoi. Tu vieni e cerchi di divertirti insieme ai tuoi amici-
Lo prese sottobraccio e lo scaraventò su per le scale. Per poco non cadde. Ma alla fine anche lui si preparò ad andare in spiaggia, sotto il sostegno dei suoi compagni.
Appena arrivarono nella distesa di sabbia, piantarono a terra due ombrelloni che avevano avuto la decenza di portare, fortunatamente.
Furono i grandi ad avere il privilegio di codesta fatica, mentre gli adolescenti buttarono le loro borse da qualche parte, nei pressi dei due ombrelloni, si denudarono e si tuffarono in acqua. E ne combinarono di ogni, come battaglie all’ultimo spruzzo, gara a chi affogava per primo un suo compagno, cercare pesci ecc.
Dopo soli dieci minuti, anche i presunti grandi li raggiunsero in mare e vi si tuffarono provocando uno Tsunami LOL.  Tranne Shawn, che preferì la calma dell’ombrellone, al riparo dai raggi solari. Si sdraiò su un telo mare e si rilassò, leggendo un libro.
Intanto nell’acqua accadevano le peggio cose. Aitor aveva cercato di affogare Gabi, il quale, irato, aveva provato a sua volta ad attuare un Aitoricidio. Ma nel farlo, aveva accidentalmente rovesciato Xavier dal suo materassino, buttandolo in acqua e facendolo bagnare. Il rosso, di risposta, gli diede una materassinata in testa. E ciò dimostra quanto anche i grandi avessero mantenuto la sanità mentale.
Mentre Gabi era impegnato a difendersi dalla vendetta dell’ex alieno bagnato, Scott ne approfittò per andare a recuperare Aitor e nascondersi un luogo loscamente appartato per discutere di  malati scherzi di dubbio gusto da combinare agli altri.
La cosa preoccupò molto l’intera popolazione mondiale, non preparata ad affrontare le menti deviate di quei due insieme.
Stavano riflettendo su chi designare come vittima dello scherzo inaugurale della ditta “Aitor & Scott s.p.a.”, quando gli occhi dorati di Aitor si posarono su Shawn, ignaro di tutto, che si era beatamente addormentato nella piacevole frescura dell’ombra.
Così, nacque l’idea. I due pericoli pubblici afferrarono il telo mare per gli angoli e lo sollevarono da terra, per poi tuffarlo nell’acqua vestito, guadagnando un urlo allucinante da parte della loro vittima innocente.
-Voi due!- gridò abbastanza innervosito quando ebbe finito di sputare qualche ettolitro d’acqua.
Ma gli artefici della bieca malefatta avevano già messo le ali Red Bull!  E si erano volatilizzati.
Shawn, tremante per il freddo, uscì dall’acqua, lasciando che i caldi raggi del sole affievolissero il gelo che gli era entrato nella carne, facendo brillare come gemme le gocce che gli imperlavano la pelle.
Affondando fin
o alle caviglie nella morbida sabbia dorata, Shawn andò fino all’ombrellone per levarsi la maglietta ormai fradicia.

Le ragazze, appollaiate accanto all’altro ombrellone a mettersi la crema solare, lo videro e per poco non scoppiò un serio problema di epistassi acuta.
Shawn notò gli sguardi da maniache stalker e arrossì fino alle orecchie, imbarazzato.
Le suddette fangirl isteriche, recuperato un minimo di controllo, decisero di diventare le dittatrici della spiaggia, armandosi di un pallone decisamente non da calcio.
Nelly provò ad attirare l’attenzione dei ragazzi gridando, sclerando e agitando le braccia in lungo e in largo, minacciando persino suo marito di non dargli più da mangiare. Cosa che in realtà non sarebbe dispiaciuta a nessuno, men che meno a Mark.
Anche Jade si unì ai vani tentativi di richiamare le belve (?), ma non servì assolutamente a nulla.
Celia si affiancò alle due, spingendo loro dolcemente le spalle per invitarle a farsi da parte. Si portò due dita alle labbra e lanciò un fischio lacerante e acuto, che impose categoricamente a tutti di voltarsi e ascoltarle.
-Ragazzi, venite qui!- disse poi l’assassina dei timpani.
Non avendo altra scelta, i ragazzi si avviarono verso gli ombrelloni e Nathan si avvicinò a Jude, sibilandogli a denti stretti: -Di tutte le infinite cose che avresti potuto insegnarle… questa?!-

Jude sospirò, stringendosi nelle spalle.

Tutti quei santi calciatori, obbedienti allo spirito della Royal, che evidentemente è una malattia contagiosa, uscirono dall’acqua, facendo perdere un bel po’ di battiti ai poveri cuori di Rosie, Jade e Sky, non abituate a cotanto fascino maschile tutto insieme.
Rosie, con uno scatto felino, estrasse la macchina fotografica da non si sa dove, e iniziò a scattare foto a raffica, immortalando gli affascinanti calciatori ancora totalmente bagnati e con i capelli luccicanti d’acqua.
Con grande scorno di Byron, che odiava il maledetto peso che poteva raggiungere la sua lucente capigliatura bionda quando era bagnata.
-Cosa volete?-chiese Ryoma, avvicinandosi per primo alle ragazze. Queste si ripresero abbastanza velocemente e fu Sky a parlare:-Che ne dite di giocare a …-
-Calcio?!-esclamò Arion già entusiasta.
-No. A Beach Volley?- concluse Silvia, spegnendo suo nipote.
-Volevi dire Bitch Volley, vero?- la corresse Caleb, ma ricevette una sonora sberla con la crema solare in spiaggia non avevano pensato di portare la Padella.
Una nota di disappunto sorse dal gruppo, più qualche parolaccia proveniente da Caleb, che non ci è data sapere.
-Assolutamente no-disse serio Axel, rispondendo per tutti.
-Perché?...-domandò timidamente Cammy.
-Siamo calciatori, per Zeus! NON pallavolisti!- commentò Kevin, arrabbiandosi solo un po’.
-‘zzo c’entra Zeus?!- sbottò Byron, strizzandosi i capelli.
Per tutta risposta, Kevin ridacchiò sotto i baffi, e Adé aprì la bocca per chiedere spiegazioni. Per l’ennesima volta. Byron, però, reticente a condividere gentilmente con la popolazione le sue mirabolanti avventure divine, lo mise a tacere con uno sguardo assassino degno del diavolo in persona, che programmò un viaggio per conferirgli una medaglia.
-In ogni caso, voi giocherete a beach volley, che vi piaccia o meno!- si impuntò Jade –Anche perché siamo noi a darvi da mangiare!-
Axel, sfoderando un ghigno a trentadue denti, le rispose: -So cucinare, mi dispiace.-
-Ah… allora…-
-Mark Evans!- lo richiamò all’ordine sua moglie.
-Cosa c’è?- chiese, piuttosto preoccupato. Nome e cognome. Non era mai un buon segno.
La ragazza prese un profondo respiro, per poi rivolgerglisi con il tono più angelico che trovò: -Ora tu li convincerai tutti, o rimarrai in bianco per tre mesi!-
Mark, povera creatura, impallidì di colpo, e annuì, obbediente alle richieste della moglie.
-Ah, allora non hai in testa solo il calcio – ridacchiò Jude.
-Notizia sensazionale!- aggiunse Caleb, per poi ghignare –E se tu non riuscissi a convincerci tutti?-
Mark balbettò: -No, Caleb, dai! Non mettertici anche tu!- le sue guance ripresero colore, e divennero in fretta di un rosso acceso, peggio dei capelli di Xavier.
Tutti si misero a ridere, rischiando, tra l’altro, di soffocarsi per le continue, irrefrenabili, risate.
-Ok, ok, avete vinto!- si arrese il povero portiere, decisamente atterrito dalle minacce della moglie.
-Ottimo!- cercò di cambiare discorso Nelly, altrettanto arrossita –Ora facciamo le squadre!-
-Le possiamo decidere noi?- chiese Arion timidamente, temendo in una punizione divina da parte delle ragazze.
-No. Le abbiamo già decise!- disse tutta entusiasta Silvia.
-E quindi? Quali sono?- domandò Darren.
-Allora…per prima cosa abbiamo deciso di fare cinque squadre-spiegò Sky, facendo il numero cinque con la mano.
-La prima squadra sarà composta da tutte noi ragazze. Fanno parte della seconda, invece, Mark, Axel, Jude, Caleb, Shawn, Byron e Xavier- espose la sentenza Jade, con la palla da pallavolo sotto braccio.
-Si vabbé, ma è la più forte!- si lamentò Aitor, mandando le ragazze a quel paese tra le righe.
-No. Non credo- ghignò Nelly, facendo venire i brividi ai più piccoli.
-La terza sarà composta invece da Arion, Victor, Riccardo, Michael, Nord, Bein e Aitor- proseguì Silvia.
-Dicevi, Aitor?- lo provocò Gabi, dandogli una gomitata.
-Ok, questa squadra mi va bene-
-La quarta sarà composta, invece, da Nathan, Kevin, David, Jordan, Darren,  Hurley e Scott. Per finire, l’ultima è formata da i restanti, cioè Gabriel, Ryoma, Sol, Eugene, JP, Adé e Lucian- finì Cammy, prendendo il pallone dalle mani di Jade.
-Siamo spacciati!- piagnucolò Eugene, credendo che la sua squadra fosse la peggiore in assoluto.
Quindi, una volta che ebbero sentito le presunte squadre, si diressero verso due campi da pallavolo, con una rete dannatamente alta. Anche Kevin arrivava a malapena alla banda bianca.
-Come pretendete che arrivi lassù?- commentò Scott, guardando male la mostruosa altezza della rete. Ci passava sotto senza la minima fatica. Anche per JP era uguale. Ma JP può saltare. Scott no.
-La prima partita sarà tra la squadra due e la squadra tre- annunciò Celia, prendendo in mano un fischietto e imponendo loro di entrare in campo.
-Scusa, Shawn, noi siamo la squadra due?- domandò Mark al difensore. Lui, in risposta, annuì.
Intanto, Byron si avvicinò timidamente alle ragazze, abbastanza imbarazzato e chiese loro:-Avreste un elastico da prestarmi?-
Le ragazze ridacchiarono un poco, poi Rosie diede al biondo un elastico e, con questo, Byron si liberò in parte del peso dei suoi capelli, facendosi una coda da cavallo. E sembrando davvero un(a) pallavolista.
Così, le rispettive squadre entrarono in campo e per poco, qualcuno non cadde nella sabbia, impannandosi come cotolette.
-Vince chi arriva a 15 punti e guadagna un set. Pronti, via!- esclamò sempre Celia, fischiando l’inizio dell’Apocalisse.


[...]




CONTINUA...




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Capitolo 7
*** Capitolo 3: Giovedì (seconda parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 3: Giovedì (seconda parte)

-Vince chi arriva a 15 punti e guadagna un set. Pronti, via!- esclamò sempre Celia, fischiando l’inizio dell’Apocalisse.
Inutile dire che fu un completo cataclisma, dove la palla non rimaneva in volo neanche mezzo secondo. Fecero di tutto, fuorché giocare veramente a volley. Seriamente.
Per puro culo e data la loro elevata agilità (?), vinse la seconda squadra, quella con la presenza di Evans a dare contributo alla fortuna. Oppure la presenza divina di Byron.
Le ragazze e gli altri che non giocavano risero per tutta la partita e furono anche messe in difficoltà a segnare i punti o a fischiare a causa della stupidità con cui i loro amici giocavano. Una cosa orribilmente pietosa. Da far venire i brividi. Ma anche spanciarsi dalle risate.
Per non parlare poi dei terribili voli che gente come Mark e Byron, ricoprendosi di sabbia come cotolette. E diventando i campioni di invettiva celeste.
-Ok, meglio passare oltre… -disse fra le risate Silvia, mentre guardava Caleb spolverarsi il ciuffo moro dalla sabbia.
-La prossima partita sarà tra la quarta squadra e la quinta- annunciò Cammy, andando a recuperare il pallone e posizionandolo al centro di un campo.
-Dobbiamo ancora giocare?!- protestò Ryoma, anche se non aveva ancora mosso un muscolo. Jade non gli rispose neppure. Lo fece alzare, guardandolo come se lo dovesse uccidere con gli occhi e poi tirandogli della sabbia, più o meno, all’altezza degli occhi, rischiando di accecarlo.
Le due squadre entrarono in campo, abbastanza svogliate. Ma furono Jade e Nelly a far cambiare loro idea, parlando tranquillamente e imponendo loro minacce pesanti come la cucina di Nelly o solo anche per il fatto stesso che stessero confabulando qualcosa.
Appena messosi in posizione, Lucian rabbrividì vedendo un colosso (Kevin) dall’altra parte della rete, esattamente nella sua stessa posizione, sotto rete. Aveva uno sguardo minaccioso e il piccolino aveva paura di quel titano. Ogni citazione all’Attacco dei Giganti è puramente casuale (forse).

-Che hai da guardare?- gli chiese quindi Kevin. Ma Lucian si voltò, sussurrando un flebile “niente” mentre tremava a causa dell’altezza mostruosa di quell’essere.
-Non mi dire che avrai paura di questo bitorzolo?- lo prese in giro Scott, appendendosi letteralmente alla rete e dondolandosi come se fosse un’altalena.
Lucian non rispose, ridendo un pochino fra sé e sé. Ma la risposta venne da parte dello stesso “bitorzolo” che diede un pugno in testa al tappo, facendolo finire di faccia sulla sabbia. Di certo, non sarebbe stata più il piatto preferito di Scott.
Tralasciando le numerose bestemmie, anche di dei greci, con conseguente ira funesta di Byron e domande senza risposta di Adé, diciamo che la partita cominciò con il fischio di Silvia, che fece perdere qualche colpo al nipote.
La palla iniziò a volteggiare, se così si può descrivere il fatto che ribalzo da una testa all’altra, per poi cadere in faccia a Scott, di nuovo a terra. Oppure il fatto che Hurley, come anche Kevin, Adé e Eugene, non aveva ancora capito che a pallavolo di debba giocare con le mani e non con i piedi.
Comunque abbiano giocato, la fortuna ha voluto che la vittoria andasse alla quinta squadra, nonostante l’altra avesse un colosso in campo. Un buono a nulla, ma sempre un colosso.
-Ah! Alla faccia tua Kevin! Ti ho battuto! Mangia la sabbia perdente!- si vantò Ryoma, facendo un improponibile ballo della vittoria, che non siamo tenuti a riportare.
Ma Kevin, che, diciamolo, non è un agnellino, si infuriò solo un poco, facendo tremare di paura metà spiaggia. Tranne Ryoma, innocente non si era accorto di nulla. E continuava ad ancheggiare, pavoneggiandosi.
-Prova a ripeterlo, se hai il coraggio- abbaiò con voce tremendamente seria Kevin, avvicinandosi di qualche passo al suo allievo. Gli occhi fulminanti, come un bitorzolo rabbioso.
Finalmente Ryoma se ne rese conto e smise di ballare, mentre gli altri intorno ridacchiavano sotto i baffi il più piano possibile, per evitare di alimentare l’istinto omicida del rosa.
-Ehm… ecco … scusi Maestro…- balbettò Ryoma, allontanandosi un poco da Kevin. Questi per risposta assunse lo sguardo più fiero in assoluto, mettendo le mani suoi fianchi e farfugliando qualcosa sul rispetto dei più anziani. O cose del genere.
-Bene, prima che la cosa diventi lunga, perché non continuiamo a giocare?- fu Nelly ad interrompere la ramanzina con un colpo di ventaglio ben assestato sia sul cranio di Kevin, sia su quello di Ryoma.
-Non ci avete torturato abbastanza?- domandò sarcastico Nord, dicendo le prime parole da quando era iniziato il ritiro più o meno normale.
-Ora giocheranno la squadra di Mark contro la squadra di Ryoma!- annunciò Celia, ignorando completamente la domanda del giovane giocatore dell’Alpine. Anche se aveva abbastanza intuito la risposta.
Iniziarono a giocare, senza neanche troppe lamentele. Ben consapevoli, forse, delle minacce che le ragazze potevano inventarsi se si fossero rifiutati.
La partita, se così si può definire gente che salta a caso e sempre casualmente prende la palla e riesce a lanciarla dall’altra parte per pura fortuna, finì molto presto, con un vantaggio mostruoso per la squadra di Mark. Ovviamente.
-Ma non vale! Voi avete avuto tempo per riposarvi! Noi no! È ovvio che abbiamo perso!- si lamentò JP, saltando come una capra andalusa nonostante “fosse ovvio che avevano perso per la stanchezza”.
-Ne sei sicuro? Non è perché non siete capaci?- lo infastidì Caleb, appendendosi alla rete, appoggiandocisi con un gomito. JP non seppe rispondere, ma per fortuna arrivò in suo aiuto Jude che chiese un piccolo dettaglio al punk:- Perché, tu sei capace?-
E ora fu Caleb a non rispondere, per la prima volta spento dal regista a noi piace non far rispondere la gente.
-Ed ora, l’ultima partita!- annunciò Sky, battendo le mani tutta felice.
-Come mai sei così contenta?- domandò Arion, sedendosi sulla sabbia, ancora con il costume bagnato.
-Perché adesso giocheremo anche noi!- rispose la ragazza saltando sul posto.
 -Aspetta, come?!- si svegliò Mark, temendo di dover affrontare le ire funeste di sua moglie.
-Proprio così tesoro. L’ultima partita si svolgerà tra la seconda e la prima squadra, cioè noi!- disse Nelly, togliendosi la maglia che le faceva da copricostume.
Lo stesso fecero le altre, tranne Rosie, la quale non sapeva giocare. Lei rimase a fare l’arbitro e a scattare foto ricordo.
Tra i più piccoli, e non solo, ci fu una quasi epistassi generale a causa dei costumi delle ragazze, alcuni troppo stretti. E fu proprio su questo particolare che lo sguardo dei ragazzi si soffermò, ad iniziare dalla scollatura troppo evidente.
-Tsk… come se un gruppo di ragazze potesse batterci…-  commentò di nuovo Caleb, non essendo capace di tenere quella sua boccaccia chiusa.
-Vedremo…- lo sfidò Celia, con un ghigno che faceva quasi concorrenza a quello del fratello ai tempi della Royal Accademy.
Quindi i giocatori si disposero in campo, mentre i rimanenti guardavano. Anche se non erano proprio concentrati sulla partita, ma sulla squadra delle ragazze.
La prima pallonata sui denti toccò a Caleb, inviata dalla stessa Celia. La seconda invece decimò mezza squadra, anche se erano solo in sei. Facendo mangiare un po’ a tutti la sabbia della spiaggia.
E la terza, la più potente derivata da Jade, finì sulla faccia di Axel. Una cosa assurda, ma che aveva preso alla sprovvista il Bomber di Fuoco.
-Tutto bene?- chiese sorridendo malignamente la ragazza che aveva ucciso il povero platinato. Questi non disse nulla, si limitò ad alzarsi e sputare qualche chilo di sabbia.
Dopo di che, la partita terminò con un risultato spaventoso di 15-1, solo perché Silvia aveva sbagliato direzione della schiacciata, mirando al viso di Xavier. Invece la mandò fuori dal campo.
-Siamo ancora un gruppo di ragazze…?- chiese Cammy a Caleb, mostrando uno strano coraggio. Forse la partita le aveva esaltate un po’.
Il punk di risposta borbottò qualcosa di molto offensivo, che se l’avesse sentito Nelly lo avrebbe lasciato a digiuno.
-E ora? Che si fa?- domandò Sol, stiracchiandosi dato che si era annoiato un pochino. 
-Io ho fame…- si lamentarono Arion e JP.
-Allora, perché non pranziamo?- propose Jade, rimettendosi la sua maglia.
-Qui in spiaggia?- domandò Shawn, timoroso di dover star ancora al sole per ore.
-Si, abbiamo portato da mangiare!- rispose Silvia, dirigendosi verso gli ombrelloni.
Così si sedettero tutti in cerchio, chi all’ombra e chi al sole, e mangiarono le leccornie che le ragazze avevano prontamente preparato. C’era di tutto, era come un vero e proprio pranzo, solo che erano in spiaggia seduti sulla sabbia.
Dopo circa un’ora, in seguito ad aver trangugiato l’impossibile, Mark annunciò:- Sono pieno!-
Gli altri gli diedero ragione, e si lasciarono cullare dal momentaneo venticello proveniente dal mare. Quando Aitor disse annoiato:- E ora che si fa?-
-Beh, dato che è un ritiro sportivo, perché non ci alleniamo qui, in spiaggia?- propose Nathan, scostandosi un po’ dall’ombra sotto cui si era andato a riparare.
-Ottima idea Nath!- gli diede ragione Mark, ovviamente. Questi si alzò in piedi ed esclamò:-Andiamo ad allenarci!-
Gli altri furono d’accordo, e Arion e JP si esaltarono per l’imminente allenamento con le leggende, dicendo frasi sconnesse degne del più sfegatato fan.
-Aspettate un minuto, chi deciderà il programma di allenamento?- chiese pratico Riccardo.
-Vero, non ci avevo pensato…- rifletté Mark, non ricordandosi che anche lui fosse un allenatore.
Jude incrociò le braccia e si schiarì la gola, attirando quindi l’attenzione dell’intera compagnia.
-Oh, no!- Victor non avrebbe voluto che si sentisse per tutta la spiaggia, ma non fu in grado di controllare la propria voce.
Nessuno si risparmiò un facepalm mentale, ma Jude, imperterrito, iniziò a parlare: -Direi che potrei organizzarlo io…-
I musetti dei ragazzi implorarono pietà in silenzio, mentre i poveri ignari, come Nord, Bein e Sol, non notarono nessun evidente segnale di pericolo. Ma che volevano? Un segnale di pericolo rosso e lampeggiante con scritto “Allenatore Nazista qui”?
Mark si affiancò a Jude e gli disse: -Dai, lasciali riposare un po’, sono in vacanza, giochiamo e basta!- Sorrise a 39 denti Evans, sperando di averla vinta.
Ma Caleb gli si avvicinò alle spalle, spostandolo con malagrazia: -Tsk. Poi chiediti perché diventano dei mollaccioni.- Poi aggiunse, ghignando senza un minimo di ritegno –Dell’allenamento ci occuperemo io e Jude, ok?-
-Ma…- provò a intromettersi il portiere.
-D’accordo- gli porse la mano Jude.
E quando Caleb la strinse, perfino Nord e gli altri videro l’ombra nera portatrice di sventura stagliarsi alle spalle di quei due registi.
E fu così che si ritrovarono a correre nella sabbia morbida, affondando fin oltre le caviglie, facendo la spola come degli emeriti deficienti fra i loro due allenatori, posizionati a un centinaio di metri l’uno dall’altro.
E Riccardo, dopo il 13° giro, notò una cosa piuttosto importante: Caleb, ogni volta che arrivavano da lui, era di qualche passo più lontano.
“Sadico!” gemette mentalmente il ragazzino, ma non poteva farci nulla, così continuò a correre.
Terminati gli eterni 20 giri di corsa, i poveri ragazzi si accasciarono sulla spiaggia, sotto gli sguardi vagamente compassionevoli e divertiti dei più grandi, che li guardavano nell’amorevole espressione alla “ci sono passato anche io, ma ora tocca solo ed esclusivamente a voi.”
-Ehm, ragazzi…- li chiamò Jude –Avete saltato il loro riscaldamento, ma ora potreste anche unirvi ai comuni mortali… sì, anche tu, Byron.-
-…-
Adé era così ansimante da non riuscire neppure a fare le solite domande invadenti che erano ormai diventate una costante nell’esistenza del biondo.
Così anche i presunti adulti, campioni mondiali e via dicendo, furono costretti a prestare le loro doti atletiche alle diaboliche menti di Jude e Caleb. Quest’ultimo, in particolare, non fece attendere l’ultima grande idea delle sue: -Ragazze… venite ad allenarvi con noi…-
-Scordatelo!- incrociò le braccia Jade.
-Non mi pare che abbiamo avuto scelta per giocare a pallavolo…- ghignò, con la vittoria già in tasca – o non ne siete all’altezza?-
-Certo che ne siamo all’altezza, razza di palla da bowling!- rispose a tono Jade, alzandosi in piedi di scatto, pestando un piede sulla sabbia. Prese di per un polso Sky e furiosa, si diresse verso Caleb.
-Ora ti facciamo vedere che siamo meglio di voi tutti messi insieme!- gli urlò in faccia, puntandogli un dito accusatorio. Stonewall assunse un ghigno maligno e disse:-Non vedo l’ora…!-
Così anche le altre ragazze furono costrette dalla furia rossa ad allenarsi a calcio. Silvia era forse l’unica che sapeva, più o meno, da che parte cominciare. Ma per le altre era nebbia assoluta.
Per fortuna non erano loro a decidere l’allenamento. O forse era per sfortuna?
Comunque, una volta che furono tutti riuniti, attendendo gli ordini, Jude cominciò a dettar legge:- Adesso inizieremo con l’allenamento per la forza fisica e la resistenza di base-
-Ti prego, risparmiacelo!- esclamò Aitor, inginocchiandosi sulla sabbia e implorando pietà.
Ma Jude non lo sentì nemmeno e continuò nel suo discorso, illustrando le procedure per il suicidio. Nel vero senso del termine, perché dovevano proprio correre quella pratica che nello sport viene chiamata “Suicidio”. E dato che vi erano persone che non conoscevano questo bell’allenamento, fu Caleb a spiegarlo per loro:-In pratica si parte da una linea iniziale. Si corre fino alla prima linea, poi si ritorna indietro a quella iniziale; poi si va alla seconda e si ritorna alla linea iniziale: e così via. Chiaro?-
Sì, era chiaro, e le ragazze tirarono un sospiro di sollievo, ma il caro e affettuoso punk aggiunse: -Ah, dovete chinarvi a toccarle, le linee.
-Beh, e allora?-
E allora è faticoso, sì, ma detto da una come Nelly che è abituata a non fare niente in vita sua, alle orecchie dei calciatori apparve un po’ irritante.
Lo scorno, però, si volse in soddisfazione durante gli allenamenti.
Le ragazze non erano affatto abituate allo sforzo fisico, e fu piuttosto divertente vederle ansimare dalla fatica, rosse in viso, ma fermamente decise a non ammetterlo dinnanzi a Caleb.
Il pelatino infatti si stava divertendo come mai nella sua vita, sghignazzando senza alcun ritegno alle loro spalle (e anche proprio davanti a loro), e appagando anche un po’ troppo il suo sguardo sui costumi delle povere donne incoscienti.
Così facendo, quel gran genio del numero 8 si guadagnò due sonore sberle sul viso, seguite da un coppino piuttosto violento che portava la firma di Jude.
Inutile chiedersi il motivo di questa reazione violenta, e Caleb prese la saggia decisione di rivolgere altrove la sua deviata attenzione vittima di ormoni adolescenziali a cui non era più abituato.
Lasciando per un attimo gli ormoni impazziti fra i neuroni già ampiamente compromessi di Caleb, le ragazze, al termine del doloroso allenamento, si erano gettate sulla sabbia, ansimando, con il fiatone, e tentando di non farsi venire uno spiacevole attacco di cuore.
Non c’è niente come un infarto che riesce a rovinare una giornata così in fretta.
Ma fortunatamente, i loro piccoli cuoricini sopportarono il trauma, e poterono così divenire oggetto di scherno da parte di tutti.
Anche di Jude, a dir la verità: a quanto pare il caro ragazzo applicava la grande e logica strategia del “La sorella è mia e la maltratto solo io”.
Che è logica fino a un certo punto, ma se non volete fare addominali per il resto dei vostri giorni, non diteglielo mai.
A parte questi minuscoli dettagli tecnici, qualcuno notò che mancava Adé.
Dove diamine era finito quel ragazzo?
Inutile dire che Eugene iniziò a preoccuparsi e a impazzire, tirando fuori ipotesi molto plausibili come “Lo hanno mangiato gli squali!” o “Gli alieni! Lo sapevo, lo hanno portato via!”. Quest’ultimo commento fece ridere mezza Inazuma Japan, ma i poveri innocenti non avevano la minima idea del perché.
Non lo sapevano, e nessuno chiese, finché...
-Cos’ha detto?-
Ed eccolo. Adé, le sue domande epiche, la posa fiera, lo sguardo basito e una canna da pesca in mano. Dall’amo pendeva un povero pesce strappato troppo presto alle sue marine origini, un rarissimo pesce tropicale protetto dal WWF e da ogni animalista sulla faccia del pianeta, un unico scarpone spaiato finito nell’oceano per motivi sconosciuti a noi mortali. Forse alla Zeus no, ma a noi mortali sì.
Eugene lo abbracciò, piangendo nel perfetto “stile fontana” che gli anime hanno insegnato ad apprezzare.
Lo scarpone cadde inerte a terra, abbandonato al suo triste destino di solitudine, silenziosamente commosso dinnanzi a quella dimostrazione d’affetto.
-Ehi, calmati.... ero solo andato a pescare!-
Da dove avesse tirato fuori la canna, (da pesca. Forse.) lo sapeva solo lui. No, nemmeno la Zeus lo sa, questa volta.
Fatto sta che gli allenamenti erano in effetti durati tutto il pomeriggio, e i poveri stomaci della popolazione vacanziera iniziarono a scendere in piazza per protestare.
Dunque, prima dello scoppio della terza guerra mondiale fra opposti schieramenti di organi affamati (?), preferirono andare al campo a farsi una doccia, mentre le ragazze colonizzavano i bagni all’interno della casa e si occupavano della cena.
L’idea avrebbe anche potuto essere buona, ma quando i baldi giovini rientrarono dopo la meritata doccia rinfrescante, trovarono le ragazze addormentate. Chi sul divano, chi sul letto, chi con le braccia incrociate sul tavolo.
Gli sguardi accusatori si rivolsero ai due allenatori, che annuirono colpevoli. Non avrebbero dovuto sfinire così tanto le cuoche.
E fu così che Caleb e Jude si ritrovarono a cucinare per 35 persone. L’unica cosa che dispiace in tutto questo, è che le ragazze si erano perse il grande spettacolo di quei due, cane e gatto, ai fornelli. Fra l’altro, è sempre molto divertente veder lavorare qualcuno abituato a essere servito da schiere di domestici, e Caleb rise come mai in vita sua.
In ogni caso il pasto fu decisamente più commestibile, gustoso e umano rispetto alle delizie Made in Nelly, e per questo fu molto apprezzato.
Quella sera rimasero a chiacchierare finché i due sorteggiati lavapiatti (Stavolta Victor e Axel) non finirono di strigliare quelle povere stoviglie innocenti.
Poi si coricarono, e perfino i due malcapitati della matrimoniale riuscirono a dormire senza litigare per ore.
E fu così, con la pace nelle orecchie dei vicini di stanza di Caleb e Axel, che si chiuse quella giornata piena di esaltanti avventure degne delle allucinazioni del miglior drogato dell’anno. Ogni riferimento ad Arion (non) è puramente casuale.





ANGOLO AUTRICI MALATE:

Buonsalve e benvenute all'angolo di delirio di questo nuovo capitolo!                        
Ci stiamo addentrando in una selva oscura, lo sai?                        
Serio? L'ultima volta che ho controllato non mi chiamavo Dante e avevo un naso normale                        
Beh, un naso normale non proprio ma sono dettagli                        
D:                        
Scherzo xD                        
*piange in un angolo * Parla tu con i lettori, cattiva!                        
Ma ho detto che scherzavo...uff ewe                        
*rimane imbronciata *                        
Eddai ewe                        
...ok                        
Quindi, dicevamo?                        
Che abbiamo pubblicato un nuovo capitolo! Vi è piaciuto?                        
Speriamo di sì, ma state tranquilli, la pazzia non è finita qui u.u                        
Oh nope x" è solo l'inizio (?)                        
Eggià, circa XD Ma comunque, vedere dei calciatori giocare a pallavolo è esilarante anche per me u.u                        
...mi sono venuti in mente crossover improbabili, ma tralasciamo e rimaniamo qui u.u                        
Esattamente. E poi, non hai nulla da commentare sull'allenamento?                        
Sì: Jude e Caleb sono sadici bastardi, ma li amiamo lo stesso x"                        
Tu li ami lo stesso XD Comunque che dire, se il capitolo vi è piaciuto lasciate una recensione ^-^                        
Sì, fareste felici due psicopatiche ❤                        
Già già ^-^
Allora al prossimo capitolo intrinseco di follia!
Bye^-^

Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 10 settembre


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Capitolo 8
*** Capitolo 4: Venerdì (prima parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 4: Venerdì (prima parte)

Le ragazze furono le prime a svegliarsi, alzando così il sipario sul delirio del nuovo giorno. Chiediamoci perché si alzarono alle 7 in punto del mattino, intanto.
Nelly infatti sgranò gli occhi quando si rese conto di non aver assolutamente sonno a quell’improponibile orario mattutino. Un’ipotesi forse non totalmente campata in aria potrebbe essere questa: donna, cos’altro ti aspetti se vai a dormire alle 18 il giorno prima?!
E così le altre ragazze che, naturalmente, avevano scordato l’effetto collaterale che partecipare agli allenamenti sfiancanti “made in Jude e Caleb” aveva procurato loro.
Così, si riunirono in cucina, sbranando praticamente qualsiasi cosa capitasse loro a tiro: dopotutto, la sera prima non avevano mangiato.
Quando si furono sfamate (fu una fortuna che non avessero l’appetito di Mark), visto che non avevano assolutamente nulla da fare, decisero di preparare la colazione per le belve affamate, che, presto o tardi, si sarebbero svegliate.
Senza far esplodere nulla, quindi con grande maestria, per gli standard di quella casa, prepararono tutto e lasciarono sul tavolo un simpatico bigliettino con scritto “Siamo uscite a fare la spesa. Voi scaldate tutto al microonde.”
Nella speranza che a quel modo le cose sarebbero state semplici perfino per loro.
E invece si sbagliavano.
All’alba delle 9 di mattina, tutti i cari giovincelli erano in piedi, e scesero per far colazione, ignorando Eugene che si lamentava perché Adé si era bellamente seduto sui suoi occhiali.
Giunti nel luogo della perdizione chiamato dai civili “sala da pranzo”, non trovarono nulla. E Mark iniziò a delirare. Perché non aveva visto le ragazze e perché non c’era del cibo in vista.
Fortuna volle che Nord, per una volta uscito dal suo limbo di asocialità galoppante (?), avesse sporto il naso in cucina, e che quindi avesse individuato la colazione così gentilmente approntata dalle ragazze.
La mandria si spostò dunque in cucina, e Hurley si appropriò del biglietto. Lo lesse ad alta voce, e il povero microonde venne condannato. Ma prima di narrare di come la povera creatura rischiò di fondersi, è importante sottolineare la piccola osservazione di Scott: -C’è scritto qualcosa anche dietro il biglietto... leggilo!-
Hurley se lo rigirò fra le dita, e vide che la grafia era molto diversa: “Qualcuno di questi piatti è stato preparato da Nelly, scusate ^^
Con tanto di faccina inclusa, ovviamente.
I ragazzi si guardarono: chi si sarebbe dovuto ingoiare il cibo molto probabilmente tossico?
Non ne avevano idea, e decisero unanimemente di rimandare il problema a più felici momenti (ma cos-?).
Dunque Hurley si autonominò “gran mastro del microonde”, e così cominciò a schiacciare cose a caso pur di accenderlo. Fortuna che Gabi e Sol riuscirono a strapparglielo dalle mani subito dopo che dell’inquietante odore di roba a caso fusa stava iniziando a donare alla stanza un piacevole sentore di elevato grado di tossicità (?).

Grazie all’intervento dei due paladini della giustizia/salvatori del mondo, riuscirono ad evitare che il loro unico salvatore della colazione implodesse.
Così riuscirono a salvare la vita dei loro poveri stomaci affamati, e iniziò la simpatica roulette russa chiamata “A chi capiteranno i piatti made in Nelly?!”.
Erano tutti seduti a tavola, e fissavano il loro piatto con aria sospettosa. Proprio uno di quegli sguardi assassini che sembrano voler spingere un povero piatto a confessare un crimine che non ha commesso (?).
-Ehm... ok. Chi comincia?- chiese Mark con un sorriso insolitamente tirato.
-Io no di certo!- disse Nathan. Essendo il suo migliore amico aveva infatti già avuto il piacere di gustare i manicaretti della signora Evans.
-Facciamo così...- risolse la situazione Shawn, con estrema diplomazia –Comincia Mark perché è già abituato, e poi gli altri in senso orario, ok?-
Qualcuno annuì, trovandola una via d’uscita accettabile, mentre le prime vittime di questo piano malefico tentavano di sciogliere l’albino con sguardi infuocati.
-Sì, certo, fai tanto il santarellino, ma tu sei esattamente a destra del carissimo Mark, come la mettiamo?- fece notare Kevin con la sua solita innata cortesia.
Shawn, d’altro canto, come se lo avesse notato in quel momento, sorrise candidamente all’amico: -Davvero? Non me n’ero accorto...
-E noi ci crediamo... e probabilmente non menti, eh, ma noi siamo malpensanti, quindi il giro sarà antiorario...- decretò Jude con un ghigno che non ammetteva alcuna replica.
Shawn, se solo avesse potuto, sarebbe sbiancato, ma purtroppo non poteva, quindi si limitò a spalancare gli occhi e balbettare qualcosa che non raggiunse mai i timpani di nessuno.
-Bene, iniziamo!- disse Caleb, allegro grazie alla soluzione trovata dal suo circa amico.
Mark, con l’ansia che traspariva dai movimenti un po’ rigidi, prese il primo boccone. Intorno vi era silenzio, come se stessero estraendo i biglietti della lotteria. (O i tributi degli Hunger Games, fate voi).
Ma, sorprendentemente, grazie all’intercessione di... oh, beh, diciamo Apollo per una volta,  il palato del primo candidato ne uscì indenne.
-Sììììì!- esultò quasi saltando sulla sedia.
Nessuno fu partecipe della sua gioia. Se lui era salvo le probabilità di trovare il piatto avvelenato aumentavano.
-Bene, ora tocca a Shawn!- disse Scott, un altro decisamente felice di essere fra gli ultimi.
-Dai, assaggia!- infierì qualcun altro.
-Va bene, va bene... che fretta...- deglutì e, facendosi forza, mise in bocca quel boccone (forse) amaro.
Tutti gli occhi erano fissi sulla sua espressione, cercando tracce di disgusto, ma... il musino soddisfatto dell’albino frantumò le loro ciniche speranze, perché evidentemente anche stavolta qualche divinità celeste aveva prestato il suo amorevole viso al ragazzo.
E, parlando di divinità, la vittima seguente fu Byron. Prese la sua porzione di roulette russa e quasi si poté vedere Hera fregarsi le mani e vendicarsi di tutte le imprecazioni subite.
-Cazzo!- sbottò la presunta divinità dell’amore, in uno scoppio d’ira decisamente poco consono al suo femmineo aspetto e alla sua reputazione, tanto da traumatizzare per sempre il povero Bay, che non si aspettava un’uscita del genere da parte del suo mentore.
Tutti scoppiarono a ridere, e se ci fossero ancora stati gli alcolici sarebbero cominciati dei brindisi.
-Mark! Ma fra tutte le dannatissime donne del pianeta... proprio quella dovevi andare a prendere?!-
E fortuna (leggi: Hera) volle che proprio in quel momento le ragazze fecero la loro gloriosa comparsa sulla porta della cucina.
Per un attimo fu silenzio. Poi Nelly guardò Byron. Il biondo si alzò lentamente dalla sedia, intimidito dagli occhi demoniaci che la ragazza aveva sfoderato.
Fece qualche passo indietro, ma le ragazze occupavano l’unica porta disponibile.
-Ehm... io posso sp...-
-Tu! Razza di maleducato cafone idiota!- si avvicinò a passo di carica, con evidenti fini omicidi.
Per Byron ci volle un istante a valutare la situazione. Cucina. Piano terra. Finestra. Finestra grazie a Poseidone aperta. Si fiondò nel giardino in un batter di ciglia, mentre Nelly lo seguiva al volo e iniziava a corrergli dietro. Ringraziando il cielo, non aveva una padella.
Intanto gli altri, non avendo Nelly fra i piedi, poterono continuare la loro mietitura (Un like per Hunger games?). I poveri sfortunati furono: Lucian, Aitor e Jordan, che dovette fiondarsi a un rubinetto per evitare di vomitare. Sì, il povero piccolo pistacchietto ha lo stomaco debole.
Il fiero pasto (?) proseguì senza troppi ulteriori problemi, e le ragazze si sedettero poco distanti guardandoli abbuffarsi come allegre iene affamate.
-Allooooooora…- cominciò Celia –Camminando qui in zona abbiamo visto un locale che sembra carino e vorremmo andarci tutti insieme stasera…-
Jude, da bravo fratello maggiore, annusò il pericolo: -Che genere di locale?-
Colta in fallo, la ragazza sorrise: -Un karaoke…-
E tre, due, uno…
-NO!- rispose l’intera combriccola (tranne Riccardo) in un simpatico coretto.
-Perché no?!- cominciò a sclerare Jade –Non c’è nulla di male nel cantare un po’!-
-E invece è un male, mia cara… ho sentito Mark cantare solo quando era ubriaco al suo addio al celibato, e non voglio ripetere l’esperienza!- rise Nathan.
-Avevi promesso di non dirlo a nessuno!!!- si lamentò il povero Evans.
-Ehm…- la belva-Jade era un po’ a corto di argomenti, ma non depose l’ascia di guerra: -Non sarete tutti stonati! E poi vogliamo divertirci, ecco!-
-Cosa sarà mai per una sera...!- supplicò (inascoltata, beninteso) Sky.
 -Non fate i bambini, avete… ehm… metà di voi hanno una certa età!- disse Silvia incrociando le braccia.
Rosie, innocente e triste all’idea di non poter uscire (e sentire Riccardo cantare), piantò su quest’ultimo un paio di occhioni teneri.
Il povero pianista, imbarazzato da quello sguardo, trovò il coraggio di osservare: -Beh… non trovo sia una proposta così malvagia…-

Ryoma si alzò in piedi e gli puntò contro un indice accusatore: -Zitto tu! Che sai cantare, suonare il piano e… che qualcos’altro! Non lo so! E hai il villone!- poi a bassa voce, senza più accusarlo di omicidio (?)- E sai urlare come una checca…- Si ringrazia Massimo di Benedetto* per la cortese apparizione u.u
Peccato che si fosse sentito benissimo e mezzo mondo rise alle spalle del povero pianista.
Per chiudere il presunto discorso serio ci volle una voce estremamente autorevole, ma anche no.
-Comunque non andremo al karaoke, punto. La decisione è irreversibile e l’udienza è tolta!- decretò Hurley.
Facepalm generale, ma se non altro i maschietti erano piuttosto felici della decisione del caro giudice improvvisato. Le ragazze, in evidente minoranza numerica e con la tremenda minaccia del lasciare in bianco Evans  già decisamente bruciata, dovettero ritirarsi con aria depressa e andarono a sistemare un po’ il caos lasciato in cucina dai ragazzi, sebbene avessero solo dovuto usare un microonde.
Prima di andarsene, però, Celia scoccò al fratello uno sguardo che conoscevano bene entrambi: “ce l’ho con te a morte e alla fine la spunterò io”.
“Oh, ma fantastico” pensò il regista “Devo pure fare i conti con i suoi capricci… non è più una bambina, le passerà.”
O almeno, così credeva.
Però, almeno per il momento, la questione karaoke venne accantonata come un calzino sporco di cui non si ha voglia di badare. E fu così che toccò al piccolo Dark porre una domanda abbastanza legittima, o almeno così credeva:-E adesso che facciamo?-
-Semplice! Andiamo ad allenarci!- comunicò entusiasta Arion. Anche se nessuno effettivamente aveva parlato di un altro allenamento. Dettaglio che non sfuggì facilmente.
-Ma chi l’ha deciso?- chiese giustamente Michael, stizzito dal sol saper che il numero 8 respirare la sua stessa aria.
-Io? Perché? Qualcuno in contrario?-
Il folle sguardo omicida che ogni calciatore gli rivolse non è sufficiente a descrivere la scena, già abbastanza pesante, che si era formata, degna di un’ambientazione tipica degli Hunger Games. Oggi ci pagano questi, che ci volete fare?

Beh, poco importano i quaranta gradi centigradi all’ombra e un sole che manco nel deserto del Sahara, JP volle provare ad aiutare l’amico:-Si, dai! Alleniamoci! Così potremmo creare nuove tecniche micidiali!-
Jeanne-Pierre non doveva dire quello che aveva appena detto.
Non sapeva che aveva appena firmato la sua condanna a morte certa. Altro che nome sul Death Note abbiamo cambiato, visto come siamo brave?^^ questo era anche un metodo più letale.

Infatti a Mark, il solito Mark, brillarono gli occhi, segno che un’idea gli venne in mente. Ed è qui che inizia il supplizio eterno.
Schioccò le dita ed esclamò contento:-Ma si! Mi è venuta un’idea!-
Ecco, appunto.
-Perché non creiamo tecniche micidiali combinate? -
I presenti, comprese le ragazze che di calcio ne capivano meno di una gomma da masticare al sole (?), sospirarono e si spalmarono cinque dita sulla faccia.
-Mark, non pensi che ci voglia più di una giornata per creare delle tecniche, combinate poi?- gli fece notare educatamente Axel, mettendogli una mano sulla spalla con un sorriso non molto angelico.
-Su, non dire così, Axel! I ragazzi sono bravi, e noi possiamo riuscirci!- sorrise a 33 (?) denti come suo solito, esaltato e speranzoso, anzi, pressoché certo, che la sua idea venisse accolta.
-No, Mark.- decretò lapidario Jude –Per quanto il tuo ottimismo sia positivo, non possiamo farlo in un giorno solo, e io non ho intenzione di passare tutta la maledetta settimana a rincorrere un pallone solo perché tu hai una nuova idea-.
-Ma… ma io…- il suo misero tentativo di convincimento venne interrotto bruscamente, ma non troppo, da un tuono che fece vibrare addirittura i vetri delle finestre e far sbattere qualche porta.
-Ok, come non detto!- disse Aitor, molto sollevato di aver scampato momentaneamente  un allenamento suicida.
-Noooo!- si lamentò Arion –Ma perchééééé?!-
-Ascolta, non si può discutere pure con il tempo…- sospirò Nord un pochino esausto del comportamento alquanto infantile del capitano della Raimon. E pure del loro allenatore, già che ci siamo.
Bisogna in effetti ricordare che il poveretto, abituato alla calma e alla tranquillità dell’Alpine, non era psicologicamente preparato ad affrontare la manica di schizofrenici cui si era ritrovato davanti.
Ma a parte questo, che a nessuno importa veramente, il cielo continuò imperterrito a brontolare, manco fosse Byron quando si asciuga i capelli con un ventilatore (?).
-Ehy, visto che fuori piove, perché non giochiamo a quel gioco…a bestia, tutti insieme!- propose il pescivendolo, cioè Adé.
-Primo punto: se non te ne fossi accorto, abbiamo finito gli alcolici- comunicò stizzito Caleb.
-Strano, credevo ne avessi portati per tutta la vacanza…- disse sarcastico David. Di rimando, il punk gli affibbiò uno sguardo omicida degno di un cecchino.
-Secondo: grazie all’abilità di giocare di qualcuno-  e con questo Kevin guardò i pinguinari (?) della Royal Accademy-  non abbiamo più soldi da perdere!-
-O vincere- girò il coltello nella piaga Jude.
-E ma allora cosa facciamo?- saltellò in giro JP, come se fosse una rana da giardino.
-Spacciamo- sentenziò il solito e vecchio Caleb, sedendosi comodamente, anzi, spantegandosi sul divano.
-Ma anche no… ma perché, hai qualcosa da spacciare?- chiese stranamente curioso Nathan.
L’amorevole chiacchierata illegale, però, venne interrotta da qualcuno che sbatté la porta di ingresso.  Ed ecco apparire alla porta un Byron, bagnato come un pulcino finito in lavatrice con il fiatone e appoggiato alla porta.
-Marksalvamidatuamoglietipregosonotroppogiovaneebellopermorire!!!- disse in un unico, e ansante, fiato la povera divinità caduta violentemente in mezzo a un acquazzone e inseguita da una Nelly molto inferocita.
Ripreso un attimo di respiro, si fiondò su per le scale, lasciando dietro di sé una scia di gocce.
In quel momento rientrò la suddetta ragazza, completamente asciutta, con una borsa nella sinistra e un ombrello fradicio nella destra.
Ignorando la cosa piuttosto strana, Mark le disse: -Cara, non ti sei stancata di inseguire Byron...?-
Nelly alzò lo sguardo un po’ sorpresa: -Ah, lui? Ma chi lo segue più, mi sono fermata… eh… qualcosa come mezz’ora fa!-
Momento di gelo totale in cui ci si chiede il perché delle cose.
-Ah.-
Mark aiutò la moglie a sistemare le cose che aveva comprato (ombrello nuovo compreso), e Jordan salì le scale per comunicare a Byron le tragiche notizie appena apprese.
Byron si imprecò da solo, scendendo al piano di sotto, dove un gruppo di ragazzini stava vedendo la televisione, in un atteggiamento antisociale che rovina la comunità. Ma poco importa.
Solo che, appena messo piede sul pavimento della sala, gli arrivò una padellata ombrellata dritta sulla testa, anche abbastanza violenta.
-Ahia! Ma avevi smesso di inseguirmi!- protestò Byron. Ovviamente l’artefice del tentato omicidio era Nelly. Questa se ne andò fiera, senza dare una spiegazione logica. E questo suo comportamento si può spiegare solo un modo.
-Se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna- dedusse brillantemente Jordan.
Xavier lo guardò con disappunto piuttosto evidente e scosse la testa.
Intanto, di fuori il temporale infuriò per un paio d’ore, e un quel lasso di tempo, nella casa (del grande fratello) accaddero cose assolutamente NON degne di nota.
Alcuni dei più grandi cedettero alle pressanti richieste di Adé, e si lasciarono coinvolgere in una tragica partita a bestia. Particolarmente triste, visto che, non potendo giocare a soldi, non riuscirono a godersi appieno le schiaccianti vittorie contro il povero pescatore e il suo sfortunato compare Eugene.
Nel resto delle stanze ci furono chiacchiere inutili, capelli biondi e fluenti che non si asciugavano, litigi per il telecomando e nuove appassionanti scoperte.
Chi si sarebbe aspettato che Michael fosse un fan delle soap opera?!
Questo naturalmente creò un delirio che si risolse solo con la depressione del povero fanboy e con le risate di tutti.
Dettagli insignificanti, che però si conclusero grazie alla provvidenziale fine del temporale.
-Ha finito di piovere!- gridò Arion per la casa, saltellando per il dovunque.
-Andiamo fuori ad allenarci!- gli andò dietro il nano da giardino per nulla cresciuto. Non Scott, l’altro.
Ma si sa che quando i temporali finiscono c’è sempre qualcos’altro da fare (?), e questo momento non è escluso.
Infatti dalla cucina si sentì un urlo proveniente da una delle ragazze. Ma non distinguibile perché ad un livello quasi troppo alto da concepire per i neuroni.
-A TAVOLA!!!-
Non che ad Arion e JP dispiacesse andare a mangiare qualcosa di buono, però furono gli ultimi a prendere posto e anche gli ultimi ad avere da mangiare.
Ma, dispute per i piatti a parte, e conseguente ira di Nelly (sempre a parte), il pranzo si svolse in un’ora circa. Perché poi, prima che le ragazze estraessero i malcapitati che dovevano lavare i piatti, i calciatori grandi e piccini (?) uscirono più o meno di corsa dalla casa, fiondandosi al campo da calcio a giocare, come un branco di bisonti in fuga da una padella (?)oggi i punti di domanda invaderanno la Terra!!!.

Vi era solo un piccolo dettaglio non indifferente: con la pioggia e tutto il resto, il manto erboso curato adeguatamente da una squadra di dieci giardinieri e due parrucchieri, era diventato un campo inconsulto di fango ed erbacce non esattamente simpatiche.
-E adesso?- domandò Eugene, che non ci teneva particolarmente a ricoprirsi di fango da capo a piedi per paura della moglie dell’allenatore Evans.
-Che volete che sia un po’ di fango!- ecco, appunto. Il marito della suddetta moglie cominciò a correre per il campo ricoprendo la palla con quintali di terra bagnata.
Arion e JP, ovviamente, si unirono subito all’allenamento del portiere e anche gli altri dovettero seguirlo, facendo strani rumore ogni qual volta i loro piedi affondavano, letteralmente, nel campo.
In meno di una decina di minuti qualcuno era già caduto di faccia ricoprendosi interamente di fango e non diventando più riconoscibile neanche dalla CIA, cioè Scott.
Gli altri invece, con scivolate, parate e qualche dribbling mal riuscito ci stavano lavorando.
E per la fine della giornata, non combinarono assolutamente nulla di utile all’umanità.
Cosa volete che abbiano fatto se non dare calci e testate ad un pallone?!
Comunque sia, le ragazze, già arcistufe marcie di calcio e la sua depressione (?), erano rimaste a casa. Nha, non in spiaggia come vi sareste aspettati. Anche perché non faceva esattamente caldo.



[...]




CONTINUA...



Il prossimo capitolo verrà pubblicato il 24 settembre

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Capitolo 9
*** Capitolo 4: Venerdì (seconda parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
ATTENZIONE: QUESTO CAPITOLO PUO' CAUSARE EPISTASSI ACUTA. SI RACCOMANDA DI TENERSI ACCANTO DEI FAZZOLETTI DI CARTA. NON ADATTO AI DEBOLI DI CUORE.
GRAZIE PER L'ATTENZIONE, BUONA LETTURA

Un ritiro totalmente normale

…forse…

Capitolo 4: Venerdì (seconda parte)

In meno di una decina di minuti qualcuno era già caduto di faccia ricoprendosi interamente di fango e non diventando più riconoscibile neanche dalla CIA, cioè Scott.
Gli altri invece, con scivolate, parate e qualche dribbling mal riuscito ci stavano lavorando.
E per la fine della giornata, non combinarono assolutamente nulla di utile all’umanità.
Cosa volete che abbiano fatto se non dare calci e testate ad un pallone?!
Comunque sia, le ragazze, già arcistufe marcie di calcio e la sua depressione (?), erano rimaste a casa. Nha, non in spiaggia come vi sareste aspettati. Anche perché non faceva esattamente caldo
Stavano leggendo e chiacchierando tranquillamente. Soprattutto due ragazze abbastanza pericolose.
Fermi, non stiamo parlando di Nelly e Byron, anche perché quest’ultimo(a?) era al campetto ad infangarsi. E anche bene in effetti.
Dicevamo… ah si, delle ragazze pericolose!
Ebbene, Celia aveva finalmente elaborato il perfido piano già preannunciato quella mattina con lo sguardo omicida scoccato al fratello.
La sua idea era però complessa, e non poteva portarla a termine da sola. Le servivano le abilità fotografiche da fangirl della manager dell’attuale Raimon: Rosie Red!
Celia l’aveva trascinata in camera sua, così che potessero pianificare al riparo da orecchie indiscrete. Che poi le orecchie indiscrete si stessero allenando nel fango e che non avrebbero sentito nemmeno se avessero parlato in soggiorno è un dettaglio.
-Perché mi ha trascinata in camera sua signorina Celia?- chiese timidamente Rosie, mentre l’altra ragazza chiudeva a chiave la porta.
-Mi serve il tuo aiuto! Ho bisogno della tua abilità di fotografa!- rivelò la più grande, almeno in teoria.
-Perché?- domandò.
Celia si avvicinò con aria complice al suo orecchio e le sussurrò qualcosa, per evitare che qualcuno potesse sentire. Anche se ormai erano barricate in una stanza, quasi peggio che in un bunker in Alaska.
Rosie avvampò, diventando completamente rossa. E balbettando espresse il suo disappunto:-M-ma…. N-non p-posso…s-sono…e-ecco…-
-Lo so!- le mise le mani sulle spalle per incoraggiarla-Ma devi essere forte! Just, do it!!!-
-Ma…- tentò timida di sviare il discorso: -Perché in inglese?-
-Non lo so, mi è venuto così. – poi sogghignò  -Allora, mi aiuterai? Dopotutto è per il karaoke… e per Riccardo…-
-L-lo s-so… p-però…- non era ancora del tutto convinta. E allora Celia sfoderò l’arma segreta che non vi diciamo perché siamo cattive!.
E così la convinse.
Il momento per attuare il loro losco progetto non era però ancora giunto, così torniamo alle nostre cotolette impanate nel cioccolato fango.
Infatti quei poveracci, imbrigliati dal delirio calcistico Markarioniano (?) stavano ancora allenandosi. Non che la faccenda non producesse risultati, per carità, infatti i più piccoli stavano imparando a suon di cazziatoni decisamente meno gentili della solita bontà dell’allenatore Evans.
Passato pressoché l’intero pomeriggio dall’inizio del delirio di fango e pallonate nei denti, e così decisero all’unanimità di andare a farsi delle meritate docce.
Byron mugugnava qualcosa a proposito del fango nei capelli che non sarebbe “mai più venuto via”, e cose del genere, ma a NESSUNO importa.
Comunque, si spogliarono e si fiondarono sotto l’acqua calda, molto apprezzabile.
Può sembrare strano che in estate e dopo ore di allenamento volessero del caldo, ma l’aria quel pomeriggio era incredibilmente fredda, e il fango non la cosa più rovente del mondo, quindi tutti sbranarono il rubinetto dell’acqua calda, riempiendo così la stanza di tiepide volute di vapore.
Purtroppo le docce non bastavano per tutti, così 14 di loro dovettero rimanere ad aspettare allegramente, ignudi in mezzo alle due file.
Caleb, uno dei poveretti destinati ad attendere, commentò acidamente come suo solito, guardando i più piccoli: -Beh, devo proprio dirlo. Se non vi avessi visto sotto la doccia non avrei mai creduto che foste tutti maschi…-
Gabi lo guardò malissimo e Byron li difese: -Ma poveretti! Non è vero, dai…!-
Caleb si voltò verso di lui: -E tu non sei da meno!-
E gli arrivò in faccia una spugna intrisa d’acqua e uno shampoo sulla nuca (gentile concessione di Gabriel).
Mentre in quella specie di sauna si consumava il delirio e oggetti volanti non identificati si abbattevano sui crani della gente, due intruse aprirono lentamente le porte degli spogliatoi.
Celia diede uno sguardo all’interno per vedere se potevano iniziare la loro operazione segreta.
Le panche erano completamente deserte, con l’aggiunta che si sentivano le voci dei calciatori ovviamente in doccia.
-Via libera…- sussurrò Celia alla sua compare, vestita con una tenuta da ladro prestatele da Omino Bianco perché bianca.
Le due entrarono negli spogliatoi con passo felpato e le loro macchine fotografiche in mano. Ne avevano due a testa, nel caso una si fosse scaricata.
Rosie camminava dietro Celia, la quale faceva strada. Ma il suo colorito rosso era abbastanza evidente e rischiava di far saltare l’operazione.
Appena la più grande si affacciò, per poco non diede la sua posizione con un segnale di epistassi acuta: una trentina di ragazzi, completamente nudi, sotto l’acqua e immersi nel vapore che pareva nuvole. Insomma, se fosse stato anche il più terribile degli Inferni, sarebbe stata felice.
Ma la visione pressoché celestiale fu interrotta da uno shampoo sciampo (?) non identificato forse al gusto di vaniglia che finì dall’altra parte della stanza, più precisamente in testa a Kevin.
-Scooooott! Vaffanculo!- disse la specie di tubero, rimandando l’oggetto al mittente. Ma sbagliò mira e finì addosso a Nathan, che però non era vendicativo e si tenne lo shampoo  NON suo.
E terminò così la mirabolante avventura aerea dello shampoo alla vaniglia.
Celia scosse la testa, nascondendosi bene dietro una parete e cominciando a fotografare e immortalare nella macchina fotografica i corpi scoperti di tutti i calciatori più grandi.
Mentre Rosie faceva lo stesso, dalla parte opposta, concentrandosi su quelli dei suoi compagni piccoli. Nell’imbarazzo più totale e le gote arrossate. Mancava solo la bava alla bocca e si poteva definire una fangirl in pieno fangirlamento.
E ora invito tutti voi lettori a donare il vostro Ottopermille alla causa delle povere macchinette giornalmente sfruttate e molestate per scattare foto decisamente illegali, ma decisamente interessanti a poveri calciatori ignari.
A proposito di gente ignara (?), Michael, che aspettava che Byron finisse di farsi una benedetta doccia, cominciava a spazientirsi, e non poco. Ci stava mettendo i secoli ed era solo all’inizio.
-Senti Byron… vuoi uscire in fretta da questa cazzo di doccia?!- gli sbraitò contro, senza più un briciolo di pazienza.
-Se mi togli tu il fango dai capelli, volentieri…- ribatté la povera divinità offesa.
-Tagliare i capelli, no?- incrociando le braccia al petto e sbuffando.
-Ma io li ho tagliati, fra dieci anni però!-
Michael borbottò infastidito qualcosa sulla situazione poco credibile, e David commentò: -Incredibile, ma la grammatica di questa frase ha effettivamente senso.-
Impietositi dal povero Michael, Riccardo disse: -Gabi, posso fare la doccia con te? Almeno quel poveretto potrà lavarsi…-
Essendo amici da moltissimi anni, Gabriel acconsentì, e Riccardo si spostò accanto a lui.
Michael li guardò per un paio di secondi, poi sbottò: -No, vi prego, è la cosa più gay che io abbia mai visto, aspetterò!
-Non mentire, vedi le soap opera!- intervenne la voce della verità Adé.
-…-
Questa faccenda, e il conseguente rossore inarrestabile di Gabi e Riccardo, divertì parecchio Caleb, e poco ci mancò che iniziasse a rotolare per le risate che si fece.
Per fortuna arrivò Jude a risolvere la situazione.
-Michael, puoi usare la mia doccia, ho finito…- disse, spegnendo l’acqua e mettendosi l’accappatoio sulle spalle.
Il ragazzino ringraziò lui e il suo cervello, non bacato, ma qualcuno fece notare abbastanza stizzito:-Ma non vale, tu hai i dread!-
Jude rivolse a Ryoma uno sguardo omicida alla “La pallonata per avermi preso in giro, non ti è bastata?”. Poi si avviò verso le borse, lasciando indietro Ryoma abbastanza spaventato.
Celia, notando che suo fratello aveva già finito, fece segno a Rosie che era l’ora di tagliare la corda. E così si dileguarono alla James Bond.
No, non facendo avvenire un’esplosione ma bensì mimetizzandosi tra il vapore.
Jude andò al suo borsone con dentro i vestiti, avendo l’accappatoio aperto sul davanti e una miriade di gocce d’acqua che gli accarezzavano ogni singola parte del corpo, dalle morbide guance fino alle parti solitamente celate sotto l’intimo ma che ora erano senza nessun pezzo di stoffa che le copriva; i dread sciolti e gli occhi rossi completavano quella figura, che i due paparazzi non si fecero sfuggire e da dietro la porta lo fotografarono.
Peccato che il flash si fosse messo da solo e che quindi Jude notò la presenza delle due, diventando completamente rosso.
Le ragazze scapparono, e Jude, chiudendosi l’accappatoio davanti, provò a rincorrerle per prendere quelle dannatissime macchine fotografiche.
-Giuro che vi uccido!- gridò fuori dalla porta degli spogliatoi.
Poi tornò all’interno per dare la traumatizzante notizia ai suoi compagni.
-Che avevi da gridare?- gli domandò Xavier, mentre usciva anche lui dalla doccia.
Jude sospirò, abbastanza in imbarazzo e spiego:- Celia e Rosie erano qui-
Un silenzio tombale cadde nella stanza. Alcuni divennero già rossi. Ma l’imbarazzo doveva ancora arrivare.
-E avevano delle macchine fotografiche- aggiunse. Non occorreva spiegare oltre. All’istante avvamparono, e qualcuno riuscì persino a contare 50 sfumature di rosso non il libro! Forse...
 Finirono di fare la doccia in fretta e furia, per timore che ci fossero altre ragazze nascoste con altre macchine fotografiche ad infierire ancora, manco fossero dei ninja camperati(?) in cespugli. Ma, purtroppo per loro noi, erano solo loro due che si davano alla fotografia estrema.
Molto estrema.


Intanto le ragazze erano arrivate a casa, evitando di far cadere le preziose macchine fotografiche contenenti la loro vendetta.
Celia aprì la porta di ingresso e fece entrare velocemente Rosie. Dopo di che, entrò anche lei , chiudendo la porta a chiave, manco fosse inseguita da un interno esercito di zebre(?). O zombie, fate voi.
Le altre ragazze erano lì nel soggiorno e le videro entrare velocemente. Non si erano neanche accorte che erano sparite ed erano uscite di casa.
-Dove siete andate? – chiese curiosa Jade.
Rosie non poteva ancora parlare, sia per il fiatone della corsa sia per l’imbarazzo. Celia invece prese una sua macchina fotografica che aveva al collo e in un paio di minuti, senza rispondere minimamente a Jade, collegò l’apparecchio alla televisione, in modo da far vedere cosa avevano combinato.
-Abbiamo fatto una gita nelle docce degli spogliatoi…-cominciò, mentre prese il telecomando.
Le altre rimasero abbastanza basite. Che cosa gli era saltato in mente?!
-Voi avete fatto cosa?- provò a chiedere Silvia, anche se temeva la risposta della sua amica.
-Avete capito bene, e inoltre abbiamo recuperato un certo tipo di materiale…- continuò con un sorriso malizioso, prendendo finalmente possesso del telecomando e cominciando a far vedere le foto che aveva scattato lei personalmente.
La prima immagine comparve e le ragazze si pararono subito gli occhi dall’imbarazzo, manco stessero vedendo per la prima volta una scena abbastanza esplicita di porno. Beh, forse alcune di loro l’avevano già vista.  Ma dettagli.
Anche Rosie dovette combattere contro l’imbarazzo. Anche se aveva già goduto ampiamente di quella splendida visione dal vivo.
E pian piano che le diverse immagini che avevano immortalato nella macchina scorrevano sullo schermo, l’imbarazzo che minacciava sulle loro gote arrossate, diminuiva a ogni nudo che si parava loro davanti.
Così, prima dell’arrivo dei ragazzi, riuscirono a scegliere e stampare le migliori trenta foto che avevano scattato.
Si, anche stampare. Celia si era attrezzata di ogni forma di tecnologia necessaria. E poi, in quale negozio vi stamperebbero quel tipo di immagini?
Forse un sexy shop, ma sono dettagli anche questi.

Dopo circa un’ora dalla fuga delle ragazze fotografe, i calciatori tornarono in casa, sperando che quelle foto non fossero state viste da altri comuni o non mortali.
Ma appena entrarono non videro le ragazze.
-Oddio, dove saranno andate?- sospirò amareggiato Nathan, temendo nelle follie da fangirl.
-Cerchiamole, dobbiamo cancellare quelle foto!- esclamò Mark, in un azione di convincimento generale.
Il momento tanto epico quanto assurdo, però, venne interrotto da Nelly e le altre ragazze che scendevano le scale.
-Cercavate queste?- li prese in giro Jade, con in mano una decina di foto stampate e rinforzate da uno strato di plastica in modo che non potessero essere strappate.
I ragazzi trasalirono. Axel si fece avanti e disse a nome di tutti i suoi compagni:-Ridateci quelle foto, o vi denunceremo per molestie-
Un’arma molto potente, non c’è che dire.
Peccato che le ragazze lo avevano previsto. E anche molto in anticipo.
-Bene, chiama pure allora, Grande Imperatore, se vuoi che questa foto finisca sul giornale di Tokyo di domani…- comunicò Nelly, mostrandogli una foto che teneva in mano.
L’immagine mostrava Axel di spalle, completamente nudo e con l’acqua che gli arrivava addosso, bagnando completamente i suoi capelli e corpo, decisamente ben formato e abbastanza muscoloso, per essere solo un ragazzino (in quel momento, sia chiaro).
Il ragazzo avvampò e si zittì immediatamente.
Caleb allora intervenne, sbraitando insulti come se non ci fosse un domani:-Distruggete immediatamente quelle cazzo di foto, razza di puttane in piena crisi ormonale!-
Una frase di tredici parole e solo due parolacce. Però, Caleb stava migliorando.
-Per favore, non fate nulla di folle…- provò a supplicarle Eugene, con scarsi, anzi nulli, risultati.
Celia, che teneva in mano le altre dieci sorrise astuta. E Jude capì la mossa della ragazza.
-Allora, cosa volete in cambio della non-pubblicazione di quelle foto?- domandò il fratello della fotografa.
Mentre Jade faceva vedere ampiamente alcune foto che aveva in mano.
Qualcuna era dei più grandi e altri dei calciatori più piccoli, ma tutte scattate in momenti non molto consoni.
Tipo una foto di Jordan, sotto la doccia e con i capelli sciolti, che chiudeva gli occhi per l’acqua o troppo fredda o troppo calda, facendo assumere al suo musino un’espressione adorabile. E, dettaglio: si vedeva per intero e dal davanti, quindi con le parti intime in bella mostra.
Oppure un’altra foto di Aitor, nudo, che rubava il bagnoschiuma a Eugene. In questa foto, in particolar modo, si poteva notare che la nudità del numero quindici era coperta da una sua gamba, nell’intento di rubare l’oggetto in questione; e metà corpo, molto magro direi, di Eugene, intento a lavarsi i capelli, coperto da nulla.
 Un’altra immagine degna di nota è quella dove compaiono Gabi e Ric nel fatidico momento di scambio delle docce: Gabi è girato di spalle, con i capelli rosa sciolti completamente sulle spalle, con alcune gocce d’acqua solitarie, rimaste sulla schiena del difensore oppure che scivolavano ed andavano verso il fondoschiena; Ric, invece, con i capelli bagnati e coperto dal corpo del suo migliore amico, purtroppo. Anche se era ben visibile un’abbondante porzione di pelle bagnata del calciatore.
Anche Nelly, dopo aver ampiamente messo in imbarazzo il povero (?) Bomber di Fuoco mostrò alcune foto che teneva in mano.
Come per esempio l’ultima foto che le due paparazze avevano scattato: ossia quella di Jude, appena uscito dalla doccia.
Oppure un’altra non ancora rivelata era quella di Shawn dove lo ritraeva anche lui sotto la doccia. Lo scatto era riuscito a coglierlo di fronte, offrendo così alla vista l’interno longilineo fisico dell’albino. Era avvolto dal vapore caldo, che però non bastava a celare il suo corpo pallido alla vista. I capelli bagnatigli ricadevano disordinati sulla fronte sulla fronte bianca, lasciando scivolare le gocce lungo il viso, sulle ciglia lunghe chiuse a nascondere gli occhi.
Infine, per quanto riguarda il lotto che la ragazza aveva in mano vi sono due immagini, molto belle e molto esplicite da ricordare un particolare.
La prima è quella di Victor, dove è voltato di spalle, con l’acqua che gli cade sulle spalle e gli scivola lungo il corpo, mentre il suo viso è voltato verso dietro di sé e, guarda caso, nell’obiettivo della macchina fotografica, con uno sguardo sexy e superbo.
Invece la seconda è di Xavier mentre parla con Caleb, aspettando il loro turno per farsi la doccia: sono entrambi appoggiati al muro, immersi nei vapori che l’acqua calda produce, mentre la loro pelle diventa lucida per il troppo calore che vi è lì dentro, rendendo più visibili i muscoli delle braccia, gambe e pettorali.
Ma non perdiamoci nel Paradiso e torniamo alla domanda che Jude aveva precedentemente posto.
-In cambio vogliamo che voi –dicendo questo Celia indicò tutti i ragazzi- veniate al karaoke con noi e cantiate!-
Il fratello maggiore sospirò, sconfitto. Non vedeva nessuna via d’uscita da quel ricatto bello e buono. Così, parlò per tutti quando disse:-Va bene, verremo al karaoke con voi domani sera-
Le ragazze sorrisero fiere di loro ed esultarono anche, come se la loro squadra del cuore avesse segnato il gol della vittoria.
E così, il loro grido di vittoria segnò la fine della giornata (anche dei ragazzi, ma dettagli).
Dopo cena, Silvia prese un paio di forbici e tagliò le foto facendo respirare di sollievo i ragazzi immortalati su quei pezzi di carta.
Andarono a letto con il cuore in pace, per una volta.

Ma non sapevano che una foto era rimasta intatta ed era nelle mani della stessa imbarazzata Rosie. Sotto le coperte la guardò prima di addormentarsi, avendola messa come sfondo del telefono: una foto di Riccardo, completamente nudo sotto l’acqua, con gli occhi color cioccolato aperti in uno sguardo dolce e un sorriso stampato sulle labbra, mentre una mano sul fianco risaltava di più la perfezione di quel ragazzo. Rosie per poco non morì di epistassi.
Ma questa è un’altra storia.




ANGOLO AUTRICI MALATE:

Okay, siete vive dopo questa stronzata meraviglia di capitolo?
Spero di si o altrimenti non abbiamo più lettrici XD                        
Perché, ne avevamo? X"
Ehm, forse? XD
Boh, non ne sarei tanto sicura (?) Comunque la faccenda degenera male, e Celia e Rosie sono tutte noi
Ci rappresentano in pieno u.u
E ció dimostra ampiamente quanto stiamo male♡ Comunque speriamo che sta roba vi piaccia~
E mi scuso tantissimo per il ritardo con la pubblicazione g.g
Ma dopotutto la scuola è iniziata e noi siamo nei casini... specialmente Bloody
Vero, ormai vedo solo lettere e numeri e.e Ma sono dettagli che a voi non importano u.u
Spero che i nostri lettori tengano alla tua salute mentale♡
Boh, se ci tengono lasceranno una recensioncina (?) spero ^^
Se spera, dopotutto qua c'è più fanservice che capitolo!
E a noi ci piace così! XD
Ma ci piace proprio molto x"
Già, ma di chi era stata l'idea? Non ricordo la genesi di questo delirio XD
Oddio... forse è partita da una fan art?                        
Io direi da più fan art che ci sono in giro XD
Può essere x" E poi boh, Rosie e Celia non han protestato                        
E direi che quello è già un buon punto di partenza u.u
I ragazzi erano un po' meno felici~
Me ne infischio, le autrici siamo noi e gli facciamo fare quello che ci piace u.u
Sai quanto approvo questa filosofia, Muahahah
Lo so bene u.u
Brava♡ Okay, penso sia tutto, no?                        
Si, lo penso anche io e penso anche che questo angolo autrice stia diventando troppo lungo u.u
Concordo u.u Allora facciamo ciaone~                        
Ciao ciao a tutti :3
Bye~



Il prossimo capitolo verrà pubblicato l' 8 ottobre


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Capitolo 10
*** Capitolo 5: Sabato (prima parte) ***


Martedì 1°Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 5: Sabato (prima parte)


L’alba del sabato mattina venne.
Il sole splendeva sulla spiaggia dorata, facendo risplendere il mare come se fosse pieno di minuscoli cristalli dall’aspetto perlato. I piccoli raggi filtrarono attraverso le tende della residenza estiva dei nostri calciatori, destandoli dal dolce sonno della precedente serata.
Non vi furono disordini, né litigi. Tutto era calmo per una volta. Forse per merito della magia chiamata Saba-
Aspettate, non è successo nulla del genere!
Assolutamente no!
Non si destarono all’alba e neanche a mezzogiorno!
Si svegliarono come se nulla fosse all’alba delle due del pomeriggio, chi prima chi dopo. E senza contare dell’immenso caos che questo provocò.
Aitor, uno dei primi a balzare fuori dal letto, si diresse nella camera di Gabi e Riccardo con una trombetta in mano. E vicino all’orecchio del rosa, la suono, facendolo svegliare di soprassalto e facendogli battere la testa contro il muro.
Poi ovviamente si diede alla fuga, rincorso da un furioso difensore molto noto.
Anche Scott diede la sua parte, prendendo i fantomatici (?) pantaloni di Kevin e portandoli nella stanza di Silvia, Cammy e Celia, mentre si stavano cambiando. Oltre alle urla imbarazzate di queste, non mancarono di volare cuscini, spazzole e sedie armi pesanti .
Questa volta però, tra le operazioni made in “Aitor & Scott s.p.a.”, si mise in mezzo Hurley che, prontamente vestito, decise di fare surf sulle scale della casa, rischiando di investire più volte qualche povero cristiano (?) che scendeva a fare colazione pranzo merenda.
Alla fine però non vi furono vittime.
Quindi, or solo (?), dopo aver mangiato abbondantemente, la ciurmaglia si diede al cazzeggio, mentre Celia continuava a dire in giro di prepararsi per andare al karaoke. L’unico dettaglio che a lei sfuggiva e agli altri (maschi) no, era che il karaoke non avrebbe aperto prima delle 8 di quella sera.
Per cui non ascoltarono la povera ragazza e continuarono a non fare nulla.
In particolare Riccardo che stava sul divano a vedere un film insieme a Gabi. Era abbastanza tranquillo e ancora mezzo addormentato quando Jude gli si avvicinò con una scacchiera in mano e gli occhi cremisi che emanavano uno sguardo di sfida.
-Riccardo, ti va di giocare? - facendo naturalmente cenno alla scacchiera. Al piccolo regista quella pareva una trappola, decisamente. Ma decise comunque di accettare.
Così i due si misero a giocare sul tavolo della cucina, e nessuno osò metterci piede per paura di essere coinvolto in quella battaglia logica che a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinnova la paura! Dante, sei tu?O.o
Ma tralasciando sull’atmosfera in quella parte di casa, successero, come dire, altri casini non molto intelligenti. Per esempio il lancio di un gavettone in casa da parte di, ovviamente, Aitor sul viso del povero Gabi. Almeno così doveva essere in teoria, se il rosa non lo avesse previsto ed evitato abilmente, facendo finire la bomba d’acqua addosso a Nathan, lavandolo completamente. E per fortuna dell’artefice, questi non si arrabbio ma commentò solo con un: -Te la vedrai con Nelly, tanto- per poi andarsene probabilmente ad asciugarsi.
Non passarono nemmeno venti secondi che la ragazza, appunto, mise piede in salotto, il luogo del delitto (?), incavolandosi come non mai e gridando ad una frequenza non udibile quasi agli esseri umani. Aitor scommise persino di aver sentito un bicchiere rompersi mentre lo rimproverava, mentre Gabi ridacchiava soddisfatto.
La sua missione però non era ancora conclusa poiché, in accordo con Scott, aveva ancora molto lavoro da fare per la ditta “Aitor & Scott s.p.a.”. Quindi ritornò in camera per organizzarsi.
Nel frattempo Scott portava avanti l’operazione, cercando qualcuno da tormentare. Per esempio Jordan il quale aveva avuto la pessima idea di appisolarsi, nonostante si fosse svegliato solo tre ore prima, sul divano in salotto. Perciò, approfittando del momento e della propria bassezza, con un paio di forbici si avvicinò ai capelli del verde. Con le forbici tagliò l’elastico che li teneva legati in una coda di cavallo e poi, nella più assoluta segretezza ninja (?) gli ruppe un gavettone in testa pieno di acqua gelata e zucchero, giusto per rendere lo scherzo ancora più divertente. In quell’istante Jordan si svegliò di soprassalto, trovandosi tutti i capelli sciolti e appiccicaticci. Si voltò intorno per vedere chi fosse stato ma non trovò nessuno.
E dalla regia, ci dicono che Scott esultò il compimento della sua operazione con la sua solita risata, prima di sparire anche lui come Aitor.
Mentre quella povera casa si trasformava lentamente ma inesorabilmente in una bolgia infernale Buongiorno Dante <3, soltanto due soggetti mantenevano una parvenza di calma e facoltà mentali. Riccardo e Jude infatti erano ancora alle prese con una partita che sembrava decisamente andare per le lunghe.
Qualcuno ogni tanto si affacciava nella stanza per assicurarsi che il più piccolo fosse ancora vivo, perché conoscevano molto bene la spiacevole tendenza di Jude a sbranare metaforicamente (forse) i suoi avversari e la cosa, sfortunatamente, si sposava male con il carattere di Riccardo.
Contro ogni pronostico, però la partita era in stallo e nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro. Gabi passò con lo specifico scopo di analizzare la situazione e riferire al quartier generale comunemente denominato Celia. La ragazza infatti stava leggendo una rivista, comodamente stravaccata sul divano, e il sol pensiero di alzarsi bastava a causarle una lieve orticaria.
-Allora, mio fratello lo ha ucciso?- sperava intimamente in una risposta negativa. Il contrario sarebbe risultato in un epocale battibecco con suo fratello, di cui, lo sapeva, quella iena di Caleb avrebbe riso per l’eternità.
Gabi si strinse nelle spalle: -Se lo sguardo che gli ha scoccato non ha fatto piangere Ric vuol dire che va meglio di quanto temessi…-
Il ragazzo era a dir poco sorpreso dall’improvvisa spina dorsale trovata dal suo amico, ma non poteva che esserne felice: era già psicologicamente pronto ad agire come consolatore personale di Riccardo. Non che non gli volesse bene, per carità, però il giovane regista poteva, a volte, diventare una risorsa d’acqua salata tale che in confronto l’oceano Pacifico appariva come una pozzanghera. E quando ciò accadeva allora solo l’enorme quantità di fazzolettini di carta che Gabriel si portava dietro per casi come quello avrebbe potuto salvare l’universo. Insieme a un sano barattolo di Nutella. Quel dannato pianista frignone ne ingurgitava cucchiaiate quando era depresso.
Nessuno ebbe mai la più pallida idea del recondito motivo per cui il suddetto giovine musicista nonché riccone regista piagnucolone isterico cominciò a starnutire e a lamentare fra sé e sé un molesto fischio nelle orecchie.
Passarono un paio di ore e i vacanzieri in erba sentirono un certo languorino, lasciato dalla merenda che avevano consumato prima. E dato che erano circa le sette di sera, le ragazze decisero di cominciare a preparare qualcosa di veloce prima di andare al karaoke, con immensa felicità di Celia.
Quest’ultima, insieme a Nelly e Rosie, decise di apparecchiare la tavola, mentre le altre si dirigevano ai fornelli a cucinare (notare che tennero una nota persona lontano dal cibo). Solo che, appena giunte al tavolo da pranzo con già bicchieri, tovaglia e posate in mano, dovettero affrontare un piccolo problema: vi erano ancora Jude e Riccardo che scrutavano la scacchiera e l’avversario, molto concentrati.
Celia scosse la testa e schiarendosi la gola, per richiamare l’attenzione, fece notare: -Scusate se disturbo la vostra amorevole partita, ma questo tavolo ci serve per mangiare-
In risposta il regista più grande le scoccò uno sguardo omicida, senza farsi vedere dalle altre ragazze e da Ric, intento a decidere la sua prossima mossa.
Ma nonostante ciò, si dovettero spostare. Si trasferirono semplicemente sul tavolino in salotto, facendo allontanare la metà delle persone che vi si trovava, dato che intorno a loro regnava una cupa atmosfera.
Comunque sia, i due registi dovettero interrompere la loro battaglia per cenare con gli altri che non ammisero repliche come “Arriviamo dopo, iniziate senza di noi” e “Arriviamo, un attimo solo!” e altre varie ed eventuali.
La cena si consumò quasi in modo civile. Tranne per il fatto che quel giorno Aitor non era capace di impugnare decentemente le bacchette e rischiò più volte di cavare un occhio a Jordan, senza però che questi si arrabbiasse nemmeno un poco; oppure per le mirabolanti avventure di un bicchiere, messo in più per sbaglio dalle ragazze, che finì dalla faccia di Kevin, da un capo del tavolo, fino al piatto (vuoto, si spera) di Nord, seduto esattamente al posto opposto del rosa. Ma questa è un’altra storia (?).
Finirono di mangiare più o meno con calma. Le ragazze ordinarono a quattro poveri sfigati (vedi Darren, Mark, Eugene e Adé) di mettere a posto la cucina, mentre loro nel frattempo si sarebbero cambiate per recarsi al karaoke.
Passò circa mezz’ora e tutti furono pronti per recarsi sul luogo della loro condanna prestabilito per quella sera.
Giunti sulla scena del delitto al karaoke, presero posto e affittarono una stanza abbastanza grande per tutti per un paio di ore, pensando che fosse più che sufficiente. Almeno così speravano i ragazzi.
La stanza era composta da un modesto arredo: sei divani, tre per ogni parete laterale rispetto a quella dove si trovava la porta di ingresso; un televisore molto grande che avrebbe potuto fare invidia a quello a casa di Riccardo o di Jude, posizionato sul lato opposto alla porta; al centro della stanza un piccolo tavolino dove si potevano appoggiare stuzzichini da consumare durante il karaoke.
-Allora chi inizia a stonare?- chiese Caleb, sedendosi su uno dei divani, o meglio, stravaccandosi annoiato.
Anche gli altri presero posto come il sopracitato, soltanto in modo più consono e non come delle vacche accaldate.
-Io direi le ragazze. Dopo tutto lo hanno proposto loro di venire qui- disse vendicandosi Jude, con un sorriso beffardo rivolto verso la sorella, della serie “Lo hai voluto tu, mia cara”.
Celia lo notò e lo guardò subito male. Ma a parte i bisticci fra fratelli, Rosie aveva già preso in mano l’elenco (che stava per esplodere) delle canzoni e subito ne vide una che, a ripensare il testo, si disse adatta per l’occasione. Quindi si avvicinò a Sky e Jade, indicando loro la canzone: -La cantiamo?-
Le ragazze annuirono vedendo il titolo della canzone: “Wonder”. Presero in mano i microfoni, un poco nervose.
-Oh bene, adesso ci divertiamo! - commentò Ryoma, pregustandosi già le battute che avrebbe rivolto loro dopo la canzone.
Sky accese la tv e fece partire la canzone. Subito la base iniziò e la prima che attaccò fu Rosie, cantando la prima strofa:

Dear diary

I saw this guy at the show
He was singing to me
At last I think so
All the world around me stopped when he said
“Hi”
He's the perfect guy
His hair, his eyes, oh I love his smile
When he opened the door
Knew he was worthwhile
He looked so good standing right next to me
So beautiful I know our children will be
This time I know it's true love

E nonostante le apparenze, Rosie sapeva cantare e anche bene, facendo rimanere un poco stupiti i ragazzi più piccoli. Chi si sarebbe mai aspettato che la ragazza più timida avrebbe avuto una così bella voce?
Inoltre mentre cantava quelle parole la sua attenzione era rivolta verso Riccardo, che era rimasto piacevolmente sorpreso, mentre le sue guance diventavano color porpora.
Cantarono insieme il ritornello e la successiva vittima di attenzioni a cantare fu Jade.

Dear diary

Today I found a new guy
With a movie star face and the perfect lines
Knight in shining armor
Hero to rescue me
He'll be so romantic just like in the movies
He'll play the role of a boyfriend for me
Like in "Here on Earth" with Leelee Sobieski
There's just one problem something I might have missed
He's a movie star he doesn't know I exist
This time I know it's true love

Anche lei possedeva una voce molto bella e Ryoma dovette ritirare le battutine sarcastiche. Da un certo punto di vista in effetti quella canzone poteva benissimo sembrare una dichiarazione d’amore. Ma i ragazzi interessati non se ne accorsero poiché o presi a chiacchierare o a pensare alla canzone che avrebbero voluto cantare, oppure ancora a battute successive.
L’ultima a prendere in mano il microfono fu Sky che cantò l’ultima strofa della canzone:

Dear diary
I thought my dreams had come true
Last week I found the one to give my heart to
Told all my friends about him, even tried his last name
Didn't see that to him it was all just a game
He seemed so nice, I've known him for a while week
But my friends didn't like him, didn't know him like me
No more crushes, no more ruses, learn to be satisfied
With being single again - wait who's that guy
You are cute!

Dopo di che la canzone finì e le tre ragazzine vennero accolte con un fragoroso applauso, che scemò non appena si sedettero ai loro posti. Nel frattempo qualcuno aveva ordinato qualche stuzzichino, come patatine e altro per ingannare l’attesa.
Appena Rosie si sedette accanto a Celia, questa le sussurrò: -Sperò proprio che Riccardo abbia ascoltato la strofa che hai cantato-
La ragazzina diventò subito rossa come i capelli di Xavier, qualche posto più in là, e pregò con voce bassissima la più grande di non dire nulla a proposito a un certo moro di nostra conoscenza.

[...]




CONTINUA...



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Capitolo 11
*** Capitolo 5: Sabato (seconda parte) ***


3.Martedì 2° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 5: Sabato (seconda parte)

Appena Rosie si sedette accanto a Celia, questa le sussurrò: -Sperò proprio che Riccardo abbia ascoltato la strofa che hai cantato-
La ragazzina diventò subito rossa come i capelli di Xavier, qualche posto più in là, e pregò con voce bassissima la più grande di non dire nulla a proposito a un certo moro di nostra conoscenza.
La prossima a cantare fu Nelly che, preso coraggio, si cimentò in un assolo che non ebbe grosso successo: era più stonata di suo marito e questo era tutto dire!
Celia però, dopo aver dato una rapida occhiata all’elenco delle canzoni né trovò una che destò il suo interesse e così, spinta da un coraggio che non si aspettava nemmeno lei si alzò e prese il microfono. Fece partire la base e prima che le parole comparissero sullo schermo, disse: -Questa canzone la dedico al mio adorato fratellino-
Chiamato in causa, Jude le dedicò la sua completa attenzione. Ma appena vide il sorriso della sorella seppe che di per certo che quella canzone, con ogni probabilità, non avrebbe portato a nulla di buono.
Celia quindi cominciò a cantare stranamente intonata nonostante quella canzone cominciasse già alta.

The child without a name grew up to be the hand to watch you, to shield you or kill on demand.
The choice he'd made he could not comprehen.
His blood a grim secret they had to command.

Celia aveva appena iniziato a cantare, quando Jude sentì come un campanello d'allarme nell'anticamera del cervello. Anzi, ne sentì due, ma scelse deliberatamente di ignorare il secondo per occuparsi del suo pluripremiato titolo di fratellone iperprotettivo.
Infatti Lucian, povero innocente giovinetto innamorato, guardava la ragazza (teoricamente) più grande con fare rapito. Gli sembrava un autentico angelo, mentre cantava, non riusciva a staccare gli occhi da lei, quando un minaccioso schiarirsi della gola lo distrasse dalla sua estasi mistica. Jude lo guardava piuttosto, leggasi "MOLTO", male.
Lucian arrossì, preoccupandosi istantaneamente della sua misera pellaccia, che minacciava di diventare il nuovo tappeto di Jude. Darren notò la scena, e rivolse una silenziosa preghiera a Zeus per il povero ingenuo ragazzino: anche lui stava fissando (o mangiando con gli occhi che dir si voglia) Celia, ma aveva almeno avuto l'accortezza di non farlo dinnanzi al feroce fratellone irritabile.
Jude aveva visto benissimo la reazione di Lucian, ma avrebbe volentieri continuato a infierire, se solo non avesse percepito lo sguardo di Celia pesare su di lui.

He's torn between his honor and the true love of his life.
He prayed for both but was denied.

Sollevò il viso incrociando i suoi occhi e cominciò ad ascoltare davvero la canzone. "Hands of sorrow". Ed ecco il secondo campanello d'allarme riprendere a suonare tanto forte da far impallidire la sirena dell'ambulanza che ti sveglia la domenica mattina.
Conosceva quella canzone, non sapeva dire cosa lo turbasse, ma era certo di averla già sentita.
Si lasciò portare dalla voce intonata di sua sorella, mentre iniziava a seguire il testo.

So many dreams were broken and so much was sacrificed. Was it worth the ones we loved and had to leave behind? So many years have past, who are the noble and the wise? Will all our sins be justified?

Il ritornello cominciò a fargli venire un dubbio.
Perché Celia stava cantando una canzone del genere?
Jude sentì una spiacevole sensazione nel profondo del petto, mentre i suoi ricordi gridavano insieme alla musica.
Si voltò, trovando lo sguardo di David, che capiva. Capiva quanto quella canzone gli stesse scavando dentro. Ma era proprio Celia a cantarla. Proprio la persona che lui amava e a cui aveva dovuto rinunciare.

Obeying the crown was a sinister price.
His soul was tortured by love and by pain.
He surely would flee but the oath made him stay.
He's torn between his honor and the true love of his life.
He prayed for both but was denied

La voce di sua sorella stava aprendo il vaso di Pandora di una marea incontrollata di emozioni contrastanti. Riportava troppo bene alla mente le sue paure, incertezze, dubbi, ma anche l'orgoglio che sentiva, il potere che percepiva nelle mani.

Please forgive me for the sorrow, for leaving you in fear.
For the dreams we had to silence, that's all they'll ever be.
Still I'll be the hand that serves you, though you'll not see that it is me

Jude non ce la fece più. Reclinò la testa, sentendo gli occhi pizzicare, inumidirsi, appesantire le ciglia.
Cercò di trattenere le lacrime, ma le sue iridi erano già affogate nel pianto.
Un paio di lacrime silenziose scivolarono lungo le guance pallide. Il suo petto sussultò, nascondendo a fatica un singhiozzo.
Celia smise di cantare, e i due fratelli si abbracciarono. Jude seppellì il viso nella spalla della sorella, imbarazzato dagli sguardi che convergevano su di lui.
Il momento era alquanto toccante, ma poi accadde l'inevitabile. Adé fece la fatidica richiesta: -Ma perché l'allenatore Sharp piange? -
Sebbene quella volta non fosse il diretto interessato, Byron voleva tanto, tanto tirargli una scarpa. E non era solo con quel pensiero. Silvia si stava quasi emozionando anche lei per la dolcezza dei due fratelli. Anche gli altri rimasero in silenzio per qualche istante dando il tempo a Jude di riprendersi dall’effetto che quella canzone gli aveva causato.
Mark, nonostante possa sembrare eternamente stupido, venne in soccorso all’amico, prendendo il raccoglitore delle canzoni e attirando più o meno l’attenzione di tutti quando disse: -E ora una bellissima canzone! Arion ti va di cantare con me? -
Il piccolo, non si sa perché volesse davvero o solo esaltato al pensiero di cantare con Mark Evans (con comprese nel prezzo stelline che gli uscivano da tutti i pori), accettò l’invito e appena vide la canzone che il presunto allenatore aveva intenzione di cantare gli si illuminarono gli occhi.
L’attenzione degli altri, compresi i due fratelli dolci e pucciosi che nel frattempo si erano ripresi, era completamente rivolta su di loro. E quando fecero partire la base alcuni faceplam si levarono sonori nella stanza.
Così cominciarono a cantare la prima strofa.

Miro para el cielo, me mira la gente, para ellos yo soy diferente, los gritos revotan. Las Vida de frente

la pelota me grita, te toca las piernas, me ruegan que no pero el alma me ordena que si "la vida es así" […]

Si sarebbero anche potuti sentire se solo avessero saputo qualcosa di spagnolo, ma quel pezzo era veloce per la loro mente calcistica. Quindi dalle loro bocche ne uscì solo un mugugno indistinto. Finché non arrivò il ritornello e quello eccome se lo sapevano cantare, stonati, ma le parole le sapevano!

Sube la mano y grita gol ooo ooo ooo
Sube la mano y grita gol ooo ooo ooo
Subele a la música que llega la fiesta
Se pone caliente la casa esta llena de gente
Sigue bailando en el aire se siente el ambiente
lleva las manos al sol con el alma grita go

E a quel punto tutti, nessuno escluso, si unì al facepalm generale e chi conosceva già la canzone si mise persino a ridere della loro pessima figuraccia. Ma comunque sia, per spezzare la precedente tensione era più che sufficiente.
E così durante i ritornelli tutti si unirono al coro, cantando quella strana ma calcistica e degna della ditta “Mark & Arion s.p.a” canzone. Il pensiero unanime di tutta la combriccola fu di nuovo lo stesso: “quei due non cambieranno mai”.
Dopo che la canzone fu finita, per fortuna dei timpani dei poveri giocatori e ragazze, l’elenco delle canzoni passò di mano in mano. Nessuno sapeva che cosa cantare.
Ci provarono Axel e Victor in un improbabile duetto a chi stonava di più sulle note di “Hey Brother”. La scena era stata particolarmente comica quando i due si alternarono per cantare in un assolo pessimo le due diverse strofe: una iniziava con Hey Brother e quella la cantò il blu; l’altra cominciava con Hey Sister e la stonò Axel in tutta la sua bravura.
Ma dopo ciò le risate non erano ancora finite perché Nelly, non ancora contenta della sua vendetta verso una certa creatura divina no, non tu Hera XD gli propose di cantare una certa canzone.
-Byron perché non canti da solo “Dark Horse” di Katy Perry. Riusciresti benissimo a intonarla-.
-E perché mai dovrei farla io? - domanda legittima, non c’è dubbio. Ma dimentichi chi ha il coltello dalla parte del manico.
Nelly prese qualcosa dalla sua borsa e gliela sventolò sotto il naso. Di nuovo una delle foto incriminanti della sera precedente. Il biondo dovette trattenere un ringhio.
-Perché altrimenti questa finirà sui giornali di domani- sorrise sadica e vincitrice. Byron sospirò e si arrese. E poi si disse che dopo tutto quella canzone un poco la conosceva e non era chi questa gran cosa. Era persino intonato.
Quindi prese in mano quel maledettissimo microfono e fece partire la base. Quando cominciò a cantare in effetti i suoi compagni dovettero ammettere che era piuttosto bravino.

I knew you were. You were gonna come to me
And here you are. But you better choose carefully
‘Cause I’m capable of anything
Of anything and everything
Make me your Aphrodite

Andava tutto stranamente bene, finché non cantò quella frase.
E mentre tutti coloro che ne erano a conoscenza morivano dal ridere, Byron prese il telecomando, bloccando la canzone. Lo puntò dritto verso Nelly e le urlò praticamente incontro i peggio insulti (alcuni censurati):
-Tu! Vecchia bastarda! Lo sapevi, eccome se lo sapevi! Brutta stronza! - e forse era meglio che si fosse fermato qui in effetti. Da parte sua Nelly aveva un sorriso radioso e innocente sulle proprie labbra, molto soddisfatta. Ma mentre tutti, o quasi, erano impegnati a ridere sia per la frase della canzone sia per le cose poco carine che Byron stava dicendo alla ragazza ciao Caleb u.u arrivò di nuovo lui, il famigerato pescatore di scarponi di tutti i tempi che, con la testa leggermente reclinata e una patatina fritta in mano fece una delle sue solito domande: -Cosa ha detto questa volta che non andava? -
Il suo quesito rimase sospeso in aria, senza alcuna risposta. Anche se. Poco lontano dal suddetto biondo decisamente incazzato, Bay cominciava anche lui a farsi qualche domanda e la curiosità di scoprire il passato dell’allenatore crebbe lentamente in lui.
Nonostante ciò, Byron finì, sotto le minacce di morte di una certa signorina, per obbedire e finire la canzone, riprendendo dal principio fino alla fine senza fermarsi nemmeno una volta ad insultarla nuovamente.
Le elette e prescelte creature che erano a conoscenza dei divini trascorsi del biondo si stavano ormai rotolando a terra come iene, sotto gli occhi sconvolti degli altri.
Prevedibile come poche cose al mondo, Adé aprì la bocca per parlare, di nuovo, visto che era appena stato brutalmente ignorato. Non ebbe il tempo di aprire la bocca, che il nostro “Aphrodite” lo folgorò con lo sguardo assassino e sibilò un acido: -Non lo chiedere. Per il tuo bene, taci. –
Bay si avvicinò intimidito al suo allenatore, tirando fuori uno strano e preoccupato misto fra il “lei” e il “tu”: -Allenatore… piacerebbe anche a me sapere perché a volte reagisci, reagisce, così…-
Byron quasi scattò, con una movenza felina con il chiaro obiettivo di uccidere (beh, circa), ma si fermò per il bene del suo giovane allievo: -Lascia stare, veramente… non è il caso…- rabbrividì vedendo gli sguardi degli altri, ma venne graziato da Riccardo, che aveva finalmente deciso di cantare.
Appena il suo amico scelse la canzone, Gabriel si spalmò cinque dita sulla fronte: aveva notato che Rosie aveva preso la macchina fotografica ed era pronta a immortalare il suo adorato pianista.
La canzone riuscì a calmare i bollenti spiriti: “Human” cantata bene può essere una doccia fredda per gli animi più sensibili, e in questo caso anche gli scaricatori di porto come Caleb decisero di tenere la lingua al suo posto e lasciare che la giovane reporter si sciogliesse sul pavimento come un ghiacciolo ad agosto.
L’ondata di emozioni forti non era ancora finita. Sky si era avvicinata a Shawn e cercava gentilmente di convincerlo a prendere a sua volta il microfono, tanto per impedire alla situazione di degenerare nuovamente e senza alcun controllo.
L’albino, dopo un po’ di preghiere, suppliche, occhi dolci, sguardi assassini di Nelly e altre gioie della vita, acconsentì con un piccolo sorriso.
La canzone era “My Immortal”, Shawn l’aveva già sentita, ricordava vagamente la melodia, ma non il testo.
Appena sentite le prime note, Jude, avendo imparato dei propri errori, ricordò subito di quale tremenda stoccata emotiva si trattasse.
-Shawn, sei sicuro di volerla cantare?- la domanda retorica voleva essere un avvertimento, ma l’altro non colse il leggero invito a ripensarci.
-Perché no? Se non ricordo male è alta, ma posso provare…-
Non ebbero tempo di discutere ancora, visto che le parole della prima strofa si avvicinavano.
L’avvertimento di Jude risultò chiaro all’albino dopo appena due versi. Era stato gentile a preoccuparsi, ma poteva farcela. Non era più il ragazzino di dieci anni prima. Aveva superato la morte di suo fratello.

Your presence still lingers here
And it won't leave me alone
These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that time can not erase

Shawn sentiva l’amozione delle parole corrergli nelle vene, spingendolo a mettere l’anima nella canzone, ignorando quanto potesse farsi male.
La cantava con una tonalità differente, più bassa rispetto all’originale femminile, ma il risultato era davvero molto piacevole e gli altri lo ascoltavano in silenzio, mentre le note lo costringeva sempre di più a cantare con il cuore in mano.
L’albino era davvero convinto di potercela fare, ma non ricordava completamente la melodia.
Le note si fecero più intense, salendo sempre più, facendosi ognuna una stilettata fra le costole.

When you cried I'd wipe away all of your tears
When you'd scream I'd fight away all of your fears
I held your hand through all of these years
But you still have All of me

“Oh, dannazione!” imprecò fra sé Shawn, sentendo una lacrima scivolargli sul viso immerso quasi completamente nei ricordi. Era un dolore sordo, quello che gli pungeva il petto, non sconvolgente, non distruttivo, ma pressante. Molto pesante.
Un ricordo malinconico che gli trascinava quelle maledette gocce salate lungo le guance pallide.
E proprio quando la canzone gli richiese di alzare la voce e quel sentimento estremo che sentiva, gli si ruppe la voce.

I've tried so hard to tell myself that you're gone
But though you're still with me
I've been alone all along

Furono queste le ultime frasi che cantò per poi prendere velocemente il telecomando e fermare la base.
Si accorse troppo tardi di non riuscire più a proseguire.
Quindi lasciò lì, sul tavolino, il microfono, mentre un brusio cominciava a riempire la stanza in modo quasi soffocante. Shawn lo sapeva che quei sussurri erano rivolti verso di lui. 
Cercò di asciugarsi le lacrime con il dorso della mano ma fu inutile. Non badò alle voci dei suoi amici preoccupati per lui perché il ricordo, il suo ricordo gli fece versare nuove lacrime. A quel punto decise di andarsene.
Tenendo lo sguardo basso, fuggì all’esterno, per sfogare il suo pianto lontano da sguardi indiscreti. Si appoggiò alla parete accanto alla porta della stanza, dopo averla richiusa, e si lasciò scivolare sulla parete. Si portò le gambe al petto e cercò di imporsi di smettere di piangere.
Nel frattempo all’interno avevano visto tutti le lacrime dell’albino. Jude sospirò, preoccupato, tanto quanto coloro che sapevano la verità dietro quelle lacrime, per la condizione dei loro amico.
Sky, colei che aveva scelto la canzone, si mise a chiedere a scusa ad ognuno dei più grandi, non sapendo la gravità e soprattutto che cosa aveva fatto di male perché l’allenatore Frost reagisse in quel modo.
-Oddio, mi spiace tantissimo, io non volevo fare quello che ho fatto!-
-Tranquilla Sky, non è stata colpa tua, non lo potevi sapere…- cercò di tranquillizzarla Silvia, avvicinandosi a lei.
-Non per risultare inopportuno, ma perché quella canzone ha reagire in quel modo Shawn?- no, non fu Adé a porre la domanda (anche perché era posta in maniera troppo gentile). Ma il colpevole era, giustamente, Nord, preoccupato a morte per il suo allenatore.
I ragazzi più grandi (o meglio alcuni di loro) si guardarono per qualche istante, indecisi su rivelare quella triste verità o far finta che tutto quello non fosse successo.
Ma quando Axel incontrò gli occhi azzurro-blu pieni di angoscia, non poté che parlare: -Vedete, circa venti anni fa, Shawn ebbe un incidente in macchina dove vide morire i suoi genitori e suo fratello gemello investiti da una valanga…-
La maggior parte dei piccoli e anche qualche grande spalancò gli occhi, Nord per primo, non essendogli passato nemmeno per l’anticamera del cervello un trauma di questo calibro. Lo aveva pensato sempre come una persona solare, allegra e un poco timida e riservata, a volte magari persino ingenua. A quanto pare è proprio vero il detto “non giudicare un libro dalla copertina”.
Nessuno osò parlare, non sapendo effettivamente che cosa dire in circostanze del genere finché Axel non si alzò in piedi, diretto verso la porta.
-Dove vai Axel?- gli chiese Mark, cercando il suo sguardo.
-A vedere come sta. Voi continuate pure- ed uscì dalla stanza, senza prima aver comunicato con uno sguardo al portiere di rianimare la situazione cupa che si era venuta a creare.
Appena uscì dalla stanza vide l’albino rannicchiato in un angolo e subito gli si sedette accanto, senza dire una parola e ascoltando in silenzio i singhiozzi che di rado lo scuotevano.
Fu solo dopo cinque minuti che gli rivolse la parola.
-Va meglio?- parlò piano.
Shawn si asciugò alcune lacrime con il palmo di una mano, per poi prendere un fazzoletto dalla tasca e passarselo sugli occhi.
-Si… grazie, mi spiace avervi fatto preoccupare- rispose quasi sorridendo un poco.
-Di nulla. Credevo lo avessi superato…-
-In effetti è così. Credo che queste –asciugandosi ancora un poco qualche lacrima solitaria- siano causate, penso, dalla nostalgia- fece un paio di profondi respiri.
-Probabile…-disse solo il biondo, per poi alzarsi in piedi. Gli porse una mano, per aiutarlo ad alzarsi. Shawn la accettò con un piccolo sorriso e la afferrò, alzandosi.
-Vieni, ti offro qualcosa da bere…- disse cominciando ad avviarsi lungo il corridoio, verso il bar del karaoke. L’albino lo seguì, senza piangere più, con solo gli occhi un poco arrossati.


CONTINUA...




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Capitolo 12
*** Capitolo 5: Sabato (terza parte) ***


4. Mercoledì 1° Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 5: Sabato (terza parte)

-Va meglio?- parlò piano.
Shawn si asciugò alcune lacrime con il palmo di una mano, per poi prendere un fazzoletto dalla tasca e passarselo sugli occhi.
-Si… grazie, mi spiace avervi fatto preoccupare- rispose quasi sorridendo un poco.
-Di nulla. Credevo lo avessi superato…-
-In effetti è così. Credo che queste –asciugandosi ancora un poco qualche lacrima solitaria- siano causate, penso, dalla nostalgia- fece un paio di profondi respiri.
-Probabile…-disse solo il biondo, per poi alzarsi in piedi. Gli porse una mano, per aiutarlo ad alzarsi. Shawn la accettò con un piccolo sorriso e la afferrò, alzandosi.
-Vieni, ti offro qualcosa da bere…- disse cominciando ad avviarsi lungo il corridoio, verso il bar del karaoke. L’albino lo seguì, senza piangere più, con solo gli occhi un poco arrossati.
Intanto all’interno della stanza affittata, i ragazzi, grazie a Mark, si ripresero dalla notizia e risero a più non posso quando Lucian e Aitor intrapresero una gara di rap in inglese, ma che in inglese non si sentiva nemmeno una parola. Insomma, possiamo dire che era un rap inconsulto e indecifrabile.
Quando finirono di dare spettacolo, Aitor, vedendo che Gabriel secondo lui stava ridendo un po’ troppo della sua persona, si avvicinò a Ryoma e gli sussurrò in un orecchio un’idea.
Questi accolse la proposta e si alzò in piedi attirando l’attenzione.
-Ragazzi! Ascoltate un attimo! E se cantassimo una canzone a battute?-
Si sentì il frinire dei grilli.
-Facciamo la canzone “Farò di te un uomo” presa dal cartone di Mulan?!- propose ansioso ed esaltato che manco Arion durante una finale di calcio.
Subito sorse un borbottio ma alla fine accettarono tutti di partecipare. O almeno, chi fosse stato scelto da Ryoma non avrebbe potuto tirarsi indietro.
-Allora distribuiamo le parti! Allenatore Jude, lei farà il comandate Li Shang!-
Jude sospirò e prima che potesse dire qualcosa Caleb commentò: -Devo sentirlo di nuovo stonare?-
A quel punto gli arrivò prima uno sguardo omicida da parte del presunto allenatore e poi un cuscino in faccia da parte di David.
-Dopo di che io farò Ling, Eugen farà Chien-Po…- continuò a dare i ruoli, mentre da parte del quattrocchi si levarono qualche commento disperato che Adé contribuì a peggiorare.
-JP invece tu farai Yao e allenatore Mark lei farà Mushu!-
-Oh che bello! Adoro quel draghetto!- esclamò tutto felice. E Nelly ringraziò che doveva dire solo mezza frase.
-Infine la parte di Mulan verrà cantata da Gabi!- sorrise infine cominciando a cercare la base della canzone, mentre Aitor rivolgeva al rosa un sorriso innocente.
Gabriel lo guardò malissimo per qualche secondo, poi, decise di lasciar perdere e cantare quella maledettissima canzone.
-Ryoma, una domanda, ma chi farà gli Unni?- chiese innocentemente Riccardo, anche se non doveva cantare. Ma ancora prima che il ragazzo potesse pensarci, qualcun altro rispose al posto loro.
-Ovviamente saranno gli Alieni…- disse ridacchiando Scott. Per poco Jordan non si strozzò con la saliva e Xavier non sputò l’acqua che stava bevendo. Anche qualche altro grande si aggiunse alla risata di Scott.
-Ah quando c’è scritto All cantiamo tutti!- concluse Ryoma, facendo poi partire la canzone.

Jude: Se cercate un fatto, io ve lo darò
Gli Alieni han vita corta, chi vivrà, vedrà
E anche se voi siete deboli
Lavoreremo ancora di più
Si vedrà l'uomo che non sei tu
La foresta è calma, ma nasconde in sé
Mille e più minacce vi trasformerò
Fino a fare di voi degli uomini
Sempre pronti a tutto e poi
Degli eroi, come me, anche voi

Jude, mentre (suo malgrado) cantava, folgorò con lo sguardo la gente che ridacchiava. Non era così stonato in fondo!
-Sei credibile, Jude, tranquillo!- ghignò Caleb –Dopo questa vacanza non ti rispetterà più nessuno, sappilo!-
Non era l’unico a fare simpatici commenti, ma i più codardi della compagnia preferivano mormorare malignità, ottenendo occhiatacce colme d’odio.
Ma a nessuno importa davvero dell’orgoglio ferito di Jude e, come si dice, “the show must go on!” così nessuno venne a fermare quello scempio di canzone.

Jp: qui ci lascerò le penne!
Ryoma: Oh ma che schifo la ginnastica!
Mark: Così li distruggerà!
Gabriel: Spero che non se ne accorga!
Eugene: Di nuotare non sarò capace mai!
All: E sarai
Jude: Veloce come è veloce il vento
All: E sarai
Jude: Un uomo vero senza timori
All: E sarai
Jude: Potente come un vulcano attivo
Quell'uomo sarai che adesso non sei tu

Il (massacrato) ritornello generò non poca ilarità, perfino Jude ci aveva quasi lontanamente preso gusto.
Anche perché Eugene era la cosa più imbarazzata mai esistita sulla faccia della terra, Mark era esaltato come sempre e il povero Gabriel… Beh, Gabriel sperava vivamente di sciogliersi e sprofondare nel pavimento, irritato e rosso a livelli preoccupanti a causa del suo ruolo femminile. Sciogliersi, oppure sciogliere nell’acido quell’idiota di Aitor, che continuava a guardarlo ridendo come una iena con l’asma, appoggiandosi a quell’altro simpaticone di Caleb per non collassare.

Jude: Manca poco tempo gli Alieni ormai son qui
Sopravviverete spero ma non so
Io combatterò, ma senza voi
E quindi va, non servi più
L'uomo che cerco io, non sei tu
All: E sarai veloce come è veloce il vento
E sarai un uomo vero senza timori
E sarai potente come un vulcano attivo
Quell'uomo sarai che adesso non sei tu
E sarai veloce come è veloce il vento
E sarai un uomo vero senza timori
E sarai potente come un vulcano attivo
Quell'uomo sarai che adesso non sei tu

Miracolosamente, arrivarono alla fine della canzone evitando che qualcuno rotolasse a terra scosso da risate convulse e irrefrenabili, senza che Eugene si suicidasse e che Gabi e Jude commettessero un paio di omicidi.
-Certo che fate veramente schifo!- commentò Byron con un’aria incredibilmente disgustata, mentre Shawn, finalmente tornato con Axel, ancora ridacchiava, coprendosi il viso con una mano.
-Canta tu la prossima volta, biondino!- scattò subito Jude, ancora punto nell’orgoglio.
E a David venne un’idea terribile. Ma tanto terribile.
Si avvicinò a Celia e le sussurrò all’orecchio qualcosa, guardando Byron con fare cospiratorio.
-Ottima idea!- saltò su la ragazza.
Byron in quel momento capì di essere spacciato. Totalmente spacciato.
La ragazza spiegò la “geniale” idea di David, che si ritrovò a correre ridendo in giro per la stanza mentre Byron lo inseguiva in modo alquanto ossessivo.
La canzone era decisamente, evidentemente, totalmente scema, e il titolo era già un programma “Gay or European”. Europeo non lo era certo, ma Coreano sì. È considerabile un ottimo punto in comune, no?
Inoltre quella sera era ormai all’insegna di “discriminiamo povere creature con un aspetto effeminato”, così, tanto per ridere (non è vero, gli avrebbero offerto almeno un gelato per scusarsi).
L’idea ovviamente piacque fin troppo all’allegra combriccola, così vennero scelti in fretta i nuovi cantori (?).
-Vi odio- commentò Byron –Vi disprezzo tutti- prese il microfono, pur sapendo di avere una parte molto piccola –Spero vi troviate tutti chiusi in una casa con un serial killer. Ve lo meritate- 
Nathan annuì (il ruolo nella canzone non aveva risparmiato nemmeno lui): -Davvero. E spero che il serial killer sia particolarmente sadico- il suo unico occhio scoperto emanava un simpatico, amorevole istinto omicida che dava ottimi indizi sulla presunta identità del suddetto omicida seriale.
Odio o non odio, risate o non risate, la canzone finalmente cominciò.

Aitor:
There! Right There!
Look at that tan, well tinted skin.
Look at the killer shape he's in.
Look at that slightly stubbly chin.
Oh Please he's gay, totally gay.

Riccardo:

I'm not about to celebrate.
Every trait could indicate the totally straight expatriate.
This guy's not gay, I say not gay.
Byron mugugnò: -Grazie, Riccardo… sei un po’ meno merda degli altri…-

All:
That is the elephant in the room.
Well is it relevant to assume
that a man who wears perfume
is automatically radically fey?
-Il mio profumo è da uomo, imbecilli!- continuò a lamentarsi il biondo a mezza voce, suscitando grandi risate.

Caleb:
But look at his coiffed and crispy locks.

Aitor:
Look at his silk translucent socks.

Riccardo:
There's the eternal paradox.
Look what we're seeing.

Aitor:
What are we seeing?

Riccardo:
Is he gay?

Aitor:
Of course he's gay.

Riccardo:
Or European?

All:
ohhhhhh.
Gay or European?
It's hard to guarantee
Is he gay or European?

Adé:
Well, hey don't look at me.

Celia:
You see they bring their boys up different in those charming foreign ports.
They play peculiar sports.
-Gioco a calcio come tutti voi idioti!- Ormai le imprecazioni di Byron cadevano nel vuoto cosmico.

All:

In shiny shirts and tiny shorts.
Gay or foreign fella?
The answer could take weeks.
They both say things like "ciao bella"
while they kiss you on both cheeks.

Aitor:
Oh please.

All:
Gay or European?
So many shades of gray.
-Sì, 50 sfumature di Byron- rincarò la dose Nathan alzando gli occhi al cielo, rassegnato. Il suo esausto sarcasmo fece quasi morire qualcuno, infatti si levarono risate deliranti, ma non si sa da chi provenissero.

Adé:
Depending on the time of day, the French go either way.
-Menomale che sono coreano allora…-

All:
Is he gay or European?

Jordan:
There! Right There!
Look at that condescending smirk.
Seen it on every guy at work.
That is a metro hetero jerk.
That guy's not gay, I say no way.
-Non so se ringraziarti o odiarti, Jordan.- poi due suoi neuroni fecero casualmente contatto –No, aspetta, cos’è che fa Xavier al lavoro?-
Il rosso si mise a ridere. La cosa preoccupante è che non aveva nemmeno lontanamente pensato di negare.

All:
That is the elephant in the room.
Well is it relevant to presume
that a hottie in that costume
-“Hottie” tua madre!-

Aitor
Is automatically-radically

Riccardo
Ironically chronically

Celia:
Certainly pertin'tly

Adé:
Genetically medically

All:
GAY!
OFFICIALLY GAY!
OFFICIALLY GAY GAY GAY GAY
DAMNIT!
Gay or European?

Riccardo
So stylish and relaxed.

All:
Is he gay or European?

Riccardo
I think his chest is waxed.

Celia:
But they bring their boys up different there.
It's culturally diverse.
It's not a fashion curse.

All:
If he wears a kilt or bears a purse.
Gay or just exotic?
I still can't crack the code.
La rassegnazione era tale che i commenti di morte erano svaniti in favore dell’attento osservare il soffitto in cerca di un buon posto dove impiccarsi.

Mark:
Yes his accent is hypnotic
but his shoes are pointy toed.

All:
Huh.
Gay or European?
So many shades of gray.

Celia:
But if he turns out straight I'm free at eight on Saturday.
-Celia, se esco con te tuo fratello mi scuoia, dannazione!-

All:
Is he gay or European?
gay or european?
Gay or Euro-

Caleb:
Wait a minute!
Give me a chance to crack this guy.
I have an idea I'd like to try.

Riccardo
The floor is yours.

Caleb:
So Mr. Love...
This alleged affair with Ms. Windam has been going on for...?

Byron:
2 years. (Crepa)

Caleb:
And your first name again is...?

Byron:
Byron

Caleb:
And your boyfriend's name is...?

Byron:
Nathan. I'm sorry! I misunderstand. You say boyfriend.
I thought you say best friend. Nathan is my best friend. (…)

Nathan:
You bastard!
You lying bastard!
That's it.
I no cover for you, no more!
Peoples.
I have a big announcement.
This man is Gay and European!
and neither is disgrace
you've got to stop your being
a completely closet case.
It's me not her he's seeing
No matter what he say.
I swear he never ever ever swing the other way.
You are so gay.
You big parfait!
You flaming boy band cabaret.
Il povero Nathan aveva assunto una preoccupante colorazione rosso pomodoro.

Byron:
I'm straight!

Nathan:
You were not yesterday.
E qui, signore e signori, sia Nathan che Byron rischiarono seriamente di morire, mentre Caleb tirava fuori un fischio degno di un adolescente imbecille che crede di essere divertente a provocare chiunque.
So if I may, I'm proud to say,
He's gay!

All:
And European!

Nathan:
He's gay!

All:
And European!

Nathan:
He's gay!

All:
And European and Gay!

Byron:
Fine okay I'm gay!

All:
Hooray!

Finendo quella dannata canzone, tutti si alzarono in piedi applaudendo, mentre Byron e Nathan insultavano tutti i presenti a gran voce.
Il biondo si avvicinò a Caleb e gli mise in mano dei soldi: -Non me ne frega nulla se sembriamo quattordicenni. Trova il modo di ordinarmi una vodka. Mi serve. Adesso. – poi vide lo sguardo di Nathan –Okay, ordinane due.-
Per una volta nella sua vita (domani nevica) il punk non replicò, si limitò a sghignazzare e sparire.
La devastante serata era destinata ad andare aventi ancora per un’oretta, accogliendo mirabolanti eventi come Caleb che si era definitivamente intascato i soldi di Byron senza portargli un bel niente e magiche avventure di Adé che non capirà mai che deve cucirsi la bocca a filo doppio quando non sa perché i grandi (?) ridono.
Tutti più o meno vivi e con qualche chilo di orgoglio in meno sulle spalle tornarono finalmente a casa, esausti. Voci di corridoio dicono che Arion e JP, distrutti dalla precedente esaltazione continua-prolungata-letale si addormentarono letteralmente in piedi, finendo con la faccia sul pavimento. JP, pesante circa quanto un piccione, ebbe la fortuna di essere portato nella sua camera, mentre Arion si fece una gradevole dormitina sul confortevole pavimento della sala. Ma sempre meglio il pavimento che dividere un letto con Caleb, vogliamo ricordare.






ANGOLO AUTRICI MALATE:

Ma salve bella gente                       
Buonsalve, people                       
Come vi va la vita? XD                       
Si spera bene nonostante la stupidità di questo capitolo~                       
Io direi che stupidità è quasi riduttivo xD                       
IDIOZIA TOTALE è più adeguato~                       
Forse si xD                       
Ma comunque io sono ancora in lacrime per Shawn, il mio piccolono >. <                       
Ow. L'angst anche nell'ignoranza                       
Beh ammetti che ci sta >. <                       
Sì, decisamente x"                       
Quindi ecco xD                                            
Cooomunque, speriamo vi sia piaciuto questo capitolo di NOPE                       
Esattamente e ci scusiamo se le pubblicazioni dei capitoli non sono molto regolari >. <                       
Davvero, ci spiace, ma nessuna delle due ha tempo-                       
Già e per questo i prossimi aggiornamenti non sapremo quando avverranno, ci spiace >. <                       
Speriamo di aggiornare il prima possibile, ma non possiamo davvero promettere nulla                       
Ci spiace tanto!                       
Faremo lo stesso del nostro meglio                       
Già ^-^                       
Quindi lasciate una recensione se vi capita~                       
E se volete ^-^                       
Beh, solitamente non obbligo la gente a recensire sotto minaccia di morte...                       
Però xD                       
Però cosa? :"                       
Nha nulla xD                       
Ecco (?)                       
Quindi al prossiml capitolo ^-^                       
Ci sentiamo presto, cari lettori~*manda baci *                       
Ciao~                       
Bye bye~







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