Il nuovo gioco del trono

di CourtneyMars
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alleanze e intese -Daenerys ***
Capitolo 2: *** Lupi e Draghi- Jon ***
Capitolo 3: *** Lady Stark - Sansa ***
Capitolo 4: *** Donna di Ferro -Daenerys ***
Capitolo 5: *** La bastarda del nord- Jon ***
Capitolo 6: *** Giuramento - Sansa ***
Capitolo 7: *** Ferro e Argento -Daenerys ***
Capitolo 8: *** Lupo a metà - Jon ***
Capitolo 9: *** Ghiaccio e fuoco - Daenerys ***
Capitolo 10: *** La neve si scioglie -Jon ***
Capitolo 11: *** Il cane e il lupacchiotto -Sandor ***
Capitolo 12: *** Il leone beve con il drago - Daenerys ***
Capitolo 13: *** L'uccelletto ferito- Sansa ***
Capitolo 14: *** Il fuoco non uccide un drago- Jon ***
Capitolo 15: *** La straniera - Daenerys ***
Capitolo 16: *** Sangue di drago -Jon ***
Capitolo 17: *** La fenice - Sansa ***
Capitolo 18: *** La fiducia del leone- Daenerys ***
Capitolo 19: *** Il destino del drago -Jon ***
Capitolo 20: *** Il mastino addomesticato - Sansa ***
Capitolo 21: *** Il drago che gioca col metalupo -Daenerys e Jon ***
Capitolo 22: *** Piombo e argento - Jon e Daenerys ***
Capitolo 23: *** Il pianto dell'uccelletto - Sansa&Sandor ***
Capitolo 24: *** Il primo volo del drago -Jon ***
Capitolo 25: *** un drago può amare - Jon e Daenerys ***
Capitolo 26: *** Il mastino si unisce alla lupa - Sansa&Sandor ***
Capitolo 27: *** Il cuore del drago si risveglia - Jon&Daenerys ***
Capitolo 28: *** Finchè vivo - Sansa&Sandor ***
Capitolo 29: *** Siamo fuoco - Jon&Daenerys ***
Capitolo 30: *** La promessa del mastino - Sansa&Sandor ***
Capitolo 31: *** Sacrificio - Jon&Daenerys ***
Capitolo 32: *** Gli occhi letali dell'uccelletto - Sandor ***
Capitolo 33: *** Il drago e la montagna - Jon ***
Capitolo 34: *** la lista della lupacchiotta - Sandor ***
Capitolo 35: *** Il terzo drago e lo sterminatore di Re ***
Capitolo 36: *** Arrivederci - Jon&Daenerys ***
Capitolo 37: *** Il cane torna dalla sua padrona - Sandor ***
Capitolo 38: *** La mia ragione - Jon&Daenerys ***
Capitolo 39: *** Le paure svaniscono -Sansa&Sandor ***
Capitolo 40: *** Solo mia -Jon&Daenerys ***
Capitolo 41: *** Ora e per sempre - Sansa&Sandor ***
Capitolo 42: *** Felicità e buone notizie ***
Capitolo 43: *** Salto nei ricordi - Sansa ***
Capitolo 44: *** Cerimonia -Jon&Daenerys ***
Capitolo 45: *** Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Alleanze e intese -Daenerys ***



 

Qualcosa stava cambiando nell'aria di Meeren. Era palpabile. Qualcosa stava per accadere.

La Regina aveva ormai al suo seguito persino i padroni, che dopo il fallimento dell'attacco, avevano accettato il suo ruolo. Daenerys ammirava dall'alto della sua piramide la vastità della distruzione che i padroni avevano causato alla sua città. Nel cielo limpido, si libravano ormai liberi i suoi draghi. Raeghal e Viseryon seguivano Drogon come un capo, mentre questo con ali possenti sovrastava l'aria. Per quanto tempo li aveva reclusi? Troppi per ricordarlo, troppi per non sentirsi una pessima madre. Tyrion le aveva raccontato di come si fossero mostrati mansueti quando lui aveva tolto loro le catene e questo l'aveva in qualche modo incuriosita.

Sentì qualcuno schiarirsi la voce alle sue palle e si voltò. A testa bassa stavano dietro di lei i suoi nuovi e improbabili alleati, figli del re defunto delle isole di Ferro. Erano così diversi e tra i due l'uomo sembrava più Yara.

-Ditemi.- disse Dany rivolgendosi a entrambi.

-Mia Regina,- iniziò Theon -sembra che le navi di nostro zio siano vicine.

Daenerys rivolse un sorriso a Yara. -Diamo loro il benvenuto dunque.-

Si voltò cercando con lo sguardo i suoi draghi. Ma il drago nero sembrava essere connesso ai suoi pensieri e non ci fu nemmeno bisogno di richiamarlo. I Greyjoy la osservarono, mentre Drogon si posò sulla vetta della piramide, allungando il collo per aiutare la madre a salire.

Dany si arrampicò su di lui e quando lei fu pronta la creatura prese il volo, seguita dagli sguardi d'ammirazione dei fratelli delle isole di Ferro.

In groppa a Drogon, Dany potè finalmente valutare la situazione. Rhaegal e Viseryon le stavano dietro, in attesa di un comando. Lei osservava con attenzione le navi che si avvicinavano. Avvistò quella in cui doveva esserci colui che aveva preso la corona con l'inganno.

E lo vide, con quella orribile corona in testa, fiero e sorridente. Costrinse Drogon a scendere ancora, allarmando i navigatori. Ma Euron Greyjoy non cambiava espressione nemmeno minacciato dai draghi.

-Regina Daenerys.- disse inchinandosi con un ghigno sul volto.

-Euron Greyjoy.- disse in risposta.

-Sono contento di essere stato accolto da voi e dai vostri draghi. Splendide creature.-

-Attento, non amano i bugiardi.-

-Allora sono al sicuro. Preferirei parlare con voi al vostro Palazzo, se vorrete darmi udienza.-

-E ditemi, perchè dovrei farlo?-

-Ho delle interessanti proposte da farvi, mia Regina.-

-Non sono interessata a quello che avete da offrirmi. - disse con lo stesso sorriso che aveva fatto quando Yara aveva detto le parole "Grosso cazzo".

-Credo che potremmo trattare un'alleanza tra le isole di Ferro e la famiglia Targaryen.-

-Ho saputo come siete diventato Re, Euron Greyjoy. E sapete chi mi ricordate? Gli usurpatori che spodestarono mio padre.-

Euron rise. -I miei simpatici nipoti vi hanno già fatto visita immagino.- Dany però non rispose.

-Sono dei piccoli traditori, hanno abbandonato il loro re.-

-Hanno abbandonato l'assassino del loro padre.-

-Noi uomini di ferro siamo abili combattenti, Regina. Averci con voi vi farà comodo, averci contro di voi, vi creerà problemi.-

-State davvero minacciando una donna a cavallo di un drago?- Euron divenne serio. -Sapete, Euron, vorrei che voi foste d'esempio per tutti.- L'equipaggio guardava la scena incuriosito.

-Sarete il mio messaggio per gli usurpatori.-

-Messaggio?- chiese Euron dubbioso.

Poi lo sguardo sorridente di Daenerys si rivolse al suo fidato Drogon. -Dracarys.-

La bocca del drago nero si spalancò seguita da quella dei fratelli e dalle loro fauci uscirono fiamme, che colpirono come lame il viso dell'usurpatore, che immediatamente urlò. Sotto di lui anche la nave iniziò ad alimentare le fiamme e l'equipaggio allarmato iniziò a buttarsi in acqua. Euron fece lo stesso in preda al dolore. Ma il contatto con l'acqua salata sulle bruciature lo costrinse a urlare più forte. Il dolore che provava era qualcosa di mai provato, al quale era preferibile la morte.

Sentiva la pelle ardere ancora, sebbene le fiamme fossero spente. Il suo viso ormai squagliato si alzò verso Daenerys.

-Ecco il messaggio. Chiunque tenti di emulare gli uomini che uccisero mio padre, avranno a che fare con me. E finiranno esattamente come voi. Tornate indietro, perchè nessuno vi accoglierà nella mia città.- Lasciò quell'equipaggio in preda al panico nel bel mezzo del mare, quando decise di tornare alla piramide.

Yara l'attendeva sorridente. -E' morto?- chiese immediatamente quando Daenerys scese dalla schiena del suo fedele drago.

-No. Ma diciamo che non gli sarà facile fare generose offerte adesso.-

-Cosa gli è accaduto?-

-Cosa accade a un uomo che viene circondato dalle fiamme e poi si butta in mare?-

Yara sorrise anche se avrebbe preferito vederlo morto. -Non è quello che speravo, ma vederlo in faccia adesso sarebbe divertente.-

-Non ce l'ha più, la faccia.- disse Daenerys con un sorriso insolitamente sadico. -Presto Yara avrà la sua corona e io il mio trono.-

-Vi ringrazio.- disse lei con sorriso di gratitudine.

-Devo proprio dirlo però... la corona è proprio orrenda.- Yara sorrise sostenendo lo sguardo ammiccante della regina, quando Daario Naharis entrò a interrompere la scena.

-Mia Regina, il vostro khalasar adesso si è accampato ai confini della città.-

-Benissimo.- lo fissò. -Allora andate pure tutti quanti.-

Yara fissò ancora una volta la regina, che ricambiò e prima di andare via lanciò un'occhiata a Daario, che non accennava ad andare via.

Prima di sparire totalmente , Yara si voltò di nuovo e vide Daario alle spalle di Daenerys, scostarle i capelli e baciarle il collo, mentre lei chiudeva gli occhi e si rilassava al suo tocco. Con sguardo serio, seguì il fratello.
 

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Capitolo 2
*** Lupi e Draghi- Jon ***




 

Si era appena ripulito dalla terra e dal sangue e si sentì quasi come se ciò che aveva intorno fosse una sua illusione, magari un sogno. Erano tornati i vessilli degli Stark e quasi nemmeno lui riusciva a crederci. Le mura pullulavano di bruti. Mai i bruti avevano valicato le mura e adesso invece erano fedeli alleati della casata Stark. O meglio, erano fedeli alleato del bastardo di casa Stark. Era strano aver combattuto e vinto una battaglia per una famiglia a cui apparteneva solo a metà.

Ma ripensando al volto del padre, che camminava tra quelle mura, sorrideva. Sapeva che sarebbe stato fiero di lui, se fosse stato vivo. Aveva riportato Sansa a casa e non dandola in sposa a un cane rabbioso. Se solo fossero potuti tornare tutti lì, come un tempo. Sentiva persino la mancanza delle cattiverie che Catelyn gli donava di tanto in tanto, per ricordargli che non sarebbe mai stato uno Stark. E seppure sapesse quanto fosse vero, quel giorno si era sentito uno Stark.

Se solo Rickon fosse sopravvissuto per vedere la sua vittoria. Se solo ci fossero stati Rob, Bran, Arya. Avrebbe voluto condividere la gioia di casa sua con loro.

A interrompere i suoi sproloqui interiori, irruppe Sansa accompagnata da Lord Baelish. Già, aveva quasi dimenticato l'intervento che li aveva salvati.

-Lord Snow.- disse Ditocorto.

-Lord Baelish. Vi dobbiamo dei profondi ringraziamenti.-

-Non essere sciocco, la casata Arryn è alleata degli Stark da sempre. Non potevamo certo non intervenire. Soprattutto se Sansa ci chiama.-

Jon rivolse uno sguardo alla sorella, che sembrava inespressiva. -Che ne è stato del prigioniero?-

-Chiedilo ai mastini.- disse gelidamente Sansa. -Forse avranno ancora della carne incastrata tra i denti.-

Jon era stupito dalla sua freddezza, ma leggeva tutta la sofferenza che Ramsay le aveva fatto provare nella sua espressione. Quella non era la Sansa bambina che per tanto tempo l'aveva trattato come un reietto, esattamente come Catelyn Stark. Era una donna forgiata dal dolore che la gente intorno a lei le aveva causato.

Ramsay Bolton però, era stato di certo il peggiore. Peggio persino dei soprusi subiti da Joffrey ad Approdo del Re.

-Bene.- disse Jon. - Se volete scusarmi, raggiungo i miei uomini.-

-I bruti?- disse lord Baelish. -Certo, vai pure.-

 

Date le spalle alla porta si guardò intorno. Alzando lo sguardo notò un rosso che in mezzo a tutto quel bianco spiccava forte e deciso. Melisandre ammirava da lontano la nuova Grande Inverno.

Poi notò Jon e lo fissò. Sorrise, con un cenno del capo. Jon lo interpreto come un segno di approvazione. Varcò il portale, ancora distrutto dalle grosse mani di Wun Wun. Quel gigante era stato coraggioso. Non avrebbe mai potuto ripagare quel debito. Scrutò tutto intorno a sè con lo sguardo e vide le migliaia di cadaveri che sbucavano dalla neve. Era devastante vedere i cadaveri di chi aveva combattutto la sua causa.

Ma tra le tante migliaia di cadaveri, vi era una figura, in piedi. Indossava un mantello verde smeraldo. Per un attimo Jon temette che si trattasse di un estraneo. Ma la figura alzò lo sguardo e gli sorrise. Con suo sollievo il bastardo notò che si trattava solo di una ragazza, sembrava giovane.

Lo fissava come se lo conoscesse , ma lui non riconosceva il suo viso.

Si chiedeva da dove fosse sbucata quella ragazza, se non fosse un'alleata dei Bolton sopravvissuta al massacro.

Quando la figura gli diede le spalle per andarsene notò qualcosa di curioso alle sue spalle. Su tutto quel verde c'era un simbolo in rosso. Un simbolo che lui conosceva molto bene, che chiunque conosceva molto bene.

Era un drago a tre teste. Il simbolo dei Targaryen.

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Capitolo 3
*** Lady Stark - Sansa ***




Era ormai il tramonto quando Sansa congedò Lord Baelish. Attendeva il ritorno di Brienne, ma non c'era ancora traccia della sua armatura massiccia e del suo destriero bianco.

Non c'era ormai nessuno che riuscisse a dare sicurezza a Sansa. Una volta trovava sicurezza nello sguardo del suo metalupo, nella carezza di sua madre, nell'abbraccio di suo fratello Robb, nelle monellerie di Bran e Rickon.

Ma nessuno di loro era più lì ormai.

Quasi le mancava anche Arya. Le tornò in mente quel giorno insieme a Joffrey, dove piccola e ingenua, credeva di essere nel giusto, non difendendo la sorella. E adesso , avrebbe desiderato tornare indietro per stringerle forte la mano e proteggerla.

Adesso che sia lei che la sua metalupa erano chissà dove, disperse. Non sapeva nemmeno se fosse viva. Aveva saputo da Brienne che era con un uomo e che nè lei nè lui erano intenzionati a separarsi. Sapeva con certezza, chi fosse quell'uomo. Sapeva chi era l'uomo che aveva mandato a fanculo il re per proteggere l'uccellino che era una volta.

Sapeva che in fondo, vegliando su Arya aveva vegliato su di lei. Quell'uomo dall'aspetto così spaventoso, dai gesti così terrificanti, con lei era stato sempre galante.

Improvvisamente si rese conto, di cos'altro gli dava sicurezza. La protezione di quell'uomo con la morte in volto. Lo stesso uomo che per tanto aveva obbedito a Joffrey.

Sandor Clegane. Sebbene ne fosse terrificata un tempo, adesso , ne era sicura, avrebbe avuto fiducia in lui come in nessun altro. Perchè in fondo nemmeno di Jon si fidava per certo.

Ormai , non si fidava di nessuno. Eccola di nuovo quella maledetta nausea.

Era stanca , non dormiva bene da diverse notti ormai. Gli incubi la tormentavano, il volto maledetto di Ramsay la perseguitava. Era morto, sì. Ma nella sua testa sarebbe dovuto morire altre mille volte. Lo sentiva ancora, nelle sue viscere, nella sua pelle. Era come un morbo, che le infestava ogni parte del corpo. Non riusciva a liberarsene.

Anche immaginare quella scena a cui aveva assistito non era abbastanza. Anzi in qualche modo le peggiorava la nausea.

Tutto quel sangue, tutto quel salasso. Eccola di nuovo.

Vomitò un'altra volta, cercando di non farsi vedere da Jon o da Petyr, per poi ricomporsi e tornare a rendere Grande Inverno casa sua.

Ma , anche volendolo, quella non sarebbe stata mai più la casa di un tempo.

Non senza suo padre e sua madre. Non senza tutti i suoi fratelli.

Possibile che lei fosse tutto ciò che era rimasto della famiglia Stark? Jon era il suo fratellastro, non sarebbe mai potuto essere lord di Grande Inverno, come bastardo.

Tornare a casa, le ricordò di come lo trattasse male al tempo. Sentì quasi dei sensi di colpa, che ingoiò come un boccone troppo amaro. Jon era uno Snow. Non uno Stark. Il sangue Stark scorreva nelle sue vene, ma era lei la Lady di Grande Inverno. Nessun altro avrebbe potuto esserlo.

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Capitolo 4
*** Donna di Ferro -Daenerys ***


L'aria calda iniziava a infastidirla. Era una notte stranamente afosa, in cui persino stare tra le braccia di Daario la infastidiva. Lui dormiva beato , ancora totalmente nudo e coperto solo da un leggero lenzuolino dorato.

Dany ammirava i suoi tratti rudi ma sensuali. Era buffo ricordare come quella bizzarra storia era cominciata. Non era nemmeno sicura dei suoi sentimenti per lui. Sapeva solo quanto l'amore di Daario per lei fosse profondo. Sapeva anche che non gli dispiaceva condividere con lui il letto. Ma quella notte il caldo era troppo per rimanere pelle contro pelle come al solito.

Così, indossata una leggera veste, si alzò dal letto e si diresse sulla balconata della piramide. Era una notte tranquilla, tutta la città era nella quiete più assoluta.Un rumore continuo, regolare, attirò la sua attenzione. Sembrava essere il rumore di passi pesanti. Volse il suo sguardo verso il basso e vide una figura non ben distinta.

Decise che il sonno le mancava a tal punto, che non sarebbe stato un problema scendere dalla piramide e vedere chi fosse.

Non appena scese vide di nuovo la figura, che stavolta riconobbe perfettamente.

-Yara.- disse semplicemente. La ragazza si voltò e le sorrise.

-Regina.-

-Non dormi?-

-C'è troppo caldo questa notte.-

-E'vero.-

-Immagino che il vostro soldato abbia scaldato troppo il letto questa notte eh?- disse sorridendo.

Daenerys forse avrebbe dovuto sentirsi offesa, ma invece il suo sarcasmo la fece sorridere.

-Voi donne di Ferro siete tutte così?-

-Così come? Spietate, sarcastiche o mascoline?-

-Non era quello che intendevo.-

-Allora intendi se a tutte le donne di Ferro piacciono le altre donne?-

Dany sorrise. Yara riprese poi a parlare. -No, suppongo siano tutte mie qualità, o difetti che dir si voglia.-

-Non vedo nessun difetto nell'essere una donna di carattere.-

Yara la fissò. -No appunto. E nemmeno nel combattere per la corona.-

-Valar Morghulis.-

-Tutti gli uomini devono morire? Beh, magari. Significherebbe più donne per me.-

La regina sorrise. Era divertita da quell'atteggiamento così maschiaccio di quella semplice donna.

No, non era una semplice donna. Era una donna forte , una donna che aveva visto quello che aveva visto lei. Aveva visto il padre ucciso da chi non lo voleva sul trono, aveva visto il popolo acclamare un re sbagliato. Aveva visto come la gente non sopportasse l'idea di una donna al comando.

Esattamente come tutti quelli che aveva incontrato sulla sua strada.

Yara era come lei, a discapito dei modi. Eppure qualcosa nel suo sguardo era strano.

Le continuava a sorridere fissandola.

-Parlavano di voi, il giorno in cui siamo partiti. Parlavano della vostra bellezza, certo, e dei vostri draghi. Ma mai avrei immaginato una cosa simile.-

-Immaginavi dei draghi più piccoli?-

-Immaginavo una bellezza inferiore a quella che ho davanti.-

Dany si sentì avvampare in volto quando Yara le fece quel complimento.

-Il vostro soldato sarà orgoglioso di poter avere una Regina di tale bellezza al suo fianco.-

-Stai tentando di adularmi?- sorrise Dany.

-Sta funzionando?- disse Yara ricambiando il sorriso. Dany tacque imbarazzata e Yara le si avvicinò.

La sua mano afferrò delicatamente la mano della regina e se la portò alle labbra sfiorandole appena la pelle. Continua a sorriderle ammiccante, poi si rialzò e andò via, sfiorandola nel rientrare.

Dany si voltò automaticamente e la seguì con lo sguardo.

Qualcosa in quella donna, la faceva stare bene.

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Capitolo 5
*** La bastarda del nord- Jon ***


                     

Era ancora turbato dall'insolito incontro avvenuto sul campo di battaglia. Aveva tentato di seguire quella ragazza, ma questa era sparita nella neve. Perchè indossava quel simbolo? Se lo chiedeva ripetutamente. Quella ragazza non aveva i tratti tipici di un Targaryen.

Se li ricordava, i suoi capelli. Ed erano scuri quanto i suoi. Esattamente come gli occhi. Quella ragazza non poteva essere una Targaryen. Allora perchè indossarne il simbolo?

Mentre ci pensava, Ser Davos lo vide e lo avvicinò.

-Non sei felice che il metalupo sia tornato a vegliare su Grande Inverno?-

Jon ci mise un pò a tornare alla realtà. -Certo che lo sono.-

-Eppure i tuoi pensieri sono altrove, Jon.-

-Nulla di importante.-

-Gioisci coi tuoi uomini, hanno combattuto al tuo fianco e vorrebbero davvero festeggiare con te. Non è per gli Stark che hanno combattuto. Hanno combattuto per te. Per quello che hai fatto per loro.-

-Sarò presto da loro.- disse. -Ser Davos... cosa sapete della famiglia Targaryen?-

-Nulla di più di quanto i libri raccontano. E non perchè abbia passato la mia vita a leggere. Ho imparato solo qualche tempo fa.-

-E cos'è che i libri raccontano?-

-Che Aegon il Conquistatore arrivò insieme alle sue sorelle e conquistò i sette regni. Che i Targaryen iniziarono a proteggere il sangue del drago avendo figli solo da fratelli e sorelle. Raramente intrecciarono il loro sangue con quello di altre famiglie. Ad esempio Rhaegar Targaryen sposò Elia Martell, di Dorne.-

-Rhaegar però è morto quando Robert Baratheon è salito al trono.-

-Esattamente come suo padre Aerys.-

-Si dice che avesse rapito mia zia, Lyanna.-

-Questo è quello che so anch'io. Cos'è che ti turba a riguardo?-

-Oggi ho visto una donna. Indossava un mantello verde, al centro del quale vi era un drago a tre teste rosso sangue.-

-Credi fosse una Targaryen?-

-Non hai forse detto che per mantenere puro il sangue di drago avevano figli solo da consanguinei? I suoi capelli non erano d'argento.-

-Beh... i figli di Elia Martell non avevano nemmeno capelli d'argento.-

-Vero. Ma dubito fosse figlia di Rhaegar e Elia.-

-Chi pensi che fosse dunque?-

-Non lo so.-

Entrambi tacquero di colpo. Fu Ser Davos a parlare di nuovo , con espressione preoccupata.

-Non dare peso a queste cose. L'unica Targaryen ancora in vita sta lontana da qui e dubito verrebbe a darci noie.-

-Hai ragione.-

Gli diede poi una pacca sulla spalla , prima di andare via. Jon si alzò e si avviò verso la tenuta degli Stark, per assicurarsi che Sansa stesse bene.

Ed eccola.

Di nuovo. Di fronte a lui.

La ragazza dai capelli scuri come le piume di corvo.

Dagli occhi piccoli e castani.

Sorrideva e gli si avvicinava. Jon era immobile. L'attendeva e la temeva. Arrivò proprio di fronte a lui. Ormai era poca la distanza che li divideva.

-Vivere nella neve ti allontana da ciò che sei.-

-Sei una Targaryen?-

-No. Sono solo una seguace del sangue di drago. Ho promesso di servire solo i vessilli con il drago a tre teste.-

-Dunque perchè sei qui, dove il vessillo è il metalupo?-

La ragazza sorrise. -Sono qui, perchè è tra i lupi che troverò un drago.-

-Qui non ci sono Targaryen.-

-E' vero. Nessuno porta lo stemma del drago nè il cognome della famiglia di Aegon. Ma c'è un drago, in mezzo a voi.-

-E tu sai chi è?-

-Certo.-

-Chi sei?-

-Il mio nome e Alisia. Sono una bastarda del nord. Esattamente come te, Jon Snow.-

-Stai sbagliando a cercare un drago in mezzo a noi. L'ultimo drago si trova lontano da qui.-

La ragazza sorrise ancora e avvicinò la sua mano al viso del ragazzo.

-Tu non sai niente, Jon Snow.- Lui impallidì a quelle parole. Le aveva sentite tante di quelle volte , tante da saperle a memoria.

La ragazza indietreggiò, continuando a sorridere. Poi gli diede le spalle. Jon tentò di raggiungerla, ma un carro che trasportava paglia gli si mise davanti. Quando il carro fu spostato, la ragazza era già sparita.





Ed eccomi tornata! Sto andando piuttosto di corsa, come faccio spesso quando sono parecchio ispirata. Penso che avete già capito quale teoria ho intenzione di sviluppare nei capitoli su Jon!
Sarò felice nel caso vogliate darmi qualche consiglio, qualche dritta, accetterò volentieri anche le critiche.
Scusate se non sto ancora concentrando nessuna delle storie sul lato romantico. Ci arriverò, pian piano.
Stay tuned <3

 

 

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Capitolo 6
*** Giuramento - Sansa ***


Vide improvvisamente una chioma familiare entrare dal portale. Le si avvicinò, composta e garbata.

Brienne scese da cavallo inchinandosi immediatamente, seguita poi da Pod che fece lo stesso.

-Bentornata, Brienne.-

-Lady Sansa, sono felice che siate tornata a casa.- di colpo la sguardo preoccupato della donna si posò sul ventre si Sansa. Notò qualcosa di insolito. Poi guardò il suo viso. Stava per scoppiare in lacrime. -Ho bisogno del tuo aiuto, Brienne.-

Brienne non chiese nulla. Sapeva già a cosa Sansa si riferisse. -Andrò a cercare immediatamente il siero, se volete.-

-Riposati almeno per stanotte.- Brienne annuì, allarmata per le condizioni della ragazza.

Quando furono dentro, il silenzio piombò. Entrambe erano preoccupate tanto da non sapere cosa dire.

-Ramsay è morto?- a quella domanda Sansa annuì semplicemente. -Come state voi, Lady Sansa?-

-Come se fossi infettata dalla peggiore delle malattie.-

-Volete davvero interrompere la vita di questa creatura?-

-Potrei mai partorire il figlio di quell'abominio? Dando così conferma di quello che mi ha fatto? Credi che potrei amarlo, il frutto della violenza di quell'essere?-

Brienne tacque.Sentiva il dolore in ogni suo singhiozzo. Era strano vederla piangere, era stata gelida per tanto tempo. Ma forse adesso, era arrivata davvero al limite.

-Partirò domani all'alba. Qualcuno avrà di certo uno di quegli intrugli da farvi ingerire.-

-Mi sta bene anche farmi prendere a pugni da Thormund se necessario. Questo bambino non deve nascere.-

Brienne sentiva quelle parole aspre e piene di sofferenza. Era una richiesta di Sansa, una richiesta della donna a cui aveva giurato fedeltà. Era così simile a sua madre, le assomigliava moltissimo.

Adesso, Sansa voleva fidarsi di lei. Perchè aveva davvero bisogno di fidarsi di qualcuno.

Non di Lord Baelish, non di Jon.

Si sarebbe fidata di Brienne.

La donna che sulla neve quel giorno aveva prestato giuramento a lei, come Lady Stark.

La donna in armatura si alzò e con un unico gesto si inchinò. -Ho promesso di proteggervi, farò quanto possibile per evitarvi ancora dolore, Lady Sansa.-

Sansa si asciugò le lacrime e la invitò ad alzarsi, seguita dalla sua immediata obbedienza.

Brienne fece nuovamente un leggero inchino e si congedò. Sansa rimase sola, come succedeva spesso. Si posò la mano sul ventre, che da diverso tempo era andato crescendo.

Immaginare che il figlio di quella bestia vivesse in lei, era inaccettabile.

Fino al ritorno di Brienne, non sarebbe mai stata sola. Ci sarebbe stata quella creatura dentro di lei.

Si chiedeva se avrebbe mai potuto amarlo.

La risposta suonò come un tuono nella sua testa.

-Mai.-

Si incamminò e raggiunse la sua stanza.

 

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Capitolo 7
*** Ferro e Argento -Daenerys ***


Quella giornata Dany la dedicò ai suoi figli. Li ammirava giocare e inseguirsi in volo, mentre Drogon vegliava su di loro. Erano tranquilli, erano felici. Era tanto che non li vedeva così.

Di colpo qualcosa però cambiò. Rhaegal scese a terra iniziando a dimenarsi come un ossesso.

Emetteva dei versi striduli che preoccuparono Daenerys, che immediatamente accorse per soccorrerlo. La creatura sputava fuoco e continuava ad agitarsi. La madre iniziò ad accarezzarlo, tenendolo fermo. Piano piano lo sentì rilassarsi tra le sue braccia, fino ad addormentarsi.

Nessuno dei suoi draghi si era mai comportato così.

-Va tutto bene?- disse una voce alle sue spalle.

-Si, tutto bene.- rispose Daenerys. Yara le si sedette accanto, un pò spaventata.

-Non mi faranno arrosto vero?-

-Non se ci sono io.-

-Che aveva?-

-Non saprei dirlo. Nessuno di loro si è mai comportato così. Ho paura che costringerli a stare incatenati possa averli feriti in qualche modo.-

Yara osservò le mani delicate della Regina d'Argento sfiorare appena la dura corazza verde scuro del drago. Si chiedeva se fosse strano, accarezzare un drago. Allungò la mano, fermandosi come a chiedere il permesso a Dany che con un sorriso la lasciò fare. Yara sfiorò la pelle squamosa della creatura. Rhaegal sembrò gradire ed emise un verso di gioia. La donna di Ferro si sentì come in un sogno. Non avrebbe mai creduto all'esistenza dei draghi da bambina e adesso ne stava accarezzando uno mentre altri due volavano maestosi sulla sua testa.

Daenerys ammirò quella scena in maniera divertita. Era piacevole vedere Yara sorridere.

-Allora, hai ancora paura?- chiese.

-No, affatto.-

Rhaegal aprì nuovamente gli occhi e strusciò la testa contro la pelle di Dany che sorrise, a causa del solletico. Poi si alzò nuovamente in volo insieme ai fratelli.

-Sono creature magnifiche.- disse Yara incantata.

-Letali e stupende.- rispose la Regina.

-Come voi.- disse prontamente l'altra col suo solito sguardo. Dany si lasciò sfuggire una risatina imbarazzata, che fece sorridere la donna di ferro.

I loro sguardi non accennava a starcarsi l'uno dell'altro. Era un'intensa comunicazione di soli occhi, in cui tante cose venivano dette, senza che nessuno dicesse davvero qualcosa. L'energia che Daenerys percepiva da quella donna era intensa e travolgente. Sapeva che i suoi gusti non erano cambiati. Sapeva che era Daario quello di cui aveva bisogno al suo fianco. Ma la presenza di quella donna al suo fianco , la metteva in crisi ormai da diverso tempo.

Proprio mentre si ripeteva questo, sentì la mano di Yara sfiorare la sua, mentre col mignolo, creò un legame. Entrambe posarono prima lo sguardo sui mignoli intrecciati, poi sui rispettivi visi. Yara non era certo tipo che si risparmiava. Le sue avance erano palesi, ma Dany non si sentiva ancora di rifiutarle.

-Yara!- urlò Theon arrivando. Fu come un fulmine che separò le loro mani.

-Theon- disse Yara -Che succede?-

-Gli uomini, sembra vogliano tornare alle isole di Ferro.-

-Dì loro, che le isole di ferro non ci apparterranno finchè Euron sarà vivo.-

Theon non era più quello di un tempo. Che fosse colpa delle torture psicologiche o della perdita della sua virilità, era un ragazzo totalmente diverso. Era stato spocchioso, viziato e antipatico. Aveva deriso chiunque. Ma adesso, sottostava a sua sorella, come un qualsiasi altro uomo delle isole. Non si sentiva un Re, o un principe. E Yara lo sapeva. Sapeva che lo spirito guerriero di Theon stava andando a morire. Che spesso Reek aveva la meglio su di lui.

-Fratello, smettila di farti trattare da stupido dai tuoi uomini. Sei il loro principe.-

Theon annuì. -Hai ragione.-

-Se i tuoi uomini non hanno fiducia in Yara, in te ... o in me che ho accettato la vostra alleanza...- disse Dany -che partano allora. Tornino da Euron, che li ucciderà immediatamente.-

Yara sorrise. -Hai sentito la regina?- ribadì al fratello. Theon sorrise e tornò indietro, Yara si alzò lasciando un ultimo sguardo alla madre dei draghi per poi seguirlo.

Qualcosa in Daenerys Nata dalla Tempesta , stava cambiando.

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Capitolo 8
*** Lupo a metà - Jon ***



 

Ancora turbato dalla sparizione di Alisia, Jon cercò Melisandre per chiederle consiglio.

La trovò ancora affacciata alla balconata, la stessa da cui Ned e Catlin ammiravano i loro figli allenarsi in passato.

-Lady Melisandre.- disse notando immediatamente il rosso fiammante dei suoi capelli. La donna gli rivolse il suo sguardo.

-Hai qualcosa da chiedermi. Lo leggo nel tuo sguardo.-

-Hai visto qualcosa nelle fiamme?-

-E' buffo che tu me lo chieda. Non hai mai creduto a ciò che io vedevo nelle fiamme.- di colpo la donna si bloccò, come congelata. Si avvicinò felina al ragazzo e scrutò nei suoi occhi.

-Vedo qualcosa, del rosso... vedo degli occhi chiari. Vedo capelli d'argento. Vedo capelli neri corvini. Vedo fiamme.-

-Cosa dovrebbe significare?-

-Dimmelo tu. Cosa dovevi chiedermi?-

-Ho visto una seguace dei Targaryen qui tra le mura. Nessuno pare aver notato la sua presenza, nonostante il mantello bene in vista.-

-Qual'è la domanda, Jon Snow?-

-La domanda era semplicemente questa. Se tu l'avessi vista... se sapessi chi fosse.-

-Il Dio della Luce non mi ha mostrato nulla a riguardo.-

-Ti servivano solo i tuoi occhi per vederla.-

-Forse ai miei occhi non è concesso vedere. Forse è concesso solo ai tuoi.-

Jon sebbene non soddisfatto, decise di accettare quella risposta e tornò indietro. Aveva deciso di capire. Di scoprire come mai, proprio dopo la riconquista di Grande Inverno, una seguace dei draghi fosse sbucata lì, in mezzo a loro. Aveva paura di essere ingannato, ma in qualche modo, quegli occhi scuri gli ispiravano fiducia.

Andò a recuperare Spettro, probabilmente stava lì a gironzolare sulla neve, sulla quale si mimetizzava perfettamente, se non fosse stato per i suoi occhi rosso scarlatto.

Non ci mise molto a trovarlo, ma quando lo vide non era solo. Era lei. Era Alisia e lo stava accarezzando senza che lui protestasse. Anzi , il metalupo sembrava gradire le coccole della straniera, il che era insolito per un metalupo sempre all'erta come Spettro. Jon si avvicino a loro senza che nessuno dei due si muovesse di una spanna.

-Come ci riesci?- chiese alla donna.

-a fare cosa?- rispose la straniera.

-A non farti divorare una mano.-

-Il metalupo non è una creatura aggressiva. Aggredisce solo se percepisce anime malvage.-

Jon non poteva negarlo. Fino ad allora era sempre stato in quel modo.

-Quindi non sei nostra nemica.-

-Perchè dovrei?-

-Perchè i nostri vessilli sono diversi da quello che esibisci fiera sulla tua schiena.-

-I draghi e i lupi non sono nemici. Il metalupo è nobile e fiero esattamente come il drago. Non vedo perchè dovremmo farci la guerra. Di guerre ne avete viste abbastanza suppongo.-

-Anche più di quanto avrei voluto.-

-Adesso , forse, dovreste seguirmi lontano da qui.-

-Perchè?-

-Perchè appartenete solo per metà a questo luogo.-

-Lo so già di essere un bastardo.-

-Non c'è nulla di male in questo. Siete un fiero metalupo, esattamente come il vostro adorato Spettro.- disse la ragazza rivolgendo un ultima carezza al lupo. Poi gli sguardi di Jon e Alisia si incontrarono e sembrò come se entrambi si fosse già conosciuti tempo addietro.

-Io ti conosco?- chiese il ragazzo.

-No, ma io conosco te.-

-Cos'è che vuoi davvero?-

-Portarti a casa.-

-A casa? Ma è questa casa mia.-

-Lo è solo per metà, te l'ho già detto. Vuoi conoscere il tuo passato, Jon Snow?-

-Il mio passato? Intendi dire...-

-Conosco le tue origini. So chi era tua madre.-

-Mio padre non disse mai a nessuno chi fosse mia madre.-

-Eppure io ero lì, quando sei nato.-

Jon sbiancò in volto.

-Ero solo una bambina, questo è ovvio. Ma lo ricordo perfettamente.-

-Dimmi chi era , ti prego.-

-Non posso. Non adesso. Non finchè non capirai la necessità urgente di andare via da qui.-

-Perchè?-

-perchè non stai bene in mezzo al ghiaccio.- gli diede le spalle -Tornerò. Prendi la tua decisione.-

-Dove vai?-

-Non lontano da qui.-

Jon reagì di impulso. -Rimani come ospite a Grande Inverno.-

Alisia si voltò fissandolo, quasi sbalordita.

-Probabilmente non avrai un posto dove stare.-

-E' vero.-

-Ti darò del cibo e una dimora, fin quando non troverai ciò che cerchi.-

-Ciò che cerco?-

-Hai detto di essere qui per un drago, no? Quando capirai che non ci sono draghi potrai scegliere di andare via. Ma ti prego di accettare la mia ospitalità.-

Alisia sorrise, soddisfatta dal suo atteggiamento. -Hai un cuore forte e nobile. Esattamente come tuo padre.- la ragazza si avvicinò a lui, quasi a un fiato di distanza. Poi si avvicinò alla sua guancia e con le sue labbra irrigidite dal freddo gli lasciò un lieve bacio.

-Grazie, lord Snow.-

Quando capì che la donna stava gelando, si tolse la cappa di pelliccia che indossava per darla a lei.

-Stai gelando.- disse -Inoltre meglio che copri quello stemma o i miei uomini ti guarderanno con sospetto.-

-Hai ragione.- rientrarono. Jon le mostrò una capanna libera ai confini delle mura. Avrebbe vissuto lì fino a quando la sua missione non sarebbe terminata.

-Prenditi il tempo che ti serve. Andrò a procurarti del cibo.-

detto questo la lasciò sola. Non sapeva perchè, ma sentiva il bisogno di badare a lei.

 

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Capitolo 9
*** Ghiaccio e fuoco - Daenerys ***



 

Si sentiva irrequieta quel giorno. Come tormentata dall'idea che qualcosa stesse succedendo, chissà dove. Non sapeva perchè questa sensazione le provocasse un formicolio allo stomaco. Non era come la paura di ciò che potrebbe accadere, ma come l'ansia di sapere quando accadrà.

Il sangue le pulsava irruento nelle vene e il suo cuore batteva forte. Lo sentiva battere in ogni parte del corpo, a un ritmo assordante e continuo.

Probabilmente era stata colpa dell'incubo della notte prima. Era stato un incubo insolito.

Per un attimo era tornata a essere la khaleesi del suo sole e stelle. Lo aveva avuto davanti, le sussurrava dolci parole. Ma non nella lingua dothraki come aveva sempre fatto. Le parlava nella lingua comune. Già questo di per sè era assurdo, per lui che conosceva solo la parola "No".

Mentre abbracciava di nuovo il suo khal, nel cielo si sentì un verso stridulo. Proprio quando alzò il suo sguardo per guardare , Drogo sparì. Vide sulla sua testa Rhaegal, il suo figliolo dalla corazza verde. Poi questo scese a terra, invitandola a salire. Non era salita molte volte su Rhaegal. Era stato sempre Drogon quello che la portava in volo. Si chiese come mai fosse Rhaegal stesso a voler volare con lei. Lei salì e il drago decollò.

Di colpo la portò lontana da Meeren. Volò su tutto l'est , oltrepassando il mare stretto. Vide della neve. Del ghiaccio.

"La barriera." Arrivati lì però la creatura non si fermò, scese più a sud. Ancora di più.

C'era ancora neve, ancora ghiaccio. Si fermò sopra le mura di quella che dalle descrizioni sentite in passato, sembrava essere Grande Inverno. Su di essa spadroneggiava il vessillo del metalupo.

-Rhaegal che ci facciamo qui?- disse Dany come aspettandosi davvero una risposta dalla creatura, che ovviamente non fece altro che un verso.

Il drago iniziò a planare sulla neve. Fino ad appoggiarvi le zampe e lasciare che la madre scendesse dalla sua schiena. Daenerys scese sentendo il freddo della neve. Ne sentì persino la consistenza mentre la calpestava coi piedi. Si avviò verso il groppo portale di Grande Inverno.

Fu però lì che di colpo una creatura gli si pose davanti con sguardo pesante. La guardava come se le potesse scrutare dentro.

Era un metalupo bianco, i suoi occhi erano rossi come il sangue. Era la prima volta che ne vedeva uno, ed era esattamente come gli raccontavano da bambina. Enorme e possente.

La bestia le si avvicinò mansueta, le pose il muso sotto la mano, come a volersi fare accarezzare.

Poi si mise a correre verso le mura e si fermò in prossimità di qualcosa che sbucava dalla neve.

Era un fiore viola che era germogliato nel ghiaccio. L'aveva già visto in passato.

Il lupo lo annusò e poi si mise a ululare.

Fu allora che Daenerys si svegliò, sudata e con il fiatone. Non era propriamente un incubo, ma pensare di essere di nuovo a Westeros le metteva una grande ansia.

Non sapeva se dare peso a quanto visto in quel sogno. Non era la prima volta che vedeva la neve. L'aveva vista nella visione avuta a Qarth. E di nuovo quel fiore viola. Cosa avrebbe dovuto significare?

Era seduta da parecchio tempo, quando Daario irruppe. -Regina.-

Dany lo fissò. C'era qualcosa che non andava, l'uomo lo percepì subito. -Che succede?-

-Ho solo dormito male.-

-Basta una notte senza di me per farti dormire male?- disse Daario sarcastico. La regina sorrise, anche se non del tutto divertita. Daario le si avvicinò preoccupato.

-Ehy... parlami.-

-Hai mai visto un metalupo tu?-

Daario fu stupito dall'insolita domanda. -Non direi. Si dice non esistano più.-

-Ne ho visto uno in sogno stanotte.-

-Un metalupo?-

-Era bianco, con gli occhi rossi.-

-Insolito.- disse lui pensieroso. -Credi fosse una sorta di...visione?-

-Non saprei. C'era tanta neve. E' stato Rhaegal a condurmi da lui. A Grande Inverno.-

Daario non sapeva che dire, non era esperto di queste cose.

-Magari è solo un sogno, che dici?- sorrise.

La regina ricambiò il sorriso. Stava per baciarlo, ma una voce interruppe il momento. Era Yara.

-Mia Regina.-

-Qualcosa non va?-

-Volevo sapere.... volevamo sapere... quando ci dirigeremo a Westeros.-

-Presto. Datemi solo il tempo di riorganizzare le idee.- tentò di alzarsi e ebbe un mancamento. Daario la afferrò immediatamente e anche Yara accorse.

-Stai bene?- disse l'uomo.

-Si... te l'ho detto. Ho solo dormito male.-

-Devi riposare.-

-Starò io con lei.- disse Yara.

-Posso rimanere io.-

-Tu devi raggiungere i dothraki. Oltre me, si fidano solo di te.-

Daario accettò la decisione di Dany. -Bene. Bada a lei.- l'uomo lasciò la regina nelle mani della donna, che la accompagnò a letto.

Una volta raggiunto, si sdraiò e chiuse immediatamente gli occhi. Il sonno la colse subito, come se non dormisse da giorni.

Yara la ammirava dormire. Osò anche accarezzarle la guancia delicatamente. La bellezza della famiglia Targaryen era conosciuta in tutti i sette regni, ma quella donna... era certamente la più bella che Yara avesse mai conosciuto.



Ciao a tutti!! Sono tornata con un nuovo capitolo. Ho notato con piacere che ci sono persone che seguono la mia storia, anche se ancora non so esattamente cosa ne pensate c.c Vi prego di darmi il vostro parere! Gradisco molto i consigli!
Per chi fosse interessato di più al plot su Sansa devo dirvi che per qualche capitolo Sansa non apparirà.
Ma ci saranno sorprese ! Stay tuned!

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Capitolo 10
*** La neve si scioglie -Jon ***



 

Andò come ogni giorno a visitare Alisia. La trovò che dormiva, ma non sembrava fare un sonno tranquillo. Si agitava , stringeva gli occhi.

-Il drago...- bofonchiava. -...il drago di ghiaccio.-

Jon preoccupato la svegliò, toccandola. La reazione della ragazza fu insolitamente violenta. Si alzò di colpo afferrando il polso del ragazzo con uno scatto felino.

Jon rimase sconvolto dai suoi riflessi e questo aumentò le domande nella sua testa.

-Scusa...- disse lasciando il suo polso.

-Wow, che riflessi.-

-Sono sempre all'erta anche quando dormo.-

-Di cosa hai paura?-

-Di cosa non dovrei averne? Porto avanti una missione pericolosa. I draghi non sono amati da tutti. Se credessero che sono una Targaryen sarei sulla lista di molte persone. Il primo a voler morti i draghi non era proprio il migliore amico di Eddard Stark? L'usurpatore.-

-Robert Baratheon era sempre molto drastico. Mio padre non approvava tutto ciò che faceva.-

Alisia si morse un labbro a quest'ultima frase, voltando lo sguardo altrove.

-Jon... che futuro hai qua? Sansa è la Lady di Grande Inverno, ma tu?-

-Il bastardo di Grande Inverno.-

-Tu sei molto di più di questo. E se venissi con me...-

-Ma venire dove?-

-Voglio che tu venga con me oltre il mare stretto. A Meeren.-

-Meeren? Vuoi dire dove al momento c'era la madre dei draghi?-

-Si.-

-Perchè dovrei ?-

-Porteremo i tuoi migliori uomini con noi. Unisciti alla sua causa e tutto ti sarà chiaro.-

Jon si alzò di scatto.

-Io sono uno Stark ok? Sarò anche un bastardo, ma sono figlio di Ned Stark. L'uomo con più onore mai esistito in tutti i sette regni.-

-Non lo sei.-

Jon si congelò.

-Cosa?-

Alisia non disse altro. Si alzò e gli si avvicinò. Prese poi la candela che stava ardendo da diverso tempo sul tavolo accanto al suo letto. Tornò a guardare Jon.

-Una piccola fiamma arde lo stesso in mezzo al gelo e alla neve. Ma se così piccola e controllata, non sarà mai capace di creare un incendio e si spegnerà. Questa piccola fiamma ha bisogno di diventare un enorme focolare.-

-Perchè fai di tutto per confondermi?-

-Perchè dici?- Alisia sorrise. -Perchè voglio vederti splendere, Jon.-

Detto questo posò la candela nuovamente sul tavolo, osservata in ogni minimo gesto dal ragazzo dai capelli corvini. Era incantato da ogni movimento che quella ragazza stupenda faceva.

Ancora sorridendo lei gli avvicinò un mano al viso. Jon chiuse gli occhi al tocco delle sue mani, fredde come la neve.

-Il tuo cuore , i tuoi occhi... sarebbero capace di sciogliere il ghiaccio che si estende oltre la barriera.-

-Io sono un semplice bastardo del nord. Perchè credi tanto in me?-

-Perchè i tuoi occhi hanno sciolto anche il ghiaccio nel mio cuore.-

A quelle parole Jon perse ogni controllo e appoggiò le proprie labbra su quelle di Alisia, che ricambiò il gesto con piacere.

Aveva amato una sola donna, una bruta dai capelli rossi. E negli occhi di quella donna sentiva lo stesso fuoco che sentiva negli occhi di Ygritte.

Non capì bene come, ma finì per desiderarla, finì per volerla fare sua. Così iniziò a spogliarla e baciare ogni centimetro della sua pelle nuda. Aveva un corpo magnifico. Imprudente forse, incosciente sicuramente, ma Jon era stanco di guardare i mille "se" e i mille "ma" che ci potevano essere nelle sue azioni. Agì d'istinto, esattamente come aveva sempre voluto fare.

Diede sè stesso a quella donna , come solo con Ygritte aveva fatto.

Proprio in quel preciso istante, si sentì Spettro ululare.

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Capitolo 11
*** Il cane e il lupacchiotto -Sandor ***


Il mastino aveva ripreso da diversi giorni la via di casa, o quella che a suo modo era stata casa sua. Ma a metà del cammino si era ricreduto su quella folle idea ed era andato per altra strada. Non sarebbe stato il benvenuto in nessun posto. Nessuno voleva rivedere la sua faccia inquietante. Per non parlare della situazione a palazzo. Aveva mandato a fanculo il re, non una cosa da poco. Non sapeva cosa fosse successo da allora. Ma in quel momento non gli importava. Aveva un unico pensiero fisso. Un unico fottuto pensiero. Un pensiero malato. La notte sognava sempre dei capelli rossi come sangue, degli occhi chiari e innocenti. Non ne poteva più.

Senza accorgersi di quanto e per dove avesse camminato, si ritrovò al molo. C'erano delle navi attraccate e altre erano in arrivo. Molte di quelle erano di Bravos, lo sapeva per certo.

Si avvicinò ad esse. nella speranza di poter scroccare del buon vino o qualche moneta trasportando qualche cassa troppo pesante per quei culetti gracili.

Una nave stava attraccando proprio in quell'istante. Si fece trovare proprio lì, quando il capitano scese. Ma prima ancora di vedere il capitano, una figura scese e la sua vista lo fece imprecare.

Anche quella figura lo guardò sconcertata.

-Non sei morto.-

-Nemmeno tu.- rispose.

Arya lo guardò indispettita, ma Sandor notò in lei qualcosa di diverso. Sembrava avere la morte negli occhi. Aveva ancora con sè quella ridicola spada.

-Ci hai fatto fuori qualcuno con quel bastoncino?-

-Se vuoi ti racconto anche i dettagli di come le ho staccato la faccia.-

Il mastino fu sconvolto dalla freddezza negli occhi di quella bambina che quasi l'aveva ammazzato.

Ma nei suoi occhi per un attimo ebbe l'impressione di vedere l'uccelletto che aveva lasciato a palazzo.

-Stai andando dai tuoi fratelli non è così?- Arya tacque. -Beh... buon viaggio lupacchiotta.-

Gli diede le spalle, ma qualcosa lo punse. Riconobbe quel poco spessore e quella punta accuminata.

-Che vorresti fare?- disse senza voltarsi.

-Ho bisogno di tornare a casa. E tu mi aiuterai.- Sandor scoppiò in una fragorosa risata.

-E dimmi, perchè dovrei? Mi hai lasciato a morire.-

-Non ti ho ucciso però.-

Sandor esitò per un istante. Sebbene avesse chiesto lui di essere ucciso, lei si era rifiutata. Era di certo per fargli patire una morte dolorosa, così si era detto. Ma nei suoi occhi aveva visto esitazione. Che non lo volesse davvero morto?

-Ti mancavano le palle per infilzarmi col tuo bastoncino. Non credere che essere andata a Bravos abbia cambiato questa cosa.-

-Vuoi mettermi alla prova?- Sandor tornò a guardarla. Era inquietante quel suo sguardo su quel viso apparentemente innocente.

-Devo trovare i miei fratelli. Voglio andare da Jon, alla barriera.-

-Vacci da sola a congelarti le chiappe in quel posto.-

Qualcosa attirò l'attenzione di entrambi, sentirono una parola che li aveva incuriositi.

-Grande Inverno...- sentirono soltanto. Erano due uomini, probabilmente del Nord. Stavano sollevando una grossa cassa. E sembrava che nel frattempo, parlassero di casa di Arya.

-Ma tu come lo sai?-

-La voce è girata in tutti i sette regni! E'stata una battaglia assurda! C'erano pure dei bruti!-

Sandor si avvicinò minaccioso ai due, terrorizzandoli e costringendoli a mollare la grossa cassa per lo spavento.

-Vorremmo sentire anche noi. Di che battaglia state parlando?- l'uomo impallidì prima di rispondere.

-I B-Bolton sono stati cacciati da Grande Inverno, dal bastardo degli Stark e dall'esercito degli Arryn. Adesso gli Stark hanno di nuovo il controllo del Nord. - disse ancora balbettando.

Arya quasi sveniva sentendo quella notizia.

-Quindi i Bolton...-

-Tutti morti. Dicono che il bastardo di Roose Bolton sia ancora vivo e tenuto prigioniero, ma io lo do già per morto.-

Arya strinse forte Ago. Fremeva all'idea di ritornare a casa sua.

Ma Sandor invece voleva sapere solo una cosa.

-Che ne è della figlia maggiore degli Stark?-

-E' stata lei a guidare l'esercito degli Arryn, insieme a lord Baelish. Pare che l'avessero costretta a sposare il bastardo dei Bolton. Ma si dice fosse un sadico. Non oso immaginare cosa sia capitato a quella povera creatura nelle mani di quell'essere.-

Sandor impallidì e le gambe quasi gli cedettero. -Lupacchiotta... - disse poi -Ti riporto a casa.-

Afferrò Arya per un braccio e la portò con sè , alla ricerca di un cavallo e dei rifornimenti.




Sorpresa! Non ve lo aspettavate un capitolo dedicato a Sandor e Arya eh?
E invece eccomi qua, con un bel capitolo in cui è chiaro cosa accadrà dopo.
Spero vi piaccia!
Stay Tuned!

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Capitolo 12
*** Il leone beve con il drago - Daenerys ***


Dany iniziò a pensare che forse era arrivato davvero il momento, anche se Tyrion le sconsigliava di partire senza aspettare il ritorno di Varys. In qualche modo , il folletto iniziava a fidarsi dell'eunuco. E si aspettava che anche la regina facesse lo stesso.

A malincuore, lei decise di ascoltarlo. Ma temporeggiare ancora , dopo tutto il tempo che era passato, le sembrava un'assurdità.

I suoi sogni erano stati sempre più strani nelle ultime notti. Spesso li aveva anche dimenticati.

Altri li ricordava nitidamente. Aveva sognato un mantello verde sulla neve, su quel mantello il simbolo della sua famiglia cucito di rosso.

Quel rosso continuava a perseguitarla. Daario e lei non erano stati insieme ultimamente , aveva allontanato chiunque. Si sentiva troppo strana.

L'unica che riusciva ad avvicinarla era Yara che stranamente era diventata un'ottima amica per la regina d'argento.

Ma non era di certo amicizia quello a cui la regina di ferro puntava, e lei lo sapeva. Forse un pò non le dispiaceva, forse era semplicemente che non se la sentiva di affrontare il discorso seriamente.

Accettava le sue avance ma non le ricambiava. Era stupido, a suo dire. Ma continuava a farlo.

Poteva tirare avanti così o decidere di mettere le cose in chiaro.

Si sentì una vigliacca quando decise di optare per la prima scelta.

Ma Yara non era intenzionata a fare durare quel gioco a lungo. Si era da poco svegliata quando Dany vide entrare Yara nelle sue stanze.

-Yara, che succede?- disse incuriosita dalla visita e sistemando il vestito appena indossato.

La donna seguiva i movimenti delle sue dita con attenzione. Poi si decise a parlare.

-Nulla, ero qui per vedere se stavate bene.-

-Non dovrei?- Dany era confusa.

Yara invece no. Lei sapeva bene quello che voleva. Sorrise. Si avvicinò piano a lei, che stava ancora seduta sul letto. Le afferrò il mento tra le dita per costringerla a guardarla.

-Non fingere di non sapere perchè sono qui.-

Daenerys tacque. Era ammutolita da quella situazione. Respingerla era la scelta più ovvia, ma si chiedeva seriamente se era ciò che volesse.

Fortunatamente, Tyrion irruppe con il suo colpo di tosse da chi fa finta di non vedere.

-Oh scusate ho interrotto una conversazione importante?- disse col suo solito sorriso beffardo.

Yara lasciò andare la regina. -Nulla di importante. - fece un inchino e lasciò la stanza.

Tyrion ancora in silenzio prese il vino che stava sul tavolo, cercò un calice e quando lo trovò lo riempì a dovere.

-Cosa pensi?- fu Dany a rompere il silenzio.

-Io non penso.- disse sarcastico -Io sono solo un folletto che ama bere e farsi le prostitute più belle dei sette regni.- poi bevve dal grosso calice.

-Rispondimi.-

-Beh allora...- disse prontamente -se dovessi essere un tipo che pensa, penserei che quella donna è pericolosa.-

-Perchè lo credi?-

-E' una donna delle isole di Ferro. I dothraki sono più civilizzati a confronto.-

-Non credi di essere duro?-

-E voi vi siete forse dimenticata chi siete voi e chi è lei? E soprattutto vi siete dimenticata che anche lei ha due cose che avete anche voi...?- mise poi le mani avanti -con tutto il rispetto, ovviamente.-

-Non ho mica detto di ricambiare.-

-Molto saggio da parte vostra. Anche perchè ricambiare qualcuno che proviene da quell'isola, uomo o donna che sia, è un rischio a prescindere, altezza. Quella gente, a mio parere, non ha alcun vero sentimento. L'unico che ora sembrerebbe averne è Theon, ma probabile dipenda dalla perdita degli attributi.- disse versandosi altro vino.

Daenerys iniziò a fissare un punto nel pavimento. Tyrion notò il suo sguardo e cercò di attirare la sua attenzione.

-Andiamo, voi siete la madre dei draghi, la non-bruciata, distruttrice di catene e... ci siamo capiti, non ho ottima memoria per queste cose.- Dany sorrise. -Il punto è che ho visto il vostro rapporto con Daario, ma non sembra rendervi felice. Non credo che nemmeno quello per una donna vi darà ciò che volete. Ho saputo storie sul vostro passato... chiedo perdono per questo. Ma credo che l'unico che amavate davvero fosse il vostro khal.-

Tornava a galla il pensiero di quel sogno. Quel sogno in cui khal Drogo le diceva dolci parole.

-E' vero.-

-Non credo sia urgente sforzarvi di amare qualcuno che non sia lui. Non siate precipitosa. Siete giovane, siete bella, avete tre grossi draghi a proteggervi e non morirete mai in un incendio. Trovo tutti questi dei motivi per rendervi una donna eccezionale.-

Quel sorriso squarciò di nuovo il suo volto, come una luna crescente.

-E avete anche un bel sorriso. Non dimenticatelo.- prese un altro calice, versò del vino fino all'orlo e lo porse alla regina. Poi con il suo bicchiere la invitò a un brindisi. I loro calici si toccarono, provocando un tonfo acuto.

-Salute.- disse Tyrion. Dany gli sorrise ancora, poi si mise a bere.

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Capitolo 13
*** L'uccelletto ferito- Sansa ***


Era passato ormai diverso tempo, attendeva da un momento all'altro il ritorno di Brienne. Aveva iniziato a nascondersi per paura che qualcuno notasse la pancia leggermente ingrossata. Non era ancora visibile, ma ad un occhio esperto non sarebbe sfuggito il gonfiore sul suo ventre.

Era ansiosa, non riusciva più ad attendere oltre, non voleva attendere che quel seme crescesse ancora. Era preoccupata che Brienne avesse trovato ostacoli nel suo cammino, che avesse incontrato i Lannister o chissà che altro.

Poi sentì una voce, una voce che annunciava che qualcuno era fuori dalle mura. Corse sulla neve, ad accogliere Brienne. Lei era la sua unica salvezza ormai.

Le porte si spalancarono.

Il suo viso sbiancò.

La sua gola si seccò.

Le parole le morirono in gola.

Non era Brienne.

Era un uomo, su un cavallo marrone, accompagnato da una ragazza su un cavallo bianco.

-Arya...- sussurrò appena.

Poi lo sguardo si spostò sull'uomo e sulla bruciatura sul suo viso.

-Ciao uccelletto.- disse la voce grossa dell'uomo.

Arya scese da cavallo. Nel frattempo anche Jon era accorso. Non era contento della vista del mastino. Ma quando vide Arya la corse ad abbracciare con le lacrime agli occhi.

-Stai bene! Stai bene!- urlò incredulo il ragazzo.

-Ne dubitavi?- disse Arya -Avevo Ago con me.-

-Guardati, quanto sei cresciuta.-

Sansa ammirava la scena ancora congelata. Poi Arya si staccò da Jon e andò dalla sorella ad abbracciarla. La rossa scoppiò a piangere e cadde con le ginocchia sulla neve abbracciando ancora Arya che quasi soffocava, tanto era forte la stretta della sorella.

-Sono felice di rivederti, Sansa.-

-Dove sei stata?- disse ancora singhiozzando la sorella, mentre si rialzava.

-Ti racconterò. Sono felice che siamo di nuovo tutti qui, ho saputo della grande impresa.- disse sorridendo.

Jon le sorrise di rimando. -Questa è casa nostra, no?-

-Certo e lo sarà sempre.-

Sandor non aveva ancora smontato da cavallo. Jon lo fissò. -Cavaliere , vi prego di rimanere come nostro ospite. Vi dobbiamo la nostra gratitudine.-

-Fanculo la gratitudine ragazzo, datemi da bere. E che non sia acqua.-

-Avrete del vino, cavaliere.-

-Smettila di darmi del cavaliere o ti darò un cazzotto.- scese poi da cavallo e lasciò le redini a uno stalliere lì vicino. Dopo questo Jon e Arya entrarono.

Sansa non aveva ancora scollato gli occhi di dosso a Sandor, che tornò a fissarla.

-Non sei più un uccelletto eh?- disse studiandola con lo sguardo.

-E' passato molto tempo, Ser.-

-L'ultima volta che ci siamo visti è stato quando ho mandato all'inferno quel pisciasotto del tuo re.-

-Joffrey è morto.-

-Morto?- Sandor rise. -Cazzo, questo si che mi fa ridere.-

-Non volete sapere com'è morto?-

-Spero nel modo più doloroso possibile.-

Sansa non disse nulla.

-Che mi dici del matrimonio con Bolton? E' vero?- la rossa scostò lo sguardo, come a voler evitare quel discorso.

-Allora è vero. Che ti ha fatto?-

-Quello che Joffrey non è mai arrivato a farmi. Ma non entrerei nei dettagli.-

Sandor divenne serio. -Dimmi che l'hai ucciso, quel bastardo.-

-Ho lasciato che i suoi mastini lo facessero per me.-

-Mastini, eh?- disse con un sorrisetto accennato. Stranamente anche Sansa ricambiò quel sorriso.

-Non permetterò che ti accada più nulla , uccelletto.- disse ancora il mastino.

-Ne sono sicura.-

Lo sguardo di Sandor la stava ancora studiando. L'occhio cadde sul suo ventre, che Sansa prontamente coprì col cappotto. Sandor cercò i suoi occhi, allarmato.

-Non dirmi che...-

-Non c'è niente da dire. Finirà presto. Brienne tornerà presto con il siero.-

Il suo uccelletto era stato ferito, violato. La sua purezza era stata portata via, insieme alle sue ali.

Quella non era la bambina indifesa che si era promesso di proteggere.

Quella era una donna che per tanto tempo aveva dovuto proteggersi da sola. Probabilmente da belve meno feroci di lui, belve che lui avrebbe schiacciato con una mano se le avesse avute davanti.

In qualche modo, la immaginò che piangeva, mentre Ramsay Bolton faceva di lei ciò che gli pareva. La scena fu troppo orribile per continuare a immaginarla, gli montò dentro una grande rabbia. Quasi sperava di poterlo uccidere lui stesso, facendogli saltare la testa o strappandogli gli attributi. Pregava che avesse sofferto, ma non sarebbe mai stato abbastanza.

Sansa rivide quella sicurezza nei suoi occhi terrificanti. I suoi occhi macchiati di sangue, di chissà quante persone. Ma forse era proprio questo a rassicurarla di più. Sapeva che Sandor sarebbe stato capace di proteggerla come nemmeno Brienne avrebbe saputo fare.

Il mastino porse il braccio al suo uccelletto, che accettò l'invito tenendosi da lui. Al tocco ebbero entrambi un brivido.

Non riuscirono più a guardarsi per un pò. Insieme rientrarono e Sandor si rifocillò.

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Capitolo 14
*** Il fuoco non uccide un drago- Jon ***



 

Aveva da poco lasciato Arya nelle mani di Sansa. Erano donne, ed erano sorelle. Era il caso di lasciarle un pò da sole.

Lui in fondo oltre che essere un maschio era anche il fratellastro. Era il caso che adesso si facesse un pò da parte. Lo aveva sempre fatto, del resto.

Approfittò di quel tempo per andare da lei, da Alisia.

Lei quasi si aspettava la sua visita, aveva già il suo bellissimo sorriso stampato in volto quando lui entrò. Jon lo ricambiò e si avvicinò a lei lentamente.

-Ho saputo di Arya. Sono molto felice.-

-Ho temuto per lei.-

-Sei molto legato a quella bambina.-

-Credo mi sentisse più lei come fratello, che Robb o Bran stessi.-

-E' vero. Lei vede in te il suo fratello maggiore.-

La ragazza si avvicinò a Jon che stette immobile, sprofondando nei suoi occhi. La sua mano cercò quella del ragazzo, le loro dita si intrecciarono. Alisia sentì il respiro di Jon diventare più affannato.

I suoi occhi la stavano già divorando.

Lei sorrise a quella reazione e affondò la faccia sul suo petto. Lui raggiunse i suoi capelli con la mano ancora libera, infiltrando le sue dita tra i boccoli corvini.

Abbassò la testa , raggiungendo il suo capo e le lasciò un lieve bacio.

-Vieni via con me, Jon.-

-Non posso. Non posso lasciarli qui.-

-Devi se vuoi scoprire chi sei. Non ti tratteranno più come il bastardo di casa Stark.-

Alisia alzò il suo sguardo, incrociando quello di Jon, confuso e con parecchie domande che scorrevano incessanti.

-Dimmi la verità, Alisia. Devo sapere.-

-Lo farò. Ma non prima che tu mi faccia la tua promessa.-

Il ragazzo esitò. La donna gli sfiorò il viso con la mano, provocandogli un brivido. -Hai provato quello che ho provato io, quella volta?-

-Alisia...- disse supplicante , come implorandola di smettere.

-Voglio che tu splenda, Jon. Tu non sei un semplice bastardo.-

-Allora devi essere sincera con me. Dici di essere una bastarda del Nord, ma in realtà non mi hai mai detto nulla della tua famiglia. Parlamene.-

Alisia indietreggiò. Era stata messa alle strette. Stavolta , se avesse rifiutato, Jon non si sarebbe più fidato di lei. Si avvicinò alle candele poste a cerchiò sul tavolo.

-Adesso saprai la verità, Jon Snow. E per saperla, devi rinascere.-

Jon era confuso più che mai. Osservava i suoi movimenti, mentre sfiorava con l'indice una candela tra le 10 poste sul tavolo. Perchè così tante candele, si chiedeva.

Di colpo Alisia afferrò il tavolo e lo scaraventò per terra, dove era stata disposta della paglia. Le fiammelle delle candele diedero vita a un enorme incendio, in pochissimi secondi. Jon fu allarmato e cercò di portare via Alisia che però, per bloccarlo, lo afferrò e lo strinse a sè.

-Che fai?! Dobbiamo fuggire!- la ragazza non lo ascoltò, lo tirò a sè e lo baciò. Jon la spinse via.

-Si può sapere che ti prende?!-

-Fidati di me , Jon. Ti prometto che queste fiamme non ti toccheranno.-

-Non dire sciocchezze! Bruceremo!-

-Non accadrà-

-Sei impazzita?-

-Ti sei concesso a me, ti sei fidato di me.- disse alzando la voce, poichè le fiamme producevano un suono assordante. -So che è difficile, ma voglio che tu lo faccia anche adesso.-

Jon la fissò e notò il suo sguardo sicuro. Lei lo tirò nuovamente a sè, baciandolo. I loro vestiti iniziarono a prendere fuoco, a consumarsi. Jon si rilassò tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e ignorando il rumore e la puzza di legno bruciato.

Forse, si era detto, la realtà era che voleva davvero morire. Fidarsi di lei, in quella situazione , poteva significare solo questo.

Ma no, in realtà si fidava davvero di Alisia. E se lei diceva che non sarebbe successo niente, allora si sarebbe fidato. Tra quelle fiamme, il bacio sembrò durare in eterno. I loro vestiti erano ormai totalmente bruciati, il calore non li infastidiva. Era come se non ci fossero altro che loro lì dentro.

L'incendio durò diverso tempo, nessuno dei due seppe dire quanto. La capanna di legno intorno a loro andò in cenere. Jon e Alisia si strinsero fino al mattino.

Quando il sole sorse, il mattino seguente, una grande folla si era radunata intorno alle macerie.

Jon aprì gli occhi, guardò intorno a sè. Ricordò tutto, l'incendio, la sera prima. E ricordò come il fuoco lo lambisse appena. Alisia era accanto a lui, nuda come lo era anche lui. I loro vestiti avevano preso fuoco, ma la loro pelle no. Cosa doveva significare?

La gente fissava quella scena, sconvolta. Vedevano due figure nude, sopravvissute alle fiamme.

Anche Alisia si alzò, incurante della sua nudità ben visibile.

Arya e Sansa erano lì, sconvolte quanto gli altri. -Jon?- disse Arya. Avrebbe voluto corrergli incontro ma era troppo sconvolta. -Stai bene?-

Jon non rispose, era incredulo quanto lei.

Guardò il suo corpo illeso. Guardò i suoi capelli leggermente bruciacchiati,

Delle persone accorsero con delle coperte, così sia Jon che Alisia poterono coprirsi.

-Eri lì dentro, quando è scoppiato l'incendio?- chiese Sansa.

Il ragazzo annuì.

-Sei sopravvissuto.- disse ancora la rossa. Persino il mastino che le stava affianco faticava a credere a quanto visto.

Alisia sorrise. -Il fuoco non uccide un drago.-  

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Capitolo 15
*** La straniera - Daenerys ***



 

-Yara, finisce qui.- il discorso era cominciato nel peggiore dei modi per la donna di Ferro.

-Finisce qui? A cosa ti riferisci?-

-I tuoi sguardi, il modo in cui tenti di avvicinarmi.-

Yara la fissò, stizzita. Dany raccolse il suo sguardo e vi rispose con uno impassibile e gelido.

-Non sembrava vi dispiacesse finora.- disse Yara.

-Non sono come te, Yara.-

-Doveva suonare come un... insulto forse?-

-Assolutamente no. Voglio semplicemente dire, che sebbene ti ammiri e ti trovi molto simile a me, non è quel genere di legame che voglio da te.-

-E qual'è il genere di legame che volete da me?-

-Voglio che tu sia mia amica, mia combattente. Sei valorosa quanto qualsiasi altro uomo.-

-Non quanto Daario Naharis.-

-Lui non c'entra.- Dany fu infastidita da quel commento.

-Ah no?-

-Provo qualcosa per Daario, non so se sia amore, non so se lo sarà mai. Ma sento che lui potrà darmi ciò che...-

-...che io non potrò mai darti.- disse Yara finendo la sua frase.

Daenerys tacque. -Mi dispiace Yara.-

La donna aveva già allontanato il suo sguardo dai capelli d'argento della regina, conficcandosi le dita nei palmi. Dany stava per voltarsi e andare via. Fu allora che Yara tempestivamente afferrò la donna e la costirnse a voltarsi. Poi appoggiò le sue labbra a quelle rosee di lei. Dany fu sconvolta, i suoi occhi non osavano chiudersi, mentre quelli di Yara erano chiusi e rilassati.

La regina d'Argento la spinse via, disgustata dalla sua avventatezza.

-Non osare mai più.- disse in tono minaccioso.

Yara divenne cupa in volto, i suoi occhi grigi e freddi come il ferro. Con un ringhio, lasciò la stanza, urtando volontariamente la regina mentre usciva.

I capelli bianchi di Daenerys furono mossi dallo spostamento d'aria improvviso. Per un attimo le era mancato il respiro, forse per la paura, forse per i sensi di colpa. Tyrion entrò non appena Yara fu uscita. Fissò la regina con comprensione.

-Non volevo disturbarvi.- disse con tono pacato il folletto.

-Entra pure.- Dany si sedette e si mise una mano sulla fronte, strofinandola nevroticamente.

-C'è una lettera per voi.-

-Una lettera? Chi l'ha portata?-

-Un giovane, insisteva per consegnarla personalmente a voi. Ma Verme Grigio è riuscito a... convincerlo.-

-Cosa c'è che ti turba, in quella lettera?-

-Non l'ho letta. Non oserei. Ma... porta il simbolo della vostra famiglia.-

Daenerys sobbalzò. Che lei sapesse non c'era nessun altro Targaryen in vita. L'ultima era lei.

Afferrò con uno scatto la lettera e la strappò con l'impazienza di un bambino che apre un regalo.

La lesse, attentamente e parola per parola.

Il mittente era una ragazza, si presentava come Alisia e annunciava il suo arrivo nei prossimi giorni.

Diceva inoltre che non sarebbe venuta da sola, ma con una persona che sicuramente la regina avrebbe voluto conoscere.

Le parole che concludevano la lettera inquietavano e rendevano curiosa Daenerys.

-Non vedo l'ora di vedere i vostri occhi, regina Daenerys.-

Lasciò poi che Tyrion leggesse la lettera, ma nemmeno lui ebbe chiare l'intenzione di quella ragazza. Non si capiva se fosse amichevole, se fosse minatoria. Sapevano solo che il loro arrivo era imminente. Non poteva far altro che attendere.

Tyrion fu preoccupata dall'eccessiva calma della regina e la fissò in attesa di un suo cenno.

Dany lo notò e sorrise.

-Pensi che sia spaventata?-

-Non lo siete?-

-Sembrava sincera, nella lettera. E se non lo fosse.... beh. Le mostrerò come non ho pietà per chi usa in questo modo il marchio della mia famiglia.-

Tyrion sorrise, rincuorato dal fatto che la regina fosse preparata in caso di attacco.

-Beviamo del vino?- disse ancora col sorriso in volto.

 

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Capitolo 16
*** Sangue di drago -Jon ***




 

-Lasciateci.- disse Jon rivolgendosi alle sorelle, che immediatamente uscirono lasciando lui e Alisia da soli. Si erano da poco rivestiti e ripresi dalla strana esperienza.

-Adesso devi dirmi tutto.- le disse deciso. Alisia lo guardò.

-Cosa sai di Ned Stark?- chiese lei.

-Non rispondermi con altre domande.-

-Allora risponderò io per te. Era un uomo nobile, amava la sua famiglia, amava sua moglie, i suoi figli. Ma ancor di più amava sua sorella Lyanna. E non era il solo ad amarla. C'erano uomini che si contendevano il suo cuore. Robert Baratheon era uno di loro, come ti avranno già raccontato. E poi c'era... -

-Rhaegar Targaryen.- finì Jon per lei.

-Cosa ti dissero di Lyanna e Rhaegar?-

-Lui la rapì, prima che andasse in moglie a Robert. Si dice che la stuprò e che la prese contro la sua volonta.-

Alisia si lasciò sfuggire una risatina. -Lyanna amava Rhaegar, come Rhaegar amava lei.-

Jon ammutolì.

-Erano le chiacchere di chi voleva Rhaegar morto.-

-E allora chi fu a ucciderla?-

-Non Rhaegar di certo.-

-Cosa c'entra questo con me?-

Alisia si avvicinò a lui. -Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark stettero diverse notti insieme, consumarono il loro amore. Come spesso accade, il loro amore germogliò e diede la vita a una creatura.-

-Lyanna era incinta? Mio padre non me lo disse.-

-Non te lo disse per proteggerti. Quello era un bambino che Robert voleva morto come tutti gli altri. I discendenti Targaryen dovevano morire.-

-Perchè mio padre non ne ha mai parlato con noi?-

-Perchè quel bambino.. Eri tu.-

Jon sbiancò in volto, quasi cadde sulle ginocchia. -Stai mentendo.-

-Perchè dovrei farlo?-

-Ned Stark non era mio padre?-

-Lyanna gli fece promettere di nasconderti, di trattarti come suo figlio.-

-Come il suo bastardo.-

-Vero. Ma non vi era altra soluzione. Nemmeno Catelyn doveva sapere.-

-Non ha senso...- sentì l'urgenza di sedersi. Le gambe non gli reggevano. -Rhaegar Targaryen era mio padre?- Alisia annuì. -Questo fa di me comunque un bastardo, il bastardo di Rhaegar.-

-Questo fa di te il secondo drago ancora in vita.-

Jon ricordò di nuovo l'incendio. -E tu?-

-Io sono il terzo, ovviamente.-

-Chi sei davvero?-

-La mia storia è lunga e la mia dinastia è stata cancellata dai libri di storia. Mia madre era discendente Duncan Targaryen, marito di Jenny Oldstones.. Era sua nipote suppongo. Io non sono nata da un matrimonio, ma da uno stupro. Mia madre fu violentata tempo addietro, non mi volle mai dire da chi. Non mi nascose mai nulla, ma questo non me lo disse mai. Sapeva che io ero il terzo drago, sapeva che avrei cercato vendetta.-

-Dunque io sarei tuo...-

-Un lontano parente. Forse un cugino di secondo grado. Non che sia una stranezza, tra i Targaryen.-

-I libri dicono che Duncan e Jenny non ebbero mai figli.-

-Questo lo dicono, perchè Aegon V non aveva approvato il loro matrimonio. Figuriamoci dei figli. Probabile lo nascosero.-

-Lyanna morì in quella torre...- Jon riflettè. -Fu per darmi alla luce, vero?-

Alisia tacque e questo portò Jon a infilarsi le mani tra i capelli. -Mi hai detto che non eri una Targaryen, mi hai mentito.-

-Non sono una Targaryen, ho sangue Targaryen, ma tecnicamente il drago doveva essere mia madre.-

-Dov'è lei adesso?-

-E' morta.- Jon sollevò nuovamente la testa e cercò il suo sguardo. -Aerys Targaryen aveva scoperto di lei, aveva intenzione di riunirla alla famiglia e sposarla. Ma Jaehaerys non poteva permettere una cosa simile, dopo aver udito quella profezia da una strega.-

-Profezia?- Jon si incuriosì.

-La profezia secondo cui il principe sarebbe nato dal matrimonio tra Rhaella e Aerys.-

-Fu Jaehaerys a ucciderla?-

-Non so dire se fosse un suo sicario. Ma un uomo la uccise proprio davanti a me, quando avevo solo tre anni. Se facciamo due più due...- disse Alisia sarcastica, anche se Jon ancora si chiedeva come potesse fare del sarcasmo a riguardo.

Jon e Alisia si guardarono per diversi secondi.

-Tu che ci facevi lì?-

-Rhaegar mi proteggeva. Sapeva che se avessero saputo di una figlia, avrebbero tentato di fare fuori anche me. La torre della gioia proteggeva te, tua madre e me.-

Jon si rassegnò. -Voglio più dettagli, mi dirai tutto durante il viaggio per Meeren.-

Alisia sorrise.

 

 

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Capitolo 17
*** La fenice - Sansa ***



 

Era seriamente sconvolta della rivelazione che le si era mostrata davanti agli occhi. Jon le aveva detto tutta la verità. Che aveva scoperto di essere figlio della zia Lyanna e di Rhaegar Targaryen.

"Dobbiamo fidarci l'uno dell'altra". Se l'erano promessi.

Ma adesso non sapeva davvero più di chi fidarsi. Jon non era suo fratello, nè il suo fratellastro.

Era suo cugino. Il figlio della zia, il frutto dello stupro di Rhaegar Targaryen. Jon continuava a insistere, continuava a dirle che Lyanna amava Rhaegar, ma lei non poteva crederlo.

Non era quello che le era stato raccontato. Ma allora perchè il padre aveva mentito alla sua famiglia, aveva fatto soffrire sua madre... Morta con la convinzione che il suo adorato marito l'avesse tradita con chissà chi, generando quel bastardo che tanto aveva odiato.

Se solo sua madre avesse saputo... forse avrebbe amato Jon. Si sentiva in colpa anche lei, ad averlo ignorato e trattato come un reietto solo per aver creduto per tanto tempo che fosse frutto di un tradimento.

Non era il bastardo di Ned Stark, ma era ancora un bastardo. Un bastardo dal sangue Targaryen.

Eddard della casata Stark aveva mandato a quel paese il suo onore, ammettendo un tradimento mai avvenuto, per proteggere l'infante di una sorella morta per darlo alla luce.

Non sapeva se avrebbe retto una cosa simile. C'era qualcuno più sconvolto di lei, l'unica che aveva considerato Jon come un fratello.

Arya stava seduta a lucidare Ago da diverso tempo. Attendeva che Jon finisse di organizzare le provviste per il suo lungo viaggio. Mentre il suo sguardo attento seguiva i movimenti regolari della sua mano.

-Arya...- cercò di attirare la sua attenzione Sansa.

-No.- disse come sapendo cosa volesse dirle. -Non voglio parlare.-

Sansa non poteva far altro che lasciarla da sola e andare da sola nella sua stanza. C'era qualcuno nel corridoio che conduceva alle camere da letto. Osservava fuori, con espressione pensierosa.

-Ser?- disse Sansa facendolo distrarre dai suoi pensieri.

Sandor la fissò ancora frastornato.

-Va tutto bene?- chiese ancora l'uccelletto.

-Certo che si. Ero piuttosto...-

-Sconvolto?-

Il mastino si lasciò sfuggire una risatina. -Sconvolto io? Difficile sconvolgermi.-

-Avete visto un ragazzo sopravvivere alle fiamme. Sarebbe normalissimo essere sconvolti.-

Sandor la fissò tacendo.

-Siete piuttosto voi, quella sconvolta pare.-

Sansa lo fissò fredda, per poi distogliere lo sguardo. Sandor non accettò quella risposta, con due dita sul mento la costrinse a guardarlo di nuovo, solo che stavolta era spaventosamente vicino, tanto da spaventarsi lui stesso e indietreggiare. Cos'era quel sussulto che lo sguardo dell'uccelletto gli provocava?

-Non mentire con me. Non puoi farlo.-

Sansa gli sorrise come per tranquillizzarlo. -Ho solo scoperto che quello che credevo figlio di mio padre e d'un altra donna, era in realtà figlio di mia zia e di Rhaegar Targaryen. Credete sia abbastanza per essere sconvolta?-

Sandor sorrise. -Forse.-

-Bene, allora credo di essere sconvolta.-

Sandor divenne serio fissando gli occhi chiari della giovane. Quella Lady... che strane sensazioni gli provocava...

-Credo che sia questo il motivo per cui gli dei, o chiunque sia lì a guardare quello che cazzo faccio, mi hanno rivoluto qui. Forse ho sbagliato il re da seguire. Forse è un drago, quello che devo servire.-

-Intendete dire che volete seguire mio frat...- si interruppe , capendo che quella non era la giusta espressione. -Jon... nel suo viaggio?-

-Potrei doverlo fare.- disse -Ma non se non lo farai anche tu.-

Sansa rimase colpita. -Io devo rimanere a Grande Inverno. Servono quanti più Stark a mantenere il nome della famiglia.-

Sandor a quel punto le si inginocchiò. -Allora è qui il mio posto.-

-Alzatevi, non sono una Regina.-

Sandor si alzò, fissandola dritta negli occhi a una distanza ancora maggiore rispetto a prima. Stavolta ingoiò quel sussulto che lo intimoriva.

-No, uccelletto. Sei molto di più di questo.- riprese la strada e andò verso l'esterno.

 

[Nota dell'autrice: ALLARME SPOILER!! Come avete visto nell'episodio 6x10 c'è una scena con Baelish. E' da lì che riprenderò la prossima scena, nel momento del tentato bacio]

 

-Ho un'immagine. Io sul trono di Spade, con te, al mio fianco.- disse Petyr avvicinandosi a lei. Era evidente cosa tentava di fare. Le sue labbra e i suoi occhi avevano la stessa direzione. Ma le mani di Sansa lo bloccarono.

-E' una bella immagine.- disse. Petyr però non si allontanò. Fissò semplicemente le mani che lo ostacolavano. Poi il suo sguardo si posò su quello di Sansa, schivo e imbarazzato.

Come a volerla togliere da quel disagio, un'ombra sbucò fuori dalla neve, maestosa e minacciosa.

Fissava DitoCorto dall'altro, con uno sguardo che se avesse potuto l'avrebbe ucciso.

-Credo che Lady Stark abbia bisogno di riposare.- disse Sandor. -Se avete finito di importunarla...-

Sansa lo guardava , allibita. Era venuto per aiutarla?

-Importunarla?-

-Se vuoi discutere con me, di ciò che stavate facendo, ti dico subito che sono capace di renderti un eunuco.-

-Ser Clegane...- lo rimproverò Sansa. Sandor però non scollava gli occhi da Petyr, che intimorito indietreggiò e prese la strada per la tenuta.

Sansa e Sandor rimasero soli, nel silenzio. Fu lei a romperlo.

-Grazie, ma non era necessario.-

-Ti ho già detto che ho intenzione di proteggerti uccelletto.-

-Non c'è da proteggermi da lui.-

-soprattutto da lui...-

La lady si voltò, cercando lo sguardo del mastino. Era minaccioso, una volta le avrebbe messo paura il solo guardarlo, il solo vedere quella cicatrice. Quasi imbarazzato, Sandor cercò di voltarsi per nasconderla. Ma lei non lo permise. Gli poggiò una mano delicata sulla pelle consumata dall'ustione. Lui si infastidì come se gli facesse male, ma in realtà era il dolore di mostrare quel segno indelebile al suo uccelletto delicato e fragile. Non voleva spaventarla, nè tanto meno mostrare chi fosse davvero.

Sansa per risposta, sorprendentemente sorrise. Quel sorriso uccise qualcosa dentro il cavaliere, che divenne un cane addomesticato al tocco della sua pelle candida e morbida.

-Non ho paura di voi, Ser.-

Sandor sorrise beffardo. -Sei un uccelletto ingenuo, se dici questo.-

-Non sono più un uccelletto.-

Sandor la fissò. -E' vero. Ora sei una meravigliosa fenice.-

La afferrò e la strinse tra le sue braccia.

 

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Capitolo 18
*** La fiducia del leone- Daenerys ***


[Nota dell'autrice numero 2 xD: anche qui partirò da una scena della 6x10 (quante gioie in quest'ultima puntata eh? c.c) Premetto che non sarà di mio pugno, ma non farò altro che riproporvi quella scena. Perchè mi dispiace ammetterlo ma... MI E' PARTITA LA SHIP *_*]


 

-Te lo ha suggerito il nano, di fare così?-

-Nessuno mi dice quello che devo fare.- anche se in fondo Daenerys sapeva esattamente che era stata d'accordo, quando Tyrion le aveva proposto quest'idea.

-Intelligente, il ragazzo. La logica è inattaccabile.- Lo sguardo di Daario era ferito, deluso. -Non ti sono utile, laggiù.-

-Non ti arrabbiare.- mentre lo diceva , Dany non sentiva nulla. Non sapeva come mai, nonostante Daario dovesse essere la persona per cui provava qualcosa, in realtà si sentiva indifferente a quella scena.

-Non sono arrabbiato. Sono pieno di autocommiserazione. Chi ci sarà dopo di te? Chi mai potrà sostituire Daenerys Nata dalla Tempesta? La madre dei draghi?-

-Un gran numero di donne, immagino.- Daenerys sapeva che era così, Daario si era presentato a lei come un'amante della bellezza. Non avrebbe tardato a trovare una degna sostituta.

Aggiunse a quest'ultima frase delle indicazioni su come mantenere la pace e il benessere a Meeren e alla Baia dei Draghi, perchè chiamarla Baia degli Schiavisti non era più idoneo.-Lo otterrai, quel trono che tanto desideri, ne sono certo.- disse Daario come tentando di riprendere quel discorso che Dany però cercava di evitare. -Spero ti porti felicità.- bevve una goccia di quel buon vino che da un pò stava poggiato sul tavolo in mezzo a loro. Poi posò il bicchiere.-Mi dispiace per i lord del continente Occidentale, non sanno cosa sta per abbattersi su di loro.-

-Addio, Daario Naharis.-

L'uomo rispose con un cenno e un mezzo inchino, per poi dirigersi fuori dalla stanza.

Risolto quel problema , non restava che consultare Tyrion.

Appena arrivata da lui , lo vide con una coppa di vino in mano. Non insolito , per quel folletto.

-Come l'ha presa?- disse la sua voce profonda.

-Niente lacrime.- Gli si avvicinò e gli si sedette accanto.

Tyrion sapeva quanto fosse difficile per lei, mandare via qualcuno che la amava davvero o almeno così credeva. Continuarono a parlare e uscì fuori una sfaccettatura che il nano non aveva considerato.

-Sai cosa mi fa davvero paura?- Tyrion le dedicò il suo sguardo più attento. -Ho detto addio a una persona che mi amava davvero. Un uomo a cui credevo di tenere. E non ho provato nulla.- lo sguardo del piccolo uomo si fece sempre più attento.

-Non era il primo ad amarti. E non sarà l'ultimo.- Dany si alzò e si mise davanti a lui, fissandolo.

-Beh, a dire il vero, non mi ha consolato nemmeno un pò.- disse la ragazza.

Tyrion però non si fece intimorire. -Beh, posso dirti che sono stato un uomo arido e cinico da sempre. Il mondo mi ha sempre chiesto di credere nelle cose. Famiglia, dei, re , me stesso. Spesso ne rimanevo tentato, finchè non vedevo cosa succedeva ai credenti. Dunque dicevo: "no grazie, io non credo." Eppure, eccomi qua. - prese un istante di pausa prima di dire altro. Sapeva l'importanza di ciò che stava per dire. -Io credo in te.- Daenerys lo fissò, felice di sentirgli dire quelle parole. -E' proprio imbarazzante. Ti offrirei la mia spada ma... non ne ho una.-

Con un sorrisetto accennato Dany lo riprese. -E' del tuo consiglio che ho bisogno.-

-Allora è tuo.- rispose Tyrion prontamente. Avevo uno sguardo di ammirazione in volto, sembrava pronto a tutto per quella ragazza così giovane. -Ora e per sempre.-

-Bene.- ancora sorrideva. Mentre estraeva qualcosa dalla veste, parlò ancora. -Ti ho fatto preparare una cosa.- L'uomo si incuriosì come un bambino. Tra le mani lo vide. Sapeva bene cos'era quel simbolo, quella spilla.

-Non sono sicura che vada bene.- Poi con grande delicatezza, la appoggiò sul lato sinistro del petto di Tyrion , incastrandola alla sua veste. L'uomo quasi si commosse, non fissava la spilla. Fissava sempre gli occhi della sua regina. Ma non sorrideva, anzi sembrava voler davvero piangere.

Daenerys tornò a guardarlo negli occhi. -Tyrion Lannister, ti nomino primo cavaliere della Regina.-

Non si riusciva a capire cosa passasse nella mente del folletto, ma il suo sguardo era languido. La ragazza sapeva che lui era onorato di quel titolo, sapeva di potersi fidare di Tyrion come di nessun altro. Era la persona giusta per prendere quel posto accanto a lei. L'uomo la fissò ancora per qualche istante, poi si calò sul ginocchio e le si inchinò. Mai onore più grande era stato dato a qualcuno.

Lui credeva in quella donna, credeva in Daenerys Nata dalla Tempesta, della casa Targaryen , madre dei draghi.

La gente poteva dirgli di credere negli dei, nelle persone, nei re.

Ma no... lui che non credeva nemmeno in sè stesso, adesso aveva affidato la fiducia a una piccola, giovane donna, con la forza di cento draghi.

Ancora sul ginocchio e con lo sguardo basso, lei non poteva vederlo sorridere.

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Capitolo 19
*** Il destino del drago -Jon ***



 

Si apprestava a preparare le ultime provviste per il lungo viaggio. Aveva scelto metà degli uomini sopravvissuti per seguirlo nel viaggio, gli altri sarebbero rimasti a protezione di Grande Inverno e delle sue... Dire "sorelle" gli veniva automatico. Non si era ancora abituato all'idea di non essere davvero loro fratello.

Era da solo, nella sua stanza. Guardava verso l'esterno, spaventato dall'idea che qualcosa di brutto potesse succedere.

Perchè aveva dovuto scoprire quella verità così?
Non aveva visto Arya per un pò. Era preoccupato per la sua reazione. E quasi come se fossero telepatici, proprio quando iniziò a pensarla, lei entrò nella sua stanza, senza bussare ovviamente,  perchè Arya era fatta così.

Lo fissò a lungo, senza muovere un muscolo, senza fare un cenno. Poi con gli occhi pronti a scoppiare dalle lacrime, gli si buttò addosso. Era troppo grande ormai, per prenderla in braccio come faceva anni prima. Nonostante ciò, la sensazione di quell'abbraccio era la stessa di quando erano piccoli.

-Sarai sempre mio fratello, lo sai vero?- disse la vocina singhiozzante di quella dolce bambina.

-E tu sarai sempre la mia sorellina.- rispose Jon.

-Torna da me, torna con quella madre dei draghi, torna con chi ti pare, ma torna.- disse decisa.

-Questa è casa mia,non c'è altro posto dove vorrei tornare.-

Entrambi trattenevano il pianto. Arya era la sua piccolina, qualunque fosse la sua età.

-Quando tornerai, ti sfiderò a duello, Jon.- disse divincolandosi dall'abbraccio.

-Non vedo l'ora.- disse lui, sorridente. Poi le mise una mano tra i capelli e glieli arruffò come faceva quando era piccola. Una lacrima sfuggì al controllo della giovane Stark, che di certo non si aspettava che la lasciasse così presto. Poi uscì dalla stanza, prima che le lacrime iniziassero a fluire senza sosta.

Chissà se Sansa l'avrebbe salutato, prima che fosse partito. Aveva saputo dell'arrivo di Brianne. E da allora, da quando si erano viste erano sparite entrambe.

Chissà di cosa dovevano parlare.

Stava per decidersi a scendere e sellare il suo cavallo, quando qualcuno bussò alla sua porta.

-Avanti.- disse. Una figura aggrazziata aprì la porta. -Alisia...-

-Sei pronto , Jon?-

-Mentalmente non ancora.-

-Aver paura dell'ignoto è normale. Ma sono sicura che troverai la tua strada una volta che Daenerys sarà davanti ai tuoi occhi.-

-Hai così tanta fiducia in lei?-

-Si.- disse la donna sorridendo. -Ne avrai anche tu.-

-Ci sono altri Targaryen in vita?-

-No, nemmeno uno.-

-Solo Daenerys dunque.-

-E tu.- lo corresse lei.

-Io sono un bastardo.-

-Sei il figlio di Rhaegar Targaryen. Se fosse vivo, ti avrebbe già donato il suo cognome.-

-Che tipo era, mio...- dirlo era troppo. Non ce la faceva.

-Tuo padre. Dillo, è tuo padre.-

Jon tacque, aspettò che lei rispondesse alla sua domanda. -Era una persona buona, amava l'idea dell'amore. Per questo non esitò a scegliere Lyanna, nonostante fosse già sposato con Elia Martell.-

-Non era cattivo come dicono?-

-Affatto. Era una persona buona, amava il suo popolo. Cantava per loro.-

-Cantava?- Alisia sorrise al ricordo di quel momento.

-Adorava cantare per il suo popolo.-

Jon quasi si lasciò sfuggire un sorrisino all'idea. -Avrei voluto conoscerlo. Avrei voluto conoscere anche mia madre.-

Decise di andare a farle visita nella tomba di famiglia. -Vieni con me.- la afferrò per una mano e la condusse verso la tomba di Lyanna.

Quando furono davanti alla sua statua, Jon iniziò a tremare. E per la prima volta, disse la parola che mai avrebbe pensato di dire.

-Madre...- accarezzò il viso di pietra di quella donna. -Mi hai salvato la vita, e hai dato la tua per farlo. Non potrò mai ripagarti per questo.-

-Una madre non vuole pagamenti dai propri figli. Sapere che sei vivo è sicuramente la sua grande gioia.-

-Avrei voluto vedere il suo viso almeno una volta, portarlo con me. Non so nemmeno come fosse fatta davvero. Questa statua non mi lascia nemmeno un'idea.-

-Era bellissima. Una delle donne più belle dei sette regni.-

-Tu l'hai vista, vero? Sai esattamente come fosse.-

Alisia annuì. -Ti invidio molto.- disse ancora Jon. Una lacrima gli rigò il viso, fino ad arrivare al mento. Da lì cadde e si sciolse nel suolo terroso.

-E' ora di andare, Jon.- il ragazzo fissò ancora la statua prima di andare via. Poi tornò sui suoi passi e andò a prepararsi.

Prese il suo cavallo e chiamò Spettro. Il suo metalupo doveva andare insieme a lui.

-Siamo pronti.- d'un tratto, una chioma rossa sbucò in tutto quel bianco. I suoi occhi azzurri lo fissarono. Poi gli corse incontro, esattamente come avevano fatto quando si erano rincontrati.

Si strinsero non come due cugini, non come due estranei.

Si strinsero come i due fratelli che erano sempre stati. Sansa si mise a piangere.

-Ti aspettiamo qui. Vedi di tornare.-

Jon si allontanò dall'abbraccio e poi appoggiò le sue labbra alla fronte di Sansa. -Tornerò presto.-Lasciò la ragazza per montare in sella al suo cavallo.

Ser Davos si era unito alla sua causa, non c'era altro uomo che avrebbe seguito. Così anche Tormund. Le porte si spalancarono e i cavalli si avviarono nella neve.

Il viaggio sarebbe stato lungo e faticoso.

Jon era pronto. Pronto al suo nuovo destino.

Quello del drago.

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Capitolo 20
*** Il mastino addomesticato - Sansa ***



 

L'intruglio era già entrato in circolo nel suo corpo da un pò. Se quello non avesse funzionato, non sapeva cos'altro avrebbe potuto.

Il ritorno di Brienne era stato una grande gioia, seguita poi dall'enorme tristezza causatale dall'addio di Jon.

Brienne non era stata contenta di rivedere il mastino, ma quando Sansa le aveva spiegato che aveva scortato Arya a Grande Inverno, non aveva potuto far altro che accettarlo. Certo, la sua priorità in quel momento era fare in modo che Sansa fosse al sicuro.

Petyr Baelish nonostante l'ultimo incontro, aveva tentato di avvicinarla altre volte. Ma stavolta, con anche Brienne al seguito, era anche più difficile per lui.

Ebbe giusto il tempo di stare un pò da sola, nella neve. Da piccola giocava spesso con Robb in quel punto. Mentre Jon in disparte li guardava.

Pensarci le metteva nostalgia. Le mancava Robb. Le mancava Bran e anche Rickon. La sua famiglia era andata in pezzi.

L'unica gioia adesso era quella di riavere Arya accanto.

-Ti piace proprio startene da sola, ultimamente.- quella voce profonda era inconfondibile.

-E' l'unico modo che ho per riordinare le idee.-

Sandor le si sedette accanto, sulla neve. -Preferivo l'aria calda di approdo del Re. Mi si congelano le chiappe qui a Grande Inverno.-

-Forse allora avresti dovuto seguire Jon.-

Sandor sembrò infastidito da quella risposta. -Ti ho già detto che adesso non mi muovo se tu non sei con me. Non commetterò di nuovo lo stesso errore.-

-Non è un errore voler andare dove si sta meglio.-

-Io sto meglio quando ti so al sicuro.- quell'affermazione era pungente , tanto da imbarazzare Sansa.

Il mastino non riusciva a scostare lo sguardo dal suo viso pallido come la neve. Anche la ragazza si voltò a guardarlo, lasciandogli un dolce sorriso.

-Hai preso quell'intruglio?-

-Si , credo che ormai abbia fatto effetto.-

-Come lo sai?-

-Non lo so.-

Sandor sorrise. -Rassicurante.-

Sansa non riusciva a scostare lo sguardo. Perchè adesso non temeva più quella faccia ustionata e quel ghigno sul suo volto. L'uomo si accorse che la rossa lo stava fissando.

-Smettila di fissarmi.-

Sansa sorrise. -Perchè ti imbarazza tanto lasciarti guardare?-

-C'è una sola cosa nella mia faccia che la gente ama guardare.-

-Non è quello che sto guardando io.- Sandor fu colpito in pieno petto dalle sue parole delicate.

Sansa schiuse le labbra rosee involontariamente. Le pupille scure del mastino si allargarono a dismisura, con uno strano desiderio che gli bruciava nel petto.

Nemmeno Sansa si rendeva conto, ma il suo cuore, guardando quell'uomo, batteva all'impazzata.

Era l'esatto opposto di un principe, l'esatto opposto di un cavaliere. L'esatto opposto di quello che aveva sognato nella sua vita.

Ma quando sognava principi splendenti era una bambina ancora piena di innocenza.

La sua innocenza adesso, non c'era più.

Adesso c'era lei e c'era quell'uomo dal corpo massiccio, il cui sguardo la rassicurava.

Non seppero dire per quanto tempo si fissarono, prima che Sansa gli si avvicinasse lentamente.

Sandor, perse il controllo del suo corpo e le si avvicinò in equal modo. Com'erano finiti a quella minima distanza? Nessuno dei due lo sapeva. Potevano sentire il calore dei reciproci respiri, Sansa riusciva a percepire persino l'odore del vino in quello del mastino.

Sandor sentiva l'impulso di stringerla e baciarla senza più esitare. Ma con lei , in qualche modo, tutto era diverso. Persino lui, era diverso con lei.

Proprio quando la distanza fu quasi nulla, una voce urlò il nome di Sansa.

-Lady Sansa!- era la voce di Podrik.

La distanza tra i due divenne un abisso, quando Sansa come risvegliatasi, saltò in piedi e rispose al richiamo.

-Podrik!- il ragazzo la raggiunse.

-Lady Brienne vi cercava, era molto in pena per voi. -

-Dille che sto arrivando.- Podrik riprese la strada per la tenuta, mentre Sansa si voltò un'altra volta verso Sandor.

Ser Clegane la stava fissando con sguardo languido, dispiaciuto, deluso.

-A più tardi, Ser.- detto questo, Sansa seguì Podrik. Quando fu lontana, una bestemmia forte uscì dalla bocca del mastino , mentre un pugno colpì la neve.

Perchè non aveva seguito il suo fottuto istinto? Continuava a chiederselo.

Ma no, sapeva di non poterlo fare.

Lei era ancora il suo uccelletto.

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Capitolo 21
*** Il drago che gioca col metalupo -Daenerys e Jon ***



 

-Tra due giorni, all'alba.- disse Daenerys -E' allora che salperemo.- Varys era da poco rientrato in città, annunciando la collaborazione con le serpi del deserto e l'insospettabile Lady Olenna della casa Tyrell. Varys le aveva detto cosa era successo ad Approdo del RE, che Cersei Lannister aveva ucciso con l'alto fuoco, che suo padre aveva custodito, migliaia di persone innocenti. Non avrebbe mai perdonato una simile azione.

Stava per ritirarsi nelle sue stanze, quando Verme Grigio la chiamo.

-Maestà.- disse il soldato. -Avete dei visitatori.-

-Falli passare- allora il ragazzo uscì e scortò dentro i due visitatori. Tyrion si alzò alla vista di quelle due figure. Daenerys lo notò e fu insospettita.

-Maestà.- disse la ragazza. -Sono Alisia.-

-Dunque sei tu che mi hai spedito la lettera.-

-Si- disse inchinandosi.

-E lui è?- chiese la regina d'Argento.

-Jon Snow.- rispose Tyrion. -Il bastardo di Ned Stark.-

-Se posso permettermi, questa non è la verità.- lo interruppe Alisia. -Ned Stark l'ha di certo cresciuto come suo figlio. Ma questo ragazzo non è davvero suo figlio. Lui è Jon, figlio di Lyanna Stark e... Rhaegar Targaryen.-

Tyrion e Daenerys impallidirono. Si consultarono con lo sguardo.

-E' una grossa insinuazione questa.-

-Me ne rendo conto, maestà. Ma non è un'insinuazione. E' la verità. Lui è il secondo drago. E l'ha dimostrato a Grande Inverno.-

-Lo sapevo...- disse Tyrion -Sapevo che Ned Stark non avrebbe potuto generare un bastardo. Ora tutto mi è chiaro.-

Jon Snow sorrise al vecchio amico. -Quanto tempo , Lord Tyrion. Non mi aspettavo di certo di rivedervi qui.-

-E' vero- sorrise il nano.

-"Il drago ha tre teste"- ripetè come in eco Daenerys a sguardo basso. Tutti la fissarono dubbiosi.

-E tu,- disse rivolgendosi ad Alisia- tu chi sei?-

-Io sono la figlia di Merys, figlia a sua volta, di Lord Daeron, figlio di Duncan Targaryen e Jenny Oldstones.-

-Duncan Targaryen non ebbe mai figli.- disse Daenerys sicura.

-E' quello che volevano farvi credere. Non conveniva a nessuno, quel matrimonio.-

-Vostra madre dov'è?-

-Fu uccisa da un sicario di Jaehaerys Targaryen. Perchè vostro padre, Regina, voleva sposarla.-

Era assurdo. Suo padre che voleva sposare un'altra donna?

-So che vi è difficile crederlo, ma è la verità.-

-Dunque...- fu Tyrion a parlare -Perchè siete qui?-

-Per unirci a voi, e ridare ai Targaryen ciò che è dei Targaryen.- Alisia sorrise mentre lo diceva.

-Dunque non avete pretese sul trono.- puntualizzò Daenerys.

-Non sarei capace di considerarmi una regina.-

Poi fu Jon a parlare. -Nemmeno io sono interessato ad essere Re. Ho scoperto chi sono solo grazie ad Alisia, sono sopravvissuto alle fiamme, senza sapere di esserne capace.-

Daenerys fu allibita. Stava per parlare, ma Missandei irruppe.

-Maestà! I draghi!- Daenerys si allarmò e corse fuori. Drogon era ancora in volo, ma Viseryon e Rhaegal erano impazziti, si agitavano e sputavano fuoco senza controllo.

Provò ad avvicinarsi ma la respinsero con un forte ruggito. Alisia le passò accanto. Teneva Jon per mano e lo condusse alle due creature. Mentre lei si avvicinava a Viseryon, invitò Jon a fare lo stesso con Rhaegal, con uno sguardo che avrebbe dovuto tranquillizzarlo.

Non appena Alisia si avvicinò a lui, il drago dorato di quietò. Le porse il muso e si lasciò accarezzare. Lei sorrise alla bestia.

Jon era terrorizzato da quella creatura, non sapeva se avrebbe tentato di divorarlo, ma si avvicinò comunque. Il drago dal manto verde si quietò a sua volta, vedendo Jon. Si avvicinò a lui e lo annusò. Poi strofinò il suo muso su di lui, come invitandolo a coccolarlo. Questo fece sorridere il ragazzo, che accettò volentieri e iniziò ad accarezzare la creatura. Non riusciva a temerlo, per qualche assurda ragione.

Daenerys e Tyrion erano allibiti.

Nel frattempo un altro essere si era avvicinato a Jon, come ingelosito. Quando Dany lo vide capì.

Era il metalupo che aveva visto nel suo sogno.

-E' tuo, quel metalupo?- Jon si voltò e annuì. -Il fiore viola che sboccia dalla neve.- disse. Jon fu confuso. -Mio fratello Rhaegar donò un fiore viola a Lyanna Stark. O così mi è stato detto.- Il ragazzo la continuò a fissare. -Ho sognato il tuo metalupo, che proteggeva quel fiore che sbocciava dal ghiaccio.-

Fu allora che il secondo drago capì. Daenerys l'aveva accettato. Con un sorriso le si avvicinò , seguito dallo sguardo di Alisia.

Una volta di fronte a lei le si inchinò.

-Dunque sei tu, nipote.- disse lei.

Alisia ammirava la scena sorridendo, mentre continuava ad accarezzare Viseryon.

Daenerys finalmente capì cos'era successo al suo drago quel giorno -Rhaegal ti aspettava.- Jon senti quel nome e sobbalzò capendo che la regina aveva dato un nome simile a quello del fratello a quella creatura, poi rivolse nuovamente lo sguardo al drago, che nel frattempo sembrava fare amicizia col suo metalupo. La scena fece sorridere tutti i presenti, persino Tyrion.

-Il drago che gioca col metalupo.- disse sarcastico il nano. -Non si vede tutti i giorni.-

Tutti stettero lì ad ammirare la scena per un pò.

Jon aveva potuto confermare quello che Alisia gli aveva detto. Era come sentire suo padre vicino, quando guardava gli occhi chiari e i capelli argentei di Daenerys.

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Capitolo 22
*** Piombo e argento - Jon e Daenerys ***



 

Alisia le aveva raccontato per filo e per segno tutta la storia, puntando molto sulla parte dell'amore profondo che Rhaegar provava per Lyanna Stark.

Aveva riflettuto molto su tutta la faccenda, sul sacrificio che quella donna aveva fatto per dare alla luce quel bambino. Una madre morta partorendo un drago. Non era insolito per lei, che aveva praticamente ucciso la madre.

Jon era dunque davvero suo nipote, il figlio del fratello morto in battaglia quando lei era troppo piccola anche solo per capirne il significato.

LA storia di Alisia invece era ancora incerta. Per qualche assurda ragione, non si riusciva a fidare totalmente di quella donna. Seppure , in lei scorresse sangue di drago.

Jon aveva detto di essere sopravvissuto all'incendio, ma nell'incendio c'era anche Alisia.

Dunque entrambi erano draghi. E la reazione di Viseryon e Rhaegal dava loro conferma di ciò.

Quei draghi non avevano accettato mai le carezze di nessun altro oltre lei. Era chiaro che ognuno dei tre apparteneva a uno di loro.

Viseryon apparteneva certamente ad Alisia mentre Rhaegal sembrava essere legato a Jon. Buffo, come proprio il drago che portava il nome di suo padre, fosse quello legato a Jon.

Era buffo inoltre che lei e Jon avessero la stessa età. Era lei a essere troppo giovane o lui a essere troppo vecchio? Non aveva i tratti dei Targaryen , non aveva i capelli d'argento nè la pelle candida che aveva lei.

Aveva preso i tratti della madre, questo era certo. Lo vedeva nei suoi capelli neri corvini, e nei suoi occhi grigi.

Tra le cose più insolite che potessero accaderle, questa le batteva tutte. Era sola , pensando a tutto questo. Quando Tyrion irruppe, col suo solito vino in mano.

-E chi l'avrebbe mai detto?- disse entrando. -Figlio di vostro fratello con una donna che non era sua moglie.-

-E' vero che Rhaegar la amava. Quello con Elia non era altro che un matrimonio politico.-

-E dal vero amore è nato un secondo drago.- le si sedette a fianco. -Dovresti dormire. Manca poco alla partenza.-

-Ne sono consapevole.- disse -Ma non riesco a dormire.-

-Una regina assonnata non può guidare un esercito.-

-E il primo cavaliere della regina ubriaco, non può svolgere il suo compito.-

-Io? Ubriaco?- Daenerys lo fulminò. -Okay okay!- posò il bicchiere di vino. -Ecco, vedi? Ho smesso.-

-Così è quasi il gran giorno. Manca poco.- disse con un sospiro la regina d'argento.

-Il tuo giorno. Il giorno in cui riprenderai ciò che è tuo.-

-Se mio padre potesse vedermi...-

-Urlerebbe "bruciali tutti!"- Tyrion tentò di imitare Aerys, ma gli uscì fuori una buffa imitazione.

Daenerys sorrise. -E' vero.-

-Siederai su quel trono, è tutto ciò in cui credo.- disse Tyrion. Poi si alzò , fece un inchino e si diresse nelle sue stanze.

Fu allora che Daenerys decise di fare altrettanto. Ma passando nel corridoio che conduceva al suo letto, una figura stava affacciata alla grossa finestra della piramide.

-Jon.- disse. Il ragazzo si voltò , incontrando gli occhi chiari della Regina.

-Regina.- stava per inchinarsi.

-Sei sangue del mio sangue. Niente formalità con me.- disse con un sorriso.

Il ragazzo le sorrise di rimando. -Nemmeno voi riuscite a dormire immagino.-

-Direi di no.-

-Quando questa battaglia finirà... - Dany attese il seguito di ciò che stava per dire. -Vorrei tornare a Grande Inverno.-

-Sei un Targaryen, dovresti vivere a palazzo con me.-

-Ma sono cresciuto come uno Stark. Sebbene non fosse davvero mio padre, Lord Eddard Stark mi ha trattato sempre come suo figlio. E come suo figlio ho vissuto a Grande Inverno. Sento che quella è casa mia.-

Daenerys seppure delusa, annuì a quella richiesta. -Diventerai lord di Grande Inverno.-

-Non è quello che voglio. E' Sansa, la lady di Grande Inverno.-

Daenerys era colpita dall'umiltà di quel ragazzo. -Non sembri avere la sete di sangue di un drago.-

-Forse vivere alla barriera ha spento il mio fuoco.-

Daenerys sorrise. -Un drago nascosto tra i lupi. Chi l'avrebbe mai detto?-

Quasi come sentendosi chiamato, Spettro sbucò maestoso alle spalle di Jon.

-Una creatura bellissima, il tuo metalupo.-

-Non sa volare, ma è forte quanto un drago.-

-Non ho dubbi a riguardo.-

Daenerys si avvicinò al metalupo, che la fissò dubbioso. Quando lei avvicinò delicatamente la mano, lui abbassò la testa, come accordandole il permesso di accarezzarlo.

-E' mansueto, con te.- sorrise Jon.

-Anche nel sogno era così.- Quando lo sguardo di Dany si alzò si incrociò con quello di Jon lasciandoli un attimo senza parole.

Il ragazzo era colpito da quei caratteri. Mai aveva visto quei capelli d'argento o quegli occhi stupendamente chiari. Anche suo padre era così?

-Vado a dormire, buonanotte Jon.- lasciò lui e il metalupo da soli. Jon non avrebbe dormito quella notte. Avrebbe osservato tutta la notte il cielo stellato.  

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Capitolo 23
*** Il pianto dell'uccelletto - Sansa&Sandor ***



Era sola, o meglio, non del tutto. Ma Jon, la persona che aveva finalmente accettato come fratello era andato via ormai da troppo tempo. Chissà se era arrivato a Meeren, chissà se aveva incontrato questa sua potenziale parente. Chissà se aveva raggiunto il suo destino.

Brienne tentava di starle vicino quanto possibile, ma lei spesso le chiedeva esplicitamente di lasciarla sola. Il perchè non lo sapeva nemmeno lei.

O forse non voleva ammetterlo. Non voleva ammettere che in fondo, lo faceva perchè con Brienne intorno , Sandor Clegane non le si era mai avvicinato.

E per qualche assurda ragione, le dava fastidio che lui la fissasse da lontano senza avvicinarla.

Così, si ritagliava pochi minuti di solitudine ogni giorno. Ma da tempo ormai, anche il mastino sembrava averla abbandonata.

Le domande le attanagliavano la mente, le divoravano le viscere.

Ma quella più strepitante, quella più fastidiosa e chiassosa.... era solo una.

"Voleva baciarmi, quel giorno?"

Non aveva mai risposta a questa domanda, le rimaneva in gola, come un boccone troppo difficile da mandare giù. O semplicemente, un boccone che non VOLEVA andare giù.

Anche quel giorno, forse per abitudine ormai, si era rintanata nella neve. Era ormai il suo posto speciale, quell'albero, quella montagnetta di neve candida.

Candida come la sua pelle, candida come la ragazzina che era. Ormai non era più candida, non era più innocente, non era più... una bambina.

Era cresciuta , sì, nel peggiore nei modi. Tra dolori, perdite, violenze. E lei muta, fino alla fine.

Fino a quando era stata lei stessa a dare la morte a qualcuno.

L'aveva vista brillare negli occhi di Ramsay, mentre il sangue copioso scorreva dai morsi lasciati dai cani. Una volta avrebbe voltato lo sguardo, una volta non avrebbe voluto assistere, da brava lady.

Ma invece , c'era una sorta di piacere in quel dolore che aveva negli occhi, nelle sue urla strazianti.

Era come cancellare per un attimo tutto ciò che le aveva fatto.

Ma no. Niente l'avrebbe cancellato.

Si diresse nelle stanze, pensando al volto di Ramsay pieno di morsi e sangue.

Mentre continuava a pensarci, si preparò per il bagno e tolse le sue vesti calde.

Ammirò i suoi seni, il suo ventre... e poi... le sue cosce ancora inviolate e piene di cicatrici.

No.

Nemmeno la morte di quel mostro avrebbe portato via quei segni.

E se il tempo li avesse cancellati, lei li avrebbe rivisti ancora. Nella sua mente, nei suoi incubi.

Avrebbe rivisto ancora il volto di quell'essere senza cuore.

L'idea la fece vacillare, quasi arrendevole, tanto da cadere ancora nuda sulle ginocchia.

Le lacrime scesero prepotenti sul suo volto, le bagnarono le ginocchia.

Non ebbe il tempo di realizzare che stavano bussando alla porta, quando questa fu aperta.

Ancora con le gote umide di lacrime , si voltò appena. Il braccio destro si coprì il petto, istintivamente.

La figura che era entrata era come pietrificata. Asciugandosi le lacrime, Sansa la focalizzò.

-Ser Clegane.-

-Non darmi ancora del Ser, uccelletto. Sono giorni che lo sopporto senza dire nulla.-

Ma ancora non accennava a muoversi. Sansa afferrò le vesti e le usò però coprire le sue nudità, senza però indossarle.

-Io stavo...-

-Perchè piangevi ?- un qualsiasi altro uomo, probabilmente, avrebbe ammirato il suo corpo ancora mezzo nudo. Ma lui no, lui fissava i suoi occhi arrossati e le sue guance bagnate.

Sansa scostò lo sguardo. Non sapeva rispondere. Il suo corpo era solo parzialmente coperto. Una delle cosce era ancora visibile e fu proprio quella ad attirare l'attenzione del mastino.

La vide, non candida come il resto della sua pelle, ma purpurea e ferita da tagli. Sembravano tagli provocati da unghie, da ciò che poteva vedere.

-La sua morte non sarà mai abbastanza. Gli avrei dovuto fare esplodere la testa.-

Sansa si voltò e incontrò nuovamente lo sguardo di Sandor.

Quando realizzò totalmente quanto la situazione fosse poco elegante, Sandor si decise a calare lo sguardo.

-Tornerò quando avrai fatto il bagno e sarai... vestita.- con un mezzo inchino uscì dalla porta.

Ma non andò via. Appoggiò la schiena alla porta,stringendo forte i pugni e le dita gli si conficcarono nei palmi. Allo stesso modo e con la stessa forza, si morse il labbro inferiore.

Lei era il suo uccelletto, era cresciuta certo, era ormai una donna. Ma come avrebbe potuto approfittare di lei in un momento di tale debolezza?

Qualsiasi altra donna sarebbe valsa poco in un momento simile. In un passato non molto lontano, l'avrebbe presa , strappandole quei vestiti e l'avrebbe fatta sua.

Perchè lui era il mastino.

Lui era un cane.

Un animale e nient'altro.

Ma quelle lacrime lo spiazzavano, quel corpicino bianco ed esile lo lasciava senza fiato. Non poteva.

Non poteva fare del male proprio a lei.

Una vocina appena sussurata parlò e lui quasi sentì mancare il respiro.

-Sono vestita, entrate.-

Sandor esitò per un attimo prima di scollarsi dalla porta e afferrare la maniglia. Quando lo fece, lo fece con una calma che non sapeva di avere.

Quando la vide, era seduta sul letto. Gli occhi erano ancora rossi, le lacrime però erano sparite.

I vestiti perfettamente indossati, come solo lei poteva indossarli.

-Non volevo irrompere in quel modo prima.- si sentiva una femminuccia a parlare in quel modo così cortese.

-Non avete di che scusarvi.- disse Sansa composta, come se nulla fosse successo. -Volevate qualcosa?-

Si, eccome se voleva qualcosa. Voleva spogliarla e sbatterla su quel letto di piume sul quale era seduta. Ma questo, certamente, non poteva dirlo.

-Io volevo solo sapere come stavi uccelletto. Ma adesso mi sembra inutile chiederlo.-

Sansa si alzò e gli camminò incontro.

-Avete visto, non è così?- dissero le sue labbra rosee.

Fissandole in maniera inquietante, Sandor annuì semplicemente.

-Allora sapete già la mia risposta, ser.-

Fu qui che il mastino scoppiò. -Se ti sento ancora darmi del ser, giuro che bestemmierò tutti gli dei in cui credi. Non sono un fottuto cavaliere.-

-Allora come dovrei chiamarvi?- non c'era traccia di emozione negli occhi glaciali di Sansa.

-Col mio nome.-

Sansa schiuse le labbra, lasciando andare un piccolo sospiro. Continuava a fissarlo negli occhi.

Vedeva la sua grossa cicatrice , ma non la temeva più. Aveva visto cose ben peggiori di una cicatrice.

-Sandor.- disse appena sussurrando.

-Non ti ho sentito uccelletto.-

-Smettila di darmi dell'uccelletto.- disse stringendo i pugni Sansa.

-E tu dì di nuovo il mio nome.- disse con un sorriso beffardo il mastino.

La ragazza deglutì. -Sa...Sandor.- l'uomo quasi sobbalzò.

-Brava ...Sansa.- con una mano impertinente, le si avvicinò al viso. La poteva sentire, la sua pelle morbida sotto il suo tocco. Fu la reazione a lasciarlo spiazzato. Invece di irrigidirsi, la ragazza sembrava rilassarsi. Perchè quell'uccellino dai capelli rossi non fuggiva via al suo ringhio?

-Dovresti temermi. Dovresti volare via, prima che questo cane ti morda.-

-Un cane non morde mai la mano che lo nutre.-

Sandor fu certamente spiazzato dalla risposta, ma anche divertito. -Detto da una lupa è di certo divertente.-

-Devo farvi una domanda.- disse la voce delicata della rossa.

-Basta formalità. Dimmi.-

-Perchè avete smesso di venire a trovarmi dopo...- no, non riusciva a dirlo. Non riusciva a chiedergli minimamente se quello che tentava di fare era baciarla.

Il mastino sorrise. -Dopo che cosa?-

-Dopo quel giorno sulla neve.- fu la cosa più vaga che le venne in mente.

-Beh...- iniziò lui -Sei tu che sei fuggita, credevo fossi tu a non volermi vedere.-

-E' un'assurdità!- non sapeva perchè avesse urlato.

Sandor la fissò. -Dimmi uccelletto, sei sicura di voler riprendere il discorso di quel giorno?-

-Mi hai di nuovo chiamata uccelletto.-

-Ma tu sei il mio uccelletto.-

Sansa non osò ribattere, anche perchè aveva risposto solo per prendere tempo. Non sapeva che rispondere.

-Rispondimi.- insistette l'uomo, avvicinandosi a lei.

Il cuore di Sansa iniziò a battere, le mani le iniziarono a tremare.

E poi eccolo, il volto di Ramsay Bolton , sorridente e beffardo. Si sostituì immediatamente a quello del mastino, proprio di fronte a lei. E con un balzo fu costretta a indietreggiare.

Sandor rimase deluso da quella reazione.

-Adesso capisci finalmente.- disse. -Capisci che devi temermi.- abbassò lo sguardo mentre lo diceva. Poi senza dire altro, afferrò la maniglia della porta, la aprì e uscì.






Scusate la lunga attesaaa, il lavoro non lascia tempo c.c
Inoltre avevo bisogno anche di un pò di tempo per pensare bene a dove portare questa ship u.u
Spero che stiate gradendo le tre storyline.
Ho visto le numerose visualizzazione, oltre 400, al primo capitolo !
Mi dispiace non sapere esattamente cosa ne pensate , visto che pochi lasciano recensioni c.c
Grazie di seguirmi, grazie a chi ha messo la fanfic tra i preferiti.
GRAZIE <3

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Capitolo 24
*** Il primo volo del drago -Jon ***




-E' domani.- disse sorridendo Tyrion. -Il giorno in cui tua zia guiderà l'esercito.- parlava con Jon che guardava con sguardo perso le coste di Meeren.

Non era mai stato oltre il mare stretto.

Era insolito per lui non indossare qualcosa di caldo per la temperatura troppo bassa all'esterno.

Meeren era calda, le sue vesti in quella citta erano molto ridotte. La regina Daenerys gli aveva procurato vesti più confortevoli.

Aveva persino incontrato Theon, che di certo era l'ultima persona che avrebbe voluto vedere.

Ma questo gli si era inginocchiato, giurando di aver capito i suoi errori.

Jon non era un vendicativo, non con chi in fondo, si mostrava davvero pentito e aveva salvato Sansa da Ramsay. Gli aveva rinfacciato, però, il fatto di essere stato cresciuto come un figlio da Ned Stark e trattato come un fratello da Rob. Allora, l'aveva visto piangere.

Yara, sua sorella, aveva dimostrato poco tatto, quando gli raccontò tutte le atrocità che Ramsay Bolton gli aveva causato. Non ebbe nemmeno l'accortezza di abbassare la voce, parlando della mutilazione.

Theon aveva i lacrimoni pronti a uscire dagli occhi. Era atroce vederlo in quello stato, lui che l'aveva sempre preso in giro e punzecchiato dandogli del bastardo.

Era rimasto certamente sorpreso a sapere la verità su di lui.

-Sapevo che l'onorevole Ned Stark non avrebbe mai potuto tradire la moglie con una donna di locanda. Sapevo che non potevi essere un bastardo qualunque.- erano state le sue parole.

Sembrava che tutti si aspettassero che da un momento all'altro Ned Stark negasse la paternità. Anche Jon sapeva quanto l'uomo che l'aveva cresciuto non si lasciasse traviare, nemmeno dal suo migliore amico Robert.

Avrebbe dovuto capirlo anche lui, conoscendolo.

Alla scoperta della morte di Ramsay, Theon gli si era inginocchiato poco elegantemente. Piangeva e lo ringraziava. Fu Yara a tirarlo via da quella situazione.

-Sei vergognoso, mantieni un pò di pudore, fratello.-

Theon si era alzato e si era inchinato a lui.

-Il giorno in cui Daenerys Targaryen regnerà, tu sarai il nuovo Re del Nord.-

-Non è quello che voglio.-

Il ragazzo aveva puntato i suoi occhi cerulei su di lui, con sguardo interrogativo. Jon era sempre stato umile, ma addirittura negare il suo diritto come sovrano del Nord...

Dopo aver intrattenuto una conversazione di ancora qualche minuto, i due Greyjoy si erano congedati ed erano andati a preparare le navi per il giorno dopo.

Alisia era sparita dal giorno in cui erano arrivati. Il suo primo pensiero fu cercarla.

La cercò nel posto più probabile, ossia alla baia dei Draghi. Era lì che i tre draghi riposavano , prima di spiccare nuovamente il volo.

Fu proprio lì che la trovò, in compagnia del suo drago dorato. Era imponente, quasi quanto Rhaegal.

Me quello veramente maestoso era quello nero, che si faceva toccare solo da Daenerys.

Alisia notò la presenza di Jon e gli sorrise.

-Sei pronto , Jon Targaryen?-

-Non sono un Targaryen.-

-Lo sei. Anche se... sembri voler rimanere lord Snow.-

-Odio quel soprannome.-

Si lo odiava da quando gliel'avevano affibbiato, non appena entrato dei guardiani della notte.

-Perchè non cavalchi il tuo drago?-

-Tu hai cavalcato il tuo?-

-Si, giusto qualche minuto.

-Non hai avuto paura?-

-Non ho paura di ciò che sono.-

Jon ammutolì. La vide poi sussurrare all'orecchio di Viseryon , che si abbassò immediatamente, dandole la possibilità di salire. Lei con un balzo era già sulla sua schiena.

-Devi imparare ad accettare ciò che sei, Jon Targaryen.- le ali del drago dorato si mossero e questo si iniziò a sollevare, per poi iniziare a volare alto nel cielo.

Qualcosa fece sobbalzare Jon. Si voltò e Rhaegal lo fissava, incuriosito. Jon gli si avvicinò e lo accarezzò. -Devo accettare ciò che sono.- disse come per autoconvincersi. Il drago verde abbassò la testa invitandolo a salire e Jon accettò l'invito. Un pò insicuro, si arrampicò sull'enorme schiena della creatura.

Sbiancò in volto quando Rhaegal iniziò a sollevarsi in volo. Non aveva mai volato prima. E non sapeva se volare su un drago potesse essere un rischio.

Ma decise di fidarsi del SUO drago. Daenerys gli aveva detto questo, che ascoltavano dei comandi in valyriano.

Ce n'era uno che gli aveva proibito di usare se non per necessità.

-Valhad.- disse e la creatura obbedì subito, spiccando il volo.

Era magnifico, quella sensazione di onnipotenza che sovrastare il cielo gli portava, era qualcosa che un umano nemmeno poteva sognare.

Ma che lui stava sperimentando.

Si sentiva libero, completo.

Un'ombra nera e minacciosa gli passò sulla testa. Era Drogon, grosso e imponente più degli altri. Gli si piazzò davanti e Jon notò immediatamente una chioma chiara. Daenerys stava a cavallo del drago nero.

Si voltò, col sorriso in volto. Jon ricambiò quel sorriso. Le stava dietro, ma Drogon era nettamente più veloce.

Viseryon si affiancò a loro, con Alisia sorridente su di lui.

Quella scena era qualcosa di oltre l'umana immaginazione. Jon non avrebbe di certo nemmeno lontanamente immaginato di poter cavalcare un drago.

Ma la cosa più assurda stava nell'attrazione verso Alisia, che impallidiva quando il sorriso grande e luminoso di Daenerys gli si mostrava.



sono una brutta persona lo so c.c ho fatto un giro tutto strano per arrivare più o meno dove volevo u.u
Ma no, non sarà così banale come credete u.u
Il meglio deve ancora venire.
COMUNQUE: ho rimosso le gif e le ho sostituite con immagini ferme, poichè una lettrice mi ha detto che facevano girare la testa, vi chiedo scusa!
Fatemi sapere se volete dei cambiamenti!

 

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Capitolo 25
*** un drago può amare - Jon e Daenerys ***


 

Volare con Drogon era stato diverso, quel giorno. Non aveva mai condiviso quell'esperienza con nessuno, mentre adesso c'era Jon e c'era Alisia. Entrambi draghi e sebbene Alisia non avesse propriamente il suo sangue, Jon era quello che quasi condivideva il sangue di Aerys Targaryen.

In fondo, era figlio di suo fratello Rhaegar, il fratello che era stato ucciso in battaglia, il grande principe, l'ultimo dei draghi.

Era chiaro che tutto questo non era chissà quale coincidenza. Le cose stavano accadendo, perchè dovevano accadere.

Jon era lì, per regnare insieme a lei. Non era un caso, che fosse arrivato proprio prima della sua partenza verso il continente Occidentale. Era buffo che pensasse che in fondo, qualcun altro stesse giostrando questo gioco, chissà chi e chissà dove.

Daenerys non aveva mai creduto negli dei, negli spiriti. Ma gli occhi di Jon le davano una speranza che non aveva mai conosciuto.

Stessa cosa però, non accadeva con Alisia. Qualcosa... qualcosa in lei non era come doveva essere.

La sua storia non era abbastanza chiara.

Scesi dai rispettivi draghi , Dany e Jon si scambiarono un sorriso complice.

-Non mi ero mai sentito così...-

-...libero?- finì la regina per lui.

Il ragazzo annuì. -Gli orrori che ho visto, le perdite che ho subito... sembravano svaniti per un attimo.-

-Vorrei sapere di più di te, Jon.- disse lei, scostandosi la chioma argentea.

-C'è tanto da dire, è tanto ciò che ho visto. E' tanto quello che voglio mi aiutate ad eliminare.-

Dany fu confusa. -Cosa intendi?-

-Gli estranei, mia regina.-

-Gli estranei non esistono più.-

-Io li ho visti. Li ho affrontati. Il loro esercito... conta più uomini del vostro esercito.-

La giovane non poteva quasi crederci.

-Come si possono sconfiggere?-

-Acciaio di Valyria.-

-E' l'unico modo?-

-Beh... anche bruciare i cadaveri. Bisogna bruciarli tutti, prima che risorgano.-

Daenerys ebbe come un flash.

-"Bruciateli tutti".-

Jon la fissò incuriosito.

-Mio padre... mio padre diceva di sentire voci, voci che gli suggerivano di "bruciarli tutti". Lui era folle, certo e lo interpretò sicuramente come un segno degli dei, che volevano lo sterminio della popolazione.-

-Dite che forse, qualcuno... stesse suggerendo di bruciare i cadaveri?-

-Ormai non so più in cosa credere.-

Jon la fissò compassionevole, accarezzado Rhaegal. Spettro arrivò subito dopo, cercando anch'egli le coccole del ragazzo.

-Sei molto amato, vedo.-

-Solo da draghi e metalupi.-

-E di Alisia che mi dici?-

Jon sobbalzò e rimase un attimo senza nulla da dire. -Con Alisia non so cosa sia. Credo di esserne attratto. Ma ...- di colpo il volto di Ygritte gli fu davanti, come un flash. -Ho amato un'unica donna nella mia vita. I suoi capelli erano rossi scarlatti, i suoi occhi cerulei... e il suo sangue apparteneva alla stirpe dei bruti.-

-Hai amato una bruta?-

-Più di quanto abbia mai amato qualsiasi altra cosa.-

Daenerys non ebbe bisogno di altre parole, capì che quella donna non era più viva.

-Sono certa che anche lei ti abbia amato. Dovresti saperlo.-

Jon ridacchiò. -Io non so niente.-

Daenerys fu confusa da quell'affermazione, ma Jon invece aveva la voce di Ygritte in testa come in eco. Diceva sempre quelle parole, sempre le stesse. "Tu non sai niente, Jon Snow."

Con un sorriso nostalgico si voltò nuovamente verso Daenerys e ne vide l'espressione malinconica.

Si sentì morire, per un istante. Era dispiaciuta per lui?

-Non fate quella faccia, regina. Ho visto ogni tipo di orrore, per distruggermi per amore.-

-L'amore è l'orrore peggiore.- disse. -Io sono stata la moglie di un khal dothraki. Chiunque, re, regine, nobili... giudica i Dothraki come un popolo ignorante e privo di sentimenti. Eppure... quell'uomo mi ha dato cortesia, gentilezza... amore. Nemmeno quelli che si professano nobili, potranno mai raggiungere la nobiltà del cuore di quell'uomo.-

Jon sorrise. -So esattamente cosa intendete dire.-

Per diversi minuti, quasi paragonabili a un'eternità, i due si fissarono con sorrisi appena accenati, con parole che strepitavano per uscire, con labbra schiuse e respiri incerti.

Quando finalmente Jon stava per dire qualcosa, l'ombra del drago dorato fu su di loro. Viseryon planò e fu a terra.

Alisia balzò giù, con agilità. -Siamo pronti?- disse sorridente.

-Certo- Rispose la regina -Pronti a riprenderci ciò che è nosto.- mentre lo diceva , non fissava l'altra ragazza, ma Jon. Poi diede le spalle a entrambi e si avviò verso la piramide.I draghi ripresero il volo, da soli. Jon e Alisia si fissarono.

-Lo so.- disse la voce acuta della ragazza -Lo so perfettamente.-

Jon non capiva a cosa si riferisse, anche perchè quel sorriso lo metteva in confusione. Alisia non disse altro e ancora sorridendo seguì la regina alla piramide, lasciando il ragazzo da solo, col suo metalupo.



Salve a tutti! Eccomi tornata!
Ho bisogno del vostro parere. Vi prego, fatemi sapere se le gif sono fastidiose. A me piacciono tanto, ma ovviamente non voglio che sia una tortura leggere!
Fatemi sapere per esempio cosa pensate della gif in questo capitolo.
Ora le cose serie. 
Ebbene sì. State finalmente capendo che Alisia serviva solo da miccia eh?
Mi dispiace! sono una pessima persona! 
Presto capirete ;*

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Capitolo 26
*** Il mastino si unisce alla lupa - Sansa&Sandor ***




Si malediva da quella mattina, si malediva e si dava dell'idiota. E malediva anche lei.

"Stupida ragazzina" pensava "lei e i suoi atteggiamenti di cortesia."

Doveva esserci abituato ormai, lei in fondo era stata capace di stare a sopportare le atrocità di Joffrey e probabilmente chissà quante volte aveva abbassato la testolina a ogni comando del cane rabbioso dei Bolton.

"E' solo un uccelletto fastidioso, nient'altro che questo." si autoconvinceva. Eppure il corpo raccontava un'altra storia. Era chiaro il desiderio che aveva per lei, il desiderio di baciarla , di sfiorare la sua pelle bianca come il latte.

E quegli occhi, quegli occhi così belli. Li aveva avuti così vicini da vacillare appena per un attimo.

Non aveva mai temuto niente, nemmeno la morte. Eppure gli occhi dell'uccelletto lo spaventavano tantissimo. Lo spaventavano perchè erano capaci di renderlo nient'altro che un cucciolo addomesticato.

"Cazzo, mi sono comportato da femminuccia tutto questo tempo."

I pensieri di autocommiserazione non finivano di fluire nella sua testa. Mentre il suo cuore gli diceva di andare da lei e perdere ogni orgoglio.

Tanti erano i pensieri nella sua testa, talmente tanti da contraddirsi l'uno con l'altro.

Una parte di lui, quella più vecchia e conosciuta, l'avrebbe presa, sbattuta sul letto e ignorato le sue lacrime. Ma questa parte era debole, rispetto a quella che si scioglieva a ogni suo pianto. Quella parte voleva lenire le sue ferite, trattarla come meritava, cancellare i brutti ricordi.

Quei lividi, cazzo, quei lividi sulla sua coscia l'avevano ucciso. Un uomo senza pudore le aveva fatto del male e lui non aveva potuto fare nulla.

Il suo uccelletto era stato ferito da un cane rabbioso, un cane malefico e pericoloso.

Ma in fondo... anche lui non era nient'altro che un cane, una volta era stato il mastino del Re, quel poppante che aveva osato umiliarla e ferirla davanti a tutti.

Ah, quanto aveva goduto nel sapere della sua morte!

Eppure... eppure non bastava. Eppure c'era ancora qualcosa che il suo corpo gli comandava di fare e che lui si impediva con tutte le sue forze.

"Non tornare da lei" si ripeteva. Ma i suoi passi si facevano lenti e più indecisi.

Si bloccò di colpo, si voltò e e aumentò la velocità. Fu di nuovo alla sua porta , alzò il pugno per bussare. Ma non lo fece. Rimase col braccio a mezz'aria, con la bocca schiusa e il respiro fermo.

Che avrebbe detto? Che avrebbe fatto?

Lei aveva indietreggiato quando lui le si era avvicinato, ciò non poteva significare altro che...

Che idiota.

Che maledettissimo idiota.

Non era di lui che aveva paura.

Non di lui come persona. Non del mastino, non del cane del re. Non di chi aveva riportato sua sorella a casa.

Aveva paura di essere toccata ancora. Toccata ancora da un uomo.

Come poteva non averci pensato prima? Era chiaro. Solo un egocentrico poteva credere di essere la causa. L'uccelletto adesso aveva paura dei cani, di TUTTI i cani.

E toccava a lui proteggerla e non farle del male per dimostrarle che un semplice cane addestrato alla violenza, non è paragonabile agli altri.

La mano smise di obbedire e bussò alla porta.

-E' aperto.- disse la voce di Sansa. L'uomo afferrò la maniglia e con un unico gesto aprì nuovamente quella porta. Ritrovandosi Sansa nella medesima posizione in cui l'aveva lasciata, come se lo stesse aspettando.

-Sa...- la sua voce da usignolo stava per dire qualcosa. -Sandor...- il mastino si sentì morire.

-Mi dispiace.- disse lui che non conosceva nemmeno il significato di quelle parole. Adesso l'aveva visto nei suoi occhi spaventati. -Non è di me che hai paura vero?-

Lei stette un attimo a fissarlo. -No.-

-Hai paura di essere nuovamente ferita.- notò il suo sguardo abbassarsi.

-Lo sento ancora..- disse iniziando a singhiozzare – lo sento ancora graffiarmi, toccarmi e ridere. Sento le sue mani violente colpirmi... la sua bocca mordere la mia carne. E'... disgustoso.-

-Non sarà facile dimenticare quel cane bastardo, posso solo immaginarlo.- disse Sandor. Poi le si avvicinò lentamente, toccandole il viso. -E' così che dovresti essere toccata. Come si tocca un fiore delicato, che non vuoi che muoia. Come si tocca un uccelletto che non sa ancora volare.-

Lei lo fissava, titubante. Decise che si sarebbe fidata e chiuse gli occhi, rilassandosi. Quello non era Ramsay, quello non poteva minimamente essere paragonato a Ramsay.

Sandor Clegane, il mastino che voleva salvarle la vita quando viveva a palazzo, il mastino che aveva avuto il coraggio di proteggere Arya... Niente di lui era minimamente simile a Ramsay Bolton.

Aprì gli occhioni azzurri fissandolo. Sandor perse un respiro, quando si sentì sfiorato dai suoi occhi. La mano di Sansa toccò quella dell'uomo, quella che ancora le stava accarezzando il viso, corrispondendo con la stessa delicatezza.

Era così alto e massiccio, sembrava una bambina sotto la sua imponenza.

Eppure, non era più una bambina, era una donna. Una donna che si sentiva attratta da quell'uomo possente e maestoso, quell'uomo per niente simile a un lord o un cavaliere. L'uomo le cui mani erano sporche di sangue. Ma adesso, anche le sue erano sporche del sangue di qualcuno. Non avrebbe mai più potuto sentirsi superiore a lui.

Sandor era sul punto di crollare, avrebbe ceduto in un frazione di secondo se la mano di Sansa non si fosse spostata da lì. Sentì un improvviso calore in tutto il corpo, come se il suo sangue avesse iniziato a fluire più veloce. Sansa , però, invece di allontanarlo, fece qualcosa di maledettamente azzardato. Afferrò la mano che gli stava sfiorando la pelle della guancia e la trascinò più in basso, sempre più in basso. Raggiunse il petto e si fermò.

Sandor potè sentire il suo battito, insolitamente veloce. Era per lui che era così agitata?

Le mani di Sansa si diressero entrambe alle cuciture del suo vestito, rimuovendone i lacci con un accuratezza snervante. Sandor si chiedeva ancora se stesse davvero succedendo, quando di colpo la veste dell'uccelletto cadde a terra, lasciando esposto ogni lembo di pelle.

-Sono ancora un uccelletto?- disse provocatoria e seria.

Il mastino deglutì. Non poteva essere lui a farsi avanti, non poteva mostrarsi selvaggio per ciò che era. -No, decisamente no.- disse semplicemente.

Sansa afferrò nuovamente la mano dell'uomo, riportandosela al petto. Sandor perse quasi il controllo quando la sua mano vorace le afferrò uno dei suoi seni e l'altra le afferrò un fianco.

Quasi chiedendo il permesso scese più giù , fino alla natica e lei non sembrò protestare.

Poteva sentirla, la sua pelle morbida. Era meglio di come l'aveva immaginata.

Sansa gli afferrò la nuca e se lo spinse al viso, baciando le sue labbra ruvide. Sandor adorava la sensazione che gli provocavano quelle della ragazza, così morbide e rosee. Avevano un sapore mai sentito prima. Nessuna delle donne con cui era stato poteva essere minimamente paragonata a lei.

Sandor si staccò dal bacio. -Se continuiamo potrei essere molto meno delicato di così, uccelletto.-

A quell'ultima parola Sansa come per sfida, gli slacciò le cuciture dei pantaloni, infilando poi la mano e facendolo ansimare.

-Non sono più... un uccelletto.-

Sandor non riusciva a parlare, era la sensazione migliore del mondo. -Non ti farò del male.- si ripetè come per autoconvincersi. Sansa d'istinto bloccò il movimento della mano e lo fissò. Si fissarono, lui l'afferrò per i fianchi e delicatamente la poggiò sul letto.

Niente era come l'aveva immaginato.

Prima di entrare finalmente in lei, la baciò di nuovo. Lei, quando lui si scostò le braghe e diede un colpo secco, sobbalzò alla sensazione, talmente delicata da non sembrarle vera. Sandor affondò il viso sul suo petto morbido, baciandolo e tastandolo con la lingua.

Sansa si lasciò andare ai movimenti del mastino, delicati e controllati, così da non farle male. Non capì nemmeno lui come riuscì a mantenere il controllo, ma davanti a lei, niente poteva essere lasciato al caso.

Era il suo uccelletto... No.

La sua lupa da proteggere.






Non era mia intenzione fare un capitolo erotico c.c ecco perchè vi chiedo scusa se la parte di Sandor e Sansa non sarà come ve l'aspettate.
Non volevo entrare troppo nel dettaglio, ma solo accennare.
Se avete consigli al solito, sarò lieta di ascoltarli!
Grazie per le bellissime recensioni. Sono contenta di vedere che notate i piccoli dettagli :)
Vi ringrazio!

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Capitolo 27
*** Il cuore del drago si risveglia - Jon&Daenerys ***


 



I draghi volavano alti in cielo, mentre la flotta si preparava a partire. Gli Immacolati erano tutti sulle proprie navi, mentre i Secondi figli sarebbero rimasti a protezione di Meeren.

Yara , prima di salire, lanciò un'occhiata fugace alla regina, che non sfuggì a Jon.

Di certo non era perspicace più di molti altri, ma l'atteggiamento che la donna delle isole di ferro aveva con la regina d'argento era insolito. Quasi... languido.

Daenerys , dopo aver magistralmente evitato l'occhiata, notò Jon che fissava incuriosito. Gli sorrise invitandolo ad avvicinarsi.

Il ragazzo esitò un attimo per poi obbedire. -Cosa ti turba?-

-No nulla è che...- non poteva di certo ammettere che aveva notato la scena. Ma Dany lo sapeva già.

-Yara ha ammesso di provare qualcosa per me.- sussurrò lei appena. -Ma io non posso permettermi di ricambiare nè uomini nè donne.-

-Perchè no? Siete un essere umano.-

-Sono anche l'ultima Targaryen che può proseguire la discendenza. Non posso permettermi di scegliere una donna, nè un uomo con cui non creare una linea di discendenza onorevole.-

-Quindi cosa farete? Aspetterete che sbuchi fuori un altro Targaryen e lo sposerete?-

-Potrei farlo.- disse sorridendo.

-Non sareste felice. Dovreste sposare chi amate.-

-Ma io , Jon, non ho più amato nessuno. Esattamente come te.-

Jon ammutolì. Non poteva certo fare la predica a lei, visto che lui stesso aveva rifiutato di amare qualcuno che non fosse Ygritte. Alisia ne era la prova.

-Perdonatemi, non volevo essere insolente.-

-Non lo sei stato. E smettila di darmi del voi. Sei anche tu un Targaryen, non smetterò mai di ripeterlo.-

-Sono uno Snow, sarò sempre uno Snow. Sono il bastardo di Rhaegar Targaryen, cresciuto al Nord.-

-Rhaegar ti avrebbe certamente dato il suo cognome.-

-Jon Targaryen... suona così male.-

-Non ti piace proprio ammettere ciò che sei.- disse Daenerys sorridendo. -Sei figlio di Rhaegar, sangue del suo sangue. Questo non cambierà perchè non hai i capelli d'argento.-

-In effetti ho i capelli più simili .... al vetro di drago.-

-E' pur sempre qualcosa che ha a che fare coi draghi.- ridacchiò la giovane. -Non riesco a crederci che il figlio di mio fratello, abbia la mia stessa età.-

-Dovrei iniziare a chiamarti zia?- disse Jon sorridendo.

-Ti prego , no.- il sorriso divertito di Daenerys illuminava più del sole cocente di Meeren. Poi un velo di imbarazzo coprì i loro volti, quando i loro sguardi si incrociarono.

Entrambi scostarono velocemente lo sguardo altrove.

-Siamo pronti!- urlò Tyrion.

-Arrivo subito.- disse Dany. -Salirai sulla nave con noi?-

-Certamente.- Spettro stava dietro di lui , quando Jon prese la strada della nave. Accanto a lui camminava la regina. -Sarà un viaggio di circa un giorno via mare, e mezza giornata via terra- disse lei.

-Beh, avremo tanto tempo per parlare di strategie.- disse Jon sorridendo.

Dany ricambiò come sempre quel sorriso, così puro. E finalmente salirono sulla nave.

Varys si inchinò prima alla regina e poi a Jon. -Principe Jon.-

La parola "principe" rimbombò in eco nella testa di Jon. -Io non sono un principe.-

-Lo siete invece.- specificò Tyrion. -Siete il figlio del leggittimo erede al trono, siete un principe in tutto e per tutto.-

Jon non potè contestare. Nella nave accanto alla sua notò Alisia. Perchè non era salita con loro?

-Perchè Alisia non è con noi?- chiese.

-Ha scelto di navigare con i Greyjoy.- rispose Tyrion.

-Non ha detto perchè?- Jon era stranito da quella scelta.

-Ha detto semplicemente che era meglio così.-

Non sembrava soddisfatto da quella risposta, Alisia si stava comportando in maniera strana da giorni. Eppure era stata lei a volerlo lì.

Si voltò a fissarla e lei gli lanciò un sorriso poco convincente. Le navi iniziarono a salpare una dopo l'altra. La regina stette lì a fissare il sole apparire, prima di decidere di andare sotto coperta per un pò.

Fu Tyrion a raggiungerla per primo.

-Se il vento diventa più forte arriveremo prima del previsto.- disse sorridendo.

-Sarà meglio, tua sorella ha fatto già abbastanza danni.-

-Mia sorella ha fatto sempre danni. Tre di questi danni avevano un nome, dei capelli d'oro e non erano figli di chi gli donò il suo cognome. Direi che di danni ne ha fatti davvero. Ho saputo che l'ultimo dei tre si è suicidato, alla morte della moglie.-

-Era un ragazzino. Non aveva colpa.- Dany aveva lo sguardo vago mentre parlava.

-Cosa ti turba mia regina?-

-Tante cose, ma quella maggiore riguarda le altre due teste del drago.-

-Cos'è che non vi convince?- chiese preoccupato il primo cavaliere.

-Alisia. Dice di essere lei il terzo drago, di essere sopravvissuta alle fiamme e ho visto che riesce a volare con Viseryon. Eppure...-

-Credi ci sia qualche artificio dietro tutto questo?-

-Potrebbe?- la regina voleva sentire un sì.

-Non sono un esperto di magia, nè di draghi nè di Altofuoco e altre strane invenzioni. Ma Jon l'ha vista, le fiamme non la toccavano.-

-Se fosse un inganno?-

-Allora anche Jon mentirebbe?-

Daenerys sospirò. -No, Jon è davvero figlio di Rhaegar. I suoi occhi... mi ricordano mia madre.-

-E' vero, in effetti ha uno sguardo simile a Rhaella Targaryen, da che la ricordo.-

Proprio finendo questa frase, Tyrion vide comparire Jon , che per un attimo si bloccò.

-Scusate stavo solo andando a riposarmi un pò. Non volevo interrompervi.-

-No tranquillo principe, io e la regina facevamo un salto nel passato.- disse lanciando un'occhiata alla regina, che però sembrava assorta, guardando Jon.

Tyrion fu come illuminato da una strana idea, un'idea che gli sembrava maledettamente sbagliata.

-Beh, io torno su.- con un cenno e qualche passo tornò di sopra.

-Mi dispiace regina...-

-Smettila Jon, non hai interrotto nulla.- disse lei sorridendo. Jon sorrise di rimando, per poi non riuscire a reggere il suo sguardo pungente.

Erano così puri, i suoi occhi e il suo sorriso. Tanto puri da metterlo a disagio.

-Siediti qui con me, ti va?- disse indicando l'angolino della lettiga dove stava seduta. Jon obbedì e le si sedette accanto.

-Sei spaventata?-

-Sono ... agitata. Sto per guidare un esercito nella battaglia tra le battaglie.-

-E' un gran giorno.-

-A volte penso di non esserne all'altezza. Penso che in fondo sono sempre la ragazza che lasciò casa sua spaventata e fragile. Quella che fu costretta a sposare un khal dothraki dalle minacce del fratello.-

-Sei figlia di Aerys Targaryen, hai il sangue del drago. Nessuno più di te ne è all'altezza.-

-E puoi dirlo dopo due giorni che mi conosci?-

-I tuoi occhi..- disse interrompendola. -Mi dicono che ti conosco da sempre.-

-Beh... sei figlio di Rhaegar del resto.-

-Potrebbe essere questo il motivo.-

I loro sguardi si incrociarono ancora, lasciandoli qualche istante senza parole. Con occhi supplichevoli, Jon alzò tremante una mano, fermandosi quando Daenerys notò quel movimento.

Stava come chiedendo il permesso, che lei gli lasciò volentieri. La sua mano le sfiorò il viso.

Aveva una pelle liscia e morbida, tanto da sembrargli burro, così morbida da poterla sentire sciogliersi al suo tocco. Era insolita la sensazione che provava sfiorandola appena, lei non gli scollava gli occhi di dosso, non osava muovere un muscolo.

Mentre le labbra di Dany era schiuse quelle di Jon era serrate e sigillate da un morso. Continuava a mordersi le labbra nervosamente. Nessuno dei due osava fiatare, non ne avevano il coraggio.

Fu Jon però, a trovarlo.

-Sarai una gran Regina, migliore di chiunque altro nei sette regni. E non ci saranno usurpatori che tengano il tuo confronto.-

Daenerys pendeva dalle sue labbra mentre Jon parlava.

Il tocco della mano del ragazzo si fece più pesante e caldo, tanto da rilassarla e da farle chiudere gli occhi. Era questo il motivo per cui quel ragazzo era lì?

Era forse quella sensazione la risposta ?

Il motivo per cui Jon era lì, era risvegliare quel qualcosa morto da tempo dentro di lei?

Era come guardarsi allo specchio, vedere se stessa spaventata e insicura, mentre il ragazzo studiava i tratti del suo viso con delicatezza.

Una delicatezza che non sapeva nemmeno lui di avere.

Una ciocca di capelli argentei gli capitò tra le dita e lui osservandoli attentamente li iniziò ad accarezzare. Li sentiva , lisci e morbidi come seta bianca.

Il volto di Dany , abbandonato dalla mano di Jon , protestò avvicinandosi nuovamente ad essa. Con una mano se la avvicinò di nuovo, carezzandola con le labbra.

Il drago dai capelli neri perse il fiato a quella sensazione. Le sue labbra erano morbide e rosse come ciliegie. L'istinto era lo stesso, infatti. Avrebbe voluto morderle.

Ma no, Daenerys era la sua regina. Nonchè una sua probabile parente. Cos'erano quei brividi? Cos'era quel desiderio che gli era nato dentro?

Non poteva permetterlo. Staccò violentemente la mano dal viso della ragazza lasciandola delusa.

Si alzò , fece un mezzo inchino e tornò di sopra.

Entrambi, avevano ancora il cuore impazzito. 

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Capitolo 28
*** Finchè vivo - Sansa&Sandor ***



 
 

Guardava un punto fisso fuori dalla finestra mentre afferrava la sua veste e tentava di rivestirsi, ancora seduta sul letto. Sandor non scollava gli occhi dalla sua schiena perfettamente immacolata. Almeno quella parte, Ramsay l'aveva risparmiata.

Avvicinò audacemente una mano alla sua pelle e questo la portò ad avere un brivido e a voltarsi.

-Perchè ti stai già rivestendo, uccelletto?-

-Devo tornare da Arya o inizierà a cercarmi. E non sarà l'unica.-

-Giusto, sei la lady di Grande Inverno ora.- disse con un sorriso fissando i suoi occhi.

Lei però non sorrideva, per qualche assurdo motivo non riusciva a farlo.

-Cos'è quella faccia?- disse lui preoccupato.

-Quale faccia?-

-La faccia di chi si è pentito.-

Sansa tacque evitando il suo sguardo e tornando a guardare fuori. Fu allora che con un balzo e un movimento rapido, Sandor afferrò le braghe e le indossò.

Poi andò davanti a lei e le afferrò il mento.

-Guardami , uccelletto.- lei si decise a obbedire. -E' come penso? Te ne sei pentita?-

Sansa non rispose ancora una volta.

Lui con un scatto la sbattè nuovamente sul letto, saltandole addosso. Era impossibile evitare il suo sguardo in quella posizione.

-Dimmelo adesso che te ne sei pentita.- mentre diceva questa la sua mano era scena tra le sue gambe e la sua reazione fu evidente. Chiuse gli occhi al tocco e iniziò a gemere.

-Dimmelo, uccelletto.- la sentiva sciogliersi al suo tocco.

-Sandor...- ansimò. -Ti prego.-

Lo stava pregando? Per cosa?

-Cosa preghi? Non sono uno dei tuoi dei inesistenti.-

-Smettila , ti prego.-

-Vuoi negare di volerlo?-

-Non così. Non in questo modo.-

-Cosa c'è di sbagliato ?- il mastino non capiva, era sempre più confuso.

-Devo davvero andare , lasciami.- disse tentando di spintonarlo via. Ma le sue dita andarono più a fondo facendola sobbalzare.

-Smettila!- urlò. Sandor ritirò immediatamente la mano e si alzò. Si fissarono a lungo.

-L'uccelletto ha ancora paura del mastino.-

-Sandor no ...-

-Tutto chiaro. Non preoccuparti.- propriò mentre afferrò i vestiti e tentò di uscire, la voce di Sansa lo fermò ancora un volta. Come solo lei sapeva fare.

-E' stato bellissimo.- disse con voce tremante. Sandor perse un respiro e si voltò. -Non è paura verso di te. E' paura di ciò che provo.-

Sandor non riusciva a fiatare.

-Non puoi aspettarti che io capisca tutto questo come nulla fosse. Non puoi farlo.-

-Solo perchè non sono uno di quei fottuti Lord? Solo perchè non ho i capelli d'oro e non cago oro?-

-Come osi reputarmi così venale?-

-L'uccelletto che ho conosciuto a palazzo era così.-

-L'uccelletto non esiste più da tempo. Avevi detto che avresti smesso di chiamarmi così.-

-Ma io adoro... gli uccelletti.- disse con un sorriso beffardo.

Sansa si alzò, con le vesti messe in malo modo, giusto per coprirla appena. Appoggiò il naso piccolo e pallido su quello grande e arrossato dell'uomo. Doveva stare quasi sulle punte per raggiungerlo, tanto era alto.

Lui non riusciva a protestare, era inerme, alla sua mercè.

Le sentì di nuovo, le sue labbra morbide e profumate. La baciò afferrandola dalla nuca e accarezzandole i capelli. Quei boccoli rossi gli davano una sensazione di pace, che nulla era mai riuscito a dargli. Era fuoco che non lo spaventava. Era fuoco in cui si sarebbe voluto bruciare.

Quando Sansa fece per staccarsi dal bacio, Sandor non glielo permise, tenendola stretta a sè.

La sensazione non le dispiacque affatto, anzi, le provocò un nuovo brivido.

Come se quella mattina passata insieme non fosse stata sufficiente per dimostrare il desiderio che avevano , l'uno dell'altra.

Finalmente si decisero a staccarsi.

-Dovremmo tornare di sotto.-

-Dovremmo.- ribadì il mastino. Si fissarono ancora. -Lasciati guardare ancora un pò, nel caso dovessi morire stanotte.-

-Cosa dici? Perchè dovresti morire?-

-Sono preparato alla morte ogni giorno, mia dolce lady. Da quando tua sorella mi lasciò solo a morire, prima che un uomo di cui non sapevo nulla mi trovasse.-

-Sono contenta che vi abbia salvato.-

-Non è stato lui a salvarmi.- disse. -Avrei dovuto essere morto, da diversi giorni ormai. Ma c'era una cosa che non mi impediva di andare via.-

-Una cosa?-

-Più che una cosa... un esserino fragile che non lasciava andare la mia mente nemmeno prima di morire.-

Sansa ammutolì. -Avevo i tuoi occhioni e i tuoi capelli rossi impressi nella mente. Non potevo andarmene senza essere sicuro che fossi salva.-

-Quindi ora che sai che sono al sicuro.... vuoi lasciarmi?-

-Solo se sei tu a volerlo.- disse sorridendo.

La reazione della ragazza fu istantanea. Affondò il viso sul suo petto massiccio. -E se non lo volessi?-

Sandor sorrise e le afferrò la testolina con una mano. -Allora sarò costretto a starti accanto finchè vivo.- le lasciò un bacio sulla nuca, prima di lasciarla andare. Si rimise i vestiti, per poi uscire ancora sorridendo.

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Capitolo 29
*** Siamo fuoco - Jon&Daenerys ***




Era ancora sconvolto da quello che aveva provato a contatto con Daenerys. Però era di certo il momento sbagliato per pensarci, stavano per sbarcare. La costa era ormai visibile ad occhio nudo.

Tyrion ruppe la confusione dei suoi pensieri. -Siamo quasi arrivati. Vado ad avvisare la Regina.-

-No!- urlò Jon. -Vado io.- Tyrion , sempre più incuriosito, sorrise appena. -Prego, principe.-

Il ragazzo prese le scalette e arrivò sotto coperta. Daenerys stava seduta sulla lettiga, con lo sguardo nel vuoto.

-Mia Regina...- dice la voce del ragazzo -La costa è vicina.-

Daenerys lo fissò, si alzò. -Grazie Jon.- sorrise appena. Il ragazzo stava per dargli le spalle e risalire, non voleva rimanere solo con lei troppo a lungo. Fu la sua voce dolce a fermarlo.

-Jon. Aspetta.- lui si voltò di nuovo e i suoi occhi furono nuovamente su di lei. La vide avvicinarsi, piano piano. Sentì poi la sua mano poggiarsi sul suo petto. -Ti voglio al mio fianco, quando salirò sul trono di spade.-

-Sarò con te. Ma poi tornerò a Grande Inverno.-

-Non è lì il tuo posto. Sei fuoco. Esattamente come me. Non puoi stare nel freddo, morirai.-

-Sono fuoco e anche ghiaccio. Sono figlio di Lyanna Stark dopo tutto.- sorrise.

-E sei anche un drago.-

-I draghi non muoiono al freddo. Comunque lascerò Rhaegal a te. Non lo porterò con me a Grande Inverno. E' con te il suo posto.-

-No, sei tu il suo compagno. Ha bisogno di te.-

-E' sempre stato insieme a te, ed era felice.-

-Lo era prima di conoscerti. Adesso se si separasse da te non sopravvivrebbe.- Daenerys non sapeva più se stesse parlando del drago o di sè stessa.

-Accanto a te non potrà che essere felice, mia Regina.- mentre diceva queste parole aveva gli occhi fissati nei suoi e la mano che le accarezzava la guancia.

Perchè si sentiva in quel modo? Perchè gli occhi dolci di Daenerys lo sconvolgevano tanto?

Perchè il pensiero di aver fatto l'amore con Alisia non lo disturbava? Era quasi come se nulla fosse successo. Era come se ci fossero solo loro due, il bianco e il nero, opposti e inseparabili.

Era come se il dolce viso di Dany completasse il cerchio, come se ogni risposta fosse lì, nascosta nei suoi occhi chiari. Perchè? Perchè doveva sentirsi in quel modo?

Gli veniva quasi da sorridere, pensando alla forte abitudine dei Targaryen, di prendere in matrimonio familiari. Era così che sarebbe finita? Anche lui, spinto dal sangue Targaryen, si stava legando a una sua parente?

No, non poteva e non doveva succedere. Sicuramente, Daenerys l'avrebbe preso per sciocco se avesse saputo gli assurdi dubbi nel suo cervello.

O questo era quello che credeva. La verità però era un'altra. Era che la giovane di fronte a lui non aveva altro che gli stessi dubbi, celati nel cuore. Un cuore che impazziva non appena gli occhi scuri come ossidiana di Jon le si posavano addosso. Non aveva capelli d'argento, non aveva occhi chiari come lei. Eppure lo sentiva più vicino di un qualsiasi familiare.

Era sbagliato ripetere gli errori della propria famiglia? O era ciò che in fondo era destinata a fare?

Forse , si disse, era Jon l'uomo che avrebbe potuto creare la giusta discendenza insieme a lei.

O più che altro, ci sperava. Perchè in fondo, giusto o sbagliato che fosse, sentiva una forte attrazione per quel ragazzo.

Non era anormale per un Targaryen, del resto. Da che sapeva sua madre e suo padre si erano amati moltissimo, nei piccoli intervalli di sanità mentale di Aerys, ovvio.

-Tra poco tempo scenderemo da questa nave e oltre la costa non so cosa accadrà di noi. Non so se vivremo, non so se moriremo. Non so se tu sarai al mio fianco. E mi spaventa.- disse la voce tremante di Daenerys.

Jon si sentì le gambe cedere, a quelle parole. Sentì la mano delicata della ragazza afferrare la sua , mentre andava indietro, verso la lettiga.

Lo trascinò a sè e arrivata, si sedette sul ciglio delle coperte. Lo guardava, lei seduta e lui in piedi, piccola e inerme. Sebbene avessero la stessa età, lui sembrava un uomo già formato. Mentre lei rimaneva una piccola donna, giovane come un fiore in boccio.

Jon appoggiò le mani sul letto, ai lati dei fianchi della ragazza. Adesso i loro visi erano spaventosamente vicini. Con una mano, le carezzò la spalla, scostando piano la spallina del vestito leggero. Daenerys lo fissava come incantata, per poi cadere delicatamente sul letto con la schiena.

Jon la raggiunse, avvicinando nuovamente il viso al suo. Le afferrò una mano, intrecciando le dita con le sue e la regina ricambiò quella stretta.

C'era del fuoco, che andava ben oltre il loro sangue, nei loro sguardi. Le labbra schiuse di lei lasciarono andare un sospiro. Lui vedendola in quella situazione, inerme al suo tocco, si sentì morire. Si morse un labbro, per trattenere l'istinto di baciarla.

Stava per cedere, lo sentiva.

Furono dei passi sulle scale a interrompere la concentrazione sugli occhi della donna.

Si voltò, Tyrion stava lì , in piedi, senza realmente sapere cosa dire.

-Stiamo per sbarcare.- disse semplicemente. Con un ultima occhiata, rilasì le scale, lasciandoli in quella posizione.

Jon si alzò di scatto, ricomponendosi. Per evitare ulteriore imbarazzo, fuggì via, prima che Daenerys dicesse qualcosa.

Lei non riuscì ancora ad alzarsi, si sentiva in fiamme, ovunque in tutto il corpo.

Se Tyrion non fosse arrivato, non sapeva nemmeno lei se avrebbe resistito ancora per molto alla voglia di baciare Jon.




Scusate vorrei tanto arrivare a qualcosa di concreto tra i due ma il regolamento è chiaro al riguardo.
c.c sebbene molti li shippino sono pur sempre parenti no?
Mi dispiace tantissimo non poter andare più avanti di così vista la loro vaga parentela.
Comunque perdonate, probabilmente inizierò a pubblicare un capitolo invece di due al giorno.
Ho iniziato un racconto original che parla di angeli, sarei contenta se ci deste un'occhiata http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3483157&i=1<3

Grazie delle recensioni.
Un bacio <3

 

 

 

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Capitolo 30
*** La promessa del mastino - Sansa&Sandor ***


Si era da poco fatta un bagno caldo e aveva indossato le sue vesti preferite, quelle grigie con il cappuccio di pelliccia.

Aveva preso il corridoio e subito Arya le era andata incontro.

-Dove sei stata tutto il giorno?- Sansa la osservò. Aveva di nuovo le vesti di una qualsiasi ragazzina del Nord. Difficile immaginare che si era spacciata per un maschio poco tempo prima, in quelle vesti così simili a quelle che indossava quando i suoi capelli erano ancora lunghi e chiusi in una treccia.

-Ho riposato, non stavo molto bene.- disse , evitando il suo sguardo, per paura che potesse carpire la menzogna dai suoi occhi. Eppure, negli occhi di sua sorella Arya vedeva una persona totalmente diversa, più inquietante. Una persona che sembrava vederle dentro.

-Prima o poi mi racconterai tutto ciò che hai fatto, lontana da casa?-

-Non sono cose che ti piacerebbe sentire.- disse con uno sguardo gelido.

-Mi credi ancora la ragazzina di qualche tempo fa?-

-La stessa ragazzina che ha portato alla morte nostro padre.- Ricevere quel colpo fu dura.

Le ritornò tutto alla mente, ma non riusciva più a provare la paura di un tempo.

La donna che era diventata non avrebbe chiesto misericordia per il padre, non avrebbe costretto il padre a confessare un tradimento mai avvenuto, la donna che era diventata avrebbe combattuto per la libertà del padre.

-Come puoi rinfacciarmi ancora una cosa simile?- disse la rossa. La piccoletta si morse il labbro, come pentita dalle parole appena pronunciate. -Scusami.-

-Sei una persona diversa dalla ragazzina che amava giocare nella neve.-

-La neve non mi diverte più da tempo, sorellina.-

-E cosa ti diverte?- disse con sguardo di superiorità , Sansa.

-Uccidere chi ha fatto del male alla nostra famiglia. Tu dovresti saperlo meglio di me.- il riferimento alla morte di Ramsay era chiaro. -Walder Frey.- disse poi.

Gli occhi azzurri della sorella maggiore si spalancarono. -Cos'hai intenzione di fare?-

-Nulla che non debba succedere, sorellina.- un sorriso agghiacciante sguarciò il volto di Arya.

Quella... no. Quella non era più Arya. Anche lei era segnata dal troppo dolore, dalla mancanza della sua famiglia, dalla morte dei suoi cari...

No, nemmeno lei era la bambina che ricordava. Anche lei, in fondo, adesso era cresciuta. In un modo sbagliato, in un modo perverso... E questo spaventava Sansa.

Stava per dirle qualcosa che sarebbe dovuta suonare come un rimprovero, quando il mastino le fu di fronte, proprio alle spalle della sorella. Fu quando incrociò il suo sguardo che capì.

No, lei non poteva rimproverare Arya. Non per una scelta che voleva compiere. Anche lei ne aveva fatto di diverse e non era convinta di nessuna di esse. Eppure compierle l'aveva fatta stare maledettamente bene. Tanto bene da sembrare sbagliato.

Tanto bene da non sembrare vero.

E che fosse un omicidio, che fosse andare a letto con chi probabilmente era meno conveniente, non avrebbe mai permesso a nessuno di dirle cosa fare. Quindi come poteva dire ad Arya di non fare nulla? Di non vendicare la sua famiglia? Di non vendicare sua madre, suo fratello e suo padre?

-Fai ciò che il tuo cuore ti consiglia, Arya.- la sorella rimase in qualche modo turbata dall'accondiscendenza di quella nuova Sansa, totalmente diversa dalla Sansa che un tempo la rincorreva per i dispetti che le faceva.

Il suo volto era pallido, forse più del solito, il suo sguardo gelido e impenetrabile.

No, nemmeno lei era più Sansa.

Arya le rispose con un sorriso, mentre la mano stringeva Ago, sempre attaccato alla sua cinta.

Le si avvicinò e le lasciò un bacio lieve sulla guancia fredda. -Tornerò presto, sorellina.-

Poi la lasciò sola e si avviò a prendere un cavallo.

Sandor approfittò dell'assenza della piccola Stark per avvicinare Sansa.

-Dove va la lupacchiotta?-

-Vai con lei, Sandor.- lo zittì. -Non voglio che vada da sola.-

-Non seguirò la mocciosa. E' qui il mio posto.-

-Non posso lasciare che nessun altro vada con lei.-

-Mandaci la bionda in armatura, io non ti lascio qui da sola.-

-Brienne non muoverà un muscolo senza di me.-

-Nemmeno io. Brienne farà qualsiasi cosa le comandi, mandaci lei con la lupacchiotta.-

Sansa inspirò. -Ma Arya si fida di te.-

-Non dire cazzate.-

-Altrimenti perchè lasciarti vivo?-

Sandor non seppe rispondere, anche lui se l'era chiesto per diverso tempo.

-Ti prego. Non posso lasciare che vada da sola a compiere chissà quali atrocità, potrebbe finirci ammazzata.-

-Non voglio che tu stia qui da sola, Sansa.-

-Non sarò sola.- lo corresse lei -Brienne sarà con me, sai che non mi molla un attimo.-

-Oh si, lo so bene.- ridacchiò. Poi tornò serio. -Lo farò a un'unica condizione.-

-Qualsiasi cosa.-

La parte selvaggia di lui , quella antica e remota, avrebbe chiesto un'altra ora da solo con lei, avrebbe chiesto di poterla sbattere lì, senza curarsi dei passanti. Ma no, non era quella parte che predominava davanti ai suoi occhi così freddi, eppure così caldi.

-Baciami.- disse la sua voce profonda. Sansa esitò qualche istante, come a voler verificare che non ci fosse nessuno nei paraggi. Poi gli si avvicinò piano, prima appoggiando solo la sua fronte a quella del mastino, assaggiando il suo respiro. Poi si gettò , assaggiando di nuovo le sue labbra, intrise di quel buon vino che sicuramente anche stavolta aveva bevuto in quantità.

L'uomo quasi non voleva staccarsi da quel bacio, quasi non voleva più lasciarla andare.

Si sentì mancare l'aria, quando lei abbandonò le sue labbra.

-Col cazzo che vado via adesso.- disse ancora frastornato.

-Me l'hai promesso.- ribadì lei con occhi decisi. -Ti prego.-

Lui cedette. -E va bene uccelletto, ma se la tua sorellina mi uccide, non dire che non ti avevo avvisato.- Le sue labbra si poggiarono ruvide e gelate sulla fronte liscia di lei, lasciandole un bacio che sapeva d'addio.

-Tornerai, non è così?-

-Ovvio. Questo mastino non può lasciarti ancora, uccelletto.- poi insolentemente, le rubò un altro bacio, mordendole un labbro. -Questo è per il viaggio.-

Sansa si lasciò sfuggire un sorriso. -Vi aspetto, Ser Clegane.-

-Fanculo i tuoi ser, uccelletto. Tornerò a prenderti e sarai mia, per sempre stavolta.- la sua voce divenne sempre più lebile, man mano che si allontanava.

Sansa si fece improvvisamente assalire dalla paura che qualcosa potesse accadere a quell'uomo. Ma sapeva anche che nessuno tranne Sandor avrebbe potuto mandare avanti quella missione. Nessuno oltre lui, avrebbe potuto accompagnare Arya, perchè Arya non si fidava di nessuno.

Chissà quali assurdi pensieri scorrevano nella mente della sorella. Aveva capito solo quale fosse la sua direzione.

-Che gli dei vi proteggano.- disse quasi sussurrando.

Poi raggiunse Brienne.

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Capitolo 31
*** Sacrificio - Jon&Daenerys ***


Appena sbarcati qualcosa sembrava fuori posto, qualcosa sembrava non andare.

La spiaggia era deserta, insolito nel continente occidentale.

Portati giù i cavalli, i dothraki e il resto dell'esercito, anche i draghi si decisero a riposare dopo il lungo volo.

-Riposeremo un pò, poi inizieremo la marcia.- disse Tyrion cercando lo sguardo di Daenerys , che però era tutt'altro che convinta. Voleva andare via da quella spiaggia, prima possibile. Ma i draghi erano stanchi e senza di essi non si sarebbe mossa da lì. Anche Jon era irrequieto, come se tutto non fosse apposto.

-Dite che Cersei avrà già saputo del nostro arrivo?- chiese il ragazzo.

-Lo sa, lo sa eccome.- disse Varys sicuro. -Non mi stupirei se incontrassimo ostacoli prima di arrivare ad approdo del Re.-

In sella a un cavallo marrone, Alisia si fece avanti , studiando la zona con lo sguardo.

-C'è qualcuno.- disse.

-Qualcuno?- chiese la Regina.

-Sono molti. Sento... i loro passi.- disse come provando una fitta di dolore.

-Amici o nemici?- chiese Jon. Non ebbe il tempo di finire la frase, perchè qualcuno urlò.

-A terra!- disse Alisia. Daenerys però non ebbe il tempo di realizzare. Vide solo una freccia scagliarsi contro di lei, poi chiuse gli occhi. Aspettava il dolore, ma non sentì nulla.

Nessun dolore.

Quando riaprì gli occhi, una figura le stava davanti. I suoi capelli le carezzavano il viso, spinti dal vento. C'era un profondo silenzio, ovunque, in tutta la costa. E poi rosso.

Rosso che sgorgava e bagnava la sabbia.

-Alisia!- urlò la voce di Jon, che nel frattempo era corso incontro alla ragazza le cui gambe avevano ceduto.

La freccia l'aveva colpita poco sotto il cuore. La morte era imminente.

-Perdonami, Jon.- disse ansimando. Jon la teneva ancora sollevata.

-Resisti! Devi resistere!- quasi piangeva, sembrava di rivivere una vecchia scena. Una scena che l'aveva distrutto emotivamente, tempo addietro.

-No, Jon...shhh.- disse lei con un filo di voce. -Devi ascoltarmi, adesso non c'è più tempo.-

-Si che c'è. Ti cureremo.-

-Ti ho mentito Jon.- una lacrima le rigò il viso. -Io non sono il terzo drago.-

-Cosa dici? Ti ho vista! Ti ho vista sopravvivere alle fiamme, ti ho vista domare Viseryon!-

-Era un inganno, Jon. Un maledetto inganno. Ero certa di poter dare vita al terzo drago, se fossimo stati insieme. Ma credo che sia già vivo, che sia già in mezzo a voi.-

-Sei tu il terzo drago, Alisia.- la ragazza estrasse qualcosa dalla cinta. Era un corno.

-E' un corno di drago, ecco cosa ho usato per domare Viseryon.- Jon impallidì.

-E le fiamme?-

-Quello è un artificio, le fiamme erano vere, ma mi ero cosparsa di un potente unguento. Si tramandava nella mia famiglia, per renderci simili ai draghi che tanto ci avevano ripudiato. Sei tu il drago, sei tu che devi regnare.- di colpo tossì, spuntando sangue.

-Alisia!-

-Amala Jon, so che lo vuoi.- Poi il suo sguardo si rivolge a Daenerys. -Mia Regina, rendete la mia morte utile alla causa.-

Daenerys cadde sulle ginocchia mentre gli Immacolati cacciavano tutti gli uomini in agguato sulla spiaggia, uccidendoli.

-Perdonatemi, dovevo portare Jon da voi.-

Daenerys le afferrò una mano.

-Hai dato la tua vita, per me?- scoppiò a piangere.

Alisia tentò di parlare, ma iniziò ad ansimare, come se le mancasse l'aria. Jon cercò di aiutarla, pur non sapendo come, un ultima lacrima le scese dall'occhio, prima che smettesse totalmente di respirare.

Jon iniziò a piangere come solo per Ygritte aveva fatto. Quella donna sapeva di non essere amata, sapeva che la regina dubitava di lei, sapeva tutto. Eppure per il bene della casata , aveva persino dato la sua vita.

Si alzò in piedi, ancora con le mani sporche di sangue, pieno di rabbia in volto. Trovò Verme Grigio, intento a combattere contro l'uomo che aveva scagliato la freccia contro Alisia. Con un gestò fulmineo e un urlo, usò la sua spada per tagliargli la testa, come fosse fatto di burro.

Ansimava ancora, per la troppa rabbia, per l'enorme sforzo.

Troppe verità gli si erano mostrate davanti, tutte in una volta. Sebbene Alisia fosse stata una bugiarda, non aveva mentito per sè stessa, ma per il bene della famiglia Targaryen, per il bene di Jon e Daenerys.

-Avete sentito Alisia? Non rendiamo la sua morte inutile.- Aveva ancora un'espressione spaventosa in volto. Ser Davos gli andò incontro, poggiandogli una mano sulla spalla, che Jon scostò via infastidito. Andò da Daenerys , la prese e la fece salire a cavallo, poi mettendosi davanti a lei.

-A quanto pare, vogliono morta la regina. Vediamo di proteggerla.-

Daenerys era ancora sconvolta, non riusciva a scollare gli occhi di dosso da Alisia.

-Non possiamo lasciarla lì così!- urlò.

-Non possiamo nemmeno portare un cadavere con noi.-

-Dobbiamo bruciarla.-

-Non c'è tempo!- urlò Jon.

La regina fu spaventata da quella reazione di Jon.

-Perdonatemi, regina. Non voglio che vi accada nulla di male, dunque consiglierei di procedere.-

Tyrion annuì alla proposta. -Sono d'accordo.-

Tutti annuirono e i dothraki urlarono un inno di guerra. I cavalli iniziarono a marciare, seguiti dalle ombre del volo dei draghi.





So che avevo detto che avrei diminuito i capitoli, ma sono talmente stanca da non farcela proprio con il racconto original, quindi mi metto di impegno e sfrutto questi pochi minuti di lucidità del giorno per regalarvi due nuovi capitoletti u.u
So che qualcuno sarà particolarmente felice (chissà chi eh?:*)
GRAZIE ANCORA di tutti i follow e le recensioni.
Vi adoro. Mi date la forza di continuare. 
Un bacione!

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Capitolo 32
*** Gli occhi letali dell'uccelletto - Sandor ***


                        

Arya fece non poche storie, all'idea che il mastino l'accompagnasse. Ma alla fine, davanti agli occhi malinconici della sorella, non potè dire di no.

Sandor fece scorta di vino e di cibo, sellò il cavallo e vi salì.

-Andiamo lupacchiotta. Facciamo presto.- disse rivolto ad Arya. Ma l'ultimo sguardo fu per i capelli rossi e gli occhi di ghiaccio di Sansa, che a sua volta lo stava fissando.

Arya notò quella scena, con preoccupazione, ma decise di rimandare quel problema a quando sarebbe tornata. Aveva altro a cui pensare.

A metà del percorso , la ragazzina fece fermare il cavallo. -Torna indietro.- disse rivolta al mastino.

-Cosa?- disse l'uomo confuso.

-Torna indietro ho detto.-

-Ho ricevuto un'ordine da Lady Sansa.-

-Smettila di fare il cagnolino obbediente. Sei solo un mastino feroce. Non credere che non abbia capito cosa ti ha realmente spinto ad accompagnarmi.-

Sandor rimase in silenzio. Arya si voltò e lo guardò.

-Vuoi scopartela vero?- disse con un sorriso maledettamente inquietante sul volto. Come poteva una ragazzina del Nord mettergli quei brividi di terrore addosso?

-Non so di cosa parli, lupacchiotta.-

-Lo sai eccome, cagnaccio rognoso. Deve darti soddisfazione immaginartelo, tu grande e grosso che la costringi facendola piangere.-

-Stai parlando più del dovuto. Dovresti sapere quando stare zitta, ragazzina.-

-Quelli come te mi disgustano.-

-Non sai un cazzo di me. Vuoi tanto andare a farti ammazzare da sola? Fai pure!-

-Ti do un avviso, Sandor Clegane. Tu tocca mia sorella, falle del male e sarai il prossimo della lista.-

-Non farei mai del male a tua sorella, stupida ragazzina.-

Arya rimase zitta.

-Tua sorella è la cosa più cara che sia rimasta a darmi un motivo per vivere. Se lei non avesse insistito non sarei di certo venuto a scortare una lupacchiotta rompiballe come te.-

Arya strattonò il cavallo e gli si avvicinò.

-Cosa provi per mia sorella?-

Sandor deglutì a quella domanda. Era imbarazzante, soprattutto da dire a quella mocciosa. Cosa provava realmente per Sansa? Cosa provava per le sue labbra i suoi capelli, il suo corpo.... il suo cuore?

-Non so cosa sia quello che provo. Uno come me non può saperlo. So solo che non permetterò che le succeda niente di male. E' una promessa.-

Arya sorrise. -Credi che una come lei possa ricambiare il tuo sentimento?-

Sandor si congelò, mentre la voce della ragazzina continuò a parlare.

-Lei è la Lady di Grande Inverno, una donna che ha sopportato le atrocità di Joffrey e poi di Ramsay. Una donna che adesso odia gli uomini. Credi che una ragazza così bella possa amare un uomo dal volto sfigurato e dall'alito che puzza di vino?-

Il mastino rimase immobilizzato e in silenzio. Non sapeva che dire.

Arya si voltò, la vide armeggiare con qualcosa, toccarsi il volto. Quando si voltò, non era la lupacchiotta di Grande Inverno quella che vedeva. Era una ragazza certo, probabilmente poco più grande della piccola Stark. Ma non era lei. Eppure era stata lei, pochi secondi prima.

-Che cazzo...- non gli lasciò finire la frase, perchè lo congelò nuovamente, con lo stesso sorriso agghiacciante di prima.

Adesso ne era sicuro. Era lei, con un volto diverso, ma era sempre lei.

Si chiedeva che genere di artificio stesse usando, quali sciocchi incantesimi avesse studiato a Bravos. Ma mentre ci pensava la vedeva scomparire.

Aveva speronato il cavallo e adesso galoppava ad alta velocità, verso sud.

Non sapeva se seguirla, se tornare indietro. Le sue parole l'avevano colpito come pugnali in pieno petto.

"Credi che una ragazza così bella possa amare un uomo dal volto sfigurato e dall'alito che puzza di vino?"

Aveva ragione.

Aveva fottutamente ragione. Se lo continuava a ripetere. Certo, Sansa era andata a letto con lui, per chissà quale motivo, per chissà quale attimo di follia.

Ciò però non significava che quello che provava era quello che provava anche lui.

Fanculo la piccola Stark, fanculo la Lady dagli occhi di ghiaccio. Fanculo Grande Inverno e quel freddo maledetto. Perchè farsi usare da una sciocca ragazza? Tanto valeva farsi ammazzare ad Approdo del Re.

Eppure... avrebbe voluto anche solo un altro minuto, insieme al suo dolce uccelletto. Avrebbe voluto ancora sentirla cantare, mentre la toccava e la faceva ansimare.

Come cantava bene, il suo uccelletto. I suoi gemiti di piacere erano come una canzone che mai avrebbe smesso di sentire. Ma adesso doveva scegliere.

Doveva scegliere se farsi usare dalla Lady di Grande Inverno, farsi trattare come il suo giocattolino oppure fanculo tutto, andare via e scordarsi dei suoi fottuti occhi e dei suoi maledetti capelli rosso sangue.

No, non c'era da scegliere. La risposta era semplice, la risposta era lì davanti ai suoi occhi. La vedeva ancora nuda, bianca come di porcellana fragile, pronta a rompersi se avesse usato troppa forza con lei.

Lei era il suo uccelletto da proteggere. Anche al costo di farsi usare per tutta un'altra vita, avrebbe scelto sempre e solo lei.

Perchè se era sopravvissuto alla morte, era stato solo grazie al suo visino impresso nella mente.

"Voi non mi farete del male"
"No uccelletto, non ti farò del male."

Quelle parole si ripetevano nella sua testa, senza mai smettere, quel giorno. Era così che aveva sconfitto la morte. Solo i suoi occhi erano più letali di una spada e non c'era morte più bella che quella che provava a ogni suo sguardo.

E quindi no. Non avebbe mandato a fanculo lei, la sorella e tutto il resto.

Fanculo l'orgoglio, fanculo Sandor Clegane.

Nemmeno lui esisteva più, se Sansa non gli era vicino.

Si decise a mantenere fede alla promessa. Prese il percorso che la piccola Stark aveva tracciato sulla neve, seguendola e scortandola come le aveva promesso.

Il premio più bello sarebbe stato rivederla ancora.

Il secondo premio più bello sarebbe stato rivedere il suo sorriso.

 

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Capitolo 33
*** Il drago e la montagna - Jon ***



Aveva ancora il viso di Alisia impresso nella mente. 
Esanime, senza vita, tra le sue braccia.

La seconda donna con cui era stato era morta, esattamente come la prima. Si sentiva il fallimento di sè stesso. Qualsiasi cosa facesse, non riusciva a evitare la morte di chi lo circondava.

Era rischioso affiancare chiunque, quindi.

Mentre Daenerys si reggeva dai suoi fianchi, aveva paura. Paura che anche lei gli venisse portata via. Era la cosa che mai avrebbe voluto vedere accadere. Nessuno doveva toccarla.

Alisia aveva sacrificato la sua vita, per lei. E se fosse stato necessario anche lui l'avrebbe fatto.

No, non si sentiva adatto a regnare, nè sui sette regni nè su Grande Inverno.

Come mai avrebbe potuto regnare su una popolazione se non riusciva a proteggere le persone al suo fianco?
Analizzò con lo sguardo la prima fila del suo esercito.

Ser Davos. Dopo la morte di Stannis non aveva mai lasciato il fianco di Jon. Si fidava di lui.

Tormund. Un bruto, certo, per tante cose anche strano e rozzo. Ma sapeva che avrebbe anche ucciso per lui, se fosse stato necessario.

Degli altri, invece, non sapeva molto. C'era Verme Grigio, il capo degli Immacolati. Era serioso, sempre composto e rigido.

Missandei, la migliore amica della Regina, la sua traduttrice. Non sapeva bene che impressione gli facesse, ma sembrava una brava persona.

Tyrion, ovviamente era quello che dopo la regina gli ispirava più fiducia. Sebbene in passato l'avesse deriso, l'avesse visto come un qualsiasi Lannister, vederlo a fianco dei Targaryen aveva cambiato la sua opinione. Tyrion combatteva per il giusto, non per il potere.

Varys, che non sapeva realmente che genere di sensazione gli ispirasse. Diffidenza? Fiducia? Col ragno tessitore era sempre incerto.

E poi lei, alle sue spalle, con le braccia avvolte attorno a lui. Piccola e fragile , ma forte come un vero drago.

La sensazione che le sue braccia era calda, avrebbe voluto prenderle una mano come il giorno prima. Ma deglutiva, quando questo pensiero gli sfiorava la mente.

Sentiva che la battaglia sarebbe stata prossima. Aveva paura per l'incolumità della sua piccola regina dai capelli d'argento. Avrebbe avuto bisogno di più tempo, per sentirla ancora, per dirle che teneva a lei. Aveva paura di non avere più occasione di dirle tante cose.

Stava per dirle qualcosa, quando fu costretto a fermare il cavallo.

Lo vedeva. Approdo del Re.

Si sentiva un odore di bruciato insolito.

-Altofuoco.- disse Daenerys quando Jon storpiò il naso. -In grande quantità.-

-Deve avere usato tutta la sua potenza, su quella povera gente.-

-E' disumana.- disse Tyrion.

Speronarono i cavalli, aumentando il passo, quando dalle mura videro emergere delle figure, come delle piccole ombre.

Videro poi delle frecce e degli archi, pronti a essere puntati contro di loro.

-Tornate indietro!- urlò una voce -Vi diamo la possibilità di arrendervi.-

L'espressione di Jon era inacidita. Gli tornavano in mente tutti i soprusi subiti dai Lannister.

E tutto non faceva altro che montargli dentro una gran rabbia.

-Stavo per dirvi lo stesso!- urlò Jon a quelle figure.

Alle spalle di quelle figure, un'ombra grossa e impotente in armatura dorata si ergeva.

Quando si levò l'elmo, Jon fu attraversato da mille brividi contemporaneamente.

-La montagna. - disse Tyrion -Credevo fosse morto.-

-A quanto pare no.- disse Jon.

-Avevamo bisogno di qualcuno altrettanto grosso.- riprese Tyrion.

Il pensiero di tutti sfiorò una sola persona.

Il fratello di quell'orribile mostro, Sandor Clegane.

 

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Capitolo 34
*** la lista della lupacchiotta - Sandor ***



Teneva il passo del cavallo svelto, stando dietro al destriero della ragazzina. Lei sapeva che lui le stava dietro, ma non si era ancora voltata nemmeno una volta, dopo le sue ultime parole.

Non era nemmeno sicuro che avrebbe reagito bene, se si fosse voltata.

Stava usando il volto di qualcun altro, in qualche misterioso modo. La cosa lo inquietava.

Erano ormai prossimi alla tenuta dei Frey, quando un gruppo di uomini a cavallo li accerchiò.

-Chi siete? Cosa andate cercando?- disse uno di loro. I loro volti erano minacciosi e avevano spade sguainate.

La ragazza col volto sconosciuto, si voltò coi lacrimoni agli occhi.

-Mi ha rapita! Aiutatemi!- urlò.

Sandor impallidì. La piccola Stark lo stava incastrando.

-E' della famiglia Stark! Vi prego aiutatemi e vi sarò debitrice a vita! Sarò vostra serva!- urlò ancora la sua voce sconosciuta.

-Dannata ragazzina!- urlò lui poco prima di venire afferrato e colpito alla testa con una grossa pietra. Poi il buio.

Non seppe dire quanto rimase svenuto. Ma quando si risvegliò, con la vista ancora un pò annebbiata, si trovò legato. Bestemmiò agli dei diverse volte, pensando a come si era fatto fregare dalla piccoletta, al perchè l'aveva fatto.

La porta di fronte a lui venne aperta e una ragazza entrò, brandendo un pugnale.

Era lei. La stessa stronza del Nord con cui aveva iniziato il viaggio. Non indossava più il volto di quell'altra.

-Tu dannata ragazzina!- urlò agitandosi. Lei si avvicinò, lasciando intravedere gocce di sangue su quel grosso pugnale.Vedendolo meglio assomigliava più a un coltello da cucina.

Si avvicinò ai suoi polsi legati, iniziando a tagliare le corde e con un taglio secco fu libero.

-Non potevi essermi d'aiuto, mastino. Avevo bisogno di una copertura.-

-Quanto sono rimasto svenuto?- chiese allora.

-Mezza giornata. Ti hanno colpito forte in testa.- disse toccando il punto dolorante sulla testa dell'uomo, costringendolo a emettere un ringhio.

-Se non avessi inventato quelle cazzate, non sarebbe successo.-

-Non saresti mai entrato da alleato qui dentro. Tanto valeva crearmi una copertura perfetta per infiltrarmi.-

-Dove sono i Frey?- chiese il mastino. Ma la risposta fu solo quel sorriso, il solito sorriso agghiacciante. Arya si alzò e gli porse una mano, aiutandolo ad alzarsi. Più la guardava, più la piccola Stark lo inquietava.

-Andiamo, dobbiamo andare ad approdo del Re. C'è un altro nome, sulla mia lista. Non lascerò che Jon mi porti via la possibilità di tagliare la gola di Cersei Lannister.-

Sandor Clegane la guardava esterrefatto. -Avevi detto di dover solo venire fin qui e che poi saremmo tornati indietro.-

Arya gli lanciò un'occhiataccia. -Se hai paura di tornare a palazzo torna pure a Grande inverno.-

Il mastino non avrebbe mai ammesso di avere paura. Ma la realtà era che Approdo del Re gli trasmetteva pessimi ricordi, come quello di aver lasciato lì il suo uccelletto, mentre lui fuggiva via come un reietto.

Inoltre non voleva lasciare Sansa troppo tempo da sola. Lei aveva bisogno di lui al suo fianco.

-Hai fatto una promessa a Sansa , o sbaglio?- disse col suo solito e maledettamente agghiacciante sorriso.

-Maledetta stronza del Nord.- disse -Andiamo.-

Presero i cavalli e rubarono delle scorte. Sandor, passando dalla sala principale, vide il corpo esanime di Walder Frey. Dalla sua gola sgorgava copioso sangue scuro. Non era facile che il sangue lo impressionasse, ma quella vista dava davvero il voltastomaco.*

Davanti a lui stava un piatto mezzo addentato di un qualcosa dall'aspetto tremendamente disgustoso.

-Cos'è questo?- chiese Sandor rivolgendosi alla ragazza.

Arya rispose prontamente. -I suoi figli.- Quando Sandor analizzò il contenuto di quel piattò ebbe un brivido di disgusto.

-Ragazzina sei inquietante.- disse, poi la seguì all'esterno.

-Dovremmo passare la notte qui.- disse ancora il mastino.

-Non hai riposato abbastanza?- chiese lei. Sandor le lanciò un'occhiata d'astio. Salì a cavallo, scrollò le redini e partirono, nel buio della notte.


Ecco un breve capitolo u.u Lo so che sperate che Sandor torni da lei, ma ho in progetto grandi cose per lui, prima di tornare da Sansa u.u
*nota: La scena che descrive Sandor quando vede Walder Frey morto è quello che è successo nell'ultimo episodio. Ho immaginato fosse perfetto da mettere adesso.
In linea temporale, la loro partenza avviene nel momento successivo all'arrivo di Jon e Dany ad approdo del Re.
Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 35
*** Il terzo drago e lo sterminatore di Re ***


                         
 

Jon si chiedeva che fine avessero fatto i tre draghi, era dalla spiaggia che non li vedeva.

Forse era la loro assenza a dargli quell'intrinseto timore di perdere. O forse era quella grossa figura che li fissava inespressivo dalle mura.

O forse ancora, erano le mani di Daenerys strette intorno a lui. Poco importava, c'era solo un'unica volta in cui aveva avuto tanta paura in battaglia, ed era stata quando Ygritte gli era morta tra le braccia. No, non solo con lei. Anche la morte di Rickon era avvenuta nello stesso modo.

Con la stessa paura.

Sentì un urlo. -Incoccare!- vide gli arceri sulle mura incoccare le frecce ai propri archi.

Ebbe appena il tempo di realizzare, quando sentì un vuoto. Le mani di Daenerys l'avevano abbandonato e lei era scesa da cavallo.

La vide farsi avanti, rischiando di farsi colpire. -Daenerys!- urlò.

Lei però non ascoltò la sua voce. -Chi siete voi?- urlò una voce da sopra le mura. C'era un uomo, probabilmente il generale delle truppe di Cersei Lannister.

-Io sono Daenerys Nata dalla tempesta, della casa Targaryen. Madre dei draghi e distruttrice di Catene.-

Tyrion la interruppe. -Regina , non credo sia il caso di perdere tempo in presentazioni.-

Si sentì una risata. -Donna, credi mi interessi davvero a che famiglia appartieni? Ho ordini precisi di non fare entrare nessuno. E soprattutto di preparare archi e frecce se minacciato. Visto il vostro numero, direi che non siete venuti in amicizia.-

-Sono venuta a riprendermi ciò che mi appartiene. Col fuoco e col sangue.-

Un ruggito echeggiò da lontano, mentre una grossa figura oscura volava alto sopra le loro teste. L'uomo che poco prima rideva, sembrò impallidire alla vista. E persino gli uomini accanto a lui sembrarono terrorizzati.

Daenerys sorrise fissando i loro visi impauriti.

Ma fu la paura a farli agire più velocemente. Jon capì le loro intenzioni giusto in tempo.

-Tendere!- urlò l'uomo , adirato. Jon presa Daenerys e la portò in mezzo all'esercito, gli immacolati sollevarono gli scudi.

-Lasciare!- urlò ancora quella voce. Sentirono i colpi delle freccie sul metallo degli scudi, come tanti tintinnii continui. Arrivavano come pioggia, ma letali come veleno.

Quando la pioggia di frecce finì , nel tempo che ci misero a rincoccare le frecce, Drogon planò sopra le loro teste.

Sopra di lui stavano Viseryon e Rhaegal. La regina d'Argento si voltò verso Jon e gli tese la mano.

-Ho bisogno di te.- disse con un sorriso fiero. Jon esitante si avvicinò a lei. Le afferrò la mano con una stretta salda, le loro dita si intrecciarono e sembrò che il fuoco si fosse propagato intorno a loro.

-Dracarys!- urlarono in coro.

I draghi spalancarono le fauci, grandi tanto da poter inghiottire tutti quei soldati in un unico boccone, e il loro fiato emise fuoco.

Si sentirono urla, videro la gente ancora illesa dalle fiamme fuggire. La montagna riuscì a fuggire poco prima che anche la sua armatura venisse squagliata dal fiato bollente delle creature.

Drogon planò ancora più a terra, proprio di fronte al grosso portone. Sputò fuoco ancora una volta, e di quel grosso portale non rimase più nulla.

Jon diede il segnale, l'esercito entrò, coprendosi con gli scudi dalle fiamme. I dothraki dapprima esitanti seguirono gli Immacolati. Ser Davos attese che Jon gli dicesse cosa fare, ma il ragazzo non si stava curando di lui. Perchè in quel momento, Rhaegal e Drogon gli planarono accanto. Dopo un'ultima occhiata verso la sua regina, salì sulla schiena di Rhaegal e Daenerys salì su quella di Drogon. Viseryon non li seguì, rimase a terra, in attesa di qualcosa che non arrivava. Questo mise entrambi in dubbio.

"E' già in mezzo a voi." Queste parole tuonarono nella mente di Jon. Si guardò intorno, chiedendosi a chi mai potesse riferirsi Alisia. In chi aveva visto il drago?

Ser Davos? No di certo. Tormund? Per carità...

Perdeva tempo, troppo tempo.

Di colpo vide il folletto esitare di fronte alle fiamme del portone, mentre Viseryon , per qualche assurda ragione, fissava nella sua direzione.

Sgranò gli occhi quando un dubbio gli attanagliò la mente.

-Fallo, Tyrion!- urlò Jon, attirando lo sguardo di Daenerys.

Tyrion lo fissò dubbioso. -Non temere le fiamme!- urlò ancora Jon. Non sapeva se fosse un'idea folle del momento, se quel suggerimento l'avrebbe ucciso. Con un'ultima occhiata, Tyrion si avviò a passo lento, verso la porta di fiamme. Avvicinò piano una mano, mentre il cavallo spaventato iniziò ad imbizzarrirsi.

-No!- urlò Jon. Lo vide come rallentare mentre cadeva in direzione delle fiamme.

Chiuse gli occhi, come non potendo realmente guardare le conseguenze di ciò che aveva combinato.

Quando però li riaprì, vide che Tyrion non bruciava. Stava lì, a risollevarsi incredulo. Daenerys non poteva crederci.

Uscì dalle fiamme illeso, con solo i vestiti leggermente bruciacchiati.

Viseryon si avvicinò a lui come un micetto in cerca di coccole. E Tyrion ancora non muoveva un muscolo.

-Sali!- urlò Jon. -Fidati di lui!-

Tyrion non sapeva come reagire, non sapeva cosa dire. Non sapeva cosa stesse succedendo. Ma c'era un'unica verità. Jon e Daenerys avevano bisogno di lui.

Salì con non poche difficolta sul drago dalla corazza dorata come i suoi capelli. Quando fu su di lui il drago prese il volo dietro i fratelli. Jon, Daenerys e Tyrion volarono insieme, dando fuoco ai propri nemici, mentre sotto di loro, Immacolati e dothraki uccidevano i restanti e salvavano gli innocenti.

Gran parte della città fu presa in poche ore, mancava solo il palazzo. I tre si fecero accompagnare fin lì dai draghi. Aperta la grossa porta che conduceva al trono, videro una donna, dai capelli corti e dorati, che indossava una veste nera dal volto impassibile.

-Cersei.- disse Tyrion. Vide al suo fianco, l'immancabile Jamie, in armatura dorata.

-Speravo che la prossima volta che avrei rivisto la tua faccia sarebbe stata su una picca.- disse Cersei con un tono aspro e un'espressione d'odio verso Tyrion.

-Hai perso, Cersei. Decidi, o muori o ti alzi da lì e ti arrendi.- disse Jon.

-Parole forti, per un bastardo.- disse ancora lei.

-Un bastardo dal sangue di drago.- precisò Tyrion.

Cersei sembrò ringhiare. -Dunque era questo il grande segreto di Ned Stark. Certo, lui posso capirlo. Ma tu, alleato dei draghi? Hai disonorato la nostra famiglia sin da quando sei stato sputato al mondo.- disse ancora rivolta al folletto. Poi schioccò le dita.

La montagna entrò, imponente e inquietante come Tyrion lo ricordava.

-Ti ricorderai di certo di lui, fratello.-

Jaime stava lì ad osservare la scena impotente. Sapeva che in fondo, Cersei aveva sbagliato su tutti i fronti, ma era pur sempre la donna che amava. E poi c'era Tyrion, il suo amato fratello.

Schierarsi era impossibile.

Ma allora, tornarono a galla gli orrori, la morte di Joffrey , Myrcella e infine il suicidio di Tommen e la sua salita al trono. Chi era diventatata davvero Cersei?

La montagna si pose tra lei e i nemici, facendole da scudo.

Quando Jon stava per farsi avanti per affrontarlo, sentì una mano forte e possente sulla sua spalla.

-Fatti da parte , ragazzino. Sono affari di famiglia.- alzando lo sguardo, vide il volto sfigurato di Sandor Clegane, con lo sguardo fisso sul fratello.

Dietro di lui c'era Arya, piccola e seriosa, con Ago pronto a essere puntato alla gola di qualcuno.

-Arya!- urlò Jon -Perchè sei qui?-

-Ho due nomi da togliere dalla mia lista.- disse con un sorrisetto famelico e lo sguardo puntato anch'esso sul mostro in armatura.

Jon capì allora, che la persona da affrontare per lui stava seduta su quel trono di spade.

Cersei afferrò il polso di Jaime che fu costretto a guardarla.

-Salvami, Jaime.- disse con sguardo supplicante.

L'uomo ebbe come un attimo di buio. Come se tutte le verità nella sua testa avessero perso senso.

Cersei, l'amore che provava per lei, gli anni a combattere per lei.

-Lo farò- disse .

Nel frattempo Sandor e Gregor erano faccia a faccia. Ma quello che aveva davanti, non era più suo fratello. Era il guscio vuoto, di ciò che era stato suo fratello. Suo fratello era morto.

E solo adesso poteva avere la sua rivincita su di lui.

Sguainò la spada, sputando per terra. -Vediamo se riesci a prendermi, stavolta.-

Gregor Clegane sguainò la sua spada iniziando lo scontro che da sempre il mastino aveva atteso.

La resa dei conti.

Lo scontro fu di certo arduo, il fratello era come diventato più forte del passato e questo lo terrorizzò. Tornò in mente il dolore che aveva provato quando il suo viso si era squagliato, quando per puro sadismo il fratello l'aveva reso il mostro che era.

Questi pensieri lo distrassero a tal punto da lasciarsi atterrare. Gregor caricò il colpo da assestare, quando qualcosa lo colpì appena da dietro. Si voltò, per vedere la piccola spada di Arya infilzata nel suo collo. La tolse con la facilità con cui si toglie una spina e puntò verso di lei. Ma proprio mentre stava per caricare il suo colpo migliore su di lei, Arya vide la testa della montagna saltargli giù dal corpo, e quest'ultimo seguirla poi in terra.

Alle sue spalle stava il mastino, col sangue che gli era schizzato in volto, con il fiato corto e la spada ancora nel punto in cui era terminato il colpo.

-Ce la facevo.- disse Arya stizzita.

-Stai zitta ragazzina.- disse Sandor gettando la spada.

I loro sguardi andarono entrambi verso Jon e Cersei. Jamie era in mezzo a loro.

-Spostatevi Ser, non voglio farvi del male.-

Jaime strinse le dita intorno all'impugnatura della spada. Poi si voltò verso Cersei e le si avvicinò. La vide ancora con lo sguardo supplicante. -Salvami.- ripetè la sua voce.

-Lo farò.- rispose nuovamente. Le si avvicinò al viso, la baciò in fronte. Estrasse il suo pugnale dalla cinta e la pugnalò. -Ti salverò da te stessa, amore mio.- Cersei riuscì a malapena a pronunciare un'ultima volta il suo nome, prima di accasciarsi a terra, cadendo dal trono di spade.

Jaime si voltò un'ultima volta verso il fratello. -Perdonami, Tyrion.

-Jaime... no.- disse sussurrando appena il folletto. Prima che riuscisse a puntarsi il pugnale alla gola, Sandor Clegane gli era già arrivato vicino e l'aveva afferrato per il polso.

-Credi meriti la tua morte?- disse guardandolo attentamente. Si sentì un tonfo acuto, quando Jaime lasciò andare il pugnale e cadde sulle ginocchia, stremato.

Quell'assurda guerra era finita.




MEGA CAPITOLO STAVOLTA. E no non potevo scrivervi di chi si trattava, perchè c'erano un pò tutti tranne Sansa xD
Quindi beh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Perchè mi sono concentrata poco sulla battaglia? Beh con tre draghi sputafuoco c'è poco da che combattere c.c Inoltre non mi ritengo adatta per entrare nei dettagli di una cosa così cruda come una guerra c.c spero di avervi fatto avere un buon capitolo , al prossimo capitolo <3

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Capitolo 36
*** Arrivederci - Jon&Daenerys ***


                                         


Sentì finalmente il freddo acciaio sotto le sue mani, sedette per la prima volta su quello scomodo e altrettanto agognato trono, mentre Jon stava lì a fissarla insieme a Tyrion.

Jaime era stato rinchiuso nelle prigioni, non per tenerlo lì, ma solo per evitare che si facesse del male, prima di recuperare la ragione.

Sandor aveva dato i suoi omaggi alla nuova Regina, chiedendo il permesso di tornare a Grande Inverno. Daenerys ovviamente glielo accordò, ringraziandolo per i suoi servizi.

-Vi ringrazio, Ser.-

-Non sono un Ser, maestà. Sono solo un cane, che adesso vuole tornare dalla sua padrona.- disse con un sorriso in volto. Daenerys sorrise a sua volta. Gli fece un cenno e lo lasciò andare.

Arya fu la successiva. Daenerys sorrideva alla vista di quella piccola guerriera.

-Qual'è il tuo nome?- chiese.

-Arya Stark.- disse lei semplicemente.

-Sei coraggiosa, Jon parla molto bene di te.- disse rivolgendo lo sguardo al ragazzo.

-Ho imparato che spesso noi donne dobbiamo badare a noi stesse.-

Dany sorrise ancora. -Hai ragione. Potresti rimanere qui con me se ti andasse.-

-Io?- disse Arya sbalordita.

-Certo, una ragazza coraggiosa come te non va di certo sprecata a fare la lady. Potresti diventare una combattente eccezionale, se solo ti allenassi qui.-

Gli occhi di Arya luccicarono. -Si! Lo voglio!-

Jon sorrise. Sapeva che la sorella avrebbe accettato senza discutere. Yara e Theon Greyjoy entrarono nella sala del trono, inchinandosi alla nuova Regina. Lo sguardo della donna di ferro era ancora amareggiato, ma illuminato dalla grossa vittoria.

-Mia Regina ,- iniziò – Gli uomini delle isole di Ferro porgono i loro omaggi alla regina d'Argento.-

-Dì ai tuoi uomini, che da oggi sei la Regina delle isole di Ferro. Chiunque osasse affermare il contrario, incontrerà la mia furia.- disse con un sorriso dolce che fece quasi sciogliere la donna.

-Mi mancherà il vostro sorriso, mia dolce Regina.- disse Yara.

-Mi mancherà il tuo coraggio, Yara.- rispose Dany -Grazie per ciò che hai fatto per me.-

Con un ultimo inchino lei e Theon si congedarono e raggiunsero il loro esercito.

Missandei fu congedata, insieme ad Arya. Nella sala del trono rimasero solo in tre.

-Tyrion...- disse Daenerys.

-Mia Regina.-

-Com'è possibile?- chiese lei.

-Non so come risponderti.- disse dubbioso quanto lei.

-Io so com'è possibile.- disse una voce nascosta nell'ombra. -I miei uccellini sanno tante cose.-

-Varys... illuminaci.- disse Tyrion.

-Si narra di una sera balorda , in cui Aerys Targaryen era parecchio adirato con Tywin Lannister. I motivi non sono ben noti a nessuno. Si dice che quella notte, per fare dispetto al suo primo cavaliere, Aerys Targaryen prese la sua sposa, abusando di lei.-

Tyrion sembrò impallidire. -Mio padre ... Tywin sapeva.- sentì di nuovo le sue parole.

"Tu non sei mio figlio".

Tutto gli fu chiaro.

Jon non riusciva a dire nulla. Quante verità ognuno di loro aveva ignorato? Persino il folletto, non sapeva chi fosse davvero. Adesso guidava un drago, adesso era sangue del drago.

-Dunque io sarei...- disse fissando la Regina.

-Mio fratello.- finì lei per lui.

-Un altro bastardo dal sangue di drago.- ridacchiò il folletto -Non che in fondo, essere un folletto non fosse già come essere un bastardo.-

-Le tre teste del drago.- disse Daenerys. -Siamo davvero qui, siamo davvero noi.- sorrise.

-Fuoco e sangue.- disse Varys inchinandosi.

-Sei stato di grande aiuto , Varys.- disse Tyrion.

-Al vostro servizio, principe.- disse con un'occhiata furba e un sorriso. Tyrion rabbrividì. Lui che era stato il nano, il reietto, il bastardo, il folletto... come faceva adesso a vedersi come un principe?

Un principe dal naso mozzato, dal corpo di un nano e dal viso grottesco.

Una barzelletta insomma.

Daenerys capì i suoi dubbi e per rispondergli gli si avvicinò. Si abbassò per essere alla sua altezza, poggiando il peso sulle ginocchia, di certo non in posizione regale.

Gli accarezzò la guancia, fissandolo intensamente. -Non c'è nessuno di più principesco di te, Tyrion. Hai un cuore nobile, sei leale, sei il mio migliore amico.- disse la Regina -Voglio che tu regni insieme a me.-

Tyrion si lasciò sfuggire una lacrima. -Sarà un onore mia Regina.-

Daenerys si rialzò avvicinandosi a Jon. Fu allora che Tyrion capì che sia lui che Varys dovevano andare via subito di lì. Lasciarono insieme la sala del trono.

Adesso Jon e Daenerys erano soli, coi loro sguardi.

-Non sarei qui, senza il tuo aiuto.- disse lei.

-Non ho fatto niente.- disse il ragazzo.

-Mi sei stato vicino. Avevo bisogno di sentire qualcuno accanto.-

-Non eri certamente sola.-

-Non è quel che intendevo, Jon.- Avvicinandosi pericolosamente , gli afferrò una mano , intrecciando le dita con le sue. I loro sguardi non riuscivano a lasciarsi nemmeno per un istante.

-Ho bisogno di te al mio fianco, Jon.-

Jon non seppe rispondere subito. Dopo aver deglutito diede una risposta che Dany non voleva sentire.

-Non è questo il mio posto, Regina.-

-Si, lo è. Sei il secondo drago, sei mio...- no, non poteva pronunciare quella parola. Dirla avrebbe allontanato da entrambi l'idea che ci potesse essere più di questo. Jon si morse un labbro, sapendo perfettamente cosa intendeva dire Daenerys.

-Lo sono. Appunto. Starti vicino sarebbe deleterio per me... e per te.-

-Non voglio lasciarti andare, Jon. Non posso lasciarti andare.- disse con occhi pronti a scoppiare dalle lacrime.

Il ragazzo abbassò il viso, poggiando la fronte su quella della sua regina.

I loro occhi erano così vicini da divorarsi a vicenda. I loro respiri si mischiavano e si scaldavano sempre di più. Le labbra di entrambi erano schiuse pronti a comunicare qualcosa di più.

Fu Jon a sigillarle e scostarsi, andando in direzione della sua fronte. Poggiò le labbra morbide e calde sulla sua pelle, con una passione forte che avrebbe voluto sfogarsi sulle labbra di Dany.

Lei strinse forte le dita nel suo palmo, tenendolo stretto così da non lasciarlo scappare.

-Resta con me.-disse quasi piangendo.

-Lo sarò sempre...- le si avvicinò alla guancia, lasciandole un bacio dolce, per poi andare all'orecchio. -...amore mio.- sussurrò appena.

Dany non potè più trattenere le lacrime. Scoppiò a piangere come mai aveva pianto fino ad allora.

Lo afferrò con tutta la forza che aveva, costringendolo a concederle un ultimo addio.

Con occhi chiusi e umidi di lacrime, poggiò le labbra sulle sue, lasciando un unico e semplice bacio.

Un bacio che poteva essere concesso a un parente, a un figlio, a una persona cara.

Ma entrambi sapevano che c'era più di più di questo.

Le loro labbra si staccarono. Si guardarono un ultima volta, prima che Jon allontanandosi si divincolasse dalla presa della sua mano.

-A presto, mia Regina.- disse infine.

Sorrideva mentre indietreggiava verso la porta. Aprendola , c'era Spettro ad aspettarlo. Sembrò guaire, quando guardò la regina d'Argento piangere.

Fu quasi assurdo, scioccante, vedere ciò che il metalupo fece prima di andare.

Corse in direzione di Daenerys, spinse il suo muso contro la sua mano, cercando una carezza. Lo sentì guaire un'unica volta. Le leccò la mano e poi raggiunse Jon, che con un sorriso le disse "arrivederci"

Le porte si chiusero, Jon sparì dalla vista della ragazza.

Ma le lacrime stavano ancora lì.

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Capitolo 37
*** Il cane torna dalla sua padrona - Sandor ***


                         

Il viaggio in solitudine sembrava interminabile. In compagnia della piccola Stark era stato un viaggio meno noioso. Forse anche perchè le ricordava maledettamente il suo uccelletto spaurito.

Imprecava contro sè stesso, per aver passato così tanto tempo lontano da lei.

Eppure, la soddisfazione provata nel vedere la testa di Gregor cadere giù come quella di una bambola, era stata impagabile. Era come se uccidendo lui, avesse chiuso i ponti con le sue paure, col vecchio Sandor Clegane, terrorizzato dal fuoco e dell'amore.

Si sentiva un uomo nuovo. Una persona totalmente diversa.

E avrebbe concesso quella nuova versione di se alla piccola Lady di Grande Inverno.

Sentì il rumore del galoppo di un cavallo poco dietro di lui, tanto da essere costretto a fermarsi per verificare che qualcuno non lo stesse inseguendo.

Voltandosi vide il bastardo di casa Stark su un grosso cavallo nero. Maledizione, adesso quel tizio lo inquietava quasi quanto Arya. Era sopravvissuto a un fottuto incendio! Era stato a cavallo di un drago!

Faceva più paura questo che la sua cicatrice sul volto. Ed era difficile per lui ammettere una cosa simile. Lui che ai draghi non aveva mai creduto, aveva dovuto mandare giù tutto quel caos, come un boccone difficile da digerire.

Draghi, gente che non brucia, nani dal sangue Targaryen. C'era altro da aggiungere a quella follia?

Jon pose il suo solito sguardo da eterno dannato su di lui , esitando prima di parlare.

-Sandor Clegane.- disse avvicinandolo, con aria incerta. Non si capiva se fosse amichevole o no. -Siete diretto a Grande Inverno?-

-E dove altro potrei andare ?-

-Potreste servire la nuova regina.- rispose il ragazzo dai capelli neri come vetro di drago.

-Servila tu, la tua ragazzina dai capelli d'Argento. Io ho altri colori di capelli preferiti.- il rosso , il rosso dei capelli Sansa. Maledizione, ogni cosa era rossa nella sua testa.

-Non posso restare qui. Non appartengo al Sud.-

-Certo. Sei un cazzo di uomo del Nord. Siete tutti così fottutamente legati a quel ghiaccio che vi congela le chiappe?-

Jon non rispose immediatamente. -L'uomo che mi ha cresciuto, mi ha cresciuto come uomo del Nord. E' al Nord che appartengo.-

-Ah si? E' al Nord che appartieni? E come mai quel cazzo di drago non ti si scolla di dosso?- disse indicando il drago verde che improvvisamente aveva iniziato a volargli poco sopra la testa.

Jon non se n'era nemmeno accorto.

-Rhaegal appartiene a Daenerys, non a me.-

-E tu a chi appartieni, bastardo?- disse con uno sguardo furbesco. -Non sono cieco, ragazzo. E mi fa incazzare vederti in quello stato. Perchè mi sembra di guardarmi allo specchio.-

Jon non capì esattamente cosa intendesse dire il mastino.

-Fanculo il Nord ragazzo. Io odio quel freddo maledetto! Io odio ogni cosa di Grande Inverno. Eppure... Ho un motivo per tornare lì.- sospirò -Tu non hai un motivo per restare qui?-

Jon iniziò a capire. -Da quando siete così sagace, Ser?-

-Da quando ho capito che non sono un fottuto Ser. Smetti di chiamarmi così.-

Jon sembrò storpiare un sorriso. -La amate, non è così?-

Sandor sembrò imbarazzarsi a quella domanda così diretta. -Non fare domande del cazzo, ragazzino.-

-Non sono un ragazzino.- sorrise ancora , stavolta in maniera evidente. -Voglio che mi facciate una promessa.-

-Stai davvero chiedendo una promessa a un cane?- ridacchiò il mastino.

-I cani non sono forse fedeli a chi li nutre?- Jon sembrava pronto a quella risposta. Sembrava che il suo sguardo fosse pronto a ognuna delle sue risposte.

-Tu non mi nutri, ragazzo.-

-Io no, ma Sansa si.-

Sandor si congelò. -Sentiamo.- lo sguardo improvvisamente allegro del ragazzo sembrò preoccuparlo per un istante. Un istante che però passò in fretta.

-Promettetemi che la proteggerete. Anche se ne andasse di mezzo la vostra vita.-

Il mastino fece una risatina. -Davvero ragazzo?- Jon sembrò deluso da quella risposta. Non voleva certo lasciare Sansa da sola, ma non era sicuro se fidarsi di quell'uomo sfigurato. E ora rispondeva così? Quando sembrò rassegnarsi all'idea che Sandor fosse realmente il mostro senza cuore che aveva creduto per tanto tempo, questo lo spiazzò. -Lo avevo già promesso a me stesso, prima che tu arrivassi anche solo a pensarlo.- il ragazzo sorrise, felicemente sorpreso dalla decisione di quelle parole. Mentre le diceva sembrava avere occhi lucidi e speranzosi.

-Và, ragazzo. Torna dalla tua regina d'Argento. Penserò io all'uccelletto dalle piume scarlatte.-

Jon strattonò il cavallo, tornando in direzione del palazzo.

-Grazie, Sandor Clegane!- urlò allontanandosi. L'uomo riuscì a notare appena che Jon stava sorridendo mentre cavalcava alla volta di Approdo del Re.

Sandor riprese la sua marcia, aumentando il galoppo. Non poteva farla aspettare ancora troppo a lungo.

-Arrivo, uccelletto.-

 

 

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Capitolo 38
*** La mia ragione - Jon&Daenerys ***


Assurdo come le parole di un cane, addestrato per tanti anni alla violenza e alla crudelta e addomesticato dagli occhi dolci di una semplice ragazzina, potessero averlo riportato alla ragione, così facilmente, così in fretta.

La realtà era forse che in fondo lui conosceva già quelle parole, erano sopite da qualche parte nel suo cuore. Aspettava solo che qualcuno le pronunciasse per lui, perchè ammetterlo da solo era troppo spaventoso.

Chiunque fosse Daenerys per lui, non importava. Chiunque li avesse resi legati da qualsiasi legame, fosse stato suo padre o gli Dei stessi, non aveva alcuna importanza.

Importava solo quello che adesso sentiva per lei.

I suoi occhi, i suoi maledetti occhi chiari. Li aveva impressi nella mente, non volevano abbandonarlo. Sandor aveva ragione. Lei era la sua ragione per restare.

Il suo cuore, il suo sangue erano di ghiaccio, certo. Come lo era Lyanna Stark e suo fratello Eddard che l'aveva cresciuto.

Ma Rhaegar, apparteneva al caldo, al fuoco. E c'era anche il suo sangue che scorreva nelle sue vene.

Lo sentiva, in quel momento. Seppure fosse difficile ammettere che in fondo era figlio dell'uomo col piu stretto legame con Daenerys, lo sentiva, quel maledetto legame.

Daenerys.

Quel nome.

Quei capelli.

Quegli occhi.

Quella pelle candida.

Il suo odore.

Maledizione , il suo odore gli aveva impregnato le narici, tanto da sentirlo ovunque.

Sapeva di vaniglia, sapeva di buono. Avrebbe solo voluto poterne sentire il sapore. Solo per un istante.

Quel bacio non era stato sufficiente.

Se solo non l'avesse baciato... Non si sarebbe torturato tanto. Adesso non poteva dimenticare quel sapore dolce, quel tocco morbido.

Adesso sentiva di volerla ancora.

Era solo un bacio di addio, no? Avrebbe dovuto dimenticare e andare avanti.

Ma i baci , si sa, non cancellano, anzi imprimono più forte nello spirito i sentimenti.

E il sentimento che provava per lei era già impresso nel suo spirito da quando i suoi occhi chiari l'avevano fissato la prima volta.

Lei era argento. Argento prezioso che non poteva appartenere a nessuno. La gelosia, un sentimento insidioso che non lascia scampo, aveva pervaso il suo cuore.

Immaginarla nelle mani di qualcun altro, tra le braccia di qualcuno che non era lui... fu una tortura peggiore della morte. Era troppa la strada che lo allontanava da lei. Si era allontanato troppo prima di capire la verità. Come poteva arrivare in fretta da lei?

Pensandoci, sollevò il capo e guardò sopra la sua testa. La vista lo illuminò e lo fece sorridere.

-Rhaegal!- urlò. Il drago sembrò capire il richiamo, tanto da planare immediatamente alla sua voce.

Jon mollò il cavallo con uno scatto fulmineo, scese e lo rimpiazzò immediatamente col drago.

Salì e urlò. -Valhad!- Rhaegal spiccò il volo immediatamente in direzione del palazzo.

Volare era di certo il metodo più veloce. Si ritrovò in pochissimo tempo di fronte al palazzo, col cuore che gli impazziva nel petto. Era completamente in balia dei pensieri e dei sentimenti che l'avevano trascinato nuovamente lì.

Costrinse il drago a planare e quando scese da lui lo lasciò con un ultima carezza.

-Grazie amico.- disse. Il drago rispose con un verso squillante, prima di riprendere il volo.

Camminò, trovandosi proprio sotto la finestra di quella che era diventata la camera della Regina.*

Pregava gli dei, che la facessero affacciare. Li pregava con una fede che non sapeva nemmeno di avere.

Qualsiasi divinità avesse pregato, l'aveva certamente ascoltato.

Li vide, i suoi capelli d'argento, illuminarsi alla luce del sole.

-Jon.- disse lei incredula. I suoi occhi erano carichi di lacrime, come se avesse pianto.

Lui iniziò a parlare, a voce tanto alta , per evitare che lei si perdesse anche solo una parola, da quell'altezza. -Credimi, non so nemmeno io cosa sarà di noi nel futuro. Se c'è una cosa che mi è sempre stata ripetuta è che io non so niente. - sorrise a pronunciare quelle parole -Ma se davvero non so niente, ho bisogno di sapere.-

Lei lo fissava e ascoltava immobile, come fosse una statua di solido acciaio di Valyria.

-Ho bisogno di sapere, se sono degno di starti accanto.- disse ancora.

-Non so se sia giusto o sbagliato quello che provo. Se sia il mio sangue a portarmi a provare questi sentimenti.-continuò – Ma ti amo. E non posso cambiarlo. Non posso cambiare quello che vedo quando ti guardo. E vedo una donna perfetta, una donna bellissima, forte, indipendente, giusta, leale.-

Daenerys non riusciva a dire nulla, riusciva solo ad ascoltare. Aveva paura di muovere un qualsiasi muscolo, perchè sapeva che avrebbe pianto di nuovo, non di dolore ma di gioia.

-Non mi interessa nulla di essere Re, nè di ottenere onori e glorie per battaglie combattute. Sei tu, l'unica battaglia che voglio combattere adesso. Sei la ragione che ho per restare in questo caldo Sud.-

Con queste parole Jon finì il suo discorso. Stettero a fissarsi, per attimi interminabili, sembrarono infiniti. Fin quando Daenerys non vide Drogon apparire, sul tetto del palazzo. Lo vide poi spostarsi e planare a terra e dopo aver lanciato un ringhio insolito contro Jon, posò il capo sulla finestra. Sembrò farle da scala. No. Non sembrava. Le stava sul serio facendo da scala.

La regina si arrampicò sulla testa del drago, si lasciò andare scivolando giù. Fu Jon ad afferrarla.

I loro sguardi si incrociarono, come sempre, come la prima volta.

Lei era al sicuro, stretta tra le braccia del ragazzo. Quella situazione imbarazzante, li mise così a disagio che per sfogare la tensione scoppiarono a ridere.

Sembrava felicità, quell'aura che li circondava.

*La finestra è esattamente quella da cui Tommen si è suicidato. 
Eccomi con uno degli ultimi capitolo su Jon e Dany, siamo vicini alla fine!
Non so esattamente quanti capitoli prenderò ancora per il finale. Devo scegliere ancora u.u
Spero che questi due capitoli vi siano piaciuti.
Vi ricordo che sto anche scrivendo un original che parla di Angeli.
Gradirei tanto sapere cosa ne pensate.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3483157&i=1
Dateci un' occhiata se vi va <3
Bacioni e al prossimo capitolo :***

 

 

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Capitolo 39
*** Le paure svaniscono -Sansa&Sandor ***


 



Dopo tutto quel tempo seduto su quella scomoda sella, sedersi sarebbe stata certo una cosa gradita.

Era stanco, spossato e certamente affamato.

Le provviste erano terminate quando era ripartito. Ma finalmente era arrivato.

Grande Inverno si ergeva grande e fredda davanti ai suoi occhi. Già sentiva le ossa congelargli, ma un improvviso calore lo sollevava. L'uccelletto, voleva vederlo.

Le grande porte gli si aprirono davanti.

Era lì.

Era lei.

Sansa lo stava aspettando con lo sguardo ansioso. Vide la sua espressione preoccupata quando capì che Arya non era con lui. Sandor superò il portale e scese da cavallo.

Lei gli si avvicinò, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa fu lui a parlare.

-La piccoletta è a palazzo.- disse lui.

-A palazzo?- si preoccupò che fosse stata fatta prigioniera. Sembrò impallidire all'idea.

-Tranquilla, uccelletto. Sta bene. La nuova regina l'ha voluta al suo fianco, per addestrarla e renderla...- vide Brienne passargli poco lontano e lanciargli un'occhiata. -Oddio, spero non diventi come lei o sarà ancora più inquietante.-

Sansa gli lanciò un'occhiataccia. -Cos'è successo?-

-Grande battaglia, tanto fuoco e altra roba. Il bastardo, la tizia coi capelli bianchi e il nano hanno preso il controllo della città. Cersei Lannister è morta, uccisa da suo fratello. Tutti felici e contenti. -

-Il nano?- si ricordò dell'uomo che aveva sposato, dell'uomo che l'aveva rispettata e trattata meglio di tutti a palazzo. -Tyrion Lannister dici?-

-Non conosco altri nani che possano avere la furbizia per prendere una città in una notte.-

Sansa sorrise immaginando un nano a cavallo, che combatte contro un esercito di uomini.

-Chi l'avrebbe detto che anche il nano era un Targaryen?- La rossa lo guardò.

-Cosa?- non sembrava aver capito.

-Eh si uccelletto. Pare che in fondo il nano fosse figlio di Aerys Targaryen.- disse con un sorriso in volto. -Vogliamo ancora stare a parlare di altre persone o hai intenzione di salutarmi?-

Sansa sembrò arrossire.

-Cosa intendi?- sapeva perfettamente cosa intendeva, ma si sentiva una bambina dalle guance rosse quando Sandor la provocava così esplicitamente.

E lui si divertiva a vederla arrossire, questo era certo. -Andiamo, uccelletto. Ho tanta fame.-

Lei sembrò sospirare di sollievo quando quella situazione imbarazzante sembrò avere fine.

Ma no, non era finita lì. Lei lo sapeva. Lui stava solo aspettando il momento propizio.

Non aveva certamente dimenticato quella notte passata insieme, quel bacio prima di partire.

Era stata così bene ogni volta che aveva sentito le sue mani su di lei. Eppure... era difficile ammettere che provava qualcosa per un uomo così grande e così diverso da lei.

Lei che credeva che un giorno avrebbe sposato un grande lord, un re o chissà chi altro.

Adesso si stava arrendendo all'evidente probabilità che l'uomo con cui avrebbe passato il suo futuro potesse sul serio essere il mastino.

Mentre ci pensava, conduceva l'uomo alla sala da pranzo. Gli furono serviti un pasto caldo e del buon vino. Questo li divorò in poco tempo, come se non mangiasse da giorni. Sansa decise che era troppo scortese stare lì a osservare un uomo che si rifocilla, così si congedò e si avviò verso la sua stanza. Doveva pensare. Pensare a cosa fare da quel momento.

Poteva sul serio accettare di provare qualcosa, qualsiasi cosa fosse, per Sandor Clegane?

Chissà se sua madre le avrebbe urlato contro, sapendo cos'era successo tra loro. Chissà che ne avrebbe pensato suo padre.

No, non c'era nemmeno da chiederselo. Loro non sarebbero stati d'accordo, questo era certo.

Adesso dunque, bisognava capire quanto le importava del loro giudizio, seppure fossero morti, e quanto le importava di lui.

Sandor Clegane. L'uomo che toccandola la faceva sentire al sicuro.

L'uomo certamente meno cortese di tutti i sette regni, ma che con lei diventava dolce e mansueto.

I pensieri la distrassero a tal punto che non si accorse dello sguardo pungente di Petyr che la seguiva inquietantemente. Voleva parlare, lo sentiva. Era riuscita a tenersi lontana da lui tutto quel tempo. Brienne le era stata utile in questo. Ma in quel momento, non c'era Brienne nè Sandor a dividerli.

Lo vide avvicinarsi lentamente. Non poteva scappare, sarebbe stato da vigliacchi.

-Lady Sansa.-

-Lord Baelish.- queste finte formalità la irritavano tantissimo. Ma doveva stare al gioco e prendere tempo.

-Credo che presto andrò via. Sembra che sul trono di spade ci sia una nuova regina.-

-Cosa intendete fare? Avvicinarla e tradirla in qualche subdolo modo così da prendere il trono?-

Lei osservò l'uomo che sorrideva furbescamente. -Volete proporle un matrimonio, non è così?-

Le si avvicinò, con fare seducente, facendola indietreggiare fino a costringerla a fermarsi. Il muro alle sue spalle non le permetteva di indietreggiare oltre.

-Chiunque sposerò, chiunque fingerò di amare... sei sempre tu quella che vorrò al mio fianco. Sei tu quella che...- dicendole queste parole si avvicinò, era chiaro che intedesse baciarla, che stavolta una semplice protesta non avrebbe funzionato. Stava già respingendo il suo corpo con tutta la forza che aveva. Ma Petyr stavolta non voleva sentir ragioni.

Si sentì in trappola. Il suo fiato era così vicino da disgustarla.

-Petyr... ti prego.- supplicò.

Lui non voleva nemmeno ascoltarla. Fin quando una mano fu di fronte al viso di Sansa, a separarla da quello di Lord Baelish. Era una mano possente e grande quanto il viso della ragazza.

Era inconfondibile.

-Sandor.- disse lei come con un sospiro di sollievo.

Ditocorto indietreggiò, come facendo finta che niente stesse succedendo.

-Sandor Clegane. Siete tornato.-

-Felice di vederti , Ditocorto. Sarò ancora più felice quando scomparirai dalla mia vista.-

-Stavo giusto dicendo a mia nipote, Sansa, che devo raggiungere Approdo del Re.-

-Bene, perchè non muovi il culo allora?-

Sansa strinse la mano intorno al braccio di Sandor, sollevata che fosse lì. Petyr notò quella stretta, notò quella scena e qualcosa sembrò colpirlo, tanto da smettere di parlare e quasi di respirare.

Sembrò quasi digrignare i denti mentre fingeva quel sorriso d'addio sul volto.

-Ci rivedremo presto, Sansa. Mastino...- disse senza finire la frase. Poi diede loro le spalle e andò via.

-Stai bene uccelletto?- disse l'uomo fissando verso di lei. Lei sprofondò sul suo petto cercando il suo calore. -Sono così felice che tu sia qui.- mai avrebbe pensato di dire quelle parole , ma le pensava davvero. Niente, come Sandor Clegane, la faceva sentire sicura e protetta.

Sentì la sua grossa e stranamente delicata mano infiltrarsi nei suoi boccoli rossi.

-Te l'ho promesso, Sansa. Ti ho promesso che ti avrei protetta.-

La voce gli tremava mentre parlava, perchè il tocco di Sansa, nonostante l'avesse già provato, era sempre un'emozione nuova. Era sempre come se lo sentisse per la prima volta.

-Non andare mai più via, promettimelo.- disse lei affondando il viso sul suo petto.

-Te lo prometto, uccelletto.- disse il mastino.

Aveva così tanta voglia di baciarla, così tanta voglia di poterla sentire di nuovo sua. Ma non l'avrebbe fatto, non fragile e spaventata com'era da quell'ennessimo uomo che aveva tentato di toccarla senza che lei lo volesse.

Maledetto Ditocorto e il suo essere sempre più viscido. Sembrava voler piangere, la piccola Sansa. Fingeva di essere più forte di quanto non fosse in realtà. Fingeva di non avere paura, ma in fondo sapeva quanto fosse inerme di fronte a una persona come Lord Baelish o qualsiasi altro uomo.

Inerme.... persino di fronte a lui.

Quel pensiero lo fece indietreggiare e estrarre la mano dai suoi capelli. Lei si sentì mancare l'aria quando la mano di Sandor lasciò la sua nuca.

Prontamente l'afferrò con le sue, lasciando quell'uomo grande e grosso , immobilizzato e tremante come un ragazzino.

Entrambi cercavano di scrutare i pensieri l'uno dell'altro attraverso lo sguardo.
Pensieri che se fossero stati rivelati, avrebbero mostrato quanto in fondo entrambi fossero spaventati di fronte a quel folle e incontrollabile sentimento.

Quel sentimento che spaventava la piccola Sansa che in fondo non era mai stata amata da un uomo e che spaventava l'imponente Sandor che mai aveva amato qualcuna così fragile,che poteva spezzarsi al suo tocco.

Lui temeva di farle del male , lei temeva di farsi del male.

Ma entrambi sapevano che i loro timori erano infondati.

Lui non le avrebbe mai fatto del male.

Lei sapeva che lui non le avrebbe mai sfiorato nemmeno un capello con l'intento di ferirla.

Era insieme che dovevano combattere queste paure.

Sansa si spinse sulle punte dei piedi per arrivare all'altezza del mastino. Sporse le sue labbra verso di lui che rimase paralizzato.

Come poteva una fanciulla, una ragazzina, avere tanto potere su di lui?

La vide rilassarsi e chiudere gli occhi e fu allora che il suo corpo smise di controllarsi. L'afferrò, con fare delicato, dalla nuca e se la spinse al viso. Le loro labbra si toccarono ancora e fu come se non l'avessero mai fatto prima. Sembrava un brivido nuovo, un brivido diverso da quello precedente.

Carico di un deciserio più forte di quello già sentito.

Si abbassò giusto un pò, per poterla prendere in braccio come fosse la sua sposa. Lei era rilassata anche in quella situazione così imbarazzante.

-Uccelletto, è giusto che te lo chieda. Sei sicura di volerlo?- disse riferendosi chiaramente a ciò che stava per succedere.

-Lo sono sempre stata.- disse lei con un sorriso. Lui sentì una morsa nello stomaco, quando vide quel sorriso. Affrettò il passo conducendola alla sua camera. Ormai la conosceva bene quella camera.

La adagiò sul letto, come se fosse qualcosa di troppo fragile. La raggiunse poi iniziando a spogliarla. Ogni lembo di pelle che veniva scoperto dai vestiti veniva poi ricoperto dalla sua bocca o dalle sue mani, così delicate da lasciarlo incredulo. Dov'era finito il selvaggio che c'era dentro di lui?

L'uomo che scopava con violenza e che non aveva pietà?

Sorrise mentalmente, pensando che quell'uomo smetteva di esistere quando c'era Sansa davanti a lui. Lei , quasi totalmente nuda, si contorceva ogni volta che le labbra del mastino toccavano la sua pelle. Era dolce il modo in cui non lasciasse mai troppo a lungo le sue labbra. Scendeva giusto il tempo di tastarla con la lingua, per poi risalire e baciare quei petali di rosa che le contornavano la bocca.

Ci mise un pò , prima di denudarsi a sua volta. Le mani di Sansa si avvinghiarono sulla sua schiena, saldando la presa con le unghie. Il dolore che gli provocava , rese Sandor felice. Quel dolore era la prova che le piaceva quello che le faceva.

La stuzzicò parecchio prima che lo guardasse con occhi supplicanti. Sapeva cosa stava chiedendo con quegli occhi da cerbiatta.

Si infiltrò lentamente tra le sue gambe e tentennò un pò. Poi lentamente fu dentro di lei e cominciò movimenti ritmici che la facevano gemere ogni volta di più, sempre più forte.

Era un'estasi continua, vedere il godimento sul suo viso. Era più quello a dargli gioia, che tutto il resto. La sua mano cercò quella di lei, stringendola forte. Lei ricambiò la stretta, presa dalle mille emozioni e dal piacere che Sandor riusciva a darle.

Raggiunsero l'apice insieme, lui con un sospiro pesante, lei con un gemito acuto.

Sandor si accasciò accanto a lei e la vide riprendere fiato.

La amava. Ormai non aveva più dubbi.

Era amore, quell'assurdo sentimento che lo legava a lei.

Lei si voltò dopo di lui e si imbarazzò quando si accorse che la guardava. Si coprì i seni , come una ragazzina timida. Lui ridacchiò a quella scena e le cinse il corpo con un braccio.

-Sei mia, uccelletto.- disse con uno sguardo soddisfatto. -Nessuno ti può più avere ormai.-

Lei sorrise. Poi un dubbio le attanagliò la mente. -Sandor...- disse iniziando in tono interrogativo.

-Dimmi.- disse lui curioso.

-Mi ami?- disse lei spiazzandolo.

Lui deglutì. Era così imbarazzante, così da femminuccia doverle rispondere. Ma non poteva dire di no a quegli occhi da cucciola.

-Ti amo, sì.- disse. -Ora non costringermi a essere stornzo per compensare questa frase da fighetta.-

Lei rise, stringendosi più forte a lui.

-Anch'io, credo di amarti.- sussurrò. Lui quasi non capì e quando realizzò credette di esserselo immaginato. Ma sapeva che Sansa non l'avrebbe ripetuto.

Eppure, gli bastava.

La strinse forte e si addormentarono così, pelle contro pelle.

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Capitolo 40
*** Solo mia -Jon&Daenerys ***


Daenerys fissava fuori dalla finestra, ammirando quello che da quel momento sarebbe stato il suo regno.

Approdo del Re era bella a vedersi, certo. Se non fosse stato per i danni che l'Altofuoco e i il fuoco dei Draghi avevano causato, ovviamente.

Si disse che in fondo, quello causato dai suoi figli era minimo e quindi giustificabile. Era l'Altofuoco, ad aver fatto danni maggiori.

Non importava, in quel momento. Lei avrebbe ridato vita alla città.

Era ancora nuda, avvolta da un semplice lenzuolo di seta bianca, quando un rumore attirò la sua attenzione. Proveniva dal suo letto.

Jon si agitava visibilmente nel sonno, in una maniera che lo rendeva anche piuttosto adorabile. Era così bello , Jon. I suoi occhi e i suoi capelli così opposti ai suoi la facevano in qualche modo sentire come se lui fosse il pezzo che le mancava.

Il suo corpo era perfetto, massiccio e muscoloso, un uomo che nei Sette Regni, ogni donna avrebbe voluto avere.

E adesso era suo, solo suo, nient'altro che suo. Sorrise a quel pensiero. Vederlo lì, nudo e fragile sul suo letto, le dava gioia. Una gioia che dipendeva dal sentimento che provava per quel ragazzo dai capelli neri come vetro di drago.

Lo raggiunse nuovamente a letto, quando si sentì bussarealla porta.

-Un momento!- disse. La sua voce fece sobbalzare Jon che quasi si svegliò, per poi tornare a dormire. Quella notte doveva averlo davvero distrutto.

Si rivestì in tutta fretta, indossato la veste bianca che tanto adorava, poi andò alla porta e aprì.

-Tyrion.- disse alla vista del folletto.

-Maestà.- disse sorridendo. Si sentì poi un verso provenire dalla camera, tanto evidente che nasconderlo con la porta non servì a non far capire al terzo drago chi giaceva nel letto della sua Regina. Sebbene Daenerys fosse preoccupata dalla reazione del folletto, ciò che vide la stupì.

Stava sorridendo, come se in fondo fosse felice per ciò che aveva compreso.

-Vi va di camminare un pò, mia Regina?-

Lanciando un'ultima occhiata verso il letto decise di accettare l'invito. -Certo.- uscì chiudendosi la porta alle spalle. La camminata durò molto e passò parecchio tempo pieno di vago imbarazzo, prima che qualcuno proferisse parola.

-Jon è un ragazzo leale, cresciuto da un uomo che considerava onore e famiglia alla base di ogni cosa.- iniziò Tyrion.

-Lo so, mi hai raccontato molto riguardo Eddard Stark.-

-E continuerò a farlo, visto che è l'uomo che ha cresciuto il ragazzo che avete scelto al vostro fianco.-

sorrise a queste ultime parole, portando Daenerys quasi ad arrossire.

-E' evidente ciò che provi, e lo è anche ciò che prova lui.- disse ancora il primo cavaliere.

-Mi sembra di ripetere errori commessi dai miei genitori. E' giusto secondo te?-

-Non c'è giusto o sbagliato... in amore. Sono cresciuta con la convinzione di essere fratello di Jaime e Cersei per tanto tempo. E c'è una cosa che ho visto, di così forte e travolgente da superare ogni cosa, a cui forse mi ero anche affezionato.- prese una pausa, fermandosi e fissando Daenerys. -L'amore che provavano l'uno per l'altra. Era travolgente, lo percepivi anche solo standogli accanto. Era qualcosa che nè dei, nè Re, nè Regine, nè draghi avrebbero potuto fermare.-

-Non è certo un grande esempio.- disse la regina.

-E' vero. Lui l'ha uccisa. Ma Cersei... beh, sapete anche voi. Era diventata peggiore anche di vostro padre. Jaime voleva salvarla dal diventare un mostro. E' stata sua la colpa della morte di tutti e tre i figli. Ecco perchè Jaime deve aver perso il controllo.-

-Folle, l'amore.-

-Potete dirlo.- sorrise ancora. -C'è una cosa che non sentirete mai da me. Una cosa che voglio che smettiate anche solo di pensare.-

-Cosa?-

-Che quello che provate sia sbagliato.- le prese la mano, in maniera salda e affettuosa. -Siate felice mia Regina. E' tutto ciò che desidero.-

Daenerys sorrise, illuminando la stanza , come una luna crescente illumina la notte.

Tyrion la lasciò, dirigendosi altrove.

Daenerys decise che era arrivato il momento di dedicarsi alla burocrazia, quelle cose che per tanto tempo aveva amministrato anche a Meeren.

Di colpo qualcosa le cinse la vita da dietro. Un respiro caldo le fu sul collo.

-Mia Regina.- disse la voce calda e confortevole di Jon.

-Jon.- disse arrossendo Dany. -Non volevo svegliarti. Torna a dormire.-

-Non posso dormire. Non se tu non sei accanto a me.- a questa affermazione le carezzò la pelle candida del collo con un bacio, dandole un brivido.

Lei cercò la sua mano e la strinse forte.

-Jon...- disse. Lui la fissò aspettando il seguito. -Sposiamoci.-

Lui sobbalzò a quell'affermazione e sorrise divertito. -Questo dovrei essere io a dirlo a te o sbaglio?-

Lei sorrise. -Vero. Ma credo che abbiamo superato da un pezzo quelle usanze maschiliste non trovi?-

-Maschiliste?- disse lui con un verso simile a una risatina. Poi le tirò il viso più vicino al suo, tanto da farle percepire il suo respiro caldo. -Lascia che sia io a dire cos'è maschilista e cosa no, okay?-

La lasciò improvvisamente, portandola quasi a rimanere delusa.

-Daenerys Nata dalla tempesta, della casa Targaryen.- disse portandosi davanti a lei e inginocchiandosi. -la Non bruciata, madre dei Draghi, Regina degli Andali ...- mentre ancora tentava di pronunciare qualcos'altro lei lo interruppe.

-Hai davvero intenzione di dirli tutti?-

Jon sorrise. -Mia Regina.- disse poi languido -Non ho pretese sul trono, non voglio diventare Re. Ma ho pretese su di voi e voglio che siate solo mia.- a Daenerys si bloccò il respiro.

-Mi sposerete?- disse con quello sguardo da cucciolo che Daenerys tanto amava.

-Si, Jon Targaryen. Vi sposerò.-

Sorrisero, Jon si alzò e la baciò. Le sue labbra furono per Daenerys ancora più dolci, quel giorno.

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Capitolo 41
*** Ora e per sempre - Sansa&Sandor ***





Non sapeva come, ma quel giorno, dopo un'assurda idea che le era passata per la testa, ancora nuda e avvolta tra le sue braccia, aveva iniziato a litigare con Sandor.

-Non ho detto nulla di male.- disse lei.

-Stai scherzando? Io non ti ci porto a seguire quel viscido.- era l'epiteto più adatto, secondo lui, da dare a Petyr Baelish.

-Sandor ! Petyr è subdolo, pericoloso e tutto ciò che c'è di sbagliato. Per quanto sappia per certo che se glielo comandassi farebbe qualsiasi cosa io dica... non voglio che sposi la nuova Regina. Petyr non può diventare Re.-

-Cos'è , sei forse gelosa ?- disse lui alzandosi di scatto.

-Non dirai sul serio.- disse lei sbuffando.

-Quale urgenza c'è di impedire quel matrimonio? Che si fottano, che facciano tanti pargoli e si sposino. A me non frega un cazzo chi siete su quel cazzo di trono.- L'espressione sul suo volto era di magra delusione.

-Sandor! Perchè non ragioni una buona volta?-

-Perchè non ragioni tu una buona volta, Lady Stark?- si voltò e la fissò tremendamente arrabbiato.

-Non ti lascerò inseguire Ditocorto, sapendo ciò che prova per te. Ha cercato di infilarsi nella tua sottana ogni volta che l'ho scoperto in tua vicinanza. Quindi non dirmi che non ragiono, cazzo!-

Era visibilmente irritato.

-Sei tu...quello geloso, non è così?- disse lei con un accenno di sorriso, evidentemente soddisfatta per la scoperta.

Sandor però sembrò incazzarsi ancora di più a quell'affermazione.

-Fanculo tu e la gelosia, uccelletto!- si alzò rivestendosi. -Vuoi tanto andare dal tuo amato Lord Baelish? Vuoi tanto evitare queste nozze? Fai pure!- Si vestì impacciatamente, come innervosito dall'affermazione che Sansa aveva fatto.

Lei sorrideva ancora, quando scostando il lenzuolo, lasciò che le sue nudità fosserò visibili agli occhi del mastino, che immediatamente si congelò.

-Sandor.- disse avvicinandosi dolcemente. -Voglio che mi ascolti.- Lui era congelato, poichè il suo corpo, il corpo del suo uccelletto dalle piume rosse, lo mandava in Paradiso anche alla sola vista.

-Non ho nessun interesse per Lord Baelish, non provo nulla per quell'uomo. Ho imparato che però, se ho bisogno, è un valido alleato. Ma ho anche imparato che è subdolo, perfido e senza scrupoli. Pur di ottenere i suoi scopi, sarebbe capace di uccidere questa nuova Regina. E non voglio che l'unica parente di Jon venga uccisa.-

La sua preoccupazione maggiore andava a Jon, che aveva finalmente recuperato il suo passato, le sue origini. Che finalmente aveva scoperto di non essere un semplice bastardo.

Non poteva permettere che i folli piani di un visionario con manie di grandezza , rovinassero quell'attimo di felicità che Jon aveva recuperato.

-Sei preoccupata per il bastardo?- disse lui finalmente comprensivo.

-Non è un bastardo. Non sarà figlio di mio padre... ma lo sento ancora come mio fratello.-

Era difficile dire quelle parole, dopo averlo trattato come un estraneo e poi aver tradito la sua fiducia , non informandolo dell'arrivo dei cavalieri della Valle.

Adesso si sentiva in debito con Jon. Proteggere la sua felicità per lei era il minimo che poteva fare.

Sandor sorrise. -Sei proprio uno sciocco uccelletto.-

Sansa gli afferrò le mani. -Non sono un uccelletto.- disse irritata. Posizionò le mani grosse e possenti del mastino sul suo corpo.

-La tua gelosia non può farmi che piacere, Sandor. Ma dovresti sapere... che nessuno ha potuto vedere tutto questo.- dice con fare insolitamente sensuale. L'innocenza del suo uccelletto era volata via, certo. Ormai era una donna.

Ma oltre questo, era anche diventata stranamente sensuale e provocatoria. In una maniera che Sandor non si sarebbe mai aspettato.

Era immobile, totalmente in balia di lei. Lei che aveva potere su di lui, come nemmeno i lord o i Re che aveva servito ne avevano mai avuto.

-Dimmi che sei mia, uccelletto.-

Lei lo fissò intensamente a quella richiesta. Poteva un uomo grande e grosso , essere davvero così insicuro? Gli occhi di Sandor vacillavano, sembrava avere il terrore che il suo uccelletto potesse volargli via dalle mani.

-Sono tua, Sandor Clegane. Ora e per sempre.- l'affermazione gli diede un forte brivido, che gli strisciò ovunque su tutta la schiena. La sensazione lo travolse al punto da afferrarla prepotentemente, come a volerle confermare quanto aveva appena affermato.

-Sei mia. Mia e solo mia.-

Lei sorrise, davanti a quella piacevole irruenza. Poi parlò . -Accompagnami.-

Lui sembrò confuso.

-Accompagnami ad Approdo del Re.- spiegò lei.

Era una vera richiesta. E di certo il mastino non si aspettava di sentirle pronunciare quelle parole.

-Era questo che volevi che ti dicessi no?- sorrideva, provocatoria.

Lui capì che lei stava solo aspettando una sua reazione, prima di ammettere che in fondo non sarebbe andata ad Approdo del Re senza di lui.

-Andrei anche in capo al mondo, insieme a te, uccelletto.-

A quelle parole Sansa sentì il cuore impazzirle nel petto. Poi non sentì altro che le mani e la bocca di Sandor, ovunque sul suo corpo nudo.

Ancora.

 

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Capitolo 42
*** Felicità e buone notizie ***


Era assurdo pensare che sino a qualche giorno prima, lei e Jon erano due perfetti estranei e non sapevano l'esistenza l'uno dell'altra.

Che sia Rhaegar che Lyanna avevano dato la vita per proteggerlo.

Era certo vero che probabilmente, se Rhaegar non avesse amato Lyanna, forse sarebbe stato ancora vivo. Ma senza l'amore tra quei due Daenerys non avrebbe potuto condividere quella gran gioia accanto a Jon.

Lo pensava mentre provava il suo abito dorato e i sarti di corte glielo sistemavano addosso.

Aveva dato una gran fretta per quel vestito alle sarte. Erano già passati due giorni e lei già non vedeva che le nozze fossero compiute, forse anche per paura che Jon si tirasse indietro.

Le sarte presero gli ultimi punti e poi lei si sfilò l'abito. Non vedeva l'ora di indossarlo ufficialmente.

Riprese i suoi normali abiti, quelli che anche a Meeren era solita portare, sebbene fossero però più coperti rispetto a quelli di prima. Ad Approdo del Re la temperatura non ers calda come a Meeren, sebbene comunque si mantenesse mite.

Coi suoi normali abiti, tornò al suo posto, sul trono. Quel giorno avrebbe accolto visitatori che le porgevano omaggi da tutto il regno.

Il primo della lista fu un soggetto che le era sconosciuto. Il suo vessillo era quello degli Arryn, sebbene però si fosse presentato come Lord Baelish.

-Mia Regina, vi porgo i miei omaggi. Vengo per voi da Nido dell'Aquila. Il mio nome è Petyr Baelish.-

-Vi ringrazio per la vostra visita, Lord. Ma il vostro sguardo mi dice che non siete qui per un semplice saluto.- in effetti Daenerys notava sul suo volto, un sorriso scaltro e malizioso. Come se dietro quel viso così per bene da uomo, ci fosse in realtà un subdolo manipolatore. Non era mai stata troppo sveglia nel capire le persone, ma quelle cose gli si leggevano in faccia.

-Ebbene, sono un profondo estimatore della casata Targaryen, mia Regina.- disse sempre con quel sorriso ma con dei modi assai cortesi.

-Ne sono compiaciuta Lord Baelish.-

-La vostra bellezza è cosa nota in tutti i sette regni ormai, non poteva certo sfuggire a un amante della bellezza quale sono.- quel sorriso maledetto, quanto la inquietava.

-Ditemi, cos'è che volete realmente chiedermi?-

A quella domanda, Lord Baelish si inchinò, cancellando dal suo volto quel sorriso e facendosi supplichevole.

-Non avrei gioia maggiore, mia Regina che propormi come vostro pretendente. Certo sarò solo uno dei tanti, probabilmente chissà quanti vi avranno chiesto in sposa, da quando siete stata vista e conosciuta nel continente Occidentale.-

Era chiaro, quell'uomo aveva intenzione di proporsi come sposo della nuova Regina. E non di certo per la sua bellezza nè per la stima che aveva di lei. Era chiaro che quell'uomo puntava al suo trono.

Eppure si chiedeva perchè lo facesse in maniera così esplicita. Qualsiasi furbo aspirante al trono non sarebbe stato così palese in quella assurda richiesta.

Lord Baelish forse, aveva qualche asso nella manica.E Daenerys era spaventata dal fatto di non sapere quale fosse.

-Lord Baelish, mi dispiace.- disse lei. -Ma ho già scelto il mio futuro marito.- il suo sguardo si sollevò su di lei, sconvolto. No, certo. Non si trattava nè di assi nelle maniche nè di nient'altro.

Petyr Baelish credeva sul serio di essere l'unico pretendente , davanti alla donna.

-Davvero, mia Regina? Allora avrò il piacere di vederlo presto.- disse ingoiando quel fallimento come fosse il peggiore nella sua vita. Ma no non era il peggiore, Petyr lo sapeva bene.

C'era Sansa, ad essere il peggiore fallimento della sua vita.

Ma il peggio arrivò certamente dopo, quando dalla porte alle sue spalle apparve una figura, dai ricci neri e dagli occhi grigi come fumo.

Lord Baelish sorrise, beffardo. -Ah dunque il bastardo di casa Stark è ancora qui.-

-Portate rispetto, Lord.- lo riprese Daenerys. -Quello che voi osate chiamare bastardo, presto sarà il vostro nuovo Re.-

Petyr sembrò impallidire all'affermazione. Poi tornò a fissare Jon, che stava serio poco dietro di lui.

-Ditocorto, quanto tempo.-

-Già... quanto tempo.- disse con una punta di amarezza.

-Sembra vi conosciate già abbastanza bene.- sorrise la Regina. -Credo che non vi sia stato comunicato che Jon, non è affatto il bastardo di casa Stark.-

Ditocorto tornò a fissare la regina d'Argento.

-Cosa volete dire ?-

-Ebbene, Lord Baelish.- si alzò dal trono , per poi avvicinarsi a Jon. -Lui è Jon Targaryen. Figlio di Rhaegar e Lyanna Stark.-

Jon lo fissò , lo vide come boccheggiare in mancanza d'aria. Possibile che Petyr Baelish non fosse presente, quando lui era sopravvissuto alle fiamme? Sembrava proprio così, forse si era allontanato da Grande Inverno, senza che lui ne fosse a conoscenza. Ma quello che aveva davanti era un uomo incredulo, davanti alla verità.

-Dunque non è davvero figlio di Eddard Stark?- disse improvvisamente meno beffardo.

-No, appunto.-

-Chiaro. - disse ancora Ditocorto -persino al suo amico fidati, Eddard teneva segreti.- sembrò fissarlo con sguardo amaro. -Mi dispiace, mia Regina, di avervi offeso con la mia folle richiesta.-

Poi si voltò verso Jon. -Se è vero che siete figlio di Rhaegar Targaryen, siete il principe discendente. Dunque...- si inchinò al cospetto di Jon, indossando un sorriso falso. -Maestà...- poi si congedò, sconfitto e umiliato. Non ebbe però il tempo di arrivare alla porta della grande sala, perchè un fallimento maggiore gli stava davanti a fissarlo con occhi cerulei.

-Sansa.- disse con un filo di voce.

-Lord Baelish.- lo guardava severa. Poi gli occhi della ragazza si posarono su Daenerys.

Era bella, accidenti se lo era. Più bella di come Sandor gliel'aveva descritta.

I suoi capelli d'Argento e i suoi occhi chiari risplendevano in tutta la stanza. Il mastino stava alle sue spalle, minaccioso, con lo sguardo fisso su Ditocorto.

-Cosa ti porta qui, mia dolce Lady?- chiese ancora Petyr.

-Volevo semplicemente assicurarmi che non combinaste altri guai, Lord Baelish. Ma mi sembra di capire che non avete potuto ottenere il vostro scopo.-

-Sei ingiusta Sansa...- stava per dire qualcos'altro ma Sansa lo interruppe.

-Ho un ordine per voi, Lord Baelish.- lui ammutolì. -Voglio che torniate a Nido dell'Aquila, che aiutiate Robin a diventare un vero cavaliere. E' questa la mia volontà.-

Petyr era congelato, un pò da quella Sansa così decisa e severa, un pò dallo sguardo omicida del mastino che lo schiacciava.

-Certo, Lady Sansa.- detto questo si congedò, uscendo da quella sala di enormi delusioni.

Sansa e Daenerys incrociarono per la prima volta i loro sguardi.

-Lady Stark.- disse Daenerys con un sorriso. -Ho sentito tanto parlare di voi.- poi il suo sguardo si pose sul mastino che le stava dietro, come pronto a sbranare chiunque la sfiorasse. -C'era chi fremeva per tornare da voi.- sorrise.

-Mia Regina.- Sansa le si avvicinò, per poi inchinarsi. -E' davvero un piacere fare la vostra conoscenza.-

-Posso dire lo stesso. Avremmo comunque avuto presto modo di incontrarci.-

-Ah si?- chiese curiosa

-Beh, vi avrei certamente invitata alle mie nozze.-

Sansa fu allarmata. -Con Lord Baelish??- urlò.

Daenerys quasi scoppiò a ridere. -No, non vi preoccupate.-

La rossa sembrò tirare un sospiro di sollievo.

-Lady Sansa, credo che conosciate già Jon.- disse ponendogli una mano sulla spalla. Sansa li fissò, prima lui, poi lei. Lei gli fece uno sguardo di assenso. Sansa sgranò gli occhi sciocciata.

-Maestà, - sorrise sollevata -sono davvero felice per voi!-

Poi tornò a fissare Jon che non aspettava altro che quell'atmosfera formale cessasse.

Entrambi si abbracciarono forte, come se non si vedessero da una vita.

Sansa pianse, sulla sua spalla, felice che il fratello avesse trovato la sua felicità.

Certo, lo stupore era provenuto maggiormente dal fatto che in fondo Daenerys fosse sua zia. Ma davanti a quel sorriso, che lei aveva potuto vedere davvero così poco, nulla importava.

Jon... No. Suo fratello era felice.

Niente poteva renderla più felice di così. Quasi come a ricordarsi però, che si sbagliava, si voltò a fissare il mastino, che fissandola sembrava più mansueto del solito.

In quella sala, Sansa sembrò aver raccolto la sua felicità.
Ma proprio quando tutte le sorprese sembravano finite, lo sguardo di Lady Stark si pose accanto al trono, dove stava una piccola figura. Un uomo dai capelli d'oro e dal corpo di bambino.
Suo marito.
Si fissarono come a volersi dire tante cose.
No, Sansa lo sapeva, le sorprese non erano finite lì.

 

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Capitolo 43
*** Salto nei ricordi - Sansa ***


Aveva avuto modo di rincontrarlo da poche ore, ma il fatto che avesse chiesto di poterle parlare da soli aveva messo in lei una sorta di ansia che non pensava di avere.

Inoltre, Sandor non era stato affatto felice di questa richiesta. Non lo aveva certo detto ,perchè il mastino non si esponeva mai troppo. Ma nel suo silenzio Sansa era ormai riuscita a trovare una sorta di linguaggio tutto suo. Un linguaggio che ormai non le era più sconosciuto. Ecco perchè si aspettava una sfuriata , non appena fosse tornata.

Tyrion sedeva di fronte a lei, in silenzio, con la solita coppa di vino. Non aveva perso le sue usanze, nemmeno scoprendo di essere un drago.

-Mia dolce Sansa.- ruppe finalmente il silenzio la voce grossa di quel folletto. -E' davvero un piacere rivederti.-

-Posso dire lo stesso, Lord Tyrion.-

Lui sorrise. -Quante formalità. Sebbene tu sia andata avanti, sono pur sempre il tuo primo marito.-

-Non ho certo ottime esperienze coi matrimoni.- disse lei seria come non mai.

-Immagino di no. Avete avuto la sfortuna di sposare uomini davvero pessimi. Il peggiore sono di certo io.- ridacchiava.

-Voi siete senz'altro il migliore, lord Tyrion.- il folletto tacque, a quell'affermazione.

-Ciò che ho avuto la sfortuna di capitare nel mio percorso, sono uomini che non hanno avuto rispetto nè di me, nè del buon nome della mia famiglia. Ma non voi non siete stato uno di questi.- le vennero gli occhi lucidi pensando alla delicatezza con cui Tyrion le parlava, confrontata con la violenza che Ramsay le donava ogni notte.

Quasi Tyrion glielo lesse negli occhi, che aveva sofferto, che aveva dovuto sopportare, per sopravvivere.

-Posso solo immaginare quello che hai passato nelle mani di quella bestia immonda.- come a conferma di ciò Sansa non disse nulla e il folletto ne sembrò tanto preoccupato da cercare un discorso migliore.

-Ora però sei qui e sei viva. E non immagini quanto fossi felice quando l'ho saputo.-

-Grazie, Lord Tyrion. Anche io sono stata molto felice di saperti vivo e vegeto.- sorrise appena, quasi impercettibilmente. E Tyrion capì che era il momento giusto.

-Che mi dici di Sandor Clegane?- disse fissandola furbescamente.

Lei avvampò. Sapeva quanto Tyrion fosse sveglio, quanto gli fosse facile leggere le persone. Ma certo non si aspettava una domanda così diretta.

-Cosa vuoi sapere?-

-Beh... il mastino di Joffrey lascia il palazzo e scompare. Grande uscita di scena, questo è certo. E ora invece accompagna con fedeltà una giovane donna del Nord, Lady di Grande Inverno. Di certo non è storia che si sente tutti i giorni e conoscendo Sandor Clegane non andrebbe dietro alla prima ragazzina per farle da scudo.- sorrise. -Non mi è difficile capire quando qualcuno ha un attaccamento particolare a qualcuno.-

Sansa non riusciva a studiare una risposta. Era impossibile sfuggire a Tyrion, questo lo sapeva bene.

-Hai intenzione di giudicarmi?- disse stizzita e irritata. Era stanca di essere giudicata. Forse anche per paura che qualcuno la separasse dall'unica persona che l'avesse fatta sentire al sicuro. L'unica persona per cui aveva persino litigato con Brienne, che non era d'accordo che fosse il mastino ad accompagnarla.

-No, affatto.- disse spiazzandola. -Ognuno sceglie al suo fianco chi lo completa, non è forse così dolce Sansa?- sembrò sorridere ma in maniera poco convinta.

-Eppure non sembri così felice.-

-Scoperto.- alzò le mani in segno di resa. -Ho avuto spesso paura di come Sandor interagisse con te in passato. Non era insolito beccarlo nelle tue vicinanze. Non mi piaceva come ti guardava al tempo e non mi piace come ha guardato me poco fa.- disse con uno sguardo alquanto buffo. Sansa sorrise pensando che Sandor l'aveva quasi ucciso con lo sguardo quando aveva chiesta un'udienza da soli.

-Semplicemente, ho visto in lui per tanto tempo un semplice cane da guardia per Joffrey. E' difficile immaginarlo come l'uomo che potrebbe starti affianco.-

-Sandor non mi ha mai fatto del male.- disse decisa.

-E' vero. Ma ha lasciato che Joffrey ne facesse a te.-

-Faceva quello che facevamo tutti attorno a Joffrey.- prese una pausa. -Aspettare il momento.-

-Che momento?- disse lui dubbioso.

-Il momento in cui qualcuno gli avesse dato quello che meritava.- Tyrion, seppur divertito dall'idea di Joffrey ormai fuori gioco, fu turbato da quel lato meno dolce di Sansa, che aveva conosciuto appena quattordicenne in quello stesso luogo e che aveva dovuto sposare contro la sua volontà.

Non era difficile immaginare perchè adesso, quegli occhi azzurri erano vitrei e impenetrabili, la sua posizione rigida e diffidente. Era una donna che aveva subito solo dolore e nient'altro. E la sua prima gioia forse era stata capire che provava qualcosa per quell'uomo sfigurato che l'aveva accompagnata fin lì.

-Mia dolce Sansa- disse ancora -Ciò che conta per me è che tu sia felice. Non ho mai voluto altro da te.- la vide rilassarsi, lasciare andare un lieve sorriso e fare un lieve inchino.

-Grazie Lord Tyrion.-

Tyrion le afferrò la mano e se la portò alle labbra lasciandole una carezza lieve.

-Adesso prepariamoci, c'è un matrimonio in arrivo.- sorrise ancora accompagnando la ragazza dagli altri. Quando aprì la grossa porta che li divideva dall'esterno sobbalzò alla vista del mastino con lo stesso sguardo di prima puntato addosso.

-Ser Clegane, è sempre un piacere vedervi.- disse con una finta risata.

-Fanculo i tuoi Ser, folletto.-

-E soprattutto ascoltarvi parlare.- continuò sarcastico. Si rivolse poi a Sansa. -Mia Lady, io vado a sbrigare cose noiose da primo cavaliere.- le si inchinò e andò via, lasciando un ultimo sguardo intimorito al mastino.

-Che t'ha detto quel nano?- disse rivolto a Sansa l'uomo.

Sansa lo fissò intensamente percependo rabbia nel suo sguardo.

-Abbiamo avuto una piacevole chiaccherata sul passato.- lei rise -Smettila di essere geloso di un uomo che non volevo nemmeno sposare.-

-Non sono per niente geloso.- lei sorrise .

-Ah no? E origliavi dietro la porta per qualche altro motivo in particolare?-

Carente di scuse, Sandor non rispose. Rimase solo irritato e a pugni stretti.

-Sandor.- disse lei avvicinandosi a lui. Gli afferrò la mano portandosela alla guancia.

-Sono qui, mi senti? Sono tua.- lui sembrò rilassarsi. -Smettila di dubitarne.-

Sandor sorrise appena. -La prossima volta puoi anche dire di no agli incontri col tuo primo marito.-

Sansa ridacchiò. -E' stato piacevole, capire che tra le persone che sono stata costretta a sposare ce ne fosse uno che non voleva farmi del male.-

-Da ora non dovrai più sposare nessuno per accontentare gli altri.-

Lei sorrise. Gli si avvicinò, delicata come un fiore, lasciando un dolce bacio sulle sue labbra.

Lui sembrò sciogliersi, come sempre, al tocco del suo uccelletto dalle piume morbide.

Infilò le dita tra i suoi capelli , accarezzandoli e premendola più forte contro le sue labbra.

Quella morsa non sembrò dispiacerle.

Era chiaro. Quella notte avrebbero condiviso la stanza, come quelle che sarebbero venute in futuro.





 


Ciao tesori! Scusate se non ho aggiornato ieri, ho davvero poco tempo come già sapete.
Lavoro mattina, pomeriggio e mi tocca anche riposare se non voglio crollare xD
Vi avviso da subito! Domani non avrò possibilità di aggiornare, poichè compirò gli anni e avrò parecchio da fare.
Ci si vede sabato col nuovo capitolo u.u <3

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Capitolo 44
*** Cerimonia -Jon&Daenerys ***


Si riguardò mille volte, e più lo faceva più le sue mani tremavano e il suo cuore le strepitava nel petto. Aveva avuto paura tante volte nella vita, ma sempre in occasioni che l'avvicinavano alla morte.

Mentre stavolta... stavolta era diverso. Il suo vestito bianco andava in perfetto abbinamento coi capelli d'argento. Aveva portato il bianco altre volte, molto spesso soprattutto a Meeren. Ma quel bianco era un bianco differente.

Il vestito aveva dei piccoli ricami dorati, sulle maniche e sui lembi della gonna, e qualche brillante sul colletto e sulla vita. Aveva seguito attentamente le sarte nella realizzazione, era perfettamente ciò che voleva.

Le maniche erano larghe come quelle portate dalle altre donne di approdo del Re, sebbene lei fosse abituata a maniche inesistenti e scollature esagerate. Ma era a Westeros, doveva adattarsi.

Aveva fatto fondere la corona dei Baratheon, quelle con le corna di cervo, per ottenere una nuova corona. Avrebbe preferito abbandonare l'oro per la corona, ma la tradizione voleva questo. Sul davanti vi erano le fauci di un drago, in cui era incastonato un diamante bianco. Sul resto della corona erano state modellate scaglie e ali , simili a quelle di un drago. Era come se un piccolo drago le si adagiasse sul capo. Aveva fatto creare una corona quasi identica anche per Jon, senza che lui ne fosse al corrente. La differenza stava solo nel diamante incastonato nelle fauci del drago. Quella di Jon era nero. Aveva pensato di puntare al blu, o al viola, visto che il colore del fiore spuntato dal ghiaccio nei suoi sogni era di quel colore. Ma no, Jon era il nero. Jon era vetro di drago e lei era Argento. Non c'era colore più perfetto per l'uomo che stava per sposare.

Bianco e Nero. Diversi eppure inseparabili. Era così che parlava di lei e Jon, quando il pensiero le sfiorava la mente. Non riusciva ancora a uscire. Le tremavano troppo le gambe e quasi non riusciva a camminare.

Che stupida si sentiva, era assurdo avere paura di una cerimonia del genere. Lei che aveva affrontato una guerra e l'aveva vinta, lei che aveva domato tre draghi , lei che era sopravvissuta alle fiamme... adesso vacillava davanti a una cosa simile.

Davanti a un uomo del Nord e i suoi occhi grigi come fumo.

Le serve arrivarono per farle fretta e questo le mise ancora più ansia. Le seguì, mentre queste la conducevano nella sala del trono. Quando entrò nella sala, candida e splendente, vide in lontananza Jon voltarsi.

Certo, gli sguardi dei presenti erano parecchio stupiti, affascinati. Ma era di certo quello di Jon a farla sorridere di più. Era rimasto a bocca aperta come un pesce, quando l'aveva vista.

Jon aveva indossato una veste che lei stessa gli aveva fatto preparare. Non l'aveva mai visto indossare altri colori oltre il nero, da quando lo conosceva. Era stata una grande sfida per un ex guardiano della notte, abbandonare il nero e indossare qualcosa di un colore simile all' argento. Almeno per i vestiti, voleva rimuovere il ricordo dei Lannister da quel posto e usare l'argento.

I ricami sul vestito di Jon erano molto lavorati. Le sue sarte non l'avevano delusa.

Il colore chiaro del vestito risplendeva sotto i suoi capelli neri. Sembravano entrambi due gioielli splendenti. Jon le andò incontro, con un sorriso ebete in volto, come totalmente incantato da lei.

Le porse il braccio a cui lei si aggrappò immediatamente, sorridendo. Poi insieme percorsero il resto della sala. Dany sentiva dal braccio di Jon uno strano tremito. Guardando verso il suo viso, lo vide rigido apparentemente agitato. Lo vide anche deglutire diverse volte, man mano che il cerimoniere andava avanti.

 

-Siamo qui per unire in matrimonio Daenerys della casa Targaryen e Jon ... della casa Targaryen.-

 

Jon avrebbe voluto essere chiamato come componente di casa Stark, come la casata a cui aveva voluto appartenere per tanti anni. Ma era chiaro che Daenerys non era d'accordo, visto che così avrebbe perso il nome della sua casa e quindi la possibilità di dare il cognome Targaryen ai figli che sperava avrebbero avuto. Quindi non aveva insistito troppo. Era normale che dopo tutta quella battaglia per riportare i Targaryen sul trono, darle il cognome Stark sarebbe stato stupido.

Il sacerdote richiamò l'attenzione di Jon che era ancora tesissimo. Era il momento della promessa.

-Padre, Madre, Guerriero, Fanciulla, Fabbro, Vecchia, Sconosciuto. Io sono suo e lei è mia, da questo giorno, fino alla fine dei miei giorni.-

Nel mentre anche Daenerys , pur incantata dalle parole di Jon aveva fatto lo stesso.

-Padre, Madre, Guerriero, Fanciulla, Fabbro, Vecchia, Sconosciuto. Io sono sua e lui è mio, da questo giorno, fino alla fine dei miei giorni.-

 

Quella promessa entrambi la pronunciarono non abbandonandosi con lo sguardo nemmeno per un istante. C'era più di questo in quelle parole. C'era un amore che nessuno dei due riusciva a spiegarsi. Un amore che sapevano, avrebbe dovuto essere protetto e custodito. Perchè il loro sangue era quello Targaryen. Fuoco e sangue, erano stati usati per arrivare fin lì. Ma anche per riuscire finalmente a farsi quella promessa. Tyrion da lontano li fissava sorridendo, felice che entrambi potessero finalmente suggellare il loro voto matrimoniale.
Stettero a fissarsi qualche secondo prima che una voce interrompesse quella comunicazione di sguardi.
-Inchinatevi, davanti al Re e la Regina dei Sette Regni.- disse ancora il cerimoniere.

Jon e Daenerys si voltarono verso la folla che urlava e acclamava i loro nomi. Poi si voltarono l'uno verso l'altra e si avvicinarono. Quello era il loro primo bacio da marito e moglie.





PERDONATEMIIII LO SO! Sono stata via per tanto tempo e ora faccio un capitoletto striminzito?Si faccio schifo c.c
Sono stata male subito dopo il compleanno, e poi c'è stato il lavoro a darmi poco tempo. Oggi che ho ritrovato un pò d'ispirazione e tempo mi son messa subito a scrivere.
Penultimo capitolo :3 Siamo alla fine! Nel prossimo capitolo avremo anche Sansa e Sandor, tranquilli! Ci saranno tutti! Speriamo sia un finale col botto u.u Baci <3

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Capitolo 45
*** Un nuovo inizio ***



A Jon tremavano ormai le mani da ore, da quando Daenerys era entrata nella sala in quell'abito bianco. E consumare il matrimonio era stato qualcosa di ancora più bello della volta in cui aveva dichiarato il suo amore per lei. Lei dormiva ancora, nuda, avvolta solo da quel misero lenzuolo di seta rosso. Lui a petto nudo, ammirava la vista fuori dalla finestra, seduto sulla poltrona e giocando con la sua corona.

Un drago d'oro con un diamante nero. Daenerys certo aveva avuto una bella fantasia nell'idea per quella corona. Indossarla gli aveva dato una grande paura. Lui, un bastardo del nord che per diciotto anni aveva creduto essere figlio di Ned Stark, che aveva da poco conosciuto la verità su sua madre e sul suo vero padre... Adesso regnava come Targaryen sui Sette Regni. Nessuno ci avrebbe creduto se qualcuno avesse detto una cosa simile in passato.

Jon Targaryen. Quel nome gli rimbombava nella testa.

Sono un drago. Si ripeteva.

Si voltò verso la sua donna dai capelli d'argento. Il loro amore, nato all'improvviso in circostanze assurde e improbabili adesso era stato suggellato nella loro promessa matrimoniale.

Jon e Daenerys erano sposati e il Re non riusciva ancora a crederci. Non sapeva cosa fosse più assurdo: se Jon Snow, ex Lord comandante dei guardiani della notte, risorto dalla morte per chissà quale volontà divina, che improvvisamente era diventato il Re del Continente Occidentale, oppure il fatto che aveva sposato una donna meravigliosa, una donna dai capelli d'argento, dalla pelle come latte, dagli occhi come acquamarina*, sopravvissuta come lui al fuoco e madre di tre splendidi e maestosi draghi.

Una donna di certo inusuale, questo era assodato. Ma adesso era sua e niente l'aveva reso più felice.

Se non avesse visto lui stesso, che dopo la morte c'è solo il buio, avrebbe pensato che ovunque fosse Ygritte lo stesse insultando o forse che stesse dicendo che finalmente, Jon Snow sapeva qualcosa.

Sapeva di amare una donna che non era Ygritte, dopo tanto tempo. Sapeva che la bruta dai capelli rossi era stata la prima donna che avesse mai realmente amato, ma adesso Daenerys trasmetteva in lui sensazioni più travolgenti, più tangibili, più reali.

Non sapeva però, se con Ygritte ancora viva, sarebbe stato lo stesso. Si disse che, anche se era triste, anche la morte del suo primo amore doveva avere un significato. Doveva forse essere una lezione, per imparare a proteggere chi amava.

E se lo era giurato più volte, davanti agli dei, vecchi e nuovi, davanti a qualsiasi divinità l'avesse voluto ancora lì. Proteggerò quella donna, dovesse costarmi nuovamente la vita.

Doveva esserci un significato, in tutto ciò che era successo. La sua rinascita, il suo passato che finalmente gli veniva rivelato, Alisia, i draghi, la conquista del trono e tutto il resto.

Forse Melisandre non sbagliava nelle speranze che riponeva in lui.

Sentì un mugolio leggero provenire dal letto e sorridendo si alzò dalla poltrona per raggiungere Daenerys che ancora sonnecchiava. Le si avvicinò alla schiena, baciandole una spalla e carezzandole il braccio.

-Amore.- disse a bassa voce.

Lei emise un altro mugolio, più forte, come per fare capire che si stesse svegliando, mentre cambiava posizione e si girava verso il ragazzo, che nel frattempo si era messo a fissarla con la testa appoggiata sulla mano.

-Amore , sveglia.- disse ancora Jon.

Gli occhi piccoli e dolci di Daenerys si aprirono piano, mentre la mano di Jon le accarezzava le guance rosee.

-Ben svegliata.- lei sorrise appena, stropicciandosi gli occhi con la tenerezza di una bambina.

-E' già mattina?- disse con uno sbadiglio.

-Da diverse ore ormai.-

La donna si avvicinò col viso al marito, affondando sul suo petto. -Stiamo qui ancora un pò.- disse.

-Certo, mia Regina.- disse con un sorrisino Jon. Lei alzò lo sguardo per fissare i suoi grossi occhi grigi.

-Mio Re.- disse per risposta. Jon ebbe un tremito a sentirle dire quelle parole.

-Non so se sarò capace di essere re.- disse improvvisamente serio. Lei divenne seria a sua volta e si avvicinò col viso al suo. I loro nasi si toccavano già e i loro respiri erano mischiati, in un calore che ormai entrambi conoscevano bene.

-Ehy.- disse -Sarai il migliore Re che i Sette Regni potranno mai avere.- disse lei sorridendo. Il ragazzo ricambiò quel dolce sorriso.

-Sei mia adesso.- disse facendola arrossire. Poi gli poggiò la mano sulla guancia.

-Fino a quando il sole sorgerà a Ovest e tramonterà a Est. Quando i mari si asciugeranno e le montagne voleranno nel vento come foglie.- il suo sorriso divenne improvvisamente malinconico.

-Jon...- disse. -Ho una cosa da dirti.-

Il ragazzo fu improvvisamente turbato dalla sua espressione. -Parlami.-

Lei prese un respiro. -Ho paura di non poterti dare un figlio.-

Il ragazzo si irrigidì, non tanto per l'affermazione, ma per l'espressione che Daenerys teneva mentre diceva quelle parole.

-Quando ebbi un figlio dal Khal dei dothraki, una strega mi maledì. Maledì il mio ventre. Lo rese inospitale e mi rese sterile.-

Jon era attento e fisso su di lei. -Sei sicura di questo?-

-Non so se credere a un maleficio, ma visto ciò che fece al mio Khal, potrebbe essere vero.-

Jon le si avvicinò nuovamente, ripoggiando il naso contro il suo.

-Noi tenteremo lo stesso. Non ci arrenderemo.- prese una pausa, allontanandosi solo per darle un bacio sulla fronte. -Fin quando il sole sorgerà a Ovest e tramonterà a Est.- disse con un sorrisino.

-E se non riusciremo, avremo tentato. Non importa per quanto.- Si abbracciarono con tutto l'amore che entrambi avevano in corpo.

Rimasero lì per molto tempo prima di decisersi a lasciare quella stanza. E i loro giorni da Re e Regina trascorsero impregnati di felicità e di lotta.

Lotta per il loro amore, lotta per il trono, lotta per ottenere un figlio.

Lo sapevano già, un amore tra Targaryen poteva essere nient'altro che lotta.

 

Jon avrebbe avuto piacere nell'avere Sansa con sè, lì a palazzo, insieme ad Arya, che bighellonava lì in giro molto spesso.

Ma Sansa aveva preso la strada per Grande Inverno da giorni ormai. A Grande Inverno doveva esserci sempre uno Stark e visto che Arya aveva scelto di imparare l'arte del combattimento a palazzo, non restava che lei a mantenere il nome Stark.

Lei e Sandor condividevano il letto da quasi un mese ormai, facevano l'amore ogni notte, nel modo più insolitamente dolce, visto l'uomo che aveva al suo fianco.

Il mastino era rude, era volgare , era certamente un violento. Ma quando era con lei le sembrava di avere davanti un perfetto gentiluomo, che dosava ogni movimento pur di non ferirla. E finalmente grazie a quell'uomo, Sansa aveva scoperto il piacere di essere amata.

Un piacere che prima non le era mai stato concesso, come se lei fosse sbagliata.

Non era certo facile comportarsi normalmente davanti agli altri, dopo tutto quello che era successo tra loro. Ma qualcosa di diverso successe, circa venti giorni dopo il ritorno da approdo del Re.

Sansa al suo risveglio vide il letto vuoto e freddo al tatto. Sandor si era alzato molto presto quella mattina. E ormai, forse per l'abitudine, senza il suo calore e il suo corpo accanto, Sansa non riusciva dormire. Si alzò, recuperò i vestiti e li indossò. Uscendo, iniziò a cercare il mastino ovunque, senza risultato.

Incontrò però Brienne, che con un inchino si pose davanti alla Lady di Grande Inverno.

-Lady Sansa.-

-Brienne.- disse lei distratta. -Avete per caso incontrato Sandor Clegane?- a quella domanda Brienne sembrò irrigidirsi. Sansa capì. -Cosa succede?-

-Nulla di importante, mia signora.-

-Parla, Brienne. E' un ordine.- disse improvvisamente seria.

Brienne fece una strana smorfia di dissenso, ma obbedì. -Quell'uomo non è degno di starvi accanto, Lady Sansa.-

-Questo non siete voi a deciderlo.-

-Certamente , ma quell'uomo è un assassino.-

-Lo siete anche voi.- disse colpendola come una pugnalata nello stomaco. -E anche io.- Brienne si dipinse uno sguardo malinconico in volto. -Ora mi direte esattamente dov'è e cosa gli avete detto.-

La donna strinse la mano sull'impugnatura della sua spada, la spada che Jamie Lannister gli aveva donato. -Gli ho detto esattamente quello che ho detto a voi. E che sarebbe un egoista a volervi tenere per sè, quando il vostro destino è quello di sposare un Lord e diventare Lady di Grande Inverno.- prese un respiro. -Sta sellando il suo cavallo.-

Sansa si allarmò e corse alle stalle, con tutta la forza che aveva in corpo. Corse a una velocità tale che per poco non inciampava nella sua stessa veste.

Lo trovò lì, pronto a montare a cavallo. Sandor notò la sua presenza e si voltò sorridendole.

-Sei venuta a salutarmi, uccelletto?-

-Non andrai da nessuna parte. Non te lo permetterò.-

-E perchè dovrei restare?-

Lei gli si avvicinò. -Perchè ho bisogno di te.-

-Troverai qualcun altro da scoparti in men che non si dica.- a quell'affermazione Sansa gli lanciò uno schiaffo in pieno viso, lasciandolo pietrificato.

-Sei così maledettamente stupido da credere che abbia bisogno di te per quello?-

Il mastino non osava parlare.

-Qualsiasi cosa abbia detto Brienne, dimenticala.- disse attirando ancora di più la sua attenzione.

-Non ho nessuna intenzione di sposare nessun altro Lord. Ti è chiaro?-

Sandor annuì, ammutolito.

-E se mai dovessi decidere di sposarmi, non sarà nessun altro se non te.- disse congelandolo.

-Uccelletto, il matrimonio non è roba da cani, sai?- disse sorridendo.

-Bene, allora non ho intenzione di sposarmi.-

Sandor le mise una mano sul viso, accarezzandola. -Ti metti in un grosso guaio con me, lo sai?-

-Non mi spaventano i guai, Ser.-

Sandor ridacchiò. -Tu e i tuoi fottuti Ser.- sorrisero, avvicinandosi sempre di più.

Sansa si spinse sulle punte dei piedi per lasciargli un dolce bacio sulle labbra.

-Non desidero altro che te.- disse ancora -Da questo giorno, fino al giorno della mia morte.-

-Allora, uccelletto, passerà molto tempo. Perchè non permetterò che tu muoia. Ti strapperò anche alla Morte in persona se servisse.-

Sansa sorrise a quell'affermazione. Si strinsero forte, come a non volersi più lasciare andare.

-Potrei seriamente pensare di sposarti se questo servisse a farti mia per sempre, lo sai uccelletto?-

-Lo sono già, Sandor. Sono già tua.- disse lei stringendolo più forte.

Chissà se Jon sarebbe stato felice per lei, se avesse sul serio deciso di sposare il mastino.

 

Jon intanto si godeva la sua vita da nuovo Re dei Sette Regni. Era più difficile rispetto al ruolo di Lord Comandante, ma questo era scontato. Tyrion, però, in questo era di aiuto. Il primo Cavaliere aiutava tantissimo Jon nel suo ruolo di neo-regnante, spiegandogli come comportarsi e consigliandolo.

Fosse stato in un'altra situazione avrebbe certamente mollato. La sua esperienza come capo dei corvi era stata pessima ed era finita con un tradimento.

Ecco perchè non si fidava delle sue capacità. Ma bastava il dolce sorriso della sua Daenerys per dargli la forza di continuare. Ricordava come Robert Baratheon non rispettasse il voto coniugale con Cersei Lannister, pagando delle puttane per compiacerlo. Jon sapeva che non sarebbe stato come Robert, perchè amava davvero sua moglie. Nessuna avrebbe mai potuto competere con lei.

Quel giorno non l'aveva vista e il giorno prima aveva preferito dargli presto la buonanotte, poichè affermava di non sentirsi affatto bene. Era stata una Regina ottima, una regnante di certo migliore di quanto lui avrebbe mai potuto essere.

Ma negli ultimi giorni sembrava trascurare il suo ruolo di proposito. Jon si preoccupò improvvisamente. Quando si avviò nel corridoio che conduceva alla camera da letto, la incontrò accompagnata da una serva.

La serva in questione sorrideva e le accarezzava il ventre. Jon fu dubbioso riguardo quel gesto.

Ma qualcosa gli diceva che Daenerys doveva dirgli qualcosa.

Lei lo notò in lontananza. Gli sorrise e gli fece un cenno col capo.

Jon si mise una mano alla bocca, scioccato, commosso e entusiasta. Le corse incontro abbracciandola e sollevandola.

-Dimmi che è vero!- disse urlando.

La serva intanto cercava di convincerlo a lasciarla andare, per non ferire il suo ventre.

Il Re obbedì.

Daenerys sorrideva ancora. -Si Jon. E' vero.- disse la Regina -C'è un piccolo drago dentro di me.-

Jon quasi sveniva dalla felicità, mentre Daenerys si lasciò sfuggire delle lacrime.

Si strinsero, in un abbraccio che non voleva mai finire.

L'erede al trono di spade cresceva nel ventre di Daenerys, sano e forte. La maledizione che la strega aveva mandato a Daenerys sembrava non avere avuto effetto perchè la gravidanza procedette serena e senza complicazioni. Al nono ciclo di luna la creatura venne alla luce, in una notte silenziosa di luna piena.

Il suo pianto echeggiò in tutto il palazzo, svegliando tutti coloro che lo abitavano. Era una femmina dai capelli scuri e dagli occhi azzurri come acquamarina.

Ma quando quella dolce creatura nacque, ci fu una grande scoperta. Le creature che vivevano nel ventre di Daenerys erano ben due.

Il secondo fu un maschio, che invece, prese i capelli d'argento della madre, ma gli occhi scuri del padre.

Ai bambini furono dati i nomi di Rhaegar e Lyanna, come il fratello tanto amato da Daenerys e la madre che aveva dato la sua vita per far nascere Jon.



EBBENE SI! ultimo e lunghissimo capitolo signori! E' stato un piacere dedicarmi per voi a questa ff. Ed è stato un piacere vedere le vostre recensioni. Probabilmente durante le ferie mi dedicherò alla mia original e a un'altra su GOT, magari su Sansa e Sandor, chissà.
*Nota: gli occhi di Daenerys nella mia fanfic, sono come quelli della serie, non come nel libro. Ci avevo seriamente pensato di mettere quelli viola, ma è tanto bella con quegli occhioni azzurri *-*
Si lo so, finale zuccherosissimo, poca violenza e molto fuori dallo stile della serie che ammazza persone ogni episodio xD
Ma vabbè! E' una fanfic no? xD
GRAZIE DI TUTTO! ALLA PROSSIMA FANFIC<3 BACI<3

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